Perspectiva Artificialis PROSPETTOGRAFO DI LUDOVICO CARDI (CIGOLI); SCENOGRAPHUM CATHOLICUM DI FRANÇOIS NICERON. (Fonti: L. Cardi, “Prospettiva pratica...”, 1612; J. F. Niceron, “Thaumaturgus opticus…”, 1646) Nella “Prospettiva pratica” Ludovico Cardi (detto il Cigoli) osserva che se un giovane pittore si trova a dover eseguire “una veduta di strade con varij ornamenti di Palazzi, od altra composizione di cose differenti a diverse inclinazioni situate”, o una forma complessa come il corpo umano, potrebbe essere indotto a credere che le regole geometriche non siano applicabili, e decidere di “operare ad occhio e a caso”; ma una tale decisione sarebbe contraria alla “tanto nobil arte della pittura”. (1). La necessità di far fronte a questa difficoltà porta gradualmente alla definizione di una “terza regola” fondata sull’uso metodico e consapevole degli strumenti. (2) Il Cigoli (esperto nella riproduzione di cose lontane: ricordiamo il suo ritratto della Luna vista al telescopio) esprime la sua insoddisfazione nei confronti degli strumenti tradizionali (il velo, lo sportello, ecc.) di cui denuncia imperfezioni e inesattezze. “Egli si riproponeva di inventare una macchina che fosse non solo flessibile e pratica, ma provvista di un alto grado di precisione strumentale, in osservanza dei livelli qualitativi stabiliti dalle nuove scienze del suo amico Galileo. Il risultato dei suoi sforzi fu uno strumento ‘automatico’ di notevole ingegnosità, che continuò a fornire il punto di riferimento dei più avanzati strumenti fino alla metà del XIX secolo. Nella descrizione della costruzione e dell’uso dello strumento, che occupa tredici pagine del suo trattato, Cigoli fornisce una guida dettagliata, completa di disegni in scala reale dei componenti, per chiunque desiderasse costruirlo e usarlo. Lo strumento consiste di due elementi verticali fissati su una struttura orizzontale avvitata su un pannello di base. Uno di questi elementi è articolato in modo tale da poter regolare a piacere sia l’altezza che la posizione laterale del mirino posto all’estremità superiore, mentre l’altro scorre su un’asta orizzontale che funge da base della intersezione. Un filo provvisto di una pallina per il traguardo ottico e di un contrappeso scorre lungo la seconda asta verticale passando attraverso due carrucole (in cima e alla base dell’asta) e lungo un’asta orizzontale fino all’impugnatura di un ‘segnatore’…. Il disegnatore usa la mano sinistra per muovere con uno spago l’asta verticale a destra e a sinistra attraverso il piano dell’intersezione, e la mano destra sul ‘segnatore’ per muovere su e giù la pallina lungo l’asta verticale. La posizione della pallina, traguardata attraverso il mirino, può così essere spostata continuamente sui vari punti dell’oggetto da ritrarre, mentre la mano del disegnatore traccia la configurazione risultante sul foglio da disegno fermato sul piano di lavoro”. (3) Sebbene lo strumento sia di impiego tutt’altro che semplice, “esso è il primo che abbia la pretesa di fornire un sistema di disegno ‘automatizzato’: esso consente di effettuare una sola operazione per ottenere la trascrizione diretta di un oggetto sul foglio da disegno, così come appare sul piano dell’intersezione” (4) La mancata pubblicazione del trattato del Cigoli (il manoscritto è databile al primo decennio del Seicento perché in esso compare il cerchio di distanza, sconosciuto prima di quegli anni) impedì che il prospettografo da lui inventato avesse maggior fortuna. Tuttavia allo strumento non mancò notorietà e diffusione: François Niceron ci testimonia della sua presenza a Parigi, nella casa di L. Hesselin, consigliere di Luigi XIII. Padre Jean François Niceron, dell’Ordine dei Minimi, amico di Mersenne, insegnante di Matematica a Trinità dei Monti, teologo, esperto di prospettiva (particolarmente interessato alla anamorfosi) e di fisica (fece misure di declinazione magnetica ed esperienze sul vuoto), visitatore ausiliario dei conventi del suo ordine (e quindi spesso in viaggio tra Italia e Francia) nacque a Parigi nel 1613 e morì in Provenza, a soli 33 anni, nel 1646. Il libro a cui deve la sua fama è “La Perspective Curieuse” del 1638, di cui successivamente curò una traduzione latina ampliata, uscita col titolo “Thaumaturgus Opticus” in prima edizione (postuma) nel 1646 e poi in edizioni successive più complete del 1663 e 1669. Nella parte centrale del Thaumaturgus Niceros descrive con estrema accuratezza uno Scenographm Catholicum (Strumento universale per la scenografia) che coincide appunto con il prospettografo del Cigoli. Niceron ci narra che frequentava a Parigi la casa di Ludovico Hesselin, potente uomo politico dell’epoca. Ce la descrive come una dimora lussuosa, situata nella parte orientale della città, sulla riva del fiume: bel giardino, amenissima vista, aria salubre, architettura elegante. Gli ambienti interni, riccamente decorati con mobili preziosi, quadri e sculture (alcuni soffitti affrescati da Simon Vouet) custodivano una biblioteca piena di ogni genere di libri antichi e recenti, Fu in questa casa che Niceron ebbe fra la mani i singoli pezzi dello strumento del Cigoli (realizzato in una versione portatile, con un supporto dotato di cassetti per riporvi componenti e accessori): era stato inviato a Hesselin dall’Italia, completamente smontato. Dopo numerosi (e vani) tentativi di rimetterlo insieme, Hesselin lo affidò a Niceron, conoscendone la competenza negli studi di ottica e nella teoria delle proiezioni. Niceron riuscì ad assemblarlo correttamente e mostrò quale poteva essere la sua utilità in Scenographicis delineationibus. Si tratta infatti di uno strumento molto versatile. Inclinando l’asta verticale si può ottenere la proiezione delle forme su piani inclinati (ciò è utile nelle decorazioni illusionistiche e nel disegno anamorfico). Si può anche usare al contrario, cioè per proiettare un disegno prospettico su qualunque superficie, piana o curva (con l’aiuto di un assistente, cfr. FIGURA): in questo caso la sezione virtuale descritta dalla pallina viene “proiettata” come se l’occhio fosse una sorgente luminosa. (1) Cfr. M. Kemp, La scienza dell’arte, Cap. IV, pag. 198 Cfr. F. Camerota, La terza regola, in Nel segno di Masaccio, IX.1, pag.190 (3) Cfr. M Kemp, op. cit., Cap. IV, pag. 199 (4) Cfr. M Kemp, op. cit., Cap. IV, pag. 200 (2)
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