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MENSILE DELLA COMUNITA’ CRISTIANA DI PONTECITRA
Anno 15 - N. 6 • Marzo 2015
Diffusione gratuita ad uso interno
Mentre l’egoismo
ha ciò che possiede,
e che sottrae agli altri,
dividendoci, operando
ingiustizie, di contro c’è
qualcosa che tu noi
tutti possediamo
come dono, e solo
dandolo lo realizzo.
È la nostra capacità
di amare, la nostra
immagine di Dio,
è la vita stessa.
La Quaresima,
tempo della vivificazione
Sociale
Sociale
Sociale
Visto, letto, ascoltato
pag. 4
pag. 5
pag. 6
pag. 7
L’uomo: gestore o
padrone del creato
Politica: poca passione La speranza:
e tanto tatticismo...
panacea di tutti i mali
Adda passà
‘a nuttata
2
Avvisi Marzo 2015
Mensile della Comunità
Cristiana di Pontecitra
Parrocchia del Sacro Cuore
Anno 15 - N. 6 - Marzo 2015
Direttore responsabile:
Don Pasquale Giannino
Redazione: Francesco Aliperti Bigliardo,
Carmine Egizio, Francesco Panetta,
Carmela Provvisiero, Salvatore Sapio,
Mariateresa Vitelli.
Progetto grafico e impaginazione:
Carmine Egizio
Questo giornale è online al sito:
www.chiesadipontecitra.it
dal 23/02 al 7/03
6 marzo ore 20,00
26 marzo ore 19,30
Centri d’ascolto
della Parola di Dio
Compendio al
Catechismo della
Chiesa Cattolica
129. Qual è lo stato
del corpo risorto di Gesù?
La Risurrezione di Cristo non è
stata un ritorno alla vita terrena. Il
suo corpo risuscitato è quello che è
stato crocifisso e porta i segni della
sua Passione, ma è ormai partecipe
della vita divina con le proprietà di un
corpo glorioso. Per questa ragione
Gesù risorto è sovranamente libero
di apparire ai suoi discepoli come e
dove vuole e sotto aspetti diversi.
APOSTOLATO
DELLA PREGHIERA
Intenzione generale:
• Perché quanti sono impegnati nella ricerca scientifica si pongano al servizio del bene integrale della
persona umana.
Intenzione Missionaria:
• Perché sia sempre riconosciuto il contributo proprio della donna alla vita
della Chiesa.
e dall’Episcopato italiano:
• Perché l’impegno Quaresimale ci educhi ad uno
stile di sobrietà e di condivisione.
Liturgia penitenziale e
possibilità di Confessioni
(vedi programma sul retro)
dal 17/03 al 20/03
dal 09/03 al 13/03
- Programma -
- Programma settimanale Ore 9,00 Messa
Ore 10,00 Visita agli ammalati
Ore 12,30 Ora media;
Ore 17,00 Disponibilità per confessioni
Ore 18,30 Preghiera del Vespro e meditazione
ore 9,00 Lodi e Adoirazione Eucaristica
Ore 18,00: Rosario Eucaristico
Ore 18,30 Celebrazione Eucaristica
NB: Venerdì 20/03 non sarà celebrata la
Via Crucis
Gli Esercizi saranno predicati da Padre Graziano
Belladonna O.f.m.
Si raccolgono generi alimentari di prima necessità da destinare
alle Mense Caritas Diocesane - entro e non oltre il 22/03/2015 -
S
u Videonola quattro appuntamenti
dedicati
al
Sinodo della Chiesa di Nola. Le puntate, che andranno in onda alle 20.45, avranno la durata di 15 minuti e
saranno condotte da Valeria Chianese, giornalista di “Avvenire”.Oltre
alla puntata di apertura del 9 febbraio, i prossimi appuntamenti saranno:
9 marzo - Tema: Generare la famiglia.Lo sguardo della Chiesa sulla Famiglia
a partire dal Vaticano II e arrivando al Sinodo diocesano attraverso quello
dei Vescovi recentemente conclusosi.Ospite: I coniugi Ciro Tufano, preside
dell’Istituto paritario vescovile di Nola, e Carolina Ugliano, avvocato
6 aprile - Tema: Tra voto e salario.Vaticano II, Dottrina sociale della Chiesa,
Convegno di Firenze e Sinodo diocesano per uno sguardo sull’uomo e la sua
dignità di lavoratore e cittadino. Ospite: Don Salvatore Purcaro - Docente di
Teologia morale presso la Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale
4 maggio - Tema: Testimoni del domani.Giovani, cultura e futuro alla luce del
Vaticano II e del Sinodo diocesano. Ospite: Marco Iasevoli - Giornalista di
“Avvenire” e presidente diocesano Azione Cattolica.
Dalla Curia di Nola
Marzo 2015 Editoriale
3
Riflessioni sul tempo della Quaresima
Voi stessi date loro da mangiare (Mc 6,37)
di Don Pasquale Giannino
È
iniziata domenica 22 febbraio
la Quaresima. La Quaresima è
sicuramente un cammino penitenziale, dell’essenzialità e della riscoperta
di noi stessi. In passato c’era un’abitudine,
condannata dallo stesso Gesù come atto
di ipocrisia, di fare penitenza sfigurandosi il
volto, per farsi vedere. La Quaresima invece
è soprattutto il tempo della vivificazione,
facendo uscire tutto il positivo che è in noi,
evitando il male e facendo il bene. Siamo
spesso immersi in questa lotta continuamente. Nelle relazioni, ad esempio, può
annidarsi talvolta il virus dell’ipocrisia, del
disinteresse e non dell’amore. Siamo soliti
dimostrare attenzione per un fratello/sorella in Cristo in difficoltà, gli mandiamo un
sms di consolazione e/o di preoccupazione
del suo stato, ma poi… Quanto bene, invece, potrebbe fare una carezza, un bacio, al
posto di tanta ipocrisia scritta e vissuta.
Ecco, questo è il male! In questo numero
cercheremo allora di domandarci quali sono
i mali del nostro tempo, del nostro cuore,
delle nostre vite, della nostra società. Non
vogliamo con questi scritti fare una disamina sociologica dei “mali nostrum”; siamo
già troppo abituati a farlo quando ciascuno
deve giudicare la vita e il comportamento
degli altri! Il male nella Bibbia è presentato
con la personificazione di satana: “l’avversario”, cui lo stesso Gesù si è confrontato nei
40 giorni di deserto, prima di iniziare il suo
ministero pubblico. Si parla poco e male del
demonio/male. Oggi da un lato lo abbiamo
ridicolizzato facendolo diventare un mostro
o, peggio, viene negato: il male non esiste.
Esiste il male! Il male è tale perché ci fa del
male, ci abitua ad una sua logica. Il male per
Caffetteria
Via Isonzo - MARIGLIANO
Tel. 081 885 36 68
essere combattuto deve essere riconosciuto. Da bambini la prima operazione matematica che ci viene insegnata a scuola è la
somma, segue quindi la sottrazione, quindi
la moltiplicazione e infine la divisione. In
questo è descritto tutta la storia dell’uomo.
Noi prende le cose, i beni, le assommiamo,
sottraendoli agli altri, per poi moltiplicarli
e ciò ci divide dagli altri, e nascono tutte le
guerre. È la cosa più facile, si parte proprio
da questo fin da bambino. È emblematico
invece che quando Gesù ha voluto mostrare la sua compassione e premura per quanti lo seguivano (Mc 6,30-44 – miracolo della
moltiplicazione dei pani) è partito da un’altra operazione, la più difficile: la moltiplicazione. Dividendo si moltiplica, e sottraendo
a sé si accumula il vero tesoro. Più di ogni
altra epoca dobbiamo imparare da Gesù
l’arte di avere “compassione”. In greco con
tale termine vengono identificate le viscere
materne che si muovono. Il principio vero
di ogni azione è la compassione: sentire ciò
che sente l’altro, il bene e il male dell’altro è
tuo, l’altro vive perché è accolto da te che lo
porti in grembo così come fa la madre con
il figlio. Solo quando comprenderemo che
l’egoismo si può debellare erigendo una
cittadella dell’amore, dando se se stessi, il
male non avrà senso nelle nostre vite. Siamo troppo legati ad un’economia dell’interesse personale tanto da far sorgere una
logica del profitto.
C’è però un’altra concezione di vita: mentre l’egoismo ha ciò che possiede, e che sottrae agli altri, dividendoci, operando ingiustizie, di contro c’è qualcosa che tu noi tutti
possediamo come dono, e solo dandolo lo
realizzo. È la nostra capacità di amare, la nostra immagine di Dio, è la vita stessa.
CENTRI D’ASCOLTO DELLA PAROLA DI DIO
ore 19,00
Prima Settimana
GIORNO
ANIMATORE
Lun 23/02 Salvatore PiccoloMaria Maritato Maria Guercia/Giusi Iossa
Salvatore Mandarino/Maria Raia
Mar 24/02 Speranza Mautone Carmela Masi/Marialuisa Papa
Rosa Alifante/Salvatore De Gennaro
Mer 25/02 Annarita Falco/don Pasquale
Lucia Ricci
Carmen Monda Salvatore Mandarino Gio 26/02 Brigida La Marca/Anna Romano Francesco Panetta/Anna D’Angelo Elisa Palma/Vincenzo Ariola FAMIGLIA OSPITANTE
Fam. Cordino – Via San Matteo, 2
Fam. Fedele – Via Pontecitra Is 02 Sc A
Fam. Parlato – Via Pontecitra Is 08 Sc D
Fam. Di Leva – Via Pontecitra Is 02 Sc B
Fam. Giuliano – Via Pontecitra 2° lotto Sc G
Fam. Iannantonio – Via Pontecitra B1/2 Sc A
Fam. Messina - Via Pontecitra, 59 Parco Spes
Fam. Lombardi – Pasticceria La Delizia
Fam. Covone – Via G. Amedola Is 03
Fam. Pinto – Via Pontecitra Is 09 Sc C
Fam. Santella – Via Pontecitra Is 07 Sc B
Fam. Zaino – Via Pontecitra Is 07 Sc A
Fam. Vellega - Via Giorgio Amendola, Is. 03 Sc. A Int.6
Seconda Settimana
Lun 02/03 Carmen Monda /Maria Guercia Lucia Ricci/Maria Raia Stefania Ruocco/Maria Maritato Mar 03/03 Speranza Mautone Carmela Masi/Marialuisa Papa Stefania Rucco – Salvatore De Gennaro Mariaconsiglia Esposito Mer 04/03 Annarita Falco/don Pasquale Francesco Panetta/Giusi Iossa Elisa Palma - Vincenzo Ariola Gio 05/03 Brigida La Marca/Anna Romano Salvatore Piccolo/Anna D’Angelo Mariaconsiglia Esposito Fam. Piccolo - Via Pontecitra Is 07 Sc A int 20
Fam. Tomacchio - Via Pontecitra, Is. 08 Sc. D
Fam. Velvi - Via Pontecitra 2° lotto Sc L
Fam. Russo - Via Giorgio Amendola, Is. 04 Sc. D
Fam. Nastro - Via Pontecitra, Is. 07 Sc. A Int. 9
Fam. Castaldo/Pelella - Via Pontecitra Is 07 Sc A int 6
Fam. Panico - Via San Matteo, 2
Fam. Liquori - Via San Marco, (Parco Sirio) 4
Fam. Tammaro - Via Pontecitra, Is. 09 Sc A int 7
Fam. Averaimo - Via Pontecitra 3° lotto Sc B int 15
Fam. Mautone - Via Pontecitra IV lotto Sc A
Fam. Celardo - Via San Marco, 4
Fam. Barone - Via Pontecitra 1° lotto Sc C
Hanno detto
L
di Luigi Terracciano
’uomo, preso dal desiderio di avere e di godere, più che di essere e di
crescere, consuma in maniera eccessiva e
disordinata le risorse della terra e la sua
stessa vita. Egli (l’uomo) pensa di poter
disporre arbitrariamente della terra, assoggettandola senza riserve alla sua volontà come se essa non avesse una propria
forma e una destinazione anteriore datale
da Dio, che l’uomo può, sì, sviluppare, ma
non deve tradire. Invece di svolgere il suo
ruolo di collaboratore di Dio nell’opera
della creazione, l’uomo si sostituisce a Dio
e così finisce col provocare la ribellione
della natura, piuttosto tiranneggiata che
governata da lui.
(Giovanni Paolo II, Centesimus Annus 37)
E
’` compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l’eguaglianza dei cittadini,
impediscono il pieno sviluppo della persona umana e
l’effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all’organizzazione politica, economica e
sociale del Paese. (art. 3 Cost., comma 2)
Dalla Costituzione
“ La Repubblica riconosce a tutti i cittadini il diritto al lavoro e promuove le condizioni che rendono effettivo questo diritto. Ogni cittadino ha il dovere di svolgere, secondo le proprie possibilità e la propria scelta un’attività o una funzione che concorra
al progresso materiale o spirituale della società”. (art. 4 Cost.)
6
Sociale Marzo 2015
Solo sperando si può essere spinti ad agire verso il bene
La speranza: panacea di tutti i mali
di Maria Carmela Romano
Q
uando Pandora, fanciulla divina, per curiosità aprì il vaso
che Zeus le aveva ordinato di
non aprire, ne uscirono tutti i mali del
mondo, eccetto la Speranza. Gli uomini,
che prima erano felici e immortali come
gli dei, conobbero allora il dolore e la
morte, finché Pandora liberò anche la
Speranza, che alleviò la loro insopportabile esistenza. Molti conoscono questa storia della mitologia greca tramandata da Esiodo, ma pochi forse si sono
interrogati a fondo sul suo significato.
Perché per i Greci la speranza era originariamente un male? Nella loro cultura
era troppo vicina all’illusione, a cui seguiva inevitabilmente la delusione, che
rende ancora più tragica la realtà.
In un momento in cui le correnti di
disfattismo e addirittura il catastrofismo fanno serpeggiare molte paure
e atteggiamenti regressivi, ho deciso
di inneggiare e portare alla ribalta un
concetto che da solo basta a distruggere qualsiasi forma di male: la speranza.
In un mondo dove non ci si prende cura
di se stessi, dove il consumismo e lo
sfruttamento delle risorse naturali sono
sfrenati, dove l’amore verso il prossimo
è stato sostituito dall’egoismo, dove
l’amore verso se stessi si è trasformato
in paura di vivere e provare emozioni
penso che in fondo al tunnel, così come
in fondo al vaso di Pandora, il nostro
pensiero sia fatto di speranza. Quindi
sono del parere che sperare sia quasi
una necessità biologica per l’individuo,
vicina all’imperativo della sopravvivenza, e credo che la società e in primis noi
esseri umani abbiamo il dovere di tutelarla. La speranza custodisce in sé il potere dell’azione, solo sperando si può
essere spinti ad agire verso il bene. La
malattia, lo stile di vita malsano, l’inquinamento e tutta la lista infinita dei mali
del nostro tempo andrebbero combattuti con le armi della speranza mentre
invece succede che l’atteggiamento
diffuso è quello di sentirsi dominati e
sopraffatti dal bagno di sangue che il
male porta con sé.
Il potere trasformativo della speranza
non conosce limiti, esso contrasta quei
cultori e tuttologi che dissertano sulla
tutela della salute, dell’ambiente ma
poi nel concreto non sanno mettere in
campo azioni coerenti con quanto predicano. Allo stesso modo contrasta la
nostra attrazione verso il proibito, verso tutto ciò che ci danneggia come può
essere il fumo, l’alcool, l’alimentazione
Ho fatto un sogno
sbagliata. Le abitudini malsane, o cosiddetti vizi, sono indici della forza della pulsione di morte che alberga dentro
di noi, quella stessa forza che oggi più
che mai è capace di contrastare la pulsione vitale che mira al benessere.
Più educazione alla speranza e più
educazione alla vita: ecco il mio slogan
contro i mali del mondo.
di Francesco Aliperti Bigliardo
Le città invivibili
PREMESSA
La voce che ascolterete è quella di un migrante. Il colore della sua pelle? Non conta. Nulla diremo riguardo al suo luogo di origine. È caduto dal cielo? È approdato sulle coste?
Ha scalato rilievi? Domande inutili, perché non sono queste le risposte che cerchiamo.
Quello che ci preme è riportare le parole che abbiamo trovato annegate nei suoi occhi.
ONAILGIRAM
nailgiram è una città bosco. I suoi abitanti sono tronchi. Tronchi sbilenchi
e malati. Autonomi ed autosufficienti. Distanti l’uno dall’altro. Le relazioni pubbliche tra la gente di OnailgIram sono rami. Aerei e privi di gravità.
Le foglie sono le loro facce sorridenti. Sorridenti a dispetto del vizio giallo dei denti.
La luce è furtiva in quell’aria rarefatta ed umidiccia, quasi un involontario incidente,
come la libertà nelle democrazie d’oltreorizzonte. Eppure, nonostante la cordiale accoglienza che accompagna ogni passo, quella impercettibile sensazione di freddezza,
non concede la tregua sospirata. Ci si sente stranieri per tutta la vita ad OnailgIram.
Come sempre, la verità è fulminea e priva di qualsiasi astrazione e la verità nel bosco
la dice il sottosuolo. È tutta lì la mente che pensa; sottoterra. Ribaltata come il nome
della città. Un groviglio di rami che si intrecciano fino a confondersi l’uno nell’altro.
Le chiamano radici. E allora non puoi più distinguere i singoli. Non ci sono più cittadini, né facce sorridenti, né foglie. Niente luce. In un posto così non ci può essere ricovero per nessun visitatore. La cospirazione ha compresso ogni spazio. Quello che
resta al viandante è la visione di un unico, ottuso, autosufficiente quanto inestricabile organismo. Libertà e speranza capitoli non scritti in libri irrimediabilmente chiusi.
O
LUI PENTELLA
Marzo 2015 Rubriche
7
Visto, letto, ascoltato
Adda passà ‘a nuttata
di Francesco Panetta
I
l giorno 12 febbraio alle ore 20.30
presso il cine-teatro Gloria di Pomigliano d’Arco si assisteva alla proiezione del cortometraggio “Adda passà ‘a
nuttata” ideato dal giovanissimo Alessandro Maione, originario di Marigliano, ove la
trama prende vita.
La storia di un bravo ragazzo, Vincenzo,
studente modello, orfano di padre, la cui
madre e sorella incoraggiano allo studio:
lui deve diventare dottore, non può, non
deve invischiarsi in affari sporchi come suo
padre, la Camorra è sì una realtà del territorio agro-nolano ma è bene tenersene alla
larga. Eppure così non è andata. Il filmato
ha inizio con l’immagine del protagonista
dietro le sbarre che non può far altro che ricordare ad alta voce al suo amico, galeotto
come lui, le raccomandazioni della madre,
quegli avvertimenti che avrebbe dovuto
ascoltare se non fosse quello che è accaduto quel dannato giorno. Torniamo quindi ai
giorni in cui Vincenzo non aveva bisogno di
soldi, a quelli avrebbero pensato la sorella
e la madre, lui doveva diventare dottore.
Vediamo il nostro protagonista in giro con
gli amici esternare un sentimento di frustazione, il sentirsi un peso per la sua famiglia
perchè non in grado di contribuire alle spese di casa. Sono questi i motivi che spingono il ragazzo, convinto e rassicurato dai suoi
amici, a rivolgersi al malavitoso della zona
per avere soldi. Lui ancora non lo sa, ma
quei soldi, avranno un prezzo troppo alto.
Nei giorni successivi, Don Salvatore, il
boss del quartiere, commissiona a quegli stessi ragazzi una rapina ai danni di
un fioraio della zona, alla quale Vincenzo si rifiuta in tutti i modi di partecipare.
In questo frangente osserviamo i suoi
migliori amici puntare un coltello alla
gola del commerciante, farsi consegnare il malloppo ed uscire dal negozio con
sguardo fiero e minaccioso, sparare un
colpo di arma da fuoco al cielo come gesto di spavalderia.
Nel covo del malavitoso questi chiede
spiegazioni sull’assenza di Vincenzo, interpretando la non partecipazione come
un affronto al quale dovrà ben presto
rispondere. Il protagonista viene difatti
prelevato in modo coatto da casa tra le
urla di disperazione della madre e della
sorella per essere presentato agli occhi
del Boss che gli intima di scegliere tra il
diventare un assassino ovvero porre fine
alla vita di un rivale o il sentirsi colpevole
e responsabile della morte della sua fa-
Corso Umberto I, 303
Tel. 081.885.19.50
Marigliano (NA)
[email protected]
miglia. E’ il risultato di questa scelta che
spinge Vincenzo dritto in cella. Una storia molto apprezzata dal pubblico, nella
quale molte persone in sala avranno potuto immedesimarsi, buona parte di loro
lotta tutti i giorni contro il radicarsi della
camorra e le sue vittime. Molto forte il
messaggio trasmesso se non fosse per
l’unica pecca che ha inciso non poco sulla
qualità del cortometraggio, un audio distorto, poco chiaro che ha richiesto uno
sforzo ulteriore per la comprensione dei
dialoghi.
Il corto non poteva avere finale migliore scegliendo le parole di Don Peppe
Diana : “ ...La camorra oggi è una forma di
terrorismo che incute paura, impone le sue
leggi e tenta di diventare componente endemica nella società campana. I camorristi
impongono con la violenza, armi in pugno,
regole inaccettabili...”
Eventi Bomboniere Marigliano
8
Sinodo diocesano Marzo 2015
5. Per una Chiesa che serve
L’idea: una Chiesa che è fiaccola lungo il cammino.
C
iò che guida la Chiesa è un amore immenso per l’uomo, l’amore che è di Cristo Gesù. Essere come il samaritano… L’impegno per costruire un mondo più giusto e fraterno. Nulla
di quello che abbiamo ci appar tiene. La vita di-venta vera quando è spesa per gli altri,
quando si fa condivisione. Saper rico-noscere ogni frammento di bene ovunque sia, ricordando
che il bene ha la sua unica sorgente in Dio. Una Chiesa che aiuta l’umano a fiorire valorizzando
ogni esperienza che contribuisce autenticamente alla crescita dell’uomo. Imparare a guardarsi
intorno e a tessere reti di bene. La corresponsabilità è un modo evangelico e profondamente
umano di avver tirsi come persone e di vivere le relazioni. Alcune sfide da vivere in modo comunitario: l’educa-zione, la famiglia, l’impegno socio-politico, ambientale e culturale, la scelta
preferenziale per i poveri, l’attenzione alle fragilità.
L’atteggiamento da maturare: la gratuità e la corresponsabilità
Servi dell’uomo per amore
a Chiesa è a servizio dell’uomo perché ciò che
la guida è un amore immenso per l’uomo, quello
stesso amore che è di Cristo Gesù. Una comunità potrà dirsi davvero “cristiana” se ha in Cristo il suo
esempio e modello. Il servizio non è, perciò, la mera
“azione”. Essere “servo” significa dedicare tempo,
energie, capacità a qualcuno o a qualcosa considerato
come “superiore” e dunque come valore da custodire, da far risplendere. Il servizio è allora innanzitutto
uno “stile”. Se non sono sorrette da questo stile le
“azioni” possono moltiplicarsi, possono anche “emozionarci”, dare il senso della dinamicità, ma non riescono a muovere veramente la vita delle persone, delle comunità e dei territori. Al di là delle cose da fare,
da organizzare, ci è chiesto invece come Chiesa (laici,
L
religiosi/e, diaconi, sacerdoti) di riscoprire lo stile propriamente evangelico di una vita vissuta per gli altri. Il
servizio è, primariamente, la consapevolezza che tutto
quello che abbia-mo ci è dato e che per questo la vita
diventa vera solo quando è spesa per gli altri, quando
si fa condivisione sullo stile del “buon Samaritano”.
Si tratta allora, per ciascuno, di comprendere quale
servizio Dio gli chiede per amore del prossimo, e di
accettare di esercitare questo servizio con umiltà. E il
nostro prossimo lo troviamo accanto a noi: nelle nostre
famiglie come nelle nostre parrocchie; nel vicinato e
sul luogo di lavoro; infine, lì dove lo Spirito spinge le nostre esistenze, in quel “mondo” dove siamo chia-mati
a far risplendere la luce di Cristo, Buon Samaritano
del mondo, che si riflette sul volto della sua Chiesa.
Chiediamoci allora:
nostri cammini formativi ordinari proposti dalle comunità, dalle associa-zioni e dai movimenti- educano al
servizio e al dono di sé? in che modo? Negli itinerari formativi facciamo riferimento alle proposte degli uffici
della pastorale e dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose? Quali difficoltà nel proporre un autentico stile
di gratuità? Riusciamo a rimuovere, nella vita della comunità e nella vita di noi credenti, quegli stili antievangelici che spesso allontanano e scandalizzano le persone? Riusciamo come comunità ad avere uno sguardo
che va “oltre” la vita interna alla Chiesa? Quali ambiti di servizio provocano maggiormente la nostra comunità
parrocchiale? Come affrontarli con senso comunitario, e non basandosi unicamente sulle sensibilità individuali? Quale posto occupano nell’impiego delle risorse della comunità i poveri, i malati, gli emarginati? Abbiamo
coscienza che il con-tatto coi poveri essenzializza le nostre esperienze e ci rende più veri come uomini? Sappiamo riconoscere Cristo nei poveri, ossia siamo consapevoli che la carità al fratello è atto di amore a Cristo?
Sappiamo ripartire dai più poveri, da chi ha bisogno di più cura e attenzione, nella nostra progettazione pastorale? Siamo capaci come comunità e come credenti di mostrare il volto di un Dio che è misericordia?
I