Corriere della sera - 19.09.2014

VENERDÌ 19 SETTEMBRE 2014 ANNO 139 - N. 222
Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821
Roma, Via Campania 59/C - Tel. 06 688281
Tempi
liberi
Oggi
Il weekend si fa in due
di Pasquale Elia
Domani
La signora Ligabue
L’autunno sta arrivando
«L’ho conosciuto
ma niente malinconie
da terapista, non da fan» È un nuovo Capodanno
di Luca Ricci
Giannelli
Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano
40 9 1 9>
9 771120 498008
a società Expo ha chiesto all’ingegner Antonio Acerbo, che
ha ricevuto un avviso di garanzia
con l’accusa di corruzione per
l’appalto sulle Vie d’acqua, di dimettersi dall’incarico di subcommissario delegato. L’inchiesta della Procura, tuttavia, lascia altre
ombre sugli appalti del Padiglione
Italia. Si naviga a vista, dunque.
Ma Milano avrebbe bisogno di
una certezza: poter lavorare in
condizioni di legalità e sicurezza.
A PAGINA 60 - A PAGINA 25 Ferrarella Soglio
Affluenza record alle urne per decidere sull’addio alla Gran Bretagna
on la Scozia o senza la Scozia, da oggi il Regno Unito è
diverso. L’esito del referendum avrà importanti
ricadute costituzionali. E peserà sul futuro dei conservatori
e dei laburisti. Se anche si scongiura la secessione, sarà
inevitabile allargare gli spazi di sovranità della Scozia, a
cominciare dalle tasse e dal welfare. E ciò significa
viaggiare verso un assetto federale. Una storia, una bella
storia, è alle spalle. E un’altra sta per cominciare.
Gli scozzesi hanno votato in massa nello storico referendum sull’indipendenza, il cui esito
è noto da stamane (risultati e analisi su corriere.it). Nella notte, i primi sondaggi: avanti i
«no». I leader unionisti hanno battuto porta a
porta città e villaggi per convincere gli indecisi,
mentre l’indipendentista Alex Salmond — che
ha incassato il sostegno dell’asso del tennis
Andy Murray — ha lanciato i suoi supporter
con pulmini e megafoni. La Regina Elisabetta
ha atteso l’esito nel castello di Balmoral: oggi
potrebbe tornare a Buckingham Palace e rivolgersi al Paese con un messaggio basato sulla
formula «accetto e rispetto il risultato».
ALLE PAGINE 2 E 3
ALLE PAGINE 2 E 3 Farina, Nicastro
di FABIO CAVALERA
C
Sì in commissione alla legge, la sinistra del partito contro la riscrittura dell’articolo 18
Credito e ripresa
Il Pd si spacca sul lavoro
UN ERRORE
NON ACCETTARE
L’AIUTO
DELLA BCE
Autoriciclaggio, allarme su un patto per indebolire le norme
di NICOLA SALDUTTI
L’ala sinistra del Pd
(Bersani, Cuperlo, Fassina)
non vuole cancellare la
possibilità di reintegrare i
lavoratori licenziati: «No a
deleghe in bianco al governo», che però incassa il
primo sì in commissione
al Senato. Intanto è allarme
per un presunto patto PdFI per indebolire le norme
sull’autoriciclaggio.
In parapendio dall’Austria alla Toscana
ALLE PAGINE 5 E 11
IN SCENA UN COPIONE
SEMPRE IDENTICO
di MARIA TERESA MELI
S
i dice che Renzi abbia sempre
bisogno di un avversario.
Sull’articolo 18 sapeva di trovarlo
in una parte del Pd, la quale ha
alzato gli scudi come in un
copione sempre identico.
Guastella, Guerzoni, Marro
A PAGINA 60
WALDRAPP TEAM
Il crac della sua società. Lui: i pm? Non dico nulla
La ragazza che vola
con gli ibis perduti
C
di MARCO GASPERETTI
orinna, 25 anni, è una ragazza
austriaca. Ambra, sei mesi, è una
femmina di ibis. Ma è Corinna che ha
insegnato ad Ambra a migrare. Si era
persa a Salisburgo e lei l’ha guidata in
A PAGINA 33
volo fino alla Maremma.
Quindici arrestati
Dopo una sentenza Usa
C’era un piano
per decapitazioni
ispirate all’Isis
in Australia
Una bambina
adottata
da una single
Sì dei giudici
di ROBERTA GIACONI
di ELENA TEBANO
A PAGINA 17 con l’analisi di Guido Olimpio
Il padre del premier
indagato per bancarotta
Tiziano Renzi, 63 anni, padre del
premier, è indagato a Genova con
l’accusa di bancarotta fraudolenta.
L’indagine è partita sei mesi fa dopo
il fallimento della Chil Post, azienda
di distribuzione giornali appartenuta alla famiglia Renzi, venduta
nel 2010 e poi fallita nel 2013. «Sono certo che le indagini faranno
chiarezza», ha detto Tiziano Renzi.
A PAGINA 15 Bozza, Caccia, Dellacasa, Imarisio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il gorgo che l’Expo deve evitare
L
Domani il magazine
in edicola con il Corriere
LONDRA NON SARÀ PIÙ LA STESSA
Milano Le Vie d’acqua sotto inchiesta e la trasparenza per tutti gli appalti
di GIANGIACOMO SCHIAVI
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Su Io Donna
Ottanta pagine
sul prêt-à-porter
Voto sull’indipendenza in Scozia
Per i primi sondaggi è avanti il no
di FRANCO VENTURINI
biare l’Europa, doveva e deve cambiare l’Italia. Non può
bastare il suo ottimo risultato elettorale alle Europee.
Fiducia nell’Italia significa
riforme fatte e rese operative senza arenarsi nella vergognosa montagna dei decreti attuativi che non hanno mai visto la luce, significa pochi annunci ma seguiti
da riscontri, significa non
avere un Parlamento bloccato dai regolamenti di conti
interni ai partiti (e qui la colpa non è di Renzi, o non è
soltanto sua).
Non vogliamo dire che il
premier abbia fatto poco o
nulla nei suoi primi mesi di
governo. Non sarebbe nemmeno giusto liquidare ora i
suoi «mille giorni». Ma un
problema esiste, ed è di
considerevole entità: se
Renzi non capirà alla svelta
che un certo atteggiamento
retorico («se vogliono la
guerra avranno la guerra»,
ecc.) risulta controproducente in Europa più che mai
se non è puntellato da realizzazioni compiute, sarà il
suo stesso progetto a finire
contro un muro. Un muro
che potrebbe chiamarsi Katainen prima ancora di chiamarsi Merkel.
Resta l’ipotesi che Renzi
sia arrivato alla conclusione
che le resistenze alle riforme siano troppo forti, che si
debba andare alle elezioni
nel 2015 portando in dote i
tentativi riformisti (vani?)
cui stiamo per assistere a
cominciare dal decreto lavoro. Si capirebbe, allora, che
nella sua strategia certi messaggi diretti all’opinione
pubblica nazionale prevalgano oggi sulla moderazione dei comportamenti verso
l’Europa. Si tratterebbe comunque di un errore, perché il danno fatto renderebbe ancor più difficile una risalita già molto ardua. Ricordate il Telemaco del
primo discorso a Strasburgo? Era coraggioso e pieno
di speranza. Ma se non cambierà anche lui, assieme all’Italia e all’Europa, Ulisse
non riuscirà a trovarlo.
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Il referendum
E IL SEMESTRE
INTANTO PASSA
I
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Fondato nel 1876
IL MODO GIUSTO DI FARSI VALERE IN EUROPA
n Europa non dobbiamo avere paura di dire
la nostra. Non deve farci
sentire più insicuri un
presidente del Consiglio che
«ci mette la faccia» per chiedere a Bruxelles (pardon, a
Berlino) più elasticità in un
rigore che, almeno per
quanto riguarda il deficit al
3% del Pil, il governo intende
rispettare. E tuttavia, se per
l’Italia è una conquista mostrarsi meno timida del solito, c’è modo e modo di farsi
valere. E basta poco, anche
con le migliori intenzioni, a
spararsi sui piedi.
Matteo Renzi è pericolosamente vicino a questa dolorosa constatazione. Non
gli manca di certo la capacità
di comunicare, ma la consapevolezza di dover rendere
l’Italia più credibile quando
la si guarda dalle capitali europee che contano, quella sì
sembra fargli difetto. Il suo
linguaggio è spesso aggressivo verso «l’Europa da cambiare», obiettivo che condividiamo ma con altro stile.
La sua sfida per imporre Federica Mogherini nel ruolo
di Alto rappresentante per la
politica estera è stata vinta,
ma ha creato malumori, per
l’eccesso di irruenza troppo
diverso dalle paludate mediazioni cui è abituata la Ue.
Quanto al semestre di presidenza italiana, era nato zoppo per il tempo che avrebbe
richiesto il ricambio della
Commissione. E comunque
quando qualcosa si prova a
fare siamo alle solite, come
dimostra il poco rispettoso
tira e molla sul vertice che si
terrà l’8 ottobre a Milano per
discutere di lavoro. Un errore di calcolo pare del resto
emergere sull’effettiva consistenza dell’«asse» con la
Francia che ha le stesse nostre rivendicazioni, ma che
si guarda bene dall’irritare la
Germania, debole com’è nelle sue alte sfere politiche.
Germania che a sua volta lascia trapelare una certa insofferenza nei confronti di
una Italia definita «inconcludente».
Per convincere e ottenere
(forse), Renzi, oltre a cam-
In Italia (con “Sette”) EURO 1,90
www.corriere.it
italia: 51575551575557
A PAGINA 29
Il cardinale Pell
«Comunione,
no ai divorziati»
di MARIA A. CALABRÒ
A PAGINA 23 Vecchi
I
l mercato tende, per sua
natura, a cercare
rapidamente una
spiegazione delle cose
(inspiegabili) che accadono.
Ieri era una giornata molto
importante per capire
quante possibilità ci sono di
riuscire a combattere il calo
dei prezzi (la deflazione),
uno scenario di forte
rallentamento
dell’economia in Europa. E
la Banca centrale europea ha
messo in campo una delle
armi più efficaci: la
possibilità per le banche
europee di finanziarsi a un
tasso d’interesse molto
basso, pari allo 0,15%. Tanto
per avere un’idea la media
dei tassi di finanziamento
per le imprese viaggia
ancora intorno al 9%, quasi
dieci volte di più. E che cosa
è accaduto? Che gli istituti di
credito hanno bussato alle
porte di Francoforte
chiedendo molti meno fondi
di quanto non ci si
aspettasse. Soltanto 82
miliardi di euro rispetto ai
circa 150 miliardi previsti.
CONTINUA A PAGINA 60
A PAGINA 50 Chiesa, Massaro
2
Primo Piano
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
#
Il referendum Via da Londra
La scheda
L’affluenza
Sono stati più di quattro
milioni gli scozzesi che si
sono registrati per votare:
più del 97 per cento degli
aventi diritto. Ammessi alla
consultazione anche i
sedicenni (il 17,2 della
popolazione) che si sono
presentati numerosi negli
uffici elettorali. Trentadue
le circoscrizioni. Le donne
rappresentano più della
metà della popolazione. In
totale gli scozzesi sono l’8
per cento di tutti gli
abitanti del Regno Unito
che conta 63 milioni di
abitanti. I seggi erano
5.579 e sono rimasti aperti
dalle 7 alle 22 ora locale (le
23 in Italia). L’affluenza alle
urne è stata altissima. In
quasi ottocentomila hanno
scelto di votare per posta
Il Parlamento
L’Act of Union aveva
sancito, nel 1707, l’unione
tra Londra ed Edimburgo.
Ma nel 1999 Londra ha
concesso la prima forma di
devoluzione con la
creazione del Parlamento
scozzese che ha
competenze su scuola,
sanità, ambiente e
giustizia. Però è presente
anche una rappresentanza
di deputati scozzesi nella
Camera dei Comuni. Ed
esponenti della Scozia
sono chiamati a far parte
delle maggiori istituzioni
pubbliche britanniche in
base al principio della par
condicio
L’economia
La Scozia è il maggior
produttore di petrolio della
Ue, costruisce il 28 per
cento dei computer
europei, ha un tasso di
disoccupazione più basso
rispetto al Regno Unito, il
7,5 contro il 7,8 per cento.
Però ha una spesa
pubblica per abitante
superiore al resto dell’isola.
Il pil pro capite è pari a
26.424 sterline, contro le
22.336 del Regno Unito.
Tra i colossi bancari, a
Edimburgo hanno sede la
Royal Bank of Scotland e la
Bank of Scotland
Scene da Edimburgo In alto l’ufficio della campagna antiseparazione «Better Together». Qui sotto, i «cupcake» di una pasticceria
che ha fatto un sondaggio tra i clienti (Foto di Alessandro Rota)
In Scozia è il giorno del giudizio
I sondaggi: la vittoria al «no»
DAL NOSTRO INVIATO
EDIMBURGO — Elisabetta è
nell’amato amato castello di
Balmoral nell’Aberdeenshire. E
lì fra le 6.30 e le 7.30 del mattino
di venerdì (ora britannica) saprà se dovrà inserire il doloroso
capitolo della secessione scozzese nella sua lunga storia di regina o se avrà la certezza che il
Regno resta Unito. Poi deciderà
se tornare a Buckingham Palace
e, come sostengono i corrispondenti reali, se rivolgersi
con un messaggio al Paese. Lo
fece nel 1999 con i sudditi australiani quando votarono e
bocciarono il referendum per la
repubblica. Dovrebbe ripetersi
anche questa volta con una formula che suona: «Accetto e rispetto il risultato». La democrazia è democrazia.
Sua maestà, nei giorni scorsi,
ha invitato gli scozzesi a riflettere bene. E gli scozzesi hanno riflettuto, si sono messi in coda,
hanno votato con enorme partecipazione. E a urne chiuse gli
ultimi due sondaggi di YouGov
e del tabloid Sun concordano
nel dare gli unionisti avanti di
otto punti, 54 a 46. Il direttore di
Vessilli, cornamuse (e realismo), nella notte il conteggio
Ma molti hanno scelto pensando ai problemi concreti
YouGov si è sbilanciato in nottata: «Al 99% ha vinto il no».
Diffidare è sempre necessario
ma ben sei rilevamenti nel giro
di 24 ore hanno stabilizzato la
vittoria, non il trionfo, dello
schieramento contrario al divorzio da Londra. Nella sostanza la Scozia appare divisa quasi
a metà, lo scarto è minimo.
«Il D-day per l’Unione» ha titolato il Times. «Giorno del destino» hanno titolato insieme il
Guardian e Scotsman. L’Union
Uomini e donne
Nei sondaggi le donne
sono per lo status quo:
niente secessione. Più
indipendentisti gli uomini
Jack e la croce bianca di San
Giorgio su sfondo azzurro per
l’intera prima pagina del Daily
Telegraph. Sintesi di una data,
18 settembre, che segna un
punto di svolta per il Regno
Unito. I leader tory, laburisti e liberaldemocratici hanno battuto
porta a porta le città e i villaggi
per convincere gli indecisi. L’indipendentista Alex Salmond ha
lanciato i suoi supporter con
auto, pullmini, vessilli, megafoni. «Siamo nelle mani del popolo scozzese e non c’è nulla di più
sicuro che essere nelle mani del
popolo scozzese», ha ottimisticamente rilanciato il numero
uno separatista. A Edimburgo
sono sbarcate delegazioni dei
«fratelli» catalani, baschi, corsi,
sardi e veneti, convinti che «saremo noi a fare la grande festa».
Ma lo smash migliore a favore
della secessione lo ha messo a
segno il campione del tennis
Andy Murray. A Wimbledon,
nel 2013 quando aveva vinto
dopo un’attesa per il Regno Unito durata 77 anni, si era avvolto
nel drappo britannico. Ieri ha
usato Twitter per esternare il
suo pensiero da scozzese: «Let’s
do it». Ovvero ha abbracciato la
causa di Alex Salmond.
Il sì è più visibile nella strade
e davanti ai seggi. Il no è silenzioso. Maggioranza allegra e
chiassosa? O maggioranza silenziosa? Gli scozzesi votano
con molta attenzione ai problemi concreti. I sondaggi dicono
che 70 sostenitori su 100 dell’indipendenza non badano alla
motivazioni nazionaliste e patriottiche, pensano alle oppor-
tunità, alle «conseguenze pratiche». E ancora più alta (78 su
100) è la percentuale di chi si
esprime per l’unione avendo
come metro di giudizio sempre
le «conseguenze pratiche». Mediamente, 19 scozzesi su 100 affidano la scelta nell’urna al cuore, alla identità nazionale. Sono
più indipendentisti gli uomini,
se fosse per loro (53 su 100) la
Scozia sarebbe indipendente.
Le donne (58 su 100) scelgono
lo status quo: staccarsi porta incertezza, niente secessione. I
giovani sono separatisti in
maggioranza. I 65enni e oltre
credono che sia meglio proseguire il cammino con Londra.
«Ce la giochiamo sul filo di
lana» aveva ammesso Alistair
Darling, che ha diretto la campagna di «Better Together», il
fronte antiseparazione. Chi aveva puntato sul «fattore paura»
come unico elemento condizionante della scelta è smentito
dalla fotografia dell’elettorato:
il 58% degli scozzesi si è espresso guidato dal sentimento di
speranza, solo il 38 dalla paura.
La Scozia ha votato con passione e con timore, con fiducia e
con realismo. Da oggi indipendentisti e unionisti torneranno
a lavorare assieme «nell’interesse della Scozia e del Regno
Unito» è scritto nell’accordo che
consentì nel 2012 il referendum. E domenica i leader dei
due fronti insieme parteciperanno alla funzione religiosa
della riconciliazione.
Fabio Cavalera
@fcavalera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Primo Piano
italia: 51575551575557
3
#
In piazza Una manifestazione
a favore dell’indipendenza alla
periferia di Edimburgo (Afp)
✒
L'analisi
Il Regno Unito cambia per sempre
I Tory sull’orlo di una crisi di nervi
DAL NOSTRO INVIATO
97
59
la percentuale degli scozzesi che si sono
registrati per votare al referendum sulla
secessione: un’affluenza record, pari a
4.285.323 elettori. Il numero di chi ha
votato per posta è stato di 789.024 elettori. I seggi erano 5.579
il numero dei rappresentanti della Scozia alla Camera dei Comuni di Westminster su un totale di 650 deputati. Dal
1998 è stato ricreato anche un Parlamento scozzese, con sede a Edimburgo,
che è composto da 129 deputati
LONDRA — Il Regno Unito da oggi è diverso. L’esito del voto, anche con la probabile vittoria del no che i sondaggi notturni
danno avanti di 8 punti, avrà importanti
ricadute costituzionali. E peserà sul futuro
dei conservatori e dei laburisti. La retorica
dei vincitori cancellerà per qualche ora la
realtà che è comunque una: c’è un altro
Regno Unito. David Cameron ha il merito
di avere accettato la sfida, ritenendo il referendum separatista un esercizio naturale di democrazia, visto che lo chiedeva il
primo partito scozzese. Ma sia il premier
britannico sia il leader dell’opposizione
Ed Miliband hanno commesso un grave
errore: hanno sottovalutato gli indipendentisti, la loro crescente capacità, con toni moderati e pragmatici, mai volgari e
folcloristici, di toccare le corde passionali
del nazionalismo. Non un populismo verboso e arrogante, semmai l’orgoglio politico con solide radici storiche e culturali,
unito a intelligenti strategie comunicative.
I più alti dirigenti della amministrazione statale avevano ammonito Downing
Street sin da gennaio che l’abile Alex Salmond, il «first minister» di Scozia, stava
recuperando terreno e che il quadro si stava modificando. E pure i leader laburisti
scozzesi avevano riportato a Londra le
medesime preoccupazioni, segnalando
che una parte partito si andava schierando
per il sì. Ma soltanto nelle ultime due settimane David Cameron e Ed Miliband si
sono svegliati dal torpore promettendo
una più ampia devoluzione alla Scozia,
specie in materia fiscale.
Così, per i silenzi e per i ritardi di Londra, il risultato è rimasto in bilico fino all’ultimo e la Scozia si divide sostanzialmente a metà. A livello costituzionale e
istituzionale la conseguenza è evidente: se
anche si scongiura la secessione, sarà inevitabile allargare gli spazi di sovranità della Scozia (l’hanno giurato Cameron, Miliband e Clegg), a cominciare dalle tasse e
Scenari di ribellione
La prospettiva di una
devoluzione ampliata è
contestata da un centinaio di
deputati conservatori inglesi
Londra Il premier David Cameron
L’errore
Sia il premier sia il leader
laburista hanno sottovalutato
gli indipendentisti con i loro
toni moderati e pragmatici
dal welfare. E ciò significa viaggiare verso
un assetto federale, una Londra e un parlamento di Westminster molto meno dominanti politicamente, tenuto pure conto
delle inevitabili spinte che arriveranno
dall’Irlanda del Nord e dal Galles e tenuto
conto che molti fra gli unionisti scozzesi
hanno votato «no» in forza della promessa
di una più ampia delega di poteri. Con
l’indipendenza nascerebbe un nuovo Regno Unito che non ha più la Scozia. Ma con
la Scozia che resta nasce un nuovo Regno
Unito federale. Non è un gioco di parole:
nulla sarà come prima. Questa considerazione, condivisa da tutti gli analisti, porta
a una seconda ricaduta che è politica e che
tocca sia David Cameron sia Ed Miliband.
La prospettiva di una devoluzione ampliata viene contestata da almeno un centinaio di deputati conservatori inglesi i quali
prefigurano scenari di ribellione al loro
premier e una dura opposizione ai Comuni. Dopo le insubordinazioni sui matrimoni gay, dopo le fibrillazioni antieuropee, dopo le rincorse allo Ukip, ora la devoluzione: i conservatori sono sull’orlo
della crisi di nervi. Alla vigilia delle elezioni non è un segnale rassicurante per Cameron che punta alla riconferma.
E non è che stiano meglio i laburisti.
L’incubo referendum li ha allarmati e divisi. Con la secessione Ed Miliband perderebbe ogni speranza di andare a Downing
Street dato che la Scozia è un fortino laburista. Con l’unione confermata e con la devoluzione, invece, cresce e si moltiplica il
«peso» condizionante dei 41 parlamentari
laburisti scozzesi oggi presenti a Westminster: saranno determinanti negli
equilibri numerici nel caso in cui Ed Miliband riuscisse a vincere le consultazioni
generali della prossima primavera.
Questo referendum cambierà gli equilibri costituzionali e politici del Regno Unito. Una storia, una bella storia, è alla spalle. E un’altra sta per cominciare.
F. C.
@fcavalera
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il caso Ventitremila abitanti e zero disoccupazione, grazie ai giacimenti nel Mare del Nord: «Vogliamo restare con Londra»
E le isole Shetland sognano la «controsecessione»
I residenti delle terre ricche di petrolio La mappa
chiedono di votare, Edimburgo dice no
DAL NOSTRO INVIATO
LONDRA — Hanno il petrolio, quasi zero disoccupazione, un reddito superiore ai patrioti del sud e sono anche un po’ vichinghi, visto che la città
più vicina è la scandinava Bergen e la
Norvegia li regalò alla Corona britannica nel Quindicesimo secolo: perché
mai i 23 mila abitanti delle 100 isole
Shetland (solo 16 abitate) avrebbero
dovuto votare sì all’indipendenza della Scozia, che dista 150 chilometri di
mare e vuole il loro greggio?
Meglio farsi proteggere dalla lontanissima Londra: già nella consultazione del 1979 il 73% degli shetlander votò contro i secessionisti di Edimburgo.
Questa volta il Parlamento autonomo
scozzese non è stato liberal: mille abitanti avevano firmato ad aprile una
petizione chiedendo un referendum
indipendentista. Un altro, da tenersi
nell’arcipelago. Una secessione dalla
secessione. Però Edimburgo non ha
fatto come Londra e ha risposto picche: vi abbiamo già dato molta autonomia. Il referendum oltre il referendum avrebbe dovuto tenersi la settimana prossima. Ieri il ministro per la
Scozia Alistair Carmichael ha detto
che le Shetland potrebbero diventare
territorio autonomo sul modello dell’Isola di Man. Una beffa: come se le
Baleari si liberassero della Catalogna
se questa si libera della Spagna.
Il dominus e il domino del nazionalismo: se lo svegli parte l’onda. Bye bye
scozzesi: altri fermenti autonomisti
corrono sulle onde dalle isole Orkney
alle Western Isles. Ma sono le Shetland
le più ambite e inquiete. L’arcipelago,
passato agli inglesi nel 1469 come dote di una principessa danese, divenne
nell’800 una delle capitali della pesca
alla sardina. Il vero boom è arrivato
con la scoperta dei giacimenti nel Mare del Nord negli anni 70 del ‘900: il
terminal di Sullom Voe è tra i più
grandi d’Europa. Gli shetlander galleggiano sul 20% delle riserve nazionali di petrolio e gas. Gli alberghi dell’unica cittadina, Lerwick, sono pieni
di businessmen, nel porto stazionano
sei navi da crociera dove vivono i
Mar
di Norvegia
Unst
Yell
ISOLE SHETLAND
Whalsay
Mainland
Bressay
SCOZIA
Gran
Irlanda Bretagna
Londra
Mar
del Nord
1.700 dipendenti dell’impianto francese Total. Per questi vichinghi l’ideale
sarebbe nessun cambiamento. «Anche il movimento indipendentista
rappresenta una minoranza — ha detto ieri al Wall Street Journal il rappresentante dell’amministrazione locale
Malcolm Bell —. Però la devolution
non si deve fermare a Edimburgo».
La questione dell’indipendenza
scozzese ha acceso le spinte localiste
in Inghilterra, in misura minore in
Galles. E anche lassù, sulla piattaforma isolata delle Shetland popolata più
da uccelli marini che da umani (la colonia delle pulcinelle di mare conta
250.000 esemplari). Chi non vorrebbe
un po’ di Devo Max (il massimo dell’autonomia)? Quando un giornalista
del Guardian ha visitato Lerwick alcuni giorni fa ha trovato bandiere norvegesi nei giardini delle case. Nessuna
traccia di Union Jack o di Saltire, il vessillo scozzese. Curiosamente il movi-
Le ricchezze dell’arcipelago
Il petrolio. I giacimenti del
Mare del Nord, vicino
all’isola Mainland, sono i
più grandi d’Europa: 866
mila barili al giorno, per un
prezzo di 100 dollari ogni
barile
Gas. Sempre nel campo
dell’energia posto
importante ricopre la
produzione di gas: più di
trenta miliardi di metri cubi
all’anno. Ma si pensa anche
alle energie rinnovabili
Lana. Le isole Shetland
sono rinomate anche per
gli allevamenti di bestiame,
in particolare gli ovini. Dalle
pecore viene lavorata una
delle qualità migliori di
lana
Pesca. Le acque del Mare
del Nord sono ricche di
fauna ittica. Particolarmente
redditizia è la pesca delle
aringhe. E Lerwick, capitale
delle Shetland, è il mercato
principale
mento indipendentista nelle Shetland
sembra più rappresentato dai meno
giovani (al contrario dei vicini-colleghi di Aberdeen con la loro vibrante
Generation Yes). «Meglio il diavolo
che conosci», ha detto a Robert
Crampton un’insegnante trentenne. E
Sonny Priest, padrone della birreria
Valhalla Brewery, ha detto ieri al Wsj:
«Per la nostra produzione ci servono
ingredienti dall’Inghilterra. Indipendenza vuol dire costi più alti».
Meglio restare attaccati a Londra
(che produce, o comunque tratta, il
20% della ricchezza del Regno Unito).
Nella Storia
Cento isole (15 disabitate)
che la Norvegia regalò alla
Corona britannica nel
Quindicesimo secolo
Petrolio, bandiere norvegesi e pulcinelle di mare, gli shetlander si preparano al festival di metà inverno, Up
Helly Aa, che è l’avvenimento principale dell’anno. Gli uomini (molti
chiamati Magnus) si fanno crescere
barbe da guerrieri, le donne preparano i costumi con i bambini. La vita
tranquilla di un arcipelago sperduto
nel petrolio. Ma se qualche agenzia turistica basca organizza altri tour indipendentisti dalla Catalogna alla Scozia, gli shetlander sono pronti ad aggiungersi sulla mappa.
Michele Farina
© RIPRODUZIONE RISERVATA
✒
La Catalogna
si lancia
alla rincorsa
di ANDREA NICASTRO
I
l leader spagnolo Mariano
Rajoy è stato cristallino: gli
indipendentismi sono «siluri
contro lo spirito europeo,
perché l’Europa è fatta per
integrare Stati, non per
frammentarli». «Chi
intraprende questo processo
non si aspetti aiuti per
rientrare in Europa». «Faremo
di tutto per rendere la cosa
difficile». Oggi all’una, in una
conferenza stampa convocata
prima di conoscere i risultati
scozzesi, Artur Mas dirà cose
ben diverse. In fondo, al capo
del governo catalano non
importa come sia andata ad
Edimburgo. Conta il
referendum in sé. «Se hanno
votato gli scozzesi, perché non
dovremmo farlo anche noi
catalani? Siamo forse cittadini
di serie B della democratica
Europa?». Le posizioni tra
Madrid e Barcellona sembrano
inconciliabili. Il 13 dicembre
2013 la Catalogna annunciò il
proprio referendum per
staccarsi dalla Spagna. La
data fu fissata
strategicamente al 9 novembre
dopo il voto scozzese. «È
illegale, non si farà» tuonò
Rajoy. Da allora il conto alla
rovescia è proseguito con i due
leader ad aspettare immobili.
Si sono incontrati appena due
volte e praticamente senza
guardarsi. Ora le lancette
accelerano. Stamane il
Parlament catalano approverà
con la sua schiacciante
maggioranza separatista una
Legge per le consultazioni
popolari. Legge alla mano,
Mas potrà varare subito il
decreto per il voto del 9
novembre o temporeggiare sino
a martedì quando Rajoy
partirà per la Cina. Qualsiasi
tatticismo non fermerà i ricorsi
di Madrid e la bocciatura del
Tribunale Costituzionale dove
il fronte antisecessionista è
ferreo. Insomma, i prossimi
giorni confermeranno quel che
già si sa: Barcellona vuole il
diritto all’autodeterminazione,
Madrid non intende
concederla. Quindi? C’è chi
invoca la disobbedienza civile:
urne in piazza e che venga pure
l’esercito spagnolo a bruciarle
per la vergogna della
democrazia iberica. Altri, come
lo stesso Artur Mas, pensano a
elezioni regionali con partiti
pro o contro l’indipendenza.
Ma poi che farà il vincitore
separatista? Forse i due leader
hanno interesse a mantenere la
questione aperta fino alle
rispettive rielezioni pensando
di guadagnare voti dal clima di
scontro. Non sarebbe la prima
volta, però, che ambizioni
personali trascinano dei popoli
alla rovina.
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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La squadra
Il governo Le scelte
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L’intervista L’ex ministro
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Al tavolo La riunione a Roma della segreteria pd: 1. Stefania Covello, 42 anni, delega
al Mezzogiorno; 2. Sabrina Capozzolo, 27, politiche agricole; 3. Lorenza Bonaccorsi, 46,
cultura e turismo; 4. il segretario Matteo Renzi, 39; 5. Valentina Paris, 33, enti locali; 6.
Andrea De Maria, 47, formazione; 7. Ernesto Carbone, 40, Pa e Made in Italy; 8. Debora
Serracchiani, 43, vicesegretaria, delega alle infrastrutture; 9. Emanuele Fiano, 51, rifor-
me; 10. Francesco Bonifazi, 38, tesoriere; 11. Chiara Braga, 35, ambiente; 12. Filippo
Taddei, 38, economia; 13. Francesca Puglisi, 45, scuola; 14. Micaela Campana, 36, welfare; 15. Alessia Rotta, 39, comunicazione; 16. Enzo Amendola, 40, esteri. Non compaiono nella foto: Lorenzo Guerini, 47, vicesegretario, delega all’organizzazione; David
Ermini, 54, alla giustizia e Giorgio Tonini, 55, al federalismo (foto dal sito del Pd/Cagelli)
C’è un primo sì al Senato sul Jobs act
Ma la sinistra pd spacca il partito
Bindi e Bersani: niente deleghe in bianco. Orfini chiede correzioni
ROMA — «È ora di finirla ma di avere un testo definitivo
con la caricatura dei Flintstones, sarebbe un errore». E Roberto
che girano sulle ruote di pietra Speranza, leader dell’area riforsventolando la bandiera della mista: «Lo sciopero? Parlarne mi
Cgil...». Gianni Cuperlo ruba pare prematuro. Studieremo e
un’immagine al celebre cartone troveremo un compromesso».
ambientato nell’età della pietra
Per gli ex ds l’articolo 18 è una
per marcare la distanza da Renzi: questione politica di vita o di
«Nel Pd non c’è una componen- morte. E non solo per loro, visto
te che innova e un’altra che grida lo stato d’animo della cattolica
“Wilma, dammi la clava!”, non è Rosy Bindi: «Per essere di sinicosì... L’innovazione siamo stra non c’è bisogno di essere
noi». Il «noi» scandito dall’ex comunisti...Quando ero nella
presidente del partito rivela Margherita andai alla manifequanto profonda sia la spaccatu- stazione di Cofferati, quella dei
ra sull’articolo 18. «Niente dele- tre milioni di persone. E certo
ghe in bianco» è il messaggio non cambio idea adesso, che soche Bersani ha spedito all’indi- no nel Pd». Non voterà la riforrizzo di Palazzo Chigi, denun- ma? «Voglio essere chiara. Sul
ciando le «intenzioni surreali» diritto al reintegro non si danno
del governo e chiedendo chiari- deleghe in bianco al governo».
menti: «Si descrive un’Italia co- La ex presidente si prepara a salme vista da Marte. E poi in tutta dare i suoi dubbi con quelli delEuropa esiste la reintegra, an- l’opposizione bersaniana e dalecorché non obbligatoria...».
E adesso, tra coloro
che si smarcano, c’è an- Il paragone
che il presidente Matteo Orfini, il quale condivide i titoli del Jobs
act e non lo svolgimento: «Servono correzioni
importanti al testo».
Per non dire di Stefano
Fassina, il più duro
contro il governo che
vuole superare la norma simbolo dello Statuto dei lavoratori: «È
una linea inaccettabile,
opposta al programma
del Pd e di Renzi. Peggiorerà le condizioni
I Flintstones
dei lavoratori e aggraPer Gianni Cuperlo,
verà la recessione». AnMatteo Renzi descrive
che Alfredo D’Attorre,
la minoranza pd come I
preoccupato perché «il
Flintstones, cartone
quadro si sta sfilacciananimato ambientato
do», ritiene «insosteniall’età della pietra
bile una delega in bianIl cartone
co al governo che conNoto in Italia anche
senta di fare tutto e il
come Gli Antenati, la
suo contrario».
serie di Hanna e
L’ala sinistra e riforBarbera, in onda negli
mista del Pd non vuole
Usa dal 1960, narra le
votare con la destra su
storie di Fred e Wilma
una questione cruciale,
Flintstones e Barney e
non vuole cancellare la
Betty Rubble. Oltre a
possibilità di reintegrautilizzare dinosauri e
re i lavoratori licenziati
animali, preistorici e no
e si appresta a salire
come elettrodomestici, i
sulle barricate. Il dipersonaggi si muovono
lemma è, scendere in
con un’auto con le ruote
piazza o no? I sindacati
di pietra, a cui ha fatto
si mobilitano e l’idea di
riferimento ieri Cuperlo
una fronda che possa
aderire a scioperi e manifestazioni preoccupa il Nazareno. Orfini frena: «Cosa farò se
la Cgil scenderà in piazza? Vedrò
al tg come è andata la manifestazione. Annunciare scioperi pri-
A Roma
Il premier
Matteo Renzi
cammina
con Filippo
Taddei dopo
la segreteria
del Pd che si
è svolta nella
sede del Nazareno (Benvegnù-Guaitoli)
In commissione
Via libera dalla commissione Lavoro
del Senato anche con i voti dem alla
delega sul lavoro: martedì in Aula
miana: «Io sono per il superamento del bicameralismo, ma
per rafforzare il Parlamento e
non per renderlo subalterno al
premier».
La commissione del Senato
ha approvato la delega lavoro e
gli otto «dem» si sono espressi a
favore, ma Erica D’Adda ha chiesto di essere sostituita per non
votare no. La fronda si allarga.
Fassina, Civati, Damiano e i senatori già «dissidenti» vicini a
Chiti si vedranno all’inizio della
settimana. E ieri mattina, quando Luigi Zanda ha riunito il
gruppo, l’aria era elettrica. Walter Tocci: «Ci fate fare incontri
interlocutori e intanto andate
avanti come caterpillar». L’ex viceministro Cecilia Guerra: «Noi
la delega la vogliamo, ma così è
troppo aperta. Non si può dare il
messaggio che il rilancio del
mercato del lavoro passi per una
riduzione dei diritti. Io sono
contraria».
Il Pd non può arrivare spaccato di fronte al testo definitivo del
governo. La mediazione va trovata prima, a costo di litigare per
ore nella direzione che Renzi ha
convocato ad hoc per il 29 settembre. Si cerca un accordo, che
scongiuri una frattura. E se Debora Serracchiani avverte che
«la linea non la decide Fassina»
e che il Pd andrà «fino in fondo», Lorenzo Guerini si dice certo che si troverà una soluzione
condivisa.
Monica Guerzoni
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Fornero: è solo
un regalo a Ncd
Così non creano
posti di lavoro
ROMA — «Fui trattata abbastanza male dal
Pd quando feci la riforma del mercato del lavoro. E per me oggi sarebbe facile dire “avete quel
che vi meritate”, ma il punto non è questo. Piuttosto mi chiedo se l’abolizione dell’articolo 18
sia davvero quel che serve». Elsa Fornero, che
da ministro del Lavoro del governo Monti ebbe
il coraggio di intaccare il tabù dell’articolo 18,
risponde al telefono da Bruxelles, dove ha partecipato a un convegno sull’occupazione promosso dal commissario uscente László Andor.
Non serve abolire il diritto al reintegro nei
licenziamenti senza giusta causa?
«Guardi, nel convegno sono emerse due cose. La prima è che le riforme del mercato del lavoro da sole non creano occupazione. Devono
essere collegate a politiche macroeconomiche.
L’Europa ha già fatto molto sul lato dell’offerta,
ma non abbastanza su quello della domanda.
La seconda è che non possiamo essere schizofrenici».
In che senso?
«Che da una parte ci lamentiamo della precarietà e dall’altra liberalizziamo sempre più i
contratti, che quando va bene si tramuta in
flessibilità, quando va male in libertà per i datori di lavoro di fare quello che vogliono. E in un
periodo di grave crisi questi non privilegiano
certo la stabilizzazione dell’occupazione e il capitale umano».
Forse l’accelerazione di Renzi risponde alle pressioni internazionali, dalla Bce alla
Commissione europea.
«Non credo proprio. Ho parlato con i vertici
dell’Ocse e, semmai, sono sconcertati che si
torni a discutere di articolo 18, già riformato
solo due anni fa. Si sarebbe dovuto seguire un
metodo diverso: valutare i risultati di quella riforma e vedere se essa andava corretta. Misurare quanti sono stati i licenziamenti, quanti i reintegri decisi dal giudice e quanti gli indennizzi
e soprattutto quante controversie sono state risolte con la conciliazione. Questo non è stato
fatto, rafforzando
l’immagine di un Paese che cambia in
continuazione le
norme senza che si
capisca perché. L’incertezza aumenta e
questo non spingerà
gli investitori esteri a
venire in Italia».
E allora perché
Renzi avrebbe deciso di accelerare?
«Per risolvere un
Gli obiettivi conflitto
nella magMi chiedo
gioranza, accogliendo la richiesta del
se davvero
centrodestra,
serva abolire Nuovo
che ne fa una vittoria
l’articolo 18 di bandiera. Non è
un buon presupposto per la riforma».
Molti però sostengono che la sua non abbia funzionato.
«Ripeto, verifichiamo. La mia riforma arrivò
in un momento sbagliato, di acuta crisi economica. Ma aveva molta sensibilità sociale. Cercava di rendere meno precario l’ingresso al lavoro
e un po’ meno rigida l’uscita, perché le due cose
stanno insieme. Però, se non c’è domanda di lavoro, l’unico modo per crearla è ridurre in maniera significativa le tasse sul lavoro. Ma su
questa, che è la vera cosa importante, non abbiamo ancora capito come farà il governo».
Il contratto a tutele crescenti le piace?
«Sulla carta è interessante, ma bisognerà vedere bene i contenuti. Se la tutela crescente si
risolve in un po’ più di indennizzo in cambio
della libertà di licenziare, allora non è che sia un
gran tutela. Il diritto al reintegro resterà solo sui
licenziamenti discriminatori, ma è molto difficile per il lavoratore provare questa fattispecie».
Le nuove regole si applicheranno ai nuovi
assunti.
«Appunto. Invece di eliminare la divaricazione tra vecchi e giovani ne creiamo una nuova. Lo stesso errore del 1995 con la riforma delle
pensioni».
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Enrico Marro
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
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Il governo Le scelte
Fmi: risparmi difficili senza toccare le pensioni
ROMA — La spending review non otterrà i risultati sperati senza ricomprendere nei tagli anche le pensioni. A dirlo è il
Fondo monetario internazionale, che ieri ha rivisto al ribasso la
stima del prodotto interno lordo
2014 per l’Italia, dopo i dati di
Standard & Poor’s e dell’Ocse,
anch’essi negativi. Secondo il
Fmi, la ricchezza prodotta sarà in
calo dello 0,1%. L’ennesima flessione dopo le frenate dell’ultimo
biennio (-2,4% nel 2012 e -1,9%
nel 2013). Nella precedente previsione di luglio il Fondo monetario stimava il Pil in crescita dello 0,3%. «I rischi restano ancorati
al ribasso», sentenziano gli economisti del Fondo, ricordando,
tra l’altro, fattori come le «tensioni geopolitiche, la possibilità
di una stagnazione e una bassa
inflazione». Gli analisti di
Washington si aspettano un segnale di ripresa per il 2015, con il
Pil in aumento dell’1,1%. Un tasso di crescita destinato a mantenersi costante fino al 2019.
Un quadro poco rassicurante
nell’immediato, sebbene il Fondo esprima un giudizio positivo
sui progetti di riforma messi in
cantiere dal premier Matteo Renzi. La legge elettorale, per esempio, è un contributo al sostegno e
all’attuazione delle riforme. Bene
anche l’intervento sulla giustizia
e sul lavoro. Le note dolenti arrivano invece sulla spesa pubblica.
Risparmi significativi ci saranno
D’ARCO
Il Fondo all’Italia: bene su Jobs act e giustizia, riforme urgenti. Tagliate le stime sulla crescita
Le stime di crescita per il 2014
PIL
In %
nel I trimestre
Fondo
monetario
Ocse
Banca d’Italia
-0,1%
+0,7
+0,5
+0,3
+0,2
nel II trimestre
-0,1
luglio
ora
-0,2%
-0,4
maggio ora
gennaio ora
Fonte: Istat
solo se si interviene anche sulla
«grande spesa pensionistica. La
spesa per le pensioni italiana —
osservano — è la più alta d’Europa, pari a circa il 30% del totale».
È appena il caso di ricordare che
il piano del commissario alla
spending review, Carlo Cottarelli, che proprio dal Fondo viene e
al Fmi sta per tornare, suggeriva
al governo diversi tagli alla spesa
previdenziale e assistenziale
(pensioni d’oro, assegni di accompagnamento, pensioni d’invalidità, reversibilità) che però
Renzi ha deciso di scartare perché impopolari.
A preoccupare il Fondo è anche il tasso di disoccupazione:
alla fine dell’anno sarà ai massimi dal dopoguerra, toccando il
12,6%. Secondo il dossier dedicato all’Italia, nel 2017 la disoccupazione sarà ancora al 10,5%.
A questo si aggiunga che l’istituto si attende per quest’anno un
debito al 136,4% del Pil, con un
deficit che ondeggerà vicino alla
soglia del 3,0%. Spiegando che
l’Italia deve «muoversi rapidamente sulle riforme», l’istituto di
Washington guidato da Christine Lagarde valuta positivamente
l’idea di modificare le regole del
Ripresa
Gli economisti di
Washington si aspettano
un aumento del Pil
nel 2015 pari all’1,1%
Giustizia
Il Fondo monetario
esprime parere positivo
sulla riforma elettorale
e su quella della giustizia
mercato del lavoro, introducendo un «singolo contratto. Ciò
porrebbe i lavoratori in una situazione più equa — spiega
l’analisi — incentivando i datori
di lavoro ad investire nel proprio
staff».
Il giudizio favorevole cade
nelle ore del via libera al Jobs act,
da parte della commissione lavoro al Senato. Il governo proprio
ieri ha, infatti, registrato il primo
passo in avanti nell’iter del disegno di legge delega sulla riforma
del lavoro. Il voto della commissione segna un punto a favore
del superamento dell’articolo 18,
grazie all’approvazione dell’emendamento dell’esecutivo,
che introduce il contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti (in pratica la possibilità di
licenziare anche senza giusta
causa, riconoscendo al lavoratore un indennizzo in base all’anzianità acquisita). La delega sul
lavoro approderà tra martedì e
mercoledì nell’emiciclo del Senato. Una volta in aula il provvedimento dovrebbe passare senza
particolari difficoltà. Le insidie
maggiori, stante l’opposizione
crescente del mondo sindacale e
delle minoranze del Pd, si annidano in commissione Lavoro alla
Camera. Renzi, peraltro, ha già
minacciato di ricorrere alla decretazione d’urgenza in caso di
ritardi.
Andrea Ducci
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Le regole sui licenziamenti
Com’erano
Come saranno
Articolo 18 dello Statuto
reintegrazione possibile
Licenziamento illegittimo?
Lavoratore indennizzato
L’articolo 18 dello Statuto dei
lavoratori è stato riformato due
anni fa con la legge Fornero. Il
diritto al reintegro nel posto di
lavoro resta per i licenziamenti
discriminatori mentre è stato
limitato nelle altre fattispecie
Secondo l’emendamento del
governo al disegno di legge
delega sul lavoro, l’articolo 18
dovrebbe subire modifiche coi
decreti attuativi. Il diritto al
reintegro potrebbe essere abolito
per i nuovi assunti
Il reintegro sarà limitato
a soli 5 casi
Si torna in azienda
solo se discriminati
La legge 92 del 2012 prevede il
reintegro solo in 5 fattispecie di
licenziamento: discriminatorio; orale;
disciplinare se il fatto non sussiste o
non è previsto dai contratti; in caso di
malattia; economico se c’è
insussistenza delle motivazioni
Tutti gli assunti con il nuovo
contratto a tutele progressive
potrebbero essere licenziati
liberamente nei primi tre anni e
dopo conserverebbero il diritto
al reintegro solo in caso di
licenziamento discriminatorio
Come funziona l’indennizzo
per chi viene licenziato
Indennizzo legato
all’anzianità di servizio
Nei licenziamenti disciplinari
ed economici non infondati il
giudice dispone un indennizzo
a favore del licenziato variabile
tra 12 e 24 mensilità in base
all’anzianità di servizio e ad
altre condizioni
I dettagli verranno definiti con i
decreti attuativi. Ma l’ipotesi
prevalente è che i neoassunti,
in caso di licenziamento senza
giusta causa, riceveranno un
indennizzo in relazione agli
anni di lavoro svolto
Vale per le aziende
con più di 15 dipendenti
Vale per tutti i contratti
a tutele crescenti
Anche l’articolo 18 riformato
nel 2012 continua
ad applicarsi solo a quelle
aziende che occupano
più di 15 dipendenti.
Nel settore privato si tratta
di circa 6,5 milioni di lavoratori
Coi decreti attuativi dovrebbe
saltare anche la distinzione tra
aziende con più o meno di 15
dipendenti. L’indennizzo al
posto del reintegro si
applicherà a tutti i contratti a
tutele crescenti
✒
La «pulizia» nel territorio dell’Iva
e quei 72 sconti fiscali in un triennio
di MARIO SENSINI
I
n vista della prossima legge di Stabilità «il
governo sta valutando, oltre alla revisione
delle detrazioni, deduzioni e agevolazioni
fiscali, anche la struttura delle aliquote
agevolate dell’Iva» del 4 e del 10%. La
possibilità di un nuovo intervento sulla tassa
di consumo è stata avanzata ieri in
Parlamento dal sottosegretario all’Economia,
Enrico Zanetti, quando solo due giorni fa il
ministro Pier Carlo Padoan, in televisione a
Porta a Porta, rispondendo ad una precisa
domanda sull’Iva di Bruno Vespa, aveva
detto che il governo «non ha intenzione di
aumentare le tasse». Nella maggioranza il
Nuovo Centrodestra, e Forza Italia,
all’opposizione, sono subito scattate
all’offensiva, come le associazioni dei
consumatori.
Da quanto pare di capire, tuttavia, il governo
non starebbe ipotizzando il semplice
aumento delle aliquote Iva agevolate, ma la
possibilità di una loro revisione e
semplificazione, garantendo una sostanziale
parità di gettito rispetto ad oggi. Il governo,
piuttosto, sembra propenso a intervenire per
sfoltire e, in questo caso, tagliare, la
sterminata messe di regimi agevolati
concessi a varie categorie di imprese per il
pagamento dell’imposta sul valore aggiunto,
che per inciso denota un indice di evasione
molto elevato, sicuramente tra i più alti
d’Europa, e che secondo alcune stime
raggiungerebbe addirittura il 25%.
La “pulizia” nel territorio dell’Iva dovrebbe
essere uno dei capitoli fondamentali della
revisione di tutte le cosiddette “tax
expenditures”, e cioè l’interminabile elenco di
detrazioni, deduzioni, sconti e benefici fiscali
esistenti nell’ordinamento, che sono più di
700 e costano circa 250 miliardi l’anno.
Zanetti ha confermato che l’operazione, di cui
si parla dal 2011, quando l’allora ministro
Giulio Tremonti ne avviò la ricognizione, è
allo studio. «Non ci sono ancora posizioni
definite, ma si sta valutando. La questione
fondamentale — ha detto Zanetti — è che le
detrazioni che possono dare il maggior
apporto sono anche quelle più sensibili».
Ovvero, quelle politicamente più costose.
Gran parte delle detrazioni Irpef riguarda
infatti il lavoro, le pensioni, i familiari a
carico, la casa, le spese per la salute. Tutti
ambiti molto difficili da aggredire, il che
limita notevolmente la portata
dell’operazione. Nel frattempo, da quando si
è cominciato a parlare della loro
razionalizzazione, gli “sconti” fiscali hanno
continuato ad affastellarsi. Dal luglio del 2011
al giugno del 2014, ne sono stati varati altri
72, di vario genere, con una spesa di 16
miliardi di euro.
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Bruxelles Il lavoro
Il caso Gli interventi per i giovani
E Barroso rimette
in agenda
la conferenza a Milano
sull’occupazione
DAL NOSTRO INVIATO
I diplomatici
Un piano contro gli euroscettici
Summit degli ambasciatori Ue
L’incontro dei 28 rappresentanti nella sede del Corriere
MILANO — Abituati a ritrovarsi per le loro riunioni nei palazzi Ue, ieri gli ambasciatori
dei 28 Paesi europei giunti da
Bruxelles a Milano hanno trovato una sede nuova per discutere: la «sala Montanelli», nella
redazione del «Corriere della
Sera» a Milano, Italia, Paese
presidente di turno dell’Unione. Tema quasi obbligato, il futuro dell’Europa e dell’integrazione comunitaria. Ma in una
giornata che certo scontata non
era: il referendum in corso sull’indipendenza della Scozia,
quello catalano già preannunciato per novembre, le remote
isole Shetland con i loro giacimenti marini che a loro volta
meditano l’indipendenza dalla
Scozia (notizia riportata in prima pagina dal «Wall Street
Journal»), e perfino una petizione sul Web con la quale migliaia di isolani chiedono che la
Sardegna diventi il ventisettesimo cantone della Svizzera. È
come se tutta l’Europa sia percorsa da forze centrifughe,
fiancheggiate anche dalla marea euroscettica alle ultime elezioni. E che torni a cercare faticosamente una sua identità. O
qualcosa di più profondo ancora. «L’Europa ha bisogno di un
sogno, e di un’anima», ha rimarcato il direttore del Corriere
Ferruccio de Bortoli, mettendo
in guardia contro la tentazione
del «pensare piccolo», cioè del
rinchiudersi ciascuno nel proprio cortile nazionale: infatti
questa non potrebbe mai essere, ha aggiunto de Bortoli, la risposta alle sfide della globalizzazione, dell’attuale crisi economica, o della marea crescente dell’immigrazione. Per l’ambasciatore Stefano Sannino,
rappresentante permanente
dell’Italia presso la Ue, «sembra
che l’Ue che noi stiamo cercando di plasmare non sia abba-
Le forze centrifughe
Il referendum in Scozia,
quello previsto in
Catalogna: l’assedio delle
istanze indipendentiste
Gli impegni italiani
Sannino: dirigere
gli sforzi per stimolare
la crescita e
assicurare la sicurezza
stanza soddisfacente per i suoi
cittadini. Oggi, come presidente di turno dell’Unione, l’Italia
ha la responsabilità di dirigere
gli sforzi per stimolare la crescita, assicurare la sicurezza, e
prevenire abusi contro le 4 libertà fondamentali: il libero
movimento delle persone, delle
merci, dei servizi e del capitale». Mark Rogers, il rappresentante britannico, ha sottolineato quante sfide spesso difficili,
oltre che meriti obiettivi, abbia
rappresentato l’integrazione
europea per il suo popolo: «Negli ultimi 10 anni il Regno Unito
ha goduto di molti vantaggi
dall’immigrazione, a livello
macroeconomico. Ma questo
non significa che non vi siano
stati problemi a livello microeconomico. Una parte dei nostri cittadini sente di essere
perdente, che la globalizzazione o il mercato comune hanno
rubato loro qualcosa. E questo
li fa sentire alienati sia dalle politiche nazionali che dal progetto europeo». In tutti i Paesi c’è
poi un altro tipo di allarme, ha
sottolineato Franco Venturini,
editorialista del Corriere:
«L’Europa sta sottovalutando il
pericolo dell’euroscetticismo,
causato non solo dalla crisi del-
la disoccupazione e immigrazione ma anche dall’esaurimento di un disegno europeo,
dalla mancanza di visione che
accentua le crisi di identità nazionale in assenza di un’identità europea». Ma il quadro d’insieme resta molto variegato,
tutto composto di luci e di ombre: «L’interdipendenza fra gli
Stati europei aumenta costantemente — ha detto il rappresentante del Portogallo Domingos Teixeira de Abreu Fezas — e
tuttavia siamo di fronte a segni
di crescente frammentazione.
Non è facile per gli europei accettare una più profonda interdipendenza». E c’è anche una
sorta di convitato di pietra, fuori dal nostro continente, ma vicinissimo alle nostre vicende:
difficilmente troveremo una
chiave stabile di una politica
europea, ha detto l’ambasciatore ed editorialista del Corriere
Sergio Romano, «finché non
chiariremo il nostro rapporto
con gli Stati Uniti». Una cosa è
certa: crisi o no, durante i prossimi anni non ci sarà davvero il
tempo di annoiarsi, nell’Unione Europea e dintorni.
Luigi Offeddu
[email protected]
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Ecco l’elenco
degli ambasciatori
ieri al Corriere
Walter Grahammer
(Austria), Dimiter
Tzantchev (Bulgaria),
Mato Skrabalo
(Croazia), Kornelios
Korneliou (Cipro),
Martin Povejsil
(Repubblica Ceca),
Jeppe TranholmMikkelsen (Danimarca),
Matti Maasikas
(Estonia), Pilvi-Sisko
Vierros-Villeneuve
(Finlandia), Pierre Sellal
(Francia), Reinhard
Silberberg (Germania),
Alexandra
Papadopolou (Grecia),
Peter Imre Gyorkos
(Ungheria), Declan
Kelleher (Irlanda),
Stefano Sannino
(Italia), Ilze Juhansone
(Lettonia), Raimundas
Karoblis (Lituania),
Christian Frederic
Braun (Lussemburgo),
Marlene Bonnici
(Malta), Pieter De
Gooijer (Olanda),
Domingos Teixeira de
Abreu Fezas
(Portogallo), Mihnealoan Motoc (Romania),
Ivan Korkoc
(Slovacchia), Alfonso
Maria Dastis Quecedo
(Spagna), Anders
Ahnlid (Svezia), Mark
Ivan Rogers (Regno
Unito), Henrik Hololei
(Commissione), Hubert
Jean Yves (Servizi
legali), Jean-Pierre
Cloos (Consiglio)
BRUXELLES — Da Palazzo Chigi è arrivato l’annuncio che il
vertice a Milano dei 28 capi di Stato e di governo dell’Ue
sull’occupazione è stato ripristinato e fissato per l’8 ottobre
prossimo. Negli ultimi giorni una girandola di conferme e di
smentite sulla sua attuazione ha provocato un pasticcio politicodiplomatico, che ha offuscato il semestre di presidenza italiana
dell’Ue in corso fino a dicembre prossimo.
A complicare la già imbarazzante situazione ha contribuito un
intervento della Commissione europea, che ha definito
«cancellato» l’evento gestito dal premier Matteo Renzi, dal
ministro degli Esteri Federica Mogherini e dal sottosegretario per
le Politiche comunitarie Sandro Gozi, in collaborazione con i
ministri dell’Economia e del Lavoro Pier Carlo Padoan e Giuliano
Poletti. Poche ore dopo la danese Pia Ahrenkilde, portavoce del
presidente dell’istituzione di
Bruxelles, il portoghese Josè
Manuel Barroso, ha dovuto
fare retromarcia definendo il
summit nella vecchia Fiera di
Milano come «ripristinato».
In serata Palazzo Chigi ha
confermato che l’incontro sul
lavoro, ottenuto da Renzi al
Consiglio Ue del 30 agosto
scorso con l’appoggio
presidente francese Francois
Hollande, è tornato a esistere.
Commissione Ue J. Barroso
Mercoledì scorso il
sottosegretario agli Esteri
Agenda
Benedetto Della Vedova e il
portavoce del governo
Bocciata il 30 agosto
francese Stephane Le Foll
la richiesta di allargare
avevano annunciato che il
l’agenda dell’incontro
vertice voluto da Renzi e
a crescita e investimenti Hollande era rinviato senza
una data precisa. Le Foll,
indicando problemi di
«calendario» affollato, aveva escluso che si trattasse di «una
disfatta» in Europa dei leader di Roma e Parigi.
Ma a Bruxelles è circolato informalmente che Italia e Francia,
favorevoli a politiche europee con investimenti pubblici per la
crescita e l’occupazione, sarebbero state boicottate dalla
cancelliera tedesca Angela Merkel e da altri leader di Paesi del
Nord, intenzionati a imporre rigore finanziario nei conti pubblici
agli Stati del Sud con difficoltà nel rispettare i vincoli di bilancio.
La presidenza italiana dell’Ue ha messo tra le sue priorità proprio
rilanciare le misure espansive superando la stagione di quelle di
austerità. Padoan, come presidente di turno dell’Ecofin, avrebbe
dovuto annunciare piani di investimenti nell’incontro dei
ministri finanziari di sabato scorso a Milano. Il summit
sull’occupazione all’inizio di ottobre avrebbe poi consentito
il passo successivo soprattutto per l’occupazione giovanile.
Il ministro dell’Economia, nell’incontro con i colleghi degli altri
27 Paesi Ue, ha però ottenuto solo parole. Renzi ha così deciso lo
slittamento o la cancellazione per evitare il rischio di fallimento.
Anche perché la richiesta di allargare l’agenda alla crescita e agli
investimenti era già stata bocciata da Merkel il 30 agosto scorso.
Poi a Palazzo Chigi, davanti al clamore sul pasticcio organizzativo
e al rischio di offuscare con il doppio flop di Ecofin e summit
l’immagine della presidenza italiana dell’Ue, ci hanno ripensato.
E hanno lanciato il salvataggio in extremis del vertice a Milano
sul lavoro: spiazzando Della Vedova, l’Eliseo e la Commissione.
Ivo Caizzi
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10 Primo Piano
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Parlamento Le nomine bloccate
Franchi tiratori e assenti
Consulta, è ancora stallo
Il patto con Sel non basta
Mancano all’appello alcuni senatori a vita
Gli scenari
Ma il ticket va avanti
L’accordo allargato
è l’ultima possibilità
ROMA — In un angolo del Transatlantico di Montecitorio, a
metà mattinata, il conciliabolo tra Roberto Speranza, Lorenzo
Guerini e Donato Bruno fa capire che l’operazione Corte
costituzionale va avanti nonostante gli insuccessi collezionati
finora. Rappresentano i vertici di un triangolo che racchiude il
problema e la possibile soluzione: Speranza, presidente dei
deputati del Pd, è espressione del gruppo maggioritario in
Parlamento, che però ha mostrato di non votare in maniera
compatta per le ragioni più diverse; Guerini, vicesegretario
dello stesso partito, deve garantire che il leader-premier Renzi
tenga fede all’impegno di non cambiare candidati; Bruno è il
prescelto da Forza Italia per appoggiare Luciano Violante, e
condurre in porto il doppio ingresso alla Consulta. Tutti e tre
sanno, a quell’ora, che anche il tredicesimo scrutinio andrà a
vuoto. Ma aspettano di conoscere i numeri, per decidere se
proseguire sulla stessa strada e puntare sul quattordicesimo.
Dopo la proposta avanzata dai democratici ai vendoliani di
Sinistra ecologia e Libertà (e da Forza Italia ai leghisti) di
entrare nel patto, bisogna verificare se la dichiarata
disponibilità si traduce in voti concreti. Senza pretendere di
arrivare subito al risultato finale, ma per leggere le tendenze. E
capire se davvero, a sinistra, i 31 parlamentari di Sel
scriveranno il nome di Violante sulle loro schede, e una quota
dei democratici quello di Paola Balducci per il Consiglio
superiore della magistratura, entrata in gioco dopo che i
grillini sono stati estromessi dalla partita per l’indisponibilità a
votare i nomi indicati dagli altri partiti per la Consulta.
L’esito dello spoglio arriva durante la pausa pranzo, e viene
interpretato come uno stimolo ad
andare avanti. O comunque a non
L’indirizzo
far crollare subito il castello di
L’esito del voto di ieri carte. Perché i candidati alla Corte
è stato letto come un hanno invertito la tendenza al
ribasso delle ultime due votazioni,
invito a procedere
e ricominciano a crescere.
sulla stessa strada
Violante arriva a 542 voti, 24 in
più rispetto al giorno precedente e
a soli 28 dal traguardo dei 570;
anche Bruno cresce. Seppure di
L’ipotesi
sole 16 preferenze, toccando
Dietro le quinte resta quota 527. Vuol dire che qualcosa
s’è mosso: Sel mostra di
l’ipotesi di un nome
rispondere all’appello votando
alternativo a Violante: Violante (non Bruno, ma
Barbera o Ceccanti
l’avevano annunciato) e dentro il
Pd la fronda non s’è allargata. Le
preferenze per l’avvocata Balducci
al Csm dimostrano che un centinaio di democratici si sono
dichiarati disponibili a sostenerla in cambio dell’appoggio di
Sel all’ex presidente della Camera.
Sull’altro fronte le cifre autorizzano a pensare movimenti
analoghi tra Lega e Forza Italia, anche se non è stato individuato
il candidato leghista (o comunque gradito al Carroccio) che
dovrebbe rimpiazzarne uno di Forza Italia. Il senatore veneto
Zanettin ha aumentato i voti, ma non abbastanza. «Con la Lega
il discorso è un po’ più ampio, riguarda anche la legge elettorale
e altre questioni», spiegano coloro che dentro Forza Italia
stanno conducendo la trattativa. Come a dire che serve più
tempo, e l’intervento diretto di Silvio Berlusconi.
Dunque la tredicesima «fumata nera» non porta con sé — al
momento — un ricambio di candidati. La tendenza viene
considerata positiva, e si tenta di sbloccare la situazione
attraverso un patto con Sel e Lega che comprenda sia la Corte
costituzionale che il Csm. Accogliendo così l’invito di
Napolitano a raggiungere quelle «convergenze» tra forze di
maggioranza e opposizione imposte dal quorum elevato fissato
dalla Costituzione. Ma resta da vedere se prima della votazione
fissata per martedì, o subito dopo qualora andasse a vuoto
anche quella, Matteo Renzi non decida di buttare tutto all’aria
proponendo un nome alternativo a Violante (si parla sempre di
Augusto Barbera e Stefano Ceccanti, per la sua parte politica).
Senza avere però alcuna certezza di successo, vista la probabile
ribellione di una parte consistente dei gruppi parlamentari.
Soprattutto al primo voto. Di qui l’idea di soprassedere al blitz
almeno fino a martedì, tranne imprevisti ripensamenti dovuti
ad altre considerazioni.
Giovanni Bianconi
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ROMA — L’ intesa con Sel
non è bastata, ora servono
anche i 36 voti della Lega per
tentare di risolvere il caos
delle votazioni a vuoto sui
due giudici della Consulta e
sui due «laici» del Csm ancora mancanti all’appello. Per
la Corte c’è stata la tredicesima fumata nera: conquistano posizioni preziose Luciano Violante (542 voti) e Donato Bruno (527) ma il traguardo (570 voti, i 3/5 degli
aventi diritto) è ancora lontano. Per il premier Matteo
Renzi, che ha parlato prima
della fumata nera, «ha ragione il presidente della Repubblica sul fatto che si debba fare veloce... e credo che il Parlamento riuscirà a chiudere
con una soluzione di alto livello». E una bacchettata ai
parlamentari è arrivata dall’ex presidente della Consulta
Giuseppe Tesauro: «Un’istituzione come la Corte merita
ben altro trattamento...».
Ai piani alti di Pd e FI, dopo aver incassato un accordo
con Sel che chiede l’ingresso
Paola Balducci al Csm, tutti
sperano nel soccorso verde
della Lega. E martedì alle 12,
sempre con il ticket ViolanteBruno, va in scena la prova
definitiva perché, se si rivelasse ininfluente anche l’accordo stretto a sinistra con
Sel e a destra con il Carroccio,
per ora non esiste un «piano
B».
Al partitone delle larghe
intese (maggioranza di governo più Forza Italia) continuano a mancare un centinaio di voti e ora, oltre ai franchi tiratori (una settantina),
iniziano a pesare anche le as-
Il baciamano Il senatore di Forza Italia Niccolò Ghedini, 54 anni, saluta con il baciamano Anna Finocchiaro, 59, del Pd (Ansa)
L’ex premier Enrico Letta, 48 anni, durante la votazione (Ansa)
In Aula Donato Bruno, 65 anni, a sinistra, e Vito Crimi, 42, del M5S
senze. Tra le altre quelle di
alcuni senatori a vita che non
amano le trasferte alla Camera; a parte Carlo Azeglio
Ciampi che ha problemi di
salute, ieri nella lista degli
assenti ingiustificati non figuravano l’ex premier Mario
Monti e l’architetto Renzo
Piano, ma erano ben stampigliati i nomi del fisico Carlo
Rubbia e della biologa molecolare Elena Cattaneo: «La
senatrice — spiegano dalla
sua segreteria — ha votato
quattro volte nelle ultime sei
votazioni e quando è a Roma
si reca sempre alla Camera
per la chiama». Ma martedì
la senatrice a vita ci sarà per
il quattordicesimo scrutinio?
«Martedì potrebbe esserci...».
Oltre i franchi tiratori e le
assenze (Popolari, Fratelli
d’Italia, Scelta civica e Forza
Italia erano, in proporzione, i
gruppi meno presenti ieri)
pesano anche gli errori e la
superficialità: Violante ha ot-
tenuto 18 voti per il Csm che,
sommati a quelli buoni per la
Consulta, lo avrebbero fatto
volare a quota 560 (dieci voti
dal traguardo). Stesso discorso per Bruno: 544 voti
con le 17 schede sbagliate.
Stallo infine anche per le
due caselle mancanti al Csm.
L’altro fronte
Impasse anche per le
due caselle mancanti
del Csm, crescono i voti
per l’azzurro Zanettin
Pierantonio Zanettin, il nuovo candidato di FI, passa da
449 a 470 voti (ancora insufficienti per il quorum dei 3/5
dei votanti) mentre la new
entry Paola Balducci ottiene
148 voti: una trentina di Sel
e, come «acconto», 110 del
Pd.
D.Mart.
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Retroscena I voti leghisti martedì potrebbero sbloccare il caso. L’idea di riprendere le cene del lunedì con i lumbard
Berlusconi tratta il sì decisivo del Carroccio
L’incontro con Calderoli. E ai suoi rivela:
porto Salvini a Milan-Juve e lo convinco
ROMA — «A convincere la Lega ci
penso io. Vediamo se già sabato riesco
ad andare allo stadio con Matteo Salvini...». Il percorso è accidentato, con
ostacoli disseminati lungo tutto il percorso che accompagnerà gli abitanti
del «Palazzo» alla giornata di martedì,
quando è in calendario la prossima votazione sui giudici della Consulta. Ma
se il tentativo che Silvio Berlusconi ha
L’obiettivo
Il leader avverte: «Resterò alla
guida di Forza Italia a lungo
e ricostruirò una coalizione
di centrodestra classico»
promesso a Matteo Renzi va in porto,
allora Luciano Violante e Donato Bruno
potrebbero essere i primi giudici della
storia della Consulta a ottenere un’elezione virtuale durante una partita di
calcio. Che, nella fattispecie, è MilanJuventus in programma domani a San
Siro.
A dispetto delle ricostruzioni, secondo cui durante il vertice Renzi-Berlusconi si sarebbe parlato solo di legge
elettorale, ieri l’altro il premier e l’ex
Cavaliere avrebbero affrontato anche
l’impasse parlamentare sui giudici costituzionali. Entrambi sono poco appassionati ai nomi. Ed entrambi, soprattutto Renzi, vogliono a tutti i costi
lasciarsi alle spalle «lo stallo». In quella
sede, poi, ci sarebbe stata una specie di
divisione dei compiti. Col leader pd
che si sarebbe fatto carico di convincere i vendoliani di Sel e Berlusconi che,
sul fronte centrodestra, avrebbe promesso di convincere la Lega.
La prima parte del piano, quella affidata a Renzi, è stata messa in pratica
già ieri. Anche se i voti di Sel non sono
stati sufficienti a provocare la fumata
bianca. Il compito affidato a Berlusconi, invece, ha tempi più lunghi. Quando esce dall’incontro di Palazzo Chigi, e
siamo a mercoledì sera, l’ex premier
arriva a Palazzo Grazioli e, poco prima
dell’incontro coi sindacati di polizia,
annuncia ai suoi: «Domani (ieri, ndr)
vedrò Calderoli. Dopodiché sabato
proverò a portare con me Salvini allo
stadio».
Ieri mattina va in scena il primo incontro. «Siamo stati esclusi dal confronto. Anzi, voi di Forza Italia e Renzi,
per essere più precisi, ci avete esclusi
dal dialogo», lamentano i componenti
della delegazione leghista, capitanata
da Roberto Calderoli. Berlusconi, a
quel punto, sfodera il più rassicurante
dei sorrisi e, rispettando alla lettera il
suo canovaccio politico dell’ultimo
ventennio, dà ragione all’interlocutore.
«Su questo non posso darvi torto. Ma
sapete, molte votazioni sono state convocate all’ultimo, c’è stato poco tempo
per coinvolgere tutti...», argomenta di
fronte ai leghisti. Che l’incontro sia andato bene lo dimostrano due dettagli. Il
primo è la riconferma del ticket Violante-Bruno, sancita sia dal capogruppo
democratico Speranza sia dal suo omologo forzista Renato Brunetta. Il secondo è la frase sui rapporti col Carroccio
che Berlusconi lascia trapelare qualche
35
parlamentari. La pattuglia
degli eletti della Lega Nord in
Parlamento potrebbe essere
importante per risolvere l’ormai logorata vicenda dell’elezione dei componenti di Consulta e Csm. Il Carroccio dispone infatti di 20 deputati e
di 15 eletti a Palazzo Madama
ora più tardi: «Ora riprenderò l’usanza
delle cene del lunedì con la Lega. Finora non c’è stata una cena con Salvini
perché Bossi era geloso... ».
L’impresa è ancora lontana. C’è da
confermare l’appuntamento allo stadio
con Salvini e, nel caso, c’è ancora da
strappargli il «sì» su Violante e Bruno.
Riuscisse nel «filotto», Berlusconi riuscirebbe in quello che è il suo vero intento. Quello di mostrarsi come «colui» che ha sbloccato l’impasse parlamentare. In palio, c’è una significativa
risalita nella gerarchia istituzionale che
l’ex Cavaliere — dopo il patto del Nazareno, l’assoluzione al processo Ruby e
il voto sulla riforma del Senato — ha ripreso a scalare.
Piani B? Spunteranno se anche martedì ci sarà una fumata sera. Berlusconi, intanto, rassicura anche il partito.
Commissaria di fatto i club, inglobandoli ai circoli tradizionali, promuove
una campagna di tesseramento, garantisce congressi comunali e provinciali
per l’inizio dell’anno, parla ai coordinatori regionali di una «sorpresa che
non vi posso annunciare». Una, di sorpresa, l’ha però anticipata: «Ho intenzione di rimanere presidente di Forza
Italia ancora a lungo e di ricostruire
una coalizione di centrodestra classico». Primarie e successioni, per ora, rimangono fuori dai radar.
Tommaso Labate
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Primo Piano 11
italia: 51575551575557
Giustizia Le scelte
Autoriciclaggio, allarme per la riforma
Ipotesi di un nuovo testo Pd-Forza Italia
Potrebbe essere rivista la prima versione in discussione alla Camera
Secondo gli azzurri così si punisce una persona due volte per lo stesso reato
MILANO — L’allarme
scatta lungo l’asse RomaMilano e parla di una manovra congiunta Partito democratico-Forza Italia per riscrivere la norma sull’autoriciclaggio preceduta da uno
stop del relativo iter legislativo alla Camera. Una riscrittura che, si dice, ne snaturerebbe il senso attuale per
farlo approdare più vicino
alle posizioni del partito di
Silvio Berlusconi. Nessuna
conferma, solo smentite da
parte degli esponenti dei
due partiti, ma qualche se-
Le priorità
Il pm Greco nei giorni
scorsi aveva chiesto:
serve più un decreto su
ferie o autoriciclaggio?
Il disegno di legge
L’autoriciclaggio anche
nel ddl voluto dal
governo per la riforma
del falso in bilancio
gnale che della cosa si sta
parlando emerge da alcune
fonti che vogliono mantenere l’anonimato.
L’esame della questione è
ora in corso da parte della
Commissione finanze della
Camera dei deputati dove si
sta discutendo di autoriciclaggio e «Voluntary disclosure». Il testo arriva da lontano. Parte da quello varato
dalla commissione di studio
incaricata dall’allora presidente del Consiglio dei ministri Enrico Letta e guidata
dal procuratore aggiunto di
Milano Francesco Greco,
uno dei massimi esperti in
Italia sulla materia. Ma quel
testo è stato ampiamente rimaneggiato e modificato.
L’introduzione dell’autoriciclagio dovrà servire, se e
quando sarà varato, a colpire
coloro che reinvestono i soldi che hanno incassato commettendo un reato. Per
esempio, l’imprenditore che
accumula capitali in nero
senza fare fatture e quindi
senza dichiarare al fisco gli
incassi, e poi investe il gruzzolo in un’altra attività, oltre
che delle violazioni fiscali,
potrà essere accusato anche
di autoriciclaggio. Due reati,
pena complessiva maggiore.
Fino ad oggi questo non è
possibile, non solo perché il
reato di autoriciclaggio non
esiste, ma perché la legge
punisce solo il reato presupposto, mentre di riciclaggio
può essere accusato solo chi,
non partecipando al primo
reato che è servito a costituire la somma illecita, fa da intermediario e si occupa di
reinvestire i proventi gli
vengono affidati.
I più tenaci oppositori di
questa formulazione dell’autoriciclaggio sono proprio gli uomini di Forza Italia i quali sottolineano che,
così come è stato concepito,
il progetto che giace alla Camera rischia di colpire con
straordinaria potenza e due
volte lo stesso soggetto. I
fautori, invece, ritengono
che solo così sarà possibile,
per esempio, far rientrare di
corsa i capitali fatti fuggire
illecitamente dall’Italia per
essere investiti all’estero.
Chi li ha esportati, temendo
Il reato
Chi compie un illecito Il premier presenta
e investe i proventi
i punti della riforma
L’introduzione del reato
di autoriciclaggio serve
a colpire chi reinveste
i soldi che ha incassato
commettendo un reato.
Di riciclaggio, invece,
può essere accusato
soltanto chi, non
partecipando al primo
reato che ha prodotto
la somma, si occupa
di reinvestire i proventi
Il 30 giugno Renzi
ha presentato, con
il Guardasigilli Orlando,
i 12 punti su cui si basa la
riforma della giustizia. Tra
questi l’introduzione del
reato di autoriciclaggio:
con interventi «tra
i più significativi
dell’intera riforma,
oltre che maggiormente
innovativi»
Le perplessità
delle toghe
Sulla riforma della
giustizia penale è stato
duro il commento delle
toghe, con l’Associazione
nazionale magistrati
che teme possibili
«condizionamenti»
al ribasso, su pressione
di Ncd e FI, anche
sull’autoriciclaggio,
oltre che su falso in
bilancio e prescrizione
una sanzione pesantissima
in patria, potrebbe ritenere
più ragionevole farli tornare
indietro pagando una sanzione attraverso, appunto, la
«Voluntary disclosure», una
sorta di autodenuncia che
metterebbe al riparo da guai
con la magistratura.
Con la crisi, ha detto di recente il ministro della giustizia Orlando, «aumenta
l’infiltrazione dei capitali illeciti e l’utilizzazione opaca
dei bilanci». Ed è questo il
motivo per cui, l’autoriciclaggio è stato inserito anche in un disegno di legge
ordinario che dovrebbe rinvigorire, dopo le modifiche
volute durante i governi Berlusconi, il falso in bilancio
prevedendo pene maggiori
per le società quotate in Borsa e permettendo la possibilità di procedere con le intercettazioni, anche per quelle
che non sono quotate. Dietro i fondi neri accumulati,
spesso all’estero, grazie al
falso in bilancio, si nascon-
dono le tangenti che alimentano la corruzione, uno dei
mali endemici dell’Italia. «È
più importante per lo Stato
italiano fare un decreto legge sull’ autoriciclaggio e sul
falso in bilancio oppure ridurre le ferie dei magistrati?» aveva chiesto con sarcasmo l’aggiunto Francesco
Greco parlando lunedì a Milano in un convegno su giustizia e lavoro organizzato
dalla Fiom e che tra i relatori
ha avuto proprio il ministro
Orlando.
Le voci danno emissari di
Pd e di Fi impegnati a trovare una quadratura per chiudere un accordo che snaturerebbe, si dice, la norma all’esame della Commissione
finanze. C’è chi fa i nomi di
un ministro, per il centrosinistra, e di un personaggio
molto vicino a Silvio Berlusconi, per il centrodestra.
Ma arrivano solo smentite.
Giuseppe Guastella
[email protected]
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Le primarie via web
Dopo le polemiche e le accuse, una giornata di voti. Ieri
gli attivisti Cinque Stelle di Emilia Romagna e Calabria
sono stati chiamati a esprimere la loro preferenza —
sempre via blog di Beppe Grillo — per il candidato
governatore pentastellato, in vista delle Regionali in
programma in autunno. Nove ore di votazioni per le
selezioni: una lunga attesa — tra i militanti — prima di
conoscere l’esito e i nomi dei papabili governatori. Già
oggi potrebbero essere diffusi i risultati. A far discutere
la base però è anche la kermesse prevista al Circo
Massimo dal 10 al 12 ottobre: per partecipare gli eletti
del Movimento dovranno donare 100
euro. La richiesta è arrivata nei giorni
La polemica
scorsi dallo staff di Beppe Grillo e ha
già provocato i primi malumori: «Per
L’attacco sul
blog: «Cavaliere un’efficiente organizzazione e
gestione degli spazi, ti chiediamo di
lui? È un’offesa
darci conferma al più presto e
agli italiani»
contemporaneamente effettuare una
donazione di almeno 100 euro
per confermare la prenotazione», si
legge nella lettera. Intanto il leader del Movimento è
tornato ad attaccare con un post Silvio Berlusconi. «Ma
che Cav del c... I giornalisti continuano a fare riferimento
al noto pregiudicato con il titolo onorifico di Cavaliere. È
un’offesa agli italiani. In cosa consiste il fatto di essere
Cavaliere?». Grillo ha chiesto di revocare il titolo all’ex
premier. Dure le repliche da Forza Italia. Su tutti il
capogruppo Renato Brunetta: «È indecente e
intollerabile». E ancora: «Basta così, ha superato la
misura. Risponderemo colpo su colpo».
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TEL 02 38 598 000
Cinque Stelle al voto online
per Calabria ed Emilia
E Grillo sfida il leader di FI
12 Primo Piano
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Riforme Le scelte
«In calendario fra una settimana»
La legge elettorale allunga il passo
Boschi sale al Quirinale. Finocchiaro: al Senato pronti a partire
Ma la minoranza pd annuncia battaglia. Malumori tra gli azzurri
La Nota
di Massimo Franco
La spinta ora c’è
Ma sembra più
una mossa tattica
L
’accelerazione è reale, e figlia dell’ultimo vertice tra il premier Matteo
Renzi e il capo di FI, Silvio Berlusconi. Eppure sta avvenendo in una
cornice di confusione e di incertezza
che fa apparire la spinta per la riforma elettorale non una svolta ma una mossa tattica. Sarà
messa nel calendario dei lavori parlamentari la
prossima settimana, ha annunciato la presidente della commissione Affari costituzionali
del Senato, Anna Finocchiaro. Lo stesso Berlusconi, però, ieri ha spiegato ai coordinatori regionali del partito di avere preso tempo, perché un accordo non c’è: rivedrà Renzi verso fine mese. Gli ostacoli sono quelli di sempre.
In primo luogo di merito, perché così com’è
il cosiddetto Italicum non piace né a un pezzo
di Pd né di FI; e terrorizza il Nuovo centrodestra di Angelino Alfano e le altre forze minori.
La minoranza che fa capo a Pierluigi Bersani è
tornata a piantare
paletti alternativi a
quelli di Renzi:
sulla soglia di
sbarramento per
entrare in ParlaLa decisione è
mento, sul modo
stata presa
di formare le liste e
in una cornice
anche sulle «quote» di donne da indi indecisione
serire per legge.
e di incertezza
In più, la riforma
riguarderebbe solo
la Camera dei deputati, mentre è ancora in discussione la riforma del Senato. E questo acuisce le perplessità.
A prevalere su ogni altra, tuttavia, è una preoccupazione politica: che Renzi, e magari lo stesso Berlusconi, vogliano un nuovo sistema di
voto per anticipare le elezioni al 2015, nonostante le assicurazioni sul 2018 come traguardo. Il fatto che alcuni esponenti del Pd chiedano una riforma operativa solo dopo i «mille
giorni» di governo indicati da Palazzo Chigi,
rispecchia questa inquietudine di fondo: una
riserva condivisa da Alfano, che teme di essere
schiacciato dalla tenaglia Pd-FI.
I fedelissimi del presidente del Consiglio replicano a queste obiezioni avvertendo che la
strategia della resistenza non funzionerà, come non ha avuto successo al Senato. E Renzi
può sventolare come titolo di merito il «via libera» del Fondo monetario internazionale
(Fmi), per il quale un nuovo sistema elettorale
«aiuta il sostegno e l’attuazione delle riforme».
Il problema è che il riconoscimento è inserito,
insieme ad altri, in un rapporto tuttora pessimistico sull’economia italiana. Le previsioni
del Fmi sono che il debito crescerà ancora nel
2014, salendo al 136,4 per cento rispetto al
Prodotto interno lordo, per poi calare nel 2015.
È uno sfondo buio, che si salda con le tensioni nella maggioranza sull’elezione dei giudici della Corte costituzionale e del Csm, fallita
per l’ennesima volta. E dà fiato a quanti, nella
minoranza del Pd e nel centrodestra, chiedono
di privilegiare misure come la riforma del
mercato del lavoro, l’aggressione al debito
pubblico e provvedimenti tesi a ridurre il carico delle tasse e a cambiare la Pubblica amministrazione. Con problemi così gravi intorno, la
legge elettorale rischia di apparire un falso
obiettivo: a meno che l’obiettivo finale non sia
quello di portare comunque l’Italia alle urne,
non potendo dar seguito alle promesse.
❜❜
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ROMA — Prima la visita di
Maria Elena Boschi al Quirinale,
durante la quale il ministro per
le Riforme ha aggiornato il presidente della Repubblica della
nuova accelerazione sull’Italicum. Poi l’annuncio di Anna Finocchiaro, che la settimana
prossima riunirà l’ufficio di
presidenza della commissione
Affari costituzionali del Senato
per «incardinare la discussione
sulla legge elettorale».
I primi effetti dell’incontro di
ieri l’altro tra Renzi e Berlusconi
si vedono subito. Tempo poche
ore dal fischio finale del summit
di Palazzo Chigi e già le forze
politiche iniziano a fare i conti
col ritorno in agenda della riforma elettorale che, nei desiderata
del premier, andrebbe approvata entro Natale. Anche se il leader di Forza Italia, durante la
riunione coi coordinatori regionali del partito, mostra tatticamente un po’ di prudenza.
«L’incontro con Renzi» scandisce l’ex premier, «è andato benissimo. Ci hanno fatto alcune
proposte di modifica sulle quali
risponderemo già lunedì».
Le modifiche più importanti,
ovviamente, riguardano le soglie di sbarramento per i partiti
I sindacati
«Dandini
al posto
dei Gr Rai»
«Viale Mazzini sopprime
edizioni del Giornale radio
per affidare l’informazione
a programmi di
intrattenimento». È
l’accusa del comitato di
redazione del Giornale
radio Rai. Oltre alla
scomparsa dei Gr da
alcune fasce orarie, nello
stesso spazio fino a pochi
giorni fa occupato dal Gr
2, Serena Dandini ha
«affrontato temi di
carattere economico e
commentato l’intervento
del capo del governo in
Parlamento, con un
esperto e un giornalista
della carta stampata». I
giornalisti hanno chiesto
un incontro urgente con
l’azienda alla presenza
dell’Usigrai.
minori. E quel 5 per cento ipotizzato come soglia di ingresso
per le forze politiche non coalizzate, tanto per dirne una, a Forza
Italia non piace troppo. Per il
semplice motivo che in quella
soglia, che i forzisti ritengono
«troppo bassa», potrebbe rientrare il Nuovo centrodestra di
Angelino Alfano, su cui invece
l’ex Cavaliere punta per la ricostruzione di una coalizione di
«centrodestra classico».
Ma la trattativa è già in fase
avanzata. Perché lo stesso Berlusconi, parlando coi leader locali di Forza Italia, non s’è limitato semplicemente a dire che
«l’incontro con Renzi è andato
benissimo». Ma ha anche aggiunto di aver avuto «l’assicurazione», da parte ovviamente di
Renzi, «che non si andrà alle
elezioni anticipate». Anche perché, ha sempre spiegato l’ex
premier ai suoi, «a Matteo approvare una legge elettorale serve soprattutto per spaventare i
malpancisti del suo partito. A
lui interessa però finire la legislatura o arrivare quantomeno
ai mille giorni».
Dentro il Pd ci sono già le prime scosse di assestamento.
Mercoledì sera, nelle aule della
Montecitorio
Maria Elena
Boschi in
commissione
Affari costituzionali tra Ivan
Scalfarotto,
a sinistra,
e Francesco
Paolo Sisto,
a destra
commissione Affari costituzionali di Montecitorio, è andato in
scena — alla presenza di Pier
Luigi Bersani e Gianni Cuperlo
— un vertice per fare il punto
sulle modifiche all’Italicum su
cui la minoranza del partito è
pronta a tornare a insistere. E
cioè sulle soglie, sulle liste bloccate e sulla parità di genere. Oltre che sulla necessità di far
viaggiare insieme legge elettorale e riforma del Senato. È il
«lodo Lauricella», quello teoriz-
zato da chi sostiene che una legge elettorale per la sola Camera
non possa essere approvata prima dell’abolizione del Senato
elettivo. Ed è anche il segno che
la nuova battaglia sull’Italicum,
stavolta a Palazzo Madama, sarà
trasversale a entrambi gli schieramenti. Anche l’area che dentro FI fa capo a Fitto, infatti, potrebbe combatterla. Soprattutto
sul ritorno delle preferenze.
T. L.
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Dopo la chiusura dell’«Unità»
Il quotidiano «Europa»
è in liquidazione
A meno di due mesi dalla chiusura dell’Unità,
la storica testata della sinistra italiana, rischia
di arrivare alla fine della sua corsa anche l’altro
quotidiano di area dem. La testata Europa ha
infatti annunciato la prossima sospensione
delle pubblicazioni per «liquidazione
volontaria con i conti in ordine e in pieno
equilibrio patrimoniale». Così il presidente
della società Edizioni Dlm Europa, Enzo Bianco,
e il suo vice Arnaldo Sciarelli: «Speriamo che la
storia continui. Ci sono le condizioni aziendali
e strategiche perché questo possa avvenire».
Dura la redazione, che in un comunicato dal
titolo «Ora azienda e Pd ci dicano la verità»
definiscono la notizia «irricevibile tanto più
perché non motivata da urgenze finanziarie».
Il segretario della Fnsi Franco Siddi osserva che
«la liquidazione di un giornale non è la stessa
cosa di un qualsiasi atto liberatorio per
allontanare un possibile problema a venire».
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Il ministro Stefania Giannini
«L’inglese di Renzi?
Da sei meno»
In inglese, Matteo Renzi se la cava... appena
appena: «Con raccomandazione».
O, almeno, è questo il giudizio
di un’insegnante molto particolare come
il ministro alla Pubblica istruzione, Stefania
Giannini: «Se devo fare la professoressa —
ha detto la responsabile della scuola italiana
—, allora io giudico Renzi come uno
scolaro, e per il suo inglese gli do un sei
meno. Diciamo che sarebbe promosso con
molta raccomandazione..». Così il ministro
ha risposto alla domanda dei conduttori
di Un giorno da pecora su Radio 2 Rai.
La glottologa toscana, già rettore
dell’Università per stranieri di Perugia, in
radio ha annunciato che lo studio della
lingua inglese nei prossimi anni sarà
rafforzato anche nella scuola dell’obbligo:
«Dal primo settembre 2015 introdurremo lo
studio dell’inglese dalla prima elementare».
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Il testo
191
i giorni trascorsi dal via libera
della Camera alla legge
elettorale. I deputati hanno
approvato il 12 marzo
l’Italicum, testo nato dal patto
del Nazareno tra Matteo
Renzi e Silvio Berlusconi del
18 gennaio di quest’anno
Primo Piano 13
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L’incontro
Mercoledì a Palazzo
Chigi Matteo Renzi
ha incontrato
Silvio Berlusconi.
Il premier vuole
accelerare l’iter
della legge
elettorale; il leader
di FI ha chiesto
garanzie sulla
durata della
legislatura: niente
voto anticipato.
L’esame del testo
in Senato dovrebbe
cominciare
la prossima
settimana
Le modifiche
Il testo subirà
modifiche rispetto
a quanto approvato
dalla Camera. Sarà
rivista la soglia per
accedere al premio
di maggioranza:
innalzata fino
al 40%; se nessuno
la raggiunge si va
al ballottaggio.
Ritocchi subiranno
anche le soglie
di sbarramento:
dovrebbe essere
abbassata al 4% la
soglia per i partiti
che si alleano;
c’è la richiesta di
portare al 5% (ora
è all’8%) quella
per le formazioni
non coalizzate
Il retroscena Le modifiche ora al vaglio di Berlusconi
L’offerta del premier:
soglia unica al 5%
e premio alle liste
anziché alle coalizioni
ROMA — «Il colloquio è andato bene ma
devo dare una risposta definitiva a Renzi lunedì»: lo ha spiegato Silvio Berlusconi ai fedelissimi che gli chiedevano come fosse andato
l’incontro dell’altro giorno a Palazzo Chigi. E
quella dell’ex Cavaliere sarà una risposta che
potrà determinare una svolta per la legge elettorale e imprimere veramente un’accelerazione a questo provvedimento che, comunque,
verrà incardinato in commissione Affari costituzionali del Senato la prossima settimana.
Già, perché durante il tira e molla sulle soglie, le percentuali e i quorum il presidente del
Consiglio ha calato la sua carta: il premio di
maggioranza potrebbe andare non alla coalizione ma alla lista. Questo potrebbe risolvere
tutti i problemi che ci sono stati finora sugli
sbarramenti da mettere alle forze politiche
che si presenteranno alle elezioni. Se infatti
Berlusconi accettasse questa opzione cadrebbe tutto il discorso sullo sbarramento al 4 per
cento per i partiti che si alleano e all’8 per
quelli che invece vogliono andare da soli. A
quel punto, ovviamente, vi sarebbe una soglia
unica per tutti, dal momento che non vi sarebbero più coalizioni. Una soglia del 5 per
cento, per l’esattezza.
È un’ipotesi, questa, che non dispiace affatto al leader di Forza Italia, il quale va dicendo
in giro da giorni: «Basta alleanze, questo espe-
rimento lo abbiamo già fatto e non è andato
bene». È un’opzione che mette Angelino Alfano e il Nuovo centrodestra di fronte a un bivio:
tentare l’avventura con le altre forze del centro, correndo anche il rischio di non raggiungere quella soglia, oppure tornare a casa, da
Berlusconi. È un’opzione che favorisce il Partito democratico nei suoi rapporti di forza con
Sel. Difficilmente infatti Sinistra ecologia e libertà sarebbe in grado di raggiungere il 5 per
cento da sola.
Se passasse uno schema simile il movimento di Nichi Vendola sarebbe costretto a percorrere la strada che è stata già indicata da alcuni
suoi esponenti di spicco come Giuliano Pisapia. Non è un caso infatti che il sindaco di Milano si stia spendendo per arrivare a un matrimonio tra Sel e il Partito democratico. E per
Renzi sarebbe un modo per non ripetere le
esperienze dell’Unione e dell’Ulivo, con i loro
strascichi negativi: l’alto tasso di litigiosità in-
Le opzioni
La soluzione costringerebbe Sel
a confluire nel Pd. Il Movimento
5 Stelle, che non corre in coalizione,
sarebbe invece avvantaggiato
terna, i veti incrociati. Del resto, il presidente
del Consiglio lo ha sempre detto: «Le forze politiche minori devono essere rappresentate in
Parlamento ma non possono più avere potere
di veto». E, indubbiamente, Sel inglobata nel
Pd, quel potere non lo avrebbe più.
Ma c’è un terzo soggetto che trarrebbe vantaggio da una soluzione di questo tipo: il Movimento 5 Stelle. Finora, infatti, la debolezza
dei grillini è sempre stata quella di essere una
forza che non riesce ad aggregare attorno a sé
altri soggetti politici e a dare quindi vita a una
coalizione. Con un sistema siffatto, in cui il
premio di maggioranza non andrebbe più a
un’alleanza di partiti ma a una lista, il Movimento 5 Stelle avrebbe delle chances in più
nelle elezioni politiche. E questo è un particolare di non poco conto. Perché se è scontato
che i grillini non potrebbero mai siglare un’intesa con il Partito democratico e con Forza Italia sulla riforma della legge elettorale, è altrettanto scontato che, al di là delle dichiarazioni
polemiche e delle accuse contro il «famigerato» patto del Nazareno, i pentastellati non alzerebbero le barricate al Senato per bloccare
un ddl di questo tipo. Farebbero opposizione
sì, ma nessun ostruzionismo duro e puro come per la riforma del Senato. E ciò consentirebbe a Renzi di portare a casa la riforma della
legge elettorale in tempi relativamente brevi.
Certo, tutto è rinviato a lunedì, giorno in cui
il patto dovrebbe chiudersi definitivamente.
Ma Matteo Renzi appare abbastanza ottimista,
tant’è vero che con i suoi non ha avuto dubbi
nel confermare l’esito positivo dell’incontro
con l’ex Cavaliere: «Con Berlusconi è andata
bene». Assai meno entusiasti gli esponenti
della minoranza del Pd, che con il bersaniano
D’Attorre frenano sui tempi della riforma:
«Che bisogno c’è di accelerare?». Altrettanto
sospettosi gli alleati del Nuovo centrodestra
che con Fabrizio Cicchitto chiedono di vederci
chiaro su questo accordo in cui finora non sono stati coinvolti.
Maria Teresa Meli
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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The 2014 European Ryder Cup Team
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Giustizia Il caso
«Bancarotta». Indagato il padre di Renzi
Inchiesta a Genova. Verifiche su 500 mila euro di prestito dalla banca di Pontassieve
La cessione alla moglie di un ramo d’azienda: dentro, anche la liquidazione del figlio
La vendita del 2010
L’ambulante
di scampoli
diventato
proprietario
GENOVA — Un
venditore ambulante di
settantacinque anni, che
partecipava alle fiere nel
Basso Piemonte e nella
Riviera ligure con la sua
bancarella di «mercerie,
chincaglierie, scampoli e
tessuti», Gianfranco
Massone, è la persona
cui nel 2010 Tiziano
Renzi ha ceduto la
società Chil Spot ormai
ridotta a una scatola
vuota e destinata al
fallimento. Una cessione
che ha sollevato dei
dubbi da parte dei
pubblici ministeri
genovesi, così come la
nomina — seguita da lì a
poco — dello stesso
Massone come
amministratore in una
cooperativa fiorentina.
Che il venditore
ambulante originario
di Borghetto d’Orba e
residente a Varazze sia
anche un abile
amministratore da
richiamare in altre
Regioni può essere solo
un caso. Massone è
indagato insieme con
Tiziano Renzi in base
agli articoli 213 e 223
della legge fallimentare,
gli articoli relativi alla
bancarotta fraudolenta
che recitano come
l’imprenditore che abbia
«distratto, occultato,
dissoluto, distrutto o
dissipato in tutto in
parte i suoi beni» per
danneggiare i creditori è
punito con la reclusione
da tre a dieci anni. Il
terzo indagato — ma
potrebbero seguirne
altri — è Antonello
Gabelli, ultimo
amministratore unico
della Chil Spot che ha
mestamente assistito il
19 aprile del 2013, come
recita il verbale,
all’ultimo atto del
sequestro dei beni della
Chil Spot ad Alessandria,
ultima sede della
società. Ha consegnato
all’incaricato del
curatore fallimentare
otto palmari Motorola,
quattro telefoni da
tavolo e un cellulare, una
stampante Zebra e poco
altro. Avvisato che se
avesse occultato altri
beni di qualunque
natura rischiava grosso,
Gabelli ha dichiarato
«che nessun altro bene
esiste oltre quelli già
inventariati». E con quel
magro bottino il
curatore ha chiuso il
verbale.
Erika Dellacasa
© RIPRODUZIONE RISERVATA
DAL NOSTRO INVIATO
GENOVA — La cifra è bassa.
Troppo bassa, anche per un affare di famiglia. Con contratto stipulato a Figline Valdarno il 10
ottobre 2010, l’amministratore
unico della Chil Post srl Tiziano
Renzi cede alla società Chil Promozioni srl nella persona del
suo presidente Laura Bovoli «il
ramo d’azienda avente ad oggetto servizi di marketing nel settore editoriale». Il prezzo concordato tra le parti è di 3.878,67 euro, «pagato prima e al di fuori del
presente atto».
Nell’autunno del 2013 il curatore fallimentare della Chil Post
segnala al tribunale di Genova
l’incongruità di quella compravendita. L’indagine che porta all’accusa di bancarotta fraudolenta nei confronti del padre dell’attuale presidente del Consiglio
nasce dalla cessione a condizioni
giudicate eccessivamente vantaggiose dell’unica branca ormai
produttiva della sua azienda alla
società di famiglia, presieduta
appunto da Laura Bovoli, sua
moglie, nonché madre di Matteo
Renzi. Anche le date hanno una
loro importanza. Il dieci novembre del 2010, un mese dopo la
firma di quel contratto, Tiziano
Renzi vende le rimanenti quote
della società a un imprenditore
piemontese che in passato si occupava di «commercio ambulante, vendita al minuto di mercerie, chincaglierie, tessuti». A
quel punto, la Chil Post è ormai
una scatola vuota destinata a
una veloce eutanasia. Tutto comincia con il reclamo del titolare
di una lavanderia, dettaglio in linea con il seguito di una storia
minima, non certo di grande finanza, che sarebbe passata inosservata non fosse per il cognome
illustre, indagato da sei mesi,
emerso oggi tramite la notifica
dell’avviso di proroga delle indagini sul suo conto. Nel 2005 la
filiale genovese della Chil Post
lascia gli uffici di via Fieschi, de-
stinati a riprendere l’aspetto originario di lavanderia e noleggio
biancheria. Il proprietario dei
muri denuncia il pessimo stato
nel quale sono lasciati i locali, il
mancato pagamento di tre mesi
d’affitto, per un totale di 8.000
euro, e la mancata restituzione
delle pareti di plastica che delimitano gli open space. La lunga
diatriba si conclude con la condanna di Chil srl al risarcimento
di undicimila euro più altri 8.000
per l’appropriazione di materiale
altrui.
Quella causa fa da apripista
alla pattuglia dei creditori. Ma di
Chil Post, che da tempo aveva
stabilito la sua sede legale a Genova, non resta nulla, solo debiti. Lo stato passivo viene calcolato in un milione e 125.000 euro,
dovuti a diciannove creditori.
Tiziano Renzi aveva fondato
l’azienda nell’ottobre del 1993.
Gli obiettivi erano di largo respiro, spaziavano dall’ideazione e
organizzazione di materiali per
l’attività di comunicazione e
pubblicità al commercio di prodotti alimentari freschi o surgelati fino all’acquisto di autovetture, furgoni e veicoli finalizzati
al noleggio, con o senza conducente. Dal 1999 al 2004 venne intestata a Matteo Renzi e a una
delle sue sorelle. Il 17 ottobre
2003, a quel tempo era segretario provinciale della Margherita:
le quote tornarono al padre e alla
madre Laura, mentre il futuro
premier fu inquadrato come dirigente, in aspettativa dal giorno
seguente l’elezione a presidente
della provincia di Firenze, avvenuta il 13 giugno 2004.
A farla breve, l’accusa che viene rivolta a Tiziano Renzi è di
avere ceduto a se stesso l’unico
ramo fruttifero di una società
ormai in disarmo, lasciandosi
alle spalle una specie di bad
company piena di debiti da pagare dopo aver vissuto a credito
La vicenda
L’accusa
Tiziano Renzi, padre del
premier, è tra gli indagati
nell’inchiesta della Procura
di Genova sulla bancarotta
fraudolenta della Chil Post,
società di distribuzione di
giornali con sede nel
capoluogo ligure. L’azienda,
dichiarata fallita un anno fa,
è appartenuta alla famiglia
Renzi ma è stata venduta
nel 2010
Il contratto
Tra le carte dell’inchiesta,
anche il contratto di
cessione di un ramo
dell’azienda (indicata
come servizi di marketing
nel settore editoriale) da
parte di Tiziano Renzi alla
moglie Laura Bovoli per
3.878,67 euro. Come si
evince dalla situazione
patrimoniale (foto) relativa
all’ottobre 2010, Bovoli
acquisisce anche il tfr del
personale, anche di Matteo
Renzi, quantificato in oltre
28 mila euro. La Chil Srl è
stata intestata al premier
(per il 40%) tra il 1999
e il 2004
Tiziano Renzi, 62 anni, ha deciso di dimettersi da segretario del Pd di Rignano sull’Arno (Ansa)
per almeno gli ultimi tre anni
della sua travagliata esistenza.
Nel 2011 la Chil Promozioni srl
che nel bilancio approvato il 30
aprile 2010, l’ultimo prima dell’acquisizione dei «servizi di
marketing editoriale» del parente povero genovese, dichiara un
fatturato di due milioni 773 mila
euro, infatti si trasforma in
Eventi 6 srl, l’azienda di famiglia
da quattro milioni di euro, presieduta da Laura Bovoli, con
quote ripartite tra lei e le sue due
figlie.
L’atto di cessione di azienda
tra marito e moglie mostra come
la società acquirente in realtà si
faccia carico di
una parte dei
debiti accumulati dal venditore. La fetta ril e va t a d a l l a
Chil Promozioni srl ammonta
a 214 mila 907
euro e alla voce
trattamento di
fine rapporto
personale inserisce 28 mila
326,91 euro
dovuti a Matteo Renzi, che
figura tra i dipendenti della C
Chill Post passati
nella futura Eventi 6 srl, società
dalla quale il presidente del Consiglio si dimette nel 2013. Gli altri creditori aspettano, senza
troppo sperare. Nell’elenco figura Equitalia, titolare di una cartella da 14.957 euro, e soprattutto la Banca di credito cooperativo di Pontassieve, il paese adottivo di Matteo Renzi, che aveva
affidato all’ormai defunta Chil
Post srl la bellezza di mezzo milione di euro, 496.717,95 euro, a
essere precisi. L’unico grande
numero in una vicenda forse
piccola che contiene però dettagli in grado di causare imbarazzo
per interposta persona.
Marco Imarisio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Il personaggio E il premier dice ai suoi: su papà non c’è nessun complotto
«Non ho parlato con Matteo
La tempistica? Non mi permetto»
FIRENZE — Dicono di lui che può arrivare persino a sopportare i bersaniani,
ma le parolacce quelle no, non le tollera
proprio, Tiziano Renzi, il babbo di Matteo, uomo di chiesa, voce solista del coro
della Pieve di San Leolino, organista ufficiale della parrocchia, tutte le domeniche, quando dice messa don Emanuel,
fiorentino del Madagascar. Anche se
adesso Tiziano, al telefono, sono le tre
del pomeriggio, bofonchia qualcosa di
oscuro al vivavoce, mentre guida, sulle
strade di Rignano sull’Arno, la sua Rignano, nel giorno del temporale che arriva da Genova, l’inchiesta che lo vede
indagato per bancarotta fraudolenta.
E si capisce benissimo che il toscanaccio che è in lui vorrebbe esplodere,
ma la vecchia scuola Dc, eppoi margheritina, gioca bene il suo ruolo e allora ecco come Tiziano si censura e risponde
pronto, d’improvviso serafico: «No, per
favore, non chiedetemi adesso della
tempistica di quest’inchiesta, ci mancherebbe, non credo proprio di potermi
permettere. Anzi vi dico che non sono
preoccupato e infatti non ho ancora
nemmeno nominato l’avvocato. E mi sto
proprio stupendo, anzi, da come sono
sereno, conoscendo il mio carattere».
Carattere sanguigno, l’uomo è umorale, prese a ceffoni metaforici s’intende, lo
scorso maggio, il cantante Piero Pelù che
provò a scherzare chiamandolo «il grande capo della massoneria toscana». Tiziano gli rispose direttamente — e duramente — su Facebook, perché un’altra
sua dote è che sa stare al passo con la
modernità ed ama i social network (anche se poi s’è cancellato). Piero Pelù, pochi giorni dopo, fece marcia indietro.
Renzi senior ha lo spessore e l’aspetto
del patriarca, con la sua barba bianca curata, difende i suoi cari dai malintenzionati e infatti tutti lo conoscono in paese,
guardando con rispetto verso la casa
gialla in cima al poggio, che poi sarebbe
il quartier generale dei Renzi.
A proposito, si è sentito per caso con
suo figlio premier? «No che non l’ho sentito: quando i figli son grandi, sono autonomi. E si spera anche i padri, perciò…»,
scherza, e finalmente un po’ si rilassa.
Fonti rignanesi, però, dicono che la scorsa settimana Tiziano era a Roma, ufficialmente in gita con la parrocchia e
chissà magari una puntatina a Palazzo
Chigi l’avrà fatta. Renzi, intanto, avrebbe
dettato la linea ai suoi: non c’è nessun
complotto, massima serenità sull’in-
chiesta. Di sicuro, quando a Tiziano è arrivata la notizia di essere iscritto sul registro degli indagati, martedì, ci ha pensato due giorni e infine ha deciso. Ha preso
carta e penna e scritto una nota per i
giornali, che poi sono stati per anni il ramo d’azienda più illustre della sua società, la Chil, oggi finita sott’inchiesta: «Alla
veneranda età di 63 anni e dopo 45 anni
di attività professionale ricevo per la prima volta nella mia vita un avviso di garanzia — ecco le sue parole vergate per
l’occasione —. I fatti si riferiscono al fal-
limento nel novembre 2013 di un’azienda che io ho venduto nell’ottobre 2010.
Sono certo perciò che le indagini faranno
chiarezza ed esprimo il mio rispetto, non
formale, per la magistratura inquirente.
Ma nel dubbio, per evitare facili strumentalizzazioni, ho rassegnato le dimissioni da segretario del circolo del Pd di
Rignano sull’Arno». Tiziano si è dimesso, ecco la novità, lascia per sempre la
storica sezione di Rignano. Non vuole
che attraverso di lui si faccia male a suo
figlio premier, del resto anche a febbraio
scorso quando Matteo arrivò a Palazzo
Chigi e lui era a Miami in vacanza con la
moglie, Laura, sempre su Facebook scelse il profilo basso: «Sono contrario a
qualsiasi festeggiamento, non siamo mica a Giochi senza frontiere…», scrisse,
salutando poi i suoi quasi 2 mila amici
del social network con un «Augh!» da
vecchio capo indiano.
I post
Molti gli interventi di Tiziano Renzi su Facebook in questi mesi in
cui il figlio Matteo è
premier. Proprio in un
post a marzo precisava:
«Vi devo svelare un segreto, non lo vedo quasi
mai e quando stiamo
insieme abbiamo concordato che parliamo
solo di cose familiari»
Da segretario, la sua ultima iniziativa
fece discutere: a giugno propose addirittura il raddoppio del bonus degli 80 euro
concessi dal figlio agl’italiani. Altri 80
euro — con la supposta copertura dell’Anci — per i rignanesi bravi con la raccolta differenziata della carta. Una delle
sue «tizianate», come le chiamano qui.
Di lui si ricordano infine la mitica copertina di Chi, 10 ottobre 2012, sempre in
coppia con Matteo sotto lo slogan «il nostro sogno un’Italia nuova» e poi i numeri della sua nuova azienda oggi, 2 milioni
di euro di fatturato all’anno, con la distribuzione in Toscana delle Pagine Gialle e
dei volantini di Esselunga e Conad (non
le Coop rosse, gli facciamo notare, ma lui
non risponde). Anche Matteo, ricordano
oggi i rignanesi buontemponi, quando
vinse da Mike Bongiorno alla Ruota della
Fortuna 43 milioni di lire in gettoni
d’oro, partecipò al rilancio dell’azienda
con quasi tutta la vincita, tenendo per sé
giusto 2 milioni di lire per comprarsi il
primo Mac portatile.
L’aneddotica insomma è vasta, Tiziano Renzi però non ha più voglia di continuare a parlare al telefono, «ricordatevi
che sono un indagato, non posso parlare
con voi della stampa». Clic. Buonanotte.
Padre e figlio sono tifosissimi della Fiorentina, anche questo è noto. Ma alla fine
del giorno più lungo, nessuno li ha visti
al Franchi per Fiorentina-Guingamp di
Europa League. La Viola, per una volta,
può aspettare.
Claudio Bozza
Fabrizio Caccia
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Esteri
In manette L’arresto
di una donna ieri, a
Sydney, in Australia
L’allarme La più vasta operazione antiterrorismo
solo possibile, ma verosimile.
Secondo i dati forniti dal governo ci sono almeno 60 australiani nell’Isis e in altri gruppi
terroristici in Medio Oriente che
possono contare su oltre un
centinaio di sostenitori nel Paese. A partire da luglio il governo
ha annunciato misure severe
per fermarli: investimenti aggiuntivi per oltre 600 milioni di
dollari, controlli più rigidi negli
aeroporti, nuove leggi antiterrorismo che danno più potere all’intelligence nella raccolta dati.
Le autorità sottolineano come si
tratti di una battaglia all’estremismo e non alla folta comunità
musulmana — quasi mezzo milione di persone, in gran parte
Australia sotto choc
«Volevano decapitare
le persone in strada»
Sventato complotto ispirato dall’Isis
BRISBANE — Erano circa 800
gli agenti della polizia e dei servizi segreti che ieri mattina, in
Australia, hanno fatto irruzione
in diverse abitazioni a Sydney e
a Brisbane in quella che è stata
definita la più vasta operazione
antiterrorismo nella storia del
Paese. Quindici persone sono
state arrestate, tra cui il ventiduenne Omarjan Azari, accusato di cospirazione con l’obiettivo di preparare un attacco terroristico.
Il primo ministro liberale
Tony Abbott è intervenuto dal-
l’estremo nord del Paese. «Un
australiano che sembra abbia
un ruolo importante nello Stato
Islamico ha esortato i suoi sostenitori in Australia a portare
avanti degli omicidi dimostrativi», ha spiegato riferendosi al
33enne Mohammad Ali Baryalei. Buttafuori, aspirante attore, ma specialmente leader carismatico di un movimento di
preghiera di giovani australiani,
Baryalei si è unito ai combattimenti in Iraq e Siria ed è oggi
considerato il responsabile dell’arruolamento di almeno metà
✒
L'analisi
E L’OSTAGGIO IN VIDEO
DIVENTA «PORTAVOCE»
di GUIDO OLIMPIO
WASHINGTON — La propaganda dell’Isis è dinamica. Uno
specchio di quello che il movimento fa sul campo di battaglia.
Così arriva un nuovo video dove non c’è alcun sacrificio umano.
L’ostaggio, il giornalista inglese John Cantlie, è usato come
portavoce. Manipolato per attaccare Gran Bretagna e Usa in
quella che dovrebbe essere una serie di messaggi sul web. Il
filmato è «pulito». Sfondo nero, un tavolo, il prigioniero con la
tuta arancione. Parla per tre minuti fissando una videocamera e,
probabilmente, leggendo un cartello preparato dai rapitori.
«Penserete che vi parlo perché sono prigioniero: è vero, il mio
destino è nelle mani dello Stato Islamico, non ho nulla da
perdere. Forse vivrò, forse morirò», afferma Cantlie. Quindi
attacca: «Dopo le due disastrose operazioni in Iraq e Afghanistan,
perché i nostri governi vogliono essere coinvolti in un altro
conflitto? Vi spiegherò perché altri ostaggi europei sono stati
liberati, visto che i loro governi hanno deciso di trattare, mentre
Usa e Gran Bretagna li lasciano a loro stessi». L’ostaggio
esorta:«Seguitemi e sarete sorpresi da quello che
apprenderete...Possiamo cambiare le cose ma solo se voi, il
popolo, deciderete di agire ora». L’operazione mediatica dell’Isis
è evidente. Dimostra di poter risparmiare la vita all’ostaggio e lo
utilizza per i suoi scopi. Punta ad alimentare la polemica sul
Freelance
John Cantlie,
43 anni, in
un’immagine
tratta dal video diffuso
online. Giornalista freelance
britannico,
Cantlie è stato
rapito insieme
all’americano
James Foley,
poi ucciso
trattare o meno con il movimento. Lancia la sua campagna di
controinformazione. Spera nella pressione dell’opinione pubblica
occidentale sui governi. Tiene viva la tensione, con le apparizioni
che diventano una sorta di serie tv. Risponde, per ora, agli appelli
alla clemenza lanciati da molti religiosi musulmani. Lo schema
ricorda quello attuato da Saddam con i famosi scudi umani e in
seguito dalle fazioni estremiste irachene dopo il 2003. L’idea è
sempre quella: dividere il nemico. Al centro della manovra
Cantlie, vittima e mezzo. Freelance, 43 anni, era stato sequestrato
una prima volta nell’estate del 2012 da un gruppo islamista
composto da molti stranieri, compresa una decina di britannici.
Riacquistata la libertà, è tornato in Siria. Nel novembre di
quell’anno è stato rapito insieme all’americano James Foley, in
seguito ucciso. Indagini condotte dall’antiterrorismo avevano
portato all’arresto di un medico inglese, Shajul Islam, sospettato
di aver fatto parte del commando. Accuse poi non confermate.
Ma di recente la polizia ha indicato che il fratello di Shajul, Razul,
potrebbe essere uno degli aguzzini di Foley e Sotloff. Sul piano
militare due fatti significativi. Un raid aereo americano ha colpito
un campo d’addestramento dell’Isis provocando molte vittime
tra i militanti. Nel nord della Siria, invece, i jihadisti hanno
attaccato i villaggi curdi al confine con la Turchia. Duri scontri e
sospetti che i turchi abbiano favorito l’offensiva. In soccorso dei
peshmerga della fazione YPG si sono mossi i curdi del Pkk.
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dei suoi connazionali attivi nel
gruppo jihadista. Qualche giorno prima dei raid avrebbe sentito Azari al telefono e i due avrebbero parlato di rapire e decapitare una o più persone, scelte a
caso. Le vittime avrebbero dovuto essere avvolte nella bandiera dello Stato Islamico e l’attacco avrebbe dovuto essere filmato. I militanti in Medio
Oriente avrebbero così potuto
diffondere il video come hanno
fatto nell’ultimo mese con quelli
delle decapitazioni di un operatore umanitario britannico e di
800
due giornalisti americani.
«La maggioranza delle persone a cui mirava questa operazione sono australiani nati e cresciuti qui», ha commentato il vice commissario della polizia federale, Andrew Colvin. «Alcuni
di loro hanno connessioni con il
Medio Oriente e con l’Afghanistan, ma non voglio dare troppa
enfasi a questo elemento». Proprio ieri è partito per gli Emirati
parte del contingente australiano di 600 militari e 8 aerei da
combattimento che sosterrà, su
richiesta americana, la lotta allo
Stato Islamico in Iraq. Eppure
oggi a far davvero paura all’Australia sono alcuni dei suoi stessi cittadini, tanto che il Paese ha
aumentato la settimana scorsa il
livello di allerta terrorismo da
medio a alto, indicando che un
attacco sul territorio non è più
Agenti della polizia e
dell’intelligence:
arrestate 15 persone
a Sydney e Brisbane
giovani — ma si avverte una
crescente tensione. Ieri sera circa 400 persone sono scese in
piazza a Sydney per protestare
contro i raid: «Smettetela di terrorizzare i musulmani».
Roberta Giaconi
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Esteri 19
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✒
Il rito
Ieri ha tenuto la
sua quarta
grande
conferenza
stampa all’Eliseo
Se Putin minaccia
di occupare in 2 giorni
mezza Europa dell’Est
di FABRIZIO DRAGOSEI
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
PARIGI — Non c’è Hollande
senza anafora. Il capo di Stato
francese adora questa figura retorica, che consiste nel ripetere
una parola o un’espressione all’inizio di ogni frase, per sottolinearne l’importanza e conferire
ritmo e solennità al discorso. Ieri, in modo molto significativo,
il mantra del presidente più impopolare della V Repubblica è
stato: «Mica facile».
L’anafora più famosa di Hollande finora era quel «Moi président de la République...» ripetuto per 15 volte davanti a Nicolas Sarkozy nel duello televisivo
del 2 maggio 2012, quando lo
sfidante socialista zittì il presidente in carica per oltre tre minuti, spiegando a lui — e a milioni di telespettatori — che cosa avrebbe fatto da capo dello
Stato. Sarkozy venne colto di
sorpresa, Hollande prese coraggio mentre inanellava la sua formula, e quattro giorni dopo —
anche grazie a quell’audace
mettersi da solo in testa la corona di monarca repubblicano —
Hollande vinse il secondo turno
delle elezioni e divenne presidente.
Ieri Hollande ha tenuto la sua
quarta grande conferenza stampa all’Eliseo, sorta di rito repubblicano che per sua volontà si
tiene due volte l’anno, e di nuovo ecco il ricorso all’anafora. Ma
quante cose sono successe nel
frattempo, quanto popolarità è
andata perduta (oggi è al 13%),
quanti disoccupati in più ci sono in Francia (mezzo milione in
due anni). I tempi sono cambiati in peggio, e pure l’anafora per
forza di cose è meno superba e
più sofferente: «Pas facile».
«Mica facile, quando si è stati
eletti da persone spesso umili,
spiegare che bisogna prima di
tutto distribuire aiuti alle imprese... Ma io l’ho fatto. Mica facile rimettere le tasse sulle ore di
straordinario, mica facile fare la
riforma della spesa pubblica,
ma l’ho fatto. Mica facile chiedere ai francesi altre tasse, ma
mi sono assunto quel compito.
Mica facile fare le riforme del
mercato del lavoro, mica facile
fare la scelta dell’innovazione e
della ricerca... Lo abbiamo fatto.
Mica facile fare la riforma territoriale eppure sì, ho fatto tutte
queste riforme».
Chi si immaginava un Hollande distrutto dal catastrofico
rientro dalle vacanze, piegato
dai pessimi risultati economici,
dalla fronda dell’ala sinistra socialista e dal libro della ex compagna che assassina scientificamente la sua figura pubblica,
sottostimava le sue doti di grande incassatore.
I sondaggi sono imbarazzanti? Il partito potrebbe non soste-
A
Eliseo Il presidente francese Hollande (a destra) ieri durante la conferenza stampa. Seduti vicino a lui i suoi ministri (Reuters)
Hollande va al contrattacco
«Mica facile» fare il presidente
Il nuovo mantra del leader di fronte ai giornalisti
Coincidenze
Clima di imbarazzo
È la seconda volta quest’anno
che il presidente francese
François Hollande si trova a
dare una conferenza stampa
in un clima di imbarazzo per
rivelazioni che lo riguardano
Il caso Gayet
Lo scorso 14 gennaio,
Hollande si è presentato di
fronte a 600 giornalisti in un
incontro organizzato, nelle
intenzioni, per parlare di
come rilanciare l’economia
della Francia. Ma il
settimanale Closer,
pubblicando pochi giorni
prima le foto e le rivelazioni
sulla relazione clandestina tra
il presidente francese e
l’attrice Julie Gayet,
scompagina tutti i
programmi. Un Hollande
furente è costretto a
rispondere che si tratta «di
una questione privata»
Il libro di Valerie
Ieri, di nuovo, la conferenza
stampa di Hollande,
all’indomani della fiducia al
governo Valls, è alterata dalla
pubblicazione delle memorie
dell’ex première dame Valérie
Trierweiler, «Grazie per
questo momento», colmo di
particolari imbarazzanti
nerlo alle prossime elezioni del
2017? Hollande fa di necessità
virtù, e chiarisce: «Io non sono
un candidato, io sono il presidente». Un presidente così in
difficoltà da perdere l’orizzonte
di un’improbabile rielezione, e
allora pronto a giocarsi il tutto
per tutto, a vestire i panni dell’uomo di Stato che non bada all’impopolarità, preoccupandosi
piuttosto di cambiare il Paese.
Hollande ieri si è mostrato fe-
rito, ma tutt’altro che abbattuto.
Ha riconosciuto i meriti di Berlino che grazie alle riforme del
cancelliere Schröder (cominciate nel 2003) oggi domina in Europa, ma «non potete chiedere
alla Francia di fare in cinque anni quel che la Germania ha fatto
in 10». Ha ammesso il ritardo
nell’ottenere risultati, ma ha ribadito «farò tutto, tutto il possibile» perché arrivino. Hollande
ha giurato che andrà fino in
nche questa volta il Cremlino ha smentito tutto, senza
nemmeno entrare nei dettagli: «Sono balle». Nulla di
vero quindi nella vanteria attribuita a Vladimir Putin:
«Se volessi, le forze russe potrebbero arrivare nel giro di
due giorni anche a Riga, Vilnius, Tallin, Varsavia e
Bucarest». E’ chiaro però che le uscite attribuite al
presidente russo nelle sue conversazioni con i leader
europei o con quelli ucraini non sono rassicuranti.
L’ultima affermazione «inquietante» è di terza mano.
Sarebbe stata fatta da Putin al presidente ucraino Petro
Poroshenko, poi da questi sarebbe stata riferita a Manuel
Barroso, presidente uscente della Commissione europea. E
sarebbe finita in un rapporto della diplomazia
comunitaria passato al quotidiano tedesco Suddeutsche
Zeitung. Lo stesso Barroso aveva riferito nei giorni scorsi
un’altra affermazione di Putin: «Se avessi voluto avrei
potuto prendere Kiev in due settimane».
In questo primo caso si è trattato di una frase riportata
«fuori dal contesto», come ha ammesso alla fine una fonte
dell’Unione Europea. Certo, Putin non ha minacciato
direttamente l’Ucraina. Magari ha risposto a velate
accuse di Barroso smentendo la sua intenzione di
scatenare una guerra per conquistare tutta l’Ucraina. E in
questo contesto, chissà, potrebbe aver risposto con foga
qualcosa come «Ma figuriamoci, se avessi voluto…».
Rimane il fatto che la cosa è assai poco rassicurante.
fondo, che non si dimetterà e —
forse — è riuscito a voltare pagina spuntando le armi ai suoi
detrattori: «Voi pensate di essere duri nei miei confronti. Ma
non lo sarete mai tanto quanto
lo sono io con me stesso». Un
presidente che ha voluto mostrarsi più vulnerabile del solito, cocciuto come sempre.
Stefano Montefiori
@Stef_Montefiori
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Insieme Putin e Poroshenko ai colloqui di Minsk lo scorso agosto
Anche perché tutti sanno che se la Russia decidesse
veramente di usare le sue armate, sarebbe assai difficile
contrastarla. In quanto all’Ucraina, alla Nato non hanno
molti dubbi, come ha chiarito recentemente il Comandante
delle forze alleate Philip Breedlove: per una eventuale
invasione, il Cremlino «dispone di tutte le risorse militari;
e una operazione simile raggiungerebbe i suoi obiettivi
entro tre/cinque giorni». Anche per quanto riguarda il
resto d’Europa la situazione militare non è affatto allegra.
L’istrionico leader liberaldemocratico Vladimir
Zhirinovsky ha detto che i tre Paesi baltici e la Polonia
«verrebbero spazzati via». Diversi analisti americani non
la pensano molto diversamente: all’Est la Nato è debole e
la Russia ha migliorato enormemente le sue capacità dopo
la guerra con la Georgia del 2008. L’ex vicecomandante
supremo dell’Alleanza Atlantica Richard Shirreff è stato
ancora più chiaro: «La Nato avrebbe grosse difficoltà a
mettere sul terreno rapidamente una divisione (20 mila
uomini), perché in Europa occidentale abbiamo assistito a
uno smantellamento delle capacità militari». Gli ucraini
sono particolarmente preoccupati, come ha detto ieri a
Washington Poroshenko che ha chiesto armi a Barack
Obama. «Non bastano visori notturni e coperte ai soldati
male equipaggiati i quali sono l’unica cosa che si frappone
fra la coesistenza pacifica e l’incubo di una ricaduta nel
secolo scorso». Sul terreno effettivamente ci sono tanti
russi, come ha ammesso anche un comandante ribelle,
Aleksandr Khodakovskij: «Non centinaia, ma molti di più;
interi battaglioni». Solo che non sarebbero stati mandati
dal governo di Mosca: «Tutti volontari o in licenza».
@Drag6
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Chiesa anglicana
La denuncia di Amnesty
L’arcivescovo di Canterbury
«Dio esiste? A volte dubito»
Nigeria, addetto alle torture
nelle stazioni della polizia
«Come leader della più numerosa comunità anglicana del
mondo non dovrei dire certe cose». A parlare così è Justin
Welby, arcivescovo di Canterbury, massima autorità della
Chiesa anglicana, dopo la regina. La riflessione
«incriminata» riguarda i dubbi del religioso «sull’esistenza
di Dio». Welby rispondeva a un’intervista pubblica davanti a
centinaia di fedeli nella cattedrale di Bristol. «Ci sono dei
momenti — ha detto — in cui pensi: c’è un Dio? E dov’è
Dio?». Domande che arrivano, ha continuato l’arcivescovo
«quando accadono delle ingiustizie invece di prevenire le
ingiustizie stesse. L’altro giorno stavo pregando mentre
correvo e ho finito per dire a Dio: ma non sarebbe ora che Tu
facessi qualcosa, se ci sei?». Poi Welby ha anche spiegato che
il dubbio è una cosa accettabile per un cristiano. Molti
media britannici hanno giudicato l’uscita dell’arcivescovo di
Canterbury «coraggiosa, aperta e illuminante».
Picchiati, stuprati, fucilati negli arti. Vittime anche i
bambini. Un uso sistematico della tortura da parte di polizia
ed esercito per estorcere denaro o costringere a confessare.
È quello che succede nelle stazioni di polizia e nelle carceri
della Nigeria. La denuncia arriva da Amnesty International.
Nel dossier intitolato «Benvenuti tra le fiamme
dell’inferno» sono state raccolte testimonianze dove
vengono descritte le modalità delle torture: estrazione di
unghie, soffocamenti, scariche elettriche e violenze
sessuali. In molte stazioni di polizia c’è addirittura un
«addetto alle torture». Le vittime, inoltre, non possono
avere contatti con il mondo esterno, con i familiari e gli
avvocati. Del resto, sottolinea Amnesty, in Nigeria il reato di
tortura non è neanche contemplato dal Codice. Un ragazzo
di 12 anni, arrestato nello Stato di Yobe, è stato picchiato,
cosparso di alcool, obbligato a pulire il vomito e calpestato.
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Cronache
Santa Sede L’appello ai nuovi pastori. «Siate ottimisti, la vostra vocazione non è quella di essere guardiani di una massa fallita»
Il Papa ai vescovi: basta scontri, energie sprecate
Il discorso in vista del Sinodo sulla famiglia. «Non cedete alla tentazione delle cordate»
CITTÀ DEL VATICANO —
«Pur custodendo gelosamente la
passione per la verità, non sprecate energie per contrapporsi e
scontrarsi ma per costruire e
amare». Francesco parla ai nuovi
vescovi nominati quest’anno, ma
si rivolge all’intero episcopato.
Un discorso «importante e programmatico», scrive l’Osservatore Romano di oggi nell’editoriale
del direttore Giovanni Maria
Vian: facendo notare, non a caso,
che si avvicina quel «Sinodo» che
in greco, hodós e syn, significa
«cammino insieme».
E davvero le parole del Papa
suonano come una raccomandazione urgente ai pastori, nel senso della Chiesa aperta e «in usci-
ta» voluta da Bergoglio. Il Papa
chiede ai vescovi di avere «il coraggio di rimuovere le incrostazioni» che «hanno coperto la bellezza e il vigore dei vostri antenati pellegrini e missionari», di non
lasciarsi «assopire o conformare
con il lamento nostalgico di un
passato fecondo ma ormai tramontato». Andare avanti, senza
paura di varcare nuove frontiere:
«Dialogate con rispetto con le
grandi tradizioni nelle quali siete
immersi, senza paura di perdervi
e senza bisogno di difendere le
vostre frontiere, perché l’identità
della Chiesa è definita dall’amore
di Cristo che non conosce frontiera».
Guai a chiudersi per paura in
un «fortino», scandisce: «Non
siate vescovi spenti o pessimisti,
che, poggiati solo su se stessi e
quindi arresi all’oscurità del
mondo o rassegnati all’apparente
sconfitta del bene, ormai invano
gridano che il fortino è assalito.
La vostra vocazione non è di essere guardiani di una massa fallita, ma custodi dell’Evangelii gaudium», quella «Gioia del Vangelo» che fa da titolo all’esortazione
apostolica uscita l’anno scorso
come un programma del pontificato. In vista del Sinodo sulla famiglia, che affronterà anche le situazioni «difficili» — divorziati
risposati, coppie di fatto, famiglie
allargate e così via —, Francesco
— che ieri sera ha pregato a Santa
Maria Maggiore in vista del prossimo viaggio in Albania — dice
una cosa notevole: «Vi prego di
non lasciarvi illudere dalla tentazione di cambiare il popolo.
Amate il popolo che Dio vi ha dato, anche quando loro avranno
“commesso grandi peccati”, senza stancarvi di “salire dal Signore” per ottenere perdono e un
nuovo inizio. Anche al prezzo di
Il coraggio di aprire le frontiere
«Abbiate il coraggio di rimuovere
le incrostazioni, dialogate con le grandi
tradizioni senza paura di perdervi né
bisogno di difendere le vostre frontiere»
veder cancellate tante vostre false
immagini del volto divino o le
fantasie che avete alimentato circa il modo di suscitare la sua comunione con Dio».
La vicinanza con il popolo è
fondamentale: «Ogni riforma autentica della Chiesa comincia dalla presenza. Non siate vescovi a
scadenza fissata, che hanno bisogno di cambiare sempre indirizzo». Ci vuole «accoglienza per
tutti senza discriminazione». E la
libertà di chi ascolta la voce dello
Spirito: «Per favore, non cadete
nella tentazione di sacrificare la
vostra libertà circondandovi di
corti, cordate o cori di consenso».
Gian Guido Vecchi
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Il prefetto dell’Economia
Il retroscena
Müller stupefatto:
il mio testo è uscito
oltre un anno fa
CITTÀ DEL VATICANO — Non vuole
alimentare polemiche, anzi è un po’
sconcertato. «Dicono che mi voglio
contrapporre, ma io non voglio
contrappormi a nessuno!». Il cardinale
Gerhard Ludwig Müller, prefetto dell’ex
Sant’Uffizio, non si capacita di ciò che sta
accadendo. Lo ha ripetuto alle persone
più vicine: «Quel testo è uscito più di un
anno fa, lo pubblicò pure l’Osservatore
Romano!». Del resto, in Vaticano c’è una
certa irritazione per una «operazione
editoriale» che ha presentato un testo
precedente come una «risposta» alla
relazione introduttiva di Walter Kasper al
Sinodo sulla famiglia. Tutto è nato con la
pubblicazione del libro «Matrimonio e
comunione nella Chiesa cattolica» che
riunisce gli scritti di cinque cardinali
contrari alle aperture di Kasper, la
possibilità che i divorziati e risposati
siano riammessi alla Comunione. Il libro,
già preparato negli Usa dalla Ignatius
Press (Remaining in the Truth of Christ,
«Rimanere nella Verità di Cristo»), è stato
tradotto in italiano da Cantagalli. Tra gli
autori, quello più in vista è ovviamente il
prefetto della Congregazione per la
Dottrina della fede. Solo che il testo del
Sopra, papa Francesco in una
delle sue uscite pubbliche in
piazza San Pietro. A destra, il
cardinale prefetto australiano
George Pell, da pochi mesi
«ministro dell’Economia» della
Santa Sede (foto di Alfredo
Falcone/LaPresse, Angelo
Carconi/Ansa)
Il caso Dopo il libro dei cinque porporati un altro scritto contesta le tesi di Kasper
Il cardinale scelto da Francesco
frena rispetto alle aperture
«I divorziati? Questione minore»
Pell, capo delle finanze vaticane. «La Chiesa non capitoli»
«Secondo alcuni il compito primario della Chiesa è fornire una scialuppa
di salvataggio ai naufraghi del divorzio... Ma dove devono dirigersi queste
scialuppe di salvataggio? Verso gli scogli, verso le paludi o verso un porto sicuro, che si può raggiungere soltanto
con difficoltà?».
Zattere sì, ma che assicurino la salvezza. Dopo i cardinali Gerhard Ludwig Müller, Raymond Leo Burke, Walter Brandmüller, Carlo Caffarra, Velasio
De Paolis e Angelo Scola, anche Pell si
schiera contro quelle soluzioni pragmatiche e misericordiose («zattere»
appunto), secondo la prassi della chiesa ortodossa, che un altro cardinale,
Walter Kasper, vorrebbe che fossero
lanciate verso i cattolici divorziati risposati al prossimo Sinodo di ottobre
sulla famiglia.
Stiamo parlando di George Pell, cioè
un componente del cosiddetto C9, il
Consiglio dei cardinali scelti da Francesco per aiutarlo nel governo della
Chiesa, e prefetto della segreteria per
l’Economia, cioè il nuovo «zar» delle
finanze vaticane (dove ha messo sotto-
sopra lo Ior). Quindi si tratta di un uomo di fiducia del Pontefice e non di un
esponente della vecchia guardia della
Curia.
Anche questa volta la posizione dell’ex arcivescovo di Sydney è affidata a
un testo, la prefazione di un libro di
due studiosi (Juan José Pérez-Soba e
Stephan M. Kampowski, Il vangelo della famiglia nel dibattito sinodale, edito
Cantagalli) che già nel sottotitolo si
pone «oltre la proposta del Cardinal
Kasper».
Secondo Pell, «la tradizione cristiana e cattolica del matrimonio monogamico indissolubile» va difesa con un
dibattito rigoroso ed informato, innanzitutto circoscrivendo il fenomeno
alla sua reale portata». Per il porporato
La scialuppa di salvataggio
«Dovremmo dare una scialuppa
ai naufraghi del divorzio. Ma per
dirigerli verso gli scogli e le
paludi o verso un porto sicuro?»
australiano, la questione dei divorziati
risposati è infatti del tutto «secondaria», non fosse altro per l’esiguità del
numero delle persone coinvolte («purtroppo il numero dei cattolici divorziati e risposati che ritengono di dover essere ammessi alla Comunione è molto
ridotto»). Essa quindi finisce per impegnare un dibattito interno alla Chiesa convogliandovi energie che forse
potrebbero essere meglio impiegate.
Afferma infatti Pell, con il suo stile diretto e per niente felpato e curiale: «Le
comunità sane non investono gran
parte delle loro energie in questioni secondarie».
Allora perché tutto questo dibattito?
Secondo il porporato australiano la
questione è ormai diventata «un simbolo», «una posta in palio nello scontro fra ciò che resta del cristianesimo in
Europa e un neopaganesimo aggressivo». E aggiunge: «Tutti gli avversari del
cristianesimo vorrebbero che la Chiesa
capitolasse su questo punto». Poi arriva al punto centrale: «...è fuor di dubbio che la crisi del matrimonio rispecchi la crisi della fede e della pratica reli-
Il volume
In uscita
Uscirà il 1°
ottobre, quattro
giorni prima
dell’inizio del
Sinodo, il libro
«Il vangelo della
famiglia nel
dibattito
sinodale. Oltre la
proposta del
Cardinal
Kasper» (ed.
Cantagalli, 240
pagine, 16 euro)
Gli autori
Il testo è stato
scritto da Juan
José Pérez-Soba
e Stephan M.
Kampowski
L’intervento
La prefazione è
stata curata dal
cardinale George
Pell, attuale
«ministro
dell’Economia»
del Vaticano
giosa», ma — si chiede Pell — « quale è
la gallina e qual è l’uovo?». Mentre «la
misericordia è diversa da gran parte
delle forme di tolleranza», che pure «è
uno degli aspetti più encomiabili delle
nostre società pluralistiche».
«Una barriera insormontabile, per
chi invoca una nuova disciplina dottrinale e pastorale per l’accesso alla Santa
Comunione» è, inoltre, una tradizione
ininterrotta: cioè «la quasi completa
unanimità su questo punto di cui la
storia cattolica dà prova da duemila
anni». Una tale «severità» — afferma
infine il cardinale — «era la norma»
anche nei primi secoli del Cristianesimo, cioè «in un’epoca in cui la Chiesa
accresceva il numero dei suoi seguaci
malgrado le persecuzioni». Come dimostra uno studio per la prima volta
tradotto in italiano del gesuita Henri
Crouzel (Divorziati «risposati», la
prassi della Chiesa primitiva). Pell si
lancia infine in un parallelismo tra calo
delle nascite e decremento della fede.
«Oltre all’intuizione, ormai confermata, che una fede infiacchita significhi
meno figli, penso sia altamente probabile che la decisione di non avere figli,
o di averne pochissimi, produca essa
stessa un grave indebolimento della fede. L’un fenomeno influisce sull’altro».
Da uomo pratico, il porporato teme
in ogni caso che tutto questo dibattito
possa portare a una «delusione ostile»
dell’opinione pubblica. In «modo pacato e calmo», bisogna subito «parlar
chiaro», evitando che si ripeta quanto
avvenne con l’enciclica Humanae vitae
quando ci si renderà conto che «un
cambiamento sostanziale della dottrina e della pastorale è impossibile».
M.Antonietta Calabrò
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
cardinale Müller è lo stesso che il
quotidiano della Santa Sede pubblicò il 23
ottobre 2013, quattro mesi prima che
Kasper — su richiesta di Francesco —
facesse la sua relazione ai cardinali (20
febbraio 2014). Ma non basta: il saggio
uscito sull’Osservatore, si spiega, era a sua
volta la traduzione di un testo uscito in
Germania, sul quotidiano cattolico
Tagespost, il 15 giugno 2013. Un testo che
ricostruiva nella storia la dottrina
sull’indissolubilità del matrimonio e le
ragioni del no ai sacramenti, tesi più volte
affermata dal cardinale, alludendo
peraltro ad una possibile soluzione,
ovvero il riconoscimento della nullità
delle nozze: vista la «mentalità
contemporanea», i matrimoni «sono
probabilmente più spesso invalidi ai
nostri giorni di quanto non lo fossero in
passato». L’Osservatore, in vista del
Sinodo annunciato, scrisse che lo
pubblicava «per approfondire con
serenità il tema». Il cardinale ne aveva
parlato prima a Francesco: il prefetto
dell’ex Sant’Uffizio non esce con due
pagine sul giornale vaticano senza che il
Papa lo sappia. Più tardi l’Osservatore
pubblicò anche un saggio di Kasper. Ora
quel libro esce quindici giorni prima del
Sinodo, «il momento non è felice». Le
persone vicine a Müller spiegano che il
cardinale aveva semplicemente risposto
di sì alla pubblicazione del suo vecchio
testo, senza poi occuparsi del libro. E ora
Oltretevere si vuole abbassare i toni:
anche per timore che ci sia chi «soffia sul
fuoco» per ostacolare Francesco e il
Sinodo.
G. G. V.
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Cronache 25
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Milano Sala
difende la
decisione: «Non è
un compromesso,
è stata una
riflessione di
convenienza»
Il numero dei partecipanti
(tra Paesi e organizzazioni)
che prenderanno parte
a Expo 2015 a Milano
21
Milioni La stima dei
visitatori (di cui il 30%
stranieri) che dovrebbero
arrivare per l’Esposizione
Expo e le dimissioni a metà
Acerbo resta al Padiglione Italia
Il manager indagato lascia solo il posto di subcommissario
❜❜
Giuseppe Sala
Non conosciamo
ancora le accuse,
un avviso
di garanzia
non è sufficiente
per chiedergli
un passo indietro
❜❜
Raffaele Cantone
Voglio ricordare
che per il
Padiglione Italia
non ci sono appalti
in corso, se si
esclude l’Albero
della vita
MILANO — «Non si tratta
di un compromesso», assicura
il commissario unico di Expo,
Giuseppe Sala. Ma gli assomiglia molto. La società ha chiesto ieri all’ingegner Antonio
Acerbo, che ha ricevuto un avviso di garanzia con l’accusa di
corruzione per l’appalto sulle
Vie d’Acqua, di dimettersi dall’incarico di subcommissario
delegato. Resterà però operativo come «responsabile unico
di procedimento» per il Padiglione Italia, incarico che sta
ricoprendo da un anno. «È
stata una riflessione di convenienza più che d’obbligo», ribadisce Sala al termine del
vertice avuto ieri con il commissario del Padiglione Italia
Diana Bracco e il presidente
dell’Autorità anticorruzione,
Raffaele Cantone. La società
pare fare quadrato intorno al
manager: «Non sappiamo ancora di che cosa sia accusato
— osserva Sala — e comunque un avviso di garanzia non
è sufficiente per obbligarmi a
chiedere un passo indietro a
un mio collaboratore». Cantone si chiama fuori: «Si tratta di
valutazioni discrezionali che
può fare solo la società Expo e
le loro scelte interne non possono essere certo valutate dal
presidente di Anac. Sempre
che non si riverberino sulla legittimità di atti». Non è un caso che Cantone faccia l’inciso:
«Voglio ricordare che per il Padiglione Italia non ci sono appalti in corso, se si fa eccezione per l’Albero della Vita, visto
che su Palazzo Italia e cardo
siamo in fase attuativa. Per
questo ritengo che, allo stato,
non ci siano particolari pro-
blemi». Aggiunge poi, il capo
dell’Anticorruzione, che «al
momento non risultano elementi probatori che possano
portare a un commissariamento dell’appalto per le Vie
d’Acqua».
Compromesso o meno,
questa soluzione (che Cantone
definirà poi «interlocutoria» e
che anche Sala potrebbe modificare «nel caso in cui la Procura facesse emergere elementi
più gravi e circostanziati»)
mette almeno per il momento
in sicurezza il Padiglione Italia,che è sicuramente lo spazio
più importante dell’esposizione e che sarà, come in ogni
Expo, il più visitato. Acerbo è
punto di riferimento unico di
tutta la squadra e di tutto il
progetto e opinione condivisa
è che senza di lui l’operazione
sarebbe stata a rischio.
E mentre Sala ricorda a chi
lo incalza che «la mia scomoda poltrona rimane a disposizione di chi mi dovesse chiedere di alzarmi, io resto perché rispondo a chi mi chiede
di restare», in casa centrosinistra la spaccatura comincia a
La politica
Imbarazzo a sinistra:
Pisapia e altri consiglieri
avevano chiesto
un passo indietro
In Procura
farsi sentire. Già all’indomani
della notizia dell’avviso di garanzia, il sindaco Giuliano Pisapia aveva preso tutti in contropiede chiedendo ad Acerbo
il passo indietro. Ieri, poi, il
presidente della commissione
Antimafia e il presidente della
commissione Expo, entrambi
pd, hanno contestato la soluzione trovata: «Siamo consapevoli del momento estremamente delicato e confuso. Siamo altrettanto convinti che si
debba tutelare l’immagine di
Expo nel mondo, e non capiamo come ciò sia possibile nel
momento in cui Antonio
Acerbo mantenga un incarico
così delicato e di grande responsabilità politica ed esecutiva». Rincara la dose il presidente del consiglio comunale
Basilio Rizzo: «Ma se una persona non è giudicata affidabile come subcommissario per
le Vie d’acqua, perché dovrebbe esserlo per il Padiglione
Italia?».
Elisabetta Soglio
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E i pm lo interrogano
sull’amianto alla Scala
MILANO — La Procura chiama Antonio Acerbo, e lui risponde alla convocazione ieri pomeriggio nei corridoi del
quarto piano nello stesso momento in cui in un’altra ala il
presidente dell’Autorità anticorruzione Cantone va dal procuratore Bruti Liberati a fare il punto su Expo proprio dopo
la messa sotto indagine del vice del commissario Expo Giuseppe Sala: ma l’interrogatorio a cui Acerbo si sottopone
non è come indagato nell’inchiesta Expo dei pm Antonio
D’Alessio e Claudio Gittardi, bensì come testimone in un fascicolo del pm Maurizio Ascione su 7 morti di amianto alla
Scala di Milano. Possibile? Possibile sì, a riprova che le coincidenze pazzesche possono davvero verificarsi se a innescarle è una casuale sovrapposizione tra due contemporanee iniziative di differenti pm riguardo la stessa persona.
All’alba di mercoledì, infatti,
Acerbo riceve in casa i finanziePalazzo di Giustizia ri mandati a perquisirlo dai pm
dell’indagine Expo per corruNello stesso
zione. Ma in seguito si presenmomento
tano pure i poliziotti che il giorno prima il pm dell’amianto
il procuratore
aveva incaricato di recapitare
Bruti Liberati
una citazione come «persona
era a colloquio
informata sui fatti»: solo una
coincidenza, è andato a spiegacon Cantone
re ieri ad Acerbo il capo del pool
reati ambientali Cerrato a inizio
interrogatorio. La deposizione di Acerbo — dal 1998 a lungo
direttore tecnico dei lavori del Comune di Milano — è quindi proseguita davanti al pm Ascione esclusivamente nel fascicolo contro ignoti che ipotizza omicidio colposo per la
morte per mesotelioma negli anni scorsi di una cantante,
una musicista, un addetto all’antincendio e quattro attrezzisti del Teatro, bonificato in teoria dall’amianto nel 1992.
Una particolarità ha del resto segnato ieri anche la prima
udienza del primo dei processi della galassia Expo, quello
agli avvocati imputati di turbativa d’asta e truffa nel conferimento di incarichi legali da Ilspa (società della Regione
diretta all’epoca da Antonio Rognoni, che ha già patteggiato). Qui i difensori hanno eccepito che la Procura (con il pm
d’udienza Paola Pirotta, D’Alessio e l’aggiunto Alfredo Robledo) abbia tardivamente depositato la lista testi l’8 settembre, dimenticando di considerare l’effetto della sospensione feriale estiva dall’1 agosto al 15 settembre: sicché i 7
giorni di obbligatorio anticipo rispetto alla prima udienza
di ieri 18 settembre sarebbero scaduti non quando la Procura ha depositato la lista testi l’8 settembre, ma già il 27 luglio. Il Tribunale si è riservato di decidere il 7 ottobre. Il governo Renzi, con decreto in vigore dal 13 settembre, ha nel
frattempo ridotto i termini feriali dall’1 al 31 agosto: a nuove
regole vigenti, la lista delle prove dei pm sarebbe stata salva.
Luigi Ferrarella
[email protected]
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La Cassazione
La svista della ministra Giannini
«Thyssen, non ci fu dolo
Le pene non aumentino»
«Elementari, inglese dal 2015»
Ma la riforma c’è già da 11 anni
TORINO — Nel nuovo processo d’appello per il caso Thyssen le
condanne inflitte agli imputati dovranno essere ridefinite, ma
«non potranno aumentare». Lo dicono le motivazioni della
sentenza con cui la Cassazione ad aprile ha disposto un nuovo
processo di secondo grado per il rogo che nel 2007 uccise sette
operai. Ai 6 imputati erano state inflitte pene comprese fra 10 e 7
anni. «Dalla data della presente sentenza, il decorso del tempo è
irrilevante ai fini della prescrizione», sottolineano poi i supremi
giudici, confermando «la responsabilità di tutti gli imputati» per
rimozione volontaria di cautele contro gli incidenti, omicidio
colposo e incendio. Il pm aveva contestato all’ad Harald
Espenhahn l’omicidio volontario con la formula del dolo
eventuale. In primo grado aveva ottenuto ragione, in appello no.
La Cassazione ha confermato la bocciatura e ha anche indicato i
limiti che devono circoscrivere il «dolo eventuale», che non è
solo l’«accettazione del rischio» che succeda qualcosa. Serve
«un’indagine penetrante» nella sfera mentale dell’imputato:
operazione da condurre con «purezza intellettuale», senza
pregiudizi né «interpretazioni precostituite». Il giudice, dicono
gli ermellini, dev’essere «immune dalla tentazione di farsi
protagonista di scelte politico-criminali che non gli competono».
M. Bar.
«L’inglese? Lo introdurremo alle elementari dal settembre
2015». Così il ministro Stefania Giannini durante la
trasmissione di Rai Radio2 «Un giorno da pecora»
annuncia una riforma che c’è già. Da undici anni. Messa
sotto pressione dai conduttori che le chiedono del topless e
dell’inglese di Renzi, il ministro inciampa sui programmi
scolastici. «Ma l’inglese non si insegna già?», le chiedono.
E lei: è sperimentale. E invece è stato introdotto come
materia obbligatoria, un’ora in prima elementare, due in
seconda e tre negli altri anni, dalla legge 53 del 2003. Le
sperimentazioni risalgono al periodo che parte dalla fine
degli anni Settanta. Altro è la qualità dell’inglese
insegnato, che nel tempo è stata fonte di scontri tra
sindacati e ministero. Inizialmente gli insegnanti
dovevano essere specializzati soltanto nell’inglese, dopo i
tagli attuati con la riforma Gelmini si è stabilito che anche i
docenti comuni, ma abilitati, potevano insegnare inglese e
altre materie insieme. Nel piano «la buona scuola» è stato
annunciato un rafforzamento della «competenza» in
inglese, mentre il ministro Carrozza aveva varato un piano
per introdurlo già dalla materna per l’apprendimento dei
primi rudimenti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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26
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Cronache 27
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#
La storia Laura Roveri, veronese, lo scorso aprile era stata ridotta in fin di vita con quindici fendenti
Guinea
Ebola, massacrati
a colpi di machete
operatori sanitari
e tre giornalisti
Avevano viaggiato fino a un remoto
villaggio della Guinea Equatoriale, non
lontano dal confine con la Liberia, per
spiegare alle popolazioni locali come
difendersi da Ebola, come affrontare la
malattia che sta diffondendosi sempre
più nell’Africa Occidentale. In otto sono
stati uccisi senza pietà, a colpi di pietra e
machete. È finita così, nel sangue e nella
morte, la spedizione di un team di
operatori sanitari e giornalisti incaricati
di «educare» alla prevenzione contadini e
residenti della aree rurali. I corpi sono
stati ritrovati nel villaggio di Wome, tre
avevano la gola squarciata. La notizia è
stata resa nota dal portavoce del governo
della Guinea, Albert Damantang Camara.
L’assalto ha causato anche 21 feriti. Molti
in Guinea — afferma una fonte della
polizia — pensano che il virus Ebola sia
un’«invenzione dei bianchi» per uccidere
i neri. Che la squadra fosse composta di
operatori africani — dottori e reporter —
non ha fatto grande differenza. Anche
perché la sfiducia nelle autorità è
altissima. E l’opinione condivisa da
queste popolazioni che vivono di
pastorizia e magri raccolti non conosce le
sfumature della medicina moderna: per
Violenza cieca
Laura Roveri in due immagini scattate prima e
dopo la brutale aggressione subita da parte
dell’ex fidanzato. L’uomo l’aveva
selvaggiamente accoltellata e ridotta in fin di vita
Accoltellata dall’ex fidanzato:
«Lui è a casa, io giro sotto scorta»
tura e sei a casa. Buongiorno
Italietta...» è il tagliente messaggio con cui la ragazza ha
raccontato la sua rabbia sul
web. E subito sono fioccati i
messaggi di sostegno. Non
solo, però: «C’è anche chi, tra
i conoscenti del mio ex, mi ha
accusata di puntare ai soldi di
lui: nulla di più falso, io non
cerco denaro ma giustizia.
Deve pagare per ciò che mi ha
fatto, e dove si può pagare per
un tentato omicidio se non in
galera? È in carcere che deve
stare l’uomo che ha cercato di
ammazzarmi, non a casa accudito dai genitori a dieci minuti da me».
Da lunedì Laura ha appena
La vittima denuncia su Facebook: offesa contro tutte le donne
Minacce Gli sms inviati a Laura dal suo ex
solo a me ma a tutte le donne.
Ci dicono di denunciare gli
uomini violenti e si fanno le
campagne contro il femminicidio. A cosa servono prevenzione e sensibilizzazione, se
poi il trattamento giudiziario
che spetta a un omicida mancato è un soggiorno a casa con
mamma e papà?».
Arrestato il 12 aprile e tuttora indagato per tentato
omicidio aggravato dalla premeditazione, il commercialista veronese di 42 anni Sganzerla è rimasto in carcere fino
al 7 giugno, quando ha ottenuto i domiciliari in una clinica per «compiere un percorso
terapeutico e rieducativo». È
rimasto nella struttura fino a
martedì scorso, quando il gip
di Vicenza Dario Morsiani con
l’assenso del pm gli ha concesso i domiciliari presso i genitori a Cerea, comune veronese a una decina di minuti di
strada da dove (a Nogara) risiede invece Laura. «E io adesso ho paura, temo che possa
venire a cercarmi. Per me è un
incubo da cui speravo di uscire e che invece ricomincia da
zero. È come se mi stessero
accoltellando di nuovo».
Un’indignazione urlata anche su Facebook: «Volete liberarvi della vostra ex? Nessun
problema, oggi grazie ai nostri pm tre mesi di villeggia-
Epidemia Per l’Onu è una crisi umanitaria
loro una diagnosi di malattia equivale a
una condanna a morte. Meglio non
sapere nulla. Terribile il racconto di una
giornalista, l’unica scampata al linciaggio.
La donna ha raccontato di come è riuscita
a nascondersi mentre gli abitanti del
villaggio davano la caccia ai suoi
compagni di viaggio. Fino a oggi, sono
oltre 2.600 le vittime accertate di Ebola. Il
virus, tuttavia, potrebbe arrivare a
infettare ventimila persone, secondo i
dati dell’Oms, prima di cominciare a
regredire. L’atteggiamento degli abitanti
dei villaggi e delle città dei Paesi colpiti
dall’epidemia non aiuta certo gli
operatori dell’Organizzazione mondiale
della sanità. Lo scorso mese erano
scoppiati violenti scontri, sempre in
Guinea, quando un team di medici che
stavano disinfettando un mercato era
stato accusato di «spargere apposta il
virus». E ieri il Consiglio di sicurezza delle
Nazioni Unite ha approvato all’unanimità
una risoluzione nella quale definisce
l’epidemia di Ebola in Africa Occidentale
«una minaccia alla pace e alla sicurezza
internazionali». Nel documento, adottato
con 130 Paesi come co-sponsor, il
Consiglio Onu invita tutti i Paesi a fornire
esperti sanitari, ospedali da campo e
forniture mediche per combattere la
rapida diffusione del virus. La risoluzione
è stata approvata nel corso di una
riunione di emergenza. Certo senza la
consapevolezza delle popolazioni locali
sull’urgenza di cure e disinfezioni, anche
l’Onu non potrà fare molto.
Rabbia
«Raccomandano a noi
donne di denunciare gli
episodi di violenza, ma se
i risultati sono questi...»
ricominciato a lavorare come
insegnante di pilates e yoga:
«Stavo tentando di riprovare a
vivere come prima, ma dopo
questa doccia fredda dei domiciliari sono ripiombata nel
buio». A mollare, però, questa
25enne non ci pensa: «Ho già
iniziato a parlare nelle scuole,
sto scrivendo un libro, mi
hanno chiesto di tenere conferenze sul tema del femminicidio. Non mi fermerò, andrò
avanti con la mia battaglia per
me ma soprattutto per le altre
donne. E ai magistrati vorrei
dire: pensateci bene, pensateci meglio, pensate alle donne
a voi vicine prima di assumere provvedimenti del genere...»
Immigrati
Il giuramento
dei nuovi
americani
Sono diventati nuovi
cittadini statunitensi gli
80 giovani migranti che
ieri hanno giurato
fedeltà «alla bandiera» e
«alla Repubblica» a Los
Angeles, in California
(nella foto Reuters).
Nel 2013 le persone
diventate americane
sono state 779.929.
P. Sa.
Laura Tedesco
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sudoku Difficile
Giochi e pronostici
Come si gioca
Bisogna riempire la
griglia in modo che ogni
riga, colonna e riquadro
contengano una sola
volta i numeri da 1 a 9
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Puzzles by Pappocom
VERONA — «Cinque mesi
fa con quindici coltellate il
mio fidanzato ha cercato di
ammazzarmi con premeditazione e io ho rischiato la vita,
da tre giorni è già a casa in
pantofole con i suoi genitori e
a me invece hanno dato la
scorta per proteggermi da lui
visto che abitiamo a soli 13
chilometri di distanza. Se
questa è la nostra giustizia,
allora in Italia la giustizia non
esiste».
Quella di Laura Roveri è la
voce rabbiosa e indignata di
una bellissima ragazza veronese di 25 anni che ha ancora
il volto e il corpo segnati dalle
cicatrici. Ma dalla notte del 12
aprile scorso, quando il suo ex
compagno Enrico Sganzerla
l’ha ferocemente aggredita
con quei fendenti in una discoteca di Vicenza, Laura porta ancora i segni non solo sulla pelle ma anche nell’anima,
nel cuore e nei ricordi: «La verità è che io non sono e non
potrò mai più essere la stessa
persona di prima. Ho rischiato la vita due volte, quando mi
ha accoltellato e quando, alcuni giorni dopo, hanno dovuto operarmi d’urgenza per
un aneurisma. Ai giudici, però, evidentemente non è bastato per punirlo. E siccome
mi sono salvata, a soli cinque
mesi di distanza da quando
ha cercato di uccidermi gli
hanno già concesso i domiciliari nella casa dei suoi genitori. Questo è un insulto non
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Altri giochi su www.corriere.it
LA SOLUZIONE DI IERI
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Superenalotto
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45 Numero SuperStar
Jackpot indicativo prossimo concorso: 28.000.000,00
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Cronache 29
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Bologna Recepita la sentenza Usa su una cittadina italiana
In Francia
I giudici dicono sì
all’adozione per i single:
la legge non la esclude
Campeggio
inondato:
cinque morti
A Lamalou-les-Bains,
nella Francia del Sud,
detriti e carcasse di
auto ostruiscono gli
archi di un ponte sul
fiume Bitoulet (Afp).
Nei pressi del villaggio
un campeggio è stato
inondato da un
ruscello in piena.
Cinque persone sono
state trascinate dalla
furia dell’acqua e sono
morte. Ad Arnac,
nell’Aveyron, una
donna di 76 anni è
annegata dopo essere
caduta da un ponte.
Riconosciuto in automatico un caso dall’estero
La vicenda
Il decreto sull’efficacia
dell’adozione
Il tribunale dei minorenni
dell’Emilia Romagna,
con decreto dell’aprile
2013 (ma reso noto solo
ieri), ha riconosciuto
l’efficacia anche in Italia
di un’adozione da parte
di una single autorizzata
negli Stati Uniti da un
tribunale americano
Le osservazioni
del collegio
Nel decreto il collegio
del tribunale che ha
sede a Bologna —
ultima città di residenza
della donna — osserva
come «non possa
configurarsi contrasto
tra il cosiddetto ordine
pubblico italiano e il
riconoscimento di effetti
legittimanti all’adozione
di una persona non
coniugata»
Le leggi italiane
e la vita della bimba
Il collegio ricorda le leggi
italiane sull’adozione, ma
precisa che nel caso
specifico la conclusione
«rappresenta un
indubbio vantaggio
nell’interesse della
minore, tenuto conto
della maggiore stabilità e
pregnanza che l’adozione
legittimante viene ad
avere rispetto a quella
non legittimante»
Via libera all’adozione per
una donna single: lo ha stabilito il Tribunale dei minori di Bologna. Il decreto, che risale allo
scorso anno ma è stato reso noto solo ieri dal sito dell’associazione «Articolo 29», riguarda il
riconoscimento dell’adozione
di una bambina effettuata nel
2011 da un’italiana negli Stati
Uniti.
In Italia l’adozione piena, cosiddetta «legittimante», è permessa soltanto alle coppie sposate da almeno tre anni e la decisione dei giudici bolognesi,
anche se riguarda esclusivamente un legame già riconosciuto all’estero, costituisce un
precedente pesante. «È un importante riconoscimento che
apre possibilità di nuove soluzioni interpretative rispetto all’adozione, sia dei single che
delle coppie non sposate —
commenta l’avvocata che ha
seguito la vicenda, Grazia Cesaro, presidente della Camera minorile di Milano e responsabile
del settore internazionale
Unione nazionale camere minorili —. In particolare la novità di questa sentenza è il riconoscimento automatico dell’adozione piena effettuata all’estero da una persona single».
Cosa ben diversa, però, dall’aprire le adozioni estere ai
single residenti in Italia.
Il decreto del Tribunale dei
minorenni riguarda infatti il
caso di una donna italiana che
vive da tempo negli Stati Uniti,
dove nell’aprile di tre anni fa ha
adottato una bambina in base
alla legge americana, che è
molto più permissiva di quella
italiana. La signora, assistita
dall’avvocata Grazia Cesaro in
collaborazione con l’avvocata
Elena Merlini, ha poi chiesto al
Tribunale dei minorenni di Bologna, la sua ultima città di residenza in Italia, di riconoscere
la piccola come sua figlia a tutti
gli effetti.
La legge italiana prevede per
i single solo l’«adozione in casi
particolari», quella cioè che riconosce un legame affettivo già
saldo tra l’adulto e il minore, o
per bambini che altrimenti verrebbero difficilmente adottati.
Questo tipo di adozione è però
molto limitata: fa mantenere al
bambino il suo cognome (a cui
viene aggiunto quello del genitore adottivo), non gli permette
di acquisire legami di parentela
con il resto della famiglia dell’adottante, e— soprattutto —
è revocabile in qualsiasi momento. I giudici di Bologna
hanno invece riconosciuto alla
single un’adozione «legittimante», che la rende cioè a tutti gli effetti la madre della bam-
La Cassazione
Stupro, dovrà essere rifatto
il processo a padre Fedele
COSENZA — Il giudizio definitivo sulla vicenda processuale che
ha coinvolto padre Fedele Bisceglia è rimandato. La Corte di
Cassazione ha annullato la condanna inflittagli in secondo grado
dai giudici di Catanzaro per le violenze carnali commesse su una
suora. La Suprema Corte, dopo nove ore di camera di consiglio,
ha deciso che per il missionario, fondatore dell’Oasi francescana
a Cosenza — una struttura per poveri e emarginati — bisognerà
rifare il processo d’appello. A ottobre i giudici di secondo grado
avevano condannato a nove anni e tre mesi il missionario e a sei
anni e tre mesi Antonello Gaudio, il suo segretario. Anche per
quest’ultimo la Cassazione ha
deciso per il rinvio a una nuova
In Appello
Corte. «Dall’annullamento della
Il missionario era stato sentenza ne consegue un dato
inconfutabile: la condanna era
condannato in Appello illegittima e non rispettosa
per abusi su una suora delle norme del codice e
costituzionali», ha detto
Eugenio Bisceglia, difensore di
padre Fedele. «Non ho esultato — ha commentato il religioso —,
sono contento a metà e non lo sarò del tutto sin quando la suora
non si convertirà». L’unica richiesta che il frate vorrebbe fosse
accolta è quella di poter nuovamente dire messa. Nel 2008,
infatti, è stato sospeso a divinis. Ai processi ha sempre gridato al
complotto. «Qualcuno voleva impossessarsi della mia struttura».
Il francescano con la passione del calcio — è un ultrà del Cosenza
— era stato arrestato il 23 gennaio del 2006 dalla polizia che
aveva indagato sulle denunce di stupro fatte da suor Tania Alesci,
una religiosa messinese di 40 anni che svolgeva il proprio
mandato all’Oasi francescana gestita appunto da padre Fedele.
Carlo Macrì
[email protected]
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STAND n. C12
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bina, stabilendo che costituisce
«un indubbio vantaggio per il
minore» e che «non possa configurarsi contrasto tra il cosiddetto ordine pubblico italiano e
il riconoscimento di effetti legittimanti all’adozione di una
persona non coniugata».
Nel decreto i magistrati hanno comunque rimarcato come
«nel nostro sistema legale
l’adozione da parte di una cop-
pia di persone coniugate rappresenti l’ipotesi prettamente
preferita» e questo perché è interesse del minore, «ogni volta
che ciò sia possibile», di «instaurare e mantenere uno stabile rapporto con una doppia
figura parentale — che abbia
quindi sia un padre, sia una
madre». I giudici però rilevano
anche che per quanto preferibile, non è l’unica forma possibi-
le: «Ciò non esclude che, come
purtroppo può avvenire anche
nel corso di normali sviluppi
della vita, si possa riconoscere
in casi particolari la possibilità
di creare un legame adottivo
con una sola figura genitoriale». E quindi concludono che
«l’adozione di una sola persona
non è preferita dalla legge, ma
non è certo esclusa».
«Nella loro decisione — so-
stiene l’avvocata Cesaro — c’è
la presa d’atto che la famiglia
monogenitoriale è ormai una
realtà anche italiana: è un importante riconoscimento di
una nuova struttura familiare.
E dà una linea di indirizzo molto chiara che il legislatore dovrà seguire».
Elena Tebano
@elenatebano
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Cronache 31
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Salute Coltivazioni in un centro militare a Firenze. A ottobre il protocollo
Entro un anno in farmacia
la cannabis terapeutica
Via alla produzione italiana
La sostanza
Gli effetti
Secondo alcuni studi i cannabinoidi possono inibire il dolore fisico e la sua
percezione a livello mentale agendo attraverso i recettori dei neuroni CB1 e CB2
Entro il 2015
Secondo il documento firmato ieri dai ministri
della Salute e della Difesa i primi prodotti a base
di cannabis dovrebbero arrivare entro il 2015
(nella foto Reuters una confezione di cannabis
terapeutica in una farmacia olandese)
messo la distribuzione gratuita. Abruzzo, Marche, Piemonte, Sicilia e Emilia Romagna
(pochi giorni fa) hanno deliberato senza tuttavia che fossero
attivate, dopo gli annunci, le
procedure per rendere disponibile la terapia.
Dopo il via alla produzione
nazionale il ministero appronterà entro ottobre un protocollo da far approvare al Consiglio
Superiore di Sanità da poco
rinnovato, ai vertici due donne, Roberta Siliquini e Eleonora Porcu. Poi la coltivazione nei
campi militari. Il principio attivo sarà preparato e distribuito
da farmacie territoriali e ospedaliere. Tempi, entro il 2015. Il
sistema prevede piena tracciabilità per il controllo del consumo e dei destinatari. Finora
la materia prima è stata importata dall’estero a costi più alti.
«L’Italia sarà autosufficiente
— dice Lorenzin —. Distinguiamo, però. La droga fa male, un giovane su quattro fuma
cannabis, siamo preoccupati.
L’uso di sostanze per terapie è
ben diverso. Noi ragioniamo in
termini sanitari. Altro punto
da chiarire. Questo non è assolutamente il primo passo per
permettere l’auto-coltivazione
da parte dei malati. Sono con-
Come può essere somministrata
Vaporizzazione, combustione, farmaci
Terapia del dolore
Controllo del dolore
cronico neuropatico
associato a sclerosi
multipla
Antinausea
nei pazienti oncologici
sottoposti a
chemioterapia
USO TERAPEUTICO
DEL PRINCIPIO ATTIVO
DELLA CANNABIS
IL PROTOCOLLO TRA MINISTERO
DELLA SALUTE E DELLA DIFESA
Per produrre cannabis terapeutica
il THC
Infiammazioni
CCura del glaucoma
Il prodotto sarà coltivato
nello Stabilimento chimico
farmaceutico militare di Firenze
Il principio attivo
verrà distribuito alle farmacie
territoriali e ospedaliere
Firmato l’accordo: gratuita su prescrizione
ROMA — La parola cannabis
evoca fantasmi. È legata agli
spinelli, al rischio che costituisca l’anticamera di droghe pesanti. Bisognerà mettere da
parte questo pregiudizio e, una
volta tanto, pensare positivamente al più antico degli stupefacenti, usato già in epoca
neolitica per le sue proprietà
miorilassanti, analgesiche e
sedative.
Apre nuove prospettive di
cura l’accordo firmato dai ministri Beatrice Lorenzin (Salute) e Roberta Pinotti (Difesa)
per la prima produzione nazionale di sostanze e preparazioni
di origine vegetale. La piantina
verrà coltivata nei terreni dell’Istituto militare chimico farmaceutico, a Firenze, per
estrarne il principio attivo da
trasformare poi in preparazioni galeniche impiegate in pazienti con dolore neuropatico
centrale. La terapia sarà gratuita, prescritta dai medici quando gli altri farmaci non funzionano. La stima è di 500-900
mila malati in Italia.
I cannabinoidi hanno avuto
il via libera per l’impiego farmaceutico nel 2007. Da allora
però non sono entrati realmente nei prontuari regionali,
passaggio che avrebbe per-
Analgesico, miorilassante, euforizzante
Artrite
reumatoide
Tra
Traumi
cere
cerebrali/ictus
La struttura
molecolare
del THC
La sostanza sarà gratuita
Controllo di alcune
spasticità croniche
500 mila
I pazienti con dolori
che non rispondono
ad altre terapie
Stimolazione dell’a
dell’appetito
nei malati di Aids
80-100 kg
Il fabbisogno
annuale di cannabis
terapeutica
250-300
Il costo mensile
individuale
della terapia
Fonte: ministero della Salute
traria a provvedimenti naif».
Per Annarosa Racca, presidente dell’associazione Federfarma, è una bella novità: «Siamo
pronti a lavorare».
Il consumo di oppioidi per
la cura del dolore da noi è ancora basso nonostante il pro-
Il paziente avrà bisogno
della prescrizione medica
gresso di fatturato. I medici
prescrivono poco e permane
una certa resistenza culturale,
alimentata anche dalla politica. Wiliam Raffaeli, presidente
della Fondazione Isal per la ricerca sul dolore (il 27 settembre al via le giornate per sensi-
15 80
Euro Il costo al grammo sostenuto attualmente dalle
Regioni italiane per importare dall’estero la sostanza a
fini terapeutici. Con il nuovo
protocollo la cannabis costerà la metà e sarà inserita
nel ticket sanitario regionale
Il numero dei dipendenti
impiegati nella struttura
militare di Firenze (compresi due periti agrari)
che saranno coinvolti
nella produzione del
principio attivo della cannabis per uso terapeutico
L’autocoltivazione resta vietata
La norma
Dal 2007 è prescrivibile per legge.
Marche, Abruzzo, Sicilia, Emilia Romagna,
Piemonte hanno deliberato di inserirla
nel prontuario terapeutico (ma non è mai
stato disponibile realmente)
bilizzare i cittadini), non ammaina la bandiera: «C’è ancora
molto da fare. C’è ancora molta
inappropriatezza nel combattere il dolore cronico. Il 50%
delle spese sono per gli antinfiammatori, una minima parte
per gli oppiacei, come la morfina». E sulla cannabis aggiunge: «Ben venga. Io la prescrivo,
ma le famiglie se la sono pagata da sé. È un farmaco di cui bisogna sfruttare le potenzialità
anche se non esistono prove
schiaccianti per la sua efficacia. Molti malati ne traggono
benefici ed è questo che conta».
Margherita De Bac
[email protected]
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Il viaggio
Cronache 33
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La ricercatrice austriaca che ha condotto lo stormo di 14 uccelli: «Ho imparato a comunicare con loro»
GROSSETO — A oltre duemila metri d’altezza
i venti e le correnti ascensionali sembrano impazzire, spingono verso le montagne, fanno paura. Lo strampalato parapendio a motore sobbalza, la grande elica perde colpi, il «paracadute»
giallo e blu oscilla inquieto come le ali di
un’aquila ferita. Ed è allora che Corinna decide di
cercare rifugio nello sguardo di Ambra alla quale
sta insegnando a migrare. «Lei mi ha parlato. Mi
ha detto di stare tranquilla, “è questa la buona
strada, non temere” — racconta Corinna — ed allora la meraviglia ha cancellato la paura e il viaggio è diventato più straordinario di prima».
Corinna Esterer, 25 anni, è una biologa e ricercatrice austriaca. Ambra, sei mesi, è una femmina di Ibis eremita. Insieme sono migrate da Salisburgo alla laguna di Orbetello, un volo durato
undici giorni in compagnia di una seconda ricercatrice, Gabriela Schmalstieg, e di altri tredici
Ibis. Uccelli dall’aspetto mitologico, estinti in Europa e risorti, come fenici, grazie all’amore del
Waldrapp Team, il gruppo di ricercatori austriaci
promotore del progetto «Reason for Hope» e del
Parco Natura viva di Bussolengo, sul lago di Garda, dove gli animali nascono per poi essere reintrodotti nella natura: il passo più importante è
proprio quello di insegnare loro il senso dell’orientamento e le rotte delle migrazioni.
Corinna e Gabriela
La specie
sono due delle mamme
umane degli ibis, quelle che hanno insegnato
loro l’arte di volare per
mille chilometri verso
la laguna calda e tranquilla di Orbetello, nell’oasi protetta del Wwf.
L’ibis eremita
«Ma prima abbiamo
È un uccello
dovuto conquistare la
pelecaniforme
loro fiducia — ricorda
della famiglia
Corinna — e non è stadei Treschiornitidi:
to facile. Mesi durante i
la specie è in forte
quali ci siamo occupati
pericolo di estinzione
totalmente di loro. Abbiamo cercato d’essere
La popolazione
noi stesse ibis, d’entraSi stima che nel
re nel loro mondo semondo esistano 550
greto, di parlare il loro
esemplari selvatici,
idioma misterioso».
poche colonie
Un meta-linguaggio
in Marocco e Siria.
che Corinna ha impaIn Europa ci sono
rato sul campo, metcolonie semiselva
tendosi alla testa dello
tiche o in cattività
stormo durante cento
per un totale di un
voli preparatori al
grande viaggio verso la
migliaio di esemplari
Maremma. «Ambra mi
ha veramente parlato
mentre sfioravamo le Alpi seguendo il Tagliamento — continua la ricercatrice —. Con gli occhi, con il movimento del becco, con il battito
delle ali. E così hanno fatto Toni, Vito, Anna e tutti gli altri. Grazie al loro comportamento e al movimento del corpo capisci come si sentono, persino a che cosa pensano. Percepisci se sono stanchi, oppure se hanno ancora voglia di volare. Se
sono felici sfrecciano alti, se sono esausti iniziano a planare verso il basso. Poi c’è il gioco».
Sostiene Corinna che a volte il volo diventa
ludico. Giocano gli ibis, tra loro e con gli umani.
Danzano tagliando il vento, cadono in picchiata,
risalgono una, dieci, cento volte, si avvicinano
alle due ragazze e con le ali le accarezzano. «Sopra Venezia — ricorda Corinna — lo spettacolo
è stato grandioso, un film, con gli ibis e la Laguna protagonisti». Anche la paura è stata compagna di viaggio. «Vento fortissimo, turbolenze, la
prima tappa è stata un incubo. Temevamo di
perdere i nostri “pulcini” che venivano risucchiati verso il basso da un gorgo invisibile. Poi
mi hanno parlato e allora ho capito che ce
l’avremmo fatta».
Ai comandi
Corinna Esterer,
25 anni, la ricercatrice
austriaca che
ha guidato gli ibis
(Foto Waldrapp Team)
Corinna, la ragazza che guida gli ibis
«Così li ho portati fino in Maremma»
In parapendio li aiuta a migrare
Nati in cattività, sono privi
del senso dell’orientamento
Quando gli ibis sono arrivati sopra la laguna
di Orbetello, le «mamme umane volanti» si sono commosse. «Li abbiamo guardati tutti e
quattordici planare — ricorda Corinna —. Individui, unici, con personalità diverse, linguaggi
differenti. Mai avrei pensato di poter imparare
da animali selvatici volando con loro».
Un altro stormo di venti esemplari sta per
partire dal campo di addestramento di Salisbur-
go verso Orbetello. «Stavolta però gli uccelli dovranno cavarsela da soli: gli adulti guideranno i
giovani, e noi non saremo alla testa dello stormo», spiega Corinna. Che poi ha quasi un sussulto da mamma preoccupata: «Vi prego bracconieri, stavolta non sparate».
Marco Gasperetti
[email protected]
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Lo studio
Nel mondo ci sono
2.325 miliardari
(quasi tutti sposati)
Una parte della famiglia reale inglese
parteciperà, nei prossimi giorni, in una
struttura turistica di Fasano (Brindisi), al
matrimonio di Charlie Gilkes, ex fiamma di
Pippa Middleton, sorella di Kate, e Anneke
von Trotha Taylor. I Cambridge e il principe
Harry sono stati invitati alle nozze e al
ricevimento tra Torre Maizza, una struttura
di lusso di Savelletri e la vicina Torre
Coccaro, di proprietà della stessa famiglia.
Per l’occasione — secondo quanto riporta
Vanity Fair - William e Kate, in attesa del loro
secondo figlio, starebbero programmando di
lasciare il primogenito George con i genitori
di Kate. Con loro, nel viaggio in Italia,
dovrebbe esserci anche Pippa.
Sono sempre di più i miliardari (in dollari)
nel mondo: 2.325 nel 2014, ben 155 in più
rispetto all’anno scorso (+7 per cento). È
quanto emerge da uno studio condotto da
Wealth-X e Ubs Billionaires Census. Il
miliardario-tipo è uomo (nel 90 per cento
dei casi), con un’età media di 63 anni. I
paperoni maschi, che sono sette volte di più
delle donne, nella stragrande maggioranza
dei casi sono inoltre sposati (l’89 per cento).
Solo un 6 per cento è divorziato, il 3 per
cento single e il 2 per cento vedovo.
Percentuali che cambiano per le donne: solo
il 62 per cento delle miliardarie è sposata, il
10 per cento divorziata, il 4 per cento single
e il 21 per cento vedova. L’Europa è la
«patria» degli straricchi: sono 775 quelli che
vivono nel Vecchio Continente. Gli Stati
Uniti sono secondi con 609 miliardari, di cui
57 creati nell’ultimo anno, e sono il motore
di crescita del numero di miliardari
complessivi. Ma l’Asia galoppa a e
rappresenta il 30 per cento dell’aumento
netto della fortuna dei miliardari, pari
complessivamente a 7.300 miliardi di
dollari, il 12 per cento sul 2013 e una cifra
pari alla capitalizzazione di mercato di tutte
le società del Dow Jones. Il miliardario
«tipo» vale infatti 3,1 miliardi di dollari. Il
numero dei miliardari creati in Asia
quest’anno è 52 e 33 vivono in Cina. La
maggior parte ha costruito la propria
fortuna con l’immobiliare e i conglomerati
industriali, a fronte dell’11 per cento che si è
arricchito con la finanza. In totale i paperoni
cinesi sono 190, quelli indiani 100 e quelli di
Hong Kong 82. «I progressi dell’Asia come
potenza economica sono già iniziati —
afferma lo studio di Wealth-X e Ubs
Billionaires Census —. La performance dei
miliardari mostra la forza di questa ripresa e
le numerose opportunità che offre per
l’accumulo di ricchezza». Il 35% della
ricchezza complessiva, infine, è concentrata
in 20 grandi città, prime tra tutte New York,
Mosca e Hong Kong, con Londra che si
piazza al quarto posto.
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Brindisi
Matrimonio in Puglia:
invitati William e Kate
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REPLAY STORE Piazza Gae Aulenti
NEW OPENING 10 OTTOBRE
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Tempiliberi
Viaggi
Benessere
Food
Moda
Meritocrazia
Fonte: Federico Capeci
Stipendio, fama e prosperità futura? Per la generazione 2.0,
nella scelta del luogo di lavoro conta più di tutto la meritocrazia
I 2 fattori più importanti
meritocrazia
prospettive di carriera
I 2 fattori meno importanti
stipendio
società famosa
Design
Tecnologia
77
27
84
33
Famiglia
Vita dietro il palco Dodici anni fa si sono incontrati, un anno fa
l’ha sposato. Per lui ha lasciato casa e lavoro. Ma ha trovato tanto
Barbara
Ligabue
di PASQUALE ELIA
«Ho conosciuto Luciano
da terapista. Non ero
una sua fan ma capii
subito che era l’uomo
della mia vita»
A
nche per lei, come
per suo marito,
L’amore conta. Solo
che lui, Luciano Ligabue, lo dice attraverso le canzoni. Lei
invece, Barbara Pozzo, affida alle pagine
di un libro quello
che studia da trent’anni: le correlazioni tra corpo e anima. Ma la
sua non è un’indagine fatta a tavolino, bensì
qualcosa che ha sviluppato sul campo, quando
faceva la terapista, specializzata in medicina
manuale, e si interessava di riabilitazione. «Ho
avuto in cura centinaia di persone che si sono
rivolte a me per problemi e dolori fisici. Ogni
volta mi sono ritrovata ad ascoltare la voce dei
loro corpi che durante il trattamento raccontavano la loro storia» spiega Barbara, che da pochi
giorni ha pubblicato il suo primo libro, La vita
che sei - 24 meditazioni sulla gioia (edito da Bur
Varia) che in meno di una settimana è già alla
seconda edizione. Ventiquattro capitoli in tutto,
«come i ventiquattro rintocchi dei campanili di
una volta che invitavano a fermarci per tornare
presenti a noi stessi».
Promemoria per il benessere
Quali sono le ragioni di un risultato di vendite quasi inaspettato? «Sicuramente c’è la curiosità di leggere cosa ha da
dire sulla gioia la moglie
di Ligabue» ragiona con
onestà Barbara, cui non
dispiace per nulla presentarsi come la signora
Ligabue da quando un
anno fa si è sposata con
l’autore di Certe notti:
«Non ne faccio un vanto,
ma mi fa piacere. Ultimamente uso spesso il cognome di mio marito,
anche perché credo nella sacralità del matrimonio». Stabilito con schiettezza che con un biglietto da visita così si può contare su qualche
privilegio, con altrettanta franchezza la signora
Ligabue pensa che ci sia anche un altro motivo
nell’exploit di La vita che sei: «In un periodo
storico dove tante cose vanno in pezzi, un libro
che ti spinge a credere nell’amore, nella possibilità di trovare un equilibrio psico-fisico, nella
necessità di non cedere mai alla tentazione di
farti sovrastare dai pensieri negativi, beh penso
che tutto questo possa far venir voglia alla gente
di sfogliare quelle pagine». Come se fosse semplice imboccare, non la strada, ma almeno il
viottolo del benessere... «E infatti non lo è. Però
è facile, l’importante è essere presenti a se stessi. Ma attenzione: non ho scritto un manuale su
come raggiungere la felicità e non ho la pretesa
di insegnare chissà cosa. Se proprio devo definire il libro, direi che è un promemoria per ricordarsi che vale la pena ascoltarsi».
Passato
Luciano Ligabue
agli inizi della sua
carriera. Il rocker è
nato a Correggio il
13 marzo del
1960. Ha
pubblicato il suo
primo album
(«Ligabue») nel
1990; l’ultimo,
«Mondovisione»,
lo scorso anno
Presente
Barbara e Luciano
Ligabue in una foto
inedita che li ritrae
in un momento
privato. I due si
sono sposati a
Correggio il 7
settembre dello
scorso anno
Galeotto fu il massaggio
Memoria, ricordi: ma le va di raccontare come ha conosciuto Luciano? «Prima di incontrarlo non ero una sua fan». Ma poi evidentemente lo è diventata... «Un giorno mi chiamarono perché il suo terapista non stava bene. Mi
presentai lì, ma non avevo alcuna aspettativa,
anche perché non ero stata mai nemmeno ad un
suo concerto. Sì, conoscevo qualche suo brano,
ma erano quelli che ascoltavo in giro». Lo scenario è di 12 anni fa, periodo dell’album Fuori
come va?: e a lei come andò? «Che appena gli
appoggiai le mani addosso sentii una grande
emozione. E capii che lui era l’uomo della mia
vita, il grande amore che stavo aspettando». E la
reazione del Liga? «All’inizio non mi ha riconosciuto, non ha avvertito quel sussulto dell’anima che ho provato io». E l’incontro tra Barbara e
Luciano poteva finire lì. Ma, come scrive nel libro la signora Pozzo-Ligabue, «siamo semplicemente in viaggio per trovare chi e cosa si combina con noi», ed evidentemente il destino aveva
deciso che i due dovevano continuare quel viaggio insieme. «Infatti così è stato, perché poi anche lui ha compreso quelle emozioni che non
riusciva a decodificare. Io, d’altronde, ero avvantaggiata perché sapevo cosa mi stavano comunicando le mie mani. Lui non aveva i miei
stessi strumenti e perciò ha faticato un po’ di
più prima di decifrare quei segnali». Barbara
parla al passato, non perché non abbia più quel
potere nelle mani, ma perché da quando ha iniziato a vivere con il cantante che fa ballare sul
mondo migliaia e migliaia di persone ha deciso
di abbandonare la sua professione di terapista.
«Sarebbe stato un po’ complicato svolgere la
mia attività continuando a frequentare Luciano:
la gestione tra vita pubblica e privata sarebbe
stata alquanto difficile». Ed è ben nota la voglia
di assoluta riservatezza della famiglia Ligabue.
«Però non ho alcun rimpianto per la mia scelta.
Adesso l’unico paziente che ho è mio marito».
Comunque, con tutti gli altri che ha salutato (e
in generale con le persone che credono nel suo
metodo riabilitativo) ha mantenuto un dialogo:
nel 2011 ha fondato www.somebliss.com, sito
attraverso il quale intrattiene con i suoi lettori
un dialogo quotidiano sui temi del benessere fisico e mentale e del raggiungimento dell’armonia interiore. Lei ci è riuscita, soprattutto quando ha fatto le valigie e si è trasferita a casa di Luciano, a Correggio. Dopo aver vissuto prima a
Biella (dove è nata), successivamente a Milano e
poi a Parigi. Dai rintocchi delle campane al rock’n’roll? «Non è stato molto traumatico. Certo,
all’inizio mi sono trovata un po’ disorientata,
ma grazie alla vita normale che conduceva, e
che conduce Luciano, tutto è risultato più semplice del previsto. In più mi ha aiutata molto la
Cuore
Barbara Pozzo è
nata a Biella nel
1965 ed è terapista della riabilitazione, specializzata in medicina manuale. La sua pagina Facebook,
«Somebliss», sfiora i 18.000 follower, con una
media di oltre 150
condivisioni per
singolo post. «La
vita che sei - 24
meditazioni sulla
gioia» è il suo primo libro (Bur Varia, pp. 200, €
9,90). Un libro che
l’autrice invita a
leggere con calma
e non tutto d’un
fiato, «perché solo
fermandoci possiamo ricordarci
chi siamo»
(Foto Jarno Iotti)
❜❜
Sussulti
All’inizio lui non mi ha
riconosciuto, non ha
avvertito quel sussulto
dell’anima che ho provato io
❜❜
Felicità
Il mio libro non è un
manuale su come
raggiungere la felicità. È un
promemoria per ascoltarsi
❜❜
Riconoscenza
Il brano “L’amore conta” è
dedicato alla sua ex. Mi fa
piacere che dentro ci sia un
senso di riconoscenza
gravidanza: mi ha dato un grande equilibrio».
Barbara era incinta di Linda, che oggi ha 10 anni. E il rapporto che ha la bimba con Lenny, l’altro figlio di Luciano avuto dal precedente matrimonio? «Linda adora il fratello».
Canzoni e dediche
Leggendo il libro e ascoltando i brani del Liga, sembra che i due si debbano scambiare i diritti d’autore. Nello scorrere una pagina del primo capitolo è come risentire le parole di Il giorno di dolore che uno ha; il capitolo 4 appare come l’estensione della canzone Siamo chi siamo.
«Abbiamo uno scambio così profondo che alla
fine ci influenziamo a vicenda». Perché Luciano, racconta Barbara, «si è aperto a quella spiritualità che all’inizio della storia diceva di non
avere». E invece Giorno per giorno, il rocker che
urla contro il cielo si è innamorato sempre più
di questa donna dallo sguardo dolce ma determinato, alla quale ha dedicato anche due canzoni, Ci sei sempre stata e Tu sei lei. «Quando me
le ha fatte sentire per prima volta, mi ha detto:
“Queste sono per te”». Ma un pezzo lo ha scritto
pure ripensando alla storia con la sua ex moglie
Donatella... «Lo so, ma L’amore conta parla di
gratitudine. Ecco, se ascoltando il brano non
avessi avvertito quel senso di riconoscenza, ci
sarei rimasta male». Difficile incrinare la serenità della signora Ligabue: per lei «la felicità è
l’amore quando arriva». E l’ha provata. Mentre
«la gioia è l’amore che dura». E sta continuando
a provarla.
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38 Tempi liberi
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Viaggi sostenibili
Nel cuore dell’Africa
Come (e perché) organizzare
una «missione» nel cuore
selvaggio dell’Africa, in un
parco diviso fra tre Paesi.
Che, tra vulcani, miniere di
diamanti e foreste, nasconde
il segreto del nostro passato
Brasile
A San Paolo
l’invasione
creativa
nell’ex ospedale
Secondo l’artista brasiliano
Henrique Oliveira merita un
viaggio in Brasile l’evento che
fino al 12 ottobre vede 100
artisti esporre i loro lavori nei
padiglioni e nei giardini dell’ex
ospedale italoamericano
Umberto Primo, conosciuto
come l’ospedale Matarazzo di
San Paolo. «Vedrete una San
Paolo che non esiste più —
spiega —. Matarazzo è un
microcosmo all’interno di una
grande metropoli. «A creative
invasion», l’invasione creativa
dei 100 artisti, si propone di
ridare energia all’ex ospedale
abbandonato che
rappresenta un’importante
opera storico-architettonica
della città più grande del
Brasile. Il complesso fu
costruito nel cuore della città
grazie all’impegno di un
gruppo di immigrati con a
capo Francesco Matarazzo,
che a inizio Novecento si
propose di realizzare un
modello di assistenza sociale
per le famiglie italiane
residenti a San Paolo.
L’ospedale crebbe, realizzò
accordi col sistema di
assistenza pubblica e arrivò a
essere un punto di
riferimento per l’assistenza
nella città. Tuttavia, una grave
crisi amministrativa e
finanziaria nella seconda
metà degli anni 80 ne
provocò la chiusura (nel
1993). Ora il gruppo di artisti
— 50 brasiliani e 50
provenienti da altri Paesi —
espongono le loro opere allo
scopo di reinfondere energia
allo straordinario complesso
prima della ristrutturazione,
che sarà curata dal gruppo
Allard. La struttura sarà infatti
trasformata nella Cidade
Matarazzo, uno spazio
culturale comune «che avrà la
vivacità di una piazza, dove
cittadini e turisti potranno
vivere da vicino gli esempi più
potenti della creatività
brasiliana. È un sito
fantastico, pieno di storie e
ricordi».
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«S
ono ancora vivi, anche se molto
vecchi, tre dei gorilla che studiò
Dian Fossey all’inizio degli anni
Ottanta, prima di essere assassinata. Continuare a fare ricerche su di loro è uno degli aspetti più emozionanti del mio lavoro». La studiosa Veronica Vecellio, unica italiana a lavorare nell’unità oper a t i v a i n R w a n d a d e l « D i a n Fo s s e y F u n d
International», è una ricercatrice che ha coniugato
scienza e passione nel suo quotidiano a tremila metri
di quota. La sua giornata a Karisoke, nel cuore del Parco dei vulcani in Rwanda, comincia all’alba. Le nebbie
si alzano lentamente dalla foresta pluviale rivelando il
profilo di un’area protetta unica in tutta l’Africa. Qui i
colleghi di Veronica, i ranger e anche i visitatori seguono i ritmi della natura e soprattutto quelli degli
specialissimi residenti della fitta vegetazione, i gorilla
di montagna, creature studiate per la prima volta dalla
primatologa americana Dian Fossey, seppellita qui a
pochi passi da Digit, il gorilla silverback (schiena d’argento, segno distintivo del maschio adulto) che studiò per anni fino a rivelare sorprendenti aspetti (primo fra tutti l’organizzazione di gruppo) dei gorilla.
Oggi il viaggio nel Massiccio dei Virunga richiede
diversi scali aerei e un trekking abbastanza impegnativo ma è alla portata dei moltissimi visitatori
che ogni anno raggiungono Karisoke e poi la foresta
pluviale, unico luogo al mondo dove vivono i grandi
erbivori. Ogni famiglia di primati ha un nome (Susa,
Sabinyo, Amahoro, Kwitonda) e proprio il gruppo
Susa fu quello studiato a lungo dalla scienziata americana; ne fa ancora parte Poppy, nato nel 1976, che
continua ad avere contatti con i turisti. Amahoro e
Sabinyo sono famiglie che hanno frequenti contatti
con i turisti per il carattere pacifico dei suoi componenti. Non sorprende che il carisma della Fossey, allieva dell’etologo Louis Leakey, continui a ispirare
nuove generazioni di ricercatori e ad attirare qui oltre 20 mila visitatori all’anno.
È italiana l’erede della Fossey
«Fra guerre civili, bracconieri e distruzione della foresta per i disboscamenti i gorilla hanno rischiato più volte l’estinzione nell’ultimo secolo»,
dice la studiosa romana: «Dian ha avuto l’enorme
merito di far conoscere al mondo questi pericoli
letali». Uno degli aspetti più interessanti della ricerca, per l’erede scientifica della Fossey, sono le
singole personalità dei gorilla: «Sono strutturati
con gerarchie e società rigide, il fenomeno straordinario è osservare come a ogni carattere — estroverso, introverso, dominante, umile — corrisponda un ruolo funzionale nel gruppo; dopo tanti anni continuo a meravigliarmi della loro sensibilità
sociale». Oggi la ricercatrice ha la responsabilità
del più grande database mondiale sulla specie dopo aver lavorato per la «Società zoologica di Londra» e per altri progetti di tutela dei primati nella
Repubblica Centroafricana.
Dentro i Virunga
Il pianeta dei gorilla
All’alba, a Karisoke, per incontrare
i nostri «veri» genitori. E l’italiana
che li protegge. Come faceva Dian
Gli 880 esemplari fra Rwanda e Uganda
Il massiccio dei Virunga (in territorio rwandese) ospita 480 degli 880 gorilla di montagna del
mondo in un minuscolo ecosistema di 400 chilometri quadrati all'ombra di cinque vulcani. Gli altri 400 vivono nella Bwindi Impenetrable Forest in
Uganda. «Questa divisione forzata» dice la Vecellio «nel corso dei prossimi decenni e secoli di evoluzione farà sì che i gorilla di montagna si divide-
Tendenze
Tre ruote, veloce ed «eco»: le città si visitano con il risciò
S
popola il risciò nelle città d’arte
italiane. Roma, Bari, Torino, Bologna e ora Milano, che si prepara a Expo, aprono i centri storici al
velocipede a tre ruote. Ecologico, divertente, circola sulle piste ciclabili,
nei parchi, nelle zone a traffico limitato. I moderni risciò, con «cappottina» antipioggia, sono nati a Berlino,
nel 2004, da un’idea della società Veloform. Nella capitale tedesca ne circolano 120 e trasportano 350 mila
persone ogni anno. In breve, la passione del risciò ha contagiato 150
metropoli nel mondo. Oggi li trovi a
Madrid e a New York, a Tokio e a Copenaghen. Fanno servizio trasporto
in un’area ristretta, nel solo centro
storico. Hanno la pedalata assistita,
grazie a un minuscolo motorino
elettrico attivato da una potente pe-
dalata, per affrontare una salita o trasportare un turista extralarge. Contenuti i costi. A Berlino, per esempio,
si pagano 3 euro per il primo chilometro percorso, 1,5 a km per i successivi, in alternativa al tour: 40/50
euro per un’ora. In compenso sono
occasione di lavoro, per molti. A Roma ad acquistarli è stato il ministero
di Grazia e giustizia che li ha affidati
a una cooperativa di ex detenuti in
un progetto di reinserimento nel
mondo del lavoro. Curioso che gli
stessi si debbano definire «abusivi
autorizzati», perché il Codice della
strada stenta a recepire la formula
«servizio turistico di piazza» per i
tricicli, che vorrebbe dire equipararli
alle carrozze trainate dai cavalli, e allo stesso tempo li esclude dal servizio taxi. Ogni campanile, dunque,
L’arte
di pedalare
A destra uno dei
risciò che stanno
conquistando le
città d’arte italiane, dopo aver
avuto un grande
successo all’estero. Totalmente ecologici,
sono un mezzo
di locomozione
economico
s’attrezza come può, per rimanere a
galla nella giungla burocratica. A Firenze i risciò sono autorizzati da una
sperimentazione e parificati a «pubblico intrattenimento» come fossero
mimi, a Bologna possono circolare
solo nel fine settimana, a Milano, come racconta Gianluigi Barone, che
ha portato in Italia il primo risciò (ribattezzato ri-show) nel 2007, «oggi
si circola se c’è uno sponsor che si
accolla i costi, chi pedala non può
chiedere soldi ma prendere una
mancia e dunque i risciò spopolano
in occasione di eventi. Per Expo,
contiamo però su una sperimentazione. I risciò si muoveranno su due
percorsi, un tour turistico e uno dedicato allo shopping». Chi pedala
garantisce che il guadagno è assicurato. A fare la differenza sono «la
simpatia e la conoscenza delle lingue, più ne sai più pedali». Molta
strada è stata fatta dal primo risciò.
Una delle teorie sull’origine del mezzo ne attribuisce l’invenzione addirittura al padre missionario Scobie,
che dovendo trasportare la moglie
invalida per le strade di Yokohama,
nel 1869 s’affidò al fabbro americano
Albert Tolman.
Paola D’Amico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Tempi liberi 39
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ILLUSTRAZIONE DI ANTONIO MONTEVERDI
In pratica
ranno in due specie diverse per effetto dell'adattamento». La catena dei Virunga è divisa fra Rwanda, Repubblica democratica del Congo e Uganda,
ma è la sede di Karisoke (oggi nella località di Musanze) a essere epicentro e simbolo del lavoro
quotidiano per la protezione dei gorilla. Qui ha la
sua sede operativa il «Dian Fossey Fund International» (con sede principale ad Atlanta, negli Stati
Uniti, dove viene coordinato il management) impegnato in un'attività integrata per la tutela dei
gorilla: il Fund organizza corsi di formazione per
gli studenti che vivono nel distretto, sviluppa la
ricerca e cura l'habitat dei primati, oltre ad aggiornare con corsi ad hoc il personale sul territorio.
Novant’anni di storia per il parco
Il parco fu tracciato per la prima volta nel 1925,
una piccola area fra Karisimbi, Visoke e Mikeno
Novantotto per cento
Umani e gorilla di montagna
condividono il 98% del Dna: secondo
l’ultimo censimento nel Parco dei
vulcani ci sarebbero circa un migliaio di
primati, divisi in famiglie
intesa già allora a protezione della delicata vita dei
gorilla dal flagello infinito dei bracconieri. Nel
1929 i confini furono allargati al Rwanda e all’allora Congo Belga per formare l’Albert National
Park. Dopo l’indipendenza del Congo il parco fu
diviso in due con il Rwanda (che divenne indipendente nel ‘62) e seguirono purtroppo migliaia
di disboscamenti. Nel 1967 Dian Fossey creò il suo
primo centro di ricerca fra Karisimbi e Visoke e
cominciò ad attirare l’attenzione internazionale
della stampa (e prima ancora del «National Geographic» che inviò qui il fotografo Bob Campbell
con cui nacque un’intensa relazione) sul pericolo
di estinzione dei gorilla. Un animale spesso stereotipato come violento e che ritrovò la sua «riabilitazione» nelle parole dello studioso George Beals
Shallers, oggi 82enne e primo a studiarli sul campo, che così descrisse i primati: «Chi incontra lo
sguardo di un gorilla — intelligente e vulnerabile
— non può restare indifferente perché la distanza
fra noi e loro svanisce; impariamo che quella creatura vive ancora dentro di noi».
L’avventura professionale di Dian
Dal suo assassinio nel 1985, le ricerche della
Fossey sono state le linee guida per la Fondazione
a lei intitolata. La studiosa arrivò qui nel settembre
del 1967 per piantare due piccole tende che furono
la prima base operativa. La sua vita fu portata sul
grande schermo da Sigourney Weaver (ancora oggi testimonial del DF Fund) con il film «Gorilla
Amy in Congo
La gorilla
femmina Amy
è uno dei
personaggi
creati dallo
scrittore Michael
Crichton per il
suo romanzo
«Congo» del
1980, storia di
una spedizione
alla ricerca
della
leggendaria
città di Zinj dove
sono nascosti i
diamanti blu.
Oltre agli attori
Laura Linney e
Tim Curry,
protagonista
della
trasposizione
per il cinema del
1995 (il film
venne diretto da
Frank Marshall)
è la gorilla
femmina Amy
che comunica a
gesti con gli
umani e
dispone di un
programma che
le permette di
«parlare» con
un sistema
digitale. Il
successo sia del
romanzo sia del
film resero
familiare al
grande pubblico
la foresta
congolese
e il lavoro dei
primatologi.
Quando andare
I migliori periodi per un
trekking nei Virunga sono la
breve stagione secca da
metà dicembre a febbraio e
quella da giugno a settembre.
Il volo
Servono Kigali, la capitale del
Rwanda, le principali
compagnie aeree europee e
africane: Klm, Turkish
Airlines, Ethiopian Airlines,
Brussels, Air France con uno
o due scali intermedi.
Biglietto a/r da 605 euro.
Lodge nei parchi
Volcanoessafari.com gestisce
quattro lodge all'interno di
altrettanti parchi fra Rwanda
e Uganda come base per la
visita ai gorilla.
Visto
Visto d’ingresso: necessario
anche per turismo, ha validità
30 giorni (il passaporto
italiano deve avere validità
residua di sei mesi).
Consolato onorario del
Rwanda in Italia (tel. 06
32.65.00.95). Visti online:
www.migration.gov.rw
Il Blog
Da ieri il sito del Dian Fossey
Fund ha attivato il nuovo blog
(gorillafund.org/gorilla_blog)
per scrivere commenti e
scambiare informazioni sui
trekking in Rwanda.
nella nebbia» di Michael Apted, ispirato a suo volta all'autobiografia della ricercatrice di San Francisco, che divenne un bestseller nei primi anni 80.
Venne assassinata nella sua casa-laboratorio il 26
dicembre 1985 in un omicidio che non ha mai trovato un colpevole ma evidentemente legato all'attività contro i bracconieri che conduceva con ispezioni del parco settimanali dopo essere stata testimone diretta delle atrocità commesse sui gorilla e
sulla ferocia delle trappole dei cacciatori di frodo.
Molti anni dopo, nel 2012, una notizia da Karisoke
ha fatto il giro del mondo: due giovani gorilla erano riusciti a riconoscere e smantellare diverse
trappole, un comportamento mai osservato prima
dagli etologi.
Il trekking più emozionante del mondo
Le visite al Parco dei vulcani (www.rwandatourism.com) continuano regolarmente da 15 anni e
si svolgono in assoluta sicurezza, sempre accompagnati dai ranger del parco. In questo caso la parola ecoturismo è assolutamente pertinente perché l’habitat dei gorilla si visita solo a piedi. I
trekking per incontrare i grandi primati prose-guono ininterrotti dal 1999 quando l'area fu resaa
sicura dopo la guerra civile rwandese e il genoci-dio di Tutsi e Hutu moderati da parte delle miliziee
hutu nell’aprile 1994 (800 mila morti, secondo le
stime ufficiali ruandesi). In seguito, gli scontri fra
ribelli e militari durante i continui conflitti in Congo trasformarono anche l'habitat dei gorilla in
campo di battaglia. Senza turismo (e quindi senza
la principale fonte di reddito per i parchi) i gorilla
rischierebbero di perdere qualsiasi tipo di tutela
ed è per questo che il permesso per un trekking ha
l’impegnativo costo di 750 dollari e viene rilasciato dal RDB Tourism nella capitale Kigali
(www.rdb.rw in inglese) ma può essere anche prenotato via mail ([email protected]) evitando così di pagare commissioni alle
agenzie turistiche.
Nel cuore della foresta
Il trekking comincia alle sette del mattino (solo
80 visitatori al giorno possono accedere ai sentieri
nella foresta) all'ingresso del Parco nazionale dei
vulcani dove c’è la «classifica» dei visitatori divisi
per nazionalità: 10 mila americani e a seguire canadesi e inglesi. Si comincia il trekking in piccoli
gruppi di 8 persone che, guidati da un ranger, tentano di incontrare una delle dieci famiglie nelle
zone meno remote del parco. Si va dalle due alle
sei ore di trekking per incontrare un gruppo di gorilla. Il trekking non va intrapreso in caso di febbre
o altre malattie infettive per l’altissima vulnerabilità dei primati alle malattie umane. L’incontro
con i gorilla avviene in un'area incontaminata, fra
gli imponenti profili dei monti Bisoke e Karisimbi,
in una zona dominata dalla foresta pluviale e da
grandi estensioni di bamboo, altro habitat predi-
Amore
Qui sopra la
zoologa
statunitense
Dian Fossey
(1932-1985),
che dedicò la
sua vita allo
studio e alla
protezione dei
gorilla: fu uccisa
nel parco dai
bracconieri
le dai primati. Il Parco nazioletto
n
nale
Virunga (www.virung
ga.org,
in inglese) comprende
in
invece
il territorio protetto nella
R
Repubblica
democratica del
C
Congo
e, dominato dal massiccio
d Rwenzori, ospita altre specie
del
d gorilla, quelli «Grauer» delle
di
p
pianure
orientali e, nella zona del
vu
vulcano
Mikeno, i gorilla di monta
tagna.
Nel distretto di Musanze
k
(dove ha sede il karisoke
Center) si può pernottare
al Gorilla Nest Lodge (www.gorillanestlodge.com,
tel. 00250.783.004.914; 190/290 dollari per notte)
ai piedi del vulcano Virunga.
Come contribuire a proteggere i primati
Oltre al Dian Fossey Fund (gorillafund.org), altre organizzazioni si occupano dei gorilla e hanno
programmi in diversi Paesi africani. Il Wwf
(www.wwf.it) dal 1997 promuove un progetto nella zona del Dzanga-Sangha (nel sud della Repubblica Centrafricana, territorio dei pigmei Baaka,
che qui lavorano come guide) dove vivono i gorilla
di pianura, «cugini» dei primati rwandesi. Anche
l’African Wildlife Foundation promuove un programma di protezione dei primati (www.awf.org)
e convoglia donazioni da tutto il mondo verso le
attività nelle zone protette che comprendono anche i parchi del Bwindi Impenetrable National
Park, Mgahinga Gorilla National Park e il Virunga
National Park.
Battezzare i gorilla
Nello scorso luglio, il Parco dei vulcani ha ospitato per la decima volta la cerimonia Kwita Izina
(www.rdb.rw/kwitizina), il battesimo dei piccoli di
gorilla (diciotto) che si sono aggiunti agli 880
esemplari censiti. Da non dimenticare prima del
viaggio: con i nostri amici gorilla di montagna
condividiamo il 98 per cento del nostro Dna.
Fabrizio Guglielmini
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La proposta
di Caterina
Ruggi d’Aragona
Rifugi di gusto:
così il Trentino
allunga
la stagione
Ora che i colori vivi dell’estate
iniziano a lasciare spazio a
quelli caldi dell’autunno,
perché perdersi i piaceri della
montagna? A prolungare la
stagione in quota fino alla
prima settimana di ottobre è
l’offerta «I Rifugi del gusto»:
45 strutture aperte dal Brenta
alle Dolomiti di Fassa e alle
Pale di San Martino che, dal
20 settembre al 5 ottobre,
propongono menu a 20 euro
(primo, secondo, dolce, caffè e
un sorso di Trentino Grappa).
E, oltre alle escursioni con
guida alpina (pranzo al sacco,
cena e pernottamento inclusi
al costo di 49 euro), otto
diverse attività tematiche. Si
può scegliere tra l’ascolto di
fiabe e leggende (ad esempio
al rifugio Baita Cuz in Val di
Fassa si può ascoltare la
narrazione della Leggenda di
Re Laurino) e le testimonianze
sulla Grande guerra. Chi
preferisce lo sport può
cimentarsi nell’arrampicata ai
rifugi del Gruppo di Brenta
Tosa «Tommaso Pedrotti», Val
d’Ambiéz «Silvio Agostini» e
Grostè «Giorgio Graffer»,
oppure nell’orienteering a
Malga Kraun sul Monte di
Mezzocorona, Potzmauer sui
monti di Cembra, Carlettini in
Val Campelle nel Lagorai.
Gli appassionati di cucina
possono imparare a fare i
canederli nei rifugi Lago di
Nambino sopra Campiglio,
Caltena in Primiero e Capanna
Passo Valles al confine fra
Trentino e Bellunese; lo strudel
di mele al rifugio Monte Baldo
e al Montanara sopra
Molveno; gli strangolapreti nei
rifugi Alpenrose sopra San
Lorenzo in Banale, Fonteghi in
Primiero e Des Alpes sul Col
Rodella in Val di Fassa. E i più
curiosi? Troveranno il rifugio
più adatto a studiare
l’astronomia e i ghiacciai
(www.visittrentino.it/irifugidel
gusto).
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40 Tempi liberi
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
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Viaggi le destinazioni
Medio raggio Tutto quello che si può fare per inseguire il sole entro due ore d’aereo
A Bergamo
Turismo 2.0:
il futuro
raccontato
in 120 eventi
Come prenoteremo e come
organizzeremo i nostri viaggi
quando (a breve) entrerà in
campo Facebook? Se ne
parlerà venerdì 26 settembre
alla fiera del turismo a Bergamo
che quest’anno esploderà in
120 eventi dedicati ai temi caldi
del settore. Dalle evoluzioni del
turismo digitale alle professioni
del futuro, da laboratori per
colmare i gap formativi a una
Investors’ Arena per le start up.
Tra i momenti più innovativi la
Travel Hackathon, gara di
sviluppo di app che agevolino i
turisti di domani. E l’annuncio di
un sistema che monitorerà le
destinazioni per i diversamente
abili. Porte aperte al pubblico
con la sezione dedicata ai
viaggi di nozze (sabato 27, ore
10-16: se non sarete
accompagnati dal vostro
agente di fiducia ne troverete
uno in fiera). Programma sul
sito: www.nofrills-expo.com
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L’isola che c’è
Il mare a ottobre
S
arebbe la stagione ideale per
immergersi tra i colori del foliage e nel calore della vendemmia. Ma da qualche parte, non troppo lontana, l’estate prosegue ancora: bastano
due ore di volo, qualcuna in
più di nave, per trovare
spiagge attrezzate e hotel
aperti. Ecco dove.
Patmos
È una delle isole più remote della Grecia, ma
la bellezza del luogo vale il viaggio. Sofisticata e
mistica (qui Giovanni Evangelista avrebbe
scritto l’Apocalisse e un santuario celebra questa credenza), l’isola del Dodecaneso è un ritrovo di habitué che da anni navigano di notte
l’Egeo per raggiungerla. Ci sono vari modi per
arrivare a Patmos: si può volare a Kos o a Samos
(Ryanair da 130 a/r), e poi, con il blue-dolphin
imbarcarsi per l’isola, ma questa soluzione costringe a un pernottamento in due isole non
proprio memorabili. Il consiglio è di volare su
Atene e qui, imbarcarsi all’una di notte con il
traghetto veloce Blue Star: all’alba si sbarca a
Patmos, nel porto di Skala, proprio difronte al
bar Arion, punto di incontro per le colazioni di
metà mattina. Nei tavoli di legno vengono ser-
Spiagge, ristoranti all’aperto, hotel
di ogni tipo: ecco dove l’estate
continua. Dall’isola di Patmos ai
chiringuiti sempre aperti di
Formentera. E in Italia
vale la pena di «tornare» a Capri
vite uova al bacon, spremute d’arancia e «freddo espresso», un caffè al ghiaccio: la wi-fi gratuita (l’isola non è sempre «coperta») è un
punto in più per il bar, frequentato anche all’ora dell’aperitivo. Dormire a Patmos è facile e
in questa stagione economico: dieci giorni in
doppia ad ottobre al Patmos Aktis Suite e Spa,
l’unico 5 stelle dell’isola, costano 610 euro. Affacciato sulla baia di Grikos, una delle più belle
dell’isola, offre agli ospiti una taverna con i ta-
voli sulla sabbia dove assaggiare cibo greco rivisitato. Con una passeggiata di pochi minuti si
raggiunge il ristorante Flisvos, indirizzo rustico per romantiche cene in terrazza a base di saganaky (feta fritta come una mozzarella in carrozza), polpette di polipo e capretto al forno. I
gruppetti di case in calce bianca di Grikos, con
lampi di azzurro alle finestre, spesso nascondono indirizzi segreti: è il caso di Dimitri Kavouras, che affitta le sue straordinarie camere a
prezzi modesti (0030.694.64.75.015, [email protected]). Chiedete quella con vista
sulla baia o la piccionaia, con travi a vista e tende di pizzo: se il gruppo è grande si può affittare anche tutto il complesso. Da qui è raggiungibile a piedi la spiaggia più bella, quella ghiaiosa
di Petra, spazzata spesso dal meltemi e «apparecchiata» con pochi ombrelloni in paglia. Meritano una visita anche le spiagge di «Psilly
Amos», «Vaghia» o le «Gemelle», due baie
identiche e vicine tra loro chiamate così dagli
habitué italiani. Quasi in ogni spiaggia si as-
❜❜
Piedi in acqua
A Patmos l’hotel a cinque
stelle al costo di una pensione.
Con spiaggia privata e taverna
greca in riva al mare
❜❜
L’altra Ibiza
Gli stabilimenti balneari sono
aperti ma è il momento giusto
per scoprire la campagna. Le
trattorie hippie e le passeggiate
saggiano i piatti tipici: al Lido «Dolphins» l’insalata greca è servita insieme all’Ouzo, mentre
la spiaggia sabbiosa di Cambos è amata dai ragazzini dell’isola per la torta al cioccolato del
bar. La mondanità è nascosta ma vivacissima,
tutta concentrata nella «Chora», patrimonio
Unesco, dove possiede una casa anche il principe Carlo. Qui si cena da «Vagheli», poi ci si ferma per un drink al bar Phalama. Lo shopping è
da «Citria», nelle viuzze del villaggio di Skala,
che vende abbigliamento creato da stilisti ateniesi d’avanguardia. Dedicate almeno un giorno alla visita al Santuario dell’Apocalisse: se
volete ripetere l’esperienza mistica spingetevi
fino al santuario di Apollou a picco sul mare,
dove i monaci lavano i piatti all’aperto e tengono anche un toro.
Formentera e Ibiza
L’isola degli hippie è una piccola comunità
che sopravvive anche all’inverno, con hotel,
fincas e chiringuiti aperti tutto l’anno. A San
Francesc, paese imbiancato dell’entroterra, il
boutique hotel Es Mares rimane sempre aperto. Le tariffe, piuttosto alte d’estate, a ottobre si
dimezzano: dieci giorni a ottobre costano 1.600
euro, inclusi l’accesso alla spa e la colazione
(una delle migliori dell’isola) servita nel giar-
2
Le ore massime di volo per
raggiungere il mare «vicino»
dove ancora è estate
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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straordinari spaghetti al pomodoro. Di ritorno
da Formentera, concedete due giorni alla Ibiza
di ottobre, più viva che mai per le feste di chiusura dei suoi leggendari club. Nella città vecchia, Dalt Vila, l’hotel Navila tiene aperto tutto
l’anno: Pepita, la proprietaria, ha arredato le
stanze che profumano di cannella con vecchi
corredi ibizenchi. Questo è il momento migliore per immergersi nella magica campagna dell’isola: l’agriturismo Atzaro (il nome è dedicato
alle margherite selvatiche che crescono nei
prati intorno) è un indirizzo dove rigenerarsi
con i trattamenti della spa e le passeggiate lungo i sentieri di campagna. A pochi chilometri,
in direzione Saint Joan, c’è un indirizzo sfuggito al turismo di massa: Balafia è una trattoria
immersa in un giardino dove si cena fino a notte tarda con un menu fisso a base di pomodori
in insalata e grigliate(25 euro, chiuso il lunedì).
Sempre a Saint Joan, in molti vi consiglieranno
La Paloma: Daniela,la proprietaria, si fa ancora
❜❜
Effetto Angelina
La notorietà di Gozo dopo la
vacanza di Brad e Angelina. Il
fascino delle farmhouse
e il mare formato famiglia
chiamare con il suo nome hippie, Prasuna. Una
piccola scatola dei sogni, con cibo mediterraneo, arredi dal sapore provenzale e una Madonna avvolta di gelsomini dipinta dall’artista
argentino Demo Grillo.
Capri
Dopo la «febbre» estiva l’isola è nel suo momento migliore: tutto è ancora aperto ma senza
la ressa di agosto. È l’occasione giusta per regalarsi un weekend a metà prezzo: il Capri Palace
di Anacapri, l’hotel-galleria di Anacapri (qui è
di casa Beyoncé) fino a metà ottobre propone il
pacchetto di tre notti «Palace Gourmet». La colazione abbondantissima è inclusa nel prezzo
(ordinate un fuori lista, il «filoscio» un’omelette campana fatta con la mozzarella avanzata),
così come le tre ore di cucina mediterranea con
lo chef del Ristorante due stelle Michelin L’Olivo e il pranzo al ristorante una stella Michelin Il
Riccio, proprio sopra la Grotta Azzurra, che è
anche un noto beach club. Tra le novità da provare nell’isola c’è il menu kosher inaugurato al
Tiberio Palace: fino al 19 ottobre, data di chiusura dell’hotel, nella terrazza con vista si può
ordinare il Caesar Tonic Pepper, drink simbolo
dell’hotel rimesso a nuovo dall’architetto
Giampiero Panepinto. Fino al 5 ottobre l’isola
fa spazio all’arte: The Island of art è il progetto
che, tra sculture, installazioni audio e video ha
coinvolto 40 artisti in un percorso espositivo
che si snoda dalla Certosa di San Giacomo al
belvedere di Tragara. Lo shopping patinato
della piazzetta si alterna a quello ricercato delle
viuzze: dopo la cena da Aurora, ristorante con
pochi e ambitissimi tavoli con vista sullo struscio, vale una sosta l’atelier delle sorelle Grazie
e Marica Vozza con gioielli artigianali venduti
anche da Bergorf Goodman e la boutique Farella, con sciarpone in cachemire e abiti in mussola. Per trovare qualche occasione a buon
mercato, sotto il campanile della piazzetta c’è
Marconi: un outlet che concede a tutti il piacere
di un acquisto in piazzetta.
Gozo
La sorella minore di Malta, la supera per fascino e autenticità: l’isola di Gozo è la vera fuga
a un passo da casa (voli diretti Milano-Malta
con Ryanair). Dopo che Angelina Jolie e Brad
Pitt sono stati avvistati nell’isola, il Daily Telegraph l’ha celebrata per il fascino delle cattedrali e dei piccoli villaggi. La traversata da Malta dura poco meno di mezz’ora, meta ideale per
un weekend di coppia o una vacanza in famiglia, con spiagge come San Blas Bay e Ramla
Bay particolarmente adatte ai più piccoli. A Gozo è tradizione dormire nelle farmhouse (gozofarmhouses.com), vecchi cascinali dell’isola
con travi a vista, archi, pozzi, cortili ombreggiati e arredi antichi. I prezzi sono contenuti
(da 600 euro a settimana), ma per chi preferisce l’hotel uno dei migliori è il Ta’Cenc & Spa, lo
stesso dei Brangelina: da prenotare in anticipo,
il primo weekend libero è quello del 18 ottobre.
Michela Proietti
procorr
Milano
Una casa
per albergo
Ventitré suite
(con cucina)
Gli arredi Giorgio Armani casa
e atmosfera minimal, in pieno
centro a Milano: le San Pietro
all’Orto 6 Luxury Suite sono
23 nuovi appartamenti
pensati con i servizi di un vero
e proprio hotel a 5 stelle.
Progettate per offrire
un’atmosfera di casa alle
persone che spesso viaggiano
per lavoro, coniugano la
praticità di un appartamento
(con tanto di cucina) allo
spirito edonista anni Ottanta.
La «diplomatic suite» sarà
presentata lunedì prossimo a
Milano (www.allegroitalia.it).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Lunedì 22 settembre
Mercoledì 24 settembre
Ore 10.45 Ingresso Piazza Costituzione
Ore 10.00 Galleria dell’Architettura
Taglio del nastro
L’architettura di Javier Corvalán *
Con Javier Corvalán, Francesco Dal Co
Ore 11.00 Europauditorium Palazzo dei Congressi
22 - 26 SETTEMBRE 2014
Made in Italy tra riforme, innovazione e competizione
globale
Ore 11.30 CER-SEA Arena Pad.33
Best showroom award 2014
Con Maria Elena Boschi, Giorgio Squinzi, Vittorio Borelli, Monica Maggioni
Ore 12.30 Galleria dell’Architettura
Ore 15.00 Galleria dell’Architettura
Progettazione e posa della piastrellatura *
Ceramic futures: from poetry to science fiction – V2 *
Con Giorgio Timellini, Filippo Lancellotti
Con Stefano Mirti, Marco Lampugnani, Egidio Lomi, Anna Bernagozzi,
Martín Azúa
Ore 14.00 Sala Concerto Centro Servizi Blocco D
Fit for the future. Training for distributors and tile setters
Ore 15.00 CER-SEA Arena Pad. 33
La balneazione: racconto per immagini. Dal 1750 ad oggi
Con Vittorio Borelli, Jacques Vinet, Michael Zink, Paolo Colombo, Silvio Boschian,
Gerhard Reiter
Con Alessandro Sistri, Antonio Farnè
Ore 15.00 Galleria dell’Architettura
Ore 18.30
Forum: giovani architetti italiani all’estero *
Conferenza Stampa Internazionale Ceramics of Italy
Con Fulvio Irace, Simona Malvezzi, Nadir Bonaccorso, Sergio Nava
Con Emilio Mussini, Roberto Luongo, Luciano Vecchi, Francesco Dal Co,
Armando Cafiero
Ore 16.00 CER-SEA Arena Pad. 33
Dal Prodotto al Progetto - Oggetti e ambienti per il benessere**
Ore 20.00
In collaborazione con AIPI
Serata Cersaie
Su invito
Ore 17.30 CER-SEA Arena Pad. 33
ADI Ceramics Design Award @ Cersaie 2014**
Martedì 23 settembre
In collaborazione con ADI
Ore 10.00 Galleria dell’Architettura
Giovedì 25 settembre
The place of sound *
Con Higini Arau, Lorenzo Palmeri, Saturnino
Ore 10.00 Galleria dell’Architettura
Toyo Ito incontra la stampa
Ore 11.00 CER-SEA Arena Pad.33
Con Toyo Ito, Francesco Dal Co
Inaugurazione mostra CER-SEA
Ore 11.00 Europauditorium Palazzo dei Congressi
Ore 11.30 Sala Ouverture Centro Servizi Blocco D
Toyo Ito Lectio Magistralis *
Ho.Re.Ca
Design: Innovazioni italiane per il mondo dei locali pubblici
Con Toyo Ito, Francesco Dal Co
Con Anna Kolomiyets
Ore 15.00 Galleria dell’Architettura
WELLfare Persone e progetti per lo sviluppo *
Ore 15.00 Galleria dell’Architettura
Con Paolo Portoghesi, Marco Franchini, Paola Matino
L’architettura di Carme Pinós *
Con Carme Pinós, Fulvio Irace
Ore 17.00
Il linguaggio della ceramica
dino di agrumi. Un’alternativa, a pochi passi
dal porto, è l’Hostal Savina, ma solo fino al 12
ottobre (data di chiusura): le stanze sono affacciate su una spiaggetta privata. Quasi impossibile da prenotare in estate (i clienti riprenotano
di anno in anno), il Gecko Beach Club adesso
offre qualche stanza libera: la tenacia è ripagata
dal rumore del mare e da un beach club particolarmente adatto alle famiglie. Attenzione però: le stanze sono minuscole, chiedete sempre
quelle più ariose al piano terra. Un’ottima soluzione per le famiglie è affittare una casa: una
villa con quattro posti letto costa 100 euro al
giorno (info +34 971328834). La vita dei chiringuiti si prolunga da Lucky e Amor y Odio che
rimangono aperti tutto l’anno, ma per immergersi nell’atmosfera dei figli dei fiori bisogna
fare tappa nella spiaggia di Es Arenals: il Piratabus, aperto negli anni Settanta dall’hippie Pascual è un indirizzo sicuro per mohiti e birre
gelate davanti a un tramonto pop accompagnato dalle note di Andrea Bocelli. L’aperitivo è il
rito di tutta l’isola: al Tiburon, chiringuito ad
alta densità di personaggi noti, il tuffo in mare
del sole è accompagnato da un applauso. A
parte i pochi locali sparsi per Es Pujols, la vita
notturna si anima nei ristoranti. I migliori sono
a San Francesc: Canapepa serve tutto l’anno, in
un cortiletto di agrumi, ceviche di pesce e zuppe fredde al pomodoro. Fino al 29 settembre
tiene aperto anche JuanyAndrea, il famoso ristorante sulla spiaggia di Illetas che vale la pena provare una volta nella vita (il menu non è a
buon mercato) per la sua paella di aragosta e gli
Ore 17.00 Galleria dell’Architettura
maggiori informazioni su
Nieto Sobejano Arquitectos *
www.cersaie.it
Con Fuensanta Nieto, Enrique Sobejano, Francesco Dal Co
Con Paolo Di Nardo
Venerdì 26 settembre
Ore 10.00 Europauditorium Palazzo dei Congressi
Riccardo Blumer, Lezione alla Rovescia *
** Richiesti Crediti Formativi Professionali (CFP) al CNAPPC
** Il convegno prevede 3 Crediti Formativi per i soci AIPI e ADI
il programma è suscettibile di variazioni
Con Riccardo Blumer, Fulvio Irace
Ore 15.00 Galleria Architettura
Cerimonia di premiazione ORTIPERTUTTI - Concorso di
progettazione per un’ agricoltura urbana
Le mostre 2014
Pad. 33
MAST (Bologna, via Speranza 42)
CER-SEA
italian style beach concept
Nieto Sobejano Arquitectos
Dal 22 al 26 settembre 9.00-19.00
Galleria architettura - gall. 21/22
La ceramica e il progetto
Beautiful ideas
Ceramic futures
Dal 22 al 26 settembre 9.00-19.00
Dal 24 settembre al 25 ottobre
Da martedì a domenica 10.00 - 19.00
42 Tempi liberi
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sapori & amori
Cibi «cult» Tutte le regole che bisogna dimenticare
La ricetta
Vado a cena con me
Mangiare da soli,
istruzioni per l’uso
Oltreoceano
I piatti
di Benedetta
alla conquista
dell’America
Doppia uscita in libreria per
Benedetta Parodi che, per la
prima volta, sbarca tra gli
scaffali d’Oltreoceano. Ieri è
uscito negli Stati Uniti per
Rizzoli Everyday cooking from
Italy, le migliori ricette per far
conoscere ai buongustai
americani i migliori piatti della
tradizione italiana. Per
l’occasione, Benedetta è stata
ospite mercoledì del
programma tv The Better
Show. Ieri mattina tappa a The
Good Day, in onda su Fox Ny,
per cucinare le tagliatelle ai
carciofi. Infine, ieri sera,
presentazione ufficiale del libro
nei locali di Eataly sulla Quinta
strada. Con lei il «boss delle
torte», il pasticcere
italoamericano Buddy Valastro.
E per chi volesse cimentarsi
nella preparazione delle
tagliatelle ai carciofi, ecco la
ricetta. Tagliate tre carciofi,
passateli nell’acqua acidulata,
scolateli, tagliateli in spicchi,
infarinateli e friggeteli in olio di
semi. Cuocete 150 grammi di
tagliatelle. Intanto mescolate in
un tegame 100 ml di panna e 2
tuorli con il parmigiano e fate
addensare a fuoco moderato.
Scolate e aggiungetela pasta
nel tegame. Infine, condite con
un poco di pepe e i carciofi
croccanti. In Italia, invece, due
giorni fa è uscito l’ultimo
ricettario di Benedetta Parodi,
Molto bene, sempre per Rizzoli.
Il libro raccoglie oltre 200
ricette tra pasta, snack,
polpette, piatti unici, frittate,
torte e molto altro. La formula è
sempre la stessa: piatti perfetti
per chi ha poco tempo ma non
vuole rinunciare alla qualità.
Ma, dalle ricette alle
celebrazioni, le novità in libreria
continuano. In occasione dei 50
anni della crema alla nocciola,
Giunti ha appena distribuito
l’edizione rinnovata di Passione
Nutella e Pane e Nutella di
Clara Vada Padovani. Mentre è
in preparazione, per Rizzoli,
l’edizione inglese di Mondo
Nutella di Gigi Padovani.
I. Fan.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L
a scatoletta di tonno. Il
pancarrè con la maionese. O, al massimo, l’uovo
fritto. La cena del single
si porta dietro una mestizia atavica. Mangiare da
soli si considera da sempre, a torto o a ragione,
qualcosa di riprovevole.
Quasi da nascondere.
Perché, sembra chiedersi il nostro super io,
sei qui a tavola e non hai un altro commensale? Cosa c’è di sbagliato in te? E comunque: non penserai mica di cucinare davvero
solo per te stesso? Un’eresia. La più bella risposta data a questo ragionamento è arrivata dalla scrittrice M.F.K.Fisher, in un suo
saggio del 1948 dal titolo «A is for dining
alone» («A sta per mangiare da soli»), dove
confessa candidamente perché siano pochissime le persone con le quali ama condividere il cibo. Almeno in assenza di quel Lui
o di quella Lei che «può sederti accanto in
una silenziosa sintonia durante la quale
condividere il cibo che amate».
Ecco, proprio da questo reverenziale
amore per il cibo nasce il desiderio della
Fisher, ma anche di altre scrittrici come Elisabeth Robins Pennell, di evitare condivisioni azzardate e preferire, piuttosto, la solitudine anche a tavola. Vissuta non come ripiego ma come scelta di stare «con la persona che stimo di più in quel momento: me
stessa». Su questa falsariga il food magazine
hipster Kinfolk ha lanciato da qualche mese
una rubrica fissa dal titolo geniale: Single
servings. La scrive Nils Bernstein, mentre le
ricette sono della vulcanica food writer
messicana Maria Del Mar Sacasa. Un inno
alla singletudine culinaria: «Perché se sei
solo non è un buon motivo per scongelarti
un toast o mangiare una tristissima insalata
fredda». Il messaggio è l’opposto: impara a
cucinarti una cena coi fiocchi, anche di tre
portate. Esattamente quello che faresti se
avessi degli ospiti. Ed esattamente quello
che faceva Lucullo, il grande gastronomo
dell’Impero romano: «È proprio quando io
sono da solo che presto più attenzione alla
cena. Ogni volta io ricordo a me stesso che
Lucullo cena con Lucullo».
La scelta dei cibi deve partire dal principio che nulla è troppo stravagante o stressante se cucinato per una sola persona: sei
ostriche da pulire sono un attimo, 24 un lavoro... E anche alcuni piatti, come il risotto
o gli spaghetti alla carbonara, sono migliori
quando vengono realizzati in porzioni singole. La Tarte Tatin, chi l’ha detto che non
Ostriche
& mignonette
No a scatolette di tonno
e pancarrè. Apparecchiate,
mettete in tavola pane
buono e burro. E ricordate
che risotto o spaghetti alla
carbonara sono migliori se
realizzati in monoporzione
Il libro
M. F. K. Fisher tesse
l’elogio del «single serving», pasto da single,
nel suo libro «Alphabet
for gourmets», in fase
di traduzione per l’Italia. Ma anche in «Biografia sentimentale
dell’ostrica» (Neri Pozza) molti passaggi sono
dedicati al gusto dei
pasti «in solitaria» e al
piacere di assaporare
cibi preziosi. Come le
ostriche, appunto. O i
dolci francesi.
può essere fatta per una sola persona? Basta
farsi furbi. Usare pirofile monoporzione e
tararsi sulle dosi giuste.
Insomma, se amate sperimentare in cucina, il momento giusto è quando preparate
qualcosa per voi stessi. Nessuna salsa bernese o soufflé potrà spaventarvi: tanto il risultato lo vedrete solo voi. È proprio come
diceva Julia Child: la paura di sbagliare deve
rimanere fuori dalla vostra cucina. Che resta il santuario privato dove magari prepararvi uno di quei piatti che gli altri non
amano. Per M.F.K. Fisher, ad esempio, la
sella di capriolo. Ma per cambiare mentalità
bisogna bandire alcuni concetti tipo: consuma la colazione a cena, supercondisci la
tua insalata, mangia per primo il dessert.
Per chi compra invece cibo già pronto, ecco
altri piccoli consigli: scegliere sempre pasti
che possono essere riscaldati nel forno,
possibilmente con il loro piatto da portata.
Usare ricette per ispirarsi ma senza vincoli
eccessivi. Comprare nei farmer’s market per
aumentare la creatività. Per il resto, niente
limiti: vuoi due dessert? Nessuno te lo impedisce. Ma quando arriva l’ora di cena, apparecchia con la migliore tovaglia, i tuoi
piatti preferiti, qualche fiore (necessario per
creare atmosfera), pane bellissimo e buonissimo accompagnato dal miglior burro. E
metti su la musica perfetta: mariachi, anni
60, pop francese... Servi a te stesso almeno
tre portate. Mangia lentamente. E anche Lucullo, ricorda Nils Bernstein, ti suggerirebbe di spegnere il telefono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Racconti di cucina
di Angela Frenda
Le montanare,
pizzette
con pomodoro
fresco
e basilico
È
l’ultima cosa che ho fatto con
mia nonna Olga. Era sera. Il
giorno dopo lei sarebbe
ripartita per Roma. Mi disse:
prendiamo la farina, facciamo le
pizzelle. In realtà ero stanca, non
ne avevo voglia. Lei mi guardò e
mi disse: dai, imparale. Che poi
quando non ci sarò più chi te le
spiegherà? Le facemmo insieme, a
quattro mani. Io provavo a imitare
i suoi gesti (che restano
inimitabili). La frittura no, quella
era il suo regno in solitaria. A me il
compito di condirle con la salsa al
pomodoro freschissima e
profumata di basilico. E poi
cospargerle di pecorino o
parmigiano. Non ricordo se ne
arrivò poco meno della metà a
tavola. Sia io sia mio fratello che i
miei cugini saccheggiammo il
vassoio che piano piano tentava di
riempirsi. Il giorno successivo
Angela Frenda
@angelafrenda
Foto: Alice Gao
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gli ingredienti e
una fase
della preparazione
delle
montanare con
salsa di
pomodoro e basilico (Foto
Claudia
Ferri)
nonna ripartì e dopo due giorni è
scomparsa. Da allora questo è il
suo piatto. Quello che più me la
ricorda. E quello che oggi vorrei
fare con voi per la nuova
videoricetta di Racconti di
cucina. Si tratta di un classico
(antichissimo) dello street food
partenopeo. Nel film L’Oro di
Napoli Sophia Loren pizzaiola ne
fa di fantastiche. Si mangiano
caldissime. E vanno bene anche
per una cena all’in piedi, visto che
poggiate su un tovagliolo si
riescono a mangiare molto
facilmente. Basta solo fare
attenzione a non sporcarsi.
Ingredienti. Per la pasta: 500 gr di
farina, 250 gr di acqua, 1 cubetto
di lievito di birra, 1 cucchiaino di
zucchero, sale, 5 cucchiai di olio
evo. Olio di arachidi per friggere.
Per il condimento: 300 gr di sugo
di pomodoro, 100 gr di
parmigiano, 100 gr di pecorino,
basilico, sale, pepe nero, olio evo
Preparazione: impastare tutti gli
ingredienti a mano ottenendo una
palla soda ed elastica, coprire e
lasciar lievitare l’impasto in luogo
tiepido fino al raddoppio (circa un
paio di ore). Ricavare delle palline
grandi come un mandarino,
stenderle con il mattarello in una
foglia sottile. Friggere le pizzelle
in olio bollente scolandole quando
vengono a galla e asciugandole su
carta da fritti. Sistemarle su un
vassoio e condirle con una
cucchiaiata di sugo di pomodoro,
una foglia di basilico, sale, pepe e
una spolverata di pecorino.
Servire subito.
@angelafrenda
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cucina.corriere.it
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
INGREDIENTI
Tempi liberi 43
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PREPARAZIONE
per 1 persona
½ dozzina di ostriche, sgusciate
e lasciate in metà guscio
1 scalogno di media grandezza,
tritato molto finemente
1
Disporre le ostriche su un
piatto, anche su alghe
fresche,
se lo si desidera
2
¼ di tazza (60 ml)
di aceto di Champagne
Pepe nero appena
macinato
In una piccola ciotola,
unire lo scalogno, aceto
e pepe e lasciar riposare
per circa 10 minuti.
Servire questa salsa
mignonette al fianco
delle ostriche
3
Per fare una mignonette
più verde, aggiungere
1 cucchiaio
di prezzemolo a foglia
liscia tritato
molto finemente
e sostituire l'aceto
di Champagne con aceto
di vino rosso
Maria
DEL MAR
SACASA
nata in Nicaragua,
ma cresciuta tra
Messico e Italia, è
una food stylist ed
editor. Il suo blog
si chiama
Cookin’and Shootin
Shootin’.
È autrice del libro
«Winters cocktails»
per Random House .
In uscita, «Summers
cocktails»
CORRIERE DELLA SER
SERA
Da Israele
Le marmore fritte dei coraggiosi pescatori di Jaffa
di DAVIDE FRATTINI
M
ohammed Jarbua pesca da solo,
ogni mattina anche quando gli
altri non escono. Lancia la rete
dalla piccola barca (hasaka in
arabo) e comincia il girotondo nell’acqua del
mare davanti a Jaffa. Avvolge i pesci in un
gioco faticoso che ha cominciato quand’era
bambino e non smette ora che di anni invece
ne ha quasi sessanta (non rivela o non
conosce la data di nascita). I pescatori di
Jaffa sono per la maggior parte arabi, le leggi
che regolano il loro lavoro sono ancora
quelle del 1937, quando queste terre erano
sotto il mandato britannico. Mohammed
vive come un senzatetto se non fosse che un
tetto ce l’ha: dorme in una piccola stanza nei
magazzini del porto dove a mano ripara le
reti di tutti. All’alba la rete aggroviglia
soprattutto marmore, le striature ancora
lucide quando vengono tirate sulla barca.
Mohammed spiega che il modo migliore di
cucinarle è fritte, un’infarinata e olio d’oliva
bollente. Parla e pesca, pesca e parla: anche
quando esce senza ospiti, le sue labbra non
si fermano mai, il dialogo silenzioso di chi è
abituato da sempre a stare solo. Gil Sassover,
41 anni, ha dedicato un libro fotografico ai
pescatori di Jaffa: Il nostro mare: pesca e
pesci da mangiare. Scrittore e produttore di
film — tra cui Lebanon, Leone d’oro a
Venezia — Sassover è nato ad Haifa, il
grande porto nel nord d’Israele. Da allora in
poi non ha mai smesso di frequentare i
pescatori. Il suo vicino a Jaffa è Saado
Zeinab, famiglia che va in mare a pesca da
sette generazioni. L’ebreo e l’arabo sono
diventati amici nelle tante albe in cui uno
lasciava casa per andare a pescare e l’altro
tornava dalle notti nei bar di Tel Aviv. Da
quattro anni Saado lavora alla nuova barca.
A mano, un pezzo alla volta, usando il
martello ricurvo, l’unica eredità che gli è
stata lasciata dal nonno.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Gil Sassover, scrittore e produttore. Sotto,
Saado: da anni lavora alla nuova barca
Cucina.Corriere.it
di Isabella
Fantigrossi
«Una ricetta
per la vita»
Inviateci
le vostre
Un ricordo d’infanzia, un
sapore di casa, magari
arrangiato con gli avanzi del
giorno prima, oppure quello
associato a un momento
particolare. Chi non ha il
proprio piatto preferito? O la
propria ricetta per la vita? In
occasione de «Il tempo delle
donne», l’evento organizzato
dal Corriere e da Io donna
(26-28 settembre) per
discutere di lavoro, affetti e
cura degli altri, anche La
Cucina del Corriere si
mobilita. E lo fa con
un’iniziativa, «Una ricetta per
la vita», pensata insieme a
Women for Expo e rivolta a
tutti i lettori che vogliono
raccontare un esempio di
buona pratica alimentare per
combattere gli sprechi o
mandare un pensiero rivolto
al futuro su cibo e
nutrimento, il tema di Expo
2015. Inviateci, dunque, le
vostre ricette, fino al 30
giugno dell’anno prossimo: il
piatto della vostra occasione
speciale, quello cucinato di
domenica sera per svuotare
il frigo, quello tipico della
vostra vacanza o il sapore del
vostro paese. Ogni settimana
le ricette inviate saranno
valutate dalla redazione de
La Cucina e la migliore sarà
pubblicata sul Corriere della
Sera. Al termine
dell’iniziativa, le tre migliori
selezionate riceveranno un
premio Staub, una cocotte
ovale nera, due petit wok
rosso ciliegia o una cocotte
rotonda con cestello per la
cottura al vapore. Per
partecipare a «Una ricetta
per la vita», è necessario
registrarsi a Corriere.it e poi
inserire ricetta, categoria,
ingredienti, numero di
persone, preparazione e un
pensiero personale. Tutte le
informazioni si trovano sul
sito cucina.corriere.it/inviaricetta-per-la-vita.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Mohammed Jarbua pesca da solo al mattino
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Sapori & amori
Nel bicchiere Dalla giuria del Biwa di Gardini e Grignaffini le bottiglie imperdibili dell’anno
di LUCIANO FERRARO
F
acile essere padri
orgogliosi dell’Amarone, la creatura che lo ha reso
famoso nel mondo. Meno scontato
con il Valpolicella,
l’avo umile. Ma
Romano Dal Forno
lo protegge come
uno scrigno che contiene il suo passato contadino. Perché, come il protagonista del romanzo di Marco Missiroli, la sua guida è «il senso dell’elefante, la devozione verso tutti i figli».
Questo senso di accudimento ora riceve un tributo speciale: il suo Valpolicella (il Monte Lodoletta 2008) è
stato giudicato il miglior vino d’Italia.
La scelta è della giuria del Biwa,
Best italian wine adwards, la classifica delle 50 bottiglie imperdibili dell’anno, un evento creato dal sommelier Luca Gardini e dal critico gastronomico Andrea Grignaffini. «Dopo
tre giorni di degustazioni — dice
Gardini —, nella parte alta della classifica le differenze dei voti sono state
di pochi decimali tra l’Oreno 2011
1
2
3
4
5
6
7
8
9
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11
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24
25
I migliori cinquanta d’Italia
L’evento
Il successo del Valpolicella (Monte Lodoletta 2008)
di Dal Forno: la rivincita del fratello minore dell’Amarone
Isola della Scala
Alla fiera del riso
si celebra
la varietà Igp
Sette Ponti di Antonio Moretti, il Furore Fiorduva 2012 di Marisa Cuomo
e il Barolo Cannubi Boschis 2010 di
Luciano Sandrone, rispettivamente
secondo, terzo e quarto classificato.
Ci ha sorpreso la scalata al nono posto di Luca D’Attoma con il Duemani
2011». Dal Forno ha staccato tutti,
con tre punti in più sul gruppetto inseguitore.
Il vignaiolo veronese ha impreziosito il Valpolicella doc, che in passato
era ritenuto un vino da pizzeria. Anche se contiene le stesse uve dell’Amarone (Corvina, Rondinella e altre) e anche se esiste la categoria Superiore, con un minimo di un anno di
affinamento.
La produzione totale di Valpolicella è in calo: nel 2013 meno di 20 milioni di bottiglie l’anno, più che dimezzata rispetto ai 41 milioni del
2005. Eppure questo vino vibrante di
ciliegia avrebbe molte carte da giocare. A partire dal nome, lo stesso della
denominazione, un bel vantaggio.
Piaceva a Ernest Hemingway, «cordiale come un fratello con cui si va
d’accordo», nelle parole del colonnello Cantwell, in “Di là dal fiume e
tra gli alberi”. Molti produttori lo
hanno trascurato. Dal Forno ha avuto
Valpolicella Superiore Monte Lodoletta 2008
Romano Dal Forno (Veneto)
Oreno 2011
Sette Ponti (Toscana)
Costa D'Amalfi Furore Fiorduva 2012
Marisa Cuomo (Campania)
Barolo Cannubi Boschis Luciano Sandrone 2010
Luciano Sandrone (Piemonte)
Turriga 2010
Argiolas (Sardegna)
Bolgheri Sassicaia 2011
Tenuta San Guido (Toscana)
Brunello di Montalcino Cerretalto 2008
Casanova dei Neri (Toscana)
Trebbiano D'Abruzzo 2010
Valentini (Abruzzo)
Costa Toscana IGT Cabernet Franc 2011
Duemani (Toscana)
Barolo Santo Stefano di Perno 2009
Giuseppe Mascarello e Figlio (Piemonte)
Brunello di Montalcino Riserva 2006
Capanna (Toscana)
Barolo Lazzarito 2010
Vietti (Piemonte)
Barbaresco Currà 2010
Sottimano (Piemonte)
Piantonaia 2011
Podere Poggio Scalette (Toscana)
Roero Riserva Renesio 2009
Malvirà (Piemonte)
Brunello Di Montalcino Riserva 2006
Gorelli Le Potazzine (Toscana)
Faro 2009
Palari (Sicilia)
Redigaffi 2011
Tua Rita (Toscana)
Vecchio Samperi Ventennale sa
Marco De Bartoli (Sicilia)
Langhe Riesling Herzu 2012
Ettore Germano (Piemonte)
Toscana IGT Il Pareto 2010
Tenuta di Nozzole (Toscana)
Barolo Ornato 2010
Pio Cesare (Piemonte)
Boca 2010
Le Piane (Piemonte)
Barolo Sorì Ginestra 2010
Conterno Fantino (Piemonte)
Barolo Monvigliero 2010
Fratelli Alessandria (Piemonte)
una piccola grande idea: trasferire nel
Valpolicella la sapienza tecnica usata
per l’Amarone. Una storia che inizia
31 anni fa.
«Nel 1983 ero un ragazzo di 26 anni — racconta il vignaiolo — con il
mito di Giuseppe Quintarelli, già all’epoca una celebrità non solo in
Valpolicella. Avevo provato a fare un
po’ di vino in Val d’Illasi e andai a trovarlo. Temevo di trovare un uomo
burbero e schivo. Invece il Bepi mi
sorrise subito, scendendo in cantina
con le ciabatte. Parlava a bassa voce,
anch’io rispondevo sussurrando,
pensavo non si volesse disturbare il
vino. Invece aveva solo un po’ di mal
di gola: rise della mia timidezza».
Quali consigli si poteva dare ad un
futuro vignaiolo che veniva dalla Val
d’Illasi, zona lontana da quella classica, più pregiata?
«Quintarelli disse che nella mia
terra veniva bene solo il mais — ricorda Dal Forno —, ma poi ho capito
che non conosceva questa zona, parlava del fondo valle, non della collina
dove siamo noi. Lui sedeva sul trono
della zona classica, guardava dall’alto. Mi nutrivo delle sue parole, presi
il suo scetticismo come una sfida. Mi
aprì gli occhi, spiegando il suo credo
vinicolo, qualità e rispetto per la terra».
Sette anni dopo il ragazzo si indebita «con incoscienza giovanile» per
costruire la nuova cantina (poi ampliata nel 2001) «perché ormai era
impossibile e dannoso tenere le bottiglie a casa. Vedevo Quintarelli come
la tradizione che può sconfinare nella
staticità. Ho trovato la mia strada,
cercando nuove tecnologie e avvicinandomi alla viticoltura francese».
Nel 2001 arriva l’intuizione del
Valpolicella: «Sperimentiamo la tecnica dell’appassimento delle uve, come si fa con l’Amarone, 40-50 giorni.
Rischioso, perché richiede vendemmia tardiva e maggiore selezione delle uve, e si è più esposti al maltempo.
Questo Valpolicella dal costo superiore piace. L’anno dopo si abbatte su
di noi una vendemmia molto difficile, tanta pioggia, quasi come que-
Modelli
Il vignaiolo vincitore: tutto
cominciò nel 1983, quando
andai a trovare il mio mito,
Giuseppe Quintarelli
3
i giorni
di degustazione
della giuria
del Biwa
250
le etichette
assaggiate
e votate
«alla cieca»
st’anno. Il Valpolicella si salva, stupisce la sua naturale freschezza unita
alla complessità generata dall’appassimento. Non siamo più tornati indietro».
Anno dopo anno, Dal Forno ha
conquistato visibilità mondiale. «Nel
passato — spiega — qui si è badato
troppo alla quantità, con le viti che
crescevano a pergola. L’appassimento delle uve è stato talvolta usato per
nascondere la qualità inferiore. Ho
cercato di cambiare tutto, abbiamo
creato un sistema all’avanguardia di
ventilazione per l’appassimento e
una rete informatica che controlla la
vinificazione. Produciamo solo tre
vini, l’Amarone, il Valpolicella Superiore doc (70% Corvina e Corvina
grossa, 20% Rondinella, 5% Croatina,
5% Oseleta e tre anni in barriques) e il
Vigna Seré, il Recioto, l’antenato trascurato della Valpolicella che dovrebbe essere portato in gloria».
Ora nei 25 ettari produce 50-60
mila bottiglie l’anno, rinunciando alle annate storte, come questa 2014,
per l’Amarone. E annuncia: «Nel
2014 ci stiamo concentrando sul
Valpolicella». Amato come un figlio.
(divini.corriere.it)
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Masseto 2011
Tenuta dell'Ornellaia (Toscana)
Sfusat 5 STELLE 2010
Nino Negri (Lombardia)
Taurasi Riserva Et Bianca 2008
Mastroberardino (Campania)
Moscato d'Asti Vigna Vecchia 2008
Ca' D'Gal (Piemonte)
Ghemme 2007
Torraccia del Piantavigna (Piemonte)
Primitivo di Gioia del Colle Vigneto Montevella 2011
Polvanera (Puglia)
Barolo Parafada 2010
Palladino (Piemonte)
Barolo Bussia 2009
Barale (Piemonte)
Paleo Rosso 2010
Le Macchiole (Toscana)
Bolgheri Superiore Grattamacco 2011
Grattamacco (Toscana)
Franciacorta Brut Riserva AMC 2005
Ca' del Bosco (Lombardia)
Il Pollenza 2011
Conte Brachetti Peretti (Marche)
Barolo Ciabot Mentin 2010
Domenico Clerico (Piemonte)
Barolo Vigna Colonello 2009
Bussia Soprana (Piemonte)
Barolo Bricco Pernice 2009
Cogno Elvio (Piemonte)
Gattinara Molsino 2006
Nervi (Piemonte)
Grumello Buon Consiglio Riserva 2005
Arpepe (Lombardia)
Lupicaia 2009
Castello del Terriccio (Toscana)
Brental Gewurtraminer 2013
Cortaccia (Alto Adige)
Alto Adige Terminum Gewurztraminer 2012
Tramin (Alto Adige)
Barolo Bussia 2010
Prunotto (Piemonte)
Barolo Monvigliero Riserva 2006
Castello di Verduno (Piemonte)
Il Caberlot 2010
Podere il Carnasciale (Toscana)
Brunello di Montalcino Riserva 2008
Biondi Santi (Toscana)
Verdicchio dei Castelli di Jesi Classico Riserva Villa Bucci 2009
Villa Bucci (Marche)
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CORRIERE DELLA SERA
La classifica
È la celebrazione del riso
italiano. Isola della Scala è un
piccolo comune in provincia
di Verona, ma un grande
protagonista della nostra
tavola. Perché è qui, e nelle
zone limitrofe, che si coltiva il
Vialone Nano Veronese Igp, il
primo in Europa e unico in
Italia a ottenere l’Indicazione
Geografica Protetta nel luglio
del 1996. Così è qui, con La
Fiera del Riso, che anche
quest’anno, dal 17 settembre
fino al 12 ottobre, continua la
tradizione delle feste che si
tenevano nelle campagne
della Pianura padana alla fine
del periodo del raccolto. Solo
che oggi, a differenza di un
tempo quando la festa
popolare riguardava i
contadini del luogo, sono
circa 500 mila i visitatori
attesi nel più grande evento
nazionale dedicato al risotto.
Il Riso Vialone Nano Veronese
Igp viene coltivato nelle
limpide acque di risorgiva
della pianura veronese, in 24
Comuni, e arriva al
consumatore dopo un
processo di lavorazione
molto semplice. I chicchi di
riso grezzo (risone) vengono
privati degli involucri esterni
e poi sbiancati per
sfregamento. È indubbio che
oggi la lavorazione si avvale
delle moderne tecnologie:
una vera perla dei risi da
risotto. La filiera dalla risaia al
piatto è cortissima. Piccole
aziende coltivano, pilano,
confezionano, cucinano e
vendono riso e risotto.
L’evento si tiene in parte
all’interno di una struttura
moderna in legno e vetro, il
Palariso (un open space di
4.800 metri quadrati
inaugurato nel 2011 ), così
denominata perché dall’alto
ricorda appunto un chicco di
riso. In Fiera, giunta alla 48ª
edizione (
www.fieradelriso.it) non si
trovano solo risotti, ma anche
pizze e dolci con farina di riso,
arancini, paella. Con
l’aggiunta di una lunga serie
di eventi e concorsi
gastronomici, musica e
mostre, in una grande
kermesse. Il momento clou
per AIS Veneto sarà senz’altro
domenica, quando si terrà il
IV concorso gastronomico
«Risotto del sommelier».
Nella Fiera il riso viene servito
in circa 100 diverse ricette. Il
risotto all’Isolana è in
assoluto quella più richiesta.
La ricetta rappresenta una
tradizione talmente
importante che nel 1985
l’allora sindaco del Comune di
Isola della Scala la rese
ufficiale con una delibera.
Massimo Spampani
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46 Tempi liberi
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Moda Le sfilate
Per l’estate 2015
Gli Anni Settanta
di Max Mara e Costume
National. Emporio, tocchi
di pvc per far brillare
la sera. La Barbie
icona pop di Moschino
Just Cavalli Ragazze
hippy e romantiche
Q
ual è la nuova donna di
Miuccia Prada? Questa è una
domanda da non fare mai. La
signora non ha identikit
femminei («Le donne sono
diverse, come i loro stati
d’animo), ma ha idee chiare
su quale può essere il suo ultimo concetto di eleganza: la
citazione di certe preziosità
antiche, come i tessuti broccati rifatti oggi artigianalmente e messi a contrasto con la voluta rudezza del
cotone, della garza, del cuoio naturale. Un’eleganza
esaltata dunque dai contrasti. E non fa niente se il concetto d’antichità (l’ultima passione della stilista, che
infatti inaugurerà la sua nuova Fondazione con una
mostra importante d’arte antica) sia soltanto un’idea,
un’astrazione: è il nuovo mix fantasioso a forgiare il
carattere delle nuove creazioni di Prada.
Creazioni che scorrono come flash senza tempo in
un ambiente pure senza tempo (realizzato dai creativi
di Amo), forse un deserto ma di sabbia lilla (a significare come la natura sia ormai ai confini della realtà) su
donne magnetiche. «Sologonne» a sottolineare che di
eleganza femminile si tratta: a ruota o a tubo, abiti
sbracciati e accollatissimi, quasi austeri. L’alfabeto dei
capi è semplice: camicie e bluse essenziali, cabane pa-
Dsquared2 Volumi
Costume National
e colori nel segno dell’arte Tagli e intarsi
Moschino Ritorna
Barbie in fucsia e oro
Blugirl Stivaletti e pizzo:
la romantica diventa rock
Ports1961 Gonne corte
a pannelli da guerriera
Solo gonne (di broccato)
Prada, eleganza senza tempo
La stilista: calzettoni,
orli sfrangiati, niente scollature
Orchidea, nuovo simbolo di Fendi
strani, qualche giacca, borse archiviate e rivitalizzate.
Sandali a tacco importante e calzettoni lavorati. Colori
scuri, per lo più (nero, marrone) e poi caldi (giallo,
cuoio) o sbagliati (rosso, azzurro). Impunture e intarsi
e tagli al vivo e sfilacciature giocano il risiko del confronto, giustappunto.
Nessun riferimento temporale da Prada, che è una
gran bella cosa. Stessa nota sulla Emporio Armani dove lo stilista punta su tante sfumature del blu, che è
per questo più democratico del nero, ma poi affida a
sperimentazioni di stile e materia gli abiti. Le gonne
arricciate, le bermuda «eleganti» con la banda, le rifiniture in pvc quando di plastica non è addirittura
l’abito corolla per la sera, le giacche e le bluse in un’infinita variante di semplicità contemporanea. Dinamicità sottolineata anche dalla scarpa «sporty», che non
è un sandalo e non è una sneaker.
E spettacolare e moderna anche la sfilata di Fendi
dove Karl Lagerfeld e Silvia Venturini stanno facendo
un lavoro di sperimentazione e artigianalità e portabilità unico. La pelle protagonista senza esclusioni, nappa e camoscio: pantaloni, gonne, bluse, gilet, caban,
tshirt, mini abiti, bomber, jeans. Ricamata, intagliata,
laserata, doppiata. Il nuovo simbolo che ricorre, l’orchidea, che è ovunque e poi la Très Baguette (con il logo che scompare) e la Peekaboo anche in formato mignon. La scenografia è il Palazzo delle Civiltà di Roma,
da gennaio la nuova sede.
La sorpresona da Max Mara è Ian Griffiths, da anni
direttore creativo, ma solo ora nel back stage, al posto
di Laura Lusuardi che è la storica fashion director e
che di solito accoglie i giornalisti. Racconta lui cosi
l’ispirazione: Angelica Houston nella campagna del
1971, e Dominique Sanda nel «Giardino dei Finzi Contini». Ecco allora gli anni Settanta (negli stivali, nei
cappelli, nei fiori rivisti in digital) e i Trenta (nelle lunghezze) e i riferimenti (i profili dei completi tennis).
L’alcantara come nuovo tessuto al posto del camoscio
per trench e blouson, gonne di georgette plissé o di
cotone matellassé, morbide anche se a tubo o gonfie
sui fianchi. Spolverini e caban minimali ma profilati.
Stivali estivi in canvas. È un po’ polverosa nel suo coté
bourgois e più convincente nel tocco sport.
Think Pink (Pensa rosa) da Moschino, dove Jeremy
Scott porta la donna più famosa di Los Angeles, Barbie, icona pop positiva, e la vita diventa un gioco in
fucsia e oro e nero. Una gag ad effetto via l’altra di
quelle che fanno e faranno impazzire la rete. C’è Barbie
che nuota, pattina, va scuola, si pettina, va in a in palestra, esce con le amiche e fa tutto quello che da cinquant’anni riesce a fare sorridendo. Tute e gonnelle,
tailleur di spugna e canotte, abiti tutù e da ballo, tubini «distratti» con cucito il bikini, fiocchi esagerati. Gli
abiti del sogno di Barbie sono già in vendita online.
Il capitolo Anni Settanta ricorre. Ennio Capasa non
ha mai nascosto l’innamoramento per il periodo, perché così ricco di spunti e musica e icone. Così nella sua
Costume National a tinta cioccolato ecco i festival e il
rock&roll, naturalmente, e poi Marianne Faithfull e
Anita Pallanberg, la libertà e la spregiudicatezza. In
collezione: tagli e volumi sono senza diktat, dunque
asimmetrie inusuali, sovrapposizioni, silhouette inaspettate. La couture di quel decennio per gli abiti foulard; dal dna Costume le frange e dal mondo hight tech il pizzo di chiffon doppiato gommapiuma. Ritorno
imperante del camoscio. Immancabile il gilet persino
nel nuovo tailleur. Suona il rock anche la ragazza Blugirl, tipetto da festival Coachella e Glastonbury: stiva-
Sul Canale moda del Corriere
E-commerce, uomini
che non provano niente
Fidarsi troppo dello specchio
La cosa da (non) fare
È il paradosso dell’e-commerce:
l’uomo clicca, la donna restituisce.
L’effetto del testosterone sugli acquisti
online: i maschi individuano l’oggetto
del desiderio e lo acquistano a scatola
chiusa. Le donne riflettono, comprano,
provano e spesso restituiscono.
Di Massimo Sideri
Non guardatevi tanto allo specchio! È la
lezione di Sir John Richardson, 90 anni
e fama di più grande biografo di Picasso:
il suo stile particolarissimo che
contrappone l’esagerazione al rigore
quasi prussiano è talmente egocentrico
da non dover chiedere conferme a sé. Né
al suo specchio. Di Stefano Bucci
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
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Giorgio Armani
«La famiglia resta
Ma dopo di me
ci vuole un vero leader»
Max Mara Fiori Fendi Cara Delevigne indossa
e stivali Anni 70 il miniabito con l’orchidea
«Io Donna»
E per quest’autunno?
Ottanta pagine di speciale prêt-à-porter su
Io donna, in edicola domani con il Corriere.
Le migliori proposte per l’autunno-inverno
nelle foto di Bruno Ripoche. Stravince la
pelle, per camicie, giacche e pantaloni. Tagli
a trapezio per gli abiti, restano inossidabili i
tailleur maschili, resiste l’animalier. E tanta
maglia. Poi cappe in cipria e soprabiti
avvolgenti e ritorno dello shearling. Colore
vincente il bordeaux. Ai piedi stivali,
stivaletti, scarpe con fibbia e tacco basso.
Prada
Un’eleganza
esaltata dai
contrasti. Citazioni alle preziosità antiche.
Tessuti broccati
rifatti artigianalmente e accostati alla rudezza del cotone,
della garza, del
cuoio naturale
letti, short di pizzo colorato, camicie mimetiche dove sbocciano le rose, prendisole di cotone e immancabile zainetto a fiori.
Roberto Cavalli volentieri racconta di
essere stato a Ibiza per trovare l’ispirazione per la sua Just («Volevo capire cosa piace ai giovani») ma stoppa chiunque gli parli delle voci sulla vendita ai
russi («Se sarà e quando lo dirà chi si occupa di queste cose, io faccio moda»). In passerella quini
le sue «freedom e love»: hippy romantiche ma anche
un po’ borghesi con il vezzo perbene di annodare il
foulard al collo e poi la libertà di gilet, mini, abiti svolazzanti, gonne lunghe e maglioni corti.
Da Ports ecco Artemide, la dea della caccia, una
guerriera su plateau 14 centimetri, in piccoli short con
le grandi tasche, mini plissè; bomber di pelle; top
crop; abiti corazza di pitone e chiffon; trench di canvas
e seta; robe manteau anche a gilet che è la nuova giacche. Da Dsquared c’è invece il loft dell’artista pop e la
donna è la sua creatura scultura pin up che veste volumi e geometrie. La couture al servizio di sport e ironia:
bomber e gonnellone, jeans over con il filo di ferro
che lo gonfia e t-shirt, micro camicia bianca e hot
panta, super shopping e felpa ricamata.
Paola Pollo
© RIPRODUZIONE RISERVATA
www.corriere.it/moda
«Siete rimasti fermi agli Anni 70
Perché non copiate Renzi?»
Moda al Met e al Covent Garden
E ora apriamo la Scala
«Non riesco a capire perché gli stilisti in Italia
continuino a riproporre gli Anni 70. Avete il primo
ministro Renzi così dinamico. Lui, nel 1970 non era
nato, è del ‘75. Anche in passerella vorremmo vedere
qualcosa di nuovo e più dinamico». Suzy Menkes
critica il rigurgito vintage degli italiani. Sulla stessa
linea Il New York Times, nel reportage di Gucci, e Silvia
Venturini Fendi. Il servizio di Maria Teresa Veneziani
A New York la Metropolitan Opera ha ospitato una
pièce scritta da Spike Jonze per Opening Ceremony.
A Londra, Julien Macdonald ha sfilato alla Royal
Opera House (foto). I teatri d’opera si aprono alla
moda (con intelligenza). Due voci dell’eleganza che
a Milano non si sono mai incontrate. Perché non
mettere l’omaggio reciproco nel carnet dell’Expo?
Sul Canale l’editoriale di Giangiacomo Schiavi
N
on si sa mai la trama d’un dopo sfilata di Armani. Esaurito il discorso-collezione può
essere che lo stilista rimbrotti il premier in
maniche di camicia. O che parli del suo passato di
giovanotto in smagliante Porsche blue. Oggi il salto risulta però più brusco: si passa dal suo innamoramento per il bluette alle carte notarili, intese
come programmazione del futuro aziendale-patrimoniale. «Chiaro che nell’asse ereditario —
spiega — ci sono diversi miei familiari e alcune
persone che mi sono state vicine in questi anni.
Questo gruppo è grande ma ha un’impronta familiare anche se non so se dopo di me resterà così:
per sedere su questa poltrona bisogna essere veri
leader e un leader può anche sbagliare ma quando
prende decisioni definitive nessuno le mette in discussione».
Tutto da stabilire dunque se fra i papabili ci sia
un erede con il famoso ma non facile quid, giusto
per ricordare un altro tipo di battuta e mai avvenuta eredità politica. Il pretesto del discorso sul
futuro, viene dall’ultima suggestiva voce finanziaria imprenditoriale che vorrebbe il gruppo Armani confluire in un polo del lusso dove ci sarebbe
nientemeno che la Ferrari. E già qualcuno s’immagina lo stilista a Maranello in tuta rosso Cavallino. «Carina questa, ma non ho avuto contatti con
Ferrari e Fiat, né ho sentito Elkann e Marchionne.
Quando si faranno vivi li ascolterò: so che la mia
situazione incuriosisce perché è piuttosto unica
sul mercato. Incuriosisce perfino me, soprattutto
perché non ho le idee chiare. Se li ho sentiti in pas-
sato? Che importa? Tanto ora è cambiato tutto».
Di certo proposte per mollare tutto il suo impero in cambio d’una cifra esagerata ne ha avute.
«Negli ultimi 15 anni m’hanno cercato in molti,
da Parigi come dal Qatar, ed è bello sentirsi dire
“le diamo quello che vuole”. Questa mia entrata in qualche polo del lusso dove fra l’altro
spesso s’infila qualcuno che non ne avrebbe
diritto, è una vecchia storia. Però eccomi qui
senza rimpianti».
Successione
Lo stilista, dopo la
sfilata della sua
Emporio giocata
sulle sfumature del
bluette, foto a destra, ha parlato dei
progetti per il futuro dell’azienda
Tanto più che nel 2015 sarà festa grande per i 40
dell’azienda e per un bilancio 2014 che dovrebbe
segnare un più 6%. E i malumori sul calendario
delle sfilate? «Hanno sbagliato a metterlo insieme.
Troppi grandi nomi concentrati per risparmiare
sui giorni». Polemica eterna: che si possa risolvere
con un sorteggio come per i mondiali di calcio?
Gian Luigi Paracchini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
48 Tempi liberi
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
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Tecnologie provate
Nuove frontiere Condividere tutto e non possedere nulla: ritratto della «team generation». Che preferisce il gruppo
Generosi e vincenti
Il videogioco social
da fare tutti insieme
Da Seattle
Amazon
si rinnova:
2 Kindle e 3
Fire in arrivo
A cavallo tra il lancio
dell’iPhone 6, in vendita da
oggi nei primi 9 Paesi
selezionati da Apple, e quello
imminente dei nuovi iPad,
Amazon ha piazzato un intero
«parco macchine» rinnovato
dei suoi device mobili. Il
colosso dell’e-commerce ieri
ha presentato i nuovi modelli
di e-reader, gli insuperabili
Kindle, e quelli dei propri
tablet, i Fire. Nel totale dei
cinque nuovi modelli
presentati, due reader e tre
tavolette (da 6,7 e 8,9 pollici),
la parte del leone è
sicuramente giocata da Kindle
Voyager, vera ammiraglia per
gli appassionati di inchiostro
elettronico: schermo da 6,4” e
una risoluzione da
1.440x1.080 pixel (per 300
ppi). Arriverà a novembre a un
prezzo non indifferente: negli
Usa siamo a 200 dollari.
F. Cel.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«L
o sport di squadra è diverso
da quello individuale, ti dà
qualcosa in più: vincere insieme è ancora più bello».
Parola di Federica Pellegrini,
la campionessa di nuoto che
di vittorie, da sola e in gruppo, ne ha conquistate
parecchie. Le ultime due medaglie d’oro, agli Europei di Berlino, se l’è guadagnate in una gara da sola
(i 200 stile libero) e in una di gruppo (la staffetta
4x200). Ma se le si fa notare che il primo posto nella
staffetta è arrivato grazie alla sua rimonta, lei scrolla le spalle: «Senza l’impegno delle tre ragazze prima di me non saremmo arrivate da nessuna parte».
L’impegno di tutti per arrivare primi al traguardo è
anche il concetto alla base di Driveclub, il primo videogame «social» di racing sviluppato per Playstation 4 e del quale la nuotatrice è testimonial. A Driveclub, disponibile sul mercato dall’8 ottobre, se si
vuole vincere bisogna entrare a far parte di un team
e mettere lo spirito di gruppo al primo posto. Al
punto da accettare di farsi superare da un compagno di squadra per aiutarlo a ottenere un punteggio
migliore e alzare così il risultato complessivo. «La
sfida per i giocatori sarà proprio quella di trovare
l’equilibrio tra i propri bisogni e le esigenze del team», conferma il game director di Evolution Studios Paul Rustchynsky durante la presentazione del
L’obiettivo: creare una squadra e, se
serve ad arrivare primi, mandare
avanti il compagno di «corsa»: è
nato Driveclub. Perché l’unione fa la
forza? Lo spiega Federica Pellegrini
videogioco a Milano. Insomma, scegliere di mettere da parte il protagonismo per lasciar spazio a ciò
che è meglio per tutto il gruppo.
Difficile? Non per i giovani di oggi che, complice
la crisi, hanno imparato che sempre più spesso è
l’unione che fa la forza. Secondo uno studio commissionato da Playstation e realizzato da Doxa su
un campione di 500 italiani tra i 14 ed i 34 anni, solo
il 32% degli intervistati crede ancora nel mito del
self made man e pensa che sia meglio provare a farcela da soli. Ancora più bassa (4%) la percentuale di
quelli che considerano il lavoro di gruppo un freno
per le potenzialità del singolo. Al contrario, 6 giovani su 10 dichiarano di far parte (o di aver fatto
parte di recente) di una squadra o di un team. L’elemento di aggregazione più forte è lo sport per il
71% degli intervistati, poi il sociale (scelto dal 25%
del campione), la musica e la cultura (a pari merito
con una percentuale del 7% ciascuna).
Gli analisti l’hanno ribattezzata «team generation» e Federica Pellegrini, 26 anni appena compiuti, ci rientra in pieno e non solo per questioni anagrafiche. «Quando sei in vasca sei da solo ma la
preparazione, dagli allenamenti ai ritiri, la si fa al-
l’interno di una squadra. Così finisci a condividere
tanto con il gruppo, dagli orari alle abitudini, e i
tuoi compagni diventano anche compagni di vita»,
sorride la campionessa durante la presentazione di
Driveclub. Accanto a lei il suo partner (di vasca prima, di vita poi) Filippo Magnini, 32 anni, conferma: «Non penso che il gruppo vada considerato un
freno per le potenzialità di chi lo compone: ci sono
personalità diverse ed è questo il bello».
Lo sport di squadra la fa da padrone anche fra i
giovani della «team generation»: il 68% degli intervistati nel sondaggio Doxa preferisce le attività
agonistiche dove ognuno contribuisce al successo e
solo il 24% predilige invece gli sport dove una persona vince o perde con le sue sole forze. Pellegrini
fa parte di questa piccola percentuale, ma sottolinea che «per me non è una fatica gareggiare in solitaria, anzi è una responsabilità che mi piace assumermi». L’analisi Doxa va oltre il lavoro e lo sport e
fotografa una generazione che, dovendo fronteggiare anni di crisi economica, ha imparato a confrontarsi con un mercato diverso e a sfruttare le
possibilità offerte dalla condivisione. La share economy, cioè l’abitudine a condividere qualcosa che
già si possiede con altri (a pagamento o meno),
piace sempre di più: il 76% degli intervistati si dichiara favorevole e la considera l’unico modo per
permettersi di fare cose altrimenti proibitive per i
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
La «team-generation»
(Fonte: ricerca Doxa commissionata da Playstation in occasione della presentazione di Driveclub su un campione di 500 giovani italiani)
Chi sono
Il lavoro
76%
14-34
anni
Tempi liberi 49
italia: 51575551575557
61%
Si dichiara
Fa parte
favorevole
(o ha fatto
alla share-economy, parte di recente)
unico modo
di una squadra
per permettersi
o di un team
cose proibitive
Lo sport
63%
Preferisce lavorare in team
Le vacanze
68%
Preferisce quello di squadra
47%
Le concepisce come
momento da condividere
con molte persone
Vita Digitale
di Federico
Cella
Corriere della Sera / Mirco Tangherlini
Da soli è meglio
4%
Vede nel lavoro di gruppo
un freno per le potenzialità
del singolo
13%
Pensa sia meglio usare cose,
beni e servizi di proprietà
32%
Pensa che per avere
successo bisogna provare
a farcela da soli
costi. Solo il 13%, invece, pensa che sarebbe sempre
meglio che uno usasse oggetti, beni e servizi di
proprietà. In questo anche la Pellegrini è tradizionalista: «Sono molto gelosa di casa mia, non aderirei a siti come Airbnb», il portale di affitto di alloggi
a casa di privati. Anche Magnini scuote la testa, ma
l’idea della condivisione di spazi casalinghi gli piace: «Quando eravamo ragazzini e ci spostavamo per
le gare spesso eravamo ospiti di altre famiglie, era
un sistema utile e piacevole».
Anche le vacanze per i giovani sono diventate
sempre di più un’attività da condividere: il 47% del
campione analizzato dalla Doxa le considera un
momento da vivere insieme ad altre persone e
un’occasione per conoscerne di nuove. La pensa
così anche la nuotatrice: «Sono appena tornata dalle vacanze a Formentera con un gruppo di sei persone». Con tantissime di più, oltre 300 mila tra i
suoi «seguaci» di Twitter e Instagram, condivide
scatti e pensieri della vita di tutti i giorni. Annunci
compresi, come la scelta di chiudere la collaborazione con l’allenatore francese Philippe Lucas e di
affidarsi al 32enne Matteo Giunta, confermata negli scorsi giorni tramite Twitter. «Mi piacciono i social, sono un bel modo per condividere e parlare
con i miei fan. L’immediatezza non mi spaventa,
anche se può essere fraintesa», spiega la Pellegrini.
L’ennesimo episodio avverrà di lì a poco: dopo aver
dichiarato che avrebbe lasciato Magnini se si fosse
dopato, la nuotatrice si è trovata a difendersi dall’accusa di essersi scagliata contro la pattinatrice
Carolina Kostner per la sua presunta copertura dell’ex fidanzato, il marciatore sotto accusa per doping
Alex Schwazer. «Per me è tolleranza zero, noi ci facciamo un sedere così dalla mattina alla sera per
mantenere lo sport pulito», ha sottolineato la Pellegrini. È l’altra faccia dello spirito di squadra: quando il singolo fa di testa sua finisce per rimetterci
tutto il gruppo.
Greta Scalunich
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Palinsesto
addio:
lo streaming
supera la tv
ti alle aziende, che vogliono fare
spionaggio industriale senza sporcarsi le mani. La soluzione a questo problema l’abbiamo chiesta a
Stefano Zanero, presidente e fondatore di Secure Network, società
italiana leader nella sicurezza informatica. «È importante compartimentare le informazioni. L’azienda dev’essere come una nave: se si
crea una falla, l’acqua non deve invadere gli altri comparti, dunque il
dipendente deve accedere solo ai
dati relativi alla propria mansione». Chi sono i vostri clienti? «Non
posso fare nomi ma abbiamo lavorato con quattro delle cinque più
importanti banche italiane». E
quante di queste hanno richiesto
una consulenza contro l’ingegneria sociale? «Nessuna».
In un piccolo punto
percentuale si nasconde una
grande rivoluzione in atto
nelle nostre abitudini. Il
numero di italiani che accede
ai video in modalità
streaming per la prima volta
ha superato quello degli
affezionati alla tv
tradizionale: si tratta di un
80% contro il 79%, con le
due realtà che si
sovrappongono. Ma il dato,
raccontato dal ConsumerLab
di Ericsson ieri a Milano, è di
quelli importanti. Così,
mentre in termini assoluti di
consumo la televisione si
conferma regina del tempo
libero — con 15 ore di media
settimanale contro le 8 per
video «consumati» su
computer e le 6 per quelli su
smartphone e tablet —, gli
streamer guadagnano
consensi per 7 punti sul
2013, mentre i traditionals
ne perdono ben 11. Il lungo
addio ai palinsesti televisivi,
secondo i dati della
multinazionale svedese, è
dunque arrivato a un punto
di svolta. A vincere infatti è la
formula on demand, e se i
dati italiani sono
fondamentalmente in linea
con quelli mondiali, il
sorpasso vero e proprio è
una caratteristica solo di
alcuni Paesi. Complici del
cambiamento è il numero e
la qualità sempre maggiori
dei servizi di streaming, che
negli anni hanno avuto la
forza di combattere con armi
intelligenti il peer-to-peer. E
a giocare un ruolo chiave
sono senz’altro le cosiddette
serie tv, vero fenomeno di
questi anni. Per spiegare la
forza della «serialità», e il
cambiamento delle abitudini
di fruizione degli schermi, c’è
il dato del 43% degli
intervistati che vorrebbero
tutti gli episodi di un’intera
stagione di una serie, per
esempio la presidenziale
«House of cards», subito
disponibili all’inizio della
stessa. Per poter
personalizzare al massimo la
fruizione del contenuto.
Abitudini di consumo
«televisivo» che cambiano
radicalmente anche in un
altro capitolo della ricerca di
Ericcson. Uno schermo,
infatti, pare non basti più.
Non siamo ancora alla
maggioranza, ma poco ci
manca: il 44% degli italiani
intervistati, mentre guarda la
tv utilizza anche smartphone
e tablet per approfondire i
contenuti che sta guardando,
mentre il 29% ne discute sui
social network in tempo
reale. Si chiama «social tv».
Mentre è forse più vicina alla
frenesia l’abitudine di quel
24% che, mentre è davanti
alla televisione, guarda un
altro programma sul proprio
device mobile.
Stefano Silvestri
@VitaDigitale
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Gli elementi di aggregazione
71% sport
25% sociale
7% musica
7% cultura
Sicurezza Un esempio: come recuperare i dati del conto corrente di un marito scappato di casa. E svuotarlo
Hacker? Sono più pericolosi gli «ingegneri sociali»
Sanno fare le domande giuste alle persone giuste:
così riescono a violare le frontiere informatiche
D
imenticate gli hacker e le loro stregonerie informatiche
perché c’è un anello molto
più debole nella catena della sicurezza digitale: non i computer ma
gli uomini che li usano. Ed è su di
essi che agiscono gli ingegneri sociali, persone abili nei rapporti
umani, brillanti, simpatiche, con
le quali vien voglia d’instaurare un
rapporto di fiducia. E che riescono
così a carpire dati apparentemente
irrilevanti dai bassifondi delle gerarchie aziendali, scambiando
ogni informazione con quella successiva, fino a sferrare l’attacco finale.
Ne parlava già Kevin Mitnick nel
profetico «L’arte dell’inganno»
(Feltrinelli), che mette subito le
cose in chiaro: se pensiamo di non
aver mai avuto a che fare con gli
ingegneri sociali, è perché non ce
ne siamo accorti. E gli esempi nel
suo libro non mancano, come
quello della moglie che vuole sapere dove il marito (che chiameremo il sig. Rossi) abbia depositato i
suoi soldi dopo essere scappato di
casa. Un hacker proverebbe a violare il sistema bancario, a un ingegnere sociale bastano tre telefonate. Nella prima chiama una banca
qualsiasi e chiede il termine esatto
con cui gli istituti di credito si informano sulla clientela presso la
Centrale rischi («sa, sono uno
scrittore, vorrei usare i termini
giusti»). Appurato che in gergo si
dice «chiedere la CRIF», telefona a
un’altra banca spacciandosi per un
dipendente della Centrale rischi
che sta conducendo un’indagine.
Tra le varie domande civetta, è celata quella più importante: «Per
chiamare la centrale, che numero
verde le hanno dato?». Nella terza
telefonata l’ingegnere sociale chiama la Centrale rischi al numero
appena ottenuto, fingendosi l’impiegato di una banca: «Il sig. Rossi
vorrebbe aprire un conto presso il
mio istituto e avrei bisogno di conoscerne la CRIF». La risposta è
che è una persona con cospicue disponibilità, segue la lista dei suoi
conti corrente. E il gioco è fatto.
Gli ingegneri sociali sono allora
la «versione 2.0» dei truffatori?
Non per Kevin Mitnick: «Chi frega
i soldi alla gente è un truffatore.
L’ingegnere sociale usa l’inganno e
la persuasione contro le imprese, a
scapito delle loro informazioni riservate». I committenti? Dai priva-
Truffe e no
La nuova «figura» descritta
nel libro «L’arte dell’inganno»
di Kevin Mitnick, che precisa:
ma non sono truffatori
50
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Economia
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I prestiti per imprese e famiglie Sotto le attese l’importo della prima operazione. I tedeschi non chiedono nulla
La lente
L’EFFETTO SPREAD
E I 10 MILIARDI
RISPARMIATI
DAL TESORO
S
i sgonfiano le esigenze
di finanziamento del
Tesoro. Quest’anno,
rispetto ai 470 miliardi di
emissioni programmate,
se ne sono già risparmiate
per 10 miliardi, emettendo
con sistematicità titoli con
un prezzo sopra la pari,
sfruttando il calo dello
spread e dei tassi che, di
per sé, farà risparmiare
quest’anno 5 miliardi di
spesa pubblica. Il
“funding” del 2014,
tuttavia, potrebbe
scendere ancora, perché
nonostante le risorse
messe a disposizione
dall’esecutivo, il rimborso
dei debiti arretrati della
pubblica amministrazione
alle imprese resta un po’
inferiore alle attese. Non è
escluso che il margine
guadagnato sul 2014 possa
essere sfruttato entro fine
anno per riacquistare
titoli in scadenza nel 2015,
ed alleggerire gli impegni
del 2015, che presentano
anche volumi di rinnovi
molto elevati (266
miliardi). «Potremmo
limare ancora un po’ il
profilo delle scadenze», ha
detto il direttore del
Tesoro, Maria Cannata. A
fine ottobre, intanto,
arriva una nuova
emissione di Btp Italia
indicizzati all’inflazione.
Per evitare che gli
investitori istituzionali
facciano “il pieno”, come
nelle altre occasioni,
questa volta verrà
introdotto un tetto alle
loro sottoscrizioni.
Favorendo così la clientela
“retail”.
M. Sen.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
A italiani e spagnoli metà dei fondi Bce
Assegnati 82,6 miliardi all’asta Tltro. Alle nostre banche 23 miliardi
MILANO — La prima asta dei
prestiti «Tltro» — cioè l’assegnazione di liquidità a basso costo dalla Bce alle banche per stimolare i finanziamenti all’economia reale — si è fermata a
quota 82,6 miliardi di euro, meno delle stime del mercato di
circa 150 miliardi. Gli istituti dei
Paesi più in difficoltà come Italia e Spagna hanno fatto la parte
del leone: gli italiani hanno preso 23 miliardi, pari al 28% del
totale, quelli spagnoli circa 15
miliardi (17,8%). Unicredit ha
ricevuto 7,75 miliardi, Intesa
Sanpaolo 4, Mps 3, Bper 2, Iccrea 2,24 (per conto di 190 Bcc),
Banco Popolare 1, Creval 1, Cre-
dem 735 milioni, Carige 700,
Mediobanca 570, Pop Sondrio
350. In Spagna Banco Sabadell
ha preso 3,6 miliardi. In totale
hanno aderito 255 banche su
382 aventi diritto. Il programma
ha coinvolto in misura minore
gli istituti dei Paesi più forti dell’eurozona: in Francia ha aderito
SocGen, in Olanda Ing e Abn
Amro.
I mercati
Reazioni limitate
sui bond: resta l’attesa
di interventi più radicali
Sono varie le interpretazioni
sul perché sia stata limitata rispetto alle attese l’adesione all’asta, la prima delle due fissate
per il 2014 (la seconda è l’11 dicembre) per massimi 400 miliardi. In totale sono previsti otto finanziamenti a tasso agevolato (lo 0,15% fisso per quattro
anni) che si ripeterà fino a giugno 2016, che potrebbero far
erogare alla Bce fino a mille miliardi.
Per gli analisti della banca tedesca NordLb il dato «dimostra
che la Bce non fa passi avanti
con la sua strategia. Il problema
potrebbe peggiorare se anche il
previsto acquisto di titoli Abs e
Fausta Chiesa
covered bond non potesse avere
luogo nei volumi desiderati. Sono aumentate, quindi, le probabilità che la Bce debba varare un
vero “quantitative easing”»,
cioè un riacquisto diretto di titoli (soprattutto di Stato) da
parte dell’Eurotower, una misura cui proprio la Germania è
contraria. Il programma completo di stimolo monetario all’economia deciso dal presidente della Bce, Mario Draghi, prevede di espandere il bilancio
della banca centrale da 2 a 3 mila miliardi.
Altre letture invece suggeriscono «cautela» nel giudicare
negativamente l’asta, come ha
fatto il membro del comitato
esecutivo della Bce, Peter Praet.
Innanzitutto molte banche
sfrutteranno l’asta di dicembre,
come Intesa (prenderà 9 miliardi) Mps (altri 3 a dicembre),
Banco Popolare o Ubi. Non a caso il ministro dell’Economia,
Pier Carlo Padoan, ha detto di
attendersi 37 miliardi ma entro
dicembre. Ieri avrebbero giocato nella scelta delle banche
aspetti organizzativi — le domande andavano presentate entro il 28 agosto quando ancora i
tassi non erano stati tagliati — e
la volontà di attendere i risultati
dell’esame della Bce (asset quality review e stress test) per decidere la politica di funding per i
mesi a venire sulla base della
certificazione del proprio stato
di salute. C’è anche interesse a
sfruttare fino a dicembre le aste
settimanali e a tre mesi della
Bce, anch’esse a tasso vicino allo
zero. Per Praet dunque «un giudizio complessivo sulle misure
per fornire liquidità al sistema
potrà essere dato soltanto quando verrà implementato tutto il
pacchetto» deciso dalla Bce.
[email protected]
Fabrizio Massaro
Le banche italiane e i prestiti della Bce
Chi ha sottoscritto la prima tranche di finanziamenti «Tltro»
AMMONTARE in miliardi di euro
BANCA
Unicredit
Intesa Sanpaolo
Mps
Iccrea Banca*
Bper
Banco Popolare
Creval
Credem
Carige
Mediobanca
23
7,75
miliardi
di euro
totale Italia
4
3
2,24
2
1
1
0,735
0,700
0,578
82,6
miliardi di euro
totale assegnato
dalla Bce
nell’eurozona
*per conto delle Bcc
Fonte: Bce, banche
D’ARCO
Il direttivo Con la Lituania nell’euro 4 Paesi a turno potranno solo partecipare
A Francoforte parte la rotazione
Visco non vota a marzo e agosto
A partire dal primo gennaio 2015 entra in funzione il voto a rotazione nel
Consiglio direttivo della Banca centrale
europea. E da ieri si conosce l’ordine dei
Paesi che saranno via via esclusi. I primi governatori o presidenti delle banche centrali nazionali a non votare nel
gennaio 2015 saranno quelli di Spagna,
Estonia, Irlanda e Grecia. I Paesi sono
stati decisi attraverso un sorteggio, avvenuto alla presenza di tutti i rappresentanti del Consiglio direttivo con il
governatore lituano come osservatore.
L’anno prossimo con l’ingresso della
Lituania, diciannovesimo Paese, nell’area euro, salirà a 25 il numero dei
membri con diritto di voto, ma soltanto
21 voteranno. I sei del Comitato esecutivo (in cui siedono il presidente Mario
Draghi e il suo vice Vitor Constancio e
altri quattro membri scelti fra personalità di riconosciuta levatura ed esperienza professionale nel settore monetario o bancario) non sono soggetti a
rotazione. I restanti diciannove, invece,
sì. Questi ultimi sono stati divisi — sulla base del peso delle rispettive economie — in due gruppi, in modo da ridurre la potenziale influenza delle economie più piccole a favore dei Paesi più
grandi. Nel primo rientrano Germania,
Francia, Italia, Spagna e Paesi Bassi, nel
Gennaio 2015
Il voto a rotazione nel Consiglio
direttivo della Bce comincia
il primo gennaio 2015
Jens Weidmann (a sinistra) e Luis María Linde
secondo tutti gli altri quattordici. A
partire dall’inizio del 2015, ogni mese
un membro del primo gruppo e tre del
secondo gruppo potranno partecipare
ai vertici ma senza possibilità di voto.
Nel primo gruppo l’astensione dura un
mese, nel secondo il diritto di voto è sospeso per tre mesi.
Il presidente della Banca d’Italia
Ignazio Visco non avrà diritto di voto
nel marzo e nell’agosto dell’anno prossimo, così come nel gennaio, giugno e
novembre del 2016. Visco non voterà il
5 marzo 2015, quando è prevista una
riunione di politica monetaria a Cipro,
uno dei due appuntamenti previsti
ogni anno fuori da Francoforte. In agosto non sono previsti incontri di politica monetaria. Il calendario delle riunioni per il 2016 è ancora da definire.
Il sistema a rotazione farà sì che i
mercati finanziari tenderanno, d’ora in
poi, a concentrare l’attenzione sulle
riunioni di politica monetaria in cui saranno assenti i governatori più influenti, come il capo della Bundesbank Jens
Weidmann. Per la Germania la sospensione del voto scatterà in maggio e ottobre, e in marzo e agosto del 2016.
Il nuovo sistema è stato approvato
nel 2003 dal Consiglio europeo per garantire un efficace funzionamento del
Consiglio direttivo nel momento in cui
i Paesi membri fossero diventati più di
18. Anche la Federal Reserve ha un sistema di rotazione, che però è annuale
e non mensile.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Economia 51
italia: 51575551575557
Via allo sblocco
delle tratte da Linate
chiesto da Etihad
La protesta
dei concorrenti
ROMA — È attesa per lunedì prossimo la firma del decreto che cambierà le regole dei voli a Linate, innovando il provvedimento Bersani
che fu emanato ormai nel 2001, dopo una lunga stagione di polemiche.
Quell’atto stabilì che su Linate possono volare solo compagnie comunitarie, con aerei medio-piccoli e
soltanto verso destinazioni comunitarie. Inoltre il numero di frequenze
giornaliere è stabilito dal numero di
passeggeri annui. Il minimo per poter effettuare un volo al giorno sono
350 mila passeggeri annui. Limitazione che di fatto ha portato le compagnie a volare solo sulle capitali,
che tradizionalmente attirano più
viaggiatori.
Il decreto che questa volta recherà
la firma del ministro dei Trasporti,
Maurizio Lupi, non modificherà la
capacità di Linate (resteranno 18
movimenti l’ora) ma consentirà alle
Il decreto
A sinistra il ministro Maurizio
Lupi, in alto
il ceo di Etihad
James Hogan
compagnie operanti oggi su Linate
(l’80% dei voli sono Alitalia) di volare sempre su destinazioni comunitarie ma anche diverse dalle capitali.
Il cambiamento è stato sollecitato
dalla compagnia emiratina Etihad
che sta acquistando il 49% della nuova Alitalia per poter operare voli soprattutto su destinazioni tedesche
diverse da Berlino, verso i propri
hub, convertendo molti degli attuali
voli Milano-Roma, svuotati dalla
concorrenza dell’Alta velocità ferroviaria.
Ma la decisione del ministero ha
provocato già le proteste delle compagnie straniere operanti a Linate
che hanno scritto all’Enac (ente
aviazione civile) lamentando di non
essere state interpellate circa i cambiamenti, come richiederebbe la
procedura. A novembre le compagnie operanti su Linate si riuniranno
per decidere il nuovo assetto dei voli
che sarà applicato da maggio 2015,
ed è proprio da quella data che dovrebbe applicarsi il nuovo decreto su
Linate. L’accelerazione impressa da
Lupi al provvedimento sarebbe spiegata con la richiesta pressante del
ceo di Etihad, James Hogan, di dare
subito corso al decreto come condizione per firmare definitivamente
l’accordo con Alitalia.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Riassetto Nel progetto di incorporazione anche i terreni di Iniziativa Fiorano
Trasporti Duello sull’Alta velocità
Il vertice
Marcello
Messori, 64
anni, presidente
di Ferrovie dello
Stato. Docente
di economia
alla Luiss
di Roma
Ferrari mette ordine in casa
Il marchio torna alla holding
I prodotti con il Cavallino generano 50 milioni di utili
Fs contrattacca sulla rete
«Via il servizio pubblico»
Regole, l’affondo di Ntv
ROMA — Una riunione è fissata per la prossima settimana al
ministero dell’Economia. Si parlerà della privatizzazione
delle Ferrovie, i cui vertici sono stati convocati per fare il
punto anche con il ministero dei Trasporti. L’obiettivo che al
Mef lasciano trapelare sarebbe quello di realizzare un
risultato nella seconda parte del 2015. Ma a Piazza della Croce
Rossa sembrano considerare questa una ipotesi ottimistica.
Il ministro dei Trasporti, Maurizio Lupi, preme «per iniziare
ad affrontare un planning» ma precisa che «non si privatizza
domani, evidentemente». Un piano in effetti ancora non c’è,
mentre è in corso una ricognizione generale degli asset che
andrebbero valorizzati.
Ieri il presidente di
Ferrovie, Marcello
L’Authority
Messori, ha svelato che
Il garante fa pressing
«una separazione
sullo scorporo, ma non societaria tra i servizi
interverrà direttamente pubblici e quelli di
mercato» è tra le ipotesi
Nuove misure a breve
allo studio, in alternativa
allo scorporo della rete di
Rfi da Fs. «Sarebbe
sufficiente — ha aggiunto — disegnare gare efficienti per i
servizi pubblici e affidare alla concorrenza le attività più
propriamente di mercato». Ipotesi per ora, chiariscono in
Ferrovie, davvero niente di più.
La concorrenza intanto si prepara al match: «Non vogliamo e
non accettiamo regali, pretendiamo il rispetto delle regole. Se
c’è qualcuno che non vuole la concorrenza lo dica» ha
incalzato il presidente di Ntv, la compagnia privata dell’Alta
velocità, Antonello Perricone. Dalla compagnia insomma non
viene una richiesta di scorporo della rete, ma di regolazione
del mercato. «Non è normale — ha spiegato Perricone per
fare un esempio — chiedere a Ntv di versare i costi altissimi
del pedaggio. Siamo in attesa di decisioni, qualcuno ci dovrà
spiegare perché non debbano avere valore retroattivo». A
ottobre ci saranno le prime risposte nelle misure che adotterà
l’Authority dei Trasporti, che però ha già chiarito che non
assumerà «provvedimenti espliciti sullo scorporo della rete».
A. Bac.
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Prodotti per celiaci
Antonella Baccaro
Riassetto societario in casa
Ferrari con al centro un asset
fondamentale e di grande valore: il marchio. C’è un progetto, già operativo, di ritorno al passato (molto recente)
sulla gestione e valorizzazione del brand. La casa automobilistica ha infatti deliberato
la fusione nella holding di
«Ferrari Brand spa», oltre che
di Iniziativa Fiorano. Ferrari
Brand era stata appena creata
proprio per scorporare il
marchio, per la precisione
quello che fino all’anno scorso era identificato come «Divisione Brand». Cioè il ramo
d’azienda riferito a tutte le attività di sviluppo, produzione
e distribuzione di prodotti
non automotive a marchio
Ferrari. Un professionista
aveva stimato le attività, al
netto del valore di avviamento, in 15,2 milioni. Un valore
contabile molto conservativo
esclusivamente funzionale a
un’operazione infragruppo.
Del resto i numeri di questa
area di business sono, di per
sé, da grande azienda: il volume d’affari è nell’ordine dei
90 milioni con margini elevatissimi, intorno ai 50 milioni
di utile. Il brand Ferrari è considerato il più influente
(“powerful” ) al mondo, secondo la classifica di Brand
Finance, precedendo CocaCola e Google, anche se per
valore (4 miliardi di dollari
secondo stime della stessa
Brand Finance) si piazza in
350ª posizione. La manovra
di dare una veste societaria
alla Divisione Brand era stata
avviata in un consiglio Ferrari
dell’8 novembre 2013. Obiet-
Il parco
tematico
Visitatori
all’interno
del parco
tematico
«Ferrari
World»
di Abu
Dhabi
negli
Emirati
Arabi
tivo, spiegava il presidente
Luca Cordero di Montezemolo, «la valorizzazione, mediante trasferimento in autonomo soggetto giuridico, della licenza di sfruttamento del
marchio Ferrari e delle attività di concessione in sub-licenza, inclusa la sub-licenza
per il parco tematico Ferrari
World Abu Dhabi e nuove iniziative analoghe», oltre allo
«sviluppo, distribuzione e
vendita di prodotti non automotive a marchio Ferrari», sia
in franchising che direttamente o tramite ecommerce.
Un passaggio molto delicato
perché un asset fondamentale «usciva» formalmente dalla
Mario Gerevini
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Maranello
Il marchio di Maranello
è il più influente
del mondo secondo
«Brand Finance»
Cassa depositi e prestiti
AVVISO
holding pur restando nel recinto del gruppo. Ne erano
ovviamente consapevoli in
quel cda, come è chiaro dalla
verbalizzazione: «Si registra
come l’accordo da parte del
Consiglio di trasferire le attività di brand ad un nuovo
soggetto legale dipenda dal
fatto che il consiglio di amministrazione Ferrari stesso
mantenga, attraverso idonea
contrattualistica e costante
monitoraggio, un invariato
presidio sulle attività relative
al brand Ferrari». L’ok è di novembre e con decorrenza
operativa 1 gennaio 2014 il
ramo d’azienda viene girato a
L’accordo
Pasta Rummo
si allea
con Andriani
Mps, via Turchi
e Demartini
per i nuovi soci
Una joint venture per la
pasta senza glutine. In
Italia i celiaci sono 600
mila: una platea di
consumatori a cui le
aziende hanno cominciato
a rivolgersi con prodotti
specifici. Come il gruppo
Rummo (100 milioni di
euro di fatturato) e il
gruppo Andriani (40
milioni di fatturato) che
hanno ufficializzato ieri
una joint venture per la
costituzione di una nuova
società a Novara per la
pasta senza glutine. La
Dietetic Ra sarà
partecipata da entrambe
le aziende al 50%.
Il vicepresidente di Mps
(nella foto la sede senese
di piazza Salimbeni)
Marco Turchi e il
consigliere Paola
Demartini hanno
rassegnato le loro
dimissioni dal board.
Questo atto ufficiale fa
seguito alla disponibilità
alle dimissioni espressa
nel board dell’11
settembre, per consentire
il rispetto del patto di
sindacato sottoscritto dalla
fondazione Mps con Btg
Pactual e Fintech Advisory
che prevede l’ingresso nel
board dei rappresentanti
dei nuovi soci.
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Ferrari Brand. L’operazione si
inseriva anche nel piano di
crescita dei negozi Ferrari gestiti direttamente dal Cavallino. Creare una società apposita era funzionale, poi, allo
sviluppo di sistemi e processi
informatici in grado di dialogare con il resto dell’azienda.
Ora, a distanza di pochi mesi,
il ritorno all’ovile del ramo
d’azienda. Il motivo, si sente
dire a Maranello, è che il lavoro di integrazione di processi
e sistemi informatici è stato
ben più efficace e rapido del
previsto tanto da indurre Ferrari a eliminare il doppione e
quindi incorporare Ferrari
Brand. E con l’occasione Maranello si è portata dentro anche un’altra società, Iniziativa
Fiorano, fonte di inutili spese
amministrative, proprietaria
di un terreno edificabile a
Fiorano Modenese del valore
a bilancio di quasi 5 milioni.
Cassa depositi e prestiti
società per azioni
Via Goito, 4
00185 Roma
Capitale sociale
euro 3.500.000.000,00 i.v.
Iscritta presso CCIAA
di Roma
al n. REA 1053767
C.F. e iscrizione
al registro delle imprese
di Roma 80199230584
Partita IVA 07756511007
www.cassaddpp.it
CASSA DEPOSITI e PRESTITI spa
BUONI FRUTTIFERI POSTALI (BFP)
BFP INDICIZZATI ALL’INFLAZIONE ITALIANA
INDICE ISTAT FOI ex-TABACCHI Luglio 2014: 107,30
Per conoscere il Coefficiente di Indicizzazione e i Coefficienti Complessivi di Rimborso Lordi e Netti per ciascuna
serie di Buoni è possibile consultare il sito Internet di Cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it
BFP INDICIZZATI A SCADENZA, BFPPremia e BFPEuropa
“Serie 16G, 30M, X05, X17; P01, P13, P25, P37, P49; P59 E P60 di Ottobre 2013, P67 di Agosto 2014”
MEDIA INDICE EURO STOXX 50: 3245,992
La media è pari alla media aritmetica dei valori ufficiali di chiusura dell'Indice Euro Stoxx 50 rilevati nei giorni 8, 9,
10, 11 e 12 Settembre 2014. Maggiori informazioni sul meccanismo di indicizzazione e sugli eventuali premi sono
disponibili presso tutti gli uffici postali e sul sito Internet di Cassa depositi e prestiti www.cassaddpp.it
I Buoni serie 16G (ottobre 2009) riconoscono alla scadenza un premio aggiuntivo pari a circa il 13,04% lordo
I Buoni serie P49 (ottobre 2011) riconoscono al termine del terzo anno un premio aggiuntivo del 3,50% lordo
I Buoni serie P37 (ottobre 2010) riconoscono al termine del quarto anno un premio aggiuntivo del 3,00% lordo
I Buoni serie P25 (ottobre 2009) riconoscono al termine del quinto anno un premio aggiuntivo del 4,50% lordo
I Buoni serie P13 (ottobre 2008) riconoscono al termine del sesto anno un premio aggiuntivo del 6,50% lordo
I Buoni serie P01 (ottobre 2007) riconoscono al termine del settimo anno un premio aggiuntivo del 7,00% lordo
MINISTERO DELLA DIFESA
MINISTERO DELLA DIFESA
SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA
E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI
Direzione degli Armamenti Navali
V.D.A. - 11a Divisione
2^ Sezione “Procedure Negoziate”
AVVISI SUI RISULTATI DELLE PROCEDURE
DI AFFIDAMENTO - art. 65 del D.Lgs 163/06
T 1437 - Fasc. 13/07/0049 - CIG - 569894997
1.1) Amministrazione aggiudicatrice: Ministero della Difesa Direzione degli Armamenti Navali Piazzale della Marina 3 - 00196
Roma Tel. 0636804559 - e-mail [email protected];
2.1.4) Oggetto dell’appalto: fornitura di n. 6 accumulatori d’aria
compressa per tubi di lancio B515 - CPV 44615000-4. 4.1)
Tipo di procedura: Procedura negoziata senza pubblicazione
di un bando di gara, considerato che la Ditta Wass S.p.A.,
avendo progettato e fornito gli apparati cui appartengono le
dotazioni di rispetto da acquisire, è l’unica a poter eseguire
l’impresa con il grado di perfezione tecnica richiesta e che,
pertanto, risulta esperibile, ai sensi dell’art. 57, comma 2 lettera b, del D. Lgs. 12/04/2006 n. 163, il ricorso alla procedura
negoziata; 5.1) Data di aggiudicazione: 08/09/2014; 5.3) Società aggiudicataria: Ditta Wass S.p.A. con sede legale in Roma
(cap 00195) codice fiscale 03064480100; 5.4) Importo totale
dell’appalto: euro 239.915,64; 6.8) Data di invio: 10/09/2014.
IL CAPO DELLA 11a DIVISIONE
(Dirigente Dott.ssa Giorgia Felli)
SEGRETARIATO GENERALE DELLA DIFESA
E DIREZIONE NAZIONALE DEGLI ARMAMENTI
Direzione degli Armamenti Navali
V.D.A. - 11a Divisione
2^ Sezione “Procedure Negoziate”
AVVISI SUI RISULTATI DELLE PROCEDURE DI AFFIDAMENTO
art. 65 del D.Lgs. 163/06
T 1438 - Fasc. 14/10/0122 - CIG - 58238687E7
1.1) Amministrazione aggiudicatrice: Ministero della Difesa Direzione degli Armamenti Navali Piazzale della Marina 3 - 00196 Roma
Tel. 0636804559 - e-mail [email protected]; 2.1.4) Oggetto dell’appalto: fornitura di amplificatori radio veicolari per il
Gruppo Operativo Incursori - CPV 32522000-8; 4.1) Tipo di procedura: Procedura negoziata senza pubblicazione di un bando di
gara, considerato che la Ditta Thales Italia S.p.A., avendo progettato
e fornito gli apparati da acquisire ed essendo l’unica a detenere la
documentazione di progetto e la struttura di supporto necessaria
alla costruzione dei succitati apparati, è l’unica a poter realizzare
l’attività con il grado di perfezione tecnica richiesta e che, pertanto,
risulta esperibile, ai sensi dell’art. 57, comma 2 lettera b, del D.Lgs.
12/04/2006 n. 163, il ricorso alla procedura negoziata; 5.1) Data
di aggiudicazione: 08/09/2014; 5.3) Società aggiudicataria: Ditta
Thales Italia S.p.A. con sede legale in Sesto Fiorentino (cap 50019)
codice fiscale 05712031003; 5.4) Importo totale dell’appalto:
Euro 264.632,49; 6.8) Data di invio: 09/09/2014.
IL CAPO DELLA 11a DIVISIONE
(Dirigente Dott.ssa Giorgia Felli)
Per la pubblicità
legale e finanziaria
rivolgersi a:
RCS MediaGroup S.p.A.
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17/09 EUR
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EUR
EUR
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EUR
EUR
EUR
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10,441
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AZ F. Cash 12 Mesi
AZ F. Cash Overnight
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AZ F. Cat Bond DIS
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AZ F. Commodity Trading
AZ F. Conservative
AZ F. Core Brands ACC
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AZ F. Emer. Mkt Asia
AZ F. Emer. Mkt Europe
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AZ F. European Dynamic ACC
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AZ F. European Trend
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AZ F. Formula 1 Absolute DIS
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AZ F. Formula Target 2015 ACC
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AZ F. Formula 1 Conserv.
AZ F. Global Curr&Rates ACC
AZ F. Global Curr&Rates DIS
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AZ F. Lira Plus DIS
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5,020
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EUR
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17/09
17/09
17/09
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17/09 EUR
Dividendo Arancio
17/09 EUR
Convertibile Arancio
17/09 EUR
Cedola Arancio
17/09 EUR
Borsa Protetta Agosto
17/09 EUR
Borsa Protetta Febbraio
17/09 EUR
Borsa Protetta Maggio
17/09 EUR
Borsa Protetta Novembre
17/09 EUR
Inflazione Più Arancio
17/09 EUR
Mattone Arancio
17/09 EUR
Profilo Dinamico Arancio
17/09 EUR
Profilo Equilibrato Arancio
17/09 EUR
Profilo Moderato Arancio
17/09 EUR
Top Italia Arancio
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62,270
59,590
62,740
61,260
63,910
61,540
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KIS - Income P
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16/09
16/09
16/09
16/09
16/09
16/09
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17/09
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16/09
16/09
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17/09
17/09
17/09
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17/09
17/09
17/09
17/09
17/09
17/09
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16/09
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98,460
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17/09
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112,350
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17/09 EUR
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Nome
Data Valuta
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174,920
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132,960
137,470
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154,620
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100,280
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109,573
115,437
116,444
24,832
5,771
120,821
9248,206
AUGUSTUM EQUITY EUROPE I
AUGUSTUM G.A.M.E.S. A
AUGUSTUM G.A.M.E.S. I
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114,930
153,220
110,470
114,940
153,190
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17/09 EUR
7,687
Nextam Obblig. Misto
17/09 EUR
6,289
BInver International A
17/09 EUR
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Cap. Int. Abs. Inc. Grower D
17/09 EUR
5,918
CITIC Securities China Fd A
17/09 EUR
5,416
Fidela A
17/09 EUR
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Income A
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7,515
International Equity A
17/09 EUR
6,833
Italian Selection A
17/09 EUR
5,339
Liquidity A
17/09 EUR
5,242
Multimanager American Eq.A
17/09 EUR
4,873
Multimanager Asia Pacific Eq.A
17/09 EUR
4,630
Multimanager Emerg.Mkts Eq.A
17/09 EUR
4,577
Multimanager European Eq.A
17/09 EUR
5,303
Strategic A
17/09 EUR
6,283
Usa Value Fund A
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PS - Absolute Return A
17/09 EUR
121,300
PS - Absolute Return B
17/09 EUR
110,570
PS - Algo Flex A
17/09 EUR
105,790
PS - Algo Flex B
17/09 EUR
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PS - BeFlexible C
16/09 EUR
102,610
PS - Best Global Managers A
16/09 EUR
106,690
PS - Best Global Managers B
17/09 EUR
111,450
PS - Best Gl Managers Flex Eq A
17/09 EUR
164,450
PS - Bond Opportunities A
17/09 EUR
122,760
PS - Bond Opportunities B
17/09 USD
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PS - Bond Opportunities C
16/09 EUR
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PS - EOS A
17/09 EUR
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PS - Equilibrium A
7,073
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110,510
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164,540
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102,520
123,090
94,470
17/09
17/09
17/09
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17/09
17/09
17/09
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16/09
16/09
16/09
16/09
17/09
17/09
17/09
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EUR
EUR
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EUR
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110,110
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31/07 EUR 536171,250
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6,816
17/09 EUR
10,444
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4973,964
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Piazza Affari
CORRONO STM E AUTOGRILL
MAGLIA NERA A POP. EMILIA
di GIACOMO FERRARI
Paralizzate dall’attesa per il
referendum sull’indipendenza
della Scozia, le Borse europee
hanno vissuto una seduta
volatile, ma nel complesso
positiva, scommettendo sul
successo dei no. Soltanto Piazza
Affari è terminata in sostanziale parità (+0,08%),
risentendo del nuovo taglio delle stime sul Pil italiano
ad opera questa volta del Fmi. È migliorato invece lo
spread (sceso a 134 punti base) nel giorno in cui la Bce
ha effettuato la prima operazione di rifinanziamento
delle banche. Sul listino italiano a correre di più è
stata StM (+2,96%) dopo le rassicurazioni del
management sul raggiungimento degli obiettivi nel
terzo trimestre dell’anno. Fra le blue-chips hanno
inoltre realizzato buone performance Autogrill
(+2,39%), Bpm (+2,22%), Atlantia (+1,43%) e
Finmeccanica (+1,24%). Digital Bros (+7,9%) è stata
invece la migliore del segmento Star, mentre in
assoluto spicca l’exploit di Class Editori (+10,32%).
Maglia nera infine per Popolare dell’Emilia Romagna
(-3,53%) su voci di una possibile incorporazione della
controllata Banco di Sardegna. Seguono Cnh
Industrial (-2,31%) e Monte Paschi (-2,04%).
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Sussurri & Grida
Poste in Borsa dal 2015, regole da cambiare
(a. bac.) La privatizzazione di Poste Italiane è prevista
per l’inizio del prossimo anno. Lo ha dichiarato ieri, a
margine di un evento a Milano, Fabrizio Pagani, responsabile della segreteria tecnica del ministero dell’Economia. «L’Italia sta cercando di privatizzare alcune delle più
grandi società del Paese, come Poste e Ferrovie Italiane. La
privatizzazione di Poste non avverrà quest’anno in quanto abbiamo alcune questioni regolatorie da risolvere, ma è
prevista all’inizio del prossimo anno» ha spiegato. Il riferimento è al contratto di programma e alla convenzione
con Cassa depositi e prestiti, quest’ultima però in dirittura d’arrivo. Pagani ha aggiunto che il governo sta lavorando sulla vendita di asset nei settori utility e real estate. «Ci
sono utility, specie nel settore del gas e dell’elettricità, che
sono piuttosto interessanti per gli investitori» ha concluso il capo della segreteria tecnica del ministero dell’Economia.
La proposta dell’Abi per la proroga dei
contratti e il «ni» dei sindacati bancari
(ri. que.) Al tavolo con il sindacato Abi propone una seconda proroga del contratto di categoria al 28 febbraio
2015 (l’accordo è in scadenza il 30 settembre). Le sigle del
settore rispondono con un «ni». Sì alla proroga ma a condizione che l’aumento a regime del vecchio contratto (170
euro) passi da elemento distinto della retribuzione alla
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(d. pol.) Ruggero Magnoni è stato confermato nel board della Compagnie financière Richemont. L’assemblea
ha rinnovato il suo mandato per un anno nella cabina di
regia del gruppo svizzero del lusso dove siede da otto anni. L’adunanza dei soci a Ginevra non è stata quest’anno
un evento di routine per uno tra i più grandi gruppi mondiali delle griffe, con un portafoglio marchi tra i quali
spiccano nomi come Cartier e Montblanc che contribuiscono agli oltre 10 miliardi di franchi di fatturato. L’appuntamento infatti ha segnato il ritorno al vertice del fon-
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Richemont, Magnoni resta in consiglio
datore Johann Rupert: 64 anni, origini sudafricane e un
business con radici forti in Europa. L’imprenditore ha infatti assunto la presidenza del gruppo fin qui guidato da
Yves André Istel, nominato tra i vice presidenti. «Quando
i tempi diventano difficili gli imprenditori tornano al comando dei loro gruppi», spiegano al quartier generale sul
lago Lemano. La conglomerata del lusso sta infatti soffrendo di un calo di vendite soprattutto in Asia, continente che aveva sempre trainato i suoi conti. La fotografia è
nei conti presentati due giorni fa a Ginevra che indicano
una crescita del 4% dei ricavi ad agosto, contro il +6% atteso e soprattutto contro le crescite ancora attorno al 10%
dei gruppi concorrenti. Ne soffre anche il titolo in Borsa,
che in una sola seduta ha lasciato sul tappeto il 3,7%. Si
vendono meno orologi di marca soprattutto in Cina, dove
la contraffazione è ancora elevata. Così i brand Piaget e
Van Cleef & Arpels mostrano un po’ di affanno. Un rallentamento che si fa sentire in quanto i due marchi raccolgono circa la metà del fatturato proprio nella Greater China
mentre gli Stati Uniti valgono il 15%. Così Rupert è tornato
al timone, dopo un anno sabbatico, e adesso conta su Magnoni, l’ex banchiere di Lehman, esperto di beni di lusso e
con buona visibilità sui mercati chiave. Il punto di partenza sarà riprendere in mano le redini della strategia in Medio Oriente e nella stessa Europa dove le vendite sono salite del 6% e soprattutto negli Usa che hanno dato la spinta
con un +12%. Il focus sarà anche sul rilancio di Cartier.
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parte stabile della busta paga. «Tutto ciò è già scritto nero
su bianco nel contratto appena scaduto, non possiamo
aprire un negoziato se non si rispettano nemmeno le regole definite in precedenza», mette un paletto Antonio
Megale, a capo della Fisac Cgil. «No ad altri sei mesi a costo zero per le banche — rincara Lando Maria Sileoni —
senza un’intesa su questo punto siamo pronti a valutare
mobilitazioni. E anche lo sciopero». Sulla stessa linea la
Uilca guidata da Massimo Masi («I lavoratori hanno rispettato gli impegni del contratto, l’Abi no») e la Fiba Cisl:
«Non accettiamo lo scambio salario occupazione», ha
detto il segretario generale Giulio Romani. Il 24 settembre
è in calendario un nuovo confronto. Nonostante tutto,
non mancano i margini per trovare un’intesa.
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Trovolavoro
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dal mondo della finanza
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Le società e i profili più gettonati
LE OFFERTE DI IMPIEGO, LE AZIENDE, GLI STAGE E LE BORSE DI STUDIO
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La classifica
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opportunità
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Le occasioni
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20
Private banker esperti
cercati da Credit Suisse
Esselunga
100 ricerche
Il mercato del lavoro internazionale è
caratterizzato da due dinamiche: una che
accomuna tutte le nazioni, l’altra invece
specifica delle diverse realtà. Lo sostiene
Giancarlo Pozzoli, international director
di Wyser, la società di ricerca e selezione
di profili di middle management di Gi
Group: «In generale in questo periodo si
cercano — e spesso non si trovano —
professionisti dell’information technology, dell’oil & gas e della salute e benessere
e a queste esigenze trasversali se ne affiancano altre locali tipiche dei diversi sistemi Paese».
Fra queste, secondo i dati sviluppati da
Wyser, svetta l’esigenza di business controller soprattutto in Brasile, Cina e Russia, nazioni dalla fiscalità complessa. La
domanda di digital manager è forte principalmente in Cina, che si propone di essere il secondo Paese più digitalizzato al
mondo dopo l’India, ma anche in Spagna
e in Russia. Le opportunità di carriera per
i professionisti dell’information techno-
I profili più ricercati
I Paesi Brics cercano business
controller. Forte domanda di
digital manager in Cina. Molto
pagati gli ingegneri in Brasile
logy arrivano con una intensità particolare dall’est europa, in particolare dalla
Bulgaria, Romania e Polonia in virtù del
boom del business IT in questi Paesi.
Non si arresta la richiesta di lean manufacturing manager e di ingegneri in
generale nei Paesi ad alto tasso di crescita
industriale. È il caso di Cina, Spagna, Polonia, Romania e Brasile. Emblematico il
fatto che in quest’ultimo Paese lo Stato
garantisca un salario minimo agli ingegneri neolaureati molto consistente
(6000 reals/mese, retribuzione che operai e impiegati non raggiungeranno forse
mai) per evitare la fuga di cervelli. Buone
ormai da qualche anno le prospettive
economiche e di carriera per gli export
manager, in Francia, Italia e Russia.
In Cina e in Spagna «va forte» anche
l’energy manager: a Pechino è richiesto
dalle aziende che per risolvere il problema del grave inquinamento cercano professionisti per razionalizzare fonti, processi e costi di utilizzo; nel caso spagnolo
in risposta a una legge del 2011 che obbliga le aziende pubbliche ad averne uno
in struttura.
Luisa Adani
© RIPRODUZIONE RISERVATA
100
Esselunga cerca un centinaio di
persone. Per i negozi si cercano
allievi per la carriera direttiva, per
responsabili, alla pianificazione e
alla macelleria, alla vigilanza,
sommelier e cassiere (questi per il
periodo natalizio). Per la sede:
conduttore di impianto, assistente
logistica operativa, responsabile
cash management, call center.
Candidature entro il 2 ottobre.
Professionisti che Unicredit
Private Banking vuole reclutare
6
Antal
Posti come private banker per
Banca Albertini Syz in Emilia
65 ingegneri
La società di ricerca internazionale
Antal International Italy seleziona
65 ingegneri per Italia ed estero
principalmente per profili di key
account manager, responsabili
tecnici, engineering manager,
production manager, sales manager
settore rail, proposal engineer,
technical sales engineer acciaio,
progettisti elettromeccanici senior,
direttori logistica. Contratti a tempo
indeterminato da 40.000 euro lordi.
Le banche cercano
150 supergestori
Ubi Banca
Mancano figure di private banker per i patrimoni più elevati
Se il sistema bancario italiano attraversa un periodo difficile, con redditività in
calo e alti costi strutturali, l’industria del
risparmio gestito se la passa benissimo e,
in particolare, le reti di promozione finanziaria. Ci sono ristrutturazioni profonde,
normativa più rigida è vero, ma il mondo
dei private banker scoppia di salute. Ma
chi è questo speciale relationship manager del settore creditizio?
«Sicuramente un commerciale, con
profonda conoscenza dei mercati finanziari, che fornisce ai clienti facoltosi supporto personalizzato per la gestione patrimoniale», riassume Marco Mazzoni, alla
guida dello Studio Magstat, specializzato
in consulenza e ricerca di personale nel
settore bancario. Alcuni banker si formano nel retail, sono stati direttori di filiale o
addetti ai titoli, altri nell’asset management (portfolio manager o direttore investimenti), altri ancora nel corporate finance. Non mancano poi ex consulenti
aziendali e revisori, ma qualunque sia il
retroterra culturale è indispensabile conoscere alla perfezione finanza, prodotti e
magari materie complementari, come
l’ottimizzazione fiscale, la consulenza in
opere d’arte, in materia di successioni ere-
ditarie e nel settore immobiliare.
Sul fronte impiego, fra i player con un
piano di reclutamento attivo citiamo Credit Suisse (20 opening con expertise),
UniCredit Private Banking (100 persone
nell’arco di un programma quinquennale
di espansione), Banca Albertini Syz & C. (6
vacancy in Emilia). E proprio il recruiting
sta stimolando positivamente il segmen-
Vela & networking
La regata degli Mba
(i.co.) Il 26 e 28 settembre si svolgerà a
Santa Margherita la «Rolex MBA’s
Conference&Regatta 2014», regata degli
Mba di tutto il mondo, organizzata dal
Sailing club di Sda Bocconi con Yacht
club italiano e la partnership di Rolex.
Vela, networking e confronto per tre
giorni per 400 tra studenti Mba & alunni
da 21 business school tra cui Harvard,
Mit, Ceibs (Cina), Esade, London
Business School, Insead, Wharton e Hec.
to, favorendo la mobilità del personale sia
fra le banche classiche», sia verso le reti di
promotori (Monster.it pubblica mediamente ogni mese circa 250 annunci, mentre Adecco ne ha al momento attivi una
quindicina).
I private banker si spostano dunque sia
per incontrare maggiore autonomia operativa sia per condizioni economiche più
favorevoli, visto che la crisi ha limato i benefit. Così spesso approdano alle divisioni
«wealth», che man mano vengono create
dai principali istituti per allettare i «paperoni», con offerte sempre più articolate. In
ogni caso, il professionista dovrà esibire,
in sede di colloquio, i soft-skill che gli
consentiranno una volta assunto di ampliare il proprio network e muoversi con
disinvoltura in ambienti elitari. «Infine,
oltre alle capacità relazionali, alle competenze tecniche e al continuo aggiornamento», spiega Alessandro Alessandrini,
Branch manager di Ubi Banca Private Investment, che ha 20 posizioni aperte su
Roma, «i nostri uomini devono avere un
notevole spessore morale, perché le persone vengono prima dei portafogli».
Donatella Giampietro
Gli interessati sono pregati di inviare dettagliato Curriculum Vitae a mezzo fax al 0522/731600, oppure per e-mail
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
PALERMO
Un riconoscimento nato a Palermo nel 1984, il premio Rosa
d’oro, creato su suggerimento di Jorge Luis Borges e dedicato
a personalità che hanno arricchito con la loro attività il
patrimonio culturale, artistico e letterario dell’umanità. Con
una particolarità, e cioè che tocca al premiato dell’ultima
edizione indicare il nome del vincitore della successiva, con
un ideale passaggio del testimone. Il premio Rosa d’oro di
quest’anno, alla XI edizione, va all’editore, saggista e
Il premio «Rosa d’oro»
a Roberto Calasso
dalle mani di Bob Wilson
scrittore Roberto Calasso (foto Giorgio Magister), indicato
quale vincitore dal regista Robert Wilson, che aveva a sua
volta ricevuto il riconoscimento nella precedente edizione.
Nell’albo d’oro della «Rosa» figurano (oltre allo stesso
Wilson) personalità come David Hockney, Yves Saint
Laurent, Eduardo Chillida, Peter Stein, Giulio Einaudi, Pierre
Boulez, Henri Cartier-Bresson e J.L. Borges, che ha dato il
nome al Premio. La cerimonia di conferimento si svolgerà a
Cultura
Palermo, nel Palazzo dei Normanni, il 22 settembre, durante
una serata alla quale parteciperanno tra gli altri anche Maria
Kodama Borges, vedova dello scrittore e presidente della
Fundación Internacional Jorge Luis Borges, i registi Roberto
Andò e Giuseppe Tornatore, Pierre Bergé, presidente della
Fondation Bergé , Malcolm Einaudi, presidente della
Fondazione Einaudi, l’architetto Madison Cox e lo scrittore
Frederick Vreeland.
Ilaria Ciseri direttrice del Bargello
La storica dell’arte Ilaria Ciseri è la nuova direttrice del
Museo nazionale del Bargello di Firenze. Succede a Beatrice
Paolozzi Strozzi di cui la Ciseri è stata vicedirettrice sin dal
2010. Nata a Firenze e laureata in Storia dello spettacolo, è
stata funzionario storico dell’arte presso la Soprintendenza
per il patrimonio artistico storico del Veneto.
Dialoghi Incontro con Bernardo Valli di cui escono da Mondadori gli articoli scritti dal 1956 ai nostri giorni
Vive nell’istante la verità della storia:
la scommessa del cronista è coglierla
Dal Vietnam al Medio Oriente, viaggi e avventure tra despoti e rivoluzioni
di CLAUDIO MAGRIS
L’autore
L
a verità — ha scritto
Mark Twain — è più
bizzarra della finzione. La grande Storia,
con le sue epopee le sue
speranze i suoi orrori, e la
piccola storia dei singoli individui, con le loro appassionate, comiche, dolorose
vicissitudini, sono un imprevedibile e inesauribile poema epico. Narrare non è solo inventare,
ma anche — e più bizzarramente — afferrare
momenti e destini personali e collettivi, fluttuanti e spesso travolti e sommersi nel fiume
violento degli eventi e dell’oblio. In quel melmoso e spesso insanguinato mare di sargassi
che è la Storia, la penna del vero scrittore arpiona volti e pezzi di una realtà viva e palpitante come un animale ferito.
L’immagine dell’arpione l’ha usata tempo fa
Bernardo Valli a proposito di Alberto Cavallari,
ma vale pienamente anche per lui, straordinario e geniale vagabondo tra le bufere del mondo, maestro fra i più alti di giornalismo che diventa vero scrittore senza indulgere a velleità
letterarie, ma affidandosi alla propria capacità
di cogliere, di capire (o di testimoniare la difficoltà di capire) e di rappresentare nelle varie
sfumature e con icastica evidenza la realtà fuggitiva e spesso terribile della Storia e delle storie. Valli ha l’artiglio del vero scrittore, che scava
nella realtà, come quando — ma è solo un
esempio — descrive il volto dell’originale gesuita che lo ha iniziato all’avventura e al richiamo
delle lontananze, volto che pareva «fatto nel
cuoio screpolato».
Il libro — a cura di Franco Contorbia, cui si
deve un intenso e acuminato saggio finale —
raccoglie articoli scritti in quasi sessant’anni
per i più importanti quotidiani. Viaggi nei crateri spesso infuocati dei vulcani del mondo —
dal Vietnam al Congo, dalla Cambogia alla Jugoslavia o all’ex Jugoslavia, da Parigi a Praga,
dall’Iraq alla Siria, dalla Cina all’Iran all’Afghanistan e a tanti altri luoghi del globo. Viaggi nel
cuore dei problemi e degli eventi, dalla mafia a
Mani pulite; incontri con sconosciuti o con mitici protagonisti epocali, indagati nel loro percorso politico e nei tratti e nelle pieghe del loro
volto. Ne nasce una specie di romanzo del mondo, che potrebbe continuare senza fine come
quest’ultimo o come le lasse dei cantari epici
recitati nelle piazze e nelle fiere medioevali. La
forza del libro consiste anche in una simbiosi di
profonda cultura nel senso forte del termine,
documentazione rigorosa e sanguigno piglio
narrativo.
«Il libro — gli chiedo — s’intitola La verità
del momento. Cosa intendi con questo termine?».
Valli — L’espressione spiega il mio mestiere
artigianale. Non faccio armadi o seggiole ma articoli: e come i primi possono finire a volte in
un museo, cosi gli articoli possono sopravvivere al giornale. Ma non esprimono la «verità assoluta», di cui hanno l’esclusiva la scienza esatta e la grande creazione artistica e letteraria, nonostante o proprio per l’immaginazione. Nel
tragitto cronaca-memoria-storia, la verità cambia più volte ad ogni tappa, schiava del tempo.
Dell’avvenimento di cui è testimone, il giornalista coglie soltanto un momento. Quella è la sua
verità. Come Fabrizio a Waterloo. Ma tu cosa intendi per verità nel suo rapporto col tempo?
Il libro di
Bernardo Valli,
«La verità del
momento.
Reportages
1956-2014»,
a cura di Franco
Contorbia, è edito
da Mondadori
(pp. 1.052, 35), disponibile
in ebook.
Palazzo di
Saddam
Hussein,
Bagdad,
Iraq, 2003
(Foto Franco Pagetti)
Magris — Credo che esistano alcuni valori
non negoziabili, che nessuna situazione può
rendere relativi: l’aria del tempo può far capire
come e perché sia avvenuta la Shoah, ma non
può giustificarla. Ma questa verità anche assoluta la viviamo nel tempo bruciato ed effimero
della nostra vita. Per capire veramente la Storia
occorre ritornare ogni volta a tutto quel groviglio di passioni, sofferenze che hanno concorso
a formarla, magari sconfitte e dimenticate ma
mai completamente superate dai risultati finali.
Dobbiamo misurarci ogni volta di nuovo anche
con quella verità del momento scomparsa o
sbagliata, ma che è stata viva e dunque in un
Nato a Parma
nel 1930,
Bernardo Valli
è un inviato
speciale esperto
di politica
internazionale.
Ha iniziato
al «Giorno»
nel 1956, poi ha
lavorato per il
«Corriere della
Sera» e per «la
Repubblica». Ha
vinto il Premio
Saint Vincent.
La svolta In passato aveva criticato l’uso «strumentale» di Auschwitz
Martin Walser: la Shoah è inespiabile
dal nostro corrispondente PAOLO LEPRI
BERLINO — È nei fatti un’autocritica, compiuta da un uomo
che nella sua lunga vita ha spesso cambiato idea ma non ha
mai ammesso di aver sbagliato. Sarà anche per questo che non
passerà inosservata. Martin Walser (nella foto), 87 anni, il
grande scrittore che aveva fatto discutere la Germania intera,
parlando, nel 1998, di Auschwitz come «clava morale» e della
memoria dell’Olocausto come «un esercizio che non dovrebbe
essere obbligatorio», è giunto oggi a conclusioni differenti e
ha rovesciato il suo pensiero come si può fare con una
medaglia in una mano. A suo giudizio, «le dimensioni della
colpa dei tedeschi nei confronti degli ebrei sono difficilmente
immaginabili ed è grottesco parlare di espiazione». Si tratta di
un debito perenne, assoluto e incondizionato. E non si può far
niente, o quasi, per limitarlo. Parole forti, contenute in un
saggio dedicato all’opera di uno dei più grandi interpreti della
letteratura yiddish, Sholem Yankev Abramovich, che sta per
arrivare nelle librerie tedesche e che «Die Welt» anticiperà
domani. L’omaggio a uno dei fondatori della moderna
letteratura ebraica è però lo spunto per una riflessione più
ampia sul marchio indelebile della responsabilità tedesca
nella Shoah. Quello che è stato compiuto non si potrà mai
dimenticare, sostiene Walser, e domina
la percezione del mondo e della storia.
Sono passati sedici anni da quel giorno
in cui l’autore di Un cavallo in fuga,
ricevendo nella Paulskirche di
Francoforte un riconoscimento tra i più
prestigiosi come il Friedenspreis, aveva
esordito dicendo: «Tremo per quello che
sto per dire». Fu effettivamente un
discorso controcorrente, in cui Walser
stigmatizzava «l’esibizione permanente della vergogna», utile
a suo parere per essere «strumentalizzata», e definiva
Auschwitz un mezzo di intimidazione e una minaccia. Nel
mirino anche il progetto del memoriale dell’Olocausto che
sarebbe sorto a Berlino, giudicato «un incubo grande come un
campo di calcio». La reazione dell’allora leader della comunità
ebraica tedesca, Ignatz Bubis, che accusò lo scrittore di essere
«un incendiario degli animi», fu molto dura. Ne nacque un
dibattito ampio, che coinvolse non solo gli intellettuali ma
un’intera nazione desiderosa di riflettere sul rapporto tra la
ricerca di normalità del presente e la terribile eredità del
passato. Di questo sicuramente Walser non si è mai pentito.
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certo senso rimane viva. Come scrive Joseph
Roth: «Il tempo mi ha dato ragione, il che non
significa che allora io avessi ragione».
Quando hai letto il mio libro Alfabeti, mi hai
rimproverato di non aver parlato, in quei saggi
sui libri della mia vita, dei Tre moschettieri.
Avevi ragione, ma ti ho risposto che non ne avevo parlato per lo stesso motivo per il quale secondo Borges uno scrittore arabo del deserto
non nomina il cammello, proprio perché è talmente parte della sua esistenza che non gli
sembra necessario menzionarlo. Ti ho anche
detto che da Dumas ho imparato a riconoscere i
mascalzoni… Sì, le nostre letture fondanti sono
comuni, dal Salgari dell’infanzia-adolescenza a
Stevenson, Dumas, Conrad, Kipling, Melville,
anche Ettore Fieramosca, che ho letto a nove
anni in vacanza al Lido di Venezia… con la differenza che tu la fuga e l’avventura le hai vissute,
le hai cercate e trovate nei luoghi più sperduti
della terra.
In questo tuo splendido libro si avverte, sia
quando ne parli esplicitamente sia quando ti
tuffi nel mondo, l’avventura, la disponibilità a
lasciar tutto e a partire in ogni momento per
chissà dove, l’apertura all’inatteso, anche quando c’è ragione di temerlo. Contorbia, nel suo incisivo saggio, ti definisce «un avventuriero disciplinato» — anch’io credo che l’avventura, la
fuga abbiano bisogno di rigore e di disciplina,
così come i pirati e i corsari delle avventure di
mare devono conoscere con precisione l’arte
della vela e l’uso del sestante, altrimenti il fascino dell’avventura è retorica sentimentale.
Valli — La curiosità spinge all’avventura: e il cronista, cacciatore di informazioni, grandi o piccole, serie o futili, è per definizione
curioso. L’aspetto avventuroso del mestiere è però in
gran parte svanito. Il reporter può essere un Bel-Ami,
un avventuriero nella versione meno nobile del termine, ma se subisce il candido fascino dell’imprevisto, è spesso frustrato. Il mondo sempre
più piccolo e invaso da turisti ha banalizzato il
viaggio. Nel nuovo grande spazio, l’informatica,
si muovono milioni di bloggisti. Tutti virtuali
cronisti. Per distinguersi e sopravvivere il reporter deve essere sempre più «disciplinato»,
deve conoscere l’arte del computer, come i corsari quella della vela, ma soprattutto imporsi il
rigore per non naufragare nell’oceano di informazioni.
Magris — Il tuo libro mostra come l’avventuriero possa essere contemporaneamente e forse necessariamente il cittadino politicamente
impegnato, il lucido, attento e colto difensore
della libertà e della democrazia. Il tuo libro è
anche un mosaico di mezzo secolo di storia
mondiale, dalla decolonizzazione alla caduta
dell’impero sovietico e alle vicende tumultuose
dei Paesi e nei momenti più diversi. In molti
tuoi scritti c’è un’appassionata, simpatetica partecipazione alle lotte rivoluzionarie di liberazione (Cuba, Vietnam, Algeria) unita a un’autocritica — che riguarda non solo te, ma molti di noi
— per non aver saputo spesso vedere in tempo
il potenziale autoritario di quei movimenti di liberazione…
Valli — Il reporter è portato a esaltare il ribelle che si batte contro i potenti. Pensa di rado a
quel che farà il ribelle una volta al potere. Ho
commesso per questo tanti errori. È il rischio
implicito alla verità del momento. Non sempre
si sa distinguere il fanatismo o misurare il livello culturale, civile di un movimento politico o
di guerriglia. Il passato e il presente vanno guardati con ponderatezza. Ma i momenti migliori
sono quelli della passione. Il rispetto dei fatti e
l’equilibrio tra fatti e commento restano alla base del giornalismo, ma questo non significa
una rinuncia all’impegno. Cioè a te stesso. A
quello che sei.
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Terza Pagina 57
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Estetica Dorfles riflette sull’«Ombra della sera», la statuetta che più influenzò l’artista svizzero
Elzeviro
Il nuovo saggio di Maurizio Ferraris
L’ENIGMA NIETZSCHE
ABITA NEL FUTURO
di ARMANDO TORNO
C
on il titolo Volontà di
potenza si è cercato di
definire l’ultima opera,
della quale sono rimasti frammenti, di Friedrich
Nietzsche. È d’obbligo in tal caso utilizzare termini dubitativi,
ché ci sono almeno cinque sistemazioni tra loro diverse del
possibile libro. Non le elencheremo, aggiungiamo soltanto
che l’edizione critica, curata da
Colli e Montinari e tradotta da
Adelphi, scelse di pubblicare
per la prima volta quanto di
Nietzsche era rimasto di quel
superbo progetto. In ordine
cronologico. Lacerti, appunti,
schemi di lettura, frasi lasciate
tronche, tutto.
Senonché tale scelta andava
a scontrarsi con la più nota edizione della Volontà di potenza,
ovvero quella curata da Elisabeth Förster-Nietzsche e Peter
Gast nel 1906 (tradotta in italia-
❜❜
Nel suo pensiero
si percepiscono
in filigrana
le grandi tragedie
del Novecento
no nel 1927), che si presentava
con 1.067 paragrafi. Su di essa
pendeva l’accusa di arbitrarietà; o meglio: ricostruzione con
censure irrispettosa del pensiero del filosofo, assemblata
con malafede. Comunque, lo
stesso Nietzsche aveva indirizzato all’amico e compositore
Gast uno dei suoi ultimi biglietti. Era ormai immerso nella follia, si firmò «Il Crocifisso».
Nel 1992 presso Bompiani,
Maurizio Ferraris e Pietro Kobau ripubblicarono la Volontà
di potenza nell’edizione curata
dalla sorella e dall’amico, sottolineando che è quella autentica dell’opera, che non venne
contraffatta, che ha seguito le
indicazioni del filosofo. Ferraris, inoltre, offrì una spiegazione di questa scelta nel saggio
La questione dei testi, contenuto in Guida a Nietzsche (Laterza 1998). Le reazioni non si
fecero attendere, ma codesto
discorso lo abbiamo cominciato non per offrire un inventario
delle controversie bensì per segnalare un libro dello stesso
Ferraris di notevole interesse:
Spettri di Nietzsche (Guanda,
Giacometti tra gli Etruschi e noi
Un contemporaneo a proprio agio di fronte all’antichità
di GILLO DORFLES
pp. 272, 18). Un lavoro che ripercorre la vita del pensatore
senza adeguarsi alla cronologia, ma enucleandone grandi
momenti, creando delle stazioni di riflessione che vanno
dalla Torino della follia alla Sils
Maria della Volontà di potenza,
dall’universitaria Basilea alla
Silvaplana dell’Eterno ritorno.
Un itinerario ricco di stimoli e
pensieri. Una Volontà di potenza applicata alla biografia. Parte dalla lapide posta sulla casa
di via Carlo Alberto 6 a Torino,
dove finì la «vita cosciente» di
Nietzsche, in cui ora c’è lo studio del commercialista dello
stesso Ferraris. Il quale, oltre
ad essere brillante e non scontato, ha il vantaggio di pagare
le tasse «nella stanza di Zarathustra».
Il libro è godibilissimo anche per i non addetti ai lavori,
comunque offre una quarantina di pagine di riferimenti bibliografici per chi desiderasse
approfondire. Ma non è soltanto la vita o il personaggio di
Nietzsche che queste pagine
trattano: in esse, per utilizzare
una locuzione del sottotitolo,
si vedono in filigrana, o direttamente, le anticipazioni delle
«catastrofi del Novecento».
Quel filosofo impazzito nei
giorni del Natale 1889 aveva capito quanto sarebbe successo,
anche se i suoi libri allora non
trovavano un pubblico e sovente finivano al macero.
Ferraris, dopo aver proposto
un tema di riflessione, immette Nietzsche nel futuro (a volte
parte dal passato remoto, come
con Platone) e trae conclusioni
decisamente interessanti. Se il
capitolo «Rapallo, 20 gennaio
1883» può intitolarlo Nuovo cinema Zarathustra, è altresì vero che dal Tigullio egli vi porta,
tra suggestioni darwiniane o
tra le pagine dell’esemplare dei
Saggi di Emerson (dove si notano alcune sottolineature),
entro suggestioni cinematografiche (non manca Al di là
del bene e del male della Cavani) o dinanzi agli «spettri di Hitler». Nietzsche, in altri termini, si comprende macinando il
futuro.
Morale della storia: questo
libro di Ferraris offre un metodo per capire meglio quell’enigma che chiamiamo Nietzsche. Un filosofo che si contraddice, che non propone un
sistema, che non crede quello
che noi crediamo di lui. Da maneggiare con cura. Senza troppa filologia, per favore.
sta nella culla dell’infante con lo scopo di farlo crescere rapidamente,
non sarebbe facile giustificarne
l’anomalia dimensionale; mentre in
questo modo cade ogni stupore per
l’insolita sagoma dell’opera d’arte.
Si dirà che se questo vale per dei
capolavori datati, non vale invece
per le sculture di Giacometti mentre
è certo che l’autore dei nostri giorni
può «permettersi» quello che gli autori del passato non si concedevano.
Del resto, non si dimentichi, per
quanto appartiene alle «ombre della
sera», di considerarne il valore magico simbolico come è appunto
quello di agire sulla crescita dell’infante.
Il problema più squisitamente critico che si presenta tanto a chi conosce bene le «ombre della sera»
quanto a chi per la prima volta le in-
B
asterebbe una brevissima sosta a Volterra — una delle cittadine medievali meglio conservate della Toscana etrusca
— per permetterci di recuperare le
fila del discorso (che non sarà mai
cancellato) riguardo alle ovviamente
famose statuine allungate definite
ormai popolarmente «ombre della
sera»; che sono state più volte alla
base di una disputa, non solo sulla
loro esteticità, ma sul fatto che le loro sagome, così anomale rispetto alle misure convenzionali, abbiano
potuto influenzare il grande scultore
italosvizzero Alberto Giacometti nella sua ben nota opera bronzea
L’homme qui marche, spesso estremamente allungata rispetto alla normale dimensionalità umana.
La disputa, che ormai si trascina
da quasi mezzo secolo, e che ha dato
filo da torcere a numerosi studiosi, è
favorevole a considerare spontaneo
il rapporto istituito tra le «ombre» e
l’opera di Giacometti; la quale per altro ancora una volta ripropone il
quesito sulla effettiva valenza del
singolo «gusto» nella valutazione di
un’opera d’arte contemporanea o antica che sia. Naturalmente il giudizio
circa le «ombre della sera» sarà sempre favorevole ad accettare quel tipo
di operazione che si avvicina al nostro tempo, proprio per la discrepanza dall’epoca della sua produzione.
Eppure, di fronte a capolavori
«antichi», non si potrà certo sollevare un problema del «gusto». Nel caso tuttavia delle «ombre della sera»
si tratta di un’opera di cui non va dimenticato l’aspetto simbolico e magico che la informa. Se non fosse noto che la statuetta allungata era po-
Da sinistra: reperto etrusco di «Portatore d’acqua», Museo Guarnacci, Volterra; Alberto Giacometti, L’homme qui marche II, bronzo, 1960, collezione privata (© Fondation Giacometti Paris )
contra, è soprattutto il carattere generalizzato delle stesse: come appaiono dal punto di vista estetico queste figurine allungate!
Si dirà che possono far pensare a
un’opera surrealista; ma è ovvio che
basta la loro tessitura e costruzione
plastica a denunciarne la provenienza antica. E allora l’inquietudine che
la loro anomalia dimensionale provoca fa sì che si tenda a non considerarla come positiva, ma come un errore dell’artista. Al contrario, credo
che la nostra «fede» nella autenticità
di qualsiasi opera d’arte del passato
escluda ogni dubbio. Anche contro
qualsiasi argomentazione razionale
del nostro giudizio.
Analogamente la giustificazione
«simbolica» attribuibile alle «ombre della sera» e la «non giustificazione» (da parte di un incompetente) per quanto riguarda l’opera di
Giacometti, evidenzia il fatto che ai
nostri giorni tutto è permesso nel
settore estetico, mentre non lo era
(per fortuna) nel caso dell’antica
Etruria. Ancora una volta siamo portati ad accettare ogni «sbaglio» ossia
ogni anomalia, quando si tratta di
un’opera certamente autentica. Non
solo, ma di accettarla senza nessun
disagio; mentre dinanzi a una statua
di Giacometti, proveremo un leggero dubbio per la sua originalità dimensionale.
Ho sistemato una «mia» Ombra
della sera — da poco conquistata —
accanto ad altre sculture di artisti
contemporanei: nessun contrasto a
parte la «patina» del vetusto bronzetto; che forse significa come le insolite dimensionalità di un’opera
d’arte davvero autentica non possono mai suscitare disagio o proteste
del «buon gusto» vigente.
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Satira Comico e crudele il primo romanzo dello svedese Lars Berge
C’è un ninja nascosto in magazzino alla ditta Helm Tech
di GIULIA BORGESE
D
entro un enorme edificio a venti minuti da
Stoccolma ci sono gli uffici della Helm Tech,
una fabbrica di caschi per ciclisti. In uno dei
tanti box convivono tre impiegati che dovrebbero
essere «creativi», addetti cioè a inventare nuove
pubblicità capaci di far lievitare le vendite. Dei tre la
sola che lavora è una ragazza un po’ ubriacona che si
chiama Pukka e ha un bellissimo sedere. Degli altri
due, uno spende il suo tempo, e i soldi dell’azienda,
a fare telefonate più che bollenti a un numero
erotico, mentre il terzo, Jens Jensen, studia tutte le
maniere possibili per non fare niente. La noia della
sua vita ordinata, banale e sempre uguale, aggettivi
che si riferiscono anche alla sua compagna, lo
spinge a inventare finalmente qualcosa: il modo
migliore per scomparire. Tanto più che lo minaccia
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in esclusiva assoluta
il Sottomarino Meccanico
un’arma segreta e diabolica
un’inattesa promozione che, forse, lo
costringerebbe a lavorare per davvero. Si compra
dunque una tuta elastica nera, un passamontagna
che lascia visibili soltanto gli occhi, una lampada
frontale, un sacco a pelo e una piccola tenda. Una
cartolina con due renne sullo sfondo di una
montagna inaccessibile, spedita ai suoi colleghi con
la scritta «A mai più rivederci», sarà determinante
per raggiungere il suo scopo. In verità il
nascondiglio che sceglie è una stanza del suo stesso
ufficio, un magazzino, in cui nessuno entra mai. Ci
arriva strisciando dentro i tubi dell’aria
condizionata. E così, travestito da uno di quei
guerrieri giapponesi tutti neri che si chiamano
Ninja, comincia la sua vita che comprende anche il
boicottaggio della Helm Tech, messo in pratica notte
dopo notte quando scende negli uffici per nutrirsi e
per bere alle macchinette distributrici. Il bello è che
né i colleghi né i direttori si accorgono della sua
assenza… Si tratta dunque di una satira, a momenti
quasi crudele, a momenti comica («Riderete da
matti!», dice forse con un po’ troppa enfasi la scritta
di copertina) delle nevrosi da ufficio e del mito della
produttività. È questo il primo romanzo di Lars
Berge, giornalista e film maker che nella foto ha un
volto così accigliato da far credere che l’idea di
sparire sia nata nella sua testa prima ancora che in
quella del suo personaggio. Il quale comunque vive
una serie di avventure stratosferiche, guidato da
uno strano tizio che sembra Batman in miniatura e
che ha fondato la società segreta degli scomparsi. E
pare che lassù in Svezia siano davvero tanti.
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Il romanzo: Lars Berge, «Ninja in ufficio», traduzione di
Margherita Podestà Heir, Bompiani, pagine 314, 18
58
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Eventi
UNA MOSTRA
A GENOVA
L’appuntamento Da domani a
Palazzo Ducale con alcuni inediti
L’esposizione I quadri più celebri
della coppia e 80 fotografie
Messico
& amore
Le tele di Frida Kahlo e Diego Rivera
Una lunga storia di estasi e dolore
F
rida Kahlo l’artista star,
tra Messico e Hollywood. Frida con le sopracciglia ad «ala di gabbiano» e gli occhi neri, come quelli
di Salma Hayek che la interpreta nel film biopic di Julie Taymour (2002). Frida e i ritratti
che urlano dolore e strazio bestiale, le collane di spine al posto di perle e oro, incorniciata
da belve e fiori carnivori... Basta
il suo nome a rendere imperdibile una mostra. L’ultima, a Roma, alle Scuderie del Quirinale,
ha messo in coda, tra marzo e
agosto, oltre 330 mila visitatori.
E chissà quanti ne farà adesso
che riapre a Genova, identica
per quanto riguarda gli apparati Kahlo, ma con l’aggiunta di
un consistente corpus di tele e
disegni di Diego Rivera, il grande pittore, nonché marito di
Frida (si sposarono nel 1929,
divorziarono nel 1939 e si risposarono nel 1940). Perché
non si può comprendere Lei se
non si fanno i conti con Lui, il
complice, la parte mancante,
l’altra metà della mela.
È questo il fil rouge di «Frida
Kahlo. Diego Rivera», la mostra
che apre domani a Palazzo Ducale, curata da Helga PrignitzPoda, a cui si devono, oltre a
uno strepitoso accrochage dei
celebri murales sugli edifici
pubblici del Messico, ai ritratti
della figlia Ruth e della devota
collezionista Natasha Gelman,
molto glamour in abito bianco
e calle, anche due dei taccuini
(inediti) realizzati da Rivera
durante il suo grand tour in Italia nel 1920. Con la curatrice
collaborano la pronipote di Frida, Cristina, che, col nipote di
Diego, Juan Coronel Rivera (figlio di Ruth, nata dal matrimonio di Rivera con Lupe Marin, e
del pittore Rafael Coronel Arroyo), ha redatto la parte fotografica. Sono circa 80 scatti di
fotografi, amici di Frida e Diego
(22 e 43 anni quando si conoscono): Nickolas Muray, Manuel e Lola Alvarez Bravo, Florence Arquin e Leo Matiz. «Non
ho conosciuto Frida, che è
scomparsa a 47 anni nel 1954,
ma da bambina ho abitato nella
“Casa Azul” costruita da suo padre Guillermo. La loro era una
famiglia di donne “brave” (in
spagnolo significa forti, valenti). La bisnonna Cristina era
una provocatrice. Teneva un
piccolo revolver infilato nella
scollatura. Una volta intervenne a difendere Diego, partì un
colpo. Frida era allegra, raccontava barzellette. E poi, aveva
una maniera speciale di parlare, inventava giochi di parole
che mescolavano messicano e
caratteri cirillici», racconta Cristina, che è nata nel 1960 da
Antonio Pinedo Kahlo, e dunque è pronipote di nonna Cristina, la sorella preferita di Frida, ma anche la causa (nel
1935) di una feroce sbandata di
Diego. Frida la prese malissimo, tentò il suicidio. Premonitore del dramma, un dipinto, Il
sogno o Autoritratto in sogno,
del ‘32: si vede l’effigie di Diego
aleggiare sopra Frida che giace
addormentata, nuda, sul letto.
Dalla sua testa fuoriescono filamenti di pensieri amorosi che
avviluppano l’immagine dell’uomo, in un abbraccio d’amore e morte.
Il loro rapporto
Diego Rivera (1886-1957),
pittore e muralista messicano
(sopra, in un ritratto della Kahlo
del 1937), conobbe la giovane
Frida (1907-1954) nel 1922 e la
sposò sette anni dopo. Una vita
fatta di passione ma anche di
continui reciproci tradimenti (lei
— in alto il suo «Autoritratto con
collana» del 1933 — ebbe
amanti di entrambi i sessi, tra cui
Trotsky, André Breton e Tina
Modotti). Le nozze terminarono
con il divorzio nel 1939. Ma poi
seguì un nuovo matrimonio
appena l’anno dopo. Dopo la
morte di Frida, Rivera si risposò
con Emma Hurtado
Una coppia divisa fra estasi e
dolore. Nell’Autoritratto come
Tehuana (o Diego nei miei pensieri), del ‘43, gli occhi magnetici, i capelli raccolti con nastri
di seta bianca, c’è ancora Diego,
disegnato come uno demone
osceno, dentro la sua fronte
squarciata. Lui la tradiva senza
risparmio. Oltre alla sorella, ci
furono collezioniste e attrici famose, come la francese Paulette
Goddard e la messicana Maria
Felix. Frida si vendicava concedendosi a uomini e donne,
compresa la bellissima Modotti, la fotografa italiana arrivata
in Messico con Edward Weston. Con gli anni i due amanti
troveranno una sorta di alleanza. I giorni dell’ira perderanno
la loro carica esplosiva, l’amore
battagliero diventerà una tenace «amistad» (amicizia).
«Ho sempre dipinto la mia
realtà. Non i miei sogni», risponde al padre del Surrealismo André Breton, rimasto
tanto colpito dai suoi ritratti (in
particolare dal suo autoritratto
per Trotzky, il rivoluzionario
russo assassinato in Messico
nel 1940) da considerarla «una
surrealista creatasi con le proprie mani». Ma lei si considerava un’artista senza etichette.
Era nata a Coyoacán il 6 luglio del 1907, ma si era tanto
appassionata alle barricate
messicane contro la dittatura di
Victoriano Huerta, da sostenere
di aver visto la luce nel 1910,
l’anno della rivoluzione. Figlia
di un tedesco, Wilhelm Kahlo,
fotografo immigrato in Messico
dalla Germania, e di Matilda,
meticcia messicana. Due genitori sempre in pena per la loro
bambina. Destinata a una vita
di sofferenze, culminate nel
tremendo incidente che, a 18
anni, aggrava i problemi cronici da spina bifida, scambiata
per poliomielite: l’autobus su
cui viaggiava col fidanzatino
Alejandro Gómez Arias, leader
del gruppo di studenti rivoluzionari Los Cachuchas, si scontrò con un tram e un corrimano
le trapassò un’anca. I postumi
di quell’incidente la obbligheranno a sottoporsi a 30 interventi chirurgici.
Inchiodata a un letto, il corpo
bloccato nel busto, Frida comincia a dipingersi riflessa in
uno specchio. Fa autoritratti, ex
voto, retablo, dove si fondono
sensualità, masochismo, disperazione e passione. Uno scenario che si ripete ossessivo in
tutti i suoi quadri. La pittura fu
la sua terapia.
Melisa Garzonio
© RIPRODUZIONE RISERVATA
L’intesa
Frida Kahlo e Diego
Rivera, ritratti a
Tizapán (Messico)
nel 1937 dal
fotografo di origini
ungheresi Nickolas
Muray. Noto per i
suoi ritratti alle
celebrità, per un
certo periodo
fu anche amante
della pittrice
La pronipote Cristina e la presenza alla rassegna dei discendenti
Riunione di due famiglie: «Insieme dopo 38 anni»
F
rida e Diego: un rapporto complicato. «Ma quale rapporto d’amore non
lo è? In realtà si amarono alla follia». Capelli color ebano, occhi neri, le
sopracciglia folte come quelle della celebre «zia», Cristina Kahlo Alcalá,
(foto accanto) figlia di Antonio e pronipote di Frida, è a Genova per la
mostra-evento. Con lei sono arrivati, dalla Spagna e dal Messico, la sorella
Marian, il fratello Juillermo, il marito Daniele De Laborde e il loro figlio
Rodrigo. «È bello ritrovarsi. Non succedeva da 38 anni, da quando, nel 1986,
io e Juan Rafael Coronel Rivera, nipote di Diego, decidemmo di fondare
insieme la Fotogaleria Kahlo-Coronel. Un’idea pionieristica, era la prima
galleria privata del Paese specializzata in fotografi messicani e stranieri
attivi a Città del Messico». La famiglia di Diego sarà rappresentata a Genova
dalla figlia Guadalupe Rivera e dal nipote Diego Lopez Rivera.
(Mel. Ga.)
Lo scenario Tra il 1920 e il 1940 il Messico riorganizzò Stato e cultura popolare
Quel caldo ventennio di arte e politica
tra rivoluzione e sogni dipinti sui muri
di ROCCO COTRONEO
D
alle utopie rivoluzionarie
alla nascita del Messico moderno, il periodo che vede
l’esplosione del movimento
rappresentato da Diego Rivera e Frida Kahlo è un esempio della frequente coincidenza nella Storia tra
fermento politico e artistico. Se i
muralistas e gli altri grandi intellettuali dell’epoca siano stati figli sinceri del loro tempo, o appena astutamente cooptati dal potere, è un dibattito che si trascina fino ai giorni
nostri: restano però le straordinarie
produzioni di quel ventennio, tra il
1920 e il 1940. Mentre il mondo vive
il confronto tra totalitarismi e democrazia che culminerà nella guerra, il
Messico cerca una sua strada. Influenzata certo dai grandi eventi, ma
autonoma. In politica e nell’arte.
La Rivoluzione messicana scoppiata nel 1910 era stato un periodo
confuso di rivolte militari, contadine
e indigene; assassini politici, ingerenze dall’estero, parole d’ordine disparate contro il postcolonialismo e
l’eredità controriformista della Conquista. La ricostruzione dello Stato
L’esule più famoso
Trotsky, in fuga dallo stalinismo, fu
accolto da Rivera e Kahlo nella Casa
Azul di Cocoyan. Quando andò a
vivere altrove fu ucciso da un sicario
inizia con la presidenza di Alvaro
Obregón (1920-1924). È un generale, come lo saranno altri presidenti
del secolo, l’esercito è con lui, ma
riesce ad isolare i vari caudillos locali
sorti con la rivoluzione e dedicarsi
alla politica, l’economia e l’istruzione. Il ministero di «Educacion Publica» affidato nel 1921 a José Vasconcelos è una svolta. Oltre alla campagna massiccia di alfabetizzazione —
l’idea che i maestri rurali diventino i
nuovi missionari nelle campagne —
viene riorganizzata la scuola su una
base di orgoglio nazionale ed esaltazione della cultura popolare messicana, meticcia e separata dai modelli
stranieri. Quando chiama Rivera a
collaborare con i suoi progetti, Vasconcelos crede all’idea dell’arte
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Eventi 59
italia: 51575551575557
La guida Il Palazzo Ducale di Genova ospita
da domani all’8 febbraio Frida Kahlo e Diego
Rivera, mostra promossa da Carispezia
ed Enel (catalogo Skira) dedicata alla vita
e all’opera dei due artisti messicani (sono
presenti 80 fotografie e 130 quadri). Info:
tel. 010/9280010, www.fridakahlogenova.it
Gli eventi collaterali Molte le occasioni per
approfondire i temi della mostra, come il ciclo «Il
mondo di Frida Kahlo e Diego Rivera» (4 incontri
tra il 20/10 e il 13/1) o «Frida Kahlo e Diego
Rivera: un volto, un segno», incontro con la
grafologa Maria Teresa Morasso (17/11),
entrambi nella Sala del Minor Consiglio. Al cinema
Misticismo e panteismo A sinistra, «L’amoroso abbraccio dell’universo, la terra (Messico), io, Diego e il
signor Xolotl» di Frida Kahlo (1949); sopra, «Dia de los
muertos» opera di Diego Rivera del 1944: questa scena è ambientata tra il primo e il 2 novembre, Giorno
dei morti, una festività che invita al raccoglimento ma
che è, secondo Diego, anche piena di spensieratezza
Sivori, dal 23/9 al 21/10, il ciclo «Frida e il cinema
messicano» («Frida», «Frida naturaleza viva», «La
gabbia dorata», «La zona» e «Post tenebras lux» i
titoli), mentre per il teatro vanno in scena «Viva la
vida!» (Teatro Cargo, 12/12), «FRIDAfferrata alla
vita» (28/12) e «Frida. Euforia di una vita!»
(17/1), entrambi a Palazzo Ducale.
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Simbologia e partecipazione Sopra, di Frida Kahlo «Autoritratto al confine fra il Messico e gli Stati Uniti d’America»
(1932) e, accanto, un particolare del mural «Ballata della rivoluzione proletaria» di Diego Rivera. Rivera dipinse Frida
Kahlo nelle vesti di una militante comunista che distribuisce
armi agli insorti nella sezione «Insurrezione» della serie di
murales intitolata «Ballata della rivoluzione proletaria»
La vita segreta La sua produzione è spesso ridotta a diario intimo. Invece le servì per trasfigurare le contraddizioni
Il mito creato con una maschera ambigua
Frida usò passioni e malanni anche per costruire un personaggio da rotocalco
di FRANCESCA BONAZZOLI
«N
on dal volto si
conosce l’uomo,
ma dalla maschera», scriveva
Karen Blixen in una delle più affascinanti storie da lei inventate,
«Diluvio a Norderney». Una lezione che Frida Kahlo, come
ogni grande artista, conosceva
bene. Lungi dal mettersi a nudo,
nei suoi oltre 55 ritratti, quasi
un terzo di tutta la sua opera, ci
ha mostrato la maschera di Frida, personaggio da lei accuratamente recitato in una pièce che,
ad un certo punto della carriera,
ha previsto una parte anche per i
rotocalchi, moltiplicatori di notizie sulla strana coppia che Frida formava con il celebre pittore
muralista Diego Rivera. Nel tentativo di interpretare in chiave
biografica i suoi quadri, sono
state scritte migliaia di pagine e
naturalmente la lettura psicoanalitica, o pseudo tale, ha avuto
la parte maggiore. Eppure, se
Frida non fosse stata sempre vol u t a m e n te a m b i g u a , n o n
avremmo esegesi così discordanti, addirittura in contrasto
l’una con l’altra, al punto da apparire alla fine come ridicoli
esercizi di non senso.
A spiazzare i chiosatori pro-
Una sofferenza ostentata
A sinistra, Frida Kahlo mentre dipinge «La mia famiglia»
nel 1950, quando le sue
condizioni si erano aggravate. Sopra, «Frida e l’aborto»,
sua litografia del 1932
Ambivalenza
Dal matrimonio all’aborto
si mostrava come vittima
ma in realtà prendeva
decisioni controcorrente
pubblica come pilastro dell’educazione. Iniziano dunque i murales sugli edifici, con libertà totale agli artisti.
Molti di loro restano rivoluzionari
e comunisti — mentre il Messico di
quegli anni è piuttosto un impasto di
fessionisti è soprattutto il fatto
che pochi artisti, prima di Frida,
hanno dipinto il corpo femminile al di fuori del consueto ruolo di modella e ancor meno sono
quelli che l’hanno utilizzato per
descrivere temi come l’aborto,
operazioni chirurgiche o, persino, la nascita dell’artista stessa.
La francese Louise Bourgeois, in
America, stava facendo qualcosa
di simile; ma mentre lei lavorava
sulle ferite della psiche, la Kahlo
guerra civile spagnola, ed è proprio
il suo rapporto personale con Diego
Rivera a permettere che il Messico
accolga in esilio anche Lev Trotsky,
in fuga dallo stalinismo. L’artista lo
ospita nella Casa Azul di Coyoacán,
dove vive con Frida Kahlo, riesce a
aveva abbondante materiale per
affrontare i traumi del corpo, il
quale le si presentava come un
continuo ostacolo. A sei anni fu
colpita dalla poliomelite che la
costrinse a letto per nove mesi e
le lasciò una zoppìa che le valse
il soprannome di «Frida gamba
di legno» da parte dei compagni
di classe. A diciotto anni l’autobus su cui stava viaggiando venne investito da un tram e nella
collisione un corrimano le tra-
garantirgli una certa protezione. Fino a quando il pensatore russo non
andrà vivere in un’altra casa della
città e finirà vittima di un sicario stalinista, che lo uccide a picconate nel
1940.
È assai distante il Messico di que-
fisse la schiena procurandole
danni permanenti. Nel 1930 i
medici le consigliarono di abortire per non compromettere le
già fragili ossa del bacino. Seguirono altri due aborti, un’operazione al piede destro, sette interventi alla spina dorsale con
convalescenze che le procuravano «vomito costante e dolori
cronici», dolorose infezioni e
una cancrena alla gamba, amputata nel 1953. Infine una pol-
gli anni dalle convinzioni trotskiste
di Rivera, o da quelle più filosovietiche della Kahlo. Lo Stato si va riorganizzando su un blocco di potere tra
militari, politici, agrari e sindacati
che ha creato una curiosa comunanza tra ideali rivoluzionari e poteri
monite la portò alla morte nel
1954. Ma Frida era troppo intelligente, troppo manipolatrice e
troppo artista per pensare di fare dei suoi quadri un semplice
diario, una specie di irrazionale
sfogatoio. Al contrario, le immagini le servivano per trasfigurare, sublimare, raccontare.
In una parola imbrogliare. Prendiamo per esempio «Ospedale
Henry Ford», che ha per tema
l’aborto. Tutto, e il suo contrario, è stato detto sui simboli che
compaiono nel quadro e sul desiderio frustrato di maternità.
La verità è che Frida, nello stesso tempo, nel diario scriveva
quanto fosse infastidita e stanca
di sopportare nausee e disturbi
della gravidanza e quando i medici le prescrissero il riposo assoluto, lei decise invece di prendere lezioni di guida. La stessa
ambivalenza che manifestava
verso il matrimonio: da una
parte rappresentava se stessa
come la moglie devota nell’autoritratto con il marito cui lascia
tenere in mano una tavolozza riservando per sé l’aspetto di fragile mogliettina. Dall’altra non
rinunciò mai ai suoi incontri bisessuali, al fumo, all’alcool, alle
droghe, al parlare osceno, lasciandosi insomma andare a
comportamenti tutt’altro che da
che si autoperpetuano. È nato l’ibrido Pri, il Partito rivoluzionario istituzionale, che resterà al governo per
70 anni senza quasi opposizione,
dove il presidente nomina il suo successore e il voto popolare è quasi una
formalità. La «dittatura perfetta» co-
Felice contaminazione
L’arrivo di circa 40 mila rifugiati
repubblicani della guerra civile
spagnola accese la vita
culturale di Città del Messico
populismo e corporativismo forse
più vicino al fascismo europeo —
ma la scintilla tra politica pubblica e
arte sociale scocca ugualmente. L’altro grande presidente dell’epoca, Lazaro Cárdenas (1934-1940), è più a
sinistra, legato ai movimenti sociali
e sindacali: le missioni culturali proseguono e il legame con gli artisti si
rafforza. Cárdenas apre le porte a
40.000 rifugiati repubblicani della
Asilo politico L’arrivo in Messico dei coniugi Trotsky nel
gennaio ’37. Da sinistra la moglie di Leon Trotsky, Natalia, Frida Kahlo, Leon Trotsky e Max Schachtman, capo
del comitato comunista americano; a sinistra un particolare del murale di Diego Rivera che raffigura Trotsky con
Marx e Engels (1935)
moglie borghese. Non fu mai
una sottomessa, sebbene pretendesse di giocare la parte della
povera moglie tradita dal marito
macho le cui avventure erotiche
erano ben documentate dai rotocalchi.
Sebbene nei dipinti costruisse di sé un’immagine di donna
dei dolori, molti amici dell’artista sostengono che Frida lacerava le ferite e aggravava le conseguenze delle operazioni per manipolare sadicamente l’attenzione del marito e per amplificare
la leggenda del suo personaggio. Fin dall’adolescenza la
Kahlo manifestò nella vita privata il rifiuto delle norme convenzionali che riguardavano il
La sua salute
Secondo gli amici,
lacerava le ferite per
manipolare sadicamente
l’attenzione del marito
sesso femminile, e tuttavia pubblicamente mantenne un basso
profilo: di fatto anche lei era un
macho messicano, ma lasciò
questo ruolo pubblico al marito.
Frida non era una fredda calcolatrice. Era un’artista che, come tutti coloro che possono fregiarsi di questo titolo, sapeva
controllare il proprio linguaggio
dando una forma alle proprie
nevrosi. Fu questo che alla fine
le consentì di trionfare nella
considerazione dei posteri
mentre la pittura retorica del
marito si andava sgonfiando.
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me definì il Messico lo scrittore Mario Vargas Llosa. Ma lo sguardo sull’artista pubblico, nazionale e popolare, resiste. Gli intellettuali appoggiano senza riserve le nazionalizzazioni in economia, le opere
pubbliche, la riforma agraria, il confronto aspro con gli Stati Uniti. L’arrivo degli esiliati spagnoli, molti di
loro artisti e professori, fa diventare
Città del Messico una delle metropoli dalla vita culturale più frizzante del
mondo. Il potere politico è pragmatico e avvolgente, reprime in modo
selettivo: seda le rivolte dei campesinos delle province a schioppettate,
ma la libertà intellettuale nelle città
è totale. Il muralismo di Rivera ne è
l’esempio migliore: è pittura ufficiale, «oficialista», come si definisce nel
mondo latino la prossimità all’esecutivo di governo, è propagandistica
e coincide con il progetto di nazione
voluto dal potere, smussa le differenze e permette l’incorporazione
anche delle idee più radicali, rendendole innocue sul piano politico.
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
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INCHIESTE
SEGUE DALLA PRIMA
Certo, molti analisti considerano che
la data decisiva sarà quella dell’11 dicembre, nella quale si realizzerà il secondo round di questa operazione e soprattutto sarà già concluso l’esame sulla
solidità banche, i cosiddetti stress test.
Una valutazione che servirà a capire
quali gruppi avranno bisogno di aumenti di capitale e quali no (si dice che
almeno due gruppi italiani dovranno
tornare sul mercato per chiedere fondi).
Eppure questa spiegazione non basta.
Si potrebbe pensare che le banche non
abbiano chiesto le risorse perché in realtà la liquidità di cui dispongono è sufficiente. E allora perché questa situazioni di stretta creditizia? Nei mesi scorsi lo
scontro tra banche e imprese non è stato morbido: da un lato le aziende hanno
accusato gli istituti di credito di non
erogare abbastanza finanziamenti, dall’altro le banche accusano le aziende di
chiedere soprattutto mezzi finanziari
per ristrutturare i loro vecchi debiti
(spesso di scarsa qualità) invece di domandare prestiti per nuove iniziative e
investimenti.
E forse il dato di ieri dice anche questo: tra banche e imprese si dev’essere
rotto qualcosa anche nel meccanismo
di dialogo. Una specie di corto circuito
nel quale, come si dice, il «cavallo non
beve» pur avendo molta sete. Una situazione che ha del paradossale soprattutto se le istituzioni, in questo caso la Bce,
hanno ormai messo in campo molte
delle loro possibilità. Con la doppia riduzione dei tassi d’interesse e l’annuncio di essere pronta a comprare anche i
cosiddetti Abs (asset backed securities), una sorta di titoli di debito che
fanno capo direttamente alle aziende.
Dopo quello che è accaduto ieri forse
serve un altro passo: banche e imprese,
a livello europeo, dovrebbero cominciare a capirsi di più.
Nicola Saldutti
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA MODERNITÀ DELLE NUOVE PARTITE IVA
MA IL LEGISLATORE SE NE DIMENTICA
✒
Senza voler minimamente sottovalutare le novità contenute
nel Jobs act e le discontinuità che mette
in moto va detto che ancora una volta il
lavoro autonomo è rimasto fuori dalla
porta. Culturalmente il legislatore resta
sempre ancorato alla vecchia diarchia
del Novecento imperniata sul rapporto
imprenditori-dipendenti, la società
moderna invece non sta
ferma e cammina assai
più velocemente.
Le ristrutturazioni industriali legate alla Grande Crisi hanno portato ad
esternalizzare molti servizi, le filiere si sono allungate e le relazioni di
fornitura ampliate. Professioni, come quella dei
giornalisti, che una volta
erano totalmente strutturate nel rapporto di dipendenza vedono ormai una
crescita esponenziale dei freelance. Il
tutto avviene tra mille difficoltà legate
alla stasi del mercato interno, alla contrazione dei compensi e anche al ritardo
dei pagamenti laddove il committente è
la pubblica amministrazione. Aggiungo
che il trend in direzione del lavoro autonomo lo si riscontra ormai anche nella
ricerca della prima occupazione: si può
stimare che un giovane su quattro inve-
ce di mettersi in fila nei centri per l’impiego il lavoro se lo inventa o nei settori
più tradizionali (commercio e ristorazione) oppure dando vita alle start up
innovative. L’apertura di nuove partite
Iva va avanti, nonostante tutto, al ritmo
di 40-50 mila al mese.
Insomma il lavoro autonomo non è
un residuo storico che un giorno o l’altro verrà spazzato via ma
diventa una delle forme
della modernità perché
socializza il rischio e la
responsabilizzazione in
un’epoca in cui Pantalone
non paga più. Ed è lampante che si tratta di un
mercato del lavoro irregolare dove il coinvolgimento individuale non è
minimamente paragonabile alle tutele presenti e future. Anzi si
riscontra la beffa di contribuzioni previdenziali più alte rispetto ai dipendenti
con una scarsissima probabilità di avere, al termine della carriera, pensioni dignitose. Allora quando la politica tira in
ballo la sacrosanta esigenza di rimodernare lo Statuto dei lavoratori non può
cadere vittima di una clamorosa amnesia e dimenticare gli indipendenti.
Dario Di Vico
© RIPRODUZIONE RISERVATA
LA DEMOCRAZIA SPIEGATA NELLE SCUOLE
IN CINA È SOLO UN GIOCO PER BAMBINI
✒
Come si dice democrazia in un
Paese dove la democrazia non
esiste? In cinese suona minzhu, che significa letteralmente «autonomia del
popolo». A Hong Kong una buona parte
della popolazione sta inseguendo questo sogno democratico e si sta scontrando con Pechino, che si dice pronta a
concedere elezioni a suffragio universale per il chief executive, il sindaco-governatore (caso unico nelle grandi città
della Repubblica popolare), ma affidando la designazione dei «due o tre» candidati a un comitato ristretto di seguaci
del partito comunista. Una finzione. Ora
però a Hangzhou, nella provincia orientale dello Zhejiang, una scuola elementare ha organizzato un’elezione tra i
bambini di una seconda. I quaranta scolari hanno potuto scegliere tra di loro i
rappresentanti, in piena libertà: tutti
candidati. Così sono stati eletti il capoclasse, il sovrintendente alla merenda,
quello addetto a controllare che alla fine delle lezioni le luci siano spente,
quello alla pulizia delle scodelle del latte, quello che deve custodire i dolcetti,
anche uno sceriffo responsabile del
buon comportamento. Alla fine tutti sono stati eletti, tutti hanno avuto una ca-
rica assegnata democraticamente.
La scuola elementare Cahie N°1, istituto pilota molto quotato, è stata tanto
orgogliosa dell’iniziativa da aver invitato una giornalista del Financial Times
ad assistere. Un modo giocoso per insegnare ai piccoli la virtù della responsabilità e la competizione leale, ha spiegato la maestra senza citare la parola minzhu. Ma l’inviata del giornale inglese ha
voluto chiedere comunque ai bambini
se sapessero di aver partecipato a una
prova di «democrazia». Risposta disarmante da parte del neocapoclasse: mai
sentito quella parola. Un altro scolaretto
ha detto che quel termine strano forse
significa «bambino cattivo».
La maestra, un po’ preoccupata, è intervenuta dicendo che ogni cinese che
abbia compiuto 18 anni ha il diritto e il
dovere di votare ed è giusto che lo impari fin da piccolo. Peccato che nessun
funzionario a livello nazionale sia eletto
a suffragio universale. Pensa a tutto il
partito comunista con il sistema del
«centralismo democratico» teorizzato
da Lenin e ancora in vigore a Pechino.
Guido Santevecchi
@guidosant
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Salvare l’Expo dal gorgo dei veleni
La giustizia garantisca tempi brevi
di GIANGIACOMO SCHIAVI
L
e dimissioni da subcommissario
di Antonio Acerbo, responsabile
dei lavori del Padiglione Italia,
non dissolvono le ombre sui cantieri dell’Expo. Restano sul piatto
le accuse di corruzione e turbativa d’asta
e rimane l’avvertimento della Procura
milanese che indaga su appalti e tangenti: potrebbe non essere finita qui. È difficile orientarsi tra avvisi di garanzia e
aspettative di ripresa, ingaggi milionari e
inviti alla sobrietà distillati dai testimonial dell’evento. Si naviga a vista, senza
Vie d’acqua e con il fiato sul collo per i
ritardi. L’Expo si avvicina, ma la magistratura sconsiglia eccessi di entusiasmo:
quando il peggio sembra alle spalle, si
ricomincia. Adesso è a rischio il Padiglione Italia, la vetrina del Paese, e il suo costosissimo Albero della vita, un sogno
technicolor da dieci milioni di euro, due
dei quali pagati al progettista.
Più che di sogni, Milano in questi giorni
avrebbe bisogno di pulizia, morale e
materiale. E di una certezza: poter
lavorare in condizioni di legalità e
sicurezza. Possibile che non si possa
stendere una rete di sicurezza attorno ad
Expo dopo l’arrivo del commissario
anticorruzione Raffaele Cantone,
isolando le mele marce e le mafiosità?
L’evento internazionale del maggio 2015
sul quale ci si interroga da mesi, per la
portata del tema (la fame nel mondo), il
protocollo sul cibo (che dovrebbe dettare
le nuove regole della sostenibilità) e le
ricadute sul turismo e l’economia (con
milioni di visitatori e un indotto per le
imprese), è diventato un appendino sul
quale si è appoggiato di tutto: desideri,
ambizioni, velleità, entusiasmi, speranze
e purtroppo anche molte delusioni.
Da un mese all’altro si passa dalle
iperboli di politici e ministri («Milano e
l’Expo saranno il traino per la ripresa»)
alla contabilità negativa dei pessimisti
(«Questo evento porterà più svantaggi
che vantaggi»). La doccia fredda di
mercoledì ha lasciato il segno. Le
aspettative di Milano e la voglia di
rilanciare con l’Expo l’Italia migliore sono
tornate nel cassetto. C’è aria da resa dei
conti nei palazzi della politica e nella
stessa magistratura. Il Comune di Milano
si chiede come tutelare l’immagine di
Expo e quella dell’Italia, dividendosi tra
garantismo e linea dura nei confronti
CHIARA DATTOLA
LE BANCHE E IL CREDITO DELLA BCE
UN ERRORE NON ACCETTARE QUELL’AIUTO
degli indagati. La Procura è in
fibrillazione: nello stesso giorno manda i
finanzieri a requisire le carte sulle Vie
d’acqua contestando al supermanager il
reato di corruzione e poi la polizia a
notificargli un invito a comparire per
antiche vicende relative al restauro della
Scala.
Siamo un po’ disorientati e l’unica cosa
che viene da dire è che se ne deve uscire
presto per non finire un’altra volta nel
gorgo dei veleni e dei sospetti, dopo gli
anni buttati nell’avviamento, con il
tempo perso negli appalti irregolari, gli
arresti per tangenti e l’affidamento del
cantiere a una macchina da soldi come
Infrastrutture lombarde. L’Expo, per quel
che ancora rappresenta, nonostante i
tagli e il ridimensionamento, è
❜❜
Servirà ancora maggiore
trasparenza sugli ultimi
appalti per allontanare
gli appetiti di mafia
e ‘ndrangheta
un’impresa che deve andare avanti e
Milano deve impegnarsi per arrivare al
traguardo bene e per tempo. Abbiamo
scritto altre volte che il terreno
accidentato non deve compromettere la
riuscita di un evento che rappresenta,
nelle condizioni difficili del Paese, una
positività da incoraggiare. I 140 Paesi
partecipanti, gli oltre cinque milioni di
biglietti già venduti, il fascino di un tema
che parla del futuro, le ricadute sul dopo,
con l’ipotesi appena annunciata
dall’amministratore delegato, Beppe Sala,
di realizzare sui terreni dell’esposizione
un Centro nazionale meteorologico per la
prevenzione dei rischi legati all’acqua,
sono una garanzia sulla quale vale la pena
scommettere. Occorrerà ancora più
trasparenza negli ultimi appalti, la
garanzia di poter procedere con il
cantiere nella legalità, tenendo lontano
mafia e ‘ndrangheta, e la convinzione di
lavorare per il bene comune. Per questo
vale la pena tornare sul tema della
pulizia, caro alla Milano perbene,
espresso in queste ore dal tweet solitario
di un lettore: «Servono più netturbini
nella nostra Milano. Costano meno dei
canali e delle Vie d’acqua». E tengono
lontano lo sporco dalla città.
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RIFORMA DEL LAVORO
Articolo 18, un copione sempre identico
di MARIA TERESA MELI
I
l primo ad aspettarsi (e, forse, anche se
non lo confesserebbe mai, ad augurarsi) una reazione del genere era il presidente del Consiglio.
Il 22 luglio scorso, nel pieno dello
scontro con un pezzo del Partito democratico sulla riforma del Senato, a chi tra i suoi lo
invitava ad abbassare l’asticella e a trattare
rispondeva con queste parole: «Se io medio
adesso su questo punto, poi come faccio a
non mediare sull’articolo 18?». Segno che
l’inquilino di Palazzo Chigi sapeva che si sarebbe giunti lì dove si è giunti. A lambire il
tabù dei tabù della sinistra e a provocare la
controffensiva di una parte del Pd.
Si è già detto e scritto che nella narrazione renziana non deve mai mancare l’avversario. Le riforme per dimostrarsi tali hanno
bisogno di oppositori, altrimenti significa
che non smuovono nulla. La vicenda del
Jobs act non fa eccezione. C’è Pier Luigi Bersani che vuole sbarrare il passo al provvedimento. Quale miglior testimonial della riforma del precedente segretario che, per
dirla con Massimo D’Alema, nelle elezioni
politiche del 2013 non è riuscito a «segnare
un gol a porta vuota»? E c’è anche un pezzo
della minoranza appena acquisita, rappresentata dal presidente del partito Matteo
Orfini, che suggerisce delle modifiche al
provvedimento. Anche lui può giocare la
sua parte nella commedia renziana, perché
magari ci sarà bisogno di aggiustare il tiro
cammin facendo. È già successo. Con l’Italicum e persino con la riforma del Senato su
cui, pure, lo scontro è stato asperrimo.
Nel frattempo, il presidente del Consiglio
può con tranquillità recitare il suo copione
e, dopo questa alzata di scudi, ripetere con
maggior vigore, senza tema di essere smentito, che «sull’articolo 18 il governo andrà
avanti con ancora maggiore determinazione». Già, è un copione sempre identico a se
stesso quello scritto per il Jobs act, ed è una
recita quella che Renzi sta facendo allestire
ai suoi avversari interni. Ma è una realtà
quello che sta per accadere sull’articolo 18. E
non succede per le ultime vicissitudini tra
l’Italia e l’Europa, bensì per una decisione
assunta dal premier mesi prima, come dimostrano quelle sue parole del luglio scorso.
Del resto, lo sapevano tutti. Il presidente
del Consiglio, ovviamente, che non ha mai
❜❜
Anche in questo caso si
potrebbe ricorrere al voto
di fiducia, che consentirà
al Pd, in nome del bene
supremo, di restare unito
fatto mistero di voler «rivoluzionare anche
il mercato del lavoro». E i suoi avversari che
da un paio di mesi lo attendevano al varco.
L’unica vera sorpresa è, ancora una volta, il
metodo. Nessuno credeva che il segretario
Renzi avrebbe visto il «diavolo» Berlusconi
nella sede del Pd a Largo del Nazareno. Invece il leader di Forza Italia ha varcato quel
portone (anche se dall’ingresso posteriore).
Nessuno, nemmeno i suoi detrattori più incalliti, immaginava che il premier potesse
veramente modificare lo Statuto dei Lavoratori per decreto. Invece Renzi ha dimostrato
che non ha problema alcuno a procedere
per questa via: «Non hanno capito quanto
sia determinato».
Perciò, alla fine, si tornerà al consolidato
copione: il Partito democratico si dividerà
(anzi, per amor di cronaca, c’è da dire che si
sta già dividendo), litigherà, si spaccherà. E
gli altri faranno da comprimari. Gli alleati
del Nuovo centrodestra che si vedranno
scippata la battaglia sull’articolo 18. L’opposizione di Forza Italia che dovrà decidere se
votare «sì» o astenersi senza che nessuno
gli chieda un atteggiamento di favore, perché — non è escluso — anche su questo
provvedimento potrebbe esserci un voto di
fiducia che permetterà al Pd, in nome del
bene supremo del governo, di restare unito.
Per dividersi la prossima volta, naturalmente.
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
61
italia: 51575551575557
Lettere al Corriere
LA RELIGIONE IN POLITICA
E LE CONTRADDIZIONI ARABE
Risponde
Sergio Romano
Il Sole24 Ore pone una
domanda alla
Amministrazione Usa: «Per
spegnere l’incendio (in Medio
Oriente), vi rivolgete ai
piromani, come Arabia
Saudita e Qatar, dai quali
continuano a partire ingenti
risorse per alcuni gruppi
terroristici? Può anche essere
una tattica giusta, basta non
rivestirla di richiami alla
morale a alla democrazia».
Riesce a ripescare dalla sua
memoria storica casi
analoghi?
Carmen Bellavista
carmenbellavista@
outlook.com
Cara Signora,
ella storia c’è di tutto e
non sarebbe difficile
trovare qualche precedente, ma preferisco rispon-
N
PRESENTI IN ITALIA
Tedeschi e svizzeri
Caro Romano, leggendo le
statistiche sugli immigrati ho
scoperto che i romeni sono il
gruppo più numeroso (un
milione) e sono rimasto
sorpreso della presenza di
220.000 tedeschi e 210.000
svizzeri. Che cosa fanno?
Virgilio Avato
[email protected]
Germania e Italia sono le
due maggiori potenze industriali del continente con un
interscambio pari a 103,1 miliardi di euro. La Svizzera importa merci dall’Italia per una
somma di poco inferiore ai 23
miliardi di euro ed esporta per
più di 11. Non è sorprendente
che ciascuno dei due Paesi abbia in Italia una importante
comunità.
GIUDICI DELLA CONSULTA
Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a:
«Lettere al Corriere» Corriere della Sera
via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79
dere alla sua domanda cercando di spiegare perché
nella grande crisi medioorientale questi matrimoni
di comodo fra Stati alquanto
diversi siano più frequenti
che altrove. I maggiori protagonisti, benché uniti in linea
di principio da una stessa fede religiosa, perseguono nella realtà obiettivi nazionali
spesso contrastanti. L’Arabia
Saudita è uno Stato teocratico fondato su una missione
terrena (la custodia dei luoghi santi) e la rappresentanza di una particolare versione dell’Islam, il wahhabismo, dal nome di Aba AlWahhab, un riformatore
sunnita che morì alla fine del
Settecento. Per lo Stato sunnita dei Saud, quindi, l’Iran è
uno Stato scismatico e un
potenziale nemico. Il Regno
ha cercato di impedire i negoziati nucleari avviati dagli
Stati Uniti dopo l’elezione di
un nuovo presidente iraniano e, in qualche circostanza,
ha avuto verso Barack Obama un atteggiamento fortemente polemico. Ma non è
meno ostile e aggressivo
quando trova sulla sua strada
un movimento sunnita che
potrebbe insidiare il suo primato religioso.
Il maggiore avversario in
questo campo è la Fratellanza musulmana, fondata al
Cairo nel 1928. Quando nel
luglio del 2013 il generale Al
Sisi ha organizzato al Cairo
per imporre i propri
candidati?
Teresiana Eliodeni
[email protected]
PARLAMENTARI
Rilevare le presenze
Per risolvere il problema
dell’assenteismo dei
parlamentari basterebbe,
ritengo, installare all’ingresso
delle Camere il rilevamento
elettronico delle presenze.
Ricordo che i parlamentari
rappresentano gli elettori e
quindi sono tenuti anche loro
a guadagnarsi onestamente
la retribuzione che ricevono.
Mario Bocci, Milano
ALCOL E SCONTRI DI ROMA
di Roma. Oltre alle gravi
litigiosità sorte tra tifosi a
seguito di slogan incivili, si
ritiene che anche l’alcol abbia
giocato un ruolo nefasto. Non
si era concordato, a suo
tempo, di evitare le vendite di
prodotti alcolici nel corso di
serate sportive maggiormente
a rischio ?
Carlo Radollovich
[email protected]
VULCANO
Isola senza banca
Nell’isola di Vulcano l’unico
sportello bancario è stato
chiuso. Perché non c’è più
questo servizio non solo per i
turisti ma anche per gli
Divieto di vendita
Si sono susseguiti duri
scontri tra ultrà all’Olimpico
isolani? Altra «ciliegina sulla
torta»: alla stazione di
Milazzo non c’è niente e
prendere il treno alle 23.47
non è affatto piacevole...
MILANO
Maggiore equità
Quando il governo intende
aumentare una tassa, invoca
il senso di equità e la
necessità di riallineamento
della tassazione a quella dei
principali Paesi europei. Lo
ha fatto con il prelievo sui
proventi finanziari e ora
minaccia di farlo con
l’imposta di successione. Per
equità, dovrebbe procedere
anche al riallineamento verso
il basso: i casi non mancano.
Impasse inquietante
Tredici tentativi non sono
bastati per eleggere due
giudici della Consulta. La
ragione: i partiti non hanno
trovato un accordo. Come
credere all’indipendenza della
Corte, quando i partiti
lottano fino all’ultimo sangue
La tua opinione su
sonar.corriere.it
Confesercenti: la
liberalizzazione delle
aperture e degli orari
non porta alla crescita
del settore. Condividete?
Paola Balestroni
[email protected]
SUL WEB Risposte alle 19 di ieri
La domanda
di oggi
Sì
Secondo il Fondo
monetario internazionale
in Italia risparmi difficili
senza toccare le
pensioni. Giusto?
25
No
75
di Massimo Gaggi
costola della Fratellanza musulmana. Questa linea sembra essere condivisa dagli
Emirati Arabi Uniti e spiega
perché le loro forze aeree abbiano recentemente partecipato con quelle dell’Egitto al
lancio di missili contro i
gruppi militari ispirati dalla
Fratellanza in Cirenaica.
Questi episodi dimostrano
quanto sia poco realistico
rappresentare l’Islam come
una minaccia globale per
l’Occidente democratico e la
civiltà cristiana. Anche nel
mondo musulmano, come
negli Stati europei dopo la
Riforma di Lutero, la religione diventa rapidamente
strumento di ambizioni politiche e gli interessi politici finiscono per prevalere sui valori della fede.
MISURE DEL GOVERNO
E-mail: [email protected]
oppure: www.corriere.it
oppure: [email protected]
Visti da lontano
un colpo di Stato militare
contro il leader della Fratellanza Mohamed Morsi, eletto
alla presidenza della Repubblica egiziana un anno prima, l’Arabia Saudita non ha
esitato a sostenere i militari.
Abbiamo assistito così alla
paradossale alleanza tra uno
Stato teocratico e un regime
che non esita ad arrestare e
processare i militanti di una
delle maggiori organizzazioni musulmane. Di questa
convergenza fra interessi
egiziani e sauditi abbiamo
avuto conferma anche durante l’ultima guerra di Gaza.
Tutti i Paesi arabi avrebbero
dovuto sostenere Gaza contro Israele, ma l’Egitto e
l’Arabia Saudita non avevano
alcuna intenzione di favorire
Hamas, una organizzazione
che il Cairo considera una
Franco Mecozzi
[email protected]
@
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Moda o fashion?
Sorpresa: ora la Cina
dà una mano a Obama
V
ladimir Putin che, a giorni alterni, minaccia: se solo volessi, in pochi giorni potrei arrivare non solo a Kiev, ma
anche nelle capitali baltiche e a Varsavia. Come dire
che la legalità internazionale non gli interessa e che
non teme l’impatto delle sanzioni economiche. E poi
l’emergenza Isis in Medio Oriente che mette in rilievo gli errori
commessi da Washington sia quando ha invaso l’Iraq rovesciando
Saddam Hussein, sia con la decisione di Obama di ritirare completamente le truppe dal Paese e di non intervenire a sostegno dei ribelli «moderati» in Siria. Sono tempi difficili per il presidente
americano, costretto di nuovo a indossare controvoglia i panni di
capo delle forze armate. A bruciare è soprattutto il fatto che la filosofia di fondo di Obama — la convinzione che tensioni e ragioni di
conflitto indietreggino davanti alle opportunità offerte dalla cooperazione economica — fin qui non ha trovato grandi conferme
nei fatti: Iraq e Afghanistan sono a pezzi nonostante il fiume di denaro speso dagli americani per la ricostruzione, mentre Putin
ostenta indifferenza per i danni economici che sta infliggendo a
un’economia russa già in recessione e ora sottoposta a sanzioni
sempre più dure.
Ma qui una buona notizia, per Obama, sembra arrivare dal fronte che forse temeva di più. Quello del quale si parla meno ma che
forse ha il peso strategico maggiore nell’atteggiamento prudente
della Casa Bianca che teme di trovarsi a battersi su tre fronti: Europa dell’Est, Medio Oriente e Mar della Cina. Nelle scorse settimane gli strateghi di Washington hanno temuto
Putin punta sul
Pechino potesse approfittare
nazionalismo, Xi che
dell’accavallarsi della crisi Ucraina e
Jinping guarda ai di quella dell’Isis per sfidare gli Stati
sul controllo delle isole
risultati economici Uniti
Senkaku, occupate dal Giappone
due anni fa ma rivendicate anche
dalla Cina. E il rischio è sempre lì: navi e pescherecci cinesi continuano a entrare di tanto in tanto in tratti di mare rivendicati come
acque territoriali di Tokio, l’ostilità dell’opinione pubblica giapponese nei confronti della Cina continua a crescere. E Pechino avanza
rivendicazioni marittime anche nei confronti di altri Paesi, dal
Vietnam alle Filippine. Ma da Xi Jinping non sono venuti colpi di
mano e, anzi, dicono gli analisti, la tensione sta calando: gli sconfinamenti negli ultimi mesi sono diminuiti, una piattaforma petrolifera che era stata portata in acque rivendicate dal Vietnam è stata
ritirata. E a Pechino la propaganda nazionalista ha subito un netto
ridimensionamento. È possibile che il presidente cinese stia allentando la pressione semplicemente per non compromettere le prospettive del vertice economico dell’area Asia-Pacifico che verrà
ospitato proprio da lui a Pechino a novembre e al quale parteciperà
anche il premier giapponese Abe (oltre allo stesso Obama). Ma la
sensazione è che, mentre Putin va in guerra perché, con l’economia
a pezzi, pensa che solo il nazionalismo può salvarlo, Xi punta sullo
sviluppo economico e quindi fa scelte più responsabili (ieri era a
Delhi a discutere di cooperazione economico con gli indiani, altri
nemici secolari). Se così fosse, chi considera totalmente fallimentare la strategia di Obama forse dovrebbe, almeno in parte, ricredersi.
❜❜
A Milano, tempio mondiale
della moda, è sparita la
moda, soppiantata dalla
fashion: fashion week,
fashion night, fashion day,
tutto è fashion. Anche la
nomenclatura legata alla
moda è espressa in inglese, a
volte in francese, ma mai in
italiano. È indispensabile,
oppure è una moda (in
italiano)?
Mariangela Bonvicini
Milano
DISCRIMINAZIONI
Uomini dimenticati
Le università di Trieste e di
Udine hanno sottoscritto un
impegno per introdurre nuove
definizioni relative alle
professioni e incarichi
esercitati da donne, al fine di
adottare un linguaggio non
discriminatorio. Ma la
discriminazione esiste anche
nei riguardi del genere
maschile: un uomo guardia
medica o guardia giurata lo
chiameremo guardio medico e
guardio giurato?
Adelchi Benetti
[email protected]
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Interventi & Repliche
La fiction sul commissario Montalbano
Ma perché la Regione Sicilia dovrebbe
dare, quasi come una risposta a sorta di
ricatto morale, 800 mila euro per non fare
trasferire in Puglia la realizzazione della
ricca fiction voluta dalla Rai sul
commissario Montalbano (Corriere di ieri)?
Ma quanto ha guadagnato in tutti questi
anni la Regione dai proventi della fiction
peraltro in un momento di grande
sofferenza per la Sicilia? Se la Regione
deve continuare a finanziare tale fiction
perché la stessa non pretende di essere
inserita come socia finanziatrice di tale
serie televisiva e dunque guadagnare
anch’essa i proventi di tale produzione? Mi
dispiace che sia proprio Camilleri a
schierarsi contro la Sicilia o meglio a favore
della produzione, quando grazie al
paesaggio siciliano, unico al mondo, dove
sono ambientati i libri dello stesso autore,
tale fiction è diventata famosa e più che
ricca. Ma chi pagherà ai siciliani i diritti allo
sfruttamento del paesaggio e delle
bellezze culturali millenarie della Sicilia? O
qualcuno ancora pensa che essa sia una
colonia da sfruttare?
Alfio Lisi, Catania
Tassa sui rifiuti: tariffe misteriose
È arrivata la Tari, la tassa comunale sui
rifiuti, ma sono arrivati anche i «contestaTari», quelli, cioè, che vogliono vederci
chiaro in questo balzello lievitato con gli
anni. Grande, ma inutile lo sforzo dei
Comuni di spiegare quanto e come
bisogna pagare. Peccato che nessuno dica
perché pagare tanto. Ci dicano, ad
esempio, quanto costa davvero la raccolta
dei rifiuti e soprattutto perché costa tanto
e sempre più negli anni. E perché va
coperta con aumenti della tariffa e non con
riduzione delle spese. Non sappiamo, ad
esempio nulla di quanto ci costa la
differenziata, cioè quanto intascano i
riciclatori dopo che portiamo ai centri di
raccolta la nostra plastica e altro. Siamo,
come cittadini, ridotti a ufficiali pagatori e
se c’è un utile non ne partecipiamo. E ci
tocca pure subire la noiosa retorica finto
ecologista per cui «chi inquina di più paga
di più». I «contratti di servizio» e i bilanci
delle municipalizzate sono tenuti nascosti
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Grecia € 2,50; Irlanda € 2,20; Lux € 2,20; Malta € 2,20; Monaco P. € 2,20; Olanda € 2,20; Portogallo/Isole € 2,50; SK Slov. € 2,20; Slovenia € 2,20; Spagna/Isole € 2,50;
come segreti militari. Non sarà che con la
scusa della monnezza i Comuni coprono
altre necessità di bilancio? Tante domande
che molti si pongono, ma alle quali non
viene data risposta. Troppo facile spendere
quando comunque c’è chi poi copre i
buchi!
settembre). A mio parere, occorre ribaltare
il punto di vista: non c’è lavoro e le aziende
sono minuscole anche perché esistono
leggi (tra cui l’articolo 18) che rendono la
vita impossibile alle aziende e, quindi, ai
lavoratori.
Marco Pozzi, Monza (MB)
Mimmo De Lucia, Bari
Lavoro che manca e aziende piccole
Sul Corriere del 16 settembre, un lettore ha
scritto che la riforma del lavoro è inutile
perché è il lavoro che manca! Un altro ha
affermato che abolire l’articolo 18 è
parimenti inutile perché tanto le aziende
italiane sono di piccole dimensioni e quindi
non cambierebbe nulla (Corriere, 17
Senso civico degli stranieri
Con riferimento alla lettera pubblicata ieri
sulla educazione civica degli stranieri che
cita come esempio i graffiti, faccio
presente che a Parigi 11 squadre apposite
puliscono ogni anno 300.000 metri quadri
di scritte e che nei giardini davanti al
Louvre bivaccano centinaia di persone.
Lionello Leoni, [email protected]
EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago
- Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • RCS Produzioni Padova S.p.A. 35100 Padova - Corso
Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) - Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana
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stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du
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FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang
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Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 +
€ 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera +
IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo €
0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e
prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera +
Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + €
0,78.
PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere €
1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como €
1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon-
La tiratura di giovedì 18 settembre è stata di 393.606 copie
ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013
Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 700; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per
l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. SERVIZIO CLIENTI:
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62
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
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Spettacoli
In uscita «Così vicini»
Donà, un disco sugli eccessi della comunicazione
Cristina Donà torna con un nuovo
album, «Così vicini», a tre anni
dall’ultimo lavoro. «Il titolo racchiude il
tema del disco: non so cosa ci lascerà
l’euforia comunicativa di questi tempi;
sento il bisogno di tornare a modalità
antiche che prevedano sguardi e
contatti», dice la cantautrice.
L’intervista La diva country firma il cd «1989»: allora tutto sembrava possibile, devo molto a Madonna e a Annie Lennox
Debutto in studio
Il primo album
sarà mondiale:
suor Cristina
diventa «sister»
LONDRA — «Ciao, sono Taylor». Si
presenta come se fosse possibile non
sapere a chi appartengono quegli occhi
azzurri da daino, quelle lunghissime
gambe magre che spuntano da una minigonna striminzita o la voce frizzante
e calda che nel 2013 le ha fatto guadagnare 60 milioni di dollari.
Taylor Swift, 24 anni, ha il senno e
l’astuzia di una veterana. Scrive canzoni
da quando era bambina, a scuola veniva presa in giro perché diversa (altissima e sempre pronta a cantare a squarciagola), a 14 anni le è stato offerto il
primo contratto discografico, che ha rifiutato perché non le dava l’opportunità di scrivere e cantare le sue canzoni.
Risultato: a meno di un quarto di secolo ha finito il suo quinto album. I suoi
fan sono un’entità ben definita che ha
un nome, gli Swifties. Bella, ricca e famosa, ma ha un dispiacere. Un boyfriend? «Impossibile. Troppa attenzione da parte dei media. Nessuno resiste
più di qualche settimana».
Lei scrive i suoi testi basandosi su
sue esperienze. Ci sono argomenti di
cui non scriverebbe mai?
«Le cose di cui non scrivo sono argomenti che non mi interessano. Non ho
una voglia pazza di scrivere una canzone politica. Cerco di essere veritiera e
onesta con le mie emozioni e allo stesso tempo di creare una canzone che
parli anche agli altri».
Il single, «Shake off», è un inno all’importanza di non prestare troppa
attenzione alle critiche altrui. È stato
difficile per lei imparare a non curarsi troppo di ciò che dicono di lei?
«Molto difficile. Ci sono commenti
continui sulla mia vita, su chi frequento, su cosa dico, su cosa indosso. Quando a 12 anni ti chiudi in camera a scrivere canzoni, non sai che se continui, vai
avanti e riesci a ottenere quello che
vuoi, ogni tua mossa verrà messa in discussione da gente che non hai mai incontrato. Ma non volevo che questa
canzone parlasse solo di gente famosa:
succede a tutti noi che qualcuno ci critichi. Per me oggi è più facile non pren-
Suor Cristina diventa Sister
Cristina. È in arrivo l’album di
Cristina Scuccia, la religiosa
che ha vinto l’ultima edizione
di «The Voice». Su Facebook e
sul sito ufficiale
sistercristina.com sono
apparse le prime immagini
della suora al lavoro in uno
studio di registrazione. Pochi
secondi in cui la si vede in
velo e tonaca arrivare davanti
al microfono, infilarsi le
cuffie e cantare. Nella mani ha
un foglio. Si tratta dello
spartito di «No One», il brano
di Alicia Keys con cui ha
convinto i coach del talent
show. E quello che l’ha fatta
conoscere in tutto il mondo: il
video della sua blind
audition, il provino con i
giudici girati di spalle, su Rai2
ha avuto quasi 60 milioni di
visualizzazioni su YouTube.
Selfie da 7 Grammy
Al centro, nella foto
grande, Taylor Swift tra
le fan. Sopra,
durante uno
spettacolo. La cantante
americana, 7 Grammy,
è nata a Wyomissing
(in Pennsylvania) il 13
dicembre 1989
La svolta pop di Taylor Swift:
scopro l’ottimismo degli anni 80
«I fidanzati? Fuggono tutti, su di me c’è troppa attenzione»
dermela troppo. Sono orgogliosa della
mia musica, ho un pubblico che mi
vuole bene, sono in grado di stare attenta a cosa dico. In generale ci sono
più aspetti positivi che negativi, non
sceglierei un’altra vita».
Lei è «un incubo vestito da sogno»,
come dice la canzone «Blank Space»?
«Ah! È una canzone che ho scritto
un po’ per scherzo. I media hanno costruito un’immagine di me in cui non
mi rispecchio, soprattutto riguardo alle mie relazioni sentimentali. Mi dipingono come una mangiatrice di uomini
un po’ squilibrata che poi si vendica
scrivendo canzoni. Mi sono divertita a
scrivere un testo che prende in giro
questa creatura fittizia, anche se ci sono versi in cui credo profondamente,
come “ai ragazzi l’amore piace solo
quando è tortura”. L’amore, in fondo,
interessa agli uomini, i ragazzi vogliono solo giocare».
Si considera una femminista?
«Sono per l’uguaglianza in tutto e
per tutto. Nessuno chiede a Bruno
Mars perché non si spoglia. A noi donne sì. Pensiamo un attimo a quello che
la società si aspetta dalle donne».
Dal country al pop. Si può parlare
❜❜
Eclettica
Mi piace cambiare,
riconosco un mio disco
da un taglio di capelli
o dagli abiti che indosso
di un cambio di direzione?
«Per me ogni album è diverso. Cambio al punto che guardando le fotografie posso dire a che disco stavo lavorando dal taglio di capelli o dagli abiti che
indosso. Questo lavoro è molto diverso, più acustico. E credo che cambiare
sia essenziale. Non voglio rimanere
sempre uguale. È importante continuare a stupire i miei fan e me stessa.
Ma non a scioccarli, attenzione: quando turbi il tuo pubblico perdi un po’
della sua fiducia».
È un modo di conquistare il mercato europeo?
«Comunicare con i fan, ovunque essi siano, è il dono più bello di questo
mestiere, ma non credo che si possa
scrivere una canzone, tantomeno un album, pensando a un mercato».
L’album si intitola «1989», l’anno
in cui è nata. Perché?
«Mi è sempre sembrato un periodo
molto ottimista, in cui tutto era possibile, un momento in cui potevi scegliere chi volevi amare, chi volevi essere,
cosa volevi dire, e che ha prodotto canzoni che sono ancora le mie preferite.
Come “Like a prayer” di Madonna, “She
drives me crazy” dei Fine young cannibals. Annie Lennox, Peter Gabriel, Sinead O’Connor: quest’album deve molto a questi artisti».
Ha un idolo?
«Carly Simon. Generalmente cerco
di non incontrare i miei idoli, spesso
sono una delusione: chiusi, stanchi,
negativi, privi di rispetto per la musica
di oggi. Carly no. È aperta e si fida degli
altri. Spero di essere così anch’io»
Paola De Carolis
Un’altra inquadratura mostra
il foglio pasticciato e pieno di
appunti su come interpretare
i passaggi della canzone e sul
modo corretto di pronunciare
alcune parole. Suor Cristina
sorride e balla, ma la sua voce
non si sente. La colonna
sonora è un passaggio
strumentale del brano. In
chiusura del video un
«coming soon», ovvero
prossimamente in arrivo. La
25enne siciliana, dopo aver
rinnovato i voti quest’estate,
ha quindi ottenuto tutti i via
libera dal suo ordine religioso
per poter intraprendere la
carriera artistica. E il
passaggio da «suor» a
«sister» conferma che il
progetto di Universal Italia ha
ambizioni internazionali.
A. Laf.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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La commedia Un avvocato e un innocente in galera in «La buca» di Ciprì. «Stile grottesco, come ai tempi del sodalizio con Maresco»
«Castellitto-Papaleo, coppia da film come Lemmon-Matthau»
ROMA — «Riporto la realtà
dentro al mio immaginario
fatto di fiaba e di cinema». Daniele Ciprì si prepara all’uscita
della sua seconda prova da regista, La buca (nelle sale in
200 copie dal 25 settembre),
scritto con Massimo Gaudioso, Alessandra Acciai e Miriam
Rizzo. Un’operetta immorale
con al centro un triangolo:
Oscar (Sergio Castellitto) un
avvocato alla perenne ricerca
di modi e clienti per arricchirsi ingannando la legge, Armando (Rocco Papaleo), un
innocente che dopo 25 anni
passati in galera non ha imparato a portare rancore, e Internazionale (nella realtà si chiama Sioux, figlio e nipote d’arte), un bastardino molto peloso che si assume il ruolo del
Squinternati Rocco Papaleo (a sinistra), 56 anni, e Sergio Castellitto, 61, in una scena di «La buca», diretto da Daniele Ciprì
destino che li fa incontrare.
C’è anche un quarto personaggio, la tenera barista Carmen
(Valeria Bruni Tedeschi), ma
sono prima di tutto le dinamiche di coppia di Castellitto &
Papaleo ad aver stimolato l’immaginario del regista. «Volevo
creare una coppia d’attori alla
Jack Lemmon e Walter Matthau, Gassman e Mastroianni». Rivendica la nostalgia come scelta artistica Ciprì («Sono poco entusiasta del presente») e la sottolinea con ripetuti
ed espliciti riferimenti («non
citazioni, piuttosto evocazioni») agli autori preferiti, Risi e
Monicelli, Billy Wilder e Mel
Brooks, Lubitsch e Frank Capra, Fellini e Edwards. Quelli
che hanno contribuito a plasmare il suo immaginario.
«Non sono mai stato realista neanche ai tempi del sodalizio con Maresco. Continuo a
voler raccontare qualcosa che
esiste ma in un contesto grottesco e surreale. Il mio Armando esce dal carcere e si trova ai
confini della realtà, ai confini
del mondo». Un’astrazione
anche temporale.
Un «non luogo» che ha trovato a Cinecittà, in quel che resta della celebre via del set di
Gangs of New York di Scorse-
A Londra
Chailly premiato nel nome di Brahms
Il maestro Riccardo Chailly (61 anni) ha ricevuto il premio
«Recording of the year» durante il Gramophone Classical
Music Award 2014 a Londra svoltosi nei giorni scorsi. Chailly,
prossimo direttore musicale del Teatro alla Scala di Milano, ha
ricevuto il riconoscimento per la sua incisione delle Sinfonie
di Brahms con l’orchestra del Gewandhaus di Lipsia, lavoro
già vincitore del premio per la migliore incisione orchestrale.
se. Ma anche gli scorci di periferia che appaiono nel film
sembrano una ricostruzione.
«È sempre stato così per me.
Quando Wim Wenders venne
a Palermo mi chiese di dargli
consigli sui luoghi della città.
Gli spiegai che non potevo farlo, ho sempre trasformato, deformato la realtà».
La buca, prodotto da Malìa
e Raicinema e distribuito da
Lucky Red è il suo secondo
film da regista, il quindicesimo da direttore della fotografia (solo quest’anno ha lavorato per La trattativa di Sabina
Guzzanti, La vita oscena di De
Maria e L’ultimo vampiro di
Bellocchio). Lo ha girato in
pellicola. «Il digitale ha distrutto il nostro immaginario.
Al cinema da spettatore non
viaggio più, siamo ritornati al
3D solo per fare soldi. Diciamo
che ho fatto un film in vinile».
Stefania Ulivi
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Spettacoli 63
italia: 51575551575557
Prix Italia Martedì a Torino l’anteprima di «Questo nostro amore 70»
Marcorè: basta imitazioni
preferisco fare l’attore
«Il livello dei varietà comici è basso, si salva Crozza»
DAL NOSTRO INVIATO
La manifestazione Rai
Una gara per 230 opere:
viaggio nel futuro della tv
DAL NOSTRO INVIATO
TORINO — «La domanda che guida ogni anno il Prix
Italia da 66 anni è: come servirsi dei nuovi strumenti
per innovare i vecchi, per potenziare la nostra capacità
di creare, esprimerci, comunicare? Il Prix Italia è
l’intersezione tra radio, tv e web, tra tecnologia e
creatività. Quest’anno poi sarà ancora più forte la
dimensione internazionale della manifestazione». Nelle
parole del segretario generale
Paolo Morawski c’è la sintesi di
questa edizione dell’appuntamento
annuale che la Rai organizza per
«dialogare» e confrontarsi sul
campo della qualità dell’offerta con
gli altri operatori della tv, della
radio e del web d’Europa e del
mondo. Tanti ospiti (tra gli altri
Gabriele Salvatores, Renzo Arbore, la cantante
israeliana Noa...), molti dibattiti (50 le aziende che si
confronteranno, 90 i relatori), altrettante mostre (come
«La Rai racconta l’Italia» che la presidente Anna Maria
Tarantola inaugura domani), un concorso con 230
opere in gara. Sul tema dell’innovazione Torino da
domani fino al 26 settembre diventa luogo di scambio e
riflessione per capire dove sta andando il sistema delle
telecomunicazioni, quale sarà l’impatto della tecnologia
sull’evoluzione dei contenuti, come i broadcaster si
devono muovere per diventare media company.
R. Fra.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
TORINO — Sempre più attore, sempre meno imitatore. Lasciato Maurizio Gasparri languire nel circo della politica, Neri
Marcorè da qualche tempo ha
imboccato la strada della recitazione: «È stata una scelta voluta,
non intendevo lasciarmi trascinare dai flutti, ma indicare io la
rotta. Al cinema, a teatro e in tv
cerco ruoli che mi diano la possibilità di svariare. Dopo 20 anni
ho deciso di rinunciare alle imitazioni per smuovere un po’ le
acque». Scelta voluta ma anche
imposta dall’assenza di spazi
comici adeguati: «Non si concepiscono più progetti di respiro,
si naviga a vista, negli ultimi anni il livello dei varietà comici,
fatta eccezione per Crozza, è
piuttosto discutibile e dimenticabile».
Ora l’attore si è immerso con
baffi vintage e sguardo sornione da gatto in un paesaggio fatto di auto squadrate con ammortizzatori inesistenti, di camicie con improbabili colletti,
di immancabili pantaloni a
zampa d’elefante, di toni del
marrone in tutte le sue varietà. È
il ritratto degli anni 70 lasciando stare le zone grigie (gli anni
di Piombo). «Questo nostro
amore 70» è la fiction che riprende il discorso dove lo aveva
concluso «Questo nostro amore»: prima il finire degli anni 60,
Progetti Valsecchi: oltre a «Il bosco» una fiction su papa Francesco
Segreti da thriller al femminile
E in arrivo c’è la serie su Yara
ROMA — Tanta mafia raccontata in vari modi, ma anche
un film su papa Bergoglio, un
thriller al femminile e una miniserie dedicata al «caso Gambirasio». La Taodue scende in
campo con un nutrito pacchetto di progetti per Canale 5. A
cominciare da quello che il
produttore Valsecchi definisce
«uno degli eventi internazionali del 2015» e cioè «Call me
Francesco», che con la regia di
Daniele Luchetti sarà interamente girato in Argentina e interpretato da Rodrigo De La
Serna (l’attore de «I diari della
motocicletta») molto somigliante al Papa da giovane.
Si ripercorre l’avventura
umana e spirituale, dalla vocazione agli anni della formazione, dalla dura esperienza della
dittatura alla missione pastorale tra i più poveri, prima di
salire al soglio pontificio. Ammette il regista: «Non sono un
credente, ma Bergoglio ha conquistato il mio cuore: un uomo
che è riuscito a emozionarci e
anche a farci venire qualche
dubbio. Sono stato a Buenos
Aires dove ho conosciuto persone coinvolte nella sua vita.
Ho capito le ragioni per cui è
diventato prete: la sua Chiesa è
sempre stata dalla parte dei poveri, un fatto tutt’altro che banale in un Paese, l’Argentina,
dove spesso la Chiesa è stata
invece collusa con il potere».
Il film, destinato prima al
grande schermo (prossima
primavera) e poi come miniserie alla tv, dovrà comunque vedersela con altri progetti legati
alla figura del pontefice che si
stanno attivando ovunque,
tanto che Valsecchi si concede
una battuta: «Ormai papa
Francesco si occupa di film e
fiction dalle 7 alle 8 del mattino... Ha chiamato anche me!».
«Ignoto 1» si intitola la miniserie in due puntate sulla morte della piccola Yara, «ma non è
la storia dell’omicidio, bensì di
un’indagine, su quell’omicidio,
mai fatta in Italia — spiega Fio-
renza Sarzanini, inviata del
Corriere della Sera e consulente della sceneggiatura —. Di
solito gli investigatori partono
dall’identikit del possibile assassino. Qui sono partiti da
una macchia di sangue, dall’identificazione di un Dna che
ha poi coinvolto una serie di
persone che non
c’entravano nulla,
ma le cui vite sono
state travolte da
scomode verità rivelate, come quella
di un uomo (Massimo Bossetti, ndr)
che scopre di non
essere figlio di colui che credeva fosse suo padre».
Giovanni Veronesi approda per la
prima volta alla tv
con «Once upon a
time the mafia», girata in inglese e
pensata anche per
le reti Usa, saga amSet Giulia Michelini con Sartoretti in «Il bosco» bientata nella New
York anni 20-30.
«Raccontiamo le origini della mafia in America e i guai che
Gli altri titoli
abbiamo combinato oltreoceano con la nostra immigrazioCall me Francesco
ne». Ancora mafia con «BuDedicato al pontefice,
scetta», il primo grande pentiinterpretato da Rodrigo De La
to in una fiction firmata da
Serna, per la regia di Daniele
Claudio Fava; «I Corleonesi» su
Luchetti
Totò Riina; e «Romanzo siciliaOnce upon a time the mafia
no» con Fabrizio Bentivoglio.
Girata dal regista Giovanni
Thriller al femminile è infine
Veronesi, la fiction racconta le
«Il bosco» con Giulia Micheliorigini della mafia in America
ni, in 4 puntate: la storia di una
Buscetta
giovane psicologa che torna
Nella serie scritta da Claudio
nel suo paese, dove scoprirà il
Fava, Pierfrancesco Favino
vero motivo per cui fu abbaninterpreta il boss che svelò i
donata dalla madre.
segreti di Cosa Nostra
Emilia Costantini
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Baffi
vintage
Neri Marcorè
(48 anni) con
Anna Valle
(39) e le loro
figlie nella
fiction «Questo nostro
amore 70»:
da sinistra,
Karen Ciaurro, Aurora
Ruffino e la
piccola Noemi Abbrescia
ora gli albori dei 70. Una coproduzione Rai Fiction e Paypermoon, sei episodi in onda su
Rai1 da novembre — presentazione ufficiale al Prix Italia martedì prossimo —, al centro della
serie le storie di due famiglie: i
Costa Ferraris (i concubini Neri
Marcorè e Anna Valle) e gli Stra-
no (Nicola Rignanese e Manuela
Ventura, emigrati al Nord): un
racconto a più voci di due famiglie e delle loro vite (amore, lavoro, figli) sullo sfondo dei
cambiamenti delle mode, della
musica e dei costumi (la legge
sul divorzio). In questa seconda
serie emergeranno soprattutto i
In Puglia
Piero Pelù sul set con Erri De Luca
Piero Pelù reciterà in «Tu non c’eri», scritto da Erri De Luca
con la regia di Cosimo Damiano Damato. In questi giorni il
rocker posta su Facebook selfie dal set in Puglia: uno col
regista, uno con Brenno Placido e ieri quello con lo scrittore.
Questo il commento: «Erri De Luca, incontrarlo, parlarci,
collaborare e scalare la roccia insieme a lui sospesi nel vuoto...
la realtà può viaggiare molto più dell’immaginazione!».
tormenti dei figli, soluzione
narrativa sempre più diffusa per
intercettare un pubblico più largo possibile. «Sono storie che ci
riguardano direttamente o indirettamente — spiega Marcorè
—, ci sono tanti elementi in cui
ci si può ritrovare. Il ‘68 ha sconvolto le abitudini, ha cambiato il
rapporto tra genitori e figli». Insomma, la difficoltà di comunicazione all’interno del nucleo
familiare è una costante senza
tempo. Quando si guarda al passato la trappola è mitizzarlo: «Il
rischio c’è, basta solo pensare al
terrorismo per togliere quell’aura mitica a cui spesso si indulge
pensando agli anni 70. Nella serie quest’aspetto non viene considerato, un po’ perché siamo
proprio agli inizi del decennio
ma soprattutto perché si racconta una storia più privata che
pubblica». La sua immagine di
quegli anni? «Il 1972, avevo sei
anni e i miei genitori presero
entrambi la patente in età già
adulta per comprarsi una 128. E
poi ricordo le lunghe estati in
cui si aveva il tempo di annoiarsi. Quello che ci manca oggi è
proprio un tempo più lento».
A proposito di percorsi artistici, comici come Bisio e Littizzetto saranno giudici a «Italia’s
Got Talent». Lui è felice che non
l’abbiano preso in considerazione: «Rispetto la scelta di amici
come Claudio e Luciana, ma mi
sentirei molto a disagio. Un
conto è giudicare dal divano di
casa, un altro davanti al pubblico televisivo. Ora però ce l’ho io
una domanda. Mi dice che cosa
è “Italia’s Got Talent?”».
Renato Franco
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64
Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
italia: 51575551575557
Sport
Thohir eletto
membro
della Fiba
Nella vita di Erick Thohir non c’è
soltanto il calcio, ma anche il
basket. Già nel Cda della
Federbasket indonesiana e della
Federazione pallacanestro del Sudest asiatico, il presidente dell’Inter è
stato eletto membro del Comitato
Centrale della Fiba, la Federazione
internazionale di basket. «Sono
grato della fiducia che mi è stata
data e sono orgoglioso di essere
stato scelto come il primo
rappresentante dell’Indonesia nel
board della Fiba. Spero di poter
svolgere un buon lavoro per
quest’organizzazione», il pensiero
di Thohir. Il presidente nerazzurro
entra nel board assieme a una
leggenda del basket, il serbo Vlade
Divac, già presidente del Comitato
Olimpico nazionale. Il presidente
della Fiba è il neo eletto Horacio
Muratore.
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L’intervista
Alla vigilia della sfida
con i bianconeri,
l’ad fa il punto sulla
crescita della squadra
«Berlusconi è un
motivatore: la sua
vicinanza fa volare»
MILANO — Dalla finestra del nuovo ufficio vede il quartiere del Portello
che cresce: c’è qualche cantiere ancora
in costruzione e qualche novità che già
funziona. Un po’ come il Milan di Inzaghi. Adriano Galliani guida la crescita
della nuova creatura, attesa domani dall’esame Juve, con la tensione consueta,
ma anche con un buonumore di fondo.
«Milano, e il Milan, stanno tornando».
È il momento di rivelare tutta la verità sulla sua passione giovanile per la
Juventus.
«È finita presto, da ragazzino. La mia
squadra del cuore è sempre stata il
Monza. I monzesi non si sentono milanesi, quindi in molti per contrapposizione tifano Juve. È un fatto che trae origine dalla storia: Monza è l’unica città
della diocesi di Milano che segue il rito
romano e non ambrosiano. È stata capitale dei longobardi, ha ospitato il re, era
democristiana quando la periferia di
Ottimista Adriano Galliani, 70 anni, è fiducioso sulla stagione del Milan, iniziata con due vittorie su Lazio e Parma. Nella foto sopra è tra Barbara Berlusconi, 30 anni, e Filippo Inzaghi, 41 (Ansa)
Galliani
Milano era rossa, insomma ha sempre
difeso un’identità non milanese».
Ma ora lei si sente milanese.
«Sì. Milanese e milanista. Vivo a Milano da 28 anni».
Qual è lo stato di salute della città?
«In questi 28 anni l’ho vista peggiorare, ma ora mi sembra in crescita: ha il
più bel progetto immobiliare d’Europa,
parlo di Porta Nuova, una nuova Fiera e
l’Expo metterà il timbro su questa ripresa».
E a livello calcistico?
«Anche. Il Milan viene da un campionato negativo, dopo un primo, un secondo e un terzo posto. E con Allegri in
Champions ha sempre superato i gironi.
Certo, le scorse sere ho sofferto molto a
vedere le partite di Coppa senza il Milan».
Nel 2016 la finale sarà a San Siro.
Uno stimolo in più?
«È ovvio che uno spera di esserci, ma
intanto è un successo per la città. Avremo uno stadio bellissimo, collegato con
la metropolitana: si avvicinerà ai migliori d’Europa».
La scorsa stagione che cosa non ha
funzionato?
«È come con le crisi economiche: tutti sono bravi a spiegarle dopo, nessuno
ti dice prima che andrà in un certo modo. Ora è inutile parlarne, il passato non
ha rimedio».
Con Seedorf finirete in tribunale?
«Seedorf non ha fatto, a oggi, alcuna
richiesta danni».
Domani incontra un pezzo del passato: Massimiliano Allegri. Come ha
saputo che sarebbe andato alla Juve?
«Me l’ha comunicato lui. Ci siamo incrociati mentre partiva per Torino.
L’avevo incontrato il weekend precedente e l’avevo rimproverato perché
non era andato alla Lazio del mio amico
Lotito. E fino a due giorni prima, tutti
pensavano che Allegri sarebbe andato
in Nazionale e Conte sarebbe rimasto alla Juve: la vita è imprevedibile».
E in questi giorni l’ha sentito?
«Sì, gli ho fatto l’in bocca al lupo per
«Milano sta tornando
E anche il Milan»
«Inzaghi assomiglia a Conte
In politica lontani dalla Juve
C’è molta più sintonia con l’Inter»
l’esordio in Champions e poi ci siamo
risentiti per motivi organizzativi, non
abbiamo parlato di Milan-Juve».
Le farà uno strano effetto vederlo
sulla panchina della Juve?
«Dopo aver visto Leonardo su quella
dell’Inter mi sono ‘mitridatizzato’. Sono
pronto a tutto».
Quanto è stato vicino Antonio Conte
al Milan?
«Diciamo che un po’ di corteggiamento c’è stato. Conte è un grandissimo
Ai coordinatori di Forza Italia
L’entusiasmo del presidente
«Vinceremo lo scudetto»
MILANO — (m. col.) Silvio Berlusconi non si pone limiti. Dopo le
prime due vittorie in campionato del Milan, con Lazio e Parma, a
poche ore dalla sfida con i nemici della Juve, l’ex Cavaliere ai
coordinatori regionali di Forza Italia si lascia andare a uno sfogo
entusiastico. «Con Inzaghi — ha spiegato il presidente dei rossoneri
— c’è stata la svolta. Ora vinceremo lo scudetto». La ritrovata
passione del numero uno di via Aldo Rossi, che oggi sarà a Milanello
per la quinta visita consecutiva dall’inizio della stagione, è anche
frutto dell’opera di convincimento della figlia Barbara. Che,
quest’estate ha invitato il papà a mostrare, come ai bei tempi,
interesse e partecipazione per il club di cui è il primo tifoso. Solo la
rinnovata attenzione del proprietario verso il Milan poteva generare
a cascata una maggior adesione al progetto da parte di tutti i
giocatori che ora hanno senso di appartenenza. Berlusconi, già a San
Siro nella prima di campionato con la Lazio, è annunciato in tribuna
anche domani sera. Non solo. Ha promesso che, nei limiti del
possibile, per tutta la stagione farà sentire il suo sostegno dalla
tribuna. Di certo attraverso colloqui telefonici pressoché quotidiani
non solo con Filippo Inzaghi e Adriano Galliani, ma anche con
Barbara vuole essere informato su ogni avvenimento del club.
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allenatore. E secondo me Inzaghi gli assomiglia molto».
Incontrare Allegri, con cui non è in
grandi rapporti, sarà un’extra motivazione per Inzaghi?
«Inzaghi è motivato sempre, non ha
bisogno di extra».
Questo Milan sembra avere già
l’impronta del suo allenatore.
«Abbiamo preso giocatori adatti alle
idee di Inzaghi. C’è una sintonia totale,
tra me, lui e il presidente Berlusconi».
E i rapporti con Barbara?
«Non ha più senso parlarne, c’è una
divisione di compiti che funziona».
Come nasce il feeling speciale tra
Inzaghi e il presidente?
«C’è sempre stato. È una cosa epidermica. Prima della finale di Atene, Berlusconi chiamò Inzaghi e gli predisse che
avrebbe segnato due gol. In quella vigilia Pippo non stava in piedi. L’avevo anche detto a Ancelotti: ‘Ma non è meglio
far giocare Gilardino?’. E Carlo: ‘Ha ragione, ma magari domani segna’».
Quanto sta incidendo sui risultati la
vicinanza di Berlusconi alla squadra?
«Nessuno più di me conosce la capacità di motivare gli uomini di Silvio Berlusconi. Ricordo l’effetto che, 35 anni fa,
quando l’ho conosciuto, mi facevano gli
incontri con lui: uscivo da Arcore e volavo. Immagino che ai giocatori stia succedendo lo stesso».
Torniamo alla Juve: siete avversarie
anche su tutti i temi politici, dai diritti
tv al presidente di Lega al presidente
federale.
«Con la Juve di Giraudo avevamo vi-
❜❜
Massimiliano Allegri
Lui alla Juve, chi
l’avrebbe detto? L’avevo
rimproverato di non
essere andato alla Lazio
❜❜
Claudio Lotito
È il dirigente sportivo
che lavora di più.
Non fa i suoi interessi,
ma quelli della Lega di A
sioni di politica calcistica condivise. Attualmente le cose sono cambiate e, a
differenza di un tempo, ci sono molti
più punti in comune con l’Inter».
Tra i temi di scontro c’è la figura di
Lotito.
«Lotito è il dirigente sportivo italiano
che lavora più di tutti. Non sta facendo i
propri interessi, ma quelli della stragrande maggioranza dei club di A. Il calcio italiano è accusato di immobilismo,
poi se uno cerca di fare le riforme viene
visto con sospetto».
Però dà l’impressione di fare la badante a Tavecchio.
«Tavecchio vive di luce propria perché è un ottimo dirigente. Quanto a Lotito è normale che il rappresentante della Lega di A si impegni attivamente in
Federazione».
Si possono ridurre gli stranieri in
rosa?
«Sono favorevole ad adottare le regole Uefa, cioè rose con 25 giocatori, 4 italiani e 4 provenienti dal proprio settore
giovanile, con qualche adattamento».
Perché ha ceduto Balotelli?
«Ho capito che il suo desiderio era di
andarsene. Se crescerà diventerà un
grandissimo giocatore. Il suo gol col Liverpool mi ha fatto molto piacere».
È vero che il Milan ha detto basta ai
bad boys e vuole solo bravi ragazzi?
«Diciamo che questo tipo di attenzione è un po’ cresciuta».
Il gol di tacco di Ménez ha rivalutato
la famosa politica dei parametri zero.
«Gli acquisti non vanno valutati per
il costo, ma per il rendimento. È molto
più difficile strappare alla concorrenza
giocatori in scadenza. L’appeal del Milan aiuta, ma occorrono conoscenza del
mondo degli agenti e relazioni con i
club. Per esempio: Ménez e Alex erano a
fine contratto, ma Diego Lopez e Torres
erano ancora legati a Real e Chelsea. Li
abbiamo acquistati a zero solo grazie a
rapporti personali».
Monica Colombo
Arianna Ravelli
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Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Sport 65
italia: 51575551575557
Europa League: i gironi delle italiane
Gruppo B
Bruges-TORINO
Copenaghen-Hjk Helsinki
Classifica: Copenaghen 3; TORINO
e Bruges 1; Hjk Helsinki 0
0-0
2-0
Gruppo F
Qarabag-St. Etienne
Dnipro-INTER
Classifica: INTER 3; St. Etienne
e Qarabag 1; Dnipro 0
0-0
0-1
Gruppo I
Young Boys-Slovan Bratislava
NAPOLI-Sparta Praga
Classifica: Young Boys e NAPOLI 3;
Sparta Praga e Slovan Bratislava 0
5-0
3-1
Gruppo K
Paok Salonicco-Dinamo Minsk
6-1
FIORENTINA-Guingamp
3-0
Classifica: Paok Salonicco e FIORENTINA 3;
Guingamp e Dinamo Minsk 0
Battuto il Dnipro La rete vincente di D’Ambrosio nella ripresa, ai nerazzurri negato un rigore
Inter, tre punti di concretezza
Squadra solida e ordinata, poco lo spettacolo. Bene la ripresa
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — Un tempo per capire e un tempo per colpire. L’Inter ha celebrato il ritorno in
Europa League, dopo un anno
di penitenza, lontano dalle
coppe, battendo il Dnipro, con
un gol di D’Ambrosio a metà
ripresa nell’immenso stadio
Olimpico di Kiev, dove la squadra d Dnipropetrovsk è costretta a giocare per motivi di
sicurezza, legati alla guerra nel
Dombass. I club ucraini in passato avevano creato non pochi
problemi a Mazzarri (con la
Samp e con il Napoli); questa
volta invece la pratica è stata
assolta in modo ordinato, non
un grande spettacolo, ma una
prova di solidità e di maturità,
quinta partita su cinque senza
subire gol. Non è un caso che il
migliore in campo sia stato Vidic, perché ha dato forza alla
difesa e alla squadra tutta e da
questa base è partita la crescita
collettiva, che non si spiega
soltanto con l’ingresso di un
secondo attaccante (Osvaldo)
o con l’uomo in più nella seconda parte della ripresa.
L’Inter avrebbe meritato il
rigore per il mani in area di
Mazuch sul cross di D’Ambrosio, alla fine di un primo tempo, nel quale i nerazzurri (in
bianco) si sono accontentati di
gestire la partita, con l’obiettivo di non correre rischi, in attesa del momento propizio per
colpire. Dopo venti secondi,
era stato Konoplyanka ad impegnare Handanovic e questo
deve aver indotto gli interisti a
muoversi con prudenza, a ritmi bassi. Così la squadra si è
allungata, finendo per cercare
improbabili collegamenti fra
le linee, con Icardi in completo
isolamento, cercato soltanto
con avventurosi lanci di sessanta metri, mai precisi (in
tutto cinque palloni toccati in
Dnipro
Inter
0
1
Marcatore: D’Ambrosio 26’ s.t.
DNIPRO (4-2-3-1): Boyko 7;
Federsky 6, Mazuch 5, Douglas 5,
Strinic 6; Kankava 5, Rotan 5; Bruno
Gaman 6, Kravchenko 5 (Shakhov
s.v. 22’ s.t., Luchkevych s.v. 29’ s.t.),
Konoplyanka 6; Zozulya 5,5 (Kalinic
s.v. 34’ s.t.). All.: Markevych 5,5
INTER (3-5-2): Handanovic 6;
Campagnaro 6,5, Vidic 7, Juan
Jesus 6; D’Ambrosio 7, Kuzmanovic
6 (Osvaldo 6 17’ s.t.), M’Vila 5,5,
Hernanes 6 (Jonathan s.v. 31’ s.t.),
Dodò 6; Guarin 6,5; Icardi 5,5. All.:
Mazzarri 6,5
Arbitro: Zwayer (Germania) 5
Espulso: Rotan 24’ s.t.
Ammoniti: Zozulya, Kuzmanovic,
Strinic, Rotan
Recuperi: 2’ più 3’
FIRENZE — Mario Gomez
segna ma è in fuorigioco, così
tocca a Manuel Vargas rompere
l’incantesimo dopo 214 minuti
di passione e segnare il primo
gol della stagione viola con un
colpo di testa da centravanti
consumato. La stella Cuadrado
mette il risultato al sicuro a
metà ripresa con un secco
diagonale dopo un bel lancio di
Pizarro e il talentino
Bernardeschi chiude il conto
tre minuti prima del
novantesimo. L’esordio della
Fiorentina in Europa League
scorre via liscio, ma non tutti i
problemi sono risolti. La
manovra solo a tratti è fluida e
Gomez, ancora una volta, non è
pervenuto: lento e impacciato,
in crisi, anche se può contare
sull’appoggio dei tifosi.
a.b.
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D’Ambrosio: «Il mio gol più importante»
Mazzarri: «Abbiamo costruito molto»
DAL NOSTRO INVIATO
KIEV — Esordio con vittoria per l’Inter in
coppa; esordio europeo con gol per Danilo
D’Ambrosio: «È la rete più importante della
mia carriera; ci avevo già provato all’inizio
della ripresa, ma il portiere era stato
bravissimo. Volevamo dimostrare che la
vittoria sul Sassuolo non era stata casuale e
ce l’abbiamo fatta. Questa è una vittoria
importante, ma adesso dobbiamo pensare
al Palermo». Ci pensa anche Mazzarri, che
dovrà valutare l’eventuale recupero di
Kovacic, ma anche lui non ha nascosto
piena soddisfazione: «Già nel primo tempo
la squadra aveva creato i presupposti per
vincere; c’era una punizione dal limite su
Guarin; c’era un rigore netto. Nella ripresa
abbiamo trovato maggiore scioltezza. La
scelta di mandare in campo Osvaldo è nata
anche dalla volontà di cercare con forza il
successo. La squadra ha dimostrato di
essere solida; ha rischiato pochissimo e ha
costruito parecchio. L’importante è che
tutti si facciano trovare pronti, perché la
stagione è lunga e ci sarà spazio per tutti».
f.mo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
47’). L’assenza di Kovacic, in
tribuna per un colpo al polpaccio rimediato martedì in allenamento (la speranza è di recuperarlo per domenica sera a
Palermo), ha tolto geometrie:
M’Vila centrale per Medel
(squalificato) ha molto faticato; Hernanes, dopo una discreta partenza, si è un po’ spento;
Guarin, che ha giocato con la
fascia di capitano, ha faticato
molto da seconda punta; Kuzmanovic è apparso il più propositivo (ha avuto anche una
mezza occasione di testa), ma
si è fatto ammonire e questo
ne ha frenato l’azione, in un
primo tempo molto spezzettato (forte pressing degli ucraini), dove anche il Dnipro non
ha regalato emozioni, pronto
ad attaccare, ma con giudizio,
Napoli, positivi segnali anticrisi
DAL NOSTRO INVIATO
Napoli
Sparta Praga
3
1
Marcatori: Husbauer 14’, Higuain
(rig.) 23’ p.t.; Mertens 5’ e 36’ s.t.
NAPOLI (4-2-3-1): Rafael 6;
Henrique 5,5, Albiol 5,5, Koulibaly
6, Britos 6; Gargano 6, Inler 6;
Callejon 6 (David Lopez s.v. 39’
s.t.), Hamsik 6,5 (Zuniga s.v. 37’
s.t.), Mertens 7,5; Higuain 7 (Michu
s.v. 25’ s.t.). All.: Benitez 6
nei 90’, che di solito porta anche
quella di risultati.
L’altro passo, va da sé, sarà risolvere i soliti imbarazzi difensivi. A beneficiarne ieri è stato
Husbauer, che al 14’ ha illuso lo
Sparta con un gol dal limite sugli sviluppi di un corner generato da sviste varie. Considerate le
premesse e la buona disposizione tattica dei cechi, qui si poteva
sbracare. Invece gli azzurri in 9’
SPARTA PRAGA (4-1-4-1): Bicik
6; Kaderabek 5, Kovac 5,5, Brabec
5,5, Nhamoinesu 5,5; Marecek 6;
Dockal 5 (Konaté s.v. 30’ s.t.),
Husbauer 6,5 (Bednar s.v. 33’ s,t,),
Matejovsky 6, Krejci 5; Lafata 5
(Schick s.v. 40’ s.t.). All.: Lavicka 5,5
Arbitro: Blom (Olanda) 6
Ammoniti: Nhamoinesu, Mertens,
Bednar
Recuperi: 0’ più 4’
3
0
Fiorentina
Guingamp
L’esultanza Danilo D’Ambrosio festeggiato dai suoi compagni di squadra dopo il gol (Action Images)
Il dopopartita
Scatenato
Il primo gol di Dries
Mertens, 27 anni, che
ha ribaltato il risultato
a favore del Napoli
(Liverani)
Fiorentina ok
con Vargas
e Cuadrado
preoccupato soprattutto di
non andare sotto.
L’Inter è migliorata alla distanza, con un significativo
cambio di passo da parte di
molti giocatori (Campagnaro e
D’Ambrosio che hanno cominciato a giocare in scioltezza) e già nella prima parte della ripresa ha costruito due nitide occasioni da gol (la seconda
doppia) fra il 5’ e l’11. Sulla
prima, Guarin ha colpito di testa, ma invece di schiacciare il
pallone lo ha mandato alto;
sulla seconda, prima D’Ambrosio (percussione), poi Icardi hanno costretto il portiere
Boyko a due super-parate. Il
Dnipro ha cercato il vantaggio
(tiro di Konoplyanka vicino al
palo), provando a sfruttare i
maggiori spazi a disposizione,
finché Mazzarri ha mandato in
campo un secondo attaccante:
fuori Kuzmanovic e spazio a
Osvaldo, per provare a vincere
e dare più sbocchi alla fase offensiva. L’Inter si è trovata anche con l’uomo in più, per
l’espulsione di Rotan (doppio
giallo, forse eccessivo il secon-
Vidic brillante
Quinta partita su cinque
senza subire gol:
Vidic il migliore
Riscossa Sparta Praga in vantaggio, poi rigore di Higuain e doppietta di Mertens
NAPOLI — Rafa Benitez ha
ragione quando dice che non si
può pretendere di chiudere il
primo tempo 5-0 perché le partite durano 90’, ci vuole calma e
gesso, eccetera eccetera. Se però
il Napoli evitasse di prendere gol
a ogni partita (ormai siamo a 7
subiti in 5 gare) forse la sua vita
sarebbe più semplice. Comunque sia, gli azzurri stavolta riemergono bene dallo svantaggio,
stendono 3-1 lo Sparta Praga e si
prendono con merito i primi tre
punti di Europa League. In un
San Paolo semivuoto, ma con
Aurelio De Laurentiis presente,
è un piccolo, importante segnale anticrisi, così come lo sono
stati la capacità di reazione dopo
lo 0-1, il risveglio di Mertens e
Hamsik, brandelli di buon gioco
e gli applausi dei pochi convenuti, evidentemente disposti a
perdonare l’onta di Champions
in presenza di buona volontà.
Il prossimo passo, a partire da
domenica a Udine, è ovviamente la continuità di rendimento
Ritorno al gol
Marcatori: Vargas 34’ p.t.; Cuadrado
22’, Bernardeschi 42’ s.t..
do, ma troppi i falli durante il
match) e ha capito che era arrivato il momento di osare e ha
rotto l’equilibrio con un gol (di
punta) di D’Ambrosio (assist
di Guarin) sull’errore di Mazuch (26’). E sulla spinta del gol e
della superiorità numerica,
l’Inter avrebbe anche potuto
raddoppiare, ma sia Icardi sia
Osvaldo sono stati fermati per
fuorigioco su due chiamate
dubbie. E alla fine l’Inter ha ottenuto tre punti che, visto anche il pareggio fra gli azeri del
Qarabag e il St. Etienne, le altre
due squadre del girone F, è già
un risultato importante per la
classifica e per una squadra
che vuole andare avanti in Europa.
FIORENTINA (4-3-3): Tatarusanu
6,5; Tomovic 5,5, Savic 6 (Richards 6
12’ s.t.), Basanta 6, Pasqual 6; Kurtic
6,5, Pizarro 7, Borja Valero 5,5
(Badelj 6 1’ s.t.); Cuadrado 7
(Bernardeschi 6,5 26’ s.t.), Gomez 5,
Vargas 7. All.: Montella 6,5
GUINGAMP (4-4-2): Samassa 6;
Sankoh 5, Kerbrat 6, Angoua 5,
Leveque 5; Beauvue 6, Diallo 4,
Mathis 5,5, Pied 5 (Giresse 5 17’ s.t.);
Marveaux 5 (Yatabaré 5 8’ s.t.),
Mandanne 6 (Douniama s.v. 26’ s.t.).
All.: Gourvennec 5
Arbitro: Lechner (Austria) 5
Espulsi: Diallo 38’ p.t.
Ammoniti: Marveaux, Kurtic,
Basanta, Beauvue
Recuperi: 2’ più 2’
Fabio Monti
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Il pareggio Poche le occasioni per i granata
hanno pareggiato con Higuain
su rigore (fallo di mano di Nhamoinesu). Il Pipita ha rimediato
così all’errore col Chievo, ma la
cosa più bella è stata l’azione da
cui è nato tutto, con una combinazione rapidissima HiguainHamsik e la traversa del capitano, finalmente vivo e coinvolto.
Insieme a loro è salito di tono
Mertens, mentre Callejon al 33’
ha colpito la seconda traversa
del tempo con un bel destro al
volo.
In generale il Napoli pareva in
controllo ma ogni volta che, raramente, lo Sparta avanzava, si
avvertiva nell’aria uno strano
senso di paura, come se la difesa
fosse sul punto di combinarne
un’altra. Meglio dunque attaccare, che, come si sa, è il miglior
modo per difendere. E chi meglio di Higuain sa farlo? Così a
inizio ripresa il Pipita sulla destra ha portato Krejci in visita
guidata per il San Paolo e ha
crossato basso dove Mertens ha
colpito da punta pura. Senza più
problemi, con lo Sparta stanco,
Mertens ha fatto il bis in chiusura con una grande azione personale. Applausi, sorrisi, vittoria.
Proprio quello che serviva.
Alessandro Pasini
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Gillet torna dalla squalifica
e salva il Torino a Bruges
Bruges
Torino
0
0
BRUGES (4-3-3): Ryan 6;
Meunier 6, Duarte 6,5, Mechele
5,5, Bolingoli-Mbombo 6 (De
Bock s.v. 35’ s.t.); Fernando 5
(Vormer 5,5 21’ s.t.), Simons 6,
F.Silva 5; Gedoz 6,5, Vazquez 6
(Storm 6 21’ s.t.), Izquierdo 5.
All.: Preud’homme 5,5
TORINO (3-5-2): Gillet 7;
Maksimovic 6, Jansson 6,5,
Gaston Silva 5,5; Darmian 6,5,
Benassi 5,5 (El Kaddouri 5,5 20’
s.t.), Gazzi 6, Sanchez Mino 6,5
(Nocerino s.v. 39’ s.t.), Molinaro
5,5; Amauri 5, Quagliarella 6
(Martinez 6 14’ s.t.). All.:
Ventura 6
Arbitro: Ozkahya (Turchia) 6
Ammoniti: Meunier,
El Kaddouri, Molinaro
Recuperi: 1’ più 3’
Inizia con un buon pareggio il
cammino del Torino in
Europa League. Il risultato
porta la firma di Jean Francois
Gillet: il portiere, al rientro
dopo 13 mesi di squalifica per
il calcioscommesse, blinda la
porta granata con due grandi
parate sui colpi di testa prima
di Duarte e nel finale di Storm
e consente ai granata di
conquistare il primo punto
nel girone B. «Ho fatto il
massimo per tornare ad alto
livello — festeggia Gillet —.
Molti di noi erano all’esordio
in Europa e abbiamo risposto
alla grande». Infatti, anche
con il profondo turnover
proposto da Ventura (inedito
il trio difensivo MaksimovicJansson-Gabriel Silva), il Toro
si è dimostrato solido e
meglio organizzato. L’unico
neo la poca pericolosità
offensiva: soltanto Sanchez
Mino, in diagonale, ha
sfiorato il gol in avvio di
ripresa.
f.bon.
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66
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Sport 67
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Incidenti
La decisione
Roma, festa rovinata dai teppisti
Il fastidio Uefa su Euro 2020
ROMA — Doveva essere il giorno
della celebrazione della città del
bel calcio, dopo il 5-1 al Cska
Mosca. E invece Roma, per colpa di
pochi che usano il calcio per fare la
guerra, è di nuovo descritta come
la città dei coltelli. I gol di
Gervinho, le volate di Iturbe
(salterà Roma-Cagliari), il calcio
senza età di Totti, le scelte tattiche
di Garcia, la difesa che ha già
dimenticato Benatia (ma Astori è
out un mese per una distrazione al
ginocchio destro): erano
tantissimi i temi calcistici da
approfondire per una squadra che
la proprietà americana sta
portando a grandi livelli. E invece
è ancora la cronaca nera a togliere
spazio a quella sportiva. Il bilancio
del giorno dopo la prima di
Champions League è questo:
otto tifosi arrestati, un romanista
e sette russi; quattro poliziotti e
tredici steward feriti (il più grave
con la frattura della mandibola).
La Questura si difende dicendo che
la tifoseria del Cska, imbottita di
Champions 2016, finale a Milano
Si torna a San Siro 15 anni dopo
ultrà nazionalisti di estrema
destra, non è stata in alcun modo
accompagnata e «gestita» da forze
dell’ordine russe, come invece
dovrebbe avvenire negli eventi
calcistici internazionali. Ma la
polemica è aperta, tanto più
ripensando alla notte della finale
di Coppa Italia. Per fortuna
migliorano le condizioni dei due
tifosi, un russo e un polacco, che
sono stati trasportati in ospedale
mercoledì notte. La Uefa non ha
ancora aperto un’inchiesta, in
attesa dei rapporti dei delegati
presenti allo stadio. Non è escluso,
però, che Roma perda
l’organizzazione italiana
dell’Europeo «itinerante» del 2020.
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Ora è ufficiale: la finale della
Champions League del 2016 si
giocherà a San Siro per la quarta
volta nella storia. Lo ha deciso,
ieri a Nyon, il comitato esecutivo
dell’Uefa: l’ultima volta era stato
nel 2001. In quell’occasione al
Meazza aveva vinto il Bayern
Monaco. I tedeschi avevano
sconfitto, soltanto ai calci di
rigore, il Valencia. Sarà
fondamentale arrivare preparati
all’appuntamento del maggio
2016, che arriverà subito dopo
l’Expo del 2015 (1° maggio-31
ottobre) ed è quindi
un’occasione da non lasciarsi
sfuggire. Così nei prossimi due
anni il Comune, assieme a Milan
e Inter, investirà altri 20 milioni
di euro (altri 20 sono stati già
spesi nei due anni precedenti,
proprio per ottenere la finale del
2016) per la riqualificazione di
San Siro. Un investimento
importante per il completamento
dei bagni, del settore stampa,
degli sky box e la risagomatura
del primo anello arancio. Dei
quattro precedenti, soltanto in
un’occasione a San Siro ha vinto
una squadra milanese. Nel 1965
l’Inter aveva conquistato l’allora
Coppa dei Campioni (oggi
Champions League) vincendo 10 contro il Benfica (27 maggio,
rete di Jair al 42’ del primo
tempo). Nel 1970 al Meazza aveva
vinto il Feyenoord (6 maggio, 2-1
al Celtic Glasgow dopo i tempi
supplementari) e nel 2001 il
Bayern Monaco sul Valencia (23
maggio). La finale di Europa
League del 2016, invece, si
disputerà a Basilea, in Svizzera.
A Trondheim, in Norvegia, si
giocherà la Supercoppa Europea.
F1 Il ferrarista sospeso tra tentazioni e nuovo contratto
Fotofinish
Alonso anti mercato
«Le voci sul mio conto
create per avvelenare»
Serie B
Oggi Spezia-Entella
e Carpi-Trapani
Anticipi 4ª giornata: CarpiTrapani (ore 19, Premium
Calcio e Sky Calcio 3) e il
derby Spezia-Entella (ore
21, Premium Calcio e Sky
Sport 1). Classifica: Perugia
9 p.; Ternana e Trapani 7;
Carpi, Lanciano, Livorno e
Latina 5; Cittadella, Bologna,
Bari, Frosinone, Spezia,
Avellino e Modena 4; Varese
(-1), Pro Vercelli e Brescia 3;
Pescara 2; Catania, Vicenza,
Crotone ed Entella 1.
«So che Marchionne mi è vicino»
DAL NOSTRO INVIATO
SINGAPORE — Fra Maranello e i grattacieli di Marina Bay ci
sono più di 10 mila chilometri e
23 anni di storia. A una settimana
dall’addio di Luca di Montezemolo, che comunque resterà in
carica fino a metà ottobre, la Ferrari dell’era Marchionne sembra
una di quelle vecchie navi che navigano cariche di ricordi ed emozioni verso nuovi porti. La stagione dei saluti, dei divorzi, delle batoste in pista ha lasciato il segno:
prima Stefano Domenicali, poi il
capo dei motori Luca Marmorini,
infine il presidente, l’uomo che
ha rimesso in marcia il Cavallino.
Qualcuno scommette che non finirà qui: Fernando Alonso, stanco delle delusioni e confuso dalle
troppe incognite, sarebbe il prossimo a preparare i bagagli.
Lo spagnolo a lungo corteggiato dalla Honda che tornerà
l’anno prossimo in coppia con la
McLaren, è stato accostato recentemente alla Red Bull in un fantascambio che porterebbe Sebastian Vettel sul suo sedile. Solo
chiacchiere, smentisce lo spagnolo. Stizzito e nervoso se la
prende con le «voci inventate che
danneggiano la squadra e l’immagine della Ferrari. Sono più di
tredici mesi che dichiaro le mie
intenzioni». E cioè, chiudere la
carriera in rosso. Non ci sta a passare per un mercenario della F1,
ma soprattutto vuole essere padrone del suo destino. È convinto
di essere il più forte in giro, ha
chiesto un robusto ritocco all’ingaggio per prolungare oltre il
Così a Singapore
I numeri del Gp
Lunghezza circuito: 5.073 m
Record in prova: Vettel (Ger)
Red Bull, 1’42’’841 (2013)
Record in gara: Vettel (Ger)
Red Bull, 1’48’’574 (2013)
Record distanza: Vettel (Ger)
Red Bull, 1.59’13’’132 (2013)
Il programma
Così oggi
ore 12-13.30: prove libere 1
ore 15.30-17: prove libere 2
Tv: SkySportF1, RaiSport1
Così domani
ore 12-13: prove libere 3
Tv: SkySportF1, RaiSport1
ore 15: qualifiche
Tv: Raidue, SkySportF1
Così domenica
ore 14: Gp di Singapore
Tv: Raiuno, SkySportF1
2016, ma soprattutto vuole garanzie per tornare a vincere. Eppure quella firma che fino a poche settimane prima del terremoto al vertice sembrava una formalità, manca ancora. Con buona
probabilità le trattative si sbloccheranno con la successione alla
presidenza, dicono che Marchionne stimi parecchio Alonso. I
due si sono incontrati a Maranello nei giorni più caldi, hanno parlato. Fernando ripercorre cinque
mesi intensi pieni di cambiamenti e saluta Montezemolo, «un
grande leader che ha fatto vivere
periodi felici alla Ferrari».
Ma dimostra subito di avere
una certa confidenza con il grande capo di Fiat-Chrysler e futuro
presidente della Ferrari. Lo chiama per nome come fanno solo
certi suoi stretti collaboratori negli Usa: «Con Sergio ho costruito
un ottimo rapporto in questi anni: quando è venuto alle gare a
Maradona
«Io senza droga?
Di un altro pianeta»
Notturno
Monza, a Austin e qualche volta
in Canada ha sempre mostrato
tutto il suo appoggio e impegno
verso di noi. A Maranello mi ha
detto le stesse cose, che è pronto
per la sfida». Sfida già partita:
affermati specialisti, guidati da Franco Russo,
presidente onorario dell’Aims, 18 Olimpiadi
all’attivo, fra estive e invernali, da sempre
sostenitore di quella «sfida della qualità»
indispensabile a garantire salute negli atleti,
e nei pazienti, integrità e prestazioni. I lavori
cominciano alle 8.45 con le introduzioni di
Franco Russo, Leandro Palomba, presidente
dell’Aims, e Maurizio Casasco, presidente
della Federazione Medico Sportiva Italiana e
un saluto di Antonio Spataro, direttore
dell’Istituto Scienze e Medicina dello Sport di
Roma.
Marchionne, pur in perenne movimento fra Torino e Detroit, segue ogni giorno gli sviluppi del
lavoro della Scuderia. È Marco
Mattiacci a informarlo attraverso
una serie di report quotidiani. Al
team principal romano spettano
poi altri compiti più «politici»:
sedersi ai tavoli che contano e allearsi con gli altri «perdenti», la
Red Bull per esempio, per provare a cambiare quei regolamenti
che bloccano lo sviluppo delle
power unit a stagione in corso.
Sapendo di poter contare sulla
forza del settimo gruppo automobilistico mondiale che il 13 ottobre sbarcherà a Wall Street. Una
partita che si decide ben oltre la
pista illuminata a giorno nell’umida notte di Singapore. Un
match decisivo per il futuro Ferrari ma non solo.
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Daniele Sparisci
Fernando Alonso
cammina per i paddock
del circuito di Singapore
(Reuters)
La salute degli atleti
Prevenzione
nello sport
tra integrità
e riabilitazione
© RIPRODUZIONE RISERVATA
ROMA — L’attività dei grandi campioni dello
sport è sempre più legata alla difesa della loro
integrità fisica e, quando serve, dopo un
infortunio, alla riconquista della funzionalità.
Metodi e sistemi riabilitativi dello sport
vengono poi utilizzati anche nella cura delle
patologie di origine non sportiva, e dunque a
tutti. Ecco perché ha grande rilevanza il
convegno che domani si svolge al centro di
Preparazione Olimpica dell’Acqua Acetosa a
Roma a cura dell’Aims, l’Associazione
Italiana Massaggiatori Sportivi. Il tema è
significativo «Sport e prevenzione» ed è
prevista la partecipazione di alcuni fra i più
© RIPRODUZIONE RISERVATA
«Sai che giocatore sarei
stato se non mi fossi
drogato? Un giocatore di un
altro pianeta», ha confessato
Diego Armando Maradona.
«Sapevo che con la mia
tecnica me li sarei mangiati,
quando la palla era tra i miei
piedi, gli altri potevano solo
agitarsi. Ho 53 anni, ma in
realtà è come se ne avessi 78
perché la mia vita non è
stata normale. Al Mondiale?
Ho sperato nell’Argentina».
Tennis
Coppa Davis, l’Italia
sfiderà il Kazakistan
Nel primo turno del gruppo
mondiale della Coppa Davis,
in programma dal 6 all’8
marzo 2015, l’Italia affronterà
il Kazakistan. Sorteggio
benevolo a Dubai: evitate
avversarie più temibili come
Repubblica Ceca, Svizzera,
Serbia e Australia. Ma il c.t.
Barazzutti invita alla
prudenza: «In casa è una
buona squadra. Sarà una
trasferta dura: giocheremo
sul veloce indoor».
Ciclismo Il c.t. Cassani in Spagna (28 settembre) con Nibali, Aru e Visconti leader
Caso Schwazer Un giallo la presenza della Kostner oggi in Procura
Pozzato bocciato, Italia tutta coraggio
Carolina rischia nuovi guai
(p.tom.) Non ci resta che la sana incoscienza per lasciare un segno al Mondiale di ciclismo, a
Ponferrada il 28 settembre. Non è
molto, ma è comunque qualcosa:
la prima Italia del c.t. Davide Cassani non ha un corridore, per forma atletica e caratteristiche, che
può fare davvero la differenza sul
tracciato spagnolo.
Allora l’idea è quella di puntare tutto sulla squadra, dandole
un’identità ben precisa, un piano
semplice, senza ambiguità: si
gioca all’attacco con tanti passisti
scalatori, o la va o la spacca, su un
circuito con ben 4 mila metri di
dislivello ma allo stesso tempo
veloce, che sembra perfetto per
Una certezza c’è: Carolina Kostner (foto) sarà deferita al Tna
sia per complicità sia per aver
omesso di denunciare (punti 2.8
e 3.3 del Codice Wada) l’ex fidanzato Alex Schwazer, oro di
Pechino nei 50 km di marcia già
squalificato 3 anni e mezzo per
doping. Contano i verbali, le dichiarazioni rese il 9 ottobre 2013
alla magistratura ordinaria di
Bolzano, anche se al Coni sono
in possesso di nuovi documenti.
E questo al netto della convocazione di stamani della Procura
Antidoping presso il Coni, ecco
l’incertezza. Perché non è dato
sapere se oggi la Kostner darà
buca pur di non interrompere le
Record dell’ora in Svizzera
Primato
Jens Voigt a 43 anni ha stabilito il nuovo record dell’ora.
Il corridore tedesco ha percorso 51,115 km (Ap)
finisseur come Valverde, Gerrans
o velocisti resistenti come Degenkolb e Kristoff.
Dopo la Tre Valli Varesine di ieri Cassani ha bocciato Pozzato,
terzo dietro allo svizzero Albasini
e Colbrelli, che al Mondiale ci andrà: assieme ad Aru, Bennati, Damiano Caruso, Giampaolo Caruso, De Marchi, Formolo, Nibali,
Quinziato, Visconti e Zardini. Una
squadra giovane, con Nibali non
al 100 %, Visconti e Colbrelli soluzioni veloci. Un gruppo che farà
sua la lezione del grande Alfredo
Martini: rendere «la corsa dura»,
muoversi da Squadra e arrivare al
traguardo senza troppi rimpianti.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
prove generali di «Opera on
Ice», lo show nell’Arena di Verona tra domani e domenica. Ieri
sera la pattinatrice aveva deciso
di non presentarsi oggi alle 13:
la mattina ha pure inviato una
richiesta formale di rinvio ottenendo però solo un anticipo alle
10.30. E un chiaro avvertimento. «Qualora l’interessata non
dovesse presentarsi verrà redatto verbale di audizione negativa
— la nota dell’Upa (Ufficio della
Procura Antidoping) —. In tal
caso si procederà a riconvocare
la stessa per una seconda ed ultima audizione». Non rispondere alla convocazione «urgente»
del Procuratore Maiello significherebbe ratificare anche il
«mancato atteggiamento collaborativo» da parte della Kostner. Guai su guai.
a.arz.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
Dopo una lunga vita dedicata interamente e
con grandi sacrifici alla famiglia ed al lavoro, è
mancato
Non è più
Francesco Carraro
Lo annuncia la moglie Chiara con le adorate nipoti Nina e Barbara e Renata Alessandri.- I funerali si terranno presso la chiesa parrocchiale di
Campodarsego venerdì 19 settembre alle ore
15.30 con partenza dalla casa di famiglia in via
Caltana.
- Campodarsego, 19 settembre 2014.
Gianni, Roberto, Maria, Alessandro, Claudio,
Andrea, Cristiana, Danilo e tutto lo staff della Direzione Comunicazione di BMW Italia sono vicini
a Patrizia in questo momento di grande dolore
per la scomparsa della sua mamma
Francesco Bordiga
circondato dall’affetto della sua Cesarina, da Elisabetta, Carlo, Pietro ed Elena, e dei famigliari
ed amici numerosi, che gli hanno voluto bene e
che lo ricordano tutti con grande affetto.- I funerali si terranno venerdì 19 settembre alle ore
14.45 a Milano, presso la parrocchia di Santa
Maria di Lourdes in via Lomazzo.
- Milano, 17 settembre 2014.
Clara, Bianca, Mario con Elsa, Antonio con Luciana piangono per la scomparsa del fratello
Francesco
Loredana Bossi
- Milano, 18 settembre 2014.
L’Associazione Vittime della 180 piange la tragica scomparsa della cara
Giulia Meregalli
Partecipano al lutto:
– Rosanna Giovanardi Partengo.
– Marcello Giovanardi e la sua famiglia.
– Mariolina ed Angelo Lasia.
che torna per sempre a Campodarsego, il luogo
della famiglia.- Un abbraccio a Chiara per l’amore che gli ha dato.
- Campodarsego, 19 settembre 2014.
e, insieme a lei, ricorda i venti psicotici, vittime,
in questa tragica estate, della indifferenza e della
insipienza umana.
- Milano, 18 settembre 2014.
Pietro ed Elena abbracciano forte la nonna Cesi nel ricordo del
I nipoti Giovanni, Marcello, Enrico con Silvia,
Liliana con Giorgio, Silvia con Roberto, Tomaso
con Orietta, Massimiliano con Monica, Davide,
Barbara con Nicola, Valentina, si stringono a
Chiara per la scomparsa di
Luisa e Pepe Scotti con Stefania e Roberta sono
vicini a Franca e ai figli nel rimpianto di
nonno Cecco
Giorgio Griziotti
che ha lasciato loro, fino all’ultimo, un grande
insegnamento di vita e di valori autentici, dei
quali è stato esempio.
- Milano, 17 settembre 2014.
zio Francesco
- Campodarsego, 19 settembre 2014.
- Milano, 18 settembre 2014.
Michele Malusà con Francesca, Luca e Ricky ricorda sempre con gratitudine, per quanto fatto e
dato nel corso degli anni, la cara e amata
I nipoti Alberto, Renzo, Fulvio, Luigi, Graziella
con famiglie sono vicini alla zia Cesarina e a Elisabetta per la scomparsa del caro
Enrico Carraro Presidente del Consiglio di Amministrazione con Alexander Bossard Amministratore Delegato, l’intero Consiglio di Amministrazione, il Collegio Sindacale, i dirigenti e tutte
le persone del Gruppo Carraro, saluta
Daniela Pallotta Malusà
zio Francesco
In sua memoria, in occasione del secondo anniversario dalla sua scomparsa, verranno celebrate
due messe: il 21 settembre alle ore 18.30 a Milano nella chiesa di Sant’Alessandro, piazza
Sant’Alessandro; il 27 settembre alle ore 9 a Carloforte nella chiesa della Madonna dello Schiavo,
via XX Settembre.
- Milano, 19 settembre 2014.
- Montirone, 18 settembre 2014.
Francesco Carraro
Vittorio e Linda partecipano affettuosamente al
dolore di Elisabetta e Carlo e della famiglia tutta
per la perdita del signor
consigliere di amministrazione da sempre a fianco della nostra azienda.
- Campodarsego, 19 settembre 2014.
Francesco Bordiga
- Genova, 18 settembre 2014.
I Dirigenti del Gruppo Carraro sono vicini alla
signora Chiara e alla famiglia Carraro per la
scomparsa di
I colleghi e i collaboratori dello Studio Legale
Giovanardi - Fattori si uniscono al cordoglio della
famiglia per la scomparsa di
Francesco
"Con lieve cuore, con lievi mani la vita
prendere, la vita lasciare".
Edoardo Maria Maggi
Francesco Bordiga
- Campodarsego, 19 settembre 2014.
ingegnere
e partecipano con affetto al dolore di Carlo e della moglie Elisabetta.
- Milano, 18 settembre 2014.
Giangaleazzo e Osanna si stringono con affetto a Chiara per la scomparsa dell’amico
Francesco Carraro
ci ha lasciato, lieve.- Irmgard "Bube" e Anna Maria lo ricordano nel trigesimo a quanti lo hanno
conosciuto e apprezzato.
- Milano, 19 settembre 2014.
L’Unione Femminile Nazionale è vicina alla
sua consigliera Elisabetta per la perdita del suo
caro papà
- Milano, 18 settembre 2014.
Mariolina e Bianca abbracciano con grande affetto Chiara e partecipano commosse al dolore
della famiglia per la scomparsa di
19 settembre 1947 - 19 settembre 2014
Francesco Bordiga
Marcello Lang
- Milano, 18 settembre 2014.
Francesco
Sei sempre con me.- Puppy.
- Milano, 19 settembre 2014.
Giovanna e Hossam con gli amatissimi nipotini
sono vicini alla zia Ray ricordando con affetto il
caro zio
- Milano, 18 settembre 2014.
Massimo Di Carlo e Gabriella Belli si stringono
con affetto a Chiara nel dolore per la scomparsa
dell’indimenticabile
Commendatore
1968 - 2014
Dott. Giorgio Targa
Francesco Carraro
Lina Pasquino Ravazzoli
Il Signore lo accolga nella sua luce e nella sua
gioia.- I funerali si terranno presso la parrocchia
SS. Patroni d’Italia, via Arzaga, sabato 20 settembre ore 11. - Milano, 18 settembre 2014.
amante della cultura, delle cose belle e raffinato
collezionista d’arte.
- Verona, 19 settembre 2014.
I famigliari ti ricordano con affetto e rimpianto
immutati. - Casteggio, 19 settembre 2014.
Stefano e Bruna Fortunato rivolgono il loro
pensiero commosso al ricordo del
Sono vicino a Chiara in questo momento di dolore per la scomparsa del vecchio caro amico
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RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano
dottore
Giorgio Targa
SERVIZIO
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NECROLOGIE
di cui rammentano le grandi doti umane e spirituali. - Gorgonzola, 18 settembre 2014.
Il Presidente, il Direttore e i collaboratori tutti
della Fondazione Musei Civici di Venezia sono vicini con particolare affetto a Chiara nel triste momento della perdita del marito
Maria e Giorgio Silva, nel ricordo di una luminosa giornata a vela sul lago di Garda con
Giorgio
Francesco Carraro
e Leonardo, sono vicini al dolore di Raimonda
con affetto. - Varese, 18 settembre 2014.
fine cultore delle arti e straordinario ispiratore e
promotore della vita culturale veneziana degli ultimi decenni. - Venezia, 18 settembre 2014.
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Ruggiero Cafari Panico e Luca Caretta con affetto ricordano l’amico
Gianfelice Rocca, Ivan Colombo, Luciano Ravera, Paola Boromei, Patrizia Meroni esprimono
al Professor Alberto Mantovani e ai suoi familiari
le più sentite condoglianze per la perdita della
cara sorella
Giorgio Targa
- Milano, 18 settembre 2014.
SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA
CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO
L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO
DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’
Luigi Biscozzi e Carlo Garavaglia partecipano
al lutto di Raimonda per la perdita del
Giovanna Mantovani
dott. Giorgio Targa
- Rozzano, 18 settembre 2014.
TARIFFE BASE IVA ESCLUSA:
caro amico di tanti anni.- Un forte abbraccio.
- Milano, 18 settembre 2014.
Il Consiglio di Amministrazione di Humanitas
University è vicino al Professor Alberto Mantovani
per la perdita della cara sorella
Corriere della Sera
Raffaele Caldarone, Roberto Lazzarone e Massimo Giaconia partecipano commossi al dolore
della famiglia per la perdita di
Giovanna Mantovani
- Rozzano, 18 settembre 2014.
PER PAROLA:
Necrologie: € 5,00
Adesioni al lutto: € 10,00
A MODULO:
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 540,00
Giorgio Targa
Partecipano al lutto:
– Piero Melodia.
– Giorgio Ferrari.
– Marco Montorsi.
Gazzetta dello Sport
con cui hanno condiviso molti anni della loro attività professionale e lo ricorderanno sempre con
grande affetto. - Milano, 18 settembre 2014.
Arrivederci
Cristina e Roberto con infinito affetto ricordano
l’amica di sempre
Roberta Cavalleri
- Milano, 18 settembre 2014.
Luisa, Andrea, Paola e Anna sono vicini a Gianpiero, Simone e Lele nel tuo ricordo.
- Legnano, 18 settembre 2014.
I condomini tutti e l’Amministratore del condominio di via Compagnoni 34 Milano partecipano
al dolore della famiglia per la scomparsa della
Giuseppe, Giuseppina e Giovanni addolorati si
stringono ad Anna in un affettuoso abbraccio nel
ricordo del caro
Wanda Giudice
sig.ra Wanda Giudice
Necrologie: € 1,90
Adesioni al lutto: € 3,70
A MODULO:
Solo anniversari, trigesimi
e ringraziamenti: € 258,00
Diritto di trasmissione:
pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00
L’accettazione delle adesioni
è subordinata al pagamento
con carta di credito
fondazionecorriere.it
Servizio fatturazione necrologie:
tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30
fax 02 25886632 - e-mail: [email protected]
Giovanni Telecco
- Milano, 18 settembre 2014.
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera
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Tv in chiaro
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di Maria Volpe
PER DISTRARSI
PER CAPIRE
Tutte le vittorie
del Pibe de Oro
Chi sono i seguaci
del Califfo?
Tre grandi registi per
raccontare altrettante icone
del nostro tempo. Stasera
tocca al docu-film dedicato
a Diego Armando
Maradona ( foto). Il film
firmato dal grande regista
serbo Emir Kusturica
ripercorre le tappe salienti
della vita del calciatore
fenomeno. La macchina da
presa si muove tra i luoghi
dove «El Pibe de Oro» ha
vissuto: Buenos Aires,
Napoli e Cuba. Al centro
della narrazione la parabola
del campione, dalle umili
origini degli esordi al
successo mondiale seguiti
dal declino e dalla lenta,
successiva, risalita.
Tra i servizi, un reportage a
Erbil. Nei campi profughi
improvvisati, la vita ai
tempi dell’Isis, mentre si
intensifica l’offensiva dei
raid americani per
stroncare la nuova minaccia
terroristica. Le voci dei
cristiani d’Iraq, uomini e
donne, di chi ha dovuto
abbandonare tutto ed è
riuscito a scampare alla
violenza dei miliziani (foto)
che chiedono a tutte le
minoranze etniche e
religiose la conversione
all’Islam o il pagamento
della jeziah, la nuova tassa
del Califfato. Ma chi sono i
seguaci del Califfo nel cuore
dell’Europa?
Maradona di Kusturica
Rai5, ore 21.15
TV7
Rai1, ore 23.45
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Film e programmi
Farrell evade
dal gulag siberiano
Conti ospita
Nazzaro e Insegno
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1940. Il soldato Janusz viene
condannato per spionaggio ai
lavori forzati in Siberia. Lì
organizza un piano per evadere
insieme al criminale Valka (Colin
Farrell, foto) e ad altri prigionieri.
The way back
Rai3, ore 21.05
Tra i vip trasformati in star della
musica dal varietà condotto da
Carlo Conti (foto), Pino Insegno
(Louis Armstrong), Gianni
Nazzaro (Charles Aznavour),
Luca Barbareschi (Julio Iglesias).
Tale e quale show
Rai1, ore 21.15
Nuzzi e Viero
ripartono da Yara
Le bombe tedesche
incendiano Londra
Dagli ultimi aggiornamenti sul
giallo di Brembate e sul delitto
di Garlasco parte la nuova
puntata del programma
condotto da Gianluigi Nuzzi e
Alessandra Viero.
Quarto grado
Rete4, ore 21.15
Il documentario racconta la
notte del 29 dicembre 1940,
quando i tedeschi misero a
ferro e fuoco la capitale
britannica sganciando 11.520
bombe incendiarie.
Il blitz aereo su Londra
Rai Storia, ore 21.30
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21 settembre Premio Federico Tesio
28 settembre Premio Vittorio di Capua
12 ottobre
Gran Criterium
19 ottobre
Gran Premio del Jockey Club
15 novembre Premio Giulio Berlingieri
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Ippodromo del Galoppo di San Siro I P.le dello Sport, 16 I Milano
Orario apertura ore 12.00 I Inizio corse ore 14.30
call center 0583.266222
www.ippodromomilano.it
Corriere della Sera Venerdì 19 Settembre 2014
71
italia: 51575551575557
Pay Tv
Film
e programmi
Vacanza low cost
per Zalone e famiglia
Checco (Checco Zalone, foto) deve
mantenere fede a una promessa
e portare il figlio al mare. Ma si è
appena licenziato e la moglie ha
perso il posto di lavoro. Così
pensa a una vacanza low cost...
Sole a catinelle
Premium Cinema, ore 21.15
Rebecca Hall
cameriera a Las Vegas
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(Rebecca Hall, foto) si trasferisce
a Las Vegas per fare la cameriera.
Assunta come assistente da uno
dei più grossi giocatori d’azzardo,
se ne innamora ma...
Una ragazza a Las Vegas
Sky Cinema 1, ore 21.10
Ralph «il cattivo»
stanco del suo ruolo
Ralph (nell’immagine) è il cattivo
nel videogioco Felix Aggiustatutto.
Stanco del ruolo che interpreta da
30 anni decide di dimostrare a
tutti che «fare» il cattivo non
significa necessariamente esserlo.
Ralph Spaccatutto
Sky Cinema Hits, ore 21.10
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Il castello del killer
terrorizza i turisti
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Nel 1893, a Chicago, il serial killer
H.H. Holmes aveva costruito un
hotel progettato per uccidere. Oggi,
gli spiriti delle sue vittime vagano in
questi luoghi terrorizzando i turisti...
La storia maledetta - «Il castello
del male»
History Channel, ore 21
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A fil di rete
di Aldo Grasso
La cultura in differita
premia solo la noia
N
on ci sono più i Campielli di una volta! Sabato 13
settembre, al Gran Teatro La Fenice di Venezia, si è
svolta la premiazione del Premio Campiello, vinto
da Giorgio Fontana con il romanzo Morte di un
uomo felice (Sellerio). Quattro giorni dopo, alle
23.20, La7 ha trasmesso in differita la cerimonia. Ma che senso ha? Almeno, una volta, la Rai la trasmetteva in diretta, con
quel pizzico di suspense che conservano ancora queste stanche liturgie. L’altra sera era come vedere i filmini dell’estate,
Vincitori e vinti
con i padroni di casa che cercano di cacciar via la noia con spiFrancesco
ritosaggini da ombrellone.
Totti
A La7, dopo il parrucchino di
Il calcio
Sandro Mayer, hanno scoperto
internazionala cultura? Dopo il carnevale di
le batte la
Miss Italia bisognava trasmettefiction spagnola.
re la quaresima del premio letChampions League
terario? Più semplicemente i
in prima serata su
due presentatori, Geppi CucciaCanale5, con Roma
ri e Neri Marcorè, appartengono
contro CSKA Mosca:
alla scuderia di Beppe Caschetper la squadra di
to che, in questo momento, è il
Totti e compagni
vero padrone del palinsesto.
4.959.000 spettatori,
Pur apprezzando Cucciari e
e uno share del 19,1%
Marcorè, è giusto rilevare come
i due non siano portati per quePaula
sto tipo di presentazioni: non
Echevarria
facevano ridere e avevano diLa fiction
menticato a casa il brio. A tratti,
romantica
specie nelle interviste, sembrasuperata dal
va una cerimonia funebre. Il
calcio internazionale.
pubblico in sala non capiva le
Consueta prima serata
battute e il gelo calava fra gli
in fiction per Rai1,
stucchi dorati del teatro. L’unicon la serie spagnola
co momento divertente è stato
«Velvet» (con Paula
quando Roberto Zuccato, presiEchevarria e Natalia
dente del Campiello e di ConMillan): gli spettatori
findustria Veneto, è stato intersono 3.288.000, per
rogato sul concetto di cultura:
uno share del 12,9%
«La funzione che ha la cultura è
quella di stimolare… Una buona
dose di cultura può aiutare…». Cultura, basta la parola!
In realtà, il colpevole va cercato anche fra gli autori che
hanno fornito ai due presentatori (i soli veri lettori della manifestazione) una quantità industriale di banalità. Forse, prima di tutto, Caschetto dovrebbe preoccuparsi di procurare
qualche fonico e qualche microfono a Floris. La cultura viene
dopo.
© RIPRODUZIONE RISERVATA
Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso
Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv
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Venerdì 19 Settembre 2014 Corriere della Sera