Poesie Varie trovate sul web

Sergej Esenin
"Sul piatto azzurro del cielo"
Sul piatto azzurro del cielo
C'è un fumo melato di nuvole gialle,
La notte sogna. Dormono gli uomini,
L'angoscia solo me tormenta.
Intersecato di nubi,
Il bosco respira un dolce fumo.
Dentro l'anello dei crepacci celesti
Il declivio tende le dita.
Dalla palude giunge il grido dell'airone,
Il chiaro gorgoglio dell'acqua,
E dalle nuvole occhieggia,
Come una goccia, una stella solitaria.
Potere con essa, in quel torbido fumo,
Appiccare un incendio nel bosco,
E insieme perirvi come un lampo nel cielo.
"Non invano hanno soffiato i venti"
Non invano hanno soffiato i venti,
non invano c'è stata la tempesta.
Un misterioso qualcuno ha colmato
i miei occhi di placida luce.
Qualcuno con primaverile dolcezza
ha placato nella nebbia azzurrina
la mia nostalgia per una bellissima,
ma straniera, arcana terra.
Non mi opprime il latteo silenzio,
non mi angoscia la paura delle stelle.
Mi sono affezionato al mondo e all'eterno
come al focolare natio.
Tutto in esso è buono e santo,
e ciò che turba è luminoso.
1
Schiocca sul vetro del lago
il papavero rosso del tramonto.
E senza volerlo nel mare di grano
un'immagine si strappa dalla lingua:
il cielo che ha figliato
lecca il suo rosso vitello.
"Nella frescura d'autunno è bello"
Nella frescura d'autunno è bello
scuotere al vento l'anima - che pare una mela e guardare l'aratro del sole
che solca sopra al fiume l'acqua azzurra.
È bello strapparsi dal corpo
il chiodo ardente d'una canzone
e nel bianco abito di festa
aspettare che l'ospite bussi.
Io mi studio, mi studio col cuore di serbare
negli occhi il fiore del ciliegio selvatico.
Solo nel ritegno i sentimenti si scaldano
quando una falla rompe il petto.
In silenzio rimbomba il campanile di stelle,
ogni foglia è una candela per l'alba.
Nessuno farò entrare nella stanza,
non aprirò a nessuno la porta.
"Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco"
Noi adesso ce ne andiamo a poco a poco
verso il paese dov'è gioia e quiete.
Forse, ben presto anch'io dovrò raccogliere
le mie spoglie mortali per il viaggio.
Care foreste di betulle!
Tu, terra! E voi, sabbie delle pianure!
Dinanzi a questa folla di partenti
non ho forza di nascondere la mia malinconia.
Ho amato troppo in questo mondo
tutto ciò che veste l'anima di carne.
Pace alle betulle che, allargando i rami,
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si sono specchiate nell'acqua rosea.
Molti pensieri in silenzio ho meditato,
molte canzoni entro di me ho composto.
Felice io sono sulla cupa terra
di ciò che ho respirato e che ho vissuto.
Felice di aver baciato le donne,
pestato i fiori, ruzzolato nell'erba,
di non aver mai battuto sul capo
gli animali, nostri fratelli minori.
So che là non fioriscono boscaglie,
non stormisce la segala dal collo di cigno.
Perciò dinanzi a una folla di partenti
provo sempre un brivido.
So che in quel paese non saranno
queste campagne biondeggianti nella nebbia.
Anche perciò mi sono cari gli uomini
che vivono con me su questa terra.
"Arrivederci, amico mio, arrivederci"
Arrivederci, amico mio, arrivederci.
Tu sei nel mio cuore.
Una predestinata separazione
Un futuro incontro promette.
Arrivederci, amico mio,
senza strette di mano, senza parole,
Non rattristarti e niente
Malinconia sulle ciglia:
Morire in questa vita non è nuovo,
Ma più nuovo non è nemmeno vivere.
Sergej Esenin sul letto di morte
A quest'ultima poesia di Esenin, scritta con il sangue e
dedicata al poeta Anatoli Marienhof, rispose, poco tempo
più tardi, Vladimir Majakovskij:
"A Sergej Esenin" di Vladimir Majakovskij
3
Voi ve ne siete andato,
come suol dirsi,
all'altro mondo.
Il vuoto...
Volate,
fendendo le stelle.
Senza un acconto,
senza libagioni.
Sobrietà.
No, Esenin,
questo
non è dileggio,in gola
ho un groppo di pena,
non un ghigno.
Vedo
che con la mano recisa, esitando,
dondolate il sacco
delle vostre
ossa.
Smettetela,
cessate!
Siete matto?
Lasciarsi
imbiancare
le guance
dal gesso mortale?
Proprio
voi che
sapevate sbizzarrirvi,
come nessun altro
a questo
mondo.
Perché,
a che scopo?
L'incertezza ha provocato scompiglio.
I critici borbottano:
"Le cause
sono queste
e quelle,
e in specie
lo scarso affratellamento
per effetto
della molta birra e del molto vino".
Si dice
che se aveste sostituito
la bohème
con la classe,
la classe avrebbe influito su di voi
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e non vi sareste più accapigliato.
Già, come se la classe
spegnesse la sete
col "kvas".
La classe
anche lei non scherza nel bere.
Si dice
che, a mettervi accanto
qualcuno di "Na postù",
sareste diventato
assai più bravo
nel contenuto:
voi
avreste scritto
al giorno
centinaia di versi
stucchevoli
e lungagginosi
come Doronin.
Ma, a parer mio,
se si fosse avverata
una tale incongruenza
vi sareste soppresso
ancor prima.
Meglio infatti
morire di vodka
che di tedio!
A noi
non sveleranno
i motivi della perdita
né il cappio
né il temperino.
Forse,
ci fosse stato
inchiostro all' "Angleterre",
non avreste avuto ragione
di tagliarvi
le vene.
Gli epigoni si rallegrarono:
"Imitiamolo!"
Poco mancò
che un drappello di loro
non facesse di sé giustizia.
Perché
aumentare
il numero dei suicidi?
Meglio
accrescere
la produzione di inchiostro!
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Ora
per sempre
la lingua
è chiusa fra i denti.
E' inopportuno
e penoso
coltivare misteri.
Il popolo,
creatore del linguaggio,
ha perduto
un reboante
sbornione apprendista.
E c'è già chi porta
rottami di versi in suffragio
da precedenti
esequie,
quasi senza rifarli.
Nel tumulo
conficcano
pali di ottuse rime,è così
che bisogna onorare
un poeta?
Per voi non è stato sinora
fuso alcun monumento
- dov'è
il bronzo squillante
o il granito a faccette? e già ai cancelli della memoria
poco per volta
hanno ammucchiato
le ciarpe delle dediche
e delle ricordanze.
Il vostro nome
nei fazzolettini è moccicato,
Sobinov sbava
la vostra parola
e canticchia
sotto una betullina stenta:
" O amico mio,
né un motto
né un so-o-o-spir".
Eh,
poter discorrere altrimenti
con codesto
Leonid Lohengrinyc!
Potersi qui levare,
tonante attaccabrighe:
"Non vi permetto
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di cincischiare
i miei versi!"
Poterli
assordare
con un fischio a tre dita
contro la nonna
e Dio, la madre, l'anima!
Perché si disperda
l'inetta marmaglia,
gonfiando
come vele
un nuvolo di giacche,
perché
alla spicciola
Kogan se la batta,
storpiando
i passanti
con le picche dei baffi.
Finora
il canagliume
s'è poco diradato.
Molto è il lavoro,
occorre fare in tempo.
Bisogna
dapprima
trasformare la vita
e, trasformata,
si potrà esaltarla.
Quest'epoca
è difficiletta per la penna.
Ma ditemi
voi,
sciancati e sciancate,
dove,
quando,
qual grande si è scelto
una strada
più battuta
e più facile?
La parola
è un condottiero
della forza umana.
March!
Che il tempo
esploda dietro a noi
come una selva di proiettili.
Ai vecchi giorni
il vento
riporti
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solo
un garbuglio di capelli.
Per allegria
il pianeta nostro
è poco attrezzato.
Bisogna
strappare
la gioia
ai giorni futuri.
In questa vita
non è difficile
morire.
Vivere
è di gran lunga più difficile.
Majakovskij non tenne fede a queste parole, e si tolse anch'egli la vita il 14 aprile
1930.
****
Aleksandr Blok - traduzione di Angelo Maria Ripellino "Se ammirerò di notte la tormenta"
Se ammirerò di notte la tormenta,
m'infiammerò senza potermi spegnere.
A me l'azzurra notte ha bisbigliato,
ciò che è negli occhi tuoi, ragazza bella.
Una fiaba vellosa ha bisbigliato
ed un prato incantanto mi ha predetto
sul tuo conto parecchi sogni alati
sul tuo conto, mia amica misteriosa.
M' intreccerò come una ragnatela
di neve, i baci sono lunghi sogni
Sento il tuo cuore di cigno,
discerno l'ardente cuore della primavera.
L'Orsa Maggiore mi ha profetizzato,
e anche una strega, creatura del gelo,
che dentro agli occhi tuoi, ragazza bella,
sulla tua fronte c'è l'azzurra notte.
8
"La mia luna è in un maestoso zènit"
La mia luna è in un maestoso zènit.
Mi inebrierò di libertà notturna
e là mi avvolgerò in argentei fili,
in un eccesso di felicità.
Movendo incontro a un'ardente abulia
e a nient'altro che all'Alba futura,
annuisco all'azzurra largura
e mi tuffo nello scuro argento!...
Sulle piazze dell'afosa capitale
uomini ciechi cingottano:
- Che c'è sopra la terra? Un pallone.
Che c'è sotto la luna? un aerostato.
Ed io per il deserto inargentato
corro bruciando dal delirio,
e nelle pieghe d'una pianeta azzurro cupo
ho nascosto la mia Diletta Stella.
"Tu mi vestirai d'argento"
Tu mi vestirai d'argento,
e alla mia morte la luna spunterà - Pierrot celeste,
sorgerà il rosso pagliaccio ai quattro venti.
La morta luna è senza scampo muta,
non ha svelato nulla a nessuno.
Chiederà soltanto alla mia amica
a che scopo un tempo io l'abbia amata.
In questo sogno furioso a occhi aperti
mi capovolgerò col viso morto.
E il pagliaccio spaventerà la civetta,
tinnendo di sonagli sotto il monte...
Lo so: vecchio è il suo aspetto grinzoso
e impudico nella nudezza terrena.
Ma si leva l'ebrietà funesta
verso i cieli, l'altura, la purezza.
****
9
Dylan Thomas
"Non andartene docile in quella buona notte,
I vecchi dovrebbero bruciare e delirare al serrarsi del giorno;
Infuria, infuria, contro il morire della luce.
Benchè i saggi conoscano alla fine che la tenebra è giusta
Perchè dalle loro parole non diramarono fulmini
Non se ne vanno docili in quella buona notte,
I probi, con l'ultima onda, gridando quanto splendide
Le loro deboli gesta danzerebbero in una verde baia
S'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.
Gli impulsivi che il sole presero al volo e cantarono,
Troppo tardi imparando d'averne afflitto il cammino,
Non se ne vanno docili in quella buona notte.
Gli austeri, prossimi alla morte, con cieca vista accorgendosi
Che occhi spenti potevano brillare come meteore e gioire,
S'infuriano, s'infuriano contro il morire della luce.
E tu, padre mio, là sulla triste altura maledicimi,
Benedicimi, ora, con le tue lacrime furiose, te ne prego
Non andartene docile in quella buona notte
Infuriati, infuriati contro il morire della luce."
****
Qualche verso di Jorge Guillén (1893-1984)
"I nomi"
Albore. L'orizzonte
dischiude le sue palpebre,
e già vede. Che cosa?
Nomi.
[...]
E le rose? Richiuse
palpebre: un orizzonte
10
finale. Forse nulla?
Ma rimangono i nomi.
"Los nombres"
Albor. El horizonte
entreabre sus pestanas
Y empieza a ver. Qué? Nombres.
[...]
Y la rosas? Pestanas
cerradas: horizonte
final. A caso nada?
Pero quedan los nombres.
"Notte di Luna (senza epilogo)"
Altura vigilante:
scolte di viva luce
di luna, ecco, discendono.
Bianco astrale del mare!
Si librano i piumaggi
del gelo intensamente.
[...]
Ardua delicatezza:
cerca il mondo una bianca
totale, eterna assenza?
"Noche de Luna (sin desenlace)"
Atitud veladora:
descienden ya vigìas
por tanta luz de luna
Astral candor del mar!
Los plumajes del frìo
tensamente se ciernen.
[...]
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Difìcil delgadez:
busca el mundo una blanca,
total, perenne ausencia?
"Questi colli"
Purezza, solitudine? Son grigi.
Grigi intatti,
[...] grigi vicino al Nulla melanconico.
[...] Un Nulla custodito: grigio intatto.
"Esos cerros"
Pureza, soledad? Allì. Son grises.
Grises intactos,
[...] grises junto a la Nada melancòlica.
[...] Una Nada amparada: gris intacto.
"Gli inquieti"
Il domani s'affaccia tra nubi
d'un torbido cielo
"Los intraquilos"
El manana asoma entre nubes
de un cielo turbio
"Grazia temporale"
Non cessano i minuti di trascorrere,
e il tempo - che nell'anima s'accumula accresce l'esser nostro, ora formato
- finchè vivrà - da tempo sostantivo.
Fuori da questo flutto nulla io sono.
"Gracia temporal"
De trascurrir no cesan los minutos,
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Y el tiempo - que en el alma se acumula Acrece nuestro ser, asì formado
- mientras viva - por tiempo sustantivo.
Nada soy si no soy de esa corriente.
****
Miltos Sachtouris
Quando mi troveranno sulla croce della mia morte
il cielo intorno si sarà arrossato fino a molto lontano
dietro ci sarà un accenno di mare
e, dall'alto, in un buio ora terribile
un uccello bianco reciterà le mie poesie.
http://nonsequitur.iobloggo.com/
****
Pablo Neruda
"Il ramo rubato"
Nella notte entreremo
a rubare
un ramo fiorito.
Passeremo il muro,
nelle tenebre del giardino altrui,
due ombre nell'ombra.
Ancora non se n'é andato l'inverno,
e il melo appare
trasformato d'improvviso
in cascata di stelle odorose.
Nella notte entreremo
fino al suo tremulo firmamento,
e le tue piccole mani e le mie
ruberanno le stelle.
E cautamente
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nella nostra casa,
nella notte e nell'ombra,
entrerà con i tuoi passi
il silenzioso passo del profumo
e con i piedi stellati
il corpo chiaro della Primavera.
****
Robinson Jeffers
"Falco ferito"
L'ala strascica, come vessillo
nella disfatta,
non più solcherà il cielo, vivrà ancora
qualche giorno di fame e di pena.
Egli è forte e il dolore è più duro
con i forti, peggiore l'invalidità.
Nulla, tranne la morte redentrice,
umilierà quel capo,
quell'intrepida prontezza, quegli occhi grifagni.
****
Antonia Pozzi
Chi ha la sua vita propria, non può accogliere in sé la vita varia, la vita che lo circonda,
se questa non trova risonanza in lui,
se egli non la sente come la sua stessa vita...
Le anime deboli e schiave, che non hanno un contenuto di vita loro proprio, che non
hanno una meta propria, che vivono alla mercé dell'esterno, orientate verso il mondo,
con gli occhi fissi a questo e non al loro fine, sanno la comoda via dell'adattamento.
Ma chi ha il proprio ideale, indispensabile, irrinunciabile, morrà,
e, finché vivrà, non potrà adattarsi.
Vivo come se un torrente mi attraversasse…
Sempre così smisuratamente perduta
ai margini della vita reale:
difficilmente la vita reale mi avrà
e se mi avrà
sarà la fine di tutto quello che c’è di meno banale in me…
14
****
Colleen Hitchcook
"Ascensione"
E se me ne andrò
mentre tu sei ancora qui…
Sappi che io continuo a vivere,
vibrando con diversa intensità,
dietro un sottile velo che il tuo sguardo
non può attraversare.
Tu non mi vedrai:
devi quindi aver fede.
Io attenderò il momento in cui di nuovo
potremo librarci assieme in volo,
entrambi sapendo che l’altro è lì accanto.
Fino ad allora, vivi nella pienezza della vita.
E quando avrai bisogno di me,
sussurra appena il mio nome nel tuo cuore,
…e sarò lì.
****
William Wordsworth
"Un sonno e un oblio"
La nostra nascita
non è che un sonno e un oblio;
L'anima che ci accompagna,
stella di nostra vita,
d'altro saggio gode ben altrove,
e da tanto lontano è giunta non già.
Tutta dimentica di sua prima natura
né in nudità di sé completa,
che anzi trascina a noi
con sè i gran nembi di gloria.
Dal Dio ch'è nostra casa.
Indugia su noi bambini
per un poco di cielo.
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****
William Shakespeare
Quando seguo l'ora che batte il passar del tempo
e vedo il luminoso giorno spento nella tetra notte
quando scorgo la viola ormai priva di vita
e riccioli neri striati di bianco,
quando vedo privi di foglie gli alberi maestosi
che un dì protessero il gregge dal caldo
e l'erbe d'estate imprigionate in covoni
portate su carri irte di bianchi ed ispidi rovi,
allor, pensando alla tua bellezza, dubbio m'assale
che anche tu te ne andrai tra i resti del tempo,
perché grazie e bellezze si staccan dalla vita
e muoiono al rifiorir di altre primavere:
e nulla potrà salvarsi dalla lama del Tempo
se non un figlio che lo sfidi quand'ei ti falcerà.
****
"Caos"
Tenebre vaganti, allucinate maschere regnanti,
quel che è non è,
caos totale, follia dei sensi,
turbinio di variopinte utopie in agguato,
nudi pensieri danzano in fiamme
nel nero oscuro abisso,
guazzabuglio di mere assurdità
sottofondo al buio caos.
Da sveglio caddi in un sonno profondo
sbarcando in una nuova galassia
dove incontrai la verità
nuotai e mi persi nell'infinito.
Finalmente vidi la luce,
un immenso senso di quiete mi travolse
ma mai fui più solo.
****
Simone de Beauvoir
16
Poiché non scorgevo in tutta la terra alcun posto che mi convenisse,
decisi allegramente che non mi sarei fermata in nessun posto.
Mi votai all’Inquietudine.
****
Emil Cioran
Devo fabbricarmi un sorriso,
munirmene,
mettermi sotto la sua protezione,
frapporre qualcosa tra il mondo e me,
camuffare le mie ferite,
imparare insomma
a usare la maschera.
****
John Irving
La memoria è un mostro:
tu dimentichi… essa no.
Archivia le cose, ecco tutto.
Le conserva per te, o te le nasconde
e le richiama, per fartele ricordare,
a sua volontà.
Credi di avere una memoria.
Ma è la memoria che ha te.
****
Evenale Serena
Nessuno la conosceva veramente:
lei non veniva letta dentro.
Lei dentro aveva l’abisso
e la gente intorno soffriva di vertigini.
Leggerla sarebbe stato come buttarsi dal decimo piano,
anche se lei avrebbe fatto da paracadute.
****
17
José Saramago
Oggi non era giorno di parole,
con mire di poesie o di discorsi,
né c’era strada che fosse nostra.
A definirci bastava solo un atto,
e visto che a parole non mi salvo,
parla per me, silenzio, ch’io non posso.
****
Abner Rossi
Non c’è domanda che io ti possa fare
se mi rispondi sempre
che sei mare.
Del resto il nostro incontro
è stato vento,
vento che urlava
per strettoie e forre.
Mare che invade coste
e le sommerge,
furia, sudore, corpo a corpo.
Non siamo e non saremo mai
pace e silenzio, ferma calma,
la brezza dolce che accarezza
e passa.
Siamo fatti di carne, tu ed io
quella carne che uccide
e che germoglia.
Di pelle che trema per una carezza,
di scuotimenti improvvisi
e terremoti.
Siamo fatti di carne tu ed io
e di natura che non ha domande.
****
Nizar Qabbani
Sei incisa nel palmo della mia mano
come, sul muro della moschea,
i caratteri cufici.
Sei incisa nel legno della mia sedia amore mio,
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nel bracciolo, nel sedile,
e tutte le volte che cerchi,
anche per un attimo solo,
di allontanarti
ti vedo nel cavo della mia mano.
****
Omar Sakhri
Sei
l’attimo più lucido
del giorno
più bello e atteso
quando ti ho nel cuore
e nel mio sguardo.
Il momento
che la mia vita
in piena
va, come un fiume
nel suo mare
per trovare tutti gli abissi dell’acqua.
Ogni giorno
ti perdo
e ti ritrovo
così, per gioco,
e tutto è sospeso
nel ritmo del tuo passo.
****
Barbara Garlaschelli
Ci sono pensieri che hanno i denti
Che a pensarli fanno male.
Ci sono pensieri che cerchi di non pensare mai,
perché una volta pensati niente è più come prima.
Ci sono pensieri che hanno i denti
e quando li pensi cominciano a mangiarti.
****
Alfred De Musset
Gli uomini sono tutti bugiardi, incostanti, falsi, chiacchieroni, ipocriti, orgogliosi e
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sciatti,
sprezzanti e lussuriosi;
le donne sono tutte perfide, artefatte, vanitose,
curiose e depravate;
il mondo non è che una fogna senza fondo in cui le foche più informi si arrampicano e
si contorcono su montagne di fango,
ma c’è nel mondo una cosa santa e sublime,
ed è l’unione di due di questi esseri così imperfetti e brutti.
In amore veniamo spesso ingannati, feriti e resi infelici; ma amiamo, e quando ci
troviamo prossimi alla fine, ci volgiamo indietro e diciamo:
spesso ho sofferto, talvolta ho sbagliato,
ma ho amato.
****
Distorted Fables
Forse non sono una buona fidanzata o comunque qualcuno con cui, detto rozzamente,
“provarci”.
Non sono una con cui è facile intraprendere una relazione.
Mi allontano anche dai baci di persone che mi piacciono, l’ho sempre fatto per vedere
quanto mi volessero.
Non ho mai scelto una persona che ha rinunciato al primo tentativo.
Detesto le smancerie fatte forzatamente.
Forse ho esagerato in alcune occasioni, ho fatto tutte quelle cose che a pensarci ora
reputerei da fuori di testa.
Ho chiuso porte di entrata, sbattendole ad un affermazione che non mi piaceva, ho
rotto cellulari contro il muro, quando le parole mi ferivano.
Mi sono chiusa in bagno mentre mi gridavano di non essere infantile, ho lanciato
parole pesanti come macigni.
Ho mandato messaggi di addio dal nulla,
solo per ricomporre il mio orgoglio, ho scritto lettere. Ho detto cose dolcissime di
notte, solo alla notte, ho detto cose terribili, di giorno, per essere quella di sempre.
Ho gridato ‘basta, non ne posso più’ però ero sempre lì, senza muovermi d’un passo.
Ho abbracciato chi mi ha detto ‘non ti voglio più’ e solo chi l’ha fatto sa quanta forza e
amore richieda un gesto del genere.
Ho risposto a telefonate in piena notte ad una persona completamente ubriaca, ma
per cui mi preoccupavo sempre.
Io non rincorro nessuno, è vero, però so restare.
No, non sono forse quella che un uomo vorrebbe al suo fianco.
Non sono forse quella ideale.
Io sono un miscuglio tra una carezza e un morso
Potrei uccidere ma dolcemente.
Potrei sibilare cattiverie, ma baciando.
Potrei amare in un modo immenso una persona, ma potrei odiare tutto il resto del
mondo.
E nonostante tutto, se io fossi un uomo sarei la mia donna ideale.
20
****
Philip Roth
L’unica ossessione che vogliono tutti:
l‘“amore”.
Cosa crede, la gente,
che basti innamorarsi per sentirsi completi?
La platonica unione delle anime?
Io la penso diversamente.
Io credo che tu sia completo prima di cominciare.
E l’amore ti spezza.
Tu sei intero, e poi ti apri in due.
****
Marge Piercy
Una donna forte è una donna determinata
a fare qualcosa che altri sono determinati
a non farle fare.
Cerca di sollevare il coperchio di piombo
di una cassa da morto.
Cerca di alzare con la testa un tombino.
Prova a sfondare a testate una parete d’acciaio.
La testa le fa male.
Chi aspetta che il buco
sia fatto dice, più in fretta, sei così forte.
Una donna forte è una donna che sanguina dentro.
Una donna forte è una donna che si fa
forte ogni mattina, mentre i denti s’allentano
e la schiena duole. Ogni bambino,
un dente, sentenziavano le levatrici, ed ora
ogni battaglia una ferita.
Una donna forte
è un mucchio di cicatrici che fanno male
quando piove e di ferite che sanguinano
quando le urti e di memorie che si svegliano
di notte e marciano avanti e indietro.
Una donna forte è una donna che ha bisogno assoluto d’amore
come d’ossigeno oppure diventa cianotica.
Una donna forte è una donna che ama
fortemente e piange fortemente e fortemente
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è terrorizzata e ha forti desideri.
Una donna forte è forte
in parole, opere, relazioni, sentimenti,
non è forte come una roccia ma come una lupa
che allatta i suoi piccoli.
La forza non è in lei,
ma lei la mette in moto come il vento che gonfia una vela.
****
Marcela Serrano
Una donna è la storia delle sue azioni e dei suoi pensieri, di cellule e neuroni, di ferite
ed entusiasmi, di amori e disamori.
Una donna è inevitabilmente la storia del suo ventre, dei semi che vi si fecondarono, o
che non furono fecondati, o che smisero di esserlo, e del momento, irripetibile, in cui
si trasforma in una Dea.
Una donna è la storia di piccolezze, banalità, incombenze quotidiane, è la somma del
non detto.
Una donna è sempre la storia di un uomo.
Una donna è la storia del suo paese, della sua gente. Ed è la storia delle sue radici e
della sua origine, di tutte le donne che furono nutrite da altre che la precedettero
affinchè lei potesse nascere:
una donna è la storia del suo sangue.
Ma è anche la storia di una coscienza e delle sue lotte interiori, del senso della
perdita, dell’esclusione e di un certo disprezzo per le situazioni indefinite.
Una donna è la storia di passione.
E’ storia di nostalgia. Una donna è la storia di un’utopia.
****
Manuel Scorza
Passeggio per le stanze
e apro le finestre
perché entri il Tempo di Ieri invecchiato.
Se vedessi!
Tra le buganvillee
stancamente giocano
i figli che mai avremo.
Io li guardo. Loro mi guardano.
Il mio cuore fuma.
Questo è il luogo
22
in cui il mio cuore fuma.
E a quest’ora,
nel balcone, zitta,
io so che anche tu muori
e pensi a me fino a dissanguarti.
Anch’io penso a te.
Ascoltami, ovunque tu sia:
da questa ferita non esce soltanto sangue:
me ne esco io.
****
Margherita Guidacci
Tutti i vostri strumenti hanno nomi bizzarri
e difficili, ma io vedo chiaro
e so che in fondo sono solamente
metri e gessetti con cui misurate
e segnate – segnate e misurate
senza stancarvi.
Sfilate spilli di tra le labbra, come un sarto:
me li appuntate sull’anima
e dite: “Qui faremo un bell’orlo.
Dopo starai tanto meglio.”
Io non voglio che mi tagliate un pezzo d’anima !
Se ne ho troppa per entrare nel vostro mondo,
ebbene, non voglio entrarci.
Sono una poetessa:
una farfalla, un essere
delicato, con le ali.
Se le strappate, mi torcerò sulla terra,
ma non per questo potrò diventare
una lieta e disciplinata formica”
****
Giorgio Faletti
Ci sono persone che arrivano e partono
e sono immediatamente posti vuoti,
subito sostituiti da altre persone
che arriveranno e partiranno per lasciare ancora
il vuoto dietro di sé.
Lui non era così.
Lui era stato subito una presenza,
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uno sguardo, un odore,
un passo, una lettera scritta
con una calligrafia chiara,
familiare,
anche se in una lingua sconosciuta.
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Oriana Fallaci
Non è vero che non credi all’amore.
Ci credi tanto da straziarti
perché ne vedi così poco
e perché quello che vedi
non è mai perfetto.
Tu ritorni col cervello ed il cuore sbranati da una ferita gravissima: ma gli altri lo
ignorano perché nelle apparenze tu sei come prima.
Lasciali in questa illusione , non raccontare che sei cambiata, non raccontare la
guerra che ti ha fatto cambiare“
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Alda Merini
E poi come lo spieghi a chi ti ama che tu la libertà l’hai persa per sempre?
Come lo dici che fingi, che tutta la forza che vedono fuori è solo l’abito che hai scelto
di indossare?
Come lo spieghi a chi vuole starti vicino che ogni cosa è cambiata, che null’altro ti
sembra più una montagna da scalare, che tutto il resto è contorno e i limiti che
davvero esistono sono solo quelli che noi scegliamo di vivere?
Come lo spieghi a chi ti ama che sei totalmente dissociata, divisa in due come due
pagine di un libro aperto, che la giovane donna forte, combattiva, determinata e
ambiziosa con cui hanno a che fare non è altro che l’ombra di un’identità altra?
Come lo spieghi a te stessa che per l’ennesima volta non sei che un ossimoro, una
malata sana, una viva morta, una coraggiosa disperatamente piena di paura?
Come lo spieghi a chi ti ama che anche se sei brava a far credere il contrario sei
tremendamente terrorizzata? Come lo dici che sei stanca di lottare?
Come lo spieghi che non sempre amare vuol dire capire?
Una perla conficcata dentro al cuore:
la mia paura.
E’ una goccia di luce fredda.
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E’ una lacrima cristallizzata.
Vorrei che non ci fosse,
ma e’ qui dentro di me:
incastonata come un gioiello
dentro al mio cuore.
Inutile, impossibile strapparla.
Devo imparare
– e’ questa la cosa piu’ difficile a non aver paura della mia paura.”
Tu mi domandi per sempre,
ma io non ho vita continua;
ti nutrirei di attimi soltanto.
Sono l’apparizione che dilegua,
e il tempo che intercorre fra due tappe
è una tregua a favore della morte.
Io vivo nello spazio di un amplesso:
tu stesso mi maturi senza accorgerti
sotto il tepore delle tue carezze…
Ma ti confesso, e credimi:
non c’è forma di donna che continui,
dentro di me, il rovescio dell’amante.
Per evolversi la vita deve fare male.
Il dolore è una terraferma.
L’uomo sicuramente può contare sul dolore perchè è l’unica cosa,
da sempre.
La gioia è errabonda.
Da tempo ho una febbre insolita,
una febbre che brucia.
Sono diventata adiposa e grassa come una qualsiasi donna ansiosa,
e non so più fare miracoli,
proprio perchè non so più soffrire.
E’ il dolore che ci fa crescere ed è il dolore che ci fa morire.
Se togliamo il dolore,
togliamo il tavolo sul quale mangiamo ogni giorno.
Senza dolore finiremmo costretti a mangiare per terra…
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Amina Mrhimim
Sola...
come ogni notte
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accovacciata davanti
ad una luna pallida
nessuna brezza
mi accarezza
nessun sogno mi consola
Solo pensieri
che vagano senza meta
e una voglia
di una sigaretta
che più si consuma
più consuma la mia
solitudine …
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Anaïs Nin
Posso udire lo strappo,
rabbia e amore, passione e pietà.
E quando il distacco si è improvvisamente compiuto
- o quando non ne colgo più il suono allora il silenzio è ancora più terribile
perché c’é solo follia intorno a me,
la follia delle cose strappate,
che si strappano dal di dentro,
radici che si lacerano a vicenda
per crescere separatamente,
lo sforzo compiuto per conseguire l’unità.
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Isabel Allende
Al tuo fianco, io aspetto che tu abbia completato
il viaggio dentro te stesso e guarito le vecchie ferite.
So che quando tornerai dai tuoi incubi
cammineremo ancora mano nella mano, come prima.
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Amin Maalouf
Avrei dovuto avere due cuori,
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il primo insensibile,
il secondo costantemente innamorato:
questo lo avrei affidato a coloro per cui batte
e con l’altro avrei vissuto felice.
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Milton Fernandez
Sapessi quanto è duro tirare fino a sera
calcarla, sospingersi in avanti
pensar che restano ancora
rimasugli di giorno per non pensarti
banchine bassoventre
Sapessi com’è duro il coraggio
a volte
Alzarsi affrontare il mattino
con tanta notte dentro
sedersi alla finestra
a intrecciare distanze
a vagheggiar telefoni
consegne e rituali
Sognarti
nella simmetrica consuetudine
dell’abbraccio
amarti senza affanni
odiarti senza imbrogli
temere che nulla resti
sapere che nulla avremo
guardarci senza quasi
lasciarci senza ieri
Sapessi come duole
stare senza te
a volte
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Virginia Woolf
"Perché tengo cosi stretta la mia vita quando soffro a viverla? Ella mi sta scivolando
via, allo stesso tempo mi aggrappo a lei"
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