mr. magazine anno iv-n° 1 gennaio /febbraio 2014

ELEZIONI EUROPEE 2014
L' ITALIA VISTA DALL' ESTERO
...................................................
QUANTO DURA UNA CRISI?
IL TURISMO RURALE FUTURO?
Non solo agriturismo
IL GARANTE PER LA PRIVACY
Ed i dati sensibili
...................................................
ANNO IV - N.1 - GENNAIO/FEBBRAIO 2014
NELSON MANDELA
L'ultimo gigante del XX secolo
Orria
Il paese del grano
Editoriale
PaduanoEditore
SIAMO SCIVOLATI
IN UN CIRCOLO VIZIOSO
C
ontinua da diverso tempo la
tendenza negativa della stretta
del credito alle famiglie e alle imprese
da parte del sistema bancario.
Anche se, casi ancora molto isolati in
alcuni territori, si differenziano dalla
tendenza negativa nazionale, come il
mondo delle banche del credito cooperativo.
Recentemente la Banca d'Italia ha diffuso un nuovo dato: non si arresta il
crollo dei prestiti delle banche italiane
alle imprese dove si registra un crollo
enorme: 6% (4,9% a ottobre).
La sofferenza si estende anche alle famiglie: i prestiti al settore privato hanno registrato una contrazione su base
annua del 4,3% (-3,7% a ottobre), con
prestiti alle famiglie scesi dell’1,5% sui
dodici mesi (-1,3% nel mese precedente).
Dal bollettino della Banca D'Italia arriva
anche il dato sulle sofferenze dei prestiti che scende lievemente al 22,8% (a
ottobre era stato del 22,9%).
Il tasso di crescita dei depositi del settore privato, che a ottobre si era fermato al 5,4%, migliora e passa al 6,1% su
base annua. Per i mutui diminuiscono
poi i tassi di interesse dello 0,04% che
passano così al 3,86%. Resta fermo allo
0,99% il tasso complessivo sui depositi
"in essere" .
Subito la Cgia di Mestre evidenzia che
continuano a diminuire i prestiti erogati dalla banche alle imprese del NordEst: tra il mese di ottobre del 2013 (ultimo dato disponibile) e lo stesso mese
del 2012, la riduzione complessiva dei
prestiti alle imprese è stata pari a 6,6
miliardi di euro.
A subire il crollo maggiore in termini
percentuali le realtà imprenditoriali
della provincia di Trieste (-8%) e quelle
di Rovigo e di Trento (entrambe con
- 6,4%).
precedente. Al calo, fa sapere ancora
l'istituto di statistica, hanno contribuito
sia le nuove abitazioni che quelle già
esistenti.
La provincia che ha registrato la stretta più pesante è stata Treviso, sempre
secondo gli artigiani di Mestre: nel periodo considerato ha perso oltre 1,1 miliardi di euro.
Le imprese di Venezia e di Belluno, invece, risultano quelle meno toccate dal
cosiddetto “credit crunch” del Veneto,
sia in termini assoluti sia in quelli percentuali.
In sostanza, la situazione attuale del
mercato dei finanziamenti alle imprese
e alle famiglie, sembra tutt'altro che rosea e fuori da ogni pericolo, ragion per
cui, oggi più che mai, occorre un cambio strategico dell'azione politica economica, attraverso l'adozione a favore
dell'indotti principali, di nuove azioni
dinamiche, concrete e celeri.
Basti pensare ad esempio allo sblocco,
da più parti evocato, dei pagamenti
congelati della pubblica amministrazione a favore delle imprese, azione che
consentirebbe, alla pari di uno shock, di
riaccendere il motore della fiducia, con
il riequilibrio tra domanda e offerta.
Al 31 ottobre del 2013, il volume complessivo degli impieghi in capo alle imprese nordestine era di 144,1 miliardi
di euro. Al contrario la provincia più
“finanziata” è Verona (20,66 miliardi di
euro), seguita da Treviso (20,27 miliardi di euro) e Vicenza (20,19 miliardi di
euro) .
Ormai siamo scivolati in un circolo vizioso. Da un lato, le banche hanno chiuso i rubinetti del credito anche perché
in calo la domanda, dall'altro, chi ha
ricevuto gli impieghi non è in grado di
restituirli secondo gli accordi presi, facendo lievitare le insolvenze.
In questo gioco perverso, a rimetterci
sono soprattutto le piccole imprese che
hanno un potere negoziale con il sistema creditizio molto contenuto".
Nel frattempo arriva anche un altro
dato: è quello del prezzo delle abitazioni acquistate dalle famiglie che è sceso
del 5,3% su base annua e del 1,2% rispetto al trimestre precedente.
La flessione congiunturale - nota l'ISTAT
sulla base di alcune stime preliminari
- sarebbe doppia rispetto al trimestre
Sperando che anche questo mese, troverete interessanti gli argomenti trattati, non mi resta che augurarvi buona
lettura.
Dott. Francesco Paduano
Direttore Editoriale
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MISTER MAGAZINE - ANNO IV - N.1 - GENNAIO/FEBBRAIO 2014
SOMMARIO
06
ELEZIONI EUROPEE 2014
ITALIA CAPORETTO DELL' EURO
09
ITALIA COMPARATA
10
L' ITALIA VISTA DALL' ESTERO
12 IL TURISMO RURALE FUTURO?
NON SOLO AGRITURISMO
15 ENNESIMA BEFFA AI DANNI DEGLI AGENTI IN ATTIVITÀ FINANZIARIA
30
34
37
38
41
42
ORRIA
IL PAESE DEL GRANO
44
47
STORIA DEI VIDEOGIOCHI
VIAGGIO FOTOGRAFICO
48
EDUCANDOCI ALL' ARTE:
GLI ITALIANI E CÉZANNE
50
NELSON MANDELA
ULTIMO GIGANTE DEL XX SEC.
"UNA MANO PER IL MARE"
TERRAORTI E LE AZIENDE AGRICOLE DEL TERRITORIO:
"LA MORELLA" DI F. MILETTO
SGARBI: "VIVIAMO IN UN PARADISO SENZA SAPERLO"
AGRINET WORLD: DIFENDI IL
LOCALE, MANGIA SALUTARE
ARRIVA "BOOK LIFE" LA CAMPAGNA SOCIAL DEL LIBRO
16
QUANTO DURA UNA CRISI?
18
IL GARANTE PER LA PRIVACY ED I DATI SENSIBILI
20
L' OBBLIGO DEL DATORE DI LAVORO DI REDIGERE IL DOCUMENTO DI VALUTAZIONE DEI RISCHI
22
23
LA MUSICA FA BENE AL CORPO E ALLA MENTE
QUANDO LA VITA NON HA PIÙ UN "SENSO"
54
"IL FIGLIO DELL' UOMO"
DI FRANÇOIS MAURIAC
55
TREKKING CILENTO:
FESTA DI FINE ATTIVITÀ - 2013
24 IL BACCALÀ E STOCCAFISSO
CULTURA E TRADIZIONI
26 LA PRESSO TERAPIA
RIPRISTINARE LA CIRCOLAZIONE
27 ATTENTI AL LATTICE
28 ALLENARSI DOPO LE FESTE
29 CHE COS' È L'INTELLIGENZA ALIMENTARE
57
CUCINARE A KM 0
58
MR. MOVIES
LES CHORISTES
L' ARTISTA IERI, L' ARTISTA OGGI
ATTUALITÀ| ECONOMIA & FINANZA | SPAZIO AZIENDE & OPPORTUNITÀ | TECNOLOGIA & CURIOSITÀ
CULTURA & BENESSERE | TURISMO & TERRITORIO | COSTUME & SOCIETÀ | CUCINA & DINTORNI.
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convenuti si conviene il foro competente esclusivo è quello di Vallo della Lucania (SA).
Attualità
di Giuseppe Lembo
ELEZIONI EUROPEE 2014
L'ITALIA LA CAPORETTO DELL'EURO
EUROSCETTICI IN FORTE CRESCITA
L'
Euro non gode di buona salute
in quanto a simpatia ed a sostenitori convinti dell’utilità della moneta
unica europea.
Gli euroscettici sono in forte crescita in
Italia e non solo in Italia.
Perché gli italiani non considerano più
importante il riconoscersi in quella moneta unica che nel 2002 cancellò la nostra lira, sostituendola con l’entusiasmo
di una moneta dal nuovo corso e di
una nuova era economico-sociale per
l’atteso cambiamento nel nostro Paese
e nei Paesi che avevano deciso di dare
vita all’UE (Unione Europea) ed a riconoscersi nella bandiera a stelle?
È bastato poco più di un decennio per
cambiare le cose; dall’ottimismo del
2002, anno di entrata in vigore dell’Euro, siamo caduti in un profondo ed assolutamente inarrestabile pessimismo
e forte rifiuto.
Tutte le gravi responsabilità dei crescenti mali d’Italia, sono diventate responsabilità uniche della moneta unica europea e delle politiche europee
ispirate ad un rigore assolutamente
insostenibile che ha affamato in lungo
ed in largo il nostro Paese, un Paese in
forte crisi; in una crescente e diffusa
condizione di decrescita e di strisciante
recessione che, oltre al presente, non
promette niente ma proprio niente di
buono nemmeno per il futuro.
Oggi, da più parti, nel nostro Paese, la
moneta unica è al centro di fuochi incrociati; è il primo e forte bersaglio di
tutte le tante quotidiane proteste politiche e sociali.
Lo SME (Sistema Monetario Europeo),
creato nel 1978 è entrato in vigore nel
1979; in base agli accordi sottoscritti
mentre erano previste forti garanzie
per la sola Germania, Paese a moneta
più forte si correva, purtroppo, il grave
rischio di indebolire i Paesi più deboli
della Comunità; l’Italia era tra questi;
nello scacchiere internazionale era candidata a perdere di competitività ed a
passi indietro con politiche restrittive
causa di gravi conseguenze economico-sociali per un sistema Paese in sé assolutamente fragile; un vero e proprio
vaso di argilla tra vasi di metallo ben
solidi e capaci di affrontare il futuro ed
agguerriti e pronti a ridurre in cocci i
6 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
Paesi deboli dell’economia argillosa di
un’unione nata senza anima e soprattutto senza presupposti di coesione e
di insieme solidale.
Ognuno, nel falso progetto di unione,
badava egoisticamente, solo a se stesso.
In queste prospettive per niente incoraggianti, il 7 febbraio 1992 veniva firmato il Trattato di Maastricht con accordi per un’area euro a moneta unica che,
nel nostro Paese, entrò definitivamente
in circolazione il 1° gennaio 2002 con il
corso così come definito nel 1998 dal
primo governo Prodi, con un tasso di
cambio concordato dall’allora Ministro
del Tesoro Carlo Azeglio Ciampi.
L’euro fu visto da tanti come un importante traguardo; Ciampi salutò il suo
arrivo come un evento storico; come
un’occasione di risanamento per la nostra sofferente economia ed uno strumento di forte stabilità monetaria.
Si salutava così con entusiasmo la nascita dell’Europa come un nuovo soggetto politico, capace di creare oltre ad
un’economia UE più forte, anche quella
tanto attesa identità di cittadini d’Euro-
pa.
Il suo breve corso di poco più di un solo
decennio non ha risposto alle attese
della vigilia che avevano portato i tanti a credere ad un’Europa con alla base
un mondo nuovo, fatto di un insieme
umano dalla forte identità di cittadini
d’Europa.
Purtroppo tutto questo non c’è stato;
tanti sono stati i tradimenti.
In modo del tutto inopportuno, sono
prevalsi gli egoismi di parte a danno del
bene comune europeo.
E così, con all’orizzonte le condizioni
tristi di correre il grave rischio di poter
morire d’Europa, alla vigilia delle Elezioni Europee 2014, nel nostro Paese
c’è un diffuso euroscetticismo.
Oltre alla gente comune che non vuole
assolutamente morire d’Europa, ci sono
partiti e movimenti politici fortemente
critici verso la moneta unica e verso
l’austerità tedesca, considerata la causa
prima dei tanti mali italiani.
L’Europarlamento per tante sue colpe è
al centro di una bufera non facilmente
superabile.
Il 2014, dovrà superare, se ha le buone
ragioni per poterlo fare, le forche caudine dei tanti che, da euroscettici, considerano l’euro e la UE, il nemico mortale dell’Europa dei popoli e delle sue
democrazie.
In tal senso si vanno ripetutamente
esprimendo l’economista Paolo Savona
ed il giurista Giuseppe Guarino.
L’eurozona e la sua moneta unica ha,
purtroppo, tradito le attese di un Europa veramente unita con al centro, prima di tutto, il protagonismo dell’identità dei cittadini d’Europa.
L’eurozona non ha capito l’importanza
del rispetto per tutti; i forti della moneta unica hanno continuato a pensarla
da forti, del tutto indifferenti nell’aggravare le condizioni dei più deboli
che sono considerati in tutto dei diversi
avendo una loro identità mediterranea
completamente estranea al Nord d’Europa dove la Germania capofila ragiona
con le sue logiche di potere di sempre,
ben individuabile in quella espressione "doich über alles" che tanti guai si è
portato con sé, soprattutto nei confronti del nostro Paese, purtroppo, bravo a
fare ripetutamente scelte del tutto sbagliate.
Ma senza recriminare sul passato e tanto meno senza piangere inutilmente lacrime amare sulla tradita storia d’Italia,
pensiamo oggi al nostro difficile presente per cercare di costruire insieme
un futuro possibile per i nostri figli che
non devono assolutamente pagare gli
errori commessi dai propri padri.
Responsabilmente dobbiamo smetterla, da italiani sconsiderati, di farci
male, maltrattandoci e maltrattando
questo nostro Paese ormai agonizzante, ormai morente per colpa di chi è assolutamente incapace di garantirci nel
presente e peggio ancora per il futuro,
sempre più incerto, sempre più dagli
orizzonti limitati.
Gli italiani sono stanchi di subire violenze; sono stanchi dello sfasciume italiano; è ormai saltato il sistema di sicurezza e garanzie; dal suolo sempre più
fragile ai treni sempre meno affidabili,
siamo in un vero e proprio inferno italiano.
Gli italiani sono stanchi di subire violenze; sono stanchi di dover fare sacrifici senza alcuna prospettiva che le cose
italiane possano un giorno cambiare;
sono stanchi di essere vessati da un sistema di tasse e di balzelli che hanno
ormai reso le tasche vuote e che non
permettono assolutamente al nostro
Paese di potersi risollevare da una depressione che va azzerando i consumi
interni e con i consumi la possibilità di
produzione e quindi di crescita, una via
obbligata per non morire.
Se l’Europa non vuole questo, allora siamo ad una falsa unione; un’unione che
non ci giova e che è sempre più dannosa per il futuro italiano, un futuro da
popolo fallito, da popolo cortigiano di
realtà forti che non sanno camminare
insieme; che non sanno preoccuparsi di
essere solidali per un insieme europeo
umanamente condiviso.
Se l’Europa continentale del ricco Nord
non ha a che farsene dell’area nobile,
ma povera del Sud, un’area mediterranea ricca di testimonianze di storia,
di arte, di saperi, di cultura, di bellezze
naturalistiche e paesaggistiche unica
al mondo, nonché di sapori altrettanto
unici, è un saggio bene per tutti incamminarsi per strade separate.
Non possiamo assolutamente rincorrere quanti da prepotenti ed aggressivi padroni ci spingono verso la nostra
fine; verso il nostro fallimento, senza alcuna considerazione per la nostra umanità di insieme.
I padri-padroni d’Italia e d’Europa, devono cambiare mestiere; devono ricordarsi che governare è prima di tutto
un’arte nobile per il bene degli altri;
per l’insieme umano che rappresentano e che deve poter trarre giovamento
dalla politica finalizzata al protagonista
del popolo che deve saperci credere e
non per i soli potenti ed affiliati, un insieme spesso disumano di innominati
fatto di politici senz’anima, di lobby, di
tecnocrati, di boiardi di Stato, di finanzieri d’assalto e di invisibili che egoisticamente pensano solo alle proprie
ricchezze, del tutto indifferenti delle
povertà diffuse degli altri.
Questi scenari tristi non sono assolutamente quelli giusti; devono cambiare;
devono cambiare, avendo come obiettivo da raggiungere, certezze nuove
che non sono fatte della sola ricchezza
e del solo apparire, ma di quei beni immateriali universalmente intesi (la pace,
il diritto alla vita, il diritto alla libertà e
prima di tutto alla libertà dal bisogno,
il diritto al cibo, all’acqua, all’aria pulita,
al rispettoso ed intelligente uso delle
risorse sempre più esauribili e ad una
vita di qualità umanamente compatibile per il bene di tutti, comprese le tante diversità umane in cammino, spinte
dalla fame e dal bisogno della sopravvivenza).
Tutto questo è parte del progetto uomo
per l’Italia, per l’Europa e per il mondo.
Chi pensa ad altro, sbaglia; sbaglia in
Italia, in Europa e nel mondo.
A buon diritto i popoli sovrani devono
alzare la testa per non morire; devono
difendere il diritto alla vita, un diritto
che interessa sempre meno ai governanti d’Italia, d’Europa e del mondo,
sempre più attenti a se stessi, ai loro
privilegi, al loro egoismo di un fare che
è assolutamente indifferente al bene
comune.
Se gli scenari sono questi, come si possono considerare sbagliate le scelte dei
popoli sovrani? Trattasi di libere scelte
finalizzate a difendersi, per non morire.
Occorre, da parte del potere, una empatia che oggi non c’è con i governati,
considerati inopportunamente sudditi
sottomessi che devono accettare tutte
le scelte imposte da parte di chi li governa.
Siamo di fronte ad un rapporto di disumana sudditanza che ormai non regge
più; ovunque i popoli della Terra vogliono sentirsi liberi e liberamente scegliere
di vivere nel rispetto delle leggi giuste,
senza subire le violenze disumane da
parte di un potere ottusamente ubriaco di onnipotenza, sempre più spesso
finalizzata a fare male agli altri.
L’Italia negli anni dell’abbondante decennio di eurozona ha subito in silenzio una condizione crescente e grave
di disagio socio-economico; la crisi del
lavoro ha determinato una situazione
di povertà diffuse con i giovani sempre
più senza lavoro ed i loro padri sempre
più cacciati dal mondo produttivo, per
effetto delle fabbriche chiuse e/o delocalizzate in realtà europee più vantaggiose per il costo del lavoro più basso.
E così l’Italia si è andata impoverendo
ed ha visto di anno in anno crescere il
suo profondo disagio, con una ripresa
della fuga soprattutto dei suoi cervelli,
costretti ad emigrare per il lavoro negato in patria, ma utile al futuro del Paese.
Tutto questo è successo in una situazio-
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 7
Attualità
ne di indecisione italiana frastornata ed
assolutamente incapace di scelte coraggiose e/o di protagonismo d’azione,
finalizzato al bene comune.
Purtroppo, con atteggiamento rassegnato sia all’interno che in Europa, chi
doveva esercitare in modo diverso il
proprio ruolo finalizzato al bene comune, non è riuscito o non ha voluto farlo;
non è riuscito ad organizzare risposte
credibili, determinando lentamente
una crisi irreversibile da inevitabile fallimento italiano.
E così, la povera Italia nostra, senza possibilità alcuna di appello, si è trovata
con il culo per terra; tanto, grazie a politiche economiche di rigore che hanno
prodotto tanta povertà e tanta disoccupazione per effetto delle fabbriche
dismesse, delle saracinesche abbassate
e/o delocalizzate altrove per non morire.
Questi sono gli scenari italiani alla vigilia del voto europeo.
Siamo in una condizione di grande
confusione interna e di incertezze che
non promettono niente di buono; tanto per effetto dell’incapacità diffusa a
dare risposte certe alla gente che soffre
e di un potere indifferente che non sa
o meglio si rifiuta di capire le ragioni
degli altri, avvitato com’è su se stesso,
avendo come obiettivo primario quello
di garantirsi privilegi e piaceri grondan-
ti delle lacrime e del sangue del popolo
falsamente sovrano.
Il popolo italiano è ormai stanco; stanco di subire l’imposizione di tasse e balzelli, per garantire un sistema di potere
malsano che bada egoisticamente al
tutto per sé.
È stanco del rigore europeo che ha regalato al nostro Paese condizioni diffuse di non lavoro e di amara povertà.
È stanco di un’eurozona che ragiona
solo in termini di difesa dei privilegi dei
più forti, assolutamente indifferente ai
tanti più deboli, abbandonati a se stessi
e senza possibilità alcuna di potersi risollevare.
È stanco, soprattutto al Sud, di assistere
alla propria fine, dandola per scontata,
senza pensare ad una rigenerazione
assolutamente possibile, cercando vie
nuove per il futuro che sembra negato,
perché così vogliono quelli che nel nostro Paese ed in Europa, decidono delle
nostre sorti, fottendosene di quel che
sarà.
Ma siamo, per tutto questo, al capolinea. Gli italiani che ci governano e che
non sanno tra l’altro capire quello che
c’è dietro l’angolo, all’appuntamento
elettorale del 2014, avranno l’amara
sorpresa della caporetto dell’Euro.
Tanto, come naturale conseguenza del
male fatto al nostro Paese, alla nostra
gente ed al Sud in particolare, una re-
8 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
altà italiana, politicamente indifferente
a tutti.
La caporetto dell’Euro sarà un segnale
forte per sconfessare anche le politiche
italiane, con alla base una governance
che non è assolutamente all’altezza
di risollevare le sorti italiane, dando
al nostro Paese quel ruolo che merita,
ma che l’idiozia umana del potere e dei
potenti falsamente italiani, vanno cancellando, con grave danno per la civiltà
umanistica italiana messa a dura prova
dall’inciviltà di barbari, di finanzieri e
di politici d’assalto, attenti strumentalmente al proprio fare finalizzato al solo
egoismo di un mondo universalmente
basato sempre più sull’apparire che
non sa più apprezzare l’essere ed il pensiero parmenideo dell’essere, una ricchezza umana ormai dimenticata, tutta
italiana; tutta da riscoprire, per salvarci
dalla catastrofe annunciata e così credere anche nel futuro possibile.
Giuseppe Lembo
www.giuseppelemboscrittore.it
[email protected]
Attualità
di Ciro Bello
ITALIA
COMPARATA
D
i ritorno da un recente viaggio a
Londra e nel Galles del Sud, e
con il ricordo del viaggio a Malta della
scorsa estate ancora vivo, ho consolidato alcuni convincimenti che, nella mia
condizione di osservatore non regimentato, avevo maturato pur stando
comodamente seduto sulla poltrona
del mio salotto.
L’aver visto, poi, con i miei occhi la realtà di un Paese che snobba giustamente l’EURO, che ormai tutti sanno
essere solo uno strumento di potere e
di arricchimento illecito per l’EUROSISTEMA (composto dalla BCE e dalle BCN
dei paesi che hanno introdotto la moneta
unica), e adotta un sistema giuridico di
Common Law, unitamente alla lettura
di prima mano di notizie sull’economia
dei Paesi di aerea anglosassone e, più
genericamente, mitteleuropei mi hanno definitivamente convinto di quanto
sto per dirvi.
Innanzitutto la crisi esiste solo in Italia.
E non é nemmeno una crisi economica ma una crisi di sistema e di fiducia
nelle Istituzioni: sicché non s’investe e
si spende anche meno. Soprattutto i
vertici dell’Amministrazione Pubblica
vogliono farcela vedere per giustificare nuove e più vessatorie esazioni utili
solo a garantire la copertura finanziaria
di una spesa pubblica… inutile!
In secondo luogo, troppe norme soffocano la vita del Paese.
I sistemi di common law sorridono e lavorano mentre il nostro diritto positivo
stronca sul nascere ogni iniziativa ed
esalta il contenzioso. Un piccolo Paese
come Gibilterra (6,8 km2 contro i 59 di
Salerno) sta diventando una potenza
economica mondiale, grazie ad un corpo normativo snello e ad una fiscalità
ridotta (10%!) che attraggono quotidianamente nuovi investitori.
Terzo: il senso civico degli Italiani è nullo, quello nazionalistico idem, quello
culturale annientato da una comunicazione di massa che lobotomizza e da
soap opera a go-go utili solo a generare
soap cervelli!
In Gran Bretagna hanno meno segni
della storia, pur essendo stata la nazione che ha condotto un impero, ma
sfruttano ogni piccola traccia notevole
del loro passato esaltandone il valore
e curandola fin nei minimi particolari: programmazione, ordine, pulizia,
rigore, solidarietà sociale (bambini e
anziani hanno molti servizi gratis). Lì
la maggior parte dei musei è gratis e
vi lavorano moltissime persone. Da noi
i musei sono tutti a pagamento e, al
massimo, vedi 2-3 dipendenti! Dove finiscono i soldi che paghiamo per “mantenere” certi apparati?
A questo punto mi permetto un consiglio: smettiamola di lamentarci!
Da chi ci governa esigiamo rigore, coerenza e amore per le Istituzioni e per il
Popolo. A tutti i livelli.
Ma, soprattutto, siamo Italiani migliori
in prima persona, senza aspettare l’esempio degli altri. Diamo noi l’esempio!
Ovviamente dovremo prepararci prima
a rinunciare ciascun al proprio piccolo
privilegio per poter pensare al benessere comune… è questa la vera sfida
del popolo italiano.
Ciro Bello, studio HUB
Dottore Commercialista - Revisore Legale
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 9
Attualità
di Giorgio Imparato
L' ITALIA
VISTA DALL' ESTERO
L
e ultime vicende economico –
politiche del paese Italia continuano ad essere oggetto di commenti
da parte di opinionisti esteri.
Purtroppo la diffidenza verso di noi
resta e le previsioni che vengono elaborate sulle prospettive italiane sono
sempre di segno negativo.
Secondo la London School of Economics l’Italia è addirittura a rischio dissolvimento nell’arco dei prossimi dieci
anni.
Senza voler approfondire le osservazioni della London School, dobbiamo
constatare che molti premier esteri e
la stessa Commissione Europea spesso
ci bacchettano, considerandoci poco
affidabili.
Crisi economica, scandali politici, lentezza dei processi e vuoto diplomatico
sono i quattro aspetti dell’attualità italiana che trovano maggiore risonanza
nei media stranieri, e in particolare negli Stati Uniti e in Medio Oriente.
Negli articoli pubblicati dal New York
Times, da magazine come Time e Newsweek e dai blog, l’Italia è individuata
come il tallone d’Achille dell’ economia
europea già di per sé al collasso.
Diversi analisti sottolineano che il debito italiano equivale a quello di Spagna,
Portogallo e Grecia messe insieme.
E hanno una fiducia scarsa, o quasi nulla, nel fatto che la politica italiana riesca a compiere quelle riforme che sono
indispensabili per rilanciare l’economia.
Di fronte all’incapacità di trovare e realizzare soluzioni interne, le vie d’uscita
residuali per il nostro Paese appaiono
sospese ad improbabili interventi, sempre provvisori e non certo disinteressati, da parte di potenze come Cina e
Arabia Saudita.
Quotidiani e network arabi e americani
ricordano spesso che i governi italiani degli ultimi 20 anni non hanno mai
messo mano al contenimento del debito e si sono affidati troppe volte alla
svalutazione della lira per sostenere la
competitività delle imprese.
L’ entrata in vigore dell’euro ha imposto
l’avvio di riforme strutturali, accompagnate dalla riduzione dello stock di
debito, che la politica italiana non ha
avuto il coraggio o la forza di affrontare. Il paragone col Titanic è inevitabile
quando la stessa classe dirigente offre
un desolante spettacolo fatto di privilegi irresponsabili e di lussi offensivi delle
difficoltà che i semplici cittadini si trovano ad affrontare. Nonostante tutto
però il sistema Italia rimane fortemente
attrattivo nel mondo, grazie soprattut-
politico italiano sia accusato di misfatti
gravissimi, dagli scandali sessuali alla
mancanza di etica pubblica, e rimanga
in carica come se nulla fosse?”.
Anche il mondo arabo è scandalizzato
per le inchieste che riguardano i nostri
politici, tra cui Berlusconi e non solo: in
questo caso però le motivazioni sono
soprattutto religiose, perché nella cultura musulmana certi comportamenti
to alle straordinarie eccellenze che sappiamo esprimere nei più diversi campi,
ma i potenziali partner sono scoraggiati dall’investire in Italia per la presenza
di una soffocante burocrazia e per la
lunghezza spropositata dei processi,
che da noi durano come minimo da
sette a 12 anni, senza alcuna garanzia
che alla fine la sentenza risponda a parametri di trasparenza. Si ritiene comunemente all’estero che le nostre leggi
non tutelino né il risparmio né le regole
di mercato.
Rispetto poi alle vicende giudiziarie
italiane e alla questione della moralità
in politica, l’opinione pubblica Usa è
letteralmente sotto shock. Nella cultura americana tutto quanto avviene in
Italia è visto come se fossimo il Paese
dei balocchi o la Repubblica delle banane. “Come è possibile – si chiedono
di continuo i media Usa – che più di un
sono inammissibili.
L’episodio in assoluto più grave che è
rimasto nella memoria dei media arabi
è stato il bacio dato dal Cavaliere all’anello di Gheddafi nel marzo 2010. In
quel modo infatti il nostro premier ha
accreditato un dittatore, si è genuflesso
davanti a lui, e così facendo ha insultato milioni di cittadini oppressi dal suo
regime. E se è vero che in seguito l’Italia è intervenuta militarmente in Libia,
non è mai stata chiara fino in fondo e la
nostra missione è stata accompagnata
da una lunga serie di dichiarazioni contraddittorie sui giornali.
La principale conseguenza è che oggi
è soprattutto la Francia ad essere vista
come il Paese liberatore, e questo ovviamente le garantisce i migliori contratti per il petrolio. La visita di Sarkozy
e Cameron in Libia è stata salutata da
milioni di persone in festa.
10 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
Attualità
Rispetto al passato si è percepito dal
mondo arabo come un vuoto diplomatico da parte dell’Italia, che rischia così
di perdere il vantaggio storico di essere
il porto europeo più vicino per buona
parte del Medio Oriente. In sintesi, il
bilancio per l’immagine del nostro Paese sui media di mezzo mondo non è
soltanto negativo, ma addirittura preoccupante.
L’effetto che produce è quello di indurre
gli operatori stranieri a non investire più
in Italia, soprattutto per la mancanza di
prospettive di rilancio sia economico
che politico. I media americani non individuano un leader italiano in grado di
dare inizio a un nuovo progetto politico
e a un reale cambiamento generazionale. A sinistra si aspettano grandi novità
dal nuovo segretario Renzi e si è ansiosi
di vedere quali effettive novità e contributi porterà a un governo ormai non
più di larghe intese , ma di sinistra, con
l’appoggio di Alfano e della sua nuova
formazione politica NCD.
Sicuramente ci saranno tensioni tra
Renzi, neo-segretario e Letta attuale
capo del governo che mira ad arrivare
fino al 2015… Renzi e Berlusconi permettendo.
A destra si è ancora alla ricerca di un
sostituto di Berlusconi che anche se
decaduto continua ad essere il punto di
riferimento della destra italiana.
All’estrema destra abbiamo la Lega che
cerca di riformarsi, dopo gli scandali
della famiglia Bossi, partendo dal giovane Salvini, "Ah, Italia!”.
L'auto-denigrazione a volte è uno sport
italiano. Perciò cominciamo con l’ammettere che l’Italia affascina.
Nominare la nostra patria riscuote quasi sempre un sorriso ed un “Ah, Italy!”
che in vari accenti denota un’ammirazione per le bellezze del paese ed un
briciolo d’invidia.
Ma dall’esplosione del caso Ruby, con
tutto quello che ne è conseguito, l’immagine si è infangata. Intrecci di politica, soldi e sesso sono oro colato per i
giornalisti e tutti, dai media americani
ed europei a quelli arabi, hanno riportato dettagli di festini vari. Che sia il sinistroso Guardian, o il conservatore Daily
Telegraph, il tono non cambia.
Si susseguono constatazioni di mancanza di alternativa politica, e della
tendenza italiana a fare spallucce.
Anche con la decadenza da senatore
Berlusconi resta il politico principale
in questo periodo molto difficile per
l’Italia, rappresenta un terzo dell’elettorato e Renzi sembra tentato di fare lo
sgambetto a Letta, magari accordandosi proprio con Berlusconi per la riforma
elettorale.
Molti stranieri hanno indubbiamente
riso delle presunte peripezie di Silvio
Berlusconi durante il suo ventennio, ma
con l’euro in crisi, nessuno ride più.
La Grecia può crollare senza infierire
troppo sull’euro, l’Italia no . Intanto anche la Francia ha perso la tripla A e le
difficoltà a gestire l’economia europea
sono ormai quotidiane. La stessa Germania ha impiegato non poco tempo
per fare un nuovo governo. Da noi la
preoccupazione maggiore resta su tutte l’enorme debito pubblico e gli interessi che produce, sicuramente un governo debole avrà non poche difficoltà
a tirare l’Italia fuori dall’empasse.
Giorgio Imparato
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 11
Economia & Finanza
di Giovanni Moccia
IL TURISMO RURALE FUTURO?
NON SOLO AGRITURISMO
S
pesso, troppo spesso, quando si
parla di turismo rurale, un poco
per “convenienza” un poco per scarsa
conoscenza, si identifica il suo sviluppo
attraverso gli agriturismi.
In effetti c’è di più.
Sono tanti, infatti, gli strumenti che
permettono lo sviluppo di una filiera,
quale quella agroturistica, da ritenersi
sicuramente la strada per lo sviluppo
soprattutto delle cd. aree interne.
Partiamo dalle Fattorie Didattiche.
È una definizione usata per descrivere delle aziende agrarie o agrituristiche nelle quali viene svolta attività di
accoglienza ed educazione di gruppi
scolastici e nelle quali viene offerta
l'opportunità di conoscere le attività
primo soccorso, la corretta segnalazione di eventuali aree ad accesso limitato
dall'altro lato l'azienda deve presentare
una proposta educativo/formativa legata all'effettiva produzione agricola o
animale.
La Fattoria Didattica rimane quindi
principalmente un'azienda agricola
nella quale viene anche proposta un'attività educativa "attiva", i piccoli visitatori vengono spesso coinvolti nell'attività di realizzazione di un "prodotto"
tipico dell'azienda (produzione di formaggio, partecipazione alla raccolta
di prodotti ortofrutticoli, attività legate
all'apicoltura ecc).
Una visita in una Fattoria Didattica non
è una normale "gita in campagna", vie-
dell'azienda.
La qualifica di Fattoria Didattica viene
assegnata solitamente dall'amministrazione regionale sulla base dell'accettazione da parte dell'azienda agricola di
alcuni standard definiti da una "carta
della qualità", in particolare l'azienda
deve impegnarsi da un lato al rigoroso
rispetto delle normative di sicurezza
che comprendono la messa in sicurezza di materiali e sostanze pericolosi, la
copertura assicurativa dei visitatori, la
presenza di personale addestrato nel
ne solitamente preceduta da un incontro di preparazione con il personale
docente durante il quale viene concordato il programma e la proposta formativa, talvolta vi è anche un incontro
propedeutico in classe. All'interno della
fattoria i piccoli visitatori vengono accolti da operatori che hanno frequentato appositi corsi abilitanti per l'attività di animazione didattica, durante
o dopo il percorso didattico viene di
solito lasciato del tempo per il gioco in
spazi adatti e delimitati e spesso viene
12 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
offerta una merenda a base di prodotti
dell'azienda agricola.
Un AGRINIDO, invece, è un asilo realizzato in un azienda agricola.
I bambini si divertono, imparano e si riposano al ritmo della giornata rurale. In
sostanza osservano da vicino e partecipano ai ritmi di una fattoria.
Gli agrinido sono in rapida diffusione:
oltre cento iniziative sono già state avviate in Veneto, Piemonte, Trentino e
Friuli.
Tutti questi sono spazi a contatto con la
natura e gli animali, fruibili dai bambini.
Ambienti educativi meno formalizzati ma liberi e spontanei, che hanno il
vantaggio di far crescere i bimbi al ritmo naturale delle stagioni e a stretto
contatto con la terra e i suoi prodotti.
Le classi sono formate da meno bambini rispetto a un asilo nido tradizionale.
Sono garantite tutte le cure quotidiane
da parte dell’educatore (pranzo, sonno,
cambio).
La vera differenza sta nel tempo trascorso all`aria aperta e a contatto con
la natura, una sorta di "palestra verde"
dove coltivare le piante, socializzare
con gli animali, imparare a conoscere i
loro ritmi e i principi di un’alimentazione sana.
Nell’asilo nella natura si fanno attività
sia pratiche, come i laboratori di riciclo creativo, la preparazione del pane
e della pasta, l’orto, sia cognitive, come
lezioni sulla filiera del farro, l’aromaterapia e la fitoterapia.
I percorsi didattici sono tanti e ovviamente variano secondo l’attività produttiva della singola azienda in cui ci si
trova.
In un agrinido si fanno anche laboratori didattici innovativi, come animaletti
buffi realizzati da materiale di recupero,
così come la preparazione di mangiatoie per uccelli ottenute da bottiglie di
plastica riciclate o le noci utilizzate per
fare piccole barchette galleggianti.
Altra componente portante del metodo educativo degli agrinido è l’applicazione della pet therapy e l`attivazione
dell`orto sensoriale e didattico per insegnare il senso del tempo, della pazienza
e la capacità di ascolto della natura.
Il metodo educativo in un agrinido prevede l`avvicinamento dei bambini a un
ambiente agricolo, in forma innovativa
e alternativa rispetto all`offerta educativa di un asilo nido tradizionale, con i
piccoli ospiti che interagiscono quotidianamente con la natura. Fanno esperienza della coltivazione delle piante e
dell`allevamento.
Le esperienze che possono offrire gli
agriasilo sono molteplici, dal teatro nella natura fino all`agriludoteca, un posto
magico dove sono realizzati giochi di
fantasia con il solo uso di prodotti naturali.
LA SCUDERIA DIDATTICA.
La "Scuderia" diventa didattica ed ha
uno specifico ruolo di mediazione culturale perché in grado di offrire all'ospite le coordinate di lettura e di interpretazione più autentiche del territorio.
La tutela e la valorizzazione di questo
mondo infatti, attraverso una mirata
politica di promo-commercializzazione, ha l'obiettivo di riuscire a salvaguardare i nostri valori e le nostre tradizioni.
Con programmi di avvicinamento al cavallo, "oggetto" di interesse e di accrescimento culturale,si preparano i giovani allievi alle mille possibili esperienze
che si possono vivere, scoprendo il piacere di lavorare in gruppo attraverso
nuove esperienze.
Si recuperano il valore di un luogo o
di un oggetto e la storia che esso racchiude; la tradizione che rappresenta
e che si è persa per il sopraggiungere
di altre forme di vita sociale, oppure
l'importanza ecologica che riveste e
che probabilmente potrebbe ancora
svolgere. Attraverso i percorsi didattici
si vogliono quindi mettere in evidenza
i mestieri, i prodotti, la biodiversità e
le tradizioni che meriterebbero maggiore considerazione e conservazione.
Per questo c'è bisogno di trasferirsi
nell'aula in "campagna", per osservare
del vivo, far sentire i ragazzi partecipi
e far loro scoprire il Territorio non solo
con gli occhi, ma con tutti i sensi, aiutati
dall'amico cavallo.
All'interno di questo tipo di struttura
convivono armoniosamente le attività
di:
1. scuderia didattica
2. riabilitazione equestre
3. pet therapy
4. attività di intrattenimento educative
5. sport
6. gioco
Da sempre il cavallo rappresenta una
attrattiva unica per l'uomo: animale che
favorisce più di ogni altro l'approccio
con l'ambiente, racchiude in sé tutte le
caratteristiche per veicolare messaggi
istruttivi alle nuove generazioni, e attraverso le attività praticate permette
il sostentamento economico di tutta la
scuderia didattica, con costi per l'utente assolutamente popolari.
Quali sono le attività svolte all'interno
della Scuderia? Sono variegate, tra queste:
• Visite guidate per scolaresche;
• Costituzione del museo della vita in
campagna;
• Presenza di una scuola pony e cavalli
con soggetti idonei all'attività di ippoterapia e volteggio.
La prima ha ottenuto riconoscimenti
dalla medicina ufficiale mondiale visti
i risultati ottenuti con bimbi diversamente abili, in particolare autistici.
La seconda permette ai più piccini di
avvicinarsi al cavallo con un contatto
fisico totale con l'animale;
• Pet - therapy (riabilitazione comportamentale con utilizzo di piccoli animali);
• Le settimane della scuderia del divertimento;
• I giochi con gli animatori;
• La riscoperta delle tradizioni rurali con
piccole feste in scuderia che scandiscono le stagioni e le lavorazioni della
campagna.
Ecco, dunque, una breve disamina delle
opportunità concrete di sviluppo per
il turismo rurale, opportunità non solo
perché sta cambiando il nostro modo
di intendere il rapporto con la natura
ma anche perché trovano ampie occasioni di finanziamenti europei.
Giovanni Moccia
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 13
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Economia & Finanza
Redazione Assofinmed
ENNESIMA BEFFA
AI DANNI DEGLI AGENTI IN ATTIVITÀ
FINANZIARIA E MEDIATORI CREDITIZI
I
l D1 “mille proroghe”, approvato
dal consiglio dei ministri del 27
dicembre 2013 ha riconfermato per entrambe le categorie professionali la vigilanza di Banca d’Italia, almeno fino al
30 giugno 2014. Dunque, la vigilanza
da parte dell’OAM viene ancora una
volta procrastinata: scelte come questa
accentuano ed estremizzano l’amarezza già profondamente provata da parte
di tutti quegli operatori che ancora
oggi devono fare i conti, se non addirittura competere, con soggetti che, numerosi, continuano tranquillamente a
operare, pur non essendosi in alcun
modo allineati ai disposti del ben noto
D.lgs. 141/10.
Andrea Ciani, membro del comitato di
gestione dell’OAM, aveva ribadito lo
scorso dicembre a Radiocor l’esigenza
di ripulire un sottobosco di migliaia di
operatori che abusivamente svolgono
la professione, nella strafottente consapevolezza di commettere un reato.
Se il D.lgs. 141/10 ha riorganizzato il
mercato regolare, assicurandogli un
nuovo assestamento, nulla è stato attuato per debellare il problema degli
abusivi. Anzi. Nessun segnale forte
arriva a questi soggetti da parte degli
organi preposti, un segnale che restituisca fiducia in questa riforma: allo scopo
di allinearsi ai disposti di legge 267 mediatori e 6700 agenti in attività finanziaria hanno sostenuto e sosterranno annualmente spese onerose, soprattutto
tenuto conto del difficile momento in
cui il mercato creditizio versa. Lo stesso Ciani ha ribadito che l’OAM non ha
e non avrà alcun potere contro gli abusivi, ma potrà solo presentare denuncia
alle Procure e alla Guardia di Finanza,
preposta ai controlli sugli agenti e mediatori per l’antiricilaggio. Di qui emerge la necessaria e indispensabile sensibilizzazione a vigilare, la quale però,
pur ben viva e molto forte, da sola non
riuscirà a risolvere un problema di cui
tutti parlano, discutono, ma che nessuno affronta in maniera decisiva. Le associazioni si fanno portavoce di un malessere ormai profondo e radicato, non
più tollerabile. Non dimentichiamo che
l’agire scorretto di questi soggetti non
tutela in alcun modo la reputazione dei
professionisti, che faticano a riconquistare una credibilità che vuoti normativi e sanzionatori hanno fin qui leso.
La repressione dell’abusivismo, apparsa ovvia, se non addirittura intrinseca,
nella razionalizzazione del sistema del
credito finanziario, così come teorizzata
dal legislatore nel D.Lgs. 141/10, ancora
oggi stenta a trovare forma e contenuti ben definiti. In assenza di provvedimenti attuativi, la stessa azione ispettiva nei confronti degli intermediari
finanziari (agenti in attività finanziaria
e mediatori creditizi) si limiterebbe
all’individuazione di eventuali forme di
abusivismo, senza effettive e concrete
azioni di contrasto a un fenomeno che
deve essere invece debellato in maniera decisa e perentoria.
Redazione Assofinmed
[email protected] MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 15
Economia & Finanza
di Daniele Corsini
QUANTO DURA
UNA CRISI?
W
ith the U.S. economy yelding firmer data, some researchers are
beginning to argue that recoveries from
financial crises might not be as dierent
from the aftermath of conventional recessions as our analysis suggests.
Their caseis unconvincing.
È il primo passo di un recente e interessante articolo di due studiosi del calibro
di K.S. Rogo e K.M. Reinhart “Five Years
After Crisis, No Normal Recovery” (marzo, 2012), che porta ad interrogarsi sulla effettiva durata della crisi che stiamo
vivendo, con alcune lezioni del passato
che aiutano a dare maggiore consapevolezza alle nostre attese.
Almeno così sembrano suggerirci i due
economisti che hanno passato in rassegna decine di crisi economiche succedutesi nel corso dei secoli.
Uno sguardo rivolto alle sicurezze del
passato e non alle incertezze del futuro!
Orbene, dicono i due autori, le crisi
economiche possono essere ascritte a
due eventi: di natura congiunturale e di
natura finanziaria, con sostanziali differenze quanto alla loro durata.
Nel primo caso possono bastare alcuni
mesi o trimestri per uscirne.
Il secondo caso è, invece, di gran lunga
più problematico, tanto che in media ci
vorrebbero quasi 5 anni perché alcune
variabili economiche ritornino ai livelli
pre-crisi. La recessione innescata da
turbolenze finanziarie è, quindi, quella
più pericolosa: gli eccessi della finanza
uccidono, sono un vero killer dei mercati e dell’economia, per i quali diventa
molto più faticoso risorgere e riprendere il trend temporale.
Vi è anche da registrare che vi sono economisti di alcune banche centrali che
sono di diverso avviso e che giudicano
troppo lungo un periodo di recupero
stimato in 5 anni.
Ora non siamo in grado di prevedere
16 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
quale sia il tempo esatto per una ripresa del reddito, degli investimenti e
dell’occupazione, ma di certo queste discussioni ci permettono di capire un pò
meglio ciò che sta avvenendo in Italia e
di porre il problema in un più plausibile
contesto. Due punti chiave ci pare che
emergano chiaramente.
Il primo è che i tempi del risanamento
sono assai lunghi, nonostante tutte le
medicine che sono state e continuano
ad essere somministrate alla nostra malata economia.
Se poi le medicine accentuano la fase
recessiva, i 5 anni vanno contati dalla
fine della recessione e non dall’inizio e
quindi i tempi di ripristino si allungano
ulteriormente con gravi ripercussioni
sul piano sociale e politico.
Il secondo ragionamento chiama in
causa i profondi e non del tutto approfonditi nessi tra finanza ed economia
reale e rinvia allo stato di salute delle
nostre banche, che nel 2011 hanno
complessivamente iscritto in bilancio
perdite per circa 27 miliardi di euro per
lo più generate da svalutazioni degli
avviamenti prodottisi in anni nei quali i
valori delle partecipazioni acquisite soprattutto in altre banche erano, quando non di pura fantasia, di certo privi di
sufficiente prudenza.
In questi giorni la Borsa italiana, che
non aveva scontato tali ultimi risultati,
ha ripreso a penalizzare i titoli del comparto ricollegandosi alla strutturale debolezza reddituale del nostro sistema,
piuttosto che ai valori di mercato dei titoli sovrani presenti nei loro portafogli.
Le rettifiche operate per impairment
degli avviamenti hanno lasciato minore spazio alle rettifiche dei portafogli
crediti, pena risultati complessivi ancor
più scoraggianti di quelli invero modesti conseguiti, salvo eccezioni, dalle
banche italiane.
Così, stante la crisi in atto, anche il 2012
sarà presumibilmente segnato da una
redditività quasi inesistente, dovuta
questa volta alla non più differibile
svalutazione dei crescenti crediti deteriorati, con sofferenze lorde che hanno
raggiunto i 100 miliardi di euro.
Quanto si sta sperimentando è quindi
molto preoccupante, anche perché si
ha l'impressione che non se ne parli (o
non se voglia parlare) a sufficienza, andando alla ricerca delle vere cause.
Nei fatti bisogna definitivamente riconoscere che il nostro sistema bancario
ha capacità produttiva in eccesso e prospettive di espansione assai contenute,
se non a prezzo di una profonda ristrutturazione industriale.
Anche nelle regioni ricche del paese
l’attività d’intermediazione delle banche (grandi o piccole che siano) è sostanzialmente ferma ai volumi degli
anni passati, cosicché non possono non
profilarsi dolorosi ridimensionamenti
in termini di sportelli, di personale e di
tutto quello che, in queste organizzazioni, è cresciuto a dismisura negli anni
di euforia finanziaria.
Il problema è che sono terminati anche
i fondi accantonati nel tempo per autofinanziare gli esodi e l'età pensionabile
si è spostata inesorabilmente in avanti.
E in più l'Eba insiste sulla necessità di
maggiore capitale a fronte dei rischi.
Così diventa difficile stabilire da dove si
debba cominciare.
E per di più sono tutti a sostenere che
bisogna fare presto per allontanare lo
spettro ormai incombente del credit
crunch, che sembra invece l'unica via
per ristabilire un adeguato rapporto
tra attivi a rischio e mezzi patrimoniali
richiesti dalle regole di vigilanza.
Ragione per la quale pare di essere entrati in un complicato labirinto nel quale, alla fase di inappetenza per il rischio
del nostro banchiere possa addirittura
seguire quella della sua eutanasia.
Nel contempo, peraltro, ci sembra che ci
si preoccupi soprattutto di aspetti parziali, evitando di analizzare criticità da
sempre note, quali le gravi inefficienze
operative e la diffusa pratica di relazioni
creditizie non proprio trasparenti con le
cosiddette parti correlate, cosa che nel
tempo produce anche una maggiore
concentrazione dei rischi creditizi.
Ci si deve augurare che il sistema inizi
la propria riforma con determinazione
e al costo di irrinunciabili cambiamenti
nelle modalità del proprio governo societario, cui l'applicazione dell' art. 36
del decreto Salva Italia ha dato in questi
giorni un salutare impulso almeno per
eliminare gli incarichi plurimi, segnale
inequivocabile di palesi conflitti di interesse.
Ma anche qui occorre essere realistici e
pensare che disboscare gli intrecci creatisi in un tempo tanto lungo è un processo difficile e forse altrettanto lungo
sul quale le autorità non debbono allentare la presa.
A titolo di cronaca un'indagine di qualche tempo fa individuava in Mediobanca l'esistenza di 1200 relazioni creditizie
e finanziarie con parti correlate: praticamente tutte le imprese italiane che
contano.
E si deve sperare che rinnovamento
del governo societario e riconversione
industriale del sistema non vengano
avviate con troppo ritardo, altrimenti i
contribuenti italiani potrebbero essere
chiamati a salvare, oltre allo Stato, anche le banche, magari con qualche soluzione in salsa spagnola.
E questo sarebbe davvero troppo, perché si dimostrerebbe che, anche nel
caso italiano, l'uscita dalla crisi economica che ci attanaglia potrebbe essere
molto più lunga e complessa a causa
dei descritti problemi del nostro sistema bancario.
Daniele Corsini
Ceo CABEL
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SINCE 1969
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 17
Economia & Finanza
di Pietro Cusati
IL GARANTE PER LA PRIVACY
ED I DATI SENSIBILI
S
ul sito web del Comune non
possono essere pubblicati atti e
documenti contenenti dati "sensibili"
sullo stato di salute dei cittadini.
Il Garante per la privacy ha fatto oscurare dal sito web di un Comune i dati
personali contenuti in una determina
ed ha avviato la procedura per applicare la sanzione amministrativa.
La determina Dirigenziale si riferiva al
"Sostegno economico ai soggetti affetti da Sclerosi laterale amiotrofica" (Sla)
contenente dati personali anche sensibili. Il provvedimento dell'Autorità Garante ha preso il via dalla segnalazione
di un'associazione. Nell'atto del Comune si faceva riferimento alla patologia
sofferta dal soggetto beneficiario del
sostegno economico con indicazione
dei relativi dati anagrafici. Inoltre venivano riportati in chiaro altri dettagli
eccessivi quali i dati anagrafici del familiare referente del malato (nominativo,
luogo e data di nascita) con i relativi dati
di residenza, il codice fiscale e il codice
iban su cui accreditare le somme, con
la seguente causale "Sostegno economico al familiare di persona affetta da
Sclerosi laterale amiotrofica". Il trattamento dei dati effettuato dal Comune
è risultato illecito. L'Autorità Garante ha
ricordato che le disposizioni del Codice della privacy, richiamate anche dalle
Linee guida sulla trasparenza on-line
della Pa emanate dallo stesso Garante,
vietano espressamente la diffusione di
dati idonei a rivelare lo stato di salute
delle persone. I dati, per giunta, oltre ad
essere visibili e liberamente consultabili sul sito istituzionale del Comune, erano facilmente reperibili anche sui più
usati motori di ricerca, come Google:
bastava digitare il nome e cognome
delle persone. Nel disporre il divieto di
ulteriore diffusione dei dati del malato
e del familiare referente, presenti nella
determinazione, da qualsiasi area del
sito, l'Autorità per la privacy ha prescritto all'Amministrazione Comunale di
attivarsi presso i responsabili dei principali motori di ricerca per fare in modo
che vengano rimosse le copie web del
documento dagli indici .
Il Garante, inoltre, è intervenuto nuovamente sulle pratiche di telemarketing.
Utenti più tutelati contro le "telefonate
mute". Gli operatori di telemarketing
dovranno adottare specifiche misure
per ridurre drasticamente questo tipo
di disturbo che provoca diffuso allarme
sociale. Numerose sono le telefonate
nelle quali, una volta risposto, non si
viene messi in contatto con alcun interlocutore. L'Autorità per la Privacy ha
accertato che il problema deriva dalle
impostazioni dei sistemi centralizzati di
chiamata dei call center, rivolte a massimizzare la produttività degli operatori.
Per eliminare tempi morti tra una telefonata e l'altra, infatti, il sistema genera
in automatico un numero di chiamate
superiore agli operatori disponibili.
Queste chiamate, una volta ottenuta
risposta, possono essere mantenute
in attesa silenziosa finché non si libera
un operatore. Il risultato è appunto una
"chiamata muta", che può indurre comprensibili stati di ansia, paura e disagio
nei destinatari. L'Autorità Garante per
eliminare gli effetti distorsivi di questa
pratica commerciale ha stabilito precise regole. I call center dovranno tenere
precisa traccia delle "chiamate mute",
che dovranno comunque essere interrotte trascorsi 3 secondi dalla risposta
dell'utente. Non potranno verificarsi
più di 3 telefonate "mute" ogni 100 andate "a buon fine". L'utente non potrà
più essere messo in attesa silenziosa,
ma il sistema dovrà generare una sorta
di rumore ambientale, ad esempio con
voci di sottofondo, squilli di telefono,
brusio, per dare la sensazione che la
chiamata non provenga da un eventuale molestatore. L'utente disturbato da
una chiamata muta non potrà essere ricontattato per una settimana e, al contatto successivo, dovrà essere garantita
la presenza di un operatore.
I call center saranno tenuti a conservare
per almeno due anni i report statistici
delle telefonate "mute" effettuate per
ciascuna campagna, così da consentire
eventuali controlli‘’. Se alcune pratiche
18 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
di marketing telefonico – ha dichiarato il Presidente dell'Autorità, Antonello Soro – vengono vissute dagli utenti
addirittura come una forma di stalking,
significa che l'impresa non sta facendo
bene il suo lavoro. È prioritario per le
stesse società di telemarketing che le
cosiddette "chiamate mute" vengano
drasticamente ridotte".
Pietro Cusati
Direttore Amministrativo
del Ministero della Giustizia
Giudice Tributario
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 19
Economia & Finanza
di Luigi De Valeri
L'OBBLIGO DEL DATORE DI LAVORO
DI REDIGERE IL DOCUMENTO DI
VALUTAZIONE DEI RISCHI
A
distanza di oltre un semestre
dal 1 Giugno 2013 ovvero da
quando tutte le aziende, indipendentemente dal numero di lavoratori occupati, devono redigere il documento di valutazione dei rischi che dimostra
l’avvenuta valutazione di tutti i rischi
presenti nei luoghi di lavoro riferibili
alla società, non mancano i datori di lavoro che non hanno adempiuto
quest'obbligo di legge per negligenza
oppure ritenendo di non esserne impegnati.
Sono tenuti alla redazione del D.V.R.
coloro, anche liberi professionisti, che
hanno alle proprie dipendenze lavoratori subordinati o equiparati ovvero
soci lavoratori, associati in partecipazione, collaboratori, parasubordinati,
tirocinanti.
La valutazione dei rischi, art. 17 e 28 del
Testo Unico in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro, è un
obbligo che il datore di lavoro non può
delegare al preposto o altro soggetto e
va effettuato in collaborazione con il responsabile del servizio di prevenzione
e protezione R.S.P.P., il responsabile dei
lavoratori per la sicurezza R.L.S. e, nei
casi previsti dall'art. 41, con il medico
competente.
Segnalo ai datori di lavoro e li invito a
leggere con attenzione la circolare del
31 gennaio 2013 del Ministero del lavoro.
L’autocertificazione non è più valida
e il D.V.R. deve essere predisposto
mediante le procedure standardizzate per la valutazione dei rischi approvate dalla commissione consultiva
permanente per la salute e la sicurezza
sul lavoro istituita presso il Ministero
del lavoro.
I giudici della Cassazione penale, IV sezione, con la sentenza n. 10448/2010
hanno precisato che può configurarsi
la colpa del datore di lavoro non solo
per l’omessa redazione del D.V.R. ma anche per il suo mancato, insufficiente o
inadeguato aggiornamento oppure
per l’omessa valutazione della individuazione degli specifici pericoli cui
i prestatori di lavoro siano sottoposti in
relazione alle diverse mansioni.
La valutazione dei rischi, sottolinea il
giudicante, costituisce un fondamentale passaggio per la prevenzione degli
infortuni, anche se il rapporto di causalità tra omessa previsione del rischio e
infortunio o il rapporto di causalità tra
omesso inserimento del rischio nel documento di valutazione dei rischi e infortunio, deve essere accertato in concreto rapportando gli effetti indagati e
accertati della omissione, all'evento che
si è concretizzato, non potendo essere
affermata una causalità di principio.
È opportuno ricordare che l’art. 55 del
D. Lgs. 81/2008, modificato dal D. Lgs.
106/2009, il Testo Unico prevede le seguenti sanzioni per il datore di lavoro
in caso di violazioni inerenti la stesura
del DVR:
Omessa redazione del D.V.R.: arresto
da 3 a 6 mesi o ammenda da 2.500 a
6.400 € (art. 29, comma 1);
Incompleta redazione del D.V.R.: ammenda da 2.000 a 4.000 €: omessa indicazione di quanto previsto dall’art. 28
lettere:
b) misure di prevenzione e protezione
e D.P.I, dispositivi di protezione individuale,
c) programma delle misure ritenute opportune per garantire il miglioramento
nel tempo dei livelli di sicurezza
d) procedure sulle misure da adottare
e distribuzione dei compiti e delle responsabilità
Ammenda da 1.000 a 2.000 € per l'omessa indicazione di quanto previsto
dall’art. 28 lett.:
a) relazione sulla valutazione di tutti i rischi, nella quale siano specificati i criteri
adottati per la valutazione stessa
f ) individuazione delle mansioni che
espongono i lavoratori a rischi specifici
o richiedono riconosciuta capacità professionale, specifica esperienza, adeguata formazione e addestramento.
Infine va precisato che il documento di
valutazione dei rischi deve essere revisionato e aggiornato tempestivamente
in occasione di modifiche del processo
20 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
produttivo, dell’organizzazione generale del lavoro interno compresa l’assunzione di nuovi dipendenti o la sostituzione e ovviamente in caso di gravi
infortuni.
È bene diffidare da soggetti di imprecisata professionalità ed esperienza che,
soprattutto sul web, propongono la redazione del D.V.R. per un compenso di
poco più di un centinaio di euro.
Ai lettori della rivista formulo i migliori
auspici per un 2014 che concretizzi la
ripresa economica, ricordo i consueti
recapiti dello Studio per i chiarimenti
sulla redazione del D.V.R. e in generale
sulla normativa in materia di tutela della salute e sicurezza sul lavoro.
Luigi De Valeri
[email protected]
Cultura & Benessere
di Samanta Vaina
LA MUSICA
FA BENE AL CORPO E ALLA MENTE
L
a musica fa bene al corpo e alla
mente: voci, suoni e rumori che
fanno sorridere l’anima e vibrare il cuore,
dall’ascolto della natura a quello della
musica.
Proviamo a chiudere gli occhi, immaginiamo di passeggiare in un bosco, in un
prato o sulla spiaggia. Lasciamo che i nostri sensi siano trasportati dal canto degli
uccelli, dallo scorrere lento di un ruscello
che sussurra dolcemente la bellezza della vita, dal rumore delle onde del mare
che, talvolta si infrangono violentemente
contro qualche scoglio per fargli sentire
che ancora c’è vita, talvolta accarezzano
timide la pelle di chi vuole assaporare la
loro unicità.
Lasciamo che la natura ci prenda per
mano, ci faccia esplorare la grandiosità
delle sue opere e, attraverso i suoi suoni e
i suoi rumori, ci faccia sentire il suo grido
polifonico di gioia, di spensieratezza, di
speranza. Il nostro corpo e la nostra mente saranno indiscutibilmente catturati
dai suoni e dalle voci che li rilasseranno,
li rigenereranno e restituiranno vigore,
energia e carica, attraverso una miriade
di sensazioni e di emozioni che liberano
i pensieri nell’aria. La natura rivela a tutti
l’autenticità e l’universalità della sua es-
senza: sussurra, parla, scalpita, grida, soffia; si serve delle sue creature per svelarci
misteri e segreti, per mostrarci le sfumature della vita.
L’ascolto attento e partecipato dei suoni
rilassanti della natura, favorisce il nostro
benessere psicofisico e infonde calma,
pace e ristoro alla nostra anima. Tutti
i suoni e i rumori che ascoltiamo, sono
originati da diversi fenomeni naturali: lo
scorrere dei corsi d’acqua, un temporale,
il rumore impetuoso della pioggia che
cade.
Questi sono costituiti da specifiche vibrazioni che hanno la capacità, grazie al
principio fisico di risonanza, di mettere in
moto le vibrazioni di alcune aree specifiche del nostro corpo e influenzano positivamente il sistema nervoso con il flusso
di energie vitali da essi trasmesse.
Gli effetti positivi che queste vibrazioni
producono, sono utili a combattere forti
stati d’ansia, situazioni di stress o di tensione o di stanchezza del corpo.
La musica rappresenta, da sempre, un’arte capace di conquistare la mente e il
cuore di ogni essere umano che si accinge ad avventurarsi nelle sue meravigliose
melodie e coglie in essi quelle immagini
che nessun altro elemento sarebbe ca-
pace di riprodurre. I ricordi, le emozioni
vissute, i pensieri che, in qualche periodo
della nostra vita, avevano preso il sopravvento e che poi, per qualche motivo avevamo archiviato, riaffiorano soavemente
attraverso l’ascolto di brani musicali che,
con le loro note, accarezzano la mente,
donandole serenità.
Gli effetti benefici della musica sul nostro
corpo e sulla nostra mente, sono numerosi e sono stati oggetto di studio di
grande interesse.
Già nell’antichità, questa convinzione era
ampiamente diffusa e fortemente sostenuta dal pensiero di filosofi come Pitagora e Platone, secondo i quali la vita degli
esseri umani era rigorosamente regolata
e scandita da ritmi musicali.
Il potere della musica veniva utilizzato, fin
dai tempi più antichi, per curare dolori o
per stimolare la fertilità e, ancora oggi, le
sue proprietà benefiche sono variamente
utilizzate nella musicoterapia, attraverso
la quale la musica rigenera il corpo e rinfranca lo spirito.
Il suono, infatti, agisce sul sistema neurologico e stimola l’elaborazione delle
emozioni e lo sviluppo della creatività degli esseri umani, dona una grande sensazione di benessere che induce ad azioni
positive e a reazioni intrise di ottimismo e
di grande energia.
Mente e corpo, dunque, devono essere
curati insieme, entrare in sintonia e raggiungere una sorta di equilibrio atto a garantire uno stato di totale benessere alla
persona.
Il linguaggio dei suoni, facilmente comprensibile da tutti, inoltre, contribuisce al
miglioramento della comunicazione a livello universale, favorita dalla stimolazione della mente e del cuore che, quando si
lasciano guidare dai suoni, dalle melodie
e dalle sensazioni da essi liberate, fanno
in modo che il loro sorriso si stampi e si
legga sul volto di chi si accinge a scegliere la musica come meta del suo meraviglioso viaggio.
22 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
Samanta Vaina
[email protected]
Cultura & Benessere
di Rosina, Lidia Cacciapuoti
QUANDO LA VITA
NON HA PIÙ UN "SENSO"
M
olte persone sono continuamente alla ricerca di uno scopo
nella vita.
Esistono circostanze in cui, per quanto
esamini gli avvenimenti della tua cronaca quotidiana e li scruti da tutti i lati,
non vi scopri nulla che possa dare un
significato alla tua vita.
E ci sono situazioni nelle quali le persone che ti circondano, per quanto le
pesi con una bilancia benevola, non ti
offrono che motivi di delusione, perfino
di disgusto. Puoi vivere momenti in cui,
per quanto esplori gli angoli più reconditi del tuo essere, non riesci a scovare
neppure un briciolo di speranza.
Ti trovi sprovvisto di energie e forze,
non riesci più a camminare né a vedere
in lontananza una lanterna accesa, né
una via d’uscita. Ti senti in gabbia, con
enormi e pesanti catene che ti legano a
sbarre gelide. Sei fermo, immobile forse
anche un pò spaventato.
Con tutta la buona volontà, non riesci
a raggranellare in te e attorno a te, un
solo grammo di serenità. Nella maniera
più desolante, assoluta. Non un raggio
di luce, uno squarcio di sereno sul tuo
orizzonte, soltanto buio e tristezza, grigio e amarezza, stanchezza e sconforto.
Per uno strano paradosso senti che
riuscirai a trovare quiete e pace, alla
tempesta che si è scatenata dentro
di te, solo mettendo fine alla tua vita.
Oramai siamo abituati a sentire fatti di
cronaca che raccontano storie di adulti
e giovani che scelgono di adottare una
condotta suicidaria come risposta ad
un loro personale disagio. Al di là dei
dati statistici (si calcola che circa il 30%
delle forme depressive si associa ad una
totale mancanza di senso della propria
vita), diventa quanto mai interessante
soffermarsi sul fatto che oggi questo
tipo di condotta non può più essere in-
terpretata come una specifica forma di
patologia psichica. Sembra infatti che
oggi ci si uccide quando si sperimenta
una assoluta mancanza di significato
della propria esistenza.
Il motivo dominante per cui ci si toglie
la vita è perché “la vita non significa
nulla”.
Questo scritto intende portare il lettore
a riflettere su quello che sta diventando
un sintomo, quanto mai tragico, della
nostra società e che riguarda la condizione esistenziale di un’intera generazione. Sembra che le storie di cronaca
di morti suicidi, vengano raccontate
unicamente per soddisfare l’esigenza
di cittadini che si sono trasformati in
“guardoni” dei dolori altrui. Poi si volta
pagina fino alla prossima disgrazia, fino
a un altro funerale.
Secondo lo psichiatra austriaco Victor
Emil Frankl, il problema è che viviamo
in un mondo nel quale è difficile trovare un senso alla vita, in primo luogo
perché la scuola, la famiglia e la società
stessa non ci hanno insegnato a cercarlo. Frankl assegna al vuoto esistenziale, inteso come percezione di assoluta
mancanza di significato, un ruolo centrale per la comprensione del suicidio.
Per spiegare il suicidio, il punto di partenza è il seguente: l'uomo è un essere
la cui caratteristica fondamentale è rappresentata dalla libertà.
Libertà che, per Frankl, va intesa come
la capacità che l'uomo ha, nonostante
la vasta gamma di condizionamenti, di
dare un significato alla sua vita, di costruire la propria felicità o infelicità. Un
compito del tutto personale.
Quando la persona delega questo compito ad altri o ad altre cose, allora egli
può sperimentare un vuoto esistenziale. Accogliere soluzioni preconfezionate non sono alternative soddisfa-
centi che contribuiscono ad apportare
autenticità alla vita di ciascuno di noi.
Ognuno di noi potrà trovare la sua risposta personale dentro di sé.
Il suicidio non nasce sempre da grandi
problemi, ma anche da piccole scosse
inavvertite, piccole sconfitte quotidiane che galleggiano come chiazze di petrolio sul mare dell’indifferenza altrui.
Dunque non è necessariamente un
evento particolare che determina il suicidio, ma come la persona vive quell'evento, l' atteggiamento che assume nei
confronti dei condizionamenti. Questo
costituisce il cuore del problema.
In un periodo in cui le antiche tradizioni vacillano, in cui le istituzioni non costituiscono più un riferimento stabile,
ecco che l’individuo si trova di fronte
al dubbio esistenziale fondamentale:
che senso ha tutto ciò? Spesso le persone avvertono questo senso di vuoto
interiore, di mancanza di uno scopo
della loro esistenza, ma, ancor più di
frequente preferiscono continuare immutata la loro esistenza, per timore di
perdere quanto hanno raggiunto fino a
quel momento.
Vale la pena, quindi, provare ad avventurarsi su una nuova strada, trovare
nuove risposte, nuovi modi di vivere,
perché la vita è un dono ricevuto.
Essa è come uno scrigno prezioso dove
ci sono gioielli bellissimi. L’amore, l’amicizia, la bellezza, la natura, tutto ci lascia
senza parole e ci fa sentire la gioia di
esserci. Ma se la vita è un dono, perché
possa esprimere tutta la sua bellezza, è
necessario accoglierla e coltivarla ogni
giorno, dando ad essa un significato
autentico.
Rosina, Lidia Cacciapuoti [email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 23
Cultura & Benessere
di Francesco Di Lorenzo
IL BACCALÀ E STOCCAFISSO
CULTURA E TRADIZIONI
l baccalà e lo stoccafisso sono
costituiti da merluzzo bianco
(gadus morhua- pesce presente nell’ Oceano Atlantico meridionale).
Il primo conservato sotto sale e l’altro
attraverso essiccazione.
Entrambe queste metodiche sono usate fin dai tempi lontanissimi per consentire la conservazione, il trasporto e
la consumazione del pesce in luoghi
di un tempo, che contribuì a farne la
fortuna dei secoli passati.
I napoletani e tutti i campani restano i
più forti consumatori di baccalà con un
picco significativo a Natale.
Non a caso le più grandi aziende italiane di importazione e conservazione
del baccalà e stoccafisso sono in Campania alle pendici del Vesuvio ( Somma
Vesuviana). Dietro il loro commercio c’è
tura e dell’essiccazione.
Questi pesci dovrebbero essere preparati dopo la pesca, in questo ordine;
decapitati, puliti, messi sotto sale e ad
essiccare. Visto il grande giro di affari
di questi ultimi, oggi si denuncia sul
mercato anche pesci di scarsa qualità e
lavorato senza scrupolo: baccalà pescato con reti a strascico metodo che assicura maggiore quantità a discapito di
anche molto lontani da quelli di origine. Le prime notizie dell’arrivo in Italia
di entrambi risale al 1500 a Genova, Venezia e Napoli importati da paesi nordici come merce di scambio. Oggi l’Italia
è al secondo posto per il consumo di
baccalà dopo il Portogallo.
Un tempo era il pesce dei poveri e a
Napoli se ne mangiava tanto in tutto
l’anno.
Oggi lo sfruttamento indiscriminato
della pesca industriale sta portando
all’estinzione questa specie, per questo
il suo prezzo non più quello popolare
un giro di affari non indifferente. Un kg
di questo pesce varia da 8 a 30 euro in
basa alla scelta, qualità, taglio ecc.
Oggi abbastanza caro ma esso è definito il maiale di mare perché non si butta
quasi niente ed il loro peso quasi triplica dopo essere stato in ammollo. In
Campania amano il baccalà tuttavia se
vi esclamano per strada “ che baccalà “
non vi fanno di certo un complimento
perché indicano un individuo imbranato. Un buon baccalà dovrebbe essere
pescato all’amo e lavorato con cura e
lentezza da maestri dell’arte della sala-
questi e sostenibilità pesci dissanguati
e lavorati ad ore dopo la morte; pesci
siringati con acqua e sale, pesci trattati
con sostanze chimiche, esempio sbiancanti per rendere la carne più bianca e
la pelle più integra e lucida. In commercio troviamo vari pezzi di baccalà dal
bianco perla al giallognolo; con spine o
senza come il filetto.
Possiamo riconoscere un buon baccalà attraverso l’olfatto e vista perché gli
elementi più importanti sono sapore e
aspetto. I migliori pezzi sono le farfalle molto grandi (15-20 Kg) ricavate da
I
24 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
merluzzi che in mare pesano 30-50 kg.
La lunghezza non deve essere inferiore
ai 40cm; lo spessore nella parte centrale non inferiore a 3 cm; la polpa deve
essere translucida, morbida, elastica e
compatta allo stesso tempo;
il colore non deve essere bianchissimo
ne giallastro. Le caratteristiche nutritive
fanno del baccalà un alimento sano e
apprezzato, infatti possiede pochissimi
grassi (1 g ogni 100 g), molte proteine
(più della carne) vitamine, Sali minerali
e soprattutto calcio.
Dopo il salmone è il secondo cibo più
ricco di omega 3-6 e 9, quindi ottimo
nell’ipercolesterolemia ipertensione,
malattie cardiovascolari e neuro vascolari, obesità e diabete di tipo 2.
Entrambi per essere utilizzati hanno bisogno di una lunga immersione in acqua fredda per dissalare il baccalà reidratare e restituire tessuti e consistenza
allo stoccafisso.
Tenuto in ammollo per tre o quattro
giorni cambiando l’acqua ogni giorno.
Questo pesce bianco ha una tradizione
gastronomica ed un elevata versatilità
in cucina. Infatti possiamo apprezzarlo
in tantissime ricette con i cruschi (peperoni-corno di capra) in Basilicata alla
cosentina con patate, olive nere, salsa
di pomodoro, peperoni; con la pasta
meglio se trafilata al bronzo; in umido
alla napoletana con patate, fritto, al forno, in insalata ecc.
Nel Cilento molto rinomate sono le alici
di menaica messe sotto sale. Una rete
artigianale usati in pochissime località
in Italia.
Questa pesca viene effettuata di notte
alla luce della luna e delle stelle quando il mare è molto calmo i pescatori
con piccole imbarcazioni buttano queste reti che selezionano solo le alici più
grandi che nervose e guizzanti si agitano perdendo in breve gran parte del
loro sangue.
I pescatori tirano la rete in superficie,
estraggono uno ad uno i pesci, li puliscono delle interiora e della testa, lavano nella salamoia e li sistemano nei
vasetti di terracotta, alternandole con
uno strato di sale marino artigianale
delle saline di Trapani, poi vengono fat-
te stagionare per almeno tre mesi nei
magazzini (locali freschi ed umidi).
In passato quando il pesce era più abbondante nelle terramole (barili di legno molto capienti).
Dopo la copertura e la pressatura con
pietre devono stagionare almeno sei
mesi.
Queste alici sono di grandi qualità presentano una carne bianca tendente al
rosa e un gusto particolarmente intenso ma delicato.
Nel Cilento a Marina di Pisciotta si possono acquistare direttamente dai pescatori dei barattoli di terracotta.
Francesco Di Lorenzo
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MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 25
Cultura & Benessere
di Giovanna Russo
LA PRESSO TERAPIA
RIPRISTINARE LA CIRCOLAZIONE
O
ggi, nello specifico parleremo
di: PRESSO TERAPIA.
La Presso Terapia è un efficace trattamento di compressione per ripristinare
la funzionalità circolatoria venosa e
linfatica, aiutandone la circolazione locale, riducendo il gonfiore, la tensione
muscolare, lo stress e il dolore.
È un trattamento che diventa una risposta ai principali inestetismi del corpo, in particolare di addome, gambe e
fianchi.
La Presso Terapia consente di tonificare
i tessuti riducendo gli inestetismi dovuti all'adipe, aiuta il processo di dimagrimento ed è anche un ottimo metodo
per combattere la cellulite.
Oltre a risultati visibili ad occhio nudo,
la Presso ha la particolarità di rilassare
chi vi si sottopone, generando un senso di benessere generale e leggerezza
degli arti coinvolti.
Le zone trattabili sono normalmente gli
arti e la zona addominale, tramite degli
applicatori (divisi normalmente in almeno 4 sezioni) che vengono indossati
dal paziente (gambali, bracciali o fascia
addominale), e gonfiati in maniera sequenziale (dalla sezione più estrema
tipo il piede o la mano verso il tronco).
È importante che ogni seduta del
trattamento con apparecchiature per
presso terapia avvenga solo dopo aver
sbloccato manualmente i centri di raccolta del sistema linfatico (svuotamento delle stazioni linfonodali, partendo
da quelle sopraclaveari, passando poi a
quelle inguinali e terminando con quelle poplitee).
Questo tipo di trattamento estetico
viene praticato a chi soffre di ritenzione idrica, sovrappeso (in quanto tutto il
sistema linfatico e circolatorio è stressato), o per migliorare gli inestetismi causati dalla cellulite.
APPLICAZIONI
Per ottenere buoni risultati si consiglia
di sottoporsi a trattamenti settimanali regolari di circa 20\30 minuti e, può
essere accompagnata da impacchi di
alghe o di oli essenziali.
Si consiglia sempre di consultare il proprio medico curante prima di intraprendere qualsiasi trattamento per verificare il proprio stato di salute.
INDICAZIONI E CONTROINDICAZIONI
Ecco alcune tra le indicazioni terapeutiche dove la Presso Terapia è consigliata
(elenco indicativo):
1) fasi iniziali di cattiva circolazione;
2) insufficienza venosa;
3) linfodrenaggio;
4) cellulite;
5) rottura dei capillari;
6) scarso tono della pelle;
7) distorsioni;
8) sciatica;
9) vene varicose.
riscono poiché apporta un contributo
notevole allo sgonfiamento dell‘arto.
Giovanna Russo
[email protected]
L’ Estetica
da Giovanna
CONTROINDICAZIONI
1) trombosi profonda;
2) infezione della gamba;
3) insufficienza cardiaca;
4) trombo flebiti;
5) insufficienza arteriosa periferica grave;
6) dermatite.
La PRESSO TERAPIA, inoltre, viene consigliata, dicendo che i medici la sugge-
26 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
Sede e Cons. Doc.
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Cultura & Benessere
di Pasquale La Palomenta
ATTENTI
AL LATTICE
Famiglia: Papilionaceaea
Nome: Chelidonium majus L.
Conosciuta come: Chelidonia, erba
porraia
Questa rustica, umile erbacea perenne
deve il suo nome, secondo gli antichi,
a una leggenda che racconta come le
rondini ne spezzassero i ramoscelli e ne
succhiassero il lattice per darlo ai rondinotti in attesa nel nido.
Grazie a questo lattice, essi, che nascono quasi ciechi, cominciavano a vedere.
Dal greco kelidon = rondinella, ecco il
nome chelidonia.
È un'erba molto comune in tutta Italia e
cresce un pò dappertutto.
Proprio perché è così frequente incontrarla, è bene dire subito che va usata
con molta cautela, sempre sotto controllo medico.
È sconsigliata ai “profani” la raccolta e
la conseguente conservazione, ma è
molto importante per tutti saperla riconoscere.
Questa erbacea cresce molto rapidamente, formando graziosi cespi di un
bel verde brillante. Ha fusti cilindrici,
alti fino a 70 cm, eretti, pelosi, molto ramificati e allo stesso tempo abbastanza fragili, foglie alterne, frastagliate a
5-7 lobi. I fiori sono riuniti in ombrelle,
fioriscono da maggio ad agosto e sono
formati da 4 petali gialli.
Caratteristica inconfondibile della pianta è l'odore sgradevole che emanano
tutte le sue parti e il lattice giallo che
esce quando si taglia il fusto o si staccano le foglie.
Fare, quindi, molta attenzione quando
si raccoglie (meglio sarebbe proteggere le mani con i guanti).
In erboristeria si usa la porzione aerea
della pianta per i suoi contenuti in alcaloidi (chelidonina, cheleritrina, santuinarina, protopina), enzimi, mucillagini,
acido ascorbico, tracce di olio essenziale. Le proprietà della chelidonia sono
principalmente antispasmodiche del
il fegato e della cisitifellea e agiscono
come tali anche sui bronchi.
È consigliabile, sempre con molta precauzione, solo l'uso esterno, per estirpare i calli, eliminare le verruche e i
porri.
Per questa ragione la chelidonia è anche chiamata “erba porraia”.
Pasquale La Palomenta
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 27
Cultura & Benessere
di Giuseppe Ruocco
ALLENARSI
DOPO LE FESTE
L
a fine delle feste è ormai alle
porte e la “campanella” sta per
“suonare”, ricordandoci che è ora di riprendere gli allenamenti e di abbandonare l’ozio Natalizio. Per alcuni invece il
problema è l’esatto contrario; in occasione delle feste si ha più tempo da dedicare a se stessi e si inizia qualche attività sportiva, ma quando gli impegni
lavorativi ritornano, anche per gli
amanti del fitness, allora diventa difficile organizzarsi per continuare ad allenarsi.
Oggi, come ogni anno, voglio darti
qualche “dritta” su come riprendere efficacemente gli allenamenti dopo i bagordi alimentari e dopo un periodo più
o meno prolungato di inattività.
Per prima cosa, per le prime due settimane, “metti in agenda” almeno 3 allenamenti cardiovascolari (nuoto, bici,
corsa ecc) di almeno 30-40 minuti che
ti permetteranno di eliminare le tossine
accumulate e di consumare le calorie
in eccesso introdotte a causa di panettoni, pandori, torroni, tortelli d’erbetta,
zamponi ecc...
Scegli la disciplina che preferisci e permette di unire l’allenamento dell’apparato cardiorespiratorio a quello della
muscolatura di gambe, glutei e arti superiori, svolgendo così un ottimo lavoro di tonificazione muscolare.
In questo primo periodo dedica molto
tempo anche allo stretching, ti permetterà di allungare la muscolatura “addormentata” da ore passate davanti la tv o
sul divano a leggere un bel libro.
Dopo le prime due settimane dedica al
lavoro “aerobico” non meno di 2 sedute
alla settimana, inserendo anche 2 allenamenti riservati alla tonificazione muscolare. Inizia gradualmente con esercizi multiarticolari che coinvolgano le
grandi masse muscolari (pettorali, dorsali, spalle, addominali e gambe) utilizzando come metodica d’allenamento il
circuit training o le “serie e ripetizioni”
utilizzando un range di ripetizioni tra le
15 e le 20.
Per quanto riguarda l’alimentazione ti
fornisco solo alcuni consigli:
1) Inserisci nella tua dieta almeno 2
porzioni abbondanti (esagera!!) di ver-
28 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
dura giornaliera.
2) Abbonda anche con la frutta (mangiala negli spuntini tra colazione/pranzo e pranzo/cena).
3) Limita il consumo di carboidrati, favorendo magari il consumo di legumi
come fagioli, ceci e lenticchie.
4) Bevi abbondantemente almeno 1,5
litri di acqua al giorno.
5) Evita il consumo di alcolici e dolciumi
vari.
Seguendo questi semplici consigli riuscirai a ritrovare un ottimale livello di
fitness e a disintossicarti dagli “stravizi”
alimentari.
Non mi resta che augurarti un grandioso 2014 all’insegna dell’allenamento e
del benessere!
Giuseppe Ruocco
[email protected]
Cultura & Benessere
di Rosa Gallo
CHE COS'È
L'INTELLIGENZA ALIMENTARE?
L
a bocca ha per il bambino fin
dai primissimi istanti di vita
un’importanza fondamentale.
Lo pone in relazione privilegiata con il
mondo circostante: respirare, succhiare, deglutire, mangiare, ma anche conoscere, esplorare, apprezzare, essere
soddisfatto, gioire, provare dispiacere
sono le funzioni più importanti.
Alla fine del secondo semestre di vita
l’alta specializzazione neuromuscolare
buccale consente già l’inizio dell’organizzazione del linguaggio articolato
con la sua precisione e rapidità crescenti. L’educazione e la promozione di queste strutture risultano fondamentali in
età evolutiva per lo sviluppo delle competenze alimentari.
È in questo senso che si colloca quella
che Schindler ha definito “intelligenza
alimentare”, definita come la più ampia capacità di operare della bocca in
maniera intelligente, come principale
interfaccia dell’individuo con il mondo
esterno. Come per le altre forme di intelligenza anche l’intelligenza alimentare permette una serie di operazioni
mentali, quali:
- discriminare la temperatura dell’alimento, il gusto, la consistenza e l’omogeneità;
- differenziare nell’alimento la componente da mangiare rispetto a quella da
eliminare (come nel caso di ciliegie, olive,
anguria, ecc..);
- riconoscere la tipologia di alimento
(frutta, carne, pasta) inserita nella bocca;
- classificare gli alimenti in base a conoscenze stereognosiche, tattili, termiche,
olfattive, gustative (carne di maiale, tipo
di pesce, ecc..);
- prevedere, dal contesto e dalle informazioni sopracitate, la tipologia del cibo
che verrà inserita all’interno della cavità
orale;
- modulare i comportamenti nelle fasi
della deglutizione in base alle informazioni ricevute dall’interfaccia individuoambiente.
In queste fasi si verifica il controllo, la
selezione, il riconoscimento ed il paragone del cibo nuovo con il cibo noto.
In rieducazione logopedica l’intelligenza alimentare può potenziare, diversi-
ficare, differenziare, affinare, educare e
rieducare quei bambini che fanno parte
della cosiddetta sindrome ex non usu.
Bambini che non avendo mai assunto
cibo dalla bocca o comunque messi a
riposo per lunghi tempi con posizionamento di sondini nasogastrici o PEG,
con soggiorni ospedalieri prolungati in
cui per molto tempo non venga usata
la bocca ai fini alimentari, devono ripercorrere in modo lento e a volte piuttosto doloroso il cammino degli odori, dei
gusti, delle consistenze anche metabolizzandoli a livello metacognitivo prima
di accettare di alimentarsi normalmente. Quindi l’educazione (raramente rieducazione) all’uso della bocca ai fini
alimentari ad una certa età (2-6 anni)
quando non è mai stata usata a tal fine,
è impresa ardua per vari motivi:
- mancanza di esperienza di gratificazione ed edonismo buccale alimentare;
- assenza di schemi motori automatizzati
ed esercitati.
Infatti nelle gravi patologie dell’età evolutiva in bambini prematuri, con gravi
disfunzioni a livello del Sistema Nervoso, con malformazioni a livello gastrointestinale che avendo sperimentato talvolta anche per anni e sovente come
unica possibilità un’alimentazione per
vie alternative, si può sviluppare una
resistenza alla nutrizione per os anche
quando le condizioni di alimentazione
artificiale fossero superate.
Spesso, all’origine di un’inadeguata nutrizione vi sono difficoltà della motricità
orale che potrebbero essere migliorate
dal trattamento oro-facciale e da alcuni
accorgimenti comportamentali da parte dei caregivers (persone che si prendono cura del paziente).
Altro aspetto peculiare è che a questi
soggetti vengano presentati perlopiù
cibi di consistenza semiliquida e semisolida perché i genitori solitamente
sostengono che non siano in grado di
mordere e masticare adeguatamente.
Inoltre l’alimentazione di questi individui è spesso complicata da problemi
comportamentali legati alla situazione
alimentare (rifiuto del cibo, espulsione
del cibo, insolite abitudini alimentari).
Si è spesso osservato come queste difficoltà non siano dovute soltanto a cause
organiche; infatti, i fattori ambientali
giocano un ruolo importantissimo nello sviluppo, nel mantenimento e nell’esasperazione delle difficoltà alimentari.
Tutte queste considerazioni rendono
necessaria una individuazione precoce
delle difficoltà alimentari, di una valutazione logopedica accurata delle strutture e delle funzioni preposte e di una
presa in carico abilitativa se possibile e
riabilitativa molto tempestiva per prevenire l’ipostimolazione e promuovere
l’apprendimento alimentare necessario.
Rosa Gallo
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 29
Turismo & Territorio
di Maria Grazia Lancellotti
ORRIA
IL PAESE DEL GRANO
foto di copertina Amedeo Petrocchi
C
ari lettori, provate a immaginare un paesino abitato da poche
centinaia di anime, immerso nella pittoresca e profumata “Murtella” (Mirto)
delle colline del Parco del Cilento e Vallo di Diano, il piccolo campanile che riecheggia per le profonde valli e le voci
dei contadini che inseguono le candide
caprette che spariscono nei piccoli vialetti che attraversano le case di pietra
secolare e dove gli orologi e i calendari
sono rimasti indietro nel tempo e a seconda dell’aroma che si sente nei vicoli
si capisce in che periodo dell’anno ci
troviamo. La vecchia fontana inesorabile porta con se gli anni e la vita di generazioni di contadini, gente semplice che
riesce a conservare un’ospitalità ammirevole. Il nome di Orria è legato ad una
leggenda, tramandataci da voci di popolo. Questa leggenda narra che un
Dux Longobardo ritornando dalla Calabria al comando del suo esercito, nel
dirigersi verso Benevento, sia passato
per la pianura di Casalvelino e non trovando grano perché già mietuto e nascosto dalla popolazione, abbia mandato il suo esercito alla ricerca di campi
ancora non mietuti.
Essi salirono i costoni del Monte Stella e all’altezza di Porcili (Stella Cilento)
videro di fronte i colli cosparsi di ondeggianti spighe d’oro, il Dux rimase
estasiato ed esclamò: “HORREA MEA
VIDEO”(vedo i miei granai) e siccome
Orria è stato sempre un paese molto
adatto alla coltivazione del grano e
dell’orzo possiamo dire che il suo nome
derivi appunto da Horrea (dal latino,
granai).
Sebbene i primi documenti che confermino l’esistenza di questo casale
denominato ORIOLA e poi anche ORIA,
risalgono all’11° secolo, la storia di Orria
e delle sue frazioni, è analoga a quella
di tanti piccoli borghi cilentani, sorti in
30 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
seguito alla distruzione, per mano dei
Barbari, nel 6° secolo d.C. della bellissima Velia (l’antica Elea per i Greci).
I centri maggiori sulle coste dopo l’assedio si svuotarono e la popolazione
si rifugiò nell’entroterra dando origine
a piccoli villaggi, sorti spesso vicino ai
conventi edificati dai monaci.
Secondo alcuni studiosi Orria , al contrario dei casali vicini, non apparteneva
alla baronia di Novi, dipendendo direttamente dalla Corona. Dal 1476, anno
in cui il Re vendette Gioi al suo I° Ministro Antonello De Petruciis, fino al 1772,
i casali di Orria, Piano e Vetrale con gli
attuali territori dei Comuni di Salento,
Perito e Moio della Civitella divennero
possedimenti di Gioi e di questo seguirono le sorti. Nel XVI secolo, terribile fu
la catastrofe umanitaria causata, prima
da una grave carestia e poi dall’epidemìa di peste del 1656, che decimò
l’intera comunità orriese.
© Amedeo Petrocchi
Dopo il 1500, a seguito della rinuncia di
Ferrante Sanseverino ai suoi possedimenti, la terra cilentana fu smembrata
e venduta ai vari nobili.
Quest’ultimi, quasi sempre napoletani, per la gestione dei vari feudi, si affidarono a fiduciari senza scrupoli che
non esitarono a vessare con ogni sorta
di angherìa i poveri contadini, costretti
a sopravvivere con gli avanzi che essi
stessi producevano.
I Baroni, con la forza ed il sopruso, nei
secoli 16°e 17°, ripristinarono la servitù
e la schiavitù dei poveri contadini.
Furono anni di fame, carestie, sfruttamento ed abbandono che generarono
la risposta della ribellione e della violenza : I Briganti.
Si narra, che proprio nelle campagne
del Comune di Orria, i fratelli Capozzoli
di Monteforte, famosi banditi dell’epoca per il regime Borbonico, valorosi patrioti per le genti cilentane, trovarono
rifugio ed aiuto dalle famiglie locali.
Nel 1772 Ferdinando IV di Borbone,
autorizzò la divisione del Feudo di Gioi.
L’8 agosto 1806, durante il governo napoleonico, Orria divenne Comune autonomo e nella sua circoscrizione venne inclusa la frazione di Piano Vetrale.
Tra gli uomini illustri di questa martoriata terra vanno ricordati: Bernardo
Gugliucci, esponente delle sezioni Carbonare, partecipò ai moti cilentani del
1820 -21.
L’avvocato Erminio Lancellotti, in qualità di Consigliere provinciale ebbe il
merito di realizzare varie infrastrutture
pubbliche tra le quali la più importante
è il “Ponte sulla Fiumara”realizzato nel
1925. Il Duca Erminio Gugliucci eletto
sindaco nel 1958 realizzò molte opere
di carattere sociale.
Oggi Orria si presenta come uno dei più
caratteristici paesi del Parco del Cilento
e Vallo di Diano.
Un borgo fortemente ancorato alla sua
storia, con parti di territorio urbano sapientemente conservati.
Tra i quali meritano menzione: Via Capo
Orria, Via Grotta, Via Belvedere, Via Tempa, Corso Umberto I e Via Marchesano
caratterizzati dalla presenza di archi e
pontili, fontane, pavimentazione del
fondo stradale con pietra locale ed edifici destinati ad uso abitativo di interesse storico – culturale in ottimo stato di
conservazione.
Medesima cura è stata riservata agli edifici di culto: la Chiesa di San Felice Martire, costruita intorno al 1500; patrono
del paese viene festeggiato solennemente due volte all’anno il 14 gennaio
e la seconda domenica di agosto.
In piazza della Vittoria si erge l’antica
Cappella della Madonna delle Grazie,
mentre sulla collina che sovrasta il paese si può visitare il Santuario dedicato
a S. Domenica Martirela cui festa ricorre
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 31
Turismo & Territorio
il 7 luglio.
Dal 1997, è possibile visitare un suggestivo “Museo della Civiltà Contadina“
la cui sede è sita nell’ex Palazzo Municipale, già Casa Pinto, dove possiamo
osservare utensili che documentano la
vita quotidiana dei contadini, la prassi
e lo svolgimento delle diverse attività
agricole .
Lo stesso edificio, ospita anche la sede
del Centro Locale del Parco. Gli artigiani
del luogo sono capaci e fattivi e per decenni sono stati anche bravi scalpellini
nonché bravi lavoratori della pietra locale e dell’agricoltura.
Piano Vetrale
Piano è noto quale paese dei Murales,
enormi e splendidi dipinti che ornano
quasi tutte le facciate
esterne delle case, alcuni realizzati anche su vecchi portoni, rendendo questo posto quasi fiabesco, stimolando la
curiosità dei turisti e appassionati d’arte, è "un Museo a cielo aperto".
L’iniziativa denominata "Il Pennello D’Oro" è una rassegna d’arte contemporanea ed espressionista dove ogni artista
del mondo può esprimere la propria
arte, curata dalla Pro-Loco (Pres. attuale
Prof. Giuseppe Sica) in onore del grande pittore del ‘600 Paolo De Matteis,
il quale proprio a Piano Vetrale ebbe i
suoi natali il 9 febbraio del 1662.
De Matteis, figlio di Decio e Lucrezia
Orrico, trasferitosi in tenera età a Napoli, fu avviato all’apprendimento delle tecniche pittoriche, avendo come
maestro, dapprima Francesco Di Maria
Napoli 1623-1690) e successivamente Luca Giordano (Napoli 1634-1705)
di cui divenne uno dei migliori allievi,
superandolo nelle rappresentazioni mitologiche.
De Matteis nel suo tempo era conosciuto anche come "Paoluccio della Madonnina", per il fatto che la mamma era
una donna dai lineamenti belli e gentili
come una Madonna.
Artista, dalla personalità complessa,
visse alternando genio e sregolatezza.
Viaggiò molto in Italia e all’estero e dipinse per Papi e molti Re.
Le sue opere si trovano a Parigi, Genova, Napoli, Madrid, Calabria e anche a
Salerno, Lecce Cassino, Lucera F.
Proprio a Cassino dipinse la famosa tela
"Assunzione della Vergine" nell’ Abbazia Benedettina, altri famosi affreschi
sono nella Chiesa di San Sebastiano di
© Amedeo Petrocchi
Guardia Sanframondi.
Secondo alcuni studiosi il De Matteis,
fece ritorno nel Cilento tra il 1683 ed il
1700, per realizzare dipinti sacri dietro
commissioni locali di signorotti e nobili
del posto.
A testimonianza che il pittore , non dimenticò mai la bellezza della sua terra,
sono lo sfondo dei suoi quadri, i quali
riproducono chiaramente scorci di bellissimi panorami cilentani.
A tale proposito fra tutte ,merita menzione la tela dal titolo: ”Riposo durante
la fuga in Egitto” (1685 circa).
Casino Lebano
La contrada Casino Lebano, distante
8 chilometri dal capoluogo, con i suoi
130 residenti, è il nucleo abitato più
piccolo del Comune di Orria. Una sorta
di vera e propria porta d’ingresso, per i
visitatori provenienti da sud.
Negli anni Trenta del secolo scorso, vi
abitavano pochissime famiglie, 4 delle quali vivevano nel "Casino" (casa di
campagna) di proprietà di Don Rosario Lebano, da cui il toponimo attuale.
Questi, per intensificare l’agricoltura e
la silvicoltura, assegnò a diversi coloni,
alcuni dei quali provenienti da Orria
capoluogo, quasi 100 ettari di terreno
di natura alluvionale, quindi particolarmente fertile, e nella quasi totalità pianeggianti ed irrigui.
Una politica gestionale, che segnò l’avvio di una stagione decisamente fiorente per le attività agricole del luogo.
Una vocazione per l’agricoltura di qualità, che Casino Lebano, ha conservato
fino ai giorni nostri. Dopo la morte di
Don Rosario Lebano, i suoi eredi decisero di vendere agli stessi coloni.
Di conseguenza, quella che era una
sorta di "Fazenda", fu smembrata in tanti appezzamenti, ed i nuovi proprietari,
non solo continuarono a coltivare la
terra ma costruirono diverse abitazioni,
facendo sorgere, di fatto, il borgo così
come noi lo conosciamo.
“capacità degli imprenditori - prodotti
genuini - collegamenti efficaci”, uniti
all’innata ospitalità degli abitanti, sappiano, far sorgere in quest’area, attività
ricettive legate al mondo dell'agricoltura. A pochi chilometri dai grossi centri
abitati e caotici esiste un mondo antico
e profumato, angoli meravigliosi, la cui
bellezza rapisce, sottraendo l’osservatore da quella dimensione chiamata civiltà, convincendolo che nessuna opera dell’uomo eguaglierà mai l’ineffabile
splendore della natura e di questo selvaggio "Cilento" tutto da scoprire.
Con la collaborazione del Comune di Orria
e funzionario dell’ufficio demografico
Massimo Sica
“a lu’ Ciliento”
…So nata a lù Ciliento addò le foglie
re l’aulive …so dd’oro e dd’argiento…
Addo’ la gente te uarda ccù sentimiento…E lù…sole face l’amore ccù lu….
viendo…Cca’ lù sole nun se ne vole ire
luntano e se tira le spighe re lù ggrano…
Ccù le mmano…
dedicata a Orria
Maria Grazia Lancellotti
cantautrice, poetessa
[email protected]
Oggi, come in passato, l’attività economica preminente è rappresentata dalle
colture biologiche.
Gli abitanti, fattivi e capaci, con l’ausilio di strumenti e tecniche moderne,
hanno realizzato impianti destinati alla
produzione di diverse specie di frutti ed
ortaggi, con risultati eccellenti.
Per il futuro, l’auspicio è che proprio la
sintesi dei diversi elementi a disposizione:
© Amedeo Petrocchi
Turismo & Territorio
"UNA MANO PER IL MARE"
DELLA SCUOLA PRIMARIA RAMELLA DI VIGEVANO (PV)
LA CAMPAGNA VINCITRICE DEL
CONCORSO NAZIONALE
U
na mano per il mare, è questo il
claim ideato dagli alunni della
Scuola Primaria Ramella di Vigevano (Pv)
come campagna di comunicazione per la
tutela e la valorizzazione dei nostri mari,
vincitore del concorso nazionale, tenutosi a dicembre 2013, “Le magie del mare:
alla scoperta delle Aree Marine Protette
con Winx Club” promosso da Fondazione
Symbola, Parco Nazionale del Cilento,
Vallo di Diano e Alburni e Rainbow con la
collaborazione di Federparchi, il contributo e il patrocinio del Ministero dell’Ambiente - Direzione Generale per la Protezione della Natura e del Mare.
La minicampagna che sollecita con immagini e parole a rispettare il mare, a non
gettare rifiuti, a non inquinare e a non
fare rumori che potrebbero disturbare
la fauna marina, ha conquistato il primo
gradino del podio uscendo vincitrice tra
una rosa di 18 campagne finaliste.
Ad assegnare il premio - che prevede un
soggiorno didattico di tre giorni nel Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano
e Alburni, Ente gestore delle due AMP
Santa Maria di Castellabate e Costa degli
Infreschi e della Masseta, e la realizzazione campagna di comunicazione junior
da parte del Sistema della Aree Marine
Protette Italiane proprio con immagini e
slogan ideati dalla scuola vincitrice del
concorso – a Susanna Barbaglia, maestra
della classe 3/a B della Scuola Primaria
“Vittorio Ramella” di Vigevano, in una cerimonia al ministero dell’Ambiente sono
stati: Fabio Renzi – Segretario Generale
Fondazione Symbola, Amilcare Troiano –
Presidente Parco Cilento, Vallo di Diano e
Alburni, Roberta Massaccesi – Marketing
executive Rainbow e Maria Carmela Giarratano – Ministero dell’Ambiente.
La premiazione è stata anche l’occasione
per allestire una mostra con i lavori della
prime cinque scuole classificate.
La selezione dei lavori e la scelta del vincitore tra i diciotto finalisti, provenienti
dalle scuole elementari di Alghero, Ancona, Brindisi, Mercatello Salerno, Milano,
Salerno, Senorbi (Ca), Siracusa, Taggia
(Im), Toirano, Torino e Villa di Serio (Bg),
è stata invece a cura della giuria composta da: Maria Carmela Giarratano – DG
per la protezione della natura e del mare
del Ministero Ambiente, Domenico Sturabotti – Direttore Fondazione Symbola, Amilcare Troiano – Presidente Parco
Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e
Alburni, Iginio Straffi – CEO Rainbow,
Giampiero Sammuri – Presidente Federparchi, Alessandro Paciello -Presidente
Aida Partners Ogilvy Pr e Monique Hemsi
34 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
– Responsabile progetti educational
giornalino OKAY.
Partito lo scorso aprile, il progetto “Le
magie del mare: alla scoperta delle Aree
Marine Protette con Winx Club” ha sperimentato una nuova e creativa modalità
di promozione dello straordinario patrimonio ambientale del Paese:
le italianissime fatine Winx, da sempre paladine di valori come la passione, l’amicizia, il coraggio, della natura e
dell’ambiente, sono state le protagoniste
dell’iniziativa per la tutela di una parte
importante del nostro patrimonio paesaggistico.
Oltre al concorso per le scuole, “Le magie
del mare: alla scoperta delle aree marine
protette con Winx Club” è infatti un video
in cui le Winx si sono fatte ambasciatrici delle Aree Marine Protette promosso
e portato in giro per l’Italia con un road
show che da maggio a giugno scorsi ha
toccato sei Aree Marine Protette. Coinvolte nel road show le due AMP del Parco Nazionale del Cilento, Vallo di Diano e
Alburni, del Plemmirio, di Miramare, Portofino, Torre Guaceto e Capo Carbonara.
Nell’insieme il progetto è rivolto a ragazzi, insegnanti, adulti e comunità locali e a
circa 10 mila scuole italiane.
L’Italia può contare su un sistema di 27
Aree Marine Protette (AMP), oltre a 2 Parchi Archeologici Sommersi, che tutelano
complessivamente circa 228 mila ettari di
mare e circa 700 chilometri di costa.
E in comune con la Francia abbiamo anche il Santuario dei Cetacei.
Nell’insieme si tratta di un patrimonio
di acque, fondali, coste, flora e fauna di
grande importanza scientifica, ecologica,
culturale ed educativa. Ma anche di grande rilevanza economica. Le AMP, infatti,
non solo attraggono turismo di qualità,
ma sono anche un formidabile motore
di sviluppo sostenibile per il territorio e le
comunità locali coinvolte.
Comunicato Stampa Ente Parco
Basti pensare che il turismo natura, nonostante la crisi, nel 2012 ha sfiorato gli 11
miliardi di euro di fatturato.
“Questo progetto non a caso s’intitola “Le
Magie del Mare“ – dichiara Amilcare Troiano, Presidente del Parco Nazionale del
Cilento, Vallo di Diano e Alburni -.
Il mare è davvero un elemento magico,
fonte di vita per una moltitudine di creature, fonte d’ispirazione per poeti, scrittori e pittori di tutti i tempi, fonte di sostentamento per le popolazioni dei paesi
costieri e non. Eppure, anche se così prezioso, oggi, purtroppo, è costantemente
minacciato dalle fonti d’inquinamento.
Proprio per questo ritengo che alle azioni
di salvaguardia, di tutela e di promozione
intraprese dal Ministero dell’Ambiente
e della Tutela del Territorio e del Mare,
dalle altre Istituzioni, dalle Associazioni
ambientaliste, dalle Capitanerie di Porto
occorre affiancare azioni di educazione e
sensibilizzazione. Sono certo che “Le Magie del Mare”, interpretato dai personaggi
Winx Club, riuscirà ad avvicinare al sistema delle Aree Marine Protette italiane
l’attenzione e la sensibilità di migliaia di
studenti e non solo che, nel loro futuro,
avranno il difficile compito di custodire,
meglio di quanto stiamo facendo noi,
questo meraviglioso intreccio di storia,
natura e cultura che il Creato ci ha regalato e per il quale il nostro Paese è conosciuto in tutto il mondo”.
“I parchi e le Aree Marine Protette - commenta il Segretario Generale della Fondazione Symbola Fabio Renzi - sono
un’opportunità straordinaria per tutelare
il nostro inestimabile patrimonio ambientale e paesaggistico, ed anche per
valorizzare quell’intreccio inimitabile di
natura, storia, cultura, territori e creatività che rende unica l’Italia nel mondo. La
campagna “Le magie del mare” non solo
ha valorizzato in modo nuovo questa
straordinaria opportunità, ma ha messo
insieme alcune delle nostre eccellenze
al servizio dei più giovani, che saranno il
futuro dell’Italia”.
“Le Winx rappresentano per Rainbow
la property di punta – Iginio Straffi, CEO
Rainbow – relazioni esterne Rainbow che ci ha permesso di varcare i confini
nazionali e internazionali, facendo entusiasmare bambini di tutto il mondo. Fin
dalla loro creazione, ho fortemente voluto che le nostre fatine fossero in grado,
oltre che di divertire i più piccoli, di proporsi come portavoce di messaggi positivi per le nuove generazioni.
Per questo ho appoggiato ed accolto con
entusiasmo questo progetto creato insieme a Symbola, condividendone appieno
le finalità altamente educative”.
“Il progetto ‘Le Magie del Mare’ – conclude Maria Carmela Giarratano, Ministero dell’Ambiente Direzione generale
protezione della natura e del mare - ha
rappresentato un eccezionale occasione
di divulgazione presso le scuole dei valori tutelati dal sistema nazionale delle
aree marine protette italiane, attraverso
le Winx che sono un traino efficace per
i più piccoli. L’idea di base è che la valorizzazione delle aree protette possa
passare attraverso messaggi semplici,
soprattutto visivi, in grado di trasferire in
modo incancellabile quanto importante
sia rispettare il mare e la natura e quanto questo costituisca un capitale su cui
continuare ad investire con la consapevolezza che preservare la natura equivale
a garantire condizioni di vita migliore e
di benessere per le generazioni presenti
e future”.
Ufficio comunicazione Parco Nazionale del
Cilento, Vallo di Diano e Alburni
Giovanni Ciao
[email protected]
Assunta Niglio
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 35
Turismo & Territorio
Terraorti
TERRA ORTI E LE AZIENDE AGRICOLE DEL TERRITORIO
AZIENDA AGRICOLA
"LA MORELLA" DI FABIO MILETTO GRANOZIO
T
erra Orti è costituita da oltre
100 produttori agricoli, ognuno
dei quali eccelle nella produzione di ortaggi o frutta.
Una delle aziende più belle dell’OP è
l'azienda agricola La MORELLA di Fabio
Miletto Granozio, una tenuta di 32Ha,
situata a Battipaglia, al centro di una
delle più fiorenti ed intensivamente
coltivate regioni agricole d’Italia: la Piana del Sele.
L’Azienda Agricola Morella (o “La Morella”, nome con cui la gente del posto
individua da secoli la proprietà) è interamente dedicata alla produzione di
colture biologiche, sia in serra che in
pieno campo.
La superficie sotto serra (circa 50.000
mq) è utilizzata per la coltivazione di rucola, spinacino e bietoline a foglia ros-
sa. La restante superficie dell’azienda
in pieno campo (circa 270.000 mq), è a
sua volte utilizzata per un’ampia varietà
di colture ortive di stagione, quali il fagiolino, la lattuga, il cavolfiore, la zucca.
Di pregio i vigneti che producono un
ottimo aglianico, il vitigno per eccellenza della regioni meridionali peninsulari.
L’aglianico viene vinificato in purezza
ed invecchiato in botti di rovere francese nelle nostre cantine.
Anche se la produzione ortofrutticola
alla Morella rimane l’attività prevalente,
è affiancata da quella di agriturismo.
Il Centro aziendale, infatti, è costituito
da eleganti ed imponenti edifici settecenteschi ed ha la struttura naturale
di un piccolo borgo agricolo, dove gli
ospiti trovano comodi e spaziosi locali
recentemente ristrutturati, e la possi-
bilità di scegliere tra appartamenti con
cucina e camere.
A disposizione degli ospiti anche un
grande parco alberato con ampia piscina, giardini ed agrumeti, giochi e
campetti per i bambini ed un ottimo
ristorante dove assaggiare i prodotti
aziendali ed i piatti tipici del territorio.
www.terraorti.it
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 37
Turismo & Territorio
di Roberto Scola
SGARBI:
"VIVIAMO IN UN PARADISO SENZA
SAPERLO"
S
i fa presto a dire che la bellezza
salverà il mondo. Ma come la
mettiamo se questa bellezza è una perfetta sconosciuta a chi ogni giorno ci passeggia sopra e non incontra mai uno
sguardo che la illumini e la riconosca
come tale? E’ questo il dilemma che si
pone Vittorio Sgarbi.
Per porre rimedio a tutto ciò ,il critico
d’arte ci regala una vera perla ,il suo ultimo libro. Un ennesimo esaltante regalo
per gli occhi e per il cuore.
Così potremmo definire le 465 pagine
del libro: ”Il Tesoro d’Italia”. Il libro trasuda di immagini in presa diretta dell’arte
italiana, regalando a noi lettori un nuovo tassello di produzione e promozione.
Partendo da una Regione (le Marche), e
proseguendo alla ricerca di quelle peculiarità che fanno della penisola italiana
il centro nodale dell’arte e della cultura
mondiale Vittorio Sgarbi si ferma nel Cilento: “C’è un’Italia protetta e remota a
Morano Calabro, a Vairano, a Rocca Cilento, a Vatolla, a Giungano, a Torchiara,
a Perdifumo, incontaminati presidi del
Cilento, confini nei quali sono ristretti a
coltivare i campi, cacciati dal Paradiso terrestre, Adamo ed Eva.
Poco più tardi vedremo altri contadini
affaticati, di mese in mese, nel Battistero
dell’Antelami a Parma. Soltanto a Ferrara
il lavoro sembrerà riservare una imprevista felicità. Il Maestro dei Mesi trasmette
il piacere che ha provato estraendo fanciulli dalla pietra.
Siamo nel 1230, in largo anticipo sul ritrovamento della vita nella pittura, prima
ancora che in Toscana, nel cuore della
Valle Padana, a Cremona, con il racconto
delle storie di Sant’Agata di un maestro
anonimo; non sarà un caso che la nuova lingua toscana in pittura si espanda
fino a Padova con Giotto nella Cappella
degli Scrovegni, e di lì in tutto il Nord ”.
Il tesoro d’Italia è da inseguire nei luoghi più remoti. Le pagine di Sgarbi ci
accompagnano perciò in un viaggio, in
una esplorazione. Ci raccontano di una
ricchezza della quale non sospettavamo
l’esistenza. Sappiamo che l’Italia, con 49
siti riconosciuti dall’Unesco, alla data del
2013, è in testa alla classifica che misura il
patrimonio culturale mondiale.
Ma in realtà tutto il nostro territorio è
punteggiato da tesori storici, artistici,
paesaggistici. E noi ci camminiamo ogni
giorno, per lo più senza sapere dove posiamo i piedi? Sgarbi continua sviscerando dati e cifre: dopo il crollo della Schola
Armatorum a Pompei, nel novembre del
2010, il cattivo stato del nostro patrimonio artistico è divenuto l’emblema di un
fallimento nazionale. Tanto che tre anni
dopo (29 giugno 2013) l’Unesco ci ha
dato un ultimatum: o provvedete a un
minimo di manutenzione, o togliamo gli
Scavi di Pompei dalla lista dei Patrimoni
38 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
dell’umanità. La cultura, continua Sgarbi, è strumento di riscatto, di emancipazione. Senza cultura siamo sudditi, non
cittadini. È questo il mandato che i costituenti affidarono alle nostre istituzioni,
scrivendo l’art. 9 della Carta.
Ed è questa la ragione che rende ogni
bene culturale - come diceva Massimo
Severo Giannini - per definizione pubblico, prima che di proprietà privata .
L’obiettivo che Sgarbi si pone con questo
libro è una "rivoluzione costituzionale":
creare un ministero del Tesoro dei Beni
culturali, che sia la fusione tra quello
dell’Economia e quello dei Beni Culturali
e tenga conto del valore assoluto di quello che abbiamo nel nostro Paese.
Il critico ferrarese alla fine del suo libro
fa questa riflessione: ”Vorrei capire perché se uno ha in casa venti quadri di Van
Gogh o di Picasso diciamo che ha un tesoro e noi che siamo immersi in questo
tesoro molto più grande non ne siamo
consapevoli e neppure lo consideriamo
tale. Noi viviamo in un paradiso terrestre
dove l’arte dell’uomo ha aumentato e accresciuto la bellezza della natura creata
da Dio. Goethe quando vide villa La Rotonda di Andrea Palladio a Vicenza restò
impressionato da come l’architettura si
fonde con il paesaggio”.
Roberto Scola
[email protected]
Comunicato Stampa
®
Via Benedetto Croce, 11 - Località S. Marco - Agropoli (SA)
Via Estate, 19 Località Moio - Agropoli (SA)
www.cilentodistribuzione.it
Da una tradizione artigianale e la passione per il legno tramandata dal papà
falegname ebanista , nasce nel 1981 la falegnameria F.lli Pascale fondata da
tre fratelli . L’impegno e la passione negli anni fa crescere la piccola bottega artigiana in una falegnameria dotata di macchine a controllo numerico
e utensili di ultima generazione senza però mai trascurare le regole basilari del nostro lavoro, l’artigianalità e la scelta dei materiali sempre di prima
qualità.
Oggi i figli proseguono in questa attività continuando a trattare il legno con
la stessa professionalità e la stessa perizia dei genitori e del nonno, sviluppando allo stesso tempo nuove tecniche di lavorazione e continue ricerche
per migliorare sempre di più i nostri prodotti.
Chi si rivolge alla falegnameria F.lli Pascale preferisce guardare alla qualità e
alla sostanza del prodotto e non al prodotto più pubblicizzato. Negli acquisti
dei vari materiali non è il costo che ci guida , ma il superamento di severi
requisiti tecnici.
Ci vogliono decine di anni perché un albero sia pronto a dare il legno necessario per costruire i serramenti e i mobili che utilizziamo nelle nostre case.
Il rispetto verso la natura e verso chi verrà dopo di noi, prima ancora che la
legittima richiesta di chi acquista un prodotto, impone che tali manufatti
durino a lungo nel tempo.
Per questo, quando costruiamo i nostri prodotti abbiamo una particolare
attenzione nella progettazione e nella scelta dei materiali, per fare in modo
che oltre ad essere funzionali rimangano belli nel tempo.
Per il completamento della propria offerta la falegnameria ha affiancato alla
produzione di infissi e arredi in legno innumerevoli prodotti che vanno dai
serramenti in legno alluminio ,portoni in legno e blindati , cucine su misura
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Turismo & Territorio
di Alessia Lombardi
AGRINET WORLD:
DIFENDI IL LOCALE, MANGIA
SALUTARE!
D
a un’idea maturata durante
lo svolgimento di una Tesi di
Dottorato presso la Facoltà di Agraria
dell’Università degli Studi di Napoli Federico II, ha preso vita il portale
Agrinetworld.com che fa da vetrina
a prodotti e proposte agroalimentari
che coniugano la qualità, il rispetto per
l’ambiente, la sicurezza alimentare e le
tradizioni locali.
La realizzazione di questa bella iniziativa, frutto anche dell’imprenditorialità
giovanile meridionale, è scaturita da
uno studio sulle filiere agroalimentari
corte e sull’importanza di una corretta
informazione del consumatore su ciò
che si porta in tavola. Il principio fondamentale del sito è appunto quello di
portare la qualità direttamente a casa
dei consumatori senza troppe intermediazioni commerciali e ulteriori manipolazioni dei prodotti.
Il rispetto di questo obiettivo ha guidato fin dai primi passi la costruzione del
portale per far si che i prodotti fossero
selezionati a partire dalle aziende produttrici, visitate una ad una per valutare
il rispetto delle norme sulla sicurezza e
sulla igienicità dei prodotti.
La scelta di aziende ha dovuto rispettare un altro vincolo che Agrinetworld si
è voluto dare: la spendibilità ambientale della loro localizzazione geografica.
Con l’acquisto on-line, ogni prodotto
selezionato dal cliente sarà prelevato
direttamente presso la sede aziendale
di produzione e recapitato nel luogo di
consegna scelto.
Agrinetworld non è solo una vetrina
espositiva per la vendita on-line, perché si propone come una community
che consente al consumatore di entrare
nelle aziende associate e verificare con
mano le modalità di produzione e la
qualità delle materie prime impiegate.
Non finisce qui. Il portale propone le
Adozioni di piante di olivo, di filari di
viti e maialini (la famosa e tradizionale
razza pelatello nero) che si concretizzano in prodotti saporiti e genuini diretta-
mente sulla propria tavola.
La partecipazione alla Community di
Agrinetworld offre la possibilità di vivere la campagna: l’iniziativa Orti in affitto
consente la coltivazione diretta degli
ortaggi di stagione oppure, per chi non
ha voglia di coltivarli personalmente,
è possibile scegliere con quali specie
organizzare il proprio orto che sarà coltivato dall’agricoltore così che all’affittuario non resterà che recarsi in azienda
semplicemente per raccoglierli.
Si ha la facoltà di scegliere fra diverse
dimensioni di orto secondo le esigenze
(è previsto anche la tipologia condominiale) e l’azienda stessa mette a disposizione degli hobbisti l’attrezzatura
adeguata per la coltivazione e l’acqua
per irrigare gli ortaggi.
Un divertimento utile e nello stesso
tempo salutare per tutta la famiglia,
specialmente per i più piccini che hanno sempre meno opportunità di vivere
all’aperto e a contatto con una natura
incontaminata.
I terreni disponibili per questa iniziativa
si trovano, infatti, in territori suggestivi
e ameni selezionati nel sannio beneventano, e a breve nel Cilento salernitano, facilmente raggiungibili, dove è
profondamente radicato il rispetto per
l’ambiente e la natura; non a caso tra le
aziende che propongono questa opzione ci sono Fattorie didattiche e Imprese
agrituristiche che offrono alle famiglie
l’opportunità di vivere l’agricoltura immergendosi nella campagna e gustando gli odori e i sapori della tradizione e
delle tipicità locali.
Alessia Lombardi
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 41
Costume & Società
di Salvatore Galeone
ARRIVA "BOOK LIFE"
LA CAMPAGNA SOCIAL PER
PROMUOVERE LA LETTERATURA
A
l via la nuova campagna social in
condivisione, ideata da Libreriamo (www.libreriamo.it), con gli utenti di
Facebook, Twitter ed Instagram chiamati
a fotografare i libri quali protagonisti della quotidianità. Scopo della campagna
promuovere la lettura e far emergere
come il libro sia sempre più presente nella vita di tutti i giorni.
Una campagna sociale per far emergere
come i libri siano sempre più presenti e
protagonisti nella vita di tutti i giorni.
Parte su Facebook, Twitter ed Instagram
“Book Life”, l’iniziativa inedita rivolta agli
utenti dei celebri social network, chiamati a vestire i panni di “Book hunter”, ovvero cacciatori di immagini che vedano
i libri protagonisti nei diversi contesti di
vita quotidiana per poi pubblicarle sulle
pagine Facebook, Twitter ed Instagram di
Libreriamo, la piazza virtuale di chi ama i
libri e la lettura (www.libreriamo.it).
"Libreriamo" è il primo social book magazine per la promozione dei libri e della
lettura. Nasce da un’idea di Saro Trovato,
mood maker, sociologo e presidente di
Comunicazione Perbene. Il nome della
testata ha origine dall’amore per i libri e
dalla volontà di liberarli dal tempio della
cultura alta, rendendoli accessibili a tutti. Si tratta di una testata online che ha
come obiettivo quello di incoraggiare la
lettura e rendere i libri più accessibili ad
un pubblico di massa. A promuovere "Libreriamo" è una vera e propria comunità
culturale formata da amanti della lettura,
che vogliono portare i libri tra la gente,
dando loro la possibilità di parlare della
lettura e mettere in relazione autori, case
editrici e critici letterari.
Il tutto per un fine sociale molto importante, far emergere la sempre maggior
presenza del libro nella vita di tutti i giorni.
“Nonostante i dati dicono che in Italia
si legge sempre meno, basta guardarsi
intorno per notare come la sensibilità di
alcune aziende e della stessa gente comune nei confronti dei libri sia in sensibile aumento – afferma Saro Trovato, mood
maker e direttore di Libreriamo – Non
solo librerie, ma anche vetrine di negozi
e manifesti pubblicitari vedono il libro e
la lettura protagonisti di iniziative e campagne. Anche camminando per strada
o sui mezzi pubblici è possibile notare
persone intente a leggere un libro, prima
di andare a lavoro o durante un viaggio.
Abbiamo quindi pensato di sfruttare la
viralità dei social più popolari per cercare
di far emergere ciò che è sotto gli occhi
di tutti, coinvolgendo la gente in modo
semplice e divertente.
Ognuno può dare un suo contributo, dimostrando l’importanza dei libri e la loro
sempre maggiore presenza nella vita di
tutti i giorni.”
L’iniziativa vivrà sulle pagine Facebook di
Libreriamo (https://www.facebook.com/
libreriamo) e Fotografiamo (https://www.
facebook.com/FotografiamobyLibreriamo), su Twitter (https://twitter.com/Libreriamo) e su Instagram.
Oltre a pubblicare le foto, occorrerà inserire sui diversi canali social l’hashtag #BookLife e la mention @Libreriamo.
Alla fine verrà realizzato un unico “Book
fotografico” che raccoglierà tutte le immagini che saranno inviate.
Un’opera di sensibilizzazione ma anche di
impegno, in cui tutti coloro che partecipano possono contribuire a far emergere
come i libri stiano diventando sempre
più protagonisti del nostro quotidiano e
ci accompagnino nel corso delle nostre
azioni di tutti i giorni, in casa come per
42 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
strada.
Chiunque può diventare un “Book hunter” e realizzare immagini con protagonisti i libri nelle più disparati contesti: in
un negozio, su una panchina, in un manifesto pubblicitario, al bar, su un treno…
sono infinite le situazioni in cui un libro
può essere presente.
L’obiettivo della campagna è quello di stimolare alla condivisione e far emergere
come il libro sia sempre più protagonista
della vita di tutti i giorni.
Salvatore Galeone [email protected]
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EBOLI (Località Santa Cecilia) tel. 0828.600033
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Costume & Società
di Danilo Perillo
STORIA DEI VIDEOGIOCHI
VIAGGIO FOTOGRAFICO DAL 1947 AL
2000
1947 – Il primo gioco elettronico venne
brevettato due anni dopo la fine della
Seconda Guerra Mondiale e con il nome
di Cathode-Ray Tube Amusement Device
si ispirava agli schermi radar utilizzati durante il conflitto.
1958 – Tennis for Two sfruttava un oscilloscopio che permetteva ai visitatori del
laboratorio di ricerca nucleare Brookhaven di New York di sfidarsi con un tennis
rudimentale.
1961 – Spacewar fu il primo gioco “distribuito”: una sfida nello spazio che era
installata sui computer “armadio” (da 120
mila dollari) della Dec.
1972 – Bushnell insieme a Dabney fondò
la Atari, azienda che di fatto diede il via
al business videoludico grazie al gioco
Pong: la semplice simulazione “a barrette” del ping pong vendette 19 mila cabinati e da questo successo iniziò l’epoca
d’oro dei “coin-op”, le macchinette da bar
che funzionavano a gettone (“coin operated”). Nello stesso anno la Magnavox
mise sul mercato la prima console di gioco domestica: la Odissey.
1977 – È l’anno dell’Atari 2600, la prima
console domestica che rese popolare il
sistema “a cartucce”: la macchina fece
l’exploit di 30 milioni di pezzi venduti.
1978 – I videogiochi entrano definitivamente nella cultura popolare: di
quest’anno sono Space Invaders e Asteroids. Nel 1980 arrivò Pac-Man, e nello
stesso anno Battlezone, primo gioco a
proporre una grafica tridimensionale.
44 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
1983 – In Giappone viene lanciato il Nintendo Entertainment System: il Nes (che
da noi arrivò nel 1987, lo stesso anno del
Sega Master System) aveva “a bordo” il
primo Super Mario Bros e rilanciò di fatto l’intera industria, spostando di fatto la
patria dei videogame dagli Stati Uniti al
Giappone.
1994 – Arriva in Giappone la prima Playstation: Sony era al debutto e creò una
macchina capace di vendere 110 milioni
di pezzi e di diventare sinonimo di console di gioco. Siamo nella cosiddetta quinta
generazione di console e vennero introdotti i primi supporti ottici (i cd-rom).
2000 – Inizia la sesta generazione delle
console con l’arrivo della Playstation 2, la
console più venduta di sempre (oltre 150
milioni di unità). Nel 2001, negli Stati Uniti viene lanciata la prima Xbox.
Danilo Perillo
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Costume & Società
di Alfredo Razzino
L'ARTISTA IERI
L'ARTISTA OGGI
N
ella società odierna il ruolo
dell’artista diventa sempre più
marginale. La colpa di questo fenomeno non va ricercata solamente nell’opinione pubblica che non è più in grado
di porsi come ricevente dei messaggi
che solo attraverso l’arte possono essere trasmessi. Alle persone l’arte non
interessa più, o l’interesse dimostrato
risulta indirizzato ad assegnare all’opera d’arte un posto in un salotto di casa.
L’arte sta diventando ormai mobilio.
Non meno colpevoli gli artisti.
Un artista di oggi, sempre che così si
possa definire, non cerca, almeno nella
maggior parte dei casi, di rappresentare nell’opera (grafica, pittorica, letteraria) sentimenti comuni o individuali,
problemi sociali, non cerca di smuovere
l’animo dell’osservatore.
Come una prostituta vende la sua arte,
il suo talento, ammesso che lo possieda. In tempi recenti si è sviluppato il cosiddetto mercato dell’arte.
Una lapide imponente sulla tomba di
quest’ultima. L’introduzione del denaro
nel mondo artistico ha fatto in modo
che oggi l’arte non rappresenti più nulla, se non il desiderio di guadagno, un
guadagno che va oltre un giusto sostentamento dell’artista e un’equa circolazione di liquidi nel mondo artistico.
Il sistema capitalistico ha ormai inglobato anche l’emozione, il sentimento e
in una società in cui tutto è destinato al
consumo, dai prodotti industriali al benessere, le opere d’arte vengono considerate prodotti di un artigianato inutile, frutto dell’ambizione individuale.
La competizione sociale che ci affligge
ha coinvolto anche gli artisti, che ora
lottano per emergere tralasciando la
loro funzione originaria. Gli artisti del
2000 non cercano più l’emozione o il
sentimento, cercano la novità.
Ed è proprio questa continua ricerca di
innovazione che distrugge il rapporto
uomo-natura sempre presente nell’arte
di ogni epoca. Nasce così il rapporto artista-artista, un confronto che invece di
dimostrarsi costruttivo partorisce un’omologazione tra i fautori delle opere.
Perché per comprendere un significato
di dubbia esistenza di un’opera contemporanea è necessario fare ragionamenti astratti e spesso inconcludenti?
Che fine ha fatto l’arte immediata, che
sconvolge l’animo all’istante?
Dove sono finiti Friedrich, Manet, Monet, Renoir, Van Gogh, Munch?
Eppure viviamo in un’epoca dove di
problemi ce ne sono, dove i sentimenti delle persone contano e andrebbero
espressi attraverso l’arte.
Ma gli artisti si amalgamano con la realtà sociale, come molti altri, e si lasciano
ingannare dalla stessa ambizione che li
imprigiona, contribuendo così al danno irreparabile arrecato all’arte stessa.
Da attento osservatore l’artista diventa
complice del virus sociale che ha infettato anche la sfera emozionale. Il filosofo tedesco Walter Benjamin sosteneva
che la causa della cosiddetta “perdita
dell’aura” dell’opera fossero i mezzi per
riprodurla in grandi quantità.
In questo modo si perde il piacere di osservare un componimento artistico originale. Il discorso non vale per le “nuove
arti” come cinema e fotografia, per cui
non è necessaria la vista dell’originale
per approfondire l’indagine dell’opera.
La contemplazione di un prodotto di
una nuova arte è più complessa.
Per esempio per un film il susseguirsi
delle immagini rende impossibile una
contemplazione omogenea, e si deve
quindi riflettere sul significato intrinseco. Per Benjamin non era solamente
questo l’ostacolo, ma anche la politica
che nel Ventesimo secolo esercitò una
notevole influenza sugli artisti, per gran
parte prima indipendenti.
La “politicizzazione” dell’arte ha portato
a una trasmissione di messaggi banali,
ma adatti a far presa sulla gente.
In compenso alla perdita dell’aura gli
artisti si rivestono di arroganza, credendosi profeti. Persone di questo genere
esistevano anche prima, come testimonia Baudelaire, il quale condannava aspramente il poeta-prostituta che
vendeva la sua arte.
Nella nostra società l’arte è marginalizzata e la situazione non sembra migliorare.
Nuove tecniche sono state introdotte,
l’utilizzo della tecnologia è una costante nella nostra quotidianità, ed è quindi
comprensibile che per l’artista di oggi
sia assai difficile rapportarsi all’arte.
Ma questa si avvicina sempre di più a
un prodotto figlio della superficialità e
del qualunquismo, invece di risultare il
frutto di una ricerca elaborata dall’artista per spezzare le catene del mondo
odierno che lo legano.
Uno scrittore moderno mentre scrive
pensa alle copie che venderà, un musicista rende un testo banale perché la
canzone risulti orecchiabile, un pittore
immagina il denaro che riceverà per un
quadro venduto a uno “snob” qualsiasi,
che probabilmente di arte capisce ben
poco.
E allora pretendiamo di più da tutti coloro che arrogantemente si reputano
artisti, inconsci dell’importanza che
questo ruolo deve rivestire nella società di questo secolo.
Alfredo Razzino
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MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 47
Costume & Società
di Giada Di Vita
EDUCANDOCI ALL'ARTE
GLI ITALIANI E CÉZANNE
"P
aul Cézanne, spirito colto, austero
e riflessivo, vivendo in mezzo alla
scuola impressionista e partecipando ai
tentativi di quella… e dotato come tutti i
grandi di un giudizio da postero, dove provare al pari di noi, quel senso di incompletezza di un’epoca. Non c’era dunque più che
da farsi coraggio e lavorare candidamente
secondo lo spirito nuovo. Egli lo fece e questo spiega perché l’opera sua sia stata considerata come una fantasia da pazzo, o dai
più benevoli, come un rinnovamento delle
forme sintetiche della arti primordiali e magari selvagge.” (Carteggio Soffici, Papini).
post-impressionismo francese, è conosciuto principalmente per aver gettato le
basi del passaggio artistico dall’Impressionismo del XIX Secolo ad una nuova
linea di concezione d’arte nel XX Secolo:
il Cubismo. La mostra di Cezanne al Vittoriano di Roma è un’occasione per vedere
palesato sotto i nostri occhi, quel che Matisse e Picasso dissero del grande artista
francese: “Cézanne è il padre di noi tutti”. L’esposizione che raccoglie circa 100
opere di Cezanne e numerosi altri artisti,
provenienti da musei di grande prestigio,
tra i quali: The State Hermitage Museum,
po de Pisis”, Ferrara, rimarrà in mostra fino
al 2 febbraio 2014. Nello stesso momento in cui si avvicina agli impressionisti,
Cézanne si sente diverso da loro. La sua
esperienza pittorica che vuole captare
l’atmosfera che circonda l’oggetto e l’oggetto stesso, lo spinse a ricercare nella
pittura la sua visione che in breve tempo
creò un distacco dalla pittura impressionista, e che al tempo stesso portò con sé
la sua scuola.
Morandi, Boccioni, Casorati, Sironi, i futuristi e innumerevoli pittori testimoniano
che identificarono in Paul Cézanne una
Dalla volontà di indagare e documentare
l’influsso di Paul Cézanne anche sull’arte
nazionale, nasce questa grande esposizione al complesso del Vittoriano, curata
da Maria Teresa Benedetti.
Ventidue opere dell’artista francese provenienti da musei e collezioni private di
tutto il mondo e ottantaquattro dipinti
di artisti italiani, da Ardengo Soffici fino
a Fausto Pirandello, che costellano l’arco di mezzo secolo. Fu proprio, nel 1904
che Soffici all’indomani del Salon D’Autumne, riconosce in lui la capacità di far
diventare palpabile la realtà, invece di
limitarsi alla mera riproduzione di essa.
Paul Cézanne, artista proveniente dal
San Pietroburgo; Musée d’Orsay, Parigi;
Fondazione Collezione E.G. Bührle, Zurigo; Musée Granet, Aix-en-Provence; National Gallery of Victoria, Melbourne; The
Art Gallery of Ontario, Toronto; Virginia
Museum of Fine Arts, Richmond; Museo
Morandi, Bologna; MART, Museo di arte
moderna e contemporanea di Trento
e Rovereto; Galleria d’Arte Moderna di
Roma Capitale; Galleria Nazionale d’arte
moderna e contemporanea, Roma; Museo del Novecento, Milano; Musei Vaticani, Città del Vaticano; GAM – Galleria d’Arte Moderna e Contemporanea, Torino;
Galleria d’Arte Moderna, Milano; Museo
d’arte moderna e contemporanea “Filip-
delle principali fonti per la grande rivoluzione artistica che si realizzò in italia nei
primi decenni del Novecento. La sua pittura fu perciò fonte di ispirazione diretta.
“ In materia d’arte non parla che di dipingere la natura secondo la sua personalità
e non secondo l’arte in sé“.
Ho visto alcuni dei suoi quadri, tra i quali una grande tela di donne nude, che è
una cosa magnifica, sia per le forme, sia
per la potenza dell’insieme e dell’anatomia umana. C’è in lui una particolarità: è
un grande originale.” ( M.Doran)
48 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
Giada Di Vita
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ARTE E DINTORNI
VAN GOGH ALIVE
dal 6 dicembre a marzo 2014 a Milano, la Fabbrica del Vapore presenta Van Gogh Alive: la mostra interattiva, per
vivere l'arte come in un'esperienza unica.
FRIDA KAHLO
Dal 20 Marzo 2014 al 13 Luglio 2014
Scuderie del Quirinale è in arrivo una grande mostra
sull’artista messicana Frida Kahlo, simbolo dell’avanguardia artistica e della cultura messicana del Novecento.
IL VOLTO DEL
NOVECENTO
AL PALAZZO REALE DI MILANO
FINO AL 9 FEBBRAIO 2014
Da Matisse a Bacon
I grandi capolavori del Centre Pompidou visitabile
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 49
Costume & Società
di Giuseppe Lembo
NELSON MANDELA
L'ULTIMO GIGANTE DEL XX SECOLO
N
elson Mandela, l’uomo che scelse
di restare in carcere per difendere
il diritto alla libertà dei negri, all’età di 95
anni, ha lasciato il mondo degli uomini,
con tanta tristezza nei cuori dei tanti che
lo consideravano non solo un grande patriota africano, ma un grande uomo di
Pace della Terra.
Era l’ultimo gigante del XX secolo, un secolo che non possiamo dimenticare perché ci serve a costruire il futuro; ci serve
per tanti suoi uomini importanti e Nelson
Mandela è uno di questi, come guida per
andare con fiducia oltre il presente e vincere le difficili sfide epocali di un tempo
globale, dove l’apparire e le cose dell’apparire tentano di offuscare irrimediabilmente l’essere e di limitare gli orizzonti
di un’universalità che pone al centro del
suo cammino le tante diversità umane,
una ricchezza dell’umanità; tanto grazie
anche a Nelson Mandela, gigante del
XX secolo che combattendo l’apartheid,
sgomberò il campo da un odio razziale
ferocemente contro ed assolutamente
inopportuno per risolvere i problemi di
civile convivenza umana e della libertà un valore, che non va assolutamente
messo in discussione, in quanto trattasi
di un diritto umano da dover garantire a
tutti gli uomini della Terra.
Nelson Mandela, da gigante dell’umani-
tà quale era, ha vissuto ed operato nella
forte e determinata convinzione che abbracciare il nemico è molto meglio che
combatterlo.
Per ben 27 anni un regime di potenti assolutamente disumani, lo ha tenuto rinchiuso nella prigione di Robben Island,
privandolo della libertà.
Anche durante questo lungo periodo di
grande sofferenza umana lontano dal
mondo tenne, come una fiaccola sempre
accesa, sempre viva la sua convinzione
secondo cui abbracciare il nemico e molto meglio che combatterlo.
Sarà questa sua lunga detenzione a farlo
diventare il guru della non violenza e del
perdono.
Nelson Mandela è stato un grande uomo
e come grande uomo, resterà per sempre
tra noi, avendo un posto assolutamente
privilegiato e di primo piano nella storia
dell’umanità.
Vediamo, per breve linee, il percorso della sua vita.
Nato a Johannesburg il 18 luglio 1918; fu
importante politico sudafricano; eletto
presidente nel 1994, dopo la fine dell’apartheid, nelle prime elezioni multirazziali in Sudafrica, rimase in carica fino al
1999, come espressione politica dell’African National Congresso, ininterrottamente da allora protagonista della socie-
50 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
tà politica del governo del Paese.
Nel 1993 ottenne meritatamente il Premio Nobel per la Pace.
Il suo grande sogno che lo accompagnò
per tutta la vita, fu quello della libertà degli uomini a cui, a partire dal 1941, dedicò
tutto il suo impegno di uomo al servizio
dell’umanità.
Il suo primo atto di ribellione in difesa
della libertà personale fu il rifiuto tribale
del suo matrimonio combinato dalla famiglia.
Per amore della libertà e della libertà di
scelta, abbandonò la famiglia e se ne
andò a vivere a Johannesburg.
Da giovane studente di legge, si oppose
con fermezza, al regime sudafricano che
negava i diritti politici, sociali e civili alla
maggioranza nera sudafricana.
Contro il Partito Nazionale, responsabile
di una politica pro-apartheid di segregazione razziale, Mandela ebbe un ruolo assolutamente di primo piano, contribuendo e non poco, all’adozione della Carta
della Libertà che stabiliva i principi base
della lotta anti-apartheid.
Il 5 dicembre 1956 con altre 150 persone
fu arrestato con l’accusa di tradimento.
Il suo impegno per porre fine all’apartheid fu continuo e fino alle estreme conseguenze.
Da questo impegno fu duramente segna-
to il corso della sua vita; gli comportò ben
27 anni di carcere.
Nonostante le sofferenze del carcere ed
il grave danno per la libertà lungamente
perduta, una parte minoritaria del suo
popolo, ebbe a sospettare che, Mandela per tornare ad essere un uomo libero,
tradì i neri, dimostrandosi remissivo con
i vecchi padroni.
Tale infamante ed inopportuna nonché
ingiusta accusa gli venne rivolta soprattutto dal suo amico dottore Cabila e dalla
stessa sua ex moglie Winnie che nel 2000
ebbe inopportunamente a gridargli in
faccia le seguenti gravi parole di tradimento “Ci ha abbandonato. È entrato in
prigione da rivoluzionario, è uscito cambiato, accettando un accordo che ha lasciato i neri ai margini della società, per
effetto di promesse infrante e di una disoccupazione crescente, soprattutto nel
mondo dei giovani, con oltre il 50% di
disoccupati.
Mandela, dopo 27 anni di carcere, l’11
febbraio 1990 viene liberato; esce dal carcere con il pugno alzato, all’età di 71 anni.
Nel 1993 il mondo gli riconosce meritatamente il Premio Nobel per la Pace.
Nel 1994, altrettanto meritatamente viene eletto Presidente nero del Sudafrica,
dopo la tanta attesa fine dell’apartheid.
Le sue prime e sicuramente opportune
parole furono “wat verby is, is verby” (il
passato è passato).
La grande dimensione umana di Nelson
Mandela, gli teneva l’animo sgombero
dall’odio anche verso chi lo aveva ingiustamente imprigionato e privato della
libertà, un grande valore per tutti gli uomini della Terra e come tale nessun uomo
può inopportunamente togliere ad un
altro uomo che ovunque deve essere
garantito nel diritto umano di poterla
godere.
Nel 2004 Mandela si ritira a vita privata;
la sua ultima apparizione pubblica fu nel
2010 per la finale della Coppa del Mondo.
Sposato tre volte, lascia tre figlie e decine
di nipoti e pronipoti.
A 95 anni se ne è andato, nel ricordo
profondo da parte del mondo che lo ha
tanto amato e lo amerà per sempre, in
quanto uomo assolutamente da non dimenticare, dal nome familiare di Nelson
Mandela; il cinema in questi giorni lo sta
ricordando attraverso il film tratto dalla
sua autobiografia “Lungo cammino per
la libertà”.
Voglio testimoniare il mio umano affetto per Nelson Mandela attraverso una
importante frase di Oscar Wilde “L’uomo
non cerca né la sofferenza né il piacere.
Cerca la vita”.
Mandela nel suo percorso di uomo proteso verso la libertà e la dignità umana,
nella sua lotta disperata e senza quartiere contro l’ apartheid, ha dato tutto di se
stesso.
Quella di Nelson Mandela è stata una vita
vissuta per gli altri e, soprattutto per il suo
popolo a cui, sacrificando tutto se stesso,
è riuscito a dare la dignità di uomini liberi
da sempre negata.
Una vita non comune fortemente sostenuta dalla ricchezza delle sue idee; delle
sue idee per la libertà, un grande patrimonio difeso con tutto se stesso e con
ben 27 anni di carcere.
Mandela aveva ben capito ed attraverso
il suo pensiero e le sue azioni cercò sempre di farlo capire anche agli altri che la
vita è veramente vita solo se l’uomo non
rinuncerà mai ad essere se stesso; tanto,
contro l’autorità di chiunque; tanto, manifestando la propria disobbedienza, una
virtù di soli pochi coraggiosi, pronti a tutto pur di non rinunciare ad essere se stessi; pur di non manifestare, annullandolo,
il proprio autonomo sviluppo.
Mandela ha lasciato la Terra; ha lasciato
gli uomini della Terra; ha lasciato la sua
gente a cui era riuscito a dare la dignità di
uomini e la coscienza generatrice di popolo, mai prima conosciuta.
Mandela nella sua Africa è stato un nobile
democratico; un esempio per tutti nella
ricerca della pace, della libertà e del sacro
rispetto umano degli uni per gli altri.
È stato un uomo di grandissima umanità;
non a torto, da più parti è stato definito
l’ultimo gigante del XX secolo.
Sicuramente i lunghi anni di prigionia
influirono e non poco su Mandela uomo,
trasformandolo ad un punto tale da rinunciare alla violenza ed alle stesse idee
rivoluzionarie di un tempo ormai lontano.
In Nelson Mandela non crollò mai il suo
grande amore per la libertà, per questo
suo amore fu sempre in prima linea, combattendo l’apartheid, una violenta disumana nonché ingiustificata separazione
tra bianchi e neri.
Uomo tenero e sensibile, Nelson Mandela con Martin Luther King e Gandhi, è
l’eroe del mondo passato che ha saputo
combattere, riuscendo ad abbatterle le
tante violenti barriere di razza, di colore della pelle, delle diversità di fede e di
tutte le diversità umane, una grande ricchezza per l’uomo della Terra.
Ha parlato al mondo di uguaglianza
umana e del trionfo della vita per tutti ed
in tutti gli angoli della Terra.
Grazie alla presenza di uomini come
Mandela, King e Gandhi, il mondo oggi
finalmente va cambiando e pensando
all’uomo in sé, come trionfo della vita;
grazie alla loro presenza ed al loro instancabile pensiero unito al loro fare, oggi in
America, un negro d’America dal nome
di Barack Obama, è Presidente degli Stati
Uniti d’America.
Sono loro che con la loro forza titanica
hanno avuto il coraggio di osare, usando
il potere non per se stessi, ma per cambiare il mondo.
Il mondo in cui viviamo è oggi veramente
cambiato; è nella giusta via del cambiamento; le razze, le diversità umane sono
le nuove risorse del mondo; in cammino
cercano l’altro in quanto uomo della Terra per un dialogo costruttivo ed un confronto umano utile alla comunità umana,
sempre più attenta alle cose che uniscono piuttosto che a quelle che dividono;
tanto, per camminare insieme e per fare
anche dell’apartheid, delle disumane
divisioni delle razze umane, solo un utile archivio della memoria, per ricordare
un passato ormai lontano di altre realtà
umanamente disumane, oggi superate
grazie a uomini eroi come Nelson Mandela, che ci fa ben sperare nel futuro di
un mondo nuovo.
È bene ricordare Mandela oltre che per le
cose fatte, soprattutto per le straordinarie cose dette; il suo pensiero è oggi patrimonio delle menti e dei cuori non solo
della gente d’Africa, ma di tutto il mondo
che ha saputo amare Nelson Mandela e
ne renderà sicuramente incancellabile il
ricordo.
Tutto quanto detto è in sé la sintesi dell’universalità del suo pensiero, ben impresso anche in queste sue sagge parole da
eroe di umanità del nostro tempo.
“Nella mia vita mi sono battuto contro la
dominazione bianca e mi sono battuto
contro la dominazione nera. Ho creduto
nell’ideale di una società democratica e
libera, in cui tutti vivono insieme in armonia e con uguali opportunità. È un ideale
a cui spero di dedicare la vita. Ma se necessario è un ideale per cui sono pronto
a morire.”
Per tutto questo, Mandela è oggi un simbolo; il simbolo utile a costruire con la forza del pensiero che viene da lontano, un
mondo nuovo; un mondo che è scritto
nel testamento umano di chi ha vissuto
sognando una vita migliore per tutti; una
vita, prima di tutto di libertà e di diritti
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 51
Costume & Società
umanamente inviolabili; tanto per vivere
in pace e per costruire un mondo di pace
con tutti gli uomini della Terra, che sono
ormai sempre più vicini tra loro per effetto di una mondializzazione che va riducendo le distanze della Terra, dandole la
dimensione di Terra-Stato, con una società mondo, al di sopra delle divisioni che,
per il bene dell’umanità futura, devono
appartenere al passato e solo al passato
dei popoli della Terra, bianchi o neri o
gialli che siano, trattandosi in sé di differenze esteriori assolutamente formali che
non interessano minimamente il cuore e
l’animo dell’uomo che vive sulla Terra nel
Terzo Millennio, un uomo globale che si
sente e vive da uomo tra gli uomini, senza se e senza ma, ma a buon diritto, cittadino del mondo di una Terra-Stato.
Voglio concludere, per meglio ricordarlo
e per meglio farlo ricordare come uomomito assolutamente necessario al futuro
del mondo, alcuni suoi importanti pensieri.
Nel 1993, a proposito della libertà, Mandela disse: “La strada verso la libertà non
è mai agevole e molti dovranno attraversare valli spazzate dal vento della morte
prima di arrivare in cima alla montagna
dei propri desideri”.
Nel 1975, a proposito delle difficoltà: “Le
difficoltà piegano alcuni uomini, ma ne
rafforzano altri. Non esiste ascia abba-
stanza affilata da tagliare l’anima di un
peccatore che coltivi la speranza di potersi redimere”.
Nel 1990, parlando del popolo disse:
“Sono sempre più convinto che a fare
la storia sono le persone comuni; la loro
partecipazione alle decisioni che riguardano il futuro è la sola garanzia di democrazia e libertà”.
Nel 1994, parlando della morte, il suo
acuto pensiero così si espresse: “Se un
uomo ritiene di aver compiuto il proprio
dovere nei confronti del suo popolo, potrà riposare in pace. Credo di aver assolto
il mio compito; perciò dormirò per l’eternità”.
Ancora nel 1998 parlando della figura del
leader ebbe saggiamente a dire. “I veri
leader devono essere pronti a sacrificare
tutto per la libertà dei loro popoli”.
Un messaggio di grande attualità per chi
oggi si propone come leader, senza essere disposti a sacrificare niente, proprio
niente per la libertà del proprio popolo,
verso cui dimostrano sempre più atteggiamenti d’egoistica indifferenza.
Mi piace ricordare, per concludere questa breve carrellata di pensieri che ci ha
lasciati in eredità, questa sua testimonianza sul senso della vita: “Ciò che conta
non è il semplice fatto di aver vissuto, ma
il cambiamento che siamo stati in grado
di imprimere alla vita degli altri”.
Mandela ha vissuto tenendo davanti agli
occhi questo suo grande impegno; pensare agli altri; pensare prima di tutto e
soprattutto alla vita degli altri.
La morte di Mandela, è una notizia triste
per tutto il mondo; il mondo è in lutto ed
avverte il senso di vuoto profondo per la
sua scomparsa.
Per l’ultimo saluto a Nelson Mandela, tutti i potenti della Terra si sono recati in Africa, nel villaggio di Qunu, dove le esequie
sono state celebrate dal suo vecchio amico di lotte antiapartheid Desmond Tutu,
primo Arcivescovo nero del Sudafrica e
Nobel per la Pace.
Anche il Consiglio di Sicurezza dell’ONU
ha reso omaggio a Mandela, osservando
un minuto di silenzio.
Il modo migliore per concludere questo
triste viaggio-testimonianza sulla scomparsa di Nelson Mandela è quello di ricordarlo ricordando le parole, assolutamente non di circostanza, di Barack Obama, il
simbolo delle nuove frontiere d’America.
La citazione di Obama, parte del suo libro di memorie “Dream From My Father”,
dice: “E’ successo in un mondo lontanissimo, al di la degli oceani, ma la battaglia di
52 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
Mandela ha cambiato la mia vita e quella
di tutti noi per sempre. Che uno ne sia
consapevole o no, che lo voglia o no”.
Aggiunge Obama, dopo pochi minuti
dalla morte di Mandela “Una grande fonte di ispirazione, non potrei mai immaginare la mia vita politica senza il suo esempio. Resterà per me un faro, finché vivrò”.
Mandela è stato per Obama, così come
ha dichiarato, un faro.
Mandela ed Obama, hanno insieme il
comune destino di essere stati entrambi
i primi Presidenti neri del loro Paese, entrambi tra l’altro Premi Nobel per la Pace;
entrambi, tra l’altro, animati da un forte
spirito di riconciliazione delle diversità
umane.
Concludo facendo mio il pensiero dei
tanti che, oggi nel giorno della sua scomparsa, avvertendo dentro di sè un grande
ed incolmabile vuoto, gridano al mondo
che Nelson Mandela è una figura unica
nella storia dell’umanità; una figura che,
non ha termini di paragone e che certamente continuerà ad essere un faro di
luce anche per il futuro delle nuove generazioni del mondo, in quanto eroe di
pace e di libertà per l’uomo della Terra;
per tutti gli uomini della Terra.
Giuseppe Lembo
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Un Libro al Mese
di Pasquale Cucco
Il Figlio dell' Uomo
di François Mauriac
"Rincorriamo l'amore per tutta una vita, e non
l'otteniamo che in una maniera imperfetta che
fa insanguinare il cuore. Quand'anche l'avessimo
ottenuto da vivi, cosa ci resterà dopo la morte?"
Così, con Lacordaire, si apre Il Figlio dell'uomo di
François Mauriac edizioni Officina delle 11, con
una domanda rivolta a tutti, che apre il cuore di
tutti e fa nascere numerosi interrogativi, molti dei
quali misteriosi.
Il Figlio dell'uomo è un'opera sull'amore, non servono altre parole, un amore per l'umanità intera
e per se stessi, è uno struggimento che Mauriac
identifica con quel Gesù bambino di cui adoriamo la debolezza ma, allo stesso tempo ci rapisce.
L'autore riflette su particolari della vita di Gesù
interpretati da un punto di visto umano, senza
pregiudizi.
L'analisi storica, i paradossi del male, la promessa,
il falso idolo dell'angoscia per l'angoscia sono descritti da Mauriac con quella calma che proviene
dall'esperienza.
Ma chi è François Mauriac? Scrittore indipendente a cavallo tra l'800 e il 900, illustre giornalista
ed editorialista di Figaro. I «religiosi» romanzi di
Mauriac sono stati un puzzle per molto tempo, un
vero e proprio enigma per molti critici, perché abbondano di testimonianze del «lato oscuro della
vita», e il loro contenuto religioso non è direttamente visibile.
Nel 1952 fu insignito del Premio Nobel per la letteratura per la sua intuizione spirituale profonda
e l’intensità artistica con cui ha penetrato nei suoi
romanzi il dramma della vita umana, ha conosciuto i cuori degli uomini non esitando ad usare i colori più tristi e più cupi, se la verità lo ha richiesto.
E, se da un lato ha dipinto immagini tristi della
vita umana, dall’altro ha dimostrato i raggi della
fede e della grazia divina che illuminano l’oscurità, proprio come ne Il Figlio dell'uomo.
Nella notizia in apertura del libro, Francisco Prieto, scrittore messicano e professore di Teoria della
Comunicazione e di Giornalismo di Opinione a
Città del Messico, scrive: “Il libro trabocca di quella gioia che prova colui che sa che all'ultima curva
del cammino conquista la pace, ed è un sentimento che diventa gratitudine per la vita donata
senza averla chiesta.
È una soddisfazione per aver perseverato nel
cammino, di aver lasciato alle spalle dubbi e angosce per sentirsi un tutt'uno con Dio, così come
il bambino che si sente uno solo con la madre che
lo porta in grembo”.
54 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
François Mauriac
IL FIGLIO
DELL’UOMO
osedffunum
icina
delle11
est necessarium
È un libro anche doloroso, in quanto affronta tutte le
conseguenze del rifiuto di quel Dio che fu bambino,
senza pregiudizi, anche alla luce di tutti gli orrori storici
del periodo di inizio novecento, che hanno insanguinato
i popoli e i loro cuori.
Il lettore può soltanto leggere come se tutte le domande,
le indagini, le riflessioni contenutevi siano rivolte personalmente a lui stesso, per non lasciare che il Cristo diventi
un amore della sera della vita.
Il libro sarà presto acquistabile online dal sito della casa
editrice: www.officinadelle11.it
Pasquale Cucco
[email protected]
Diario di Bordo
di Santina Cavalli
TREKKING CILENTO - AGROPOLI
FESTA DI FINE ATTIVITÀ ANNO 2013
V
enerdi 13 dicembre 2013 , alla
faccia delle credenze americane ci facciamo una bella serata al “Ceppo” di AgropoIi, accolti dalla loro calda
cordialità.
È stato un anno molto intenso e proficuo per la nostra associazione dove
il nostro presidente Pietro Faniglione,
anche Consigliere Nazionale della Federazione Italiana Escursionismo a cui
siamo affiliati, ha speso con successo il
meglio delle sue energie.
Dal Trekking Estremo di km 31, svolto sul Sentiero delle Dee di Roccia,
interamente tracciato dalla nostra associazione per conto dell’Ente Parco
, all’inaugurazione del sentiero dello
Scoglio del Sale/Pastena, dove oltre
al sindaco Alfieri erano presenti l’assessore all’ambiente La Porta e altri
consiglieri comunali; fine settimana di
trekking a Rossano Calabro ed ancora
a Poggibonsi in Toscana, non dimentichiamo le tante escursioni effettuate
durante tutto l’anno.
Questi i punti piu salienti di un frenetico 2013, per chi pensasse ad un
più tranquillo 2014 vi annuncio solo
alcune cosette: il prossimo anno sarà
dedicato ai Sentieri della Contem-
plazione dal titolo del bellissimo libro
di Pietro Faniglione. S’inizierà a Gennaio con un percorso ad anello tutto su
Agropoli “ la contemplazione dei nostri panorami”, febbraio con Camerota
e la Primula palinuri, marzo con Rocca
Cilento…tra Baroni, cavalieri, cavalli e
carrozze, aprile la contemplazione dai
sentieri di Monte S. Biagio a Maratea,
il clou di questo primo programma primaverile si avrà a maggio:
1° Campionato italiano di Trekking
Estremo denominato Extreme Trekking Competition, 31 km tra dee e
rocce! Un montepremi di 4.100,00
euro gara inserita nel progetto Cilento No Limits del Comune di Ascea con
interessamento della Manager Marisa
Mirella Prearo.
Per la prima volta in Italia, al solo pensiero mi sento già stanca, scherzi a
parte, questo avvenimento come gli
altri inseriti nel calendario Cilento No
Limits, sarà di grande attrazione per
tutto il nostro territorio.
La festa/cena si svolge in grande allegria, siamo in 48 ed è superfluo dire
che alla fine si sono scatenati tutti in
tarantelle e pizziche, io no sono reduce
da un’operazione al ginocchio.
Foto ricordo con la megatorta squisita
fatta dal maestro pasticciere Marcello
Laureana chef del ristorante.
Vengono premiate: Silvana Botti, pilastro dell’associazione, a lei anche
il compito di sbrogliare imprevisti di
percorso. Antonietta Rizzo, assidua
sempre sorridente ed energica, grande trascinatrice del gruppo.
Molto gradito il programma stampato
con foto dei percorsi suddetti trovato
accanto ad ogni commensale con una
bottiglietta di olio offerta dal nostro
associato di Felitto Marco Rizzo, sempre presente e di grande aiuto in tutti i
nostri progetti.
Interessante anche la presentazione
dimostrativa fatta da Pietro per quanto riguarda l’abbigliamento da usare
nei percorsi trekking. Chiude questa
bella e coinvolgente serata la consegna del calendario dell’anno nuovo,
non resta che augurare a tutti un felice
anno ricco di nuove esperienze …vi
terrò informati. Ciao!
Santina Cavalli
www.trekkingcilento.it
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 55
15/12/2013
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di proprietà della società Paduano S.r.l
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Cucina & Dintorni
di Francesco Di Vita
CUCINARE
A KM ZERO
PRIMO:
SECONDO:
INGREDIENTI per 2 persone:
200 g di tubettoni, 250 g di lupini freschi, 200 g di piselli
surgelati, ½ cavolfiore di medie dimensioni, 2 spicchi d’aglio, 1 peperoncino piccolo, 1 mazzetto di prezzemolo fresco, 250 ml di vino bianco (1 bicchiere), Olio extravergine
di oliva q.b. Sale q.b.
DIFFICOLTÀ DI PREPARAZIONE: Media.
TEMPI DI PREPARAZIONE: 50 minuti con i piselli già
scongelati
INGREDIENTI per 2 persone:
6 mazzancolle fresche, 400 g di patate dolci, 1 scalogno,
1 spicchio d’aglio, Qualche rametto di rosmarino fresco,
Qualche foglia di alloro, 30 ml di liquore al mandarino (1
bicchiere da liquore), Gorgonzola fresco q.b., Olio extravergine di oliva q.b., Sale q.b.
DIFFICOLTÀ DI PREPARAZIONE: Media
TEMPI DI PREPARAZIONE: 30 minuti con le mazzancolle
già pulite
PREPARAZIONE:
Per prima cosa ricordarsi di scongelare i piselli almeno 40
minuti prima della preparazione, poi lavare accuratamente i lupini sotto l’acqua corrente, poi scolarli dell’acqua in
eccesso in uno scolapasta e disporli in un canovaccio pulito e umido, poi chiudere lo strofinaccio come una sorta di
fagotto e sistemarlo in frigorifero finchè non si dovranno
cuocere i lupini. In questo modo resteranno freschi fino al
momento della cottura. In una pentola di medie dimensioni porre a bollire dell’acqua e mentre raggiunge il bollore
pulire il cavolfiore in questo modo: Inciderlo al centro ed
eliminare il fusto tagliandolo intorno, poi tagliarlo a metà e
tagliare i gambi e le foglie della metà interessata alla base;
infine lavare bene il cavolfiore e staccare dalla base del
torsolo rimasto le cime di cavolfiore e tagliarle a pezzetti.
Quando l’acqua bolle calarvi il cavolfiore e cuocere per 7-8
minuti, quindi scolarlo e trasferirlo in una ciotola per farlo
raffreddare, e infine nella stessa acqua calarvi i piselli e lessarli per 15 minuti. Nel frattempo porre a bollire in un’ampia pentola dai bordi alti dell’acqua. Dopo aver tolto i lupini
dal frigorifero porre a riscaldare in un’ampia padella un filo
d’olio extravergine di oliva e aggiungere i 2 spicchi d’aglio
sbucciati e tritati finemente al coltello insieme al peperoncino, e una volta che l’aglio e il peperoncino cominceranno
a soffriggere, aggiungere i cavolfiori e salare il tutto mescolando; dopo 3-4 minuti di cottura aggiungere i lupini
e dopo pochi secondi bagnare con il vino bianco. Coprire
con un coperchio e cuocere per circa 7 minuti. Terminata
la cottura e apertesi i lupini, spegnere il fuoco e sgusciare
i lupini, lasciando quindi in padella solo i frutti di mare e il
cavolfiore. Lavare, asciugare e tritare finemente al coltello il
prezzemolo e tenerlo da parte. Trascorsi 15 minuti scolare
i piselli e trasferirli in padella assieme ai lupini e al cavolfiore e mescolare bene; salare l’acqua e calare i tubettoni
lasciandoli cuocere circa 10 minuti, ovvero finchè saranno
al dente, poi scolarli e trasferirli in padella riaccendendo il
fuoco sotto quest’ultima. Aggiungere un goccio di acqua
di cottura della pasta e iniziare a saltare e mescolare a fiamma vivace in modo da far addensare tutti i liquidi e completare la cottura della pasta creando così un sughetto ben
legato. Servire guarnendo con un filo d’olio extravergine di
oliva e una spolverata di prezzemolo.
PREPARAZIONE:
Innanzitutto bisogna preoccuparsi di pulire le mazzancolle
in questo modo: tagliare con l’aiuto di una forbice le zampe
delle mazzancolle, e rimuovere il carapace centrale; staccare poi con un gesto secco la testa e rimuovere anche il carapace finale e la coda ottenendo così solo la parte centrale:
lavare delicatamente le mazzancolle sotto l’acqua corrente
fredda e lasciarle scolare in un piccolo scolapasta. In una
casseruola porre a riscaldare un filo d’olio extravergine di
oliva insieme allo spicchio d’aglio intero precedentemente
sbucciato, e contemporaneamente mondare, lavare e affettare finemente lo scalogno aggiungendolo in casseruola appena l’aglio inizia a sfrigolare: lasciare rosolare appena
1 minuto lo scalogno, poi rimuovere l’aglio, bagnare con
un velo d’acqua e lasciare stufare a fuoco moderato per 10
minuti mescolando spesso con un cucchiaio di legno. Nel
frattempo sbucciare le patate con un pelapatate, tagliarle a
metà nel senso della lunghezza e poi ulteriormente a metà
realizzando degli spicchi, e infine tagliare tutti gli spicchi a
cubetti e tenerli da parte. Trascorsi 10 minuti trasferire le
patate in casseruola e mescolare nuovamente, quindi coprire con dell’acqua, aggiungervi 1 presa di sale e coprire
di ¾ la casseruola con un coperchio lasciando stracuocere
per 20 minuti dall’ebollizione. A parte disporre le mazzancolle in una ciotola e condirle con un filo d’olio extravergine di oliva massaggiandole bene, e aggiungervi poi anche
il liquore al mandarino e mescolare bene lasciando marinare il tutto. Trascorsi 20 minuti dalla cottura delle patate,
spegnere il fuoco e frullare il tutto direttamente in casseruola utilizzando un frullatore ad immersione fino ad ottenere una crema vellutata e densa al tempo stesso, quindi
assaggiare ed eventualmente aggiustare di sale. Riscaldare
una padella antiaderente con poco olio extravergine di oliva, qualche rametto di rosmarino e qualche foglia di alloro,
poi rimuovere una ad una le mazzancolle dalla marinata,
tamponarle con della carta assorbente da cucina e condirle da entrambi i lati con 1 pizzico di sale; appena l’olio
in padella è ben caldo adagiare le mazzancolle e cuocerle
a fuoco vivace appena 1 minuto e mezzo per lato, quindi
infine spegnere il fuoco e iniziare ad assemblare il piatto.
Versare la crema di patate in un piatto fondo con un mestolo lasciando almeno 1 centimetro dal bordo, poi sistemare
al centro dei piatti 3 mazzancolle per porzione cercando di
creare un triangolo. Sistemare al centro delle mazzancolle un cucchiaino di gorgonzola e qualche fiocco qua e là
tutt’intorno sulla crema di patate e servire guarnendo con
un filo d’olio extravergine di oliva e un rametto di rosmarino. TUBETTONI CON LUPINI DI MARE,
CAVOLFIORI E PISELLI
MAZZANCOLLE AROMATIZZATE AL MANDARINO SU
CREMA DI PATATE DOLCI E GORGONZOLA
Francesco Di Vita
[email protected]
MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014 57
Rubrica Cinematografica
a cura di Danilo Perillo
LES CHORISTES
I ragazzi del coro
Nazione:
Anno:
Genere:
Durata:
Regista:
Cast:
Premio Lumière 2005
Miglior Film
Nomination Oscar 2005
Miglior Film Straniero
Francia
2004
Drammatico, Musicale
95'
Christophe Barratier
Gérard Jugnot, Jean-Baptiste Maunier
Clement Mathieu compositore e insegnante di musica, ha accettato
l'impiego da sorvegliante nel collegio per bambini difficili, perché
disoccupato. Viene accolto dal Direttore Rachin che gli parla dei ragazzi e del loro comportamento, presentandogli la sua regola (azione-reazione), affermando che capiscono solo se puniti, ma Mathieu
crede nell'educazione e nel dialogo comprendendo le loro vicende
personali.
Dopo l'ascolto di una canzoncina offensiva da parte di uno dei ragazzi, Mathieu intuisce del potenziale, capisce che si può dare loro una
possibilità con la musica, quindi, dopo aver mandato tutti a dormire,
prende in mano un foglio pentagrammato e compone un breve brano, eseguendo prove "clandestine" prima dell'arrivo del professore,
formando così un coro contro la volontà del direttore, dimostrando
che anche in un terreno poco fertile si possono ricavare delle piante
meravigliose.
58 MISTER MAGAZINE | GENNAIO/FEBBRAIO 2014
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