DICEMBRE 2014 - ANNO XVII - N° 44 GIORNALE SCOLASTICO •www.apuliascuola.gov.it • [email protected] ISTITUTO COMPRENSIVO “TRICASE VIA APULIA” Editoriale Il Santo Natale è ormai alle porte e anche quest’anno vogliamo fare a tutti gli alunni dell’Istituto Comprensivo e alle loro famiglie un regalo “speciale”: il Chiacchierone, il giornale che esprime l’identità della nostra Scuola e che, ormai da tempo, è uno strumento straordinario di socializzazione dei percorsi formativi previsti dal POF. Ci sono percorsi atti a promuovere la “cittadinanza attiva” come testimoniano gli articoli sull’insediamento del Consiglio Comunale dei ragazzi o i testi dedicati al bicentenario dell’Arma dei Carabinieri e ai Caduti di Nassiriya, eroi del nostro tempo. Altri percorsi, invece, mirano a favorire la conoscenza del territorio come dimostrano gli articoli sulle visite guidate effettuate presso le botteghe artigianali, le aziende agricole e le masserie di Tricase e dintorni nell’ambito del Progetto d’Istituto “Itinerari alla scoperta delle nostre radici”, che coinvolge tutti e tre gli ordini di scuola. In questo numero del “Chiacchierone” è dato, però, ampio spazio anche agli articoli di attualità ed è gratificante constatare come alunni della Scuola Primaria o poco più grandi riescano, con la guida preziosa dei loro docenti, a rivolgere uno sguardo attento e critico su ciò che accade nel mondo, affrontando tematiche complesse (terrorismo islamico, questione palestinese…) a testimonianza di una Scuola che “educa istruendo” nella consapevolezza che “l’istruzione è quella meravigliosa esperienza che ti permette nella vita di pensare con la tua testa, di avere una propria autonomia, di confrontarti, insomma, con gli altri e di crescere e maturare come cittadino responsabile e critico” come scrive Davide Indino nell’articolo “Istruzione è libertà”. Ma la nostra è una Scuola che sa anche alimentare la creatività e la fantasia degli alunni, che si sono cimentati nella produzione di testi poetici sui temi più svariati. Creatività che si unisce ad una grande sensibilità, che emerge sia dai “pensieri” dedicati alla nostra cara Giovanna Ferrarese, volata in cielo precocemente, sia dai testi scritti per i nonni, che spesso costituiscono un punto di riferimento insostituibile per i nipoti. E con l’auspicio che i nostri alunni possano accrescere sempre di più la loro sensibilità e la loro creatività, auguro a tutti un sereno Natale e un 2015 prospero e ricco di gratificazioni! Il Dirigente Scolastico Prof.ssa Eufemia Musarò Amicizia: una parola, otto lettere... Un valore universale L'amicizia, come descriverla? E' un sentimento unico, come un vento che accarezza la pelle e fa "vibrare l'anima", è come un fiore che ha bisogno dell'acqua per sbocciare, aprirsi con i suoi bei petali e, se viene ben curato e coltivato, potrà vivere a lungo e all'infinito dentro ad ognuno di noi. Dal latino "Amicitia", il concetto di amicizia ricopre una straordinaria importanza nella storia dell'uomo di ogni tempo; significa amore e rispetto, affetto vivo e reciproco tra due o più persone. Cos'è un amico? Il filosofo greco Aristotele risponde: una singola anima che vive in due corpi. Lo scrittore latino Cicerone spiega che l'amicizia è la condivisione delle stesse idee, unite ad un profondo affetto. Fin dalle epoche più antiche è considerata uno dei beni più preziosi per l'uomo. Il primo modello esemplare di amicizia, intesa come devozione totale, valore univer- Sofia Cassano sale ed eterno, ci viene proposto dall’Iliade di Omero, in cui si narrano le vicende di Achille e Patroclo, due amici inseparabili, uniti da una fedeltà assoluta. Nell’Eneide di Virgilio compaiono altri due personaggi, che sacrificano la vita per il proprio amico: Eurialo e Niso. Nella civiltà rinascimentale, affollata di artisti e intellettuali, lo spazio assegnato al gioco, ai passatempi e all'amicizia era amContinua a Pag. 16 Intervista ad un immigrato Oggi la maestra Tina ci ha detto di raccontare la storia di qualche immigrato che conosciamo. Io sono andato ad intervistare uno degli immigrati, ospiti al centro di accoglienza "Masseria del Monti" di Castiglione per conoscere la sua storia. Ho conosciuto Quazi Muhammad Waseem. All’inizio dell’intervista era un po' timido, ma poi la ragazza che lavorava al centro lo ha rassicurato. Waseem è nato in Pakistan, a Karachi, il 13 febbraio 1985, non è sposato, ha sei sorelle e tre fratelli e lui è il fratelllo maggiore. Con gli occhi lucidi ha iniziato a raccontare i motivi che lo hanno spinto a lasciare il suo paese, principalmente la guerra e le tangenti che chiedevano a lui e a suo padre perchè avevano una macelleria. Dopo diverse minacce, ha dovuto chiudere il negozio, perchè non riusciva a pagare la tangente. Inoltre, la polizia corrotta era dalla parte dei delinquenti e non dava loro protezione. Quindi, con molte difficoltà è dovuto partire da karachi a piedi e poi, chiedendo dei passaggi a dei camionisti, è arrivato in Iran, poi in Turchia e infine in grecia. Dalla Grecia, è giunContinua a Pag. 18 2 Dicembre 2014 Cultura Dicembre 2014 3 Cultura IV NOVEMBRE IV NOVEMBRE IV novembre, una giornata per riflettere e meditare Commemorazione del 4 novembre Il 4 novembre: una data importante Oggi, con la maestra Tina, abbiamo partecipato alla commemorazione del 4 novembre, dove si ricordano i Caduti nella guerra del 1915-1918, soldati che hanno sacrificato la vita per la libertà del nostro Paese. Siamo partiti dalla nostra scuola, per poi arrivare alla chiesa Madre, accompagnati dalla banda musicale. Qui abbiamo assistito alla messa celebrata da don Flavio, in ricordo di questi defunti. Don Flavio si è soffermato soprattutto sulla parola “rispetto”. Ci ha spiegato che ai suoi tempi la parola “rispetto” aveva un grande valore e veniva usata quasi sempre, nelle espressioni come “porta rispetto a tua madre” “rispetta le regole”, “rispetta questa persona”: parola che, purtroppo, oggi viene usata poco. Quando ha ricordato i Caduti in guerra, io mi sono rattristato al pensiero di questi soldati che hanno dovuto lasciare le loro famiglia per combattere e non hanno fatto più ritorno. Ho pregato affinché una cosa simile non accada mai più e in quel momento avrei voluto avere una bacchetta magica per far scomparire tutte le guerre e far tornare la pace nel mondo. La mattina del 4 novembre, a scuola con la mestra Donata, abbiamo scritto la nostra riflessione sui Caduti e abbiamo colorato e ritagliato la coccarda da attaccare al giubotto durante la manifestazione. Alle ora 17:30 io, Maria Chiara, Melania, Rafaele e Alessio siamo andati nella Cappella della Madonna Immacolata per assistere alla Messa. Quando è finita, siamo usciti e la maestra Donata insieme alla maestra Marcella hanno attaccato ai nostri giubotti le coccarde e hanno dato a ciascuno di noi il foglio delle riflessioni. Con una bandiera dell’Italia in mano ci siamo incamminati verso il Monumento. Appena arrivati abbiamo visto Rocco Rizzello, un nostro compaesano, che alzava la bandiera, mentre Gianluca apriva la serata con una breve premessa. Successivamente ha preso la parola l’ingegnere Antonio Coppola Il 4 Novembre si è celebrato l’anniversario della fine della Prima Guerra Mondiale, conflitto iniziato il 28 Luglio del 1914 quando l’Austria dichiarò guerra alla Serbia in seguito all’assassinio dell’arciduca Francesco Ferdinando. E’ una giornata per riflettere e meditare. Dalla fine di quel conflitto, ricordato dai nostri come la guerra del 15’-18’, sono passati ben cento anni, eppure il ricordo di quei tragici eventi è vivo più che mai nel cuore di noi italiani. Il 4 Novembre 1918 il Bollettino della Vittoria annunciava la resa dell’Impero austroungarico e con essa la fine del ciclo delle campagne nazionali per l’unità d’Italia. Una vittoria pagata con il sangue che costò la vita di molti italiani: giovani che a vent’anni avevano lasciato le proprie case, gli affetti, il lavoro nei campi e nelle officine per ritrovarsi con altri giovani provenienti da diverse parti d’Italia, con indosso la stessa uniforme, per combattere in nome degli stessi ideali. Da diversi anni, in tutta Italia, questo è il giorno in cui si ricordano anche gli altri conflitti e perciò la giornata viene definita “Festa delle Forze Armate” e “Festa dell’unità nazionale”. Anche noi alunni dell’Istituto Comprensivo di Via Apulia di Tricase, abbiamo voluto celebrare il 4 Novembre, perché sono tanti gli Stati del mondo coinvolti in guerre spesso sconosciute. Ci siamo ritrovati alle ore 9.00 presso la Chiesa della Natività per assistere alla Santa messa celebrata in memoria dei Caduti in guerra dal parroco don Flavio Ferraro che ci ha offerto una riflessione. Il Vangelo ci parla di “terra nuova e cieli nuovi” per indicarci che ognuno di noi costruisce il suo Paradiso o il suo Inferno qui e ora. Ha sostenuto con forza che nelle nostre famiglie sta diminuendo il rispetto verso le persone e l’ambiente e con esso si perde anche la dignità umana. Partendo dalla parola del Vangelo “Se un chicco di grano non muore non porta frutto” ci ha fatto comprendere come la nostra libertà è il frutto di tante perso- ne che si sono sacrificate e sono morte sui campi di battaglia, lontano dai loro cari. Dopo la messa, in corteo ci siamo diretti al Monumento dei Caduti, sito in Via Fratelli Allatini, dove c’era la banda del nostro Istituto che ha eseguito alcuni brani. Qui vengono resi gli onori alla bandiera: dopo tre squilli di tromba si procede con l’alzabandiera, mentre la banda suona l’Inno Nazionale. Viene, poi, depositata una corona di alloro sui gradini del monumento dei caduti al suono de “Il Piave”. La cerimonia prosegue con la lettura del Bollettino della vittoria da parte dell’Ammiraglio Giuseppe Panico e con la lettura della motivazione dell’assegnazione della medaglia d’oro al valor militare al Milite ignoto. Il Delegato del Sindaco dei ragazzi dell’Istituto Comprensivo G. Pascoli, Andrea Indino, ha dato lettura della preghiera per i Caduti. Il nostro Delegato, Antonio Cafiero, ha dato lettura di una riflessione a nome di tutti gli alunni soffermandosi su come a “farne le spese è sempre la popolazione. Famiglie intere sterminate, riportate, costrette a fuggire dal proprio paese, a soffrire la fame, a perdere l’identità. Sono ancora molti i paesi che non hanno ancora sviluppato il concetto di dialogo, che non accolgono le richieste di popolazione che riven- dicano la libertà di espressione. La nostra è una società dilaniata ancora da divisioni e da conflitti. La sofferenza, la devastazione e dolore che la guerra ha provocato nel passato e provoca ancora oggi devono sollecitarci al dialogo, all’incontro superando le contrapposizione. Occorre promuovere la pace per vivere rapporti di convivenza civile nella giustizia e nell’amore. Come dice Papa Francesco “la Pace è un bene che supera ogni barriera, perché è un bene dell’umanità.” I nostri soldati sul fronte di guerra hanno superato le barriere, si consideravano fratelli e lo spirito era quello della solidarietà, testimoniata dalle lettere e dagli scritti che ci hanno lasciato come testimonianza di quell’evento che ha segnato in modo profondo e indelebile l’inizio del secolo scorso e che oggi vogliamo commemorare quanti hanno sacrificato la loro vita per la Pace. Oggi dopo cento anni vogliamo affermare quanto sia importante far parte di una nazione unita e indipendente che radica la sua storia sui principi di libertà, uguaglianza, fratellanza, giustizia e condivisione, una nazione che nella sua bandiera reca i colori della verde terra, del bianco, del candore e del rosso del sangue di coloro che hanno creduto e voluto uno Stato libero, unitario, saldo, sulla storia passata poiché le nostre radici sono l’essenza del nostro futuro”. Sono seguite alcune riflessioni da parte degli studenti dei due Istituti Comprensivi e, alla fine della lettura, un caloroso applauso ha introdotto il sindaco, l’ingegner Antonio Coppola, che ha preso la parola per il discorso commemorativo, sottolineando l‘importanza di questa ricorrenza, soprattutto per noi giovani che siamo il futuro, anche perché spesso gli adulti manifestano violenza, a partire da una partita di calcio, alla questione degli immigrati fino alla situazione in Medioriente. Ha sottolineato come noi dovremmo essere orgogliosi della nostra Costituzione e, in particolare, dell’articolo in cui si dice che l’Italia “ripudia la guerra” e che è giusto ricordare la memoria di tutti coloro che hanno sacrificato, nel corso di tutte le guerre, il bene supremo della vita per il raggiungimento della libertà e della democrazia. Dopo i ringraziamenti dello speaker, Anna Chiara Accogli, a tutti gli intervenuti, ci siamo diretti in corteo al palazzo di Città dove la cerimonia è terminata. Gli alunni della classe IIIA Scuola Secondaria di 1°grado - Via Apulia L’Italia riabiliti i soldati disertori Noi alunni della classe III C, con la professoressa di Storia, abbiamo deciso di leggere due volte la settimana un quotidiano e di approfondire l’argomento che riteniamo più interessante o più importante degli altri. L’ultima settimana di ottobre ci siamo soffermati su un articolo riguardante la Prima Guerra Mondiale e in particolare sulla necessità di riabilitare tantissimi militari condannati a morte perché ritenuti codardi, pazzi o disertori. Quest’anno ricorre il centenario della Prima Guerra Mondiale. La Grande Guerra dunque è ormai lontana, ma in Italia c’è ancora un doloroso capitolo aperto:quello dei più di mille soldati fucilati o comunque uccisi dai propri commilitoni perché considerati colpevoli di gravi reati militari. Ricordiamo tra tutti i quattro soldati di Cercivento in Friuli (giugno del 1916) fucilati per disobbedienza per aver proposto l’assalto al nemico di notte e non di giorno come era stato deciso dagli alti ufficiali. In realtà, come afferma l’ordinario militare per l’Italia, vescovo monsignor Santo Marcianò: “Sono caduti di guerra:giustiziarli fu un atto di violenza ingiustificato,gratuito,da condannare”. Questi soldati infatti sono stati processati (tra l’altro da tribunali composti da soli ufficiali che emettevano il verdetto in pochissimo tempo) e uccisi perché si sono rifiutati di ubbidire a ordini contro l’umanità. Per questo sono stati ritenuti vigliacchi e disertori ma,al contrario, non sono stati altro che testimoni di pace; si sono rifiutati di battersi e di morire in assalti spesso inutili ad ogni strategia militare, hanno voluto mettere fine ai massacri, hanno scelto di non uccidere altri esseri umani solo perché indossavano differenti uniformi, in quanto pensavano, come ha affermato anche Papa Francesco: “La guerra è una follia. La guerra distrugge l’essere umano”. Questi sono i motivi per cui da più parti è stata avanzata la richiesta di un’apposita legge che li riabiliti riconoscendoli come caduti in guerra, come negli anni scorsi è già accaduto in tanti altri paesi,tra i quali Francia, Canada e Gran Bretagna (L’Italia è ancora una volta l’unica assente!). Il centenario della Grande Guerra può rappresentare un’occasione favorevole per questo provvedimento: si restituirebbe così dignità ai tanti giovani disertori e obiettori che rifiutarono il massacro cercando di salvare la vita. Certamente ci sono delle differenze tra i morti caduti combattendo e quelli che, per vari motivi, si sono rifiutati di farlo, ma anche i soldati italiani “fucilati” sono vittime della guerra. Una legge che riabiliti i militari fucilatisarebbe sicuramente segno di una società che condanna decisamente la guerra. Pietro D’Aversa III C Secondaria di 1° grado Finita la messa, ci siamo recati al Monumento ai Caduti. C’era il palco e dei ragazzi della scuola secondaria di primo grado che suonavano la chitarra, il clarinetto, la tastiera… C’erano molte persone alla manifestazione! Il vice sindaco dei ragazzi ha chiamato sul palco le persone che dovevano intervenire. Sono stati anche pronunciati i nomi di tutti i cittadini di Tricase caduti in guerra Inoltre i candidati del C.C.R. hanno letto delle belle poesie riguardanti il tema della guerra e della pace e infine il sindaco è intervenuto con un discorso importante. La manifestazione si è conclusa con i ragazzi della Scuola Secondaria di primo grado che hanno suonato “L’Inno dell’Italia” e “La Bandiera Tricolore”. La manifestazione è servita a farmi capire il grande sacrificio di queste persone e a rendermi conto che, a volte, si litiga e ci si arrabbia per cose inutili dimenticando le cose veramente importanti della vita. Lorenzo Lecci V A Scuola Primaria Via Apulia Storia di una ladra di libri In occasione della Giornata della Memoria il 27 Gennaio, nella nostra scuola, sarà proiettato il film: “Storia di una ladra di libri”. Titolo: Storia di una ladra di libri. Autore: Markus Zusak Anno: 2014 Pagine: 562 Un alunno di Terza C ha letto questo libro e lo ha recensito per noi. TRAMA Markus Zusak, l’autore, ha affidato il ruolo di narratore alla morte, ed è questa la particolarità del romanzo. Il romanzo è ambientato nel 1939, nella Germania nazista. La protagonista è Liesel una ragazza sfortunata: la madre affida lei e il fratello minore ad una famiglia, perché il padre era stato ucciso per le sue idee antinaziste e la donna aveva il timore di fare la stessa fine. Purtroppo durante il viaggio, il fratello della protagonista muore; così Liesel è costretta a vivere sola questa nuova avventura. Appena arrivata a destinazione, conosce i suoi nuovi genitori adottivi: Hans Huberman (il padre) e Rosa (la madre, una donna dura,severa ma anche amorevole) che la accolgono nella loro casa. Liesel è molto timida e, per giunta, viene derisa dai compagni della sua classe: Liesel non sa leggere. Il suo nuovo padre lega molto con lei e, nelle notti insonni, leggono insieme “Il manuale del Necroforo”, rubato dalla ragazza durante il funerale del fratello. Liesel fa conoscenza con due ragazzi, Rudy e Max. Quest’ultimo è un ragazzo ebreo che il padre adottivo nasconde in casa. Liesel ruba diversi libri, perché attraverso i libri pensa di poter conoscere la storia di Hitler e capire perché i nazisti hanno ucciso suo padre, ma soprattutto vuole sottrarre i libri, che lei ama molto, ai roghi organizzati da Hitler. Infatti Liesel inizia ad odiare il Furher perché, oltre a bruciare i libri, ha ucciso anche la madre. COMMENTO Questo libro mi ha fatto capire come si viveva durante il Nazismo. Secondo me Liesel è un po’ un’anima ribelle; ha un cuore forte, perché nonostante le derisioni dei compagni e la morte prematura del fratello, non si arrende. Ha imparato a leggere da sola e ha un grande coraggio perché rubando i libri rischia la sua vita. Una figura importante è Rudy che si innamora di lei, un ragazzo un po’ spericolato che si diverte molto e insieme a Liesel compirà dei furti dei libri. Il libro è scritto in un linguaggio semplice e comprensibile, adatto per essere letto anche da ragazzi della mia età. Lorenzo Cacciatore - III C Sec. di 1°grado e infine Don Andrea. A questo punto Melania ha cominciato a leggere la sua riflessione sul palco e dopo di lei tutti noi. Poi i bimbi della Scuola dell’Infanzia hanno recitato una breve riflessione in rima e dopo hanno cantato. Subito dopo Gianluca ha letto tutti i nomi dei Caduti di Depressa, mentre noi rispondevamo: “Presente” e dopo, sventolando le bandiere, tutti abbiamo cantato l’Inno di Mameli. Dopo ancora abbiamo fatto un minuto di silenzio durante il quale Don Andrea ha benedetto la statua dei Caduti e la bandiera tricolore. Alla fine siamo ritornati a casa e abbiamo raccontato ai genitori la nostra esperienza. E’ stata davvero una serata interessante! Lillo Benedetta Classe V Scuola Primaria - Depressa Istruzione è libertà Quasi tutti gli studenti, al giorno d’oggi, considerano la scuola come un obbligo, una prigione, nella quale sono costretti ad essere rinchiusi per cinque ore, a volte più, sottoposti a torture quali interrogazioni, verifiche… Quasi tutti gli studenti… Perché io, invece, quando penso a questo modo di vivere la scuola, provo un senso di stupore e, al tempo stesso, di paura. Mi spavento di questi pensieri, perché mi rendo conto di come l’uomo, in generale, e i giovani, in particolare, sottovalutino il grande potere che è nelle mani di coloro che studiano: l’Istruzione. L’istruzione non s’identifica, infatti, con quell’edificio, a volte sicuramente triste e informe, nel quale si svolgono verifiche di matematica o interrogazioni di storia. L’istruzione è, invece, quella meravigliosa esperienza che ti permette nella vita di pensare con la tua testa, di avere una propria autonomia, di confrontarti, insomma, con gli altri e di crescere e maturare come cittadino responsabile e critico. ISTRUZIONE SIGNIFICA LIBERTÀ! Nonostante il diritto all’istruzione sia riconosciuto sia dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, sia dalla Convenzione ONU sui Diritti dell’Infanzia, ci sono molte persone nel mondo che vorrebbero studiare, ma non possono farlo, perché costrette a lavorare. Pensiamo ai tanti bambini, ragazzi e ragazze dell’ Africa, dell’Asia, dove è diffusissimo lo sfruttamento minorile. Paradossalmente, quei bambini non riescono a ribellarsi proprio perché non sono istruiti. L’istruzione serve, infatti, proprio a questo: divenire consapevoli dei propri INVIOLABILI diritti. Tra i tanti giovani che hanno avuto il coraggio di ribellarsi e di reagire al loro stato di sottomissione, mi ha molto colpito Malala Yousfzai, studentessa pakistana, Premio Nobel per la Pace 2014. A soli 15 anni è diventata il simbolo dell'affermazione dei diritti civili, per il suo impegno, in particolare, a favore dell'istruzione delle donne. La studentessa, colpevole semplicemente di aver rivendicato il proprio diritto ad andare a scuola, fu ferita a colpi d’arma da fuoco il 9 ottobre del 2012 da talebani che fecero irruzione sul pullman che la riportava a casa. Il 12 luglio del 2013, in occasione del suo 16esimo compleanno, ha parlato al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York lanciando un appello in favore dell'istruzione di tutti i bambini e le bambine del mondo: Sono qui a parlare per il diritto all’istruzione per tutti i bambini. Voglio un'istruzione per i figli e le figlie dei talebani, di tutti i terroristi e gli estremisti… Per condurre una gloriosa lotta contro l’analfabetismo, la povertà e il terrorismo, dobbiamo imbracciare i libri e le penne, perché sono le armi più potenti. Un bambino, un insegnante, un libro e una penna possono cam- biare il mondo. L'istruzione è l’unica soluzione. ISTRUZIONE è anche GIUSTIZIA e PACE. Nell’ignoranza si celano, infatti, le radici del male, delle guerre, delle ingiustizie… Come non condividere, ancora, le parole di Malala? Non odio neanche il talebano che mi ha sparato. Anche se avessi una pistola in mano e lui fosse in piedi di fronte a me, non gli sparerei. Questo è il sentimento di compassione che ho imparato da Maometto, il profeta della misericordia, da Gesù Cristo e Buddha. Questa è la spinta al cambiamento che ho ereditato da Martin Luther King, Nelson Mandela e Mohammed Ali Jinnah. Questa è la filosofia della non violenza che ho imparato da Gandhi, Bacha Khan e Madre Teresa. E questo è il perdono che ho imparato da mio padre e da mia madre. Questo è ciò che la mia anima mi dice: stai in pace e ama tutti … Ricordo che c'era un ragazzo della nostra scuola a cui un giornalista chiese: "Perché i talebani sono contro l’educazione dei ragazzi?". Lui rispose molto semplicemente: indicò il suo libro e disse: "I talebani non sanno che cosa c'è scritto in questo libro". Quindi, riflettiamo tutti un po’ di più sulla fortuna che abbiamo e impegniamoci con gioia nello studio, sfruttando al meglio questo dono gratuito: ne va del nostro FUTURO! Davide Indino - II D Scuola Sec. 1°gradoLucugnano 4 Ha curato malati per un mese, perdendo due litri di sudore al giorno nelle tute isolanti, dentro e fuori la “zona rossa”, sotto le tende di Emergency. E’ un medico di 50 anni, volontario in Sierra Leone, il primo contagiato di Ebola italiano. E la paura per tutti ha inizio; infatti, le epidemie hanno sempre causato disastri nella vita dell’umanità, decimando le popolazioni colpite, cambiando a volte il corso della storia, evocando sempre timore nell’immaginario collettivo. Abbiamo cercato di approfondire tramite Internet, manuali e giornali l’argomento epidemie partendo dalla definizione del termine che ne dà il dizionario: manifestazione collettiva di una malattia che rapidamente si diffonde, per contagio diretto o indiretto, fino a colpire un gran numero di persone in un territorio più o meno vasto, e si estingue dopo una durata più o meno lunga. Ci siamo ricordati che Giovanni Boccaccio apre il suo Decamerone con l’infuriare di una epidemia nel 1348 e racconta come sette ragazzi e tre ragazze si ritirano prima in una villa e poi in un palazzo della campagna nei dintorni di Fiesole, e si raccontano storie per passare il tempo. Queste storie vengono raccontate ogni giorno da tutti i ragazzi e, infatti, dato che i ragazzi sono dieci e dieci sono le giornate, il numero totale delle novelle raccontate nel Decamerone è cento. Margherita e Teresa hanno cercato altre informazioni sulla peste del Trecento, su come la città di Firenze ha vissuto la pestilenza, alla quale i fiorentini attribuiscono due ipotesi: 1- maligno influsso degli astri e dei corpi celesti 2- castigo di Dio La gente, inoltre, si divide in gruppi di diversa opinione: alcuni sono convinti di scampare alla pestilenza vivendo moderatamente e in completo isolamento cibandosi di delicatissimi cibi e ottimi vini; di diversa opinione erano altri che si davano a una vita di divertimenti tenendosi lontani dagli ammalati. La peste proviene dall’Asia centrale, molto probabilmente ebbe origine da un assedio alla colonia genovese di Caffa in Crimea,da parte dei mongoli nel 1346. Attuarono una specie di guerra batteriologica, poiché la situazione non si sbloccava il capo mongolo fece catapultare alcuni cadaveri nella città di Caffa; non si trattava di corpi qualunque, ma erano cadaveri di soldati morti a causa di un misterioso morbo proveniente dalle steppe asiatiche. Il morbo si diffuse nella città assediata e fece una strage. I soldati che riuscirono a raggiungere la città di origine diffusero la peste in tutta Europa. Più avanti la pestilenza ebbe conseguenze ancora più gravi: non solo potevano essere contagiate le persone che aiutavano o parlavano con i malati, ma anche chi toccava i panni o qualunque altra cosa che fosse appartenuta a questi ultimi. Gli uomini che rimanevano vivi non uscivano di casa perché avevano paura di essere contagiati e di morire. Molti morivano di giorno, altri di notte. Ai funerali partecipavano soltanto i parenti più stretti dei defunti. Tutta la città non aveva altro da fare che portare i cadaveri a sepoltura. Molti morivano anche di fame perché nessuno portava loro il cibo per paura dei contagi. I medici non si trovavano, quei pochi che c’erano volevano una somma di denaro molto alta prima di entrare nella casa di un malato. Una volta entrati gli toccavano il polso con il volto rivolto in dietro. Per portare un morto a sepoltura si pagava un prezzo molto alto a delle persone che facessero questo lavoro; infatti questo era considerato un vero e proprio lavoro e le persone che lo facevano, se non morivano, si arricchivano. Il cibo che veniva portato ai malati (confetti e zucchero) costava smisuratamente. Venne vietato di portare in città la frutta considerata nociva come fichi, mandorle in erba, e ogni altra frutta non utile e non sana. A Firenze nessuno lavorava; le taverne e le botteghe erano chiuse; solo le chiese rimanevano aperte. La gente badava soltanto a salvarsi; la paura era molta e tutti attendevano la morte di giorno in giorno. I fiorentini pensavano che la peste fosse trasmessa da cani e gatti; così li sterminarono tutti. Se uscivano dal contagio sani e salvi, si ricordavano Ambiente Epidemie tra passato e presente dei loro beni e facevano testamento. Passata la peste la gente cominciò a tornare a Firenze che si ripopolò. I pochi che rimasero vivi si ritrovarono tutti ricchi e spendevano molto denaro per l’anima dei defunti. Anche i monasteri e la Chiesa si arricchirono e i laici non potevano lamentarsi perché trovavano tutto ciò che volevano. Passata la grande paura della peste gli uomini ripresero vigore. Quest’anno scolastico stiamo studiando i classici alla fine dell’Ottocento e ci siamo imbattuti nella pagina dei Promessi Sposi, in cui Alessandro Manzoni racconta come “l’uomo si vide perduto: il terror della morte l’invase, e il terrore di diventar preda de’ monatti, d’esser portato, buttato nel lazzaretto”, come don Rodrigo ritornando da una serata di gozzoviglia con gli amici sente uno strano malessere. Dopo aver letto, compreso e analizzato questa pagina manzoniana, Nicola ha fatto una ricerca sulla peste del ‘600, mentre Alessia, Claudia e Antonio, su suggerimento della prof., hanno letto i capitoli XXVIIIXXXI-XXXII del romanzo. Il termine peste nel Medioevo era applicato indiscriminatamente a tutte le malattie epidemiche mortali, oggi che è ristretto a una malattia acuta, infettiva e contagiosa dei roditori e dell’uomo, causata da un batterio classificato come Yersinia pestis. Nell’uomo la peste si manifesta in tre forme: peste bubbonica, peste polmonare e peste setticemica. La peste bubbonica è la forma più nota ed è così chiamata per i caratteristici “bubboni”, ovvero i linfonodi ingrossati e infiammati all’inguine, alle ascelle o al collo. I primi sintomi della peste bubbonica sono cefalea, nausea, vomito, dolore articolare e generale sensazione di malessere. I linfonodi inguinali o, meno comunemente, ascellari e del collo, diventano all’improvviso dolenti e gonfi. La temperatura, accompagnata da brividi, sale a 38,5-40,5 °C. Il polso e la frequenza respiratoria aumentano e il soggetto colpito è esausto e apatico. I bubboni si gonfiano fino a raggiungere le dimensioni di un uovo. Nei casi non fatali la temperatura inizia a scendere in 5 giorni circa, tornando normale in due settimane. Nei casi fatali il decesso avviene entro 4 giorni circa. Anche don Rodrigo si sentiva al cuore una palpitazion violenta, affannosa, negli orecchi un ronzìo, fischìo continuo, un fuoco di dentro, una gravezza in tutte le membra,peggio di quando era andato a letto. Esitò qualche momento prima di guardar la parte dove aveva il dolore; finalmente la scoprì, ci diede un’occhiata paurosa; vide un sozzo bubbone d’un livido paonazzo e mentre aspettava il Griso ogni tanto ritornava a guardare il suo bubbone: ma voltava la testa dall’altra parte, con ribrezzo. La peste bubbonica è trasmessa dal morso di numerosi insetti che normalmente sono parassiti dei roditori e che cercano un nuovo ospite quando l’ospite originale muore. La peste polmonare (o polmonite pestosa), così chiamata perché si localizza nei polmoni, si trasmette soprattutto attraverso le goccioline emesse dalla bocca delle persone infette; dai polmoni l’infezione si può diffondere ad altre regioni dell’organismo, causando la peste setticemica che consiste nell’infezione del sangue. La peste setticemica può essere provocata anche dal contatto diretto di mani, cibo o oggetti contaminati con le mucose del naso e della gola. Senza adeguata terapia la peste bubbonica è fatale nel 30-75% dei casi, la peste polmonare nel 95% dei casi e la peste setticemica quasi sempre. Nei casi trattati, la mortalità scende al 5-10%. Per ridurre l’incidenza della peste sono efficaci molte misure preventive, come il rispetto delle norme igieniche, la derattizzazione e la prevenzione dell’infestazione da ratti sulle navi che salpano dai porti in cui la malattia è endemica. Le carestie, che riducono la resistenza alle malattie, favoriscono la diffusione della peste. I soggetti che hanno contratto la malattia vengono isolati, messi a letto e nutriti con cibi liquidi e facilmente digeribili come carni magre,verdure,pene ben cotto. Ai ricchi era concesso farsi curare a casa,risparmiandosi così il trasferimento nel lazzaretto,da parte dei monatti. Particolarmente grave è il comportamento di questi uomini assunti dalle autorità per fare i servizi più penosi e pericolosi della pestilenza: levar dalle case, dalle strade, dal lazzaretto, i cadaveri; con- Dicembre 2014 durli sui carri alle fosse, e sotterrarli; portare o guidare al lazzaretto gl’infermi, e governarli; bruciare, purgare la roba infetta e sospetta. Nel Seicento era facile essere subito sospettati per pregiudizio o superstizione, ecco perché chi aveva per lungo tempo respinto l’idea che tutte le morti a Milano erano dovute alla peste,mette in giro la voce che la peste viene diffusa ad arte, per mezzo di veleni e di operazioni diaboliche, da individui malvagi e interessati. Ed ecco che inizia una vera e propria caccia all’untore, il vocabolo fu ben presto comune, solenne, tremendo. Tutti vigilano per cogliere sul fatto qualche untore; per esempio, un giorno, un vecchio stava spolverando con il mantello la panca prima di sedersi, viene aggredito, picchiato e ridotto in fin di vita. Un’altra volta, tre giovani francesi, fermi davanti al Duomo, toccavano il marmo e perciò vengono malmenati e portati in carcere. Esplode insomma una follia collettiva che dalla città si diffonde nelle campagne. Anche i medici finiscono per credere alle dicerie sugli untori. Durante l’epidemia per limitare il contagio si formano ronde nei punti di accesso alla città, si organizzano straordinarie pulizie di strade; gli usi, i costumi e le abitudini solite subivano alterazioni e le autorità vietavano assembramenti, come fa il cardinal Federigo che pensava: il radunarsi tanta gente non poteva che spander sempre più il contagio. Nel 1656 anche la città di Lecce fu funestata dalla tremenda epidemia di peste. Le vittime furono migliaia tanto che una tradizione religiosa racconta che Sant’Oronzo per mezzo di un miracolo liberò i paesani dalla peste. Per questo fatto gli dedicarono una bella statua in legno decorata in rame che ancora oggi è presente nell’omonima piazza leccese. PURULENTA EQUIVOCA STRAZIANTE TERRIBILE EPIDEMICA Ma il nostro Salento due secoli dopo è colpito da un altro flagello: la malaria, che sino ai primi del '900 ha mietuto centinaia di migliaia di vittime tra i nostri antenati. Questa volta è Emanuele che va alla ricerca di informazioni e ci riporta che il Salento leccese non è stato sempre così come lo conosciamo ora e che tra il 1800 ed i primi del '900 la presenza delle paludi nel territorio ci viene testimoniata da tanti autori, come viene riportato dal Consorzio di Bonifica del Salento leccese. Questa grave situazione, infatti, è stata affrontata e risolta dal Consorzio di Bonifica del Salento leccese nei primi anni del '900. In quegli anni la presenza di paludi aumentò e la situazione generale del Salento precipitò per i problemi igienici. Oramai è noto a tutti che le paludi portano con sè la malaria detta anche paludismo, così come oggi è a tutti chiaro che si tratta di una malattia causata da parassiti e quindi provocata da alcuni protozoi. Chi veicola il parassita, infettando le persone umane, immettendo nel sangue il protozoo e facendole ammalare sono le zanzare del genere Anopheles. Nel Salento leccese la costa tra Porto Badisco e Santa Maria di Leuca è alta e, man mano che ci si sposta verso l'interno, l'altitudine si abbassa ed è per questo motivo che nell'800 era l'unico tratto in cui non c'erano le paludi in quanto l'acqua non ristagnava. Tutto la restante parte di costa era una immensa palude infestata dalle zanzare Anopheles. Tutto questo è riscontrabile visionando l’Atlante Geografico del Regno di Napoli di G.A.Rizzi-Zannoni. Altre conferme vengono da diversi autori come questa di Mainardi: L’intera penisola del Salento leccese era disseminata “di acque putride, di acquitrini costieri, di stagni e di paludi; chiazze macchiose, folti querceti, ampie radure, contribuivano, poi, a fare dell’area jonica e salentina un territorio, fino a buona parte dell’Ottocento specialmente, ancora da valorizzare in quanto a opportunità produttive”. Oggi possiamo godere di immensi boschi di olivi, di distese pianeggianti di seminativi e dei pochi vigneti rimasti, ma nel 1800 sino ai primi del '900, il territorio del Salento leccese era interessato dai boschi o dal latifondo e dal pascolo e chi aveva l'avventura di vivere in campagna faceva i conti con la mancanza di igiene. Insomma i grandi feudatari che possedevano la quasi totalità del territorio del Salento leccese gestivano la terra mettendo in atto un’ agricoltura basata sulla pastorizia e utilizzando contadini che rischiavano di ammalarsi di malaria. Per questo rischio il territorio incolto era di 50 mila ettari su una superficie utile totale della Provincia di Lecce, che è stata Censita nel 2000, di 163 mila ettari. Ma non erano i soli 50 mila ettari di palude ad essere interessati dalla malaria, come testimonia G. Tanzarella nel 1885: la superficie di territorio del Salento leccese che era interessato dalla malaria era “sopra una estensione ben Dicembre 2014 altrimenti più vasta di quella occupata dalle paludi. Ed a considerare quella soltanto, che potrebbe classificarsi di malaria grave, non si andrebbe errati ragguagliandola al quarto od al quinto della superficietotale”. Un'altra conferma dell'impossibilità di coltivare terreni fertili per il rischio di essere infettati dalla malaria viene da D. Orlando nel 1885: “Tutta la costa di questa Provincia dal confine con quella di Bari presso Ostuni sino alla costiera di S. Cesaria e dal Capo di Leuca sino al Bradano sul confine della Basilicata, si costituiva di lande paludose e malsane, in cui l’agricoltura era quasi abbandonata, perché i pestilenziali miasmi trasportati a grandi distanze dal vario e frequente soffiare dei venti, producevano infermità e non di rado la morte a chi volesse mettere a coltura qualche zona di suolo”. Anche il Galateo descrive lo stato di abbandono e degrado che caratterizzava il Salento leccese: “Qui l’aria è grassa e malsana. Tutta la Iapigia gode d’un’atmosfera salutare secca e sincera, all’infuori del littorale, che dal Capo di Otranto si estende insino a Brindisi, dove in molti luoghi vicino al mare vi son delle paludi, ed all’infuori ancora di Cesaria della campagna neretina”. Un'altra conferma proviene da due viaggiatori stranieri dell’Ottocento, J. Ross e G. Meyer-Graz: che sull' alimentazione dei contadini del Salento leccese scrivevano: “è fatta prevalentemente di pesce e di pane di orzo; e perciò soccombono senza pietà in questi siti di malaria”. Meyer-Graz incontrando un giovane pastore del Salento leccese scrive: “un giovane messapo, ch’era a guardia di un branco di pecore e che osservava intanto con occhio curioso… La figura sparuta di costui attestava come fosse divorato dalle febbri malariche”. Adesso tutti prendiamo le nostre automobili e ci godiamo le coste del Salento leccese, facciamo il bagno in quelle che furono le zone al cui interno c'era la palude e la malaria, abbiamo realizzato centinaia di migliaia di case rurali e coltiviamo verdura e ortaggi per la nostra famiglia. Passeggiamo indisturbati nel “Bosco degli Ulivi” del Salento leccese e nessuno di noi ha la malaria. Oggi noi dobbiamo conservare il nostro ambiente e territorio. Molte altri parti d’Italia sono state bonificate in Toscana, Veneto, Puglia, Sardegna, tra queste ricordiamo le località di Caorle, Porto Cesareo, Alberese, Annone Veneto che così sono state liberate dalla malaria e rese salubri e fertili. Nel Lazio la bonifica dell’Agro Pontino, una zona caratterizzata da paludi, acquitrini e infestata dalla malaria, si è concretizzata durante il regime fascista, negli anni’30 del ‘900. I lavori sono affidati all’Opera nazionale per i Combattenti che in breve tempo portano a compimento un lavoro cominciato fin dal tempo degli antichi Romani. La città di Littoria viene inaugurata da Benito Mussolini il 18 dicembre 1932. Gli operai che lavorano per la bonifica dell’Agro Pontino giungono da tutte le parti d’Italia e in seguito arrivano i coloni per le colture agricole, soprattutto dal Veneto e dalla Valle del Ambiente Po. Nel 1932 a Littoria si contano 17.800 abitanti e dopo la guerra, nel 1946 cambia il nome e diventa Latina. MOSTRUOSA ANGOSCIANTE LENTA AFFAMATA RURALE INCRIMINATA ALLARMANTE Agli inizi del Novecento scoppia un’altra epidemia che è passata alla storia come l’“influenza spagnola”, che ha causato 22 milioni di morti e un miliardo di contagiati: un flagello peggiore della guerra. E Davide ci informa che è in corso la grande guerra quando il flagello si diffonde, nel biennio 1918-1919. Il nome deriva dal fatto che si credeva erroneamente che i primi casi si fossero verificati nella Penisola iberica. In realtà i primi focolai si sono avuti in Cina, nel Nordamerica e nella marina giapponese. Alla fine del mese di Aprile la malattia si diffuse in Spagna come un uragano. A Madrid un terzo della popolazione venne colpito: diversi uffici governativi furono costretti a chiudere, i tram smisero di circolare. Il morbo cominciava dopo due giorni di incubazione con tosse e dolori nel corpo, sonnolenza,polso debole e febbre altissima,mal di testa e di gola. Se non sorgevano complicazioni polmonari, in tre giorni il corso della malattia migliorava, ma era il momento più critico perché l’abbandono del letto predisponeva a ricadute mortali. Come già visto nel Seicento, anche con l’influenza spagnola sorsero pregiudizi e suggestioni di ogni tipo. In America vennero fucilati come spie dei tedeschi medici e infermieri accusati di diffondere il contagio tra le truppe americane. In Italia si sparse l’incredibile voce che il disinfettante sparso per le strade dagli addetti alla nettezza urbana contenesse i germi dell’influenza, secondo un piano segreto del governo per ridurre la popolazione! Si cercò di curare l’influenza con gargarismi di chinino o nebulizzazioni. Slogan e manifesti del tipo “Evitate il sovraffollamento”, “Tenete i piedi asciutti e caldi”, “Andate a letto immediatamente se non vi sentite bene”, Coricatevi tra le lenzuola ben calde”, erano presenti dappertutto. Furono chiusi i teatri, le sale da concerto, i grandi magazzini. Fu vietato ogni pubblico assembramento, i negozi vennero chiusi entro le quattro del pomeriggio. Il provvedimento più diffuso fu l’obbligo della mascherina per bocca e naso che dai medici non era ritenuto utile, ma in realtà fu efficace. La fantasia di medici e farmacisti utilizzava tutta una serie di terapie, alcune delle quali francamente ridicole. Un medico francese, ai nullatenenti non in grado di pagare le medicine dava la cura dei “due berretti”. Consigliava loro di bere molto vino rosso sino a che il berretto appeso al pomello della porta non fosse apparso sdoppiato. Così dopo una bella sudata essi sarebbero guariti. Il veneziano Tito Spagnol diede questa definizione della terapia in voga in Italia: “quattro pastiglie di chinino e un po’ di paglia per morirvi sopra”. Sul fronte italiano la malattia fece la sua comparsa in primavera con una breve epidemia di carattere assai benigno per poi scomparire nel mese di giugno. La Spagnola iniziò di nuovo a mietere le sue vittime da luglio in poi raggiungendo l'apice ad ottobre. Questa volta l'affezione, pur se identica a quella primaverile, era caratterizzata da gravi complicazioni polmonari che causavano aggravamenti ed improvvisi decessi. A metà ottobre si arrivò, tra le truppe in linea, addirittura a punte di 3000 nuovi casi giornalieri. Nella 1ª armata, nell’ultimo quadrimestre del 1918, si ebbero 32.482 casi con 2703 morti. Nella zona di sgombero nord-orientale, dove venivano ricoverati i militari ammalati provenienti dal fronte, dall’ottobre 1918 all’aprile 1919 si ebbero 90.347 casi con 8151 morti (vale a dire un decesso per 11-12 casi di malattia). Considerando i 375.000 casi di morte causati Eventi 5 in Italia dall’epidemia, si poteva ipotizzare che gli italiani colpiti dall’epidemia fossero circa 4,5 milioni su una popolazione di circa 36 milioni di abitanti: una proporzione impressionante. Il problema dello sgombero dei malati gravi fu gravemente ostacolato anche dai casi di malattia che colpivano autisti, personale ferroviario e infermieristico sino a collassare tutto il sistema dei trasporti poco prima della battaglia di Vittorio Veneto. Tra gli altopiani ed il Grappa si contarono in tutto 12460 influenzati. Anche il Paese risentì in modo eccezionale della gravità della situazione tanto che, in Europa, l'Italia poté vantare un tasso di mortalità secondo solamente alla Russia. Considerando poi la mortalità in relazione al numero degli abitanti sembra che nessuna nazione europea avesse lamentato tante vittime come l’Italia. Le regioni più colpite furono quelle meridionali. In ottobre a Torino i morti arrivavano a 400 al giorno ma non era possibile reperire il problema sui giornali. Infatti il Capo del gabinetto, Vittorio Emanuele Orlando, aveva imposto una severa censura. Era stato proibito il rintocco funebre delle campane, banditi annunci mortuari, cortei e funerali, allo scopo di non demoralizzare la nazione. L’epidemia interessò soprattutto gli adulti tra i 20 ed i 40 anni. Nel trimestre giugno-agosto 1919 si manifestava la più grave depressione nel numero dei nati nel paese, a causa proprio dell’epidemia influenzale che diradava i matrimoni. In Italia uccise 700.000 persone, ma è più probabile 1.000.000 (molti più della guerra stessa). SONNOLENTE PERICOLOSA ASSURDA GRAVE NOCIVA OPPRIMENTE LACERANTE ASSASSINA Le scarse condizioni igieniche e abitative, forse il contagio alimentare dovuto a cozze infettate, provocarono in Italia un altro shock nazionale nel 1973. Il colera è infatti associato alla miseria: il batterio Vibrio cholerae si trasmette attraverso le feci e a contatto con la bocca, quando si ingeriscono acqua e cibi contaminati. L`infezione interessa il tratto intestinale e si manifesta con diarrea e vomito, causata da un batterio dalla particolare forma a virgola identificato per la prima volta nel 1859 dall`anatomista italiano Filippo Pacini e poi studiato dal medico tedesco Robert Koch. Ad oggi si conoscono circa 155 sierotipi di vibrione, ma solo due sono responsabili di epidemie. Quando arrivò il colera a Napoli si decise che era tempo di bonificare la città vecchia e la nuova. Come ci riferisce Giuseppe che ha relazionato sulla diffusione del colera, mostrandoci immagini e articoli di giornale, fin dall'inizio dell'estate 1973, la Gazzetta del Mezzogiorno ha cominciato a pubblicare, più o meno a giorni alterni nelle pagine di cronaca cittadina, grandi fotografie sotto il titolo: Le nostre pattumiere. Sono immagini desolanti di degrado urbano che si aggiungono alle numerose proteste di cittadini sia nella rubrica 'Scriviamo al Sindaco' che in quelle delle 'Lettere alla Gazzetta'. Inoltre, casi di colera, erano 6 Dicembre 2014 Ambiente già stati segnalati su cittadini provenienti dalla Spagna, Tunisia e Algeria. Niente di allarmante, è vero. Tuttavia, quando il 'vibrione' - subito battezzato 'virgola' a causa della sua conformazione somigliante a una virgola - 'sbarca' a Napoli il 29 agosto, le autorità sanitarie si trovano completamente impreparate. Peggio ancora quando, due giorni dopo, arriva a Bari. Senza portarla per le lunghe sul palleggiamento di responsabilità e polemiche fra autorità sanitarie, ordine dei medici e amministratori locali, a Bari e in Puglia, in generale, manca l'essenziale per far fronte alle prime, iniziali fasi dell' epidemia. E' il caos.Le farmacie vengono prese d'assalto; mancano disinfettanti, antibiotici, vaccino; persino le siringhe-pistola, in dotazione ormai in quasi tutti gli ospedali. La Gazzetta, grazie al tempestivo intervento del Direttore presso una casa costruttrice, riesce a procurarsene 4 che mette subito a disposizione dell'assessore regionale alla sanità. Nel frattempo, vengono chiusi cinema e teatri; la Fiera del Levante rinviata al 22 settembre; l'apertura delle scuole a novembre. A parte le vittime 23 a Napoli, 6 a Bari e 1 a Foggia, Barletta e Gallipoli - per l'economia pugliese è un disastro senza precedenti. Vengono distrutti migliaia di tonnellate di ortaggi - spesso irrigati con acque inquinate -; importatori d'uva, da vino e da tavola, disdicono i contratti; l'industria della pesca è ferma; a Taranto vengono distrutti tutti i vivai di cozze e ostriche. Il Mezzogiorno ed il meridione è sinonimo di 'brutto, sporco e cattivo'; a metà settembre la squadra di calcio del Verona rifiuta di giocare a Bari; il Genoa a Napoli. Accadono, insomma,cose incredibili.Poi, quando tutto è finito, si scopre che le cozze, i frutti di mare pugliesi e campani, non c'entrano affatto; il 'vibrione', la 'virgola' era in una partita di cozze provenienti dall'Algeria e dalla Tunisia. CRUDELE OSSESSIVA LETALE EPIDEMIA RABBIOSA ALLARMANTE Chiara si è documentata su un’altra epidemia che si è diffusa tra gli anni Ottanta e l’inizio degli anni Novanta a grande velocità. La morte per AIDS di alcuni personaggi famosi, come il cantante dei Queen, Freddie Mercury, contribuì a sensibilizzare il mondo nei confronti di questa malattia. AIDS è l’abbreviazione inglese di Sindrome da immunodeficienza acquisita, cioè insieme di simboli della ridotta capacità di difendersi dalle malattie da parte dell’organismo umano, contratta nel corso della vita. E’ provocata da un virus HIV che una volta penetrato nel sangue rimane per tutta la vita. L’HIV attacca i linfociti che difendono l’organismo e la distruzione del sistema immunitario (cioè di difesa) espone la persona alle infezioni e a malattie. Quando la persona riceve il virus nell’organismo non è malata, ma si dice che è sieropositiva, il virus non è attivo e la persona può condurre una vita normale. E’ importante sapere che il virus si può trasmettere con rapporti sessuali, contatto con sangue infetto, da madre infetta al figlio durante la gravidanza e con l’allattamento al seno. Non esiste, invece, possibilità di contagio tramite l’uso di stoviglie, posate, bicchieri o frequentando palestre, piscine, servizi igienici, con il contatto della mano, con sternuti o colpi di tosse. Non si trasmette attraverso i liquidi biologici come saliva, lacrime e urine. Si può prevenire mettendo in pratica alcuni accorgimenti come evitare lo scambio o la riutilizzazione di siringhe, lo scambio di spazzolini, rasoi, forbici, lame e oggetti che possono venire a contatto con il sangue. I responsabili della L.I.L.A. (Lega italiana per la Lotta all’AIDS) mettono in guardia noi giovani dal vivere troppo in fretta le esperienze legate alla sessualità perché richiedono una certa maturità e se sono premature possono risultare negative. L’AIDS oggi sembra un’epidemia dimenticata, ma il numero dei malati cresce continuamente e non solo nei Paesi poveri. La paura del contagio, anche se in maniera più lieve rispetto al passato, spinge a volte le persone ad emarginare il malato, invece occorre combattere qualsiasi sentimento di paura, di indifferenza, di imbarazzo o disprezzo. Significativo è l’episodio raccontato da don Luigi Ciotti, di Giorgio un ragazzo di ventitré anni che prima di morire di AIDS gli dice: “Muoio due volte. Anzi mi sembra di essere morto prima:Tutti ci hanno lasciati soli e si è creato intorno a noi il vuoto. Ma non è la morte che mi spaventa. E’ stata la morte dentro di me quando tutti ci hanno abbandonati”. I medici che sono oggi in Sierra Leone,Guinea, Liberia sono gli unici che non abbandonano coloro che sono contagiati dall’ebola. E’ Cesare questa volta a relazionare sull'Ebola, un patogeno che passa dagli animali all'uomo. Questo salto non è raro e siamo stati noi ad innescarlo, perché dove si abbattono gli alberi e si uccide la fauna, il virus per adattarsi è passato alla specie umana ed è un grande "salto di qualità". L'infezione è avvenuta perchè in Africa hanno mangiato la carne degli animali infetti, probabilmente pipistrelli della frutta sul fiume Ebola, da cui deriva il nome del virus. La malattia colpisce gli uomini e i primati (scimmie, gorilla, scimpanzé). L’Ebola si trasmette nella popolazione umana attraverso lo stretto contatto con sangue, secrezioni, tessuti, organi o fluidi corporei di animali infetti. In Africa, l'infezione è avvenuta attraverso la manipolazione degli scimpanzé, gorilla, pipistrelli della frutta, scimmie, antilopi di foresta e istrici infetti trovati malati o morti o catturati nella foresta pluviale. Nelle zone a rischio (foresta pluviale dell’Africa Sub-sahariana) è importante, perciò, ridurre il contatto con gli animali ad alto rischio, quali pipistrelli della frutta, scimmie e primati, non raccogliere animali morti trovati nelle foreste o manipolare la loro carne cruda. Una volta che una persona sia entrata in contatto con un animale infetto da virus Ebola e abbia contratto l’infezione, questa può diffondersi all'interno della comunità da persona a persona. L'infezione avviene per contatto diretto (attraverso ferite della pelle o mucose) con il sangue o altri fluidi corporei o secrezioni (es. feci, urine, saliva, ecc. di persone infette. L'infezione può verificarsi anche in caso di ferite della pelle o delle mucose di una persona sana che entra in contatto con oggetti contaminati da fluidi infetti di un paziente con Ebola, quali vestiti e biancheria da letto sporchi dei fluidi infetti o aghi usati. Per fortuna il virus non si trasmette per via aerea e non sopravvive molto tempo nell’ aria, ma alcuni scienziati pensano che se si continua con questa azione di disboscamento, potrebbe arrivare una big one a cui non potremmo essere preparati e che estinguerebbe la specie umana. Per questo non bisogna essere superficiali su malattie che sono pericolose, ma che non ci colpiscono direttamente. Il virus fu scoperto nel 1976 nel Congo ed è molto infettivo e virulento. Il virus dell'ebola presenta 5 ceppi, tra cui 4 letali per l'uomo. E' una febbre emorragica che provoca dolore ai muscoli, problemi al sistema nervoso, mal di testa, vomito, diarrea ed emorragie. Il periodo di incubazione va dai 2 ai 21 giorni Il paziente diventa contagioso quando comincia a manifestare sintomi, non è contagioso durante il periodo di incubazione. L’infezione da malattia da virus Ebola può essere confermata solo attraverso test di laboratorio. In Europa e negli Stati Uniti potrebbe diffondersi molto velocemente. Ha una mortalità del 50-90% e per combatterla si stanno sperimentando vari farmaci non ancora perfezionati, ma esistebbe una terapia che sembra aver avuto effetto finora, cioè idratare l'organismo e somministrare farmaci antipiretici. Per evitare di contrarlo esistono delle regole da osservare: • Evitare di viaggiare verso focolai noti; • Lavarsi frequentemente le mani con un prodotto che contiene almeno il 60% di alcool; • Evitare di mangiare carne di animali selvatici nei paesi africani; • Evitare il contatto con persone infette; • Non maneggiare resti di pazienti deceduti per ebola. Dopo aver rischiato un contagio senza precedenti sia l' Europa che gli Usa si sono finalmente attivati, mandando aiuti in Africa, affinchè si possa debellare la malattia che tanto minaccia la nostra sopravvivenza. ESASPERANTE BRUTALE ORRIBILE LOGORANTE AMBIGUA Ancora oggi parole come malattia, contagio e morte spaventano, nonostante nei Paesi industrializzati sia stata sconfitta la maggior parte delle epidemie che in passato hanno colpito l’umanità. Il loro pericolo è presente ancora oggi, anche se sembra non in modo devastante come quelle passate grazie alle tecnologie, alle conoscenze, ai sistemi di sorveglianza. Ma c’è una parte del mondo che vive ancora in precarie condizioni economiche e igienico-sanitarie, dove le persone non hanno la possibilità di curarsi. III A Scuola Secondaria di 1° grado Fenomeno dell’inversione dei poli terrestri Noi ragazzi della Terza C, leggendo il giornale in classe con la professoressa di Italiano, abbiamo trovato un articolo sul fenomeno dell’inversione dei poli. Incuriositi, abbiamo fatto delle ricerche. L’inversione dei poli è il fenomeno per cui il Polo Nord si scambia con il Polo Sud. Ciò fu scoperto da Bernard Brunhes nel 1906 attraverso lo studio del magnetismo delle rocce laviche che contengono minerali magnetici le cui particelle si orientano sul magnetismo terrestre nel momento in cui la lava si raffredda. Quindi se si esamina il magnetismo degli strati di lava è possibile sapere l’andamento del campo magnetico terrestre. Gli scienziati hanno capito che ciò è già accaduto nel corso della storia del nostro pianeta. Molte teorie affermerebbero che l’inversione potrebbe portare alla distruzione della Terra. Altre, invece, sostengono che se ciò dovesse accadere non ci sarebbero effetti drammatici. La Terra, negli ultimi 20milioni di anni, ha subìto un’inversione dei poli circa ogni 200.000-300.000 anni, anche se l’ultima non accade dal doppio del tempo. Gli scienziati dicono che le inversioni possano essere avvenute almeno centinaia di volte negli ultimi tre miliardi di anni. L’ultima volta che i poli della Terra hanno subìto un capovolgimento in un’inversione importante risale a circa 780.000 anni fa: gli scienziati l’hanno chiamata “Inversione di Brunhes-Matuyama”. I reperti fossili non mostrano cambiamenti drastici nella vita vegetale o animale. Questa è anche la prova che un’inversione di polarità non inciderebbe sull’asse di rotazione della Terra, che avrebbe un effetto significativo sul clima e sulle glaciazioni e qualsiasi cambiamento sarebbe evidente nei dati passati. I geofisici sono abbastanza sicuri che la ragione per cui la Terra ha un campo magnetico è data dal fatto che il suo nucleo solido di ferro è circondato da un oceano di metallo liquido caldo. Il nostro è un pianeta dinamico. Il flusso di ferro liquido nel nucleo della Terra crea correnti elettriche che, a loro volta, creano il campo magnetico. CONSEGUENZE Gli scienziati dicono che è solo questione di tempo e che un giorno potremmo essere colpiti da un caos magnetico tale da far invertire i due poli. La Terra è circondata da uno scudo magnetico che protegge il pianeta dalla radiazione solare. L’inversione potrebbe causare un indebolimento dello scudo protettivo determinando un assottigliamento dello strato di ozono e una maggiore penetrazione delle radiazioni ultraviolette, aumentando le malattie tumorali per gli esseri umani. Le rocce indicano che il campo si è indebolito negli ultimi 2.000 anni e che il caos magnetico potrebbe essere già iniziato. Se ciò è vero tra circa 1.400 anni potremmo trovarci al centro del processo che determinerà una nuova inversione dei poli, verso il 3.400 circa. Nelle peggiori delle ipotesi, le tempeste solari causerebbero blackout elettrici paralizzando le metropoli. La Terra sarebbe bombardata dalla radiazione solare accompagnata da onde di magnetismo. Una tempesta solare causerebbe forti fluttuazioni nelle linee di forza nel campo magnetico terrestre, distruggendo le comunicazioni radio e televisive, i sistemi di navigazione, sovraccaricando le linee telefoniche ed elettriche, mettendo fuori uso le centrali elettriche. Eleonora De Masi IIIC.- Secondaria di 1° grado Dicembre 2014 Attualità 7 La violenza sulle donne Il 25 novembre si è celebrata la giornata internazionale per l’eliminazione della violenza contro le donne. Il 2013 è stato un anno nero per i femminicidi, con 179 donne uccise in Italia, in pratica una vittima ogni due giorni. Cercando su internet e sfogliando varie pagine di giornali, abbiamo trovato questa frase che ci ha molto colpito: “La violenza sulle donne non ha confini … e spesso ha le chiavi di casa”, ciò significa che nella maggior parte dei casi a compiere queste violenze è un parente della donna, non un estraneo; questi fatti non avvengono negli Stati meno progrediti, ma anche in Europa e nella nostra Italia. La violenza contro le donne non ha colore, non ha etnia, religione, giustificazione, scusante. E’ odiosa, ancora più raggelante quando viene commessa da persone fidate. Nel mondo, la situazione è diversificata: esistono le donne turche, marocchine, egiziane e le saudite. La loro condizione è dettata non tanto dalla religione ma dalla struttura politica del Paese in cui vivono. Il problema del divorzio e della custodia dei figli in Turchia e Tunisia è risolto. In Arabia Saudita la donna non ha diritti e addirittura non può avere la patente di guida. In Kuwait le donne non possono votare. L’Afghanistan è il posto al mondo più pericoloso per le donne. Ovviamente le guerre in corso (e trent’anni precedenti di guerra civile e altri conflitti) sono una delle ragioni, cui si aggiungono tradizioni e usi locali, spesso connessi con vere o presunte motivazioni religiose. In tutto l’Afghanistan, le donne non se la passano bene. Nella Kabul “liberata” e sotto “controllo” occidentale da quasi dieci anni, è normalissimo vedere uomini che fanno viaggiare le donne nel portabagagli dell’auto. L’ 87% delle donne sono analfabete e il 70-80% sono costrette a matrimoni forzati. Il matrimonio precoce spesso comporta per la ragazza l’abbandono della scuola. Queste bambine non vogliono sposarsi. Vogliono una vita normale. Vogliono giocare con i loro amici. Vogliono ricevere un’educazione completa e avere una piena adolescenza. In Pakistan forse la situazione è migliore, ma comunque colpisce. Molte bambine sono addirittura uccise alla nascita o si procede all’aborto quando si scopre che non sarà un maschio. I casi di femminicidio sono in continuo aumento, così come l’aumento delle prostituzione minorile che rimane un verodramma sociale. Giovani ragazze dei paesi dell’Est Europa, attratte dalla promessa di trovare il successo e una vita migliore, vengono ridotte in schiavitù e costrette a vendere il loro corpo. Ancora oggi in paesi come Niger, Tanzania e Guinea le bambine sono date in sposa a uomini molto più anziani, questi matrimoni portano la gravidanza precoce, soprattutto tra le ragazze tra i 12-19 anni. Molte bambine non ancora adolescenti sono spesso vittime di abusi da parti degli adulti e sono costrette ad abbandonare gli studi. Questo non limita solo le loro possibilità future ma anche la loro abilità a contribuire alla crescita economica e sociale del Paese cui appartengono. La storia della donna nell’Islam è delineata nel Corano: secondo la sharia, la legge islamica, i diritti degli uomini sono superiori a quelli delle donne. La contraddizione più evidente è che secondo il Corano non ci sono differenze tra i sessi. E’ pur vero che in tutto il mondo la donna è colei che trasmette la vita e tramanda norme, comportamenti e valori sociali attraverso l’educazione dei figli. Oggi ci sono molte associazioni che si impegnano per far rispettare e far conoscere anche alle donne analfabete i loro diritti e a fare in modo che non vengano più maltrattate. Nel mondo occorrono cambiamenti culturali: bisogna smettere di considerare le donne come cittadine di seconda classe. E’ necessario trasmettere una cultura del rispetto, affinché la donna abbianella società pari diritti, libertà e capacità di agire. Classe II C - Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia No alla violenza sulle donne! In occasione della Giornata Nazionale della violenza contro le donne, celebrata il 25 Novembre scorso, abbiamo discusso in classe su come le donne, spesso, siano vittima di ingiustizie, discriminate sul lavoro, maltrattate o, addirittura, uccise da coloro che dicono di amarle. Ma perché tutto questo? Personalmente ho fatto delle ricerche sull’argomento ed ho scoperto che: - in Cina il 12% di tutte le gravidanze di feti di sesso femminile termina con un aborto; - in Pakistan il 71% dei bambini ricoverati in ospedale sono maschi; le bambine, se si ammalano, ricevono meno cure; - in molti Paesi dell’africa o dell’Asia le ragazze non accedono neanche ai livelli minimi di istruzione e sono destinate ad una vita di umiliazioni e soprusi di ogni genere, sottomesse alla volontà degli uomini, persino nella scelta del marito. Io penso che la violenza o le punizioni fisiche e psicologiche esercitate sulle donne non hanno alcun senso, né si possano tollerare o giustificare. Le donne non sono né inferiori agli uomini né loro schiave. Entrambi i sessi, infatti, hanno il diritto alla libertà, alla salute, al lavoro; hanno il diritto di fare di sé ciò che vogliono, hanno il diritto di esprimere la propria opinione e nessuno può impedirlo. In Italia, nel 2008 è nata una federazione nazionale che riunisce 65 centri antiviolenza, chiamata “D.i.RE-Donne in Rete contro la violenza sulle donne”; è stato istituito anche il Telefono rosa per aiutare le donne che subiscono violenza fisica, psicologica. Ma, secondo me, non dovrebbero neanche esistere queste associazioni, perché non deve esistere assolutamente il pregiudizio sull’inferiorità della donna. A volte mi chiedo, ascoltando tutti quei casi di femminicidi al telegiornale, come si sentirebbero gli uomini ad essere discriminati, violentati, maltrattati. Che cosa proverebbero se fossero emar- ginati, esclusi? Mi rendo conto che non è facile cambiare certe convinzioni, ma dobbiamo tutti impegnarci per sensibilizzare sul problema, senza scoraggiarci, e per sostenere chi ha il coraggio di denunciare, combattere per farsi ascoltare, senza emarginare o colpevolizzare. Perché non c’è nessuna colpa nell’esser nate DONNE! Spetta ad ognuno di noi abbattere il muro dell’ingiustizia andando oltre, perché tutti siamo uguali e ciascuno è diverso, ma ognuno ha il diritto di vivere nel pieno rispetto della propria libertà e dignità. Minerva Benedetta Classe II D Scuola Secondaria di 1° grado - Lucugnano Adolescenti: lavori in corso Essere adolescenti significa costruire la propria immagine e la propria personalità, un processo che inizia sin da quando si è bambini, ma allora è sentito con meno urgenza e con meno consapevolezza. Per noi adolescenti è difficile capire chi siamo, quali sono i rapporti con il resto del mondo, capire ciò che è positivo o negativo,utile o inutile, importante e meno importante. Lavori in corso: stiamo costruendo la nostra personalità. L’immagine che ognuno ha di sé è come un mosaico che prende forma in base alle risposte che riceviamo dagli altri; da queste e dal mondo circostante scopriamo come gli altri ci vedono e ciò che si attendono da noi. Bello, brutto, simpatico, antipatico sono caratteristiche che ci attribuiscono gli altri e ci permettono di capire qual è il nostro posto nel mondo perché l’adolescente è spesso vittima di un doppio fraintendimento, come sostiene F. Dolto, psicanalista che studia i problemi degli adolescenti tra i 13 e i 17 anni. In questa fase della vita noi ragazzi tendiamo ad esagerare in senso negativo, forse per l’atmosfera di incertezza e precarietà che ci circonda e finiamo per sentirci incapaci di affrontare le trasformazioni fisiche e psichiche che ci investono come un’onda. Ci si sente a disagio proprio perché si è in piena maturazione, sia interiore che esteriore: ci osserviamo, vediamo che il corpo cambia,intanto si modificano i sentimenti e le emozioni. Abbiamo studiato che la pubertà è il perio- do di vita e di trasformazioni tra gli 11 e i 18 anni, ma che non comincia per tutti alla stessa età; nelle ragazze avviene un po’ prima e si completa gradualmente in un periodo che dura alcuni anni. Durante questa fase della vita si è completamente assoggettati allo specchio, al riflesso che si cerca di leggere negli occhi degli altri; ma uno specchio non mostra veramente quello che gli altri vedono quando ci guardano, perché un viso non sempre rivela la personalità. La bellezza e il fascino sono due cose diverse, perché può capitare di rimanere indifferenti a certi volti bellissimi, ma di non riuscire a staccare gli occhi da altri piuttosto irregolari che sprigionano fascino. A volte si sa ciò che si vuole mostrare di sé, ci si sente in imbarazzo,perciò ci si costruisce un’immagine di sé basata sui criteri del gruppo, della moda, della pubblicità. E per seguire la moda, a volte, si finisce per nascondere gli aspetti più belli e far propri modelli che provocano sofferenza come la linea ultramagra, taglia 38, delle Continua a Pag. 8 8 Dicembre 2014 Attualità Continua da Pag. 7 Adolescenti: lavori in corso passerelle. Spesso si invidia la bellezza dell’altro che in realtà è solo sicurezza e voglia di farsi notare. C’è chi è consapevole dei propri limiti e accetta la propria persona senza andare alla ricerca di nuove emozioni, come la protagonista del brano letto in classe “L’ora di ginnastica”, una ragazza sensibile, socievole e talmente brillante a scuola da meritarsi una borsa di studio, ma con un corpo abbastanza florido. Lei avverte l’essere in sovrappeso come disagio, i commenti degli altri la feriscono, però, i buoni risultati a scuola rafforzano la fiducia in se stessa. Alcune ragazze al contrario pur di dimagrire si sottopongono a diete che possono rovinare la salute. Bulimia, cioè l’aumento eccessivo della fame, e anoressia, la scomparsa o la diminuzione dell’appetito, stanno avendo un forte aumento in Italia, soprattutto tra le ragazze. La continua presenza in TV, nella pubblicità, di corpi troppo snelli può Attualità 9 Continua da Pag. 8 Una società senza muri: servono ponti non muri aprire la strada a comportamenti sbagliati per molte ragazze che possono così avviarsi verso la patologia. Non si può negare che molte adolescenti iniziano con una dieta per raggiungere l’ideale fornito dalle modelle delle sfilate o delle copertine; a questo proposito la professoressa A.Oliverio Ferraris, psicologa dell’età evolutiva afferma che noi ragazzi dobbiamo avere cura del proprio corpo, dobbiamo sapere cosa mangiamo e che dobbiamo stare attenti a non diventare oggetto di marketing. Gli adulti valutano,secondo noi, quest’età di contraddizioni e ci rivolgono uno sguardo benevolo e accondiscendente, ignorando i nostri problemi e le nostre angosce. Il rapporto con i genitori influenza il comportamento di noi ragazzi anche se il dialogo spesso viene a mancare. Per noi giovani sono insopportabili, con loro non ci si può confrontare e non ci si può giustificare, vogliono sempre avere ragione! Fanno sempre prediche, ripetendo sempre “Te l’avevo detto” oppure non va bene tutto quello che facciamo. Inoltre, sottovalutano un aspetto importante che è l’amore, la nascita di nuovi sentimenti. Innamorarsi per noi è conforto ma anche esaltazione, perché l’amore ci pone di fronte alla paura di rimanere soli. L’amore è un’esperienza che ci rassicura e ci riempie di fiducia, ci dice che c’è sempre qualcuno al proprio fianco in grado di aiutarti ad uscire da questo tunnel! Bisogna però distinguere tra sentimento e sesso; infatti, la sessualità viene rappresentata al mondo d’oggi semplicemente come strumento di piacere. La persona è valorizzata solo per il suo corpo. La Bibbia insegna che Dio ha destinato la sessualità all’incontro fra uomo e donna in un patto d’amore. Nella Genesi la sessualità è presente come dono di Dio per la piena realizzazione dell’uomo nella diversità tra maschio e femmina. Però l’amore può provocare, a volte, dolore come dice J.Bauer, nel brano “Il ragazzo sbagliato”, nel quale afferma testualmente “L’amore è una sofferenza allo stato puro e promette soltanto tormenti”. Quest’affermazione nasce dal fatto che la protagonista ha un’opinione ben precisa dell’innamoramento, e proprio quando la persona a cui vuoi particolarmente bene, non ti vuole, il dolore fa diventare la vita una vera “tragedia”. Ma nell’adolescente può provocare dolore anche l’amore per una persona cara che se ne va, come abbiamo letto nel brano “Il vecchio John”. La morte del nonno non colpisce soltanto i grandi, ma anche la fragilità dei piccoli bambini Laura e Jacob che vedono, come noi ragazzi, nella morte del nonno una realtà difficile da comprendere. Purtroppo la dimensione della sofferenza è una realtà presente nella vita dell’uomo e per sfuggirvi molti adolescenti trovare altre vie: alcol,droga, fumo o sfogano la loro rabbia e depressione ingozzandosi di cibo o sottoponendosi a diete ferree. Molti sono i ragazzi che iniziano a fumare all’età di 11 anni: la prima sigaretta la si fuma per sentirsi grandi, in compagnia o per imitare gli altri. I motivi sono diversi ma nessuno accettabile perché si attenta alla propria salute. Anche se ci pensano gli adulti con il fumo passivo a fare di noi, prima bambini e poi adolescenti, dei fumatori. Il giovane che si avvicina al fumo non bada alle conseguenze, alle sostanze tossiche che inala – ammoniaca, catrame, nicotina, ecc- anzi affermano che è una sensazione piacevole dovuto alla nicotina che in pochi secondi raggiunge il cervello stimolando sensazioni di piacere. Ma sono effetti che svaniscono in pochissimo tempo e il ragazzo diventa irritabile e nervoso perché sente il bisogno di un’altra sigaretta. Alcuni adolescenti rubano le sigarette agli adulti, come Italo Svevo che fumava di nascosto a suo padre rubando e accendendo i mozziconi di sigarette lasciate dal genitore. Essere se stessi è molto difficile per noi, soprattutto quando la tentazione di adeguarsi ai comportamenti di altri porta verso strade pericolose come quella della droga e dell’alcol. Si inizia per curiosità, si ricorre agli stupefacenti per mascherare la propria fragilità e inadeguatezza, ma non ci si rende conto che droghe come la cocaina provocano danni al cervello, che diventa sempre meno sensibile, che provoca depressione. La droga provoca all’inizio benessere, come una specie di “magia: aumenta il desiderio sessuale, riduce le ore di sonno e la sensazione della fame, spingendo il soggetto verso la depressione. Anche l’alcol ha la funzione di colmare il senso di vuoto e di mancanza e, soprattutto, le adolescenti spinte dal desiderio di sfidare il modello di ragazze per bene bevono di più rispetto ai coetanei maschi. Oggi,purtroppo, bere è diventato segno di successo e di capacità di vivere nella società. Un altro rischio per noi adolescenti è dato dalla navigazione in Internet, poiché sottovalutiamo i pericoli della rete. Noi ragazzi che usiamo Facebook e altri social viviamo le amicizie nella rete,con il rischio di incorrere in ladri di identità o conoscere persone poco raccomandabili,come se fossero vere relazioni tra amici. Ma gli amici non si trovano dietro allo schermo di un computer o al display di un cellulare, l’amicizia vera e propria si tocca a pelle. Il vero amico tira il meglio di te, ti tiene stretto come un fratello e ti ascolta, anche se a volte dobbiamo fare noi il primo passo. E’ vero che l’adolescenza è un’età difficile, ma se ognuno prende consapevolezza dei propri limiti guardando se stessi, con onestà, senza cercare di imitare modelli esteriori, può essere un’età felice e spensierata. Lavoriamoci su. IIIA Sc. Secondaria di 1° grado Via Apulia Una società senza muri: servono ponti non muri Entriamo anche noi a far parte della storia rivivendo fatti e avvenimenti accaduti tantissimi anni fa attraverso la lettura di documenti storici. Ogni popolo, nel corso della storia, ha avuto un suo modo di proteggere il territorio. Nell’antico mondo Romano c’era il “limes”. Termine sconosciuto? Vi piacerebbe sapere di cosa si tratta? Detto fatto. Il limes, che significa confine, è una linea di frontiera che è stata utilizzata con lo scopo di dividere il popolo Romano dalle altre tribù Germaniche. All’inizio i limes erano strutturati da semplici palizzate di legno, semplici fossati e posti di guardia; con il passare del tempo queste fortificazioni divennero dei muri molto spessi con delle strutture, come dei veri e propri palazzi, formate da torri di combattimento. Grazie a Diocleziano e Costantino, ci fu il potenziamento delle legioni dette “comitatus”, esse si trovavano più indietro rispetto al confine. Ma attenzione non è come potreste pensare! Il “limes” più che una linea di divisione e demarcazione divenne un luogo di contatto, di scambio fra Romani e Barbari. I Germani, infatti, vennero accolti dai Romani sia come contadini- coloni che come soldati Dicembre 2014 per difendere il confine stesso. I “barbari” affascinati dal loro modo di vivere, cercarono di imitare e conquistare simboli e le caratteristiche dei Romani, come le monete, le stoviglie, il vasellame, ecc… Non era insolito trovare vicino a scheletri dei cavalli appartenenti ai capi tribù Germanici (simbolo di potere per i nomadi) gioielli e monete Romane. Quindi il “limes” Romano non era una barriera impenetrabile, bensì un confine poroso che permetteva il passaggio di uomini, idee e tradizioni. Verso il IV- V secolo Gerolamo, un testimone oculare delle invasioni, scrisse un documento in cui evidenzia la devastazione dell’impero Romano da parte dei Barbari. Nel documento narra che i Barbari saccheggiano e distruggono tutte le province con la devastazione di tutto ciò che possedevano. Soprattutto gli uomini di chiesa vengono uccisi, le chiese distrutte, gli altari trasformati in mangiatoie e persino le reliquie dei martiri sono sparse per terra. Sembrava che Costantinopoli fosse scampata da queste invasioni ma non fu così, perché si videro sbucare dalle caverne del Caucaso i Germani rappresentati come dei lupi ferocissimi. Infine l’autore fa un paragone, cioè se lui avesse cento bocche, cento lingue e una voce sonora e forte come il bronzo non gli sarebbero bastate per descrivere la devastazione che ci fu nell’impero Romano. Altri documenti, il primo di san Girolamo ( 347-420 ) e il secondo da Orosio, uno storico cristiano del IV- V secolo,narrano l’assalto e il saccheggio di Roma nel 410 dopo Cristo da parte di una tribù Germanica guidata da Alarico: i Visigoti. Il primo documento scritto racconta che la città di Roma viene saccheggiata dai Barbari, ma anche che i cittadini dovevano pagare a prezzo d’oro la loro vita e la rappresenta con un’espressione forte: i cittadini periscono carestia prima di perire di spada. Mentre il secondo documento di Orosio, afferma che l’invasione dei Visigoti non è stata poi così devastante, anzi si racconta che il comandante Alarico diede ordine “alle truppe di lasciare illesi coloro che si fossero rifugiati in luoghi sacri e in seconContinua a Pag. 9 do luogo di non cacciare la preda, dal sangue”. Il terzo giorno,ci dice ancora lo storico, se ne andarono dopo aver incendiato le case,ma neppure tante quante ne aveva distrutto il caso nel settecentesimo anno dalla sua fondazione”, mentre le case che essi non avevano incendiato furono abbattuti dai fulmini. Il limes con il passare del tempo diventa sempre più punto di contatto. Nel IV-V secolo lo scrittore Salviano,vescovo di Lione e testimone oculare delle invasioni, ci ha lasciato documenti sulla disumanità dei Romani e la virtù dei Barbari. Sembra strano vero? Ma noi abbiamo capito che occorre guardare la Storia da più punti di vista e che solo uno scambio tra culture può far crescere un popolo. Lo storico fa notare che “quasi tutti i Barbari, soprattutto quelli della stessa stirpe, si amavano reciprocamente, mentre i Romani si perseguitavano a vicenda”. I cittadini andavano a cercare nei Barbari l’umanità che i Romani avevano perso, anche se erano chiamati nemici. Infatti, l’autore scrive che i cittadini preferiscono vivere liberi sotto un’apparente schiavitù che essere schiavi sotto un apparente libertà. In questo modo secondo C. Delaplace, nella sua opera Invasori o immigrati, “l’Europa centro-settentrionale si affacciò alla Storia; fu spazzata via l’antica barriera che separava Roma e i Germani, la Civiltà e la barbarie. Da allora in poi non solo i Germani vissero con i Romani, ma i primi, caduta ogni linea militare di difesa, intrecciarono relazioni dirette con quei fratelli di stirpe che erano rimasti fuori dal territorio romano”. Il Re Teodorico, capo della tribù Germanica degli Ostrogoti, si adoperò per promuovere un clima di pace tra i Romani e i Barbari. Attraverso le parole di Cassiodoro, suo valido collaboratore, possiamo vedere come Teodorico cerca una soluzione pacifica e condivisa delle controversie; nella nomina di un giudice per gli Ostrogoti, si adoperò, infatti, per promuovere un clima di pacifica coesistenza tra gli Ostrogoti e i Romani: Così ognuno conserverà le sue leggi e, con giudici diversi, si otterrà un’unica giustizia. Inoltre, Teodorico emanò anche un editto, conosciuto col nome di “Editto di Teodorico”, per ristabilire la pace tra le due civiltà. Purtroppo abbiamo scoperto che oggi nel mondo come ieri, ci sono ancora tanti muri che dividono due territori. Per esempio, il muro del Belfast ( Irlanda del Nord ); Cauta a Melilla ( Marocco); Corea del Nord-Corea del Sud; Messico Stati Uniti; Israele-Cisgiordania; Iraq-Kuwait; India-Pakistan. Questo succede perchè ancora oggi ci sono conflitti politici e sociali che privano i cittadini dei propri diritti e della propria libertà. Il muro di cui abbiamo sentito parlare in questi giorni è stato il Muro di Berlino.Vi chiedete perché? Facile! E’ il più vicino e il più importante avvenimento nella storia degli ultimi anni. Questo muro come il limes dagli antichi Romani, divideva la Germania Ovest e la Germania Est e non solo. Come sappiamo, erano tra loro nemiche perchè appartenevano a due blocchi di paesi Europei, all’epoca fortemente contrapposte dal punto di vista politico. Nel 1989 fu finalmente abbattuto il muro di Berlino e quest’anno ricorre il 25esimo anno della caduta del cosiddetto Muro della vergogna, sostituito per l’occasione da una fila interminabile di palloncini bianchi. E’ questo avvenimento che ricordiamo ogni anno il 9 Novembre con grande gioia, perché è una vittoria per tutti noi cittadini Europei. Questo ci fa capire che se si agisce” in comune “, si superano tutti i muri, è meglio perché insieme possiamo raggiungere degli obiettivi, soprattutto oggi che viviamo in una società multietnica. Il continente europeo è ormai da tempo divenuto terra di immigrazione, meta di flussi crescenti di uomini e donne. Anni fa erano i nostri nonni che dovevano superare il limes per andare a trovare lavoro in altri Paesi europei oppure Oltreoceano, oggi, invece, sono cambiate le “carte in tavola”: sono gli stranieri che cercano di rifugio nel nostro territorio, venuti da tutte le parti del Mondo per povertà o per sfuggire alla guerra. Anche Tricase può considerarsi multietnica, ci sono, infatti alcune etnie che vivono pacificamente, cinesi, rumeni,.. Noi da bravi Italiani li accettiamo e li aiutiamo proprio come i Romani cercavano umanità nei Barbari. Il problema non è tanto accettarli o respingerli, ma governarli, imparando che la diversità è un valore aggiunto, è un’opportunità di conoscenza e di confronto. In occasione delle celebrazioni per la caduta del muro di Berlino, Papa Francesco all’Angelus, in piazza San Pietro, ha detto che “DOVE C’E’ UN MURO, C’E’ CHIUSURA DI CUORE. SERVONO PONTI NON MURI”. Conserveremo queste parole perché anche noi possiamo creare e cercare sempre luoghi di contatto e mai di divisione. IB Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia TERRORISMO ISLAMICO Argomento di grande attualità,difficile da comprendere, verso il quale la comunità occidentale guarda con sospetto, paura ma, al tempo stesso, con curiosità. Si tratta di un terrorismo religioso praticato da ristretti gruppi di fondamentalisti musulmani per raggiungere in realtà obiettivi politici in nome della loro religione. In particolare, ultimamente si sente parlare dell’ISIS (“Islamic State in Iraq and al-Sham”), organizzazione che, da più di due anni, combatte nella guerra siriana contro il presidente sciita Bashar Al Assad e, da circa un anno, ha cominciato a combattere non solo le forze governative siriane ma anche i ribelli più moderati, creando di fatto un secondo fronte di guerra. Tale organizzazione, gestita da “capi”molto ambiziosi, si definisce uno “stato” e non un “gruppo”; esso controlla, tra Iraq e Siria, un territorio esteso approssimativamente come il Belgio, che amministra in autonomia, e mira ad istituire un califfato non si sa bene dove. Ma quanti sono e qual è il motivo della cattiveria di questo gruppo fondamentalista? Charles Lister, uno dei più esperti analisti di jihadismo in Siria e Iraq, ha scritto su CNN che l’Isis in Iraq è formato da 8mila uomini: un numero di combattenti insufficienti di per sé a prendere il controllo delle città conquistate negli ultimi dieci giorni nel nord e nell’ est dell’ Iraq. Infatti, l’Isis non ha fatto tutto da solo, ma si è alleato con tribù e gruppi del posto. Attualmente sono 27 le città sotto il controllo dei ribelli. Nella sua lotta, questo gruppo usa metodi molto violenti; la guerra dell’Isis sembra una “guerra totale” soprattutto contro l’Occidente ed è caratterizzata proprio dalla brutalità dei suoi attacchi. I boia dello Stato Islamico hanno finora decapitato 6 vittime occidentali. Vediamo di chi si tratta. James Foley: il giornalista statunitense, rapito a novembre 2012 in Siria, è stato il primo occidentale la cui morte è stata testimoniata in un video; il filmato, diffuso il 19 agosto, riprende il giornalista vestito con una tunica arancione dai jihadisti, ed è stato intitolato “Messaggio all’America”. Steven Sotloff: giornalista, aveva 31 anni ed è stato rapito al confine tra Siria e Turchia nell’ agosto del 2013; il video intitolato “Secondo messaggio all’America” è stato diffuso il 2 settembre. Anche in questo caso, come nel precedente, il boia, con un coltello in mano, parlava con un accento britannico. Pochi giorni prima della decapitazione, la madre della vittima aveva lanciato un appello direttamente al leader dello stato islamico, il califfo Abu Bakr Al- Baghdadi, affinchè non uccidesse il figlio e lo liberasse. David Haines: cooperante britannico, 44 anni, è stato rapito in un campo profughi nel nord della Siria, nel marzo 2013, mentre lavorava per un’agenzia francese; il filmato della sua morte, intitolato questa volta “Un messaggio agli alleati dell’America”, è stato diffuso il 13 settembre. Nelle immagini il boia si rivolge al governo britannico dicendo che l’alleanza con gli Usa non farà che accelerare la distruzione del Regno Unito e trascinerà il popolo britannico in “un’altra sanguinosa guerra impossibile da vincere”. Herve’ Gourdel: guida alpina, 55 anni, di nazionalità francese. L’uomo era stato rapito a settembre in Algeria e ucciso alcuni giorni dopo, con modalità simili a quelle degli altri ostaggi. Il video della sua morte è stato diffuso il 24 settembre e ha il titolo “Messaggio di sangue per il governo francese”. Nel filmato si vedono i militanti del gruppo, detti Soldati del Califfato, avvicinarsi all’ostaggio per decapitarlo e, poi, mostrare la testa tagliata. Gli uomini armati affermano la loro lealtà al leader del gruppo dello Stato Islamico, Abu Bakr al-Baghdadi. Alan Henning: cooperante britannico, 47 anni, era soprannominato “Gadget”. Il video della sua morte è stato pubblicato il 3 ottobre. Nel filmato il militante dell’Isis afferma: “Obama, hai cominciato i bombardamenti di Shams (Siria), che continuano a colpire la nostra gente, quindi è giusto che colpiamo il prossimo dei vostri”. Peter Kassing: ex soldato, cooperante statunitense di 26 anni, è l’ultimo ostaggio vittima occidentale dei militanti. Il video della sua presunta decapitazione è stato diffuso il 16 novembre 2014. Nel filmato, di quasi 16 minuti, viene mostrata anche l’esecuzioni di diversi soldati siriani. Queste sono le vittime occidentali finora uccise! Si potrebbe pensare che siano poche, ma di sicuro non saranno le ultime, ci saranno ancora nuove stragi se si continua ad ignorare il problema e ad aver paura di intervenire per tentare di rimuoverlo sin dalle sue radici. Io credo che qualcosa dovrebbero farlo soprattutto quelle Nazioni che sono impegnate in prima fila in quei luoghi, come gli USA e gli stati alleati. Ma non si tratta di intraprendere una nuova guerra, perché non ci sono guerre giuste e guerre ingiuste. Ogni guerra è ingiusta, perché viola il diritto di ciascun popolo alla libertà, alla democrazia, alla PACE. È giusto, infatti, chiedersi: fare la guerra all’Isis porterà la pace? Leonardo Marzo - II D Scuola Secondaria di 1° grado - Lucugnano 10 Attualità Dicembre 2014 Palestina / Israele Parlare della Terra di Gesù, oggi, è estremamente complicato, ma non si può tacere quello che i media quotidianamente ci comunicano. Non è neanche possibile semplificare tutto e ridurre il conflitto a una semplice guerra tra religioni, ma… ci proviamo Gli alunni delle classi QUARTE della Scuola Primaria di Via Apulia Israele e la Palestina sono in guerra tra di loro. Nel 1947 l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) stabilì la nascita di uno stato ebraico e di uno stato arabo in Palestina. Gli arabi non erano contenti di questa divisione e volevano tutto per se e non tutti gli ebrei accettarono questa divisione. Nel 1948 fu fondato lo Stato d’Israele e da quel momento fu attaccato dagli arabi. Per portare la pace forse Israele poteva cedere alcuni territori, ma non è facile dare a qualcuno, è più semplice prendere. Le altre nazioni non fanno molto per portare la pace, perché gli israeliani vorrebbero cancellare i palestinesi e i palestinesi vorrebbero cancellare gli israeliani. E questo è ingiusto perché non si può cancellare un popolo. Ancora oggi la convivenza tra ebrei e palestinesi non è facile. Dopo tante ricerche abbiamo capito che la guerra non fa vincere nessuno, perché sia da una parte che dall’altra muore qualcuno. Speriamo che nel futuro la guerra finisca e i Palestinesi con gli ebrei facciano pace. IV A Scuola Primaria - Via Apulia Nel 1947 l’ONU (Organizzazione Nazioni Unite) stabilì la nascita di uno Stato ebraico ed uno Stato arabo in Palestina, la Terra dove è nato Gesù. Gli ebrei e i palestinesi hanno da sempre fatto guerra tra di loro per il controllo del territorio. A scuola abbiamo visto due video che dicevano cose diverse. In uno si parlava degli israeliani che hanno invaso il territorio della Palestina perché volevano tornare nella loro terra. E nel 1948, quando fu fondato lo Stato d’Israele, gli ebrei, senza rispettare i confini delineati dall’ONU, costrinsero i palestinesi ad abbandonare le loro case. L’altro video attestava, invece, che sono stati i palestinesi ad attaccare gli israeliani perché non erano d’accordo con la divisione suggerita dall’ONU. Oggi la Palestina è riconosciuta come Stato e Israele non è d’accordo con questa soluzione e la guerra non finisce mai. E questo perché tutti voglio avere tutto il territorio. E la cosa più importante è che muoiono sia i palestinesi che gli israeliani. Speriamo che le Nazioni Unite inventino qualcosa per risolvere la situazione. IV B Scuola Primaria - Via Apulia La Palestina è da tanto tempo in guerra con altri popoli sin da quando il popolo d’Israele conquistò la terra di Canaan dopo la schiavitù in Egitto. Nella Bibbia c’è scritto che c’è stata una guerra costante fra Ebrei ed altre tribù, poi il Regno fu unificato ma, alla morte di Salomone, si divise in due, a sud il Regno di Giuda e a nord quello d'Israele. Poi ci furono tante dominazioni straniere fino ad arrivare alla dominazione romana al tempo della nascita di Gesù. Tutti pensavano che lui avrebbe portato la pace, ma le guerre continuarono. E ancora oggi si combatte, gli ebrei contro i palestinesi, nella loro stessa terra. L’altro giorno, a scuola, abbiamo visto un video fatto da disegni animati dove spiegavano la lotta tra gli ebrei e gli israeliti. Gli israeliti hanno occupato la maggior parte del territorio palestinese e con i soldi degli Stati Uniti hanno comprato armi e bombe. I palestinesi sono convinti che il territorio occupato è di loro proprietà. Oggi non esistono confini precisi perché la Palestina e Israele non si sono messi d’accordo. Quello che ci ha colpito è che non ci sono né vincitori, né vinti, perché da tutte e due le parti ci sono morti e distruzione e tutti piangono. Neanche l’ONU (Organizzazione delle Nazioni Unite) è riuscito a mettere la pace e far trionfare la giustizia! IV C Scuola Primaria - Via Apulia Con il nome Palestina viene indicata la regione geografica del vicino Oriente compresa tra il fiume Giordano, il Mar Morto e l’Egitto. Tutto iniziò nel lontano 1898, quando nacque il movimento sionista con lo scopo di riportare gli ebrei sparsi per il mondo in Palestina. Vista la situazione difficile della Palestina l’ONU, cioè l’Organizzazione delle Nazioni Unite decise, nel 1947 la spartizione della Palestina in due stati separati, uno arabo e uno israeliano. Ma le cose non andarono bene, perché tra i due popoli continua ad esserci rivalità che sfocia spesso in tremende guerre. E tutto per il predominio del territorio, l’ultimo caso di guerriglia risale circa ad agosto 2014. Ci sono state varie iniziative di accordo, ma non si riesce a fare la pace, perché il problema è il possesso del territorio. Alcuni parlano di una questione religiosa tra ebrei e musulmani, ma questo non è vero, sono gli uomini che fanno la politica a non mettersi d’accordo e questo a sfavore delle persone che vogliono vivere in pace nelle loro case. La Palestina, oggi, è divisa da un barriera di odio ed è visibile perché hanno costruito un muro che divide le due parti. L’unica cosa certa è che non si riesce a risolvere il problema e continuano ad esserci forme di violenza e di repressione che danneggiano sia arabi che ebrei e noi vorremmo che finisca. IV D Scuola Primaria - Via Apulia Dicembre 2014 11 Creatività Il bicentenario dell’arma dei carabinieri e ... Nassiriya, per non dimenticare Noi alunni e alunne della classe III B dell’Istituto Comprensivo "Tricase Via Apulia", scuola sec. di 1° grado, ringraziamo il Consiglio Direttivo dell'Associazione Nazionale Carabinieri "Sez. Brig. Antonio Cezza" di Tricase per averci dato l'opportunità di partecipare sia al convegno sul Bicentenario della nascita dell'Arma dei Carabinieri, cerimonia che si è svolta nel pomeriggio di venerdì 10 ottobre 2014 presso la sala del Trono di Palazzo Gallone a Tricase, sia alla cerimonia religiosa della "Giornata del ricordo dei caduti militari e civili nelle missioni internazionali di pace" il 12 novembre 2014 nella Chiesa di San Domenico. Con il prof. Coluccia abbiamo avviato un lavoro di approfondimento e abbiamo composto delle poesie sullo stile del sonetto e a stile libero per ricordare la Missione dei Carabinieri a Nassiriya, conclusasi con un terribile attentato, affinchè tale tragedia non si ripeta e non venga mai dimenticata e per ricordare gli atti di valore e di sacrificio compiuti dai Carabinieri, eroi in prima linea nel corso dei 200 anni di Storia, dal 1814 al 2014. Ringraziamo il Dirigente scolastico, prof.ssa Eufemia Musarò, per aver, a nome di tutti, espresso i sentimenti di cordoglio verso gli eroi di oggi, del domani e di ieri. III B - Scuola Secondaria di I° grado - Via Apulia Buon compleanno all’Arma dei Carabinieri 13 LUGLIO 1814, una memorabile data, poiché l’Arma Dei Carabinieri fu fondata. Vittorio Emanuele I di Savoia la istituì e la loro storia cominciò così. Tante missioni per noi hanno compiuto, donando nel periodo del Risorgimento il loro contributo, grazie anche a loro per la nostra Italia Unita: Missione che, dopo tre guerre d’indipendenza, fu riuscita. Si distinsero nella lotta al Brigantaggio, che sconfissero con amor patrio e coraggio. Protagonisti furono di atti di valore e sacrifici nella I Guerra Mondiale, sempre pronti per difendere e proteggere il nostro Stivale. Nella II guerra mondiale alla liberazione miravano e per la loro Italia perivano; durante la Resistenza hanno combattuto e per un ideale hanno dato aiuto. Nel dopoguerra e ancora oggi, da Eroi, contro il Terrorismo e la Mafia per tener pulita e senza pericoli la Patria. Soccorsi in prima linea offrono alle popolazioni che hanno bisogno di aiuto dopo devastanti terremoti o alluvioni. Notevole il loro debito di sangue nelle Missioni operative all’ estero, aiutando popolazioni e tante loro vite persero. Oggi sempre al nostro fianco li abbiamo, per aiutare e difendere il popolo italiano. Duecento anni di Storia sono passati per portare pace e speranza, per garantire libertà e democrazia nel nome della Fratellanza. Nei secoli fedeli: BUON COMPLEANNO, EROI DI OGGI, DEL DOMANI E DI IERI. BUON COMPLEANNO, CARI CARABINIERI! Gli alunni/e della classe III B Scuola Sec. di I° grado- Via Apulia Era solo un giorno Come fiori d’autunno Accadde quel maledetto giorno, Era solo una missione di pace ma Pace per chi? Ormai tutto tace: la vostra bocca, i vostri cuori, i vostri occhi. Era solo un giorno d'autunno alla base maestrale, i vostri cuori ricchi di felicità, perchè in Patria si tornerà, invece dritto al cuore arriva l'invasore criminale. Era solo un desiderio: tornare a casa! ma la vita avete perduto. Ora siete i nostri EROI per chi ancora nella pace crede come voi! Michael Aniceto IIIB Scuola sec. 1° grado Via Apulia Uno scoppio, una nuvola nera, quel viaggio senza ritorno, la fine di una vita intera. Nassiriya: paese amico per difesa, per un aiuto offerto. La vita han perso migliaia di eroi Un aiuto sofferto Loro: uccisi per NOI Oggi siete qui tristemente ricordati, fratelli, padri, figli e civili. E’ proprio vero: vanno via i migliori, i più belli. Belli proprio quei fiori che il Signore per sé ha raccolto. Voi persone umili, semplici e servili. Cari eroi, grazie di tutto. Vi dobbiamo molto. Maraglino Valeria IIIB Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Ero un giovane spensierato Eroe non sono nato, ma la guerra mi ha chiamato! Ero un giovane spensierato, ma la guerra mi ha violato! Era un giorno come tanti, ero uno dei tanti, Eroe mi hanno chiamato, perché un’esplosione mi ha ammazzato! La mia vita è stata stroncata da una guerra da tutti odiata. De Martino Marco IIIB Scuola sec. 1° grado Via Apulia Boom... l’ultimo suono Come un film Una bomba fatale... tutto è svanito in una nube di cenere. Per il nostro paese avete lottato e il tricolore in terra straniera avete portato, dimostrando il vostro valore, combattendo con grande onore. Una camion pieno di tritolo è arrivato solo dolore e sconforto, ogni emozione è volata via. Era ormai tutto inevitabile: l’ultimo suono che avevate ascoltato è stato BOOM… con uno sguardo serrato. Urso Paolo III B -Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Sembra un film, un terribile film.. Non ci sono parole da dire, possiamo solo provare dolore per la vostra inaspettata e altrettanto dolorosa perdita. Voi, 19 Angeli saliti al cielo, ormai come un velo che offusca la vostra immagine, che resta viva nella nostra mente.. Non può un semplice ‘GRAZIE’ ripagare il vostro sacrificio, ma noi, solidali con le vostre straziate famiglie, non possiamo fare altro che dirvi: GRAZIE DI TUTTO, NOSTRI ANGELI, GRAZIE PER ESSERE STATI I MIGLIORI ATTORI DI QUESTO CHE SEMBRA UN FILM, UN TERRIBILE FILM. GRAZIE, EROI. Piscopiello Sara IIIB Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Cavalieri senza ritorno Ho visto uomini cadere nell'eterno sonno, urla silenziose in un istante di fango. Ho raccolto fioretti di esperienze vissute e di anni strappati alla mia vita. Ho abbracciato nel freddo infinito una madre con il suo bambino. Aspetto un Cavaliere senza ritorno che mi porti via da questo sogno. De Papa Marco III B - Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Dicembre 2014 Creatività 12 I migliori Gli eroi di Nassiriya Il perchè di quella follia L’eroe Undici anni fa... Addio a figli, a fratelli e a dei papà, che da seguire erano dei modelli. Uccisi da nemici, che il loro aiuto non hanno apprezzato, ma che loro, da eroi, hanno comunque donato. Il loro ricordo non finirà, impresso nei nostri cuori sempre resterà. Ancora brillano i nostri colori, in terra straniera morirono i Migliori. Bortone Marika III B Scuola sec. 1° grado - Via Apulia In quel giorno fatale da eroi voi siete morti, non avete più visto il vostro paese natale, ma siete stati comunque i più forti. Il fato vi ha voluto bersaglio del proditorio attacco di un nemico invisibile, dell'Italia siete stati l'orgoglio ma il dolore dei vostri familiari è stato incontenibile. Quel camion di tritolo la vita vi ha rubato, un gruppo di piccoli grandi Eroi e tutt'intorno tace, vittime innocenti di un criminale atto. Servitori e non servi dello stato, diciamo grazie per tutto quello che avete fatto, a voi tutti portatori di pace. D'Aversa Michele IIIB Scuola sec. 1° grado - Via Apulia La gente si chiede il perché di quella strage così immane, il perché di una storia così inverosimile, il perché di una cattiveria così crudele, il perché di quella follia. Son morti i nostri eroi, gli stessi eroi che hanno combattuto per noi, quegli eroi con una grande voglia di pace, quegli eroi, figli della Patria, che hanno lottato per noi. Nel nostro cuore conserviamo il ricordo, un ricordo bello di coraggio e valore ma brutto di dolore e sconforto. Volevano portare la pace e l'armonia ma sono andati via e la gente si chiede il perchè di quella follia. Rizzo Stefano IIIB Scuola sec. 1° grado - Via Apulia A Nassiriya ti hanno chiamato e senza vita ti hanno lasciato. Tu hai tutti aiutato, ma loro non ti hanno apprezzato. Volevi la pace, non volevi la guerra, ma da eroe sei ritornato alla tua terra. Alessandro Sanapo III B Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Il buio nella luce Mamma, fra sei mesi tornerò Neanche il tempo di pensare Un giorno come tanti, in missione di pace per proteggere popolazioni straniere, quand'ecco il buio nella luce e apparve la morte con tutte le sue ombre. Facciamoci coraggio, amici miei, domani si va via. Raccogliamo le nostre cose, si parte per Nassiriya. Mamma, ti voglio bene, fra sei mesi tornerò. Con i soldi che ricaverò, respireremo un po'... Occhio alla strada, figlio mio, non ti distrarre mai, all'inferno ci sei già. Sventola il tricolore, si sta in libertà, mentre qualcuno prega, un altro se ne va. C'è chi tra un turno e un altro compone una poesia, chi manda un messaggio alla sua compagnia. D'un tratto tanti spari, chi sparasse non lo so, ricordo solo che le case e l'aria incendiò. Poi venne giù l'inferno in quel dì a Nassiriya, vedevo tanta gente scappare via. A terra, tanti eroi e tanta ipocrisia. Vola via, colomba bianca, ho tanta nostalgia di rivedere il mondo dalla casa mia. Fissano il Tricolore le donne di Nassiriya, sperano nel loro cuore che non siano andati via. Palumbo Luca III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Sono andato in Iraq e sono contento perché vado a fare quello che sento. Lo faccio col cuore, perché mi piace, speravo che nel mondo tornasse la pace. Il mio lavoro è pieno di sacrifici ma portiamo alla gente tanti benefici. Eravamo tutti persone di cuore, andavamo laggiù per portare amore. La gente a Nassiriya si fida a stento ogni mattina ci dicevamo “Stai attento”. Pensavo sempre al mio ritorno, contavo le ore che arrivasse quel giorno. Bevevo un caffè e mi sono allarmato perché ho udito un forte boato. Le fiamme voraci ho visto avanzare e non ho avuto neanche il tempo di pensare. Mastria Giordana IIIB Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Non siete servi, ma servitori dello Stato, eroi pronti a rischiare la vita per le persone che avete amato. Purtroppo non è un gioco, dove si può salvare la partita, infatti,molti di voi hanno perso la vita. Panico Gabriele IIIB Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Profonda cicatrice Quel giorno lontano Sogni e speranze Stelle nel Cielo Ancora vive nella mia mente, mentre il tempo ne ha cancellato le impronte, le tue virtù d'eroe buono che del coraggio hai avuto dono. Nel ricordo di quel triste giorno, nel cuore di ognuno di noi il rimpianto del mancato ritorno lascerà un segno nella storia di poi. Fa che vano non sia, tu che hai insegnato impegno e caparbietà per raggiungere la meta felice, aver dato la tua vita per difendere la mia, per garantire la mia incolumità, ma della tua esistenza ne resta solo una profonda cicatrice. D'Amico Denise III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Quel giorno lontano, quel giorno fatale, “quel giorno” il destino ha voluto cambiare la vita di quei giovani dal cuor audace che a Nassiriya stavan per portare la pace. Bontà e aiuti portavan laggiù ma questo gesto apprezzato non fu, gente cattiva,con disprezzo della vita, la bomba scagliò con ferocia inaudita. Ignoro la causa di quel gesto immane, ma quanto dolore ancora oggi rimane nel cuore di mamma o di un familiare, ricordando quel giorno fatale. "Non arrendetevi a questo dolore, ma combattete con abbracci e amore" è il grido potente che ci vien da lassù, da quei ragazzi che non ci son più. Ehi, cos'è quel bagliore? Guardate bene,guardate col cuore, son diciannove angeli che sventolano il tricolore. Zocco Clarissa III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Con gli occhi colmi di sorriso siete partiti, pieni di sogni e di speranze, con noi il cuore avete condiviso nonostante le lunghe distanze. Siete andati laggiù a portare la pace insieme a tutti i vostri amici nella terra dove nulla tace, a compiere mille sacrifici. All’improvviso un vento soffia forte, un vile boato vi ridesta allarmati. Chissà quale sarà la vostra sorte? Dalla vostra patria vi siete allontanati, e, non sfuggendo alla morte, in Paradiso siete andati beati. Mele Chiara III B Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Voi siete eroi, la patria vi piange, vi stima, vi ama, voi siete stelle ora nel cielo, ora vi vedo splendere lassù, i vostri sorrisi, le vostre carezze, nell’ infinito universo VIVRANNO PER SEMPRE. Serafini Alessia III BScuola sec. 1° grado Via Apulia Un immenso Grazie Ai nostri eroi… La vita avete donato per tutti noi, con grande affetto noi vi abbracciamo e un immenso Grazie vi doniamo. Oggi purtroppo non siete qui presenti, a stare con noi persone viventi. Una bomba mortale vi ha incontrati e nelle braccia della morte voi siete arrivati. Un camion di tritolo è arrivato, voi, coraggiosi, lo avete notato, un BOOM forte si è scatenato e... in faccia alla morte avete guardato. Marco Aniceto III B-Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Angeli senza le ali Siete caduti a Nassirya e la vostra vita è volata via, lasciando sul prato un pianto disperato. Ora a voi un pensiero rivolgiamo e nella pace speriamo, quando le vostre vite sono volate, Quel fatale 12 Novembre le vostre famiglie erano disperate. siete andati per portare la pace A voi portatori di pace, e siete tornati con uno sbiadito Tricolore. tante volte siete partiti da quel binario Quel maledetto giorno mancavano poche ore ed oggi è il vostro nobile anniversario. per tornare alle vostre famiglie, ma all’ultimo momento quel maledetto camion Solo ricordi, ora! Spero che il coraggio che avete avuto voi portò la morte a 19 vite innocenti. lo trasmettiate anche a noi. Per noi siete ANGELI DEL TRICOLORE. Musio Rocco III B Scuola sec. 1° grado - Via Apulia Longo Rocco III B -Sec. 1° grado -Via Apulia Angeli del tricolore Una vita per strada Una vita trascorsa per strada, per difendere chi non può difendersi, per fermare chi non vuol fermarsi, per amare chi non vuole essere amato. Vai per la tua via e difendi i tuoi ideali, sei un eroe senza pari, che non sa mai dire no. Sei veramente speciale sei come un leone sei proprio l’ideale. Sei come un combattente che sa sempre cosa fare e non ha mai paura di niente. Erika Caraccio III B Sec. 1° grado - Via Apulia Dicembre 2014 IV NOVEMBRE GUERRA La guerra strazia, la guerra preme, la guerra deprime, guerra è orrore, guerra è morte. Piangere, gridare, soffrire difficili da vivere e capire Pregare, sperare, sognare solo in quello ti potevi confidare Sorridere, vivere,amare tornare a casa sono solo un miraggio Lettere inviate e senza risposta figli, mogli,madri, sorelle, padri, fratelli desolati, disperati La guerra strazia, la guerra preme, la guerra deprime, guerra è orrore, guerra è morte. Antonio Cafiero PERDONAMI FRATELLO Compagno, soltanto ora capisco che sei un uomo come me. Compagno, se gettiamo queste armi e queste uniformi, potremmo essere vicini. Compagno, senza vita qui di fronte a me. Vita che si spegne. E l’ho spenta io. Compagno, perdonami Fratello. Aurora De Siena IV NOVEMBRE 4 NOVEMBRE – FESTA DEI CADUTI Carissimi soldati defunti, a voi che avete dato la vita per l’ ITALIA oggi è rivolto il nostro pensiero. I vostri occhi si sono chiusi prima di avere la certezza che il sogno per cui stavate combattendo fosse realtà. Il vostro coraggio ha permesso a noi di sentirci tutti abitanti di una grande casa: la nostra Patria. E’ per questo che mi piace immaginarvi nel cielo come giganti, avvolti in una splendida veste tricolore. Cari eroi, pregate da lassù per la nostra Italia. Siate esempio per i soldati di oggi perché in cielo, in mare, in terra, giorno dopo giorno, ispirati dal vostro sacrificio, affrontino con coraggio le loro battaglie. Ferrari Melania 13 Creatività III A - Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia MI HANNO RACCONTATO Mi hanno raccontato una storia di uomini. Uomini come noi Uomini che amano Uomini che soffrono Uomini che combattono Uomini che fuggono. Uomini in trincea che guardano lontano tra fucili e granate l’amico che non torna più: un corpo pesante, senza respiro, un corpo muto che urla. Mi hanno raccontato una storia di uomini. Uomini con occhi fissi che gridano:”Non ti volevo uccidere!” Lory Turco COME UN’ONDA Come un’ onda travolgente Arrivi Dolore uccidi erodi corrodi corpi, volti, paesi fragili e straziati. Amore manca sul campo di guerra Pace ancora cerca tutta la Terra. Davide Errico UOMO COME ME Uomo come me, Uomo con un solo obiettivo Uomo dalla bocca digrignata dagli occhi senza vita, Uomo segnato dal sangue, Uomo dall’orgoglio nel petto, Aria, nero arcobaleno di morte S’innalza ai loro occhi. Cessa il loro respiro. Uomo, uomo come me Uomo delle mie stesse paure, Uomo dai miei stessi pensieri, Uomo, mio fratello. Alessia Morciano NON TI VOLEVO UCCIDERE Non ti volevo uccidere, perché non volevo vederti morire, ma l’ho fatto perché tu non possa più soffrire, Ma ero molto spaventato E ti ho sempre amato. Tu per me eri come un fratello, Costruire con te un bel castello. Te ne sei andato senza salutare E mi prenderò cura delle tue armi, Ti prometto che non le toccherà nessuno, e ti verrò a cercare con qualcuno. Michele Caraccio 1914-2014 Siamo qui per ricordare che la guerra non ha vincitori ma strazia tanti cuori. La guerra è conquista che acceca la vista. La guerra è degli ufficiali non degli angeli con le ali. La guerra è sempre potere I soldati non devono sapere. Addestrati ad ammazzare un nemico che vorrebbe amare. Ancora oggi vede la Terra Chi attacca e tortura Chi ha la sua stessa natura, chi il mondo vuole conquistare e per Allah dice di lottare chi gli uomini vuole convertire e altre religioni far scomparire. Cent’anni sono passati ma tanti occhi restano sbarrati, soldati continuano a morire la Terra non cessa di soffrire Cesare Antonio Ferrarese COMPAGNO MIO … … Compagno mio Il tuo timore e la tua fragilità Hanno dato senso alla nostra città Giovani, anziani Deboli e forti, per noi italiani, voi siete morti! Odio, amore Pace e rancore Sentimento in ognuno di voi Quattro anni di intensa guerra Tanti corpi stesi a terra. Nicola Zocco V A - Scuola Primaria - Depressa ACROSTICI SUI CADUTI Persone che hanno dovuto combattere Al fronte di battaglia Con tanto coraggio E tanto impegno Non hanno esitato di fronte ai pericoli Ora sono ricordati Nelle manifestazioni davanti al Monumento dei Caduti Guardarono avanti, senza paura, forti e Umili E per il loro coraggio Ricordiamoli per sempre Raccontando la loro triste storia! Al mondo non ci sono più persone come loro. Lillo Benedetta Preghiamo per tutti i caduti che per Anni e anni hanno lottato Cercando di difendere la loro Patria E di combattere contro i nemici. Non si sono mai arresi Ossia non si sono mai tirati indietro Nonostante sia stato molto difficile Giurando fedeltà hanno perso la vita Uniti da un comune ideale E allo stesso tempo hanno sperato invano di Riuscire a Ritornare nelle loro case e Abbracciare i loro cari. Russo Castelluzzo Ricetta per fare la poesia V A - Scuola Primaria - Via Apulia Prendo una parola, ne prendo due le faccio cuocere come se fossero... … castagne scoppiettanti le scaldo a fuoco lento spolvero con il buio metto polvere di stelle e le faccio andare nello spazio Francesco Saverio Fersini ...tortine le scaldo a fuoco lento verso l’amore, spolvero con granelli d’amicizia metto la dolcezza e le faccio andare nel vento Maria Coluccia … panna montata le scaldo a fuoco lento verso zucchero a velo spolvero con un po’ di fantasia metto qualche raggio di luna e le faccio volare oltre le stelle Miriam Panico … tortine di fragola le scaldo a fuoco lento verso scie di stelle comete spolvero con zucchero a velo e raggi di sole metto petali di fiori e le faccio andare tra l’erba bagnata di rugiada Monica Carcagnì 14 Dicembre 2014 Creatività IL RISPARMIO I NONNI A mio nonno La biografia di nonno Pietro E' nato a tricase il 6 giugno 1941, in una piccola casetta del centro storico, in via S. Tommaso D’Aquino (oggi via Catalano) ed è il quinto di sette figli. Da piccolo frequentava la scuola materna “Tommaso Caputo” e viveva in casa insieme ai suoi genitori e ai suoi fratelli. Era un bambino abbastanza calmo ma anche testardo. Spesso racconta che una volta, giocando, si mise sul carretto di un fornaio vicino casa sua, altri bambini lo spinsero, lui cadde sbattendo con la testa per terra e si formò un bel bernoccolo. All’età di sei anni ha cominciato a frequentare la scuola elementare in via Umberto I, fino alla quinta, dopo è stato mandato dai genitori presso un maestro calzolaio per imparare il mestiere. Inizialmente lui non voleva perché preferiva andare in campagna con i suoi ma alla fine si è convinto di rimanere alla bottega. Per il suo lavoro non riceveva nessuna ricompensa e inoltre subiva pesanti rimproveri da parte del padre. Questo lo ha portato a lasciare tutto e partire per la svizzera in cerca di lavoro. Per un anno ha lavorato in una latteria e spediva a casa una parte dei soldi guadagnati. Dopo un anno, a Zurigo, ha trovato un posto per lavorare come calzolaio. Solo una volta l’anno veniva in italia a trovare la sua famiglia. Nel 1967 si è sposato a Tricase con Cesarina Coluccia Dopo un mese di matrimonio è tornato in Svizzera insieme alla moglie. Qui sono nati i loro due figli: Maria Grazia nel 1971 e Luigi nel 1973. Nel 1975, per diversi motivi, decise di tornare in Italia definitivamente. Si stabilì a Tricase in una casa costruita nel frattempo con i risparmi suoi e della nonna e avviò un’attività commerciale: vendeva e riparava calzature. Ha svolto questa attività fino al 2001, anno in cui è andato in pensione. Oggi dedica il suo tempo alla campagna, sua grande passione. Io lo considero un bravo nonno che mi racconta tante cose curiose della sua vita. Chi lo conosce dice di lui che è una persona gentile, disponibile e anche simpatica. Anna D'Aversa VA Scuola Primaria - Via Apulia Caro nonno, resterai sempre nel mio cuore. Ti voglio tanto bene. Tu eri sempre allegro e giocherellone, proprio come mio padre. Tanti saluti e non ti dimenticare che io pregherò per te. Posso stare tranquilla chè tu stai nelle braccia di Gesù. Dalla tua nipotina Fatima. Fatima Rosafio III A Scuola Primaria - Via Apulia Dalla festa dei nonni - Nonna Lucia Mia nonna è stata molto presente durante la mia infanzia. Mi è stata sempre accanto soprattutto nei momenti in cui avevo bisogno di conforto e coccole: quando sono stata operata di appendicite mi aiutava ad alzarmi dal letto e mi faceva dei piccoli regalini. La nonna mi ha sempre difesa quando la mamma mi rimproverava; mi accompagnava a scuola quando la mamma era al lavoro e mi coccolava quando tutte le attenzioni erano per mio fratello. Ho imparato tante cose da lei. Mi ha insegnato alcuni valori importanti: ad aiutare le persone in difficoltà, ad essere onesta ed educata. Io amo la mia nonna e non potrei vivere senza di lei. È per me una seconda mamma e sono felice di averla nella mia vita. Francesca Carbone VA Scuola Primaria - Via Apulia A GIOVANNA NOSTRA AMICA PER SEMPRE Cara Giovanna, ora sei un angioletto. Ripenso ai momenti in cui eri con noi, quando sorridevi alle nostre carezze. Sei stata una bambina meravigliosa, soprattutto quando ti sei presenta nella nostra classe e avevi il sorriso sul tuo viso pallido. Hai portato felicità in tutti noi, in particolare in me: mi hai trasmesso la gioia nel cuore. Spero che porterai l'amore anche nel paradiso. Non ti dimenticherò tanto facilmente perchè sei stata come parte della mia famiglia. Per me sei stata una compagna davvero specia- le e sicuramente adesso sei libera di muoverti. La sofferenza nel nostro cuore è davvero molta, come anche per i tuoi genitori che si sono presi tanta cura di te, con amore e con affetto. Noi l'abbiamo fatto con amore e con gioia. Io ho capito che non devo soffrire, ma devo essere contenta che tu sia un angioletto che vola in paradiso. Chiedo al Signore di tenerti accanto a lui e tu illumina i nostri cuori per darci la forza di andare avanti senza fermarci. Monica Martella - V A Primaria Via Apulia Pensieri Signore Gesù, accogli Giovanna nel tuo immenso paradiso. Nonostante la sua fragilità ci ha aiutato a capire con la sua vita che bisogna lottare fino alla fine. Caro Gesù, per favore, prenditi cura di lei per questo ti preghiamo A te Giovanna doniamo questa breve preghiera che sgorga dal nostro piccolo cuore. Te ne sei andata presto, e il sorriso che brillava sul tuo volto si è spento. Senza colpe e senza alcun peccato Sei volata in paradiso Ora stai in cielo, vicino a Gesù Sei uno dei piccoli angioletti E giochi felice e spensierata, senza più Alcuna sofferenza. Siamo dispiaciuti di averti conosciuto per poco tempo Ma i tuoi brevi sorrisi avevano già riempito d’amore La nostra classe e i nostri cuori. Ci mancherai tantissimo perché ti abbiamo voluto molto bene. Ciao Giovanna! I tuoi compagni della Scuola Primaria Dicembre 2014 Il nonno Il nonno è il percorso della vita I suoi occhi sinceri Sono il bambino di ieri. Angela Fersini III A Scuola Primaria - Via Apulia L’autunno III A - Scuola Primaria - Via Apulia L’ autunno è bello, pieno di colori Però, purtroppo anche malori. Gli animali vanno in letargo dopo aver lavorato in lungo e largo. Gli alberi son tutti spogli ma in autunno non crescono i germogli. Le rondine vanno in cerca di un posto caldo Per riposarsi fino alla fine dell’anno. Letizia Nuccio L’autunno è bello come mio fratello. L’autunno è un freddo ventilatore non si usa come il condizionatore. L’autunno è bravo come te Profuma come il purè. Angela Fersini L’autunno è… L’autunno è come un alito di vento. L’autunno è proprio bello. L’autunno cosparge i viali di foglie Il vento lascia uno piccolo soffio Tira tutti i petali dei fior. L’autunno è della natura vero amor Porta a tutti musica e color.. Sofia Valente III A - Scuola Primaria - Via Apulia Risparmiare Risparmiare risparmiare C’è tanto da guadagnare. Se non metti da parte qualcosa Il tuo conto in banca si riposa. Fai una buona azione e non farti tentare Non spendere tutto se vuoi risparmiare On line non sempre si può acquistare Qualche volta ti possono fregare. Gli alunni della classe III A Primaria Per poter risparmiare bisogna saper comprare; le cose necessarie devi acquistare e quelle superflue tralasciare. Anche se un giocattolo ti piace i capricci non fare e i soldini nel salvadanaio corri a infilare. Fatima Rosafio Un buon metodo per risparmiare è quello di non consumare se un lauto pranzo vuoi mangiare di un panino ti devi accontentare. Se poi ben ti vuoi vestire, alla seta non devi acconsentire. Se davvero vuoi guadagnare, devi tanto tanto lavorare. Tra lavoro e risparmio hai fatto un bel guadagno. Chiara Bramato Se impari a risparmiare, tante cose tu puoi fare. L’ altro giorno con la mamma ho calcolato Quanti soldi in questo mese ho sprecato. 60 euro di patatine ho comprato … Senza contare anche il gelato. Ma che sciocco sono stato, che occasione mi sono bruciato, una cosa bella per la mia nuova stanzetta avrei acquistato. Samuele Musarò E’ bello risparmiare, non te lo dimenticare! Se tu vuoi guadagnare le cose superflue non devi acquistare! Metti da parte qualche soldino e un conto in banca per il tuo bambino; così da grande, da buon furbetto avrà da parte un bel gruzzoletto. A far la spesa fai attenzione, leggi le offerte sul tabellone! Compra usando i buoni sconto, che hai risparmiato ti renderai conto. Fai tesoro di questi consigli saranno utili a te e ai tuoi figli. Benedetta D’Amico E’ importante risparmiare, non è difficile da imparare. Devi solo capire Ciò che può servire. Bisogna imparare a mettere da parte, anche gli spiccioli fanno la loro parte. La luce e l’acqua non sprecare, sono piccoli gesti da imparare. Con il risparmio puoi guadagnare Qualcosa di utile puoi comprare. Risparmiare è un’arte Imparala e mettila da parte. Francesca Martella Risparmiare, risparmiare Prima però c è tanto da guadagnare. Spendere poco Ma spendere bene, alla fine ti conviene se vuoi avere sempre le tasche belle piene. Maria Nesca V A - Scuola Primaria - Via Apulia Prime poesie: l’associazione Parola-Immagine MARE Mistero meraviglioso nei tuoi coralli Francesco Saverio Fersini onde che mi cullano dolcemente Maria Coluccia onde che bagnano la sabbia Lorenzo Lecci conchiglia liscia come la pelle, profonda come il fondale leggera come una foglia delicata Raffaele Cazzato libertà di fare ciò che voglio Miriam Panico bambini scatenati Monica Carcagnì divertimento di tuffi tra amici Anna D'Aversa giochi con i miei amici Marco Ciriolo bambini che giocano sulla spiaggia Beatrice Corona L’ulivo III A - Scuola Primaria - Lucugnano Il sole, col suo calore, fa spuntare un po’ d’amore, prima racchiuso nell’albero più prezioso … l’ulivo. È un albero pieno di foglie argentate … dal cuore regalate. Giulia Giaccari L’ulivo è un albero secolare, veramente spettacolare. È un albero molto vecchio … lo innaffio col secchio. È un albero argentato e sempre l’abbiamo amato. È nato da un piccolo seme e gli vogliamo tanto bene. Manuel Cafiero Se fossi fuoco LABORATORIO PICCOLI POETI gabbiano che vola nel cielo Francesca Carbone 15 Creatività pesci colorati Anna Maria Nicolardi immensità di acqua Monica Martella profumo di sale Elisa Turco bambini che giocano con te Andrea Maglie con te vivo i miei più bei momenti Christian Ruberto II C - Scuola Secondaria di 1° grado - Via Apulia Se fossi fuoco, nuoterei nella lava; se fossi vento, porterei pace a chi non ne ha; se fossi acqua, scoprirei i segreti dell’ oceano; se fossi luce, accenderei i tramonti; se fossi terra, sarei rossa e piena di fiori; se fossi oro, cancellerei la povertà; se fossi sole, ammirerei l’universo; se fossi pioggia, innaffierei il mondo; se fossi matita, cancellerei l’ignoranza; se fossi gomma,cancellerei la solitudine; se fossi allegria, farei sorridere il mondo; se fossi tempo, mi bloccherei; se fossi scienza, farei guarire il mondo; se fossi amicizia, farei sorridere il mondo; se fossi Celeste, come io sono e fui, farei amare a tutti il mondo!! Celeste Frisullo Se fossi fuoco, riscalderei i poveri che stanno al freddo, se fossi vento sarei leggiadro e li accarezzerei, se fossi acqua, i pozzi della terra riempirei, e se fossi un mago non sai cosa farei! Se fossi un supereroe chi è in pericolo aiuterei, se fossi uno scienziato una macchina del tempo inventerei, se fossi un medico tuuti quanti curerei, se fossi un artista un bel quadro ti dedicherei. Se io fossi Pietro come sono e fui, farei sempre di tutto e di più, per il mio amico, che sei proprio tu. Pietro Crisostomo Se fossi fuoco, arderei i cuori d’ amore. Se fossi vento, porterei pace e bontà. Se fossi acqua, inonderei le famiglie di felicità. Se fossi papa, dal mondo toglierei il dolore. Se fossi morte, andrei dalla tristezza e dalla crudeltà. Se fossi vita, andrei da chi non ha una mamma e un papà. Se fossi Dio, il mondo migliorerei. Se fossi presidente, non so che cosa farei. Se fossi Daniele, come io sono e fui, andrei dagli amici miei, e di bontà li ricoprirei. Daniele Aniceto Se fossi fuoco, arderei i vigliacchi. Se fossi vento, gli occhi congelerei. Se fossi acqua, i loro corpi affogherei. Se fossi Dio, il male spazzerei. Se fossi papa, la guerra toglierei. Se fossi riparo, i bambini proteggerei. Se fossi albero, i taglialegna sgriderei. Se fossi cane, gli assassini sbranerei. Se fossi delfino, tanto nuoterei. Se fossi sole, i senza tetto riscalderei. Se fossi Lorenzo, come io sono e fui, farei una canzone, o meglio canterei” quanto è brutto il mondo e quanta rabbia nel cuor profondo. Lorenzo Marra Dicembre 2014 Vita scolastica 16 bambini rivolti verso lo schermo. Dopo un breve intervento da parte della Dirigente si visioneranno i primi cartoni, si porranno alcune domande per una breve conversazione che sarà ripresa con la telecamera. Ogni ragazzo scriverà su un post- it una breve frase di riflessione che verrà attaccato alla chioma dell’albero dei diritti. Quindi si ascolterà un canto finale e poi con ordine si tornerà in classe pronti per l’uscita. Ogni collega affiancherà la propria classe e nello spirito della massima e consueta collaborazione si divertiranno i bambini senza grande sforzo per gli adulti. Classi quarte e quinte di Scuola Primaria Alle 11.15 la 4^ A uscirà nell’atrio e si sistemerà in cerchio. Quindi a seguire le classi 4^ B-C-D e si uniranno al cerchio. A seguire le tre classi quinte nell’ordine. Ognuno porterà con sé una penna. Ascoltando il canto si ruoterà lentamente. Il girotondo terminerà facendo sedere i La giornata dei diritti dei bambini Che gioia, il 20 novembre! Con le maestre e con tutti i compagni siamo andati in Via Apulia, per commemorare la giornata dei diritti dei bambini. Appena siamo arrivati c’era un grande salone, già tutto pieno di bambini. Con loro abbiamo fatto un grande girotondo e, mentre ci stringevamo le mani, abbiamo pensato quanto è bello volersi bene e vivere in pace con tutti. Abbiamo cantato, guardato dei video e, con la nostra fantasia, abbiamo sognato che ogni bambino che vive sulla terra possa essere felice. Questa giornata la ricorderemo sempre, con la speranza che i diritti dei bambini vengano rispettati da tutti! IIC Via Pertini Gianluca Arcella - III A Primaria Vita scolastica 17 Al villaggio di Babbo Natale Il fiore... della solidarietà Un semplice percorso per far vivere i diritti senza ledere i doveri Classi prime seconde e terze di Scuola Primaria Alle 10.40 scenderanno nell’atrio la 2^ A e la 2^ B e si sistemeranno in cerchio. Quindi usciranno le classi prime e faranno un cerchio intorno al primo. A seguire le classi terze, nell’ordine A-B-C faranno un ulteriore cerchio intorno e ascoltando il Girotondo dell’Allegria ruoteranno lentamente. Il girotondo terminerà facendo sedere i bambini rivolti verso lo schermo. Dopo un breve intervento della Dirigente si visioneranno i primi cartoni, si porranno alcune domande per una breve conversazione che sarà ripresa con la telecamera. Sui post - it ognuno scriverà una parola che richiama i diritti e si attaccheranno sull’albero appeso. Quindi si ascolterà un canto finale e alla fine si tornerà in classe. Ogni collega affiancherà la propria classe e nello spirito della massima e consueta collaborazione si divertiranno i bambini senza grande sforzo per gli adulti. Sarebbe simpatico far realizzare in classe graficamente le loro impressioni o eventuali idee su quanto vissuto. Grazie di cuore e buoni diritti a tutti. Dicembre 2014 Mi è piaciuto... (Alessia) La cucina di Babbo Natale. (Marika) A me i biscotti di Babbo Natale. (Francesca) La stanza dei racconti. (Alessandro) A me la camera da letto. (Alessandro) La posta di Babbo Natale. (Dalila) A me sono piaciuti gli elfi e come ballavano. (Marco) A me è piaciuto quando sono salito sul palco per fare l’aiutante dell’elfo Polpetta. (Mattia) Io sono dispiaciuto invece perché l’elfo Polpetta non mi ha chiamato. ragazzi potranno esprimere un proprio pensiero e attaccarlo sull’albero dei diritti. Confidando nella consueta e preziosa collaborazione si divertiranno i ragazzi senza grande sforzo per gli adulti. In conclusione, con ordine, si tornerà in classe pronti per l’uscita. Ringraziandovi di cuore. Referente Unicef Depressa Classi prime seconde e terze di Scuola Secondaria di 1° grado Alle 12.15 scenderanno nell’atrio le classi di Secondaria nell’ordine portando con sé una penna. Ci si disporrà per ordine d’arrivo, ogni docente accanto alla classe nella quale presta servizio. All’inizio un breve saluto da parte della Dirigente, quindi la visione di alcuni video per riflettere insieme. A seguire una breve discussione secondo domande predisposte. Il tutto verrà ripreso con la telecamera. Si consegnerà un foglietto sul quale i Sabato 6 dicembre siamo andati in Piazza Cappuccini per la piantumazione della Stella di Natale. Della mia scuola erano presenti i bambini di terza, di quarta, noi di quinta e bambini di altre scuole, c’erano gli organizzatori, il Sindaco e le Dirigenti: Eufemia Musarò e AnnaMaria Turco. Lì, intorno alla fontana abbiamo formato un cerchio e ogni classe ha posizionato una pianta tra l’erbetta e con tutte quelle piante hanno formato la scritta A.I.L. che è l'associazione che aiuta i bambini malati di leucemia per curarsi da questa malattia. Dopo ci siamo spostati verso il palco dove ci hanno spiegato il significato di questa manifestazione. Le stelle di Natale le abbiamo piantate per una città più bella, più pulita, verde, vivibile e fiorita. Il Sindaco ha ringraziato l'associazione “Tricase è mia” per aver coinvolto le scuole in questa iniziativa, aiutandoci a riappropriarci della nostra città e ha ribadito più volte che è importante stare uniti e ritrovarci. Ha parlato anche il baby sindaco ringraziandoci di essere presenti e della riuscita del progetto. E' stato bello partecipare a questa iniziativa cittadina e mi impegnerò a mantenere pulita la mia città. Classe IC Scuola Primaria - Via Pertini AL VILLAGGIO DI BABBO NATALE - III A P RIMARIA- VIA APULIA Agnese Marra VC - Scuola Primaria - Via Apulia Emanuele Ferramosca VB - Scuola Primaria - Via Apulia La nostra stella di Natale Continua da Pag. 1 Amicizia: una parola otto lettere... Un valore universale pio. Tutto si svolgeva a corte: banchetti, tornei, feste, balletti, teatro, dama, scacchi. I Principi nel periodo umanistico-rinascimentale presero come modello l’atteggiamento di Gaio Mecenate (68 a.C.- 8 d.C.), scrittore e uomo politico romano, il quale, quando si ritirò a vita privata, visse circondato da artisti di notevole sensibilità. L'amicizia costituisce un valore in ogni tempo della storia, è grande come l'infinito, è come il sole che le nuvole possono coprire ma mai spegnere. Nella Bibbia c'è scritto: Trova un amico e troverai un tesoro. La ricchezza che si ha, infatti, non è a livello economico ma sentimentale. Gesù diceva: Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici. Madre Teresa di Calcutta consigliava: Trova il tempo di essere amico, è la strada della felicità. Non importa quanto si dà ma quanto amore si mette nel dare. Per diventare amici non bisogna avere la stessa età o abitare nello stesso quartiere; non importa se una persona sia ricca o povera, musulmana o cristiana, nera o bianca. Avere un amico significa avere una spalla su cui piangere nei momenti di solitudine e sconforto, un orecchio a cui confidare i propri segreti e una mano che possa proteggerci nel bisogno. Quando si è tristi, si vuole qualcuno con cui sfogarsi e quando si è felici si vuole condividere la propria gioia. Si inizia sin da piccoli, magari giocando con un pallone o con le bambole, si ride, a volte si litiga e poi si cresce. Le strade cominciano a dividersi e gli amici diventano come le stelle: non si vedono sempre ma si sa che esistono. Tra ragazzi, se si litiga per un torto fatto o subìto, basta poco per fare pace, i grandi, invece, difficilmente riescono a trovare il modo per rappacificarsi ed è per questo che scoppiano le guerre tra Nazioni. I litigi sono come una forbice che taglia il tessuto dell'amicizia. Purtroppo, la società di oggi incoraggia a concentrarsi solo su se stessi e a non essere altruisti e, inoltre, c'è il rischio di comunicare virtualmente, tramite facebook e telefonini, con persone che non si conoscono e che si nascondono sotto false amicizie. Noi pensiamo all'amicizia con fiducia e onestà, come a un qualcosa di eterno, che non nasce e non muore, ma che vive all'infinito dentro ad ognuno di noi. II B – Scuola Secondaria di I° grado Via Apulia Oggi, 6 dicembre 2014, siamo stati in Piazza Cappuccini per piantare la nostra stella di Natale per ogni malato di leucemia. Abbiamo imparato che è bello aiutare chi ha bisogno. Abbiamo scoperto l’importanza della vita che è veramente speciale. Che bello vedere tanti bambini uniti in un grande cerchio intorno alla fontana: un piccolo mondo per una sola idea. Grande emozione è stato ammirare la scritta AIL (Associazione Italiana Leucemia) con le stelle di Natale, i nostri fiori della solidarietà. I visi e i sorrisi di noi bambini per i palloncini colorati ricevuti hanno reso la piazza allegra, meravigliosa e fantastica. Ci siamo tanto divertiti!!! Classe IIIA - Scuola Primaria - Via Apulia La leggenda delle palline di Natale A Betlemme c'era un povero giocoliere. Tutti portavano latte, pane, biscotti e miele al piccolo Gesù Bambino e lui era poverello e non aveva niente da portare. Decise di andare alla grotta per fare uno spettacolo e lanciare le palline colorate per far ridere Gesù. Da quel giorno, quando mettiamo le palline sull'alberello di Natale, ci ricordiamo le risate del Bambinello. Matteo De Vincenzis II A Scuola Primaria - Via Apulia Beatrice Zocco 18 Dicembre 2014 Vita scolastica LETTERE A GESÙ BAMBINO Un Natale magico Caro Gesù Bambino, ora che è Natale tu nasci come ogni anno e vieni al mondo per portare la pace e l’amore. Per favore, Gesù Bambino fai in modo che nel mondo non ci siano più guerre, allagamenti, alluvioni, tornado, bombe d’acqua… Aiuta chi sta male, chi è in ospedale, chi non ha cibo e chi non ha nessuno. Dona a tutti un tetto, tanta salute e tanti amici. Così il Natale sarà una festa migliore e sarà Natale tutti i giorni. Spero di non averTi chiesto molto! Grazie Gesù Bambino! Ianne Marco, Ianni Alessio Caro Gesù Bambino, è arrivata la Tua festa cioè il Santo Natale, il giorno in cui tu vieni al mondo. Ti chiedo umilmente di aiutare le persone che non hanno nulla, neanche i loro cari vicino. Aiuta tutti coloro che anche quest’anno trascorreranno il Natale in ospedale, per la strada o nei centri di accoglienza. Metti la parola FINE in tutto il mondo alle guerre, ai mali che esistono e alle calamità naturali come terremoti, bombe d’acqua, uragani…. Diffondi la pace a tutta la Terra, trasforma i cuori tristi in cuori felici e così per tutti ogni giorno sarà Natale. Grazie Gesù Bambino! Russo Castelluzzo, Maria Chiara Accogli Alessandro Caro Gesù Bambino, finalmente anche quest’anno è arrivato il Santo Natale. Quindi noi abbiamo deciso di scriverti un pensierino. Noi desideriamo che nel mondo non ci siano guerre, malattie, terremoti, brutte giornate. Anche noi abbiamo deciso di contribuire alla “PACE NEL MONDO”. Gesù, aiutaci anche tu visto che ormai è Natale. In questa festività, noi insieme a te, pregheremo a mani giunte per le persone che trascorreranno il Natale in ospedale o per strade perché non hanno un tetto, per i bambini o gli adulti che non avranno la possibilità di mangiare a Natale come noi e anche per i bambini senza una famiglia. Perciò, ti preghiamo, di far trascorrere un Natale sereno, non solo a noi, bambini benestanti, ma a tutto il mondo! Grazie Gesù Bambino! Ferrari Melania, Lillo Benedetta Lo spettacolo teatrale “Sul passo degli ultimi” Racconta… Lunedì 27 ottobre, insieme alla nostra insegnante, ci siamo recati a Tricase per assistere allo spettacolo “Sul passo degli Ultimi” in occasione della consacrazione di DON TONINO BELLO a vescovo presso il Teatro Moderno a Tricase. Arrivati a scuola abbiamo aspettato un po’ il pulmino e, visto che era in ritardo, con la maestra abbiamo eseguito alcuni esercizi sui grandi numeri. Alle 9:15 finalmente è arrivato il pulmino e per la gioia siamo saliti correndo. Non vedevamo l’ora di arrivare al cinema. Appena arrivati, ci siamo seduti in prima fila ed è iniziato lo spettacolo. Tutto ad un tratto ci siamo spaventati, perché da una porta di emergenza abbiamo udito un urlo profondo. Erano però gli attori che dovevano andare in scena. Tutti gridavano “OLE’, OLE’, OLE’, OLA’…”. Le scene erano intervallate da tantissime canzoni: sembrava un vero concerto. Tutte le scuole vicine, compreso il nostro istituto, sono state invitate. Lo spettacolo è stato molto interessante e da qui abbiamo capito che Don Tonino Bello era una persona semplice e altruista, sempre vicina ai più bisognosi, i senzatetto, i tossicodipendenti, i poveri, i clochard… Per me Don Tonino è unico. Continua da Pag. 1 Intervista ad un immigrato to attraverso i barconi in Italia. Commosso, ha ricordato quei momenti, ammassati sul barcone in pochissimo spazio. La paura, quando terminava il gasolio, in balia delle onde, era di cadere in mare. Per il viaggio ha dovuto pagare dieci- Ianni Alessio, Ferrari Melania - Classe V A Scuola Primaria Depressa Descrizione di uno spettacolo pirotecnico Verso sera cominciò lo spettacolo pirotecnico. Il cielo era illuminato a giorno: esplodevano vulcani coloratissimi, fontane come fili d’erba dorati, biciclette a quattro ruote come macchine luccicanti mai viste, elfi che spruzzavano frecce incandescenti, cuori rossi e fiori magnifici che man mano si aprivano. Apparivano anche cavalli con code brillanti ed un uomo che praticava il surf. C’erano, poi, dei libri che erano simili al codice che raccoglieva le leggi di Hammurabi, una sire- In tutte le case un albero scintilla di luci e di colori tutto brilla. E’ proprio bello osservare tanto splendore e immaginare un mondo migliore. Preghiamo insieme a Natale per tutte le persone che stanno male e per tutta quella gente che in questo mondo non ha niente. Aiutiamo chi per le naturali calamità vive un Natale senza felicità. Chiediamo a Gesù Bambino un semplice regalino: portare la serenità e la pace nel mondo con tanti bambini che fanno il girotondo. Classe V A - Scuola Primaria Depressa na con le ali d’argento che brillava. La sorpresa più grande fu un alieno un po’ cattivo, con i denti affilati, ma in un attimo scomparve via nel cielo illuminato dalle stelle. I bambini all’inizio erano un po’ impauriti, ma poi capirono che era solo un fuoco d’artificio, e forse era il più bello. Russo Castelluzzo Maria Chiara Classe V A Scuola Primaria Depressa mila euro, senza sapere se ce l’avrebbe mai fatta ad arrivare vivo in Italia. Waseem è stao più fortunato di alcuni suoi compagni, è arrivato nella casa di accoglienza a Lecce e poi a castiglione. Qui ha trovato affetto e calore ed è trattato con molta umanità. Non ha un lavoro, studia per imparare l'italiano alla scuola media Giovanni Pascoli Tricase e nel tempo libero vuole prendere la patente. Infine gli ho chiesto il suo sogno nel cassetto. Gli sono ritornati gli occhi lucidi e mi ha detto che il suo sogno è quello di aiutare la sua famiglia e di ritornare nel suo paese. Mi dispiace tanto che waseem sia lontano dai suoi cari. Poi ci siamo salutati, e mentre mi stringeva la mano ha detto che gli farebbe piacere se qualche volta andassi a trovarlo. Lorenzo Lecci - V A Primaria - Via Apulia 19 Vita scolastica Argilla: quanta emozione!! “Antichi Mestieri” Da papà Leo, il falegname V A - Scuola Primaria - Depressa Caro Gesù Bambino, eccomi qua, come ogni anno a scriverti per ringraziarti di tutto quello che in questi 365 giorni mi hai donato. Prima di tutto, grazie per la salute e la serenità della mia famiglia. Finalmente vedo papà sorridere un po’ di più per il suo lavoro. Alla mamma, invece, vorrei poter regalare qualche ora in più di riposo e toglierle un po’ di lavoro. Grazie anche per il fratello che mi hai messo accanto, anche se è un po’ rompiscatole, ma tu sai che gli voglio un mondo di bene. Vorrei ringraziare anche tutte le persone che ho vicino, che mi riempiono d’affetto e che con ogni loro piccolo gesto mi fanno capire quanto io sia un bambino fortunato. Ciao Gesù, ci sentiamo alla prossima. Ciardo Francesco Dicembre 2014 Oggi, 15 novembre, nell’ambito del progetto”Antichi mestieri”, abbiamo fatto un’uscita didattica e abbiamo visitato alcune delle botteghe artigianali di Tricase. Prima abbiamo visto un video presso LIQUILAB e poi abbiamo incominciato il percorso andando nella bottega di un calzolaio, nonno Pietro D’Aversa, e nella falegnameria di papà Leo e per me proprio questa visita è stata la più interessante. Mio padre, che fa il falegname da quando era un ragazzino, ci ha accolto felice nel suo laboratorio. Appena arrivati, papà ci ha fatto vedere alcuni attrezzi antichi, come il “singaturo” che serviva a tracciare una linea precisa, il “pialletto” con il quale veniva levigato il legno e la “sega”, usata per tagliare gli alberi e ricavarne i ponti, ossia pezzi di legno grandi e pronti per essere lavorati, oggi invece acquistati dai rivenditori specializzati. Ci ha anche detto che questi attrezzi ormai non si usano più, perché sono stati sostituiti dalle macchine che hanno alleggerito il lavoro di tutti. Ci ha poi mostrato alcuni attrezzi più moderni: la bucatrice, la serra a nastro, la serra circolare e la pialla, precisando però che, nonostante la possibilità di usare tutti questi macchinari, per lui, come per tutti i falegnami, la cosa più bella è realizzare gli oggetti manualmente, proprio come si usava una volta. Poi ha passato la parola a nonno Gino, mio nonno materno, anche lui falegname. Il nonno ci ha raccontato della sua esperienza dicendoci che prima i lavori erano più lenti e richiedevano tanto sacrificio, oggi invece con l’uso delle macchine anche i lavori più lunghi si realizzano più velocemente e con meno fatica. Ci ha detto che quando era piccolo, subito dopo la scuola, andava “allu mesciu” per imparare l’ arte della lavorazione del legno. Ci ha fatto sapere che già da piccolo aveva la passione per questo tipo di lavoro. Ci ha commosso tutti quando ha detto che ancora oggi, anche se pensionato, si sente bene quando rimane nella sua bottega a lavorare. Poi la maestra ha chiesto a papà perché anche lui fosse diventato falegname. Lui ha risposto che ha cominciato ad appassionarsi a questo lavoro da quando era piccolo perché trascorreva tanto tempo in bottega, insieme a suo padre, nonno Antonio. Gli piaceva vederlo lavorare e capire tutti i passaggi della lavorazione…come un pezzo di legno si trasformava in un mobile. Pian piano crescendo, si è reso conto che quello era il lavoro adatto a lui e così ha avviato la sua attività. Parlando del nonno paterno, la maestra ha poi chiesto a papà se, come tanti maestri, fosse emigrato prima di avviare il lavoro qui a Tricase. Papà ha risposto che all’ età di 16 anni suo padre era emigrato in Svizzera perché qui c’ era solo miseria e fame. Infine si è parlato di come in questi ultimi anni stia ritornando l’interesse per le attività artigianali e di come una buona percentuale di persone, quando deve realizzare dei lavori in legno, sceglie di andare da un falegname piuttosto che in una fabbrica di mobili. Poi, dopo aver ringraziato, siamo tornati a scuola felici e io mi sentivo tanto orgoglioso del mio papà e di mio nonno. Christian Ruberto VA - Scuola Primaria Via Apulia Q uest’anno, noi maschietti abbiamo iniziato il laboratorio d’argilla con la maestra Elena della Bottega d’Arte Chimel. Alla presentazione del progetto ero attento e curioso e volevo rispondere alle domande senza conoscere la risposta. Indimenticabile il primo giorno di lavorazione: quante emozioni, quanta felicità, quanta allegria quando abbiamo fatto una palla d’argilla e dalle ginocchia la facevamo ruotare su fino al petto. Poi abbiamo cominciato i lavori per Natale con tavolette, stelle, fiori, angeli, foglie. E chi si dimentica come abbiamo realizzato i fiori, con quale cautela e timore di sbagliare, appoggiavamo le foglie sull’argilla e le schiacciavamo con il matterello e poi le toglievamo e incidevamo la forma delle foglie ai bordi con uno stecchino. Con uno strano oggetto facevamo poi altre foglioline. Infine attaccavamo il tutto e il prodotto finale era un magnifico fiore: la stella di Natale. Siamo poi passati alla decorazione delle tavolette su cui avevamo inciso dei disegni di natività natalizie. E come potremmo mai dimenticare degli strani modi in cui dipingevamo le tavolette: entravamo in un mondo tutto di gioia, di pace e serenità. I colori erano molto diversi dalle tempere, erano fatti di argilla! Infatti il blu si mischiava col grigio, il bianco con il giallo... Insomma, quei colori ci facevano andare tutti fuori di testa Ah!! Che rilassamento dipingere mentre il tempo passava in fretta. Al termine dell'ora uscivamo dal laboratorio tristi e con una gran voglia di rimetterci di nuovo al lavoro. L’esperienza di lavorazione dell’argilla è stupenda! Francesco Saverio Fersini VA Scuola Primaria - Via Apulia Visita nelle varie botteghe Oggi 22 novembre alle ore 11:00 noi alunni delle classi 5^ B e C con le maestre Del Core e Baglivo siamo andati alla Bottega di “LIQUILAB”. Appena arrivati ci ha accolti Ornella, la responsabile, con una bella canzone dialettale antica accompagnata dalla chitarra, suonata dal maestro Mimmo. Ornella ha esordito raccontandoci la storia di “mesciu Peppino”, un maniscalco, orfano di madre, ancora vivente nel mio paese. Questo maestro quando era giovane lavorava con suo padre in bottega, però il suo sogno era quello di cantare,ma a quei tempi, era tradizione che il figlio dovesse continuare il lavoro del padre,e quindi lui non è mai riuscito a realizzare il suo sogno. Successivamente, ci hanno proiettato un film documentario sugli antichi mestieri di alcuni artigiani di Tricase, dove un sarto,un barbiere, un calzolaio e un raccogliferri raccontano la loro storia. Noi bambini eravamo tutti in silenzio e molto attenti perchè era molto interessante ascoltare queste storie. Quando è finito il video Ornella ci ha chiesto se volevamo fare delle domande, così uno alla volta abbiamo cominciato a chiedere alcune cose che non sapevamo. Al termine siamo usciti e ci siamo incamminati verso la “zona Puzzu” per visitare la bottega del calzolaio, dove a gruppetti ci hanno fatto entrare ANTICHI MESTIERI e abbiamo ascoltato il calzolaio Luigi D'Aversa che ci ha spiegato gli attrezzi che usa e la loro funzione e di come si fanno le scarpe. E' stato molto interessante capire quanto lavoro c'è dietro ogni singola scarpa e con quanta cura viene realizzata. Dopo ci siamo diretti verso la bottega del falegname Leo Ruberto e quando siamo arrivati l'artigiano ha cominciato a farci vedere e spigare come veniva lavorato prima il legno e come viene lavorato adesso, usando i nuovi attrezzi. Poi ci ha mostrato una foto con sua madre e suo padre e ci ha detto che quella bottega prima era di suo padre e che purtroppo ora non c'è più. Usciti dalla falegnameria ci siamo diretti a scuola,ma ormai era giunta l'ora di andare a casa. Questa giornata è stata molto bella e interessante perchè abbiamo imparato tante cose nuove e scoperto come i mestieri di un tempo sono quasi o del tutto scomparsi. Serena Fornaro VB Scuola Primaria - Via Apulia Musio Grabriele VC Scuola Primaria - Via Apulia 20 Dicembre 2014 Vita scolastica Visita alla bottega artigianale di Lucugnano Visita a Liquilab: bottega di memorie e identità giovanili Dicembre 2014 Al parco astronomico del Salento Sidereus Il 26 novembre 2014, insieme alle quinte di Tricase via Apulia e la quinta di Lucugnano, siamo andati al Parco astronomico “Sidereus” a Salve. Alle 9:30 è arrivato il pullman con i bambini di Tricase e quando siamo saliti ci siamo seduti dietro. Subito dopo abbiamo preso i bambini di Lucugnano e ci siamo diretti a Salve. Appena siamo arrivati, il professore Vito Lecci, direttore del Planetario, ci ha accolti e ci ha detto che nella cupola c’era buio, non si potevano fare foto e non si poteva parlare. Successivamente il professor Vito ci ha fatto vedere i punti cardinali e dopo ha tracciato una linea rossa da est verso ovest per farci osservare come sorge e come tramonta il sole. Racconta… Una delle esperienze che quest'anno la scuola ci ha offerto di fare è stata la visita alla bottega artigianale di Lucugnano. Appena arrivati, siamo entrati in un cortile in cui c'erano ammucchiati vasi,botti e oggetti vari di ceramica già finiti. Dopo aver superato una stanza piena di mattoni di argilla, siamo arrivati all'interno della bottega. Il sig. Giampiero Indino, artigiano della terracotta, ci ha accolto e dopo aver presentato i suoi operai ci ha parlato del suo bellissimo mestiere e diceva che l'argilla è un materiale naturale che si trova nel sottosuolo, perciò tutti gli oggetti che derivano da essa sono naturali. Dopo aver preso un blocco di argilla, lo ha ammorbidito lavorandolo con poca acqua, come si fa con il pane, successivamente lo ha messo sul tornio, che è un vassoio girevole attivato da un pedale e ha cominciato a modellare il pezzo di argilla, dando forma con la sua fantasia a un bellissimo vaso. Oltre al vaso, abbiamo visto come da una coppa ancora morbida creava una lampada, ritagliando con un coltellino delle foglie e, queste cadendo lasciavano la coppa decorata. Infine tutti gli oggetti sono stati cotti nell'antico forno a legna che è una grande stanza con dei buchi sul pavimento da cui passa il calore, che viene creato accendendo un fuoco sotto il pavimento e aggiungendo sempre legna in una grossa buca che si trova prima della porta di questa stanza. Quando gli oggetti vengono sistemati dentro, viene creata con dei mattoni una barriera, poi si chiude la porta e la cottura comincia e va fatta almeno tre volte. Questo è un mestiere davvero interessante! E ora che ricordo, questa estate, durante una mostra organizzata dalla “Bottega di LIQUILAB” dedicata agli antichi mestieri, c'era un maestro che lavorava l'argilla al tornio a cui ho chiesto di provare e con il suo aiuto ho realizzato un vaso che poi mi ha regalato. E' una bella sensazione creare un oggetto con le proprie mani! Giulia Fracasso V C Maria Vittoria Zocco VB Scuola Primaria Visita al planetario Il 26 novembre, abbiamo visitato il planetario di Salve "Sidereus" il cui proprietario è il professore Vito Lecci. Appena arrivati, il professore Vito Lecci ci ha accolti e siamo entrati in una cupola misteriosa dove, per mezzo di una proiezione, ci ha anche spiegato il movimento del sole e ci ha detto che nell' antichita si credeva che al centro dello spazio ci fosse la Terra e che tutto il resto girasse intorno attorno ad essa. Ora invece tutti sappiamo che è la Terra a girare intorno al sole. Ha poi provato a farci individuare la stella polare, ma nessuno di noi è riuscito a localizzarla e alla fine, per aiutarci, ha tracciato alcune linee che hanno formato il Grande Carro. Poi ci ha detto, però, che il Grande Carro e l'Orsa Maggiore sono completamente diversi. Ci ha mostrato le costellazioni e ci ha detto che sono 88, delle quali 12 fanno parte della Costellazione dello Zodiaco. Ci ha anche rivelato che in verità le Costellazione dello Zodiaco sono 13 e la tredicesima è Ofiuco. Ci ha fatto poi sapere che la distanza fra corpi celesti molto lontani si misura in anni luce, che la nostra galassia è la Via Lattea, in inglese MIKY WEY e che non esiste solo questa: per esempio c'è la galassia Andromeda che dista 2 500 000 anni luce della Terra; ci ha anche detto che la galassia di Andromeda si sta avvicinando e un giorno, fra miliardi di anni, le due galassie si scontreranno e fondendosi daranno vita ad un'altra galassia. Ci ha fatto vedere due pianeti gassosi: Giove e Saturno. Ci ha mostrato che sulla superficie di Giove c'è una grossa macchia rossa: si tratta di una tempesta che è grande due volte la Terra. Invece,parlando di Saturno, ci ha detto che questo pianeta è stupendo, perchè è avvolto da anelli formati da frammenti di roccia, ghiaccio e polveri. Dopo aver fatto merenda,siamo entrati in un gazebo pieno di piccoli frammenti di stelle cadenti. In realtà il professore Lecci ci ha detto che non sono stelle ma meteoriti, formate da ghiaccio e roccia. Le meteoriti, avvicinandosi al sole, fanno sciogliere il ghiaccio lasciandosi dietro una lunga scia.Di solito si trovano nell'orbita di Marte e Giove, ma qualche volta puo' succedere che colpiscono la Terra come è accaduto nel 1947 in Russia: un meteorite, infatti, colpì il bagagliaio di una macchina parcheggiata in strada. Ci ha anche fatto sapere che possono essere di tre tipi:rocciosi,metallici o misti. Ci ha anche spiegato che quando un bolide, cioè un asteroide molto grande, cade sulla superficie lunare, alcuni pezzi arrivano sulla Terra: infatti un ricercatore di asteroidi americano ha trovato un pezzo di superficie lunare del peso di un chilogrammo. Successivamente siamo usciti e ci ha mostrato una meridiana: ci ha detto che quando il sole proietta l'ombra in basso è estate invece quando la proietta in alto è inverno. Poi abbiamo visto una piramide Maya, costruita in modo che si potessero contare tutti i giorni dell'anno. Alla fine siamo tornati a scuola molto felici e contenti perchè abbiamo imparato moltissime cose sullo spazio. È stata davvero una bellissima esperienza! Christian Ruberto Classe VA Scuola Primaria - Via Apulia Sabato 15 novembre noi ragazzi della V A, siamo andati insieme alla maestra Donata, a Liquilab, “la Bottega di Memorie e Identità Giovanili”. Alle ora 9:00 è arrivato a scuola il pulmino e alle 9:10 stavamo lì. Siamo entrati in una grande stanza abbellita da oggetti antichi, alcuni dei quali erano a noi sconosciuti. Ad aspettarci c’era una ragazza di nome Ornella insieme a suo padre. All’inizio ci hanno fatto vedere alcuni strumenti musicali, poi io, insieme a Francesco e Alessio, abbiamo suonato il tamburello, mentre le nostre compagne ballavano la pizzica. Dopo un po’ sono arrivati i ragazzi di Via Apulia e ci siamo seduti. La signorina Ornella prima ha cantato la canzone “Cavalluccio ciò ciò ciò” e subito dopo ci ha raccontato la storia di Mesciu Peppino, un maniscalco che faceva i ferri ai cavalli. Dopo abbiamo visto un video in cui quattro persone raccontavano le storie della loro vita e dei loro lavori “antichi”. Uno di loro era mesciu Francesco, un sarto che lavorava dalle 5 del mattino alle 10 di sera. Era rimasto orfano e così era emigrato a Milano ma, dopo un brave priodo, tornò di nuovo a Tricase per continuare a lavorare come sarto. Il barbiere, mesciu Riccardo, anche lui lavorava dalle 5 del mattino alle 11 di sera, fino a quando anche lui se ne andò in Svizzera e, una volta tornato a Tricase, ha continuato il suo lavoro. Il calzolaio, invece, mesciu Luigi, orfano di madre, lavorava anche lui per molte ore al giorno. Anche lui è tornato a Tricase dopo essere emigrato in Svizzera. Infine c’era il carrozziere, mesciu Luciano, che andava in giro per i paesi a raccogliere oggetti di ferro che poi vendeva, e per questo veniva chiamato “coiifierri”. Pian piano, col passare del tempo, ha comprato tutti gli attrezzi che gli servivano per il suo lavoro e ha aperto una bottega. Appena è finito il video, alle ore 10:30, abbiamo ballato ancora un po’ la pizzica, accompagnata dal suono dei tamburelli e infine siamo ritornati nella nostra scuola e abbiamo ripreso la lezione. E’ stata un’esperienza interessante e anche divertente, perché abbiamo potuto vedere da vicino come erano faticosi i vecchi mestieri e quanti sacrifici si dovevano fare per guadagnare un “pezzo di pane”. Rizzello RaffaeleV A - Scuola Primaria Depressa 21 Vita scolastica Il professore ci ha fatto anche vedere le costellazioni, i segni dello Zodiaco e tutti i Pianeti da vicino. Quando siamo usciti dalla cupola, abbiamo fatto merenda e poco dopo siamo entrati in un capannone dove c’erano tutti i Pianeti in minatura (di plastica) messi in ordine, alcuni frammenti di meteorite e un piccolissimo pezzo di Luna custodito in una scatola. Infine abbiamo visto il video del meteorite che è caduto in Russia l’anno scorso: era veramente spaventoso! Per concludere, abbiamo comprato dei frammenti di meteoriti e, subito Lettera ai proprietari dell’Azienda Merico Tricase, 14 novembre 2014 dopo, con il pullman siamo tornati a scuola. Per noi questa esperienza è stat molto interessante e la consiglio a tutti! Ciardo Francesco, Accogli Alessandro Classe V A - Scuola Primaria Depressa Piccoli “massari” per un giorno Spett.le Azienda Agricola Merico- Miggiano( Le) Gentili signore Consiglia e Pina, ciao, siamo gli alunni della classe 3^ A dell’Istituto Comprensivo “Tricase- via Apulia”. Ieri siamo venuti a visitare la vostra Azienda Agricola, speriamo che vi ricordiate di noi. Siamo arrivati in pullman, dopo un breve tragitto; infatti Miggiano, il paese dove si trova la vostra azienda, è poco distante da Tricase, il paese in cui si trova la nostra scuola. mano, a turno, perché non erano sufficienti per tutti. Dopo una piccola pausa, durante la quale abbiamo consumato la nostra merenda seduti a terra sui teli sotto gli alberi, siamo andati a visitare il vostro frantoio. Visita al planetario di Salve Oggi alle ore 10:20 siamo andati al Planetario. Noi alunni della VB e della VC siamo scesi nell'atrio con le maestre Urro, Del Core e Aniceto per aspettare il pullman... c'è voluto un bel po', ma alla fine è arrivato! Subito siamo saliti e ci siamo posizionati ascoltando musica durante tutto il viaggio. Arrivati con l'entusiasmo e la curiosità di scoprire tante cose ci siamo recati alla cupola, dove il professore Vito Lecci ci ha accolti e dopo averci fatto sedere sulle panche, ha chiuso la porta, e immersi nel buio e nel silenzio assoluto ha proiettato sul soffitto della cupola un meraviglioso cielo stellato. Il professore ci ha fatto osservare l'Orsa Maggiore, l'Orsa Minore e le Costellazioni dei segni zodiacali e ci ha spiegato i movimenti in base ai mesi e alle stagioni di ciascuna costellazione. Uscita dalla cupola abbiamo fatto merenda all'aperto e poi il prof. Vito ci ha invitati sotto un capannone dove c'erano oggetti in vendita come: meteoriti di varie grandezze provenienti da vari luoghi, righelli, cappellini, zainetti, ecc. Sempre lì,abbiamo visto un filmato sui meteoriti che cadevano sui tetti delle case, sulle auto, sulle scuole... e le distruggevano lasciando buchi più o meno grandi in base alla larghezza del meteorite. Durante un altro filmato ci ha fatto sentire la “voce” del Sole e delle Stelle... è stato veramente emozionante sentire quei suoni, sembrava di ascoltare un concerto! Jennifer Perrone VB, Davide Maglie VC - ScuolaPrimaria Appena arrivati, ci avete accompagnato per le campagne, mostrandoci gli uliveti e spiegandoci che, a differenza di altre Aziende che usano i diserbanti con il pericolo che piccole quantità di veleni potrebbero finire nelle olive, voi coltivate i vostri alberi in maniera naturale. Per questo il vostro olio è biologico. Siamo riusciti ad ascoltare in silenzio i cinguettii degli uccelli che ci hanno fatto assaporare l’atmosfera della natura immersa di odori tipici della campagna. In questo periodo si sta svolgendo la raccolta delle olive, perciò c’erano i vostri collaboratori contadini che con l’abbacchiatore, una macchina che scuoteva i rami più alti degli alberi, facevano cadere i frutti maturi sui teli sistemati sotto gli ulivi. Anche noi abbiamo raccolto le olive che cadevano da piccoli alberelli pettinati dai rastrelli che ci siamo passati di mano in Quante macchine funzionanti!! Le olive che avevamo raccolte sono state versate nella tramoggia che divideva le olive dalle foglie e dai sassolini. Successivamente sono passate nella vasca per essere lavate per poi massare nella macchina che divideva il nocciolino frantumato e la sansa (utile per i riscaldamenti) dalla polpa che diventava una poltiglia che spremuta faceva scorrere attraverso un grosso tubo d’acciaio l’olio. Il frantoiano ha riempito una bottiglia di quell’olio e l’avete versato su pezzi di pane e friselline che ci avete offerto, facendoci gustare l’olio biologico. Che profumo intenso e che sapore!!! E’STATA UN’INTERESSANTE ESPERIENZA E VI RINGRAZIAMO PER AVERCI DATO TANTE SPIEGAZIONI. SALUTI E ARRIVEDERCI Gli Alunni della Classe IIIA Scuola Primaria - Via Apulia Il giorno 24 novembre 2014 le classi prime A e B hanno effettuato la prima uscita didattica presso la masseria “Nonno Tore”. Durante l’esperienza i bambini hanno svolto diverse attività, proprio come piccoli contadini. Dopo aver preparato il “pranzo” per gli animali hanno dato loro da mangiare, entrando nei recinti, senza aver nessun timore. Utilizzando “lu palu” hanno piantato l’insalata e prima della semina del grano hanno concimato il terreno, trasportando il letame con la carriola e distribuendolo con i rastrelli: hanno seminato “allu straccu”, così come ha spiegato loro il signor carlo, proprietario della masseria. Si sono molto divertiti a spazzolare gli asini, raccogliere il letame e ripulire il pollaio, meritandosi una sostanziosa merenda consumata tra i carciofi. A fine giornata hanno visto come il trattore rivoltava le zolle di terra da loro seminate. L’uscita didattica presso la masseria “Nonno Tore” si è rivelata un’esperienza molto istruttiva per i bambini che, con curiosità, hanno rivolto tante domande ai “massari” i quali, entusiasti, hanno soddisfatto tutte le loro richieste. Ringraziamo Carlo ed Irene per la loro disponibilità e ci diamo appuntamento a marzo 2015. Arrivederci a presto! I A e IB Scuola Primaria 22 Dicembre 2014 Vita scolastica L’ulivo e i suoi doni Metodi di raccolta delle olive Dicembre 2014 Vita scolastica 23 Raccolta differenziata Con il Comune di Tricase e la Ditta Monteco pesiamo i nostri rifiuti di carta e plastica e… auguri al vincitore che avrà differenziato di più!!! Durante la visita all’Azienda Agricola “Merico” di Miggiano abbiamo potuto approfondire la conoscenza di un albero molto presente sul nostro territorio: l’ULIVO. Il suo frutto, l’OLIVA, matura verso la metà di ottobre fino a dicembre: è tempo di raccolta! Scopriamo così che vi sono diversi metodi e con l’aiuto della proprietaria dell’Azienda e di alcuni contadini li scopriamo. BRUCATURA Nelle classi quarte di via Apulia in Inglese abbiamo riflettuto sulla raccolta differenziata a Tricase IIIA - Primaria Via Apulia E’ il metodo tradizionale e consiste nello staccare le olive dai rami, una per una, con l’aiuto di scale di legno o di alluminio. Questo metodo NON DANNEGGIA le olive, ma richiede MOLTO TEMPO. Tutti sul Municipio Cronaca di un’ora all’ufficio anagrafe PETTINATURA IIIB - Scuola Primaria - Via Apulia Percorso formativo: “Il gusto di… scoprire insieme” - classi terze-Scuola Primaria Prima fase: uscita didattica presso “Azienda agricola Merico” di Miggiano(Le) Dall’oliva all’olio Oggi, 14 novembre, noi alunni della classe 3^, della Scuola Primaria dell’Istituto Comprensivo “Tricase via Apulia”, abbiamo vissuto una bellissima ed intensa esperienza didattica “sul campo”. Dopo tanti giorni di pioggia, che hanno messo a rischio la buona riuscita dell’esperienza, il sole ci ha allietati al risveglio. Filtrando tra i rami, ci ha fatto intravedere il sospirato e intenso azzurro del cielo. Alberi di ulivo secolari, querce e prati erbosi, sono stati gli elementi che i nostri sensi hanno percepito e letto. Nei campi, grandi teli verdi accoglievano i frutti degli ulivi, che un battitore meccanico riusciva a far cadere. Improvvisati “piccoli contadini del passato”, ad una ad una, abbiamo raccolto le olive e sistemate in due grandi casse; questi preziosi doni della natura racchiudevano una polpa carnosa e rossiccia simile al colore del vino. Le nostre grida, le nostre risate, le nostre corse, le voci dei contadini e il rumore delle macchine agricole hanno rallegrato questa splendida mattinata. Dalla campagna, con il nostro “carico prezioso”, ci siamo recati al frantoio. E’ stato molto interessante e istruttivo vedere il passaggio delle nostre olive sul nastro trasportatore che, collegato con un aspiratore, le ripuliva dai rametti e foglie. Il loro viaggio è continuato in una grande vasca dove una doccia d’acqua le ha lavate ben bene. Così ripulite sono passate in un frullatore che le ha trasformate in una poltiglia granulosa e rossiccia che ci ha fatto venire in mente il gustoso impasto del salame al cioccolato. Un’ultima macchina ha filtrato l’olio separandolo dal nocciolo ( diventerà nocciolino utile come combustibile) e dalla buccia ( diventerà concime per il terreno, perché ricco d’azoto). L’olio che scendeva da un tubicino era verdognolo, ma, nello stesso tempo brillante e trasparente, tanto da sembrare attraversato da un raggio di sole. Ultimo momento “gustosissimo” è stato quello di assaggiare il “frutto del nostro lavoro”: un sapore pulito, con un retrogusto amarognolo, ma fruttato e delicato che ha allietato le nostre papille gustative. Con un sacchetto di olive, pronte per essere conservate in salamoia, siamo tornati a scuola soddisfatti. Gli alunni della classe terza sez. B - C. E’ la raccolta effettuata passando tra la chioma dei rastrelli di plastica flessibile. ABBACCHIATURA Con questo metodo si raccolgono le olive battendo la pianta con lunghi bastoni. Questa tecnica non è consigliata perché si DANNEGGIANO sia i frutti che la pianta. RACCATTATURA Destra o sinistra? In campagna tra gli uliveti... diventiamo “piccoli contadini” e raccogliamo le olive con le mani dal terreno... che fatica!!! Consiste nell’aspettare che le olive caschino per poi raccoglierle da terra. Questa tecnica è quasi del tutto abbandonata perché l’olio che ne deriva è di SCARSA QUALITA’. RACCOLTA MECCANICA È stato divertente e facile realizzare il braccialetto con le nostre mani. Per me è stato noioso, perché non mi piacciono i braccialetti (Mattia) È stato difficile, perché non riuscivo a tagliare le cannucce (Angela) Classe IC Primaria - Via Pertini Dalla campagna con il nostro “carico prezioso” ci siamo recati al frantoio. Ultimo momento “gustosissimo” assaggiamo il “frutto del nostro lavoro” Classi Terze B-C - Scuola Primaria Tricase–Oggi 30 ottobre, andiamo sul Municipio, la casa del Comune. Alle 9:00 in punto, partiamo dalla scuola di via Apulia, tutti eccitati, per l’uscita scolastica. Arriviamo a piedi in piazza Pisanelli e dopo un click fotografico, proseguiamo verso la scalinata dell’ingresso del Municipio. Prima di salire osserviamo lo stemma dei Gallone, principi di Tricase, rappresentato a mosaico sulla pavimentazione della piazzetta. In perfetto orario, entriamo nell’ufficio anagrafe, dove ci attendono il signor Antonio Marzo e la signora Graziella Turco, i quali ci accolgono con un sorriso. Siamo avvolti da grossi faldoni che contengono documenti importanti delle nascite, dei matrimoni e morti dei cittadini non solo di Tricase. Con molta pazienza e gentilezza il signor Marzo ci mostra alcuni atti di nascita che ci riguardano. Quanta emozione, sorpresa e curiosità nei nostri occhi che, per la prima volta, vedono scritto il primo momento della nostra storia personale. Alla fine della visita, che gioia ricevere i nostri certificati di nascita! E’ il nostro trofeo da portare a casa. Classe III A - Primaria Via Apulia Il dottor Rizzo con noi Questa raccolta viene effettuata mediante scuotitori meccanici che fanno vibrare la pianta provocando il distacco delle olive. Le drupe cadono su reti posizionate sotto la chioma delle piante. Classi III B - C Scuola Primaria I nostri ricordi… - Non bisogna mangiare brioche (Eliana) - Per crescere bene è necessario mangiare tanta frutta e verdura (Angela, Ivan e Leonardo) - Ho imparato a mangiare tante cose che prima non mangiavo (Teresa e Emanuele). Classe IC Primaria - Via Pertini Le emozioni del primo giorno di scuola Il primo giorno di scuola ero così emozionata che mi è venuto da piangere (Laura). Mi dispiaceva lasciare la mamma, mi mancava, ma volevo imparare tante cose e mi sentivo grande (Teresa). Appena vi ho viste mi si è spezzato il cuore perché eravate molto belle (Emanuele). Il primo giorno non sono venuto a scuola perché pioveva, ma avevo tanta voglia di conoscere le nuove maestre, i compagni, i bidelli, la scuola (Alessandro). Ero felice di conoscere nuovi compagni (Davide). Io ho pianto a casa perché ero spaventato (Leonardo). Io ero tranquilla perché conoscevo già la scuola(Asia). Classe IC Primaria - Via Pertini Il mare Se penso al lavoro fatto provo gioia, mi ritornano alla mente i ricordi dellae vacanze (Ivan). Mi sono divertita tanto quando ho fatto le palline di carta (Martina). Questo lavoro mi fa pensare ai bagni che facevo al mare (Angela). Classe I C - Via Pertini A scuola A scuola… una bellissima sospresa!!! - Che bello… un regalo per noi! - Che ci sarà? - Quante cose!!! Tutte per noi? SONO I LIBRI CHE CI INSEGNERANNO TANTE COSE!!! Classe I C - Via Pertini 24 Vita scolastica Dicembre 2014 Anche quest’anno… CITTADINANZA ATTIVA! 21 ottobre 1 incontro dei 32 candidati alla carica di Consigliere del CCR. Brainstorming: cosa chiedere per la nostra scuola e per la città di Tricase 3 dicembre Incontro preliminare all’insediamento del nuovo CCR 23 ottobre 2014 Incontro preparatorio al raduno dei CCR a Lecce nella sede della Provincia con Anna Chiara Accogli, presidente del Consiglio uscente e Andrea Indino dell’Istituto Comprensivo Pascoli La mia vita da elettore e consigliere 24 ottobre Secondo incontro per la definizione linee programmatiche, logo e slogan delle 4 liste Consegna materiale elettorale alla Dirigente Prof.ssa Musarò 10 novembre 2014 Consegna materiale elettorale al Comune presso la segretaria dr.ssa Panico 3 novembre 2014 Comizio delle 4 liste alla presenza della dirigente scolastica prof.ssa E. Musarò e degli assessori Elia e Fracasso Io, Asia Zaminga, quest’anno ho partecipato al progetto (CCR) per l’elezione dei consiglieri comunali dei ragazzi e del Sindaco dei Ragazzi. Già nei giorni di preparazione delle liste elettorali ero emozionatissima perché a me piace la politica soprattutto cercare di fare qualcosa per il mio paese come ha fatto il mio papà che ha chiuso un’attività all’estero e l’ha iniziata qui nel Salento dando lavoro a tante persone. Insieme ad altri ragazzi candidati abbiamo preparato il programma da esporre in ogni classe per far conoscere ciò che volevamo per Tricase e per la nostra scuola!!! Abbiamo scelto un nome per un nostro partito chiamandolo “La scuola crea il futuro”. Io ero molto soddisfatta di ciò che proponeva il nostro candidato sindaco. Quando abbiamo girato per le classi raccontando le nostre idee avevo un po’ di timore poiché ero la più piccola, ma poi ho parlato con tranquillità. Il giorno delle votazioni sono entrata determinata nella cabina del seggio per votare il mio candidato preferito. Ma non ve lo dico perché è un segreto!!! Dopo lo spoglio elettorale sono rimasta un po’ male perché non aveva vinto la mia lista ma comunque poi ho saputo che anch’io ero stata eletta consigliere di minoranza. Ora siamo tutti in attesa del primo Consiglio Comunale dove davanti al Sindaco proporremo le nostre idee per aiutare Tricase e le scuole!!! 4 dicembre Insediamento del nuovo CCR di Tricase 5 novembre comizi nelle classi 8 novembre 2014 Elezione del nuovo Sindaco dei Ragazzi e dei Consiglieri nel nostro Istituto 14 novembre 6° raduno dei CCR a Lecce Dicembre 2014 Vita scolastica Discorso del sindaco del Consiglio Comunale dei Ragazzi Buona sera a tutti, sono Michela Caloro, sindaco del Consiglio Comunale dei Ragazzi eletta nell’Istituto Comprensivo Statale “Tricase, Via Apulia”. Saluto tutti i qui presenti, il Sindaco “Antonio Coppola”, assente per sopraggiunti impegni istituzionali, il Presidente del Consiglio del Comune di Tricase signor Rocco Indino, le dirigenti prof.ssa Eufemia Musaro’ e la prof.ssa AnnamariaTurco,. Saluto anche tutti i docenti che mi hanno seguito in questo percorso, i miei compagni di classe, tutti i consiglieri e la collega Sindaco del Comprensivo Giovanni Pascoli, Carmen Martena, tutti voi qui presenti stasera e ringrazio ancora una volta quanti hanno riposto la loro fiducia in me dandomi il loro voto. Non sono più candidata sindaco della lista numero 3 del mio Istituto ma rappresento, dal 14 novembre, l’intero mio Istituto. Riprendendo in mano il nostro programma elettorale, io e i miei consiglieri abbiamo potuto notare che già qualcosa ha cominciato a cambiare. Il nostro Istituto, come già il Comprensivo Pascoli, è “Scuola Amica dei Bambini e dei Ragazzi” e già opera per il nostro benessere. Dal tre Novembre, giorno in cui socializzammo le nostre linee guida programmatiche dinanzi ai compagni delle classi quarte e quinte di Scuola Primaria e dell’intera Scuola Secondaria si cominciano a depennare alcune voci che hanno trovato accoglimento: riguardo la cura per la nostra scuola, il Progetto ministeriale “Le Scuole Belle “ sta contribuendo alla manutenzione degli edifici ritinteggiando le pareti e risistemando porte, tapparelle. Il nostro grazie a coloro che stanno rendendo più accogliente i nostri corridoi e le nostre aule. Cosa chiediamo quindi ai signori adulti? Sappiamo bene di non poter chiedere la luna ma: • banchi e sedie più adeguati, • armadietti, • Lim nelle classi non ancora attrezzate, • tablet in sostituzione dei libri che rendono gli zaini pesanti e poco pratici speriamo che non siano grandi richieste. Chiediamo di poter fornire la sede di via Apulia • di un ascensore in maniera che i nostri compagni impossibilitati a fare le scale possano utilizzare il piano superiore. Chiediamo inoltre di • sfruttare i pannelli solari, posti sul tetto, per alimentare un moderno impianto di climatizzazione in palestra e in classe, e questo può aiutare certamente a risparmiare. • Vorremmo una maggiore attenzione per le nostre palestre • un miglioramento dei laboratori e la possibilità di una più attenta manutenzione. • Ci piacerebbe avere maggiore attenzione per il nostro giornale scolastico “Il Chiacchierone” trovando qualche soluzione condivisa per ammortizzare il costo della stampa. Cosa chiedere invece per la nostra Tricase? Anche qui piccole cose. Il fatto che l’Amministrazione Comunale si sia proposta come Città amica dei Bambini e dei ragazzi ci fa ben sperare. Una città a misura di bambino ha bisogno secondo noi di • più spazi verdi, • piste pedonali e ciclabili, • più cestini per i rifiuti differenziati per le strade e • griglie di scolo per evitare allagamenti: nello spazio retrostante della nostra scuola, quando piove, potremmo vedere saltare le rane, visto che questa zona è molto simile ad uno stagno! • Per quanto riguarda luoghi di ritrovo per noi ragazzi si potrebbero utilizzare strutture esistenti già sul territorio, per farne luoghi d’incontro tra ragazzi di diversa età, per socializzare e fare attività pomeridiane. • Ci piacerebbe incrementare la raccolta differenziata inserendo la raccolta del materiale organico con la possibilità di bidoni appositi per famiglia e rendendo più funzionale il Centro Raccolta Materiali. Ho partecipato inoltre, con la mia collega Carmen e il Sindaco Coppola, al 6° Raduno dei Consigli Comunali dei Ragazzi tenutosi a Lecce e in quella sede abbiamo presentato sommariamente alcuni progetti che vorremmo si realizzassero: con l’Azienda Monteco si sono già avviati dei percorsi per la tutela dell’ambiente e la creazione di diverse giornate a tema. Vorremmo organizzare una giornata dedicata ai giochi di una volta nella quale confrontare i giochi fatti dai nostri nonni e dai nostri genitori con quelli dei parenti di compagni provenienti da altre nazioni, perché nel confronto si cresce e si impara tanto. L’Amministrazione Comunale, su invito di noi alunni degli Istituti Comprensivi di Tricase, si propone di ospitare le Olimpiadi dell’Amicizia per l’anello Musica. Tutte queste iniziative saranno curate in dettaglio già nei prossimi giorni in seguito ad incontri che concorderemo insieme perché un’orchestra funziona se ogni strumento fa la sua parte. E noi vorremmo, anzi, vogliamo che la nostra orchestra, scuole, enti, Amministrazione Comunale, associazioni locali… sia la più bella del mondo. Uniti ce la possiamo fare e ce la faremo perché una scuola che fa bene, diceva il nostro preside Silvano Baglivo, è la scuola che vogliamo tutti noi. Grazie ancora a tutti: il mio, cioè, il nostro impegno non mancherà certamente. Cresceremo insieme per cercare di colorare un mondo che sembra brutto ma che può diventare il più bello in assoluto. 25 Verbale della seduta del Consiglio Comunale dei ragazzi del 04/12/2014 Oggi quattro Dicembre 2014 io, i Consiglieri, i Vice Sindaci e i Sindaci di G. Pascoli e di Tricase Via Apulia ci siamo ritrovati sul Comune di Tricase per illustrare le nostre linee programmatiche. Siamo entrati nella Sala del Consiglio, il Presidente del Consiglio Rocco Indino ci ha accolti e si è scusato per l’assenza del Sindaco. Abbiamo preso posto e il Sindaco Michela Caloro si è presentata a tutti e ha iniziato a parlare delle nostre proposte. Molte di queste avevano come obiettivo di migliorare la nostra scuola: riparare i bagni e gli arredamenti della classe, curare il giardino esterno della scuola e consentire ad ogni classe di essere dotata di una LIM. Inoltre si è anche proposto di utilizzare i pannelli solari per il risparmio energetico. Anche per la nostra Tricase ci sono state proposte: migliorare i canali di scolo, posizionare più cestini per la città, aumentare e curare il verde pubblico, rete Wifi libera. Abbiamo analizzato le proposte delle varie liste e ne abbiamo discusso. Poi ha preso la parola il Sindaco Carmen Martena che, dopo essersi presentata, ha parlato delle sue linee programmatiche seguita dal Presidente del Consiglio Indino Rocco. Noi consiglieri abbiamo fatto varie richieste. Abbiamo per esempio chiesto la palestra agibile anche dopo la pioggia, la riparazione delle tapparelle rotte di tutto l’Istituto. C’è stata anche la proposta di allungare il tempo di permanenza dei vigili vicino alla scuola in modo da garantire maggiore sicurezza. Una proposta interessante è stata quella del sindaco Carmen Martena che ha chiesto per la cittadina di Tricase un maggior numero di cartelli e indicazioni che invitino ad avere un comportamento più civile e una città più ordinata. Il Presidente ci ha promesso che avrebbe ‘esaudito’ tutti i nostri desideri per la scuola e per la città. Le dirigenti della G.Pascoli e di Tricase Via Apulia hanno ringraziato tutti noi e così anche il Presidente. Il salvadanaio della solidarietà Ogni anno diamo un futuro ai bambini Masai di Namanga, in Tanzania, permettendo loro di frequentare la scuola dove ricevono insieme istruzione e la sicurezza di un pasto quotidiano. All' Associazione Verna fraternitas Onlus doniamo Euro 70.00 annuali rinunciando ai soldi per comprare ciò che è superfluo e mettendoli nel salvadanaio. La maestra infatti dice sempre che non dobbiamo chiedere soldi alla mamma o al papà ma dobbiamo donare i nostri risparmi. Ogni giorno contiamo i soldi e ogni giorno aumentano sempre di più e noi siamo felici di questo progetto che realizziamo. Alla televisione vediamo i bambini poveri che sono sempre più ammalati, senza casa e senza famiglia e a noi dispiace molto. Si dice che ogni sei secondi muore un bambino o perché non ha avuto un vaccino o per fame. Bisogna aiutarli e prima o poi ce la faremo. Elena Linoci - Classe VA - Scuola Primaria Un halloween da paura! Il 31 Ottobre, noi bambini che frequentiamo la scuola a tempo pieno di Via Pertini, stavamo a mensa. Tutto era come gli altri giorni: chi mangiava volentieri, chi chiacchierava,chi aspettava la frutta… All’improvviso qualcuno ha bussato forte alla porta!! Le maestre presenti ci hanno detto di fare silenzio… e… che paura! Sono apparse due streghe bruttissime: una con un cappellaccio nero e una faccia orribile e l’altra con una zucca enorme sulla testa. Hanno cominciato a girare fra i tavoli! Fra noi bambini, chi piangeva, chi rideva, chi era spaventato, chi non capiva più niente. Per fortuna, dopo un pò le “streghe”hanno tolto la maschera e sono comparsi i visi sorridenti delle maestre di prima elementare: Anna e Maria Concetta… Che sollievo! La paura è scomparsa anche grazie a tante caramelle che ci sono state regalate! IIC Scuola Primaria - Via Pertini Scuola dell’Infanzia - Depressa 26 ACCOGLIENZA FESTA DEI DIRITTI DELL’INFANZIA Dicembre 2014 HALLOWEEN FESTA DELL’ALBERO GIOCHI D’ALTRI TEMPI anche nelle piccole e grandi creature: nelle coccinelle, nelle formichine, nei fiori, nel mare, nel cielo, in un tramonto e in tutto ciò che è bello. Egli sceglie un altro posto speciale per essere scoperto: il nostro cuore... per amarci e starci vicino. Per Natale chiedo a Gesù Bambino che vi faccia crescere forti, sani, e buoni... Non dimenticate di leggere, leggere, leggere, perchè la lettura fa crescere la mente e il cuore. Sono stata costretta a lasciarvi ma vi porterò con me sempre nel cuore, ovunque io vada! Vi auguro un sereno e gioioso Natale!” (La maestra Ada Turco). IV A Scuola Primaria - Via Apulia Scuola dell’Infanzia - via Pertini 27 Primo giorno di scuola con… don Biagio Il primo giorno di scuola don Biagio ci ha portato per mano nel progetto di quest’anno “alla scoperta delle nostre radici… per giocare come una volta!”. Insieme a lui noi bambini di quattro e cinque anni, con le due classi della primaria di via pertini, abbiamo cantato, giocato e … riscoperto il gusto di stare insieme. Il 2 ottobre, festa dei nonni Il 2 ottobre, festa dei nonni, abbiamo continuato a giocare con nonno ‘nzino: tiro alla fune, mazzazzipuru e fitu. Le nostre mani per… giocare come una volta Prima uscita didattica: tutti noi bambini di quattro e cinque anni siamo andatial liquilab per giocare come una volta con pupe di pezza, surgicchi, trottole, filastrocche ... “La festa dei fiocchi” Tutta la scuola è stata in festa per “ la festa dei fiocchi”: i bambini di tre anni sono diventati fiocchi blu e fiocchi rossi. Ma c’era un regalo per ogni bambino, una filastrocca di bruno tognolini che ci ha guidati nella scoperta del diritto al gioco, a cui abbiamo dedicato poi la giornata del 20 novembre, giornata dell’infanzia e dei diritti del bambino e tutta la scoperta dei giochi possibili. La signorina Ada Turco La maestra bibliotecaria Ada Turco oggi è venuta nella nostra classe per salutarci e per augurarci buone feste e soprattutto un buon Natale. Ci ha consegnato una lettera che riguarda il Natale: “Carissimi tutti, ho pensato di venire a salutare, per dirvi che vi voglio tanto bene. Tra poco è Natale e, con il cuore colmo di gioia, vi invito ad aspettare la venuta di Gesù. Egli ama, come voi, a giocare a “nascondino”, per la gioia di farsi trovare ed essere amato. Gesù si nasconde nei bambini poveri, nei bambini maltrattati e sofferenti e in quelli che conoscono l'orrore delle guerre. Gesù, però, ama nascondersi Dicembre 2014 www.apuliascuola.gov.it e-mail: [email protected] REFERENTE DEL PROGETTO: LECCI ANNA MARIA DOCENTI RESPONSABILI: LECCI ANNA MARIA, FERRARESE ANNAMARIA ISTITUTO COMPRENSIVO “TRICASE VIA APULIA” ALUNNI REDATTORI Nicole Cavalieri, Asia Zaminga, Francesca Panico, Martina Cavalieri, Alice Piscopiello, Giulia Fracasso, Sofia Cassiano, Matteo Cafiero, Simona Piscopiello, Beatrice Zocco, Davide Errico, Michele D’Aversa, Davide Indino PUBBLICAZIONE ON LINE a cura di Antonio Marsano GRAFICA E STAMPA: SERAFINO ARTI GRAFICHE - Tricase - Tel. 0833 541866 Diritto al gioco Fammi giocare solo per gioco Senza nient'altro, solo per poco Senza capire, senza imparare Senza bisogno di socializzare Solo un bambino con altri bambini Senza gli adulti sempre vicini Senza progetto, senza giudizio Con una fine ma senza l'inizio Con una coda ma senza la testa Solo per finta, solo per festa Solo per fiamma che brucia per fuoco Fammi giocare per gioco. Bruno Tognolini Aspettando il Natale … Babbo Natale a sorpresa ci ha scritto e ci ha regalato libri e canzoni con cui abbiamo preparato “un Natale davvero speciale!” Da vivere insieme ai genitori nella sala teatro della parrocchia di s. Antonio. 28 Scuola dell’Infanzia - Lucugnano Dicembre 2014 “UNA GIOCOSA ACCOGLIENZA” La festa di benvenuto è stata allestita nel giardino della scuola con buffet realizzato con la collaborazione dei genitori. Dopo i canti è avvenuta la consegna ufficiale del fiocco ai nuovi iscritti e della girandola dell’amicizia a tutti i bambini. PRIMO GIORNO DI SCUOLA” L’inizio giocoso dell’anno scolastico ha fatto vivere un rientro felice a tutti i bambini grazie alla simpatica presenza di don Biagio, parroco di Tricase, che col suo strano cappello e in veste di mago giochetto ha divertito grandi e piccini con canti animati e girotondi ufficializzando il progetto ispirato al gioco. GIOCARE PER GIOCO“ Entra in scena topo Felice, sopraggiunto all’improvviso a scuola, attraverso una scatola magica e che accompagnerà i bambini nelle varie attività. E’ il protagonista di un racconto, un personaggio fantastico alle prese con un mostro cattivo che odia i bambini, i loro giochi e i colori. Una storia che si conclude INFANZIAva rispettato e mai ostacolato. “LA GIORNATA MONDIALE DEI DIRITTI DELL’INFANZIA” I bambini hanno celebrato questo evento con canti e poesia a tema. “GIOCHI DA NON DIMENTICARE” Nell’ambito del progetto, lunedì 10 novembre è stata effettuata una visita guidata presso la bottega “Liquilab” di Tricase. Esperienza esaltante per i bambini che ha permesso loro di conoscere i giochi di una volta realizzati con materiale da recupero: il gioco con i bottoni, con i tappi, con le noci, con i “patruddi”. E’ indescrivibile la gioia che ciascun bambino ha dimostrato durante la realizzazione del “surgicchio “e della “pupa di pezza”. Tra risate e ilarità hanno poi imparato la canzone”Arri arri cavalluccio”,”Alla fiera de miscianu”. La mattinata si è conclusa con il gioco della campana nello spiazzale antistante la bottega. Grazie di cuore, a nome di tutti i bambini, al professore Ricchiuto e ai suoi collaboratori per averci fatto vivere questa bellissima esperienza.
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