Vivete un Natale controcorrente

INSERTO IN REGALO GIOELE L’ANGIOLETTO, UNA STORIA DI NATALE
Anno II • Num. 51 (102) Settimanale del 20 dicembre 2014 • € 1,90
Num. 102 - 20 dicembre 2014
INIZIATIVA SPECIALE
Le 46 domande
di Francesco
Il questionario sulla famiglia
per tutti i cattolici
ANNIVERSARIO
Sessant’anni
di Messa in tv
Festeggiamo insieme
un altro traguardo
della nostra trasmissione
ACCOGLIAMO L’INVITO DI BERGOGLIO
Vivete un Natale
controcorrente
Il 25 dicembre di don Albanesi, don Ciotti,
don Patriciello e don Rigoldi
CRISTINA D’AVENA
“Il pontefice mi
fa stare bene”
Dall’ammirazione per il papa
al dialogo con Sant’Antonio.
I valori della cantante
più amata dai bimbi
La vittoria
più importante
Ernesto Pellegrini lancia
Ruben, il primo ristorante
solidale aperto in Italia
Dalla malattia verso
la beatificazione
Fin da piccolo Jean Thierry
coltiva un desiderio:
“Diventare come Gesù”
PRIMA PAGINA
Editoriale
Visto da me
I gesti d’amore
parlano
lingue universali
Il senso di quella Santa nascita
Il vero Natale
è nella stalla
C
osa serve perché sia Natale? Forse un albero con il presepe? Forse
il panettone, i regali, la tombola? Per molti il Natale significa
tutte queste cose. È gioia, è allegria, è festa, è stare insieme. Per
altri invece è un giorno triste, a causa della solitudine o della povertà
o a seguito di maltrattamenti, condizioni che in queste ricorrenze
pesano molto più del solito e si amplificano nella loro drammaticità.
Ci sono tante realtà in cui questo Santo giorno è vissuto con mestizia. Sono
le situazioni nelle quali, per motivi vari, manca ciò che fa davvero il Natale:
la famiglia e il suo calore. Lo scrittore Giovanni Papini diceva: “State
bene attenti, il Natale è una stalla, se togliete il Bambino, resta soltanto la
stalla, se c’è il Bambino e la famiglia che gli sta accanto, allora è Natale”.
Penso ai carcerati, ai senzatetto, agli anziani
e ai malati soli, alle prostitute, agli orfani, a tutti coloro che non hanno nessuno
con cui condividere la festa e niente per
distinguere questo da tutti gli altri giorni.
Eppure, il vero Natale non è nel pranzo luculliano, nella gamma di torroni per ogni
Sacerdote
gusto, nell’arrivo di una slitta carica di doni,
rogazionista,
nella diatriba tra amanti del panettone e
giornalista e regista
amanti del pandoro. È in quella stalla, umile
della Santa Messa
e spoglia, in cui ci sono un Bambino e la sua
di RaiUno
famiglia, che nessuno ha voluto accogliere.
Il Natale non è opulenza, consumismo, frivolezza. Chi lo festeggia così
non sa quanta gioia possa esserci nell’avvicinarsi a quella mangiatoia,
ricca di speranza, simbolo di rinascita, e sentire dentro di sé che la
sofferenza della vita ci accomuna alla Sacra Famiglia, ci rende parte
della stessa, ci prepara un cammino di pace, di riscatto, di redenzione,
ci fa scoprire l’amore vero, ci dà la serenità che, nonostante il freddo e il
gelo, il rifiuto, la difficoltà, l’ingiustizia, comunque resta nelle premure
affettuose di Giuseppe, nello sguardo di Maria, nel sorriso di Gesù.
Se è così, allora il vero Natale non è certo quello fatto di luci, pacchi
e fiocchi, ma quello degli emarginati, dei sofferenti, delle persone che
popolano le periferie dell’esistenza e di quanti stanno loro vicino, con
la stessa semplicità e tenerezza dei pastori accorsi ad adorare Gesù.
Solo loro possono capire il senso di quella Santa nascita, che non ha
nulla a che fare con il Natale della società dell’opulenza e dello sfarzo.
Gesù viene al mondo non per darci l’occasione di imbandire le nostre
tavole, di spendere soldi nei negozi, di organizzare una festa per
parenti e amici. Viene al mondo per darci il privilegio della salvezza
che, primi fra tutti, meritano i più semplici, i più deboli, gli indifesi.
I
l Natale arriva per tutti, non fa
distinzione di ceto, cultura, area
geografica. La luce della speranza che
porta con sé illumina e riscalda tutti
coloro che aprono il cuore, tutti coloro
che, con umiltà, vogliono rinascere a vita
nuova. Più volte il Papa ci ha invitato a
vivere il Natale controcorrente rispetto
alla superficialità a cui il consumismo lo
vorrebbe ridurre. Più volte ci ha ricordato
la ricchezza di andare nelle periferie,
non solo geografiche ma soprattutto
esistenziali, per essere vicino agli ultimi.
Ecco uno dei modi per vivere il Natale,
concretizzando la bellezza della gratuità,
della condivisione con coloro che,
solitamente, vengono completamente
dimenticati. Penso ai poveri, agli
anziani, spesso proprio in questi giorni
abbandonati dai propri familiari, ma
penso tanto anche a tutte quelle persone
rinchiuse negli istituti a causa delle
malattie mentali. Qualcuno dice che molte
di queste ultime non si rendono conto
di niente ma sono convinta che i gesti
d’amore parlino lingue universali, capaci
di smuovere le macerie dei più grandi
terremoti. Nelle periferie esistenziali ci
sono anche tutte le persone vittime di
violenze o quelle dipendenti da alcool,
droga, gioco d’azzardo. È anche a loro
che rivolgo un pensiero e l’augurio che
quella mangiatoia, illuminata dalle lucine
in molte case, possa riscaldare
i cuori di chi non ha la forza di
reagire alle trappole del male, a
quelle trappole ladre di libertà
e sanguisughe di dignità.
Lorena Bianchetti
Giornalista
e conduttrice
della trasmissione
A Sua Immagine
Gianni Epifani
A Sua Immagine 3
Il Vangelo della settimana DA SABATO 20 A VENERDÌ 26 DICEMBRE 2014
La liturgia della
Parola domenicale
è commentata
da padre Ermes
Ronchi e Marina
Marcolini
Le ragioni
della speranza
DOMENICA 21 DICEMBRE 2014
Prima lettura
Il regno di Davide sarà saldo
per sempre davanti al Signore
Dal libro di Samuèle
(Capitolo 7, versetti 1-5.8-12.14.16)
Il re Davide, quando si fu stabilito nella
Salmo responsoriale
Settimanale
sua casa, e il Signore gli ebbe dato riposo da tutti i suoi nemici all’intorno,
disse al profeta Natan: «Vedi, io abito
in una casa di cedro, mentre l’arca di
Dio sta sotto i teli di una tenda». Natan rispose al re: «Va’, fa’ quanto hai
in cuor tuo, perché il Signore è con te».
Ma quella stessa notte fu rivolta a Na-
(Sal 88)
A cura di monsignor Antonio Parisi
tan questa parola del Signore: «Va’ e di’
al mio servo Davide: “Così dice il Signore: Forse tu mi costruirai una casa,
perché io vi abiti? Io ti ho preso dal pascolo, mentre seguivi il gregge, perché tu
fossi capo del mio popolo Israele. Sono
stato con te dovunque sei andato, ho
distrutto tutti i tuoi nemici davanti a te e
renderò il tuo nome grande come quello
dei grandi che sono sulla terra. Fisserò
un luogo per Israele, mio popolo, e ve
lo pianterò perché vi abiti e non tremi
più e i malfattori non lo opprimano
come in passato e come dal giorno in
cui avevo stabilito dei giudici sul mio
popolo Israele. Ti darò riposo da tutti
i tuoi nemici. Il Signore ti annuncia che
farà a te una casa. Quando i tuoi giorni
saranno compiuti e tu dormirai con i
tuoi padri, io susciterò un tuo discendente dopo di te, uscito dalle tue viscere,
e renderò stabile il suo regno. Io sarò
per lui padre ed egli sarà per me figlio.
La tua casa e il tuo regno saranno saldi
per sempre davanti a me, il tuo trono
sarà reso stabile per sempre”».
Seconda lettura
Il mistero avvolto nel silenzio per secoli,
ora è manifestato
Dalla lettera di San Paolo apostolo
ai Romani
(Capitolo 16, versetti 25-27)
Per guardare e ascoltare l’esecuzione del salmo vai su www.musicasacra-bari.it
Fratelli, a colui che ha il potere di confermarvi nel mio vangelo, che annuncia
Gesù Cristo, secondo la rivelazione del
mistero, avvolto nel silenzio per secoli
eterni, ma ora manifestato mediante
le scritture dei Profeti, per ordine
dell’eterno Dio, annunciato a tutte le
genti perché giungano all’obbedienza
della fede, a Dio, che solo è sapiente,
per mezzo di Gesù Cristo, la gloria nei
secoli. Amen.
A Sua Immagine
Settimanale
Il Vangelo della settimana DA SABATO 20 A VENERDÌ 26 DICEMBRE 2014
Vangelo
Ecco concepirai un figlio
e lo darai alla luce
Dal Vangelo
secondo Luca
(Capitolo 1, versetti 26-38)
In quel tempo, l’angelo Gabriele fu
mandato da Dio in una città della Galilea, chiamata Nàzaret, a una vergine,
promessa sposa di un uomo della
casa di Davide, di nome Giuseppe. La
vergine si chiamava Maria. Entrando
da lei, disse: «Rallègrati, piena di grazia:
il Signore è con te».
A queste parole ella fu molto turbata
e si domandava che senso avesse un
saluto come questo. L’angelo le disse:
«Non temere, Maria, perché hai trovato
grazia presso Dio. Ed ecco, concepirai
un figlio, lo darai alla luce e lo chiamerai Gesù. Sarà grande e verrà chiamato
Figlio dell’Altissimo; il Signore Dio gli
darà il trono di Davide suo padre e regnerà per sempre sulla casa di Giacobbe
e il suo regno non avrà fine».
Allora Maria disse all’angelo: «Come
avverrà questo, poiché non conosco
uomo?». Le rispose l’angelo: «Lo Spirito Santo scenderà su di te e la potenza
dell’Altissimo ti coprirà con la sua ombra. Perciò colui che nascerà sarà santo
A Sua Immagine e sarà chiamato Figlio di Dio. Ed ecco,
Elisabetta, tua parente, nella sua vecchiaia ha concepito anch’essa un figlio
e questo è il sesto mese per lei, che era
detta sterile: nulla è impossibile a Dio».
Allora Maria disse: «Ecco la serva del
Signore: avvenga per me secondo la tua
parola». E l’angelo si allontanò da lei.
Commento
Il racconto si apre con l’elenco di sette nomi propri (Gabriele, Dio, Galilea,
Nazaret, Maria, Giuseppe, Davide) che
convocano, attraverso il numero sette
simbolo di pienezza, la totalità della
vita coinvolta dal venire di Dio.
Un giorno qualunque, in un paese qualunque, una giovane donna qualunque:
il primo affacciarsi del Vangelo è un
annuncio straordinario consegnato nel
quotidiano, in una casa. Lì, nel cuore
della vita, nel giorno della festa, in quello delle lacrime, nel momento in cui dici
a chi ami le parole più belle che sai, Dio
ti sfiora, ti tocca, ti parla, nel dialetto
del cuore.
La prima parola dell’angelo: Chaîre, sii
lieta, gioisci, rallegrati! Non un comando: fa’ questo o quello, inginocchiati,
vai, prega... Ma semplicemente: gioisci, apriti alla gioia, come una porta si
spalanca al sole. Dio parla il linguaggio
della gioia, per questo seduce ancora.
La seconda parola spiega il perché della
gioia: sei piena di grazia, riempita di
tenerezza, di simpatia, d’amore, della
vita stessa di Dio. Il nome di Maria è
“amata-per-sempre”. Tutti, come lei,
amati per sempre. Di un amore che dà
gioia e non esclude nessuno.
Maria non è piena di grazia perché
ha risposto ‘sì’ a Dio, ma perché Dio
per primo le ha detto ‘sì’. E dice ‘sì’ a
ciascuno di noi, prima di qualsiasi nostra risposta. Ognuno pieno di grazia,
tutti amati come siamo, per quello che
siamo. Maria fu molto turbata. Allora
l’angelo le disse: Non temere, Maria.
Non temere l’umiltà di Dio, così lontana dai troni, dalle luci della scena, dai
palazzi; non temere questo Dio Bambino che nutrirai di latte, di sogni e di
carezze, che porterà la rivoluzione della
tenerezza e farà dei poveri i principi
del regno. La risposta di Maria non è
ancora un ‘sì’, ma una domanda: com’è
possibile? Porre domande a Dio non indica mancanza di fede, è stare davanti a
Lui con tutta la dignità di creature, con
maturità e consapevolezza, usando la
nostra intelligenza, e poi accettare di
non poter vivere senza mistero. Solo
allora il ‘sì’ è maturo e creativo, potente
e profetico: eccomi sono la serva del Signore. Serva è parola biblica che non ha
niente di passivo, non evoca sottomissione remissiva. La serva del re è colei
che collabora con il re, protagonista del
dipanarsi di una storia nuova.
Santi del giorno
S. Anastasio il Giovane, SS. Andrea Dung Lac e
Pietro Truong Van Thi, B. Daniele dell’Annunziata,
B. Domenico Spadafora da Randazzo, S. Giacomo
da Valenza, S. Glicerio di Nicomedia, S. Michea, S.
Pietro Canisio, B. Pietro Friedhofen, S. Temistocle
di Licia
Beato Daniele
dell’Annunziata
Mercedario del
convento di Santa
Maria della Pace in
Napoli, è difensore
della libertà della Chiesa e
dell’immunità dell’Ordine, famoso per
la santità, la dottrina e le opere sante.