CORTE DEI CONTI SEZIONE REGIONALE DI CONTROLLO PER LA TOSCANA Decisione e relazione al Consiglio regionale sul rendiconto generale della Regione Toscana per l’esercizio finanziario 2013 VOLUME I Giugno 2014 Hanno collaborato per l’attività istruttoria e l’elaborazione dei dati: Antonio Armenti, Simona Colasanti, Simona Croppi, Claudio Felli, Susanna Fornaciari, Angela Rossella Foti, Antonio Franco, Mariapaola Galasso, Vincenzo Ignesti, Giuseppina Neri, Mariano Palumbo, Anna Maria Pulcini; per le attività di supporto e di segreteria: Michela Battistini, Marco Fedini. INDICE GENERALE VOLUME I *** DELIBERAZIONE *** PREMESSA RELAZIONE CAPITOLO I - IL BILANCIO REGIONALE NELL’ECONOMIA DELLA REGIONE 1. Andamenti dell’economia regionale nella duplice recessione 20082009 e 2011-2013 1.1. Il quadro macroeconomico nazionale 1.2. Lo scenario economico della Regione Toscana 1.2.1. Il comparto industriale e le esportazioni regionali 1.2.2. Il comparto agricolo ed il settore di servizi 1.2.3. Il mercato del lavoro 1.2.4. Le famiglie: principali indicatori economici e demografici 2. Il bilancio regionale e la spesa pubblica sul territorio toscano nel confronto interregionale 2.1. La spesa pubblica nazionale e regionale 2.1.1. La spesa pubblica del comparto delle amministrazioni locali nella Regione Toscana 2.1.2. La spesa pubblica delle Regioni italiane 2.2. Il bilancio della Regione Toscana nel confronto interregionale 2.2.1. Gli accertamenti nel bilancio regionale 2.2.2. Gli impegni nel bilancio regionale 3. Indebitamento e popolazione nel territorio toscano 3.1. L’indebitamento nelle Regioni italiane: il quadro normativo di riferimento 3.2. L’indebitamento nelle Regioni italiane: il confronto interregionale 3.3. L’indebitamento nel territorio toscano: dati di sintesi per Regione, Province e Comuni CAPITOLO II - LA DISCIPLINA CONTABILE REGIONALE 1. Le regole europee 2. Le riforme costituzionali 3. La situazione normativa nazionale 4. Il sistema contabile regionale 5. I controlli interni III CAPITOLO III - LE MANOVRE DI FINANZA PUBBLICA E LA FINANZA REGIONALE PARTE PRIMA LE MANOVRE FINANZIARIE DELLO STATO E IL LORO IMPATTO SULLA FINANZA REGIONALE 1. Le manovre statali nel quinquennio 2009-2013 (al netto della sanità) 1.1. Effetti sulle disponibilità finanziarie delle regioni 1.2. Il contributo richiesto alla Toscana 2. La sanità 2.1. Le manovre statali per il settore sanitario 2.2. Il fabbisogno del Servizio sanitario regionale 3. La riduzione delle entrate derivanti da trasferimenti statali 3.1. I minori accertamenti per entrate libere 3.2. I minori accertamenti per entrate vincolate. Le ricadute sulle strategie regionali 4. Il Patto di stabilità 4.1. L'inasprimento degli obiettivi programmatici per la Toscana 4.2. Le procedure per la gestione e il monitoraggio del Patto 5. L’adattamento della finanza regionale nel triennio 2011-2013 5.1. Le misure di contenimento della spesa corrente. Il riordino delle strutture del Servizio sanitario regionale 5.2. L’utilizzo della leva fiscale. La compartecipazione degli assistiti alla spesa sanitaria Riquadro 1 – Le ricadute dei tagli sulle singole strategie (parte corrente) Riquadro 2 - Le ricadute dei tagli sulle singole strategie (conto capitale) PARTE SECONDA LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE 6. Gli strumenti della programmazione e il quadro di riferimento 6.1. Il PRS 2011-15 6.2. Il DPEF 2013 6.3. I piani attuativi 7. Il ciclo della programmazione e il bilancio 2013 7.1. I nessi tra programmazione e bilancio 7.1.1. PRS 2011-2013/DPEF 2011-2013 7.1.2. DPEF 2013/Piani attuativi 7.1.3. Piano regionale dello sviluppo economico (PRSE) 20122015/Bilancio 2013 PARTE TERZA IL BILANCIO PREVENTIVO 8. Introduzione 9. Principali elementi del bilancio di previsione 10. Le variazioni e le previsioni di bilancio definitive 11. Gli equilibri di bilancio IV PARTE QUARTA IL PATTO DI STABILITÀ INTERNO 12. Premessa 13. Il patto per le Regioni 13.1. La normativa 2002-2013. 13.2. Il nuovo patto di stabilità dal 2014 14. I patti di solidarietà 15. Il patto di stabilità interno 2013 della Regione Toscana 16. I patti territoriali della Regione Toscana 16.1. Il patto regionale verticale 16.2. Il patto regionale verticale incentivato 16.3. Il patto regionale orizzontale VOLUME II CAPITOLO IV - I RISULTATI DEL RENDICONTO GLI EQUILIBRI COMPLESSIVI DELLA GESTIONE 1. Le dimensioni della gestione e i principali indicatori 2. Il risultato di amministrazione 3. La gestione di competenza 4. La gestione dei residui 5. La composizione dell’avanzo. Il disavanzo sostanziale 6. Gli equilibri della gestione di cassa 7. I risultati differenziali PARTE PRIMA LE ENTRATE 8. Introduzione 9. I dati complessivi del 2013 10. Le entrate tributarie 11. Gli andamenti generali nel quinquennio 2009-2013 12. L'indebitamento regionale 12.1. Gli impegni derivanti da contratti relativi a strumenti finanziari derivati 12.2. Le anticipazioni di cassa PARTE SECONDA LE SPESE 13. Titoli e serie storiche. Gli indicatori della gestione. 14. La ripartizione delle spese per strategie. 15. L’analisi delle strategie per funzioni obiettivo e programmi V per piani e PARTE TERZA LE STRATEGIE La strategia istituzionale 16. Il quadro generale e programmatico 17. I dati del rendiconto 17.1. Le risultanze contabili per funzioni obiettivo e unità previsionali in serie storica sul triennio 2011-2013 17.2. La classificazione economica della spesa 18. I soggetti attuatori 19. La spesa per gli organi istituzionali 20. La spesa per i gruppi consiliari La strategia sociale 21. Il contesto normativo e programmatico 22. I dati di rendiconto 22.1. Le risultanze contabili per funzioni obiettivo e unità previsionali in serie storica sul triennio 2011-2013 22.2. La classificazione economica della spesa 23. I soggetti attuatori 24. Gli equilibri del sistema sanitario in Toscana 24.1. I dati di confronto nazionale 24.2. La situazione dei pagamenti ai fornitori 24.3. Il Tavolo di monitoraggio ministeriale 24.4. Anticipazione sui dati delle linee guida del 2012 25. Le azioni e i risultati 25.1. Il mantenimento dei Livelli essenziali di assistenza (LEA) 25.2. L’assistenza territoriale 25.2.1. La sanità d’iniziativa 25.2.2. Le forme di aggregazione della medicina generale 25.2.3. L’assistenza domiciliare integrata e la residenzialità 25.3. L’assistenza ospedaliera 25.3.1. Il riordino della rete: la riduzione dei posti letto sottoutilizzati; i posti letto per le cure intermedie 25.3.2. I principali indicatori di attività 25.3.3. La qualità delle cure. Il Programma nazionale esiti 25.4. Emergenza-urgenza, medicina trasfusionale e laboratori 26. L’equità di accesso alle cure 26.1. Liste d'attesa 26.2. Libera professione intramoenia 27. Focus sugli investimenti in sanità: il Piano Ospedali della Regione Toscana Riquadro 1 - Le azioni programmate nel settore sociale Riquadro 2 - Gli sviluppi della sanità di iniziativa Riquadro 3 - Il Programma Nazionale esiti. Risultati 2012 La strategia territoriale 28. Il quadro generale e programmatico. I programmi di attuazione. 29. I dati del rendiconto 29.1. Le risultanze contabili per funzioni obiettivo e unità previsionali in serie storica sul triennio 2011-2013 VI 29.2. La classificazione economica della spesa 29.3. Le fonti di finanziamento 30. I soggetti attuatori 31. La strategia nelle linee del DPEF 32. Il monitoraggio della programmazione pluriennale degli interventi sulla viabilità regionale. Un esempio La strategia ambientale 33. Il quadro generale e programmatico. I programmi di attuazione 34. Le risultanze contabili per funzioni-obiettivo e unità previsionali. Serie storiche (triennio 2011-2013). Le fonti di finanziamento. La classificazione economica delle spese 35. I soggetti attuatori 35.1. Agenzia regionale protezione ambientale per la Toscana (Arpat) 36. L’analisi dei piani e programmi. Il grado di realizzazione finanziaria. Gli esiti del monitoraggio strategico La strategia economica 37. Il contesto. Il quadro generale e programmatico 38. I dati del rendiconto 38.1. Le risultanze contabili per funzioni obiettivo e unità previsionali in serie storica sul triennio 2011-2013 38.2. La classificazione economica della spesa 38.3. Le fonti di finanziamento 39. I soggetti attuatori 40. L’analisi del rendiconto per piani e programmi. Gli esiti del monitoraggio strategico 41. Approfondimento sugli strumenti di accesso al credito per le imprese 41.1. Fondo Toscana Innovazione 41.2. Fondo per interventi di garanzia 41.3. Fondo Unico Rotativo per Prestiti 41.4. Interventi a sostegno della patrimonializzazione dei confidi Riquadro 1 - L’Agenzia Regionale Toscana Erogazioni Agricoltura (Artea) Riquadro 2 - L'Agenzia per la promozione economica della Toscana (Apet) La strategia culturale e formativa 42. Il quadro generale e programmatico. I programmi di attuazione 43. I dati del rendiconto 43.1. Le risultanze contabili per funzioni obiettivo e unità previsionali in serie storica sul triennio 2011-2013 43.2. La classificazione economica della spesa 43.3. Le fonti di finanziamento 44. I soggetti attuatori 44.1. L’Azienda regionale per il diritto allo studio (Ardsu) 45. L’analisi del rendiconto per piani e programmi. Gli esiti del monitoraggio strategico 46. Il sistema di monitoraggio degli interventi. L’attuazione del Piano dello Sport VII PARTE QUARTA I RESIDUI 47. I residui attivi. Andamento nel quinquennio 2009-2013 47.1. La composizione dei residui attivi nel triennio 2011-2013 47.2. I residui vetusti e il fondo di cassa nel rendiconto 2013 48. I residui passivi 48.1. La composizione dei residui passivi dei Titoli I e II nel triennio 2011-2013 48.2. I residui passivi suddivisi per strategia 48.3. I residui passivi perenti VOLUME III CAPITOLO V - I NESSI CON LA FINANZA LOCALE 1. Le relazioni finanziarie tra Regione ed enti locali: il quadro normativo di riferimento 2. I trasferimenti della Regione agli enti locali 2.1. L’analisi dei trasferimenti agli enti locali per tipologia di spesa 2.2. La composizione dei trasferimenti agli enti locali per strategie e funzioni obiettivo 2.2.1. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia territoriale 2.2.2. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia istituzionale 2.2.3. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia culturale e formativa 2.2.4. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia sociale 2.2.5. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia ambientale 2.2.6. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia economica 2.2.7. I trasferimenti agli enti locali nella Strategia Amministrazione regionale 2.3. Gli enti locali principali destinatari dei trasferimenti regionali 3. Gli effetti dell’introduzione del d.l. n. 35/2013, convertito dalla l. n. 64/2013, sui trasferimenti della Regione Toscana verso gli Enti locali 4. Le procedure di gestione e di monitoraggio messe in atto dalla Regione Toscana nell’ambito dei trasferimenti agli enti locali 4.1. Considerazioni generali 4.2. In particolare: la gestione e il monitoraggio dei trasferimenti per la viabilità CAPITOLO VI - IL CONTO DEL PATRIMONIO 1. Premessa 2. I contenuti del conto 3. Attività 3.1. Attività finanziarie 3.2. Beni mobili ed immobili 3.3. Attività diverse e poste rettificative 4. Passività 4.1. Passività finanziarie 4.2. Passività diverse e poste rettificate VIII CAPITOLO VII - LE PARTECIPAZIONI REGIONALI 1. La normativa in tema di società partecipate 1.1. Le disposizioni normative regionali in tema di società partecipate 2. Le partecipazioni regionali nel rendiconto della Regione Toscana 2.1. La composizione del portafoglio delle partecipazioni regionali 2.2. Le partecipazioni azionarie 2.3. Le altre partecipazioni nel conto del patrimonio 2.4. I dividendi delle partecipazioni nel rendiconto generale della Regione 2.5. I trasferimenti alle società partecipate 2.6. I trasferimenti alle fondazioni partecipate dalla Regione 2.7. I trasferimenti alle associazioni partecipate dalla regione 2.8. Approfondimenti su Fidi Toscana CAPITOLO VIII - I FONDI EUROPEI E IL FAS 1. I programmi europei del ciclo 2007-2013. Il grado di avanzamento finanziario complessivo 2. Iniziative regionali di accelerazione relative al FESR ed al FSE 3. Le riprogrammazioni dei fondi FESR, FSE e FEASR 4. Il Fondo per le Aree sottoutilizzate (FAS) Riquadro 1 - Iniziative nazionali di accelerazione e rimodulazione dei programmi europei CAPITOLO IX - L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA REGIONALE 1. Introduzione 2. Il nuovo assetto istituzionale e le recenti modifiche 3. L’evoluzione della disciplina normativa 4. L’attuale assetto normativo 5. La distinzione tra politica e amministrazione 6. La Giunta 7. La struttura organizzativa 7.1. La Direzione generale Presidenza 7.2. Le altre Direzioni generali 7.3. Le strutture di supporto agli organi di governo 8. L’organizzazione del Consiglio regionale 9. L’apparato esterno: enti e organismi dipendenti 9.1. Agenzia regionale per la protezione ambientale della Toscana “Arpat”9.2. Agenzia promozione economica della Toscana - “Apet” 9.3. Agenzia regionale di sanità “Ars Toscana” 9.4. Agenzia regionale toscana per le erogazioni in agricoltura “Artea” 9.5. Agenzia regionale per il diritto allo studio universitario “Ardsu Toscana” 9.6. Istituto regionale per la programmazione economica Toscana “Irpet” 9.7. Gli enti parco 9.8. Terre regionali toscane 9.9. Ente acque Umbre toscane – Eaut 9.10. Laboratorio di monitoraggio e modellistica ambientale per lo sviluppo sostenibile “LaMMA” IX 9.11. Autorità portuale regionale 9.12. L’apparato esterno – conclusioni 10. Governo regionale, strategie e funzioni obiettivo 10.1. Il Presidente della Giunta regionale 10.2. Assessorato al diritto alla salute 10.3. Assessorato alla Presidenza 10.4. Assessorato alle infrastrutture e mobilità 10.5. Assessorato alle attività produttive, formazione e lavoro 10.6. Assessorato alla scuola, ricerca ed università 10.7. Assessorato al welfare e alle politiche per la casa 10.8. Assessorato all’agricoltura 10.9. Assessorato ambiente ed energia 10.10. Assessorato alla cultura, turismo e commercio 10.11. Assessorato all’urbanistica e pianificazione del territorio 10.12. Giunta regionale 11. Considerazioni conclusive Appendice al Cap. IX CAPITOLO X - IL PERSONALE REGIONALE 1. Premessa 2. Il personale regionale nel confronto nazionale 3. La dotazione e la consistenza numerica del personale regionale e i loro andamenti 4. Le retribuzioni 5. L’andamento della spesa per il personale nel bilancio regionale 6. Analisi dei "costi" del personale negli enti regionali e nelle partecipate Capitolo XI - L’ATTIVITÀ CONTRATTUALE 1. Le principali novità legislative 2. La programmazione triennale delle opere pubbliche 2.1. Le opere strategiche 3. Acquisti di servizi e forniture 3.1. Acquisti verdi 3.2. L’acquisizione di beni e servizi nel rendiconto della Regione 4. L’attività contrattuale del Consiglio regionale X INDICE DELLE TABELLE E DEI GRAFICI VOLUME I CAPITOLO I - I L BILANCIO REGIONALE Tab. Tab. Tab. Tab. 1 2 3 4 - Tab. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Tab. 5 1 6 7 8 9 2 10 - Tab. Tab. Tab. 11 12 13 - Tab. Tab. 14 15 - Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 16 17 18 19 20 21 22 23 24 25 - NELL’ECONOMIA DELLA REGIONE Il quadro macroeconomico in Italia. Principali indicatori economici, confronto Italia - Regione Toscana. Previsioni per l'economia italiana - Pil e principali componenti. Anni 2013-2016. Gli impegni di spesa della Regione Toscana e la loro incidenza sul Pil regionale: serie storica. Il numero di imprese totali in Italia e in Toscana: andamento 2011-2013. Produzione del settore costruzioni – Toscana. I Permessi di costruire nel confronto Toscana-Italia: serie storica 2003-2010. Agroalimentare: andamento dell’export - confronto 2012-2013. Tasso di occupazione regionale-popolazione tra i 15 e i 64 anni. Disoccupati e tasso di disoccupazione per genere in Toscana (15 e più) 2009- 2013. Pil a prezzi correnti per abitante nelle regioni italiane - Anno 2012. Giovani Neet (Not in education, employment or training) di 15-29 anni, per regione. Anni 2006-2013. Spesa pubblica delle amministrazioni locali in Toscana al netto della spesa per interessi. Spesa pubblica per investimenti – confronto Toscana-RSO-Italia. La spesa pubblica delle amministrazioni locali in Toscana: dettaglio per Regione, Province, Comuni. La spesa pubblica nelle Regioni italiane per tipologia - pagamenti totali - anno 2013. Indicatori per le entrate e le spese delle Regioni italiane, media ponderata a tutto il periodo - confronto 2012-2013. Accertamenti nei bilanci regionali – dettaglio per alcune Regioni a statuto ordinario. Impegni – dettaglio per alcune Regioni a statuto ordinario. L’indebitamento totale delle Regioni – in valore assoluto ed incidenza pro capite. L’indebitamento totale delle Regioni - Incidenza debito/Pil. L’indebitamento totale delle Regioni - dettaglio per composizione e tipologia. Il debito delle amministrazioni locali. Totale indebitamento nei Comuni e nelle Province toscane. L'indebitamento della Regione Toscana - Anni 2010–2013. L'indebitamento della Regione Toscana - dettaglio per tipologia di debito. Il costo del servizio al debito: spesa per il rimborso di prestiti. CAPITOLO III – LE MANOVRE DI FINANZA PUBBLICA E LA FINANZA REGIONALE PARTE PRIMA LE MANOVRE FINANZIARIE DELLO STATO E IL LORO IMPATTO SULLA FINANZA REGIONALE Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Tab. Fig. Tab. 1 - Riepilogo effetti sulla spesa delle principali manovre di finanza pubblica adottate dal 2008 per sotto settore PA. 2 - Riepilogo effetti sulla spesa delle principali manovre di finanza pubblica adottate dal 2008 per enti del comparto amministrazioni locali. 1 - Il contributo richiesto alle regioni dalle manovre finanziarie 2009-2013. 2 - Il contributo richiesto alla Regione Toscana dalle manovre finanziarie 2009-2013. 3 - La distribuzione delle tipologie di intervento all’interno delle manovre. 3 - Impatto delle manovre Stato sul Pil regionale (al netto della sanità). 4 - Manovre 2009-2013 - I tagli al settore sanitario. 5 - Fabbisogno riconosciuto per la sanità nel quinquennio 2009-2013. 6 - Stima delle ripercussioni delle manovre sanitarie sulla Regione. 7 - Risorse disponibili per la sanità. 8 - Il finanziamento del servizio sanitario regionale. 9 - Entrate provenienti dallo Stato. 10 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali liberi correnti. 11 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali correnti vincolati. 4 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali correnti vincolati. 12 - Accertamenti entrate da trasferimenti in conto capitale vincolati - Ripartizione per strategie. 5 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali in conto capitale vincolati. 13 - Patto di stabilità interno: obiettivi e risultati. XI Tab. Tab. Tab. Tab. 14 15 16 17 - Applicazione del Patto di stabilità nel triennio 2011-2013. Principali variazioni intervenute sulle voci escluse dai conteggi del Patto 2011-2013. Aliquote IRAP e addizionale IRPEF nelle regioni - Anno 2013. La compartecipazione alla spesa sanitaria nel 2013. PARTE SECONDA LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. 6 18 7 19 8 9 10 - Fig. Fig. Fig. 11 12 13 - Tab. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. 20 14 15 16 17 18 19 20 21 22 21 22 Fig. 23 - Fig. Fig. 24 25 - Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 23 24 25 26 27 28 29 30 - - Rappresentazione grafica del ciclo di programmazione nel vecchio e nuovo ordinamento. Piani attuativi per macro-area. PRS 2011/15 – Struttura. Quadro finanziario delle risorse 2011-2013 – PRS. Totale risorse PRS per aree tematiche. Totale risorse PRS per fonti di finanziamento. Area 1- Competitività del sistema regionale e capitale umano - Articolazione delle risorse per politiche. Area 2 - Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione - Risorse per politiche. Area 3 -Diritti di cittadinanza e coesione sociale - Risorse per politiche. Area 4 - Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana - Risorse per politiche. Quadro finanziario delle risorse 2011-2013 – PRS – parte investimenti. Totale risorse investimenti PRS per aree tematiche. Totale risorse investimenti PRS per fonti di finanziamento. Totale risorse investimenti Area 1 per politiche. Totale risorse investimenti Area 2 per politiche. Totale risorse investimenti Area 3 per politiche. Totale risorse investimenti Area 4 per politiche. Schema struttura DPEF. Struttura del DPEF. Quadro finanziario delle risorse 2013 – DPEF. Totale risorse DPEF 2013 per aree tematiche. Area 1 - DPEF 2013 - Competitività del sistema regionale e capitale umano - Ambiti di intervento. DPEF 2013 Area 2 - Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione - Ambiti di intervento. DPEF 2013 Area 3 - Diritti di cittadinanza e coesione sociale - Ambiti di intervento. DPEF 2013 Area 4 - Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana - Ambiti di intervento Elenco dei piani e loro approvazione al 31 dicembre 2013. PRS - Politiche di intervento in ordine di rilevanza economica. DPEF - Ambiti di intervento in ordine di rilevanza economica. Coerenza previsionale/finanziaria PRS-DPEF. DPEF/piani Area 1. DPEF/piani Area 3. DPEF/piani Area 4. Prospetto di rimodulazione PRSE. PARTE TERZA I L BILANCIO PREVENTIVO Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. 31 32 33 34 26 27 35 - Tab. 36 - Tab. Tab. Fig. 37 38 28 - Quadro di raffronto delle risorse e degli impieghi ipotizzati nel DPEF e previsti in bilancio. Quadro di raffronto delle risorse libere previste nei bilanci 2011, 2012 e 2013. Quadro di raffronto degli impieghi delle risorse libere previsti nei bilanci 2011, 2012 e 2013. Quadro riepilogativo delle previsioni iniziali di competenza dei bilanci 2011, 2012 e 2013. Previsioni iniziali di entrata di competenza 2013. Previsioni iniziali di spesa di competenza 2013. Quadro di raffronto degli impieghi previsti nei bilanci 2011, 2012 e 2013: classificazione economica di 1° livello. Risultati differenziali in sede di previsione 2011, 2012 e 2013 (art. 17, comma 8, l.r. 6 agosto 2001, n. 36). Entrate proprie e derivate. Bilancio di previsione di competenza 2013 – Previsioni iniziali e definitive. Previsioni iniziali e finali di entrata del bilancio 2013. XII Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. 29 - Previsioni iniziali e finali di spesa del bilancio 2013. 39 - Bilancio di previsione 2013 – Previsioni iniziali, variazioni e previsioni definitive della competenza. 40 - Bilancio di previsione 2013 – Previsioni iniziali, variazioni e previsioni definitive della cassa. 41 - Equilibri di bilancio – Quadro generale anno 2013. 42 - Limiti quantitativi all’indebitamento (previsioni definitive 2013). PARTE QUARTA I L PATTO DI STABILITÀ INTERNO Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Tab. Tab. Fig. Tab. Tab. 43 44 45 46 47 48 30 49 50 31 51 52 - Andamento obiettivo e spese finali. Variazioni obiettivo programmatico 2009-2013. Patto di stabilità interno 2013 - competenza finanziaria. Patto di stabilità interno 2013 - competenza eurocompatibile. Pagamenti in conto capitale ai fini del patto. Andamento spese finali 2009-2013 – Impegni. Andamento spese finali 2009-2013 – Impegni. Spazio patto ceduto dalla Regione 2011-2013. Cessione spazi patto 2013 dalla Regione. Cessione spazi patto 2013 dalla Regione. Patto regionale orizzontale 2013 – Comuni. Patto regionale orizzontale 2013 – Province. VOLUME II CAPITOLO IV – I RISULTATI DEL RENDICONTO GLI EQUILIBRI COMPLESSIVI DELLA GESTIONE Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Tab. 1 2 3 4 5 6 7 8 9 1 10 - Entrate anni 2011–2013. Spese anni 2011–2013. Il saldo finanziario 2013. Equilibri della competenza. La gestione dei residui: anni 2011-2013. Avanzo/disavanzo sostanziale di amministrazione nel triennio 2011-2013. Gestione di cassa – anni 2011-2013. Saldi finanziari - anni 2011-2013. Andamento dei saldi di cassa e dei residui attivi e passivi. Anni 2008-2013. Andamento dei saldi di cassa e dei residui attivi e passivi. Anni 2008-2013. Risultati differenziali. Anni 2011–2013. PARTE PRIMA LE ENTRATE Tab. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Fig. 11 2 3 4 5 6 7 12 8 9 10 13 11 - Totale delle entrate al netto delle contabilità speciali. Anni 2011-2013. Titolo I – Andamento delle entrate – Periodo 2009-2013. Titolo II – Andamento delle entrate – Periodo 2009-2013. Titolo III – Andamento delle entrate – Periodo 2009-2013. Titolo IV – Andamento delle entrate – Periodo 2009-2013. Titolo V – Andamento delle entrate – Periodo 2009-2013. Velocità di riscossione delle entrate nel periodo 2009-2013. Entrate tributarie in valore assoluto e indicatori. Andamento delle previsioni definitive dei titoli di entrata. Andamento delle riscossioni dei titoli di entrata. Le entrate totali al netto delle contabilità speciali – Periodo 2009-2013. Capacità di accertamento delle entrate nel periodo 2009-2013. Capacità di accertamento delle entrate nel periodo 2009-2013. XIII Tab. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 14 12 15 16 17 18 19 20 21 - Velocità di riscossione delle entrate nel periodo 2009-2013. Velocità di riscossione delle entrate nel periodo 2009-2013. Indebitamento autorizzato nel bilancio preventivo. Andamento debito regionale. La struttura del debito regionale. Situazione debitoria. Analisi della struttura del debito con oneri a carico della Regione in base al tipo di tasso. Derivati finanziari in essere al 31/12/2013. Oneri per i derivati. PARTE SECONDA LE SPESE Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 22 - Spese per titoli. Anni 2009-2013. 23 - Spese correnti e d’investimento suddivise per strategie. Anni 2011-2013. 24 - Incidenza percentuale delle strategie sul totale delle spese al netto delle contabilità speciali. Anni 2011-2013. 25 - Incidenza percentuale delle strategie sul totale delle spese al netto delle contabilità speciali. Spese correnti e d’investimento. Anni 2011-2013. 26 - Riclassificazione del rendiconto 2013 per piani e programmi. PARTE TERZA LE STRATEGIE La strategia istituzionale Tab. Tab. Tab. Fig. Fig. 27 28 29 13 14 - Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Tab. Tab. Tab. 15 30 16 17 31 18 19 32 20 21 33 22 23 34 24 35 36 37 - Piano integrato per l'attività internazionale – Quadro finanziario. Strategia istituzionale – Periodo 2011-2013 – Variazioni in valore assoluto. Strategia istituzionale – Variazioni e indicatori finanziari 2011-2013. Strategia istituzionale - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Strategia istituzionale - Andamento degli impegni di spesa per funzione obiettivo - triennio 2011-2013. Strategia istituzionale - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 11 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 11 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011–2013. FO 11 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 12 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 12 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 12 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 13 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 13 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 13 - Struttura degli impegni impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 14 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 14 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 14 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Composizione della spesa della strategia istituzionale. Strategia istituzionale – Classificazione economica della spesa. Anno 2013. Amministrazioni locali destinatarie dei pagamenti a valere sulla Strategia istituzionale. Spese per organi istituzionali. Indennità degli organi del Collegio dei revisori dei conti. La strategia sociale Riq. Tab. Tab. Fig. Tab. Fig. 1 38 39 25 - Le azioni programmate nel settore sociale Strategia sociale – Periodo 2011-2013 – Variazioni in valore assoluto. Strategia sociale – Variazioni e indicatori finanziari 2011-2013. Strategia sociale – Andamento degli impegni di spesa per funzione obiettivo triennio 2011 2013. 40 - Strategia sociale - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 26 - Strategia sociale - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. XIV Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 27 41 42 28 29 43 30 31 44 32 33 45 34 35 46 36 37 47 38 39 48 49 50 51 52 53 54 55 56 57 58 59 - Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Graf. Tab. 60 61 62 63 64 1 65 - Tab. Tab. 66 67 - Fig. Tab. Tab. Tab. Fig. 40 68 69 70 41 - Strategia sociale - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Strategia sociale - Peso delle funzioni obiettivo sul totale impegni della Strategia. FO 21 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 21 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 21 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 22 – Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 22 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 22 – Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 23 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 23 –Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 23 – Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011 – 2013. FO 24 – Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 24 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 24 – Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 25 – Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 25 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 25 – Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 26 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 26 – Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 26 – Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013 Composizione della spesa Strategia sociale. Amministrazioni locali destinatarie dei pagamenti a valere sulla Strategia sociale Disavanzi regionali. Disavanzi sanitari in percentuale del finanziamento effettivo regionale. Ritardo nei pagamenti anni 2009-2011. Verifica vincolo di crescita. Valore della produzione. Contributi in conto esercizio. Costi di produzione. Graduatoria monitoraggio LEA. Griglia di valutazione LEA per la Toscana. Posti letto per acuti x 1.000 abitanti nel 2012 (raffronto tra tetto ministeriale e tasso effettivo). Tasso di ospedalizzazione acuti per 1.000 residenti. Indicatori di efficienza dell’attività di ricovero. Indicatori di appropriatezza medica. Indicatori di appropriatezza chirurgica. Indicatori di qualità delle cure. Raffronto interregionale dei sistemi di cure ospedaliere Volumi di prestazioni rilevate nel flusso SPA per tutte le tipologie di accesso - Anni 20102013. Volumi di prestazioni rilevate nel flusso SPA per modalità di accesso – Anni 2012-2013. Volumi di prenotazioni rilevate nel flusso TAT per tutte le tipologie di accesso - Anni 20102013. Copertura CUP dell'insieme delle prestazioni di specialistica ambulatoriale. Ricoveri ospedalieri programmati chirurgici – Anno 2013. Rilevazione libera professione intramoenia. Piano Ospedali – Fonti di finanziamento. Piano Ospedali – Erogazioni. La strategia territoriale Tab. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. 71 - Strategia territoriale – Periodo 2011-2013 – variazioni in valore assoluto. 72 - Strategia territoriale – Variazioni e indicatori finanziari 2011-2013. 42 - Strategia territoriale - Andamento degli impegni di spesa per funzioni obiettivo - triennio 2011/2013. 73 - Strategia territoriale - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 43 - Strategia territoriale - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 44 - Strategia territoriale - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 74 - Strategia territoriale - Peso delle funzioni obiettivo sul totale impegni della Strategia. 75 - FO 31 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 45 - FO 31 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 46 - FO 31 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 76 - FO 32 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 47 - FO 32 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 48 - FO 32 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. XV Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 77 49 50 78 51 52 79 53 54 55 80 81 82 83 84 85 - FO 33 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 33 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 33 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 34 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 34 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 34 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Composizione della spesa della Strategia territoriale. Strategia territoriale – Classificazione economica della spesa – anno 2011. Strategia territoriale - Classificazione economica della spesa – anno 2012. Strategia territoriale – Classificazione economica della spesa – anno 2013. Strategia territoriale. Fonti di finanziamento 2013. Amministrazioni locali destinatarie dei pagamenti a valere sulla Strategia territoriale. Correlazione tra linee di intervento del DPEF e funzioni obiettivo. Anno 2013. Strategia territoriale e DPEF. Correlazione tra le linee di intervento e le strategie di bilancio. Stato di attuazione delle linee di intervento del DPEF e delle funzioni obiettivo. Anno 2013. Piano 2003-2007 - Intervento SS 69 lotti I e II - Variante riva destra dell'Arno - Provincia di Arezzo La strategia ambientale Tab. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 86 - Strategia ambientale – Periodo 2011-2013 – Variazioni in valore assoluto. 87 - Strategia ambientale- Variazioni e indicatori 2011-2013. 56 - Strategia ambientale - Andamento degli impegni di spesa per funzioni obiettivo - triennio 2011/2013. 88 - Strategia ambientale - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 57 - Strategia ambientale - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011 – 2013. 58 - Strategia ambientale - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 89 - Strategia ambientale - Peso delle funzioni obiettivo sul totale impegni della Strategia. 90 - FO 41 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 59 FO 41 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 60 - FO 41 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 91 - FO 42 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 61 - FO 42 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 62 - FO 42 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 92 - FO 43 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2012. 63 - FO 43 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 64 - FO 43 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. 93 - Composizione della spesa della Strategia ambientale. 65 - Strategia ambientale – Classificazione economica della spesa – anno 2011. 66 - Strategia ambientale – Classificazione economica della spesa – anno 2012. 67 - Strategia ambientale – Classificazione economica della spesa – anno 2013. 94 - Strategia ambientale. Fonti di finanziamento 2013. 95 - Articolazioni organizzative riferibili alla strategia ambientale. 96 - Beneficiari di trasferimenti per la Strategia ambientale – Pagamenti totali 2013. 97 - Beneficiari di trasferimenti per la Strategia ambientale – normativa di riferimento. 98 - Risultati di gestione della ARRR S.p.A. 99 - Conto economico ARPAT –bilancio di previsione 2013 e consuntivo 2012-2011. 100 - Serie storica 2010-2013 di costi e ricavi della produzione nel bilancio ARPAT. 101 - Costo del personale impiegato da ARPAT – dati di preconsuntivo 2013 e di bilancio consuntivo 2012 e 2011. 102 - Benchmarking con Agenzie ambientali di altre regioni italiane - dati 2013. 103 - Benchmarking con Agenzie ambientali di altre regioni italiane - dati 2013. 104 - I trasferimenti ad ARPAT inseriti nel rendiconto della Regione Toscana - dettaglio pagamenti totali 2011-2013. 105 - Strategia ambientale. Stanziamenti 2013 per funzioni obiettivo e linee di intervento DPEF. 106 - DPEF 2013. Linee di intervento e strategie. 107 - Strategia ambientale. Linee di intervento DPEF 2013. Analisi finanziaria. La strategia economica Tab. 108 - Strategia economica – Periodo 2011-2013 – Variazioni in valore assoluto. Tab. 109 - Strategia economica – Variazioni e indicatori finanziari 2011-2013. Fig. 68 - Strategia economica - Andamento degli impegni di spesa per funzione obiettivo - triennio 2011-2013. XVI Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 110 69 70 111 112 71 72 113 73 74 114 75 76 115 77 78 116 79 80 117 81 82 83 118 119 120 121 122 123 124 125 126 - Strategia economica - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - Strategia economica - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013 - Strategia economica - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Strategia economica - Peso delle funzioni obiettivo sul totale impegni della Strategia. - FO 51 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 51 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011 – 2013. FO 51 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 52 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 52 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011 – 2013. - FO 52 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 53 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 53 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011 – 2013. FO 53 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 54 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 54 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. FO 54 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 55 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 55 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - FO 55 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. - Composizione della spesa della Strategia economica. - Strategia economica - Classificazione economica della spesa. Anno 2011. - Strategia economica - Classificazione economica della spesa. Anno 2012. - Strategia economica - Classificazione economica della spesa. Anno 2013. - Strategia economica. Fonti di finanziamento 2013. - Amministrazioni locali destinatarie dei pagamenti a valere sulla Strategia economica. - I piani della Strategia economica. Stanziamenti definitivi di competenza 2013. - Piani e programmi regionali collegati alla Strategia economica. Stanziamenti 2013. - Strategia economica. Dati del rendiconto 2013. - PRSE. Quadro finanziario delle risorse e stato di attuazione. - I piani delle politiche agricole e forestali. - PRAF. Quadro finanziario delle risorse e stato di attuazione. - Piano regionale per la cittadinanza di genere. Quadro finanziario delle risorse e stato di attuazione. Tab. 127 - Gli strumenti di ingegneria finanziaria attivati in Toscana. Tab. 128 - Strumenti di Ingegneria Finanziaria attivati dal FESR al 31.12.2013 per tipologia di destinatari (escluso confidi). La strategia culturale e formativa Tab. 129 - Strategia culturale e formativa – Periodo 2011-2013 – Variazioni in valore assoluto. Tab. 130 - Strategia culturale e formativa – Variazioni e indicatori finanziari 2011-2013. Fig. 84 - Strategia culturale e formativa - Andamento degli impegni per funzione obiettivo - triennio 2011-2013. Tab. 131 - Strategia culturale e formativa - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 85 - Strategia culturale e formativa - Andamento impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 86 - Strategia culturale e formativa - Struttura impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Tab. 132 Strategia culturale e formativa - Peso delle funzioni-obiettivo sul totale impegni della Strategia. Tab. 133 FO 61 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 87 FO 61 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 88 - FO 61 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Tab. 134 - FO 62 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 89 - FO 62 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 90 - FO 62 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Tab. 135 - FO 63 - Impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 91 - FO 63 - Andamento degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Fig. 92 - FO 63 - Struttura degli impegni di spesa nel triennio 2011-2013. Tab. 136 - Composizione della spesa della Strategia culturale e formativa. Fig. 93 - Strategia culturale e formativa - Classificazione economica della spesa. Anno 2011. Fig. 94 - Strategia culturale e formativa - Classificazione economica della spesa. Anno 2012. Fig. 95 - Strategia culturale e formativa - Classificazione economica della spesa. Anno 2013. Tab. 137 - Strategia culturale e formativa. Fonti di finanziamento 2013. Tab. 138 - Amministrazioni locali destinatarie dei pagamenti della Strategia culturale e formativa. Tab. 139 - Conto economico ARDSU, consuntivi 2011-2012 e previsionale 2013. Tab. 140 - Costo del personale ARDSU – Bilancio di previsione 2013 e consuntivi 2011-2012. Tab. 141 - Personale ARDSU, principali dati riferiti al bilancio di previsione 2013. XVII Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 142 143 144 145 146 147 148 - Trasferimenti ad ARDSU: dettaglio pagamenti nel triennio 2011-2013. I piani della strategia culturale. Stanziamenti definitivi di competenza 2013. Piani e programmi regionali collegati alla strategia culturale. Stanziamenti 2013. Strategia culturale. Dati del rendiconto 2013. PIGI. Quadro finanziario delle risorse e stato di attuazione. Piano integrato della cultura (PIC). Quadro finanziario delle risorse e stato di attuazione. Piano integrato della cultura (PIC) – stralcio 2012. Quadro finanziario delle risorse e stato di attuazione. Tab. 149 - Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica dell'attività sportiva e motorio-ricreativa. Tab. 150 - Obiettivi e Azioni del Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie 2012-2015. Tab. 151 - Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie 2012 2015: esito del monitoraggio al 31.12.2013. PARTE QUARTA I RESIDUI Fig. Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. 96 97 152 98 153 99 100 101 102 103 104 154 105 106 155 107 156 108 157 109 110 111 158 112 113 159 114 - Residui attivi periodo 2009-2013. Residui attivi periodo 2009-2013 al netto delle contabilità speciali. Gestione dei residui attivi – anni 2009-2013. Andamento dei residui attivi. Periodo 2009-2013. Residui attivi pregressi e di nuova formazione. Anni 2011-2013 . Residui attivi - Titolo I. Residui attivi - Titolo II. Residui attivi – Titolo III. Residui attivi – Titolo IV. Residui attivi - Titolo V. Residui attivi totali. Residui attivi per anno di provenienza rendiconto 2013. Residui attivi per anno di provenienza rendiconto 2013. Giacenze di cassa e andamento residui attivi totali. Periodo 2009–2013. Residui passivi. Anni 2009-2013. Residui passivi da riportare per titoli. Anni 2009-2013. Residui passivi per anno di provenienza rendiconto 2013. Residui passivi per anno di provenienza rendiconto 2013. Residui passivi pregressi e di nuova formazione. Anni 2011-2013. Residui passivi – Titolo I. Residui passivi- Titolo II. Residui passivi – Totale. Residui passivi totali suddivisi per strategie. Anni 2009-2013. Residui passivi totali suddivisi per strategie. Anni 2009-2013. Incidenza residui passivi sul totale. Anni 2009-2013. Residui perenti. Anni 2009-2013. Composizione dei residui perenti per titoli. Anni 2009-2013. Volume III CAPITOLO V - I Tab. Tab. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. Fig. NESSI CON LA FINANZA LOCALE 1 - I trasferimenti della Regione Toscana agli enti delle Amministrazioni locali. Anni 2012 e 2013. 2 - I trasferimenti agli enti locali: dettaglio spese correnti e in conto capitale Anni 2008-2013. 1 - Andamento dei trasferimenti della Regione agli Enti Locali (pagamenti totali). 2 - I trasferimenti agli enti locali: risorse libere e risorse vincolate per l’anno 2013. 3 - I trasferimenti agli enti locali: risorse libere e risorse vincolate per l’anno 2012. 4 - I trasferimenti agli enti locali: confronto 2012-2013 per risorse libere e risorse vincolate. 5 - I trasferimenti agli enti locali nel 2013: le fonti di finanziamento delle risorse. 6 - I trasferimenti agli enti locali nel 2013: composizione per strategia. XVIII Tab. Fig. Tab. 3 7 4 - Fig. 8 - Tab. Fig. 5 9 - Tab. Tab. Tab. Tab. 6 7 8 9 Tab. Tab. 10 11 - Tab. Tab. 12 13 - Tab. 14 - Tab. 15 - Tab. Tab. 16 17 - Tab. Tab. 18 19 - Tab. Tab. 20 21 Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 22 23 24 25 26 - - I trasferimenti agli enti locali per strategia. Anni 2012-2013. I trasferimenti agli enti locali per strategia: confronto 2012-2013. I trasferimenti agli enti locali per strategia: spesa corrente e spesa in conto capitale. Anno 2013. I trasferimenti agli enti locali per strategia nel 2013: dettaglio spese correnti e spese in conto capitale. I trasferimenti agli enti locali per strategia: risorse libere e risorse vincolate Anno 2013. I trasferimenti agli enti locali per strategia nel 2013: dettaglio risorse libere e risorse vincolate. Le entrate aggregate delle Province toscane: dettaglio degli accertamenti 2012. Le entrate aggregate dei Comuni toscani: dettaglio degli accertamenti 2012. I trasferimenti agli enti locali per strategia: incidenza sul totale dei pagamenti. Anno 2013. Strategia territoriale: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Strategia territoriale: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. Strategia istituzionale: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Strategia istituzionale: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. Strategia culturale e formativa: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Strategia culturale e formativa: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. Strategia sociale: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Strategia sociale: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. Strategia ambientale: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Strategia ambientale: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. Strategia economica: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Strategia economica: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. Amministrazione regionale: serie storica 2011-2013 dei trasferimenti regionali agli enti locali. Pagamenti totali. Amministrazione regionale: dettaglio dei principali trasferimenti agli enti locali. Anno 2013. I principali destinatari dei trasferimenti agli enti locali territoriali. Anno 2013. I principali destinatari per tipologia di trasferimento. Anno 2013. Anticipazione di liquidità ricevuta dalla Regione Toscana ai sensi del d.l. 35/2013. I pagamenti effettuati dalla Regione Toscana ai sensi dell'art. 2 del d.l. 35/2013. CAPITOLO VI - I L CONTO DEL PATRIMONIO Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 1 2 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 - Conto generale riassuntivo del patrimonio. Conto del patrimonio. Attività del patrimonio. Passività del patrimonio. Attività finanziarie. Beni mobili ed immobili. Beni immobili. Contratti stipulati nell’esercizio 2013. Proventi del patrimonio regionale. Attività diverse poste rettificate. Residui passivi. Passività. CAPITOLO VII - LE PARTECIPAZIONI Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. REGIONALI 1 - Partecipazioni della Regione Toscana per settore di appartenenza. 1 - Elenco società partecipate dalla Regione Toscana. 2 - Valore partecipazioni per settore economico - Percentuale sul totale del portafoglio regionale. 3 - Valore partecipazioni azionarie detenute dalla Regione (dati in euro). 2 - Conto del patrimonio della Regione Toscana: Conto C allegato G prima parte. 4 - Attivo Conto del Patrimonio Regione Toscana. XIX Tab. Fig. Tab. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Tab. 3 5 4 5 6 6 7 8 7 8 9 10 11 9 10 - Fig. Tab. Fig. 12 11 13 - Tab. Tab. 12 13 - Tab. Tab. 14 15 - Il personale delle società partecipate. Personale società 2012-2013. Partecipazioni in altre società Entrate da dividendi su azioni 2011-13. Andamento entrate da dividendi su azioni 2011-13. Trasferimenti regionali erogati a società partecipate (pagamenti). Pagamenti per programmi o acquisizione di beni e servizi. Pagamenti erogati alle società partecipate - periodo 2011-13. Pagamenti alle società partecipate per strategia anno 2013. Fondazioni partecipate dalla Regione Toscana. Valore delle partecipazioni della Regione nelle fondazioni. Contributi in conto esercizio 2011 e 2012 erogati dalla Regione alle fondazioni. Contributi in conto esercizio alle fondazioni – 2012. Associazioni partecipate dalla Regione Toscana. Erogazioni ad Associazioni partecipate dalla Regione Toscana 2013 (escluso quote associative). Soci di Fidi Toscana. Società partecipate di Fidi Toscana. Partecipazioni detenute da Fidi Toscana S.p.A. (percentuale calcolata sul valore del portafoglio di Fidi Toscana). Andamento economico delle società partecipate da Fidi Toscana. Risultato d'esercizio delle principali società partecipate da Fidi Toscana esercizi 2010 – 2011. Risultato di gestione Fidi Toscana (2010–2012). Composizione della voce 170 del Bilancio di Fidi Toscana “Utili o perdite delle partecipazioni (Bilancio 2012)”. CAPITOLO VIII - I FONDI Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Tab. Tab. 1 2 3 4 1 5 6 EUROPEI E IL FAS - Avanzamento finanziario complessivo da aggiornare al 31/12/2013. Avanzamento finanziario del POR CreO FESR. Avanzamento finanziario POR CRO FSE. Valori della spesa certificata (al 31.12.2013). Andamento dei valori della spesa (al 31.12.2013). - Avanzamento finanziario del Programma di sviluppo rurale (FEASR). - Avanzamento Piano finanziario FAS-FSC. CAPITOLO IX - L’ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA REGIONALE Tab. Tab. Tab. Tab. Tab. 1 2 3 4 5 Tab. Tab. Tab. 6 7 8 - Tab. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Tab. 9 10 11 1 2 12 13 14 15 3 4 16 5 17 - - Composizione della Giunta dall’inizio della legislatura a tutto il 31/12/2013. Struttura organizzativa della Giunta regionale. Evoluzione della Direzione generale “Presidenza” da inizio legislatura. Struttura della Direzione generale “Organizzazione”. Struttura della Direzione generale “Competitività del sistema regionale e sviluppo delle competenze”. Struttura della Direzione generale “Diritti di cittadinanza e coesione sociale”. Struttura della Direzione generale “Governo del territorio”. Struttura della Direzione generale “Politiche mobilità, infrastrutture e trasporto pubblico locale”. Struttura della Direzione generale “Politiche ambientali, energia e cambiamenti climatici”. Struttura della Avvocatura. Evoluzione della struttura organizzativa da inizio legislatura. Organigramma ARPAT. Organigramma ARDSU. Unità organizzative delle agenzie ed enti regionali. Personale assegnato alle agenzie ed enti regionali. Pagamenti dell’anno 2013 ad enti ed agenzie. Contributi dei singoli assessorati al bilancio 2013. Contributo dei singoli assessorati al bilancio 2013. Presidenza – Contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 della Presidenza della Giunta. Assessorato al diritto alla salute – contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato al diritto alla salute. XX Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. 6 18 7 19 8 - Tab. Fig. Tab. Fig. 20 9 21 10 - Tab. Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. 22 11 23 12 24 13 - Tab. Fig. 25 14 - Tab. Fig. Tab. Tab. 26 15 27 28 - Assessorato alla Presidenza - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato alla Presidenza. Assessorato alle infrastrutture e mobilità - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato alle infrastrutture e mobilità. Assessorato alle attività produttive, formazione e lavoro - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato attività produttive, formazione e lavoro. Assessorato alla scuola, ricerca ed università - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato alla scuola, ricerca ed università. Assessorato al welfare e alle politiche per la casa - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato al welfare e politiche per la casa. Assessorato all’agricoltura - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato all’agricoltura. Assessorato all’ambiente ed energia - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato all’ambiente ed energia. Assessorato alla cultura, turismo e commercio - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato alla cultura, turismo e commercio. Assessorato all’urbanistica e pianificazione del territorio - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 dell’Assessorato all’urbanistica e pianificazione del territorio. Giunta regionale - contributi alle strategie del rendiconto 2013. Impegni da rendiconto 2013 della Giunta regionale. Contributo delle Direzioni Generali al bilancio 2013. CAPITOLO X - I L PERSONALE REGIONALE Tab. Tab. Tab. Fig. Fig. Fig. Tab. Fig. Tab. Fig. Tab. Tab. Tab. Tab. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Fig. Fig. 1 - Regioni a statuto ordinario - Consistenza media* del personale rispetto alla popolazione in età lavorativa. 2 - Consistenza dei dirigenti a tempo determinato e indeterminato. 3 - Dotazione organica della Giunta e del Consiglio regionale. 1 - Dotazione personale di Giunta e Consiglio regionale. 2 - Dotazione personale di Giunta. 3 - Dotazione personale di Consiglio. 4 - Consistenza e composizione del personale – Variazione triennio 2011-2013. 4 - Consistenza e composizione personale. 5 - Consistenza del personale - Incidenza sul totale. 5 - Consistenza del personale complessivo 2011-2013. 6 - Assunzioni/cessazioni dei dirigenti e del personale a tempo indeterminato. 7 - Spesa per le retribuzioni del personale. 8 - Andamento spesa per retribuzioni 2011-13. 9 - Spesa per retribuzioni e retribuzione media annua. 6 - Spesa per il personale - Andamento degli impegni 2009-2013. 10 - Spesa di personale per strategie – Impegni . 7 - Andamento spesa di personale 2009-2013 per strategie. 8 - Spesa di personale per strategie - impegni 2013. 11 - Spesa di personale 2009-2013. 12 - Spesa/Costo del personale complessivo 2012 . 9 - Spesa/Costo del personale consolidato 2012. 10 - Costo del personale enti dipendenti e agenzie regionali. 11 - Costo del personale delle società partecipate attribuibile alla Regione 12 - Costo del personale delle aziende sanitarie. Capitolo XI - L’ATTIVITÀ CONTRATTUALE Tab. Tab. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. 1 2 3 1 2 4 5 - Quadro delle risorse disponibili. Interventi programmati 2013-2015. Contratti per lavori pubblici 2013 . Contratti di lavori pubblici 2013 - percentuale atti suddivisa per procedura di scelta. Contratti di lavori pubblici 2013 - percentuale spesa suddivisa per procedura di scelta. Contratti di forniture e servizi programmati nel 2013. Importo contratti stipulati per forniture e servizi. XXI Tab. Fig. Fig. Tab. Fig. Fig. Tab. Tab. Fig. Fig. Fig. 6 3 4 7 5 6 8 9 7 8 9 - Contratti per servizi 2013. Contratti di servizi 2013 - percentuale atti suddivisa per procedura di scelta. Contratti di servizi 2013 - percentuale spesa suddivisa per procedura di scelta. Contratti per forniture 2013. Contratti di forniture 2013 - percentuale atti suddivisa per procedura di scelta. Contratti di forniture 2013 - percentuale spesa suddivisa per procedura di scelta. Acquisti verdi - spesa 2012-2013. Acquisti di beni e servizi - Impegni quinquennio 2009-2013. Spesa per acquisto di beni e servizi 2013 diviso per strategie. Spese per acquisto di beni e servizi - Andamento 2009-2013. Spese per acquisto di beni e prestazioni di servizio - Andamento 2009-13 per strategie. XXII DELIBERAZIONE 3 4 5 6 PREMESSA PREMESSA 1. La Relazione sul rendiconto generale della Regione per l’esercizio finanziario 2013 viene resa al Consiglio regionale in un momento di rilevanti trasformazioni, che riguardano sia le regole di contabilità e finanza pubblica, in coerenza con la disciplina di bilancio introdotta a livello europeo, sia il sistema delle relazioni finanziarie fra lo Stato e le autonomie, le cui esigenze debbono essere coniugate con i ristretti margini consentiti dalla persistente situazione di crisi economica. Benché la Corte costituzionale abbia più volte sottolineato che l’emergenza finanziaria non costituisce motivo per derogare o altrimenti limitare le condizioni di autonomia costituzionalmente garantite alle regioni (sentenze n. 151/2012 e n. 89/2014), non v’è dubbio che queste siano sottoposte a una rilevante tensione finanziaria, in ragione del concorso ad esse richiesto ai fini del generale equilibrio dei conti pubblici. La riduzione delle risorse disponibili, unitamente ai limiti e ai vincoli derivanti dal patto di stabilità interno, hanno determinato, a loro volta, la necessità di rimodulare gli obiettivi delle politiche pubbliche regionali, modificando assetti ed equilibri talvolta consolidati nel tempo. In tale situazione, non par dubbio che le regioni – a prescindere dall’applicazione di specifiche misure di contenimento della spesa derivanti dalla legislazione statale – debbano far luogo, di propria iniziativa e nell’esercizio delle proprie prerogative di autonomia, ad “analisi di qualità” della spesa pubblica (spending review), al duplice scopo di migliorare la performance (in termini di efficienza ed economicità) delle amministrazioni e di conseguire una base consolidata di risparmi da destinare al riequilibrio dei conti. Donde, per altro verso, l’esigenza che i controlli della Corte dei conti sui risultati delle politiche di spesa siano maggiormente orientati a verificare l’utilizzo delle risorse e i risultati conseguiti, anche in termini di riorganizzazione e semplificazione degli apparati pubblici, delle procedure amministrative e contabili, delle tecniche di gestione. Nella Regione Toscana, un importante contributo in tal senso potrà essere fornito sia dall’adeguamento dell’ordinamento contabile regionale alle nuove regole in materia di armonizzazione dei bilanci, sia dall’entrata in vigore – a partire dal 2014 - della nuova legge regionale in materia di programmazione economica e finanziaria (n. 44/2013). Restano da chiarire – come recentemente rilevato dalla Corte (audizione del 6 marzo 2014 presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale) – le connessioni fra l’auspicata ripresa del percorso di attuazione del federalismo fiscale e il processo di coordinamento dinamico della finanza pubblica 3 previsto dalla legge di riforma della contabilità (n. 196/2009): sono, infatti, gli strumenti di programmazione generale (il Documento di economia e finanza-Def e il Piano delle riforme), la legge di stabilità e le leggi collegate, oltre che le misure dei “piani di convergenza”, a dover definire “la dimensione del finanziamento complessivo” delle funzioni spettanti al sistema delle autonomie e, quindi, i margini per esse disponibili. Il tutto, senza escludere misure di rafforzamento dell’autonomia tributaria delle regioni e degli enti locali, adeguatamente coordinata con la pressione fiscale complessiva. 2. La Relazione, sulla base del programma di attività per il 2014, recentemente deliberato dalla Sezione regionale della Corte e trasmesso agli organi regionali (del. n. 9/2014), ha ad oggetto, da una parte, il conto consuntivo, considerato come il documento fondamentale mediante il quale il Governo regionale rende conto all’Assemblea legislativa degli esiti cui è approdata, con l’esecuzione del bilancio, l’attuazione delle politiche pubbliche regionali; dall’altra parte, le tendenze e le prospettive che – nella complessità dell’attuale congiuntura economico-finanziaria – emergono dagli interventi di finanza pubblica nazionali e regionali e dall’evoluzione delle grandezze del bilancio regionale. Il tutto, con la duplice finalità di fornire all’Assemblea legislativa, su di un piano di neutralità e terzietà, una ricostruzione del quadro regionale di finanza pubblica e di contribuire alle esigenze del coordinamento finanziario mediante l’elaborazione di dati e informazioni sulla realtà regionale, utili alla composizione del quadro complessivo di finanza pubblica. Queste valenze della Relazione riassumono le caratteristiche di fondo del controllo esterno e la sua “funzione ausiliaria” al conseguimento degli obiettivi di efficienza ed economicità dell’azione amministrativa. Ausiliarietà, indipendenza e diretta referenza alle assemblee legislative rappresentano, invero, i caratteri peculiari del controllo esterno che l’art. 100, comma 2, Cost., nella lettura ormai corrente che ne fornisce la Corte costituzionale (v., da ultimo, le sentenze nn. 60/2013, 39 e 40/2014), ha attribuito alla Corte dei conti anche nei confronti delle autonomie regionali (ordinarie e speciali) e degli enti locali. Una lettura – è il caso di rimarcare – che rafforza il ruolo del controllo esterno (e dell’organo che ne è titolare) come elemento fondante del circuito democratico, alla Corte essendo rimesso il compito di sostenere e supportare (appunto, di “ausiliare”) gli organi elettivi, mediante apporti conoscitivi indipendenti, nell’attività di sindacato sulla gestione delle pubbliche risorse che, col bilancio, sono affidate all’amministrazione. Una lettura, altresì, che sottolinea il requisito di necessarietà della funzione di 4 controllo, non rinunciabile neppure dai soggetti costituzionalmente ausiliati (Corte cost., nn. 406/1989 e 302/1995). La relazione di ausiliarietà non è, peraltro, limitata alle assemblee legislative, ma si estende alle stesse amministrazioni, poiché ad esse – alle loro strutture, ai titolari dei poteri d’indirizzo e di gestione – è intestata la responsabilità per il perseguimento degli obiettivi che formano oggetto delle gestioni sottoposte a controllo e, quindi, l’obbligo di esercitare le relative funzioni – oltre che nel rispetto dei principi di imparzialità e buon andamento e, quindi, di sana e regolare gestione – secondo le regole, ormai costituzionalizzate, dell’“equilibrio dei bilanci” e della “sostenibilità del debito” (art. 97, comma 1, Cost., introdotto dalla l. cost. n. 1/2012). 3. In entrambe le direzioni appena indicate – quella delle assemblee legislative e quella delle amministrazioni – si è andata delineando, a partire dal 2012, una serie di mutamenti nell’assetto dei controlli, che riflette le esigenze di rigore finanziario e la straordinarietà delle misure di contrasto alla crisi economica, assunte a livello nazionale ed europeo. In tale ambito, infatti, le verifiche e i riscontri delle istituzioni superiori di controllo – intese come autorità terze e indipendenti dai governi nazionali – sono considerati come garanzia irrinunciabile della serietà e della coerenza con cui agli Stati è richiesto di operare nei processi di risanamento delle finanze nazionali. È, quindi, evidente – come affermato in più occasioni dalla Corte – che i controlli nazionali poggiano sempre più su di una base eurounitaria, al punto che le regole della nuova governance economica europea (dal Six pack al Fiscal compact) prevedono un nesso strettissimo fra i controlli dell’Unione e i controlli delle autorità nazionali, onde assicurare la rispondenza dei comportamenti finanziari degli Stati alle regole che questi sono impegnati a rispettare; controlli, quindi, in grado di offrire alle istituzioni europee ogni garanzia di affidabilità circa la corretta rappresentazione della situazione finanziaria dei singoli Stati ed, eventualmente, dei loro comportamenti devianti. 4. Su tali presupposti, sono stati introdotti due complessi normativi. Il primo è costituito dalla l. cost. n. 1/2012, che ha posto in Costituzione un insieme di principi a tutela dell’equilibrio strutturale dei bilanci pubblici, e dalla relativa legge di attuazione n. 243/2012 (tali norme sono entrate in vigore il 1° gennaio 2014, ma quelle del Titolo IV della l. n. 243 troveranno applicazione dal 1° gennaio 2016). Con specifico riguardo alle regioni e agli enti locali, sono stabilite le condizioni alle quali può ritenersi realizzato l’equilibrio dei bilanci e quelle alle quali 5 è consentito il ricorso all’indebitamento, le modalità del concorso alla sostenibilità del debito pubblico, i criteri per l’istituzione e la gestione di un apposito “fondo straordinario” per il concorso dello Stato al finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali. Infine, è previsto che la Corte dei conti svolga il controllo successivo sulla gestione dei bilanci delle regioni e degli enti locali (nonché delle amministrazioni pubbliche non territoriali) “ai fini del coordinamento della finanza pubblica e dell’equilibrio dei bilanci”. Va considerato, altresì, che, siccome l’obiettivo del pareggio esige il massimo di concentrazione sulla riduzione della spesa pubblica improduttiva e, dunque, sulla razionalizzazione degli apparati e delle loro funzioni, le norme di cui si parla sono destinate a modificare strutture, procedimenti e comportamenti delle pubbliche amministrazioni, in una logica – del resto – di coerenza e continuità con quella della spending review, cui più sopra si accennava. 5. Il secondo complesso normativo riguarda i controlli sulle amministrazioni regionali – compresi gli enti del servizio sanitario – e locali, previsti dal d.l. n. 174/2012 (convertito dalla l. n. 213/2012). Si tratta di norme che hanno dato vita a un sistema di “sorveglianza preventiva e successiva” sul rispetto degli equilibri finanziari da parte degli enti territoriali, con una disciplina che, esplicitando modalità di controllo già iscritte nella legge fondativa dei controlli sui risultati delle pubbliche gestioni (art. 3, comma 4, della l. n. 20/1994), è coerente e complementare rispetto alla disciplina del pareggio di bilancio. A riguardo di tali norme vanno, altresì, registrati gli interventi della Corte costituzionale con le sentenze nn. 23, 39 e 40/2014. Quanto alle regioni, la loro gestione finanziaria, così come riflessa nei bilanci preventivi e consuntivi, diviene oggetto di controllo da parte delle sezioni regionali della Corte, “per la verifica del rispetto degli obiettivi annuali posti dal patto di stabilità interno, dell’osservanza del vincolo previsto in materia di indebitamento dall’art. 119, comma 6, Cost., della sostenibilità dell’indebitamento e dell’assenza di irregolarità suscettibili di pregiudicare, anche in prospettiva, gli equilibri economicofinanziari degli enti” (a questi fini, le sezioni regionali di controllo della Corte dei conti accertano, altresì, che i rendiconti tengano conto delle partecipazioni in società controllate e alle quali è affidata la gestione di servizi pubblici per la collettività regionale e di servizi strumentali alla Regione, nonché dei risul tati definitivi della gestione degli enti del Servizio sanitario nazionale). Le “modalità e [….] procedure” dell’esame sono quelle già stabilite dall’art. 1, commi 166 ss., l. n. 6 266/2005 (legge finanziaria 2006), in virtù del quale gli organi di revisione economico-finanziaria trasmettono alle sezioni regionali della Corte dei conti, ai fini della tutela dell’unità economica della Repubblica e del coordinamento della finanza pubblica, una relazione sul bilancio di previsione e sul rendiconto dell’esercizio di competenza. Inoltre, il rendiconto regionale è sottoposto – come accade per il rendiconto dello Stato – al “giudizio di parificazione” delle sezioni regionali di controllo, che culmina in una decisione cui si accompagna una relazione (al Consiglio e alla Giunta regionale) nella quale la Corte – com’è già oggi – “formula le sue osservazioni in merito alla legittimità e alla regolarità della gestione e propone le misure di correzione e gli interventi di riforma che ritiene necessari al fine, in particolare, di assicurare l’equilibrio del bilancio e di migliorare l’efficacia e l’efficienza della spesa”. Sempre con riguardo alle regioni sono previsti: - l’elaborazione, da parte del presidente della regione, di una relazione annuale alla sezione regionale di controllo della Corte dei conti, avente ad oggetto la regolarità della gestione, nonché l’efficacia e l’adeguatezza del sistema dei controlli interni. La relazione è, altresì, inviata al presidente del consiglio regionale; - l’elaborazione di una relazione semestrale delle sezioni regionali della Corte ai consigli regionali sulle tecniche di quantificazione degli oneri e sulla tipologia delle coperture finanziarie adottate nelle leggi regionali di spesa; - l’esame dei bilanci preventivi (oltre che, secondo l’attuale disciplina, dei bilanci di esercizio) degli enti che compongono il Servizio sanitario regionale; - l’esercizio di un controllo di regolarità sui rendiconti dei gruppi politici dei consigli regionali. Quanto agli enti locali, il rafforzamento del sistema dei controlli si fonda, anzitutto, sul potenziamento dei controlli interni, nel segno del principio per cui il controllo interno è parte integrante dell’amministrare, talché ne risulta – già per questo aspetto – rinsaldato il legame con il controllo esterno della Corte, avendo questo fra i propri oggetti principali (non solo per gli enti locali) il funzionamento dei controlli interni. E’ previsto, inoltre, che le sezioni regionali della Corte verifichino, con cadenza semestrale, la legittimità e la regolarità delle gestioni dei comuni, ai fini del rispetto delle regole contabili e dell’equilibrio di bilancio di ciascun ente. Ancora, l’accertamento, da parte delle sezioni regionali della Corte, di violazioni o deviazioni rispetto alle regole della sana gestione economico-finanziaria comporta per gli enti – come per le amministrazioni regionali – l’obbligo di adottare misure 7 idonee a rimuovere le irregolarità e a ripristinare le condizioni di sana gestione (e, qualora l’ente non provveda, è preclusa l’attuazione dei programmi di spesa per i quali è stata accertata la mancata copertura o l’insussistenza della relativa sostenibilità finanziaria). Infine, ove gli enti versino in condizioni di squilibrio strutturale, essi hanno facoltà di deliberare un piano pluriennale di risanamento, da sottoporre al controllo della Sezione regionale; ove il piano non sia ritenuto congruente o attendibile, le norme non prevedono alternative al dissesto, ma l’ente è legittimato ad impugnare la pronuncia della Sezione regionale presso le Sezioni riunite (in sede giurisdizionale) della Corte. Si tratta di un impianto di nuova concezione, che pone in relazione fra loro le funzioni di controllo e quelle giurisdizionali della Corte e, comunque, incentrato su di un organo la cui indipendenza dai governi (da quello centrale, come da quelli regionali e locali) offre piene garanzie di rispetto delle autonomie regionali e locali. Si tratta, altresì, di norme che valorizzano – ancora una volta – il valore ausiliario delle funzioni di controllo esterno, alle quali non si addicono misure impeditive o repressive, ma unicamente valutazioni di conformità o meno a determinate regole, indirizzate agli organi della rappresentanza affinché questi assumano le misure che ad essi competono nella sfera delle attribuzioni loro proprie. Su queste basi, anche i nuovi controlli della Corte – e l’eventuale verifica giurisdizionale dei loro esiti – assolvono a una triplice, essenziale funzione: quella di vigilare sul rispetto degli obiettivi e delle regole di finanza pubblica (la “sana gestione finanziaria”); quella di assicurare, quando queste regole risultino violate, il rientro nei parametri della loro osservanza; quella – infine – di garantire ciascuna componente del sistema nei confronti delle altre (e dello stesso Governo centrale) circa l’osservanza delle regole comuni a tutte. 6. L’insieme delle norme di cui s’è detto e la giurisprudenza costituzionale che su di esse si è formata dimostrano quanto abbia inciso sulle autonomie l’emergenza finanziaria determinata dalla crisi economica. Ne è scaturito un consistente ridimensionamento dei volumi di bilancio di tutte le regioni, con conseguente necessità di avviare o proseguire percorsi di riqualificazione della spesa, valutando, per le singole funzioni-obiettivo (in Toscana, per le singole strategie), le discipline normative e le situazioni di fatto che si prestano – nell’esercizio dell’autonomia finanziaria regionale – a forme di razionalizzazione o di riprogrammazione. Sul piano delle funzioni della Corte, la descritta situazione implica l’impegno all’osservazione costante sia degli andamenti di finanza pubblica regionale e della 8 loro congruenza con il rispetto dei vincoli comunitari e internazionali, sia del rispetto che è dovuto dall’amministrazione centrale alle ragioni delle autonomie: ciò, nell’interesse e a beneficio di tutte le componenti del sistema – gli enti locali, le regioni, lo Stato – affinché possano essere tempestivamente adottate, nelle sedi a ciò deputate, le misure correttive dei comportamenti devianti. A tale impostazione si ispira la presente Relazione, con ogni riserva di ulteriori approfondimenti sui diversi aspetti problematici delle questioni trattate. 7. Un ulteriore terreno di impegno dell’attività normativa sarà costituito a breve termine, come accennato, dall’adeguamento dell’ordinamento contabile regionale alle regole dell’armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle regioni, degli enti locali e dei loro organismi, in attuazione del decreto integrativocorrettivo – ormai di imminente emanazione – del d.lgs. n. 118/2011 (l’avvio a regime della riforma è previsto per il 1° gennaio 2015). Si tratta di una riforma di grande portata, che consentirà – fra l’altro – una più precisa informazione circa le condizioni economiche e patrimoniali degli enti territoriali, riducendo in maniera consistente la mole dei residui e introducendo il bilancio consolidato fra le diverse articolazioni organizzative degli enti, compresi gli organismi strumentali e le società controllate e partecipate. Il tutto, con lo scopo di fondo di realizzare forme evolute di coordinamento della finanza pubblica, consolidare i conti delle amministrazioni pubbliche anche ai fini del rispetto delle regole comunitarie, offrire strumenti aggiornati alla determinazione dei costi e dei fabbisogni standard, nonché alle attività di revisione della spesa pubblica. Di particolare interesse, in tale disciplina, la nuova configurazione del principio generale della “competenza finanziaria”, il quale apporterà numerose e importanti innovazioni nelle tecniche e nelle procedure contabili, anche nelle regioni speciali (si consideri che l’armonizzazione dei bilanci pubblici è divenuta, per effetto della l. cost. n. 1/2012, materia di potestà legislativa esclusiva dello Stato). All’applicazione del citato principio vengono, infatti, ricondotti – stando ai documenti ufficiali – effetti particolarmente significativi sul piano della coerenza e della trasparenza dei dati contabili, nel senso di: - impedire l’accertamento di entrate future, rafforzando la valutazione preventiva e concomitante degli equilibri di bilancio; - evitare l’accertamento e l’impegno di obbligazioni inesistenti, riducendo in maniera consistente l’entità dei residui attivi e passivi; 9 - consentire, attraverso i risultati contabili, la conoscenza dei debiti commerciali degli enti, che deriva dalla nuova definizione di residuo passivo conseguente all’applicazione del principio della competenza finanziaria potenziata; - rafforzare la funzione programmatoria del bilancio; - favorire la modulazione dei debiti finanziari secondo gli effettivi fabbisogni degli enti; - avvicinare la competenza finanziaria alla competenza economica; - introdurre una gestione responsabile delle movimentazioni di cassa, con avvicinamento della competenza finanziaria alla cassa (potenziamento della competenza finanziaria e valorizzazione della gestione di cassa); - introdurre con il fondo pluriennale vincolato uno strumento conoscitivo e programmatorio delle spese finanziate con entrate vincolate nella destinazione, compreso il ricorso al debito per gli investimenti. Come rilevato dalla Corte nella menzionata audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, la definizione di principi contabili e schemi di bilancio comuni a regioni ed enti locali si presenta particolarmente complessa: su di essa incidono le necessità poste dalle normative europee in termini di confrontabilità dei dati contabili, le modifiche introdotte con la costituzionalizzazione del pareggio di bilancio, le diversità che caratterizzano le gestioni ai diversi livelli di governo. Alcuni temi – specificamente segnalati dalla Corte nel documento per l’audizione – presentano una particolare complessità e attendono soluzioni adeguate in sede di aggiornamento del d.lgs. n. 118 cit.: si tratta delle scelte in tema di competenza giuridica e della c.d. “competenza finanziaria potenziata”, del bilancio consolidato, della flessibilità gestionale, della classificazione delle poste di bilancio. 8. La cospicua normativa cui fin qui s’è accennato prospetta una stagione di profonde trasformazioni negli ordinamenti finanziari e contabili, richiedendo – in particolare – a ciascun legislatore regionale di aggiornare princìpi, tecniche e metodi di gestione dei bilanci e le loro connessioni con le diverse componenti – a struttura sia pubblica che privata – dell’apparato amministrativo. Per parte sua, la Sezione di controllo della Corte dei conti è senz’altro disponibile ad offrire il suo contributo sia all’individuazione delle problematiche concernenti l’adattamento dell’ordinamento regionale alle discipline nazionali di principio in materia di finanza pubblica, sia, in particolare, alle modalità per realizzare l’adeguamento della legislazione regionale alle disposizioni del d.l. n. 174 cit., 10 secondo le indicazioni a tal fine fornite dalla Corte costituzionale con le menzionate sentenze nn. 23, 39 e 40/2014. Nella stessa direzione, la Sezione è aperta a prestare “altre forme di collaborazione” secondo l’indicazione fornita dalla l. n. 131/2003, nelle forme e nei modi che potranno essere di volta in volta concordati (audizioni su documenti di bilancio, analisi tecnico-finanziarie di documenti programmatici, elaborazione di referti specifici a richiesta del Consiglio regionale, ecc.). 9. La Relazione è articolata in undici capitoli. Il primo riporta alcuni dati circa il “peso specifico” del bilancio regionale, nelle sue componenti di entrata e di spesa, sull’economia della Toscana. Il secondo, dedicato agli aspetti ordinamentali della contabilità regionale, compie una ricognizione dei temi e delle questioni di maggior rilievo che investono il processo di revisione dell’ordinamento contabile regionale, con riguardo, in particolare, alla disciplina dell’armonizzazione dei conti pubblici e a quella del pareggio di bilancio. Il terzo ricostruisce gli impatti sulla finanza regionale delle manovre finanziarie nazionali intervenute dal 2009, da una parte, e, dall’altra, il quadro delle interrelazioni fra bilancio di previsione e rendiconto. Specifica attenzione è dedicata ai processi della programmazione regionale e all’attuazione in Toscana del patto di stabilità interno. Il quarto capitolo contiene le analisi del conto del bilancio. Quanto al primo, l’entrata viene analizzata per le sue fonti e ragioni giuridiche, la spesa per strategie e funzioni-obiettivo. Il quinto riferisce dei nessi fra il bilancio regionale e la finanza locale, intesa come parte del complessivo assetto funzionale che presidia lo svolgimento delle funzioni d’interesse regionale. Il sesto analizza il conto del patrimonio, del quale vengono riferiti i mutamenti della consistenza dei beni e dei valori fra il 2012 e il 2013. Il settimo capitolo ricostruisce la situazione delle società partecipate regionali, con prime indicazioni circa i loro collegamenti – di natura funzionale e finanziaria – con il quadro delle politiche pubbliche regionali. L’ottavo riferisce circa le misure di accelerazione e riprogrammazione adottate per garantire il tempestivo impiego delle risorse dei fondi europei e del Fas nel ciclo di programmazione che si è concluso il 31 dicembre 2013. Il nono e il decimo capitolo hanno ad oggetto gli “strumenti” della gestione amministrativa diversi dalle risorse finanziarie. L’uno riferisce sull’assetto delle 11 strutture organizzative e sul loro ruolo nella realizzazione delle funzioni-obiettivo di spesa. L’altro ha ad oggetto il personale regionale, relativamente al quale vengono esaminati gli aspetti finanziari della gestione rappresentati nel rendiconto, con estensione nell’analisi all’intero personale pubblico operante negli enti, nelle istituzioni regionali e nelle società partecipate. L’ultimo capitolo espone i dati principali relativi all’attività contrattuale dell’Amministrazione regionale. 10. La Relazione che qui si presenta assume fra i propri obiettivi anche quello di offrire un contributo all’elaborazione, entro la rete costituita dalle Sezioni regionali, di dati e informazioni utili alla ricostruzione degli elementi che influiscono sugli assetti e sugli equilibri di finanza pubblica generale. A questo scopo, la Relazione contiene – in varie sue parti – la ricognizione di serie storiche dei dati di bilancio della Regione. Naturalmente, la qualità dell’informazione che la Corte è in grado di assicurare è condizionata dall’ampiezza e dalla qualità della documentazione resa disponibile dall’amministrazione regionale. Sarà utile, a questo scopo, incrementare i collegamenti e le connessioni – anche di natura informatica e telematica – con gli uffici regionali, affinché una serie di dati e informazioni di carattere contabile e finanziario affluiscano, possibilmente in tempo reale, alla Sezione, alimentando il circuito delle relazioni finalizzate al più efficiente svolgimento della funzione di controllo. 11. Le risultanze contabili finali del 2013 evidenziano: - il perdurare della capacità di far fronte alle spese correnti con entrate correnti, pur se il saldo corrente finale è nettamente peggiorato rispetto all’anno precedente, passando da -267,2 a -2.231,1 milioni; - il consistente peggioramento del saldo della gestione di competenza, al netto dell’applicazione dell’avanzo di amministrazione (–2.554,5 milioni contro i –985,7 del 2012); - la parziale compensazione di tale risultato negativo con l’applicazione dell’avanzo, che consente un saldo finale della competenza 2013 negativo per 439,1 milioni, in peggioramento rispetto al 2012 (+1.533,3 milioni); - in relazione alle suesposte considerazioni, va, peraltro, segnalato che il saldo negativo della competenza 2013 è fortemente influenzato dall'operazione straordinaria di reiscrizione a bilancio di residui passivi, già caduti in perenzione, relativi alla gestione sanitaria degli esercizi 2008 e 2010, per un importo di 12 2.551,36 milioni. Tale operazione straordinaria ha generato una crescita degli impegni di parte corrente, che hanno così registrato un valore ben più elevato rispetto agli esercizi precedenti (10.887,31 milioni, a fronte di 8.681,33 milioni nel 2012 e di 8.490,34 nel 2011), privo tuttavia di collegamenti con ulteriori margini decisionali di spesa. Al netto degli impegni per tale reiscrizione, il risultato di competenza sarebbe stato praticamente di pareggio (-2.554,46+2.551,36=-3,1 milioni), in netto miglioramento sia rispetto al 2012 che all'esercizio ancora precedente. In particolare, la parte corrente avrebbe chiuso con un attivo di oltre 320 milioni (nel 2012, invece, il risultato di competenza era stato negativo per 267,24 milioni e nel 2011 per 300,51 milioni); - l’aumento del saldo finale di cassa: 193 milioni contro 106 nel 2012 (+81,3 %); - il permanere del rispetto dei limiti di indebitamento previsti dalla legge. 12. Dal lato delle entrate, il 2013 ha registrato andamenti sostanzialmente in aumento rispetto agli esercizi precedenti, sia in termini di previsioni definitive (aumentate del 5,9 % rispetto al 2012), sia in termini di accertamenti (anch’essi aumentati del 5,9 %), al netto delle partite di giro e delle contabilità speciali. Gli accertamenti delle entrate tributarie hanno costituito, nel 2013, circa il 79 % degli accertamenti complessivi (al netto delle partite di giro e delle contabilità speciali) e hanno registrato una riduzione dello 0,4 % rispetto al 2012, dovuto – in termini assoluti – soprattutto al decremento dei tributi a titolarità regionale (-44,9 milioni) e, in minore proporzione, delle compartecipazioni di tributi erariali (-12,2 milioni). I trasferimenti statali ed europei aumentano, invece, del 23,3 % (pari a +192,9 milioni). Per contro, le entrate extratributarie diminuiscono del 52,8 % (pari a -55,8 milioni) e le entrate da “alienazioni di beni patrimoniali, trasferimenti di capitali e rimborso di crediti” del 23,1 % (pari a -115,1 milioni). L’indebitamento regionale è stato mantenuto entro i limiti di legge. Il grado di realizzazione delle previsioni di entrata (66,9 %), in termini di capacità di accertamento al netto delle partite di giro, è sostanzialmente in linea con quello del 2012 (+0,1 %); la velocità di riscossione è anch’essa in linea con quella relativa al 2012, essendo aumentata di appena 0,2 punti percentuali. 13. L’aumento delle risorse è dimostrato, dal lato della spesa – considerata al netto delle contabilità speciali e delle partite di giro – dall’aumento del 2,7 % delle previsioni definitive del 2013 rispetto all’esercizio precedente; dall’aumento del 2,1 13 % degli impegni complessivi (di cui +25,5 % per quelli di parte corrente e -7,7 % per quelli in conto capitale); dall’aumento del 30,7 % dei volumi dei pagamenti. Migliora, rispetto al 2012, il grado di realizzazione delle previsioni di spesa, sia in termini di capacità di impegno sia di velocità di pagamento. 14. Quanto ai residui, quelli attivi di nuova formazione aumentano del 4,6 % rispetto al 2012, mentre la consistenza finale di quelli portati a nuovo diminuisce del 4,5 %. A sua volta, la massa dei residui passivi di nuova formazione aumenta dell’11,1 % rispetto all’esercizio precedente, mentre la consistenza finale dei residui passivi portati a nuovo cresce del 21,4 %. 15. Infine, il risultato di amministrazione, negativo per 439,1 milioni, è in netta riduzione rispetto al 2012, anno in cui lo stesso risultato era positivo per 1.533,3 milioni. Concorrono a formare tale disavanzo da un lato il risultato della gestione di competenza, che è negativo per 2.544,4 milioni, dall’altro il risultato della gestione dei residui, che è invece positivo per 582 milioni. Al saldo di queste gestioni viene applicato l’avanzo di amministrazione dell’esercizio 2012, pari a +1.533,3 milioni, da destinare però interamente alla copertura di economie di spesa vincolate ed al finanziamento dei residui perenti i quali, seppur cancellati dalla contabilità, restano collegati ad obbligazioni validamente sorte e ancora esistenti. 14 RELAZIONE CAPITOLO I IL BILANCIO REGIONALE NELL’ECONOMIA DELLA REGIONE Sommario: 1. Andamenti dell’economia regionale nella duplice recessione 2008-2009 e 2011-2013. – 1.1 Il quadro macroeconomico nazionale. - 1.2. Lo scenario economico della Regione Toscana. - 1.2.1. Il comparto industriale e le esportazioni regionali. - 1.2.2. Il comparto agricolo ed il settore di servizi. 1.2.3. Il mercato del lavoro. - 1.2.4. Le famiglie: principali indicatori economici e demografici. – 2. Il bilancio regionale e la spesa pubblica sul territorio toscano nel confronto interregionale. - 2.1. La spesa pubblica nazionale e regionale. - 2.1.1. La spesa pubblica del comparto delle amministrazioni locali nella Regione Toscana - 2.1.2. La spesa pubblica delle Regioni italiane. - 2.2. Il bilancio della Regione Toscana nel confronto interregionale. - 2.2.1. Gli accertamenti nel bilancio regionale. - 2.2.2. Gli impegni nel bilancio regionale – 3. Indebitamento e popolazione nel territorio toscano. – 3.1. L’indebitamento nelle Regioni italiane: il quadro normativo di riferimento. – 3.2. L’indebitamento nelle Regioni italiane: il confronto interregionale. – 3.3. L’indebitamento nel territorio toscano: dati di sintesi per Regione, Province e Comuni. 1. Andamenti dell’economia regionale nella duplice recessione 2008-2009 e 2011-2013 1.1 Il quadro macroeconomico nazionale La valutazione del bilancio della Regione Toscana nel 2013 non può che prendere le mosse dalla presa d’atto di un contesto economico che presenta caratteristiche congiunturali e strutturali del tutto eccezionali. La recessione proseguita nel corso del 2013 in Italia è stata più grave di quello che tutti gli istituti di ricerca avevano immaginato: si è registrato un calo del Pil di circa l’1,9 % nel 2013, dopo il -2,4 % del 2012. Si è trattato, per l’Italia nel suo complesso, del quarto anno di recessione dal 2008 in poi, con una riduzione di Pil cumulata di oltre l’8 % dal periodo pre-crisi, ovvero dal 2007, e nonostante la ripresa registratasi nel biennio 2010-2011, in cui era stato recuperato cumulativamente il 2,1 % di Pil. A tale riguardo, il Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica per l’anno 2013, approvato dalla Corte dei conti con deliberazione 23 maggio 2013, n. 6, evidenzia come in Italia, nel periodo 2009-2013, la mancata crescita nominale del Pil ha superato i 230 miliardi: dato, questo, che si riflette sulle difficoltà di gestione del bilancio pubblico. Infatti, nel periodo 2008-2012, corrispondente alla XVI legislatura, la perdita permanente di prodotto si è tradotta in una caduta del gettito fiscale, che è risultato inferiore di quasi 90 miliardi alla previsione di inizio legislatura (-11 %) ma non in una riduzione della pressione fiscale, che, al contrario, risulta aumentata, rispetto all’anno 2009, di oltre un punto in termini di Pil. 17 Le scelte di politica economica decise a livello europeo nel corso del 2011, al fine di evitare una crisi sistemica di banche e intermediari finanziari europei, hanno determinato in tutti i paesi una svolta restrittiva ai bilanci pubblici che si è rivelata fortemente pro ciclica. Le decisioni di fondo sono state assunte nella consapevolezza di aggravare il ciclo recessivo, ma nella convinzione che solo una radicale soluzione alla vulnerabilità dei bilanci pubblici dei Paesi dell’Unione europea avrebbe creato le basi di una futura ripartenza delle relative economie. In Italia, le manovre correttive effettuate a partire dal 2008 in attuazione delle politiche di rigore adottate, che, secondo quanto riportato nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, in termini monetari ammontano a quasi 140 miliardi (di cui circa 30 destinati ad esercitare i loro effetti nel biennio 2013-2014) hanno consentito notevoli risparmi di spesa. Quest’ultima infatti presenta un ammontare complessivo, per il 2012, inferiore di circa 40 miliardi rispetto alle stime iniziali. Tale risultato non si traduce, tuttavia, in una diminuzione dell’incidenza delle spese sul Pil, a causa della concomitante riduzione anche di quest’ultimo. L’incidenza infatti risulta in aumento, nel triennio 2009-2012, dal 47,8 % al 51,2 %. Di seguito si riporta la serie storica dei principali indicatori macroeconomici a livello nazionale, i quali evidenziano gli effetti recessivi determinati dalla crisi iniziata nel 2009. 18 Tab. 1 - Il quadro macroeconomico in Italia. Variazioni percentuali sull'anno precedente - valori concatenati - anno di riferimento 2005. 2008 2009 2010 2011 2012 Contabilità nazionale Prodotto interno lordo -1,2 -5,5 1,7 0,4 -2,4 Importazioni di beni e servizi -3,0 -13,4 12,6 0,5 -7,7 Beni -3,5 -13,2 15,0 1,0 -8,3 Servizi -0,7 -14,2 3,3 -1,9 -5,0 Domanda nazionale -1,2 -3,2 1,0 -0,4 -5,3 Consumi finali nazionali di cui: -0,5 -1,0 1,0 -0,2 -3,9 - Spesa delle famiglie -0,8 -1,0 1,5 0,1 -4,3 - Spesa delle Amm. Pubbliche 0,6 0,8 -0,4 -1,2 -2,9 Investimenti fissi lordi di cui -3,7 -11,7 0,6 -1,8 -8,0 - Macchine e attrezzature -5,9 -16,1 10,3 -1,5 -10,6 - Costruzioni -2,8 -8,8 -4,5 -2,6 -6,2 - Mezzi di trasporto -2,9 -18,9 -0,1 0,7 -12,2 Esportazioni di beni e servizi -2,8 -17,5 11,4 5,9 2,3 Beni -1,5 -18,4 12,4 6,8 1,9 -8,5 -13,2 7,1 2,0 4,4 Servizi Produzione, occupazione, prezzi Produzione industriale (1) -3,6 -16,6 7,7 1,0 -3,9 Grado di utilizzazione della capacità produttiva (2) 96,4 81,1 89,7 92,7 86,9 Occupazione totale (unità di lavoro totali) -0,4 -2,9 -1,1 0,1 -1,1 Prezzi al consumo (3) 3,3 0,8 1,5 2,8 3,0 Prezzi alla produzione(4) 5,1 -4,7 3,0 4,7 3,6 Fonte: Istat, Rapporto ICE 2012-2013. (1) Valore aggiunto ai prezzi base del settore dell'industria in senso stretto al netto delle costruzioni, valori concatenati, riferimento anno 2005. (2) Livello percentuale, fonte: Banca d'Italia. (3) Indice generale per l'intera collettività nazionale. (4) Indice generale dei prezzi alla produzione dei manufatti industriali (anno base 2005). Per quanto riguarda il 2013, si registra una diminuzione del Pil, dell’1,9 % rispetto al 2012, influenzato sia dall’andamento negativo delle importazioni di beni e servizi (-2,8 % rispetto all’anno precedente) sia dalla contrazione dei consumi interni (-2,6 %) e degli investimenti fissi lordi (-4,7 %). Anche le esportazioni registrano una battuta d'arresto, con un aumento solo dello 0,1 % sull’anno 1 precedente . Al riguardo, l’andamento dell’economia della Toscana ha seguito quello nazionale, registrando tuttavia una performance meno grave. Una lettura dei principali indicatori economici a livello sia regionale che nazionale mostra come, nel confronto tra i dati del 2013 e quelli riferiti all’anno precedente, il Pil della regione registri un calo inferiore rispetto allo stesso dato riferito al totale nazionale, dovuto, 1 Fonte: Istat, “Le prospettive per l’economia italiana nel 2014-2016”, bollettino del 5 maggio 2014. 19 in particolare, alla continua contrazione delle importazioni e dei consumi interni, anche se in misura inferiore rispetto al 2012. Tab. 2 - Principali indicatori economici, confronto Italia - Regione Toscana. Variazioni percentuali a prezzi costanti sull’anno precedente. Voci Italia 2012 Pil Toscana 2013 2012 2013 -2,4 -1,9 -1,9 -1,4 Importazioni di beni e servizi Fob -7 -2,8 -4,4 -2,4 Spesa delle famiglie residenti -4 -2,6 -4,2 -2,2 -2,6 -0,8 -2,3 -1,1 -8 -4,7 -5,9 -3,5 2,1 0,1 -0,3 -0,4 Spesa delle AP e ISP Investimenti fissi lordi Export totale Fonte: Corte dei conti su dati Istat (Bollettino del 5 maggio 2014) e Irpet (rapporto “La situazione economica della Toscana – Consuntivo anno 2013 e previsioni 2014-2015”). Il consuntivo regionale del 2013 è caratterizzato, in particolare, da una riduzione del Pil di circa l’1,4 %2, contro una previsione nel DPEF 2013 di -0,3 %, quindi con un peggioramento pari a più di quattro volte la previsione. La speranza che, nel corso del 2013, si assistesse a un graduale miglioramento della congiuntura sono progressivamente svanite. Tale andamento risulta comunque migliore rispetto a quello rilevato a livello nazionale, per cui i dati dell’Istat indicano un tasso di crescita negativo del Pil a prezzi costanti dell’1,9. Al riguardo, analizzando il quadro nazionale, le stime pubblicate da Istat nel bollettino del 5 maggio 2014 “Le prospettive per l’economia italiana nel 20142016”, relative alle previsioni dello scenario macroeconomico italiano per gli anni 2014-2016, evidenziano che, a seguito di una ulteriore riduzione del Pil registrata nel 2013, come sopra descritta, si prevede una moderata crescita per il 2014, stimolata dalle esportazioni e dagli investimenti, oltre che da una positiva, seppur lieve, inversione di tendenza della spesa delle famiglie, mentre appaiono ancora deboli le prospettive relative al mercato del lavoro. In particolare, la moderata crescita del Pil prevista per il 2014 (0,6 %), in aumento nei due anni successivi, risulta sospinta sia dalla dinamica della domanda interna, che registrerebbe un’inversione di tendenza nel 2014 rispetto agli anni precedenti, sia dalla domanda estera netta, il cui contributo alla crescita del Pil risulta più contenuto rispetto agli anni passati, in particolare per gli anni 2015 e 2016. 2 Irpet, rapporto “La situazione economica della Toscana – Consuntivo anno 2013 e previsioni 20142015”, giugno 2014. 20 Più critiche risultano invece le previsioni che riguardano il tasso di disoccupazione, che raggiungerebbe, nel 2014, una quota del 12,7 %, per poi decrescere lentamente nel biennio successivo. Tab. 3 - Previsioni per l'economia italiana - Pil e principali componenti. Anni 2013-2016, valori concatenati per la componente di domanda, variazioni percentuali sull'anno precedente. Voci 2013 2014 (p) 2015 (p) 2016 (p) Pil -1,9 0,6 1 1,4 Importazioni di beni e servizi Fob -2,8 2,4 4,2 4,5 Esportazioni Fob 0,1 2,7 4,2 4,4 Domanda interna incluse le scorte -2,7 0,4 0,9 1,3 Spesa delle famiglie residenti -2,6 0,2 0,5 1 Spesa delle AP e ISP -0,8 -0,2 0 -0,1 Investimenti fissi lordi -4,7 1,9 3,5 3,8 - domanda interna (al netto variazione delle scorte) -2,6 0,4 0,9 1,3 - domanda estera netta 0,8 0,2 0,1 0,1 - variazione delle scorte -0,1 0 0 0 Retribuzioni lorde per unità di lavoro dipendente 1,4 1,3 1,5 1,6 unità di lavoro -1,9 -0,1 0,6 0,8 Tasso di disoccupazione 12,2 12,7 12,4 12 Contributi alla crescita del Pil Fonte: Istat - Bollettino del 5 maggio 2014. (p) dati previsionali. Il biennio 2013-2014 rappresenta, dunque, una soglia nella periodizzazione degli eventi di natura economico - finanziaria del nostro Paese, non soltanto dal punto di vista del ciclo, ma anche dell’ordinamento costituzionale in materia di finanza pubblica, in particolare con riferimento all’attuazione delle disposizioni contenute negli accordi siglati a livello europeo e relativi all’introduzione del principio del pareggio di bilancio nonché al contenimento del debito pubblico. A partire dal raggiungimento dell’accordo europeo detto “Europlus”, nel marzo 2011, proseguendo con i 5 regolamenti e la direttiva che compongono il cosiddetto Six Pack, e concludendo con il trattato del marzo 2012 denominato Fiscal Compact, il quale prevede un sistema di sorveglianza rafforzata sui Paesi con disavanzo eccessivo, oltre ad un calendario comune per il ciclo di bilancio in tutti i Paesi dell’area euro, i Paesi dell’Unione, hanno realizzato una completa revisione del Trattato di Maastricht del febbraio 1992, completato nel 1997 dal Patto di Stabilità e di Crescita, che aveva istituito le procedure di deficit eccessivo e aveva introdotto 21 un principio pro-ciclico per i Paesi in forte disavanzo in caso di recessione (principio assente nel Trattato del 1992). L’insieme di questi mutamenti è stato coronato dal Parlamento con la modifica costituzionale dell’art. 81 e dell’art. 97 di cui alla l. cost. 20 aprile 2012, n. 1, che ha altresì chiarito le responsabilità degli enti locali in questo processo di riequilibrio attraverso la modifica all’art. 119 della Costituzione, prevedendo la possibilità, per gli stessi enti, di accedere a nuovo indebitamento solo in presenza dell’approvazione di un piano di ammortamento, introducendo, tra l’altro, un nuovo vincolo che prescrive di assicurare l’equilibrio di bilancio nel complesso degli enti di ciascuna regione. I regolamenti approvati a livello europeo per la valutazione dei deficit eccessivi hanno infatti cambiato completamente approccio sul parametro del debito accumulato, che nel vecchio trattato era forse il meno rilevante tra i parametri previsti, in quanto se ne consentiva una valutazione tendenziale. Al riguardo, nel Fiscal Compact si prescrive che i Paesi che presentano un debito pubblico superiore alla soglia del 60 % debbano ridurlo progressivamente in misura pari ad un ventesimo annuo, con riferimento alla differenza tra il debito effettivo e il limite del 60 %. Per l’Italia, in assenza di una crescita del Pil robusta e duratura, tale impegno potrebbe implicare, a partire dal prossimo esercizio, di reperire risparmi annui per decine di miliardi di euro ulteriori, per cui viene richiesto uno sforzo eccezionale ai soggetti pubblici e privati presenti sul territorio nazionale. In questa luce, nella trattazione che segue si propone una lettura dei dati economici relativi alla Toscana e dei parametri di valutazione nel bilancio regionale, che, in rapporto al Pil, risulta un’entità di estrema rilevanza. 22 Tab. 4 - Gli impegni di spesa della Regione Toscana e la loro incidenza sul Pil regionale: serie storica. (in milioni) 2006 Pil Regione Toscana (1) Impegni totali Regione Toscana (2) Incidenza % sul Pil Impegni totali al netto delle contabilità speciali (titolo IV di spesa) Incidenza % sul Pil 99.549,17 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 103.360,05 105.240,26 102.752,72 104.025,73 106.234,54 105.895,25 106.038,00 14.748,31 14.787,15 15.676,10 11.454,60 11.616,87 11.521,05 12.899,30 14.028,94 14,82% 14,31% 14,90% 11,15% 11,17% 10,84% 12,18% 13,23% 9.388,12 8.803,64 9.485,83 9.132,50 9.889,36 9.539,02 10.000,82 12.104,64 9,44% 11,42% 9,43% 8,52% 9,01% 8,89% 9,51% 8,98% Fonte: Corte dei conti su dati di rendiconto della Regione Toscana. (1) Pil regionale ai prezzi di mercato –valutazione ai prezzi correnti– milioni di euro- dati Istat e Irpet (per il 2013). Il Pil regionale, essendo valutato, in questa sede, ai prezzi correnti (e pertanto al lordo della componente inflazionistica), risulta crescente nonostante la diminuzione dello stesso, in termini reali, evidenziata nel testo. (2) Impegni di spesa di competenza iscritti nel rendiconto di esercizio dell’amministrazione Regione Toscana – milioni di euro. 1.2 Lo scenario economico della Regione Toscana Nell’anno 2012, come già durante la recessione 2008-2009, l’economia toscana ha registrato una performance migliore di altre regioni3. Nel 2012 la riduzione del Pil in Toscana è stata di mezzo punto inferiore alla media nazionale, nonostante un calo del 4,2 % della spesa per consumi. Tale andamento viene confermato anche per il 2013, esercizio anch’esso caratterizzato da un analogo risultato differenziale tra la riduzione del Pil regionale (-1,4 %) e quella registrata a livello nazionale (-1,9 %). Ciò si spiega con una straordinaria vitalità del piccolo nucleo di imprese esportatrici medie e grandi, insieme ad una buona capacità di attirare nuovi flussi turistici dall’estero. In valori assoluti a prezzi correnti, le esportazioni verso l’estero, su un Pil regionale di circa 105 miliardi di euro, sono ammontate a 29,3 miliardi nel 2010, 32,3 nel 2011 e 34,7 nel 2012. L’export verso l’estero, considerato al netto del settore dei metalli preziosi, ha registrato elevati tassi di crescita anche nel 3 Nella presente sezione, come contesto interpretativo, si è tenuto conto del DPEF 2013 (Documento di programmazione economica e finanziaria) della Regione Toscana; dei rapporti sull’economia regionale della Sede di Firenze della Banca d’Italia (“Economie regionali. L’economia della Toscana”. Rapporto n. 10 pubblicato nel giugno 2013 e Rapporto n. 9, pubblicato nel giugno 2014); del rapporto di aggiornamento congiunturale pubblicato dalla banca d’Italia nel novembre 2013 (rapporto n.32); del rapporto ISTAT “Conti economici regionali”, pubblicato il 27 novembre 2013; dei vasti e approfonditi studi annuali dell’IRPET, con particolare riferimento ai rapporti intitolati “La situazione economica della Toscana. Consuntivo anno 2012. Previsioni 2013–2014” pubblicato nel giugno 2013 e “La situazione economica della Toscana. Consuntivo anno 2013. Previsioni 2014-2015”, pubblicato nel giugno 2014; nonché delle pubblicazioni effettuate dall’IRPET nel febbraio 2014 “La Toscana oltre la crisi” e il “Rapporto sul mercato del lavoro”. 23 momento peggiore della crisi, registrando un tasso di crescita rispetto all’anno precedente di circa il 4 % nel 2012 e del 4,7 % nel 2013. Il 2013 risulta pertanto caratterizzato da una continua crescita delle esportazioni verso l’estero, parzialmente compensata dalla diminuzione delle esportazioni verso le altre regioni italiane. Le restanti componenti del conto risorse e impieghi mostrano variazioni negative rispetto al precedente esercizio, tuttavia di importo inferiore rispetto all’andamento registrato a livello nazionale. Al riguardo, le ultime ricerche effettuate dall’Irpet inserite nel rapporto “La situazione economica della Toscana - Consuntivo anno 2013 e Previsioni 2014-2015”, pubblicato nel giugno 2014, mettono in evidenza la presenza, pur in un quadro che resta di grande difficoltà, di una maggiore capacità di tenuta, di consapevolezza delle scelte da compiere e di soggetti dinamici, sia nelle imprese, che nella società civile. Una dimostrazione di ciò sta nella forte ripresa dell'export, tornato ai valori precedenti la crisi. In generale, la performance meno negativa registrata a livello regionale, rispetto al dato nazionale, può essere attribuita alla capacità di intercettare la domanda mondiale nelle sue diverse forme (esportazione di beni e servizi, turismo). Tuttavia quest’ultimo aspetto, che denota la persistenza della capacità competitiva regionale, da solo non risulta sufficiente, secondo gli ultimi studi dell’Irpet, a fronteggiare gli effetti negativi della contrazione della domanda interna e degli investimenti, a causa del carattere strutturale della crisi in atto, che ha coinvolto alcune delle componenti decisive per lo sviluppo di un sistema economico, ovvero gli investimenti, l’industria ed il lavoro giovanile. Il migliore andamento dell’economia toscana rispetto a quella nazionale, fenomeno che risulta costante negli ultimi anni, dipende, oltre che da una maggiore capacità della regione, rispetto ad altre aree, di recepire gli stimoli provenienti dalla domanda internazionale, con la conseguente acquisizione di quote di mercato estero, anche dalla presenza di un nucleo di imprese collocate sul territorio, che hanno messo in atto un processo di reazione alla crisi economica, nonché di riconversione della propria capacità produttiva, aumentando il numero di addetti ed il fatturato. Tale nucleo di imprese, presente in modo trasversale nei vari settori, appare caratterizzato da un prevalente orientamento al mercato estero, ovvero dall’appartenenza a filiere che hanno come destinazione finale i mercati esteri, con una particolare propensione alla diversificazione dei mercati di sbocco4. 4 Irpet, “La situazione economica della Toscana. Consuntivo anno 2013. Previsioni 2014-2015”, giugno 2014. 24 All’interno dello scenario appena descritto, le previsioni per i prossimi anni evidenziano come il 2014 appaia ancora un anno di transizione, in quanto caratterizzato da un andamento del Pil regionale pressoché costante rispetto al 2013, a causa della persistenza di una dinamica di contrazione della domanda interna, in tutte le sue componenti, a cui si contrappone, ancora una volta, l’espansione delle esportazioni estere. Una ripresa è invece prevista per il 2015, anno in cui si stima una crescita del Pil pari all’1,3 %. 1.2.1 Il comparto industriale e le esportazioni regionali Come evidenziato dai dati sopra riportati, il 2013 è caratterizzato da una ripresa delle esportazioni toscane verso l’estero, determinata in particolare dalla ripresa della domanda dei paesi europei, in particolare di quello britannico. Tale andamento positivo, più evidente rispetto alla media nazionale, riguarda quasi tutti i settori produttivi del manifatturiero: pelle, chimica, macchinari, apparecchi elettrici, abbigliamento, alimentari, bevande, carta. Più indietro restano nautica, automotive, tessile e trasporti. I mercati sui quali si punta sono sia i tradizionali dell'Europa e del Nord America, sia quelli dell'Estremo oriente, del Medio oriente e del Sud America. In particolare, l’andamento positivo dell’export toscano, come evidenziato nel rapporto di UnionCamere Toscana pubblicato a marzo 2014, è determinato dai comparti moda (concia e pelle registrano un +11,2 %), oreficeria (+21,1 %) ed in generale dai beni di consumo, ovvero le produzioni caratteristiche dell’economia regionale. Al contrario, rimangono in terreno negativo le vendite di beni strumentali e prodotti intermedi. In media dell’anno, la Toscana conferma il primato di crescita fra le regioni esportatrici italiane (+4,7 %, seconda solo a Piemonte, +4,9 %), mentre dal lato delle importazioni registra un calo che conferma il persistere di difficoltà nella ripartenza dell’attività produttiva e nella tenuta dei consumi interni. In merito al comparto industriale, continua nel 2013 l’andamento negativo della produzione (-1,9 % rispetto all’anno precedente, al netto del settore delle costruzioni) anche se di intensità inferiore rispetto al trend registrato negli ultimi esercizi. Al riguardo, gli studi effettuati dall’Irpet hanno stimato che, negli anni della crisi, la progressiva riduzione della capacità produttiva abbia comportato una perdita di potenziale produttivo di più del 20 %. Un indicatore utile, a tale proposito, risulta essere quello relativo al numero di imprese iscritte e cessate in uno specifico esercizio finanziario. I dati relativi all’esercizio 2012 mostrano, da una parte, un calo del tasso di crescita di imprese 25 rispetto al 2011 sia a livello regionale che nazionale, dall’altra, un saldo comunque positivo tra nuove iscrizioni e cessazioni avvenute nel periodo, in linea con il dato nazionale. Il 2013 è caratterizzato da un saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni pari a 1.336, e da un numero di imprese attive al termine dell’esercizio pari a 414.563. Il saldo positivo tra iscrizioni e cessazioni evidenzia comunque come il tessuto imprenditoriale toscano continui ad espandersi, anche se ad un ritmo sempre più lento. Il tasso di crescita a livello regionale, infatti, a seguito di un deciso incremento registrato fino al 2010 (passando dallo 0,8 % del 2005 all’1,2 % del 2010) decrescere progressivamente nell’ultimo triennio, assestandosi allo 0,3 % nel 20135. Tuttavia, se si compara il dato con i livelli pre-crisi, si evidenzia come le iscrizioni delle imprese negli archivi delle Camere di commercio sono passate da oltre 32mila nel 2007 a poco meno di 28.400 nel 2013 (-11,3 %) con una forte contrazione in particolare del comparto manifatturiero, associato ad un progressivo invecchiamento della classe imprenditoriale. Tab. 5 - Il numero di imprese totali in Italia e in Toscana: andamento 2011-2013. Area territoriale Iscrizioni Cessazioni (2) Saldo Numero di imprese registrate al 31.12 (1) Totale numero imprese tasso di crescita (3) % 2011 Toscana Italia 28.865 24.490 4.375 417.200 1,00 391.310 341.081 50.229 6.110.074 0,82 2012 Toscana Italia 28.276 26.748 1.528 416.154 0,37 383.883 364.972 18.911 6.093.158 0,31 2013 Toscana Italia 28.396 27.060 1.336 414.563 0,30 384.483 371.802 12.681 6.061.960 0,21 Fonte: UnionCamere-Infocamere, Movimprese. (1) Lo stock delle imprese registrate tiene conto delle cancellazioni d’ufficio (vedi nota successiva). In considerazione di ciò, il suo ammontare può diminuire anche in presenza di un saldo attivo tra iscrizioni e cessazioni, essendo queste ultime calcolate al netto di quelle disposte amministrativamente dalle Camere. (2) A partire dal 2005, le Camere di commercio possono procedere alla cancellazione d’ufficio dal Registro delle imprese di aziende non più operative. Per tenere conto di tali attività amministrative, il flusso delle cancellazioni viene considerato al netto di quelle d’ufficio. Tutti i dati di flusso sono calcolati al netto delle cancellazioni d’ufficio. (3) Il tasso di crescita è dato dal rapporto tra il saldo tra iscrizioni e cessazioni rilevate nel periodo e lo stock delle imprese registrate all’inizio del periodo considerato. 5 Fonte: UnionCamere Toscana, Rapporto sulla natalità e mortalità delle imprese registrate presso le Camere di Commercio della Toscana per il IV trimestre 2013 e l’anno 2013, gennaio 2014. 26 Come già accennato in precedenza, all’interno del comparto manifatturiero, risultano presenti imprese che, nonostante la crisi, hanno continuato ad investire, a realizzare fatturati e in alcuni casi anche a creare occupazione. Il numero di tali imprese è stato stimato da Irpet in circa 3.300, il 5,3 % di quelle presenti nel settore manifatturiero, con un numero di addetti pari a circa 50 mila unità. All'interno di questa realtà, c'è un insieme ancora più agguerrito, costituito da 200 imprese giovani, di cui 64 nel settore in oggetto, con un bacino occupazionale di circa 10 mila addetti e che rappresentano un importante fattore di crescita per l’economia regionale. Tuttavia, il settore di gran lunga più colpito dalla crisi, in Toscana, è stato quello delle costruzioni e, in generale, il settore immobiliare. Il settore delle costruzioni, che dal 1999 al 2007 aveva registrato i n Toscana una crescita costante e vigorosa, pari nel periodo al 26,6 %, ha visto crollare la propria attività del 17,1 % dal 2007 al 2011, scendendo, nel 2013, a volumi produttivi inferiori del 35 % rispetto al massimo storico del 2006. Nel solo 2012 l’edilizia vedeva diminuire il proprio valore aggiunto del 5,9 %, e nel I semestre del 2013 il numero di imprese edili è sceso dell’8,5 %, il numero di ore lavorate ha registrato un -16,4 % con una espulsione dal ciclo produttivo di quasi il 12 % dei lavoratori impiegati. Nell’anno 2012, il settore edile aveva già perduto il 5,2 % della sua forza lavoro, pari, in termini assoluti, a 6.700 unità. Al termine del 2013, l’attività delle imprese edili risulta ancora in rallentamento (la produzione risulta in diminuzione del 6,0 % rispetto all’anno precedente), ma ad un ritmo più contenuto rispetto alle punte massime negative registrate tra la fine del 2012 e l’inizio del 2013. Infatti, nel IV trimestre 2013 si registra una contrazione delle ore lavorate del 1,5 % rispetto al corrispondente trimestre dell’anno precedente, ed una contrazione del numero di lavoratori del 6,3 %. 27 Fig. 1 - Produzione del settore costruzioni – Toscana. Valori assoluti in milioni di euro a prezzi costanti (concatenati al 2005). Fonte: Irpet, Rapporto su ‘La situazione economica in Toscana, Consuntivo anno 2012, Previsioni 2013-2014’. Anche a livello nazionale, il settore è stato investito da una profonda crisi, che ha un effetto diretto sul bilancio degli enti locali, e in particolare dei comuni, riducendo drasticamente l’interesse per i permessi di costruire che hanno rappresentato, negli anni Duemila, una importante fonte di entrate straordinarie su cui gli enti territoriali hanno potuto contare, pur con tutte le limitazioni ed i vincoli imposti dalle norme relative al loro utilizzo. La tendenza alla riduzione dei permessi di costruire era già ben visibile negli anni precedenti alla grande depressione in corso. Tab. 6 - I Permessi di costruire nel confronto Toscana-Italia: serie storica 2003-2010. Permessi di costruire - abitazioni in nuovi fabbricati residenziali Anni 2003-2010 (per 1.000 famiglie) 2003 Toscana Italia 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 8,3 8,9 10,7 8,5 7,9 5,9 4,1 3,3 10,0 11,5 11,8 10,9 10,3 7,8 5,7 4,7 Permessi di costruire - m2 utili abitabili in nuovi fabbricati residenziali Anni 2003-2010 (per 1.000 famiglie) 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 Toscana 612 633 748 585 552 431 296 257 Italia 768 854 868 801 757 579 430 372 Fonte: Istat, Rilevazione statistica dei permessi di costruire; Bilancio demografico della popolazione residente. 1.2.2 Il comparto agricolo ed il settore di servizi Nonostante gli elementi di difficoltà legati alla congiuntura economica, che si riflettono in pieno nell’andamento del settore delle costruzioni appena descritto, il settore agricolo regionale mostra, anche di fronte a condizioni climatiche sfavorevoli per alcune colture, perdite più contenute rispetto al resto dell’economia. Al riguardo, il canale estero ha mostrato una buona dinamica, con una crescita delle esportazioni del comparto agroalimentare. In particolare, nonostante una contrazione della produzione, nel 2013, di tre punti percentuali in termini reali, a fronte di una lieve flessione dei consumi 28 intermedi (-0,2 %), il valore aggiunto del comparto a prezzi correnti è aumentato del 6,6 %. Tale risultato positivo dipende pertanto prevalentemente dalle dinamiche dei prezzi, che hanno registrato un incremento del 7,8 % dal lato della produzione e una flessione dello 0,1 % relativamente ai consumi intermedi, ulteriore segno di difficoltà del settore. In merito alle dinamiche produttive reali, si registrano flessioni diffuse all’interno delle varie produzioni, che risparmiano solo le produzioni tipiche della filiera agroalimentare regionale, in particolare le produzioni di olio e vino. Per quanto riguarda il saldo degli scambi con l'estero, come per il 2012, anche il 2013 registra un dato negativo per l'agricoltura, ma positivo per il complesso dell'agroalimentare, grazie al contributo dell'industria della trasformazione alimentare, e in miglioramento per l'effetto congiunto della contrazione delle importazioni e dell’incremento dell’export. Il calo delle importazioni agroalimentari testimonia la crisi della domanda interna, e del conseguente contenimento della spesa alimentare attuato dalle famiglie attraverso strategie di revisione dei consumi in favore di prodotti meno costosi. Tab. 7 - Agroalimentare: andamento dell’export - confronto 2012-2013. Valori assoluti Voci Agricoltura 2012 (in milioni) Variazioni % 2013 2012/2011 2013/2012 303,2 279,8 8,2 -7,7 227,9 216,6 5,8 -5 1.608,20 1.767,80 6,1 9,9 - di cui oli e grassi vegetali e animali 459,2 543,5 7,8 18,3 - di cui bevande 724,1 772,3 8 6,7 1.911,40 2.047,60 6,4 7,1 - di cui piante vive Trasformazione alimentare Totale Fonte: Irpet, Rapporti su “La situazione economica in Toscana” - Consuntivo anno 2012, Previsioni 20132014 e Consuntivo anno 2013, Previsioni 2014-2015. Con riguardo al settore del turismo, settore di punta della regione all’interno del comparto dei servizi, lo stesso evidenzia nel 2012 un lieve calo (-2,2 per cento rispetto al 2011), interrompendo il trend positivo registrato nel biennio 2010-2011, che tuttavia appare superato. Anche in questo caso, l’andamento è influenzato dalla diminuzione della domanda interna (le presenze nazionali registrano un -5,5 per cento nel 2012 rispetto al 2011), e compensato dalla buona dinamica delle presenze straniere (+1,1 per cento), che influenza positivamente anche la lieve ripresa registrata nel 2013, anno caratterizzato da un’ulteriore ampliamento del differenziale tra clientela nazionale, che continua a ridursi, e clientela estera. A tale riguardo, oltre metà della crescita realizzata nel 2013 è da attribuire a soli cinque 29 Paesi di provenienza del flusso turistico, rappresentati da Olanda, Russia, Regno Unito, Stati Uniti e Svizzera, tutti compresi fra i primi dieci mercati stranieri in termini di presenze. 1.2.3 Il mercato del lavoro La situazione dell’occupazione ha sofferto fino ad oggi meno di quanto sarebbe stato lecito attendersi per la pervasività della crisi, in gran parte grazie ad una certa capacità del settore dei servizi di assorbire una parte del personale uscito dal mercato del lavoro. Tuttavia, questa limitata funzione di “spugna” appare, nel corso del 2013, in diminuzione, come segnala il rapporto “Flash lavoro” pubblicato dall’IRPET nell’aprile 2014, ma compensata da una ripresa del mercato del lavoro nel settore industriale, registrata, in particolare, negli ultimi mesi del 2013; tale ripresa ha contribuito all’accentuarsi della risposta dinamica del mercato del lavoro toscano, nonché al conseguente aumento della differenza tra l’andamento regionale e la dinamica nazionale. Il Rapporto evidenzia una prima, importantissima, inversione di tendenza per l’occupazione sia nel comparto industriale che nel settore delle costruzioni, con una crescita rispettivamente del 9,4 per cento e del 4,4 per cento registrata nel IV trimestre 2013 rispetto al IV trimestre 2012; mentre il settore dei servizi, dopo anni di crescita, scende del 2 per cento, con una perdita di 25 mila posti di lavoro; infine l’agricoltura prosegue il trend di riduzione registrando un calo del 13,4 per cento. Tab. 8 - Tasso di occupazione regionale-popolazione tra i 15 e i 64 anni. (valori percentuali) Tempo e frequenza 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 Toscana 63,8 64,8 64,77 65,3 64,8 63,8 63,5 63,9 63,8 Italia 57,5 58,4 58,7 58,7 57,5 56,9 56,9 56,8 55,6 Fonte: dati Istat. A fine anno il tasso di occupazione risulta stabilizzato al 63,8 per cento, in linea con il 2012, influenzato positivamente dal tasso di occupazione maschile e negativamente da quello femminile. Tuttavia, considerando il numero di disoccupati, questo risulta essere in drastico aumento nel 2013 rispetto al 2012 (149.000 unità contro le 132.000 unità dell’anno precedente) con un tasso di disoccupazione che, secondo la definizione Istat Eurostat, è pari all’8,7 per cento per il 2013, in aumento rispetto all’esercizio precedente, e che, sommando le aree di sottoccupazione, potrebbe essere valutato 30 anche più elevato, ancorché inferiore alla media nazionale. Anche considerando la suddivisione per genere, si evidenzia una significativa impennata del tasso di disoccupazione femminile tra il 2011 ed il 2013, con un numero dei disoccupati che varia dalle 57.000 alle 77.000 unità. Tab. 9 - Disoccupati e tasso di disoccupazione per genere in Toscana (15 e più) 2009-2013. (in migliaia e valori percentuali) Anno di riferimento Maschi Disoccupati Femmine Tasso di disoccupazione Disoccupati Totale Tasso di disoccupazione Disoccupati Tasso di disoccupazione 2009 40 4,2 57 7,8 96 5,8 2010 47 5,0 54 7,5 101 6,1 2011 51 5,4 57 7,9 108 6,5 2012 61 6,5 71 9,5 132 7,8 2013 72 7,6 77 10,1 149 8,7 Fonte: dati Istat. Le previsioni per il prossimo futuro, elaborate da Irpet e contenute all’interno del Rapporto sul mercato del lavoro per l’anno 2013, pubblicato a febbraio 2014, indicano un ulteriore peggioramento per i prossimi mesi. I segni e gli effetti della crisi sono quindi ancora lontani dall’essere rimarginabili. Infatti, a fronte di una sostanziale stagnazione della forza lavoro occupata, il tasso di disoccupazione dovrebbe continuare a salire nel 2014 superando il 9 per cento, il livello più elevato dal 1990, con un aumento cumulato di quattro punti dal 2008. Tale andamento risulta influenzato negativamente dalla flessione del numero di occupati in agricoltura e positivamente dalla ripresa dell’occupazione nel comparto industriale e dei servizi. Solo nel 2015 la disoccupazione dovrebbe iniziare a declinare. 1.2.4 Le famiglie: principali indicatori economici e demografici Come accennato in precedenza, la recessione in atto ha comportato una diminuzione della spesa per consumi finali delle famiglie sul territorio regionale, che, dopo il picco registrato nel 2011, hanno iniziato a diminuire dell’1,5 per cento nel 2012 e dell’1,7 per cento nel 2013. La Regione Toscana, con i suoi 3.755.000 abitanti, ha una densità di popolazione di 164 abitanti per chilometro quadrato, largamente inferiore alla media nazionale di 202, e molto lontana dalle regioni più affollate, nelle quali emerge anche maggiore disagio abitativo e logistico, come la Campania, il Lazio e la Lombardia. E’ vero che la Toscana ha visto spopolarsi buona parte del suo territorio montano e collinare; basti pensare che su 287 comuni toscani ben 114 sono classificati come totalmente montani. 31 In termini di disagio sociale, il cui miglioramento figura tra gli obiettivi strategici del DPEF per il 2013, va tuttavia segnalato che la Regione Toscana si colloca tra le regioni migliori in termini di povertà relativa delle famiglie, registrando un’incidenza di povertà relativa familiare, in termini percentuali, che da un minimo del 4 per cento nel 2007, (il dato migliore nell’anno su tutto il territorio nazionale), passa al 6,8 per cento nel 2012. Tale incremento corrisponde a circa 49 mila nuovi nuclei familiari in condizioni di povertà relativa. Tale aumento risulta per lo più imputabile all’ultimo anno: se fino al 2011 la disponibilità del risparmio accumulato nel tempo e la bassa propensione all’indebitamento erano riuscite a contenere gli effetti del ciclo economico avverso, il perdurare della crisi associato al netto peggioramento del mercato del lavoro hanno successivamente aggravato le condizioni economiche di molte famiglie. Nell’ambito delle stesse, si osserva un aumento del peso dei più giovani e dei lavoratori, a fronte di una riduzione dei più anziani, destinatari della pensione. Per effetto di queste dinamiche l’Irpet stima che le risorse necessarie ad implementare uno strumento universale di contrasto alla povertà (qual è ad esempio il cd. “Sostegno per l’Inclusione attiva”, nuovo strumento elaborato dal Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali che prevede, oltre al sostegno economico del destinatario, un piano personalizzato per il suo reinserimento lavorativo) ammonterebbero in Toscana a circa 215 milioni di euro (6 miliardi in Italia)6. Inoltre, nel documento Istat denominato “Conti Economici regionali” pubblicato il 27 novembre 2013, emerge che la situazione del Pil pro capite a livello regionale è sempre più divergente a livello di macro aree. Con i suoi 28.100 euro per abitante nel 2012, la Toscana si colloca al di sopra di regioni quali Piemonte, Liguria, Marche, Abruzzo, ma è lontana anche dai risultati di Lombardia ed Emilia Romagna. Tuttavia, quello che preoccupa maggiormente è che il reddito pro capite di regioni quali Campania, Sicilia, e Puglia è ormai inferiore al reddito pro capite di Paesi come il Portogallo e la Lituania. 6 Fonte: Irpet, rapporto “La Toscana oltre la crisi”, febbraio 2014. 32 Fig. 2 - Pil a prezzi correnti per abitante nelle regioni italiane - Anno 2012. (valori in euro) Pil per abitante a prezzi correnti Bolzano Valle d'Aosta Lombardia Emilia Romagna Nord - Ovest Nord - Est Trento Centro - Nord Veneto Lazio Friuli-Venezia Giulia Toscana Piemonte Centro Liguria Marche Umbria Abruzzo Molise Sardegna Basilicata Mezzogiorno Puglia Sicilia Calabria Campania 10.000 20.000 30.000 40.000 37.316 34.465 33.066 31.538 31.094 30.630 30.338 30.008 29.531 29.195 29.106 28.100 27.942 PIL per abitante a prezzi correnti 27.941 27.303 25.601 23.316 22.322 20.034 19.722 17.964 17.416 17.208 16.826 16.575 16.369 Fonte: Istat – Conti economici regionali – Report del 27 novembre 2013. I grandi problemi strutturali pesano oggi più che in passato e richiedono di essere confrontati con le politiche pubbliche per valutarne l’efficacia. Ad esempio, il fenomeno legato all’immigrazione ha arginato solo per un decennio il precipitare della società italiana nell’invecchiamento. In questo senso, taluni programmi di spesa indicati nel DPEF 2013 della Regione Toscana appaiono coerenti con una composizione delle coorti di età in Toscana, composizione che risulta molto critica. Infatti, l’indice di vecchiaia della Regione Toscana risulta, nel 2012, pari a 184,6, più basso di quello del 1999, a segnalare la mutazione della composizione della popolazione con l’immissione nel tessuto sociale di una quota di immigrati pari a circa il 10 per cento. Tuttavia, gli indici di vecchiaia provinciali, che segnalano anche problematiche specifiche di assistenza, mostrano che ben tre province hanno un indice superiore a 200, e cioè le coorti anziane sono il doppio di quelle giovanili (Grosseto con 214,1, Massa Carrara con 212, Livorno con 207,3). In Italia si registrano indici peggiori a Trieste, Savona, Genova e La Spezia. Firenze si colloca nella media regionale. 33 Di tutti gli indicatori di disagio, forse il più importante è quello dei NEET (Not in education, employment or training) e cioè il numero di giovani che non lavorano, non studiano e non partecipano a programmi di formazione. E’ la cifra della incapacità di includere in un sistema sociale attivo fasce crescenti di giovani generazioni e rappresenta, tra l’altro, la rinuncia a formare il capitale umano. I dati per il 2013, riportati di seguito, mostrano come dai livelli pre crisi del 2008, l’indice in oggetto sia aumentato di quasi 8 punti percentuali per la Toscana e di 7 punti percentuali a livello nazionale. L’indice NEET della Toscana nel 2013 risulta sensibilmente migliore rispetto alla media nazionale, ma pur sempre ad un livello assai preoccupante. Esso va confrontato con il 23,6 per cento del Lazio, il 18,1 per cento del Veneto, il 18,8 per cento dell’Emilia Romagna. Ma vanno sempre rammentati i dati drammatici delle regioni meridionali, dove oltre un terzo dei giovani non studia e non lavora. Tab. 10 - Giovani Neet (Not in education, employment or training) di 15-29 anni, per regione. Anni 2006-2013. (valori percentuali) REGIONI/ RIPARTIZIONI GEOGRAFICHE 2013 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Totale Uomini Donne Toscana 13,2 13 12,8 13 15,5 16,4 18,2 19,6 17,1 22,2 Nord-ovest 11,5 11,5 12,7 14,7 16 15,6 16,8 19,8 21,0 18,7 Nord-est 10,5 9,9 10,3 12,5 15,1 15,1 16,3 17,8 21,8 20,0 Centro 14,8 13,9 14 15,3 17,1 18,9 19,9 21,7 24,2 22,0 29 28,9 29 29,7 30,9 31,9 33,3 35,4 36,1 35,0 19,2 18,9 19,3 20,5 22,1 22,7 23,9 26,0 24,4 27,7 Mezzogiorno Italia Fonte: dati Istat. Infine, un breve cenno al livello di scolarità della popolazione attiva vuole evidenziare la criticità del dato italiano, con un numero molto elevato di persone adulte che hanno conseguito soltanto il diploma di media inferiore nel 2012 (44,3 per cento, a fronte di una media europea del 26,6 per cento). La Toscana si trova in una situazione peggiore rispetto alla media nazionale, con il 45 per cento. Quest’ultimo indicatore risulta uno dei più critici fra quelli in cui la regione parte svantaggiata rispetto alla media nazionale. Quelli appena descritti rappresentano indici utili per valutare i programmi regionali volti al contrasto della disoccupazione, quali il progetto Giovani Sì , che si pone l’obiettivo di favorire l’ingresso e la permanenza dei giovani nel mercato del lavoro; le politiche di incentivazione delle assunzioni dei soggetti con deboli capacità competitive sul mercato del lavoro 34 e dei soggetti a rischio di disoccupazione di lunga durata; le politiche di gestione dei Centri per l’impiego, sottoposti ad una riorganizzazione sul territorio regionale. 2. Il bilancio regionale e la spesa pubblica sul territorio toscano nel confronto interregionale 2.1 La spesa pubblica nazionale e regionale All’interno dello scenario macroeconomico analizzato nel precedente paragrafo, si inquadra il ruolo della Pubblica Amministrazione, in particolare in termini di spesa effettiva, con la quale la stessa contribuisce al sistema economico nazionale e regionale. L’analisi della spesa pubblica in ambito regionale risente dell’attenzione del legislatore verso forme di contenimento e di razionalizzazione, il quale ha comportato un nuovo assetto del contesto costituzionale di riferimento, rappresentato dalla l. cost. 20 aprile 2012, n. 1, che ha accolto il principio del pareggio strutturale di bilancio e con la successiva legge di attuazione (legge 24 dicembre 2012, n. 243). Il principio del pareggio di bilancio, costituisce la trasposizione a livello nazionale dell’impegno assunto, in sede europea, per ridurre in modo strutturale il debito pubblico, elevando tale principio a rango costituzionale, all’interno di ciascuno dei diversi ordinamenti degli Stati membri, nonché correlandolo ad un vincolo di sostenibilità del debito che coinvolge tutte le pubbliche amministrazioni7. La presente sezione si propone di analizzare l’andamento della spesa pubblica delle “amministrazioni locali” (in termini di contabilità nazionale) presenti sul territorio toscano, con uno sguardo particolare all’amministrazione regionale, ed effettuando un confronto del trend della stessa spesa a livello interregionale, distinguendo tra regioni a statuto ordinario e regioni a statuto speciale. L’obiettivo di tale confronto è quello di esaminare l’effetto del fenomeno a livello economico regionale, attraverso un esame della spesa pubblica in rapporto ai valori pro capite, a verifica di come le risorse pubbliche sono distribuite sul territorio, a vantaggio del cittadino-utente. 7 Con il d.lgs. 23 giugno 2011, n. 118, sono state emanate disposizioni in materia di armonizzazione dei sistemi contabili e degli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro organismi. Le disposizioni del Titolo I, riguardanti i principi contabili generali applicabili alle Regioni ed alle Province autonome si applicheranno a decorrere dal 2015 (art. 38). Al fine, però, di verificare l'effettiva rispondenza del nuovo assetto contabile alle esigenze conoscitive della finanza pubblica e di individuare eventuali criticità, l’art. 36 del decreto ha previsto l’avvio di una sperimentazione, per la durata di tre esercizi finanziari (a partire dal 2012), riguardante l'attuazione delle disposizioni di cui al Titolo I, in particolare per l'adozione del bilancio di previsione finanziario annuale di competenza e di cassa, nonché della classificazione per missioni e programmi di cui all'art. 33. 35 In generale, la spesa delle amministrazioni locali, considerate a livello nazionale, ha risentito notevolmente della crisi economica in atto, nonché delle misure assunte per garantire il contributo delle amministrazioni decentrate agli obiettivi di finanza pubblica. Al riguardo, la Corte dei conti, nel documento “Attuazione e prospettive del federalismo fiscale” presentato nel marzo 2014 nell’ambito dell’audizione presso la Commissione parlamentare per l’attuazione del federalismo fiscale, evidenzia come la dimensione complessiva delle misure di riduzione di spesa assunte a partire dal 2009 abbia raggiunto, nel 2012, 31 miliardi, di cui 16 come conseguenza dell’inasprimento del Patto di stabilità interno e oltre 15 come tagli nei trasferimenti. In confronto alle previsioni di inizio periodo, contenute nel DPEF 2009-2013, i risultati a consuntivo dell’ultimo biennio evidenziano l’importanza dell’impatto della crisi sul mondo delle autonomie locali e la pressione a cui queste sono state sottoposte. Infatti, a seguito dell’attuazione di misure di contenimento della spesa per 31 miliardi come sopra evidenziato, nel 2012 si è registrata una diminuzione della spesa complessiva delle amministrazioni locali, rispetto alle previsioni iniziali, di circa 35 miliardi, derivante in particolare dalla spesa in conto capitale. Per il periodo 2013-2016 si prefigura una ulteriore riduzione della spesa primaria complessiva degli enti territoriali, considerando il dato nazionale, di oltre 2 miliardi, con l’incidenza in termini di prodotto che passa dal 14,8 per cento del 2013 al 13,3 del 2016. Considerando tuttavia il dato al netto della spesa sanitaria, per cui è previsto un aumento tra il 2013 ed il 2016, la spesa delle amministrazioni territoriali diminuirebbe di oltre 7 miliardi, di cui 3 di parte corrente, attestandosi al 6,6 per cento del prodotto (il 7,8 nel 2013). 2.1.1 La spesa pubblica del comparto delle amministrazioni locali nella Regione Toscana Di seguito vengono riportati alcuni dati d’insieme relativi alla spesa pubblica delle amministrazioni locali8 presenti sul territorio toscano, distinguendo, in particolare, tra Regione e ASL, Comuni e Province, allo scopo di esaminare la distribuzione di tale spesa sulla base dei valori medi per gli esercizi 2010-2012 desunti dai Conti pubblici territoriali elaborati dal Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica (Ministero dello Sviluppo economico)9. Attraverso l’elaborazione di tali dati, la Banca d’Italia ha 8 L’elenco delle amministrazioni pubbliche che fanno parte del comparto delle amministrazioni locali viene individuato annualmente dall’Istat ai sensi dell’articolo 1, comma 3 della l. 31 dicembre 2009, n. 196. Di queste fanno parte, principalmente, la Regione, le Province ed i Comuni. 9 In base alla metodologia di aggregazione utilizzata dal Ministero dello Sviluppo Economico per l’elaborazione dei Conti Pubblici Territoriali, al fine dell’elaborazione dei presenti dati, effettuata da Banca d’Italia 36 stimato che, sotto il profilo degli enti erogatori, quasi il 57 per cento della spesa pubblica locale risulta essere di competenza della Regione e delle ASL, a causa del preponderante rilievo della sanità. Oltre un quarto della spesa totale è invece erogato dai comuni, che si confermano essenziali per la spesa in investimenti fissi. La spesa corrente relativa al comparto della Regione e delle ASL rappresenta circa il 60 per cento della spesa corrente totale, considerata a livello aggregato, a fronte di un’incidenza di circa il 24 per cento di quella relativa al comparto comunale. Tale dato sottolinea l’importanza di questa tipologia di spesa a livello di impatto sul tessuto economico regionale, e risulta influenzata in particolare dalle spese correnti relative al sistema socio-sanitario. Le principali variazioni vengono registrate nell’ambito della spesa in conto capitale, che diminuisce, in media, dell’8,6 per cento l’anno, sintomo di una costante diminuzione della capacità di investimento delle amministrazioni locali. Tab. 11 - Spesa pubblica delle amministrazioni locali in Toscana al netto della spesa per interessi. (valori medi al periodo 2010-2012 e valori percentuali (1)) Composizione % Voci spesa corrente primaria Regione e ASL (2) Province Comuni (3) Altri enti Variazione % annua 59,9 5,5 24,6 10 -0,2 35 12,3 43,4 9,3 -8,6 Spesa totale 56,8 6,4 27,0 9,9 -1,2 Spesa totali Italia 60,9 4,2 27,4 7,5 0,6 - Regioni a statuto ordinario 60,1 4,6 28,1 7,2 0,6 - Regioni a statuto speciale 64,1 2,7 24,4 8,8 0,7 spesa c/capitale (4) Fonte: Banca d'Italia, Rapporto annuale sull'economia della Toscana n.9, giugno 2014 . (1) Per la spesa, la fonte è il Ministero dello sviluppo economico (Dipartimento per lo sviluppo e la coesione economica), base dati dei Conti pubblici territoriali; per la popolazione residente, Istat. (2) Il dato include le aziende ospedaliere. (3) Il dato per le Regioni a statuto ordinario e per l'Italia non comprende la gestione commissariale del Comune di Roma, iniziata nel 2008. (4) Dato al netto delle partite finanziarie. Un’analisi della spesa pubblica per investimenti, riferita agli stessi anni, ed effettuata sulla base dei dati relativi ai pagamenti delle amministrazioni locali desunti dal sistema informativo Siope, mostra come, in rapporto al Pil regionale, gli investimenti fissi delle amministrazioni locali toscane abbiano registrato una sensibile diminuzione nel triennio 2010-2012, assestandosi, a fine periodo, ad un e riportata nel “Rapporto annuale sull'economia della Toscana n.9” pubblicato a giugno 2014, le amministrazioni locali (AALL) comprendono gli enti territoriali (Regioni e Province autonome di Trento e di Bolzano, Province, Comuni), gli enti produttori di servizi sanitari (Aziende sanitarie locali e Aziende ospedaliere), gli enti locali produttori di servizi economici e di regolazione dell’attività (ad esempio, Camere di commercio) e quelli produttori di servizi locali, assistenziali, ricreativi e culturali (ad esempio, università ed enti lirici). 37 valore in linea con il complesso delle regioni a statuto ordinario (1,2 per cento), a differenza dei due precedenti esercizi, in cui il dato toscano risultava ad un livello superiore rispetto alla media delle complesso delle regioni a statuto ordinario nonché in linea con quello nazionale. Si evidenzia, tuttavia, come l’andamento dei pagamenti delle amministrazioni locali possa essere influenzato, annualmente, anche da fenomeni connessi con il rispetto dei vincoli di finanza pubblica. Il comparto comunale sembra essere quello che contribuisce maggiormente al totale della spesa per investimenti fissi su territorio toscano, con un andamento pressoché cotante nel triennio, in contrasto con il dato riferito al comparto regionale, caratterizzato, da un lato, da un andamento marcatamente decrescente e, dall’altro, da un contributo al complesso della spesa in oggetto comunque superiore rispetto al dato aggregato per le regioni a statuto ordinario, nonché al dato nazionale. A tale riguardo, la Banca d’Italia stima una ripresa della crescita della spesa per investimenti nel 2013, trainata in particolare dal settore degli enti locali. Tab. 12 - Spesa pubblica per investimenti – confronto Toscana-RSO-Italia. 2010 Amministrazioni locali (in % del Pil) (1) Regioni a statuto ordinario (2) Toscana Voci 2011 (valori percentuali) 2012 2010 2011 Italia (2) 2012 2010 2011 2012 1,6 1,3 1,2 1,3 1,2 1,2 1,5 1,4 1,4 Comparto Regionale (compresa la gestione sanitaria) 35,9 37,0 27,0 21,4 20,6 18,2 26,9 26,4 24,0 Province 12,8 14,1 13,8 10,9 10,2 9,0 9,3 8,8 8,0 Comuni 45,0 41,9 46,7 59,3 59,9 63,3 56,0 55,9 58,9 6,3 7,0 12,5 8,4 9,3 9,5 7,8 8,9 9,1 di cui (quote % sul totale) Altri enti Fonte: Banca d'Italia, Rapporto annuale sull'economia della Toscana n. 9, giugno 2014. (1) Gli indicatori sono costruiti sui dati di cassa relativi alla spesa per costituzione di capitali fissi (beni e opere immobiliari, beni mobili e macchinari) delle AALL. (2) I dato per le RSO e per l’Italia non comprende la gestione commissariale del comune di Roma. I dati di consuntivo 2012 relativi alla spesa pubblica per investimenti delle amministrazioni locali, considerati a livello nazionale e riportati dalla Corte dei conti nel Rapporto sul coordinamento della finanza pubblica, confermano un profilo discendente della stessa in rapporto al Pil, proseguendo nella costante decrescita registrata nel biennio precedente (1,5 per cento nel 2010; 1,4 per cento nel 2011). Al riguardo, all’interno del rapporto sopra citato la Corte evidenzia in termini critici la scelta di utilizzare la riduzione della spesa per investimenti pubblici come elemento costante della quadratura dei conti pubblici, in quanto si tratta di una scelta che, tra l’altro, appare non coerente con i programmi di rilancio e di 38 accelerazione delle infrastrutture e delle opere pubbliche, cui fanno costante riferimento, a livello nazionale, i documenti governativi di indirizzo delle riforme strutturali. Nel contesto delle amministrazioni locali toscane, un confronto specifico sull’evoluzione della spesa negli anni 2011-2013 e della sua composizione, limitatamente ai comparti regionale, provinciale e comunale, calcolata in termini di pagamenti complessivi (pagamenti in conto competenza e in conto residui) come desunti dal sistema informativo Siope, evidenzia come, a fronte di una tendenziale diminuzione delle spese correnti per il comparto regionale e provinciale tra il 2011 ed il 2012, e di una sostanziale invarianza per il comparto comunale, il 2013 registri un’inversione di tendenza, con un notevole aumento della spesa corrente regionale e comunale. Andamento crescente viene registrato inoltre per i pagamenti riferiti alla spesa in conto capitale nel 2013 rispetto al 2012, in contrasto con la riduzione verificatasi nel biennio precedente, spesa, questa, influenzata sia dai vincoli del patto di stabilità interno, la cui disciplina viene aggiornata annualmente, sia dall’emanazione del d.l. 8 aprile 2013, n. 35, convertito dalla l. 6 giugno 2013, n. 64 recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione. Un dato significativo riguarda inoltre l’incremento, nel 2013, della spesa per rimborso prestiti, sia a livello regionale che comunale. Anche considerando il dato in termini di valori assoluti, i bilanci comunali risultano gravati in misura maggiore da tale tipologia di spesa. Tale fenomeno deve essere valutato, da una parte, in relazione al lieve aumento del totale dell’indebitamento del comparto regionale, registrato tra il 2011 e il 2012, come meglio descritto in seguito nel presente capitolo e, dall’altra, in relazione alla riduzione del debito del 3,1 per cento nello stesso periodo, se considerato a livello aggregato come debito delle amministrazioni locali presenti nella regione. Tab. 13 - La spesa pubblica delle amministrazioni locali in Toscana: dettaglio per Regione, Province, Comuni. (in milioni) Tipologia di spesa pagamenti 2013 Regione Prov. variazioni % rispetto all'anno precedente 2013/2012 pagamenti 2012 Comuni Regione Prov. Comuni Regione Prov. Comuni variazioni % rispetto all'anno precedente 2012/2011 Regione Prov. Comuni spesa corrente 8.027,41 664,95 3.872,09 7.870,95 683,49 3.259,01 1,99 -2,69 16,02 -3,93 -6,65 1,51 spesa c/capitale 1.034,00 203,44 819,00 853,90 176,70 621,84 21,09 3,72 27,36 8,96 -28,82 -13,93 508,39 10,10 -26,92 34,31 -5,06 13,16 19,48 8.805,61 948,77 4.389,25 3,91 -3,75 19,75 -2,83 -10,3 0,71 spesa per rimborso prestiti spesa totale (1) 88,91 64,73 713,63 9.150,32 933,12 5.404,71 80,75 88,57 Fonte: Corte dei conti su dati Siope. (1) Spesa totale: Spesa totale: pagamenti totali (spesa corrente + spesa in conto capitale + spesa per rimborso prestiti) al netto delle contabilità speciali e dei pagamenti da regolarizzare. 39 2.1.2 La spesa pubblica delle Regioni italiane I dati pubblicati dalla Corte dei conti nell’ambito dell’analisi sulla finanza regionale per gli anni 2011 e 2012 mostrano come il comparto delle amministrazioni regionali, considerato a livello aggregato, rappresenti circa il 10 per cento della spesa pubblica complessiva a livello nazionale. Inoltre, il suo contributo alla riduzione del deficit dell’insieme delle amministrazioni pubbliche ha inciso, mediamente, in misura pari all’1 per cento circa, mentre l’impatto della consistenza del debito regionale sul debito pubblico complessivo si attesta intorno al 2 per cento. All’interno di tale scenario, è stato calcolato che l’effetto cumulato delle misure di austerità adottate negli ultimi anni (2008-2012) equivale ad una riduzione della capacità regionale di spesa pari al 17 per cento. Tale riduzione risulta come conseguenza, da una parte, dei vincoli di finanza pubblica previsti dal patto di stabilità interno, dall’altra dalle riduzioni dei trasferimenti statali attuate allo scopo di evitare di immobilizzare risorse in avanzi di bilancio indisponibili. Inoltre, osservando i dati di contabilità nazionale, il comparto delle amministrazioni regionali assolve ad una funzione di sostanziale trasferimento di risorse, in forma di contributi alla produzione ed agli investimenti, oltre che all’assistenza sanitaria. Infatti, quasi l’85 per cento delle risorse che affluiscono ai bilanci regionali (pari a circa 140 miliardi di euro l’anno) sono oggetto di trasferimento ad altri enti pubblici e privati, e di questi circa l’80 per cento è assorbito dal finanziamento della spesa per il Servizio sanitario nazionale. Le regioni si caratterizzano pertanto per la loro funzione di programmazione e coordinamento degli interventi pubblici da realizzare sul territorio, in quanto gestiscono in proprio meno del 3 per cento delle risorse pubbliche complessive (di cui circa 3 miliardi di euro rappresentano la quota di spesa sanitaria corrente direttamente gestita dalle regioni)10. All’interno di tale contesto, una prima analisi della spesa regionale viene effettuata nella presente sezione analizzando l’andamento della stessa in termini di pagamenti complessivi (riferiti sia alla competenza dell’anno di riferimento, sia al conto residui) effettuati all’interno dei singoli bilanci delle amministrazioni regionali e desunti dal sistema informativo Siope, con rilevazioni relative alle regioni a statuto ordinario (RSO), e a quelle a statuto speciale e province autonome (RSS). 10 Fonte: Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, esercizi 2011-2012, approvata con deliberazione 25 luglio 2013, n. 20. 40 Per l’anno 2012 la spesa delle regioni italiane nel loro complesso, come sopra descritta, risulta pari a 169.425,48 milioni di euro, e si riferisce principalmente a spese di tipo corrente, che rappresentano l’86 per cento del totale. Il dato relativo alla Regione Toscana, che registra un’incidenza della spesa pubblica pro capite pari a 2.400,80 euro, risulta sensibilmente inferiore sia rispetto alla media delle regioni a statuto ordinario (2.606,84 euro pro capite), sia rispetto alla media nazionale (2.852,56 euro pro capite). La Regione Toscana si colloca tra le regioni che distribuiscono meno spesa sul proprio territorio, insieme al Veneto ed al Piemonte. Tenuto conto della buona qualità media del sistema sanitario regionale, questo dato va interpretato come l’effetto di un maggior contributo relativo della regione all’obiettivo comune di riequilibrio dei conti pubblici e si spiega anche con un livello di indebitamento complessivo inferiore alla media delle regioni. Il 2013 presenta un lieve aumento della spesa complessiva, derivante dall’andamento sia della spesa corrente (+2 per cento) sia di quella in conto capitale (+21 per cento), influenzata, tra l’altro, come già detto, dalle disposizioni normative in termini di pagamenti della Pubblica Amministrazione. Di conseguenza anche la spesa pro capite aumenta rispetto all’anno precedente, attestandosi a 2.478 euro. A livello nazionale, si riscontra un aumento della spesa totale, in termini assoluti e di incidenza pro capite, combinata con una importante diminuzione del peso della spesa corrente, che passa dall’86 per cento all’82 per cento del totale. Si registra l’aumento dei pagamenti per spese in conto capitale, che risentono di vari fenomeni, come evidenziato in precedenza, e dei pagamenti per rimborso di prestiti. Pur avvenendo con il discutibile meccanismo di dare più ossigeno al pagamento delle amministrazioni più “morose”, tuttavia l’insieme dell’indirizzo di bilancio del 2013 pare tuttavia aver migliorato sensibilmente la composizione della spesa, riorientandola verso quella in conto capitale. La distribuzione della spesa a livello nazionale registra un cambiamento tra i due anni dovuto alla minore incidenza della Lombardia, ed alla maggiore rilevanza percentuale della Regione Lazio, la cui incidenza sulla spesa totale nazionale passa da meno dell’11 per cento a quasi il 14 per cento. 41 Tab. 14 - La spesa pubblica nelle Regioni italiane per tipologia - pagamenti totali - anno 2013. spesa corrente Regioni spesa in conto capitale spese per rimborso prestiti Incidenza pro capite della spesa (popolazione al 1 gennaio) euro pro capite spesa totale (1) milioni di euro Piemonte Composizione sul totale Italia 2013 % 11.094,35 1.062,00 461,65 12.617,99 2.885 1.116,14 243,51 45,55 1.405,21 10.992 0,80% 20.637,29 1.068,24 183,38 21.888,91 2.235 12,46% Trentino A. A./Provincia autonoma Bolzano e Trento 6.635,50 2.655,82 30,36 9.321,68 8.964 5,31% Veneto 9.966,79 1.509,44 75,28 11.551,51 2.366 6,57% Friuli-Venezia Giulia 4.504,50 614,96 188 5.307,46 4.344 3,02% Liguria 3.951,66 412,18 100,37 4.464,21 2.852 2,54% Emilia-Romagna 9.620,05 1.271,24 112,53 11.003,82 2.513 6,26% Toscana 8.027,41 1.034,00 88,91 9.150,32 2.478 5,21% Umbria 2.074,01 192,85 52,23 2.319,09 2.617 1,32% Marche 3.301,96 253,10 60,40 3.615,46 2.340 2,06% 14.024,66 1.094,99 8.802,72 23.922,37 4.305 13,61% 3.182,62 288,35 113,12 3.584,09 2.731 2,04% 854,18 180,29 12,02 1.046,49 3.340 0,60% 12.241,92 2.764,35 178,97 15.185,24 2.631 8,64% Puglia 8.957,42 1.244,69 181,58 10.383,70 2.536 5,91% Basilicata 1.378,38 380,7 39,21 1.798,29 3.121 1,02% Calabria 4.265,00 669,53 77,08 5.011,61 2.559 2,85% 12.756,51 1.875,85 247,36 14.879,72 2.976 8,47% 6.105,95 878,37 272,25 7.256,58 4.423 4,13% 113.577,70 13.425,95 10.539,45 137.543,10 2.715 78,28% 31.118,60 6.268,52 783,52 38.170,65 4.227 21,72% 144.696,31 19.694,47 11.322,97 175.713,75 2.944 100,00% Valle d'Aosta Lombardia Lazio Abruzzo Molise Campania Sicilia Sardegna Regioni a statuto ordinario Regioni a statuto speciale Italia 7,18% Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati Siope. (1) Spesa totale: pagamenti totali (spesa corrente + spesa in conto capitale + spesa per rimborso prestiti) al netto delle contabilità speciali e dei pagamenti da regolarizzare. Risulta inoltre opportuno osservare alcuni dati sul grado di autonomia regionale delle entrate proprie e sul livello di copertura delle relative spese. Dal sistema informativo Siope, in modo analogo alle elaborazioni sopra riportate, sono state considerate, per le entrate e le spese, rispettivamente le riscossioni ed i pagamenti complessivi (in conto competenza ed in conto residui) e sono stati elaborati specifici indicatori. Questi ultimi evidenziano come la Regione Toscana sia caratterizzata da un’autonomia finanziaria superiore alla media italiana per il 2012, anche se in diminuzione nel 2013. Tale riduzione dell’autonomia impositiva emerge sia dall’aumento delle entrate del titolo II, sia dalla minore incidenza di quelle del titolo I sul totale delle entrate correnti, diminuzione evidenziata anche dall’andamento crescente dell’indice di dipendenza da trasferimenti. In ogni caso, anche l’indice di autonomia tributaria si colloca, in entrambi gli anni, a un livello superiore rispetto alla 42 media nazionale, anzi appare in miglioramento, in conseguenza della diminuzione dei pagamenti di parte corrente, segno di una maggiore capacità di copertura delle spese correnti con le entrate del titolo I. Il dato non è il risultato di un aumento delle entrate tributarie, ma di un minore divario, nel 2013, tra le stesse ed i pagamenti di parte corrente. Di seguito si riportano gli indicatori principali per le entrate e le spese di alcune regioni italiane, con caratteristiche simili, in termini economici e demografici, significative delle diverse aree geografiche del territorio nazionale. Tab. 15 - Indicatori per le entrate e le spese delle Regioni italiane, media ponderata a tutto il periodo confronto 2012-2013. Tipologia indicatori Regione Autonomia Finanziaria (1) 2012 2013 Autonomia Impositiva (2) 2012 Dipendenza da Trasferimenti (3) 2013 2012 2013 Autonomia tributaria (4) 2012 2013 Veneto 0,95 0,90 0,94 0,90 0,05 0,10 1,02 1,22 E. Romagna 0,94 0,92 0,91 0,92 0,06 0,08 0,89 1,28 Toscana 0,94 0,89 0,93 0,88 0,06 0,11 0,92 1,19 Lazio 0,92 0,96 0,91 0,95 0,08 0,04 0,63 1,26 Puglia 0,93 0,65 0,92 0,65 0,07 0,35 0,86 0,84 Totale Italia 0,89 0,88 0,87 0,90 0,11 0,12 0,88 1,07 Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati Siope. (1) L'indicatore Autonomia Finanziaria è il rapporto fra Entrate tributarie e extratributarie e Entrate correnti. (2) L'indicatore Autonomia Impositiva è il rapporto fra Entrate tributarie e Entrate correnti. (3) L'indicatore Dipendenza da Trasferimenti è il rapporto fra Trasferimenti correnti e Entrate correnti. (4) L'indicatore Autonomia Tributaria è il rapporto fra Entrate tributarie e Spese correnti. 2.2 Il bilancio della Regione Toscana nel confronto interregionale Allo scopo di offrire un quadro d’insieme della finanza regionale, sia a livello di grandezze assolute, sia a livello di ripartizione delle singole componenti del bilancio e della relativa suddivisione a livello territoriale, si propone una sintetica analisi dei principali dati di bilancio di alcune singole regioni, assimilabili alla Regione Toscana in termini di popolazione ed indicatori economici, focalizzando l’attenzione sulla dinamica delle entrate di competenza (accertamenti e relative riscossioni) e delle spese di competenza (impegni e relativi pagamenti) presenti nei relativi bilanci regionali, essenziali per valutare gli andamenti gestionali delle singole amministrazioni. A differenza dell’analisi sopra effettuata, basata sui dati di cassa complessivi desunti dal sistema Siope, la presente esposizione prende in considerazione le grandezze di bilancio che rappresentano esclusivamente la gestione di competenza, tralasciando la gestione in conto residui, allo scopo di valutare l’efficienza della 43 stessa, espressa, tra l’altro, dalla capacità di realizzo delle entrate accertate e dalla capacità di utilizzo delle spese impegnate nell’esercizio. L’esame si estende alla serie storica dell’ultimo quinquennio (2008-2012) per le entrate, e dell’ultimo triennio (2010-2012) per le spese. Nel paragrafo che segue sono esposti i risultati delle analisi svolte a livello nazionale, che traggono origine dai dati relativi alle singole regioni comunicati alla Corte dei conti 11. 2.2.1 Gli accertamenti nel bilancio regionale Osservando gli accertamenti di competenza a livello di aree territoriali aggregate, per le regioni a statuto ordinario e le regioni a statuto speciale, i risultati della gestione finanziaria relativi agli esercizi 2011 e 2012 evidenziano una buona tenuta del complesso delle fonti di finanziamento del comparto regionale, nonostante le manovre correttive di finanza pubblica del biennio 2011-2012. I dati relativi agli accertamenti effettivi dei rendiconti dell’esercizio 2012 indicano che il complesso delle entrate dell’intero comparto regionale, a statuto ordinario e speciale, si attesta a quasi 168 miliardi di euro, a fronte di corrispondenti entrate accertate nel 2011 pari a 165,6 miliardi di euro, con una crescita complessiva dell’1,4 per cento. L’analisi per aree geografiche conferma come della crescita delle entrate delle regioni a statuto ordinario, nel 2012, abbiano potuto beneficiare soprattutto le regioni del centro, mentre le altre hanno conservato immutati i livelli raggiunti nel 2011. L’analisi effettuata a livello regionale, considerando solo le medesime regioni a statuto ordinario del precedente paragrafo, mostra come gli accertamenti complessivi risultino pressoché stabili, nel periodo 2008-2012, per Veneto ed Emilia Romagna, a fronte di un andamento altalenante registrato dalla Puglia e di un drastica riduzione delle risorse accertate dalla Regione Lazio, dovuta in prevalenza alla diminuzione delle entrate derivanti da indebitamento. La Toscana presenta, per il 2012, un volume di risorse accertate pari a 9,015 milioni di euro, dato che si attesta al di sopra della media delle regioni a statuto ordinario. Ai fini dell’esplicitazione del legame tra economia e bilancio regionale, è opportuno prendere in considerazione il dato relativo al titolo I di entrata, in quanto 11 Le fonti di provenienza dei dati sono rappresentate dai rendiconti regionali forniti alle Sezioni regionali di controllo (ovvero dai dati provvisori forniti dalle medesime, per quanto riguarda i risultati finanziari dell’esercizio 2012) pubblicati dalla Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, all’interno della “Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni per gli esercizi 2011 e 2012”, di cui alla deliberazione 25 luglio 2013, n. 20, che fornisce dati di sintesi per tutte le regioni italiane, raccolti attraverso il Sistema Operativo degli Enti pubblici (SIOPE), sul quale sono registrati tutti i movimenti (incassi e pagamenti) degli enti pubblici, e attraverso i questionari sui rendiconti delle Regioni, sulla base delle linee guida adottate dalla Sezione delle Autonomie ai sensi dell’art. 1 del d.l. n. 174/2012 (deliberazione 22 febbraio 2013, n. 6 e linee guida precedenti). 44 i dati riferiti alle entrate di cui al titolo II e al titolo III hanno un rilievo minore. Al riguardo, la Toscana evidenzia, da una parte, un trend stabile in merito alle entrate tributarie nell’ultimo quinquennio, con un lieve aumento nel 2012 rispetto al 2011; dall’altra, all’interno di un confronto interregionale, il peso del titolo I sul totale delle entrate risulta pari all’82,97 per cento, incidenza in lieve diminuzione rispetto all’esercizio precedente ma superiore all’incidenza media nazionale per il 2012, nell’ambito delle sole regioni a statuto ordinario. Inoltre, considerando i mutui e prestiti effettivamente contratti, la Toscana si colloca a livello notevolmente inferiore rispetto alla media nazionale, con un’incidenza delle entrate del titolo V dell’1,14 per cento. Il trend regionale risulta, tuttavia, in aumento rispetto agli esercizi precedenti; inoltre è necessario considerare che la media nazionale viene influenzata in particolare dalle regioni a statuto ordinario e, tra queste, da Piemonte, Lazio e Campania, che presentano consistenti movimentazioni del titolo V, espressione di ricorso a nuovo indebitamento, per tutti gli anni considerati. La valutazione di tali dati dipende tuttavia anche delle singole normative regionali, in merito alle modalità di ricorso a nuovo indebitamento. Tale questione, per la Regione Toscana, verrà affrontata in un’apposita sezione del presente referto nell’ambito dell’analisi dell’indebitamento. 45 Tab. 16 - Accertamenti nei bilanci regionali – dettaglio per alcune Regioni a statuto ordinario. (in migliaia) Regioni Veneto E. Romagna Toscana Lazio Puglia Anni Titolo I Titolo II Titolo III Titolo IV Titolo V Totale 2008 9.058.690 1.019.175 159.448 368.844 54.320 10.660.477 2009 9.226.808 833.310 185.185 423.257 0 10.668.560 2010 9.466.183 1.035.472 129.274 354.096 0 10.985.025 2011 9.612.941 1.321.189 133.738 314.141 0 11.382.009 2012 9.711.068 500.644 124.928 251.595 0 10.588.235 2008 8.802.920 1.126.938 144.555 237.145 0 10.311.558 2009 9.031.986 985.817 110.493 167.820 0 10.296.116 2010 9.123.402 1.024.998 100.085 193.490 0 10.441.975 2011 9.266.850 575.462 128.469 86.537 0 10.057.318 2012 9.339.196 732.286 296.445 93.270 0 10.461.197 2008 7.494.280 868.305 162.938 527.942 508 9.053.973 2009 7.143.629 1.072.479 132.769 352.699 898 8.702.474 2010 7.358.970 980.522 161.390 676.073 0 9.176.955 2011 7.351.571 771.806 66.450 536.141 100.094 8.826.062 2012 7.479.877 828.516 105.692 498.487 102.575 9.015.147 2008 11.632.720 1.222.186 668.431 414.277 6.273.619 20.211.233 2009 11.599.272 1.085.810 1.003.637 426.774 624.606 14.740.099 2010 11.830.844 1.197.126 84.692 267.787 750.000 14.130.449 2011 12.093.673 1.504.681 316.483 309.456 526.381 14.750.674 2012 12.203.288 966.782 73.202 192.112 4.451.541 17.886.925 2008 5.652.041 2.567.046 105.952 3.831.069 98.698 12.254.806 2009 5.336.420 2.901.472 100.706 1.361.350 16.220 9.716.168 2010 6.324.944 2.022.891 162.886 1.517.494 9 10.028.224 2011 6.352.475 1.831.049 84.692 1.055.198 18 9.323.432 2012 6.747.002 1.690.403 101.596 3.597.224 20 12.136.245 Fonte: elaborazione Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, sui dati dei rendiconti regionali 2008-2011 e non definitivi 2012. Esaminando, inoltre, i dati relativi alle riscossioni di competenza della Regione Toscana, quest’ultima mostra una capacità di riscossione sugli accertamenti in miglioramento nel tempo, passando dal 59 per cento del 2008 al 78 per cento del 2012. Tale andamento è influenzato dalla capacità di riscossione delle entrate tributarie. Difficoltà di realizzo dei relativi accertamenti vengono invece evidenziate in merito alle entrate del titolo III e del titolo IV, in cui la riscossione si attesta all’11 per cento dell’importo accertato. Il dato relativo al titolo III risulta da monitorare, in quanto sintomo di una possibile difficoltà, a livello gestionale, nel riscuotere entrate proprie, mentre il dato relativo al titolo IV dipende spesso da dinamiche non influenzabili direttamente dall’effettiva capacità gestione del ciclo del bilancio da parte della regione. 46 Considerando inoltre il rapporto pro capite tra le entrate tributarie delle principali regioni con caratteristiche simili, la Regione Toscana registra il dato più elevato (1.766 euro), seguita dall’Emilia Romagna (1.716) e dal Veneto (1.659), a fronte di importi notevolmente più bassi per Lazio (1.414) e Puglia (1.486). In tale contesto, i dati di bilancio della Toscana dell’esercizio 2013 evidenziano una diminuzione del totale degli accertamenti rispetto al 2012 (-5 per cento). Nell’ambito delle entrate correnti, si registra una diminuzione di quelle tributarie ed extra tributarie per complessivi 90 milioni (-1,2 per cento sull’anno precedente) compensato dall’aumento dei trasferimenti correnti per 193 milioni. Tale fenomeno è sintomo di una minore autonomia del bilancio regionale dalle entrate proprie. In merito alle entrate di parte capitale, si rileva una diminuzione di quelle relative al titolo IV (-115 milioni) più che compensata dagli accertamenti derivanti da mutui e prestiti, che aumentano di 400 milioni a causa delle entrate relative all’anticipazione di liquidità erogata ai sensi degli articoli 2 e 3 della citata l. n. 64/2013, recante disposizioni urgenti per il pagamento dei debiti scaduti della Pubblica Amministrazione. Al netto di queste ultime, che rappresentano un fenomeno contingente legato all’introduzione della relativa normativa nel 2013, le entrate complessive accertate diminuirebbero notevolmente: dagli 11,9 miliardi del 2012 ai 10,8 del 2013, con una variazione negativa che dal -5 per cento salirebbe al -9 per cento. In merito alla capacità di riscossione, il 2013 è caratterizzato da un generalizzato aumento della stessa rispetto al 2012, in particolare per quanto riguarda le entrate correnti. Inoltre, si registra la presenza di un saldo corrente - espresso dalla differenza tra entrate correnti e totale delle spese correnti e per rimborso di prestiti – negativo per circa 3,9 miliardi di euro, in aumento rispetto al disavanzo corrente registrato nel 2012, che ammonta a quasi 1,8 miliardi di euro. L’aumento dipende non tanto dalle entrate correnti, il cui andamento rimane pressoché costante nel biennio considerato, quanto dall’incremento delle spese correnti (titolo I) che passano da 8,6 miliardi nel 2012 a 10,8 miliardi nel 2013, influenzato in particolare dalla reiscrizione in bilancio, per 2,5 miliardi, del fondo per il pagamento di residui perenti relativi alla spesa sanitaria corrente, finanziata da risorse vincolate. Al netto di tale posta, non afferente alla gestione ordinaria, il disavanzo di parte corrente scende a circa 1,4 miliardi, in diminuzione rispetto al 2012. 2.2.2 Gli impegni nel bilancio regionale Si analizzano, di seguito, gli impegni e dei relativi pagamenti di competenza a livello regionale, intesi come sommatoria dei primi tre titoli di spesa (corrente, in 47 conto capitale e per rimborso di prestiti), al netto delle contabilità speciali, nonché il relativo trend nel triennio 2010-2012, per poi effettuare un esame più approfondito delle singole tipologie di spesa. Dal lato degli impegni, si rileva una generale stabilità della spesa regionale aggregata a livello nazionale (-0,28 per cento nel triennio 2010-2012) dovuta all’effetto combinato della lieve crescita della stessa nelle regioni a statuto ordinario nel 2012 rispetto al 2010 (+0,88 per cento), e della flessione rilevata nelle regioni a statuto speciale (-3,89 per cento). Per quanto riguarda i pagamenti in conto competenza, si assiste alla diminuzione degli stessi, a favore di un aumento di quelli in conto residui, a dimostrazione dell’elevato ammontare dei residui presenti nei bilanci regionali. Considerando la Regione Toscana all’interno del gruppo delle regioni a statuto ordinario, la capacità di pagamento si attesta, nel 2012, al 72 per cento: valore in diminuzione rispetto agli esercizi precedenti ed inferiore alla media delle regioni considerate. Questa tendenza risulta confermata anche dal trend degli impegni e dei pagamenti di competenza valutati in termini assoluti, in quanto, a fronte di un aumento degli impegni regionali del 2,62 per cento tra il 2010 ed il 2012, si registra una diminuzione dei pagamenti di competenza di circa il 7 per cento, in confronto ad un aumento dei volumi impegnati complessivamente nelle regioni a statuo ordinario dello 0,88 per cento e di una lieve diminuzione dei relativi pagamenti di circa il 2 per cento. La Toscana contribuisce per circa l’8,5 per cento del totale degli impegni delle regioni a statuto ordinario nel 2012. Tale incidenza risulta superiore alla media (6,7 per cento) e inferiore solo a Lombardia, Lazio e Campania. Entrando nel dettaglio delle singole tipologie di spesa considerate, gli impegni afferenti alla spesa corrente, comprensivi di quelli relativi al settore sanitario, hanno la maggiore incidenza sul totale, in diminuzione nel triennio 2010-2012. Al contrario, la spesa in conto capitale mostra una diffusa e significativa riduzione nelle regioni a statuto ordinario (-13,87 per cento nel triennio), secondo una tendenza confermata anche nelle regioni a statuto speciale. Si evidenzia, in particolare, il rilievo assunto all’interno della spesa corrente non sanitaria dall’acquisto di beni e servizi (3,78 per cento della spesa corrente per le regioni a statuto ordinario, 4,83 per cento per le regioni a statuto speciale, nel 2012, con scostamenti, rispettivamente, in aumento di 8,70 per cento per le prime e in flessione di 11,71 per cento per le seconde, nel triennio). Una parte rilevante di tale categoria di spesa è rappresentata da quella per contratti di servizio (trasporto e altri contratti di servizio). Nell’ambito del titolo I, acquista, inoltre, rilievo la spesa 48 per interessi passivi, che si attesta all’1,41 per cento nel 2012, in diminuzione nel 2012 in tutte le regioni ad eccezione di Piemonte, Marche, Basilicata e Sicilia12. Considerando l’incidenza degli impegni dei primi tre titoli in relazione alla popolazione residente, nel confronto interregionale la Toscana, presenta la spesa pro capite più elevata, ad eccezione del Lazio, che registra un andamento altalenante. Tab. 17 – Impegni – dettaglio per alcune Regioni a statuto ordinario. Titolo I Regioni Titolo II Titolo III Anni Spesa Totale (1) migliaia di euro Veneto E. Romagna Toscana Lazio Puglia (in milioni) Popolazione all'1.1 (2) numero di unità Spesa Totale pro- capite euro pro capite 2010 10.371.933 1.121.566 55.372 11.548.871 4.912.438 2,351 2011 9.770.431 565.833 77.814 10.414.079 4.937.854 2,109 2012 9.960.483 514.526 76.174 10.551.183 4.853.657 2,174 2010 10.094.716 864.214 179.083 11.138.012 4.395.569 2,534 2011 9.915.887 631.439 105.311 10.652.638 4.432.418 2,403 2012 10.239.568 629.667 109.331 10.978.565 4.341.240 2,529 2010 10.101.542 1.208.970 179.083 11.489.595 3.730.130 3,080 2011 10.128.810 1.048.681 85.053 11.262.544 3.749.813 3,003 2012 10.390.413 1.319.497 80.753 11.790.663 3.667.780 3,215 2010 16.180.602 1.885.269 279.412 18.345.283 5.681.868 3,229 2011 14.560.393 1.696.964 314.350 16.571.707 5.728.688 2,893 2012 15.721.704 1.669.953 4.915.820 22.307.477 5.500.022 4,056 2010 8.685.419 1.466.784 166.898 10.319.101 4.084.035 2,527 2011 8.135.823 1.481.911 173.169 9.790.903 4.091.259 2,393 2012 8.737.076 1.592.740 178.762 10.508.578 4.050.072 2,595 Fonte: elaborazione Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, sui dati dei rendiconti regionali 2008-2011 e non definitivi 2012. (1) Spesa totale è data dalla somma dei primi tre titoli, al netto delle contabilità speciali. (2) popolazione all’1.1 di ogni anno da rilevazioni Istat. In questo contesto va inquadrato l’andamento degli impegni nel bilancio regionale toscano dell’esercizio 2013, che registra un aumento degli stessi nei primi tre titoli (spese correnti, spese i conto capitale e spese per rimborso di prestiti), che passano da 10 miliardi nel 2012 a 12 miliardi nel 2013. In generale, a fronte di un aumento delle spese del titolo I di 2,2 miliardi, influenzato dalla reiscrizione in bilancio, per 2,5 miliardi, del fondo per il pagamento di residui perenti relativi alla 12 Fonte: Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, esercizi 2011-2012, approvata con deliberazione 25 luglio 2013, n. 20. 49 spesa sanitaria corrente, come già evidenziato in precedenza, si registra una diminuzione degli impegni di parte capitale di 102 milioni (-8 per cento) a fronte di un aumento dei relativi pagamenti, effettuati principalmente in conto residui per effetto dell’applicazione della l. n. 64/2013. Si rileva, inoltre, un lieve aumento delle spese per rimborso di prestiti di circa 8 milioni (+10 per cento), come verrà meglio analizzato nella sezione successiva che affronta il tema dell’indebitamento regionale. In particolare, all’interno delle spese correnti, una quota importante è rappresentata, oltre che dalle spese relative al sistema sanitario, dalle spese per il finanziamento del trasporto pubblico locale e da quelle legate, a vario titolo, al finanziamento del diritto allo studio ed al personale. Per quanto concerne le spese in conto capitale, ad eccezione della spesa sanitaria, le principali componenti nel 2013 riguardano gli aiuti alle imprese, erogati a vario titolo, nonché interventi sulla viabilità regionale, di tutela, valorizzazione e promozione del patrimonio naturale e culturale, misure relative all’edilizia residenziale pubblica, e finanziamenti per la realizzazione del nuovo parco della musica e della cultura di Firenze. 3. Indebitamento e popolazione nel territorio toscano 3.1 L’indebitamento nelle Regioni italiane: il quadro normativo di riferimento L’indebitamento regionale è soggetto a vincoli posti dalla Costituzione, dalle leggi statali e dalle leggi regionali, a garanzia della corretta gestione delle risorse pubbliche. Al riguardo, la relativa normativa è caratterizzata da limiti sempre più stringenti in merito alla possibilità di contrarre nuovo debi to, come disposto, in primo luogo, dalla l. cost. 20 aprile 2012, n. 1, e dalla successiva legge di attuazione (legge 24 dicembre 2012, n. 243), già menzionate in precedenza, in base alle quali gli enti territoriali possono ricorrere all’indebitamento per finanziare spese di investimento che, a loro volta, sono correlate alla definizione dei piani di ammortamento e al rispetto dell’equilibrio di bilancio. Inoltre, le tipologie di forme di indebitamento sono mutate nel tempo, in quanto ai mutui ed alle obbligazioni si affiancano ulteriori forme di ricorso al credito quali le operazioni di cartolarizzazione13. 13 L’art. 3, c. 17 della l. 24 dicembre 2003, n. 350 e successive modificazioni e integrazioni disciplin a tali strumenti prevedendo, tra l’altro, per gli enti locali, che “costituiscono indebitamento, agli effetti dell'articolo 119, sesto comma, della Costituzione, l'assunzione di mutui, l'emissione di prestiti 50 A sua volta, l’art. 119 della Costituzione fa espresso divieto di ricorrere a forme di ricorso al debito per finanziare spese diverse da quelle di investimento, con esclusione di ogni garanzia dello Stato sui prestiti contratti dagli enti territoriali. In caso di violazione di tale divieto, l’ordinamento prevede una sanzione collegata a specifiche forme di responsabilità, applicabile da parte delle Sezioni giurisdizionali regionali della Corte dei conti, che si affianca all’azione di responsabilità amministrativo-contabile per danno erariale (art. 30, c. 15, l. n. 289/2002 e sentenza Corte dei conti, SS.RR. in sede giurisdizionale, del 27 dicembre 2007, n. 12)14. Al riguardo, la nozione di spesa di investimento viene fornita dall’art. 3, c. 18, l. 24 dicembre 2003, n. 350, che ricomprende nella categoria sia gli investimenti diretti (volti ad accrescere il patrimonio dell’ente), sia quelli indiretti (partecipazioni azionarie, conferimenti/trasferimenti di capitale destinati alla realizzazione di investimenti a cura di altri soggetti)15. Tale divieto di indebitamento per spese di natura corrente richiede un controllo sul legame tra entrate da indebitamento e spese di investimento da esse finanziate. Il documento che rappresenta tale connessione è stato reso obbligatorio, come allegato al bilancio di previsione, da alcune leggi di contabilità regionale. In particolare, la Regione Toscana ha previsto tale obbligo con l’art. 18, c. 10, l. reg. 6 agosto 2001, n. 36. La stessa legge, che disciplina l'ordinamento contabile della Regione, prevede specifiche norme in tema di indebitamento, in particolare in merito alle modalità di ricorso al mercato finanziario, norme disciplinate dagli art. 8 e 8 bis della medesima legge, nonché dal regolamento di attuazione 19 dicembre 2001, n. 61/R. In particolare, l’art. 8 comma 2, della l. reg. n. 36/2001 prevede, tra l’altro, che “l'importo complessivo delle annualità di ammortamento, per capitale e interessi, dei mutui e delle altre forme di indebitamento in estinzione, non può superare il 20 per cento dell'ammontare complessivo delle entrate tributarie non vincolate della obbligazionari, le cartolarizzazioni di flussi futuri di entrata e le cartolarizzazioni con corrispettivo iniziale inferiore all'85% del prezzo di mercato dell'attività oggetto di cartolarizzazione valutato da un'unità indipendente e specializzata. Costituiscono, inoltre, indebitamento le operazioni di cartolarizzazione accompagnate da garanzie fornite da amministrazioni pubbliche e le cartolarizzazioni e le cessioni di crediti vantati verso altre amministrazioni pubbliche nonché, sulla base dei criteri definiti in sede europea dall’Ufficio statistico delle Comunità europee (EUROSTAT), l’eventuale premio incassato al momento del perfezionamento delle operazioni derivate”. 14 La responsabilità di tipo sanzionatorio introdotta dall’art. 30, c. 15, l. n. 289/2002, prevede tra l’altro che “qualora gli enti territoriali ricorrano all'indebitamento per finanziare spese diverse da quelle di investimento, in violazione dell'articolo 119 della Costituzione, i relativi atti e contratti sono nulli”. 15 La Corte costituzionale, con sentenza n. 425/2004, dopo aver ricordato che la nozione di indebitamento “è ispirata ai criteri adottati in sede europea ai fini del controllo dei disavanzi pubblici”, ha escluso che ogni ente potesse determinare in proprio la scelta di includere determinati cespiti nelle nozioni di indebitamento e di investimento. 51 Regione, iscritte nel bilancio”. Lo stesso limite, attualmente pari al 20 per cento, è stato così aggiornato a livello regionale dall’art. 147 della legge regionale 18 giugno 2012, n. 29, in attuazione di quanto previsto dall’art. 8, della l. 12 novembre 2011 n. 183, che rimodula il valore di cui sopra portandolo dal 25 per cento al 20 per cento. Lo stesso articolo 8 prevede, in primo luogo, la subordinazione della contrazione di nuovi mutui o di altre forme di indebitamento alla necessaria approvazione da parte del Consiglio regionale del rendiconto dell'esercizio di due anni precedente quello al cui bilancio il nuovo indebitamento si riferisce (comma 3); inoltre, prevede l’autorizzazione alla contrazione di mutui o altre forme di indebitamento all’interno della legge di bilancio o legge di variazione dello stesso, in cui deve essere specificata l'incidenza dell'operazione sull'esercizio finanziario in corso e su quelli futuri (comma 4). Un ulteriore limite alla contrazione di nuovo debito è imposto dal comma 6 dello stesso articolo, il quale prevede che “alla stipulazione dei mutui e delle altre operazioni di indebitamento patrimoniale si provvede in relazione alle esigenze di cassa”. Tale disposizione ha lo scopo, tra l’altro, di evitare di gravare il bilancio di ulteriori oneri connessi al servizio del debito contratto, in assenza di effettive esigenze di liquidità. Si tratta, tuttavia, di un sistema che contribuisce, alla formazione di disavanzo sostanziale, come già evidenziato dalla Sezione regionale di controllo per la Toscana, nella relazione sul rendiconto della Regione per l’esercizio finanziario 2012 (deliberazione 26 giugno 2013, n. 201)16. Infine, ulteriori vincoli vengono posti dal comma 7, che prevede la decadenza dell’autorizzazione a contrarre nuovo indebitamento al termine dell’esercizio per cui la stessa era stata concessa, e dal comma 9, che disciplina le operazioni di ricorso al credito che sono da effettuare ai sensi di norme statali, le quali ne determinano gli 16 Nella relazione allegata alla deliberazione in oggetto, pag. 48, la Corte evidenzia che “la presenza di un disavanzo sostanziale, dovuta all’eccedenza dei fondi vincolati rispetto all’avanzo, di per sé non è un dato negativo, in quanto deriva dall’accensione di mutui in misura ridotta rispetto all’autorizzazione. Tale necessità, a sua volta, è in linea con le previsioni legislative, poiché la legge regionale esclude la possibilità di ricorrere al credito qualora vi siano sufficienti disponibilità di cassa (art. 8, comma 6). Ciononostante, non si può non rilevare come in questo modo venga in parte meno la trasparenza dei dati in sede previsionale. Infatti, dal lato dell’entrata vi è un’autorizzazione di mutui che poi non vengono sottoscritti e dunque, in sede di rendiconto, l’entrata diminuisce; dal lato della spesa, invece, vi è la mancata uscita di fondi vincolati in ragione della stessa natura della spesa di investimento che di per sé si realizza con una tempistica lunga. Pertanto, si registra una doppia asimmetria nelle previsioni sia dal lato dell’entrata sia da quello della spesa. (…) Pur tuttavia, si rileva come in questo modo né il dato dell’avanzo di amministrazione, né quello del disavanzo sostanziale siano del tutto rispondenti all’effettiva realtà della finanza regionale. Una diversa impostazione risponderebbe, come già evidenziato, ad una valutazione di mera opportunità essendo giuridicamente consentito il comportamento tenuto sino ad oggi, un’opportunità che, in ogni caso, garantirebbe una maggiore facilità di lettura dei dati riguardanti i saldi.” 52 oneri a carico del bilancio dello Stato e che non sono soggette alle disposizioni di cui ai commi 1, 2 e 4 del presente articolo. L’evoluzione della normativa a livello nazionale ha comportato, tra l’altro, la previsione, a partire dal 2013, dell’obbligo per tutti gli enti territoriali di ridurre l’entità del debito pubblico, con modalità da stabilire con decreto di natura non regolamentare, come disciplinato dall’art. 8, c. 3 della l. 12 novembre 2011, n. 183. La mancata attuazione di tale dispositivo è sanzionata, con le stesse penalità disposte per il mancato rispetto del patto di stabilità interno, in merito ai limiti nell’assunzione di personale ed ai limiti alla contrazione di spese correnti (art. 8 c. 4). Il legame tra rispetto del patto di stabilità interno e obbligo di riduzione del debito degli enti locali non si esaurisce nelle disposizioni sopra riportate, in quanto, mentre, da una parte, il mancato rispetto della normativa sull’indebitamento comporta sanzioni analoghe a quelle previste per il mancato rispetto del patto, dall’altra, il mancato rispetto del patto comporta, tra le varie sanzioni, specifiche limitazioni alla contrazione di nuovo debito, prevedendo inoltre, in caso di ricorso a nuovo indebitamento, apposite forme di pubblicità che evidenzino il conseguimento degli obiettivi posti dal patto di stabilità interno per l’anno precedente (art. 30, c. 7, l. 12 novembre 2011 n. 18317). Nell’ottica della razionalizzazione delle modalità concernenti l’utilizzo degli strumenti di finanziamento, la relativa normativa, oltre ai vincoli sopra descritti, prevede: - l’obbligo della copertura degli oneri di ammortamento futuri, che devono trovare previsione nel bilancio pluriennale della Regione come disposto dall’art. 23, c. 1, d.lgs. 28 marzo 2000, n. 76); - l’iscrizione, tra i residui attivi, delle entrate da operazioni di indebitamento perfezionate entro il termine dell'esercizio, se non riscosse (art. 23, c. 4, d.lgs. 28 marzo 2000, n. 76), nonché la qualificazione come minori entrate, rispetto alle previsioni, delle operazioni di indebitamento autorizzate, ma non perfezionate entro il termine dell'esercizio (art. 23, c. 5, d.lgs. 28 marzo 2000, n. 76); entrambe le disposizioni sono state recepite dalla Regione Toscana con l’art. 8, c. 7, l. reg. n. 36/2001; - la speciale disciplina dei rapporti che intercorrono tra Stato, regioni ed enti locali nelle operazioni di finanziamento (assunzione degli obblighi di ammortamento del debito, contabilizzazione del debito e allocazione degli oneri nei rispettivi bilanci, calcolo dei limiti di indebitamento), contenuta nell’art. 1, c. 75 e 76, l. 30 17 L’art. 30, c. 7, della l. 12 novembre 2011 n. 183 dispone infatti che “i mutui e i prestiti obbligazionari posti in essere con istituzioni creditizie o finanziarie per il finanziamento degli investimenti devono essere corredati di apposita attestazione da cui risulti il conseguimento degli obiettivi del patto di stabilità interno per l'anno precedente. L'istituto finanziatore o l'intermediario finanziario non può procedere al finanziamento o al collocamento del prestito in assenza della predetta attestazione”. 53 dicembre 2004, n. 311, secondo cui il mutuo viene inserito nel bilancio dell’ente che provvede al pagamento degli interessi, anche nel caso in cui il ricavato del prestito sia destinato ad un’amministrazione pubblica diversa. All’interno del quadro sopra descritto si inseriscono forme di indebitamento specifiche, quali quelle disciplinate dall’art. 41 della l. 28 dicembre 2001, n. 448, relative alla possibilità, per gli enti locali, di utilizzare gli strumenti di finanza derivata, che devono svolgere, secondo il principio normativo, una funzione assicurativa, piuttosto che speculativa18. L’attuale regolamentazione degli strumenti di finanza derivata è contenuta nell’art. 62, d. l. 25 giugno 2008, n. 112, come sostituito dall'art. 3, c. 1, della legge 22 dicembre 2008 n. 203, che ha previsto, dal 2009, ulteriori disposizioni per le regioni e gli enti locali, in merito, in particolare, al divieto di emettere titoli obbligazionari o altre passività che prevedano il rimborso del capitale in un'unica soluzione alla scadenza, nonché in merito alla previsione di uno specifico regolamento da parte del Ministero dell’economia, con lo scopo di individuare la tipologia dei contratti che tali enti possono concludere e di indicare le componenti derivate che possono essere previste all’interno dei contratti stessi (dell’art. 62, c. 3, d.l. n. 112/2008). 3.2 L’indebitamento nelle Regioni italiane: il confronto interregionale I dati pubblicati da Eurostat ad aprile 2014, relativi al debito pubblico dei Paesi dell’Unione Europea, evidenziano che il debito pubblico italiano, considerato nel suo complesso, rimane il secondo più alto, in termini di percentuale sul Pil, nell’ambito dell’intera Unione Europea, in seconda posizione dopo la Grecia, attestandosi, al termine del 2013, al 132,6 per cento (a fronte di un’incidenza del 175,1 per cento registrata dalla Grecia), ed in costante aumento rispetto ai precedenti esercizi (nel 2010 lo stesso indicatore era pari al 119,3 per cento). In termini assoluti, l’ammontare del debito pubblico italiano al termine del 2013 si attesta a 2.069.216 milioni di euro, in aumento rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente (1.989.473 milioni di euro)19. In tale contesto, solo una parte del debito complessivo di cui sopra si riferisce alle amministrazioni regionali presenti sul territorio italiano. In particolare, secondo 18 Tale funzione è stata sottolineata nuovamente dall’art. 1, c. 736, della l. 27 dicembre 2006, n. 296, che, costituendo principio fondamentale per il coordinamento della finanza pubblica ai sensi degli artt. 117 e 119 Cost.,prevede che operazioni di gestione del debito tramite utilizzo di strumenti derivati debbano essere “improntate alla riduzione del costo finale del debito e alla riduzione dell'esposizione ai rischi di mercato. Gli enti possono concludere tali operazioni solo in corrispondenza di passività effettivamente dovute, avendo riguardo al contenimento dei rischi di credito assunti.” 19 Fonte: Eurostat – “News release euro indicators” n. 64/2014 – 23 Aprile 2014. 54 i dati pubblicati dalla Corte dei conti in merito all’ammontare di indebitamento complessivo afferente alle amministrazioni regionali, il dato di queste ultime si attesta, al termine del 2012, a 47.775 milioni di euro20, rappresentando pertanto una quota pari a circa il 2,4 per cento del debito pubblico complessivo registrato nello stresso periodo da Eurostat. Di seguito vengono riportati i dati pubblicati dalla Corte all’interno della Relazione sulla gestione finanziaria delle regioni21, e relativi all’ammontare di indebitamento complessivo afferente alle amministrazioni regionali negli esercizi 2011 e 2012, con specifico riguardo alle regioni a statuto ordinario, allo scopo di effettuare un confronto a livello interregionale, nonché di analizzare, in particolare, la posizione della Regione Toscana, sia in termini di volumi del debito contratto, sia di incidenza dello stesso sul cittadino. Analizzando il debito totale del comparto regionale22, si evidenzia una riduzione complessiva dello stesso, a livello nazionale, pari, in termini assoluti, a 1.620 milioni tra il 2012 ed il 2011. Considerando le regioni a statuto ordinario, tale andamento decrescente si riscontra in tutte le aree geografiche. A livello di singole regioni, solo Umbria e Toscana registrano un ammontare di debito crescente nel biennio, anche se di lieve entità. Quest’ultima, in particolare, registra un’incidenza pro capite del debito pari a 393 euro nel 2012, notevolmente inferiore sia rispetto al dato aggregato per le regioni a statuto ordinario (802 euro), sia rispetto allo stesso dato considerato a livello nazionale (pari a 804 euro). Il debito regionale rappresenta una spesa particolarmente elevata per il cittadino in Piemonte e Lazio, regioni in cui, nonostante la cospicua riduzione di tale grandezza, considerata in termini assoluti, registratasi nel 2012 rispetto al 2011, l’incidenza pro capite rimane superiore ai 1.500 euro, a fronte di un valore minimo registrato dall’Emilia Romagna pari a 243 euro. Infine, in merito al rispetto del limite del 20 per cento disposto dall’art. 8, c. 2, della l. 12 novembre 2011, n. 183, già menzionato in precedenza e relativo al rapporto tra l'importo complessivo delle annualità di ammortamento (per capitale e interesse) del debito e l'ammontare complessivo delle entrate tributarie non vincolate della Regione, come definite nella l. n. 183/2011, lo stesso limite risulta essere stato rispettato da tutte le regioni ad eccezione della Campania, come 20 Fonte: Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, esercizi 2011-2012, approvata con deliberazione 25 luglio 2013, n. 20. 21 Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, deliberazione 25 luglio 2013, n. 20. 22 Il debito totale delle regioni tiene conto sia del debito a carico delle regioni sia a di quello a carico dello Stato. 55 evidenziato dalla Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, nella relazione sopra citata23. 23 In merito al calcolo del limite in oggetto, la Corte dei conti, Sezione regionale di controllo per la Toscana, evidenzia, nell’apposita relazione sul rendiconto della Regione Toscana per il 2012, pag. 8 e ss., approvata con la deliberazione n. 201/2013, già citata in precedenza, il calcolo peculiare effettuato dalla Regione Toscana in quanto a fronte dell’avvenuto rispetto del limite, “anche quest’anno, come ormai dal 2007, la parte di entrate relative alla sanità calcolate come vincolate sono solo quelle derivanti dalla compartecipazione IVA. Ciò è possibile, secondo l’interpretazione regionale, in quanto il vincolo di destinazione delle altre entrate è stato abrogato dall’intervento della legge 388/2000 (finanziaria per il 2001, art. 83, comma 1) pur restando a carico delle Regioni l’obbligo di destinare al finanziamento della spesa sanitaria regionale risorse non inferiori a quelle derivanti dal riparto del Fondo Sanitario. In questo modo la base di calcolo, applicata dalla Regione Toscana dal 2007, innalza notevolmente la capacità di indebitamento. Già con i precedenti referti (2009 e 2010) la Corte è intervenuta sul tema precisando che l’abolizione del vincolo di destinazione avvenuta con la finanziaria per il 2001, contiene un espresso riferimento alla “trasformazione” delle risorse per la sanità da risorse trasferite dallo Stato a risorse proprie acquisite tramite l’IRAP e IRPEF. La natura intrinseca delle risorse pertanto muta di poco, dal momento che le stesse sostituiscono trasferimenti soppressi. (…) La Corte, dunque, sostiene il permanere di un vincolo, almeno nella misura in cui sia necessario destinare alla sanità risorse pari a quelle necessarie per mantenere i previsti livelli di assistenza, tant’è vero che queste risorse non figurano tra quelle liberamente spendibili per le politiche regionali diverse dalla sanità. Il tema ha, per il momento, rilevanza solo teorica visto che anche quantificando le risorse libere in modo restrittivo, resterebbe rispettato il vincolo sul costo dell’indebitamento. Tuttavia, i margini si vanno riducendo di anno in anno ed è dunque opportuno condurre una riflessione.” 56 Tab. 18 - L’indebitamento totale delle Regioni – in valore assoluto ed incidenza pro capite. 2011 REGIONI Popolazione (1) 2012 Debito totale Incidenza pro capite euro pro capite 1.602 Popolazione (1) Debito totale Incidenza pro capite Piemonte 4.457.335 migliaia di euro 7.139.991 Lombardia 9.917.714 3.207.973 323 9.700.881 3.045.438 314 Veneto 4.937.854 2.422.202 491 4.853.657 2.249.985 464 Liguria(2) 1.616.788 862.091 533 1.567.339 955.588 610 Unità Emilia Romagna 4.357.663 migliaia di euro 6.789.541 euro pro capite 1.558 Unità 4.432.418 1.164.640 263 4.341.240 1.055.309 243 25.362.109 14.796.897 583 24.820.780 14.095.861 568 3.749.813 1.423.828 380 3.667.780 1.440.649 393 Umbria 906.486 1.144.246 1.262 883.215 1.193.742 1.352 Marche 1.565.335 2.476.956 1.582 1.540.688 2.204.312 1.431 Lazio 5.728.688 10.625.497 1.855 5.500.022 10.302.527 1.873 11.950.322 15.670.527 1.311 11.591.705 15.141.230 1.306 1.342.366 1.550.091 1.155 1.306.416 1.450.676 1.110 319.780 403.220 1.261 313.145 391.755 1.251 Campania 5.834.056 5.847.393 1.002 5.764.424 5.712.993 991 Puglia 4.091.259 2.083.832 509 4.050.072 1.949.280 481 587.517 432.707 737 577.562 454.689 787 Totale nord Toscana Totale centro Abruzzo Molise Basilicata Calabria 2.011.395 1.273.994 633 1.958.418 1.193.686 610 Totale sud 14.186.373 11.591.237 817 13.970.037 11.153.079 798 Totale regioni a statuto ordinario (RSO) 51.498.804 42.058.661 817 50.382.522 40.390.170 802 Totale regioni a statuto speciale esaminate (RSS) 9.127.638 7.336.488 804 9.011.685 7.385.073 819 Totale RSO+RSS 60.626.442 49.395.149 815 59.394.207 47.775.243 804 Fonte: elaborazione Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, esercizi 2011-2012, approvata con deliberazione del 25 luglio 2013, n. 20. (1) Dati per la popolazione: rilevazioni Istat al 1 gennaio (2) I dati relativi alla Regione Liguria non sono stati valutati dalla Sezione Autonomie in quanto pervenuti oltre il termine. Concentrandosi, inoltre, sull’incidenza del debito sul Pil regionale, si rileva che, a fronte di un’incidenza, nel 2012, pari a circa il 3 per cento a livello nazionale, la Toscana si colloca ad un livello notevolmente inferiore, con un’incidenza dell’1,36 per cento. Tra le regioni assimilabili alla Toscana, si evidenzia come quest’ultima presenti un indice, per il 2012, migliore rispetto a Lazio e Puglia, ma peggiore rispetto ad analoghe regioni dell’area Nord, quali Veneto ed Emilia Romagna. A livello di macro aree geografiche, il peso del debito sul Pil è maggiormente evidente nel Centro e nel Sud, a fronte di un valore nell’area Nord dell’1,68 per cento. Quest’ultimo dato, in considerazione della relativa importanza in termini di 57 valore assoluto, contribuisce in modo determinante alla diminuzione della media nazionale. Tab. 19 - L’indebitamento totale delle Regioni - Incidenza debito/Pil (1). REGIONI 2011 2012 Valori % Valori % Scostamento 2012/2011 Piemonte 5,64% 5,43% -20% Lombardia 0,96% 0,92% -4% Veneto 1,63% 1,53% -10% Liguria 1,94% 2,17% 23% Emilia Romagna 0,82% 0,75% -7% 1,70% 1,68% -1% Toscana 1,34% 1,36% 2% Umbria 5,30% 5,62% 32% Marche 6,05% 5,48% -56% Lazio 6,21% 6,08% -14% 4,61% 4,50% -12% Abruzzo 5,15% 4,83% -32% Molise 6,33% 6,14% -19% Campania 6,09% 5,98% -11% Puglia 2,93% 2,77% -15% Basilicata 4,07% 4,32% 25% Calabria 3,81% 3,59% -23% Totale SUD 4,27% 4,53% 27% Totale RSO 3,04% 2,88% -16% Totale RSS esaminate 3,78% 3,81% 3% Totale RSO+RSS 3,13% 2,99% -14% Totale nord Totale centro Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati pubblicati dalla Sezione delle Autonomie in merito all'indebitamento regionale (in milioni di euro) e su dati Istat in merito alla grandezza Pil (in milioni di euro). (1) Per il dato relativo al Pil regionale è stato considerato il Prodotto interno lordo ai prezzi di mercato, valutato ai prezzi correnti, pubblicato da Istat, per gli anni 2011 e 2012. 58 Distinguendo, nell’ambito del debito complessivo iscritto nei bilanci regionali, la quota a carico della Regione stessa da quella a carico dello Stato, i dati aggregati riportati di seguito mostrano come circa l’85 per cento del debito totale, considerato a livello nazionale, sia costituito da indebitamento a carico delle regioni, a fronte di una restante parte, che si attesta a circa il 15 per cento, a carico dello Stato, per entrambi gli anni considerati 2011 e 2012. In termini assoluti, i livelli di indebitamento più elevati sono da ricercarsi nelle regioni Piemonte, Campania e Lazio. La quota parte di debito riconducibile al sistema sanitario presenta una notevole differenziazione tra una regione e l’altra, rappresentando più della metà del debito complessivo in Emilia Romagna, Lazio e Calabria, in confronto ad un minimo impatto dello stesso per Piemonte, Liguria e Basilicata, se si considerano solo le regioni a statuto ordinario. Tale quota di debito risulta comunque in diminuzione in tutte le regioni, ad eccezione della sola Campania, dove il fenomeno si presenta in aumento del 6 per cento nel 2012 rispetto all’anno precedente. La Toscana si colloca in una posizione medio-bassa, in quanto solo circa il 12 per cento circa del debito è riconducibile al comparto sanitario. Si nota inoltre, che, a fronte di una diminuzione di quest’ultimo nel biennio considerato, il debito complessivo a carico della regione stessa aumenta, a causa della contrazione di un nuovo mutuo nel 2012 pari a 102 milioni di euro (aumento solo in parte compensato dalla diminuzione dello stock dovuta al rimborso annuale della quota capitale). Tale mutuo è stato contratto, come evidenziato dalla stessa all’interno della relazione illustrativa al rendiconto della gestione 2012, per pareggiare la componente passiva del risultato di amministrazione dell’esercizio precedente, in linea con quanto previsto dall’art. 8 c. 6 della l.r. 36/2001, disposizione già menzionata in precedenza e relativa ai limiti previsti alla contrazione di nuovo debito in relazione alle esigenze di cassa. Nel corso dell’esercizio 2013, le entrate accertate nel titolo V riguardano esclusivamente le anticipazioni di liquidità di cui agli articoli 2 e 3 della citata l. n. 64/2013. Al riguardo, sono state previste, accertate ed incassate risorse di cui alla norma sopra citata entrate per complessivi 510,6 milioni di euro. 59 Tab. 20 - L’indebitamento totale delle Regioni - dettaglio per composizione e tipologia. A carico Regioni REGIONI (in migliaia) A carico Stato di cui sanità 2011 2011 2012 6.215.729 83.058 75.507 694.650 573.813 0 0 7.139.991 6.789.541 83.058 75.507 Lombardia 2.367.633 2.227.680 310.391 212.588 840.340 817.758 0 0 3.207.973 3.045.438 310.391 212.588 Veneto 1.414.664 1.339.887 254.619 241.105 1.007.539 910.098 531.962 520.905 2.422.202 2.249.985 786.581 762.010 Liguria (1) 688.573 680.042 35.430 30.868 173.518 275.546 0 0 862.091 955.588 35.430 30.868 E. Romagna 854.699 856.855 854.699 794.058 309.941 198.454 0 0 1.164.640 1.055.309 854.699 794.058 Toscana 1.180.549 1.231.403 173.245 162.934 243.279 209.246 0 0 1.423.828 1.440.649 173.245 162.934 Marche 1.013.262 1.083.667 434.861 421.778 130.984 110.075 0 0 1.144.246 1.193.742 434.861 421.778 Umbria 372.984 360.378 15.585 13.170 2.103.973 1.843.934 0 0 2.476.956 2.204.312 15.585 13.170 10.120.211 9.820.022 5.891.999 5.747.234 505.286 482.505 0 0 10.625.497 10.302.527 5.891.999 5.747.234 1.511.899 1.420.288 659.408 588.692 38.192 30.388 0 0 1.550.091 1.450.676 659.408 588.692 393.862 384.518 98.802 95.943 9.358 7.237 0 0 403.220 391.755 98.802 95.943 Campania 5.673.874 5.712.993 1.512.203 1.602.935 173.518 0 0 0 5.847.393 5.712.993 1.512.203 1.602.935 Puglia 1.988.145 1.871.282 744.206 741.456 95.687 77.998 0 0 2.083.832 1.949.280 744.206 741.456 Basilicata 261.044 305.182 7.330 6.850 171.663 149.507 0 0 432.707 454.689 7.330 6.850 Calabria 740.100 676.660 345.353 319.665 533.894 517.026 325.204 318.606 1.273.994 1.193.686 670.557 638.271 11.054.783 7.031.822 6.203.585 857.166 839.511 42.058.661 40.390.170 12.278.355 11.894.294 Molise TOTALE RSO 35.026.840 34.186.586 11.421.189 2012 2011 di cui sanità 6.445.341 Abruzzo 2011 di cui sanità Piemonte Lazio* 2012 TOTALE DEBITO (a carico Regioni e Stato) 2012 2011 2012 2011 2012 Totale RSS 6.755.367 6.890.002 2.705.243 2.596.621 581.121 495.071 147.152 120.794 7.336.488 7.385.073 2.852.395 2.717.415 esaminate Totale 41.782.207 41.076.588 14.126.432 13.651.404 7.612.943 6.698.656 1.004.318 960.305 49.395.149 47.775.243 15.130.750 14.611.709 RSO+RSS Fonte: elaborazione Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, esercizi 2011-2012, approvata con deliberazione del 25 luglio 2013, n. 20. (1) I dati relativi alla Regione Liguria non sono stati valutati dalla Sezione Autonomie in quanto pervenuti oltre il termine. 60 Infine, l’utilizzo degli strumenti di finanza derivata risulta essere generalizzato nelle regioni italiane, con un andamento sostanzialmente stabile nel tempo, anche se in leggero ribasso. Spiccano i dati del Piemonte, con un sostanziale azzeramento dell’utilizzo di tale tipologia di finanziamento in conseguenza di una procedura di autotutela con la quale la Regione stessa ha annullato tutti i contratti di finanza derivata in essere; del Friuli Venezia Giulia, che registra un decremento pari al 40 per cento nell’utilizzo di tali strumenti, mentre la Toscana e le Marche segnano una riduzione pari, rispettivamente, al 10 e al 13 per cento24. 3.3 L’indebitamento nel territorio toscano: dati di sintesi per Regione, Province e Comuni Uno sguardo d’insieme al debito totale afferente il comparto delle amministrazioni locali toscane considerate a livello aggregato, calcolato al netto delle passività finanziarie verso altre amministrazioni pubbliche (cosiddetto debito consolidato), attraverso i dati riportati dalla Banca d’Italia nel suo rapporto annuale sull’economia regionale, mostra come, nel 2013, il debito delle amministrazioni locali della Toscana, pari a 6.468 milioni di euro, sia diminuito in termini nominali del 4,6 per cento rispetto a dodici mesi precedenti, in misura meno pronunciata del complesso delle regioni a statuto ordinario e dell’Italia (–6,2 per cento e –5,7 per cento rispettivamente). Tra le principali componenti dell’indebitamento, il peso dei finanziamenti ricevuti da banche italiane e dalla Cassa depositi e prestiti è aumentata fino al 72,8 per cento del totale, a fronte di una riduzione del peso di tutte le altre fonti di finanziamento. Tab. 21 - Il debito delle amministrazioni locali. (in milioni) Regioni a statuto ordinario Toscana Voci 2012 2013 Consistenza 6.778,00 6.468,00 Variazione% sull'anno precedente -3,1 -4,6 2012 100.916,00 2013 94.624,00 Italia 2012 115.073,00 2013 118.532,00 -1,7 -6,2 -2,1 -5,7 Composizione % Titoli emessi in Italia 11,8 11,5 7,6 7,6 7,2 7,1 4,5 4,2 13,4 13,4 14 14 70,4 72,8 65,8 65,8 66,4 68,2 Prestiti di banche estere 3,8 3,7 2,6 2,6 2,6 2,6 Altre passività 9,4 7,8 10,6 10,6 9,9 8,1 Titoli emessi all'estero Prestiti di banche italiane e CDP Fonte: Banca d'Italia, Rapporto annuale sull'economia della Toscana n. 9, giugno 2014. 24 Fonte dati: Corte dei conti, Sezione delle Autonomie, Relazione sulla gestione finanziaria delle Regioni, esercizi 2011-2012, approvata con deliberazione del 25 luglio 2013, n.20. 61 Oltre alle passività finanziarie sopra descritte, occorre considerare anche i debiti commerciali verso le imprese, non ricompresi nella tabella precedente, per i quali, al fine di accelerare i relativi pagamenti delle amministrazioni pubbliche, sono state stanziate, a livello nazionale, risorse per 47 miliardi di euro, destinate in larga parte al pagamento, nel biennio 2013-14, di debiti certi, liquidi ed esigibili alla fine del 2012, come disposto dal d.l. 8 aprile 2013, n. 35, convertito dalla l. 6 giugno 2013, n. 64. A tale riguardo, si evidenzia che, per le amministrazioni locali toscane, sono state rese disponibili risorse per circa 1 miliardo di euro (5,0 per cento del totale nazionale), di cui 574 milioni come anticipazioni di liquidità e 472 sotto forma di spazi finanziari a valere sul Patto di stabilità. Per quanto riguarda, in particolare, il comparto regionale, lo stesso è stato destinatario di anticipazioni di liquidità per 510,6 milioni di euro nel 2013, di cui 415,4 destinate al pagamento di debiti del comparto sanitario, come verrà specificato in seguito nel presente referto. All’interno del comparto delle amministrazioni locali, in questa sede, si vuole focalizzare l’attenzione sull’amministrazione regionale, nonché sulle amministrazioni provinciali e comunali presenti sul territorio, operando un confronto in merito al livello di indebitamento che grava su tali categorie di enti in quanto enti locali territoriali, allo scopo di analizzare l’impatto del totale del relativo debito sia in termini di incidenza sul Pil regionale, sia in termini di incidenza pro capite, analisi già effettuata in precedenza nell’ambito del confronto interregionale. In termini di incidenza pro capite, l’indebitamento afferente a comuni e province toscane, come desunto dai questionari al rendiconto di gestione inviati dagli enti locali alla Corte dei conti, ai sensi dell'art. 1 c. 166 l. 23 dicembre 2005 n. 266, per gli anni 2009-2012 (ultimo esercizio disponibile), grava sul cittadino per più di 1.200 euro nel 2010, in diminuzione nel 2011 e nel 2012. I comuni con popolazione inferiore a 5.000 abitanti risultano essere quelli maggiormente influenzati da tale fenomeno, segno di una difficile sostenibilità delle passività contratte per i comuni di piccole dimensioni, seguiti da quelli di grandi dimensioni (capoluoghi e superiori a 60.000 abitanti). Inoltre, il debito pubblico gravante sugli enti locali incide complessivamente per il 4,44 per cento sul Pil regionale nel 2009, in diminuzione negli anni successivi. Analogo andamento si registra in termini di volumi dello stock di debito, che nel triennio 2009-2011 è diminuito di quasi 390 milioni di euro, passando da 4.567 milioni nel 2009 a 4.179 milioni nel 2011. I dati provvisori 2012 evidenziano una ulteriore diminuzione dello stock di debito complessivo di 412 milioni, influenzata in particolare dal trend decrescente registrato nei comuni capoluogo di provincia e superiori a 60.000 abitanti. L’incidenza pro capite del debito totale del comparto si 62 attesta intorno a 1.020 euro, in lieve diminuzione rispetto al 2011; anche l’incidenza del debito sul Pil decresce, nonostante la diminuzione del Pil rispetto all’anno precedente. 63 Tab. 22 - Totale indebitamento nei Comuni e nelle Province toscane. 2009 Enti Comuni capoluogo e con popolazione sup. 60.000 abitanti Comuni con popolazione sup. 5.000 abitanti Comuni con popolazione inf. 5.000 abitanti Totale comuni Province Ammontare (milioni di euro) Incidenza pro capite (euro) (2) 2010 Incidenza debito/Pil (3) Ammontare (milioni di euro) Incidenza pro capite (euro) (2) 2011 Incidenza debito/Pil (3) Ammontare (milioni di euro) Incidenza pro capite (euro) (2) 2012 (1) Incidenza debito/Pil (3) Ammontare (milioni di euro) Incidenza pro capite (euro) (2) Incidenza debito/Pil (3) 1.685 1.183,16 1,64% 1.706 1.198,14 1,64% 1.633 1.146,71 1,54% 1.452 1.048,78 1,37% 1.750 880,84 1,70% 1.675 843,47 1,61% 1.540 775,19 1,45% 1.437 733,62 1,36% 406 1.229,49 0,40% 409 1.238,91 0,39% 396 1.198,21 0,37% 352 1.083,16 0,33% 3.841 1.035,84 3,74% 3.791 1.016,29 3,64% 3.569 956,69 3,36% 3.242 883,58 3,41% 726 195,8 0,71% 682 182,95 0,66% 610 163,55 0,57% 525 142,04 0,50% Totale 4.567 1.231,64 4,44% 4.473 1.199,25 4,30% 4.179 1.120,25 3,93% 3.766 1.019,83 3,56% indebitamento (4) Fonte: Corte dei conti su dati dei questionari al rendiconto di gestione inviati dagli enti locali ai sensi dell'art. 1, c. 166, l. 23 dicembre 2005 n. 266. (1) Il dato per l’anno 2012 è provvisorio. (2) L’incidenza pro capite è stata calcolata rapportando il debito aggregato per comparto con la popolazione residente nello stessa area territoriale, in base ai dati forniti nei questionari inviati dagli enti locali ai sensi dell'art. 1 c. 166 l. 23 dicembre 2005, n. 266. (3) L’incidenza debito/Pil è stata calcolata rapportando lo stock di debito al Pil regionale ai prezzi di mercato, valutato a prezzi correnti. (4) Il dato relativo al debito totale è aggregato tra e nei settori, includendo anche le passività finanziarie verso le altre Amministrazioni pubbliche (debito non consolidato). 64 A fronte di un indebitamento complessivo delle amministrazioni provinciali e comunali pari a 3.766 milioni di euro nel 2012, in continua diminuzione rispetto agli esercizi precedenti, il debito gravante sull’amministrazione regionale, a seguito di una prima drastica diminuzione registrata nel 2010 rispetto ai valori del 2009, riporta un leggero ma costante aumento a partire dal 2011, fino ai 1.440 milioni del 2012, a causa di contrazione di un nuovo debito solo parzialmente compensata dalle variazioni in diminuzione relative alle spese per rimborso di prestiti. Il debito relativo al comparto sanitario è diminuito da 173,25 milioni nel 2011 a 163,93 milioni nel 2012. Oltre che in termini di volumi, anche in termini di incidenza sul Pil regionale il dato per l’amministrazione regionale risulta notevolmente inferiore al dato relativo al comparto degli enti locali, con un valore che si attesta intorno all’1,35 per cento nel triennio 2010-2012 in confronto ad un’incidenza media nel comparto degli enti locali pari a quasi il 4 per cento per lo stesso periodo. Nel 2013, a sua volta, il debito regionale complessivo registra un incremento dovuto all’andamento del debito a carico della Regione che passa da 1.231,40 milioni di euro a 1.712,27 milioni di euro. Tale incremento dipende dalla presenza delle anticipazioni, per complessivi 510,63 milioni, che sono state concesse ai sensi degli artt. 2 e 3 del d.l. 35/2013 convertito dalla l. 64/2013, come già evidenziato in precedenza. Al netto di questa ultima componente, lo stock di debito a carico della regione risulta in diminuzione; analogamente, il debito a carico dello stato scende da 209,25 milioni nel 2012 a 147,57 nel 2013. L’indebitamento complessivo nel 2013 si attesta pertanto a 1.859,84 milioni di euro, con un’incidenza sul Pil regionale in aumento (1,75 per cento). Tab. 23 - L'indebitamento della Regione Toscana - Anni 2010–2013. 2010 Tipologia debito 2011 (in milioni) 2012 2013 Ammontare Incidenza debito/Pil* Ammontare Incidenza debito/Pil* Ammontare Incidenza debito/Pil* Ammontare Incidenza debito/Pil* Debito a carico della Regione 1.126,81 1,08% 1.180,55 1,11% 1.231,40 1,16% 1.712,27 1,61% Debito a carico dello Stato 284,40 0,27% 243,28 0,23% 209,25 0,20% 147,57 0,14% 1.411,21 1,36% 1.423,83 1,34% 1.440,65 1,36% 1.859,84 1,75% Totale debito della Regione Toscana Fonte: Corte dei conti su dati forniti dalla Regione Toscana. *L’incidenza debito/Pil è stata calcolata rapportando lo stock di debito al Pil regionale ai prezzi di mercato, valutato a prezzi correnti (per il Pil: dati Istat e Irpet per il 2013). 65 Una visione di insieme delle diverse tipologie di debito contratte evidenzia come la forma più ricorrente di accesso al credito sia la contrazione di mutui, anche in relazione al comparto sanitario, seguita dalla sottoscrizione di obbligazioni. In particolare, in merito ai mutui a carico della Regione, che rappresentano la quota più rilevante gravante sul bilancio della stessa, i principali creditori sono costituiti da istituti di credito ordinari, mentre la restante quota è erogata dalla Cassa Depositi e Prestiti. Analogo andamento si evidenzia per il 2013, anno in cui l’importo dei mutui si attesta a 1.306,90 milioni di euro, comprensivo della quota di cui agli artt. 2 e 3 della l. 64/2013. Nell’ambito del debito complessivo a carico della Regione, viene privilegiato il tasso variabile fino al 2012; il 2013 vede un’inversione di tendenza a causa della presenza delle anticipazioni di cui alla l. 64/2013, caratterizzate da un tasso fisso. Infine, per quanto riguarda i flussi di cassa correlati a strumenti di finanza derivata, si rileva la presenza di flussi netti negativi sia nel 2011 che nel 2012 e pari, rispettivamente, a 12,23 milioni per il 2011 e a 11,92 milioni per il 2012 ed in aumento nel 2013, con un valore che si attesta a 13,56 milioni. Tab. 24 - L'indebitamento della Regione Toscana - dettaglio per tipologia di debito. a carico della Regione Anni Mutui Obbligazioni (in milioni) a carico dello Stato Debito complessivo Mutui Obbligazioni Debito complessivo TOTALE DEBITO 2011 731,85 448,7 1.180,55 143,7 99,58 243,28 1.423,83 2012 810,11 421,29 1.231,40 127,11 82,14 209,25 1.440,65 2013 1.306,90 405,37 1.712,27 95,3 52,27 147,57 1.859,84 Fonte: Corte dei conti su dati forniti dalla Regione Toscana. Oltre allo stock di debito, anche la spesa per rimborso prestiti, iscritta nel titolo III di uscita del bilancio regionale, aumenta, passando da a 49,2 milioni nel 2012, considerando esclusivamente la quota a carico della Regione, a 62,4 milioni nel 2013, segno di un continuo appesantimento del bilancio regionale con gli oneri relativi al costo del debito. La quota a carico dello Stato al contrario diminuisce da 34 milioni nel 2012 a 26,5 milioni nel 2013, con un ammontare complessivo impegnato a titolo di rimborso presiti pari, nel 2013, a 88,9 milioni, in aumento rispetto agli 83,2 milioni nel 2012. L’aumento del costo del servizio al debito sopra analizzato risulta anche dall’analisi del trend degli indicatori relativi all’incidenza di tale onere sia sulle entrate tributarie che sul complesso delle entrate correnti accertate nel bilancio regionale degli anni 2010-2013. In entrambi i casi, l’incidenza del costo del debito (inteso come la spesa totale impegnata al titolo III, comprensiva sia della quota a 66 carico della Regione che di quella a carico dello Stato, al netto di eventuali estinzioni anticipate) presenta un andamento altalenante nel quadriennio considerato, registrando un minimo nel 2012 ed un nuovo incremento nel 2013, con un’incidenza sulle entrate tributarie (titolo I di entrata) che si attesta quasi ai livelli del 2010, e di un’incidenza sul complesso delle entrate correnti (titoli I, II e III di entrata) che torna ai livelli del 2011. L’incremento del costo del debito è dovuto, in particolare, alla contrazione di nuovo indebitamento nel 2012 per 102 milioni, con conseguenti aumenti del costo dello stesso nel 2013, a fronte di un andamento pressoché costante sia delle entrate tributarie, che si attestano a 7.480 milioni nel 2012 ed a 7.446 milioni nel 2013, sia delle entrate correnti complessive, pari a 8.414 milioni nel 2012 ed a 8.517 milioni nel 2013. Tab. 25 - Il costo del servizio al debito: spesa per il rimborso di prestiti. (in milioni) Voci 2010 2011 2012 2013 Spesa per rimborso di prestiti (titolo III) (1) 89,31 85,05 80,75 88,91 1,21% 1,16% 1,08% 1,19% 1,05% 1,04% 0,95% 1,04% Incidenza % degli oneri servizio al debito sulle entrate tributarie (2) Incidenza % degli oneri del servizio al debito sulle entrate correnti (2) Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati di rendiconto della Regione Toscana. (1) Il dato riportato è al netto degli eventuali impegni relativi ad estinzione anticipata dell’indebitamento. (2) Per le entrate tributarie e le entrate correnti si considerano gli accertamenti di competenza dell'anno di riferimento. 67 68 CAPITOLO II LA DISCIPLINA CONTABILE REGIONALE Sommario: 1. Le regole europee. - 2. Le riforme costituzionali. – 3. La situazione normativa nazionale. - 4. Il sistema contabile regionale. - 5. I controlli interni. 1. Le regole europee La crisi economica e finanziaria, iniziata nel 2009 e non ancora superata, con il conseguente aggravarsi della situazione finanziaria di alcuni Stati membri, ha indotto l’Unione Europea ad effettuare, tra il 2010 e il 2012, un'ampia revisione della propria governance, rafforzando gli strumenti e le procedure della politica di bilancio. Ciò è avvenuto sia ridisegnando gli obblighi degli Stati, sia rafforzando i poteri di intervento della Commissione in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi. I momenti principali di questo percorso di riforma sono stati la riforma, attraverso l'accordo noto come Euro-plus, del Patto di stabilità e crescita (di seguito PSC)25, l'insieme di direttiva e regolamenti noti come Six pack26 e la sottoscrizione di un accordo volto a costituire il c.d. Fiscal compact (o patto di bilancio)27. Con il Patto Euro-plus, gli Stati membri si sono impegnati a recepire nei propri ordinamenti le regole di bilancio definite nel nuovo PSC. Inoltre, a seguito delle modifiche introdotte nel 2011 con il Six pack, sono state previste nuove disposizioni sui quadri di bilancio nazionali e sulla sorveglianza degli squilibri macroeconomici 25 Il Patto di Stabilità, definito per la prima volta con i regolamenti n. 1466 e n. 1467 del 1997 e poi emendato nel 2005, è stato ulteriormente modificato con i regolamenti n. 1173/2011, n. 1175/2011 e n. 1177/2011 (in vigore dal novembre 2011). 26 Il Six Pack è composto da cinque regolamenti e una direttiva: Reg. (CE) n. 1173/2011, relativo all'effettiva esecuzione della sorveglianza di bilancio nella zona euro; Reg. (CE) n. 1174/2011, sulle misure esecutive per la correzione degli squilibri macroeconomici eccessivi nella zona euro; Reg. (CE) n. 1175/2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1466/97 del Consiglio, per il rafforzamento della sorveglianza delle posizioni di bilancio nonché della sorveglianza e del coordinamento delle politiche economiche; Reg. (CE) 1176/2011, sulla prevenzione e sulla correzione degli squilibri macroeconomici; Reg. (CE) n. 1177/2011, che modifica il regolamento (CE) n. 1467/97, per l'accelerazione e il chiarimento delle modalità di attuazione della procedura per i disavanzi eccessivi; Direttiva n. 2011/85/UE relativa ai requisiti per i quadri di bilancio degli Stati membri. I sei provvedimenti sono stati pubblicati sulla G.U.U.E. 23 novembre 2011, n. L 306 (di seguito citata come Direttiva 85/2011). L'insieme di regolamenti e direttive è stato attuato t ramite la legge costituzionale 1 del 2012 e la legge 243 del 24 dicembre 2012. 27 Si tratta del “Trattato sulla stabilità, sul coordinamento e sulla governance dell’Unione economica e monetaria” sottoscritto il 2 marzo 2012 ed entrato in vigore il 10 gennaio 2013 e che incide anche sul PSC. E' stato necessario intervenire tramite un Trattato di carattere internazionale per l'opposizione soprattutto della Gran Bretagna. Pertanto, il Trattato si pone, di fatto, all'esterno del sistema delle fonti europee sulla politica di bilancio, pur essendo con esse connesso. 69 eccessivi. Infine, con il Fiscal compact, sono state introdotte disposizioni vincolanti riguardanti il ciclo di bilancio nazionale28. Più di recente, con il cosiddetto Two pack29, è stato stabilito un ulteriore rafforzamento della sorveglianza di bilancio per i paesi dell’area euro ed, in particolare, per gli Stati soggetti alla procedura di deficit eccessivo o con difficoltà nel mantenimento della stabilità finanziaria. Ciò premesso in termini generali, si rileva l'opportunità di approfondire, in questa sede, alcune delle riforme citate, per il rilievo che esse hanno anche sui bilanci regionali, sia in modo diretto, sia come conseguenza delle riforme intervenute in sede nazionale. Come è noto, il Fiscal compact introduce la regola del pareggio di bilancio, stabilendo che esso si consideri realizzato qualora il saldo strutturale (definito come saldo corretto per il ciclo, al netto delle misure una tantum) delle amministrazioni pubbliche30 sia pari all’obiettivo di medio termine (MTO) specifico per il Paese, come definito nel PSC, con un limite inferiore di disavanzo strutturale dello 0,5 per cento del Pil. Viene, anche, previsto un tetto alla crescita della spesa pubblica, che deve essere proporzionale alla crescita potenziale del Pil a medio termine. Si tratta, quindi, di ridefinire i termini del trattato di Maastricht in maniera, al tempo stesso, meno rigida e più rigorosa. Infatti, è previsto un margine di sicurezza rispetto al limite del disavanzo del 3 per cento del Pil, a fronte delle normali fluttuazioni del ciclo economico; deve essere assicurata la convergenza del debito pubblico verso livelli prudenti di sostenibilità a lungo termine; infine, sono consentiti spazi di manovra per l’adozione di politiche di bilancio, con particolare riguardo agli investimenti pubblici, mentre la spesa pubblica complessiva deve essere mantenuta entro margini compatibili con la crescita del Pil. Nel complesso di riforme, inoltre, ed in particolare nella Direttiva n. 85/2011 che è parte fondamentale del Six pack, è stata prevista l'istituzione del Fiscal council, un organo esterno a cui affidare il compito di vigilare sul rispetto, da parte degli Stati membri, delle disposizioni del Fiscal compact. In Italia il Fiscal council, 28 Come è noto, nessuna di queste disposizioni europee stabiliva l’obbligo di intervenire con una riforma costituzionale, anche se il Trattato sul Fiscal compact definiva “preferibile” tale via. La scelta era, comunque, lasciata agli Stati e l’Italia ha preferito una riforma costituzionale ed una legge “rinforzata” per gli ulteriori interventi di attuazione. I contenuti specifici della riforma sono illustrati di seguito in questo paragrafo. 29 Questo testo prosegue nella strada indicata dal precedente ed è rivolto agli Stati membri in grave difficoltà economica ed a quelli con procedure di deficit eccessivo in corso. Entrambi i regolamenti sono stati approvati nel maggio 2013 e l'entrata in vigore è prevista il 1° gennaio 2014 (Regolamenti n. 472 e n. 473/2013, pubblicati nella Gazzetta Ufficiale, seconda serie speciale, del 22 luglio 2013). 30 Giova ricordare che la definizione di "Amministrazioni pubbliche" comprende anche le regioni, le quali sono chiamate a partecipare al raggiungimento degli obiettivi di bilancio. 70 denominato Ufficio parlamentare di bilancio, è stato istituito con la l. n. 243/2012, ossia la normativa di attuazione della legge di riforma costituzionale; tuttavia, al momento, l'organo non è ancora operativo31. Qualora uno Stato membro non rispetti la regola del pareggio di bilancio, la Commissione o un altro Stato membro possono ricorrere alla Corte di Giustizia, che può disporre sanzioni pecuniarie32, analogamente a quanto previsto dall’art. 260 del TFUE, concernente le procedure di infrazione. Vi è quindi una disciplina di intervento ex post che integra quella preventiva stabilita dalle regole generali del Patto. E' anche opportuno ricordare che è stata introdotta una diversa disciplina di scansione temporale degli interventi, che è stata formalizzata nel regolamento n. 1175/2011. Infatti, si prevede che, a gennaio di ciascun anno, venga approvato da parte della Commissione un documento concernente l'“Analisi annuale della crescita”. Dopo l'approvazione da parte del Consiglio Europeo, quindi da marzo in poi, gli Stati devono presentare i propri piani di stabilità, nonché i programmi per la crescita e l'occupazione. I piani e i programmi sono vagliati dalla Commissione, che può procedere a raccomandazioni. In base, poi, al Two pack, gli Stati devono presentare i progetti di bilancio entro il 15 ottobre dell'anno "N meno 1", che viene sottoposto alle valutazioni della Commissione33. Il bilancio deve, poi, essere approvato in via definitiva entro il 31 dicembre. La crisi non ha reso necessario apportare solamente cambiamenti normativi, ma ha anche condotto ad alcune significative modifiche istituzionali, dando vita ad “istituzioni di emergenza”, come il Consiglio dei Capi di Stato e di Governo dell’Eurozona, istituito all’interno del Consiglio europeo. Si tratta di un organo di vertice tra i presidenti dei Paesi dell’eurozona e il Consiglio dei Governatori. Alla creazione di tali due istituzioni è stato aggiunto un aumento dei poteri sia della Commissione, sia della BCE, al cui interno vengono istituiti alcuni comitati e agenzie, come il Comitato europeo per il rischio sistemico (CERS) e le tre cosiddette 31 Come sarà meglio chiarito nel successivo paragrafo, la legge di riforma costituzionale che ha introdotto il principio del pareggio di bilancio, ha anche previsto una legge di attuazione "rinforzata" (ossia con una maggioranza per l'approvazione più qualificata di quella relativa) che è stata approvata nel dicembre 2012 (l. n. 243/2012) ed ha previsto, tra l'altro, l'istituzione del Fiscal Council italiano, quale organismo indipendente collocato presso il Parlamento. 32 Si tratta di un deposito fruttifero pari allo 0,2 % del Pil. La sanzione interviene dopo un percorso che prevede raccomandazioni e obblighi di adeguarsi alle stesse. E' stato notato che la cosiddetta "sanzione" non sembra avere dimensioni tali da risultare effettivamente efficace, rispetto alla volontà politica di superare i limiti e gli obiettivi europei. 33 Occorre notare che, rispetto alla struttura prevista da Maastricht, la Commissione ha acquisito un ruolo centrale a discapito del Consiglio, organo politico che risultava protagonista della struttura istituzionale della prima Unione monetaria. 71 agenzie di vigilanza europea (AVE), finalizzate al rafforzamento della vigilanza sugli equilibri del sistema34. 2. Le riforme costituzionali L'Italia ha adottato le nuove disposizioni europee, come già anticipato, attraverso l’approvazione della legge costituzionale n. 1/201235 e con la legge rinforzata n. 243/2012. La legge costituzionale delinea gli aspetti essenziali del principio dell'equilibrio strutturale di bilancio e rinvia, per una disciplina di dettaglio, all’adozione di una legge “rinforzata” con riferimento alla procedura parlamentare di approvazione. In particolare, con la modifica dell’art. 81 Cost., lo Stato deve assicurare l’equilibrio tra le entrate e le spese del proprio bilancio, tenendo conto delle diverse fasi – avverse o favorevoli – del ciclo economico e delle misure una tantum, in linea con quanto previsto dall’ordinamento europeo. Il ricorso all’indebitamento è consentito solo entro i limiti degli effetti negativi sul bilancio derivanti dall’andamento del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali (gravi recessioni economiche, crisi finanziarie e gravi calamità naturali), previa autorizzazione del Parlamento, mediante l’approvazione di deliberazioni conformi delle due Camere, sulla base di una procedura aggravata, che prevede un voto a maggioranza assoluta dei rispettivi componenti. Il principio dell’equilibrio dei bilanci e l'obbligo di concorrere ad assicurare l’osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall’Unione europea è esteso anche ai livelli di governo decentrati, con la modifica dei commi primo e sesto dell’art. 119 della Costituzione. Per gli enti territoriali è prevista, come già nella disciplina precedentemente in vigore, la possibilità di ricorrere all’indebitamento per le sole spese di investimento, previa predisposizione di piani di ammortamento e con il vincolo di assicurare il rispetto dell’equilibrio per il complesso degli enti di ciascuna Regione, compresa la Regione medesima. La legge rinforzata di attuazione della riforma costituzionale (l. n. 243/2012) prevede inoltre: 34 Anche su questo punto sono stati sollevati dubbi da parte dei commentatori, che hanno notat o come il nuovo sistema istituzionale abbia spostato il centro decisionale dal Consiglio, che è un organo politico, alla Commissione, che ha un'ontologia prevalentemente tecnica. 35 Ovviamente, la parte di disciplina contenuta nei regolamenti non necessitava di attuazione legislativa. 72 - l’introduzione di verifiche preventive e consuntive sugli andamenti di finanza pubblica; - l’introduzione di regole di bilancio volte a salvaguardare gli equilibri e ad assicurare la riduzione del debito pubblico nel lungo periodo; - l’istituzione, presso le Camere, di un organismo indipendente per l’analisi e la verifica degli andamenti di finanza pubblica (il citato Fiscal council o Ufficio parlamentare di bilancio); - la definizione delle modalità attraverso le quali lo Stato, nelle fasi avverse del ciclo economico o al verificarsi di eventi eccezionali, concorre ad assicurare il finanziamento dei livelli essenziali delle prestazioni e delle funzioni fondamentali inerenti ai diritti civili e sociali, alla cui erogazione sono tenuti gli altri livelli di governo. Il principio dell’equilibrio dei bilanci per le regioni e gli enti locali è declinato dall’art. 9 della legge rinforzata, in relazione al conseguimento, sia in fase di programmazione sia di rendiconto, di un valore non negativo, in termini di competenza e di cassa, dei seguenti saldi: a) saldo tra le entrate finali e le spese finali; b) saldo tra le entrate correnti e le spese correnti, incluse le quote di capitale delle rate di ammortamento dei prestiti. Nel caso in cui, a consuntivo, sia registrato uno scostamento dall’obiettivo, ciascun ente provvede ad assicurare il recupero del disavanzo entro il triennio successivo. Nell’ipotesi in cui si registrassero, invece, avanzi di bilancio, tali risorse saranno destinate al ripiano del debito o al finanziamento delle spese di investimento. Con la legge citata sono definite le sanzioni da applicare alle regioni e agli enti locali che non conseguono l’equilibrio nei termini stabiliti, nonché gli ulteriori obblighi in materia di concorso al conseguimento degli obiettivi di finanza pubblica, sulla base di criteri analoghi a quelli dello Stato e tenendo conto di parametri di virtuosità. Come già ricordato, a differenza della regola generale, l’indebitamento per gli enti territoriali è consentito solo per finanziare spese di investimento e contestualmente all’adozione di piani di ammortamento di durata non superiore alla vita utile dell’investimento stesso. In ogni caso, il ricorso all’indebitamento potrà avvenire sulla base di apposite intese concluse in ambito regionale che garantiscano, per l’anno di riferimento, l’equilibrio della gestione di cassa finale del complesso degli enti della Regione interessata, compresa la Regione medesima. In caso di complessivo scostamento dall’equilibrio, il 73 disavanzo concorre alla determinazione dell’equilibrio di cassa dell’esercizio successivo ed è ripartito tra gli enti che non hanno rispettato il saldo previsto. Per tener conto dei riflessi del ciclo sul bilancio degli enti territoriali, l’art. 11 della l. n. 243/2012 prevede che, nelle fasi sfavorevoli del ciclo economico36 e in caso di eventi eccezionali, lo Stato contribuisca al finanziamento dei servizi essenziali e delle prestazioni fondamentali inerenti i diritti civili e sociali, tenendo conto della quota di entrate proprie delle regioni, dei comuni, delle province, delle città metropolitane e delle province autonome di Trento e di Bolzano. A tal fine, è costituito un fondo presso il Ministero dell’economia e delle finanze, la cui dotazione è stabilita nei documenti di programmazione finanziaria e di bilancio e alla cui ripartizione si provvede, con decreto del Presidente del Consiglio dei ministri, sentita la Conferenza permanente per il coordinamento della finanza pubblica, tenuto conto della quota di entrate proprie di ciascun ente, influenzata dall’andamento del ciclo economico. Simmetricamente a quanto disposto nel caso di ciclo sfavorevole, è richiesto – nelle fasi favorevoli - agli stessi enti un contributo da destinare al fondo ammortamento titoli di Stato, definito e ripartito, tra gli enti stessi, tenendo conto della quota di entrate proprie influenzata dal ciclo economico. In ogni caso, gli enti sopraindicati devono concorrere alla sostenibilità del debito pubblico, secondo modalità da definire con legge dello Stato. L'entrata in vigore della legge, per quanto riguarda gli obblighi riferiti agli enti locali, è prevista dal 1° gennaio 2016, mentre la parte restante della normativa si applica dal 1° gennaio 201437. 36 La valutazione dell'andamento del ciclo economico è comunque riferita alle indicazioni della U.E. in base ai parametri della direttiva n. 85/2011. 37 Questa previsione non appare del tutto comprensibile e rischia di creare uno iato normativo tra le disposizioni del nuovo art. 119 della Costituzione e la legge di attuazione costituzionale. 74 3. La situazione normativa nazionale Ciò premesso in termini di inquadramento generale, bisogna anche ricordare che, dal 2009, la legislazione nazionale ha vissuto un periodo di significative riforme che hanno riguardato, tra l'altro, la revisione della legge di contabilità (l. n. 196/2009), la delega sul federalismo fiscale (l. n. 42/2009) nonché, tra gli altri, il successivo provvedimento di attuazione della delega, ossia il d.lgs. n. 118/2011 riguardante l'armonizzazione dei bilanci degli enti locali 38. Con la riforma costituzionale descritta nel precedente paragrafo, in definitiva, i vincoli economici e finanziari che derivano dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea sono stati codificati in principi costituzionali, quali il perseguimento degli equilibri di bilancio ed il contenimento del debito delle pubbliche amministrazioni. Per quanto riguarda, invece, la delega sul federalismo fiscale, la stessa prevede l'attuazione di principi di autonomia impositiva, perequazione e solidarietà con l'obiettivo di costruire bilanci, a tutti i livelli di governo, basati su costi standard. Occorre sottolineare che, mentre la riforma della contabilità nazionale è in sostanza direttamente applicabile, per la parte di principio, anche alla contabilità regionale39, la normativa sul federalismo fiscale contiene numerosi rinvii a successive disposizioni di attuazione e la disciplina dell'armonizzazione prevede un periodo di "sperimentazione" che coinvolge alcune regioni e che, di recente, è stato 38 Si ricordano, anche, gli altri interventi legislativi relativi all'attuazione della delega sul federalismo fiscale, che hanno comunque minore impatto sulla contabilità regionale. Gli interventi sono i seguenti: 1) d.lgs. n. 85/2010 “Attribuzione a comuni, province, città metropolitane e regioni di un proprio patrimonio, in attuazione dell’art. 19 della l. n. 42/2009”; 2) d.lgs. n. 156/2010 “Disposizioni recanti attuazione dell’articolo 24 della l. n. 42/2009 e successive modificazioni, in materia di ordinamento transitorio di Roma Capitale”, pubblicato nella G.U. n. 219 del giorno 18 settembre 2010; 3) d.lgs. n. 216/2010, “Disposizioni in materia di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard di Comuni, Città metropolitane e Province”; 4) d.lgs. n. 23/2011, “Disposizioni in materia di federalismo fiscale municipale”; 5) d.lgs. n. 68/2011, “Disposizioni in materia di autonomia di entrata delle regioni a statuto ordinario e delle province, nonché di determinazione dei costi e dei fabbisogni standard del settore sanitario”; 6) d.lgs. n. 88/2011, “Disposizioni in materia di risorse aggiuntive ed interventi speciali per la rimozione di squilibri economici e sociali, a norma dell’articolo 16 della l. n. 42/2009”; 7) d.lgs. n. 149/2011, “Meccanismi sanzionatori e premiali relativi a regioni, province e comuni, a norma degli articoli 2, 17 e 26 della l. n. 42/2009”. A tali decreti si aggiungono il d.lgs. n. 61/2011, “Ulteriori disposizioni recanti attuazione dell’articolo 24 della l. n. 42/2009, in materia di ordinamento di Roma Capitale”, il DPCM del 28 dicembre 2011 recante “Sperimentazione della disciplina concernente i sistemi contabili e gli schemi di bilancio delle Regioni, degli enti locali e dei loro enti ed organismi, di cui all’articolo 36 del d. lgs. n. 118/2011”. Infine il d.lgs. 118/2011 dovrebbe essere oggetto a breve di una revisione che tenga conto delle problematiche sollevate in fase di sperimentazione. La bozza di modifica è stata approvata dal Consiglio dei ministri del 31 gennaio 2014. 39 Del resto, la legge contabile regionale rinvia in modo dinamico ai principi fondamentali contabili stabiliti per lo Stato. 75 prolungato fino al 201540. Resta, invece, immediata l'applicazione della parte del decreto che riguarda gli enti del Servizio sanitario nazionale (Titolo II) che vede particolarmente coinvolte le regioni. Tra i principi enucleabili dalla legge di contabilità nazionale e, in quanto tali applicabili alle regioni, si ricorda, innanzitutto, quello della programmazione su base triennale, che consente alle amministrazioni di impostare e dare attuazione alle politiche con un significativo respiro temporale. Il bilancio regionale, sulla base dei principi della legge di contabilità nazionale, deve tenere conto degli obiettivi programmatici nazionali definiti dal Documento di economia e finanza. Viene, poi, stabilita la necessità di attivare una banca dati unitaria delle amministrazioni pubbliche, che consenta la raccolta di dati di bilancio al fine di una valutazione unitaria degli andamenti della finanza pubblica. Infine, le leggi regionali devono avere metodologie di copertura analoghe a quelle nazionali. Per quanto riguarda, invece, la già menzionata disciplina di armonizzazione contabile, contenuta nel d.lgs. n. 118/2011, occorre constatare che si tratta di un provvedimento particolarmente complesso, articolato in 3 Titoli, con 38 articoli, per un totale di 105 commi ed in cui sono presenti allegati, di cui il primo, a sua volta, consta di ulteriori 18 articoli. Il decreto prevede poi dieci rinvii a successivi provvedimenti, molti dei quali non ancora attuati. Particolarmente delicata è anche la necessaria attuazione dei decreti in coerenza con i principi della l. n. 243/2012 che attua il pareggio di bilancio di cui all'art. 81 della Costituzione. I principi generali dell'armonizzazione sono noti e possono essere così brevemente riassunti. Alla contabilità finanziaria viene affiancata una contabilità economico- patrimoniale, di utilizzare una definizione di competenza (la cosiddetta “competenza finanziaria”) che si avvicina molto al tradizionale concetto di cassa41, si dedica maggiore attenzione alla programmazione ed alla verifica dei risultati tramite indicatori; inoltre, si stabilisce l'adozione di articolazioni di bilancio per missioni e programmi, l'utilizzo di un piano dei conti unico e di schemi di bilancio consolidati con gli enti strumentali. Vengono, anche, previste alcune modifiche dei termini di 40 La Regione Toscana, come è noto, non è una regione in sperimentazione (cfr. art. 9 d.l. n. 102/2013, convertito dalla l. n. 124/2013, che ha rinviato al 2015 l’applicazione delle disposizioni del Titolo I del d.lgs. n. 118/2011). 41 La Corte dei Conti, Sezioni Riunite in sede di controllo, ha più volte ribadito la maggior coerenza del bilancio di cassa con il nuovo assetto istituzionale derivante dalla riforma costituzionale. Da ultimo si veda “Attuazione e prospettive del federalismi fiscale” in occasione dell'Audizione presso la Commissione parlamentare del 6 marzo 2014. 76 presentazione dei documenti del ciclo di bilancio, in particolare del rendiconto (entro il 30 aprile dell'anno "n+1"). Con riferimento agli enti del Servizio sanitario nazionale, l'elemento di maggior novità consiste nella costituzione di una gestione sanitaria accentrata presso la regione, in grado di mettere a sistema le informazioni contabili provenienti dalle aziende, da altre regioni, da enti pubblici e dallo Stato. In particolare, l'adozione dei nuovi modelli di rilevazione del conto economico e del patrimonio delle aziende sanitarie rappresenta un momento fondamentale per raggiungere un effettivo consolidamento dei conti a livello nazionale che consenta confronti sulla spesa sostenuta maggiormente credibili. Tuttavia, nonostante la materia della sanità veda una fase di attuazione rapida, la stessa presenta ancora molti aspetti dubbi e criticità, come rilevato nella citata audizione sullo stato di attuazione del federalismo42. Restano da adottare numerosi provvedimenti di attuazione della normativa sul federalismo fiscale. Inoltre, alcuni dei successivi decreti prevedono a loro volta ulteriori provvedimenti di attuazione, comportando un percorso piuttosto complesso e farraginoso. E' il caso, ad esempio, del d. lgs. n. 68/2011, attuativo di alcuni articoli della legge delega, che interviene con riferimento al fisco regionale, al fisco provinciale ed ai costi e fabbisogni standard nel settore sanitario. Il decreto contiene anche le linee guida per l'attuazione della compartecipazione degli enti locali all'Irpef, all'Irap e all'Iva; rivede i meccanismi delle addizionali e regola i principi entro cui potranno essere istituite le nuove tasse di scopo da parte di province e città metropolitane. Definisce, inoltre, che il fabbisogno standard del settore sanitario sia determinato in coerenza con il quadro macroeconomico e nel rispetto dei vincoli di finanza pubblica e degli obblighi a livello europeo, distinguendo la quota destinata alle regioni a statuto ordinario da quella destinata ad enti diversi. Tuttavia, come anticipato, il decreto contiene ben 29 rinvii a norme successive, di cui una sola parte risulta attuata. Per quanto qui di interesse, si ricorda in particolare il d.p.c.m. del 10 luglio 2012, recante “Determinazione dell’aliquota della compartecipazione all’imposta sul reddito delle persone fisiche delle province e delle regioni a statuto ordinario, in attuazione dell’art. 18, comma 1, del d.lgs. n. 68/2011”. Con riferimento ai rinvii, risulta decorso il termine indicato dal decreto per i provvedimenti di cui all'art. 2, relativo alla rideterminazione dell’addizionale 42 SS.RR. Audizione del 6 marzo 2014. 77 regionale all’IRPEF delle regioni ordinarie, all'art. 7, riguardante l’individuazione dei trasferimenti statali da sopprimere e all'art. 39, concernente l’istituzione di un tavolo di confronto tra il Governo e le regioni a statuto ordinario presso la Conferenza Stato-Regioni. La più recente legislazione, anche in ragione di una significativa crisi delle finanze pubbliche che ha dato luogo ad interventi “emergenziali”, ha visto un nuovo accentramento delle decisioni in materia fiscale, mentre le istanze del federalismo sembrano, dal 2012, essere state accantonate43. Tra le materie oggetto di intervento nel corso del 2013 vi è stata quella dei ritardi nei pagamenti. Nel corso della XVI legislatura, erano stati adottati alcuni interventi legislativi finalizzati a dare concreta attuazione alla Direttiva n. 2000/35/CE del 29 giugno 2000 e alla successiva Direttiva n. 2011/7/UE del 16 febbraio 2011, sostitutiva della prima. Il nuovo provvedimento comunitario, il cui termine di recepimento nel diritto interno degli Stati membri era fissato al 16 marzo 2013, è stato recepito in anticipo nell'ordinamento italiano con il d.lgs. n. 192/2012. Il provvedimento nazionale dispone, per i contratti conclusi a decorrere dal 1° gennaio 2013, che, per i pagamenti, vige il termine ordinario di trenta giorni, derogabile nell'ambito delle transazioni tra imprese con propria pattuizione; se il debitore è una pubblica amministrazione, il prolungamento del temine di pagamento oltre i trenta giorni deve sempre risultare espressamente ed, in ogni caso, non può superare i sessanta giorni; alla scadenza del termine, gli interessi moratori decorrono automaticamente e sono determinati nella misura di quelli legali di mora. Nonostante le riforme, l'ammontare dei crediti che le imprese vantano nei confronti della pubblica amministrazione si mantiene elevato. L'Eurostat, in una apposita nota pubblicata ad ottobre 2012, ha indicato il debito complessivo nell’ordine di oltre 67 miliardi nel 2011. Tale elevato ammontare continua a costituire, nell’attuale fase di crisi economico-finanziaria, un elemento di debolezza della struttura finanziaria delle imprese che sono più esposte alla variazione dei flussi di cassa e ai maggiori costi da sostenere per il recupero dei crediti. Malgrado gli interventi di legge, soprattutto tra il 2012 e il 2013, è esplosa la questione dei debiti commerciali dovuta ai ritardi nei tempi di pagamento da parte delle 43 Si pensi agli effetti della manovra estiva 2012 che, a metà anno, procede ad un taglio drastico di alcuni trasferimenti, aggiungendo ad una decisione di finanza pubblica totalmente accentrata, anche una tempistica che non consente alcuna possibilità di gestione da parte del bilancio regionale. 78 amministrazioni pubbliche, riconducibile, in parte prevalente, a quelli delle amministrazioni regionali (per la spesa sanitaria) e locali 44. Per questo, nell'aprile del 2013 è stato approvato il d.l. n. 35/2013, convertito dalla l. n. 64/2013, che prevede un allentamento del patto di stabilità e la costituzione di un fondo per l'erogazione di liquidità per gli enti in difficoltà di cassa. Il decreto stanzia fondi per 40 miliardi in tre anni, che coprirebbero circa la metà dello stock di debito delle amministrazioni verso i fornitori. Per quanto riguarda le regioni, il decreto prevede che i trasferimenti agli enti locali siano sterilizzati ai fini del patto di stabilità, fino ad un massimo complessivo pari a 1.400 milioni. Viene inoltre stabilito che possa essere esclusa dal calcolo una quota della spesa di investimento cofinanziata da fondi europei. Anche le regioni potranno accedere al fondo di liquidità istituito dalla legge. Pertanto, la Toscana ha potuto accedere all’importo complessivo di 510,63 milioni: di questi, 415,35 milioni sono stati destinati all'estinzione dei debiti degli enti del Servizio sanitario nazionale e 95,27 milioni (in 2 tranche) al pagamento dei debiti della Regione. Infine, assume rilevanza per l'ordinamento regionale anche la normativa denominata di “spending review”. Infatti, con una serie di decreti sono state individuate spese correnti e di funzionamento che devono essere oggetto di riduzione anche da parte delle amministrazioni regionali. Il complesso della normativa è riferito alle seguenti disposizioni: d.l. 31 maggio 2010, n. 78 (convertito dalla l. n. 122/2010) art. 6, commi da 7 a 10 e da 12 a 14; d.l. 6 luglio 2012, n. 95 (convertito dalla l. n. 135/2012) art. 5 comma 2 e la l. 24 dicembre 2012, n. 228, art. 1, comma 141, che complessivamente trattano delle riduzioni delle spese per missioni, formazione, autoveicoli, studi e consulenze, acquisto mobili, spese di rappresentanza, convegni, mostre e pubblicità. La Corte Costituzionale, con due interventi successivi 45, ha chiarito che le regioni, nell'esercizio della loro autonomia, possono rimodulare i tagli di spesa, fermo restando il risultato del saldo di risparmio. Nell'ambito del referto verrà dato conto dell'effettiva applicazione di tali disposizioni da parte della Regione Toscana. 44 Si veda a tale proposito il paragrafo dedicato al tema, nel referto riguardante la gestione delle ASL per l'anno 2011, approvato dalla Corte dei Conti, Sezione controllo Toscana, con delibera 27 febbraio 2014, n. 2. 45 Corte Costituzionale 7 giugno 2011, n. 182 e 23 maggio 2012, n. 139. 79 4. Il sistema contabile regionale La Regione Toscana, come accennato, non ha partecipato alla sperimentazione per l'armonizzazione contabile, mentre ha deciso di procedere verso la gestione accentrata regionale della contabilità economica delle aziende del SSN (di seguito GSA). Ne consegue che l'attenzione dell'ultimo biennio è stata concentrata sulle modifiche da apportare al sistema contabile sanitario, mentre è stata per il momento accantonata la previsione di attuazione di alcuni degli altri principi, riguardanti il tema più generale dell'armonizzazione, peraltro ulteriormente rimandata di un anno. Del resto, il tema della revisione dei principi contabili è stato affrontato dalla Regione sin dal 2002 con il progetto relativo alla revisione aziendale di tutti i bilanci delle aziende sanitarie. Al fine di intraprendere l'attuazione della GSA si è proceduto ad una revisione straordinaria delle procedure contabili delle aziende sanitarie. Sono emerse, così, alcune criticità sottoposte anche al MEF. In particolare, specifica attenzione è stata dedicata all'introduzione di sistemi di internal auditing ed all'introduzione di modelli organizzativi che consentano di tenere conto dei rischi aziendali (come previsto dal d.lgs. n. 231/2001). Inoltre, è stata prevista l'implementazione di un sistema che consenta l'integrazione tra i dati della contabilità generale e quelli di contabilità analitica. Alcune criticità sono emerse circa l'attuazione del piano dei conti unico regionale (art. 27 d.lgs. n. 118/2001). Inoltre, alcune contabilità sezionali e a carattere aziendale devono migliorare i meccanismi di raccordo con la contabilità regionale. Infine, si rileva una generale eterogeneità dei sistemi di controllo interno nell'ambito sanitario. In ogni caso, la soluzione delle criticità è all'attenzione delle competenti direzioni regionali. Sono piuttosto avanzati anche i sistemi di consolidamento dei dati, come previsto dalla normativa e dal modello ministeriale SP 999. Inoltre, ai fini dell'avvio della contabilità economico-patrimoniale della GSA è stata effettuata una ricognizione della situazione patrimoniale delle aziende al 1° gennaio 2012, al fine di pervenire al consolidato patrimoniale. Se, dunque, l'attività relativa alla GSA è ormai in fase avanzata, il sistema contabile regionale non sanitario richiederà un notevole sforzo di aggiornamento che sarebbe preferibile non rinviare a ridosso della scadenza del 2015 attualmente prevista per i principi di armonizzazione. 80 Già con il referto sulla copertura delle leggi di spesa (deliberazione 9 dicembre 2013, n. 281) la Sezione ha sollecitato la modifica della disciplina normativa per quanto attiene, appunto, alle leggi di spesa. In tema di programmazione, invece, la Regione ha già intrapreso un percorso di modifica, soprattutto riguardante il merito dei documenti di programmazione (cfr. capitolo III, Parte seconda). Tuttavia, alcuni aspetti della programmazione, ed in particolare la tempistica, dovranno essere modificati in occasione della revisione complessiva. Inoltre, il Consiglio regionale ha istituito una commissione che si occupa della nuova programmazione regionale anche in vista di una sua semplificazione. L'affiancamento, a fini conoscitivi, della contabilità economica è già stata sollecitata dalla Sezione in precedenti referti. Al momento, la contabilità economica riguarda solo alcuni settori e un numero di operazioni complessivamente esiguo. Certamente più complessa sarà l'attuazione della riforma del bilancio dovuta in ragione dell'armonizzazione, visto che si tratta di abbandonare l'attuale struttura per strategia e funzioni obiettivo dal lato della spesa e per UPB dal lato dell'entrata, a favore di una struttura per missioni e programmi. Altro fronte significativo sarà quello del bilancio consolidato con gli enti partecipati dalla Regione. Anche in questo caso, l'obbligo di legge è rinviato al 2016, ma appare chiaro che l'avvio di un processo di consolidamento richiede una sforzo preliminare in termini di progettazione. Del resto, un bilancio consolidato con alcune partecipate consentirebbe una conoscenza molto più approfondita. Infine, l'introduzione del concetto di “competenza finanziaria” che, come ricordato, avvicina molto la competenza alla cassa, potrebbe, ad avviso della Regione non creare particolari problemi. La Sezione reputa che proprio l'introduzione di un principio di competenza finanziaria potrebbe rendere necessario abbandonare il sistema di copertura del disavanzo in sede di bilancio preventivo attraverso l'autorizzazione dei mutui (cd. “mutui a pareggio”). Tuttavia, in sede di istruttoria l'Amministrazione regionale ha affermato che, già sulla base della l.r. n. 36/2001 e alla successiva attuazione della stessa, di fatto, il concetto di competenza rafforzata viene già praticato dal 2014, sebbene non si sia proceduto alla modifica del Regolamento di amministrazione e contabilità. L'attuale legge regionale prevede una totale autonomia del bilancio del Consiglio regionale, che conserva l'eventuale avanzo maturato l'anno precedente. Anche su questo fronte andrà verificata la compatibilità di questa modello con le previsioni sull'armonizzazione. 81 5. I controlli interni In relazione alla normativa applicabile alle Regioni in materia di controlli interni , occorre ricordare che ciascun ente dispone autonomamente in merito alla propria organizzazione. Sulla materia dei controlli i nuovi statuti delle Regioni, emanati ai sensi dell’art. 123 della Costituzione, contengono disposizioni solo di principio, mentre la disciplina attuativa è affidata alla legge regionale. In ogni caso, occorre far riferimento, anche per le Regioni, ai principi adottati a livello nazionale di cui occorre tracciare brevemente il percorso evolutivo. Il processo di rinnovamento del sistema dei controlli è iniziato con il d.lgs. 27 ottobre 2009, n. 150, (l. n. 15/2009) che ha introdotto il concetto di valutazione delle performance individuali e organizzative del personale della pubblica amministrazione (compresi, dunque, gli enti territoriali) da esercitarsi attraverso organismi indipendenti di valutazione, e si è andato poi sviluppando alla luce della riforma dei controlli di regolarità amministrativa e contabile e del potenziamento dell’attività di analisi e valutazione della spesa (ai sensi del d.lgs. 30 giugno 2011, n. 123) nonché dei meccanismi sanzionatori e premiali Regioni, province e comuni, introdotti dal d.lgs. 6 settembre 2011, n. 149, adottato in sede di attuazione della legge delega sul federalismo fiscale46. Inoltre, si ricorda che il d.l. 13 agosto 2011, n. 138 ha disposto l’istituzione, a decorrere dal 1° gennaio 2012, di un Collegio dei revisori dei conti, quale organo di vigilanza sulla regolarità contabile, finanziaria ed economica della gestione dell'ente. Tale Collegio, già istituito in Toscana (l.r. n. 66/2011), opera in raccordo con la sezione regionale di controllo della Corte dei conti, ai fini del coordinamento della finanza pubblica. Il collegio si è insediato nei primi giorni del 2013 e i membri rispettano i requisiti previsti dalla legge e dalle disposizioni di attuazione 47. Il sistema dei controlli interni della Regione Toscana è disciplinato dalla l.r. n. 44/2003, e dalla deliberazione del Consiglio n. 1315 del 15 dicembre 2003, con la quale si dà attuazione alla citata l.r. n. 44/2003. La deliberazione tratta con 46 Sul d.lgs. n. 149/2011 è intervenuta la Corte Costituzionale, con la sentenza n. 219 del 2013, pubblicata il 19 luglio 2013, espungendo dall'ordinamento alcune delle previsioni più innovative tra le quali la relazione di fine mandato per il Presidente della Regione. La motivazione fondamentale della sentenza concerne l'eccesso di delega del d.lgs. n. 149/2011 rispetto alla l. n. 42/2009. Oltre alla relazione di fine legislatura è stato dichiarato incostituzionale anche il cosiddetto "fallimento politico" dei Presidenti delle Regioni che rappresentava la più significativa sanzione legislativa in sede regionale (art. 2 del d.lgs. n. 149/2011), nonché la decadenza automatica dei vertici anche non politici (dirigenti generali) in caso di dissesto; quest'ultima norma (art. 3) prevedeva anche un intervento in sede giurisdizionale della Corte dei conti per la valutazione delle responsabilità dei collegi dei revisori. Al momento sono ancora in vigore le analoghe disposizioni concernenti i sindaci (relazione di fine mandato e sanzioni politiche). 47 Cfr. delibera della Sezione delle autonomie della Corte dei conti n. 3/2013. 82 maggior dettaglio il controllo amministrativo contabile, dettando, invece, solo alcuni principi informatori per ciò che concerne l’attività di controllo di gestione e di controllo strategico. In tutti i referti degli anni scorsi, a partire da quello del 2006, la Corte ha insistito perché la Regione investisse anche sul controllo di gestione. Al fine di intraprendere un percorso di migliore conoscenza dei costi della gestione, la Regione ha, di recente, affrontato il tema dell’introduzione della contabilità economico-patrimoniale per alcune tipologie di spesa. L'ulteriore implementazione del sistema sarà comunque necessaria in occasione dell'attuazione della normativa di armonizzazione. Al momento, è stato attivato un sistema extracontabile di rilevazione dei centri di costo, con particolare riferimento alle spese di funzionamento, che sono costituite, in modo preponderante, dalla spesa per il personale. Il sistema consente di attribuire questi costi alle diverse strutture della Regione. Nel rendiconto della regione, la spesa del personale è tutta accorpata nella “Strategia Organizzazione regionale”. Benché la spesa di funzionamento sottoposta a questo processo di controllo sia circa il 90 per cento della spesa di funzionamento complessiva della Regione, se si rapporta il totale della spesa controllata alla spesa corrente in generale, pur al netto della spesa sanitaria, la percentuale di riduce a meno del 10 per cento. Tuttavia, come già illustrato nei precedenti paragrafi la spesa sanitaria è oggetto della gestione accentrata, prevista dal d.lgs. n. 118/2011, Titolo II; perciò, per questo specifico settore, esistono strumenti anche di controllo più avanzati. Quanto al sistema dei controlli interni, sono state attivate alcune strutture. In primo luogo, vi è una verifica di regolarità giuridico-amministrativa dei provvedimenti messi all’ o.d.g. della Giunta. Inoltre, presso la Direzione Generale Presidenza, una struttura verifica la regolarità contabile dei sistemi che hanno impatto sul bilancio regionale. Tale verifica, che si svolge su tutti gli atti e non a campione, è portata avanti nel corso dell’intero anno. Sempre presso la D.G. Presidenza è attivo un servizio di controllo del rispetto del patto di stabilità e di monitoraggio finanziario. L’analisi di tali movimenti contabili ha l'obiettivo di fornire dati di sintesi per verificare l'efficienza dei processi di gestione delle risorse finanziarie; mensilmente sono redatti report di monitoraggio (generali e specifici, per ciascuna Direzione Generale) che scendono nel dettaglio dell'analisi delle spese da questa gestite. I rapporti sono inviati al Presidente, agli Assessori, ai Direttori generali e ai Dirigenti delle Aree di coordinamento. 83 Presso la Direzione del Personale sono state attivate le funzioni relative all’attuazione del d.lgs. n. 150/2009; sono quindi stati adottati gli atti relativi al ciclo di performance del 2012-2015, con particolare riguardo alla performance organizzativa. In particolare, con delibera di Giunta n. 314/2012 è stato approvato il piano della performance organizzativa per il 2012 che è poi stato oggetto di revisione, in parte per scorrimento, con la delibera n. 92/2013 che ha anche rivisto alcuni obiettivi e indicatori di outcome di cui alla delibera di Giunta n. 851/2012. E’ stato anche adottato il piano triennale della trasparenza. Il Piano della performance e della qualità organizzativa individua specifici obiettivi e conseguenti indicatori di outcome. La Sezione ha reputato utile un'analisi del contenuto del Piano della performance. L'analisi è stata condotta su alcune aree specificamente individuate tra le molte citate nel Piano stesso. Si ricorda che il Piano prevede una suddivisione in aree strategiche, macroaggregati e microaggregati. I risultati di tale indagine hanno rilevato alcune criticità. Ad esempio, sull'area “Dinamismo e competitività dell'economia Toscana”, vengono individuati due macro aggregati (“Piano Regionale di sviluppo economico” e “Altre linee di intervento sul dinamismo e competitività dell'economia Toscana”). Ognuno di tali macro aggregato è suddiviso in numerosi microaggregati. La descrizione delle macro aree appare abbastanza chiara. Tuttavia, man mano che si scende nei microaggregati le definizioni diventano sempre più generiche e più simili ad attività operative che devono, comunque, essere svolte. Ad esempio, rientra in uno dei microaggregati il “Monitoraggio del Piano Strategico”, che tuttavia, appare attività necessaria, se non obbligatoria. Nei dettagli, quindi, il Piano non risulta particolarmente significativo, finendo per descrivere attività ordinarie della regione, anziché obiettivi della performance organizzativa regionale. In linea di massima, poi, non è molto semplice cogliere il nesso tra questo documento, di carattere comunque programmatorio ed organizzativo, con gli altri documenti programmatori quali, ad esempio, il Piano Strategico. In sostanza, sembra che il Piano della performance sia redatto in modo autonomo rispetto agli altri piani e programmi, rischiando, quindi, di rimanere scollegato dalla realtà operativa regionale. Il controllo amministrativo contabile è disciplinato, a decorrere dal 1° aprile 2013, dalla delibera di Giunta regionale 25 giugno 2012, n. 548, che ha modificato alcuni importanti aspetti della precedente delibera 10 luglio 2006, n. 506. La citata delibera del 2012 introduce, in particolare, una nuova procedura di gestione informatica dell'intero iter formativo dei decreti dirigenziali, che consente la loro 84 sottoscrizione con firma digitale, nonché l'archiviazione e conservazione in forma dematerializzata. Le modifiche apportate dalla delibera non hanno inciso sulle tipologie di atti soggetti a controllo, che sono rimaste invariate, bensì sulle modalità di adozione, inoltro e perfezionamento dei decreti al fine di supportare il nuovo iter procedurale. Nel 2013, sono stati controllati 3.910 atti su 6.093, pari al 64,17 per cento degli atti adottati. Vi è stato un leggero incremento, pari all’1,69 per cento, degli atti controllati rispetto al 2012, in controtendenza rispetto al trend in diminuzione che aveva caratterizzato gli anni precedenti. Gli atti non soggetti a controllo sono, invece, diminuiti bruscamente rispetto al 2012 (-18,85 per cento). Si nota, inoltre, che nel 27,2 per cento degli atti sono stati emessi rilievi circa la regolarità amministrativa o contabile e che tutti i rilievi hanno dato luogo a correzioni, ritiri, emanazioni di nuovi testi, mentre in nessun caso il dirigente ha insistito per la registrazione. I risultati di questo controllo sono quindi in linea con quelli registrati negli anni precedenti. Sulla base della delibera di Giunta 24 luglio 1995, n. 3862, si effettua annualmente il controllo sugli agenti della riscossione i cui conti, una volta approvati, vengono inviati alla Sezione giurisdizionale regionale della Corte dei conti. Anche la disciplina delle aperture di credito con atti dirigenziali dà luogo ad un conto che viene trasmesso alla Corte. Il controllo di regolarità, in questa sede, viene effettuato dal Settore Programmazione. Ovviamente, le verifiche di cassa trimestrali verranno condotte anche dal Collegio dei Revisori. Quanto al sistema informativo lo stesso consente di verificare anche la regolarità della gestione in termini di codici SIOPE e classificazione economica, nonché a monitorare la spesa sanitaria e altre spese di carattere vincolato. In conclusione, la situazione, mostra progressi rispetto agli anni precedenti, anche se necessita ancora di interventi. Si rileva, tuttavia che il sistema dei controlli non riguarda il Consiglio regionale che, in base alla l.r. n. 4/2008 è dotato di piena autonomia. La Corte ribadisce che, anche una piena autonomia giuridica del Consiglio regionale, non può consentire di rendere una parte della spesa regionale esclusa dalle normali procedure e dai previsti controlli, così come ha ritenuto, anche in passato, che il Consiglio debba applicare la normativa nazionale in termini di consulenze e tagli alla spesa (cfr. referto sul consuntivo 2011 e relazione allegata alla parifica del rendiconto 2012). 85 86 CAPITOLO III LE MANOVRE DI FINANZA PUBBLICA E LA FINANZA REGIONALE Sommario: Parte prima. Le manovre finanziarie dello Stato e il loro impatto sulla finanza regionale. 1. - Le manovre statali nel quinquennio 2009-2013 (al netto della sanità). - 1.1. Effetti sulle disponibilità finanziarie delle regioni. - 1.2. Il contributo richiesto alla Toscana. – 2. La sanità. - 2.1. Le manovre statali per il settore sanitario. - 2.2. Il fabbisogno del Servizio sanitario regionale. - 3. La riduzione delle entrate derivanti da trasferimenti statali. - 3.1. I minori accertamenti per entrate libere. - 3.2. I minori accertamenti per entrate vincolate. Le ricadute sulle strategie regionali. - 4. Il Patto di stabilità. - 4.1. L'inasprimento degli obiettivi programmatici per la Toscana. – 4.2. Le procedure per la gestione e il monitoraggio del Patto. – 5. L’adattamento della finanza regionale nel triennio 2011-2013. - 5.1. Le misure di contenimento della spesa corrente. Il riordino delle strutture del Servizio sanitario regionale. 5.2. L’utilizzo della leva fiscale. La compartecipazione degli assistiti alla spesa sanitaria. Parte seconda. La programmazione regionale. 6. Gli strumenti della programmazione e il quadro di riferimento. – 6.1. Il PRS 2011-2015. - 6.2. Il DPEF 2013. - 6.3. I Piani attuativi. – 7. Il ciclo della programmazione e il bilancio 2013. - 7.1. I nessi fra programmazione e bilancio. – 7.1.1. PRS 2011-2013/DPEF 2011-2013. – 7.1.2. DPEF 2013/Piani attuativi – 7.1.3. Piano regionale dello sviluppo economico (PRSE) 2012-2015 /Bilancio 2013. Parte terza. Il bilancio preventivo. 8. Introduzione. - 9. Principali elementi del bilancio di previsione. - 10. Le variazioni e le previsioni di bilancio definitive. – 11. Gli equilibri di bilancio. Parte quarta. Il patto di stabilità interno. 12. Premessa. – 13. Il patto per le Regioni. – 13.1. La normativa 2002-2013. – 13.2. Il nuovo patto di stabilità dal 2014. - 14. I patti di solidarietà. – 15. Il patto di stabilità interno 2013 della Regione Toscana. – 16. I patti territoriali della Regione Toscana. - 16.1. Il patto regionale verticale. – 16.2. Il patto regionale verticale incentivato. – 16.3. Il patto regionale orizzontale. PARTE PRIMA LE MANOVRE FINANZIARIE DELLO STATO E IL LORO IMPATTO SULLA FINANZA REGIONALE Sommario: 1. Le manovre statali nel quinquennio 2009-2013 (al netto della sanità). - 1.1. Effetti sulle disponibilità finanziarie delle regioni. - 1.2. Il contributo richiesto alla Toscana. – 2. La sanità. - 2.1. Le manovre statali per il settore sanitario. - 2.2. Il fabbisogno del Servizio sanitario regionale. - 3. La riduzione delle entrate derivanti da trasferimenti statali. - 3.1. I minori accertamenti per entrate libere. 3.2. I minori accertamenti per entrate vincolate. Le ricadute sulle strategie regionali. - 4. Il Patto di stabilità. - 4.1. L'inasprimento degli obiettivi programmatici per la Toscana. – 4.2. Le procedure per la gestione e il monitoraggio del Patto. – 5. L’adattamento della finanza regionale nel triennio 2011-2013. 5.1. Le misure di contenimento della spesa corrente. Il riordino delle strutture del Servizio sanitario regionale. - 5.2. L’utilizzo della leva fiscale. La compartecipazione degli assistiti alla spesa sanitaria. Le manovre statali nel quinquennio 2009-2013 (al netto della sanità) 1. Effetti sulle disponibilità finanziarie delle regioni I numerosi provvedimenti di emergenza adottati dal legislatore nazionale nel quinquennio 2009-2013 con finalità di risanamento della finanza pubblica hanno fortemente inciso sul comparto delle amministrazioni locali (comprensivo di regioni, 87 province, comuni ed enti del settore sanitario48), che risulta aver contribuito al miglioramento del saldo di bilancio (indebitamento netto), a fine periodo, per un importo cumulato di 32,7 miliardi, su una manovra netta complessiva di 122,8 miliardi. Tale importo corrisponde ad una quota del 26,6 per cento del totale delle manovre, in flessione peraltro rispetto alle “punte” del 37,5 per cento e del 31 per cento registrate rispettivamente nel 2011 e nel 201249. Per il medesimo comparto, a fine 2013, l’effetto cumulato delle misure correttive sulla spesa complessiva è risultato pari a 32,1 miliardi, con una caduta delle spese correnti di 25,05 miliardi e delle spese in conto capitale di 7,05 miliardi. Avendo riguardo, invece, alle sole regioni (senza considerare gli interventi sulla spesa sanitaria), il contributo richiesto in termini di indebitamento netto è stato di oltre 15,6 miliardi, come risultato netto di una riduzione di spesa di 13,2 miliardi e di un aumento di entrate di 2,4 miliardi. La riduzione di spesa è i mputabile per 7,7 miliardi alle spese correnti e per 5,5 miliardi alle spese in conto capitale. I due grafici che seguono mostrano la riduzione della capacità di spesa rispettivamente per i vari sotto-settori delle amministrazioni pubbliche e per le tre principali componenti dell’aggregato “finanza territoriale”. Risultano immediatamente evidenti, da un lato, l’accelerazione della manovra a carico dell'insieme delle amministrazioni locali a partire dall’anno 2011; dall'altro, l’importanza crescente della correzione richiesta alle regioni, in termini sia assoluti che relativi (rispetto, cioè, agli altri enti che compongono l’aggregato). 48 Per l’elenco dettagliato, cfr. la ricognizione delle amministrazioni pubbliche effettuata annualmente dall’ISTAT ai sensi dell’art. 1, c. 3 della l. 31 dicembre 2009, n. 196 (per l’anno in esame, v. Gazzetta Ufficiale – Serie generale del 30 settembre 2013, n. 229). 49 I dati commentati nel testo, aggiornati al 16 gennaio 2014, sono tratti dal sito del Ministero dell’Economia - Commissione tecnica paritetica per l’attuazione del federalismo fiscale. Il quadro normativo ivi considerato prende in esame 20 provvedimenti, adottati fra il 2008 e il 2013, analizzati per gli effetti finanziari prodotti sulle amministrazioni pubbliche, a prescindere dal fatto che essi si proponessero esplicitamente obiettivi di consolidamento finanziario. 88 Fig. 1- Riepilogo effetti sulla spesa delle principali manovre di finanza pubblica adottate dal 2008 per sotto-settore PA. (in milioni) Fonte: Ministero dell'Economia - Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale. Fig. 2 - Riepilogo effetti sulla spesa delle principali manovre di finanza pubblica adottate dal 2008 per enti del comparto amministrazioni locali. (in milioni) Fonte: Ministero dell'Economia - Commissione tecnica paritetica per l'attuazione del federalismo fiscale. 89 Tralasciando amministrazioni per il momento regionali alle il settore manovre di sanitario, finanza il contributo pubblica si delle è realizzato sostanzialmente attraverso due tipologie di intervento, entrambe incentrate sul versante della spesa: l’inasprimento degli obiettivi del patto di stabilità (a invarianza di risorse assegnate) ed il taglio diretto alle risorse regionali. È appena il caso di sottolineare che le due modalità non sono equivalenti dal punto di vista degli effetti sul sistema delle autonomie: la prima, nell’assegnare obiettivi di risparmio, lascia comunque inalterata la titolarità delle risorse in capo agli enti (i quali possono quindi sperare in successive rimesse in disponibilità); la seconda segna un intervento più invasivo, operando una definitiva sottrazione di risorse, secondo un’impostazione dei rapporti finanziari tra governo centrale e amministrazioni decentrate che è tipica della finanza derivata. Si è assistito, nel tempo, ad una redistribuzione del peso relativo degli interventi, con importanza crescente delle riduzioni permanenti dei trasferimenti statali rispetto agli obiettivi di Patto. Tale redistribuzione si è resa necessaria per evitare di immobilizzare volumi crescenti di risorse in esuberi di risparmio indisponibili. Di seguito si elencano gli effetti finanziari dei provvedimenti normativi in funzione delle due tipologie, mantenendo distinte le regioni a statuto ordinario da quelle a statuto speciale. Per quanto riguarda le regioni a statuto ordinario, il quadro normativo rappresentato prende le mosse dal d.l. 25 giugno 2008, n. 112, prosegue con i tagli ai trasferimenti erariali recati dalla manovra estiva dell’anno 2010 (d.l. 31 maggio 2010, n. 78, convertito con modificazioni dalla l. 30 luglio 2010, n. 122) ed espone gli oneri aggiuntivi derivanti dai massicci aggiustamenti dell’estate e autunno 2011 (d.l. 6 luglio 2011, n. 98, d.l. 13 agosto 2011, n. 138, e d.l. 6 dicembre 2011, n. 201), nonché gli effetti della l. 12 novembre 2011, n. 183 (legge di stabilità per il 2012) sul patto di stabilità. Più di recente, un contributo ulteriore in termini di riduzione di risorse è stato richiesto alle regioni con le misure di correzione strutturale della spesa disposte dal d.l. 6 luglio 2012, n. 95 (spending review), convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 135, mentre la l. 24 dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità per il 2013) ha modificato l’impianto generale del Patto di stabilità, introducendo una nuova modalità di calcolo delle spese finali soggette a vincolo (la competenza eurocompatibile), che ha sostituito il criterio della cassa. Inoltre, dal momento che la sua applicazione si risolve comunque in un allentamento dei vincoli del Patto, si è ritenuto di evidenziare distintamente la deroga di cui al d.l. 8 aprile 2013, n. 35, convertito dalla l. 6 giugno 2013, n. 64 90 (cd. “sblocca-pagamenti”), per la parte in cui esso ha sterilizzato dalle spese finali rilevanti ai fini del Patto sia i pagamenti di debiti relativi ad investimenti cofinanziati dai Fondi strutturali europei (art. 2, c. 7), sia i pagamenti per trasferimenti correnti agli enti locali, a fronte di corrispondenti residui attivi di questi ultimi (art. 1, c. 750)51. Sulla base dei dati previsionali presenti nei riepiloghi degli effetti finanziari dei singoli provvedimenti di risanamento52, la situazione può essere rappresentata come segue: 50 La norma prevede che i maggiori margini di impegno per tale via conseguiti dalle regioni debbano essere destinati alla spesa per infrastrutture. Dal lato degli enti locali, la procedura è finalizzata a ricostituire la liquidità necessaria per onorare i propri debiti di parte corrente, per il caso di trasferimenti dovuti dalle regioni, ma non incassati dalle amministrazioni locali, che abbiano generato tensioni sulla cassa degli enti. 51 Le altre previsioni incidenti sul Patto recate dal medesimo provvedimento, in particolare la cessione incentivata di spazi Patto agli enti locali (art. 1 bis del d.l. n. 35/2013, come convertito dalla l. n. 64/2013) saranno approfondite nel capitolo dedicato al Patto di stabilità. 52 Il carattere previsionale delle cifre fornite nella tabella spiega che esse non siano coincidenti con quelle riportate a inizio capitolo, che sono invece calcolate a consuntivo (oltre a considerare gli effetti di un numero maggiore di provvedimenti, anche non direttamente collegati alle manovre di risanamento). 91 Tab. 1 - Il contributo richiesto alle regioni dalle manovre finanziarie 2009-2013. Tipologia di intervento 2009 2010 (in milioni) 2011 2012 2013 REGIONI A STATUTO ORDINARIO d.l. 112/2008, art.77 Inasprimento obiettivo P.S.I. d.l. 78/2010, art.14 Taglio risorse d.l. 98/2011, art. 20 e d.l. 138/2011; l. 183/2011 art. 32 Inasprimento obiettivo P.S.I. l. 183/2011, art. 30 (Robin tax) Reintegro risorse l. 183/2011, art. 30 (Enti virtuosi) Attenuazione P.S.I. Del. CIPE 1/2011 - riduzioni FAS ex L. 122/2010, art. 2 Taglio risorse d.l. 95/2012, art. 16 Taglio risorse l. 228/2012, art. 1, co. 117 Inasprimento obiettivo P.S.I. 900 1.380 2.440 2.440 2.440 4.000 4.500 4.500 1.600 1.600 -760 -95 1.574 700 1.000 1.000 Totale manovre Regioni a Statuto ordinario di cui per taglio risorse di cui per obiettivo P.S.I. 900 1.380 8.014 8.385 10.540 0 0 5.574 4.440 5.500 900 1.380 2.440 3.945 5.040 600 920 1.620 1.620 1.620 500 500 500 2.000 2.000 REGIONI A STATUTO SPECIALE d.l. 112/2008, art. 77 Inasprimento obiettivo P.S.I. d.l. 78/2010, art. 14 e D.L. 183/11 art. 32 Inasprimento obiettivo P.S.I. d.l. 98/2011, art. 20 e d.l. 138/2011 Inasprimento obiettivo P.S.I. l. 183/2011, art. 30 (Robin tax) Reintegro risorse d.l. 201/2011, art. 28 Inasprimento obiettivo P.S.I. 860 860 d.l. 1/2011, art. 35 Inasprimento obiettivo P.S.I. 235 235 Del. CIPE 1/2011 - riduzioni FAS ex L. 122/2010, art. 2 Taglio risorse d.l. 16/2012, art.4 Attenuazione obiettivo P.S.I. -180 -239 d.l. 95/2012, art. 16 Taglio risorse 600 1.200 l. 228/2012, art. 1, co.117 Inasprimento obiettivo P.S.I. -370 661 500 Totale manovre Regioni a Statuto speciale 600 920 2.781 5.265 6.676 0 0 661 230 1.200 600 920 2.120 5.035 5.476 1.500 2.300 10.795 13.650 17.216 di cui per taglio risorse di cui per obiettivo P.S.I. Totale manovre 2009-2013 D.L. 35/2013, art. 2, co. 7 Deroga P.S.I. -2.200 di cui per taglio risorse 0 0 6.235 4.670 6.700 di cui per obiettivo P.S.I. 1.500 2.300 4.560 8.980 8.316 Totale manovre 2009-2013 compreso D.L. 35/2013 1.500 10.795 13.650 15.016 Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati Camera dei deputati. 92 2.300 1.1 Il contributo richiesto alla Toscana Le manovre finanziarie appena descritte a livello nazionale vengono di seguito analizzate per le loro ricadute sulla finanza regionale della Toscana. Tab. 2 - Il contributo richiesto alla Regione Toscana dalle manovre finanziarie 2009-2013. Tipo intervento 2009 2010 2011 (in milioni) 2012 2013 D.L. 112/2008, art. 77-ter Inasprimento obiettivo patto di stabilità (*) Manovra estiva 2010 - D.L. 78/2010, art. 14 – Tabella 1 d.p.c.m. 28 gennaio 2011 Taglio risorse 360,14 405,16 Legge di stabilità 2011 (l. n. 220/2010), art. 1 commi 126 e 127 Inasprimento obiettivo patto di stabilità (*) 289,48 49,54 339,60 54,85 Legge di stabilità 2012 (l. n. 183/2011), art. 32 Inasprimento obiettivo patto di stabilità (*) Delibera CIPE nr. 1 del 2011 fondi FAS Taglio risorse Spending review – D.L. 95/2012, art. 16 (D.M. 21 dicembre 2012, D.M. 7 agosto 2013) Taglio risorse 51,65 Spending review – D.L. 95/2012, art. 16, comma 2 Inasprimento obiettivo patto di stabilità (*) 51,65 Legge di stabilità 2013 (l. 228/2012), art. 1, comma 122 Recupero risorse -74,61 Legge di stabilità 2013 (L. 228/2012), art. 1, comma 117 Inasprimento obiettivo patto di stabilità (**) 246,32 13,13 -21,76 19,54 12,57 -20,83 8,74 405,16 47,18 57,99 70,90 74,61 51,65 TOTALE MANOVRE 13,13 -21,76 di cui per taglio risorse di cui per obiettivo patto (sola competenza finanziaria) 13,13 -21,76 740,06 605,18 651,48 431,04 456,81 405,16 309,02 148,37 246,32 Fonte: elaborazione Corte dei conti . (*) Le cifre nelle due righe si riferiscono rispettivamente all'inasprimento dell'obiettivo in termini di competenza finanziaria (casell e in termini di cassa . (**) Nel 2013 l'obiettivo di cassa è stato sostituito dal diverso obiettivo di competenza eurocompatibile. Non è dunque possibile un raffronto con l'anno 2012. Come mostra la tabella che precede, è soprattutto a partire dal 2011 che le restrizioni a carico della finanza regionale si sono fatte più stringenti, per effetto da un lato dei tagli operati dalla manovra estiva del 2010 (art. 14 d.l. n. 78/201053) e della riprogrammazione dei fondi FAS (delibera CIPE n. 1/2011), che hanno comportato un sacrificio complessivo di oltre 431 milioni per la Regione; dall’altro, dell’inasprimento dell’obiettivo programmatico imposto dalla legge di stabilità per il 53 V. il d.p.c.m. 28 gennaio 2011 che incorpora gli esiti dell’accordo raggiunto in sede di Conferenza Stato-Regioni il 18 novembre 2010, concernente la ripartizione delle riduzioni delle risorse statali fra le Regioni a statuto ordinario di cui all’art. 14, comma 2 del d.l. n. 78/2010. 93 2011, per un ammontare di oltre 300 milioni in termini di competenza e di quasi 350 milioni in termini di cassa54. La riduzione dei trasferimenti statali conseguente al d.l. n. 78/2010 ammonta a 405,16 milioni a decorrere dal 201255. A ciò si aggiunge l’ulteriore taglio imposto dalla spending review (d.l. n. 95/2012), per un importo di 51,6 milioni nel 201256. Con riferimento, poi, agli obiettivi del Patto di stabilità per il 2012, l’apporto già richiesto alla Regione a legislazione vigente ha subìto l’effetto degli ulteri ori inasprimenti disposti dalla legge di stabilità per il 2012 (47,1 milioni in termini di indebitamento e 57,9 milioni in termini di fabbisogno) e dall’art. 16, c. 2, del d.l. 95/2012. Tale ultima disposizione ha previsto che il taglio dei trasferimenti statali si riverberi per lo stesso importo sui tetti di spesa del Patto delle regioni. La Toscana ha visto, pertanto, modificato in pejus il proprio obiettivo, in termini sia di competenza che di cassa, per 51,6 milioni. Per l’anno 2013, la quota dei tagli da imputarsi alla Regione Toscana per effetto della medesima norma è stata invece quantificata in 74,6 milioni 57. Tale cifra avrebbe dovuto essere accantonata in bilancio per il successivo riversamento allo Stato, essendo ormai esaurite le risorse erariali suscettibili di decurtazioni. Con l’accordo raggiunto in Conferenza Stato-Regioni l’11 luglio 2013, è stato però deciso che l’importo dei tagli venisse a coincidere integralmente con il contributo accordato dallo Stato quale incentivo alle regioni per la cessione di spazi finanziari a province e comuni ai fini del patto di stabilità verticale (art. 1, c. 122 della l. n. 228/2012). L’avvenuta cessione di una quota di “spazio patto” agli enti locali, per un ammontare di 89,6 milioni, ha dunque consentito alla Toscana di neutralizzare il taglio per il 2013, rendendo non più necessario il riversamento dei relativi importi allo Stato. Il nuovo obiettivo programmatico per il 2013, come determinato dal MEF con decreto del 20 febbraio 2013, prevede un ulteriore apporto di 248,37 milioni in termini di competenza finanziaria. Come detto, l’obiettivo di cassa del 2013 è stato sostituito dall’obiettivo di competenza eurocompatibile, e dunque non è possibile determinare l’aggravio dell'anno rispetto al precedente. 54 La legge di stabilità per il 2011 (l. 13 dicembre 2010, n. 220) stabilisce che il complesso delle spese finali in termini di competenza non debba superare la media delle spese finali del triennio 20072009 ridotta del 15,5 %, mentre il complesso delle spese finali in termini di cassa non deve superare la media delle spese finali del medesimo triennio ridotta del 17,2 % per ciascuno degli anni 2011, 2012 e 2013. 55 V. l'intesa raggiunta in Conferenza Stato-Regioni in data 18 novembre 2010. 56 57 V. il d.m. 21 dicembre 2012. V. il d.m. 7 agosto 2013, che sancisce l’intesa raggiunta in sede di Conferenza Stato-Regioni in data 24 gennaio 2013. 94 Val la pena di notare che sull’applicazione del Patto di stabilità incidono non solo i tetti di spesa di volta in volta assegnati dal MEF, ma anche le voci di spesa che, non essendo per legge assoggettate al Patto, possono essere escluse dai relativi conteggi. Una ricognizione delle variazioni registrate da queste voci nel tempo è riportata più avanti (par. 4.1). Per quanto riguarda il 2013, ci si limita qui a segnalare che, in applicazione del d.l. n. 35/2013, la Regione si è avvalsa della facoltà di detrarre dai conteggi del patto i pagamenti per investimenti co-finanziati dai fondi europei per un importo di circa 25 milioni (art. 2, comma 7)58. In termini di composizione relativa, la ripartizione del concorso richiesto alla Regione tra le due tipologie di intervento è rappresentata nel grafico seguente (Fig. 3), che mostra, a partire dal 2012, una distribuzione sbilanciata a carico dei tagli di risorse, rispetto all'inasprimento degli obiettivi del patto di stabilità. Fig. 3 – La distribuzione delle tipologie di intervento all’interno delle manovre. Fonte: elaborazione Corte dei conti. 58 Come indicato dalla Regione in sede di controdeduzioni, non è stata ravvisata la necessità di attivare il canale di cui all’art. 1, comma 7 del medesimo decreto legge (conseguimento di spazi finanziari aggiuntivi di spesa da destinare a investimenti), operando tale facoltà esclusivamente sull’obiettivo di competenza eurocompatibile. 95 In totale, le manovre hanno richiesto alla Toscana uno sforzo finanziario pari a 1.988 milioni nel quinquennio 2009-2013, corrispondenti a 536 euro pro capite (esclusa la sanità). Se si guarda al solo triennio 2011-2013, l’onere finanziario gravante su ciascun cittadino è invece di 538 euro. Rispetto al PIL regionale, l’entità percentuale delle manovre assume i seguenti valori nell’ultimo triennio: Tab. 3 - Impatto delle manovre Stato sul PIL regionale (al netto della sanità). 2011 Importo manovre Pil % Manovre/Pil 2012 (in milioni) 2013 740,06 605,18 651,48 106.234,00 105.895,00 106.038,00 0,70% 0,57% 0,61% Fonte: Istat, conti e aggregati economici territoriali, PIL a prezzi di mercato – valutazione prezzi correnti. 2. La sanità 2.1 Le manovre statali per il settore sanitario I dati appena esposti vanno completati con le ulteriori misure di contenimento della spesa che hanno riguardato il settore sanitario, al cui andamento le manovre hanno impresso una forte correzione, particolarmente accentuata nel 2013. Limitando l’esame ai soli interventi che hanno comportato una riduzione stabile degli andamenti tendenziali dei livelli di finanziamento (normalmente allineati agli incrementi del PIL) si rappresentano nella tab. 4 gli effetti finanziari dei seguenti provvedimenti: - il d.l. n. 78/2010, convertito dalla l. n. 122/2010, che ha limitato il concorso dello Stato alla spesa sanitaria, prevedendo una riduzione del fabbisogno per un importo di 418 milioni nell'anno 2011 e di 1.132 milioni a decorrere dall’anno 2012, somme cui vanno aggiunte le economie di spesa richieste nel settore farmaceutico, per un ammontare di 300 milioni per il 2010 e di 600 milioni a partire dal 2011; - il d.l. n. 98/2011, convertito dalla l. n. 111/2011, che ha dettato disposizioni per la razionalizzazione della spesa sanitaria, puntando al conseguimento di risparmi nella acquisizione e nella gestione di taluni fattori produttivi, quali farmaci e dispositivi medici, e introducendo meccanismi di controllo e monitoraggio della spesa59. I valori di incremento annuale del finanziamento sono stati rideterminati nella misura di +0,5 per cento per il 2013 e +1,4 per cento per il 2014. Tali 59 V. l'art. 17, commi 1 e 2. 96 percentuali sono inferiori all’incremento del 2,8 per cento previsto dal Patto per la salute 2010-2012 e recepito nell'art. 2, comma 67 della legge n. 191/2009. Inoltre, una parte dell’onere di finanziamento (834 milioni annui per il 2012 e 2013) è addossata alle regioni, che devono recuperare le risorse attraverso il meccanismo della compartecipazione degli utenti alla spesa (reintroduzione del ticket fisso sulla specialistica ambulatoriale); - il d.l. n. 95/2012, convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 135, che ha previsto ulteriori misure di contenimento della spesa di acquisto di beni e servizi, nella misura di 0,900 miliardi nel 2012 e 1,8 miliardi nel 201360. Le azioni di razionalizzazione hanno interessato i settori di spesa già colpiti dalla manovra 2011: l’acquisto di beni e servizi (art. 15, c. 13) e la spesa farmaceutica (art. 15, c. 2-11). Oltre a queste misure, è anche prevista, a partire dal 2012, una riduzione della spesa ambulatoriale e della spesa ospedaliera e dei relativi volumi di prestazioni acquisite dai privati accreditati; - infine, la legge di stabilità per il 2013, che ha disposto un'ulteriore contrazione di risorse per il settore, quantificandola in 600 milioni per il 2013 (e 1 miliardo per ciascuno dei due anni successivi). Tab. 4 - Manovre 2009-2013 - I tagli al settore sanitario. (in milioni) 2009 l. 77/2009 (terremoto Abruzzo) 2010 2011 2012 2013 420 Patto salute 2010-2012 – l. 191/2009 risorse per coprire vacanza contrattuale d.l. n. 78/2010, art. 9 (riduzione livello finanziamento blocco dei contratti e delle convenzioni) d.l n. 78/2010, art. 11 (economie di spesa - farmaceutica) 300 466 466 466 418 1.132 1.132 600 600 600 834 834 d.l. 98/2011, art. 17, c. 6 (reintroduzione ticket specialistica ambulatoriale) d.l. 98/2011, (misure di contenimento della spesa) 2.500 d.l. 98/2011 (riduzione finanziamento visite fiscali) 70 d.l. 95/2012, art. 15, c. 22 (riduzione livello finanziamento) 900 l. 228/2012, art. 1, c. 132 (legge stabilità 2013) (riduzione 600 livello finanziamento) Totale manovre sanitarie 1.800 420 300 1.484 3.932 8.002 Fonte: dati Corte dei conti. Gli interventi così previsti si integrano con quelli in vigore sul fronte del personale, dove sono operativi fin dal 2007 stringenti meccanismi di contenimento della spesa (vincoli alle assunzioni e alla dinamica contrattuale). L’ultima misura di 60 La previsione di riduzione era invece di 2 miliardi per il 2014. 97 contenimento, in ordine di tempo, è recata dal d.l. n. 95/2012 (art. 15, c. 21-25), che conferma per il 2013 ed il 2014 (ed estende al il 2015) il livello di spesa stabilito per il 2004, ridotto dell’1,4 per cento, al netto dei rinnovi contrattuali successivi al 2004. Le misure di contenimento della spesa del personale sanitario si applicano anche al personale convenzionato con il SSN (medici di medicina generale e pediatri di libera scelta). La sensibile contrazione di risorse recata dalle manovre anzidette, attuate peraltro non in via preventiva, ma a esercizio già iniziato, ha sottoposto il settore a particolare tensione; ne è prova l’esito infruttuoso del percorso concertativo che avrebbe dovuto portare alla sottoscrizione del nuovo Patto per la salute 2013-2015, destinato a definire il quadro degli obblighi reciprocamente assunti fra Stato e regioni. Va anche osservato che, benché le misure di contenimento insistano in particolar modo sulle aree nelle quali maggiormente si rilevano inefficienze o inappropriatezza di uso delle risorse, la scelta di operare una riduzione lineare del concorso statale al finanziamento del servizio sanitario, basata sui criteri generali di riparto del fabbisogno tra le regioni, fa perdere di vista le cause che hanno determinato gli eccessi di spesa e non reca incentivi all’appropriatezza (scelta di prestazioni a minor consumo di risorse a parità di risultato) ed alla efficienza (riduzione dei costi di produzione), rischiando piuttosto di tradursi in una riduzione dell’offerta o degli standard di erogazione dei servizi. La contrazione in termini reali del livello riconosciuto di finanziamento del servizio sanitario cui provvede lo Stato è resa evidente nel seguente prospetto: Tab. 5 - Fabbisogno riconosciuto per la sanità nel quinquennio 2009-2013. Anni 2009 Finanziamento SSN Variazione percentuale sull'anno precedente Fonte: Ministero della salute. 2.2 2010 2011 (in milioni) 2012 2013 104.468 105.566 106.905 107.961 107.008 0 +1,05% +1,27% +0,99% -0,88% Il fabbisogno del Servizio sanitario regionale Le minori risorse statali riconosciute a titolo di fondo sanitario hanno inciso in misura rilevante sulle entrate della Regione destinate alla sanità. Va detto preliminarmente che non è possibile ricostruire il contributo richi esto alla Toscana da ciascuno dei provvedimenti elencati nella tabella riassuntiva delle manovre nazionali (v. supra, par. 2.1), in quanto il riparto del fondo sanitario, determinato annualmente in sede di Conferenza Stato-regioni, è frutto di un 98 concordato globale sui criteri di ponderazione della quota capitaria, e non è condotto sui singoli provvedimenti. Assumendo tuttavia un indice medio di accesso percentuale del 6,5 per cento, corrispondente a quello che storicamente è attribuito alla Toscana, l'impatto finanziario delle manovre correttive statali a carico della Regione nel quinquennio può essere così stimato: Tab. 6 - Stima delle ripercussioni delle manovre sanitarie sulla Regione. Anni Totale manovre sanitarie 2009 -420 2010 -300 Stima tagli Regione Toscana (per un -27 -19 indice di accesso del 6,5 %) Fonte: Regione Toscana - D.G. Diritti di cittadinanza e coesione sociale. (in milioni) 2011 2012 2013 -1.484 -3.932 -8.002 -96 -256 -520 Il fabbisogno riconosciuto alla Toscana per la sanità è il seguente: Tab. 7 – Risorse disponibili per la sanità. Anni Risorse statali indistinte Risorse statali a destinazione vincolata e contributi diversi Totale (in milioni) 2009 2010 2011 2012 IV trim 2013 6.313 6.403 6.459 6.536 6.466 157 141 148 127 134 6.470 6.544 6.607 6.663 6.600 Fonte: Regione Toscana - D.G. Diritti di cittadinanza e coesione sociale. La riduzione delle risorse disponibili rispecchia la realtà già descritta a livello nazionale ed è particolarmente evidente nel 2013, anno in cui la variazione è addirittura negativa, riducendosi le risorse per la prima volta anche in termini nominali. La riduzione del fabbisogno riconosciuto a titolo di Fondo sanitario nazionale ha comportato per la Toscana la necessità di reperire risorse ulteriori atte a mantenere l’equilibrio economico-finanziario61. A questo compito la Regione ha provveduto, negli anni dal 2009 in avanti, con maggiori risorse attinte dal bilancio generale (indicate nella tabella seguente come “risorse regionali a copertura”). Tale necessità 61 Lo sbilancio del 2012 è essenzialmente dovuto alle nuove regole contabili in materia di ammortamenti, introdotte dal d.lgs. n. 118/2011; alla necessità di procedere ad un congruo accantonamento per la copertura degli eventi definiti di probabile soccombenza in relazione alla gestione del rischio clinico (cfr. la Relazione sul rendiconto della regione Toscana per il 2012, pag. 12); all’apertura della fase commissariale dell’Azienda Usl 1 di Massa. 99 non si è invece palesata nel 2013, per effetto delle più consistenti misure di contenimento dei costi registrate nell’anno. Tab. 8 - Il finanziamento del servizio sanitario regionale. (in milioni) 2009 Risorse statali indistinte e vincolate 6.470 2010 2011 6.544 6.607 2012 6.663 IV trim. 2013 6.600 Risorse regionali “a copertura” 154 48 125 62 Entrate aziendali ed altri proventi 846 812 832 901 25 13 33 0 RICAVI 7.496 7.417 7.596 7.626 7.445 COSTI 7.601 7.551 7.595 7.624 7.444 RISULTATO DI ESERCIZIO COMPLESSIVO SSR -105 -134 Fonte: Regione Toscana - D.G. Diritti di cittadinanza e coesione sociale. 1 2 1 Plusvalenze da alienazioni realizzate 845 Il rapporto tra i costi di produzione delle funzioni assistenziali e il PIL regionale è pari al 7,1 per cento nel 2012, a fronte di un valore pari al 7,3 per cento a livello nazionale62. La spesa pro capite nel 2012 è pari a 1.995 euro, rispetto ad una media nazionale di 1.914 euro. Il valore è in crescita del 2 per cento rispetto al dato del 201163. 3. La riduzione delle entrate derivanti da trasferimenti statali Come esposto nel paragrafo 1.2, una quota crescente del contributo assicurato dalla Toscana al riequilibrio della finanza pubblica si è realizzata mediante la contrazione (e talvolta l'annullamento) dei trasferimenti erariali, che sono stati trattenuti dallo Stato a favore del proprio bilancio; donde una corrispondente minore disponibilità di risorse finanziarie in capo alla Regione, che ha dovuto compensare i tagli con risorse proprie per mantenere invariati gli standard di erogazione dei servizi Il taglio dei trasferimenti erariali liberi e vincolati ha comportato per la Toscana circa 400 milioni annui di minori accertamenti sui bilanci del triennio 2011-2013 (che rappresentano il 28 per cento in meno in rapporto al totale delle risorse provenienti dallo Stato nell'anno 2010). Di seguito si riporta l'andamento dei flussi finanziari provenienti dallo Stato negli anni dal 2009 al 2013. 62 Il valore nazionale è ricavato dalla Relazione generale sulla situazione economica del paese 2012, elaborata dal MEF, parte VII - Il Servizio sanitario nazionale. 63 Cfr. i dati pubblicati dal Ministero della salute sulla spesa del SSN per gli anni 2001-2012. 100 Tab. 9 – Entrate provenienti dallo Stato. Accertamenti Totale entrate correnti (in milioni) 2009 2010 2011 2012 2013 990,19 877,53 660,33 699,65 1.029,46 Entrate inerenti contributi e trasferimenti statali vincolati 333,82 367,44 324,90 457,78 867,79 Entrate inerenti contributi e trasferimenti statali liberi 656,37 510,09 335,43 241,87 161,67 282,68 566,13 307,34 294,62 245,60 282,68 566,13 307,34 294,62 245,60 0,00 0,00 0,00 0,00 0,00 1.272,87 1.443,66 967,67 994,27 1.275,06 Totale entrate in conto capitale Entrate inerenti contributi e trasferimenti statali vincolati Entrate inerenti contributi e trasferimenti statali liberi Totale contributi e trasferimenti statali Fonte: Elaborazione Corte dei conti su dati rendiconti Regione - anni 2009-2013. 3.1 I minori accertamenti per entrate libere Prendendo a base l'importo degli stanziamenti dell'anno 2010, le entrate che presentano andamenti in costante diminuzione sono le entrate e i contributi statali liberi di parte corrente. Questi i valori degli accertamenti nell'ultimo quadriennio: Tab. 10 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali liberi correnti. Descrizione capitolo (in milioni) 2010 2011 2012 2013 184,89 279,82 228,69 150,06 148,65 50,12 5,16 5,16 11,14 0,00 7,69 3,31 161,24 5,49 0,33 3,12 4,16 0,00 0,00 0,00 Totale 510,08 335,43 241,87 161,65 Totale detratto Fondo di garanzia interregionale ex art. 13 D. Lgs. 56/2000 325,19 55,61 13,18 11,59 Fondo di garanzia interregionale (a credito) di cui all'art 13 d.lgs. 56/2000 Trasferimenti per l'esercizio di funzioni e compiti conferiti dallo stato alle regioni in materia di trasporto pubblico locale ai sensi dell'art. 12 del d.lgs. 19.11.1997 n. 422 Trasferimento contributi erariali a seguito di contratti di servizio in materia di trasporto pubblico - art. 9, comma 4, l. 7.12.1999 n. 472 Trasferimento risorse per conferimento funzioni e compiti amministrativi alle regioni Trasferimento risorse per personale, beni e servizi a seguito conferimento di funzioni e compiti alle regioni Fonte: Elaborazione Corte dei conti su dati rendiconti Regione - anni 2010-2013. Come si può constatare, le risorse principali sono rappresentate dal Fondo di garanzia interregionale (a credito) di cui all'art 13 d.lgs. 18 febbraio 2000, n. 56, destinato a compensare le regioni a statuto ordinario delle eventuali minori entrate dell'IRAP e dell'addizionale regionale all'IRPEF rispetto al fabbisogno sanitario riconosciuto. Depurato degli effetti di questo capitolo, che è una posta perequativa di applicazione "meccanica", all'interno dei contributi statali liberi di parte corrente risultano azzerati, fra il 2010 e il 2013, i trasferimenti dal bilancio statale destinati al finanziamento di spese per le funzioni conferite alle regioni in attuazione della 101 legge n. 59/1997 (“legge Bassanini”), funzioni che restano a carico delle regioni. Si tratta di circa 315 milioni nel quadriennio, che erano principalmente finalizzati al finanziamento del trasporto pubblico locale (153 milioni), al fondo unico delle imprese e lavoro (60 milioni), alle politiche dell’ambiente e viabilità (60 milioni), alle politiche agricole (13 milioni), alla salute umana ex l. n. 210/1998 (6 milioni). Con riferimento al trasporto pubblico locale, l'azzeramento dei trasferimenti liberi nel triennio è tuttavia stato compensato in parte da un reintegro a titolo di trasferimenti vincolati, in attesa della fiscalizzazione dei trasferimenti statali (mediante la costituzione di un fondo indistinto da finanziare con i proventi delle accise su gasolio e benzina), prevista ma ancora inattuata. 3.2 I minori accertamenti per entrate vincolate. Le ricadute sulle strategie regionali Il quadro delle mancate risorse di provenienza statale va completato con i tagli ai trasferimenti erariali vincolati, che hanno colpito principalmente la parte capitale. Le ricadute di questi tagli a carico delle singole strategie sono indicate, per gli anni dal 2010 al 2013, nelle tabelle e grafici seguenti, separatamente per la parte corrente e per la parte capitale: Tab. 11 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali correnti vincolati. 2010 Strategia istituzionale Strategia sociale Strategia territoriale Strategia ambientale 2011 (in euro) 2012 2013 14.304.425,93 7.730.740,46 7.891.758,56 6.580.987,69 214.266.142,17 177.268.699,84 134.487.909,65 313.584.405,47 4.033.280,03 52.527.105,89 198.030.744,52 449.917.247,71 475.592,32 654.020,69 571.404,51 7.126.768,90 7.931.225,84 3.947.577,18 14.542.657,30 9.801.346,41 Strategia culturale 126.355.595,59 82.701.762,68 102.181.151,32 77.489.191,74 Amm.ne regionale 76.658,22 76.658,22 76.658,22 3.292.679,57 Strategia economica Totale 367.442.920,10 324.906.564,96 457.782.284,08 867.792.627,49 Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati rendiconti Regione - anni 2010-2013. 102 Fig. 4 - Accertamenti entrate da trasferimenti statali correnti vincolati. 400.000.000,00 350.000.000,00 300.000.000,00 250.000.000,00 200.000.000,00 2010 2011 150.000.000,00 2012 100.000.000,00 2013 50.000.000,00 0,00 Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati rendiconti Regione anni 2010-2013. Riquadro n. 1 – Le ricadute dei tagli sulle singole strategie (parte corrente) Le entrate per la strategia istituzionale registrano una evidente riduzione (di circa 6,6 milioni) tra il 2010 e il 2011, in gran parte dovuta alla diminuzione (da 8,9 a 1,6 milioni) della quota di cofinanziamento statale per il Programma Operativo Italia-Francia marittimo 2007-2013; si mantengono poi pressoché costanti nell’ultimo triennio. La contrazione più rilevante (da 214 a 134 milioni) è però riscontrabile, fra il 2010 ed il 2012, a carico della strategia sociale, che sconta, fra l'altro, il mancato rifinanziamento del Fondo per la non autosufficienza (passato da 26,9 milioni nel 2010 a 2,2 milioni nel 2011, per poi risalire a 6,6 milioni nel 2012), l’azzeramento del Fondo nazionale per le politiche sociali (passato da 25 a 11 milioni, fino a soli 720 mila euro nel 2012), l’azzeramento dei trasferimenti destinati alle politiche per la famiglia - prima infanzia e contributi in conto affitti (che passano da 20 milioni circa nel 2010 a 7 nel 2011, per annullarsi nel 2012). È da segnalare, nel 2012, il trasferimento a valere sul Fondo sanitario nazionale, quota relativa agli esercizi pregressi, per un ammontare di 102 milioni (erano 123 nel 2011). Il repentino incremento di entrata rilevabile nel 2013 (da 134 a 313 milioni) è essenzialment e ascrivibile al trasferimento relativo al Fondo sanitario nazionale, vincolato, tra l’altro, ad obiettivi di carattere prioritario del Piano sanitario nazionale, che è ammontato a 266 milioni. Sono stati inoltre parzialmente ripristinati i trasferimenti destinati alle politiche sociali: il Fondo nazionale per le politiche 64 sociali risale a 19,7 milioni ; gli interventi socio-assistenziali a favore di persone non autosufficienti ricevono nuovi trasferimenti statali per 13,5 milioni. Le entrate per la strategia territoriale registrano l’incremento più rilevante nel triennio, passando da 4 a 449 milioni. Come già detto, a favore di tale voce figura però il reintegro dei finanziamenti per il trasporto pubblico locale su gomma e su ferro, per un totale di 48 milioni nel 2011, 180 nel 2012 e 434 nel 2013. Quanto all’impennata delle entrate per la strategia ambientale nell’anno 2013 (da 571 mila euro a più di 7 milioni), essa risulta generata essenzialmente dalla voce straordinaria collegata alla chiusura della contabilità speciale della laguna di Orbetello, per un importo di circa 6,6 milioni. 64 Sul piano nazionale, il Fondo per le politiche sociali, che aveva visto ridursi la quota riservata alle regioni a poco più di 10 milioni di euro nel 2012, risale poi a 300 milioni di euro nel 2013 (V. il testo “Le risorse finanziarie per le politiche sociali anni 2004-2013”, a cura della Conferenza delle Regioni e Province autonome, maggio 2013). 103 Le entrate per la strategia economica hanno avuto un andamento oscillante nel quadriennio. La diminuzione fra il 2010 ed il 2011 è dovuta per intero ai mancati trasferimenti sul capitolo “POR Creo Toscana FESR”, passato in un anno da 4,06 a 0,2 milioni. Il medesimo capitolo si incrementa, tuttavia, di 3,7 milioni nell’esercizio successivo, concorrendo, insieme alle entrate derivanti dal riparto del Fondo di solidarietà nazionale (per un importo di 4,9 milioni), a determinare l’aumento di 10 milioni riscontrabile fra il 2011 ed il 2012. La diminuzione delle entrate fra il 2012 e il 2013 (da 14,5 a 9 milioni) è interamente attribuibile al venir meno dell’entrata relativa al già citato Fondo di solidarietà nazionale, mentre il capitolo “POR Creo Toscana FESR” risale a 4,2 milioni. Anche le entrate destinate alla strategia culturale presentano un andamento alterno nel quadriennio considerato. Le variazioni, infatti, “cambiano di segno” da un anno all’altro: -43 milioni tra 2010 e 2011; 65 +13 milioni tra 2011 e 2012; -35 milioni tra 2012 e 2013 . Con riferimento all’ultimo anno, la diminuzione di 35 milioni (da 102 a 77) è il risultato della compensazione tra più voci: diminuzione del cofinanziamento statale per il POR FSE 2007-2013, per circa 8 milioni (da 53 a 45 milioni); azzeramento 66 dei capitoli relativi ai finanziamenti per l’obbligo formativo, per 32 milioni ; incremento di circa 14 milioni del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio per il diritto allo studio universitario (da 9,6 a 23,7 milioni) e variazione in aumento di altre voci minori. Le maggiori entrate per la strategia amministrazione regionale (+3,1 milioni nel 2013) derivano dai contributi statali per la cessione verticale di Patto agli enti locali, assenti negli esercizi precedenti. Per quanto concerne le entrate vincolate in conto capitale, la tabella seguente mostra la distribuzione fra strategie delle variazioni subite dai trasferimenti statali nel triennio 2011-2013, integrandole con le riduzioni dei fondi della programmazione FAS e con i contributi statali agli oneri finanziari a servizio del debito su mutui contratti dagli enti locali, che attestano anch’essi la diminuzione di risorse di provenienza statale. Tab. 12 - Accertamenti entrate da trasferimenti in conto capitale vincolati - Ripartizione per strategie. (in euro) 2010 Strategia istituzionale Strategia sociale 13.328.710,37 2011 1.798.826,97 2012 1.100.962,18 2013 1.639.784,45 153.220.530,64 257.965,20 182.965,20 182.965,20 Strategia territoriale 43.792.873,50 23.510.015,13 27.681.130,41 13.410.417,75 Strategia ambientale 53.527.702,45 22.704.133,34 1.340.946,17 10.157.169,39 Strategia economica 125.573.692,43 76.030.752,86 92.670.493,61 100.091.880,20 Strategia culturale 450.657,35 345.932,96 603.763,21 187.105,11 Amm.ne regionale 49.286,00 49.286,00 49.286,00 232.727,50 117.710.835,11 136.403.108,21 129.070.317,21 90.540.153,03 54.501.568,24 46.244.842,94 41.918.179,70 29.163.729,00 Fondi FAS, delibera CIPE n. 166/2007 Contributi per mutui Totale 562.155.856,09 307.344.863,61 294.618.043,69 245.605.931,63 Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati rendiconti Regione anni 2010-2013. 65 In particolare, la diminuzione di 43 milioni tra il 2010 e il 2011 è dovuta alla diminuzione del Fondo per obbligo formativo (8 milioni); al venir meno dell’entrata relativa all’accordo del 21 luglio 2010 tra Ministero del Lavoro e Regione Toscana per il distretto industriale di Prato (25 milioni) e alla diminuzione del Fondo integrativo statale per la concessione di borse di studio (oltre 6 milioni). L’incremento di 13 milioni dal 2011 al 2012 è dovuto principalmente all’incremento di oltre 10 milioni del cofinanziamento statale (POR Ob. 2 FSE 2007-2013) (cap. 22267). 66 V. i capitoli 22149, 22150 e 22263 del rendiconto 2012, di ammontare rispettivamente pari a 10,8 milioni; 12,4 milioni e 9,1 milioni, azzerati nel 2013. 104 Fig. 5 – Accertamenti entrate da trasferimenti statali in conto capitale vincolati. Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati rendiconto Regione anni 2010-2013. Riquadro n. 2 - Le ricadute dei tagli sulle singole strategie (conto capitale) Con riferimento ai trasferimenti vincolati in conto capitale, tutte le strategie risultano avere subìto rilevanti decurtazioni nel quadriennio, in modo più marcato la strategia sociale e quella territoriale. Le entrate per la strategia sociale passano da 153 milioni a 257.000 euro dal 2010 al 2011, in conseguenza dell’azzeramento del capitolo relativo agli interventi di ristrutturazione edilizia e ammodernamento tecnologico del patrimonio sanitario pubblico. Per quanto concerne la strategia territoriale, la diminuzione di entrata nel quadriennio (con picchi nel 2011 e nel 2013) ha toccato in particolar modo gli interventi per le politiche abitative: il programma straordinario di edilizia residenziale pubblica e edilizia convenzionata, pari a 38 milioni nel 2010, è azzerato nel 2011; i fondi per la realizzazione degli interventi di edilizia abitativa (DPCM 16 luglio 2009) passano da 21 milioni nel 2012 a zero nel 2013. Tale drastica riduzione è compensata in parte dall’aumento da 5,3 a 6,9 milioni del capitolo relativo agli interventi di riduzione del rischio sismico e dalla presenza del finanziamento statale inerente il programma per il miglioramento della qualità dell'aria (per quasi 6 milioni). La strategia ambientale, calata da 53,5 a 1,3 milioni dal 2010 al 2012, è risalita a 10,1 milioni nel 2013. Tra il 2010 e il 2011 occorre segnalare il quasi totale azzeramento dell’accertamento relativo all’accordo di programma per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche stipulato in data 28 gennaio 2006 - mutuo stipulato con la BEI, ammontante a 51 milioni. La diminuzione di 21 milioni tra il 2011 e il 2012 è dovuta all’assenza, nel 2012, del capitolo relativo all’accordo sul programma di finanziamenti per il miglioramento della qualità dell'aria (per un ammontare di 14,4 milioni) e alla riduzione per circa 7,3 milioni (da 8,2 milioni a 0,9 milioni) del capitolo relativo all’accordo di programma per la tutela delle acque e la gestione integrata delle risorse idriche stipulato in data 19.12.2002. 105 L’aumento da 1,3 a 10,1 milioni nel 2013 è invece dovuto all’inserzione di due nuovi capitoli di entrata: fondi in conto capitale derivanti dalla chiusura della contabilità speciale della laguna di Orbetello per 4,8 milioni; fondo per interventi di efficienza energetica e di riduzione dei costi della fornitura energetica per finalità sociali per 4,4 milioni. L’andamento oscillante delle entrate in conto capitale destinate alla strategia economica è collegabile in buona parte all’analogo andamento delle risorse statali per il POR Creo FESR, che ammontano a 122 milioni nel 2010, scendono a 71 milioni nel 2011, risalgono a quasi 90 milioni nel 2012 e toccano i 97 milioni nel 2013. 4. Il Patto di stabilità 4.1 L'inasprimento degli obiettivi programmatici per la Toscana Per quanto riguarda l'applicazione del Patto di stabilità, la situazione della Toscana mostra una progressiva contrazione della capacità di spesa, che è misurabile attraverso la riduzione dell'obiettivo di competenza finanziaria, passato dai 2.176,35 milioni del 2009 ai 1.494,4 milioni del 2013, con particolare accentuazione a partire dal 2011, ed una riduzione cumulata, nel quinquennio, del 31,33 per cento in termini di impegni. Le variazioni dell’obiettivo di cassa possono essere rilevate solo fino al 2012, dal momento che nel 2013 l'obiettivo in termini di pagamenti è stato sostituito da quello di competenza eurocompatibile. La riduzione dell'obiettivo di cassa è stata del 25,34 per cento fra il 2009 ed il 2012. A ciò si aggiunge l’effetto delle cessioni di “spazio Patto” agli enti locali, previste sia dalla normativa regionale (l.r. n. 68/2011) che dalla normativa nazionale sul patto verticale incentivato (art. 1, c. 122-128, l. 24 dicembre 2012, n. 228), e accompagnate dall’assegnazione agli enti di obiettivi specifici di destinazione ai fini della riduzione dei residui passivi di parte capitale67. Tali cessioni hanno contribuito ad ottimizzare la capacità di spesa complessiva sul territorio regionale (rendendo più flessibile l’applicazione del Patto con riferimento ai pagamenti in conto capitale e attribuendo alla Regione un ruolo-guida quanto al raggiungimento degli obiettivi di finanza pubblica da parte degli enti appartenenti al “sistema territoriale” toscano), ma hanno avuto come inevitabile conseguenza un ulteriore abbattimento del tetto di Patto della Regione. La tabella seguente riassume in sintesi la portata degli elementi suaccennati, mostrando l’andamento degli obiettivi del Patto di stabilità, incluse le cessioni di 67 Nel 2013 sono stati indicati come prioritari i pagamenti inerenti alle opere strategiche ai sensi della l.r. n. 35 del 2011, agli investimenti sulla viabilità ed alle opere di ripristino a seguito degli eventi meteorologici avversi del dicembre 2012 (v. delibera G.R. del 15 aprile 2013, n. 251). 106 “spazio patto” verticali, e il loro rispetto da parte della Regione nel quinquennio 2009-2013. Tab. 13 - Patto di stabilità interno: obiettivi e risultati. (in milioni) Impegni 2009 2010 2011 2012 2013 Variaz. % 20132009 2.176,35 2.198,11 1.889,09 1.740,72 1.494,40 -31,33% -36,91 -97,20 Obiettivo programmatico rideterminato 2.176,35 2.198,11 1.889,09 1.703,81 1.397,20 Risultato spese finali 2.155,02 2.197,68 1.851,76 1.684,27 1.396,72 -21,33 -0,43 -37,33 -19,54 -0,48 Obiettivo patto di stabilità interno* Obiettivo programmatico Quota patto attribuito agli enti locali Differenza tra risultato spese finali e obiettivo programmatico rideterminato Pagamenti (competenza+residui) Obiettivo patto di stabilità interno* 2009 2010 2011 2012 Obiettivo programmatico 2.082,9 2.103,7 1.755,4 1.590,9 Quota patto attribuito agli enti locali -100,0 -60,0 -55,0 -65,6 Obiettivo programmatico rideterminato 1.982,86 2.043,69 1.700,35 1.525,23 Risultato spese finali 1.961,36 2.042,91 1.699,24 1.229,08 -21,50 -0,78 -1,11 -296,15 Differenza tra risultato spese finali e obiettivo programmatico rideterminato Variaz. % 20122009 -23,62% Fonte: Regione Toscana - D.G. Presidenza L'inasprimento più volte sottolineato dei vincoli del Patto di stabilità, associato all’ulteriore effetto determinato dalla cessione di “spazi Patto” agli enti locali, hanno accentuato la forbice tra le risorse potenzialmente disponibili nel bilancio regionale (competenza assestata) e le risorse effettivamente spendibili. Nel 2013, il raffronto tra gli stanziamenti netti soggetti al Patto e gli stanziamenti non impegnabili mostra che il vincolo sul bilancio arriva ormai a incidere su una percentuale di oltre la metà delle risorse in termini di competenza, determinando un progressivo irrigidimento del bilancio. In assenza di regole che “premino” gli investimenti, e considerato il carattere non comprimibile di buona parte delle spese correnti (almeno nelle sue componenti obbligatorie), tale irrigidimento finisce per riflettersi principalmente sulle spese in conto capitale. 107 Tab. 14 - Applicazione del Patto di stabilità nel triennio 2011-2013. A B c = a-b D E f =d-e (in milioni) 2011 1.889,1 Obiettivo di competenza finanziaria (impegni) Cessione spazio-patto agli EELL Obiettivo netto di competenza finanziaria Stanziamenti assestati Stanziamenti detraibili ai fini del patto di stabilità Stanziamenti netti soggetti al patto di stabilità g = f-c - di cui non impegnabili Fonte: Regione Toscana - D.G. Presidenza. 2012 1.740,7 2013 1.494,4 - 36,9 97,2 1.889,1 15.133,6 11.666,4 3.467,2 1.703,8 15.381,9 12.313,8 3.068,1 1.397,2 15.812,3 12.688,4 3.123,9 1.578,1 1.364,3 1.726,7 Da notare che sull’applicazione del Patto incidono non soltanto le dinamiche degli obiettivi programmatici determinati annualmente (ed eventualmente rideterminati in corso d’anno per tenere conto di nuove manovre correttive statali), ma anche le voci di spesa normativamente non assoggettate al Patto che, venendo escluse a priori dai conteggi rilevanti ai fini dell’obiettivo programmatico, determinano comunque un allentamento dei vincoli alla spesa. La tabella che segue riporta le principali variazioni intervenute sulle voci di spesa detraibili dal Patto negli anni dal 2011 al 2013 (non sono state invece indicate le voci strutturalmente escluse dal Patto: sanità, quote di co-finanziamento europeo dei programmi comunitari; rimborso prestiti limitatamente alla quota in conto capitale). Gli importi sono stati desunti dalle certificazioni annuali trasmesse al MEF. Tab. 15 - Principali variazioni intervenute sulle voci escluse dai conteggi del Patto 2011-2013. Descrizione Competenza 2011 Cassa 2011 Competenza 2012 60.603 Pagamenti in c/residui a fronte di corrispondenti residui art.1, c.129, lett. f), L.220/2010 attivi degli enti locali art.1, c.7, D.L. n. 35/2013 Spese concernenti le politiche sociali, finanziate con le risorse di cui all'art.1, comma 38 L.n.220/2010 (art.1, c.129, lett.g-bis), L.n.220/2010 Spese conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza di cui alla Legge n. 225/1992, nei limiti dei maggiori incassi di cui all'art. 5, c. 5-quater della medesima legge (art. 32, c. 4, Legge n. 183/2011) Spese finanziate dal fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario, di cui all'art. 21, c. 3, del D.L. n. 98/2011 (art. 32,c. 4, lett. l) entro il limite complessivo per le L.n. 183/2011) Regioni di 1.600 milioni Nei limiti previsti dall'art. 32, c. 4, lett. n-bis), L.n. 183/2011 (Decreto MEF del 15.03.2012) Nei limiti previsti dall'art. 32, c. Spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti 4, lett. n-bis) della L.n. nazionali dei fondi strutturali comunitari 183/2011, così come modificato dall'art. 2, c. 7, D.L. n. 35/2013. (Decreto MEF del 24.04.2013 e Decreto MISE n. 24 del 3.12.2013) Spese in conto capitale nei limiti degli incassi derivanti dall'attività di recupero fiscale di cui al D.lgs. 68/2011 al 30 novembre di ciascun anno (art. 32, c. 4, lett. i), L. n. 183/2011) Cassa 2012 (in migliaia) Competenza Competenza finanziaria Eurocompatibile 2013 2013 22.774 - 11.715 48.297 11.715 48.297 - 29.250 10.721 142.541 142.541 32.000 Totale esclusioni Fonte: Regione Toscana – D.G. Presidenza. 108 - - 140.939 140.939 64.000 64.000 32.000 27.645 27.645 98.091 98.091 121.048 121.048 87.657 148.260 301.882 306.127 325.987 325.987 Fra le voci di maggior rilievo escluse dal Patto figurano: - le spese a titolo di cofinanziamento nazionale dei programmi finanziati dai fondi strutturali europei, limitatamente ad una quota (nel 2013 tale quota è stata di 64 milioni, di cui 25,6 derivano dall’applicazione dell’art. 2, c. 7 d.l. n. 35/2013); - le spese in conto capitale finanziate con le risorse derivanti dal recupero dell’evasione fiscale (nel 2013 tali risorse hanno superato i 121 milioni); - una quota delle risorse per il finanziamento del trasporto pubblico locale (nel 2013 tale quota è stata pari a 140,9 milioni). 4.2 Le procedure per la gestione e il monitoraggio del Patto I vincoli sempre più stringenti imposti dal Patto di stabilità hanno spinto il governo regionale ad aumentare il grado di programmazione dei processi di spesa, così da contemperare l’obiettivo di rispetto del Patto con la piena valorizzazione delle opportunità di spesa (anche di investimento), ciò che richiede un adeguamento tempestivo all’evoluzione sia del contesto normativo che delle capacità reali di esecuzione della spesa68. E’ stata così instaurata una procedura di gestione del Patto che, determinato a inizio esercizio un ammontare di risorse pari ad una percentuale dell’obiettivo di risparmio da conseguire, si sviluppa in corso d’anno, con l’assegnazione delle restanti risorse (i budget di spesa) ai Centri di responsabilità, in funzione degli eventi influenti sui calcoli del Patto. I Direttori generali sono invitati a programmare la spesa, sia di parte corrente che in conto capitale, valutando le effettive possibilità di impegno nel corso dell’esercizio e predisponendo con congruo anticipo un “parco progetti” che abbia i necessari requisiti per l’impegnabilità, al fine di assicurare il completo utilizzo dei margini di spesa disponibili. Un sistema di monitoraggio consente sia di presidiare l’evoluzione generale delle tematiche rilevanti per il Patto di stabilità, sia di informare con cadenza periodica (mensilmente nella prima parte dell’anno, settimanalmente negli ultimi mesi) la struttura regionale (Comitato tecnico di direzione e singole Direzioni generali) sugli andamenti della spesa. Fatta salva la spesa cd. “autorizzata” (composta da spese obbligatorie di parte corrente e da alcune spese, pure obbligatorie, in conto capitale), la capacità 68 Il contesto è influenzato da molteplici evenienze, quali: le modifiche delle manovre finanz iarie statali che incidano sugli obiettivi di Patto o sulla detraibilità di spese dai relativi conteggi; l’applicazione dell’avanzo; la definitiva quantificazione di voci detraibili dai calcoli del Patto, per le quali è possibile inizialmente soltanto una stima in base ad una valutazione di attendibilità (com’è il caso del recupero fiscale); l’adesione al Patto verticale. 109 decisionale del governo regionale si è concentrata sulla spesa cd. “da programmare”, suscettibile di rimodulazione in funzione di scelte politiche di priorità69. Con riferimento all’esercizio 2013, la Giunta regionale: - a gennaio70 ha individuato l’ammontare delle risorse impegnabili in sede di prima applicazione, provvedendo a ripartire tra le Direzioni generali le relative quote e indicando come prioritarie le spese relative ai programmi co-finanziati con i fondi europei, al fine di accelerarne la fase conclusiva e di evitare il disimpegno automatico; - a febbraio71 ha incrementato la quota di risorse impegnabili in conto capitale, finalizzando tale incremento alla realizzazione degli interventi indifferibili e urgenti di ripristino e messa in sicurezza idrogeologica conseguenti agli eventi alluvionali del novembre 2012; - a giugno72 ha consentito l’impegnabilità delle risorse di parte capitale relative ai programmi comunitari, delle risorse per interventi a favore delle famiglie toscane (l.r. n. 40/2013), e delle risorse per gli interventi riconosciuti come prioritari o strategici (per un importo di 50 milioni); ed ha anche deliberato di effettuare una ricognizione volta a individuare, nel perimetro di spesa assoggettato al Patto di stabilità, le priorità d’intervento (legate a investimenti indifferibili o a opzioni strategiche) rispetto alle quali effettuare una programmazione degli impegni anche per i successivi esercizi del bilancio pluriennale; - ad agosto, novembre e dicembre73, sulla base degli esiti della predetta ricognizione, ha integrato le quote di risorse impegnabili già assegnate alle varie 69 Nell’esercizio 2011, fatte salve a priori le risorse per il cofinanziamento statale e regionale al Fondo sociale europeo e per il progetto “giovani”, le ulteriori risorse di parte capitale rese disponibili in corso d’anno sono state destinate a: Fondo per la montagna, industria, artigianato, turis mo, commercio e terziario (fondo di garanzia crediti per emergenza economia, interventi in Lunigiana e all’Isola d’Elba, Interventi infrastrutturali, aiuti alle PMI); istruzione ed educazione (investimenti per adeguamento edilizia scolastica, universitaria e nidi a favore di enti locali); sviluppo rurale (interventi per la difesa idrogeologica in aree rurali e montane a rischio); politiche abitative (edilizia residenziale convenzionata agevolata, edilizia residenziale pubblica); agevolazioni tariffarie per il trasporto pubblico locale; ambiente (difesa del suolo, tutela e gestione delle risorse idriche, rifiuti e bonifiche, sismica, energia, tutela qualità dell’aria e inquinamento acustico; mobilità (interventi su viabilità, porti, aeroporti e sistemi di mobilità) e territorio (adeguamento sistema informativo). Nell’esercizio 2012, la quota ulteriore di risorse impegnabili è stata destinata prioritariamente a voci di spesa di carattere straordinario: interventi per la Lunigiana, aumento di capitale Fidi Toscana acquisto quote Società Aeroporto di Firenze, interventi per l’isola d’Elba, interventi sulle strade per i mondiali di ciclismo. 70 Decisione del 29 gennaio 2013, n. 25. 71 72 73 Decisione del 12 febbraio 2013, n. 20. Decisione G.R. del 25 giugno 2013, n. 19. Rispettivamente con decisioni n. 18 del 5 agosto 2013; n. 19 del 25 novembre 2013; n. 27 del 16 dicembre 2012. 110 Direzioni generali, in base alle rispettive capacità di effettivo utilizzo, indicando a ciascuna le priorità di spesa74. 5. L’adattamento della finanza regionale nel triennio 2011-2013 5.1 Le misure di contenimento della spesa corrente. Il riordino delle strutture del Servizio sanitario regionale Le mancate risorse da minori trasferimenti erariali sono state parzialmente recuperate sul bilancio corrente, grazie ad un processo di riorganizzazione della spesa, attuato anche a seguito delle misure di contenimento recate dalla 74 Con riferimento alla decisione n. 18/2013 (che ha mobilitato risorse per quasi 96 milioni), fra le iniziative più rilevanti per ammontare si segnalano gli acquisti di infrastrutture per la banda larga (risorse FAS 2007-2013); gli interventi di sviluppo a favore delle aziende esercenti attività commerciali e turistiche (risorse FAS 2007-2013); gli aiuti alle PMI operanti nei settori turistico e commerciale; gli investimenti per l’attuazione del Piano regionale agricolo-forestale; il piano investimenti dell’Azienda per il Diritto allo studio; la ricapitalizzazione di Firenze Fiera; i contributi per interventi a valere sul Fondo regionale per l’assistenza sociale e il superamento delle barriere architettoniche; le misure straordinarie per lo sviluppo e la qualificazione dell’edilizia residenziale pubblica; il finanziamento di progetti speciali di recupero in aree ad alta criticità abitativa finalizzati a potenziare l’offerta di abitazioni in locazione in favore delle fasce deboli e più in generale interventi a sostegno delle politiche abitative; gli interventi nel settore dei porti di interesse regionale e sulla viabilità di interesse regionale; rinnovo del parco autobus; interventi in materia di parcheggi; investimenti nel settore del TPL; interventi a tutela delle risorse idriche (risorse FAS 2007-2013) e più in generale del rischio ambientale. Con riferimento alla decisione n. 19/2013 (che ha mobilitato risorse per oltre 48 milioni), si segnalano invece gli interventi di investimento relativi al Fondo nazionale e regionale per la montagna, l’acquisizione di quote sociali per il rilancio poli espositivi, l’erogazione di contributi finanziari in conto capitale ai Comuni per interventi urgenti di edilizia scolastica; le azioni di qualificazione dell’edilizia residenziale pubblica in locazione; gli investimenti per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie; i trasferimenti agli enti locali per gli investimenti sui progetti di territorio e di edilizia sostenibile; gli interventi e opere per la sicurezza stradale; il finanziamento delle autorità portuali, l’aumento di capitale sociale a favore delle società di gestione degli interporti toscani; gli investimenti destinati al trasporto pubblico locale; gli interventi strutturali per la riduzione del rischio sismico su edifici privati; gli interventi per la realizzazione della raccolta differenziata rifiuti; gli interventi per le piste ciclabili, gli interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei bacini idrografici toscani E’ stata poi consentita l’assunzione di impegni su talune risorse di parte corrente inizialmente sospese: tra queste il finanziamento statale per borse di studio e prestiti d’onore; il fondo statale per la non autosufficienza; gli interventi sociali nell’ambito del progetto speciale “Una Toscana per i giovani”. Ancora a valere sulle risorse temporaneamente “sospese”, è stata infine disposta l’impegnabilità della quota regionale di cofinanziamento del programma di sviluppo rurale finanziato dal FEASR. Con riferimento alla decisione n. 27/2013 (che ha mobilitato risorse per 132 milioni), le ulteriori quote di risorse impegnabili per investimenti, attribuite alle Direzioni generali, sono state destinate: al Piano regionale agricolo forestale; all’acquisizione di quote sociali per rilancio poli espositivi; ai trasferimenti ad amministrazioni pubbliche per investimenti nei beni culturali; agli interventi di sviluppo e rafforzamento a favore delle aziende esercenti attività produttive, ai sensi della linea di intervento 1.5 del PRSE 2007/2010; al Fondo per interventi urgenti di bonifica; al Fondo per interventi di manutenzione straordinaria; al finanziamento degli interventi finalizzati alla messa in sicurezza dei bacini idrografici toscani; agli interventi in materia di raccolta differenziata dei rifiuti e recupero materiali; agli interventi nel settore dei porti di interesse regionale; al rinnovo del materiale rotabile su gomma; alle infrastrutture per il turismo e il commercio; alla qualificazione dei servizi turistici; alla valorizzazione dell’offerta termale; agli incentivi per la realizzazione di impianti nel campo delle fonti rinnovabili e risparmio energetico; ai trasferimenti ad amministrazioni pubbliche per interventi urgenti di bonifica; al programma regionale di intervento per la bonifica dell’inquinamento acustico; alla tutela delle acque; alla tutela integrata delle risorse idriche; ai trasferimenti alle ATO per la gestione del servizio idrico integrato. Inoltre, è stata riconosciuta l’impegnabilità delle risorse correnti relative al finanziamento del trasporto pubblico ferroviario. 111 legislazione nazionale75, che ha riguardato in misura rilevante la spesa di funzionamento della struttura regionale e degli enti e agenzie collegati: spese di personale; spesa per consumi intermedi (acquisti, affitti ed utenze); spesa per missioni, consulenze, comunicazione e rappresentanza, nonché le spese per gli organi istituzionali (Consiglio regionale e Giunta). Sono stati inoltre cancellati i consigli di amministrazione degli enti pubblici dipendenti della Regione (l'Agenzia per la ricerca in sanità, l'Irpet e l'Azienda regionale per il diritto allo studio universitario) e sono state trasformate in gettoni di presenza le indennità spettanti ai componenti degli organi di enti e agenzie. I risparmi conseguiti sulle spese di funzionamento sono ammontati a 58,8 milioni nel 2011 (corrispondenti a circa il 10 per cento della spesa totale destinata a questa voce). È pure proseguita l’azione di revisione della spesa regionale nel segno del contenimento dei costi e della maggiore efficienza delle strutture (secondo le linee già attivate nel 2011 con la legge finanziaria e di bilancio). La razionalizzazione della spesa di personale (blocco del turnover; blocco delle assunzioni a tempo determinato e indeterminato; revisione delle modalità di calcolo del salario accessorio) ha coinvolto, oltre alla macchina amministrativa regionale, anche gli enti dipendenti e gli organismi facenti parte del sistema regionale. I riflessi di tali iniziative in termini di risparmi non sono però immediatamente evidenziabili a consuntivo, ove si registra, invece, un incremento degli impegni di spesa per il personale di 10 milioni. Tra i fattori che hanno concorso a tale aumento figurano: l’incremento di circa 7 milioni di euro per i compensi da riconoscere ai borsisti del Servizio Civile; l’ingresso nei ruoli regionali del personale ARTEA, che ha comportato un incremento di circa 4 milioni di euro (precedentemente contabilizzati nel bilancio ARTEA). Tali incrementi sono stati parzialmente compensati da un decremento degli oneri per il personale in quiescenza (per circa 1 milione di euro). Sono invece inferiori di circa 1,4 milioni le risorse richieste dal Consiglio regionale per finanziare il proprio funzionamento. Anche gli impegni per l’acquisto di beni e prestazioni di servizi e per l’utilizzo di beni di terzi risultano in crescita fra il 2011 ed il 2012, per un importo di oltre 50 milioni. 75 Per quanto riguarda le misure statali di contenimento delle spese di organi e apparati delle amministrazioni regionali, si veda in particolare d.l. 31 maggio 2010, n. 78 convertito dalla l. 30 luglio 2010, n. 122, che ha disposto tra l'altro la riduzione di spese per assunzioni a tempo determinato e indeterminato, comunicazione e convegnistica, consulenze e ricerche, formazione, missioni. Per le riduzioni delle spese di funzionamento autonomamente disposte dalla Regione, il riferimento è agli indirizzi espressi nel Piano di Governo del Presidente e nel DPEF 2011. 112 Nel 2013, le medesime voci calano però nuovamente: gli impegni per le spese per il personale passano da 163,715 a 157,635 milioni; inoltre, nuove misure di contenimento legate alla revisione delle spese per acquisto di beni e servizi ed all’utilizzo di beni di terzi hanno permesso di recuperare ulteriori 40 milioni (da 378 a 338 milioni). Anche sul versante della sanità, a fronte della drastica contrazione delle risorse provenienti dallo Stato, e per garantire il conseguimento degli obiettivi di risparmio imposti dalla legislazione statale, la Toscana ha avviato un generale processo di razionalizzazione della spesa. Sul piano normativo, vanno richiamate le due leggi finanziarie per il 2011 ed il 2012: la prima (l.r. 29 dicembre 2010, n. 65) ha disposto misure di contenimento delle spese di funzionamento, delle spese di pubblicità e di rappresentanza, delle spese per il personale e delle spese relative a farmaci e dispositivi medici; la seconda (l.r. 27 dicembre 2011, n. 66, Titolo V) ha recepito le indicazioni della l. 3 dicembre 2009, n. 191 circa il tetto da porre alle spese di personale (non più della spesa dell’anno 2004, diminuita dell’1,4 per cento, secondo le indicazioni della legge nazionale), ha determinato i budget per la farmaceutica ospedaliera e territoriale e per i dispositivi medici (con un obiettivo di contenimento dell a spesa del 7 per cento nell’anno 2012) ed ha fissato gli obiettivi di risparmio per i consumi di prestazioni diagnostiche e specialistiche. Occorre pure menzionare le disposizioni di cui alla l.r. 27 dicembre 2012, n. 81 ("Misure urgenti di razionalizzazione della spesa sanitaria - Modifiche alla l.r. n. 51/2009, alla l.r. n. 40/2005 e alla l.r. n. 8/2006”), in materia di prevenzione collettiva, stipula di contratti con soggetti accreditati per l’acquisto di prestazioni sanitarie, sistema di emergenza-urgenza, quote di compartecipazione dei cittadini alla spesa. In attuazione del d.l. n. 95/2012, con la delibera G.R. del 10 agosto 2012, n. 754 è stato poi individuato un insieme di azioni di indirizzo ad enti e Aziende del SSR, immediatamente eseguibili in quanto conformi al quadro programmatorio già esistente: tra queste, l’ottimizzazione dei costi per fitti passivi delle sedi; gli interventi di razionalizzazione sulla farmaceutica (allineamento dei prezzi di acquisto, incremento dell’uso dei farmaci biosimilari, revisione dei prontuari farmaceutici ospedalieri); la razionalizzazione della spesa per dispositivi medici (allineamento dei prezzi di acquisto e orientamento all’appropriatezza); la revisione dei piani di investimento per le apparecchiature elettromedicali e la rinegoziazione dei contratti di manutenzione; la riduzione dei consumi di beni economali; la centralizzazione di servizi e gare. 113 Ad ulteriori risparmi di spesa è preordinato anche il successivo riordino delle strutture disposto con la delibera n. 1235 del dicembre 2012, soprattutto attraverso interventi sul versante della deospedalizzazione, delle cure da erogarsi sul territorio, e della riorganizzazione di alcuni servizi e filiere logistiche (emergenzaurgenza, medicina trasfusionale, attività di laboratorio). I risultati conseguiti in attuazione di tali misure verranno illustrati nel capitolo dedicato alla strategia sociale. 5.2 L’utilizzo della leva fiscale. La compartecipazione degli assistiti alla spesa sanitaria Quanto alla possibilità di ricorrere ad una manovra dal lato delle entrate, va ricordato che le regioni hanno recuperato soltanto di recente i propri margini di autonomia tributaria, in ragione dello sblocco delle aliquote dei tributi propri e delle addizionali ai tributi statali a decorrere dal 20127677. Fino a tale data, in attesa dei decreti attuativi che avrebbero dovuto dare compiuta definizione al quadro normativo del federalismo fiscale e che non sono ancora stati emanati, le uniche entrate suscettibili di reale incremento ad opera regionale sono state quelle derivanti dalla lotta all'evasione ed all’illegalità economica. In Toscana, l'azione di contrasto all'evasione fiscale, condotta con iniziative specifiche78, ha consentito di accertare un gettito complessivo di oltre 168 milioni nel 2011 (erano 163 nel 2010), in larga parte riferito al bollo auto, all’IRAP e ai ruoli coattivi. Nel 2012, la Regione ha proseguito negli interventi di lotta all'evasione fiscale già intrapresi negli esercizi precedenti. A consuntivo si è però registrata una 76 Con il d.l. n. 112/2008 era stata disposta la sospensione del potere delle Regioni e degli enti locali di deliberare aumenti dei tributi, delle addizionali e delle aliquote ad essi attribuiti per il triennio 20092011. 77 Com’è noto, i tributi manovrabili sono: addizionale IRAP, addizionale IRPEF, tassa automobilistica ed altri tributi minori (principalmente addizionale regionale all'imposta erariale sul gas metano, tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti), che non arrivano a costituire il 3 per cento dell'intero gettito tributario. La compartecipazione all'IVA, ancorché inserita nel titolo I (Tributi propri) non è soggetta in alcun modo al potere di manovra delle regioni, analogamente a quanto accade per la compartecipazione al gettito dell'accisa sulla benzina. Si ricorda comunque che, anche per i tributi manovrabili, l’autonomia impositiva delle regioni è limitata alla possibilità di variare l'aliquota entro una forbice fissata con legge statale (ed eventualmente di differenziarla in funzione di categorie individuate di soggetti passivi), nonché alla disciplina e gestione degli aspetti amministrativi (riscossione, rimborsi, recuperi e applicazione delle sanzioni), sempre entro limiti fissati con legge dello Stato. 78 Nel dicembre 2011 è stato approvato il Progetto integrato per il recupero delle entrate fiscali e contributive della Regione e di tutti gli enti impositori presenti sul territorio. Nell’ambito di tale Progetto, sono stati riconosciuti come prioritari i progetti di cooperazione inter-istituzionale tra amministrazioni statali, Regione ed enti locali (il Sistema informativo catasto-fiscalità, i Patti territoriali anti-evasione, il nuovo regime convenzionale con l’Agenzia delle Entrate e con il Ministero dell’Economia e delle Finanze). Altre azioni più tecniche hanno poi riguardato il recupero delle basi imponibili regionali e locali, nonché il rafforzamento della “compliance fiscale”. 114 contrazione degli accertamenti: 122 milioni circa, rispetto ai 168 accertati nel 2011. La riduzione è quasi interamente riconducibile alle minori sanzioni da evasione delle tasse automobilistiche. Nel 2013, si segnala una dinamica nuovamente crescente del gettito derivante dall’attività di contrasto all’illegalità ed all’evasione fiscale, che risale da 122 a 145 milioni. Ciò ha concorso, come si vedrà meglio nel capitolo sulle entrate regionali, a mantenere stabile, rispetto al 2012, il livello totale delle entrate tributarie accertate. Per quanto riguarda gli andamenti delle entrate nel triennio, a fronte di un minor gettito atteso per effetto della riduzione del PIL, emergono invece sostanzialmente confermati nei dai dati del consuntivo 2011, gli accertamenti dell'IRPEF, della tassa automobilistica e di altre entrate tributarie minori (tassa sul diritto allo studio, ARISGAM); l'IRAP e l'accisa sulla benzina mostrano però una contrazione rispetto ai valori del 2010 (pur crescendo gli accertamenti relativi alla quota di IRAP “manovrabile”, destinata al finanziamento della sanità: circa 51 milioni, rispetto ai 43,36 milioni accertati nel 2010)79. Per l'anno 2012, la Regione ha disposto una manovra aggiuntiva sull’addizionale IRPEF, già innalzata all’1,23 per cento con legge statale80: la l.r. n. 66/2011 (legge finanziaria per l’anno 2012) ha così previsto una maggiorazione dell’addizionale regionale per lo scaglione di reddito più elevato (+0,5 per cento per i redditi superiori a 75.000 euro), mentre nessuna maggiorazione è stata introdotta per i redditi inferiori, cui si applica pertanto solo l’aliquota base fissata dallo Stato. Inoltre, per far fronte all’emergenza alluvionale verificatasi a fine ottobre nella Provincia di Massa Carrara, è stata istituita l’imposta regionale sulla benzina per autotrazione e ne è stata determinata l’aliquota per l’anno 2012 nella misura di 5 centesimi di euro per litro di benzina81. A consuntivo, risultano accertamenti in aumento per l’addizionale regionale IRPEF (587,6 milioni nel 2012; erano 415,9 nel 2011), mentre l’imposta regionale sulla benzina, finalizzata agli interventi per gli eventi alluvionali, ha prodotto nuovi accertamenti per 32 milioni. Presentano andamenti crescenti nel 2012 anche la quota regionale dell’accisa sulla benzina per autotrazione (132,5 milioni a fronte di 79 80 Per il dettaglio della manovra sanitaria, v. infra, il par. 5.2. Per coprire il fabbisogno sanitario, con il d.l. n. 201/2011 ("Salva Italia"), l'aliquota base dell'addizionale regionale IRPEF è stata portata dallo 0,90 all'1,23 % a decorrere dall’anno di imposta 2011. Le regioni hanno facoltà di maggiorare tale aliquota base fino ad un massimo di 0,5 punti percentuali (v. d.lgs. 6 maggio 2011, n. 68). 81 V. l.r. n. 58/2011. 115 125,7 nel 2011) e l’IRAP (2.012 milioni, a fronte di 1.991 milioni nell’anno precedente). Pressoché costanti gli altri tributi minori. La leva fiscale è stata azionata nuovamente e in modo più incisivo nel 2013. La nuova manovra fiscale ha preso il nome di "Contributo di responsabilità", data la finalità dichiarata di preservare le fasce sociali più deboli e di garantire il funzionamento dei servizi fondamentali secondo criteri di equità sociale 82. Dalla manovra fiscale 2013 erano attese maggiori entrate stimate in circa 246 milioni, derivanti da: - un aumento dell'aliquota dell'addizionale regionale IRPEF, modulato per scaglioni di reddito, e associato ad una maggiorazione delle detrazioni per fi gli a carico, che avrebbe dovuto essere introdotta a sostegno delle famiglie e nel segno dell’equità fiscale fin dal 2013. L’incremento netto di gettito era stimato in 93,79 milioni. La manovra è stata impugnata dal Governo quanto alla progressività per scaglioni ed al regime delle detrazioni. Per evitare di bloccarne l’applicazione nelle more della pronuncia costituzionale, la manovra è stata resa conforme al contenuto dei rilievi formulati dal Governo, con l’introduzione della medesima progressività (in cinque scaglioni) prevista dalla legge statale ed il rinvio della decorrenza delle detrazioni all’anno 2014. La stima iniziale di gettito è stata rivista, in sede di prima variazione alla legge di bilancio, con una previsione di ulteriori entrate per +18,3 milioni (dovuta all’inoperatività delle detrazioni); - l’incremento selettivo delle aliquote IRAP (+0,92 per cento), per un importo atteso di quasi 120 milioni. L’incremento porta l’aliquota generale al 4,82 per cento, corrispondente all’aliquota massima già in vigore per i settori bancario, assicurativo, società immobiliari, gestione autostrade e raffinerie di petrolio. Sono esclusi dall’aumento i contribuenti operanti nel settore dei servizi, delle attività artistiche e sportive, dell’istruzione e dei servizi di pulizia, cura e manutenzione del paesaggio. Sono pure esenti dall'aumento il settore manifatturiero (che in questo momento fa da traino all'economia) e quello delle costruzioni (che subisce in modo particolare gli effetti della crisi), eccezion fatta per le aziende farmaceutiche e di ingegneria civile per le grandi opere. Nel commercio e nei servizi di alloggio e ristorazione sono colpite solo le società di capitali. Vengono inoltre confermate integralmente le agevolazioni attualmente in vigore per le aziende agricole (che pagano l’1,9 per cento) e per ONLUS, cooperative sociali, imprese con certificazione ambientale e sociale e aziende di servizi di assistenza alla persona (tassate al 2,98 82 Si veda la l.r. 27 dicembre 2012, n. 77 (legge finanziaria per l'anno 2013), Sezioni da I a V. 116 per cento). Nel complesso, la manovra colpisce circa 60.000 soggetti su un totale di 360.000 soggetti passivi IRAP; - l’incremento delle tariffe dell’Addizionale Regionale al Gas Metano (ARISGAM), limitatamente agli usi civili e con esclusione degli usi industriali, con maggiori entrate previste per circa 3,99 milioni; - l’incremento dal 15 per cento al 60 per cento del canone di concessione per le concessioni del demanio marittimo e l’incremento dal 100 per cento al 300 per cento del canone di concessione per le concessioni minerarie (comprese le concessioni per lo sfruttamento delle risorse geotermiche), con maggiori entrate previste pari a oltre 6 milioni; - l’incremento delle tariffe del tributo speciale per il deposito in discarica dei rifiuti urbani ed assimilati, con finalizzazione agli obiettivi di raccolta differenziata. Il maggiore gettito previsto è stimabile in 3,84 milioni. La manovra complessiva comprende anche le tasse automobilistiche, che sono state incrementate con l.r. 29 ottobre 2012, n. 60, in modo differenziato in funzione della potenza dei veicoli. Tale incremento era previsto contribuire alla manovra fiscale complessiva nella misura di 22,7 milioni. Nel caso delle addizionali IRPEF e IRAP, poiché l'anno d'imposta è il 2013, gli effetti degli interventi ora indicati saranno pienamente visibili nel rendiconto 2014. Nell'anno oggetto di esame, tuttavia, si registra comunque un incremento delle entrate tributarie, che è più rilevante per l’addizionale regionale IRPEF (da 578 milioni a 708 milioni di accertamenti) e meno per l’IRAP (da a 2.012 a 2.034 milioni, sempre in termini di maggiori accertamenti) e per l’ARISGAM (da 46 a 54 milioni). Non si rilevano invece incrementi per la tassa automobilistica (le cui entrate accertate passano da 400 a 378 milioni) né per la tassa sul deposito in discarica, quota vincolata e in libera disponibilità, che passa da 16 milioni di entrate accertate a 11 milioni. La situazione della Toscana dopo l’azionamento della leva fiscale può essere apprezzata nel raffronto con la situazione delle altre regioni. Mentre l’IRAP ordinaria risulta ormai superiore alla media nazionale, l’addizionale IRPEF83, rimasta fino al 2011 ai minimi di legge, è stata innalzata in misura inferiore alla media nazionale. 83 Data la differenziazione per scaglioni di reddito, viene considerata l’aliquota media. 117 Tab. 16 - Aliquote IRAP e addizionale IRPEF nelle regioni - Anno 2013. Regione Piemonte IRAP ordinaria Addizionale IRPEF 3,9 1,69 3,9 3,9 3,9 1,38 1,23 1,23 3,9 4,82 1,63 1,42 Umbria Marche Lazio Abruzzo 3,9 4,73 4,83 1,43 1,32 1,73 4,83 1,73 Molise Campania 4,97 4,97 4,82 3,9 2,03 2,03 1,36 1,23 4,97 2,03 3,9 3,44 2,98 3,9 1,23 1,23 1,23 1,23 4,82 1,73 1,17 4,12 1,23 1,49 Lombardia Liguria Veneto Emilia-Romagna Toscana Puglia Basilicata Calabria Valle d'Aosta Trento Bolzano Friuli-Venezia Giulia Sicilia Sardegna Media nazionale Fonte: siti istituzionali delle Regioni e MEF. Com'è noto, il finanziamento della sanità è assicurato in via principale dalla fiscalità generale (addizionali IRAP e IRPEF e tassa automobilistica). Un'ulteriore misura di finanziamento, che agisce invece sui soli utenti del servizio, è costituita dalle compartecipazioni alla spesa sanitaria: i ticket sul pronto soccorso, sulla farmaceutica e sulla specialistica84. Come già segnalato, il d.l. n. 98/2011 ha reintrodotto obbligatoriamente in tutte le regioni il cd. “superticket” sull’assistenza specialistica: una quota fissa di 10 euro per ricetta in aggiunta al ticket già in vigore (pari alla tariffa delle singole prestazioni, fino ad un massimale che la Toscana ha ridefinito da 36,15 a 38 euro per ricetta). Per darne un’applicazione più conforme ai principi di equità, evitando di gravare sui soggetti socialmente più deboli, la Regione ha negoziato con il Governo una graduazione della compartecipazione in funzione della capacità contributiva degli utenti, con progressione per fasce di reddito, di cui la più bassa esente (sotto i 36.151 euro, corrispondente al 71 per cento della popolazione85). Anche le ricette a 84 Oltre a costituire un'entrata diretta, i ticket hanno anche l'effetto di "moderare" il consumo improprio di prestazioni, che la totale gratuità potrebbe invece favorire. 85 Sono pure esentati, a prescindere dal reddito, coloro che hanno necessità di continue cure come i malati oncologici, i malati cronici, gli invalidi e i portatori di malattie rare. 118 basso costo (cioè con importo tariffario inferiore a 10 euro) sono state esentate dall’incremento del ticket. Tali misure alternative sono state validate dal Ministero della salute e da quello dell’economia con accordo del 27 ottobre 2011, che ne ha riconosciuto l’equivalenza alla quota fissa sotto il profilo del mantenimento dell’equilibrio economico-finanziario e dell’appropriatezza. Il medesimo accordo ha stabilito in 62,664 milioni l’entità del recupero di risorse dalle compartecipazioni 86. Nell’anno 2013 gli utenti che hanno pagato il ticket aggiuntivo sulle prestazioni di specialistica ambulatoriale sono circa il 18 per cento. Gli importi delle compartecipazioni alla spesa nel 2013, per ambito di applicazione e per Azienda, sono i seguenti: 86 La Regione ha recepito il predetto accordo con delibera G.R. n. 1022 del 21 novembre 2011. 119 Tab. 17 – La compartecipazione alla spesa sanitaria nel 2013. (in migliaia di euro) Fonte: Regione Toscana - D.G. Diritti di cittadinanza e coesione sociale. Nella voce “Specialistica Ticket ordinario” sono compresi gli incrementi derivanti dall’aggiornamento delle tariffe e dalla ridefinizione del massimale ticket per ricetta (misure anch'esse prese in conto dal Governo ai fini del calcolo di equivalenza rispetto al ticket fisso). L’impatto dei due incrementi è stato pari a 13 milioni di euro nel 2013. Considerata questa cifra, la tabella mostra che la Toscana è riuscita a recuperare con i ticket l’intero importo concordato con lo Stato87.. 87 A livello nazionale, invece, secondo i dati forniti dall’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali, il rincaro non ha consentito di recuperare per intero le risorse attese (mancherebbero infatti circa 300 milioni degli 834 previsti annualmente), avendo piuttosto provocato una diminuzione media dell’8,5 % delle prestazioni erogate dal Servizio sanitario nazionale. Al netto dell'effetto di riduzione della domanda impropria, v'è il rischio di determinare fenomeni di esclusione sociale dalle garanzie assistenziali. Neppure sono esclusi fenomeni di “opting out” verso il privato, i cui servizi possono rivelarsi più attraenti rispetto a quelli del Servizio sanitario pubblico. A decorrere dal 2014, per effetto della sentenza della Corte costituzionale 16 luglio 2012, n. 187, che ha dichiarato illegittimi i ticket sanitari introdotti dal d.l. n. 98/2011 negando la competenza regolamentare del Governo in materia, è stato ripristinato il finanziamento di 2 miliardi a carico dello Stato. 120 PARTE SECONDA LA PROGRAMMAZIONE REGIONALE Sommario: 6. Gli strumenti della programmazione e il quadro di riferimento. – 6.1. Il PRS 20112015. - 6.2. Il DPEF 2013. - 6.3. I Piani attuativi. – 7. Il ciclo della programmazione e il bilancio 2013. 7.1. I nessi fra programmazione e bilancio. – 7.1.1. PRS 2011-2013/DPEF 2011-2013. – 7.1.2. DPEF 2013/Piani attuativi – 7.1.3. Piano regionale dello sviluppo economico (PRSE) 2012-2015 /Bilancio 2013. 6. Gli strumenti della programmazione e il quadro di riferimento La programmazione economica delle regioni assume a riferimento: - l’azione dell’Unione Europea con le sue regole, procedure, tempistiche, fortemente condizionanti la capacità programmatoria degli enti ai fini dell’accesso ai fondi comunitari; - la riforma costituzionale del titolo V (l. cost. 18 ottobre 2001, n. 3), con l’attribuzione di nuove importanti competenze alle Regioni e di un potere decisionale ampio anche nel conferimento di funzioni agli enti locali, pure essi riconosciuti quali enti di rilievo costituzionale; - i vincoli di bilancio imposti dalla crisi finanziaria e dall’applicazione dei Trattati dell’Unione Europea. Le politiche della programmazione regionale risentono, quindi, della difficoltà di tenere insieme gli stringenti indirizzi dei programmi europei, le nuove competenze attribuite, l’interlocuzione sempre più necessaria e pressante con gli altri livelli istituzionali e i cogenti vincoli dettati dalle esigenze di controllo della spesa pubblica. In questo complesso contesto si colloca la programmazione della Regione Toscana, che muove dal documento di fondo della programmazione territoriale, il Piano di indirizzo territoriale (PIT), per articolarsi in documenti programmatici via via sempre più definiti in termini di obiettivi e risorse. La disciplina regionale della programmazione è contenuta nella l.r. 11 agosto 1999, n. 49. Tale legge è stata abrogata con l.r. 2 agosto 2013, n. 44, ma resta in vigore fino alla nuova legislatura e, pertanto, si conferma quale normativa di riferimento per l’esame della programmazione collegata al rendiconto 2013. La strumentazione della programmazione regionale disegnata dalla l .r. n. 49/1999 è molto articolata e con una gerarchia, seppure di non sempre immediata riconoscibilità, che ravvisa quali strumenti principali: il Piano regionale di sviluppo (PRS), - di durata dell’intera legislatura, coerente con il programma di governo artt. 121 6-7-8-9; il Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF), con proiezione triennale e a contenuto di indirizzo programmatico per il bilancio dell’anno di riferimento (art. 9) e i piani e programmi di carattere settoriale o intersettoriale, di durata pluriennale e di maggiore definizione delle risorse (artt. 10 - 10 bis). Questi ultimi rappresentano la parte più rilevante del ciclo della programmazione, e ad essi debbono conformarsi i bilanci. La frammentazione degli strumenti programmatici presenti nella l.r. n. 49/99 ha creato difficoltà sia nel coordinamento tra gli stessi con il DPEF, sia nel collegamento con il bilancio annuale e pluriennale. Dopo un lungo dibattito istituzionale, cui anche la Sezione ha contribuito con le sue sollecitazioni88, la Regione, come detto, ha approvato una nuova legge sulla programmazione, la l.r. n. 44/2013, che entrerà a regime con l’approvazione del nuovo PRS, con la quale ha: - semplificato gli strumenti di programmazione, individuando nel PRS il documento fondamentale di programmazione e nel Documento annuale di programmazione (Dap), in sostituzione del DPEF, il documento con la funzione di aggiornamento annuale degli obiettivi definiti dal PRS; - marginalizzato i piani e programmi, divenuti eccezione; - razionalizzato anche gli strumenti programmatici e negoziali di raccordo con livelli di governo dell’Unione europea, nazionale e locale, non prevedendo più i programmi locali di sviluppo e il patto per lo sviluppo locale. Dalla semplificazione dei documenti di programmazione sono attesi vantaggi in termini di trasparenza, di rafforzamento della coerenza tra le scelte politiche, di raccordo tra atti programmatori e atti di bilancio, di chiarezza e completezza nelle fasi di analisi e valutazione dei risultati. L’intero ciclo della programmazione, compresa la fase finale di monitoraggio strategico, nella vecchia e nuova legislazione è rappresentato dalla figura seguente che ne evidenzia anche le interconnessioni. 88 V. dal ultimo, la Relazione sul rendiconto 2012 approvata con deliberazione. 201 del 26/06/2013 122 Fig. 6 - Rappresentazione grafica del ciclo di programmazione nel vecchio e nuovo ordinamento. Fonte: Regione Toscana. 6.1 Il PRS 2011-15 Il Programma regionale di sviluppo (PRS), strumento elaborato dalla Giunta e adottato con risoluzione dal Consiglio, è l'atto fondamentale di indirizzo della programmazione regionale con durata pari all’intera legislatura, ma modificabile, dal quale discende la successiva programmazione. Il PRS89 definisce: - il contesto strutturale, con l'analisi degli elementi principali dello sviluppo regionale; - le opzioni politiche, che esprimono le scelte fondamentali della programmazione regionale; - le strategie di intervento, con i conseguenti obiettivi generali e le politiche da attuare per realizzarli. Il PRS 2011-15 si articola a partire dagli scenari di “Toscana 2030” (capitolo 1), definisce le linee di indirizzo per la programmazione regionale (capitolo 2), le modalità del raccordo tra PRS e PIT (capitolo 3), le tematiche trasversali, che 89 Art. 6, l.r. n. 49/99. 123 costituiscono il quadro generale per la successiva programmazione settoriale (capitolo 4), le linee progettuali dei Progetti integrati di sviluppo (PIS) destinati a interventi mirati “al rilancio della crescita economica sia in termini industriali che di tutela dell’eguaglianza sociale o di utilizzo appropriato delle risorse regionali” (capitolo 5), gli obiettivi di coordinamento delle scelte regionali con le politiche di coesione europea e della programmazione dei fondi (capitolo 6). Il PRS accorpa gli indirizzi strategici in quattro grandi aree tematiche, ciascuna delle quali rappresenta i principi ispiratori posti a fondamento del documento stesso. Per ciascuna delle quattro aree il PRS individua gli strumenti (piani attuativi) con i quali concretizzare le politiche proprie di ciascun area, come evidenziato dalla tabella seguente. Tab. 18 - Piani attuativi per macro-area. Area Competitività del sistema regionale e capitale umano: Piano regionale di sviluppo economico Piano regionale agricolo forestale Piano di indirizzo generale integrato istruzione, formazione, lavoro Piano della cultura Area Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione: Piano regionale di azione ambientale Piano di gestione dei rifiuti Piano regionale integrato infrastrutture e mobilità Piano di tutela delle acque (revisione) Piano regionale delle attività estrattive, di recupero delle aree escavate e di riutilizzo dei residui recuperabili- PRAER (Aggiornamento) Area Diritti di cittadinanza e coesione sociale: Piano sanitario e sociale integrato regionale Piano di indirizzo integrato per le politiche sull’immigrazione Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica dell’attività sportiva e motorio-ricreativa Piano regionale per la cittadinanza di genere Piano di indirizzo per la tutela dei consumatori e degli utenti Area Governance, efficienza della pubblica amministrazione, proiezione internazionale: Piano integrato delle attività internazionali Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell’amministrazione elettronica e della società dell’informazione e della conoscenza Fonte: PRS 2011-15. La struttura e l’articolazione del PRS sono rappresentate in sintesi nella figura seguente che illustra, per ciascuna area tematica, il ciclo della programmazione; le politiche, i piani attuativi, i progetti integrati di sviluppo diretti o trasversali a più politiche. 124 Fig. 7 - PRS 2011/15 – Struttura. PIANI INTEGRATI DI SVILUPPO DIRETTI E TRASVERSALI Fonte: Corte dei conti su PRS 2011/15. 125 Il PRS 2011-2015, quale atto di indirizzo e programmazione delle scelte strategiche, contiene, oltre all’individuazione dei diversi livelli di programmazione, anche la “ripartizione tra le varie politiche regionali delle risorse finanziarie a partire da quelle direttamente regionali fino a quelle nazionali e comunitarie per il ciclo 2011-2013, rinviando ai successivi documenti di programmazione l’aggiornamento del quadro finanziario e lo scorrimento a copertura anche degli anni 2014–2015”.90 La tabella che segue espone la ripartizione delle risorse, per il triennio 20112013, per aree, per politiche e per tipologia di finanziamento. Tab. 19 - Quadro finanziario delle risorse 2011-2013 – PRS. Aree tematiche e politiche di intervento Risorse regionali FAS FESR FSE FEASR Altre risorse TOTALE (in milioni) Area tematica 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano Area tematica 2: Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazio ne Area tematica 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale Area tematica 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana 1.1 Politiche per l'industria, l'artigianato, il turismo e il commercio 1.2 Politiche per l'agricoltura e le foreste 1.3 Politiche per l'istruzione, l'educazione, la formazione e il lavoro 1.4 Politiche per la cultura 1.5 altri interventi Totale 2.1 Politiche in materia ambientale 2.2 Politiche in materia di rifiuti 2.3 Politiche per le infrastrutture e la mobilità 2.4 Politiche per il governo del territorio e del paesaggio 2.5 Altri interventi Totale 3.1 Politiche integrate socio sanitarie 3.2 Politiche per l'immigrazione 3.3 Politiche per la cittadinanza di genere 3.4 Altre politiche sociali: promozione della cultura e della pratica dell'attività sportiva e motorio-ricreativa 3.5 Altre politiche sociali: tutela e difesa dei consumatori e degli utenti 3.6 Altri interventi Totale 4.1 Politiche delle attività internazionali 4.2 Politiche per la società dell'informazione e della conoscenza 4.3 Politiche per la sicurezza dei cittadini e cultura della legalità 4.4 Altri interventi Totale TOTALE GENERALE 266,3 86,4 256,1 130,8 403,2 4,4 613,2 12,1 546,1 221,2 17,5 0,9 286,8 3,2 529,6 70,2 78,7 767,1 42,1 21,6 167,1 2,3 39,5 298,8 9,4 296,2 0,7 20,4 114,6 149,9 1.953,3 203,2 59,1 37,5 59,6 7,7 17,1 300,2 83,9 1139,9 24,5 23,6 15,3 1.203,20 11,6 3 1.416,8 21.078,80 0,9 403,2 0,7 61,9 91,6 6,1 24 12,3 4,7 1,5 33,8 4,5 1.604,2 23,1 0,1 21.136,70 0,9 3,2 3,2 8,1 8,1 1,1 8,2 21.100,2 1,1 6,1 12,2 42,8 24 4,7 3,4 26,5 72 84,2 9 9,5 0,3 61,6 9 244,6 0,1 81,6 495,9 1,6 1,9 82,7 182 329,3 25.048,4 1,5 180,3 236,8 23.520,9 11,6 21.161,0 1,5 296,2 408 Fonte: PRS Regione Toscana 2011-2015. 90 Risoluzione n. 49 approvata nella seduta del Consiglio Regionale del 29 giugno 2011 di approvazione del PRS 2011-2015. 126 La percentuale di suddivisione delle risorse tra le diverse aree tematiche è rappresentata dal grafico che segue. L’area alla quale è dedicata la maggior parte delle risorse complessive (84,48 per cento) è la terza (Diritti di cittadinanza e coesione sociale), a cui sono destinati più di 21 miliardi. Fig. 8 - Totale risorse PRS per aree tematiche. 1,31% 7,80% 6,40% Area tematica 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano Area tematica 2: Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione 84,48% Area tematica 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale Area tematica 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. 127 La ripartizione invece tra le diverse fonti di finanziamento del totale delle risorse del PRS è rappresentata dal grafico seguente che mostra come le risorse regionali rappresentino la quasi totalità delle fonti medesime. Fig. 9 - Totale risorse PRS per fonti di finanziamento. Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Le priorità strategiche all’interno delle quattro aree tematiche (Area 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano; Area 2: Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutture; Area 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale; Area 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale) sono rappresentate con i grafici che seguono. Nella prima area (Fig. 10), le risorse appaiono egualmente distribuite tra le politiche per l’industria e il turismo, le politiche per l’agricoltura e quelle per l’istruzione e la formazione. Le prime due rispecchiano gli indirizzi di legislatura diretti a sviluppare la crescita e la competitività delle imprese sostenendo i processi di innovazione e di ricerca, mentre le politiche per l’istruzione e la formazione sono finalizzate a sostenere, attraverso la formazione e qualificazione, l’occupabilità in particolare dei giovani. 128 Fig. 10 - Area 1- Competitività del sistema regionale e capitale umano - Risorse per politiche. 7,67% 5,87% 1.1 Politiche per l'industria, l'artigianato, il turismo e il commercio 31,39% 1.2 Politiche per l'agricoltura e le foreste 1.3 Politiche per l'istruzione, l'educazione, la formazione e il lavoro 1.4 Politiche per la cultura 1.5 Altri interventi 27,96% 27,11% Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Nella seconda Area (fig. 11) le risorse sono prevalentemente indirizzate alle politiche per le infrastrutture e la mobilità (75 per cento), che focalizzano l’attenzione sulle grandi opere di interesse nazionale e regionale (tratto toscano del sistema dell’Alta Velocità/Alta Capacità e il nodo ferroviario di Firenze), sulla qualificazione del sistema dei servizi di trasporto pubblico locale e sull’integrazione del sistema dei porti nazionali. Sono definiti interventi prioritari strategici: - il sistema Alta Velocità – Alta Capacità ferroviaria Firenze-Bologna; - il completamento del Corridoio Tirrenico dell’autostrada A12 Rosignano- Civitavecchia; - il completamento della SGC (Strada di grande comunicazione plurimodale) Grosseto-Fano (E78). Gli altri interventi di carattere prioritario riguardano: - il completamento e potenziamento dei sistemi ferroviari tra cui il Corridoio “TiBre”, le linee ferroviarie del sistema urbano fiorentino e dell’area metropolitana, 129 la linea Pistoia-Lucca-Viareggio, la linea direttissima Firenze-Roma, la linea Firenze-Pisa, la linea Empoli-Siena-Chiusi e altri interventi e collegamenti ferroviari. Fig. 11 - Area 2 - Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione - Risorse per politiche. 0,77% 0,28% 18,71% 2.1 Politiche in materia ambientale 2.2 Politiche in materia di rifiuti 2.3 Politiche per le infrastrutture e la mobilità 2.4 Politiche per il governo del territorio e del paesaggio 75,01% 2.5 Altri interventi 5,23% Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015 L’Area terza rappresenta quasi l’85 per cento delle risorse complessive del PRS e tra queste il 99,88 per cento è destinato alle politiche integrate socio-sanitarie principalmente indirizzate allo sviluppo e potenziamento dei servizi, all’integrazione tra i livelli di assistenza, al contrasto all’esclusione sociale (Fig. 12). 130 Fig. 12 - Area 3 -Diritti di cittadinanza e coesione sociale Risorse per politiche. 3.1 Politiche integrate socio sanitarie 3.2 Politiche per l'immigrazione 0,055% 0,005% 3.3 Politiche per la cittadinanza di genere 99,882% 0,118% 0,004% 0,015% 0,038% 3.4 Altre politiche sociali: promozione della cultura e della pratica dell'attività sportiva e motorio-ricreativa 3.5 Altre politiche sociali: tutela e difesa dei consumatori e degli utenti 3.6 Altri interventi Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Nella quarta area (Fig. 12) le politiche delle attività internazionali rappresentano una parte importante delle risorse destinate (25 per cento). Esse perseguono una gestione più strategica e meno frammentata dell’impegno internazionale della Regione e tendono a garantire l’armonizzazione e l’integrazione progressiva delle politiche di cooperazione internazionale e sanitaria, della cooperazione territoriale ex Obiettivo 3 dei fondi strutturali, dei diritti umani, dei toscani all’estero con quelle di promozione economica ed internazionalizzazione. 131 Fig. 13 - Area 4 - Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana Risorse per politiche. Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Il PRS individua per il periodo 2011-2013, all’interno delle risorse complessive, la quota di risorse destinate agli investimenti (comprendenti sia gli investimenti infrastrutturali che gli aiuti alle imprese), suddivise per aree e tipologia di finanziamento, come da tabella che segue. 132 Tab. 20 - Quadro finanziario delle risorse 2011-2013 – PRS – parte investimenti. Aree tematiche e politiche di intervento Risorse regionali FAS FESR FSE FEASR Altre risorse TOTALE (in milioni) Area tematica 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano 1.1 Politiche per l'industria, l'artigianato, il turismo e il commercio 1.2 Politiche per l'agricoltura e le foreste 1.3 Politiche per l'istruzione, l'educazione, la formazione e il lavoro 1.4 Politiche per la cultura 1.5 altri interventi Totale Area tematica 2: Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione 2.1 Politiche in materia ambientale 2.2 Politiche in materia di rifiuti 2.3 Politiche per le infrastrutture e la mobilità 2.4 Politiche per il governo del territorio e del paesaggio 2.5 Altri interventi Totale Area tematica 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale 3.1 Politiche integrate socio sanitarie 3.4 Altre politiche sociali: promozione della cultura e della pratica dell'attività sportiva e motorio-ricreativa 3.6 Altri interventi Totale Area tematica 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana 4.1 Politiche delle attività internazionali 4.2 Politiche per la società dell'informazione e della conoscenza 4.4 Altri interventi Totale TOTALE GENERALE 214,3 81,7 256,1 49,8 403,2 4,2 17,5 -0,1 21,6 50,7 340,6 42,1 21,6 162,9 2,3 21.9 280,2 157,6 54,2 37,5 212,6 24,5 10,8 4,4 556,5 7 460 2,2 23,9 2,2 11,4 66 94,2 1.200,6 59,3 7,7 2 254,4 63,9 23,5 6,4 266,9 403,2 0,7 435,2 61,9 91,2 970,5 6,1 24 11,5 4,7 1,5 9,9 1,5 598,2 22,7 1.028 6 1,4 977,9 6 6,1 24 4,7 3,4 26,1 4,7 1.038,7 6,6 6,6 20,3 9 9,5 0,1 38,9 8,9 29,2 1.782,8 9 240 16,1 411,5 0,1 47,5 8,9 54,4 2.891,9 2,2 408 Fonte: PRS 2011-15 Regione Toscana. La suddivisione delle risorse per investimenti tra le diverse aree tematiche è rappresentata dalla figura che segue (Fig. 14). L’Area alla quale sono dedicate più risorse nel complesso (41,52 per cento) è la prima “Competitività del sistema regionale e capitale umano” mentre la maggioranza delle risorse regionali è destinata all’Area 3, “Diritti di cittadinanza e coesione sociale” (54,85 per cento). 133 Fig. 14 - Totale risorse investimenti PRS per aree tematiche. 1,88% Area tematica 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano 35,92% 41,52% Area tematica 2: Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione Area tematica 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale Area tematica 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana 20,69% Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. L’articolazione delle fonti di finanziamento destinate agli investimenti, con la maggioranza di risorse regionali, è rappresentata dal grafico che segue (Fig. 15). Fig. 15 - Totale risorse investimenti PRS per fonti di finanziamento. 0,08% 14,52% Risorse regionali FAS 14,64% 8,54% 62,22% FESR FSE FEASR Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. 134 Anche per gli investimenti si evidenziano, con le figure che seguono, le priorità delle politiche attraverso la suddivisione delle risorse all’interno delle quattro aree tematiche. Nella prima area la maggior parte delle risorse è destinata alle politiche per l’industria e il turismo (46 per cento) e alle politiche per l’agricoltura (38 per cento), come mostra il grafico successivo. Fig. 16 - Totale risorse investimenti Area 1 per politiche. Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Nella seconda area (Fig. 17) le politiche per le infrastrutture e in materia ambientale sono destinatarie della maggior parte delle risorse (rispettivamente il 45 e il 42 per cento). 135 Fig. 17 - Totale risorse investimenti Area 2 per politiche. 1,92% 0,25% 2.1 Politiche in materia ambientale 2.2 Politiche in materia di rifiuti 42,53% 44,62% 2.3 Politiche per le infrastrutture e la mobilità 2.4 Politiche per il governo del territorio e del paesaggio 10,68% Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Come già evidenziato nel quadro generale del PRS, anche per ciò che concerne specificamente gli investimenti, le politiche integrate socio-sanitarie rappresentano la maggior parte delle risorse generali all’interno della terza area (Fig. 18). 136 Fig. 18 - Totale risorse investimenti Area 3 per politiche. 3.1 Politiche integrate socio sanitarie 0,45% 98,97% 1,03% 0,58% 3.4 Altre politiche sociali: promozione della cultura e della pratica dell'attività sportiva e motorio-ricreativa 3.6 Altri interventi Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Per quanto concerne la quarta area (fig. 19) gli investimenti sono concentrati principalmente (72 per cento) sulle politiche per la società dell’informazione e della conoscenza. La promozione della società dell’informazione attraverso le nuove tecnologie si configura come politica trasversale a tutte le altre politiche settoriali (economia, mobilità, cultura, turismo, sanità) volta alla diffusione in tutto il territorio toscano della copertura in banda larga e a garantire un rapporto più diretto e immediato di cittadini e imprese con la PA. 137 Fig. 19 - Totale risorse investimenti Area 4 per politiche. 16% 12% 4.1 Politiche delle attività internazionali 4.2 Politiche per la società dell'informazione e della conoscenza 72% 4.4 Altri interventi Fonte: elaborazione Corte dei conti su PRS Regione Toscana 2011-2015. Il collegamento delle risorse 2011-2013, previste nel PRS con i dati di bilancio 2013 non è, tuttavia, possibile, sia perché le risorse sono riferite all’intero triennio e non ai singoli anni, sia perché mancano, nel documento, i riferimenti alle voci di bilancio (capitoli – upb - funzioni - strategie); né, d’altra parte, la sua natura di documento essenzialmente di indirizzo strategico impone collegamenti con le annualità di bilancio. Va rilevato che nella nuova legge di programmazione (l.r. n. 44/2013, art. 7, c. 1, lett. d), gli elementi costitutivi del PRS appaiono ampliati con la “previsione del quadro delle risorse” nell’ottica di rafforzare il raccordo tra programmazione e bilancio. 6.2 Il DPEF 2013 Il Documento di programmazione economica e finanziaria (DPEF) è l’atto annuale, con proiezione triennale, che manifesta l’indirizzo programmatico, economico e finanziario dell'attività di governo della Regione. Il DPEF91 contiene: a) l'analisi sintetica della congiuntura economica, della situazione istituzionale e sociale e dello stato dell'ambiente e della salute nella Regione; 91 Art. 9 della l.r. n. 49/1999. 138 b) l'esposizione e la valutazione dell'avanzamento e dei risultati dei piani e programmi regionali, riferite all'anno precedente; c) lo stato previsionale delle entrate, con indicazione di quelle a destinazione vincolata; d) il quadro delle risorse e degli interventi attivabili nella Regione da parte delle amministrazioni dello Stato e di altri enti pubblici; e) il prospetto delle spese non manovrabili, in quanto obbligatorie per legge o ad altro titolo; f) l'indicazione degli obiettivi e delle priorità, con riferimento a ciascuna strategia di intervento del Programma regionale di sviluppo e ad eventuali investimenti straordinari; g) le eventuali manovre finanziarie, con particolare riferimento al regime tributario, all'accensione di mutui, all'emissione di obbligazioni, alle alienazioni immobiliari, alle operazioni di finanza innovativa; h) l'indicazione degli strumenti di programmazione, anche negoziata, da attivare, aggiornare e implementare; i) le ipotesi di ripartizione delle risorse tra le diverse strategie di intervento. Il DPEF rappresenta l’articolazione annuale del PRS, muovendo dalla medesima suddivisione nelle 4 macro aree di intervento, a loro volta articolate in “linee ed azioni” di contenuto simile, ma non identico, alle “politiche” in cui è ripartito il PRS. In parte ciò è giustificato dalle diverse finalità dei due documenti, il PRS essendo rappresentativo di strategie e di politiche a medio termine, il DPEF di azioni a breve termine. Anche per il DPEF può rilevarsi il mancato collegamento contabile con le voci di bilancio (UPB, funzioni) ma, a differenza del PRS, tale collegamento avrebbe dovuto rivestire carattere di necessarietà. Infatti, il DPEF 2013 è stato adottato dalla Giunta il 9 novembre 2012 e approvato dal Consiglio il 19 dicembre 2012, quasi contestualmente all’approvazione del bilancio di previsione dell’esercizio 2013, avvenuta il 27 dicembre 2012. Tale documento, alla luce della tardiva approvazione, da un lato ha perso gran parte della sua funzione di indirizzo programmatico, dall’altro, bene avrebbe potuto contenere, sia pure in un allegato, specifici riferimenti alle UPB del bilancio, quantomeno per ambiti prioritari di intervento, al fine di consentire il miglior raccordo tra programmazione e bilancio stesso. La Regione, nelle controdeduzioni, ha precisato che la scelta di posticipare i termini di approvazione del DPEF trova la sua ratio nella necessità di allinearsi ai tempi di approvazione del documento economico-finanziario a livello nazionale e 139 alle nuove regole adottate dall’Unione Europea in materia di coordinamento delle politiche economiche degli stati membri. Di seguito (fig. 20) si schematizza il contenuto del DPEF 2013 suddiviso in 26 ambiti di intervento, ciascuno dei quali prevede per l’attuazione piani, programmi, PIS, molti dei quali tra loro collegati, rappresentati nella tabella che segue (tab. 21). E’ appena il caso di osservare come tale complessità di strumentazione sia causa di difficoltà nell’incrociare i dati tra i vari strumenti soprattutto ai fini della valutazione dei risultati. 140 Fig. 20- Schema struttura DPEF. DPEF AREE TEMATICHE AREA TEMATICA 1: COMPETITIVITA' DEL SISTEMA REGIONALE E CAPITALE UMANO AREA TEMATICA 2: SOSTENIBILITA' QUALITA' DEL TERRITORIO E INFRASTRUTTURAZIONE AREA TEMATICA 3: DIRITTI DI CITTANDINANZA E COESIONE SOCIALE Area tematica 4: GOVERNANCE, EFFICIENZA DELLA PA, PROIEZIONE INTERNAZIONALE DELLA TOSCANA INTERVENTI 1.1 RAFFORZAMENTO DEL SISTEMA RICERCA, INNOVAZIONE, TRASFERIMENTO TEC NOLOGICO 1.2 SOSTEGNO ALLE PMI 1.3 RIQUALIFICAZIONE DELLE AREE INDUSTRIALI E ATTRAZIONE INVESTIMENTI 1.4 C REAZIONE DI LAVORO QUALIFICATO, RIDUZIONE DELLA PREC ARIETA' E SOSTEGNO AL REDDITO 1.5 PROMOZIONE PERC ORSI DI AUTONOMIA DEI GIOVANI 2.1 ADATTAMENTO E C ONTRASTO AI C AMBIAMENTI C LIMATICI 2.2 REALIZZAZIONE DI GRANDI OPERE PER LA MOBILITA' E DELLA PIATTAFORMA LOGISTICA 3.1 RIORDINO DEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE 4.1 RIORGANIZZAZIONE DELL'AMMINISTRA. REGIONALE 3.2 C ONTRASTO ALLA POVERTA' E ALLE DISUGUAGLIANZE 4.2 RIFORMA DEL SISTEMA ISTITUZIONALE 3.3 INNOVAZIONE SOC IALE 2 .3 Q UALIFICAZIONE D E L T RASPO RTO P U BBLICO LO CALE E A ZIO NI P ER LA M O BILITA' SO STENIBILE 2.4 USO SOSTENIBILE DELLE RISORSE NATURALI, PREVENZIONE DAL RISC HIO SISMICO E C ORRETTA GESTIONE RIFIUTI 4.3 ATTUAZIONE FEDERALISMO FISC ALE 3.4 VALORIZZAZIONE QUALIFICAZIONE DEL PATRIMONIO EDILIZIO 4.4 SEMPLIFICAZIONE PA 3.5 SIC UREZZA DEI C ITTADINI E C ULTURA DELLA LEGALITA' 4.5 AGENDA DIGITALE 2.5 SVILUPO E PROMOZIONEDI POLITICHE TEERRITORIALI INTEGRATE 4,6 ATTIVITA' INTERNAZIONALI 1 .6 I N NA LZA MENTO D E L LO S TA NDARD DEI P E RCORSI FO RMATIVI 1.7 SVILUPPO DEI SERVIZI EDUC ATIVI E C RESCITA QUALITATIVA DEL SISTEMA SC OLASTICO 1.8 C OMPETITIVITA' DEL SISTEMA AGRO-FORESTALE 1.9 PROMOZIONE DI UN'OFFERTA TURISTICOC OMMERCIALE DI EC C ELLENZA 1.10 VALORIZZAZIONE E QUALIFICAZIONE DELL'OFFERTA E DEL PATRIMONIO C ULTURALE LINEE DI INTERVENTO AZIONI Fonte: elaborazione Corte conti su DPEF. 141 Tab. 21 - Struttura del DPEF. AREA/ INTERVENTI/LINEE DI INTERVENTO STRUMENTI DI ATTUAZIONE AREA TEMATICA 1: COMPETITIVITA' DEL SISTEMA REGIONALE E CAPITALE UMANO 1.1 Rafforzamento del sistema ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico Linea 1. Sostegno alle attività di ricerca, sviluppo e innovazione per le PMI Linea 2. Aiuti ai poli di innovazione, ai distretti tecnologici e agli PIS Distretti tecnologici regionali (PRS), incubatori di impresa Linea Programma regionale per lo Sviluppo Economico Linea 3. Supporto a progetti di ricerca fondamentale, di ricerca PRSE 2012-2015 industriale e di sviluppo sperimentale da parte di organismi di POR CReO FESR 2007-2013 ricerca e imprese POR CRO FSE 2007-2013 PAR FAS 2007-2013; Linea 4. Valorizzazione della ricerca e del trasferimento tecnologico Atto di indirizzo pluriennale in materia di Ricerca e supporto a percorsi di alta formazione in raccordo con il sistema e Innovazione - (AIR) 2011-2015 produttivo Linea 5. Governance del sistema regionale della ricerca e innovazione 1.2 Sostegno alle PMI PIS Distretti tecnologici regionali (PRS), Linea 1. Ingegneria finanziaria e microcredito Programma regionale per lo Sviluppo Economico Linea 2. Acquisto servizi per l’innovazione ed il trasferimento PRSE 2012-2015 tecnologico POR CReO FESR 2007-2013 Linea 3. Sostegno ai programmi di sviluppo PMI industriali, artigiane POR CRO FSE 2007-2013 PAR FAS 2007-2013; e cooperative Atto di indirizzo plurien. materia di Ricerca e Linea 4. Progetto integrato di sviluppo dell’area pratese Innovazione - (AIR) 2011-2015 1.3 Riqualificazione delle aree industriali e attrazione investimenti Linea 1. Riqualificazione grandi poli industriali PIS Progetti di riqualificazione dei grandi poli industriali; Linea 2. Identificazione aree industriali PAR FAS 2007-2013; Linea 3. Attività di attrazione degli investimenti (progetti di POR CReO FESR 2007-2013; iniziative locali e regionali) Programma regionale per lo Sviluppo Economico Linea 4. Aree per insediamenti produttivi PRSE 2012-2015 1.4 Creazione di lavoro qualificato, riduzione della precarietà e sostegno al reddito Linea 1. Rafforzare l’efficacia del sistema di governo del mercato del lavoro tramite il potenziamento della rete dei servizi e l’integrazione tra intervento pubblico privato Linea 2. Supportare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro, Piano di indirizzo generale integrato – PIGI 2012promuovendo le forme di lavoro qualificato attraverso misure e 2015; sostegni diversificati, con specifica priorità all’occupabilità femminile POR CRO FSE 2007-2014 e alla tutela dei lavoratori atipici Linea 3. Sviluppare un sistema integrato per il sostegno ai processi di crisi e alle ristrutturazioni in un’ottica di sostenibilità del modello di intervento e di rilancio dell’economia regionale 1.5 Promozione dei percorsi di autonomia dei giovani Linea 1. Emancipazione dei giovani dalle famiglie d’origine Linea 2. Diritto allo studio, formazione, apprendimento, specializzazione Linea 3. Inserimento nel mondo del lavoro Linea 4. Facilitazione all’avviamento di impresa e all’attività imprenditoriale Linea 5. Sostegno ad esperienze formative e lavorative all’estero Linea 6. Attività trasversali al progetto GiovaniSì PIS Giovani Sì - Progetto per l’autonomia dei giovani; Piano di indirizzo generale integrato – PIGI 2012-2015 Programma di sviluppo rurale PSR 2007-2013 POR CRO FSE 2007-2013 PAR FAS 2007-2013; L.R. 35/2000 “Disciplina degli interventi regionali in materia 1.6 Innalzamento dello standard dei percorsi formativi Piano di indirizzo generale integrato - PIGI 2012 2015 L.R. 32/2002 “Testo unico della normativa della Linea 2. Qualificazione degli Organismi formativi accreditati (OFA) Regione Toscana in materia di educazione, istruzione, orientamento, formazione Linea 3. Costituire un catalogo dell’offerta formativa della professionale e lavoro” Formazione Professionale della Toscana 1.7 Sviluppo dei servizi educativi e crescita qualitativa del sistema scolastico Linea 1. Sostegno e sviluppo dei servizi per la prima e la seconda infanzia, in un'ottica di continuità educativa da 0 a 6 anni Linea di intervento 2. Prevenzione del disagio in età scolare, contrasto all’abbandono scolastico e attivazione interventi per il completamento dei percorsi di istruzione superiore di studenti Piano di indirizzo generale integrato - PIGI 2012 appartenenti a famiglie a basso reddito 2015 POR CRO FSE 2007-2013 Linea 3. Incremento del tasso di partecipazione degli adulti alle iniziative di apprendimento permanente per conseguire l’obiettivo PAR FAS 2007-2013 europeo in materia (> del 15%) Linea 4. Miglioramento della qualità del sistema scolastico: indirizzi alle istituzioni scolastiche e interventi a sostegno della qualità dell’offerta didattica Linea 1. Strutturazione di una offerta formativa stabile e qualificata 142 segue AREA/ INTERVENTI / LINEE DI INTERVENTO STRUMENTI DI ATTUAZIONE segue area tematica 1 1.8 Competitività del sistema agro-forestale Linea 1. Miglioramento della competitività del settore agricolo e forestale Linea 2. Miglioramento dell’ambiente e dello spazio rurale PIS Filiere corte e agro-industria; attraverso la gestione del territorio Programma di sviluppo rurale - PSR 2007-2013; Linea 3. Qualità della vita nelle zone rurali e diversificazione Piano Regionale Agricolo Forestale PRAF 2012dell'economia rurale 2015 Linea 4. Progetti integrati di filiera Programma operativo FEP 2007Linea 5. Programmazione Metodo Leader Linea 6. Sviluppo sostenibile e miglioramento della governance del “sistema pesca” 1.9 Promozione di un’offerta turistico-commerciale di eccellenza Linea 1. Incrementare la Rete di destinazioni turistiche di eccellenza e sperimentazione di modelli europei di gestione sostenibile del turismo PAR FAS 2007-2013 Linea 2. I grandi progetti 1) Valorizzazione Via Francigena; 2) PIS Sviluppo e qualificazione delle microimprese Vetrina Toscana; MICE in Toscana; La terra degli Etruschi; artigiane e del sistema turistico e commerciale Ciclopiste toscana/turismo attivo/sportivo Programma regionale dello sviluppo economico PRSE 2012-2015; Linea 3. Progetto Impresa (Turismo, Commercio & Terziario): razionalizzazione/integrazione tra prodotti finanziari, garanzie per le POR CReO FESR 2007-2013; imprese deboli ma vitali, supporto all’innovazione, supporto alla promozione e marketing 1.10 Valorizzazione e qualificazione dell’offerta e del patrimonio culturale Piano della Cultura 2012-2015 ; Linea 1. Musei, arte contemporanea e promozione del patrimonio PAR FAS 2007-2013 Linea 2. Investimenti nei beni culturali POR CReO FESR 2007-2013 Linea 3. sistema regionale dello spettacolo dal vivo Opere pubbliche di interesse strategico (L.R. 35/2011 art. 2 c. 2) nel rispetto delle eventuali Linea 4. sistema Cinema di qualità in Toscana specifiche procedure previste dalla normativa Linea 5. Promozione della cultura musicale Completamento Teatro dell'Opera di Firenze (cfr Linea 6. Sostegno al sistema documentario regionale azione 1 linea di intervento 2) AREA TEMATICA 2: SOSTENIBILITA' QUALITA' DEL TERRITORIO E INFRASTRUTTURAZIONE 2.1 Adattamento e contrasto ai cambiamenti climatici e sostegno alla diffusione della green economy Linea 1. Razionalizzare e ridurre i consumi energetici Linea 2. Aumentare la percentuale di energia proveniente da fonti PIS sicurezza e sostenibilità del territorio - “Libro rinnovabili Bianco sui Cambiamenti Climatici”; Linea 3. Gestire in maniera integrata la fascia costiera e il mare PIS Distretto Tecnologico (DT) dell'efficienza Linea 4. Mantenimento e recupero dell'equilibrio idraulico e energetica, delle energie rinnovabili e della green idrogeologico economy; Linea 5. Tutelare la qualità delle acque interne e promuovere un uso Piano Ambientale ed Energetico Regionale PAER; sostenibile della risorsa idrica PAR FAS 2007-2013 Linea 6. Distretto Tecnologico (DT) dell'efficienza energetica, delle POR CReO FESR 2007-2013 energie rinnovabili e della green economy Linea 7. Diffusione di filiere sostenibili 2.2 Realizzazione di grandi opere per la mobilità e della piattaforma logistica Linea 1. Realizzazione delle grandi opere per la mobilità di interesse nazionale e regionale (Azione messa in sicurezza FI-PI-LI; Piano regionale integrato infrastrutture e mobilità Autostrada tirrenica; collegamento Porto Piombino; Azione 3 messa - PRIIM in sicurezza rete viabilità toscana, Realizzazioni interventi mondiali PAR FAS 2007-2013; ciclismo POR CReO FESR 2007-2013; Linea 2. Sviluppo della piattaforma logistica toscana (azione 1 PIS Cluster per la nautica e sistemi portuali; Cluster per i sistemi logistici integrati; Progetti di sostegno dei porti commerciali priorità adeguamento scolmatore riqualificazione dei grandi poli industriali ARNO con rimodulazione bilancio di previsione 2013/2015 in coerenza previsioni di spesa e Accordo di Programma 11/01/2012+ 2.3 Qualificazione del trasporto pubblico locale e azioni per la mobilità sostenibile Piano regionale integrato infrastrutture e mobilità - PRIIM Linea 1. Gara per il lotto unico regionale su gomma PIS sistema dei servizi pubblici locali; PAR FAS 2007-2013; POR CReO FESR 2007-2013 Linea 2. Mobilità sostenibile L.R. 65/2010 “Legge finanziaria per l’anno 2011” Opere pubbliche di interesse strategico regionale (L.R. 35/2011 art. 2 c. 2) nel rispetto delle eventuali specifiche procedure previste dalla Linea 3. Informazione e Comunicazione normativa nazionale (L.R. 35/2011 art. 1 c. 2)Tramvia fiorentina- People mover 143 segue AREA/ INTERVENTI/ LINEE DI INTERVENTO STRUMENTI DI ATTUAZIONE Segue area tematica 2 2.4 Uso sostenibile delle risorse naturali, prevenzione dal rischio sismico e corretta gestione dei rifiuti Linea 1. Aumentare la fruibilità e la gestione sostenibile delle aree protette e conservare la biodiversità terrestre e marina Piano ambientale ed energetico regionale - PAER Linea 2. Prevenire il rischio sismico e ridurre i possibili effetti Piano regionale per la qualità dell'aria – PRQA Linea 3. Ridurre la percentuale di popolazione esposta ai livelli di Piano di gestione dei rifiuti e bonifica dei siti inquinamento superiore ai valori limite inquinati - PRB; Linea 4. Ridurre la produzione totale di rifiuti, migliorare il sistema PIS Distretto Lapideo di raccolta differenziata aumentando il recupero e il riciclo; PIS Progetti di riqualificazione dei grandi poli diminuire la percentuale conferita in discarica industriali: Linea 5. Bonificare i siti inquinati e ripristinare le aree minerarie dismesse 2.5 Sviluppo e promozione di politiche territoriali integrate Piano di Indirizzo Territoriale (PIT); Linea 1. Modifica L.R.1/2005 “Norme per il governo del territorio” L.R.1/2005 “Norme per il governo del territorio”; Linea 2. Revisione e completamento dei contenuti paesaggistici del Fondo regionale per la Montagna PIT vigente Contributo regionale per interventi straordinari a Linea 3. Miglioramento dell’efficacia delle politiche regionali per la favore dei territori montani. Opere pubbliche di rigenerazione urbana interesse strategico regionale (L.R. 35/2011 art. 2 c. 2) nel rispetto delle eventuali specifiche Linea 4. Progetti di territorio di rilevanza regionale (PTRR) procedure previste dalla normativa nazionale (L.R. 35/2011 art. 1 c. 2) Progetto “Parco Linea 5. sistema informativo territoriale e ambientale Agricolo della Piana AREA TEMATICA 3: DIRITTI DI CITTANDINANZA E COESIONE SOCIALE 3.1 Riordino del sistema sanitario regionale Linea 1. Riequilibrio del sistema territorio – ospedale - residenzialità Linea 2. Evoluzione del sistema di Emergenza Urgenza Linea 3. Prevenzione Linea 4. Riorganizzazione dei Laboratori Linea 5. Revisione del modello organizzativo per l’integrazione dei servizi socio-sanitari e socio-assistenziali 3.2 Contrasto alla povertà e alle disuguaglianze Linea 1. Sostegno per le famiglie e potenziamento dei servizi territoriali Linea 2. Sostegno alla locazione Linea 3. Lotta alla povertà e al disagio sociale attraverso la redistribuzione delle eccedenze alimentari 3.3 Innovazione sociale Piano sanitario e sociale integrato regionale – PSSIR 2012-2015 Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie 2012/2015 PIS Abitare sociale Piano sanitario e sociale integrato regionale – PSSIR 2012-2015 Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie 2012/2015 PIS Abitare sociale Piano sanitario e sociale integrato regionale – PSSIR 2012-2015 Linea 1. Politiche di sostegno alla disabilità 3.4 Valorizzazione e qualificazione del patrimonio edilizio Linea 1. Sviluppo dell’edilizia sociale Linea 2. Modelli abitativi non convenzionali di housing sociale Linea 3. Innovazione nell'edilizia e nelle forme abitative PIS Innovazione nell’edilizia abitative POR CReO FESR 2007-2014 e nelle forme 3.5 Sicurezza dei cittadini e cultura della legalità Linea 1. Promozione della cultura della legalità democratica Linea 2. Interventi di promozione delle politiche di sicurezza urbana e sostegno alle polizie locali 144 l.r. 12/2006 “Norme in materia di polizia comunale e provinciale”; l.r. 11/1999 “Provvedimenti a favore delle scuole, delle Università toscane e della società civile per contribuire, mediante l’educazione alla legalità e lo sviluppo della coscienza civile democratica, alla lotta contro la criminalità organizzata e diffusa e contro i diversi poteri occulti”; l.r. 38/2001 “Interventi regionali a favore delle politiche locali per la sicurezza della comunità toscana” segue AREA/ INTERVENTI /LINEE DI INTERVENTO STRUMENTI DI ATTUAZIONE Area tematica 4: GOVERNANCE, EFFICIENZA DELLA PA, PROIEZIONE INTERNAZIONALE DELLA TOSCANA 4.1 Riorganizzazione dell'amministrazione regionale Linea 1. Riorganizzazione degli uffici della Giunta regionale Linea 2. Svolgimento di attività trasversali e internalizzazione Linea 3. Riorganizzazione dell’Agenzia di Promozione Economica della Toscana (A.P.E.T.) 4.2 Riforma del sistema istituzionale Linea 1. Sviluppo dei processi aggregativi dei comuni mediante unione, finalizzate all’esercizio delle funzioni fondamentali e all’organizzazione di interventi per servizi di prossimità Linea 2. Sviluppo dei processi aggregativi dei comuni mediante fusione Linea 3. Riordino delle funzioni locali 4.3 Attuazione Federalismo fiscale Linea 1. Recupero basi imponibili regionali e locali Linea 2. Compliance fiscale – Conoscenza del sistema fiscale toscano Linea 3. Cooperazione – Interoperabilità – Collaborazioni tra Enti e Istituzioni 4.4 Semplificazione della PA Linea 1. Misurazione e riduzione dei tempi burocratici e degli oneri amministrativi (MOA) che gravano su cittadini e imprese e valutazione di impatto Linea 2. Semplificazione normativa e dei processi nella PA Linea 3. Digitalizzazione dei processi e dei procedimenti della PA e dematerializzazione 4.5 Promozione dell’Agenda digitale Linea 1. Dispiegamento e diffusione delle infrastrutture tecnologiche e delle piattaforme di servizio Linea 2. Cittadinanza digitale e competitività Linea 3. Semplificazione ed amministrazione digitale 4.6 Attività internazionali Linea 1. Cooperazione internazionale Linea 2. Toscani nel mondo Linea 3. Diritti umani Linea 4. Cooperazione territoriale europea Proposta di modifica della l.r. 6/2000 “Costituzione dell’Agenzia di Promozione Economica della Toscana (APET)” l.r. 68/2011 “Norme autonomie locali” sul sistema delle l.r. 68/2011 “Norme sul sistema delle Autonomie Locali” Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell'amministrazione elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza nel sistema regionale 2012-2015; PIS Contrasto all’evasione fiscale e all’illegalità economica PIS Semplificazione Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell'amministrazione elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza nel sistema regionale 2012-2015 PAR FAS 2007-2013 Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell'amministrazione elettronica e della società dell'informazione e della conoscenza nel sistema regionale 2012-2015 PIS Semplificazione; POR CReO FESR 20072013; PAR FAS 2007-2013 Piano Integrato delle Attività Internazionali – PIAI 2012-2015 POR CReO FESR 2007-2013 Fonte: elaborazione Conte dei conti su dati del DPEF. Nel DPEF, concepito quale strumento programmatico di collegamento al bilancio e alla conseguente manovra finanziaria, è rappresentato, tra l’altro, l’aggiornamento del quadro delle entrate, con la possibile manovra fiscale per le entrate tributarie, e la suddivisione delle spese per aree. Nella tabella che segue (tab. 22) si riporta il quadro finanziario del DPEF 2013 contenente le risorse di spesa destinate ai diversi ambiti di intervento e le relative fonti di finanziamento: 145 Tab. 22 - Quadro finanziario delle risorse 2013 – DPEF. Ambiti prioritari d'intervento Area tematica 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano Area tematica 2: Sostenibilità , qualità del territorio e infrastrutturazione Area tematica 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale Area tematica 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana 1.1 Rafforzamento del sistema ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico 1.2 Sostegno alle PMI 1.3 Riqualificazione delle aree industriali e attrazione investimenti 1.4 Creazione di lavoro qualificato, riduzione della precarietà e sostegno al reddito 1.5 Promozione dei percorsi di autonomia dei giovani 1.6 Innalzamento dello standard dei percorsi formativi 1.7 Sviluppo dei servizi educativi e crescita qualitativa del sistema scolastico 1.8 Competitività del sistema agroforestale 1.9 Promozione di un’offerta turisticocommerciale di eccellenza 1.10 Valorizzazione e qualificazione dell’offerta e del patrimonio culturale Totale 2.1 Adattamento e contrasto ai cambiamenti climatici e sostegno alla diffusione della greeneconomy 2.2 Realizzazione di grandi opere per la mobilità e della piattaforma logistica 2.3 Qualificazione del trasporto pubblico locale e azioni per la mobilità sostenibile 2.4 Uso sostenibile delle risorse naturali, prevenzione dal rischio sismico e corretta gestione dei rifiuti 2.5 Sviluppo e promozione di politiche territoriali integrate Totale 3.1 Riordino del sistema sanitario regionale 3.2 Contrasto alla povertà e alle disuguaglianze 3.3 Innovazione sociale 3.4 Valorizzazione e qualificazione del patrimonio edilizio 3.5 Sicurezza dei cittadini e cultura della legalità Totale 4.2 Riforma del sistema istituzionale 4.3 Attuazione Federalismo fiscale 4.4 Semplificazione della PA 4.5 Promozione dell’Agenda digitale 4.6 Attività internazionali Totale TOTALE GENERALE Risorse FAS regionali FESR 30,5 20,3 42,8 5,0 0,0 23,0 4,4 1,3 4,0 1,9 10,9 0,8 0,0 28,1 3,5 3,1 15,3 8,5 7,5 69,7 32,4 28,6 68,9 0,9 0,7 42,0 4,6 190,3 0,0 4,8 1,2 Altre TOTALE risorse 97,4 7,9 35,7 FEASR 2,6 8,7 52,3 FSE 48,9 136,8 18,3 15,6 10,5 1,2 45,5 32,0 24,0 7,9 5,0 68,9 262,4 70,4 65,8 55,1 637,0 60,7 10,0 9,7 2,5 83,0 30,9 0,5 123,5 1,0 22,9 449,2 10,2 3,1 45,4 1,0 21,0 30,0 722,0 0,3 6.749,8 0,0 16,3 92,1 389,4 36,0 32,1 46,5 136,8 20,0 594,2 46,0 6.748,6 0,9 51,7 0,0 0,0 16,3 21,2 21,2 25,6 3,1 150,8 1,3 6.813,0 1,3 0,9 3,1 0,0 0,0 9,6 11,1 1,5 45,1 4,6 0,0 0,1 2,5 71,9 2,7 7.741,6 Fonte: DPEF 2013 Regione Toscana. 146 179,5 3,2 21,7 24,9 119,9 145,6 0,0 0,0 46,5 136,8 151,1 6.968,1 4,0 13,6 0,0 0,0 0,7 11,1 1,6 50,9 27,0 4,7 104,2 240,9 8.431,3 Le rappresentazione grafica della suddivisione delle risorse del DPEF per le quattro aree tematiche è la seguente (fig. 21). Fig. 21 - Totale risorse DPEF 2013 per aree tematiche. 1,24% 7,56% 8,56% Area tematica 1: Competitività del sistema regionale e capitale umano Area tematica 2: Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione Area tematica 3: Diritti di cittadinanza e coesione sociale 82,65% Area tematica 4: Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana Fonte: elaborazione Conte dei conti su dati del DPEF. Coerentemente con il PRS, l’area 3 (Diritti di cittadinanza e coesione sociale) assorbe più dell’ 80 per cento del totale delle risorse (82,65). La suddivisione delle risorse all’interno di ciascuna area è rappresentata nei grafici che seguono. Per quanto riguarda l’area 1, le risorse sono suddivise in dieci ambiti di intervento (fig. 22), con particolare riguardo alla competitività del sistema agro forestale (quasi il 30 per cento) in cui gli obiettivi prioritari sono la qualità e la valorizzazione dei prodotti (agriturismo, produzione di regionali, la energie diversificazione dell’attività rinnovabili, agricoltura sociale agricola ecc.), il rafforzamento delle filiere produttive e gli interventi forestali a difesa e presidio del territorio. 147 Fig. 22 - Area 1 - DPEF 2013 - Competitività del sistema regionale e capitale umano - Ambiti di intervento. 1.1 Rafforzamento del sistema ricerca,innovazione, trasferimento tecnologico 1.2 Sostegno alle PMI 1.3 Riqualificazione delle aree industriali e attrazione investimenti 1,71% 10,82% 15,29% 4,41% 7,14% 2,40% 10,94% 1.4 Creazione di lavoro qualificato, riduzione della precarietà e sostegno al reddito 1.5 Promozione dei percorsi di autonomia dei giovani 1.6 Innalzamento dello standard dei percorsi formativi 29,87% 10,82% 1.7 Sviluppo dei servizi educativi e crescita qualitativa del sistema scolastico 1.8 Competitività del sistema agroforestale 6,59% 1.9 Promozione di un’offerta turisticocommerciale di eccellenza 1.10 Valorizzazione e qualificazione dell’offerta e del patrimonio culturale Fonte: elaborazione Conte dei conti su dati del DPEF. Per la seconda area (fig. 23), le risorse sono destinate prevalentemente alla qualificazione del trasporto pubblico locale e alle azioni per la mobilità sostenibile (62 per cento). 148 Fig. 23 - DPEF 2013 Area 2 - Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione - Ambiti di intervento. 6,29% 2,91% 11,49% 2.1 Adattamento e contrasto ai cambiamenti climatici e sostegno alla diffusione della green economy 17,10% 2.2 Realizzazione di grandi opere per la mobilità e della piattaforma logistica 2.3 Qualificazione del trasporto pubblico locale e azioni per la mobilità sostenibile 62,21% 2.4 Uso sostenibile delle risorse naturali, prevenzione dal rischio sismico e corretta gestione dei rifiuti 2.5 Sviluppo e promozione di politiche territoriali integrate Fonte: elaborazione Conte dei conti su dati del DPEF. Nell’area terza quasi tutte le risorse sono concentrate sul riordino del sistema sanitario regionale (fig. 24), poiché le diverse norme in tema di spending review impongono interventi mirati ed una puntuale revisione dei modelli organizzativi e territoriali a tutela dei principi di universalità, qualità, innovazione. Le azioni programmate riguardano principalmente il rafforzamento del welfare territoriale e la garanzia dei processi terapeutico-assistenziali, attraverso l’ottimizzazione organizzativa dei distretti, la valorizzazione del ruolo della medicina generale nella rete di assistenza, il potenziamento delle cure primarie e del sistema della residenzialità. 149 Fig. 24 - DPEF 2013 Area 3 - Diritti di cittadinanza e coesione sociale - Ambiti di intervento. 3,133% 2,576% 96,867% 0,019% 0,234% 0,304% Fonte: elaborazione Conte dei conti su dati del DPEF. 150 3.1 Riordino del sistema sanitario regionale 3.2 Contrasto alla povertà e alle disuguaglianze 3.3 Innovazione sociale 3.4 Valorizzazione e qualificazione del patrimonio edilizio 3.5 Sicurezza dei cittadini e cultura della legalità Nella quarta area, come mostra il grafico successivo, quasi la metà delle risorse sono concentrate sulla promozione dell’agenda digitale indirizzata a sostenere e diffondere l'innovazione tecnologica, al fine di promuovere la crescita e lo sviluppo dell'intero sistema regionale, pubblico e privato. Fig. 25 - DPEF 2013 Area 4 - Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale della Toscana Ambiti di intervento. 25,91% 4.1 Riforma del sistema istituzionale 4.2 Attuazione Federalismo fiscale 13,05% 4.3 Semplificazione della PA 10,65% 4.4 Promozione dell’Agenda digitale 48,85% 1,54% 4.5 Attività internazionali Fonte: elaborazione Conte dei conti su dati del DPEF. L’analisi di dettaglio e gli effetti della ripartizione delle risorse tra le aree e soprattutto all’interno di ciascuna linea saranno oggetto di esame e valutazione nei capitoli riguardanti le strategie. La nuova legge regionale sulla programmazione n. 44/2013 si propone con il Documento annuale di programmazione (DAP), strutturato quale aggiornamento annuale del contesto strutturale e del programma di azione normativo del PRS, di assicurare una maggiore continuità con il PRS e la possibilità di una lettura parallela delle finalità perseguite e del loro sviluppo nell’annualità di riferimento del DAP. Quest’ultimo, inoltre, al contrario del DPEF, deve essere approvato nella sessione unitaria di bilancio, secondo la previsione dell’art. 9, c. 4 della l.r. n.44/2013; di conseguenza si può ritenere che esso rappresenti, oltre che l’aggiornamento 151 annuale del PRS, anche lo strumento di collegamento della programmazione pluriennale al bilancio di previsione. 6.3 I piani attuativi La Regione attua le strategie di intervento individuate dal PRS e specificate dai documenti di programmazione economica e finanziaria tramite piani o programmi a carattere settoriale o intersettoriale predisposti dalla giunta e approvati dal Consiglio. Secondo la l.r. n. 49/1999, essi dispongono, di norma, per periodi corrispondenti a quelli del PRS e possono essere ridefiniti, aggiornati o implementati in conformità agli indirizzi del DPEF. Gli interventi previsti dai piani sono oggetto di un’attività di monitoraggio e valutazione da parte della Giunta che presenta annualmente al Consiglio regionale una relazione (“rapporto generale di monitoraggio strategico”) che descrive gli stati di realizzazione e i risultati dell'attuazione dei piani e programmi. I piani e programmi riportano, solitamente, un quadro finanziario in termini di UPB con gli stanziamenti dedicati alla loro attuazione. Tali piani costituiscono, in termini finanziari, l’unico livello della programmazione regionale che può ricondurre al bilancio, ma ciò è vero solo per l’anno di approvazione del piano in coincidenza con l’approvazione del bilancio. Infatti, la l.r. 6 agosto 2001, n. 36, in materia di ordinamento contabile regionale, prevede all’art. 10, c. 1, lett. a), che le leggi che fissano obiettivi rinviino ai successivi bilanci annuali e pluriennali la decisione sulle risorse da destinare, ma al comma 2 del medesimo articolo stabilisce che i piani e programmi possono definire, per le loro caratteristiche attuative, la dimensione quantitativa delle risorse nei limiti degli stanziamenti di bilancio a legislazione vigente. Pertanto, i piani individuano le risorse nei limiti in cui sono già presenti e disponibili nel bilancio o rinviano la quantificazione ai bilanci annuali e pluriennali, ovvero le risorse sono variate con la legge finanziaria che modifica gli stanziamenti. Di conseguenza i quadri finanziari dei piani, per gli anni successivi all’approvazione, prevedono le risorse in linea indicativa. L’art. 10 bis della l.r. n. 49/1999 prevede che la Giunta, con propria delibera, dia attuazione annualmente ai piani individuando gli obiettivi operativi, le modalità di intervento e definendo il quadro finanziario sulla base del bilancio di previsione. In realtà, non sempre si ritrova un atto della Giunta di attuazione unitaria dei piani per l’anno di riferimento. Piuttosto la rimodulazione finanziaria dei piani confluisce in un 152 allegato alla legge finanziaria per tutti i programmi, denominato “Prospetto di rimodulazione dei piani e programmi”, che considera i soli finanziamenti regionali. Tali rimodulazioni, secondo l’avviso espresso dalla Regione nelle controdeduzioni, sono di natura meramente finanziaria, confermando gli obiettivi e le azioni dei piani. La deliberazione del Consiglio regionale di modifica del piano originario sarebbe necessaria, invece, ove gli obiettivi e le azioni non fossero più perseguibili o dovessero essere integrati con nuove azioni (eventualità mai verificatasi nella corrente legislatura). Ugualmente, ad avviso della Regione, la delibera di Giunta, prevista dall’art. 10 bis della l.r. n. 49/99, ha solo la funzione di individuazione di obiettivi operativi nel quadro delle risorse già individuate e non di aggiornamento annuale del piano. La Sezione valuta, in ogni caso, che la modifica delle risorse finanziarie disponibili per l’attuazione dei piani non possa non accompagnarsi alla rimodulazione delle iniziative programmate, in modo da mantenere nel tempo la verificabile corrispondenza tra risorse e azioni previste nei piani. Ad oggi, i piani previsti dalla programmazione regionale, secondo le aree di intervento comuni al PRS e al DPEF, sono riportati nella tabella che segue (tab. 23), che dà conto anche del loro stato di approvazione e aggiornamento al 31 dicembre 2013. 153 Tab. 23 - Elenco dei piani e loro approvazione al 31 dicembre 2013. APPROVAZIONE Piano/Programma PRS 2011-2015 Giunta Consiglio Area 1 Competitività del sistema regionale e capitale umano: Piano regionale dello sviluppo economico – PRSE 20122015 SI SI Piano regionale agricolo forestale – PRAF 2012-2015 SI SI Piano di indirizzo generale integrato – PIGI 2012-2015 SI SI Piano della cultura 2012-2015 SI SI Area 2 Sostenibilità, qualità del territorio e infrastrutturazione : Piano ambientale ed energetico regionale – PAER NO NO Piano regionale dei rifiuti e delle bonifiche – PRB SI SI Piano regionale per la qualità dell'aria ambiente - PRQA NO NO Piano regionale integrato infrastrutture e mobilità - PRIIM SI NO SI NO SI SI SI SI Piano per la cittadinanza di genere 2012-2015 SI SI Piano per la tutela dei consumatori e degli utenti 20122015 SI SI Area 3 Diritti di cittadinanza e coesione sociale: Piano sanitario e sociale integrato regionale – PSSIR Piano di indirizzo integrato per le politiche sull’immigrazione 2012-2015 Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie 2012-2015 Area 4 Governance, efficienza della PA, proiezione internazionale Piano integrato delle attività internazionali – PIAI 20122015 Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell’amministrazione elettronica e della società dell’infor mazione e della conosce nza nel siste ma regionale 2012 – 2015 Fonte: Regione Toscana. SI SI SI SI A legislazione vigente (l.r. n. 49/1999) i piani si qualificano quali strumenti “necessari” per dare attuazione al PRS e al DPEF. La nuova legge regionale n. 44/2013 ribalta, invece, tale impostazione perché, pur confermando il PRS quale fulcro della programmazione, rende i piani “necessari” solo se previsti dallo stesso PRS, dalla normativa nazionale o da quella europea. L’art. 10 della l.r. n. 44/2013 recita infatti che “le strategie di intervento individuate dal PRS sono attuate anche tramite piani o programmi di durata pluriennale, aventi carattere settoriale o intersettoriale, approvati dal Consiglio regionale”. Tali strumenti divengono, così, residuali e il ciclo della programmazione risulta semplificato, senza svilire il valore della stessa, quale strumento indispensabile per le buone politiche, soprattutto in tempi di scarsità di risorse. 154 Per l’avvenire, quindi, anche l’approvazione del Consiglio sarà necessaria solo per i piani residuali (individuati ai sensi della l.r. n. 44/2013), perché, al di fuori di tali casi, sarà la Giunta regionale a dare attuazione diretta alle scelte programmatiche del PRS e del DAP, con un’evidente semplificazione e accelerazione del procedimento programmatorio. 7. Il ciclo della programmazione e il bilancio 2013 L’intero ciclo della programmazione deve trovare la sua espressione coerente e finale nei documenti di bilancio annuale e pluriennale, nei quali confluiscono le previsioni di entrata e di spesa delle annualità di riferimento. Lo sfasamento temporale tra i due livelli di programmazione (PRS/piani e bilancio) rende, però, difficile e a volte tortuosa la ricostruzione del collegamento, perché le previsioni, contenute nei documenti programmatici gerarchicamente sovraordinati al bilancio, subiscono nel corso degli anni modifiche e aggiornamenti, sia in termini di obiettivi che di risorse, per motivi a volte del tutto indipendenti dalla volontà del decisore regionale. In tali casi si deve, pertanto, procedere attraverso un percorso inverso che parta dal bilancio, documento finale e sott’ordinato, per arrivare al programma. Pur scontando il relativo disallineamento tra i documenti programmatici e i documenti di bilancio e la complessità del ciclo programmatorio, la Corte ha svolto, con riferimento al 2013, un esercizio inteso a verificare il quadro di coerenza fra alcuni strumenti e le previsioni di bilancio. 7.1 I nessi tra programmazione e bilancio La verifica è partita dal PRS, documento fondamentale della programmazione, per ricercare la sua relazione con il DPEF 2013, proseguire con la relazione di quest’ultimo con i piani e infine collegare questi ultimi (uno a campione) con il bilancio di previsione (stanziamenti iniziali). 7.1.1 PRS 2011-2013/DPEF 2011-2013 La relazione tra il PRS e il DPEF, in mancanza di relazioni dirette coi dati di bilancio, si è limitata alla valutazione della coerenza delle risorse assegnate alle ”politiche” nel PRS 2011-2013 con le risorse assegnate agli “ambiti d’intervento” del DPEF 2013 sia in termini di rilevanza economica per i medesimi obiettivi che di corrispondenza previsionale tra quanto assegnato alle 4 aree nel PRS e nei DPEF nelle medesime annualità. 155 In riferimento al raffronto tra le priorità di obiettivi di PRS e DPEF 2013 si riportano di seguito due tabelle che prevedono la ripartizione delle risorse del PRS e del DPEF 2013 in ordine finanziario decrescente. Tab. 24 - PRS - Politiche di intervento in ordine di rilevanza economica. POLITICHE DI INTERVENTO (in milioni) RISORSE TRIENNIO 2011-2013 3.1 Politiche integrate socio sanitarie 21.136,70 2.3 Politiche per le infrastrutture e la mobilità 1.203,20 1.1 Politiche per l'industria, l'artigianato, il turismo e il commercio 613,2 1.2 Politiche per l'agricoltura e le foreste 546,1 1.3 Politiche per l'istruzione, l'educazione, la formazione e il lavoro 529,6 2.1 Politiche in materia ambientale 300,2 4.4 Altri interventi 182 1.5 altri interventi 149,9 1.4 Politiche per la cultura 114,6 4.1 Politiche delle attività internazionali 84,2 2.2 Politiche in materia di rifiuti 83,9 4.2 Politiche per la società dell'informazione e della conoscenza 61,6 2.4 Politiche per il governo del territorio e del paesaggio 12,3 3.6 Altri interventi 11,6 3.4 Altre politiche sociali: promozione della cultura e della pratica dell'attività sportiva e motorio-ricreativa 8,1 2.5 Altri interventi 4,5 3.3 Politiche per la cittadinanza di genere 3,2 4.3 Politiche per la sicurezza dei cittadini e cultura della legalità 1,5 3.5 Altre politiche sociali: tutela e difesa dei consumatori e degli utenti 1,1 3.2 Politiche per l'immigrazione 0,9 TOTALE 25.048,40 Fonte: PRS 2011-2015. 156 Tab. 25 - DPEF Ambiti di intervento in ordine di rilevanza economica. (in milioni) AMBITI DI INTERVENTO RISORSE 3.1 Riordino del sistema sanitario regionale 6.749,8 2.3 Qualificazione del trasporto pubblico locale e azioni per la mobilità sostenibile 449,2 1.8 Competitività del sistema agro-forestale 190,3 3.4 Valorizzazione e qualificazione del patrimonio edilizio 179,5 2.2 Realizzazione di grandi opere per la mobilità e della piattaforma logistica 123,5 1.1 Rafforzamento del sistema ricerca, innovazione, trasferimento tecnologico 97,4 2.1 Adattamento e contrasto ai cambiamenti climatici e sostegno alla diffusione della green economy 83 1.5 Promozione dei percorsi di autonomia dei giovani 69,7 1.6 Innalzamento dello standard dei percorsi formativi 68,9 1.10 Valorizzazione e qualificazione dell’offerta e del patrimonio culturale 68,9 4.5 Promozione dell’Agenda digitale 50,9 1.9 Promozione di un’offerta turistico-commerciale di eccellenza 45,5 2.4 Uso sostenibile delle risorse naturali, prevenzione dal rischio sismico e corretta gestione dei rifiuti 45,4 1.7 Sviluppo dei servizi educativi e crescita qualitativa del sistema scolastico 42 1.3 Riqualificazione delle aree industriali e attrazione investimenti 28,1 4.6 Attività internazionali 27 3.3 Innovazione sociale 21,2 2.5 Sviluppo e promozione di politiche territoriali integrate 21 3.2 Contrasto alla povertà e alle disuguaglianze 16,3 1.4 Creazione di lavoro qualificato, riduzione della precarietà e sostegno al reddito 15,3 4.2 Riforma del sistema istituzionale 13,6 4.3 Attuazione Federalismo fiscale 11,1 1.2 Sostegno alle PMI 10,9 4.4 Semplificazione della PA 1,6 3.5 Sicurezza dei cittadini e cultura della legalità 1,3 Totale 8.431,3 Fonte: DPEF 2013. Nonostante la diversa struttura programmatica dei due documenti (il PRS previsione triennale di medio periodo, il DPEF previsione annuale di breve periodo), la coerenza in termini di rilevanza economica tra “politiche” e “ambiti di intervento”, intesi quali priorità di obiettivi nella destinazione delle risorse, appare evidente: il riordino del sistema sanitario regionale, le politiche per le infrastrutture e mobilità e il sistema agricolo forestale rappresentano sicuramente i principali settori beneficiari delle risorse regionali. In riferimento alla valutazione della coerenza previsionale tra PRS e i DPEF del triennio considerato per le quattro aree si riporta la tabella che segue (tab. 26). 157 Tab. 26 - Coerenza previsionale/finanziaria PRS-DPEF. PRS/DPEF Area 1 DPEF 2011* DPEF 2012 599,6 DPEF 2013 637 Totale (a) PRS (b) 1.953,30 Differenza (b-a) Fonte: DPEF Regione Toscana. *Dati non completamente disponibili. Area 2 (in milioni) Area 3 Area 4 525,2 722 7.051,8 6.968,10 109,2 104,2 1.604,20 21.161,00 329,3 Totale 9.238,00 8.723,50 8.431,30 26.392,80 25.048,40 1.344,40 I DPEF 2012 e 2013 contengono una tabella riassuntiva delle risorse previste per ciascuna area (corrispondente all’area del PRS) nell’annualità di riferimento. In quello del 2011 tale dato non è rappresentato suddiviso nelle quattro aree, in quanto il DPEF di quell’anno, strutturato diversamente rispetto alle altre annualità, è stato approvato precedentemente al PRS92, nella fase di passaggio tra la vecchia e la nuova legislatura. La discrasia nella modalità di approvazione delle tre annualità dei DPEF rende impossibile la comparazione con le risorse previste per ciascuna area nel PRS per il medesimo periodo. 7.1.2 DPEF 2013/Piani attuativi Il raccordo tra DPEF e piani attuati è apparso a prima vista più semplice per la presenza di quadri finanziari di maggiori dettaglio. In realtà si è accertato che il quadro delle risorse presente nei vari piani non è direttamente confrontabile con le risorse previste nel DPEF suddivise per ambiti prioritari di intervento. La motivazione è da attribuire alla circostanza che “l’attività regionale non si esaurisce nei piani e programmi”, mentre il DPEF ricomprende tutte le risorse del bilancio. Ad esempio i quattro piani previsti per l’area tematica 1 “Competitività del sistema regionale e capitale umano”: Piano regionale sviluppo economico (PRSE); Piano regionale agricolo forestale (PRAF); Piano di indirizzo generale integrato istruzione, formazione, lavoro (PIGI); Piano della cultura, rappresentano il 62,70 per cento delle risorse previste dal DPEF per la medesima area, come mostra la tabella che segue. 92 Il DPEF 2011 è stato approvato con Risoluzione n. 7 nella seduta del Consiglio regionale del 28 luglio 2010. 158 Tab. 27 - DPEF/piani Area 1. (in milioni) DOCUMENTI DI PROGRAMMAZIONE Risorse DPEF 2013 Area 1 Totale 637,00 Piani area 1 PRSE 2011-2015 129,5 PRAF 2012-2015 40,5 PIGI 2012-2015 172,8 PIANO DELLA CULTURA 2012-2015 399,40 56,6 Risorse piani area 4 /DPEF Fonte: Quadro finanziario DPEF e piani. 62,70% Medesime analisi sono state eseguite sulle aree 3 e 4 (i piani dell’area 2 sono in maggioranza non approvati) secondo le risultanze delle tabelle che seguono. Tab. 28 - DPEF/piani Area 3. (in milioni) DOCUMENTI DI PROGRAMMAZIONE Risorse DPEF 2013 Area 3 Piani area 3 Piano sanitario e sociale integrato regionale 2012-2015 Piano di indirizzo integrato per le politiche sull'immigrazione 2012-2015 Piano regionale per la cittadinanza di genere 2012-2015 Piano regionale per la promozione della cultura e della pratica delle attività motorie, ricreative e sportive 2012-2015 Piano di indirizzo per la tutela e la difesa dei consumatori e degli utenti 2012-2015 Totale 6.968,10 7.150,89 0,59 0,90 7.155,36 2,70 0,27 Risorse piani area 4 /DPEF 102,69% Fonte: Quadro finanziario DPEF e piani. Il quadro finanziario del Piano sanitario integrato, il più rilevante dell’area, è stato estratto dalla proposta di Giunta (delibera n. 38 del 19 dicembre 2011) attualmente non approvata dal Consiglio, da ciò deriva la discrasia tra la previsione del DPEF (cronologicamente successiva) e quella del piano per l’annualità 2013. 159 Tab. 29 - DPEF/piani Area 4. (in milioni) DOCUMENTI DI PROGRAMMAZIONE Risorse DPEF 2013 Totale Risorse area 4 104,2 Piani area 4 Piano integrato delle attività internazionali 20122015 23,93 Programma regionale per la promozione e lo sviluppo dell`amministrazione elettronica e della società dell`informazione e della conoscenza nel sistema regionale 2012-2015* 46,57 70,5 Risorse piani area 4 /DPEF 67,66% Fonte: Quadro finanziario DPEF e piani. *totale piano al netto delle UPB 711 e 713. E’ evidente che la gran parte delle risorse regionali sono oggetto di programmazione di livello settoriale e ciò si può considerare un buon metodo per coniugare la programmazione con la flessibilità necessaria alla gestione. 7.1.3 Piano regionale dello sviluppo economico (PRSE) 2012-2015/Bilancio 2013 Al fine di verificare la coerenza tra i piani e il bilancio 2013, si è proceduto a campione, esaminando uno dei piani più importanti nella programmazione regionale: il PRSE, che rientra, come detto, tra gli strumenti attuativi dell’Area 1. Il PRSE, approvato con atto del consiglio n 59 del11 luglio 2012, contiene il quadro finanziario delle risorse suddiviso per UPB, secondo le previsioni del bilancio 2012 e pluriennale 2012/2014. Il confronto con il bilancio di previsione 2012 mostra, per le motivazioni già espresse in precedenza, la coincidenza tra i dati essendo, tra l’altro, il piano successivo all’approvazione del bilancio medesimo. La Sezione ha poi focalizzato l’attenzione sull’annualità successiva riportata nel quadro finanziario (2013), cercando di ricostruirne la coincidenza con i dati di bilancio di previsione 2013 per ciascuna UPB riportata, al fine di verificarne la sua evoluzione rispetto alle originarie risorse previste. Secondo la procedura prevista dalla l.r. n. 49/1999, art. 10-bis, per gli anni successivi a quello di approvazione del piano, la Giunta con una delibera avrebbe dovuto attuare gli obiettivi e il quadro finanziario per l’anno di riferimento, mediante un documento unitario. A differenza di quanto avvenuto per i piani di minor rilievo economico, non è stato rinvenuto per il PRSE un documento di attuazione complessivo, ma la Giunta con più delibere ha determinato le risorse 160 concernenti solo singoli interventi, sicché la ricostruzione del quadro di insieme non è stata possibile. La rimodulazione finanziaria del PRSE, per l’anno 2013, è contenuta, come già detto, nell’allegato c), alla l.r. 27 dicembre 2012, n. 77, come modificato dall’art. 13, c. 1, l.r. 14 ottobre 2013, n. 54, che aggiorna le risorse dei piani tenendo conto delle variazioni delle sole risorse regionali intervenute nell’anno, come da tabella sottostante. Tab. 30 - Prospetto di rimodulazione PRSE. (in euro) Importo previsto dal piano – Annualità 2013 Importo rimodulato su bilancio di previsione Annualità 2013 513 12.425.400,00 12.415.400,00 8.763.000,00 8.763.000,00 8.563.000,00 8.563.000,00 514 41.908.969,90 41.908.969,90 42.530.000,00 42.530.000,00 47.880.000,00 47.880.000,00 - U.P.B. Importo previsto dal piano Annualità 2014 Importo rimodulato su bilancio di previsione – Annualità 2014 Importo previsto dal piano Annualità 2015 Importo rimodulato su bilancio di previsione – Annualità 2015 517 100.000,00 100.000,00 - - 518 7.572.006,28 7.572.006,28 1.116.000,00 1.116.000,00 - - 531 411.645,00 411.645,00 411.645,00 411.645,00 411.645,00 411.645,00 532 4.984.111,48 4.984.111,48 - - - 533 400.000,00 400.000,00 400.000,00 400.000,00 400.000,00 400.000,00 542 2.419.315,14 2.419.315,14 - - - - 543 785.000,00 785.000,00 585.000,00 585.000,00 585.000,00 585.000,00 721 Totale 2.736.000,00 2.736.000,00 2.736.000,00 2.736.000,00 2.736.000,00 2.736.000,00 73.742.447,80 73.732.447,80 56.541.645,00 56.541.645,00 60.575.645,00 60.575.645,00 Fonte: Allegato C, l.r. 27 dicembre 2012, n. 77. La ricostruzione del quadro conclusivo, come è evidente, avviene in forma sintetica e parziale, pertanto, non consente di seguire l’evoluzione delle risorse assegnate al piano nel periodo considerato dalla programmazione. Tale procedura, in assenza di un atto unitario attuativo del piano, consente un adeguamento solo di tipo contabile-finanziario, ma non progettuale– programmatico, poiché alla variazione di risorse non è collegato l’adeguamento delle politiche connesse alle risorse rimodulate. Al fine di dare maggiore trasparenza nel tempo e aderenza alle previsioni dei bilanci sarebbe stato quanto mai utile la predisposizione di documenti unitari di aggiornamento/attuazione dei piani, come d’altra parte prevede la norma vigente (art. 10-bis l.r. n. 49/1999). Si auspica che il nuovo documento di programmazione annuale (DAP) possa rappresentare concretamente, non solo lo strumento di connessione tra la programmazione pluriennale del PRS e quella annuale del bilancio, ma anche il collegamento con la programmazione dei piani settoriali, per dare più flessibilità e trasparenza alle scelte e agli obiettivi previsti. 161 162 PARTE TERZA IL BILANCIO PREVENTIVO Sommario: 8. Introduzione. - 9. Principali elementi del bilancio di previsione. - 10. Le variazioni e le previsioni di bilancio definitive. - 11. Gli equilibri di bilancio. 8. Introduzione Il disegno di legge di bilancio preventivo per il 2013, poi divenuto l.r. 27 dicembre 2012, n. 78, è stato oggetto di controllo da parte della Sezione della Corte dei conti93, in attuazione del d.l. 10 ottobre 2012, n. 174 (art. 1, c. 6), convertito dalla l. 7 dicembre 2012, n 213, vigente al momento dell'approvazione del disegno di legge da parte della Giunta regionale94. Si ritiene utile, in questa sede, riassumere brevemente i contenuti della citata delibera che, si ribadisce, è intervenuta sul testo proposto dalla Giunta al Consiglio. La Corte ha verificato, in quella sede, il rispetto del patto di stabilità e del limite all'indebitamento. La manovra sulle entrate prevedeva l'incremento delle aliquote IRPEF, IRAP e delle tasse automobilistiche. La previsione di incremento delle entrate era stimata pari a 111 milioni. La spesa corrente veniva prevista in contenimento dello 0,2 per cento. Infine, il bilancio teneva conto dell'avanzo di amministrazione presunto, pari a 365,30 milioni, utilizzato dalla Regione solo nella parte di cui erano certi l'enti tà e i vincoli di destinazione. Infine, il pareggio di bilancio risultava ottenuto, come negli anni trascorsi, attraverso un’autorizzazione all'indebitamento, che solo in parte veniva, poi, utilizzata durante l'esercizio finanziario. La Corte, sul punto, ha deliberato: - “di valutare congruo il bilancio preventivo della Regione Toscana per l’esercizio 2013, con riguardo al patto di stabilità; - di valutare congrua la sostenibilità dell'indebitamento; - di richiamare l'attenzione della Regione sul fatto che l'autorizzazione per i mutui, pur contabilmente necessaria a fronte di un disavanzo, dovrebbe riguardare 93 94 Cfr. deliberazione 6 dicembre 2012, n. 451. In sede di conversione del decreto (l. 7 dicembre 2012, n. 213) è stato previsto, come per i comuni e le province, che il controllo avvenga sul bilancio approvato dal Consiglio. La situazione non è, comunque, del tutto analoga a quella degli enti locali, dal momento che il bilancio preventivo regionale viene approvato con legge, mentre per i comuni e le province si tratta di una deliberazione consiliare. Anche in ragione di ciò, è intervenuta la Corte costituzionale con sentenza n. 39/2014, che ha dichiarato incostituzionale il c. 7 del d.l. n. 174/2012, che prevedeva gli effetti dell'intervento della C orte dei Conti, resta, tuttavia, l'attività di controllo. 163 spese che si intende sostenere e interventi che si intende attuare, valutandone la fattibilità già in sede di bilancio di previsione; - di richiamare l'attenzione della Regione sul fatto che i saldi di bilancio, con particolare riguardo al saldo primario, mostrano un peggioramento nelle stime; - di richiamare l'attenzione della Regione sulla previsione di contenimento della spesa corrente, pari a -0,24 per cento, in ragione del fatto che, nell'ultimo triennio, analoghe previsioni non sono state rispettate e sono state corrette in sede di rendiconto; - di considerare l'utilizzazione dell'avanzo, nei termini di cui in premessa, legittima.” 9. Principali elementi del bilancio di previsione Rispetto agli anni passati, dato lo slittamento in avanti dell'approvazione del DPEF, i dati del documento di programmazione e quelli del bilancio preventivo sono sostanzialmente coincidenti. Tab. 26 - Quadro di raffronto delle risorse e degli impieghi ipotizzati nel DPEF e previsti in bilancio. (in milioni) DPEF – annualità 2013 Bilancio di previsione 2013 (stanziamenti iniziali) Totale risorse disponibili* 9.055 9.111 Correnti 1.256 1.242 1.049 1.036 125 125 82 81 Di cui: Regionali e ex Bassanini Di cui: Programmi comunitari 2007/2013+fas Di cui: Risorse statali, e non, vincolate per destinazione d'uso Conto capitale, di cui: 1.197 1.267 Di cui: Regionali 715 785 Di cui: Fas 120 120 Di cui: Programmi comunitari 2007/2013 158 158 Di cui: Risorse statali, e non, vincolate per destinazione d'uso 204 204 6.602 6.602 Finanziamento fabbisogno sanitario D.Lgs. 56/2000 Fonte: Corte dei conti su dati del DPEF e del bilancio di previsione. *Per il DPEF la somma non comprende gli altri finanziamenti pubblici che non transitano dal bilancio regionale (ARTEA), pari a 124 milioni. 164 Il bilancio preventivo mantiene la scelta di equilibrio tra entrate e spese. La relazione tecnica alla legge di bilancio dà atto che i trasferimenti statali per le funzioni trasferite (c.d. leggi Bassanini) risultano, di fatto, azzerati; inoltre la capacità di spesa connessa al patto di stabilità si è ridotta, dal 2010, del 25 per cento ed è stato anche ridotto il tetto relativo al patto. Donde la necessità di una ulteriore razionalizzazione delle spese regionali per affrontare la riduzione delle risorse. Allo scopo di recuperare risorse rispetto alla riduzione dei trasferimenti, la Regione ha proceduto ad una manovra sulle principali aliquote fiscali, in particolare l'IRPEF regionale e l'IRAP. In ogni caso, le esenzioni dagli aumenti sono volte, secondo la relazione al bilancio, a salvaguardare le fasce deboli della popolazione. L'aliquota IRPEF è stata aumentata dello 0,20 per cento per i redditi fino a 28.000 euro e dello 0,50 per cento per gli altri scaglioni. L'incremento dell'IRAP, pari allo 0,92 per cento, colpisce 60.000 contribuenti su 360.000 totali. Sono state, inoltre, ritoccate le addizionali regionali sul metano per uso civile e quelle relative alle concessioni del demanio marittimo. Il totale complessivo delle entrate tributarie è aumentato, di conseguenza, di 50 milioni, compresa la quota destinata a finanziare la sanità. Si stima, invece, un minor gettito dall'evasione fiscale, rispetto al 2012, di 45 milioni. Per quanto riguarda le entrate del Titolo II, mentre i trasferimenti a destinazione libera derivanti dalle leggi Bassanini risultano – come detto - ormai azzerati dai successivi interventi di riduzione, gli incrementi riguardano i trasferimenti per progetti europei. Per le entrate extratributarie (Titolo III) si registrano alcuni incrementi derivanti dalla gestione del patrimonio. L'incremento delle risorse europee incide anche sul Titolo IV, dove si registra un aumento di 37 milioni. Infine, per quanto riguarda il ricorso al credito (Titolo V) le previsioni sono incrementate, rispetto al 2012, di 74 milioni di euro. L'indebitamento è destinato alla sanità (212,6 milioni), al programma straordinario di investimenti (54,2 milioni) e ad altri investimenti non compresi nel programma (386,2 milioni). Nel triennio 2011-2013, le risorse tributarie libere, anche al netto di quelle destinate alla sanità, registrano un leggero aumento, pari all’1,14 per cento, che diventa il 17,93 per cento calcolando anche il ricorso al credito. Il ricorso al credito cresce del 24,87 per cento su base annua, pur restando contenuto in termini assoluti. 165 Tab. 32 - Quadro di raffronto delle risorse libere previste nei bilanci 2011, 2012 e 2013. Previsioni iniziali Entrate Entrate libere (in milioni) Scostamenti 2011 2012 2013 2012/11 2013/12 2013/11 7.574,05 7.706,39 7.794,14 1,75% 1,14% 2,91% di cui: entrate tributarie: 7.509,53 7.686,50 7.779,06 2,36% 1,20% 3,59% - destinate alla sanità 6.548,34 6.661,25 6.601,76 1,72% -0,89% 0,82% 64,52 19,89 15,08 -69,17% -24,18% -76,63% 388,37 579,11 723,14 49,11% 24,87% 86,20% 7.962,42 8.285,50 8.517,28 4,06% 2,80% 6,97% 1.414,08 1.624,25 1.915,52 14,86% 17,93% 35,46% altre entrate Ricorso credito (1) (1) al Totale generale Totale generale netto entrate tributarie destinate alla sanità Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. (1) Le previsioni 2011, 2012 e 2013 sono riportate al netto della somma di 500 milioni iscritta, per ciascuno dei tre anni, anche in uscita al fine di compensare, attraverso il fondo di garanzia, eventuali partite a debito o a credito sulle quote di competenza dei tributi erariali spettanti ai sensi del d.lgs. 18 febbraio 2000, n.56. Le stesse previsioni, inoltre, sono riportate rispettivamente al netto della somma di 250 milioni per il 2011 e di 500 milioni per il 2012 ed il 2013, relativa all'anticipazione di tesoreria, iscritta in entrata e in uscita. Rispetto al 2011, molti stanziamenti registrano un incremento grazie al maggior ricorso all’indebitamento. Gli stanziamenti riferibili alla "Strategia istituzionale" crescono di più (+52 per cento), mentre in sede di previsione vengono contenuti gli stanziamenti relativi alla strategia sociale e, soprattutto, quella ambientale. Significativa anche amministrativa". Al la crescita riguardo, degli stanziamenti l’Amministrazione della regionale, "Strategia nelle proprie controdeduzioni, ha precisato che la suddetta crescita degli stanziamenti è da ricondurre, prevalentemente, ad un sostanziale e precauzionale accantonamento, effettuato in sede di bilancio di previsione 2013, in grado di fronteggiare i tagli, ancora in via di definizione al momento dell’approvazione del bilancio stesso, imposti dal Governo con il d.l. n. 95/2012 e con la legge di stabilità 2012. La "Strategia territoriale" vede stanziamenti che aumentano anche in modo abbastanza significativo, anche grazie all'incremento dei trasferimenti del TPL. Modesti incrementi sono previsti per gli stanziamenti della "Strategia culturale" e per quelli della “Strategia economica”. 166 Tab. 33 - Quadro di raffronto degli impieghi delle risorse libere previsti nei bilanci 2011, 2012 e 2013. (in milioni) Stanziamenti iniziali 2011 Strategia istituzionale 2012 Scostamenti 2013 2012/11 2013/12 Composizione 2013/11 2011 2012 2013 137,07 148,54 225,85 8,37% 52,05% 64,77% 1,72% 1,79% 2,65% 6.711,11 6.939,12 6.856,98 3,40% -1,18% 2,17% 84,28% 83,75% 80,51% Strategia territoriale 365,76 431,10 521,98 17,86% 21,08% 42,71% 4,59% 5,20% 6,13% Strategia ambientale 91,74 117,70 100,36 28,30% -14,73% 9,40% 1,15% 1,42% 1,18% Strategia economica 160,79 139,93 147,49 -12,97% 5,40% -8,27% 2,02% 1,69% 1,73% Strategia culturale e formativa 127,47 133,45 136,87 4,69% 2,56% 7,37% 1,60% 1,61% 1,61% Amministrazione regionale(1) 368,48 375,67 527,75 1,95% 40,48% 43,22% 4,63% 4,53% 6,20% Totale impieghi 7.962,42 8.285,51 8.517,28 4,06% 2,80% 6,97% 100,00% 100,00% 100,00% Strategia sociale Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. (1) Gli stanziamenti 2011, 2012 e 2013 sono riportati al netto della somma di 500,00 milioni iscritta anche in entrata al fine di compensare, attraverso il fondo di garanzia, eventuali partite a debito o a credito sulle quote di competenza dei tributi erariali spettanti ai sensi del d.lgs. 18 febbraio 2000 n. 56. Gli stessi stanziamenti, inoltre, sono riportati rispettivamente al netto della somma di 250,00 milioni per il 2011 e di 500,00 milioni per il 2012 ed il 2013, relativa all'anticipazione di tesoreria, iscritta anche in entrata. L’avanzo di amministrazione risultante dal bilancio preventivo 2013 si è ridotto rispetto al bilancio preventivo del 2012. Non è l’unica voce delle entrate che subisce una diminuzione: l’altra notevole contrazione riguarda le entrate extratributarie. Anche i trasferimenti dallo Stato registrano una contrazione in sede di previsioni. Sono sostanzialmente stabili le previsioni di entrata per i tributi propri. Un leggero incremento è previsto al titolo IV riguardante alienazioni, riscossione crediti e trasferimenti in conto capitale. Dal lato della spesa, come già descritto, tutte le strategie registrano stanziamenti in aumento rispetto alle previsioni dell’anno precedente, tranne la strategia ambientale e la strategia sociale. Il quadro delle previsioni in entrata e in uscita per il 2013 si presenta, dunque, nei termini risultanti dalla tabella e dalle figure che seguono. 167 Tab. 34 - Quadro riepilogativo delle previsioni iniziali di competenza dei bilanci 2011, 2012 e 2013. (in milioni) ENTRATA 2011 Avanzo di amministrazione Titolo I - Tributi propri Titolo II - Trasferimenti correnti Stato, UE, altri soggetti (1) Titolo III - Entrate extratributarie Titolo IV - Alienazioni, riscossioni crediti e trasferimenti in conto capitale Titolo V - Ricorso al credito (2) Totale entrata SPESA 2013 418,11 332,33 368,30 7.515,23 7.746,68 7.783,51 156,15 165,14 130,84 73,61 19,23 14,99 469,68 422,21 458,91 388,37 579,11 723,14 9.021,15 9.264,70 9.479,69 2011 Strategia istituzionale 2012 2012 2013 183,10 236,28 281,51 6.950,40 7.098,73 7.036,62 Strategia territoriale 567,52 625,79 700,28 Strategia ambientale 130,40 153,26 135,56 Strategia economica 305,51 243,98 256,10 Strategia culturale e formativa 259,46 270,21 272,97 624,76 636,45 796,65 9.021,15 9.264,70 9.479,69 Strategia sociale Amministrazione regionale Totale spesa (3) Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. (1) Le previsioni sono riportate al netto della somma di 500 milioni, iscritta in entrata e in uscita al fine di compensare, attraverso il fondo di garanzia, eventuali partite a debito o a credito sulle quote di competenza dei tributi erariali spettanti ai sensi del d.lgs. 18 febbraio 2000, n. 56. (2) Le previsioni sono riportate al netto della somma relativa all'anticipazione di tesoreria, pari a 250 milioni per il 2011 e a 500 milioni per il 2012 ed il 2013, iscritta in entrata e in uscita. (3) Le previsioni sono riportate al netto della somma di 500 milioni iscritta in entrata e in uscita al fine di compensare, attraverso il fondo di garanzia, eventuali partite a debito o a credito sulle quote di competenza dei tributi erariali spettanti ai sensi del d.lgs. 18 febbraio 2000, n. 56. Le stesse previsioni, inoltre, sono riportate al netto della somma relativa all'anticipazione di tesoreria, pari a 250 milioni per il 2011 e a 500 milioni per il 2012 ed il 2013, iscritta in entrata e in uscita. 168 Fig. 26 – Previsioni iniziali di entrata di competenza 2013. (in milioni) Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. Fig. 27 – Previsioni iniziali di spesa di competenza 2013. (in milioni) Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. La valutazione dei dati di bilancio sulla base della classificazione economica consente una migliore verifica dell’impostazione della spesa. Le spese correnti diminuiscono nel raffronto annuale con il 2012, mentre nel periodo 2011-2013 registrano un lieve incremento (+ 0,48 per cento): ciò è dovuto 169 al fatto che, tra il 2011 e il 2012, la spesa corrente era aumentata quasi dell' 1 per cento. In netto aumento, invece, è risultata la spesa in conto capitale (+42,75 per cento). Nel 2013, al netto delle contabilità speciali, l'incremento degli stanziamenti su base annua è del 2,09 per cento. Si registra, dunque, un'inversione di tendenza a favore della spesa in conto capitale, che aumenta, mentre la spesa corrente diminuisce. Ciò rappresenterebbe un’apprezzabile inversione di rotta rispetto alle decisioni degli anni precedenti, che vedevano la contrazione sistematica degli investimenti e l’aumento della spesa corrente. I dati di rendiconto, tuttavia, smentiscono la suddetta inversione di rotta, dato che, anche nel 2013, essi mostrano un netto aumento della spesa corrente, a fronte di una riduzione di quella in conto capitale. Tab. 35 - Quadro di raffronto degli impieghi previsti nei bilanci 2011, 2012 e 2013: classificazione economica di 1° livello. (in milioni) Classificazione economica Previsioni iniziali Scostamenti 2011 2012 2013 8.470,93 8.553,48 Totale Titolo II - spese in conto capitale 964,01 Totale Titolo III - spese per rimborso mutui e prestiti* Totale Titolo I - spese correnti Totale al netto delle spese per contabilità speciali Totale Titolo IV - spese per contabilità speciali Totale generale della spesa 2012/11 2013/12 2013/11 8.511,52 0,97% -0,49% 0,48% 1.126,20 1.376,11 16,82% 22,19% 42,75% 336,21 585,03 592,06 74,01% 1,20% 76,10% 9.771,15 10.264,71 10.479,69 5,05% 2,09% 7,25% 3.211,34 3.350,36 4.174,41 4,33% 24,60% 29,99% 12.982,49 13.615,07 14.654,10 4,87% 7,63% 12,88% Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione . Per quanto riguarda il quadro dei saldi, il bilancio di previsione 2013 espone un saldo positivo del risparmio pubblico (cioè della differenza tra entrate e spese correnti, comprensive degli interessi), in leggera crescita rispetto all’anno precedente. Appare positivo che le entrate correnti riescano a coprire le spese correnti, essendo questo un elemento molto significativo per la tenuta dei conti. Al contrario, il saldo netto da finanziare (ossia della differenza tra le entrate, al netto del ricorso al mercato finanziario e delle spese, al netto del rimborso prestiti) e il saldo primario risultano negativi e in peggioramento costante nel triennio. 170 Tab. 36 - Risultati differenziali in sede di previsione 2011, 2012 e 2013 (art. 17, c. 8, l.r. 6 agosto 2001, n. 36). (in milioni) 2011 Risparmio pubblico 2012 2013 94,38 65,66 85,68 Saldo netto da finanziare -302,16 -494,08 -631,08 Saldo primario -246,82 -427,01 -568,75 Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. 10. Le variazioni e le previsioni di bilancio definitive Le previsioni iniziali hanno subito numerose e importanti variazioni; di queste, quelle apportate con provvedimenti legislativi sono state quattro95e quindici approvate con delibera di Giunta. Con l’approvazione del bilancio preventivo per il 2013 era previsto un disavanzo di 456 milioni, da coprirsi mediante autorizzazione all’indebitamento. La legge di assestamento del bilancio 2013 ha determinato il saldo finanziario dell’esercizio 2012, che risente anche della gestione degli esercizi precedenti, con un disavanzo accertato96 di 2.590.842.987,69; pertanto, il disavanzo del 2013, da finanziare tramite indebitamento, è divenuto pari a 3.117.697.778,49 euro, in aumento, rispetto al 2012, di oltre il 20 per cento. La seconda variazione ha determinato una riduzione complessiva sia dell'entrata che della spesa. Per l'entrata, in particolare, si è ridotta l'autorizzazione all'indebitamento 2013, con uno slittamento in avanti di alcune autorizzazioni. E’ stata, inoltre, prevista una fidejussione per il 2014 pari a 65 milioni, per garantire il mutuo concesso dalla Cassa depositi e prestiti all'Autorità portuale di Piombino per l'esecuzione di lavori nel porto. Sul fronte della spesa, la copertura del rimborso prestiti di 51,98 milioni per il 2013, relativa al fondo di anticipazione di liquidità di cui agli artt. 2 e 3, c. 1, lett.b), del d.l. n. 35/2013, è finanziata da corrispondenti entrate, contabilizzate nell’ambito del titolo V. La terza variazione ha stabilito un incremento di entrate che rivede l'autorizzazione all'indebitamento con un incremento di 3,5 milioni di euro per il 2013 e per dare attuazione al decreto che consente di accedere a quote di finanziamento connesse al pagamento dei debiti arretrati (d.l. n. 35/2013, 95 l.r. 2 maggio 2013, n. 20; Legge di assestamento 15 luglio 2013, n. 37; l.r. 22 luglio 2013, n. 40; l.r. 14 ottobre 2013, n. 55. 96 In particolare per il 2012 l’avanzo finanziario è pari a euro 1.533.337.220,86, ma le somme vincolate da ricostituire sono pari a euro 4.124.180.208,55. 171 convertito dalla l. n. 64/2013). Inoltre, risultano incrementate alcune risorse derivanti da trasferimenti dello Stato per investimenti nel settore della sanità. In conseguenza delle maggiori entrate, vengono riviste anche alcune spese sia di parte corrente, sia di investimento, sia per il rimborso prestiti. Complessivamente, la previsione d'entrata è aumentata, nel totale, del 45 per cento, prevalentemente grazie alle nuove previsioni di indebitamento (titolo V) ed alle risorse provenienti da soggetti terzi (in particolare, del titolo II). Tab. 37 - Entrate proprie e derivate. (in milioni) Previsioni iniziali Previsioni finali Variazione assoluta Variazione % 7.783,51 7.801,85 18,34 0,24% 14,99 28,20 13,21 88,13% 723,14 3.767,57 3.044,43 421,00% 8.521,64 11.597,62 3.075,98 36,10% 130,84 885,79 754,95 577,00% 458,90 791,27 332,37 72,43% 0,00 4,34 4,34 589,74 1.681,40 1.091,66 185,11% 9.111,38 13.279,02 4.167,64 45,74% Risorse regionali: Titolo I Titolo III Titolo V (1) Totale regionali Risorse esterni: risorse di soggetti (2) Titolo II Titolo IV Titolo V (3) Totale risorse soggetti esterni Totale generale di Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. (1) Al netto della somma di 500,00 milioni (previsione iniziale e finale) relativa all'anticipazione di tesoreria, iscritta anche in uscita. (2) Al netto delle somme di 500,00 milioni (previsione iniziale e finale) iscritta anche in uscita al fine di compensare, attraverso il fondo di garanzia, eventuali partite a debito o a credito sulle quote di competenza dei tributi erariali spettanti ai sensi del d.lgs. 18 febbraio 2000, n. 56. (3) Trattasi di mutui con oneri di ammortamento a carico dello Stato. L'incremento complessivo è più consistente di quello registrato tra la previsione iniziale e quella definitiva del 2012. Per quanto riguarda la spesa, tra le previsioni iniziali e quelle definitive, essa registrava complessivamente un aumento del 65,71 per cento in termini di competenza (con esclusione delle contabilità speciali) e del 51,30 per cento in termini di cassa. 172 I maggiori aumenti percentuali di competenza si registravano soprattutto per la strategia “Amministrazione regionale”, passata da 1.796 milioni a quasi 5.000 milioni97. Appare dunque chiaro, come già sottolineato nelle precedenti relazioni della Corte, che i risparmi ipotizzati in sede di previsioni di spesa vengono, poi, notevolmente corretti già in occasione delle variazioni del bilancio. Si rileva, anche, che le variazioni, rispetto alla prima approvazione, non sono oggetto di controllo specifico da parte della Corte dei conti, che esamina solo il primo bilancio preventivo98. C'è, dunque, anche un effetto di minore trasparenza nella decisione di contenere in modo molto significativo la spesa della strategia “Amministrazione regionale” nella fase previsionale, che risulta poi triplicata – specificamente nel 2013 - con le variazioni infrannuali. L’Amministrazione regionale, nelle proprie controdeduzioni, ha, tuttavia, precisato che la strategia in esame accoglie anche i fondi per la ricostituzione dei residui passivi perenti finanziati mediante avanzo. Gli importi relativi a tali fondi vengono definitivamente accertati in sede di rendiconto ed applicati al bilancio di previsione con la legge di assestamento. Le variazioni effettuate nel 2013, riguardanti la strategia suddetta, trovano la loro ratio, prevalentemente, nella necessità di garantire la copertura finanziaria, a seguito della reiscrizione dei residui perenti per l’importo complessivo di Euro 2.982.371.689,43. La "Strategia ambientale", contenuta nel bilancio di previsione iniziale, subisce un significativo incremento percentuale (+168,94 per cento), ma ridotto in termini assoluti (+229,02 milioni di euro). La componente vincolata dell’avanzo di amministrazione viene correttamente calcolata solo in sede di assestamento, quando la stessa risulta dall’approvazione definitiva del rendiconto. La tabella e le figure che seguono mostrano le variazioni, in valore assoluto e percentuale, intervenute tra le previsioni iniziali e le previsioni definitive di competenza. Le due tabelle successive mostrano, invece, l’andamento delle previsioni stesse, in valore assoluto, nel corso dell’esercizio, sia per la competenza che per la cassa. 97 Si tenga conto che nella "Strategia Amministrazione Regionale" viene inserita tutta la spesa per il personale regionale. 98 Ai sensi dell’art. 1, comma 3, del d.l. 10 ottobre 2012, n. 174, convertito dalla l. 7 dicembre 2012, n. 213, è previsto un controllo sul bilancio preventivo in base ad una relazione presentata dai revisori dei conti sulla base di linee guida approvate dalla Sezione delle Autonomie, ma anche questa relazione si riferisce al primo bilancio preventivo. 173 Tab. 38 - Bilancio di previsione di competenza 2013 – Previsioni iniziali e definitive. Entrata Avanzo di amministrazione Titolo I Titolo II Titolo III Titolo IV Titolo V Totale Titolo VI Totale entrata Spesa Componente negativa dell’avanzo Strategia istituzionale Strategia sociale Strategia territoriale Strategia ambientale Strategia economica Strategia culturale e formativa Amministrazione regionale Totale Contabilità speciali Totale spesa (in milioni) Previsioni iniziali Previsioni finali Variazione assoluta Variazione% 368,30 4.124,18 3.755,88 1019,79% 7.783,51 7.801,85 18,34 0,24% 630,84 1.385,79 754,95 119,67% 14,99 28,20 13,21 88,13% 458,91 791,27 332,36 72,42% 1.223,14 4.271,91 3.048,77 249,26% 10.479,69 18.403,20 7.923,51 75,61% 4.174,41 4.345,53 171,12 4,10% 14.654,10 22.748,73 8.094,63 55,24% Previsioni iniziali Previsioni finali Variazione assoluta Variazione% 0,00 2.590,84 2.590,84 281,51 366,94 85,43 30,35% 7.036,62 7.975,59 938,97 13,34% 700,28 1.374,09 673,81 96,22% 135,56 364,58 229,02 168,94% 256,10 472,15 216,05 84,36% 272,97 449,53 176,56 64,68% 1.796,65 4.809,48 3.012,83 167,69% 10.479,69 18.403,20 7.923,51 75,61% 4.174,41 4.345,53 171,12 4,10% 14.654,10 22.748,73 8.094,63 55,24% Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione e successive variazioni. 174 Fig. 28 – Previsioni iniziali e finali di entrata del bilancio 2013. 9000 8000 In milioni 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 Previsioni iniziali Previsioni finali Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati di bilancio di previsione e successive variazioni. In milioni Fig. 29 – Previsioni iniziali e finali di spesa del bilancio 2013. 9000 8000 7000 6000 5000 4000 3000 2000 1000 0 Previsioni iniziali Previsioni finali Fonte: elaborazione Corte dei conti su dati di bilancio di previsione e successive variazioni. 175 Tab. 39 - Bilancio di previsione 2013 – Previsioni iniziali, variazioni e previsioni definitive della competenza. Previsione iniziale (1) Avanzo amm.ne Titolo I Titolo II Titolo III Titolo IV Titolo V TOTALE Titolo VI TOTALE ENTRATA di Componente negativa dell'avanzo S. istituzionale S. sociale S. territoriale S. ambientale S. economica S. culturale e formativa Amministrazione regionale TOTALE Contabilità speciali TOTALE SPESA 368.297.333,83 Previsione prima della 1° variazione (2) 1.521.910.397,97 Previsione dopo la 1° variazione (3) 1.521.910.397,97 Previsione prima dell'assestament o (4) 1.521.910.397,97 Previsione dopo l'assestamento (5) 4.124.180.208,55 Previsione prima della 2° variazione 4.124.180.208,55 (in euro) Previsione dopo la 2° variazione (6) 4.124.180.208,55 Previsione prima della 3° variazione (7) Previsione dopo la 3° variazione 4.124.180.208,55 (8) 4.124.180.208,55 Previsione definitiva (9) 4.124.180.208,55 7.783.515.140,39 7.783.515.140,39 7.801.841.930,39 7.801.841.930,39 7.801.841.930,39 7.801.841.930,39 7.801.841.930,39 7.801.841.930,39 7.801.841.930,39 7.801.848.150,00 630.839.783,86 642.580.278,14 642.580.278,14 1.021.642.498,90 1.093.830.037,85 1.093.830.037,85 1.093.830.037,85 1.113.765.201,77 1.113.765.201,77 1.385.792.604,21 14.988.467,61 15.008.467,61 15.008.467,61 17.557.714,55 17.557.714,55 17.557.714,55 20.662.714,55 23.788.178,87 23.788.178,87 28.204.564,03 458.905.046,22 460.890.849,22 461.190.849,22 461.542.797,28 761.964.657,25 761.964.657,25 763.264.657,25 768.930.000,99 768.930.000,99 791.273.321,99 1.223.141.651,86 1.223.141.651,86 1.215.656.683,61 1.215.656.683,61 3.968.535.246,82 3.968.535.246,82 4.151.694.034,88 4.099.718.637,75 4.344.595.510,58 4.271.907.637,75 10.479.687.423,77 11.647.046.785,19 11.658.188.606,94 12.040.152.022,70 17.767.909.795,41 17.767.909.795,41 17.955.473.583,47 17.932.224.158,32 18.177.101.031,15 18.403.206.486,53 4.174.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.345.526.200,18 14.654.103.023,95 15.881.462.385,37 15.892.604.207,12 16.274.567.622,88 22.002.325.395,59 22.002.325.395,59 22.189.889.183,65 22.166.639.758,50 22.411.516.631,33 22.748.732.686,71 0,00 0,00 0,00 0,00 2.590.842.987,69 2.590.842.987,69 2.590.842.987,69 2.590.842.987,69 2.590.842.987,69 2.590.842.987,69 281.512.759,32 7.036.615.631,76 700.278.300,85 135.557.609,64 256.101.611,89 357.771.765,19 7.285.933.959,47 1.064.597.024,07 333.472.071,65 419.710.984,85 359.610.645,19 7.349.633.959,47 1.023.703.655,55 356.011.704,03 425.865.170,85 360.708.605,28 7.465.760.254,32 1.285.522.902,43 356.011.704,03 427.510.827,11 344.319.877,68 7.476.446.804,79 1.292.257.437,09 357.995.839,27 434.055.374,41 344.319.877,68 7.476.446.804,79 1.292.257.437,09 357.995.839,27 434.055.374,41 352.864.503,82 7.694.311.804,79 1.218.667.929,52 341.244.526,77 448.252.585,41 351.973.277,58 7.702.888.378,99 1.198.667.886,53 354.284.542,23 471.372.748,65 352.689.195,29 7.872.207.378,99 1.200.431.968,82 354.299.275,49 471.368.297,55 366.940.884,19 7.975.592.613,01 1.374.087.911,05 364.583.565,48 472.150.765,37 272.972.727,77 382.277.883,07 392.647.694,07 392.997.694,07 400.338.614,71 400.338.614,71 418.753.614,71 423.634.103,02 426.774.103,02 449.527.523,29 1.796.648.782,54 1.803.283.096,89 1.750.715.777,78 1.751.640.035,46 4.871.651.846,73 4.871.651.846,73 4.890.534.617,72 4.838.559.220,59 4.908.486.811,26 4.809.480.236,45 10.479.687.423,77 11.647.046.785,19 11.658.188.606,94 12.040.152.022,70 17.767.908.782,37 17.767.908.782,37 17.955.472.570,43 17.932.223.145,28 18.177.100.018,11 18.403.206.486,53 4.174.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.415.600,18 4.234.416.613,22 4.234.416.613,22 4.234.416.613,22 4.234.416.613,22 4.234.416.613,22 4.345.526.200,18 14.654.103.023,95 15.881.462.385,37 15.892.604.207,12 16.274.567.622,88 22.002.325.395,59 22.002.325.395,59 22.189.889.183,65 22.166.639.758,50 22.411.516.631,33 22.748.732.686,71 (1) l.r. 27/12/2012, n. 78. Comprende le variazioni apportate con delibere di Giunta regionale n. 91 del 12/02/13, n. 103 del 19/02/13, n. 118 del 27/02/13, n. 146 del 4/03/13, n. 262 del 15/04/13 e n. 282 del 22/04/13. (2) (3) Comprende le variazioni apportate con l.r. 2/05/2013, n. 20. (4) Comprende le variazioni apportate con delibere di G.R. n. 350 del 20/05/2013, n. 517 del 28/06/2013 e n. 548 dell'8/07/2013. (5) Comprende le variazioni apportate con l.r. 15/07/2013, n. 37. (6) Comprende le variazioni apportate con l.r. 22/07/2013, n. 40. (7) Comprende le variazioni apportate con delibere di Giunta regionale 5 agosto 2013, n. 669 e n. 670. (8) Comprende le variazioni apportate con l.r. 14/10/2013, n. 55. (9) Comprende le variazioni apportate con delibere Giunta Regionale. n. 930 dell'11/11/13, n. 951 del 19/11/13, n. 997 del 25/11/13 e n. 1140 del 16/12/2013. Fonte: Corte dei conti su dati dei documenti richiamati nelle note alla tabella. 176 Tab. 40 - Bilancio di previsione 2013 – Previsioni iniziali, variazioni e previsioni definitive della cassa. (in euro) Previsione iniziale (1) Fondo cassa es. precedenti Previsione prima della 1° variazione (2) Previsione dopo la 1° variazione (3) Previsione prima dell'assestamento (4) Previsione dopo l'assestamento (5) Previsione prima della 2° variazione Previsione dopo la 2° variazione (6) Previsione prima della 3° variazione (7) Previsione dopo la 3° variazione (8) Previsione definitiva (9) 312.743.762,86 312.743.762,86 312.743.762,86 312.743.762,86 106.888.527,06 106.888.527,06 106.888.527,06 106.888.527,06 106.888.527,06 106.888.527,06 Titolo I 9.385.657.586,46 10.539.270.650,60 10.557.597.440,60 10.557.597.440,60 11.845.913.027,20 11.845.913.027,20 11.845.913.027,20 11.845.913.027,20 11.845.913.027,20 11.845.919.246,81 Titolo II 1.023.872.991,79 1.035.613.486,07 1.035.613.486,07 1.414.675.706,83 2.266.569.352,07 2.266.569.352,07 2.266.569.352,07 2.286.504.515,99 2.286.504.515,99 2.558.531.918,43 65.104.555,41 65.124.555,41 65.124.555,41 67.673.802,35 132.464.409,95 132.464.409,95 135.569.409,95 138.694.874,27 138.694.874,27 143.111.259,43 996.799.391,99 998.785.194,99 999.085.194,99 999.437.143,05 2.092.540.410,56 2.092.540.410,56 2.093.840.410,56 2.099.505.754,30 2.099.505.754,30 2.121.849.075,30 4.349.029.317,27 4.276.341.444,44 Titolo III Titolo IV Titolo V 1.275.353.925,82 1.275.353.925,82 1.267.868.957,57 1.267.868.957,57 3.972.969.053,51 3.972.969.053,51 4.156.127.841,57 4.104.152.444,44 TOTALE 13.059.532.214,33 14.226.891.575,75 14.238.033.397,50 14.619.996.813,26 20.417.344.780,35 20.417.344.780,35 20.604.908.568,41 20.581.659.143,26 Titolo VI 4.274.858.633,69 4.334.858.633,69 4.334.858.633,69 4.334.858.633,69 4.311.702.848,07 4.311.702.848,07 4.311.702.848,07 4.311.702.848,07 TOTALE ENTRATA 17.334.390.848,02 18.561.750.209,44 18.572.892.031,19 18.954.855.446,95 24.729.047.628,42 24.729.047.628,42 24.916.611.416,48 24.893.361.991,33 S. istituzionale 20.826.536.016,09 21.052.641.471,47 4.311.702.848,07 4.422.813.448,07 25.138.238.864,16 25.475.454.919,54 393.686.534,81 473.874.868,47 475.713.748,47 476.811.708,56 561.503.244,53 561.503.244,53 570.047.870,67 569.156.644,43 569.872.562,14 584.124.251,04 8.058.670.960,92 8.397.034.837,64 8.460.734.837,64 8.576.861.132,49 9.076.176.681,66 9.076.176.681,66 9.294.041.681,66 9.302.618.255,86 9.471.937.255,86 9.575.322.489,88 S. territoriale 996.789.481,58 1.367.273.046,16 1.326.379.677,64 1.588.198.924,52 1.756.343.949,13 1.756.343.949,13 1.682.754.441,56 1.662.754.398,57 1.664.518.480,86 1.838.174.423,09 S. ambientale 374.807.769,35 594.955.566,03 617.495.198,41 617.495.198,41 794.075.704,04 794.075.704,04 777.324.391,54 790.364.407,00 790.379.140,26 800.663.430,25 S. economica 561.102.778,74 736.902.253,51 743.056.439,51 744.702.095,77 957.430.899,45 957.430.899,45 971.628.110,45 994.748.273,69 994.743.822,59 995.526.290,41 540.748.392,17 665.727.088,21 676.096.899,21 676.446.899,21 792.777.189,39 792.777.189,39 811.192.189,39 816.072.677,70 819.212.677,70 841.966.097,97 1.996.941.876,42 1.854.339.495,39 1.801.772.176,28 1.802.696.433,96 4.978.708.640,23 4.978.708.640,23 4.997.591.411,22 4.945.616.014,09 5.015.543.604,76 4.916.537.029,95 12.922.747.793,99 14.090.107.155,41 14.101.248.977,16 14.483.212.392,92 18.917.016.308,43 18.917.016.308,43 19.104.580.096,49 19.081.330.671,34 4.411.643.054,03 4.471.643.054,03 4.471.643.054,03 4.471.643.054,03 5.812.031.319,99 5.812.031.319,99 5.812.031.319,99 5.812.031.319,99 17.334.390.848,02 18.561.750.209,44 18.572.892.031,19 18.954.855.446,95 24.729.047.628,42 24.729.047.628,42 24.916.611.416,48 24.893.361.991,33 S. sociale S. culturale formativa e Amministrazione regionale TOTALE Contabilità speciali TOTALE SPESA 19.326.207.544,17 19.552.314.012,59 5.812.031.319,99 5.923.140.906,95 25.138.238.864,16 25.475.454.919,54 (1) l.r. 27/12/2012, n. 78. (2) Comprende le variazioni apportate con delibere di Giunta regionale n. 91 del 12/02/13, n. 103 del 19/02/13, n. 118 del 27/02/13, n. 146 del 4/03/13, n. 199 del 25/03/13, n. 262 del 15/04/13 e n. 282 del 22/04/13. (3) Comprende le variazioni apportate con l.r. 2/05/2013, n. 20. (4) Comprende le variazioni apportate con delibere di Giunta regionale n. 350 del 20/05/2013, n. 517 del 28/06/2013 e n. 548 dell'8/07/2013. (5) Comprende le variazioni apportate con l.r. 15/07/2013, n. 37. (6) Comprende le variazioni apportate con l.r. 22/07/2013, n. 40. (7) Comprende le variazioni apportate con delibere di G.R. n. 669 del 5/08/13 e n. 670 del 5/08/13. (8) Comprende le variazioni apportate con l.r. 14/10/2013, n. 55. (9) Comprende le variazioni apportate con delibere di Giunta regionale n. 930 dell'11/11/13, n. 951 del 19/11/13, n. 997 del 25/11/13 e n. 1140 del 16/12/2013. Fonte: Corte dei conti su dati dei documenti richiamati nelle note alla tabella. 177 11. Gli equilibri di bilancio Il bilancio preventivo, sia per la parte di competenza, sia per quella di cassa, rispetta il vincolo giuridico del pareggio finanziario, mostrando entrate pari alle uscite in ogni variazione adottata durante tutto il ciclo gestionale. Per ciò che attiene alla competenza, l’equilibrio tra il totale delle spese e delle entrate è garantito utilizzando, oltre alle entrate ordinarie, soprattutto quelle da indebitamento e l’avanzo di amministrazione dell’esercizio precedente. Dal lato della cassa, il totale dei pagamenti autorizzati pareggia il totale delle entrate riscosse, sommato al fondo di cassa iniziale. Il risultato di amministrazione dell’esercizio precedente è iscritto in bilancio, in via definitiva, in occasione dell’assestamento. Il disavanzo del 2012, a rendiconto approvato, è pari a 2.590,84 milioni, in aumento rispetto a quanto realizzato nel 2011. La presenza di un disavanzo sostanziale, dovuta all’eccedenza dei fondi vincolati rispetto all’avanzo, di per sé non è un dato negativo, in quanto deriva dall’accensione di mutui in misura ridotta rispetto alla corrispondente autorizzazione. Tale necessità, a sua volta, è in linea con le previsioni legislative, poiché la legge regionale esclude la possibilità di ricorrere al credito qualora vi siano sufficienti disponibilità di cassa (art. 8, comma 6). Ciò nonostante, non si può non rilevare come in questo modo venga in parte meno la trasparenza dei dati in sede previsionale. Infatti, dal lato dell’entrata, vi è un’autorizzazione di mutui che poi non vengono sottoscritti e dunque, in sede di rendiconto, l’entrata diminuisce; dal lato della spesa, invece, vi è la mancata uscita di fondi vincolati in ragione della stessa natura della spesa di investimento, che necessita di tempi più lunghi di quelli della spesa corrente. Pertanto, il bilancio di previsione registra una doppia asimmetria - sia dal lato dell’entrata sia da quello della spesa – riflettendo in maniera non del tutto coerente la realtà regionale. Una diversa impostazione risponderebbe, come già evidenziato nelle precedenti relazioni, ad una valutazione di mera opportunità dell’amministrazione regionale, essendo giuridicamente consentito il comportamento tenuto sino ad oggi; un’opportunità che, in ogni caso, garantirebbe una maggiore facilità di lettura dei dati riguardanti i saldi. Tuttavia, come già rilevato nel capitolo relativo alla disciplina contabile regionale, tale metodo di copertura dovrà necessariamente venire meno in sede di attuazione dell'armonizzazione di cui al d.lgs. 118/2011. 178 Infine, occorre notare che, in sede di rendiconto, le previsioni non vengono quasi mai confermate. Come già anticipato e come risulta evidente dalla tabella che segue, subisce una notevole riduzione il ricorso all'indebitamento, ma anche le entrate da alienazioni registrano un valore inferiore alle previsioni iniziali e, perciò, quasi dimezzato rispetto alle previsioni definitive. In ragione della riduzione delle entrate, anche le spese devono essere ridotte. Tale riduzione risulta piuttosto sostenuta per quanto riguarda le spese per ricorso al credito e quelle per contabilità speciali. La spesa in conto capitale è, nel rendiconto, inferiore rispetto alla previsione iniziale, mentre quella corrente registra un valore intermedio tra previsioni iniziali e definitive. Ciò nonostante, si verifica un significativo disavanzo di amministrazione (pari a oltre 2,554 milioni di euro), in notevole aumento rispetto a quello degli anni precedenti. Tab. 41 - Equilibri di bilancio – Quadro generale anno 2013. TITOLI Previsioni iniziali (in euro) Previsioni definitive Risultanze rendiconto Entrate: Titolo I - Tributi propri Titolo II - Trasferimenti correnti Stato, UE, altri soggetti Titolo III - Entrate extratributarie 7.783.515.140,39 7.801.848.150,00 630.839.783,86 1.385.792.604,21 7.445.804.952,76 1.160.508.213,63 14.988.467,61 28.204.564,03 49.881.318,19 Totale entrate correnti 8.429.343.391,86 9.215.845.318,24 8.656.194.484,58 Titolo IV - Alienazioni, riscossioni crediti e trasferimenti in conto capitale 458.905.046,22 791.273.321,99 383.358.088,26 1.223.141.651,86 4.271.907.637,75 510.629.269,96 1.682.046.698,08 5.063.180.959,74 893.987.358,22 4.174.415.600,18 4.345.526.200,18 1.924.297.251,27 14.285.805.690,12 18.624.552.478,16 11.474.479.094,07 368.297.333,83 4.124.180.208,55 0,00 14.654.103.023,95 22.748.732.686,71 11.474.479.094,07 Titolo I - Spese correnti 8.511.519.682,69 12.452.383.153,69 10.798.398.838,62 Titolo II - Spese in conto capitale Titolo V - Ricorso al credito Totale entrate in conto capitale Titolo VI - Contabilità speciali Totale entrate Avanzo di amministrazione applicato Totale Generale Entrata Spese: 1.376.110.444,88 2.764.760.468,38 1.217.334.980,51 Titolo III - Spese per rimborso mutui e prestiti 592.057.296,20 595.219.876,77 88.910.666,66 Titolo IV - Spese per contabilità speciali 4.174.415.600,18 4.345.526.200,18 1.924.297.251,27 14.654.103.023,95 20.157.889.699,02 14.028.941.737,06 Totale Spese Disavanzo sostanziale applicato Totale Generale Uscita Differenza 2.590.842.987,69 14.654.103.023,95 22.748.732.686,71 14.028.941.737,06 0,00 0,00 -2.554.462.642,99 Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione e di rendiconto. La Regione, come noto, può ricorrere all’indebitamento solo per spese di investimento (art. 3, c. 18, della l. n. 350/2003); inoltre, la somma degli oneri 179 finanziari non può superare il 25 per cento delle entrate tributarie non vincolate dell’ente. Dall’esame delle UPB indicate nel prospetto allegato alla legge di bilancio, il vincolo relativo alla destinazione delle risorse derivanti da indebitamento appare rispettato. Anche la disposizione riguardante la percentuale degli oneri finanziari rispetto alle entrate tributarie risulta rispettata. Tuttavia, anche nel 2013, come ormai dal 2007, la parte di entrate relative alla sanità, calcolate come vincolate, è solo quella derivante dalla compartecipazione all'IVA (cfr. nota 1 alla tabella che segue). Ciò è possibile, secondo l’interpretazione regionale, in quanto il vincolo di destinazione delle altre entrate è stato abrogato dall’intervento della l. n. 388/2000 (legge finanziaria per il 2001, art. 83, comma 1), pur restando a carico delle Regioni l’obbligo di destinare al finanziamento della spesa sanitaria regionale risorse non inferiori a quelle derivanti dal riparto del Fondo sanitario. Tuttavia, la base di calcolo, applicata dalla Regione Toscana dal 2007, innalza notevolmente la capacità di indebitamento. Già con le precedenti relazioni, la Corte è intervenuta sul tema, precisando che l’abolizione del vincolo di destinazione, avvenuta con la legge finanziaria per il 2001, contiene un espresso riferimento alla “trasformazione” delle risorse per la sanità da risorse trasferite dallo Stato a risorse proprie, acquisite tramite l’IRAP e l’addizionale IRPEF. La natura intrinseca delle risorse, pertanto, muta di poco, dal momento che le stesse sostituiscono trasferimenti soppressi. Ed invero la stessa legge stabilisce che, in ogni caso, la Regione deve destinare alla sanità una quota di risorse “non inferiore a quella derivante dal riparto dei fondi sanitari”. La Corte, dunque, sostiene il permanere di un vincolo, almeno nella misura in cui sia necessario destinare alla sanità risorse pari a quelle necessarie per mantenere i previsti livelli di assistenza (ossia quelle derivanti dal riparto dei fondi). Se, infatti, si prende a riferimento quanto riportato nella tabella 32 di questo capitolo, la quota di risorse libere viene definita in 1.915,52 milioni, correttamente al netto delle risorse destinate alla sanità, che non sono distribuibili su altre politiche di spesa. Appare singolare che, invece, le risorse cosiddette libere diventino pari a 3.942,98 milioni quando vengono utilizzate per calcolare il limite all’indebitamento (cfr. tab. 42). Sarebbe più coerente mantenere il medesimo riferimento, considerando comunque vincolate le risorse destinate alla spesa sanitaria, come correttamente fatto per definire la destinazione politica delle somme disponibili. 180 Come risulta dalla tab. 42, la Regione si mantiene nei limiti della prevista capacità di indebitamento, avendo una capacità residua pari a 450,33 milioni di euro, in ripresa rispetto al 2012. Il tema sollevato sulle modalità di calcolo ha, pertanto, risvolti solo teoricosistematici, visto che la capacità di indebitamento resta comunque ampia anche prendendo come base di calcolo quella proposta dall’interpretazione della Corte. Tab. 42 - Limiti quantitativi all’indebitamento (previsioni definitive 2013). (in milioni) Entrate tributarie complessive 7.801,85 Entrate tributarie giuridicamente vincolate Entrate vincolate alla sanità 29,39 (1) 3.829,48 Entrate tributarie per calcolo limite indebitamento Limite 20% 3.942,98 788,60 (2) Importo mutui Oneri di ammortamento: a) per debito in amm.to al 31/12/2012 b) a copertura dell'equilibrio 2013 c) a copertura del disavanzo 2012 e precedenti d) per il Piano pluriennale degli investimenti e) per investimenti sanitari Totale importo mutui/oneri di ammortamento autorizzati f) per debito in ammortamento in deroga al limite di cui all'art. 8 della l.r. 36/2001(3) Totale importo Debito/oneri di ammortamento, al netto del debito/oneri sul debito in deroga Residua capacità di indebitamento Importo rata annua 1.231,40 105,11 504,10 38,96 2.466,18 190,61 60,84 4,70 225,82 24,14 4.488,34 363,52 25,25 4.488,34 338,27 450,33 Fonte: Corte dei conti su dati di bilancio di previsione. (1) Si considerano vincolate alla sanità le sole entrate derivanti dalla compartecipazione all'IVA. (2) L'art. 8 della l. 12 novembre 2011, n. 183 ha ridotto dal 25% al 20% il limite giuridico all'indebitamento di cui all'art. 10 della l. 16 maggio 1970, n. 281. (3) Negli oneri di ammortamento in deroga sono compresi oneri che, nei precedenti prospetti dimostrativi del rispetto dei limiti quantitativi all'indebitamento erano riportati soltanto in nota anziché nella parte tabellare. 181 182 PARTE QUARTA IL PATTO DI STABILITÀ INTERNO Sommario: 12. Premessa. – 13. Il patto per le Regioni. – 13.1. La normativa 2002-2013. – 13.2. Il nuovo patto di stabilità dal 2014. – 14. I patti di solidarietà. – 15. Il patto di stabilità interno 2013 della Regione Toscana. – 16. I patti territoriali della Regione Toscana. - 16.1. Il patto regionale verticale. – 16.2. Il patto regionale verticale incentivato. – 16.3. Il patto regionale orizzontale. 12. Premessa L’obbligo di partecipazione delle regioni e degli enti locali alla realizzazione degli obiettivi di finanza pubblica ha assunto valenza costituzionale con la nuova formulazione dell’art. 119 Cost. (l. cost. 20 aprile 2012, n. 1) che, nell’introdurre il principio dell’equilibrio di bilancio nell’art. 81 Cost., ha statuito che gli enti territoriali (comuni, province, città metropolitane, regioni) “concorrono ad assicurare l'osservanza dei vincoli economici e finanziari derivanti dall'ordinamento dell'Unione europea”. La legge rinforzata n. 243/2012 ha dato applicazione al dettato costituzionale. Il patto di stabilità interno (PSI) rappresenta però, già da tempo, il principale meccanismo volto ad adeguare la struttura della finanza pubblica territoriale alle esigenze imposte dall’appartenenza all’Unione Europea ed è il più forte strumento di coordinamento della finanza regionale e locale. L’obiettivo primario delle regole fiscali che costituiscono il patto di stabilità interno è il controllo dell’indebitamento degli enti territoriali (regioni ed enti locali), attraverso il meccanismo dei saldi tra entrate e spese finali. Dal 1999 ad oggi, la definizione delle regole del patto di stabilità avviene ogni anno con la legge finanziaria (oggi di stabilità). La disciplina mutevole negli anni, sia nell’individuazione dei destinatari, sia nella struttura degli obiettivi (saldo – spesa – saldo misto), sia nei meccanismi incentivanti e sanzionatori, ha reso ancor più complessa la sua applicazione. Negli ultimi anni, a seguito degli effetti negativi sugli investimenti causati dall’inserimento nel calcolo del saldo (dal 2005) della spesa in conto capitale, sono stati introdotti correttivi per rendere l’applicazione del patto più flessibile a livello territoriale e più coerente con le regole europee, come approfondito di seguito. La regionalizzazione del patto e l’introduzione dell’obiettivo eurocompatibile sono gli strumenti con i quali, da ultimo, si è cercato di conciliare l’esigenza del rigore finanziario con l’autonomia degli enti territoriali. 183 13. Il patto per le Regioni 13.1 La normativa 2002-2013 La disciplina del patto di stabilità interno per le regioni, è stata introdotta dal 2002 ed è stata costruita sul controllo della spesa finale. Fino all'esercizio 2010, a ciascuna regione è stato richiesto di ridurre percentualmente il complesso delle spese finali (articolo 77-ter del d.l. 25 giugno 2008, n. 112 per gli esercizi 2009 e 2010). A partire dal 2011 (prima con la l. 13 dicembre 2010, n. 220, articolo 1, commi da 125 a 150, e poi con la l. 12 novembre 2011, n. 138, art. 32), l’obiettivo imposto alle regioni è stato calcolato sul complesso delle spese finali distinte in termini di competenza e di cassa. Nel 2013, la legge di stabilità 2013 (l. 24 dicembre 2012 n. 228, art. 1, commi 448472) ha introdotto una nuova modalità di calcolo delle spese finali sottoposte al vincolo del patto di stabilità (competenza eurocompatibile), e ha rideterminato l’obiettivo del patto, già fissato, adeguandolo all'incremento di risparmio richiesto alle regioni e alle province autonome dalla spending review99 (d.l. 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 135, come modificato dai commi 117 e 118 dell'articolo unico della medesima legge di stabilità 2013). La nuova modalità di computo dell’obiettivo “eurocompatibile”, in sostituzione dell’obiettivo di cassa, considera: a) gli impegni di parte corrente al netto dei trasferimenti, delle spese per imposte e tasse e per gli oneri straordinari della gestione corrente; b) i pagamenti per trasferimenti correnti, per imposte e tasse e per gli oneri straordinari della gestione corrente; c) i pagamenti in conto capitale, escluse le spese per concessione di crediti, per l'acquisto di titoli, di partecipazioni azionarie e per conferimenti. Il complesso delle spese finali in termini di competenza finanziaria di ciascuna regione non può essere superiore, per ciascuno degli anni dal 2013 al 2016, all'obiettivo fissato in termini di competenza euro-compatibile. La ratio del nuovo sistema di calcolo è quella di garantire la coerenza con le elaborazioni sull'indebitamento netto delle regioni secondo il sistema SEC '95 (Sistema europeo dei conti nazionali e regionali) in termini di indebitamento netto. In particolare talune voci di spesa in conto corrente vengono registrate con il criterio 99 L’accordo in sede di Conferenza Stato-Regioni del 24 gennaio 2013 ha stabilito la ripartizione tra le regioni sia dell'obiettivo del patto, pari a complessivi 20.090 milioni, sia dell'ammontare dei tagli disposti dall'articolo 16, comma 2, del d.l. n. 95/2012, convertito dalla l. n. 135/2012, pari a 1.000 milioni (d.m. 20 febbraio 2013 pubblicato nella G.U. n. 52 del 2 marzo 2013). 184 della cassa (che permette di ottenere valori più vicini alla competenza economica) e in coerenza del patto di stabilità e crescita si sottraggono dal conto capitale tutte le voci in entrata ed uscita classificabili come operazioni di natura finanziaria. Quanto descritto, in assenza per le amministrazioni locali di sistematiche ed ordinarie rilevazioni dei fatti di gestione secondo le regole della competenza economica, avvicina il sistema di calcolo del patto delle regioni alle regole europee per le quali le poste che determinano l’indebitamento netto sono registrate secondo il criterio della competenza economica, che si basa sul momento in cui maturano gli effetti economici e non su quello in cui la transazione avviene formalmente o dà luogo a flussi di fondi . La modifica dei criteri di calcolo dell’obiettivo è stata accompagnata anche dalla variazione delle spese da escludere dal computo (art. 32, c. 4, l. 12 novembre 2011, n. 183, modificato dall’art. 1, c. 452, l. n. 228/2012). Sono riconfermate dall’esclusione le spese per la sanità, per la concessione di crediti, per interventi cofinanziati dall’Unione europea, relativamente ai soli finanziamenti comunitari e per altre spese di minor rilievo. Nuove esclusioni riguardano le spese finanziate dal fondo per il trasporto pubblico locale e ferroviario, quelle per gli investimenti infrastrutturali effettuati dagli enti territoriali che procedano alla dismissione di partecipazioni in società esercenti servizi pubblici locali di rilevanza economica, le spese effettuate a valere sulla quota da cofinanziamento nazionale dei fondi strutturali comunitari. Quest’ultima previsione è contenuta nel “decreto pagamenti” (art. 2, c. 7, d.l. 8 aprile 2013, n. 35, convertito dalla l. 6 giugno 2013, n. 64). Lo stesso decreto, al fine di fornire liquidità agli enti locali per l'anno 2013, prevede altresì (art. 1, c. 7) l’esclusione, ai fini della verifica del rispetto degli obiettivi del patto delle regioni, dei trasferimenti effettuati in favore degli enti locali soggetti al patto di stabilità interno a valere sui residui passivi di parte corrente, purché a fronte di corrispondenti residui attivi degli enti locali. Le spese sanitarie (in media circa il 67 per cento delle spese totali delle regioni), escluse dal computo del patto sono sottoposte ad una specifica e differente disciplina di contenimento. 13.2 Il nuovo patto di stabilità dal 2014 A partire dal patto dell’anno 2014, il legislatore ha introdotto il “patto regionale integrato”, consistente nella possibilità di concordare con lo Stato le modalità di raggiungimento degli obiettivi di finanza 100 pubblica delle singole regioni 100, Art. 32, c. 17, della l. 12 novembre 2011, n. 183, come modificato dall’ art. 1, c. 433, lett. a), b) e c), l. 24 dicembre 2012, n. 228 (legge di stabilità 2013) che ha spostato al 2014 la decorrenza 185 conformandosi ai principi europei nell'individuazione delle entrate e delle spese da considerare nel saldo valido per il patto di stabilità interno . Il patto regionale integrato prevede che le singole regioni possano concordare con lo Stato le modalità di raggiungimento dei propri obiettivi di finanza pubblica, espressi in termini di saldo eurocompatibile (che sarà l’unico obiettivo da rispettare dall’esercizio 2014), ossia conforme ai criteri contabili europei 101, unitamente a quelli degli enti locali del proprio territorio, previo accordo concluso in sede di Consiglio delle autonomie locali e, ove non istituito, con i rappresentanti dell'ANCI e dell'UPI regionali. La norma prevede, inoltre, che la regione che concorda il patto risponda allo Stato del mancato rispetto degli obiettivi attraverso un maggior concorso nell’anno successivo a quello di riferimento, in misura pari alla differenza tra l’obiettivo e il risultato complessivo conseguito. 14. I patti di solidarietà Sin dal 2009 sono stati introdotti alcuni strumenti di gestione del patto che, lasciando inalterate le diverse modalità di determinazione degli obiettivi a livello nazionale, hanno conferito maggiore elasticità e integrazione alla sua gestione. La regionalizzazione del patto di stabilità interno fonda la sua ratio nell’attribuzione alle regioni di un ruolo di coordinamento nei confronti degli enti locali del proprio territorio per correggere alcuni degli effetti indesiderati derivati dall’applicazione del patto, con particolare riguardo all’accumulo dei residui passivi degli enti locali ed al blocco degli investimenti pubblici locali. La stessa legge delega sul federalismo102 fiscale prevede, in capo alle regioni, il compito di assicurare gli obiettivi sui saldi di finanza pubblica anche mediante la possibilità di adattare, previa concertazione con gli enti locali ricadenti nel proprio territorio regionale, le regole e i vincoli posti dal legislatore nazionale. Gli strumenti adottati sono i cosiddetti patti di solidarietà, articolati in: - il patto regionale integrato, - il patto regionale verticale, - il patto regionale orizzontale, - il patto regionale verticale incentivato, dell’applicazione della norma (in precedenza era il 2013). L’attuazione della norma è rinviata all’adozione di un decreto MEF che, allo stato attuale, non risulta ancora emanato. 101 Per regole europee si intendono le regole del Sistema europeo dei Conti (SEC) utilizzate per la costruzione dell’aggregato dell’indebitamento netto che, come già riportato, si basano sulla competenza economica. 102 Art. 17, comma 1, lett. c), della l. 5 maggio 2009, n. 42, “Delega al Governo in materia di federalismo fiscale, in attuazione dell'articolo 119 della Costituzione”. 186 - il patto nazionale orizzontale103, mediante i quali gli enti territoriali possono cedere o ricevere spazi finanziari (e non risorse) validi ai fini del raggiungimento dell’obiettivo del patto di stabilità interno. I patti in cui l’ente regione riveste un ruolo fondamentale sono: il patto regionale verticale, il patto regionale orizzontale (introdotti dal patto 2009104) e il patto regionale verticale incentivato (introdotto dal patto 2013). In particolare, con il patto regionale verticale ed il patto regionale verticale incentivato, le regioni possono cedere spazi finanziari agli enti locali del proprio territorio, consentendo ai comuni e alle province interessati di beneficiare di un margine di spesa maggiore da destinare ai pagamenti in conto capitale. Il patto regionale verticale105 prevede che la regione possa riconoscere maggiori spazi di spesa ai propri enti locali compensandoli con un peggioramento, di pari importo, del proprio obiettivo in termini di competenza finanziaria e di competenza eurocompatibile. I maggiori spazi di spesa sono utilizzati dagli enti locali per pagamenti in conto capitale e non devono essere recuperati. La procedura prevede che le regioni possano autorizzare gli enti locali del proprio territorio a peggiorare il loro saldo programmatico attraverso un aumento dei pagamenti in conto capitale. A tal fine, le regioni definiscono i criteri di virtuosità e le modalità operative previo confronto in sede di Consiglio delle autonomie locali e, ove non istituito, con i rappresentanti regionali delle autonomie locali. La legge prevede che gli enti locali comunichino all’ANCI, all’UPI e alle regioni e province autonome, entro il 15 settembre di ciascun anno, l’entità dei pagamenti che prevedono di effettuare nel corso dell’anno. Le regioni e le province autonome, entro il termine perentorio del 31 ottobre, comunicano al Ministero dell’economia e delle finanze, con riguardo a ciascun ente beneficiario, gli elementi informativi occorrenti per la verifica del mantenimento dell’equilibrio dei saldi di finanza pubblica. Entro lo stesso termine la regione comunica i nuovi obiettivi agli enti locali interessati dalla compensazione verticale. Il patto regionale verticale incentivato, regolato dall’art. 1, commi 122 e ss., della più volte citata legge di stabilità 2013, ha riproposto, estendendolo anche alle 103 Per l’anno 2013, l’art. 1, c. 6, del d.l. 8 aprile 2013, n. 35, convertito in l. 6 giugno 2013, n. 64, ha sospeso l’applicazione del patto di stabilità nazionale orizzontale. 104 L’art. 77-ter, c. 11, del d.l. 25 giugno 2008, n. 112, convertito dalla l. 6 agosto 2008 n. 133, per la prima volta, ha introdotto una forma di compensazione orizzontale (patto regionale orizzontale), mentre l’art. 7 quater del d.l. 10 febbraio 2009, n. 5, convertito in l. 9 aprile 2009, n. 33, per la prima volta, ha introdotto una forma di compensazione verticale (patto regionale verticale). 105 Disciplinato dai commi 138, 138-bis, 139 e 140 dell’articolo 1 della legge 13 dicembre 2010, n. 220, come modificato dalla legge di stabilità 2013. 187 province, il sistema introdotto dall’articolo 16, c. 12-bis e seguenti, del decreto legge 6 luglio 2012, n. 95, convertito dalla l. 7 agosto 2012, n. 135. Il meccanismo mira a favorire la cessione da parte delle regioni di spazi finanziari agli enti locali del proprio territorio che ne facciano richiesta prevedendo l’erogazione, a favore delle regioni medesime, di un contributo del valore complessivo di 1,27 milioni per ciascuno degli anni 2013 e 2014 (pari all’83,33 per cento degli spazi finanziari ceduti) da destinare esclusivamente alla riduzione, anche parziale, del debito. Più precisamente, a fronte dell’attribuzione alle regioni del contributo di cui trattasi, queste si impegnano a cedere, ai comuni e alle province ricadenti nel proprio territorio, spazi finanziari in misura maggiore, pari a 1,2 euro per ogni euro ad esse attribuito, mediante le procedure che disciplinano il patto verticale di cui all’articolo 1, commi 138 e seguenti, della legge n. 220 del 2010. Gli enti locali beneficiari possono utilizzare tali maggiori spazi solo per effettuare pagamenti a valere sui residui passivi in conto capitale in favore dei creditori. Il patto regionale orizzontale, disciplinato dai commi 141 e 142 dell’art. 1 della l. 13 dicembre 2010, n. 220, prevede che, sulla base dei criteri stabiliti con decreto del Ministero dell’economia e delle finanze, d’intesa con la Conferenza unificata, le regioni possono, per gli enti locali del proprio territorio, integrare le regole e modificare gli obiettivi posti dal legislatore nazionale, in relazione alle diverse situazioni finanziarie esistenti, fermo restando l’obiettivo complessivamente determinato per gli enti locali della regione. A tal fine, ogni regione definisce e comunica ai propri enti locali il nuovo obiettivo annuale del patto di stabilità interno, determinato anche sulla base dei criteri stabiliti in sede di Consiglio delle autonomie locali. In particolare, nel 2013, i comuni e le province che prevedessero di conseguire un differenziale positivo (o negativo) rispetto all’obiettivo del patto di stabilità interno comunicherebbero alle regioni, nonché all’ANCI e all’UPI regionali, entro il 15 ottobre, l’entità degli spazi finanziari che sono disposti a cedere (o di cui necessitano) nell’esercizio in corso e le modalità di recupero (o di cessione) dei medesimi spazi nel biennio successivo. L’esito di tale procedimento per la Toscana è descritto di seguito. Le regole del patto regionale orizzontale prevedono a beneficio degli enti che cedono spazi finanziari, nel biennio successivo, una modifica migliorativa del loro obiettivo, commisurata al valore degli spazi finanziari ceduti, fermo restando l’obiettivo complessivo a livello regionale, mentre agli enti che acquisiscono spazi finanziari, nel biennio successivo, sono attribuiti saldi complessivamente pari alla quota acquisita. 188 obiettivi peggiorati per un importo La regionalizzazione del patto, con le sue articolazioni, attenua così gli effetti negativi della regola fiscale, essendo un meccanismo che attraverso la ridistribuzione consente il massimo utilizzo della capacità di spesa tra gli enti territoriali della regione in coerenza con le esigenze peculiari di ciascuno. Essa permette di liberare risorse per lo sviluppo locale senza effetti negativi in termini di finanza pubblica. 15. Il patto di stabilità interno 2013 della Regione Toscana Il patto di stabilità interno per l’anno 2013, nella nuova modalità di calcolo prevista dal citato art. 1, commi 448-472, della l. n. 228/2012, ha introdotto l’obiettivo di competenza mista “eurocompatibile”, in sostituzione dell’obiettivo di cassa e in aggiunta all’obiettivo di competenza. Per la Toscana, l’obiettivo di competenza eurocompatibile è pari ad euro 1.494.399.948 (d.m. 20 febbraio 2013, attuativo dell’accordo sancito in sede di Conferenza Stato-Regioni del 24 gennaio 2013). L’obiettivo del patto nei diversi esercizi finanziari considerati ha subito un forte calo con la conseguente contrazione della capacità di spesa della Regione. Di seguito si riporta una tabella che mostra l’andamento dell’obiettivo (competenza finanziaria e il suo rispetto da parte della Regione nell’ultimo quinquennio (tab. 43). 189 Tab. 43 - Andamento obiettivo e spese finali. (in milioni) Impegni Obiettivo patto di stabilità interno 2009 2010 2011 2012 2013 Risultato annuale spese finali 2.155,02 2.197,68 1.851,76 1.684,27 1.396,66 Obiettivo programmatico annuale spese finali 2.176,35 2.198,11 1.889,09 1.740,72 1.494,40 -36,91 97,25 1.703,81 1.397,15 -19,54 -0,49 Quota obiettivo annuale attribuito agli enti locali Obiettivo annuale spese finali rideterminato Diff. tra risultato spese finali e obiettivo rideterminato -21,33 -0,43 -37,33 Fonte: elaborazione Corte dei conti. La tabella che segue mostra le differenze in valore assoluto e in termini percentuali dell’obiettivo rispetto all’esercizio precedente. Tab. 44 - Variazioni obiettivo programmatico 2009-2013. (in milioni) Impegni Diff. 2010/ 2009 Obiettivo programmatico annuale spese finali 21,76 % 1,00 Diff. 2011/ 2010 -309,02 % -14,06 Diff. 2012/ 2011 -148,3 % -7,8 Diff. 2013/2012 -246,3 % -14,15 Fonte: elaborazione Conte dei conti. Il rispetto del patto di stabilità per l’anno 2013 è rappresentato nella tabella seguente (tab. 45) con riferimento alla competenza finanziaria. 190 Tab. 45 - Patto di stabilità interno 2013 - competenza finanziaria. Competenza finanziaria SPESA 2012 Totale spese correnti a detrarre: (in milioni) spese correnti per la sanità 8.567,86 8.189,23 7.208,06 6.851,07 86,40 77,23 0,00 0,00 spese correlate ai cofinanziamenti UE spese per i censimenti previsti dal d.l. n. 78/2010, art. 50, c. 3, nei limiti delle risorse trasferite dall'ISTAT spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti previsti dall'art. 32, c. 4, lett. n-bis, l. n. 183/2011, come modificato dall'art. 2, c. 7, d.l. n. 35/2013 spese conseguenti alla dichiarazione dello stato di emergenza di cui alla l. 225/1992, nei limiti dei maggiori incassi di cui all'art. 5, c. 5-quater, della medesima legge (art. 32, c. 4, lett. h), l. n. 183/2011) 2013 - 25,60 29,25 0,00 142,54 140,94 Spese correnti nette 1.101,61 1.094,39 Totale spese in conto capitale 1.293,05 1.202,07 510,02 651,65 5,04 6,71 spese correlate ai cofinanziamenti UE 65,24 81,99 spese in c/capitale nei limiti dei maggiori incassi derivanti dall'attività di recupero fiscale di cui al D.Lgs. n. 68/2011 al 30 novembre di ciascun anno (art.32, c. 4, lett. i), l. n. 183/2011 98,09 121,05 spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti previsti dall'art. 3, commi 1, 1-bis e 2, del d.l. n. 201/2011 (art. 32, c. 4, lett. n-bis), l. n. 183/2011) 32,00 38,40 582,66 302,27 Risultato annuale spese finali 1.684,27 1.396,66 Obiettivo programmatico annuale spese finali 1.740,72 1.494,40 36,91 97,25 1.703,81 1.397,15 -19,54 -0,49 spese finanziate dal fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario entro il limite di 1600 milioni (art. 32, c. 4, lett. l), l. n. 183/2011) a detrarre: spese in conto capitale per la sanità spese per concessione di crediti Spese in conto capitale nette Quota obiettivo annuale attribuito agli enti locali Obiettivo annuale spese finali rideterminato Differenza tra risultato annuale spese finali e obiettivo programmatico/rideterminato Fonte: Modelli ministeriali patto. 191 La tabella mostra il rispetto del patto conseguito con un margine di poco inferiore a 500 mila euro: il che denota, pur a fronte delle difficoltà gestionali dovute alla riduzione dell’obiettivo programmatico (che si riduce di circa 250 milioni rispetto all’anno precedente), la capacità della Regione nel massimizzare gli spazi di spesa concessi dal medesimo (v. Cap. III – Parte Prima – Le manovre finanziarie dello Stato e il loro impatto sulla finanza regionale). Il contenimento della spesa continua ad insistere sul versante delle spese di investimento. La spesa in conto capitale ai fini del patto, infatti, diminuisce di circa 280 milioni rispetto all’esercizio precedente (48,12 per cento), mentre la spesa corrente diminuisce di circa 7 milioni (0,65 per cento). Il rispetto del patto di stabilità dell’anno 2013 in termini di competenza eurocompatibile è rappresentato nella tabella che segue. 192 Tab. 46 - Patto di stabilità interno 2013 - competenza eurocompatibile. (in milioni) Competenza eurocompatibile 2013 Totale spese correnti Impegni 8.189,23 a detrarre: trasferimenti correnti Impegni 7.603,97 imposte e tasse Impegni 12,89 oneri straordinari gestione corrente Impegni 1,59 spese correnti per la sanità Impegni 22,08 spese correlate ai cofinanziamenti UE Impegni 5,42 Impegni 0,00 Impegni 0,00 Impegni 140,94 Impegni 402,34 a detrarre se presente nel Titolo I ma non tra le voci di cui sopra: spese per i censimenti previsti dal d.l. n. 78/2010, art. 50, c. 3, nei limiti delle risorse trasferite dall'ISTAT spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti previsti dall'art. 32, c. 4, lett. n-bis, l. n. 183/2011, come modificato dall'art. 2, c. 7, d.l. n. 35/2013 spese finanziate dal fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario entro il limite di 1600 milioni (art. 32, c. 4, lett. l), l. n. 183/2011) Spese correnti nette trasferimenti correnti Pagamenti 7.487,73 imposte e tasse Pagamenti 11,29 oneri straordinari gestione corrente Pagamenti 1,73 spese correnti per la sanità Pagamenti 6.691,27 spese correlate ai cofinanziamenti UE Pagamenti 73,77 spese per i censimenti previsti dal d.l. n. 78/2010, art. 50, c. 3, nei limiti delle risorse trasferite dall'ISTAT Pagamenti 0,00 spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti previsti dall'art.32, c. 4, lett. n-bis, l. n. 183/2011, come modificato dall'art.2, c. 7, d.l. n. 35/2013 Pagamenti 39,80 spese finanziate dal fondo per il finanziamento del trasporto pubblico locale, anche ferroviario entro il limite di 1600 milioni (art. 32, c. 4, lett. l), l. n. 183/2011) Pagamenti 0,00 Pagamenti Pagamenti Pagamenti 695,91 1.034,00 8,14 Pagamenti 15,63 spese in conto capitale per la sanità Pagamenti 604,54 spese correlate ai cofinanziamenti UE Pagamenti 24,91 spese in c/capitale nei limiti dei maggiori incassi derivanti dall'attività di recupero fiscale di cui al D.Lgs. n. 68/2011 al 30 novembre di ciascun anno (art. 32, c. 4, lett. i), l. n. 183/2011 Pagamenti 121,05 Pagamenti 24,20 Pagamenti 235,53 a detrarre se presente nelle voci di cui sopra: Pagamenti correnti netti Totale spese in conto capitale a detrarre: spese per concessione di crediti spese per acquisto titoli, partecipazioni azionarie e conferimenti a detrarre se presente nel Titolo II ma non tra le voci di cui sopra: spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti previsti dall'art. 32, c. 4, lett. n-bis, l. n. 183/2011, come modificato dall'art. 2, c. 7, d.l. n. 35/2013 Pagamenti in conto capitale netti Risultato annuale spese finali 1.333,78 Obiettivo programmatico annuale spese finali 1.494,40 Quota obiettivo annuale attribuito agli enti locali Obiettivo annuale spese finali rideterminato 97,25 1.397,15 Differenza tra risultato annuale spese finali e obiettivo programmatico/rideterminato Fonte: modelli ministeriali patto. 193 -63,37 La tabella mostra il rispetto del patto anche in termini di competenza eurocompatibile, con un margine di 63 milioni. Stante la modifica del criterio di calcolo dell’obiettivo (dal 2012 non vi è più l’obiettivo di cassa), è possibile operare un confronto dei dati dei pagamenti dell’esercizio 2012 solo per la parte in conto capitale (tab. 47). Tale raffronto mostra una diminuzione dei pagamenti in conto capitale netti (da 308 a 235 milioni), pur in conseguenza di un aumento del complesso dei pagamenti in conto capitale (da 853 a 1.034 milioni) provocato essenzialmente da un incremento dei pagamenti del settore sanitario, esclusi dal calcolo del patto. Tab. 47 - Pagamenti in conto capitale ai fini del patto. (in milioni) 2012 Totale pagamenti in conto capitale a detrarre: 2013 853,93 spese per concessione di crediti 3,83 8,14 - 15,63 spese per acquisto titoli, partecipazioni azionarie e conferimenti* a detrarre se presente nel Titolo II ma non tra le voci di cui sopra: spese in conto capitale per la sanità 1.034,00 387,77 604,54 spese correlate ai cofinanziamenti UE 23,61 24,91 spese in c/capitale nei limiti dei maggiori incassi derivanti dall'attività di recupero fiscale di cui al d.lgs. n. 68/2011 al 30 novembre di ciascun anno (art. 32,c. 4, lett. i), l. n. 183/2011 98,09 121,05 32,00 24,20 308,63 235,53 spese a valere sulle risorse dei cofinanziamenti nazionali dei fondi strutturali comunitari nei limiti previsti dall'art. 32, c. 4, lett. n-bis, l. n. 183/2011, come modificato dall'art. 2, c. 7, d.l. n. 35/2013 Pagamenti in conto capitale netti Fonte: modelli ministero patto *La voce è esclusa dal patto dal 2013 (art. 32, comma 4, lett. m, l. n. 183/2011) Va osservato che il patto di stabilità delle regioni, riguardando la spesa complessiva al netto della spesa sanitaria (e di altre voci di importi inferiori), incide su un ammontare contenuto di spesa. Si tratta infatti del 14,87 per cento in termini di impegni, come è evidenziato nella tabella e nella figura che seguono (tab. 48 e fig. 30), che mostrano un andamento decrescente della percentuale d’incidenza delle spese annoverabili ai fini del patto di stabilità sul totale delle spese finali della Regione negli ultimi anni. Tab. 48 - Andamento spese finali 2009-2013 – Impegni. Impegni (in milioni) 2009 2010 2011 2012 2013 Spese finali 8.880,06 9.387,31 9.392,57 9.860,91 9.391,30 Spese finali ai fini patto 2.155,02 2.197,68 1.851,76 1.684,27 1.396,66 24,27% 23,41% 19,72% 17,08% 14,87% Spese finale patto/Spese finali Fonte: modelli ministeriali patto 194 Fig. 30 - Andamento spese finali 2009-2013 – Impegni. 12.000,00 10.000,00 8.000,00 Spese finali 6.000,00 Spese finali ai fini patto 4.000,00 2.000,00 0,00 2009 2010 2011 2012 2013 Fonte: elaborazione Corte dei conti su modelli ministeriali del patto. 16. I patti territoriali della Regione Toscana In attuazione delle norme nazionali in tema di patti territoriali, la Regione Toscana ha approvato la corrispondente normativa regionale (prima con la l.r. 5 agosto 2010, n. 46, poi abrogata e contestualmente sostituita dagli artt. da 10 a 13 della l.r. 27 dicembre 2011, n. 68). La Giunta (art. 12) adotta le delibere per la distribuzione di spazi di patto agli enti locali, tenendo conto, ai fini della rideterminazione in senso migliorativo dell'obiettivo programmatico dell'ente locale, di uno o più dei seguenti criteri: a) sostegno alla fusione di due o più comuni; b) riduzione dei residui passivi; c) sostegno agli investimenti di interesse strategico regionale; d) realizzazione di interventi legati a situazioni di emergenza, diversi da quelli esclusi dalla vigente normativa statale; e) trasferimento o attribuzione di funzioni; f) riduzione del livello di indebitamento; g) capacità di utilizzazione dei margini del patto di stabilità interno. La medesima normativa sopra riportata prevede ulteriori effetti premiali, oltre quelli già stabiliti dalle previsioni normative nazionali in materia, per gli enti che decidano di peggiorare il proprio saldo obiettivo del patto a vantaggio di un altro ente. La delibera di Giunta regionale 15 aprile 2013, n. 251, individua le priorità, in riferimento ai patti verticali dell’anno 2013, al fine di assegnare “spazi di patto” agli 195 enti locali del territorio; la delibera 14 ottobre 2013, n. 832, determina i criteri per la ripartizione degli spazi del patto regionale orizzontale. La percentuale di copertura dell’ammontare complessivo degli spazi finanziari richiesti dagli enti locali si attesta su valori bassi se si analizza il trend triennale (triennio 2011-2013), come nella tabella successiva (tab. 49)106. Tab. 49 - Spazio patto ceduto dalla Regione 2011-2013. Patto di stabilità Spazio finanziario richiesto dagli enti locali* (in euro) Spazio finanziario ceduto dalla Regione Percentuale di copertura del fabbisogno espresso dagli enti locali 2011 428.800.290,79 55.000.000 12,83% 2012 532.580.248,60 102.532.868,62 19,25% 2013 375.963.143,38 97.247.913,89 25,87% Fonte: delibere di Giunta. L’attribuzione complessiva degli spazi dei diversi patti (verticali ed orizzontale), per l’anno 2013 a beneficio degli enti locali toscani ammonta a quasi 100 milioni, di cui 2,2 milioni sono cessioni tra enti locali (patto regionale orizzontale) (tab. 50). Tab. 50 - Cessione spazi patto 2013 Patto di stabilità regionale verticale incentivato (in migliaia) Patto di stabilità regionale verticale 89.608 Patto di stabilità orizzontale regionale 7.640 2.210 Totale 99.458 Fonte: dati forniti dalla Regione Toscana. Nei paragrafi successivi vengono analizzati i dati relativi a ciascuna tipologia di patto territoriale. 16.1 Il patto regionale verticale Per quanto concerne il patto regionale verticale, la Regione Toscana107 ha provveduto alla cessione di spazi agli enti locali del territorio, per euro 7.640.000 da destinare a spese in conto capitale per le opere di ripristino, contenute nel Piano straordinario d’interventi, ai sensi dell’art. 1 della l.r. 26 novembre 2012, n. 66 o per opere di ripristino da realizzarsi con risorse proprie dell’ente locale a seguito degli eventi meteorologici verificatisi nel mese di dicembre 2012. Nel successivo paragrafo 106 Le cifre sono indicate nelle delibere di Giunta inerenti la ripartizione del plafond dei patti territoriali. Per il patto 2011, delibere: n. 827 del 26 settembre 2011 e n. 887 del 24 ottobre 2011. Per il patto 2012, delibere: n. 783 del 3 settembre 2012, n. 919 del 22 ottobre 2012 e n. 949 del 29 ottobre 2012. Per il patto 2013, deliberazioni: 27 luglio 2013 n. 375, 25 giugno 2013, n. 511 e 29 ottobre 2013, n. 899. 107 Delibera 15 aprile 2013, n. 213 e delibera 29 ottobre 2013, n. 899. 196 vengono analizzate in forma aggregata gli spazi ceduti dal patto verticale e del patto regionale verticale incentivato. 16.2 Il patto regionale verticale incentivato Nell’anno 2013, mediante la cessione di spazi finanziari, la Regione ha inteso perseguire l’obiettivo di favorire i pagamenti dei debiti degli enti locali ai privati e di alleggerire il patto di stabilità interno di comuni e province per le spese connesse agli eventi alluvionali e ad opere strategiche regionali. La Regione Toscana ha ceduto con il patto regionale verticale incentivato spazi per un ammontare di euro 89.607.913,88. Per la Regione Toscana, difatti, il contributo statale ha previsto un ammontare complessivo di euro 18.667.569 per le province ed euro 56.002.706 per i comuni108, per un totale di euro 74.670.274,64, aumentato poi del contributo regionale (14.937.639,24) al fine di usufruire dell’incentivo previsto. Mediante i due diversi patti verticali (7,64 più 89,60 milioni), la regione ha ceduto spazi agli enti locali toscani in tre diversi momenti (maggio, giugno e ottobre109) per un totale di 97.247.913,89 di euro ripartiti nei confronti dei comuni per euro 71.487.937,42 e delle province per euro 25.759.976,88. Le risorse destinate ai Comuni (il 75 per cento del plafond complessivo) sono state così ripartite: I) il 16 per cento è attribuito ai Comuni piccoli (con popolazione tra 1.000 e 5.000 abitanti) per il pagamento di spese in conto capitale per limitate e particolari situazioni che costituiscono indifferibili e urgenti priorità; II) il 42 per cento è attribuito ai Comuni piccoli (con popolazione tra 1.000 e 5.000 abitanti) per il 50% in proporzione al peso della richiesta e per il 50% in proporzione allo stock di residui passivi in conto capitale; III) il 42 per cento è attribuito ai Comuni con popolazione superiore a 5.000 abitanti per il 50 per cento in proporzione al peso della richiesta e per il 50 per cento in proporzione allo stock di residui passivi in conto capitale. La parte del plafond complessivo destinata alle province (circa il 25 per cento del totale) è invece ripartita al fine di favorire il pagamento di obbligazioni in conto 108 Gli importi sono stati determinati dall’ art. 1-bis, comma 1, lett. b), d.l. 8 aprile 2013, n. 35, convertito, con modificazioni, dalla l. 6 giugno 2013, n. 64. Trattasi del “Decreto pagamenti” che, inoltre, ha anche determinato, a beneficio degli enti locali, la possibilità di escludere per il 2013 dal loro Patto di stabilità interno i pagamenti di debiti di parte capitale al 31 dicembre 2012, sia iscritti in bilancio che fuori bilancio per ulteriori importi. 109 Deliberazioni di Giunta: 27 maggio 2013, n. 375; 25 giugno 2013, n. 511; 29 ottobre 2013, n. 899 che determinano gli esatti importi a beneficio di ciascun ente locale. 197 capitale relative alle opere strategiche in corso previste nel programma regionale di investimenti sulla viabilità o altrimenti relativi ad altri settori di intervento. Conclusivamente, per entrambi i patti verticali (e cumulativamente per comuni e province), la regione ha ceduto spazi per euro 7.640.000 a beneficio di opere a seguito di eventi alluvionali, per euro 8.226.767,52 a favore di situazioni indifferibili ed urgenti e per euro 81.263.700,15 per i pagamenti dei residui passivi in conto capitale come risulta dal grafico sottostante. Fig. 31 - Cessione spazi patto 2013 dalla Regione. 7,87% 8,47% eventi alluvionali situazioni indiff.ed urgenti 83,66% pagamento residui in c/capitale Fonte: elaborazione Corte dei conti. Nella delibera di Giunta (n. 251/2013) è previsto, in riferimento alla cessione di spazi per i patti verticali, il monitoraggio sui pagamenti effettivamente sostenuti dagli enti locali che confluisce dai diversi settori al “Settore Politiche Fiscali e Finanza Locale” relativamente: − all’utilizzo, ai sensi della l.r. n. 35/2011, degli spazi finanziari concessi per la realizzazione di opere strategiche comprese quelle di cui al programma regionale di investimenti sulla viabilità ai sensi della deliberazione del Consiglio Regionale n. 35/2002 e successive modifiche; − all’utilizzo, ai sensi dell’articolo 1 della l.r. 26 novembre 2012, n. 66, degli spazi finanziari concessi per le spese in conto capitale a fronte di opere di ripristino degli enti locali, contenute nel Piano straordinario d’interventi, o di opere di ripristino da 198 realizzarsi con risorse proprie dell’ente locale a seguito degli eventi meteorologici intensi del mese di dicembre 2012. Tale monitoraggio è in corso di svolgimento, secondo quanto riferito dalla Regione, in base ad un criterio di controllo a campione sullo spazio patto ceduto diretto a riscontrare che lo stesso sia stato effettivamente destinato alle finalità preventivamente concordate. A ciò si aggiunge che la Regione, al fine di attribuire il nuovo "spazio patto" per l'esercizio 2014, ha richiesto, quale condicio sine qua non, l'attestazione da parte degli enti beneficiari dell'effettivo impiego dello spazio patto 2013. 16.3 Il patto regionale orizzontale La delibera di Giunta 14 ottobre 2013, n. 832, in attuazione dell’art. 13, c. 6, della l.r. 68/2011, ha definito i parametri finanziari che gli enti locali devono possedere, nonché i criteri ai quali attenersi per operare le compensazioni orizzontali previste per il patto regionale orizzontale. Dato l’elevato ammontare di richieste pervenute (14 milioni per i comuni e 15 milioni per le province per le opere strategiche regionali), al fine di non parcellizzare eccessivamente l’intervento, la Regione ha stabilito di dare priorità agli interventi di somma urgenza relativi a opere di interesse strategico regionale nonché alle opere di edilizia scolastica per i comuni e agli interventi sulle strade regionali per le province. La conseguente ripartizione è avvenuta, con delibera di Giunta del 29 ottobre 2013, n. 899, in favore dei comuni (tab. 51) e delle province (tab. 52) per un totale di 1,2 milioni per i comuni e 1 milione per le province. Le seguenti tabelle riportano gli enti che hanno provveduto a cedere i propri spazi e gli enti che hanno beneficiato degli stessi, nonché le tipologie di opere strategiche per le quali è avvenuta l’acquisizione di spazi finanziari. 199 Tab. 51 - Patto regionale orizzontale 2013 – Comuni. Comune Cessione spazi (in euro) Quota patto orizzontale assegnata 46.507,70 279.058,21 Anghiari Dicomano Fivizzano 750.000,00 Gaiole in Chianti 200.000,00 Manciano 260.000,00 Piombino 34.300,67 Pistoia 755.251,63 Serravalle Pistoiese 94.879,79 Totale 1.210.000,00 1.210.000,00 Fonte: delibera di Giunta 14 ottobre 2013, n. 832. Tab. 52 - Patto regionale orizzontale 2013 – Province. Provincia Totale Edilizia scolastica Edilizia scolastica Lavori di somma urgenza Lavori di somma urgenza Edilizia scolastica (in euro) Cessione spazi Arezzo Firenze Grosseto Massa Carrara Prato Siena Tipologia opera Quota patto orizzontale assegnata per interventi su strade regionali 255.016,71 1.000.000,00 1.000.000,00 Fonte: delibera di Giunta 14 ottobre 2013, n. 832. 200 99.351,52 238.652,65 184.860,96 222.118,16 1.000.000,00
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