Il CHIACCHIERONEDIC.2014 - Tricase

DICEMBRE 2014 - ANNO XVII - N° 44
GIORNALE SCOLASTICO
•www.apuliascuola.gov.it • [email protected]
ISTITUTO COMPRENSIVO “TRICASE VIA APULIA”
Editoriale
Il Santo Natale è ormai alle
porte e anche quest’anno vogliamo fare a tutti gli alunni dell’Istituto Comprensivo e alle loro
famiglie un regalo “speciale”: il
Chiacchierone, il giornale che
esprime l’identità della nostra
Scuola e che, ormai da tempo, è
uno strumento straordinario di
socializzazione dei percorsi formativi previsti dal POF. Ci sono
percorsi atti a promuovere la “cittadinanza attiva” come testimoniano gli articoli sull’insediamento del Consiglio Comunale
dei ragazzi o i testi dedicati al
bicentenario dell’Arma dei Carabinieri e ai Caduti di Nassiriya,
eroi del nostro tempo. Altri percorsi, invece, mirano a favorire la
conoscenza del territorio come
dimostrano gli articoli sulle visite
guidate effettuate presso le botteghe artigianali, le aziende agricole e le masserie di Tricase e dintorni nell’ambito del Progetto
d’Istituto “Itinerari alla scoperta
delle nostre radici”, che coinvolge tutti e tre gli ordini di scuola.
In questo numero del “Chiacchierone” è dato, però, ampio
spazio anche agli articoli di attualità ed è gratificante constatare
come alunni della Scuola
Primaria o poco più grandi riescano, con la guida preziosa dei loro
docenti, a rivolgere uno sguardo
attento e critico su ciò che accade
nel mondo, affrontando tematiche
complesse (terrorismo islamico,
questione palestinese…) a testimonianza di una Scuola che
“educa istruendo” nella consapevolezza che “l’istruzione è quella
meravigliosa esperienza che ti
permette nella vita di pensare con
la tua testa, di avere una propria
autonomia, di confrontarti,
insomma, con gli altri e di crescere e maturare come cittadino
responsabile e critico” come scrive Davide Indino nell’articolo
“Istruzione è libertà”.
Ma la nostra è una Scuola che
sa anche alimentare la creatività
e la fantasia degli alunni, che si
sono cimentati nella produzione
di testi poetici sui temi più svariati. Creatività che si unisce ad
una grande sensibilità, che emerge sia dai “pensieri” dedicati alla
nostra cara Giovanna Ferrarese,
volata in cielo precocemente, sia
dai testi scritti per i nonni, che
spesso costituiscono un punto di
riferimento insostituibile per i
nipoti.
E con l’auspicio che i nostri
alunni possano accrescere sempre di più la loro sensibilità e la
loro creatività, auguro a tutti un
sereno Natale e un 2015 prospero e ricco di gratificazioni!
Il Dirigente Scolastico
Prof.ssa Eufemia Musarò
Amicizia: una parola, otto lettere...
Un valore universale
L'amicizia, come descriverla?
E' un sentimento unico, come un
vento che accarezza la pelle e fa
"vibrare l'anima", è come un fiore
che ha bisogno dell'acqua per sbocciare, aprirsi con i suoi bei petali e,
se viene ben curato e coltivato,
potrà vivere a lungo e all'infinito
dentro ad ognuno di noi.
Dal latino "Amicitia", il concetto di amicizia ricopre una straordinaria importanza nella storia dell'uomo di ogni tempo; significa
amore e rispetto, affetto vivo e reciproco tra due o più persone.
Cos'è un amico?
Il filosofo greco Aristotele risponde: una
singola anima che vive in due corpi.
Lo scrittore latino Cicerone spiega che
l'amicizia è la condivisione delle stesse idee,
unite ad un profondo affetto.
Fin dalle epoche più antiche è considerata uno dei beni più preziosi per l'uomo.
Il primo modello esemplare di amicizia,
intesa come devozione totale, valore univer-
Sofia Cassano
sale ed eterno, ci viene proposto dall’Iliade
di Omero, in cui si narrano le vicende di
Achille e Patroclo, due amici inseparabili,
uniti da una fedeltà assoluta. Nell’Eneide di
Virgilio compaiono altri due personaggi, che
sacrificano la vita per il proprio amico: Eurialo e Niso.
Nella civiltà rinascimentale, affollata di
artisti e intellettuali, lo spazio assegnato al
gioco, ai passatempi e all'amicizia era amContinua a Pag. 16
Intervista ad
un immigrato
Oggi la maestra Tina ci ha detto di
raccontare la storia di qualche immigrato che conosciamo.
Io sono andato ad intervistare uno
degli immigrati, ospiti al centro di
accoglienza "Masseria del Monti" di
Castiglione per conoscere la sua storia.
Ho conosciuto Quazi Muhammad
Waseem.
All’inizio dell’intervista era un
po' timido, ma poi la ragazza che lavorava al centro lo ha rassicurato.
Waseem è nato in Pakistan, a Karachi, il 13 febbraio 1985, non è sposato, ha sei sorelle e
tre fratelli e lui è il fratelllo maggiore.
Con gli occhi lucidi ha iniziato a raccontare i motivi che lo hanno spinto a lasciare il suo
paese, principalmente la guerra e le tangenti che chiedevano a lui e a suo padre perchè avevano una macelleria. Dopo diverse minacce, ha dovuto chiudere il negozio, perchè non riusciva a pagare la tangente.
Inoltre, la polizia corrotta era dalla parte dei delinquenti e non dava loro protezione.
Quindi, con molte difficoltà è dovuto partire da karachi a piedi e poi, chiedendo dei passaggi a dei camionisti, è arrivato in Iran, poi in Turchia e infine in grecia. Dalla Grecia, è giunContinua a Pag. 18
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Dicembre 2014
Cultura
Dicembre 2014
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Cultura
IV NOVEMBRE
IV NOVEMBRE
IV novembre, una giornata
per riflettere e meditare
Commemorazione del 4 novembre
Il 4 novembre: una data importante
Oggi, con la maestra Tina, abbiamo partecipato alla commemorazione del 4 novembre, dove si
ricordano i Caduti nella guerra del 1915-1918,
soldati che hanno sacrificato la vita per la libertà
del nostro Paese.
Siamo partiti dalla nostra scuola, per poi arrivare alla chiesa Madre, accompagnati dalla banda
musicale.
Qui abbiamo assistito alla messa celebrata da
don Flavio, in ricordo di questi defunti. Don
Flavio si è soffermato soprattutto sulla parola
“rispetto”. Ci ha spiegato che ai suoi tempi la
parola “rispetto” aveva un grande valore e veniva
usata quasi sempre, nelle espressioni come “porta
rispetto a tua madre” “rispetta le regole”, “rispetta questa persona”: parola che, purtroppo, oggi
viene usata poco.
Quando ha ricordato i Caduti in guerra, io mi
sono rattristato al pensiero di questi soldati che
hanno dovuto lasciare le loro famiglia per combattere e non hanno fatto più ritorno.
Ho pregato affinché una cosa simile non accada mai più e in quel momento avrei voluto avere
una bacchetta magica per far scomparire tutte le
guerre e far tornare la pace nel mondo.
La mattina del 4 novembre, a
scuola con la mestra Donata,
abbiamo scritto la nostra riflessione sui Caduti e abbiamo colorato e ritagliato la coccarda da
attaccare al giubotto durante la
manifestazione.
Alle ora 17:30 io, Maria Chiara, Melania, Rafaele e Alessio siamo andati nella Cappella della
Madonna Immacolata per assistere alla Messa. Quando è finita, siamo usciti e la maestra Donata insieme alla maestra Marcella hanno attaccato ai nostri giubotti le
coccarde e hanno dato a ciascuno
di noi il foglio delle riflessioni.
Con una bandiera dell’Italia in
mano ci siamo incamminati verso
il Monumento. Appena arrivati
abbiamo visto Rocco Rizzello, un
nostro compaesano, che alzava la
bandiera, mentre Gianluca apriva
la serata con una breve premessa.
Successivamente ha preso la parola l’ingegnere Antonio Coppola
Il 4 Novembre si è celebrato l’anniversario della fine
della Prima Guerra Mondiale, conflitto iniziato il 28
Luglio del 1914 quando l’Austria dichiarò guerra alla
Serbia in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco
Ferdinando. E’ una giornata per riflettere e meditare.
Dalla fine di quel conflitto, ricordato dai nostri come la
guerra del 15’-18’, sono passati ben cento anni, eppure
il ricordo di quei tragici eventi è vivo più che mai nel
cuore di noi italiani. Il 4 Novembre 1918 il Bollettino
della Vittoria annunciava la resa dell’Impero austroungarico e con essa la fine del ciclo delle campagne
nazionali per l’unità d’Italia. Una vittoria pagata con il
sangue che costò la vita di molti italiani: giovani che a
vent’anni avevano lasciato le proprie case, gli affetti, il
lavoro nei campi e nelle officine per ritrovarsi con altri
giovani provenienti da diverse parti d’Italia, con indosso la stessa uniforme, per combattere in nome degli stessi ideali. Da diversi anni, in tutta Italia, questo è il giorno in cui si ricordano anche gli altri conflitti e perciò la
giornata viene definita “Festa delle Forze Armate” e
“Festa dell’unità nazionale”. Anche noi alunni
dell’Istituto Comprensivo di Via Apulia di Tricase,
abbiamo voluto celebrare il 4 Novembre, perché sono
tanti gli Stati del mondo coinvolti in guerre spesso sconosciute. Ci siamo ritrovati alle ore 9.00 presso la
Chiesa della Natività per assistere alla Santa messa
celebrata in memoria dei Caduti in guerra dal parroco
don Flavio Ferraro che ci ha offerto una riflessione. Il
Vangelo ci parla di “terra nuova e cieli nuovi” per indicarci che ognuno di noi costruisce il suo Paradiso o il
suo Inferno qui e ora. Ha sostenuto con forza che nelle
nostre famiglie sta diminuendo il rispetto verso le persone e l’ambiente e con esso si perde anche la dignità
umana. Partendo dalla parola del Vangelo “Se un chicco
di grano non muore non porta frutto” ci ha fatto comprendere come la nostra libertà è il frutto di tante perso-
ne che si sono sacrificate e sono morte sui campi di battaglia, lontano dai loro cari. Dopo la messa, in corteo ci
siamo diretti al Monumento dei Caduti, sito in Via
Fratelli Allatini, dove c’era la banda del nostro Istituto
che ha eseguito alcuni brani. Qui vengono resi gli onori
alla bandiera: dopo tre squilli di tromba si procede con
l’alzabandiera, mentre la banda suona l’Inno Nazionale.
Viene, poi, depositata una corona di alloro sui gradini
del monumento dei caduti al suono de “Il Piave”. La
cerimonia prosegue con la lettura del Bollettino della
vittoria da parte dell’Ammiraglio Giuseppe Panico e
con la lettura della motivazione dell’assegnazione della
medaglia d’oro al valor militare al Milite ignoto. Il
Delegato del Sindaco dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo G. Pascoli, Andrea Indino, ha dato lettura della
preghiera per i Caduti. Il nostro Delegato, Antonio
Cafiero, ha dato lettura di una riflessione a nome di tutti
gli alunni soffermandosi su come a “farne le spese è
sempre la popolazione. Famiglie intere sterminate,
riportate, costrette a fuggire dal proprio paese, a soffrire
la fame, a perdere l’identità. Sono ancora molti i paesi
che non hanno ancora sviluppato il concetto di dialogo,
che non accolgono le richieste di popolazione che riven-
dicano la libertà di espressione. La nostra è una società
dilaniata ancora da divisioni e da conflitti. La sofferenza, la devastazione e dolore che la guerra ha provocato
nel passato e provoca ancora oggi devono sollecitarci al
dialogo, all’incontro superando le contrapposizione.
Occorre promuovere la pace per vivere rapporti di convivenza civile nella giustizia e nell’amore. Come dice
Papa Francesco “la Pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene dell’umanità.” I nostri soldati sul
fronte di guerra hanno superato le barriere, si consideravano fratelli e lo spirito era quello della solidarietà, testimoniata dalle lettere e dagli scritti che ci hanno lasciato
come testimonianza di quell’evento che ha segnato in
modo profondo e indelebile l’inizio del secolo scorso e
che oggi vogliamo commemorare quanti hanno sacrificato la loro vita per la Pace. Oggi dopo cento anni
vogliamo affermare quanto sia importante far parte di
una nazione unita e indipendente che radica la sua storia
sui principi di libertà, uguaglianza, fratellanza, giustizia
e condivisione, una nazione che nella sua bandiera reca
i colori della verde terra, del bianco, del candore e del
rosso del sangue di coloro che hanno creduto e voluto
uno Stato libero, unitario, saldo, sulla storia passata poiché le nostre radici sono l’essenza del nostro futuro”.
Sono seguite alcune riflessioni da parte degli studenti
dei due Istituti Comprensivi e, alla fine della lettura, un
caloroso applauso ha introdotto il sindaco, l’ingegner
Antonio Coppola, che ha preso la parola per il discorso
commemorativo, sottolineando l‘importanza di questa
ricorrenza, soprattutto per noi giovani che siamo il futuro, anche perché spesso gli adulti manifestano violenza,
a partire da una partita di calcio, alla questione degli
immigrati fino alla situazione in Medioriente. Ha sottolineato come noi dovremmo essere orgogliosi della
nostra Costituzione e, in particolare, dell’articolo in cui
si dice che l’Italia “ripudia la guerra” e che è giusto
ricordare la memoria di tutti coloro che hanno sacrificato, nel corso di tutte le guerre, il bene supremo della vita
per il raggiungimento della libertà e della democrazia.
Dopo i ringraziamenti dello speaker, Anna Chiara
Accogli, a tutti gli intervenuti, ci siamo diretti in corteo
al palazzo di Città dove la cerimonia è terminata.
Gli alunni della classe IIIA
Scuola Secondaria di 1°grado - Via Apulia
L’Italia riabiliti i soldati disertori
Noi alunni della classe III C, con la professoressa di Storia, abbiamo deciso di leggere
due volte la settimana un quotidiano e di approfondire l’argomento che riteniamo più interessante o più importante degli altri. L’ultima settimana di ottobre ci siamo soffermati su
un articolo riguardante la Prima Guerra Mondiale e in particolare sulla necessità di riabilitare tantissimi militari condannati a morte perché ritenuti codardi, pazzi o disertori.
Quest’anno ricorre il centenario della Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra
dunque è ormai lontana, ma in Italia c’è ancora un doloroso capitolo aperto:quello dei
più di mille soldati fucilati o comunque uccisi dai propri commilitoni perché considerati colpevoli di gravi reati militari. Ricordiamo tra tutti i quattro soldati di Cercivento
in Friuli (giugno del 1916) fucilati per disobbedienza per aver proposto l’assalto al nemico di notte e non di giorno come era stato deciso dagli alti ufficiali.
In realtà, come afferma l’ordinario militare per l’Italia, vescovo monsignor Santo
Marcianò: “Sono caduti di guerra:giustiziarli fu un atto di violenza ingiustificato,gratuito,da condannare”.
Questi soldati infatti sono stati processati (tra l’altro da tribunali composti da soli ufficiali che emettevano il verdetto in pochissimo tempo) e uccisi perché si sono rifiutati di
ubbidire a ordini contro l’umanità. Per questo sono stati ritenuti vigliacchi e disertori ma,al
contrario, non sono stati altro che testimoni di pace; si sono rifiutati di battersi e di morire in assalti spesso inutili ad ogni strategia militare, hanno voluto mettere fine ai massacri,
hanno scelto di non uccidere altri esseri umani solo perché indossavano differenti uniformi, in quanto pensavano, come ha affermato anche Papa Francesco: “La guerra è una follia. La guerra distrugge l’essere umano”.
Questi sono i motivi per cui da più parti è stata avanzata la richiesta di un’apposita
legge che li riabiliti riconoscendoli come caduti in guerra, come negli anni scorsi è già
accaduto in tanti altri paesi,tra i quali Francia, Canada e Gran Bretagna (L’Italia è ancora
una volta l’unica assente!).
Il centenario della Grande Guerra può rappresentare un’occasione favorevole per questo provvedimento: si restituirebbe così dignità ai tanti giovani disertori e obiettori che
rifiutarono il massacro cercando di salvare la vita. Certamente ci sono delle differenze tra
i morti caduti combattendo e quelli che, per vari motivi, si sono rifiutati di farlo, ma anche
i soldati italiani “fucilati” sono vittime della guerra.
Una legge che riabiliti i militari fucilatisarebbe sicuramente segno di una società
che condanna decisamente la guerra.
Pietro D’Aversa III C Secondaria di 1° grado
Finita la messa, ci siamo recati al Monumento
ai Caduti.
C’era il palco e dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado che suonavano la chitarra, il
clarinetto, la tastiera…
C’erano molte persone alla manifestazione!
Il vice sindaco dei ragazzi ha chiamato sul
palco le persone che dovevano intervenire.
Sono stati anche pronunciati i nomi di tutti i
cittadini di Tricase caduti in guerra
Inoltre i candidati del C.C.R. hanno letto delle
belle poesie riguardanti il tema della guerra e
della pace e infine il sindaco è intervenuto con un
discorso importante.
La manifestazione si è conclusa con i ragazzi
della Scuola Secondaria di primo grado che hanno
suonato “L’Inno dell’Italia” e “La Bandiera
Tricolore”.
La manifestazione è servita a farmi capire il
grande sacrificio di queste persone e a rendermi
conto che, a volte, si litiga e ci si arrabbia per cose
inutili dimenticando le cose veramente importanti della vita.
Lorenzo Lecci V A Scuola Primaria
Via Apulia
Storia di una ladra di libri
In occasione della Giornata della Memoria il
27 Gennaio, nella nostra scuola, sarà proiettato il film: “Storia di una ladra di libri”.
Titolo: Storia di una ladra di libri.
Autore: Markus Zusak
Anno: 2014
Pagine: 562
Un alunno di Terza C ha letto questo libro e
lo ha recensito per noi.
TRAMA
Markus Zusak, l’autore, ha affidato il ruolo
di narratore alla morte, ed è questa la particolarità del romanzo.
Il romanzo è ambientato nel 1939, nella Germania nazista.
La protagonista è Liesel una ragazza sfortunata: la madre affida lei
e il fratello minore ad una famiglia, perché il padre era stato ucciso per le sue idee antinaziste e la donna aveva il timore di fare la
stessa fine.
Purtroppo durante il viaggio, il fratello della protagonista muore;
così Liesel è costretta a vivere sola questa nuova avventura.
Appena arrivata a destinazione, conosce i suoi nuovi genitori adottivi: Hans Huberman (il padre) e Rosa (la madre, una donna dura,severa ma anche amorevole) che la accolgono nella loro casa.
Liesel è molto timida e, per giunta, viene derisa dai compagni della
sua classe: Liesel non sa leggere. Il suo nuovo padre lega molto con
lei e, nelle notti insonni, leggono insieme “Il manuale del
Necroforo”, rubato dalla ragazza durante il funerale del fratello.
Liesel fa conoscenza con due ragazzi, Rudy e Max. Quest’ultimo è
un ragazzo ebreo che il padre adottivo nasconde in casa.
Liesel ruba diversi libri, perché attraverso i libri pensa di poter
conoscere la storia di Hitler e capire perché i nazisti hanno ucciso
suo padre, ma soprattutto vuole sottrarre i libri, che lei ama molto,
ai roghi organizzati da Hitler.
Infatti Liesel inizia ad odiare il Furher perché, oltre a bruciare i
libri, ha ucciso anche la madre.
COMMENTO
Questo libro mi ha fatto capire come si viveva durante il Nazismo.
Secondo me Liesel è un po’ un’anima ribelle; ha un cuore forte,
perché nonostante le derisioni dei compagni e la morte prematura
del fratello, non si arrende.
Ha imparato a leggere da sola e ha un grande coraggio perché
rubando i libri rischia la sua vita.
Una figura importante è Rudy che si innamora di lei, un ragazzo un
po’ spericolato che si diverte molto e insieme a Liesel compirà dei
furti dei libri.
Il libro è scritto in un linguaggio semplice e comprensibile, adatto per
essere letto anche da ragazzi della mia età.
Lorenzo Cacciatore - III C Sec. di 1°grado
e infine Don Andrea.
A questo punto Melania ha
cominciato a leggere la sua riflessione sul palco e dopo di lei tutti
noi. Poi i bimbi della Scuola dell’Infanzia hanno recitato una breve riflessione in rima e dopo hanno cantato.
Subito dopo Gianluca ha letto
tutti i nomi dei Caduti di Depressa, mentre noi rispondevamo:
“Presente” e dopo, sventolando le
bandiere, tutti abbiamo cantato
l’Inno di Mameli.
Dopo ancora abbiamo fatto un
minuto di silenzio durante il quale Don Andrea ha benedetto la
statua dei Caduti e la bandiera tricolore.
Alla fine siamo ritornati a casa
e abbiamo raccontato ai genitori
la nostra esperienza.
E’ stata davvero una serata
interessante!
Lillo Benedetta Classe V
Scuola Primaria - Depressa
Istruzione è libertà
Quasi tutti gli studenti, al
giorno d’oggi, considerano la
scuola come un obbligo, una prigione, nella quale sono costretti
ad essere rinchiusi per cinque ore,
a volte più, sottoposti a torture
quali interrogazioni, verifiche…
Quasi tutti gli studenti…
Perché io, invece, quando penso a
questo modo di vivere la scuola,
provo un senso di stupore e, al
tempo stesso, di paura.
Mi spavento di questi pensieri, perché mi rendo conto di come
l’uomo, in generale, e i giovani,
in particolare, sottovalutino il
grande potere che è nelle mani di
coloro che studiano: l’Istruzione.
L’istruzione non s’identifica,
infatti, con quell’edificio, a volte
sicuramente triste e informe, nel
quale si svolgono verifiche di
matematica o interrogazioni di
storia.
L’istruzione è, invece, quella
meravigliosa esperienza che ti
permette nella vita di pensare con
la tua testa, di avere una propria
autonomia, di confrontarti,
insomma, con gli altri e di crescere e maturare come cittadino
responsabile e critico.
ISTRUZIONE
SIGNIFICA
LIBERTÀ!
Nonostante il diritto all’istruzione sia riconosciuto sia dalla
Dichiarazione Universale dei
Diritti
Umani,
sia
dalla
Convenzione ONU sui Diritti
dell’Infanzia, ci sono molte persone nel mondo che vorrebbero
studiare, ma non possono farlo,
perché costrette a lavorare.
Pensiamo ai tanti bambini,
ragazzi e ragazze dell’ Africa,
dell’Asia, dove è diffusissimo lo
sfruttamento
minorile.
Paradossalmente, quei bambini
non riescono a ribellarsi proprio
perché non sono istruiti.
L’istruzione serve, infatti,
proprio a questo: divenire consapevoli dei propri INVIOLABILI
diritti.
Tra i tanti giovani che hanno
avuto il coraggio di ribellarsi e di
reagire al loro stato di sottomissione, mi ha molto colpito
Malala Yousfzai, studentessa
pakistana, Premio Nobel per la
Pace 2014.
A soli 15 anni è diventata il
simbolo dell'affermazione dei
diritti civili, per il suo impegno,
in particolare, a favore dell'istruzione delle donne. La studentessa, colpevole semplicemente di
aver rivendicato il proprio diritto
ad andare a scuola, fu ferita a
colpi d’arma da fuoco il 9 ottobre
del 2012 da talebani che fecero
irruzione sul pullman che la
riportava a casa.
Il 12 luglio del 2013, in occasione del suo 16esimo compleanno, ha parlato al Palazzo di Vetro
dell’Onu a New York lanciando
un appello in favore dell'istruzione di tutti i bambini e le bambine
del mondo: Sono qui a parlare per
il diritto all’istruzione per tutti i
bambini. Voglio un'istruzione per
i figli e le figlie dei talebani, di
tutti i terroristi e gli estremisti…
Per condurre una gloriosa lotta
contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo
imbracciare i libri e le penne,
perché sono le armi più potenti.
Un bambino, un insegnante, un
libro e una penna possono cam-
biare il mondo. L'istruzione è l’unica soluzione.
ISTRUZIONE è anche GIUSTIZIA e PACE. Nell’ignoranza
si celano, infatti, le radici del
male, delle guerre, delle ingiustizie… Come non condividere,
ancora, le parole di Malala?
Non odio neanche il talebano
che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse
in piedi di fronte a me, non gli
sparerei. Questo è il sentimento
di compassione che ho imparato
da Maometto, il profeta della
misericordia, da Gesù Cristo e
Buddha. Questa è la spinta al
cambiamento che ho ereditato da
Martin Luther King, Nelson
Mandela e Mohammed Ali
Jinnah. Questa è la filosofia della
non violenza che ho imparato da
Gandhi, Bacha Khan e Madre
Teresa. E questo è il perdono che
ho imparato da mio padre e da
mia madre. Questo è ciò che la
mia anima mi dice: stai in pace e
ama tutti … Ricordo che c'era un
ragazzo della nostra scuola a cui
un giornalista chiese: "Perché i
talebani sono contro l’educazione
dei ragazzi?". Lui rispose molto
semplicemente: indicò il suo
libro e disse: "I talebani non
sanno che cosa c'è scritto in questo libro".
Quindi, riflettiamo tutti un po’
di più sulla fortuna che abbiamo e
impegniamoci con gioia nello
studio, sfruttando al meglio questo dono gratuito: ne va del
nostro FUTURO!
Davide Indino - II D
Scuola Sec. 1°gradoLucugnano
4
Ha curato malati per un mese, perdendo due litri di
sudore al giorno nelle tute isolanti, dentro e fuori la “zona
rossa”, sotto le tende di Emergency. E’ un medico di 50
anni, volontario in Sierra Leone, il primo contagiato di
Ebola italiano. E la paura per tutti ha inizio; infatti, le epidemie hanno sempre causato disastri nella vita dell’umanità, decimando le popolazioni colpite, cambiando a volte
il corso della storia, evocando sempre timore nell’immaginario collettivo. Abbiamo cercato di approfondire tramite
Internet, manuali e giornali l’argomento epidemie partendo dalla definizione del termine che ne dà il dizionario:
manifestazione collettiva di una malattia che rapidamente
si diffonde, per contagio diretto o indiretto, fino a colpire
un gran numero di persone in un territorio più o meno
vasto, e si estingue dopo una durata più o meno lunga. Ci
siamo ricordati che Giovanni Boccaccio apre il suo
Decamerone con l’infuriare di una epidemia nel 1348 e
racconta come sette ragazzi e tre ragazze si ritirano prima
in una villa e poi in un palazzo della campagna nei dintorni di Fiesole, e si raccontano storie per passare il tempo.
Queste storie vengono raccontate ogni giorno da tutti i
ragazzi e, infatti, dato che i ragazzi sono dieci e dieci sono
le giornate, il numero totale delle novelle raccontate nel
Decamerone è cento. Margherita e Teresa hanno cercato
altre informazioni sulla peste del Trecento, su come la
città di Firenze ha vissuto la pestilenza, alla quale i fiorentini attribuiscono due ipotesi:
1- maligno influsso degli astri e dei corpi celesti
2- castigo di Dio
La gente, inoltre, si divide in gruppi di diversa opinione: alcuni sono convinti di scampare alla pestilenza vivendo moderatamente e in completo isolamento cibandosi di
delicatissimi cibi e ottimi vini; di diversa opinione erano
altri che si davano a una vita di divertimenti tenendosi lontani dagli ammalati. La peste proviene dall’Asia centrale,
molto probabilmente ebbe origine da un assedio alla colonia genovese di Caffa in Crimea,da parte dei mongoli nel
1346. Attuarono una specie di guerra batteriologica, poiché la situazione
non si sbloccava il
capo mongolo fece
catapultare alcuni
cadaveri nella città
di Caffa; non si trattava di corpi qualunque, ma erano cadaveri di soldati morti
a causa di un misterioso morbo proveniente dalle steppe
asiatiche. Il morbo si
diffuse nella città
assediata e fece una
strage. I soldati che
riuscirono a raggiungere la città di origine diffusero la peste in tutta
Europa. Più avanti la pestilenza ebbe conseguenze ancora
più gravi: non solo potevano essere contagiate le persone
che aiutavano o parlavano con i malati, ma anche chi toccava i panni o qualunque altra cosa che fosse appartenuta
a questi ultimi. Gli uomini che rimanevano vivi non uscivano di casa perché avevano paura di essere contagiati e di
morire. Molti morivano di giorno, altri di notte. Ai funerali partecipavano soltanto i parenti più stretti dei defunti.
Tutta la città non aveva altro da fare che portare i cadaveri a sepoltura. Molti morivano anche di fame perché nessuno portava loro il cibo per paura dei contagi. I medici
non si trovavano, quei pochi che c’erano volevano una
somma di denaro molto alta prima di entrare nella casa di
un malato. Una volta entrati gli toccavano il polso con il
volto rivolto in dietro. Per portare un morto a sepoltura si
pagava un prezzo molto alto a delle persone che facessero
questo lavoro; infatti questo era considerato un vero e proprio lavoro e le persone che lo facevano, se non morivano,
si arricchivano. Il cibo che veniva portato ai malati (confetti e zucchero) costava smisuratamente. Venne vietato di
portare in città la frutta considerata nociva come fichi,
mandorle in erba, e ogni altra frutta non utile e non sana.
A Firenze nessuno lavorava; le taverne e le botteghe erano
chiuse; solo le chiese rimanevano aperte. La gente badava
soltanto a salvarsi; la paura era molta e tutti attendevano la
morte di giorno in giorno. I fiorentini pensavano che la
peste fosse trasmessa da cani e gatti; così li sterminarono
tutti. Se uscivano dal contagio sani e salvi, si ricordavano
Ambiente
Epidemie tra passato
e presente
dei loro beni e facevano testamento. Passata la peste la
gente cominciò a tornare a Firenze che si ripopolò. I pochi
che rimasero vivi si ritrovarono tutti ricchi e spendevano
molto denaro per l’anima dei defunti. Anche i monasteri e
la Chiesa si arricchirono e i laici non potevano lamentarsi
perché trovavano tutto ciò che volevano. Passata la grande
paura della peste gli uomini ripresero vigore.
Quest’anno scolastico stiamo studiando i classici alla
fine dell’Ottocento e ci siamo imbattuti nella pagina dei
Promessi Sposi, in cui Alessandro Manzoni racconta
come “l’uomo si vide perduto: il terror della morte l’invase, e il terrore di diventar preda de’ monatti, d’esser
portato, buttato nel lazzaretto”, come don Rodrigo ritornando da una serata di gozzoviglia con gli amici sente uno
strano malessere. Dopo aver letto, compreso e analizzato
questa pagina manzoniana, Nicola ha fatto una ricerca
sulla peste del ‘600, mentre Alessia, Claudia e Antonio, su
suggerimento della prof., hanno letto i capitoli XXVIIIXXXI-XXXII del romanzo.
Il termine peste nel Medioevo era applicato indiscriminatamente a tutte le malattie epidemiche mortali, oggi che
è ristretto a una malattia acuta, infettiva e contagiosa dei
roditori e dell’uomo, causata da un batterio classificato
come Yersinia pestis. Nell’uomo la peste si manifesta in
tre forme: peste bubbonica, peste polmonare e peste setticemica. La peste bubbonica è la forma più nota ed è così
chiamata per i caratteristici “bubboni”, ovvero i linfonodi ingrossati e infiammati all’inguine, alle ascelle o al
collo. I primi sintomi della peste bubbonica sono cefalea,
nausea, vomito, dolore articolare e generale sensazione di
malessere. I linfonodi inguinali o, meno comunemente,
ascellari e del collo, diventano all’improvviso dolenti e
gonfi. La temperatura, accompagnata da brividi, sale a
38,5-40,5 °C. Il polso e la frequenza respiratoria aumentano e il soggetto colpito è esausto e apatico. I bubboni si
gonfiano fino a raggiungere le dimensioni di un uovo. Nei
casi non fatali la temperatura inizia a scendere in 5 giorni
circa, tornando normale in due settimane. Nei casi fatali il
decesso avviene entro 4 giorni circa. Anche don Rodrigo si
sentiva al cuore una palpitazion violenta, affannosa, negli
orecchi un ronzìo, fischìo continuo, un fuoco di dentro,
una gravezza in tutte le membra,peggio di quando era
andato a letto. Esitò qualche momento prima di guardar la
parte dove aveva il dolore; finalmente la scoprì, ci diede
un’occhiata paurosa; vide un sozzo bubbone d’un livido
paonazzo e mentre aspettava il Griso ogni tanto ritornava
a guardare il suo bubbone: ma voltava la testa dall’altra
parte, con ribrezzo. La peste bubbonica è trasmessa dal
morso di numerosi insetti che normalmente sono parassiti
dei roditori e che cercano un nuovo ospite quando l’ospite
originale muore. La peste polmonare (o polmonite pestosa), così chiamata perché si localizza nei polmoni, si trasmette soprattutto attraverso le goccioline emesse dalla
bocca delle persone infette; dai polmoni l’infezione si può
diffondere ad altre regioni dell’organismo, causando la
peste setticemica che consiste nell’infezione del sangue.
La peste setticemica può essere provocata anche dal contatto diretto di mani, cibo o oggetti contaminati con le
mucose del naso e della gola. Senza adeguata terapia la
peste bubbonica è fatale nel 30-75% dei casi, la peste polmonare nel 95% dei casi e la peste setticemica quasi sempre. Nei casi trattati, la mortalità scende al 5-10%. Per
ridurre l’incidenza della peste sono efficaci molte misure
preventive, come il rispetto delle norme igieniche, la
derattizzazione e la prevenzione dell’infestazione da ratti
sulle navi che salpano dai porti in cui la malattia è endemica. Le carestie, che riducono la resistenza alle malattie,
favoriscono la diffusione della peste. I soggetti che hanno
contratto la malattia vengono isolati, messi a letto e nutriti con cibi liquidi e facilmente digeribili come carni
magre,verdure,pene ben cotto. Ai ricchi era concesso farsi
curare a casa,risparmiandosi così il trasferimento nel lazzaretto,da parte dei monatti. Particolarmente grave è il
comportamento di questi uomini assunti dalle autorità per
fare i servizi più penosi e pericolosi della pestilenza: levar
dalle case, dalle strade, dal lazzaretto, i cadaveri; con-
Dicembre 2014
durli sui carri alle fosse, e sotterrarli; portare o guidare al
lazzaretto gl’infermi, e governarli; bruciare, purgare la
roba infetta e sospetta. Nel Seicento era facile essere subito sospettati per pregiudizio o superstizione, ecco perché
chi aveva per lungo tempo respinto l’idea che tutte le morti
a Milano erano dovute alla peste,mette in giro la voce che
la peste viene diffusa ad arte, per mezzo di veleni e di operazioni diaboliche, da individui malvagi e interessati. Ed
ecco che inizia una vera e propria caccia all’untore, il
vocabolo fu ben presto comune, solenne, tremendo. Tutti
vigilano per cogliere sul fatto qualche untore; per esempio,
un giorno, un vecchio stava spolverando con il mantello la
panca prima di sedersi, viene aggredito, picchiato e ridotto in fin di vita. Un’altra volta, tre giovani francesi, fermi
davanti al Duomo, toccavano il marmo e perciò vengono
malmenati e portati in carcere. Esplode insomma una follia collettiva che dalla città si diffonde nelle campagne.
Anche i medici finiscono per credere alle dicerie sugli
untori. Durante l’epidemia per limitare il contagio si formano ronde nei punti di accesso alla città, si organizzano
straordinarie pulizie di strade; gli usi, i costumi e le abitudini solite subivano alterazioni e le autorità vietavano
assembramenti, come fa il cardinal Federigo che pensava:
il radunarsi tanta gente non poteva che spander sempre più
il contagio. Nel 1656 anche la città di Lecce fu funestata
dalla tremenda epidemia di peste. Le vittime furono migliaia tanto che una tradizione religiosa racconta che
Sant’Oronzo per mezzo di un miracolo liberò i paesani
dalla peste. Per questo fatto gli dedicarono una bella statua
in legno decorata in rame che ancora oggi è presente nell’omonima piazza leccese.
PURULENTA EQUIVOCA STRAZIANTE TERRIBILE EPIDEMICA
Ma il nostro Salento due secoli dopo è colpito da un
altro flagello: la malaria, che sino ai primi del '900 ha
mietuto centinaia di migliaia di vittime tra i nostri antenati. Questa volta è Emanuele che va alla ricerca di informazioni e ci riporta che il Salento leccese non è stato sempre
così come lo conosciamo ora e che tra il 1800 ed i primi
del '900 la presenza delle paludi nel territorio ci viene
testimoniata da tanti autori, come viene riportato dal
Consorzio di Bonifica del Salento leccese. Questa grave
situazione, infatti, è stata affrontata e risolta dal Consorzio
di Bonifica del Salento leccese nei primi anni del '900. In
quegli anni la presenza di paludi aumentò e la situazione
generale del Salento precipitò per i problemi igienici.
Oramai è noto a tutti che le paludi portano con sè la malaria detta anche paludismo, così come oggi è a tutti chiaro
che si tratta di una malattia causata da parassiti e quindi
provocata da alcuni protozoi. Chi veicola il parassita,
infettando le persone umane, immettendo nel sangue il
protozoo e facendole ammalare sono le zanzare del genere Anopheles. Nel Salento leccese la costa tra Porto
Badisco e Santa Maria di Leuca è alta e, man mano che ci
si sposta verso l'interno, l'altitudine si abbassa ed è per
questo motivo che nell'800 era l'unico tratto in cui non c'erano le paludi in quanto l'acqua non ristagnava. Tutto la
restante parte di costa era una immensa palude infestata
dalle zanzare Anopheles. Tutto questo è riscontrabile
visionando l’Atlante Geografico del Regno di Napoli di
G.A.Rizzi-Zannoni. Altre conferme vengono da diversi
autori come questa di Mainardi: L’intera penisola del
Salento leccese era disseminata “di acque putride, di
acquitrini costieri, di stagni e di paludi; chiazze macchiose, folti querceti, ampie radure, contribuivano, poi, a fare
dell’area jonica e salentina un territorio, fino a buona
parte dell’Ottocento specialmente, ancora da valorizzare
in quanto a opportunità produttive”.
Oggi possiamo godere di immensi boschi di olivi, di
distese pianeggianti di seminativi e dei pochi vigneti rimasti, ma nel 1800 sino ai primi del '900, il territorio del
Salento leccese era interessato dai boschi o dal latifondo e
dal pascolo e chi aveva l'avventura di vivere in campagna
faceva i conti con la mancanza di igiene. Insomma i grandi feudatari che possedevano la quasi totalità del territorio
del Salento leccese gestivano la terra mettendo in atto un’
agricoltura basata sulla pastorizia e utilizzando contadini
che rischiavano di ammalarsi di malaria. Per questo rischio
il territorio incolto era di 50 mila ettari su una superficie
utile totale della Provincia di Lecce, che è stata Censita nel
2000, di 163 mila ettari.
Ma non erano i soli 50 mila ettari di palude ad essere
interessati dalla malaria, come testimonia G. Tanzarella
nel 1885: la superficie di territorio del Salento leccese che
era interessato dalla malaria era “sopra una estensione ben
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altrimenti più vasta di quella occupata dalle paludi. Ed a
considerare quella soltanto, che potrebbe classificarsi di
malaria grave, non si andrebbe errati ragguagliandola al
quarto od al quinto della superficietotale”.
Un'altra conferma dell'impossibilità di coltivare terreni
fertili per il rischio di essere infettati dalla malaria viene da
D. Orlando nel 1885: “Tutta la costa di questa Provincia
dal confine con quella di Bari presso Ostuni sino alla
costiera di S. Cesaria e dal Capo di Leuca sino al Bradano
sul confine della Basilicata, si costituiva di lande paludose e malsane, in cui l’agricoltura era quasi abbandonata,
perché i pestilenziali miasmi trasportati a grandi distanze
dal vario e frequente soffiare dei venti, producevano infermità e non di rado la morte a chi volesse mettere a coltura qualche zona di suolo”. Anche il Galateo descrive lo
stato di abbandono e degrado che caratterizzava il Salento
leccese: “Qui l’aria è grassa e malsana. Tutta la Iapigia
gode d’un’atmosfera salutare secca e sincera, all’infuori
del littorale, che dal Capo di Otranto si estende insino a
Brindisi, dove in molti luoghi vicino al mare vi son delle
paludi, ed all’infuori ancora di Cesaria della campagna
neretina”. Un'altra conferma proviene da due viaggiatori
stranieri dell’Ottocento, J. Ross e G. Meyer-Graz: che sull'
alimentazione dei contadini del Salento leccese scrivevano: “è fatta prevalentemente di pesce e di pane di orzo; e
perciò soccombono senza pietà in questi siti di malaria”.
Meyer-Graz incontrando un giovane pastore del Salento
leccese scrive: “un giovane messapo, ch’era a guardia di
un branco di pecore e che osservava intanto con occhio
curioso… La figura sparuta di costui attestava come fosse
divorato dalle febbri malariche”. Adesso tutti prendiamo
le nostre automobili e ci godiamo le coste del Salento leccese, facciamo il bagno in quelle che furono le zone al cui
interno c'era la palude e la malaria, abbiamo realizzato
centinaia di migliaia di case rurali e coltiviamo verdura e
ortaggi per la nostra famiglia. Passeggiamo indisturbati
nel “Bosco degli Ulivi” del Salento leccese e nessuno di
noi ha la malaria. Oggi noi dobbiamo conservare il nostro
ambiente e territorio. Molte altri parti d’Italia sono state
bonificate in Toscana, Veneto, Puglia, Sardegna, tra queste
ricordiamo le località di Caorle, Porto Cesareo, Alberese,
Annone Veneto che così sono state liberate dalla malaria e
rese salubri e fertili. Nel Lazio la bonifica dell’Agro
Pontino, una zona caratterizzata da paludi, acquitrini e
infestata dalla malaria, si è concretizzata durante il regime
fascista, negli anni’30 del ‘900. I lavori sono affidati
all’Opera nazionale per i Combattenti che in breve tempo
portano a compimento un lavoro cominciato fin dal tempo
degli antichi Romani. La città di Littoria viene inaugurata
da Benito Mussolini il 18 dicembre 1932. Gli operai che
lavorano per la bonifica dell’Agro Pontino giungono da
tutte le parti d’Italia e in seguito arrivano i coloni per le
colture agricole, soprattutto dal Veneto e dalla Valle del
Ambiente
Po. Nel 1932 a Littoria si contano 17.800 abitanti e dopo
la guerra, nel 1946 cambia il nome e diventa Latina.
MOSTRUOSA ANGOSCIANTE LENTA AFFAMATA
RURALE INCRIMINATA ALLARMANTE
Agli inizi del Novecento scoppia un’altra epidemia che
è passata alla storia come l’“influenza spagnola”, che ha
causato 22 milioni di morti e un miliardo di contagiati: un
flagello peggiore della guerra. E Davide ci informa che è
in corso la grande guerra quando il flagello si diffonde, nel
biennio 1918-1919. Il nome deriva dal fatto che si credeva
erroneamente che i primi casi si fossero verificati nella
Penisola iberica. In realtà i primi focolai si sono avuti in
Cina, nel Nordamerica e nella marina giapponese. Alla
fine del mese di Aprile la malattia si diffuse in Spagna
come un uragano. A Madrid un terzo della popolazione
venne colpito: diversi uffici governativi furono costretti a
chiudere, i tram smisero di circolare. Il morbo cominciava
dopo due giorni di incubazione con tosse e dolori nel
corpo, sonnolenza,polso debole e febbre altissima,mal di
testa e di gola. Se non sorgevano complicazioni polmonari, in tre giorni il corso della malattia migliorava, ma era il
momento più critico perché l’abbandono del letto predisponeva a ricadute mortali. Come già visto nel Seicento,
anche con l’influenza spagnola sorsero pregiudizi e suggestioni di ogni tipo. In America vennero fucilati come spie
dei tedeschi medici e infermieri accusati di diffondere il
contagio tra le truppe americane. In Italia si sparse l’incredibile voce che il disinfettante sparso per le strade dagli
addetti alla nettezza urbana contenesse i germi dell’influenza, secondo un piano segreto del governo per ridurre
la popolazione! Si cercò di curare l’influenza con gargarismi di chinino o nebulizzazioni. Slogan e manifesti del
tipo “Evitate il sovraffollamento”, “Tenete i piedi asciutti
e caldi”, “Andate a letto immediatamente se non vi sentite
bene”, Coricatevi tra le lenzuola ben calde”, erano presenti dappertutto. Furono chiusi i teatri, le sale da concerto, i
grandi magazzini. Fu vietato ogni pubblico assembramento, i negozi vennero chiusi entro le quattro del pomeriggio.
Il provvedimento più diffuso fu l’obbligo della mascherina per bocca e naso che dai medici non era ritenuto utile,
ma in realtà fu efficace. La fantasia di medici e farmacisti
utilizzava tutta una serie di terapie, alcune delle quali francamente ridicole. Un medico francese, ai nullatenenti non
in grado di pagare le medicine dava la cura dei “due berretti”. Consigliava loro di bere molto vino rosso sino a che
il berretto appeso al pomello della porta non fosse apparso
sdoppiato. Così dopo una bella sudata essi sarebbero guariti. Il veneziano Tito Spagnol diede questa definizione
della terapia in voga in Italia: “quattro pastiglie di chinino
e un po’ di paglia per morirvi sopra”. Sul fronte italiano la
malattia fece la sua comparsa in primavera con una breve
epidemia di carattere assai benigno per poi scomparire nel
mese di giugno. La Spagnola iniziò di nuovo a mietere le
sue vittime da luglio in poi raggiungendo l'apice ad ottobre. Questa volta l'affezione, pur se identica a quella primaverile, era caratterizzata da gravi complicazioni polmonari che causavano aggravamenti ed improvvisi decessi. A
metà ottobre si arrivò, tra le truppe in linea, addirittura a
punte di 3000 nuovi casi giornalieri. Nella 1ª armata, nell’ultimo quadrimestre del 1918, si ebbero 32.482 casi con
2703 morti. Nella zona di sgombero nord-orientale, dove
venivano ricoverati i militari ammalati provenienti dal
fronte, dall’ottobre 1918 all’aprile 1919 si ebbero 90.347
casi con 8151 morti (vale a dire un decesso per 11-12 casi
di malattia). Considerando i 375.000 casi di morte causati
Eventi
5
in Italia dall’epidemia, si poteva ipotizzare che gli italiani
colpiti dall’epidemia fossero circa 4,5 milioni su una
popolazione di circa 36 milioni di abitanti: una proporzione impressionante. Il problema dello sgombero dei malati
gravi fu gravemente ostacolato anche dai casi di malattia
che colpivano autisti, personale ferroviario e infermieristico sino a collassare tutto il sistema dei trasporti poco
prima della battaglia di Vittorio Veneto. Tra gli altopiani
ed il Grappa si contarono in tutto 12460 influenzati. Anche
il Paese risentì in modo eccezionale della gravità della
situazione tanto che, in Europa, l'Italia poté vantare un
tasso di mortalità secondo solamente alla Russia.
Considerando poi la mortalità in relazione al numero degli
abitanti sembra che nessuna nazione europea avesse
lamentato tante vittime come l’Italia. Le regioni più colpite furono quelle meridionali. In ottobre a Torino i morti
arrivavano a 400 al giorno ma non era possibile reperire il
problema sui giornali. Infatti il Capo del gabinetto,
Vittorio Emanuele Orlando, aveva imposto una severa
censura. Era stato proibito il rintocco funebre delle campane, banditi annunci mortuari, cortei e funerali, allo
scopo di non demoralizzare la nazione. L’epidemia interessò soprattutto gli adulti tra i 20 ed i 40 anni. Nel trimestre giugno-agosto 1919 si manifestava la più grave
depressione nel numero dei nati nel paese, a causa proprio
dell’epidemia influenzale che diradava i matrimoni. In
Italia uccise 700.000 persone, ma è più probabile
1.000.000 (molti più della guerra stessa).
SONNOLENTE PERICOLOSA ASSURDA GRAVE NOCIVA
OPPRIMENTE LACERANTE ASSASSINA
Le scarse condizioni igieniche e abitative, forse il contagio alimentare dovuto a cozze infettate, provocarono in
Italia un altro shock nazionale nel 1973. Il colera è infatti
associato alla miseria: il batterio Vibrio cholerae si trasmette attraverso le feci e a contatto con la bocca, quando
si ingeriscono acqua e cibi contaminati. L`infezione interessa il tratto intestinale e si manifesta con diarrea e vomito, causata da un batterio dalla particolare forma a virgola
identificato per la prima volta nel 1859 dall`anatomista italiano Filippo Pacini e poi studiato dal medico tedesco
Robert Koch. Ad oggi si conoscono circa 155 sierotipi di
vibrione, ma solo due sono responsabili di epidemie.
Quando arrivò il colera a Napoli si decise che era tempo di
bonificare la città vecchia e la nuova. Come ci riferisce
Giuseppe che ha relazionato sulla diffusione del colera,
mostrandoci immagini e articoli di giornale, fin dall'inizio
dell'estate 1973, la Gazzetta del Mezzogiorno ha cominciato a pubblicare, più o meno a giorni alterni nelle pagine
di cronaca cittadina, grandi fotografie sotto il titolo: Le
nostre pattumiere. Sono immagini desolanti di degrado
urbano che si aggiungono alle numerose proteste di cittadini sia nella rubrica 'Scriviamo al Sindaco' che in quelle
delle 'Lettere alla Gazzetta'. Inoltre, casi di colera, erano
6
Dicembre 2014
Ambiente
già stati segnalati su cittadini provenienti dalla Spagna,
Tunisia e Algeria. Niente di allarmante, è vero. Tuttavia,
quando il 'vibrione' - subito battezzato 'virgola' a causa
della sua conformazione somigliante a una virgola - 'sbarca' a Napoli il 29 agosto, le autorità sanitarie si trovano
completamente impreparate. Peggio ancora quando, due
giorni dopo, arriva a Bari. Senza portarla per le lunghe sul
palleggiamento di responsabilità e polemiche fra autorità
sanitarie, ordine dei medici e amministratori locali, a Bari
e in Puglia, in generale, manca l'essenziale per far fronte
alle prime, iniziali fasi dell' epidemia. E' il caos.Le farmacie vengono prese d'assalto; mancano disinfettanti, antibiotici, vaccino; persino le siringhe-pistola, in dotazione ormai
in quasi tutti gli ospedali. La Gazzetta, grazie al tempestivo
intervento del Direttore presso una casa costruttrice, riesce
a procurarsene 4 che mette subito a disposizione dell'assessore regionale alla sanità. Nel frattempo, vengono chiusi
cinema e teatri; la Fiera del Levante rinviata al 22 settembre; l'apertura delle scuole a novembre. A parte le vittime 23 a Napoli, 6 a Bari e 1 a Foggia, Barletta e Gallipoli - per
l'economia pugliese è un disastro senza precedenti.
Vengono distrutti migliaia di tonnellate di ortaggi - spesso
irrigati con acque inquinate -; importatori d'uva, da vino e
da tavola, disdicono i contratti; l'industria della pesca è
ferma; a Taranto vengono distrutti tutti i vivai di cozze e
ostriche. Il Mezzogiorno ed il meridione è sinonimo di
'brutto, sporco e cattivo'; a metà settembre la squadra di calcio del Verona rifiuta di giocare a Bari; il Genoa a Napoli.
Accadono, insomma,cose incredibili.Poi, quando tutto è
finito, si scopre che le cozze, i frutti di mare pugliesi e campani, non c'entrano affatto; il 'vibrione', la 'virgola' era in
una partita di cozze provenienti dall'Algeria e dalla Tunisia.
CRUDELE OSSESSIVA LETALE EPIDEMIA
RABBIOSA ALLARMANTE
Chiara si è documentata su un’altra epidemia che si è
diffusa tra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta a
grande velocità. La morte per AIDS di alcuni personaggi
famosi, come il cantante dei Queen, Freddie Mercury, contribuì a sensibilizzare il mondo nei confronti di questa
malattia. AIDS è l’abbreviazione inglese di Sindrome da
immunodeficienza acquisita, cioè insieme di simboli della
ridotta capacità di difendersi dalle malattie da parte dell’organismo umano, contratta nel corso della vita. E’ provocata da un virus HIV che una volta penetrato nel sangue
rimane per tutta la vita. L’HIV attacca i linfociti che difendono l’organismo e la distruzione del sistema immunitario
(cioè di difesa) espone la persona alle infezioni e a malattie. Quando la persona riceve il virus nell’organismo non è
malata, ma si dice che è sieropositiva, il virus non è attivo
e la persona può condurre una vita normale. E’ importante
sapere che il virus si può trasmettere con rapporti sessuali,
contatto con sangue infetto, da madre infetta al figlio
durante la gravidanza e con l’allattamento al seno. Non
esiste, invece, possibilità di contagio tramite l’uso di stoviglie, posate, bicchieri o frequentando palestre, piscine,
servizi igienici, con il contatto della mano, con sternuti o
colpi di tosse. Non si trasmette attraverso i liquidi biologici come saliva, lacrime e urine. Si può prevenire mettendo
in pratica alcuni accorgimenti come evitare lo scambio o la
riutilizzazione di siringhe, lo scambio di spazzolini, rasoi,
forbici, lame e oggetti che possono venire a contatto con il
sangue. I responsabili della L.I.L.A. (Lega italiana per la
Lotta all’AIDS) mettono in guardia noi giovani dal vivere
troppo in fretta le esperienze legate alla sessualità perché
richiedono una certa maturità e se sono premature possono risultare negative. L’AIDS oggi sembra un’epidemia
dimenticata, ma il numero dei malati cresce continuamente e non solo nei Paesi poveri. La paura del contagio, anche
se in maniera più lieve rispetto al passato, spinge a volte le
persone ad emarginare il malato, invece occorre combattere qualsiasi sentimento di paura, di indifferenza, di imbarazzo o disprezzo. Significativo è l’episodio raccontato da
don Luigi Ciotti, di Giorgio un ragazzo di ventitré anni che
prima di morire di AIDS gli dice: “Muoio due volte. Anzi
mi sembra di essere morto prima:Tutti ci hanno lasciati
soli e si è creato intorno a noi il vuoto. Ma non è la morte
che mi spaventa. E’ stata la morte dentro di me quando
tutti ci hanno abbandonati”.
I medici che sono oggi in Sierra Leone,Guinea, Liberia
sono gli unici che non abbandonano coloro che sono contagiati dall’ebola. E’ Cesare questa volta a relazionare
sull'Ebola, un patogeno che passa dagli animali all'uomo.
Questo salto non è raro e siamo stati noi ad innescarlo, perché dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, il virus
per adattarsi è passato alla specie umana ed è un grande
"salto di qualità". L'infezione è avvenuta perchè in Africa
hanno mangiato la carne degli animali infetti, probabilmente pipistrelli della frutta sul fiume Ebola, da cui deriva
il nome del virus. La malattia colpisce gli uomini e i primati (scimmie, gorilla, scimpanzé). L’Ebola si trasmette
nella popolazione umana attraverso lo stretto contatto con
sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti. In Africa, l'infezione è avvenuta attraverso la
manipolazione degli scimpanzé, gorilla, pipistrelli della
frutta, scimmie, antilopi di foresta e istrici infetti trovati
malati o morti o catturati nella foresta pluviale. Nelle zone
a rischio (foresta pluviale dell’Africa Sub-sahariana) è
importante, perciò, ridurre il contatto con gli animali ad
alto rischio, quali pipistrelli della frutta, scimmie e primati, non raccogliere animali morti trovati nelle foreste o
manipolare la loro carne cruda. Una volta che una persona
sia entrata in contatto con un animale infetto da virus
Ebola e abbia contratto l’infezione, questa può diffondersi
all'interno della comunità da persona a persona.
L'infezione avviene per contatto diretto (attraverso ferite
della pelle o mucose) con il sangue o altri fluidi corporei o
secrezioni (es. feci, urine, saliva, ecc. di persone infette.
L'infezione può verificarsi anche in caso di ferite della
pelle o delle mucose di una persona sana che entra in contatto con oggetti contaminati da fluidi infetti di un paziente con Ebola, quali vestiti e biancheria da letto sporchi dei
fluidi infetti o aghi usati. Per fortuna il virus non si trasmette per via aerea e non sopravvive molto tempo nell’
aria, ma alcuni scienziati pensano che se si continua con
questa azione di disboscamento, potrebbe arrivare una big
one a cui non potremmo essere preparati e che estinguerebbe la specie umana. Per questo non bisogna essere
superficiali su malattie che sono pericolose, ma che non ci
colpiscono direttamente. Il virus fu scoperto nel 1976 nel
Congo ed è molto infettivo e virulento. Il virus dell'ebola
presenta 5 ceppi, tra cui 4 letali per l'uomo. E' una febbre
emorragica che provoca dolore ai muscoli, problemi al
sistema nervoso, mal di testa, vomito, diarrea ed emorragie.
Il periodo di incubazione va dai 2 ai 21 giorni Il paziente
diventa contagioso quando comincia a manifestare sintomi,
non è contagioso durante il periodo di incubazione.
L’infezione da malattia da virus Ebola può essere confermata solo attraverso test di laboratorio. In Europa e negli Stati
Uniti potrebbe diffondersi molto velocemente. Ha una mortalità del 50-90% e per combatterla si stanno sperimentando
vari farmaci non ancora perfezionati, ma esistebbe una terapia che sembra aver avuto effetto finora, cioè idratare l'organismo e somministrare farmaci antipiretici. Per evitare di
contrarlo esistono delle regole da osservare:
• Evitare di viaggiare verso focolai noti;
• Lavarsi frequentemente le mani con un prodotto che
contiene almeno il 60% di alcool;
• Evitare di mangiare carne di animali selvatici nei
paesi africani;
• Evitare il contatto con persone infette;
• Non maneggiare resti di pazienti deceduti per ebola.
Dopo aver rischiato un contagio senza precedenti sia l'
Europa che gli Usa si sono finalmente attivati, mandando
aiuti in Africa, affinchè si possa debellare la malattia che
tanto minaccia la nostra sopravvivenza.
ESASPERANTE BRUTALE ORRIBILE LOGORANTE AMBIGUA
Ancora oggi parole come malattia, contagio e morte
spaventano, nonostante nei Paesi industrializzati sia stata
sconfitta la maggior parte delle epidemie che in passato
hanno colpito l’umanità. Il loro pericolo è presente ancora
oggi, anche se sembra non in modo devastante come quelle passate grazie alle tecnologie, alle conoscenze, ai sistemi di sorveglianza. Ma c’è una parte del mondo che vive
ancora in precarie condizioni economiche e igienico-sanitarie, dove le persone non hanno la possibilità di curarsi.
III A Scuola Secondaria di 1° grado
Fenomeno dell’inversione dei poli terrestri
Noi ragazzi della Terza C, leggendo il giornale in classe con la professoressa di
Italiano, abbiamo trovato un articolo sul fenomeno dell’inversione dei poli.
Incuriositi, abbiamo fatto delle ricerche.
L’inversione dei poli è il fenomeno per cui il Polo Nord si scambia con il Polo
Sud. Ciò fu scoperto da Bernard Brunhes nel 1906 attraverso lo studio del magnetismo delle rocce laviche che contengono minerali magnetici le cui particelle si
orientano sul magnetismo terrestre nel momento in cui la lava si raffredda. Quindi
se si esamina il magnetismo degli strati di lava è possibile sapere l’andamento del
campo magnetico terrestre.
Gli scienziati hanno capito che ciò è già accaduto nel corso della storia del
nostro pianeta. Molte teorie affermerebbero che l’inversione potrebbe portare alla
distruzione della Terra. Altre, invece, sostengono che se ciò dovesse accadere non
ci sarebbero effetti drammatici. La Terra, negli ultimi 20milioni di anni, ha subìto
un’inversione dei poli circa ogni 200.000-300.000 anni, anche se l’ultima non accade dal doppio del tempo. Gli scienziati dicono che le inversioni possano essere
avvenute almeno centinaia di volte negli ultimi tre miliardi di anni. L’ultima volta
che i poli della Terra hanno subìto un capovolgimento in un’inversione importante
risale a circa 780.000 anni fa: gli scienziati l’hanno chiamata “Inversione di
Brunhes-Matuyama”. I reperti fossili non mostrano cambiamenti drastici nella vita
vegetale o animale. Questa è anche la prova che un’inversione di polarità non inciderebbe sull’asse di rotazione della Terra, che avrebbe un effetto significativo sul
clima e sulle glaciazioni e qualsiasi cambiamento sarebbe evidente nei dati passati.
I geofisici sono abbastanza sicuri che la ragione per cui la Terra ha un campo
magnetico è data dal fatto che il suo nucleo solido di ferro è circondato da un oceano di metallo liquido caldo. Il nostro è un pianeta dinamico. Il flusso di ferro liquido nel nucleo della Terra crea correnti elettriche che, a loro volta, creano il campo
magnetico.
CONSEGUENZE
Gli scienziati dicono che è solo questione di tempo e che un giorno potremmo
essere colpiti da un caos magnetico tale da far invertire i due poli. La Terra è circondata da uno scudo magnetico che protegge il pianeta dalla radiazione solare.
L’inversione potrebbe causare un indebolimento dello scudo protettivo determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle
radiazioni ultraviolette, aumentando le malattie tumorali per gli esseri umani. Le
rocce indicano che il campo si è indebolito negli ultimi 2.000 anni e che il caos
magnetico potrebbe essere già iniziato. Se ciò è vero tra circa 1.400 anni potremmo
trovarci al centro del processo che determinerà una nuova inversione dei poli, verso
il 3.400 circa. Nelle peggiori delle ipotesi, le tempeste solari causerebbero blackout elettrici paralizzando le metropoli. La Terra sarebbe bombardata dalla radiazione solare accompagnata da onde di magnetismo. Una tempesta solare causerebbe
forti fluttuazioni nelle linee di forza nel campo magnetico terrestre, distruggendo le
comunicazioni radio e televisive, i sistemi di navigazione, sovraccaricando le linee
telefoniche ed elettriche, mettendo fuori uso le centrali elettriche.
Eleonora De Masi IIIC.- Secondaria di 1° grado
Dicembre 2014
Attualità
7
La violenza sulle donne
Il 25 novembre si è celebrata la giornata internazionale per l’eliminazione
della violenza contro le donne.
Il 2013 è stato un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise in Italia,
in pratica una vittima ogni due giorni.
Cercando su internet e sfogliando
varie pagine di giornali, abbiamo trovato
questa frase che ci ha molto colpito: “La
violenza sulle donne non ha confini …
e spesso ha le chiavi di casa”, ciò significa che nella maggior parte dei casi a
compiere queste violenze è un parente
della donna, non un estraneo; questi fatti
non avvengono negli Stati meno progrediti, ma anche in Europa e nella nostra
Italia. La violenza contro le donne non
ha colore, non ha etnia, religione, giustificazione, scusante. E’ odiosa, ancora più
raggelante quando viene commessa da
persone fidate.
Nel mondo, la situazione è diversificata: esistono le donne turche, marocchine, egiziane e le saudite. La loro condizione è dettata non tanto dalla religione
ma dalla struttura politica del Paese in
cui vivono. Il problema del divorzio e
della custodia dei figli in Turchia e
Tunisia è risolto. In Arabia Saudita la
donna non ha diritti e addirittura non può
avere la patente di guida. In Kuwait le
donne
non
possono
votare.
L’Afghanistan è il posto al mondo più
pericoloso per le donne. Ovviamente le
guerre in corso (e trent’anni precedenti di
guerra civile e altri conflitti) sono una
delle ragioni, cui si aggiungono tradizioni e usi locali, spesso connessi con vere o
presunte motivazioni religiose. In tutto
l’Afghanistan, le donne non se la passano bene. Nella Kabul “liberata” e sotto
“controllo” occidentale da quasi dieci
anni, è normalissimo vedere uomini che
fanno viaggiare le donne nel portabagagli dell’auto. L’ 87% delle donne sono
analfabete e il 70-80% sono costrette a
matrimoni forzati. Il matrimonio precoce
spesso comporta per la ragazza l’abbandono della scuola. Queste bambine non
vogliono sposarsi. Vogliono una vita normale. Vogliono giocare con i loro amici.
Vogliono ricevere un’educazione completa e avere una piena adolescenza. In
Pakistan forse la situazione è migliore,
ma comunque colpisce. Molte bambine
sono addirittura uccise alla nascita o si
procede all’aborto quando si scopre che
non sarà un maschio.
I casi di femminicidio sono in continuo
aumento, così come
l’aumento delle prostituzione minorile
che rimane un verodramma sociale. Giovani ragazze dei paesi dell’Est Europa,
attratte dalla promessa di trovare il successo e una vita migliore, vengono ridotte in
schiavitù e costrette a vendere il loro corpo. Ancora oggi in paesi come Niger,
Tanzania e Guinea le bambine sono date in
sposa a uomini molto più anziani, questi
matrimoni portano la gravidanza precoce,
soprattutto tra le ragazze tra i 12-19 anni.
Molte bambine non ancora adolescenti
sono spesso vittime di abusi da parti degli
adulti e sono costrette ad abbandonare gli
studi. Questo non limita solo le loro possibilità future ma anche la loro abilità a contribuire alla crescita economica e sociale
del Paese cui appartengono. La storia della
donna nell’Islam è delineata nel Corano:
secondo la sharia, la legge islamica, i diritti degli uomini sono superiori a quelli delle
donne. La contraddizione più evidente è
che secondo il Corano non ci sono differenze tra i sessi.
E’ pur vero che in tutto il mondo la
donna è colei che trasmette la vita e tramanda norme, comportamenti e valori
sociali attraverso l’educazione dei figli.
Oggi ci sono molte associazioni che
si impegnano per far rispettare e far
conoscere anche alle donne analfabete i
loro diritti e a fare in modo che non vengano più maltrattate.
Nel mondo occorrono cambiamenti
culturali: bisogna smettere di considerare
le donne come cittadine di seconda classe.
E’ necessario trasmettere una cultura del rispetto, affinché la donna abbianella società pari diritti, libertà e capacità di agire.
Classe II C - Scuola Secondaria
di 1° grado - Via Apulia
No alla violenza sulle donne!
In occasione della Giornata Nazionale della violenza contro le donne, celebrata il 25 Novembre scorso, abbiamo
discusso in classe su come le donne,
spesso, siano vittima di ingiustizie, discriminate sul lavoro, maltrattate o, addirittura, uccise da coloro che dicono di
amarle. Ma perché tutto questo? Personalmente ho fatto delle ricerche sull’argomento ed ho scoperto che:
- in Cina il 12% di tutte le gravidanze
di feti di sesso femminile termina con
un aborto;
- in Pakistan il 71% dei bambini ricoverati in ospedale sono maschi; le
bambine, se si ammalano, ricevono
meno cure;
- in molti Paesi dell’africa o dell’Asia
le ragazze non accedono neanche ai
livelli minimi di istruzione e sono
destinate ad una vita di umiliazioni e
soprusi di ogni genere, sottomesse
alla volontà degli uomini, persino
nella scelta del marito.
Io penso che la violenza o le punizioni
fisiche e psicologiche esercitate sulle
donne non hanno alcun senso, né si possano tollerare o giustificare. Le donne non
sono né inferiori agli uomini né loro
schiave.
Entrambi i sessi, infatti, hanno il diritto alla libertà, alla salute, al lavoro; hanno
il diritto di fare di sé ciò che vogliono,
hanno il diritto di esprimere la propria
opinione e nessuno può impedirlo.
In Italia, nel 2008 è nata una federazione nazionale che riunisce 65 centri
antiviolenza, chiamata “D.i.RE-Donne in
Rete contro la violenza sulle donne”; è
stato istituito anche il Telefono rosa per
aiutare le donne che subiscono violenza
fisica, psicologica.
Ma, secondo me, non dovrebbero
neanche esistere queste associazioni,
perché non deve esistere assolutamente il
pregiudizio sull’inferiorità della donna.
A volte mi chiedo, ascoltando tutti
quei casi di femminicidi al telegiornale,
come si sentirebbero gli uomini ad essere discriminati, violentati, maltrattati.
Che cosa proverebbero se fossero emar-
ginati, esclusi? Mi rendo conto che non è
facile cambiare certe convinzioni, ma
dobbiamo tutti impegnarci per sensibilizzare sul problema, senza scoraggiarci, e
per sostenere chi ha il coraggio di denunciare, combattere per farsi ascoltare,
senza emarginare o colpevolizzare. Perché non c’è nessuna colpa nell’esser nate
DONNE! Spetta ad ognuno di noi abbattere il muro dell’ingiustizia andando
oltre, perché tutti siamo uguali e ciascuno è diverso, ma ognuno ha il diritto di
vivere nel pieno rispetto della propria
libertà e dignità.
Minerva Benedetta
Classe II D Scuola Secondaria
di 1° grado - Lucugnano
Adolescenti: lavori in corso
Essere adolescenti significa costruire
la propria immagine e la propria personalità, un processo che inizia sin da
quando si è bambini, ma allora è sentito
con meno urgenza e con meno consapevolezza. Per noi adolescenti è difficile
capire chi siamo, quali sono i rapporti
con il resto del mondo, capire ciò che è
positivo o negativo,utile o inutile, importante e meno importante. Lavori in corso:
stiamo costruendo la nostra personalità.
L’immagine che ognuno ha di sé è come
un mosaico che prende forma in base alle
risposte che riceviamo dagli altri; da queste e dal mondo circostante scopriamo
come gli altri ci vedono e ciò che si
attendono da noi. Bello, brutto, simpatico, antipatico sono caratteristiche che ci
attribuiscono gli altri e ci permettono di
capire qual è il nostro posto nel mondo
perché l’adolescente è spesso vittima di
un doppio fraintendimento, come sostiene F. Dolto, psicanalista che studia i problemi degli adolescenti tra i 13 e i 17 anni. In questa fase della vita noi ragazzi
tendiamo ad esagerare in senso negativo,
forse per l’atmosfera di incertezza e precarietà che ci circonda e finiamo per sentirci incapaci di affrontare le trasformazioni fisiche e psichiche che ci investono
come un’onda. Ci si sente a disagio proprio perché si è in piena maturazione, sia
interiore che esteriore: ci osserviamo, vediamo che il corpo cambia,intanto si modificano i sentimenti e le emozioni. Abbiamo studiato che la pubertà è il perio-
do di vita e di trasformazioni tra gli 11 e
i 18 anni, ma che non comincia per tutti
alla stessa età; nelle ragazze avviene un
po’ prima e si completa gradualmente in
un periodo che dura alcuni anni. Durante
questa fase della vita si è completamente
assoggettati allo specchio, al riflesso che
si cerca di leggere negli occhi degli altri;
ma uno specchio non mostra veramente
quello che gli altri vedono quando ci
guardano, perché un viso non sempre rivela la personalità. La bellezza e il fascino sono due cose diverse, perché può
capitare di rimanere indifferenti a certi
volti bellissimi, ma di non riuscire a staccare gli occhi da altri piuttosto irregolari
che sprigionano fascino. A volte si sa ciò
che si vuole mostrare di sé, ci si sente in
imbarazzo,perciò ci si costruisce un’immagine di sé basata sui criteri del gruppo, della moda, della pubblicità. E per
seguire la moda, a volte, si finisce per
nascondere gli aspetti più belli e far propri modelli che provocano sofferenza
come la linea ultramagra, taglia 38, delle
Continua a Pag. 8
8
Dicembre 2014
Attualità
Continua da Pag. 7 Adolescenti: lavori in corso
passerelle. Spesso si invidia la bellezza
dell’altro che in realtà è solo sicurezza e
voglia di farsi notare. C’è chi è consapevole dei propri limiti e accetta la propria
persona senza andare alla ricerca di
nuove emozioni, come la protagonista
del brano letto in classe “L’ora di ginnastica”, una ragazza sensibile, socievole e
talmente brillante a scuola da meritarsi
una borsa di studio, ma con un corpo
abbastanza florido. Lei avverte l’essere
in sovrappeso come disagio, i commenti
degli altri la feriscono, però, i buoni
risultati a scuola rafforzano la fiducia in
se stessa. Alcune ragazze al contrario pur
di dimagrire si sottopongono a diete che
possono rovinare la salute. Bulimia, cioè
l’aumento eccessivo della fame, e anoressia, la scomparsa o la diminuzione
dell’appetito, stanno avendo un forte
aumento in Italia, soprattutto tra le ragazze. La continua presenza in TV, nella
pubblicità, di corpi troppo snelli può
Attualità
9
Continua da Pag. 8 Una società senza muri: servono ponti non muri
aprire la strada a comportamenti sbagliati per molte ragazze che possono così
avviarsi verso la patologia. Non si può
negare che molte adolescenti iniziano
con una dieta per raggiungere l’ideale
fornito dalle modelle delle sfilate o delle
copertine; a questo proposito la professoressa A.Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva afferma che noi ragazzi
dobbiamo avere cura del proprio corpo,
dobbiamo sapere cosa mangiamo e che
dobbiamo stare attenti a non diventare
oggetto di marketing. Gli adulti valutano,secondo noi, quest’età di contraddizioni e ci rivolgono uno sguardo benevolo e accondiscendente, ignorando i nostri
problemi e le nostre angosce. Il rapporto
con i genitori influenza il comportamento di noi ragazzi anche se il dialogo spesso viene a mancare. Per noi giovani sono
insopportabili, con loro non ci si può
confrontare e non ci si può giustificare,
vogliono sempre avere ragione! Fanno
sempre prediche, ripetendo sempre “Te
l’avevo detto” oppure non va bene tutto
quello che facciamo. Inoltre, sottovalutano un aspetto importante che è l’amore,
la nascita di nuovi sentimenti.
Innamorarsi per noi è conforto ma anche
esaltazione, perché l’amore ci pone di
fronte alla paura di rimanere soli. L’amore è un’esperienza che ci rassicura e ci
riempie di fiducia, ci dice che c’è sempre
qualcuno al proprio fianco in grado di
aiutarti ad uscire da questo tunnel! Bisogna però distinguere tra sentimento e
sesso; infatti, la sessualità viene rappresentata al mondo d’oggi semplicemente
come strumento di piacere. La persona è
valorizzata solo per il suo corpo. La
Bibbia insegna che Dio ha destinato la
sessualità all’incontro fra uomo e donna
in un patto d’amore. Nella Genesi la sessualità è presente come dono di Dio per
la piena realizzazione dell’uomo nella
diversità tra maschio e femmina. Però
l’amore può provocare, a volte, dolore
come dice J.Bauer, nel brano “Il ragazzo
sbagliato”, nel quale afferma testualmente “L’amore è una sofferenza allo stato
puro e promette soltanto tormenti”.
Quest’affermazione nasce dal fatto che la
protagonista ha un’opinione ben precisa
dell’innamoramento, e proprio quando la
persona a cui vuoi particolarmente bene,
non ti vuole, il dolore fa diventare la vita
una vera “tragedia”. Ma nell’adolescente
può provocare dolore anche l’amore per
una persona cara che se ne va, come
abbiamo letto nel brano “Il vecchio
John”. La morte del nonno non colpisce
soltanto i grandi, ma anche la fragilità
dei piccoli bambini Laura e Jacob che
vedono, come noi ragazzi, nella morte
del nonno una realtà difficile da comprendere. Purtroppo la dimensione della
sofferenza è una realtà presente nella vita
dell’uomo e per sfuggirvi molti adolescenti trovare altre vie: alcol,droga, fumo
o sfogano la loro rabbia e depressione
ingozzandosi di cibo o sottoponendosi a
diete ferree. Molti sono i ragazzi che iniziano a fumare all’età di 11 anni: la
prima sigaretta la si fuma per sentirsi
grandi, in compagnia o per imitare gli
altri. I motivi sono diversi ma nessuno
accettabile perché si attenta alla propria
salute. Anche se ci pensano gli adulti con
il fumo passivo a fare di noi, prima bambini e poi adolescenti, dei fumatori. Il
giovane che si avvicina al fumo non bada
alle conseguenze, alle sostanze tossiche
che inala – ammoniaca, catrame, nicotina, ecc- anzi affermano che è una sensazione piacevole dovuto alla nicotina che
in pochi secondi raggiunge il cervello stimolando sensazioni di piacere. Ma sono
effetti che svaniscono in pochissimo
tempo e il ragazzo diventa irritabile e
nervoso perché sente il bisogno di un’altra sigaretta. Alcuni adolescenti rubano
le sigarette agli adulti, come Italo Svevo
che fumava di nascosto a suo padre
rubando e accendendo i mozziconi di
sigarette lasciate dal genitore.
Essere se stessi è molto difficile per
noi, soprattutto quando la tentazione di
adeguarsi ai comportamenti di altri porta
verso strade pericolose come quella della
droga e dell’alcol. Si inizia per curiosità,
si ricorre agli stupefacenti per mascherare la propria fragilità e inadeguatezza,
ma non ci si rende conto che droghe
come la cocaina provocano danni al cervello, che diventa sempre meno sensibile, che provoca depressione. La droga
provoca all’inizio benessere, come una
specie di “magia: aumenta il desiderio
sessuale, riduce le ore di sonno e la sensazione della fame, spingendo il soggetto verso la depressione. Anche l’alcol ha
la funzione di colmare il senso di vuoto e
di mancanza e, soprattutto, le adolescenti spinte dal desiderio di sfidare il modello di ragazze per bene bevono di più
rispetto ai coetanei maschi. Oggi,purtroppo, bere è diventato segno di successo e di capacità di vivere nella società.
Un altro rischio per noi adolescenti è
dato dalla navigazione in Internet, poiché
sottovalutiamo i pericoli della rete. Noi
ragazzi che usiamo Facebook e altri
social viviamo le amicizie nella rete,con
il rischio di incorrere in ladri di identità o
conoscere persone poco raccomandabili,come se fossero vere relazioni tra
amici. Ma gli amici non si trovano dietro
allo schermo di un computer o al display
di un cellulare, l’amicizia vera e propria
si tocca a pelle. Il vero amico tira il
meglio di te, ti tiene stretto come un fratello e ti ascolta, anche se a volte dobbiamo fare noi il primo passo. E’ vero che
l’adolescenza è un’età difficile, ma se
ognuno prende consapevolezza dei propri limiti guardando se stessi, con onestà,
senza cercare di imitare modelli esteriori, può essere un’età felice e spensierata.
Lavoriamoci su.
IIIA Sc. Secondaria di 1° grado
Via Apulia
Una società senza muri:
servono ponti non muri
Entriamo anche noi a far parte della storia rivivendo
fatti e avvenimenti accaduti tantissimi anni fa attraverso la lettura di documenti storici.
Ogni popolo, nel corso della storia, ha avuto un suo
modo di proteggere il territorio. Nell’antico mondo
Romano c’era il “limes”. Termine sconosciuto? Vi piacerebbe sapere di cosa si tratta? Detto fatto. Il limes, che
significa confine, è una linea di frontiera che è stata utilizzata con lo scopo di dividere il popolo Romano dalle altre
tribù Germaniche. All’inizio i limes erano strutturati da
semplici palizzate di legno, semplici fossati e posti di
guardia; con il passare del tempo queste fortificazioni
divennero dei muri molto spessi con delle strutture, come
dei veri e propri palazzi, formate da torri di combattimento. Grazie a Diocleziano e Costantino, ci fu il potenziamento delle legioni dette “comitatus”, esse si trovavano
più indietro rispetto al confine. Ma attenzione non è come
potreste pensare! Il “limes” più che una linea di divisione
e demarcazione divenne un luogo di contatto, di scambio
fra Romani e Barbari. I Germani, infatti, vennero accolti
dai Romani sia come contadini- coloni che come soldati
Dicembre 2014
per difendere il confine stesso. I “barbari” affascinati dal
loro modo di vivere, cercarono di imitare e conquistare
simboli e le caratteristiche dei Romani, come le monete,
le stoviglie, il vasellame, ecc… Non era insolito trovare
vicino a scheletri dei cavalli appartenenti ai capi tribù
Germanici (simbolo di potere per i nomadi) gioielli e
monete Romane. Quindi il “limes” Romano non era una
barriera impenetrabile, bensì un confine poroso che permetteva il passaggio di uomini, idee e tradizioni.
Verso il IV- V secolo Gerolamo, un testimone oculare delle invasioni, scrisse un documento in cui evidenzia la devastazione dell’impero Romano da parte dei
Barbari. Nel documento narra che i Barbari saccheggiano e distruggono tutte le province con la devastazione di
tutto ciò che possedevano. Soprattutto gli uomini di
chiesa vengono uccisi, le chiese distrutte, gli altari trasformati in mangiatoie e persino le reliquie dei martiri
sono sparse per terra. Sembrava che Costantinopoli fosse scampata da queste invasioni ma non fu così, perché
si videro sbucare dalle caverne del Caucaso i Germani
rappresentati come dei lupi ferocissimi. Infine l’autore
fa un paragone, cioè se lui avesse cento bocche, cento
lingue e una voce sonora e forte come il bronzo non gli
sarebbero bastate per descrivere la devastazione che ci
fu nell’impero Romano. Altri documenti, il primo di san
Girolamo ( 347-420 ) e il secondo da Orosio, uno storico cristiano del IV- V secolo,narrano l’assalto e il saccheggio di Roma nel 410 dopo Cristo da parte di una
tribù Germanica guidata da Alarico: i Visigoti. Il primo
documento scritto racconta che la città di Roma viene
saccheggiata dai Barbari, ma anche che i cittadini dovevano pagare a prezzo d’oro la loro vita e la rappresenta
con un’espressione forte: i cittadini periscono carestia
prima di perire di spada. Mentre il secondo documento
di Orosio, afferma che l’invasione dei Visigoti non è
stata poi così devastante, anzi si racconta che il comandante Alarico diede ordine “alle truppe di lasciare illesi coloro che si fossero rifugiati in luoghi sacri e in seconContinua a Pag. 9
do luogo di non cacciare la preda, dal sangue”. Il terzo
giorno,ci dice ancora lo storico, se ne andarono dopo aver
incendiato le case,ma neppure tante quante ne aveva
distrutto il caso nel settecentesimo anno dalla sua fondazione”, mentre le case che essi non avevano incendiato
furono abbattuti dai fulmini. Il limes con il passare del
tempo diventa sempre più punto di contatto. Nel IV-V
secolo lo scrittore Salviano,vescovo di Lione e testimone
oculare delle invasioni, ci ha lasciato documenti sulla disumanità dei Romani e la virtù dei Barbari. Sembra strano
vero? Ma noi abbiamo capito che occorre guardare la
Storia da più punti di vista e che solo uno scambio tra culture può far crescere un popolo. Lo storico fa notare che
“quasi tutti i Barbari, soprattutto quelli della stessa stirpe, si amavano reciprocamente, mentre i Romani si perseguitavano a vicenda”. I cittadini andavano a cercare nei
Barbari l’umanità che i Romani avevano perso, anche se
erano chiamati nemici. Infatti, l’autore scrive che i cittadini preferiscono vivere liberi sotto un’apparente schiavitù che essere schiavi sotto un apparente libertà. In questo
modo secondo C. Delaplace, nella sua opera Invasori o
immigrati, “l’Europa centro-settentrionale si affacciò alla
Storia; fu spazzata via l’antica barriera che separava
Roma e i Germani, la Civiltà e la barbarie. Da allora in
poi non solo i Germani vissero con i Romani, ma i primi,
caduta ogni linea militare di difesa, intrecciarono relazioni dirette con quei fratelli di stirpe che erano rimasti fuori
dal territorio romano”.
Il Re Teodorico, capo della tribù Germanica degli
Ostrogoti, si adoperò per promuovere un clima di pace tra
i Romani e i Barbari. Attraverso le parole di Cassiodoro,
suo valido collaboratore, possiamo vedere come Teodorico cerca una soluzione pacifica e condivisa delle controversie; nella nomina di un giudice per gli Ostrogoti, si
adoperò, infatti, per promuovere un clima di pacifica
coesistenza tra gli Ostrogoti e i Romani: Così ognuno
conserverà le sue leggi e, con giudici diversi, si otterrà
un’unica giustizia. Inoltre, Teodorico emanò anche un
editto, conosciuto col nome di “Editto di Teodorico”, per
ristabilire la pace tra le due civiltà. Purtroppo abbiamo
scoperto che oggi nel mondo come ieri, ci sono ancora
tanti muri che dividono due territori. Per esempio, il muro
del Belfast ( Irlanda del Nord ); Cauta a Melilla (
Marocco); Corea del Nord-Corea del Sud; Messico Stati
Uniti; Israele-Cisgiordania; Iraq-Kuwait; India-Pakistan.
Questo succede perchè ancora oggi ci sono conflitti
politici e sociali che privano i cittadini dei propri diritti
e della propria libertà. Il muro di cui abbiamo sentito
parlare in questi giorni è stato il Muro di Berlino.Vi
chiedete perché? Facile! E’ il più vicino e il più importante avvenimento nella storia degli ultimi anni.
Questo muro come il limes dagli antichi Romani,
divideva la Germania Ovest e la Germania Est e non solo.
Come sappiamo, erano tra loro nemiche perchè appartenevano a due blocchi di paesi Europei, all’epoca fortemente contrapposte dal punto di vista politico. Nel 1989
fu finalmente abbattuto il muro di Berlino e quest’anno
ricorre il 25esimo anno della caduta del cosiddetto Muro
della vergogna, sostituito per l’occasione da una fila interminabile di palloncini bianchi. E’ questo avvenimento che
ricordiamo ogni anno il 9 Novembre con grande gioia,
perché è una vittoria per tutti noi cittadini Europei.
Questo ci fa capire che se si agisce” in comune “, si
superano tutti i muri, è meglio perché insieme possiamo raggiungere degli obiettivi, soprattutto oggi che
viviamo in una società multietnica. Il continente europeo è ormai da tempo divenuto terra di immigrazione,
meta di flussi crescenti di uomini e donne. Anni fa erano
i nostri nonni che dovevano superare il limes per andare a trovare lavoro in altri Paesi europei oppure
Oltreoceano, oggi, invece, sono cambiate le “carte in
tavola”: sono gli stranieri che cercano di rifugio nel
nostro territorio, venuti da tutte le parti del Mondo per
povertà o per sfuggire alla guerra. Anche Tricase può
considerarsi multietnica, ci sono, infatti alcune etnie che
vivono pacificamente, cinesi, rumeni,.. Noi da bravi
Italiani li accettiamo e li aiutiamo proprio come i
Romani cercavano umanità nei Barbari. Il problema
non è tanto accettarli o respingerli, ma governarli, imparando che la diversità è un valore aggiunto, è un’opportunità di conoscenza e di confronto.
In occasione delle celebrazioni per la caduta del
muro di Berlino, Papa Francesco all’Angelus, in piazza
San Pietro, ha detto che “DOVE C’E’ UN MURO, C’E’
CHIUSURA DI CUORE. SERVONO PONTI NON
MURI”. Conserveremo queste parole perché anche noi
possiamo creare e cercare sempre luoghi di contatto e
mai di divisione.
IB Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia
TERRORISMO ISLAMICO
Argomento di grande attualità,difficile da comprendere, verso il quale la comunità occidentale guarda con
sospetto, paura ma, al tempo stesso, con curiosità.
Si tratta di un terrorismo religioso praticato da
ristretti gruppi di fondamentalisti musulmani per raggiungere in realtà obiettivi politici in nome della loro
religione.
In particolare, ultimamente si sente parlare dell’ISIS
(“Islamic State in Iraq and al-Sham”), organizzazione
che, da più di due anni, combatte nella guerra siriana
contro il presidente sciita Bashar Al Assad e, da circa un
anno, ha cominciato a combattere non solo le forze
governative siriane ma anche i ribelli più moderati,
creando di fatto un secondo fronte di guerra.
Tale organizzazione, gestita da “capi”molto ambiziosi, si definisce uno “stato” e non un “gruppo”; esso
controlla, tra Iraq e Siria, un territorio esteso approssimativamente come il Belgio, che amministra in autonomia, e mira ad istituire un califfato non si sa bene dove.
Ma quanti sono e qual è il motivo della cattiveria di
questo gruppo fondamentalista?
Charles Lister, uno dei più esperti analisti di jihadismo in Siria e Iraq, ha scritto su CNN che l’Isis in Iraq
è formato da 8mila uomini: un numero di combattenti
insufficienti di per sé a prendere il controllo delle città
conquistate negli ultimi dieci giorni nel nord e nell’ est
dell’ Iraq. Infatti, l’Isis non ha fatto tutto da solo, ma si
è alleato con tribù e gruppi del posto. Attualmente sono
27 le città sotto il controllo dei ribelli.
Nella sua lotta, questo gruppo usa metodi molto violenti; la guerra dell’Isis sembra una “guerra totale”
soprattutto contro l’Occidente ed è caratterizzata proprio dalla brutalità dei suoi attacchi.
I boia dello Stato Islamico hanno finora decapitato 6
vittime occidentali. Vediamo di chi si tratta.
James Foley: il giornalista statunitense, rapito a
novembre 2012 in Siria, è stato il primo occidentale la
cui morte è stata testimoniata in un video; il filmato, diffuso il 19 agosto, riprende il giornalista vestito con una
tunica arancione dai jihadisti, ed è stato intitolato “Messaggio all’America”.
Steven Sotloff: giornalista, aveva 31 anni ed è stato
rapito al confine tra Siria e Turchia nell’ agosto del
2013; il video intitolato “Secondo messaggio all’America” è stato diffuso il 2 settembre. Anche in questo
caso, come nel precedente, il boia, con un coltello in
mano, parlava con un accento britannico. Pochi giorni
prima della decapitazione, la madre della vittima aveva
lanciato un appello direttamente al leader dello stato
islamico, il califfo Abu Bakr Al- Baghdadi, affinchè non
uccidesse il figlio e lo liberasse.
David Haines: cooperante britannico, 44 anni, è stato
rapito in un campo profughi nel nord della Siria, nel
marzo 2013, mentre lavorava per un’agenzia francese;
il filmato della sua morte, intitolato questa volta “Un
messaggio agli alleati dell’America”, è stato diffuso il
13 settembre. Nelle immagini il boia si rivolge al governo britannico dicendo che l’alleanza con gli Usa non
farà che accelerare la distruzione del Regno Unito e trascinerà il popolo britannico in “un’altra sanguinosa
guerra impossibile da vincere”.
Herve’ Gourdel: guida alpina, 55 anni, di nazionalità francese. L’uomo era stato rapito a settembre in
Algeria e ucciso alcuni giorni dopo, con modalità simili a quelle degli altri ostaggi. Il video della sua morte è
stato diffuso il 24 settembre e ha il titolo “Messaggio di
sangue per il governo francese”. Nel filmato si vedono
i militanti del gruppo, detti Soldati del Califfato, avvicinarsi all’ostaggio per decapitarlo e, poi, mostrare la
testa tagliata. Gli uomini armati affermano la loro lealtà al leader del gruppo dello Stato Islamico, Abu Bakr
al-Baghdadi.
Alan Henning: cooperante britannico, 47 anni, era
soprannominato “Gadget”. Il video della sua morte è
stato pubblicato il 3 ottobre. Nel filmato il militante
dell’Isis afferma: “Obama, hai cominciato i bombardamenti di Shams (Siria), che continuano a colpire la nostra gente, quindi è giusto che colpiamo il prossimo dei
vostri”.
Peter Kassing: ex soldato, cooperante statunitense di
26 anni, è l’ultimo ostaggio vittima occidentale dei
militanti. Il video della sua presunta decapitazione è
stato diffuso il 16 novembre 2014. Nel filmato, di quasi
16 minuti, viene mostrata anche l’esecuzioni di diversi
soldati siriani.
Queste sono le vittime occidentali finora uccise! Si
potrebbe pensare che siano poche, ma di sicuro non saranno le ultime, ci saranno ancora nuove stragi se si continua
ad ignorare il problema e ad aver paura di intervenire per
tentare di rimuoverlo sin dalle sue radici.
Io credo che qualcosa dovrebbero farlo soprattutto
quelle Nazioni che sono impegnate in prima fila in quei
luoghi, come gli USA e gli stati alleati. Ma non si tratta
di intraprendere una nuova guerra, perché non ci sono
guerre giuste e guerre ingiuste. Ogni guerra è ingiusta,
perché viola il diritto di ciascun popolo alla libertà, alla
democrazia, alla PACE. È giusto, infatti, chiedersi: fare
la guerra all’Isis porterà la pace?
Leonardo Marzo - II D
Scuola Secondaria di 1° grado - Lucugnano
10
Attualità
Dicembre 2014
Palestina / Israele
Parlare della Terra di Gesù, oggi, è estremamente complicato,
ma non si può tacere quello che i media quotidianamente ci
comunicano. Non è neanche possibile semplificare tutto e
ridurre il conflitto a una semplice guerra tra religioni, ma… ci
proviamo
Gli alunni delle classi QUARTE della Scuola Primaria di Via Apulia
Israele e la Palestina
sono in guerra tra di loro.
Nel 1947 l’ONU (Organizzazione delle Nazioni
Unite) stabilì la nascita di
uno stato ebraico e di uno
stato arabo in Palestina. Gli
arabi non erano contenti di
questa divisione e volevano
tutto per se e non tutti gli
ebrei accettarono questa
divisione. Nel 1948 fu fondato lo Stato d’Israele e da
quel momento fu attaccato
dagli arabi. Per portare la
pace forse Israele poteva
cedere alcuni territori, ma
non è facile dare a qualcuno,
è più semplice prendere. Le
altre nazioni non fanno
molto per portare la pace,
perché gli israeliani vorrebbero cancellare i palestinesi
e i palestinesi vorrebbero
cancellare gli israeliani. E
questo è ingiusto perché non
si può cancellare un popolo.
Ancora oggi la convivenza tra ebrei e palestinesi non è facile. Dopo tante ricerche abbiamo capito che la guerra non fa vincere nessuno, perché sia da una parte che dall’altra muore qualcuno.
Speriamo che nel futuro la guerra finisca e i Palestinesi con gli ebrei facciano pace.
IV A Scuola Primaria - Via Apulia
Nel 1947 l’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) stabilì la nascita di uno Stato
ebraico ed uno Stato arabo in Palestina, la Terra dove è nato Gesù.
Gli ebrei e i palestinesi hanno da sempre fatto guerra tra di loro per il controllo
del territorio. A scuola abbiamo visto due video che dicevano cose diverse. In uno si
parlava degli israeliani che hanno invaso il territorio della Palestina perché volevano
tornare nella loro terra. E nel 1948, quando fu fondato lo Stato d’Israele, gli ebrei,
senza rispettare i confini delineati dall’ONU, costrinsero i palestinesi ad abbandonare le loro case. L’altro video attestava, invece, che sono stati i palestinesi ad attaccare gli israeliani perché non erano d’accordo con la divisione suggerita dall’ONU.
Oggi la Palestina è riconosciuta come Stato e Israele non è d’accordo con questa
soluzione e la guerra non finisce mai. E questo perché tutti voglio avere tutto il territorio. E la cosa più importante è che muoiono sia i palestinesi che gli israeliani.
Speriamo che le Nazioni Unite inventino qualcosa per risolvere la situazione.
IV B Scuola Primaria - Via Apulia
La Palestina è da tanto tempo in guerra con
altri popoli sin da quando
il popolo d’Israele conquistò la terra di Canaan
dopo la schiavitù in Egitto.
Nella Bibbia c’è scritto che c’è stata una guerra costante fra Ebrei ed
altre tribù, poi il Regno
fu unificato ma, alla morte di Salomone, si divise
in due, a sud il Regno di
Giuda e a nord quello
d'Israele. Poi ci furono
tante dominazioni straniere fino ad arrivare alla
dominazione romana al
tempo della nascita di
Gesù. Tutti pensavano
che lui avrebbe portato la pace, ma le guerre continuarono. E ancora oggi si combatte, gli ebrei contro i palestinesi, nella loro stessa terra.
L’altro giorno, a scuola, abbiamo visto un video fatto da disegni animati dove
spiegavano la lotta tra gli ebrei e gli israeliti. Gli israeliti hanno occupato la maggior
parte del territorio palestinese e con i soldi degli Stati Uniti hanno comprato armi e
bombe. I palestinesi sono convinti che il territorio occupato è di loro proprietà.
Oggi non esistono confini precisi perché la Palestina e Israele non si sono messi
d’accordo. Quello che ci ha colpito è che non ci sono né vincitori, né vinti, perché da
tutte e due le parti ci sono morti e distruzione e tutti piangono. Neanche l’ONU
(Organizzazione delle Nazioni Unite) è riuscito a mettere la pace e far trionfare la
giustizia!
IV C Scuola Primaria - Via Apulia
Con il nome Palestina viene
indicata la regione geografica
del vicino Oriente compresa tra
il fiume Giordano, il Mar Morto e l’Egitto. Tutto iniziò nel
lontano 1898, quando nacque il
movimento sionista con lo
scopo di riportare gli ebrei
sparsi per il mondo in Palestina. Vista la situazione difficile
della Palestina l’ONU, cioè
l’Organizzazione delle Nazioni
Unite decise, nel 1947 la spartizione della Palestina in due
stati separati, uno arabo e uno
israeliano. Ma le cose non andarono bene, perché tra i due
popoli continua ad esserci rivalità che sfocia spesso in tremende guerre. E tutto per il
predominio del territorio, l’ultimo caso di guerriglia risale
circa ad agosto 2014. Ci sono
state varie iniziative di accordo, ma non si riesce a fare la pace, perché il problema è
il possesso del territorio. Alcuni parlano di una questione religiosa tra ebrei e musulmani, ma questo non è vero, sono gli uomini che fanno la politica a non mettersi d’accordo e questo a sfavore delle persone che vogliono vivere in pace nelle loro case. La
Palestina, oggi, è divisa da un barriera di odio ed è visibile perché hanno costruito un
muro che divide le due parti.
L’unica cosa certa è che non si riesce a risolvere il problema e continuano ad
esserci forme di violenza e di repressione che danneggiano sia arabi che ebrei e noi
vorremmo che finisca.
IV D Scuola Primaria - Via Apulia
Dicembre 2014
11
Creatività
Il bicentenario dell’arma dei carabinieri
e ... Nassiriya, per non dimenticare
Noi alunni e alunne della classe III B dell’Istituto Comprensivo "Tricase
Via Apulia", scuola sec. di 1° grado, ringraziamo il Consiglio Direttivo
dell'Associazione Nazionale Carabinieri "Sez. Brig. Antonio Cezza" di
Tricase per averci dato l'opportunità di partecipare sia al convegno sul
Bicentenario della nascita dell'Arma dei Carabinieri, cerimonia che si è
svolta nel pomeriggio di venerdì 10 ottobre 2014 presso la sala del Trono
di Palazzo Gallone a Tricase, sia alla cerimonia religiosa della "Giornata
del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace"
il 12 novembre 2014 nella Chiesa di San Domenico.
Con il prof. Coluccia abbiamo avviato un lavoro di approfondimento
e abbiamo composto delle poesie sullo stile del sonetto e a stile libero
per ricordare la Missione dei Carabinieri a Nassiriya, conclusasi con un
terribile attentato, affinchè tale tragedia non si ripeta e non venga mai
dimenticata e per ricordare gli atti di valore e di sacrificio compiuti dai
Carabinieri, eroi in prima linea nel corso dei 200 anni di Storia, dal
1814 al 2014.
Ringraziamo il Dirigente scolastico, prof.ssa Eufemia Musarò, per
aver, a nome di tutti, espresso i sentimenti di cordoglio verso gli eroi di
oggi, del domani e di ieri.
III B - Scuola Secondaria di I° grado - Via Apulia
Buon compleanno all’Arma dei Carabinieri
13 LUGLIO 1814, una memorabile data,
poiché l’Arma Dei Carabinieri fu fondata.
Vittorio Emanuele I di Savoia la istituì
e la loro storia cominciò così.
Tante missioni per noi hanno compiuto,
donando nel periodo del Risorgimento il loro contributo,
grazie anche a loro per la nostra Italia Unita:
Missione che, dopo tre guerre d’indipendenza, fu riuscita.
Si distinsero nella lotta al Brigantaggio,
che sconfissero con amor patrio e coraggio.
Protagonisti furono di atti di valore
e sacrifici nella I Guerra Mondiale,
sempre pronti per difendere e proteggere il nostro Stivale.
Nella II guerra mondiale alla liberazione miravano
e per la loro Italia perivano;
durante la Resistenza hanno combattuto
e per un ideale hanno dato aiuto.
Nel dopoguerra e ancora oggi, da Eroi, contro il Terrorismo e la Mafia
per tener pulita e senza pericoli la Patria.
Soccorsi in prima linea offrono alle popolazioni
che hanno bisogno di aiuto dopo devastanti terremoti o alluvioni.
Notevole il loro debito di sangue nelle Missioni operative all’ estero,
aiutando popolazioni e tante loro vite persero.
Oggi sempre al nostro fianco li abbiamo,
per aiutare e difendere il popolo italiano.
Duecento anni di Storia sono passati per portare pace e speranza,
per garantire libertà e democrazia nel nome della Fratellanza.
Nei secoli fedeli:
BUON COMPLEANNO, EROI DI OGGI,
DEL DOMANI E DI IERI.
BUON COMPLEANNO, CARI CARABINIERI!
Gli alunni/e della classe III B Scuola Sec. di I° grado- Via Apulia
Era solo un giorno Come fiori
d’autunno
Accadde quel maledetto giorno,
Era solo una missione di pace
ma Pace per chi?
Ormai tutto tace:
la vostra bocca, i vostri cuori,
i vostri occhi.
Era solo un giorno d'autunno
alla base maestrale,
i vostri cuori ricchi di felicità,
perchè in Patria si tornerà,
invece dritto al cuore arriva
l'invasore criminale.
Era solo un desiderio:
tornare a casa!
ma la vita avete perduto.
Ora siete i nostri EROI
per chi ancora nella
pace crede come voi!
Michael Aniceto IIIB
Scuola sec. 1° grado
Via Apulia
Uno scoppio, una nuvola nera,
quel viaggio senza ritorno,
la fine di una vita intera.
Nassiriya: paese amico per difesa,
per un aiuto offerto.
La vita han perso migliaia di eroi
Un aiuto sofferto
Loro: uccisi per NOI
Oggi siete qui tristemente
ricordati, fratelli,
padri, figli e civili.
E’ proprio vero: vanno via i migliori,
i più belli.
Belli proprio quei fiori
che il Signore per sé ha raccolto.
Voi persone umili, semplici e servili.
Cari eroi, grazie di tutto.
Vi dobbiamo molto.
Maraglino Valeria IIIB
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Ero un giovane
spensierato
Eroe non sono nato,
ma la guerra mi ha chiamato!
Ero un giovane spensierato,
ma la guerra mi ha violato!
Era un giorno come tanti,
ero uno dei tanti,
Eroe mi hanno chiamato,
perché un’esplosione
mi ha ammazzato!
La mia vita è stata stroncata
da una guerra da tutti odiata.
De Martino Marco IIIB
Scuola sec. 1° grado
Via Apulia
Boom... l’ultimo suono
Come un film
Una bomba fatale...
tutto è svanito in una nube di cenere.
Per il nostro paese avete lottato
e il tricolore in terra straniera avete portato,
dimostrando il vostro valore,
combattendo con grande onore.
Una camion pieno di tritolo è arrivato
solo dolore e sconforto, ogni emozione è volata via.
Era ormai tutto inevitabile: l’ultimo suono che avevate ascoltato
è stato BOOM… con uno sguardo serrato.
Urso Paolo III B -Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Sembra un film, un terribile film..
Non ci sono parole da dire,
possiamo solo provare dolore
per la vostra inaspettata e
altrettanto dolorosa perdita.
Voi, 19 Angeli saliti al cielo,
ormai come un velo che
offusca la vostra immagine,
che resta viva nella nostra mente..
Non può un semplice ‘GRAZIE’
ripagare il vostro sacrificio, ma noi,
solidali con le vostre
straziate famiglie,
non possiamo fare altro che dirvi:
GRAZIE DI TUTTO,
NOSTRI ANGELI,
GRAZIE PER ESSERE STATI I
MIGLIORI ATTORI
DI QUESTO CHE SEMBRA
UN FILM, UN TERRIBILE FILM.
GRAZIE, EROI.
Piscopiello Sara IIIB
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Cavalieri senza ritorno
Ho visto uomini cadere nell'eterno sonno,
urla silenziose in un istante di fango.
Ho raccolto fioretti di esperienze vissute
e di anni strappati alla mia vita.
Ho abbracciato nel freddo infinito
una madre con il suo bambino.
Aspetto un Cavaliere senza ritorno
che mi porti via da questo sogno.
De Papa Marco III B - Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Dicembre 2014
Creatività
12
I migliori
Gli eroi di Nassiriya
Il perchè di quella follia
L’eroe
Undici anni fa...
Addio a figli, a fratelli
e a dei papà,
che da seguire erano dei modelli.
Uccisi da nemici,
che il loro aiuto non hanno apprezzato,
ma che loro, da eroi,
hanno comunque donato.
Il loro ricordo non finirà,
impresso nei nostri cuori
sempre resterà.
Ancora brillano i nostri colori,
in terra straniera
morirono i Migliori.
Bortone Marika III B
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
In quel giorno fatale
da eroi voi siete morti,
non avete più visto il vostro paese natale,
ma siete stati comunque i più forti.
Il fato vi ha voluto bersaglio
del proditorio attacco di un nemico invisibile,
dell'Italia siete stati l'orgoglio
ma il dolore dei vostri familiari
è stato incontenibile.
Quel camion di tritolo la vita vi ha rubato,
un gruppo di piccoli grandi Eroi e tutt'intorno tace,
vittime innocenti di un criminale atto.
Servitori e non servi dello stato,
diciamo grazie per tutto quello
che avete fatto,
a voi tutti portatori di pace.
D'Aversa Michele IIIB
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
La gente si chiede il perché
di quella strage così immane,
il perché di una storia così inverosimile,
il perché di una cattiveria così crudele,
il perché di quella follia.
Son morti i nostri eroi,
gli stessi eroi che hanno combattuto per noi,
quegli eroi con una grande voglia di pace,
quegli eroi, figli della Patria,
che hanno lottato per noi.
Nel nostro cuore conserviamo il ricordo,
un ricordo bello di coraggio e valore
ma brutto di dolore e sconforto.
Volevano portare la pace e l'armonia
ma sono andati via
e la gente si chiede il perchè di quella follia.
Rizzo Stefano IIIB
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
A Nassiriya ti hanno chiamato
e senza vita ti hanno lasciato.
Tu hai tutti aiutato,
ma loro non ti hanno apprezzato.
Volevi la pace,
non volevi la guerra,
ma da eroe sei ritornato
alla tua terra.
Alessandro Sanapo III B
Scuola sec. 1° grado - Via
Apulia
Il buio nella luce
Mamma, fra sei mesi tornerò
Neanche il tempo di pensare
Un giorno come tanti,
in missione di pace
per proteggere popolazioni straniere,
quand'ecco il buio nella luce
e apparve la morte
con tutte le sue ombre.
Facciamoci coraggio, amici miei, domani si va via.
Raccogliamo le nostre cose, si parte per Nassiriya.
Mamma, ti voglio bene, fra sei mesi tornerò.
Con i soldi che ricaverò, respireremo un po'...
Occhio alla strada, figlio mio, non ti distrarre mai, all'inferno ci sei già.
Sventola il tricolore, si sta in libertà,
mentre qualcuno prega, un altro se ne va.
C'è chi tra un turno e un altro compone una poesia,
chi manda un messaggio alla sua compagnia.
D'un tratto tanti spari,
chi sparasse non lo so,
ricordo solo che le case e l'aria incendiò.
Poi venne giù l'inferno in quel dì a Nassiriya,
vedevo tanta gente scappare via.
A terra, tanti eroi e tanta ipocrisia.
Vola via, colomba bianca, ho tanta nostalgia
di rivedere il mondo dalla casa mia.
Fissano il Tricolore le donne di Nassiriya,
sperano nel loro cuore che non siano andati via.
Palumbo Luca III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Sono andato in Iraq e sono contento
perché vado a fare quello che sento.
Lo faccio col cuore, perché mi piace,
speravo che nel mondo tornasse la pace.
Il mio lavoro è pieno di sacrifici
ma portiamo alla gente tanti benefici.
Eravamo tutti persone di cuore,
andavamo laggiù per portare amore.
La gente a Nassiriya si fida a stento
ogni mattina ci dicevamo “Stai attento”.
Pensavo sempre al mio ritorno,
contavo le ore che arrivasse quel giorno.
Bevevo un caffè e mi sono allarmato
perché ho udito un forte boato.
Le fiamme voraci ho visto avanzare
e non ho avuto neanche il tempo di pensare.
Mastria Giordana IIIB
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Non siete servi,
ma servitori dello Stato,
eroi pronti a rischiare la vita
per le persone che avete amato.
Purtroppo non è un gioco,
dove si può salvare la partita,
infatti,molti di voi hanno perso la vita.
Panico Gabriele IIIB
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Profonda cicatrice
Quel giorno lontano
Sogni e speranze
Stelle nel Cielo
Ancora vive nella mia mente,
mentre il tempo ne ha cancellato le impronte,
le tue virtù d'eroe buono
che del coraggio hai avuto dono.
Nel ricordo di quel triste giorno,
nel cuore di ognuno di noi
il rimpianto del mancato ritorno
lascerà un segno nella storia di poi.
Fa che vano non sia,
tu che hai insegnato impegno e caparbietà
per raggiungere la meta felice,
aver dato la tua vita per difendere la mia,
per garantire la mia incolumità,
ma della tua esistenza ne resta solo una profonda cicatrice.
D'Amico Denise
III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Quel giorno lontano, quel giorno fatale,
“quel giorno” il destino ha voluto cambiare
la vita di quei giovani dal cuor audace
che a Nassiriya stavan per portare la pace.
Bontà e aiuti portavan laggiù
ma questo gesto apprezzato non fu,
gente cattiva,con disprezzo della vita,
la bomba scagliò con ferocia inaudita.
Ignoro la causa di quel gesto immane,
ma quanto dolore ancora oggi rimane
nel cuore di mamma o di un familiare,
ricordando quel giorno fatale.
"Non arrendetevi a questo dolore,
ma combattete con abbracci e amore"
è il grido potente che ci vien da lassù,
da quei ragazzi che non ci son più.
Ehi, cos'è quel bagliore?
Guardate bene,guardate col cuore,
son diciannove angeli che sventolano il tricolore.
Zocco Clarissa
III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Con gli occhi colmi di sorriso
siete partiti, pieni di sogni e di speranze,
con noi il cuore avete condiviso
nonostante le lunghe distanze.
Siete andati laggiù a portare la pace
insieme a tutti i vostri amici
nella terra dove nulla tace,
a compiere mille sacrifici.
All’improvviso un vento soffia forte,
un vile boato vi ridesta allarmati.
Chissà quale sarà la vostra sorte?
Dalla vostra patria vi siete allontanati,
e, non sfuggendo alla morte,
in Paradiso siete andati beati.
Mele Chiara III B
Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Voi siete eroi,
la patria vi piange,
vi stima, vi ama,
voi siete stelle ora nel cielo,
ora vi vedo splendere lassù,
i vostri sorrisi, le vostre carezze,
nell’ infinito universo
VIVRANNO PER SEMPRE.
Serafini Alessia III BScuola sec. 1° grado
Via Apulia
Un immenso Grazie
Ai nostri eroi…
La vita avete donato per tutti noi,
con grande affetto noi vi abbracciamo
e un immenso Grazie vi doniamo.
Oggi purtroppo non siete qui presenti,
a stare con noi persone viventi.
Una bomba mortale vi ha incontrati
e nelle braccia della morte voi siete arrivati.
Un camion di tritolo è arrivato,
voi, coraggiosi, lo avete notato,
un BOOM forte si è scatenato
e... in faccia alla morte avete guardato.
Marco Aniceto
III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia
Angeli senza le ali
Siete caduti a Nassirya
e la vostra vita è volata via,
lasciando sul prato un pianto disperato.
Ora a voi un pensiero rivolgiamo
e nella pace speriamo,
quando le vostre vite sono volate,
Quel fatale 12 Novembre
le vostre famiglie erano disperate.
siete andati per portare la pace
A voi portatori di pace,
e siete tornati con uno sbiadito Tricolore.
tante volte siete partiti da quel binario
Quel maledetto giorno mancavano poche ore
ed oggi è il vostro nobile anniversario.
per tornare alle vostre famiglie,
ma all’ultimo momento quel maledetto camion Solo ricordi, ora!
Spero che il coraggio che avete avuto voi
portò la morte a 19 vite innocenti.
lo trasmettiate anche a noi.
Per noi siete ANGELI DEL TRICOLORE.
Musio Rocco III B Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Longo Rocco III B -Sec. 1° grado -Via Apulia
Angeli del tricolore
Una vita per strada
Una vita trascorsa per strada,
per difendere chi
non può difendersi,
per fermare chi
non vuol fermarsi,
per amare chi
non vuole essere amato.
Vai per la tua via
e difendi i tuoi ideali,
sei un eroe senza pari,
che non sa mai dire no.
Sei veramente speciale
sei come un leone
sei proprio l’ideale.
Sei come un combattente
che sa sempre cosa fare
e non ha mai paura di niente.
Erika Caraccio III B
Sec. 1° grado - Via Apulia
Dicembre 2014
IV NOVEMBRE
GUERRA
La guerra strazia,
la guerra preme,
la guerra deprime,
guerra è orrore,
guerra è morte.
Piangere, gridare, soffrire
difficili da vivere e capire
Pregare, sperare, sognare
solo in quello ti potevi confidare
Sorridere, vivere,amare
tornare a casa sono solo un miraggio
Lettere inviate e senza risposta
figli, mogli,madri, sorelle, padri, fratelli
desolati, disperati
La guerra strazia,
la guerra preme,
la guerra deprime,
guerra è orrore,
guerra è morte.
Antonio Cafiero
PERDONAMI FRATELLO
Compagno,
soltanto ora capisco
che sei un uomo come me.
Compagno,
se gettiamo queste armi
e queste uniformi,
potremmo essere vicini.
Compagno,
senza vita qui di fronte a me.
Vita che si spegne.
E l’ho spenta io.
Compagno,
perdonami Fratello.
Aurora De Siena
IV NOVEMBRE
4 NOVEMBRE – FESTA DEI CADUTI
Carissimi soldati defunti,
a voi che avete dato la vita per l’ ITALIA
oggi è rivolto il nostro pensiero.
I vostri occhi si sono chiusi
prima di avere la certezza
che il sogno per cui stavate
combattendo fosse realtà.
Il vostro coraggio ha permesso a noi
di sentirci tutti abitanti di
una grande casa: la nostra Patria.
E’ per questo che mi piace immaginarvi
nel cielo come giganti, avvolti in
una splendida veste tricolore.
Cari eroi, pregate da lassù per la
nostra Italia.
Siate esempio per i soldati
di oggi perché in cielo, in mare,
in terra, giorno dopo giorno,
ispirati dal vostro sacrificio,
affrontino con coraggio le loro
battaglie.
Ferrari Melania
13
Creatività
III A - Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia
MI HANNO RACCONTATO
Mi hanno raccontato una storia di uomini.
Uomini come noi
Uomini che amano
Uomini che soffrono
Uomini che combattono
Uomini che fuggono.
Uomini in trincea che guardano lontano
tra fucili e granate l’amico che non torna più:
un corpo pesante, senza respiro,
un corpo muto che urla.
Mi hanno raccontato una storia di uomini.
Uomini con occhi fissi
che gridano:”Non ti volevo uccidere!”
Lory Turco
COME UN’ONDA
Come un’ onda travolgente
Arrivi Dolore
uccidi
erodi
corrodi
corpi, volti, paesi
fragili e straziati.
Amore manca sul campo di guerra
Pace ancora cerca tutta la Terra.
Davide Errico
UOMO COME ME
Uomo come me,
Uomo con un solo obiettivo
Uomo dalla bocca digrignata
dagli occhi senza vita,
Uomo segnato dal sangue,
Uomo dall’orgoglio nel petto,
Aria, nero arcobaleno di morte
S’innalza ai loro occhi.
Cessa il loro respiro.
Uomo, uomo come me
Uomo delle mie stesse paure,
Uomo dai miei stessi pensieri,
Uomo, mio fratello.
Alessia Morciano
NON TI VOLEVO UCCIDERE
Non ti volevo uccidere,
perché non volevo vederti morire,
ma l’ho fatto perché tu
non possa più soffrire,
Ma ero molto spaventato
E ti ho sempre amato.
Tu per me eri come un fratello,
Costruire con te un bel castello.
Te ne sei andato senza salutare
E mi prenderò cura delle tue armi,
Ti prometto che non le toccherà nessuno,
e ti verrò a cercare con qualcuno.
Michele Caraccio
1914-2014
Siamo qui per ricordare che
la guerra non ha vincitori
ma strazia tanti cuori.
La guerra è conquista
che acceca la vista.
La guerra è degli ufficiali
non degli angeli con le ali.
La guerra è sempre potere
I soldati non devono sapere.
Addestrati ad ammazzare
un nemico che vorrebbe amare.
Ancora oggi vede la Terra
Chi attacca e tortura
Chi ha la sua stessa natura,
chi il mondo vuole conquistare e
per Allah dice di lottare
chi gli uomini vuole convertire
e altre religioni far scomparire.
Cent’anni sono passati
ma tanti occhi restano sbarrati,
soldati continuano a morire
la Terra non cessa di soffrire
Cesare Antonio Ferrarese
COMPAGNO MIO …
… Compagno mio
Il tuo timore e la tua fragilità
Hanno dato senso alla nostra città
Giovani, anziani
Deboli e forti,
per noi italiani, voi siete morti!
Odio, amore
Pace e rancore
Sentimento in ognuno di voi
Quattro anni di intensa guerra
Tanti corpi stesi a terra.
Nicola Zocco
V A - Scuola Primaria - Depressa
ACROSTICI SUI CADUTI
Persone che hanno dovuto combattere
Al fronte di battaglia
Con tanto coraggio
E tanto impegno
Non hanno esitato di fronte ai pericoli
Ora sono ricordati
Nelle manifestazioni davanti al Monumento dei Caduti
Guardarono avanti, senza paura, forti e
Umili
E per il loro coraggio
Ricordiamoli per sempre
Raccontando la loro triste storia!
Al mondo non ci sono più persone come loro.
Lillo Benedetta
Preghiamo per tutti i caduti che per
Anni e anni hanno lottato
Cercando di difendere la loro Patria
E di combattere contro i nemici.
Non si sono mai arresi
Ossia non si sono mai tirati indietro
Nonostante sia stato molto difficile
Giurando fedeltà hanno perso la vita
Uniti da un comune ideale
E allo stesso tempo hanno sperato invano di
Riuscire a
Ritornare nelle loro case e
Abbracciare i loro cari.
Russo Castelluzzo
Ricetta per fare la poesia
V A - Scuola Primaria - Via Apulia
Prendo una parola,
ne prendo due
le faccio cuocere come se fossero...
… castagne scoppiettanti
le scaldo a fuoco lento
spolvero con il buio
metto polvere di stelle
e le faccio andare nello spazio
Francesco Saverio Fersini
...tortine
le scaldo a fuoco lento
verso l’amore,
spolvero con granelli d’amicizia
metto la dolcezza
e le faccio andare nel vento
Maria Coluccia
… panna montata
le scaldo a fuoco lento
verso zucchero a velo
spolvero con un po’ di fantasia
metto qualche raggio di luna
e le faccio volare oltre le stelle
Miriam Panico
… tortine di fragola
le scaldo a fuoco lento
verso scie di stelle comete
spolvero con zucchero a velo e raggi di sole
metto petali di fiori
e le faccio andare tra l’erba bagnata di rugiada
Monica Carcagnì
14
Dicembre 2014
Creatività
IL RISPARMIO
I NONNI
A mio nonno
La biografia di nonno Pietro
E' nato a tricase il 6 giugno 1941, in una piccola casetta del
centro storico, in via S. Tommaso D’Aquino (oggi via
Catalano) ed è il quinto di sette figli.
Da piccolo frequentava la scuola materna “Tommaso
Caputo” e viveva in casa insieme ai suoi genitori e ai suoi
fratelli.
Era un bambino abbastanza calmo ma anche testardo.
Spesso racconta che una volta, giocando, si mise sul carretto di un fornaio vicino casa sua, altri bambini lo spinsero, lui cadde sbattendo con la testa per terra e si formò un
bel bernoccolo.
All’età di sei anni ha cominciato a frequentare la scuola
elementare in via Umberto I, fino alla quinta, dopo è stato
mandato dai genitori presso un maestro calzolaio per imparare il mestiere.
Inizialmente lui non voleva perché preferiva andare in
campagna con i suoi ma alla fine si è convinto di rimanere
alla bottega.
Per il suo lavoro non riceveva nessuna ricompensa e inoltre subiva pesanti rimproveri da parte del padre. Questo lo
ha portato a lasciare tutto e partire per la svizzera in cerca
di lavoro.
Per un anno ha lavorato in una latteria e spediva a casa una
parte dei soldi guadagnati. Dopo un anno, a Zurigo, ha trovato un posto per lavorare come calzolaio.
Solo una volta l’anno veniva in italia a trovare la sua famiglia.
Nel 1967 si è sposato a Tricase con Cesarina Coluccia
Dopo un mese di matrimonio è tornato in Svizzera insieme
alla moglie. Qui sono nati i loro due figli: Maria Grazia nel
1971 e Luigi nel 1973.
Nel 1975, per diversi motivi, decise di tornare in Italia definitivamente.
Si stabilì a Tricase in una casa costruita nel frattempo con i
risparmi suoi e della nonna e avviò un’attività commerciale: vendeva e riparava calzature. Ha svolto questa attività
fino al 2001, anno in cui è andato in pensione.
Oggi dedica il suo tempo alla campagna, sua grande passione. Io lo considero un bravo nonno che mi racconta tante
cose curiose della sua vita.
Chi lo conosce dice di lui che è una persona gentile, disponibile e anche simpatica.
Anna D'Aversa
VA Scuola Primaria - Via Apulia
Caro nonno,
resterai sempre nel mio cuore.
Ti voglio tanto bene.
Tu eri sempre allegro e giocherellone,
proprio come mio padre.
Tanti saluti e non ti dimenticare
che io pregherò per te.
Posso stare tranquilla
chè tu stai nelle braccia di Gesù.
Dalla tua nipotina Fatima.
Fatima Rosafio
III A Scuola Primaria - Via Apulia
Dalla festa dei nonni - Nonna Lucia
Mia nonna è stata molto presente durante la mia infanzia.
Mi è stata sempre accanto soprattutto nei momenti in cui
avevo bisogno di conforto e coccole: quando sono stata
operata di appendicite mi aiutava ad alzarmi dal letto e mi
faceva dei piccoli regalini.
La nonna mi ha sempre difesa quando la mamma mi rimproverava; mi accompagnava a scuola quando la mamma
era al lavoro e mi coccolava quando tutte le attenzioni
erano per mio fratello.
Ho imparato tante cose da lei.
Mi ha insegnato alcuni valori importanti: ad aiutare le persone in difficoltà, ad essere onesta ed educata.
Io amo la mia nonna e non potrei vivere senza di lei.
È per me una seconda mamma e sono felice di averla nella
mia vita.
Francesca Carbone VA Scuola Primaria - Via Apulia
A GIOVANNA NOSTRA AMICA PER SEMPRE
Cara Giovanna,
ora sei un angioletto.
Ripenso ai momenti in cui eri con noi, quando
sorridevi alle nostre carezze. Sei stata una bambina meravigliosa, soprattutto quando ti sei presenta nella nostra classe e avevi il sorriso sul tuo
viso pallido. Hai portato felicità in tutti noi, in
particolare in me: mi hai trasmesso la gioia nel
cuore. Spero che porterai l'amore anche nel
paradiso. Non ti dimenticherò tanto facilmente
perchè sei stata come parte della mia famiglia.
Per me sei stata una compagna davvero specia-
le e sicuramente adesso sei libera di muoverti.
La sofferenza nel nostro cuore è davvero molta,
come anche per i tuoi genitori che si sono presi
tanta cura di te, con amore e con affetto. Noi
l'abbiamo fatto con amore e con gioia.
Io ho capito che non devo soffrire, ma devo
essere contenta che tu sia un angioletto che
vola in paradiso.
Chiedo al Signore di tenerti accanto a lui e tu
illumina i nostri cuori per darci la forza di
andare avanti senza fermarci.
Monica Martella - V A Primaria Via Apulia
Pensieri
Signore Gesù,
accogli Giovanna nel tuo immenso paradiso.
Nonostante la sua fragilità ci ha aiutato a capire con la sua vita che bisogna lottare fino alla fine.
Caro Gesù, per favore, prenditi cura di lei per questo ti preghiamo
A te Giovanna doniamo questa breve preghiera che sgorga dal nostro piccolo cuore.
Te ne sei andata presto, e il sorriso che brillava sul tuo volto si è spento.
Senza colpe e senza alcun peccato
Sei volata in paradiso
Ora stai in cielo, vicino a Gesù
Sei uno dei piccoli angioletti
E giochi felice e spensierata, senza più
Alcuna sofferenza.
Siamo dispiaciuti di averti conosciuto per poco tempo
Ma i tuoi brevi sorrisi avevano già riempito d’amore
La nostra classe e i nostri cuori.
Ci mancherai tantissimo perché ti abbiamo voluto molto bene.
Ciao Giovanna!
I tuoi compagni della Scuola Primaria
Dicembre 2014
Il nonno
Il nonno è il percorso della vita
I suoi occhi sinceri
Sono il bambino di ieri.
Angela Fersini
III A Scuola Primaria - Via Apulia
L’autunno
III A - Scuola Primaria - Via Apulia
L’ autunno è bello, pieno di colori
Però, purtroppo anche malori.
Gli animali vanno in letargo
dopo aver lavorato in lungo e largo.
Gli alberi son tutti spogli
ma in autunno non crescono i germogli.
Le rondine vanno in cerca di un posto caldo
Per riposarsi fino alla fine dell’anno.
Letizia Nuccio
L’autunno è bello
come mio fratello.
L’autunno è un freddo ventilatore
non si usa come il condizionatore.
L’autunno è bravo come te
Profuma come il purè.
Angela Fersini
L’autunno è…
L’autunno è come un alito di vento.
L’autunno è proprio bello.
L’autunno cosparge i viali di foglie
Il vento lascia uno piccolo soffio
Tira tutti i petali dei fior.
L’autunno è della natura vero amor
Porta a tutti musica e color..
Sofia Valente
III A - Scuola Primaria - Via Apulia
Risparmiare
Risparmiare risparmiare
C’è tanto da guadagnare.
Se non metti da parte qualcosa
Il tuo conto in banca si riposa.
Fai una buona azione e non farti tentare
Non spendere tutto se vuoi risparmiare
On line non sempre si può acquistare
Qualche volta ti possono fregare.
Gli alunni della classe III A Primaria
Per poter risparmiare
bisogna saper comprare;
le cose necessarie devi acquistare
e quelle superflue tralasciare.
Anche se un giocattolo ti piace
i capricci non fare
e i soldini nel salvadanaio
corri a infilare.
Fatima Rosafio
Un buon metodo per risparmiare
è quello di non consumare
se un lauto pranzo vuoi mangiare
di un panino ti devi accontentare.
Se poi ben ti vuoi vestire,
alla seta non devi acconsentire.
Se davvero vuoi guadagnare,
devi tanto tanto lavorare.
Tra lavoro e risparmio
hai fatto un bel guadagno.
Chiara Bramato
Se impari a risparmiare,
tante cose tu puoi fare.
L’ altro giorno con la mamma
ho calcolato
Quanti soldi in questo mese ho sprecato.
60 euro di patatine ho comprato …
Senza contare anche il gelato.
Ma che sciocco sono stato,
che occasione mi sono bruciato,
una cosa bella per la mia nuova stanzetta
avrei acquistato.
Samuele Musarò
E’ bello risparmiare,
non te lo dimenticare!
Se tu vuoi guadagnare
le cose superflue non devi acquistare!
Metti da parte qualche soldino
e un conto in banca per il tuo bambino;
così da grande, da buon furbetto
avrà da parte un bel gruzzoletto.
A far la spesa fai attenzione,
leggi le offerte sul tabellone!
Compra usando i buoni sconto,
che hai risparmiato ti renderai conto.
Fai tesoro di questi consigli
saranno utili a te e ai tuoi figli.
Benedetta D’Amico
E’ importante risparmiare,
non è difficile da imparare.
Devi solo capire
Ciò che può servire.
Bisogna imparare a mettere da parte,
anche gli spiccioli fanno la loro parte.
La luce e l’acqua non sprecare,
sono piccoli gesti da imparare.
Con il risparmio puoi guadagnare
Qualcosa di utile puoi comprare.
Risparmiare è un’arte
Imparala e mettila da parte.
Francesca Martella
Risparmiare, risparmiare
Prima però c è tanto da guadagnare.
Spendere poco
Ma spendere bene,
alla fine ti conviene
se vuoi avere sempre
le tasche belle piene.
Maria Nesca
V A - Scuola Primaria - Via Apulia
Prime poesie: l’associazione Parola-Immagine
MARE
Mistero meraviglioso
nei tuoi coralli
Francesco Saverio Fersini
onde che mi cullano
dolcemente
Maria Coluccia
onde che bagnano la sabbia
Lorenzo Lecci
conchiglia liscia come la pelle,
profonda come il fondale
leggera come una foglia delicata
Raffaele Cazzato
libertà di fare ciò che voglio
Miriam Panico
bambini scatenati
Monica Carcagnì
divertimento di tuffi tra amici
Anna D'Aversa
giochi con i miei amici
Marco Ciriolo
bambini che giocano sulla spiaggia
Beatrice Corona
L’ulivo III A - Scuola Primaria - Lucugnano
Il sole, col suo calore,
fa spuntare
un po’ d’amore,
prima racchiuso
nell’albero più prezioso …
l’ulivo.
È un albero pieno
di foglie argentate …
dal cuore regalate.
Giulia Giaccari
L’ulivo è un albero secolare,
veramente spettacolare.
È un albero molto vecchio …
lo innaffio col secchio.
È un albero argentato
e sempre l’abbiamo amato.
È nato da un piccolo seme
e gli vogliamo tanto bene.
Manuel Cafiero
Se fossi fuoco
LABORATORIO PICCOLI POETI
gabbiano che vola nel cielo
Francesca Carbone
15
Creatività
pesci colorati
Anna Maria Nicolardi
immensità di acqua
Monica Martella
profumo di sale
Elisa Turco
bambini che giocano con te
Andrea Maglie
con te vivo i miei più bei momenti
Christian Ruberto
II C - Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia
Se fossi fuoco, nuoterei nella lava;
se fossi vento, porterei pace a chi non ne ha;
se fossi acqua, scoprirei i segreti dell’ oceano;
se fossi luce, accenderei i tramonti;
se fossi terra, sarei rossa e piena di fiori;
se fossi oro, cancellerei la povertà;
se fossi sole, ammirerei l’universo;
se fossi pioggia, innaffierei il mondo;
se fossi matita, cancellerei l’ignoranza;
se fossi gomma,cancellerei la solitudine;
se fossi allegria, farei sorridere il mondo;
se fossi tempo, mi bloccherei;
se fossi scienza, farei guarire il mondo;
se fossi amicizia, farei sorridere il mondo;
se fossi Celeste, come io sono e fui,
farei amare a tutti il mondo!!
Celeste Frisullo
Se fossi fuoco, riscalderei i poveri che stanno al freddo,
se fossi vento sarei leggiadro e li accarezzerei,
se fossi acqua, i pozzi della terra riempirei,
e se fossi un mago non sai cosa farei!
Se fossi un supereroe chi è in pericolo aiuterei,
se fossi uno scienziato una macchina del tempo inventerei,
se fossi un medico tuuti quanti curerei,
se fossi un artista un bel quadro ti dedicherei.
Se io fossi Pietro come sono e fui,
farei sempre di tutto e di più,
per il mio amico, che sei proprio tu.
Pietro Crisostomo
Se fossi fuoco, arderei i cuori d’ amore.
Se fossi vento, porterei pace e bontà.
Se fossi acqua, inonderei le famiglie di felicità.
Se fossi papa, dal mondo toglierei il dolore.
Se fossi morte, andrei dalla tristezza e dalla crudeltà.
Se fossi vita, andrei da chi non ha una mamma e un papà.
Se fossi Dio, il mondo migliorerei.
Se fossi presidente, non so che cosa farei.
Se fossi Daniele,
come io sono e fui,
andrei dagli amici miei,
e di bontà li ricoprirei.
Daniele Aniceto
Se fossi fuoco, arderei i vigliacchi.
Se fossi vento, gli occhi congelerei.
Se fossi acqua, i loro corpi affogherei.
Se fossi Dio, il male spazzerei.
Se fossi papa, la guerra toglierei.
Se fossi riparo, i bambini proteggerei.
Se fossi albero, i taglialegna sgriderei.
Se fossi cane, gli assassini sbranerei.
Se fossi delfino, tanto nuoterei.
Se fossi sole, i senza tetto riscalderei.
Se fossi Lorenzo, come io sono e fui,
farei una canzone, o meglio canterei”
quanto è brutto il mondo
e quanta rabbia nel cuor profondo.
Lorenzo Marra
Dicembre 2014
Vita scolastica
16
bambini rivolti verso lo schermo. Dopo un breve intervento da parte della Dirigente si visioneranno i primi
cartoni, si porranno alcune domande per una breve conversazione che sarà ripresa con la telecamera. Ogni
ragazzo scriverà su un post- it una breve frase di riflessione che verrà attaccato alla chioma dell’albero dei
diritti. Quindi si ascolterà un canto finale e poi con ordine si tornerà in classe pronti per l’uscita.
Ogni collega affiancherà la propria classe e nello spirito della massima e consueta collaborazione si divertiranno i bambini senza
grande sforzo per gli adulti.
Classi quarte e quinte di Scuola
Primaria
Alle 11.15 la 4^ A uscirà nell’atrio e si
sistemerà in cerchio. Quindi a seguire
le classi 4^ B-C-D e si uniranno al cerchio. A seguire le tre classi quinte nell’ordine. Ognuno porterà con sé una
penna. Ascoltando il canto si ruoterà
lentamente.
Il girotondo terminerà facendo sedere i
La giornata dei diritti dei bambini
Che gioia, il 20 novembre!
Con le maestre e
con tutti i compagni siamo andati in
Via Apulia, per
commemorare la
giornata dei diritti
dei bambini.
Appena siamo arrivati c’era un grande salone, già tutto pieno di bambini. Con loro
abbiamo fatto un grande girotondo e, mentre ci stringevamo le
mani, abbiamo pensato quanto è bello volersi bene e vivere in pace
con tutti. Abbiamo cantato, guardato dei video e, con la nostra fantasia, abbiamo sognato che ogni bambino che vive sulla terra possa
essere felice.
Questa giornata la ricorderemo sempre, con la speranza che i diritti dei bambini vengano rispettati da tutti!
IIC Via Pertini
Gianluca Arcella - III A Primaria
Vita scolastica
17
Al villaggio di Babbo Natale
Il fiore...
della solidarietà
Un semplice percorso per far vivere
i diritti senza ledere i doveri
Classi prime seconde e terze di
Scuola Primaria
Alle 10.40 scenderanno nell’atrio
la 2^ A e la 2^ B e si sistemeranno in cerchio. Quindi usciranno le
classi prime e faranno un cerchio
intorno al primo.
A seguire le classi terze, nell’ordine A-B-C faranno un ulteriore
cerchio intorno e ascoltando il
Girotondo dell’Allegria ruoteranno lentamente.
Il girotondo terminerà facendo sedere i bambini rivolti
verso lo schermo.
Dopo un breve intervento della Dirigente si visioneranno i primi cartoni, si porranno alcune domande per una
breve conversazione che sarà ripresa con la telecamera.
Sui post - it ognuno scriverà una parola che richiama i
diritti e si attaccheranno sull’albero appeso. Quindi si
ascolterà un canto finale e alla fine si tornerà in classe.
Ogni collega affiancherà la propria classe e nello spirito della massima e consueta collaborazione si divertiranno i bambini senza
grande sforzo per gli adulti.
Sarebbe simpatico far realizzare in
classe graficamente le loro impressioni
o eventuali idee su quanto vissuto.
Grazie di cuore e buoni diritti a tutti.
Dicembre 2014
Mi è piaciuto...
(Alessia) La cucina di Babbo Natale.
(Marika) A me i biscotti di Babbo Natale.
(Francesca) La stanza dei racconti.
(Alessandro) A me la camera da letto.
(Alessandro) La posta di Babbo Natale.
(Dalila) A me sono piaciuti gli elfi e come ballavano.
(Marco) A me è piaciuto quando sono salito sul
palco per fare l’aiutante dell’elfo Polpetta.
(Mattia) Io sono dispiaciuto invece perché l’elfo
Polpetta non mi ha chiamato.
ragazzi potranno esprimere un proprio pensiero e attaccarlo sull’albero dei diritti.
Confidando nella consueta e preziosa collaborazione si
divertiranno i ragazzi senza grande sforzo per gli adulti.
In conclusione, con ordine, si tornerà in classe pronti
per l’uscita.
Ringraziandovi di cuore.
Referente Unicef
Depressa
Classi prime seconde e terze di
Scuola Secondaria di 1° grado
Alle 12.15 scenderanno nell’atrio le
classi di Secondaria nell’ordine portando con sé una penna. Ci si disporrà per
ordine d’arrivo, ogni docente accanto
alla classe nella quale presta servizio.
All’inizio un breve saluto da parte della
Dirigente, quindi la visione di alcuni
video per riflettere insieme. A seguire
una breve discussione secondo domande predisposte.
Il tutto verrà ripreso con la telecamera.
Si consegnerà un foglietto sul quale i
Sabato 6 dicembre siamo andati in Piazza Cappuccini per la piantumazione della Stella di Natale. Della mia scuola erano presenti i
bambini di terza, di quarta, noi di quinta e bambini di altre scuole,
c’erano gli organizzatori, il Sindaco e le Dirigenti: Eufemia Musarò
e AnnaMaria Turco.
Lì, intorno alla fontana abbiamo formato un cerchio e ogni classe
ha posizionato una pianta tra l’erbetta e con tutte quelle piante
hanno formato la scritta A.I.L. che è l'associazione che aiuta i bambini malati di leucemia per curarsi da questa malattia.
Dopo ci siamo spostati verso il palco dove ci hanno spiegato il
significato di questa manifestazione.
Le stelle di Natale le abbiamo piantate per una città più bella, più
pulita, verde, vivibile e fiorita.
Il Sindaco ha ringraziato l'associazione “Tricase è mia” per aver
coinvolto le scuole in questa iniziativa, aiutandoci a riappropriarci
della nostra città e ha ribadito più volte che è importante stare uniti
e ritrovarci.
Ha parlato anche il baby sindaco ringraziandoci di essere presenti e
della riuscita del progetto.
E' stato bello partecipare a questa iniziativa cittadina e mi impegnerò a mantenere pulita la mia città.
Classe IC Scuola Primaria - Via Pertini
AL VILLAGGIO DI BABBO NATALE - III A P
RIMARIA-
VIA APULIA
Agnese Marra VC - Scuola Primaria - Via Apulia
Emanuele Ferramosca VB - Scuola Primaria - Via Apulia
La nostra stella di Natale
Continua da Pag. 1
Amicizia: una parola otto lettere... Un valore universale
pio. Tutto si svolgeva a corte: banchetti, tornei,
feste, balletti, teatro, dama, scacchi.
I Principi nel periodo umanistico-rinascimentale presero come modello l’atteggiamento
di Gaio Mecenate (68 a.C.- 8 d.C.), scrittore e
uomo politico romano, il quale, quando si ritirò a vita privata, visse circondato da artisti di
notevole sensibilità.
L'amicizia costituisce un valore in ogni
tempo della storia, è grande come l'infinito, è
come il sole che le nuvole possono coprire ma
mai spegnere.
Nella Bibbia c'è scritto: Trova un amico e
troverai un tesoro. La ricchezza che si ha, infatti, non è a livello economico ma sentimentale.
Gesù diceva: Nessuno ha un amore più
grande di questo, dare la vita per i propri amici.
Madre Teresa di Calcutta consigliava:
Trova il tempo di essere amico, è la strada della
felicità. Non importa quanto si dà ma quanto
amore si mette nel dare.
Per diventare amici non bisogna avere la
stessa età o abitare nello stesso quartiere; non
importa se una persona sia ricca o povera,
musulmana o cristiana, nera o bianca.
Avere un amico significa avere una spalla
su cui piangere nei momenti di solitudine e
sconforto, un orecchio a cui confidare i propri
segreti e una mano che possa proteggerci nel
bisogno. Quando si è tristi, si vuole qualcuno
con cui sfogarsi e quando si è felici si vuole
condividere la propria gioia.
Si inizia sin da piccoli, magari giocando con
un pallone o con le bambole, si ride, a volte si
litiga e poi si cresce. Le strade cominciano a
dividersi e gli amici diventano come le stelle:
non si vedono sempre ma si sa che esistono.
Tra ragazzi, se si litiga per un torto fatto o
subìto, basta poco per fare pace, i grandi, invece, difficilmente riescono a trovare il modo per
rappacificarsi ed è per questo che scoppiano le
guerre tra Nazioni.
I litigi sono come una forbice che taglia il
tessuto dell'amicizia.
Purtroppo, la società di oggi incoraggia a
concentrarsi solo su se stessi e a non essere
altruisti e, inoltre, c'è il rischio di comunicare
virtualmente, tramite facebook e telefonini,
con persone che non si conoscono e che si
nascondono sotto false amicizie.
Noi pensiamo all'amicizia con fiducia e onestà, come a un qualcosa di eterno, che non nasce
e non muore, ma che vive all'infinito dentro ad
ognuno di noi.
II B – Scuola Secondaria di I° grado
Via Apulia
Oggi, 6 dicembre 2014, siamo stati in Piazza Cappuccini per piantare la nostra stella di Natale per ogni malato di leucemia.
Abbiamo imparato che è bello aiutare chi ha bisogno.
Abbiamo scoperto l’importanza della vita che è veramente speciale.
Che bello vedere tanti bambini uniti in un grande cerchio intorno
alla fontana: un piccolo mondo per una sola idea.
Grande emozione è stato ammirare la scritta AIL (Associazione
Italiana Leucemia) con le stelle di Natale, i nostri fiori della solidarietà.
I visi e i sorrisi di noi bambini per i palloncini colorati ricevuti
hanno reso la piazza allegra, meravigliosa e fantastica. Ci siamo
tanto divertiti!!!
Classe IIIA - Scuola Primaria - Via Apulia
La leggenda
delle palline di Natale
A Betlemme c'era un povero giocoliere.
Tutti portavano latte, pane, biscotti e miele al piccolo Gesù
Bambino e lui era poverello e non aveva niente da portare.
Decise di andare alla grotta per fare uno spettacolo e lanciare le
palline colorate per far ridere Gesù.
Da quel giorno, quando mettiamo le palline sull'alberello di
Natale, ci ricordiamo le risate del Bambinello.
Matteo De Vincenzis II A
Scuola Primaria - Via Apulia
Beatrice Zocco
18
Dicembre 2014
Vita scolastica
LETTERE A GESÙ BAMBINO
Un Natale magico
Caro Gesù Bambino,
ora che è Natale tu nasci come ogni anno e vieni
al mondo per portare la pace e l’amore.
Per favore, Gesù Bambino fai in modo che nel
mondo non ci siano più guerre, allagamenti,
alluvioni, tornado, bombe d’acqua…
Aiuta chi sta male, chi è in ospedale, chi non ha
cibo e chi non ha nessuno.
Dona a tutti un tetto, tanta salute e tanti amici.
Così il Natale sarà una festa migliore e sarà
Natale tutti i giorni.
Spero di non averTi chiesto molto!
Grazie Gesù Bambino!
Ianne Marco, Ianni Alessio
Caro Gesù Bambino,
è arrivata la Tua festa cioè il Santo Natale, il
giorno in cui tu vieni al mondo.
Ti chiedo umilmente di aiutare le persone che
non hanno nulla, neanche i loro cari vicino.
Aiuta tutti coloro che anche quest’anno trascorreranno il Natale in ospedale, per la strada o nei
centri di accoglienza.
Metti la parola FINE in tutto il mondo alle guerre, ai mali che esistono e alle calamità naturali
come terremoti, bombe d’acqua, uragani….
Diffondi la pace a tutta la Terra, trasforma i
cuori tristi in cuori felici e così per tutti ogni
giorno sarà Natale.
Grazie Gesù Bambino!
Russo Castelluzzo, Maria Chiara
Accogli Alessandro
Caro Gesù Bambino,
finalmente anche quest’anno è arrivato il Santo
Natale. Quindi noi abbiamo deciso di scriverti
un pensierino.
Noi desideriamo che nel mondo non ci siano
guerre, malattie, terremoti, brutte giornate.
Anche noi abbiamo deciso di contribuire alla
“PACE NEL MONDO”.
Gesù, aiutaci anche tu visto che ormai è Natale. In
questa festività, noi insieme a te, pregheremo a
mani giunte per le persone che trascorreranno il
Natale in ospedale o per strade perché non hanno
un tetto, per i bambini o gli adulti che non avranno la possibilità di mangiare a Natale come noi e
anche per i bambini senza una famiglia.
Perciò, ti preghiamo, di far trascorrere un Natale
sereno, non solo a noi, bambini benestanti, ma a
tutto il mondo!
Grazie Gesù Bambino!
Ferrari Melania, Lillo Benedetta
Lo spettacolo teatrale
“Sul passo degli ultimi”
Racconta…
Lunedì 27 ottobre, insieme alla nostra insegnante,
ci siamo recati a Tricase per assistere allo spettacolo “Sul passo degli Ultimi” in occasione della
consacrazione di DON TONINO BELLO a
vescovo presso il Teatro Moderno a Tricase.
Arrivati a scuola abbiamo aspettato un po’ il pulmino e, visto che era in ritardo, con la maestra
abbiamo eseguito alcuni esercizi sui grandi numeri.
Alle 9:15 finalmente è arrivato il pulmino e per la
gioia siamo saliti correndo. Non vedevamo l’ora
di arrivare al cinema.
Appena arrivati, ci siamo seduti in prima fila ed è
iniziato lo spettacolo. Tutto ad un tratto ci siamo
spaventati, perché da
una porta di emergenza
abbiamo udito un urlo
profondo. Erano però
gli attori che dovevano
andare in scena. Tutti
gridavano “OLE’, OLE’, OLE’, OLA’…”.
Le scene erano intervallate da tantissime canzoni:
sembrava un vero concerto.
Tutte le scuole vicine, compreso il nostro istituto,
sono state invitate.
Lo spettacolo è stato molto interessante e da qui
abbiamo capito che Don Tonino Bello era una
persona semplice e altruista, sempre vicina ai più
bisognosi, i senzatetto, i tossicodipendenti, i
poveri, i clochard…
Per me Don Tonino è unico.
Continua da Pag. 1
Intervista ad un immigrato
to attraverso i barconi in Italia.
Commosso, ha ricordato quei momenti, ammassati sul barcone in pochissimo spazio.
La paura, quando terminava il gasolio, in balia delle onde,
era di cadere in mare. Per il viaggio ha dovuto pagare dieci-
Ianni Alessio, Ferrari Melania - Classe V A
Scuola Primaria Depressa
Descrizione di uno spettacolo pirotecnico
Verso sera cominciò lo spettacolo pirotecnico.
Il cielo era illuminato a giorno: esplodevano vulcani coloratissimi, fontane
come fili d’erba dorati, biciclette a
quattro ruote come macchine luccicanti mai viste, elfi che spruzzavano frecce incandescenti, cuori rossi e fiori
magnifici che man mano si aprivano.
Apparivano anche cavalli con code
brillanti ed un uomo che praticava il
surf.
C’erano, poi, dei libri che erano simili al codice
che raccoglieva le leggi di Hammurabi, una sire-
In tutte le case un albero scintilla
di luci e di colori tutto brilla.
E’ proprio bello osservare tanto splendore
e immaginare un mondo migliore.
Preghiamo insieme a Natale
per tutte le persone che stanno male
e per tutta quella gente
che in questo mondo non ha niente.
Aiutiamo chi per le naturali calamità
vive un Natale senza felicità.
Chiediamo a Gesù Bambino
un semplice regalino:
portare la serenità e la pace nel mondo
con tanti bambini che fanno il girotondo.
Classe V A - Scuola Primaria Depressa
na con le ali d’argento che brillava.
La sorpresa più grande fu un
alieno un po’ cattivo, con i denti
affilati, ma in un attimo scomparve via nel cielo illuminato
dalle stelle. I bambini all’inizio
erano un po’ impauriti, ma poi
capirono che era solo un fuoco
d’artificio, e forse era il più
bello.
Russo Castelluzzo Maria Chiara
Classe V A Scuola Primaria Depressa
mila euro, senza sapere se ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare
vivo in Italia.
Waseem è stao più fortunato di alcuni suoi compagni, è arrivato nella casa di accoglienza a Lecce e poi a castiglione.
Qui ha trovato affetto e calore ed è trattato con molta umanità.
Non ha un lavoro, studia per imparare l'italiano alla scuola media Giovanni Pascoli Tricase e nel tempo libero vuole
prendere la patente.
Infine gli ho chiesto il suo sogno nel cassetto. Gli sono
ritornati gli occhi lucidi e mi ha detto che il suo sogno è quello di aiutare la sua famiglia e di ritornare nel suo paese.
Mi dispiace tanto che waseem sia lontano dai suoi cari.
Poi ci siamo salutati, e mentre mi stringeva la mano ha
detto che gli farebbe piacere se qualche volta andassi a trovarlo.
Lorenzo Lecci - V A Primaria - Via Apulia
19
Vita scolastica
Argilla: quanta emozione!!
“Antichi Mestieri”
Da papà Leo,
il falegname
V A - Scuola Primaria - Depressa
Caro Gesù Bambino,
eccomi qua, come ogni anno a scriverti per ringraziarti di tutto quello che in questi 365 giorni
mi hai donato.
Prima di tutto, grazie per la salute e la serenità
della mia famiglia. Finalmente vedo papà sorridere un po’ di più per il suo lavoro. Alla mamma, invece, vorrei poter regalare qualche ora in
più di riposo e toglierle un po’ di lavoro. Grazie
anche per il fratello che mi hai messo accanto,
anche se è un po’ rompiscatole, ma tu sai che gli
voglio un mondo di bene.
Vorrei ringraziare anche tutte le persone che ho
vicino, che mi riempiono d’affetto e che con
ogni loro piccolo gesto mi fanno capire quanto
io sia un bambino fortunato.
Ciao Gesù, ci sentiamo alla prossima.
Ciardo Francesco
Dicembre 2014
Oggi, 15 novembre, nell’ambito del progetto”Antichi mestieri”,
abbiamo fatto un’uscita didattica e abbiamo visitato alcune delle
botteghe artigianali di Tricase.
Prima abbiamo visto un video presso LIQUILAB e poi abbiamo
incominciato il percorso andando nella bottega di un calzolaio,
nonno Pietro D’Aversa, e nella falegnameria di papà Leo e per me
proprio questa visita è stata la più interessante.
Mio padre, che fa il falegname da quando era un ragazzino, ci ha
accolto felice nel suo laboratorio. Appena arrivati, papà ci ha fatto
vedere alcuni attrezzi antichi, come il “singaturo” che serviva a
tracciare una linea precisa, il “pialletto” con il quale veniva levigato il legno e la “sega”, usata per tagliare gli alberi e ricavarne i
ponti, ossia pezzi di legno grandi e pronti per essere lavorati, oggi
invece acquistati dai rivenditori specializzati.
Ci ha anche detto che questi attrezzi ormai non si usano più, perché
sono stati sostituiti dalle macchine che hanno alleggerito il lavoro
di tutti.
Ci ha poi mostrato alcuni attrezzi più moderni: la bucatrice, la serra
a nastro, la serra circolare e la pialla, precisando però che, nonostante la possibilità di usare tutti questi macchinari, per lui, come
per tutti i falegnami, la cosa più bella è realizzare gli oggetti
manualmente, proprio come si usava una volta.
Poi ha passato la parola a nonno Gino, mio nonno materno, anche
lui falegname.
Il nonno ci ha raccontato della sua esperienza dicendoci che prima
i lavori erano più lenti e richiedevano tanto sacrificio, oggi invece
con l’uso delle macchine anche i lavori più lunghi si realizzano più
velocemente e con meno fatica.
Ci ha detto che quando era piccolo, subito dopo la scuola, andava
“allu mesciu” per imparare l’ arte della lavorazione del legno.
Ci ha fatto sapere che già da piccolo aveva la passione per questo
tipo di lavoro.
Ci ha commosso tutti quando ha detto che ancora oggi, anche se
pensionato, si sente bene quando rimane nella sua bottega a lavorare.
Poi la maestra ha chiesto a papà perché anche lui fosse diventato
falegname.
Lui ha risposto che ha cominciato ad appassionarsi a questo lavoro
da quando era piccolo perché trascorreva tanto tempo in bottega,
insieme a suo padre, nonno Antonio.
Gli piaceva vederlo lavorare e capire tutti i passaggi della lavorazione…come un pezzo di legno si trasformava in un mobile.
Pian piano crescendo, si è reso conto che quello era il lavoro adatto a lui e così ha avviato la sua attività.
Parlando del nonno paterno, la maestra ha poi chiesto a papà se,
come tanti maestri, fosse emigrato prima di avviare il lavoro qui a
Tricase.
Papà ha risposto che all’ età di 16 anni suo padre era emigrato in
Svizzera perché qui c’ era solo miseria e fame.
Infine si è parlato di come in questi ultimi anni stia ritornando l’interesse per le attività artigianali e di come una buona percentuale di
persone, quando deve realizzare dei lavori in legno, sceglie di andare da un falegname piuttosto che in una fabbrica di mobili.
Poi, dopo aver ringraziato, siamo tornati a scuola felici e io mi sentivo tanto orgoglioso del mio papà e di mio nonno.
Christian Ruberto VA - Scuola Primaria Via Apulia
Q
uest’anno, noi maschietti abbiamo iniziato il laboratorio d’argilla con la maestra
Elena della Bottega d’Arte Chimel.
Alla presentazione del progetto ero attento e
curioso e volevo rispondere alle domande senza
conoscere la risposta.
Indimenticabile il primo giorno di lavorazione: quante emozioni, quanta felicità, quanta allegria quando abbiamo fatto una palla d’argilla e
dalle ginocchia la facevamo ruotare su fino al
petto.
Poi abbiamo cominciato i lavori per Natale
con tavolette, stelle, fiori, angeli, foglie.
E chi si dimentica come abbiamo realizzato i
fiori, con quale cautela e timore di sbagliare,
appoggiavamo le foglie sull’argilla e le schiacciavamo con il matterello e poi le toglievamo e incidevamo la forma delle foglie ai bordi con uno
stecchino. Con uno strano oggetto facevamo poi
altre foglioline.
Infine attaccavamo il tutto e il prodotto finale
era un magnifico fiore: la stella di Natale.
Siamo poi passati alla decorazione delle tavolette su cui avevamo inciso dei disegni di natività
natalizie. E come potremmo mai dimenticare
degli strani modi in cui dipingevamo le tavolette:
entravamo in un mondo tutto di gioia, di pace e
serenità.
I colori erano molto diversi dalle tempere,
erano fatti di argilla! Infatti il blu si mischiava col
grigio, il bianco con il giallo... Insomma, quei
colori ci facevano andare tutti fuori di testa
Ah!! Che rilassamento dipingere mentre il
tempo passava in fretta.
Al termine dell'ora uscivamo dal laboratorio
tristi e con una gran voglia di rimetterci di nuovo
al lavoro. L’esperienza di lavorazione dell’argilla
è stupenda!
Francesco Saverio Fersini
VA Scuola Primaria - Via Apulia
Visita nelle varie botteghe
Oggi 22 novembre alle ore 11:00 noi alunni delle
classi 5^ B e C con le maestre Del Core e Baglivo
siamo andati alla Bottega di “LIQUILAB”.
Appena arrivati ci ha accolti Ornella, la responsabile, con una bella canzone dialettale antica
accompagnata dalla chitarra, suonata dal maestro
Mimmo.
Ornella ha esordito raccontandoci la storia di
“mesciu Peppino”, un maniscalco, orfano di
madre, ancora vivente nel mio paese. Questo
maestro quando era giovane lavorava con suo
padre in bottega, però il suo sogno era quello di
cantare,ma a quei tempi, era tradizione che il
figlio dovesse continuare il lavoro del padre,e
quindi lui non è mai riuscito a realizzare il suo
sogno.
Successivamente, ci hanno proiettato un film
documentario sugli antichi mestieri di alcuni artigiani di Tricase, dove un sarto,un barbiere, un calzolaio e un raccogliferri raccontano la loro storia.
Noi bambini eravamo tutti in silenzio e molto
attenti perchè era molto interessante ascoltare
queste storie.
Quando è finito il video Ornella ci ha chiesto se
volevamo fare delle domande, così uno alla volta
abbiamo cominciato a chiedere alcune cose che
non sapevamo.
Al termine siamo usciti e ci siamo incamminati
verso la “zona Puzzu” per visitare la bottega del
calzolaio, dove a gruppetti ci hanno fatto entrare
ANTICHI MESTIERI
e abbiamo ascoltato il calzolaio Luigi D'Aversa
che ci ha spiegato gli attrezzi che usa e la loro
funzione e di come si fanno le scarpe. E' stato
molto interessante capire quanto lavoro c'è dietro
ogni singola scarpa e con quanta cura viene realizzata.
Dopo ci siamo diretti verso la bottega del falegname Leo Ruberto e quando siamo arrivati l'artigiano ha cominciato a farci vedere e spigare come
veniva lavorato prima il legno e come viene lavorato adesso, usando i nuovi attrezzi. Poi ci ha
mostrato una foto con sua madre e suo padre e ci
ha detto che quella bottega prima era di suo padre
e che purtroppo ora non c'è più. Usciti dalla falegnameria ci siamo diretti a scuola,ma ormai era
giunta l'ora di andare a casa.
Questa giornata è stata molto bella e interessante
perchè abbiamo imparato tante cose nuove e scoperto come i mestieri di un tempo sono quasi o del
tutto scomparsi.
Serena Fornaro VB Scuola Primaria - Via Apulia
Musio Grabriele VC Scuola Primaria - Via Apulia
20
Dicembre 2014
Vita scolastica
Visita alla bottega artigianale di Lucugnano
Visita a Liquilab:
bottega di memorie e
identità giovanili
Dicembre 2014
Al parco astronomico del Salento Sidereus
Il 26 novembre 2014, insieme alle
quinte di Tricase via Apulia e la quinta di
Lucugnano, siamo andati al Parco astronomico “Sidereus” a Salve.
Alle 9:30 è arrivato il pullman con i
bambini di Tricase e quando siamo saliti
ci siamo seduti dietro. Subito dopo
abbiamo preso i bambini di Lucugnano e
ci siamo diretti a Salve.
Appena siamo arrivati, il professore
Vito Lecci, direttore del Planetario, ci ha
accolti e ci ha detto che nella cupola
c’era buio, non si potevano fare foto e
non si poteva parlare.
Successivamente il professor Vito ci
ha fatto vedere i punti cardinali e dopo ha
tracciato una linea rossa da est verso
ovest per farci osservare come sorge e
come tramonta il sole.
Racconta…
Una delle esperienze che quest'anno la scuola ci
ha offerto di fare è stata la visita alla bottega artigianale di Lucugnano. Appena arrivati, siamo
entrati in un cortile in cui c'erano ammucchiati
vasi,botti e oggetti vari di ceramica già finiti.
Dopo aver superato una stanza piena di mattoni di
argilla, siamo arrivati all'interno della bottega. Il
sig. Giampiero Indino, artigiano della terracotta,
ci ha accolto e dopo aver presentato i suoi operai
ci ha parlato del suo bellissimo mestiere e diceva
che l'argilla è un materiale naturale che si trova
nel sottosuolo, perciò tutti gli oggetti che derivano da essa sono naturali.
Dopo aver preso un blocco di argilla, lo ha
ammorbidito lavorandolo con poca acqua, come
si fa con il pane,
successivamente lo ha messo sul tornio, che è un
vassoio girevole attivato da un pedale e ha cominciato a modellare il pezzo di argilla, dando forma
con la sua fantasia a un bellissimo vaso.
Oltre al vaso, abbiamo visto come da una coppa
ancora morbida creava una lampada, ritagliando
con un coltellino delle foglie e, queste cadendo
lasciavano la coppa decorata.
Infine tutti gli oggetti sono stati cotti nell'antico
forno a legna che è una grande stanza con dei
buchi sul pavimento da cui passa il calore, che
viene creato accendendo un fuoco sotto il pavimento e aggiungendo sempre legna in una grossa
buca che si trova prima della porta di questa stanza. Quando gli oggetti vengono sistemati dentro,
viene creata con dei mattoni una barriera, poi si
chiude la porta e la cottura comincia e va fatta
almeno tre volte.
Questo è un mestiere davvero interessante! E ora
che ricordo, questa estate, durante una mostra
organizzata dalla “Bottega di LIQUILAB” dedicata agli antichi mestieri, c'era un maestro che
lavorava l'argilla al tornio a cui ho chiesto di provare e con il suo aiuto ho realizzato un vaso che
poi mi ha regalato.
E' una bella sensazione creare un oggetto con le
proprie mani!
Giulia Fracasso V C
Maria Vittoria Zocco VB
Scuola Primaria
Visita al planetario
Il 26 novembre, abbiamo visitato il planetario
di Salve "Sidereus" il cui proprietario è il professore Vito Lecci.
Appena arrivati, il professore Vito Lecci ci ha
accolti e siamo entrati in una cupola misteriosa
dove, per mezzo di una proiezione, ci ha anche
spiegato il movimento del sole e ci ha detto che
nell' antichita si credeva che al centro dello spazio
ci fosse la Terra e che tutto il resto girasse intorno
attorno ad essa. Ora invece tutti sappiamo che è la
Terra a girare intorno al sole.
Ha poi provato a farci individuare la stella
polare, ma nessuno di noi è riuscito a localizzarla
e alla fine, per aiutarci, ha tracciato alcune linee
che hanno formato il Grande Carro. Poi ci ha
detto, però, che il Grande Carro e l'Orsa Maggiore
sono completamente diversi. Ci ha mostrato le
costellazioni e ci ha detto che sono 88, delle quali
12 fanno parte della Costellazione dello Zodiaco.
Ci ha anche rivelato che in verità le Costellazione
dello Zodiaco sono 13 e la tredicesima è Ofiuco.
Ci ha fatto poi sapere che la distanza fra corpi
celesti molto lontani si misura in anni luce, che la
nostra galassia è la Via Lattea, in inglese MIKY
WEY e che non esiste solo questa: per esempio
c'è la galassia Andromeda che dista 2 500 000
anni luce della Terra; ci ha anche detto che la
galassia di Andromeda si sta avvicinando e un
giorno, fra miliardi di anni, le due galassie si
scontreranno e fondendosi daranno vita ad un'altra galassia. Ci ha fatto vedere due pianeti gassosi: Giove e Saturno.
Ci ha mostrato che sulla superficie di Giove
c'è una grossa macchia rossa: si tratta di una tempesta che è grande due volte la Terra. Invece,parlando di Saturno, ci ha detto che questo pianeta è
stupendo, perchè è avvolto da anelli formati da
frammenti di roccia, ghiaccio e polveri.
Dopo aver fatto merenda,siamo entrati in un
gazebo pieno di piccoli frammenti di stelle cadenti.
In realtà il professore Lecci ci ha detto che non
sono stelle ma meteoriti, formate da ghiaccio e
roccia. Le meteoriti, avvicinandosi al sole, fanno
sciogliere il ghiaccio lasciandosi dietro una lunga
scia.Di solito si trovano nell'orbita di Marte e
Giove, ma qualche volta puo' succedere che colpiscono la Terra come è accaduto nel 1947 in
Russia: un meteorite, infatti, colpì il bagagliaio di
una macchina parcheggiata in strada. Ci ha anche
fatto sapere che possono essere di tre tipi:rocciosi,metallici o misti.
Ci ha anche spiegato che quando un bolide,
cioè un asteroide molto grande, cade sulla superficie lunare, alcuni pezzi arrivano sulla Terra:
infatti un ricercatore di asteroidi americano ha
trovato un pezzo di superficie lunare del peso di
un chilogrammo.
Successivamente siamo usciti e ci ha mostrato
una meridiana: ci ha detto che quando il sole
proietta l'ombra in basso è estate invece quando la
proietta in alto è inverno. Poi abbiamo visto una
piramide Maya, costruita in modo che si potessero contare tutti i giorni dell'anno.
Alla fine siamo tornati a scuola molto felici e
contenti perchè abbiamo imparato moltissime
cose sullo spazio.
È stata davvero una bellissima esperienza!
Christian Ruberto
Classe VA Scuola Primaria - Via Apulia
Sabato 15 novembre noi ragazzi della V A, siamo andati insieme alla maestra Donata, a Liquilab, “la Bottega di Memorie e
Identità Giovanili”.
Alle ora 9:00 è arrivato a scuola il pulmino e alle 9:10 stavamo
lì. Siamo entrati in una grande stanza abbellita da oggetti antichi,
alcuni dei quali erano a noi sconosciuti.
Ad aspettarci c’era una ragazza di nome Ornella insieme a suo
padre. All’inizio ci hanno fatto vedere alcuni strumenti musicali,
poi io, insieme a Francesco e Alessio, abbiamo suonato il tamburello, mentre le nostre compagne ballavano la pizzica. Dopo un po’
sono arrivati i ragazzi di Via Apulia e ci siamo seduti. La signorina
Ornella prima ha cantato la canzone “Cavalluccio ciò ciò ciò” e
subito dopo ci ha raccontato la storia di Mesciu Peppino, un maniscalco che faceva i ferri ai cavalli.
Dopo abbiamo visto un video in cui quattro persone raccontavano le storie della loro vita e dei loro lavori “antichi”. Uno di loro era
mesciu Francesco, un sarto che lavorava dalle 5 del mattino alle 10
di sera. Era rimasto orfano e così era emigrato a Milano ma, dopo
un brave priodo, tornò di nuovo a Tricase per continuare a lavorare
come sarto.
Il barbiere, mesciu Riccardo, anche lui lavorava dalle 5 del mattino alle 11 di sera, fino a quando anche lui se ne andò in Svizzera
e, una volta tornato a Tricase, ha continuato il suo lavoro.
Il calzolaio, invece, mesciu Luigi, orfano di madre, lavorava
anche lui per molte ore al giorno. Anche lui è tornato a Tricase dopo
essere emigrato in Svizzera.
Infine c’era il carrozziere, mesciu Luciano, che andava in giro
per i paesi a raccogliere oggetti di ferro che poi vendeva, e per questo veniva chiamato “coiifierri”. Pian piano, col passare del tempo,
ha comprato tutti gli attrezzi che gli servivano per il suo lavoro e ha
aperto una bottega.
Appena è finito il video, alle ore 10:30, abbiamo ballato ancora
un po’ la pizzica, accompagnata dal suono dei tamburelli e infine
siamo ritornati nella nostra scuola e abbiamo ripreso la lezione.
E’ stata un’esperienza interessante e anche divertente, perché
abbiamo potuto vedere da vicino come erano faticosi i vecchi
mestieri e quanti sacrifici si dovevano fare per guadagnare un
“pezzo di pane”.
Rizzello RaffaeleV A - Scuola Primaria Depressa
21
Vita scolastica
Il professore ci ha fatto
anche vedere le costellazioni, i segni dello Zodiaco e
tutti i Pianeti da vicino.
Quando siamo usciti
dalla cupola, abbiamo fatto
merenda e poco dopo siamo
entrati in un capannone
dove c’erano tutti i Pianeti
in minatura (di plastica)
messi in ordine, alcuni
frammenti di meteorite e un
piccolissimo pezzo di Luna custodito in
una scatola.
Infine abbiamo visto il video del
meteorite che è caduto in Russia l’anno
scorso: era veramente spaventoso!
Per concludere, abbiamo comprato
dei frammenti di meteoriti e, subito
Lettera ai proprietari
dell’Azienda Merico
Tricase, 14 novembre 2014
dopo, con il pullman siamo tornati a
scuola.
Per noi questa esperienza è stat molto
interessante e la consiglio a tutti!
Ciardo Francesco,
Accogli Alessandro
Classe V A - Scuola Primaria
Depressa
Piccoli “massari”
per un giorno
Spett.le Azienda Agricola
Merico- Miggiano( Le)
Gentili signore Consiglia e Pina,
ciao, siamo gli alunni della classe 3^ A
dell’Istituto Comprensivo “Tricase- via
Apulia”.
Ieri siamo venuti a visitare la vostra
Azienda Agricola, speriamo che vi ricordiate di noi.
Siamo arrivati in pullman, dopo un
breve tragitto; infatti Miggiano, il paese
dove si trova la vostra azienda, è poco
distante da Tricase, il paese in cui si trova
la nostra scuola.
mano, a turno, perché non erano sufficienti per tutti.
Dopo una piccola pausa, durante la
quale abbiamo consumato la nostra merenda seduti a terra sui teli sotto gli alberi,
siamo andati a visitare il vostro frantoio.
Visita al planetario di Salve
Oggi alle ore 10:20 siamo andati al Planetario. Noi alunni della
VB e della VC siamo scesi nell'atrio con le maestre Urro, Del Core
e Aniceto per aspettare il pullman...
c'è voluto un bel po', ma alla fine è
arrivato! Subito siamo saliti e ci
siamo posizionati ascoltando musica durante tutto il viaggio. Arrivati
con l'entusiasmo e la curiosità di scoprire tante cose ci siamo recati
alla cupola, dove il professore Vito Lecci ci ha accolti e dopo averci
fatto sedere sulle panche, ha chiuso la porta, e immersi nel buio e nel
silenzio assoluto ha proiettato sul soffitto della cupola un meraviglioso cielo stellato. Il professore ci ha fatto osservare l'Orsa Maggiore,
l'Orsa Minore e le Costellazioni dei segni zodiacali e ci ha spiegato i
movimenti in base ai mesi e alle stagioni di ciascuna costellazione.
Uscita dalla cupola abbiamo fatto merenda all'aperto e poi il
prof. Vito ci ha invitati sotto un capannone dove c'erano oggetti in
vendita come: meteoriti di varie grandezze provenienti da vari luoghi, righelli, cappellini, zainetti, ecc. Sempre lì,abbiamo visto un
filmato sui meteoriti che cadevano sui tetti delle case, sulle auto,
sulle scuole... e le distruggevano lasciando buchi più o meno grandi in base alla larghezza del meteorite.
Durante un altro filmato ci ha fatto sentire la “voce” del Sole e
delle Stelle... è stato veramente emozionante sentire quei suoni,
sembrava di ascoltare un concerto!
Jennifer Perrone VB, Davide Maglie VC - ScuolaPrimaria
Appena arrivati, ci avete accompagnato
per le campagne, mostrandoci gli uliveti e
spiegandoci che, a differenza di altre
Aziende che usano i diserbanti con il pericolo che piccole quantità di veleni potrebbero finire nelle olive, voi coltivate i vostri
alberi in maniera naturale. Per questo il
vostro olio è biologico.
Siamo riusciti ad ascoltare in silenzio i
cinguettii degli uccelli che ci hanno fatto
assaporare l’atmosfera della natura immersa di odori tipici della campagna.
In questo periodo si sta svolgendo la
raccolta delle olive, perciò c’erano i vostri
collaboratori contadini che con l’abbacchiatore, una macchina che scuoteva i rami
più alti degli alberi, facevano cadere i frutti maturi sui teli sistemati sotto gli ulivi.
Anche noi abbiamo raccolto le olive
che cadevano da piccoli alberelli pettinati
dai rastrelli che ci siamo passati di mano in
Quante macchine funzionanti!! Le olive
che avevamo raccolte sono state versate
nella tramoggia che divideva le olive dalle
foglie e dai sassolini. Successivamente sono
passate nella vasca per essere lavate per poi
massare nella macchina che divideva il nocciolino frantumato e la sansa (utile per i
riscaldamenti) dalla polpa che diventava
una poltiglia che spremuta faceva scorrere
attraverso un grosso tubo d’acciaio l’olio.
Il frantoiano ha riempito una bottiglia di
quell’olio e l’avete versato su pezzi di pane
e friselline che ci avete offerto, facendoci
gustare l’olio biologico. Che profumo
intenso e che sapore!!!
E’STATA UN’INTERESSANTE ESPERIENZA E VI RINGRAZIAMO PER
AVERCI DATO TANTE SPIEGAZIONI.
SALUTI E ARRIVEDERCI
Gli Alunni della Classe IIIA
Scuola Primaria - Via Apulia
Il giorno 24 novembre 2014 le classi prime A e B hanno effettuato la prima
uscita didattica presso la masseria “Nonno Tore”. Durante l’esperienza i bambini hanno svolto diverse attività, proprio come piccoli contadini.
Dopo aver preparato il “pranzo” per gli animali hanno dato loro da mangiare, entrando nei recinti, senza aver nessun timore.
Utilizzando “lu palu” hanno piantato l’insalata e prima della semina del
grano hanno concimato il terreno, trasportando il letame con la carriola e distribuendolo con i rastrelli: hanno seminato “allu straccu”, così come ha spiegato loro il signor carlo, proprietario della masseria.
Si sono molto divertiti a spazzolare gli asini, raccogliere il letame e ripulire il pollaio, meritandosi una sostanziosa merenda consumata tra i carciofi.
A fine giornata hanno visto come il trattore rivoltava le zolle di terra da loro
seminate.
L’uscita didattica presso la masseria “Nonno Tore” si è rivelata un’esperienza
molto istruttiva per i bambini che, con curiosità, hanno rivolto tante domande ai
“massari” i quali, entusiasti, hanno soddisfatto tutte le loro richieste.
Ringraziamo Carlo ed Irene per la loro disponibilità e ci diamo appuntamento a marzo 2015.
Arrivederci a presto!
I A e IB
Scuola Primaria
22
Dicembre 2014
Vita scolastica
L’ulivo e i suoi doni
Metodi di raccolta delle olive
Dicembre 2014
Vita scolastica
23
Raccolta differenziata
Con il Comune di Tricase e la
Ditta Monteco pesiamo i nostri
rifiuti di carta e plastica e…
auguri al vincitore che avrà differenziato di più!!!
Durante la visita all’Azienda Agricola “Merico” di Miggiano
abbiamo potuto approfondire la conoscenza di un albero molto
presente sul nostro territorio: l’ULIVO.
Il suo frutto, l’OLIVA, matura verso la metà di ottobre fino a
dicembre: è tempo di raccolta! Scopriamo così che vi sono diversi
metodi e con l’aiuto della proprietaria dell’Azienda e di alcuni contadini li scopriamo.
BRUCATURA
Nelle classi quarte di via Apulia
in Inglese abbiamo riflettuto
sulla raccolta differenziata a
Tricase
IIIA - Primaria Via Apulia
E’ il metodo tradizionale e consiste nello staccare le olive dai
rami, una per una, con l’aiuto di scale di legno o di alluminio.
Questo metodo NON DANNEGGIA le olive, ma richiede
MOLTO TEMPO.
Tutti sul Municipio
Cronaca di un’ora all’ufficio anagrafe
PETTINATURA
IIIB - Scuola Primaria - Via Apulia
Percorso formativo: “Il gusto di… scoprire insieme” - classi terze-Scuola Primaria
Prima fase: uscita didattica presso “Azienda agricola Merico” di Miggiano(Le)
Dall’oliva all’olio
Oggi, 14 novembre, noi alunni della classe 3^, della
Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Tricase
via Apulia”, abbiamo vissuto una bellissima ed
intensa esperienza didattica “sul campo”.
Dopo tanti giorni di pioggia, che hanno messo a
rischio la buona riuscita dell’esperienza, il sole ci ha
allietati al risveglio. Filtrando tra i rami, ci ha fatto
intravedere il sospirato e intenso azzurro del cielo.
Alberi di ulivo secolari, querce e prati erbosi, sono
stati gli elementi che i nostri sensi hanno percepito e
letto. Nei campi, grandi teli verdi accoglievano i
frutti degli ulivi, che un battitore meccanico riusciva a far cadere.
Improvvisati “piccoli contadini del passato”, ad una
ad una, abbiamo raccolto le olive e sistemate in due
grandi casse; questi preziosi doni della natura racchiudevano una polpa carnosa e rossiccia simile al
colore del vino.
Le nostre grida, le nostre risate, le nostre corse, le
voci dei contadini e il rumore delle macchine agricole hanno rallegrato questa splendida mattinata.
Dalla campagna, con il nostro “carico prezioso”, ci
siamo recati al frantoio.
E’ stato molto interessante e istruttivo vedere il passaggio delle nostre olive sul nastro trasportatore che,
collegato con un aspiratore, le ripuliva dai rametti e
foglie. Il loro viaggio è continuato in una grande
vasca dove una doccia d’acqua le ha lavate ben
bene. Così ripulite sono passate in un frullatore che
le ha trasformate in una poltiglia granulosa e rossiccia che ci ha fatto venire in mente il gustoso impasto del salame al cioccolato.
Un’ultima macchina ha filtrato l’olio separandolo
dal nocciolo ( diventerà nocciolino utile come combustibile) e dalla buccia ( diventerà concime per il
terreno, perché ricco d’azoto).
L’olio che scendeva da un tubicino era verdognolo,
ma, nello stesso tempo brillante e trasparente, tanto
da sembrare attraversato da un raggio di sole.
Ultimo momento “gustosissimo” è stato quello di
assaggiare il “frutto del nostro lavoro”: un sapore
pulito, con un retrogusto amarognolo, ma fruttato e
delicato che ha allietato le nostre papille gustative.
Con un sacchetto di olive, pronte per essere conservate in salamoia, siamo tornati a scuola soddisfatti.
Gli alunni della classe terza sez. B - C.
E’ la raccolta effettuata passando tra la chioma dei rastrelli di
plastica flessibile.
ABBACCHIATURA
Con questo metodo si raccolgono le olive battendo la pianta
con lunghi bastoni. Questa tecnica non è consigliata perché si
DANNEGGIANO sia i frutti che la pianta.
RACCATTATURA
Destra o sinistra?
In campagna tra gli uliveti... diventiamo “piccoli contadini” e raccogliamo le olive con le mani dal
terreno... che fatica!!!
Consiste nell’aspettare che le olive caschino per poi raccoglierle da terra. Questa tecnica è quasi del tutto abbandonata perché l’olio che ne deriva è di SCARSA QUALITA’.
RACCOLTA MECCANICA
È stato divertente e facile
realizzare il braccialetto
con le nostre mani.
Per me è stato noioso, perché non mi piacciono i
braccialetti (Mattia)
È stato difficile, perché non
riuscivo a tagliare le cannucce (Angela)
Classe IC Primaria - Via Pertini
Dalla campagna con il nostro “carico prezioso” ci siamo recati al frantoio.
Ultimo momento “gustosissimo” assaggiamo il “frutto del nostro lavoro”
Classi Terze B-C - Scuola Primaria
Tricase–Oggi 30 ottobre, andiamo sul Municipio, la casa del Comune.
Alle 9:00 in punto, partiamo dalla scuola di via Apulia, tutti
eccitati, per l’uscita scolastica.
Arriviamo a piedi in piazza Pisanelli e dopo un click fotografico,
proseguiamo verso la scalinata dell’ingresso del Municipio. Prima di
salire osserviamo lo stemma dei Gallone, principi di Tricase, rappresentato a mosaico sulla pavimentazione della piazzetta.
In perfetto orario, entriamo nell’ufficio anagrafe, dove ci attendono il signor Antonio Marzo e la signora Graziella Turco, i quali
ci accolgono con un sorriso.
Siamo avvolti da grossi faldoni
che contengono documenti importanti delle nascite, dei matrimoni e
morti dei cittadini non solo di
Tricase.
Con molta pazienza e gentilezza il signor Marzo ci mostra alcuni atti di nascita che ci riguardano.
Quanta emozione, sorpresa e
curiosità nei nostri occhi che, per
la prima volta, vedono scritto il
primo momento della nostra storia personale.
Alla fine della visita, che gioia ricevere i nostri certificati di
nascita! E’ il nostro trofeo da portare a casa.
Classe III A - Primaria Via Apulia
Il dottor Rizzo con noi
Questa raccolta viene effettuata mediante scuotitori meccanici che fanno vibrare la pianta provocando il distacco delle olive.
Le drupe cadono su reti posizionate sotto la chioma delle piante.
Classi III B - C
Scuola Primaria
I nostri ricordi…
- Non bisogna mangiare brioche (Eliana)
- Per crescere bene è necessario
mangiare tanta frutta e verdura
(Angela, Ivan e Leonardo)
- Ho imparato a mangiare tante
cose che prima non mangiavo (Teresa e Emanuele).
Classe IC Primaria - Via Pertini
Le emozioni del primo giorno di scuola
Il primo giorno di scuola ero
così emozionata che mi è venuto da piangere (Laura).
Mi dispiaceva lasciare la
mamma, mi mancava, ma volevo imparare tante cose e mi sentivo grande (Teresa).
Appena vi ho viste mi si è
spezzato il cuore perché eravate
molto belle (Emanuele).
Il primo giorno non sono
venuto a scuola perché pioveva,
ma avevo tanta voglia di conoscere le nuove maestre, i compagni, i bidelli, la scuola (Alessandro).
Ero felice di conoscere nuovi
compagni (Davide).
Io ho pianto a casa perché
ero spaventato (Leonardo).
Io ero tranquilla perché conoscevo già la scuola(Asia).
Classe IC Primaria - Via Pertini
Il mare
Se penso al lavoro fatto
provo gioia, mi ritornano alla
mente i ricordi dellae vacanze
(Ivan).
Mi sono divertita tanto quando ho fatto le palline di carta
(Martina).
Questo lavoro mi fa pensare
ai bagni che facevo al mare
(Angela).
Classe I C - Via Pertini
A scuola
A scuola… una bellissima
sospresa!!!
- Che bello… un regalo per noi!
- Che ci sarà?
- Quante cose!!! Tutte per noi?
SONO I LIBRI CHE CI INSEGNERANNO TANTE COSE!!!
Classe I C - Via Pertini
24
Vita scolastica
Dicembre 2014
Anche quest’anno… CITTADINANZA ATTIVA!
21 ottobre
1 incontro dei 32 candidati alla carica di Consigliere del
CCR. Brainstorming: cosa chiedere per la nostra scuola
e per la città di Tricase
3 dicembre
Incontro preliminare all’insediamento del nuovo CCR
23 ottobre 2014
Incontro preparatorio al
raduno dei CCR a Lecce
nella sede della Provincia
con Anna Chiara Accogli,
presidente del Consiglio
uscente e Andrea Indino
dell’Istituto Comprensivo
Pascoli
La mia vita da
elettore e consigliere
24 ottobre
Secondo incontro per la definizione linee programmatiche, logo e slogan delle 4 liste
Consegna materiale elettorale alla Dirigente Prof.ssa
Musarò
10 novembre 2014
Consegna materiale elettorale al Comune presso la
segretaria dr.ssa Panico
3 novembre 2014
Comizio delle 4 liste alla presenza della dirigente scolastica prof.ssa E. Musarò e degli assessori Elia e Fracasso
Io, Asia Zaminga, quest’anno ho partecipato al progetto (CCR) per l’elezione dei consiglieri comunali
dei ragazzi e del Sindaco dei Ragazzi. Già nei giorni di preparazione delle liste elettorali ero emozionatissima perché a me piace la politica soprattutto
cercare di fare qualcosa per il mio paese come ha
fatto il mio papà che ha chiuso un’attività all’estero
e l’ha iniziata qui nel Salento dando lavoro a tante
persone. Insieme ad altri ragazzi candidati abbiamo
preparato il programma da esporre in ogni classe per
far conoscere ciò che volevamo per Tricase e per la
nostra scuola!!! Abbiamo scelto un nome per un
nostro partito chiamandolo “La scuola crea il futuro”. Io ero molto soddisfatta di ciò che proponeva il
nostro candidato sindaco. Quando abbiamo girato
per le classi raccontando le nostre idee avevo un po’
di timore poiché ero la più piccola, ma poi ho parlato con tranquillità. Il giorno delle votazioni sono
entrata determinata nella cabina del seggio per votare il mio candidato preferito. Ma non ve lo dico perché è un segreto!!! Dopo lo spoglio elettorale sono
rimasta un po’ male perché non aveva vinto la mia
lista ma comunque poi ho saputo che anch’io ero
stata eletta consigliere di minoranza. Ora siamo tutti
in attesa del primo Consiglio Comunale dove davanti al Sindaco proporremo le nostre idee per aiutare
Tricase e le scuole!!!
4 dicembre
Insediamento del nuovo CCR di Tricase
5 novembre
comizi nelle classi
8 novembre 2014
Elezione del nuovo Sindaco dei Ragazzi e dei
Consiglieri nel nostro Istituto
14 novembre
6° raduno dei CCR a Lecce
Dicembre 2014
Vita scolastica
Discorso del sindaco del
Consiglio Comunale dei Ragazzi
Buona sera a tutti,
sono Michela Caloro, sindaco del
Consiglio Comunale dei Ragazzi
eletta nell’Istituto Comprensivo
Statale “Tricase, Via Apulia”.
Saluto tutti i qui presenti, il Sindaco
“Antonio Coppola”, assente per
sopraggiunti impegni istituzionali, il
Presidente del Consiglio del
Comune di Tricase signor Rocco
Indino, le dirigenti prof.ssa Eufemia
Musaro’ e la prof.ssa AnnamariaTurco,.
Saluto anche tutti i docenti che mi hanno
seguito in questo percorso, i miei compagni
di classe, tutti i consiglieri e la collega
Sindaco del Comprensivo Giovanni
Pascoli, Carmen Martena, tutti voi qui presenti stasera e ringrazio ancora una volta
quanti hanno riposto la loro fiducia in me
dandomi il loro voto.
Non sono più candidata sindaco della lista
numero 3 del mio Istituto ma rappresento,
dal 14 novembre, l’intero mio Istituto.
Riprendendo in mano il nostro programma
elettorale, io e i miei consiglieri abbiamo
potuto notare che già qualcosa ha cominciato a cambiare. Il nostro Istituto, come già il
Comprensivo Pascoli, è “Scuola Amica dei
Bambini e dei Ragazzi” e già opera per il
nostro benessere. Dal tre Novembre, giorno
in cui socializzammo le nostre linee guida
programmatiche dinanzi ai compagni delle
classi quarte e quinte di Scuola Primaria e
dell’intera Scuola Secondaria si cominciano a depennare alcune voci che hanno trovato accoglimento: riguardo la cura per la
nostra scuola, il Progetto ministeriale “Le
Scuole Belle “ sta contribuendo alla manutenzione degli edifici ritinteggiando le pareti e risistemando porte, tapparelle. Il nostro
grazie a coloro che stanno rendendo più
accogliente i nostri corridoi e le nostre aule.
Cosa chiediamo quindi ai signori adulti?
Sappiamo bene di non poter chiedere la
luna ma:
• banchi e sedie più adeguati,
• armadietti,
• Lim nelle classi non ancora attrezzate,
• tablet in sostituzione dei libri che rendono
gli zaini pesanti e poco pratici
speriamo che non siano grandi richieste.
Chiediamo di poter fornire la sede di via
Apulia
• di un ascensore in maniera che i nostri
compagni impossibilitati a fare le scale possano utilizzare il piano superiore.
Chiediamo inoltre di
• sfruttare i pannelli solari, posti sul tetto,
per alimentare un moderno impianto di climatizzazione in palestra e in classe, e questo può aiutare certamente a risparmiare.
• Vorremmo una maggiore attenzione per le
nostre palestre
• un miglioramento dei laboratori e la possibilità di una più attenta manutenzione.
• Ci piacerebbe avere maggiore attenzione
per il nostro giornale scolastico “Il
Chiacchierone” trovando qualche soluzione
condivisa per ammortizzare il costo della
stampa.
Cosa chiedere invece per la nostra Tricase?
Anche qui piccole cose. Il fatto che
l’Amministrazione Comunale si sia proposta come Città amica dei Bambini e dei
ragazzi ci fa ben sperare.
Una città a misura di bambino ha bisogno
secondo noi di
• più spazi verdi,
• piste pedonali e ciclabili,
• più cestini per i rifiuti differenziati per le
strade e
• griglie di scolo per evitare allagamenti:
nello spazio retrostante della nostra scuola,
quando piove, potremmo vedere saltare le
rane, visto che questa zona è molto simile
ad uno stagno!
• Per quanto riguarda luoghi di ritrovo per
noi ragazzi si potrebbero utilizzare strutture
esistenti già sul territorio, per farne luoghi
d’incontro tra ragazzi di diversa età, per
socializzare e fare attività pomeridiane.
• Ci piacerebbe incrementare la raccolta
differenziata inserendo la raccolta del materiale organico con la possibilità di bidoni
appositi per famiglia e rendendo più funzionale il Centro Raccolta Materiali.
Ho partecipato inoltre, con la mia collega
Carmen e il Sindaco Coppola, al 6° Raduno
dei Consigli Comunali dei Ragazzi tenutosi
a Lecce e in quella sede abbiamo presentato sommariamente alcuni progetti che vorremmo si realizzassero: con l’Azienda
Monteco si sono già avviati dei percorsi per
la tutela dell’ambiente e la creazione di
diverse giornate a tema.
Vorremmo organizzare una giornata dedicata ai giochi di una volta nella quale confrontare i giochi fatti dai nostri nonni e dai
nostri genitori con quelli dei parenti di
compagni provenienti da altre nazioni, perché nel confronto si cresce e si impara
tanto.
L’Amministrazione Comunale, su invito di
noi alunni degli Istituti Comprensivi di
Tricase, si propone di ospitare le Olimpiadi
dell’Amicizia per l’anello Musica. Tutte
queste iniziative saranno curate in dettaglio
già nei prossimi giorni in seguito ad incontri che concorderemo insieme perché un’orchestra funziona se ogni strumento fa la sua
parte. E noi vorremmo, anzi, vogliamo che
la nostra orchestra, scuole, enti,
Amministrazione Comunale, associazioni
locali… sia la più bella del mondo.
Uniti ce la possiamo fare e ce la faremo perché una scuola che fa bene, diceva il nostro
preside Silvano Baglivo, è la scuola che
vogliamo tutti noi.
Grazie ancora a tutti: il mio, cioè, il nostro
impegno non mancherà certamente.
Cresceremo insieme per cercare di colorare
un mondo che sembra brutto ma che può
diventare il più bello in assoluto.
25
Verbale della seduta del Consiglio
Comunale dei ragazzi del 04/12/2014
Oggi quattro Dicembre 2014 io, i
Consiglieri, i Vice Sindaci e i
Sindaci di G. Pascoli e di Tricase
Via
Apulia ci siamo ritrovati sul
Comune di Tricase per illustrare le
nostre linee programmatiche.
Siamo entrati nella Sala del
Consiglio, il Presidente del
Consiglio Rocco Indino ci ha accolti e si è scusato per l’assenza del
Sindaco. Abbiamo preso posto e il
Sindaco Michela Caloro si è presentata a tutti e ha iniziato a parlare
delle nostre proposte. Molte di queste avevano come obiettivo di
migliorare la nostra scuola: riparare
i bagni e gli arredamenti della classe, curare il giardino esterno della
scuola e consentire ad ogni classe di
essere dotata di una LIM. Inoltre si
è anche proposto di utilizzare i pannelli solari per il risparmio energetico. Anche per la nostra Tricase ci
sono state proposte: migliorare i
canali di scolo, posizionare più
cestini per la città, aumentare e
curare il verde pubblico, rete Wifi
libera.
Abbiamo analizzato le proposte
delle varie liste e ne abbiamo discusso. Poi ha preso la parola il
Sindaco Carmen Martena che, dopo
essersi presentata, ha parlato delle
sue linee
programmatiche
seguita
dal
Presidente del Consiglio Indino
Rocco.
Noi consiglieri abbiamo fatto varie
richieste. Abbiamo per esempio
chiesto la palestra agibile anche
dopo la pioggia, la riparazione delle
tapparelle rotte di tutto l’Istituto.
C’è stata anche la proposta di allungare il tempo di permanenza dei
vigili vicino alla scuola in modo da
garantire maggiore sicurezza. Una
proposta interessante è stata quella
del sindaco Carmen Martena che ha
chiesto per la cittadina di Tricase un
maggior numero di cartelli e indicazioni che invitino ad avere un comportamento più civile e una città più
ordinata. Il Presidente ci ha promesso che avrebbe ‘esaudito’ tutti i
nostri desideri per la scuola e per la
città. Le dirigenti della G.Pascoli e
di Tricase Via Apulia hanno ringraziato tutti noi e così anche il
Presidente.
Il salvadanaio della solidarietà
Ogni anno diamo un futuro ai bambini Masai di Namanga, in Tanzania, permettendo loro di frequentare la scuola dove ricevono insieme istruzione e la
sicurezza di un pasto quotidiano. All' Associazione Verna fraternitas Onlus
doniamo Euro 70.00 annuali rinunciando ai soldi per comprare ciò che è
superfluo e mettendoli nel salvadanaio. La maestra infatti dice sempre che
non dobbiamo chiedere soldi alla mamma o al papà ma dobbiamo donare i
nostri risparmi. Ogni giorno contiamo i soldi e ogni giorno aumentano sempre di più e noi siamo felici di questo progetto che realizziamo. Alla televisione vediamo i bambini poveri che sono sempre più ammalati, senza casa e
senza famiglia e a noi dispiace molto. Si dice che ogni sei secondi muore un
bambino o perché non ha avuto un vaccino o per fame.
Bisogna aiutarli e prima o poi ce la faremo.
Elena Linoci - Classe VA - Scuola Primaria
Un halloween da paura!
Il 31 Ottobre, noi bambini che frequentiamo la scuola a tempo pieno di Via
Pertini, stavamo a mensa.
Tutto era come gli altri giorni: chi mangiava volentieri, chi chiacchierava,chi
aspettava la frutta…
All’improvviso qualcuno ha bussato forte alla porta!!
Le maestre presenti ci hanno detto di fare silenzio… e… che paura!
Sono apparse due streghe bruttissime: una con un cappellaccio nero e una
faccia orribile e l’altra con una zucca enorme sulla testa. Hanno cominciato
a girare fra i tavoli! Fra noi bambini, chi piangeva, chi rideva, chi era spaventato, chi non capiva più niente.
Per fortuna, dopo un pò le “streghe”hanno tolto la maschera e sono comparsi i visi sorridenti delle maestre di prima elementare: Anna e Maria Concetta… Che sollievo!
La paura è scomparsa anche grazie a tante caramelle che ci sono state regalate!
IIC Scuola Primaria - Via Pertini
Scuola dell’Infanzia - Depressa
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ACCOGLIENZA
FESTA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA
Dicembre 2014
HALLOWEEN
FESTA DELL’ALBERO
GIOCHI D’ALTRI TEMPI
anche nelle piccole e grandi creature:
nelle coccinelle, nelle formichine, nei
fiori, nel mare, nel cielo, in un tramonto e in tutto ciò che è bello. Egli sceglie
un altro posto speciale per essere scoperto: il nostro cuore... per amarci e
starci vicino. Per Natale chiedo a Gesù
Bambino che vi faccia crescere forti,
sani, e buoni... Non dimenticate di leggere, leggere, leggere, perchè la lettura fa crescere la mente e il cuore. Sono
stata costretta a lasciarvi ma vi porterò con me sempre nel cuore, ovunque
io vada! Vi auguro un sereno e gioioso
Natale!” (La maestra Ada Turco).
IV A Scuola Primaria - Via Apulia
Scuola dell’Infanzia - via Pertini
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Primo giorno di scuola con… don Biagio
Il primo giorno di scuola don Biagio ci ha portato per mano nel progetto di quest’anno “alla scoperta delle nostre radici… per
giocare come una volta!”. Insieme a lui noi bambini di quattro e cinque anni, con le due classi della primaria di via pertini,
abbiamo cantato, giocato e … riscoperto il gusto di stare insieme.
Il 2 ottobre, festa dei nonni
Il 2 ottobre, festa dei nonni, abbiamo continuato a giocare con
nonno ‘nzino: tiro alla fune, mazzazzipuru e fitu.
Le nostre mani per… giocare come una volta
Prima uscita didattica: tutti noi bambini di quattro e cinque
anni siamo andatial liquilab per giocare come una volta con
pupe di pezza, surgicchi, trottole, filastrocche ...
“La festa dei fiocchi”
Tutta la scuola è stata in festa per “ la festa dei fiocchi”: i bambini di tre anni sono diventati fiocchi blu e fiocchi rossi. Ma c’era un
regalo per ogni bambino, una filastrocca di bruno tognolini che ci ha guidati nella scoperta del diritto al gioco, a cui abbiamo dedicato poi la giornata del 20 novembre, giornata dell’infanzia e dei diritti del bambino e tutta la scoperta dei giochi possibili.
La signorina Ada Turco
La maestra bibliotecaria Ada Turco
oggi è venuta nella nostra classe per
salutarci e per augurarci buone feste e
soprattutto un buon Natale. Ci ha consegnato una lettera che riguarda il
Natale:
“Carissimi tutti, ho pensato di venire a
salutare, per dirvi che vi voglio tanto
bene. Tra poco è Natale e, con il cuore
colmo di gioia, vi invito ad aspettare la
venuta di Gesù. Egli ama, come voi, a
giocare a “nascondino”, per la gioia
di farsi trovare ed essere amato. Gesù
si nasconde nei bambini poveri, nei
bambini maltrattati e sofferenti e in
quelli che conoscono l'orrore delle
guerre. Gesù, però, ama nascondersi
Dicembre 2014
www.apuliascuola.gov.it
e-mail: [email protected]
REFERENTE DEL PROGETTO: LECCI ANNA MARIA
DOCENTI RESPONSABILI: LECCI ANNA MARIA, FERRARESE ANNAMARIA
ISTITUTO COMPRENSIVO “TRICASE VIA APULIA”
ALUNNI REDATTORI
Nicole Cavalieri, Asia Zaminga, Francesca Panico, Martina Cavalieri,
Alice Piscopiello, Giulia Fracasso, Sofia Cassiano, Matteo Cafiero, Simona Piscopiello,
Beatrice Zocco, Davide Errico, Michele D’Aversa, Davide Indino
PUBBLICAZIONE ON LINE a cura di Antonio Marsano
GRAFICA E STAMPA: SERAFINO ARTI GRAFICHE - Tricase - Tel. 0833 541866
Diritto al gioco
Fammi giocare solo per gioco
Senza nient'altro, solo per poco
Senza capire, senza imparare
Senza bisogno di socializzare
Solo un bambino con altri
bambini
Senza gli adulti sempre vicini
Senza progetto, senza giudizio
Con una fine ma senza l'inizio
Con una coda ma senza la testa
Solo per finta, solo per festa
Solo per fiamma che brucia per
fuoco
Fammi giocare per gioco.
Bruno Tognolini
Aspettando il Natale …
Babbo Natale a sorpresa ci ha
scritto e ci ha regalato libri e
canzoni con cui abbiamo preparato “un Natale davvero speciale!” Da vivere insieme ai
genitori nella sala teatro della
parrocchia di s. Antonio.
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Scuola dell’Infanzia - Lucugnano
Dicembre 2014
“UNA GIOCOSA ACCOGLIENZA”
La festa di benvenuto è stata allestita
nel giardino della scuola con buffet realizzato con la collaborazione dei genitori. Dopo i canti è avvenuta la consegna ufficiale del fiocco ai nuovi iscritti
e della girandola dell’amicizia a tutti i
bambini.
PRIMO GIORNO DI SCUOLA”
L’inizio giocoso dell’anno scolastico
ha fatto vivere un rientro felice a tutti i
bambini grazie alla simpatica presenza
di don Biagio, parroco di Tricase, che
col suo strano cappello e in veste di
mago giochetto ha divertito grandi e
piccini con canti animati e girotondi
ufficializzando il progetto ispirato al
gioco.
GIOCARE PER GIOCO“
Entra in scena topo Felice, sopraggiunto all’improvviso a scuola, attraverso
una scatola magica e che accompagnerà
i bambini nelle varie attività. E’ il protagonista di un racconto, un personaggio
fantastico alle prese con un mostro cattivo che odia i bambini, i loro giochi e i
colori. Una storia che si conclude
INFANZIAva rispettato e mai ostacolato.
“LA GIORNATA
MONDIALE DEI
DIRITTI
DELL’INFANZIA”
I bambini hanno
celebrato questo
evento con canti e
poesia a tema.
“GIOCHI DA NON DIMENTICARE”
Nell’ambito del progetto, lunedì 10
novembre è stata effettuata una visita
guidata presso la bottega “Liquilab” di
Tricase. Esperienza esaltante per i bambini che ha permesso loro di conoscere i
giochi di una volta realizzati con materiale da recupero: il gioco con i bottoni,
con i tappi, con le noci, con i “patruddi”. E’ indescrivibile la gioia che ciascun bambino ha dimostrato durante la
realizzazione del “surgicchio “e della
“pupa di pezza”. Tra risate e ilarità
hanno poi imparato la canzone”Arri
arri cavalluccio”,”Alla fiera de miscianu”. La mattinata si è conclusa con il
gioco della campana nello spiazzale
antistante la bottega. Grazie di cuore, a
nome di tutti i bambini, al professore
Ricchiuto e ai suoi collaboratori per
averci fatto vivere questa bellissima
esperienza.