Produzioni_files/Factory Circolare Spettacoli Stagione 2014-2015

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AGLI ENTI
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!Lecce, 27 marzo 2014
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!Oggetto: CIRCOLARE PRODUZIONI FACTORY PER LA STAGIONE 2014-2015
!Gentili Direttori,
E AI TEATRI
IN INDIRIZZO
sottoponiamo alla vostra attenzione le proposte di teatro e danza per la stagione 2014-2015 di
Factory compagnia transadriatica adatte al pubblico serale e a quello dei giovani e una proposta
per le famiglie e i bambini. Di tutti gli spettacoli disponiamo di video integrali di cui possiamo
spedirvi i link o supporto digitale.
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LA BISBETICA DOMATA di William Shakespeare
Traduzione e adattamento di Francesco Niccolini
Regia di Tonio De Nitto
Debutto febbraio 2015
genere: prosa
(disponibilità limitata)
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ROMEO E GIULIETTA di William Shakespeare
Traduzione e adattamento di Francesco Niccolini
Regia di Tonio De Nitto
http://www.youtube.com/watch?v=UFW6HcGn6q4
genere: prosa
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SOGNO DI UNA NOTTE DI MEZZA ESTATE
Di William Shakespeare
Adattamento e regia di Tonio De Nitto
http://www.youtube.com/watch?v=TsNwUILkVek
genere: prosa
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Ass. Culturale Factory-Compagnia Transadriatica - via Pitagora,1 - 73100- LECCE - P.IVA. 04365020751
www.compagniafactory.com
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SPETTACOLI PER FAMIGLIE E RAGAZZI:
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CENERENTOLA
Drammaturgia e regia di Tonio De Nitto
Coreografie di Annamaria De Filippi
http://www.youtube.com/watch?v=qGkusYM7VV4
genere: teatro-danza per bambini e famiglie
Lo spettacolo viaggia anche con agibilità danza co-prodotto da Tir danza.
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!Siamo a disposizione per ogni ulteriore chiarimento.
In attesa di un vostro riscontro
I nostri più cari saluti
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Giovanna Sasso
cura delle produzioni e distribuzione
340.3129308
[email protected]
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Tonio De Nitto
3200119048
[email protected]
[email protected]
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Ass. Culturale Factory-Compagnia Transadriatica - via Pitagora,1 - 73100- LECCE - P.IVA. 04365020751
www.compagniafactory.com
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Romeo e Giulietta
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di William Shakespeare
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adattamento e traduzione di Francesco Niccolini
regia di Tonio De Nitto
con Lea Barletti, Dario Cadei, Ippolito Chiarello,
Angela De Gaetano, Filippo Paolasini, Luca Pastore, Fabio Tinella.
Scenografie di Roberta Dori Puddu
Realizzazione scene L.C.D.C. luminarie Cesario De Cagna
Costumi di Lapi Lou - Luci di Davide Arsenio
Assistente alla regia Paola Leone
Coproduzione Factory, Terrammare Teatro, Teatri Abitati
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Romeo e Giulietta è chiedersi quanto i genitori amino veramente i figli, quanto possano capirli, quanto invece non
imparino a farlo troppo tardi.
Romeo e Giulietta è un gruppo di famiglia sbiadito e accartocciato dal tempo, una foto che ritrova vigore e carne per poi
consumarsi e scolorirsi di nuovo.
Romeo e Giulietta sono le morti innocenti, i desideri irrealizzati e la capacità di sognare che non può esserci tolta.
Romeo e Giulietta è un meccanismo perfetto, un ingranaggio linguistico e scenico che va avanti nonostante essi stessi,
dal quale però ad un certo punto può succedere di voler scendere e in qualche modo di farlo veramente, costi quel che
costi.
Romeo e Giulietta, sono due adolescenti di una comitiva che si cancella per sempre nel tempo di un paio di giorni.
Romeo e Giulietta sono il vuoto lasciato, il segno della tragedia che ha sconvolto una comunità e che non sarà mai
rimosso.
Romeo e Giulietta sono i sette interpreti impegnati con tripli salti mortali in doppi ruoli diametralmente opposti l’uno
all’altro.
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Ass. Culturale Factory-Compagnia Transadriatica - via Pitagora,1 - 73100- LECCE - P.IVA. 04365020751
www.compagniafactory.com
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Romeo e Giulietta, perché scriverne un'altra versione
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Tutto ebbe inizio vent'anni fa. Andai a vedere le prove di uno spettacolo di Teatro Settimo, La storia di Romeo e Giulietta.
Fino ad allora mi era sembrata la tragedia più melensa di Shakespeare, ma cambiai idea. Negli anni seguenti credo di
aver rivisto quell'edizione molte volte e di non aver più smesso di commuovermi. Non tanto per la dolorosa storia d'amore
di quei due ragazzini ma per quei cinque cadaveri adolescenti che occupano la scena alla fine di tutto: cinque cadaveri e
nessun motivo valido per morire, farsi uccidere o, peggio, darsi la morte.
Con gli anni credo che "Romeo e Giulietta" sia lo spettacolo di cui ho visto più versioni, qualcuna davvero indimenticabile.
Quando Tonio De Nitto mi ha proposto di adattare alla sua compagnia quel testo, mi è venuta un'idea al limite
dell'incoscienza: non accontentarmi di adattare una traduzione esistente, ma ritradurre in rima, così come nell'originale
shakespeariano.
All'inizio credevo di morire. I primi versi un'autentica tortura. Ma piano piano la mente si abitua ai nuovi ritmi e le dita
corrono sui versi, sulle rime, sui giochi di parola. Più un'intuizione di Tonio: scrivere i dialoghi dei due innamorati non in
rima, ma nella prosa più semplice e piana possibile. Una grandissima idea, perché l'amore che ti fulmina non ha bisogno
delle regole e delle forme che servono per relazionarsi con il mondo, soprattutto quel mondo ostile e vigliacco nel quale
prevalgono violenza e arroganza. Tutto è gioco, tutto è capriccio, il ritmo e il tono scherzosi, la storia spesso comica, fino a prova contraria, fino al sangue
versato, fino a un padre che dà della puttana alla figlia, fino alla morte dei compagni di gioco, fino al rimpianto più
feroce e alla colpa. Come nel più classico dei casi da tragedia, la colpa dei padri, che – come scrive Pasolini – deve essere
gravissima per meritare una così atroce punizione. Ed è questo il motivo per cui amo tanto "Romeo e Giulietta": perché racconta la colpa più grave in assoluto di cui noi
essere umani ci macchiamo e subiamo allo stesso tempo, la soppressione dell'infanzia e dell'adolescenza. Una
soppressione che tutti piangono, perché tutti siamo stati ragazzi e poi tutto è finito. Lavorare, parola dopo parola, verso
dopo verso, al "Romeo e Giulietta" di William Shakespeare mi sembra il più bel modo per invecchiare senza perdere di
vista l’importanza della giovinezza: la propria, quella dei genitori, e degli adulti che un giorno saremo: non c’è niente da
fare, ci ricorda Shakespeare, la giovinezza morirà per tutti. A noi trovare un modo, un miracolo, perché non muoia. Allora
impariamo le parole d’amore di Romeo e quelle di Giulietta, impariamole a memoria, par coeur, come dicono i francesi,
ché è più bello.
Francesco Niccolini
RASSEGNA STAMPA
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“Romeo e Giulietta” visto da Tommaso Chimenti su www.rumorscena.com del 27.03.14
Se ci limitassimo a dire che il R & G per la regia di Tonio De Nitto è soltanto “pop” non faremmo un buon servizio al
teatro, al pubblico in delirio come raramente se ne vede, agli occhi che brillano, alle scintillanti intuizioni. Il tutto
immerso nella semplicità di origami disegnati come luminarie da festa paesana del Sud, statiche e mutevoli grazie alle
milleseicento piccole lucine che accendendosi a ripetizione, con cambi direzionali e policromatici, rendevano atmosfere
senza tempo in un clima psichedelico, trasognante da processione, trance da Duomo. (…) E quindi se il testo, a tratti, a
volte, in molte versioni didascaliche risultante polveroso, riprende la sua forza espressiva e colorata e alta e frizzante, se
le scene hanno quel quid che ci porta dentro l’odio ancestrale di certi paesi, astio che comunque si mescola ai segni della
croce in una marmellata tra devozione alla Madonna e sangue versato sui gradini della chiesa, se l’immaginario è
contemporaneo di clan e capetti di luoghi dimenticati da Dio, allora, allora sì che si può, con titolo e doverosamente,
parlare di riscrittura felice e non di inutile riproposizione. (…) I sette attori (non come quelli pirandelliani, questi un
autore l’hanno trovato), liberi e ben diretti da De Nitto, hanno un rapporto diretto con la platea, dalle corse in sala (il
biglietto da visita dato all’esterno del teatro da Chiarello con stampata la propria faccia e la didascalia “Vota Capuleti” è
un lampo che allarga il sorriso e fidelizza ancor prima dell’inizio), ai panni stesi tra la balconata, agli occhi negli occhi: il
loro è un racconto a qualcuno che non era presente, un passaggio di consegne perché la storia-mito dei due dolci ragazzi
sconfitti dall’odio familiare e dai cognomi che portavano non vada persa ma vaghi ancora di bocca in bocca, monito e
insegnamento. Ed a questi ingredienti mantecati come inno alla gioia, della vita e del teatro, del puzzle macerare il tutto
in una colonna sonora burrosa che spazia da una tarantella alla Carrà (ormai come farne senza?) fino alla “Creep” dei
Radiohead esplodendo con Antony and the Johnsons e straziandoci con “Il carrozzone” di Renato Zero. Viene in mente il
“Mercuzio non vuole morire” di Armando Punzo, alcuni stralci delle prime prove di Roberta Torre, qualche lampo alla
Emma Dante, nessun parallelo con il lavoro di Federico Tiezzi sullo stesso testo.
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Ass. Culturale Factory-Compagnia Transadriatica - via Pitagora,1 - 73100- LECCE - P.IVA. 04365020751
www.compagniafactory.com
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“Romeo e Giulietta” visto da Nicola Viesti su Hystrio n.2/2013
“Romeo e Giulietta in salsa pop”. La compagnia Factory di Tonio de Nitto riprova con Shakespeare e, dopo il buon esito
del precedente Sogno di una notte di mezza estate, si cimenta in Romeo e Giulietta. Il risultato è brillante e riconferma
le doti di freschezza compositiva che contrassegnava il Sogno e un approccio pop che non riguarda solo i segni veicolati
ma proprio una dote popolare della stessa messinscena che la rende fruibile e gradita a un pubblico vasto e di ogni età.
Questa volta a rendere particolarmente felice la riuscita, concorre la traduzione di Francesco Niccolini: attuale, di una
profondità priva di fronzoli, essenziale e affascinante. E all’efficacia del linguaggio sanno ben rispondere la regia e
l’interpretazione di un cast affiatato e di gran comunicativa. In una scena segnata da luminarie da festa paesana, la
notissima vicenda pare seguire i moti dell’anima dei due amanti, prima spensierati e aperti al mondo, poi, dopo la morte
di Mercuzio e Tebaldo, travolti dal dolore e dall’ombra. Lo spettacolo, così, pare diviso in due parti antitetiche, la prima
in cui predomina una comicità a tratti irresistibile che ammicca anche al pubblico e la seconda, cupa e dolente, che
prelude al tragico finale macchiato di cremisi. Insomma questo Romeo e Giulietta sa far ridere e sa far commuovere e De
Nitto sa come scegliere i giusti ritmi e utilizzare – con oculata parsimonia che denota padronanza di mestiere e
ispirazione – un grappolo di musiche assai coinvolgenti. La compagnia Factory si sta avviando ad essere uno dei più
interessanti giovani gruppi della scena non solo pugliese.
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“Romeo e Giulietta” visto da Francesco Farina su Corriere del Mezzogiorno del 31.03.12
Tra le luminarie di una Verona senza tempo, «gli amanti segnati dalle stelle» di Shakespeare celebrano il loro sfortunato
amore nel secondo lavoro della Compagnia Factory che, dopo il Sogno di una notte di mezza estate, prosegue la rilettura
pop di un altro classico del Bardo portando in scena Romeo e Giulietta, con la regia di Tonio De Nitto.
Realizzato con il supporto di Terrammare Teatro e Teatri Abitati, il nuovo lavoro della giovane compagnia trasforma la
tragedia di Shakespeare in una commedia corale, affidata a sette bravi attori ben assortiti, provenienti da quattro realtà
teatrali pugliesi e qui impegnati in un testo adattato da Francesco Niccolini che lo ha interamente riscritto, conservando
l’impianto originale ma alleggerendolo con versi in rima che ne esaltano la destinazione più spedita.
Con queste premesse, ai due innamorati più famosi del mondo (interpretati da Angela De Gaetano e Fabio Tinella), è
quasi preclusa l’intimità: persino la celebre scena del balcone diventa un rito collettivo, commentato dai sospiri di un
coro che ha fretta di andare a dormire.
S’irrobustisce, invece, lo scontro generazionale tra l’impulso adolescenziale di abitare un mondo in cui regnino sovrani
l’istinto e l’innocenza, e la società degli adulti più incline al calcolo e alla corruzione: succede, così, che un padre
(Ippolito Chiarello) passi disinvoltamente dall’essere contrario alle nozze affrettate della figlia per poi ordinarle di
sposarsi dall’oggi al domani, dandole della puttana non appena questa si dimostri poco remissiva.
Il contrasto insanabile si bagna nel fiume di sangue da cui tutti, innocenti e potenti, usciranno puniti e la regia di De Nitto
apre una parentesi di riflessione nei ritmi della commedia, per poi tornare a giocare col pubblico in un sorteggio-lotteria
il cui premio in palio è un bacio, a scelta dello spettatore che lo vince.
Interpretato anche da Lea Barletti, Dario Cadei, Filippo Paolasini e Luca Pastore, il Romeo e Giulietta della Compagnia
Factory è vestito dai raffinati costumi di Lucia Lapolla, con le scenografie di Roberta Dori Puddu e le luci di Davide
Arsenio.
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“Romeo e Giulietta” visto da Paola Teresa Grassi su Krapp’s Last Post del 18.04.12
Un altro Shakespeare per il giovane regista Tonio De Nitto e Factory Compagnia Transadriatica. Se già con il "Sogno di
una notte di mezza estate" aveva convinto, definendo una cifra stilistica decisamente riconoscibile nell’attuale panorama
dei giovani di talento, con il "Romeo e Giulietta" non solo non delude ma, anzi, conferma alcuni elementi di continuità e
di valore: una modalità pop del teatrare che è shakespeariana nelle intenzioni e nell’immaginario e che introietta, con
maestria, insieme ad idee nuove ed intriganti, l’originario elisabettiano da cui trae ispirazione per innovarlo e riattivarlo
nel qui e ora.
Il testo non è un adattamento ma una nuova traduzione che porta la firma di Francesco Niccolini al quale è stato
richiesto, per attivare una drammaturgia attenta al mondo degli adolescenti che Factory frequenta attraverso l’impegno
formativo nelle scuole, di tenere presente anche il romanzo "Il ballo" di Irène Némirovsky.
L’essenzialità del progetto ha coinciso anche con la decisione, per una questione di presenza scenica, di ridurre al minimo
le presenze attorali e di lavorare con sette interpreti per dodici ruoli, anche diametralmente opposti ed appartenenti a
casate diverse. «Il che ha contribuito ulteriormente’ continua a spiegare a quella divaricazione fra i ragazzi e il resto
della comunità, affidando quest’ultima ad una visione grottesca, quasi comica, sullo sfondo del tragico epilogo. Niccolini
conosce il teatro di figura (ha studiato e realizzato "Roncisvalle!" insieme a Massimo Schuster) e alla fine è venuto fuori
quasi un 'teatro per pupi'. La rima inoltre è stata una bella sfida: dopo i primi giorni di prova in cui iniziavamo ad
interrogarci sulla credibilità, il risultato ci ha colti di sorpresa, in particolare quando ci siamo accorti che nel momento in
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cui Fabio Tinella (Romeo) e Angela De Gaetano (Giulietta) entravano nella loro 'bolla dell’amore' era come se iniziassero
a parlare una lingua tutta loro». Isolati insieme nelle loro cuffie wi-fi: lei risoluta ed ironica, lui (come ogni Romeo)
inconsapevole ed effimero fino alla disperazione. Il che fa ritornare alla mente il "Sogno", dove gli attori provenienti dai
Balcani recitavano nelle loro lingue madri, e questo 'scegliersi la propria lingua' iniziava ad imporsi come elemento
caratterizzante. Un dettaglio di continuità che, conferma il giovane regista, «forse inconsciamente all’inizio e in maniera
sempre più consapevole adesso, anche con il lavoro su Cenerentola, dove il principe addirittura parla il linguaggio dei
segni, è diventato un denominatore comune del mio baby-percorso».
Ecco dunque che, al di là del duplice registro linguistico generazionale, una babele di linguaggi teatrali differenti
prendono la parola e diventano a loro volta elementi di valore nella resa finale attraverso un lavoro quasi corale nella
costruzione della messa in scena...
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“Romeo e Giulietta” visto da Pasquale Bellini su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 21.12.12
Continua un suo percorso scespiriano la compagine salentina che unisce più compagnie (Terrammare, Factory e Teatri
abitati) in sinergia progettuale e giovanile. Dopo il Sogno di una notte di mezza estate, che nella passata stagione ha visto
inseriti anche attori di là dall’Adriatico (della Serbia se non ricordo male) è ora la volta di un Romeo e Giulietta
ricondotto anch’esso a modernità e stili assai giovanilistici, ferma restando l’affettuosa reverenza per l’immortale
«tragica historia» dei due amanti giovanissimi e sfortunatissimi. Sia l’adattamento del testo (con traduzione) di Francesco
Niccolini, sia la regia di Tonio De Nitto in effetti non sgarrano più di tanto rispetto alla funzionalità narrativa del
venerando capolavoro: con ironica, ma rispettosa cadenza, Niccolini utilizza spesso nel testo dei versi all’antica, in
alternanza di assonanze e rime come per un vecchia saga di cantastorie. La regia di De Nitto, spigliata e veloce nel
montaggio delle sequenze, non eccede in trovate e ghiribizzi, anzi risulta in fondo fin troppo ossequiosa.
Certo, la dimensione scenico-visiva rimanda a vecchie realtà di provincia, con fragili architetture di luminarie colorate
che inquadrano una Verona dove scorazzano giovinotti un po’ sbracati e con le cuffie per la musica sulle orecchie: a tratti
sbuca fuori una spada o un pugnale di legno, come fosse un giocattolo, anche se l’amore si scatena con sensualità di
adulti, anche se il sangue finirà per scorrere e se poi la morte otterrà pur sempre il suo tributo definitivo. Il padre e la
madre di Giulietta propongono casalinghe bizze di arricchiti, con la balia (in travestì) che forse un poco esagera in gag e
controscene, con il tono scanzonato che si conserva abbastanza coerente, negli scontri e ragazzate fra Romeo, Mercuzio,
Tebaldo. L’amore fra i due ragazzi esplode quindi violento e veloce, e velocemente (anche per i tagli al testo) procede
nelle due notti che gli sventurati amanti e sposi fanciulli trascorrono insieme. E il balcone fatidico di Giulietta è
spiritosamente una scala con le ruote (di quelle che si usano per gli addobbi luminosi nei paesi) che diventa alcova
d’amore, e con gli altri personaggi della favola triste che assistono alle poetiche smancerie dei due, quasi Coro mesto e
insieme complice.
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ESIGENZE TECNICHE
SCENA
- spazio minimo: m 6 (larghezza) x m 7 (profondità) x m 6 (altezza)
- quadratura nera all'italiana montata (completa di quinte, fondali e cieli)
- scala di collegamento tra palco e platea da utilizzare durante lo spettacolo
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Sogno di una notte di mezza estate
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di William Shakespeare
con Angela De Gaetano, Chiara De Pascalis, Enrico Di Giambattista, Nikola Krneta, Milivoje Lakic, Ana Mulanovic, Luca
Pastore, Andrea Simonetti, Fabio Tinella
luci di Davide Arsenio
- costumi di Stefania Miscuglio
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elementi di scena Francesca Carallo
- tecnico di compagnia Marco Oliani
adattamento e regia di Tonio De Nitto
cura della produzione Paola Leone
organizzazione Tonio De Nitto
con il sostegno di
Teatri Abitati, Terrammare Teatro
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Questo sogno è come un grande cartoon, dove gesti meccanici e burattineschi si ripetono di continuo lasciando che gli
attori li facciano credere ogni volta unici. Nel delicato intreccio, sei personaggi rincorrono l'amore, lo confondono e
giocano sotto un influsso magico. Ma che cos'è l'amore se non un incantesimo capriccioso?
E poi ci sono strane apparizioni, creature indefinibili, siparietti musicali ed improbabili attori alle prese con un'altra
tragicomica commedia.
Tutto questo è un sogno.
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Ce ne è abbastanza per far emergere tutta l'ambiguità del testo shakespeariano, l'amore si, quello giovane e spassionato,
ma anche gli scherzi del destino e le allusioni ad una dimensione di violenza e prevaricazione nascosta dietro il rapporto
amoroso.
La lingua shakespeariana è attraversata dalle molte lingue che compongono lo spettacolo che, senza mai far perdere il
filo, giocano a restituire i differenti piani dell’azione: la spigolosità del serbocroato per le schermaglie di Oberon e
Titania, l’improbabile inglese usato ogni tanto come lingua comune e inflazionata, il continuo gioco di cambi e scambi
degli amanti che sotto influsso magico perdono e scambiano anche la propria connotazione linguistica, la musica stessa e
le canzoni si sostituiscono in più di una scena all’originale drammaturgia di Shakespeare.
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Lo spettacolo è stato scelto per inaugurare la vetrina Puglia in scena nell’ottobre 2011 presso il Teatro Elfo Puccini di
Milano.
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RASSEGNA STAMPA
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Il “Sogno” visto da Nicola Viesti per Hystrio 2011.II
Il Sogno ci è sempre sembrata, tra le grandi opere del Bardo. una delle più difficili e complesse da rappresentare. Un
testo da affrontare giunti alla piena maturità artistica e inveece ogni stagione conta decine di allestimenti. Allora merita
di essere segnalato questo adattamento della neonata Compagnia Factory, diretta dal trentenne salentino Tonio De Nitto,
che almeno gronda freschezza da tutti i pori e mostra una sapienza scenica maturata da De Nitto anche grazie a una
lunga esperienza come organizzatore teatrale. Un lavoro che riesce a coniugare - senza far danni - Shakespeare alle
canzoni di Rita Pavone, una versione in un technicolor che potrebbe sapere di fumetto ma che in due ore filate non
annoia mai, portando così il Sogno a compimento. Gli spettatori di una certa età alle prime sembrano disorientati, ma poi
si accomunano agli under trenta in un generale divertimento. D'altronde De Nitto gioca tutte le carte possedute da una
compagnia giovane come la sua, vale a dire simpatia, vigore e senso del ritmo. Ci aggiunge una spiccata ironia ed
efficacissime pennellate di cultura che - tutto sommato - si sposano alla perfezione con la drammaturgia, mentre non
teme di osare, ma con controllatissimo senso dell'equilibrio, anche espedienti pericolosi come il coinvolgimento del
pubblico, chiamato a fornire i protagonisti della tragedia di Piramo e Tisbe. Le disomogeneità a livello interpretativo, in
un ensemble che vede accanto ad attori italiani anche alcuni serbo-croati, cercano di essere superate sfruttando con
furbizia la babele di lingue. E a qualche incertezza si fa fronte con la creazione di figure forti che riescono a essere di
riferimento come il Puck nudo e privo di sesso del bravissimo Fabio Tinella, che sembra fare il verso al divino Nijinsky de
L'aprés- midi d'un faune. Nicola Viesti
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Il “Sogno” visto da Francesco farina su Corriere del Mezzogiorno
È nato tra la Puglia e i Balcani il coloratissimo sogno di una notte di mezza estate della Compagnia Factory Transadriatica,
diretta da Tonio De Nitto, in scena al Teatro Paisiello di Lecce giovedì e venerdì. Il testo di Shakespeare si lascia
sorprendere dalla rilettura pop di questa messinscena, in cui De Nitto associa disinvoltamente le magie del Bardo a certe
atmosfere da soap opera (con colonna sonora conseguente, che tira in ballo vecchi successi di Rita Pavone e Adriano
Celentano) ed altre che rievocano l’immaginario manga degli anni Ottanta: il tutto reso possibile anche grazie alla
presenza di spirito dei bravi e giovani interpreti, le cui diverse provenienze (Italia, Serbia, Croazia, Montenegro)
contribuiscono a dare vita ad una sorta di plausibile esperanto che si lascia comprendere senza difficoltà. Con il
coinvolgimento diretto del pubblico e in un delirio di folletti nudi e fate capricciose, il Sogno di De Nitto è un invito a
sorridere delle pene amorose ma anche a non prendere troppo sul serio i meccanismi del destino, che spesso sono
imprevedibili e capricciosi quanto gli stati d’animo che provocano.
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Il “Sogno” visto da Mario Bianchi su Eolo
Altri due spettacoli visti a Bari possono in qualche modo possono essere accomunati “Sogno di una notte di mezza estate”
di Tonio De Nitto per la compagnia Factory Transadriatica e “Cuore, Come un tamburo nella notte” di Roberto Corradino
perchè ambedue diretti da giovani registi pugliesi e ambedue rappresentati da una formazione di attori poco
convenzionali. Più facile certo il compito da Tonio De Nitto che, avendo a disposizione tale assunto drammaturgico, può
giocare facilmente nella trama collaudatissima del bardo inglese, restituendocene una versione pop godibilissima dove
ogni tipo di pubblico può entrarci ma soprattutto si diverte in una babele di lingue e linguaggi. De Nitto, dopo un’attività
ultradecennale con Koreja, assistente alla regia nell’allestimento dell’Otello di Arturo Cirillo, è qui infatti impegnato
nella direzione di una factory di attori italiani (di cui tre pugliesi), serbi, croati e montenegrini.Tra passato e presente,
personaggi che diventano cartoons, Rita Pavone, travestimenti e pubblico sulla scena, gli incantesimi del più famoso e
visitato bosco scespiriano si materializzano sul palco. Iimporta poco se gli attori e le soluzioni non sono tutti dello stello
livello, importa che in ogni momento si percepisce nitido il piacere di giocare con il teatro che si coniuga perfettamente
con il gioco di Puch di mescolare destini e sentimenti, dove l'amore, forse e diciamo forse, potrà ritornare a ricomporsi.
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Il “Sogno” visto da Pasquale Bellini su “La Gazzetta del Mezzogiorno” del 21.02.12
Giovanile, per non dire giovanilistico, il Sogno di una notte di mezza estate di Shakespeare lo è per assunto e per
antonomasia, stante la centralità di questa vicenda del perdersi nel bosco incantato dei freschi sentimenti d'amore da
parte dei quattro giovanissimi che si avventurano e si intricano nella sequenza degli scambi, delle "pene d”amor" perdute
e ritrovate, nella notturna mutabilità degli affetti, delle forme (umane, bestiali, divine), nel gioco insomma dell'amore e
del caso. Una compagnia di giovani e giovanissimi, con formazione e addirittura lingue diverse (l'italiano si mescola al
serbo-croato e all”inglese) ha dato vita alla commedia scespiriana debitamente ridotta e riscritta (Tonio De Nitto
adattatore e regista) per un progetto di cooperazione teatrale fra le Regioni Puglia e Abruzzo e con in più degli apporti
balcanici, nella collaborazione della rete pugliese Teatri abitati e della compagnia salentina Terrammare. Una cosa, a
leggerne,complicatissima e terrificante, in effetti poi un discreto risultato a vedersi, con una sua freschezza innegabile.
Lo spettacolo è andato in scena a Bari, al Teatro Forma, nella stagione del Teatro pubblico/ Assessorato culture.
Aria e atmosfera anni ”6O, vestiti e canzoni quasi «stessa spiaggia stesso mare›› da Rita Pavone a Celentano ai Platters,
con lucine a cascata che fanno da schermo e velario fra il mondo diurno della razionalità (con la sua Atene, i suoi Teseo e
Ippolita che convolano, padri incazzusi,ecc.) e il mondo notturno del bosco e delle sue creature. I quattro ragazzotti in
doppia coppia si incrociano, si perdono e ritrovano, bisticciano e si sfottono amorosamente, Oberon e Titania sono figure
efferate e squinzie, come cartoon finti-veri un po' buffi e tanto per chiarire parlano il loro serbo-croato cattivissimo.
Puck è un”impagabile figurina seminuda con foglia inguinale. La compagnia scalcagnata dei commedianti prova il suo
«Piramo e Tisbe» caracollando per la sala,con coinvolgimento degli spettatori (ma il gioco si fa ripetitivo) fino agli
scioglimenti finale, in gloria di speranzose nozze. Molto colorito e fresco, con una recitazione a momenti scompensata
(fra italiano, serbo-croato, inglese a momenti) e forse un eccessivo uso di sincopate gag gestuali,di frenesie ritmiche e
quant”altro può fare sogno di teeen-ager, ma l”ensemble funziona, e poi la facondia di Shakespeare, nei corto-circuiti tra
metafore barocche e sintesi adolescenziale che si realizzano, accompagna la visione sognante/ sognata.
Una decina gli attori in scena diretti dalla regia di De Nitto: Angela De Gaetano, Chiara De Pascalis, Enrico Di
Giambattista, Nikola Krneta, Milivoje Lakic, Ana Mulanovic, Luca Pastore, Andrea Simonetti, Fabio Tinella.
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ESIGENZE TECNICHE
SCENA
- spazio minimo: m 6 (larghezza) x m 8 (profondità) x m 6 (altezza)
- quadratura nera all'italiana montata (completa di quinte, fondali e cieli)
- scala di collegamento tra palco e platea da utilizzare durante lo spettacolo
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Ass. Culturale Factory-Compagnia Transadriatica - via Pitagora,1 - 73100- LECCE - P.IVA. 04365020751
www.compagniafactory.com
Cenerentola
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con Mariliana Bergamo, Antonio Miccoli, Francesca Nuzzo,
Serena Rollo, Fabio Tinella
costumi di Lapi Lou
sarta Carla Alemanno
scene Piero Andrea Pati
luci di Davide Arsenio
coreografie di Annamaria De Filippi
drammaturgia e regia di Tonio De Nitto
una produzione Factory compagnia transadriatica, Compagnia Elektra, Tir danza
Al tempo della nostra storia Cenerentola viveva, orfana, confinata a far la serva in casa propria per la sua nuova mamma
matrigna e per le sorelle goffe e culone.
Al tempo della nostra storia c’era anche un principe, timido e impacciato, che non era mai uscito dal regno e per farlo
accasare ai regnanti non era restato che organizzargli una festa, un ballo, anzi due, forse tre.
Al tempo della nostra storia tutto era praticamente come oggi.
Invidie e gelosie all’interno del nucleo familiare, ma anche un mondo, che presto può rivelarsi diverso da com’è o come
dovrebbe essere, un mondo dove madri spregiudicate sono disposte a tutto pur di “arraffare” tutto quello che si può e
che non si può ottenere, manipolando le figlie come marionette per raggiungere i propri fini. Un mondo di figlie
ammaestrate, viziate e sorde nel comprendere e accettare l’altro, non l’altro lontano…quello che non si conosce, ma
l’altro in casa propria, la sorella(stra) più piccola, senza cipolle ai piedi, leggera e morbida come una piuma.
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E’ la storia di un incontro, di un riscatto, di un ritrovarsi, di un capirsi anche con una lingua, quella della danza, che è
fatta di parole che, per essere dette, non hanno bisogno della voce.
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Lo spettacolo nasce dall’incontro della compagnia teatrale Factory con la compagnia di danza Elektra con la voglia di
costruire assieme una nuova avventura che esplori un linguaggio nuovo per entrambe.
TIR DANZA di Modena, ente produttivo che trova le sue radici nelle ricche esperienze teatrali degli anni ottanta,
condivide dalla fine del 2012 con compagnia Factory e Compagnia Elektra il progetto artistico su Cenerentola, per le sue
caratteristiche di qualità e innovazione e per la diffusione della danza presso le giovani generazioni.
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età consigliata: nelle scolastiche dalla seconda elementare alla seconda media
domenicali: 5-99 anni
agibilità danza (Tir danza o Factory danza) o teatro (Factory)
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RASSEGNA STAMPA
“Cenerentola” vista da Julie Dawson su TVBOMB - Edimburgo 201
***** "Sarebbe difficile trovare un altro spettacolo per bambini in qualsiasi altra venue che possa superare questa
collaborazione Factory Compagnia Transadriatica e la compagnia di danza Elektra . E ' impossibile criticare questa
produzione. Dai costumi dettagliati alla musica eccentrica, dalla scena innovativa all’intonazione, è tutto assolutamente
perfetto . Ma questa Cenerentola fa un passo avanti - con alcune scelte stilistiche intelligenti, diventa
sorprendentemente sovversiva, quasi un burlesque sulla favola originale " .
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“Cenerentola” visto da Irene Brown su edinburghguide.com
***** "Magia pura e forza dell'amore. Questi sono gli ingredienti principali di questa splendida rivisitazione della classica
storia di Cenerentola di questa compagnia teatrale del sud italia e dei suoi colleghi . Questa produzione è rivolta ai
bambini, ma ha la deliziosa capacità di incantare e affascinare anche gli adulti . Gli italiani hanno l'abilità di fare tutto
con uno stile straordinario e questa storia è stata raccontata con brio e una torsione in coda per la buona misura . Questo
è teatro squisito che avvolge il pubblico nella magia e trascende la lingua. Semplicemente meraviglioso!"
“Cenerentola” vista da Thom Dibdin su The Stage - Edimburgo 2013
"Ricca di deliziose idee, questa è una produzione che mantiene un senso del vizioso, ma porta una vista splendida e fresca
al classico racconto " .
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“Cenerentola” vista da Mario Bianchi su Eolo del 24 maggio 2012
Quante volte abbiamo visto in scena la storia della povera orfana soprannominata Cenerentola , vessata da due
impossibili sorellastre e da una matrigna, che alla fine, perdendo una scarpetta, trova invece un bel principe? Mille volte, ma come è possibile raccontarla in scena in modo originale e per di più (quasi) senza parole?Ci ha provato con
successo e tanta ironia , mescolando danza e teatro di immagine, Tonio De Nitto che l'anno scorso ci aveva già regalato
una particolarissima versione del Sogno scespiriano. Lo spettacolo nasce dall'incontro della compagnia teatrale di De
Nitto, Factory, con quella di danza Elektra di Annamaria De Filippi che, offrendo alle sorellastre e a Cenerentola due
registri coreografici assolutamente diversi,uno nervoso e sguaiato in cui significativamente le scarpe hanno un ruolo
predominante , l'altro tenero e armonioso, contrassegnato da un piccola invocazione, comunica ai ragazzi in modo
assolutamente limpido la loro differenza. E poi se non bastasse c'è la matrigna espressionista di Fabio Tinella che
manipola come marionette le proprie figlie, utilizzando un gramelot pasticciato di divertente fattura, mentre il principe,
che di azzurro non ha proprio niente, assomiglia ad un povero travet impacciato e titubante. Era dunque logico che
queste due solitudini si incontrassero.
Come già accadeva nel Sogno, modalità e mondi vengono dunque contaminati, anche attraverso l'utilizzo di musiche che
vanno dalle gemelle Kessler al Trio Lescano a Milly e al tenerissimo finale affidato a Nancy e Frank Sinatra. Insomma una Cenerentola tutta racchiusa in un armadio delle meraviglie da cui escono i personaggi, gustosa, dai toni
inusuali, che ci restituisce in modo divertito e divertente un classico dell'infanzia, adattandolo ad un pubblico dell'oggi in
cui possono ritrovarsi anche i genitori e perché no i nonni.
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“Cenerentola”vista da Francesca Ferrari su “Gazzetta di Parma” del 22. gennaio 2013
La locandina dello spettacolo “Cenerentola”, rappresentatocon successo di pubblico domenica al Teatro al Parco, è già, di
per sé, rivelatrice della lettura atipica, originale, su cui il giovane, ma già affermato, regista Tonio De Nitto ha voluto
puntare: ciò che vediamo in essa capeggiare non è più la tradizionale scarpetta di cristallo ma un’elegante decolleté da
sera, insieme a uno stivale, di taglio maschile, dallo stile molto contemporaneo. Una di fronte all’altro e sullo sfondo
un’esplosione di cuori rossi.
Al centro di questa rivisitazione, frutto dell’alleanza artistica tra due giovani e attivi gruppi teatrali pugliesi, Factory
compagnia transadriatica e Compagnia di danza Elektra, c’è la storia di un incontro tra due anime affini e del loro
riscatto, nel nome dell’amore: quello di Cenerentola, da una vita di soprusi e angherie, e quello del principe, dalla
gabbia della propria timidezza e goffaggine. Come perfette controparti dei due personaggi positivi, ritroviamo la
matrigna, qui, più che mai, spregiudicata megera, pronta a tutto pur di accasare le figlie a un buon partito, e le due
sorellastre, viziate ma ammaestrate come cani, mosse come marionette (in senso letterale) dalla madre-burattinaia,
quasi questa fosse un Mangiafuoco in gonnella. La storia si snoda all’insegna del ritmo (è mezzanotte! Ma l’ora è scandita
dall’intrecciarsi delle braccia di Genoveffa e Anastasia…), della danza e della musica (con brani del Trio Lescano e delle
gemelle Kessler, fino al finale, affidato al memorabile “Something stupid” di Nancy e Frank Sinatra). La fisicità e la
gestualità prima di tutto, e non la parola, che quando si utilizza, soprattutto nelle invettive della madre contro le figlie,
diventa grammelot, dal potere fortemente suggestivo ed espressivo (in questo caso intreccio divertente di francese,
dialetto campano e quello pugliese). Ma sono i corpi in movimento e la mimica degli attori/danzatori a comunicare le
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emozioni al pubblico: il tip-tap delle sorellastre, frenetico ed isterico come loro, gli aggraziati pliés e arabesques di
Cenerentola, l’impacciato ballo “Lasciati baciare” del “ ‘O principo”, l’improvvisata danza sui trampoli della matrigna.
Buona perfomance degli attori in scena Mariliana Bergamo, Antonio Miccoli, Francesca Nuzzo, Serena Rollo, ma un plauso
speciale va a Fabio Tinella: abile trampoliere (ha iniziato proprio nel teatro di strada) ma, soprattutto, bravissimo ed
esilarante interprete della cinica matrigna “ ‘o mammà”.
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“Cenerentola” vista da Marialuisa Mastrogiovanni in Un due tre stella – aprile 2013
Chi non ha provato da bambino a chiudersi dentro e ad immaginare, immaginare. Dagli armadi vengono anche i sogni.
Uno s’immagina quello che vuole: lì, nel mondo della fantasia, chi comanda è chi ha la forza di saper immaginare. E
Cenerentola ne ha di fantasia, eccome! Immagina, immagina e alla fine dall’armadio viene fuori un principe. Beh, come
lo immaginate? Ecco, avete sbagliato. Non è il ‘vostro’ principe, ma quello di Cenerentola, e lei lo immaginava così, un
po’ goffo e cicciotto, dolce e tenero e leggermente orbo. Principe si, ma non un Adone. L’ispirazione vagamente
politically correct rimane sullo sfondo e sta bene lì. Una Cenerentola surreale, onirica, che danza sulle punte della
suggestione, con le sorellastre che invece sono ancorate alla realtà, ticchettando con le loro scarpe da tip tap gracchianti
e suoni che rotolano giù dalle gole, offendendo le orecchie più delle offese che pronunciano, che sono ridotte a
onomatopee. Bellissimo, lo spettacolo di Factory ed Elektra. Perché tutti, tutti, ridono e sognano. La comunicazione è
ridotta all’essenza, al topos, e arriva a ciascuno. Anche ai bambini che ancora non sanno parlare.
“Cenerentola” vista da Italo Interesse su Quotidiano di Bari del 7 luglio 2012
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Sta emergendo un modo nuovo di guardare alle fiabe. Chi rappresenta Cappuccetto Rosso? Cosa si nasconde dietro il
Lupo? Interrogativi di questo genere consentono una rilettura piuttosto stimolante delle vicende del Gatto con gli Stivali,
della figura di Barbablù, della Bella e della Bestia... Il che significa allargare l’attenzione anche ai personaggi minori.
Intriga soffermarsi a riflettere sulla personalità di Brontolo, capo dei nani, su quella del guardiacaccia incaricato di
strappare il cuore a Biancaneve o su quella della Matrigna che opprime Cenerentola. Veniamo a quest’ultima. Incapsulata
nello stereotipo della perfida disegnata sul modello della femme fatale, la nostra Matrigna è figura che resta sullo sfondo,
tutta la storia concentrandosi sui sospiri della povera orfanella, sulla zucca che si fa carrozza e su sorci che evolvono in
immacolati destrieri. Anche il Principe, a ben guardare, emerge appena, restando imprigionato nel cliché del belloccio
senza macchia e senza paura, ricco sfondato e campione di Giustizia. Ma Tonio De Nitto sceglie di andare oltre il luogo
comune intorno a Matrigna e Principe ed ecco questo “Cenerentola”, che mercoledì scorso è andato in scena
all’Anfiteatro di Ponente a Molfetta nell’ambito della 17esima edizione di ‘Ti fiabo e ti racconto’. Nell’allestimento di
Factory Compagnia, compagnia salentina, il Principe si conferma un gran bel partito, un tipo generoso e discreto, ma
quale disastro tanta goffaggine, tanta timidezza (stendendo un velo pietoso su look e sex appeal). Quanto alla matrigna,
nessuna ‘fatale’, nessuna algida aristocratica padrona di casa. Al suo posto una parvenu vaiassa, una implacabile pupara
delle due infelicissime figlie. Il suo sferzante pontificare in un francese maccheronico che si mescola a un napoletano da
Quartieri Spagnoli, declamato, unica voce all’interno di uno spettacolo muto, comparendo, altissima, da dietro un
armadio (solo elemento scenico, preposto a ingoiare e rigettare personaggi), resta la cosa più graffiante di questa
messinscena. Sfiziose le smorfie danzerine di Genoveffa (Mariliana Bergamo) e Anastasia (Francesca Nuzzo), le perfide
sorellastre dal ‘culo pizzuto’. Serena Rollo e Antonio Miccoli sono Cenerentola e il Principe. Assai convincente il taglio che
la regia ha impresso alla figura della Matrigna, ruolo affidato con successo all’assai bravo Fabio Tinella.
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Cenerentola” vista da Mario Bianchi su Hystrio 3/2012
Se il Teatro è un gioco che fa crescere meglio.
Come di consueto è giunto il tempo di fare un bilancio di ciò che la stagione dei festival e le vetrine di teatro ragazzi ci
hanno regalato di positivo in questa parte dell’anno che le vede maggiormente concentrate. Ed ecco dunque a
considerare gli esiti migliori che abbiamo riscontrato, soprattutto a Torino per Giocateatro, a Bari per Maggio all’infanzia
e, a Vimercate, per Una Città per gioco, mentre Segnali ha ancora una volta dimostrato le debolezze che in questo
momento ha il teatro ragazzi lombardo.
(…) Altro esempio riuscito è quello di una Cenerentola che si esprime soprattutto attraverso la danza nello spettacolo
nato dall’incontro della compagnia teatrale di Tonio De Nitto, Factory, con quella di danza Elektra di Annamaria De
Filippi, una Cenerentola tutta racchiusa in un armadio delle meraviglie da cui escono i personaggi, gustosa, dai toni
inusuali, che ci restituisce in modo divertito e divertente un classico dell’infanzia.
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ESIGENZE TECNICHE:
- spazio minimo: m 6 (larghezza) x m 6 (profondità) x m 5 (altezza)
- fondale nero o scuro
- carico elettrico: 25 kw
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Ass. Culturale Factory-Compagnia Transadriatica - via Pitagora,1 - 73100- LECCE - P.IVA. 04365020751
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