L ucinico L’associazione Culturale LA PRIMULA nasce a Lucinico nel 1991, ad opera di un gruppo di persone particolarmente interessate alla riscoperta e valorizzazione dei dintorni del paese, a conservare e portare a conoscenza della gente i vari sentieri percorribili a piedi e in bicicletta, a tenerli puliti e in ordine, a sensibilizzare a ciò ragazzi ed adulti. La Primula organizza quindi passeggiate ed interventi, in collaborazione con il Consiglio di Quartiere, le altre Associazioni del paese, le Guardie Forestali, le locali scuole; accompagnando tali azioni con approfondimenti culturali presso il Centro Civico, e con mostre della propria sezione fotografica, la quale partecipa anche a varie manifestazioni e concorsi nazionali ed internazionali. La Primula presta inoltre l’opera dei propri soci per segnalare i sentieri, e per stendere piante e materiale documentario, di cui la presente pubblicazione è un esempio, nella speranza che sia di piacevole ausilio alla gente del luogo ed ai visitatori, di presentazione del paese in Italia e all’estero, di gradevole ricordo per i compaesani lontani. © 2002 Associazione Culturale LA PRIMULA, tutti i diritti riservati. Comitato redazionale: Enzo Galbato, Clara Maronese, Amelia Kappel, Umberto Martinuzzi, Liviana Persoglia, Lino Visintin. Testi di L. Galbato, U. Martinuzzi, L. Persoglia, L. Visintin. Foto Sez. Fotografica LA PRIMULA: Gianni Belli, Renzo Bellogi, Stefano Bressan, Sergio Culot, Enzo Galbato, Giorgio Grion, Amelia Kappel, Umberto Martinuzzi, Livio Perco. Ulteriori apporti fotografici: Pierluigi Bumbaca, Renzo Perco, Mons. Silvano Piani; Associazioni di Lucinico. Si ringraziano gli amici che al momento di andare in stampa stanno lavorando alle traduzioni, per le edizioni che seguiranno. Si ringrazia per collaborazioni e concessioni di utilizzo: Sig.a. Paola Tambalo Assirelli, Sig.a Laura Stabon Macor, Parrocchia di Lucinico, Arch.Storico Prov. di Gorizia, Sez. Cartografica della Regione A. Friuli V. Giulia CASSA RURALE ED ARTIGIANA DI LUCINICO FARRA E CAPRIVA LEGENDA: 1 - Chiesa 2 - Centro Civico 3 - Scuola media ed elementare 4 - Ex scuola elementare 5 - Scuola materna 6 - Campo sportivo 7 - Palestra comunale 8 - Campo di tennis 9 - Parrocchia, ricreatorio “Cjasa Pre Pieri Mosetti” 10 - Casa di riposo “A. Culot” 11 - Carabinieri 12 - Giardino pubblico 13 - Farmacia 14 - Ambulatorio “La Salute” 15 - Cassa Rurale 16 - Agenzia bancaria 17 - Chiesetta di San Rocco Autorizz. Regione Friuli Venezia Giulia, Serv. Inf. territ. e della cartografia, prot. 14301/2.100 (14198) 4 17 Il territorio e l’ambiente Giungendo a Gorizia dalla strada statale proveniente da Gradisca, guardando a ponente, si scorge il nucleo abitato di Lucinico: un gruppo di case ridenti esposte a sud, raccolte attorno al campanile, che si abbarbicano lungo un pendio costituito da un terrazzo alluvionale dell’Isonzo. Osservando poi le colline che si elevano nella fascia a nord del paese, ci si accorge come l’ambito faccia parte di un contesto più ampio, quello del Collio, conosciuto dai più per i suoi rinomati vini. Questa area geografica, la cui denominazione può esser ricondotta alla dizione friulana i Cuei (i colli) da cui “il Cuei”, presenta delle caratteristiche omogenee. Si tratta della zona collinare situata tra l’Isonzo a est, lo Judrio a ovest, il monte Corada a nord e la Pianura Friulana a sud. I terreni di queste colline si configurano con una morfologia armoniosa e continua (sono composti da formazioni arenacee e marnose in prevalenza stratificate), degradano verso la pianura Friulana, avendo alle spalle la corona delle Prealpi e più oltre la catena delle Alpi Giulie con il Canin. Queste formazioni geologiche, che sotto l’azione dell’acqua e del gelo si sfaldano, danno origine ad un terriccio molto adatto alle coltivazioni ortofrutticole ed in particolare a quello della vite. Agli alberi da frutto ed alla vite gli agricoltori della zona hanno sempre rivolto particolare attenzione nel corso dei secoli realizzando i tipici terrazzamenti dei versanti esposti al sole, facendo sì che questa zona diventasse una tra le più intensamente e capillarmente coltivate, senza peraltro interferire con il delicato equilibrio idro-geologico dell’area. Il Collio, fin dai tempi antichi, ebbe una consistente rilevanza nell’economia agraria. Se infatti si osservano alcuni documenti che riguardano il territorio troviamo raffigurati o descritti il castello, i vigneti, le vie ed i percorsi che connettevano gli insediamenti dei villaggi e delle chiese, dei palazzi e delle case rurali, configurando il paesaggio agrario, quello antropizzato e quello naturale in una dolce sintesi. Il clima é generalmente mite, perché le Prealpi Giulie proteggono la zona dai venti freddi, provenienti da nord e da nord-est. D’altro canto la presenza del mare a sud, distante una ventina di chilometri, influisce favorevolmente sulla temperatura. La zona é quasi sempre moderatamente ventilata; la pioggia é abbastanza abbondante in autunno e primavera anche se in estate si possono avere dei periodi di siccità; in inverno la neve non è tanto frequente. Il clima temperato alla fine dell’800 aveva fatto sì che queste terre costituissero anche una attrattiva turistica, assieme alla vicina Gorizia che si era meritata il titolo di “Nizza Austriaca”. Nel territorio di Lucinico troviamo il compendio di tutti questi caratteri. pertorio in varie parti d’Italia e d’Europa, contribuendo tra l’altro al gemellaggio del paese con la cittadina tedesca di Ortemberg. In campo culturale sono sempre pronti a tutelare e diffondere la storia delle nostre radici i componenti del Centro Studi Lucinichesi “Amis di Lucinis”, che pubblica il periodico intitolato al paese, e con una attiva Scuola di Musica. L’Associazione Culturale “La Primula” focalizza studi ed attività sulla valorizzazione del territorio, e sulla attività fotografica con un’apposita sezione. Troviamo inoltre sempre attivi il locale Gruppo Alpini, che fa parte della Protezione Civile, e la cui “Baita” è un tradizionale punto di incontro e di manifestazioni; i Cacciatori; i Coltivatori Diretti. Nutrita la serie di Associazioni a carattere religioso, tra le quali spiccano per attivismo il Circolo ACLI, l’Azione Cattolica, e gli Scout d’Europa, con sezioni maschile e femminile. 16 Le Associazioni La vita sociale di Lucinico pullula di associazioni che coprono campi nelle più disparate attività e che accomunano persone di tutte le età; il Consiglio di Quartiere è per tutte un punto di riferimento e supporto. Le principali di esse sono di seguito menzionate. L’Associazione Sportiva Lucinico, che prosegue un’attività nel calcio iniziata con altre denominazioni negli anni Venti, inizia al gioco i bambini seguendoli nella crescita sportiva attraverso varie categorie, partecipando a vari campionati dilettantistici e tornei giovanili. Nel settore sportivo è inoltre attiva l’Associazione Pallavolo che raggruppa un buon numero di giovani di varie età. Lo “Sci Club Monte Calvario”, per gli appassionati della montagna, organizza corsi di sci a vari livelli, nonché gite e manifestazioni varie come ulteriori occasioni di incontro. L’Ass. “Movinsi Insieme” si rivolge all’attività ginnica delle persone adulte. E’ inoltre attivo un circolo pescatori, il Circolo Tennis “Corallo”, e l’Ass. Spazio aderente all’UISP. Nel settore sanitario operano i volontari dell’Ass. “La Salute”, attivi nel trasporto assistito, nell’assistenza a manifestazioni, nell’educazione sanitaria, nell’assistenza ambulatoriale e di analisi. Un altro gruppo di volontariato in ambito sanitario è costituito dalla locale sezione “Gino Dionisio” dei Donatori Volontari di Sangue, in Lucinico tradizionalmente numerosi. Il Gruppo Folkloristico “Danzerini di Lucinico”, fondato nel 1929, interpreta le tradizioni popolari friulane e continua a portarne il messaggio in Italia, in Europa e nel mondo, sia in manifestazioni e concorsi sia presso i nostri emigranti, tenendo alto ovunque il nome di Lucinico. Anche la “Coral di Lucinis” ha portato il suo re- Le sue stagioni 5 Gardisciuta - il “Palaz” Panorama dalle “Dulinsis” Pubrida, Chiesetta di San Rocco, XV sec. “Tamosis” Panorama dalla “Cucula” 6 15 La storia e l’economia Il paese di Lucinico è collocato su un’altura, alle pendici del monte Calvario, in una posizione panoramica che consente di spaziare con lo sguardo da un lato verso l’Isonzo e Gorizia, dall’altro verso la pianura friulana ed il Collio, lungo una direttrice che collegava fin dall’antichità le terre e le popolazioni dell’est europeo all’Italia. Proprio per questo, nel corso dei secoli il paese fu teatro di avvenimenti drammatici e di vicende belliche di certo non volute dalla sua gente, dedita soprattutto all’agricoltura. Fu grazie agli sbancamenti operati per l’impianto di alcuni vigneti che, nella prima metà del Novecento, vennero alla luce le prime testimonianze di presenza umana a Lucinico.Nel 1946 fu scoperta sulle pendici del Monte Calvario una necropoli a cremazione dell’età del ferro; alcune tombe contenevano oggetti datati tra la fine dell’VIII e gli inizi del VII secolo a.C. Nello stesso periodo, in località Pubrida, uno scavo portò alla luce i resti di una villa rustica romana risalente al II secolo d.C., distrutta da un incendio; di essa era già andato perduto un mosaico emerso nel 1877. Nelle vicinanze si individuarono anche le tracce di una strada romana, che presumibilmente conduceva a Forum Iulii, oggi Cividale. In altro luogo, si rinvennero pure monili medievali del IX - X secolo. L’abitato entra nella storia ufficiale nel 1077, quando in un documento l’imperatore Enrico IV premia la fedeltà del Patriarca di Aquileia Sigeardo, assegnandogli la contea del Friuli, vari feudi ed il territorio di Lucinico. L’atto imperiale accentuò la lotta tra il Patriarca ed i Conti di Gorizia per il controllo di possedimenti dai confini estremamente articolati e complessi. In tale contesto, Lucinico, che era dotato di una fortificazione ritenuta da alcuni imprendibile, era ambito dai contendenti per la sua posizione strategica, in quanto permetteva di controllare l’unica via che, Chiesetta di San Rocco, interno, affreschi di Gaspare e Arsenio Negro, XV sec. Tra gli altri importanti momenti religiosi si segnalano: la Via Crucis lungo le vie del paese; i suggestivi riti del triduo pasquale, tra i quali la benedizione del fuoco e la cerimonia della luce il Sabato Santo; la benedizione del pane e delle uova il giorno di Pasqua, la processione del Corpus Domini e la festa di San Rocco in agosto. Durante il periodo natalizio, in particolare la vigilia dell’Epifania, si può ancora assistere al rito della benedizione solenne dell’acqua (elemento purificatore), del sale (elemento che preserva dalla corruzione), delle mele (rappresentano i frutti della terra, sostentamento dell’uomo) e delle statue dei tre Re Magi (i personaggi dell’Epifania) che poi vengono collocate nel Presepe. Sabato Santo: Benedizione del Fuoco “Fortaja” di San Giuseppe Principali appuntamenti fissi nell’anno: gennaio La fortezza di Lucinico all’epoca delle Guerre Gradiscane, 1615 La piazza, prima della Grande Guerra Natale del Fanciullo Concerto di Natale febbraio San Biagio (benedizione della gola) marzo Pulizia del Bosco Scarpinata del Monte Calvario aprile Rogazioni maggiori (San Marco) Celebrazioni per la Liberazione Patrocinio di San Giuseppe (3.a domenica dopo Pasqua) maggio Il “maj” (primo sabato) giugno Processione del Corpus Domini S. Antonio (nel “Palaz” di Gardisciuta) agosto San Rocco (chiesetta Pubrida, e sagra parrocchiale) ottobre Castagnata (alpini) Scarpinata del Monte Calvario novembre San Martino (rassegna corale) Festa del Ringraziamento Fiaccola della pace dicembre Mercatino di Natale (centro civico) Fiaccolata di solidarietà Natale dell’anziano (casa di riposo) Durante tutto l’anno, in Centro civico: mostre fotografiche ed artistiche e incontri culturali. 14 7 che in Slovenia e nei Paesi tedeschi. Si tratta probabilmente di un rito d’iniziazione modificato nel tempo a causa delle trasformazioni sociali. I protagonisti sono i ragazzi di leva, che abbattono l’albero più alto del bosco, che un tempo doveva essere un rovere, per issarlo nel centro abitato. La prova, prima riservata ai soli maschi coscritti, ora vede la partecipazione anche delle ragazze coetanee. Altre antiche consuetudini si praticano ancor oggi. Passando per le strade del paese può capitare di imbattersi in cancelli o in porte d’ingresso decorate con rami verdi, fiori, cuori e scritte quali: “ W gli sposi” o “W i nuviz”. Si tratta degli archi d’onore che venivano e vengono ancora allestiti all’ingresso della casa della sposa la sera prima delle nozze, oggi anche davanti alle abitazioni di coloro che celebrano un importante anniversario di matrimonio. All’uscita degli sposi dalla chiesa, può ancora accadere di assistere all’esazione del “talar”, una tassa che lo sposo, se proveniente da un altro luogo, deve pagare per poter portare via la sposa, poiché priva il paese di una delle sue ragazze; oggi è solo un festoso scherzo di amici. Numerose sono invece le tradizioni religiose ancora vive, di cui indichiamo alcune. Il Patrocinio di San Giuseppe ricorre la terza domenica dopo Pasqua. Si celebra la Messa solenne, al pomeriggio si porta in processione lungo le vie del paese la statua del Santo; il tutto è allietato dalla presenza di una banda musicale e dalla tradizionale pesca di beneficenza. Le Rogazioni sono processioni che si svolgono di primo mattino nel giorno di S. Marco e nei tre giorni precedenti l’Ascensione, volte a impetrare la benedizione di Dio sulle case, sui campi e sulle opere dell’uomo. Giornata del Ringraziamento Patrocinio di San Giuseppe lungo la sponda destra del fiume, conducesse al ponte sull’Isonzo e consentisse l’accesso in città, dopo la distruzione del ponte in località Mainizza ad opera degli Ungari. Verso la fine del XIV secolo il paese entrò a far parte del territorio di Gorizia. Non per questo ebbe pace, perché si ritrovò coinvolto negli scontri tra la Repubblica di Venezia, che aveva occupato il Patriarcato, ed i Conti di Gorizia prima, e tra la Serenissima e l’Imperatore d’Austria poi, quando gli Asburgo rivendicarono il possesso ereditario delle terre della Contea, dopo l’estinzione del casato. A questi fatti si affiancarono altre dolorose vicende, come le scorrerie dei Turchi ed il dilagare della peste. Resta, a testimonianza di quest’ultima, la chiesetta eretta nel XV secolo e dedicata a San Rocco, contenente affreschi di Gaspare ed Arsenio Negro, pittori gradiscani del 1500. Le sue pareti, inoltre, sono ancora custodi e testimoni del passaggio di viandanti e di soldati francesi, che lì scolpirono i propri nomi. Nel 1615, quando scoppiò la guerra di Gradisca tra Austria e Venezia, Lucinico si trovò in prima linea. Occupata dai Veneziani, passaggio obbligato per le truppe dirette alla presa dei ponti sull’Isonzo, divenne un campo trincerato per tutta la durata del conflitto, che si concluse alla fine del 1617. Qui diedero prova della loro abilità grandi condottieri, come il Trautmansdorf, capo supremo degli arciducali, e Pompeo Giustiniani, comandante delle milizie venete, che, ferito durante una ricognizione per guadare l’Isonzo, fu trasportato in paese, dove morì l’11 ottobre del 1616. In seguito Lucinico, sotto l’Impero asburgico, visse ancora momenti di tensione, l’arrivo di Napoleone con l’esercito francese, i moti del ‘48, per citarne alcuni. Dalla metà dell’Ottocento poté godere di un lungo periodo di pace fino al 1915, quando l’entrata in guerra dell’Italia contro l’Austria nella Prima Guer- Villa Fausta Devastazioni della Grande Guerra Monte Calvario: le Tre Croci 8 Le tradizioni ra Mondiale, trasformò nuovamente i campi arati, i vigneti, le chiese, le strade, le case, segno dell’operosità della gente, in trincee, in luoghi di dolore e di sangue. Di nuovo in prima linea: questa volta tutto fu distrutto e devastato. Il primo giorno di guerra a Lucinico fu citato dallo scrittore triestino Italo Svevo nelle ultime pagine del romanzo “La coscienza di Zeno”. Ancor oggi la terra mostra le ferite inflitte durante i quattro anni del conflitto: gallerie, postazioni di artiglieria, tombe di caduti, residuati bellici. Il Calvario è ora zona monumentale a ricordo dei tanti soldati morti. Nella chiesa parrocchiale, invece, è custodito un dipinto realizzato e donato dal pittore Giulio Aristide Sartorio, perché colpito gravemente mentre era sul fronte, era stato salvato dalla gente di Lucinico. Altre ferite restano nella memoria dei più anziani del paese, costretti alla profuganza nelle terre dell’Impero o in Italia, il nucleo familiare spesso diviso. Al ritorno, con coraggio e speranza i lucinichesi ricostruirono le case, la vita riprese a scorrere. La gente di Lucinico, come la maggior parte delle popolazioni del Friuli Orientale ex austriaco, visse fino alla Prima Guerra Mondiale prevalentemente di agricoltura. Le produzioni, come d’uso, erano varie: dal frumento al granturco al vino, dalle patate agli alberi da frutta; si allevavano i bachi da seta e, anche se in forma modesta, bovini, suini e animali da cortile. Accanto alle piccole proprietà fu fonte di lavoro, soprattutto per i braccianti, la vasta proprietà dei Conti Attems. Tra le due guerre mondiali assunse particolare rilievo il flusso di mano d’opera nelle fabbriche di Gorizia e nel cantiere di Monfalcone. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale anche in paese si avviò un’attività industriale: ai piedi di un’altura detta “Bratinis”, su un’area ricca di argilla, fu edificata una fornace, che per alcuni decenni produsse materiali per Chiesa Parrocchiale: “Cristo Re benedicente l’umanità” di Giulio Aristide Sartorio La fornace Lucinico è stato definito “ultimo paese del Friuli” prima di Gorizia, in quanto la gente del luogo per secoli ha usato il friulano come lingua madre, un friulano con terminazione in –a, tipica del Goriziano, diverso da quello di altre parti del Friuli, perché diversa fu l’incidenza delle vicende storiche e degli influssi linguistici provenienti dall’esterno. E’ anche un paese che ha conservato a lungo un ricco patrimonio di tradizioni sia religiose, sia legate al ciclo della vita e delle stagioni, tipiche della società contadina friulana, la cui memoria, però, in alcuni casi si è affievolita a causa delle trasformazioni economiche, sociali e culturali affermatesi gradualmente dalla seconda metà del Novecento. Tra le tradizioni scomparse possiamo annoverare i fuochi di S. Giovanni, che si accendevano agli incroci delle strade la notte tra il 23 ed il 24 giugno, vietati dagli anni Sessanta per motivi di sicurezza. Altre si sono conservate, ma hanno seguito l’evoluzione dei tempi. Due, in particolare, trovano origine in antiche ricorrenze celtiche: il capodanno, che cadeva il 1° novembre, segnava l’inizio della metà oscura dell’anno, e la festa del dio Beleno, dio delle acque e del sole, il 1° maggio. Nel primo caso la tradizione fu risignificata dal cristianesimo e divenne “il pagnut di duc’ i Sans” ( il pane dei Santi). Era la prima delle questue invernali, alla fine della stagione produttiva: ai ragazzi che passavano di porta in porta la sera del 31 ottobre, oppure a conoscenti o bisognosi, venivano donate noci, uva o altri prodotti della terra, in cambio di preghiere per i defunti. Scomparsa per un periodo, oggi viene pian piano sostituita dalla festa consumistica di Halloween, tipico esempio di globalizzazione culturale. Di solito il primo sabato del mese di maggio si rinnova invece la tradizione del “Maj”, l’albero di maggio, diffusa an- Processione di San Tarcisio (Prima Comunione) Corpus Domini Il “Maj” 13 9 Sâtu ‘l me paìs Sâtu ‘l me paìs ? Al me paìs ogni ciasa una stala e ciamps e ciamps e boschetis di agazza pal nasabon dal instât. E dut ‘l è fodrât di olmis ch’a’ vègnin dal timp dai sûns. Al me paìs ‘lè un sun. Al nàs, lusôr e ciant, quan’che ‘lè scûr. Celso Macor Sai il mio paese ? Il mio paese ogni casa una stalla e campi e campi e boschette d’acacia per profumo d’estate. Il mio paese è coperto d’orme che vengono dal tempo dei sogni. Il mio paese è un sogno. Nasce, luce e canto, quando è buio. l’edilizia ed offrì lavoro alla gente del luogo. Notevole fu l’impatto ambientale. Oggi rimangono la vecchia struttura restaurata ed adibita ad altre funzioni ed un ameno laghetto. La forte accelerazione industriale post bellica portò, come ovunque, un veloce spopolamento delle campagne, sollecitato più tardi anche dalle politiche comunitarie. Il reddito delle famiglie venne quindi prodotto sempre più da attività nei settori secondario e terziario e solo in parte dal lavoro agricolo, soprattutto dei più anziani, o dal sempre presente settore artigianale. Accanto alle assunzioni nell’industria, e grazie all’accresciuto livello di scolarizzazione, aumentarono infatti gli impieghi negli uffici pubblici di Gorizia, nelle Ferrovie, nella Sanità, nelle banche, nel commercio e negli altri settori dei servizi. Tale tendenza si è progressivamente accentuata fino ad oggi, quando, dopo una grave crisi del settore tessile industriale, si nota uno sviluppo di nuovi settori artigianali, specie nel campo edilizio. In tale contesto grande importanza ha avuto la presenza della locale Cassa Rurale, fondata nel 1907 come aiuto cooperativo per contadini ed artigiani e che ha assunto nel tempo un ruolo di motore economico ed occupazionale, diventando la più corposa realtà aziendale di Lucinico; essa funge anche da aiuto economico alle tante associazioni del paese e dintorni. Oggi sono attive pochissime aziende agricole, ma sufficientemente ampie da garantirsi la presenza sul mercato e con interessanti novità agrituristiche; nel settore industriale l’attività è naturalmente focalizzata sulla piccola industria e sull’artigianato; la grande distribuzione ha inciso anche qui sul settore commerciale, che ha però mantenuto una buona presenza di locali “botteghe”. La maggioranza della popolazione trae quindi oggi il proprio reddito dal settore terziario. Cassa Rurale Autorizzaz. S.M.A. n° 627 dd 03/08/88 Foto Studio ASSIRELLI Gorizia
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