16 DOMENICA 12 APRILE 2015 savona provincia IL SECOLO XIX AGLI EX LEADER DEL SINDACATO I RUOLI CHIAVE IN PARLAMENTO, REGIONE E COMUNE La Cgil si è presa il Pd renziano IL PRESIDENTE Camera del lavoro trampolino di lancio per Miceli, Di Tullio, Giacobbe e Veirana MARIO DE FAZIO SAVONA. Gli assi sono già pronti a essere calati e per il poker è solo questione di tempo. Dalla Cgil al Pd il passo non è solo breve, a Savona. ÈE’ diventato quasi automatico, alla faccia di chi sostiene che il principale sindacato e i dem siano due cose distinte e separate. L’ultima “promozione” in vista è quella dell’attuale segretaria della Camera del Lavoro, Fulvia Veirana, pronta ad accettare la candidatura blindata nel listino del presidente, a sostegno di Raffaella Paita. Contando che una dei due deputati savonesi è l’ex sindacalista Anna Giacobbe e che due politici che si sono fatti le ossa nella Cgil come Livio Di Tullio e Nino Miceli saranno molto probabilmente il candidato a sindaco di Savona e un assessore regionale, l’Opa del sindacato sembra legge non scritta. Dalla tutela del lavoratore alla rappresentanza dell’elettore – almeno in teoria – nonc’ètantissimadifferenza. E se qualche malizioso osserva come “senza tessera della Cgil non si fa carriera nel partito”, la verità forse sta nel mezzo. Più che una camera di compensazione per carriere future, la militanza nella Cgil spesso somiglia a una palestra che poi si rivela molto utile in politica. Non è un caso che due tra i dirigenti Pd con più intelligenza politica vengano entrambi da quel mondo. Il capogruppo in Regione, il loanese Nino Miceli, braccio destro della Paita, ha ricoperto il ruolo di responsabile della sanità nella Cgil funzione pubblica. E, stando ai rumors, potrebbe tornare a occuparsi di sanità dall’altro lato della barricata, come assessore regionale esterno a cui verrebbero affidate sia la delega alla salute che quella ai servizi sociali, finora distinte. Il vicesindaco Di Tullio, invece, è stato in passato sia alla guida della Fiom che segretario generale e oggi è il naturale candidato a succedere al sindaco Berruti. Radici simili a quelle di Anna Giacobbe, oggi deputata e in passato segretario dello Spi, i pensionati della Cgil. La sua formazione sindacale è evidente anche nelle tematiche cheportaavantiinParlamento, incentrate su portualità e Andrea Rovere Nino Miceli Orgoglio Rovere: «Rilancio l’Ips, dimostrerò che non è inutile» Anna Giacobbe SAVONA. Il futuro di Insedia- Fulvia Veirana Livio Di Tullio Un corteo della Cgil di Savona “fucina” di amministratori lavoro. Al di là alla deriva renziana, a Savona è andato consolidatosi un blocco Cgil che, di fatto, ha in mano le redini del partito. Non senza far storcere il naso a chi proviene da altre esperienze, come chi è nato e cresciuto nel Pci, i dem di estrazione socialista e qualche democristiano arrivato dalla Margherita. Ultimo caso quello di Fulvia Veirana: dopo una formazione nel Pci, si appresta a lasciare la guida della Camera del Lavoro dopo quasi due anni per una candidatura in Regione. Il suo radicamento sindacale è considerato prezioso dai paitiani per “proteggersi” sul fronte sinistro dalla concorrenza di Pastorino. Sulla simbiosi tra Cgil e Pd, la Veirana ha le idee chiare. «Questa polemica si ripropone ciclicamente e la risposta è sempre la stessa – afferma la segretaria -. La Cgil è il luogo di provenienza comune a molti che poi sono diventati amministratori o hanno avuto ruoli politici. Tutto questo avviene perché siamo una delle poche organizzazioni in grado di formare quadri politici, visto che seguiamo da vicino le vertenze locali, abbiamo rapporti con le Istituzioni, dobbiamo informarci, conoscere e contrattare. E' sbagliato presentare questo fatto come una caratteristica savonese. Sono tantissimi gli amministratori in tutta Italia che provengono dalla Cgil. E siccome, per fortuna, lo Statuto non prevede compatibilità tra ruolo politico e sindacale, una volta che uno accetta un incarico si deve dimettere e prende la propria strada, che non per tutti è sempre uguale». Sarà pure senza ritorno, ma la strada che porta dalla Cgil al Pd continua a essere percorsa. VERSO LE REGIONALI. LA SPENDING REVIEW TAGLIA I COSTI DELLA CONSULTAZIONE Duemila in corsa per un posto da scrutatore Solo uno su dieci sarà chiamato ai seggi. Compenso di 120 euro per un giorno e mezzo SAVONA. In tempo di crisi, non si disdegna nemmeno l’obolo per l’attività di scrutatore. Così, alla vigilia delle imminenti elezioni regionali, partelacorsaperaggiudicarsi un posto dell’ultimo minuto, per le sostituzioni. Sì, perché, per essere inseriti nell’apposito albo, il tempo è già scaduto e, anche quest’anno, la corsa è stata piuttosto affollata, con 48 nuovi inserimenti che vanno ad arricchire uno degli albo più popolosi del territorio, con ben 1.816 iscritti. Non sono, però, altrettanti i posti disponibili: solo 248 operatori impegnati, ogni volta, nei seggi cittadini, selezionati per sorteggio. Tuttavia, anche se le probabilità non sono molte, in tanti sperano di portare a casa, questa volta, per le Regionali, 120 euro per una giornata e mezzo di lavoro. Intanto, la giunta ha varato l’accantonamento di 22 mila euro , la spesa prevista per le elezioni del governatore della Liguria. Una cifra importate che, tut- tavia, è decisamente minore soltanto di alcuni anni fa, a causa delle imposizioni dell’Europa e della Spending review. «Siamo in netto calo rispetto agli anni scorsi – dice Fabio Pala,responsabiledell’Ufficio elettorale. – La Legge di Stabilità ha tagliato di netto le ore concesse di straordinario e poi non si vota il lunedì, quindi le operazioni si concluderanno la domenica sera». Una tendenza a cui Savona, come il resto d’Italia, è stata costretta prima ancora dall’Europa. Sino al 2000 le spese destinate alle elezioni erano ben più alte: poi, i limiti imposti dalla Comunità europea, sono stati imposti senza mezzi termini. Ma il taglio drastico è stato imposto di recente. «Alle elezioni politiche del 2006 – dice Pala- erano stati spesi, in modo effettivo, 210 mila euro. Per le regionali di quest’anno ne sono stati accantonati 200». S.C. IL COMUNE RACCOGLIE LA PROTESTA DEI RESIDENTI DELLE FORNACI IN VISTA DELLA STAGIONE ESTIVA Moli sottomarini, insidia per i bagnanti Lugaro: «Problema da affrontare». I balneari: «Oggi servono a poco» SAVONA. Moli sottomarini pericolosi alle Fornaci: è questa la segnalazione che, alcuni cittadini, hanno riferito all’assessore Sergio Lugaro, alla vigilia della nuova stagione balneare. Chiedendo un intervento tempestivo che riassetti il litorale. «Nell’ultimo incontro con i residenti – dice Lugaro, – ho raccolto diverse segnalazioni relative ai piccoli moletti che, circa sei anni fa, erano stati collocati nel tratto di spiaggia compreso tra la foce del Letimbro e l’inizio di via Nizza. Sono sottomarini, ma alcune parti, sul bagnasciuga,sonoleggermenteemerse creando problemi ai bagnanti, alcuni dei quali si sono fatti male scontrando le strutture. Un tema di cui discuterò con l’Autorità portuale e i Bagni marini». Da parte sua, il presidente dell’associazione Bagni marini, Enrico Schiappapietra, ha ben presente il problema e rilancia con una proposta in più: eliminare i moletti sottomarini e crearne uno a ponente, rispetto a quello esistente a levante, all’altezza della pizzeria Green. «Sarebbe un modo per limitare le correnti marine – dice – che, ogni anno, portano via, con una forte erosione, gran parte della sabbia e ci obbligano a continui ripascimenti. I moletti sottomarini sono stati inseriti a seguito di un piano dell’Università di Pavia, finalizzato alla conservazione dell’arenile. Ora, però, servono a poco. Siamo a disposizione per valutare eventuali soluzioni che agevolino i bagnanti e salvino la nostra sabbia». La segnalazione del pericolo menti produttivi savonesi, la necessità di allargare le attività della partecipata, le polemiche sul “carrozzone” pubblico e sulla sua nomina a presidente come compensazione per una mancata candidatura alle regionali. Il neopresidente di Ips, Andrea Rovere, tenta di delineare la sfida che l’attende . La crisi del mercato è anche una crisi d’identità per Ips. Ma Rovere crede sia possibile ripartire da due punti fermi: le competenze interne e l’allargamento dei compiti di una società spesso percepita – soprattutto in tempi di tagli alle partecipate – come semplicemente inutile. «Non credo sia inutile – spiega il presidente -. La missione è quella di riconvertirla: da una società dedicata allo sviluppo industriale a una vera e propria agenzia di marketing territoriale: l’oggetto sociale è largo e queste sono le indicazioni che sono arrivate dai soci che, a differenza di quanto fatto con altre partecipate, hanno riconfermato le proprie quote. Ci sono i Comuni, la Provincia, ma l’unicità di Ips è che può essere una cabina in cui dialogare con altri soci come la Regione, tramite Filse, la Camera di Commercio e in futuro auspico si dialoghi anche con l’Autorità portuale, contando sulle grandi professionalità interne che abbiamo». Di fondo l’attività resta quella legata alla progettazione e alla partecipazione a bandi pubblici europei e ministeriali. «Dobbiamo fungere da strumento – argomenta Rovere – per recuperare aree di sviluppo. Ma la scommessa deve essere anche quella di non aspettare che le aree vadano in crisi ma di intervenire dove c’è possibilità di sviluppo o di riconversione. Non sono a Savona e in Valbormida ma anche a ponente». Quindi non si tratta di un carrozzone? «No, in primo luogo perché ci lavorano professionisti che non c’entrano nulla con il Cda che è di natura politica. Non mi piace dare risposte a priori, spero di darle con risultati concreti». Ma, intanto, le polemiche non sono mancate sulla sua nomina. «La politica fa un cattivo servizio quando non va sul merito. Io ho un mio mestiere, altro che disoccupazione del Pd: una parte consistente del Pd ha pensato a me per quel ruolo e mi piace pensare che non sia stata una scelta dettata da merce di scambio. E lavorerò per superare con i fatti considerazioni del genere». M. D. F.
© Copyright 2024 Paperzz