DOCUMENTO DI PROGRAMMAZIONE E COORDINAMENTO DEI SERVIZI SANITARI E SOCIO SANITARI (ai sensi della DGR X/1185 del 20 Dicembre 2013) ASL della Provincia di Bergamo dott. Mara Azzi Direttore Generale 1 Introduzione Il Documento di Programmazione e Coordinamento dei Servizi Sanitari e Socio Sanitari per l’anno 2014 è stato elaborato con la compartecipazione e l’apporto di tutte le articolazioni organizzative aziendali che, pur nella loro specificità e complessità, devono necessariamente sviluppare strategie coordinate ed integrate di risposta ai bisogni dei cittadini. Il Documento si compone di questa parte che espone in sintesi le principali linee strategiche dell’attività dell’Azienda e di sei allegati in cui sono riportati in dettaglio i dati di contesto e i contributi elaborati dalle articolazioni aziendali. Si sottolinea inoltre che il Documento di Programmazione e Coordinamento si colloca nell’ambito di una costellazione di altri documenti specifici già adottati o da adottare con la tempistica definita dalla DGR X/1185: il Piano integrato dei controlli adottato entro il 31 gennaio 2014, il Bilancio preventivo 2014 che sarà approvato entro il 12 febbraio 2014, il documento di Programmazione 2014 del Piano triennale dei controlli nell’ambito della prevenzione e tutela della salute da adottare entro il 28 febbraio 2014, il Piano integrato locale di promozione della salute (PIL) da adottare entro il 28 febbraio 2014, il Piano integrato aziendale della prevenzione veterinaria da adottare entro il 28 febbraio 2014. Tutti documenti relativi alla programmazione dell’ASL saranno resi disponibili per la consultazione sul sito web aziendale per garantire la massima trasparenza dell’attività dell’Azienda. Il “Documento di programmazione e coordinamento” è il naturale esito di un processo di miglioramento partecipato consolidatosi nel tempo, la risposta ad un processo di sollecitazione continua alla conoscenza dei bisogni del territorio ed alla ricerca di soluzioni alle esigenze rilevate e deve essere considerato uno strumento collocato all’interno di un ininterrotto “work in progress” iniziato nel gennaio 2011 che viene modificato e definito con il contributo e la corresponsabilizzazione di tutti i soggetti che operano nel sistema sanitario, socio sanitario e sociale locale. Dove siamo, dove stiamo andando Anche la DGR X/1185 rappresenta un “work in progress” con i continui rimandi ad una numerosa serie di provvedimenti che dovranno essere adottati nel corso del 2014 nell’ambito di linee strategiche di sviluppo del sistema chiaramente individuabili. Da tempo si è riconosciuto che la cronicità rappresenta la maggiore sfida per il sistema sanitario e sociosanitario sia regionale sia locale. L’analisi dei bisogni mostra esplicitamente che i pazienti affetti da patologie cronico degenerative, pur costituendo una minoranza della popolazione stimata intorno al 30%,assorbono la maggior parte delle risorse disponibili (circa il 70%). A dimostrazione di ciò si considerino i grafici successivi elaborati da Regione Lombardia che rappresentano bene l’impatto del fenomeno “cronicità”: il primo grafico rappresenta la spesa pro-capite per età in regione Lombardia, espressa in unità equivalenti (cioè fatto uguale a 1 il valore medio regionale). La linea blu considera solo i consumi sanitari (ricoveri, prestazioni ambulatoriali, consumi farmaceutici, file F), la linea rossa aggiunge anche i consumi in RSA (cioè le quote giornaliere pagate dal SSN e non quelle eventualmente pagate dal cittadino) mentre il secondo rappresenta il costo complessivo dei pazienti cronici rispetto al numero di comorbosità, cioè al numero di patologie complessivamente presenti. 2 Come si vede la cronicità non impatta significativamente solo sull’area sanitaria: circa 600.000 pazienti cronici presentano anche gravi problematiche di interesse sociosanitario quali una non autosufficienza, una o più gravi disabilità, problematiche di salute mentale, dipendenze ecc. Dato questo contesto strutturale combinato con una congiuntura economica che costringe il sistema Paese ad una profonda revisione della spesa sociale si rende necessario ed urgente superare la logica della erogazione della prestazione parcellizzata e passare ad un livello superiore in cui la rete d’offerta dovrà essere integrata su percorsi organizzati differenziando i nodi della rete rispetto all’intensità delle tre dimensioni: cura, assistenza e supporto sociale. Il modello unidimensionale sanitario di tutela della salute, vittorioso nel secolo XIX sulle malattie acute specie infettive e parassitologiche, manifesta da tempo profondi segni di crisi per diversi fattori, che ripropongono la necessità di rilanciare il tema dell’integrazione socio sanitaria proprio in funzione del mutato quadro epidemiologico che la Medicina moderna ha contribuito a determinare. 3 Il contesto territoriale La tendenza demografica in atto nella Regione e nella Provincia mostrano, oltre che in senso assoluto, un aumento degli anziani anche in senso relativo, legato al declino dei segmenti più giovani. Si tratta di un fenomeno demografico che ha importanti ripercussioni nel settore sociale e sanitario: se da una parte l’invecchiamento della popolazione è la manifestazione di un trionfo dello sviluppo sociale e della sanità pubblica, dall’altra può diventare, se non accompagnato da adeguati interventi, un problema difficilmente sostenibile dalla società contemporanea. L’aumento delle malattie croniche, che inevitabilmente accompagna l’invecchiamento di una popolazione, comporta infatti una crescente domanda di assistenza continuativa e la necessità di approfondire le conoscenze correnti sulla frequenza e distribuzione di queste condizioni, al fine di pianificare adeguati interventi di controllo, sia in termini di prevenzione che di trattamento. La popolazione presente al 1/1/2013 in provincia di Bergamo è costituita da un totale di 1.094.062 residenti, di cui 540.582 uomini e 553.480 donne (dati ISTAT 1/1/2013). Rispetto all’andamento storico che mostrava una costante progressione della popolazione nel 2012 si è osservato per la prima volta un movimento in controtendenza con una diminuzione complessiva della popolazione non completamente recuperato nel 2013. L’effetto della riduzione della popolazione nel 2012 potrebbe essere in parte fittizio perché conseguenza della revisione delle anagrafi comunali dopo il censimento del 2010 (cancellazione di persone risultate irreperibili o non più residenti), e in parte dovuto a fenomeni migratori in uscita legati alla ricerca di nuove possibilità di lavoro. La struttura della popolazione, che rappresenta fenomeni sociali di lunghissimo periodo, non si è significativamente modificata se non peggiorando ulteriormente un quadro descrittivo di una popolazione sempre più anziana e con capacità sempre più ridotte di ricambio generazionale (si veda la successiva tabella). Stratificando i dati per distretto (si veda l’allegato relativo agli indicatori demografici) la distribuzione degli indicatori consente di individuare un gradiente di distribuzione della pressione sociale legato alla frazione di persone anziane presenti sostanzialmente correlato all’altezza geografica dell’area. La difficoltà dei territori montani delle “alte valli” rappresenta nel quadro del SSR bergamasco una particolare criticità poiché entro i 4 prossimi 3-7 anni si dovranno affrontare le necessità di una popolazione mediamente descrivibile come composta da donne di 85 anni di età con esigenze di cura e assistenza elevate perché derivanti da un ventaglio di comorbidità e crescente diminuzione di autonomia in aree “quasi desertificate” in conseguenza della dispersione della popolazione sul territorio e verosimilmente senza una rete parentale di sostegno a causa di un progressivo spostamento della popolazione più giovane verso la pianura, le aree delle “basse valli” e la città dove maggiori sono le occasioni di lavoro e più facili gli spostamenti. Anche il contributo dei cittadini di origine straniera non sembra più garantire un apporto di ricambio generazionale che ci si poteva attendere in quanto la difficoltà della congiuntura economica hanno determinato un fenomeno migratorio in uscita alla ricerca di quelle occasioni di lavoro che il territorio bergamasco non pare più in grado di offrire. In prospettiva ci si deve quindi aspettare un aumento della popolazione anziana che raggiungerà presto almeno il 20% della popolazione ed un ulteriore aumento dell’indice di dipendenza. Il numero di persone con disabilità è stimato in circa 3,5% della popolazione residente. Rispetto al totale delle persone con disabilità, le persone con grave/gravissima disabilità è stimabile intorno al 10-15%. Gli utenti di servizi sociosanitari stanno diventando sempre più fragili e complessi. A titolo esemplificativo si consideri che circa il 70% degli ospiti RSA sono persone affette da demenze, di cui il 36% con forme gravi ed il 7% sono persone affette da Alzheimer. L’1% sono stati vegetativi e persone affette da malattie del motoneurone (SLA, etc); il restante 22% sono anziani con diverso livello di fragilità, che confluiscono nella cosiddetta utenza tipica. Dal 2004 il numero di persone con forme gravi di demenza e con Alzheimer è aumentato in modo rilevante. 5 Il profilo dell’offerta sanitaria Nella Provincia di Bergamo al 1 gennaio 2014 sono formalmente accreditati 4.422 posti letto (di cui 4.102 di degenza ordinaria e 320 a ciclo diurno) equivalenti a circa 4,04 posti letto per 1000 abitanti. Nell’ambito dell’area riabilitativa sono presenti 824 posti letto (di cui 808 di degenza ordinaria e 16 a ciclo diurno) equivalenti a 0,75 posti letto per 1000 abitanti. Sono inoltre presenti 94 posti letto tecnici per l’area cure subacute. Rispetto al nuovo standard definito dalla Conferenza Stato Regioni di 3,7 posti letto per abitante di cui 0,7 posti letto per la riabilitazione si rileva un eccesso nel profilo di offerta di circa 375 posti letto. La DGR X/1185 prevede una considerevole attività di revisione e riclassificazione del profilo di offerta sia nell’area dell’alta specializzazione, compresi i punti nascita, sia per l’area della riabilitazione. Inoltre è richiesta una riflessione sul destino riconversione dei cosiddetti “piccoli ospedali” cioè ospedali con meno di 120 posti letto. La riduzione del profilo di offerta oltre che dalla necessità di adeguarsi allo standard nazionale riflette la costante riduzione del tasso di ospedalizzazione che negli ultimi 15 anni si è ridotto del 26% nonostante l’aumento della cronicità e dell’invecchiamento della popolazione mentre è aumentata la complessità dei casi trattati (indice case-mix) Al contrario nel tempo l’aumento della spesa si è concentrato nell’area ambulatoriale: le prestazioni sono quasi raddoppiate in 10 anni, ma il 90% dell’attività viene svolta in ospedale e solo il 10% negli ambulatori territoriali Il 24% della spesa è per esami di laboratorio 6 Attività territoriale A livello territoriale sono rimaste sostanzialmente invariate attività per cure primarie (MMG, guardia, continuità assistenziale ecc) ed è aumentata in modo governato la spesa per l’assistenza farmaceutica territoriale e la protesica La sperimentazione CREG sta proseguendo nell’ASL di Bergamo e nel 2014 è previsto il follow up dei pazienti arruolati nei primi due anni della sperimentazione. Verrà sottoscritto un nuovo contratto con il provider e si passerà ad una nuova forma di finanziamento della sperimentazione assegnando una “quota di responsabilità” per ogni paziente arruolato. I medici che aderiscono al CreG sono impegnati in una gestione attiva dei pazienti avvalendosi anche di supporti tecnologici che consentono il monitoraggio dei percorso di diagnosi e cura definito per ogni paziente e la compliance del paziente alla terapia. Per quanto riguarda l’attività socio sanitaria nel corso degli ultimi 5 anni le risorse economiche destinate al suo finanziamento sono state incrementate costantemente (+52% in 10 anni). La rete dei servizi sociosanitari (RSA, RSD, CDI, CDD, ADI) ed alcuni servizi sanitari (es. ADP) costituiscono il livello che garantisce la continuità assistenziale, integrando ospedale e territorio. Il settore sociosanitario, in particolare, rappresenta nel suo complesso un universo di produttori e di attori complementari in cui non è sempre rintracciabile una chiara azione di regia complessiva. E’ quindi necessario sviluppare una «cultura» dell’assistenza territoriale che, seguendo il modello dell’assistenza per acuti, sviluppi un sistema di regole e best practice proprio. L’evoluzione L’evoluzione del sistema sulla base finora basata su una “competizione regolata” ha consentito alle Aziende ospedaliere pubbliche uno sviluppo autonomo e generato una rete di ospedali di livello elevato sia in termini di professionalità sia in termini di gestione. L’appropriatezza delle prestazioni è aumentata attraverso l’adozione e il continuo aggiornamento degli strumenti gestionali e di verifica e controllo e l’adozione di un sistema di remunerazione delle attività e regole che hanno disincentivato le prestazioni a maggiore potenziale di inappropriatezza (spostamento da ricovero ad ambulatoriale). Si rende ora necessario far crescere la cultura dell’assistenza territoriale e renderla ‘riconoscibile’ e unitaria per i cittadini attraverso l’integrazione di MMG e PLS, servizi sociosanitari (RSA, RSD, CDI, CDD, ADI), strutture di riabilitazione extraospedaliere, cure intermedie (sub acuto e post acuto) Il cambiamento dei bisogni e le necessità di sostenibilità economica del sistema richiedono un assetto organizzativo in grado di consolidare lo spostamento dell’asse di cura dall’ospedale al territorio. Serve un nuovo polo diverso da quello ospedaliero nei percorsi relativi alla cronicità in cui il territorio possa in qualche modo riconoscersi. I ‘presidi ospedalieri territoriali’ potrebbero fornire servizi di primo intervento, ambulatoriali di I livello, di gestione del CREG, gestione cure subacute e riabilitative estensive, di chirurgia ambulatoriale o diurna , di dialisi e gestione ambulatoriale dei pazienti oncologici, integrando al loro interno servizi ADI, servizi sociosanitari. In questa dimensione va trovata l’ integrazione e l’uniformazione dell’offerta sanitaria e socio sanitaria (minori con disabilità, hospice, post acuto, residenzialità, riabilitazione ospedaliera ed extraospedaliera) ed il raccordo con la componente sociale a titolarità comunale attraverso una valutazione multidimensionale estesa a tutti i servizi territoriali sanitari e sociosanitari. Il raccordo del MMG con il sociosanitario è indispensabile. In generale, il MMG deve essere parte attiva rispetto ai processi di valutazione del bisogno e di definizione dei PAI . Il MMG diventa quindi il protagonista dell’evoluzione verso un modello di sistema che dovrà garantire: prossimità: è necessario sviluppare un modello vicino alle persone ed alle famiglie, che orienti e faciliti l’accesso ai servizi territoriali sanitari e sociosanitari. Nell’ambito socio sanitario le proposte in fase di sperimentazione di centri unici per la famiglia e di sportello per il welfare intendono dare risposta a questo bisogno; 7 presa in carico: il riferimento è alla valutazione multidimensionale del bisogno, strumento che garantisce appropriatezza nell’accesso ai servizi territoriali. La valutazione del bisogno deve essere unica per accedere all’assistenza sanitaria e sociosanitaria (ADI, accompagnamento, protesica, etc). La valutazione dovrà essere gestita attraverso equipe di valutazione multi professionale; continuità assistenziale: l’obiettivo è facilitare la ricomposizione dei servizi che vanno a costituire il piano di assistenza individuale, definito in sede di valutazione multidimensionale. Ascoltare, conoscere e rispondere al territorio Nel contesto di questa evoluzione diventa sempre più pressante la necessità di rendere più efficiente ed efficace il sistema attraverso una azione di governance che per ASL passa attraverso meccanismi di consultazione e di partecipazione ai processi di integrazione tra i diversi servizi realizzati con la collaborazione di tutti gli attori del sistema dal medico di medicina generale, alle strutture erogatrici, agli Enti Locali, del Terzo Settore, della Provincia. I processi mirano a fornire l'unitarietà tra prestazioni sanitarie, socio sanitarie e sociali, la continuità tra azioni di cura e di riabilitazione, la realizzazione di percorsi assistenziali integrati, l'intersettorialità degli interventi, a favore di una percorso che identifica il territorio quale soggetto attivo che intercetta il bisogno sanitario, sociosanitario e sociale e si fa carico in modo unitario delle necessità emergenti dei cittadini definendo l’ordine di priorità con cui rispondere. Nel campo della programmazione e del governo della rete dei servizi, Regione Lombardia invita a sviluppare azioni che coinvolgano i comparti sanitario, sociosanitario e sociale. Tali azioni dovranno essere finalizzate alla ricomposizione di interventi, oggi ancora in massima parte frammentati, a diversi livelli: istituzionale, di governo dei servizi, per ricomporre strategie locali; di risorse umane, per ricomporre i bisogni della persona e della famiglia in una visione pluridimensionale; di gestione della rete dei servizi e di interventi sanitari, sociosanitari e sociali, per ricomporre l’intervento sulla persona e sulla famiglia; finanziario, per razionalizzare la spesa complessiva. L’ASL di Bergamo, d’intesa con il Consiglio di Rappresentanza e i Presidenti delle Assemblee distrettuali dei Sindaci, traduce queste indicazioni individuando le seguenti priorità di azione, in termini di: evoluzione organizzativa: istituzione di una Cabina di Regia; progettualità e prassi comuni: sviluppo dello Sportello Unico Welfare, consolidamento della valutazione multidimensionale; implementazione della strumentazione di supporto: sviluppo comune del sistema informativo unico e condiviso. Nell’ASL di Bergamo questo approccio di lavoro comune ha già portato negli anni scorsi a definire un’organizzazione condivisa delle strutture di supporto e di regia dei processi di integrazione con la rappresentanza dei Comuni, in particolare con l’evoluzione dell’Ufficio Sindaci (Deliberazione ASL n.1510 del 27.12.2011). La costituzione della Cabina di Regia valorizza l’esperienza di coesione ed intesa con i Comuni e diviene una formula efficiente per confermare e formalizzare alcune prassi già adottate nei territori. In essa si osservano: un livello strategico che definisce indirizzi e strategie, in coerenza con le indicazioni regionali; un livello tecnico-operativo a dimensione provinciale che garantisce raccordo e uniformità rispetto all’operatività; un livello tecnico-operativo su base territoriale che corrisponde, all’interno del quadro generale, alla dimensione più tipicamente erogativa dei servizi e si compone di 7 singole Cabine di Regia (ciascuna composta da un Direttore di Distretto Socio Sanitario e dai responsabili degli Uffici di Piano degli Ambiti afferenti al Distretto e da eventuali collaboratori). 8 Tutte le strutture sono interdipendenti ed in comunicazione tra loro: le strutture di supporto individuate garantiscono le condizioni logistico-organizzative (convocazioni, sintesi degli incontri e rendicontazioni destinate ai diversi livelli organizzativi ed a Regione Lombardia); ogni Dipartimento ed ogni Distretto faranno riferimento, per l’operatività delle azioni e per i debiti informativi di competenza, alle proprie strutture operative. Per assolvere al compito di indirizzo e coordinamento che le viene affidato, la Cabina di Regia si incontrerà almeno mensilmente. Lo Sportello Unico Welfare Il territorio bergamasco, accogliendo l’aumento dei bisogni in evoluzione, ha sviluppato negli anni numerosi servizi di informazione e di ascolto per i cittadini: l’esigenza, oggi, per il sistema di protezione sociale, è però non tanto quella di creare nuovi spazi di ascolto ed informazione quanto piuttosto quella di raccordare i servizi già esistenti. Lo Sportello Unico Welfare, in linea con quanto disposto dalla DGR 37/2013 e così come deliberato dall’ASL di Bergamo (Delibera n. 1225 del 08.11.2013), vuole essere uno strumento integrativo dell’ampia offerta di servizi presente sul territorio, in una sinergia che renderà possibile, tramite la regia dell’ASL, un unico punto di accesso informativo-orientativo e di eventuale presa in carico dei bisogni espressi dai cittadini Il sistema informativo condiviso L’importanza dei sistemi informativi in una direzione comune tra ASL e Ambiti Territoriali ha portato allo sviluppo, in 13 Ambiti e rispettivi servizi sociali comunali, della cartella sociale informatizzata. Per volontà dei Comuni il sistema è ospitato nel contesto della rete aziendale dell’ASL di Bergamo, facilitando e garantendo il processo di connessione e integrazione fra i sistemi informativi sociali e sociosanitari, in termini di conoscenza, reportistica e gestione di progettualità comuni (Delibera ASL 1067 del 26.09.2013). In un quadro di continua interazione con il territorio diventa fondamentale il ruolo del Distretto Socio Sanitario dell’ASL anche attraverso il potenziamento della sua capacità erogativa e di “facilitatore esperto dei rapporti tra le strutture e gli operatori del sistema. Per questo sviluppo bisognerà sperimentare un nuovo modello organizzativo più snello e più morbido dove al cultura organizzativa da privilegiare sarà quella della maggiore connessione verticale tra alto (Direzione e management) e basso (Unità operative e Servizi) e una maggiore connessione orizzontale tra professioni e funzioni preparandoci ad un nuovo modello di sanità basato sull’intensità di cura, su equipe multi professionali, su umanizzazione e “slow medicine”, su un portato di sensibilità da aumentare negli operatori perché le persone si sentano più comprese oltre che curate e assistite. L’evoluzione ha bisogno di conoscenza A questa esigenza l’ASL ha già risposto con la valorizzazione degli osservatori già esistenti e l’attivazione di un “Centro studi” che, con la collaborazione anche dell’Università, ha consolidato e approfondito la conoscenza del territorio e dei suoi bisogni. La programmazione sanitaria e sociosanitaria dovrà quindi tenere conto degli elementi di conoscenza oggettiva che verranno prodotti sia per conciliare al meglio l’offerta con la domanda sia per allocare appropriatamente le risorse là dove più servono oltre che per migliorare i processi della continuità di cura e di assistenza. La lettura dei dati elaborati per la predisposizione del Documento sono stati, come sempre, motivo di molte riflessioni. Senza dubbio, però, emerge ancora il dato delle morti legate agli stili di vita: morti “evitabili” aumentando l’attività fisica, avendo maggiore cura nell’alimentazione, eliminando l’uso del fumo. Stiamo facendo davvero abbastanza per “evitare” tutto questo? E, in positivo, cosa dobbiamo fare? Innanzi tutto si dovrà dare sempre più spazio e più strumenti, come si è per altro già cominciato a fare, ai Medici di Assistenza Primaria (già Medici di medicina generale): vicini alle persone, immersi nel territorio, 9 sono loro che possono assumere un ruolo di stimolo efficace perché ciascuno compia le scelte migliori per conservare e migliorare la propria salute. Suggerire comportamenti “sani”, attivare i controlli necessari per le diverse età, sostenere e lanciare campagne di screening: in una parola dovremo realizzare una “medicina di iniziativa” come per altro auspicata anche dalle varie associazioni della Medicina Generale. Ma questo non basta: anche tutte le realtà territoriali a cominciare dai Comuni, le amministrazioni più vicine ai cittadini, e, in generale, tutta la comunità dovranno farsi parte attiva e mettere in campo sinergie e collaborazioni, campagne di sensibilizzazione e iniziative educative (“Città sane” o città che promuovono la salute). Una strategia che, se non consente un ritorno a breve termine, garantisce sul lungo periodo i migliori ritorni sia in termini di salute e miglioramento della vita delle persone, sia per il contenimento della spesa sanitaria e consentirà anche di superare le disuguaglianze di salute legate alle disuguaglianze sociali. La strategia “salute in tutte le politiche”, definita a livello internazionale dall’Osservatorio europeo sui sistemi e politiche sanitarie (European Observatory on Health Systems and Policies) dovrà essere sempre più presente nella sanità pubblica del nostro sistema: essa non è più un’opzione ma una vera e propria necessità perché è oramai evidente da tempo che per intervenire in modo efficace sulla salute di una popolazione non è sufficiente il solo settore sanitario. È necessaria una nuova politica pubblica per la salute che coinvolga, in modo sinergico settori diversi della società, delle istituzioni e i portatori di interesse: educazione, politiche fiscali, agricoltura, ambiente, trasporti, mezzi di comunicazione, organizzazioni volontarie, industria, autorità locali, ecc. perché: la promozione della salute è un elemento di crescita sociale ed economica dell’intera comunità; è necessario ridurre le disuguaglianze sociali e di salute; è necessario costruire reti all’interno del Servizio sanitario per consolidare e diffondere le esperienze di eccellenza; la scuola è un punto chiave di intervento sia per l’implicito ruolo educativo sia come luogo attorno a cui ruota un vero microcosmo da poter raggiungere (alunni, docenti, famiglie, ecc); la promozione della conoscenza e della consapevolezza sono gli strumenti per combattere stili di vita non salutari; per intervenire sui determinanti di salute è necessario attivare strategie orizzontali e intersettoriali in grado di coinvolgere il maggior numero possibile di stakeholder. Il ruolo dello “svantaggio sociale” sulla salute è dimostrato da tempo: le disuguaglianze socio-economiche hanno un chiaro effetto sulla salute di una popolazione a conferma che esiste un gradiente sociale della salute e degli svantaggi legati all’ambiente. Partendo dalla vita quotidiana dei cittadini e dai loro comportamenti, è necessario formulare politiche, strategie ed interventi che portino ad un effettivo miglioramento dello stato di salute della popolazione, passando attraverso l’attenuazione del gradiente socio-ambientale che determina le disuguaglianze di salute. Lavorare per superare le differenze, garantire a tutti una “equità” declinata nelle sue varie accezioni ed evolvere verso modello integrato è la strada che viene prospettata: è una prospettiva, se si vuole, molto “ecologica” perché, come gli ecosistemi sono sistemi altamente complessi, collaborativi ed interdipendenti così dovrà diventare il sistema socio-sanitario: un ambiente complesso, collaborativo ed interdipendente la cui forza sarà rappresentata dalle sempre maggiori interazioni tra le singole parti. 10 ASL della provincia di Bergamo Servizio Epidemiologico Aziendale Indicatori Demografici e sanitari in provincia di Bergamo 2014 1 Indice Dati demografici ......................................................................................................................................................... 4 Residenti in provincia di Bergamo per classe di età .............................................................................................. 5 Residenti per distretto .......................................................................................................................................... 6 Densità di popolazione......................................................................................................................................... 7 Percentuale popolazione residente 0-14 anni ........................................................................................................ 8 Indice di vecchiaia............................................................................................................................................... 9 Indice di invecchiamento ....................................................................................................................................10 Indice di dipendenza strutturale...........................................................................................................................11 percentuale soggetti con età > 80 anni .................................................................................................................12 Indice di dipendenza strutturale negli anziani ......................................................................................................13 Indice di lavoro...................................................................................................................................................14 Tasso di incremento demografico........................................................................................................................15 Mortalità in provincia di Bergamo per alcune patologie e confronto con la regione Lombardia ....................................16 Mortalità: numero di decessi medi annui, tassi standardizzati e tassi grezzi per alcune patologie in provincia di Bergamo.............................................................................................................................................................18 Rapporto standardizzato di mortalità per patologie tumorali.................................................................................20 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni delle vie aeree e digerenti superiori................................21 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni dello stomaco................................................................23 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori del colon-retto ...........................................................................24 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni del fegato......................................................................25 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori del pancreas...............................................................................26 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni del polmone..................................................................27 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della pleura (mesotelioma) ............................................28 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della mammella.............................................................29 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della cervice uterina ......................................................30 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della prostata.................................................................31 Rapporto standardizzato di mortalità per linfoma non-Hodgkin............................................................................32 Rapporto standardizzato di mortalità per leucemie...............................................................................................33 Rapporto standardizzato di mortalità per malattie del sistema circolatorio............................................................34 Rapporto standardizzato di mortalità per cardiopatie ischemiche..........................................................................35 Rapporto standardizzato di mortalità per disturbi circolatori dell’encefalo............................................................36 Rapporto standardizzato di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio.........................................................37 Rapporto standardizzato di mortalità per patologie respiratorie croniche ..............................................................38 Rapporto standardizzato di mortalità per malattie dell’apparato digerente ............................................................39 Rapporto standardizzato di mortalità per avvelenamenti e traumatismi.................................................................40 Rapporto standardizzato di mortalità per incidenti stradali ...................................................................................41 Trend di mortalità per grandi gruppi nosologici...........................................................................................................42 Trend mortalità per patologie tumorali – tasso standardizzato ..............................................................................42 Trend mortalità per malattie del sistema cardiocircolatorio – tasso standardizzato ................................................42 Trend mortalità per malattie dell’apparato respiratorio – tasso standardizzato ......................................................43 Trend mortalità per malattie dell’apparato digerente – tasso standardizzato..........................................................43 Trend mortalità per traumatismi e avvelenamenti – tasso standardizzato ..............................................................44 Ricoveri: analisi dei distretti e andamento...................................................................................................................45 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per patologie tumorali ....................................................................46 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori dello stomaco................................................................47 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori del colon-retto...............................................................48 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori del fegato ......................................................................49 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori del pancreas ..................................................................50 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori polmonari......................................................................51 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori della mammella.............................................................52 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori della cervice uterina ......................................................53 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori della prostata.................................................................54 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione del sistema cardiocircolatorio .........................................................55 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per cardiopatia ischemica ...............................................................56 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per disturbi circolatori dell’encefalo ...............................................57 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per malattie dell’apparato respiratorio.............................................58 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per patologie respiratorie croniche..................................................59 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per malattie dell’apparato digerente................................................60 Ricoveri: analisi per classe di età nei principali raggruppamenti nosologici .................................................................61 2 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: tumori.............................................................................................62 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: sistema circolatorio.........................................................................63 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: apparato respiratorio .......................................................................64 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: apparato digerente...........................................................................65 Incidenza delle principali patologie tumorali: dati del Registro Tumori della Provincia di Bergamo accreditato presso l’Associazione Italiana Registri Tumori......................................................................................................................66 Tumore dello stomaco ........................................................................................................................................67 Tumore del colon-retto .......................................................................................................................................68 Tumore del fegato...............................................................................................................................................69 Tumore del pancreas...........................................................................................................................................70 Tumore del polmone...........................................................................................................................................71 Tumore della mammella .....................................................................................................................................72 3 Dati demografici Fonte dati: dati ISTAT al 01/01/2013 Elaborati in proprio 4 Residenti in provincia di Bergamo per classe di età classi di età 00-04 05-09 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 >=85 maschi 29.338 29.384 28.619 27.177 28.109 29.617 35.486 44.219 47.166 47.896 39.970 33.878 32.444 27.082 24.742 17.298 11.302 6.855 femmine 28.139 28.147 27.014 25.508 26.888 29.641 34.582 41.573 43.628 45.385 38.815 33.795 33.249 28.548 28.311 22.925 18.822 18.510 totale 57.477 57.531 55.633 52.685 54.997 59.258 70.068 85.792 90.794 93.281 78.785 67.673 65.693 55.630 53.053 40.223 30.124 25.365 totale 540.582 553.480 1.094.062 Numeratore: n. residenti Denominatore: 1 Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 5 Residenti per distretto Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA Maschio 69.428 71.708 37.989 24.291 26.913 15.712 15.187 48.637 21.594 21.364 25.879 65.595 54.381 41.904 Femmine 78.431 71.707 38.327 24.036 26.666 15.629 15.942 50.513 22.062 21.606 26.470 65.860 55.009 41.222 Totale 147.859 143.415 76.316 48.327 53.579 31.341 31.129 99.150 43.656 42.970 52.349 131.455 109.390 83.126 540.582 553.480 1.094.062 Numeratore: n. residenti Denominatore: 1 Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 6 Densità di popolazione (residenti per chilometro quadrato) Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Totale 2.137,62 1.228,18 1.113,61 644,02 404,71 311,42 298,66 509,74 72,74 66,76 450,82 1.017,37 619,35 424,65 401,81 410,53 Numeratore: n. residenti Denominatore: superficie territoriale in Km2 Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 7 Percentuale popolazione residente 0-14 anni Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 14,89 17,07 17,13 17,37 17,52 16,57 15,23 15,55 14,56 13,89 16,41 16,45 15,87 16,85 Femmine 12,58 15,67 16,56 16,93 16,91 15,46 14,06 14,24 13,45 13,13 15,58 15,88 15,17 16,23 Totale 13,67 16,37 16,84 17,15 17,22 16,02 14,63 14,88 14,00 13,51 15,99 16,16 15,52 16,54 16,16 15,14 15,05 13,54 15,60 14,32 Numeratore: n. residenti di età compresa tra i 0 e i 14 anni x 100 Denominatore: popolzione residente totale Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 8 Indice di vecchiaia Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 134,80 86,28 81,07 77,56 82,99 88,86 124,51 116,32 128,24 142,96 97,86 88,12 98,99 82,81 Femmine 212,13 120,14 108,27 107,44 108,20 126,61 175,90 162,52 175,88 190,87 130,19 122,22 138,12 113,04 Totale 172,56 102,49 94,50 92,23 95,32 107,03 149,80 138,84 151,37 166,37 113,79 104,90 118,22 97,51 99,93 120,57 140,60 176,23 119,78 147,60 Numeratore: n. residenti di età maggiore di 65 anni x 100 Denominatore: popolazione residente di età compresa tra i 0 e i 14 anni Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 9 Indice di invecchiamento Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 20,07 14,73 13,89 13,47 14,54 14,73 18,96 18,08 18,68 19,86 16,06 14,49 15,71 13,96 Femmine 26,68 18,83 17,93 18,19 18,30 19,57 24,73 23,14 23,66 25,06 20,28 19,41 20,95 18,34 Totale 23,58 16,78 15,92 15,82 16,41 17,14 21,92 20,66 21,20 22,48 18,20 16,96 18,34 16,13 16,15 18,25 21,16 23,86 18,68 21,13 Numeratore: n. residenti di età maggiore di 65 anni x 100 Denominatore: popolazione residente totale Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 10 Indice di dipendenza strutturale Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 53,77 46,62 44,97 44,61 47,17 45,56 51,96 50,68 49,79 50,95 48,08 44,80 46,16 44,53 Femmine 64,65 52,67 52,65 54,15 54,35 53,92 63,36 59,70 59,02 61,79 55,92 54,54 56,53 52,83 Totale 59,35 49,58 48,73 49,20 50,66 49,61 57,59 55,14 54,32 56,21 51,94 49,52 51,20 48,53 47,72 50,13 56,76 59,74 52,16 54,91 Numeratore: (pop. residente 0-14 anni + pop. residente ≥65anni) x 100 Denominatore: popolazione residente 15-64 anni Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 11 percentuale soggetti con età > 80 anni Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 5,17 2,74 2,57 2,52 2,97 2,98 4,21 3,65 3,90 4,52 3,34 2,78 3,19 2,62 Femmine 9,59 5,16 5,21 5,48 5,76 6,22 8,36 7,51 7,96 8,78 6,82 5,90 6,43 5,55 Totale 7,51 3,95 3,89 3,99 4,36 4,60 6,33 5,61 5,95 6,66 5,10 4,34 4,82 4,07 2,84 3,44 5,99 6,96 4,44 5,25 Numeratore: n. residenti di età maggiore di 80 anni x 100 Denominatore: popolazione residente totale Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 12 Indice di dipendenza strutturale negli anziani Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 30,87 21,59 20,13 19,48 21,39 21,44 28,82 27,25 27,98 29,98 23,78 20,99 22,96 20,17 Femmine 43,94 28,74 27,37 28,04 28,25 30,13 40,39 36,96 37,62 40,55 31,63 29,99 32,79 28,03 Totale 37,58 25,09 23,67 23,61 24,72 25,65 34,54 32,05 32,71 35,11 27,65 25,35 27,74 23,96 23,85 27,40 33,17 38,11 28,43 32,73 Numeratore: pop. residente residente ≥65anni x 100 Denominatore: popolazione residente 15-64 anni Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 13 Indice di lavoro Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Maschi 65,03 68,21 68,98 69,15 67,95 68,70 65,81 66,37 66,76 66,25 67,53 69,06 68,42 69,19 Femmine 60,74 65,50 65,51 64,87 64,79 64,97 61,22 62,62 62,89 61,81 64,14 64,71 63,89 65,43 Totale 62,75 66,85 67,24 67,02 66,37 66,84 63,46 64,46 64,80 64,01 65,81 66,88 66,14 67,33 67,70 66,61 63,79 62,60 65,72 64,55 Numeratore: popolazione residente 15-64 anni x 100 Denominatore: popolazione residente totale Riferimento temporale: 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 14 Tasso di incremento demografico Distretti 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia PROVINCIA REGIONE Totale 0,02 0,79 1,33 0,97 1,22 0,78 0,17 0,11 -0,18 -0,23 0,33 0,93 0,89 1,62 0,66 0,97 Numeratore: (popolazione residente totale al 01-01-2013 – popolazione residente totale al 01-01-2012) x 100 Denominatore: popolzione residente totale al 01-01-2012 Riferimento temporale: 01/01/2012- 01/01/2013 Fonte dati: ISTAT 15 Mortalità in provincia di Bergamo per alcune patologie e confronto con la regione Lombardia Tasso Grezzi È considerato uno stimatore dell’impatto che una determinata condizione morbosa ha sulla popolazione. Si calcola rapportando il numero di casi incidenti (ovvero dei decessi) per la causa di interesse che si sono registrati nel periodo di tempo considerato con la popolazione media residente nell’area considerata nello stesso periodo di tempo. n Tg k N dove: Tg = tasso grezzo n = numero di casi incidenti (decessi) per causa specifica nel periodo di tempo analizzato N = numerosità media della popolazione in studio nel periodo di tempo analizzato k = costante moltiplicativa Tasso standardizzato diretto di mortalità È una media ponderata dei tassi specifici per età che si ottiene usando come pesi la struttura per età di una popolazione di riferimento assunta come standard (standardizzazione diretta). La standardizzazione si utilizza quando si vogliono confrontare tra di loro popolazioni che hanno una diversa strutturazione per età. Un tasso standardizzato in modo diretto si ottiene nel seguente modo: si moltiplica ciascun tasso età specifico della popolazione in studio per la numerosità della popolazione standard nella corrispondente classe di età; si sommano quindi i prodotti così ottenuti e si divide il totale per la numerosità della popolazione standard. La somma dei prodotti di ciascuna classe di età rappresenta la mortalità che la popolazione standard avrebbe se avesse avuto la stessa mortalità della popolazione in studio. ni Tsd N P i Pi k dove Tsd = tasso standardizzato diretto ni = numero di decessi nella classe di età i-esima della popolazione in studio Ni = numerosità della popolazione in studio nella classe di età i-esima Pi = numerosità della popolazione standard nella classe di età i-esima P = numerosità totale della popolazione standard k = costante moltiplicativa Confronto tra distretti L’analisi della mortalità per distretto sanitario è stata effettuata utilizzando i dati dell’archivio di mortalità della provincia di Bergamo relativo a due periodi: 1999-2005 2 2006-2011. I rapporti standardizzati di mortalità sono stati calcolati utilizzando come popolazione di riferimento quella residente in provincia di Bergamo 16 Confronto Provincia di Bergamo vs Regione Lombardia Il confronto con la regione Lombardia è stato effettuato utilizzando i dati ISTAT relativi agli anni 2007-2008 ed elaborati in proprio: il confronto è stato effettuato utilizzanto il Rapporto Standardizzato di Mortalità (S.M.R. Standardized Mortality Ratio) Rapporto standardizzato di mortalità Per evidenziare le variazioni in eccesso o in difetto del rischio di morte nell’aree in studio (es. provincia di Bergamo) rispetto a delle aree di riferimento (es. regione Lombardia) tenendo conto dell’effetto dell’età, sono stati calcolati i rapporti standardizzati di mortalità. Il rapporto standardizzato di mortalità (SMR) si ottiene in primo luogo moltiplicando i tassi specifici di mortalità della popolazione di riferimento per la numerosità della popolazione in studio nelle corrispondenti classi di età e poi nel sommare tale prodotto (metodo della standardizzazione indiretta). In questo modo si ottiene il numero di eventi attesi nella popolazione in studio se questa avesse la stessa mortalità della popolazione standard, tenendo conto dell’effetto dell’età. Una volta calcolato il valore atteso, l’SMR si ottiene rapportando il numero di decessi osservati con quelli attesi. In questo modo un rapporto di 1 indica un rischio considerato uguale, un rapporto di 1,10 un eccesso di rischio del 10%, un rapporto di 1,20 un eccesso di rischio del 20% e così via, all’opposto un rapporto di 0,90 un difetto di rischio del 10%, un rapporto di 0,80 un difetto di rischio del 20% ecc. SMR decessio decessia L’intervallo di confidenza del rapporto standardizzato di mortalità/incidenza/ospedalizzazione è stato calcolato con il metodo approssimato di Byar 1 Z 1 / 2 SR 1 9 O 3 O Limite inferiore = Limite superiore = : Z 1 / 2 1 O 1 SR 1 O 9O 1 3 O 1) dove SR = Rapporto standardizzato (di mortalità/incidenza/ospedalizzazione) O = numero di decessi/casi incidenti/ricoveri osservati nell’ambito di una specifica patologia Z1-/2 =100(1-/2) percentile della distribuzione normale 17 Mortalità: numero di decessi medi annui, tassi standardizzati e tassi grezzi per alcune patologie in provincia di Bergamo *per i codici nosologici vedi le tabelle sotto Maschi Patologia Tutti i tumori Tumori maligni delle vie aeree e digerenti superiori Tumori maligni dell’esofago Tumori maligni dello stomaco Tumori maligni del colon-retto Tuori maligni del fegato Tumori maligni del pancreas Tumori maligni di bronchi e polomoni Tumori maligni della pleura Tumori maligni della mammella Tumori maligni della prostata Linfomi non Hodgkin Leucemia Malattie del sistema cardiocircolatorio Cardiopatie ischemiche Disturbi circolatori dell’encefalo Malattie dell’apparato respiratorio Patologie respiratorie croniche Malattie dell’apparato digerente Incidenti automobilistici Numero casi negli anni 1999-2011 Media annua Tasso grezzo (x 100.000) Tasso standardizzato (x 100.000), popolazione di riferimento: standard europea 22.182 1.706 337,72 288,28 943 73 14,36 12,29 415 1.935 2.067 2.622 1.268 32 149 159 202 98 6,32 29,46 31,47 39,92 19,31 5,47 25,06 27,00 33,43 16,31 6.045 465 92,03 77,45 278 25 1.237 516 519 21 2 95 40 40 4,23 0,38 18,83 7,86 7,90 3,64 0,33 16,59 6,72 6,95 16.700 1.285 254,26 229,62 7.241 3.791 557 292 110,24 57,72 97,70 52,62 3.857 297 58,72 53,92 1.975 2.195 1.100 152 169 85 30,07 33,42 16,75 27,63 29,31 16,19 18 Femmine Patologia Tutti i tumori Tumori maligni delle vie aeree e digerenti superiori Tumori maligni dell’esofago Tumori maligni dello stomaco Tumori maligni del colon-retto Tuori maligni del fegato Tumori maligni del pancreas Tumori maligni di bronchi e polomoni Tumori maligni della pleura Tumori maligni della mammella Tumori maligni della cervice uterina Linfomi non Hodgkin Leucemia Malattie del sistema cardiocircolatorio Cardiopatie ischemiche Disturbi circolatori dell’encefalo Malattie dell’apparato respiratorio Patologie respiratorie croniche malattie dell’apparato digerente Incidenti automobilistici Numero casi negli anni 1999-2011 Media annua Tasso grezzo (x 100.000) Tasso standardizzato (x 100.000), popolazione di riferimento: standard europea 17.421 1.340 259,47 154,12 213 16 3,17 2,02 146 1.439 1.994 1.389 1.428 11 111 153 107 110 2,17 21,43 29,70 20,69 21,27 1,27 12,03 16,71 11,19 12,05 1.748 134 26,04 16,64 154 2.761 12 212 2,29 41,12 1,37 26,91 117 9 1,74 1,28 568 466 44 36 8,46 6,94 4,63 4,20 22.381 1.722 333,35 145,29 7.055 6.353 543 489 105,08 94,62 46,78 41,01 3.542 272 52,76 22,41 1.299 2.457 325 100 189 26 19,35 36,60 4,84 8,22 18,59 4,50 19 Rapporto standardizzato di mortalità per patologie tumorali (codice ICD 9: 140-239; codice ICD 10: C00-D49) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 1.855 0,88 1.419 1,09 650 1,00 432 1,03 470 0,93 358 1,13 419 1,04 1.178 1,00 588 1,06 567 0,92 479 0,84 1.320 1,09 1.136 0,98 872 1,14 11.743 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 1.594 0,89 1.261 1,04 633 1,04 406 1,06 476 1,01 294 1,04 337 0,97 1.040 0,99 515 1,06 567 1,08 474 0,95 1.157 1,04 985 0,95 700 1,01 10.439 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 1.753 1,01 1.648 1,03 991 1,08 955 1,02 461 1,00 494 1,04 286 0,91 311 0,99 374 1,02 362 1,01 248 1,04 247 1,08 268 0,86 223 0,76 1.019 1,14 832 0,99 427 1,03 401 1,03 390 0,87 405 0,98 356 0,85 396 0,99 873 0,96 946 1,03 872 1,00 782 0,93 540 0,97 561 1,02 8.858 1,00 8.563 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,08 (I.C. 95%: 1,04-1,12) Femmine: S.M.R. 1,11 (I.C. 95%: 1,07-1,15) 20 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni delle vie aeree e digerenti superiori (codice ICD 9: 140-141, 143-149, 161; codice ICD 10: C00-06,32 ) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale Provincia 65 50 26 19 16 9 20 59 32 34 24 69 59 50 532 0,71 0,82 0,86 0,98 0,69 0,63 1,13 1,10 1,29 1,25 0,94 1,23 1,13 1,41 1,00 Femmine 2006-2011 N casi S.M.R 58 54 24 13 15 18 16 31 33 20 17 38 39 35 411 0,88 1,10 0,97 0,53 0,81 0,97 1,20 0,76 1,74 1,06 0,87 0,85 0,96 1,25 1,00 1999-2005 N casi S.M.R 24 9 3 4 5 3 5 9 5 3 3 9 10 9 101 1,22 0,85 0,56 1,11 1,19 1,11 1,41 0,89 1,07 0,59 0,63 0,86 1,01 1,41 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 20 11 9 7 2 0,98 0,88 1,41 1,68 0,42 4 13 14 5 2 8 10 7 112 1,06 1,18 2,77 0,94 0,38 0,66 0,91 0,96 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,11 (I.C. 95%: 0,92-1,32) Femmine: S.M.R. 1,15 (I.C. 95%: 0,79-1,62) 21 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni dell’esofago (codice ICD 9: 150; codice ICD 10: C15) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 35 24 13 11 12 7 13 24 17 12 11 20 15 17 231 0,87 0,91 0,99 0,84 1,19 1,11 1,66 1,03 1,57 1,01 0,99 0,82 0,66 1,10 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 19 25 5 7 12 5 6 20 9 18 11 13 12 21 183 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 0,63 1,15 0,46 1,02 1,46 1,01 1,00 1,09 1,06 1,98 1,25 0,66 0,71 1,70 1,00 18 11 5 3 6 1,16 1,34 1,21 1,08 1,84 4 12 4 1 1 5 6 3 79 1,42 1,51 1,09 0,25 0,27 0,61 0,77 0,61 1,00 14 4 3 1 3 4 2 7 3 3 3 7 6 7 67 1,09 0,56 0,82 0,41 1,07 2,23 0,86 1,06 0,97 0,91 0,95 0,99 0,92 1,65 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,05 (I.C. 95%: 0,80-1,37) Femmine: S.M.R. 1,14 (I.C. 95%: 0,70-1,74) 22 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni dello stomaco (codice ICD 9: 151; codici ICD 10: C16) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 121 101 64 47 39 44 33 123 60 78 39 135 72 87 1.043 0,65 0,87 1,11 1,26 0,87 1,57 0,92 1,17 1,22 1,43 0,77 1,26 0,70 1,28 1,00 97 106 58 50 48 22 25 91 63 53 39 113 72 55 892 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 0,64 1,02 1,12 0,97 1,20 0,55 0,85 1,02 1,53 1,28 0,92 1,19 0,82 0,94 1,00 133 71 43 26 41 27 17 94 56 51 41 85 74 41 800 0,83 0,88 1,06 0,93 1,24 1,25 0,59 1,16 1,49 1,23 1,08 1,05 0,94 0,83 1,00 103 58 48 44 43 18 11 74 34 31 26 73 43 32 638 0,86 0,83 1,37 1,90 1,61 1,05 0,50 1,19 1,16 1,00 0,87 1,07 0,69 0,79 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,38 (I.C. 95%: 1,23-1,55) Femmine: S.M.R. 1,44 (I.C. 95%: 1,26-1,64) 23 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori del colon-retto (codice ICD 9: 153-154, 159.0; codici ICD 10: C18-21, C26.0) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 231 1,15 168 1,01 120 1,00 119 1,06 67 1,12 60 1,08 28 0,72 41 0,74 47 0,99 37 0,86 27 0,91 25 0,58 51 1,33 40 1,25 103 0,93 96 1,00 61 1,17 45 1,01 45 0,77 50 1,12 40 0,74 41 0,89 113 1,01 92 0,90 100 0,92 94 0,99 70 0,99 56 0,89 1103 1,00 964 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 240 1,13 215 1,21 119 1,12 95 0,94 55 1,02 52 1,01 37 1,01 35 1,03 47 1,08 42 1,07 25 0,88 26 1,04 39 1,03 28 0,86 111 1,04 81 0,88 39 0,78 31 0,72 47 0,86 49 1,07 32 0,64 40 0,91 106 0,99 110 1,10 107 1,03 91 0,98 52 0,80 43 0,72 1056 1,00 938 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 0,90 (I.C. 95%: 0,80-1,00) Femmine: S.M.R. 1,03 (I.C. 95%: 0,92-1,15) 24 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni del fegato (codice ICD 9: 155; codice ICD 10: C22) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 178 206 93 53 60 50 48 155 73 50 51 173 169 110 1.469 0,68 1,25 1,14 1,01 0,94 1,27 0,97 1,04 1,06 0,65 0,72 1,13 1,17 1,15 1,00 133 133 62 49 58 43 33 127 54 63 44 135 128 91 1.153 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 0,69 0,98 0,92 0,73 1,12 0,83 0,87 1,10 1,01 1,18 0,80 1,09 1,13 1,19 1,00 93 94 46 21 35 46 21 118 29 30 20 65 76 58 752 0,62 1,24 1,21 0,80 1,13 2,26 0,78 1,55 0,82 0,77 0,56 0,85 1,03 1,24 1,00 88 73 34 27 25 23 11 84 37 35 29 72 54 45 637 0,73 1,06 0,98 1,18 0,94 1,35 0,50 1,33 1,27 1,12 0,97 1,06 0,87 1,12 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,37 (I.C. 95%: 1,23-1,52) Femmine: S.M.R. 1,54 (I.C. 95%: 1,34-1,77) 25 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori del pancreas (codice ICD 9: 157; codice ICD 10: C25) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 96 0,90 72 1,06 25 0,74 29 1,33 21 0,80 19 1,16 23 1,12 74 1,21 32 1,12 33 1,05 23 0,79 62 0,98 60 1,01 38 0,96 607 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 101 0,93 79 1,01 34 0,87 17 0,44 36 1,22 17 0,57 23 1,07 83 1,26 38 1,25 34 1,11 31 0,99 67 0,94 63 0,97 38 0,86 661 1,00 Femmine 1999-2005 N casi S.M.R 135 1,04 75 1,12 27 0,80 19 0,82 25 0,92 10 0,57 25 1,08 85 1,28 36 1,17 37 1,10 26 0,84 50 0,75 62 0,96 44 1,07 656 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 152 1,05 93 1,10 38 0,90 20 0,71 32 0,99 22 1,07 24 0,90 71 0,93 34 0,96 36 0,96 44 1,22 98 1,19 60 0,79 48 0,98 772 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,18 (I.C. 95%: 1,03-1,36) Femmine: S.M.R. 1,25 (I.C. 95%: 1,10-1,42) 26 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni del polmone (codice ICD 9: 162; codice ICD 10: C33-34) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 495 399 181 138 137 103 106 325 158 160 136 364 312 244 3258 0,86 1,09 1,00 1,18 0,97 1,18 0,96 0,99 1,03 0,94 0,87 1,07 0,98 1,14 1,00 421 342 165 92 133 68 87 286 126 137 143 328 263 196 2787 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 0,90 1,05 1,01 0,56 1,07 0,55 0,95 1,03 0,98 1,06 1,08 1,10 0,96 1,06 1,00 190 90 31 28 33 15 27 87 41 32 34 76 68 53 805 1,23 1,05 0,72 0,97 0,99 0,69 0,97 1,07 1,11 0,80 0,90 0,91 0,86 1,03 1,00 195 132 53 30 37 24 21 80 42 45 50 87 83 64 943 1,15 1,23 0,98 0,85 0,93 0,95 0,67 0,86 1,00 1,02 1,14 0,85 0,89 1,04 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,06 (I.C. 95%: 0,99-1,13) Femmine: S.M.R. 1,03 (I.C. 95%: 0,91-1,16) 27 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della pleura (mesotelioma) (codice ICD 9: 163; codice ICD 10: C45) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 15 34 9 5 4 10 2 16 3 2 8 18 6 7 139 0,62 2,15 1,15 0,99 0,67 2,68 0,43 1,14 0,46 0,28 1,20 1,23 0,44 0,76 1,00 16 28 12 2 2 8 3 11 3 2 7 27 11 7 139 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 0,70 1,70 1,45 0,39 0,32 2,14 0,66 0,79 0,47 0,29 1,06 1,80 0,80 0,75 1,00 17 9 11 1,11 1,11 2,71 1 6 2 12 3 2 1 6 4 4 78 0,31 2,86 0,73 1,53 0,83 0,51 0,27 0,75 0,52 0,81 1,00 13 9 5 1 5 9 2 5 2 2 3 9 3 8 76 0,93 1,06 1,17 0,36 1,57 4,47 0,78 0,66 0,58 0,55 0,85 1,09 0,40 1,62 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 0,94 (I.C. 95%: 0,65-1,32) Femmine: S.M.R. 1,08 (I.C. 95%: 0,69-1,63) 28 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della mammella (codice ICD 9: 174-175; codice ICD 10: C50) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 2 1 1 1 1 7 13 1,27 1,28 1,69 1,58 1,64 4,88 1,00 4 2 1 1,89 1,45 1,47 1 1,88 1 0,83 1 1 1,79 1,74 1 0,85 12 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 309 161 87 56 63 31 34 146 60 54 58 127 146 91 1.423 1,14 1,05 1,13 1,09 1,06 0,81 0,69 1,02 0,92 0,77 0,87 0,85 1,04 1,00 1,00 288 164 70 51 43 33 48 96 64 52 59 144 140 86 1.338 1,19 1,09 0,91 1,02 0,76 0,92 1,07 0,73 1,07 0,82 0,94 0,99 1,07 0,99 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,80 (I.C. 95%: 0,72-3,71) Femmine: S.M.R. 0,97 (I.C. 95%: 0,88-1,07) 29 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della cervice uterina (codice ICD 9: 180; codice ICD 10: C53) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 9 0,95 16 1,46 8 1,38 5 0,64 4 1,36 1 0,25 2 1,03 2 0,79 4 1,42 3 2,14 1 0,57 2 0,96 7 1,36 8 1,27 4 1,71 3 1,06 1 0,40 2 0,69 4 1,63 3 0,99 4 0,72 13 1,79 3 0,59 3 0,47 3 0,88 2 0,46 52 1,00 65 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Femmine: S.M.R. 1,55 (I.C. 95%: 0,97-2,35) 30 Rapporto standardizzato di mortalità per tumori maligni della prostata (codice ICD 9: 185; codice ICD 10: C61) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 118 0,92 83 1,26 36 1,09 19 0,57 37 1,35 16 0,92 17 0,71 39 0,59 32 1,02 24 0,66 32 0,99 59 0,94 72 1,12 63 1,59 647 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 99 0,88 62 0,97 30 0,93 20 1,00 34 1,30 20 1,27 34 1,67 51 0,87 33 1,20 33 1,07 30 1,05 58 0,98 50 0,85 36 0,99 590 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,03 (I.C. 95%: 0,89-1,19) 31 Rapporto standardizzato di mortalità per linfoma non-Hodgkin (codice ICD 9: 200, 202; codice ICD 10: C82-85,96) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 49 1,00 32 1,05 12 0,79 8 0,52 8 0,67 7 0,94 4 0,43 26 0,95 13 1,01 16 1,12 9 0,67 41 1,45 22 0,82 27 1,51 274 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 43 1,08 27 0,94 12 0,84 9 1,00 5 0,46 4 0,61 5 0,64 22 0,92 9 0,81 17 1,43 11 0,95 31 1,19 27 1,13 20 1,23 242 1,00 Femmine 1999-2005 N casi S.M.R 60 0,96 32 1,02 17 1,08 12 1,10 11 0,86 13 1,55 10 0,90 37 1,18 15 1,02 13 0,81 15 1,02 25 0,79 34 1,10 18 0,93 312 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 40 0,83 28 1,01 12 0,86 10 1,08 13 1,21 6 0,87 2 0,23 36 1,42 13 1,11 5 0,40 13 1,08 26 0,95 24 0,96 28 1,72 256 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 0,90 (I.C. 95%: 0,71-1,11) Femmine: S.M.R. 1,17 (I.C. 95%: 0,95-1,43) 32 Rapporto standardizzato di mortalità per leucemie (codice ICD 9: 204-208; codice ICD 10: C91-95) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia Maschi 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 54 1,10 43 1,03 22 0,72 29 1,04 17 1,10 22 1,56 12 0,78 9 1,01 12 1,00 8 0,73 14 1,85 8 1,22 8 0,84 5 0,63 32 1,16 21 0,88 16 1,24 11 1,00 9 0,63 12 1,01 11 0,81 9 0,78 31 1,09 36 1,40 28 1,03 12 0,50 11 0,61 17 1,07 277 1,00 242 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 44 0,91 39 0,96 25 0,97 28 1,17 11 0,84 14 1,15 8 0,90 5 0,62 14 1,34 5 0,54 6 0,89 4 0,68 8 0,92 3 0,40 35 1,41 25 1,17 14 1,21 11 1,11 7 0,56 7 0,67 15 1,27 11 1,07 25 0,98 26 1,11 24 0,99 20 0,94 12 0,77 20 1,43 248 1,00 218 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,04 (I.C. 95%: 0,85-1,27) Femmine: S.M.R. 0,97 (I.C. 95%: 0,76-1,23) 33 Rapporto standardizzato di mortalità per malattie del sistema circolatorio (codice ICD 9: 390-459; codice ICD 10: I00-99) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 1.653 0,93 926 1,00 422 0,90 320 1,02 375 0,98 273 1,11 319 0,96 964 1,05 464 1,06 571 1,14 399 0,87 933 1,06 892 0,98 617 1,10 9.128 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 1.301 0,92 805 0,98 388 0,93 258 0,98 323 0,96 209 1,03 249 0,96 753 1,01 375 1,06 484 1,24 340 0,92 800 1,05 754 1,00 533 1,13 7.572 1,00 Femmine 1999-2005 N casi S.M.R 2.366 0,90 1.056 0,97 524 0,92 408 1,04 520 1,04 330 1,00 484 1,04 1.269 1,02 603 1,01 768 1,15 502 0,86 1.254 1,07 1.231 1,04 819 1,16 12.134 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 1.901 0,89 932 0,93 492 0,96 340 0,97 434 1,02 292 1,07 387 1,00 985 0,97 487 0,99 634 1,18 436 0,89 1.154 1,12 1.046 1,06 727 1,18 10.247 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,02 (I.C. 95%: 0,98-1,06) Femmine: S.M.R. 0,99 (I.C. 95%: 0,96-1,02) 34 Rapporto standardizzato di mortalità per cardiopatie ischemiche (codice ICD 9: 410.0-414.9; codice ICD 10: I20-25) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 712 0,95 387 0,93 180 0,87 121 0,58 159 0,95 123 1,16 127 0,90 441 1,11 217 1,15 221 1,03 147 0,75 407 1,04 426 1,09 281 1,14 3.949 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 533 0,89 344 0,94 165 0,89 114 0,98 146 0,99 85 0,96 113 1,01 349 1,07 180 1,18 194 1,16 135 0,85 354 1,05 320 0,98 260 1,25 3.292 1,00 Femmine 1999-2005 N casi S.M.R 723 0,87 303 0,86 155 0,85 116 0,92 159 1,00 108 1,03 149 1,01 426 1,08 165 0,88 233 1,10 132 0,71 377 1,00 473 1,26 343 1,52 3.862 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 563 0,86 275 0,87 147 0,91 109 0,99 148 1,12 110 1,29 124 1,04 338 1,07 162 1,06 205 1,24 110 0,72 340 1,05 302 0,98 260 1,35 3.193 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,06 (I.C. 95%: 1,00-1,12) Femmine: S.M.R. 1,04 (I.C. 95%: 0,98-1,19) 35 Rapporto standardizzato di mortalità per disturbi circolatori dell’encefalo (codice ICD 9: 430-438; codice ICD 10: I60-69) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 381 0,89 203 0,97 91 0,86 82 0,77 84 0,95 69 1,21 84 1,06 198 0,92 102 0,99 136 1,15 89 0,83 239 1,19 209 0,99 158 1,23 2.125 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 326 1,02 175 0,98 75 0,82 57 1,00 69 0,93 51 1,15 46 0,80 160 0,97 68 0,88 97 1,12 60 0,74 173 1,04 184 1,11 125 1,22 1.666 1,00 Femmine 1999-2005 N casi S.M.R 698 0,91 300 0,95 138 0,84 109 0,96 150 1,04 93 0,97 174 1,29 359 1,00 198 1,15 194 1,00 123 0,72 366 1,08 389 1,14 220 1,08 3.511 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 544 0,92 269 0,97 119 0,83 106 1,08 115 0,98 64 0,84 99 0,93 245 0,87 115 0,84 162 1,09 110 0,81 355 1,24 318 1,16 221 1,29 2.842 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 0,98 (I.C. 95%: 0,90-1,06) Femmine: S.M.R. 0,96 (I.C. 95%: 0,90-1,02) 36 Rapporto standardizzato di mortalità per malattie dell’apparato respiratorio (codice ICD 9: 460-519; codice ICD 10: J00-99) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 310 0,75 212 1,08 104 1,05 77 1,13 77 0,92 57 1,05 66 0,87 217 1,07 139 1,42 110 0,97 95 0,93 219 1,17 197 0,98 136 1,13 2.016 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 300 0,83 186 0,97 106 1,07 62 1,00 86 1,06 39 0,80 75 1,17 194 1,07 109 1,26 77 0,79 94 1,04 212 1,18 165 0,90 136 1,23 1.841 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 343 0,88 328 0,89 153 0,97 177 1,04 98 1,19 114 1,31 58 1,01 69 1,15 72 0,98 76 1,05 52 1,07 42 0,89 66 0,95 59 0,88 197 1,08 191 1,10 91 1,04 89 1,05 87 0,88 78 0,84 70 0,81 82 0,98 206 1,20 164 0,93 163 0,94 167 0,99 129 1,26 121 1,15 1.785 1,00 1.757 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,04 (I.C. 95%: 0,95-1,12) Femmine: S.M.R. 0,96 (I.C. 95%: 0,87-1,04) 37 Rapporto standardizzato di mortalità per patologie respiratorie croniche (codice ICD 9: 491-493; codice ICD 10: J40-47) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 148 0,71 106 1,10 41 0,84 41 0,84 45 1,08 26 0,97 30 0,79 119 1,17 67 1,37 58 1,02 53 1,04 100 1,08 100 1,00 68 1,15 1.002 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 164 0,85 96 0,94 56 1,08 33 1,01 52 1,21 25 0,97 38 1,11 112 1,17 49 1,08 48 0,94 49 1,03 97 1,02 84 0,86 70 1,20 973 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 121 0,89 136 0,96 55 1,00 65 0,98 42 1,46 47 1,39 26 1,30 39 1,67 19 0,74 26 0,93 17 1,01 24 1,32 25 1,04 17 0,67 85 1,34 84 1,25 27 0,89 28 0,86 31 0,90 27 0,76 26 0,86 27 0,84 60 1,01 65 0,95 48 0,80 53 0,81 38 1,06 41 1,01 620 1,00 679 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,15 (I.C. 95%: 1,03-1,28) Femmine: S.M.R. 0,89 (I.C. 95%: 0,77-1,01) 38 Rapporto standardizzato di mortalità per malattie dell’apparato digerente (codice ICD 9: 520-579; codice ICD 10: K00-93) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 178 0,85 147 1,13 65 1,00 37 0,87 57 1,13 37 1,17 41 1,02 119 1,01 49 0,89 51 0,84 34 0,59 134 1,11 146 1,26 77 1,01 1.172 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 159 0,90 109 0,93 62 1,04 32 0,86 45 0,98 20 0,72 20 0,59 94 0,93 56 1,19 50 0,98 45 0,92 114 1,05 130 1,28 87 1,30 1.023 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 258 0,91 180 0,84 133 0,99 118 1,06 76 1,11 49 0,87 57 1,22 35 0,92 45 0,79 49 1,09 39 1,05 33 1,14 35 0,70 35 0,90 175 1,25 133 1,25 69 1,05 57 1,12 53 0,73 53 0,97 63 0,96 47 0,92 148 1,07 116 1,03 135 1,00 105 1,00 91 1,09 70 1,05 1.377 1,00 1.080 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,06 (I.C. 95%: 0,95-1,18) Femmine: S.M.R. 1,07 (I.C. 95%: 0,96-1,18) 39 Rapporto standardizzato di mortalità per avvelenamenti e traumatismi (codice ICD 9: 800-999; codice ICD 10: S00-T98) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 218 0,84 195 0,97 85 0,84 84 1,25 80 1,08 43 0,93 67 1,29 143 0,90 93 1,26 103 1,31 80 0,99 173 0,95 147 0,91 145 1,24 1.656 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 183 0,89 150 0,90 88 1,03 40 0,73 80 1,26 37 0,97 59 1,43 122 0,96 75 1,28 70 1,15 44 0,68 150 0,98 137 1,01 117 1,21 1.352 1,00 Femmine 1999-2005 N casi S.M.R 146 0,90 73 0,84 44 0,98 38 1,25 40 1,11 28 1,21 34 1,15 81 0,97 49 1,25 41 0,96 45 1,10 84 0,97 83 1,01 55 1,03 841 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 153 0,94 85 0,95 55 1,19 22 0,71 46 1,27 26 1,13 28 0,94 86 1,04 43 1,09 25 0,60 41 1,02 78 0,87 97 1,18 62 1,15 847 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 1,07 (I.C. 95%: 0,98-1,18) Femmine: S.M.R. 1,02 (I.C. 95%: 0,90-1,14) 40 Rapporto standardizzato di mortalità per incidenti stradali (codice ICD 9, causa esterna: E810-819; codice ICD 10, causa esterna: V00-79 ) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Maschi 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Totale provincia 1999-2005 N casi S.M.R 65 0,67 87 1,03 35 0,82 37 0,86 32 1,05 16 0,85 32 1,62 53 0,84 39 1,35 24 0,79 29 0,89 68 0,90 73 1,12 76 1,54 666 1,00 2006-2011 N casi S.M.R 51 0,87 55 0,98 29 0,99 14 0,73 22 1,04 9 0,71 19 1,53 30 0,76 15 0,84 19 1,06 17 0,82 45 0,87 61 1,39 48 1,44 434 1,00 Femmine 1999-2005 2006-2011 N casi S.M.R N casi S.M.R 27 0,85 14 0,74 19 0,77 11 0,72 11 0,88 13 1,65 15 1,80 4 0,78 7 0,77 8 1,41 8 1,42 3 0,87 6 0,96 4 1,08 17 0,87 13 1,12 10 1,13 5 0,96 10 1,09 4 0,76 12 1,21 6 1,02 20 0,89 11 0,78 17 0,86 16 1,32 23 1,61 11 1,25 202 1,00 123 1,00 Confronto della provincia di Bergamo con la regione Lombardia: Maschi: S.M.R. 0,94 (I.C. 95%: 0,72-1,19) Femmine: S.M.R. 0,96 (I.C. 95%: 0,59-1,48) 41 Trend di mortalità per grandi gruppi nosologici Trend mortalità per patologie tumorali – tasso standardizzato (x 100.000 - popolazione di riferimento: popolazione standard europea) 400,00 350,00 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tasso stand maschi tasso stand femmine Trend mortalità per malattie del sistema cardiocircolatorio – tasso standardizzato (x 100.000 - popolazione di riferimento: popolazione standard europea) 350,00 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tasso stand maschi tasso stand femmine 42 Trend mortalità per malattie dell’apparato respiratorio – tasso standardizzato (x 100.000 - popolazione di riferimento: popolazione standard europea) 80,00 70,00 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tasso stand maschi tasso stand femmine Trend mortalità per malattie dell’apparato digerente – tasso standardizzato (x 100.000 - popolazione di riferimento: popolazione standard europea) 45,00 40,00 35,00 30,00 25,00 20,00 15,00 10,00 5,00 0,00 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tasso stand maschi tasso stand femmine 43 Trend mortalità per traumatismi e avvelenamenti – tasso standardizzato (x 100.000 - popolazione di riferimento: popolazione standard europea) 60,00 50,00 40,00 30,00 20,00 10,00 0,00 1999 2000 2001 2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Tasso stand maschi tasso stand femmine 44 Ricoveri: analisi dei distretti e andamento (dati di consumo) L’analisi a livello distrettuale è relativa al periodo 2006 – 2012. Sono stati calcolati i rapporti standardizzati di ospedalizzazione avendo come popolazione di riferimento i residenti in provincia di Bergamo. L’andamento dei ricoveri in provincia è relativo al periodo 2004 – 2012 ed è stato effettuato considerando il numero di ricoveri ordinari. L’andamento per classi di età è relativa al periodo 2006 – 2012. In Tutte le analisi sui ricoveri vengono considerati i ricoveri ordinari con la patologia analizzata in diagnosi principale 45 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per patologie tumorali (codice ICD 9: 140.0-239.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,96 0,94-0,99 1,03 1,00-1,06 1,02 0,98-1,06 1,06 1,01-1,11 1,00 0,96-1,05 0,99 0,93-1,05 1,02 0,96-1,07 1,02 0,99-1,06 1,06 1,01-1,11 0,97 0,93-1,02 0,95 0,91-1,00 0,98 0,95-1,01 0,93 0,91-0,96 1,08 1,04-1,12 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 1,00 0,97-1,02 0,96 0,93-0,99 1,04 1,00-1,08 1,01 0,97-1,07 1,00 0,95-1,04 1,03 0,98-1,10 0,93 0,88-0,99 1,00 0,97-1,03 1,01 0,97-1,06 0,94 0,90-0,99 0,95 0,91-1,00 1,01 0,98-1,04 0,99 0,96-1,02 1,12 1,08-1,16 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 5.754 5.738 11.492 2005 5.892 5.720 11.612 2006 5.925 5.837 11.762 2007 6.094 5.765 11.859 2008 6.072 5.925 11.997 2009 5.809 5.727 11.536 2010 5.789 5.872 11.661 2011 5.982 5.739 11.721 2012 5.692 5.583 11.634 2013* 5.538 5.727 11.265 Previsioni 2014 5.713 5.725 11.544 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: i ricoveri presentano un trend positivo fino al 2008; nel 2009 si è osservato un calo con un successivo picco nel 2010. L’andamento sembra essere sostanzialmente costante. 46 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori dello stomaco (codice ICD 9: 151.0-151.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,66 0,56-0,77 0,99 0,85-1,15 0,79 0,61-0,99 1,41 1,12-1,76 1,26 1,01-1,56 0,90 0,64-1,25 0,87 0,63-1,17 1,24 1,07-1,43 1,53 1,25-1,85 1,17 0,93-1,44 0,93 0,72-1,18 1,07 0,92-1,24 0,85 0,71-1,01 1,05 0,87-1,27 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,72 0,60-0,85 0,95 0,78-1,15 1,22 0,96-1,54 1,66 1,28-2,13 1,11 0,82-1,48 1,61 1,17-2,16 0,84 0,56-1,21 1,13 0,93-1,35 1,13 0,84-1,48 1,09 0,81-1,42 1,15 0,86-1,49 1,04 0,86-1,25 0,80 0,64-1,00 0,84 0,64-1,10 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 216 176 392 2005 258 152 410 2006 233 181 414 2007 232 146 378 2008 234 159 393 2009 235 136 371 2010 192 148 322 2011 196 126 328 2012 199 129 319 2013* 181 138 321 Previsioni 2014 183 138 322 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: l’andamento dei ricoveri sembra presentare un leggero trend negativo; ci si attende un numero di ricoveri simili a quelli del 2013 47 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori del colon-retto (codice ICD 9: 153.0-154.8 159.0) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,86 0,78-0,95 1,02 0,92-1,13 0,94 0,81-1,09 1,23 1,04-1,45 0,89 0,74-1,06 0,86 0,67-1,09 1,30 1,09-1,55 1,02 0,91-1,14 0,98 0,83-1,16 0,97 0,82-1,14 0,83 0,69-1,00 0,96 0,85-1,07 1,17 1,06-1,30 1,14 1,00-1,30 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 1,10 1,01-1,20 0,96 0,85-1,08 1,02 0,87-1,19 0,95 0,77-1,16 0,87 0,71-1,06 1,06 0,83-1,33 0,87 0,69-1,10 0,85 0,75-0,98 0,99 0,82-1,19 0,82 0,67-1,00 1,00 0,84-1,20 0,99 0,88-1,11 1,10 0,98-1,24 1,14 0,98-1,31 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 421 326 747 2005 383 355 738 2006 478 389 867 2007 492 446 938 2008 517 456 973 2009 387 354 741 2010 393 324 717 2011 445 334 779 2012 376 321 697 2013* 378 278 656 Previsioni 2014 393 327 720 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: dopo la forte diminuzione di ricoveri osservata a partire dal 2009, l’andamento dei ricoveri sembra essere costante; comunque si prevede un lieve aumento dei ricoveri 48 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori del fegato (codice ICD 9: 155.0-155.2) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,76 0,69-0,85 1,08 0,98-1,20 1,09 0,94-1,25 1,17 0,98-1,39 1,15 0,98-1,35 1,26 1,03-1,53 0,98 0,79-1,20 1,05 0,94-1,17 1,32 1,13-1,52 0,71 0,58-0,86 0,80 0,66-0,96 1,02 0,91-1,13 0,98 0,87-1,10 1,08 0,94-1,23 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,83 0,70-0,97 1,02 0,84-1,21 0,79 0,58-1,05 1,45 1,10-1,88 1,01 0,74-1,36 1,56 1,14-2,10 0,63 0,39-0,95 1,58 1,35-1,84 1,19 0,90-1,54 0,81 0,58-1,10 0,63 0,43-0,90 0,79 0,64-0,97 1,04 0,86-1,26 1,00 0,78-1,26 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 477 180 657 2005 504 176 680 2006 481 157 638 2007 451 149 600 2008 409 174 583 2009 382 153 535 2010 425 165 590 2011 451 129 580 2012 392 132 524 2013* 362 130 492 Previsioni 2014 364 139 503 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: si prevede una numero di ricoveri simile a quello del 2013. Il trend complessivamente è negativo 49 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori del pancreas (codice ICD 9: 157.0-157.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,90 0,74-1,08 0,87 0,69-1,07 0,86 0,62-1,17 0,67 0,41-1,04 1,06 0,75-1,46 1,12 0,72-1,66 1,26 0,86-1,78 1,27 1,03-1,54 1,40 1,04-1,84 1,17 0,85-1,56 0,82 0,56-1,17 0,97 0,77-1,20 0,92 0,72-1,16 1,07 0,81-1,39 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,91 0,76-1,07 1,03 0,83-1,25 0,86 0,62-1,17 0,84 0,55-1,23 0,94 0,65-1,32 0,94 0,58-1,44 0,93 0,61-1,36 0,91 0,72-1,14 1,07 0,76-1,46 1,27 0,94-1,67 0,80 0,54-1,13 1,31 1,08-1,57 0,97 0,77-1,21 1,09 0,83-1,40 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 105 104 209 2005 122 89 211 2006 110 127 237 2007 118 123 241 2008 91 122 213 2009 95 126 221 2010 140 132 272 2011 132 113 245 2012 107 92 199 2013* 107 110 217 Previsioni 2014 116 114 230 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: nel complesso si assiste ad un trend positivo e l’atteso è un aumento del numero di ricoveri 50 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori polmonari (codice ICD 9: 162.0-162.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,80 0,72-0,88 1,12 1,02-1,24 0,88 0,75-1,03 1,07 0,89-1,28 0,89 0,74-1,07 0,78 0,60-1,00 1,18 0,97-1,42 0,97 0,87-1,09 1,04 0,88-1,22 1,02 0,86-1,19 0,94 0,79-1,11 1,13 1,02-1,25 1,11 0,99-1,23 1,08 0,94-1,23 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 1,06 0,92-1,22 1,16 0,98-1,37 0,90 0,68-1,16 0,68 0,45-0,98 0,80 0,57-1,11 1,00 0,67-1,44 1,02 0,72-1,42 0,98 0,80-1,18 0,97 0,71-1,29 1,09 0,82-1,42 1,23 0,95-1,58 0,91 0,75-1,10 1,06 0,88-1,27 0,83 0,63-1,07 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 593 151 744 2005 513 145 658 2006 487 126 613 2007 468 136 604 2008 399 143 542 2009 372 166 538 2010 458 160 618 2011 459 182 641 2012 401 173 574 2013* 382 164 546 Previsioni 2014 357 164 521 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: si prevede una diminuzione del numero complessivo di ricoveri. L’andamento è comunque ben differenziato nei due generi: i ricoveri stanno diminuendo nei maschi e aumentando nelle femmine 51 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori della mammella (codice ICD 9: 174.0-175.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 1,70 0,97-2,77 0,99 0,39-2,03 0,56 0,06-2,03 1,34 0,27-3,92 0,76 0,08-2,73 0,63 0,01-3,48 2,11 0,57-5,41 0,68 0,18-1,75 2,21 0,81-4,82 0,70 0,08-2,52 0,36 0,00-1,98 0,62 0,17-1,59 0,68 0,18-1,75 0,75 0,15-2,18 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 1,06 0,99-1,12 0,98 0,91-1,05 1,12 1,01-1,22 0,93 0,81-1,05 0,92 0,81-1,04 1,07 0,92-1,23 1,01 0,88-1,16 0,98 0,91-1,07 1,01 0,89-1,13 0,84 0,74-0,96 0,96 0,86-1,08 0,93 0,86-1,01 1,05 0,97-1,13 1,04 0,95-1,15 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 7 873 880 2005 13 910 923 2006 7 863 870 2007 4 902 906 2008 6 960 966 2009 9 887 896 2010 15 937 952 2011 7 897 904 2012 11 931 942 2013 8 905 913 Previsioni 2014 10 910 920 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: l’andamento del numero di ricoveri annui sembra essere costante 52 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori della cervice uterina (codice ICD 9: 180.x) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Femmine S.H.R. I.C. 95% 1,24 0,97-1,57 0,86 0,61-1,17 1,04 0,68-1,54 0,47 0,19-0,97 1,99 1,37-2,8 0,70 0,28-1,44 1,48 0,85-2,4 1,08 0,76-1,5 1,00 0,56-1,65 0,47 0,19-0,97 0,65 0,32-1,16 0,92 0,66-1,26 0,86 0,58-1,22 1,03 0,67-1,51 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Ricoveri per anno 2004 femmine 66 2005 66 2006 81 2007 49 2008 52 2009 33 2010 53 2011 46 2012 49 2013* Previsioni 2014 31 53 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: il trend è negativo fino al 2010. La previsione è comunque quella di un lieve aumento 53 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per tumori della prostata (codice ICD 9: 185.x) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 1,06 0,98-1,14 0,98 0,90-1,07 1,02 0,90-1,15 0,84 0,71-0,99 1,09 0,95-1,25 0,91 0,75-1,11 0,97 0,82-1,15 1,16 1,06-1,27 0,93 0,80-1,07 0,89 0,76-1,02 1,10 0,96-1,26 1,00 0,91-1,09 0,94 0,85-1,03 0,90 0,79-1,01 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Ricoveri per anno 2004 maschi 594 2005 560 2006 548 2007 710 2008 582 2009 639 2010 620 2011 563 2012 658 2013 595 Previsioni 2014 626 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: l’andamento del numero di ricoveri annui sembra essere costante, si prevede comunque un lieve aumento di ricoveri 54 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione del sistema cardiocircolatorio (codice ICD 9: 390.0-459.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,87 0,86-0,89 1,01 0,99-1,03 1,02 0,99-1,05 0,98 0,95-1,02 0,94 0,91-0,97 1,00 0,96-1,04 1,06 1,02-1,10 0,99 0,97-1,01 1,02 0,99-1,05 1,12 1,09-1,15 0,98 0,95-1,01 1,04 1,02-1,06 1,01 0,99-1,03 1,13 1,10-1,16 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,85 0,84-0,87 0,98 0,96-1,01 0,94 0,91-0,97 1,02 0,98-1,06 1,04 1,00-1,08 1,07 1,03-1,12 1,03 0,98-1,07 0,98 0,96-1,01 0,97 0,94-1,01 1,29 1,25-1,33 0,97 0,94-1,01 1,03 1,01-1,06 1,00 0,97-1,02 1,22 1,18-1,25 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 13.101 10.599 23.700 2005 12.751 10.077 22.828 2006 12.907 10.051 22.958 2007 12.764 9.982 22.746 2008 12.957 10.217 23.174 2009 12.874 9.901 22.775 2010 12.696 9.026 21.722 2011 12.173 8.597 20.770 2012 11.707 7.992 19.699 2013* 11.324 7.835 19.159 Previsioni 2014 11.617 7.987 19.604 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: l’andamento dei ricoveri presenta complessivamente un trend negativo, si prevede comunque un lieve aumento del numero di ricoveri 55 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per cardiopatia ischemica (codice ICD 9: 410.0-414.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,93 0,90-0,96 1,00 0,96-1,03 1,12 1,07-1,17 0,93 0,88-1,00 1,01 0,95-1,07 0,94 0,87-1,02 1,11 1,04-1,18 1,04 1,00-1,08 1,07 1,01-1,13 0,96 0,91-1,02 1,06 1,00-1,11 1,06 1,03-1,10 0,89 0,85-0,92 1,00 0,96-1,05 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,90 0,86-0,94 0,97 0,92-1,02 1,10 1,02-1,18 0,97 0,88-1,07 1,06 0,97-1,16 0,94 0,83-1,05 0,84 0,75-0,94 0,97 0,91-1,03 1,05 0,96-1,14 1,26 1,17-1,36 1,07 0,98-1,16 1,12 1,06-1,18 0,89 0,84-0,95 1,07 1,00-1,15 Ricoveri per anno maschi femmine totale 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 4.011 1.961 5.972 3.797 1.798 5.595 3.888 1.674 5.562 3.660 1.755 5.415 3.774 1.856 5.630 3.842 1.681 5.523 3.932 1.516 5.448 3.678 1.589 5.267 3.578 1.535 5.113 2013* 3.379 1.415 4.794 Previsioni 2014 3.508 1.539 5.047 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: L’andamento è sostanzialmente costante, si prevede un leggero aumento del numero di ricoveri 56 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per disturbi circolatori dell’encefalo (codice ICD 9: 430.0-438.0) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,83 0,80-0,87 1,06 1,01-1,11 1,06 0,99-1,13 0,97 0,89-1,06 0,95 0,87-1,03 1,12 1,02-1,24 1,06 0,97-1,16 1,01 0,95-1,06 0,98 0,91-1,06 1,22 1,14-1,30 0,92 0,85-1,00 1,00 0,95-1,05 1,05 1,00-1,11 1,04 0,98-1,11 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,89 0,85-0,93 1,06 1,01-1,12 0,81 0,75-0,88 0,90 0,82-0,99 1,16 1,07-1,25 1,15 1,04-1,27 1,17 1,08-1,28 1,04 0,98-1,09 1,04 0,96-1,13 1,25 1,17-1,34 0,88 0,81-0,96 0,97 0,92-1,02 0,93 0,88-0,98 1,14 1,07-1,21 Ricoveri per anno maschi femmine totale 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 1.980 1.895 3.875 1.942 1.912 3.854 1.971 2.019 3.990 2.034 1.960 3.994 2.095 1.947 4.042 1.975 1.896 3.871 2.024 1.931 3.955 1.976 1.879 3.855 1.873 1.726 3.599 2013* 1.930 1.790 3.720 Previsioni 2014 1.945 1.861 3.806 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: L’andamento è sostanzialmente costante, si prevede comunque un leggero aumento del numero di ricoveri. 57 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per malattie dell’apparato respiratorio (codice ICD 9: 460.0-519.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,80 0,77-0,82 0,95 0,92-0,97 0,97 0,93-1,01 1,02 0,98-1,07 0,99 0,94-1,03 0,96 0,90-1,02 1,08 1,02-1,14 1,03 1,00-1,06 1,09 1,05-1,14 1,14 1,09-1,19 0,99 0,94-1,03 1,07 1,04-1,10 1,04 1,01-1,07 1,18 1,14-1,22 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,88 0,85-0,91 0,95 0,92-0,99 0,97 0,92-1,01 0,97 0,92-1,03 0,99 0,94-1,04 0,97 0,90-1,04 1,09 1,02-1,16 1,05 1,01-1,09 1,06 1,01-1,12 1,06 1,00-1,11 0,96 0,91-1,01 1,04 1,01-1,08 1,06 1,03-1,10 1,11 1,07-1,16 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 5.763 3.914 9.677 2005 6.463 4.490 10.953 2006 6.091 4.231 10.322 2007 6.139 4.186 10.325 2008 6.183 4.316 10.499 2009 2010 2011 2012 5.764 4.230 9.994 5.648 4.056 9.704 5.502 3.966 9.468 5.490 3.947 9.437 2013* 5.479 3.869 9.348 Previsioni 2014 5.379 3.870 9.248 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: il trend sembra essere negativo, con un previsione di una diminuzione del numero di ricoveri 58 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per patologie respiratorie croniche (codice ICD 9: 491.0-493.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,62 0,58-0,68 0,96 0,89-1,04 1,03 0,92-1,14 1,29 1,14-1,45 1,20 1,07-1,34 0,91 0,77-1,07 1,04 0,90-1,19 1,10 1,02-1,19 0,98 0,86-1,10 1,32 1,19-1,46 0,97 0,86-1,10 0,92 0,84-0,99 0,97 0,89-1,06 1,53 1,41-1,66 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,75 0,69-0,82 0,85 0,77-0,95 1,05 0,91-1,19 1,18 1,01-1,38 1,37 1,20-1,57 1,27 1,06-1,50 1,25 1,06-1,46 1,12 1,01-1,23 1,03 0,88-1,19 1,14 0,99-1,31 0,82 0,70-0,97 0,92 0,83-1,02 1,00 0,90-1,11 1,27 1,13-1,41 Ricoveri per anno maschi femmine totale 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 890 458 1.348 902 530 1.432 788 507 1.295 770 482 1.252 783 478 1.261 805 540 1.345 824 602 1.426 893 568 1.461 907 598 1.505 2013* 935 550 1.485 Previsioni 2014 888 543 1.431 *previsione sulla base dei primi dieci mesi Previsioni 2014: si prevede una diminuzione del numero di ricoveri. 59 Rapporto standardizzato di ospedalizzazione per malattie dell’apparato digerente (codice ICD 9: 520.0-579.9) (tasso x 100.000 – popolazione di riferimento: residenti in provincia di Bergamo) Distretti Maschi S.H.R. I.C. 95% 0,92 0,89-0,94 0,96 0,94-0,99 0,94 0,91-0,98 1,02 0,98-1,07 0,93 0,89-0,97 0,91 0,86-0,97 1,00 0,95-1,05 0,92 0,89-0,94 1,02 0,98-1,06 1,13 1,08-1,17 0,94 0,90-0,98 1,03 1,00-1,05 1,05 1,02-1,08 1,31 1,27-1,34 1 Bergamo 2 Dalmine 3 Seriate 4 Grumello 5 Valle Cavallina 6 Basso Sebino 7 Alto Sebino 8 Valle Seriana 9 Val Seriana Superiore 10 Valle Brembana 11 Valle Imagna V. Almè 12 Isola Bergamasca 13 Treviglio 14 Romano di Lombardia Femmine S.H.R. I.C. 95% 0,91 0,89-0,93 0,94 0,91-0,97 0,90 0,86-0,94 0,98 0,93-1,03 0,95 0,90-1,00 0,94 0,88-1,00 1,04 0,99-1,11 0,94 0,91-0,98 1,10 1,05-1,16 1,14 1,09-1,19 0,91 0,86-0,95 1,03 1,00-1,06 1,04 1,01-1,08 1,34 1,30-1,39 Ricoveri per anno 2004 maschi femmine totale 6.905 5.391 12.296 2005 6.626 5.151 11.777 2006 6.791 5.432 12.223 2007 6.661 5.247 11.908 2008 6.997 5.215 12.212 2009 7.177 5.211 12.388 2010 7.227 5.099 12.326 2011 7.148 5.000 12.148 2012 6.951 4.901 11.852 2013 7.154 4.999 12.154 Previsioni 2014 7.236 5.072 12.309 *previsione sulla base dei primi sei mesi Previsioni 2014: si prevede un lieve aumento del numero di ricoveri. 60 Ricoveri: analisi per classe di età nei principali raggruppamenti nosologici 61 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: tumori (codice ICD 9: 140.0-239.9) Classe di età 00-04 05-09 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 ≥85 Numero di ricoveri Maschi 139 118 147 184 207 287 454 678 943 1.430 2.113 3.493 5.066 6.851 7.309 5.989 3.887 2.068 Femmine 150 119 134 216 329 505 1.106 1.775 2.923 3.833 3.501 3.220 3.762 4.062 4.298 4.221 3.423 2.871 Tasso specifico di ricovero x 100.000 Maschi Femmine 67,95 76,86 59,78 63,46 78,93 75,54 99,26 124,52 106,33 176,01 124,55 227,15 154,17 403,83 202,85 586,53 277,22 935,74 476,74 1.357,90 836,32 1.436,96 1.486,60 1.382,37 2.405,57 1.752,51 3.715,72 2.026,50 4.794,36 2.352,36 5.514,89 2.701,58 5.955,63 2.789,07 5.820,43 2.671,54 Tassi specifici di ricovero per classe di età 7.000,00 6.000,00 5.000,00 4.000,00 3.000,00 2.000,00 1.000,00 0,00 00 -0 4 9 14 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -0 05 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 62 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: sistema circolatorio (codice ICD 9: 390.0-459.9) Classe di età 00-04 05-09 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 ≥85 Numero di ricoveri Maschi 141 63 142 406 623 684 1.117 1.659 2.453 3.498 5.000 7.213 9.565 11.579 14.108 13.578 9.737 6.512 Femmine 79 55 73 111 195 370 697 1.189 1.647 2.057 2.237 3.147 4.201 6.155 8.495 10.474 11.521 13.063 Tasso specifico di ricovero x 100.000 Maschi Femmine 68,93 40,48 31,92 29,33 76,24 41,15 219,03 63,99 320,03 104,32 296,83 166,43 379,32 254,49 496,36 392,89 721,12 527,25 1.166,19 728,72 1.978,98 918,16 3.069,82 1.351,03 4.541,89 1.957,02 6.280,00 3.070,68 9.254,18 4.649,44 12.503,11 6.703,70 14.918,95 9.387,35 18.328,17 12.155,47 Tassi specifici di ricovero per classe di età 20.000,00 18.000,00 16.000,00 14.000,00 12.000,00 10.000,00 8.000,00 6.000,00 4.000,00 2.000,00 0,00 4 09 14 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -0 00 05 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 63 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: apparato respiratorio (codice ICD 9: 460.0-519.9) Classe di età 00-04 05-09 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 ≥85 Numero di ricoveri Maschi 5.039 2.914 854 1.320 1.513 1.382 1.597 1.778 1.643 1.472 1.436 1.592 1.995 2.638 3.392 3.659 3.480 3.113 Femmine 3.645 2.206 636 1.078 995 982 1.127 1.171 1.020 943 831 955 1.146 1.490 1.803 2.144 2.667 4.093 Tasso specifico di ricovero x 100.000 Maschi Femmine 2.463,37 1.867,67 1.476,33 1.176,46 458,54 358,52 712,10 621,43 777,20 532,31 599,73 441,71 542,32 411,50 531,96 386,95 483,00 326,53 490,75 334,07 568,36 341,08 677,55 409,99 947,32 533,86 1.430,75 743,35 2.224,99 986,81 3.369,34 1.372,23 5.332,03 2.173,08 8.761,61 3.808,65 Tassi specifici di ricovero per classe di età 10.000,00 9.000,00 8.000,00 7.000,00 6.000,00 5.000,00 4.000,00 3.000,00 2.000,00 1.000,00 0,00 4 09 14 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -0 00 05 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 64 Analisi dei ricoveri per sesso e classe di età: apparato digerente (codice ICD 9: 520.0-579.9) Classe di età 00-04 05-09 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40-44 45-49 50-54 55-59 60-64 65-69 70-74 75-79 80-84 ≥85 Numero di ricoveri Maschi 1.016 701 978 827 988 1.176 1.660 2.397 3.077 3.610 3.843 4.209 4.970 5.243 5.202 4.385 2.944 1.726 Femmine 630 438 772 901 1.039 1.215 1.555 1.869 2.074 2.061 2.196 2.342 2.529 2.872 3.297 3.453 3.335 3.527 Tasso specifico di ricovero Maschi Femmine 496,68 322,81 355,15 233,59 525,12 435,18 446,14 519,39 507,52 555,85 510,34 546,51 563,71 567,77 717,16 617,59 904,56 663,95 1.203,53 730,14 1.521,05 901,33 1.791,33 1.005,44 2.359,98 1.178,13 2.843,60 1.432,82 3.412,27 1.804,50 4.037,86 2.210,03 4.510,77 2.717,37 4.857,87 3.281,97 Tassi specifici di ricovero per classe di età 6.000,00 5.000,00 4.000,00 3.000,00 2.000,00 1.000,00 0,00 00 -0 4 9 14 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -0 05 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 65 Incidenza delle principali patologie tumorali: dati del Registro Tumori della Provincia di Bergamo accreditato presso l’Associazione Italiana Registri Tumori L’analisi riguarda gli anni 2007-2009. Verrà indicato il tasso grezzo e il tasso standardizzato (popolazione di riferimento: popolazione standard europea) confrontando quest’ultimo con quello del pool dei registri del nord-ovest Verrà effettuata l’analisi per classi di età 66 Tumore dello stomaco maschi femmine Numero casi medi annui 216 148 Tasso di incidenza grezzo 41,0 x 10-5 27,8 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato 33,1 x 10-5 16,1 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato nord-ovest 28,0 x 10-5 Italia 14,3 x 10-5 Incidenza Tassi specifici per età 400,00 350,00 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 00 -0 4 05 -0 9 4 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -1 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 67 Tumore del colon-retto maschi femmine Numero casi medi annui 440 378 Tasso di incidenza grezzo 83,7 x 10-5 70,8 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato 69,0 x 10-5 46,2 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato nord-ovest 76,9 x 10-5 Italia 47,1 x 10-5 Incidenza Analisi per classi di età Tassi specifici per età 700,00 600,00 500,00 400,00 300,00 200,00 100,00 0,00 00 -0 4 05 -0 9 4 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -1 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 68 Tumore del fegato maschi femmine Numero casi medi annui 231 123 Tasso di incidenza grezzo 44,0 x 10-5 23,1 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato 35,9 x 10-5 12,9 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato nord-ovest 17,3 x 10-5 Italia 6,1 x 10-5 Incidenza Analisi per classi di età Tassi specifici per età 350,00 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 00 -0 4 05 -0 9 4 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -1 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 69 Tumore del pancreas maschi femmine Numero casi medi annui 108 139 Tasso di incidenza grezzo 20,6 x 10-5 26,0 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato 16,6 x 10-5 14,6 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato nord-ovest 14,0 x 10-5 Italia 10,5 x 10-5 Incidenza Analisi per classi di età Tassi specifici per età 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 00 -0 4 05 -0 9 4 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -1 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 70 Tumore del polmone maschi femmine Numero casi medi annui 515 195 Tasso di incidenza grezzo 97,9 x 10-5 36,5 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato 78,6 x 10-5 24,1 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato nord-ovest 76,2 x 10-5 Italia 21,0 x 10-5 Incidenza Analisi per classi di età Tassi specifici per età 800,00 700,00 600,00 500,00 400,00 300,00 200,00 100,00 0,00 00 -0 4 05 -0 9 4 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -1 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 71 Tumore della mammella maschi femmine Numero casi medi annui 8 823 Tasso di incidenza grezzo 1,5 x 10-5 154,2 x 10-5 Tasso di incidenza standardizzato 1,3 x 10-5 117,7 x 10-5 - 121,8 x 10-5 Incidenza Tasso di incidenza standardizzato nord-ovest Italia Analisi per classi di età Tassi specifici per età 500,00 450,00 400,00 350,00 300,00 250,00 200,00 150,00 100,00 50,00 0,00 00 -0 4 05 -0 9 4 19 24 29 34 39 44 49 54 59 64 69 74 79 84 -1 10 15 20 25 30 35 40 45 50 55 60 65 70 75 80 Maschi Femmine 72 Allegato 1 DIPARTIMENTO DI PREVENZIONE MEDICO Piano integrato di prevenzione e controllo 2012 - 2014 mp/pb INDICE PREMESSA ................................................................................................................. 3 RISULTATI DELLE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE NELL’ANNO 2013............................... 4 PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE, CONTROLLO E PROMOZIONE DELLA SALUTE PER L’ANNO 2014 ............................................................................ 15 PROMOZIONE DI STILI DI VITA E AMBIENTI FAVOREVOLI ALLA SALUTE.............................. 15 SCREENING ONCOLOGICI ................................................................................................... 16 SCREENING CARDIO-VASCOLARE ....................................................................................... 16 SORVEGLIANZA, PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE MALATTIE INFETTIVE ....................... 17 IGIENE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI VITA.................................................................... 17 SICUREZZA ALIMENTARE E NUTRIZIONALE......................................................................... 18 SALUTE E AMBIENTE .......................................................................................................... 18 SICUREZZA SUL LAVORO E IMPIANTISTICA ......................................................................... 20 RISORSE E ORGANIZZAZIONE .................................................................................. 23 RISORSE UMANE...................................................................................................... 23 SISTEMI INFORMATIVI PER LA PREVENZIONE ......................................................... 25 CONTROLLO E VALUTAZIONE DEI RISULTATI........................................................... 25 QUALITA’ E CERTIFICAZIONE ................................................................................... 26 mp/pb PREMESSA Le determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l’anno 2014, approvate con deliberazione di giunta regionale n. X/1185 Seduta del 20/12/2013, prevedono che: - gli obiettivi specifici della prevenzione, per l’anno 2014, siano declinati specificatamente nel Documento di Programmazione e coordinamento dei servizi sanitari e sociosanitari; - come per gli anni precedenti, a conclusione delle attività, sia predisposto un report, rivolto ai cittadini, contenente le principali attività di prevenzione attuate nell’anno, con evidenza dei risultati raggiunti anche in termini di guadagno di salute; - nel corso dell’anno 2014, sia elaborato il nuovo “Piano triennale dei controlli e di interventi finalizzati alla complessiva prevenzione, tutela della salute e sicurezza dei cittadini”, in considerazione anche della realizzazione dell’evento EXPO, fermo restando eventuali successive integrazioni /adeguamenti alla luce di specifici indirizzi regionali in materia. Le regole regionali stabiliscono inoltre il vincolo ad utilizzare, per tutte le attività di prevenzione, il 5,5% delle risorse finanziarie per il LEA Assistenza sanitaria collettiva ambiente di vita e di lavoro, tetto che costituisce il minimo che deve essere garantito e documentato, attraverso i flussi informativi in atto. Le aree strategiche di intervento per la prevenzione e tutela sanitaria sono delineate, in particolare, nell’allegato 3 alla Delibera di Giunta Regionale, prevedendone uno sviluppo in continuità al processo intrapreso dal sistema regionale della prevenzione basato su criteri di efficacia, intersettorialità, integrazione, trasversalità e sostenibilità. Ulteriori indirizzi programmatici di riferimento sono contenuti nei seguenti documenti: - Il Piano Socio Sanitario Regionale 2010-2014; - Il Piano Regionale della Prevenzione 2010-2012, aggiornato per l’annualità 2013 in coerenza con le indicazioni dell’accordo Stato-Regioni del 7 febbraio 2013; - Il Piano Regionale 2014-2018 per la Promozione della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro; - l’intesa del 14 luglio 2011, tra Regione Lombardia e Ufficio Scolastico Regionale, per la “Rete Lombarda delle scuole che promuovono salute”. Il documento di programmazione delle attività di prevenzione e controllo del DPM per l’anno 2014, in attesa degli specifici obiettivi di interesse regionale, contiene la declinazione annuale delle attività e delle azioni già indicate dal “Piano Integrato di Prevenzione e Controllo per il triennio 2012-2014”, adottato con deliberazione del Direttore Generale dell’ASL di Bergamo n. 220 del 28 febbraio 2012, reperibile alla seguente pagina web: http://www.asl.bergamo.it/servizi/notizie/notizie_fase02.aspx?ID=2935 A questo si fa riferimento e rinvio per quanto riguarda, in particolare, i seguenti dati di dettaglio: 1. Il quadro del contesto socio economico; 2. L’analisi del profilo epidemiologico; 3. I principali indici demografici; 4. Prevenzione: definizione, criteri e ambiti; 5. Valenza del Piano e coerenza con gli atti di programmazione regionale; 6. I concetti innovativi: Integrazioni, collaborazioni intra-aziendali e inter-aziendali, reti; 7. Prevenzione: definizione, criteri e ambiti; 8. La graduazione del rischio; 9. Controllo e valutazione dei risultati. Una prima parte del documento di programmazione contiene una sintesi delle attività di prevenzione realizzate nell’anno 2013. Intorno alle principali linee strategiche qui descritte proseguirà l’azione di prevenzione anche per l’anno 2014. Infine, un’attenzione è dedicata alle risorse disponibili. mp/pb RISULTATI DELLE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE NELL’ANNO 2013 A partire dal 2009, e con cadenza annuale, la ASL di Bergamo elabora e pubblica un report rivolto ai cittadini descrittivo delle principali attività di prevenzione medica realizzate nell’anno, con evidenza dei risultati raggiunti anche in termini di guadagno di salute, diffusi alla rete dei nostri Stakeholders. Il rapporto relativo all’anno 2012, pubblicato nel giugno 2013, è consultabile alla seguente pagina web: http://www.asl.bergamo.it/upload/asl_bergamo/gestionedocumentale/ASL%20BG_DPM%20Report%20attivit %C3%A0%20prevenzione%20anno%202012_784_5891.pdf Dal 2010 sono inoltre elaborati specifici rapporti annuali relativi alle più significative azioni di prevenzione, controllo e di promozione della salute realizzate, articolati per ognuno dei 14 ambiti territoriali dell'ASL della provincia di Bergamo, diffusi principalmente ai Comuni attraverso le conferenze dei Sindaci . I documenti relativi all’anno 2012 sono consultabili alla seguente pagina Web: http://www.asl.bergamo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idArea=16864&idCat=19023&ID=36115 Utile ed interessante inoltre, allo scopo di una approfondita valutazione di efficienza, appropriatezza ed efficacia delle azioni di prevenzione progettate e realizzate, è la consultazione del “Manuale dei dati e degli indicatori in uso bel Dipartimento di Prevenzione Medico”, documento anche questo aggiornato e pubblicato annualmente, che ha lo scopo di documentare e monitorare, con dati disponibili e attendibili, l’evoluzione dei problemi di salute suscettibili di interventi di prevenzione, nonché le azioni e i risultati ottenuti. Il manuale esprime, in particolare, la necessità di misurare (sempre meglio) i risultati di attività e le azioni che spesso si “confondono” con determinanti del contesto socio-economico, eventi e circostanze che poco dipendono dal nostro operato. Il documento è consultabile alla seguente pagina Web: http://www.asl.bergamo.it/upload/asl_bergamo/gestionedocumentale/20131129_Manuale%20indicatori%202 013%20rev%200_784_8363.pdf Le azioni di prevenzione, controllo e promozione della salute hanno corrisposto agli obiettivi generali e specifici stabiliti dalla nostra Azienda attraverso il documento di programmazione annuale adottato, a conclusione di un percorso di consultazione con gli Stakeholders. Le principali linee di azione possono essere così sintetizzate: a) la realizzazione di campagne di screening oncologici, indirizzate a fasce di età a maggior rischio, finalizzate alla diagnosi precoce dei tumori alla mammella, al colon-retto ed alla cervice uterina, per i quali esistono interventi terapeutici di dimostrata efficacia se la diagnosi è precoce; b) la promozione della salute, volta a favorire l’adozione di stili di vita sani (corretta alimentazione, attività motoria, astensione dal fumo, limitazione del consumo di alcolici, ecc.), attraverso interventi di comunicazione e di formazione; c) la prevenzione ed il controllo delle malattie infettive, attraverso e la sorveglianza epidemiologica e le vaccinazioni (la copertura vaccinale della popolazione infantile raggiunge percentuali superiori al 90–95%); d) l’individuazione delle principali situazioni di rischio, verso cui indirizzare le attività di vigilanza e controllo, per assicurare prevenzione e sicurezza sul lavoro, qualità igienica e nutrizionale degli alimenti e delle bevande, condizioni di igiene e sicurezza delle abitazioni, rispetto degli standard igienici delle strutture sanitarie e socio-sanitarie, impatto sulla salute dei rischi di origine ambientale. In particolare si evidenziano i seguenti elementi: Prevenzione dei tumori Lo screening Mammografico è attivo dal settembre del 2000 ma è dal 2009 che l’ASL gestisce in modo centralizzato, oltre alle agende dei centri erogativi di 1° livello, la chiamata individuale (in sostituzione del periodismo in base al comune di domicilio/residenza) per la mammografia di screening con invio delle comunicazioni di invito, sollecito e di esito negativo del test. Nel 2013 sono state invitate 64.696 donne di età compresa tra i 50 ed i 69 anni; si sono sottoposte a mammografia di screening 44.689 donne con un tasso di adesione corretta pari a 75,26%. Lo screening dei tumori del colon retto è attivo dal settembre del 2005 e dal novembre 2009 l’ASL gestisce direttamente la chiamata individuale con invio delle comunicazioni di invito, sollecito e di esito negativo del test, nonché la raccolta dei dati clinici. Nell’anno 2013 sono state mp/pb invitate 126.475 persone di età compresa tra i 50 ed i 69 anni; hanno eseguito il test per la determinazione del sangue occulto fecale 82.829 persone con un tasso di adesione corretta pari a 65,78%. Per la prevenzione del carcinoma della cervice uterina è proseguito il processo di semplificazione di accesso alle prestazioni con particolare attenzione alla popolazione fragile e più a rischio. Nel periodo gennaio-settembre 2013 hanno ricevuto la lettera di invito a sottoporsi a pap-test 26.505 donne target (25-64 anni che non hanno effettuato il pap test nel periodo 2008-2012); di queste 2.881 hanno effettuato il test mentre altre 2.175 hanno dichiarato un test recente. Sintesi e Guadagno di salute I programmi di screening per i tumori della mammella e del colon-retto hanno individuato, nel 2013*, rispettivamente 3 casi e 1 caso di neoplasia ogni 1.000 test di primo livello (mammografia e ricerca del sangue occulto fecale), consentendo diagnosi precoce e trattamento conservativo. A 10 anni dall'avvio del programma di screening mammografico in provincia di Bergamo si osserva una forbice tra le curve di sopravvivenza dopo diagnosi di carcinoma della mammella, all'interno e fuori dal programma di screening. La sopravvivenza è maggiore nella popolazione femminile la cui diagnosi di malattia è stata fatta con il programma di screening rispetto alla popolazione la cui diagnosi è stata fatta per malattia sintomatica. *I dati di 3° livello (chirurgia) del 2013 sono da considerarsi provvisori. I dati definitivi saranno disponibili a settembre 2014. Prevenzione delle malattie cronico-degenerative e promozione della salute La prevenzione delle malattie cronico-degenerative è un obiettivo primario per migliorare il livello di salute della collettività. In questa prospettiva, le attività di promozione della salute, finalizzate a fornire le conoscenze e le competenze necessarie, attraverso il coinvolgimento di diversi soggetti della comunità (comuni, scuole, associazioni di volontariato, associazioni di categoria e sindacati, società sportive, …), ad accrescere il controllo sul proprio stato di salute e a favorire l’adozione di stili di vita salutari, offrono un importante contributo. Attraverso uno sforzo orientato a coinvolgere i diversi soggetti della comunità presente nel nostro territorio (i Comuni, le scuole, le associazioni di volontariato, le società sportive, le associazioni categoriali) le principali azioni si sono indirizzate alla promozione della attività fisica, al contrasto al tabagismo, al controllo della obesità, al miglioramento della alimentazione e nutrizione, dando concretizzazione a quanto contenuto nel Piano Integrato Locale di promozione della Salute. Merita richiamo la partecipazione attiva al programma “Scuola che promuove salute” riconducendo in particolare tutti gli interventi che si svolgono nelle scuole all’interno di questa “cornice progettuale”; le scuole aderenti alla rete sono passate dalle tre iniziali a 19 complessivamente. La promozione della salute rivolta ai bambini ed ai giovani si è concretizzata attraverso il ricorso a specifici strumenti di educazione alla salute: “Mi muovo, sto bene”, per quanto riguarda la attività fisica; “A scuola di sicurezza”, sulla prevenzione degli incidenti domestici e degli infortuni; “Fata verdurina”, “Colazione che passione” e “Il segreto delle piramidi” sul tema della educazione alimentare; “Liberi dal fumo”, sulla prevenzione del tabagismo. Per quanto riguarda le iniziative volte a promuovere l’attività fisica, si è lavorato per lo sviluppo e la diffusione dei "Gruppi di Cammino”. Nati a Bergamo nel 2009, i “Gruppi di cammino” fanno parte del progetto “Stili di Vita Sana” che coinvolge, a livello nazionale Asl, Amministrazioni Comunali, settori del privato sociale e organizzazioni di volontariato. Ad oggi, il progetto ha coinvolto 125 Comuni con oltre 250 gruppi di cammino, di cui 20 attivati nel corso del 2013, con un numero complessivo di oltre 2.500 persone aderenti di età media superiore ai 60 anni1. 20 Comuni dell’ASL parteciperanno all’EXPO 2015 con percorsi legati ai gruppi di cammino. Il progetto “piedibus”, invece, attualmente vede attive 92, di cui 5 di nuovo avvio nel corso del 2013. Con la città di Bergamo è stato sottoscritto un protocollo di intesa per la promozione e la sostenibilità delle 14 linee della città. Tra i progetti innovativi vanno evidenziati i programmi di promozione di stili di vita salubri (WHP) in diverse imprese bergamasche e le iniziative relative al setting “scuola” condotte all’interno della “rete delle scuole che promuovono salute”. Nel corso del 2013 è stato inoltre avviato, in via sperimentale nel Distretto socio-sanitario Isola Bergamasca, un progetto sperimentale di screening per la prevenzione delle patologie cardiovascolari; per l’anno 2013 si sono invitate, con chiamata diretta, 732 persone, di cui 188 si sono presentate presso gli ambulatori dell’ASL. Sintesi e Guadagno di salute I piani di educazione alla salute sono stati predisposti considerando prioritaria la prevenzione delle patologie di rilevanza sociale. Queste azioni, condotte secondo criteri di dimostrata efficacia, hanno un riconosciuto impatto in termini di “guadagno di salute”. La valutazione delle ricadute sullo stato di salute della popolazione richiede tempi di osservazione lunghi e verrà monitorata attraverso i sistemi di sorveglianza 1 Promozione della salute nei Comuni e sul territorio, http://www.asl.bergamo.it/servizi/Menu/dinamica.aspx?idArea=16870&idCat=22217&ID=22217 mp/pb che sono stati implementati nel corso di questi ultimi anni (es. Studio Passi). La letteratura scientifica evidenzia come l’attività fisica moderata e regolare gioca un ruolo importante nell’influenzare l’aspettativa di vita: si stima infatti che riduca di circa il 10% la mortalità per tutte le cause. Il dato di un’associazione protettiva fra l’elevato consumo di frutta e verdura e neoplasie appare consolidato. La sospensione del fumo dimezza il rischio d’infarto al miocardio già dopo un anno di astensione. Nel corso degli anni è andata aumentando la capacità delle ristorazioni scolastiche di proporre menù in linea con le indicazioni per una sana alimentazione elaborate dall’Istituto Nazionale di Ricerca per gli Alimenti e la Nutrizione (INRAN) e dall’ASL. Anche per quanto riguarda i pasti per allergie ed intolleranze la collaborazione tra ASL e le ristorazioni scolastiche ha reso possibile l’offerta di un’alimentazione in sintonia con le linee INRAN. Sorveglianza delle malattie infettive e profilassi vaccinale Le azioni messe in atto dai nostri Servizi hanno permesso di ottenere un adeguato controllo delle malattie infettive nella popolazione residente; la sola malattia tubercolare ha presentato un trend in aumento, soprattutto a carico della popolazione straniera, non evidenziando comunque focolai epidemici. Presso le sedi territoriali degli Uffici di Sanità Pubblica sono stati potenziati gli orari di apertura degli ambulatori MTS (Malattie a Trasmissione Sessuale), con 706 accessi, diretti e gratuiti. Nel 2013 si sono perseguiti gli obiettivi inerenti alla profilassi vaccinale, in modo condiviso con i Distretti Socio-sanitari. In particolare: - anagrafe vaccinale: viene correttamente mantenuta la qualità dei dati dei registri informatizzati, in data 8/01/2014 sono stati inviati tramite il flusso VAC_SISS, i dati vaccinali dei residenti al 31/12/2013, con esito positivo. E’ stato concluso il passaggio alla modalità web del software per la registrazione dei dati vaccinali; - coperture vaccinali: sono stati estratti dal software aziendale i dati di copertura aggiornati al 31 dicembre 2013: si conferma che la copertura per esavalente coorte 2011 supera il 95%, la copertura per MPR 1^ dose è prossima al raggiungimento dell’obiettivo, in attesa del recupero di alcuni soggetti momentaneamente sospesi (trasferimenti, rientri momentanei nei Paesi di origine, ecc..) mentre per la coorte 2007 la copertura per MPR 2^dose ha raggiunto l'obiettivo; la 4^ dose di Polio è ormai prossima all’obiettivo di copertura del 95% con il recupero dei cicli sospesi; la 5° dose di difto-tetano della coorte 1996 ha raggiunto pienamente l'obiettivo; - copertura HPV: la copertura della terza dose della coorte 2000 è dell’80.1% (obiettivo regionale 70%); si evidenzia una notevole adesione alla vaccinazione con un lieve scostamento tra la 1° e la 3° dose del ciclo. La copertura della prima dose di HPV per la coorte 2001 è dell’81.1%, anche in questo caso si manifesta un’ottima adesione alla vaccinazione, gli obiettivi sono pienamente raggiunti; - raccordo con le strutture sanitarie e MMG/PLS: per i soggetti appartenenti a categorie a rischio sono state attivate le procedure di verifica dei dati estratti dalla BDA, con chiamata attiva dei soggetti non vaccinati, come da indicazioni contenute nel verbale regionale del 07/07/2011 relativo ai soggetti a rischio, in attesa delle nuove indicazioni regionali relative al Piano Nazionale Prevenzione Vaccinale; i Distretti Socio Sanitari si sono raccordati, a livello dei comitati distrettuali, con i MAP e PLS per individuare e vaccinare i soggetti a rischio; è stato formalizzato l’accordo con le Aziende Ospedaliere e le Strutture Sanitarie per le vaccinazioni dei soggetti a rischio, vaccinazione Morbillo-ParotiteRosolia e vaccinazioni in ambiente protetto, con nota della Direzione Sanitaria del 18-12-2013, protocollo n. 0162596. Vaccinazioni nell’infanzia. Tassi di copertura vaccinale 2009-2013 Anno rilevazione/Coorte nascita 2009/ coorte 2007 2010/ coorte 2008 2011/ coorte 2009 2012/ coorte 2010 2013/ coorte 2011 numero di residenti di età < 24 mesi regolarmente vaccinati 11.418 11.820 11.770 11.479 10.967 popolazione residente di < 24 mesi 11.643 11.954 12.032 11.730 11.221 percentuale di vaccinati 98,1% 98,9% 97,8% 97,9% 97,7% Vaccinazione antipapillomavirus HPV dose 1 2 3 1998 72,6 72 70,6 1999 77,2 76,4 73,9 2000 82,2 81,4 77,2 2001 75,8 69,6 50,4 Sintesi e Guadagno di salute Complessivamente le elevate coperture vaccinali raggiunte, in linea con i previsti obiettivi regionali, e la promozione di campagne o offerte specifiche di vaccini, come nell’ambito della medicina dei viaggi, hanno mp/pb permesso di ottenere un adeguato controllo di alcune importanti malattie infettive, tra cui quelle di importazione al rientro da viaggi in località ad alto rischio. Nelle situazioni in cui la vaccinazione non è né disponibile, né efficace, come nel caso della Tubercolosi, l’attuazione di una sorveglianza tra la popolazione, più suscettibile ad ammalarsi, permette di porre diagnosi precoce della malattia e di attuare il trattamento preventivo dell’infezione latente, con conseguente contenimento del numero dei casi di TB. Controllo sugli insediamenti di vita, nei luoghi di lavoro e lungo la filiera dalla produzione alla vendita di prodotti alimentari Gli obiettivi di programmazione regionale hanno previsto, per le attività di controllo negli ambienti di vita e di lavoro, quali indicatori di risultato per le Aziende Sanitarie Locali, che i volumi per l’anno 2013, tenendo conto anche dell’attività coordinata con altri Enti (es. DPL, ARPA, Amministrazione Provinciale) e programmati con la metodologia della graduazione del rischio, fossero mantenuti nel numero totale di quelli effettuati nell’anno 2012 (fatto salvo incrementi/riduzioni del personale); la rendicontazione dell’attività avviene attraverso il sistema informativo regionale della prevenzione (I.M.Pre.S@). Per “controllo” si intende qualsiasi tipo di intervento di vigilanza che può esprimersi attraverso diversi strumenti: l’ispezione o sopralluogo, l’Audit, l’indagine per evento infortunio sul lavoro, l’indagine per malattia professionale, la verifica dei documenti di sistema. Il controllo può completarsi inoltre con un intervento di campionamento. Si riportano di seguito alcune elaborazioni dei dati delle attività di controllo effettuate nell’anno 2013 e registrate nel sistema informativo regionale I.M.Pre.S@. Imprese-Strutture controllate e controlli effettuati Le attività di controllo si sono concretizzate, nell’anno 2013 in 21.666 controlli (19.784 nell’anno 2012) ed hanno riguardato 11.599 Imprese/Strutture (11.193 nel 2012). Controlli anno 2013 anno 2012 Igiene degli Alimenti e della Nutrizione 6.586 5.448 Igiene e Sanità Pubblica 6.286 6.099 Impiantistica 1.947 2.103 Tutela della Salute negli Ambienti di Lavoro 6.847 6.134 Totale complessivo 21.666 19.784 Imprese e Strutture controllate anno 2013 anno 2012 Igiene degli Alimenti e della Nutrizione 3.943 3.306 Igiene e Sanità Pubblica 3.504 3.746 Impiantistica 1.277 1.168 Tutela della Salute negli Ambienti di Lavoro 2.875 2.973 Totale complessivo 11.599 11.193 Le attività di controllo per area di intervento Il 40,6% dei controlli effettuati nel corso dell’anno 2013 ha interessato l’area della sicurezza del lavoro e della sicurezza impiantistica, ambito particolarmente critico sotto il profilo infortunistico, il 30,4% la sicurezza alimentare ed il 29% la sicurezza negli ambienti di vita. Tutela della Salute negli Ambienti di Lavoro 31,6% Impiantistica 9,0% mp/pb Igiene degli Alimenti e della Nutrizione 30,4% Igiene e Sanita' Pubblica 29,0% Distribuzione delle attività di controllo con ispezione in base alla graduazione del rischio attribuita Sicurezza Alimentare I controlli effettuati attraverso l’attività di vigilanza e ispezione sulla base della graduazione del rischio ha rappresentato il 55,5% del totale (3.660 ispezioni/6.586 controlli). Imprese Alimentari esistenti Ispezioni nell’anno 2013 % attività ispezionate per livello di rischio alto rischio (1, 2a, 2ma) 893 723 80,96% rischio medio alto (2mb, 2b) 407 251 61,67% rischio medio basso (3) 1.632 613 37,56% rischio basso (4) 7.698 2.073 26,93% totale 10.630 3.660 34,43% Livello di rischio Sicurezza negli Ambienti di Vita I controlli effettuati attraverso attività di vigilanza e ispezione sulla base della graduazione del rischio ha rappresentato il 61,19 % del totale (3.847 ispezioni/6.286 controlli). Livello di rischio Ispezioni nell’anno 2013 % attività ispezionate per livello di rischio 1 49 1,27% 2 1617 42,03% 3 739 19,21% 4 1442 37,48% totale 3.847 100% Nota: Sono state inserite come rischio 2, le attività di verifica degli impianti termici ed elettrici (considerando i dati 2013 che hanno visto 59 persone intossicate da CO, di cui 38 ricoverate). Sicurezza sul Lavoro e Impiantistica Le attività di vigilanza e ispezione e le verifiche sulla sicurezza degli impianti sono state condotte privilegiando le attività produttive classificate ad alto rischio (livello 1 + 2) che sono state destinatarie di oltre l’88,4 % dei controlli effettuati. Livello di rischio Imprese 1 2 controlli nell’anno 2013 6.243 1.530 ispezioni nell’anno 2013 2.106 824 % controlli per livello di rischio 70,99% 17,40% 3 4 totale 347 674 8.794 208 531 3.669 3,95% 7,66% 100% Motivazione del Controllo I controlli effettuati sulla base delle priorità definite dalla programmazione aziendale, applicando il criterio della graduazione del rischio, sono stati il 34,7%; l’8.8% è stato eseguito su richiesta di altre Autorità/Enti e dell’Autorità Giudiziaria mentre il 3,8% ha riguardato richieste di altri soggetti non istituzionali ed il 2.6% della struttura oggetto del controllo per emissione di provvedimenti. I controlli per eventi di emergenza sono stati il 2,3%. Nel 20,4% dei casi l’intervento è stato finalizzato alla verifica della corretta attuazione delle prescrizioni di adeguamento formulate in sede di primo controllo di vigilanza. Le attività di verifica e valutazione documentale presentate dalle imprese e dalle strutture e le Segnalazioni Certificate di Inizio Attività hanno rappresentato invece il 27,5% dei totale controlli. mp/pb Esito del Controllo Il 75,6% dei controlli ha dato esito favorevole, senza quindi dar luogo ad ulteriori provvedimenti. Nel 10,9% dei casi è stato comunicato l’esito ad altri Enti (Regione, Comuni, Provincia, …). Si è evidenziata invece nel 5,2% delle attività la necessità di formulare delle prescrizioni di adeguamento mentre il 3,6% dei controlli ha invece dato un esito sfavorevole con l’accertamento di 287 violazioni penali, ai sensi del D.Lgs. 758/94 in materia di sicurezza sul lavoro, 49 segnalazione all’Autorità Giudiziaria, 10 sequestri di impianti/prodotti, 49 diffide e sospensioni di attività, 91 contestazioni di illeciti amministrativi. Tipologia del Controllo Dall’analisi delle diverse tipologie di controllo messe in atto si evidenzia che il 57% degli interventi si è realizzato con attività di ispezione con sopralluogo ed il 5,6% ha riguardato indagini per infortuni sul lavoro e malattie professionali. Il 35,7% dei controlli si è attuato attraverso la verifica e valutazione di corrispondenza e completezza dei “documenti di sistema” finalizzati alla prevenzione dei rischi (documento di valutazione del rischio, manuale di autocontrollo, piani amianto, segnalazioni certificate di inizio attività, ecc.). Audit 0,7% Indagine per evento infortunio sul lavoro 2,3% Indagine per malattia professionale 3,3% Verifica documenti di sistema 36,7% Ispezione 57,0% mp/pb Le attività di controllo effettuate per ambito distrettuale e per area di intervento La distribuzione dei controlli effettuati, nel corso del 2013, dai servizi di prevenzione della ASL è descritta dalla seguente tabella, articolata per i 14 Ambiti distrettuali (Assemblea dei Sindaci) a loro volta aggregati per i 7 Distretti Socio-Sanitari ed i 5 Settori Prevenzione. I dati sono suddivisi per le quattro aree tematiche di intervento: l’Igiene degli alimenti e della nutrizione, l’Igiene e sanità pubblica, la sicurezza impiantistica e la tutela della salute negli ambienti di lavoro. In termini assoluti gli ambiti distrettuali in cui si sono effettuati in maggior numero i controlli sono quelli di Bergamo, Dalmine, Isola Bergamasca, Valle Seriana e Treviglio, corrispondenti alle aree in cui si rileva una forte densità di imprese di rischio significativo. mp/pb La descrizione delle Imprese/Strutture controllate Rispetto ai 21.666 controlli effettuati nel corso dell’anno 2013 si evidenziano alcune attività: - 4.238 controlli sono stati svolti in cantieri e imprese del settore edile (19,56%) e 567 nella siderurgia e lavorazione metalli (2,62%); - 233 controlli si sono effettuati in attività di trattamento e trasformazione rottami (1,08%), 232 nella logistica e distribuzione (1.07%), 228 nella fabbricazione macchine e utensili (1,05%), 197 nella fabbricazione tessuti e abbigliamento (0,91%), 128 nella fabbricazione materiali plastici (0,59%) e 117 nella fabbricazione prodotti chimici (0,54); - 1.520 controlli sono stati indirizzati alla sicurezza degli impianti termici e elettrici ed all’igiene degli edifici residenziali (7,02%), 487 hanno coinvolto palestre, piscine, impianti sportivi, sale giochi (2,25%), 404 le strutture ricettive (1,86%), 324 le scuole di ogni ordine e grado (1,50%), 89 gli asili nido e strutture per persone con disabilità (0,41%); - 960 controlli hanno interessato aree esterne non confinate (4,43%), 167 i siti inquinati e le aree dismesse (0,77%) e 181 controlli le acque di balneazione (0,84%); - 526 controlli sono stati effettuati in ospedali, case di cura, ambulatori, laboratori (2,43%) e 207 in centri di assistenza residenziale e semiresidenziale per anziani (0,96%); - 1.960 controlli hanno riguardato ristoranti e preparazione pasti (9,05%), 1.254 bar e caffetterie (5,88%), 425 stabilimenti e laboratori di produzione alimenti e bevande (1,49%), 158 mense di strutture sanitarie e socio-sanitarie con preparazione (0,73%), 169 mense scolastiche con preparazione (0,78%) e 113 mense scolastiche senza preparazione (0,52%), 119 mense aziendali con preparazione (0,55%), 1.242 commercio al dettaglio di prodotti alimentari in sede fissa o ambulante (5,73%), 123 commercio all'ingrosso di prodotti alimentari (0,57%), 1.115 acquedotti (5,15%). mp/pb Notifiche cantieri anno 2013 Sono state 8.967 le notifiche preliminari di inizio lavori nei cantieri (art. 99 DLgs 81/2008), segnalate on line attraverso il portale regionale e registrate dal Sistema di Gestione Notifiche Cantieri (GE.CA), che hanno interessato complessivamente 9.068 cantieri distribuiti sul territorio provinciale con 26.310 Imprese coinvolte. Nell’anno 2012 le notifiche preliminari erano state 7.271 per un numero di 7.366 cantieri; si è evidenziato quindi nell’anno 2013 un incremento delle notifiche del 23,3% (+ 1.696). Elementi del Controllo I controlli hanno interessato, in 6.575 casi, i requisiti e l’idoneità dei “locali”, in 6.066 i processi/sistemi di gestione della sicurezza, in 4.388 la verifica della sicurezza su “attrezzature, macchine e impianti di lavoro”, in 3.066 casi le condizioni di sicurezza di impianti elettrici e termici, in 4.334 i requisiti delle risorse umane e n 4.224 l’igiene dei prodotti alimentari. Sintesi e Guadagno di salute Igiene e sicurezza sul lavoro - Si evidenzia una lenta ma progressiva riduzione degli infortuni sul lavoro, decremento che appare più rilevante negli ultimi anni e che colloca Bergamo tra le province lombarde con tasso infortunistico più basso in Lombardia. mp/pb - Negli ultimi anni i maggiori risultati raggiunti sono da attribuire alle azioni “di sistema”, che hanno consentito la diffusione e la crescita della sicurezza nei luoghi di lavoro come un valore importante da perseguire, anche nell’ottica della responsabilità sociale dell’impresa. Nello specifico le attività di controllo sono rivolte alle aziende e imprese appartenenti ai settori a maggior rischio per la salute e sicurezza. In particolare, anche per il 2013, sono stati attuati: a)controlli in circa il 7 % delle imprese attive sul territorio, b)controlli in circa nel 10% dei cantieri notificati, c) oltre l'88 % dei controlli è stato effettuato nelle imprese con livello di rischio elevato. - Gli specifici interventi di vigilanza e controllo negli ambienti di lavoro adottati nel corso degli anni, uniti agli interventi di promozione della cultura della sicurezza attuati in collaborazione con INAIL, con la Struttura Complessa Ospedaliera di Medicina del Lavoro, con la Direzione Provinciale del Lavoro e con il pieno coinvolgimento delle parti sociali, hanno portato ad un guadagno di salute che si è concretizzato soprattutto in una riduzione del numero assoluto degli infortuni mortali (rispetto ai 26 casi dell’anno 2000, si è passati agli 8 eventi degli anni 2009 e 2010, ai 9 nell’anno 2011, ai 10 del 2012 ed ai 3 del 2013). In alcuni settori produttivi ad alto rischio l’attività di vigilanza e controllo è stata condotta integrando e coordinando le risorse disponibili sia all’interno dell’ASL che sul territorio come ad esempio nei cantieri, in agricoltura e nei trasporti. L’integrazione tra le diverse professionalità ha consentito inoltre di effettuare controlli mirati e finalizzati sia alla tutela dei lavoratori che della popolazione generale in ambiti particolari quali scuola e strutture sanitarie. - Per quanto riguarda le malattie professionali, l’elevata percentuale di denunce registrate in Provincia attesta l’efficacia delle attività intraprese per contrastare il fenomeno della sottodenuncia delle malattie professionali. Tali attività comprendono: azioni di vigilanza e controllo e la ricerca attiva. Occorre inoltre sottolineare le azioni mirate a migliorare la qualità delle diagnosi effettuate dai professionisti operanti nella provincia. Grande importanza nel miglioramento della qualità delle diagnosi riveste la USC di Medicina del Lavoro che interviene attivamente con accertamenti di secondo livello e con denuncia diretta dei casi diagnosticati, nonché erogando attività formativa e di coordinamento tramite l’associazione dei medici competenti della Provincia. L’emersione del fenomeno è passaggio indispensabile sia per consentire di riconoscere rischi ancora misconosciuti che per attuare azioni di prevenzione mirate. Per i soggetti che hanno contratto una patologia a causa del lavoro. Nell’anno 2013 è stata attivata l’applicazione delle linee di indirizzo regionali in tema di stress lavoro correlato a 10 aziende afferenti alla grande distribuzione organizzata ed alle imprese di pulizie; il percorso intrapreso prevede lo sviluppo di azioni anche per il 2014. Per quanto concerne la sicurezza impiantistica nel 2013 è proseguito lo sforzo razionalizzazione delle attività, in applicazione anche a quanto previsto dal D.M. 11/04/2011 e successive integrazioni, che ha dettato nuove regole per le verifiche periodiche di apparecchi a pressione e impianti di sollevamento. Ambiente libero e di vita - La conoscenza sulle concentrazioni indoor del RADON e sulla sua distribuzione nel territorio, acquisita sulla base delle azioni di monitoraggio condotte in collaborazione con ARPA, è stata utilizzata per una stima del rischio per la popolazione esposta. E’ proseguita, nel 2013, l’attività di sensibilizzazione, supporto e assistenza ai Comuni finalizzata al recepimento e all’inserimento nei Regolamenti Edilizi e nelle Norme di Attuazione degli interventi previsti come ambiti di trasformazione dei PGT, di norme specifiche per la prevenzione della esposizione a gas radon negli edifici. Nel corso del 2013, 104 Comuni (42,62% del totale di 244) hanno dato riscontro alla richiesta dell’ASL. Allo stato attuale n. 55 Comuni hanno integrato i Regolamenti Edilizi con le indicazioni per la prevenzione e tutela da gas radon, mentre altri 19 ne hanno indicato l’adozione/integrazione entro il 31 dicembre 2013. - Nell’ambito delle azioni di prevenzione e controllo realizzate in materia di valutazione delle ricadute sulla salute dei progetti sottoposti a Valutazione di Impatto Ambientale e degli Strumenti di Governo del Territorio sono state trattate 58 istruttorie, con esame valutazione documentale, ed espressi 21 contributi/osservazioni nelle conferenze dei servizi e formalmente verbalizzate. - Attraverso l’applicazione di specifiche linee guida è stata garantita una presenza, sin dalle prime fasi di elaborazione degli strumenti urbanistici, anche attraverso un costante contatto con le Amministrazioni Comunali, per contribuire alla elaborazione di uno Strumento Urbanistico compatibile con uno sviluppo sostenibile del territorio sia per gli aspetti socio economici, sanitari ed ambientali, promuovendo contempo interventi che perseguono l’efficienza energetica, il risparmio delle risorse idriche, la tutela dei suoli e la cura del verde, nonché stili di vita sani. Sono state formulate osservazioni sui Piani di Governo del Territorio per 50 Comuni, 27 allegati energetici e 19 Regolamenti Edilizi. mp/pb Continua il trend di miglioramento della qualità dell’aria. Ciò si traduce in una migliore qualità di vita percepita. Si stima una riduzione di mortalità e ricoveri correlati direttamente o indirettamente all’inquinamento atmosferico (media annua di PM10). - Si mantiene elevata l’attenzione sugli episodi di contaminazione ambientale allo scopo di monitorare gli impatti sulla salute. Le positive collaborazioni tra le diverse Istituzioni interessate: Comuni, Provincia ed ARPA, favoriscono l‘adozione di decisioni efficaci. Nell’ambito del procedimento istruttorio in materia di bonifica dei siti contaminati si è fornito il supporto richiesto dai Comuni interessati e dall’Amministrazione Provinciale di Bergamo, attraverso 65 valutazioni pareri/osservazioni espressi di norma nelle conferenze di servizio a seguito di istruttorie con esame documentale. - Nel corso dell’anno si è conclusa la prima fase dell’indagine epidemiologica sul rischio rumore connesso all’aeroporto di Orio al Serio, con somministrazione di 400 questionari alla popolazione, i cui risultati sono in fase di elaborazione dall’Università di Milano. - L’ASL di Bergamo è uno degli enti promotori di uno specifico protocollo d'intesa, tra Comuni ed Enti diversi, finalizzato a promuovere azioni per la tutela, la valorizzazione e la promozione del Lago d’Iseo e dei sistemi ambientali, territoriali, relazionali ed economico/sociali di riferimento, attraverso l’istituzione di una “CABINA DI REGIA”, che rappresenta sede stabile di confronto, coordinamento e collaborazione tra le amministrazioni. Migliorata complessivamente la balneabilità dei Laghi di Iseo e di Endine. Nel 2013 è stato predisposto il calendario di monitoraggio di tutte le 32 località controllate ed inserito nell’applicativo del Portale Acque – Ministero della Salute, così come i dati analitici dei prelievi effettuati. Il monitoraggio è stato rispettato secondo il calendario predisposto, con l’effettuazione nel corso dell’anno di 386 campioni di acqua di balneazione, risultati tutti regolari. - Nel corso degli ultimi dieci anni si rileva, sulla base degli esiti dei controlli negli ambienti di vita e nelle collettività, annualmente condotti dal DPM, un costante miglioramento igienico dei parametri, come ad esempio: la conformità delle acque di piscina, l’idoneità igienica degli alberghi, la conformità degli impianti termici ed elettrici, l’igiene e sicurezza delle strutture scolastiche. - Proprio le condizioni di igiene e di sicurezza delle scuole della provincia, continuano a rappresentare motivo di particolare attenzione da parte dei nostri Servizi di vigilanza e prevenzione; dal 2003 al 2012 sono state controllate 448 strutture scolastiche, pari al 42.9% del totale; le valutazioni positive sono passate dal 58% del 2003 al 78% dell’anno 2012, evidenziando un trend in costante miglioramento delle condizioni di qualità igienica e di sicurezza delle strutture. - Sicurezza alimentare - Sono circa 10.600 le industrie alimentari censite in provincia di Bergamo e soggette a vigilanza igienico-sanitaria da parte della ASL. La sicurezza igienica degli alimenti, venduti e somministrati, è assicurata dai controlli routinari che il Dipartimento di Prevenzione conduce nelle imprese alimentari, verificando, annualmente, un quarto di quelle censite. Con maggiore frequenza si programmano i controlli per tutte le “attività ad elevato grado di rischio”, anche attraverso l’utilizzo della tecnica dell’audit, che consente di monitorare la capacità gestionale delle aziende a garanzia della sicurezza alimentare: mense ospedaliere e residenze sanitarie assistenziali, ipermercati, mense assistenziali, supermercati, gastronomie e pasticcerie. Una attenzione particolare è stata dedicata alla sicurezza alimentare nelle imprese alimentari di nuova apertura/gestione condotte da stranieri. Sono stati effettuati in modo congiunto con i Servizi Veterinari 268 controlli. - L’andamento delle tossinfezioni alimentari, sui dati registrati nel 2013, evidenzia un buon livello di sicurezza per il cittadino in ambito di ristorazione pubblica e collettiva. L’anno 2013 è stato caratterizzato dall’epidemia di epatite A causata da frutti di bosco surgelati; segnalati 48 casi, versus i 27 del 2012. - Tra le malattie trasmesse da alimenti da segnalare anche le intossicazioni da funghi; nel 2013 sono stati segnalati ed inseriti in MAINF 28 casi. - In provincia di Bergamo è consolidata una situazione generalmente soddisfacente delle acque destinate al consumo umano (da non confondere con la qualità delle acque di falda), anche se permangono alcune criticità in zone geograficamente circoscritte (soggette a monitoraggi specifici, nelle quali tuttavia i valori massimi consentiti dalla normativa non sono mai stati superati). - “Promozione della sicurezza alimentare delle fasi di preparazione/conservazione/somministrazione vendita prodotti alimentari locali e tipici negli agriturismo (progetto per Expo 2015 DPM-DPV): il progetto, si è sviluppato nell’arco temporale di 9 mesi, ed ha previsto il controllo di 50 agriturismi e l’esecuzione di 10 campioni di alimenti scelti tra i prodotti tipici. 14 strutture sono state oggetto di prescrizioni relative prevalentemente a tracciabilità, uso dell’abbattitore, produzioni di confetture e conserve di verdure e procedura di gestione del sottovuoto. mp/pb PROGRAMMA DELLE ATTIVITA’ DI PREVENZIONE, CONTROLLO E PROMOZIONE DELLA SALUTE PER L’ANNO 2014 PROMOZIONE DI STILI DI VITA E AMBIENTI FAVOREVOLI ALLA SALUTE (in collaborazione con il Servizio Promozione della Salute - Direzione Sanitaria) L’obiettivo strategico è di promuovere stili di vita e ambienti favorevoli alla salute anche al fine di prevenire patologie non trasmissibili (cronico degenerative) che hanno in comune fattori di rischio comportamentali modificabili (scorretta alimentazione, sedentarietà, tabagismo), attraverso le seguenti azioni: 1) Attuazione di interventi di promozione attività fisica - Incrementare i “piedibus” sul territorio e i “gruppi di cammino” attivi sul territorio. - Promuovere i gruppi di cammino a favore dei pazienti delle diabetologie degli ospedali attraverso una iniziativa di sensibilizzazione, anche mediante opuscoli informativi condivisi con i diabetologi. - Predisporre un progetto per “EXPO 2015” che valorizzi il territorio bergamasco attraverso lo strumento dei gruppi di cammino. - Mantenimento della “rete provinciale dei gruppi di cammino” attraverso la pubblicazione di 4 numeri del notiziario “Novità in cammino” e l’organizzazione di almeno 3 raduni provinciali. - Promuovere l’inserimento curriculare dell’educazione al movimento: offerta alle scuole dei percorsi contenuti nel programma “Mi muovo, sto bene”. - Promuovere la campagna “Scale per la salute”. 2) Riduzione di fattori di rischio (obesità, sedentarietà, tabagismo) in gruppi di popolazione adulta - Realizzare programmi di promozione di stili di vita salubri (WHP) in diverse imprese bergamasche (collaborazione a obiettivo gestito dal Servizio Promozione della Salute - Direzione Sanitaria). - Promuovere l’inserimento curriculare della prevenzione del tabagismo: offerta alle scuole dei percorsi contenuti nel programma regionale “Liberi dal fumo”. - Sviluppare la campagna “fumo e donna” per gli studi di estetiste ed i saloni di bellezza (Medicina di genere come obiettivo strategico per la sanità pubblica). 3) “Scuole che promuovono salute” Incrementare la rete delle scuole che promuovono salute, partecipando alle iniziative regionali o dell’Ufficio Scolastico Territoriale (UST) di Bergamo. I programmi/interventi con setting “scuola” saranno realizzati coerentemente agli indirizzi regionali , proponendo alle scuole un pacchetto di buone pratiche per la promozione della salute. 4) Promozione di corrette abitudini alimentari - Indicazione nei capitolati d’appalto per le ristorazioni collettive a supporto di menù corretti: prosecuzione del progetto con il coinvolgimento dei comuni che hanno scadenza del capitolato nel 2014. - Riduzione di fattori di rischio quali obesità, sedentarietà in gruppi di popolazione: predisposizione di un atlante fotografico con le porzioni corrette per i bambini di età da 6 mesi a 3 anni per i pediatri di famiglia, gli asili nido e le ditte di ristorazione che forniscono pasti nella ristorazione scolastica prosecuzione dell’attività di counselling nutrizionale nel distretto di Bergamo con attivazione di almeno 1 gruppo in uno degli altri distretti entro dicembre 2013. - Promozione dell’inserimento curriculare dell’educazione alimentare: offerta alle scuole dei percorsi: “Il Segreto delle Piramidi” e “Fata verdurina”, Colazione che passione, Orto Bonsai. - Prevenzione della malnutrizione nell’anziano: predisposizione di linee guida per la corretta alimentazione degli anziani che ricevono pasti a domicilio ; predisposizione di un dietetico per le RSA. 5) Screening consumo di sale in Italia: verifica delle ricadute dell’accordo con i panificatori e programma “Meno sale più salute” ISS CNESPS Roma Avvio del progetto “Azioni relative alla riduzione del consumo di sale in Italia”: verifica delle ricadute dell’accordo con i panificatori e programma Meno sale più salute” nel Comune di Seriate, dal mese di mp/pb maggio 2014; il progetto è coordinato dall’ISS e prevede di coinvolgere 200 soggetti di entrambi i sessi di età compresa fra i 35 ed i 74 anni. 6) Healthy Cities: Città sane Partecipazione alla definizione ed alla gestione del progetto “Città sane”, collaborando con il Servizio Promozione della Salute della Direzione Sanitaria. 7) La prevenzione del bullismo Partecipazione al gruppo di progetto sul bullismo, costituito dalla Direzione generale, sia nella fase di definizione degli strumenti operativi che nella gestione delle attività in collaborazione con il Servizio Promozione della Salute della Direzione Sanitaria. 8) La prevenzione dell’HIV attraverso face book Partecipazione al gruppo di lavoro su facebook e prevenzione dell’HIV nelle scuole secondarie di secondo grado, in collaborazione con il Servizio Promozione della Salute della Direzione Sanitaria. 9) Promozione dell’educazione affettiva-sessuale Definizione di un percorso curricolare da sperimentare in un Istituto Comprensivo della provincia di Bergamo, in collaborazione con il Servizio Famiglia e l’area dei consultori, attraverso la formazione dei docenti e il supporto per la sperimentazione. SCREENING ONCOLOGICI 1. Screening mammografico: estensione degli inviti > 95% della popolazione target, con un tasso di adesione corretta > 60%(raggiunto) >70% (eccellenza). Si stimano inviti a 64.000 donne tra i 50 e i 69 anni con oltre 40.000 mammografie di screening. 2. Screening dei tumori del colon retto: estensione degli inviti > 95% della popolazione target, con un tasso di adesione corretta > 45% (raggiunto) o > 55% (eccellenza). Si stimano inviti a 125.000 persone tra i 50 e i 69 anni con 70.000 test di screening. 3. Prevenzione del carcinoma della cervice uterina: con riferimento alle Regole di Sistema 2014 è prevista la chiamata attiva per pap test delle donne (25 – 29 anni) per le quali non è possibile identificare una relativa prestazione nei flussi 28SAN e 13 FAM nei tre anni precedenti, con cadenza triennale (da database "pap test" risultano 22.449 donne da arruolare nello screening citologico nel triennio 2014-2016 ). Si continuerà nella semplificazione dell’accesso alle prestazioni; si garantiranno controlli relativi alla corretta rendicontazione degli esami citologici, si manterrà la razionalizzazione dei centri di lettura (circolare 5/SAN 2010) ed il controllo sull’appropriatezza prescrittiva del test ricerca dell’HPV (circolare 5/San2010). SCREENING CARDIO-VASCOLARE Proseguirà il progetto, sperimentato nel corso del 2013 nel Distretto dell’Isola Bergamasca, dello screening cardiovascolare di primo livello con chiamata diretta per gli assistiti di età compresa tra i 50 e 59 anni, per cui non siano già note patologie cardiovascolari si prevede di invitare almeno n 500 persone. Si procederà alla compilazione di una scheda individuale per la registrazione dei parametri di glicemia e colesterolemia, saranno misurati i valori della pressione, della circonferenza addominale, e si analizzeranno i fattori di rischio legati al comportamento, quali l’abitudine al fumo, il consumo di alcool ed sedentarietà. Si intende, aumentare le conoscenze e la percezione del rischio, diffondere l’adesione a stili di vita sani. Qualora si evidenziasse con la prima valutazione situazioni a rischio, saranno proposte soluzioni per modificare lo stile di vita: corsi nutrizionali, gruppi cammino e corsi per smettere di fumare. Nell’eventualità di parametri chimico-clinici alterati, il cittadino sarà inviato al proprio Medico di Assistenza Primaria per una valutazione più approfondita e per le cure eventualmente necessarie. Ad ogni persona che aderirà allo screening cardiovascolare sarà, inoltre, consegnato materiale informativo sulla prevenzione delle patologie cardiovascolari e sulle attività di prevenzione offerte dall’ASL. mp/pb SORVEGLIANZA, PREVENZIONE E CONTROLLO DELLE MALATTIE INFETTIVE Sorveglianza e controllo malattie infettive Proseguirà la sorveglianza e prevenzione dell’Infezione Tubercolare e delle patologie a trasmissione orofecale, più frequenti nella popolazione straniera. Verrà garantito inoltre il mantenimento dei requisiti di qualità del sistema informativo regionale Malattie Infettive (MAINF) e sarà assicurato il potenziamento degli ambulatori MTS, favorendo l’accesso al test per HIV, epatite B/C e sifilide per raggiungere le categorie target, attraverso anche il coinvolgimento di Medici di famiglia, dei Consultori, delle associazioni/privato sociale. Si procederà alla riorganizzazione degli ambulatori del Viaggiatore Internazionale per ottimizzare la somministrazione della vaccinazione antiamarillica accettando anche l’accesso di utenti extra ASL, come da indicazioni della Regione Lombardia. Coperture vaccinali e Anagrafe vaccinale Saranno mantenute le elevate coperture vaccinali, già raggiunte negli anni precedenti, per difterite, tetano, poliomielite, epatite B, pertosse, Morbillo Parotite Rosolia, malattia invasiva da Haemophilus B; inoltre sarà mantenuta la copertura ≥70% in soggetti 0-18 aa appartenenti a categorie a rischio. Saranno aggiornati i dati vaccinali come da nota regionale del 26/11/12. IGIENE E SICUREZZA NEGLI AMBIENTI DI VITA Piani di Governo del Territorio – VAS – Regolamenti Mantenimento dell’attività istruttoria nella formazione degli strumenti di governo del territorio in collaborazione con Comuni, Provincia e ARPA (sono 31 i Comuni che devono terminare le istruttorie). Sicurezza degli ambienti confinati Vigilanza e controllo in materia di sicurezza dell’abitato con verifica su circa 1.900 impianti elettrici/termici in unità abitative (prevalentemente occupate da anziani ed extracomunitari), oltre ad attività di comunicazione e promozione di corretti comportamenti atti alla tutela della sicurezza domestica, in collaborazione con associazioni, comunità etniche, ecc… . Balneazione e Piscine Attività di classificazione e profilo delle acque di balneazione con controllo del divieto di balneazione nelle aree fluviali. Controllo su oltre 30 punti di campionamento lacustri in collaborazione con le ASL confinanti e 500 controlli, con relativi prelievi / analisi di campioni sulle acque di piscina. Attività Ricettive, Commerciali, di Servizio alla Persona e Cosmetico-Sorveglianza Sono previste specifiche attività di vigilanza sulle strutture turistico-ricettive, commerciali e di servizio alla persona in particolare verranno effettuate: - le ispezioni sulle sale gioco (100% delle attività censite in provincia) in ottemperanza alla nuova L.R. 8 del 21 ottobre 2013 sulla prevenzione del gioco d’azzardo, che include verifiche igienico-sanitarie su queste strutture; - le verifiche in tutte le strutture turistico ricettive maggiori e potenziati i controlli nelle attività adibite al servizio alla persona, alle quali verrà assicurata un’attività informativa e di assistenza secondo le indicazioni contenute nelle Regole regionali 2014, ed in previsione dell’EXPO 2015. Sicurezza nelle Strutture Sanitarie Proseguirà il programma, in collaborazione con il Servizio PAC, che prevede la vigilanza dei requisiti attinenti la “sicurezza” delle strutture sanitarie. Sicurezza nelle Strutture Socio Sanitarie e Socio Assistenziali Proseguirà il programma, in collaborazione con il Servizio Accreditamento, Controllo, Appropriatezza e Qualità area socio-sanitaria, che prevede la vigilanza dei requisiti attinenti la “sicurezza” delle strutture sociosanitarie e socio-assistenziali. Decreto DG Famiglia n.12623 del 28/12/12 Bergamo Bonate Attività di controllo strutture socio-sanitarie e socio-assistenziali 42 31 mp/pb Trescore Albino 32 28 Treviglio Totale 22 155 SICUREZZA ALIMENTARE E NUTRIZIONALE Controllo Ufficiale Imprese Alimentari Reg. CE 852 e 882/2004 - Controlli Ufficiali in imprese alimentari selezionate in base al codice di rischio attribuito, garantendo almeno un controllo/anno in ogni azienda a codice rischio più elevato (1 e 2 e in parte 3). - Controlli Ufficiali con il criterio dell’Audit: privilegiando le imprese che richiedono certificazioni per esportazione di prodotti in paesi extra europei. - Prelievo di alimenti per ricerche chimiche e microbiologiche. In particolare nel 2014 verrà effettuata la ricerca di gliadina negli alimenti venduti sfusi dichiarati “senza glutine”. - Controlli ufficiali in collaborazione con il Dipartimento di Prevenzione Veterinario. I controlli ufficiali ai fini della sicurezza alimentare sono attuati in conformità alle procedure di sistema codificate nell’ambito del documento “Standard di funzionamento dei servizi delle ASL competenti in materia di sicurezza alimentare”. Acque ad uso potabile Azione di controllo e vigilanza sulla qualità delle acque destinate al consumo umano attraverso: - la verifica dei sistemi acquedottistici comunali (verifica autocontrollo, impianti e strutture), con priorità per situazioni con criticità in atto; - controlli di routine e di verifica: 1. prelievi per analisi microbiologiche, 2. prelievi per analisi chimiche; - controlli chimici mirati a problematiche presenti in alcune realtà del territorio provinciale (analisi effettuate da Laboratori di Prevenzione individuati secondo direttive regionali). Vendita e impiego di prodotti fitosanitari Nel corso del 2014 verrà effettuata un’ispezione presso i depositi e i punti vendita di prodotti fitosanitari nella misura 1/3 (circa 20) delle 57 attività censite. Vigilanza Nutrizionale nelle ristorazioni scolastiche L’attività di vigilanza sarà indirizzata prevalentemente verso gli asili nido dove nel corso degli anni sono emerse le maggiori criticità. Si prevede di valutare nel 2014 tutti i nidi e micronidi della provincia (circa 260) e le ristorazioni scolastiche con cambio di gestione (secondo semestre). Ristorazione scolastica: recupero scarti alimentari nelle mense scolastiche Proposta alle amministrazioni comunali di iniziative per il recupero di cibo non consumato ai fini assistenziali e per ridurre lo spreco di cibo già distribuito ai bambini e non consumato. Nell’ anno scolastico 2013-2014 si sta sperimentando l’iniziativa nel comune di Calusco d’Adda, altri comuni si stanno attivando per iniziative analoghe. Sorveglianza Nutrizionale Partecipazione al progetto di sorveglianza nutrizionale OKKIO ALLA SALUTE coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità (raccolta di dati sulla prevalenza di obesità e soprappeso, sulle abitudini alimentari e sulla pratica dell’attività fisica nei bambini della scuola primaria). SALUTE E AMBIENTE Procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale (VIA), di Valutazioni Ambientali Strategiche (VAS), di Autorizzazione Integrata Ambientale (AIA) e di Autorizzazione Unica Ambientale (AUA) La DGR n. X/1185 del 20/12/2013“ Determinazioni in ordine alla gestione del servizio socio sanitario regionale per l'esercizio 2014”-Allegato 3 – Regole di Sistema – Ambito sanitario, prevede che nei Procedimenti di Valutazione di Impatto Ambientale venga rafforzato il ruolo dell’ASL per la formazione, l’analisi e la valutazione delle ricadute sulla salute della popolazione. In coerenza, la programmazione 2014 prevede: - l’aggiornamento e consolidamento, anche mediante specifiche Istruzioni Operative dei criteri e delle modalità procedurali relative ai percorsi istruttori ed analisi, valutazione ed espressione delle mp/pb - osservazioni relativi alla componente “salute” degli Studi di Impatto Ambientale delle VIA, delle Valutazioni Ambientali Strategiche (VAS); coinvolgimento, integrazione e supporto del Servizio Epidemiologico nei processi di analisi e valutazione; realizzazione di eventi di formazione/aggiornamento per gli operatori incaricati delle istruttorie; partecipazione al Gruppo di lavoro regionale in materia di VIA. Partecipazione ai lavori della Commissione Istruttoria Regionale (CVIA), ai fini delle valutazioni dei Progetti soggetti a VIA e a verifica di assoggettabilità a VIA e partecipazione alle Conferenze di Servizio (CdS) e attività correlate (sopralluoghi/verifiche). Controlli sulle aziende che svolgono attività che impattano sull’ambiente: programma coordinato con ARPA - Definizione Protocollo d’intesa e di un Tavolo di coordinamento. - Proseguimento dell’Indagine epidemiologica per la valutazione dell’impatto sulla salute dei residenti in vicinanza dell’Aeroporto Orio al Serio. - Valutazione dell’impatto sulla salute dei residenti in vicinanza dell’inceneritore Ecolombardia 4 di Filago. Gestione maxiemergenze in sanità pubblica - VERSO EXPO Verifica delle procedure di intervento in materia di: - prevenzione e gestione delle emergenze straordinarie (scenari ad esempio di eventi terroristici, di rischio idrogeologico e sismico, ecc.) ed ordinarie (es. insorgenza di sintomi e segni obiettivabili ascrivibili a non conformità di un articolo/prodotto - sostanze chimiche pericolose/Regolamento REACH, ecc); - consolidamento, potenziamento e aggiornamento del sistema integrato per le maxiemergenze in provincia di Bergamo, mediante l’adozione di protocolli di intervento in materia di emergenza di sanità pubblica e loro condivisione con tutte le strutture operative interessate pubblica ed il rafforzamento della Guardia Igienica Permanente del Dipartimento di Prevenzione Medico delle ASL, in collaborazione con le strutture del "sistema regione" coinvolte. Aziende a Rischio Incidente Rilevante (A.R.I.R.) e controllo dell’urbanizzazione - Sensibilizzazione e supporto ai comuni per la stesura e l’approvazione dell’Elaborato Rischi di Incidente Rilevante (ERIR), in conformità alla DGR 11 luglio 2012 n. IX/3753 e per valutazione dei Piani Emergenze esterni ARIR. Radioprotezione - Radioprotezione industriale: verifica comunicazione di detenzione ed utilizzo sorgenti di radiazioni ionizzanti e controlli Aziende con sorgenti ad alta attività. - Radioprotezione sanitaria: collaborazione su richiesta del Dipartimento PAC. - Radioattività ambientale e degli alimenti (valutazione dei rapporti di prova su analisi effettuati da ARPA). Prevenzione rischi da gas RADON - Supporto ai Comuni per l’inserimento nei Regolamenti Edilizi Comunali (REC) di norme tecniche specifiche per la prevenzione dell'esposizione al gas radon negli edifici, come da Circolare regionale e Decreto Regionale su Linee Guida prevenzione Radon del 21 dicembre 2011). - Attività d’informazione sulla mappatura e sulle tecniche di risanamento nei confronti dei comuni, progettisti, associazioni: socializzazione dati e risultati. Siti Contaminati - Aggiornamento e consolidamento, anche mediante specifiche Istruzioni operative, dei criteri e delle modalità procedurali relative ai percorsi istruttori di analisi, valutazione ed espressione delle osservazioni di competenza ASL nei processi di valutazione del rischio e dei progetti di bonifica dei siti inquinati, attività di supporto ai Comuni, Provincia e Regione. - Realizzazione di eventi di formazione/aggiornamento per gli operatori incaricati delle istruttorie. - Aggiornamento anagrafe siti contaminati e/o potenzialmente contaminati. mp/pb Attività in materia REACH/CLP - Realizzazione degli interventi di vigilanza e controllo, secondo le indicazioni quantitative definite nel piano regionale. Controlli analitici da parte del Laboratorio di Sanità Pubblica Razionalizzazione e riorganizzazione in “rete” dei Laboratori di Prevenzione delle ASL a supporto delle attività di controllo e in un’ottica di sistema integrato allargato secondo modalità e tempi condivisi con DG Sanità, anche in accordo con gli altri LSP dell’area nord e regionali. Il LSP di Bergamo è stato individuato, con quello di Milano, laboratorio di riferimento per l’esecuzione dei residui di fitofarmaci negli alimenti e nelle acque, per la determinazione di conservanti: acido sorbico e benzoico in bevande e alimenti e dei solventi organici alogenati. Si effettua attività analitica in campioni di acqua ad uso potabile per la ricerca di parametri chimici di routine per la ASL di Lecco mentre le determinazioni relative ai residui di fitosanitari negli alimenti, sono già effettuate a favore delle ASL di Brescia, ValleCamomica, Cremona, Sondrio. Nel corso del 2014 proseguiranno i tavoli a livello regionale per raggiungere, tra l’altro, la completa autonomia da ARPA. Continueranno i controlli analitici in ambito di sicurezza alimentare, cosmetici, matrici ambientali (acque potabili, minerali, laghi, piscine, acque reflue, rogge, pozzi…), ricerca legionella, screening (sangue occulto nelle feci, metaboliti urinari delle droghe), analisi droghe per l’Autorità Giudiziaria. Sono stati messi a punto per il controllo dell’acqua potabile, le determinazioni di sostanze clorurate e alogenate (tricloroetilene e tetracloroetilene, 1,1dicloetilene, 1.2 diclopropano, 1.2 dicloroetano, trialometano), diserbanti, DMZ, Carbamazepina, Metronidazolo, freon 141B, TMCP e Trietilfosfato e due parametri chimici di controllo: fluoruri e cromo IV con ampliamento dei controlli sulla potabilità dell’acqua. Nell’anno 2013 il Laboratorio ha ottenuto da ACCREDIA, il rinnovo dell’accreditamento, che verrà tenuto sotto sorveglianza con visite periodiche annuali per i successivi quattro anni. SICUREZZA SUL LAVORO E IMPIANTISTICA In attuazione del Piano Prevenzione e Sicurezza Ambienti di Lavoro 2014-2018 – DGR n. X/1104 del 20/12/2013, sono confermati gli obiettivi e gli indicatori già riportati nel piano 2013 con le integrazioni che seguono. Si garantirà l’effettuazione del numero totale dei controlli effettuati nel 2013, programmati con la metodologia della graduazione del rischio, fatto salvo incrementi/riduzioni del personale. Saranno garantiti comunque i Livelli Essenziali di Assistenza (LEA) ovvero l’effettuazione di controlli nel 5% delle imprese attive presenti sul territorio2. Si garantirà inoltre la partecipazione alle attività di vigilanza e controllo in materia REACH/CLP, in collaborazione con gli altri servizi del DPM e secondo gli indirizzi regionali. I controlli nel comparto edilizia saranno definiti in base alle indicazioni contenute nel Piano Nazionale e Regionale e la pianificazione specifica sarà condivisa con la Direzione Territoriale del Lavoro, seguendo i criteri di graduazione dei rischi concordati. Si garantirà la registrazione delle indagini di infortuni e malattie professionali mediante utilizzo del modulo Ma.P.I. (Malattie Professionali e Infortuni) realizzato nel sistema Regionale Person@. Nel settore della sicurezza impiantistica, i controlli continueranno ad essere programmati in base alla graduazione dei rischi. In particolare le risorse del personale saranno indirizzate per il 20% alla realizzazione di piani di vigilanza mirata in relazione alle verifiche effettuate da soggetti abilitati e l’80% delle risorse sarà utilizzata per l’erogazione diretta di verifiche periodiche. Criteri utilizzati per la graduazione dei rischi per la salute e la sicurezza dei lavoratori In linea con le indicazioni Regionali, si conferma il percorso metodologico di programmazione delle attività di controllo sulla base del contesto provinciale e del principio della graduazione del rischio. La programmazione individua e declina a livello provinciale, anche gli obiettivi definiti dal livello nazionale nei LEA, in coerenza con le linee di indirizzo conseguenti. Sarà valorizzata un’ampia partecipazione delle parti sociali e delle istituzioni con competenze nelle specifiche aree (tutela della salute e sicurezza dei cittadini/consumatori/lavoratori), sia nella fase di individuazione di priorità ed obiettivi, sia nella fase di valutazione del guadagno di salute conseguito (realizzazione della “peer network”, la “rete di pari”). Ciò premesso, si recepiscono e condividono gli obiettivi regionali che indirizzeranno l’attività nel prossimo quinquennio: 1. riduzione degli infortuni e delle malattie professionali; 2. sostegno alle imprese; 3. formazione alla salute e sicurezza. 2 Aggiornamento Flussi INAIL Regioni 2012. mp/pb 1. Riduzione degli infortuni e delle malattie professionali A contrasto del fenomeno infortunistico e tecnopatico, si persegue il mantenimento del trend di riduzione degli infortuni (base dati anno 2012) e del trend di emersione del fenomeno delle malattie professionali (base dati anno 2012). Una particolare attenzione verrà dedicata al perfezionando degli strumenti per la conoscenza e gestione delle malattie professionali e per l’implementazione della rete di scambio di monitoraggio del fenomeno (coinvolgimento di medici di base, medici competenti), in relazione soprattutto alle seguenti condizioni morbose: - tumori ad alta e bassa frazione eziologica, - disturbi muscolo scheletrici lavoro-correlati, - disturbi da stress lavoro-correlato. Indicatori - Infortuni: decremento del tasso infortunistico pari o superiore al 25% per il quinquennio (calcolato sull’anno 2012, utilizzando al denominatore il numero di lavoratori occupati al netto del ricorso alla Cassa Integrazione Guadagni – tiraggio CIG = numero ore utilizzate/numero ore autorizzate) – fonte dati INAIL, INPS, ISTAT). - Malattie professionali: incremento del numero assoluto di malattie professionali denunciate a INAIL pari o superiore 25% per il quinquennio (calcolato sull’anno 2012 – fonte dati INAIL). - Almeno il 40% dei controlli eseguiti per indagine su infortuni e malattie professionali inseriti in I.M.Pre.S@ deve trovare riscontro in Ma.P.I.. 2. Sostegno alle imprese L’obiettivo dell’azione è di: - favorire l’emersione, la valorizzazione, la promozione e la diffusione di buone pratiche e percorsi virtuosi di autocontrollo; - promuovere nelle aziende l’adozione delle buone prassi esistenti e decretate nell’ambito delle precedenti pianificazioni; - semplificare e uniformare l'azione delle Istituzioni. Indicatori - rapporto tra le ispezioni e gli audit (fonte: tipologie di controllo in I.M.Pre.S@); 3. Formazione salute e sicurezza - supportare la scuola nel percorso di integrazione della sicurezza nei curricola scolastici, in coerenza con la LR 19/2007. Indicatori numero di Istituti che integrano la sicurezza sul lavoro nei curricula scolastici. Attività di vigilanza e controllo I controlli, rispetto alla sicurezza nei luoghi di lavoro e alla sicurezza impiantistica, saranno effettuati almeno nel 5 % delle imprese attive in coerenza con i LEA. I volumi di attività, saranno comunque non inferiori a quelli effettuati nell’anno precedente. Gli strumenti ordinari di vigilanza e ispezione saranno affiancati da altri dispositivi quali: - il dialogo sociale per avviare iniziative di responsabilità sociale delle imprese e di incentivazione economica; - la promozione di buone prassi per la corretta valutazione e gestione dei rischi, e per la promozione della salute (Working Health Promotion); - le iniziative di sensibilizzazione per la diffusione della cultura della sicurezza sul lavoro; - la valorizzazione della differenza di genere. Le azioni e attività di prevenzione per l’anno 2014 proseguiranno in modo congruente con il Piano Regionale 2014-2018 per la Promozione della Salute e Sicurezza nei Luoghi di Lavoro e verrà assicurato il proseguimento delle specifiche attività già intraprese e l’attivazione di nuovi interventi secondo gli indirizzi operativi indicati nell’ambito dei Laboratori di approfondimento: benessere organizzativo, patologie da sovraccarico biomeccanico, ruolo del SPP nelle strutture sanitarie e socio-sanitarie, tumori professionali, rischio chimico, agricoltura, costruzioni, infortuni stradali in occasione di lavoro. La promozione e la verifica dell’applicazione di una linee di indirizzo e dei vademecum decretati in materia di sicurezza e salute nei luoghi di lavoro costituirà specifica attività di controllo rendicontata in IMPreS@ come “audit”. Proseguirà la collaborazione con l’U.O. di Medicina del Lavoro dell’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo (ricerca attiva Tumori Professionali, Patologie da sovraccarico biomeccanico e patologie da stress lavoro mp/pb correlato Edilizia ecc…), con ARPA, Provincia (vigilanza fitosanitari in Agricoltura, cave, agricoltura ….), Università di Bergamo. Si assicurerà il supporto tecnico e formativo agli altri Servizi del Dipartimento di Prevenzione, coinvolti nell’effettuazione di una quota dei controlli in ambienti di lavoro. Nel 2014 la tradizionale attività di vigilanza e controllo effettuata nei settori produttivi ad elevato rischio d'infortuni sarà maggiormente integrata con azioni di promozione della salute e di diffusione della cultura della sicurezza mediante promozione di attività formative ed educative (istituti tecnici agrari, figure professionali del sistema sicurezza). Nei luoghi di lavoro proseguirà l’attività di promozione di stili di vita sani, per la riduzione di fattori di rischio in gruppi di popolazione adulta, con particolare riferimento a tabagismo e alcol, alimentazione scorretta e sedentarietà. Sarà garantita la partecipazione attiva con Regione, Ufficio Scolastico ed Eupolis alla realizzazione del neonato Progetto pluriennale "Inserimento curricolare della sicurezza sul lavoro nelle scuole di ogni ordine" che mirerà a preparare gli insegnanti ad essere essi stessi formatori dei loro studenti in questa materia. Verifiche impiantistiche Premesso che i titolari degli “impianti” non sono più obbligati a richiedere l’intervento dell’ASL, bensì possono avvalersi di Organismi notificati e Soggetti abilitati, si programma di effettuare verifiche impiantistiche prioritariamente su situazioni classificate ad alto rischio di seguito elencate: - Apparecchi a pressione e impianti termici: Ospedali, Aziende a Rischio di Incidente Rilevante, centrali termiche. - Apparecchi di sollevamento: cantieri “grandi opere” (es. BRE.BE.MI, L.A.V.) e/o altri cantieri con particolari condizioni di rischio. - Impianti elettrici: oltre alla verifica nei luoghi con pericolo di esplosione, si ritiene opportuno attivare programmi di controllo finalizzati alla sicurezza dell’intero impianto elettrico in alcuni settori ritenuti prioritari (es.: scuole, strutture socio-sanitarie, cantieri, ospedali, allestimenti provvisori e manifestazioni in genere all’aperto, ecc…). - Ascensori: si potrà utilizzare la competenza specialistica per svolgere attività di controllo in alcuni settori ritenuti prioritari o più rilevanti in termini di impatto sociale (ospedali o edifici aperti al pubblico in genere). Controlli programmati La quota complessiva di controlli programmati nell’area di tutela della salute e della sicurezza dei lavoratori non sarà inferiore al numero di controlli effettuati nel 2013, fatto salvo incrementi/riduzioni del personale. Saranno rispettati i rapporti e gli indicatori stabiliti dai LEA. ASL LEA Numero Imprese Obiettivo LEA > 5% Bergamo 57.068 2.853 Fonte: Imprese _ nota DGSAN prot. H1.2011.0025065 del 19 agosto 2011 Comunicazione dei risultati La programmazione dell'attività ed i risultati conseguiti saranno resi pubblici attraverso: 1) Commissione Provinciale ex art. 7, 2) Associazione medici competenti della Provincia di Bergamo, 3) Ordini e Collegi professionali, Consulenti del lavoro, 4) Collegio di rappresentanza dei Sindaci, 5) Consultazione dei dati nel Portale ASL. mp/pb RISORSE E ORGANIZZAZIONE RISORSE UMANE La dotazione del personale dipendente attualmente assegnato al Dipartimento di Prevenzione Medico, la distribuzione per profilo professionale e le ore di lavoro a preventivo per l’anno 2014 sono riportate nelle elaborazioni di seguito riportate. La dotazione del personale aggiornata alla data del 31 dicembre 2013, ammonta a 246 addetti, pari a 230,25 unità equivalenti a tempo pieno. Più del 60% del personale assegnato al Dipartimento di Prevenzione Medico è rappresentato dalle nuove professioni sanitarie e, in particolare, i tecnici della prevenzione sono il 42,7% del totale degli addetti. Il personale amministrativo, principalmente occupato nei più recenti processi di semplificazione amministrativa ed informatizzazione, rappresenta il 17,4%. La collocazione del personale per le diverse aree di intervento e per le attività amministrative integrate mp/pb La stima delle ore di lavoro a preventivo 2014 per profilo professionale Le risorse nel periodo di realizzazione dei Piani triennali di prevenzione e controllo Nell’arco di tempo compreso tra l’avvio del primo Piano triennale 2008-2010 ed il nuovo Piano 2012-2014, la dotazione di personale registra una contrazione non trascurabile di personale di circa l’8%, con un calo di ben 19,2 unità equivalenti di personale a tempo pieno. Ciò è ben evidente nella rappresentazione grafica che segue. Nel solo anno 2013 si registra il calo di 5 u.eq. di personale rispetto all’anno precedente. Le contrazioni maggiori hanno riguardato il personale amministrativo (- 8,1 u.eq.), i tecnici della prevenzione (4,7 u.eq.), il personale medico (- 3,5 u.eq.). Dipartimento di Prevenzione Medico personale 2007/dicembre 2013 (unità equivalenti a tempo pieno) 300,00 290,00 280,00 270,00 260,00 250,00 249,45 247,15 240,15 240,00 242,45 237,85 235,25 230,25 230,00 220,00 210,00 200,00 2007 mp/pb 2008 2009 2010 2011 2012 2013 SISTEMI INFORMATIVI PER LA PREVENZIONE Nel corso di questi ultimi anni si sono realizzati e messi a regime diversi sistemi informativi per la prevenzione. Nel 2011 è stato avviato il data base regionale relativo alle attività di promozione della salute BDProSal. Più recenti sono invece i sistemi regionali di gestione dei flussi informativi: Ma.P.I. (acronimo di Malattie Professionali ed Infortuni) e Ge.Ma. (acronimo di Gestione Manufatti in Amianto) che, nel 2014, dovranno essere consolidati. Sistemi Gestionali aziendali, da cui derivano dati periodicamente raccolti e trasmessi in Regione, sono inoltre disponibili ormai per tutte le linee di produzione del DPM, che ha ormai raggiunto un livello significativamente elevato in termini di informatizzazione. Tra questi citiamo: 1. SIST_Avelco: si tratta del gestionale aziendale che consente la registrazione informatizzata, da parte di ogni singolo incaricato della vigilanza, di tutte le prestazioni di vigilanza e controllo; Il sistema consente di estrarre i dati relativi all’attività di controllo nel formato indicato nel tracciato Regionale e di caricarli nel sistema I.M.Pre.S@. 2. Ippocrate: è il sistema gestionale per la registrazione di tutti i dati vaccinali (per i nati dal 1990 in poi); 3. PROLABQ-OPENCO: trattasi del gestionale per la registrazione di tutti i dati analitici prodotti dal LSP, attualmente in fase di correlazione con I.M.Pre.S@; 4. Dolphin: sistema gestionale aziendale utilizzato per la registrazione delle prestazioni ai fini della fatturazione attiva; e, di più recente introduzione: 5. CUP HOPERA: gestionale aziendale utilizzato per la prenotazione di visite e certificazioni sanitarie; 6. FOLIUM: sistema di gestione protocollo e documenti aziendali. Nell’ambito del processo di semplificazione e sburocratizzazione amministrativa (“Impresainungiorno”) ai fini della attivazione delle attività di impresa, la ASL si è dotata di strumenti di ricezione e trattamento dei documenti digitali relativi a SCIA (segnalazione certificata di inizio attività), DIA e Agibilità edilizia, SCIA Agriturismo. A partire dal 2014 saranno messe a disposizione dei SUAP (sportello unico per le attività produttive) 5 caselle di posta PEC dedicate alla ricezione (e successive comunicazioni) esclusiva delle SCIA, una per ognuna dei Settori di Prevenzione del Dipartimento di prevenzione Medico. La trasmissione digitale dei documenti alla ASL oggi avviene dallo Sportello Unico che può essere attivato da: - Comuni associati, - singolo Comune (ad esempio Bergamo), - Comuni in convenzione con la Camera di Commercio, - tramite MUTA. Le SCIA, una volta codificate nella rispettiva classe di rischio, sono selezionate ai fini del loro inserimento nella programmazione prevista dal Piano dei Controlli. Si è stabilita una più stretta collaborazione con Camera di Commercio Industria e Artigianato di Bergamo e con un gruppo di lavoro di SUAP, con i quali si condividerà una procedura unica di gestione e trattamento delle SCIA, per gli aspetti di interesse della prevenzione. CONTROLLO E VALUTAZIONE DEI RISULTATI Lo sviluppo del piano viene monitorato in continuo, sia in termini di efficienza che di efficacia, attraverso i sistemi informativi che consentono di e monitorare tutte le attività del Dipartimento. Attraverso il manuale degli indicatori e dei dati utili in uso nel Dipartimento di Prevenzione Medico, annualmente aggiornato (link al manuale 2013: http://www.asl.bergamo.it/upload/asl_bergamo/gestionedocumentale/20131129_Manuale%20indicatori%202 013%20rev%200_784_8363.pdf), si mantiene la valutazione dei processi e dei risultati, utile ai fini delle verifiche di efficienza, efficacia e appropriatezza. Questo strumento utile anche in fase di programmazione delle attività e di gestione della comunicazione dei risultati alla Direzione dell’ASL, agli Stakeholders e all’opinione pubblica, utilizza dati e indicatori concretamente utilizzabili, adeguati a misurare e valutare differenti aspetti, quali: i livelli di efficienza e di economicità, l’evoluzione e la copertura di un bisogno/domanda, l’efficacia dell’azione di controllo e vigilanza, la promozione di stili di vita corretti, la capacità di riduzione del rischio e/o del danno, la valutazione dei programmi di diagnosi precoce. L’elencazione completa degli indicatori rilevati e monitorati sono riportato nel documento del Piano Integrato di Prevenzione e Controllo 2012-2014, al capitolo “4.3 Controllo e valutazione dei risultati”, a cui si fa rinvio. ll mp/pb Dipartimento di Prevenzione Medico, anche per il 2014, predisporrà il "rapporto annuale delle attività di prevenzione, controllo e promozione della salute", che sarà trasmesso a tutti gli Stakeholders, compresi i Comuni. QUALITA’ E CERTIFICAZIONE L’ASL di Bergamo ha scelto, fin dal 2000, di dotarsi di un Sistema Qualità e di sottoporsi alla certificazione di parte terza allo scopo di strutturare un sistema di miglioramento continuo e di ricercare la massima soddisfazione dei clienti. Attualmente tutte le strutture operative e direzionali del Dipartimento di Prevenzione Medico sono certificate UNI EN ISO 9001:2008. Il Laboratorio di Sanità Pubblica ha inoltre percorso una azione di adeguamento alla Norma UNI CEI EN ISO/IEC 17025, acquisendo dapprima la certificazione prima dall’Istituto superiore di Sanità ed ora da Accredia. Il sistema qualità dipartimentale risulta articolato e si compone di oltre 800 documenti, di cui 9 PG. In particolare i processi di vigilanza e controllo, caratterizzati da importanti risvolti sotto il profilo giuridico e di impatto socio-economico, sono stati oggetto di definizione di procedure specifiche. Attraverso il manuale degli indicatori e dei dati utili in uso nel Dipartimento di Prevenzione Medico, annualmente aggiornato, si mantiene inoltre il controllo dei risultati della attività e dei processi. Una particolare attenzione, nel corso del 2014, sarà dedicata allo sviluppo di tutti i processi organizzativi necessari alla piena applicazione delle normative in materia di “anticorruzione” e “trasparenza”, secondo gli indirizzi strategici definiti a livello aziendale. Questi temi, oltre a garantire necessarie garanzie di “equità” nei riguardi dei nostri interlocutori ed utenti, rappresentano anche indubbie occasioni per accrescere il livello di qualità delle prestazioni da noi erogate. mp/pb Allegato 2 DIPARTIMENTO CURE PRIMARIE e CONTINUITA’ ASSISTENZIALE 1 Premessa Per la definizione degli obiettivi e la programmazione 2014 delle Aree di competenza del Dipartimento Cure Primarie e Continuità Assistenziale, il principale riferimento è dato dalla DGR n° X/1185 del 20/12/2013 “Determinazioni in ordine alla gestione del Servizio Socio-Sanitario Regionale per l’esercizio 2014 – (di concerto con l’Assessore Cantù)”, cui si fa riferimento anche per quanto qui non enunciato. Di confermare, per tutto quanto non espressamente modificato con D.G.R. n. X/1185 del 20/12/13, le disposizioni contenute nelle D.G.R. precedenti, in ordine alla gestione del Servizio Socio-Sanitario Regionale per l’esercizio 2013 e le relative indicazioni operative. In questo Documento di Programmazione, si riporterà sinteticamente la realtà organizzativa delle Cure Primarie nel contesto della provincia di Bergamo, si valorizzeranno, alla luce delle indicazioni regionali, quegli aspetti di buona pratica che valgono come punto di partenza per gli obiettivi di mandato. La Direzione del Dipartimento si impegna a: garantire un puntuale flusso informativo verso la Regione per quanto richiesto dalla DGR; valutare nel contesto della redazione delle Certificazioni Economiche Trimestrali il reale andamento gestionale, per gli eventuali interventi correttivi da parte della Regione; seguire - per quanto rientra nelle proprie competenze - gli indirizzi operativi sulle voci di costo standard territoriale che verranno forniti dalla Regione. La Direzione ed i Servizi del Dipartimento si impegnano altresì a partecipare agli obiettivi regionali in materia di: Risk Management, Miglioramento Continuo della Qualità, formazione e ricerca. Di fondamentale importanza la collaborazione del Dipartimento Cure Primarie con gli altri Dipartimenti dell’ASL per gli obiettivi di prevenzione, sostegno della centralità della persona – ed in particolare dei soggetti affetti da patologie croniche – che coinvolgano i Medici di Cure Primarie (MCP). 2 2. IL LIVELLO PROGRAMMATORIO DEL SISTEMA SANITARIO REGIONALE 2.1 GOVERNO DELLA PREVENZIONE Avendo, la prevenzione molteplici ambiti di intervento, dalla prevenzione delle malattie infettive, anche attraverso le vaccinazioni, alla prevenzione dei tumori attraverso gli screening alla promozione di stili di vita, ed essendo trasversale a diversi ambiti , per la parte di competenza, il Dipartimento Cure Primarie collaborerà con il Dipartimento di Prevenzione Medica e il Dipartimento di Prevenzione Veterinaria per tutti gli obiettivi che richiederanno l’attivazione dei Medici di Cure Primarie. In particolare, i PDF garantiscono la prevenzione tramite i “bilanci di salute”. 2.3.4 FORMAZIONE E AGGIORNAMENTO DEGLI OPERATORI Il “Centro Studi per la Formazione Continua ed il Miglioramento della Qualità nelle Cure Primarie”, istituito presso il Dipartimento Cure Primarie, proseguirà anche nel 2014 la valutazione delle proposte formative rivolte ai Medici di Cure Primarie, che verranno annualmente inserite nel Piano Formativo Aziendale. Gli obiettivi formativi 2014, vengono formulati tenendo conto della rilevazione del bisogno formativo espresso dai destinatari e degli obiettivi regionali ed aziendali. Gli eventi formativi in aula ed i progetti formativi sul campo, rivolti ai Medici di Cure Primarie, verranno accreditati con il sistema regionale ECM/CPD. Saranno privilegiate le metodologie a basso impatto economico, quali la Formazione sul Campo e gli Audit Clinici. Le iniziative formative continueranno ad essere realizzate con la docenza congiunta di Specialisti delle Strutture Accreditate della provincia di Bergamo e di Medici di Cure Primarie, avendo anche inserito nel Piano di Formazione dei MCP le proposte formative presentate dalle Strutture Accreditate, idonee al target. I Medici di Assistenza Primaria verranno formati su: la gestione del paziente in fibrillazione atriale, gli accessi impropri ai Pronto Soccorso, la terapia antibiotica, la gastroenterologia, il trattamento integrato del carcinoma del colon-retto, la celiachia, la depressione, lo scompenso cardiaco e la terapia del dolore. I Pediatri di Famiglia verranno formati su: cardiologia pediatrica, diagnostica sierologica, ginecologia pediatrica, immunologia pediatrica, reumatologia pediatrica, applicazione delle linee guida in Neuropsichiatria Infantile e ricerca sulla promozione all’allattamento al seno. Per i Medici di Continuità Assistenziale verranno organizzate iniziative formative, finalizzate soprattutto a far acquisire agli stessi maggiore competenza professionale nell’affrontare le richieste di intervento in problemi psichiatrici, educazione all’autodifesa, certificato BLSD esecutore, la gestione del paziente complesso per anzianità e patologie degenerative, patologie di più frequente riscontro in età pediatrica. Tutte e tre le figure professionali soprariportate potranno partecipare alla formazione facoltativa su: i gruppi Balint ed i “Farmaci ed allattamento”. 2.4.1 GOVERNO DELL’ASSISTENZA TERRITORIALE DELLA CRONICITA’ Un passo deciso verso il prendersi cura della cronicità parte dalla costituzione di un distinto polo territoriale, secondo le indicazioni fornite dalla nostra Regione, che sia in grado di generare una propria offerta e capacità di attrazione alternativa all’ospedale e che, insieme all’ospedale, crei il circuito virtuoso della continuità ospedale territorio. Il Presidio territoriale è quindi il luogo, fisico e riconoscibile, attraverso il quale viene garantita al cittadino l’erogazione di tutte le prestazioni di base comprese le cure primarie, anche in regime urgente, la valutazione multidimensionale del bisogno. E’ anche il luogo ove avviene la presa in carico per l’orientamento alla persona fragile o con cronicità per le sue decisioni nell’accesso agli altri nodi della rete di assistenza. Per la gestione territoriale della cronicità il Dipartimento Cure Primarie supporterà il Piano Strategico di Governo della Cronicità, secondo un modello “Sistemico”, al fine di garantire integrazione e raccordo tra Medici di Cure Primarie (MCP), Operatori territoriali, Specialisti e mondo ospedaliero, anche alla luce della 3 sperimentazione CReG, delle future Aggregazioni Funzionali Territoriali (AFT) e Unità Complesse di Cure Primarie (UCCP). 2.4.2 INTERVENTI PER IL PROSEGUIMENTO DELLA SPERIMENTAZIONE CREG E’ necessario promuovere e sostenere una «cultura» dell’assistenza territoriale. Questo nuovo paradigma di prendersi cura è oggi in fase di sperimentazione, in ambito sanitario, con il CreG, che prevede la gestione attiva dei pazienti cronici attraverso un nuovo soggetto (oggi cooperative di medici di medicina generale) che si occupa di coordinare e di vigilare sul percorso di diagnosi e cura definito per ogni paziente, in ambito socio sanitario con diverse iniziative dalle “RSA aperte” al Consultorio familiare come centro per la Famiglia. Proseguirà la sperimentazione CReG, in sinergia con il Dipartimento PAC, al fine di completare il disegno del “Modello CReG”, sulla scorta dei risultati ad oggi ottenuti. 2.4.3 INTEGRAZIONE CON I PROGRAMMI DI PROMOZIONE DELLA SALUTE Si conferma la promozione alla partecipazione dei MCP, di concerto con il DPM, in relazione a: - vaccinazioni dell’età evolutiva e degli adulti; - la promozione di “stili di vita corretti”, dell’attività fisica; - la promozione del consumo di pane a basso contenuto di sale; - la corretta alimentazone dei bambini nel nido alla luce dei nuovi LARN; - la promozione dell’allattamento al seno; - il sostegno alle campagne di screening del Ca mammario, della cervice uterina, del Ca Colonrettale; - l’assunzione di un ruolo attivo nell’informazione sanitaria individuale e collettiva. 2.4.4 INTERVENTI DI TUTELA DELLA SALUTE MENTALE Nel 2014 proseguirà la collaborazione con il Dipartimento PAC per il progetto “Disturbi emotivi comuni – Depressione” con la formazione obbligatoria e l’applicazione del PDTA “La Depressione nel paziente adulto” da parte dei MAP. Per la Neuropsichiatria Infantile (NPI), nell’ambito dei progetti finanziati dalla Regione, nel 2011 si sono costituiti Gruppi di Miglioramento, che hanno consentito nel corso del 2012 il confronto tra NPI e PdF e l’elaborazione di linee guida per l’individuazione precoce dei disturbi delle sviluppo neuropsichico. Nel 2014 proseguirà la formazione obbligatoria dei PdF su tali linee guida, con l’incremento di ulteriori azioni di confronto e collaborazione con i NPI. 2.4.5 LA MEDICINA REGIONALI CONVENZIONATA TERRITORIALE – ACCORDI INTEGRATIVI Alla data del 31/12/2013 risultano convenzionati con l’ASL di Bergamo 702 Medici di Assistenza Primaria (MAP) e 132 Pediatri di Famiglia (PdF). Medici di Assistenza Primaria: popolazione totale assistita n.948.056; Pediatri di Famiglia: popolazione totale assistita n.133.795. Forme Associative (FA): I MAP in Medicina di Rete sono il 34,90% ed assistono il 37,86% della popolazione I MAP in Medicina di Gruppo sono il 28,21% ed assistono il 30,75% della popolazione I PDF in Medicina di Rete sono il 26,52% ed assistono il 29,71% dei bambini I PDF in Medicina di Gruppo sono il 16,67% ed assistono il 17,26% dei bambini I PDF in Forme Associative Evolute sono il 6,82% ed assistono il 7,64% dei bambini. Personale di Studio: la disponibilità di personale di studio è ampiamente diffusa tra i MCP della provincia di Bergamo. Il 39,46% dei MAP (n.277) è dotato di Collaboratore di studio, il 22,65% (n.159) di Infermiere. Il 53,03% dei PdF (n.70) è dotato di Collaboratore di studio, il 18,94% (n.25) di Infermiere. Per il 2014 proseguono le attività formative finalizzate a valorizzare queste ultime figure professionali. Continuità Assistenziale (CA): L’organico del Servizio è composto da circa 200 Medici, organizzato in 27 postazioni attive, di cui 17 “ambulatori strutturati”. 4 Strumenti di partecipazione dei Medici di Cure Primarie agli obiettivi aziendali: Comitati Aziendali Permanenti per la Medicina Generale e la Pediatria di Famiglia; Comitati Distrettuali di “Monitoraggio, Analisi e Controllo delle attività di Assistenza Primaria”, gli stessi assolvono anche all’obbligo di valutare le violazioni alla L. 425/1996 in materia di prescrizione farmaceutica, in applicazione dell’art. 25 ACN; “Centro Studi per la Formazione Continua ed il Miglioramento della Qualità nelle Cure Primarie”; Tavolo di Monitoraggio sul Sistema CRS/SISS. Evoluzione del Sistema: Nel 2014 il Dipartimento seguirà le indicazioni regionali per garantire l’applicazione del Decreto Legge 158/2012 convertito in Legge n.189 dell’8/11/2012 (Decreto Balduzzi) che ha reso obbligatorio per MAP e PDF l’adesione alle AFT (art. 26 bis) e alle UCCP (art. 26 ter). Il DCPCA supporterà l’attività iniziale di forme aggregative più semplici di AFT dei MAP che prevedono i seguenti requisiti: - bacino di utenza circa 30.000; - MAP n.20; - MCA n.3 - obbligatorietà di adesione della forma associativa diretta. Modalità di funzionamento: con la copertura assistenziale dalle ore 8.00 alle ore 24.00 mediante l’integrazione delle attività tra MAP e MCA (copertura assistenziale di ore 16); dalle ore 00.00 alle ore 08.00 la copertura assistenziale è garantita dall’AREU. Il Medico Referente di AFT sarà individuato tra i 23 medici costituenti la suindicata unità operativa. Cronoprogramma: Entro il 31/03/2014 definizione criteri per costituzione AFT. Entro il 30/07/2014 invio in Regione. Dall’1/01/2015 attivazione effettiva delle AFT. Le AFT si evolveranno in UCCP, per le quali è prevista anche l’inclusione di altre categorie professionali: personale amministrativo, sociale, sanitario e Medici Specialisti. Quanto sopra vale anche per i Pediatri di Famiglia. GOVERNO CLINICO: Per i Medici di Assistenza Primaria: a) prosecuzione del progetto di gestione integrata dei pazienti diabetici, secondo il Percorso Diagnostico Terapeutico Assistenziale (PDTA) concordato tra MAP e Specialisti – formalizzato nei “contratti integrativi” con le Strutture Erogatrici - con il coinvolgimento del personale di studio dei Medici di Assistenza Primaria. Tale PDTA sarà completato con la trasmissione informatizzata da parte dei MAP dei piani terapeutici al Distretto. b) raccolta ed elaborazione degli indicatori previsti; c) prosecuzione del progetto di gestione integrata del paziente con Scompenso Cardiaco, in coerenza con i PDTA concertati con gli Specialisti. d) Implementazione della gestione dei PDTA: BPCO e Celiachia. Per i Pediatri di Famiglia: a) Implementazione del PDTA Celiachia; b) Prosecuzione della diagnosi precoce sulla Neuropsichiatria Infantile. Inoltre, proseguirà il progetto: a) “Indagine su prevalenza, esclusivita’ e durata dell’allattamento al seno in provincia di Bergamo”. Obiettivi della ricerca sono: Conoscere – attraverso un’ampia indagine epidemiologica – la prevalenza, l’esclusività e la durata dell’allattamento al seno nella provincia di Bergamo, nonché le motivazioni sottese alla sua mancata attuazione, all’integrazione con altri latti e alla sua definitiva sospensione. Studiare la correlazione di questi dati, con alcune variabili relative alla madre, all’evento nascita e al bambino. 5 b) Ambulatori pediatrici del sabato pomeriggio: Previa verifica del budget, l’attività degli ambulatori pediatrici del sabato pomeriggio (orario 14.0019.00), verrà eventualmente estesa ad altre postazioni del territorio Provinciale ed eventualmente incrementata, con l’apertura degli ambulatori nei giorni prefestivi infrasettimanali. Per i Medici di Continuità Assistenziale: a) riorganizzazione degli accessi ambulatoriali, mediante “attività ambulatoriale strutturata”, progressivamente estesa ad ulteriori postazioni, in relazione all’adeguatezza dell’organico; b) progetto 2014 “Valorizzazione del Servizio di C.A.” Tale progetto ha l’obiettivo di concorrere al processo di miglioramento dei Servizi erogati dalle Cure Primarie, già in atto nella nostra ASL, finalizzato a favorire e valorizzare il ruolo del Medico di Continuità Assistenziale tramite l’integrazione della Medicina di Continuità Assistenziale nel sistema delle Cure Primarie, attraverso la creazione di una rete per lo scambio delle informazioni tra MCA, MAP e PdF. Qualora questo progetto non fosse realizzabile, proseguirà il vecchio progetto “Sviluppo della continuità dell’assistenza a favore dei soggetti in condizioni di fragilità”. Attività 2014: Nel 2014 si intraprenderà un percorso di confronto con le Organizzazioni Sindacali Mediche, per definire la direzione della progressiva evoluzione dell’attuale sistema organizzativo territoriale verso il nuovo sistema tracciato dalla Legge n.189 del 2012, in cui viene individuata l’Aggregazione Funzionale Territoriale (AFT) e l’Unità Complessa di Cure Primarie (UCCP), al fine del miglioramento della risposta complessiva ai bisogni di salute dei pazienti, tenendo conto delle risorse disponibili e del processo di riordino della rete ospedaliera in atto. Conseguentemente, negli Accordi Aziendali per la Medicina Generale e la Pediatria di Famiglia, sarà prevista anche l’attivazione del percorso sopra enunciato. 2.5 ATTIVITA’ DI CONTROLLO Per la gestione ed il controllo delle attività dei MCP, nel 2014 saranno applicate le specifiche procedure già in vigore. 3. INTERVENTI PER IL MIGLIORAMENTO DI QUALITA’ ED APPROPRIATEZZA NEL S.S.R. 3.2.2 GOVERNO DELLA DOMANDA E APPROPRIATEZZA PRESCRITTIVA Saranno trasmesse ai MCP le indicazioni regionali per il miglioramento dell’appropriatezza delle attività diagnostiche, caratterizzate da elevati volumi di erogazioni di produzione e difficoltà all’accesso. Attività di controllo: Come da procedure relative alle modalità di controllo dei MAP e dei PdF, inserite nel “Manuale dei Controlli nell’Area delle Cure Primarie”, vengono in questo settore effettuate principalmente: a) tutte le verifiche richieste dal Settore regionale competente, anche in funzione di autorizzazioni regionali a piani di sviluppo delle Cure Primarie, previste dagli AA.II.RR.; b) i controlli sulle attività previste dai progetti di governo clinico dei MAP e PdF, ai fini di eventuali recuperi di competenze economiche; c) i controlli sull’applicazione effettiva di PDTA con i MCP, secondo specifici indicatori periodicamente aggiornati, con relativa elaborazione dei dati; d) i controlli sui flussi informativi dovuti dai MCP in base agli AA.CC.NN. e AA.II.RR.; e) la valutazione delle prestazioni aggiuntive nella loro coerenza con il budget assegnato; f) il controllo dell’effettiva funzionalità delle connessioni informatiche delle FA in Rete e Gruppo; g) la valutazione di efficacia sul singolo medico degli eventi formativi realizzati. 3.2.4 INTERVENTI PER VALUTARE L’ADESIONE A LINEE GUIDA E PDTA 6 Nel 2014 proseguirà il monitoraggio degli indicatori dei seguenti PDTA: - La gestione integrata del paziente Diabetico; - Scompenso Cardiaco; - Neuropsichiatria Infantile. Si implementerà il monitoraggio degli indicatori per i seguenti PDTA: - Celiachia per gli adulti e per i bambini; - BPCO. 3.2.5 RETI DI PATOLOGIA Al fine di realizzare l’obiettivo di sviluppo di “Reti di Patologia”, per la continuità delle cure e l’integrazione tra Territorio-Ospedale, il Dipartimento Cure Primarie proseguirà la collaborazione ai progetti: Rete Oncologica Lombarda (ROL) e Rete Nefrologica Lombarda (ReNe). 3.3.5 MALATTIE RARE – PERCORSO CONDIVISO ASL-AO DI PRESA IN CARICO Dopo aver partecipato al progetto triennale, cofinanziato dal Ministero del Lavoro, della Salute e delle Politiche Sociali: “Sviluppi della rete regionale per le malattie rare in Lombardia”, l’ASL proseguirà nella facilitazione dei percorsi assistenziali e riabilitativi dei Cittadini con malattia rara, anche nel 2014, ad isorisorse. In sintonia con le disposizioni regionali, il Dipartimento si attiverà per rendere operativo il protocollo elaborato dal gruppo di Lavoro regionale. 4.2.4 PROMOZIONE FARMACI EQUIVALENTI E BIOSIMILARI Gli obiettivi previsti per la Farmaceutica sono principalmente di competenza del Servizio Farmaceutico Aziendale. Di seguito vengono descritte le azioni atte a raggiungere gli obiettivi previsti dalle “Regole di Sistema 2014”, che richiedono la collaborazione del DCPCA per il coinvolgimento dei MCP. Promozione appropriatezza prescrittiva e utilizzo farmaci brevetto scaduto (equivalenti e biosimilari): Per coniugare l’obiettivo primario del sistema - che resta comunque anche per il 2014 l’equilibrio economico - con gli obiettivi di salute connessi con i bisogni sanitari dei Cittadini, si intende sempre più, intervenire in modo organico su tutta la filiera del farmaco – di concerto con il Servizio Farmaceutico - affinando gli strumenti a disposizione, per promuovere il buon uso del farmaco, agendo sinergicamente nell’area dell’informazione, della formazione, del monitoraggio e del controllo della prescrizione. Obiettivo per il 2014, è quello di consolidare e potenziare, in accordo con le “Regole di Sistema” e le ulteriori direttive della Direzione Generale Salute della Regione Lombardia, le azioni poste già in essere nel 2013, per la promozione della qualità della prescrizione e - in questo ambito - favorire la prescrizione e l’utilizzo dei farmaci equivalenti e biosimilari. In particolare: 4.3 La Direzione Generale Salute individuerà, per le categorie terapeutiche equivalente e biosimilare, comprendenti specialità medicinali a base di principi attivi non coperti da brevetto, un mix ottimale tra principi attivi. A tale piano di Governo parteciperanno anche gli erogatori di ricovero e cura – pubblici e privati – dell’ambito territoriale, che dovranno condividere i Percorsi Diagnostico-Terapeutici ed il prontuario farmaceutico alla dimissione con le ASL, che ne forniranno adeguata informazione ai MCP. Valutazione congiunta, nei Comitati Aziendali per la Medicina Generale, delle azioni utili per il raggiungimento dell’obiettivo. RISK MANAGEMENT Prevenire atti di violenza a danno degli operatori sanitari: Proseguirà il progetto di rilevazione contrasto dei fenomeni di aggressione nei confronti degli operatori sanitari (Medici di Continuità Assistenziale). Eventuali altre aree di criticità che venissero individuate, saranno oggetto di specifiche azioni correttive. 7 4.5 CONTROLLO DI GESTIONE Budget Il budget assegnato per le Cure Primarie sarà costantemente monitorato, non vi saranno assunzioni di spese non previste dagli AA.CC.NN. e dagli AA.II.RR. Particolare attenzione verrà posta al monitoraggio ed al contenimento della Parte Variabile dei MCP, come da Accordi Integrativi Aziendali sottoscritti rispettivamente con le OO.SS. di categoria per la Medicina Generale e la Pediatria di Famiglia. Relativamente alla correttezza e completezza dei dati richiesti dagli Uffici Regionali per l’Area di competenza, si confermano le modalità già in atto ed il costante allineamento alle indicazioni che verranno fornite da Regione Lombardia. 4.7.1 IL SISTEMA INFORMATIVO SOCIO-SANITARIO Nel 2014 proseguirà la collaborazione con il Referente Aziendale per il SISS e la partecipazione al Tavolo di Monitoraggio Aziendale. Si promuoverà l’implementazione delle disposizioni di competenza dell’area cure primarie. Si proseguirà la ricognizione dei livelli prescrittivi dei MCP aderenti al SISS e l’applicazione delle sanzioni previste dagli AA.CC.NN. e dagli AA.II.RR. in vigore. 5.2 SEMPLIFICAZIONE PER L’UTENZA Il trasferimento al Territorio della casistica meno complessa, in precedenza seguita a livello ospedaliero, ormai consolidata nella realtà territoriale dell’ASL di Bergamo, ha consentito, da un lato la facilitazione del percorso di cura del paziente, dall’altro di liberare risorse della Specialistica per le casistiche più complesse; riducendo i tempi d’attesa e allocando correttamente i livelli di cura e le risorse. Presso l’A.O. Papa Giovanni XXIII, è attivo un ambulatorio di Pronto Intervento Diagnostico in Oncologia. Questo ha permesso la definizione di percorsi interni facilitati per i pazienti con sospetto diagnostico e la presa in carico da parte dei MAP dei pazienti stabilizzati. Nel 2014 continuerà la formazione obbligatoria dei MAP su tale percorso. 5.2.1 SISTEMA INFORMATIVO SOCIO-SANITARIO Gli adempimenti richiesti dal SISS e correlati agli AA.CC.NN. e Regionali saranno evasi, in particolare per: ricetta elettronica e prescrizioni, certificati di malattia, Fascicolo Sanitario Elettronico. Portale dei servizi per il cittadino Proseguirà sul Portale ASL l’area denominata “Filo Diretto del Cittadino con il Dipartimento Cure Primarie e Continuità Assistenziale”, attraverso la quale l’utente può inviare quesiti al Dipartimento. 5.2.2 PROTESICA E ASSISTENZA INTEGRATIVA: PRESIDI PER I PAZIENTI DIABETICI Accordo con le Farmacie per l’erogazione di Ausili e Presidi per il controllo della glicemia dei pazienti diabetici: sarà necessario riorganizzare la Rete dei Prescrittori ed attivare prescrizioni on-line. Questa potenzialità di accesso facilitato ai servizi sanitari territoriali, sarà oggetto di adeguata campagna di informazione ai Cittadini. 5.2.5 INVIO TELEMATICO DEI CERTIFICATI DI INFORTUNIO SUL LAVORO DAI P.S. E DAI MCP AD INAIL ED ALL’ASL Nell’area della semplificazione interna al sistema e, in prospettiva verso l’utente esterno (impresa/datore di lavoro), si colloca l’invio telematico dei certificati medici di infortunio sul lavoro da parte dei Medici di Cure Primarie. 5.5.2 COMUNICAZIONE ISTITUZIONALE E INFORMAZIONE ALL’UTENZA 8 Proseguirà la predisposizione delle informazioni a rilevanza sanitaria e sociale, attraverso le Newsletter mensili. Tale News verranno trasmesse a: Medici di Cure Primarie, Direzioni Sanitarie delle AO/SA della Provincia, Dipartimenti/Servizi/Distretti dell’ ASL, Farmacisti della Provincia. 5.6 DISPOSIZIONE IN MATERIA DI PREVEZIONE DELLA CORRUZIONE Proseguirà nel 2014, il monitoraggio dell’attuazione del Piano triennale della prevenzione della Corruzione, per quanto di competenza. 6. PROGRAMMI SPECIALI 6.1 RICERCA 6.1.2 ATTIVITA’ DI RICERCA SANITARIA A SUPPORTO DELL’EVOLUZIONE DEL S.S.R. Proseguirà, se finanziato dalla Regione, il progetto relativo a: “Sperimentazione di una modalità di gestione e di sorveglianza dei Pazienti in Terapia Anticoagulante Orale sul territorio: utilizzo di sistemi esperti e controllo di qualità in Medicina Generale”. 7. INTERNAZIONALIZZAZIONE, EXPO E MACROREGIONE DINAMICA 7.3 VERSO EXPO Nel 2014 verrà fornita eventuale collaborazione alle attività preparatorie all’EXPO 2015 finalizzata in particolare alla situazioni di emergenza-urgenza (Guardia Medica Turistica). 9 Allegato 3 Dipartimento ASSI: programmazione per l’anno 2014 1 Dipartimento ASSI: programmazione per l’anno 2014 La prima parte di questa relazione prende spunto dagli indicatori della struttura della popolazione bergamasca - descritti nei dati di contesto del Documento Aziendale - per approfondire alcuni sottogruppi di popolazione, caratterizzati da condizioni di fragilità e non autosufficienza, induttori di cronicità, cui è necessario dedicare maggiore attenzione, sia sul piano della continuità di cura che del supporto al familiare impegnato nelle funzioni di assistenza al domicilio (caregiver). La seconda parte della relazione concerne la programmazione delle attività del Dipartimento ASSI, suddivisa in attività dipartimentali (cioè le azioni trasversali che ingaggiano tutti i Servizi ed i Distretti) e in attività specifiche dei singoli Servizi 1. La cronicità come fenomeno strutturale della popolazione e come sfida per le reti sanitarie, sociosanitarie e sociali del territorio bergamasco. Oggi in Lombardia si registrano oltre 3 milioni di pazienti cronici, pari al il 30% della popolazione: il trattamento di questi soggetti rappresenta però il 70% della spesa sanitaria relativi alle attività di ricovero e cura, di specialistica ambulatoriale ed ai consumi di farmaci. All’interno di questo gruppo di pazienti aumenta sempre più il numero delle persone in condizione di cronicità socio sanitaria (anziani non autosufficienti, persone con disabilità, persone affette da dipendenze da sostanze, etc), stimabili in circa 600.000. Anche gli utenti delle Unità d’Offerta socio sanitarie stanno diventando sempre più fragili e complessi: a mero titolo di esempio si pensi che il 70% degli ospiti delle RSA sono persone affette da demenze, di cui il 36% con forme gravi di demenza. In particolare, il 7% sono persone affette da Alzheimer, l’1% sono stati vegetativi e persone affette da malattie del motoneurone (SLA, etc) ed il restante 22% sono anziani con diverso livello di fragilità, che confluiscono nella cosiddetta utenza tipica RSA. Dal 2004, il numero di persone con forme gravi di demenza e con Alzheimer è aumentato in modo rilevante (oltre il 22%), passando da 29.825 a 36.410 (30.469 demenze gravi e 5.941 Alzheimer). Il trattamento delle persone con cronicità è ancora oggi molto legato all’assistenza ospedaliera: in alcuni presidi ospedalieri i pazienti cronici arrivano a coprire più del 90/95% della casistica e ciò porta a concludere che parlare di ospedale per acuti non è quindi più del tutto adeguato. Sempre di più, infatti, gli ospedali cosiddetti per acuti trattano episodi acuti che insorgono in pazienti affetti da patologia cronica. L’analisi epidemiologica e del bisogno delle persone è dunque il primo elemento da considerare per poter individuare gli scenari evolutivi della rete di offerta. Sul territorio bergamasco sta emergendo una diversa domanda di assistenza da parte delle persone e delle famiglie. Domanda che si presenta sia in termini di richiesta di servizi flessibili a livello territoriale, sia di aiuto e sostegno per il mantenimento presso il domicilio della persona con fragilità o in condizione di non autosufficienza, o ancora di un rinnovamento di prestazioni e servizi qualificati per fronteggiare i nuovi bisogni. La profonda crisi economica che sta coinvolgendo numerose famiglie della nostra provincia sta modificando e in parte ha già modificato, sia gli stili di vita delle persone, in particolare di coloro che hanno bassi redditi, andando a produrre cambiamenti anche sulla struttura degli interventi e servizi che costituiscono la rete sociale e sociosanitaria provinciale. 1.1 Una popolazione sempre più vecchia, attraversata da più cronicità, disabilità e fragilità, unitamente allo sviluppo di nuove forme familiari ed una riduzione del numero medio di componenti per famiglia Il quadro di transizione epidemiologica e demografica (Tab. 1), caratterizzato da progressivo invecchiamento della popolazione e riduzione della mortalità generale, mostra un continuo innalzarsi dell’aspettativa di vita. Lo sviluppo di nuove conoscenze e l’avanzamento delle tecnologie mediche consente sempre più il superamento delle fasi critiche in patologie drammaticamente acute verso un’evoluzione cronica. Assistiamo così al forte spostamento del bisogno di salute verso le malattie cronico-degenerative e le malattie stabilmente cronicizzate, con l’innesto di forte disabilità acquisita post-acuzie. Fenomeni in cui patologie rilevanti, come carico e come “costi” anche economici, ma soprattutto come impatto sociale e familiare, si dimostrano paradigmi di complessità fra bisogno sanitario e bisogno sociale del paziente, del caregiver e della famiglia. Tutto ciò individua come temi centrali, sia strategici, sia clinici, le problematiche della complessità, della fragilità e della disabilità. La continuità assistenziale diventa dunque focus essenziale, in una logica programmatoria di integrazione dei percorsi diagnostico-terapeutici, riabilitativi e assistenziali, congiuntamente all’ottimizzazione dei servizi sanitari, socio-sanitari e sociali, per rispondere a questi nuovi bisogni epidemiologici. Il determinarsi delle condizioni di fragilità sanitaria è strettamente intrecciato con la 2 fragilità sociale e l’obiettivo dei sistemi di welfare (sanitario e sociosanitario) deve convergere nell’assicurare una serie di prestazioni e di tutele ai pazienti in relazione ai livelli di assistenza garantiti. Tab. 1 Indici demografici della Provincia di Bergamo articolati per Ambito Territoriale 3 1.2 L’articolazione della domanda potenziale ed i suoi riflessi sulla programmazione sociosanitaria L’osservazione dell’identità strutturale della popolazione bergamasca offre elementi di conoscenza assumibili come “indicatori di domanda sociosanitaria (e sociale) potenziale”. Si conferma infatti che: il processo di invecchiamento della popolazione è un fenomeno strutturale. Poiché l’indice di invecchiamento provinciale è cresciuto in dieci anni nei distretti montani e in quello cittadino si è assistito ad un continuo accrescersi della fragilità della popolazione anziana, in quanto il positivo dato dell’aumento della speranza di vita porta con sé anche una maggiore densità di problematiche sanitarie e sociali che insorgono nelle persone in età molto avanzata (fra i 75 e gli 85 anni); non solo è aumentato il numero di persone anziane rispetto al resto della popolazione, ma la qualità dei loro bisogni si è trasformata diventando più complessa: il soggetto fragile “tipo” di oggi non ha più 65 anni bensì 85; le sue esigenze di cura e assistenza derivano da un ventaglio amplissimo di patologie cronico-degenerative che può aver accumulato nell’arco della vita e dalla crescente diminuzione di autonomia che ne deriva; In tutto il territorio provinciale è in corso un processo di invecchiamento della popolazione, ma, in alcuni di essi, l’indice di vecchiaia e l’indice di dipendenza strutturale, segnalano l’esistenza di alcune significative criticità: - la presenza di quote rilevanti di “grandi vecchi” (età di 80 e più anni) verosimilmente esposti al rischio della solitudine/isolamento sociale che, in assenza di reti di protezione primaria (famiglie e/o vicinato-volontariato) e secondaria (assistenza domiciliare), potrebbero dover ricorrere, anche impropriamente, al ricovero ospedaliero e/o alla RSA. - questa prospettiva è tuttavia in parte “ostacolata” dal processo di “impoverimento delle famiglie”, innescato dalla crisi economica in corso, che costituisce deterrente nei confronti della “spesa” da sostenere per il ricovero in RSA. - a sua volta questa contingenza determina la diffusione della scelta, fra le famiglie, di mantenere al domicilio il proprio parente “diventato fragile”, attraverso un ingaggio diretto delle stesse famiglie nelle pratiche di cura e assistenza, con un inevitabile sforzo di riorganizzazione della vita familiare. il graduale e continuo aumento di separazioni e divorzi che concorre alla fragilizzazione della famiglia e delle reti di solidarietà intrafamiliare. 1.3 La domanda incide sulle famiglie e sui servizi La domanda potenziale che emerge dall’analisi della struttura della popolazione si concentra: in primo luogo sulla famiglia, coinvolgendo anche la famiglia allargata e le reti di solidarietà comunitarie che, anche nel territorio bergamasco, vivono un graduale e crescente processo di “accorciamento” e di frammentazione, anche in seguito ad un consolidato processo di allargamento del ventaglio di “tipologie di famiglia” ed un contestuale aumento della famiglie mono o bi-parentali nelle quali si sta innestando sempre più la figura dell’assistente familiare (“badante”) che sembra avere la funzione di sostituire la “carenza di potenzialità solidaristica” con una nuova forma di “protezione retribuita”; preme evidenziare che l’impegno della famiglia attiene non solo l’accudimento delle persone anziane/o disabili ma anche l’educazione dei minori. Volendo semplificare abbiamo a che fare con due tipologie di processi/percorsi educativo-assitenziale con cui le famiglie si confrontano: - il processo educativo tipico dell’età evolutiva (minori) che conduce a interazioni con il nido, la scuola materna, la scuola dell’obbligo, le autonomie dell’adolescenza e la ricerca del primo lavoro; - il percorso assistenziale ad uno o più soggetti fragili (possono essere minori con disabilità, o adulti malati o anziani con più patologie) che conduce ad interazioni con il Pediatra di famiglia o il Medico di assistenza primaria, con l’assistente sociale comunale, con il SAD, l’ADI, il CDI, eventualmente con l’Ospedale e infine con la RSA. queste “funzioni tipiche del ciclo di vita della famiglia” vengono svolte in un contesto di accresciuto “impoverimento economico e precarizzazione del lavoro” che accentua l’onere dell’assistenza e aumenta la fragilità delle famiglie. in secondo luogo sulla rete dei servizi socioassistenziali, sociosanitari e sanitari, cha appaiono sempre più impegnati ad “inseguire” una crescente sequela di “bisogni”, per fronteggiare i quali non è pensabile una risorsa “sufficiente”; questa domanda potenziale contiene, il più delle volte, compresenti e comunque correlati, bisogni sanitari, sociosanitari e sociali che devono poter essere fronteggiati unitariamente. 4 1.4 Alcuni dati statistici che descrivono l’evoluzione della famiglia nel suo ciclo di vita delineando ne i bisogni e la domanda potenziale di servizi. Natalità Il tasso di natalità x 1000 nella nostra ASL nell’anno 2012 è di 10,2 ed è superiore a quello della Regione Lombardia 9,42 e dell’ Italia 8,97. Il tasso di natalità della popolazione straniera residente nella provincia di Bergamo (24,0 per 1.000 stranieri residenti) è superiore al corrispettivo indice regionale (20,0) e italiano (17,1). Il tasso di fecondità x 1000 nella provincia di Bergamo è di 46,0 nel 2010 e di 44,7 nel 2011. Il tasso di natalità delle donne bergamasche rispetto alle donne straniere residenti è inferiore della metà (34,6 vs 86,5). Il tasso di abortività volontaria (7,1) appare inferiore al dato medio lombardo (8,4) ed a quello nazionale (8,2). Fonte dati Servizio Epidemiologico Aziendale – ISTAT. Istruzione Nella graduatoria dell’Unione europea l’Italia occupa la quarta peggiore posizione, dopo Spagna, Portogallo e Malta e mostra un valore ben al di sopra della media Ue. 41 43 Elevato grado di istruzione (Laurea) 25 32 11 15 28 41 Grado di istruzione medio (diploma superiore) 42 60 48 57 61 44 25 Br as ile 15 Ge rm an ia Da ni m ar ca US A Gi ap po ne 11 Ita lia Basso grado di istruzione Fonti: OCSE (2008), Italia: Istat, quarto trimestre 2011 Dati IPSOS Popolazione in età 25-64 anni che ha conseguito un livello di istruzione secondaria inferiore: Anni 2004-2011 (valori percentuali): Annualità 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 Lombardia 49,3 47,4 46,3 45,1 44,0 43,4 42,4 41,6 Indipendenza da famiglia di origine 5 68% dei 20-34enni Italia 57% Fonti: Eurobarometro (indagine campionaria su mille intervistati con domande a risposta multipla - 2007) Dati IPSOS 49% 13% dei 20-34enni Danimarca 32% 31% 26% 24% dei 20-34enni 28% 22% 13% Germania 6% Non posso permettermelo 8% Non trovo una sistemazione accessibile 9% 9% 4% Sto bene a casa non avendo responsabilità Ci si sposa più tardi 2% 2% Supporto economicamente la mia famiglia Precocità dei primi rapporti sessuali Da un’indagine campionaria condotta dall’Osservatorio Nazionale sulla Salute dell’Infanzia e dell’Adolescenza (2012) emerge un quadro di giovani e giovanissimi che sperimentato sempre più precocemente il primo rapporto sessuale (a volte prima dei 14 anni). Nelle fasce giovanili, preoccupano quindi la precocità, ma anche la scarsa informazione in tema di rischi correlati ai rapporti sessuali (le malattie a trasmissione sessuale sono oggi in crescita anche fra i poco più che adolescenti), il basso utilizzo di protezioni (35% dei maschi e 29% delle femmine ricorre al preservativo), l’88% degli intervistati non sa dove si trovino i consultori nella propria città. Il matrimonio in Italia I matrimoni celebrati in Italia sono stati 230.613 nel 2009, 217.700 nel 2010, 204.830 nel 2011 e 207.138 nel 2012. Si tratta di circa 3,6 matrimoni ogni 1.000 abitanti. La tendenza alla riduzione delle nozze è in atto dal 1972, ma nel biennio 2009-2010 il calo è stato particolarmente accentuato. Infatti, la variazione media annua ha raggiunto il -6%, un valore decisamente al di sopra del -1,2% registrato, in media, negli ultimi 20 anni. La diminuzione delle nozze nel biennio 2009-2010 ha interessato tutte le aree del Paese. Tra le grandi regioni, quelle in cui il calo è stato più marcato sono Lazio (-9,4%), Lombardia (-8%), Toscana (-6,7%), Piemonte e Campania (-6,4% in entrambi i casi). A diminuire sono soprattutto le prime nozze tra sposi entrambi di cittadinanza italiana, 175.043 celebrazioni nel 2009, 10.706 in meno rispetto al 2008; questa differenza spiega da sola il 67% della diminuzione osservata per il totale dei matrimoni tra i due anni (-16 mila). Un altro 30% della diminuzione 2008-2009 è dovuto ai matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è di cittadinanza straniera: nel 2009 sono state celebrate 32 mila nozze (pari al 14% del totale dei matrimoni), quasi 5 mila in meno rispetto al 2008 e i dati del 2010 suggeriscono una ulteriore contrazione. Nell'ambito dei matrimoni in cui almeno uno dei due sposi è straniero, sono quelli misti (in cui un coniuge è italiano e l'altro straniero, oltre 21 mila celebrazioni nel 2009) a far registrare la riduzione più marcata (3.191 in meno rispetto al 2008). Nel 2009 l'incidenza dei matrimoni in regime di separazione dei beni è pari al 64,2% e supera la quota di quelli in regime di comunione dei beni in tutte le ripartizioni. Il dato più interessante è che i matrimoni nel 2012 sono aumentai rispetto al 2011. 6 (Fonte ISTAT) La composizione delle famiglie Crescono le nuove forme familiari: in Italia sono 6 milioni 866 mila i single maschi e femmine non vedovi, i monogenitori non vedovi, le coppie non coniugate e le famiglie ricostituite coniugate. Vivono in queste famiglie 12 milioni di persone, il 20% della popolazione, dato quasi raddoppiato rispetto al 1998. I single non vedovi sono soprattutto uomini (55,3%), mentre i monogenitori sono in gran parte donne (86,1%). Le nuove forme familiari sono cresciute per l'aumento di separazioni e divorzi. Quasi 6 milioni di persone hanno sperimentato nel corso della loro vita la convivenza, considerando sia quelle che continuano a convivere, sia quelle che si sono sposate con il partner con cui convivevano, che quelle che hanno concluso definitivamente l'unione. Le libere unioni nel 2009 sono 897 mila e rappresentano il 5,9% delle coppie. Sono più diffuse nel Nord-est, presentano un titolo di studio più elevato e una quota di coppie in cui ambedue lavorano più alta di quelle coniugate. Diminuisce la quota di chi era deciso a sposarsi fin dall'inizio dell'unione e cresce la percentuale di "possibilisti" (34%). Le convivenze prematrimoniali sono in crescita. Hanno raggiunto il 7,9%. Il fenomeno è aumentato e per le coorti tra il 2004 e il 2009: il 33% per i primi matrimoni e il 70% per i matrimoni successivi. Aumenta la durata di tale convivenza, che si consolida come "periodo di prova dell'unione". Nel 2009 sono 2 milioni 890 mila le persone che vivono con regolarità in un luogo diverso dalla loro dimora abituale per alcuni giorni dell'anno per motivi vari (lavoro, studio, stare con i familiari o altri motivi). Rappresentano il 4,8% della popolazione: Il fenomeno è più sviluppato tra i maschi (5,2%), tra i giovani di 20-29 anni (12,9%) e nelle Isole (6,3%). La durata media del soggiorno altrove è di 155,5 giorni all'anno. I motivi di tale scelta vedono al primo posto il lavoro (30%). Seguono gli spostamenti per studio (20,3%), per stare con il coniuge/partner (12,2%) e per stare con i genitori (10,9%). Per i minori di 18 anni il motivo principale è stare con i genitori (59,6%); per i giovani è lo studio (l'80,8% tra i pendolari della famiglia di 18-19 anni).(Fonte ISTAT). Il comune di Bergamo ha effettuato un’indagine sulla situazione demografica della famiglia che mostra una fotografia della famiglia nell’evolvere delle sue trasformazioni avvenute negli anni dal 2005 al 2012. In tale indagine si evidenzia un progressivo assottigliamento del numero medio dei componenti della famiglia a Bergamo, dovuto ai fenomeni già citati per il contesto nazionale, ed in particolare, la minor propensione al matrimonio, l’aumento di separazioni e divorzi. (Da Formato Famiglia, Bergamo città della famiglia) Media numero componenti famiglia Bergamo, 2005-2012 Valore medio 2,16 2,14 2,12 2,1 2,08 2,06 2,04 2,02 2,15 2,14 2,12 2,1 2005 2006 2007 2008 2,1 2009 2,08 2010 2,07 2011 2,07 2012 Anno 7 Le separazioni/divorzi/affido condiviso Secondo il Rapporto Istat 2011, pubblicato il 27 maggio 2013, in Italia, 63.947 separazioni hanno riguardato coppie con figli (72% del totale delle separazioni), 33.719 divorzi hanno riguardato coppie con figli (62,7% del totale dei divorzi). I figli coinvolti nelle separazioni sono 109.842, i figli coinvolti nei divorzi sono 53.129. Le separazioni con almeno un figlio minore sono il 50,5% (sul totale delle separazioni di coppie con figli), i divorzi con almeno un figlio minore sono il 35,5% (sul totale dei divorzi di coppie con figli). I figli affidati nelle separazioni nel 55,4% ha meno di 11 anni, i figli affidati nei divorzi nel 33,7% ha meno di 11 anni. In Lombardia nell’anno 2011 si sono avute 300 separazioni/su 1000 matrimoni. Adozione Dalla Banca Dati Nazionale dei Minori Adottabili e delle Coppie Disponibili all’Adozione risulta che, rispetto all’anno precedente, nel 2011 sono aumentate sia le sentenze di adottabilità sia quelle di adozione nazionale. Sono stati infatti dichiarati adottabili 1.251minorenni (erano 1.177 nel 2010); sono stati pronunciati 965 affidamenti preadottivi (776 nel 2010) e 1.016 adozioni legittimanti (932 nel 2010). Dall’indagine “Bambine e bambini temporaneamente fuori dalla famiglia di origine” del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali risulta che dei 29.309 minorenni che al 31/12/2010 erano ancora in affidamento familiare o in collocamento in comunità in Italia, il 7% era in attesa di adozione e quindi oltre 2.000 bambini e ragazzi. Un dato che fa emergere la realtà italiana di quei minorenni che, probabilmente perché grandi o con disabilità, non vengono adottati, malgrado le oltre 11.665 domande di adozione nazionale presentate nello stesso anno. Nel 2011 tali domande di disponibilità sono scese a 9.795, ma quelle giacenti al 31/12/2011 erano ancora tantissime, ben 33.256. E’ assolutamente necessario monitorare attentamente la situazione di ognuno di questi bambini, perché non siano considerati solo dei numeri ma dei soggetti di diritto, ognuno con una propria storia e realtà, al fine di verificare tutte le possibilità concrete di trovare per ognuno di loro famiglie che li possano accogliere in adozione. (6° Rapporto di aggiornamento sul monitoraggio della Convenzione sui diritti dell’infanzia e dell’adolescenza in Italia 2012-2013) I recenti dati CAI indicano una diminuzione, sull'intero territorio nazionale, sia delle domande di idoneità, che del numero di minori adottati . Indicatori ai quali si allinea anche la realtà locale. Limitando il confronto agli ultimi due anni si sono notate le seguenti variazioni nella nostra ASL: Le domande di adozione presentate nel 2012 sono state 118. Le domande di adozione presentate nel 2013 sono state 104 . L’inserimento di minori adottati nel 2012 è stato di 76 minori, mentre nel 2013 il numero è sceso lievemente a 70 minori adottati. Una variabile determinante per la programmazione dell'attività nell'area adozioni è rappresentata sia dal mutare delle caratteristiche della coppia che presenta istanza di adozione, ma ancora di più dai repentini cambiamenti dello scenario internazionale legati al mutare delle situazioni sociali e politiche dei Paesi di provenienza dei minori che richiedono una progettazione degli interventi continua e flessibile. 1.5 Alcuni dati sui soggetti fragili e non autosufficienti, in condizioni di cronicità, che costituiscono l’utenza potenziale dei recenti provvedimenti regionali: DGR 856/2013 (misura RSA aperta, Residenzialità leggera, contributi a Comunità per minori), DGR 740/2013 (Soggetti disabili gravi, gravissimi e non autosufficienti), DGR 392/2013 (soggetti con autismo) Disturbi dello spettro autistico L’autismo è una sindrome comportamentale causata da un disordine dello sviluppo con esordio nei primi 3 anni di vita. Le aree prevalentemente interessate da uno sviluppo alterato sono quelle relative alla comunicazione sociale, alla interazione sociale reciproca e al gioco funzionale e simbolico. Tutti questi aspetti possono accompagnarsi anche a ritardo mentale, che si può presentare in forma lieve, moderata o grave, anche se sono riconosciuti quadri atipici di autismo con un interessamento disomogeneo delle aree coinvolte o con sintomi comportamentali meno gravi o variabili, a volte accompagnati da uno sviluppo intellettivo normale. I dati qui presentati si riferiscono ad un rilevamento epidemiologico trasversale delle patologie afferenti allo SA in provincia di Bergamo, relativamente al periodo 2006-2012, attraverso l’integrazione delle fonti 8 informative (data linkage) in possesso dell’ASL di Bergamo, per definire una stima di prevalenza specifica nella popolazione bergamasca. Sono stati identificati 559 soggetti compatibili con i criteri di eligibilità sopra definiti. Nella sottoriportata tabella 2 la distribuzione per genere e le relative prevalenze per 1.000 abitanti. Tab. 2 Distribuzione di frequenza per genere e totale; prevalenza per 1.000 Prevalenza (x 1.000 Frequenza Percentuale abitanti) F 115 20,6 2,05 M 444 79,4 8,02 Totale Provincia 559 100,0 Bergamo 5,01 La dimensione statistica di questi quozienti di prevalenza appare sostanzialmente in linea con quanto atteso sulla base della già citata stima storica ripresa dalle indicazioni regionali (4 per 10.000), ma notevolmente inferiore alle stime considerate attualmente più attendibili sulla base delle rilevazioni statunitensi (tra 1 e 10 per mille). Il rapporto M:F è pari a 3,9, in linea con quanto noto dalla letteratura. La tabella n.3 mostra la distribuzione dei casi eleggibili per classi di età Età 0-4 5-9 10-14 15-19 20-24 25-29 30-34 35-39 40+ Totale Tab. 3 Distribuzione di frequenza per classi di età e relativa prevalenza per 1.000 Frequenza prevalenza x 10000 15 2,91 199 34,19 149 26,13 79 14,73 43 7,78 19 3,15 14 1,97 24 2,75 17 0,27 559 5,01 La distribuzione per età evidenzia una notevole prevalenza tra i 5-9 anni (34,2/10.000). Questi rilievi sono coerenti con i dati noti (cfr dati Piemonte e Emilia-Romagna). La tabella 4 evidenzia il contributo relativo alle differenti fonti informative tracciate dagli algoritmi di recordlinkage. Il contributo principale è fornito dalle informazioni relative ai Collegi Accertamento Handicap, dai dati di ricovero e dai dati di prestazioni specialistiche delle UO NPIA Tab. 4 Contributo delle singole fonti 28SAN UONPIA Collegi Accertamento Handicap ESENZIONI PSICHE SDO SIDI Totale Percentuale 55,5 16,8 1,1 6,4 15,2 5,0 100,0 9 Analizzando il contributo delle singoli fonti per età emerge, per le età 10-20 anni, la prevalenza di soggetti individuati dalla specialistica ambulatoriale (attività specifica NPI). Nelle età infantili (0-10) prevale il dato dei CAH. Povero è il contributo delle esenzioni per patologia (solo 6 soggetti univoci); un approfondimento mostra come le esenzioni dei soggetti con SA siano, nel 60% dei casi, il codice E11 (esenzione generica minore di 14 anni) e, nel 40%, codici di invalidità civile (IC13-IC14), isolati o in varie combinazioni. Il 20% dei casi identificati è rappresentato da soggetti di origine straniera. Paralisi Cerebrali Infantili Il termine paralisi cerebrale infantile (PCI) comprende un gruppo eterogeneo di sindromi non progressive, caratterizzate da turbe motorie e di postura, conseguenti ad affezioni varie che colpiscono il Sistema Nervoso Centrale (SNC) durante le prime fasi del suo sviluppo. La paralisi cerebrale è causata da un danno al SNC durante le prime fasi del suo sviluppo: ciò può accadere durante la gravidanza, al momento del parto o durante i primi 2 anni di vita postnatale. Le manifestazioni cliniche dipendono dalla gravità ed estensione del danno e dalla sua localizzazione: a seconda che causi lesioni al cervello, tronco cerebrale o al midollo spinale. La gravità dei segni e dei sintomi quindi potrà variare da un lieve danno motorio sino al coinvolgimento di tutto il corpo.Il Servizio Epidemiologico Aziendale – Dip. PAC dell’ASL di Bergamo ha recentemente prodotto un rilevamento epidemiologico trasversale dei soggetti sofferenti per PCI in provincia di Bergamo, relativamente al periodo 2006-2012, attraverso l’integrazione delle fonti informative (data linkage) in possesso dell’ASL di Bergamo, per definire una stima di prevalenza specifica nella popolazione bergamasca. L’analisi è stata condotta sui residenti della provincia di Bergamo, di cui sia stato accertato, nei flussi informativi, l’utilizzo di un servizio erogato da una struttura pubblica o privata accreditata in Regione Lombardia, con lo scopo di determinare il numero di soggetti, viventi e presenti al 31/12/2012 (prevalenza puntuale), con una diagnosi compatibile con la definizione di PCI sopra descritta. I codici utilizzati sono stati quelli del gruppo 343.x del sistema di codifica ICD-IX-CM. Per la costruzione dei tassi di popolazione si è utilizzato, come denominatore, il dato ufficiale ISTAT dei residenti in provincia di Bergamo al 31/12/2012. L’identificazione univoca dei pazienti è avvenuta tramite l’utilizzo congiunto dei campi ‘Codice Fiscale’ e ‘Data di nascita’.Come già descritto, la reale prevalenza delle paralisi cerebrali infantili nel mondo non è conosciuta, anche se le stime più “solide”, nei Paesi industrializzati, sono quelle relative alle classi di età dei bambini dai 3 ai 10 anni, e sono valutabili attorno a 2,4 per 1.000. La coorte di casi eligibili “PCI” individuata dagli algoritmi già descritti è stata identificata in 715 casi univoci, pari ad un tasso di 0.64 per 1,000 nella popolazione generale. Tra questi, 190 casi compresi tra i 3 ed i 10 anni, che corrispondono, in termini di prevalenza, a 2.03 per 1,000 nella popolazione specifica, con intervalli di confidenza al 95% pari a 1.74-2.32. La tabella successiva (tab. n.5) presenta la distribuzione dei casi per fonte di origine (singola o concordante). 10 Tab. 5 Fonte Informazione SDO/Riabilitazione Frequenza 250 % 35,0 SPECIALISTICA 208 29,1 SDO+ SPECIALISTICA 167 23,4 SDO+Collegi Accertamento Handicap 32 4,5 SIDI 31 4,3 SPEC+CAH 19 2,7 CAH Totale 8 715 1,1 100,0 La distribuzione per età è presentato nella tabella n.6. Tab. 6 Casi PCI per classi di età 0-2 3-5 6-10 11-15 16-19 20+ Totale Frequenza Percentuale 9 1,3 59 131 148 98 270 715 8,3 18,3 20,7 13,7 37,8 100,0 Le PCI necessitano di un percorso diagnostico, terapeutico, riabilitativo ed assistenziale complesso, che coinvolge i servizi sanitari, le strutture educative e le agenzie sociali. I bisogni ed i servizi necessari non si esauriscono con l’età evolutiva, ma investiranno sempre più l’intera esistenza del soggetto. E’ indispensabile un approccio fortemente integrato, con attenzione al case management del paziente, del caregiver e dei contesti sociali in cui vive. Il Registro di Patologia dedicato alle PCI, in fase di avanzata gestazione, fornirà preziosi dati per migliorare non solo le conoscenze scientifiche sulla patologia, ma soprattutto i percorsi diagnostici, clinici ed assistenziali. L’ASL di Bergamo, in sinergia con le principali AO pubbliche e strutture private accreditate provinciali, ha in avanzata progettazione l’implementazione di un Registro di Patologia dedicato alle PCI, per ovviare alle difficoltà di tracciatura epidemiologica sopra descritta. Demenze/Alzheimer Anche nella provincia bergamasca il dato demografico più rilevante, per le implicazioni economiche e sociosanitarie, è l’incremento dei soggetti oldest old (soggetti d’età 80 anni e più). Infatti questo è il segmento di popolazione dove si concentrano morbosità e disabilità; cioè un elevato numero di soggetti fragili con bisogni assistenziali complessi poli-patologici, spesso funzionalmente disabili, talora in condizioni socio-economiche precarie. Le patologie neurologiche nell’anziano (ed in particolare le DEMENZE) costituiscono un importante problema di sanità pubblica: tipicamente correlate con l’aumento dell’età, sono caratterizzate da un elevato quoziente di prevalenza e da un pesante impatto sanitario, socio-sanitario e sociale. Nei paesi occidentali esse sono al primo posto quale causa di perdita in DALYs (Disability-Adjusted Life Years), indicatore che valuta il numero di anni di vita attiva persi a causa di morte prematura e disabilità. Le demenze non riguardano solo le persone che ne soffrono, ma anche chi si occupa dei malati. Si calcola che in ogni famiglia con un malato in media tre persone sono direttamente confrontate alla malattia svolgendo anche funzioni di cura-assistenza. Applicando le stime esistenti in letteratura, per le demenze, si ottiene un range "possibile" di prevalenza in provincia di Bergamo che va da 6000 a 9500 casi In 3 anni di osservazione sono stati tracciati 10.118 casi (over 60aa) come risulta dalla tabella sotto riportata: 11 La tabella seguente evidenzia la distribuzione territoriale delle diagnosi di demenza in ciascuno dei 14 Ambiti territoriali in cui è suddivisa l’ASL: La tabella sotto riportata evidenzia invece il numero di persone assistite in ADI che presentano diagnosi di demenza 12 La demenza e i bisogni di salute ad essa connessi rappresentano una grande sfida per i sistemi sociosanitari dei paesi industrializzati, in relazione all’evoluzione demografica. I pazienti anziani con demenza necessitano di un approccio integrato, che vede nella componente specialistica neurologica la baseline diagnostica-terapeutica, a favore di una maggiore attenzione al case management del paziente, del caregiver e del contesto sociale in cui vive. E’ necessario attivare/rafforzare politiche di welfare orientate allo sviluppo di interventi di sussidiarietà e inclusione sociale, incentrate sulle relazioni familiari,amicali e di "vicinato“, oltre che sulle tradizionali linee di offerta istituzionale. La DGR 856/2013 segna una prima importante risposta alle famiglie che assistono al domicilio soggetti con demenza consentendo loro una “frequenza diurna” in RSA e un sopporto al domicilio da parte della RSA medesima. 2. L’offerta sociosanitaria in provincia di Bergamo suddivisa per i 14 Ambiti Territoriali La tabella n. 7, sotto riportata, evidenzia la ricchezza dell’offerta socio-sanitaria presente sul territorio bergamasco, alla data del 31.12.2013 e consente anche di osservare la sua parziale disomogenea distribuzione fra i 14 Ambiti Territoriali; in particolare si nota: una notevolissima diffusione di RSA in ogni Ambito; l’assenza di CDI nell’Ambito Territoriale di Seriate e Valle Brembana; l’assenza di CDD nell’Ambito Monte Bronzone e Basso Sebino; le RSD e CSS sono collocate “storicamente” in alcuni Ambiti ma la tipologia della residenzialità rende meno significativo il legame con il territorio; una presenza di almeno 3 soggetti accreditati ADI in ogni Ambito; la presenza di almeno un Consultorio Familiare in ogni Ambito; una aumentata diffusione di Hospice extraospedalieri. Sono in corso sperimentazioni che potranno dare vita ad ulteriori ampliamenti dell’offerta: - nell’area RSA/RSD per posti di post-acuta; - nell’area delle CSS e CDD per minori gravi disabili; - nell’area dei Consultori Familiari. - Nella residenzialità leggera. 13 Tabella N. 7 – Le strutture sociosanitarie accreditate nell’ASL della Provincia di Bergamo alla data del 31.12.2013 Si precisa che nel totale dei posti abilitati sono compresi i posti di sollievo. Inoltre al totale delle Strutture sono stati aggiunti dati non presenti in tabella: n. 8 C.F. ASL sedi secondarie e n.3 soggetti ADI con sede legale fuori provincia. 14 3. Le sperimentazioni in corso, avviate dall’ASL, come potenziale ampliamento dell’offerta nella direzione della flessibilità dei servizi, personalizzazione delle prestazioni e coinvolgimentoresponsabilizzazione dei soggetti fragili con le loro famiglie. 3.1 Il Progetto per la creazione di Centri per la famiglia attraverso il coinvolgimento di consultori familiari accreditati Il “Progetto sperimentale di sviluppo delle funzioni di Centro famiglia”, promosso dall’ASL e che vede coinvolti i Consultori familiari privati accreditati (e non contrattualizzati), prende avvio dall’ipotesi secondo cui la possibilità di innovare e potenziare la capacità del Consultorio Familiari permette di accogliere e dare più adeguate risposte ai bisogni delle famiglie aprendo maggiori opportunità di svolgere funzioni proattive che intervengano in maniera preventiva, favorendo strategie che mettano il soggetto e la famiglia nella condizione di trovare le soluzioni ai problemi, superando logiche assistenziali nell'erogazione dei servizi. Soggetti coinvolti La sperimentazione si è sviluppata nell’ambito dell’attività dei Consultori familiari della provincia di Bergamo di nuova istituzione accreditati ma non ancora contrattualizzati, qui di seguito elencati: Consultorio Familiare S. Gianna Beretta Molla di Clusone; Consultorio Familiare Mons. Roberto Amadei di Calusco d’Adda; Consultorio Familiare Basso Sebino di Villongo; Consultorio Familiare Val Seriana di Albin; Consultorio Familiare Mani di scorta di Treviolo; Consultorio Familiare Don Palla di Piazza Brembana. Le innovazioni prodotte Accanto alle figure professionali tipiche del consultorio (ostetrica, assistente sociale, psicologo, ginecologo) si sono introdotte altre figure professionali, quali ad esempio l’educatore professionale e lo psicopedagogista\pedagogista, con cui è stato possibile lavorare maggiormente nella parte dell’ascolto, dell’accoglienza, dell’empowerment, della promozione, del coordinamento e del lavoro di rete. Nella realizzazione di interventi innovativi, accanto alle prestazioni tipiche dei consultori, la logica prestazionale è stata marginale e i diversi interventi hanno avuto la possibilità di essere integrati in un processo più ampio che ha portato ad operare anche “fuori le mura” del servizio, come segue: - Interventi di prossimità: prestazioni congruenti con il mandato dei Consultori Familiari, oggi vincolate alla sede del servizio, che si possono erogare anche in ambiti e contesti di più agevole accesso, contatto e interazione con le famiglie e i loro componenti: scuola, paesi e contrade di territori montani frammentati, ecc - Azioni di tutoring territoriale, finalizzate a sviluppare sinergie, strategie di sistema, essenziali per poter offrire risposte integrate a problematiche complesse. E’ possibile che tali interventi possano essere programmati e concordati con ASL, ambiti territoriali ed enti locali all’interno di piani d’azione territoriale e regolati sulla base di atti di intesa o convenzioni con il Consultorio Familiare - Gruppi di sostegno con caregiver e altre tipologie di utenza caratterizzati da modalità di accesso e di gestione più dirette, agili ed economiche rispetto ai gruppi con utenti previsti dalla DGR 4597 prevedendo ad es. la conduzione a cura di un solo operatore, la possibilità di accesso diretto dell’utenza (senza ulteriori formalità come il colloquio di accoglienza) e la possibilità di decentrare gli interventi in diverse sedi nel territorio - Interventi domiciliari per persone non autosufficienti o nuclei familiari caratterizzati da condizioni di fragilità particolari da richiedere risposte specifiche e flessibili a bisogni poco codificabili di natura psicosociale educativo e assistenziale che richiedono approcci multidisciplinari e individualizzati I principali risultati sono stati: - l’aver orientato verso il Consultorio familiare persone e famiglie che altrimenti non vi sarebbero mai arrivate; - l’aver facilitato accessi di famiglie e persone disabili, anziane e di giovani che raramente frequentano i Consultori familiari; - l’aver promosso la realizzazione di sinergie territoriali che hanno favorito la riduzione della frammentazione degli interventi; - l’aver agito precocemente verso la possibile riduzione dei carichi familiari. 3.2 L’utile esperienza dell’applicazione Decreto regionale 7211/2011 La Direzione Generale Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solodarietà Sociale, con Decreto n. 7211, del 2 agosto 2011, avente ad oggetto “Assegnazione alla Aziende Sanitarie Locali dei finanziamenti ex DGR 18.05.2011 n. 1746 ‘Determinazioni in ordine alla qualificazione della rete dell’assistenza domiciliare in 15 attuazione del PSSR 2010-2014’ e conseguente rideterminazione dei Budget aziendali ASSI per l’anno 2011- Primo provvedimento” ha attribuito all’ASL della Provincia di Bergamo, per l’anno 2011 e per l’anno 2012, una specifica somma aggiuntiva, finalizzata all’obiettivo di consentire alle persone più fragili di rimanere al proprio domicilio, attraverso una presa in carico complessiva della persona e della sua famiglia, attraverso “un reale prendersi cura, con cure continue, non solamente curare la malattia”. Per realizzare l’obiettivo stabilito dal sopracitato Decreto Regionale n. 7211/11, l’ASL poteva avvalersi, oltre che del Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata (ADI), anche di servizi semiresidenziali per anziani e disabili (CDI e CDD) e di residenzialità leggera (CSS) di carattere sociosanitario accreditati ma non ancora contrattualizzati, per interventi personalizzati, anche di breve durata (nella giornata, nella settimana, nel mese o nell’anno), per fornire una più ampia, completa e flessibile risposta alle persone con bisogni complessi; cioè a persone che presentano le seguenti condizioni: fase avanzata di malattia, nel caso di malattia evolutiva, oppure patologia cronica grave; compromissione severa delle capacità cognitive e/o motorie e livelli di autonomia molto ridotti; impegno assistenziale decisamente rilevante per la famiglia. Allo scopo di una corretta implementazione delle suddette direttive regionali il Dipartimento ASSI ha costituito un gruppo di lavoro integrato multidisciplinare (composto da operatori dei Servizi ASSI, CeAD, UdP, Gestori) con il compito di: - individuare le tipologie di utenza eleggibile per l’accesso alle prestazioni in oggetto tenuto conto delle condizioni di cronicità più diffuse e dei bisogni sociosanitari correlati, delle specificità dei contesti sociogeografici territoriali e dei servizi esistenti; - definire “pacchetti” di prestazioni erogabili ed i relativi “costi standard”; - predisporre una prima versione sperimentale delle linee guida da trasmettere all’attenzione dei Centri per l’Assistenza Domiciliare distrettuali (CeAD), di tutti i Soggetti Gestori accreditati per ADI, CDI, CDD, CSS e di tutti gli Uffici di Piano. Il potenziamento dell’ADI e l’uso integrato di CDI, CDD e CSS, ha consentito di assistere 1298 persone, ampliando l’assistenza domiciliare e diurna, con il risultato di abbattere il tasso di ricovero ospedaliero in misura significativa. I punti di forza avviati da questo processo possono essere così riassunti: la percentuale di risposta delle suddette strutture sociosanitarie a questo tipo si sperimentazione è stata molto elevata; le Unità d’Offerta coinvolte hanno dimostrato notevole flessibilità dell’offerta, ampliamento degli orari di apertura, superamento della rigida logica di una sola modalità di offerta (CDD che hanno offerto anche interventi domiciliari), ampliamento dell’offerta anche a persone non iscritte allo specifico Servizio, sperimentazione di forme di diurnato anche da parte delle CSS e maggior apertura al territorio, la flessibilità ha permesso a più persone di fruire dei Servizi. E’ stato possibile inoltre: - attuare contemporaneamente interventi sociosanitari e interventi sociali, quindi forte integrazione tra SAD e ADI. - rafforzare temporaneamente lo standard di personale a persone fruitici dei benefici del Decreto 7211/1 - effettuare una valutazione muldisciplinare dei bisogni che ha permesso di partire dal Progetto di vita della persona fragile con maggiori interventi comunitari, superando la logica prestazionale - consolidare l’attività dei CeAD - rispondere ai bisogni di fragilità in senso lato, superando la “vecchia” e rigida logica categoriale (anzianidisabili). Nel corso del 2013 è stato altresì possibile, grazie all’impiego di un residuo del Decreto 7211/11, sostenere alcune situazioni familiari, senza il quale sarebbe stato difficile una tenuta del nucleo familiare, fortemente impegnata nell’assistenza domiciliare e altamente compromessa dalla difficile gestione quotidiana della persona gravemente disabile. 3.3 Il Piano d’Azione Provinciale per le disabilità In attuazione del Piano d’Azione Regionale per le politiche in favore delle persone con disabilità l’ASL ha costituito un Gruppo Interistituzionale con il compito di delineare un Piano d’Azione provinciale finalizzate sia a un miglio coordinamento delle reti d’offerta esistenti sia allo sviluppo di nuovi modi di rispondere ai bisogni della persone con disabilità e alle loro famiglie. Il Gruppo Interistituzionale si é dato 3 Gruppi di Lavoro multidisciplinari, a ciascuno dei quali è stato affidato il compito di trattare, in modo integrato, una delle aree tematiche ritenute prioritarie per il territorio bergamasco. Il Gruppo Interistituzionale, nel proseguire il percorso intrapreso negli anni precedenti, ha individuato, per l’anno 2013, le seguenti azioni sulle quali concentrare l’attività dei 3 Gruppi di lavoro multidisciplinari: 16 Gruppo uno: - è stata formalizzata (in data 02.09.2013), dall’ASL e dall’AO “Papa Giovanni XXXI”, l’adozione del Protocollo Operativo dimissioni protette dei bambini con bisogni complessi denominato “Gestione della continuità assistenziale per bambini e adolescenti ad elevata complessità” (Allegato n. 1/A). - è stato organizzato un corso di formazione rivolto ai Pediatri di famiglia per la presentazione e condivisione del Protocollo Operativo dedicato alle dimissioni protette dei bambini con bisogni complessi - il suddetto Protocollo Operativo è tuttora in corso di sperimentazione presso l’Azienda Ospedaliera “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo con il coinvolgimento dei Pediatri di famiglia che hanno in carico bambini con bisogni complessi. - contemporaneamente sono stati avviati due gruppi di lavoro, nella A.O. Bolognini di Seriate e nella A.O. di Treviglio, che valuteranno nel corso del 2014, l’attivazione di una similare sperimentazione, anche se le organizzazioni sanitarie delle due Aziende hanno dei servizi afferenti al Dipartimento Materno Infantile molto diversi dalla articolazione dell’HPG23. L’attenzione dei due gruppi di lavoro sarà costantemente centrata al coinvolgimento e partecipazione tra i settori sanitari, sociosanitari, sociali e familiari. - il progetto di Ambulatorio medico per la disabilità adulta in rete con il Consultorio familiare, già operativo presso l’A.O. “Papa Giovanni XXIII” è stato attivato anche presso il Consultorio familiare di Treviglio con la stretta collaborazione dell’Azienda Ospedaliera di Treviglio (Allegato n. 1/B). - sono stati effettuati due corsi di formazione rivolti ai Medici di Assistenza primaria per la presentazione del suddetto Ambulatorio per la disabilità adulta. - è stata predisposta una locandina per la pubblicizzazione dell’iniziativa presso le Associazioni di Volontariato dell’area disabilità presso i Comuni , le A.O., i MAP ed i Servizi sociosanitari per disabili (Allegato n. 1/C). - sono state delineate le procedure per l’attivazione di analoga iniziativa anche presso il Distretti Isola Bergamasca, Valle Brembana/Valle Imanga-Villa d’Almè, Est Provincia. Gruppo due: - è stata presentata al Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci la proposta di costituire, in ciascun Ambito Territoriale, una Commissione Territoriale integrata (anche tramite la definizione di un primo protocollo di intesa a livello territoriale per l’individuazione delle risorse presenti, dei bisogni espressi dalle famiglie e delle prassi operative di collaborazione). - ad oggi la Commissione Territoriale integrata per le disabilità è stata attivata nei seguenti Ambiti Territoriali (con la collaborazione di UONPIA e Scuole locali): Valle Cavallina, Basso Sebino, Grumello del Monte. - Nel corso del 2014 sarà promosso un costante monitoraggio dell’adozione del suddetto format organizzativo presso gli Ambiti Territoriali. Gruppo tre: - sono stati realizzati alcuni Seminari, a cura del CBI (Coordinamento Bergamasco per l’Integrazione che riunisce più di 30 Associazioni di Volontaria dell’area disabilità), sulla vita autonoma e indipendente e sull’evoluzione delle RSD e CSS, ai quali hanno partecipato diversi attori fra i quali l’ASL/Dipartimento ASSI. Le suddette iniziative hanno proseguito nella trattazione e delineazione di percorsi di sostegno alle persone con disabilità nel loro progetto di vita anche attraverso l’innovazione dei servizi dedicati; cioè: il progetto di vita, la valutazione delle buone pratiche a sostegno della vita autonoma e indipendente, le nuove residenzialità “leggere”, i punti di accesso, lo sviluppo di servizi più orientati al progetto di vita. Nell’ultimo incontro del 2013 il Gruppo Interistituzionale ha preso atto degli importanti provvedimenti emanati da Regione Lombardia in materia di Welfare (DGR n. 116/2013, 740/2013, 856/2013 e 392/2013) che hanno evidenti ricadute sulle politiche sociosanitarie e socioassistenziali concernenti le persone con disabilità e le loro famiglie; per tale motivo nel 2014 il suddetto Gruppo Interistituzionale ritiene necessario armonizzare la propria azione con i contenuti delle suddette determinazioni regionali. 4 La conoscenza dei dati e i Gruppi di dialogo-confronto con i Soggetti esterni all’ASL La programmazione che, ogni anno, il Dipartimento ASSI predispone, all’interno della più generale cornice programmatoria dell’ASL, si fonda su tre pilastri: la conoscenza dei dati relativi alla domanda/offerta, la valorizzazione del punto di vista dei numerosi attori che costruiscono e gestiscono le reti di servizi 17 sociosanitari accreditati, l’ascolto-dialogo con i cittadini e le loro associazioni. La conoscenza dei dati “di produzione” è resa possibile dall’operatività consolidata del Servizi di Epidemiologia Aziendale (SEA) che consente ai vari Servizi del Dipartimento ASSI di poter contare su analisi approfondite e scientificamente fondate. Nello stesso tempo il Dipartimento mantiene aperte numerose occasioni di confronto e scambio tra i propri Servizi e le Strutture sociosanitarie accreditate e contrattualizzate (che sono circa 200); questa funzione di apertura al dialogo e al confronto, impegnativa ma arricchente, si svolge con varie modalità, attraverso incontri periodici: su tavoli dedicati, o gruppi di lavoro multidisciplinari, oltre che attraverso corsi di formazione “aperti” all’esterno e seminari/convegni pubblici. La tabella seguente riassume le principali azioni di apertura al dialogo-confronto con i vari Soggetti protagonisti delle reti sociosanitarie e/o socioassistenziali attivi sul territorio (sia i Gestori dei Servizi che le Associazioni di cittadini): Dipartimento ASSI Area Famiglia e Conciliazione Servizio Consultori Familiari e Centri per la Famiglia Servizio Ricerca e Sviluppo per la Famiglia Servizio Conciliazione Vita-Lavoro e Nuovo Welfare Area Fragilità delle Tipologia di interazione fra Servizi ASL e Soggetti attori delle reti sociosanitarie “Genitori e genitorialità” Associazioni familiari A.Ge, A.Ge.S.C., Centro italiano femminile, Infanzia e città di Bergamo, Laboratorio Genitori Stezzano, Comuni Bergamo e Treviolo, Cooperative Sociali Aeper e il Pugno Aperto di Bergamo Solco Città Aperta e Il Cantiere di Albino Solco del Serio, Coordinamento dei Comitati Genitori nelle scuole secondarie di secondo grado, Diocesi di Bergamo Ufficio per la Pastorale della famiglia, Provincia, Ufficio Scolastico Provinciale; “Luoghi e tempi della città”; Commissione prevenzione, Provincia, UPEE, Prefettura, Confcooperative, Tavolo Enti gestori accreditati, C.d.R. Sindaci, Sert, Dipartimento Prevenzione, Centro Educazione alla salute; Centro Famiglia Comune di Bergamo, con Diocesi, Amministrazione Provinciale e Comune di Bergamo. Rete dei Consultori familiari privati accreditati - tavolo sulla programmazione; Gruppo sulla sperimentazione di Centri Famiglia con Fondazione Angelo Custode, Cooperativa In cammino, Fondazione Don Palla, S.S. Valle Seriana; Partecipazione al gruppo di lavoro interdipartimentale in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale X, per progetti di prevenzione del bullismo. Osservatorio provinciale sulla comunicazione virtuale nel mondo giovanile, Provincia, Ufficio Territoriale X, Università di Bergamo, CdR dei Sindaci, Comune di Bergamo, Fondazione Bergamo nella storia, CorCoGe, Medas; Consulta Politiche familiari, Comune di Bergamo, Provincia, Diocesi, AGE, AGESCI, AGESC, Associazione Famiglie numerose, Associazione aiuto donna, Associazione Famiglie per l’accoglienza, AUSER, Banche del tempo, CIF, CGIL, CISL, UIL, CAV, Bottega del Volontariato, Consiglio delle donne, Diocesi, Fondazione Angelo Custode, Famiglia Aperta, Shinui, Società San Vincenzo de Paoli, Soroptimist, Federazione delle donne per la Pace nel Mondo. Tavolo politico Conciliazione Vita lavoro, STER, Comune di Bergamo, Provincia di Bergamo, Camera di commercio, Consigliera di Parità; Tavolo tecnico Conciliazione Vita lavoro, STER, Provincia di Bergamo, CCIA di Bergamo, Comune di Bergamo, Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci, Ambiti Territoriali, Sindacati, Terzo Settore, Consigliera di Parità; Tavolo Tecnico allargato Conciliazione Vita lavoro, Diocesi di Bergamo, ACLI, Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della provincia di Bergamo, Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri della provincia di Bergamo, Soroptimist international club di Bergamo, AGE Associazione Italiana Genitori, Centri Aiuto alla Vita, LIA Liberi Imprenditori Associati Servizi per l’Impresa srl., IPASVI, Centro Diocesiano per la Pastorale Sociale ; Microequipe sull’inclusione sociale, Casa Circondariale, UEPE, USSM, Uffici di Piano, Comune di Bergamo, Provincia. Gli organismi riportati in quest’ultima finestra sono in fase di cambiamento a seguito delle recenti disposizioni regionali. Partecipazione al Tavolo del Terzo Settore Eccetere… 18 Servizio ADI Bisogni Complessi e Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità Servizi diurni e residenziali per le Fragilità Gruppo di regia per la sperimentazione della “nuova ADI”, con rappresentati dei Soggetti accreditati in ADI e i Ce.A.D. Gruppo di raccordo sull’Alzheimer con Operatori delle Unità di Valutazione Alzheimer Gruppo di raccordo con i Medici Palliativisti delle Strutture accreditate per l’Assistenza Domiciliare Integrata. Gruppo di raccordo con i medici Fisiatri degli Istituti di Riabilitazione sanitari e sociosanitari. Gruppo di lavoro con i Coordinatori sanitari distrettuali per l’approfondimento di temi relativi all’assistenza domiciliare e valutazione multidimensionale del soggetto fragile. Partecipazione sia al Comitato che all’Esecutivo del Dipartimento di Cure palliative (DICP) nella funzione tecnica e nella gestione amministrativa Gruppi di lavoro, a composizione eterogenea, per la programmazione dell’attività inerente le DGR 740 e 856 nonchè il relativo monitoraggio. Partecipazione la gruppo di lavoro sulle Cure intermedie/Post Acuti relativamente alla valutazione effettuata dal CeAD e finalizzata all’accesso alla struttura Gruppi di lavoro con le A.O. per il progetto dimissione /riammissione del bambino con gravo problematiche cliniche Frequenti incontri, in sostanza dei gruppi di lavoro “itineranti” con finalità formativa e promozionale sul tema Dimissioni Protette, con le Direzioni Sanitarie e i reparti delle strutture sanitarie di ricovero. Gruppo Interistituzionale per l’implementazione del Piano d’Azione Regionale disabilità (PAR), con rappresentanti ASL, AO, Provincia, Ufficio scolastico provinciale, Università di BG, Confcooperative, CBI, In Oltre, Ambiti Territoriali. 3 Gruppi di lavoro multidisciplinari per l’attuazione del Piano d’Azione Provinciale per le persone con disabilità con operatori AO, UdP, CBI, Provincia, Confcooperative, PdF, MAP. Gruppi di Progetto per l’estensione dell’Ambulatorio disabilità adulta e Consultorio per la disabilità con operatori DSM (AO), Distretto, Ambito. Gruppo di lavoro per la compartecipazione economica degli utenti e dei Comuni nei servizi socio sanitari, con Ufficio Sindaci, gestori CDD, Uffici di Piano, Associazioni di familiari. E’ in atto anche un costante confronto con l’A.O. Papa Giovanni XXIII con il Reparto di Odontostomatologia che tratta problematiche relative alle persone disabili. Formazione sul Campo con il personale delle 3 UONPIA e dell’ASL su Collegi di accertamento alunno disabile finalizzato alla omogeneizzazione delle procedure. Gruppo di lavoro per la verifica situazione delle persone in condizioni di Stato Vegetativo. Gruppi di lavoro monotematici (su rapporto RSA-famiglie) con operatori RSA e CDI. Tavolo di lavoro sulla post-acuta con referenti AA.OO., responsabili sanitari RSA, MAP, direttori e coordinatori sanitari dei distretti. Gruppo di coordinamento del progetto RSA senza dolore con operatori RSA e Associazioni. Gruppo di coordinamento psicologi attivi nelle RSA accreditate della provincia. Sottoscrizione e attivazione delle azioni contenute nel “Protocollo di’intesa per l’adozione di linee di indirizzo in favore di un invecchiamento attivo e di solidarietà tra generazioni e per la costruzione di buone prassi tra Comune di Bergamo - direzione servizi sociali ed educativi - Diocesi di Bergamo, Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Bergamo, Azienda Sanitaria Locale della provincia di Bergamo, Università degli Studi di Bergamo”. 19 5. I luoghi e i modi di integrazione e collaborazione fra Dipartimento ASSI e le altre Strutture interne all’ASL Il Dipartimento ASSI, attraverso le proprie strutture complesse e semplici, in attuazione della propria mission - che vede l’integrazione socio sanitaria al “centro” delle attività, unitamente alla promozione di reti di collaborazioni per la continuità dell’assistenza e allo sviluppo di interventi di comunità finalizzati a valorizzare e favorire la partecipazione dei cittadini alla prevenzione e alla tutela della salute - promuove e mantiene rapporti di collaborazione e di supporto con: • il Dipartimento per le Dipendenze: in quanto attivi su argomenti in parte sovrapponibili per gli aspetti delle fragilità, della prevenzione e del lavoro con le famiglie e le comunità locali; • il Dipartimento di Cure Primarie: in quanto il Servizio di Assistenza Domiciliare Integrata e il Servizio Consultori Familiari, hanno continue interazioni con i MAP e i Pediatri di famiglia che costituiscono il riferimento fondamentale per la salute delle persone e delle famiglie (la continuità di cura e assistenza passa da una stretta collaborazione fra il socio sanitario e il sanitario); inoltre in vista della delineazione del Polo Territoriale (che ingaggerà i MAP e PdF) verranno accentuate le occasioni di collaborazione; • i Distretti Sociosanitari: in quanto sedi erogative delle principali prestazioni socio sanitarie (Consultori e ADI) e luogo di implementazione delle DGR 740/2013, DGR 856/2013,oltre che di integrazione fra il socio sanitario e il socio assistenziale presidiato dagli Ambiti Territoriali; • Il Dipartimento PAC: in quanto svolge funzioni di acquisto, contrattazione e controllo, su tutte le strutture sociosanitarie di competenza DASSI; • il Dipartimento Amministrativo: in quanto i suoi Servizi presidiano la liquidazione dei Budget prodotti da tutte le strutture socio sanitarie, predispongono la sezione socio sanitaria del bilancio ASL, e assicurano le risorse umane necessarie al funzionamento aziendale; • gli altri Dipartimenti per alcuni aspetti che richiedono l’integrazione programmatoria e operativa in quanto implicanti la dimensione socio sanitaria; • Tutti gli organismi aziendali che svolgono funzioni di rilievo aziendale (cioè generali-trasversali) quali: - la commissione che presidia la programmazione aziendale annuale; - la commissione per lo sviluppo e le realizzazione di iniziative di prevenzione e promozione della salute; - Il Servizio di Epidemiologia Aziendale; - il Centro Studi Aziendale; - il Sistema Qualità Aziendale; - Formazione e Aggiornamento Aziendale; - l’URP; - l’organismo di Coordinamento della Salute Mentale; - l’organismo di coordinamento delle UONPIA; - l’Ufficio Sindaci; - il Tavolo del Terzo Settore. 6. L’importante del ruolo del Terzo Settore e dell’Associazionismo bergamasco nelle interazioni con l’ASL Il territorio bergamasco è fortemente caratterizzato dalla presenza di un ricco universo di associazioni di volontariato, anche di espressione familiare, che opera sia realizzando iniziative autonome legate alla mission primaria per cui le stesse Associazioni sono nate, sia in collaborazione con l’ASL (a livello di singoli Distretti e a livello di Dipartimento ASSI con i singoli Servizi), sia infine in collaborazione con gli Enti Locali (Comuni e Ambiti Territoriali). L’ASL ha attivato da molti anni un Tavolo di confronto-raccordo con i Soggetti del Terzo Settore (Associazionismo di secondo livello, Cooperazione Sociale, rappresentanze dei Soggetti gestori sociosanitari, Organizzazioni Sindacali-Patronati). Il Dipartimento A.S.S.I. mantiene gruppi di confronto e raccordo con tutte le tipologie di Strutture sociosanitarie accreditate - gran parte delle quali sono gestite da Soggetti del Terzo Settore - al fine di accompagnarne lo sviluppo promuovendo la qualità, l’accessibilità e l’innovazione. Assumendo le attese dei Soggetti che animano il Terzo Settore bergamasco e in coerenza con le raccomandazioni regionali circa la necessità di riconoscere il ruolo di protagonista, anche nella programmazione sociosanitaria e sociale, che il Terzo Settore sta svolgendo, di fatto, da anni, il Dipartimento ASSI intende consolidare la cultura del “fare insieme” ; cioè: • riconoscere e supportare le iniziative innovative (che sviluppano “filiere” o che potenziano la comunità locale attraverso l’empowerment delle famiglie/singoli cittadini) progettate dalla cooperazione sociale, anche attraverso “tavoli di co-progettazione per l’innovazione del welfare bergamasco”. 20 • promuovere l’aggancio fra i Centri per l’Assistenza Domiciliare (Ce.A.D.) ed i soggetti del Terzo Settore attivi negli Ambiti Territoriali da valorizzare sia come “leve comunitarie” di aiuto sociale (telefonia sociale, Alzheimer cafè, ecc.), sia come “potenziamento della funzione del Consultorio Familiare”. • riconoscere e valorizzare i progetti che l’associazionismo familiare e altri soggetti (oratori, scuole, cooperative sociali, fondazioni) hanno presentato nei contenitori previsti dalla LR 23/99, assumendoli come “catalizzatori dell’innovazione e sviluppatori di nuove prassi” (soprattutto laddove viene valorizzata la competenza “non professionale” delle persone e delle famiglie). Il tavolo del Terzo Settore e le Organizzazioni Sindacali hanno presentato all’ASL un Documento con il quale hanno inteso fornire riflessioni e contributi alla realizzazione degli obiettivi di rinnovamento dichiarati dalla DGR 1185/2013. In particolare i Soggetti firmatari del suddetto Documento hanno evidenziato che intendono assicurare: - una presenza propositiva e non solo rivendicativa sul territorio; esperienze di co-progettazione per la costruzione di percorsi di assistenza personalizzati, con la capacità di lettura dei bisogni e di utilizzo delle potenzialità sociali esistenti; una attenta e proficua costruzione di reti territoriali che forniscono a molte persone fragili o con patologie croniche opportunità di vita autonoma o la presa in carico di persone in situazioni sociosanitarie complesse; una positiva collaborazione con le istituzioni, rispettosa delle responsabilità, delle competenze e dei saperi degli enti e dei professionisti coinvolti. 7. La programmazione del Dipartimento ASSI per l’anno 2014: Area della Famiglia e Conciliazione, Area delle Fragilità 7.1 il nuovo modello di governo delle risorse a livello territoriale Nel quadro delle azioni e dei risultati attesi nel Programma Regionale di Sviluppo della X legislatura, sono stati adottati già nel corso del 2013 una serie di provvedimenti che vanno fortemente ad incidere sul modello di governo delle risorse a livello territoriale, ponendo basi concrete per l’integrazione delle risorse a livello locale e delineando la necessità che, a livello di Asl, vengano definite con chiarezza regole di processo funzionali, da una parte, a declinare concretamente il principio della valutazione multidimensionale del bisogno a livello distrettuale in un ottica di appropriatezza e, dall’altro, a controllare costantemente la sostenibilità economica degli interventi programmati nella risposta al bisogno. Il forte ruolo di governance nell’accesso ai servizi sociosanitari destinati a rispondere ai bisogni delle persone fragili e delle loro famiglie attribuito alle ASL dalla DGR 116/2013 e dal suo primo provvedimento attuativo, la DGR X/856/2013 oltre che dalla DGR 740/2013, postula che queste organizzino: - non solo i servizi dedicati a gestire l’analisi multidimensionale, - la definizione del Piano Individualizzato, - l’erogazione dei Voucher o dei buoni capaci di sostenere le persone disabili e le loro famiglie, - ma anche un controllo interno relativo alla gestione delle risorse finalizzato alla misurazione sistematica del livello di spesa distrettuale collegato agli interventi programmati. nell’esercizio. L’ ASL sta già sperimentando questo nuovo modello di governo della spesa gestendo il processo collegato alla presa in carico in Assistenza Domiciliare Integrata, in allineamento a quanto previsto dai provvedimenti di riforma dell’ADI della precedente legislatura. Accanto al modello tradizionale del controllo della spesa attraverso la definizione di un budget valido per l’esercizio e valorizzato nell’ambito del contratto con il singolo ente gestore, si pone quindi quello fondato su un sistema di contratti di regole e sull’accesso ai servizi per il tramite della valutazione multidimensionale nel quadro dei vincoli rappresentati dall’appropriatezza degli interventi programmati e nella risposta al bisogno nel quadro della sostenibilità dei costi che ne derivano. Nel 2014 quindi, le regole di sistema sul governo delle risorse, vengono declinate nei seguenti ambiti: - quello del sistema dei servizi tradizionali a budget; - quello del servizio di Assistenza Domiciliare Integrata; - quello dei servizi che, in un ottica di necessaria manutenzione dei primi, a fronte dell’evoluzione dei bisogni intervenuta in questi anni, si collegano alle azioni definite e regolate in attuazione della DGR quadro n. 116/2013. 21 In relazione a questi ultimi, le risorse assegnate si qualificano come budget di ASL, che pertanto è tenuta a garantire il rispetto del vincolo di budget definito. La compresenza, nel Welfare lombardo, di due pilastri: uno fondato sui servizi a budget e uno fondato sulla DGR 116/2013, è descritto nella tabella seguente: 7.2 La “sfida della cronicità” richiede al Dipartimento ASSI un nuovo modo di “governare le risorse” Sul territorio bergamasco sta emergendo una diversa domanda di assistenza da parte delle persone e delle famiglie. Domanda che si presenta sia in termini di richiesta di servizi flessibili a livello territoriale, sia di aiuto e sostegno per il mantenimento presso il domicilio della persona con fragilità o in condizione di non autosufficienza, o ancora di un rinnovamento di prestazioni e servizi qualificati per fronteggiare i nuovi bisogni. La profonda crisi economica che sta coinvolgendo numerose famiglie della nostra provincia sta modificando e in parte ha già modificato, sia gli stili di vita delle persone, in particolare di coloro che hanno bassi redditi, andando a produrre cambiamenti anche sulla struttura degli interventi e servizi che costituiscono la rete sociale e sociosanitaria provinciale. 7.3 L’evoluzione della funzione di governance sociosanitaria del dipartimento ASSI Per dare attuazione alle direttive regionali esplicitate con DGR 740/2013, DGR 116/2013, DGR 856/2013 unitamente alle “regole di sistema” contenute nella DGR 1185/2013, il Dipartimento ASSI deve ri-declinare la propria attività attraverso lo svolgimento delle seguenti funzioni: 22 La programmazione dell’offerta si servizi sociosanitari a livello provinciale, con particolare riguardo: - al ciclo di vita della famiglia (Consultori Familiari, Centri per la famiglia, iniziative di conciliazione fra vita e lavoro, iniziative rivolte e minori e adolescenti). - alla popolazione anziana (ADI, CDI, RSA, post-acuta, riabilitazione, cure intermedie). - alla popolazione con disabilità (CDD, CSS, RSD, post-acuta, cure intermedie, raccordo con le UONPIA e con DSM). L’analisi dell’offerta e dei fenomeni emergenti nella domanda, in stretta collaborazione con il Servizio Epidemiologico Aziendale. La predisposizione di linee guida, protocolli operativi e procedure, a supporto sia dei Distretti sociosanitari (con particolare riguardo ai Consultori Familiari ed ai Centri per l’Assistenza DomiciliareCeAD) sia delle Unità d’Offerta Sociosanitarie contrattualizzate, allo scopo di: - promuovere una diffusa attenzione all’ascolto dei bisogni dei cittadini fragili e dei loro caregivers, al loro orientamento verso le reti d’offerta ed al supporto nella fruizione delle medesime, anche valorizzando il rapporto con l’associazionismo familiare. - promuovere una presa in carico integrata dei soggetti fragili e delle loro famiglie, fondata sulla valutazione multidisciplinare, la progettazione individuale effettuata in stretta collaborazione con il caregiver familiare, la valutazione dei risultati. La promozione di percorsi di integrazione fra i servizi sociosanitari (ASL) e quelli socio assistenziali (Comuni/Ambiti Territoriali) basata sulla condivisione degli strumenti di valutazione multidisciplinare e di progettazione individualizzata della risposta ai bisogni delle persone fragili e loro famiglie, ricercando dove possibile l’integrazione anche delle risorse economiche. L’organizzazione di iniziative formative, aperte anche a soggetti esterni (Comuni, Ambiti Territoriali e Strutture sociosanitarie accreditate) mirate a fornire metodologie e strumenti utili all’adozione dell’approccio integrato sopradescritto. La diffusione, il sostegno e il monitoraggio, delle sperimentazioni e delle misure innovative promosse da Regione Lombardia con le DGR 116/13, 856/13, 392/13, oltre per le iniziative Nasko, Cresco, Sostengo e per la conciliazione vita-lavoro. La partecipazione, per la parte di competenza (ADI-CeAD; RSA aperta; Centro per la Famiglia), alla delineazione di un polo territoriale che sia in grado di generare una propria offerta e capacità di attrazione alternativa all’ospedale e che, insieme all’ospedale, crei il circuito virtuoso della continuità ospedale territorio. La partecipazione ai processi di comunicazione interni ed esterni promossi dall’ASL allo scopo di facilitare l’accesso dei cittadini alle reti dei servizi sanitari e sociosanitari. In attuazione della direttive regionali e sulla scorta delle esperienze fin qui condotte il Dipartimento ASSI proseguirà altresì la propria azione di supporto/accompagnamento alle strutture accreditate e contrattualizzate che “fanno produzione” (interne ed esterne all’ASL) e sviluppo/innovazione del sistema sociosanitario, facendo proprie le numerose e importanti innovazioni introdotte dalla Regione con il PSSR 2010-2014 e la DGR delle “regole di sistema” N. 1185/13 con particolare riferimento ai contenuti dell’Allegato n. 4 dedicati al sociosanitario. 7.4 Per dare corso alle nuove strategie di governo delle risorse a livello territoriale è necessario effettuare anche un adeguamento organizzativo La flessibilità e complessità organizzativa, nonché l’interazione ed integrazione tra i diversi livelli istituzionali richiesti per l’attuazione della DGR n. 116/2013 pongono l’accento - oltre che sulla sua graduale attuazione e messa a disposizione di risorse economiche - sul ruolo dell’ASL in quanto anello fondamentale del ciclo di governance di queste misure innovative. 23 Tale ruolo strategico, che ASL è chiamata ad assicurare in forte sinergia coi Comuni, richiede di: - realizzare, d’intesa con i Comuni, singoli o associati, e con il coinvolgimento del Terzo settore e della rete delle Unità d’Offerta, tutto quanto necessario in termini di professionalità coinvolte e di diffusione territoriale, per assicurare la funzione di valutazione multidimensionale e l’elaborazione dei conseguenti Progetti personalizzati (anche attraverso la cabina di regia); - strutturare un sistema amministrativo capace di assicurare una erogazione degli interventi a sostegno della persona fragile e della sua famiglia, che sia tempestiva ed affidabile e che consenta da una parte di verificare l’andamento di sistema e la coerenza con la dotazione di risorse assegnata e dall’altra la completa tracciabilità del singolo intervento sulla singola persona bisognosa (anche aumentando la sinergia tra Dipartimento ASSI, Dipartimento Amministrativo e SITRA); - strutturare il sistema per assicurare il controllo in ordine all’uso delle risorse, nonché il monitoraggio dei risultati raggiunti in termini di appropriatezza, flessibilità ed integrazione delle risposte in ragione dei bisogni osservati, evidenziando il livello di innovazione raggiunto rispetto ai precedenti interventi (anche aumentando al sinergia tra Dipartimento ASSI, Dipartimento Amministrativo, Dipartimento PAC-NAPS, Servizio di Vigilanza-ACQA); Tale strategia aziendale comporta, per il Dipartimento ASSI, su un piano gestionale, di: - dotarsi delle necessarie competenze tecniche ed amministrative che assumono rilevanza imprescindibile per la funzione di governance degli interventi, data la complessità e specificità che l’uso del voucher e dei buoni orientati alla realizzazione dei progetti personalizzati comportano; - integrare il sistema amministrativo di monitoraggio con i sistemi già esistenti, sia come PAC che come vigilanza e controllo, ciò anche al fine di evitare inutili ridondanze e sovrapposizioni di competenze; - coinvolgere nel sistema di monitoraggio anche i comuni, singoli o associati, soggetti erogatori, il terzo settore e tutti gli stakeholders interessati, al fine di consentire da un lato che il monitoraggio diventi più efficace sia come completezza che come qualità del dato raccolto, dall’altro di beneficiare dei dati raccolti per poter calibrare al meglio, in modo flessibile e tempestivo le proprie politiche e azioni di risposta al bisogno. Per governare in modo coordinato ed efficiente i complessi processi amministrativi sopradescritti è stato costituito un Gruppo di lavoro integrato, composto dagli Operatori amministrativi dei vari Servizi, che avrà la funzione di supportare il Dipartimento (e i Servizi medesimi) in tutte le procedure attuative che vanno: dalla preparazione di schede informative per i cittadini, alla predisposizione di contratti per le strutture ingaggiate, al monitoraggio delle sperimentazioni e dell’andamento delle nuove misure introdotte da Regione Lombardia, al controllo della spesa, alla rendicontazione alla DG Famiglia. 7.5 L’urgenza di far evolvere le reti dei servizi sociosanitari “consolidati” verso una maggiore flessibilità e personalizzazione della risposta ai bisogni delle persone fragili - e dei loro caregivers anche valorizzando le “sperimentazioni in atto”. Sulla scorta di una lettura integrata delle direttive regionali in materia di Welfare e tenuto conto della conoscenza dell’universo delle strutture sociosanitarie accreditate e dei principali fenomeni sociosanitari e sociali in atto nel territorio bergamasco, si ritiene che sia necessario promuovere, sostenere e realizzare, in una logica di confronto e condivisione con i principali attori del territorio, un percorso di innovazione nel modo di fare i servizi e di rapportarsi ai cittadini e alle famiglie, che consenta di: riconoscere la necessità di valorizzare le esperienze e le caratteristiche del territorio che, nella provincia bergamasca, vanta una lunga tradizione di dialogo e di integrazione. far emergere e consolidare le innovazioni che stanno già percorrendo le reti sociosanitarie e sociassistenziali assumendo le “nuove strade” e i “nuovi modi” di fare servizio in una logica di maggiore personalizzazione delle risposte e di flessibilità degli approcci, delle attività, degli orari. promuovere la capacità delle persone e delle famiglie, oltre che delle associazioni, di essere attive e propositive nella costruzione di risposte ai bisogni emergenti. spingere i servizi sociosanitari e socio assistenziali ad un maggior affiancamento delle persone e delle famiglie nell’individuare possibili percorsi di cura e assistenza (appropriati). valorizzare chi, nei territori, ha saputo fare rete, anche ingaggiando risorse aggiuntive o favorendo la nascita di filiere per la continuità di cura e assistenza. 24 8. I provvedimenti con i quali la Regione ha fatto evolvere il Welfare Lombardo che hanno un impatto diretto sull’azione del Dipartimento ASSI nel 2014 richiedendo un’accentuazione delle funzioni di governace Nella prima fase di avvio della Legislatura, la Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato, in attuazione del Programma Regionale di Sviluppo, ha adottato diversi provvedimenti a favore dello sviluppo e della evoluzione del sistema di welfare lombardo. Alcuni dei provvedimenti hanno un profondo impatto sulla rete di offerta, che va trasformandosi ed adattandosi ai nuovi bisogni emergenti. Si tratta di provvedimenti che nel 2014 avranno impatto sugli obiettivi strategici e sulle linee di azione in ambito socio sanitario e richiederanno anche al Dipartimento ASSI un forte azione di governace. Tale azione dovrà essere fortemente raccordata con l’azione strategica della cabina di regia istituita dall’ASL per la promozione dell’integrazione sociosanitaria fra ASL e Ambiti/Comuni. Qui di seguito si elencano i principali recenti provvedimenti adottati da Regione Lombardia specificando le azioni attuative che il Dipartimento ha già avviato e che proseguiranno durante tutto il 2014: La DGR n. 63/2013 “Definizione degli obiettivi aziendali di interesse regionale dei Direttori Generali delle ASL, aziende ospedaliere e AREU per l'anno 2013, nonché delle modalità di valutazione del loro raggiungimento per l’anno 2013”, individua, tra gli obiettivi dei Direttori Generali delle ASL, l’implementazione di azioni innovative in ambiti strategici rispetto alle linee strategiche di sviluppo della X Legislatura. Gli ambiti rispetto ai quali l’ASL di Bergamo si è ingaggiata sono lo Sportello Unico Welfare e il Progetto Supporto ai Genitori Separati. Lo Sportello Unico Welfare (sono ingaggiati: Direzione Sociale, Ufficio Sindaci, Raccordo Territoriale, Diparti,mento ASSI) L’Asl di Bergamo ha formalizzato l’avvio del Progetto: “Sportello Unico Welfare”, con deliberazione n. 1225 del 08.11.2013; per l’attuazione dello “Sportello Unico Welfare”, oltre al raccordo con le ASL che condividono la medesima progettualità, è stato avviato un percorso di integrazione fra i software in uso presso l’Asl e gli Ambiti Territoriali allo scopo di consentire il dialogo fra operatori dei CeAD e dei Comuni anche in relazione all’attuazione delle misure previste dalla DGR 740/13 e 856/13. In prospettiva, lo Sportello Unico Welfare, può costituire uno strumento strategico di miglioramento dell’informazione e dell’accessibilità ai servizi, di garanzia di effettiva presa in carico unitaria ed integrata della persona e della sua famiglia sulla base di un processo valutativo coerente con la multifattorialità dello stato di fragilità, per la attivazione di percorsi assistenziali continui ed integrati. Il raccordo istituzionale tra ASL e Comuni/Ambiti territoriali è fondamentale per realizzare lo Sportello Unico Welfare, poiché entrambi questi Enti hanno maturato esperienze e svolgono precise funzioni nell’ambito dell’informazione, della valutazione, dell’accesso ai servizi, impiegando risorse umane professionali e risorse economiche. Il Progetto Supporto ai Genitori Separati è descritto nella sezione dedicata alla programmazione dell’Area Famiglia e Conciliazione. La DGR n.116/2013 “Determinazioni in ordine all'istituzione del fondo regionale a sostegno dellafamiglia e dei suoi componenti fragili: atto di indirizzo” ha individuato in 330 milioni di euro il fabbisogno di risorse economiche necessarie per rispondere in maniera adeguata alle esigenze della famiglia e dei suoi componenti fragili, andando a costruire un secondo pilastro di welfare, che affianca la rete di offerta accreditata. Le aree di intervento individuate sono quattro: persone con grave disabilità; anziani fragili e non autosufficienti; persone affette da gioco d’azzardo patologico; donne e minori vittime di violenza. La DGR n. 856/2013 “Interventi a sostegno della famiglia e dei suoi componenti fragili ai sensi della DGR n. 116/2013: primo provvedimento attuativo” ha stanziato 50 milioni di euro, per la realizzazione di prime misure a favore dei soggetti individuati attraverso la DGR n. 116/2013. Le misure sono le seguenti: 25 - “Residenzialità leggera”: Interventi e prestazioni sociosanitarie rivolte a persone che presentano condizioni di fragilità che necessitano di una soluzione abitativa con caratteristiche di protezione sociosanitaria. - “Residenzialità per minori con gravissima disabilità”: Interventi e prestazioni sociosanitarie di residenzialità di tipo continuativo per minori con gravissima disabilità. - “RSA/RSD aperta” : Presa in carico integrata della persona affetta da demenza/Alzheimer da parte delle RSA e RSD in una logica multi servizi. - “Presa in carico ambulatoriale delle persone affette da gioco d’azzardo patologico”. “Comunità per minori”: Accoglienza e presa in carico di minori vittime di abuso/violenza/ maltrattamento. Inoltre, con successivi provvedimenti, nel 2014 verranno attivate ulteriori misure, a completamento del quadro generale di interventi previsti dalla DGR n.116/2013. Il Dipartimento ASSI ha costituito uno specifico gruppo di lavoro integrato per l’attuazione delle suddette misure composto da Operatori referenti del Servizio ADI e Bisogni Complessi, Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità, Servizi diurni e residenziali per le Fragilità, CeAD distrettuali, Uffici di Piano e Rappresentanti di RSA, RSD, CSS. La DGR n. 392/2013 “Attivazione di interventi a sostegno delle famiglie con la presenza di persone con disabilità, con particolare riguardo ai disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico” ha previsto che le ASL attribuiscano le funzioni specifiche di case management all’interno del loro modello organizzativo e nell’ambito delle loro strutture al fine di potenziare la capacità del sistema di mettere in atto un insieme coordinato di operazioni e processi volti ad aiutare le persone nell’accesso ai servizi e ad assicurare prestazioni adeguate, nonché tempestive. Il nucleo centrale dell’operatività di gestione del caso (case management) è costituito dalle seguenti attività: informazione, orientamento e accompagnamento della famiglia e della persona con disabilità; consulenza alle famiglie ed agli operatori della rete dei servizi territoriali, sociali e sociosanitari, per la disabilità; sostegno alle relazioni familiari; predisposizione del Progetto Individuale in cui vengono prefigurati gli interventi da garantirsi attraverso la rete dei servizi alla persona disabile ed alla sua famiglia; raccordo e coordinamento dei diversi attori del sistema dei servizi; messa a disposizione di spazi/operatori per favorire l’incontro tra le famiglie, loscambio di esperienze ed il reciproco aiuto. Per dare attuazione a questo provvedimento regionale l’ASL ha ritenuto necessario costituire: costituito un Tavolo di Raccordo Interistituzionale, affidato al coordinamento delle Direzione Sociale, composto da: Assessore ai Servizi Sociali della Provincia di Bergamo, Direttore Generale AO di BG o Direttore Sanitario (per DSM e UONPIA), Direttore Generale AO di Seriate o Direttore Sanitario (per DSM e UONPIA), Direttore Generale AO di Treviglio o Direttore Sanitario (per DSM e UONPIA), Presidente della Fondazione Angelo Custode (gestore del CDD per soggetti autistici), Enti Gestori degli Spazi Autismo di Bergamo, Seriate, Romano di Lombardia e Ponte San Pietro, Cooperativa Sociale "La Fenice" (gestore del CDD per soggetti autistici), Comunità Montana Valle Seriana Superiore (titolare del CDD di Piario che gestisce una sezione per soggetti autistici), Consorzio Servizi Val Cavallina (gestore di una sezione di CDD per soggetti autistici), Fondazione Giovanni XXIII (gestisce un centro non accreditato per soggetti autistici), Istituto di Riabilitazione per l'età evolutiva Angelo Custode di Predore (accoglie anche soggetti autistici), Ufficio Scolastico Provinciale, Associazioni di Familiari di soggetti autistici. un Gruppo di Coordinamento tecnico, affidato al Dipartimento ASSI-Servizi e Progetti integrati per le persone fragili, con il compito di: - predisporre un format per la ricognizione degli attori e delle loro attività (utenti, prestazioni, operatori ingaggiati, costi); - supportare l’ASL nella valutazione/riconoscimento delle attività in corso da parte di Soggetti non ancora accreditati e del loro radicamento sul territorio; - raccogliere le segnalazioni dei bisogni ritenuti prioritari dai vari attori accreditati e non accreditati comprese le Associazioni; - predisporre il format per la presentazione dei progetti di intervento, che i vari Enti/Soggetti interessati dovranno presentare all’ASL, e supportare l’ASL nella valutazione/approvazione dei progetti medesimi. Il suddetto Gruppo di Coordinamento tecnico ha predisposto un modello operativo, per lo svolgimento delle funzioni di case management in favore delle famiglie con soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico, validato dal Tavolo di Raccordo Interistituzionale, che l’Asl ha formalizzato con specifica deliberazione; tale modello è di seguito riassunto: 26 - - - - - - La funzione di raccordo e coordinamento, dei diversi attori del sistema dei servizi (Comune/Ambito territoriale, UONPIA, DSM, Scuola, Formazione Professionale, Enti Gestori, Associazioni, ecc.), ricompresa tra le funzioni di Case Management, compete unicamente all’ASL che la svolge tramite il Dipartimento ASSI- Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità. Le seguenti funzioni sono invece richieste ai Soggetti/Enti che si dichiarano disponibili a svolgerle (tramite Progetto Operativo ad hoc): informazione, orientamento e accompagnamento della famiglia e della persona con disabilità; consulenza alle famiglie e agli operatori della rete dei servizi territoriali, sociali e sociosanitari, per la disabilità; sostegno alle relazioni familiari; predisposizione del Progetto Individuale in cui vengono prefigurati gli interventi da garantirsi attraverso la rete dei servizi alla persona disabile ed alla sua famiglia; messa a disposizione di spazi/operatori per favorire l’incontro delle famiglie, lo scambio di esperienze, il reciproco aiuto. La procedura per accedere al voucher sociosanitario è la seguente: La famiglia compila apposita scheda per la domanda di voucher sociosanitario (predisposta dal Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità” del Dipartimento ASSI) allegando la documentazione che attesti la diagnosi e indicando l’Ente/Soggetto erogatore al quale la famiglia intende rivolgersi scelto dall’elenco di Erogatori valicato dall’ASL. La domanda dovrà venire presentata (via e-mail o posta o consegnata a mano) al Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità” (via Gallicciolli, 4 Bergamo). Il Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità” Disabili, verificata la completezza e appropriatezza della documentazione, emette il voucher sociosanitario annuale dandone comunicazione alla famiglia e al soggetto Erogatore scelto dalla famiglia medesima (per alcune situazioni potrà essere sufficiente un voucher di durata inferiore all’anno, ad esempio: semestrale o trimestrale, rinnovabile). La Struttura scelta predisporrà, d’intesa con la famiglia del soggetto con disturbi dello spettro autistico, uno specifico Progetto Individuale, in cui vengono descritti gli interventi da garantire, alla persona con autismo e/o alla sua famiglia, sia attraverso la funzioni di Case Management (erogate dalla Struttura stessa), sia attraverso la rete dei servizi (sanitari, sociosanitari e sociali) già attivati o da attivare e con i quali la Struttura medesima si metterà in contatto. La Struttura rendiconterà, ogni tre mesi (cioè entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre di riferimento), all’ASL-Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità”, su apposita scheda (che verrà predisposta dall’ASL), le prestazioni effettivamente erogate, in favore della famiglia/soggetto autistico, ottenendo il riconoscimento economico del loro valore trimestrale su contestuale presentazione fattura. L’ASL liquiderà la fattura entro 60 giorni dal ricevimento della medesima. I Soggetti che, essendo in possesso dei requisito stabiliti dalla DGR 392/2013, hanno presentato un Progetto Operativo - validato dall’ASL (tramite il Gruppo di Coordinamento Tecnico) - per lo svolgimento delle funzioni di case management, in favore delle famiglie di persone con disabilità, con particolare riguardo ai disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro artistico, sono 11. La DGR n. 499/2013 “Determinazioni in ordine alle sperimentazioni realizzate ai sensi della DGR 4aprile 2012, n. 3239 “Linee guida per l'attivazione di sperimentazioni nell'ambito delle politiche di welfare: indicazioni a conclusione del periodo sperimentale” ha avviato la fase di realizzazione delle azioni migliorative nei progetti sperimentali, funzionale alla eventuale sistematizzazione di nuove unità d’offerta (UdO). Questa fase si concluderà nel gennaio 2014 e, sulla base degli esiti della valutazione, potrà essere eventualmente rivista ed integrata la rete di offerta. La direzione Sociale ha individuato un Referente per queste sperimentazioni che ha coordinato un gruppo di lavoro integrato, fra tutti i Servizi ASSI e Dipendenze, coinvolti a supporto delle strutture sociosanitarie ingaggiate nella sperimentazioni ed ha curato la puntuale rendicontazione al DG Famiglia. La tabella seguente tab. n. 8 contiene la sintesi dei progetti sperimentali, finanziati con DGR 499/2013, attinenti Servizi di competenza del Dipartimento ASSI: Tab. n. 8 27 Al termine del periodo sperimentale (luglio 2013) la Direzione Generale dell’ASL ha ritenuto opportuno restituire alla DG Famiglia un approfondimento a seguito dell’analisi delle rendicontazioni economiche inoltrate dagli Enti titolari a fine primo semestre di attività, procedendo ad una riclassificazione dei costi, congiuntamente con i gestori per poter comparare capitoli di spesa omogenei e per meglio comprendere la loro organizzazione e l’imputazione delle spese sostenute all’interno delle singole voci. La relazione avevo lo scopo di fornire elementi utili alla valutazione in merito all’opportunità del prosieguo della sperimentazione, in considerazione dell’impegno e delle professionalità messe in campo da tutti i gestori per l’organizzazione delle diverse tipologie d’offerta, le diverse collaborazioni instaurate tra gli enti del territorio, l’efficacia degli interventi attuati, la condivisione di obiettivi e procedure tra i diversi soggetti coinvolti nella provincia, il valore dell’esperienza condotta. Si evidenziava inoltre la positiva sinergia creatasi tra le AA.OO. con gli enti del sociosanitario e con il territorio, tale da consolidare prassi atte a garantire la continuità assistenziale al cittadino fragile. Al contempo si indicavano alcune criticità necessarie di considerazione nel prosieguo (es.: la collaborazione tra MAP e il medico delle strutture residenziali del sistema sociosanitario, la compartecipazione economica del cittadino richiesta da alcuni enti titolari di progetto). La DGR n. 740/2013 “Approvazione del programma operativo regionale in materia di gravi e gravissime disabilità di cui al fondo nazionale per le non autosufficienze anno 2013 e alla DGR 2 agosto 2013, n. 590. Determinazioni conseguenti” ha integrato il Fondo Nazionale Non Autosufficienza con 3,5 milioni di euro – attinti dal Fondo Sanitario Regionale – da destinare alle persone con gravissima disabilità, al fine di riconoscere nell’ambito delle prestazioni di assistenza rese dai famigliari e/o dagli assistenti personali, quelle di carattere sociale a rilevanza sanitaria, in armonia con gli elementi caratterizzanti il budget di cura. Le ASL, gli Uffici di Piano/Comuni devono predisporre, d’intesa tra loro e con la persona disabile e la sua famiglia, il Progetto Individuale di assistenza in cui vengono prefigurati gli interventi da garantire attraverso la rete dei servizi alla persona disabile ed alla sua famiglia. Le misure previste sono le seguenti: Misura a favore delle persone con disabilità gravissime: competenza ASL - Interventi di carattere assistenziale, tutelare e/o educativo, atti a garantire la permanenza al domicilio e nel proprio contesto di vita delle persone in condizione di dipendenza vitale e che necessitano di assistenza continua nelle 24 ore. 28 La misura sarà attuata attraverso l’erogazione alla persona di un titolo per il soddisfacimento degli interventi previsti - Questa linea d’azione, considerata di natura regionale, sarà realizzata attraverso l’ASL che avrà fra l’altro il compito di garantire la valutazione multidimensionale e di stendere il Progetto di Assistenza Individuale in raccordo con il Comune di residenza e con la persona /famiglia destinataria. Misura a favore delle persone con disabilità grave e per anziani non autosufficienti: competenza Comune/Ambito Territoriale - Interventi di carattere sociale di sostegno e supporto alla persona e sua famiglia per garantire una piena possibilità di permanenza della persona non autosufficiente al proprio domicilio e nel contesto di vita. - Le attività sono: di aiuto domestico finalizzato al’igiene e al confort dell’ambiente, di socializzazione, di interventi complementari al SAD, di sostegno per periodi di sollievo dei famigliari che accudiscono le persone non autosufficienti. - Questa linea d’azione sarà attuata dai Comuni o dagli Ambiti Territoriali e fa parte del Progetto di Assistenza Individuale. Il Dipartimento ASSI ha costituito uno specifico gruppo di lavoro integrato per l’attuazione delle suddette misure composto da Operatori referenti del Servizio ADI e Bisogni Complessi, Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità, Servizi diurni e residenziali per le Fragilità, CeAD distrettuali, Uffici di Piano. - 9. Lo sviluppo del sistema sociosanitario e l’urgenza dell’integrazione fra sanitario, sociosanitario e sociale 9.1 I processi di integrazione da consolidare Nell’attuale configurazione del modello socio sanitario lombardo, con riferimento alle cronicità e alle fragilità, è attiva la rete dei servizi sociosanitari (RSA, RSD, CSS,CDI, CDD, ADI, SerT, SMI, Com TOX, Consultori Familiari) unitamente ad alcuni rilevanti servizi sanitari (es. MMG, PLS, ADP, Strutture diriabilitazione extraospedaliera, Sub acuto e post acuto). Per fronteggiare appropriatamente la cronicità e i nuovi bisogni che essa comporta è necessario accelerare ed accentuare i processi di integrazione sia fra l’ospedale e il territorio sia fra il socio sanitario e il socioassistenziale. Sono processi in parte avviati, a macchia di leopardo, con interruzioni e riprese, che per essere consolidati richiedono una forte azione di indirizzo sul piano strategico da parte dell’ASL e dei Comuni associati negli Ambiti Territoriali oltre che di una sostanziale condivisione da parte delle strutture ospedaliere e dell’universo dei MAP e dei PdF. La figura seguente tratteggia approssimativamente i percorsi di integrazione in corso e quelli solo delineati, sui quali è ingaggiato anche il Dipartimento ASSI per la parte di competenza. 29 Gli attuali modelli di erogazione delle prestazioni, indirizzate alle fragilità e alle cronicità, devono, in questo scenario, essere maggiormente finalizzati alla presa in carico, ai percorsi di cura, al tessuto sociale all’interno del quale la persona fragile e la sua famiglia vivono e stabiliscono relazioni fondamentali; ciò con l’obiettivo primario di rispondere alle specifiche esigenze che, durante il ciclo di vita delle persone e delle loro famiglie, si manifestano. Nel corso del 2014 si rende pertanto indispensabile mettere in campo azioni, da condividere fra l’ASL, i Comuni, i MAP/PdF e le Aziende Ospedaliere, che coinvolgano i diversi comparti sanitari, sociosanitari e sociali, finalizzate alla ricomposizione di interventi oggi ancora in massima parte frammentati. Il Dipartimento ASSI parteciperà a questo processo per le materie di propria competenza e in stretta sinergia con il Dipartimento Cure Primarie, il Dipartimento Dipendenze ed i Distretti. 10. Gli strumenti dell’integrazione fra il sociosanitario e il sociale 10.1 La cabina di regia I provvedimenti regionali sopra richiamati dimostrano che, solo partendo da una visione d’insieme dei bisogni della persona e della famiglia e del territorio come contesto di vita, si potrà rispondere efficacemente alle necessità di ciascuno, con una presa in carico complessiva ed integrata, evitando duplicazioni superflue e garantendo una continuità tra i diversi livelli assistenziali. Il processo di integrazione fra il sociosanitario e il socioassistenziale è un percorso già avviato da tempo sul territorio bergamasco, grazie a diversi livelli di sinergie e collaborazioni fra l’ASL, il Consiglio di Rappresentanza dei Sindaci e gli Ambiti Territoriali; si ricorda in particolare: 30 - la costituzione dei Punti Unici di Accesso (PUOI), l’attivazione dei Centri per l’Assistenza Domiciliare (CeAD), la sottoscrizione del Protocollo d’intesa per la Tutela Minori, il Piano d’Azione provinciale per le Disabilità. Tale processo è tuttora in corso e richiede una continua azione di manutenzione e di innovazione. La cabina di regia, costituita dall’ASL, in attuazione della DGR n. 326/2013, è stata inizialmente identificata come il luogo in cui costruire raccordi con gli Ambiti per la gestione e monitoraggio del Fondo Sociale regionale; ora si tratta di ampliare il suo ruolo asegnadole funzioni di maggior rilievo strategico e sulla principali aree di integrazione fra sociosanitario e sociale come vien più volte ribadito da regione Lombardia nelle regole di sistema 2014. Anche a tale scopo, in coerenza con le indicazioni regionali, la suddetta cabina di regia (come esplicitato nella parte introduttiva del Documento di programmazione aziendale) verrà integrata con il Dipartimento ASSI e il Dipartimento Dipendenze, per individuarla come il luogo della programmazione, governo, monitoraggio e verifica degli interventi socio sanitari e sociali erogati da ASL e Comuni, singoli o associati, nell’ambito delle aree comuni di intervento. Considerato che l’insieme delle più recenti DGR che delineano il nuovo Welfare lombardo trovano applicazione tramite l’azione dei Distretti sociosanitari (CeAD, Consultori Familiari), le Unità d’Offerta sociosanitarie contrattualizzate attive su territori e gli Ambiti Territoriali (tramite UdP e Comuni), è stato ritenuto necessario che la cabina di regia provinciale (di rilevo strategico) possa avvalersi di una cabina di regia (di rilievo gestionale), a livello di ciascuno dei 7 Distretti, tramite la quale il Distretto e gli Ambiti Territoriali di riferimento costruiscono il dialogo, raccordo e collaborazione sulla materie condivise, anche con il supporto dei Dipartimenti ASL. La cabina di regia provinciale, allo scopo di accompagnare l’evoluzione del Welfare bergamasco, verso un percorso più integrato e rispondente alle attese dei soggetti fragili e loro famiglie, dovrà verosimilmente occuparsi, fra gli altri, dei seguenti argomenti: - Il raccordo per un funzionamento sempre più integrato dei CeAD - Il raccordo per l’attuazione dello Sportello Unico Welfare - Il raccordo fra Consultori familiari e funzioni di Tutela Minori - Il raccordo sulla promozione delle azioni territoriali di conciliazione vita-lavoro. - l’attuazione condivisa delle DGR 740/13 e 856/13 (come esplicitato nella specifica circolare regionale attuativa delle DGR medesime) che prevede, fra l’altro, per la DGR 740/2013 - misura B2 - la predisposizione entro il 28 febbraio 2014, di un Piano Operativo che costituisce lo strumento di programmazione che esplicita il fabbisogno territoriale, le modalità di integrazione tra ASL e Comuni, le modalità organizzative degli interventi e della loro attuazione, l’impiego delle risorse assegnate, in un’ottica sempre più condivisa ed integrata nell’ambito della Cabina di Regia ASL/Comuni, costituita in ciascuna ASL ai sensi della DGR 27 giugno 2013 n. 326. Preme evidenziare che il suddetto Piano Operativo deve prevedere la condivisione tra ASL e Uffici di Piano nell’ambito della Cabina di Regia che sviluppi almeno i seguenti aspetti: Analisi congiunta della domanda a livello del territorio dell’ASL; Obiettivi di integrazione tra ASL e Uffici di Piano per un reale sistema integrato di servizi e interventi Strategie di integrazione sociale e sociosanitaria rispetto: - alla struttura organizzativa: già esistente (CeAD, PUA, ecc…) oppure di nuova istituzione se prevista; - ai processi operativi codificati della presa in carico del bisogno (fasi-attori-attività); - alla valutazione multidimensionale. Strumenti condivisi tra ASL e Uffici di Piano, quali ad esempio i Protocolli operativi per delineare i percorsi che regolano: - la rete di primo livello (servizi sociali comunali, ASL, MMG, ecc…); - la valutazione della condizione di bisogno della persona; - la definizione del Progetto di Assistenza Individuale con gli obiettivi e i relativi indicatori di esito; monitoraggio quali-quantitativo su: - gli interventi per singolo utente; - gli esiti dei controlli di appropriatezza degli interventi; - la rendicontazione economica; - le relazioni sulle indagini di soddisfazione sull’utenza e sulle famiglie. 31 Poiché gli Uffici di Piano dovranno provvedere semestralmente a monitorare gli interventi della DGR 740/2013 misura B2, dandone rendicontazione economica, quali-quantitativa e di appropriatezza all’ASL territorialmente competente, appare necessario costruire preliminarmente strumenti condivisi per operatività Gli argomenti sui quali è necessaria e urgente l’integrazione fra sociosanitario e sociale sono riassunti nella seguente figura: 10.2 Gli strumenti per la valutazione multidimensionale del bisogno L’integrazione fra il sociosanitario e il sociale è la premessa per una efficace ed efficiente valutazione multidimensionale del bisogno dei soggetti fragili e loro famiglie. La scala di valutazione VAOR per l’ADI e la formazione degli operatori CeAD La valutazione multidimensionale del bisogno è la modalità che consente di rilevare e valutare i bisogni complessivi della persona e della famiglia, oltre che essere uno strumento per il Governo regionale e territoriale delle risorse finanziarie annuali destinate al sistema socio sanitario. Si identifica pertanto come elemento fondamentale per una lettura integrata dei bisogni nelle diverse dimensioni della persona (individuale, relazionale e sociale). Tale elemento non solo assicura una presa in carico globale della persona e della sua famiglia, ma costruisce concretamente l’integrazione a livello professionale, oltre che istituzionale La valutazione multidimensionale del bisogno si inserisce in un più complesso processo che ha come obiettivo, da un lato, quello di facilitare l’accesso del cittadino e della sua famiglia alle diverse unità d’offerta sociali e/o sociosanitarie e, dall’altro, attraverso l’informazione, l’orientamento e l’accompagnamento della persona fragile, di garantire risposte appropriate ai bisogni rilevati. L’esito della sperimentazione degli strumenti per la valutazione multidimensionale in ambito domiciliare (FIM integrata e sistema VAOR) e di residenzialità consente di definire che lo strumento di valutazione più idoneo 32 è il sistema VAOR, poiché, oltre ad essere validato scientificamente a livello nazionale, ha anche le seguenti caratteristiche: - fa emergere in modo chiaro e completo, evidenziando anche le aree a rischio, i bisogni della persona consentendo la formulazione dei piani di assistenza individuali; - permette, in sede di prima valutazione al domicilio, di avere un orientamento sull’eventualità di un ricovero presso strutture di lungoassistenza per non autosufficienza; - facilita i controlli di appropriatezza da parte delle ASL; - consente una valutazione al domicilio ad opera anche di un solo professionista, con conseguente ottimizzazione ed efficienza del processo valutativo Pertanto il sistema VAOR viene assunto a partire dal 2014, quale strumento regionale per la valutazione multidimensionale del bisogno, con la necessaria gradualità per le diverse unità d’offerta per persone non autosufficienti. Il processo di adeguamento al sistema VAOR riguarderà inizialmente le persone che accedono al servizio di Assistenza Domiciliare Integrata. Nel piano formativo aziendale l’ASL inserirà la formazione obbligatoria dei propri operatori all’utilizzo della scala VAOR. Gli operatori, così formati, saranno impegnati nel processo territoriale di valutazione multidimensionale per la presa in carico delle persone per ADI e per le misure previste dalla DGR 856/13, con il supporto del Servizio ADI Bisogni Complessi del Dipartimento ASSI. 11. L’importanza dell’informatizzazione del sistema di valutazione multidimensionale e la tenuta dei flussi informativi verso la Regione 11.1 Le azioni regionali Nel 2014 Regione Lombardia darà avvio allo sviluppo dell’infrastruttura informatica del processo di valutazione del bisogno. Pertanto l’infrastruttura informatica è un elemento fondamentale anche in funzione del processo di omogeneizzazione a livello territoriale, dell’appropriato orientamento del bisogno nell’ambito del sistema dei servizi e dell’integrazione degli attori che, a livello locale, intervengono nel processo di presa in carico della persona. Regione Lombardia darà avvio anche allo sviluppo di una piattaforma informatica, integrata nel SISS, per la gestione di scale di valutazione multidimensionale appropriate ai diversi ambiti di bisogno. La piattaforma sarà aperta alla cooperazione applicativa con i sistemi informativi di terze parti (in primis con i sistemi informativi delle ASL), esponendo servizi di autenticazione e di abilitazione degli operatori, dei servizi applicativi che compongono il processo di valutazione multidimensionale (web services). 11.2 Un Ufficio per il governo delle procedure informatiche sociosanitarie Al fine di allineare l’informatizzazione del Dipartimento ASSI alle innovazioni regionali in materia di informatizzazione previste per il 2014, è necessario costituire uno specifico Ufficio/Gruppo di lavoro integrato, di Operatori amministrativi, affidato ad un Referente, dedicato al coordinamento e governo unitario di tutte le numerose procedure informatiche, già attivate e da attivare (in stretta collaborazione con il Servizio Informativo Aziendale, il NAPS e il Servizio Accreditamento, Controllo Appropriatezza e Qualità); ciò con particolare riferimento alle seguenti procedure informatiche: - Controllo sulle rendicontazioni economiche. - I flussi di rilevazione della produzione nel sistema di offerta socio sanitario. - I flussi di rilevazione del sistema di offerta socio sanitario e sociale. - Gestione dei flussi oggetto di debito informativo ministeriale (MDS). - Gestione delle sperimentazioni legate al sistema informativo ministeriale in ambito sociale. - Cooperazione applicativa dei sistemi informativi ASL/INPS afferenti le attività di accertamento dell’invalidità civile (a questo proposito l’ASL dovrà dotarsi, entro il primo semestre del 2014, di un software di collegamento in modalità di cooperazione applicativa con la procedura INPS, ai fini di implementare il volume e la qualità dei dati oggetto di debito informativo, in quanto tale procedura potrà meglio rispondere sia ad esigenze di semplificazione e di snellimento dei tempi di attesa per l’utente, sia per la valutazione dei dati quali-quantitativi). 12. La programmazione della rete di unità d’offerta sociosanitaria ed i possibili nuovi indicatori di fabbisogno Il processo di revisione della rete d’offerta socio sanitaria, enunciato nel Programma Regionale di Sviluppo 2013-2018 e sommariamente descritto nei paragrafi precedenti, non può prescindere da una forte azione di 33 governo sul sistema delle Unità d’Offerta, sulla scorta di metodologie e di indicatori efficaci di programmazione. Questo argomento è stato sviluppato da Regione Lombardia attraverso l’adozione di alcune DGR distribuite fra il 2012 e il 2013: la DGR n. IX/4334 del 26/10/2012, la DGR n. IX/4574 del 19/12/2012, la DGR n. IX/4879 del 21/2/2013. Il Dipartimento ASSI, sulla scorta della DGR 4879/13, ha provveduto ad attualizzare gli indicatori contenuti nella DGR medesima (che la Direzione Generale Famiglia ha sperimentato con i dati non definitivi del 1° semestre 2012) applicandoli ai dati a consuntivo 2012 del territorio bergamasco, come da tabella n. 9 di seguito riportata. Tab. n. 9 La DGR n. X/45 del 16/4/2013, “Differimento applicativo della DGR n. IX/4879 del 21/2/2013 e disposizioni per assicurare continuità nell’erogazione delle prestazioni”, dispone un rinvio del suddetto processo di revisione delle rete sociosanitaria al fine di favorire un più approfondita consultazione con tutti gli attori del sistema socio sanitario e per avvalersi degli esiti definitivi delle sperimentazioni in corso ai sensi della DGR n. IX/3239 del 4/4/2012. 34 Nel frattempo, con la DGR n. X/63 del 24/4/2013, tra gli obiettivi assegnati ai direttori generali delle ASL viene espressamente richiesta la produzione e l’analisi di dati di contesto necessari alla nuova programmazione socio sanitaria, anche con la proposizione di eventuali nuovi indicatori e una prima simulazione a livello territoriale. L’ASL ha provveduto a inoltrare i suddetti dati, in data 30.09.2013, con specifica relazione indirizzata alla DG Famiglia, utilizzando a tale scopo gli indicatori sopra riportati. Obiettivo prioritario del 2014 è pertanto quello di concludere il processo avviato, partendo dalle analisi prodotte dalle ASL, promuovendo una approfondita consultazione con tutti gli attori del sistema e tenendo conto degli esiti finali delle sperimentazioni in corso. La finalità rimane quella di costruire un sistema oggettivo di programmazione, in grado di rispondere agli effettivi bisogni della popolazione e considerando la necessaria evoluzione della rete d’offerta, con particolare attenzione: alla dimensione territoriale e alle sue specificità; alla dimensione dell’appropriatezza intesa come individuazione di Unità d’offerta coerenti con le dimensioni di fragilità delle persone che le valutazioni multidimensionali rendono evidenti; agli impatti derivanti dall’applicazione della DGR n. 856/2013 e delle linee programmatiche della DGR n. 116/2013 nel quadro della compatibilità economica del sistema socio sanitario nel suo complesso. Nelle more della riorganizzazione della rete e della definizione degli indicatori di programmazione, Regione Lombardia ha ritenuto utile introdurre la sospensione per il 2014 dei nuovi accreditamenti in ambito socio sanitario, tranne alcune specifiche fattispecie. 13. La riorganizzazione delle rete di offerta sociosanitaria: azioni innovative Con le DGR 3239/2012 e 499/2013 é stato avviato un processo sperimentale, tuttora in corso volto ad innovare la rete sociosanitaria mediante nuove unità d’offerta o riorganizzazione delle unità d’offerta esistenti. Le sperimentazioni promosse hanno riguardato le seguenti aree: - Area consultori; - Area della riabilitazione per minori con disabilità; - Area delle dipendenze (cronicità, adolescenti, nuove forme di abuso/dipendenza, prevenzione selettiva e riduzione del rischio); - Area della fragilità e non autosufficienza (assistenza post acuta, residenzialità per minori con gravissima disabilità, residenzialità leggera). Di seguito si riportano le azioni che riguardano Unità d’Offerta di competenza del Dipartimento ASSI: Consultori Familiari Per l’ASL di Bergamo sono coinvolti il Consultorio familiare del Distretto di Bergamo e quella del Consultorio Familiare privato “Zelinda” di Trescore Balneario. Regione Lombardia procederà, nel corso del 2014, alla stabilizzazione delle funzioni introdotte con le sperimentazioni in corso ed alla loro estensione a tutte le Unità d’offerta consultoriali già accreditate e contrattualizzate, attraverso la revisione del tariffario delle prestazioni. Sino all’adozione di detto provvedimento i consultori che stanno sperimentando le nuove funzioni continueranno, a garantire la presa in carico integrata delle persone secondo le modalità innovative avviate con le sperimentazioni, attraverso il rifinanziamento delle stesse. Riabilitazione per minori con disabilità In questa sperimentazione è coinvolto il CDD di Piario per n. 7 posti (su 30 accreditati) e riguarda la presa in carico di minori affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo (es. autismo). Le unità d’offerta di riabilitazione rivolte all’età evolutiva, nel corso del 2014, saranno oggetto di un riordino congiunto integrato con le attività della NPIA, riordino che sarà realizzato in modo congiunto tra le Direzioni Generali Salute e Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato. In attesa di tale riordino le unità d’offerta che hanno partecipato alla sperimentazione potranno continuare a garantire le prestazioni necessarie all’utenza attraverso un rifinanziamento delle stesse. Residenzialità leggera I soggetti che possono candidarsi sono i gestori di RSA (su posti letto non a contratto), Case Albergo ed alloggi protetti per anziani, secondo quanto previsto dall’allegato C della DGR n. 856/2013. Le sperimentazioni in corso ai sensi della DGR n. 499/2013 termineranno, ma le attività potranno proseguire ai sensi della DGR n. 856/2013. 35 L’ASL cui è affidata la governance dell’attuazione della citata DGR n.856/2013 e cui compete la valutazione per l’accesso a tale unità d’offerta nonché la definizione del progetto individuale, avrà cura di garantire la continuità degli interventi e la remunerazione attraverso il voucher definito nella DGR 856/2013. Residenzialità post acuta Le strutture dell’ASL di Bergamo coinvolte in questa sperimentazione sono 7 (6 RSA e 1 RSD). Pur se i progetti sono ancora in corso, e la fase migliorativa avviata con la DGR 499/2013 potrà portare ulteriori elementi di valutazione, si delinea comunque che le persone in carico inserite nella post acuta presentano una alta fragilità, il 41%, infatti, presenta da 2 a 4 comorbilità e il 31% da 4 a 8 comorbilità. Va inoltre precisato che il 33% delle persone accolte in post-acuta, presenta criticità assistenziali (es, rischio di cadute, rischio di piaghe da decubito, ventilazione, PEG, ecc.). Questi progetti confermano la necessità di una tipologia di offerta che: garantisca la continuità delle cure; accompagni la persona al domicilio; attivi gli altri interventi sociali e sociosanitari di sostegno al mantenimento al domicilio; attivi gli interventi necessari di supporto al caregiver. Tale tipologia potrà collocarsi nell’ambito delle cure intermedie più oltre definite. Regione Lombardia rinvia a successivo provvedimento la definizione del modello di assistenza, di classificazione degli utenti, dei requisiti di accreditamento e del sistema di remunerazione, di questa Unità d’Offerta, attraverso una valutazione congiunta con la Direzione Generale Salute. In attesa di tale riordino per le unità d’offerta che hanno partecipato alla sperimentazione, la nota regionale con oggetto “Indicazioni per la prosecuzione delle attività, ai sensi della DGR n. 499/2013” del 31.01.2014, stabilisce “Per garantire la prosecuzione delle attività, non interrompendo le prestazioni agli utenti in carico, le convenzioni attualmente in essere con gli enti gestori proseguono alle medesime condizioni sino al 30 aprile p.v. salvo diverse determinazioni della Giunta regionale”. 14. Le cure intermedie: dalla fase di acuzie al rientro al domicilio Il progressivo invecchiamento della popolazione e la “cronicizzazione” dei problemi di salute hanno favorito l’incremento di soggetti fragili multiproblematici ed hanno evidenziato come, in presenza di alcune criticità del sistema, si verifichino molto spesso un ricorso improprio al ricovero ospedaliero, un allungamento dei tempi di ricovero dovuto alla “difficoltà a dimettere” e, paradossalmente, un incremento delle dimissioni precoci verso il domicilio e/o le strutture sociosanitarie di lungoassistenza, non sempre in condizione di far fronte a situazioni cliniche complesse ed a livelli di intensità assistenziale superiori a quelli previsti dagli standard regionali. Il dipartimento ASSI, per individuare una risposta appropriata alle necessità di persone prevalentemente anziane, caratterizzate da una condizione di complessità per presenza di un quadro clinico di comorbilità associato ad un quadro di alta fragilità socio assistenziale, ha accompagnato 6 RSA e 1 RSD nella sperimentazione di servizi di assistenza post acuta come da DGR 3239/2013. Tali sperimentazioni ora, con la DGR 499/2013, sono entrate nella fase migliorativa, che si concluderà a fine gennaio 2014, momento in cui ne verranno valutati gli esiti finali. Queste sperimentazioni confermano la necessità di una tipologia di offerta che, garantendo una continuità delle cure dopo la fase di acuzie, accompagni la persona al domicilio e ne favorisca una sua stabile permanenza, anche attraverso l’eventuale successiva attivazione di altri interventi e servizi sociali e sociosanitari domiciliari. Poiché, a partire dal 2014, la DG Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato intende costituire la rete di unità d’offerta sociosanitaria denominata “CURE INTERMEDIE”, il Dipartimento ASSI concorrerà per la parte di competenza alla delineazione di tale rete di offerta. Poiché le “Cure intermedie” devono garantire la continuità assistenziale e l’integrazione tra ospedale e territorio attraverso prestazioni diagnostiche, terapeutiche, riabilitative e socio riabilitative, il Dipartimento ASSI favorirà azioni sinergiche con il Dipartimento Cure Primarie e i Distretti. 14.1 La Riabilitazione Le strutture di riabilitazione specialistica, generale e geriatrica e di mantenimento, afferenti alla Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato ben si collocano, nell’ambito delle cure intermedie, rispondendo a bisogni di cura e assistenza temporanea, a favore di persone ormai stabilizzate dal punto di vista clinico, garantendo percorsi sia di assistenza, sia di abilitazione e riabilitazione in una visione unitaria della persona e della sua famiglia, con tempi più adeguati e rispondenti alla complessità dei bisogni di persone anziane o con disabilità. L’attuale sistema d’offerta socio sanitaria della riabilitazione in regime residenziale, nelle more dell’adozione delle determinazioni di cui sopra, è temporaneamente denominato “Cure intermedie ex specialistica”, “Cure intermedie ex generale e geriatrica”, “Cure intermedie ex mantenimento”. 36 Sino a diverse determinazioni della Giunta Regionale, gli operatori del settore garantiranno la permanenza degli standard organizzativi, gestionali, strutturali e tecnologici in vigore per le diverse aree oggi in essere ai sensi della DGR n. 19883/2004. La nuova denominazione dovrà essere riportata nei contratti con gli Enti gestori che dovranno altresì specificare l’adesione al percorso di riordino apponendo al contratto la clausola riportata nello schema tipo, allegato al presente provvedimento. 15. le regole di definizione dei Budget per il 2014 per le Unità d’Offerta a Budget I budget a livello di ASL vengono definiti provvisoriamente in misura pari al 100% dei rispettivi budget aziendali di cui al Decreto n. 3697 del 29/04/2013. A ciascuna Unità d’Offerta sociosanitaria dovrà essere riconosciuto un budget annuo, calcolato applicando le tariffe medie e le saturazioni definitive riconosciute nel 2013, proprie di ciascuna struttura, ai posti a contratto nel 2014. Ciò con riferimento all’utenza tipica di cittadini lombardi. Entro il 30 settembre 2014 la Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato provvederà ad individuare un sistema di indicatori volti a valutare prestazioni e servizi resi, nonché le modalità con cui questi vengono assicurati, al fine di consentirne una valutazione, in termini di qualità e di performance. Gli indicatori saranno correlati all’efficacia delle prestazioni, alla qualità assicurata, a modalità gestionali in grado di garantire le necessarie flessibilità oggi richieste alle Unità d’Offerta, alla specifica capacità di realizzare e consolidare percorsi integrati. Gli indicatori costituiranno in questo modo un elemento sulla base del quale potrà essere riorientata una parte di risorse oggi costituenti il budget assegnato ad ogni singola Unità d’Offerta. In ragione degli esiti del monitoraggio degli indicatori, il budget relativo all’annualità 2015 sarà suscettibile di essere variato, in incremento o in riduzione, entro il limite massimo del 10%, premiando i comportamenti virtuosi e disincentivando quelli inappropriati, nei limiti delle risorse complessive di sistema. 16. Il contratto e la scheda di budget I contratti definitivi sottoscritti con gli enti gestori per l’esercizio 2013 sono prorogati a tutto il 31/01/2014, definendo un budget provvisorio pari a un dodicesimo del budget definitivo 2013. Entro il 31/01/2014 le Asl sottoscrivono con gli enti gestori il contratto per l’anno 2014 utilizzando lo schema tipo allegato al presente provvedimento, definendo un budget provvisorio per il primo trimestre 2014, pari ai tre dodicesimi del budget definitivo 2013, ivi compreso il valore di un dodicesimo di cui al punto precedente. A tal fine le Asl e i soggetti gestori dovranno sottoscrivere la scheda di budget annuale, entro i limiti delle risorse di budget complessivamente definite dalla Regione con riferimento alle diverse tipologie di unità di offerta. Non si consolidano sul 2014 le compensazioni tra budget relativi a diverse tipologie di unità di offerta effettuate a fine esercizio 2013. Per eventuali unità d’offerta di nuova contrattualizzazione il budget provvisorio sarà determinato prendendo a riferimento la tariffa media di ASL con un livello di saturazione dei posti a contratto non superiore al 90%. Entro il 31 marzo 2014, verranno negoziati e sottoscritti tra ASL e soggetti gestori i budget definitivi che dovranno valere per l’intero anno 2014. A tal fine le Asl e i soggetti gestori dovranno sottoscrivere la scheda di budget annuale. Il budget definitivo comprende il volume assegnato a titolo di budget provvisorio. Eventuali rimodulazioni di budget potranno avvenire entro il termine massimo del 30 novembre 2014. 17. le regole 2014 per l’accesso al contratto In attesa dell’introduzione di indici di programmazione finalizzati a governare il processo di accreditamento sul territorio del sistema di offerta socio sanitario, nel 2014 si introduce gradualmente la regola che prevede l’ingresso nella contrattazione di nuovi posti accreditati assicurando pari opportunità di accesso alle strutture, con particolare riferimento all’area della disabilità e degli Hospice. In sede di prima applicazione del nuovo sistema, sono ammessi alla contrattualizzazione i posti di RSD, CSS, CDD, e HOSPICE già accreditati o in relazione ai quali sia stata presentata domanda di accreditamento alla data di adozione del presente provvedimento, a condizione che si concluda positivamente la relativa verifica. E’ ammesso altresì: 37 - - la messa a contratto di posti in caso di realizzazione di nuove strutture o ampliamento di strutture esistenti a seguito di erogazione di appositi finanziamenti pubblici statali o regionali espressamente finalizzati allo sviluppo della rete socio-sanitaria; l’ampliamento di contratti già esistenti a favore di strutture sociosanitarie gestite da Aziende di Servizi alla Persona (ASP) di cui alla l.r. 13/2/2003, n. 1, ove sussistano dei dettagliati piani di rientro dal deficit di bilancio approvati dagli organi aziendali competenti, presentati alla Regione e valutati in sede di apposita Conferenza di servizi ai sensi dell’art. 14 della stessa l.r.1/2003, qualora detti piani prevedano esplicitamente la messa a contratto di nuovi posti già regolarmente accreditati. l’ente gestore provvede a fare richiesta di contrattualizzazione all’ASL territorialmente competente. L’ASL, terminata l’istruttoria, trasmette alla Direzione Generale Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato i nuovi contratti stipulati, entro due giorni dalla loro stipula. 18. La specificazione della programmazione 2014 dei singoli Servizi, ricompresi nell’Area Famiglia e Conciliazione nell’Area delle Fragilità, del Dipartimento ASSI Il ciclo di vita della famiglia e le varie forme di fragilità/non autosufficienza sono gli ambiti in cui si esercita la funzione programmatoria e di sostegno allo sviluppo, propria di tutti i Servizi dell’Area Famiglia e Conciliazione e dell’Area delle Fragilità. Assumendo come riferimento la strategia indicata dalle Direzioni Generale e Sociale, declinata in coerenza con le direttive regionali e tenuto conto delle azioni del 2013 che si estendono/proseguono nel 2014, ognuno dei Servizi dell’Area Famiglia e Conciliazione e dell’Area delle Fragilità Famiglia, ha predisposto la propria programmazione 2014 di seguito esplicitata. 18.1 PROGRAMMAZIONE DELL’AREA FAMIGLIA E CONCILIAZONE PER L’ANNO 2014 L’Area Famiglia è costituita dal Servizio Consultori Familiari e Centri per la Famiglia, Servizio Ricerca e Sviluppo per la Famiglia, Servizio Conciliazione Vita-Lavoro e Nuovo Welfare. Il contesto La realtà sociale è attraversata da importanti trasformazioni che incidono nelle nostre comunità locali, come la crisi economica che fa riemergere vecchie e nuove povertà, alimentate dai tratti della post modernità che combina limitazione delle risorse materiali con la fragilità delle reti sociali. Anche la riduzione del senso di sicurezza e di fiducia dei cittadini rischia di rendere difficile il compito di operatori e servizi. Si rende necessario quindi un paziente lavoro di ricostruzione dei legami nelle comunità e tra le comunità e i servizi, rendendo il welfare più congruente alle nuove domande sociali di singoli e famiglie. L’offerta di servizi deve essere efficiente ed economica ma sopratutto capace di intercettare nuovi e vecchi bisogni. Le risorse economiche a disposizione e i progetti devono essere integrati, spiegati e resi comprensibili per i cittadini. Il rilancio del territorio, delle comunità locali, dell’integrazione tra Enti e servizi, le azioni di promozione dell’empowerment, ma soprattutto la realizzazione di progetti efficaci orientati a saperi consolidati ed esperienze verificate. Il tema della domanda e dell’offerta dei servizi per la famiglia, inoltre, non può prescindere dalla necessaria ricognizione dei bisogni che alla stessa appartengono, nella contingenza dell’attuale situazione sociale e di relazioni che la famiglia si trova a vivere. Il contesto culturale è in profonda trasformazione, sono cambiati e stanno cambiando i modelli educativi, le forme familiari, la definizione dei ruoli di genere, i rapporti tra le generazioni, i tempi del lavoro e quelli della famiglia con la necessaria esigenza di conciliare questi mondi che ci appartengono. Solo con una grande attenzione alle trasformazioni in atto è possibile programmare servizi-progetti-doti capaci: di rispondere alle esigenze delle famiglie, con la necessaria flessibilità; di interloquire con i destinatari; di intercettare e raccordare tutte le risorse umane ed economiche presenti. L’attenzione primaria deve essere verso le giovani generazioni (bambini, bambine, giovani) sostenendo genitori, adulti e comunità locali a svolgere una funzione “genitoriale” positiva e capace di farsi responsabile della crescita equilibrata dei bambini e della famiglia. 38 Dalla nascita alla vita adulta, dalla vita adulta alla terza età, l’individuo incontra passaggi cruciali nell’evolversi del proprio ciclo di vita. Al fine di realizzare una buona programmazione, sono necessari dati sui bisogni della famiglia, indicatori della domanda potenziale di servizi e del carico sociale che la famiglia può trovarsi a dover sostenere. Quest’anno si è iniziato a raccogliere alcuni dati che saranno arricchiti per tipologia e con maggiori riferimenti alla nostra provincia nel corso del 2014. Provvedimenti regionali di politiche per la famiglia con progetti attivati in risposta ai diversi bisogni evidenziati dalle famiglie e relativi atti aziendali - Favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro – misure a sostegno del welfare aziendale e interaziendale. D.G.R.n.: 381/2010; 812/2010; 1576/2011; 2055/2011; 2504/2011; 221/2012; Decreto n. 13080/2010;5353/2011;6634/2011;6978/2011;11612/2011;11954/2011;4942/2012;12138/2012;3486/2013;6 426/2013;DeliberaASLn.28/2010;306/2011;1185/2011;1246/2011;1328/2011;181/2012;249/2012;768/2013; - Interventi a favore dei minori accolti nelle strutture residenziali. - Interventi a favore dei minori in affido. D.G.R.n: 3850/2012; 856/2013; Delibera ASL n.:1246/2012;1360/2012;268/2013;439/2013;893/2013;1457/2013; - Determinazione in ordine al sostegnodell’Associazionismo e delle reti di Mutuo Aiuto. L.r. 23/99; L.r 01/2008; DGR 646/2013; Delibera ASL n. 1134/2013; - Determinazione in ordine all’attuazione di interventi integrati a favore della famiglia. L.r. 23/99; L.r. 01/2008; DGR n 2055/2011; Delibera ASL n. 249/2012; - “Progetto Sostengo": "Attuazione di interventi e misure a favore dei genitori separati con figli minori, con particolare riferimento alle situazioni di fragilità”. DGR n. 144/2013; Decreto 8658/2013; DGR/2013; Contributo erogato al cittadino tramite carta di credito prepagata, ricaricata dalla Regione su istruttoria e autorizzazione ASL attraverso piattaforma informatica; - “Progetto Cresco”: fondo dedicato alla cura dell’alimentazione nel primo anno di vita del bambino. DGR n 4561/2012; Decreto 543/2013; Contributo erogato al cittadino tramite carta di credito prepagata, ricaricata dalla Regione su istruttoria e autorizzazione ASL attraverso piattaforma informatica; - “Progetto Nasco”: sostegno economico a tutela della maternità e a favore della natalità. DGR n° 2013, 3320, 4224, 4226 anni 2010/2012; Contributo erogato al cittadino tramite carta di credito prepagata, ricaricata dalla Regione su istruttoria e autorizzazione ASL attraverso piattaforma informatica; - Bando Inclusione Sociale/Area Penale: interventi a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria e delle loro famiglie. L. 8/2005; DGR 2733/2011; DGR 4333/2012, Decreto n. 4677/2012; Decreto n 222/2013; Delibera ASL n. 715/2012; 834/2012; 495/2013; 802/2013; - Realizzazione di interventi a favore delle famiglie e dei servizi socio-educativi per la prima infanzia (piano straordinario triennale per i Nidi). DGR n.11152/2010; 2413/2011; Delibera ASL n.1559/2011; 91/2013. LE AZIONI PROGRAMMATE In continuità con la programmazione 2013 si svilupperanno azioni nelle seguenti aree. Prevenzione e Promozione della salute Nello sviluppo ed implementazione di azioni ed interventi a sostegno della famiglia, considerando tutte le transizioni all’interno del ciclo di vita (nascita, infanzia, adolescenza, giovani, coppia, genitorialità, anziani, ecc.), diviene prioritaria l’attenzione alla dimensione preventiva e promozionale nello sviluppo. 39 Lo sviluppo di interventi di prevenzione e promozione della salute, finalizzati a rendere la popolazione e le famiglie soggetti proattivi nel raggiungere il proprio benessere, proseguirà attraverso la programmazione di progettualità raccordate e in collaborazione con altri Dipartimenti e Strutture aziendali (DPM, Servizio di promozione della salute, Dip. Dipendenze, MAP, ecc.) e in collaborazione con tutti quei soggetti\servizi che sul territorio si occupano di prevenzione e promozione della salute rivolti alla famiglia (Provincia, Università, Diocesi, Ufficio Scolastico Territoriale, singoli Istituti Scolastici, Ambiti territoriali, Comuni, Terzo Settore, Associazionismo familiare, ecc.). Proseguiranno quindi le collaborazioni e le partecipazioni attualmente in atto: - Partecipazione alla Commissione prevenzione del Dipartimento Dipendenze - Gruppo di raccordo sul Piano Integrato Locale (PIL) di promozione della salute - Promozione della salute nei luoghi di lavoro WHP - Piano di lavoro territoriale per le politiche giovanili, approvato e finanziato nel 2013 - Partecipazione al gruppo di lavoro sull’utilizzo di Facebook nei percorsi di promozione della salute. - Partecipazione al gruppo di lavoro interdipartimentale in collaborazione con l’Ufficio Scolastico Territoriale X, per progetti di prevenzione del bullismo - Partecipazione all’Osservatorio provinciale sulla comunicazione virtuale nel mondo giovanile - Partecipazione al gruppo interistituzionale “Genitori e genitorialità” - Partecipazione ai gruppi di lavoro della Consulta Politiche Familiari del Comune di Bergamo. Per l’anno 2014 sarà dedicata particolare attenzione ai seguenti temi: - Promozione dell’allattamento al seno attraverso il Progetto “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno - BFCI", (iniziativa OMS/UNICEF) - Raccomandazioni sull’educazione affettiva e sessuale nei Consultori familiari pubblici e privati - Consolidamento degli Spazi giovani reali nei Consultori familiari, orientati alla promozione della salute - Avvio di una sperimentazione di spazio giovani virtuale utilizzando i social network. Rete di offerta dei Consultori Familiari La rete di offerta dei Consultori familiari pubblici e privati si è sviluppata nel corso del 2012-2013. Attualmente sono presenti sul territorio 18 sedi consultoriali pubbliche (10 sedi principali e 8 distaccate) e 13 sedi consultoriali private accreditate, 7 a contratto e 6 non a contratto. Nel 2013 si sono confermate, consolidate e sviluppate le funzioni nei Consultori familiari pubblici. Complessivamente l’offerta dei Consultori familiari è stata attraversata nel corso del 2013 dagli effetti della DGR IX/4597 che ha aggiornato e ridefinito le attività dei Consultori familiari. Si sono rese necessarie azioni di accompagnamento all’applicazione della DGR sia in relazione alle tariffe, alla definizione univoca delle attività e delle prestazioni, del sistema di rendicontazione e del pagamento dei ticket. In particolare sono stati effettuati nel corso del 2013 incontri sia con i consultori familiari pubblici che privati sull’applicazione della nuova DGR 4597/12, incontri di raccordo e chiarificazione con la Vigilanza sullo stesso tema, incontro con la Vigilanza e i Consultori familiari privati accreditati a contratto, formazione di tutti gli operatori dei CF pubblici sulle nuove modalità di rendicontazione dell’attività. Gli obiettivi prioritari per la rete dei Consultori familiari saranno i seguenti: - Consolidare la rete dei Consultori familiari accreditati presenti sul territorio. - Qualificare ulteriormente l’offerta dei Consultori familiari pubblici, proseguendo le azioni tese a rendere omogenea l’offerta su tutto il territorio. - Sviluppare azioni innovative. - Raccordare i Consultori familiari pubblici e privati tra loro e con il territorio. - Promuovere l’integrazione delle funzioni da Centro famiglia come da indicazioni regionali (DGR1185 del 20/12/2013). Completare la rete di offerta dei Consultori Familiari, presentando alla Regione Lombardia una richiesta congruente al fabbisogno provinciale di servizi, allo scopo di ottenere le risorse necessarie alla contrattualizzazione dei Consultori familiari privati già accreditati. La sperimentazione “Creazione di Centri per la famiglia attraverso il coinvolgimento di Consultori familiari accreditati“ attivato con 6 Consultori familiari privati senza contratto, ha prodotto risultati positivi che sono 40 stati illustrati alla Regione al fine di poter proseguire l’attività estendendo le funzioni innovative alla rete complessiva del Consultori familiari. Proseguiranno anche le sperimentazioni avviate nei Consultori familiari di Bergamo (ASL) e Trescore Balneario (Ambito Territoriale Valle Cavallina e Fondazione Angelo Custode) in applicazione alla DGR 3239 del 4/4/2012 per l’Area D Consultoriale, in attesa delle indicazioni regionali. Nell’aprile 2013 si sono aperti 4 Spazi giovani presso il Consultorio Familiare di Bergamo, il Consultorio Familiare di Dalmine, il Consultorio Familiare di Gazzaniga, il Consultorio Familiare di Treviglio. Nel corso del 2014 verrà consolidata l’attività degli Spazi giovani e il lavoro di informazione, monitoraggio, verifica e supervisione. Nel settembre 2013 è stato aperto un Servizio Sperimentale di Supporto Psicologico a lavoratori e imprenditori nel Consultorio familiare di Dalmine (sede di Zanica). Verrà monitorata nel 2014 l’attività del servizio attivato e si valuterà l’opportunità di estendere l’iniziativa ad altre sedi consultoriali. Il tavolo di confronto tra Area Famiglia e rete dei Consultori familiari privati accreditati proseguirà nel 2014 l’attività sui seguenti argomenti: - Sviluppo delle sinergie tra Ospedale e Consultori familiari accreditati (pubblici e privati) in materia di maternità e gravidanza (in attuazione del Progetto Materno Infantile). - condivisione di percorsi formativi dedicati al personale consultoriale dei Consultori familiari pubblici e privati. - Raccordo con il territorio (Ambiti Territoriali, Terzo settore, associazionismo familiare, ecc.). - Educazione affettiva e sessuale. - Integrazione delle nuove funzioni da Centro famiglia nell’unità di offerta del Consultorio familiare - Evoluzione della domanda consultoriale in relazione ai nuovi bisogni emergenti. Prestazioni e utenti dei Consultori familiari ASL per anno ANNO PRESTAZIONI UTENTI 2010 60.051 17.777 2011 75.382 22.823 2012 78422 25034 2013 87187 24626 Da notare che l’anno 2013 è solo parzialmente confrontabile con gli anni precedenti, perché la DGR 4597 ha introdotto a partire dal 1/1/2013 importanti ridefinizioni in senso restrittivo delle prestazioni tariffate Prosecuzione del percorso di continuità Ospedale-Territorio per il percorso maternità (Dgr 011138/2010) attraverso: - la messa in rete delle informazioni di utilità reciproca per il miglioramento degli accessi; - la promozione di raccordi/sinergie tra le iniziative a sostegno della tutela della natalità realizzate dai Consultori Familiari pubblici e privati e la iniziative dei punti nascita delle Aziende Ospedaliere; - la realizzazione di un protocollo condiviso al fine di omogeneizzare il percorso allattamento,nell’ambito del Progetto OMS/UNICEF “Comunita’ Amica dei Bambini” :Protocollo Puerperio e follow-up post dimissione madre/neonato e sostegno allattamento/Continuta’ assistenziale Ospedale –Territorio. Attività psicologiche dei Consultori Familiari dell’ASL Prosecuzione delle azioni avviate con lo scopo di rendere uniforme, qualificare e governare maggiormente l’offerta psicologica nei Consultori Familiari. Con la collaborazione degli psicologi referenti individuati verranno prodotte Linee Guida per gli interventi psicologici nel Consultorio familiare anche in riferimento alla DGR 4597/2012 e si procederà ad una prima condivisione delle stesse con tutti gli psicologi dei consultori. 41 Ulteriore qualificazione territoriale dell’Adozione Nel 2013 sono state redatte le procedure per l’adozione Nazionale e Internazionale, finalizzate a rendere omogenea l’offerta territoriale dei Consultori familiari, ed è stato approvato un Accordo con Il Tribunale dei Minorenni e le 5 ASL che afferiscono ad esso, finalizzato a definire modalità di lavoro comuni. Si sono svolte nel 2013 due specifiche attività formative rivolte agli operatori dei Consultori familiari finalizzate all’applicazione delle linee guida e delle procedure relative all’Adozione Nazionale e Internazionale. E’ stato rivisto e stampato il materiale informativo per le famiglie adottive. Continuerà nel 2014 il periodico e costante monitoraggio dell’attività nelle diverse sedi aziendali, e verrà verificato il Protocollo sottoscritto con il Tribunale dei Minorenni di Brescia. Prosecuzione degli sportelli di ascolto negli Istituti Scolastici Secondari di secondo grado Nell’anno scolastico 2012-2013 si sono attivati spazi di ascolto in 26 Scuole secondarie di Secondo Grado e per l’anno scolastico 2013-2014 gli spazi attivati sono 28. Quest’attività ormai consolidata, verrà meglio raccordata ai Consultori familiari ed in particolare con gli Spazi giovani. Si prevede, dopo la consueta verifica a fine anno scolastico, la prosecuzione dell’attività anche per l’anno scolastico 2014-2015. Azioni innovative nei Consultori Familiari dell’ASL Promozione dell’allattamento al seno Attuazione del Progetto “Comunità Amica dei Bambini per l’Allattamento Materno - BFCI", (iniziativa OMS/UNICEF) già deliberato dall’ASL in data 22/11/2013 (delibera n. 1296/2013) rivolto al sostegno e promozione dell’allattamento materno. La Comunità Amica dei Bambini è la Struttura socio-sanitaria territoriale in cui tutti gli operatori dei servizi a contatto con donne in gravidanza, madri e bambini adottano standard di buone pratiche assistenziali che hanno lo scopo di proteggere, promuovere e sostenere l’avvio e la durata dell’allattamento materno. Obiettivo essenziale di questo progetto è creare una “cultura dell’allattamento” nella Comunità, tramite la realizzazione di una rete efficace di protezione, promozione e sostegno dell’allattamento materno nel territorio, in cui tutti gli attori presenti (medici di assistenza primaria e pediatri di famiglia, ginecologi, ostetriche, psicologi, infermieri, infermieri pediatrici, assistenti sanitari, amministrativi, volontariato presente, istituzioni comunali, ospedali con punti nascita,…) agiscono in modo sinergico. In questa ottica verranno effettuate delle azioni volte a : - produrre una Politica Aziendale; - migliorare le competenze tramite una formazione capillare e continua di tutti gli operatori; - istituire tavoli di lavoro aziendali ed interaziendali che producano protocolli condivisi al fine di omogeneizzare il percorso allattamento; - creare Sinergie e Reti di sostegno all’allattamento materno intra ed interaziendali, intersettoriali con diverse istituzioni, gli ambiti territoriali, il terzo settore, gruppi di mamme,gruppi di peer counsellors, utenti etc. Tale progetto, che coinvolgerà tutta l’ASL e la comunità locale, vedrà coinvolti in un ruolo determinante tutti gli operatori dei Consultori familiari pubblici, nell’ambito di un importante lavoro di informazione, formazione e sostegno dell’Allattamento materno. Sostegno alle donne vittime di violenza Sviluppo di un progetto contro la violenza alle donne e di sostegno alle donne vittime di violenza. Ogni Consultorio dovrà essere in grado di fornire informazioni, consulenza, sostegno a qualsiasi donna che si trovi ad essere vittima di violenza. Per questo sarà definito un protocollo operativo che metterà tutti gli operatori nelle condizione di sapere affrontare questa tematica. Sarà svolta un’adeguata formazione e proseguirà il lavoro interistituzionale con tutte le realtà che si occupano o dovrebbero occuparsi di questi problemi (A.O., Questura, Carabinieri, Servizi sociali comunali, Associazioni, Comunità di pronta accoglienza, ecc.) Educazione affettiva e sessuale Riqualificazione dell’offerta di educazione affettiva e sessuale attraverso l’emanazione di raccomandazioni scientificamente validate e condivise dalla rete degli operatori dei Consultori familiari pubblici e privati. Organizzazione di un convegno sull’educazione affettiva e sessuale nelle scuole. Ripresa della formazione agli operatori su questi temi, con aggiornamenti sull’uso delle attuali forme di comunicazione presenti nelle 42 nuove generazioni. Sperimentazione di un’attività di educazione affettiva e sessuale utilizzando il social network. Prevenzione della depressione post partum Da tempo, in pochi Consultori familiari, è presente una qualificata attività di prevenzione della depressione post partum. Nell’anno 2014, anche a fronte di un finanziamento regionale (DGR n. 1188/2013 ) si sperimenteranno nuovi strumenti per individuare precocemente e trattare adeguatamente le forme di depressione post partum che possono esitare in comportamenti gravi. Questa sperimentazione avverrà in 3 Consultori familiari e in collaborazione con le tre Aziende Ospedaliere della nostra provincia. Tale sperimentazione si raccorderà con le esperienze già in atto nella prospettiva di avere, nei prossimi anni, una buona copertura territoriale sia nell’individuazione precoce dei problemi che nel trattamento degli stessi. Partecipazione ad organismi interistituzionali esterni all’ASL - Consulta delle Politiche familiari - Luoghi e Tempi della città - Genitori e genitorialità - OSCARV Osservatorio sulla comunicazione reale e virtuale tra i giovani - Centro famiglia del Comune di Bergamo Conciliazione famiglia e lavoro Attuazione delle indicazioni regionali in materia di Conciliazione Vita e Lavoro secondo quanto indicato nella DGR X/1081 del 12 dicembre 2013 “Disposizione in ordine alla valutazione delle politiche territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze territoriali di conciliazione, dei tempi lavorativi con le esigenze famigliari e delle reti di imprese che offrono servizi di welfare. Nel 2014 sono previste le seguenti attività: - Definizione e avvio della Rete Territoriale di Conciliazione con la relativa sottoscrizione dell’Accordo di collaborazione territoriale biennale (entro il 31 marzo 2014); - Istituzione del Comitato di valutazione e monitoraggio locale; - Promozione delle Alleanze Territoriali per la realizzazioni di azioni di conciliazione (entro il 30 giugno 2014); - Stesura del Piano di Azione Territoriale biennale sulla conciliazione (entro il 30 giugno 2014); - Finanziamento, avvio, monitoraggio dei progetti previsti dal Piano di Azione Territoriale biennale sulla conciliazione. L’ASL avrà il ruolo di capofila della Rete Territoriale di Conciliazione e farà parte insieme allo STER del Comitato di Valutazione e monitoraggio locale. Bando Dote Conciliazione – Attività anno 2014 Secondo quanto indicato nel Decreto n 12738 del 23/12/2013 “Determinazione in merito ala conclusione della sperimentazione della Dote Conciliazione – Servizi alla Persona, proseguirà l’attività di erogazione/conlcusione delle Doti relative alla DGR n 4221/2012 “Misure a sostegno del welfare aziendale ed interaziendale e della conciliazione famiglia-lavoro in Lombardia”; il D.d.u.o. 13 dicembre 2012 - n. 12138 “Approvazione delle indicazioni per la partecipazione alle iniziative di welfare aziendale e interaziendale e alla dote conciliazione servizi alla persona, in attuazione della D.G.R. del 25 ottobre 2012 n. 4221. Al 31 dicembre 2013 l’erogazione delle Doti è la seguente: Doti con priorità n° 16; Doti senza priorità n° 180; Doti senza priorità da erogare nel 2014 (stima) n° 170. Progetto NASKO Con DGR IX/4226 del 25/10/2012, la Regione ha rifinanziato il progetto NASKO, modificando le caratteristiche del contributo economico e dei criteri di accesso delle donne. Dall’avvio dell’iniziativa (1/10/2010 al 31/12/2013) hanno acceduto al benefico economico e ai percorsi individualizzati n. 442 donne. Proseguirà il progetto in collaborazione tra Consultori familiari pubblici, Consultori familiari privati e Centri di Aiuto alla Vita, con le seguenti attività: - Validazione dei progetti individualizzati. - Erogazione dei contributi. - Effettuazione dei controlli periodici previsti. Fondo Cresco 43 Gestione del nuovo “Fondo Cresco” previsto dalla DGR n. 4561 del 19/12/2012 finalizzato a contributi erogati dai Consultori familiari pubblici e privati a neomamme in condizione di estrema povertà. Tale fondo è stato rifinanziato e innovato con il sostegno economico alle mamme che allattano al seno, tramite DGR n. 1005, del 29/11/2013, l’attuazione di queste forme di sostegno avranno attuazione nel corso del 2014. Fondo Sostengo Proseguiranno, secondo le indicazioni regionali, gli interventi e misure a favore dei genitori separati con figli minori, con particolare riferimento alle situazioni di fragilità - DGR n. 144/2013 e si svilupperà in tutto il territorio l’azione innovativa attivata nell’Area Territoriale Bassa Bergamasca: “Per continuare ad essere genitori”. L’Asl ha formalizzato l’avvio del Progetto “Per continuare ad essere genitori” con Deliberazione n. 1302 del 28.11.2013.Questa proposta di azione innovativa si fonda sull’attivazione dei Consultori Familiari del Distretto Bassa Bergamasca in stretta sinergia con l’Associazione “PapàSeparatiLombardia”, per la promozione di un’informazione appropriata e mirata, un’azione di accoglienza e ascolto diffusi e la messa a disposizione di forme di supporto consulenziali e/o economiche, in coerenza con i contenuti della DGR 144/13, che ha dato vita a SOSTENGO e che prevede la predisposizione di specifici progetti individualizzati e di corresponsabilizzazione. Bando Famiglia anno 2013 Ai sensi della DGR 646/2013 “Determinazione in ordine al sostegno dell’Associazionismo e delle Reti di Mutuo Aiuto” è stato emanato il Bando (delibera ASL n. 1134 /2013) che ha visto la partecipazione di 50 Enti – Associazioni familiari che hanno richiesto un cofinanziamento regionale per altrettanti progetti. Sono state formulate le graduatorie (delibera ASL n.1458/2013) che hanno ammesso al finanziamento 46 Enti e che ha visto finanziati 23 Enti e Associazioni familiari. I progetti si svolgeranno durante tutto l’anno 2014. Il ruolo dell’ASL nei confronti degli Enti e delle Associazioni familiari finanziate sarà quello del monitoraggio, controllo dei progetti nelle loro fasi di realizzazione, fornendo tutti i supporti di conoscenza e di concreta collaborazione nel tempo al fine di favorire la risposta ai bisogni evidenziati e garantire un efficace uso delle risorse. Tale attività potrà essere svolta anche attraverso sopralluoghi, colloqui, interviste. Piano di Inclusione Sociale a favore delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria e delle loro famiglie La DGR n. 1004 del 29 novembre 2013: “Piano di azione per il reinserimento delle persone sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria – biennio 2014-2015 (di concerto con l’Assessore Aprea)” prevede di definire un Piano di Azione biennale per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone, adulti e minori, sottoposte a provvedimenti dell’Autorità Giudiziaria. Il Piano, secondo una programmazione integrata e multidimensionale, dovrà contenere un complesso di interventi e di azioni volti a potenziare, sostenere e sviluppare attività che favoriscano, attraverso la costruzione di percorsi individualizzati, la permanenza o il rientro delle persone nel proprio contesto di vita. Particolare attenzione sarà dedicata alla fase delle dimissioni, sostenendo la realizzazione di percorsi in misura esterna alla detenzione stessa, in un’ottica di riduzione della recidiva. L’ASL assicura e promuove la programmazione territoriale della rete di interventi in collaborazione con un coordinamento stabile e continuativo. Verrà istituito il Polo Interistituzionale Territoriale con la seguente composizione: – referente ASL in qualità di coordinatore del gruppo interistituzionale e referente del gruppo regionale – referente della Provincia-settore Politiche del Lavoro – referente dell’Istituto Penitenziario – referente dell’Ufficio di Esecuzione Penale Esterna – referente dell’Ufficio Servizi Sociali Minorenni – referente dell’Ufficio di Piano. L’ASL dovrà altresì rafforzare l’integrazione tra livello istituzionale e non (terzo settore, volontariato, cooperazione sociale). All’ASL spetterà attuare per il 2014 le seguenti linee d’intervento: - istituzione del Polo Interistituzionale Territoriale; - definizione delle priorità territoriali delle linee di intervento regionali (Area Adulti e Area Minori), sulla base dei bisogni e delle problematiche emergenti; - stesura del Piano di Inclusione Sociale Integrato a durata biennale; - trasmissione del Piano di Inclusione Sociale Integrato a Regione Lombardia; - emanazione di Avviso Pubblico per la presentazione dei Progetti; - raccolta dei progetti presentati; 44 - definizione dei criteri di valutazione; valutazione dei Progetti e formazione di due graduatorie (Area Adulti e Area Minori); sottoscrizione delle Convenzioni con gli Enti finanziati; assegnazione finanziamenti previsti agli Enti titolari dei progetti; monitoraggio, valutazione e verifica della rendicontazione economica e delle azioni previste e realizzate; accompagnamento nella realizzazione dei Progetti; invio dei Progetti ammessi, delle Schede di Monitoraggio e Valutazione finali a RL, PRAP e CGM. Conclusione del bando previsto nella DGR n° 4333/2012 e successivo Decreto 222/2013. Accompagnamento per gli Enti Titolari nella realizzazione dei Progetti, assegnazione finanziamenti previsti agli Enti titolari dei progetti finanziati, monitoraggio, valutazione e verifica della rendicontazione economica e delle azioni previste e realizzate, invio del debito informativo. Piano straordinario nidi e Fondo nazionale per la famiglia La giunta Regionale ha deliberato le azioni per l’attuazione delle Intese tra Governo e Regioni per la realizzazione di un piano straordinario per lo sviluppo integrato dei servizi socioeducativi per i bambini da 0 a 36 mesi, in particolare l’acquisto da parte del sistema pubblico di posti già autorizzati nelle Unità di offerta socio-educative per la prima infanzia del sistema privato. Nel 2014 si concluderà la quarta annualità. Questa azione si raccorda con l’attuazione del D.d.u.o. 21/12/2012 n.12560 che ripartisce e assegna agli Ambiti Territoriali per tramite dell’ASL le risorse per l’attuazione di interventi previsti dalla DGR IX/2413 del 26/10/2011 che prevede azioni di ampliamento e consolidamento della dotazione di nidi e servizi per minori 0/3 anni e per la realizzazione di interventi a favore delle famiglie numerose o in difficoltà. Contributo Comunità per minori La DGR IX/3850 del 25/7/2012, avvia una sperimentazione di interventi a favore dei minori accolti nelle strutture residenziali e dei minori in affido familiare. Nel corso del 2013 sono state raccolte le domande delle famiglie e degli Ambiti territoriali, verificati i criteri per accedere al contributo, erogate le somme e monitorata nel complesso la sperimentazione. Con DGR n. 856 del 2013, che costituisce il primo provvedimento attuativo della DGR n. 116 del 2013, si definisce di dare attuazione anche per il 2014 all’erogazione di un contributo giornaliero a favore di quei comuni, singoli o associati, che sostengono oneri per l’inserimento in Comunità di accoglienza di minori vittime di abuso, violenza e/o maltrattamento, il cui progetto educativo individualizzato preveda la necessità di prestazioni sociosanitarie e/o sanitarie. Si procederà quindi a sottoscrivere la convenzione con ciascun Ambito Territoriale, effettuare l’istruttoria delle schede di rendicontazione presentate dall’Ente Capofila, verificare per ciascun minore l’esistenza del Piano educativo Individualizzato, con particolare riguardo agli interventi di carattere sociosanitario e/o sanitario necessari ai fini del percorso di recupero terapeutico del minore, determinare il valore del contributo e liquidare l’importo spettante all’Ente capofila. Accordo di collaborazione con gli Ambiti territoriali per i servizi minori e famiglia (tutela minori) L’accordo è stato presentato e sottoscritto dai Presidenti delle Assemblee dei Sindaci ed è stato Deliberato dall’ASL nel maggio 2013. E’ stato presentato agli psicologi referenti che a loro volta l’hanno presentato ai colleghi che operano nei Consultori familiari, è stato presentato con incontri specifici al Dipartimento delle Dipendenze, al CBF, ai Responsabili degli Uffici di Piano, ai Responsabili dei Servizi minori degli Ambiti Territoriali, alla rete dei Consultori familiari privati e al rappresentante della Rete Comunità per i minori. E’ finita la fase di presentazione e condivisione dell’accordo. Nel 2014 continuerà il monitoraggio congiunto ASL/Ambiti Territoriali sulla collaborazione nei Servizi per i Minori e la famiglia. A tal proposito è stato istituito il gruppo di monitoraggio dell’accordo composto da tre psicologi referenti dei consultori familiari pubblici, quattro responsabili delle UO Minori degli Ambiti territoriali individuati dal CdRdS, da un rappresentante del Dipartimento delle Dipendenze. Poiché i cambiamenti richiesti dall’accordo richiedono da parte dei servizi e degli operatori una modifica anche culturale nell’approccio alla famiglia e ai minori, queste innovazioni saranno sostenute da un percorso formativo congiunto e integrato. Accesso ai servizi e informazione Proseguirà l’azione uniforme per tutta l’ASL di informazione ai cittadini sui servizi svolti dai Consultori familiari, e sui bandi, doti, buoni e vaucher gestiti dall’Area Famiglia e Conciliazione. Questo attraverso materiale cartaceo (locandine e brochure), il portale ASL, gli altri strumenti in rete dell’ASL (Facebook, Twitter), il PUOI e in futuro con lo Sportello Unico Welfare, la stampa locale, le televisioni e radio locali. 45 Flussi informativi e collaborazione con il Servizio Epidemiologico Aziendale L’Area Famiglia e Conciliazione continuerà a curare i flussi informativi relativi ai Consultori familiari pubblici e privati, a garantire i flussi regionali e nazionali sull’adozione, e alle altre attività di competenza (Minori Web, Penale minorile, Nasko, Cresco, Sostengo, Doti, ecc.) L’elaborazione dei dati sull’attività dei Consultori familiari proseguirà avvalendosi del Servizio di Epidemiologia Aziendale per analisi e approfondimenti. 18.2 PROGRAMMAZIONE DELL’AREA DELLE FRAGILITA’ PER L’ANNO 2014 L’Area delle Fragilità è articolata in: Servizio Assistenza Domiciliare Integrata e Bisogni Complessi, Servizi Diurni e Residenziali per le Fragilità, Servizi e Progetti Integrati per le Persone Fragili e/o con Disabilità 18.2.1 SERVIZIO ASSISTENZA DOMICILIARE INTEGRATA E BISOGNI COMPLESSI Attività di prevenzione/Promozione della salute Continuità Assistenziale Ospedale Territorio Obiettivo: Accompagnamento al pieno utilizzo, da parte delle strutture ospedaliere accreditate, della scheda informatizzata per la continuità ospedale territorio. Lo scopo è rendere più tempestive le comunicazioni fra Ospedale e Territorio, facilitare la comunicazione tra i professionisti, ridurre gli errore di comunicazione e le relative latenze. Nel corso del 2012 è stata introdotta la scheda informatizzata unica provinciale per facilitare la trasmissione delle informazioni relative alla dimissione protetta; tale modalità ha l’obiettivo di agevolare i percorsi di cura e assistenza tra le strutture di degenza e i servizi territoriali. Nell’anno 2013 si sono raggiunte tutte la A.O. e alcune delle strutture di degenza private accreditate della Provincia di Bergamo che effettuano dimissioni protette verso i territori.Nei primi mesi del 2014 si provvederà al coinvolgimento di tutte le strutture di ricovero accreditate e si introdurrà la possibilità della compilazione informatizzata e dell’invio tramite ADIWEB della modulistica per le richieste di ausili e presidi necessari al momento della dimissione. Indicatori: Raggiungimento di almeno il 30% dei reparti ogni Struttura di ricovero pubblica e Privata Accreditata Sezione attività e progetti in continuità con le azioni avviate nel 2013 Assistenza Domiciliare Integrata (A.D.I.) Obiettivo: Prosieguo della sperimentazione fino a nuova indicazione regionale, del nuovo modello di erogazione dell’ADI incentrato sulla valutazione dei bisogni delle persone non autosufficienti e delle loro famiglie. L’ASL di Bergamo nel corso del 2013 ha applicato le indicazioni regionali conformemente alle risorse a disposizione attraverso la realizzazione di un modello integrato che permettesse di rispondere al processo ADI (dalla fase di segnalazione alla fase di assegnazione e monitoraggio del budget) con le figure professionali coinvolte e le relative funzioni. Tale modello prevede una serie di azioni, su ciascun processo, che sono state così sintetizzate: Processo SEGNALAZIONE Chi fa che cosa MAP/Famiglia/A.O./ Servizi Sociali/Volontari ATTIVAZIONE MAP al distretto con la compilazione della richiesta AUTORIZZAZIONE E APERTURA DELLA PRATICA VALUTAZIONE E ATTRIBUZIONE DEL VOUCHER L'Infermiere e/o il fisioterapista del distretto: eseguono diverse procedure tecniche. La famiglia: sceglie l’erogatore e firma il consenso informato. Il Medico di distretto: autorizza la pratica. Il CeAD e i Soggetti Accreditati (in collaborazione) EROGAZIONE DEL PIANO ASSISTENZIALE I Soggetti accreditati 46 RIVALUTAZIONE DEL PAI Il CeAD e i Soggetti Accreditati (in collaborazione) DIMISSIONI Il personale dell’Ente Erogatore RENDICONTAZIONE L’Ente Erogatore Questo modello che, nel corso del 2013, ha previsto significativi momenti di confronti a più livelli Istituzionali (Regione, ASL , Comuni), Interdipartimentali (Dipartimento ASSI, ,UO. Economico Finanziaria), tra servizi (Servizio Cure Domiciliari, Cead Distrettuali, Servizio di vigilanza, Servizio Direzioni delle professioni Sanitarie e Sociali) e con i Soggetti Accreditati ADI, proseguirà anche nel corso del 2014 con momenti di condivisione e di valutazione e verifica attraverso incontri mirati per rendere il sistema lineare e finalizzato a erogare un servizio di cura che risponda alle reali necessità dei cittadini che accedono alle Cure domiciliari. Indicatori: Valutazioni effettuate dal CeAD su pazienti complessi (Triage >=10) : 100% (fino a nuove indicazioni regionali) Valutazioni effettuate dall’Ente Erogatore (Triage da 2 a 9): 100% Incontri integrati e confronti per il monitoraggio dei percorsi intrapresi: almeno 3/anno Nella tabella seguente viene riportato il trend dell’ADI negli anni 2010-2012 dal quale si evince sia l’aumento dell’utenza (di cui il 53% è ultraottantenne) che il forte incremento dell’utenza assistita con cure palliative. D a ti g e n e ra li d i Tre n d tipo logia adi estem p o ra n e a estem p o ra n e a e a d i To t a l e P o p o la z i o n e s o lo co n estem p o ra n e a P o p o la z i o n e c o n em issio n e d i P A I 2010 4.679 5.253 1.224 11.156 2011 4.982 4.036 1.159 10.177 2012 5.725 4.220 1.251 11.196 2010 2011 2012 5.253 4.036 4.220 5.903 6.141 6.976 11.156 10.177 11.196 Pop o l a z i o n e c o n e m i s s i o n e d i P i a n i A s s i s t e n z i a l i I n d i v i d u a l i fa sia d 'e tà 00_14 15_64 65_74 75_79 80 e o ltre 2008 30 712 888 690 2.195 4.515 V A L O R I ASSO L U TI 2009 2010 2011 38 40 45 853 873 883 983 1.012 1.043 845 904 967 2 .812 3.074 3.203 5 .531 5.903 6.141 2012 68 972 1.265 971 3.700 6.976 2008 0,7% 15,8% 19,7% 15,3% 48,6% V A LO R I % D I C O L O N N A 2009 2010 2011 0 ,7% 0,7% 0,7% 15,4% 14,8% 14,4% 17,8% 17,1% 17,0% 15,3% 15,3% 15,7% 50,8% 52,1% 52,2% 2012 1,0% 13,9% 18,1% 13,9% 53,0% perso n e a s s i s t i t e i n c u r e p a l l i a t i v e 2008 c o n m a la t t i a t u m o ra l e Anno 2008 2009 2010 2011 2012 2010 2011 2012 1.411 1.704 1.804 1.848 2.157 40 97 152 126 226 1.451 1.801 1.956 1.974 2.383 c o n a l t r a m a la t t i a to tale assistiti in cure p a ll i a t i v e 2009 tot a ssistiti 4.515 5.531 5.903 6.141 6.976 d i c u i i n % a ssistiti C u re in C u r e P a l lia t i v e P a l l i a t i v e 1.451 32,1% 1.801 39,9% 1.956 43,3% 1.974 43,7% 2.157 47,8% 47 Corso di assistenza ai malati di SLA Obiettivo: Realizzazione del corso di assistenza ai malati SLA. Considerata l’importanza dell’argomento relativo ad una patologia che sta assumendo connotati significativi sia dal punto di vista numerico in evoluzione (nella nostra Provincia sono assistiti mensilmente circa 70 pazienti) sia per quanto riguarda la complessità assistenziale (l’evoluzione della patologia porta i pazienti ad una condizione di allettamento e di severità clinica importante) per l’anno 2014 si intende proporre un percorso formativo rivolto ai MAP su questa patologia. Per la realizzazione di questo obiettivo ci si propone di coinvolgere il Dipartimento di Cure Primarie in particolare nella fase di proposta e sollecitazione alla partecipazione da parte dei MAP. Indicatori: Iscrizione di almeno il 10% dei MAP al corso. Riabilitazione extraospedaliera Valutazione pazienti ambulatoriali Obiettivo: continuare con l’attività di verifica del rispetto delle regole finalizzata al controllo delle inappropriatezze prescrittive ed erogative in attesa del cambiamento previsto dalla DGR delle regole 2014. Attività di supporto e consulenza agli Operatori dei Ce.A.D., degli Enti Accreditati per ADI e degli Ospedali, in materia di “domiciliarità” Obiettivo: Accompagnamento e supporto al personale dei distretti, al personale delle Strutture Accreditate ADI e al personale delle A.O. Pubbliche e Private Accreditate Proseguirà nel 2014 anche tutta l’attività di supporto ai colleghi dei CeAD e degli Enti Accreditati su aspetti economici, epidemiologici, organizzativi e gestionali e tutta l’attività di tipo amministrativa specifica del nostro servizio. Continueranno anche gli incontri con il “Gruppo Regia ADI” composto, oltre che dal Servizio Centrale (Responsabile, Coordinatore infermieristico e Fisioterapista) anche da rappresentanti del Servizio Direzioni delle professioni Sanitarie e Sociali, dei Distretti, del Servizio di Vigilanza e degli Enti Accreditati Adi. Inserimento nella piattaforma informatica ADSPER delle valutazioni multidimensionali, annualmente sono quantificabili in circa 4.000 schede. Indicatori: incontri con operatori degli enti accreditati in plenaria: 2/anno incontri del gruppo di regia ADI: 3/anno incontri operatori CeAD plenaria: 4/anno Sezione Nuove attività per il 2014 Adi e budget Obiettivo: Individuazione di una modalità efficace di controllo del budget Per l’anno in corso è previsto un maggior coinvolgimento dei Distretti (DSS) anche per la programmazione dell’attività, delle linee di indirizzo e della gestione del budget. Su quest’ultimo tema gli indirizzi regionali continuano a prevedere che il budget non sia assegnato formalmente agli Enti Erogatori ma all’ASL e, di conseguenza, ai Distretti. Ciò implica un governo e un monitoraggio attento della spesa da parte dei singoli Distretti con la collaborazione del Servizio Centrale. A tal proposito verrà prevista la stesura di Linee Guida specifiche attraverso le quali verranno delineate tutte le fasi di gestione del budget: assegnazione, monitoraggio, liquidazione delle prestazioni. Indicatori: Assegnazione del budget per singolo Distretto Assegnazione di budget “virtuali” da attribuirsi a ogni Ente accreditato/Distretto Stesura delle Linee Guida per il monitoraggio del Budget Incontri con i Direttori dei Distretti finalizzati al tema “monitoraggio Budget ADI”: 2/anno. Adi e controlli Obiettivo: affinamento dell’attività di controllo al domicilio dei pazienti seguiti in ADI, in ottemperanza alla normativa che regola tale attività per le Unità di Offerta Sociosanitarie. La normativa prevede l’effettuazione dei controlli in itinere dell’attività effettuata a domicilio sui pazienti seguiti in ADI. Tale attività viene eseguita in collaborazione con il Servizio di Vigilanza (S. ACAQ). Il piano dei controlli prevede un’attività di controllo sull’appropriatezza di cui una parte è di competenza dei Distretti e del Servizio Centrale; si tratta di un’attività ex post effettuata mensilmente in back office in 48 relazione alla discrepanza tra PAI preventivato e PAI consuntivato utilizzando l’applicativo ADI WEB – Health Portal. I controlli in itinere verranno effettuati al domicilio su un campione di assistiti attraverso l’utilizzo di requisiti/criteri, misurabili mediante indicatori riferiti nella DGR specifica Indicatore: pazienti controllati a domicilio: circa il 3% dei pazienti in carico su ogni ente accreditato. Indicatore: PAI controllati dai distretti e/o dalla Sede Centrale : circa il 30% Cure Palliative Obiettivo:partecipare all’attività del Dipartimento Interaziendale Funzionale per le Cure Palliative (DICP) che per il 2014 si orienterà, prevalentemente, all’attività formativa del personale che si prende cura, nei vari setting assistenziali presenti nella rete, del paziente e della sua famiglia. Il 29 settembre 2013 con atto deliberativo del Direttore Generale n. 1053 l’ASL di Bergamo ha istituito il Dipartimento Interaziendale Funzionale per le Cure Palliative (DICP) che ha iniziato i lavori con la prima convocazione del 25 novembre 2013. L’attività del DICP vede coinvolto il Dipartimento ASSI e, in particolar modo, il Servizio Cure Domiciliari. La nostra partecipazione si concretizza nella presenza di tre operatori (coordinatore infermieristico del servizio, responsabile del servizio, operatore amministrativo) sia nel Comitato che nell’Esecutivo, nella gestione delle funzioni di segreteria di Dipartimento e nella partecipazione alle attività promosse dall’Esecutivo. Tali attività, per il 2014, saranno prevalentemente orientate alla progettazione e all’attuazione di percorsi formativi dedicati al personale coinvolto nell’erogazione delle cure palliative, alla costruzione di un set di dati condivisi riguardanti l’attività svolta dai vari erogatori, i pazienti seguiti, la tipologia di prestazioni erogata, ecc., a un’analisi della stato attuale di funzionamento dei servizi esistenti sia domiciliari che residenziali. Indicatore: attuazione del progetto formativo Convegno Obiettivo: Realizzazione di un convegno sul tema della cura a domicilio nel terzo semestre dell’anno Ogni anno il Servizio Cure Domiciliari organizza un convegno aperto a operatori e istituzioni che si occupano di cure domiciliari. I contenuti del Convegno prendono in considerazione aspetti assistenziali, epidemiologici, statistici ed esperienziali. Nel 2013 il Convegno si è svolto in collaborazione con l’Associazione di Cure Palliative della provincia di Bergamo e si è trattato il tema della “QUALITA’ DI VITA NELLA MALATTIA IN FASE TERMINALE”. Nel 2014, in considerazione dell’istituzione del DICP e della costante richiesta da parte degli operatori delle cure domiciliari di approfondimenti sul tema Cure palliative, si ripeterà l’esperienza del 2013. Indicatore: Realizzazione del Convegno nel terzo trimestre del 2014 Formazione Obiettivo: Istituire momenti di incontro con i Ce.A.D. per confrontarsi sulle approfondendo e confrontandosi sui contenuti. Le recenti indicazioni di regionali evidenziano la crucialità del ruolo del CeaD come snodo per la presa in carico multiprofessionale dell’utente fragile e l’integrazione tra i diversi soggetti istituzionali (Distretto-AmbitiMAP-Enti Accreditati). Ciò premesso e tenuto conto che: - i CeaD vengono sempre più individuati quale “luogo” per la gestione di nuovi bisogni e per la valutazione multidimensionale dei bisogno; - attualmente non è presente una strutturazione omogenea di percorsi rispetto alle linee di attività; si intende proporre un percorso formativo, in continuità con l’esperienza realizzata lo scorso anno, che integra momenti di formazione sul campo (focus: analisi di processi e linee di attività) con seminari tematici e un convegno finale ( focus: integrazione e multiprofessionalità) La formazione prevede 6 incontri, 2 seminari tenuti da un professionista esterno e un convegno conclusivo. Indicatori: realizzazione di tutto il percorso formativo nel corso dell’anno 2014. Attività relative all’applicazione delle DGR 740, 116 e 856 con relative circolari esplicative Obiettivo: garantire alle persone che ne hanno diritto, attraverso la valutazione multidimensionale, l’accesso alle misure previste dalle sopracitate DGR. In collaborazione con il Servizio disabili, il Servizio di Vigilanza, Servizio anziani, con i CeAD distrettuali, con gli Ambiti Territoriali/Comuni, con le Unità d’Offerta e con le Associazioni dei malati si dovrà attivare un’efficace modalità per la presa in carico del paziente fragile sistematizzando un percorso che, 49 sinteticamente, deve prevedere: (DGR 740) l’accesso, la valutazione, la stesura del progetto individuale, l’erogazione del contributo, il monitoraggio; (DGR 856) l’accesso, la valutazione, la stesura del progetto individuale, la presa in carico, la redazione del PAI, la gestione del PAI, la modalità di pagamento, la rendicontazione periodica, il monitoraggio e il controllo. Tutto ciò prevede l’individuazione del processo per ognuna delle molteplici “linee” di attività al quale è necessario giungere attraverso un percorso di condivisione con tutti gli attori coinvolti e una successiva azione di sintesi che porti alla stesura di linee guida operative finalizzate a uniformare le modalità di intervento in tutto il territorio provinciale. Altro punto saliente è il potenziamento della collaborazione con gli uffici di piano e i comuni all’interno del CeAD distrettuale indispensabile per la valutazione multidimensionale del paziente fragile e della sua famiglia anche attraverso l’utilizzo di strumenti comuni quali la scheda di valutazione e la scheda progetto Tale modalità d’approccio, la Valutazione Multidimensionale,emerge come punto strategicamente fondamentale nelle DGR 740. 856, 116, nelle circolari esplicative e nella DGR delle regole 2014. Indicatori: linee guida per l’attuazione delle DGR 740, 856, scheda di valutazione e scheda progetto, possibilmente informatizzate, orientate all’approccio multidimensionale, gruppi di lavoro tecnici per la definizione delle procedure e il monitoraggio dell’applicazione delle stesse Riabilitazione extraospedaliera Obiettivo: riorganizzazione in funzione delle indicazioni regionali. La DGR delle regole 2014 Allegato 4 paragrafo 2.3 “Le cure intermedie dalla fase di acuzie al rientro a domicilio” prospetta cambiamenti organizzativi rilevanti nell’ambito della riabilitazione extraospedaliera che verranno meglio esplicitati da successive indicazioni. In collaborazione con il Servizio Vigilanza si attueranno le misure necessarie, viste le circolari esplicative, all’attuazione dei cambiamenti previsti. Indicatori: recepimento e applicazione delle indicazioni regionali. 18.2.2 SERVIZIO SERVIZI DIURNI E RESIDENZIALI PER LE FRAGILITA’ (EX SERVIZIO ANZIANI) Le RSA in provincia, al 31.12.2013, sono 63 con complessivi 5.891 posti letto autorizzati (di cui 5.611 accreditatati, n.5.327 a contratto). LISTE D’ATTESA Dal gennaio 2011 l’ASL ha messo a disposizione gratuitamente, sul proprio portale il software “Rsa Community” per consentire a tutte le RSA della provincia di gestire in modo più efficiente le liste d’attesa. L’applicativo consente l’utilizzo dei dati di ricovero, dimissioni e degenze, e fornisce in modo sistematico statistiche ed elementi significativi in merito all’offerta, al fabbisogno territoriale di posti letto, al censimento delle RSA e alla diversificazione dei servizi offerti dalle strutture. L’uso di questo applicativo, consolidato nel corso del 2011, è diventato un utile strumento di lavoro per i gestori ed è al contempo un esempio innovativo e concreto di servizio al cittadino: l’applicativo web-based, accessibile da qualsiasi punto rete ed in qualsiasi momento, con grafica ed operatività molto semplici, consente di essere utilizzato per tutte le sue funzioni da un vasto numero di utenti: dal professionista al cittadino. La scelta di questo software, rispondente ai criteri di efficacia, efficienza ed economicità, offre diversi vantaggi gestionali (cfr. “6. RSA Community”). All’ultimo aggiornamento (02/12/2013) risultavano depositate nelle RSA n. 7347 domande d’ingresso, per n. 3419 persone in attesa di un ricovero definitivo; dato pressoché costante rispetto alle altre rilevazioni dell’anno: domande n. 6374 per n. 3263 persone (28.02.2013), domande n. 7353 per n. 3418 persone (30.10.2013). Ogni persona presenta, in media, 2,59 domande, sino ad arrivare ad un massimo di 22 domande: il bisogno di ricovero fa sì che le persone si rivolgano anche a strutture molto distanti dalla propria residenza, o da quella dei familiari. L’82% delle domande proviene da cittadini bergamaschi, tuttavia nelle RSA di confine con altre province (es. nell’Isola Bergamasca), ed in territori considerati accoglienti da chi risiede in aree metropolitane (es. Valle Seriana e Valle Seriana Superiore), vi sono numerose domande di cittadini residenti fuori provincia. L’età media alla data di presentazione della domanda è di 82,04 anni, con uno scarto di 4 anni in favore del genere femminile. 50 Dall’analisi delle domande depositate, il 21,4% degli anziani risulta in classe SOSIA 3 (gravi compromissioni motorie e di comorbilità, ma con moderate compromissioni cognitive), il 20,2% in classe 7 (gravi compromissioni di comorbilità, ma moderate compromissioni motorie e cognitive), nel 9,6% dei casi non compare la classificazione, nonostante sia questa un’informazione richiesta espressamente alle strutture prima dell’inserimento del nominativo in graduatoria. Le persone con indennità di accompagnamento al momento della prima domanda sono il 41,9% del totale. Nella distribuzione per genere vi è una modesta differenza percentuale a favore delle donne (43,1 vs 38,7). Le persone con riconoscimento di invalidità al 100% sono il 47,1%: questo dato è probabilmente sottostimato, poiché al momento della presentazione della domanda l’iter del riconoscimento è per alcune persone ancora in fase istruttoria, mentre in altri casi la documentazione non viene acquisita contestualmente alla documentazione richiesta dalla struttura per l’inserimento in lista d’attesa. Sezione attività e progetti in continuità con le azioni avviate nel 2013 PREVENZIONE E PROMOZIONE DELLA SALUTE: 1. LA PREVENZIONE DELLE CADUTE NEGLI OSPITI DI RSA Già dal 2010 l’ex Servizio Anziani ha avviato una prima sensibilizzazione agli operatori delle RSA sul tema delle prevenzione delle cadute. A seguito della diffusione, nel gennaio 2011, a cura della D.G. Sanità, in accordo con la D.G. Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, delle “Linee di indirizzo e requisiti minimi regionali per l’implementazione di un sistema per la prevenzione e la gestione del rischio caduta dell’ospite in RSA”, è stato organizzato, in collaborazione con il Servizio Sistema di Qualità dell’ASL, un ulteriore percorso formativo che ha coinvolto tutte le RSA accreditate, dal titolo “Il rischio di caduta nei pazienti ricoverati presso le Residenze Sanitarie Assistenziali della provincia di Bergamo: dalla raccolta del dato alle strategie di prevenzione”. L’obiettivo era la promozione di un approccio metodologico coerente con i contenuti delle Linee di indirizzo regionali e l’attivazione di un sistema omogeneo e condiviso, a livello provinciale, di segnalazione, registrazione e monitoraggio del fenomeno, partendo dall'analisi della criticità “caduta del paziente in struttura”, in un’ottica di miglioramento continuo delle prestazioni sanitarie, a garanzia della qualità, efficienza, efficacia, equità e sostenibilità delle cure erogate. Il Servizio, con il Gruppo di Lavoro costituito da alcuni medici di RSA, ha predisposto un format di procedura operativa per la prevenzione delle cadute, in coerenza con le Linee di indirizzo regionali, che contempla un sistema di segnalazione e registrazione delle cadute con la relativa reportistica dedicata. A seguito del costante monitoraggio del fenomeno, approfondimenti e confronti anche con il personale delle RSA, dal 2013 è adottata da tutti i gestori di RSA la seguente documentazione sul tema: Procedura operativa "Prevenzione e gestione del rischio caduta dell'ospite in Rsa" (POPGC01-2) Check list ambientale (MPGC01-0) Scheda di segnalazione delle cadute (MPGC02-2) Registro cadute on line Ad oggi è una prassi operativa adottata da tutti i gestori, nel corso delle verifiche di appropriatezza periodiche, il Servizio monitora il corretto utilizzo degli strumenti diffusi a tutti i gestori. Nel corso del 2013 sono stati registrati complessivamente n.4017 eventi, occorsi a n. 2135 persone su n.7753 ospiti totali ricoverati (27,5%). Si precisa che, come riportato nelle Linee di indirizzo adottate, nel Data Base sono registrate anche le “quasi cadute”, vale a dire una “Improvvisa ed inattesa perdita dell’equilibrio che non esita in caduta o altro danno. Questa categoria può includere una persona che inciampa, scivola,fa un passo falso, ma è in grado di riprendere il controllo prima di cadere”. Le “quasi cadute” sono state n.171 occorse a n.96 persone. Nella rilevazione dell’anno 2009, precedente all’attivazione del progetto, gli eventi registrati sono stati n. 3190 in n. 1775 persone su un totale di n. 7550 ricoverati nell’anno (23,5%), riguardanti esclusivamente l’evento caduta, vale a dire il “Cambiamento nella posizione non intenzionale che costringe una persona ad accasciarsi a terra, sul pavimento o ad un livello più basso, escludendo il cambio intenzionale della posizione con appoggio a mobili, pareti o altri oggetti”. È qui importante evidenziare che, per quanto il numero di eventi registrati possa apparire pressoché costante dopo l’avvio del progetto, il lavoro svolto ha favorito l’attenzione costante da parte del personale di RSA agli “eventi sentinella”, ossia tutti gli episodi che potrebbero esitare in una caduta, a seguito dei quali gli operatori attivano interventi preventivi in grado di scongiurare tale evento, causa di danni con conseguenze talvolta gravi per l’anziano. Anche nel 2014 con periodicità semestrale sarà elaborato e inoltrato un report generale e uno con i dati della singola struttura a ciascun ente gestore coinvolto, affinché possa confrontare il proprio posizionamento rispetto alla situazione complessiva e con il Gruppo di Lavoro interno formulare le opportune considerazioni, particolarmente per quanto riguarda criticità riscontrate. 51 Si vuole così incentivare in tutti i gestori e operatori l’applicazione delle procedure indicate in materia di prevenzione nella prassi quotidiana, sostenere l’attenta analisi del fenomeno e promuovere un proficuo benckmarking, finalizzato al miglioramento continuo della qualità dell’assistenza agli anziani in un rapporto di stretta collaborazione con l’ASL. 2. PROGETTO VIGER Regione Lombardia a maggio 2011 ha trasmesso a n.6 ASL lombarde, tra le quali l’ASL di Bergamo, ad alcune Aziende Ospedaliere e RSA, la Deliberazione n. IX/1263 del 01/02/2011 della Giunta Regionale avente ad oggetto “Ulteriori determinazioni in merito all’attivazione di iniziative regionali di Farmacovigilanza ai sensi dell’articolo 36, comma 14 della Legge 23/12/1997 n. 449 e successive modifiche ed integrazioni Provvedimento 2010”. L’iniziativa contenuta nel documento, denominata “Progetto VIGER”, che ha come target la popolazione over 65, ha identificato i seguenti obiettivi: incentivare la segnalazione spontanea da parte del personale paramedico e medico appartenente al progetto e valutare la comparsa di ADR in età geriatrica ed il loro impatto sulla salute e qualità della vita dei pazienti istituzionalizzati e non istituzionalizzati. incentivare un progressivo coinvolgimento dei segnalatori in una rete permanente di farmacovigilanza geriatrica con rapida messa a disposizione (tramite e-mail) dei risultati del sistema, attraverso la creazione di report bimestrali sull’andamento del progetto e spunti di educazione continua (feedback per segnalazioni gravi e/o non note) sulla sicurezza dei farmaci e sui benefici che il sistema di segnalazione spontanea può apportare alla comunità, sia in termini di riduzione del rischio per i pazienti istituzionalizzati e non istituzionalizzati, sia in termini di risparmio delle risorse della cura delle ADR. Il progetto Viger, finanziato con Decreto del Direttore Generale Sanità Regione Lombardia n. 2748 del 28/03/2011, con complessivi € 50.000,00 per la nostra ASL, ha visto il coinvolgimento del Servizio di Assistenza Farmaceutica nel ruolo di coordinatore del progetto e il Servizio Anziani (delib. n.801 del 21/07/2011). Il progetto, durato due anni, nel primo anno ha coinvolto 14 RSA, per le quali è stata attivata la formazione degli operatori sanitari finalizzata all’apprendimento dei contenuti e della metodologia del progetto. Nel corso del 2013 il progetto è stato esteso a tutte le RSA, i due servizi dell’ASL coinvolti hanno quindi provveduto in sinergia alla formazione del personale sanitario e al costante monitoraggio delle procedure previste. Ad oggi le segnalazioni di ADR rientrano nella prassi quotidiana degli operatori sanitari di tutte le RSA. Nel 2014, in accordo con la responsabile del Servizio di Assistenza Farmaceutica, sarà restituito a tutti gli enti gestori di Residenze Sanitarie Assistite un report a conclusione del progetto e si raccomanderà loro il prosieguo della buona prassi ad oggi adottata. 3. PROGETTI EX D.G.R. N. IX/3239 DEL 04.04.2012 Regione Lombardia, ha approvato con DGR n.3239/2012 le “Linee guida per l’attivazione delle sperimentazioni nell’ambito delle politiche del welfare”, con le quali sperimentare nuovi modelli gestionali di miglioramento, sviluppo ed innovazione del sistema di welfare per favorire la persona nell’accesso ai servizi e interventi e la loro sostenibilità finanziaria, nei seguenti ambiti di attività: A. Area della Riabilitazione ambulatoriale e diurna territoriale extraospedaliera per minori disabili. B. Area delle Dipendenze. C. Area della Fragilità e non autosufficienza. D. Area Consultoriale. I progetti afferenti alle aree sopraccitate, approvati con diversi decreti da R.L., hanno terminato la fase sperimentale, così come stabilito dalla stessa dgr, il 31.07.2013. La DGR n.499 del 25.07.2013 ha approvato “L’avvio della fase di realizzazione delle correzioni migliorative e delle azioni di rafforzamento delle buone prassi funzionali alla eventuale sistematizzazione di nuove unità d’offerta”; il Decreto n.7386 del 01.08.2013 ha rideterminato i budget di progetto per la fase migliorativa da attuarsi dal 01.08.2013 al 31.01.2014. Sono proseguite fino al termine periodo, a cura di questo Servizio individuato come referente per la Direzione Sociale per le sperimentazioni, le seguenti attività: - collegamento continuativo con i referenti ASL di ciascuna area per il coordinamento di procedure da attivare in funzione delle verifiche e del monitoraggio costante dei progetti; - trasmissione delle schede di rendicontazione, secondo la periodicità stabilita da R.L.; - comunicazione tempestiva a Regione Lombardia D.G. Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato di eventuali anomalie riscontrate nelle rendicontazioni; 52 erogazione mensile all’Ente Titolare della remunerazione per l’attività rendicontata, previa verifica positiva delle prestazioni erogate (d’intesa con il Dip. Amministrativo Area Gestione Risorse Economiche); - trasmissione agli Enti Titolari di progetto di ogni comunicazione a cura di R.L. in merito alle modalità di rendicontazione e attuazione della fase migliorativa; - controllo e monitoraggio delle attività nell’Area Fragilità - C.1 “Assistenza post-acuta” e C.3 “Residenzialità leggera”, secondo indirizzi, tempi e strumenti indicati dalla D.G. Famiglia, Solidarietà Sociale e Volontariato, nonché con eventuali ulteriori strumenti ritenuti efficaci ad una completa valutazione sul piano qualitativo e in relazione alla specificità progettuale. Le verifiche sono state condotte d’intesa con la responsabile del Servizio Accreditamento, Controllo, Appropriatezza e Qualità; - partecipazione alla cabina di regia regionale per l’Area Fragilità - Assistenza post-acuta (Decreto n.8411 del 27/09/2012); - partecipazione periodica al Tavolo dei Direttori Sanitari; - convocazione periodica del Tavolo di Lavoro ASL per i progetti di Assistenza post-acuta, costituito da: responsabile Servizio ADI e Bisogni Complessi, direttori dei distretti ove sono ubicate le strutture con progetti attivi, responsabili sanitari di progetto, rappresentanti dei MAP, rappresentanti delle Aziende Ospedaliere o Cliniche accreditate; - analisi dei costi dell’assistenza post-acuta, rapportati alla qualità dei servizi offerti. L’analisi a cura del Tavolo di Lavoro organizzato dal servizio scrivente e dal Tavolo dei direttori sanitari delle diverse AA.OO. della provincia, ha confermato l’efficacia della sinergia creata tra le aziende ospedaliere, gli enti del sistema sociosanitario, ed i servizi del territorio, tale da consolidare prassi utili a garantire la continuità assistenziale al cittadino fragile. In modo particolare per quanto riguarda l’assistenza post-acuta e la residenzialità leggera, monitorate costantemente dallo scrivente servizio, le informazioni di seguito riportate possono aiutare a comprendere la validità e la rilevanza sul territorio dei servizi offerti, in risposta ai bisogni espressi dalla popolazione. - Tutti i gestori hanno siglato protocolli/convenzioni/accordi con le diverse AA.OO. della provincia per garantire la continuità assistenziale degli interventi. - Alcuni gestori hanno sostenuto con risorse proprie i costi, poiché, in ragione degli alti livelli assistenziali richiesti dalla complessità dei bisogni sanitari e assistenziali, la quota erogata da R.L. per la sperimentazione non è risultata sufficiente. L’inserimento dei pazienti è stato sempre preventivamente vagliato dal CeAD riscontrando che in alcuni casi particolarmente complessi Il prosieguo in regime ospedaliero sarebbe stato inappropriato, mentre l’attivazione dell’ADI non avrebbe adeguatamente risposto ai bisogni, in assenza di un nucleo familiare sufficientemente in grado di assistere il proprio congiunto. - Sono stati attivati posti letto in strutture lontane dalla città e da presidi ospedalieri. - Il progetto per l’assistenza a pazienti con gravi cerebrolesioni acquisite offre la possibilità di costruire interventi di continuità assistenziale a carattere modulare (per es. 4 giorni in struttura e 3 a casa) per rispondere ai bisogni individualizzati e di reinserimento familiare/sociale con notevole beneficio per i pazienti. La presente tipologia d’interventi consente una riduzione dei costi sanitari e, non di secondaria importanza, il mantenimento della persona all’interno del contesto familiare, considerato che molti pazienti in carico sono genitori con figli ancora minori. La struttura, così come organizzata e con i servizi attivati è una risorsa importante, peraltro unica in Regione, per tutti i pazienti, anche provenienti dal domicilio, in una fase successiva all’evento traumatico, che necessitino di un supporto utile alla riorganizzazione dei familiari, per una rielaborazione e una riprogettazione della propria vita o, in alcuni casi, per un periodo di sollievo. - Il “Progetto di residenzialità intermedia e protetta per gli anziani” consente ad anziani fragili, in condizioni di solitudine ed isolamento, di contare sulla presenza di operatori che supportano e monitorano continuativamente le loro condizioni di salute, garantiscono l’eventuale predisposizione di interventi di aiuto per procrastinare, o accompagnare, il loro inserimento in RSA. La ritardata istituzionalizzazione innanzitutto favorisce le condizioni di benessere della persona e al contempo riduce la spesa sanitaria. Nel corso del 2013 gli utenti presenti nei progetti afferenti all’area dell’assistenza post acuta sono stati complessivamente 629 per un totale di 23.442 giornate, gli utenti del progetto di residenzialità leggera per anziani sono stati 6 con 1487 giornate rendicontate. Il prosieguo delle azioni connesse a suddetti progetti è definito in coerenza con gli attuali provvedimenti di R.L. che approvano le diverse attività e i compiti assegnati all’ASL. - 4. PROGETTO GIOBBE: R.S.A. SENZA DOLORE 53 I presupposti clinici, i riferimenti normativi, la metodologia di intervento, gli obiettivi del progetto sono stati illustrati nel Documento di Programmazione 2013 per il “Servizio Anziani” e qui solo sinteticamente riportati. La Legge n.38 del 15/03/2010 ha promosso “Nel triennio 2010-2012 la realizzazione di campagne istituzionali di comunicazione destinate ad informare i cittadini sulle modalità e sui criteri di accesso a prestazioni e ai programmi di assistenza in materia di cure palliative e di terapia del dolore…” (art.4) impone inoltre di riportare “All’interno della cartella clinica,(…) in uso presso tutte le strutture sanitarie, (…) le caratteristiche del dolore rilevato e della sua evoluzione nel corso del ricovero, nonché la tecnica antalgica e i farmaci utilizzati, i relativi dosaggi e il risultato antalgico conseguito” (art.7). L’ASL ritiene che tale rilevazione sia da estendere progressivamente a tutte le strutture del sistema sociosanitario per l’evidente necessità di garantire a tutti i cittadini assistiti pari livelli di assistenza e dignità di cura. Quindi, nel biennio 2013-2014 l’ASL promuove il progetto in tutte le RSA accreditate della provincia attraverso il Servizio scrivente che si fa carico di coordinare il progetto, d’intesa con i medici dell’Associazione Giobbe Bergamo che collaborano. Nel 2013 sono state coinvolte n.35 nuove RSA oltre le 5 strutture che per prime nel 2010 lo hanno attivato. Da inizio febbraio a fine marzo 2013 sono state organizzate sei sessioni formative di base per n.54 medici e per n.90 operatori sanitari e socioassistenziali (infermieri, fisioterapisti, ASA e OSS), propedeutiche all’acquisizione della procedura per rendere possibile la cura del dolore come pratica comune e costante, non limitata al solo periodo di rilevazione. Nei mesi successivi i gestori delle strutture aderenti al progetto hanno formato il loro personale interno, il 1° giugno è iniziata la fase operativa per il monitoraggio dei pazienti, l’applicazione del protocollo di cura, la valutazione dei risultati. Nel primo trimestre della sperimentazione (giugno-agosto 2013) sono stati valutati mediamente n. 2717 anziani al mese, si è ritenuta necessaria la cura antalgica, secondo il protocollo previsto, per un totale di n.2908 pazienti, con un periodo medio di presa in carico pari a n. 8 ± 4 giorni. Le schede di rilevazione del dolore concluse nel primo trimestre (escluse quelle croniche) sono state in totale n. 693 (delle quali n.340 NRS* e n.353 NOPPAIN**). Per gli anziani per i quali è stato necessario il trattamento, in questo primo trimestre di sperimentazione, la causa prevalente del dolore è stata: NRS (n.340) NOPPAIN (n.353) % % 53 44 Fratture recenti (crolli vertebrali) 5 2 Arteriopatia 1 1 12 12 Nevralgie / cefalea 1 3 Viscerale - 3 Neoplastico 1 2 Piaghe da decubito 1 6 Contratture muscolari 2 6 24 21 Artrosi Polineuropatie Altro * NRS - NUMERIC RATING SCALE: valutazione del dolore riferita dal paziente ** NOPPAIN - NON COMMUNICATIVE PATIENT’S PAIN ASSESSMENT INSTRUMENT: scala di valutazione osservazionale del dolore La Fondazione Comunità Bergamasca Onlus ha pubblicato nel 2013 un bando rivolto ai gestori aderenti al progetto a seguito del quale ha erogato complessivamente € 37.440,00, contribuendo fino al 50% delle spese sostenute per la formazione del personale. Nel 2014, proseguirà l’attivazione del progetto in tutte le rimanenti RSA accreditate della provincia, secondo il modello organizzativo proposto nel precedente anno, e al contempo l’implementazione nelle strutture coinvolte nel 2013, sarà inoltre sottoscritta una nuova Convenzione con la Fondazione della Comunità Bergamasca onlus, per sostenere i gestori di RSA della Provincia di Bergamo nella realizzazione del “Progetto Giobbe. RSA senza dolore”. 54 Il Servizio nel 2014 proseguirà il monitoraggio dei risultati, l’adeguata adozione dei protocolli, la corretta rendicontazione dei costi affrontati dalle strutture per la formazione degli operatori, manterrà i rapporti con l’Associazione Giobbe, e con l’Ufficio Formazione dell’ASL per le procedure di accreditamento ECM dei corsi attivati. Al termine di questo importante percorso sarà organizzato un convegno per la restituzione dei risultati alle RSA ed anche alla rete ospedaliera ed ai MAP. 5. COORDINAMENTO PSICOLOGI DELLE RSA Nel corso dell’anno 2013 il Servizio, a seguito di un’indagine svolta per rilevare la presenza e le funzioni dello psicologo nelle RSA della provincia, ha organizzato un gruppo di miglioramento con l’obiettivo di approfondire le attività condotte nelle strutture di appartenenza. Il gruppo di lavoro ha redatto un documento che delinea le “Linee di indirizzo per l’attività dello psicologo in RSA”, inoltrato a tutti i gestori di struttura a fine giugno 2013. Il documento è stato condiviso anche con il Servizio Accreditamento, Controllo, Appropriatezza e Qualità chiamato a verificarne l’adozione da parte delle strutture nel corso delle visite periodiche di controllo dell’appropriatezza degli interventi. Nel documento sono descritti, con particolare riferimento alla tipologia, alla modalità di invio e presa in carico, i quattro ambiti di intervento dello psicologo in RSA: con l’ospite/residente, con i familiari, con gli operatori, nell’organizzazione dei servizi, precisando quanto il ruolo di mediatore/facilitatore nelle comunicazioni sia una funzione dello psicologo trasversale a tutti gli ambiti. Nel febbraio 2005 la SIGG (Società Italiana di Gerontologia e Geriatria), in un documento inerente le RSA preparato da una commissione, e già approvato dagli organi societari, afferma che “le figure di tipo psicologico sono essenziali alla qualità di vita sia dei residenti, ma anche dei loro parenti e del personale di cura. Se ne raccomanda quindi la presenza”. Alla luce anche di tale considerazione e osservato il costruttivo confronto realizzato, si reputa proficuo nel 2014 proporre agli enti gestori, il prosieguo di incontri periodici con gli psicologi, finalizzati all’approfondimento delle diverse esperienze professionali, delle modalità di lavoro e gli interventi attivati nelle strutture residenziali per anziani, anche allo scopo di implementare in tutta la provincia eventuali metodologie di lavoro o progetti innovativi ritenuti particolarmente significativi. 6. RSA COMMUNITY L’applicativo disponibile sul sito dell’ASL è accessibile ai cittadini, per tutte le informazioni relative alle RSA accreditate in provincia, i diversi servizi offerti, le rette applicate, la modulistica necessaria per la presentazione della domanda d’ingresso. E’ inoltre utilizzato dai gestori per l’aggiornamento dei dati relativi alle domande di ingresso e alla loro lista d’attesa. Il programma necessita di continui aggiornamenti e revisioni possibili con il raccordo tra i tecnici della Società SSD, fornitrice dell’applicativo, e dei Sistemi Informativi Strategici Aziendali per approntare uno strumento di lavoro compatibile con le esigenze dei diversi fruitori del servizio. Nell’agosto 2013, superate notevoli difficoltà connesse al sistema, è stato completato il collegamento con il Data Base dell’anagrafe provinciale per l’aggiornamento puntuale delle liste d’attesa. Rimane tuttavia insoluto il problema dell’aggiornamento dei cittadini deceduti non residenti nella nostra ASL, che continuano a permanere in lista d’attesa sinché il dato non viene aggiornato direttamente dalla RSA, quando viene informata dell’evento a cura dei familiari. Nel 2014 il Servizio continuerà il monitoraggio costante delle liste d’attesa e la verifica dell’aggiornamento a cura degli EE.GG. di RSA delle informazioni relative alle singole strutture, mentre con i Sistemi Informativi Strategici Aziendali si stanno valutando le modalità per il prosieguo della collaborazione ed eventuali integrazioni al programma per garantire il necessario mantenimento della sua efficienza. 7. PROGETTO CRS-SISS Il Responsabile del Servizio scrivente rimane il referente di Progetto SISS per la Direzione Sociale e partecipa per tale funzione agli incontri periodici del GCA (Gruppo di Coordinamento Aziendale). Il personale del Servizio fornisce il supporto amministrativo e tecnico a tutte le strutture socio-sanitarie dell’Area Anziani e Disabili coinvolte nell’attivazione del progetto, in stretto raccordo con il responsabile SISS dell’ASL garantendo l’espletamento delle procedure necessarie al prosieguo del progetto, ed in particolare: - Attivazioni ed utilizzo carta CRS-SISS; - Utilizzo postazione PDA/PDR per attivazioni carte CRS-SISS, Gestione Anagrafe Regionali, accesso al NAR e ad AFAM; - Installazione lettori Smart Card per carte CRS-SISS e utilizzo degli stessi; 55 - Gestione attivazioni carte CRS-SISS con ruolo direttore amministrativo, direttore sanitario, amministrativo d'azienda, medico di RSA ed infermiere; Abilitazione degli operatori di RSA alla compilazione ed invio dei flussi informativi non direttamente coinvolti nella piattaforma SISS, quali CDI WEB e SIDI WEB. Verifica continuità contrattuale tra gestore della struttura e un Service Provider qualificato, per l'erogazione di servizi di gestione delle postazioni di lavoro che includano la componente SISS. SEZIONE NUOVI PROGETTI PER IL 2014 1. GESTIONE FARMACI IN R.S.A. Le disposizioni regionali vigenti in materia di vigilanza e controllo sulle Unità d’Offerta accreditate richiamano l’attenzione sulla necessità di accertare l’adozione di apposite procedure che assicurino la tracciabilità del processo riferito all’approvvigionamento, conservazione, tenuta, somministrazione e smaltimento dei farmaci. D’intesa con il responsabile del Servizio Farmaceutico Territoriale dell’ASL si ritiene utile fornire al riguardo alcune indicazioni che siano riferimenti essenziali per i responsabili sanitari di struttura, data la complessità dell’argomento. A tal scopo si promuoverà un gruppo di lavoro coordinato dal responsabile del Servizio scrivente, congiuntamente ai responsabili del Servizio Farmaceutico e del Servizio Accreditamento, Controllo, Appropriatezza e Qualità, con alcuni responsabili sanitari di struttura, per individuare le buone prassi conformi a quanto previsto dalla normativa specifica. A seguito di tale lavoro si organizzerà un evento formativo rivolto a tutti i responsabili sanitari, di reparto/nucleo e caposala di struttura, per la presentazione dei riferimenti essenziali a cui attenersi scrupolosamente nella prassi quotidiana. Nella seconda parte dell’anno il Servizio Accreditamento, Controllo, Appropriatezza e Qualità svolgerà controlli a campione nelle strutture per la verifica del rigoroso rispetto delle procedure diffuse. 2. PROGETTI AI SENSI DELLA D.G.R. N. X/116 DEL 14.05.2013 A seguito dell’approvazione da parte di R.L. della dgr n. 116/2013, la Direzione Sociale dell'ASL ha promosso nell’agosto u.s. un gruppo di lavoro, costituito dai rappresentanti delle tre Associazioni di RSA della provincia, i rappresentanti degli Uffici di Piano e dei Direttori di distretto, con il compito di approfondire i contenuti e ipotizzare interventi coerenti con il dettato della DGR, in particolare per quanto riguarda le "Persone anziane fragili e non autosufficienti" (v. Scheda B dgr n.116/2013). I partecipanti ai lavori hanno elaborato alcune proposte per la realizzazione di interventi a cura dei gestori di RSA e la costruzione di collaborazioni tra i diversi enti istituzionali del territorio, nell'ottica di "una trasformazione in termini di flessibilità dell'attuale sistema di erogazione di prestazioni e servizi delle RSA" (dgr n.116/2013). Il Servizio ha svolto un’indagine presso i gestori per conoscere le prestazioni/servizi già attivati nelle RSA in risposta ai bisogni espressi dai cittadini (anziani fragili e/o loro familiari) non residenti in struttura ed ottenere una mappatura dell’esistente. Questa attività ha costituito la base per un fattivo recepimento della DGR 856/2013 (1° provvedimento attuativo della DGR 116); è stato infatti integrato il suddetto gruppo di lavoro orientandolo alla predisposizione delle procedure per l’attuazione delle misure previste da DG Famiglia in favore di diverse tipologie di soggetti fragili e/o loro famiglie. La DGR 856/2013 prevede, fra l’altro, la misura “RSA/RSD aperta” che si rivolge alle persone con Demenza/Alzheimer e patologie psicogeriatriche. Da un’analisi dei dati SOSIA relativi agli utenti delle RSA, nei primi nove mesi del 2013, il fenomeno delle Demenze appare segnare fortemente l’attività di queste strutture, come risulta dalla seguenti tabelle: SINDROMI DEMENZIALI negli Ospiti delle 63 RSA contrattualizzate nel periodo dal 01.01.2013 al 30.09.2013 Frequency Percent NESSUNA SINDROME DEMENZIALE 3133 43,3 DEMENZA SENILE, PRESENILE, ALTRE 2440 33,8 DEMENZA ALCOLICA DEMENZA VASCOLARE M.ALZHEIMER Totale 15 806 835 7229 ,2 11,1 11,6 100,0 56 genere M presenza demenza per genere NESSUNA DIAGNOSI DI DEMENZA PRESENZA DI DIAGNOSI DI DEMENZA F Count Column N % 843 47,8% Totale Count 2290 Column N % 41,9% 922 52,2% 3174 58,1% 1765 100,0% 5464 100,0% I dati di Tab. 1 e tab. 2 attestano che le 63 RSA contrattualizzate hanno una lunga consuetudine con alla cura e l’assistenza dei soggetti affetti da demenza e sono in grado di “aprire” i loro servizi diurni all’utenza con demenza, assistita al domicilio dalla famiglia,oltre che fornire al domicilio dei medesimi soggetti l’assistenza infermieristica necessaria. Nella tabella seguente si evidenzia inoltre che, accanto al 56,7% di soggetti con diagnosi di demenza, si registrano altresì altre forme di disabilità. Presenza di diagnosi comportanti "Disabilità" (cfr. EpiDisBerg) Altro o patologia mal definita Disabilità da Disturbi psichiatrici Disabilità da Malattie del sistema nervoso centrale Disabilità da Malformazioni congenite Disabilità da Condizioni morbose di origine perinatale Disabilità da Encefalopatie, TCE, Stati Vegetativi, GCLA Totale Frequency 4428 Percent 61,3 1821 25,2 759 10,5 32 ,4 5 ,1 184 2,5 7229 100,0 Da un’ulteriore analisi si rileva infine che i 7229 utenti accolti nelle 63 RSA presentano le seguenti principali diagnosi: il 24,9 % malattie del sistema circolatorio, l’11,3% disturbi psichici, il 10,8% malattie del sistema osteomuscolare e del tessuto connettivi, il 9,9% malattie del sistema nervoso e degli organi di senso. In sostanza le RSA si stanno connotando sempre più come “sezioni di medicina” dovendosi occupare di soggetti molto anziani con più di una patologia cronica: infatti il numero medio di diagnosi per ospite è di 6,07. Centri Diurni Integrati I CDI in provincia, al 31.12.2013, sono 30 con complessivi 765 posti autorizzati (di cui 763 accreditatati, di questi n. 658 sono a contratto): n.18 sono diretti da enti gestori di RSA. L’Ambito di Seriate e Valle Brembana sono ad oggi sprovvisti di tale tipologia d’offerta. SEZIONE ATTIVITA’ E PROGETTI IN CONTINUITA’ CON IL 2013 1. MIGLIORAMENTO DEI SERVIZI E DELLA QUALITA’ Nel corso del 2013 con i rappresentanti dei gestori sono state approfondite le tematiche riguardanti i livelli organizzativi e le eventuali criticità connesse. A luglio tutti i gestori di CDI sono stati invitati all’incontro di presentazione dei dati ricavati dal flusso CDI-web 2012. I dati estrapolati dal flusso relativo al periodo gennaio-settembre 2012 forniscono un primo profilo dell’utenza seguita. Il 66% sono donne, l’età per il 59% è over 81 anni, convivente con il nucleo familiare nel 60,2% dei casi. La principale motivazione alla frequenza del servizio è la perdita di autonomia: 48,4%; seguita dall’insufficienza del supporto familiare: 23,5%; è parzialmente dipendente nelle attività della vita quotidiana (scala ADL) il 74,2% delle persone; totalmente dipendente nelle attività strumentali della vita quotidiana (scala IADL) il 45,4%; autonoma nella deambulazione il 44,7%. 57 Il motivo della dimissione è l’aggravamento delle condizioni di salute: 33,5%; nel 27% dei casi alla dimissione segue il ricovero in RSA. L’analisi ha offerto l’occasione per confrontare alcune criticità in merito alla classificazione degli utenti e la necessità di esplicitare o differenziare alcune categorie. A tal scopo si è quindi costituito un gruppo di lavoro con i rappresentanti individuati dai gestori di CDI. Al termine dell’approfondimento si è ritenuto opportuno richiedere a Regione Lombardia indicazioni utili agli enti per il prosieguo, al fine di ottenere dati comparabili e utili alla comprensione dei bisogni dell’utenza e all’organizzazione dei servizi. Nel 2014 proseguirà la raccolta e l’analisi dei dati relativi all’utenza e la formulazione di nuove ipotesi di lavoro congiuntamente al gruppo di referenti dei CDI sul tema CDI-web, anche in collaborazione con il Servizio Accreditamento, Controllo Appropriatezza e Qualità. SEZIONE NUOVI PROGETTI PER L’ ANNO 2014 1. PROGETTI A SOSTEGNO DELLA DOMICILIARITÀ Il Decreto n. 7211 del 02/08/2011, assegnava parte delle risorse stanziate dalla d.g.r. n.1746/2011 in ordine alla qualificazione della rete di assistenza domiciliare in favore delle persone più fragili a domicilio, e forniva indicazioni per l’individuazione delle persone non autosufficienti con bisogni complessi e sui percorsi integrati e gli interventi finanziabili. L’ASL per queste prestazioni, proseguite per tutto il 2012, si è avvalsa, oltre che degli enti accreditati per l’ADI, anche di servizi semiresidenziali per anziani (CDI), per disabili e di residenzialità leggera di carattere sociosanitario (CDD e CSS) accreditati, anche non contrattualizzati. Sono stati quindi definiti i livelli di integrazione tra i servizi centrali dell’ASL, EE.GG. delle unità d’offerta coinvolte, CeAD, per superare la frammentarietà degli interventi, incentivando la continuità delle cure e integrando le diverse competenze istituzionali e professionali attraverso. Nel 2013, a conclusione dei finanziamenti erogati, delle prestazioni attivate e rendicontate dai diversi EE.GG., è stato svolto un bilancio delle attività realizzate, verificando all’interno di ogni Ambito territoriale quali siano state le tipologie di voucher erogati, le caratteristiche degli utenti che hanno fruito delle prestazioni. Tale monitoraggio, svolto congiuntamente con i CeAD, i rappresentanti dei diversi EE.GG. coinvolti, con i responsabili dei Servizi Disabili e Cure Domiciliari, è servito ad approfondire i livelli delle prestazioni erogate, i livelli organizzativi e gestionali dei diversi EE.GG. allo scopo anche di segnalare a R.L. i bisogni della popolazione emersi, le risorse presenti e/o necessarie per continuare a rispondere in modo congruo. Nel corso del 2013, di fatto questa attività è confluita nell’ADI sperimentale e nelle misure delle DGR 740/2013 e DGR 856/2013 alla cui attuazione questo Servizio partecipa attivamente. Nel corrente anno il Servizio parteciperà dunque all’attività di governance assegnata all’ASL per tutte le misure previste per le diverse UdO, attraverso un lavoro di collaborazione con tutti gli attori coinvolti nella realizzazione delle prime indicazioni attuative contenute nelle due citate dgr e nella Circ. n. 1 del 15/01/2004. 2. NUOVO APPLICATIVO CDI Attualmente l’operatore amministrativo all’interno Servizio Anziani riceve costantemente dai gestori le informazioni relative all’anagrafica dei CDI, i posti autorizzati, posti disponibili, le rette e i diversi servizi offerti e provvede al loro inserimento nella pagina dedicata sul portale dell’ASL, consultabile da tutti i cittadini. Tuttavia, poiché l’aggiornamento avviene per il tramite dell’ASL, le modifiche che intervengono nelle organizzazioni sono visibili in differita, con qualche disagio per i cittadini. Analogamente a quanto realizzato per le RSA, anche per i gestori di CDI e al contempo per l’ASL ed i cittadini, si ritiene utile e necessaria l’adozione di un applicativo che consenta a tutti gli utenti di ottenere informazioni aggiornate in tempo reale ed esaustive riguardo i servizi offerti all’interno delle strutture diurne per anziani accreditate della nostra provincia. Il Servizio Strategico Informativo Aziendale ha confermato che la migrazione di server prevista per il 2013 è stata rinviata al 2014, da quel momento i gestori avranno l’abilitazione per l’aggiornamento in autonomia delle informazioni relative al loro servizio. 18.2.3 SERVIZI E PROGETTI INTEGRATI PER LE PERSONE FARGILI E/O CON DISABILITA’ (EX SERVZIO DISABILI) Questo Servizio gestisce: a livello centrale le seguenti attività: - Attività Collegi di Accertamento alunno disabile ex DPCM 185/06; - Gestione Stati Vegetativi in dimissione dalle strutture sanitarie e pubbliche e gestione interventi di lungodegenza assistenziale in RSA/RSD; 58 Gestione “Casi a cavaliere”e ospiti “fascia A” dimessi dall’Ospedale Psichiatrico; Gestione richieste da parte di cittadini e di Enti Locali per inserimenti in strutture sociosanitarie diurne e residenziali per disabili; - Componente dell’Organismo di Coordinamento della Salute Mentale Adulti e NPIA. a supporto dei Distretti: - Predispone linee guida per il funzionamento dei Collegi di Accertamento alunno disabili ex DPCM 185/06; - Coordina l’attività degli Ambulatori per la disabilità adulta in rete con i Consultori familiari; - Raccorda gli operatori psicosociali attivi nelle Commissioni invalidi distrettuali. - Sezione attività e progetti in continuità con le azioni avviate nel 2013 Attività di sviluppo di un Piano d’Azione provinciale per le disabilità Sviluppo un Piano d’Azione Provinciale, dedicato alle prestazioni/servizi per le persone con disabilità, con il coinvolgimento di rappresentanze interistituzionali. Realizzazione-implementazione dei temi sviluppati nel 2013 e loro possibili approfondimenti nel corso del 2014 attraverso un rilancio dei tre gruppi di lavoro multidisciplinari per la attuazione dei protocolli e delle linee di intesa realizzate riferite alle aree di azione principali del Piano d’Azione Regionale (PAR) Coinvolgimento Servizi del Dipartimento Assi per la conduzione dei gruppi e l’elaborazione delle Linee guida e l’ingaggio di professionalità provenienti da AO, UdP, Gestori, Provincia, Scuola e Volontariato. Nello specifico si procederà a: - dare attuazione al protocollo presa in carico/dimissione dei bambino con alta complessità patologica con l’Azienda Ospedaliera Papa Giovanni XXIII di Bergamo e sperimentazione con l’A.O. Bolognini di Seriate e con l’A.O. di Treviglio. - sperimentare la Commissione territoriale di Ambito per la presa in carico delle persone con disabilità nel loro Progetto di Vita. - elaborare linee guida relative al rapporto tra servizi e progetti di vita delle persone disabili. Quanto sopra avendo cura di costruire un allineamento con le DDGGRR 740/2013, 856/2013 e 392/2013. Piano di riparto Legge 23/99- Strumenti tecnologicamente avanzati. OBIETTIVO Assegnazione contributo a favore delle domande ammesse e non finanziate, bando 2012, e definizione piano di riparto per contributi alle famiglie per l’acquisto di strumenti tecnologicamente avanzati, bando 2013 (l’attività viene svolta nei primi 4 mesi del 2014). TEMPI Demandata all’ASL la tempistica per la presentazione delle domande. Entro il 30 maggio 2014 va inviata la rendicontazione alla Regione. Entro dicembre 2014 va effettuato il pagamento dei contributi alle persone con disabilità o alle loro famiglie e ultimata l’istruttoria. RISORSE Decreto n. 12384 del 19/12/12 e Fondo Regione Lombardia Bando 2013 Legge 23/99, decreto n 12794 del 30/12/2013. Attività Collegi di Accertamento - DPCM 185/06 L’attività viene erogata in sede centrale, con la collaborazione di un assistente amministrativo della segreteria unificata del Dipartimento ASSI e viene svolta in collaborazione con i Servizi di Neuropsichiatria Infantile delle tre UONPIA delle Aziende Ospedaliere provinciali e con i Centri, pubblici o privati, che predispongono la documentazione di pertinenza. I Neuropsichiatri Infantili operano in un organismo collegiale, integrato con il personale Psicologo e Assistente Sociale dell’ASL (assegnato ai Consultori Familiari), con il supporto del personale amministrativo dei Distretti nelle 5 sedi individuate per tale attività (Bergamo, Ponte San Pietro, Treviglio, Trescore B., Albino). Per le disabilità sensoriali (uditive e visive) è inoltre previsto un Collegio a Bergamo con la presenza degli specialisti audiologo ed oculistico. Nel 2014 l’attività prosegue con la routine prevista storicamente e le innovazioni procedurali verranno introdotte con l’espletamento della programmata formazione sul campo. In assenza di un confronto regionale sui dati quantitativi, verrà utilizzato un Benchmarking con alcune ASL regionali. 59 Sviluppo di Ambulatori di consulenza medico-psichiatrica, rivolto alle persone adulte con disabilità e alle loro famiglie, presso diversi Ambiti AA.OO, ad integrazione della collaborazione già in atto con OORR di Bergamo, ed in collaborazione con i Consultori familiari pubblici e privati. Il progetto di Ambulatorio medico per la disabilità adulta in rete con il Consultorio familiare, già operativo presso l’A.O. “Papa Giovanni XXIII” è stato attivato anche presso il Consultorio familiare di Treviglio con la stretta collaborazione dell’ Azienda Ospedaliera di Treviglio. Per l’implementazione di questi Ambulatori in rete con i Consultori si è altresì proceduto a: - effettuare due corsi di formazione rivolti ai Medici di Assistenza primaria per la presentazione del suddetto Ambulatorio per la disabilità adulta. - Predisporre una locandina per la pubblicizzazione dell’iniziativa presso le Associazioni di Volontariato dell’area disabilità presso i Comuni , le A.O., i MAP ed i Servizi sociosanitari per disabili. - delineate le procedure per l’attivazione di analoga iniziativa anche presso il Distretti Isola Bergamasca, Valle Brembana/Valle Imanga-Villa d’Almè, Est Provincia. Qualificazione della rete di assistenza domiciliare Questo Servizio collabora con il Servizio ADI e Bisogni complessi, unitamente al Servizio Servizi Diurni e Residenziali per le fragilità, per l’attuazione delle DGR 740/13, 116/13 e 856/13, partecipando agli specifici gruppi di lavoro attivati ad hoc. Sviluppo e collaborazione con il Servizio di Epidemiologia Aziendale con particolare riferimento all’anagrafe delle disabilità OBIETTIVO: sviluppo dell’anagrafe delle persone con disabilità nel territorio bergamasco AZIONI: Continuazione dell’Integrazione delle banche dati esistenti in modo da censire tutte le attività e le informazioni relative alle persone con disabilità TEMPI: Predisporre, entro il 30.04.2014, un primo report aggiornato della popolazione con disabilità. RISORSE: Servizio Progetti Integrati per le Persone fragili e/o con disabilità, Unità operativa Disabilità in accordo con il Servizio Epidemiologico Aziendale. RISULTATO: Raccogliere indicazioni fondamentali al fine di predisporre atti programmatori misurati con le esigenze della popolazione disabili Contributi ex DGR 3850 per area disabili OBIETTIVO Definizione procedure per riparto contributi alle famiglie e/o ai comuni per la partecipazione alla spesa servizi rivolti a persone disabili (CSE;SFA; CSS; SADH). TEMPI Entro il mese di gennaio rendicontazione degli Ambiti dell’ultimo periodo di frequentazione nei servizi (periodo agosto dicembre). RISORSE Fondo regione Lombardia ex DGR 3850 e successivi decreti. Gruppo di lavoro per la compartecipazione economica nei servizi socio sanitari. Continua anche nel 2014 la collaborazione con Ufficio Sindaci per definizione di criteri per la partecipazione alla spesa delle famiglie per la gestione dei CDD. Gestione Stati Vegetativi in dimissione dalle strutture sanitarie e pubbliche e gestione interventi di lungodegenza assistenziale in RSA/RSD/Riabilitazione Generale Geriatrica Gli interventi di “lungodegenza assistenziale” all’interno di una programmazione provinciale attenta ai bisogni dei cittadini vedono nel nostro territorio la presenza di: - Pz. SV accolti ante DGR 6220/2007, con parametri gestionali e remunerativi definiti dal SOSIA; - Pz. SV accolti in Nuclei Dedicati di RSA, Capriate San Gervasio 60 - Pz. SV accolti in singoli posti in RSA, su scelta del familiare, in attinenza sia alle linee guida della DGR 6220/2007 che alla DGR 2124/2011, o con richieste da parte dei Servizi Sociali Comunali a supporto di scelte familiari per utilizzare strutture limitrofe alla loro residenza; Pz. SV accolti in Nuclei Dedicati della Riabilitazione Generale Geriatrica presso la RSA Centro Don Orione e Fondazione S. Maria Ausiliatrice, entrambe a Bergamo; Pz. SV accolti in una RSD provinciale. Per l’anno 2014 verranno realizzate le seguenti attività: - Continuità di validazione dei criteri di accesso per i nuovi ingressi, a fronte sia dei criteri indicati dalla DGR 4334/ott.2012 e dai nuovi parametri assistenziali previsti dalla DGR 4598/dic. 2012, pur nella continuità della sperimentazione, che prevedono l’accoglienza o in Nuclei dedicati, nelle tre strutture Centro Don Orione di Bergamo, F. S. Maria Ausiliatrice di Bergamo e Fondazione Ovidio Cerruti di Capriate o in posti letto ordinari, con attenzione alle richieste poste dai familiari; - Per l’attuazione delle due DGR del 2012, si terranno incontri con le rappresentanze delle RSA, con i soggetti gestori delle RSA/RSD che attualmente hanno ospiti in Stato Vegetativo, un confronto con la Direzione Sanitaria dell’ASL per una verifica sui pz. in SV che sono accolti nella riabilitazione sanitaria del privato accreditato - Rivalutazione e verifica dei pz. SV accolti nella lungodegenza assistenziale (RSA/RSD) entro i primi mesi del 2014 con l’Èquipe Pluriprofessionale, con predisposizione di relazione finale da condividere con le Direzioni Aziendali; - Ottimizzazione della funzione d’accoglienza e di indirizzo con i familiari dei pz. in SV per la scelta in merito alla struttura di lungodegenza; - Collaborazione con il PAC amministrativo aziendale per la budgettizzazione a fronte delle nuove indicazioni in merito a Nucleo dedicato e a posti letto ordinari; - Collaborazione con il servizio epidemiologico aziendale per la valutazione complessiva del numero dei pz. SV bergamaschi rispetto a indici regionali e nazionali; - Incontri con le strutture di riabilitazione g.g. per la eventuale riconversione di tali p.l. in p.l. RSA ; - Elaborazione di un data-base per l’inserimento dei dati relativi alle segnalazioni da parte dei reparti ospedalieri/centrali dimissioni protette al fine di rilevare indicatori significativi di processo; - Collaborazione con l’Associazionismo Familiare, attualmente presente al Centro Don Orione e nella RSA Ovidio Cerruti di Capriate San Gervasio, per la estensione laddove si creino nuovi Nuclei Dedicati. Gestione “Casi a cavaliere” e ospiti “fascia A” dimessi dall’Ospedale Psichiatrico La rivalutazione delle quote di Fondo Sanitario utilizzate per il contenimento della retta socioassistenziale di ospiti classificati come Casi a Cavaliere in RSD, RSA e CSS è stata in parte realizzata con la collaborazione dei Dipartimenti di Salute Mentale delle 3 A.O., con l’Ufficio Sindaci per le linee procedurali, oltre alla collaborazione con le strutture accoglienti, i CPS ed i Servizi Sociali degli Enti Locali di residenza degli ospiti per le definizioni operative. Nel corso del 2012 è stato possibile voucherizzare col bilancio sociosanitario la quota determinata dal sistema SIDi, con parziale riduzione della quota di fondo sanitario destinata ai ricoveri in CSS. Questo processo proseguirà nel corso del 2014: dovranno essere adottate opportune strategie operative, in collaborazione con i DSM delle 3 A.O. e con gli UdP e CdRS, in merito all’utilizzo di quote del Fondo Sanitario per ospiti accolti in strutture del sistema sociosanitario, oltre a ridefinire in modo appropriato la tipologia, e di conseguenza i parametri gestionali, per gli ospiti delle Comunità Socio Sanitarie con le consequenziali determinazioni di rette socioassistenziali a carico del cittadino e/o Comune. Anche nel 2014, per gli ospiti “fascia A”, in collaborazione con le strutture riabilitative psichiatriche ospitanti e con i DSM dell’Azienda Ospedaliera di Bergamo, verranno approntati opportuni contatti per una ricollocazione più appropriata di tali ospiti all’interno della rete delle RSA provinciali, in funzione dell’età anagrafica dei pazienti, in collaborazione con i referenti delle RSA pubbliche e private. Tale azione sarà possibile realizzarla con una attenta valutazione per non determinare un incremento del bilancio sanitario destinato agli interventi per la riabilitazione psichiatrica. Gestione richieste da parte di cittadini e di Enti Locali per inserimenti in strutture sociosanitarie diurne e residenziali per disabili A fronte del limitato numero dei posti letto provinciali nella rete delle RSD bergamasche (alto numero di posti letto solo per donne nel privato religioso, strutture provinciali sature con bassissimo tasso di mortalità), oltre alla ridefinizione dei limiti temporali dei percorsi della riabilitazione psichiatrica, oltre al fatto che i soggetti gestori sono esclusivamente soggetti privati accreditati che con difficoltà, a fronte anche di presenza di liste 61 d’attesa, accolgono soggetti complessi e portatori di problemi comportamentali, sempre più frequentemente pervengono, a questo Servizio, richieste dai DSM, dai Servizi Sociali comunali, dagli UdP, dalle famiglie per inserimenti in strutture residenziali sociosanitarie, provinciali ed extraprovinciali. Le difficoltà ad idonea collocazione sono determinate da scelte spesso peculiari delle famiglie determinate dalla storia clinica dei singoli pazienti, da condizioni particolari di “fragilità”del cittadino, sia sul versante comportamentale che psicopatologico, e spesso anche da difficoltà nella compartecipazione alla retta socioassistenziale, da parte della famiglia e/o del Comune. La complessità e la crescente diffusione di queste problematiche fa ritenere imprescindibile il consolidamento della collaborazione con gli Uffici di Piano e con i Distretti/CeAD. Nel corso dell’anno verrà avviata una iniziativa di formazione sul campo finalizzata (sulla scorta di uno specifico data-base finalizzato ad una rilevazione puntuale delle segnalazioni e delle tipologie di bisogni dei vari pazienti “complessi” segnalati dal territori) ad affrontare in maniera raccordata queste situazioni compresa la valorizzazione dei dati per la programmazione dei servizi necessari. Tavolo Tecnico progetto “Lavoro&Psiche” Nel 2014 la Fondazione Cariplo presenterà ufficialmente la pubblicazione in merito al progetto realizzato nelle 4 aziend cui ha partecipato anche l’ASL della provincia di Bergamo, tramite questo Servizio. . Componente dell’Organismo di Coordinamento della Salute Mentale Adulti e Salute Mentale Neuropsichiatria Infantile La presenza di un referente del Dipartimento ASSI in tali Organismi consente una proficua collaborazione, sia nella valutazione delle questioni affrontate che nelle proposte relative a comparazioni economiche, strutturali e gestionali dei servizi previsti, sia in termini sanitari che sociosanitari. Tra gli obiettivi 2014: - Mappatura dei servizi sociosanitari e socioassistenziali presenti sul territorio, in qualità di soggetti collaboranti con i servizi “specialistici” ospedalieri e con i pediatri di famiglia per gli interventi a favore della famiglia; - Continuità dei lavori della Commissione per la valutazione dei Disturbi Specifici dell’apprendimento, con pubblicazione dei soggetti autorizzati. - Continuità nella gestione dei pz. “fascia A”; - Ricognizione dei minori inseriti nelle strutture sanitarie, sociosanitarie e sociali da parte delle UONPIA, con i relativi costi, al fine di concordare delle procedure di intervento condivise, con elaborazione di dati confrontabili tra le tre UONPIA delle Aziende Ospedaliere, - Collaborazione per la individuazione di una tipologia di struttura residenziale per pz. che hanno concluso il percorso della riabilitazione psichiatrica. Sezione nuovi progetti e attività per il 2014 Attuazione della DGR 392/2013 Con DGR 392/13, Regione Lombardia ha emanato disposizioni finalizzate a potenziare la presa in carico integrata e il sostegno all'impegno familiare in presenza di soggetti con disabilità, in particolare con disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico. Nel suddetto provvedimento viene particolarmente evidenziato che: a) "per i suddetti soggetti, sono previste risposte specifiche solo fino al diciottesimo anno di età da parte dei Servizi di Neuropsichiatria infantile e dell'adolescenza in un contesto entro il quale, fra l'altro, risulta molto difficoltoso garantire percorsi di continuità assistenziale ed un effettivo coordinamento tra i servizi impegnati a rispondere in modo coordinato al bisogno delle famiglie"; b) "le famiglie con componente affetto da disturbi dello spettro autistico evidenziano le seguenti problematicità nel gestire quotidianamente la complessità della situazione: la solitudine delle famiglie (le famiglie hanno bisogno di essere meglio informate, orientate ed accompagnate), la frammentazione dei servizi (emerge l'effettivo bisogno di un progetto individuale complessivo che preveda azioni e processi da garantirsi da parte della rete integrata dei servizi, in sinergia con gli attori formali e informali)". Allo scopo di fronteggiare questa situazione Regione Lombardia ha stabilito che le Aziende Sanitarie Locali attribuiscano le funzioni specifiche, di case management, all'interno del loro modello organizzativo e nell'ambito delle loro strutture, a favore delle famiglie e dei loro componenti affetti da disturbi pervasivi dello sviluppo, con particolare riferimento ai disturbi dello spettro autistico. 62 Le ASL, nello svolgere tale attività, di case management, possono avvalersi del contributo di realtà significative già operanti sul territorio, accreditate con il sistema sociosanitario, afferenti per competenza alla D.G. Famiglia, Solidarietà sociale e Volontariato, che hanno maturato una esperienza di rilievo nell'ambito dell'intervento in favore delle persone affette da disturbi pervasivi dello sviluppo con particolare riferimento allo spettro autistico, oppure di altri soggetti pubblici o privati non accreditati, che abbiano già in corso attività in quest'ambito anche di carattere sperimentale e radicate sul territorio. L’ASL di Bergamo, allo scopo di interpretare correttamente il ruolo di programmazione socio sanitaria e di promozione delle innovazioni indicate da Regione Lombardia in quest'ambito, ha riconosciuto l'importante presenza, sul territorio bergamasco, di numerosi Soggetti pubblici e privati che, da anni, operano a sostegno delle famiglie con la presenza di persone con disabilità, con particolare riguardo ai disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro autistico. Ha pertanto proceduto alla costituzione di un tavolo di Raccordo Interistituzionale che si è dotato di un Gruppo di Coordinamento tecnico per la predisposizione del modello operativo, per lo svolgimento delle funzioni di case management in favore delle famiglie con soggetti affetti da disturbi dello spettro autistico. Tale modello operativo, che è stato validato dal Tavolo di Raccordo Interistituzionale, e formalizzato dall’Asl con specifica deliberazione, prevede che: La funzione di raccordo e coordinamento, dei diversi attori del sistema dei servizi (Comune/Ambito territoriale, UONPIA, DSM, Scuola, Formazione Professionale, Enti Gestori, Associazioni, ecc.), ricompresa tra le funzioni di Case Management, compete unicamente all’ASL che la svolge tramite il Dipartimento ASSI-Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità. - Le seguenti funzioni sono invece richieste ai Soggetti/Enti che si dichiarano disponibili a svolgerle (tramite Progetto Operativo ad hoc): informazione, orientamento e accompagnamento della famiglia e della persona con disabilità; consulenza alle famiglie e agli operatori della rete dei servizi territoriali, sociali e sociosanitari, per la disabilità; sostegno alle relazioni familiari; predisposizione del Progetto Individuale in cui vengono prefigurati gli interventi da garantirsi attraverso la rete dei servizi alla persona disabile ed alla sua famiglia; messa a disposizione di spazi/operatori per favorire l’incontro delle famiglie, lo scambio di esperienze, il reciproco aiuto. La procedura per accedere al voucher sociosanitario è la seguente: - La famiglia compila apposita scheda per la domanda di voucher sociosanitario (predisposta dal Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità” del Dipartimento ASSI) allegando la documentazione che attesti la diagnosi e indicando l’Ente/Soggetto erogatore al quale la famiglia intende rivolgersi scelto dall’elenco di Erogatori valicato dall’ASL. - La domanda dovrà venire presentata (via e-mail o posta o consegnata a mano) al Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità” (via Gallicciolli, 4 Bergamo). - Il Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità” Disabili, verificata la completezza e appropriatezza della documentazione, emette il voucher sociosanitario annuale dandone comunicazione alla famiglia e al soggetto Erogatore scelto dalla famiglia medesima (per alcune situazioni potrà essere sufficiente un voucher di durata inferiore all’anno, ad esempio: semestrale o trimestrale, rinnovabile). - La Struttura scelta predisporrà, d’intesa con la famiglia del soggetto con disturbi dello spettro autistico, uno specifico Progetto Individuale, in cui vengono descritti gli interventi da garantire, alla persona con autismo e/o alla sua famiglia, sia attraverso la funzioni di Case Management (erogate dalla Struttura stessa), sia attraverso la rete dei servizi (sanitari, sociosanitari e sociali) già attivati o da attivare e con i quali la Struttura medesima si metterà in contatto. - La Struttura rendiconterà, ogni tre mesi (cioè entro il giorno 10 del mese successivo al trimestre di riferimento), all’ASL-Servizio “Servizi e Progetti integrati per le persone fragili e/o con disabilità”, su apposita scheda (che verrà predisposta dall’ASL), le prestazioni effettivamente erogate, in favore della famiglia/soggetto autistico, ottenendo il riconoscimento economico del loro valore trimestrale su contestuale presentazione fattura. - L’ASL liquiderà la fattura entro 60 giorni dal ricevimento della medesima. I Soggetti che, essendo in possesso dei requisito stabiliti dalla DGR 392/2013, hanno presentato un Progetto Operativo - validato dall’ASL (tramite il Gruppo di Coordinamento Tecnico) - per lo svolgimento delle funzioni di case management, in favore delle famiglie di persone con disabilità, con particolare riguardo ai disturbi pervasivi dello sviluppo e dello spettro artistico, sono 11. 63 ATTIVITA’ DI PREVENZIONE/PROMOZIONE DELLA SALUTE Considerato che per quanto riguarda il Servizio Disabili va considerata come attività “preventiva” anche l’insieme delle iniziative formative e informative che hanno l’obiettivo di facilitare l’accesso ai servizi, l’efficienza della rete, e quindi la qualità della vita degli utenti, si propone come primo aspetto una serie di interventi di natura formativa da svolgersi nell’arco dell’anno. OBIETTIVO Accesso Ai Servizi: si proseguirà con le attività di formazione e informazione per ridurre ogni ostacolo al corretto accesso ai servizi RISORSE Operatori del servizio che in interventi strutturati e non strutturati illustrano e chiariscono le procedure, i livelli di assistenza e informano sulle regole e disposizioni regionali TEMPI Si prevedono almeno 5 interventi presso strutture associative e/o sociosanitarie e socio-assistenziali RISULTATO Facilitazione dell’accesso ai cittadini alla rete dei servizi della Provincia di Bergamo Messa a contratto di nuove strutture per disabili. Sulla scorta delle direttive regionali il Servizio ha indicato al competente NAPS la tipologia e l’entità delle strutture che possono essere poste a contratto per l’anno 2014; si prevede infatti un parziale ampliamento dei posti contrattualizzati per RSD, CSS, CDD. 18.3 CENTRO PER IL BAMBINO E LA FAMIGLIA: programmazione dell’attività per l’anno 2014 Il Centro per il Bambino e la Famiglia (CBF), attualmente in staff al Dipartimento ASSI, offre servizi specialistici al bambino e alla famiglia con particolare attenzione alle problematiche riferite alla violenza, maltrattamento e abusi sui minori. Il modello d’intervento ricerca il necessario equilibrio tra bisogni del bambino e della famiglia, in una prospettiva di tutela “ripartiva”. Operiamo con i genitori e non contro di loro, perché se questi hanno dei problemi, hanno anche le soluzioni, che noi dobbiamo aiutare a trovare. L’atteggiamento non giudicante, la preparazione professionale, l’utilizzo di strumenti, validati secondo la letteratura scientifica (Evidence Based), e le buone prassi internazionali, guidano l’attività dei professionisti del CBF. Gli interventi prevalenti sono orientati verso il “trattamento multifamiliare”, ispirato al modello terapeutico sperimentato presso il Marlborough Family Service di Londra, che si è rivelato un efficace intervento per promuovere la partecipazione attiva delle famiglie, per favorire la capacità di analisi e di ricerca delle soluzione ai problemi sperimentati nella relazione con i figli. Le problematiche trattate presso il CBF sono riconducibili alla grave trascuratezza, al maltrattamento fisico e psicologico, al contrasto culturale intra-familiare, al sospetto abuso sessuale e a tutte i disturbi del comportamento, riconducibili a difficoltà relazionali tra genitori e figli. E’ di recente avvio un gruppo specifico di trattamento multifamiliare di coppie, separate e no, con grave conflittualità coniugale. Nell’ambito degli interventi di “giustizia ripartiva”, al CBF si utilizza, con sempre maggior frequenza il “Family Group Conference” (riunioni di famiglia), tra i più efficaci strumenti disponibili a livello internazionale. Il protocollo è rivolto alle famiglie che si trovano in situazioni di gravi difficoltà relazionali con i figli minori e si prefigge di facilitare l’emergere di soluzioni a tali problemi. Per una più completa informazione www.centrobambinoefamiglia.it circa l’offerta del Centro si rinvia alla Web-page: Prevenzione L’intervento pilota in atto è relativo alla depressione post partum. È offerto alle donne in gravidanza, alle neomamme e ai loro compagni una diagnosi precoce e un trattamento efficace. Il CBF, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera di Treviglio (Dipartimento di Salute Mentale), con gli studi pediatrici della provincia di Bergamo, con il sostegno del Rotary Sud, offre la possibilità alle neomamme di effettuare a 6-8 settimane dopo il parto, gratuitamente, un accertamento diagnostico 64 (colloquio e risposta a questionari) specifico per la depressione postparto. Successivamente, se necessario, la mamma può accedere ad un trattamento per la cura della depressione. Diagnosi Sono proposti nuovi protocolli diagnostici per le relazioni genitoriali già verificati a livello internazionale anche in forza di collaborazioni con i più qualificati esperti del settore. E’ in sperimentazione la valutazione della dimensione genitoriale in ambito multifamiliare. Mediazione Il CBF lavora con coppie separate, genitori conflittuali, figli rifiutanti, proponendo loro interventi finalizzati a un confronto costruttivo e a una riattivazione di modalità relazionali più funzionali per loro ed i loro figli. Molto spesso la decisione di separarsi avviene in assenza d’informazioni adeguate relative a chi diventerà protagonista della vicenda separativa. Spesso manca la conoscenza di modalità di confronto alternative allo “scontro” che mantengono aperta una via di comunicazione nonostante le difficoltà. Per rispondere a queste esigenze il CBF offre servizi e interventi innovativi per aiutare i genitori a essere protagonisti della separazione e a raggiungere un accordo soddisfacente per loro e per i figli, prevenendo le difficoltà legate all’interruzione del dialogo tra gli adulti e alla rinuncia al ruolo di genitori. Terapia individuale, familiare e per gruppi Oltre all’intervento individuale o a quello famigliare viene proposta la Terapia Multifamiliare. Questo trattamento s’ispira al modello terapeutico sperimentato dal Marlborough Family Service di Londra, che si è rivelato efficace nel promuovere la partecipazione attiva delle famiglie rispetto all’analisi e alla soluzione dei propri problemi. L’attività terapeutica prevede che più famiglie (da quattro a otto) contemporaneamente siano presenti presso l’Unità Diurna, una struttura predisposta appositamente con ambienti di tipo domestico (cucina, sala da pranzo, stanza giochi, ecc.), per incontri che durano un’intera giornata, più volte la settimana. Il contesto cerca di ricreare situazioni tipiche della vita quotidiana, connotate da un forte coinvolgimento personale, in cui ciascuno sia interessato e partecipe alle vicende degli altri e venga incoraggiato ad esprimere opinioni, commenti e proposte. L’attività intende favorire i contatti e lo sviluppo di legami tra le famiglie, promuovere il comune impegno ad affrontare le difficoltà condivise, aiutare a pensare e sperimentare soluzioni nuove, per migliorare i rapporti interni a ciascuna famiglia, imparando gli uni dagli altri secondo il principio del mutuo-aiuto. Il modulo di terapia (chiamato “ciclo”) consiste in un periodo di 11 giornate che le famiglie trascorrono (dalle ore 9 del mattino alle 15 del pomeriggio) presso l’Unità Diurna del CBF. Per ogni ciclo le famiglie coinvolte sono in media 6, i minori 11 e gli adulti 10. La durata media della terapia per ogni famiglia è di 2-3 cicli. Dal 2004 (anno di inaugurazione) al maggio 2011 l'intervento di terapia multifamiliare ha coinvolto 84 famiglie, con 142 adulti e 161 minori per un totale di 303 persone. Le problematiche trattate hanno riguardato: trascuratezza, maltrattamento fisico e psicologico, grave conflittualità coniugale, difficoltà relazionali tra genitori e figli, varie forme di dipendenza (sostanze, gioco…), contrasto culturale intra-familiare, sospetto abuso sessuale e disturbi del comportamento. L’efficacia della terapia, calcolata come inverso della percentuale di recidive, è stimata nell’87%. Family Group Conference (FGC) (Riunione di famiglia) Il protocollo d’intervento delle Family Group Conferences è rivolto alle famiglie che si trovano in situazioni di gravi difficoltà relazionali con figli minori e si prefigge di facilitare l’emergere di soluzioni a tali problemi. Nel FGC la famiglia è posta al centro del processo decisionale poiché è riconosciuta non solo come disfunzionale ma anche capace di esprimere positive capacità. Presso il Centro per il Bambino e la Famiglia dell’ASL di Bergamo operano “facilitatori” esperti in questo protocollo d’intervento che ha avuto origine in Nuova Zelanda e visto importanti sviluppi in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. I presupposti su cui si basa questo intervento sono i seguenti: - La famiglia ha la forza per cambiare e ha le potenzialità per trovare delle soluzioni alla propria situazione - Lo stimolo al cambiamento si scopre attraverso l’ascolto e il confronto tra gli stessi membri del gruppo famiglia - La famiglia è l’esperta di se stessa - Conferire potere alle persone è preferibile rispetto al far controllare le persone da un servizio preposto - Le FGC danno valore alle relazioni tra le persone - Le FGC rafforzano il ruolo della famiglia nella tutela del benessere del bambino - Le FGC contrastano l’isolamento delle famiglie a rischio. - Il Family Group Conference è un’offerta attiva da due anni presso il Centro per il Bambino e la Famiglia (CBF). 65 Gruppi di parola E’ in ordine di tempo l’ultima proposta innovativa elaborata. L’intervento si prefigge di fornire ai bambini e ai loro genitori competenze utili per facilitare la comunicazione e la risoluzione dei problemi connessi alla separazione. L’obiettivo del Gruppo di parola e di aiutare i bambini ad avere maggiore chiarezza rispetto a quanto sta succedendo in famiglia e a migliorare la qualità del rapporto con i propri genitori. Dare parola ai figli, anche se piccoli, nella fase di separazione dei propri genitori significa aiutarli a superare la fase di passività, in cui subiscono ciò che accade, rendendoli soggetti attivi e capaci di convivere meglio con la complessità della propria famiglia. Inoltre viene proposto: La valutazione e il trattamento delle relazioni genitoriali L’intervento è volto ad individuare le relazioni familiari disfunzionali che hanno determinato condotte inadeguate per la crescita dei figli. Attraverso colloqui a cadenza quindicinale, si cerca di verificare la possibilità di evoluzioni positive che restituiscano al minore una famiglia con maggiori competenze. Valutazione del danno e sostegno al bambino abusato. L’intervento ha lo scopo di comprendere se si è verificato l’abuso e quali conseguenze ha prodotto, tramite un percorso diagnostico e un primo sostegno psicologico al bambino. Psicoterapia individuale per i minori Si tratta di interventi proposti per curare gli eventi traumatici di trascuratezza, abbandono, maltrattamento, e abuso. Sono proposti incontri a cadenza settimanale di quarantacinque minuti di durata, finalizzati alla rielaborazione delle esperienze vissute. Colloqui clinici per i genitori dei minori abusati Si tratta di sostenere l’adulto “protettivo” rispetto al rischio di essere sopraffatto dal dramma del trauma subito dal figlio. Gli incontri, individuali o di gruppo, intendono altresì favorire la ricerca delle soluzioni più adeguate per proteggere i figli dalle conseguenze più negative degli episodi vissuti. Consulenza psicologica alla coppia per problemi di infertilità (affiancamento alla Procreazione Medicalmente Assistita, PMA) La condizione d’infertilità costringe la coppia ad affrontare periodi critici e di disagio emotivo. L’intervento offerto da un’equipe di psicoterapeuti si prefigge, attraverso interventi di consulenza e sostegno, di accompagnare la coppia nell’elaborazione del percorso medico (diagnosi e trattamento) e nella elaborazione del successo o della perdita. La fase di consulenza è articolata in quattro incontri. La fase di sostegno consiste in otto incontri a cadenza quindicinale finalizzati ad aiutare la coppia ad uscire dalla fase di difficoltà relazionale che la PMA può aver creato. Interventi di Psicologia Giuridica - Audizione protetta: Per i minori vittime o testimoni di reati è garantito, presso la sede del Centro, uno spazio alternativo alle sedi giudiziarie al fine di diminuire gli effetti traumatici della testimonianza. L’audizione protetta si prefigura anche come una “consulenza” offerta agli organi di giustizia, finalizzata comunque alla tutela della salute del minore (L.66/96). - Consulenza legale e professionale: È garantita agli operatori dei diversi livelli istituzionali una consulenza sia di diritto civile sia penale al fine di rendere efficiente la gestione delle situazioni affrontate. Altresì è offerta una consulenza professionale agli operatori che la richiedono. Proposte formative L’attività formativa del Centro si prefigge di consolidare ed incrementare il patrimonio di conoscenze professionali inerenti il tema della cura del minore e della sua famiglia. In particolare sono sviluppate iniziative di sensibilizzazione al tema del maltrattamento e dell’abuso minorile in collaborazione con gli operatori del territorio e delle agenzie educative presenti nella comunità. Saranno altresì proposti momenti formativi dedicati specificatamente agli operatori sociali, socio-sanitari e sanitari. Infine si progetteranno seminari, workshop, docenze specifiche, anche in collaborazione con le Università, finalizzati all’incremento della qualità professionale da offrire per migliorare l’efficacia degli interventi. 66 MODALITA’ OPERATIVE DI ACCESSO AL CENTRO PER IL BAMBINO E LA FAMIGLIA (CBF) Al Centro si accede di norma per appuntamento. Le richieste vengono ricevute dalla segreteria dalle ore 8,30 alle ore 12,30 e dalla 14,00 alle ore 16,30 al n° telefonico 035-262300. Gli appuntamenti sono fissati direttamente dai singoli operatori del CBF. T IPOLOGIA D’ATTIVITÀ DESTINATARI MODALITÀ D’ ACCESSO Diagnosi dei minori vittime di Minori da zero a diciotto violenza, maltrattamento e abuso. Per i quali i servizi che partecipano alla realizzazione del percorso di (intervento di diagnosi psicologica, di tutela sociale, sanitaria, educativa e accertamento delle modalità del benessere del minore hanno dell’abuso, di sostegno psicologico del rilevato la sussistenza di una bambino) situazione di pregiudizio. Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Autorità Giudiziaria Diretto da parte del cittadino (esercente la patria potestà) Valutazione e trattamento relazioni genitoriali Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Autorità Giudiziaria delle Famiglie per le quali i servizi che partecipano alla realizzazione del percorso di tutela sociale, sanitaria, (individuazione delle relazioni educativa e del benessere del minore disfunzionali che hanno determinato hanno rilevato la sussistenza di una condotte maltrattanti /abusanti situazione di pregiudizio /trascuranti già rilevate. Verifica per il trattamento terapeutico della loro superabilità) Psicoterapia Minori Minori 0-18 (o con seguito amministrativo) per i quali sia già stato (si tratta di interventi proposti per attuato un intervento diagnostico di curare gli eventi traumatici di valutazione del danno trascuratezza,abbandono, maltrattamento e abuso) - - - - Colloqui psicologici clinici Genitori di bambini che hanno subito (individuali e di gruppo) con i abuso o maltrattamento. genitori dei minori abusati (offrire al genitore di bambini abusati o maltrattati uno spazio di rielaborazione delle esperienze traumatiche al fine di supportare il loro ruolo genitoriali) Mediazione Familiare Genitori di figli minori (sostegno alle coppie conflittuali separate o in via di separazione con figli minori). Interventi clinici multifamiliari per la cura delle famiglie multiproblematiche con minori a rischio di maltrattamento (Sul modello del Centro londinese leader in questo settore applicato e progettato dal dr. Asen. La proposta terapeutica prevede di utilizzare come setting una struttura in grado di garantire un ambiente in cui la famiglia agisce le proprie modalità di interazione quotidiana -“unità familiare diurna”- nell’ambito di un gruppo multifamiliare) - - Famiglie che vivono in condizioni di disagio riconducibili a particolari difficoltà personali e di rapporto con soggetti interni od esterni alla famiglia stessa quali: grave conflittualità coniugale; modalità relazionali ed educative altamente disfunzionali; configurazioni familiari in cambiamento ( es: famiglie ricostruite con relazioni problematiche al loro interno); situazioni traumatiche connotate da abbandoni, maltrattamenti, abusi e violenze Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Diretto da parte del cittadino (esercente la patria potestà) Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Diretto da parte del cittadino (esercente la patria potestà) Diretto da cittadino. parte del Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Autorità Giudiziaria Diretto da parte del cittadino (esercente la patria potestà) 67 Family Group Conference Riunioni di famiglia o (metodologia sostanzialmente nuova per l’Italia, ma usata con successo soprattutto nei paesi anglosassoni Australia, Nuova Zelanda, Inghilterra USA- ha come obiettivo quello di sostenere le famiglie multiproblematiche nel proprio ruolo educativo, di tutela e di costruzione di una genitorialità positiva) Gruppi di Minori Famiglie per le quali i servizi che partecipano alla realizzazione del percorso di tutela sociale, sanitaria, educativa e del benessere del minore hanno rilevato la sussistenza di una situazione di pregiudizio - Famiglie che vivono in condizioni di disagio riconducibili a particolari difficoltà personali e di rapporto con soggetti interni od esterni alla famiglia stessa Minori abusati e/o maltrattati sia fisicamente che psicologicamente (Il gruppo si propone di offrire uno di età dai 6 ai 17 anni. spazio e un tempo destinato alla possibilità di sperimentare occasioni d’incontro con “altri da sé” che abbiano vissuto o stiano vivendo stesse esperienze traumatiche). Esempio: Gruppi di Parola Consulenza per le coppie che Coppie di fatto o coniugate iniziano la fecondazione assistita - - Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Richiesta dall’Ente territorialmente competente per la tutela dei minori. Autorità Giudiziaria Diretto da parte del cittadino esercente la patria potestà - Diretto da parte del cittadino ( Offrire alle coppie interessate un contesto di consulenza e sostegno psicologico qualificato e specifico, finalizzato ad accogliere e rispondere alle problematiche psicologiche inerenti il percorso di P.M.A) Consulenze agli operatori I servizi che partecipano alla realizzazione del percorso di tutela ( per la lettura di situazioni di possibile sociale, sanitaria, educativa e del abuso sessuale o di grave benessere del minore. trascuratezza e maltrattamento. Vengono suggerite indicazioni sulle prassi da seguire, le informazioni da raccogliere, le professionalità anche giuridiche da attivare) Diretto Audizione Protetta Richiesta formale dell’Autorità giudiziaria, previo accordo telefonico. (Offrire a minori vittime o testimoni di un reato un luogo alternativo agli spazi della giustizia e garantire un’assistenza psicologica (ausiliario del giudice) che renda la loro audizione meno traumatica. - come previsto anche dalla legge n. 269/98) Minori 0-18 anni per i quali l’autorità giudiziaria, avvalendosi delle normative specifiche (L.66/96, L.172/2012) che lo richiedono, chiede che la testimonianza del minore avvenga secondo modalità protette. da parte degli operatori La consulenza agli operatori viene garantita quotidianamente dagli psicologi del C.B.F che ricevono le richieste telefoniche. 68 UFFICIO PROTEZIONE GIURIDICA ( U.P.G.) La cornice di riferimento entro la quale verrà attuato il quadro di attività dell’UPG, è costituita dalle linee guida regionale di cui alla DGR n. IX /4696 del 16.01.2013: “Stato di attuazione delle politiche regionali chiusura della IX legislatura Sistema di protezione giuridica delle persone fragili”. L’U.P.G,.nel corrente anno, intende mantenere, sviluppare e consolidare la rete territoriale per la protezione giuridica attraverso le seguenti linee di attività: rafforzamento della rete territoriale: si prevede lo studio di un protocollo d’intesa per la protezione giuridica con tutti gli attori coinvolti; formazione: organizzazione e gestione di corsi rivolti ad operatori sociali, socio sanitari, realtà del Terzo Settore e Medici di Assistenza Primaria; informazione: partecipazione e organizzazione di eventi di sensibilizzazione, anche in collaborazione con il progetto “Liberi legami”; monitoraggio del sistema attraverso: raccolta dei dati necessari ad affinare conoscenze dei bisogni e risposte del sistema, ai fini di una puntuale programmazione; coordinamento dei referenti degli Ambiti territoriali. TAVOLO DEL TERZO SETTORE Riconosciuto con delibera ASL n° 718 del 24 dicembre 2008 il nuovo Tavolo del Terzo Settore (già precedentemente costituito con Delibera n° 759/2005) si propone di realizzare un momento permanente di confronto, di scambio e di collaborazione con l’ASL di Bergamo. Nell’ambito delle proprie competenze l’attività del Tavolo risponde al dettato della l.r. 3/2008 dando attuazione al principio di sussidiarietà orizzontale. Tra gli obiettivi previsti porta il proprio contributo in ordine alla “programmazione, progettazione e realizzazione, a livello locale, della rete delle unità di offerta sociosanitarie”ed esercita il proprio ruolo di “interpretazione e espressione sia dei bisogni sociali che delle risorse locali e di promozione della coesione sociale dei territori”. Il Tavolo presieduto dal Direttore Sociale dell’ASL si è dotato di un regolamento proprio (Delibera ASL n° 1942/2011) e di un’organizzazione che prevede circa n° 8-10 incontri all’anno. Durante tali incontri affronta le tematiche afferenti la programmazione socio-sanitaria e sanitaria, discute della funzionalità dei servizi e propone eventuali osservazioni. Il dialogo tra il Tavolo e L’ASL si realizza anche tramite la presenza, negli incontri, dei Responsabili ASL dei rispettivi servizi oggetto di discussione. Alla luce dell’attenzione posta alla programmazione della rete dei servizi sociosanitari e sociali e alla disponibilità dimostrata all’individuazione degli strumenti per la sua realizzazione (Cabina di Regia, valutazione multidimensionale, semplificazione dei processo di accesso ai servizi, ecc), verranno affrontate e discusse, durante l’anno, le modalità di partecipazione/monitoraggio da parte del Tavolo alle attività dell’ASL. Le ulteriori osservazioni proposte saranno oggetto di condivisione/discussione negli incontri, disponendo di volta in volta un ordine del giorno dedicato. Nella sua funzione propositiva il Tavolo esprime altresì propri rappresentanti alla partecipazione ad altri gruppi di lavoro presenti presso l’ASL. 69 Allegato 4 DIPARTIMENTO DELLE DIPENDENZE Linee di programmazione anno 2014 DIPARTIMENTO DIPENDENZE – LINEE DI PROGRAMMAZIONE 2014 1/6 PREMESSA Le linee prioritarie di programmazione 2014 sono state definite sulla base di: 1. analisi dei bisogni, della domanda, dell’offerta e delle criticità conseguentemente rilevate; 2. principi guida contenuti nella mission aziendale e dipartimentale: centralità della persona e della famiglia e dei bisogni che esprime, libera scelta del cittadino sostenuta da un’adeguata offerta informativa sulla rete dell’offerta, appropriatezza e qualità, attività di prevenzione come core della mission aziendale e dipartimentale; 3. indicazioni contenute negli allegati della DGR IX/1185/2013. Alcuni dati sull’analisi della domanda I dati relativi alla domanda che afferisce ai SerT, in linea con i dati relativi alla lettura dei fenomeni di abuso o dipendenza da sostanze illegali e legali e di dipendenza comportamentale nella popolazione generale e in quella giovanile della nostra provincia (IPSAD-Italia, ESPAD-Italia), evidenziano cambiamenti in relazione alla domanda latente ed emersa. A fronte di una situazione che non evidenzia incrementi significativi nell’area dell’uso di sostanze stupefacenti e alcoliche, si rileva un incremento di altri comportamenti a rischio di dipendenza quali, fra i più rilevanti, il gioco d’azzardo. Il mercato delle sostanze e di prodotti che espongono a rischio di dipendenza (es. gioco d’azzardo), gli stili di consumo ed i profili dei consumatori sono in continuo mutamento. Nella popolazione generale si osserva: una sostanziale stabilità dei consumi di alcol negli ultimi 10 anni; la progressiva modifica dei modelli di consumo di alcol, con un passaggio dal tradizionale bere vino durante i pasti, a modelli di consumo di tipo nord europeo (consumi occasionali al di fuori dei pasti); la modifica delle bevande alcoliche consumate: si riducono i consumatori di solo vino e birra e aumentano invece i giovani e giovanissimi che consumano anche alcolpops, aperitivi, amari e superalcolici; un’ampia diffusione del consumo di cannabis (sperimentata da oltre un terzo della popolazione) e consumi non irrilevanti di altre sostanze: cocaina (9%), stimolanti (4%), allucinogeni (3,5%) ed eroina (2%); una tendenza al policonsumo: chi assume sostanze ne fa un uso combinato (più sostanze o una sostanza e alcol); la diffusione negli ultimi anni del consumo di cocaina e la presenza di segnali che fanno ipotizzare un nuovo aumento dell’uso di eroina tra i giovani, fenomeni che pur riguardando numeri esigui di persone, rispetto ad altre tipologie di consumi (es. cannabis), richiede un monitoraggio, considerando i rischi correlati all’uso di queste due sostanze. La diffusione di comportamenti a rischio come la pratica di giochi in cui si puntano soldi (gioco d’azzardo) e la guida sotto l’effetto di alcol e/o sostanze stupefacenti Nella popolazione giovanile (15 – 19 anni studio ESPAD-Italia®2011 ) si osserva Un approccio precoce al consumo di alcol (11-12 anni l’età di iniziazione al bere) che avviene sia in ambito familiare che nei momenti di socializzazione e aggregazione (bar, discoteche ecc.). Il consumo giovanile riguarda ancora in prevalenza soggetti di sesso maschile, ma il consumo nel sesso femminile è in aumento, in particolare nelle ragazze molto giovani. Per quanto riguarda il tipo di bevanda alcolica preferita, si assiste ad un incremento nel consumo di birra, aperitivi e superalcolici anche se persiste un significativo uso di vino nella popolazione giovaneadulta. Un fenomeno che è in progressiva diffusione tra la popolazione giovanile bergamasca è il “binge drinking”, assumere 5 o più volte bevande alcoliche in un’unica occasione, (35% nella popolazione giovanile nel mese antecedente lo svolgimento dell’indagine – ESPAD-Italia®2011) con un incremento al crescere dell’età. Presente sia nella popolazione adulta sia in quella giovanile il consumo di alcol associato alla guida, a cui conseguono esiti quali infrazioni del Codice della strada e incidenti stradali. Per quanto riguarda le sostanze illegali nella provincia di Bergamo, dal 2005 al 2007 si osserva un incremento nell’uso nella vita per quanto riguarda il consumo “una tantum” di cannabis, cocaina, eroina e stimolanti; dal 2007 sino al 2011 si assiste ad u un graduale decremento che fa registrare, nell’ultimo anno, i valori più bassi. Rispetto agli allucinogeni, invece, se fino al 2007 come per le altre sostanze si rileva un aumento del consumo “una tantum”, dal 2007 in poi si registra un andamento più o meno oscillante. la cannabis è la sostanza più diffusa sia tra la popolazione adulta sia tra quella giovanile. Si osservano incrementi in alcune fasi di transizione (dal biennio al triennio delle scuole superiori – 16-17 anni) DIPARTIMENTO DIPENDENZE – LINEE DI PROGRAMMAZIONE 2014 2/6 In entrambe le popolazioni è’ nel genere maschile che si rilevano le prevalenze più consistenti e una maggiore precocità. Diffuso è il policonsumo sia di sostanze stupefacenti sia di queste associate a binge drinking Un dato molto significativo riguarda il consumo di farmaci psicoattivi senza prescrizione medica. Emerge in particolare, nella popolazione giovanile (ESPAD-Italia®2011) gli psicofarmaci maggiormente consumati sono quelli per dormire (il 14,5% della popolazione studentesca provinciale dichiara di averli assunti almeno una volta nella vita ed il 7,6% di averli utilizzati nel corso dell’ultimo anno). Per quanto riguarda le altre tipologie di psicofarmaci, le prevalenze riferite al consumo nella vita e nell’ultimo anno si riducono, raggiungendo rispettivamente circa il 7% e il 4% se si considerano i farmaci per l’iperattività, il 5% ed il 3% i farmaci per le diete ed il 4% e 2% per i regolatori dell’umore. Riguardo le altre tipologie di psicofarmaci, le prevalenze riferite al consumo nella vita. Tra gli studenti della provincia che nell’ultimo anno hanno utilizzato farmaci psicoattivi, il genere femminile si distingue per la maggiore propensione al consumo, oltre ad una maggiore precocità. Nel corso degli anni, tra la popolazione studentesca provinciale, il consumo nella vita e nell’anno di farmaci psicoattivi rimangono sostanzialmente invariati. Ultimo elemento considerato dall’indagine ESPAD-Italia® riguarda il praticare giochi in cui si scommettono soldi. Nell’ultimo anno il 41,2% degli studenti della provincia di Bergamo almeno una volta ha praticato giochi in cui si puntano soldi, in particolare i maschi (51,6% contro il 31,4% delle ragazze), in linea con le prevalenze regionali (41%) ed inferiore a quella nazionale (46,8%). Le prevalenze riferite a questi studenti aumentano progressivamente con il crescere dell’età. Tra coloro che negli ultimi 12 mesi hanno praticato giochi in cui si scommette denaro per il 14% dei maschi ed il 4% delle femmine si è trattato di un comportamento ripetuto almeno 20 volte nel corso dell’anno. Dopo un incremento progressivo dal 2008 in poi, nel 2011 si osserva un decremento delle prevalenze degli studenti che hanno praticato questo tipo di giochi. La tipologia di giochi preferita dagli studenti della provincia sono il “Gratta e vinci/Lotto istantaneo” per le femmine (84,4%) e le “scommesse sportive” per i maschi (47,5%); seguono “Lotto/Superenalotto”, “Poker texano” e “Macchinette elettroniche/slot machine”. In base alle risposte fornite dagli studenti al questionario che valuta il grado di problematicità connesso al comportamento di gioco, si evidenzia che per il 25% risulta associato ad un rischio minimo (Lombardia=20%; Italia=21,7%) e il 9,4% ad un rischio moderato, definibile come “gioco problematico” (Lombardia=9,4%; Italia=10,4%). La presenza dei cambiamenti evidenziati nella popolazione è riscontrabile anche nell’analisi dei dati dei SerT. L’utenza dei SerT è cresciuta dal del 13% . La quota numericamente preponderante rimane quella dei tossicodipendenti che costituiscono il 50% nel 2012 del totale dell’utenza, seguiti dagli alcoldipendenti con il 19%, ma gli incrementi maggiori riguardano l’utenza presa in carico per gioco d’azzardo aumenta del +94 (2009 vs 2012), i soggetti segnalati per consumo di sostanze stupefacenti o alcoliche alla guida e lavoratori addetti a particolari mansioni segnalati per screening di secondo livello + 63% (2209 vs 2012) a fronte di incrementi più contenuti tra le categorie dei tossicodipendenti (+6% dal 2009 al 2012, 12% se si considerano i soli casi incidenti) e dei alcol dipendenti (+12% dal 2009 al 2012, ma con un – 13% se si considerano i soli casi incidenti) DIPARTIMENTO DIPENDENZE – LINEE DI PROGRAMMAZIONE 2014 3/6 Tab.1 - Utenti dei Ser.T. per tipologia di target - Anni 2009 - 2012 – Valori assoluti e percentuali ∆ 2009 2009 2010 2011 2012 vs 2012 Tipologia Soggetti inviati dalla Commissione Medica Patenti per violazione artt. 186 e 187 CdS 550 758 905 1012 84,00% “Lavoratori a rischio” inviati dal Medico Competente 141 178 125 105 -25,53% Soggetti trasferiti da altri SerT 193 188 203 224 16,06% Altro (consulenze, altre certific. medico-legali, familiari…) 397 359 202 183 -53,90% TOSSICODIPENDENTI 2653 2976 3040 2807 5,80% ALCOLDIPENDENTI 976 1148 1103 1089 11,58% GIOCATORI COMPUSIVI 94 119 148 182 93,62% TABAGISTI 84 114 122 100 19,05% 12 10 8 7 -- SOGGETTI CON ALTRI COMPORTAMENTI DI DIPENDENZA 0 3 3 8 -- Totale 5100 5853 5859 5717 12,10% SOGGETTI CON DISTURBI (quota residuale in dimissione) COMPORTAMENTO ALIMENTARE Le stime della popolazione italiana interessata dal gioco d’azzardo fornite dal Dipartimento Politiche Antidroga 2013 evidenziano quote significative di popolazione interessata a questo tipo di comportamento (54% Giocatori d’azzardo 18-74a LY), con con percentuali differenti di giocatori problematici a seconda del segmento di popolazione considerata: 1,27-3,8% Giocatori d’azzardo problematici (popolazione generale) 18% Giocatori d’azzardo problematici fascia 15-19 (indagine SPS2011). Nella popolazione generale si stima una quota tra il 0,5 – 2,2% Giocatori d’azzardo patologici, percentuale che sale Da 5 – 30% se si considera la popolazione con problemi di dipendenza da sostanze Gli stessi indici applicati sulla popolazione bergamasca evidenziano quote importanti di popolazione rischio di gioco problematico ( da 13.804 a 41.302) o di dipendenza (da 5.434 a 23.912) e nella popolazione giovanile (15-19 anni) una quota stimata di 9371 giocatori problematici popolazione. Una recente Indagine FIPAC – Confesercenti “il gioco non ha età” novembre 2013 ha stimato la presenza tra la popolazione 65 – 75 anni (7.000.000 in Italia) di un 23,7% interessati al gioco d’azzardo, di un 17% problematici e di un 7% patologici, evidenziando l’alta esposizione a rischio di gioco d’azzardo problematico da parte di questa quota di popolazione. Tali dati evidenziano: - la trasversalità dei “nuovi” fenomeni di dipendenza (es. gioco d’azzardo) sia tra la popolazione generale sia tra quella giovanile, - l’interessamento di quote “nuove di popolazione” (fascia 65 – 75 anni) - lo scarto tra la quota stimata di domanda sommersa (quota di persone che necessiterebbero di cura per contenere il rischio di dipendenza o per trattare la dipendenza) e quella manifesta (persone con gioco d’azzardo patologico in trattamento) - la necessità di individuare strategie volte all’emersione della domanda latente e all’intercettazione da parte dei servizi di questa quota di popolazione a rischio o già dipendente, ma anche la necessità di investire sul piano preventivo sia in termini quantitativi sia qualitativi (aderenza alle linee guida e alle evidenze di efficacia) , in maniera globale e con l’uso di strategie diverse. Questo cambiamento della domanda latente e manifesta ha richiesto un ampliamento delle funzioni svolte dai SerT nei confronti di queste categorie d’utenza e un adeguamento dei Servizi (solo in termini di modalità organizzative e di definizione di protocolli di risposta appropriati e non di risorse aggiuntive) e l’attenzione a nuovi particolari target e contesti (es. anziani, sale slot…) su cui orientare l’azione preventiva. Per ogni approfondimento e dettaglio sui dati si rimanda ai documenti pubblicati dall’Osservatorio delle Dipendenze e reperibili sul sito http://www.asl.bergamo.it/dipartimentodipendenze DIPARTIMENTO DIPENDENZE – LINEE DI PROGRAMMAZIONE 2014 4/6 Linee di programmazione 2014 Si riportano di seguito le aree sulle quali si intende in via prioritaria investire, oltre quanto già istituzionalmente previsto in via ordinaria dal mandato in capo al Dipartimento Dipendenze e in via straordinaria, quale la prosecuzione di quanto richiesto in tema di progetti sperimentali (DGR 3239/2012 e successivi provvedimenti) 1. Gioco d’Azzardo Patologico Per l’anno 2014 si prevede l’attuazione di quanto previsto dalla LR8/2013 e dalle successive DGR e Circolari (856/2013 e 1 del 15/01/2014) in merito alla stesura del piano complessivo di intervento sul Gioco d’azzardo entro il 31 gennaio 2015 e attuazione dello stesso. All’interno del piano sono previste due azioni di sistema: lo sviluppo delle azioni d’informazione e prevenzione approvate dal tavolo provinciale prevenzione gioco d’azzardo patologico, attivato nello scorso anno. l’avvio di una cabina di regia, coordinata dal Dipartimento delle Dipendenze, sul tema della presa in carico e del trattamento dei soggetti affetti da gioco d’azzardo patologico con il coinvolgimento di tutti i servizi accreditati (SERT e SMI), i consultori familiari e le associazioni di auto-mutuo aiuto. Per la parte preventiva, gli interventi, concordati con il Tavolo Provinciale prevenzione GAP, si articoleranno su quattro livelli: conoscenza del fenomeno, informazione - sensibilizzazione, formazione e interventi di comunità. Per il trattamento si prevede la condivisione delle linee guida su valutazione e trattamento del GAP con il “Tavolo sul trattamento” (SerT, SMI, terzo settore) coordinato dal Dipartimento delle Dipendenze; la collaborazione con i consultori familiari su azioni da condividere e la condivisione con gli Ambiti Territoriali delle azioni sul versante sociale e di tutoraggio economico. Applicazione del modello di valutazione e di presa in carico ambulatoriale delle persone affette da gioco d’azzardo patologico, quest’ultima, attraverso un sistema di voucherizzazione. 2. Attività di prevenzione Oltre a realizzare quanto già previsto dal Piano di azione sul GAP saranno mantenute le attività già programmate nel Piano Biennale Integrato Locale per la prevenzione 2013-14 e che prevedono: attività di raccordo, integrazione e supporto alle reti territoriali attraverso la prosecuzione delle attività della Commissione Prevenzione e delle azioni previste dall’accordo di collaborazione tra gli Enti che la compongono, sottoscritto nel febbraio 2012 attività di supporto, consulenza e accompagnamento agli Ambiti Territoriali per quanto riguarda la programmazione, la progettazione e la valutazione degli interventi preventivi azioni tese a consolidare la collaborazione e l’integrazione con gli altri Servizi ASL e con la rete regionale la prosecuzione delle attività previste per i contesti scolastici con particolare attenzione ai programmi regionali Life Skills Training Program e Unplugged la realizzazione di interventi conformi alle Linee Guida e il supporto alle progettazioni dei territori al fine di migliorarne la conformità con le Linee Guida la prosecuzione delle azioni nell’area della prevenzione selettiva previste dal piano operativo 2013 - ’14 del tavolo permanente “Notti in sicurezza” con l’ulteriore implementazione delle attività dei relativi sette gruppi tecnici tematici il coinvolgimento attivo dei cittadini nelle azioni della Rete Regionale Prevenzione attraverso la prosecuzione delle iniziative a supporto di soggetti moltiplicatori e delle iniziative territoriali di sviluppo di comunità con coinvolgimento diretto di soggetti del territorio. 3. Valutazione multidimensionale del bisogno e del livello di gravità nell’area delle dipendenze Si prevede un’azione volta alla condivisione del modello sperimentale di valutazione del bisogno definito dalla Regione Lombardia fra tutte le strutture ambulatoriali accreditate (SERT e SMI) ed alla sua successiva applicazione. In quest’ottica verranno implementati: Il coordinamento specifico fra i responsabili delle strutture operative (SERT/SMI) Un processo di aggiornamento del personale per gruppo mono professionale sugli strumenti previsti dal protocollo diagnostico L’informatizzazine delle informazioni raccolte nel processo di valutazione all’interno del sistema gestionale mFP utilizzato dai servizi accreditati ASL e dal servizio multidisciplinare integrato DIPARTIMENTO DIPENDENZE – LINEE DI PROGRAMMAZIONE 2014 5/6 4. Integrazione socio-sanitaria Sperimentazione di un modello di integrazione socio-sanitaria e sociale (ASL Comuni) per l’accoglienza, la valutazione , la diagnosi e la presa in carico di persone con dipendenza da alcol o da gioco d’azzardo in un territorio provinciale scoperto da Servizi accreditati pubblici/privati: attivazione in via sperimentale, nel territorio dell’Ambito 10 della Valle Brembana, di un modello di integrazione socio-sanitaria e sociale che veda la messa in campo di risorse sanitarie da parte dell’ASL (medico e psicologo) e di quelle sociali da parte dei Comuni dell’Ambito (Assistente Sociale) e la valutazione dello stesso attraverso specifici indicatori (input output e outcome) concordati tra le parti. 5. Osservatorio delle Dipendenze Assunzione con atto deliberativo degli obiettivi e delle funzioni svolte dall’Osservatorio delle Dipendenze, di quanto attuato nei dodici anni di attività e di quanto richiesto dalla DGR X/1185/2013. Ridefinizione del regolamento che definisce l’organizzazione, il funzionamento e le collaborazioni intraaziendale (Osservatorio epidemiologico, controllo di gestione, Laboratorio di salute pubblica, Servizio Medicina Legale…) ed extra aziendali (Dipartimento politiche Antidroga/DPA, Tavolo Regionale degli Osservatori/TTRO, CNR, Istituto Mario Negri, Prefettura, Osservatorio Sociale della Provincia….). Definizione, in accordo con la Direzione strategica, delle risorse necessarie a garantire quanto istituzionalmente richiesto all’Osservatorio.. 6. Doppia Diagnosi Miglioramento della collaborazione con i DSM e specificatamente con i CPS al fine di favorire una gestione integrata di pazienti fragili con doppia diagnosi in particolare attraverso la: condivisione di momenti formativi su protocolli diagnostici e terapeutici utilizzati diffusione delle buone pratiche di gestione condivisa dei casi clinici, sperimentata in alcune realtà della provincia, alla rete dei servizi provinciali. Sviluppo di un’attenzione specifica in particolare ai soggetti giovani, a pazienti con figli minori e a soggetti dimessi dagli OPG.. 7. Area della grave marginalità e fragilità Implementazione di interventi rivolti verso la popolazione più fragile costituita da politossicodipendenti, generalmente per via endovenosa, che stazionano nel piazzale antistante il SERT di Bergamo. Le attività previste dal progetto “né terra né luna” verranno svolte con la partecipazione di personale misto dipendente ASL e di un ente accreditato nell’area delle dipendenze in un’ottica di integrazione pubblico-privato. Il focus sarà principalmente rivolto a: - riduzione dei rischi relativi all’uso di droghe endovena, - gestione e prevenzione degli episodi di intossicazione acuta - attività informative sulla prevenzione delle malattie parenterali trasmissibili - attività informative sulla prevenzione delle overdose e sul pronto intervento in caso esse si presentino accompagnamento dei pazienti nei contatti con la rete dei servizi principalmente sanitari per la prevenzione delle malattie tumorali di genere anche con la collaborazione dei consultori - interventi di tutela della gravidanza e della genitorialità ed infine l’invio ai servizi in una logica di una terapia il più integrata possibile. DIPARTIMENTO DIPENDENZE – LINEE DI PROGRAMMAZIONE 2014 6/6 Allegato 5 Il Consiglio di Rappresentanza e i Presidenti delle Assemblee distrettuali dei Sindaci PROGRAMMAZIONE E GOVERNO DELLA RETE DEI SERVIZI SOCIOSANITARI E SOCIALI Nel campo della programmazione e del governo della rete dei servizi, Regione Lombardia invita a sviluppare azioni che coinvolgano i comparti sanitario, sociosanitario e sociale. Tali azioni dovranno essere finalizzate alla ricomposizione di interventi, oggi ancora in massima parte frammentati, a diversi livelli: istituzionale, di governo dei servizi, per ricomporre strategie locali; di risorse umane, per ricomporre i bisogni della persona e della famiglia in una visione pluridimensionale; di gestione della rete dei servizi e di interventi sanitari, sociosanitari e sociali, per ricomporre l’intervento sulla persona e sulla famiglia; finanziario, per razionalizzare la spesa complessiva. Questo tentativo si traduce, in primis, in una rinnovata collaborazione tra gli attori del governo locale: l’ASL per la rete sanitaria e sociosanitaria e i Comuni/Ambiti Territoriali per la rete socio-assistenziale. L’ASL di Bergamo, d’intesa con il Consiglio di Rappresentanza e i Presidenti delle Assemblee distrettuali dei Sindaci, traduce queste indicazioni individuando le seguenti priorità di azione, in termini di: 1. evoluzione organizzativa: istituzione di una Cabina di Regia; 2. progettualità e prassi comuni: sviluppo dello Sportello Unico Welfare, consolidamento della valutazione multidimensionale; 3. implementazione della strumentazione di supporto: sviluppo comune del sistema informativo unico e condiviso. Nell’ASL di Bergamo questo approccio di lavoro comune ha già portato negli anni scorsi a definire un’organizzazione condivisa delle strutture di supporto e di regia dei processi di integrazione con la rappresentanza dei Comuni, in particolare con l’evoluzione dell’Ufficio Sindaci (Deliberazione ASL n.1510 del 27.12.2011). La Cabina di Regia La costituzione della Cabina di Regia valorizza l’esperienza di coesione ed intesa con i Comuni e diviene una formula efficiente per confermare e formalizzare alcune prassi già adottate nei territori. In essa si osservano: un livello strategico che definisce indirizzi e strategie, in coerenza con le indicazioni regionali; un livello tecnico-operativo a dimensione provinciale che garantisce raccordo e uniformità rispetto all’operatività; un livello tecnico-operativo su base territoriale che corrisponde, all’interno del quadro generale, alla dimensione più tipicamente erogativa dei servizi e si compone di 7 singole Cabine di Regia (ciascuna composta da un Direttore di Distretto Socio Sanitario e dai responsabili degli Uffici di Piano degli Ambiti afferenti al Distretto e da eventuali collaboratori). Tutte le strutture sono interdipendenti ed in comunicazione tra loro: le strutture di supporto individuate garantiscono le condizioni logistico-organizzative (convocazioni, sintesi degli incontri e rendicontazioni destinate ai diversi livelli organizzativi ed a Regione Lombardia); ogni Dipartimento ed ogni Distretto faranno riferimento, per l’operatività delle azioni e per i debiti informativi di competenza, alle proprie strutture operative. Per assolvere al compito di indirizzo e coordinamento che le viene affidato, la Cabina di Regia si incontrerà almeno mensilmente. CABINA DI REGIA L’obiettivo è adottare strumenti e sistemi organizzativi o azioni che possano operativamente e concretamente coinvolgere ASL e Comuni. Si rende pertanto indispensabile mettere in campo azioni… finalizzate alla ricomposizione di interventi oggi ancora in massima parte frammentati: a livello istituzionale, di governo dei servizi…; a livello di risorse umane, per ricomporre i bisogni … con una visione pluriprofessionale; a livello di gestori della rete di servizi ed interventi… per ricomporre l’intervento sulla persona e sulla famiglia; a livello finanziario, per razionalizzare la spesa complessiva. STRUTTURA DI SUPPORTO LIVELLO TECNICO – OPERATIVO Ufficio Sindaci Direzione Generale & Consiglio di Rappresentanza LIVELLO STRATEGICO Direttore Sociale Dir. Dip. ASSI Dir. Dip. Dipendenze Resp. Raccordo Terr. 1 Dir. Dip. Governo e coordinamento distrettuale Raccordo Territoriale – Direzione Sociale 6 rappr. Uffici di Piano degli Ambiti Territoriali 7 cabine di regia territoriali (Ognuna composta da: Direttore Distretto socio sanitario & Responsabili degli Uffici di Piano degli Ambiti Territoriali) LIVELLO TECNICO – OPERATIVO TERRITORIALE CR Distretto Bassa Bergamasca + AATT Treviglio e Romano CR Distretto Isola Bergamasca – AT Isola Bergamasca CR Distretto Val Brembana e Valle Imagna – AATT Val Brembana e Valle Imagna CR Distretto Valle Seriana e Val di Scalve – AATT Valle Seriana, Valle Seriana Superiore e Val di Scalve CR Distretto Est Provincia – AATT Seriate, Val Cavallina, Alto Sebino, Basso Sebino, Grumello CR Distretto Dalmine – AT Dalmine CR Distretto Bergamo – AT Bergamo Distretti Socio Sanitari Lo Sportello Unico Welfare Il territorio bergamasco, accogliendo l’aumento dei bisogni in evoluzione, ha sviluppato negli anni numerosi servizi di informazione e di ascolto per i cittadini: l’esigenza, oggi, per il sistema di protezione sociale, è però non tanto quella di creare nuovi spazi di ascolto ed informazione quanto piuttosto quella di raccordare i servizi già esistenti. Lo Sportello Unico Welfare, in linea con quanto disposto dalla DGR 37/2013 e così come deliberato dall’ASL di Bergamo (Delibera n. 1225 del 08.11.2013), vuole essere uno strumento integrativo dell’ampia offerta di servizi presente sul territorio, in una sinergia che renderà possibile, tramite la regia dell’ASL, un unico punto di accesso informativo-orientativo e di eventuale presa in carico dei bisogni espressi dai cittadini. SPORTELLO UNICO WELFARE Obiettivo Strutturare e potenziare il sistema di welfare d’accesso. Si prevedono due modalità: 1 costituire e potenziare un segretariato sociale diffuso (valorizzando la rete informativa e il PUOI) con un obiettivo, verso il cittadino, prevalentemente informativo-orientativo rispetto all’offerta e agli interventi; 2 valorizzare e incrementare i punti di risposta agli specifici bisogni delle persone (prestazioni orientative e di prima presa in carico dei Distretti socio sanitari e dei segretariati sociali professionali dei Comuni/Ambiti Territoriali) attraverso il raccordo operativo ed informatico con la rete dei servizi sociali e socio sanitari (anche attraverso il raccordo con le unità di valutazione multidisciplinare) e con le risorse dell’associazionismo (Caritas – Patronati). Punti di attenzione: - condivisione degli strumenti - implementazione di un sistema informativo integrato Primo livello: Secondo livello: Informativo - orientativo Orientativo e/o di “presa in carico” Il sistema informativo condiviso L’importanza dei sistemi informativi in una direzione comune tra ASL e Ambiti Territoriali ha portato allo sviluppo, in 13 Ambiti e rispettivi servizi sociali comunali, della cartella sociale informatizzata. Per volontà dei Comuni il sistema è ospitato nel contesto della rete aziendale dell’ASL di Bergamo, facilitando e garantendo il processo di connessione e integrazione fra i sistemi informativi sociali e sociosanitari, in termini di conoscenza, reportistica e gestione di progettualità comuni (Delibera ASL 1067 del 26.09.2013). SISTEMA INFORMATIVO UNICO 1 Sviluppo e integrazione dei servizi sociali: dalla cartella sociale ad un software gestionale 2 Integrazione del sistema informativo sociale con quello sociosanitario e sviluppo di strumenti comuni per la valutazione dei bisogni e delle progettualità sulle persone in condizioine di fragilità. Punti di attenzione: - informatizzazione dei dati - utilizzo di strumenti comuni tra ASL e Ambiti Territoriali - integrazione della conoscenza e reportistica delle attività
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