Piani di zona, meno due alla conclusione Piani di intervento PAC

Anno VIII – n. 10 – 1° settembre 2014
Piani di zona, meno due alla conclusione
Sono 43 i piani approvati definitivamente. Mancano all’appello ancora San Marco in
Lamis e Troia, commissariati
Ci siamo quasi. A otto mesi dalla scadenza per la presentazione dei Piani sociali di zona che programmano servizi e
interventi per il triennio 2014-2016 e dopo un incessante lavoro di assistenza tecnica, sono 43 i Piani sociali di zona
approvati in maniera definitiva. A mancare all’appello ancora due Ambiti: quello di San Marco in Lamis e quello di Troia,
entrambi in provincia di Foggia, a cui è stata comminata la procedura per i poteri sostitutivi e dunque sono commissariati
fino all’approvazione del nuovo strumento di programmazione.
“Rispetto alla precedente programmazione – commenta Anna Maria Candela, dirigente regionale del Servizio
programmazione sociale e integrazione sociosanitaria i tempi del ritardo sono decisamente più contenuti. Questo senza
dubbio è dovuto sia ad una programmazione più snella e semplificata, sia alla consolidata professionalità di molti Uffici
di Piano pugliesi che, nonostante le modifiche intervenute con il Piano sociale regionale 2014-16, ha tenuto gran parte
delle professionalità acquisite negli ultimi anni, consolidando l’esperienza pregressa”.
Nel frattempo muta anche l’assetto gestionale di alcuni Ambiti e, proprio mentre le nuove norme impongono nuovi limiti
come ad esempio la recente norma sugli appalti, nasce l’esigenza di maggiore autonomia. È il caso dell’Ambito di Maglie
che a fine giugno si è trasformato in Consorzio per la gestione associata dei servizi sociali e sociosanitari.
“Stiamo monitorando anche le prescrizioni conferite agli Ambiti in sede di approvazione nella Conferenza di servizi e, in
alcuni casi – spiega Anna Maria Candela – stiamo provvedendo a formali solleciti per consentire agli Ambiti di attuare
quanto prima i servizi e gli interventi previsti in sede di programmazione. A breve saremo anche in grado di erogare la
maggior parte delle risorse programmate ma per farlo è necessario che gli adempimenti prescritti abbiano un positivo
riscontro”.
In ogni caso, dati i vincoli del patto di stabilità, gli Uffici regionali fanno sapere che si procederà alle liquidazioni delle
somme assegnate nel 2013 per la I annualità dei nuovi Piani Sociali di Zona dando priorità agli ambiti che abbiano
esaurito le risorse residue dalle precedenti annualità, che abbiano formalmente costituito e operativamente attivato il
proprio Ufficio di Piano, e che abbiano recepito le prescrizioni formulate eventualmente in sede di approvazione del
proprio Piano di Zona.
Piani di intervento PAC, ancora pochi approvati
Sono 36 in totale, di cui 27 per la non autosufficienza e 9 per l’infanzia. Procede a rilento
l’istruttoria da parte del ministero dell’Interno e nel frattempo non sono pochi gli Ambiti in
difficoltà per il ritardo cumulato
Sono complessivamente 36 i Piani di intervento approvati in maniera definitiva dal Ministero dell’Interno a valere sulle
risorse del Piano di azione e coesione per le azioni previste nell’area degli anziani non autosufficienti e per le azioni
riguardanti l’infanzia. 27 sono i Piani di intervento per la non autosufficienza e solo 9 i Piani per l’infanzia. Per tutti gli altri
Ambiti è ancora in corso l’istruttoria che, in alcuni casi, sta prevedendo l’ invio, per la terza volta, di integrazioni e/o
modifiche. Ed è passato ormai un anno da quando, a settembre 2013, l’Autorità di Gestione PAC, il Prefetto Silvana
Riccio, evidenziava, tra le polemiche e le proteste diffuse, i ritardi dei territori per l’utilizzo delle risorse: gli unici ritardi
sono ormai tutti ascrivibili alle procedure di istruttoria ministeriali e alla capacità di risposta rispetto ai quesiti che gli
Ambiti territoriali formulano da tempo per la immediata operatività degli Uffici di Piano per implementare nuovi o maggiori
servizi per l’infanzia e per gli anziani non autosufficienti.
Peraltro la Puglia è la Regione in cui più elevata è l’incidenza dei Piani di intervento approvati (il 40% del totale) ma
questo non può certo rassicurare gli Ambiti territoriali che attendono da tempo l’approvazione dei propri Piani di
intervento e che chiedono maggiori certezze all’Autorità di Gestione PAC (Ministero dell’Interno) su diverse questioni: i
tempi di utilizzo delle risorse del primo riparto, la possibilità di utilizzare i fondi anche prima dell’approvazione dei piani di
intervento, le modalità di rendicontazione, la piattaforma informatica che il Ministero non ha ancora attivato, le procedure
di controllo di I livello, i vincoli effettivi nello svolgimento delle gare per l’affidamento dei servizi.
Nel frattempo, lo scorso 3 aprile la Regione Puglia ha sottoscritto con il Ministero dell’Interno la convenzione per le
attività di monitoraggio e i controlli di primo livello sulla gestione e sulle modalità di spesa che partirà proprio nei prossimi
giorni.
Alla luce dei tempi istruttori, tuttavia, non sono pochi gli Ambiti in difficoltà per la gestione dei servizi in essere. In molti
casi, infatti, gli Ambiti avevano previsto, attraverso il finanziamento con i fondi ministeriali, la continuità dei servizi già in
essere e, a ridosso del nono mese dalla presentazione dei Piani, si teme che questo ritardo possa impedire la corretta
erogazione dei servizi che, lo ricordiamo, sono servizi essenziali per la cura delle persone non autosufficienti e/o minori.
Intanto nel Comitato di Indirizzo e Sorveglianza che si è svolto lo scorso 31 luglio 2014, le Regioni hanno
compattamente chiesto che vengano ridotti ormai al minimo i tempi di istruttoria dei Piani di Intervento e utilizzate le
lezioni apprese in questi mesi per non rifare i medesimi errori con i fondi del II riparto: infatti la Puglia attende lo sblocco
di circa il 60% di quei 179 milioni di Euro che il Ministro Barca ha assegnato nel giugno 2012.
Autorizzazioni provvisorie: così funziona la proroga
È del 25 giugno la nota che comunica agli Ambiti e ai Comuni gli adempimenti per le
autorizzazioni provvisorie. La proroga estende la provvisorietà non oltre il 6 febbraio
2015 e solo per quelle strutture rilevate nell’effettiva necessità di concludere lavori di
adeguamento già avviati, su cui saranno potenziati i controlli degli uffici regionali
È del 25 giugno scorso la nota che comunica ad Ambiti e Comuni pugliesi le “Norme urgenti in materia di autorizzazioni
al funzionamento di strutture socioassistenziali”. Il riferimento è alla legge regionale n. 18 del 9 aprile che proroga le
autorizzazioni provvisorie per le strutture socioassistenziali fino e non oltre il 6 febbraio 2015. Spetta agli Ambiti e/o ai
Comuni che detengono la funzione autorizzatoria il compito di prorogare con apposito provvedimento l’autorizzazione
provvisoria rilasciata ai sensi della legge regionale 7/2013 che fissava al 6 febbraio 2014 il termine ultimo per
l’adeguamento delle strutture agli standard previsti dal regolamento regionale 4/2007 e smi. e dunque per il
conseguimento dell’autorizzazione definitiva e la successiva iscrizione nel registro regionale delle strutture e dei servizi
socioassistenziali. Infatti le autorizzazioni provvisorie non decadono automaticamente, e richiedono un provvedimento
espresso da parte dei Comuni sia per la revoca, per tutti i casi in cui non siano stati attivati i lavori di adeguamento, sia
per la proroga, nei soli casi previsti dalla recentissima norma regionale.
Al 28 febbraio 2014 il monitoraggio continuo condotto dal Servizio Politiche per il Benessere Sociale e le Pari
Opportunità ha fatto rilevare meno di 100 strutture che sono ancora in possesso di autorizzazioni provvisorie, anche se
di queste sono 3 le strutture già chiuse in attesa di svolgere i lavori, 19 le strutture per le quali è stata già richiesta dai
soggetti titolari e gestori la autorizzazione definitiva, mentre per 3 strutture i Comuni hanno già rilevato problemi
significativi e stanno verificando le condizioni per operare la revoca dell’autorizzazione al funzionamento provvisoria.
Restano, pertanto, poco più di 70 strutture per le quali è ancora in corso l’autorizzazione provvisoria e si rende
necessaria la proroga per evitare la chiusura, previa verifica della sussistenza delle condizioni: tra queste sono 13
strutture i lavori sono in corso grazie ai finanziamenti con risorse del PO FESR 2007-2013 – Asse III – Linea 3.2.
La norma riguarda quelle strutture per le quali è stata verificata l’adeguatezza dei servizi prestati assieme alle norme di
carattere generale tra cui le disposizioni di urbanistica, l’abbattimento delle barriere architettoniche, prevenzione incendi,
igiene e sicurezza, il rispetto dei contratti collettivi di lavoro.
Le strutture in possesso di autorizzazione provvisoria, fino al conseguimento dell’autorizzazione definitiva, e comunque
fino al termine del 6 febbraio 2015, devono assicurare continuità assistenziale agli utenti già presi in carico alla data del
6 febbraio 2014 ma non possono effettuare nuovi inserimenti, anche in presenza di disponibilità di posti utente.
L’ordine del giorno ha impegnato l’Assessore al Welfare e alle politiche della Salute a relazionare entro i prossimi 60
giorni ed in particolare a fornire l’elenco preciso ti tutte le strutture operanti con autorizzazione provvisoria, lo stato
dell’arte degli adeguamenti, quante abbiano avviato il cantiere per la realizzazione delle opere richieste, quante di
queste struttura abbiano beneficiato, anche in passato, della “quota” sanitaria, delle risorse comunitarie e quante non
abbiano mai goduto di alcun tipo di beneficio in termini economici.
Entro il prossimo 31 dicembre l’assessorato appronterà un’apposita relazione per verificare l’esito della proroga
concessa.
Relazione e rendiconto, 15 Ambiti in ritardo
Sono 30 quelli che hanno provveduto a caricare sulla piattaforma regionale i file del
rendiconto. La piattaforma, strumento di semplificazione, serve a migliorare la
conoscenza dei servizi erogati e fornire input alla programmazione delle politiche
Sono 30 gli Ambiti territoriali che hanno provveduto a caricare i file relativi al rendiconto e alla relazione sociale 2013
sull’apposita piattaforma on line creata dall’Osservatorio regionale delle politiche sociali per consentire in tempi
brevissimi di provvedere all’analisi dei dati a vantaggio di tutti. La piattaforma (all’indirizzo http://pugliasociale.prosp.it/) è
infatti uno strumento per “interrogare” il database regionale che raccoglie i dati delle schede indicatori compilate dagli
Ambiti territoriali pugliesi, all’interno dell’azione di monitoraggio e valutazione promossa dall’assessorato regionale al
Welfare in collaborazione con l’Istituto per la Ricerca Sociale (IRS) di Milano e il Centro Ricerche per il Mezzogiorno
(Cerpem). La scheda di monitoraggio degli indicatori, assieme all’intera relazione sociale di cui la scheda è parte
integrante, vuole essere uno strumento omogeneo e condiviso, ad uso degli Ambiti, per monitorare lo stato di attuazione
dei Piani Sociali di Zona e più in generale lo “stato di salute” del sistema di welfare locale.
Lo stesso strumento consente anche di verificare la conformità dei servizi e delle attività realizzate sul territorio in
relazione agli obiettivi di servizio posti nella programmazione sociale. A mancare all’appello, da quanto risulta dalla
piattaforma on line, sono gli Ambiti di Andria, Modugno, Barletta, Brindisi, Fasano, Ginosa, Grottaglie, Martano,
Manduria, Nardò, San Marco, Troia e Vico che non hanno ancora inserito i file in piattaforma né inviato formalmente la
relazione sociale e la rendicontazione. Gli Ambiti di Lucera e San Ferdinando-Margherita di Savoia, pur non avendo
ancora caricato i file sull’apposita piattaforma, hanno trasmesso tutta la documentazione tramite e mail e in formato
cartaceo.
“Abbiamo creato questo strumento – spiega Anna Maria Candela dirigente regionale del Servizio programmazione
sociale e integrazione sociosanitaria – ad uso degli operatori delle politiche sociali e socio-sanitarie pugliesi, ai vari livelli
istituzionali, per migliorare la conoscenza dei servizi erogati e fornire input alla programmazione delle politiche. Le
informazioni così ottenute potranno rafforzare il grado di conoscenza e consapevolezza sui servizi offerti, consentendo
una verifica immediata rispetto degli obiettivi pattuiti in sede di programmazione zonale e regionale e input utili alla
riprogrammazione delle politiche. Gli Ambiti che ad un mese dalla scadenza risultano inadempienti riceveranno a breve
una formale diffida ad adempiere: lo strumento era noto ed è stato ulteriormente snellito rispetto alle annualità
precedenti per cui non ci sono alibi al mancato invio dei dati”.
Pro.V.I., scadono le manifestazioni di interesse
Ad un anno dall’avvio, il 1 settembre è il termine ultimo per inviare le manifestazioni di
interesse per la prima annualità della sperimentazione
Scade il prossimo lunedì 1 settembre la possibilità di inviare manifestazioni di interesse per la prima annualità di
sperimentazione del Pro.V.I., i progetti di vita indipendente rivolti alle persone con compromessa autonomia motoria. La
finalità complessiva dei PRO.V.I. è infatti quella di sostenere la "Vita Indipendente", cioè la possibilità, per una persona
adulta con disabilità grave, di autodeterminarsi e di poter vivere come chiunque avendo la capacità di prendere decisioni
riguardanti la propria vita e di svolgere attività di propria scelta. Ciò che differenzia l'intervento di Vita Indipendente da
altre azioni è il ruolo svolto dalla persona con disabilità che abbandona la posizione di "oggetto di cura" per diventare
“soggetto attivo” che si autodetermina. Questo obiettivo presuppone l'esistenza di un progetto globale di vita, con il
quale, alla persona con disabilità, viene assicurata la possibilità di determinare, anche in collaborazione con il sistema
dei servizi e sulla base della valutazione dell'U.V.M. (Unità di Valutazione Multidisciplinare) il livello di prestazioni
assistenziali di cui necessita, i tempi, le modalità attuative, la scelta degli assistenti personali e la gestione del relativo
rapporto contrattuale.
Al momento, fanno sapere dagli uffici regionali, sono 514 complessivamente le domande pervenute di cui 400 prese in
carico dagli Ambiti che, assieme alle Unità di valutazione multidimensionali, sono tenuti all’istruttoria dei casi e alla
successiva convalida. Dei 45 Ambiti territoriali coinvolti in Puglia, solo gli Ambiti di Gallipoli, Bari, Grottaglie, Maglie e
San Severo hanno ultimato positivamente le istruttorie e stanno provvedendo alla sottoscrizione dei contratti con le
famiglie delle persone disabili beneficiarie, e al finanziamento dei casi in carico, a seguito del finanziamento regionale.
Pro.V.I., presto una nuova sperimentazione
Finanziata dal ministero con 300 mila euro, coinvolgerà le persone non vedenti o con
sindrome di Down di sei ambiti territoriali pugliesi
Il tema della vita indipendente è stato considerato una delle priorità del Primo Programma di Azione biennale per la
promozione dei diritti e l'integrazione delle persone con disabilità, documento predisposto dall’Osservatorio nazionale
sulla condizione delle persone con disabilità, presentato e discusso in occasione della IV Conferenza nazionale sulle
politiche per la disabilità tenutasi a luglio del 2013 a Bologna e approvato dal Consiglio dei ministri del 27 settembre
2013.
Il Programma, adottato con decreto del Presidente della Repubblica del 4 ottobre 2013 rappresenta uno degli strumenti
fondamentali con cui il legislatore ha previsto l’attuazione della Convenzione ONU. In esso una delle sette linee di
azione (la linea di intervento 3) è in gran parte riferita proprio alle politiche, servizi e modelli organizzativi per la vita
indipendente e l’inclusione nella società per le persone con disabilità per cui la Regione Puglia, su designazione della
Commissione Politiche Sociali della Conferenza delle Regioni è stata individuata come struttura responsabile del
coordinamento delle Regioni per conto del MLPS.
La Regione Puglia si inserisce in questo contesto avendo già attivato su tutto il territorio regionale il percorso per il
finanziamento dei Progetti di vita indipendente per l’autonomia personale e l’inclusione socio lavorativa nell’ambito del
progetto Qualify care Puglia con l’Avviso pubblico per i progetti personalizzati di vita indipendente in favore di persone
con disabilità gravi per l’autonomia personale e l’inclusione socio lavorativa. La sperimentazione, avviatasi a settembre
2013, e tutt’ora in corso, è rivolta a persone con disabilità motoria, di un’età compresa tra 16 e 64 anni che, a
prescindere dal livello di autosufficienza, presentino elevate potenzialità di autonomia e autodeterminazione.
In continuità con quanto già previsto dall’avviso pubblico regionale, il Ministero ha comunicato l’ammissione a
finanziamento della proposta progettuale presentata della Regione Puglia, per un importo complessivo di 300mila euro
(di cui 60mila di coofinanziamento regionale), prevedendo il finanziamento di ulteriori progetti di sperimentazione
estendendo la platea dei beneficiari anche a persone non vedenti e persone affette da sindrome di down residenti negli
Ambiti di Altamura, Barletta, Casarano, Cerignola, Gagliano del Capo e che intendano accedere a percorsi di formazione
professionale o universitari ovvero non occupate che siano alla ricerca attiva di lavoro e che si aggiungono ai 280
progetti finanziabili con il programma regionale.
Nei prossimi giorni, un incontro programmatico tra Ambiti e Regione consentirà di pianificare le prossime attività del
programma di sperimentazione, in attesa di poter estendere a tutta la Puglia i finanziamenti di nuovi PRO.V.I. in questi
ambiti di disabilità, se gli esiti della sperimentazione saranno positivi.
Buoni servizio disabili, così la frequenza
Una determinazione dirigenziale del 1 agosto fornisce puntuali indicazioni sulle
attestazioni di frequenza dei Centri da parte dell’utenza
Con la Determinazione dirigenziale n. 237 del 1 agosto 2014 che contiene le linee guida per la generazione delle
attestazioni mensili di frequenza degli utenti nell’ambito dei Buoni servizio di conciliazione per disabili e anziani non
autosufficienti, il Servizio Programmazione sociale e integrazione socio sanitaria della Regione Puglia, ha inteso fornire in via definitiva a tutti i soggetti gestori di servizi e strutture iscritte al catalogo telematico - puntuali e omogenee
indicazioni operative, rispetto alla corretta modalità per attestare mensilmente la fruizione dei servizi da parte degli
utenti. La corretta attestazione della frequenza mensile, infatti, è uno degli elementi formali necessari ad ottenere la
liquidazione dei buoni servizio di conciliazione da parte degli Uffici di piano di riferimento.
In particolare, l’atto regionale mette due punti fermi rispetto alle presenze degli utenti: innanzitutto a partire dalle
attestazioni di frequenza del mese di settembre prossimo sarà possibile utilizzare esclusivamente la tariffazione
“giornaliera” già presente in piattaforma per tutti i centri diurni, secondo le differenti fasce orarie scelte dagli utenti al
momento dell’istanza di accesso al “Buono servizio di conciliazione”; nella fase di generazione delle attestazioni mensili
andranno dichiarate esclusivamente le giornate di effettiva frequenza dei singoli utenti. Inoltre, al solo fine di sostenere
la continuità dei progetti socio-assistenziali di presa in carico, la determinazione prevede che i centri diurni possano
attestare una copertura tariffaria piena anche in caso di assenza dell’utente, entro il limite massimo di 3 giornate nel
corso del mese. Le assenze successive alla terza nel corso del mese, invece, costituiranno ordinario monte-assenze e
non troveranno copertura tariffaria.
Per garantire piena efficacia e operatività a questo provvedimento, gli Uffici di piano degli ambiti territoriali sociali
dovranno provvedere ad aggiornare i contratti di servizio già sottoscritti in tutti i casi in cui ciò sia necessario.
Associazioni di Comuni, c’è la legge regionale
21 articoli distribuiti in 8 capi per disciplinare le forme di gestione associata delle funzioni
fondamentali, dettagliandone le modalità
È stata pubblicata sul Bollettino ufficiale della Regione Puglia n. 105 del 4 agosto 2014 la Legge regionale 1 agosto
2014 n. 34 “Disciplina dell’esercizio associato delle funzioni comunali” che detta norme per l’attuazione della legislazione
nazionale sull’esercizio associato delle funzioni comunali con particolare riferimento alle funzioni fondamentali. La legge
si sviluppa in 21 articoli, suddivisi in 8 capi: dai Principi generali, all’Esercizio associato di funzioni e servizi, alle Forme di
esercizio associato, alle Incentivazioni per le gestioni associate, all’Organizzazione e il Personale, all’Anagrafe delle
forme di gestione associata, oltre alle Disposizioni finanziarie e quelle transitorie e finali.
La legge regionale entra nel merito delle forme di gestione associata delle funzioni fondamentali, dettagliandone le
modalità: dalle Unioni, alle Convenzioni, ai Consorzi. Segna l’obbligo fino a 5mila abitanti dell’esercizio associato delle
funzioni fondamentali, e regola il limite demografico minimo per l’esercizio associato delle funzioni e dei servizi in 10mila
abitanti.
Le povertà al centro del Piano operativo europeo
Oltre 340milioni di euro nel sessennio per promuovere inclusione sociale e contrastare
ogni forma di povertà e di discriminazione sociale
Sono undici gli assi prioritari previsti nella prima bozza di Programma Operativo Regionale (POR Puglia 2014-2020)
approvato dalla Giunta regionale lo scorso 17 luglio. Pur nelle condizioni di incertezza dello scenario nazionale, la
Giunta regionale, infatti, ha scelto di presentare il POR nella attuale configurazione e dotazione finanziaria, in attesa di
conoscere le ulteriori evoluzioni. Si tratta di una buona base di partenza per discutere delle ipotesi operative su cui
cominciare a lavorare per la migliore definizione del Piano Operativo regionale di dettaglio, ai fini della attivazione delle
varie linee di attività.
Tra gli undici assi di intervento prioritari risulta particolarmente rilevante per lo sviluppo equo e solidale della nostra
regione, l’asse denominato “OT IX Promuovere l’inclusione sociale, la lotta alla povertà e ogni forma di discriminazione”.
L’obiettivo quota oltre 340milioni di euro in un sessennio per combattere le povertà nella nostra regione. L’Italia, al
cospetto degli altri paesi europei presenta un indice di deprivazione particolarmente elevato: l’incremento risulta tra i più
significativi in Europa insieme a quello fatto registrare da Grecia e Cipro. In questo scenario, risulta necessario
intervenire con politiche corpose e integrate per offrire ai cittadini pugliesi opportunità concrete di fuoriuscita dalle
condizioni di povertà, attraverso, ad esempio, percorsi di immissione o di re-immissione nel mercato del lavoro delle
persone in condizioni di obiettivo svantaggio. L’asse del contrasto alle povertà si pone anche come obiettivo di sfondo la
realizzazione di un “welfare generativo capace di attivare il capitale sociale delle comunità locali”. Qui gioca un ruolo di
tutto rilievo il partenariato sociale tutto, chiamato a discutere e decidere, di concerto con la Regione Puglia, le scelte
programmatiche dell’intero asse. Una scelta di condivisione quella operata dalla Regione Puglia, che ha permesso,
anche in fase di prima programmazione del Piano, di pianificare le scelte a partire dalla fotografia di prossimità, sempre
molto reale e concreta, che solo il valore testimoniale ed esperienziale del volontariato può offrire. Una reale lotta alla
povertà non può poi che passare attraverso la rigenerazione dei contesti urbani degradati, la migliore accessibilità ai
servizi sociali, sanitari e sociosanitari, il consolidamento dell’offerta anche attraverso strategie di innovazione sociale che
scongiurino ogni rischio di esclusione e tengano assieme, all’interno di un’unica strategia, le politiche nazionali per il
sostegno e l’inclusione attiva (SIA). Le priorità di investimento dei fondi FESR e FSE assegnati a questo obiettivo
tematico, includono anche la lotta alla discriminazione e a ogni rischio di emarginazione sociale, la conciliazione tra i
tempi di vita e di lavoro, la promozione della legalità.
A Maglie il nuovo Consorzio per i servizi sociali
I 12 Comuni dell’ambito territoriale di Maglie decidono per una nuova forma di gestione
associata dei servizi, il Consorzio, che si va ad aggiungere agli altri due di Poggiardo e
Francavilla Fontana
Salgono a tre i consorzi per la gestione associata dei servizi sociali sul territorio pugliese: dopo Poggiardo, antesignano
di questa forma di gestione, e Francavilla Fontana costituito nel 2010, anche Maglie sceglie questa forma per gestire i
servizi sociali e sociosanitari inseriti nel Piano sociale di zona. Lo hanno deciso i 12 comuni che compongono l’ambito
territoriale di Maglie (Maglie, Bagnolo del Salento, Cannole, Castrignano dei Greci, Corigliano d’Otranto, Cursi,
Giurdignano, Melpignano, Muro Leccese, Otranto, Palmariggi e Scorrano) nell’Assemblea consortile del 27 giugno
scorso che ha nominato il Consiglio di amministrazione composto da tre membri, dopo la sottoscrizione della
convenzione avvenuta lo scorso 25 giugno.
La nuova forma di gestione assume la denominazione di “Consorzio per l’Integrazione e l’Inclusione Sociale”, in sigla
CIIS, e ha come obiettivo lo sviluppo e la gestione associata ed integrata degli interventi e dei servizi sociali e sociosanitari previsti dal Piano sociale di Zona. Sono organi del Consorzio l’assemblea, il presidente del Consiglio di
amministrazione, il Consiglio di amministrazione e il Direttore del Consorzio. Fanno parte dell’Assemblea, che è diretta
espressione degli enti aderenti, i sindaci o loro delegati: l’Assemblea ha funzioni di indirizzo programmatico e di controllo
politico-amministrativo, sulla regolarità dell’attività del Consorzio. Il consorzio ha durata fino a tutto il 2030, salvo rinnovo
espressamente deciso dagli stessi enti.
Presentato il ddl di riforma del Terzo Settore
Dal 26 agosto alla Camera dei deputati la legge delega approvata in Consiglio dei
ministri lo scorso 10 luglio. Stanziati 50 milioni per le imprese sociali, mentre si attende
la legge di stabilità per conoscere nel dettaglio gli altri fondi
È stato presentato lo scorso 6 agosto dal Ministro del Lavoro e delle Politiche Sociali, Giuliano Poletti, e dal
sottosegretario Luigi Bobba, il Disegno di legge delega per la riforma del Terzo Settore, dell'impresa sociale per la
disciplina del Servizio civile universale. Il 26 agosto scorso è poi approdato, dopo il sì della Ragioneria dello Stato e la
firma del Presidente della Repubblica, a Montecitorio, alla Camera dei Deputati.
Il testo era stato approvato il 10 luglio scorso dal Consiglio dei ministri e un mese più tardi è stato presentato
ufficialmente: adesso la riforma del terzo settore può ora approdare nella Commissione permanente e – una volta
approvata - darà al governo il compito di mettere mano alla normativa all’insegna della semplificazione, della
trasparenza e del riordino complessivo del sistema.
Con sette articoli il testo di legge “Delega al governo per la riforma del terzo settore, dell’impresa sociale e per la
disciplina del servizio civile universale” prevede – fra le altre cose - che il governo semplifichi l’iter di riconoscimento
giuridico delle associazioni, istituisca un registro unico delle organizzazioni del terzo settore, produca una
semplificazione della legislazione fiscale, definendo i vantaggi, fissando l’esatta nozione di “ente non commerciale”,
razionalizzi deduzioni e detrazioni dal reddito, riformi in modo strutturale il cinque per mille. Sul cinque per mille si parla
non solo della stabilizzazione e dell'incremento dei fondi che passando da 400 a 500 milioni di euro di fatto riportano al 5
per mille vero, senza alcuna distrazione, ma anche di nuove regole e tutte positive. Per esempio ci saranno meno
beneficiari ma saranno, o almeno ci si augura che siano, "veritieri", e non odv o onlus create ad hoc che nascondono
grosse aziende alle spalle, soprattutto ci sarà un'effettiva trasparenza. Lo spiega in un'intervista a “Vita” il professore
Stefano Zamagni che lavorò, in qualità di presidente dell'Agenzia del Terzo Settore, poi abolita, proprio su quelle regole
che sono contenute nella nuova riforma e che verranno declinate in maniera più chiara entro la fine del 2014.
“Chi attinge fondi dal 5 per mille deve ricordare che si tratta di fondi pubblici, ed è obbligatorio rendicontarne l'utilizzo”,
argomenta Zamagni, “ma non in modo solo formale, come è stato fin qui: il cambio di passo è dato dall'introduzione di
un rendiconto sostanziale: si dovrà dimostrare che le spese rese possibili dal 5 per mille sono state coerenti con il fine
sociale dell'ente”.
E sulla riduzione dei beneficiari Zamagni commenta: “non è ammissibile, perché ha aperto le porte del 5 per mille anche
a circoli tennistici o club nautici che, pur non avendo finalità di lucro, non producono alcun tipo di valore sociale ma anzi
si rivolgono esclusivamente ai soci o iscritti. Per ricevere il contributo, invece, bisognerà rispondere a criteri di
misurabilità dell'utilità sociale prodotta”.
Come più volte annunciato dal ministro Poletti e dal sottosegretario al Welfare Bobba, la speranza del governo è che la
delega diventi legge fra la fine del 2014 e i primi mesi del 2015: sei mesi di tempo, dunque, considerando anche che si
dovrà fare i conti con la grande mole di provvedimenti che Camera e Senato sono chiamati ad approvare nei prossimi
mesi. Oltre alla normale attività e ai numerosi decreti legge in attesa di conversione, le assemblee di Montecitorio e
Palazzo Madama saranno chiamate anche all’esame dei testi della riforma costituzionale e della legge elettorale, oltre
che all’approvazione della legge di stabilità, il cui esame negli intendimenti del governo dovrebbe essere anticipato il più
possibile.
Donne, in vigore la Convenzione di Instanbul
Sottoscritta da 47 Stati, ha l'obiettivo di proteggere le donne da ogni forma di violenza e
prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne. Dopo la legge nazionale
manca però il Piano operativo
È entrata in vigore il 1° agosto scorso, la Convenzione di Instanbul per proteggere le donne da ogni forma di violenza e
prevenire, perseguire ed eliminare la violenza contro le donne, sottoscritta da 47 Stati, inclusa l'Italia che la ratificò il 28
maggio 2013 per essere poi convertita in legge qualche mese più tardi con la legge n. 119 del 15 ottobre 2013.
Secondo le previsioni della legge nazionale, l'Italia si sarebbe dovuta dotare di un Piano nazionale per il contrasto alla
violenza di genere e ad ogni forma di discriminazione ma, a quasi un anno dalla sua pubblicazione, il Piano nazionale
non c'è. E con esso, mancano anche i finanziamenti che avrebbero dovuto sostenere i 188 Centri Antiviolenza italiani e
le 164 Case rifugio per donne vittime di violenza e per i loro bambini. Il finanziamento complessivo ammontava ad
11milioni e 300mila euro, alla Puglia 788.623 euro per i 19 Centri antiviolenza e le 6 Case rifugio che insistono sul
territorio regionale. Manca però anche un ministro che promuova un'azione per la realizzazione del Piano nazionale: le
deleghe delle pari opportunità sono infatti in mano del premier Matteo Renzi.
Quindi ad oggi la Convenzione di Instanbul rischia di rimanere una carta pregiata su cui sono impressi principi e valori di
indubbio spessore umano, ma senza alcuna applicabilità in termini concreti e quindi senza alcuna ricaduta nei servizi e
per le donne che vivono quotidianamente, sulla loro pelle, la sofferenza delle violenze e delle discriminazioni.
Terapia del dolore, sì alla produzione di cannabis
La legge regionale consentirà la sperimentazione di procedure per la produzione in loco
di medicinali per pazienti affetti da patologie croniche o terminali
È stata approvata all'unanimità dal Consiglio regionale pugliese la legge che autorizza e disciplina le modalità di
produzione sul territorio pugliese della cannabis a scopo terapeutico. Dopo l’approvazione del gennaio scorso della
legge che ne consentiva la somministrazione, ora il sì della Puglia consentirà di contenere molti dei costi sostenuti dal
sistema sanitario regionale per l’acquisto dei farmaci. Un’iniziativa legislativa che rappresenta il primo passo verso
l'avvio di progetti pilota per la sperimentazione, in collaborazione con lo stabilimento chimico farmaceutico militare di
Firenze o con altri soggetti autorizzati, di procedure per produzione dei medicinali utili per la terapia del dolore su
pazienti affetti da patologia cronica o da malattia terminale, come cura palliativa del dolore e di altre forme di disabilità
fisica e mentale.
Altre Regioni finora hanno approvato leggi simili, in particolare l'Abbruzzo, l'Emilia Romagna, il Lazio, la Liguria la
Lombardia, il Piemonte, la Toscana e il Veneto. La Puglia, però, è la prima ad autorizzare la coltivazione della cannabis
per uso terapeutico. Il testo semplifica la burocrazia cui i malati hanno dovuto sottostare fino ad ora per ottenere la
prescrizione e l’autorizzazione ad usare il farmaco a base di cannabis. L'obiettivo è quello di rendere l'accesso al
farmaco meno oneroso: al momento, infatti, l'unico farmaco disponibile in Italia è prodotto in Olanda ed è esclusiva di un
solo rivenditore, con costi elevatissimi (15-20 euro al grammo per una dose di 2-3 grammi al giorno). Entro tre mesi
dall’approvazione della legge, la giunta regionale dovrà verificare la possibilità di centralizzare acquisti, stoccaggio e
distribuzione alle farmacie ospedaliere abilitate, avvalendosi di strutture regionali.
L’iniziativa pugliese è partita dal Salento: nell'ospedale “Ferrari” di Casarano da qualche anno si sperimenta la terapia
del dolore a base di cannabis e a Racale, l'associazione di volontariato “LapianTiamo” ha fondato il primo “Cannabis
Social Club” d’Italia. Un progetto, quello di Racale, fortemente sostenuto dall’amministrazione comunale, che ha donato
all’associazione diversi ettari di terreno per la produzione in proprio di cannabis ad uso terapeutico.
Chiusura dei testi ore 9.00 del 1° settembre 2014
PugliaSocialeNews
Notiziario sulle politiche per il welfare
A cura dell’Assessorato al Welfare
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