ANNO XXXI N° 2 - 19 Gennaio 2014 € 1.00 Abbonamento annuo ordinario € 30,00 - sostenitore € 50,00 - Taxe parcue - Tassa riscossa Ufficio di AP - SPEDIZIONE IN ABBONAMENTO POSTALE - DL 353/2003 (conv.in L.27/02/2004 n.46) art.1 comma 1 commerciale business Ascoli Piceno Sabato 11 Gennaio nella Cattedrale di Brescia Ordinazione episcopale di S.E.R. Mons. Carlo Bresciani nuovo Vescovo di S.Benedetto del Tronto - Ripatransone - Montalto conferita da Sua Eccellenza Mons. Luciano Monari Ci sono storie che si intrecciano, passi che si incontrano, la diocesi di San Benedetto si è diretta verso Brescia l’11 gennaio per essere partecipe di un momento significativo per la storia della nostra Chiesa locale: l’ordinazione episcopale del Vescovo eletto Carlo, il nuovo vescovo. Un momento significativo anche per la vita di un prete bresciano che cresce nella fede nella diocesi di Brescia che gli dona il sacerdozio, insegna, è rettore del seminario, svolge il suo ministero pastorale in una parrocchia, che è chiamato a essere vescovo per “fare nuovo il mondo secondo il disegno di Dio”. Storie che si incontrano, che si intrecciano nell’universalità della Chiesa, dove la storia si è fatta dimora di Dio perché le storie di ognuno prendessero dimora in Lui, fino a che “Dio sia tutto in tutti” (1Cor 15,28). Un’ordinazione episcopale è un momento che entra nella storia personale e comunitaria e si iscrive nel progetto di Dio. Ed è a questo momento che ben quasi trecento persone insieme con i presbiteri, religiosi e religiose della nostra diocesi hanno partecipato con gratitudine e attenzione, consapevoli della solennità e importanza dell’evento. Il vescovo Carlo , a conclusione della celebrazione, ha ringraziato della presenza numerosa, che ha detto “mi conforta e mi rincuora”, ha chiesto di pregare per lui perché abbia la luce e la forza per compiere il ministero conferitogli, assicurando che la Chiesa di San Benedetto è già nelle sue preghiere. La celebrazione dell’ordinazione del Vescovo Carlo, è stata nella chiesa cattedrale di Brescia, anch’essa dedicata a Maria, S. Maria Assunta, così come la nostra cattedrale è dedicata a Maria, S. Maria della Marina. Molti i vescovi della Chiesa Bresciana e dalle Marche presenti insieme ai presbiteri, un grande numero di partecipanti segno della collegialità. Il vescovo eletto è stato presentato da mons. Romualdo che ha letto la bolla papale, poi il vescovo Luciano Monari, assistito dai Vescovi Gestori e Zani ha imposto le mani e fatto la preghiera di ordinazione che conferisce il dono dello Spirito Santo e il ministero episcopale; dopo l’abbondante unzione crismale sono stati consegnati al vescovo Carlo il libro dei Vangeli, l’Anello segno dell’amore e della custodia della chiesa Sposa di Cristo, la Mitra e il Pastorale, quest’ultimo dono della Chiesa di San Benedetto. Segue a pag. 2 Il vescovo di Brescia: Dio ti dia un cuore nuovo Il vescovo Monari ha presieduto l’ordinazione episcopale di mons. Carlo Bresciani, vescovo eletto di San Benedetto del Tronto -Ripatransone-Montalto. Monari ha ricordato con parole dense di amore l’importanza del farsi umile per parlare al cuore dell’uomo. Leggi l’omelia Brescia 11 gennaio 2014. Osserviamo con stupore Gesù che dalla Galilea, da Nazaret, si reca nella regione del Giordano per farsi battezzare da Giovanni Battista. Siamo sorpresi perché sappiamo che lui, Gesù, è il ‘più forte’ annunciato come tale da Giovanni; lui è stato concepito dallo Spirito Santo e quindi è veramente l’Emmanuele, Dio con noi; e sarà lui a battezzare “in Spirito Santo e fuoco”. Come mai, allora, si sottomette al battesimo di Giovanni, che è meno grande di lui? E che bisogno ha di essere battezzato se sarà lui l’origine di un nuovo, più efficace battesimo? La risposta è nella parole che Gesù rivolge a Giovanni: “Bisogna che adempiamo ogni giustizia”: bisogna che la volontà di Dio su di noi sia compiuta fino in fondo, al di là delle attese e dei giudizi umani. Segue a pag. 2 2 Anno XXX 19 Gennaio 2014 PAG continua dalla prima pagina Anche nel rito di ordinazione episcopale il vescovo si sdraia a terra mentre si pregano Dio e i santi, momento che in ogni ordinazione è personale e comunitario, quell’essere a terra che ci fa riconoscere che l’uomo è terra, che potrà fare cose grandi solo se in comunione con Dio, come ha detto il vescovo Monari nell’omelia, le cui parole autentiche e dirette sono state ascoltate e accolte con molta attenzione anche dai fedeli. Il vescovo Carlo aveva salutato la diocesi di San Benedetto, ospitata dalla parrocchia di sant’Eufemia, prima della celebrazione ed era stato accolto con un caloroso e trepidante abbraccio. Tutti avrebbero voluto potergli dire un saluto personale, baciargli l’anello, che ancora non c’era! un entusiasmo generale, di novità e speranza, lo stesso con il quale lo si accoglierà a San Benedetto. C’è stata anche l’occasione di conoscere qualcosa di Brescia, una città ricca di memorie storiche anche antiche ma anche segnata dalla storia tragica degli anni bui del nostro paese, storia difficile di anni che anche San Benedetto ha conosciuto. La storia e le storie che continuano a intrecciarsi, anche oggi in questo mondo, in questo paese dove insieme al nostro nuovo Vescovo Carlo siamo chiamati a “adattare gli occhi perché sappiano riconoscere i luoghi della presenza di Dio oggi” in cui Dio fa sempre nuove tutte le cose. Monica Vallorani Il vescovo di Brescia: Dio ti dia un cuore nuovo Avviene così che, proprio quando Gesù si è sottomesso a Giovanni, il Padre fa udire la sua parola in risposta al gesto di Gesù: “Questi è il Figlio mio, l’amato; in lui ho posto il mio compiacimento.” Diventa allora chiaro il messaggio: la vita di Gesù è davvero storia di Dio nel mondo; a sua volta, la storia di Dio nel mondo è l’incarnazione della volontà di Dio nella vita realmente e pienamente umana di Gesù. La vita di ogni persona umana incarna un significato particolare, una visione delle cose, una scala di valori; di se stesso Gesù dice: “Mio cibo è fare la volontà di colui che mi ha mandato e compiere la sua opera”, senza diminuzioni, senza dilazioni, senza riserve. È all’interno di questo disegno, carissimo don Carlo, che vieni ordinato vescovo: per contribuire, insieme al tuo presbiterio, a fare nuovo il mondo secondo il disegno di Dio. A scanso di equivoci, perché qualcuno non pensi al disegno di Dio come a un piano rigido e immutabile di conformazione della società (sul modello delle utopie) aggiungo subito che questo disegno non è altro che ciò che gli uomini costruiranno quando saranno abbastanza attenti, intelligenti, autocritici, e soprattutto abbastanza santi da lasciarsi muovere abitualmente dallo Spirito Santo a compiere le scelte più giuste, quelle che fanno vivere l’uomo e lo fanno crescere verso la pienezza dell’amore di Dio e del prossimo, fino a che Dio sia “tutto in tutti”, secondo l’espressione straordinaria di san Paolo. Il disegno è bello e grande, e val bene la dedizione della propria vita. Eppure tutto è cominciato, si direbbe, sub contrario, con Gesù che si sottomette umile al battesimo di Giovanni. Era la volontà di Dio, abbiamo ascoltato; ma perché era la volontà di Dio? per un gusto di stupire? Evidentemente no; il motivo è che solo l‘abbassamento reale in una scelta di umiltà permette di diventare strumenti autentici dell’azione di Dio. Umiltà viene da humus, ‘terra’; è il riconoscimento che l’uomo è terra; certo, l’uomo è anche pensiero, è sentimento, è azione morale, è nobiltà, è arte, è scienza, è mille cose grandi e ammirevoli, ma nel vivere tutte queste cose egli è e rimane terra. Se lo ricorda, potrà fare cose grandi; se lo dimentica, potrà solo accendere fuochi d’artificio, che bruciano in un attimo. Così è della vita di un vescovo: deve partire dal farsi terra, umile. Come vescovo porterai la mitra che ti renderà un poco più alto, metterai l’anello che ti farà più distinto, impugnerai il pastorale che darà autorevolezza al tuo magistero. Ma prima di ricevere tutto questo dovrai sdraiarti per terra e rimanere sdraiato mentre noi pregheremo per te Dio, la Madonna e tutti i santi del cielo perchè ti proteggano e ti facciano essere un vescovo vero; perché tu non abbia a scambiare l’episcopato per una grandezza mondana che ti autorizza a dominare. Sei signore nel mondo, quando sei in comunione con Dio; non hai bisogno di altre grandezze e riconoscimenti. Come dice san Giovanni della Croce: “Glòriati della tua gloria, nasconditi in essa e gioisci.” Non sarà facile; ti accorgerai con dolore che, diventando vescovo, i tuoi peccati aumenteranno, i tuoi difetti avranno una cassa di risonanza per cui quello che poteva sembrare un piccolo neo e passare inosservato apparirà grande e produrrà danni indesiderati; e soprattutto ti troverai a piangere le tue omissioni che spunteranno come funghi da tutti gli angoli del tuo ministero. L’unica cosa che potrà proteggerti dall’avvilimento sarà l’umiltà; se ricorderai che sei terra e che sei stato sdraiato per terra davanti a tutta la Chiesa, allora riuscirai a sopportare la vergogna di non essere ineccepibile e a trasformare anche la tua debolezza in esperienza di conversione, in uno stile di misericordia e di fraternità. Non ti mancheranno le opportunità perché le umiliazioni sono inevitabili; a queste si può rispondere con la presunzione che dice “il vescovo sono io”: così si chiude il discorso ma non si risolve nessun vero problema; o si può rispondere con la semplicità del salmista: “E’ bene per me, Signore che tu mi abbia umiliato, perché impari a obbedirti… prima di essere umiliato andavo errando, ma ora osservo la tua Legge.” Se Gesù si è fatto “mite e umile di cuore” è perché solo la mitezza e l’umiltà del cuore traducono correttamente in sentimenti umani il modo di sentire di Dio. Del servo di Yahweh Isaia dice che “non griderà, né alzerà il tono, non farà udire in piazza la sua voce… non verrà meno e non si abbatterà, finché non avrà stabilito il diritto sulla terra.” Umile, rispettoso, ma tenace. Al centro della tua attenzione metti il presbiterio, la sua formazione alla fede, alla preghiera e al servizio, ma soprattutto la sua comunione: è l’insieme dei preti che dà forma al ministero di un vescovo; è la comunione dei preti che genera la comunione della Chiesa locale; è la vita dei preti che incarna e testimonia la verità del vangelo di Gesù, prima ancora che prendano forma le parole. Per i preti non farai mai abbastanza: per la loro sufficienza materiale, per la loro serenità d’animo, per il loro cammino spirituale, per la fraternità che li unisce, per la fede che li sostiene, per la speranza che li motiva. Non è un momento facile per noi e abbiamo bisogno di rigenerare dall’interno il valore del nostro ministero per renderlo gioioso e Spiegazione stemma episcopale di S.E. mons. Carlo Bresciani Brescia è “Maria Immacolata” ma indica anche la stella polare che orienta la navigazione della barca della Chiesa: Gesù Azzurro: A causa della sua relazione con il cielo, l’azzurro simboleggia tutte le virtù più elevate, tra le quali devozione, fedeltà, castità, giustizia, santità. Lo stemma è a scudo bipartito Lato sinistro dello scudo Nave: ricorda il Paese di nascita: Nave è anche il simbolo della Chiesa San Benedetto del Tronto è un importante porto di mare: quindi richiamo alla diocesi Stella: Maria, madre della Chiesa. La patrona del Seminario di Croce rossa centrale a doppio braccio: Croce centrale: la croce al centro rimanda al mistero pasquale di morte e resurrezione, mistero da cui la Chiesa trae la sua origine e la sua vita. Doppio braccio orizzontale: richiama le SS. Croci di Brescia, la mia Chiesa di origine portatore di testimonianza; abbiamo bisogno di riscoprire quanto Dio sia tutto per noi in modo da poterlo annunciare agli altri con convinzione. La vita di un prete è troppo mortificata se il prete non é innamorato di Dio, se non c’è in lui quella sorgente di gioia che solo gli innamorati conoscono e che li porta a non misurare le rinunce, anzi a desiderarle perché sono incentivi d’amore. Tra le avvertenze spirituali di san Giovanni si legge anche questa: “Chi con amore purissimo agisce per Dio, non solo non si preoccupa che gli uomini lo vedano, ma neppure lo compie perché lo sappia Dio. Che se anche Dio non venisse mai a saperlo, non cesserebbe dal renderGli gli stessi servizi, con lo stesso entusiasmo e purezza di cuore.” Questo significa fare davvero le cose per amore, non con altri fini. Si può, si deve essere innamorati di Dio, non è monopolio di qualche privilegiato. L’amore di Dio per noi non rimane mai inerte, ma opera incessantemente chiamando, correggendo, purificando, illuminando, infiammando il cuore umano e facendolo innamorare; questo amore di Dio trova riposo solo quando in noi nasce una risposta d’amore totale, gioiosa e disinteressata. Su questa base solidissima potrai e dovrai accompagnare i preti all’accettazione serena del mondo che sta nascendo, che ci disorienta così tanto perché sta chiedendo risposte nuove, diverse da quelle cui siamo abituati. La delusione per un mondo che non ci capisce e non ci segue deve essere anzitutto liberata da ogni deformazione narcisistica: non ci è mai interessato che la gente segua noi; ci interessa supremamente che la gente segua Gesù Cristo, perché siamo convinti che sia in Cristo la salvezza dell’umanità dell’uomo. Ma soprattutto dobbiamo adattare gli occhi perché sappiano riconoscere i luoghi della presenza di Dio oggi: Dio non abbandona il mondo e sa trovare nel mondo luoghi sempre nuovi nei quali preparare e far crescere il futuro. Rendercene conto è fonte di sicurezza e di speranza. Non siamo conservatori nostalgici di un mondo passato; siamo costruttori, insieme con Dio, di un mondo nuovo e inedito, nel quale la gloria di Dio risplenda più chiara di quanto non lo sia oggi: “Ecco, faccio una cosa nuova, proprio ora germoglia, non ve ne accorgete… Poi vidi cieli nuovi e terra nuova… Ecco, io faccio nuove tutte le cose.” Dio ti benedica, Carlo, e ti dia un cuore buono, che sappia parlare al cuore delle persone con la delicatezza e il fuoco con cui Dio parla al tuo cuore. Rosso: rimanda al sangue di Cristo. Dal costato di Cristo uscì sangue e acqua. Un nuovo richiamo alla Chiesa Lato destro dello scudo Leonessa: ricorda Brescia la città, Brixia fidelis fidei et iustitiae. il mio cognome, Bresciani, mi ricollega a Brescia Motto Pro corpore eius. Tratto da Col 1,24: “a favore del suo corpo che è la Chiesa, di essa sono diventato ministro, secondo la missione affidatami da Dio verso di voi di portare a compimento la parola di Dio”. L’ordine episcopale è per il servizio alla Chiesa. 3 Anno XXX 19 Gennaio 2014 PAG Benvenuto al Vescovo Carlo dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali Eccellenza carissima, a nome di tutti i responsabili delle 23 realtà ecclesiali, rappresentate dalla Consulta Diocesana delle Aggregazioni Laicali, desidero esprimerLe una profonda gratitudine per aver accolto il mandato episcopale, conferitoLe da Papa Francesco. Ci sentiamo uniti a Lei nella comunione dello Spirito Santo, che ha suscitato nella nostra Chiesa questa ricchezza di carismi, espressa da ciascuna aggregazione con vitalità apostolica nel servizio di annuncio della Parola e di carità, testimoniando fattivamente la fede in Gesù Cristo. Le assicuriamo la nostra preghiera personale e comunitaria, certi che la sapienza e la creatività divine guideranno ogni Suo passo verso le mete che il Signore stesso Le indicherà, affinché si realizzi tra noi la civiltà dell’amore, contro ogni individualismo ed autoreferenzialità. Eccellenza, affidiamo nelle Sue mani di padre i nostri cammini, le nostre famiglie, pronti a servire con passione ed umiltà Lei e l’amata Chiesa diocesana, nell’ottica di una più consapevole corresponsabilità pastorale, perché possiamo mostrare il volto di una comunità cristiana credibile e vicina ad ogni fragilità umana. La Vergine Lauretana, nostra patrona, La custodisca nella tenerezza del suo amore, infondendo al Suo ministero episcopale la gioia di “portare a compimento la parola di Dio a favore del corpo di Cristo che è la Chiesa” [cfr. Col 1,24]. PREGATE CON ME di mons. Carlo Bresciani Carissimi amici, il 4 novembre scorso papa Francesco mi ha nominato vescovo di San Benedetto del TrontoRipatransone-Montalto. Gli sono profondamente grato per la grande fiducia che pone in me affidandomi questo importante servizio alla Chiesa. Pregate con me perché io possa corrispondervi pienamente. In un primo tempo, mi tornava con insistenza in mente il canto: “Abramo non andare, non partire, non lasciare la tua casa” . La Chiesa bresciana è stata la mia casa e ad essa devo tutto quello che sono come cristiano e come sacerdote. Essa mi ha generato alla fede, mi ha donato il sacerdozio e mi ha accompagnato nel mio ministero sacerdotale. Ad essa ho voluto e voglio molto bene. Sento di dover dire grazie al Vescovo Luciano che mi ha voluto Rettore del Seminario. Soprattutto il mio grazie va all’amato Seminario diocesano “Maria Immacolata”. Esso è stato la mia famiglia: qui ho vissuto 9 anni da seminarista e, dopo gli studi romani, altri 32 da docente; gli ultimi 5 anni anche da Rettore. Ho avuto la grazia di godere della generosità con la quale ancora oggi i giovani sono capaci di donarsi al Signore a servizio della sua Chiesa. Mi costa, quindi, il distacco da questa Chiesa bresciana. “Esci dalla tua terra e va”. Queste parole le ho sentite rivolte a me; mi hanno stimolato a non rifiutarmi a quanto il Signore mi chiedeva attraverso Papa Francesco. Il Signore mi chiamava a lasciare questa amata Chiesa bresciana. Ho detto sì, accettando di andare verso una terra e una Chiesa che non conoscevo se non di nome o poco più. So però Chi era che mi chiedeva di mettermi in cammino e di Lui mi fido. Di Lui mi sono sempre fidato fin da quando, molti anni fa, ho sentito per la prima volta la sua voce che mi chiamava a mettere la mia vita a disposizione della Chiesa. Di Lui voglio continuare a fidarmi. L’ordinazione sacerdotale l’ho chiesta io, dopo il discernimento con i superiori. Non mi sono mai pentito di quel sì che ho detto quasi 39 anni fa, il 7giugno 1975, giorno dell’ordinazione presbiterale. Sempre, anche nei momenti più faticosi, mi sono sentito vicino e amico Colui al quale ho creduto e al quale ho consegnato la mia vita. Lui mi ha sorretto nelle croci e nelle fatiche che inevitabilmente la vita e il ministero presentano: non me le ha tolte, mi ha aiutato a portarle. Accolgo nella fede questa nuova vocazione che non ho chiesto. Mi fido della promessa di Dio e, senza rimpianti, apro il mio cuore alla Chiesa di San Benedetto del Tronto-RipatransoneMontalto. La accolgo nella fede come un grande e prezioso dono di Dio.“Il tuo Signore cosa ti dà?- un popolo, la terra e la promessa - parola di Jahvè”. Il Signore mi dona un’altra terra, un’altra casa, un’altra famiglia: di essa mi sento già parte e le sono grato per la benevolenza con la quale essa vorrà accogliermi. (da Il Seminario, supplemento a “La Voce del popolo” n. 44 del 20/11/2013) L’ANELLO, LA MITRA E IL PASTORALE “Come vescovo porterai la mitra che ti renderà un poco più alto, metterai l’anello che ti farà più distinto, impugnerai il pastorale che darà autorevolezza al tuo magistero”. Queste alcune delle parole dell’omelia del Vescovo di Brescia Mons. Luciano Monari che ha celebrato l’Ordinazione Episcopale di Mons. Carlo Bresciani. La mitra, l’anello e il pastorale sono le cosiddette insegne episcopali, i simboli di questa importante cerimonia, sono i doni necessari a svolgere la missione di Vescovo. Prima della loro consegna avvengono il rito dell’imposizione delle mani e la preghiera di ordinazione, quando il Vescovo ordinante principale e tutti gli altri Vescovi presenti (nella cerimonia per l’ordinazione di Mons. Bresciani erano in 24 tra cui il Vescovo Gervasio Gestori) impongono le mani sul capo dell’eletto per invocare lo Spirito Santo al fine di innestare nella Chiesa il suo ministero episcopale; segue l’unzione crismale perché dia fecondità a questo ministero e la consegna del libro dei Vangeli come impegno nell’annuncio e nella testimonianza. Poi Presidente della CDAL Patrizia Bollettini CDAL: Aggregazione del SS. Sacramento Associazione Guide e Scout Cattolici Italiani (AGESCI) Associazione Medici Cattolici Italiani (AMCI) Associazione Italiana Maestri Cattolici (AIMC) Associazione per il Volontariato nelle Unità Locali dei Servizi Socio-sanitari (AVULSS) Azione Cattolica Cammino Neocatecumenale Centro Famiglia Centro Sportivo Italiano (CSI) Compagnia dei Tipi Loschi del Beato Piergiorgio Frassati Comunione e Liberazione Cursillos di Cristianità Equipe Notre Dame (END) Gruppi del Vangelo Gruppi di Preghiera “Padre Pio” Gruppo Piccola Fraternità Emmaus Gruppo di Ricerca e Informazione Socio-religiosa (GRIS) Milizia dell’Immacolata di Padre Kolbe Movimento dei Focolari Movimento Fides Vita Movimento Gloriosa Trinità Rinnovamento nello Spirito Santo (RnS) Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali (UNITALSI) vengono consegnati l’anello, la mitria e il pastorale. L’anello, che viene messo nel dito anulare della mano destra dell’eletto, è il simbolo, come in una festa di nozze, di un’unione duratura e fedele ed esprime l’unione del Vescovo con la Chiesa e con la sua Diocesi; viene consegnato con queste parole: ricevi l’anello, segno di fedeltà, nell’integrità della fede e nella purezza della vita custodisci la santa Chiesa, sposa di Cristo. La mitra, il copricapo che verrà usato durante le celebrazioni liturgiche, è il simbolo dell’impegno del Vescovo ad accogliere la grazia di Dio per continuare l’impegnativo e profondo cammino verso la santità; viene imposta all’eletto con queste parole: ricevi la mitria e risplenda in te il fulgore della santità, perché, quando apparirà il Principe dei pastori, tu possa meritare la incorruttibile corona di gloria. Infine il pastorale, che rimanda al bastone con cui i pastori guidano le loro pecore, è il simbolo della missione del vescovo di guida del gregge della Chiesa di Dio che gli viene affidato; viene consegnato all’eletto con queste parole: ricevi il pastorale, segno del tuo ministero di pastore: abbi cura di tutto il gregge nel quale lo Spirito Santo ti ha posto come vescovo a reggere la Chiesa di Dio. Janet Chiappini 4 Anno XXX 19 Gennaio 2014 PAG Evento speciale per la Scuola Secondaria di Primo Grado “Carlo Allegretti” di Monteprandone: la Santa Messa celebrata dal Vescovo Gervasio Gestori in occasione del Natale. Scritto da Sofia Renzi Giovedì, 19 dicembre, centinaia di alunni della Scuola Secondaria di I Grado “Carlo Allegretti” di Monteprandone, accompagnati dai rispettivi insegnanti, hanno riempito la chiesa “Regina Pacis”, che per un giorno si è trasformata in un’ aula scolastica molto “speciale” per partecipare, come ogni anno, alla celebrazione della Santa Messa in occasione della festività del Natale. Durante la funzione, presieduta dal Vescovo Gervasio Gestori, i ragazzi, assorti ed emozionati, hanno mantenuto un atteggiamento riflessivo e raccolto, soprattutto nei momenti fondamentali del rito, dimostrando una fede molto intensa e una forte adesione al messaggio cristiano, per poi manifestare tutta la loro spiritualità nei canti, per i quali sono stati accuratamente preparati, nei giorni precedenti, dai professori di musica Primo Scipioni e Maria Ferrara. L’avvenimento, che ha destato l’interesse di genitori, nonni, rappresentanti del Comune, personale della scuola e di molti fedeli, tutti intervenuti numerosi, ha rappresentato la dimostrazione di come la Scuola sia in grado di svolgere un ruolo fondamentale di aggregazione e di collegamento tra le varie presenze sociali del territorio, tutte coese nello sforzo di accompagnare e promuovere la crescita positiva delle nuove generazioni. Gli allievi delle varie classi dei corsi B e C, infine, sotto la magistrale regia della professoressa Maria Ferrara, hanno voluto augurare un Buon Natale, esibendosi in un simpatico spettacolo per voci e flauti, per il quale hanno pensato di reinventare anche i testi di alcune canzoni, al fine di mettere in evidenza le contraddizioni e le ricchezze della nostra società, partendo da numerosi spunti ofScritto da Gaia, 3B Mauro e Nicholas, 3D “Carissimi ragazzi ormai ci siamo! Tra qualche giorno giungerà il momento di scartare i regali, riunirsi per il classici cenoni davanti a una tavola imbandita…ma non scordiamoci che è il compleanno di Gesù e come tutti i nostri amici anche Lui deve essere festeggiato”. Queste le parole del Vescovo Gervasio che ci invitano a non perdere di vista il vero motivo dei nostri festeggiamenti, cioè Gesù. Il bello delle celebrazioni natalizie del nostro Istituto, ormai è il terzo anno che partecipiamo, è che sono tutte differenti, ognuna ci vuole trasmettere un messaggio, ognuna ci insegna qualcosa di diverso. In questa Messa, il Vescovo ci ha spiegato un metodo di pregare molto carino e semplice adottato da Papa Francesco: con le dita della mano. Il pollice è il dito più vicino a noi e quindi preghiamo per le persone vicine (genitori, sorelle, fratelli, nonni, ecc.); l’indice è il dito che indica la strada e perciò preghiamo per gli insegnanti che ce la fanno percorrere giorno per giorno; il medio è il dito più grande che indica il alto e ci fa pregare per le persone che ci governano; l’anulare è il dito più debole perciò preghiamo per i malati ed infine il dito mignolo, quello più piccolo, preghiamo per noi stessi. La Messa ha coinvolto parecchi alunni in varie ferti dai fatti di attualità. I giovani artisti hanno voluto concludere l’esibizione con una ventata di ottimismo e la speranza di un futuro migliore, in cui tutti possano percepire il vero senso del Natale, della pace e della fratellanza, ottenendo uno strepitoso successo. Ringraziamenti speciali vanno, al Vescovo per le sue penetranti e significative parole , piene d’incoraggiamento e sollecitazione, alla docente Rosaria Lamanna che, a nome della comunità, ha espresso al porporato la gioia da parte di tutti per la sua presenza, considerata come il dono più significativo e gradito del Natale, al Dirigente Scolastico Francesca Fraticelli nel cui intervento ha ricordato ai giovani gli esempi da trarre dalle vite di Martin Luter King, Nelson Mandela, Malala ed altri, che con i loro ideali di pace hanno reso e rendono grande l’umanità e al parroco don Pierliugi per la sua incondizionata disponibilità. attività, come i chierichetti, la preghiera dei fedeli, suonare, cantare e portare i doni per l’offertorio. Al termine della celebrazione c’è stata l’esibizione musicale da parte di alcuni studenti, con canti gioiosi, con lo scopo di ricordare a tutti il vero senso del Natale. E’ stata una lezione diversa dalle altre, bella e divertente, soprattutto perché tutti, in qualche modo, hanno contribuito alla realizzazione. Ci hanno colpito anche i ringraziamenti, sia da parte del parroco di Regina Pacis, don Pierluigi, sia da parte della nostra Dirigente scolastica che ha parlato di uomini e donne che hanno “cambiato” il mondo, come Nelson Mandela. Infine vogliamo concludere dicendo che Gesù non nasce solo a Natale ma ogni giorno e perciò dobbiamo essere felici e gioiosi, sempre, celebrarlo sempre, perché ci ha donato tutto, perfino la sua vita e noi gli dobbiamo sempre riconoscenza. In tanti a visitare il presepe di S. Egidio alla Vibrata Numerosi anche quest’anno coloro che hanno visitato il presepe panoramico allestito dalla contrada Ponte di Sant’Egidio, in collaborazione con la parrocchia guidata da Don Tommaso Capriotti.Un presepe che affascina da sette anni grandi e piccini. Il visitatore diventa spettatore attivo “camminando nel presepe”, circondato da paesaggi variegati dove personaggi in movimento contribuiscono a renderlo vivo. “ Ci sono voluti tre mesi di lavoro per realizzarlo- afferma Adino Giovannini presidente della contrada- Un grazie va a tutti coloro che hanno condiviso questa passione, sacrificando tempo ed impegni personali: Ennio Agostani, Luca Pezzuoli, Armando Del Moro, Fabiano Biancacci, Licio Scartozzi, Umberto Marinelli, Sandro Marinelli, Maurizio Del Moro, Gabriele Del Moro, Luciano Del Moro, Mirco Reginelli, Dino Ciacci e naturalmente al nostro parroco Don Tommaso che non ci fa mai mancare il suo appoggio”. Presepe Vivente di Grottammare: dieci anni di capolavori, a tu per tu con Fabrizio Rosati GROTTAMMARE - L’edizione del decennale del presepe Vivente è stata una delle più riuscite della storia. Un grande successo e una vetrina unica, come quella del vecchio incasato di Grottammare, che è stata immortalata anche dalle telecamere di RAI Marche, grazie a Giuseppe Buscemi e a Sandro Scalella. Tantissima gente ha riempito il chilometro del Presepe Vivente. Queste immagini si riferiscono alla giornata inaugurale, alla presenza del nostro Vescovo Gestori e delle autorità comunali. Abbiamo intervistato il presidente dell’Associazione “Presepe Vivente”, Fabrizio Rosati, di professione autista di scuolabus, ecco le sue parole. Fabrizio, raccontaci in sintesi questi dieci anni di capolavori.“Prima di tutto vorrei fare un piccolo appunto. Io non ho creato nulla, ABBIAMO CREATO, un gruppo di persone, ci siamo radunati e ho buttato giù l’idea. Poi questo gruppo mi ha seguito, ognuno ha avuto la sua parte, sta avendo la sua parte, dagli operai di manovalanza ai personaggi artistici di alto livello e durante il percorso si possono notare delle opere che non tutti sanno fare, perciò è venuta questa idea. Una passione nata da bambino?“Io mi ricordo con mio nonno che facevo il presepe statico a casa, lui con la creta faceva le statuine e io mi divertivo a muovere, a vedere le varie scene e le situazioni. La passione è andata avanti e poi diventato maggiorenne, una volta preso la patente, ho iniziato a vedere i presepi viventi dentro e fuori la regione e avendo in mente il nostro vecchio incasato che è un presepe senza figuranti, ho pensato che bastava metterli e di creare le scene e i mestieri di una volta e così il presepe è fatto”. Tra le varie scene, qual è quella che ti affezione di più? “Forse perché sono nato a Grottammare e sono vissuto sempre in acqua. A me la scena dei pescatori, le retare… se ci fai caso, un anno abbiamo avuto un lago largo cinquanta metri e anche quest’anno la piccola scena del laghetto con la sua caduta d’acqua e i pescatori sono il simbolo di Grottammare”. Nicolas Abbrescia NEL GESTO DEL PRESEPE VIVENTE, DIO VIENE INCONTRO A NOI! “Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del verbo della vita, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi, con il padre e con il figlio suo, Gesù Cristo, perché la nostra gioia sia piena”. Con il prologo di Giovanni si è iniziato il cammino di contemplazione del Mistero dell’Incarnazione di Dio che noi di Fides Vita abbiamo rivissuto attraverso il Presepe vivente che alcune nostre amiche, ormai da tre anni, propongono alla Compagnia e a quanti desiderano accogliere l’invito. Così, domenica 29 dicembre, nella parrocchia della Gran Madre di Dio di Grottammare, abbiamo vissuto l’adorazione di Gesù Bambino passando attraverso i diversi momenti: dall’annuncio dell’angelo a Maria, alla visita alla cugina Elisabetta, al sogno di Giuseppe, al viaggio verso Gerusalemme per il censimento, alle doglie del parto di Maria e al rifiuto del locandiere fino alla nascita di Gesù in una stalla. Ci siamo ritrovati tutti, ed eravamo tanti – nonostante la pioggia – sotto quel riparo ad adorare quel Bambino insieme ai pastori e ai Re Magi. Abbiamo pregato il Santo Rosario con la Madonna che cullava tra le sue braccia Gesù mentre Giuseppe la custodiva col suo sguardo amorevole, la sua presenza silenziosa, ma rassicurante e sembravano davvero incarnarsi quelle parole di Papa Francesco poste nel nostro volantino di auguri di Natale: “Veniamo da molti paesi diversi, da tradizioni culturali ed esperienze differenti. Eppure sentiamo di avere tra di noi tante cose in comune. Soprattutto ne abbiamo una: il desiderio di Dio”. I pastori, come i Magi, mantenevano vivo questo desiderio, questo anelito ad incontrare il Signore e fare esperienza di Lui, del Suo amore, della Sua misericordia! Solo nell’avvenimento di Dio che accade nella storia, nell’avvenimento di Gesù che nasce, il tempo non è più una tomba, un passo verso il disfacimento e la morte, ma una continua possibilità di rapporto con la vita, con la vita che ingoia il male e la morte; di passo verso il compimento, verso la vita che non finisce, la vita vera. Quindi, come dice Papa Francesco, “se viene a mancare la sete del Dio vivente, la fede rischia di diventare abitudinaria, rischia di spegnersi, come un fuoco che non viene ravvivato. Rischia di diventare “rancida”, senza senso. (…) Dio per primo viene verso ognuno di noi; e questo è meraviglioso! Lui viene incontro a noi!”. Moina Maroni Parrocchia Madonna di Fatima NATALE A TEATRO IN VALTESINO di Alessio Rubicini Anche quest’anno la nostra Parrocchia ha concluso il periodo natalizio con gli spettacoli teatrali allestiti dai nostri ragazzi. Quest’anno si sono svolti due spettacoli. Entrambi hanno visto la collaborazione e la partecipazione di quasi tutti i nostri ragazzi e di gran parte dei nostri catechisti sapientemente guidati dal nostro “Regista” Emidio Mora. Il primo spettacolo, dal titolo “E se fosse davvero Natale”, ha visto protagonisti i ragazzi delle Classi Medie e Primo Superiore e si è svolto nella serata di Sabato 4 Gennaio. Nel tardo pomeriggio di Domenica 5 Gennaio, poi, si è svolto lo spettacolo che ha visto come protagonisti i bambini ed i ragazzi delle Classi Elementari. Uno spettacolo che, in realtà, era l’insieme di tre momenti separati e si intitolava, appunto “Tre feste… Tre recite”. E con questi spettacoli il nostro Teatro Parrocchiale “Don Ubaldo Grossi” chiude… Tranquilli, sarà solo per pochi mesi. Giusto il tempo di concedersi un profondo ed accurato lifting, una ristrutturazione che ci consentirà di continuare ad usufruire di un ambiente rinnovato ed adattato alle esigenze della nostra Comunità Parrocchiale in cui i nostri ragazzi potranno continuare a crescere in “sapienza, età e grazia”. Questi lavori sono stati promossi dai nostri carissimi Francesco ed Anerina Carboni, i genitori del nostro amato Luca che il Signore ha voluto chiamare a se la scorsa estate e che in tante occasioni ha contribuito a farci divertire con le sue performances teatrali (memorabile fu lo spettacolo in cui Luca si trovò ad interpretare un lungo monologo nei panni di un ubriaco. I presenti in quell’occasione faticarono parecchio prima di capire che stava fingendo). Chiunque può contribuire alle spese di ristrutturazione versando il proprio contributo sul c/c appositamente acceso dalla nostra Parrocchia (IBAN IT 22 Z 08769 69470 000020158571). Caro Luca, ci manchi ogni giorno di più. Il tuo sorriso, il tuo volto sempre brillante, le tue battute irreali ed inaspettate, la tua grassa e travolgente risata sono sempre con noi. Questa iniziativa dei tuoi genitori Francesco ed Anerina ci aiuterà a mantenere il tuo ricordo sempre più scolpito nei nostri cuori. 5 Anno XXX 19 Gennaio 2014 PAG Parola del Signore SECONDA TEMPO ORDINARIO A ECCO, IO VENGO SIGNORE PER FARE LA TUA VOLONTà Dal VANGELO secondo GIOVANNI Il giorno dopo, Giovanni vedendo Gesù venire verso di lui disse: “Ecco l’agnello di Dio, ecco colui che toglie il peccato del mondo! Ecco colui del quale io dissi: Dopo di me viene un uomo che mi è passato avanti, perché era prima di me. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare con acqua perché egli fosse fatto conoscere a Israele”. Giovanni rese testimonianza dicendo: “Ho visto lo Spirito scendere come una colomba dal cielo e posarsi su di lui. Io non lo conoscevo, ma chi mi ha inviato a battezzare con acqua mi aveva detto: L’uomo sul quale vedrai scendere e rimanere lo Spirito è colui che battezza in Spirito Santo. E io ho visto e ho reso testimonianza che questi è il Figlio di Dio”. (VANGELo DI GIoVANNI 1,29-34) Come abbiamo appena letto il Vangelo di Giovanni non ci racconta del Battesimo di Gesù, ma fa parlare direttamente il Battista e gli fa rendere la sua splendida testimonianza. Il Battista per ben due volte dice “Io non lo conoscevo ” per sottolineare che la conoscenza di Gesù come il Cristo gli è stata ispirata dall’alto. Il primo riferimento che fa è quello de “l’Agnello di Dio “ ed è ripreso dal libro dell’Esodo cap 12, dove si parla dell’agnello pasquale e al rito che celebra la pasqua ebraica, la festa “memoriale” della liberazione dall’Egitto. Il secondo riferimento viene ripreso dal libro della Genesi cap. 1, dove abbiamo lo Spirito della potenza di Dio che aleggia sulla creazione, mentre qui lo stesso Spirito è dato al Servo di Dio, al Figlio di Dio perché Egli sia l’artefice della nuova creazione, della liberazione dalla schiavitù del peccato; perchè crei il nuovo popolo di Dio e dia piena vita a tutta l’umanità. Riconoscere che Gesù è il figlio di Dio, il Salvatore, non è né facile né immediato, molto spesso questa conoscenza avviene per gradi, in modo progressivo; oppure avviene per rivelazione come per Giovanni il battista o come avviene per Pietro, quando dichiara: ‘tu sei il Cristo, il figlio del Dio vivente’, o addirittura in ma- niera dirompente, come una folgore accecante, e accade a San Paolo. Più spesso, invece, è un lungo cammino di conversione, di preparazione, di studio e riflessione, è una lenta “presa di coscienza” della realtà del Cristo uomo-Dio incarnato, morto e risorto per amore. Egli è morto e risorto per amore nostro, non un nostro generico, ma personale, per ciascuno di noi. Giovanni il battista ci racconta inoltre che la sua missione è di annunciare la venuta del Messia, di preparargli la strada e di battezzare con l’acqua, come momento preparatorio a un battesimo molto più importante, un battesimo in Spirito e fuoco. Il battesimo viene donato da Gesù, come remissione del peccato e riappacificazione con il Padre. Il battesimo rappresenta l’atto ufficiale della nostra adozione da parte di Dio, che ci crea nuovi come suoi figli, come fratelli di Gesù ed eredi del Regno dei cieli. Chiediamo al Signore Gesù che in questa domenica possiamo ripensare al nostro Battesimo, e riandando con la memoria alle promesse battesimali che più tardi abbiamo rinnovato, possiamo sempre meglio e sempre più aderire alla salvezza che il Cristo è venuto a donarci con la sua incarnazione, passione, morte e resurrezione. RICCARDo PILLOLE DI SAGGEZZA: Un dolce agnello si sacrifica per te. China il capo per baciarti, apre le braccia per abbracciarti, apre il cuore per farti entrare; è inchiodato ad una croce perché ti vuole riscattare. (Jean Crasset) Gruppi di Preghiera di Padre Pio in ascolto di Padre Carlo Maria Laborde Come ogni anno, i Gruppi di Preghiera di Padre Pio della nostra Diocesi, si sono preparati al Natale,approfondendo tematiche proposte da religiosi davvero eccezionali. Quest’anno siamo stati davvero fortunati perché abbiamo potuto ascoltare Padre Carlo Maria Laborde, Segretario Generale dei Gruppi di Preghiera in Italia e nel mondo, successore di Padre Marciano Morra e Guardiano della Comunità dei Frati Cappuccini di S.Giovanni Rotondo. Padre Laborde è un giovane frate uruguaiano, nato a Rosario nel 1957, laureato in legge, sbarcato in Italia, a Perugia, grazie ad una Borsa di Studio per approfondire la Lingua e la Cultura italiana. Entrato nella Comunità francescana, è stato ordinato sacerdote nel 1980, in S.Pietro, da Papa Giovanni Paolo II e, successivamente, nominato parroco di Pietrelcina. Aver potuto ospitare nella nostra Città, una personalità così elevata e di grande spessore spirituale come Padre Laborde che, fra migliaia di impegni e di inviti, ha scelto proprio San Benedetto del Tronto, è stato un evento straordinario e un privilegio. Merito soprattutto di Padre Diego Musso, coordinatore diocesano dei Gruppi di Preghiera, cui va il “grazie” di tutti. Ascoltare Padre Laborde è stato un arricchimento e un piacere per tutti coloro che, fin dal primo pomeriggio, si sono radunati nella Chiesa della Gran Madre di Dio, in territorio grottammarese. Il Padre ha sottolineato l’importanza della Chiesa come sposa di Cristo e l’obbedienza che ad essa devono i fedeli come ad una Madre, che può anche sbagliare, ma che va sempre capita ed aiutata. L’esempio ci viene proprio da Padre Pio che ha sempre obbedito ai suoi Superiori ed ha pregato per loro nonostante le pesanti ingiustizie subite. Infatti per due anni Padre Pio fu rinchiuso in convento come in un carcere, ma non si ribellò mai, né impedì di pubblicare documenti menzogneri che lo oltraggiavano profondamente, anzi, insistentemente ripeteva: “Dobbiamo soffrire con la Chiesa e per la Chiesa perché le miserie della Chiesa sono anche le nostre…sono mie”. I Gruppi di Preghiera di Padre Pio devono essere responsabili della Chiesa e dare il loro contributo pregando anche per coloro che sbagliano e, poiché la fede non può sussistere senza le opere La passione cruenta 140. GESÙ MUORE IN CROCE Leggiamo Mt 27,45-56 riguardante la morte di Gesù e i fenomeni che la precedono e la seguono. 1. Il grande buio. «A mezzogiorno si fece buio su tutta la terra, fino alle tre del pomeriggio» (Mt 27,45). Questo buio, ricordato da tutti e tre i Sinottici, di certo non proviene da un eclissi, in quanto si è nel plenilunio di primavera. Forse sta a indicare che si è al culmine dell’opera negativa di satana che ha il suo vertice nelle ore finali di Gesù. E’ quanto aveva detto Gesù in occasione della sua cattura: “Ogni giorno ero con voi nel tempio e non avete mai messo le mani su di me; ma questa è l’ora vostra e il potere delle tenebre” (Lc 22,53), cioè il tempo dell’effimera vittoria di satana con la mia crocifissione. Certo, satana era decisamente all’opera, in quanto “entrò in Giuda” (Lc 22,3), in quanto “Satana vi ha cercati per vagliarvi come il grano” (Lc 22,53). 2. L’ultima frase di Gesù. «Verso le tre, Gesù gridò a gran voce: “Elì, Elì, lemà sabactàni?”, che significa: “Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?”. 47 Udendo questo, alcuni dei presenti dicevano: “Costui chiama Elia”. 48E subito uno di loro corse a prendere una spugna, la inzuppò di aceto, la fissò su una canna e gli dava da bere. 49Gli altri dicevano: “Lascia! Vediamo se viene Elia a salvarlo!” (Mt 27,46-49). Il grido «a gran voce», fonē megálē, e le parole che Gesù pronuncia hanno sempre suscitato stupore, curiosità, affetto. In realtà egli cita il Salmo 22 e così fa conoscere il grande dolore fisico e spirituale che sta sopportando. Non è un grido di disperazione, ma di preghiera in quanto sta rivolgendosi a Dio. Citandolo all’inizio egli intende fare suo tutto il Salmo, quindi anche la seconda parte nella quale il salmista esprime la sua totale fiducia in Dio: «Annuncerò il tuo nome ai miei fratelli, / ti loderò in mezzo all’assemblea…» (Sal 22,23-31). Gesù riassume così la sua preghiera al Getsemani. La sua sofferenza e la sua fiducia diventano grazia perché possiamo imitarlo. 3. La morte di Gesù e il dono dello Spirito. «Ma Gesù di nuovo gridò a gran voce ed emise lo spirito» (Mt 27,50). Gesù emette di nuovo un grido e a gran voce, ancora fonē megálē, ma inarticolato. Con questo “a gran voce”, che si ha anche in Marco e Luca, si vuole forse dire che Gesù muore dando sé stesso liberamente. «Io do la mia vita, per poi riprenderla di nuovo. 18Nessuno me la toglie: io la do da me stesso. Ho il potere di darla e il potere di riprenderla di nuovo» (Gv 10,17-18). Emise lo spirito. Marco si limita a dire che Gesù “spirò”, exépneusen, expiravit (Mc 15,37). Matteo, invece, lui solo fra i Sinottici, ha: «emise lo spirito», afēken tò pnéuma (27,50). Ora pnéuma in Matteo sta a indicare la terza persona della Trinità: Battezzate “nel nome del Padre e del Figlio e dello Spirito Santo” (Mt 28,19); Spirito che era sceso su di lui nel battesimo del Giordano (3,16) e che lo accompagnava nella sua attività messianica: «Io scaccio i demòni per mezzo dello Spirito di Dio» (12,28),. Gesù aveva detto: «E ’bene per voi che io me ne vada, perché, se non me ne vado, non verrà a voi il Paràclito» (Gv 16,7). «E, chinato il capo, consegnò lo spirito» (Gv 19,3); «emise lo Spirito» (Mt 27.50). 4. Ti saluto, o croce santa, / che portasti il Redentor. L’unione con Cristo morto e risorto contrassegna radicalmente l’esistenza dei cristiani: «Con lui sepolti nel battesimo, con lui siete anche risorti mediante la fede» (Col 2,12). La celebrazione eucaristica ci dà sacramentalmente il Cristo morto e risorto (cf Mt 26,26-29). «Annunciamo la tua morte, Signore, proclamiamo la tua risurrezione, …». Pietro esorta i “demestici” (oikétai), in realtà gli schiavi cristiani, che soffrono per la loro fede e per la loro situazione di schiavi, a impostare la loro vita sul modello di Cristo. «Anche Cristo patì per voi, / lasciandovi un esempio, perché ne seguiate le orme: / 22egli non commise peccato / e non si trovò inganno sulla sua bocca; / 23insultato, non rispondeva con insulti, / maltrattato, non minacciava vendetta, /…/ 24Egli portò i nostri peccati nel suo corpo / sul legno della croce, / perché, non vivendo più per il peccato, / vivessimo per la giustizia; / dalle sue piaghe siete stati guariti» (1Pietro 2,21-24). Si veda G. Crocetti, Prima Lettera di Pietro, Edizioni Dehoniane, Bologna, 2097, 94-100. Conclusione. Facciamo nostre le parole di Gesù quali si hanno in Luca: «Poi, a tutti, diceva: Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno (kath’‘eméran) e mi segua”» (Lc 9,23). Il segno della croce del mattino e della sera ci aiuti a stampare Cristo in croce nei nostri corpi e nella nostra vita. [email protected] (S.Paolo) i Gruppi di Preghiera devono aiutare i sofferenti, devono essere mani alzate verso il Cielo e verso i fratelli e ciò spiega la stretta connessione, fortemente voluta da Padre Pio, dei Gruppi di Preghiera con “La Casa del Sollievo della Sofferenza”. Argomenti interessanti e stimolanti hanno coinvolto i numerosi presenti che si sono intrattenuti in Chiesa per le Confessioni e la Messa solenne accompagnata da cantori e musiche delle grandi ricorrenze. Alfiera Carminucci Fava Proprietà: “confraternita SS.mo Sacramento e cristo Morto” Via Forte - S. Benedetto del Tr. (AP) REGISTRAZIONE TRIB. DI AScOLI PIcENO N. 211 del 24/5/1984 DIR. RESPONSABILE: Pietro Pompei [email protected] DIREZIONE REDAZIONE E AMM.NE 63074 S. Benedetto Tr. (AP) Via Forte, 16 - Tel. 0735 581855 (int. 2-5) e-mail: [email protected] C.C.P. n. 11886637, intestato a L’ANCORA - Causale abbonamento Impaginazione e stampa: Linea Grafica Srl - Tel. 0735 702910 - centobuchi (AP) - E-mail: [email protected] Il sito della Diocesi www.diocesisbt.it www.ancoraonline.it [email protected] Facebook: Ancora On Line 6 Anno XXX 19 Gennaio 2014 PAG Cupra Marittima Omelia del Vescovo Gervasio Gestori al funerale di Mons. Gerardo Di Girolami UN MAESTRO DI VITA SPIRITUALE E APOSTOLICA Carissimi, all’alba dell’ultima domenica dell’anno 2013, 30 dicembre, festa della Santa Famiglia di Nazaret, il Signore ha chiamato alla vita della domenica senza tramonto Mons. Gerardo Di Girolami, per tanti anni Arciprete di questa amata Comunità cuprense, e poi, dopo l’incalzare della malattia, Parroco emerito residente, accanto ai successori, dapprima il fratello Don Marcello ed in seguito Don Luigino. Scompare la figura di un prete sapiente, ricco di quella saggezza umana appresa nella semplicità della vita umile e concreta dei nostri paesi piceni e colmo di quella spiritualità pastorale, che tanti sacerdoti hanno imparato stando accanto alla propria gente senza pause e senza parentesi, condividendo le fatiche e le gioie, i problemi e le speranze, avendo negli occhi la luce proveniente dalla preghiera e nel cuore la forza derivante dall’Eucaristia. Don Gerardo è stato nei suoi quasi 60 anni di vita presbiterale, fino all’ultimo momento, un prete chiaramente convinto e convincente, capace di donare fiducia a molte persone che a lui ricorrevano e di guidare tante anime al Signore attraverso le strade spesso tortuose del mondo. E’ stato un educatore rispettoso e forte, illuminato e amabile. Egli ha saputo donare a questa amatissima sua Comunità, anche a quella civile, il meglio ed il molto di se stesso durante la sua lunga vita, senza risparmiarsi. Negli ultimi anni, in questi lunghissimi ultimi anni della malattia, tanto carichi di sofferenza, ma anche sostenuti da una forza impensabile, certamente eredità umana delle sue origine familiari e dono spirituale del Signore, ha continuato a servire e ad amare, accolto con grande affetto nella casa parrocchiale da persone cordiali e generose, esempio prezioso di fraternità sacerdotale. Viene meno per la nostra Chiesa diocesana una presenza importante, scompare con lui un illuminato punto di riferimento, siamo impoveriti della sua preghiera e della sua sofferenza. Egli ha servito questa Chiesa con generosità, senza servilismi, con lucidità e amore sincero. Da vescovo lo addito alla persona dei nostri preti come esempio da imitare. In questo momento un solo ricordo, bellissimo, vorrei richiamare al nostro affetto. Non possiamo dimenticare la sua ultima presenza in Cattedrale, il 7 dicembre, per il solenne rito dell’Ordinazione di tre sacerdoti, di cui uno originario di Cupra, Don Giuseppe Giudici. Partecipare a quella celebrazione fu per lui indubbiamente una notevole fatica, ma sentiva che doveva assolutamente esserci. I presenti hanno potuto vedere ed ammirare, non senza commozione, il gesto della imposizione delle sue stanche mani sul capo degli ordinandi, in ginocchio davanti alla carrozzina: il suo corpo era ormai fortemente provato, le sue mani tremavano, ma lo sguardo degli occhi e del cuore quello no: era gioioso, sereno, soddisfatto, nella pace. Mi sento intimamente addolorato e sono vicino alla sofferenza dei cari Familiari, da lui sempre seguiti con attenzione e con amore. E li ringrazio per quanto di affetto e di servizio hanno avuto verso di lui. Ricordatelo con ammirazione e con imitazione. Partecipo sentitamente alla sofferenza della Comunità di Cupra. Pensare a Cupra per tantissimi motivi significava pensare a Don Gerardo e pensare a Don Gerardo comportava il pensiero di Cupra: c’era quasi come una morale identificazione tra un popolo ed una persona, si era creata una umanissima simbiosi di amore. Vero pastore di anime, conosciute, amate, servite, accompagnate.Adesso siamo tutti un poco più poveri, sì, certamente. Don Gerardo ci mancherà e ci vorrà del tempo per riuscire a pensare a questa Parrocchia di S. Basso, a questa chiesa, a questo paese, senza pensare a lui. Ci mancherai, carissimo. Ma forse, certamente, siamo diventati tutti più protetti e maggiormente accompagnati. Dal Cielo Don Gerardo non cesserà di guardare a questa amata Comunità, alle sue colline ed al suo mare, per donare alle famiglie unità vera, alle persone malate speranza certa, ai bambini crescita gioiosa, ai giovani futuro e fiducia, a tutti quella serenità, umana e cristiana, da lui testimoniata nella sua preziosa vita di padre e maestro di questa grande famiglia. Don Gerardo carissimo, dal Cielo, dove osiamo sperare che sei accanto al Signore Gesù, continua a guardare a noi per aiutarci a vivere con la serenità della fede. Grazie, grazie di cuore. Pregando ti affidiamo a RINGRAZIAMENTO di don ROBERTO TRAINI “Padre misericordioso, che ci hai nutriti alla tua mensa, donaci di seguire gli esempi della santa Famiglia, perché dopo le prove di questa vita siamo associati alla sua gloria in cielo” Grazie, don Gerardo, per aver mantenuto la promessa ed averci aspettato consegnandoci il “testimone” del tuo ministero...Impareremo da te che prima di parlare aspettavi sempre qualche secondo e con due parole coglievi sempre il cuore di ogni questione. La tenerezza, la bontà, l’umiltà, la mansuetudine, la magnanimità del “don Gerardo” che ho conosciuto negli ultimi anni e la profonda vita spirituale saranno la “memoria” che mi terrà per sempre unito a te. Grazie di avermi accolto insieme a don Luigino nella vosta casa e nella comunità di S.Basso! Prega per noi don Gerardo! RINGRAZIAMENTO di don GIUSEPPE GIUDICI “Se vedi una persona saggia, va’ presto da lei; il tuo piede logori i gradini della sua porta.” (Sir 6,36) Grazie don Gerardo, padre, maestro, guida, modello sacerdotale. Grazie per avermi introdotto alla fede attraverso il battesimo, grazie per il dono della tua parola sempre efficace umile e puntuale, grazie per i pomeriggi passati a benedire le famiglie di Cupra, grazie per avermi accompagnato nel cammino di discernimento vocazionale, grazie per la tua testimonianza di fede nella sofferenza, grazie per le tue parole di incoraggiamento durante i periodi di dubbio e di paura. Ricordo emozionato quando ti chiedevo di resistere fino alla mia ordinazione e tu timido annuivi con gli occhi che brillavano pieni di speranza. Il Signore ha realizzato il nostro sogno comune. Non ti dimenticherò mai, farò tesoro dei tuoi insegnamenti. Prega per me. La Corale “Madonna di S.Giovanni” piange la morte di colui che per oltre quarant’anni, l’ha guidata con amore di padre. di Ida Polidori & Alessio Rubicini Lo scorso 4 Gennaio la Città di Ripatransone si è svegliata apprendendo la triste notizia della scomparsa di uno dei suoi cittadini più illustri. Dopo una grave malattia si era spento il Prof. Antonio Giannetti, 74 anni, già Consigliere Comunale ed Assessore negli anni ’70 e da sempre strettissimo collaboratore di numerose Amministrazioni come titolare dell’Ufficio I.A.T., in precedenza come Presidente della locale Pro Loco, conservatore dei Musei Cittadini, ruolo che ha svolto fino ad oggi, autore di numerose pubblicazioni di storia locale, giornalista e storico Presidente dell’Associazione Corale Madonna di San Giovanni fin dalla sua fondazione nel 1971. I funerali si sono svolti nel Duomo di Ripatransone dove il feretro del Prof. Giannetti è giunto nel primo pomeriggio accompagnato da centinaia di persone intervenute per portare il proprio saluto a quest’uomo che per tanti anni è stato emblema di una città che ha sempre amato e servito con devozione. Il rito esequiale è stato presieduto dal nostro Vescovo Mons. Gervasio Gestori che, nella sua omelia, ha evidenziato il profondo dolore con cui ha appreso della scomparsa del Prof. Giannetti il quale era “un cronista attento e presente in tutti i momenti civili, religiosi, culturali e sociali della Città. “Sembrava si tenesse quasi in disparte ma poi sapeva sorprenderci con la precisione dei suoi scritti” ha detto il Vescovo, il quale ha concluso augurandosi che ora, nell’altro dei cieli, il Prof. Giannetti avesse già trovato una Biblioteca o un Museo da curare come solo lui sapeva fare, oppure avesse già occupato un posto nel Coro degli Angeli in virtù per il suo amore per la musica e per quella Corale Madonna di San Giovanni che egli ha contribuito a creare e ha sempre amato come una propria creatura. Ed al rito esequiale non poteva certo mancare la nostra Corale Madonna di San Giovanni che ora, profondamente triste e smarrita, piange la mancanza di colui che per oltre quarant’anni l’ha guidata con amore di padre. Al termine della Celebrazione Eucaristica, per bocca della nostra Corista e Portavoce Ida Polidori, tutti noi abbiamo ricordato come, in occasione dell’ultimo Concerto di Santa Cecilia, lo scorso 23 Novembre, il Prof. Giannetti avesse voluto che giustificassimo la sua prima assenza in simili occasioni. Egli era commosso fino alle lacrime mentre faceva tale richiesta a testimonianza di cosa rappresentasse per lui la nostra Corale. Certamente egli era molto legato alla sua famiglia, in particolare alla nipote Alessia, ma la corale era per lui la sua creatura, come fosse un figlio al quale ha dedicato la propria vita. È difficile riassumere in poche parole quello che è stato il Prof. Giannetti per ognuno di noi. Ogni corista, infatti, presente e passato potrebbe raccontare frammenti di vita, di un cammino di vita più o meno lungo trascorso assieme a lui. Innanzitutto lo abbiamo sempre chiamato “Professor Giannetti” pur nell’estrema confidenza che si può avere con un amico di sempre. Questo perché lui era un Professore nella vita, della vita, nel senso migliore del termine, uno di quelli che rimangono tali sempre e per i quali il titolo di “Professore” era da considerarsi un titolo nobiliare. Il suo carattere lo portava, a volte, a scatti di insofferenza dettati, però, da una dote che gli abbiamo sempre riconosciuto e sempre più si stenta a trovare nelle persone: il profondo rigore morale, il rispetto per tutti e per ognuno che egli voleva non mancasse mai nelle nostre aziCome non parlare, poi, della sua disponibilità, forse la sua caratteristica peculiare. Una disponibilità non solo di tempo, ma soprattutto di mente e di cuor L’ultimo grazie al Professor Giannetti lo porgiamo insieme all’impegno nel continuare l’attività del nostro coro in maniera solerte ed appassionata così che egli possa essere orgoglioso di noi anche dal Cielo. Anche il Sindaco di Ripatransone, Prof. Remo Bruni, ha voluto rivolgere il proprio saluto al Prof. Giannetti al termine dei funerali. “Con Antonio Giannetti perdiamo una persona eccezionale, che ha sempre messo a disposizione della Comunità Ripana la maggior parte della propria vita. Grazie a lui e alle sue opere di storico e di ricercatore, ai suoi consigli e al suo lavoro abbiamo potuto allestire in modo adeguato i nostri musei e renderli fruibili a una moltitudine di turisti che negli ultimi decenni ha visitato la nostra Città e che ha visto in lui sempre una guida disponibile ed esperta. Ripatransone gli deve molto e sicuramente lascia in noi un vuoto incolmabile. Ci restano le sue numerosissime pubblicazioni sulla storia della nostra Città e sui più importanti personaggi che l’hanno abitata”. Anche il Prof. Pietro Pompei, Direttore del Settimanale Diocesano “L’Ancora” e intervenuto, infine, per salutare uno dei fondatori del Giornale e suo storico collaboratore che settimanalmente sapeva occupare, con dovizia di particolari, uno spazio in cui riportava i principali avvenimenti della Città di Ripatransone.Caro Professor Giannetti è, veramente, il vuoto la sensazione che più avvertiamo ora tutti noi Coristi della tua Corale e cittadini di Ripatransone. Sapremo mai rappresentare, come te, l’aspetto più nobile della nostra Città? Sapremo ricordare la tua persona ed onorare il tuo operato? Non sappiamo ancora immaginare la Città di Ripatransone, la Corale Madonna di San Giovanni o “L’Ancora” stessa senza di te e senza i tuoi preziosi consigli. Da lassù guidaci e prega il Buon Dio per noi affinché non ci manchi la forza ed il coraggio di raccogliere questa tua preziosa e sterminata eredità fatta di scritti, pubblicazioni, ma soprattutto di consigli, ricordi, servizio e dedizione alla nostra Città. Caro Antonio ... Dopo di te non si può più cercare notizie su Ripa senza consultare i tuoi libri ed anche tutto quanto hai scritto in articoli di giornali e settimanalmente, prima sulla “Vedetta” e poi su “l’Ancora”. Temevi sempre di non arrivare in tempo, all’inizio anticipavi gli articoli con posta prioritaria e poi per fax, infine ti sei convinto che per evitare errori di trascrizione, era meglio farsi aiutare per utilizzare l’invio per e mail. Si perché tenevi molto alla precisione di nomi e di date, tanto da riempire gli articoli di parentesi. In redazione, ormai, quando si suggeriva più precisione, avevamo coniato l’espressione: “Qui occorre una parentesi antoniana”. Caro Antonio, non è una frase fatta se ti dico, che ci manchi. La certezza della tua collaborazione è andata avanti per 31 anni e non sarà facile riempire quello spazio. Siamo certi che ora che sei a faccia a faccia con Gesù, tu continuerai ad aiutarci attraverso la Comunione dei Santi. Perché il nostro settimanale continui a portare una voce di speranza tra gli uomini che, viandanti mortali, camminano inquieti, obbligati, come sono, ad affondare un piede nel tempo e l’altro nell’eternità. Essi trovino nel Vangelo la più serena pace anche tra le terrene tristezze del dolore, dell’ingratitudine, della sventura, della morte. Ai tuoi familiari l’espressione della nostra affettuosa vicinanza. Antonio “L’Ancora” ti ringrazia. 7 Anno XXX 19 Gennaio 2014 Mentre celebravamo la nascita del Signore a Betlemme di Giudea è nato al cielo il carissimo P. Silvano Laurenzi a Giacarta in Indonesia. Carissimo Padre Silvano lasciaci un po’ del tuo contagioso entusiasmo, della tua voglia di annunciare a tutti e con gioia il Vangelo, della tua attenzione preferenziale per i poveri e alle periferie di questo mondo, della tua parresia capace di rinnovare e ringiovanire la Chiesa e la società, della tua apertura e della tua capacità di andare fino ai crocicchi della strade!Dona anche a noi di essere i ‘cocchetti’ della Madonna come tu ti definivi Ed ora che non torni più a trovarci …stacci vicino da lassù! Padre Silvano Laurenzi Biografia Saveriano. Nasce il 25luglio 1930 a Castel di Croce di Rotella (AP) da Pietro Laurenzi e da Santa Fioravanti; studia nel seminario di Ascoli ed è consacrato sacerdote nel 1956 dal vescovo Squintani. Conterraneo della Beata Assunta Pallotta, morta missionaria in Cina nel 1926, intende seguire le sue orme e per questo entra nell’Ordine dei Saveriani che ha proprio quel grande Paese come terra di missione. Chiusa la Cina ai missionari dopo l’avvento dei comunisti, è inviato nel 1957 in Indonesia, nell’isola di Sumatra, dove vive prima per cinque anni sullo stretto di Malacca e poi, nei successivi tredici, a Padang. DaI 1983 si trova a Jakarta dove istituisce un seminario saveriano resosi necessario dopo la proibizione, dal 1978, dell’ingresso di nuovi missionari. Negli ultimi anni padre Silvano è stato testimone diretto della repressione cruenta degli oppositori del regime, avvenuta in tutta l’Indonesia ed in particolare a Timor-Est ed estesasi anche ai cattolici. PAG AMARE I POVERI PER RIAPRIRE IL DIALOGO Lettera di p. Silvano Laurenzi Amici e benefattori carissimi, prima di ripartire per l’Indonesia, sento il bisogno di salutarvi. Lo faccio anche per ringraziarvi e per rafforzare tra noi questo legame fraterno, fatto di amicizia e di preghiere, che a me dà tanta forza. Sono ormai 45 anni che vivo come missionario in Indonesia, sono anche cittadino indonesiano. Prima ho passato 21 anni nell’isola di Sumatra, facendo una preziosa esperienza con i lebbrosi di Bagansiapiapi. Poi c’è stata la parentesi di sei anni in Italia, ad Ancona, come aiuto al maestro dei novizi. Quindi sono tornato a Jakarta per dare inizio alle comunità di formazione per saveriani indonesiani: il noviziato e la filosofia a Jakarta, la teologia a Yogyakarta. Inoltre, svolgendo attività di animazione vocazionale, questo mi ha dato l’opportunità di girare tutta l’Indonesia. La famiglia saveriana in Indonesia è cresciuta. In 17 anni sono già 10 i sacerdoti saveriani indonesiani. Tre lavorano in Bangladesh (Asia), uno in Camerun (Africa), uno in Amazzonia (America Latina). Gli altri stanno dando una mano nella formazione dei nostri seminaristi, in attesa di partire. Da due anni, i superiori mi hanno voluto parroco di una delle più grandi missioni alla periferia di Jakarta. Conta 12.500 cristiani, divisi in 72 comunità di base. E’ una missione molto attiva, vivace, animata dagli stessi laici. Per la festa di Cristo Re abbiamo avuto ben 200 prime comunioni. Ma la testimonianza più bella di questa giovane chiesa e di tutta la chiesa indonesiana è quella della fede forte e di un amore davvero esemplare. Le chiese continuano ad essere bruciate, così pure le scuole; i cristiani vengono sempre più emarginati e messi in difficoltà con una persecuzione subdola e drammatica. A Natale di due anni, sono state piazzate bombe in diverse chiese: ci furono molti morti e feriti. Malgrado tutto questo, le nostre comunità cristiane hanno reagito con il silenzio, la preghiera, il pianto e il perdono. Sono certo che, con la grazia di Dio, questo amore - perdono farà breccia nella roccia dell’Islam. Nella recente alluvione che ha devastato l’isola di Jawa, i primi a correre in aiuto ai fratelli musulmani sono stati proprio i cattolici. Questo fatto li ha scioccati. Solo con l’amore riusciremo a fare il dialogo con i musulmani. La missione di Jakarta, in cui lavoro, ha come patrono san Matteo. Abbiamo attivato un centro caritativo chiamato “Matteo 25”. La sua finalità è di aiutare tutti i bisognosi, senza distinzioni di religione. Tre giorni la settimana, alcuni dottori cattolici lavorano nell’ambulatorio, offrendo assistenza medica a tutti i bisognosi. Stiamo vivendo un momento grave: l’anarchia, il disordine, la caccia all’occidentale, hanno fatto chiudere varie industrie e fabbriche. I capitali si stanno spostando in altri paesi più sicuri e tranquilli. Aumentano disoccupazione, fame, miseria, malavita…Personalmente, ho preso a cuore i ragazzi della mia parrocchia, quelli più poveri, che hanno smesso di andare a scuola perché non riescono a pagare la retta, anche se minima. Nella lista ne ho più di 600. Per ora ho iniziato dai cattolici; ma presto passerò anche ai musulmani. Voglio riportarli tutti a scuola; voglio toglierli dal pericolo della strada. Sto coinvolgendo amici, parenti, benefattori dell’Italia, chiedendo l’aiuto di 50 euro, sufficienti per pagare la retta della scuola per un anno, per i bambini delle elementari. Molte persone mi stanno aiutando. Sono certo che il Signore benedirà questo progetto: è per i bambini poveri che Egli tanto ama. Ringrazio già da ora tutti coloro che vorranno darmi una mano. La vostra preghiera, l’amicizia, la solidarietà bruceranno le distanze e ci terranno uniti, tutti impegnati per il Regno dell’amore. Un fraterno abbraccio a tutti. p. Silvano Laurenzi sx Un amicale e doveroso ricordo di don Emilio Tassi, archivista dell’Archidiocesi di Fermo Di don Emilio oltre ai tanti anni trascorsi nella nostra diocesi, come insegnante di “lettere” in alcuni istituti superiori, va ricordato l’impegno nella ricerca storica educando al metodo di indagine molti di noi appassionati di storia locale. Direttore dell’Archivio Arcivescovile di Fermo che su incarico dell’indimenticabile Arcivescovo Mons. Cleto Bellucci, aveva riportato ad essere fruibile ai tanti ricercatori interessati ad una storia minore di cui, particolarmente nel dopoguerra, se ne capì l’importanza suggerendola come propedeutica alla storia maggiore, si mostrò sempre disponibile, indicando “i faldoni” verso i quali indirizzarci. Grazie a lui ci è stato possibile pubblicare documenti inediti di vita religiosa ed anche civile degli antichi castelli, molti dei quali sono stati per lungo tempo sotto la giurisdizione della diocesi di Fermo. Ha avuto un ruolo importante nella vita culturale dell’intera Regione Marche, per la pubblicazione dei “Quaderni dell’Archivio Arcivescovile” che, per diversi decenni, e lo è ancora, è stata la rivista periodica di riferimento culturale continuo, costituendo un valido strumento indispensabile per la conoscenza della storia locale e regionale. Ci ha sempre spronati alla ricerca con l’entusiasmo che sapeva dare al vissuto con incontri culturali e conferenze alle quali in molti abbiamo partecipato. Il Sindaco di Fermo, parlando di lui ha detto giustamente.” Condivido con tutta la comunità il senso di vuoto che lascia la scomparsa di Don Emilio Tassi, archivista arcivescovile di Fermo e grande studioso. Vorrei ricordarlo per l’impegno profuso nella tutela e la valorizzazione del grande patrimonio culturale, non solo di Fermo, ma dell’intera Regione. A lui va il ringraziamento per il contributo che ha dato alla ricerca e all’arricchimento culturale del nostro territorio. La città di Fermo perde una figura importante che però lascia, a studiosi e ricercatori, una sostanziosa eredità con le numerose pubblicazioni, accomunate da un profondo interesse per la storia del nostro territorio”. Grazie a lui mi interessai allo studio dei “relitti di mare” e della diatriba sorta tra Fermo e il castello di S.Benedetto, e proprio sul nostro castello, insieme ad Umberto Poliandri, pubblicò nel 1990 un volume di “Documenti inediti di vita religiosa, secc. XV-XVI”., al quale attingere tante notizie. Nel Fermano hanno scritto: “Perdiamo un uomo di cultura, che tanto ha fatto per coloro che hanno avuto la fortuna di incontrarlo e di avvicinarsi alla sua umanità e profonda passione e conoscenza per il nostro territorio”. A nome della famiglia de “l’Ancora” esprimo sincere condoglianze ai familiari, alcuni risiedono nella nostra diocesi, non dimenticando il tanto bene che don Emilio ci ha fatto, accompagnando la sua memoria con la preghiera di suffragio. P.P. Centro Famiglia: accoglienza, ascolto e sostegno Riprendono le attività a favore della famiglia e della persona Concluso il progetto “La famiglia per la famiglia” realizzato con il sostegno della Fondazione Carisap e il coinvolgimento delle realtà istituzionali, scolastiche e parrocchiali della città, per il Centro Famiglia si prospetta un 2014 ricco di attività. Presso la sede di via Pizzi a San Benedetto del Tronto continua l’intento di mettere in campo professionalità e testimonianza a disposizione delle famiglie; dalla fine di gennaio, infatti, sarà stilato un calendario di incontri dedicati per approfondire le diverse fasi della crescita e dell’educazione, avviando dei veri e propri percorsi sulla genitorialità. Prosegue, inoltre, l’iniziativa Sos Famiglia; oltre al sostegno psicologico, legale e morale che conta di una consolidata equipe di esperti volontari, il Centro ha avviato lo sportello di consulenza finanziaria e di mediazione familiare. Da febbraio 2014, invece, prenderà il via il progetto “Una rete di sostegno” che, grazie al finanziamento del Centro Servizi per il Volontariato Marche, vede potenziare il quotidiano servizio di assistenza psicologica attraverso forme di accoglienza, ascolto e sostegno all’avanguardia per la persona. Per informazioni e appuntamenti è necessario contattare il Centro Famiglia al numero 0735.595.093 o all’indirizzo [email protected]; l’associazione dispone di un sito web costantemente aggiornato dove è possibile reperire informazioni sui corsi, gli incontri e i servizi offerti all’utenza. È possibile recarsi personalmente presso l’ufficio sito in via Pizzi, 25 nel centro cittadino dove, dal lunedì al venerdì dalle ore 16.30 alle 18.30, un membro dello staff sarà pronto ad accogliere l’utente nel rispetto della privacy e in riservatezza. Centro Famiglia – Dina Maria Laurenzi Ragazzi del Centro L’ARCOBALENO e gli alunni della Scuola Primaria Marchegiani insieme. Si è conclusa con l’allestimento dell’albero di Natale la prima fase del progetto CERAMICA INSIEME che ha coinvolto i ragazzi del centro L’ARCOBALENO e gli alunni della classe 5^ B della scuola Primaria Armando Marchegiani (ISC CENTRO). Il progetto volto all’integrazione con il territorio e il tessuto sociale ha promosso la collaborazione tra i ragazzi del centro “L’arcobaleno” e gli alunni di scuola Primaria: i ragazzi sono stati i tutor degli alunni insegnando loro a lavorare l’argilla e i bambini hanno ricambiato con curiosità, entusiasmo e … vivacità. Gli obiettivi perseguiti hanno cercato di favorire lo sviluppo dell’area della comunicazione, l’interazione e l’integrazione attraverso la condivisione degli spazi e degli strumenti utili alla produzione; nei primi incontri i ragazzi ed i bambini hanno realizzato sia nel plesso scolastico che nella struttura dell’Arcobaleno oggetti natalizi in ceramica per poi addobbare tutti insieme l’albero di Natale nell’atrio della scuola Marchegiani. È stata un’esperienza molto positiva ben descritta dalle parole commosse di Lorenzo (un alunno della classe 5) “ … Questa esperienza mi ha fatto capire che queste persone nella loro diversità sono … veramente speciali …” . Il progetto proseguirà con i ragazzi della scuola Sec. di I Grado. 8 Anno XXX 19 Gennaio 2014 PAG Monteprandone: Una serata indimenticabile Il recital parrocchiale “Il canto di Natale” brillantemente interpretato dai bambini e ragazzi del catechismo, veri giovani attori in erba. La preparazione del bellissimo recital ”Il canto di Natale” svoltosi il 5 gennaio alle ore 21,00, presso la sala parrocchiale polifunzionale di San Leonardo, ha comportato molto impegno, dedizione da parte delle zelanti catechisti e dai diligenti ragazzi del catechismo che da bravi “attori in erba” hanno egregiamente interpretato i personaggi del recital proposto al numeroso ed entusiasta pubblico di genitori, zii, fratelli e nonni. Sono stati mesi di intensa e costante preparazione resa possibile grazie anche alla disponibilità totale dei genitori che hanno accompagnato i propri figli alle prove nei giorni e ore indicate dalle catechiste che per l’occasione sono diventate registe, coreografe e maestre di canto: il tutto in un clima di allegria e sano divertimento che ha portato i giovani attori a conoscersi meglio tra loro, quindi, a socializzare. Nei momenti pausa non è mai mancata la dolce merenda tanto attesa e diciamo pure ben onorata da tutti i presenti. Giovani attori in erba davvero bravi, tanto che, il parroco Padre Marco Buccolini, nel suo saluto di sincero ringraziamento a tutti, catechiste, ragazzi e genitori ha sottolineato che ogni parte sembrava fosse stata scritta per ciascun interprete visto che ognuno si è calato appieno nel proprio personaggio. Gli applausi infatti sono stati lunghi e scroscianti. Bravissimi anche i più piccoli che hanno recitato poesie e cantato motivi natalizi. Al termine, come da programma, la presentatrice, la catechista Cinzia, ha presentato l’ospite d’onore tano attesa: la simpaticissima vecchina che in sella alla sua scopa con un sacco carico di leccornie sulle spalle ha fatto ingresso nell’affollata sala parrocchiale distribuendo caramelle e cioccolatini ai bravissimi giovani attori del recital e ai tanti e festanti bambini presenti. Lunedì 6 gennaio alle ore 10,00 tutti presenti nella piazza principale del paese: sono arrivati i tre Re Magi: Gaspare, Melchiorre e Baldassare con i loro doni, oro, incenso e mirra. Un vero e proprio tuffo nel passato: indossavano degli abiti molto simili agli originali. Giunti davanti alla chiesa parrocchiale sono entrati, si sono presentati e hanno risposto alle tante domande dei bambini che hanno avuto uno speaker d’eccezione: il parroco, padre Marco Buccolini che ha interloquito con i tre Magi presenti. Due giorni all’insegna della tradizione ben interpretata dai giovani protagonisti del paese speranza del domani. Grazie ancora a tutti. FC. Foto Claudio Lazzarini FOTOCRONACA Le nostre affettuose congratulazioni al “grande” Don Eugenio! GROTTAMMARE - Mercoledì 18 dicembre alle ore 16.00 il vice Parroco di San Pio V, Don Eugenio, si è dottorato presso l’Angelicum di Roma in Teologia Morale. Don Giovanni, Don Guido, tutta la comunità di San Pio V e la nostra redazione si congratula con Don Eugenio per questo importante risultato. FOTOCRONACA Ragazzi del Centro L’ARCOBALENO e gli alunni della Scuola Primaria Marchegiani insieme. 30 anni di esperienza organizzando viaggi per le Parrocchie AGENZIA GENERALE DI S. BENEDETTO DEL TRONTO Agente Generale Cinzia Amabili Via F. crispi, 107 - Tel. e Fax 0735 582101 VIAGGI E TuRISmO - NOLEGGIO BuS S. Benedetto del Tronto Tel. 0735 594456 Cupra marittima Tel. 0735 777636 www.pertur.it
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