Macchine matematiche: dalla storia alla scuola 6 Uso didattico delle macchine matematiche: una rassegna internazionale 6.3 Esplorazione di ellissografi: le ricerche di D. Dennis Introduzione In questo paragrafo si presenteranno i principali risultati della tesi di dottorato di David Dennis (1995; vedi anche Dennis & Confrey, 1998) discussa sotto la direzione di Jere Confrey nel 1995. Gli obiettivi della tesi, inserita nel dibattito sulla riforma dei curricoli negli Stati Uniti, sono i seguenti: 1. Stabilire il ruolo storico fondamentale e l'importanza concettuale dei curvigrafi nello sviluppo della geometria analitica, del simbolismo algebrico, dell'analisi (calculus) e della nozione di funzione; 2. Mostrare come due studenti di matematica di scuola secondaria hanno tratto beneficio dalla esperienza con curvigrafi fisici; 3. Mostrare che l'analisi geometrica ed algebrica di tali curvigrafi ha sollevato per loro questioni epistemologiche cruciali, la considerazione delle quali li ha portati ad un più bilanciato dialogo tra il mondo fisico e i linguaggi simbolici; 4. Mostrare che la discussione delle tangenti, delle aree e delle lunghezze degli archi associata a molte curve non deve necessariamente essere proposta dopo l'analisi, ma, al contrario, la comprensione dell'importanza semiotica dell'analisi dipende dalla capacità di correlare il suo simbolismo con esperienze geometriche che possono essere verificate indipendentemente. Tali esperienze comprendono l'uso dei curvigrafi e di loro simulazioni con software geometrici dinamici (ad esempio, Geometer's Sketchpad o Cabri). Dopo un capitolo introduttivo, è proposta un’ampia rassegna storica di curvigrafi, che discute lavori di Descartes, Van Schooten, Newton ecc. L’ampiezza della rassegna vuole mostrare le potenzialità di tale campo di esperienza nella didattica della geometria. L’attenzione è poi portata su alcuni curvigrafi particolari: l’ellissografo a filo (Fig. 1) e l’ellissografo con barra scorrevole in guide ortogonali (Fig. 2 e Fig. 3). In relazione a tali ellissografi, sono discusse nei dettagli due interviste di studenti di scuola secondaria (11° e 12° grado rispettivamente, cioè 17-18 anni), che hanno reazioni molto diverse, legate alle diverse concezioni dei rapporti tra geometrica e simbolismo algebrico. 6 Uso didattico delle macchine matematiche: una rassegna internazionale 2 Figura 1: ellissografo a filo Figura 2 Figura 3 ellissografo a barra e curve tracciate da un punto Copie dei due ellissografi sono stati costruiti dall’autore su grandi lastre di plexiglas (oltre 1 m2 ciascuna), con la possibilità di modificare i parametri di controllo: 1. nell’ellissografo a filo si può cambiare la distanza tra i punti fissi (fuochi) e la lunghezza del filo; 2. nell’ellissografo a barra si può cambiare la distanza tra i due perni scorrevoli nelle guide e la distanza del punto tracciatore da essi (Fig. 4). Il disegno viene eseguito con pennarelli. La scelta degli ellissografi è giustificata dall’autore con le seguenti considerazioni. L’ellisse è una curva comune nell'esperienza visiva, nell’arte, nella scienza, esteticamente piacevole per l’alto grado di simmetria. Gli ellisso- 6.3 Esplorazione di ellissografi: le ricerche di D. Dennis 3 grafi scelti sono facili da costruire e da usare. Le azioni richieste sono percepite in modo diretto ed intuitivo; anche se entrambi possono disegnare “tutte” le ellissi (almeno in una regione limitata del piano), essi appaiono molto diversi: le modifiche necessarie per cambiare i parametri si apportano in modo diverso e producono quindi inizialmente relazioni algebriche di forma diversa. Si osserva un elemento immediato di sorpresa, quando si vede che azioni così diverse producono “le stesse” curve: questa sorpresa è di per sé un forte elemento di motivazione per lo studente, che vuole riconciliare l’impressione di diversità delle esperienze fisiche attraverso una rappresentazione matematica. Figura 4 La struttura dell’intervista clinica (la stessa per i due studenti) è basata sulle seguenti domande: “ 1) Questi curvigrafi disegnano le stesse curve? 2) C’è qualche curva che può essere disegnata con uno di essi e non con l'altro? 3) Come puoi predisporre un curvigrafo per disegnare proprio una curva che hai disegnato con l’altro? 4) Riesci a trovare un’equazione della curva disegnata direttamente dalle azioni che hai fatto sul curvigrafo? 5) Che cosa ti convince che hai trovato l’equazione giusta e come riesci a giustificarlo? „ L’intervista individuale si sviluppa in due incontri di due ore ciascuno, tra i quali lo studente è lasciato libero di continuare a riflettere a casa, ma senza discuterne con altri. L’intervista è videoregistrata ed accuratamente analizzata. L’intervista di Jim (12° grado equivalente alla nostra quarta superiore) è particolarmente interessante (Dennis & Confrey, 1998). L'indagine di Jim si sviluppa in sette punti, che sono presentati qui di seguito. 6 Uso didattico delle macchine matematiche: una rassegna internazionale 4 Prima intervista 1) Esplorazione dell'ellissografo a filo e dei suoi parametri di controllo. Jim si rende conto che con il filo di lunghezza fissata (vedi Fig. 1), aumentare la distanza tra i punti fissi (H, I) significa “schiacciare” l’ellisse, allontanandola sempre di più dall’essere un cerchio (concetto “visivo” di eccentricità). Jim ritiene che i dati essenziali siano la distanza tra i punti fissi (H e I) e il perimetro del triangolo mobile (2L uguale alla lunghezza del filo chiuso ad anello): sulla base di questi dati si dovrebbe poter costruire un’equazione, anche se non ricorda il metodo. 2) Esplorazione dell'ellissografo a barra e dei suoi parametri di controllo. Jim non è convinto che le curve siano sempre dello stesso tipo e fa molti esperimenti. Predice subito che si ottiene un’ellisse quando la penna E è esterna al segmento congiungente i due perni scorrevoli C, D (vedi Fig. 3), ma ipotizza un asteroide con quattro cuspidi (Fig. 5) nel caso che la penna sia interna (vedi Fig. 2). Con esperimenti si convince che si traccia sempre un’ellisse. Figura 5 Il rapporto tra le distanze della penna da ciascuno dei perni (CE, DE) attira l'attenzione di Jim, che lo mette in relazione con le velocità relative dei due perni scorrevoli. Questo rapporto guiderà poi Jim nella scrittura dell’equazione (vedi n. 6). Jim cerca anche di “gonfiare” l’ellisse, cioè di farla diventare più vicina a un cerchio. “Gonfia” l’ellisse avvicinando molto i due perni ed allontanando la penna. Mette in relazione questo fatto con l’avvicinamento dei due fuochi nell’ellissografo a filo. Solo più tardi si accorgerà che una soluzione si ha mettendo la penna nel punto medio dei due perni. 6.3 Esplorazione di ellissografi: le ricerche di D. Dennis 5 3) Sviluppo di un metodo sistematico per copiare con l'ellissografo a barra un'ellisse disegnata con l'ellissografo a filo. All’inizio Jim congettura che la distanza tra i fuochi nell’ellissografo a filo (HI) debba essere uguale alla distanza tra i perni nell’ellissografo a barra (Fig. 2, CD) e che la penna sia posta ad una distanza da uno dei perni uguale alla metà del filo (L). L'esperimento lo delude e allora prova a mettere la penna tra i due perni. Per caso la mette nel punto medio e si accorge che viene tracciato un cerchio. Jim si accorge che i due segmenti EC ed ED sono uguali: la loro lunghezza ci dà la distanza massima del punto E dalle due guide scorrevoli (riga verticale o orizzontale). Jim inizi a chiamare le due guide asse x e asse y e si accorge che anche nel caso in cui E non è nel punto medio, EC ed ED danno i due semiassi dell’ellisse. Calcola poi (Fig. 6) la lunghezza del semiasse maggiore e con il teorema di Pitagora la lunghezza del semiasse minore dell’ellisse disegnata con l’ellissografo a filo. A questo punto può predisporre l’ellissografo a barra per ottenere la stessa ellisse. Figura 6 Seconda intervista 4) Rappresentazione dell'azione sull'ellissografo a filo per mezzo di una equazione algebrica. Jim dice di avere riguardato i suoi appunti e di avere visto che i parametri che controllano l’ellissografo a filo possono essere usati per scrivere un’equazione. Definisce le costanti a e c sull’ellissografo (Fig. 7) e poi scrive: (x + c) 2 + y 2 + (x − c) 2 + y 2 = 2a , dicendo che questa equazione può essere ridotta alla forma standard. 6 Uso didattico delle macchine matematiche: una rassegna internazionale 6 5) Sviluppo di un metodo sistematico per copiare con l'ellissografo a filo un'ellisse disegnata con l'ellissografo a barra. A questo punto Jim è convinto che i due curvigrafi disegnino lo stesso insieme di curve. Per predisporre l’ellissografo a filo in modo da copiare una ellisse già disegnata con l’ellissografo a barra, Jim propone un metodo che è l’inverso di quello da lui proposto al punto 3. Detto d il semiasse minore, Jim osserva che: d2 + c2 = a2 e che questa relazione lega tra loro i parametri dei due ellissografi. Poi Jim si accorge che, usando la riga come un compasso centrato nel vertice superiore dell’ellisse con raggio a, i due punti intercettati sull’asse maggiore sono proprio i fuochi. Questa è una seconda procedura utilizzabile. Figura 7 6) Rappresentazione dell'azione sull'ellissografo a barra per mezzo di una equazione algebrica. Dopo avere disegnato sul plexiglas la Fig. 8, Jim si accorge che ci sono due triangoli simili e scrive la proporzione: a x . = 2 2 d d −y Solo con l'aiuto dell'intervistatore Jim riesce a riportare quest’equazione alla forma standard. All’inizio rifiuta addirittura di riconoscerla come un'equazione della curva. 6.3 Esplorazione di ellissografi: le ricerche di D. Dennis 7 Figura 8 Figura 9 7) Considerazioni sulle relazioni tra geometria fisica e rappresentazione algebrica. Dopo aver verificato che la stessa equazione può essere ottenuta dai due curvigrafi, Jim discute il suo punto di vista sulle relazioni tra geometria e algebra. Per lui le equazioni algebriche non sono tanto una dimostrazione che le curve sono le stesse, ma piuttosto una prova che rappresentazioni algebriche delle curve sono consistenti con l’esperienza geometrica fisica. In questo Jim si comporta come i matematici del ‘600.
© Copyright 2025 Paperzz