Macchine matematiche: dalla storia alla scuola 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 8.3 Macchine mentali: l’ortotome Introduzione Questo esperimento (vedi Bartolini Bussi, 2005) è stato condotto a Modena in una classe quarta liceo scientifico (insegnante: Marcello Pergola; osservatore: Amerina Tufo). Esso si inserisce in un progetto poliennale sulla didattica nel laboratorio delle macchine matematiche centrato sui seguenti motivi1: 1. Culturale: una concezione della matematica intesa non come corpo separato di conoscenze ma come parte dello sviluppo culturale globale dell’umanità, in relazione con altri campi (es. arte, tecnologia, filosofia, ecc.). 2. Storico: la contestualizzazione storica delle regole accettate dalla comunità dei matematici (es. il senso storico del rigore; la definizione degli oggetti matematici, ecc.). 3. Epistemologico: il ricco e complesso significato delle coniche, non limitato alla consueta definizione di luoghi di punti definiti da condizioni metriche; l’introduzione del movimento e (almeno implicitamente) del principio di continuità per tenere sotto controllo il problema dei punti generici. 4. Cognitivo: l’interpretazione dinamica di oggetti (statici o dinamici) per produrre congetture e costruire di dimostrazioni (vedi Pergola & Zanoli, 1994, 1995). L’esperimento in questione si articola in diverse sessioni di lavoro (Tufo, 1995), alcune delle quali saranno discusse nel seguito con qualche dettaglio. Gli studenti già conoscono i tre tipi di coniche introdotti nel modo classico (definizione metrica a partire dai fuochi e determinazione delle equazioni nella forma canonica). Prima sessione: lezione frontale Introduzione storica. L’insegnante presenta l’esigenza di ricostruire il significato geometrico delle relazioni algebriche tra le coordinate. Illustra poi la differenza concettuale tra i modi di considerare le coniche nell’età classica e nell’età moderna (a partire dal XVII secolo), insistendo su tre aspetti: - coniche come luoghi solidi / coniche come curve 1 Il termine “motivo” è usato nel senso di Leont’ev (1977) per denotare gli oggetti dell’attività di lungo termine, di solito non insegnabili direttamente. Essi sono distinti dagli obiettivi, a cui tendono azioni specifiche (es. le sessioni di lavoro individuali o di piccolo gruppo o dell’intera classe) e dalle condizioni concrete di lavoro che definiscono operazioni particolari, dell’insegnante o degli studenti, dipendenti dalla particolare situazione in cui si opera. 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 2 piane; - coniche come oggetti (sezioni piane di coni) / coniche come prodotti (rappresentazioni di relazioni o traiettorie di strumenti); - coniche studiate sinteticamente / coniche studiate analiticamente. Seconda sessione: lavoro di piccolo gruppo Terza sessione: presentazione alla classe La classe è divisa in cinque piccoli gruppi, ciascuno dei quali studia un diverso modello. Questa sessione sarà presentata nel seguito con maggiori dettagli per un gruppo di quattro studenti a cui è assegnato il modello dell’ortotome. Dopo avere completato a casa una relazione scritta, due studenti per ogni gruppo presentano all’intera classe il risultato del loro lavoro completo di dimostrazioni. Quarta sessione Ripresa del lavoro dei gruppi da parte dell’insegnante fino alla scrittura dell’equazione della parabola. Quinta sessione: Avvio di una breve digressione sul trattato di de l’Hospital, in cui le coniche sono introdotte nel piano per mezzo di strumenti tracciatori, uno per ciascun tipo di conica. E’ sottolineata la difficoltà a concepire l’ellisse, la parabola e l’iperbole come manifestazioni diverse dello stesso oggetto geometrico (conica) quando l’approccio è quello metrico, anche mediato da strumenti. lezione frontale Il lavoro in piccolo gruppo La seconda sessione dura due ore. Per descrivere alcune fasi del lavoro in piccolo gruppo, sarà utilizzato uno schema a due colonne, la prima contenente i documenti (trascrizioni dei dialoghi e testi prodotti), la seconda contenente i commenti. Il lavoro di piccolo gruppo è stato diviso in diversi episodi, ciascuno dei quali è numerato in ordine progressivo. Alcuni di questi episodi sono caratterizzati dall’intervento dell’insegnante. In questa sede sono stati scelti alcuni estratti dai documenti collegati a temi diversi: a) La qualità dell’aiuto offerto dall’insegnante per introdurre il problema; b) La qualità dell’aiuto offerta dall’insegnante per esplorare il modello; c) La qualità dell’esplorazione dinamica condotta dagli studenti; d) La qualità dell’aiuto offerta dall’insegnante per riassumere l’intero processo. I temi a) e c) sono collegati, poiché rappresentano alcune delle operazioni compiute dall’insegnante e gli effetti prodotti sull’attività degli stu- 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 3 denti. Invece gli effetti dell’aiuto offerto relativamente ai punti a) e d) sono meglio riconoscibili nella relazione scritta finale, che è analizzata in un paragrafo successivo. Figura 1 A V H K S P Figura 2 Insegnante: Bisogna ricavare una proprietà importante della parabola. Posso aiutarvi un po’. E’ la proprietà della parabola che i geometri greci ricavavano dall’esame di questa situazione dove la parabola è già tracciata e vedete che è una parabola che giace nello spazio, sulla su- 1. Il compito In questa consegna la fase di congettura (vedi Capitolo 5) è tagliata. Gli studenti conoscono già la proprietà, espressa dalla forma canonica dell’equazione della parabola. L’insegnate dice chiaramente che lo studio nell’ambiente della geometria 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 4 perficie del cono, è quella che viene attualmente descritta dall’equazione cartesiana della parabola che voi conoscete. Se voi considerate questo punto della parabola [P] dovete scoprire che relazione esiste tra questo segmento verde [VS] dal vertice della parabola fino al piano […….] e questo segmento rosso [PS]. [….] tridimensionale e quello nell’ambiente della geometria analitica sono “la stessa cosa”. È un esempio, molto frequente in questo tipo di lavoro, di appropriazione regressiva (vedi Rotman, 1993) che dipende dalle conoscenze attuali. Figura 3: schizzi prodotti dagli studenti La Fig. 3 mostra alcuni schizzi prodotti dagli studenti durante il lavoro di gruppo. Gli schizzi sono eseguiti stando in piedi accanto al modello e contengono alcune lettere di codifica a cui si farà riferimento negli estratti successivi. Insegnante: Il problema è di scoprire, sulla base dei teoremi di geometria a voi noti, teoremi sui triangoli rettangoli e il concetto di triangoli rettangoli simili, qual è la proprietà che collega questi due segmenti, il segmento verde [VS] che noi chiamiamo l’ascissa di questo punto[P] e questo segmento rosso [PS] che noi chiamiamo l’ordinata, osservando la figura ed osservando triangoli rettangoli in questa figura, tenendo anche conto che c’è questa circonferenza [nel piano di base] che il cono è circolare retto. Tutti gli elementi ipotetici bisogna metterli bene in ciaro, poi ragionando su quelli do- 2. Introduzione dell’insegnante L’insegnante offre aiuto facendo riferimento ad alcune figure (angoli retti) da osservare con attenzione. Definisce anche le regole per gli studenti, dando alcune indicazioni su come procedere. Non è quindi un’esplorazione libera, ma guidata, per contenere il lavoro entro un tempo accettabile per l’istituzione scolastica. Contestualmente l’insegnante introduce i motivi dell’attività: - il riferimento alla storia, che giustifica le regole imposte; - l’equivalenza della descrizione sintetica e analitica e il loro contributo alla costruzione del 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 5 vete ricavare una proprietà della parabola che equivale perfettamente all’equazione che scriviamo noi adesso e all’equazione che scriverà molti secoli dopo Cartesio. È la stessa relazione ricavata geometricamente e si può ricavare soltanto nello spazio. Provate a rifletterci sopra e a vedere se riuscite a ricavare qualcosa. Provate. Se fra un quarto d’ora, un tempo ragionevole, non avete ancora nessuna idea mi chiamate, altrimenti andate avanti con le cose che riuscite a vedere. […] significato di parabola; - il necessario riferimento all’oggetto fisico per produrre congetture e costruire dimostrazioni. Questi elementi saranno ripetuti più volte durante il lavoro per costruire il senso dell’attività. Insegnante: Qualche volta è necessario prendere in considerazione delle figure che non sono qui immediatamente visibili; ad esempio qui c’è un triangolo rettangolo che è fondamentale nella dimostrazione che però voi non vedete, non è tracciato, lo dovete individuare. Però tenendo sempre conto che dovete considerare quei triangoli che hanno come lati uno dei segmenti che dovete mettere in relazione tra loro. […] S1: C’è un triangolo rettangolo [OPS] cambia quando sposti il piano cambia anche la base. S2: E però nello stesso tempo cambia anche l’altro triangolo, cambia anche questo qui. 3. L’aiuto nell’esplorazione L’insegnante offre aiuto per orientare la ricerca di strategie efficaci. Gli studenti hanno di fronte un modello costruito con legno, ottone, fili e lastre di plexiglas. Non possono fare esplorazioni dinamiche reali (come accade, ad esempio, in ambiente Cabri con il dragging). Il ricorso alle lettere è quasi inesistente (le lettere tra parentesi nel testo a lato sono state aggiunte per facilitare la lettura). Sono presenti gesti deittici2, eseguiti sia dall’insegnante che dagli studenti. L’introduzione dei nomi diventa essenziale solo più tardi, quando si devo scrivere le proporzioni. Insegnante: Mi pare una buona idea però dovete fare dei ragionamenti di geometria piana però non sullo stesso piano sempre. Perché loro vedevano la figura nello spazio, però facevano dei ragionamenti nel piano. Come si fa a fare dei ragio2 Gesto che indica oggetti reali o virtuali Gli studenti iniziano a tracciare qualche schizzo degli elementi essenziali del modello (vedi Fig. 3). 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 6 namenti sul piano nello spazio? Considerando piani diversi tra loro. […] S2: Ma sì questa [PS] è l’altezza del triangolo rettangolo, questa diventa l’altezza, PS, il punto [sic!] PS è l’altezza del triangolo rettangolo che si viene a formare nella semicirconferenza. L’angolo alla circonferenza è sempre di 90°, no? S1:E’ vero, quindi questo triangolo qua … S3: Allora, praticamente c’è il triangolo che ruota sulla semicirconferenza, cioè si sposta sulla semicirconferenza. S2: Varia solo l’altezza, varia solo l’altezza di questo triangolo [PHK]. S3: Considerando i due piani che ci ha detto[orizzontale e secante]. Ehi ma c’è anche questo piano qua [verticale]. S2: Eh in quel piano lì, dov’è? S3: Dunque c’è… S2. Eh in questo piano qui [verticale] se noi consideriamo questo triangolo qua [VAS], al variare del piano, allo spostarsi del piano varia … S1: SVA, questo? S2: VAS cambia anche quello lì. S1: Cambia anche quello lì. 4. L’esplorazione dinamica La capacità di “muovere” un modello statico è tipica di questa classe, che ha già svolto attività su modelli statici e dinamici. Nel testo a lato è stata evidenziata una metafora insolita (si viene a formare), che vuole sottolineare la formazione progressiva di un oggetto che non esiste nella figura (nel modello tridimensionale) ma che è creato in questo momento nel processo mentale. Le frasi sono accompagnate da molta gestualità di tipo deittico o iconico3 (quest’ultima per simulare con le mani i diversi movimenti del vertice del triangolo sulla semicirconferenza e del piano di base che trasla). Sono svolte diverse esplorazioni, non tutte indispensabili alla soluzione, ma utili per costruire con ricchezza l’oggetto mentale. Il processo di costruzione della dimostrazione è lungo. E’ necessario scegliere i triangoli “utili” e individuare su di essi le proporzioni “utili”. Le proporzioni sono trasformate in uguaglianze di aree (in accordo con le regole della geometria greca), fino alla determinazione del sintomo della parabola: 2 VA ⋅ VK = PS2. Solo successivamente l’insegnante suggerisce di mettere in relazione questa uguaglianza con l’approccio postcartesiano. Ciò avviene con le seguenti sostituzioni: 3 Gesto che produce una relazione di somiglianza al contenuto semantico del discorso 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 7 VK = VS = x PS = y VA = k, che consente di scrivere l’equazione canonica classica: 2kx = y2 . In questo episodio il ruolo dell’insegnante è essenziale. Insegnante: Quando scrivi PS2 = 2 VA VK è come scrivere così[y2 = 2 k x] , sono cambiare soltanto …. Questa è la notazione moderna, questa qui [indica la prima] è quella che usavano loro, ma è la stessa, non c’è nessuna differenza, è l’equazione della parabola. E’ la proprietà geometrica della parabola. Quindi quello [VA] è costante perché se io muovo questo qui [il piano orizzontale] lo alzo o lo abbasso questo qui [VA] non cambia perché il vertice del cono e il piano secante restano quello che sono. Se taglio con un piano più vicino al vertice come cambia la parabola?Se questo piano secante lo metto … cioè se accorcio questo qui [HS], se taglio la parabola così, come cambia la parabola? Perché se io lascio fisso il piano secante e cambio questo [piano orizzontale] la parabola resta uguale, semplicemente diventa più lungo o più corto questo arco. Ma se io cambio il piano secante e rtaglio il cono con un piano secante più vicino al vertice del cono, some cambia la parabola? Ss: Si stringe. Insegnante: Si stringe esattamente. E se invece questo qui[HS] si allunga, se questo piano qui lo metto qua, 5. L’aiuto nella sintesi del processo Continua il ricorso a gesti deittici ed iconici. All’inizio l’insegnante richiama il legame tra la proporzione e l’equazione. In questo modo si sottolinea il legame tra la genesi spaziale della parabola e la sua equazione, solitamente introdotta per mezzo delle proprietà focali nel piano. Naturalmente la sostituzione proposta fa passare da segmenti fissati sul modello (VK e PS) a variabili. Questa sostituzione si giustifica immaginando di muovere (traslare) il piano della base del modello. L’altro segmento in gioco (VA = k) è costante, poiché una parte della configurazione non è modificata quando il piano di base trasla. Il movimento del piano è descritto da gesti iconici, che simulano il moto traslatorio. Un altro gesto iconico simula la sezione con un piano (parallelo) diverso, che può essere più vicino o più lontano dal vertice. Il modello suggerisce l’interpretazione qualitativa: più vicino ↔ parabola più stretta più lontano ↔ parabola più larga che potrà poi essere quantificata in riferimento al parametro. 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 8 come diventa la parabola? Ss: Si allarga. Insegnante: Si allarga. La relazione scritta La relazione scritta è prodotta come compito a casa dal piccolo gruppo, sulla base degli schizzi e degli appunti personali. La redazione avviene quindi in assenza del modello. Nel seguito il testo prodotto dagli studenti (e non ancora corretto dall’insegnante) è presentato nella colonna di sinistra. Nella colonna di destra ci sono alcuni commenti ed una proposta di divisione in parti, che mette in evidenza la struttura logica del testo. L’ordine presente nel testo non rispecchia l’ordine dell’esplorazione: ciò indica che la redazione non è semplicemente un racconto dell’esplorazione ma una riformulazione della dimostrazione costruita nel lavoro di gruppo. Sezione piana di un cono rettangolo. Occorre distinguere tra cono RETTO e cono RETTANGOLO. Un cono retto si ha quando la perpendicolare, condotta dal vertice del cono, al piano della circonferenza (curva direttrice del cono) cade nel centro della circonferenza stessa. Un cono rettangolo si ha invece quando il cono è generato dalla rotazione di un triangolo rettangolo isoscele attorno ad un suo cateto. In questo caso il cono è detto rettangolo in quanto l’angolo formato dalle due generatrici opposte è di 90°. Se invece tale angolo fosse acuto si avrebbe un cono acutangolo, se ottuso un cono ottusangolo. 1. Definizione di cono retto rettangolo Gli studenti iniziano dando le definizioni di alcuni oggetti in gioco. Essi fanno probabilmente riferimento a un problema personale, per la possibile confusione tra cono retto e cono rettangolo. Correttamente essi fanno riferimento alla definizione dei coni in Euclide. La distinzione tra il cono retto rettangolo e gli altri tipi di coni retti consente di distinguere i tre tipi di coniche. Essi si pongono consapevolmente in un ambiente tridimensionale. Descrizione. Il modello riproduce un cono RETTANGOLO, generato dalla rotazione di un triangolo rettangolo isoscele, intersecato da un piano perpendicolare alla generatrice AH e parallelo alla generatrice opposta AK. Il modello consta di due piani: il piano t su cui giace la circonferenza direttrice del cono, e il piano t’ ME- 2. Descrizione del modello L’oggetto fisico è descritto con cura. Sono nominati espressamente due piani: il primo [t] è un piano realizzato fisicamente da una base di legno; il secondo [t’] è un piano ideale, determinato solo da una cornice di legno. Il piano secante, che crea l’ortotome, è di plexiglas. Gli studenti fanno esplicito riferi- 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 9 mento alla storia. RIDIANO, ossia quello contenente l’asse AO del cono stesso. Tali piani sono tra loro perpendicolari. Il primo contiene tutti i punti di intersezione tra il piano secante e la circonferenza, mentre il secondo contiene il segmento VS, che congiunge il vertice della curva prodotta dalla sezione (ORTOTOME) e il punto S (punto di intersezione tra il diametro HK della circonferenza giacente sul piano t e la retta PM originata dal piano secante). La sezione del cono rettangolo produce una curva che gli antichi geometri anteriori ad Apollonio chiamavano ORTOTOME o SEZIONE DI UN CONO RETTANGOLO, curva non piana ma solida in quanto giacente su un cono retto. Figura 4: il primo disegno della relazione finale La proprietà o SINTOMO (valida per tutti i punti della curva) che permette di riconoscere il tipo di sezione piana del cono si basa sulla uguaglianza di due4 relazione che collega i segmenti PS e VS, ossia sulla uguaglianza di due equivalenza di due figure geometriche che individuano la posizione del punto P. 3. Il compito Gli studenti ricordano il compito e le regole fissate dall’insegnante. Essi devono comportarsi come geometri greci e usare le proporzioni e l’equivalenza di aree. Un termine impreciso è corretto spontaneamente. Il ragionamento con cui si ricava Generalizzazione a tutti i punti 4 Cancellature presenti nel testo degli studenti 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 10 tale proprietà, valida non per un punto particolare ma generico dell’ortotome, posto che il piano secante mantenga sempre la stessa distanza dal vertice del cono e la stessa inclinazione, è il seguente: applichiamo il ragionamento prima sul piano t su cui è la circonferenza. dell’ortotome Gli studenti anticipano che, anche se il ragionamento è costruito su un punto particolare del modello, è valido per ogni punto dell’ortotome. Questo argomento sarà ripreso più oltre (vedi il punto 9). Considerando il punto P dell’ortotome si osserva che esso, ottenuto dalla intersezione tra il piano secante e la curva direttrice del cono, scorre, qualunque sia la distanza AV del vertice del cono dal piano di sezione, sulla circonferenza. Poiché, come ogni triangolo inscritto in una semicirconferenza ha un angolo di 90°, essendo HPK inscritto nella semicircf. di diametro K esso è un triangolo rettangolo con HPK = 90° (TEOREMA). E’ dunque applicabile il II teorema di Euclide sui triangoli rettangoli, per cui l’altezza PS, condotta mandando la perpendicolare da P al diametro HK, è media proporzionale tra le proiezioni dei cateti del triangolo sull’ipotenusa, ossia sul diametro HK. Imposto la proporzione: 4. Il ragionamento nel piano t Gli studenti usano il teorema di Euclide per i triangoli rettangoli. Dalla proporzione, come i geometri greci, ricavano un’equivalenza di aree. HPK = 90° HS : PS = PS : SK da cui PS2 = HS SK. Abbiamo dimostrato che l’area del quadrato costruito sul segmento PS è uguale all’area del rettangolo avente come dimensioni KS e HS (interpretazione geometrica). Considerando ora il piano MERIDIANO t’ perpendicolare al primo, si cerca di scrivere una proporzione tale da mettere in relazione PS e VS. Sul piano meridiano otterremo che ci sono due triangoli RETTANGOLI 5. Il ragionamento nel piano t’ Tra i molti triangoli e le varie proporzioni che si possono stabilire a partire dal modello, gli studenti dichiarano di fissare l’attenzione su una relazione tra PS e VS. Mostrano 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 11 SIMILI. Uno è HVS, avente come ipotenusa la proiezione del cateto PH sul diametro HK, come cateto la distanza dal vertice dell’ortotome al punto d’incontro della generatrice AH con la circonferenza. I due cateti VS e VH sono uguali in quanto l’angolo VSZ = 45° (il piano secante è perpendicolare alla generatrice AH) e VHZ = 45°(AHO è un triangolo rettangolo isoscele) VZH = 90°. Si ottiene che i due triangoli VZH e VZS sono uguali e di conseguenza VS = VH. L’altro triangolo rettangolo da prendere in considerazione è invece AVT, formato dalla retta VM parallela al diametro HK e dall’asse AO del cono. Poiché TAM = VAT = 45°, essendo l’angolo HAK = 90°; ed avendo entrambi un angolo di 90°, allora anche AVT = AMT = 45° e VT = AT. Il triangolo AVT, essendo isoscele rettangolo, è simile al triangolo HVS. Possiamo perciò impostare una proporzione: AVT ~ HSV HS : VH = AV : VT Ipotenusa : cateto = ipotenusa : cateto Ossia AV VH = HS VT. così di avere un chiaro controllo della strategia. Nel lavoro di gruppo, di fatto, erano state considerate molte altre possibilità, non tutte utili per la ricerca del sintomo. Si identificano due triangoli isosceli e si scrive la proporzione, poi tradotta nell’equivalenza di aree. 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 12 Figura 5: il secondo disegno della relazione finale Confrontando tale proporzione con la relazione precedente: PS PS = HS SK Si nota che HS = 2 VT in quanto VS // NK ossia VMSK è un parallelogramma e AVT = ATM. Ottengo SH = 2 VT PS PS = HS SK Dato che sia nella prima che nella seconda equazione [sic!] compaiono sia HS che SK: 2 AV VH = 2 HS VT moltiplico entrambi i membri per due in modo da ottenere 2 VT = SK Da cui PS2 = 2 AV VH L’area del quadrato costruito sull’altezza PS è uguale al doppio dell’area del rettangolo avente per dimensioni il segmento VH = VS e AV. 6. Il collegamento dei due piani Fino ad ora, sono stati illustrati due relazioni trovate operando su piani diversi: il piano di base t e il piano meridiano t’. Dal loro confronto si ricava il sintomo. Introducendo poi un sistema cartesiano in x e y e considerando come piano di riferimento il piano MERIDIANO SECANTE, le coordinate di 7. Dal sintomo all’equazione S’introduce, con un anacronismo consapevole, un sistema di coordinate che consente di passare 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 13 P sono individuate da x = VS e y = PS. Da cui, sostituendo alla relazione ottenuta: y2 = 2 AV x Poiché durante il ragionamento la distanza tra il vertice del cono e il vertice dell’ortotome è COSTANTE, AV si pone uguale a k. y2 = 2 k x x = 1/2k y2. dall’ambiente della geometria sintetica tridimensionale all’ambiente della geometria analitica piana. La costante k è introdotta ripetendo le parole usate dall’insegnante. Al crescere di k, ossia quando il piano secante trasla parallelamente a se stesso mantenendo la medesima GIACITURA, l’ampiezza dell’ortotome aumenta. Quando invece k diminuisce l’ortotome diminuisce in ampiezza, fino a quando per k tendente a zero si ottiene la ORTOTOME degenere coincidente con la generatrice AK , ossia l’ortotome di equazione y = 0. 8. Il significato di k Il significato di k è costruito, variando intenzionalmente il suo valore. E’ esplorato in modo corretto anche il caso limite (k = 0). Il sintomo trovato caratterizza un punto generico della sezione in quanto mantenendo costante la distanza AV = k e traslando parallelamente a se stesso il piano t su cui giace la circonferenza direttrice la dimostrazione è valida per un qualsiasi altro punto della sezione contenuto sulla superficie del cono. Ciò che varierà sarà invece la lunghezza dell’arco di curva considerata. 9. Generalizzazione a tutti i punti dell’ortotome Il ragionamento è generalizzato a un punto qualsiasi dell’ortotome, muovendo (traslando) uno dei piani, il piano di base t. Durante il movimento molti dei segmenti osservati non cambiano. Gli studenti mostrano di saper controllare varianti e invarianti in modo corretto. Tale sezione veniva considerata come curva solida, in tre dimensioni, in quanto l’ortotome giace su un cono rettangolo e la sua proprietà si ricava mediante un ragionamento su due piani distinti perpendicolari (nello spazio). 10. Commenti finali Al termine gli studenti mostrano di essersi distaccati in modo conscio dall’approccio secondo la geometria classica. La sezione era considerata una curva solida. 8 Didattica nel laboratorio della macchine matematiche: prospettografi e macchine mentali 14 Discussione È opportuno rivisitare l’esperimento prendendo due punti di vista diversi: - quello dell’insegnante (che ha maturato alcuni motivi generali dell’attività, strutturato sessioni di lavoro con obiettivi definiti, gestito le fasi di interazioni con operazioni dipendenti dalle specifiche condizioni di lavoro) - quello degli studenti (che hanno in alcuni casi prodotto tracce dell’interazione con l’insegnante). Un breve riassunto è contenuto nella tabella 1, sicuramente incompleta poiché limitata quasi esclusivamente ai pochi estratti dei protocolli del lavoro di piccolo gruppo qui citati e alla relazione finale. Nella prima colonna della tabella sono ripresi i motivi illustrati all’inizio: 1. culturale; 2. storico; 3. epistemologico; 4. cognitivo. In definitiva, l’esperimento qui presentato favorisce: - L’appropriazione di atteggiamenti verso la matematica in cui le componenti storico-culturali giocano un ruolo essenziale. - La costruzione di significati complessi dell’oggetto parabola, con spostamenti continui tra i quadri sintetico e analitico, che consentono di interpretare geometricamente anche il caso del valore limite del parametro (k = 0). - Il ricorso sistematico all’oggetto fisico, alla sua manipolazione reale e alla gestualità che suggerisce cambiamenti e movimenti sull’oggetto mentale. L’esperimento può essere letto quindi con i diversi strumenti di analisi che sono stati ricordati nei Capitoli 4 e 5. Il modello di ortotome è un artefatto, i cui schemi d’uso sono costruiti nel corso dell’interazione tra insegnante e studenti. L’oggetto media significati diversi, pertinenti sia alla teoria più antica delle sezioni coniche che alle sistemazioni successive (la rappresentazione algebrica di Descartes, il disegno meccanico di L’Hôspital). I processi cognitivi hanno una forte componente “empracticed” (Capitolo 4 paragrafo 4). Le metafore costruite accompagnano in modo funzionale la costruzione del significato. Se ci proponiamo di leggere questo esperimento come costruzione non solo di significati ma anche di dimostrazioni, vediamo che delle quattro fasi previste (Capitolo 5 paragrafo 5): 1. Fase argomentativa della produzione della congettura. 2. Fase di stabilizzazione della formulazione della congettura. 3. Fase di costruzione della dimostrazione. 4. Fase di stabilizzazione della redazione della dimostrazione. 8.3 Macchine mentali: l’ortotome 15 Solo le ultime due sono presenti: in effetti, la congettura (la sezione è una parabola) è già data per scontata. Piuttosto l’esplorazione del modello mira a ricostruire il senso di questo enunciato e il suo collegamento con la definizione di parabola come sezione di un cono circolare retto e rettangolo. Non va sottovalutato questo aspetto. Come mostrerà l’esempio successivo, non sempre gli enunciati dati per scontati dagli insegnanti sono interiorizzati in modo profondo dagli studenti, che possono mostrarsi confusi di fronte a una provocazione che li mette in crisi. Insegnante Studenti Motivi / attività Esempi di azioni Esempi di operazioni Tracce nel lavoro di gruppo Tracce nel- Cenno ai la relazione significati finale costruiti Culturale Introduzione storica Non dettagliato Non dettagliato Non dettagliato Storico Definizione Episodi delle regole 1, 2, 5 Non dettagliato Sezioni CollegaEpisodi mento con1, 2, 5 tinuo tra i quadri sintetico e analitico Non dettagliato Sezioni Epistemologico 1, 2, 3, 7, 10 7, 8, 10 Sezione 9 Cognitivo Ricorso al modello fisico con forte gestualità (deittica e iconica) Episodi Episodio 4 2, 3, 5 Tabella 1 Sezione 8 Contestualizzazione storica di problemi concetti e procedure Collegamento tra quadri ed interpretazioni incrociate Casi limite
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