Pavimenti su soletta

ENCOPER
Ente Nazionale Costruttori Pavimenti e Rivestimenti
Ente giuridico senza scopo di lucro registrato nr 10 Prefettura Padova
Titolo
Linee guida pavimento in calcestruzzo su solaio
prefabbricato criteri per la progettazione, l'esecuzione ed
il collaudo dei pavimenti poggianti su elementi prefabbricati
in armonia con le norme UNI 11146 "progettazione,
esecuzione e collaudo dei pavimenti di calcestruzzo ad
uso industriale".
Sommario
Il testo specifica i requisiti essenziali necessari alla
durabilità delle piastre in calcestruzzo poggianti su
elementi prefabbricati all’interno di un opificio ovvero ben
protette e non esposte alle intemperie.
Tratta, per questo manufatto i requisiti essenziali di
resistenza meccanica e stabilità non previsti nella più
generica norma UNI 11146 .
Indica i costituenti e le proprietà del calcestruzzo, fresco e
indurito.
Considera, per tutte le piastre sopportate da solai
prefabbricati, le deformazioni prevedibili indicandone,
laddove possibile, i presidi poiché il carattere prestazionale
di questo pavimento è fonte di profitto o perdite per
l’utilizzatore.
Sigla
LGPSP
Revisione
01
Organo competente
Commissione tecnica ENCOPER
Approvazione
Il Consiglio Direttivo
Autorizzazione emissione Il Presidente
Entrata in vigore
sede:
Via Dolomiti 6 int. 2
35018 SAN MARTINO DI LUPARI (PD)
Fax 049 9461607
2014-02-10
Partita IVA 02731370280
www.encoper.org
segreteria:
Via A Ratti 130
20017 RHO (MI)
Fax 02 93500714
ENCOPER
Ente Nazionale Costruttori Pavimenti e Rivestimenti
Ente giuridico senza scopo di lucro registrato nr 10 Prefettura Padova
INDICE
sezione 1
SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE
3
sezione 2
RIFERIMENTI NORMATIVI
3
sezione 3
3.1
3.2
3.3
3.4
3.4.1
3.4.2
3.4.3
3.4.4
3.4.5
3.4.6
3.5
TERMINI E DEFINIZIONI
Solaio
Soletta
Caposaldo
Strato o manto d’usura
La resistenza all’usura
La resistenza all’abrasione
La resistenza al trascinamento di corpi pesanti
La resistenza agli urti
La resistenza alle sostanze chimiche
Il grado di finitura e la scivolosità
Imbarcamento (curling)
3
3
3
3
3
4
4
4
4
4
4
5
sezione 4
4.1
4.2
4.3
DIMENSIONAMENTO E ACCORGIMENTI
Soletta
Spessore del calcestruzzo
Armatura
5
5
5
5
sezione 5
5.1
5.2
5.3
5.4
TIPOLOGIA COSTRUTTIVA ACCORGIMENTI
Lo strato d’usura
I giunti di contrazione
I giunti di costruzione
Trattamento superficiale
5
6
6
6
7
sezione 6
6.1
6.2
6.3
CALCESTRUZZO
Aggiunte
Tempi di percorrenza dall’impianto al cantiere
maturazione protetta o stagionatura
7
7
7
7
sezione 7
7.1
7.2
7.3
LA SITUAZIONE CLIMATICA AL GETTO
Il clima caldo
Il clima freddo
L’azione del vento
8
8
8
8
sezione 8
DEFORMAZIONI ENDOGENE
8
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1. SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE
Il presente testo definisce i criteri per la progettazione, l'esecuzione ed il collaudo dei pavimenti di
calcestruzzo sopportati da elementi prefabbricati, costituiti da una piastra di calcestruzzo e da eventuali
trattamenti superficiali atti a migliorare le prestazioni della superficie.
Scopo primario di queste linee guida è di definire l’insieme di elementi atti a sostenere i diversi tipi di
azioni innescate dai carichi d’esercizio conferendo al pavimento industriale il giusto carattere
prestazionale.
Il presente testo si applica solamente ai pavimenti interni di un opificio costruiti su elementi prefabbricati..
2.
RIFERIMENTI NORMATIVI
Il presente testo rimanda, mediante riferimenti datati e non, a disposizioni contenute in altre pubblicazioni.
Tali riferimenti normativi sono citati nei punti appropriati del testo, mentre la lista completa è riportata
nelle norme UNI 11146 "progettazione, esecuzione e collaudo dei pavimenti di calcestruzzo ad uso
industriale”. Queste linee guida completano tale norma di riferimento per quanto riguarda i pavimenti in
calcestruzzo su elementi prefabbricati.
3.
TERMINI E DEFINIZIONI
Ai fini del presente testo, si applicano i termini e le definizioni non riportati o carenti nell’esposizione nella
norma UNI 11146 di riferimento.
3.1
Solaio
Il solaio è la struttura piana costituita da elementi prefabbricati avente la funzione di separare in altezza lo
spazio interno di un opificio e di trasmettere i carichi d’esercizio, alle strutture verticali di sostegno.
Gli elementi prefabbricati sono provvisti di una monta nel senso longitudinale che deve essere pareggiata
con il getto della soletta di collegamento
3.2
Soletta
E’ il collegamento in cemento armato che copre tutta la superficie del solaio solidarizzando i vari elementi
tra loro. La presenza della soletta fa si che il solaio sia assimilabile ad un elemento strutturale
bidimensionale, in grado di trasferire i carichi alle strutture portanti perimetrali diffondendoli lungo la
propria superficie. Il getto della soletta serve a pareggiare le differenze di quota tra solaio e solaio,
annullare per quanto possibile la monta longitudinale del solaio, e ricoprire la giunzione tra i solai
3.3
Caposaldo
Punto fisso, non modificabile accidentalmente, rispetto al quale si imposta la quota di riferimento del
pavimento di calcestruzzo da realizzare. In generale vengono prese a caposaldo le quote dell’ultimo
gradino della scala di collegamento tra i piani o l’arrivo del piano ascensore. Tenga presente il progettista
che lo spessore minimo riservato al pavimento deve risultare di cm 12. I caposaldi devono rispettare le
tolleranze di orizzontalità riportate nelle UNI 11146 al paragrafo 6.2 prospetto 3.
3.4
Strato (o manto) di usura
Lo strato d’usura è lo strato superiore di un pavimento di calcestruzzo più o meno spesso, composto da
materiale indurente e cemento, che si applica sul calcestruzzo per salvaguardarne lo strato corticale
dall’abrasione e dall’usura.
Si distinguono due metodi applicativi dell’indurente per costituire lo strato d’usura.
a) Spolvero Una miscela di indurente e cemento, da applicare anidra così tal quale, a semina o
spolvero sulla superficie del calcestruzzo in fase di presa. Il quantitativo varia a seconda della
situazione climatica al momento del getto ed in subordine al tipo di calcestruzzo impiegato. Lo
spessore di materiale applicato non può essere indagato con certezza.
La planarità ottenibile con questo metodo non è delle migliori poiché subordinata all’indurimento
differenziato o meno dei diversi strati della massa di calcestruzzo. Con l’applicazione del prodotto
manuale la tolleranza di planarità è di 9 mm misurati su una staggia di 2 metri.
b) Pastina
Un formulato pronto all’uso di indurente, cemento e particolari aggiunte da miscelare
con acqua da applicare sul calcestruzzo indurito ma ancora fresco.
L’applicazione, nota anche come metodo fresco su fresco, consente di raggiungere una buona
planarità +/-5 mm misurati su una staggia di 2 metri. Il dosaggio di formulato per metroquadrato e
2
per uno spessore di circa 8-10mm si aggira tra i 15-18 kg/m . Il metodo è consigliabile per locali
dove è prevista usura ed abrasione subordinata a buona planarità.
3.4.1 La resistenza all’usura
Per usura s’intende il consumo eccessivo che il pavimento subisce a causa di un uso prolungato.
Per migliorare questa precarietà scelga il progettista uno strato d’usura a pastina oppure prescriva lo
strato d’usura a spolvero composto da indurenti miscelati quali quarzo-corindone, quarzo metallo, oppure
spolvero con indurente al quarzo con trattamento impregnante consolidante a base di resine o silicati.
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Un buon calcestruzzo (C28/35) migliora le caratteristiche dello strato d’usura applicato manualmente con
il metodo a spolvero.
L’usura si presenta allo stesso modo sia per i pavimenti a spolvero che per i pavimenti a pastina, con la
sola differenza che il pavimento a “spolvero” dispone di uno strato d’usura di spessore minimale e l’usura
potrebbe raggiungere il calcestruzzo a breve termine. Un buon calcestruzzo (C28/35) migliora le
caratteristiche dello strato d’usura applicato manualmente con il metodo a spolvero, ma la prescrizione di
uno strato d’usura a pastina rende più durabile il pavimento.
3.4.2 La resistenza all’abrasione
Per abrasione s’intende l’asportazione superficiale del materiale mediante azione meccanica
La differenza tra usura ed abrasione deriva dal fatto che l’abrasione è un’azione più invasiva.
La resistenza all’abrasione deve essere determinata mediante prove preconcordate.
A seguito dell’azione abrasiva, la superficie dello strato d’usura risulta molto porosa e polverosa, per cui
si rende necessario che il progettista ritardi nel tempo questa situazione prescrivendo:
• Classe di resistenza a compressione non minore di C28/35;
• Miscela con granulometria ad alta proporzione di granuli grossi (ovvero miscela sopraghiaiata)
• Strato d’usura a pastina
• Raddoppio del tempo di maturazione
• Trattamento impregnante consolidante con resine o silicati
3.4.3 La resistenza al trascinamento di corpi pesanti
Trascinare corpi pesanti o contundenti su un pavimento lascia cicatrici più o meno profonde e più o meno
lunghe a seconda del tragitto percorso dal corpo trascinato. Nessun materiale, neppure una lamiera
d’acciaio, può resistere al trascinamento di un corpo pesante senza subire cicatrici.
Per limitare il degrado da trascinamento prescriva il progettista:
La resistenza all’abrasione per trascinamento di corpi pesanti deve essere determinata mediante prove
preconcordate. Si rende necessario che il progettista ritardi nel tempo questa situazione prescrivendo:
• Classe di resistenza a compressione non minore di C28/35;
• Miscela con granulometria ad alta proporzione di granuli grossi (ovvero miscela sopraghiaiata)
• Strato d’usura a pastina (si ripara più facilmente)
• Raddoppio del tempo di maturazione
• Trattamento impregnante consolidante con resine o silicati
3.4.4 La resistenza agli urti
Un corpo contundente o pesante accidentalmente sfuggito di mano può scalfire superficialmente lo strato
d’usura. Prescrivendo un calcestruzzo ad alta resistenza (C28/35) o uno strato d’usura a pastina il
progettista limita i danni da urto alla superficie del pavimento.
3.4.5 La resistenza alle sostanze chimiche
Lo strato d’usura è composto da pasta cementizia ed indurente. La pasta cementizia non possiede
alcuna resistenza all’aggressione chimica anche per talune soluzioni detergenti. Pertanto è l’utilizzatore
che deve dichiarare al progettista l’impiego di sostanze aggressive per il cemento.
Nel caso in produzione vengano impiegate sostanze chimiche è necessario verificarne il grado di
aggressività nei confronti del cemento, che in caso positivo andrà protetto con un rivestimento in resina
come da UNI 10966 "Rivestimenti resinosi per pavimentazioni. Istruzioni per la progettazione e
l'esecuzione"
Spetta invece all’utilizzatore prestare molta attenzione ai detergenti per la pulizia del pavimento affinchè
non aggrediscano il cemento. Inoltre i detergenti possono contenere sostanze alcaline, che possono
innescare una reazione espansiva negli aggregati potenzialmente reattivi (fenomeno di pop out).
3.4.6 Il grado di finitura e la scivolosità
Per i pavimenti industriali in calcestruzzo non esiste una norma specifica che stabilisca i valori sulla
scivolosità per cui ci si deve attenere al d.lgs. 81/2008 Testo Unico sulla Sicurezza (Allegato IV “requisiti
dei luoghi di lavoro”) che al paragrafo 1.3.2. recita: “I pavimenti dei locali devono essere fissi, stabili e
antisdrucciolevoli nonché esenti da protuberanze, cavità o piani inclinati pericolosi”.
Per quanto concerne il grado di finitura e dunque la scivolosità, preme ricordare che In Italia il metodo per
giudicare la scivolosità dei pavimenti in calcestruzzo è normato dalla UNI EN 12431:2004 ed è il metodo
del pendolo (skid tester) nato per gli asfalti, ma applicabile anche ai pavimenti di calcestruzzo..
Il metodo del pendolo o skid tester riproduce, mediante un dispositivo mobile, la resistenza che una suola
in cuoio, incontra una volta a contatto con il pavimento bagnato. Il valore “soglia” > a 0,40 è riconosciuto
come valido per valutare la conformità del pavimento.
3.5
Imbarcamento (curling)
Deformazione delle piastre di calcestruzzo dovuta alle contrazioni differenziali tra le superfici superiore ed
inferiore della piastra a causa della diversa velocità di evaporazione dell'acqua sulle due superfici. La
deformazione si manifesta come un incurvamento concavo bidirezionale della piastra e sollevamento
degli spigoli come conseguenza dell'elevato rapporto tra superficie esposta all'aria e sezione della
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pavimentazione. La superficie superiore è infatti direttamente esposta all'evaporazione; quella inferiore è
invece a contatto con il sottofondo e quindi meno interessata da tale fenomeno. Il calcestruzzo esposto
all'aria è pertanto soggetto ad un'evaporazione più rapida, e quindi ad un maggior ritiro di quello a
contatto con il sottofondo. Piastre sottili (cioè con un elevato rapporto superficie/sezione), così come
piastre realizzate su supporti impermeabili (barriere al vapore, pavimenti vecchi, solette, ecc.) tendono a
subire un maggior imbarcamento delle piastre realizzate su supporto drenante.
Ne consegue che il grado di planarità impiegando un calcestruzzo di ordinario impiego mai potrà essere
rispettato causa questa deformazione endogena tipica delle piastre di calcestruzzo.
Presidi consigliabili per i pavimenti su solaio sono:
• Un calcestruzzo composto con agente semi-espansivo “riduttore di ritiro” (SRA ShrinkageReducing Admixtures) o con agente espansivo “compensatore del ritiro” (ShCC, ShrinkageCompensating Concrete).
• Una maturazione protetta più duratura
A pavimentazione ultimata il grado di planarità dei giunti maggiormente imbarcati si recupera con la
realizzazione del cosidetto travetto in resina.
4.
DIMENSIONAMENTO E ACCORGIMENTI
Il pavimento su soletta deve essere considerato come strato di compressione, in quanto la portanza dei
carichi d’esercizio è demandata al solaio sottostante.
Sul solaio prefabbricato si deve sempre costruire una soletta collaborante per compensare le irregolarità
degli elementi.(vedere paragrafo 5)
1
2
3
4
5
DISTANZA CONSIGLIATA TRA I GIUNTI
figura 1 SEZIONE
Legenda
4.1
1 Piastra di calcestruzzo (pavimento)
2 Strato di separazione TNT no polietilene
3 Soletta collaborante a compensazione irregolarità del solaio (elementi prefabbricati)
4 Armatura strutturale integrativa
5 Solaio in elementi prefabbricati
Spessore del calcestruzzo
Lo spessore minimo destinato al calcestruzzo non deve essere inferiore a cm 12.
4.3
Armatura
Preveda il progettista una armatura strutturale (posta sul fondo) per conferire al pavimento “rigidezza
flessionale” in modo da ridurre la deflessione allorchè caricato. (stratigrafia figura 2)
Per conferire allo spessore di calcestruzzo indurito una duttilità altrimenti inesistente, si possono
impiegare le fibre “strutturali” o d’acciaio.
5.
TIPOLOGIA COSTRUTTIVA
Il pavimento realizzato su elementi prefabbricati viene costruito come elemento desolidarizzato dal
sottostante getto strutturale facendo considerare la soletta, in via semplificativa, come infinitamente
rigida. Attraverso la posa di uno strato separatore in TNT, tra soletta e pavimento, si consentono al
pavimento gli scorrimenti per contrazioni.
Costruire il pavimento direttamente sugli elementi prefabbricati non è conforme alla regola del buon
costruire poiché il pavimento funzionerebbe come una soletta in quanto:
a) Sarebbe tenuto a compensare le irregolarità degli elementi strutturali, che impediscono la libertà
di movimento da contrazioni
b) Subirebbe deformazioni flessionali maggiori, innescate dai carichi d’esercizio
c) Sarebbe coinvolto nelle deformazioni della struttura
d) Verosimilmente i giunti di contrazione non verrebbero realizzati
presentando degradi e deformazioni non accettabili dal committente/utilizzatore.
La stratigrafia costruttiva ritenuta la più idonea è riportata nella figura 1 paragrafo 3.2.
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5.1
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lo strato d’usura
Questo pavimento è compatibile con qualsiasi tipo di strato d’usura applicato:
a) Con il metodo a spolvero o semina.
b) Con il metodo a pastina fresco su fresco
Entrambi i tipi di strato d’usura sono compatibili con rivestimenti resinosi (secondo UNI 10966
“Rivestimenti resinosi per pavimentazioni. Istruzioni per la progettazione e l’esecuzione”).
5.2
I giunti di contrazione
Giunto che ha lo scopo di assorbire le contrazioni dovute al ritiro igrometrico del calcestruzzo (sempre
presente, ma di particolare rilievo per le pavimentazioni interne protette dall'escursione termica).
La loro formazione è obbligatoria a meno che non si sia previsto progettualmente, adottando una miscela
di calcestruzzo particolare.
La distanza tra i giunti, calcolata con la formula presente nelle norme UNI 11146 paragrafo 8.3.3
L = (18* h) +100,
dove: L è la distanza massima tra i giunti, espressa in centimetri;
h è lo spessore della piastra, espresso in centimetri.
deve essere ridotta del 20% per i pavimenti poggianti su soletta.
La disposizione dei giunti deve comunque coincidere con il giunto sottostante degli elementi prefabbricati
(vedere figura 1), e deve essere stabilita dal progettista.
Questi giunti devono essere realizzati a breve termine dalle operazioni di finitura, sempre però in funzione
delle condizioni climatiche, ambientali, del tipo di cemento e del rapporto acqua/cemento del calcestruzzo
Nota Le protezioni antinfortunistiche della macchina tagliagiunti normalmente non consentono di
prolungare i tagli contro i muri.
5.3
I giunti di costruzione
Giunto che suddivide la pavimentazione in moduli di cui è prevista la realizzazione in giorni diversi. La
disposizione di questi giunti deve coincidere con un multiplo dei giunti di contrazione.
L’armatura non deve essere passante per evitare disordini con i casseri.
GIUNTO DI COSTRUZIONE PER ARRESTO DEL GETTO
100 cm
100 cm
1
TNT
2
3
6
7
4
5
Figura 2 SEZIONE AREA GIUNTO
Legenda
1 Strato usura pavimento
2 Armatura extra (1/2 pannello di rete elettrosaldata per parte)
3 Armatura strutturale per irrigidire la piastra
4 Strato di separazione TNT no polietilene
5 Soletta collaborante a compensazione irregolarità del solaio (elementi prefabbricati)
6 Armatura strutturale integrativa
7 Solaio in elementi prefabbricati
L'armatura extra nella figura 2 indicata con (2), funge da ripartizione del carico molto meglio dei cosi detti
barrotti.
I pilastri, opportunamente distaccati dal pavimento con materiale comprimibile, verranno isolati dai due
lati perpendicolari all’andamento degli elementi prefabbricati (ovvero in corrispondenza della trave porta
pannelli si dovranno praticare due giunti come nella planimetria in figura 3)
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7
1
2
2
2
2
3 3
3 3
Figura 3 PLANIMETRIA
Legenda
5.4
1 Giunto di costruzione con armatura extra (come esemplificato in figura 2)
2 Pannello solaio prefabbricato (i giunti di contrazione devono corrispondere con i giunti dei
pannelli prefabbricati tra loro accostati)
3 Giunto a separazione della trave porta pannelli
Trattamento superficiale
Lo strato d’usura a spolvero o a pastina sono entrambi compatibili con qualsiasi tipo di rivestimento
resinoso secondo UNI10966 “Rivestimenti resinosi per pavimentazioni. Istruzioni per la progettazione e
l’esecuzione”.
6
CALCESTRUZZO
Per i pavimenti su solaio prefabbricato la resistenza a compressione del calcestruzzo non deve essere
inferiore a C25/30 (UNI 11104 “Calcestruzzo. Specificazione, prestazione, produzione e conformità.
Istruzioni complementari per l’applicazione della EN 206-1”), pertanto il progettista della pavimentazione
deve prescrivere il calcestruzzo secondo i parametri identificativi riportati nella citata norma.
Consideri il progettista che la posa in opera del calcestruzzo avviene a mezzo pompa ed eventuale liea di
tubi, per cui la classe di consistenza della miscela deve essere mai inferiore a S5. (Slump oltre 210 mm).
Il progettista può prescrivere, per ridurre le contrazioni da ritiro:
a) un calcestruzzo a ritiro ridotto confezionato con additivo SRA (Shrinkage-Reducing Admixtures).
b) un calcestruzzo a ritiro compensato confezionato con additivo (ShCC, Shrinkage-Compensating
Concrete).
La maturazione protetta del pavimento deve comunque avvenire al termine delle operazioni di finitura.
6.1
Aggiunte
Possono essere utilizzate aggiunte di varia natura, purchè preventivamente dichiarate dal produttore, che
ne deve allegare le schede tecniche alla documentazione di prequalifica
6.2
Tempi di percorrenza dall’impianto al cantiere
Il tempo di percorrenza tra l’impianto di betonaggio ed il cantiere è di particolare interesse nel caso di
clima caldo. Infatti durante la fase di trasporto si manifesta un calo di consistenza o lavorabilità della
miscela. Il calo diventa esponenziale con l’aumento del tempo di percorrenza e della temperatura
richiedendo sempre riaggiunte d’acqua oltre il tollerato che influiscono sulla resistenza meccanica del
materiale.
Pertanto la scelta del fornitore di calcestruzzo è fortemente influenzata dai tempi di percorrenza che con
clima caldo mai dovrebbero superare i 30-40 minuti dal momento del primo contatto dell’acqua con il
cemento
6.3
Maturazione protetta o stagionatura
Valgono le prescrizioni della UNI 11146. La maturazione protetta o stagionatura può avvenire con prodotti
chimici idonei alla necessaria ed indispensabile ’impermeabilizzazione del manufatto. La scheda tecnica
del prodotto deve essere allegata alla documentazione.
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LA SITUAZIONE CLIMATICA AL MOMENTO DEL GETTO
La durabilità dei pavimenti di calcestruzzo è fortemente influenzata dalla situazione climatica al momento
del getto. Infatti dal momento dello scarico a piè d’opera il calcestruzzo è sensibile per ore all’azione del
sole, del gelo e del vento sino al raggiungimento di determinate resistenze meccaniche. Pertanto richieda
il progfettista che tutte le aperture del piano vengano chiuse con foglio di polietilene.
Il paragrafo che segue espone le diverse situazioni indicando i presidi da adottare.
7.1
il clima caldo
Una temperatura del calcestruzzo fresco inteso come materiale non indurito oltre i 31°C accelera la presa
e merita l’adozione di alcuni presidi a tutela del risultato finale. Questa situazione innesca un processo di
idratazione non in equilibrio nello spessore (già contenuto) del calcestruzzo. Infatti la parte corticale
indurisce rapidamente, mentre la massa sottostante contiene ancora l’acqua d’impasto, che tende ad
avvicinarsi per capillarità alla superficie “chiusa”, indurita, impedendo così la fuoriuscita rapida dell’acqua
verso l’ambiente. Quindi la presa del calcestruzzo avviene in modo eterogeneo e non adeguato.
Per evitare queste situazioni che favoriscono la carenza di resistenza della pelle del pavimento e/o la
delaminazione corticale, è saggio limitare la superficie dei campi di getto o incrementare il numero degli
addetti.
7.2 il clima freddo
La pelle o strato superficiale del pavimento è particolarmente sensibile alle gelate notturne. Pertanto
richieda il progfettista che tutte le aperture del piano vengano chiuse con foglio di polietilene.
Con clima freddo si preferisce utilizzare additivi acceleranti di presa, impropriamente chiamati antigelo,
che però non proteggono la pelle del pavimento, che accumula per capillarità, acqua/umidità dalla massa
di calcestruzzo sottostante, divenendo così oltremodo vulnerabile nel caso siano previste gelate notturne.
Non riscaldare l’ambiente, in quanto la circolazione forzata di aria calda porterebbe a sicure fessurazioni
e distacchi.
7.3
L’azione del vento
La pelle o strato superficiale del pavimento è particolarmente sensibile alla circolazione di aria
nell’ambiente (semplici correnti d’aria). . Pertanto richieda il progfettista che tutte le aperture del piano
vengano chiuse con foglio di polietilene.
La programmazione dei getti è difficile poiché il vento si può alzare senza preavviso anche alcune ore
dopo l’avvenuta posa del calcestruzzo. La semplice circolazione dell’aria corrente asciuga rapidamente il
calcestruzzo fresco innescando ritiri superiori alla resistenza a trazione del calcestruzzo contenente
acqua/umiditò. Si manifestano allora microfessure a tre diramazioni (vento leggero) o microfessure a
ragnatela nelle migliore delle ipotesi (corrente d’aria).
8.
DEFORMAZIONI ENDOGENE
Tra le deformazioni tipiche dei pavimenti di calcestruzzo si evidenziano:
a) L’imbarcamento o Curling come deformazione inevitabile. Per recuperare la planarità e
prolungare la durata degli spigoli dei giunti, prescriva il progettista la realizzazione del cosidetto
“Travetto in resina” nelle aree di maggior traffico.
NEL CASO DI SOTTODIMENSIONAMENTO SPESSORE
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9
b) La fessurazione del calcestruzzo è un fenomeno difficile da evitare poiché le variabili per
l’insorgere di questa deformazione sono le azioni dinamiche esterne, le contrazioni contrastate
da pilastri chiusini basamenti ecc e gli stati coattivi che sollecitano il manufatto durante tutto il
periodo della sua vita.
Anche le NTC (D.M del 14/01/2008) trattano il concetto fondamentale che la fessurazione del
materiale è quasi inevitabile, fissando i valori limite di apertura delle fessure per le strutture
portanti quali ponti, viadotti, travi o pilastri. La scelta dei valori nominali concessi alle strutture è
funzione delle azioni, delle condizioni ambientali e della sensibilità alle armature alla corrosione.
Quindi anche il pavimento di calcestruzzo, sopportato sempre da un supporto portante e che non
teme l’ossidazione delle armature, può assolvere, nonostante lo stato fessurativo, il compito per
il quale è stato costruito senza limitarne l’impiego.
La teoria del cemento armato convenzionale tratta l'ipotesi di materiale non reagente a
trazione e pertanto in conformità con tale ipotesi si deve ritenere che la fessurazione nel
“conglomerato di ordinario impiego” deve essere convenzionalmente accettata. E per
conglomerato di ordinario impiego rientrano i calcestruzzi a bassa resistenza ad esclusione di
miscele particolari quali ad esempio il “calcestruzzo a ritiro compensato”.
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