Problemi alcolcorrelati e complessi, spiritualità antropologica, etica del lavoro Angela Tilli Arezzo, 4 dicembre 2014 Sempre più diventa chiaro che quasi non esistono i problemi alcolcorrelati che non siano incrociati con altre difficoltà, causalmente o casualmente incrociate, con il problema alcolcorrelato. Con l’andar del tempo si sono identificati i problemi che più spesso venivano combinati con l’alcolismo: tra essi l’uso contemporaneo di altre sostanze, i problemi psichici gravi (primari e secondari) e i comportamenti autodistruttivi, come ad esempio il comportamento degli alcolisti senza fissa dimora, citati nella letteratura con il termine anglosassone skid row. Vl. Hudolin, Sofferenza multidimensionale della famiglia, 1995. L’uomo, sia che il suo comportamento stia nell’ambito della normalità, sia che provochi delle difficoltà a se stesso o alla propria famiglia, non può comunque essere visto in una sola dimensione. In altre parole non si può guardare a tutto il suo comportamento, a tutta la sua vita come effetto del suo legame con gli alcolici. La multidimensionalità è alla base della sua vita emozionale, intellettuale, spirituale, religiosa e politica: in una parola, culturale. Se si combinano problemi di una delle dette dimensioni con quelli alcolcorrelati, possono scaturire sofferenze assai gravi. (Hudolin, 1995) L’APPROCCIO ECOLOGICO-SOCIALE ALLA MULTIDIMENSIONALITA’ DELLA SOFFERENZA Dopo i primi anni in cui tutta l’attenzione era stata rivolta ai soli problemi alcolcorrelati, all’astinenza e alle regole del trattamento, all’interno del movimento dei club degli alcolisti in trattamento, l’approccio si è andato sempre più spostando verso le problematiche correlate con la multidimensionalità della sofferenza umana. (Guidoni, 2002) Ad iniziare dalla fine degli anna ’80 si è così cominciato a lavorare e a ricercare in modo sempre più approfondito sul tema della multidimensionalità della sofferenza iniziando a studiare i cosiddetti “problemi combinati o complessi”. L’attenzione fu rivolta dapprima soprattutto a quelle situazioni in cui i problemi alcolcorrelati si associano a problemi drogacorrelati e/o ai problemi psichici, anticipando peraltro di quasi un decennio la discussione che poi si è sviluppata in altri ambiti scientifici ed operativi quali la psichiatria ed il mondo della dipendenza da sostanze illegali. (Guidoni, 2002) Problemi alcolcorrelati e complessi L'inserimento di famiglie con problemi complessi in un Club è subordinato a certi requisiti (Hudolin 1993, 1994): a) la famiglia deve accettare di informare del proprio problema i membri del Club; b) il servitore-insegnante del Club deve essere aggiornato sulle problematiche specifiche della famiglia; c) il Club deve essere disposto ad accettare l'inserimento della famiglia con una problematica complessa; d) in un Club di dodici famiglie possono essere inserite non più di due famiglie con problemi complessi. DATACLUB Banca Dati Nazionale AICAT COMPORTAMENTI DEI MEMBRI DEI CLUB Numero dei membri anno 2004 e percentuale decremento anni 2003 e 2004 Distribuzione percentuale “comportamenti” prima dell’ingresso al Club, negli ultimi 12 mesi e negli ultimi 30 giorni Man mano cioè che si allargava l’orizzonte dall’alcolismo all’individuo che aveva sviluppato questo comportamento e alla famiglia coinvolta nella sofferenza, ci si rendeva conto che non esisteva un singolo od una sola famiglia con il solo problema alcolcorrelato ma che sempre esistevano altre dimensioni dell’essere umano che venivano coinvolte in tali sofferenze: basti pensare oltre alle più note dimensioni fisiche, emozionali, relazionali anche a quelle sociali, economiche, spirituali e alle altre forse ancora non note. (Guidoni, 2002) DISTURBO SPIRITUALE Fra gli altri disturbi che possono essere constatati nella complessità dei problemi alcolcorrelati e multidimensionali od in generale dei disagi del comportamento, il più costante è il disagio spirituale. (Vladimir Hudolin – Assisi 1994) LA SPIRITUALITA’ ANTROPOLOGICA: DEFINIZIONI Spirito Complesso delle facoltà morali, sentimentali, intellettuali, ecc. dell’uomo, di un epoca, di un ambiente. Spiritualità Insieme di valori spirituali (Zingarelli 2000) Dalle recenti pubblicazioni scientifiche sul tema: “spiritualità e medicina” risulta che la spiritualità viene vista per lo più come una parte complessa e multidimensionale dell’esperienza umana, avendo aspetti cognitivi, esperienziali e comportamentali. Gli aspetti cognitivi o filosofici comprendono la ricerca del senso, dello scopo, della verità della vita e comprendono le credenze e i valori secondo i quali la persona vive. Gli aspetti esperienziali ed emozionali comprendono le sensazioni di speranza, amore, appartenenza, pace interna, conforto, sostegno. Gli aspetti comportamentali della spiritualità comprendono i modi con cui una persona manifesta le credenze spirituali individuali e lo stato spirituale interiore. (Giancarlo Tavasanis, Presidente onorario ASSIMEFAC, 2011) La spiritualità antropologica, secondo l’approccio ecologico-sociale, rappresenta un sinonimo di “cultura sociale esistente”. La spiritualità antropologica non è dominata da un’ideologia religiosa, politica o economica, nonostante includa tutte queste dimensioni. E’ difficile immaginare l’uomo e la sua comunità senza spiritualità. (Višnja Hudolin) Si potrebbe dire che la spiritualità antropologica significa per noi la cultura sociale umana basata sui valori che l’uomo ha da sempre posseduto come un codice interno di regole di comportamento. Qualche volta l’uomo definisce questi valori come decalogo datoci da Dio, altre volte come un indirizzo interiore di vita che non sa definire e che ce cerca di descrivere usando varie teorie biofisiche, psicologiche e filosofiche. Vladimir Hudolin - Assisi 1995 La spiritualità antropologica, coerentemente con una visione sistemica, è vista [nell’approccio ecologico-sociale] come parte dell'ecosistema umano e cambia con il cambiare di questo. Secondo il Prof. Hudolin questo momento storico è caratterizzato da una crisi della spiritualità antropologica a livello planetario. (Guidoni e Tilli, 2002) La spiritualità antropologica è un concetto ambivalente, che può essere declinato sia in senso positivo che negativo, e questo può succedere a livello di persona, di famiglia e di comunità. Svilupparla in modo positivo, per sé e per gli altri, è l’obiettivo del nostro lavoro. dalle Conclusioni del corso monotematico residenziale dei servitori insegnanti “Spiritualità antropologica e approccio familiare”, Zovello 31 agosto- 2 settembre 2012 La Spiritualità Antropologica può essere definita come l’insieme delle attività umane che spingono l’individuo ad andare oltre l’esperienza immediata del qui ed ora. Queste attività comprendono il mondo dei sentimenti interiori, delle idee, dell’immaginazione e delle credenze, comprendono anche le visioni del mondo sia personali che collettive fra cui vi sono i miti, le religioni e anche la scienza. Queste attività spirituali specifiche della specie umana, rappresentano il tentativo di dare un senso a tre aspetti fondamentali dell’esistenza umana: 1) al rapporto con il mondo; 2) al rapporto con gli Altri; 3) al rapporto con se stessi e con la propria esistenza. DISTURBO SPIRITUALE In questo disagio vedo i problemi provocati dalla non accettazione di se stesso, del proprio comportamento e del proprio ruolo nella comunità, della cultura sociale esistente, della prevalente giustizia sociale. Questo disagio è accompagnato da un senso di impotenza davanti il problema e di impossibilità di capirlo. (Vladimir Hudolin – Assisi 1994) INDIVIDUAZIONE DEL DISAGIO SPIRITUALE “ Questi disagi non sono specifici per le persone coi problemi alcol/droga correlati ma si trovano nella situazione odierna di molte persone nelle comunità su tutto il pianeta. Bisogna diagnosticarli precocemente e non confonderli con altri problemi….. Questi problemi si esprimono con una alessitimia, vuol dire con una impossibilita’ di comunicazione ed interazione. La persona colpita perde la possibilita’di interagire in societa’, puo’ sentirsi depressa, non potendo comprendere se stessa, gli altri, comprendere che cosa stia accadendo e perdendo la speranza e la voglia di fare qualcosa….” (Hudolin, 1995) “L’operatore ed il club devono essere in grado di captare il disagio spirituale e di lasciare un ampio spazio alla sua verbalizzazione stimolando la crescita e la maturazione, in altre parole, un cambiamento longitudinale, progressivo verso una propria perfezione che, devo subito dire, non e’ mai raggiunta. Raggiungerla significherebbe fine del ciclo sociale umano.” (Hudolin, 1994) La spiritualità è difficilmente comunicabile attraverso la logica: i maestri spirituali di ogni luogo e tempo si esprimono attraverso allusioni, miti, simboli, parabole, metafore, paradossi. “Più che parlarne, discuterne, interpretarla, la Spiritualità è come l’aria: occorre viverla, respirarla appunto” (G. Pitacco citato in Dimauro, 2000) Il nostro pensiero dovrebbe indirizzarsi non solamente alle definizioni e alla terminologia riguardanti la spiritualità antropologica, ma prima di tutto alla sua applicazione nel lavoro territoriale di ogni giorno. Hudolin, 1997 LA SPIRITUALITA’ ANTROPOLOGICA, IL CLUB, LA COMUNITÀ I club con il loro lavoro sia nella comunità multifamigliare del club, sia in quella locale, promuovono il cambiamento della cultura sanitaria e generale esistente per giungere ad una migliore qualità della vita. Questo significa un lavoro antropologicospirituale, la cui responsabilità si estende non solo alla famiglia e alla comunità locale, ma all’umanità in generale. ETICA DI COMUNITA’ Hudolin, 1994 E’ necessario modificare l’attuale cultura sanitaria e generale che ritiene essere scientifico solo ciò che può essere misurato pesato osservato a livello microscopico o diagnosticato con precise ed oggettive metodologie investigative: con questo non voglio negare l’importanza di tutto ciò che può essere misurato, contato e direttamente osservato, ma affermare che rappresenta solamente una piccola parte della vita umana. Enfatizzando solo questo aspetto, si rischia di svalutare come non scientifica la gran parte delle caratteristiche umane che distinguono l’uomo da tutte le altre forme di vita del nostro pianeta. Hudolin, 1997 Fa parte della natura umana apprendere anche profonde filosofie inconsce… I miti di cui la nostra vita è immersa acquistano credibilità via via che diventano parte di noi, indiscutibili, profondamente immersi nel carattere, spesso a livello non consapevole, sicchè sono essenzialmente religiosi, sono oggetto di fede. (G. Bateson e M.C. Bateson, 1987) E’ verso questi miti, e verso le forme che potranno prendere in futuro, che sono responsabili tutti i nostri costruttori di miti, dai poeti agli scienziati, ai politici e agli insegnanti, i medici e i media… (G. Bateson e M.C. Bateson, 1987) Ognuno dovrebbe riconsiderare il proprio pieno coinvolgimento nei modelli socioculturali (spiritualità antropologica) che sostengono comportamenti edonistici e consumistici piuttosto che modelli centrati sulla sobrietà e sul rispetto delle risorse ambientali e sociali. Questi sono modelli che non tengono conto della interdipendenza e della corresponsabilità e dimenticano le correlazioni esistenti tra i comportamenti individuali e gli effetti globali di questi. (Guidoni e Tilli, 2011) Lottando per i diritti umani fondamentali, per la solidarietà, l’amicizia e l’amore, cercando di accettare la diversità e la convivenza e imparando a promuovere la pace, i club degli alcolisti in trattamento fanno tutto il possibile per proteggere i valori spirituali, quei valori che sono specifici della specie umana e che la vedono diversa da tutte le altre creature che la circondano. La società odierna, in profondissima crisi spirituale, potrà sperare di garantire questi valori cercando di definire dei comportamenti capaci di portare ad una spiritualità ecologica o ecologia spirituale. Hudolin, 1994 I principi fondamentali dell’organizzazione dei sistemi (dell’ecologia), secondo Fritjof Capra (1996), dovrebbero essere presi come linee guida per lo sviluppo di comunità umane sostenibili. Questi principi sono: • Interdipendenza • Cooperazione e coevoluzione • Diversità e flessibilità Interdipendenza: il comportamento dei membri di un ecosistema dipende dal comportamento di tutti gli altri, Tutti responsabili di tutti Cooperazione e coevoluzione: Se è presente una cooperazione diffusa tra le diverse parti di un sistema queste hanno la possibilità di apprendere e cambiare insieme. Hudolin diceva che è importante “…non la ricerca di uno stato di assoluto benessere ma di una interazione attiva dentro al sistema e fra i sistemi.” Le famiglie, i Club e le altre risorse della comunità devono comunicare e collaborare tra loro per ottenere la crescita e il cambiamento. Flessibilità e diversità: Un sistema è flessibile finché le sue caratteristiche sono mantenute all’interno di valori ottimali, quando una di queste caratteristiche viene spinta all’estremo il sistema perde flessibilità e viene distrutto. La diversità favorisce la flessibilità. Diversità significa molte relazioni diverse e molti approcci diversi allo stesso problema. Una comunità eterogenea è una comunità elastica, capace di adattarsi a diverse situazioni. Per questo è importante che nel nostro sistema ci siano i servitori-insegnanti e le famiglie, i professionisti e i non professionisti… Pensare in termini ecologici significa pensare in termini di interdipendenza. Il riconoscimento dell’interdipendenza porta alla percezione della responsabilità di ognuno rispetto a questi problemi e alla consapevolezza del fatto che il contributo di ognuno è importante. ETICA DELLA RESPONSABILITA’ (Guidoni e Tilli, 2011) Secondo Hudolin i problemi del comportamento umano sono legati a un disturbo dello sviluppo antropo-spirituale dell’uomo e della sua cultura. Il dio “Eco” Dice una parabola che quando il dio ecologico abbassa lo sguardo e vede la specie umana peccare contro la sua ecologia (per avidità o perché prende delle scorciatoie o compie certi passi nell’ordine sbagliato), sospira e manda sulla terra l’inquinamento e la pioggia radioattiva. Non serve fare sacrifici, tentare di placarlo con offerte: il dio ecologico è incorruttibile e quindi non lo si può beffare. (G. Bateson e M.C. Bateson, 1987) L’ideale di Hudolin sarebbe una spiritualità antropologica che possa introdurre una “coscienza generale ecologica” nel mondo. Una coscienza ecologica che, riconoscendo la naturale interdipendenza tra tutto e tutti, si concretizzi in solidarietà, amicizia, amore, convivenza, interazioni armoniose nella comunità, tra le diverse culture, ecc. Il Club lavora per proteggere e promuovere questi valori. E IN PRATICA? Coltivare una migliore spiritualità antropologica significa: Far emergere desideri, progetti, emozioni, amore, amicizia, solidarietà, religiosità, fede, partecipazione alla politica. Cambiare lo stile di vita personale e familiare portandolo verso una maggiore sobrietà dei comportamenti. Migliorare l’equilibrio ecologico delle nostre comunità e mantenere la pace. Rigolo, 2005 rigolo Questo mondo ci appartiene. Nei Club degli alcolisti in trattamento dobbiamo prendere parte ad iniziative per migliorare questo nostro mondo: noi stessi, le nostre famiglie e comunità. Nel Club si impara a sentirsi responsabili di una cultura umana (spiritualità antropologica) da proteggere, da risanare e da promuovere. E si impara a chinarsi con rispetto sulle dimensioni non superficiali della persona umana, che è una realtà complessa, variegata, anche contraddittoria, appunto multidimensionale. (Rigolo, 2005) Come si esprime la spiritualità nel lavoro del Club? Attraverso l'amicizia, la solidarietà, l'amore! Quando il Club accoglie con partecipazione e calore ogni nuova famiglia. Quando la ricaduta di qualcuno non diventa occasione di giudizio, ma invece di maggiore solidarietà e aiuto. Quando di fronte alle difficoltà si riesce a mettersi tutti in discussione anziché cercare di attribuire la responsabilità ad uno soltanto. Quando il Club va avanti con speranza, con fiducia nel futuro, con la voglia di migliorare la qualità della vita della propria comunità. Tilli, 2007 amore = "l'accettazione dell'altro da parte di qualcuno nella convivenza". Per Maturana e Varela l'amore è "il fondamento biologico del fenomeno sociale: senza amore, senza accettazione dell'altro da parte di ciascuno, non c'è socializzazione, e senza socializzazione non c'è umanità. Qualunque cosa che distrugga o limiti l'accettazione dell'altro da parte di qualcuno [...] distrugge o limita [...] l'essere umano" (Maturana e Varela, 1984) La felicità sta nel rendere felici altre persone, nell'abbandonare l'interesse egoistico per portare gioia agli altri. Se ognuno facesse questo, tutti sarebbero felici e ciascuno avrebbe chi si prende cura di lui. Ognuno di noi ha la propria responsabilità nel portare la pace e la felicità a tutti gli uomini. Ci si deve prendere cura non solo della propria famiglia, ma di tutta l'umanità. Non crediate che il contributo dato dalla vostra coscienza spiritualizzata sia di poco conto. La vostra parte può significare molto. Paramahansa Yogananda FINE
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