Perspectiva Artificialis PROSPETTOGRAFO DI M. BETTINI E CH. GRIENBERGER. (Fonte: Mario Bettini, Apiaria Universae Philosophiae Mathematicae, Bologna 1645). Dopo aver concluso la sua critica allo strumento prospettico “falso e inutile” di Baldassarre Lanci, il Danti (“Le due regole della Prospettiva Pratica di J. Barozzi…”, 1583, Prima regola, Cap. terzo, pag. 62) così prosegue: “Ma chi volesse ridurre questo strumento giusto, che potesse servire: lasciando i regoli con la mira nel medesimo modo che stanno, facciasi la tavola della base quadra (anziché circolare) e in cambio del pezzo di cerchio (la superficie cilindrica su cui si forma l’immagine) si pigli una tavoletta piana, e vi si attacchi la carta, e nel resto si operi come si è detto, e riuscirà ogni cosa bene. E malgrado non si possa con questo strumento adoperare il filo, ma si debba rilevare ogni cosa con i traguardi, sarà non di meno uno strumento molto buono; avendo poi la tavola (il quadro) attaccata immobilmente, non ci potrà essere imprecisione alcuna, come talvolta avviene usando sportelli che si aprono e chiudono qualora nelle gangherature non siano giustissimamente accomodati” Lo strumento descritto dal Bettini (gesuita attento alle applicazioni delle scienze matematiche, portato a privilegiarne alcuni effetti magici e meravigliosi) e costruito da Ch. Grienberger nel 1635, realizza questa idea del Danti; può essere attrezzato, disponendo in posizione opportuna – cfr. figura – il sistema articolato che regge il dispositivo di mira e di punzonatura (del tutto identico a quello usato nel prospettografo del Lanci) in modo da raccogliere l’immagine su un piano orizzontale: diventa così particolarmente adatto a svolgere funzioni topografiche (rilevamento della pianta di edifici e di città, o della planimetria di un territorio). Questo ampliamento nello spazio di impiego (dal terreno della rappresentazione pittorica ad altri più immediatamente pratici: come risalire per es. alle dimensioni reali di oggetti inaccessibili) lo ritroviamo anche in molti altri casi: la diffusione delle “macchine” prospettiche si accompagna (soprattutto con la evoluzione dei metodi cartografici e dell’arte militare) all’esplicitazione sempre più evidente dei loro caratteri di strumenti di misura. Ciò contribuisce ad acuire e approfondire l’interesse dei matematici (e degli ingegneri militari) per la prospettiva. Cfr. F. Camerota, “Nel segno di Masaccio”, cat. Giunti 2001 (IX.1: La “terza regola”; IX.2: L’arte militare; IX.3: Una “nuova maniera di levar piante”).
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