Il Portico del 22/06/2014

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DOMENICA 22 GIUGNO 2014
A N N O X I N . 25
SETTIMANALE DIOCESANO
DI
CAGLIARI
€ 1.00
Cristo nelle nostre strade
ROBERTO PIREDDA
C
on la festa del Corpus Domini le
strade dove comunemente si svolge la vita ordinaria saranno ancora
una volta attraversate da Gesù Eucaristia presente in modo vero, reale e sostanziale.
La ricorrenza del Corpo e del Sangue di Cristo
ci ricorda l’essenziale primato di Dio nella nostra esistenza di credenti. La realtà dell’Eucaristia ci permette di fare continuamente esperienza di una “vita nuova” non creata da noi,
che non è il prodotto di qualche raffinata strategia di “ingegneria” ecclesiale, ma che viene
donata unicamente da Dio. Il Signore Gesù
non offre genericamente “amore” o qualcosa
di simile, ma davvero se stesso. Proprio per
questo ci dona tutto.
Il passaggio per le nostre strade di Gesù Eucaristia che si ripete ogni anno in occasione del
Corpus Domini, ci permette di riflettere sulla
straordinaria forza missionaria che nasce dal
Sacramento del Corpo e del Sangue di Cristo.
Come scriveva Benedetto XVI nella Sacramentum Caritatis, «l'Eucaristia non è solo fonte e culmine della vita della Chiesa; lo è anche
della sua missione» (n. 84).
Nella notte in cui viene tradito, il Signore nell’Ultima Cena «affida ai suoi discepoli il Sacramento che attualizza il sacrificio da Lui fatto di se stesso in obbedienza al Padre per la salvezza di tutti noi. Non possiamo accostarci
alla Mensa eucaristica senza lasciarci trascinare nel movimento della missione che, prendendo avvio dal Cuore stesso di Dio, mira a
raggiungere tutti gli uomini» (ibidem).
Il legame tra Eucaristia e missione lo ritroviamo approfondito nell’Evangelii gaudium di
Papa Francesco.
«Gesù - spiega il Santo Padre - ci lascia l’Eucaristia come memoria quotidiana della Chiesa, che ci introduce sempre più nella Pasqua
(cfr Lc 22,19). La gioia evangelizzatrice brilla
sempre sullo sfondo della memoria grata: è
una grazia che abbiamo bisogno di chiedere.
Gli Apostoli mai dimenticarono il momento
in cui Gesù toccò loro il cuore: “Erano circa le
quattro del pomeriggio” (Gv 1,39) […] Il credente è fondamentalmente “uno che fa memoria”» (EG, n. 13).
La capacità di fare memoria del dono di Cristo ci permette proprio di comprendere la dinamica vera e profonda dell’evangelizzazione. Il primato è quello dell’azione di Dio, al
centro della scena c’è soltanto Lui, non l’uomo con le sue “strategie” o i suoi “organigrammi”. Il rischio altrimenti sarebbe quello
di trasformare la Chiesa, come ama dire Papa
Francesco, in un’impresa o in una “ong”, mentre l’opera della salvezza è sempre di Dio che
«ha voluto chiamarci a collaborare con Lui e
stimolarci con la forza del suo Spirito» (EG, n.
12).
Nella prospettiva del primato di Cristo, che
continuamente impariamo dall’Eucaristia, è
assai significativo quanto nell’Evangelii gaudium si dice a proposito dell’omelia. La predicazione liturgica deve orientare «l’assemblea, ed anche il predicatore, verso una comunione con Cristo nell’Eucaristia che trasformi la vita. Ciò richiede che la parola del
predicatore non occupi uno spazio eccessivo,
in modo che il Signore brilli più del ministro»
(EG, 138).
Il cammino dei discepoli missionari conosce, insieme alle giornate luminose, anche
fatiche e sconfitte; proprio per questo il Sacramento dell’Eucaristia si pone non come
«un premio per i perfetti» ma, donando la
grazia necessaria per andare avanti, quale
«generoso rimedio e un alimento per i deboli» (EG, n. 47).
Talvolta si sperimenta la prova e magari si fatica a comprendere come mai nel cammino di
fede personale e nel vasto orizzonte dell’apostolato non si ottengono i risultati sperati.
In tali momenti è utile riprendere quanto dice Papa Francesco, nell’ultima parte dell’Esortazione, a proposito degli “evangelizzatori con Spirito”: «Occorre sempre coltivare uno
spazio interiore, che conferisca senso cristiano all’impegno e all’attività. Senza momenti
prolungati di adorazione, di incontro orante
con la Parola, di dialogo sincero con il Signore, facilmente i compiti si svuotano di significato, ci indeboliamo per la stanchezza e le
difficoltà, e il fervore si spegne. La Chiesa non
può fare a meno del polmone della preghiera,
e mi rallegra immensamente che si moltiplichino in tutte le istituzioni ecclesiali i gruppi
di preghiera, di intercessione, di lettura orante della Parola, le adorazioni perpetue dell’Eucaristia» (EG, n. 262).
È sempre dall’Eucaristia che si deve partire
per portare nel campo dove siamo immersi
ogni giorno, che è il mondo, la gioia del Vangelo. Non bisogna dimenticarlo mai.
CORPUS DOMINI
Domenica 22 giugno 2014 alle 18.00,
l’Arcivescovo di Cagliari
Arrigo Miglio
presiede nella chiesa Cattedrale
la Messa in occasione della
Solennità del Santissimo Corpo
e Sangue di Cristo,
con la partecipazione dei
parroci della Città di Cagliari.
Nelle parrocchie cittadine
non si terranno altre celebrazioni
vespertine.
Al termine della Messa
avrà inizio dalla Cattedrale
la Processione Eucaristica
con il seguente itinerario:
piazza Palazzo, via Martini,
porta Cristina, viale Buon
Cammino, via Is Mirrionis.
La conclusione è prevista presso
l’Ospedale Santissima Trinità
con la Benedizione Eucaristica
e una particolare preghiera
per tutti gli ammalati.
2
IL PORTICO DEL TEMPO
IL PORTICO
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Politica nazionale. La sostituzione di Mineo nella Commissione Affari Costituzionali e il dibattito interno al PD.
Il faticoso cammino delle riforme
L’aula del Senato. Sotto: il Ministro per le Riforme Costituzionali Maria Elena Boschi con il Presidente della Commissione Affari Costituzionali del Senato Angela Finocchiaro.
R.P.
N
OI NON LASCIAMO a nessuno il di-
ritto di veto: conta molto di più il
voto degli italiani che il veto di
qualche politico che vuole bloccare le riforme. E siccome contano di più i voti che i veti, vi garantisco che noi andiamo
vanti a testa alta”. Con queste parole Matteo
Renzi, durante la conferenza stampa realizzata durante il recente viaggio in Cina, ha
commentato la notizia di quattordici senatori del Partito Democratico che si sono autosospesi in seguito alla decisione di sostituire Corradino Mineo con il capogruppo
Luigi Zanda, come componente della commissione Affari Costituzionali del Senato.
Fin dall’inizio del suo mandato come segretario del partito, e ancora di più una volta diventato Presidente del Consiglio, Matteo
Renzi ha spinto l’acceleratore sulla questione delle riforme istituzionali. Un passo importante è stato quello del cosiddetto “patto
del Nazareno”, che prende il nome dalla sede del Pd, tra Renzi e Berlusconi, dal quale sono scaturite le proposte di revisione della
legge elettorale in senso maggioritario (la
bozza “Italicum”) e del cambiamento del Senato nella direzione di una “camera delle autonomie”. Sia il presidente Renzi che il ministro per le Riforme costituzionali Maria Elena Boschi, hanno sempre chiarito che le modifiche proposte alla legge elettorale e all’assetto costituzionale, con il superamento del
bicameralismo perfetto, devono essere considerate come le pre-condizioni del rilancio
del Paese. In altre parole loro affermano che
se si vuole far ripartire il Paese in tutti i settori è necessario che chi governa abbia effettivamente la possibilità di decidere e di farlo rapidamente. In questo senso può essere compresa la riforma della legge elettorale sul modello di quella dei sindaci, che dia subito
quindi una maggioranza chiara e definita a
chi risulta vincitore, e la scomparsa del bicameralismo perfetto per evitare la cronica lentezza dei lavori parlamentari, che fanno pas-
sare ogni provvedimento più volte da una
camera all’altra, con il risultato che spesso le
proposte cadono in un nulla di fatto.
Dopo un periodo interlocutorio dovuto alla campagna elettorale per le europee, l’iter
delle riforme è ripartito, e in questi ultimi
giorni l’oggetto del contendere è il disegno di
legge costituzionale che è in discussione
nell’apposita commissione del Senato.
La proposta del governo prevede un Senato
non eletto e formato dai rappresentanti delle autonomie locali più una quota di personalità della cultura e della società civile scelte dal Presidente della Repubblica. Tutte
queste persone non godrebbero di nessuna
indennità per il loro ruolo. Questa nuova assemblea dovrebbe avere competenze che
riguardano il rapporto tra stato centrale ed
enti locali, e soprattutto sarebbe priva del
compito di votare la fiducia all’esecutivo.
Da subito in commissione si è creato un
aspro dibattito in modo specifico sul punto
del Senato non elettivo. Per alcuni, non solo dell’opposizione, ma dei democratici,
Vannino Chiti e Corradino Mineo in particolare, sarebbe grave privare l’assetto costituzionale del “contrappeso” di un Senato
forte, che possa anche avere la legittimazione del voto
popolare.
Il governo nella commissione al Senato
può contare
su una maggioranza risicata e basta
anche un solo
voto per far
cadere la sua
proposta, da
qui la necessità di sostituire Corradino
Mineo con il
capogruppo
PD Zanda.
L’ex-giornalista del Tg3 ha subito gridato allo scandalo e un gruppo di senatori democratici ha espresso solidarietà autosospendendosi. Mineo non le ha mandate a dire a
Renzi e al ministro Boschi, definendo il primo «un ragazzino autistico: lo vorresti proteggere, perché tante cose non le sa, però se
lo metti a ragionare di politica e di rapporti
di forza, suona», e la seconda, «una ragazza
intelligente, è secchiona e ha studiato più
di Matteo, anche se non ci vuole molto. È
una bella ragazza che vien bene in tv» e «si è
convinta che poteva fare tutto ma non è assolutamente in grado».
Renzi ha replicato ricordando il rispetto dovuto alla sofferenza delle famiglie dei ragazzi autistici, e insistendo sul fatto che un partito che arriva al 40,8 % dei voti ha il diritto e
il dovere di andare avanti sulle riforme per
dare risposte ai cittadini. Va detto che Mineo
si è scusato delle parole pronunciate sui
bambini autistici, anche se il filmato dove
parla di questo è tranquillamente visibile su
internet, dove si può notare che non si tratta di un momento di concitato dibattito, ma
di un tranquillo salotto in una nota libreria
romana, dove, tra sorrisi e battute, sta presentando il libro del compagno di partito
Pippo Civati.
Va poi detto
che la sostituzione di Mineo non è certamente una
deriva antidemocratica.
Come ha fatto notare sull’Huffington
post il costituzionalista Salvatore Curreri «non sono i
senatori
a
scegliere a
quale commissione par-
lamentare appartenere. Sono piuttosto i
gruppi parlamentari che, dandone comunicazione alla Presidenza del Senato, provvedono a designare i propri rappresentanti
nelle singole commissioni permanenti (art.
21.1 reg. Sen.)». Inoltre «tale disciplina regolamentare è perfettamente conforme alla lettera della Costituzione, secondo cui le
Commissioni devono essere "composte in
modo da rispecchiare la proporzione dei
gruppi parlamentari" (art. 72, comma 3)».
Proprio partendo da questo episodio si potrebbe tentare una lettura, volutamente
semplificata e ovviamente discutibile, della
controversia tra Mineo e Renzi.
Oltre alle singole persone, in campo ci sono
due modi d’intendere il partito e la politica.
Da un lato ci sono i salotti e l’atavica presunzione di essere sempre qualcosa in più
degli altri: più colti, più onesti, più democratici e via dicendo. E quando qualcuno,
per esempio gli elettori giusto per dirne una,
non riconosce questo, sono sempre gli altri
che sbagliano, perché sono ignoranti, antidemocratici e tutt’al più vittime del sistema. Questo modo di vedere le cose è sostanzialmente conservatore. Infatti quando si scontra con qualche proposta nuova
l’unica risposta che sa dare è quella delle
barricate, fatte di discussioni infinite e inconcludenti. Il tentativo, audace quanto
complicato, di Renzi e dei suoi, va nella direzione opposta. Il punto è il superamento
dei blocchi ideologici in nome di un pragmatismo si spera “virtuoso”, più preoccupato di realizzare dei provvedimenti in modo rapido e concreto, che di rispettare “l’ortodossia” del vecchio centro-sinistra. Si tratta di due visioni sostanzialmente inconciliabili, che si sono scontrate anche nelle ultime due tornate delle primarie del Partito
Democratico. Quella in corso per il Senato è
quindi solo una delle “battaglie” di una
“guerra” più profonda e radicale. Vedremo
come andrà a finire, anche perché di mezzo,
ci sarebbe anche il futuro dell’Italia, che non
è poco.
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO DEGLI EVENTI
IL PORTICO
3
Riforme. Il Governo ha presentato le sue proposte per il cambiamento della Pubblica Amministrazione.
Uno Stato davvero vicino ai cittadini:
sarà proprio questa la volta buona?
mo notare come in realtà si tratti di
provvedimenti mirati alla razionalizzazione delle strutture e degli uffici e non finalizzati a rendere la PA
più efficiente.
Il primo provvedimento su cui soffermarsi è quello riguardante la
mobilità dei dipendenti pubblici
entro i 50 km dalla sede di assunzione. A primo avviso sembrerebbe una rivoluzione, in quanto tale
provvedimento darebbe l’opportunità di poter colmare vuoti d’organico garantendo lo spostamento da ufficio e ufficio. In realtà alla
base di tutto manca una riorganizzazione massiccia della struttura e delle competenze degli uffici. Di fatto tutte le strutture e gli uffici della PA lamentano una carenza d’organico cronica e ogni dirigente tende a tenersi stretti i propri
funzionari. Allora per chi sarà questa mobilità, forse per il funzionario infedele? Chi lo sa, vedremo.
Un secondo provvedimento, assai
osteggiato dai sindacati, è la riduzione del 50% dei permessi sindacali. Dal 1 di agosto i permessi e i
distacchi sindacali verranno ridotti
del 50% e questo garantirà maggiore presenza dei funzionari-sindacalisti sul posto di lavoro ed un
risparmio sensibile per la PA. Ovviamente i primi a contestare tale
provvedimento sono i sindacati
che vedranno diminuire del 50% i
dipendenti della PA prestati a tempo pieno nell’attività sindacale.
Un terzo intervento interessante è
sicuramente quello diretto alla riduzione degli incarichi dirigenziali per i lavoratori in pensione sia
nel settore pubblico sia in quello
privato. Inoltre vi sarà la cancellazione del trattenimento in servizio dei dipendenti pubblici , cioè la
possibilità di restare al lavoro anche dopo aver raggiunto l’età della pensione. Quest’ultimo provvedimento permetterà ad ottobre di
liberare posti in organico e consentire l’assunzione di giovani facendo partire la staffetta generazionale. Da quest’ultima misura si
stima un incremento occupazionale all’interno della PA di circa 15
mila nuovi assunti.
In conclusione si può tranquillamente affermare che il percorso
sarà ancora lungo e accidentato e
si vedrà quanto effettivamente sarà
la voglia di cambiamento sia del
Governo sia della PA.
vestitori privati, con qualcuno che
già si smarca dalle polemiche mediatiche.
Alla polizia nazionale, nota in tutto il mondo per i modi di agire contro la criminalità spesso al limite
della legalità, è stato affiancato per
l'occasione l'esercito per la tutela e
il controllo dei siti sensibili. Il picco più alto degli scontri si è regi-
strato proprio il giorno dell'apertura del Mondiale, venerdì 12 giugno. A San Paolo, sede dell'esordio
del Brasile padrone di casa, migliaia di manifestanti si sono scontrati con la polizia (che in risposta
ha sparato lacrimogeni e proiettili di gomma ad altezza d'uomo): le
immagini hanno fatto il giro del
pianeta, con due giornalisti della
Cnn rimasti feriti. La cerimonia
d'apertura, la cui durata è di norma
prevista in circa due ore, è filata via
in soli 25 minuti. Un ulteriore segnale della delicatezza del momento.
A poco, finora, sono servite le parole di pace pronunciate da Papa
Francesco alla vigilia del Mondiale brasiliano: «La mia speranza –
ha detto il Pontefice – è che, oltre a
essere una festa sportiva, questa
Coppa del Mondo possa divenire
una festa di solidarietà tra i popoli. Lo sport non è solo una forma
d’intrattenimento, ma anche uno
strumento per comunicare valori
che promuovono il bene della persona umana e contribuiscono alla
costruzione di una società più pacifica e fraterna. Lo sport è scuola
di pace, ci insegna a costruire la
pace». Un invito al fair play e al rispetto dell'avversario, lasciando il
calcio sul piano che gli compete.
Quello del gioco.
RAFFAELE PONTIS
EL PROGRAMMA di Renzi, il
giorno della fiducia, faceva bella mostra la
Riforma della Pubblica
Amministrazione, potremmo dire la madre di tutte le riforme, quella su cui si sono abbattuti e sono
crollati drasticamente tutti quei
governi che realmente hanno cercato di cambiarla. Cambiare la PA,
riformarla, renderla più efficiente,
più moderna e meno costosa, significa di fatto cambiare l’Italia.
Quest’opera fu il vero cavallo di
battaglia di Berlusconi, che nel suo
ventennio di attività politica e negli anni di governo ha cercato in
tutti i modi di poter riformare la
macchina amministrativa dello
Stato. In effetti il suo lavoro in tal
senso è durato pochi anni in quanto sin da subito l’Ex Cavaliere si rese conto di trovarsi fronte ad una
battaglia già persa, per cui dirottò
le proprie energie in altri settori di
intervento.
Purtroppo ancora oggi il Paese è
intrappolato in quel sistema burocratico che diversi anni fa il Presidente della Repubblica, Francesco Cossiga, chiamava “ sacche di
socialismo reale” e non si sbagliava. Il sistema della Pubblica amministrazione è un sistema che ha
creato nel Paese uno stato all’interno dello Stato, studiato per alimentarsi e far sopravvivere il “Leviatano”. L’opera di Renzi, sarà una
vera e propria scommessa, dovrà
N
Il Presidente del Consiglio Matteo Renzi con il Ministro della Pubblica Amministrazione Marianna Madia.
essere una battaglia tesa a sradicare quelle sacche di socialismo
reale tanto care al “fu Picconatore”. Direi di più, per sconfiggere la
“mala burocrazia”, non ci si potrà
fermare di fronte ad un primo decreto o una prima legge, ma dovrà
essere un governo in costante tensione su questo argomento.
Ma veniamo ai nostri giorni e al
tentativo del nostro giovane presidente del Consiglio di combattere le inefficienze strutturali e gli
sprechi del nostro sistema amministrativo.
Il primo round di fatto se lo è aggiudicato il Sistema Burocratico,
direi che in termini calcistici il Governo ha fatto un autogoal. Infatti
nella riforma della Pubblica Amministrazione, varata in questi
giorni dal Consiglio dei Ministri so-
no assenti le norme che garantiscono l’emanazione entro tempi
certi dei decreti attuativi. Le resistenze delle burocrazie ministeriali (chiuse a riccio nella loro autodifesa), privano la norma di un aspetto fondamentale. Se consideriamo
che in Italia mancano circa 500 decreti attuativi di altrettante norme,
solo riferiti ai Governi Monti e Letta, capiamo bene come sia la stessa PA a difendersi dal cambiamento. Non inserire una tempistica certa all’emanazione dei decreti attuativi priva la riforma di uno strumento capace di mettere spalle al
muro la PA e di conseguenza fa si
che le modifiche vengano trascinate nelle sabbie mobili delle burocrazie ministeriali.
Per quanto riguarda i punti nodali del Decreto Madia-Renzi, potre-
Povertà ed esclusione:
l’altra faccia del pallone
Le proteste in Brasile per gli sprechi del Mondiale.
FRANCESCO ARESU
U
NO STEREOTIPO TIPICO del cal-
cio afferma che siano stati
gli inglesi a inventarlo, ma
che la vera patria del pallone sia il
Brasile, nella simbologia calcistica terra di fantasia, colpi a effetto,
genialità. Uno stereotipo per i mass
media di tutto il mondo, che forse
hanno sottovalutato la portata del
dissenso interno al paese verdeoro relativo all'organizzazione dei
Mondiali in pieno svolgimento.
Una protesta popolare contro le
istituzioni brasiliane, responsabili di indirizzare un'enormità di fondi statali per la logistica dell'evento. Circa 13 miliardi di reais (1 euro
equivale a 3 reais) investiti in nuove infrastrutture, specie centri televisivi e stadi all'avanguardia, e
nell'organizzazione in generale.
Altro che esultare ai gol di Neymar
e Oscar, stelline della nazionale allenata da Scolari. Lo slogan usato
da movimenti sociali e sindacati
contrari agli sprechi derivanti dal
Mondiale è “Não Vai Ter Copa”, che
significa “Non ci sarà la Coppa”.
Un'azione che trae origine dalle
proteste dello scorso anno in occasione della Confederations Cup,
la manifestazione che precede di
dodici mesi il Mondiale e che per il
paese organizzatore costituisce
tradizionalmente la prova generale. Allora furono centinaia gli arresti di manifestanti, con disordini
diffusi in tutte le città sede dei match.
L'obiettivo, oggi come un anno fa,
è quello di bloccare il normale svolgimento della manifestazione attraverso scioperi, proteste e blocchi stradali: il tutto per attirare l'attenzione dei media di tutto il mondo sull'incoerenza delle scelte operate dalla presidente Dilma Rousseff, che continua a ripetere come
le manifestazioni di piazza non
aiutino lo sviluppo della democra-
Un Murales a Rio de Janeiro
zia. Sarà, ma stando ai commenti
dei lettori di siti e giornali locali la
maggior parte dei brasiliani non
pensa che i tagli a settori delicati
come la sanità, trasporti ed edilizia
popolare a favore di un agognato
“progresso Mundial” portino l'economia nazionale a una crescita
di cui beneficeranno i cittadini. Nel
mirino soprattutto sponsor e in-
4
IL PORTICO DEL TEMPIO
IL PORTICO
Il Papa. L’udienza alle Misericordie e ai gruppi di Donatori di sangue “Fratres”.
“È l’amore il segno concreto che
manifesta la fede nella SS. Trinità”
ROBERTO PIREDDA
LL’ANGELUS IL Santo Padre
si è soffermato in modo
particolare sul significato
della solennità della SS.
Trinità, che conduce ogni credente a
meditare sulla vita divina che è «di
comunione e di amore perfetto, origine e meta di tutto l’universo e di
ogni creatura, Dio».
La contemplazione della Trinità permette di scoprire il modello al quale
deve tendere la Chiesa stessa: «Siamo chiamati ad amarci come Gesù ci
ha amato. È l’amore il segno concreto che manifesta la fede in Dio Padre,
Figlio e Spirito Santo. È l’amore il distintivo del cristiano, come ci ha detto Gesù: «Da questo tutti sapranno
che siete miei discepoli: se avete
amore gli uni per gli altri» (Gv 13,35).
È una contraddizione pensare a cristiani che si odiano. È una contraddizione! E il diavolo cerca sempre
questo: farci odiare, perché lui semina sempre la zizzania dell’odio;
lui non conosce l’amore, l’amore è di
Dio!».
Grazie all’azione dello Spirito Santo
l’uomo è inserito nel dinamismo trinitario che è «di amore, di comunione, di servizio reciproco, di condivisione». «Una persona che ama gli altri - ha mostrato Papa Francesco per la gioia stessa di amare è riflesso
della Trinità. Una famiglia in cui ci
si ama e ci si aiuta gli uni gli altri è un
riflesso della Trinità. Una parrocchia
in cui ci si vuole bene e si condivido-
A
no i beni spirituali e materiali è un riflesso della Trinità».
Al termine dell’Angelus il Papa ha ricordato la delicata situazione dell’Iraq, auspicando la riconciliazione
tra le parti e la possibilità di una serena convivenza.
In settimana all’Udienza generale
Papa Francesco, a conclusione della
serie di catechesi dedicate ai doni
dello Spirito Santo, ha proposto una
riflessione sul timore di Dio.
In questo caso quando si parla di timore «non significa avere paura di
Dio: sappiamo bene che Dio è Padre, e che ci ama e vuole la nostra
salvezza, e sempre perdona, sempre; per cui non c’è motivo di avere
paura di Lui!». Il timore di Dio «è il
dono dello Spirito che ci ricorda
quanto siamo piccoli di fronte a Dio
e al suo amore e che il nostro bene
LE OMELIE DEL PAPA A SANTA MARTA
sta nell’abbandonarci con umiltà,
con rispetto e fiducia nelle sue mani.
Questo è il timore di Dio: l’abbandono nella bontà del nostro Padre
che ci vuole tanto bene».
Quando si vive con il timore di Dio si
è portati a farsi strumento docile nelle mani del Signore: «Il timore di Dio,
quindi, non fa di noi dei cristiani timidi, remissivi, ma genera in noi coraggio e forza! È un dono che fa di
noi cristiani convinti, entusiasti, che
non restano sottomessi al Signore
per paura, ma perché sono commossi e conquistati dal suo amore!».
Questo dono dello Spirito Santo costituisce anche un allarme che mette in guardia contro il dominio del
peccato: «Il santo timore di Dio ci
mette in allerta: attenzione! Con tutto questo potere, con tutti questi soldi, con tutto il tuo orgoglio, con tut-
sulto nasce dalla stessa radice del crimine: è la stessa. L’odio. Se tu non hai
odio, e non ucciderai il tuo nemico,
tuo fratello, non insultarlo nemmeell’omelia del 9 giugno è per praticarla, per farla. Oggi, se voi no. Ma cercare insulti è un’abitudine
Papa Francesco, pren- avete un po’ di tempo a casa, prendete molto comune tra noi. C’è gente che
dendo spunto dalla pa- il Vangelo, il Vangelo di Matteo, ca- per esprimere il suo odio contro un’algina evangelica delle pitolo quinto, all’inizio ci sono que- tra persona ha una capacità di fioriBeatitudini (Mt 5,1-12a), ha mo- ste Beatitudini; capitolo 25, ci sono le re con questi fiori d’insulto, impresstrato la via cristiana della santità. altre. E vi farà bene leggerlo una vol- sionante, tanto! E questo fa male.
ta, due volte, tre volte. Ma leggere que- Sgridare. L’insulto … No, siamo rea«Ma il mondo ci dice: la gioia, la feli- sto, che è il programma di santità. listi. Il criterio del realismo. Il criterio
cità, il divertimento, quello è il bello Che il Signore ci dia la grazia di ca- di coerenza. Non uccidere, non indella vita. E ignora, guarda da un’al- pire questo suo messaggio».
sultare».
tra parte, quando ci sono problemi di
malattia, problemi di dolore nella Il realismo, la coerenza e la filiazione «Non parlare con il Padre senza essefamiglia. Il mondo non vuole pian- sono le vie per superare in modo fra- re in pace con il fratello. Tre criteri:
gere, preferisce ignorare le situazioni terno i conflitti. Questo il messag- un criterio di realismo, un criterio di
dolorose, coprirle. Soltanto la perso- gio dell’omelia del Santo Padre del coerenza, cioè non ammazzare ma
na che vede le cose come sono, e pian- 12 giugno, in cui ha preso spunto nemmeno insultare, perché chi inge nel suo cuore, è felice e sarà conso- dall’insegnamento evangelico sulla sulta ammazza, uccide; e un criterio
lata. La consolazione di Gesù, non giustizia superiore a quella degli di filiazione: non si può parlare con il
quella del mondo. Beati i miti in que- scribi e dei farisei (Mt, 5, 20-26).
Padre se non posso parlare con il mio
sto mondo che dall’inizio è un mondo di guerre, un mondo dove dap- «Primo, un criterio di realismo: di sapertutto si litiga, dove dappertutto no realismo. Se tu hai qualcosa conc’è l’odio. E Gesù dice: niente guerre, tro un altro e non puoi sistemare, cercare una soluzione, ma mettetevi
niente odio, pace, mitezza».
d’accordo, almeno; mettiti d’accor«Con queste due cose – Beatitudini e do con il tuo avversario, mentre sei in
Matteo 25 – si può vivere la vita cri- cammino. Non sarà l’ideale, ma l’acstiana a livello di santità. Poche pa- cordo è una cosa buona. È realismo.
role, semplici parole, ma pratiche a E oggi pensiamo che non uccidere il
tutti, perché il cristianesimo è una fratello sia non ammazzarlo, ma no:
religione pratica: non è per pensarla, non ucciderlo è non insultarlo. L’in-
La vera gioia
N
ta la tua vanità, non sarai felice. Nessuno può portare con sé dall’altra
parte né i soldi, né il potere, né la vanità, né l'orgoglio. Niente! Possiamo
soltanto portare l’amore che Dio Padre ci dà, le carezze di Dio, accettate
e ricevute da noi con amore. E possiamo portare quello che abbiamo
fatto per gli altri».
Sempre in settimana il Santo Padre
ha ricevuto in udienza la Confederazione nazionale delle Misericordie e i gruppi di Donatori di sangue
“Fratres” d’Italia.
A loro ha ricordato l’importanza di
una carità non “annunciata” ma vissuta concretamente: «Abbiamo a disposizione tante informazioni e statistiche sulle povertà e sulle tribolazioni umane. C’è il rischio di essere
spettatori informatissimi e disincarnati di queste realtà, oppure di fare
dei bei discorsi che si concludono
con soluzioni verbali e un disimpegno rispetto ai problemi reali. Troppe parole, troppe parole, troppe parole, ma non si fa niente! […] Di parole ne abbiamo sentite tante! Quello che serve è l’operare, l’operato vostro, la testimonianza cristiana, andare dai sofferenti, avvicinarsi come Gesù ha fatto. Imitiamo Gesù:
Egli va per le strade e non ha pianificato né i poveri, né i malati, né gli
invalidi che incrocia lungo il cammino; ma con il primo che incontra
si ferma, diventando presenza che
soccorre, segno della vicinanza di
Dio che è bontà, provvidenza e
amore».
fratello. E questo è superare la giustizia, quella degli scribi e dei farisei.
Questo programma non è facile, no?
Ma è la via che Gesù ci indica per andare avanti. Chiediamo a Lui la grazia di poter andare avanti in pace fra
noi, sia con gli accordi ma sempre
con coerenza e con spirito di filiazione».
Il 13 giugno nella sua omelia il Papa
ha approfondito la prima lettura che
presentava la vicenda della vocazione profetica di Elia (1 Re 19,9a.1116).
«Il Signore, quando vuole darci una
missione, vuole darci un lavoro, ci
prepara. Ci prepara per farlo bene,
come ha preparato Elia. E il più importante di questo non è che lui abbia
incontrato il Signore: no, no, questo
sta bene. L’importante è tutto il percorso per arrivare alla missione che il
Signore confida. E questa è la differenza tra la missione apostolica che il
Signore ci dà e un compito:‘Ah, tu devi fare questo compito, devi fare questo…’, un compito umano, onesto,
buono… Quando il Signore dà una
missione, sempre fa entrare noi in un
processo, un processo di purificazione, un processo di discernimento, un
processo di obbedienza, un processo
di preghiera».
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
pietre
PAKISTAN
Guardia del corpo
uccide politico cristiano
Il leader cristiano Hendry Masih,
parlamentare del Beluchistan, è
stato ucciso da una sua guardia
del corpo a Quetta, capitale della
provincia. Masih era anche noto e
apprezzato come attivista per i diritti delle minoranze religiose. Colpito con arma da fuoco dalla sua
guardia del corpo per motivi tuttora da chiarire, è stato condotto in
ospedale in condizioni critiche, dove è morto in seguito alle ferite riportate. Esponenti di Ong e della
società civile ricordano che anche
il governatore del Punjab, il musulmano Salman Taseer, fu ucciso dalla sua guardai del corpo perché
aveva difeso Asia Bibi, la donna
cristiana considerata blasfemia.
IRAQ
Cristiani in fuga
da Mosul
Gli insorti dello Stato Islamico dell'Iraq e del Levante (ISIL), hanno
conquistato Mosul, la seconda città
dell'Iraq. L'assalto dei miliziani ha
accelerato la fuga di decine di famiglie di cristiani verso i villaggi della Piana di Ninive, dove negli ultimi
giorni si è rafforzata la presenza dei
miliziani “Peshmerga” curdi. Quelli che non sono riusciti a fuggire
adesso sono intrappolati nelle proprie case,
con il coprifuoco e con
continue interruzioni
dell'energia
elettrica e
dell'approvvigionamento idrico. Durante
l'offensiva dei miliziani quaedisti –
che sarebbero diverse migliaia – gli
scontri si sono concentrati nei quartieri occidentali, dove si trova anche
la cattedrale caldea.
I Vescovi di Mosul avevano lanciato un appello a tenere aperte chiese e moschee per pregare per la
pace, invitando anche i negozianti
a garantire alla popolazione l'accesso al pane e alle derrate alimentari di base.
IN INDIA
Nuovo omicidio
di un cristiano
Resta tesa la situazione in Orissa
dopo l’assassinio di un cristiano,
in pieno giorno. Dopo l’arresto degli omicidi, dei fanatici induisti, i
gruppi radicali indù hanno inscenato manifestazioni e minacciano
di fare strage dei cristiani, se i killer
non saranno liberati. Aveva circa
50 anni il cristiano assassinato dopo un incontro di preghiera nel villaggio di Dherubada in Orissa. L’uomo è stato ucciso mentre tornava a
casa dopo il battesimo del suo ultimo figlio. Gli autori hanno voluto
terrorizzare i credenti e quanti volessero ricevere il battesimo, convertendosi alla fede cristiana. L’uomo è stato seguito e, quando si
trovava da solo, aggredito e ucciso
a sangue freddo, in modo brutale.
IL PORTICO DEI GIOVANI
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO
5
CSI. Una delegazione della diocesi di Cagliari ha partecipato all’incontro del Santo Padre con le società sportive.
Anche la Sardegna presente all’incontro
del mondo dello sport con Papa Francesco
Un gruppo dell’Isola
ha partecipato
all’evento romano.
Paola Pinna:
“È stata una giornata
unica; il Papa è
riuscito a parlare
a tutti gli sportivi”
MARTA FAIS
S
OCIETÀ SPORTIVE e oratori a
S. Pietro: mille colori, bandiere e spirito di festa. Sabato 7 giugno la piazza
simbolo della cristianità è diventata
un vero e proprio stadio e ha acceso
i riflettori sullo sport, quello sano ed
educativo del Centro Sportivo Italiano.
Per il grande evento dell’incontro
tra Papa Francesco gli sportivi, ottantamila persone da tutta Italia
hanno gremito il Vaticano in occasione dell'iniziativa nata per celebrare il 70esimo anniversario del
CSI. Presente anche la Sardegna grazie al Comitato Provinciale di Cagliari, che ha organizzato la trasferta con nave e autobus con una modesta quota di partecipazione, per
trascorrere insieme una giornata divertente ed emozionante davanti al
Santo Padre.
Via della Conciliazione, vicino a
piazza San Pietro, è stata animata
dal "Villaggio dello Sport", allestito
per l’evento con campi da basket,
Giovani sportivi sardi a San Pietro.
volley e calcio a 5, spazi dedicati alle arti marziali e alla ginnastica. A
disposizione dei più piccoli lo spazio
"Mondo Bimbi" con calciobalilla,
subbuteo, attività di trucca bimbi e
percorsi sportivi.
Sul palco del Villaggio i grandi campioni CSI di ieri e di oggi hanno testimoniato i valori dello sport, che “é
di tutti e per tutti”, e hanno incoraggiato i giovani atleti con il loro esempio. Fra i tanti, Giovanni Trapattoni,
Dino Meneghin, Elisa Santoni, Andrea Zorzi, Igor Cassina, Klaudio
Ndoja, Emiliano Mondonico, Va-
nessa Ferrari, Mauro Berruto, Emanuele Birarelli, la Nazionale Italiana
di Calcio Amputati CSI e l’amico
giornalista sportivo Bruno Pizzul.
L’incontro è stato trasmesso in diretta dalle 15.00 dal Centro Televisivo Vaticano, da Tv2000, Tele Pace e
da Radio Vaticana. A partire dalle
17.00 anche su Raisport2 e sugli altri
principali network nazionali: Sky
Sport, Mediaset Sport, TGCom, e in
streaming sul sito CSI www.societasportivedalpapa.org.
Alle 14 sono stati aperti gli accessi
in Piazza San Pietro, animata da
“Aspettando Papa Francesco”, spettacolo di intrattenimento con esibizioni, musica, animazione e straordinarie testimonianze di dirigenti e
atleti, fino all’arrivo del Santo Padre
sulla Papa mobile.
Sul sagrato della basilica, per la prima volta nella storia, si sono esibiti
davanti a Sua Santità, bambini e
campioni: le Farfalle di ginnastica
artistica, Igor Cassina al cavallo, Vanessa Ferrari alla trave e i freestyler di
calcio basket “Da Move”, che hanno coinvolto papa Francesco un divertente numero di free style. Altri
Una giornata di festa con il CSI
atleti hanno incontrato il Pontefice,
come Francesco Messori, capitano
della Nazionale Italiana Calcio Amputati, per cedergli simbolicamente la sua fascia; Giovanni Trapattoni
gli ha consegnato un pallone da calcio, mentre il cestista albanese Klaudio Ndojia, ha commosso tutti con il
racconto del suo arrivo in Italia e
dell'accoglienza trovata in una parrocchia. Fra i sardi in piazza San Pietro, Paola Pinna, presidente di Osidea Onlus: «abbiamo preparato maglie e bandiere per il compleanno
CSI, già settantenne ma sempre giovane e attivo. La festa è iniziata già
venerdì sulla nave per Civitavecchia
e abbiamo invitato gli altri passeggeri all’incontro! È stata una giornata unica, con persone di tutte le età
e con un Papa capace di unire tutti
gli sportivi».
Papa Francesco ha parlato meno di
15 minuti, un discorso ricco di insegnamenti e riflessioni. “Scuola,
sport e lavoro” sono le tre vie che il
Pontefice ha indicato per combattere i disagi e le devianze giovanili.
Poi ha esortato: «è bello quando in
parrocchia c’è il gruppo sportivo, e
se non c’è un gruppo sportivo in parrocchia, manca qualcosa. […] Lo
sport nella comunità può essere un
ottimo strumento missionario, dove la Chiesa si fa vicina a ogni persona per aiutarla a diventare migliore
e ad incontrare Gesù Cristo».
Queste grandi emozioni sono state
accompagnate dal coro Juppiter,
che ha coinvolto la folla in canti e
coreografie, rendendo magica una
giornata che avrebbe ancora tante
storie da raccontare.
6
IL PORTICO DEI GIOVANI
IL PORTICO
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Oratorio. Inizia il viaggio de Il Portico tra le diverse realtà che portano avanti l’esperienza dell’estate ragazzi.
Gioco, festa, preghiera, condivisione
Sant’Elena in campo insieme ai giovani
Don Andrea e Don Davide
in prima linea
con gli animatori.
Il Cre-Grest è solo una
delle attività del ricco
programma estivo
rivolto a tutte le età
FEDERICA BANDE
L’
ESTATE È arrivata, le scuo-
le sono chiuse e gli oratori iniziano a scaldare i
motori in vista delle attività estive. Moltissime
parrocchie della nostra diocesi
hanno dato inizio ai preparativi per
la realizzazione dei progetti relativi a campi scuola, CreGrest e svariate proposte per bambini, adolescenti e ragazzi.
Sarà quindi interessante scoprire
come la diocesi sta lavorando in vista dei mesi estivi.
Iniziamo quindi questo piccolo
viaggio alla scoperta delle attività
estive del nostro territorio, partendo dalla basilica di Sant’Elena nella città di Quartu, dove don Davide
Collu e don Andrea Secci lavorano
a ritmo serrato dallo scorso anno.
Quella di Sant’Elena è una parrocchia molto grande ma purtroppo
non ha un passato recente di ora-
torio, motivo per cui don Davide e
don Andrea hanno investito sulla
riapertura di questo con l’obiettivo
di riportare nella città di Quartu un
luogo sano di aggregazione, preghiera e crescita accessibile a tutti.
Fare oratorio è certamente qualcosa di bello ed edificante ma è anche
molto difficile inserire una proposta simile nella società degli
smartphone, social network e console per videogiochi, perché è un
luogo dove ciò che serve è il mettersi in gioco con la propria persona, senza nessuno schermo. Molti
bambini e famiglie non hanno
esperienza di cosa sia un oratorio e
perciò la sfida più importante per la
parrocchia di Quartu è rieducare
le famiglie della parrocchia ad essere comunità e quindi oratorio. Di
conseguenza anche il proporre delle esperienze estive diventa una sfida, dove coinvolgere i giovani è necessario e fondamentale.
Per questo motivo i don di Sant’Elena con la nuova squadra degli
animatori, le felpe arancioni, promuoveranno per tutto il mese di
luglio l’apertura pomeridiana dell’oratorio che dalle 16 alle 19 sarà
aperto a tutti i bambini delle elementari, che verranno coinvolti in
tanti e divertenti laboratori, giochi
organizzati dagli animatori e gite
al mare.
Il progetto estivo non si rivolge solo ai bambini ma anche ai ragazzi e
agli adolescenti, infatti tutti i giorni,
a partire dalle 19, in oratorio ci sarà
animazione pensata proprio per i
più grandi. Inoltre in tutto questo
colorito panorama non mancheranno le proiezioni delle partite dei
mondiali, che saranno occasione
per riunire tutta la comunità, che
munita di spirito sportivo, potrà tifare la nostra nazionale italiana impegnata in Brasile.
La parrocchia di Sant’Elena ha la
fortuna di poter contare anche sul-
l’impegno e la presenza dell’Azione Cattolica e del Gruppo Scout.
La prima, con l’aiuto di Don Andrea, proporrà a tutti i ragazzi delle medie e delle scuole superiori la
possibilità di poter partecipare a
dei campi scuola, mentre gli Scout
con la collaborazione di don Davide, proporranno verso la fine di
giugno, una decina di giorni dedicati all’animazione dei bambini
delle elementari che verranno trasportati in un mondo di attività legato alle favole. Verso la metà di luglio invece si sta organizzando un
campo per i ragazzi delle medie e
delle superiori, che dovranno trascorrere dieci giorni all’aria aperta,
imparando a cucinare con il fuoco, fare vita da campo e dedicarsi all’avventura e alla natura.
Infine gli universitari, nella prima
decade di agosto, potranno partecipare ad una giornata in montagna e conoscere ragazzi provenienti da tutte le regioni d’Italia,
per poi partecipare ad un incontro
nazionale a San Rossore.
L’estate è lunga, ma le proposte
sviluppate da Don Andrea e don
Davide per l’oratorio della Basilica di Sant’Elena sono tante, e
soprattutto pensate per coinvolgere tutte le fasce d’età; il primo
passo è già stato fatto, non resta
che aderire a questa nuova iniziativa con libertà ed entusiasmo.
Ricordati di rinnovare il tuo abbonamento a
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DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO DI CAGLIARI
Cultura. Dal 29 maggio al 14 giugno la Città ha ospitato una serie di eventi musicali.
“Spettacolo aperto”, tutta Cagliari
conquistata dalla bellezza del canto
La rassegna promossa
da Studium Canticum
nasce dalla volontà
di aprire il mondo
della musica corale
ad un vasto pubblico
CHIARA LONIS
C
AGLIARI INVASA DALLA mu-
sica e dall’amore per il
canto: dal 29 maggio al
14 giugno si è svolto in
città l’evento “Spettacolo Aperto”,
un progetto promosso dal coro
polifonico Studium Canticum e
che ha visto impegnati tantissimi
artisti seguiti da un numeroso e
calorosissimo pubblico. La manifestazione è nata dalla volontà di
aprire il mondo del coro a tutti,
mostrare quanto possa essere un
linguaggio tanto classico quanto
moderno nel suo repertorio e non
una prerogativa esclusivamente
sacra, religiosa. “Spettacolo Aperto” non si è svolto in uno stadio o
un’arena, ma è stata la natura stessa dell’iniziativa a delineare i suoi
sfondi: teatri e chiese ma anche
scuole, giardini pubblici, piazze e
perfino il lungomare. Una piccola
anticipazione era stata quella del
27 maggio con canti a cappella sui
mezzi pubblici, ma a partire dal
29 è iniziata la vera e propria ondata canora che ha investito la
città; per venti giorni si sono avvicendati laboratori ed esecuzioni
di ogni genere, in particolare con
una tre giorni dedicata alla musica argentina sotto la guida di Gustavo Maldino, argentino doc ed
esperto in espressioni etniche e
folcloriche latinoamericane. Tra
gli altri aspetti salienti c’è senz’altro lo spettacolo, tenutosi all’Auditorium del Conservatorio, intitolato “Paolofischio che le correva
dietro”, scritto e interpretato da
Roberto Piumino e accompagnato da dieci canzoni eseguite da Coro dei Piccoli, Scuole in Coro, Ad libitum e Studium Canticum; la
narrazione parla di un velocissimo corridore, appunto Paolofischio, che corre dietro alla vita per
carpirne tutti i segreti ma si trova in
difficoltà perché la vita è molto più
veloce di lui, una cosa apparentemente così astratta che pure si rivela attuale, quasi quotidiana, e di
importante riflessione. L’evento
di maggior portata dell’intera manifestazione è stato però il Sunrise
Mass del 2 giugno: in oltre 400
spettatori hanno assistito alle sei
del mattino, con un cappuccino
caldo e un cornetto, ad un singolare concerto presso l’anfiteatro di
Marina Piccola, osservando il sorgere del sole cullati dalla suggestiva musica del pianista e compositore norvegese Ola Gjeilo, interpretata dal coro Studium Canticum insieme all’orchestra Ensemble Palestrina sotto la direzione di Gary Graden; Federica, una
corista dello Studium Canticum,
dice «Non tutti i giorni capita di
poter cantare una così bella composizione con tutt’intorno i paesaggi mozzafiato dell’aurora […]
In un primo momento pensavo di
sognare e che tutte quelle sensazioni fossero solo frutto della mia
immaginazione, finchè ho notato che il pubblico, iniziato il primo brano, ha chiuso gli occhi iniziandocon noi questo viaggio metafisico dal cielo alla terra». Per
chiudere in bellezza, sabato 14
giugno alle 21 si è svolto il gran finale sulle scalinate della Basilica di
Bonaria con l’esibizione di tantissimi cori affiancati dalla banda comunale di Sinnai e con la direzione di Pier Paolo Scattolin, all’insegna di un’esplosione dei più svariati generi musicali, passando da
“Non potho reposare” alle musiche del grande Ennio Morricone, e
tanti altri ancora. “Spettacolo
Aperto” ha rivestito per alcuni
giorni la città di note e suoni mai
sgraditi, perché alla musica non si
dice mai di no e il livello di partecipazione ne è stato la prova inconfutabile e Federica ce lo conferma: «[…] in molti vorrebbero
ripetere l’esperienza e credo che se
si verificheranno le condizioni ottimali si ripeterà certamente e io ci
spero tanto!». Allo Studium Canticum va dunque il merito di aver
portato a compimento il suo mirabile progetto, con l’invito “A risentirci presto!”.
Il Cagliari a Giulini:
inizia il dopo Cellino
L’amministratore della Fluorsid alla guida della società
FRANCESCO ARESU
Q
lo si può dire
con certezza, senza tema
di essere smentiti. Il Cagliari Calcio passa di mano: dopo
ventidue anni Massimo Cellino
lascia la tolda di comando del
club all'imprenditore milanese
Tommaso Giulini, 37 anni e amministratore delegato della
Fluorsid Group, azienda operante nel campo della chimica industriale (è la maggior produttrice
mondiale di derivati del fluoro
per l’industria dell’alluminio)
con sede a Macchiareddu.
Si apre così una nuova pagina
nella storia sportiva del e di Cagliari, con la società che torna di
proprietà di un imprenditore non
sardo (l'ultimo era stato il toscano Alvaro Amarugi, nei primi anni Ottanta).
Il comunicato ufficiale, pubblicato sul sito web del Cagliari lo
scorso 11 giugno, segna la fine
dell'era Cellino e l'inizio di quella Giulini, ex consigliere di amUESTA VOLTA
ministrazione dell'Inter e amico
di Massimo Moratti, che si è affrettato a smentire qualunque
ruolo nell'affare. «Il calcio è in
una profonda fase di evoluzione
e rinnovamento – le prime parole di Giulini da nuovo proprietario del Cagliari – e in questo contesto va visto il mio coinvolgimento.
Il progetto che ho in mente è ambizioso e si fonda su principi
chiari: sviluppo di un progetto
tecnico di successo, crescita del
settore giovanile, integrazione
con il territorio, innovazione e
internazionalizzazione
del
brand». Idee chiare per superare
l'impasse che negli ultimi anni
ha bloccato la crescita sportiva e
non del club rossoblù, con la
questione stadio a influire maggiormente sulla situazione generale.
Non a caso nella mente di Giulini il problema ha un peso importante: «I prossimi giorni serviranno a realizzare un piano di lavoro di breve termine e di medio
IL PORTICO
7
brevi
ONG LUCIANO LAMA
In arrivo i bimbi
dell’ex Jugoslavia
Domenica alle 8.30 al Palazzetto
dello Sport di via Beethoven a
Quartu Sant’Elena è prevista
la cerimonia di
accoglienza dei
bambini provenienti dall’ex
Jugoslavia per
il loro soggiorno estivo, organizzato dall’ONG
Luciano Lama – Sez Sardegna.
IL 20 GIUGNO
Giornata del rifugiato
a Quartu
In occasione della Giornata mondiale del rifugiato, il 20 giugno la
Caritas diocesana di Cagliari, insieme al Comune di Quartu, organizza una giornata all’insegna dell’integrazione. Durante l’iniziativa,
che avrà luogo nel territorio comunale di Quartu a partire dalle 9 fino
all’ora di pranzo, ci sarà la presentazione del progetto San Fulgenzio
nell’ambito dello SPRAR (Sistema
di protezione per richiedenti asilo e
rifugiati), un torneo di calcio che
coinvolgerà anche la Parrocchia di
Sant’Antonio e altre associazioni
del terzo settore impegnate nel territorio, e un evento gastronomico
per favorire lo scambio e la conoscenza reciproca tra i partecipanti.
Tutte le informazioni relative all’evento sono disponibili sul sito
www.caritascagliari.it e sulla pagina facebook della Caritas diocesana di Cagliari.
LUNEDÌ 23 GIUGNO
Presentazione del libro
sulla Beata Sagheddu
lungo che servirà ad affrontare i
principali temi aperti: tecnico,
squadra, sponsor e stadio».
«Durante i primi mesi del 2014 –
il commiato di Cellino nella nota
ufficiale del club rossoblù – mi
sono convinto che era giunto il
momento di chiudere l’esperienza di presidente. Sono stati
anni intensi e meravigliosi durante i quali ho vissuto dei momenti indimenticabili, ringrazio
tutti i miei collaboratori, tutti i
giocatori ma soprattutto la terra
Sarda e i tifosi del Cagliari».
L'ormai ex numero uno rossoblù
può così dedicarsi totalmente al
Leeds United, ultima sua passione calcistica, con la promozione
in Premier League (e tutti gli introiti che ne conseguono) nel mirino. Prima di andar via, però,
Cellino ha voluto rassicurare
l'ambiente sulla bontà delle intenzioni di Giulini: «Fluorsid
Group e Tommaso Giulini sono
una garanzia in tal senso. I tifosi
possono stare tranquilli.
La Cagliari Calcio continuerà in
un cammino di crescita sostenibile. Queste ultime settimane sono state concitate e hanno visto
tanti soggetti avvicinarsi al Cagliari (evidente il riferimento alla fantomatica cordata americana rappresentata da Luca Silvestrone, poi svanita nel nulla
n.d.r.).
La Cagliari Calcio ha necessità e
merita un progetto concreto e
ambizioso», ha spiegato il “King
of the Corn” (lett. “re del grano”),
come è stato ribattezzato dalla
stampa sportiva inglese.
Lunedì 23 alle 18 nell’Aula Magna
della Pontificia Facoltà Teologica
della Sardegna a Cagliari verrà
presentato il libro “Beata Maria
Gabriella Sagheddu.Testimone credibile
del
vangelo di
unità”, curato da padre
Dionigi Spanu, sj.
Introduce i
lavori padre Maurizio Teani, preside della Facoltà Teologica, intervengono monsignor Mauro
Maria Morfino, vescovo di Alghero – Bosa, delegato dell’episcopato sardo per la vita consacrata, madre Francesca Diana,
superiora generale delle Figlie
Eucaristiche di Cristo Re.
8
IL PORTICO DE
IL PORTICO
SOLENNITA’ DEL CORPUS DOMINI (ANNO A)
dal Vangelo secondo Giovanni
I
o sono il pane vivo, disceso dal cielo. Se uno
mangia di questo pane vivrà in eterno e il
pane che io darò è la mia carne per la vita
del mondo».
Allora i Giudei si misero a discutere aspramente fra loro: «Come può costui darci la
sua carne da mangiare?».
Gesù disse loro: «In verità, in verità io vi dico: se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete in voi la vita. Chi mangia la mia carne e
beve il mio sangue ha la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo giorno. Perché la mia
carne è vero cibo e il mio sangue vera bevanda.
Chi mangia la mia carne e beve il mio sangue rimane in me e io in lui. Come il Padre,
che ha la vita, ha mandato me e io vivo per
il Padre, così anche colui che mangia me
vivrà per me. Questo è il pane disceso dal cielo; non è come quello che mangiarono i padri e morirono. Chi mangia questo pane vivrà in eterno».
Gv 6, 51-58
DON ANDREA BUSIA
il portico della fede
D
opo l’episodio della moltiplicazione dei pani i giudei iniziano a farsi delle domande e
a interloquire con Gesù per capire la portata
di ciò che è accaduto, questo dà a Gesù la
possibilità di passare dal segno (la moltiplicazione dei pani) all’insegnamento, il
brano odierno del vangelo è tratto proprio
da questo lungo insegnamento di Gesù. In
particolare ci viene presentata la sezione
dell’insegnamento in cui Gesù parla della
necessità di nutrirsi della “sua carne”. Già all’offerta del suo corpo come nutrimento la
folla non reagisce bene, c’è stupore e si discute “aspramente” riguardo le parole di
Gesù, esse sono sconvolgenti e sembrano
loro del tutto assurde! Ma a Gesù questo
non preoccupa, anzi lui rincara la dose:
non solo offre il suo corpo come nutrimento, ma anche il suo sangue, ed inoltre
questi non sono semplicemente opzionali ma sono elementi necessari per accedere alla vita eterna. Come si vede Gesù non ri-
Chi mangia la mia ca
sponde sul “come” chiesto dalla folla, ma
continua il suo discorso sul perché, sulla
finalità del suo dono. Il “come” è scritto nel
piano di Dio, non è questo che deve interessare in questo momento agli ascoltatori di Gesù, loro devono interessarsi del perché Gesù offra sé stesso e questo viene
esplicitato in maniera molto chiara: “chi
mangia la mia carne e beve il mio sangue ha
la vita eterna e io lo risusciterò nell’ultimo
giorno”. Gesù sposta l’attenzione su un piano più ampio di quello che è la semplice vita terrena, con i suoi problemi e le sue
preoccupazioni, per concentrare lo sguardo sulla vita eterna; questo discorso di Gesù è un’esplicitazione di una frase che Gesù aveva espresso poco prima: “Procuratevi non il cibo che perisce, ma quello che dura per la vita eterna, e che il Figlio dell’uomo
vi darà” (Gv 6,27). Se si rimane in un’ottica
puramente terrena non si può comprendere né questo né nessun altro discorso di
Gesù, perché Gesù non è venuto a parlarci
della vita terrena ma per aprirci la via per la
vita eterna, si comprende quindi perché
Gesù non abbia risposto alla domanda della folla sul “come” Gesù avrebbe donato il
suo corpo. Anche le espressioni “vera carne” e “vera bevanda” sono conseguenza di
questa logica, non perché Gesù faccia riferimento a ipotetiche carni o bevande false,
ma perché tutto ciò che non è il suo corpo
e il suo sangue non può dare le forze per
raggiungere lo scopo della vita, la vita eterna; tutto il resto può aiutare per altre cose,
ma niente può sostituire questo vero cibo e
questa vera bevanda.
Chiarita la finalità di questo dono, Gesù ci
dice anche da dove deriva questa possibilità: essa deriva dal legame che c’è tra lo
stesso Gesù e Dio Padre, Gesù vive per il
Padre e vuole associare a questo legame
tutti coloro che si nutrirà di lui. Questo tema dell’unione a Cristo è molto caro a Giovanni, si pensi ad esempio al discorso sulla vite e i tralci (“Io sono la vite, voi i tralci. Chi
rimane in me e io in lui, fa molto frutto, perché senza di me non potete far nulla” Gv
15,5) o alla preghiera di Gesù in cui ritorna,
come nel nostro brano, il tema dell’invio
di Gesù da parte del Padre assieme a quello della comunione: “La gloria che tu hai
dato a me, io l’ho data a loro, perché siano
come noi una cosa sola. Io in loro e tu in me,
perché siano perfetti nell’unità e il mondo
sappia che tu mi hai mandato e li hai amati come hai amato me” (Gv 17,22-23).
Il legame con Gesù è per il cristiano, e dovrebbe essere per ogni uomo, un elemento
fondante che caratterizza la sua stessa identità, questo legame si fonda su tantissime
basi tutte importanti, nel vangelo di oggi
ci è stata sottolineata la necessità assoluta
del nutrirsi del suo Corpo e del suo Sangue, ma allo stesso tempo non possiamo ricordare che questo legame ha la sua motivazione esclusivamente nell’amore incondizionato e incommensurabile di Dio per
noi come ci ha ricordato il vangelo di domenica scorsa: “Dio infatti ha tanto amato
il mondo da dare il suo Figlio unigenito”
(Gv 3,16).
AFFRONTARE NELLA GIOIA LE SFIDE ECCLESIALI
“Le sfide esistono per essere superate…senza perdere l’allegria, l’audacia e la dedizione piena di speranza! Non lasciamoci
rubare la forza missionaria!” (109)
Questo appello conclude alcuni dei paragrafi in cui Papa Francesco, senza la pretesa di percorrere approfonditamente le molte sfide a cui la Chiesa deve saper rispondere oggi, affronta alcune tematiche che certamente richiedono un impegno creativo da parte delle comunità cristiane chiamate alla fedeltà
nella carità, nella catechesi, nella celebrazione della fede.
Prima di tutto l’enciclica ci fa considerare che nel popolo di Dio,
vi è una immensa maggioranza di laici, e che i ministri ordinati sono una minoranza al loro servizio.
Al contempo pone in evidenza come i ministeri laicali, al fine
di mantenere la loro autenticità e verità, non possono e non devono essere clericalizzati, anzi devono essere formati, in virtù
dei sacramenti del battesimo e della cresima, perché esplicitino il loro ministero nel mondo, cioè promuovano la penetra-
zione del Vangelo nella società, nella politica, nel mondo economico; tanto più nell’oggi, attraversato da corruzione e malcostume, questo impegno è certamente determinante perché
vi sia una vera evangelizzazione della cultura e delle coscienze, perché il vangelo realmente e concretamente trasformi la
società.
Tra le sfide che la Chiesa deve affrontare, vi è quella di un concreto riconoscimento del contributo della donna alla responsabilità pastorale, anche “…nei luoghi dove vengono prese le
decisioni importanti, tanto nella Chiesa come nelle strutture sociali.”
Così, “nella convinzione che uomini e donne hanno la medesima dignità”, la Chiesa dovrà ascoltare le “rivendicazioni dei
legittimi diritti delle donne” e, dunque, considerare quali ruoli
potranno essere squisitamente affidati alle donne per le loro particolari peculiarità e capacità di intuizione e sensibilità, nei “luoghi dove si prendono decisioni importanti nei diversi ambiti del-
la Chiesa”.
Esse, infatti, sono membra dell’unico corpo che è Cristo,
chiamate, anch’esse a far crescere nella santità tutto il popolo di Dio.
Un’altra tra le sfide elencate da Papa Francesco, è la pastorale giovanile: come avvicinare i giovani, come farli innamorare
di Cristo, come ascoltare le loro inquietudini e saper rispondere
con il loro linguaggio.
Nell’orizzonte giovanile si affaccia anche la sfida della ricerca
di una strada per la propria vita tra cui anche il compito delle comunità cristiane a saper proporre la vocazione al sacerdozio e
la vocazione alla vita consacrata, non per riempire i seminari o
i monasteri, bensì per permettere a chiunque tra i giovani, riconosca di essere chiamato ad un cammino di speciale consacrazione, sempre perché il Vangelo percorra le strade del
mondo per portare speranza a tutti gli uomini.
di Maria Grazia Pau
ELLA FAMIGLIA
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
9
Il dialogo ecumenico con gli anglicani
arne...
Tutti in cammino
verso l’unità
nche a noi il Signore sembra domandare: «Di che
cosa stavate discutendo
lungo la via?» (Mc 9,33). Quando
Gesù pose questa domanda ai suoi
discepoli, essi rimasero in silenzio
perché provavano vergogna, avendo discusso tra di loro chi fosse il
più grande. Anche noi ci sentiamo
confusi per la distanza che esiste
tra la chiamata del Signore e la nostra povera risposta. Davanti al suo
sguardo misericordioso non possiamo fingere che la nostra divisione non sia uno scandalo, un ostacolo all’annuncio del Vangelo della salvezza al mondo. La nostra vista non di rado è offuscata dal peso
causato dalla storia delle nostre divisioni e la nostra volontà non sempre è libera da quell’ambizione
umana che a volte accompagna
persino il nostro desiderio di annunciare il Vangelo secondo il comandamento del Signore (cfr Mt
28,19).
Il traguardo della piena unità può
sembrare un obiettivo lontano, ma
rimane sempre la meta verso cui
dobbiamo orientare ogni passo del
cammino ecumenico che stiamo
percorrendo insieme. Trovo incoraggiamento nella saggia esortazione del Decreto sull’Ecumenismo del Concilio Vaticano II, che
ci chiama a portare avanti le nostre
relazioni e la nostra collaborazione
senza ostacolare le vie della Provvidenza e senza recare pregiudizio
ai futuri impulsi dello Spirito Santo
(cfr Unitatis redintegratio, 24). Il
nostro progresso verso la piena comunione non sarà semplicemente
il risultato delle nostre azioni umane, ma libero dono di Dio. Lo Spirito Santo ci dà la forza di non scoraggiarci e ci invita ad affidarci con
piena fiducia alla sua azione potente.
Come discepoli che si sforzano di
seguire il Signore, sappiamo che la
fede è venuta a noi attraverso molti testimoni. Siamo in debito verso
grandi santi, verso maestri e comunità che ci hanno trasmesso la
fede nel corso dei secoli e che ci attestano le nostre comuni radici. Ieri, Solennità della Santissima Trinità, Vostra Grazia ha celebrato i
vespri nella chiesa di San Gregorio
al Celio, da dove Papa Gregorio Magno inviò il monaco Agostino e i
A
RISCRITTURE
CRESCERE NELL’AMORE
Il Corpus Domini è la festa dell’Eucaristia, dono meraviglioso di Cristo, che nell’Ultima Cena ha voluto lasciarci il memoriale della sua Pasqua, il sacramento
del suo Corpo e del suo Sangue, pegno di immenso
amore per noi. Una settimana fa i nostri sguardi erano
attratti del mistero della Santissima Trinità; quest’oggi
siamo invitati a fissarli sull’Ostia santa: è lo stesso Dio!
Lo stesso Amore! Questa è la bellezza della verità cristiana: il Creatore e Signore di tutte le cose si è fatto
"chicco di grano" per esser seminato nella nostra terra,
nei solchi della nostra storia; si è fatto pane per essere
spezzato, condiviso, mangiato; si è fatto nostro cibo per
darci la vita, la sua stessa vita divina. Nacque a Betlemme, che in ebraico significa "Casa del pane", e
quando incominciò a predicare alle folle rivelò che il
Padre l’aveva mandato nel mondo come "pane vivo disceso dal cielo", come "pane della vita".
L’Eucaristia è scuola di carità e di solidarietà. Chi si nutre del Pane di Cristo non può restare indifferente dinanzi
a chi, anche ai nostri giorni, è privo del pane quotidiano.
Tanti genitori riescono a malapena a procurarlo per sé e
per i propri bambini. E’ un problema sempre più grave,
che la comunità internazionale fa grande fatica a risolvere.
La Chiesa non solo prega "dacci oggi il nostro pane
quotidiano", ma, sull’esempio del suo Signore, si impegna in tutti i modi a "moltiplicare i cinque pani e due pesci" con innumerevoli iniziative di promozione umana e
di condivisione, perché nessuno manchi del necessario
per vivere.
La festa del Corpus Domini sia occasione per crescere
in questa concreta attenzione ai fratelli, specialmente ai
poveri. Ci ottenga questa grazia la Vergine Maria, dalla
quale il Figlio di Dio ha preso la carne e il sangue.
Benedetto XVI - 25 maggio 2008
suoi compagni ad evangelizzare i
popoli dell’Inghilterra, dando origine ad una storia di fede e santità
della quale avrebbero poi beneficiato molte altre genti europee. Un
cammino glorioso, del quale rimane profonda traccia in istituzioni e
tradizioni ecclesiali che condividiamo e che costituiscono un fondamento solido per la nostra fraternità.
Su queste basi guardiamo con fiducia al futuro. La Commissione
internazionale anglicano-cattolica e la Commissione internazionale anglicano-cattolica per l’unità
e la missione costituiscono ambiti
particolarmente significativi per
esaminare, in spirito costruttivo, le
vecchie e le nuove sfide dell’impegno ecumenico.
Quando ci siamo incontrati per la
prima volta, Vostra Grazia, abbiamo parlato delle comuni preoccupazioni e del nostro dolore di fronte ai mali che affliggono la famiglia
umana. In particolare, abbiamo
espresso lo stesso orrore di fronte
alla piaga del traffico di esseri umani e alle diverse forme di schiavitù
moderna. Ringrazio Vostra Grazia
per l’impegno che Ella dimostra
nell’opporsi a tale intollerabile crimine contro la dignità umana. In
questo vasto campo d’azione, che
si presenta in tutta la sua urgenza,
sono state avviate significative attività di cooperazione sia in campo
ecumenico, sia con autorità civili e
organizzazioni internazionali. Molte sono le iniziative caritative nate
dalle nostre comunità e condotte
con generosità e coraggio in varie
parti del mondo. Penso in particolare alla rete di azione contro la tratta delle donne creata da numerosi
istituti religiosi femminili. Ci impegniamo a perseverare nella lotta
alle nuove forme di schiavitù, confidando di poter contribuire a dare
sollievo alle vittime e a contrastare
questo tragico commercio. Come
discepoli inviati a guarire il mondo
ferito, ringrazio Dio che ci ha reso
capaci di fare fronte comune contro questa gravissima piaga, con
perseveranza e determinazione.
Papa Francesco
Incontro con Justin Welby,
Arcivescovo di Canterbury
Lunedì, 16 giugno 2014
10
IL PORTICO DEI LETTORI
IL PORTICO
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
LETTERE A IL PORTICO
Gent. Direttore,
sono una abbonata al Il Portico.
Le scrivo perché desidero formulare attraverso il vostro settimanale i più sinceri auguri, a nome mio e di tutta la comunità di
Selegas, a Suor Luigina Mancosu, per i suoi 50 anni di consacrazione religiosa. La festa cade
il 21 giugno.
Suor Luigina tanti, tanti , tanti auguri
Miriam Cirina
Selegas (CA)
Suor Maria Raffaelangela della
Divina Misericordia, Murgia Angelina, nata a Nurri il 12 aprile
1918 è entrata nel nostro Monastero il 28 febbraio 1946 con la
sorella Sr. M. Annunziata.
Ha fatto la vestizione il 24 ottobre
1946, la 1^ professione il 25 ottobre 1947, la professione solenne il 25 ottobre 1950.
Chiamata dalla Madre Presidente della Federazione, Md. Secondina Bosio, a fondare un monastero in Tailandia partì da Cagliari il 26 novembre 1971 per Torino, dove trascorse alcuni mesi
per imparare la lingua. Lasciò Torino il 16 febbraio 1972, con sr.
Margherita di Lucca, per il Mo-
nastero di Ban Pong.
Da qui, con la Madre Giovanna
Catellani, andò a fondare il monastero di Ban Sneg Arun, voluto dal mons. Pietro Carretto, vescovo della nuova Diocesi. In seguito è stata inviata per aiutare le
ulteriori fondazioni di Udon Thani e Thare’ Sakonna Kon e infine
Sampram – Nakhon Pathom,
dove si è ammalata di degenerazione cerebellare, con difficoltà
di deambulazione e della parola.
Questa nuova situazione ha consigliato la Madre Presidente a
farla rientrare in Patria, con suo
grande dispiacere, il 29 giugno
1991.
Suor Maria Raffaelangela era una
vera figlia di San Francesco e di
Santa Caterina. Aveva assimilato
bene il principio della minorità.
Tutto riferiva a Dio, non si appropriava di niente. Era umile, semplice, generosa, riservata, silenziosa, anima di preghiera. Tutto
prendeva dalle mani di Dio, senza lamentele, sempre sorridente.
Le occupazioni, le difficoltà quotidiane, le prove, tra cui la malattia abbastanza pesante, non le
impedivano quell’interiore relazione con il Signore che illumina e
da valore ad ogni avvenimento
della vita.
Aveva anche ben assimilato le 5
regole del tacere:
Tacere di sé è umile.
Tacere i difetti altrui è carità.
Tacere parole inutili è penitenza.
Tacere a tempo e a luogo è prudenza.
Tacere nelle croci è eroismo.
Da ogni suo atteggiamento si coglieva la volontà di aderire sempre più intimamente a Cristo.
La sua coscienza delicata si rivelava se accadeva qualche piccolo contrasto con le sorelle: si
addolorava fino alle lacrime e non
si sentiva degna di ricevere il
Santissimo Sacramento.
Era molto laboriosa e brava in
tutto: cuciva e stirava benissimo, qualunque lavoro faceva
con perfezione, ma non voleva
ricevere complimenti. Sr. Cherubina, una sorella thailandese venuta a Roma per un corso di formazione, aveva detto che, quando sr. M. Raffaelangela era da
loro, non era stato più necessario comprare abiti, perché quelli
che avevano, anche se mal ridotti, li aggiustava in modo perfetto da farli sembrare nuovi. Lei
però non ha gradito questo complimento, anzi non solo non si è
compiaciuta ma sembrava rattristata perché era stata riferita
questa bella cosa.
Rientrata dalla Tailandia ha continuato a rendersi utile alla Comunità, senza fa pesare la sua
malattia, fino al momento della
resa nel quale la sua vita missionaria è diventata la sua preghiera e la sua sofferenza, offerta per
la Chiesa, per le vocazioni sacerdotali e la salvezza delle anime.
Gradualmente la sua malattia l’ha
spogliata di tutto, anche della comunicazione verbale con le sorelle.
Si è spenta dolcemente così come aveva vissuto il 22 maggio
scorso.
Monastero del Santo Sepolcro
delle Monache Clarisse
Cappuccine
Cagliari
Inviate le vostre lettere a Il Portico, via mons. Cogoni 9, 09121 Cagliari o utilizzare l’indirizzo [email protected], specificando nome e cognome, ed una modalità per rintracciarvi. La pubblicazione è
a giudizio del direttore, ma una maggiore brevità facilita il compito. Grazie.
L
e storie fascinose dei reali, da qualunque parte vengano, hanno sempre attirato un folto pubblico, ma di
solito corrono il rischio di avere la
stessa vita dei loro protagonisti, una cometa splendente per un tempo limitato, quanto gliene concede la stampa, e poi lasciano il
posto ai successori della dinastia. L'ultimo
film con protagonista Nicole Kidman, del
regista francese Olivier Dahan, non sfugge
alla regola e compare negli orizzonti del cinema mondiali con una polemica prevista e
forse anche complice di aver trattenuto l'attenzione sul film il necessario per incuriosire il pubblico che sapeva poco o voleva conferme riguardo alla storia (quanto sia vera
non si sa, ed è da lì che parte la polemica)
della bellissima Grace Kelly che sposando il
principe Ranieri diventa principessa del
principato di Monaco.
Le vicende iniziano con una fine: quella delle riprese del suo ultimo film Alta società
(1956) e seguono gli anni del fidanzamento,
matrimonio e mantenimento sia con il principe che con il suo popolo.
Il focus sulla protagonista si muove in un
binario parallelo a quello delle vicende che
smuovono Monaco a fine anni '50, in seguito alla dipendenza del principato dalla Francia di DeGaulle e la delicata situazione che
l'attrice ebbe con i media nel momento in
cui pensò di tornare sotto i riflettori per Hitchcock, che la voleva protagonista in Marnie
(ruolo che alla fine andò alla Tippi Hedren di
Uccelli).
L'ora e mezzo di storia scorre inaspettatamente fluida e senza grossi buchi narrativi,
Nicole Kidman protagonista del film di Olivier Dahan
Grace di Monaco
VALERIA USALA
e la caratterizzazione di una stella del secolo
scorso in fondo rende giustizia all'idea regale
che abita il nostro immaginario, complice la
Kidman che presta mente e corpo ad un personaggio con il quale condivide una regalità a tratti
imbarazzante.
Come in moltissime pellicole di questo calibro, il
polverone che si forma intorno al film rischia di annebbiare il film stesso, e di
conseguenza rischia di influire in un giudizio che
esula dal prodotto preso
singolarmente. Volendo
astrarre la storia di Grace
(e qui il 'di Monaco' del titolo che ne indica un'appartenenza non natìa ma
acquisita ha grande importanza) si può pensare al suo cammino come a quello di una donna che, semplicemente, sceglie. Vicenda vicina perciò anche a chi
non diventa principessa.
Le due doti ricevute, bellezza e talento attoriale, di certo la aiutano, ma la Grace Kelly del
film cerca di non essere mai né diventare
un'eroina senza debolezze. La volontà di
svelare un lato più fragile della sua vita privata e personale, in rapporto al marito e allo stesso principato della
quale immagine sarà responsabile in seguito al
matrimonio, è una scelta
che aiuta la storia ad universalizzarsi, purtroppo
non rischiando mai di arrivare troppo in alto. Ma in
ogni caso le scelte, la difficoltà a prenderele e le conseguenze che ne derivano
sono la chiave per raccontare una figura che dietro
la patina da stella ha carne
ed ossa come noi. E, cosa
ancora più importante, la
scelta che la principessa fa
malgrado le apparenze risulta la più coraggiosa. In un mondo come quello di oggi dove il successo, la fama, l'adorazione e il sentirsi 'seguiti' dagli altri sembra essere l'unica cosa essenziale per sentirsi vivi, scegliere
la famiglia, l'impegno politico e l'adozione
reciproca con il suo popolo è una scelta più
o meno condivisibile, ma sicuramente degna di essere raccontata.
Da parte della famiglia e del principato il
tentativo è sembrato fallito, e anche la critica non è stata magnanima con il film, forse
anche per l'attesa che esso ha creato e che faceva pensare alla biografia dell'anno (e in
effetti aveva tutte le carte in regola per diventarlo). Manca di sicuro lo spessore tecnico che ad un film come questo serviva per
guardare una storia, non banale ma già raccontata in altri modi nella storia del cinema, in modo non indimenticabile ma almeno originale.
A parte il fascino innato della Kidman che
pervade ogni scena, il resto è piuttosto opaco e debole, forse perchè l'intento iniziale
si è un po' perso per strada,e le luci dei riflettori hanno finito per abbagliare anche
gli addetti ai lavori.
Nonostante ciò però il film non annoia e si
lascia guardare, perchè le principesse in fondo non ci stancano mai. E così anche Grace,
che dai riflettori cinematografici è passata a
quelli meno forti ma comunque diffusivi
della stampa (per motivi politici, di gossip e,
in seguito alla morte, anche di cronaca) non
è forse mai riuscita ad allontanarsi dal palcoscenico, che ha finito per diventare reale
tanto quanto lei, in una realtà da favola come quella di una principessa, ma a tratti in
salita come quella di qualunque altra donna
nel mondo. Certo, al contrario di tanti altri,
lei ha intrapreso la scalata con eleganza,
quasi a mostrare che il perchè è importante,
ma il come lo è altrettanto.
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
IL PORTICO DELLA DIOCESI
Convegno del Clero. Mons. Sigalini ha guidato la riflessione sul cammino diocesano.
Dobbiamo essere veri missionari
per portare Dio ad ogni uomo
Mons. Miglio:
“Un tema centrale
è quello del laicato,
un popolo
consacrato con il
Battesimo e la Cresima”
ROBERTO COMPARETTI
100 TRA sacerdoti
e religiosi hanno partecipato all’annuale
convegno di fine anno
pastorale, svoltosi nei giorni scorsi nell’Aula Magna del Seminario Arcivescovile. “Unti per il popolo” il titolo scelto, a testimonianza della necessità di avere
un clero diocesano al servizio
delle comunità loro affidate.
Due mattinate di lavoro con le
relazioni di monsignor Arrigo Miglio, sul tema “Luoghi e momenti critici della pastorale diocesana
a seguito delle “Indicazioni per il
triennio” e degli “Orientamenti
2013/14”, e di monsignor Domenico Sigalini, vescovo di Palestrina, presidente della Commissione Episcopale per il laicato, che
aveva come oggetto “Panorama
degli orientamenti pastorali della Chiesa italiana alla luce del
Magistero pastorale di Papa
O
LTRE
Francesco e del sussidio “Invito a
Firenze”.
Nel corso della sua relazione
monsignor Miglio ha posto l’accento sul cammino fatto dalla
Chiesa di Cagliari in questi due
anni, sulla scia degli orientamenti che il programma pastorale aveva tracciato. “Stiamo lavorando nella direzione giusta?
Il tipo di comunità cristiana è
quella che ci viene presentata
dalla rivelazione del Nuovo Testamento, oppure stiamo lavorando verso una direzione che ci
porta ad avere una comunità diversa?”, ha chiesto il presule ai
sacerdoti presenti. Interrogativi
che hanno animato anche il di-
battito al termine della prima
giornata, con diversi sacerdoti
che hanno posto alcune questioni importanti in vista del lavoro
che attende il clero nel prossimo
anno pastorale.
A provocare i presenti la relazione di monsignor Sigalini che ha
suddiviso il suo intervento in tre
parti: gli orientamenti pastorali
della Chiesa italiana sul tema
“Educare alla vita buona del Vangelo”, le sollecitazioni del magistero del Papa “gioiose e sferzanti”, come le ha definite il presule
bresciano, e la preparazione al
convegno di Firenze nel 2015, come conclusione del cammino
quinquennale fatto dalla Chiesa
in Italia. Tra i diversi passaggi della relazione di monsignor Sigalini uno ha evidenziato il dover essere del sacerdote. “La gente – ha
detto il vescovo di Palestrina – si
aspetta da noi quanto ha detto il
Papa: dobbiamo avere l’odore
delle pecore, dobbiamo essere
missionari, pronti a lasciare il
gregge nel recinto per andare a
cercare la pecorella smarrita”.
Nella seconda giornata invece i
lavori di gruppo, su quattro aree
tematiche: l’iniziazione cristiana pre e post battesimale, oratori e pastorale giovanile, pastorale familiare e preparazione al matrimonio, religiosità e pietà popolare.
Per oltre un’ora sacerdoti di foranie diverse si sono confrontati
in maniera laboratoriale, per poi
presentare il risultato in assemblea, prima delle conclusione
dell’Arcivescovo. “Entro il mese
di giugno – ha annunciato monsignor Miglio – è previsto l’incontro con i responsabili dei diversi uffici pastorali. Sarà un momento di confronto su quanto
emerso nel corso del convegno
mentre a settembre è previsto il
convegno pastorale, con un approfondimento sul tema del laicato, di un popolo consacrato in
virtù dell’unzione ricevuta attraverso i sacramenti del Battesimo
e della Cresima”.
Pensare la pastorale
alla luce dello Spirito
L
A PARTE DEL convegno par-
ticolarmente apprezzata.
I laboratori tematici che i
circa 100 sacerdoti hanno svolto
nel secondo giorno di convegno
del clero sono risultati decisamente graditi ai presbiteri cagliaritani. Quattro gli ambiti di
discussione nei gruppi.
Nel primo, quello relativo all’iniziazione pre e post battesimale, è
emerso come le diverse situazioni ambientali delle comunità
meritano un approccio diverso
tra una parrocchia urbana ed una
delle zone interne. In particolare
è stato evidenziato come le proposte spesso siano sganciate rispetto al contesto nel quale si trova una comunità cittadina rispetto ad una delle zone interne.
Ad esempio, è stato sottolineato,
nei paesi spesso mancano i bambini e la distanza non agevola la
partecipazione alle attività a carattere diocesano, per cui bene
venga il decentramento come accaduto di recente.
Nel gruppo impegnato sui temi
della pastorale familiare e matrimoniale si è costatato come la
preparazione al matrimonio porta a scoprire o anche a riscoprire
la propria comunità di appartenenza. Per questo è necessario
che ci sia una spinta verso l’accoglienza nei confronti di chi desidera avere contatti con la propria parrocchia. Questo – è stato
detto – rappresenta un avamposto della Chiesa istituzione per
l’evangelizzazione, un’occasione preziosa per i sacerdoti e per le
loro comunità di porre delle basi
per la riscoperta della fede. Perciò
occorre andare oltre il tempo di
preparazione per pensare a percorsi di accompagnamento alla
vita di coppia, all’interno di un
specifico cammino di fede.
Nell’ambito dedicato ad oratori, pastorale giovanile e vocazionale è anche scaturita la possibilità di affiancare ai catechisti
gli animatori di oratorio. Un intervento, quello oratoriale nel
percorso catechetico, che do-
11
brevi
MINISTRANTI
Due campi scuola
a Villaputzu
Due campi scuola sono previsti
nel mese di luglio per i ministranti
provenienti dalle Parrocchie della Diocesi. il primo campo scuola sarà dal 9
al 12 luglio a
Villaputzu, il
secondo
sempre a
Vi l l a p u t z u
dal 14 al 17
luglio. Per le
iscrizioni
contattare
don Paolo
Sanna, e-mail: [email protected]
oppure don Davide Curreli, email: [email protected].
AZIONE CATTOLICA
Incontro festa
per i giovani
Venerdì 20 a partire dalle 18 nei locali della parrocchia del SS. Salvatore di Selargius è in programma
l’incontro – festa Giovani/ Giovanissimi di Azione Cattolica per la
chiusura dell’anno associativo. Il
programma prevede alle 18 la
proiezione della partita dei mondiali di calcio Italia - Costa Rica, alle 20 l’inizio delle attività, alle 20.15
il momento di preghiera e alle 21.30
la festa mangereccia. Per informazioni visitare la pagina facebook
“Ac Giovani Cagliari”.
DOCENTI DI IRC
Corso di
aggiornamento
Alcune idee scaturite dai laboratori tematici
R. C:
IL PORTICO
Nei giorni 24, 25 e 30 giugno si
svolgeranno nei locali del Seminario Arcivescovile di Cagliari i
lavori del corso di aggiornamento 2014 per insegnanti di religione cattolica. Il corso riprende le li-
vrebbe partire fin dall’inizio, in
modo che i ragazzi possano vivere quest’esperienza come
qualcosa di familiare, e calata
dall’alto nel post cresima, con la
pretesa che venga vissuta in modo naturale. Un aspetto non trascurabile è quello relativo all’età
dei catechisti così come alcune
realtà associative, come Azione
cattolica e Agesci, che portano
avanti cammini verso i sacramenti, disgiunti rispetto alla catechesi parrocchiale: sarebbe bene è stato ribadito dal gruppo,
armonizzare le cose.
Ultimo aspetto, quello della reli-
giosità e pietà popolare. I partecipanti al gruppo hanno sostenuto che se la pietà popolare deve essere continuamente evangelizzata, essa può diventare
strumento di evangelizzazione.
Per cui è necessario proseguire
nel cammino di incontro, tipico
della pietà popolare, con il proposito di sfruttare meglio gli appuntamenti nelle diverse comunità che contrassegnano la religiosità popolare, al fine di valorizzare le attività della parrocchia, coinvolgendo, secondo determinate forme, anche i ragazzi
del catechismo.
nee formative proposte dal Servizio Nazionale e avrà per tema “Il
linguaggio religioso nell’IRC”. L’iniziativa di formazione è finalizzata ad approfondire il concetto
di “linguaggio religioso” e la sua
specificità all’interno dell’IRC, offrendo sia l’orizzonte teorico che
la possibilità di coglierne la portata dal punto di vista didattico.
12
IL PORTICO DELLA DIOCESI
IL PORTICO
brevi
IL 29 GIUGNO
Giornata per i diaconi
e i ministri istituiti
Domenica 29 giugno, a partire
dalle ore 9.30, nella “Casa Sacra
Famiglia” a Vallermosa, si terrà
la giornata conclusiva dell’anno
sociale dei membri della Comunità per il diaconato permanente
e i ministeri istituiti.
IL 29 GIUGNO
Solidarietà. La cooperativa “Il Sicomoro” si occupa dell’assistenza agli stranieri.
“Il Sicomoro”, accogliere i migranti
per reagire alla “cultura dello scarto”
Venti giovani, originari
di vari paesi dell’Africa
e dell’Asia,
hanno trovato ospitalità
dopo il naufragio
dello scorso 12 maggio
Una Messa
per la gente di mare
La Capitaneria di Porto, l’Autorità
Marittima di Cagliari, il Comitato
Welfare della Gente di Mare e
l’Associazione “Stella Maris”,
promuovono la prima celebrazione Eucaristica per la Gente di
Mare. In occasione della solennità di San Pietro Apostolo Patrono dei Pescatori e della gente
di mare verrà
celebrata
una Santa
Messa, presieduta dall’Arcivescovo Mons. Arrigo Miglio.
Domenica
29 Giugno
alle 9
presso i locali della ex stazione
marittima Molo Sanità. A seguire
ci sarà una degustazione di pesci
fritti del golfo di Cagliari offerta
dai pescatori. Per informazioni
contattare l’Apostolato del Mare
(CEI), al molo Sanità di Cagliari.
Diacono Piero Pia tel/fax
070667689 cell. 3405392915 e
mail:
[email protected].
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
MARIA CHIARA CUGUSI
maggio, la
cooperativa ‘Il Sicomoro’ accoglie una ventina di migranti nell’ambito della ‘emergenza Mare Nostrum’, con le navi della Marina
militare italiana impegnate nel
soccorso ai migranti che dalle coste libiche partono verso quelle siciliane.
Venti ragazzi, età media 20 anni,
originari del Marocco, Pakistan,
Nigeria, Ciad, Ghana, Gambia,
Mali e Sudan, arrivati due giorni
dopo il naufragio del 12 maggio
scorso (17 morti, oltre 200 dispersi), accolti in una struttura a Capoterra, gestita dalla cooperativa
in collaborazione con la Caritas
diocesana, attraverso il progetto
‘Accoglienza all’ombra del Sicomoro’. Un’accoglienza ‘parallela’
a quella offerta dallo SPRAR (Sistema protezione richiedenti asilo e rifugiati), che vede coinvolte le
Prefetture di tutta Italia, attraverso l’attivazione, nelle singole regioni, di una serie di ‘emergenze
straordinarie’. «Abbiamo risposto
D
ALLO SCORSO
a una richiesta di manifestazione
di interesse da parte della Prefettura - spiega Stefania Russo, presidente della Cooperativa - . C’è
una criticità di fondo, relativa all’impossibilità di avviare dei percorsi individualizzati in così breve
tempo (la convenzione con la Prefettura di Cagliari scadrà formalmente il 30 giugno prossimo, con
la possibilità di rinnovo successivo per altri 20 ospiti, ndr). Per il
momento li stiamo accompagnando alla formulazione della richiesta d’asilo, attraverso un servizio di orientamento al territorio,
in base a quanto definito nella
convenzione. Cerchiamo di capi-
re qual è il loro eventuale progetto
migratorio: tutti vogliono andare
via dall’Italia, che vedono solo come punto di passaggio».
Oltre al supporto burocratico, vitto e alloggio, i migranti ricevono
assistenza sanitaria grazie allo Studio Medico Polispecialistico della
Caritas diocesana, assistenza psicologica grazie al Centro d’ascolto
Kepos e all’équipe della cooperativa, mediazione culturale, corsi
di alfabetizzazione alla lingua italiana; inoltre, si sta cercando di organizzare attività sportive in collaborazione con le parrocchie.
Un’azione che, nonostante la precarietà e le difficoltà connesse, si
contraddistingue per «un ascolto
e una presenza costante (quattro
operatori presenti durante la giornata e un responsabile di alloggio
24 h su 24), un atteggiamento di
condivisione, in piena linea con
lo spirito Caritas - continua la Russo -. Cerchiamo di accompagnarli anche nella conoscenza del contesto locale». Un lavoro svolto grazie agli operatori e volontari della
cooperativa, già impegnata da anni nel fenomeno migratorio. Un
percorso già iniziato fin dal 2007,
con l’accoglienza prima dei migranti provenienti dall’Algeria, e,
poi, dei circa 40 richiedenti asilo
nell’ambito della ‘Emergenza
Nord Africa’ (ENA); inoltre, presto
sarà aperta una comunità destinata a una decina di minori stranieri non accompagnati, grazie alla collaborazione con la Caritas
diocesana. Senza dimenticare le
attività di formazione sui temi correlati all’immigrazione, portate
avanti grazie ai progetti nelle scuole, ai laboratori e alle ludoteche
multi-etniche.
«Si tratta di mettere a disposizione
del territorio le nostre competenze su questi temi - continua la presidente -, in modo da promuovere
formazione e sensibilizzazione,
collaborando con le istituzioni locali. È necessario aiutare a comprendere che non si tratta di un’emergenza né di una situazione che
ci deve cogliere di sorpresa, ma di
un qualcosa che farà parte sempre più della nostra quotidianità e
che dobbiamo essere in grado di
gestire».
IL PORTICO DELLA DIOCESI
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Mercedari. Il Padre generale dell’Ordine ha visitato la comunità di N.S. di Bonaria.
Famiglie, giovani e catechesi:
Bonaria al servizio del Vangelo
Padre Giovannino Tolu:
“La visita di P. Ordoñe
è stata un bel momento
di fraternità.
Ognuno di noi ha potuto
presentare il lavoro
pastorale che porta avanti”
MATTEO PIANO
D
OMENICA 8 GIUGNO è stata
una giornata di grande
gioia e felicità per la fraternita Mercedaria di
Nostra Signora di Bonaria. Infatti la
comunità del Santuario ha ricevuto
la visita del Padre Generale dell’Ordine, l’argentino Pablo Bernardo
Ordoñe, in occasione della “visita
canonica” che il Padre Generale è
tenuto a compiere durante il suo
“sessennio”, ossia il mandato di governo. Padre Ordoñe, accompagnato dal segretario di visita P. Damaso Masabo, ha avuto modo di
passare un week-end di fraternità
con la comunità e di raccogliere le
impressioni dei confratelli. Tra i momenti più importanti della visita c’è
stata la Santa Messa parrocchiale
celebrata alle ore 10 in una basilica
gremita di fedeli. Subito dopo la
messa, nel teatro parrocchiale, Padre Ordoñe ha ricevuto un omaggio
canoro e un saluto a nome di tutte le
realtà parrocchiali, in particolar
modo da parte del gruppo delle famiglie.
Durante il pomeriggio, nei locali
I giovani dell’oratorio dei mercedari con il Padre Generale.
dell’oratorio si è tenuto un incontro
con il Movimento Giovanile Mercedario. Proprio l’oratorio, frequentato da numerosi ragazzi, si
può considerare uno dei punti di
forza della parrocchia. Infatti sono
più di 200 i ragazzi e le ragazze, che
sia d’inverno che d’estate, si ritrovano a svolgere le attività proposte.
Virginia, studentessa al liceo classico Dettori, fa parte del Movimento, ed è rimasta particolarmente
colpita dall’esperienza di un sacerdote africano venuto in visita insieme al Padre Generale, che ha raccontato le vicende del suo paese segnato dalla violenza e dalla sofferenza: «Mi ha fatto riflettere molto
sui doni che abbiamo e che non
ovunque sono scontati, come la vita, la pace, i parenti che ci vogliono
bene ... e come si possa andare
avanti anche dopo che nella vita
succedono delle disgrazie difficili
da superare».
Guglielmina, anche lei studentessa
liceale, ha voluto sottolineare
ugualmente la testimonianza della
realtà africana: «Oggi,come spesso
capita,molti ragazzi dopo che avvengono fatti negativi e tristi perdono la fede,mentre questo prete
ha passato momenti peggiori di
questi ragazzi e ha comunque continuato a credere, e forse è anche
merito della fede che lui è riuscito
ad andare avanti. Secondo me se
una persona crede,riesce a superare qualsiasi problema, per me è così e ne faccio spesso esperienza».
L’obiettivo dell’oratorio rimane
quello di avvicinare i giovani al
cammino della fede, tramite il gioco e il divertimento, senza però tralasciare momenti di preghiera e riflessione. L’oratorio diventa una palestra di vita, dove i giovani imparano ad amare il prossimo mettendo a servizio i propri doni e le proprie potenzialità. Inoltre le attività
sono guidate da un team di giovani
animatori, di età compresa tra i 16
e i 39 anni, che prestano il loro servizio all’interno dell’oratorio, vivendo così un importante percorso
di formazione umana e spirituale.
Padre Giovannino Tolu, parroco di
Nostra Signora di Bonaria, nonché
predecessore di P. Ordoñe, è contento e soddisfatto della visita: “È
stato un bel momento di fraternità
dal momento che il Padre Generale ha avuto modo di incontrare e
visitare la nostra comunità. Tra i
momenti più salienti certamente
posso annoverare l’incontro fra noi
religiosi, come comunità del santuario. Ognuno di noi ha avuto modo di esprimere le proprie gioie, le
speranze e le difficoltà sia come
parrocchia che come santuario.”
Padre Tolu conosce bene l’importanza della figura del Padre Generale: “Essenzialmente è una figura
morale, perché secondo lo spirito
delle Costituzioni è il confratello
scelto da tutte le comunità del
mondo per essere da animatore.
Incarna il carisma del fondatore
San Pietro Nolasco e deve dare l’impulso e il coraggio a tutte le comunità. Il nostro obiettivo rimane
quello di aiutare coloro che incontrano difficoltà nel proprio percorso di fede cattolica”.
IL PORTICO
13
brevi
POZZO DI SICHAR
Esercizi spirituali
per il clero
Dal 30 giugno al 4 luglio nel centro di spiritualità “Pozzo di Sichar” padre Francesco
Maceri,
sj, terrà
gli esercizi spirituali per il
clero sul
t e m a
“Chiamati alla comunione del Figlio suo”. Per
informazioni contattare Emilia
Cara al numero 070/650880.
PASTORALE FAMILIARE
Corso in Scienze
del Matrimonio
L’Ufficio di Pastorale Familiare e l’Istituto Superiore di Scienze Religiose hanno organizzato il VII Corso in Scienze del Matrimonio e della Famiglia per coppie e famiglie. Il
corso partirà ad ottobre mentre le
iscrizioni inizieranno il 22
s ettembre
nella sede
dell’Istituto
Superiore di
Scienze Religiose a Cagliari. la durata del corso è
biennale, per
tre ore di corso alla settimana e un
totale di 200 ore, suddivise in due
semestri. Per informazioni contattare l’Istituto di Scienze religiose il
mercoledì dalle 18,25 alle 20,50.
VILLA TECLA
In onda su
Radio Kalaritana
!
!"#$%&'(#"$)"'*$%*$!#*+($'","--*.(/$,0*(+(#"$
('%#"($123$41$24$564$$
(7%&$111$83$69$865$
$
Per donare beni di prima necessità chiamare
Andrea 392 43 94 684 • Aldo 333 12 85 186
Cosa donare?
%
Per esempio: pasta, olio, pelati,
formaggi, carne,
tonno in scatola, legumi in scatola,
biscotti, caffé,
KKKL,(#*.(-,(M7*(#*L*.$
zucchero, sale, merendine, riso,
omogeneizzati e alimenti per l’infanzia etc.
Ma anche dentifricio, sapone, docciaschiuma,
sapone di marsiglia etc.
per offerte
IBAN IT70 Z033 5901 6001 0000 0070 158
C/C POSTALE 001012088967
(Causale: Mensa Caritas)
www.caritascagliari.it
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$
Frequenze in FM: 95,000 - 97,500 - 99,900 - 102,200 - 104,000
Kalaritana ecclesia
Informazione ecclesiale diocesana
Dal lunedì al sabato 9.30 e
16.30
Radiogiornale regionale
Dal lunedì al venerdì 10.30
/12.15
Zoom - Dentro la notizia
Dal lunedì al venerdì 11.30 /
17.30
Oggi è già domani
Nel cuore della notte con lo
sguardo verso il nuovo giorno
(A cura di don Giulio
Madeddu)
Ogni giorno alle 00.01 circa
L’udienza
La catechesi di Papa
Francesco
Il giovedì alle 21.10 circa
Lampada ai miei passi (16 –
22 giugno)
Commento al Vangelo
quotidiano
a cura di don Carlo Rotondo
Dal lunedì al venerdì 5.00 /
6.48 / 21.00
Sabato 5.00 / 6.48 / (21.00
Vangelo domenicale)
Domenica 5.00 / 7.30 / 21.00
Corso di esercizi
spirituali
A conclusione degli incontri di
formazione cristiana e di spiritualità sulla esortazione apostolica del Santo Padre Francesco
“Evangelii Gaudium”, dal 26 28
giugno, monsignor Tore Ruggiu,
vicario episcopale per la vita consacrata, predicherà un corso di
esercizi spirituali aperti a laici e
religiose. Le meditazioni prenderanno spunto dal V capitolo della esortazione di Papa Francesco “ Evangelizzatori con spirito”.
Il corso è a carattere residenziale, ma aperto anche a coloro che
intendono partecipare alle sole
meditazioni e celebrazioni. Per
informazioni e iscrizioni, rivolgersi a Villa Tecla chiamando il
numero tel. 070.890707.
14
IL PORTICO DELLE IDEE
IL PORTICO
brevi
APPUNTAMENTI
Estate al monastero
di San Pietro di Sorres
Molto ricco il programma che il monastero di San Pietro di Sorres offre per l'estate 2014: esercizi spirituali per laici, diaconi, religiose e
religiosi, settimane bibliche, l'appuntamento con Chiesa e Musica,
il Corso di Iconografia, il corso per
Organisti e Ora et laboratorio. Per
informazioni inviare una e-mail a
[email protected], oppure chiamare il numero 079/824001, o ancora visitare il sito
www.sanpietrodisorres.net.
Bioetica. Diverse sentenze della Magistratura stanno scardinando la Legge 40.
Il fragile valore della vita umana
oggi è sempre più minacciato
La recente sentenza
della Corte Costituzionale
ha riaperto il complesso
dibattito sulla realtà
della fecondazione
assistita
PER I GIOVANI
Due appuntamenti
estivi a Cuglieri
Il Centro di Spiritualità Giovani di
Cuglieri ospiterà due appuntamenti
per i ragazzi. Il primo dal 27 al 31 luglio quando è prevista una Lectio
Divina per giovani, guidata da
monsignor Mauro Maria Morfino,
vescovo di Alghero, destinata ai ra-
gazzi dai 19 ai 30 anni. Il secondo
invece si svolgerà dal 27 al 30 agosto ed è destinato ai responsabili e
agli operatori di pastorale giovanile nelle Diocesi, nelle parrocchie,
nei gruppi, nei movimenti e nelle
associazioni.
Questo appuntamento verrà trasmesso in diretta via radio da Radio
Kalaritana e Radio Planargia.
Per tutte le informazioni è possibile consultare il sito www.csg-cuglieri.org, oppure è possibile inviare una mail a: [email protected].
MARIA STELLA LEONE
L
A LEGGE 40/2004( “Norme
in materia di Procrezione
Medicalmente Assistita”)
è stata un passo necessario per evitare l’anarchia di un
vuoto legislativo, ma inevitabilmente è stata l’ingresso, per l’Italia, in un campo minato, quale è
da sempre tutta la discussione giuridica e bioetica su Vita, Genitorialità, Diritti. A dieci anni dall’approvazione, e nonostante la conferma con lo strumento democratico del Referendum, la Legge
40 ha subito “smantellamenti” a
suon di sentenze, ovvero atti di
forza da parte di giudici che sentenziano che i vari articoli non sono equi, in quanto una minoranza della popolazione, quella più
frustrata dall’infertilità nonché
quella omosessuale,non ne trae
vantaggi.
La Legge 40, con paurosi balzi tra
una mina e l’altra, ha istituito alcuni punti fermi nell’uso delle
tecniche di PMA, stabilendo chi
ha diritto ad accedere a tali metodiche( non curative dell’inferti-
lità), e quanto è lecito spingersi
nelle stimolazioni ormonali per
tutelare la salute della donna, oltre che quanto “è lecito”rischiare
nel numero di perdite di embrioni( che con la PMA sono praticamente inevitabili). Come molte
leggi dello Stato, la sua reale applicazione non è oggetto di controllo, per cui le coppie che accedono alla PMA difficilmente sono informate a dovere sui risvolti
bioetici, i rischi per gli embrioni(
solo uno su dieci sopravvive fino
alla nascita, per non parlare di altri rischi che corrono questi piccoli esseri umani in termini di percentuali di malformazione, basso peso, cancro, etc). Inoltre, la
Legge 40 ha il merito di stabilire al-
cuni diritti del nascituro, come la
necessità di genitori viventi al momento della PMA, e tuttavia il concepito resta imprigionato all’interno di un paradosso: così tanto
desiderato rischia, nella stessa legge, di essere scartato semplicemente per esubero, appellandosi
alla Legge 194/78 che consente
un infame aborto, definito “terapeutico”.
A Cagliari la PMA è considerata da
molte coppie che sono entrate nella sofferta e spasmodica ricerca
della felicità, e che sono sinceramente, tenacemente convinte che
questo percorso generi Vita. Salvo poi sentirsi proporre di eliminare uno degli embrioni prodotti,
aumentando la percentuale di so-
DOMENICANI
Quarta settimana
delle Famiglie
Dal 1 al 5 agosto il Movimento Domenicano delle Famiglie ha organizzato la Quarta settimana domenicana delle Famiglie nei locali del
Convento di Cagliari. Il tema sarà
“La carne come cardine della storia della salvezza”. Il programma
prevede venerdì 1 agosto alle 10.30
la relazione di sr. Therese Boillat,
op, sul tema “San Domenico e la
sfida dei catari: dualismo o unità di
spirito e corpo”. Sabato 2 agosto
alle 18 i coniugi Ilaria Delicati e Francesco Maiorca parleranno del tema
“Dall’attrazione erotica al compimento dell’eros: l’agape”. Domenica 3 agosto alle 10.30 i coniugi
Sonia Cannas e Stefano Galletta
proporranno il tema “Uno sposo e
un padre in carne e ossa”. Lunedì 4
agosto alle 10.30 Luisa Mura e Stefano Fadda interverranno sul tema
“Amare nella libertà: etica del corpo”. Infine martedì 5 agosto padre
Christian Steiner proporrà il tema
“Confusione dei ruoli familiari o
centralità coniugale?”. Per informazioni ed iscrizioni [email protected],
oppure
3337468785.
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Don Luigi - Napoli
Insieme.
Insieme ai poveri. Insieme ai dimenticati. Insieme alle vittime della
camorra. Insieme ai detenuti. Insieme ai malati. Insieme agli anziani soli.
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CEI Conferenza Episcopale Italiana
Chiesa Cattolica
pravvivenza degli altri figli, e ottenere per l’illustre ed encomiato
dottoreuna casistica migliore.
Recentemente, la Corte Costituzionale ha dichiarato illecito vietare la fecondazione eterologa, come stabilisce la Legge 40.
Perché negare il”diritto del figlio”ad una coppia che non ottiene gravidanze con i propri gameti, queste persone vivono una croce pesante, l’eterologa non è adulterio, vorrebbero “solo “una gravidanza. Anzi, dato che con l’eterologa non sarebbero esattamente dei genitori genetici, anche questa è “adozione”, quindi è una cosa bella!
Ma l’adozione non è la stessa cosa:
come spiega l’On. Carlo Casini,
Presidente del Movimento Per la
Vita Italiano: “L’adozione è un rimedio ad un male: l’abbandono
di un minore da parte dei genitori genetici, e non è uno strumento
per soddisfare un diritto degli
adulti, ma un modo per soddisfare il diritto del minore alla famiglia. Il “meglio”per il fanciullo sarebbe di non essere abbandonato.
Nel caso dell’eterologa, al contrario, l’abbandono del figlio viene
istituzionalizzato e incoraggiato:
si genera deliberatamente per abbandonare. Nella sostanza, di tale
Legge resta in piedi il baluardo dell’art. 1, che riconosce il concepito
come soggetto titolare di diritti sullo stesso piano delle altre persone coinvolte”.
Beh, sulla carta, e comunque finchè non arriverà la prossima sentenza!
IL PORTICO DELL’ANIMA
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
Pastorale. Una riflessione sull’omelia a partire dall’Evangelii gaudium di Papa Francesco.
Una “buona omelia” è il frutto
di uno sforzo reciproco d’amore
MARCELLO LOI
V
flessione di fronte al dolore umano
e al suo mistero, si inizia una lunga
discussione tra i quattro.
Prende la parola Giobbe per dire
male della vita e del giorno di disgrazia. I tre amici, Elifaz di Teman,
Bildad di Suach e Sofar di Naamà,
interverranno cercando di motivare, giustificare, accusare, correggere Giobbe attraverso argomentazioni antropologiche e teologiche. Ognuno col proprio schema
mentale, con la propria religiosità,
con la sapienza data dall’età, con la
sensibilità propria.
Nel leggere i loro discorsi sembra di
trovarsi in prossimità di un tavolino, intorno al quale alcuni discutono di un problema e cercano di
convincere gli altri del proprio pensiero. Oppure sembra di assistere
ad una gara poetica durante la quale il tema proposto è la sofferenza.
Elifaz è probabilmente il più vecchio d’età e mostra di essere saggio.
Ha uno sguardo severo e forgiato
da una concezione apologetica di
Dio.
Questi ha sempre ragione, mentre l’uomo soffre per eventuali
sue colpe. Elifaz non è fondamentalista né intransigente, ma
l’età gli ha insegnato a porre giuste domande ‘Può l’uomo essere
più retto di Dio o il mortale più
puro del suo Creatore?’ (4,17).
Bildad è un uomo equilibrato,
che argomenta la propria posizione sulla base di convinzioni
personali e dell’esperienza di vita: ‘Dio non rigetta l’uomo integro… Colmerà di nuovo la tua
bocca di sorriso’ (8,20-21). In ultima analisi, Sofar è figura del
giovane impulsivo e rivoluzionario.
Ciò che conta non è avere o non
avere sofferenze, ma porsi di
fronte a Dio come unico che può
dare vita e rendere la gioia di un
tempo. Tuttavia, i tre amici non
riescono a scardinare la certezza
di Giobbe di essere sempre stato
giusto.
IVIAMO NELLA civiltà del-
l’immagine, siamo abituati a percepire la
realtà più con gli che
con le orecchie. I giovani amano
avere tutto e subito e anche gli
adulti pian piano si abituano ad
apprendere informazioni a una
velocità che solo qualche anno
fa era impensabile. Il tempo di
un click è sufficiente per andare
in capo al mondo. Chi ha più la
pazienza di ascoltare a lungo un
altro che parla, che espone il suo
pensiero? Siamo tutti disposti all’ascolto a patto che chi parla sia
breve, conciso, giunga velocemente al dunque ed esponga il
messaggio in modo chiaro e sia
capace di catturare l’attenzione.
Le ricerche in ambito socio pedagogico dicono che l’attenzione
dell’ascoltatore cala dopo circa
sette minuti. Come la mettiamo
con l’omelia nella celebrazione
della Messa? Anche il Papa, nella
sua prima lettera apostolica tratta l’argomento con toni molto
forti e meticolosi perché, scrive:
«molti sono i reclami in relazione
a questo importante ministero e
non possiamo chiudere le orecchie» (EG 135). Già dal tempo degli studi teologici, il presbitero sa
che dovrà fare i conti con il ministero della Parola e il giorno dopo l’ordinazione, senza mai averlo sperimentato prima, verrà catapultato all’ambone per predicare. Fino a quel momento, come tutti aveva ascoltato altri.
D’altra parte l’assemblea non ne
sa nulla, sa solo che quel giovane
è un prete e per definizione è un
omileta. Ogni prete sa quanto sia
complesso l’atto della predica-
zione e in modo particolare l’omelia nell’azione liturgica. Il Papa, nella Evangelii Gaudium trova l’ambito più ampio dentro il
quale poter comprendere i punti di forza e di debolezza della sequenza rituale dell’omelia nell’ambito della liturgia della Parola: la Chiesa Madre. Prenderne coscienza aiuta l’omileta e
l’assemblea a cui egli si rivolge a
trovare una giusta relazione senza che l’uno pretenda o attenda
dall’altro ciò che non può e non
deve dare. Così afferma il Papa:
«la Chiesa è madre e predica al
popolo come una madre che
parla a suo figlio, sapendo che il
figlio ha fiducia che tutto quanto
gli viene insegnato sarà per il suo
bene perché sa di essere amato.
Inoltre, la buona madre sa riconoscere tutto ciò che Dio ha seminato in suo figlio, ascolta le sue
preoccupazioni e apprende da
lui. Lo spirito d’amore che regna
in una famiglia guida tanto la
madre come il figlio nei loro dialoghi, dove si insegna e si apprende, si corregge e si apprezzano le cose buone; così accade
PERSONAGGI DELLA BIBBIA
I tre amici di Giobbe
di MICHELE ANTONIO CORONA
libri sapienziali della bibbia
greca-cristiana si aprono con
il libro di Giobbe, a differenza
di quella ebraica che ha i Salmi. Giobbe è descritto attraverso
tre capitoli in prosa e 39 in poesia.
Della sua vicenda si conosce solo
ciò che si racconta in prosa, mentre
la lunga ed interessante trama della poesia è generalmente non conosciuta. Giobbe è raffigurato come un uomo sapiente e molto ligio
alle pratiche di purificazione culturale. Inoltre, le disgrazie e gli
eventi che lo provano non riescono
in alcun modo ad indurlo nella
‘maldicenza’ nei confronti di Dio. È
un uomo che sa tenere ben fermo
il ‘timone della lingua’ e che evita in
I
anche nell’omelia. […] Questo
ambito materno-ecclesiale in cui
si sviluppa il dialogo del Signore
con il suo popolo si deve favorire
e coltivare mediante la vicinanza
cordiale del predicatore, il calore
del suo tono di voce, la mansuetudine dello stile delle sue frasi, la
gioia dei suoi gesti. Anche nei casi in cui l’omelia risulti un po’
noiosa, se si percepisce questo
spirito materno-ecclesiale, sarà
sempre feconda, come i noiosi
consigli di una madre danno
frutto col tempo nel cuore dei figli» (EG 139). L’atto omiletico è
qui descritto come il dialogo tra
una madre e un figlio. Se l’atmosfera è quella della “casa paterna
e materna”e non quella dell’aula
universitaria o del tribunale, anche le povertà e le fragilità dei familiari sono accettate e accolte.
L’omileta non avrà l’atteggiamento del professore né del giudice e si impegnerà per porgere il
messaggio nel modo più interessante possibile e l’assemblea sarà
capace di comprendere le sue
eventuali debolezze e fragilità,
perché egli è solo uno strumento
povero nelle mani di Dio. Quali
potrebbero essere le cause che
impediscono il dialogo tra Dio e
il suo popolo? Si può ridurre il
problema alla mediocre o scarsa
attitudine retorica del predicatore? L’errore più grave che si
possa commettere affrontando
questo tema è quello di trattarlo
a prescindere dalla sua complessità. Non si può giudicare l’omelia avulsa dal contesto liturgico
suo proprio, cioè non si può giudicare l’omelia in se ma solo se
considerata come parte dell’azione liturgica nella quale parole
e gesti si intrecciano producendo
un linguaggio che supera quello
parlato. Non si può valutare la
qualità di un’omelia senza considerare la liturgia nella quale viene proposta, la tipologia dell’ assemblea, lo spazio celebrativo,
l’impianto audio, la cura dei gesti
e del linguaggio, i canti, l’ars celebrandi di chi presiede, ecc. Un
fattore che insieme agli altri fa si
che l’omelia raggiunga il suo scopo è la capacità di ascolto dell’assemblea. Il dialogo fra Dio e il
suo popolo si concretizza nello
spezzare la Parola da parte del
ministro e nello «stare» ad ascoltare dei fedeli. È in gioco e l’umanità dei fedeli e l’umanità del
sacerdote, entrambe consapevoli della loro povertà e del loro peccato. Se da una parte «Un predicatore è un contemplativo della
Parola ed anche un contemplativo del popolo» (EG 54), dall’altra
anche il popolo, corpo di Cristo,
ascolterà di più e meglio se aperto alla contemplazione del Cristo capo nell’omileta. Un Omelia
“ben fatta” è il risultato di un continuo sforzo di amore e di ascolto reciproco.
qualsiasi modo di rendersi inviso
agli uomini e a Dio. In poche parole, è il prototipo del fedele, del tipico uomo credente semitico. Alle
sue vicende partecipano tre uomini, i quali si presentano a lui nel
momento più basso della sua condizione umana: ‘Alzarono gli occhi
da lontano, ma non lo riconobbero. Levarono la loro voce e si misero a piangere. Ognuno si stracciò il
mantello e lanciò polvere verso il
cielo sul proprio capo. poi sedettero accanto a lui in terra, per sette
giorni e sette notti. Nessuno gli rivolgeva una parola, perché vedevano che molto grande era il suo
dolore’ (2,12-13). Dopo questo periodo simbolico di silenzio e di ri-
IL PORTICO
15
detto tra noi
La triste piaga
dei bambini scomparsi
di D. TORE RUGGIU
Un fenomeno, questo, raccapricciante e molto spesso taciuto o
non sufficientemente denunciato dai mezzi di comunicazione sociale. Dal 1983 in tutto il mondo si
celebra la giornata internazionale dei bambini scoparsi. Si calcola che ogni anno, nel mondo,
scompaiano almeno 8 milioni di
bambini (22.000 al giorno). Anche in Italia spariscono persone di
ogni età ogni anno. Nel 2013 sono svanite nel nulla oltre 3.000
persone. Dietro c’è qualche maniaco sessuale ma anche adozioni illegali, specie nei Paesi poveri
e altre motivazioni che fanno del
traffico di bambini un fenomeno di
inaudita gravità, quanto e più del
traffico di prostitute, di droga, di
armi e di danaro sporco. Anche
per questo fenomeno si è levata
forte la voce di Papa Francesco:
“con i bambini non si scherza”.
Tutto ha origine nella assenza culturale del rispetto alla vita dal concepimento alla morte naturale.
Poi, in mezzo, si sviluppano questi e altri fenomeni che coinvolgono gli innocenti, financo ad arrivare alla
pedofilia e
allo sfruttamento dei
minori in tutti i sensi. Gesù ha sempre difeso i
bambini: “lasciate che i pargoli
vengano a me”. E ha indicato nel
bambino la via della salvezza: “se
non diventerete come bambini
non entrerete nel regno dei cieli”.
E le parole più dure Gesù le ha
pronunciate contro coloro che
scandalizzano i piccoli: “sarebbe
meglio per lui che gli fosse appesa al collo una macina girata da
asino, e fosse gettato negli abissi del mare”. Mamma mia! Altro
che scherzare! Dunque: da che
parte stiamo? Dalla parte degli 8
milioni di bambini che scompaiono ogni anno? Dalla parte di un incalcolabile numero di bambini ai
quali viene impedito di venire in
questo mondo con la sciagura
criminosa e omicida dell’aborto?
Oppure ci siano abituati? O addirittura abbiamo pensato, come
per l’aborto, che si tratti di una
conquista sociale? Altro che conquiste sociali e progresso! Questo
manifesta un degrado morale che
rende l’uomo peggiore delle bestie le quali difendono con amore
le proprie creature fino a renderle
indipendenti. Si tratta, quindi, di
schierarsi sempre e comunque
con persone indifese. Non possiamo più tollerare che continui
nel presente la strage degli innocenti comandata da quello sciagurato e crudele Nerone il grande.
Non dimentichiamolo mai: la vita
è un dono di Dio, quindi è sacra.
Solo lui può darla e riprenderla
quando e come vuole. L’uomo
deve solo mettersi in ginocchio
davanti ad ogni bambino nato e
davanti ad una mamma che lo custodisce nel suo grembo.
16
IL PORTICO DI PAPA FRANCESCO
IL PORTICO
Papa Francesco. L’incontro a S. Maria in Trastevere con la Comunità di S. Egidio.
Lasciarsi conquistare dal Vangelo
per condividerlo con i fratelli
uesta antica basilica è
diventata luogo di preghiera quotidiana per
tanti romani e pellegrini. Pregare nel centro della città
non vuol dire dimenticare le periferie umane e urbane. Significa
ascoltare e accogliere qui il Vangelo dell’amore per andare incontro ai fratelli e alle sorelle nelle periferie della città e del mondo!
Ogni chiesa, ogni comunità è
chiamata a questo nella vita convulsa e a volte confusa della città.
Tutto comincia con la preghiera.
La preghiera preserva l’uomo
anonimo della città da tentazioni
che possono essere anche le nostre: il protagonismo per cui tutto gira attorno a sé, l’indifferenza,
il vittimismo. La preghiera è la
prima opera della vostra Comunità, e consiste nell’ascoltare la
Parola di Dio – questo pane, il pane che ci dà forza, che ci fa andare avanti – ma anche nel volgere
gli occhi a Lui, come in questa basilica: «Guardate a lui e sarete raggianti, i vostri volti non dovranno
arrossire», dice il Salmo (34,6).
Chi guarda il Signore, vede gli altri. Anche voi avete imparato a
vedere gli altri, in particolare i più
poveri; e vi auguro di vivere quello che ha detto il Prof. Riccardi,
che tra voi si confonde chi aiuta e
chi è aiutato. Un’attenzione che
lentamente cessa di essere attenzione per diventare incontro, abbraccio: si confonde chi aiuta e
chi è aiutato. Chi è il protagonista?
Tutti e due, o, per meglio dire,
Q
Papa Francesco riceve il saluto di Andrea Riccardi, fondatore di S. Egidio.
l’abbraccio.
Nei poveri è presente Gesù, il
quale si identifica con loro. San
Giovanni Crisostomo scrive: «Il
Signore si accosta a te in atteggiamento da indigente...» (In
Matthaeum Homil. LXVI, 3: PG
58, 629). Siete e rimanete una Comunità con i poveri. Vedo tra voi
anche molti anziani. Sono contento che siate loro amici e vicini.
Il trattamento degli anziani, come
quello dei bambini, è un indicatore per vedere la qualità di una
società. [...]
Un mio amico mi faceva una domanda, tempo fa: perché io non
parlo dell’Europa. Io gli ho fatto
una trappola, gli ho detto: “Lei ha
sentito quando ho parlato dell’Asia?”, e si è accorto che era una
trappola! Oggi parlo dell’Europa.
L’Europa è stanca. Dobbiamo
aiutarla a ringiovanire, a trovare le
sue radici. E’ vero: ha rinnegato le
sue radici. E’ vero. Ma dobbiamo
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aiutarla a ritrovarle.
Dai poveri e dagli anziani si inizia
a cambiare la società. Gesù dice
di sé stesso: «La pietra che i costruttori hanno scartato è diventata la pietra d’angolo» (Mt 21,42).
Anche i poveri sono in qualche
modo “pietra d’angolo” per la costruzione della società. Oggi purtroppo un’economia speculativa
li rende sempre più poveri, privandoli dell’essenziale, come la
casa e il lavoro. E’ inaccettabile!
Chi vive la solidarietà non lo accetta e agisce. E questa parola “solidarietà” tanti vogliono toglierla
dal dizionario, perché a una certa cultura sembra una parolaccia. No! E’ una parola cristiana,
la solidarietà! E per questo siete
famiglia dei senza casa, amici delle persone con disabilità, che
esprimono – se amati – tanta
umanità. Vedo qui inoltre molti
“nuovi europei”, migranti giunti
dopo viaggi dolorosi e rischiosi.
La Comunità li accoglie con premura e mostra che lo straniero è
un nostro fratello da conoscere e
da aiutare. E questo ci ringiovanisce.
Da qui, da Santa Maria in Trastevere, rivolgo il mio saluto a quanti partecipano alla vostra comunità in altri Paesi del mondo. Incoraggio anche loro ad essere
amici di Dio, dei poveri e della pace: chi vive così troverà benedizione nella vita e sarà benedizione per gli altri.
In alcuni Paesi che soffrono per la
guerra, voi cercate di tenere viva
la speranza della pace. Lavorare
per la pace non dà risultati rapidi,
ma è un’opera da artigiani pazienti, che cercano quel che unisce e mettono da parte quel che
divide, come diceva san Giovanni XXIII.
Occorre più preghiera e più dialogo: questo è necessario. Il mondo soffoca senza dialogo. Ma il
dialogo è possibile soltanto a partire dalla propria identità. Io non
posso fare finta di avere un’altra
identità per dialogare. No, non si
può dialogare così. Io sono con
questa identità, ma dialogo, perché sono persona, perché sono
uomo, sono donna e l’uomo e la
donna hanno questa possibilità
di dialogare senza negoziare la
propria identità. Il mondo soffoca senza dialogo: per questo anche voi date il vostro contributo
per promuovere l’amicizia tra le
religioni.
Andate avanti su questa strada:
preghiera, poveri e pace.
NOMINE NEL CLERO
La Conferenza Episcopale Sarda ha nominato
mons. Giovanni (Gianni) Sanna
direttore spirituale del Pontificio Seminario Regionale della
Sardegna, a decorrere dal 1 settembre 2014.
Monsignor Arrigo Miglio, Arcivescovo di Cagliari,
comunica le seguenti nomine:
Mons. Ottavio Utzeri
è nominato cancelliere arcivescovile
e inizierà il proprio servizio dal 1 luglio 2014.
Don Ferdinando Loddo
è nominato direttore dell’Archivio Diocesano
e inizierà il proprio servizio dal 1 luglio 2014.
Don Michele Fadda
è nominato rettore del Seminario Arcivescovile e direttore
dell’Ufficio per la pastorale vocazionale,
e inizierà il proprio servizio dal 1 settembre 2014.
Don Davide Curreli
è nominato vice rettore del Seminario arcivescovile e vice
direttore dell’Ufficio per la pastorale vocazionale,
e inizierà il proprio servizio dal 1 settembre 2014.
Don Marco Orrù
è nominato economo diocesano e vicario episcopale per i
problemi amministrativi, e inizierà il proprio servizio
dal 1 settembre 2014. Don Orrù continuerà a dirigere
anche l’Ufficio diocesano per la pastorale familiare.
Don Paolo Sanna
è nominato parroco di San Pietro Apostolo in Assemini
a partire dal 1 settembre 2014.
Don Marcello Lanero
è nominato parroco di Sant’Ambrogio in Monserrato
a partire dal 1 agosto 2014.
Don Giulio Madeddu
è nominato canonico effettivo del Capitolo Metropolitano.
DOMENICA 22 GIUGNO 2014
curiosità
SETTIMANALE DIOCESANO
DI CAGLIARI
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Figus.
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Tore Ruggiu, Andrea Busia, Valeria Usala,
Matteo Piano, Maria Grazia Pau, Raffaele
Pontis, Marta Fais, Chiara Lonis, Maria Stella Leone, Marcello Loi, Michele A. Corona.
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