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Perspectiva Artificialis
PROSPETTOGRAFO DI JACOB KESER.
(Fonte: “Underweysung der Messung…”, seconda ed., 1538)
Il Dürer ci informa che Jacobus Keser, studiando lo sportello, ha escogitato una via più
breve e migliore per ricalcare un oggetto in prospettiva. Poiché essa è di uso comodo e
vantaggioso – prosegue il Dürer – “e anche più rapida, mi sembra doveroso insegnarla,
per il bene comune e per rendere omaggio alla sensibile intelligenza del signor Keser”.
Riportiamo le argomentazioni con cui A. Dürer chiarisce le finalità dell’invenzione del
Keser, interessanti perché rivelano sia una acuta consapevolezza delle deformazioni che
si possono produrre nelle rappresentazioni prospettiche quando non si prendano
opportune precauzioni nel collocare, l’uno rispetto agli altri, quadro, occhio e oggetto,
sia una costante preoccupazione dell’autore: rendere le operazioni pratiche più semplici
e abbreviare i tempi di lavoro, nel rispetto della Geometria.
“Ogni oggetto piano si presta ad essere ricalcato su un vetro a cui l’occhio sia vicino.
Ma altri corpi appaiono invece deformati a causa di scorci imprevisti che si possono
verificare quando, nel ritrarli, l’occhio è troppo accostato al vetro. Infatti le parti più
vicine all’occhio appaiono ingrandite in modo eccessivo rispetto a quelle più lontane.
Quando l’oggetto è lontano da me, ciò che ricopio sul vetro sarà piccolissimo, e d’altra
parte io non posso allontanare il vetro se devo raggiungerlo con la mano. Se invece io
colloco il vetro vicino all’oggetto e metto l’occhio a una distanza giusta, non potrò
toccare il vetro con la mano. Per questo è meglio privilegiare un altro metodo, che
permette economie di fatica e di lavoro, nonché di eseguire, abbreviando i tempi, un
disegno che abbia la taglia prescelta, grande o piccola che sia.
Colui che desidera ritrarre un oggetto rispettandone le proporzioni deve accostare ad
esso il vetro (su cui disegna) quanto più possibile. E il suo occhio deve trovarsi a una
distanza giusta per evitare ogni distorsione. Ma la tua mano non può essere sul vetro e
il tuo occhio, contemporaneamente, lontano dal vetro. Ecco perché bisogna ricorrere
all’artificio escogitato da Jacob Keser”.
L’occhio sarà (come nello sportello) sostituito da un chiodo, al quale dovrà essere
attaccata una corda “fine e forte, di seta pura, lunga quanto necessario”. Questa corda
non rappresenta il raggio visivo, ma soltanto il sostegno per un mirino costituito da tre
parti:
• un regolo di legno a sezione triangolare, attraversato in tutta la sua lunghezza da un
foro, in cui sarà infilata la corda;
• un visore a punta collocato ad una delle estremità del regolo;
• un oculare (asticella con piccolo foro dove l’operatore applicherà il proprio occhio)
regolabile collocato alla estremità opposta del regolo.
Dürer assegna le dimensioni del regolo e di tutte le altre parti del mirino: quando
quest’ultimo è infilato nella corda tesa (che l’operatore sorreggerà con la mano sinistra)
l’oculare dovrà essere regolato in modo che il raggio visivo (cioè la retta passante per la
punta del visore e per il foro praticato sull’oculare) passi anche per il chiodo. Così
guardare attraverso il foro dell’oculare è come guardare tenendo l’occhio nel chiodo.
La FIGURA chiarisce meglio la struttura del dispositivo di mira e il procedimento
geometrico di regolazione.
Dürer così prosegue (si notino il taglio didascalico e la minuziosità delle istruzioni):
“Allorché tutto è completo e ben regolato, procedi come segue. Disponi l’oggetto e il
vetro davanti all’oggetto, fissa la corda al chiodo O che sta alle tue spalle, infilaci il
mirino in modo che la punta del visore sia dalla parte del vetro e il piccolo foro
dell’oculare dalla parte di O; prendi nella mano sinistra la corda che attraversa il
mirino, tendila, fai avanzare o retrocedere il mirino stesso fino che si trovi alla
distanza prestabilita dal vetro, tienilo fermo bloccando la corda col pollice
(lasciandone cadere verso il basso la parte residua) e con la mano sinistra ruota il
piccolo foro dell’oculare (e la punta del visore) verso il tuo naso in modo che con
l’occhio destro tu possa vedere (attraverso il foro) – come si fa abitualmente con un
fucile – tutti i punti dell’oggetto al di là del vetro, tenendoli in linea con la punta del
visore.
Quando tu avrai, con la mano sinistra, ben posizionato il mirino con la corda tesa,
davanti all’occhio, prendi con la destra un pennello o una penna e, spostando il tuo
mirino, la punto del visore che tu osservi attraverso l’oculare ti indicherà le linee
principali e le superfici dell’oggetto che tu disegnerai con la mano destra. Così il
pennello o la penna sul vetro e la punta del visore si sposteranno insieme. In questo
modo non otterrai soltanto punti, ma tutte le linee e le parti principali dell’oggetto
nella giusta misura. Procederai rapidamente, come se ricalcassi qualcosa da un foglio
su un altro. Per farti comprendere bene, ho disegnato qui sotto questa FIGURA”
“Lo strumento del Keser (l’osservazione è di F. Camerota, Nel segno di Masaccio, cat.
Giunti 2001, IX, 2 pag. 193) sembra aver avuto un certo successo soprattutto tra i
pittori – cartografi per l’esecuzione di vedute urbane a volo d’uccello. Lo si deduce da
una incisione di Jost Amman che rende conto del cambiamento avvenuto nella pratica
cartografica di questo periodo; basti pensare alla veduta di Firenze di Francesco
Rosselli del 1485 in cui è raffigurato in primo piano un pittore cartografo impegnato a
ritrarre la città senza l’ausilio di alcuno strumento”.