R.n.S. Gruppo “Madre di Dio” Siracusa Rel. Pina Maranci “Andate in tutto il mondo e predicate il Vangelo ad ogni creatura” (Mc 16,15) Evangelizzazione e nuova evangelizzazione. L’argomento è di grande attualità, se ne parla e se ne scrive da decenni. L’argomento è talmente importante che gli sono stati dedicati innumerevoli studi. Esistono, difatti, vari documenti della Chiesa: il decreto del Concilio Vaticano II sulle missioni Ad gentes, l’esortazione apostolica Evangelii nuntiandi di Paolo VI, la Novo millennio ineunte e la Redemptoris missio del beato Giovanni Paolo II, la Deus caritas est del Papa emerito Benedetto XVI, i tanti discorsi di Papa Francesco, solo per citarne uno, quello rivolto ai membri del Consiglio ordinario dell’ultimo Sinodo sulla Nuova Evangelizzazione, in cui tra l’altro ha detto: “si rende necessario un rinnovato annuncio del Vangelo, per ricondurre ad un incontro con Cristo che trasformi veramente la vita e non sia superficiale, segnato dalla routine”. Anche il RnS ha sempre riservato all’evangelizzazione uno spazio privilegiato, sia nella formazione che nella produzione editoriale. Solo lo scorso anno sono stati editati, tra gli altri, due volumetti: uno di Salvatore Martinez “Spalanca il cuore a Gesù e annuncia il Vangelo”, e il secondo “Piano Nazionale per una nuova evangelizzazione” sempre a cura di Salvatore Martinez e approvato e convalidato dal Comitato nazionale, dal Consiglio nazionale e dall’Assemblea nazionale. In questi anni nel Rinnovamento c’è stata un’evoluzione nella visione dell’evangelizzazione. Un tempo si parlava di evangelizzazione ad intra e ad extra, ad intra rivolta agli appartenenti ai gruppi, ad extra rivolta a coloro che vivevano lontani dalla Chiesa, un po’ come oggi si parla di evangelizzazione e nuova evangelizzazione. L’evangelizzazione è rivolta a tutti coloro che sono lontani dal Signore, mentre la nuova evangelizzazione è per i battezzati, per coloro che frequentano i sacramenti, per coloro che appartengono a gruppi e movimenti, insomma per noi. Poi si è introdotto il concetto di ambiti di evangelizzazione: famiglia, giovani, bambini. Oggi gli ambiti di evangelizzazione si sono moltiplicati, a Rimini si è parlato di evangelizzare nei luoghi di lavoro, del tempo libero, della comunicazione, dell’educazione, insomma bisogna evangelizzare nella vasta vigna del Signore che non conosce steccati o barriere. Per evangelizzare è però necessario che noi per primi siamo stati evangelizzati. Allora cerchiamo di approfondire il concetto di evangelizzazione. Sebbene abbiamo tantissimo materiale per formarci nell’evangelizzazione, la fonte primaria a cui attingere è la Sacra scrittura che, osservata dal punto di vista dell’evangelizzazione, è un susseguirsi di lieti annunci. Sappiamo che ogni libro dell’Antico testamento annunzia la venuta del Cristo e che tutti i profeti annunciavano la sua venuta, in particolare Isaia. Nel Nuovo testamento poi l’angelo annuncia a Maria il concepimento di Gesù ad opera dello Spirito Santo. Gesù stesso, tornato dal deserto, entra nella sinagoga di Nazaret e legge il passo del profeta Isaia “Lo Spirito del Signore è sopra di me; per questo mi ha consacrato con l'unzione, e mi ha mandato per annunziare ai poveri un lieto messaggio, per proclamare ai prigionieri la liberazione e ai ciechi la vista; per rimettere in libertà gli oppressi, (Lc 4,18) 1 Infine è il turno degli apostoli, sempre nel Vangelo di Luca al cap. 5 leggiamo: “Un giorno, mentre, levato in piedi, stava presso il lago di Genèsaret e la folla gli faceva ressa intorno per ascoltare la parola di Dio, vide due barche ormeggiate alla sponda. I pescatori erano scesi e lavavano le reti. Salì in una barca, che era di Simone, e lo pregò di scostarsi un poco da terra. Sedutosi, si mise ad ammaestrare le folle dalla barca. Quando ebbe finito di parlare, disse a Simone: «Prendi il largo e calate le reti per la pesca». Simone rispose: «Maestro, abbiamo faticato tutta la notte e non abbiamo preso nulla; ma sulla tua parola getterò le reti». E avendolo fatto, presero una quantità enorme di pesci e le reti si rompevano. Allora fecero cenno ai compagni dell'altra barca, che venissero ad aiutarli. Essi vennero e riempirono tutte e due le barche al punto che quasi affondavano. Al veder questo, Simon Pietro si gettò alle ginocchia di Gesù, dicendo: «Signore, allontanati da me che sono un peccatore». Grande stupore infatti aveva preso lui e tutti quelli che erano insieme con lui per la pesca che avevano fatto; così pure Giacomo e Giovanni, figli di Zebedèo, che erano soci di Simone. Gesù disse a Simone: «Non temere; d'ora in poi sarai pescatore di uomini». Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono. (Lc 5,1-11) In questo brano del Vangelo vediamo come già nella chiamata c’è il mandato, Gesù ci chiama per inviarci. Continuando a leggere i Vangeli vediamo che Gesù, all’inizio della sua vita pubblica, fa le “prove tecniche” ossia fa sperimentare agli apostoli la gioia della missione: li accoppia, li istruisce e li invia dicendo loro nel discorso missionario che troviamo nel Vangelo di Matteo al cap. 10 “… strada facendo, predicate che il regno dei cieli è vicino …” (Mt 10,7) Alla fine dei Vangeli ancora una volta troviamo l’invito all’annuncio, questa volta è esplicito, quasi un comandamento. Siamo dopo la passione, morte e risurrezione. “Gesù disse loro: «Andate in tutto il mondo e predicate il vangelo ad ogni creatura. Chi crederà e sarà battezzato sarà salvo, ma chi non crederà sarà condannato. E questi saranno i segni che accompagneranno quelli che credono: nel mio nome scacceranno i demòni, parleranno lingue nuove, prenderanno in mano i serpenti e, se berranno qualche veleno, non recherà loro danno, imporranno le mani ai malati e questi guariranno». Il Signore Gesù, dopo aver parlato con loro, fu assunto in cielo e sedette alla destra di Dio. Allora essi partirono e predicarono dappertutto, mentre il Signore operava insieme con loro e confermava la parola con i prodigi che l'accompagnavano”. (Mc 16,1520) Per questo si dice che la Chiesa esiste per evangelizzare, perché il comando viene direttamente da Gesù. E se la Chiesa esiste per evangelizzare, anche ogni battezzato esiste per evangelizzare. Innumerevoli sono, infine, le esortazioni all’evangelizzazione che troviamo nelle lettere apostoliche e, in particolare, nelle lettere di San Paolo, l’apostolo delle genti. Scrive San Paolo. “Annunciare il Vangelo non è per me un vanto, perché è una necessità che mi si impone: guai a me se non annuncio il Vangelo!” (1 Cor 9,16) E ancora: «Ti scongiuro davanti a Dio e a Cristo Gesù che verrà a giudicare i vivi e i morti, per la sua manifestazione e il suo regno: annunzia la parola, insisti in ogni occasione opportuna e non opportuna, ammonisci, rimprovera, esorta con ogni magnanimità e dottrina (ossia carità e formazione). Vigila attentamente, sappi sopportare le sofferenze, compi la tua opera di annunziatore del vangelo, adempi il tuo ministero» (2 Tm 2). Ogni versetto della Parola andrebbe spezzato e sminuzzato, ma non è questa la sede. Ad ogni modo mi sono sempre chiesta cosa significhi questo versetto? Forse che dobbiamo diventare fastidiosi, insistenti, maleducati? Penso che Paolo si riferisse si al fatto di annunciare il nome di Gesù, ma soprattutto al fatto che la nostra vita deve essere vissuta sempre all’insegna del lieto annuncio, che deve trasparire dai nostri comportamenti, dalle scelte di vita, sia quelle importanti che quelle apparentemente insignificanti, dal nostro 2 modo di parlare e di relazionarci con gli altri, anche nei luoghi che a noi sembrano non opportuni, come potrebbe essere il posto di lavoro o la piscina dove accompagniamo i figli. Dobbiamo “splendere come astri nel mondo” (Fil 2,15) altrimenti potremo spargere Parola di Dio da tutte le parti, ma se mentre proclamiamo la PdD diciamo parolacce o insultiamo qualcuno non stiamo evangelizzando nessuno. Vediamo adesso quando, probabilmente senza comprendere il danno che provochiamo, possiamo essere motivo di non evangelizzazione. Ricordiamo San Paolo: “guai a me se non annuncio il Vangelo!”. In quel “non annuncio” ci siamo noi quando non viviamo da battezzati. Quanti “guai” risuonano intorno a noi e dentro di noi, nella nostra coscienza per aver ritardato o forse ostacolato l’annuncio del Vangelo, per aver tradito la nostra primaria vocazione battesimale, per aver resistito al vento impetuoso dello Spirito Santo che ci spinge. Difatti, grazie a Dio, non siamo noi gli agenti dell’evangelizzazione, ma noi siamo collaboratori; l’agente dell’evangelizzazione è la Santissima Trinità nella persona dello Spirito Santo. È lo stesso Gesù a suggerirlo agli apostoli. Dopo la risurrezione, mentre erano insieme a tavola (Atti 1, 4-5), “… ordinò loro di non allontanarsi da Gerusalemme, ma di attendere l’adempimento della promessa del Padre, “quella – disse – che voi avete udito da me: Giovanni battezzò con acqua, voi invece, tra non molti giorni, sarete battezzati in Spirito Santo”. e “… di me sarete testimoni a Gerusalemme, in tutta la Giudea e la Samaria e fino ai confini della terra”. Così gli apostoli, docili alla parola di Gesù, attendono in preghiera l’azione dello Spirito Santo, che arriva puntualmente: è la Pentecoste; sappiamo cosa accadde quel giorno: lo Spirito Santo scese su Maria, gli apostoli e i discepoli che cominciarono a parlare in tante lingue come lo Spirito dava loro il potere di esprimersi. E quegli uomini paurosi che erano scappati terrorizzati dinnanzi alla croce, non temono più nulla e diventano annunciatori del Regno Quel giorno, difatti, dalla bocca di Pietro esce il primo annuncio, quello che comunemente viene chiamato Kerygma. Che cosa è il Kerygma? È la proclamazione della morte e risurrezione di Gesù Cristo fatta sotto l’azione dello Spirito Santo; è una testimonianza proclamata a gran voce da chi ne è testimone. Leggiamo al cap 2 degli Atti degli apostoli: “…. Uomini d'Israele, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret - uomo accreditato da Dio presso di voi per mezzo di miracoli, prodigi e segni, che Dio stesso operò fra di voi per opera sua, come voi ben sapete -, dopo che, secondo il prestabilito disegno e la prescienza di Dio, fu consegnato a voi, voi l'avete inchiodato sulla croce per mano di empi e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte, perché non era possibile che questa lo tenesse in suo potere. … Questo Gesù Dio l'ha risuscitato e noi tutti ne siamo testimoni. Innalzato pertanto alla destra di Dio e dopo aver ricevuto dal Padre lo Spirito Santo che egli aveva promesso, lo ha effuso, come voi stessi potete vedere e udire. … Sappia dunque con certezza tutta la casa di Israele che Dio ha costituito Signore e Cristo quel Gesù che voi avete crocifisso!”. Ma quale fu sugli ascoltatori l’effetto di questo annuncio? “All'udir tutto questo si sentirono trafiggere il cuore e dissero a Pietro e agli altri apostoli: «Che cosa dobbiamo fare, fratelli?». E Pietro disse: «Pentitevi e ciascuno di voi si faccia battezzare nel nome di Gesù Cristo, per la remissione dei vostri peccati; dopo riceverete il dono dello Spirito Santo. Per voi infatti è la promessa e per i vostri figli e per tutti quelli che sono lontani, quanti ne chiamerà il Signore Dio nostro». … Allora coloro che accolsero la sua parola furono battezzati e quel giorno si unirono a loro circa tremila persone”. 3 E noi? Abbiamo sentito trafiggere il nostro cuore ascoltando queste parole? Sappiamo che anche Paolo, dopo la sua conversione, proclamava il kerygma. Lui era dalla parte di coloro che perseguitavano i cristiani, era presente al martirio di Stefano, era noto tra i cristiani per essere un persecutore, anzi aveva chiesto al sommo sacerdote lettere d’incarico ufficiali di perseguitare i cristiani. Eppure il Signore Gesù, sulla via per Damasco, lo tocca, lo illumina, fa crollare tutte le sue certezze e lo conquista col suo amore. Sia Pietro che Paolo, pur con storie personali molto diverse l’una dall’altra, quasi opposte tra di loro, fanno la stessa esperienza e cioè che Gesù era morto per i loro peccati ed era risorto per la loro salvezza. Così anche noi, pur non essendo contemporanei di Gesù e quindi non avendo visto con i nostri occhi carnali la sua passione, morte e risurrezione, possiamo essere suoi testimoni; ma per essere testimoni dobbiamo fare la medesima esperienza di Pietro, di Paolo e di tutti coloro che ascoltarono Pietro nel giorno di Pentecoste. Dobbiamo sperimentare che Gesù è morto per i nostri peccati ed è risorto per la nostra salvezza. In poche parole dobbiamo accogliere Gesù come Salvatore e Signore di tutta la nostra vita. Tutto questo è possibile grazie all’azione incessante dello Spirito Santo, che da secoli suscita discepoli di Gesù nel mondo intero, ed alla nostra disponibilità a lasciarci trafiggere il cuore dallo Spirito. Solo a queste condizioni anche noi potremo essere testimoni di Gesù e proclamare che Egli è vivo. Allora anche noi sentiremo forte nel cuore la domanda: “Che cosa dobbiamo fare, fratelli?”. Allora il Pastorale sarà sommerso da fratelli del gruppo che diranno: Eccomi, sono qui. Che cosa posso fare?”. Invece spesso si vedono stanchezza, disimpegno, piccole scaramucce … tutta roba inutile per la costruzione del Regno. Tutto questo avviene perché abbiamo distolto lo sguardo dalla croce di Cristo e lo abbiamo rivolto verso noi stessi. Oggi vogliamo ripartire da lì, dalla croce di Gesù di Nazaret. Vogliamo tornare a poggiare il nostro sguardo su Gesù crocifisso. Ma prima invocheremo lo Spirito Santo, affinchè questo non sia uno dei tanti momenti a cui partecipiamo, belli belli, ma che, appena usciamo dalla chiesa dimentichiamo. Chiediamo piuttosto che lo Spirito trafigga il nostro cuore, che scuota tutto il nostro essere, che svegli il nostro desiderio di servire il Vangelo; in poche parole chiediamo una nuova conversione. CHIEDIAMO UN NUOVO ARDORE PER UNA NUOVA EVANGELIZZAZIONE Rileggiamo il brano degli Atti 2, ma immaginando che Pietro parli direttamente a noi: Uomini (e donne) di Siracusa, della Comunità del Rinnovamento nello Spirito “Madre di Dio” che si trova nella Parrocchia S. Corrado Confalonieri, ascoltate queste parole: Gesù di Nazaret … voi l'avete inchiodato sulla croce … e l'avete ucciso. Ma Dio lo ha risuscitato, sciogliendolo dalle angosce della morte … 4
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