La Voce del Popolo http://www.lavocedelpopolo.net http://www.lavocedelpopolo.net/32357/shoah-sentito-incontro-tra-enrico-modigliani-e-gli-studenti-delliis-cardarelli/ Shoah, sentito incontro tra Enrico Modigliani e gli studenti dell’IIS Cardarelli 10 febbraio 2015 TARQUINIA – Straordinario incontro giovedì scorso tra Enrico Modigliani, membro del Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea e promotore di “Progetto Memoria” – coinvolto insieme alla famiglia dalle leggi razziali (si salvarono grazie all’aiuto di amici), e gli studenti dell’IIS “Vincenzo Cardarelli”, organizzato nell’ambito delle iniziative dedicate al “Giorno della Memoria”. Ad accogliere Modigliani nell’aula magna 14 classi del triennio, cui i docenti hanno fatto svolgere un approfondito percorso didattico per comprendere come si arrivò alle leggi razziali in Italia e Germania e al successivo dramma della Shoah. I ricordi di Modigliani, co-presidente dell’associazione Democrazia Laica e per molti anni membro del Consiglio della Comunità Ebraica di Roma, hanno suscitato un grandissimo interesse e una grandissima emozione, portando gli studenti a fare domande articolate su come fu possibile che milioni di persone vissero questo dramma, negli anni bui del Fascismo e del Nazismo. “Perché duri la memoria” è stato lo slogan dell’incontro, che ha dato il senso profondo della responsabilità personale e collettiva di essere “propugnatori di memoria”, per non far ripetere più tragedie così indicibili. «La scuola come la famiglia, - commentano gli insegnanti – sono i luoghi più efficaci dove i giovani possono ricevere le testimonianze dei valori più importanti, quali il rispetto per le diversità. Modigliani è stato bravissimo nel trasferire agli studenti il concetto che non esistono le razze ma solo l’umanità. Ghandi affermava che “esiste una sola razza. L’umanità!”». «C’era un sogno, racconta Primo Levi, – ha affermato il dirigente scolastico Laura Piroli, che ha portato il saluto dell’istituto ringraziando Modigliani per la sua presenza – scrittore conosciutissimo scampato ai campi di concentramento, che tormentata i prigionieri: il sogno di essere tornati a casa e di cercar di raccontare ai famigliari e agli amici le sofferenze passate, e accorgersi, con un senso di pena desolata, che essi non capivano, non riuscivano a rendersene conto. Oggi ricordiamo non solo ciò che è accaduto nell’altro secolo; oggi vogliamo ricordare le atrocità che ancora insanguinano i nostri giorni tranquilli. Noi siamo fortunati, ma anche in questo presente ci sono realtà in cui l’odio acceca la ragione e la vita umana è meno di niente. Per evitare tutto ciò è necessario che i giovani sappiano difendersi dalle fanatiche ideologie e sappiano esprimere liberamente, senza cercare la sopraffazione, le proprie idee. Per tale motivo noi ricordiamo e, nei racconti che si ripetono, idealmente passiamo il testimone da una generazione all’altra, perché i sopravvissuti di ieri ormai sono pochissimi. Ma tantissimi giovani devono avere nel cuore le loro testimonianze».
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