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Perspectiva Artificialis
LO SPECCHIO COME PROSPETTOGRAFO.
(Fonti: Ch. Sorte, Osservazioni sulla pittura, Venezia 1580).(1)
Il breve trattato del Sorte è una prova documentaria che gli specchi erano usati come
strumenti prospettici. Egli descrive due metodi seguiti dal suo maestro Giulio
Romano per proiettare su un soffitto prospettive illusionistiche di architetture
(osservabili quindi dal sotto in su). Trascriviamo (in parte e con qualche libertà di
linguaggio):
“…il secondo modo si fa con uno specchio, sopra il quale si tira con un telaietto una
griglia a misura dello specchio, fatta con refe o seta nera, divisa in quanti quadretti
si vuole; poi si mette questa griglia ben ferma sullo specchio, e volendo dipingere
colonne, figure o altro in scorcio su quel soffitto si fa prima un modello in rilievo
della cosa che si vuol dipingere…”
Quindi, disposto lo specchio in mezzo alla stanza, il modello attorno ad esso
(correttamente illuminato per poter osservare bene ombre e volumi) in modo tale che
dentro allo specchio si veda tutto ciò che deve essere rappresentato, prese le giuste
distanze e angolazioni, stabilita la posizione dell’occhio:
“…bisogna accomodarsi sullo specchio con l’occhio fisso, e tenere ben ferma in
mano, rispetto allo specchio, una tavoletta con sopra una carta reticolata fino a che
si sarà copiato tutto quello che si vedrà nello specchio, battendo le ombre, le mezze
tinte, le luci, i riflessi. Facendo le cose
dette, si vedranno senza difficoltà le
immagini appropriate, come nella
seguente figura…”
La Figura 1 (copia della originale) spiega
bene tutta l’operazione: è chiaro che la
griglia sullo specchio e quella tracciata
sulla carta della tavoletta dovranno essere
identiche (o proporzionali), e che il
disegno sarà in un secondo tempo
trasferito sulla superficie del soffitto.
Fig 1
Siffatti
procedimenti
(con
ogni
probabilità seguiti anche da Cristoforo e
Stefano Rosa, da Paolo Veronese, da
Ottaviano Mascherino, Tommaso Laureti
ecc.) (2) ci suggeriscono la possibilità di
sostituire al vetro del Dürer uno specchio
piano, sulla superficie del quale apparirà
(osservata da un prefissato oculare S*) la
prospettiva
dell’immagine
virtuale
riflessa di un oggetto reale.
Si noti però: prendendo l’oggetto che si trova davanti allo specchio e portandolo, con
una traslazione, al di là di un vetro, la prospettiva osservata su quest’ultimo da un
punto di vista S situato (rispetto al vetro e all’oggetto reale) esattamente nella
posizione in cui si trovava S* (rispetto allo specchio e all’oggetto virtuale) sarà in
generale diversa da quella osservata sullo specchio.
Lo spazio virtuale (dietro allo specchio) e quello reale (dietro al vetro) non sono
infatti uguali: gli assi di una terna cartesiana trirettangola e quelli della terna riflessa
nello specchio non si possono sovrapporre in direzione e verso.
(In cristallografia si usa dire che una struttura spaziale e quella riflessa nello specchio
sono enantiomorfe).
Tuttavia in alcuni casi particolari è possibile, con la traslazione descritta in
precedenza, produrre immagini prospettiche coincidenti (occorre però che i punti
dell’oggetto traslato e quelli corrispondenti dell’immagine non siano in alcun modo
contrassegnati). Disponendo di un numero sufficiente di corpi su cui sperimentare,
non è difficile scoprire quali condizioni devono essere soddisfatte affinché ciò si
verifichi.
Ci si può ad esempio servire del modello fisico rappresentato in Figura 2. In esso:
♦ un vetro e uno specchio sono affiancati sul medesimo piano π, perpendicolare al
piano di terra;
♦ gli oculari hanno uguali distanze da π e dai rispettivi punti di stazione.
Fig 2
(1)
(2)
Cfr. P. Barocchi, Trattati d’arte del Cinquecento tra Manierismo e Controriforma, Vol. I, Laterza, Bari 1960.
Cfr. M. Kemp, La Scienza dell’Arte, Cap. II, Giunti 1994.