Home_files/Comunicazione 184 Incontro con lo scrittore Pino

La concorrenza (perfe-a) CP •  La concorrenza cos2tuisce una pietra di paragone per il comportamento di altri merca2 4 PUNTI CHIAVE: 1.  La C.P. presenta numerose cara-eris2che desiderabili dal punto di vista economico 2.  Libertà di entrata e uscita sono fa-ori decisivi per stabilire se un mercato è concorrenziale ed efficiente 3.  Il benessere sociale viene massimizzato in condizioni di CP 4.  Gli effeH benefici della CP sono ridoH in presenza di esternalità (inqui) Presuppos2 della CP •  Bene omogeneo perfe7amente divisibile. •  Tu-e le imprese vendono un prodo-o iden2co. I prodoH sono indis2nguibili tra le varie imprese •  Informazione perfe7a. •  Le par2 dispongono di tuH i da2 rilevan2 sul mercato sia sulle q e che sul prezzo. Di conseguenza i fa-ori variano con2nuamente al variare di p •  Assenza di cosB di transazione. •  Non si sostengono cos2 per far parte del mercato •  Le imprese sono price taker •  (non c’è influenza da parte della singola parte) •  Assenza di esternalità. •  I cos2 priva2 sono simili a quelli sociali (inquinamento è esternalità se l’impresa non paga i cos2) •  Se diciamo che le imprese non fissano il prezzo non è necessario ipo2zzare la presenza di n imprese e che vi sia libertà di entrata e uscita (merca2 concorrenziali anche con poche imrpese) Il comportamento della singola impresa •  obieHvo: la massimizzazione del profi7o ! = !" − !(!)
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Le imprese sono PRICE TAKER, quindi si trovano di fronte al prezzo “p” una curva di DOMANDA ORIZZONTALE (vendono qualsiasi “q”) L’impresa aumenta la produzione fino a quando il RM è superiore al MC Il RM equivale a dire il prezzo, quindi la condizione di produrre è valida fino a quando i MC eguagliano il prezzo (P=MC) •  CONDIZIONE NECESSARIA (1° ORDINE) derivare rispe-o a q ! − !! ! = 0
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•  CONDIZIONE SUFFICIENTE (2° ORDINE) (la curva MC è inclinata pos. Nel punto di equilibrio) !′′ ! < 0
•  L’area profiH equivale: !" − !!!!!!! ! − !" !
Curve di costo e massimizzazione dei profiH Fonte: Carlton-­‐Perloff Decisione di chiusura •  Un’impresa produce solo se farlo è più proficuo che non produrre. •  I ricavi devono essere superiori ai COSTI EVITABILI (i cosB in cui l’impresa non incorre se cessa la produzione) •  Es. siamo in presenza di COSTI IRRECUPERABILI (imposte non rese con la cessazione) •  In questo caso i COSTI EVITABILI coincidono con i AVC •  Quindi l’impresa deve produrre fino a quando p è uguale o superiore AVC • 
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Nel breve il punto minimo AV è maggiore di AVC (dentro ci sono i cos2 fissi) CONVENIENZA A PRODURRE? P < AC* ma superiore a AVC* Cioè è più proficuo avere ricavi superiori al costo medio variabile minimo per compensare parte dei cos2 medi fissi piu-osto che sostenerli in toto •  Questo cosa significa? •  Che l’impresa può produrre anche in perdita (se appare più conveniente che cessare l’aHvità) Decisione di chiusura: esistono cos2 irrecuperabili (produrre in perdita?) • 
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Es. costo fisso irrecuperabile 200 MC costante per 100 q pari a 10 P =10 q vendute 100. CONVIENE PRODURRE? Se p scende a 9, cosa conviene fare? Se p sale a 11, cosa conviene fare? •  Allora se tuH i cos2 sono irrecuperabili un’impresa è aHva se p è maggiore o uguale a AVC*. PUNTO DI CHIUSURA (ps) •  DERIVIAMO LA CURVA DI OFFERTA DELL’IMPRESA (sulla curva MC al di sopra del punto AVC*) Decisione di chiusura: esistono cos2 evitabili (produrre prima di andare in perdita?) • 
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Es. costo fisso irrecuperabile 200 MC costante per 100 q pari a 10 P =10 q vendute 100. Possibilità di pagare una penale e perdere solo 100 (dei 200) CONVIENE PRODURRE? Il prezzo al quale si verifica la chiusura è superiore al costo variabile medio e si avvicina tanto più al costo medio quanto maggiore è la proporzione dei cos2 fissi che risultano evitabili •  Al limite quando non esistono cos2 irrecuperabili, il punto di chiusura coincide con il punto di minimo di AC, così un’impresa chiude prima di subire perdite Equilibrio di breve periodo: deriviamo le curva di offerta e di domanda L’entrata avviene solo nel LP (impian2) L’impresa realizza ProfiH e induce A entrare Fonte: Carlton-­‐Perloff Ipotesi: cos2 fissi irrecuperabili nel BP. Vi sono n imprese iden2che Curva S è la somma orizzontale delle curve di offerta di ogni impresa Il tra-o orizzontale di S rifle-e il fa-o che q è pari a 0 se p<ps Equilibrio di lungo periodo: i principali avvenimen2 •  Nel LP le imprese possono adeguare il loro livello di capitale in modo da poter entrare nel mercato •  I profiH nel BP inducono le imprese a entrare o uscire fino a quando il prezzo raggiunge il costo medio minimo di LP AC* •  Se il numero di imprese che possono produrre a questo costo è molto elevato la curva S di LP è pia-a proprio a AC* •  In questo modo si assiste sia a un nuovo punto di equilibrio di breve che di lungo • 
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Avremo così le seguen2 informazioni: N* imprese in equilibrio P=AC* Q*=n*q* la quanBtà in equilibrio I profiZ sono nulli Equilibrio di lungo periodo: i principali avvenimen2 ProfiH nulli p=AC* La forma della curva S di LP può anche non essere pia-a. Se l’aumento di q fa salire i prezzi di alcuni fa-ori di produzione la S ha pendenza crescente. Se esistono economie di scala, all’aumento di q i prezzi scendono e la curva ha pendenza nega2va Fonte: Carlton-­‐Perloff Equilibrio concorrenziale e funzioni di produzione In presenza di economie di scala o Quando il n imprese non è compa2bile con i rendimen2 costan2 L’equilibrio di CP potrebbe non essere la soluzione stabile L’analisi di BP e LP presuppone l’impostazione classica fondata su una funzione di produzione con rendimen2 di scala costan2. Dopo il raggiungimento della DOM le imprese non avranno L’incen2vo ad aumentare la propria scala produHva. se invece ci fossero economie di scala o Diseconomie le imprese avrebbero incen2vo a aumentare o ridurre la produzione Fonte: Carlton-­‐Perloff Teorema della ragnatela: la stabilizzazione dei merca2 concorrenziali Modello non stabile L’elas2cità dell’offerta è superiore a quella della domanda Il monopolio •  Un’impresa possiede il MONOPOLIO di un mercato se è l’unica fornitrice di un prodo-o per il quale non esistono sos2tu2 streH •  L’impresa fissa il prezzo senza 2mori dei concorren2 e affronta una curva di domanda con pendenza nega2va e fissa un prezzo superiore al MC •  La quan2tà venduta è inferiore a quella che si oHene in un mercato concorrenziale •  LE CONDIZIONI CHE AFFRONTIAMO: •  1) p> MC •  2) qm<qc •  3) perdita secca per la società Il monopolio: quali problemi da affrontare? •  1. che differenza esiste tra MONOPOLIO e CONCORRENZA in termini di prezzi e di benessere? •  2. in che modo sono crea2 e mantenu2 i MONOPOLI? •  3. esistono merca2 che beneficiano dell’esistenza di un MONOPOLIO? •  4. come un MONOPSONISTA esercita il proprio potere sul mercato? •  COMPORTAMENTO MONOPOLISTICO •  L’impresa per massimizzare i profiZ ha un incenBvo a produrre in modo efficiente. Poiché il monopolista sa che la curva di domanda ha pendenza negaBva, maggiore è la quanBtà venduta minore è il prezzo di vendita •  La curva di DOMANDA cosBtuisce un VINCOLO per il monopolista che nel tentaBvo di max i profiZ non può contemporaneamente fissare p e q La curva di domanda e le scelte del monopolista Fonte: Carlton-­‐Perloff Per l’impresa concorrenziale non esiste il dilemma, visto che affronta una curva di domanda orizzontale e il prezzo di vendita non cambia se aumenta la quan2tà RICAVI MARGINALI (area B -­‐ area A) Se non avesse dovuto abbassare i prezzi l’incremento sarebbe stato pari a p0 (MR) invece Il prezzo è sempre superiore al ricavo marginale (p=MR concorrenza) La curva di domanda e le scelte del monopolista •  Il ricavo marginale RM è la variazione dei ricavi derivante dalla vendita di un’unità aggiun2va di prodo-o •  RT=p(Q)Q, dove p(Q) è la curva di domanda (p è funzione decrescente di Q) !" = ! + !
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•  Usando il calcolo differenziale della funzione dei ricavi totali o-eniamo: !" =
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Massimizzazione dei profiH di monopolio •  I ricavi marginali e totali sono stre-amente correla2. Quando i primi sono posi2vi i secondo aumentano all’espandersi dell’output. Quando invece sono nega2vi i ricavi totali diminuiscono. •  I ricavi totali vengono massimizza2 quando i ricavi marginali sono uguali a zero !"#$ = ! ! !
Condizione di primo ordine: porre i ricavi marginali pari a zero 1A !" = ! +
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Massimizzazione dei ricavi di monopolio 1A Fonte: Carlton-­‐Perloff Massimizzazione dei profiH di monopolio •  Il monopolista comunque mira a massimizzare i profiH invece che i ricavi, proprio come opererebbe un’impresa concorrenziale •  In questo caso si massimizzano i profiH quando il ricavo marginale è esa-amente uguale al costo di produzione di quella unità aggiun2va (2°A) •  CONSEGUENZA: •  La quan2tà di output sarà inferiore rispe-o al caso precedente Massimizzazione dei profiH di monopolio 2A Fonte: Carlton-­‐Perloff Massimizzazione dei profiH di monopolio: analisi •  MR=MC max ! = ! ! ! − !(!)
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Confronto con equilibrio concorrenziale Sovrapprezzo da monopolio •  Dalle cara-eris2che della domanda si oHene come differenza tra il prezzo da monopolio e il MC, il prezzo concorrenziale •  Esiste una relazione tra sovrapprezzo e elas2cità della domanda rispe-o al prezzo !!""#$#%&!'%()!!!!"#$%"!!"#$%&&'!!!!
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MARGINE PREZZO-­‐COSTO (Indice di LERNER) Quanto più + elas2ca la domanda tanto più il prezzo è vicino al MC (situazione concorrenziale) Cos2 e benefici del monopolio: facciamo un passo indietro •  EFFICIENZA E BENESSERE NELL’EQUILIBRIO CONCORRENZIALE •  A) la produzione è efficiente, non esiste la possibilità per le imprese di aumentare q senza ridurre contemporaneamente la quan2tà di almeno un altro prodo-o •  B) il consumo è efficiente, il valore che un acquirente a-ribuisce al consumo del bene è esa-amente uguale al MC sostenuto per produrlo (p=MC). Nessuna riallocazione dei beni tra consumatori può andare a vantaggio di un consumatore senza danneggiarne almeno un altro Benessere: somma dei surplus Il valore che il consumatore a-ribuisce a una unità addizionale è uguale al costo produz Benessere: valore che le par2 sarebbero dispos2 a pagare per l’acquisto al prezzo di equilibrio Perdita secca •  Il costo sociale di un mercato che non funziona in modo efficiente viene definito PERDITA SECCA (deadweight loss o DWL) ed è la somma delle riduzioni nei surplus a una deviazione dall’equilibrio concorrenziale •  Es. L’INTRODUZIONE DI UNA TASSA •  Lo Stato esige un’imposta T per unità di bene venduta. Se un cliente paga p, lo stato se ne prende T e l’impresa riceve p-­‐T •  L’imposta crea un divario pari a T tra il valore a-ribuito dal consumatore (curva di domanda) e il costo che è disposto a sostenere colui che produce (curva di offerta). •  EFFETTI: •  A) riduzione della quan2tà venduta •  B) aumento del prezzo per il consumatore •  C) diminuzione del prezzo per il venditore Perdita secca derivante da un’imposta Dipende dall’uso che ne fa lo Stato Non perdita di efficienza ma redistribuzione Cos2 del monopolio: facciamo ora un confronto con la perdita secca in equilibrio concorrenziale •  Il divario tra il prezzo di monopolio e il costo marginale rappresenta la differenza tra il valore (prezzo) che gli acquiren2 a-ribuiscono al prodo-o e il costo marginale per realizzarlo •  Il divario è simile a quello che si oHene da una tassa sul prodo-o In questo caso però la redistribuzione è a vantaggio del monopolio Ma i profiH portano A una perdita di efficienza? Monopolio: quanto pesa la DWL di Harberger? • 
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Alcune s2me: Harberger (1954) calcola una perdita secca di meno 0,1% del PNL Worcester (1973) riscontra una DWL pari a 0,4-­‐0,7% Kamerschen (1966) DWL al 6% Alcuni ricercatori sostengono che parte dei profiH del monopolio sono comunque una perdita secca di efficienza (il triangolo DWL è più grande) •  A) se il monopolista riduce l’output so-o i livelli concorrenziali si ha un effe-o in termini di efficienza •  B) (Posner, 1975) la RICERCA DI POSIZIONI DI RENDITA (rent-­‐seeking) •  La possibilità di raggiungere profiH da monopolio spinge l’impresa a spendere risorse per o7enere vantaggi dallo Stato con leggi che limitano o impediscono l’entrata sul mercato •  La perdita secondo Posner è più grande di DWL (s2ma che nei merca2 regolamenta2 si arriva al 30% di perdite di efficienza sui ricavi) •  Ne consegue che la DWL è da ricondurre alla presenza di isBtuzioni statali Cos2 del monopolio: la X-­‐inefficiency •  Parliamo delle inefficienze intrinseche alla forma di produzione specifica del mercato monopolis2co •  In concorrenza, l’impresa inefficiente esce dal mercato, perché non può produrre in perdita •  Nel monopolio, l’impresa inefficiente può con2nuare l’aHvità con profi-o •  Il MONOPOLIO è per sua natura meno efficiente della CONCORRENZA Leibenstein definisce x-­‐inefficiency tuH quei fa-ori associabili alla mancanza di mo2vazione determinata dall’assenza della pressione compe22va e del confronto con gli altri compe2tors Benefici del monopolio Chiediamo a Schumpeter? La teoria dell’imprenditore innova2vo La teoria della distruzione crea2va Il monopsonio •  E’ un mercato in cui opera un singolo compratore •  Il monopsonista stabilisce quanto acquistare scegliendo una combinazione prezzo-­‐quan2tà sulla curva di offerta dell’industria •  Sia il monopsonista che il monopolista influiscono con le loro azioni sul prezzo di mercato •  CONDIZIONE DI MAX PROFITTO: aumenta la quanBtà domandata di bene finché il valore del consumo aggiunBvo (curva di domanda) è maggiore o uguale al costo marginale da sostenere per consumare un’unità in più •  Es. mercato del lavoro: un’unica impresa (DOMANDA DI LAVORO) •  Un’impresa per assumere un nuovo lavoratore deve pagare un salario più elevato (da 5 a 6). Il punto è che deve tenere conto anche degli altri lavoratori. L’aumento deve essere esteso a tuH. •  Se l’impresa ha 100 L il costo passa da 500 a 606. l’impresa assume il lavoratore aggiun2vo solo se il beneficio marginale supera il costo marginale Il monopsonio È più alta perché bisogna tenere conto di tuH i lavoratori Divario tra ricavo e costo Il monopsonista assume meno lavoratori rispe-o a un mercato concorrenziale. Quindi L’azione è indirizzata a limitare l’output come un monopolista Il livello salariale è più basso di quello concorrenziale. Il potere del monopsonio è la Capacità di fissare i salari so-o i livelli concorrenziali Il triangolo DWL è la perdita di efficienza, il divario tra domanda e offerta La concorrenza monopolis2ca • 
Il modello di concorrenza monopolis2ca cos2tuisce una valida alterna2va al modello di concorrenza perfe-a quando si abbandona l’ipotesi di PERFETTA OMOGENEITA’ DEL PRODOTTO (Modello Chamberlin, 1933) • 
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Le ipotesi del MODELLO sono le seguenB: A) Nel mercato ci sono numerosi imprenditori, i prodoH sono sufficientemente buoni sos2tu2 B) il numero delle imprese è sufficientemente elevato da generare in ciascuna l’aspe-a2va che le proprie azioni sfuggano ai concorren2, che non hanno la possibilità di azioni ritorsive C) la curva di domanda e le funzioni di costo sono le stesse per ciascuna impresa del gruppo • 
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PRINCIPALI CONSIDERAZIONI: La diminuzione del prezzo da parte di un’impresa non necessariamente produce, come in CP, l’effe-o di so-rarre quote di mercato ai concorren2 • 
LEVE A DISPOSIZIONE DELL’IMPRESA PER AUMENTARE LE VENDITE: –  1) VARIAZIONI SUL PREZZO –  2) SULLE CARATTERISTICHE DEL PRODOTTO –  3) PUBBLICITA’ Equilibrio nella concorrenza monopolis2ca •  Cosa significa abbandonare l’ipotesi della omogeneità dei prodoH? •  La curva di domanda dell’impresa non è perfe-amente orizzontale •  Come si comporta ora l’impresa? •  La curva di domanda ci fa vedere il prezzo che deve applicare l’impresa diversamente dagli altri per poter vendere le quan2tà di prodo-o (gli altri mantengono i prezzi esisten2) •  ObieHvo dell’impresa? •  Max dei profiH, uguaglianza ricavi marginali e cos2 marginali, quindi bisogna analizzare: •  Ricavi marginali •  Cos2 marginali •  Cos2 medi •  Domanda •  prezzo Equilibrio nel breve periodo Questo incen2va le imprese a entrare nel mercato (Psr – AC(qsr)>0 Prezzo>AC Max profi-o Equilibrio nel lungo periodo •  Il processo di ingresso di nuovi concorren2 riduce il profi-o dell’impresa fino al punto in cui il prezzo eguaglia il AC. •  L’equilibrio di LP però non coincide con una situazione di concorrenza perfe-a ProfiH nulli ma non efficienza produHva •  Il livello di produzione qlr non è un punto di equilibrio di EFFICIENZA. Perché? •  La distanza dei 2 modelli dipende dal GRADO DI DIFFERENZIAZIONE PRODOTTO •  Se i prodoH diventano più omogenei, la curva di domanda residuale della singola impresa si appiaHsce in modo che l’equilibrio si raggiunga nel punto di minimo AC Il processo di aggiustamento di lungo periodo • 
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Abbiamo due curve di domanda: D si basa sull’ipotesi che tu7e le imprese imiBno l’impresa nella manovra dei prezzi d invece si basa sull’ipotesi che le altre imprese non imiBno l’impresa presa in esame La curva D si sposta a sx (se entrano imprese – dimensione è da ripar2re su un numero più alto) a dx (se escono le imprese) Il punto A non è di LP, perché? Il processo di aggiustamento di lungo periodo I profiH sono nulli, la curva d è sempre al di so-o della curva dei cos2 medi di LP Vantaggio della concorrenza monopolis2ca: Differenziazione dei prodoH Il punto B è di equilibrio, le curve d e D intersecano e il punto è tangente alla curva dei cos2 medi Il punto B non si colloca necessariamente nel punto di minimo della curva AC Se la produzione fosse al punto di minimo di AC esso sarebbe maggiore del prezzo e l’impresa opererebbe in perdita. Siamo di fronte a INEFFICIENZA SCALA PRODUZIONE Cri2che al modello di concorrenza monopolis2ca •  Diversi autori hanno messo in discussione la validità delle ipotesi della C.M. •  S2gler e il conce-o di gruppo di imprese (definizione è ambigua e in contraddizione con l’ipotesi di differenziazione) •  Ipotesi poco realis2ca quella di Chamberlin secondo cui le imprese non considerano gli effeH che le proprie decisioni hanno sul comportamento delle altre imprese •  Nella realtà empirica si parla di FORME DI INTERAZIONE tra imprese •  La DIFFERENZIAZIONE è u2lizzata come LEVA STRATEGICA tra le tante