13 Corriere del Mezzogiorno Mercoledì 5 Novembre 2014 NA Cultura Tempo libero Al Suor Orsola Scuola di giornalismo Demarco è il direttore Marco Demarco, già direttore e fondatore del «Corriere del Mezzogiorno», è il nuovo direttore delle testate giornalistiche della Scuola di Giornalismo del Suor Orsola Benincasa di Napoli. L’annuncio ufficiale oggi alle 10.30 nella sede della Scuola, nata nel 2003 come prima nel suo genere del Mezzogiorno peninsulare, e giunta ormai al suo sesto biennio. Come anticipato dal Rettore, Lucio d’Alessandro, nel corso della cerimonia di inaugurazione dell’anno accademico, alla prestigiosa squadra che con Paolo Mieli coordina il lavoro dei trenta giornalisti praticanti si aggiunge quindi anche Marco Demarco, oggi editorialista de «Il Corriere della Sera». © RIPRODUZIONE RISERVATA Scampia come Catania Roberta Pastore: «Il rammendo sociale pensato per il rione Librino di Catania è un esempio virtuoso, un obiettivo chiaro esportabile in qualsiasi realtà» di Gabriele Bojano N ella città ridisegnata dall’ipertrofia progettuale di celebrate archistar (Bohigas, Bofill, Chipperfield, Calatrava, Zaha Hadid) parte, al grido di «rigenerazione urbana», la riscossa dei talentuosi architetti italiani che lavorano nel mondo. È nel segno del «made in Italy», fantasioso e sostenibile allo stesso tempo, che prende il via oggi a Salerno, presso la chiesa sconsacrata dell’Addolorata, il Festival Internazionale di Architettura Gate (che sta per Genius loci/Architettura/ Territorio/Economia) organizzato dai comuni di Salerno e Ravello insieme alle associazioni culturali «Effetti Collaterali» e «NewItalianBlood» grazie ai finanziamenti del fondo europeo Por Campania Fesr 2007/2013. In programma nell’arco di trenta giorni più di venticinque incontri, una full immersion tra dibattiti, lezioni, workshop e laboratori, con due concorsi internazionali e due mostre itineranti. L’obiettivo della manifestazione è lampante già in una sorta di dichiarazione d’intenti presa a prestito dalle parole di JeanLouis Cohen: «È preciso compito dello Stato riequilibrare il mercato attraverso l’esercizio di una missione regolatrice che consenta ad ogni generazione di apportare la propria visione al dibattito architettonico contemporaneo». Ebbene a Salerno tale missione regolatrice viene demandata al confronto con architetti e progettisti dei migliori laboratori europei, a cominciare da Simone Sfriso di Tamassociati di Venezia, lo studio che progetta tutti gli ospedali di Emergency, che oggi alle 18 dialoga con il critico Luigi Prestinenza Puglisi su temi di stringente attualità come sviluppo, economia, occupazione e sostenibilità del territorio. Domani invece la protagonista è Benedetta Tagliabue dello studio Embt di Barcellona, autrice, tra le altre cose, del progetto della stazione della metropolitana del centro direzionale di Napoli. Il centro direzionale di Napoli ridisegnato da Benedetta Tagliabue con la stazione della metropolitana Rinascimento urbano Periferie alla riscossa Da oggi a Salerno il festival internazionale dell’architettura Tra i protagonisti il team del Gruppo 124 di Renzo Piano Centola Un meeting point lungo un mese per discutere di rigenerazio ne urbana «Gate - spiega Luigi Centola che con Giancarlo Voci cura la direzione scientifica della rassegna - racchiude in sé un ventaglio di eventi tutti proiettati a favorire un’offerta culturale globale e locale che consentirà di sviluppare informazioni e consapevolezza critica sul necessario rinascimento urbano». In tale contesto un ruolo decisamente significativo è quello del team del Gruppo 124 di Renzo Piano che come architetto e senatore a vita ha deciso di occuparsi della riqualificazione delle periferie che rappresentano «la città del futuro o il futuro della città». I tre casi studio (localizzati a Catania, Roma e Torino), situazioni emblematiche di molte città italiane, cresciute troppo in fretta, saranno illustrati dai tre tutor che hanno guidato i sei architetti under 40 scelti tra oltre 600 per valorizzare e restituire dignità alle periferie: Massimo Alvisi per il progetto Viadotto Presidenti, periferia di Roma (13/11), Maurizio Milan per il progetto Borgata Vittoria, periferia di Torino (14/11) e Mario Cucinella per il progetto Librino, periferia di Catania (15/11) . Proprio in quest’ultimo gruppo sta lavorando la salernitana Roberta Pastore, classe 1981, laureata in architettura a Napoli Concorso A Salerno c’è un colle chiamato Bellaria dove insistono centinaia di antenne obsolete e inquinanti. Il concorso lanciato da Gate consiste nel realizzare un’unica antenna che diventi simbolo della città con una tesi sulla riqualificazione del porto vecchio di Salerno. «Il quartiere Librino di Catania - osserva - è nato dalla matita di Kenzo Tange, lo stesso architetto giapponese che ha disegnato il centro direzionale di Napoli. Probabilmente l’avrà progettato standosene nel suo paese, è infatti frutto solo della sua utopia, non calato nella realtà e per questo è un fallimento completo. Quando ci ho messo piede mi ha spaventato più di Scampia perché non c’è gente per strada, stanno tutti rintanati nei palazzi e ti scrutano da dietro le finestre». L’opera di ricucitura con la popolazione e gli enti, la «governance», come la chiama Pastore, è consistita in un’idea progettuale che parte da un edificio scolastico e arriva ad una palestra inutilizzata, un nastro d’asfalto «che abbiamo immaginato come una grande lavagna in cui realizzare un parco giochi bidimensionale». Il «rammendo sociale» pensato per Catania è un esempio virtuoso esportabile in qualsiasi realtà, «a Scampia come a Mariconda, il rione orientale di Salerno che è confine fisico tra vecchia e nuova città». Per i giovani architetti è stato promosso il premio di architettura e paesaggio Nib To p U n d e r 3 6 , giunto alla VI edizione, allo scopo di farli conoscere e metterli in rete. Fino ad oggi premiati 110 studi. Nel programma di Gate consultabile sul sito (www.gatesalerno.it) due concorsi internazionali, «Ombre d’Artista», per la realizzazione d’installazioni di architettura temporanee che “disegnino” l’ombra nei caldi mesi estivi di Salerno, trasformando la città in un contenitore di opere d’arte a cielo aperto, e «Parco del colle Bellaria e Antenna/Landmark». Tutela del paesaggio e nuove tecnologie di architettura sostenibile si incrociano infine nelle due mostre «Legno Estremo» e «Patrimonio Cilento». © RIPRODUZIONE RISERVATA Busci e l’irresistibile seduzione del Vesuvio L’artista milanese si misura con l’iconografia tradizionale e ne dà un’originale rilettura N on occorrerà scomodare il celebre dipinto di Micco Spadaro, che raffigura drammaticamente l’eruzione del Vesuvio del 1631, o quello pop di Warhol realizzato in seguito al terremoto del 1980, per costatare l’irresistibile tentazione per artisti di ogni epoca a trattare l’iconografia del vulcano nell’atto di una potente esplosione eruttiva. Ma stavolta, nel ciclo intitolato «Fuoco su Napoli», visitabile da oggi alle 18 nella galleria Blu di Prussia di via Filangieri, in perfetta simbiosi con l’omonimo romanzo di Ruggero Cappuccio da cui eredita il ti- tolo e una corposa introduzione alla mostra, Alessandro Busci carica soprattutto l’ineluttabilità apocalittica dell’evento. Ed è strano che di fronte alle superstizioni laiche e religiose del tempo barocco, o alla patinata aggressività dei colori americani del secondo ‘900, il ciclo attuale possa apparire addirittura più minaccioso e profetico. Perché, in fondo, al pennello del Gargiulo (vero nome del Micco di cui sopra) poteva bastare la raffigurazione di una statua salvifica di San Gennaro portata in processione per rassicurare i coevi osservatori di ogni censo e cultura, mentre oggi un’evocazione, per quanto fantastica, finisce inevitabilmente col saldarsi con l’inestricabile intreccio fra cronaca e scienza e su scala simbolica inevitabilmente più ampia. «Il Settecento delle gouaches rasserenanti – scrive in proposito lo stesso Cappuccio presentando la mostra di Busci - gioca un mirabile corto circuito di fantastico ipermodernismo, in cui i secoli e le forme si inchinano al potere divino della natura». Come dire che poco si può di fronte all’inarrestabile forza degli agenti scatenati. Ed allora converrà interpretare le 47 opere esposte Qui sopra e a sinistra, due quadri di Busci (tutti smalti su acciaio corten, dal piccolo al grande formato) come un grande e moderno esorcismo, contro ogni metaforico catastrofismo, in cui apprezzare soprattutto il senso di una ricerca pittorica, caratterizzata da una costante sperimentazione di tecniche e supporti inconsueti – smalti e acidi su acciaio, ferro, rame e alluminio – che mostrano le tante possibilità di uno scambio fra tradizioni e tecniche occidentali ed orientali. La mostra del pittore-architetto milanese sarà visitabile fino al prossimo 20 dicembre. Stefano de Stefano © RIPRODUZIONE RISERVATA
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