Giustizia, il “caso” Licata

Sped. Abb. Post. art. 1, comma 1, del DL 24/12/2003 n. 353, convertito in L. 27/2/04 n. 46 - CPO di Agrigento
La Vedetta
Mensile Licatese di libera critica, cultura e sport
ANNO
FEBBRAIO 2014
32 - N° 1 - EURO 1,00
FONDATORE E DIRETTORE: CALOGERO CARITÀ
FRANA LA POLITICA, FRANA IL TERRITORIO
RISCHIO SMOTTAMENTI ED ESONDAZIONI
L’EDITORIALE
Giustizia, il “caso” Licata
di Calogero Carità
icata sta vivendo una brutta stagione invernale
non solo per l’inclemenza atmosferica che ha
messo a dura prova il nostro territorio che va
sempre più mostrando la sua fragilità ad ogni temporale e ad ogni piena del Salso, ma anche per i guai piovuti
in Comune a seguito della bufera giudiziaria che ha
investito il sindaco Balsamo per questioni che attengono l’etica della sua professione. Questa nostra città non
ha davvero fortuna. Quando accenna appena ad alzare
la cresta per riscattarsi, ecco che interviene qualcosa
che la blocca riconfermandola la periferia ultima della
provincia di Agrigento, dove disoccupazione, crisi economica ed esodo di intelligenze e di forze lavoro ne
L
E intanto la giunta comunale, anco­
ra priva della sua guida naturale
dopo le restrizioni imposte dalla pro­
cura ad Angelo Balsamo, continua il
suo lavoro forte, al momento, del
sostegno della maggioranza consi­
liare. Chieste le dimissioni da Pd, Udc
e 5 Stelle. Convocato un consiglio
comunale urgente per discutere
sulla precaria situazione politica ed
amministrativa. Pronto a defilarsi
dalla maggioranza il Ncd in caso di
rinvio a giudizio di Balsamo
hanno impoverito il tessuto sociale e culturale e dove
nell’ultimo mese e mezzo sono state incendiate 15
autovetture e danneggiate ripetutamente le scuole e la
villa di Piano Cannella, segno di un malessere sociale
che non si è mai spento. Già abbiamo vissuto la triste
esperienza di Graci che fu incriminato, poi assolto in
primo grado, per fatti connessi con la sua funzione di
amministratore e per questo allontanato dai giudici da
Licata per un anno, dopo una permanenza ai domiciliari di pochissimi giorni. Incriminazione che portò subito alle dimissioni della giunta legittima, cui seguirono
quelle dei consiglieri comunali che non seppero o non
vollero sfiduciare Graci, al commissariamento del
Consiglio Comunale e ad una giunta che vide alternarsi
ben 36 assessori arruolati in vari comuni della provincia. Un fatto rimasto unico nella storia del nostro paese.
Una giunta che ha saputo in generale solo galleggiare
per l’intero mandato del sindaco. L’augurio è che l’attuale Consiglio Comunale non ripeta quel triste errore
che portò la nostra città indietro di altri cinque anni. E
nell’attesa che la magistratura dipani la matassa giudiziaria in cui è rimasto avviluppato Balsamo che, quando sarà restituito in libertà, necessariamente dovrà fare
le sue considerazioni e assumere le sue decisioni pensando al bene della nostra città, la giunta, guidata dal
vicesindaco Angelo Cambiano, in considerazione del
fatto che il Tribunale del Riesame di Palermo, rimettendo in libertà, seppur con obbligo di firma, l’imputata di
falsa testimonianza, ha respinto invece la richiesta di
revoca degli arresti domiciliari di Balsamo, [...]
continua a pag. 6
“E’ un bene che sia stata chiusa la sezione distaccata di Licata”
Avv. Giuseppe Nicoletti
ueste parole pronunciate da
un magistrato agrigentino nel
corso della conferenza stampa
in occasione dell’arresto dell’avv.
Angelo Balsamo sono al centro di un
acceso dibattito cittadino.
Dico subito, per evitare strumentalizzazioni, che ritengo che nella vicenda che ha interessato il Sindaco
Balsamo la magistratura sta svolgendo
con professionalità il proprio dovere.
Attendiamo, quindi, con serenità l’esito del giudizio senza preconcetti e
senza gridare al complotto; prenderemo atto e rispetteremo la sentenza sia
in caso di assoluzione che di condanna.
Non sono tra coloro che rimpiangono il modo di amministrare giustizia
presso la sede di via Giarretta a Licata.
Devo dire, però, che quando un presidio di giustizia non funziona la sconfitta è comune per tutti i soggetti che
vi operano: avvocati, magistrati requirenti e giudicanti, cancellieri, ufficiali
Q
giudiziari, forze dell’ordine.
Quando una comunità arriva al
punto di non riuscire a fare osservare
le regole non solo nella ordinaria convivenza civile ma, addirittura, nel funzionamento della sede deputata a
ripristinare la legalità violata, la soluzione non è tirarsi fuori ed accusare
ULTIM’ORA. Il GIP Stefano Zammuto ha rigetta la richie­
sta. Il gruppo Insieme lo sostiene senza se e senza ma
Angelo Balsamo rimane ai domiciliari
ncora cattive notizie per Angelo
Balsamo che dovrà restare agli
arresti domiciliari. Lo ha deciso
il Gip del Tribunale di Agrigento,
Stefano Zammuto, il quale ha rigettato
ancora una volta la richiesta di attenuazione della misura cautelare per
Balsamo, attualmente sospeso dalla
carica di sindaco con provvedimento
del prefetto di Agrigento, Nicola
Diomede, ed attualmente agli arresti
domiciliare per la nota vicenda.
L’inchiesta è arrivata alla fase conclusiva delle indagini preliminari. Il
procuratore capo di Agrigento Renato
Di Natale, l’aggiunto Ignazio Fonzo e il
Pm Salvatore Vella hanno già notificato
i relativi avvisi a carico dei soggetti
coinvolti nell’inchiesta. Adesso per il
sindaco Balsamo rimane solamente il
ricorso alla Corte di Cassazione.
Il gruppo di maggioranza Insieme
aveva fatto circolare nei giorni scorsi
un documento contenente una forte
dichiarazione a sostegno di Balsamo e
della Giunta: «In considerazione del
particolare momento politico-amministrativo si ritiene che: I Licatesi, sia
quelli che ci hanno votato che quelli
A
che non lo hanno fatto, hanno intravisto le potenzialità dell’amministrazione
e
l’hanno
sostenuta
con
entusiasmo. Licata con l’elezione democratica e plebiscitaria del Sindaco
Balsamo non ha soltanto eletto l’uomo
giusto alla guida dell’amministrazione
ma: assieme ai suoi circa 10.000 consensi del primo turno, ai suoi consiglieri di maggioranza, alle sue liste civiche
e ai suoi assessori, ha scelto un progetto anzi “Il PROGETTO”. Questo progetto frutto di anni di impegno di tanti
Licatesi sfiniti e sfiduciati da decenni di
“non amministrazione”, VA AVANTI
CON LE SUE SOLIDE GAMBE! Non sarà
l’assenza momentanea del NOSTRO
Sindaco a fermarlo. Spinti dalla volontà
dei Licatesi che vogliono vedere
migliorare e rinascere la Loro città,
sosteniamo l’amministrazione, “senza
se e senza ma”. Certi di aver scelto le
idee, le persone ed il Progetto
giusto. Indietro non si torna! Il progetto va avanti! E’ questo quello che vuole
Licata.
I consiglieri: Mario Cosentino,
Gaetano Piccionello, Giuseppe
Territo e Angelo Bonfissuto».
gli altri, ma avviare una riflessione
rigorosa per comprendere cosa non
ha funzionato e cercare rimedi, anche
dolorosi.
Proviamo a riflettere, dunque.
Quali sono i deterrenti previsti
dalla legge per fare in modo che la giustizia venga amministrata correttamente e perché nel nostro caso non
hanno funzionato?
Esistono innanzi tutto delle regole
di deontologia, diverse per magistrati
ed avvocati, e distinti organismi disciplinari che dovrebbero garantire il
rispetto di tali regole, e, nel caso di
accertate violazioni, applicare sanzioni che, nei casi più gravi, possono
giungere alla radiazione degli avvocati ed alla destituzione dei magistrati.
Questo primo presidio, probabilmente per la difesa di logiche corporative,
non ha mai funzionato non solo a
Licata ma nell’intero territorio nazionale.
continua a pagina 2
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Ignazio Spina
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2
PRIMO PIANO
FEBBRAIO 2014
Il Tribunale del Riesame ha respinto la richiesta
Angelo Balsamo resta ai domiciliari
Giustizia, il “caso” Licata
continua dalla prima pagina
d un livello più grave, i comportamenti degli operatori di giustizia possono integrare illeciti penali
(reati), ma, anche su questo versante sono rari i
casi accertati.
In questo contesto, la crisi economica, il blocco delle
assunzioni nel pubblico impiego, la relativa semplicità con
cui ormai si supera l’esame di abilitazione, hanno prodotto l’effetto di svilire la professione di avvocato provocando una concorrenza sleale nella quale a volte, purtroppo, la
spuntano i soggetti peggiori (quelli senza scrupoli).
Per tornare all’attualità, a Licata, nella gestione dei sinistri stradali, da anni si assiste ad una competizione senza
regole per l’accaparramento della clientela. Se la magistratura avesse trovato il tempo / avesse prestato più attenzione al fenomeno (cancellare la voce che non interessa),
avrebbe rilevato l’anomalia per cui alcuni studi legali ed
agenzie, non particolarmente attrezzati per lo studio e
l’approfondimento delle tematiche giuridiche, i cui atti
giudiziari contengono anche errori di ortografia e sintassi, sono riusciti a garantirsi l’oligopolio di tali pratiche che,
il più delle volte, sono semplici da gestire e molto remunerative.
Da parte loro, gli utenti pur di ottenere un risarcimento, anche non dovuto, a volte, probabilmente, hanno preferito seguire i consigli di coloro che intervengono nell’immediatezza ed in occasioni di incidenti gravi, e danno dritte più o meno richieste alle vittime (o presunte tali) indirizzandole presso precisi studi legali e/o agenzie sedicenti
specializzate in sinistri stradali.
Nelle sedi giudiziarie, l’istruzione dei processi spesso si
trascina stancamente ed è raro che nelle sentenze civili,
nonostante le eccezioni articolate e, a volte, anche veementi degli avvocati altri (quelli che ingenuamente continuano a credere nella giustizia), i giudici esplicitino compiutamente le ragioni per cui hanno ritenuto attendibile
un teste e credibile il suo racconto (troppo preciso anche
quando sono trascorsi anni dai fatti; a volte, addirittura,
inverosimile).
Insomma tutti gli attori del sistema, ma soprattutto i
loro organismi con responsabilità di direzione e rappresentanza, non si sono impegnati abbastanza, o, comunque,
hanno sottovalutato il fenomeno, con ciò contribuendo, sia
pure inconsapevolmente, a creare le condizioni per cui
alcuni soggetti, rischiando pochissimo, si sono arricchiti in
danno di quei professionisti (la maggioranza silenziosa)
che, invece, hanno preferito continuare a rispettare le
regole facendo i conti con i morsi della crisi ed affrontando
la rabbia e la delusione dei clienti.
E’ noto che circa una anno fa l’ufficio legale del comune
di Licata consegnò ai Carabinieri un dossier segnalando
una serie di anomalie in alcune pratiche relative ad incidenti stradali avviate da privati contro l’Ente, oggi sappiamo che fine ha fatto l’autore del dossier, infatti, dopo alcuni anni, la nuova amministrazione non gli ha rinnovato il
contratto di lavoro a tempo determinato, non sappiamo
invece che fine ha fatto il dossier.
Intanto, un giudice che da anni emette provvedimenti
strampalati senza osservare l’obbligo di motivazione
imposto dalla legge, viene regolarmente confermato nell’incarico nonostante esposti e rimostranze da parte degli
avvocati, e, ancora oggi, continua ad emettere sentenze
nel nome del popolo italiano, però, non più a Licata ma ad
Agrigento. La novità è che la gente stanca, sfiduciata e disincentivata dall’aumento dei costi del giudizio di appello,
non impugna più le sue sentenze che, pertanto, diventano
definitive.
Concludendo questa lunga riflessione mi chiedo:
1) La chiusura della sezione distaccata ha forse risolto il
problema giustizia in questa Città o nel circondario del
Tribunale?
2) Sappiamo, da notizie di stampa, che anche per l’ex
segretario dell’ordine degli avvocati di Agrigento la procura aveva chiesto la custodia cautelare in carcere per una
vicenda nella quale risulterebbe implicato anche un ufficiale di P.G. già in servizio presso la procura. Dobbiamo
sperare che chiudano anche il tribunale di Agrigento?
3) Non sarebbe il caso che, finalmente, a tutti i livelli si
cambiasse atteggiamento nei confronti di coloro che non
rispettano le regole, a partire da quelle deontologiche, adottando provvedimenti adeguati e, nei casi più gravi, espellendo dal sistema giustizia i soggetti responsabili che, invece, grazie alla impunità ed alla volgarità dilagante sono
considerati uomini di successo, e, quindi, per i giovani
meno attrezzati alla ricerca di potere e ricchezza, esempi
da emulare?
A
Avv. Giuseppe Nicoletti
La Vedetta
I vertici della benemerita hanno espresso solidarietà e vicinanza al luogotenente
Manuello il cui nome è apparso nelle carte dell’inchiesta
l Tribunale del Riesame di
Palermo 3 febbraio ha respinto
la richiesta di revoca della misura degli arresti domiciliari presentata dagli avvocati del sindaco Angelo
Balsamo, Antonino Gaziano e
Roberto Tricoli. I giudici del capoluogo hanno, però, ritenuto insussistente l’accusa di corruzione in atti
giudiziari in quanto a pagare
Francesca Bonsignore per mentire
al processo sarebbe stata la cliente
di Balsamo, Mary Ann Casaccio. E’
stata invece confermata l’accusa di
falsa testimonianza. Da qui la decisione del Tribunale del Riesame di
confermare la misura degli arresti
domiciliari nei confronti dell’avv.
Balsamo che, come si ricorderà, è
sottoposto
al
provvedimento
restrittivo dallo scorso 13 gennaio.
Qualche giorno prima, il 30 gennaio,
era tornata, invece, in libertà
Francesca Bonsignore. E’ stato
accolto, infatti, il ricorso presentato
dalla cinquantaquattrenne licatese,
assistita dall’avvocato Giuseppe
Glicerio. Il tribunale della Libertà di
Palermo ha deciso di rimetterla in
libertà con l’obbligo di firma tre
volte la settimana. Le motivazioni
sono state depositate in Cancelleria e
dalle prime notizie pare che i giudici
del riesame abbiano affrontato solo
le questioni legate alle esigenze cautelari accogliendo il ricorso presentato dall’avvocato Glicerio. Il tribunale della Libertà di Palermo ha pertanto deciso di annullare i presupposti
I
presenti nell’ordinanza del Gip di
Agrigento revocando la misura degli
arresti domiciliari alla quale
Francesca Bonsignore, coinvolta
nella vicenda giudiziaria dell’avv.
Angelo Balsamo era sottoposta dallo
scorso 13 gennaio.
Per i difensori di Balsamo, che
hanno annunciato ricorso in
Cassazione contro gli arresti domiciliari, ci sono tutte le ragioni per parlare di decisione positiva da parte dei
giudici del riesame, dato che di fatto
è stata demolita la tesi che aveva portato alla emissione della misura cautelare. Per tre ipotesi, corruzione in
atti giudiziari, truffa e calunnia, il
Tribunale ha ritenuto insussistenti i
gravi indizi di colpevolezza. Resta,
tuttavia, in piedi l’ipotesi del concorso morale nel reato.
E nello stesso giorno in cui i giudici del riesame a Palermo erano
entrati nel merito dei ricorsi presentati dai legali di Balsamo e della
Bonsignore, nel pomeriggio arrivava
a Licata davanti a Palazzo di Città,
mentre era riunito il Consiglio
Comunale,
il
Comandante
Provinciale del Gruppo Carabinieri
di Agrigento, colonnello Riccardo
Sciuto, che, accompagnato dal
Comandante della Compagnia
Carabinieri di Licata, capitano
Massimo Amato, ha preso sottobraccio il luogotenente Salvatore
Manuello e con lui ha fatto quattro
passi per i corsi principali, all’incirca per un quarto d’ora, ossia il
tempo necessario per dire ai
Licatesi e non solo che l’Arma dei
Carabinieri, esprimendo pubblicamente la propria solidarietà nei confronti di un proprio uomo, sta con il
luogotente Manuello, a Licata molto
conosciuto e a cui l’amministrazione
Graci aveva conferito la cittadinanza
onoraria. Manuello è finito nell’occhio del ciclone, assieme ad un altro
carabiniere, nell’ambito dell’inchiesta su Balsamo nel momento in cui
nelle carte della Procura sono spuntate delle critiche nei sui confronti.
Motivo per cui gli inquirenti avrebbero preferito affidare l’indagine al
Commissariato di Polizia di Palma di
Montechiaro. In ogni caso nelle carte
dell’inchiesta nei confronti di
Manuello non figurerebbe nulla di
penalmente rilevante.
Nella foto l’avv. Angelo Balsamo
I consiglieri di maggioranza esprimono fiducia nella giustizia e danno il loro
sostegno all’Amministrazione al momento guidata dal vice sindaco Cambiano
“La Giunta vada avanti”
Riceviamo e pubblichiamo un
comunicato stampa emesso dai
consiglieri comunali di maggio­
ranza.
I consiglieri di maggioranza
esprimono ampia fiducia nell’operato della Giustizia che sta
facendo il suo corso e, nell’attesa dell’evolversi della vicenda giudiziaria
che ha riguardato il sindaco per fatti
non collegabili al mandato amministrativo, i diciotto consiglieri ritengono che l’attività amministrativa dell’ente debba procedere al fine di
garantire i bisogni della collettività.
Supportati dalle norme che legittimano la Giunta assessoriale ad assumere
la guida della nostra città ci facciamo
espressione di un progetto di sviluppo per Licata legittimato da un’innegabile e importante vittoria elettorale
nonché dagli innumerevoli attestati
di stima ricevuti dai concittadini in
questi pochi mesi di amministrazione. Siamo concordi sul fatto che sia
un atto di grande responsabilità politica sostenere, in questo delicato
momento, l’amministrazione per non
danneggiare la cittadinanza e consentire che venga portato avanti quel
progetto, espressione di una coalizione politica e non del singolo che,
“
ad oggi, sta dando reali segnali di
rinascita. Qualora ci si rendesse conto
che non sussistano più i presupposti
per lavorare con serenità e nell’ottica
di un’attività amministrativa rivolta
all’esclusivo interesse della città,
saremo pronti a dire basta perché
non legati alle poltrone ma solo ad un
progetto di sviluppo della città che
vuole sostituire la politica delle chiacchiere e dell’inconcludenza con quella del fare”.
Nell’attesa che rientri il sindaco
Il vice sindaco Cambiano: “Continuiamo
a garantire il nostro impegno per la città”
l Vice Sindaco Angelo Cambiano,
quale soggetto legittimato a sostituire il Sindaco, a nome di tutta la
Giunta Comunale, in merito ai fatti
giudiziari che hanno coinvolto il
Sindaco Angelo Balsamo, alla guida
dell’Ente, così ha dichiarato: “In questo particolare momento, riteniamo
doveroso, per il bene della Città e dei
nostri concittadini, continuare a
garantire il nostro impegno nella
gestione amministrativa dell’Ente,
nel rispetto dei principi di buon
andamento del governo della Città. E’
nostra intenzione continuare il percorso intrapreso, con l’impegno che
ci ha contraddistinti fino ad ora, confidando nel lavoro che sarà svolto
dalla Magistratura”.
I
Nella foto. Il vice sindaco Angelo
Cambiano
primo piano
La Vedetta
FEBBRAIO 2014
3
CASO BALSAMO ­ La dichiarazione dei
consiglieri d’opposizione
CASO BALSAMO ­ Un paese senza memoria è condannato a ripetere gli errori
del passato
Vicinanza morale e civile ai
magistrati e alle forze di polizia
La città costretta a confrontarsi sulla questione morale
Riceviamo e pubblichiamo
un documento redatto dai
consiglieri dell’opposizio­
ne in merito alla vicenda
giudiziaria che ha interes­
sato il sindaco Angelo
Balsamo.
I consiglieri di opposizione, Alesci, Arnone, Burgio,
Violetta Callea, D’Orsi,
Iacona, Montana, Ripellino,
Sica, Scozzari, Sorce e
Terranova, in riferimento a
quanto avvenuto nelle ultime
ore, esprimono piena fiducia
nella magistratura, quale indispensabile garante della legalità
e del rispetto delle regole che essa comporta. Licata non può
correre il rischio di essere rappresentata come il comune
della diffusa illegalità; Licata deve essere considerata, al contrario, come la città dei princìpi e dei valori morali che la corretta e sana politica deve necessariamente garantire. Le
ombre che cadono, oggi sulla nostra città non possono essere
più tollerate, non si può risprofondare nel baratro vissuto
negli ultimi anni; occorre, a nostro avviso, un sindaco che
eserciti in modo libero e completo il proprio mandato elettorale, un sindaco che pensi solo al bene del nostro paese e non
sia distratto dalle proprie gravi vicende personali, che proponga azioni di sviluppo e di pianificazione occupazionale ed
economica, tanto attesa dai concittadini e fortemente chiesta
dai gruppi di opposizione negli ultimi mesi a fronte, invece
degli aumenti tributari comunali. Concludiamo il nostro intervento rimarcando, come già evidenziato dai nostri capigruppo nella conferenza del 13 Gennaio 2014 la vicinanza morale
e civile alla magistratura e alle forze dell’ordine nel cui lavoro
confidiamo pienamente e senza alcuna riserva.”
“
Nella foto il consigliere comunale Gigi Burgio
L’intervento della Cisl e della Cgil
“Auguriamo al Sindaco di
dimostrare l’infondatezza
dell’accusa”
el dichiarare il nostro
dispiacere per le vicende
di natura legale, che
hanno coinvolto il Sindaco della
nostra città, auguriamo allo
stesso di poter dimostrare, con
assoluta trasparenza, l’infondatezza dell’accusa e poter ritornare con maggior vigore ed
entusiasmo alle fatiche della sua
professione e soprattutto allo
svolgimento del ruolo a cui i cittadini di Licata lo avevano chiamato. Nell’ attesa che tutto ciò avvenga, apprezziamo le
dichiarazioni del vice Sindaco Angelo Cambiano che così ha
dichiarato: “In questo particolare momento, riteniamo doveroso, per il bene della Città e dei nostri concittadini, continuare a garantire il nostro impegno nella gestione amministrativa dell’Ente, nel rispetto dei principi di buon andamento del governo della Città. E’ nostra intenzione continuare il
percorso intrapreso, con l’impegno che ci ha contraddistinti
fino ad ora”. Ma se questo è il proposito dell’Amministratore
e non abbiamo motivo di dubitarne, ci attendiamo che entro
tempi celeri arrivi, alle scriventi organizzazioni Sindacali, la
convocazione per un altro degli incontri, previsti nel tavolo di
concertazione permanente, per poter continuare un confronto atto a trovare percorsi ed iniziative che affrontino di
petto il problema legato allo sviluppo economico ed all’occupazione, in maniera diretta ed indiretta, in tutti i comparti
che esprimono una indiscussa potenzialità del nostro comprensorio, perché ancora oggi troppo elevata è la disoccupazione e l’economia continua a ristagnare. Cisl e Cgil di Licata
sono fiduciosi che assieme si possano trovare più facilmente
i rimedi per superare il brutto periodo attuale ed avviarci
verso un domani migliore.
Licata, li 20 Gennaio ‘14
N
Cisl e Cgil di Licata
Salvatore Licata Onofrio Marino
di Roberto Di Cara
a troppi anni ci trasciniamo
una questione morale che
impedisce a questo nostro
paese di costruirsi un progetto che lo
faccia uscire dalle secche di sottosviluppo in cui è precipitato.
Il fatto è che negli ultimi venti anni
l’unico ascensore sociale percepito è
stato la politica, il luogo dove tutto era
concesso, dove anche l’ipocrisia
diventava valore se, a vent’anni da
mani pulite e dopo lo sbandierato rinnovamento, in Parlamento siedono
ancora 3 condannati in via definitiva,
49 tra inquisiti e indagati e 18 regioni
su 20 hanno i consigli inquisiti per
truffa, peculato, distrazione di fondi
pubblici.
E questo avviene mentre gli ultimi
rilevamenti sulle dinamiche sociali in
Italia, ci rappresentano 10 milioni di
poveri relativi, 5 milioni di poveri
assoluti, 40% di giovani al di sotto dei
trent’anni disoccupati ( in Sicilia più
del 50%), 100 milioni di ore di cassa
integrazione nel 2013.
Dati che evidenziano la drammaticità di una situazione senza speranza in
cui la competizione non è più finalizzata alla crescita ma al soddisfacimento di bisogni primari (mangiare) ed il
conflitto non alimenta più l’ascensore
sociale, non ne regola più le dinamiche.
Sembra che la politica abbia cessato di essere il luogo della mediazione
dei conflitti sociali e gli “eletti” non
rappresentino più gli interessi di una
classe o di un territorio, ma sono percepiti come casta estranea ai bisogni
dei cittadini.
La nostra città, la nostra comunità
non è un’isola a parte, viviamo le stesse dinamiche che si sviluppano nel
territorio nazionale, con l’aggravante
dell’incapacità di esprimere una classe dirigente estranea a comportamenti quanto meno criticabili.
Usciamo da cinque anni di amministrazione inquisita, senza consiglio
comunale e con un sindaco per anni
lontano dal luogo di governo e, ad
appena sei mesi da una elezione plebiscitaria, questo paese ripiomba nella
stesso marasma con il sindaco agli
arresti domiciliari.
Nessuno di noi può rallegrarsi di
questo, perché la situazione economica, sociale, culturale di questa comunità non è più in grado di sopportare
immobilismo ed incapacità di governo.
Abbiamo una crisi economica devastante che coinvolge strati sempre più
vasti della nostra comunità. Basta farsi
un giro per i corsi e osservare l’aumento del numero di persone che cercano di mettere assieme pranzo e
cena vendendo prodotti della terra;
ogni giorno una nuova auto o una
moto ape con il cofano o il cassone
pieno di cassette di frutta, di ortaggi,
di verdure, in corso Umberto, in via
Mazzini, in via Gaetano De Pasquali, in
via Palma. Sono giovani, spesso giovani coppie che vorrebbero custodire la
loro dignità. Se fossimo di fronte allo
sviluppo del mercato di nicchia, dello
slow food, anche come integrazione al
reddito, niente da discutere, anzi positivo; ma siamo di fronte all’unica
risorsa di reddito, fuori da ogni circuito economico se non quello della sus-
D
sistenza. Certo qualcuno storcerà il
naso: “sono quelli che vanno a rubare
nei campi, che non pagano le tasse,
delinquenza comune!”. Basta, però,
fermarsi a guardare il prodotto, cicoria, borraggine, verdure selvatiche, ma
anche ortaggi vari, guardare i volti e
riflettere quel tanto per capire che
qualcosa non funziona in questo luogo
comune.
Per di più, negli ultimi tempi, si è
aggiunto, un livello di microcriminalità
che ricorda i momenti peggiori dei
primi anni del 2000, con le auto che
bruciavano giornalmente e le case di
campagna “visitate”.
A Natale abbiamo fatto “festa”,
importante per ridare serenità e speranza a chi da anni aveva anche smesso di stare in piazza, un grande risultato a cui deve darsi merito, ma i negozi
erano chiusi e chiusi sono rimasti.
L’opposizione, nella seduta di bilancio, ha sottolineato la pochezza di
governo anche di questa amministrazione, mettendo in evidenza la contraddizione
dell’indiscriminato
aumento dei livelli di tassazione nell’assenza di un progetto che indicasse
la speranza di una ripresa occupazionale. Si può dire che siamo all’inizio,
che bisogna dare un po’ di tempo,
vero, ma la situazione che tocca il sindaco non ci dà speranza nel momento
in cui bisognerebbe impegnarsi sulla
mobilità esterna (la ferrovia per
Comiso), sulla discussione riguardo ai
consorzi tra comuni, sul governo del
territorio ed il rilancio dell’edilizia, sul
nuovo bilancio.
Oggi la città è, di nuovo, costretta a
confrontarsi con la questione morale,
e non serve dire che i rilievi della
magistratura non riguardano atti
amministrativi, non serve tirare fuori
il luogo comune della magistratura
politicizzata o ad orologeria o di parte,
né serve sottolineare la “strumentalizzazione” delle opposizioni.
Quando pochi giorni prima delle
elezioni era emersa questa situazione
che coinvolgeva il candidato sindaco,
tutti sapevamo quale sarebbe stata la
conclusione; eppure non si è avuto
allora la ragionevolezza di lasciare le
istituzioni fuori da questa bruttura ed
oggi la dignità di anteporne la salvaguardia ai propri interessi.
Dopo le durissime parole del procuratore Di Natale che ci sbattono in faccia un sistema di illegalità diffuso, una
cultura inquinata che ha devastato
valori, comportamenti, relazioni,
anche a livello istituzionale, non è più
possibile nascondersi dietro tatticismi,
mediazioni, sentimentalismi.
La politica è stata per anni compiacente, praticando l’antico doroteismo
che coltivava alleanze calpestando
valori, interessi condivisi, beni comuni. L’unico obiettivo era vincere,
comandare.
I programmi, si diceva, sono pezzi
di carta, inchiostro che macchia, si
cambiano: l’importante è vincere. La
legalità, la morale, l’antimafia sono
categorie noiose, muovono la testa, il
consenso passa attraverso la pancia.
La campagna elettorale che ha portato all’elezione di Balsamo è stata lo
spaccato di questo sentire a partire
dalle alleanze fino al rapporto tra istituzione e cittadini. Nessuno, tranne
l’amico Mantia, ha parlato di legalità,
eppure si usciva da un quinquennio
marchiato da questo problema, e
quando lo si è dovuto affrontare, tutti
d’accordo nell’indicare nelle macchine
che bruciavano il problema e nella
richiesta di maggiore presenza delle
forze dell’ordine la soluzione.
Ed allora bisogna guardarsi addosso, guardare la città, riflettere su quanto è successo negli ultimi anni, chiedersi perché siamo arrivati a questo
punto, come è potuto accadere.
E lo dobbiamo fare a partire, prima
di tutto, dai comportamenti e dalle
responsabilità.
Chiedere le dimissioni del sindaco è
un fatto politico ma non è la soluzione
del problema che non può essere
demandato alle decisioni del giudice
del riesame o ai vari livelli di ricorso o
di giudizio.
In politica, i comportamenti, l’etica
non possono essere ristretti al diritto
penale, non è accettabile che tutto ciò
che non è vietato dalla norma penale
va bene e che nessuna responsabilità
è richiesta fino a sentenza definitiva.
Ed alla fine ci resta il problema.
Messo da parte il tanto peggio, tanto
meglio come si va avanti?
Il movimento degli studenti di
Varsavia nel 1968 ci ricordava che la
politica non può ridursi alla gestione
delle istituzioni esistenti, ma diventare
modo di vita e critica pratica del loro
funzionamento.
Sono convinto che se non riavviciniamo i cittadini alle istituzioni, se non
rendiamo credibili gli istituti rappresentativi, abbiamo poca strada davanti.
Il riscatto di questa città, la ripresa
economica passano attraverso una
riconquistata fiducia nelle istituzioni e
per fare questo abbiamo una strada
obbligata: allargare i livelli di partecipazione, rendere pratica corrente gli
istituti di democrazia partecipata.
Penso alle consulte elette democraticamente, ma soprattutto all’istituto referendario comunale. Penso al bilancio
partecipato che ci metta al riparo da
scelte interessate. Penso al coinvolgimento della città nel reperimento dei
fondi per la messa in sicurezza del territorio e per il risanamento del centro
storico. Serve uno scatto di dignità, di
coscienza, di riacquistata fiducia reciproca perché anche al di fuori delle
strutture istituzionali si ritrovi la capacità di riscatto, la voglia di riorganizzarsi mettendo davanti legalità, onesta,
giustizia, in tutti i campi … e non
abbiamo molto tempo.
4
PRIMO PIANO
FEBBRAIO 2014
Comunicato UDC Licata
La Vedetta
Il Pd invita la città a riflettere
“Caro Balsamo, le sue
dimissioni sono vitali”
Riceviamo e pubblichiamo un comunicato stampa
emesso dai consiglieri comunali di maggioranza.
Credevamo non fosse necessario parlare di un
tema scontato come quello sulla legalità, scrivere
comunicati, prendere posizioni personali e politiche, a seguito della brutta vicenda che ha coinvolto il
Signor Angelo Balsamo.
Ero convinto che lo stesso giorno dell’arresto, Angelo
Balsamo avrebbe preso la giusta decisione, quella che
non ha preso in campagna elettorale poiché malconsigliato.
Non capisco perché non ha preso tale decisione, considerato che nello stesso giorno dell’arresto del suo predecessore, Angelo Graci, Lei lo ha pubblicamente invitato a dimettersi per il bene della città e per diversi anni lo
ha ripetuto con manifestazioni, addirittura con scioperi
e mezzi tumulti popolari.
Oggi la città di Licata ritorna sulle cronache nazionali,
ancora una volta, per una brutta vicenda: un altro
Sindaco arrestato, ma questa volta si tratta di una tragedia annunciata.
Caro Angelo Balsamo non si può ancora una volta
penalizzare questa martoriata città. Oggi le sue dimissioni sono “vitali” per il sistema Licata, non solo bisogna
amministrare la città, ma bisogna riportare la tanta ventilata “legalità”.
Del termine legalità Lei, e la sua amministrazione, né
ha fatto molto uso e sembra anche abuso.
Sono certo che la sua riflessione lo porterà alle dimissioni, per fare tornare gli elettori alle urne ed eleggere
un’amministrazione che possa finalmente governare
per cinque anni.
Peraltro Lei ha più volte manifestato tanto amore
verso la città di Licata, la sua posizione contro Graci né è
testimonianza.
Le sue dimissioni toglierebbero dall’Imbarazzo anche
il suo vice Sindaco, che non si è candidato ne tanto meno
eletto a Sindaco.
Licata merita di più. non trascini con se l’intera Città.
“
Gruppo UDC
Giuseppe Montana
Elio D’Orsi
Giuseppe Scozzari
Movimento Cinque Stelle
Licata sta rivivendo di nuovo
l’esperienza Graci
icata è senza sindaco, evento nell’aria dall’8 maggio
2013, giorno in cui è stato notificato un avviso di
garanzia all’avv. Balsamo! E’ per evitare questo tipo
di situazioni che noi del Movimento 5 stelle candidiamo
solo cittadini senza pendenze penali e avvisi di garanzia.
Una regola semplice che evita conseguenze di questa
portata.
Il movimento, la gente, chiede Legalità e Moralità per
Licata che rivive nuovamente l’esperienza Graci. Ora
cosa devono attendersi i licatesi da questa vergognosa
situazione, certamente meritavano programmazione,
certezze e sicurezze per il proprio futuro e per quello dei
propri figli.
E’, dunque, intenzione del movimento mettere in atto
tutte le iniziative necessarie a segnalare l’anomala situazione che noi cittadini ci troviamo nuovamente a subire.
E’ chiaro che Licata non può restare senza sindaco per
altri cinque anni!
La popolazione chiede lavoro! La gente è disperata!
Per questo il Movimento sta organizzando un incontro
tra la popolazione e i suoi rappresentanti regionali e
nazionali sulla “questione morale e la necessità di ripristinare la legalità a Licata per una rinascita di Licata.”
L
Gabriella Sorace
Portavoce
Movimento 5 Stelle
Licata
Il segretario Ingiaimo chiede le dimissioni di Balsamo
ono trascorsi 10 giorni dall’arresto ai domiciliari del Sindaco
Angelo Balsamo e la città è ancora stordita, sospesa, come in attesa
dello sviluppo degli eventi.
L’opposizione ha chiesto e chiede
che il sindaco responsabilmente faccia
un passo indietro e la giunta si è trincerata dietro un religioso silenzio
interrotto solamente da una breve
dichiarazione con la quale il vice sindaco Angelo Cambiano manifesta l’intenzione della giunta di continuare a
garantire impegno nella gestione
amministrativa del Comune. Tutto
intorno, sui social network, sui giornali online e lungo le strade un dibattito a
tratti surreale sui fatti che hanno
determinato l’applicazione della misura cautelare e le modalità di esecuzione
usate; sull’opportunità e perfino la
legittimità delle dichiarazioni dei magistrati in conferenza stampa.
Ci saremmo aspettati da parte dell’intellighenzia licatese una riflessione
profonda sulla città, sul suo presente e
sul futuro, sulla percezione di legalità
che i nostri concittadini hanno, sul
significato politico e sociologico che
può avere tributare, per la prima volta,
l’elezione a primo turno ad un candidato che si sapeva avere un indagine
penale in corso. Invece c’è stato chi ha
invocato la violazione di principi costituzionali per le dure esternazioni dei
magistrati che, effettivamente , hanno
il dovere di provare in giudizio le tesi
accusatorie e chi ha riproposto il tema
dell’amministrare giustizia secondo il
principio “la legge è uguale per tutti”
oppure secondo il pericoloso principio
ch’è il popolo sovrano che tributando
consenso al Presidente del Consiglio
dei Ministri, come al Sindaco, lo rende
di fatto impunibile.
Si tratta di una questione che
avremmo voluto lasciarci alle spalle e
che non è mai entrata, con qualche
legittimità, nel dibattito giuridico
scientifico del mondo occidentale. Si
tratta di una panzana ripetuta all’infinito ch’è la causa di parecchi dei nostri
mali. Vorremmo ricordare, molto
modestamente, che la sovranità popolare risiede nel potere legislativo cioè
nello stabilire le regole del vivere civile
collettivo. Le sentenze vengono emanate in nome del popolo proprio in
esecuzione di detto potere che, altrimenti, non si comprende con quale
legittimazione potrebbe limitare la
libertà individuale. Consentire deroghe
all’osservanza della legge in funzione
del consenso romperebbe questo
equilibrio tra legge e patto sociale e ci
porterebbe fuori da sistemi democratici. Inoltre, è’ proprio questa pretesa di
“impunità” per chi ha il consenso, per i
potenti, che ha determinato uno scadimento etico della politica ed aumentato il grado e la pervasività della corruttela a tutti i livelli dell’amministrazione
pubblica e privata, determinando una
consistente ondata di “antipolitica” che
rischia di spazzare via tutto e tutti.
Siamo convinti che l’antipolitica si
combatta solo con la buona politica e
con un maggiore rigore etico e morale
di cui i partiti per primi devono farsi
carico rinunciando a candidare chi ha
pendenze giudiziarie per restituire
credibilità a chi rappresenta le istituzioni. Le pendenze giudiziarie non
incidono solo sul piano morale ma
rischiano per la città di essere un cattivo investimento quando finiscono
per bloccare la vita politica e ammini-
S
strativa di un comune “decapitato” del
suo sindaco, sia pure temporaneamente.
Noi licatesi dovremmo essere sensibili più di altri a queste tematiche
perché abbiamo già sperimentato la
difficoltà di essere amministrati da chi
aveva pendenze giudiziarie. Il sindaco
Angelo Graci è stato assolto in primo
grado dalle accuse che gli venivano
mosse ma è sotto gli occhi di tutti che
la città ha pagato un prezzo altissimo
per le sue vicende giudiziarie.
Angelo Balsamo, come tutti i cittadini Italiani, è innocente fino a terzo
grado di giudizio, nel caso specifico
poi non sappiamo neppure se un giudizio ci sarà mai, dato che il procedimento giudiziario è ancora nella fase
dell’indagine preliminare. Ci auguriamo che l’uomo Angelo Balsamo possa
chiarire la sua posizione e ritornare
lindo alla sua attività politica e professionale, ma per il Sindaco Angelo
Balsamo e la città si pone un problema
di agibilità politica, di rappresentatività dell’intera comunità e di funzionalità della macchina amministrativa
senza una guida certa e legittimata.
Le parole dei magistrati ci devono
fare riflettere perché sembrerebbe
che per la nostra comunità non ha
alcuna importanza la correttezza dei
comportamenti. Ed effettivamente l’assenza di un’analisi sociale colpisce.
Nelle piazze si dice, più o meno apertamente “tantu tutti gli avvocati u fannu”;
“Se ava paiari paia abbasta che ritorna
ca stava facenno ocche cosa pu paisi”.
Gli intellettuali si accapigliano su
questioni giuridiche tralasciando di
stigmatizzare i presunti comportamenti spregiudicati, sul presupposto
che diventa importante raggiungere
gli obbiettivi a qualunque prezzo. A
questo proposito, per esempio, vorremmo dire che è il ruolo istituzionale
dell’opposizione controllare l’attività
della giunta, fargli i conti in tasca.
Chiedere chiarezza e trasparenza non
è demagogia, neanche di fronte ad una
manifestazione riuscita, ma è esercizio
della democrazia. Sono importantissimi i risultati ma per gli uomini di legge
e delle istituzioni è parimenti importante anche come si giunge a quei
risultati.
Il partito democratico ha chiesto
uno scatto di dignità e di orgoglio alla
classe dirigente di questa città e tra
questi sicuramente ci sono tutti gli
avvocati ed i professionisti onesti che
non hanno neppure mai pensato di far
dire ad un testimone ciò che non ha
visto e che magari per questo hanno
perso qualche causa; La illiceità dei
comportamenti la valuta la magistratura, ma la cultura collettiva è compito
della politica e della società civile indirizzarla.
Da questa vicenda quelli colpiti sono
proprio gli avvocati onesti, i dipendenti che non si genuflettono ai potenti,
agli uomini delle forze dell’ordine che
fanno con serietà il loro lavoro e non si
mettono a servizio dell’amico magari
per averne un ritorno. Sono colpiti tutti
coloro che non si piegano all’arroganza e alla prepotenza ma che con dignità e correttezza fanno il loro lavoro a
rischio di perdere qualche occasione
di guadagno. Licata non può essere un
porto delle nebbie il posto dell’illegalità diffusa e su questo piano le parole
dei magistrati vanno smentite con i
comportamenti personali ma anche e
soprattutto con una presa di coscienza
collettiva, con l’abbandono della logica
delle convenienze, con una coalizione
fra le forze sane della città e con i gesti
politici.
Noi chiediamo le dimissioni di
Angelo Balsamo da sindaco non solo
per un gesto di amore nei confronti
della città, che rischia di rimanere
senza guida o con una guida delegittimata, gli chiediamo di compiere un
gesto rivoluzionario rispetto alla cultura del più “spertu”. Gli chiediamo da
uomo di legge di combattere quella
cultura. Le dimissioni sarebbero il
gesto che gli consentirebbe di difendersi dalle accuse liberamente e che,
contemporaneamente, consentirebbe
alla città di riscattare la sua immagine
e ai cittadini di comprendere che le
Istituzioni sono più importanti dei
destini personali di ognuno di noi.
Solo allora si potrà scrivere Noi
amiamo Licata.
Massimo Ingiaimo
Segretario Cittadino Pd
Dati demografici al 31 dicembre 2013: 15.176 gli emi­
grati all’estero
38.512 i licatesi residente
La popolazione residente sul territorio comunale è al di sotto dei quarantamila abitanti e il numero di cittadini effettivamente registrati al comune di Licata alla data
del 31 dicembre 2013 è di 38.512 di cui 19.714 di sesso maschile e 18.798 di sesso
femminile. Un altro dato importante e che stimola una riflessione è quello relativo ai
cosiddetti Aire (abitanti italiani residenti all’Estero). 15.176 licatesi risultano
infatti emigrati in stati esteri, alla ricerca di fortuna e lavoro. 8.345 sono gli uomini registrati a Licata ma che risiedono all’estero a fronte di 6.831 donne. Nei registri comunali sono iscritti 673 uomini di nazionalità straniera e 622 donne. La maggior parte di questi licatesi “d’adozione” è verosimile che siano rumeni o marocchini, le due comunità straniere più diffuse in città. Diciotto sono in tutto i licatesi
ultracentenari con il primato detenuto da una nonnina di 105 anni (residente però
in Argentina), sei hanno 102 anni, sei 101 e cinque hanno compiuto un secolo.
Questi dati ci sono stati forniti dal Dipartimento comunale per i Servizi Demografici.
attualità
La Vedetta
FEBBRAIO 2014
5
La Sezione USZ Cisl di Licata perde un
valido elemento
In Italia la democrazia somiglia un pò all’inferno descritto da Italo Calvino nelle “Città
invisibili”
Salvatore Licata
si è autosospeso
Renzi e la Repubblica delle banane
alvatore Licata, responsabile della USZ Cisl di
Licata, in data 3 febbraio ha comunicato con vivo
rammarico ai vertici interprovinciali del suo sindacato la decisione di auto sospendersi, con effetto immediato, dall’incarico, “pur condividendo, in maniera convinta il progetto riorganizzativo dell’ Organizzazione”,
considerato che sono venute meno le condizioni minime
per portare avanti il prestigioso incarico ricevuto”.
Questa decisione al fatto che “contradditorie decisioni
organizzative, pongono la Zona di Licata e me, in una
situazione che rende, a mio parere, ancora più difficile e
complicato, se non impossibile, l’ assolvimento delle
azioni che sono la “mission” e l’ essenza per la quale la
zona stessa nasce”.
S
Autosospensione Salvatore Licata da
CISL
Il rammarico dell’ex
assessore Calogero Scrimali
Esprimo
profondo
rammarico per l’autosospensione del responsabile zonale Cisl
Salvatore Licata per il
quale, come spiegato dallo
stesso, sono venute meno le
condizioni minime per
portare avanti il prestigioso
incarico ricevuto. Si tratta
di una grave perdita per il
territorio licatese, in quanto persona coerente, capace e preparata che lotta da
anni per il sociale, affrontando le problematiche che
attanagliano la città nelle diverse categorie. Ci si auspica che possa ritrovare presto le adeguate condizioni
per poter assolvere nuovamente al proprio compito di
responsabile zonale nella Cisl. Dal Novembre 2009 ad
oggi diverse le “battaglie” affrontate dal sindacato con a
capo Tony Licata. Tra i punti qualificanti portati avanti
da Cisl e Cgil locali riscontriamo la diga Gibbesi, martedi prossimo infatti verrà presumibilmente affidato l’appalto per la progettazione della condotta della suddetta
diga. Facendo un salto nel 2009/10 tra i punti a favore,
come si ricorderà, è stato riavviato l’impianto Terziario,
con un investimento del Comune per 40.000 euro, dopo
il sequestro da parte della Magistratura. Diversi gli
incontri anche presso la III Commissione Attività
Produttive per l’ampliamento delle adduzioni di acqua
potabile per Licata e dopo l’ex dissalata, Ancipa, Garcia
e Fanaco, costringendo la direzione generale di
Siciliacque a venire a Licata presso l’aula consiliare,
nonchè la battaglia in corso per i Parchi eolici off shore.
Licata, li 6.2.2014
“
di Carlo Trigona
a polemica suscitata dall’incontro tra Renzi e Berlusconi, un
pregiudicato, per discutere
sulla riforma elettorale, sulla quale è
stata trovata PIENA SINTONIA (sob!),
non è di poco conto ed ha suscitato
un vespaio di proporzioni rilevanti,
dentro e fuori il PD, sia per questioni
di metodo, che di merito.
E’ regola generale, in democrazia,
definire le regole (scusate il bisticcio)
con la più ampia maggioranza possibile: solo nelle repubbliche delle
banane, ad ogni tornata elettorale, chi
vince si scrive le regole a suo piacimento. Tuttavia in Italia questo accade. Lo ha fatto il centro-sinistra con
soli 3 voti di maggioranza (modifica
costituzionale del titolo 5, per la cronaca con la quasi unanimità di quello
che restava dell’Ulivo). Lo ha fatto il
centro-destra nel dicembre del 2005
con la legge elettorale definita dal suo
estensore “una porcata”.
Entrambi i provvedimenti hanno
generato disastri; dal punto di vista
economico e sociale soprattutto la
modifica del titolo 5 della
Costituzione. In Italia, insomma, co
cumanna fa liggi e ogni pregresso
tentativo nella direzione dell’ampio
coinvolgimento delle parti è sempre
stato tacciato di inciucio, delegittimando sempre chi ha avuto l’ardire
di operare in tal senso. Vero è che la
situazione attuale non è minimamente accostabile ad altri momenti di turbolenze socio-politiche e che non si
era mai verificato che un condannato
potesse essere legittimato a trattare
di modifiche costituzionali. Sarebbe
come legittimare la trattativa Statomafia. Ma tant’è. Siamo in Italia!
Appartengo al gruppo degli sbigottiti e perplessi, tuttavia, diciamo
così, per “ragion di Stato”, ritengo che
non è la polemica che ci farà uscire
dal pantano, ma uno scongiuro: speriamo che questa volta l’oggettiva
debolezza del “pregiudicato” cavaliere (a proposito, non c’è decadenza del
titolo?) sia tale da impedirgli di ripetere i comportamenti tenuti nel
recente passato: impallinare i suoi
interlocutori di turno, nell’ordine
D’Alema, Rutelli, Fassino, Veltroni. Nel
PD toccano ferro, ricorrono a tutti i
talismani nella speranza che la storia
non abbia a ripetersi.
Quello che continua a preoccupar-
L
Calogero Scrimali”
Rinnova l’abbonamento
A “LA VEDETTA”
mi è il modello “partito” uscito dal
“Non-congresso”: un partito dove la
base è destinata a contare sempre
meno, un partito che tenderà a tra­
sformare i circoli, sul modello
americano, in comitati elettorali.
“Partito” è luogo di confronto, di
dibattito e persino di scontro fra idee
e opzioni in un quadro valoriale definito con puntualità e condiviso: là
dove si rinuncia al confronto e ci si
appiattisce, oserei dire acriticamente, sul leaderismo e sul leader di
turno, lì c’è la trasformazione in
comitato elettorale. Militare in un
partito ha senso, anche e a maggior
ragione, se si è testimoni di una posizione minoritaria, a CONDIZIONE
che la maggioranza abbia voglia ed
interesse a valorizzare anche le minoranze perché in ogni posizione c’è
parte di verità che va ricercata con
coraggio ed umiltà. La democrazia è
una cosa complicata, difficile e
soprattutto faticosa. Ma va perseguita con passione e fiducia, altrimenti
viva D’Annunzio.
La democrazia somiglia un po’
all’inferno descritto da Italo
Calvino nelle “Città invisibili”:
“L’inferno dei viventi non è qualcosa
che sarà: se ce n’è uno è quello che è
già qui, l’inferno che abitiamo tutti i
giorni, che formiamo stando insieme.
Due modi ci sono per non soffrirne. Il
primo riesce facile a molti: accettare
l’inferno e diventarne parte fino al
punto di non vederlo più. Il secondo è
più rischioso ed esige attenzione ed
apprendimento continui, cercare e
sapere riconoscere che e cosa, in
mezzo all’inferno, non è inferno e farlo
durare e dargli spazio.”
In questo caso, inferno è la crisi
della partecipazione che, se per un
verso ha generato apatia e distacco
verso la politica, per altre vie ha dato
luogo ad una forma di partecipazione
distorta o deformata, concausa, non
ultima, della degenerazione del sistema politico partitocratico e di quanto
è cresciuto a latere. “La partecipazio­
ne deformata o distorta è quella otte­
nuta con le tecniche della manipola­
zione del consenso. E’ una partecipa­
zione non attiva ma passiva, non libe­
ra ma coatta, non spontanea ma for­
zata, non auto diretta ma etero diret­
ta” (Questo diceva l’allora docente di
Filosofia del Diritto, Norberto Bobbio,
nel lontano 1969).
Sarebbe illuminante per molti di
noi rileggere oggi quel saggio; ci troveremmo ottimi spunti di riflessione
per leggere il nostro presente, partendo dalla considerazione che LUI,
come uomo di CULTURA, poneva
domande, non dava risposte.
A quelle sono chiamati gli individui
che, a maggior ragione se militano in
un partito, debbono rivendicare la
possibilità e gli strumenti per cercarle.
Se, con onestà intellettuale, non si
demonizzano questi concetti, appare
chiaro che il problema non è il leader
di turno (oggi Renzi) ma noi che, se
vogliamo uscire dal guado, dobbiamo
percorrere necessariamente la
seconda via indicataci da Calvino e
cominciare a ricercare e distinguere,
in questo inferno, ciò che è inferno da
quello che non lo è, e da lì ripartire,
rivendicando il diritto-dovere di una
partecipazione attiva e sempre critica.
Nella foto: il segretario del P.D.
Matteo Renzi
A Licata rinasce il movimento “Il Megafono”
Calogero Malfitano è il presidente. Fanno parte dell’esecutivo anche i consi­
glieri comunali Alessia Caico e Stefano De Caro. Tra i costituenti Calogero
Scrimali e Piero Lucchesi
da 31 anni
al servizio della città di Licata
Regalati un abbonamento
Sostenitore
versando 25,00 Euro
sul conto postale
n. 10400927
asce a Licata il movimento “Il
Megafono”. Variegato e
nuovo il direttivo composto
da figure appartenenti a diversi settori dell’economia licatese. E’ stata
affidata a Calogero Malfitano la carica di presidente del movimento,
seguito da Benedetto Bonaccorsi
nella qualità di vice presidente e
Angelo Di Paola nelle vesti di segretario. Ben nutrito il direttivo del
Megafono licatese anche per quanto
N
concerne le cariche di consigliere,
affidate con pieno consenso a
Giuseppe Marotta, Vincenzo Perez,
Gaetano Russotto, Piero Lucchesi,
Alessia Caico e Stefano De Caro, gli
ultimi due attualmente membri del
civico consesso del Comune di
Licata. Alla costituzione del movimento ha partecipato anche l’ex
assessore comunale Calogero
Scrimali. Il gruppo appena formatosi, ha come obiettivo quello di offrire
una ventata di freschezza e sostegno
attraverso iniziative concrete a vantaggio della collettività. Al gruppo
appena nato, hanno aderito anche
imprenditori, commercianti, liberi
professionisti, artigiani, operai e tecnici di diverse età, in modo da
abbracciare le diverse opinioni negli
svariati settori e le differenti criticità
del territorio.
M.A.
6
attualità
FEBBRAIO 2014
La Vedetta
LICATA: FRANA LA POLITICA, FRANA IL TERRITORIO
continua dalla prima pagina
i è fatta carico di un oneroso fardello di responsabilità
e sta andando avanti nella
sua attività amministrativa grazie
al sostegno manifestatogli dai 18
consiglieri della maggioranza
consiliare (dei gruppi Il Domani,
Noi, Forza Azzurri per Licata,
Nuovo Centro Destra e Insieme
per Licata) che si riconoscono –
come hanno evidenziato in un
loro documento in “un progetto di
sviluppo per Licata legittimato da
un'innegabile e importante vittoria elettorale nonché dagli innumerevoli attestati di stima ricevuti dai concittadini in questi pochi
mesi di amministrazione… concordi sul fatto che sia un atto di
grande responsabilità politica
sostenere, in questo delicato
momento, la giunta per non danneggiare la cittadinanza e consentire che venga portato avanti quel
progetto, espressione di una
coalizione politica e non del singolo che, ad oggi, sta dando reali
segnali di rinascita". I 18 però,
S
esprimendo ampia fiducia nell'operato della Giustizia che sta
facendo il suo corso e, nell'attesa
dell'evolversi della vicenda giudiziaria che ha riguardato il sindaco
Balsamo, si dicono pronti a fare
un passo indietro nel caso in cui
non dovessero esserci più le condizioni per andare avanti con
serenità e, quindi, “nell'ottica di
un'attività amministrativa rivolta
all'esclusivo interesse della città,”
sarebbero “pronti a dire basta
perché non legati alle poltrone ma
solo ad un progetto di sviluppo
della città che vuole sostituire la
politica delle chiacchiere e dell'inconcludenza con quella del fare".
Questa disavventura giudiziaria di Balsamo ha coinvolto emotivamente i licatesi che si sono divisi tra colpevolisti e innocentisti.
Tra quest’ultimi addirittura, pur
in presenza di accuse molto gravi,
non sono in pochi coloro che
hanno ritenuto il reato contestato
a Balsamo un peccato veniale in
considerazione che non sarebbe il
solo a seguire queste pratiche
machiavelliche pur di ottenere un
BIBLIOTECA COMUNALE
Il 2013 un anno di crescita
l dirigente del Dipartimento Affari generali, dottor Pietro Carmina, ed il
responsabile del Servizio, ins. Riccardo Florio, in esecuzione di quanto
previsto dal PEG, rendono noto che la consistenza del patrimonio librario della Biblioteca Comunale “Luigi Vitali” al 31 dicembre 2013 ammonta a
32.001 volumi così distribuiti: Fondo Moderno volumi n.21.538; Magazzino
volumi n. 2.963; Fondo Antico volumi n. 5.845; Donazione Conti volumi n.
1.467; Donazione Balistreri volumi n. 188.
Per quanto concerne l’attività, la Biblioteca, che svolge servizio al pubblico, nel 2013 ha provveduto a: registrare un’utenza di n. 14.127 visitatori;
dare in prestito n. 5.017 volumi; consentire il servizio di consultazione a n.
9.110 utenti; provvedere al tesseramento di n. 272 utenti nuovi iscritti; consentire il servizio del prestito e consultazione interbibliotecaria, grazie alla
partecipazione al sito OPAC di Agrigento; permettere l’incremento del patrimonio librario di n. 1.010 volumi grazie ad acquisti di nuovi libri e donazioni sia di enti pubblici che di privati cittadini.
Nel corso del 2013, l’attività della biblioteca è stata caratterizzata anche
dall’organizzazione dei seguenti eventi culturali: incontro, organizzato con
l’Associazione Qanat, tenutosi il 22 marzo, sul tema “L’equilibrio posturale e
la sua funzione propriocettiva”, che ha visto la presenza di medici specialisti
del settore; il 23 marzo, in collaborazione con la FIDAPA, si è proceduto alla
commemorazione della licatese Clotilde Terranova, deceduta a New York nell’incendio della fabbrica di camicie Triangle Shirtwaist Factory del 1911, con
un convegno che si è concluso con la posa di una lapide nella parete esterna
della biblioteca: il 9 aprile è stata ospitata la premiazione degli alunni meritevoli delle scuole primarie e secondarie con la consegna di borse di studio;
il 21 maggio è stato presentato il libro di Gaetano Cellura dal titolo “La botte­
ga di Spinoza”; sono state ospitate visite guidate degli allievi delle scuole
materne, elementari e medie, volte alla conoscenza dell’organizzazione e
funzionamento della biblioteca; il 19 luglio è stato presentato il libro ”La
polizia locale e la comunicazione sul web” con la partecipazione dell’autore,
Francesco Pira, del sindaco e autorità locali; il 25 luglio presentazione del
libro “L’angelo: il tesoro nascosto” con la presenza dell’autrice, Carmelinda
Missione; il 28 agosto accoglienza e momento di reading con la libreria itinerante dello scrittore Nicosia; incontro e dibattito sui 40 anni del
Compromesso Storico nel corso della “Serata Berlinguer”, tenutasi il 256 settembre, organizzata dallo scrittore Gaetano Cellura; organizzazione e realizzazione della presentazione del libro di Calogero Carità “70 anni fa l’assalto
degli alleati alla Sicilia…” tenutasi, presso i locali del Fly Cinema Centro
Commerciale il Porto, l’8 di Novembre; presentazione del libro, avvenuta il 6
dicembre “Una campana per Adano” di John Hersey, con l’intervento del
prof. C. Carità, alla presenza delle autorità locali; Realizzazione, all’interno
della sala lettura, dell’albero-libro in occasione delle festività natalizie.
Il patrimonio librario, già all’inizio di quest’anno, si è ulteriormente arricchito con all’arrivo di 72 nuovi libri, acquistati grazie ad un contributo, pari
ad euro 900,00, concesso dalla Regione Siciliana - Assessorato dei Beni
Culturali e dell’Identità Siciliana -Dipartimento Beni Culturali.
I volumi, scelti tra le novità editoriali già di successo, sono stati già consegnati, inventariati e messi a disposizione del pubblico. Alcuni, sono già stati
fatti oggetto di prestito.
La biblioteca comunale, con le sue diverse sezioni, è abituale punto di riferimento per numerosi studiosi, studenti, sia di Licata che dell’hinterland,
oltre che di cittadini giornalmente la frequentano per la lettura dei quotidiani, le sue iniziative culturali, ha ricevuto numerosi riconoscimenti sia a livello locale, c he provinciale e regionale.
I
risultato a favore del proprio assistito. Come dire, tutti colpevoli,
nessuno è colpevole. Ma sappiamo che gli inquirenti si muovono
esclusivamente per accertare i
fatti e la verità, a prescindere del
ceto sociale e la posizione pubblica degli indagati. Sui siti web,
ovviamente, è stato scritto di
tutto e di più, di lecito e di illecito,
di offensivo e di ingiurioso. Molti
dei nemici di Balsamo, come succede in queste circostanze e come
è accaduto per Graci, hanno avuto
la stura per esprimere la loro
acredine, la loro antipatia, il loro
disappunto. Non solo, ma negli
uffici della Procura della
Repubblica di Agrigento sarebbero giunti numerosi esposti anonimi con lo scopo di amplificare
maggiormente l’attenzione dei
magistrati sull'operato dell'avvocato Angelo Balsamo. Licata è stata
ed è maestra in queste circostanze. E il tutto a poche ore dalla notifica da parte della stessa Procura
della Repubblica di Agrigento dell'avviso di conclusione delle indagini proprio a Balsamo, a
Francesca Bonsignore, a Mary
Ann Casaccio e a Carmelo
Malfitano. Si tratta di un passaggio importante, tenuto conto che
la Procura a questo punto dovrà
decidere entro una ventina di
giorni se chiedere il rinvio a giudizio o il giudizio immediato. Pd,
Udc e 5 Stelle, invece, partendo da
considerazioni politiche che
esprimono seria preoccupazione
per la nostra città, ne hanno chiesto le immediate dimissioni ed
hanno chiesto ed ottenuto la convocazione urgente per il 13 febbraio di un Consiglio Comunale
per discutere su un unico punto
all’ordine del giorno: situazione
politica alla luce dell’arresto del
sindaco Balsamo. Nel corso di tale
consiglio maggioranza ed opposizione hanno ribadito le proprie
ragioni. In seno alla maggioranza,
però, il NCD ha dichiarato, eccezion fatta per la Urso, che si defilerà qualora Balsamo dovesse essere rinviato a giudizio. Questo
significherebbe che la maggioranza consiliare, che ha perso anche
Caico e De Caro che sono passati
al Megafano, potrebbe disporre
solo di 14 voti su 30. In sostanza
diventerebbe minoranza, con
tutte le conseguenze politiche che
ne potrebbero derivare, tra queste la sfiducia al sindaco. In attesa
di sviluppi e dell’esito del ricorso
degli avvocati di Balsamo in
Cassazione, accantoniamo questo
deprecabile caso a cui all’interno
dedichiamo ampio spazio registrando gli interventi di tutte le
forze politiche, ed occupiamoci
brevemente della altrettanta precarietà del nostro territorio soggetto, come l’attuale situazione
politica, a fenomeni di frane smottamenti e di erosione costiera e a rischio da esondazione di
corsi d’acqua,
Il PAI (Piano per l'assetto idrogeologico) in tali ambiti fissa i
necessari vincoli e individua nel
nostro territorio zone con livelli
di pericolosità da P1 a P4 (a
seconda del tirante di acqua prevista) e zone con rischio da R1 a
R4, a seconda della vulnerabilità
del bene in pericolo. Se è vero che
la pericolosità e il rischio sono due
cose diverse, è vero anche che
sono legate appunto dalla vulnerabilità. Proviamo a fare un esempio. In una zona ad alta sismicità,
ma disabitata e senza costruzioni
o beni di valore (quindi vulnerabilità bassa), un terremoto fortissimo (pericolosità alta P4) determina un rischio molto basso (R0
o R1). Nel caso di rischio idraulico, una zona soggetta a precipitazioni intense, quindi con pericolosità identificata dal livello di acqua
molto alto (P3 o P4), solo se insistono beni di un certo valore (vulnerabilità alta), sussiste un
rischio elevato (R3 o R4).
Viceversa, in una zona ad altissima vulnerabilità (alto valore di
beni presenti - colture di pregio,
beni deperibili, etc. - o alta densità
di popolazione o particolarmente
sensibile - malati, bambini, etc),
anche con un livello di pericolosità molto bassa (P1 o P2, quindi
livelli d'acqua modesti), il rischio
può essere molto elevato (R3 0
R4). E' evidente quindi che è dalla
combinazione delle varie vulnerabilità con le varie pericolosità che
discendono i vari livelli di pericolosità.
Detto questo, ripetiamo che nel
territorio di Licata vi sono zone,
in frana o in smottamento (ad
esempio
strada
comunale
Sant’Antonino - Monserrato lato
mare, caratterizzata da calanchi
argillosi, via Garibaldi e località
“cannuni” che insistono sul costone di via G. Marconi, a tutela del
quale intorno al 1982 sarebbe
stato redatto dall’ing. Grasso un
progetto preliminare di intervento e via Marianello-slargo ex
depositi zolfiferi della Grazia, dove
si è intervenuti con un progetto
esecutivo finanziato solo a tutela
degli abitanti del tratto iniziale di
questa via). In questa fattispecie
di zone, pur essendo vietato a
priori qualsiasi tipo di edificazione, l’abusivismo edilizio e non
solo ha occupato e caricato a dismisura quei terreni. In altre zone,
invece, vanno effettuati una serie
di approfondimenti che servono
ad individuare quali siano le reali
condizioni di rischio, e solo a
seguito di ciò che potrà verificarsi la edificabilità di una zona, in
relazione alla tipologia di intervento, alla destinazione d'uso e
alle tipologia costruttive che si
intendono realizzare. Infine ci
sono altre zone con particolari
caratteristiche geologiche - ci riferiamo alle zone rosse del Prg - ove
sono vietate edificazioni tranne
quelle ad uso agricolo o di giardinaggio, che di massima riguardano la zona con fronte a mare ad
ovest del centro abitato fino alla
Rocca di San Nicola, le zone rocciose dell'entroterra, le zone interessate dagli argini dei corsi d'acqua principali, nel caso specifico
il fiume Salso, oltre a zone di limitata estensione dove risultano
individuati fenomeni franosi.
Altamente critica è la situazione
che riguarda la difesa delle coste,
specie quelle ad est del fiume
Salso ad altissima intensità abitati-
va ed in particolare quelle della
Plaia dove il mare in burrasca ha
raggiunto spesso le abitazioni,
risucchiandone anche qualcuna.
Lo stesso dicasi per le coste ad
occidente della città, dal secondo
tratto di Marianello, non protetto
da barriere di scogli, sino ad arrivare a ridosso della Caduta e dalla
Poliscìa sino alla Torre di San
Nicola e da qui sino al Pisciotto e
a Gaffe tutte ad altissima intensità
abitativa di tipo residenziale, prive
di rete fognaria. Per la difesa di
alcune parti di queste coste risultano esserci dei progetti preliminari che mai sono stati approvati.
Così periodicamente i marosi
erodono la costa, inghiottendone
una buona porzione, provocando
frane e rendendo pressoché
impraticabili le strade, peraltro
maltenute, che collegano quei siti.
Fonte di alto rischio è, inoltre,
il fiume Salso sulla cui regimentazione il Comune non ha alcuna
competenza ad intervenire e per
questo da decenni sollecita la
Regione, il Genio Civile, la
Protezione Civile e Il ministero
LL.PP. ad occuparsi del problema,
certamente complesso, le cui possibili soluzioni comportano oneri
finanziari molto impegnativi di
cui oggi, purtroppo non si dispone. Ad esempio sarebbe assolutamente prioritaria la realizzazione,
come è avvenuto per tutti i grandi
fiumi d’Italia, di argini tali da consentire nel tratto che si sviluppa
all'interno del territorio comunale, il transito in sicurezza dell'intera portata massima prevista per
eventi attesi di particolare intensità. Ma oggi come oggi, purtroppo, l'unica possibilità che resta è
quella di organizzare una buona
attività di prevenzione e di gestione in emergenza da parte della
protezione civile a tutela della
popolazione. Ma siamo certi che
l'attuale sistema idraulico prima o
poi riproporrà l'esondazione del
fiume Salso sulla piana di Licata,
per le portate che il modulatore
non farà transitare nel tratto a
valle che attraversa il centro abitato, e sempre con il rischio che la
mancata manutenzione dello stesso causi comunque esondazioni
in aree urbane.
A questa disastrosa situazione
ambientale che fa acqua da tutte le
parti non è estranea la politica che
a partire dai primi anni sessanta
alla seconda metà degli ottanta,
complice e a tutela dei suoi variegati interessi, ha consentito, in
assenza di un piano regolatore
che ai pescecani del cemento che
avevano fatto man bassa di tutte
le aree agricole ai confini del centro storico, sulle nostre amene
colline e ai margini delle aree
demaniali di levante, non conveniva fare. Ecco perché oggi serve
con urgenza la revisione del Prg
che è stato utilizzato solo a beneficio dei palazzinari nonostante ci
sia una straordinaria eccedenza
di cubature e di vani. Un nuovo
piano che blocchi il proliferare di
nuove costruzioni e che guardi
invece alla tutela e alla salvaguardia del nostro territorio.
CALOGERO CARITÀ
ATTUALITà
La Vedetta
Associazione Archeologica Licatese.
Dopo anni di assenza riprende l’atti­
vità
L’arch. Pietro Meli
ritorna alla presidenza
abato
25
Gennaio 2014,
dopo tanti anni
di silenzio e di assenza
sul territorio, è ufficialmente ripresa l’attività dell’Associazione
Archeologica Licatese.
Nel corso dell’assemblea dei soci, che aveva
come punti principali
all’ordine del giorno,
sia
l’approvazione
delle linee guida dell’attività da porre in
essere, sia il rinnovo del consiglio direttivo, è avvenuto di
fatto il passaggio delle consegne, fra il vecchio e il nuovo
corso dell’associazione. L’assemblea, composta da trentacinque componenti con diritto di voto e da quindici aspiranti soci, ha esitato positivamente il documento programmatico delle nuove attività ed ha eletto il nuovo consiglio direttivo che è risultato così composto: arch. Pietro
Meli, presidente, arch. Giuseppe Cavaleri, vice presidente,
prof.ssa Cettina Callea, Angelo Mazzerbo e arch.
Francesco Graci, componenti del consiglio direttivo.
Filippo Todaro è stato eletto presidente onorario del
risorto e benemerito sodalizio. Il nuovo consiglio direttivo ha inoltre stabilito che a breve termine si riunirà per
deliberare l’ammissione di nuovi soci e per conferire le
altre deleghe previste dallo statuto dell’Associazione.
L’Associazione, come nel passato, opererà per la tutela
dei Beni Culturali, e in primo luogo quelli archeologici, del
territorio di Licata offrendo la sua collaborazione alla
Soprintendenza di Agrigento e all’Amministrazione
Comunale di Licata, anche in vista della riapertura del
Museo Archeologico della Badia.
Come previsto nel documento programmatico approvato dall’Assemblea dei Soci, l’A.A.L. avvierà, a breve scadenza, una serie di iniziative tra le quali un incontro con
le Associazioni Archeologiche della Provincia con le quali
si confronterà anche per avviare delle iniziative in comune per la tutela e la valorizzazione dei beni archeologici
dei territori nei quali operano, di concerto con la
Soprintendenza. Programmerà inoltre degli incontri di
aggiornamento dei soci, aperti anche al pubblico, per diffondere la conoscenza del patrimonio archeologico, storico, architettonico di Licata.
Quello di Pietro Meli, dopo una brillante carriera nel
settore dei BB.CC. prima, per anni, come funzionario
della Soprintendenza ai BB.CC. di Agrigento, poi come
direttore del Parco Archeologico della Valle dei Templi,
ed, infine, come Soprintendente ai BB.CC. di Agrigento, è
un ritorno alla A.A.L. che già aveva presieduto per diversi anni.
S
Nella foto: l’arch. Pietro Meli
A Germana Lo Monaco assegnati due
premi
Al Liceo Classico V. Linares
assegnate le borse di studio
agli studenti “eccellenti”
l 21 dicembre 2013 presso il liceo classico
“Vincenzo Linares” sono state assegnate alla studentessa Germana Lo Monaco ben due borse di studio, per aver conseguito la maturità classica al termine
dell’anno scolastico 2012/13 con la votazione di 100 e
lode.
La prima in memoria dell’avvocato Giosué Alfredo
Greco. La seconda relativa alla valorizzazione delle
eccellenze da parte del Ministero dell’Istruzione,
dell’Università e della Ricerca. Quest’ultima borsa di
studio è stata assegnata anche agli studenti Costanzo,
Curella, Incorvaia, Lombardo e Peritore.
I
FEBBRAIO 2014
7
Visite scolastiche promosse dalla Pro Loco e dal Gruppo Archeologico Finziade
“Licata se la conosci la ami”
di Pierangelo Timoneri
a Pro Loco Licata ed il Gruppo
Archeologico Finziade, nelle loro
attività di promozione e di escursione turistica nel territorio licatese,
hanno intrapreso un percorso di visite
didattiche rivolto ai vari istituti scolastici, in modo da far conoscere agli studenti la storia, la cultura e l’arte della nostra
città.
Le due associazioni, all’inizio dell’anno scolastico, hanno indirizzato un
invito ai dirigenti e ai docenti per proporre visite didattiche in città. Diverse
scuole hanno accolto questo invito e dai
primi risultati sono emersi ottimi
riscontri all’azione proposta.
Non è solo la semplice escursione o
gita scolastica che si propone, ma l’obiettivo è far comprendere che, attraverso queste visite, si può instillare nei
ragazzi l’amore e la conoscenza della
propria città, e la cura per i luoghi dove
essi sono nati, abitano e stanno crescendo.
Nello stesso tempo queste visite
hanno una valenza formativa, perché gli
alunni apprendono in maniera diretta e
visiva le materie che studiano sui libri.
Chi per prima ha recepito questa
proposta e ha voluto fortemente che gli
studenti vivessero questa esperienza, è
stato l’Istituto Comprensivo “A.
Bonsignore” con la referente, la
prof.ssa Angela Oliveri. Lo scorso mese
l’insegnante ha coinvolto tutte le classi
della scuola media ed alcune dell’elementare per far partecipare gli studenti
alle visite guidate, in un percorso di
scoperta e di conoscenza delle bellezze
della nostra città. Chi ha accompagnato
questi ragazzi ha potuto notare l’entusiasmo, l’interesse, la curiosità e la loro
voglia di apprendere, con l’obiettivo di
conoscere, studiare ed apprezzare la
storia, la cultura e l’arte del territorio
licatese.
La visita ha ripercorso in un itinerario didattico un viaggio all’indietro nel
tempo, nel racconto della storia e dello
sviluppo urbanistico della città: dalla
Montagna al quartiere Marina.
Dall’antico centro abitato ellenistico si è
saliti al castel Sant’Angelo con la visione
dell’immenso e suggestivo panorama,
scendendo poi si è fatta sosta alle grotte
rupestri di San Calogero. Dal cunicolo
del rifugio antiaereo si è usciti, quasi
come disorientati, al quartiere Marina
per raggiungere la Chiesa Madre dove
all’interno della cappella, è stata illustrata ai ragazzi la storia della tragica
L
invasione franco-turca del 1553, così da
far comprendere la devozione al
Crocefisso Nero e le altre tradizioni
legate alla religiosità e ai fatti storici
locali, riflessi della storia generale.
L’insegnante Oliveri e i presidenti
delle due associazioni, Francesco Gallì
della Pro Loco e Fabio Amato della
Finziade, hanno rilasciato delle positive
dichiarazioni, compiacendosi di come
si sono svolte queste visite che hanno
attirato l’attenzione dei ragazzi.
Angela Oliveri: “Il viaggio d’istru­
zione sul territorio di Licata, effettuato
dagli alunni dell’istituto comprensivo “A.
Bonsignore”, ha coinvolto gli alunni di
tutte le fasce d’età compresi quelli della
scuola primaria, si inserisce in un pro­
getto di Ed. ambientale sulla conoscenza
della propria città partendo dal motto
che abbiamo fatto nostro “Licata se la
conosci la ami”. A tal proposito è stato
necessario il prezioso aiuto della Pro
Loco Licata e dell’Associazione
Archeologica Finziade che ha entusias­
mato alunni e docenti, tanto che nei
giorni successivi alle uscite, gli alunni,
desiderosi di nuove conoscenze hanno
chiesto ai professori informazioni su
archeologia, architettura, pittura e,
anche se fuori dai programmi ministeri­
ali, si sono prodigati in ricerche e let­
ture, prendendo spunto dai ritrovamenti
e da tutto ciò che i ragazzi hanno potu­
to vedere e scoprire. L’esperienza è da
considerarsi fra le più belle che il nostro
istituto ha realizzato e un plauso va
sicuramente a queste associazioni pre­
senti sul nostro territorio che mettono a
disposizione la loro cultura e le loro
competenze”.
Francesco Gallì: “L’ambito formati­
vo della scuola deve necessariamente
staccarsi dall’esclusività della consul­
tazione dei testi (che rimangono tut­
tavia indispensabili) e aprirsi a nuove
forme di apprendimento “sul campo”.
Queste nuove modalità di apprendere,
più dinamiche ed entusiasmanti perme­
ttono di acquisire conoscenze in modo
diverso e sotto certi aspetti più comple­
to. Se a questo si aggiunge la scoperta di
luoghi vicini, ma sconosciuti della nostra
città si completa un quadro didattico
fortemente coinvolgente e certamente
dal ritorno potenzialmente interessante
in un territorio che punta allo sviluppo
turistico. La scuola Bonsignore ha
dimostrato di credere fortemente nella
valorizzazione dei nostri luoghi e di
questo non possiamo che essere entusi­
asti”.
Fabio Amato: “Soddisfatto di questa
bellissima esperienza con gli alunni
della scuola Bonsignore. Speriamo di
essere riusciti a trasmettere ai ragazzi
l’amore per il nostro patrimonio storico
e archeologico. Siamo riusciti a portare
a termine questo progetto grazie alla
sensibilità del capo d’istituto, della
prof.ssa Oliveri e di tutti i docenti che
hanno preso parte alle escursioni. Si
tratta della prima campagna di cono­
scenza e sensibilizzazione sui beni cultu­
rali licatesi rivolta alla totalità degli
alunni di un istituto scolastico.”
È importante stabilire questo rapporto tra scuola e territorio. I ragazzi
devono amare ed apprezzare la loro
città, e su questo la scuola, supportata
dalle associazioni locali, assume un
ruolo fondamentale quando si appresta
a portare avanti dei progetti o delle attività didattiche riferite alla conoscenza
del territorio.
CERI DI SANT’ANGELO
Pronta la terza copia e “Vivere Licata” pensa alla quarta
rosegue a ritmo serrato
la raccolta fondi per il
ripristino della tradizione della festa patronale di
Sant’Angelo Martire accompagnato dai quattro ceri. A
curarla è sempre l’Associazione “Vivere Licata” diretta
da Ivan Marchese che ha già
realizzato le prime due “ntorce” che sono state presentate
alla cittadinanza in occasione
delle scorse festività patronali
di maggio e di agosto. Il terzo
cero è già realtà e manca davvero poco per concluderne la
realizzazione da parte dell’artista di Naro, Eugenio Scanio,
già autore degli altri due. La
P
raccolta dei fondi però continua perché, completato il
terzo, ci si dovrà tuffare sul
quarto ed ultimo. L’obiettivo e
la speranza di Ivan Marchese
e di tutta l’associazione “Vivere Licata” è di riuscire a
completare i ceri per le prossime feste di maggio, restituendo a Sant’Angelo Martire il tradizionale accompagnamento.
Durante le trascorse festività natalizie l’associazione
per proseguire la sua attività
nella raccolta di fondi ha organizzato una mostra di presepi
che è stata molto apprezzata
dai visitatori.
A.C.
Nella foto di Pierangelo Timoneri i due ceri in processione
8
eventi
FEBBRAIO 2014
Celebrato al Comune
il Giorno del Ricordo
La Vedetta
Phil Stern in mostra al museo dello sbarco
delle Ciminiere di Catania
opo le tappe di
Acireale e Milano, le
settanta immagini
scattate da Phil Stern (oggi
94 enne) durante la sua
permanenza in Sicilia nell’estate del 1943 al seguito
delle truppe americane
saranno esposte a Catania
alla Galleria d’arte contemporanea delle Ciminiere.
La mostra (l’ingresso è
gratuito), curata da Ezio
Costanzo e impreziosita con
100 fotografie dell’Imperial
War Museum, frutto di una
ricerca di Cristina Quadrio
Curzio e Leo Guerra, resterà aperta fino al 2 giugno
2014. L’evento è stato prodotto dalla Fondazione
Gruppo Credito Valtellinese
e Credito Siciliano e organizzato dalla Provincia
Regionale di Catania Museo Storico dello Sbarco
in Sicilia - 1943.
La mostra del fotografo
americano è di notevole
interesse sia per l’aspetto
artistico-fotografico, sia per
quello storico: dagli scatti di
Stern, infatti, emerge con
forza la rilevante capacità di
restituzione di una parte di
memoria altrimenti destinata all’oblio.
Phil Stern sbarca in
Sicilia il 10 luglio 1943 con i
Darby’s Rangers americani
sulla spiaggia di Punta Due
Rocche, tra Licata e Gela, e
fotografa la guerra, i morti, i
feriti, la sofferenza della
popolazione civile. Nei brevi
momenti di relax fotografa
anche la gente dell’isola e si
fa immortalare tra loro, inebriato dalla calorosa accoglienza. È attratto dal
mondo contadino e dalla
D
ell’aula consiliare di Palazzo di Città lo scorso 10
febbraio, presenti molti studenti e molti docenti, è
stato celebrato il Giorno del Ricordo. L’iniziativa è
stata voluta dal presidente del consiglio comunale, Saverio
Platamone, e dall’assessore alla P. I., Giusy Marotta. Sono
intervenuti anche il prof. Francesco Pira e la prof.ssa
Carmela Zangara, Il prof. Calogero Carità ha inviato una
riflessione che è stata letta dal presidente Platamone.
Il Parlamento italiano 10 anni fa istituì con legge 30
marzo 2004 n. 92 il Giorno del ricordo per ricordare e
commemorare le vittime dei massacri delle foibe da parte
degli uomini del maresciallo Tito e dell’esodo giuliano-dalmata. Questa sorte toccò a circa 300 mila italiani che, dopo
la fine della seconda guerra mondiale e dopo la cessione
alla Jugoslavia comunista dell’Istria, di Fiume e della
Dalmazia, che da secoli appartenevano all’Italia, fuggirono
da quelle terre rientrando nel nostro paese come esuli,
abbandonando tutto ciò che apparteneva loro, la casa, i
mobili, le terre. Fuggirono perché capirono che non c’era
più possibilità di convivenza con chi voleva imporre una
lingua che non era la nostra, una cultura, una religione, un
modo di vivere estraneo alla nostra gente che capì che
sotto Tito non poteva più essere italiana. Le persecuzioni
iniziarono nel 1946 e per i tanti che non riuscirono a fuggire, fu un massacro senza distinzione di sesso e di età.
Uccisi sommariamente venivano gettati nelle foibe, delle
profonde buche carsiche che divennero la tomba di
migliaia di nostri connazionali. Fu un vero sterminio, una
vera pulizia etnica dovuta ad odio politico e razziale di
persone che per decenni restarono dimenticate e condannate al silenzio perché erano rappresentanti scomodi di
una realtà che le istituzioni volevano dimenticare, che il
Partito Comunista Italiano voleva dimenticare forse anche
per vergogna. E simbolo di questa storia vergognosa è
rimasto Il famoso Magazzino 18 di Trieste cha ancora
conserva tutte le masserizie, i mobili, quei pochi mobili
che la gente fuggendo era riuscita a portarsi dietro.
I giovani di questa e delle future generazioni non possono e non devono dimenticare né lo sterminio di milioni
di ebrei e non solo nei campi nazisti disseminati in tutta
Europa, né lo stermino dei nostri connazionali nelle foibe.
E a contribuire a tenere viva questa memoria deve essere
necessariamente la scuola attraverso l’insegnamento
della storia moderna che spesso per necessità di tempo
viene sacrificata. Non una celebrazione retorica e di circostanza dunque, non un insegnamento routinario, ma uno
studio profondo dei fatti accaduti che porti a profonde
riflessioni contro gli odi etnici, politici e religiosi e che
rifiuti ogni revisionismo, ogni giustificazione e soprattutto ogni negazionismo di chi ancora oggi va dicendo e scrivendo che la Shoa è stata un’invenzione degli ebrei così
come le foibe sono un’invenzione degli anticomunisti.
E nonostante la storia abbia condannato la pulizia etnica e religiosa, questa ancora viene seguita come strumento di potere e di terrore nei confronti di popoli e tribù di
diversa etnia, lingua e religione. I giovani devono, infatti,
sapere che quanto i Titini fecero contro gli italiani nel 46,
i kmer rossi fecero contro i cambogiani negli anni sessanta, i bosniaci contro l’etnia di religione musulmana nei
paesi dell’ex Iugoslavia negli anni ottanta. La stessa cosa è
accaduto e accade ancora in Iraq, in Siria e in molti paesi
africani. Nell’occhio del ciclone, ad esempio, in molti paesi
musulmani sono i cattolici e le chiese da essi frequentate.
Ecco perché è necessario educare i giovani alla tolleranza
e al rispetto dei principi fondamentali della carta dell’Onu
e della nostra Costituzione. L’uomo è tale e merita rispetto
a prescindere del colore della pelle, della lingua che parla e
della religione che professa.
N
Nella foto: un momento della cerimonia nell’aula
consiliare
generosità dei siciliani, ai
quali riesce a rapire dei rari
sorrisi. Nel luglio del 1943
Stern ha 23 anni e la Sicilia
rappresenta il suo primo e
vero banco di prova per
affermare la sua personalità
artistica e di fotoreporter.
Nel dopoguerra diventerà il
più grande fotografo di
Hollywood e del mondo del
jazz, amico personale, tra gli
altri, di James Dean, Frank
Sinatra, Marylin Monroe,
Louis Armstrong, Ella
Fitzgerald e fotografo ufficiale del presidente John
Kennedy.
Per la circostanza è stato
prodotto da Le Nove Muse,
in co-produzione con
Credito
siciliano
e
Fondazione
Credito
Valtellinese, il documentario “Phil Stern. Sicilia 1943,
la guerra e l’anima”, scritto
da Ezio Costanzo per la
regia dello stesso autore e
di Filippo Arlotta (durata 49
minuti), proiettato in prima
visione assoluta a Licata l’8
novembre del 2013 in occasione della presentazione
del libro di Calogero Carità
“70 anni fa l’assalto degli
Alleati alla Sicilia. 10 Luglio
1943: la Joss Force Usa
attacca Licata (edizione La
Vedetta).
Il documentario, girato la
scorsa estate, racconta il
ritorno in Sicilia, dopo 70
anni, di Phil Stern per inaugurare la sua mostra ad
Acireale. Egli è rimasto in
Sicilia per dodici giorni
durante i quali ha rivisitato i
luoghi che lo videro protagonista durante la guerra.
In una lunga intervista
(ambientata con sfondo il
castello
di
Falconara,
Butera), nei pressi della
spiaggia (Due Rocche) dove
sbarcò nell’estate del 1943,
il grande fotografo americano narra la sua storia professionale e l’esperienza
della guerra in Africa e in
Sicilia. Sulle sue parole scorrono le immagini dapprima
della sua carriera militare
(cominciata ad appena 21
anni) con l’arruolamento
volontario nei Rangers e la
guerra d’Africa, e poi del
lungo periodo che lo vide
protagonista ad Hollywood
come fotografo delle stars
del cinema mondiale.
Quindi, il documentario si
sofferma a raccontare i
giorni del ritorno in Sicilia
di Stern: le immagini si susseguono da Catania a
Comiso, a Licata, a Gela, a
Noto dove riceve un’accoglienza entusiasmante.
A Licata, oltre alle autorità, c’è pure la banda, che
festeggia il ritorno del «soldato liberatore» del 1943.
Anche a Gela l’ospitalità è
trionfale. In queste due città
gli viene conferita la cittadinanza onoraria. Il documentario è anche l’occasione per mostrare gli splendidi luoghi dell’isola: le spiagge del lungomare gelese e
licatese (luoghi storici legati
allo sbarco del 1943), la
presenza nelle campagne
dei bunker e di molte testimonianze della seconda
guerra mondiale, il barocco
di Noto e di Catania, il centro storico di Comiso, il
museo archeologico di Gela
e quello dello sbarco in
Sicilia delle Ciminiere di
Catania, dove sono state
girate le scene finali del film.
Nella foto di Phil Stern
Il Palazzo di Città di Licata
con la torre dell’orologio
senza le campane
Presentato a Verona il libro “70 anni fa l’assalto degli Alleati alla Sicilia
Al Circolo Ufficiali di Verona un vero successo
’ stato un successo, al di là di
ogni aspettativa, la presentazione a Verona, lo scorso 24
gennaio, al Circolo Ufficiali di Castel
Vecchio, del libro Prof. Calogero
Carità, “70 anni fa l’assalto degli
Alleati alla Sicilia. 10 Luglio 1943: la
Joss Force Usa attacca Licata” (La
Vedetta ed., Ragusa 2013, pp. 368, €
15,00). Un pubblico delle grandi
occasioni che ha messo a dura
prova il personale del Circolo. Infatti,
le 200 sedie in dotazione al salone
d’onore, il luogo dove fu celebrato lo
storico Processo di Verona contro
Ciano, De Boni ed altri che firmarono l’ordine del giorno Grandi che
provocò la caduta di Mussolini, non
sono state sufficienti ad accogliere il
numerosissimo pubblico, tant’è che
molte decine di persone sono state
costrette a seguire in piedi sino alla
fine questo importante evento che
per il suo ampio riscontro ha creato
viva meraviglia e grande soddisfazione non solo all’autore e al diret-
E
tore del Circolo, col. Walter Di
Domenica, ma anche ai tre relatori,
il prof. Francesco Vecchiato, docente
di storia moderna all’Università di
Verona, ten. Col. Antonio Palazzo,
ufficiale di collegamento presso il
Comando delle Forze Nato di
Vicenza, e il dott. Enrico Buttitta,
procuratore della Repubblica presso il Tribunale Militare di Verona.
L’evento è stato patrocinato dal
Circolo Culturale “Luigi Pirandello”
di Verona, presieduto dal dott.
Giammaria Fulco. L’avv. Rosario
Russo, presidente della Commissione Cultura del Consiglio Comunale,
ha portato i saluti dell’Amministrazione Comunale. Ciò vuol dire che la
gente è ancora curiosa di conoscere
cosa accadde realmente in quel lontano luglio 1943, verità e fatti sui
quali ancora i testi liceali e universitari. Per questo anche sono andate a
ruba oltre 100 copie del libro del
nostro direttore, tant’è che l’autore
sta già pensando una nuova edizione.
Nelle foto: una veduta parziale del
salone d’onore del Circolo
Ufficiali di Verona e il tavolo dei
relatori
storie
La Vedetta
FEBBRAIO 2014
STORIE DI DONNE SICILIANE
“Musiche di Tchaikosky”
di Salvatore Sorriso
Le medichesse
di Ester Rizzo
ella nostra regione, tra il 1300
ed il 1400, esistevano delle
medichesse che si dedicavano
soprattutto alla cura di altre donne e
degli appartenenti ai ceti sociali meno
abbienti. La maggior parte di loro era
ebrea e operava nel campo dell’ostetricia e della ginecologia, ma abbiamo
anche notizia di alcune medichesse
oculiste. Non erano comunque accettate ufficialmente dai colleghi uomini
forse un pò gelosi del loro successo
dovuto ad uno spiccato “senso pratico”
e ad un naturale spirito di solidarietà
verso i sofferenti. Le medichesse
appartenevano ai ceti alti e spesso
erano figlie, mogli o parenti di medici.
Ricordiamo Bella De Paija e
Virdimura De Medico.
Bella era ebrea, era brava, era
famosa. Addirittura la regina Bianca di
Sicilia ordinò agli amministratori di
Mineo di rispettarla nell’esercizio delle
sue funzioni e di esonerarla dalle
imposizioni fiscali. Guadagnava molto
perché i suoi pazienti, contenti delle
cure ricevute, le versavano cospicui
onorari.
Anche Virdimura era ebrea e fu la
moglie di Pasquale De Medico di
Catania. Fu la prima donna ebrea sici-
N
liana, di cui troviamo notizia nei documenti, che esercitava ufficialmente
Medicina e Chirurgia essendosi sottoposta alla prova di abilità innanzi ad
una commissione di esperti della famiglia reale. Il documento di idoneità
all’esercizio della professione del
Novembre 1376 attesta che la medichessa aveva inoltrato una richiesta
specifica per poter curare i poveri e
tutti quelli che non potevano pagare
gli esosi onorari chiesti dagli altri
medici.
Anche Virdimura era molto brava
ed in breve tempo raggiunse grande
fama in tutta la Sicilia per la sua competenza e scrupolosità. Non dobbiamo
dimenticare comunque che in quel
di Giuseppe Cantavenere
periodo tante altre medichesse, non
famose come Bella e Virdimura, che
operavano nei territori, erano spesso
additate come streghe o fattucchiere e,
a causa di pregiudizi discriminatori,
spesso restavano isolate.
Un problema di quei tempi era
rappresentato dalla “perdità di verginità” delle ebree prima del matrimonio. Se ciò veniva comprovato si perdeva la “Ketubba”, cioe si scioglieva il
contratto matrimoniale a cui seguiva il
formale ripudio. Ovviamente le donne
che si trovavano in quello stato cercavano di rimediare con degli accorgimenti che potevano ridare la verginità
perduta, e ciò è comprovato dal fatto
che una cospicua parte della letteratura medica di quei tempi era dedicata a
questo argomento ed ai materiali utilizzati per questa sorta di particolare
chirurgia plastica.
Era naturale che le donne, per
risolvere il problema, preferivano
rivolgersi alle medichesse, come era
naturale che a loro si rivolgevano per
avere consigli sui metodi contraccettivi e per essere assistite in gravidanza,
durante il parto ed anche in caso di
aborto.
Nella foto: una medichessa ritratta
in un’antica stampa
L’ultima vera aristocratica blasonata di Licata. Con lei si estingue una antica famiglia
E’ scomparsa la N.D. Maria Cannarella di Scuderi
omenica 26 gennaio, subito
dopo l’alba, è venuta a mancare, all’età di 89 anni, la N.D.
Maria Cannarella di Scuderi, l’ultima
vera aristocratica blasonata di Licata.
Le esequie strettamente private sono
state celebrate nella chiesa di S.
Andrea, fatta edificare dalla sua famiglia. Era nata a Licata, gemella con il
fratello Pietro, il 29 luglio 1924, dal
marchese Francesco e da Angela
Sapio. Con lei, persona colta e sensibile, amante delle lettere e delle arti e
della storia della nostra città, nostra
affezionata abbonata da sempre, si è
estinta la famiglia Cannarella dei marchesi di Scuderi e di Regalbono imparentata con le ricche e potenti famiglie
aristocratiche licatesi Moncada e
Frangipane, una famiglia che fu ricchissima, ma che il dopo guerra mise
profondamente in crisi a seguito della
riforma agraria che colpì duramente i
latifondi dei Cannarella e della chiusura della miniera di zolfo di Passarello.
Sapere della sua scomparsa è stato
davvero un grande dispiacere. Ci eravamo sentiti neanche una settimana
prima. Mi avvisava che mi aveva preparato degli appunti utili per un lavoro storico che stiamo preparando.
Senza di Lei, quell’enorme palazzo di
corso Roma, resterà ormai senza
anima e quel ricco patrimonio di
documenti, libri, ritratti ed opere
d’arte rischia di perdersi per vari
rivoli.
Maria Cannarella dal 1935 al 1938
fu educata a Roma nel Collegio
Cabrini, frequentato dai figli dell’alta
aristocrazia italiana, per continuare
dopo gli studi privatamente. Il 22
ottobre 1951 fu data in sposa al dott.
Pietro Verga, pronipote del grande ed
illustre scrittore verista catanese. Le
nozze vennero celebrate a Taormina.
D
Da questo matrimonio, sono nati tre
figli: Carla, Giovanni e Francesco.
Storie dolorose hanno segnato la sua
esistenza. Spesso ci raccontava qualche capitolo della sua vita. Nel 1960 la
separazione dal marito, ma seppe
superare i momenti di crisi dedicandosi ai suoi figli ed anche alla poesia e
all’arte. Così nel 1964 si diplomò in
pittura, dopo aver ripreso gli studi,
all’Istituto Statale d’Arte di Palermo.
Da quel momento fu instancabile pittrice. Partecipò a moltissime mostre
collettive, ma ne promosse tantissime
anche di soli suoi dipinti che furono
sempre molto apprezzati e si guadagnarono ottime recensioni dalla critica non solo sulla stampa periodica e
quotidiana, ma anche su riviste specializzate. Fu per diversi anni socia
dell’U.C.C.I. Nel 1969, per la sua attività culturale ed artistica e per i vari
riconoscimenti che le erano stati tributati, venne accolta in qualità di
membro Honoris Causa con medaglia
d’argento nell’Accademia “Tommaso
Campanella”. In qualità di corrispondente, dal 1973 al 1974, collaborò con
la rivista d’arte “Il Marguttone”. Il 6
ottobre 1989 a Catania ricevette in
forma solenne l’investitura a Guardia
d’onore ai Santuari Mariani e infine
fu accolta come consorella nella
9
Confraternita della Carità di Licata. La
sua grande passione, oltre alla pittura, fu da sempre la poesia nella quale
prese a dilettarsi sin dalla giovanissima età scrivendo poesie in italiano e
in vernacolo, quest’ultime davvero
bellissime e molto espressive. Ne ha
lasciate tantissime nei suoi cassetti e
sino agli ultimi giorni della sua vita
non ha mai smesso di scrivere e di
lavorare alla tavolozza.
Dopo la morte del fratello gemello
Pietro, avvenuta il 6 febbraio 1986,
unico erede maschio rimasto ai
Cannarella dopo la fine tragica a
Fidenza (Pd) del primogenito
Salvatore il 12 luglio del 1938, finché
la famiglia era in vacanza, si trasferì
da Catania stabilmente nel palazzo
paterno di corso Roma, quel grande
palazzo fatto di tanti saloni e salotti e
di tantissime stanze, profondo da
corso Roma a via Marotta. Una casa
enorme per una donna sola. Qui, oltre
ad occuparsi dell’amministrazione
non ha mai cessato di dedicarsi alla
pittura e alla poesia. Nel 2003 nelle
edizioni de La Vedetta è stato pubblicata una raccolta di suoi scritti dal
titolo “Novelle e Favole”, tre anni dopo
nel 2006 è stata la volta della pubblicazione della raccolta di una parte
delle sue tante poesie “Liriche Sparse
– Poesie (1994-2004)”. Nei cassetti
del suo studio restano inediti tantissimi scritti. Tra questi, oltre alle numerosissime poesie, Granelli di saggezza, La leggenda della perla nera, Il cantico della natura, Aneddoti (ricordi di
vita), Memorie e Rimembranze e Fatti
e Storie – Biografia.
C. C.
Nella foto: la N.D. Maria Cannarella
di Scuderi
alvatore Sorriso esordisce nella
narrativa con un romanzo corposo e intenso, Musiche di
Tchaikovsky (Il miolibro.it ed., Milano
2012, pp. 236, € 17,00) che narra la storia di una famiglia, e la vita di un paese,
Licata, dove l’autore è nato e si porta nel
cuore, come i tanti ulissidi che sogniamo il ritorno alla nostra Itaca.
Chiara, bella e assennata; i capelli
raccolti a tuppo, ed Angelo, serio e determinato, si sposano
nella chiesa di San Domenico nel 1922. “Erano fatti l’uno per
l’altra”. Nel giro di tredici anni ebbero sei figli, quattro femmine e due maschi. A causa della nefrite contratta da militare
Angelo muore a 42 anni, la notte di Natale del 1940. Sorriso sa
governare i sentimenti che mai debordano in sentimentalismo.
Il romanzo acquista una coralità rappresentativa con lo
sbarco degli anglo-americani nella fascia costiera da Licata a
Siracusa,il 10 luglio del ’43, l’operazione Huky.
Passata la tempesta, lentamente riprende la vita, le attività
quotidiane: i ragazzi tornano ai giochi, si accendono le battaglie tra le due contrade rivali lungo il fiume Salso dove si scoprono i misteri del sesso.
Una galleria di personaggi buffi e originali, ricchi di umanità danno leggerezza al racconto: Purpuchiroti (polipo con le
ruote), Carminello il maltese, che meriterebbe un libro a parte,
‘Mba Luici si apparentano agli strambi tipi di Gianni Celati, di
Palazzeschi.
La dura fatica del lavoro, la mietitura, gli spigolatori modicani sotto la canicola a buscarsi il pane, impastati di polvere e
sudore. Un’umanità povera, di stampo verista, personaggi ritagliati con affetto, ch ci ricordano Verga, Alvaro. Ma i contadini
di Sorriso non sono i vinti di Verga: un verismo confortato
dalla speranza, reso lieve dall’ironia che fiorisce spontanea
sulle labbra della gente del Sud e che ci ricorda il Quasimodo di
Lettera alla madre.
È Giorgio (Salvatore Sorriso) ora il protagonista del romanzo. Intense le pagine sul primo amore di Giorgio. È Teresa, una
ragazzina del suo quartiere, ma la chiamano Tresa, che l’inizia
alla scoperta del sesso. Ma Giorgio ha dei progetti in testa, aspirazioni da realizzare. Deve andare a Napoli per proseguire gli
studi. Un amore destinato a finire. Tresa si toglie la catenina
con una piccola croce, la mette al collo di Giorgio. che è preso
alla sprovvista. Abbassa gli occhi mortificato. Per terra vede un
cerchietto di quelli che si usano per stendere la biancheria,
gliel’infila delicatamente al dito. Tresa si sposa, ma quel cerchietto lo metterà al dito per tutta la vita. Giorgio ritorna a
Licata per frequentare il Liceo Classico, guadagnandosi la simpatia dei docenti, di uno in particolare, Salvatore Amato. Lo
andrà a trovare trent’anni dopo, in campagna, dove vive con la
bella moglie. È un docente preparato e puntiglioso, i baffi di
carbone, i folti capelli incollati di brillantina. Il preside Totò
Malfitano, “nero e riccioluto” e l’elegante e eclettico Angelino
Biondi, dai baffetti curati e dispettosi. Passano gli anni, altre
esperienze, il tempo è maestro di vita, altri amori. Lidia;
Daniela “dagli occhi verdi ed espressivi”. Giorgio è deciso a raggiungere il traguardo che si è prefisso. Conseguita la laurea, è
docente all’Università di Catania, vince la cattedra di Chimica
Fisica all’Ateneo di Perugia. Ora è tempo di mettere su famiglia. Finalmente incontra la sua donna, Marilena, docente di
Scienze Naturali. Si sposano nel Duomo di Cefalù. Il matrimonio è allietato dalla nascita di tre figli. L’Umbria dalle dolci colline, ricca di tesori d’arte, mitiga i ricordi dell’infanzia siciliana.
Ma per un soprassalto di nostalgia, Giorgio decide di venire in
Sicilia come presidente di commissione agli esami di maturità
al suo liceo. Risalire le antiche scale consumate di Via S.
Francesco, rivedere i suoi professori con i capelli bianchi, i
compagni di classe.
Andato in pensione, Giorgio, “ è arrivato all’ultimo chilometro della sua strada”. Prepara il suo testamento. Tra Perugia e
Licata, entrambe amate, decise che le sue spoglie riposassero
per sempre a Licata: da una parte avrebbe scorto il mare, dall’altra il fiume nelle sue battaglie di contrada.
È l’ultimo capitolo che dà il titolo al libro. Intenso e toccante,
ci ricorda il finale del Gattopardo, con l’arrivo della bellissima
vecchia signora dai capelli bianchi, tanto attesa, e Tolstoj, La
morte di Ivan Il’ic, e il crepuscolare Gozzano di Totò Merumeni
(Un giorno è nato/un giorno morirà).
L’estremo viaggio. La salma, accompagnata da musiche di
Tchaikovsky, percorre corso Vannucci diretta in Sicilia. La
cerimonia religiosa si svolge nella chiesa nuova di Sette Spade,
il celebrante vestito di bianco. “Il figlio lesse un foglio con il
quale il padre pregava i presenti di non essere tristi, perché
quel passaggio portava agli immensi prati del cielo.” Il corteo
passò per il corso Filippo Re Capriata, davanti alla casa di
Giorgio. Qui si fermò per il cambio dei portatori. Nel silenzio si
udì un singhiozzo di pianto. Nel vicolo dirimpetto un’anziana
signora, i capelli tinti, un vestito a fiori fuori moda “seduta su
una vecchia sedia, si alzò. Levò due dita al cielo in un cenno di
arrivederci. Stringeva un cerchietto di acciaio consumato dalla
soda, che di giorno non si era mai tolto dal dito. Si portò le due
dita alla bocca, le baciò e scomparve assieme ai suoi ricordi.”
Un romanzo storico di notevole spessore.
S
Nella foto Salvatore Sorriso
10
cultura
FEBBRAIO 2014
LICATA ESPORTA CULTURA
Tre finaliste al Concorso “Il tuo racconto”
La Vedetta
Con la regia di Rossana Puccio la compa­
gnia di Santo La Rocca entusiasma al
Teatro Re
La Svolta convince
con “Il Bisbetico”
di Fiorella Silvestri
Montallegro, 25 gennaio 2014. Un
clima speciale, un’atmosfera intrisa di
amore per i libri, quella in cui è avvenuta la presentazione dei dieci autori
finalisti e dei cinque con menzione
speciale del Concorso “Il tuo raccon­
to per Malgrado Tutto”, la testata
giornalistica che ha promosso l’iniziativa. Un tripudio di copertine colorate, un profumo di carta stampata,
un brulichio di voci lievi,
all’Auditorium di Montallegro, nella
prima edizione del Festival dell’editoria, della legalità e dell’identità siciliana. Persone, tante, che si spostano da
un punto all’altro del salone, tra banchetti colmi di libri. Curiosa, schiude,
sfoglia, assetata di cultura. Una cultura che la giuria del Concorso, presieduta dal giornalista e scrittore
Gaetano Savatteri, ha voluto premiare selezionando quindici racconti
brevi, tra quelli pervenuti alla redazione. Sapientemente selezionati, i
racconti sono stati raccolti in un volume a cura di Salvatore Picone, edito
dal giornale Malgrado Tutto. «Con
duemila parole si può dare vita ad una
primavera, - scrive nella prefazione
Savatteri - ad una rivoluzione e a
molto altro. Con la misura abbiamo
indicato pure un tema. Tema, che per
la storia di questo giornale e dei suoi
redattori, non poteva che essere lega­
to a Leonardo Sciascia: Il mare colore
del vino. Tema vasto come il mare
appunto. Ma anche tema carico i sug­
gestioni». Tra i premiati tre Donne di
Licata. Angela Mancuso, a cui è andata la targa del terzo posto e le due
finaliste Ester Rizzo e Rossella
Nicoletti, premiate con pergamena.
Tutte hanno avuto in dono il prezioso
volumetto in cui sono custoditi i propri racconti. Tre donne. Tre racconti.
Una sensibilità comune. Una solidarietà fuori dal comune. Sentimenti
di Francesco Pira
i applausi, ancora una volta, l’Associazione La Svolta,
ne ha presi tanti anche con l’ultimo lavoro, “Il
Bisbetico” con la regia di Rossana Puccio, al Teatro
“Re Grillo”. La Compagnia di Santo La Rocca, dopo un’anteprima a Campobello di Licata, ha proposto la commedia di
Menandro a Licata mettendo in scena personaggi che
hanno convinto il pubblico momento dopo momento.
D
restituiti nei primi due racconti con
padronanza di linguaggio e concretezza emozionale. Angela Mancuso,
già autrice di due libri, si cimenta
brillantemente, in un genere affine
per brevità e intensità alle sue poesie,
con un’accorata riflessione sul dolore
umano. Ne I pesci sembrano felici,
Angela tratteggia abilmente momenti
silenziosi, angoscianti, quelli dei viaggi dei migranti: « …Sono occhi e narici
dilatati di clandestini soffocati, accar­
tocciati, strizzati in contenitori gal­
leggianti di legno fradicio e vomito. E
il mare è una belva nera che li aspetta.
Famelico. Rigonfio… ». Ester Rizzo,
autrice del secondo racconto, da sempre vicina alle donne oggetto di discriminazione,
si
occupa
di
Toponomastica femminile, in una
continua ricerca e difesa delle artiste
dimenticate dai libri di storia e letteratura. Ne Doralice, Ester usa
sapientemente le parole come uno
scalpello, con cui cesella anime e intaglia sentimenti: « …Così strette e
pigiate fra tanti corpi di uomini, in
tante hanno protetto i loro piccoli figli
tra le braccia stanche e smagrite.
Alcune si sono protette il ventre gravi­
do per attutire i colpi della disperazio­
ne…». Nel terzo racconto la giovane
Rossella Nicoletti, presenta il dramma
di una malattia che cambierà la vita
della sua protagonista, una giovane
adolescente di sedici anni. Una scrittura semplice, diretta, a tratti anche
acerba, che lascia il lettore attonito
per la profondità dei contenuti, stimolandolo ad una seria riflessione
sulla vita. Da Diario di una ragazza
normale: «… erano ormai giorni che
stavano in quell’ospedale. Ma proprio
perché c’era sua mamma, la mente, in
quel silenzio doloroso, le gridava “sii
forte”. Ma sedici anni non sono abba­
stanza, soprattutto per chi li passa
avendo tutto, anche più di tutto.
Scoppiò in lacrime.». Sono stralci dei
loro lavori, di tre donne, di tre autrici
licatesi, che si sono messe in gioco,
dando voce ad alcuni temi dolorosi
della vita. Li hanno attraversati, raccontati, affrontati con delicatezza e
bravura, affermando il valore catartico della loro trattazione. Tocca a Voi,
ora, godere della lettura integrale dei
tre racconti, pubblicati sul sito:
www.malgradotuttoweb.it/il­tuo­
racconto.html.
Nelle foto: Angela Mancuso, Ester
Rizzo e Rossella Nicoletti
IMMAGINETTE SACRE
Si è svolto a Licata un raduno di collezionisti
i è svolto a Licata il 26 Gennaio,
presso l’oratorio della chiesa intitolata a Sant’Agostino, il I° raduno
di
collezionisti
e
cultori
di
“Immaginette Sacre con il patrocinio
dell’A.I.C.I.S (Associazione Italiana cultori di “Immaginette Sacre”).
I partecipanti, circa 30, provenienti
da molte parti della Sicilia, hanno avuto
modo di visitare i luoghi caratteristici
della nostra città.
A tal proposito abbiamo sentito
Luca Lombardo, giovanissimo, uno
degli organizzatori dell’evento: “Sono
molto soddisfatto di quanto organizzato e nonostante la mia giovane età ho
anche organizzato altri eventi con la
collaborazione di Andrea Occhipinti 19
anni, Raimondo D’andrea 15 anni e
Mimmo Lanzirotta 23 anni, tutti giovani licatesi.”
Il programma dell’evento prevedeva
la visita del Santuario dell’Addolorata
per poi passare all’artistica chiesa di
San Girolamo. Dopo il pranzo al ristorante, non poteva mancare la visita
nelle caratteristiche Chiese di San
Domenico e del Carmine.
Nel pomeriggio, ha avuto luogo il
S
“La commedia – ha scritto Rossana Puccio nella brochure di presentazione distribuita al pubblico - è di frequente
uno specchio, ironicamente deformato della società contemporanea, in quanto racconta e critica personaggi, caratteri e situazioni di vita”. E il Bisbetico, interpretato da Santo
La Rocca (Zabbaro) (che per l’occasione si è fatto crescere
la barba) “è un uomo scontroso, che non sopporta gli altri
ritenuti approfittatori e impiccioni; per questo sceglie per
se e per la figlia di non aver contatti con nessuno. Eppure
una circostanza imprevista, che mette in pericolo di vita, fa
si che debba rivedere, almeno in parte, i suoi bruschi e
bisbetici comportamenti”.
Gli applausi del pubblico, come detto, sono arrivati per
tutti gli attori e le attrici e non soltanto al termine.
Bravissima Diana e soprattutto Pandosia (Silvana Gallo),
straordinari Sonetto e Lentina (Carlotta Di Modica ha interpretato due personaggi), superbo (Gianluca Ciotta)
Sostrato. Bravo anche (Lorenzo Peritore) Geta splendido
anche nella mimica di un tic alla spalla, rimasto molto
impresso agli spettatori. E tutti gli altri personaggi si sono
alternati strappando sorrisi e applausi: Lastima (Marilù
Castiglione), Fileta (Leo Costa), Gorgia (Mario Ortugno),
Megadoro (Paolo La Rocca), Servo (Vincenzo Peruga). Due
parole infine permettetemi di scriverle per Cocchina
(Carmela Agosta): da diversi anni riscuote insieme a
Silvana Gallo, un grande consenso. Una delle poche attrici
che piacciono ma non hanno mai perso l’umiltà. Lei,
Carmela Agosta, come i calciatori, può anche stare in panchina ed entrare nel secondo tempo; il gol lo fa di sicuro.
Santo La Rocca e la Presidente dell’Associazione “La Svolta,
Silvana Gallo, sono stati molto bravi a costruire un gruppo
affiatato dove chi arriva si sente a casa. Un gruppo unito
che ricorda i moschettieri “tutti per uno e uno per tutti”. Ed
anche “Il Bisbetico” conferma questo gioco di squadra. Per
dirla con la regista Rossana Puccio “Il Bisbetico , anzi la
messiscenza della Svolta, libera una sana comicità e coinvolge lo spettatore alla scoperta degli affetti e dell’autenticità delle relazioni”. Bene, bravi, bis.
Foto di gruppo La Svolta “Il Bisbetico”
realizzazione siti web
tipico scambio tra i collezionisti di santini.
Andrea Occhipinti, un altro organizzatore dell’evento, spiega: “In Sicilia,
negli anni, sono stati organizzati molti
eventi del genere, con lo scopo di far
conoscere i luoghi delle città Siciliane,
di scambiare le “Immaginette devozionali” ma soprattutto con lo scopo di far
conoscere tra loro coloro che condividono la stessa passione, per questo
motivo, abbiamo deciso di organizzare
questo evento a Licata”.
E probabilmente a luglio presso il
chiostro San Francesco verrà organizzata una mostra sui santi martiri siciliani.
Gli organizzatori dell’evento, ci tengono a ringraziare Salvatore Spicuzza,
per avere collaborato affinché l’evento
riuscisse perfettamente.
Foto di gruppo dei partecipanti al
raduno
ANGELO CASTIGLIONE
cell. 328/7221986
e-mail: [email protected]
CULTURA
La Vedetta
GIORNO DELLA MEMORIA
PREMIATA LA POESIA
“CONTRASTANTI UGUAGLIANZE”
Contrastanti uguaglianze” è il titolo della poesia scelta dall’assessore alla cultura e politiche giovanili,
Giusy Marotta, tra le tante pervenute
all’Amministrazione comunale dagli istituti scolastici elementari e medie della Città, nell’ambito delle iniziative
avviate per la celebrazione della “Giornata della
Memoria”, fissata per lunedì, 27 gennaio, per ricordare lo
sterminio e le persecuzioni del popolo ebraico e dei
deportati militari e politici italiani nei campi nazisti.
La poesia è stata scritta dall’alunna Giada Truisi della
classe terza media, sezione “A” dell’istituto comprensivo
“Quasimodo”, ed il testo completo così recita:
“
Corpi nudi
E rigide uniformi.
Esili membra
E ventri deformi.
Piedi scalzi
E lucidi stivali.
Compagni nella sventura e
Nella morte solidali.
Stelle gialle e
Luminose medaglie.
Uomini nobili e
Orribili canaglie.
“La poesia come genere letterario, piuttosto che il con­
sueto tema, ­ spiega l’assessore Marotta ­ è stata da me
scelta per stimolare i ragazzi non solo alla riflessione stori­
ca sullo sterminio, ma anche al ricorso ad uno strumento
alternativo rispetto all’elaborato classico della lingua ita­
liana, poco usato tra le giovani generazioni.”
FEBBRAIO 2014
11
Il dialetto licatese, espressione di
tradizioni e di cultura del nostro passato
di Lorenzo Peritore
Q
uando ero bambino, e parlo
degli anni ‘50, della lingua italiana se ne faceva uso quasi
soltanto a scuola. Quasi tutti i bambini allora in famiglia ci esprimevamo
in dialetto, giocavamo in dialetto, dialogavamo in dialetto e perfino litigavamo in dialetto. Poi, una trentina di
anni fa, o all’incirca, quasi come fosse
una moda come quella degli orecchini
per i maschietti, genitori e nonni
siamo stati contagiati da una sorta di
“modernismo” che ci ha indotto quasi
a costringere i nostri bambini ad
esprimersi soltanto in italiano. Come
se esprimersi in dialetto, nel nostro
caso in licatese, fosse riduttivo e ci
cucisse addosso una sorta di marchio
di appartenenza a un ceto sociale
inferiore. Premettendo che ognuno di
noi non deve provare mai imbarazzo
o vergogna per il ceto a cui appartiene, col trascorrere degli anni abbiamo perso di vista il nostro vernacolo
e ci siamo dimenticati che esso è
parte importantissima della nostra
storia, delle nostre tradizioni, della
nostra cultura e del nostro passato. E
se il nostro passato può essere stato
anche umile e modesto, non bisogna
mai rinnegarlo. Occorrerebbe invece
rispolverarlo, rivalutarlo e rimetterlo
in uso. Dice Ignazio Buttitta in una
sua bellissima poesia: “Un populu
diventa poviru e servu quannu ci
arrubbanu a lingua addutata di patri:
è persu pi sempri”. Noi invece, la lingua che ci hanno tramandato i nostri
nonni e i nostri padri, ce la siamo
persi per strada. Se io fossi il Ministro
della Pubblica Istruzione o un
Provveditore agli Studi, inserirei il
dialetto nei programmi scolastici e
riserverei qualche ora per la lettura o
per la recita, con l’uso obbligatorio
del dialetto della regione di appartenenza. I comici e gli attori più amati
sono stati e sono ancora quelli che si
sono espressi e continuano ad esprimersi prevalentemente in dialetto.
Toto’, Eduardo De Filippo, Massimo
Troisi, Alberto Sordi, Aldo Fabrizi,
Enrico Montesano, Franco & Ciccio,
Ficarra & Picone, tanto per citarne
alcuni tra i più famosi. Altra testimonianza di quanto sia amato il dialetto
a livello nazionale, e soprattutto il
siciliano, ci viene dai libri del nostro
conterraneo Andrea Camilleri, dove il
dialetto siciliano predomina, che
vanno a ruba in tutta Italia e anche
all’estero. Il siciliano, il napoletano, il
romanesco, sono dialetti molto usati
nel cinema, in televisione e in teatro
perché divertono moltissimo, si comprendono con facilità, e appassionano
la gente. Io, come è noto a molti, amo
tantissimo il dialetto licatese e ciò mi
aiuta a nutrire molto interesse e simpatia per altri dialetti come appunto il
romanesco e il napoletano. Per tale
ragione mi sono spesso cimentato in
traduzioni nella nostra “lingua” licatese, brani e poesie di autori romani e
napoletani come Totò, Trilussa,
Giuseppe Gioacchino Belli e altri.
Perché allora non proporvi una
straordinaria poesia napoletana scritta dal grandissimo Totò? Mi sono
umilmente permesso di tradurla in
licatese, sperando di renderla più
accessibile ai siciliani che il napoletano non riescono a leggerlo con facilità, sperando comunque che il
Principe Antonio De Curtis, dall’aldilà,
non me ne voglia. Eccovi allora “A
LIVELLA”, una poesia nella quale il
popolarissimo Attore napoletano
mette in evidenza come dopo morti,
tutti i titoli, le ricchezze e il potere
acquisiti dall’uomo sulla terra, non
valgano assolutamente nulla. Non soltanto una poesia quella di Totò, ma
anche una sorta di testamento morale
che ci caldeggia l’uso dell’umiltà e
della modestia, due importantissimi e
indispensabili valori dei quali ai giorni d’oggi si dovrebbe fare maggiore
pratica.
A LIVELLA... di TOTO’
RICORRENZE
Traduzione in licatese di Lorenzo Peritore
Shoah: desolazione e disastro
a Fidapa sezione di Licata il 27 gennaio scorso,
giorno dell’anniversario della liberazione del
campo di Auschwitz, ha promosso un incontro sul
tema incontrando gli alunni delle terze classi della scuola
media De Pasquali. Sono intervenuti all’incontro il dirigente scolastico prof. Vincenzo Pace, la presidente
Fidapa Annita Montana, ex preside della De Pasquali, la
preside Bruna Montana Malfitano e l’Assessore comunale alla Pubblica Istruzione dott.ssa Giusy Marotta.
L’evento è stato accolto dagli studenti con interesse e
commozione; gli alunni hanno smentito, con grande
gioia dei relatori, l’ultima indagine Istat dalla quale si
evince che uno studente su cinque non sa niente
dell’Olocausto. Durante il meeting si è affermata l’idea
che bisogna intervenire contro ogni odio razziale e spiegare ai giovani questa giornata dello sterminio del popolo ebraico poiché loro sono il nostro futuro e dovranno
costruire un mondo migliore cercando di non ripetere
gli errori del passato, ricordando le assurde guerre.
L
E.G.
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E’ giustu iri a truvari i nostri morti,
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E allura tutti l’anni comu sempri
in occasioni di st’avvinimenti,
accianu o campusatntu puru ia,
pi fari visita a tutti i me parenti.
L’urtima vota ca ficiu ssu duviri,
mi capità na cosa un tantu bella,
na cosa ca mi mpressionà tanticcia
ca se ci penzu mi vena a cacarella.
Dannu n’ucciata fra na tomba e
l’attra
s’avvicinava l’ura da ciusura,
e pianu pianu mentri ca nisciva
m’eru l’occi supra a na sepoltura.
“Qui giace il nobile marchese
signore di Rovigo e di Belluno
ardimentoso eroe di mille imprese
morto l’undici maggio del trentuno”.
Mentri faciva ssi ragiunamenti
si ficia tardu e ia un m’innaddunavu!
Arristavu nciusu o campusantu,
e vi cumbessu ca un pocu mi
scantavu.
Tutt’on corpu vittu di luntanu
do ummiri arrivari versu i mia
e pinzavu : stu fattu è propriu veru?
Sugnu svegliu opuru è fantasia ?
Attru ca fantasia!! Era u Marchisi
cu vastuni, cu cilindru e cu pastranu
e o latu ad iddu u poviru spazzinu
tuttu fitusu e cu na scupa mmanu.
A vidiri do morti pedi pedi
arristavu quasi quasi senza sciato
e ciossà m’impressionavu quannu
vittu
c’avivinu un discursu accumuinciatu.
Arrivati ca mi foru di davanti
u marchisi si firmà tuttu di bottu
e taliannu sdignatu a don Ginnaru
ci dissa in italianu : giovanotto!
Nu stemma e na curuna supra a
tomba,
un munumentu cinu di lampadini,
do beddi vasa cu do mazzi i sciura
cannili, cannileddi e sei lumini.
Da voi vorrei saper, vile carogna,
con quale ardire e come avete osato
di farvi seppellir per mia vergogna
accanto a me che sono un blasonato!
N’cucciata ca tomba du marchisi
ci nn’era n’attra nica e abbannunata,
senza vasi, senza luci e senza sciura,
e pi cuperciu quattru pezzi di balata.
La casta è casta e si deve rispettare,
ma voi perdeste il senso e la misura;
la vostra salma andava, si inumata,
ma seppellita nella spazzatura!
Supra ci liggivu appena appena :
“Espositu Gennaru, netturbino”,
e pinzavu ca puru doppu murtu
ognunu ha seguiri u so distino.
Ancora oltre sopportar non posso
la vostra vicinanza puzzolente.
Fa d’uopo, quindi, che cerchiate un
fosso
tra i vostri pari, tra la vostra gente.
A vita è chissa, dissu na me testa!
Co avutu tantu e co unn’avutu nenti!
A stu cristianu co ci l’aviva a diri
ca puru mortu hava a essiri un
pizzenti?
Signor Marchisi, ia un ci curpu nenti,
quannu mai v’avissa fattu un tortu?
Fu a me muglieri ca m’arrivucau,
chi curpa nn’haiu ia ca sugnu mortu?
Se fussa vivu v’accuntintassa a
corpu,
pigliassa a cascia chi me quattru
ossa,
e senza pinzaricci un minutu
mi nni trasissa dintra a n’attra fossa.
E cosa aspetti o turpe malcreato
che l’ira mia raggiunga l’eccedenza?
Se io non fossi stato un titolato
avrei già dato piglio alla violenza.
Caru marchisi, ora mi staiu
ncazzanu,
quann’è ca vi zittiti e vi carmati?
N’zamma assignuri hassa a perdiri
a pacenzia
dativi accura ca vi sazzìu a lignati.
Chi vi criditi ca siti u Patri Eternu?
Unnu’ sapiti ca cà dintra semmu
uguali?
Mortu è vossia e mortu sugnu ia,
e dopu morti si torna tali e quali.
Lurido porco! Come ti permetti
paragonarti a me ch’ebbi natali
illustri, nobilissimi e perfetti,
da fare invidia a principi e reali?
Ma chi Natali, Pasqua e Pifania!
Quannu vi trasa bonu nu cirbeddu
ca dopu morti semmu tutti i stessi?
A morti unn’è attru ca un liveddu!
Ogni cristianu macari fussa Re
trasennu cca cascia di difuntu
lassa na terra tituli e ricchizzi.
Facitavillu chistu morsu i cuntu!
Ascutatimi ca ci guadagnati,
suppurtatimi e accittati a sorti.
Sti pagliacciati lassativi pi vivi
ca nattri semmu seri… semmu morti.
12
storia
FEBBRAIO 2014
I GIORNI DELLA NOSTRA STORIA
L’ARMIR nella Campagna di Russia (1942­43)
Il ruolo della “Julia”
di Angelo Luminoso
entre la macchina da guerra
tedesca cominciava a scricchiolare e le sue armate erano
costrette al dietrofront, Mussolini non si
rendeva conto che la situazione all’est
stava cambiando e continuava a insistere
con Hitler per aumentare la forza italiana
sul fronte russo. Era ossessionato dall’idea di procurarsi delle buone carte da giocare, al momento della pace, col potente
alleato, e pensava di essere presente con
almeno venti divisioni, oltre al CSIR. Ma,
alla fine, dovette arrendersi davanti alla
impossibilità di tale sforzo e accettò l’approntamento di sei divisioni. D’altra
parte, i tedeschi non se la sentivano di
colmare le nostre vistose manchevolezze,
specialmente in fatto d’automezzi e di
carri armati pesanti. Il 2 aprile 1942 il
generale Italo Gariboldi assunse il comando dell’8^ armata, l’ARMIR, costituita da 3
corpi d’armata: il II con le divisioni
Cosseria e Ravenna e il 318° reggimento
granatieri tedesco, il XXXV con la 298°
divisione tedesca e la Pasubio, il XXIX con
le divisioni Torino, Celere e Sforzesca.
All’ARMIR era, inoltre, destinato un corpo
d’armata alpino costituito dalle divisioni
Tridentina, Julia, Cuneense e dalla divisione di fanteria Vicenza, quest’ultima priva
di artiglieria, con modesti compiti di
occupazione dei territori. Ma l’ARMIR
non disponeva di divisioni di seconda
linea e non aveva carri armati adatti allo
sfondamento: non era adatta ad operazioni offensive di ampia portata: sarebbe
stata costretta ad un impiego puramente
difensivo. Le partenze dei reparti
dell’ARMIR avvennero per scaglioni, tra
giungo e agosto, e fu uno sforzo logistico
straordinario. Gli ultimi a muoversi furono gli alpini. La loro dislocazione sul fronte russo suscitò parecchie perplessità e
determinò alcuni cambiamenti di schieramento. Infine, il 19 agosto, l’alto comando
tedesco decise di allineare le quattro divisioni lungo le scoscese rive destre del
Don. In tal modo Gariboldi manteneva la
disponibilità completa dell’ARMIR. Ma
l’impiego del corpo d’armata alpino in
una piatta pianura era una assurdità.
L’ARMIR fu attestato tra la II armata
ungherese e la III armata romena per una
lunghezza di 170 chilometri in linea d’aria ma, tenendosi conto dell’andamento
sinuoso del fiume, i chilometri da presidiare erano 315. A queste armate, i cui
armamenti non erano all’altezza della
situazione, gli ordini imponevano tassativamente una difesa statica e rigida sul
posto. L’enormità di quest’ordine suscitò
la reazione degli ufficiali e Gariboldi, al
quale era strato imposto di obbedire ai
tedeschi, si trovò a gestire una situazione
assai difficile.
M
La prima offensiva contro
le divisioni di fanteria
l 19 novembre, durante una tempesta
di neve, i russi sfondarono le linee
della III armata rumena, schierata a
sud. Ma era solo l’inizio. Era stato pianificato, infatti, un piano di sfondamento,
denominato SATURNO che prevedeva di
intrappolare l’ARMIR in una enorme
sacca. Modificato il piano Saturno in PICCOLO SATURNO, l’attacco aveva inizio
l’11 dicembre contro il fronte del II corpo
d’armata italiano, investendo le divisioni
Cosseria e Ravenna e, più a sud, la
Pasubio. Era un’offensiva in piena regola,
alla quale le divisioni italiane risposero
con un fuoco di sbarramento. A questa
seguì l’offensiva di rottura, iniziata alle
ore 7.00 del 16 dicembre con un imponente fuoco che si protrasse per un’ora e
mezza contro le posizione italiane. Quindi
si mossero i carri armati che venivano
avanti col rumore assordante dei motori:
I
una valanga di ferro e di fuoco. Dietro i
carri armati si avventarono le fanterie.
Presto la situazione delle unità italiane si
fece difficile: venivano a galla tutte le deficienze denunciate sino alla vigilia dell’attacco. Tuttavia gli italiani, come riconobbe la “Rivista Militare Sovietica” del
marzo 1972, “opposero accanita resistenza e spesso passarono al contrattacco”, senza che intervenissero i promessi
rinforzi tedeschi. La 8^ armata era
minacciata di aggiramento. Per tamponare la falla, Gariboldi prese la decisione di
far scendere in campo la Julia, che oppose agli assalti incessanti dei reparti russi
una ordinata e tenace resistenza, tanto da
essere citata, per il suo valore, nel bollettino di guerra tedesco. L’ala meridionale
dell’ARMIR era in piena ritirata (l’ordine
era arrivato il 19 dicembre). Si erano formati un blocco sud e un blocco nord, i
quali ripiegarono lungo due itinerari
principali. Il blocco sud si raccolse , dopo
un inenarrabile calvario, a Rjkovo, il blocco nord, la sera del 25 dicembre, si trovò
a Certkovo dove, assediato dai russi,
rimase sino al 15 gennaio, quando riuscì
ad aprirsi la via della salvezza, lasciando
sul posto la maggior parte dei feriti.
Diversi gruppi in ritirata affrontarrono
altri itinerari. Quello del 1942 fu per gli
italiani, coinvolti nella campagna di
Russia, un Natale triste e disperato.
Gariboldi, per stare vicini ai suoi soldati, si
recò a Belovodsk, dove assistette alla
Messa al campo.
La seconda offensiva contro il
corpo d’armata alpino
ungo le rive del Don, tenute dal
corpo d’armata alpino, i cucinieri
lavorarono tutta la notte di Natale
per preparare il rancio speciale. Ma i
sovietici si preparavano ad attaccare lo
schieramento, chiuso dalla II armata
ungherese, per concludere l’operazione
di avvolgimento a tenaglia e la eliminazione, a nord, delle forze avversarie.
L’attacco ebbe inizio il 13 gennaio, per
cui, con i carri armati russi alle spalle, in
conseguenza dello sfondamento di
dicembre, il corpo d’armata alpino
rischiava di essere insaccato. Alle 5 del
mattino del 15 gennaio, una formazione
di carri armati T34 piombò su Rossosc,
sede del quartier generale del corpo d’armata. Sembrava che venissero dal nulla e
la sorpresa fu drammatica. I primi a reagire furono i 25 carabinieri che ne presidiavano la sede, poi intervennero gli alpini del battaglione Monte Cervino, gli ufficiali del comando, i telegrafisti, gli scritturali, i piantoni; un’ora dopo comparvero
gli Stukas tedeschi a bombardare in picchiata i carri armati sovietici. Fu uno
spettacolo terrificante: Rossosc era in
fiamme. Dei T34, che avevano preso
parte all’operazione, dodici rimasero
immobilizzati e bruciarono, avvolti in
dense nuvole di fumo nero, gli altri si
allontanarono verso nord. Il giorno dopo,
all’alba, i russi si ripresentarono in forze
a Rossosc, attaccando i capisaldi del
Monte Cervino, il centro della città e il
campo d’aviazione. Il comandante del
corpo d’armata, generale Nasci, intuendo
che a nord e a sud del suo corpo d’armata il fronte stava crollando aveva spostato
il suo comando a Podgornoje e impartito
l’ordine di avvertire i comandanti delle
divisioni di tenersi pronti a raggiungere,
al più preso e con la maggiore efficienza
possibile,
l’allineamento
ValuijkjRovenskj per schierarsi a difesa, a fronte
nord-est. Ma l’ordine pervenne solo nelle
mani del generale Battisti, comandante
della Cuneense; agli altri giunse una sintesi per telefono. Incredibilmente, a metà
gennaio, a parte la Julia, inviata a tamponare la falla aperta sul fronte del II corpo
d’armata, le altre divisioni alpine e la eva-
L
nescente Vicenza, come s’è visto, erano
ancora sul Don, mentre la guerra si era
spostata alle loro spalle. Così aveva disposto Gariboldi, per ordine di von Weichs,
comandante del gruppo armate B. Questo
irragionevole divieto cadde il 17 gennaio:
le divisioni, secondo l’ordine di Nasci,
cominciarono a ripiegare: la Tridentina
su Podgornoje, la Cuneense e la Julia, che
risaliva da Novo Kalitva, su Popovka, la
Vicenza parte su Podgornoje e parte su
Popovka. Ma era troppo tardi. La tenaglia
delle divisioni corazzate russe stritolava i
fianchi degli alpini in ritirata; i reparti si
infilavano, sfaldandosi, in strade strette e
gelate con una confusione indescrivibile.
Masse di soldati italiani, tedeschi e ungheresi si accalcavano nei magazzini, con
gavette e borracce, attorno alle botti di
brandy, gli ubriachi, accasciatisi, morivano congelati. La situazione era ormai
compromessa: torme di uomini si sparpagliarono nella steppa, mentre viluppi
di fuoco le incalzavano da ogni parte.
Alcuni comandanti fecero bruciare le bandiere dei loro reggimenti Nasci, a bordo di
un cingolato tedesco, procedeva alla testa
della Tridentina, e poteva contare, per
rimanere in contatto con Gariboldi, su
una stazione radio tedesca, montata su un
autocarro semicingolato. I russi, continuando a manovrare sui fianchi, tendevano ad accerchiarlo per sbarrargli la strada
verso ovest. Egli doveva evitare di essere
insaccato. Il 20 gennaio formò un forte
scaglione di avanguardia, al comando del
generale Riverberi. Lo costituivano i battaglioni Vestone e Val Chiese del 6° alpini,
rinforzati dai gruppi Bergamo e Vicenza,
da 4 semoventi, da una batteria lanciarazzi e da 5 pezzi di artiglieria da 152 che
erano quanto rimaneva del XXIV corpo
corazzato tedesco. La Tridentina era l’unica divisione del corpo d’armata alpino
che era riuscita a sganciarsi dal Don in
modo ordinato. Gli ordini erano di continuare la marcia senza soste, prevalentemente di notte, per sfuggire agli aerei, ai
partigiani e ai carri armati nemici, evitare
gli abitati, separare i reparti che erano in
grado di combattere dai 20mila sbandati
che venivano avanti, intralciando i reparti
armati. Avendo appreso che Valuijkj era
stata occupata dai russi, Nasci cambiò l’itinerario: non Valuijkj ma Nikitovka era il
nuovo punto di sbocco che il 25 gennaio
fu cambiato in quello di Nikolajewka. Ma
ogni tentativo di informare la Cuneense,
la Julia e la Vicenza fu inutile: le tre divisioni, avviatesi verso Valuijkj, furono
distrutte. Era la conseguenza del divieto
tedesco di abbandonare il Don, della sudditanza imposta all’ARMIR nei confronti
dell’alto comando germanico. L’attacco di
Nikolajewka avvenne il 26 gennaio, sotto
un cielo limpido, e vide impegnati i battaglioni Verona, Vestone, Val Chiese e gli
altri reparti della Tridentina, sostenuti dal
semoventi tedeschi. Dopo due ore di preparazione, alle 9.30, i reparti, superate le
alture che circondavano la città, affrontarono i russi anche alla baionetta. I superstiti della Julia e della Cuneense diedero
manforte. La sera, con l’arrivo del battaglione Edolo, attardatosi ad Arnautovo,
l’ennesimo attacco si concluse con successo. Anche i 20 mila sbandati scendevano dalle alture ululando e ruzzolando
insieme ai muli. Salito su uno dei semoventi era stato il generale Reverberi a
dare l’ordine di sfondare al grido di:
“Tridentina, avanti !” Il resto del corpo
d’armata alpino, come s’è detto, era andato a pezzi lungo la strada per Valuijkj. I
generali Ricagno, Battisti e Pascolini furono catturati dai russi.
Sintesi essenziale da “La campagna di
Russia” di Piero Fortuna, del volume “Il
Tempio di Cargnacco al Soldato Ignoto”,
curato da Piero Fortuna e Luigi Grossi –
Cassa di Risparmio di Udine e Pordenone,
1991
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LUTTO DELLA FAMIGLIA
CANNARELLA ­ VERGA
In occasione della sua improvvisa dipartita, avvenuta il 25 gennaio scorso, l’Associazione Culturale
Memento, sente il dovere di ricordare la figura della
nobildonna Maria Caterina Cannarella dei Marchesi
di Scuderi. Distintasi per l’amore all’arte e alla cultura, Lei stessa poetessa, scrittrice e pittrice, ha al suo
attivo una vasta produzione artistica di quadri realizzati con le più attente tecniche pittoriche. I suoi racconti e le sue poesie poi, pur attingendo al ricco
humus autobiografico, si librano verso i più vasti
emisferi della creatività artistica universale. Protesa
naturalmente al mecenatismo, ci ha onorati della sua
considerazione, dandoci consigli, mettendoci a disposizione la sua ricca biblioteca e donando
all’Associazione - impegnata nella realizzazione di un
Museo dello sbarco - copie di riviste e quotidiani d’epoca, che valorizzassero il patrimonio storico locale,
al fine di far emergere Licata quale protagonista di
primo piano nella vicenda dello sbarco alleato - sul
quale, tra l’altro, ci ha rilasciato testimonianza diretta.
Adusa a vivere nel palazzo avito di Corso Roma
dove la storia trasuda da ogni angolo, tra quadri di
antenati, cimeli, archivi e ricordi di personaggi storici di primo piano della storia risorgimentale: vedi
Nino Bixio e Menotti Garibaldi - che in quella nobile
dimora trovarono ospitalità nei giorni di un altro
sbarco - amava la storia come la parte nobile della
vita.
Consapevole della grave perdita, l’Associazione
Memento porge le più sentite condoglianze ai familiari.
La Presidente
Carmela Zangara
FATTI & PERSONE
La Vedetta
Un evento organizzato dall’Associazione Cattolica Italiana di Agrigento
“La convivialità delle differenze”
l Comandante della
Capitaneria di Porto di
Porto
Empedocle,
Capitano
di
Fregata
Massimo Di Marco, la dottoressa
Maria
Luisa
Battaglia in rappresentanza del Prefetto, dottor
Nicola Diomede, e il
Segretario Generale dell’Azione Cattolica Italiana,
Gigi Borgiani, hanno dato il
via all’incontro utile a
meglio presentare il messaggio del Santo Padre per
la giornata mondiale della
Pace. L’iniziativa intitolata
“Mediterraneo,
luogo
d’incontro tra popoli fra­
telli. La convivialità delle
differenze”, si è tenuta
sabato 25 gennaio a
Porto Empedocle, a bordo
della motonave “Laurana”,
attraccata nel porto della
cittadina dello scrittore
Andrea
Cammilleri.
L’iniziativa è stata patrocinata
dal
Ministero
dell’Integrazione.
«L’iniziativa - spiega
Massimo Muratore, presidente diocesano del-
I
l’Azione Cattolica, al quale è
stato affidato il compito di
organizzare la giornata
nell’ambito del più vasto
programma nazionale - è
rivolta ai responsabili delle
istituzioni civili ed ecclesiali
del territorio della provin­
cia di Agrigento; lo scopo è
quello di divulgare il mes­
saggio che Papa Francesco
ha diffuso in occasione della
giornata mondiale della
Pace 2014, ed ha per tema
di fondo la sensibilizzazione
alla “fraternità come via e
fondamento di pace”, per
ricostruire il volto del
Mediterraneo, luogo di
incontro tra i popoli fratelli,
per dirci come sia possibile
l’accoglienza e l’integrazio­
ne delle diversità, ricono­
scendo la propria identità».
All’incontro, moderato
da Enzo Romeo, giornalista
del Tg 2, sono intervenuti
l’arcivescovo di Agrigento,
mons. Francesco Montenegro, la dottoressa Luisa
Turco presidente di sezione del Tribunale di
Agrigento, e l’on. Calogero
Firetto, Sindaco di Porto
Empedocle.
Chiaro e diretto l’inter-
vento di mons. Montenegro. “Tutti ci sentiamo
stranieri in mezzo agli altri.
Viviamo sempre in mezzo
alla gente eppure ci sentiamo soli. La paura di essere
riconosciuti, il voler diventare anonimi, ognuno
tende ad isolarsi”.
“Bisogna riscoprire il
valore di aiutare il prossimo – ha sottolineato mons.
Montenegro – solidarietà
non significa elemosina ma
condivisione con gli altri,
metterci sullo stesso piano
degli altri in una società in
cui ognuno sale e spesso a
discapito del prossimo”.
Infine il Vescovo ha parlato di giustizia: “La giustizia per noi cattolici è che
ognuno di noi abbia le stesse cose. Quello che a qualcuno può sembrare superfluo per altri è ragione di
vita, di felicità”.
Una foto di Papa
Francesco durante la
giornata mondiale della
Pace
SOLIDARIETA’ SOCIALE
Donazione alimentare al Centro 3P
di Giuseppe Cellura
olidarietà sociale in
azione. E’ stato davvero un bel gesto quello
che lo scorso 4 febbraio ha
visto protagonista il consiglio provinciale dell’ordine
dei Consulenti del lavoro di
Agrigento. Dalle ore 9 al
teatro Re si è tenuto un
incontro che si è protratto
fino all’ora di pranzo. Al
termine della pausa pranzo,
sono avanzate diverse
quantità di derrate alimentari che, su suggerimento
dell’associazione di volontariato Guardia Costiera
S
Ausiliaria che ha curato il
servizio d’ordine, sono
state donate al Centro 3P. E’
stata la stessa Guardia
Costiera Ausiliaria a donare
il cibo che è stato accolto
con grandi ringraziamenti
dall’associazione di volontariato che opera a favore
dei più bisognosi. Le derrate alimentari donate sono
state consumate nell’arco
della giornata dai residenti
nel centro di accoglienza
che ha anche avuto modo di
donare alimenti ad alcune
famiglie bisognose che ogni
giorno si rivolgono al centro per ricevere qualcosa da
mangiare. Un gesto da sottolineare e che ha testimoniato una volta di più l’attenzione che i componenti
della Guardia Costiera
Ausiliaria prestano alle
situazioni di bisogno. In
questo caso si è trattato di
una solidarietà “comune”
che ha visto protagonista
anche l’ordine provinciale
dei Consulenti del lavoro.
Secondo Francesco Pira è l’inizio di un cammino comune del sud est siciliano
verso l’Expo. Si riparte dalla creatività del comunicare il prodotto
FEBBRAIO 2014
13
Comune di Licata ­ Nominati i tre compo­
nenti: Francesco Pira, Carmelo Pullara ed
Emilia Sorriso. Al riguardo presentata una
interrogazione dai consiglieri del Pd
Costituito il Nucleo di
Valutazione
on determinazione sindacale n. 2
del 7 gennaio
2014, è stato costituito il
Nucleo di Valutazione
del Comune di Licata
che a norma dell’art. 24
del
Regolamento
Comunale è composto
da tre componenti esterni, nominati tra i
Segretari comunali, i
dirigenti delle Pubbliche
Amministrazioni ed i
professionisti in possesso di adeguata preparazione giuridico - economica,
comunque in possesso di elevata professionalità ed esperienza, maturata nel campo del management, dei servizi
pubblici, della valutazione della performance e del personale delle amministrazioni pubbliche, desunta attraverso
precedenti incarichi conferiti, pubblicazioni e/o docenze
specifiche in materia ed altre evidenze dalle quali evincere il possesso della necessaria professionalità. E’, inoltre,
richiesto il diploma di laurea (vecchio ordinamento), o la
laurea specialistica o magistrale in materie economiche,
giuridiche o in ingegneria gestionale.
Della necessità di ricostituire tale Nucleo, poiché il precedente era cessato dalla funzione già da lungo tempo
per scadenza, era stato dato avviso pubblicato dal 18
Novembre 2013 all’Albo Pretorio, nonché sul Sito
Ufficiale del Comune di Licata, al fine di ricercare esperti
in tecniche di valutazione e nel controllo di gestione da
nominare quali componenti esterni del Nucleo di
Valutazione del Comune.
Alla segreteria comunale sono pervenute ben 16
istanze di aspiranti con allegati curricula.
Viste le n. 16 istanze e allegati curricula presentate
dagli aspiranti a ricoprire l’incarico. Tra questi sono stati
prescelti: Dott. Carmelo Pullara, il dott. Francesco Pira e
la dott.ssa Emilia Sorriso. Inoltre, il dott. Pullara è stato
individuato quale Presidente del Nucleo di Valutazione,
che durerà in carica due anni a decorrere dalla data. A ciascun componente è riconosciuto un compenso annuo, la
cui spesa sarà imputata all’intervento 1010203 del cap.
22 “Compenso ai tre componenti il Nucleo di
Valutazione” del redigendo bilancio 2014.
In merito alla ricostituzione del Nucleo di valutazione i
consiglieri del PD Tiziana Alesci, Gigi Burgio ed Enzo Sica
hanno presentato una interrogazione al sig. Sindaco e
all’amministrazione comunale, chiedendo che sia portato
a conoscenza del Consiglio Comunale tutto quanto in
essa richiesto, mediante risposta scritta nel primo question-time utile, cosi come previsto dal regolamento del
Consiglio Comunale.
C
Nella foto il dott. Carmelo Pullara, attuale dirigente azienda
sanitaria Civico Palermo
A Marzamemi un importante convegno su “pomodorovinopesce”
Oggi c’è la piena consapevolezza che
non basta lavorare su un efficace
marketing di prodotto: il territorio
d’origine diventa parte della strategia di
comunicazione. Ci sono tantissimi esempi nel nostro paese e all’estero. E’ necessario valutare e far diventare cultura diffusa dei produttori o di chi li rappresenta,
così come delle istituzioni, delle associazioni questo nuovo percorso da intraprendere”.
Ha puntato sul valore della comunicazione l’intervento di Francesco Pira,
docente di Comunicazione Strategica e
Giornalismo Digitale all’Università di
Messina, che ha partecipato lo scorso 25
gennaio al convegno “POMODOROVINOPESCE- I gioielli alimentari della Sicilia
sud Orientale, tra narrazione e accoglienza” che si è svolto nel Palmento di Rudinì
a Marzamemi, organizzato dalla Regione
“
Siciliana, dal Comune di Pachino, dal
Consorzio di Tutela Igp Pomodoro di
Pachino e dal circolo Terramitica, insieme
ad altri partner ed associazioni territoriali.
Quali i capisaldi da cui ripartire nella
comunicazione? “Bisogna puntare sulla
creatività cercando di evidenziare valori,
contenuti con un’attenta strategia.
Occorre, nel caso di comunicazione territoriale imprimere come la capacità di un
territorio di essere competitivo rispetto
ad un altro dipende dall’intero sistema e
non da singoli soggetti. I nuovi media
sono la nuova strada da percorrere in
sinergia con quelli tradizionali.
Purtroppo per anni la Sicilia, e lo dico con
grandissimo dispiacere, ha speso tanti
risorse a fare promozione d’immagine di
un territorio esaltando soltanto i beni culturali, archeologici, il mare, il sole. Oggi la
Sicilia è invece conosciuta nel mondo per
come i prodotti vengono trasformati e
lanciati sul mercato. Addirittura alcuni
prodotti sono pubblicizzati con il testimonial che parla in dialetto siciliano. La
Sicilia può fare tantissimo in termini di
comunicazione ma deve abbandonare l’egoismo e l’improvvisazione. Il convegno
di Marzamemi è la testimonianza che c’è
una Sicilia che sa fare sistema”.
Cosa manca ancora e su cosa invece si
può puntare? “La formazione sulla comunicazione territoriale che non è soltanto
legata ai produttori, agli imprenditori, ai
consorzi e alle istituzioni. Ma tutti devono
saperla fare. Tutti dai camerieri ai vigili
urbani, dallo studente al sindaco. Basta
tirare fuori l’orgoglio e raccontare quello
che è stata la Sicilia e quella che è. Non
soltanto mafia o ‘vitti una crozza’…”
Sottoscrivi il tuo abbonamento
e sostieni l’attività de
La Vedetta
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a partire dall’anno 1982
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tra quelli disponibili
14
varie
FEBBRAIO 2014
A Licata c’è... anche la passione per la “Cortomania”
La Vedetta
AL CINEMA ­ Un film di Paolo Sorrentino
Bernardo Scrimali tra consensi e progetti
La grande bellezza
di Gloria Incorvaia
di Ilaria Messina
iovane e ambizioso, ma sempre con l’umiltà che ha spinto sempre più avanti i
grandi della musica, del cinema, del teatro e… della vita. Il licatese Bernardo Scrimali
ha manifestato la “mania” per il “corto”. Un
gioco di parole che ha letteralmente dato vita a
“Cortomania”. Il gruppo oggi ben assortito si è
messo in gioco, ovviamente senza scopo di
lucro, conseguendo ottimi risultati. «Saranno
sul tema attualissimo della violenza contro le
donne e sul bullismo, piaghe sociali che si stanno diffondendo rapidamente, i prossimi cortometraggi che realizzerò con il mio gruppo
diCortomania Licata». Queste le parole di
Bernardo Scrimali, fondatore del suddetto
gruppo, formato da giovani che per passione e
per diletto affrontano tematiche sociali di grande impatto in modo alternativo, al fine di sensibilizzare la cittadinanza. Il colpo di scena? Un
“horror” all’americana che rappresenterà una
piccola sfida per il giovane regista in erba. «Il
gruppo “Noi nasciamo a Licata” mi ha dato l’input, - spiega il licatese Scrimali - che io ho colto
per la creazione dello spot, in collaborazione
con altri ragazzi, per la cui realizzazione abbiamo coinvolto decine di persone, e presentato
ufficialmente nella sala Capitolina del convento
del Carmine, alla presenza di personalità di
spicco della politica regionale». L’appena ventiquattrenne Bernardo, figlio dell’ex assessore
comunale di Licata Calogero Scrimali, cresciuto
con sani principi e valori, da grande vorrebbe
fare il regista ed è per tale ragione che vorrebbe recarsi nelle città che gli potranno offrire
uando Jep Gambardella si distende
sul letto di casa sua e alza gli occhi,
vede il mare. Un mare azzurro,
calmo, legato a dolci ricordi da ragazzo. Ma
quando vive – e vive solo di notte – un
caos, una moltitudine di personaggi si
aggira nella sua vita, perché lui non è solamente un mondano, ma è il re dei mondani, signore della mondanità romana vacua
e insensibile. Giornalista di costume, critico teatrale, Jep Gambardella da giovane ha
avuto un discreto esordio letterario, intitolato L’apparato umano, ma poi nulla più.
“Mi chiedono perché non ho più scritto un
libro. Ma guarda qua attorno. Queste facce.
Questa città, questa gente. Questa è la mia
vita: il nulla. Flaubert voleva scrivere un
romanzo sul nulla e non ci è riuscito:
dovrei riuscirci io?”. È rassegnato Jep, e
sorride bonario, perché “sull’orlo della
disperazione, non resta altro che prendersi un po’ in giro”. La sua lingua tagliente, il
suo cinismo, la sua sincerità brutale, la parlata napoletana, tra radical chic, sante e
puttane, cocaina e trenini che “sono belli
perché non vanno da nessuna parte”, nel
suo ricco loft di fronte il Colosseo, o per i
palazzi reali e le rovine antiche, in una
Roma surreale, percorrendo una via
Veneto felliniana, ma senza incontrare
paparazzi, solo tristi perdigiorno, un
tempo attori, registi, artisti, dalle carriere
stroncate, forse mai iniziate.
La Roma bene - che poi tanto bene non
è - la Roma degli artisti; una Roma antica
che sa di non poter più vivere all’ombra
dei fasti passati, che non lotta contro il
cambiamento perché in fondo non vuole
cambiare.
Ricominciare a scrivere come antidoto
al vuoto. Ma si può scrivere del nulla? Jep
è sempre più convinto della futilità e dell’inutilità della sua esistenza. Non riesce a
trovare la grande bellezza: il sogno di
recuperare la sua identità di scrittore e letterato, di ritornare a quell’innocente bellezza del primo amore adolescenziale sembra infrangersi di fronte allo spettacolo
aberrante e miserabile con cui ogni sera si
confronta.
Chapeau a Paolo Sorrentino. E ovviamente a Toni Servillo. La grande bellezza è
pura poesia cinematografica.
L’impeto inziale (dopo la scena di aper-
Q
G
l’opportunità di crescere ed imparare in questo settore. «Il gruppo di Cortomania Licata, di
cui sono fondatore, è formato da Eduardo
D’Ippolito, Sara Vullo, Domenico Giambra,
Mariuccia Catania, Annamaria Russotto,
Leonida Fenu, Antonino Iacopinelli, Pietro
Gueli, Claudio Lauria ed altri collaboratori
esterni tra cui Pietro Platania, scenografo della
compagnia teatrale “LiberaMente”. Facciamo
produzioni amatoriali, - conclude - cortometraggi e spot sociali e culturali per passione,
presentandoli attraverso il web e nella nostra
pagina ufficiale di Facebook». La passione per
la videocamera, la sceneggiatura ed il montaggio potrebbe diventare in futuro la professione
del giovane Bernardo, che, come tanti, iniziando per gioco potrebbero avere la “grande”
occasione, sempre però restando se stessi e nel
pieno rispetto dell’amicizia, degli affetti e della
propria terra natale, alla quale il giovane è
molto legato.
Nella foto Bernardo Scrimali
PERSONAGGI LICATESI ­ Totò Triglia
Il pescivendolo poeta
di Angelo Mazzerbo
Q
uando il giornalista di Mediterraneo
Sat, (l’emittente satellitare, che ha
realizzato uno speciale sull’asta del
pesce di Licata), ha intervistato per caso un
pescivendolo che all’interno del mercato ittico di Licata stava sistemando il pesce appena acquistato, non credeva alle sue orecchie!
Anzi per dirla tutta si è sentito all’inizio
preso per i fondelli. Alla sua domanda:
Intervistiamo un pescivendolo del luogo! Qual
è il suo nome? Totò Triglia, risponde l’altro.
Scusi, può ripetere? Triglia… Triglia è il mio
cognome! Ribatte il pescivendolo. Sembrava
un aneddoto tirato fuori da un libro di barzellette del tipo: il colmo per un pescivendolo? chiamarsi Triglia! Quel pescivendolo in
cui si è imbattuto il giornalista ragusano (fra
tanti va a beccare proprio l’unico che di
cognome fa Triglia!) non è un pescivendolo
qualunque, ma è un’istituzione vivente, rinomato in tutta la marineria licatese, semplicemente un mito, è don Totò Triglia il pescivendolo poeta! Molti potrebbero farsi ingannare dal suo aspetto ma quest’uomo ha una
bontà d’animo, un’educazione, una lealtà,
una generosità come pochi. Mai una parola
fuori posto, mai una bestemmia; è molto
religioso; è uno di quelli che quando lo
incontri per strada ti saluta sempre con il
sorriso sulle labbra! Detesta, però, quelli che
cercano di prenderlo in giro, ma soprattutto
detesta l’ignoranza, la maleducazione e la
mancanza di rispetto. Sono tante le sue passioni ma alcune le predilige in particolar
modo; la scultura ad esempio, cimentandosi
nel realizzare piccole opere di gesso a tema
prevalentemente sacro, e il vino: il nettare
degli Dei, ci suggerisce lui. La sua passione
sfrenata per il vino in questo caso non deve
essere vista come un fatto totalmente negativo, (anche se in definitiva lo è) perché lui,
non è quel tipo che disturba gli altri quando
è in preda ai fumi dell’alcol. Ci dice che il vino
per lui è una catarsi, un mezzo che permette
alla sua parte poetica di venire allo scoperto.
Infatti, proprio quando è in piena trance
alcolica, (alcuni giurano che è capace di bere
sei litri di vino il giorno) che don Totò dà il
meglio di sé, tanto da meritarsi l’appellativo
di poeta. Assumendo, infatti, la sua classica
posizione artistica con il braccio sinistro
proteso in avanti e quello destro che sorregge la bottiglia di vino che tiene in mano, ecco
prendere inizio il suo repertorio; è uno spettacolo starlo a sentire. Conosce centinaia di
detti in vernacolo siciliano, altrettante rime,
che spesso lui utilizza per vendere il pesce
nelle piazze; vi citiamo la più celebre: Co si
mangia u pisci di don Totò u Triglia intra un
nenti s’arripiglia! Altra caratteristica del suo
repertorio sono le canzoni in dialetto siciliano, quelle della famosissima cantante folk
licatese Rosa Balistreri e tante altre canzoni
così antiche che degli autori stessi non si ha
più memoria. I pezzi forti del suo repertorio
sono: la Divina Commedia di Dante Alighieri
e la Gerusalemme Liberata di Torquato
Tasso, che conosce a memoria ed è uno
spettacolo vederlo immerso nella recitazione
in perfetto italiano senza nessuna inflessione dialettale. Molti si chiedono come faccia
ad aver imparato a memoria quest’immenso
materiale letterario, la risposta è una sola: in
carcere, o in collegio come lo chiamano da
queste parti. Sono tantissimi gli aneddoti
curiosi e divertentissimi che hanno contornato la vita di quest’uomo, ma uno su tutti è
quello al quale noi abbiamo assistito alcuni
anni fa. Infatti, dopo aver acquistato il pesce
all’interno del mercato ittico, in preda ad una
delle sue classiche trance alcoliche, prende le
cassette di pesce appena acquistate e si dirige verso il molo recitando ad alta voce e in
perfetto italiano: “Voi non siete pescatori, ma
siete netturbini del mare e voi pesci, poiché
dal mare siete venuti per il mare ve ne dovete
andare!” E fu così che quel giorno a modo
suo ridette la vita ai pesci, gettando in mare
contemporaneamente, soldi e pescato. Don
Totò è fatto così, non c’è niente da fare
ormai è cosa nota, lui non è un pescivendolo
qualunque, ma è un pescivendolo-poeta.
tura delicata, girata al Gianicolo, con i cori
delle donne) con cui lo spettatore viene
portato all’interno del mondo di Jep
Gambardella e dei suoi stravaganti amici,
disorienta, sbalordisce. Arriva, brutale, la
festa: corpi che si strofinano, sudano, corpi
in decadenza e iniezioni di botulino, volgari subrette, malelingue, maschi infoiati e
donne anziane che vogliono apparire giovani a tutti i costi. Un teatrino sordido di
papponi e puttane che ricorda tanto
l’Italietta di oggi, quella mediocre che ci
viene dipinta dai giornali stranieri. Quella
dei Berlusconi e dei festini ad Arcore.
Eppure, Sorrentino non fa alcun riferimento alla politica: i personaggi de La
Grande bellezza sono solo stanchi manichini di una vetrina nel centro di Roma,
hanno occhi vacui e posano privi di vita.
La macchina da presa ci porta in giro
per Roma, e la sensazione – straniante ma
strepitosa - è quella di osservare tutto nel
dettaglio con gli occhi di Jep Gambardella;
e poi di rimanere sempre sospesi tra
sogno e la realtà, tra i ricordi e l’insoddisfazione del reale.
Allora la grande bellezza esiste, eccome
se esiste: questo film è la grande bellezza.
La grande bellezza ha vinto il Golden
Globe come miglior film straniero. L’ultimo
film italiano aggiudicatario di questo premio della stampa estera a Hollywood era
stato, nel 1990, Nuovo Cinema Paradiso di
Giuseppe Tornatore. Il che è tutto dire. È
candidato al Premio Oscar come Miglior
Film Straniero.
VI^ RASSEGNA TEATRALE
TEATRO RE GRILLO ­ LICATA
La Compagnia Teatrale La Svolta, il
Comune di Licata, la Pro Loco e la U.I.L.T.
hanno il piacere di diffondere il seguente calendario della VI^ Rassegna Teatrale
che avrà luogo al Teatro Comunale Re
Grillo di Licata:
Sabato 22 febbraio alle ore 21
Compagnia “Quelli della Parnasso” di
Campobello di Licata “E’ una caratteri­
stica di famiglia” di Ray Cooney, regia
di Lillo Ciotta
Domenica 16 marzo alle ore 19,30
Compagnia “Angelo Musco” di Riesi “La
morte di carnevale” di V. Viviani, regia
di Guglielmo Gallì
Sabato 29 marzo alle ore 21 la
Compagnia “Dietro le Quinte” di Licata
“Il bell’indifferente” di Jean Cocteau,
regia di Gaspare Frumento
domenica
30
marzo
ore
19.30
Compagnia “Dietro le Quinte” di Licata
“L’uomo dal fiore in bocca” di Luigi
Pirandello, regia Gaspare Frumento
Domenica 6 aprile alle ore 19,30:
Compagnia “Teatroltre” di Sciacca “Le
sedie” di Ionesco, regia di Gianleo Licata
Domenica 13 aprile alle ore 19,30
Compagnia “L’Antidoto” di Gela “Non lo
faccio più” di G. Greco, regia di
Guglielmo Greco
Direzione Artistica di Santo La Rocca
La prevendita dei biglietti e degli abbonamenti si effettua presso il negozio di
regali di Franco Galli in piazza Elena n.
15.
Il costo del singolo biglietto per serata è
di 5 euro. Il costo dell’abbonamento per
tutte e cinque le serate ammonta a 20
euro.
sport
La Vedetta
LICATA CALCIO. Un attaccante in arrivo per l’inseguimen­
to al Rende +8 sui gialloblù del patron Deni
a strada che porterà il
Licata alla salvezza si
sta dimostrando più difficile del previsto. La condizione atletica dei giocatori ha
avuto un peso determinante
sul risultato dei primi incontri del girone di ritorno della
nuova gestione Deni. Il bilancio dopo cinque giornate è di
tre punti frutto dei pareggi
con Orlandina, Noto e
Vibonese arrivati solo a pochi
minuti dal termine dopo che i
ragazzi di Catanese erano
passati in vantaggio.
La sosta del 2 febbraio
prima dello sprint finale è
stata utile per i gialloblù e ha
permesso al tecnico Catanese
di approfondire gli schemi e
perfezionare la condizione
atletica
del
gruppo.
L’amichevole col Ribera,
capolista nel campionato di
Promozione, che si è svolta al
“Liotta” sotto una pioggia
battente alla vigilia della
sosta, ha dato al tecnico la
possibilità di vedere alla
prova il gruppo che il ds
Cammarata è riuscito a mettere insieme con l’innesto
degli ultimi arrivati.
L’incontro
con
la
Battipagliese, che ha battuto
in casa l’Akragas, aveva il
sapore da ultima spiaggia per
L
il Licata e una vittoria gli
avrebbe permesso di credere
maggiormente nella possibilità di salvezza e ridurre il
divario con il Rende, proprio
la squadra che precede i gialloblù in classifica. La squadra
all’andata, è riuscita a bloccare i campani sul risultato di 3
a 3. Da allora molte cose sono
cambiate e se il Licata nel
frattempo ha rischiato la
radiazione come il Ragusa,
collezionando tre rinunce che
sono costate tre punti in classifica e multe salate, oggi, grazie alla nuova società, potrà
giocare alla pari con tutte le
squadre, sapendo di poter
contare su un solo risultato a
disposizione: la vittoria. Negli
anni passati il confronto tra
Licata e Battipagliese è sempre stato sinonimo di reti e
BOXE
spettacolo calcistico. Anche
stavolta la storia si è ripetuta,
ma il risultato ha premiato i
campani che vincendo per 1 a
0 frenano le possibilità di
riscatto dei gialloblù.
Il patron Deni a fine gara
ha preannunciato novità
all’interno della squadra e
della società. Vedremo se arriverà l’attaccante che dovrà
portare la squadra in zona
play out. Non c’è dubbio che
con l’attaccante in più e i tifosi in curva sud oggi parleremmo di ben altro.
Peccato per gli assenti, che
nutrono ancora delle diffidenze su una squadra che è dei
tifosi e rappresenta tutta la
città in giro per l’Italia. Capire
che la società è arrivata ad un
passo dalla radiazione e oggi
è una formazione competitiva
dovrebbe far cambiare idea
agli scettici. Forse la scomparsa della squadra, com’è
successo qualche settimana fa
al Ragusa, avrebbe fatto piangere lacrime di coccodrillo,
ma la realtà deve far comprendere il capitale che si ha a
disposizione, frutto dei sacrifici economici delle passate
gestioni e le possibilità che
s’intravedono in vista della
riforma dei campionati.
Nella foto il presidente gial­
loblù Giuseppe Deni
Continua il buon momento
delle squadre licatesi
i è conclusa la regular
season del campionato
di serie C regionale girone A, dove la Studentesca, totalizzando 20 punti ha guadagnato l’accesso alla seconda
fase piazzandosi al quarto
posto. Quello della squadra
allenata da coach Castorina è
stato fin qua un buon torneo.
La squadra ha mantenuto la
testa della classifica a punteggio pieno nelle prime quattro
giornate. La prima sconfitta è
arrivata contro Milazzo alla
quinta di andata (87 – 66), poi
le vittorie con Capo d’Orlando
e Cefalù. Contro Peppino
Cocuzza al termine del girone
d’andata la prima sconfitta
interna, poi un filotto positivo
con tre vittorie che lasciava
presagire il meglio. Vuoi per
gli infortuni occorsi e qualche
squalifica arrivano tre sconfitte consecutive che fanno scivolare la Studentesca al quarto
posto. Poi la sofferta e meritata vittoria con Cefalù e infine
la sconfitta esterna con
Peppino Cucuzza (77 – 72).
Encomiabili tutti gli effettivi a disposizione di Ettore
Castorina e Dario Provenzani,
da capitan La Marca ad
Antonino Lombardo. Ottimo
l’apporto di Manzo, Falanga e
Savarase, con Manattini e
Pozzo; grande generosità di
Abela; bravi i giovani Iacona,
S
I
Giuseppe Cellura
e Roberto Berardi. Nello stesso girone partecipa anche
Piccole Stelle allenata da
Alessandro Vecchio che guida
con sapienza i suoi giovani i
quali stanno disputando un
onorevole torneo.
Gli under 15, allenati da
Peppe Lanzerotti, trascinati da
Alberto Carità vanno fortissimi e sembrano essere favoriti
per il passaggio alla fase
regionale.
Alberto Carità, uno dei giovani classe ‘99 più interessanti della Sicilia, è un osservato
speciale entrato a far parte del
Progetto Azzurri, spesso convocato ai raduni del Centro
Tecnico Federale agli ordini di
Antonio Bocchino, allenatore
del settore squadre nazionali
giovanili.
Mensile licatese di libera critica, cultura e sport
Incidente sul ponte della Foce.
Morto un turista olandese
icata ha vissuto un tragico fine settimana. Un turista olandese di 60 anni è morto a causa di un incidente avvenuto nel pomeriggio di sabato 15 febbraio sul ponte della Foce, quasi a ridosso del porto turistico. La dinamica dell’incidente è al vaglio degli inquirenti, accorsi sul posto assieme agli agenti di Polizia
Municipale e al 118.
L’olandese, in vacanza nella nostra città, lasciata la
barca ormeggiata all’interno del porto turistico, aveva
deciso di andare in bici. Si trovava sul ponte della Foce
quando è avvenuto l’impatto violentissimo con una Fiat
Punto, guidata da una donna di Licata. A seguito della collisione il ciclista ha battuto la testa sul parabrezza, mandandolo in frantumi. Lo sfortunato poi è stato trascinato
per alcuni metri, prima che l’automobilista arrestasse la
marcia. Arrivati i soccorsi è stato intubato sul posto e
condotto in ambulanza al Pronto soccorso dell’ospedale
San Giacomo d’Altopasso dove però è giunto morto.
Presumibilmente la morte è stata causata da un trauma cranico.
La donna è rimasta illesa ma psicologicamente segnata.
Il grave incidente dovrà fare riflettere soprattutto
l’Amministrazione Comunale affinché ponga in essere
tutte quelle misure preventive per garantire una più
sicura circolazione di mezzi e persone.
E’ chiaro a tutti che quel ponte è quasi del tutto privo
di segnaletica orizzontale e verticale, inoltre – cosa molto
grave - manca l’illuminazione. E’ opportuno installare
delle telecamere e mettere dei limiti di velocità. In quel
ponte si corre troppo e addirittura si sorpassa. Ma non
solo sul ponte della Foce, ma anche alla Plaja, alla
Montecatini, sul ponte di via Mazzini. Bisogna cominciare a pensare alle piste ciclabili, se ne parla da anni ma
solo per fare i fumosi.
L
mporci anche qui a Chiaramonte Gulfi non era facile,
eppure con impegno siamo riusciti a portare a casa due
piazzamenti che ci riempiono di gioia e ci danno la giusta carica per continuare a lavorare con la stessa intensità e
con lo stesso impegno che abbiamo messo in questi mesi
ricchi di soddisfazioni”. Con queste parole il maestro Biagio
Nogara ha espresso la gioia per le due affermazioni della
scuola di kick-boxing “Tana della Tigre” centrate durante il
terzo master regionale disputato a Chiaramonte Gulfi e
organizzato dalla Federazione WKB. Gli atleti licatesi hanno
centrato due primi posti. Nella categoria light contact riservata agli atleti di 65 chilogrammi ad imporsi è stato
Francesco Incorvaia, nella categoria 35 chilogrammi il
trionfo è invece arrivato da Alessio Corvitto. Per entrambi i
combattenti della “Tana della Tigre” al termine delle gare si
è tenuta la cerimonia di premiazione con coppe e medaglie.
Alla manifestazione disputata in terra ragusana hanno
preso parte diverse scuole dell’Isola che si sono confrontate
in quasi cinque ore di gare e combattimenti.
Romeo, De Caro e Incorvaia.
Siamo sicuri che la
Studentesca disputerà un’ottima seconda fase trascinata in
campo dalla grande sapienza
dell’argentino Manzo.
Vanno piuttosto bene le
squadre dei settori giovanili.
Nel torneo Under 17 la
Cestistica allenata da Peppe
Lombardo veleggia tra il
primo e secondo posto alternandosi
con
Invicta
Caltanissetta. La squadra trascinata dal capitano Francesco
Pintacrona è capace di disputare ottime partite, entusiasmando il pubblico di casa.
Buonissime le performance di
Davide Rapidà, capace di sciorinare una buona tecnica.
Tengono bene, anche se
Under 15, Alberto Carità,
Samuele Cavaleri, Daniele Pira
LA VEDETTA
ULTIM’ORA
La “Tana della Tigre” morde
anche a Chiaramonte Gulfi
15
BASKET LICATA
La salvezza è ancora possibile
di Gaetano Licata
FEBBRAIO 2014
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La Vedetta