FEDERCOOP A BUCAREST PER LE AREE RURALI «TRENTO - È iniziato ieri a Bucarest il primo meeting dei partner del progetto europeo New crops su nuove opportunità imprenditoriali in forma cooperativa nelle aree rurali e periferiche. Per l'Italia partecipa la FederazioneTrentina della Cooperazione. Pag. 4 IMPRESE RURALI «New crops» Federcoop partecipa TRENTO È iniziato ieri a Bucarest il primo meeting dei partner del progetto europeo triennale «New crops», che vede il coinvolgimento, unica organizzazione italiana, di Federcoop Trento. Obiettivo dell'iniziativa è la creazione di nuove opportunità imprenditoriali in forma cooperativa nelle aree rurali e periferiche. Pag. 5 Atletica | Soldi da utilizzare per il settore giovanile Giro al Sas, l'Ata cede il marchio alla Cassa rurale di Trento La stretta di mano tra Fracalossi e Monegaglia, presidenti di Rurale e Ata TRENTO - Il marchio del Giro al Sas passa alla Cassa rurale di Trento, che ha trovato l'accordo con l'Ata Battisti, l'associazione sportiva proprietaria del marchio. «La Cassa rurale di Trento, da lungo tempo main sponsor dell'evento, e l'Ata Battisti - viene spiegato - hanno firmato un accordo per lo scambio e l'utilizzo del marchio " 10 volte il Giro al Sas", nel reciproco interesse di mantenere viva questa importante tradizione, legata alla comunità locale, e per garantire la continuità organizzativa secondo le migliori tradizioni sportive e di storicità della manifestazione». Il Giro al Sas è una delle veterane delle corse su strada in Italia e nel mondo, per anzianità la se- conda a livello nazionale. Albo d'oro di assoluto prestigio. Vii trovano posto i corridori degli altipiani (Kenenisa Bekele, Andrew Masai, Moses Mosop ed Edwin Soi per citarne alcuni) che hanno polarizzato podio e attenzione nelle ultime edizioni ma anche i fuoriclasse azzurri, come Stefano Baldini, campione olimpico nella maratona ad Atene 2004, a Francesco Panetta, mondiale a Roma nel 1987 nei tremila siepi. Il marchio, con la relativa immagine, ora è nella piena disponibilità della Cassa rurale di Trento. Il contributo concesso dalla banca sarà utilizzato da Ata Battisti per le attività promozionali del settore giovanile. Pag. 6 Melinda e un quinto imputato scelgono invece il rito abbreviato Morì nella cella frigo quattro rinvìi a giudizio Ai familiari dell'operaio 750.000 euro di danni Hanno incassato 750 mila euro di danni, ed escono dunque dal processo i familiari di Aldo Boci, l'operaio 27 enne morto in una cella frigo della Cfc di Cles a causa delle esalazioni di azoto. Ieri all'udienza preliminare di fronte al giudice Carlo Ancona il legale della famiglia, avvocato Marcello Paiar, non era più tra le parti del procedimento dopo l'accordo sul risarcimento e la liquidazione della cifra pattuita con le compagnie assicurative. Le difese - con gli avvocati Nicola Stolfi, Luigi de Finis, Paolo Dematté, Giuseppe Ghezzer - dunque si sono liberate di una "spina al fianco". Ieri l'udienza preliminare si è conclusa con quattro rinvìi a giudizio e un imputato che, insieme a Melinda, ha scelto invece la strada del giudizio abbreviato. Affonteranno il dibattimento il presidente di Melinda Michele Odorizzi, il direttore del magazzino Cfc Franco Gebelin, e il legale rappresentante della Longofrigo Casimiro Longo e il responsabile del Servizio prevenzione (Rspp) Federico Zanasi. La prima udienza è fissata per i 20 di maggio. Per tutti l'imputazione è di omicidio colposo aggravato dalla violazione della normativa antinfortunistica. Naturalmente sono accuse ancora tutte da dimostrare. Anzi, si tratta di imputati con posizioni molto diverse ed è dunque assai probabile che il processo si chiuderà anche con delle assoluzioni. Il 12 marzo affronteranno invece un processo con rito abbreviato, cioè sulla base degli atti contenuti nel fascicolo del pm, il frigorista di Melinda Alessandro Tavonatti e la stessa Melinda imputata in base del- la legge sulla responsabilità amministrativa delle società. La dinamica dei fatti appare abbastanza consolidata, quello che è ancora tutto da discutere sono le eventuali responsabilità dei singoli. La morte dell'operaio risale al 3 ottobre del 2013. Quel giorno Boci, era arrivato in vai di Non insieme ad un collega per un intervento nel magazzino del consorzio Cfc di Cles gestito da Melinda. I due tecnici avevano lavorato tutto il pomeriggio sugli impianti di refrigerazione. I lavori erano ormai quasi conclusi quando il giovane si fermò a sostituire una ventola all'interno di una cella frigo mentre il collega raggiungeva gli uffici. Poco dopo Boci ve- niva trovato senza vita nella cella numero 34. Il giovane si era accasciato all'improvviso mentre si trovava su un carrello elevatore ad alcuni metri dal suolo. L'autopsia ordinata dalla procura ha accreditato l'ipotesi dell'avvelenamento da azoto. L'ipotesi dell'accusa è che fosse rimasta aperta la valvola del gas. Ad altre persone entrate nella cella nelle settimane precedènti non era accaduto nulla perché i compressori non erano in funzione. Quando, pochi giorni prima dell'intervento di manutenzione, venne avviato l'impianto dell'azoto nessuno si accorse che il gas fluiva. Ora tocca ai due processi stabilire eventuali responsabilità di rilievo penale. Pag. 7 La Coop conferma il sostegno al Centro aiuto ala vita I PERGINE Concreto sostegno al Centro aiuto alla vita di Pergine da parte della Famiglia cooperativa Perginese: anche quest'anno è stato consegnato il 2% del venduto alla vigilia di Natale. Si tratta di un buono da 1.200 euro che saranno utilizzati a favore delle famiglie che si appellano al Centro per avere un aiuto. La consegna ieri da parte del presidente Flavio Tenni (con la vice Nadia Osler e il direttore Luigi Angheben) alla responsabile Gemma Pintarelli che opera insieme a Sandra Valgoi e Rosalba Pilato. Dalle responsabili del centro è stata illustrata l'attività, portata avanti ormai da oltre 30 anni, in favore dell'infanzia e appunto dell'aiuto alla vita nascente di gestanti in difficoltà. Due i casi di neonati seguiti, mentre sono 250 (40 trentine) le famiglie assistite perché segnalate dai servizi sociali come nuclei bisognosi. ".^S^. '/', .A. Le mamme sono seguite in gravidanza con aiuti economici e poi accompagnate fino al terzo anno di vita del bimbo e anche oltre. Si assicurano poi latte, pannolini, viveri, corredini, buoni mensa, medicinali, occhiali, lettini, carrozzine, vestitini, giochi, eccetera. Molto materiale è offerto o dismesso da cittadini perginesi. Il centro deve sopperire anche all'affitto (all'Itea) della sede (via Graberi 14/A) finché non si sarà reso disponibile l'edi- .-?*' ficio della "Previdenza" (in fase di ristrutturazione). E in questo trova aiuto dalla Cassa rurale, dal Comune, dalla Coop, dai privati, dalle terziarie francescane, dai ragazzi della catechesi, da offerte avario titolo. Per domenica 1 ° febbraio, dedicata all'Aiuto alla Vita, è in programma la vendita di primule davanti alle chiese. «Rappresenta il più consistente introito», afferma Gemma Pintarelli, che si avvale di una ventina di collaboratrici volontarie, (r.g.) V Pag. 8 T~ La Vis, Zanoni nei guai Ex soci fiduciosi «Ora speriamo possa servire» TRENTO C'è fermento tra gli ex soci della Cantina La Vis dopo la notizia dell'inchiesta bis della Procura (Corriere del Trentino di ieri) sulla famosa fideiussione a Isa spa, che ha messo nei guai l'attuale amministratore delegato della cooperativa, Marco Zanoni. «Siamo fiduciosi, attendiamo che la giustizia faccia il suo corso» commentano, attraverso il loro avvocato Mauro Bondi. Sono stati loro a scatenare il caso, attraverso un esposto, prima contro gli ex amministratori, già condannati sia in primo che in secondo grado e poi contro l'amininistrazione delegato che ora rischia il processo per omessa denuncia. L'ex commissario è indagato per aver tenuto nascosta la fideiussione con l'istituto di sviluppo altoatesino, società controllata della Curia, di 12 milioni di euro. Zanoni in qualità di commissario avrebbe dovuto comunicare, ma non l'avrebbe fatto. Un atteggiamento incomprensibile ad avviso degli ex soci, sono un centinaio, tra questi una quarantina ha firmato l'esposto, che hanno chiesto alla Procura di fare chiarezza. In verità la pm Alessandra Liverani, che aveva aperto un fascicolo d'indagine ipotizzando tre reati, l'abuso d'ufficio, l'omissione di atti d'ufficio e l'omessa denuncia, aveva chiesto l'archiviazione. Ma il gip Francesco Forlenza ha archiviato solo i primi due reati rinviando gli atti alla Procura per la contestazione relativa all'omessa denuncia. Ora la pm dovrà fare nuovi approfondimenti o predisporre subito l'imputazione coatta. Zanoni si dovrà quindi difendere davanti a un giudice dibattimentale. Una prima vittoria per gli ex soci che da anni combattono contro la «mala gestio» della Cantina La Vis. «Siamo contenti che venga fatta chiarezza — spiega uno degli ex soci, Mauro Anzelini — è una battaglia che va avanti da anni. Se pensiamo alla perdita di tempo ed energie questo impegno ci è costato davvero tanto, ma per noi era una questione di principio, volevamo che venisse fatta chiarezza. Speriamo che tutto questo possa servire per il futuro, affinché la cooperativa in futuro non venga più gestita in questo modo». Gli ex soci continuano la battaglia anche per riavere i soldi dell'autofinanziamento, denaro che non è stato mai restituito loro. Per ottenerlo imo degli ex soci si è rivolto anche al giudice di pace. D.R. © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 9 «Con i tagli al sociale 30 mila euro in meno» Penasa rammaricato per il disagio al Gsh LORENA STABLUM MALE - «Capiamo e rispettiamo le richieste e le esigenze delle famiglie. Così come capiamo quelle della Cooperativa Gsh». Cerca di mediare Alberto Penasa, l'assessore della Comunità della Valle di Sole. Le preoccupazioni, sollevate (vedi l'Adige di ieri, ndr) da un gruppo di genitori che affidano i propri figli alla cura del centro educativo la «Casa Rosa» di Terzolas, gli sono note fin da quando un anno fa è stato chiamato alla gestione delle competenze in materia di politiche sociali. «Da qualche tempo - spiega Penasa abbiamo introdotto la prassi di incontrarci almeno una volta ogni due mesi per confrontarci. Agli incontri partecipano l'assessorato, il servizio sociale della valle, il Gsh e i genitori. Chiaramente ci sentiamo vicini a queste mamme e a questi papà e vorremmo poter rispondere in tutti i modi a tutte le loro richieste. Ma con un servizio sociale che anche quest'anno subisce un taglio dell'1,3%, pari a 30.000 euro circa, stata individuata anche se sono in non possiamo pensare di assumere corso le verifiche sulla documentaun educatore in più da collocare nel- zione presentata. La procedura dola struttura di Terzolas anche se lo vrebbe concludersi già la settimana prossima. Il progetto, con un costo volessimo». Intanto, V assessore si fa latore di una preventivato di 1.400.000 euro circa, buona notizia. Da tempo, anzi da pa- prevede la creazione di un servizio recchi anni, i genitori attendono la destinato a una decina di disabili in modo da garantire una rirealizzazione della struttura per di- adulti, sposta efficace a un'esigenza manisabili prevista a Samoclevo. L'idea, festata dal territorio. partita ancora nel lontano 2003, è «È un importante tassello - commenquella di creare in Val di Sole un cen- ta Penasa - che completa la gamma tro residenziale per disabili. dei servizi al disabile della Valle di L'amministrazione comunale di Cal- Sole e che è stato possibile portare des aveva messo a disposizione l'edi- avanti solo grazie alla sinergia tra la ficio dell'ex scuola materna (nella Provincia, il Comune di Caldes e la foto), chiusa nel 2001. Nel 2011 l'edi- Comunità dì valle». ficio è stato ceduto alla Provincia (Pa- «Mi auguro che i lavori vengano cantrimonio del Trentino) con la desti- tierizzati già in primavera - aggiunge nazione d'utilizzo «a servizi per l'han- il sindaco di Caldes Antonio Maini -. dicap». Ora Penasa annuncia che i la- La nostra amministrazione ha seguivori partiranno sicuramente nella to la linea tracciata dalle amministraprossima primavera con l'abbatti- zioni che sono venute prima di noi. mento della struttura esistente e la Crediamo nella validità del progetto. successiva costruzione del nuovo im- Per questo, da parte nostra, ci siamo spesi per la sua realizzazione anche mobile. se come Comune siamo stati chiamaSi sono, infatti, concluse le procedu- ti a seguire più la parte urbanistica re d'appalto e la ditta vincitrice è già e tecnica della vicenda». Pag. 10 «Saliamo in funivia per mantenerla sul territorio» TRENTO - «Nel momento in cui una società, seppur privata, è dentro lo sviluppo di un territorio, la Provincia ha interesse a osservare da vicino le dinamiche e indirizzarle verso lo sviluppo territoriale». Così il presidente della Provincia Ugo Rossi spiega l'offerta di acquisto di azioni di Funivie Folgarida Marilleva e della controllante Valli di Sole Peio e Rabbi da parte di Trentino Sviluppo. La società pubblica raccoglie manifestazioni di interesse alla cessione di almeno 100 mila azioni ordinarie e 100 mila privilegiate di Funivie e di 100 mila azioni di Valli. Il budget per l'operazione è di 850 mila euro. «Bisogna che ci sia chi vende - precisa Rossi - e dovremo verificare il prezzo». Pare che vi siano soci di Funivie e Valli in uscita dalle società. Di fronte a questa possibilità e alla prossima conclusione della gestione della curate- la Aeroterminal, con l'asta per il nuovo azionista di maggioranza di Folgarida, Piazza Dante decide di mettere un piede, che probabilmente non supererà l'I % del capitale, nella società impiantistica. «Folgarida va gestita con logica imprenditoriale - sottolinea Rossi - Vogliamo verificare il percorso vedendo da vicino che direzione prende, non per restarci per sempre». A partire dalla cordata che acquisirà Funivie e che si auspica essere territoriale, come quella che aveva messo in piedi la Cooperazione. Secondo Rossi «rispettando le dinamiche imprenditoriali, daremo un contributo di idee per mantenere il legame col territorio e favorire il rafforzamento industriale anche con ulteriori ragionamenti unitari, dopo quelli commerciali sulla Ski area, con le società vicine» cioè Funivie Madonna di Campiglio e Funivie PinzoJo. E Ter. Pag. 11 Folgarida Marilleva spa Rossi: ho dato io lordine di entrare nel capitale TRENTO È stato il governatore Ugo Rossi a chiedere a Trentino Sviluppo di acquistare azioni ordinarie e/o privilegiate di Funivie Folgarida Marilleva e ordinarie della controllante Valli di Sole, Pejo e Rabbi spa (Corriere del Trentino di mercoledì). Rossi delinea un intervento temporalmente a termine per far sì che la Provincia «stia dentro a un processo di riassetto e possa valutarne le ricadute». Ma dopo le obiezioni di Pd e Cgil (Corriere del Trentino di ieri), ieri si sono aggiunte quelle bipartisan di Progetto Trentino e Unione per il Trentino. Il disegno «C'è una società di sistema territoriale —dice il governatore — che sta vivendo e vivrà un momento di riassetto e, ci auguriamo, anche di rilancio. È evidente che la Provincia sia interessata. Non tanto ad avere quote di maggioranza, ma in termini di presenza dentro un processo a cui è legato lo sviluppo economico del territorio. Voglio anche dire subito che tutto questo non lo facciamo per essere dentro la società in futuro: è un percorso temporalmente a termine». Ma allora perché entrare? «Per valutare da dentro le ricadute, anche perché sicuramente, in futuro, ci verranno richiesti contributi come Provincia per la realizzazione degli impianti». D governatore chiarisce di avere dato «personalmente l'input a Trentino sviluppo, ma non sulla cifra: 850.000 euro sono un budget, meno spendiamo e meglio è. Dovremo fare una valutazione anche sui prezzi futuri, perché non acquistiamo adesso, ma più avanti. Ora Trentino sviluppo vedrà se ci sono interessati a cedere quote: la giunta si esprimerà al momento dell'acquisto. Se dovessi portare in giunta tutto, la giunta non riuscirebbe più a lavorare: altrimenti a cosa servono le deleghe al presidente sulle società partecipate?». Rossi però non accetta insinuazioni sulla trasparenza: «Nessun mistero, nessuna fuga in avanti. È evidente che non si sa chi cederà le azioni, non c'è alcun favore a qualcuno. Non cambia la direzione di fondo in cui si muove la Provincia nel settore degli impianti, che è quella di andare sempre di più verso un impegno dei privati. Privati ma territoriali: sarebbe interessante che dal futuro riassetto di Folgarida Marilleva esca un soggetto il cui vertice resti qui in Trentino». I dubbi Gli interrogativi, però, si moltiplicano. Dopo quelli sollevati dal Pd con il consigliere Luca Zeni ma anche con il vicepresidente della giunta, Alessandro Olivi, e dopo le richièste di chiarimenti avanzate dalla Cgil con Franco Ianeselli, anche due conoscitori del settore come Walter Viola (Progetto Trentino) e Pietro De Godenz (Unione per il Trentino) vogliono vederci più chiaro. «Non mi colpisce l'idea che la Provincia intervenga nel set- tore impiantistico — dice Viola — Per loro natura, gli impianti di risalita difficilmente danno utili: un pareggio è ottimo, ma si può mettere in conto anche qualche perdita, considerando che sono essenziali per il turismo e generano un indotto molto ampio. Gli interventi sugli impianti, tanto per capirci, non sono un intervento per acquistare il capannone della Whirlpool e danno lavoro a molte più persone. Quello che mi sfugge, però, è che senso abbia intervenire con una cifra bassissima, appena 850.000 euro». Anche De Godenz pone il problema della misura dell'intervento: «Un intervento di 850.000 euro non è un intervento di peso. Penso che la Provincia dovrebbe impegnarsi economicamente per assicurare impianti di innevamento programmato e adeguati bacini di accumulo: senza il turismo invernale non regge nemmeno quello estivo. Quanto all'intervento nelle società impiantistiche, a mio avviso sarebbe benvenuto l'ingresso nel capitale di investitori privati anche stranieri». La disponibilità della Provincia ad acquistare azioni rischia, inoltre, di creare un precedente non semplice da gestire: «Conosco molti azionisti storici di società impiantistiche, per esempio molti artigiani che, in un momento di grande difficoltà economica, sarebbero ben lieti di vendere le proprie quote». Alessandro Papayannidis © RIPRODUZIONE RISERVATA Pag. 12 Rapporto Nord-Est, a crisi non e alle spalle I TRENTO E' stato presentato ieri il Rapporto Nord Est 2015, la consueta analisi sullo stato di salute dell'area che fotografa l'andamento dell'economia. Nord est in discesa. Per verificare lo stato di salute del Nord Est, il Rapporto osserva come altre regioni europee simili, per dimensioni e caratteristiche strutturali, hanno reagito alla crisi. Ciò che emerge da questo confronto è il divario crescente con il Baden-Wùrttemberg e la Baviera che molto hanno in comune con il sistema economico del Nord Est. Se consideriamo l'arco temporale che va dal 2007 al 2011, fatto 100 il valore medio del PIL dell'Unione Europa, il Nord Est ha conosciuto un leggero declino (da 127 a 125) mentre il Baden-Wùrttemberg ha sperimentato una crescita sensibile (da 134 a 143); l'Este della Spagna (la re- gione di Barcellona e Valencia) ha visto una riduzione del suo indice da 100 a 95. Se si analizzano le diverse componenti che hanno limitato la crescita, il quadro si fa preoccupante. Tra il 2007 e il 2014 la caduta della domanda interna nel Nord Est è stata di oltre 9 punti percentuali, i consumi delle famiglie sono calati in modo netto (-6,1%), drastico calo degli investimenti del 22,5%. Dal 2008 al 2014 quella che era la "locomotiva" d'Italia ha conosciuto una perdita di più di 138mila unità di lavoro dipendente, ovvero più del 5% del totale relativo (oltre 134mila nella manifattura, nelle costruzioni quasi 44mila unità, +42mila nel settore terziario). Il tasso di disoccupazione è passato dal 3,4% nel 2008 al 7,7%nel2013. Il nord est deve fare il nord est. Se l'Italia deve fare l'Italia (fondazione Symbola), il Nord Est è chiamato a fare il Nord Est. Nella sua versione migliore. Deve ritrovare le ragioni che ne hanno sancito il successo e domandarsi in che modo è possibile rinnovare le premesse di tanti risultati positivi accettando il confronto con uno scenario economico profondamente rinnovato. Alcuni dei fattori che hanno determinato la crescita del Nord Est sono ormai superati: la possibilità di contare su una valuta debole, così come un costo del lavoro contenuto rispetto alla concorrenza internazionale sono tutti elementi su cui non è più possibile fare affidamento. Altri, invece, sono ancora presenti e meritano di essere presi in considerazione per definire le politiche finalizzate al rilancio dell'intera regione. È proprio su questi fattori, in altre parole, che vanno costruite le premesse per ripensare un nuovo ciclo di sviluppo. Protagonisti della terza rivoluzione industriale. La nuova manifattura sarà sempre più digitale: con la diffusione degli strumenti come le stampanti 3D, i laser cutter e le tante frese, oggi sono sempre più economici e accessibili, i mezzi di produzione saranno sempre più digitali e sempre più "personali". Nel Nord Est la nuova manifattura prende la forma di una bottega artigiana in versione 2.0 più che di una fabbrica automatica. E il rapporto virtuoso fra il saper fare accumulato in questo territorio e le opportunità offerte dalle nuove tecnologie si manifesta appieno nei settori tipici del cosiddetto "medium tech", del design e del lusso. In questi comparti, la combinazione fra l'esperienza del singolo lavoratore e il contributo della tecnologia garantisce un continuo miglioramento del prodotto e del processo organizzativo. Pag. 13 Influenza, colpitifinora25 mila trentini di Sandra Mattel I TRENTO Non c'è ufficio, fabbrica o scuola, in questi giorni, che non abbia qualche assenza per l'influenza. Se ci fosse bisogno di una riprova che stiamo avvicinandoci al picco, abbiamo la conferma da parte del dottor Valter Carraro, direttore dell'unità operativa Igiene e sanità pubblica: «A meno di sorprese, siamo nel picco della curva epidemica, che raggiungerà il culmine tra fine della settimana e inizio della prossima. L'andamento dell'epidemia influenzale, infatti, se inizia a manifestarsi a fine dicembre, si innalza progressivamente, raggiungendo il culmine afinegennaio, per poi diminuire e concludersi in febbraio». Può fornire i dati di quanti trentini sono a letto? L'incidenza settimanale dell'influenza in Trentino è del 16 per mille. Questo significa che la settimana scorsa in Trentino erano a letto 8.000 persone e che da fine dicembre si sono ammalati circa 25 mila trentini. Quest'anno l'impressione è che sia un'influenza particolarmente pesante, con febbre alta. È così? Si deve precisare che l'influenza non è una malattia importante, ma ogni anno l'intensità può variare. Se confrontiamo il virus di quest'anno con quello degli ultimi tre o quattro anni, si può affermare che la malattia si è manifestata in modo più robusto. Ed essendoci più casi, c'è un numero maggiore di persone che ha bisogno di cure e, in qualche caso, anche di ricoveri. È corretto definirla un ceppo dell'influenza suina? Dal 2009, da quando si è manifestato il virus H1N1 che ha provocato una pandemia, tutti i virus sono poi derivati da quel ceppo. I virus degli ultimi anni dipendono tutti dall'HINI, anche se variano di anno in anno. Può succedere che e ompaia un virus nuovo, e se il nostro sistema immunitario non lo riconosce, ci ammaliamo più facilmente. Questo succede anche se i virus subiscono cambiamenti, che il sistema immunitario fa più fatica a contrastare, così ci si ammala più facilmente. Può avere influito sulla diffusione dell'influenza quest' anno anche il problema legato al vaccino, che si pensava fosse in relazione a morti sospette, e che ne ha rallentato l'assunzione da parte di molti soggetti a rischio? Potrebbe avere influito anche questa vicenda, ma non le posso quantificare il fenomeno. Passando alla cura, l'assunzione di antibiotici è consigliata? Se l'influenza ha un decorso normale, al 90 per cento l'uso dell'antibiotico non ha efficacia ed è comunque sconsigliato assumerlo come "auto cura". Se invece l'influenza ha complicazioni, come tosse e difficoltà respiratorie e questi problemi non passano dopo qualche giorno, è opportuno consultare il proprio medico, perché può esserci un'infezione. La valutazione deve essere fatta dal professionista. Tra le cause della maggior diffusione di quest'anno, si è sentita anche la vulgata che, essendo stato un inverno mite, il virus si è diffuso di più. È una spiegazione attendibile? Non direi, visto che è convinzione popolare che l'influenza sia una malattia da raffreddamento, che più fa freddo, più è facile ammalarsi. Ripeto: la diffusione dipende piuttosto dal cambiamento che il virus può subire e dalla difficoltà dei nostri anticorpi nel contrastarlo. Va anche tenuto conto che la popolazione, invecchiando, può avere più complicazioni di una persona sana. In questo caso, ci saranno anche persone che devono essere ricoverate, ma si tratta di pazienti che presentano altre patologie e che hanno meno autodifese. Non sono in grado di quantificare però quanti ricoveri si riferiscono all'influenza. Giriamo allora la domanda al dottor Claudio Ramponi, direttore del dipartimento Emergenza. Il primario riferisce che non ci sono sentori di un aumento dei ricoveri, in questo periodo dell'anno, legato all' influenza. «Semmai - afferma - ho riscontrato un aumento dei ricoveri per polmoniti. La cause sono da ricercare nell' aumento della popolazione anziana». Pag. 14 L'INTERVISTA Nonostante il no dei sindaci Ferrari decisa, ma resta l'incognita Svp «Preferenza di genere, vado avanti» «La maggioranza politica che governa la Provincia di Trento porterà comunque in Consiglio regionale il prossimo 11 febbraio il disegno di legge sulla modifica della legge elettorale». Nonostante il no del Consiglio delle Autonomie alla proposta di introdurre in norma l'obbligo della doppia preferenza di genere Sara Ferrari non molla il punto. L'assessora provinciale alle pari opportunità e prima firmataria (da consigliera regionale) del disegno di legge è decisa, anche a costo di sfidare la Svp, a portare avanti la sua proposta. «Un dovere - spiega - onorare un impegno del programma elettorale che prevede l'introduzione di meccanismi di riequilibrio delle presenze di genere nelle istituzioni». Assessore, alcuni sindaci sostengono che la Regione voglia sperimentare la nuova legge sui Comuni e non su se stessa. Cosa risponde? «Senza voler scatenare ulteriori polemiche ritengo pretestuose queste obiezioni. La spiegazione è s e m p ^ e m e n t e che le elezioni comunali avvengono prima di quelle regionali. Non L'assessore provinciale alle pari opportunità Sara Ferrari dimentichiamoci che in Italia una norma analoga è in vigore già dal 2012: perché noi dovremmo aspettare altri 5 anni? Perché noi che siamo stati i primi ad introdurre le quote rosa e a distinguerci per le posizioni avanzate su questi temi dovremmo vederci superati da tutto il resto del Paese?». Altri detrattori sostengono che così si obbliga una persona a votare non secondo il merito ma secondo il genere. «La legge non obbliga a scegliere qualcuno di bassa qualità, bensì invita a scegliere e saper riconóscere la qualità anche tra le donne. Un'abitudine culturalmente non proprio diffusa». Sul piano del merito c'è chi continua a sostenere che una legge del genere sarebbe incostituzionale. «Non è così. La Corte costituzionale si è espressa sull'ipotesi di condizionamento, spiegando che la legge è legittima perché in Costituzione è stabilito che lo Stato deve favorire il riequilibrio della rappresentanza nelle istituzioni, garantendo l'effettiva uguaglianza di genere. In ogni caso, questa norma non precostituisce il risultato delle elezioni perché condiziona solo l'eventuale seconda scelta dell'elettore». Dopo che la Svp ha ritirato l'articolo che riguarda le modifiche riguardanti la parte altoatesina della legge e considerando che le minoranze probabilmente scateneranno un nuovo ostruzionismo quante possibilità ci sono che la legge venga approvata? «Nelle scorse ore c'è stato un incontro dei capigruppo e la maggioranza trentina ha garantito che voterà compatta. Pure la Svp ha detto che onorerà l'accordo: si è impegnato personalmente anche il presidente Arno Kompatscher. Vedremo». ©dbattistel Pag. 15 CONTRATTO. Astensione dal lavoro nelle banche non coop Oggi sciopero di 1.300 bancari TRENTO - Aderiscono anche le sigle sindacali trentine Dircredito, Fabi, Fiba Cisl, Fisac Cgil, Uilca Uil allo sciopero dei dipendenti degli istituti di credito indetto per oggi a livello nazionale per protestare contro la decisione dell'Associazione delle banche italiane (Abi) di disdettare il rinnovo del contratto collettivo. In Trentino sono interes- sati 1.300 dipendenti di istituti di credito non cooperativo. I dipendenti delle Casse rurali infatti non vi prenderanno parte. L'adesione alla protesta è stata sancita dall'assemblea provinciale a cui hanno partecipato 300 bancari. A renderlo noto è stato il segretario generale della Fisac Cgil del Trentino Romano Vicentini. «Dei 416 contratti in vigore nel privato e nel pubblico - si legge in una nota - solo quello dei bancari è stato disdettato e i lavoratori del credito incrociano le braccia quindi per rivendicare la necessità di un nuovo modello di banca al servizio del Paese, che sia più vicino alle famiglie, alle piccole e medie imprese e ai territori». Pag. 16 "Il decreto sulle banche non è attacco alle popolari" Bazoli promuove la ritorna VITTORIA PULEDDA MILANO. La riforma delle banche popolari di maggiori dimensioni continua ad infiammare il dibattito. Ieri è intervenuto il presidente del consiglio di sorveglianza di Intesa Sanpaolo, Giovanni Bazoli. «E' un errore madornale ritenere che questo sia stato un attacco del governo al modello popolare», ha subito chiarito, «nonvoglioentrarenella polemica, voglio solo osservare che non è stato messo in discussione il modello popolare». Il decreto legge varato il 20 gennaio dal consiglio dei ministri riguarda infatti solo le popolari che hanno attivi di bilancio superiori a 8 miliardi (dieci in tutto, di cui sette quotate). «E' stato solo detto - ha continuato Bazoli - che il modello popolare per un numero limitato di banche che si trovano in una certa condizione relativa a dimensioni o quotazione in Borsa, forse non c'è più una corrispondenza con la natura propria delle banche popolari». Dunque, nessun attacco indiscriminato né una misura che mette in discussione il valore delle popolari. «Credo ha sottolineato - che si debba onestamente riconoscere che questo è un intervento di grande portata, ma non mette in discussione il modello delle popolari; dice soltanto che questo modello non è confacente a una dimensione oltre un certo limite o con la quotazione in Borsa». Bazoli ha anche parlato dell'assetto di governance diintesa: «Questo è un anno che dedicheremo alla soluzione del problema», partendo dall'analisi dei modelli esteri, senza preclusioni, perché non è vero che esiste solo il duale o il tradizionale ma c'è «tutta una gamma di sfumature che rendono questi due modelli articolati in mille sfumature diverse». E sempre sulla riforma delle popolari è intervenuto Mirko Sanna, associate director financial institutions di Standard & Poor'Sv secondo cui il decreto potrebbe «spingere ad un maggiore consolidamento nei prossimi mesi». Ma, avverte, le fusioni da sole non bastano: «Devono essere accompagnate da un miglioramento della governance, del management e della strategia». Attenzione però, secondo Sanna il problema della governance «non riguarda solo le popolari» ma anche alcuni istituti in cui sono presenti «le Fondazioni con una percentuale elevata». Le banche in generale invece sono state oggetto di una raccomandazione da parte delle vigilanza bancaria Bce in tema di dividendi. «Lebanchedovrebbero adottare una politica di distribuzione dei dividendi conservativa, che tenga conto delle difficili condizioni economiche e finanziarie correnti», ha raccomandato la Bce, aggiungendo che gli istituti che «hanno una carenza ( shortfali ) di capitale in base alla valutazione approfondita del 2014 che non sia coperta da misure patrimoniali entro il 31 dicembre» non dovrebbero «in linea di principio distribuire dividendi». Per tutti gli altri, vale la regola della distribuzione delle cedole in modo «conservativo» per continuare a rispettare tutti irequisiti, anche nel caso in cuile condizioni economiche e finanziarie dovessero deteriorarsi. Oggi intanto gli sportelli bancari resteranno chiusi per lo sciopero della categoria per il rinnovo del contratto. I bancari (sono 310 mila) prenderanno parte a quattro manifestazioni: a Milano saranno presenti il segretario generale della Cgil Susanna Camusso e il segretario generale Fabi Landò Sileoni; altre manifestazioni saranno aRavenna, a Roma e a Palermo. Pag. 17 IL CONCETTO DI «COMUNITÀ AUTONOMA» di Lorenzo Pellai 1 dibattito sollevato dal direttore attorno alla domanda se l'Autonomia Speciale sia o meno reversibile si è sviluppato in queste settimane con contributi e riflessioni anche di grande spessore, dalle quali si possono derivare le piste principali del percorso futuro. In molti casi, chi è intervenuto ha sottolineato uno o più aspetti specifici e particolari della questione autonomista: • SEGUE A PAGINA 8 l'attualità dell'aggancio internazionale; il rapporto tra Trento e Bolzano; l'esigenza della virtuosità e della qualità nella gestione dei poteri locali; la necessità che si passi da una concezione difensiva a una orientata allo sviluppo innovativo; il dovere di essere comunque consapevoli del nostro essere dentro un contesto nazionale ed europeo e così via. Tutti aspetti di grande interesse che vano ricomposti su uno spartito generale che sta radicalmente cambiando. Ciò a cui stiamo assistendo in Italia è la crisi irreversibile del regionalismo. Alla radice di questa crisi vi sono molti fattori, come il rapporto mai compiutamente definito tra principio autonomista e principio statalista nell'ordinamento della Repubblica, cosa che ha comportato sovrapposizioni e moltiplicazioni di apparati e di politiche; la non sempre brillante prova delle classi dirigenti regionali sia sul piano della efficacia del governo che su quello della moralità e della trasparenza; la scarsa corrispondenza tra ambiti delle Regioni e ambiti di identità e comunanza di interessi dei territori. Dalla Riforma del Titolo V del 2001 in poi si è cercato di affermare principi di federalismo: ma tutto si è sviluppato in modo confuso, con provvedimenti incoerenti e con politiche annunciate e mai del tutto praticate. L'impatto con la crisi globale e con la conseguente aria di verticalizzazione e di brutale semplificazione ha fatto il resto. Si congettura su accorpamenti per diminuire il numero delle Regioni, come se il problema fosse la loro consistenza quantitativa e non invece il loro senso sociale e istituzionale, le loro funzioni. il loro rapporto con il resto del sistema pubblico. Ora, è chiaro che se questo processo di superamento delle Regioni va avanti (e tutto lascia pensare che sarà così) diventa per noi sempre più difficile essere Regione "speciale". Una Regione è "speciale" in rapporto ad altre "ordinarie", ma se queste sono in via di consunzione non è più da questa relazione che la nostra autonomia può trovare motivo d'esistenza. In realtà, come spesso si è detto, non è mai stato così fino in fondo. La radice della nostra autonomia e' molto diversa rispetto a quella delle altre Regioni e si richiama ad una vicenda storica complessa e travagliata (consiglio in questo senso di leggere l'ultimo bellissimo libro di Paolo Rumiz) che l'Accordo di Parigi e il conseguente Statuto di Autonomia hanno riconosciuto e alla quale hanno dato forma istituzionale. Tuttavia, se non stiamo attenti, il crollo del sistema regionale pone rischi fortissimi anche a noi e non solo - non tanto - sul piano finanziario. Dunque, mi pare fondamentale rinnovare il significato della nostra peculiare natura istituzionale. E siccome torno a riconfermare che è veramente tempo di adottare una definizione diversa per gli enti della nostra Autonomia. "Comunità Autonoma" è più bello e significativo, ed emblematico di un progetto autonomistico autentico, nel quale il sostantivo dà forza e pregnanza all'aggettivo. La signora Lanzetta, fino a qualche giorno fa Ministro per gli Affari Regionali, ha sostenuto venerdì scorso che le Autonomie Speciali non devono essere "intoccabili". Ha torto se ciò significa che Roma può disporne a suo piaci- mento e in ossequio alla moda di turno: l'Autonomia non è "concessa" ma riconosciuta e costituisce un patrimonio indisponibile, un bene comune che non può essere conculcato, a pena della rottura di un patto sottoscritto non solo tra Italia e Austria ma tra la comunità locale e lo Stato italiano. Haragione, invece, se ciò significa che l'Autonomia nelle sue forme, strumenti e rappresentazione deve aderire allo spirito del tempo che muta. Ma qual è lo spirito del tempo prossimo? È forse quello della omologazione dei modelli e della verticalizzazione dei poteri? Certo, questo è un vento impetuoso, adesso. Ma siamo in una fase storica di temporali e nei temporali il vento cambia spesso direzione. E in- fatti, la spinta che risponde alla crisi globale e alla erosione dei livelli di benessere dei ceti medi attraverso la cessione del potere a classi dirigenti sempre pili ristrette in cambio della promessa del ritorno alla sicurezza sta cedendo il posto qua e là a interrogativi profondi sul senso delle cose e sulla pericolosa scorciatoia dell'individualismo. Sta tornando l'interesse verso una democrazia più comunitaria e partecipata, legata a valori e dimensioni di umanesimo solidale. La tendenza a concentrare potere sempre più in alto, sta provocando una nuova domanda di radicamento, fino al punto che si riaprono le vecchie faglie della storia che la costituzione degli Stati nazionali aveva nascosto. E l'idea di Europa degli Stati Nazione, prigioniera delle logiche solo finanziarie e mercantili lascia sempre più lo spazio ad una sensibilità diversa. Attorno a queste dinamiche si gioca la nostra "specialità" del futuro. Saremo speciali se riusciremo a interpretare nel nostro modello istituzionale una idea di futuro radicalmente e credibilmente diversa rispetto a quella oggi prevalente in Italia. Per questo le nostre "speciali" parole d'ordine dovranno essere comunità, partecipazione, condivisione, solidarietà, democrazia economica, diversità, valorizzazione delle minoranze e delle piccole dimensioni in una logica di policentrismo, appartenenze multiple. In una parola, la terza via tra omologazione centralista da un lato e dissoluzione dei vincoli in chiave localista e micro nazionalista dall'altro. Siamo un lembo di Mitteleuropa dentro uno Stato che non ha mai risolto la questione della sua natura - se centralista o autonomista - nonostante la fuga in avanti insita nell'appellativo "federale" usato nel dibattito e negli stessi testi costituzionali negli ultimi anni. Ora l'impalcatura retorica sta cedendo e il pendolo torna robustamente verso Roma. Ecco perché - nonostante sobrietà, efficienza, buon uso delle risorse pubbliche, alleggerimento delle strutture e via dicendo siano tutte cose buone e giuste - non è su questo spartito che potremo scrivere le note di una nuova musica autonomistica. Sono tutte atti- Pag. 18 tudini necessarie ma non sufficienti per motivare una "specialità". Se mancano o si attenuano, ciò diventa un'arma contro l'autonomia; ma se ci sono e si rafforzano, non significa che essa sia rispettata e tutelata. Viste le tendenze in atto, l'unica strada per noi è rivendicare fino in fondo la nostra intrinseca diversità. Anche in un Paese centralista può esserci una "Comunità Autonoma" che negoziai termini della sua peculiare appartenenza alla nazione con un occhio alla storia e l'altro alle moderne dinamiche di governance multilivello delle aree cariche di complessità come quelle dell' Arco Alpino. Per questo occorre lavorare tutti assieme, senza distrazioni, attorno ai quattro ambiti correlati di una possibile strategia. I primi tre sono istituzionali: definizione coraggiosa delle Norme di Attuazione ancora aperte (è fondamentale per marcare la natura speciale della nostra Autonomia poter esercitare funzioni in ambiti tipicamente statuali come la giustizia o la riscossione delle tasse); gestione attenta degli accordi finanziari e loro consolidamento per il futuro (insisto a ritenere importante perseguire la definizione di un meccanismo più oggettivo e onnicomprensivo per stabilire la nostra partecipazione alla finanza pubblica statale) ; riforma dello Statuto di Autonomia (non sono affatto convinto dell'orientamento a procedere in due tempi, a breve adeguamento minimale e in futuro riforma più strutturale). Il quarto ambito chiama in causa tutti i cittadini e le forze vive della nostra comunità: essere autonomi nel senso della nostra specialitàè faticoso ed esige impegno, condivisione, manutenzione dei valo- ri etici e civili, consapevolezza diffusa di diritti e doveri. Ci sarebbero poi da aggiungere la coesione delle forze politiche e delle coalizioni e la capacità di visione della politica. Ivi compresa la propensione ad immaginare "forme partito" originali e innovative, capaci di interpretare anche sul piano della organizzazione della politica la peculiarità del sistema istituzionale. Ma il riferimento porterebbe alla attualità e non è questo lo scopo del mio contributo al dibattito. Lorenzo Pellai Onorevole della Repubblica Pag. 19
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