arianna traviglia, sara roma, luca simonetto, paola visentini, patricia

Memorie dal sottosuolo:
tracce di occupazione preistorica nel suburbio aquileiese
Arianna TRAVIGLIA1, Sara ROMA2, Luca SIMONETTO2, Paola VISENTINI2, Patricia FANNING3
(1University of Sidney, Australia, 2Museo Friulano di Storia Naturale/Civici Musei di Udine, 3Macquarie University , Australia)
Introduzione
Tra il 2010 e 2013 il territorio aquileiese è stato interessato da attività di ricognizione di superficie rientranti nel progetto
Beyond the city walls (BCW): the landscapes of Aquileia (University of Sydney) che mira alla comprensione delle dinamiche
insediative della periferia della città romana attraverso lo studio integrato di dati provenienti da telerilevamento, da archivio,
da cartografia tematica e storica, e attraverso l’analisi delle informazioni raccolte durante il survey (Traviglia 2011).
Nell’ambito di tali prospezioni, nella primavera 2012 si è evidenziata, in località “Salmastro” (comune di Aquileia), la presenza
diffusa di tracce di frequentazione preistorica inquadrabili, sulla base di sporadici ritrovamenti di industria litica, tra
Mesolitico ed Eneolitico (FIG. 1). La frequentazione dell’area in periodo romano era stata preventivamente ipotizzata a
seguito dell’analisi di immagini telerilevate (FIG. 2) e successivamente accertata grazie al rinvenimento in loco di un cospicuo
quantitativo di materiali romani, quasi certamente in situ, mescolati ad un numero limitato di frammenti ceramici riconducibili
all’età del Ferro. La presenza di materiali litici nella stessa area, ad oggi un unicum nel territorio aquileiese per quantità dei
reperti rinvenuti, potrebbe dunque indicare una continuità d’uso dell'area in oggetto per un periodo estremamente lungo.
Particolarmente interessante è inoltre la presenza, in quest’area e nelle aree limitrofe, di paleoalvei (FIG. 4), alcuni dei quali
chiaramente identificati come preromani, messa in luce proprio tramite l’uso di immagini telerilevate. L’analisi delle foto
aeree ha anche permesso di identificare tracce di varia natura, tra cui areali di colore scuro, interpretabili in via preliminare
quali probabili aree di attività antropica (FIG. 4).
FIG. 1
FIG. 2
FIG. 3
FIG. 1: localizzazione dell’area
di ritrovamento
arrowhead
FIG. 2: immagine aerea
dell’area di ritrovamento con
indicazione delle aree di
dispersione dei materiali di
superficie
blade
blade
flakes
FIG. 3: prospezione
sistematica di superficie con
operatori distanziati a
intervalli di 5m
SAL X
SAL 5
FIG. 4: mappatura delle tracce
da aerofotointerpretazione
con localizzazione dei
principali manufatti litici e dei
carotaggi
SAL 1
SAL 10
FIG. 4
Le indagini geoarcheologiche
A dicembre 2013 il Museo Friulano di Storia Naturale ha condotto una prima campagna di prospezione geologica nei terreni
interessati dalla dispersione di materiali litici di superficie.
La rilevante estensione della superficie complessivamente caratterizzata dalla presenza di manufatti preistorici (FIG. 2), ha
suggerito la programmazione di una serie di interventi successivi sul campo, al fine di ottenere una puntuale ricostruzione
delle caratteristiche geologiche del substrato in relazione alle diverse evidenze geo-archeologiche in precedenza emerse
(FIG. 4). In questa fase le prospezioni si sono pertanto limitate al quadrante sud-orientale della suddetta area (FIG. 4).
Nel complesso sono stati effettuati 16 sondaggi, condotti manualmente con l’ausilio di una sonda tubolare di 8cm di
diametro (FIG. 5), per una profondità compresa tra -0.20m/min e -0.80m/max dal piano di campagna, a seconda della
natura del substrato incontrato: a partire da un punto iniziale (SAL 1), arbitrariamente selezionato al limite E del terreno,
procedendo lungo una linea ideale orientata in senso E/W, i sondaggi sono stati eseguiti a intervalli stabiliti in 10m (SAL 1ASAL7) e in 20m (SAL 8-SAL 10), per una distanza complessiva di 180m lineari (FIG. 4). Un ulteriore sondaggio conoscitivo
(SAL X) è stato eseguito a +100 m circa a W del sondaggio SAL 10 (FIG. 4).
Le indagini hanno nel complesso documentato la presenza di un andamento relativamente omogeneo del substrato,
caratterizzato da: un livello superficiale franco-argilloso, di colore bruno (da 0.00m a -0.60m/max) (FIG. 6); da un livello
superficiale franco-argilloso, di colore bruno con frazione argillosa umida prevalente (da SAL 5), in alcuni casi (SAL 3, SAL 5,
SAL 6, SAL 7: da -0.65m/min a -0.75m/max) caratterizzato alla base da un livello limo-argilloso di colore grigio chiaro,
depurato, molto plastico (FIG. 7). Tali livelli sembrano correlabili a due diversi episodi deposizionali: (1) un livello di riporto
artificiale/meccanico, contestuale alle operazioni di bonifica del XX secolo qui storicamente documentate, al di sotto del
quale si stende (2) un livello composto da sedimenti lagunari, intercettato in modo non omogeneo nei diversi sondaggi, la
cui potenza e andamento non sono risultati rilevabili, stanti i limiti imposti dalle condizioni tecniche di intervento.
FIG. 5: fase della prospezione geologica con sonda
manuale
FIG. 6: sondaggio SAL 2 - livello a matrice francoargillosa
FIG. 7: sondaggio SAL 5 - livello a matrice francoargillosa con frazione argillosa prevalente; livello
limo-argilloso di colore grigio chiaro, alla base del
campione
FIG. 5
FIG. 6
FIG. 7
I materiali litici preistorici
Il materiale litico rinvenuto nell’area Pasti, denominata AQ50, risulta composto in prevalenza (circa 20 elementi) da manufatti
non ritoccati in materia prima per lo più locale.
È difficile fornire un’attribuzione cronologico-culturale dell’insieme litico, poiché ai manufatti non ritoccati per lo più su
scheggia si aggiungono solo pochi elementi diagnostici. Tra questi sono degni di nota: un residuo di nucleo a lamelle riferibile
verosimilmente al Mesolitico–Neolitico Antico; un frammento di punta di freccia a base concava su materia prima locale e
una lama-raschiatoio a ritocco piatto marginale bifacciale su materia prima di importazione, entrambi attribuibili alla prima
età dei metalli.
Osservazioni Conclusive
L’area indagata offre elementi di notevole interesse per la ricostruzione del quadro delle dinamiche insediative che hanno
caratterizzato questo tratto di frangia lagunare nel corso dei millenni. Grazie all’approccio geo-archeologico integrato dalle
ricerche condotte sul terreno, è attualmente possibile disporre di dati relativi anche al popolamento preistorico.
Tra le industrie litiche rinvenute, la presenza di materiali attribuibili al periodo Mesolitico-Neolitico Antico bene si inserisce
nelle dinamiche del popolamento preistorico già delineate per la Bassa pianura friulana (Fontana 2006), in relazione ad
ambienti di pianura prossimi al mare. Quanto alla provenienza dei materiali litici, ad oggi non certa risulta la loro eventuale
relazione con le potenziali aree antropiche evidenziate dalla foto-interpretazione sulla base dell’evidente colore scuro dei
depositi, in un caso particolare disposte a formare un’area circolare di notevole diametro (FIG. 4). Solo future indagini
potranno chiarire sia la natura che la funzione delle stesse, in senso cronologico-culturale. Dato di estremo interesse ai fini del
popolamento preistorico appare altresì la presenza di paleoalvei rilevata nell’area (FIG. 4), la cui attribuzione all’epoca
preromana in un caso specifico risulta accertata sulla base delle relazioni stratigrafiche. La loro attestazione nell’area in
oggetto bene si inquadra con la funzione di direttrici preferenziali scelte per il transito tra l’Alta pianura e la costa dell’epoca,
documentata sia per il periodo Mesolitico che Neolitico Antico (Fontana 2006).
Anche per la frequentazione riferibile alla prima età dei metalli sembra possibile istituire qualche confronto con le evidenze
coeve documentate in Friuli Venezia Giulia, in relazione sia alla fascia delle risorgive che alla bassa pianura (Fontana 2006).
Elemento distintivo del periodo sembra infatti l’adozione di sistemi insediativi probabilmente molto diversi da quelli noti per il
Neolitico, con un nuovo interesse per la frequentazione di ambienti umidi o palustri. In un contesto ambientale caratterizzato
dal peggioramento relativo dei parametri generali, rimane da chiarire quale fu il ruolo svolto dai fattori culturali nella scelta di
questi ambienti. Nell’area in oggetto in particolare, la frequentazione umana durante la prima età dei metalli, sul cui carattere
temporaneo vs permanente non è possibile ad oggi avanzare alcuna ipotesi, potrebbe essere riconducibile allo sfruttamento
specializzato delle risorse presenti in ambienti favorevoli ad attività di sussistenza come caccia-raccolta (e pesca), comunque
nell’ambito di un’economia basata sull’allevamento e la pastorizia. L’ambiente peri/lagunare potrebbe inoltre aver
rappresentato un punto di estremo interesse dove stabilire insediamenti volti all’eventuale controllo della via/e d’accesso che
dal mare conducevano verso l’interno, e dunque di importanza strategica in relazione alle dinamiche di organizzazione
territoriale di epoca protostorica.
Bibliografia
Fontana A. 2006. Evoluzione geomorfologica della bassa pianura friulana e sue relazioni con le dinamiche insediative antiche. Edizioni del Museo
Friulano di Storia Naturale, n. 47, Udine.
Traviglia A. 2011. Integrated archaeological investigations for the study of the Greater Aquileia area, in The new Technologies for Aquileia, Proceeding
of the 1st Workshop (Udine 2011), a cura di V. Roberto, C1– C11. http://ceur– ws.org/Vol– 806/paper2.pdf.