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Le prove
L’evento
IL GIRO D’ITALIA
INCORONA
“RE” QUINTANA
AL MUGELLO
MARC MARQUEZ
FA SEI SU SEI
TELECOMANDO
RADIO O WEB
PER I MONDIALI
A PAGINA 14
MORO A PAGINA 15
SCHIRA A PAGINA 29
La società
Domenica
1. giugno 2014
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
L’editoriale
Anno XVI • Numero 21
Ti-Press
La corsa
Reuters
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9
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21
Copia in omaggio (in edicola Fr. 2.– / € 1,35)
Uno choc
contro
l’indifferenza
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ALLE PAGINE 18 e 19
Superstipendi
da tagliare
LA POLITICA
CHE ABDICA
LILLO ALAIMO
A
noi questa dà la sensazione
di una politica incartapecorita. Raggrinzita a forza
di guardare al presente, perché timorosa e fors’anche incapace di
pensare e immaginare ciò che
potrebbe essere questo cantone,
se solo la politica la smettesse di
abdicare al proprio ruolo. Se solo
la finisse di ululare alla Luna per
farsi ascoltare e guardare dalla
"pancia" dei cittadini. E non dalle
loro teste.
Oltre la “soglia” dei 240 mila
franchi lordi,
ecco i direttori strapagati
degli enti pubblici
Da mesi, se non da anni, tutto
si è ingessato. Tutto sembra esser
stato permeato da una demagogia politica che, come il più diffuso dei populismi, costruisce soluzioni "prêt à porter". Risposte facili facili a questioni complesse. E
tutti, come raccontato in un servizio all’interno di questa edizione del giornale, si sono adeguati.
Tutti a rincorrere il leghismo. Chi
lo ha fotocopiato, chi lo ha fatto
proprio mimetizzandolo, chi lo
ha mutato in alcuni dettagli...
Schifata, il consigliere di Stato
Laura Sadis due settimane fa ha
annunciato di voler lasciare a fine
mandato questo palcoscenico
politico.
segue a pagina 11
MAZZETTA ALLE PAGINE 2 e 3
Il commento
Ombre istituzionali
e verità processuale
LIBERO D’AGOSTINO
L’allarme
Paura in Ticino, gli spinelli “trattati” con sostanze nocive
La politica
La cronaca
In fuga dal fisco
si dà l’assalto
alle cassette
di sicurezza
Ti-Press
Lacca, vetro e altri veleni
per spacciare più marijuana
Ti-Press
Il pizzino
René Bossi © ilcaffè
S
arà stata la foga della requisitoria, ma il procuratore
pubblico Antonio Perugini,
nel processo contro Luigi Girardi, l’ex direttore del Lumino’s, è
andato oltre le righe. Oltre le righe del legittimo e riconosciuto
diritto di un imputato, in carcerazione preventiva, di difendersi
anche attraverso la stampa. Oltre le righe di quella che è la funzione della pubblica accusa. Perugini ha severamente censurato Girardi per essersi messo in
contatto col Corriere del Ticino
ma, soprattutto, con il Caffè a
Polizia, Comuni, cui ha raccontato “la sua” verità
prostituzione...,
sullo scandalo Lumino’s, rivea Gobbi tutti
lando, peraltro, inediti retroscei progetti
na politici. Nei diversi servizi
vengon gobbi
pubblicati dal nostro giornale,
abbiamo sempre sottolineato
che quella era la “verità” di Girardi, la sua versione dei fatti.
Ciò non toglie che, da quel racconto, siano emersi molti elementi sui quali ci sarebbe da riflettere parecchio.
Bene ha fatto, dunque, l’avvocato Elio Brunetti, che assieme al collega Filippo Gianoni difende Girardi, a ricordare al procuratore l’inammissibilità della
sua “veemente censura contro la
libertà d’espressione dell’imputato, che è uno dei diritti fondamentali garantiti anche da sentenze delle Corte europea dei diritti dell’uomo”.
segue a pagina 11
Alle elezioni
col paso doble
tra Lega e Udc
SPIGNESI A PAGINA 6
A PAGINA 7
A PAGINA 10
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
3
L’inchiesta
In Svizzera
778’000.-FR.
450’000.-FR.
*250’000.-FR.
BERNARDINO BULLA
Direttore generale
di BancaStato
DANIELE LOTTI
Direttore
della Sopracenerina
ROBERTO PRONINI
Direttore dell’Azienda
elettrica ticinese (Aet)
*stima
Disparità salariali
da correggere
e non si sa come
Divide l’idea di usare come metro
l’onorario dei consiglieri federali
U
Se i manager statali
guadagnano di più
dei propri ministri
*270’000.-FR.
Oltre la “soglia” dei 240 mila franchi lordi,
ecco i direttori superpagati degli enti pubblici
AZIENDA ELETTRICA TICINESE
Non ci sono dati pubblici
trasparenti. Per il direttore dell’Aet
si stima una retribuzione attorno ai
250mila franchi. L’Aet sta
incorporando la Società elettrica
sopracenerina il cui direttore
riceve circa 450 mila franchi annui.
ENTE OSPEDALIERO CANTONALE
Non viene resa nota la retribuzione
del direttore dell’Ente Ospedaliero
cantonale e dei vertici aziendali.
La retribuzione è però superiore a
quella di un Consigliere di Stato,
(240mila franchi). Il governo, si assicura,conosce il reale importo.
TICINO TURISMO
Non ci sono dati pubblici. Ma il
presidente di Ticino Turismo, Marco Solari, assicura però che il direttore percepisce una retribuzione che è “meno della metà della
metà rispetto a quella del direttore
di BancaStato”.
D
“Occorre distinguere
fra chi opera come
amministrativo
e chi si confronta
sul libero mercato”
L’intervista
stratura: 213mila per il procuratore generale, ad esempio. Appena più alta quella dei giudici del
tribunale d’appello: 215 mila.
In Italia si è parlato recentemente
dei mega stipendi di Stato con la
decisione del primo ministro
Renzi di mettere il limite a 240
mila euro (293 mila franchi), pari
all’indennità del presidente della
Repubblica. Un principio che
Claudio Generali, ex consigliere
di Stato, ritiene discutibile e an-
La proposta del socialista Raoul Ghisletta
che un po’ populista: “Indipendentemente dal fatto che in Ticino non ci sono dirigenti che percepiscono uno stipendio superiore, ad esclusione di BancaStato”. Secondo Generali, ministro
fra il 1983 e 1989, carica che lasciò
per assumere la presidenza di
una banca con uno stipendio di
quattro volte superiore, si tratta
piuttosto di adeguamento alle logiche del mercato. “Vogliamo
avere dei dirigenti mediocri, allo-
Nei Comuni
“Servono nuove regole,
stop ai mega stipendi
nelle aziende di Sato”
S
SINDACALISTA
Raoul
Ghisletta, 52
anni, politico
e sindacalista
Vpod
ì, bisognerebbe stabilire dei limiti salariali per i dirigenti delle aziende
pubbliche”. Raoul Ghisletta, segretario
cantonale del Sindacato Vpod, concorda
sulla necessità di definire dei tetti nelle retribuzioni degli alti vertici del parastato:
“Sarebbe il minimo da fare”.
Qual è la situazione attuale?
“Oggi non esiste una regola vera e propria per fissare le retribuzioni dei dirigenti
nelle aziende pubbliche o del parastato.
Ognuno fa un po’ come meglio ritiene opportuno”.
Si pone, quindi, la necessità di avere
qualche regola in più?
“A me parrebbe logico. Non è normale
che un dirigente di un’azienda statale percepisca una retribuzione superiore a quella
di un Consigliere di Stato”.
Che prende circa 240mila franchi.
“Nominalmente. Si tratta di uno stipendio formalmente basso, ma in realtà è decisamente alto in quanto siamo di fronte ad
una retribuzione che non prevede deduzioni pensionistiche. Dopo 16 anni il consigliere di Stato arriva al massimo previsto
della cassa pensione”.
Situazione a cui in passato lei aveva
proposto di ovviare prevedendo le
deduzioni pensionistiche.
“Sì, ma la mia proposta è stata bocciata
dal parlamento. Ora pare che se ne ridiscuta. Per avere un’idea reale dello stipendio
dei ministri, quei 240 mila franchi bisogna
moltiplicarli per due”.
Quindi?
“Quindi, come indicazione di massima, un direttore di BancaStato, ma anche
quelli delle altre aziende pubbliche non
dovrebbe guadagnare di più di un Consigliere di Stato. Ovvero, facendo il calcolo
giusto del salario, attorno al mezzo milione
di franchi. Un criterio che andrebbe parametrato anche a livello federale con le paghe dei consiglieri federali”
Non c’è il rischio che così facendo, mettendo dei tetti alle retribuzioni, i dirigenti capaci scappino verso il privato?
“Ma lasciamoli scappare”.
Cioè?
“Non mi sembra che le aziende pubbliche debbano assumersi così tali rischi, che
debbano avere chissà quali professionalità.
Quando si parla di salari di mezzo milione,
mi pare che si possa pretendere persone
normalmente competenti. Del resto si tratta di aziende che si muovono in un contesto locale”.
c.m.
Ti-Press
Massima trasparenza a Banca
Stato. Attesta sul web che nel
2013 sono stati pagati 2’521’201
franchi ai quattro membri della
direzione generale. La retribuzione
più alta all’interno della direzione è
di 778mila franchi annui.
ai 778mila franchi
del direttore di BancaStato ai 450mila
del direttore della
Società elettrica Sopracenerina (Ses), ex gruppo privato ora in mano pubblica. Gli stipendi degli alti dirigenti del parastato fanno discutere. Soprattutto
se superiori alla retribuzione dei
Consiglieri di Stato, attualmente
circa 240 mila franchi lordi annui
(più un forfait di 15 mila per rimborso spese). Mentre nel pubblico impiego non c’è nessun alto
funzionario che “sorpassa” la paga dei ministri, nelle aziende del
parastato ognuna fa storia a sé.
Ma solo BancaStato le rende note
sul suo sito web: 2’521’201 quale
retribuzione totale ai quattro
componenti della direzione.
778mila vanno al direttore generale Bernardino Bulla. Retribuzioni semisconosciute per i vertici
di altre aziende di Stato; le richieste del Caffè per sapere gli importi
esatti si scontrano con un muro
di gomma. La
Confederazione, invece, col
rapporto “Retribuzione
dei
quadri superiori
di imprese e istituti”, rende note
nel dettaglio le
paghe dei propri manager.
Nel frattempo in Ticino ha fatto
discutere il caso del direttore della Ses Daniele Lotti, il “funzionario pubblico” più pagato di tutti,
secondo la denuncia del deputato leghista Massimiliano Robbiani che ha interrogato il governo
per sapere “se non considerava
imbarazzante questa situazione”.
La definizione di “funzionario
pubblico” in verità è fuorviante,
anche se la Ses è stata incorporata nell’Azienda elettrica ticinese
(Aet) di proprietà del Cantone.
Lotti era però il direttore di una
società privata. La situazione è
comunque paradossale, visto che
il direttore dell’Aet percepisce
uno stipendio stimato attorno ai
250 mila franchi, meno dei 450
mila del direttore della Ses, “tecnicamente” suo subordinato. In
Ticino di tetto ai salari dei dipendenti pubblici se n’era discusso
negli anni ’80. Allora si stabilì che
la massima retribuzione dei dipendenti pubblici non dovesse
superare quella dei ministri (che
fra l’altro non pagano gli oneri
pensionistici). Ai vertici delle retribuzioni statali c’è oggi la magi-
Ti-Press
1
2
3
4
BANCA STATO
CLEMENTE MAZZETTA
Per i segretari
poltrone d’oro
U
na retribuzione che si stima superiore ai 215 mila
franchi per il segretario
comunale di Lugano. Da vero
City manager. Più del suo omologo del Comune di Milano,
Ileana Musicò, che ha uno stipendio di 167 mila euro (pubblicato sul web). Ridotta l’anno
scorso, la paga del segretario di
Bellinzona, da 214 agli attuali
180 mila franchi. I massimi previsti per Locarno sono invece di
198 mila franchi e di 188 mila per
Mendrisio.
ra paghiamoli poco, ma se li vogliamo all’altezza della competizione internazionale, allora paghiamoli in linea con le retribuzioni del settore”, sostiene Generali che sottolinea un principio
generale: “Laddove si tratta di un
impiego pubblico in senso stretto, si può condividere l’idea di
non retribuirlo più di un ministro. Ma se si tratta di una funzione economica, come per Banca
Stato, i cui dirigenti non sono affatto strapagati, allora si accetti la
logica di mercato”. La retribuzione al di sotto dei 240mila franchi,
può quindi essere indicata solo
per una funzione meramente
amministrativa.
“Ma non è un limite accettabile
per chi deve lottare sul mercato e
competere con i suoi pari – specifica Generali -. Se lo si paga un
terzo di quel che lo paga il mercato, non si può poi pretendere
di avere le migliori teste”. Ragionamento che non convince Graziano Pestoni, l’ex sindacalista
segretario dell’Associazione difesa del servizio pubblico: “No, perché ci
sono funzionari dello
Stato, penso in particolare a quelli che lavorano nel fisco, che
rinunciano ad offerte
nel privato, dove riceverebbero paghe
più alte, per una scelta di principi etici,
per lavorare nel pubblico”.
Insomma, non è solo la paga a
fare la differenza. Pestoni suggerisce di modulare gli interventi
caso per caso. “Per le aziende del
parastato sarebbe meglio consentire al parlamento un controllo maggiore. Il Gran Consiglio
dovrebbe discutere azienda per
azienda garantendo così maggior trasparenza. Si tratta di un
rafforzamento del ruolo dell’azionista, che giustamente dovrebbe mettere come tetto la retribuzione dei ministri. Retribuzione su cui si può ancora discutere”.
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Q@clem_mazzetta
Nel mondo
In Europa
In Danimarca, Olanda,
Belgio e Spagna
i dirigenti incassano
l’equivalente
di 80 mila euro,
più i premi annui
A Mosca
L’amministratore
delegato della
compagnia petrolifera
Rosneft porta a casa
50 milioni di dollari
René Bossi © ilcaffè
GIORGIO PELLANDA
Direttore dell’Ente
ospedaliero cantonale (Eoc),
*stima
n Consigliere federale guadagna 440mila
franchi l’anno. Il Ceo delle Ffs un fisso di
580mila a cui si aggiunge un bonus sul risultato aziendale. Nel 2013 il totale ha sfiorato i
950mila franchi. Sugli stessi livelli i soldi che entrano nelle tasche del Ceo della Posta. Il direttore
generale della Ssr ha una retribuzione che si aggira sui 510mila franchi, mentre il Direttore della
Finma si avvicina i 550mila. Cifre che sollevano
più di un interrogativo. In Italia il premier Matteo
Renzi ha lanciato una proposta. Nessuno deve potere portarsi a casa più del presidente della Repubblica, retribuito con 240mila euro. In Svizzera
sarebbe possibile applicare una simile misura?
“Trovo che sia una proposta iconoclasta - afferma
il consigliere nazionale ginevrino del Plr Hugues
Hiltpold-. Una persona va pagata secondo i suoi
meriti e secondo le responsabilità che ricopre. È
vero, a livello istituzionale qualche problema sorge, ma credo che i Consiglieri federali non guadagnino a sufficienza per il lavoro che svolgono”.
Diversa è l’opinione di chi afferma che le retribuzioni degli alti dirigenti siano sproporzionate.
“Certo, il problema esiste ed è sotto gli occhi di
tutti - ribatte la parlamentare socialista Marina
Carobbio -. Nello scorso novembre il popolo ha
però rifiutato di porre un freno respingendo l’iniziativa 1:12 (il salario massimo in un’ impresa non
può superare di 12 volte quello più basso, ndr). La
votazione è ancora fresca, ma è presumibile che
torneremo sul tema proponendo soluzioni di diverso tipo per eliminare questa distorsione”.
Il successo della proposta Minder sembrava
avere ringalluzzito chi ritiene che anche i dirigenti
delle grandi aziende pubbliche guadagnino troppo. Poi però la bocciatura dell’iniziativa della sinistra 1:12 ha raffreddato i loro entusiasmi. “Ci vuo-
Dalle Poste alle Ferrovie, compensi diversi nell’Ue
La danarosa Russia
sorpassa tutti i Paesi
ma non l’America
I
salari dei manager pubblici
sono una jungla, una ramificazione fitta di norme che si
aggrovigliano attorno a regole
ed eccezioni, che neppure
l’Unione europea è riuscita mai
a disboscare. E se l’Italia vuole
mettere il tetto a 240 mila euro,
non è così, ad esempio, in Francia. Il presidente delle ferrovie
Sncf percepisce uno stipendio
di 450 mila euro, e riesce pure ad
“arrotondare”
visto che fa anche parte del
consiglio d’amministrazione
di quattro società. Non se la
cavano male
neppure i massimi dirigenti
della Network
Rail, l’azienda inglese che gestisce l’infrastruttura ferroviaria:
hanno incassato in sterline
l’equivalente di 1,5 milioni di
euro. Praticamente quanto guadagnava il direttore generale
delle Poste italiane, che comunque era molto, ma molto al di
sotto del suo omologo a capo
della Deutsche Post, che l’anno
scorso si è portato a casa 5,22
milioni di euro. Da 1,8 milioni a
1 milione hanno incassato invece i manager alla guida delle poste britanniche.
Ma sono gli Stati Uniti il Paese dove i manager statali guadagnano di più. Il loro livello retributivo, che spesso è legato ai ri-
sultati, resta altissimo. Anche se
c’è da considerare la dimensione delle aziende che devono
guidare. È la Russia però il Paese
che in questi anni ha visto i manager pubblici superare le retribuzioni di quelli del settore privato. Secondo una classifica
pubblicata da Forbes, Igor Sochin, ex agente segreto e dal
2004 amministratore delegato di
Rosneft, compagnia petrolifera
di proprietà in maggioranza del
governo russo, ha guadagnato
50 milioni di dollari. Un po’ meno la paga di Andrei Kostin, direttore generale della Vtb Bank,
colosso della finanza di Mosca,
controllato per il 60,9 per cento
pure dal governo russo: la sua
busta paga è l’equivalente di 35
milioni di euro. Dieci in meno
rispetto al presidente di Gazprom, la più grande compagnia
di gas russa che distribuisce
energia in diversi Paesi d’Europa.
Nella media dei Paesi Ocse,
prima della decisione del governo Renzi, erano proprio gli italiani a guadagnare di più. In media oltre mezzo milione di euro
l’anno, quasi tre volte la media
Ocse, dove al secondo posto per
i dirigenti più ricompensati
c’era la Nuova Zelanda, seguita
da Francia e Germania. Alla
media di 80 mila euro, più premi
vari, si allineano i massimi dirigenti pubblici di Danimarca,
Olanda, Belgio e Spagna.
m.sp.
Freysinger: “ Ci vuole equilibrio. Non sono
scandalosi i Ceo retribuiti bene,
ma i politici sottopagati negli esecutivi ”
le più equilibrio - avverte Oskar Freysinger, ministro udc vallesano -. È vero che dei Ceo di grandi
aziende, anche parastatali, guadagnano cifre molto alte ricoprendo ruoli di grande responsabilità.
Lo stesso vale però anche però chi è in un esecutivo. Anche lui ha impegni importanti, eppure guadagna molto meno. Sarebbe auspicabile che potesse vedere la sua retribuzione aumentare di
conseguenza”.
C’è chi poi ne fa una questione di principio.
“Nessun dirigente pubblico dovrebbe guadagnare
più di un Consigliere federale - afferma il vallesano Christian Van Singer, deputato nazionale dei
Verdi -. Trovo assurdo che un “dipendente” abbia
uno stipendio superiore rispetto a quello del suo
“capo”. Fosse solo per questo aspetto, trovo la proposta italiana interessante”.
C’è, inoltre, il rischio di cadere negli eccessi
che si riscontrano altrove, come osserva l’Udc vodese Guy Parmelin. “Di certo non dobbiamo arrivare ai livelli degli Usa, dove si distribuiscono retribuzioni assolutamente fuori da ogni logica ai
grandi funzionari - afferma il deputato democentrista-. Credo, però, sia giusto che un manager che
sa fare il suo lavoro e che fa guadagnare ad una regia federale, e quindi alla collettività, sia retribuito
di conseguenza. Immaginiamo solo per un momento se per una questione di principio mettessimo un tetto alle paghe in questi posti chiave. Ci
troveremmo che ad occuparli sarebbero persone
che non hanno le capacità necessarie”.
Le persone giuste al posto giusto dunque, ma
anche la preoccupazione che le stesse non siano
retribuite in maniera eccessiva. Se da un lato vi
sono segnali assai critici per gli stipendi troppo
onerosi, dall’altro si sottolinea pure la necessità di
avere professionalità adeguate per gli incarichi di
alta responsabilità. Un confronto che, inevitabilmente, si riproporrà ancora nel dibattito politico
nazionale.
o.r./m.s.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
4
mondo
LE
MAPPE
Il voto
Oltre 100 imprese elvetiche
guardano al dopo voto.
L’ambasciatore svizzero:
“Qui c’è un potenziale enorme”
LUIGI
BONANATE
L’appello del Papa
in Terra Santa
riavvia il dialogo
LE ELEZIONI IN EGITTO
Abdel Fattah al Sisi
96.9% di voti
Hamdine Sabbahi
3.1% di voti
25 milioni
Votanti
Reuters
40% degli aventi diritto
Nota: i dati ufficiali verranno comunicati solo entro i primi giorni giugno
Fonte: quotidiano Al Ahram, Alta Commissione elettorale Egitto
L’Egitto alla ricerca di stabilità
Il Paese in ginocchio si aggrappa a Sisi, ultima speranza per il riscatto
VALENTINA SAINI dal Cairo
Un tempo l’Egitto era uno dei paesi più turistici del mondo. Oggi per le
strade del Cairo di turisti se ne vedono
pochi, ma in compenso ci sono tantissimi poliziotti, armati fino ai denti.
Nelle strade che conducono a Piazza
Tahrir, luogo simbolo della rivoluzione che nel 2011 portò alla caduta del
presidente Mubarak, si vedono barriere di filo spinato. Elicotteri militari
volano a bassa quota nel cielo offuscato dallo smog. È in questo clima che si
sono appena svolte le elezioni presidenziali egiziane. Il vincitore è Abdel
Fattah Al Sisi, l’ex capo delle forze armate diventato, con oltre il 96% dei voti, nuovo presidente del più importante Paese del mondo arabo. La sua vittoria non è affatto una sorpresa. L’unico concorrente era il socialista Hamdin Sabahi, con meno carisma, agganci e un budget per la campagna elettorale risicatissimo.
Se poi si aggiungono i media addomesticati e la durissima repressione di ogni opposizione, si capisce
quanto l’esito del voto fosse scontato.
Il vero vincitore però non è stato l’ex
generale, ma l’astensionismo: bassa
l’affluenza, il 40 % degli aventi diritto al
voto, gran parte degli egiziani ha scelto il “partito del divano”, l’hizb al kanaba, ed è rimasta a casa a guardare la tv.
“Tanti sono rimasti a casa perché
davano già per scontata la vittoria di
Al Sisi – dice a Il Caffè Marco Alloni,
scrittore di Mendrisio residente al
Cairo da 17 anni, e autore del romanzo di ambientazione egiziana Shaitan
(Imprimatur). – Altri invece, soprattutto i giovani rivoluzionari, si sono
astenuti per protestare contro delle
elezioni che hanno definito una farsa”.
Il neo-eletto presidente ha davanti
a sé un cammino a dir poco accidentato. La scarsa affluenza dimostra che
gode di un sostegno popolare minore
di quanto comunemente si creda. E
l’Egitto attraversa ormai da tre anni
una dura crisi economica. “Gli affari
I turisti sono spariti dal
Cairo e manca il lavoro
soprattutto per i giovani
sono calati tantissimo – racconta sorseggiando un tè alla menta Hamdi, direttore di un hotel del centro – non abbiamo prenotazioni da mesi. Conosco
tanta gente che, lavorando nel turismo, aveva comprato una macchina
nuova, aveva iscritto i figli alle scuole
private. Oggi non se lo possono più
permettere. Abbiamo bisogno di sta-
bilità, ecco perché ho votato Al Sisi”.
In effetti il debito pubblico e la disoccupazione sono fra i pochi valori in
crescita dell’economia egiziana. Secondo i dati del Fondo monetario internazionale, la popolazione è passata
da 78 milioni nel 2010 a 84 nel 2013. E
con una crescita del Pil crollata dal 5%
del 2010 all’1,8% del 2013, il Paese non
riesce a generare occupazione sufficiente ad assorbire l’offerta di forzalavoro, e a offrire speranze a una popolazione molto giovane (l’età media
è di 24 anni) e sempre più frustrata.
Eppure sono in molti a credere
che l’Egitto sia il “gigante addormentato” della regione. Lo conferma pure
l’ambasciatore svizzero a Il Cairo,
Markus Leitner, che Il Caffè ha incontrato in un’ ambasciata, che è un’isola
di calma nel caotico centro della capitale. “L’Egitto ha un enorme potenziale, ma deve trovare il modo di sprigionarlo – spiega –. La sua posizione geografica è ideale per renderlo un vero
IL SIMBOLO
Grande festa
in centro
al Cairo dopo
l’elezione
plebiscitaria
dell’ex
generale
Fattah Al Sisi
Reuters
hub commerciale e logistico. È la
maggior economia di mercato araba,
quindi se un’azienda vuole fare affari
in Medio Oriente dovrebbe farli qui e
ora. Non è un mercato facile, ma se lo
si conosce si può certamente avere
successo”.
E gli svizzeri sembrano averlo capito da tempo: le aziende rossocrociate in Egitto sono un centinaio, fra
produttori, distributori e uffici di rappresentanza. Il settore alimentare è
quello che tira di più: basta pensare
che nel Paese operano due colossi
come Nestlé ed Hero. Del resto
l’amore degli elvetici per l’Egitto è di
vecchia data. A scoprire il sito di Abu
Simbel, patrimonio dell’Unesco e
meta obbligatoria per ogni turista, fu
il losannese Johann Ludwig Burckhardt, nel 1813.
Ancora, a pochi passi dall’ambasciata svizzera, nella centralissima
piazza Talaat Harb, sorge la pasticceria Groppi, simbolo del Cairo degli
anni d’oro, quando grazie all’apertura
del canale di Suez l’Egitto conobbe un
boom senza precedenti. A fondare la
pasticceria fu Giacomo Groppi, che
nel 1884 lasciò Rovio per cercare fortuna in Egitto. E la trovò. Aprendo vari
locali fra Alessandria e la capitale,
Groppi lasciò un segno nell’immaginario dell’alta borghesia egiziana. Si
racconta addirittura che, all’inizio del
secolo scorso, una proposta di matrimonio non valesse niente se non si faceva da Groppi. Dagli anni ’80 la gestione non è più in mano alla famiglia
Groppi, e bisogna dire che il suo
splendore si è un po’ appannato. Ma
la pasticceria è sempre lì, in attesa di
rifiorire. Insieme all’intero Egitto.
Ci sono delle parole che dette equivalgono a compiere l’azione che descrivono.
Un ormai dimenticato ma affascinante filosofo inglese, John L. Austin, poco più di
mezzo secolo fa, aveva coniato una bella
formula: come fare delle cose con le parole.
È esattamente questa la strategia che papa
Francesco sta adottando in questi suoi
(quasi) primi passi nella politica internazionale. “Venite a Roma a pregare con me
per la pace, l’8 giugno”, ha detto alle massime autorità israeliane e palestinesi, dopo
aver dato vita ad alcuni gesti spettacolari e
inattesi, eloquenti anche se muti. Del tutto
fuori cerimoniale, Francesco ha voluto appoggiare la fronte contro il Muro di separazione costruito da Israele per tenere lontani
i palestinesi. Un gesto che equivale a una
condanna della sua presenza, lungo i suoi
700 km. Ha fatto la stessa cosa al Muro del
pianto, cui ha affidato la sua preghiera dopo che si era incontrato con gli ultimi rappresentanti delle vittime dell’Olocausto, ricordando ai palestinesi che nessuno
al mondo può irridere la tragedia
del popolo ebraico. È stato come
se il papa volesse far capire a tutti
che erano in fondo ugualmente
vittime di ingiustizie storiche che è ormai necessario
superare.
Due gesti che sono ad un
tempo un omaggio e una
provocazione che si incrociano: non si può
approvare l’atteggiamento arrogante di
Israele che divide i territori e ogni giorno
costruisce nuovi insediamenti umiliando i
palestinesi; non si può ammettere che una
parte (significativa) del mondo islamico
continui a negare a Israele non solo il riconoscimento della sua terribile storia, ma il
diritto a esistere là dove è. Mescolando, per
così dire, le carte, al termine di questo abile
tragitto, papa Francesco ha calato il suo asso, giocando sul tavolo teologico (il suo)
una carta dal fortissimo sapore politico.
Che il conflitto israelo-palestinese sia
ancora aperto, e la ferita rischi di farsi insanabile, è la preoccupazione che ha spinto il
papa a una proposta che se fosse partita da
Roma non avrebbe stupito nessuno. E che
sarebbe risultata l’ennesimo vuoto appello
rituale, ma è stata pronunciata sulla terra
dei due avversari, considerati quindi su un
piede di parità, che non hanno potuto fare
finta di non averla sentita. Un vero scossone da cui potrebbe discendere la ripresa di
un dialogo il cui sbocco finale è in fondo
inevitabile e prevedibile.
Ma il cui percorso rischia di provocare
ancora dolore e morte. La proposta di Francesco è: due sono i popoli e le loro religioni;
che abbiano dunque due patrie. Non è la
“prima scelta” per nessuna delle due parti,
ma è l’unica che possa essere accettata da
entrambe.
LA FORMA
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IL CAFFÈ
1. giugno 2014
6
attualità
I CONTROLLI
La maggiore vigilanza sulle
cassette delle banche, ha fatto
fiorire il business dei privati
Il caso
1 2
3 45
LE REGOLE
I PRIVATI
I PREZZI
I PUNTI FRANCHI
Nella piazza finanziaria
ticinese si contano circa
50 mila cassette di
sicurezza solo nelle
banche. La metà circa
sono di proprietà
dell’Ubs, un’altra buona
fetta è del Credit Suisse.
Nelle banche le
cassette di sicurezza
sono collegate a un
conto; ma ora sulla
gestione e la
concessione delle
cassette le banche
sono più rigorose
Sono diverse le
società private che
offrono cassette di
sicurezza slegate dai
servizi bancari. Anche
società di spedizione
e persino di traslochi
offrono cassette.
I canoni delle cassette
variano secondo le
dimensioni. In banca
si parte da circa 100
franchi per quelle
piccole e si arriva sino
4’000 per quelle più
grandi.
A Chiasso e Stabio in
Ticino, ma il più grande
è a Ginevra. Ci sono
cassette di sicurezza e
stanze blindate che
sottostanno a un
regime speciale di
tassazione.
Keystone
LE CASSETTE
Il fenomeno
L
ì stanno al sicuro. Lontano da occhi indiscreti, e non si devono neppure pagare le spese
per un conto in banca.
In Ticino “ci sono le cassette di sicurezza degli alberghi piene di
soldi”, diceva in un’intercettazione telefonica Giovanni Berneschi allo “spallone” di un cliente.
Berneschi non è un signore qualsiasi: è l’ex presidente di Banca
Carige e vicepresidente dell’Associazione bancaria italiana, finito in carcere nell’inchiesta sui
fondi sottratti all’istituto ligure
che ha coinvolto anche il legale
luganese Davide Enderlin. Dallo
scandalo Carige emerge, dunque, pure il grande business ticinese della cassette di sicurezza,
ultimo rifugio “off shore” per chi
vuole nascondere i propri capitali.
Ultima spiaggia perché le banche con la strategia del “denaro
pulito” da tempo hanno stretto i
cordoni e pure i fiduciari sono
diventati più prudenti. Adesso
chi vuole far “sparire” i suoi beni,
ripiega sulle cassette di sicurezza. Soprattutto quelle gestite da
L’ultimo rifugio “off shore”
degli evasori in fuga dal fisco
Nell’indagine Carige affiora il business cassette di sicurezza
società private, perché anche
con le cassette per custodire valori le banche sono ora molto più
attente.
Società che stanno nascendo in
Ticino, affiancandosi ad imprese
di spedizione o di traslochi, che
offrono pure questo servizio. Pochi controlli e buoni affari per
tutti. Da Agno una società di questo tipo dal suo sito web promette “privacy assoluta e discrezione”per il servizio, garantendo
inoltre : “Non soggetto a nessun
tipo di scambio dati con altri
Paesi”. I prezzi sono allettanti: da
480 a 3’200 franchi l’anno. Un
analogo società di Lugano, invece, precisa che il servizio non ha
“nessun collegamento con Finma (l’autorita federale di vigilanza sul mercato finanziario, ndr),
e il diritto internazionale”. Un’offerta assolutamente legale. Anche se diversa da quella delle
banche (in Ticino dispongono di
50 mila cassette), che invece im
pongono precise regole. “Da noi
non esiste una relazione senza
conto corrente abbinato. Anzi i
costi della cassetta di sicurezza
vengono addebitati sul conto spiega Giovanni Crameri, responsabile di Ubs in Ticino - proprio perché vogliamo, giustamente, rispettare tutte le regole”.
Le banche, insomma, non vogliono più rischiare. “Nessuna
cassetta senza conto, è una direttiva - faprecisano alla Bsi di Lugano - che si applica da tempo,
senza alcuna deroga”. E sui conti
vige ormai la regola del denaro
pulito. Ma con le cassette gestite
dai ptivati, che potrebbero essere
usate anche dagli evasori fiscali,
sorge un altro problema. “Siamo
davanti a un vuoto legislativo”,
spiega l’avvocato Paolo Bernasconi, docente di diritto penale
dell’economia: “Sistemando i
capitali in una cassetta di sicurezza si prende in consegna un
deposito e, dunque, siamo davanti a una procedura che dovrebbe sottostare alle norme antiriciclaggio”. Siamo quindi sul filo della legalità, perché custodendo beni di terzi, i privati che
hanno cassette di sicurezza, do-
vrebbero avere un’apposita autorizzazione. Tuttavia, mancando
una base legale , la situazione
può essere letta anche diversamente. Resta il nodo dei controlli: come fa un’autorità fiscale a
sapere cosa ci sia dentro le cassette, quali valori sono custodito? Dopo la firma di trattati antiriciclaggio e antifrode fiscale, il
problema resta aperto.
Poi ci sono le cassette nei
punti franchi di Chiasso e Stabio.
Ma qui, dopo le direttive impartite da Berna, i controlli sono ora
più serrati. L’ultimo giro di vite
l’ha dato il Tribunale federale. I
giudici hanno stabilito che l’Amministrazione delle dogane aveva la facoltà di accertare eventuali irregolarità su una collezione di quadri, esposti in una mostra, di un albergatore zurighese.
La collezione era stata conservata per anni nel caveau del punto
franco di Zurigo affittato da una
galleria d’arte. Per i funzionari,
quelle 78 opere, valore circa 6
milioni di franchi, sarebbero state trasferite fuori dalla zona
“free” senza il pagamento regolare dell’ Iva e di altri tributi. m.sp.
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1. giugno 2014
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“I Barocchisti”, è stato
assegnato il premio 2014 della
Fondazione del centenario della
Banca della Svizzera Italiana.
Ha anticipato anche il Consiglio di
Stato. Prima ancora che il
messaggio sulla tassa per il sacco
dei rifiuti ottenesse il sì del governo,
il collaboratore del ministro Zali lo
ha presentato al Consiglio
comunale di Gambarogno
7
Ansia e paura
per gli “spinelli”
che provocano
nausea. L’erba
è trattata con
sostanze nocive.
Per darle
brillantezza dopo
che è stata ripulita
dalla resina
Ti-Press
L’allarme
Cosa succede
1
2
3
IL TUMBLER
È una sorta di “centrifuga”
che fa precipitare una parte
della resina che ricopre la
pianta essicata, e permette
di recuperare hashish di
ottima qualità, ma
impoverisce gli ingredienti
della canapa.
IL TRATTAMENTO
Per restituire un’apparenza di
qualità la marijuana viene trattata,
tagliata, con lacche, polveri di
vetro, acetato di piombo,
ammoniaca o lacca per i capelli.
IL TESTING
Tramite cromatografo è
possibile analizzare le
sostanze contenute nella
marijuana. Usato da una
decina d’anni a Berna e
Zurigo, il testing non è
effettuato in Ticino.
4
5
LA MOZIONE
Anche in Ticino con una
mozione in parlamento si
era chiesta quattro anni,
l’introduzione del “ testing”
per le sostanze
stupefacenti. Una mozione
rimasta sinora inevasa.
IL MERCATO
Secondo le ultime stime si
valuta in Svizzera la
presenza di oltre mezzo
milione di fumatori di
marijuana più o meno
regolari, con una domanda
in crescita.
Vetro, lacca e altri veleni
per vendere più marijuana
D
MICHEL VENTURELLI *
ieci anni fa c’era anche la Svizzera fra
i principali Paesi produttori di marijuana europei. Oggi sono l’Albania, la
Spagna e l’Olanda. “La qualità peggiore è quella che arriva dall’Albania”,
spiega Francesco, che il mercato ticinese contribuisce ad alimentarlo. “Molto meglio - aggiunge - sarebbero le varietà coltivate in Spagna e Olanda, se non fosse che spesso, prima di arrivare in Svizzera, la merce è trattata con un tumbler”.
Un apparecchio utilizzato
per far precipitare una parte importante della resina
che ricopre la pianta essicata. Con la resina così
recuperata chi gestisce il traffico produce hashish
di ottima qualità, che poi esporta per la vendita al
dettaglio a prezzi esorbitanti. L’affare è grosso.
Molto grosso.
Il problema è che un’erba a cui è stata tolta la resina cambia aspetto. Non brilla più e i consumatori
se ne accorgerebbero. Per restituirle l’aspetto originale i grossisti cospargono così la marijuana con
varie sostanze, tra cui lacche e polveri di vetro.
Lacche e polveri che il consumatore inala fumando spinelli. Così è gran parte dell’erba oggi reperibile sul mercato nero. A volte le cose vanno male e
tra i consumatori si scatena il panico.
Anche in Ticino, dove viene spacciata un’erbaccia
che fa star male chi la fuma. Un’erba molto “pesante” e molto compatta “che probabilmente è
stata trattata dal produttore o dall’importatore dice Luigi, che ne ha comperato mezzo chilo per la
rivendita al dettaglio -. Sono stato con un amico
da un grossista che rifornisce molti piccoli rivenditori del Luganese e del Mendrisiotto. Ci ha venduto un’erba fatta apposta per lo spaccio in strada,
500 grammi li abbiamo pagati circa 2’000 franchi”.
Il prezzo di mercato era buono, il problema è che
l’erba non lo era. “Già preparando le buste ci siamo accorti che c’era qualcosa che non andava. Al
contrario del solito era molto compatta - precisa
Luigi -. I problemi veri sono iniziati quando i nostri clienti hanno cominciato a stare male, lamentando nausee, forti mal di testa, tosse, vomito, e altri disturbi”. Si ripete l’allarme lanciato nell’aprile
del 2010, quando i quotidiani ticinesi riportarono
la notizia diffusa dal servizio antidroga della polizia: “Nell’ambiente dei consumatori ticinesi vi è
preoccupazione per qualche malore e per alcune
segnalazioni di marijuana tagliata con sostanze
pericolose, dannose per la salute. Si parla di canapa intinta in acetato di piombo, trattata con zucchero, ammoniaca o lacca per i capelli. Tutto ciò
per aumentarne il peso e il profumo…”.
Ma la richiesta del mercato è talmente grande
– in Svizzera si stima che ci siano oltre mezzo milione di fumatori più o meno regolari – che l’offerta di marijuana di buona qualità non è mai abbastanza e produttori e importatori ricorrono ad
ogni astuzia per rispondere alla domanda ed ingigantire i profitti. “La qualità sta peggiorando costantemente da diversi anni - sottolinea Luigi -.
L’unico modo per essere sicuri di fumare marijuana decente è quello di rivolgersi ai produttori locali, che però la rivendono solo in giri chiusi,
esclusivi, e mai in grandi quantitativi. Un’altra
possibilità è di prodursela da soli, ma non tutti
possono farlo e, va ricordato, che la pressione della polizia è grande”. Insomma, quando tutti sembrano preoccuparsi per gli alti tassi di Thc (uno
dei principi attivi della cannabis), emerge che il
rischio maggiore per la salute è principalmente
dovuto alle manipolazioni che subisce la marijuana venduta sul mercato nero. Questo anche
perché in Ticino, a differenza di Berna o Zurigo,
non esiste un laboratorio ufficiale dove il consumatore può portare le sostanze stupefacenti ille-
L’intervista
“È
gali per farle analizzare, con un apposito “testing”.
Così, le stesse autorità spesso neppure si accorgono che circolano stupefacenti che presentano
rischi particolari per la salute. Anche per ovviare
a questi pericoli diversi gruppi, istituzionali e
non, in alcuni cantoni e città svizzere chiedono
un progetto pilota per la produzione e il consumo
di cannabis ricreativa. L’erba così prodotta e controllata permetterebbe di proteggere meglio i consumatori.
*criminologo
Gli scenari futuri visti da Max Hoffman, segretario della Federazione funzionari di polizia
chiaro che se il mercato cresce, cresceranno anche le attenzioni dei gruppi criminali”. Max Hoffman, segretario nazionale
della Federazione svizzera funzionari
di polizia, ventimila iscritti, è scettico
sulle diverse ipotesi che si sono inanellate nel tempo per proporre di liberalizzare o legalizzare in qualche modo
la canapa.
Una misura è già scattata: le multe disciplinari per chi viene trovato a fumare uno spinello. Funzionerà?
“Non abbiamo ancora risultati
concreti. Bisognerà aspettare ancora
un po’ di tempo. Il dubbio resta quello
che avevamo sollevato prima dell’approvazione della nuova norma”.
Cioè?
“Un business
che alimenta
l’illegalità”
“Il fatto che quando viene multata
una persona i dati non vengono registrati. Questo, naturalmente, non ci
consente di svolgere indagini approfondite, cioè di risalire dal consumatore allo spacciatore, sino a giungere
progressivamente al trafficante in cima
alla piramide”.
A San Gallo e Neuchâtel un’iniziativa del genere era già stata avviata anni fa. Che effetti ha avuto?
“Bisogna intendersi quando si parla di misure per strappare il mercato
della canapa ai trafficanti. Al di là di
quanto accaduto sino ad oggi, dobbiamo domandarci quale sia il sistema
migliore. Io resto convinto del fatto che
se anche il mercato diventasse legale ci
sarebbe comunque qualcuno che andrebbe a comprare la canapa in quello
clandestino a prezzi magari più bassi”.
La legalizzazione non la convince
dunque?
“Ho pure dei dubbi sul piano morale ed etico. Può lo Stato, mi chiedo,
consentire la vendita di queste sostanze?”.
m.sp.
La ricerca Dall’esame delle acque delle città europee, l’analisi su come cambia il consumo di stupefacenti
Zurigo e Londra sono le capitali della coca
N
elle principali aree urbane europee, svizzere
comprese, ogni giorno si “sniffano” 832 chili
di cocaina. C’è Zurigo, insieme a Londra,
Anversa e Amsterdam, in cima alla classifica del
consumo con 1,6 chilogrammi al giorno ogni mille
abitanti. Tra le prime dieci città ci sono pure Basilea
e Ginevra. Il dato emerge dal più esteso monitoraggio sul consumo di droghe mai effettuato in Europa,
analizzando per una settimana simultaneamente le acque reflue di
42 città. I risultati sono stati presentanti martedì scorso a Lisbona
col rapporto 2014 dell’Osservatorio europeo delle droghe e tossicodipendenze (Emcdda). Per la Svizzera le analisi sono state effettuate
dall’Università di Basilea e dall’Istituto di ricerca Eawag di Dübendorf, che le ha estese, oltre a
Zurigo, anche ad altri centri come
San Gallo, Basilea, Ginevra e Berna.
Quello che emerge dalle analisi è che la Svizzera
resta uno dei Paesi, con Spagna, Inghilterra, Belgio e
Olanda, dove si spaccia e si usa più cocaina. Ma è in
crescita pure il consumo di ecstasy. Zurigo condivide il primato delle “pastigliette” con Londra, Amsterdam, Eindhoven e Utrecht. Sempre per l’ ecstasy, San Gallo per consumo si avvicina molto alla me-
dia di Zurigo, mentre si piazza al dodicesimo posto
nella classifica europea per la cocaina. Classifica
che vede al nono posto Basilea, al decimo Ginevra e
al quindicesimo Berna.
Lo scopo della ricerca era di analizzare, usando
un protocollo scientifico comune, i consumi delle
principali droghe rintracciate nelle acque reflue, per
tracciare i mutamenti nei profili dei consumi o individuare la presenza di nuove sostanze. “Le numerose applicazioni
disponibili - ha spiegato Sara Castiglioni, a capo dell’unità di ricerca dell’Istituto Mario Negri di Milano - hanno infatti dimostrato che
questo metodo è in grado di fornire
regolarmente dati più aggiornati
rispetto alle indagini epidemiologiche effettuate a livello nazionale
a cadenza annuale o biennale”. C’è
da ricordare che proprio l’Istituto
Negri sino a due anni fa ha monitorato anche le acque reflue di Lugano. Allora era emerso che il consumo era di 6,2 dosi
di cocaina al giorno per mille abitanti, 3,3 dosi di
eroina e 53 di cannabis. Un andamento del consumo simile per certi versi a quello di città come Londra e Milano. La città lombarda nel rapporto 2014 risulta in calo per il consumo di droghe, eccetto che
per la cocaina.
m.sp.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
8
attualità
La
storia
Durante la Seconda guerra
mondiale nel Canton Lucerna
c’era un campo di prigionia.
Lo comandava un ufficiale
con simpatie naziste. Qui erano
internati diversi piloti Usa. 70 anni
dopo quella terribile esperienza,
hanno ricevuto una medaglia.
Come il colonnello Jim Misuraca
Violenze e sevizie
nel lager svizzero
del capitano Béguin
FRANCO ZANTONELLI
R
ESERCITO DISONORATO
PER LA CORTE MARZIALE
Le baracche di Wauwilermoos,
nella foto sopra, erano piene di
pidocchi e topi. Nel 1946,
Béguin, nella foto al centro, è
finito davanti alla corte marziale
con dure accuse. È stato
condannato per aver disonorato
la Svizzera e il suo esercito.
iempivano il cuore di tenerezza
quegli otto reduci della Seconda
guerra mondiale decorati, lo
scorso 13 aprile, nell’auditorium
del Pentagono a Washington
con la “Prisoner of War Medal”,
quale riconoscimento per le sevizie subite in un campo di prigionia svizzero. Tutti quanti erano passati da Wauwilermoos, un
vero e proprio lager, situato nel
Canton Lucerna e comandato da
una sorta di psicopatico, con
simpatie naziste: il capitano André Béguin. Quegli otto cui è stata appuntata al petto una medaglia, con 70 anni di ritardo, appartenevano ad un gruppo ben
più grande, di 143
aviatori, pure loro
transitati da Wauwilermoos. Si sono fatti ritrarre al Pentagono, chi appoggiandosi a un bastone, chi a un deambulatore, accanto
all’attuale comandante della Us Army Air Forces. Tra
essi c’era l’allora
tenente colonnello
Jim Misuraca, oggi
93 anni, che al portale Florida Today
ha raccontato la sua
storia di detenuto
nella Confederazione. “In Svizzera puntualizza -non in
Giappone o in Germania”.
Come dire che costretto, per un guasto, ad atterrare nel
1944 in Svizzera
col suo bombardiere B-24 , si riteneva al sicuro. In
effetti, in un primo
momento, Misuraca venne sistemato insieme ad
altri commilitoni
in un albergo. Da
dove, tuttavia, riuscì a fuggire
perché voleva combattere nelle
fasi finali del conflitto. Al confine
con la Francia venne, però, riacciuffato. E, per punizione, inviato in quel campo del Canton Lucerna. A Wauwilermoos l’ufficiale americano fece la conoscenza
del capitano Béguin. “Una vera e
propria canaglia, con simpatie
naziste”, lo definisce ancora oggi.
IL REDUCE
Il colonnello Jim Misuraca,
che oggi ha 93 anni
e vive da tempo in Florida
La prigionia
Il campo
Il capo
I prigionieri
La medaglia
WAUWILERMOOS
DEGRADATO
IL REGIME
A WASHINGTON
GLI UFFICIALI
Durante la
Seconda guerra
mondiale era
operativo a
Wauwilermoos, nel
Canton Lucerna,
un lager
Al comando del
campo il capitano
André Béguin, che
dopo la guerra è
stato processato e
condannato a 3
anni e degradato
Ai prigionieri, in
gran parte alleati,
secondo le
testimonianze
emerse, erano
riservate condizioni
disumane
A otto reduci è
stata appuntata
la“Prisoner of War
Medal”, per “i
sacrifici patiti nel
campo di
Wauwilermoos”
Il colonnello Jim
Misuraca e il
tecnico Dan Culler
hanno raccontanto
la loro drammatica
esprienza
in Svizzera
E, poi, riferendosi al campo di
internamento, parla di “condizioni orrende, nell’amichevole e
neutrale Svizzera. Avevamo - aggiunge - diritto a due pasti al
giorno, consistenti in una brodaglia, in cui inzuppavamo pezzi di
pane secco. Lo chiamavano
campo di internamento, in realtà era un campo di concentramento”.
E non è un caso se la motivazione con la quale a Misuraca e ai
suoi commilitoni è stata attribuita la “Prisoner of War Medal”, è
conseguente “ai sacrifici patiti
nel campo di Wauwilermoos”.
Da cui l’ufficiale statunitense
riuscì a evadere dopo 52 giorni,
in tempo per poter salire di nuovo a bordo di un bombardiere e
dare il suo contributo alla capitolazione della Germania. “Su
quello che ha patito in Svizzera
non si è mai sbottonato più di
tanto”, confida la moglie, Bobby,
che si dice “orgogliosa” del fatto
Un altro aviatore, Dan
Culler, ha scritto un
libro su quegli anni,
“Il buco nero
di Wauwilermoos”
che, finalmente, gli Stati Uniti lo
abbiano riconosciuto degno di
una medaglia.
Mentre il tenente colonnello
Misuraca ha preferito tenersi
dentro le angherie e i maltratta-
I ricordi
menti subiti da parte di Béguin e
dei suoi aguzzini, diversamente
si è comportato un altro aviatore, Dan Culler, autore del volume “Il buco nero di Wauwilermoos”. Ventidue anni, tecnico
aeronautico, Culler si ritrovò in
Svizzera nello stesso identico
modo di Misuraca: il suo B-24,
per un guasto ai flap, fu costretto
ad atterrare sul suolo elvetico.
Inviato in un hotel di Adelboden
anche lui, come altri militari,
tentò appena possibile di andarsene per ricongiungersi con le
truppe statunitensi. Culler intendeva raggiungere l’armata alleata che, dopo essere sbarcata
in Sicilia, stava risalendo l’Italia.
Il 13 maggio arrivò fino a Locarno, ma non riuscì a passare la
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LE PAROLE
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SAPORI
E MITI
Carolina
Cenni
APPUNTI
DI VIAGGIO
Giò
Rezzonico
frontiera: venne arrestato e, per
punizione, finì a Wauwilermoos.
E quel che racconta nel suo libro
di memorie sulla sua esperienza
nel campo lucernese, mette i
brividi. “Due guardie, con i cani,
mi accompagnarono in una baracca lurida, dove erano rinchiusi prigionieri sovietici. Quella
stessa notte a turno mi usarono
violenza. Ero un ragazzo dell’Indiana e non avevo mai avuto
rapporti sessuali”.
L’indomani, traumatizzato,
Dan Culler si precipitò dal capitano Béguin, il comandante del
campo, ma questi gli rise in faccia. Così il suo tormento continuò nei giorni seguenti. “Ho
pensato spesso che sarei morto”,
prosegue il racconto di Culler.
Che solo più di 40 anni dopo ebbe la forza di dire ai suoi cari
quanto gli era successo in Svizzera. “Ho scritto il mio libro a
Tucson, in Arizona, dove mi ero
ritirato in pensione e quando
mia moglie ha letto i dettagli è rimasta inorridita”.
A causa delle umiliazioni e
delle privazioni patite a Wauwilermoos il giovane si ammalò di
tubercolosi. Venne ricoverato in
un ospedale di Ginevra da dove,
finalmente, insieme ad altri militari americani internati nella
Confederazione, passò la frontiera arrivando nella Francia liberata. Negli anni successivi i
traumi di cui rimase vittima in
Svizzera continuarono a turbare la vita di Dan Culler.
“Per molto tempo mi è stato
difficile, se non impossibile, rimanere in una stanza o in un
ascensore, insieme ad altra
gente. Non ce l’ho con gli svizzeri - aggiunge - perché capisco
che erano circondati da Paesi
ostili. Però non riesco a comprendere il motivo per cui abbiano riservato, a noi che volevamo tornare a combattere, un
trattamento del genere”.
Quanto a quel maniaco del
capitano Béguin nel ‘46 venne
processato, condannato a tre
anni di carcere, degradato ed
espulso dall’esercito. Nel frattempo si era infatti scoperto che
i detenuti non si limitava a seviziarli ma li derubava pure. La figlia, nel 2001, si rivolse, con una
lettera accorata, al soldato Culler, chiedendogli scusa a nome
di tutta la sua famiglia. “Che Dio
la benedica”, terminava la sua
lettera. [email protected]
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
9
attualità
La sicurezza
1
2
3
4
ultimo a finire nella
rete dell’obiettivo è
stato un giovane
sprayer. Con una
bomboletta stava
imbrattando i muri di diversi edifici di corso Elvezia. È stato subito
fermato dalla Polizia comunale.
Ma questo è solo
un piccolo esempio delle potenzialità di un nuovo sistema di videosorveglianza,
mobile e interattivo, installato da
poco a Lugano.
L’impianto sfrutta
una tecnologia
che permette di
tenere più zone
della città sotto
controllo.
“Le telecamere sono collegate
con la centrale operativa e possono essere spostate agevolmente secondo le esigenze”, spiega
Emiliano Fedeli direttore tecnico
della Eyeswiss, un’ azienda leader del settore che ha realizzato il
progetto, naturale prosecuzione
della strategia Secur-City. “Noi
abbiamo già un buon sistema,
ora con queste quattro nuove telecamere ad alta risoluzione lo
abbiamo migliorato notevolmente”, spiega il comandante
della Polcomunale, Roberto Torrente: “Le camere sono collegate
con il videoserver della centrale
e da lì possono essere governate
L’INIZIO
La prima applicazione
nota viene attribuita all’
ingegnere tedesco
Walter Bruch nel 1942.
L'impianto fu realizzato
a Peenemunde e
serviva a monitorare i
lanci razzi V2.
LA NOVITÀ
A Lugano in aprile è
stato sperimentato un
nuovo sistema mobile,
che consente di
spostare le telecamere
secondo le esigenze;
è collegato a una
centrale operativa.
!
!
"
dai nostri operatori. Così possiamo agire praticamente in tempo
reale”. Seguendo la situazione
sullo schermo, appena l’agente
nota qualcosa di strano fa scattare l’allarme tagliando di parecchio i tempi d’intervento.
La differenza, rispetto ad altri sistemi ritenuti all’avanguardia come quello di Chiasso, dove le telecamere rilanciano le immagini
ai tablet nelle auto delle pattuglie, è che non si sfruttano più solo le postazioni fisse. Ma quelle
mobili che oggi possono essere
sistemate in via Nassa e domani,
ad esempio, al Parco Ciani. “Noi aggiunge Torrente - le posizioniamo in una zona dove si acu-
Ti-Press
A Lugano la videosorveglianza diventa mobile e interattiva
I PRIMI IMPIANTI
In Ticino i primi
impianti sono stati
installati a Locarno.
Poi, a seguire, altri
Comuni come Lugano,
Chiasso, Stabio,
Bissone e in diversi
altri centri.
"
corso di completamento. A Caslano, invece, il Comune sta investendo 205 mila franchi per un
nuovo impianto. Diverso il discorso di Ascona, rimbalzata agli
onori della cronaca per alcune
clamorose rapine, che hanno
chiamato in causa anche l’efficienza della videosorveglianza.
Qui le postazioni
sono collegate
con un sistema
wi-fi, che sfrutta
come protezione
un firewall, che
non pare sicuro
al cento per cento, visto che in altre realtà gli hacker hanno dimostrato di poter superare facilmente questo genere
di barriera.
Lugano nella statistica nazionale
è risultata nelle prime tre città
svizzere per la sicurezza. Quanto
abbia inciso l’aiuto delle telecamere lo spiega il comandante
Torrente: “Credo molto nella
tecnologia, ma l’elemento umano, la professionalità, restano fattori decisivi. La videosorveglianza però è molto importante, ad
esempio, durante manifestazioni
o scontri dopo le partite. In molti
casi è difficile intervenire, ma
con i fotogrammi ingranditi e definiti riusciamo a ricostruire la
dinamica di certi fatti ed estrapolare elementi probatori”. m. sp.
Le telecamere si... muovono
per inseguire ladri e vandali
L’EVOLUZIONE
Nel 1999 comparvero
sul mercato i primi Dvr,
apparati in grado di
acquisire un video e
archiviarlo su harddisk. Fu così possibile
selezionare le immagini
e usarle per indagini.
!
!
Ti-Press
L’
Le tecnologia
INTERVENTI IN TEMPO REALE
Il comandante della polizia di
Lugano Roberto Torrente; in alto,
una telecamera in centro
tizza un problema. E la monitoriamo. Se dopo un po’ di tempo
vediamo che la situazione si risolve, le spostiamo da un’altra
parte. Se invece il problema persiste valutiamo se installare una
videocamera fissa”. Attorno al
nuovo impianto funziona, ovviamente, anche quello con punti
d’osservazione fissi, in tutto una
settantina distribuiti in aree “nevralgiche” della città.
Ma l’ elemento fondamentale
per la videosorveglianza è il collegamento diretto con le centrali
di polizia. A Lugano funziona già,
a Chiasso si stanno organizzando mentre in altri centri, come ad
esempio Stabio, i progetti sono in
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IL CAFFÈ
1. giugno 2014
10
politica
Il futuro
Le strategie
L’alleanza ha favorito
il partito più “forte”
A
Per le elezioni
un paso doble
tra Udc e Lega
llearsi per entrare in Consiglio nazionale, e
finire per portare acqua al più forte, eleggendogli di fatto un secondo deputato. Questo è
stato il paradosso elettorale dell’Udc, che nel 2011
dopo 92 anni di tentativi, finalmente con Pierre Rusconi è riuscita ad eleggere un proprio rappresentante a Berna collegandosi alla Lega dei ticinesi.
Una scelta tecnica - la “congiunzione” è possibile anche alle prossime elezioni federali - , preceduta da una “desistenza politica” nell’aprile del
2011, quando l’Udc non si presentò per il Consiglio di Stato. Rinunciò così al traino elettorale per il
gruppo parlamentare, che di fatto marciò sul posto. Decisione rivelatasi importantissima per Norman Gobbi che entrò in governo. La Lega, conquistando il secondo seggio, diventa partito di maggioranza relativa. Rusconi però con il 9,7% dei voti
era arrivato settimo: ce l’avrebbe fatta anche da solo con i suoi 18 mila voti personali. La congiunzione risultò invece determinante per strappare il seggio al Ps proprio a favore della Lega, eleggendo Roberta Pantani nell’ultimo seggio disponibile. I due
leghisti sono poi entrati nel gruppo dell’Udc. Una
strategia che sarà seguita anche l’anno prossimo,
ma senza desistenza ad aprile.
Pinoja: “Per il governo da soli,
ad ottobre l’accordo, se però...”
Cosa unisce, cosa divide
1
SPESE SOCIALI
PREVENTIVI 2014
FRENO AL DEFICIT
I BILATERALI
NO AI FRONTALIERI
Le spese sociali dividono
Lega e Udc. Dalla 13ma
Avs per gli anziani,
all’iniziativa parlamentare
della Lega per i trasporti
gratuiti ai giovani, i due
partiti vanno in direzione
opposta. L’Udc si profila
di più sul versante
tradizionale della destra
La Lega rappresenta
la destra più sociale,non
teme il deficit pubblico:
ha approvato
il bilancio preventivo
per il 2014 nettamente
in rosso. L’Udc, da
sempre contraria a deficit
ed eccessi di spesa,
ha votato contro
Come partito di
maggioranza relativa,
la Lega dapprima ha
sostenuto il freno al
deficit con moltiplicatore
cantonale (ma voterà
contro). L’Udc contraria
ha proposto il freno alla
spesa (bocciato poi dal
parlamento)
Udc e Lega sono
uniti dallo stesso
spirito antieuropeo.
Contrari nettamente
ai trattati bilaterali
sulla libera
circolazione. Tema
che Blocher intende
rilanciare per le
elezioni del 2015
Lega e Udc sono
legati dalle stesse
proposte contro i
lavoratori stranieri
e contro i frontalieri
dalla campagna
“bala i ratt” dell’Udc
allo slogan leghista:
“35 mila frontalieri
bastano”
2
CLEMENTE MAZZETTA
Stop con le campagne alla “bala i ratt”,
ma attenzione alla questione europea.
Contro ovviamente. E poi occhi puntati
sul tema del lavoro “che manca e che rischia di creare molti più problemi al Ticino se nel prossimo futuro comincerà
a diminuire l’edilizia trascinando al ribasso anche i settori artigianali”. Così
Gabriele Pinoja, presidente dell’Udc,
sintetizza la strategia messa a punto
con i vertici nazionali nelle settimane
scorse a Berna.
3
risultato così da poter riagguantare il
secondo seggio in Consiglio federale
nel dicembre del 2015 - sottolinea Rusconi –. Tutto il resto è relativo”. Un anno che vedrà però l’Udc “divorziare”
dalla Lega ad aprile per “ricongiungersi” ad ottobre. “Inutile negarlo – aggiunge Pinoja -, l’Udc nazionale auspica una congiunzione fra noi e la Lega
per le elezioni nazionali del 2015. Cosa
Pierre Rusconi: “Magari
con una proposta per una
lista comune, allora...”
“Christoph Blocher in particolare ci
teneva che ci incontrassimo per mettere al centro della nostra propaganda
politica la questione dell’Europa e
quella Nazionale, piuttosto che i temi
cantonali”, aggiunge Pinoja.
Due ore di discussione a Palazzo federale, con il presidente Toni Brunner,
il capogruppo parlamentare Adrian
Amstutz, il consigliere nazionale Pierre
Rusconi e il deputato ticinese Eros Mellini. Obiettivo preparare l’anno elettorale 2015, tenendo presente le alleanze
possibili ed evitando che gli eventuali
“dissapori” casalinghi ostacolino il successo. “Più che le dinamiche ticinesi,
all’Udc interessa realizzare il migliore
Il progetto
Ti-Press
che vedo positivamente proprio per il
fatto che sui temi europei i due leghisti
hanno sempre votato compatti con noi,
distanziandosi semmai su questioni
più sociali”.
Considerato che ognuno può presentare una propria lista, non ci dovrebbe essere alcun problema alla congiunzione Udc-Lega. Alleanza che pur
rassicurando i democentristi nel 2011 per la prima volta nella loro storia riuscirono ad eleggere con Pierre Rusconi,
9,7% di voti, un proprio deputato in
Consiglio nazionale - aveva finito per
4
avvantaggiare la Lega che si era portata
“a casa” due deputati, Lorenzo Quadri e
Roberta Pantani. Musica diversa invece
ad aprile per l’elezione del Consiglio di
Stato, l’Udc, diversamente dal 2011, ha
difatti deciso, già nel congresso dell’anno scorso, di presentare una propria lista, non senza mugugni interni.
“Non faremo desistenza come abbiamo fatto nell’ultima elezione, questo è strasicuro – sottolinea Rusconi – ,
anche se siamo consapevoli che la lista
per il governo avrà per noi solo un effetto traino, per rafforzare il gruppo parlamentare; non entreremo in governo”.
Una decisione che non parrebbe destinata ad una riconsiderazione, tanto più
dopo la dura campagna della Lega e del
Mattino contro il primo e unico magistrato eletto in quota Udc, Valentina
Item Nasino. “È stato un linciaggio mediatico sproporzionato quello messo in
atto dal Mattino - commenta dispiaciuto Pinoja -. Se la Lega avrà bisogno di
una mano, in futuro si potrà dire che
non ha fatto molto per ottenerla”.
Strascici polemici a parte, va ricordato che nel 2011, l’Udc non presentandosi con una propria lista per il governo
aveva spianato la strada al raddoppio
leghista. La questione sarà esaminata a
quattr’occhi, verso metà giugno, sempre a Berna, per verificare le possibili sinergie assieme ai vertici della Lega, i
due consiglieri nazionali e il coordinatore Attilio Bignasca. “A livello nazionale c’è un interesse comune – conferma
Rusconi -; però bisognerà valutare bene
l’esito delle elezioni cantonali, il tipo di
rapporto che si instaurerà da qui ad
aprile e dopo, fino a ottobre. Se la Lega
farà una sua politica senza guardare né
destra e a sinistra e dando addosso anche a noi, evidentemente non ci sarà
per noi un interesse superiore”. Quasi
un avvertimento. La dichiarazione che
l’Udc ticinese non entrerà in Consiglio
5
opportuno”. Un “suggerimento” che
potrebbe essere interessante per la Lega che deve confermare i due consiglieri di Stato, senza avere più a disposizione leader storici come Giuliano Bignasca e Giorgio Salvadè, ma anche come Marco Borradori, Michele Foletti e
Lorenzo Quadri, oggi in municipio di
Lugano e che in passato avevano fatto
la differenza alle elezioni. In una situazione difficile, quella pur piccola percentuale (almeno due punti) fornita
dall’Udc nel 2011 aveva permesso alla
“Ci potrebbero offrire
tre posti nella corsa per
il Consiglio di Stato”
Ti-Press
di Stato, lascia tuttavia aperta qualche
porta. “Potremmo discutere di una lista
comune per il governo – suggerisce Rusconi –. Che ci facciano un’offerta conveniente, così da riconsiderare la situazione. Potrebbe essere quella di una lista con i due consiglieri di Stato leghisti
uscenti, cosa che li riassicurerebbe
maggiormente nella rielezione, e tre
posti per noi il che sarebbe un interessante volano elettorale. Una proposta
simile penso potrebbe far riaprire la discussione all’interno del nostro partito,
che poi deciderà come meglio crederà
Lega di superare il Plrt. Partito che per
Pinoja è il vero impedimento alla crescita dell’Udc ticinese verso i livelli medi del partito democentrista svizzero.
“Più che la concorrenza della Lega conclude Pinoja – da noi è il Plrt ancora
compattato fra liberali e radicali, che ci
impedisce di crescere. Ma negli ultimi
tre anni abbiamo lavorato bene, dovendoci anche difendere dal fango che ci
hanno gettato addosso. Ma sicuramente potremmo avere uno spazio maggiore, con una nostra lista per il governo.
Lo si vede con le elezioni nazionali dove arriviamo attorno al 10%”.
[email protected]
Q@clem_mazzetta
La controrisposta fiscale di Sadis al suo Plrt
Con la revisione delle stime immobiliari si darà il via agli sgravi
di rivedere le stime immobiliari
che sono in Ticino sensibilmente inferiori ai valori reali. Con valori, secondo un’analisi economica effettuata dal professor Peter Locher su mandato del governo, non più accettabili : arri-
Sconti per mantenere
attrattiva la piazza
economica cantonale
e scongiurare
le delocalizzazioni
vano ad essere fino al settanta
per cento più bassi rispetto a
quelli di mercato. Necessitano
quindi di un adeguamento. Anche perché, secondo il Tribunale
federale, sarebbero incostituzio-
Ti-Press
Passerà come la contro-risposta fiscale di Laura Sadis a
quella suo partito, quel “Rilancio fiscale 2015/2018” fortemente sostenuto dal presidente del Plrt Rocco Cattaneo. E
pure all’iniziativa dell’Udc
“Progetto fiscale per il Ticino”.
Il ministro delle Finanze liberale, dopo aver preannunciato la sua rinuncia ad un’altra legislatura, presenterà entro giugno un pacchetto di misure per sgravi fiscali strettamente connesso alla revisione
delle stime immobiliari. Una
serie di proposte, che “sono finalizzate ad accrescere la
competitività fiscale del nostro Cantone”, ha specificato il
consigliere di Stato del Plrt .
Tutto parte dalla necessità
nali creando nei fatti una disparità di trattamento fiscale tra i
proprietari di “immobili”, che
dichiarano la loro sostanza ad
un valore inferiore rispetto a
quello di mercato, e tutti gli altri
che dichiarano il valore reale dei
propri capitali. Per ridurre l’impatto economico, per “neutralizzare” nel limite del possibile gli
effetti di questa rivalutazione
delle stime immobiliari, ed evi-
tare che tutto ciò si risolva in un
ulteriore inasprimento fiscale,
Sadis ha messo a punto una serie
di sconti e deduzioni contributive. È in questo contesto che si
innesta l’operazione del ministro delle Finanze che prevede
una riduzione dell’imposta sulla
sostanza di cui beneficeranno
ovviamente anche i contribuenti
con sostanza mobiliare.
Una revisione delle aliquote
chieste per altro anche dalle iniziative del Plrt e dell’Udc, che si
stanno accordando per una proposta comune più articolata. Ma
quello di Sadis più che un tentativo di sintesi fra queste due proposte, sarà un superamento, visto che cercherà di renderle “sostenibili” alla luce del disavanzo
strutturale del bilancio pubbli-
co. “Il problema, infatti, non e?
essere d’accordo con l’auspicabile, ovvero con la riduzione fiscale - ha spiegato Sadis ma trovare una via sostenibile
e praticabile”. Va aggiunto che
è anche l’adeguamento delle
tassazioni delle imprese alle
norme europee (Riforma III) a
rendere necessario un intervento sulle aliquote fiscali di
banche e società, per mantenere attrattiva la piazza economica e scongiurare il pericolo
di delocalizzazioni.
È facile prevedere che Sadis proporrà una riduzione
per la sostanza (oggi al 3,5 per
mille), come chiesto dall’iniziativa del Plrt, accompagnata
da un’ ulteriore riduzione per
gli utili delle imprese.
c.m.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
11
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politica
Prende sempre più
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Saverio Lurati
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I cavalli di ba
dei populisti
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•Disoccupazio
•Eurofobia
•Padroncini
•Vittimismo
•Frontalieri
Le sei sfumature del populismo
Dallo sguaiato al soft, ecco tutte le varianti della neodemagogia dei partiti
Altro che “Cinquanta sfumature di grigio”. Il romanzo che ha
sfondato in Ticino è un altro. Oggi
da Chiasso ad Airolo, da Brissago
a Mendrisio vanno di moda cinque, anzi sei sfumature di populismo, inteso come atteggiamento
demagogico di chi cerca di cavalcare risentimento e aspettative
popolari, indipendentemente da
ogni valutazione di contenuto e di
opportunità. Che esaspera la crisi
occupazionale, demonizza gli
stranieri e si chiude verso l’Europa. Sei sfumature di populismo
che descrivono un Ticino ripiegato su se stesso, che si considera
vittima, incompreso da Berna.
Che imputa agli stranieri, ai frontalieri, ai padroncini, la causa di
ogni male, dal lavoro che manca
al traffico.
C’è il populismo “doc”, originario a forte matrice antistraniera.
Quello della Lega. Un populismo
rivendicativo verso Berna, brutale
con gli impiegati pubblici definiti
“fuchi”, sbrigativo nei rapporti istituzionali, semplicistico nelle soluzioni con i suoi ripetuti ultimatum
al governo. È un nazional-populismo del “Prima i nos”. Ma anche
social-populismo, tipo: “Tredicesima Avs per tutti”. Che non ha
paura di ribaltare le proprie posizioni parlamentari per rimettersi
in sintonia con il popolo. C’è poi il
populismo “alla Grillo”, interpretato in Ticino dal leader dei Verdi
fatto di battute, prese in giro, duri
attacchi
mediatici.
Quello di Sergio Savoia
che “spara” indifferentemente contro la partecipazione del Ticino all’Expo di Milano, o contro gli ex colleghi di Rete
uno per il calo di audience.
E c’è quello d’antan,
dell’Udc, che fa riferimento alla nazione, alla
tradizione, al suolo patrio per dire basta stranieri, basta Bilaterali,
basta padroncini e fron- Ti-Press
talieri. E pazienza se
qualche esponente del partito, per
risparmiare, chiama lui stesso i
padroncini. L’Udc è in buona
compagnia: anche la ditta di Bignasca, lo stesso dello slogan “35
mila frontalieri bastano” aveva fatto ricorso a manodopera d’oltre
confine. La sua ditta, la Bilsa, si era
rivolta ad una ditta italiana, per la
fornitura e la posa di cristalli ad
Agno.
C’è poi il populismo “a sua insaputa” del Plrt a guida Rocco
Cattaneo. Fatto di attacchi ai ministri federali, al governo ticinese e
pure al proprio consigliere di Stato. Che cavalca la questione dei
frontalieri, chiedendo la soppressione del trattato sul ristorno delle
imposte. Tanto che il leghista Lorenzo Quadri segnala beffardo,
non senza qualche ragione, che il
Plrt si sta specializzando nel fotocopiare le proposte della Lega. E
peccato se tutto ciò ha provocato
la reazione del proprio ministro,
Laura Sadis, che non si ripresenterà nel 2015, dopo aver denunciato
l’impoverimento della politica
“non solo nel linguaggio”, ma anche nei comportamenti e nei contenuti.
È il populismo, a cui non sfugge neppure la sinistra che ha ca-
L’editoriale
valcato l’iniziativa del “salario minimo a 4 mila franchi” senza riflettere sulla tenuta economica del siTi-Press stema Ticino e che, intimidita, non riesce a reagire adeguatamente su
frontalieri e padroncini.
C’è poi quello “a rimorchio”, soft del Ppd, che
chiede una riduzione
del costo dello Stato, ma
rivendica soldi pubblici
per gli impianti di risalita. Un colpo al cerchio e
uno alla botte, anche
sulla manodopera estera.
“Si scimmiotta, si diventa sempre più timorosi, si fanno gli equilibristi per cercare di piacere a tutti,
correndo il rischio, alla fine, di
non più sapere per che cosa si dovrebbe piacere - ha ricordato Sadis esprimendo il suo sconcerto -.
Progetti analizzati, discussi e ridiscussi che giungono finalmente
ad avere delle maggioranze in
Gran Consiglio non si realizzano
perché ci si defila. Troppe giravolte, troppe posizioni di comodo,
troppi doppiogiochismi. Si cambia disinvoltamente opinione in
un batter d’occhio senza il minimo imbarazzo”. Il populismo ha
altri obiettivi. Per la Lega mantenere il secondo seggio in governo,
per il Plrt riconquistarlo, per i Verdi entrare nella stanza dei bottoni,
per la sinistra contrastare la destra, per l’Udc rimontare posizioni, per il Ppd stare attenti a sfruttare l’onda del momento e gli errori
altrui. Come non dare ragione a
Greta Gysin, deputata Verde,
quando, commentando la proposta del presidente del Pdc Darbellay che voleva proibire i cimiteri
musulmani ed ebraici, disse: “Il
populismo è più contagioso dell’influenza suina”.
L’esempio è sempre il blocco
del ristorno delle imposte dei
frontalieri, minacciato dalla Lega
per giugno, sostenuto da Savoia,
ribadito dall’udc Chiesa, chiesto
dal Plrt come ritorsione contro
l’Italia delle blak list. Una misura
che rischia di mandare all’aria le
trattative, ma che viene spacciato
come rimedio salvifico. Anche
per il deficit delle finanze. Il bilancio dello Stato è in rosso? Utilizziamo le imposte dei frontalieri. Tratteniamo tutti e 60 milioni in Ticino. La disoccupazione cresce? Disdiciamo il trattato con l’Italia
senza preoccuparci troppo se il
ministro Widmer Schlumpf, ha
avvertito che “avrebbe delle conseguenze disastrose per la nostra
economia, perché farebbe cadere
l'accordo sulla doppia imposizione”. È il populismo, bellezza! c.m.
Il commento
segue dalla prima pagina
LILLO ALAIMO
segue dalla prima pagina
LIBERO D’AGOSTINO
La politica che ha abdicato
Ombre istituzionali e processi
N
D
on è più politica. Non porta da nessuna parte - per dirne una - conteggiare ogni mese quante decine di
frontalieri in più ci sono (per urlare alla
Luna), lasciando credere che il 4% di disoccupazione (o il 7 calcolando con criteri
europei, percentuali comunque non da allarme politico) sia causato dalla presenza
di stranieri e non anche e soprattutto da
un tessuto produttivo fragile, perché incapace di creare posti di lavoro adeguatamente retribuiti e da una formazione professionale non sempre adeguata. Oltre che
dall’impossibilità di sfamare, con le sole
forze locali, un mercato del lavoro che per
fortuna seguita a crescere. Non sempre
correttamente, è vero!, ma agevolmente
controllabile se solo fossero introdotti contratti collettivi là dove oggi non esistono. E
verifiche salariali più stringenti.
Non si costruisce nulla di praticabile
per il futuro, nessuna prospettiva vera, intesa come governo di un Paese da rimodernare e rinforzare, parlando alla pancia dei
cittadini solo per garantirsi qualche misero
punto percentuale di consenso elettorale.
Ricorrere ad ogni strettoia del dibattito
ad iniziative e referendum, vuol dire per la
politica sottrarsi alle proprie responsabilità. C’è una stretta relazione tra azione politica e conseguenze delle proprie decisioni:
la responsabilità. Demandare ai cittadini
ogni decisione, da quelle più semplici a
quelle più complesse, non sempre significa onorare la qualità della democrazia.
Talvolta vuol dire evitare quelle responsabilità, che sono e devono essere di coloro
che i cittadini hanno scelto per essere rappresentati. A Berna e a Bellinzona.
Negli ultimi anni il Caffè ha più d’una
volta proposto inchieste per “disegnare” il
Ticino del futuro. Lo faremo ancora una
volta nelle prossime settimane, immaginando il cantone che possiamo costruire
per i prossimi cinque, dieci anni. Utilizzando l’Oggi, solo per immaginare che cosa si può ristrutturare o edificare in questa
minacciosa landa politica ormai povera di
significati e progetti.
[email protected]
Q@lilloalaimo
ando voce a Girardi, il Caffè, non ha
invaso il campo della Giustizia. Ha solo acceso i riflettori su alcuni oscuri risvolti politico-istituzionali della vicenda. Un
caso che ha lasciato in sospeso molti interrogativi, che hanno continuato ad aleggiare pesanti anche nell’aula del dibattimento.
No, caro procuratore, non sono gli articoli
da noi pubblicati ad “evidenziare il degrado
strisciante del Paese che tende a scopiazzare
- come da lei sottolineato- il peggio di quello
che avviene appena oltreconfine, dove quando arrivi in aula si è già saputo tutto dai media”. Il Caffè, semmai, con i suoi articoli ha
portato alla luce talune pericolose contaminazioni tra certi ambienti politici e il mondo
della prostituzione, che altrimenti sarebbero
rimaste sepolte tra le carte dell’istruttoria e
tra le pieghe del processo. E che, perciò, sarebbero rimaste del tutto ignote all’opinione
pubblica. Abbiamo solo rilevato delle incogruenze, che danno molto da pensare sugli
incontri tra Girardi ed alcuni esponenti della
Lega. Dal deputato Silvano Bergonzoli al defunto ministro Michele Barra, per arrivare al
coordinatore Attilio Bignasca, che promette-
va al direttore del Lumino’s un suo intervento
presso il Servizio ricorsi del Consiglio di Stato, che s’impegnava a parlare col ministro leghista Norman Gobbi per riconvertire il motel a luci rosse in un ricovero per asilanti. Se
l’operazione fosse andata in porto ci sarebbe
stata, magari, una sostanziosa donazione per
la Lega o il suo settimanale. Rendendo pubblico tutto questo fangoso retroterra, sui cui si
è innestato lo scandalo del Lumino’s, abbiamo fatto soltanto il nostro dovere di giornalisti. Non abbiamo fatto processi a mezzo
stampa, nè anticipato sentenze.
Né capiamo, caro procuratore, cosa c’entri con il ruolo della pubblica accusa - in un
Paese in cui vige la sacrosanta divisione dei
Poteri- il suo invito ai politici a non cadere
nel “ tranello” dell’inchiesta parlamentare, richiesta da Girardi. La verità processuale è
una cosa, l’accertamento di eventuali errori o
manchevolezze istituzionali sono tutt’altra
cosa. E quanto questo accertamento sia opportuno lo dimostrano le tante domande rimaste senza risposta in due giorni di dibattimento processuale. [email protected]
Q@LiberoDagostino
L’Europa
è credibile
con Angela
e Matteo
Tra i Paesi che meglio
hanno resistito alle sirene nazionaliste, due si distinguono
per l’eccezionale personalità
dei rispettivi governanti. Sì, è
probabilmente grazie ad una
donna, Angela Merkel, e ad
un uomo, Matteo Renzi, che
tedeschi ed italiani non hanno ceduto all’anti-europeismo imperante.
A prima vista, due personaggi agli antipodi: la sfinge
venuta dal Nord e l’iperattivo
del Sud sembrano non avere
nulla in comune, tolto un certo pragmatismo. Eppure, entrambi hanno condotto la
campagna in vista delle elezioni europee con abilità,
senza mai cedere alla tentazione di attaccare Bruxelles.
Senza mai far ricadere sugli
altri le responsabilità per le
manchevolezze del proprio
Paese nel caso di Renzi, ed
evitando anche, nel caso di
Merkel, di impartire lezioni
alle nazioni in crisi. Perché
entrambi sanno che il loro
destino è strettamente legato
a quello dell’Unione europea.
E che nessun Paese può sottrarsi alle riforme. Angela
Merkel beneficia
ancora di quelle
realizzate dal
suo predecessore, il social democratico Gehrard Schröder. Matteo
Renzi ha invece iniziato
i lavori in
il voto Ue
casa propria. E coIl male oscuro
me la colledell’Unione
ga tedesca,
NAPOLEONI E VASTANO
l’italiano
ALLE PAGINE 32 e 33
difende
l’euro. E afferma anche che
l’Italia non deve lanciarsi nel
processo di riforme per far
piacere a Bruxelles, ma nel
suo stesso interesse. Infine,
smarcandosi nettamente dai
populisti di ogni specie, Beppe Grillo o Silvio Berlusconi,
il giovane capo di governo
non critica la Germania, al
contrario, una delle prime visite ufficiali l’ha riservata proprio ad Angela Merkel.
Risultato: oltre Reno gli
euroscettici anti-euro dell’Alternativa per la Germania
non hanno ottenuto che il
6,5% dei voti contro il 30%
della democrazia cristiana
della cancelliera e il ragguardevole 28% dei social democratici con cui Merkel condivide il governo. In Italia il Movimento 5 stelle ha sì ottenuto
il 21,2% dei suffragi, ma si è
visto nettamente battuto dal
Partito democratico guidato
da Renzi. L’ex sindaco di Firenze è riuscito nell’impresa
di canalizzare il 40,8% dei voti
di un Paese attanagliato dalla
crisi. Mai l’Italia aveva visto
un partito raggiungere questo
risultato in un’elezione europea.
Sì, l’Europe può convincere, quando è difesa da politici credibili, che hanno il coraggio di assumersi le proprie
responsabilità e di dire ai propri cittadini che nessuno risolverà i problemi del Paese
al posto loro, ma che il Paese
può contribuire a disegnare il
futuro del continente. Angela
e Matteo hanno deciso di
provare ad infondere speranza, piuttosto che paura.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
12
economia
L’ESPERTO
A sinistra,
nuovi palazzi
e, sotto,
Donato
Scognamiglio,
manager del
Centro studi
Iazi-Cifi
L’immobiliare
“Nessun allarme bolla
i prezzi restano stabili”
L’analisi del Centro studi Iazi-Cifi di Zurigo
ridimensiona i pericoli del mercato della casa
S
coppia, non scoppia. Un
ritornello che negli ultimi
anni ha accompagnato le
analisi degli economisti. Ricercatori e centri studi hanno tenuto sotto i raggi X il mercato
immobiliare svizzero e ticinese,
per capire se ci sarà una frenata
nelle compravendite, un crollo
dei prezzi e una tenuta, per le
famiglie, nel far fronte alle ipoteche, nel caso in cui i tassi
d’interesse dovessero salire.
Un insieme di combinazioni
negative che già in altri Paesi,
come gli Usa e la Spagna, hanno mandato a gambe all’aria
l’economia nazionale. Ubs, Credit Suisse, Comparis e Wüest e
Partner hanno lanciato più
d’un segnale, differenziandosi
tuttavia nelle previsioni e nelle
analisi sull’attuale situazione.
Più rassicurante la valutazione,
nell’intervista a fianco, del Centro studi Iazi-Cifi di Zurigo.
LA CRESCITA
GLI INVESTIMENTI
GLI AFFARI
I RISCHI
LA FLESSIONE
LE ECCEZIONI
Dal 1999 al 2011 i crediti
ipotecari sono saliti da 19
miliardi e 444 milioni di
franchi a 37 miliardi e 540
milioni nel (+93%).
Gli investimenti ipotecari
pro capite in Ticino sono
pari a 111.413 franchi, a
livello nazionale l’indice si è
fermato a 100.151 franchi.
La cifra d’affari annuale in
Ticino del settore delle
costruzioni sfiora il miliardo.
E circa il 50 per cento dei
ticinesi è proprietario.
Secondo Ubs l’indice di
rischio bolla calcolato dagli
esperti nel primo trimestre
è 1,22 punti. C’è stato un
lieve calo di 0,001 punti.
I prezzi delle abitazioni,
secondo Ubs, nel 2013
sono scesi a -4% su base
annua, ed è la più forte
flessione da 17 anni.
A Lugano e Locarno,
nell’aultimo anno, gli
aumenti sono stati di circa
il 5%. Come nella Svizzera
centrale e a Turgovia.
L’intervista
“N
on vedo bolle all’orizzonte”. È
l’opinione di Donato Scognamiglio, chief executive officer &
partner di Iazi-Cifi, centro studi immobiliari con sede a Zurigo, che periodicamente
elabora valutazioni statistiche e di scenario
sul mercato svizzero.
Diversi indici immobiliari, come
quello di Ubs, segnalano ancora il rischio “bolla”. Che ne pensa?
“A livello svizzero non osserviamo una
bolla. I dati del primo trimestre ci mostrano
che i prezzi delle case sono piuttosto stabili,
quelli per gli appartamenti di proprietà
stanno leggermente aumentando. In certe
aree come nella regione di Ginevra o nei
cosiddetti “hotspot” (Zug, lago di Zurigo
etc.) i prezzi per gli immobili di lusso stanno persino diminuendo. Il tema della bolla
crea piuttosto confusione, dato che non
esiste una definizione comune di ciò che
“Oltre i debiti ipotecari ci
sono però anche gli attivi
che li controbilanciano”
essa sia in realtà: quello che è un normale
sviluppo del mercato per uno, per un altro è
una bolla”.
Si parla di una crescita eccessiva
dell’indebitamento e del credito ipo-
tecario. È d’accordo con questa valutazione?
“I debiti ipotecari sono effettivamente
cresciuti fortemente negli ultimi anni, a
causa soprattutto dall’elevata richiesta di
nuovi finanziamenti, grazie ai tassi d’interesse bassi e alla forte immigrazione. Dall’altro punto di vista, abbiamo però anche
gli attivi (immobili), che controbilanciano i
debiti, che mostrano solo una parte del ‘bilancio’. Poi c’è il fatto che le banche devono
crescere per garantirsi il guadagno: i clienti
che una volta pagavano 4 o più percento
d’ipoteca, l’hanno rinnovata a tassi molto
più bassi. Se una banca, quindi, vuole mantenere i margini di guadagno deve crescere
o risparmiare, per esempio avendo meno
personale o chiudendo succursali. Insomma, la crescita dell’ indebitamento è forte
ma la si può spiegare e devo dire che a me
non fa veramente paura”.
Come si fa a raffreddare un mercato a
rischio bolla? Quali misure andrebbero adottate?
“Le misure della Banca nazionale svizzera e della Finma hanno senso, ma non c’è
la necessità d’ulteriori interventi. Esiste
piuttosto il rischio di frenare anche troppo
il mercato. Un cosa che potrebbe essere utile è richiedere effettivamente il 20% dei
fondi propri e non il 10% dalla cassa pensione”.
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IL CAFFÈ
1. giugno 2014
13
economia
Il fisco
I
NUMERI
LORETTA
NAPOLEONI
Fucili puntati
dei politici Usa
sulla Svizzera
Le mutazioni
climatiche
non fanno più
distinzioni
ALESSANDRA BALDINI da New York
Le sanzioni
1
UBS
Nell’agosto del 2009, Usa e Svizzera
firmano un accordo su Ubs. La
banca paga una multa di 780 milioni
dollari. Berna dà il via libera per
comunicare i dati di 4.450 clienti.
2
WEGELIN
Nel marzo 2013, la Wegelin viene
condannata a una multa di 57,8
milioni di dollari per avere favorito
l'evasione fiscale. Altri 16 milioni
vengono sequestrati dal fisco Usa.
3
CREDIT SUISSE
All’inizio di maggio Credit Suisse si
dichiara colpevole per aver aiutato
clienti ad evadere il fisco e accetta di
pagare alle autorità americane una
multa di 2,6 miliardi di dollari.
La novità
Una fetta di Emmental bacato e mille punti interrogativi. Nuove ombre nei rapporti tra Stati Uniti
e Svizzera dopo lo scandalo Credit Suisse e il relativo patteggiamento da 2,6 miliardi di dollari del
secondo colosso bancario elvetico, reo confesso di
aver aiutato i suoi clienti americani ad evadere il fisco. Gli oltre 20.000 “Paperoni” evasori nei libri
contabili della banca di Brady Dougan non sono
noccioline per l’Irs (l’agenzia americana delle tasse), che dal 2009 sta dando loro la caccia. Ecco perchè la Washington della politica è andata giù dura.
John McCain, senatore della commissione Finanze ed ex candidato repubblicano alla Casa
Bianca nel 2008, quella fettina di formaggio coi buchi, per esempio, non l’ha digerita. E così, molto
più a sinistra, il paladino dei consumatori Ralph
Nader. L’America della politica resta con i fucili
puntati: “L’accordo con il ministero della Giustizia
non mette personalmente sul banco degli imputati
direttori o manager, nè la somma è sufficiente a fare da deterrente in futuro”, ha storto la bocca
McCain, applaudito da Nader che nel 2000 fece da
terzo incomodo tra George W. Bush e Al Gore.
E c’è poi il senatore del Michigan Carl Levin. Da
novembre gli svizzeri non dovranno più preoccuparsene perché andrà in pensione, ma per lui “è un
mistero” il perché il governo americano non ha richiesto, come parte dell’accordo, che la banca cavasse fuori alcuni nomi dei clienti americani che
mantenevano a Zurigo conti segreti. “Delle migliaia che avevano rapporti con Credit Suisse la grande
maggioranza non si è mai fatta avanti con l’Irs come richiesto dalle nostre leggi: con il risultato che
le tasse su miliardi di dollari sono state evase. I
cambiamenti concordati da Credit Suisse sono
benvenuti, ma devono essere severamente vigilati”.
In senato Levin era stato duro, e non solo con i vertici della banca, ma anche con il ministro della
Giustizia Eric Holder e con i suoi procuratori: “Il
problema che ho è con i negoziati senza fine con gli
svizzeri a proposito delle loro leggi. Siamo in America e dobbiamo applicare le leggi degli Stati Uniti”.
Ma Levin se ne va, e così Kathryn Keneally.
L’ultimo giorno al Dipartimento della Giustizia
dell’implacabile magistrato che ha inchiodato Credit Suisse davanti alle sue responsabilità sarà il 5
Reuters
Si chiedono provvedimenti più duri
dopo la mega multa al Credit Suisse
giugno. Altre 13 banche svizzere, tra queste Julius
Bär Group Ltd, Zürcher Kantonalbank e l’unità
svizzera di Hsbc Holdings Plc (Hsba), restano nel
mirino dei funzionari dell’Attorney General Eric
Holder, e i loro vertici devono sudare freddo in
questi giorni, anche se rispetto a loro il Credit Suisse è una “Balena Bianca” e non è chiaro se il governo, nel dopo Keneally e Levin, avrà le energie politiche sufficienti per continuare gli sforzi contro gli
istituti che hanno aiutato i “Paperoni” evasori. Finora, delle altre banche elvetiche, solo una, Wegelin, è stata incriminata. Ma anche alla Wegelin non
è stato chiesto di pubblicare i nomi dei clienti con
la giustificazione che è stato il governo svizzero a
richiederlo. E Levin è andato su tutte le furie: “Berna non lo permette, ma l’accordo era lì”.
E sempre in senato la Commissione permanente sulle inchieste ha accusato le autorità di essere andate con la mano troppo leggera nei confronti del colosso di Zurigo, mentre gli addetti ai lavori sostengono che quanto fatto con Credit Suisse
apre un precedente importante e lo si è visto con
Escono di scena il magistrato e il
senatore a capo della “crociata”
sulle banche ma la tensione resta
Bnp Paribas (multa da 10 miliardi). Le banche svizzere nel mirino variano per dimensioni e obiettivi.
Hsbc, l’unica paragonabile per esposizione negli
Usa a Credit Suisse, potrebbe chiedere la benedizione delle autorità federali in cambio di una ammissione di colpevolezza.
Intanto, i contraccolpi arrivano dal mercato
con la reazione di un importante fondo pensioni:
Employees Retirement System of Texas ha tagliato
i ponti con il gruppo elvetico. “Abbiamo una regola
che ci impedisce di avere rapporti con società colpevoli di frodi”, ha spiegato la portavoce Mary Jane
Wardlow, mentre Joe DeAnda, il suo omologo al
California Public Employees’ Retirement System
ha ribadito: “Stiamo monitorando la situazione”
alla luce della loro “limitata esposizione” nella
banca. California Public Employees’ Retirement
System è il maggior fondo pensione negli Usa per i
dipendenti pubblici.
Le vertenze
4
JULIUS BÄR
La banca zurighese rischia una multa
elevata. Gli analisti della società Bank
am Bellevue hanno parlato di circa
800 milioni. La vertenza con gli Usa è
ancora aperta.
5
CANTONALI E MINORI
Sono 13 le banche svizzere sotto
procedimento negli Usa. Un
centinaio invece hanno aderito alle
richieste Usa e discuteranno con le
autorità per trovare una soluzione.
6
BNP PARIBAS
La banca francese, secondo il Wall
Street Journal, dovrà pagare una
multa record: 10 miliardi di dollari.
L’indagine parte dalle infrazioni sulle
sanzioni contro Iran e altri Paesi.
Dal primo giugno in vigore la legge che in Ticino riguarda centinaia di donne, anche quelle impiegate a tempo parziale
In Ticino nascono circa 2.800 bambini all’anno. E molte mamme che devono allattarli spesso
incontrano non poche difficoltà. Ma ad aprile il
Consiglio federale ha approvato la revisione
dell’ordinanza della legge sul lavoro, e ha ratificato la Convenzione 183 sulla protezione della
maternità dell’Organizzazione internazionale
del lavoro (Oil). Il provvedimento entra in vigore
oggi, primo giugno. In pratica si stabilisce che le
pause per l’allattamento devono essere calcolate
dalle aziende come tempo di lavoro ed essere retribuite. “È un grande passo avanti, che allinea la
Confederazione ad altri Paesi dove queste norme esistono da tempo”, spiega Nadia Ghisolfi,
granconsigliere Ppd e mamma da pochi mesi
che aveva sottolineato più volte questa esigenza
in Gran Consiglio. “C’era un problema di interpretazione - prosegue Ghisolfi - nel senso che
molti datori di lavoro concedevano sì alle donne
lavoratrici la pausa per allattare il loro bambino
ma non la pagavano. Ora non ci saranno più
mamme di serie A e mamme di serie B”.
La norma che arriva da Berna è precisa: attualmente, il tempo dedicato all’allattamento vale come tempo di lavoro a seconda che avvenga
all’interno (dove c’è l’asilo nido) o all’esterno
Le mamme al lavoro
potranno allattare
e saranno retribuite
dell’azienda. Anche questa distinzione viene abolita. “Il datore di lavoro - chiarisce il Consiglio federale - sarà tenuto a retribuire, in una misura predefinita, il tempo che la collaboratrice dedica all’allattamento”.
Ghisolfi: “È una conquista perché sino ad oggi
molte aziende concedevano la pausa, ma
non la pagavano. Ora si aumenti il congedo”
In funzione dell’orario, il limite di tempo concesso varierà dai 30 minuti (sino a 4 ore di lavoro)
ai 90 minuti per chi invece ha una giornata lavorativa di oltre 7 ore. E questo perché il problema riguarda molte mamme che, avendo dei bambini di
pochi mesi, chiedono il tempo parziale. “L’Organizzazione mondiale della sanità - spiega ancora Ghisolfi - raccomanda alle mamme, naturalmente quando è possibile, di allattare sino ai
4- 6 mesi. Difatti, le ricerche scientifiche dicono
che il neonato crescerà meglio. Da noi la norma
consente alle mamme di avere un congedo maternità sino a 3 mesi dopo aver partorito. Dunque il problema è reale, perché la donna che
rientra nell’attività lavorativa e vuole allattare sino a 6 mesi, per 3 mesi dovrà farlo mentre lavora.
Ora bisognerebbe aumentare il periodo del congedo almeno a 4 mesi”.
Per arrivare a questa nuova legge ci sono voluti 14 anni. L’Assemblea federale aveva infatti
approvato la Convenzione sulla protezione della
maternità dell’Oil già nel giugno 2000, ma non
era stata ancora modificata l’ordinanza sulla legge del lavoro (Oll) per renderla compatibile con
il diritto internazionale. In questi anni molti datori di lavoro calcolavano il tempo dedicato all’allattamento conteggiandolo su periodi di riposo o di riposo compensativo. Sottraendolo
dunque dal credito delle ore supplementari o da
quello stabilito per le ferie annuali inserite nei
contratti.
m.sp.
I cambiamenti climatici
in atto sono ormai una realtà, eppure se ne parla sempre meno. Il problema è legato all’emissione di diossido di carbonio nell’atmosfera. Al momento il mondo ne
produce 32,5 miliardi di
tonnellate metriche, di cui
due terzi provengono da 10
nazioni. In testa ci sono Cina e Stati Uniti, con rispettivamente 8,8 e 6,7 miliardi di
metri cubi, seguite da Russia ed India con 2,9 miliardi,
sotto il miliardo troviamo
Giappone, Germania, Canada, Arabia Saudita, Regno
Unito e Brasile. A prima vista questa classificazione rispecchia la densità della
popolazione; è normale che
in termini assoluti un Paese
come la Cina con un miliardo e 400 milioni di persone
emetta più diossido di carbonio di uno scarsamente
popolato come l’Arabia Saudita.
Se calcoliamo però
l’emissione di diossido di
carbonio pro capite, la classifica cambia radicalmente.
In testa troviamo Arabia
Saudita, Stati Uniti, Canada e Russia, tutti produttori di gas naturale
e petrolio, le fonti
principali di diossido di carbonio; Cina,
Brasile ed India, economie emergenti e naLa parola
densaContro il disastro zioni
mente popouna strategia globale late, si trovaMERCALLI A PAGINA 31
no in fondo.
Il significato di queste statistiche è
chiaro: il consumo energetico è maggiore nei Paesi produttori, che sono anche nazioni più ricche di quelle
più popolose ed emergenti.
Va da sé che in queste ultime il consumo energetico
salirà di pari passo con lo
sviluppo economico. Al momento la Cina emette solo
due terzi del diossido di carbonio prodotto dal Giappone, arrivare ai livelli giapponesi, ben lontani da quelli
statunitensi, significherebbe aumentare l’emissione
del 50 per cento, equivalente a 3,6 miliardi di tonnellate metriche l’anno.
È facile comprendere
l’ampiezza del problema:
non solo dobbiamo ridurre
l’emissione di diossido di
carbonio, bisogna anche
compensarne l’aumento
proveniente dalle nazioni
ancora in fase di sviluppo.
Negare ai cinesi o agli indiani i comfort occidentali,
dall’aria condizionata fino
al riscaldamento, non è
possibile.
L’unica vera soluzione,
secondo scienziati ed economisti, è una tecnologia
che produca energie rinnovabili in grado di competere
con gli idrocarburi o una
che sia capace di neutralizzare l’effetto serra nell’atmosfera e frenare il surriscaldamento della terra.
Tutto il resto, incluso il risparmio energetico nei Paesi più ricchi, rallenta solo i
cambiamenti climatici senza, ahimè, frenarli.
Cancellara non brilla
e Frank perde la maglia
Miami prima finalista
del campionato Nba
Impegnato al Giro di Baviera, Fabian
Cancellara non brilla alla cronometro
della breve corsa a tappe tedesca. A
vincere è infatto Geraint Thomas, che
strappa anche la maglia di leader ad
un altro elvetico, Matthias Frank.
Superando con un secco 117-92 gli
Indiana Pacers, i Miami Heats sono la
prima squadra a qualificarsi per la finaele del campionato Nba di basket.
LeBron James e compagni attendono
ora l’esito di San Antonio-Oklahoma.
Reuters
losport
domenica 1. giugno
IN
13.55 LA2
TELE
MotoGP: GP d’Italia
VISIONE domenica 1. giugno
giovedì 5 giugno
15.00 LA2
Tennis: R. Garros. Semifinali f.
Rientro incoraggiante
per l’ostacolista Urech
Galen Rupp in forma
sui 10mila metri piani
Rossocrociati in tre finali
agli Europei di canottaggio
16.05 LA2
Ciclismo:Giro d’Italia.Ultima tappa
venerdì 6 giugno
13.00 LA2
Tennis: R. Garros. Semifinali m.
martedì 3 giugno
20.10 LA2
Calcio: Svizzera-Perù
sabato 7 giugno
15.00 LA2
Tennis: R. Garros. Finale f.
Dopo due anni di grandi difficoltà,
l’ostacolista elvetica Lisa Urech è finalmente tornata alle gare, ottenendo
anche un interessante 13.49 in batteria sui 100 ostacoli, un buon risultato
in vista degli Europei 2014 a Zurigo.
Grande risultato sui 10mila metri piani
al meeting di Eugeene, negli Stati Uniti, valido per la Diamond League. Il padrone di casa Galen Rupp ha infatti
battuto tutti gli africani con il miglior
tempo dell’anno: 26’44”36.
Gli equipaggi elvetici impegnati agli Europei di canottaggio a Belgrado possono
puntare a tre medaglie. Niepmann e Tramèr hanno ottenuto il miglior tempo nel
due senza pesi leggeri. Finali anche nel
doppio “scull” pesi leggeri e nello skiff.
Domenica
1. giugno 2014
Il motociclismo
L’evento
Un Mondiale
tra telecomando,
radio e internet
Lealtreclassi
Rabat e Rins protagonisti in Italia
A PAGINA 29
La Svizzera
a Weggis
si prepara
per il Perù
LaNhl
Chicago vince
e porta i Kings
a “gara sette”
Nella notte tra venerdì e ieri,
sabato, nella National Hockey
League è andata in scena gara-6
della finale della Western Conference, con Los Angeles ad avere
in mano il match point per andare a sfidare i New York Rangers nella finalissima per la Stanley Cup. Ma la reazione di Chicago ha costretto i californiani a rimandare la festa, visto che i
Blackhawks si sono imposti per
4-3, portando la sfida ad una gara-7 che si annuncia caldissima.
In vantaggio con King nel
primo periodo, Los Angeles si è
poi vista raggiungere e superare
da Chicago nel terzo centrale,
quando Kane ha colpito in power play e Smith ha riportato i
suoi avanti nella sfida. Addirittura esplosivo il periodo conclusivo, con il nuovo sorpasso dei
Kings grazie al pareggio di Doughty e al 3-2 a firma Martinez
con l’uomo in più. A cavallo di
metà periodo, ecco l’accelerazione decisiva di Chicago, con
Keith che agguanta il pareggio e
il solito Patrick Kane a siglare il
punto dell’importantissimo successo degli Hawks.
m.s.
Lo Zoncolan
incorona
Re
Nairo
Continua la cavalcata dell’iberico
che precede Iannone e Lorenzo
MASSIMO MORO
A SORPRESA VINCE ROGERS
In cima al Monte Zoncolan,
Rogers si presenta solo
dopo aver gestito la salita
Sul “mostro”
vince Rogers,
ma il Giro
è di Quintana
che controlla
da padrone
QUINTANA
SENZA RIVALI
Una vittoria da
padrone, quella
conquistata da
Nairo Quintana al
Giro 2014, dopo
aver sofferto nelle
tappe di
trasferimento
delle prime due
settimane
MASSIMO SCHIRA
Un piccolo colombiano venuto da una remota provincia
andina è il nuovo Re del Giro
d’Italia. Ad essere incoronato
nuovo sovrano della corsa rosa
ieri, sabato, in cima al Monte
Zoncolan è infatti Nairo Quintana, “Re Nairo Primo”, 24enne di
Combita, che al secondo posto
dello scorso anno al Tour de
France - con tanto di maglia à
pois di miglior scalatore e premio quale miglior giovane alla
Grande Boucle ora aggiunge un
successo pieno.
Da grande dominatore nelle
tappe importanti, supportato da una squadra, la spagnola
Movistar, davvero impeccabile.
Al secondo
posto, un altro
colombiano, Rigoberto Uran, che sullo Zoncolan ha respinto l’assalto dell’italiano Fabio Aru, altro giovane
rampante nel panorama ciclistico internazionale (coetaneo di
Quintana). “È fatta al 99% - ha
commentato uno scaramantico
Quintana -. Spero che la tappa di
domani sia un po’ più tranquilla.
La giornata di oggi è passata in
fretta, ma la salita finale è stata
spettacolare, con tantissima gen-
te a sostenermi. Ora con la squadra vogliamo controllare l’ultima
tappa per finire in allegria, alzando le braccia. Sono state tre settimane difficili, a cavallo della prima e della seconda settimana sono stato abbastanza male. Soffrendo nelle tappe di transizione,
ma ora sto bene. Sono in maglia
rosa… Provo una grande gioia,
perché non lasciar cadere qualche lacrima di felicità?”
Sulla salita che si è meritata il
soprannome di “mostro” per le
pendenze estreme che i corrido-
ri sono costretti a superare nei 9
chilometri di ascesa, ad avere la
meglio è invece stato a sorpresa
l’australiano Michael Rogers, al
suo secondo successo in questa
edizione della corsa rosa. Un
vincitore inatteso ai 1.730 metri
del Monte Zoncolan, che però
ha sfruttato la gran forma e
l’esperienza per gestire i quasi 8
minuti di vantaggio che la fuga a
15 in cui era inserito vantava ai
piedi dell’ascesa conclusiva.
“Eravamo in due in fuga, dovevamo vincere - ha detto il vincitore
Sugli spalti
MASSIMO SCHIRA
XHAKA FUORI RUOLO NON HA SENSO
S
mentre Thomas Lüthi ha fatto nuovamente la
mossa del gambero, visto che, dopo il terzo
crono delle prove libere, ha conquistato solo il
nono posto sulla griglia di partenza.
Nella Moto3 il miglior tempo è stato fatto
segnare Alex Rins che ha avuto la meglio sul
leader del Mondiale, l’australiano Jack Miller
(Ktm) e alla sorpresa di giornata messa a segno dal ceco Jakub Kronfeil (Ktm). Lo spagnolo della Honda è stato il vero protagonista della qualifica, visto che, dopo aver firmato il record della pista e nonostante una brutta scivolata alla fine della sessione, è riuscito a
rientrare sul tracciato.
m.m.
Anche al Mugello
Marquez è in pole,
ma un po’ a fatica
Keystone
Dopo lo striminzito successo
di venerdì contro la Giamaica
per 1-0, la preparazione della
nazionale rossocrociata in vista
dei Mondiali in Brasile prosegue
a Weggis, con la fase d’avvicinamento alla seconda amichevole
prima della partenza, quella di
martedì - sempre a Lucerna contro il Perù.
Nella mattinata di ieri, sabato, i convocati di Ottmar Hitzfeld
sono scesi in campo per una partitella da 45 minuti contro il Tuggen, formazione di Prima Lega
Promotion. Partitella vinta per
2-0 grazie al rigore di Inler per
fallo su Stocker e rete dello stesso laterale ormai ex Basilea, che
si conferma uno degli elementi
più in forma. Hitzfeld ha schierato Bürki tra i pali, Lang, Schär,
Von Bergen e Rodriguez in difesa, Behrami e Inler davanti alla
difesa, Barnetta, Seferovic, Stocker e Drmic in fase offensiva. È
poi entrato anche Gelson in sostituzione di Barnetta dopo 37
minuti.
Intanto alcuni selezionatori
hanno sciolto le ultime riserve a
proposito dei 23 che partiranno
per il Brasile. Su tutti Vicente Del
Bosque, tecnico della Spagna
campione in carica. Unica vera
sorpresa per le furie rosse, la
presenza in rosa di Diego Costa
al posto di Llorente. Le condizioni dell’attaccante acciaccato
dell’Atletico Madrid verranno
verificate ulteriormente nei
prossimi giorni negli Usa, mentre lo juventino resta in preallarme. Nella spedizione pure Villa e
Fernando Torres.
m.s.
Esteve Rabat e Alex Rins protagonisti del
Gp d’Italia. Nella Moto2 lo spagnolo e leader
del Mondiale è riuscito ieri, sabato, a conquistare la pole position del Mugello. Una parenza al palo molto importate per lo spagnolo,
che potrebbe allungare in classifica sul finlandese Mika Kallio che non è andato oltre l’undicesima posizione. Una prima fila del tutto
inedita, soprattutto visto che alle spalle di Rins
si è piazzato il britannico Sam Lowes davanti
al tedesco Sandre Cortese.
Per quanto riguarda i colori rossocrociati,
ottimo tempo quello fatto segnare da Dominique Aegerter che ha staccato il quinto posto,
Il ciclismo
Ilcalcio
15
e c’è un aspetto che ha trovato conferma nell’amichevole trotterellata dalla Svizzera contro la Giamaica in vista dei Mondiali
brasiliani è che Granit Xhaka schierato da numero 10 serve solo nella testa di Ottmar Hitzfeld. Il giovane e talentuoso giocatore in
forza al Borussia Mönchengladbach deve essere schierato davanti
alla difesa. Dove, è vero, la nazionale rossocrociata ha parecchia
concorrenza. Ma dietro l’unica punta non ha senso alcuno. Non ad
una fase finale della Coppa del Mondo. Si vuol dare a Xhaka l’opportunità di crescere anche in un ruolo non suo? Bene, ma il capitolo esperimenti è attualmente chiuso in casa elvetica. È ora di badare
al sodo, mettendo in campo i migliori nei rispettivi ruoli. Quindi
dentro Dzemaili o Mehmedi al centro del terzetto con Stocker sulla
sinistra e Shaqiri sulla destra. Con il macchinoso Xhaka, le cose proprio non funzionano. Lo si è visto anche contro gli onesti, ma certamente non trascendentali, giamaicani. Mai un cambio di ritmo, mai
un inserimento incisivo, mai un tocco in profondità, una verticalizzazione una. Guarda caso, il gol svizzero nasce proprio dal fatto che
Dzemaili ha avuto l’occasione di mostrare al più giovane collega come fare. Tocco in verticale di Inler, Dzemaili raccoglie e pesca, sempre in verticale (!) Drmic in area. Controllo, tiro e gol. Semplice, no?
di tappa -. Il mio compagno Nicolas Roche ha fatto un lavoro incredibile. È una vittoria da pelle
d’oca”.
Il grande pubblico sull’ascesa
conclusiva è però stato sia parte
dello spettacolo, sia protagonista
in negativo. Soprattutto quando
Francesco Manuel Bongiorno,
che stava combattendo alla pari
con Rogers al comando della
tappa, è stato spinto da uno spettatore, che lo ha sbilanciato e costretto a mettere piede a terra. Un
gesto da vero imbecille che non è
purtroppo isolato sulle grandi
salite del ciclismo. “Recuperare
su pendenze al 15% è impossibile - ha raccontato uno sconsolato Bongiorno -. Poi Rogers su un
tratto più pianeggiante ha fatto
valere la maggiore potenza. Io
avrei voluto stargli a ruota, per
poi provare la sparata sul finale.
Purtroppo non ho potuto provarci”.
A concludere per davvero la
corsa rosa a livello di chilometri,
quest’oggi, domenica, la consueta passerella, stavolta con arrivo a Trieste dopo 172 chilometri pianeggianti in cui gli ultimi
velocisti rimasti in gara proveranno a centrare il successo.
Per ritrovare il grande ciclismo, invece, bisognerà pazientare fino a sabato 14 giugno, quando con l’atteso cronoprologo di
Bellinzona prenderà il via il Tour
de Suisse.
[email protected]
Q@MassimoSchira
A fatica Marc Marquez ha firmato al Mugello la sesta pole position consecutiva sulle sei gare
della stagione. Lo spagnolo della
Honda Hrc, ieri, sabato, non è
stato il netto dominatore della
qualifica del Gran Premio d’Italia, visto che sia Andrea Iannone
sia Jorge Lorenzo sono riusciti in
questa occasione a stargli molto
vicini. “È una bella pole, ho fatto
più fatica, ma sono contento ha
commentato Marquez -. Qui siamo tutti vicini, ma per me è importante perché l'anno scorso su
questa pista ho avuto problemi e
questo risultato mi dà tanta fiducia per la gara”.
La sorpresa di giornata è arrivata certamente dal secondo
tempo fatto segnare dalla Ducati
Pramac di Andrea Iannone, soprattutto visto che l’italiano ha
accusato un ritardo di poco inferiore ai due decimi. Una prova
esaltante quella messa a segno
dall’abruzzese che è riuscito così
a tenere alle sue spalle le Yamaha,
la Honda di Dani Pedrosa e le
Ducati ufficiali. “La pista mi piace, ci ho vinto in Moto2, sono
contento di essere qui perché c'è
tanta gente e questo è un risultato
che ci voleva - ha dichiarato Iannone -. Per la gara non c’è male,
Honda e Yamaha sono avvantaggiate, ma noi abbiamo fatto buone prove, siamo andati bene. Sono fiducioso”.
Una prima fila del tutto inedita quella andata in scena sul tracciato del Mugello, dal momento
che dalle tre caselle di partenza si
sono piazzate tre case di moto di-
Reuters
verse, Honda, Ducati e Yamaha.
Un terzo posto che può risultare molto importante è quello
ottenuto da Jorge Lorenzo, soprattutto dal punto di vista del
morale, anche se lo spagnolo è
consapevole che per il Mondiale
le speranze sono ormai sfumate.
“Sorrido non solo per il risultato,
ma anche perché sto fisicamente
meglio rispetto alle altre gare - ha
sottolineato Lorenzo -. Però abbiamo fatto altre prime file, ma
un solo podio, in Argentina, e
adesso vorrei ripetermi. Siamo in
cinque-sei in lotta per salire sul
podio, anche Valentino, che parte
indietro, ha un passo buono per
la gara”.
Continua il momento non
certamente felice per Dani Pedrosa che, dopo aver fatto da controfigura a Casey Stoner, si è tro-
MARC MARQUEZ
Lo spagnolo della
Honda continua a
dominare la
MotoGp e in Italia
cerca il sesto
sigillo della
stagione
vato a far fronte al giovane e straordinario Marquez. Anche sulla
pista italiana lo spagnolo si è dovuto accontentare della quarta
posizione, precedendo la Yamaha Monster Tech 3 di Pol Espargaro e la Ducati ufficiale di Cal
Crutchlow.
Il grande deluso di giornata è
senza dubbio Rossi, che avrebbe
certamente voluto festeggiare
meglio la trecentesima gara nel
Motomondiale. Una qualifica a
dir poco deludente quella fatta
segnare dal pesarese che non è
andato oltre al decimo tempo.
“Abbiamo fatto un grosso errore
di gomme nelle qualifiche ha detto Rossi -. Bisognerà fare una bella partenza e dei buoni primi giri.
Quest’anno riesco ad andare veloce subito e sorpassare, vediamo
cosa succede”. [email protected]
oggi, domenica, dal momento che
torna in campo Roger Federer, opposto ad Ernests Gulbis. Un incontro che non si presenta certamente facile per il basilese, visto
che il lettone sta attraversando un
momento di forma straordinario.
Lascia invece definitivamente
Parigi l’ultima elvetica, Stefanie
Vögele, che, nel doppio con la slovacca Jana Cepalova, ha rimediato
una scoppola per 6-1, 6-2 dal duo
composto da Ashleigh Barty e Casey Dellacqua.
Continua la caduta delle stelle
in campo femminile. Dopo le
uscite di scena di Serena Williams,
Na Li e Agneszka Radwaska, nella
giornata di ieri ha salutato il Ro-
land Garros la numero cinque del
tabellone, la ceca Petra Kvitova,
superata dalla russa Svetlana Kuznetsova per 6-7, 6-1, 9-7. Da segnalare, inoltre, la sconfitta di una
campionessa di Parigi, visto che la
serba Ana Ivanovic è stata estromessa dalla ceca Lucie Safarova
per 6-3, 6-3. Passano il turno Jelena Jankovic, che ha battuto Sorana
Cirstea per 6-1, 6-2, e Sara Errani
che ha avuto léa meglio su Julia
Glushko per 6-0, 6-1. Le due si
scontreranno allo stadio degli ottavi. Tuto facile, infine, per una
delle pretendenti del trofeo, la rumena Simona Halep che ha superato la spagnola Maria-Tersa Torro
Flor per 6-3, 6-0.
m.m.
Non inizia troppo bene
la festa per la
trecentesima gara
di Valentino Rossi
nel Motomondiale
Il tennis
Passano agli ottavi Rafael Nadal e David Ferrer.
Roger Federer cerca i quarti contro Ernests Gulbis
La truppa spagnola
continua a dominare
al Roland Garros
La truppa spagnola continua a
dominare al Roland Garros, secondo Slam stagionale. Gli ottavi
della parte alta del tabellone parigino hanno confermato come la
pattuglia iberica la stia facendo da
padrone sulla terra rossa.
Il detentore del titolo Rafael
Nadal non ha sprecato molte energie per superare l’argentino Leonardo Mayer. Il maiorchino si è
imposto in tre set per 6-2, 7-5, 6-2.
Nessun problema anche per David Ferrer che non ha incontrato
difficoltà nell’avere la meglio sull’italiano Andreas Seppi per 6-2, 76, 6-3.
Gli occhi dei tifosi rossocrociati sono focalizzati sulla giornata di
Reuters
Le vacanze
L’alimentazione
Il sesso
IN VIAGGIO
PER RITROVARE
IL BENESSERE
È FINITO IL MITO
DEL PANE FRESCO
A TUTTI I COSTI
MIO FIGLIO 14ENNE
HA LE SUE PULSIONI,
MA MI IMBARAZZA
A PAGINA 21
A PAGINA 27
ROSSI A PAGINA 28
traparentesi
ilcaffè
PAUSA CAFFÈ
Animali
1. giugno 2014
Quelle uova
a singhiozzo
delle cocorite
PASSIONI | BENESSERE | SPORT
BOLTRI A PAGINA 20
Dall’Hiv
al cancro, dal
fumo all’alcol.
La prevenzione
deve essere
“urlata”.
Messaggi e spot
fanno scandalo
per risvegliare
attenzione
e coscienze
S
PATRIZIA GUENZI
Combattiamo
l’indifferenza
Per cominciare
PATRIZIA GUENZI
L’IRRAZIONALITÀ DEI CONSUMI
“N
on c’è logica nel consumare irrazionalmente per
garantire un lavoro e mantenere questo nostro sistema attuale. Penso ci siano modi più creativi
per risolvere i problemi sociali ed ecologici”. Così ha detto al
Corriere della Sera il finlandese Antti Laitinen, 39 anni, artista performer che nel 2002 è rimasto quattro giorni nel bosco senza cibo, acqua potabile e abiti. Lo scopo era misurare
corpo e psiche con l’intransigenza della natura. Ora tutto è
finalmente testimoniato nel video “Bare necessities”, che ha
anche immortalato scene goffe e comiche rispetto a ciò cui
siamo abituati noi, viziati dal benessere e dalle comodità:
dal tentativo di Laitinen di accendere il fuoco con due bastoncini all’escogitare un modo di cacciare le formiche per il
pranzo.
La conclusione dell’esperimento è tutt’altro che positiva.
Secondo Laitinen l’uomo moderno non ha nessuna abilità
per sopravvivere nella foresta se cresciuto in un ambiente
urbano. E ribadisce lo squilibrio esistente tra i Paesi che dispongono di troppo cibo, tanto da sprecarlo, e altri che non
ne hanno a sufficienza. Ripeterlo, ogni tanto, fa bene.
hockvertising contiene la parola
shock (urto, scossa) e advertising
(pubblicità). Definisce quei messaggi che creano un forte impatto
emotivo. Appelli che suscitano
paura, timore, apprensione, moti
di rivolta. Come la nuova campagna pubblicitaria contro l’Aids e
le infezioni sessualmente trasmissibili, “Love life”.
segue a pagina 18
M
NOSTRO SERVIZIO
LA FINESTRA
SUL CORTILE
Storie
di quotidianità
familiare
IL MARE DOPO LA CURVA
A PAGINA 44
ugugni e sorrisi. La campagna
pubblicitaria contro l’Aids solleva consensi e perplessità anche
tra le famiglie interpellate dal
Caffè. Alcuni genitori si dicono
infastiditi e la bocciano senza se
e senza ma, altri la giudicano tutto sommato un male necessario.
“Quelle immagini sbattute in faccia anche ai bambini non mi
piacciono - dicono alcune mamme -. L’educazione sessuale dev’essere compito dei genitori”.
segue a pagina 19
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
19
tra
parentesi
La comunicazione
La tendenza
Dai tweet al guerrilla marketing il mondo della comunicazione alla ricerca di nuovi canali
Nel grande circo mediatico
ormai inutile alzare la voce
BRING BACK OUR GIRL
Il tweet cult
di Michelle Obama
per le studentesse
nigeriane rapite
Per combattere
l’indifferenza
serve uno choc
L
e immagini delle Femen a
seno nudo sono più scontate della carta sinottica
della Meteo. Il bambino africano
denutrito è purtroppo un déjà vu
anche allo sguardo più sensibile.
Persino le immagini delle catastrofi naturali, seguendo il principio informatico Lifo, “Last in
First out”, sbiadiscono nella memoria collettiva, sostituite tempestivamente da nuove istantanee. Nel grande circo mediatico,
per attirare l’attenzione, alzare la
voce non serve più a nulla, se
non a confondersi in una cacofonia di messaggi subito dimenticati.
Poi, come avviene spesso per
il mercato multimediale, basta
una scintilla di originalità per far
divampare un messaggio. L’immagine di Michelle Obama con
in mano il cartello “Bring Back
Our Girl”, ridateci le nostre ragazzine, con un semplice tweet ha
dato il via ad una campagna di
solidarietà planetaria per le 300
studentesse rapite in Nigeria dagli integralisti islamici di Boko
Haram. E che impatto ha avuto,
Dall’Aids al cancro, spot scandalosi
risvegliano attenzione e coscienze
per l’immagine più “social” della
Chiesa, la sequenza in cui Papa
Francesco rompendo qualsiasi
protocollo di sicurezza, ha abbassato il finestrino dell’auto a
Rio de Janeiro, in mezzo alla folla, accarezzando bambini e lasciandosi sfiorare dalle mani dei
fedeli? Situazioni che se fossero
state create ad arte da un manager della pubblicità, l’avrebbero
trasformato in un guru. Invece è
sempre più difficile coniare slogan, azzeccare immagini per
campagne di qualsiasi tipo che
facciano il giro del mondo. Anzi,
persino la stessa definizione
“che ha fatto il giro del mondo”
nella sua ripetitività è diventata
insignificante, attribuibile a
qualsiasi filmato amatoriale trasmesso su you tube. Insomma,
pure il mondo scintillante della
pubblicità è in affanno, e nel di-
sperato tentativo di superare se
stesso dilata a dismisura budget
e testimonial hollywoodiani. I
costi della produzione dello spot
Nike per i Mondiali brasiliani,
per esempio, avrebbero coperto
le spese di ogni film in concorso
a Cannes. Se si vuole essere sicuri di fare breccia, se non per l’impatto del messaggio, almeno nel
maggior numero di utenti possibile, si tenta il tutto per tutto pagando a caro prezzo l’audience
più vasta. Non a caso ha fatto storia, nel 2011, il prezzo pagato da
Chrysler per trasmettere il suo
spot nel momento clou del Super
Bowl: 12,4 milioni di dollari (11
milioni di franchi) per una pubblicità di due minuti.
Non c’è da stupirsi, quindi, se
anche grandi associazioni umanitarie, come Unicef o Médecins
sans frontières testino i canali tipici del “guerrilla marketing”,
una pubblicità non convenzionale, mirata e a basso costo, con
un uso creativo di strumenti aggressivi. Sempre sperando di fare
colpo su un immaginario collettivo ormai saturo.
e.r.b.
I precedenti
1
2S
3
4
5
IL FUMO RENDE SCHIAVI
Una campagna francese contro il
tabacco: l’adolescente che fuma è
sottomesso come chi fa sesso orale
LE MALATTIE SESSUALI
Oltre 20 malattie infettive possono
essere trasmesse per via sessuale.
La causa, batteri e virus, ma pure
funghi o parassiti; presentano
grandi differenze in termini di
sintomi, cura e decorso clinico
IL VACCINO PER L’AIDS
Vaccini solo contro l’epatite B,
l’Hpv e l’epatite A a trasmissione
fecale-orale. Gli sforzi per
svilupparne uno contro l’Hiv sinora
non hanno prodotto risultati
concreti, ma gli studi proseguono
IL FUMO UCCIDE
Oggi il tabagismo è la prima causa
di morte prematura evitabile nel
mondo: con quasi 5 milioni di
decessi all’anno, nessun prodotto
per il consumo di massa è più
letale e pericoloso del tabacco
EVITARE IL CANCRO AL POLMONE
Oltre al fumo, principale
responsabile, altre cause del
tumore polmonare sono il fumo
passivo, l’amianto, l’inquinamento
dell’aria dovuto alle polveri sottili
e le radiazioni radioattive
BEVITORI INCALLITI
In Svizzera si stima che circa
un milione di persone consuma
alcol in modo pericoloso. Il
consumo cronico comincia con 20
grammi di alcol puro al giorno
(donne) e 40 grammi (uomini)
hockvertising, la combinazione della parola
shock (urto, scossa) con
advertising (pubblicità).
Definisce quei messaggi
con un forte impatto emotivo.
Appelli che suscitano paura, timore, disgusto o apprensione,
ma anche dure proteste. Come la
nuova campagna pubblicitaria
contro l’Aids e le infezioni sessualmente trasmissibili, “Love life – Nessun rimpianto”, promossa
dall’Ufficio federale della sanità
pubblica (Ufsp), Aiuto Aids Svizzero e Salute sessuale Svizzera, le
cui immagini molto esplicite
hanno suscitato un mare di polemiche. “Una comunicazione sociale, perché di questo si tratta,
non deve per forza piacere, in
fondo è un requisito secondario osserva Vanni Codeluppi, sociologo dei consumi -. Deve, invece,
colpire, scuotere le coscienze e rimanere impressa”.
Critiche aspre, anche quelle
rivolte qualche anno fa agli ideatori della campagna francese
contro il fumo: due ragazzi con la
sigaretta in bocca inginocchiati
davanti a un uomo, perché un
giovane che fuma sarebbe sottomesso come chi fa il sesso orale,
“La pubblicità
istituzionale non
deve per forza
piacere, bensì
colpire, scuotere”
colare il messaggio sono necessarie parole e immagini comprensibili ad un vasto pubblico. “È un
tipo di comunicazione non settoriale, ma che deve colpire indistintamente tutti”, aggiunge il sociologo.
Insomma, fondamentale è il
contenuto, il soggetto e per far
questo il significato delle immagini. O quella dell’Associazione
veneta “Campagne per gli animali” con le sinistre immagini di un
bimbo o di una donna fatti a pezzi e chiusi in una confezione come quella delle carni che si acquistano al supermercato e l’ avvertenza: “Gli animali non sono
cose”. Ma tutti abbiamo ancora
negli occhi i famosi manifesti di
del pubblicitario OlivieroToscani
contro l’anoressia, con una ragazza nuda e scheletrica.
“Le più riuscite sono proprio
quelle che mirano all'inconscio e
scavalcano la razionalità” sottolinea Codeluppi. Inoltre, per vei-
L’intervista
Il presidente dell’Associazione svizzera non fumatori invita a non abbassare la guardia
passare il messaggio va bene anche un pugno in pancia. “La comunicazione sociale deve convincere le persone della bontà di
certi comportamenti e per farlo
deve lavorare in profondità, deve
sostanzialmente agire sui valori,
anche utilizzando toni drammatizzanti - spiega Codeluppi -. Ec-
“Solo un’informazione forte
rende efficace la prevenzione”
“P
ALBERTO POLLI
presidente
dell’Associazione
svizzera non fumatori
NIENTE PELLICCE!
Un visone completamente
scuoiato per combattere l’acquisto
di pellicce
PER COMBATTERE L’ANORESSIA
I manifesti di Toscani con una
ragazza nuda e scheletrica
con lo sguardo triste e perso
LA LOTTA DEI VEGANI
Donne tagliate a pezzi, ma anche
bebè, e messi sottovuoto per
combattere il consumo di carne
PATRIZIA GUENZI
urtroppo sì, i messaggi choccanti, forti,
quelli che ti arrivano come un pugno nello stomaco sono necessari affinché una
prevenzione sia davvero efficace. Altrimenti il messaggio non passa”. È categorico Alberto Polli, presidente dell’Associazione svizzera non fumatori, che
guarda con preoccupazione alle generazioni future. “Non bisogna assolutamente abbassare la guardia, bensì insistere e insistere ancora. Stiamo parlando del bene più prezioso che abbiamo, la salute
e non possiamo scherzare”.
Eppure da tempo si mette in guardia la gente
sui pericoli di alcuni comportamenti, dal
mancato uso del preservativo all’abuso di alcol. Ma a molti sembra non interessare più di
tanto. Significa che questi messaggi forse così
tanto efficaci non sono?
“Non sono d’accordo. Le generazioni cambiano
e la sensibilizzazione soprattutto sui giovani è fondamentale. Serve dunque una costante informazione, anche perché spesso l’esempio in famiglia
non è sempre dei migliori”.
SE GUIDI TELEFONANDO
Una campagna indiana per
convincere che l’uso del cellulare
in auto è mortale
PREVENIRE È MEGLIO
La scena di una famiglia affranta
per la morte di un figlio affetto da
Aids, sempre di Toscani
Quindi bisogna alzare sempre più il tiro.
Con frasi e immagini che scuotono le coscienze?
“In Australia, ad esempio, contro il fumo hanno
deciso di non scrivere più la marca sui pacchetti di
sigarette, che corrisponde ad un semplice numero,
ma di stampare solo immagini choccanti”.
Lo ritiene un modo efficace?
“Le dico di più. Alcuni Paesi hanno deciso di
vendere le sigarette solo in determinati punti, non
come in Svizzera dove sono a disposizione ovunque. Inoltre, bisogna restringere il più possibile i
luoghi dove è consentito fumare”.
Cioè?
“Le porto l’esempio di Melbourne dove hanno
vietato il fumo all’esterno, quindi sulle terrazze dei
ristoranti, sui marciapiedi, fuori dai negozi...”.
Ma troppo proibizionismo alla fine non produce l’effetto contrario?
“Meno spazi hanno per fumare e prima si renderanno conto che è molto meglio smettere”. p.g.
co perché non è sufficiente un
messaggio simile a quello commerciale che in fondo deve semplicemente convincere le persone a spostare i loro acquisti da un
prodotto all’altro, da una marca
all’altra”.
Intanto, le critiche contro la
campagna “Love life” non hanno
minimamente scalfito la convinzione dei promotori sull’efficacia
dell’ iniziativa. La coppia etero in
intimità, i due gay che si baciano
nudi, altre coppie in diverse posizioni sessuali, sui social network
hanno superato i 50mila consensi. “E il video su youtube è stato
visto 200mila volte”, sottolinea
soddisfatto Roger Staub, responsabile della sezione Promozione
e prevenzione all’Ufsp. E avverte:
“È solo l’inizio. Ai
casting per trovare
i protagonisti della
campagna di questa estate hanno
già aderito parecchie persone. Per
quest'anno abbiamo previsto
un investimento
di 2 milioni. Crediamo fermamente nell’importanza di insistere con il messaggio”.
[email protected]
Q@PatriziaGuenzi
Roger Staub: “È
solo l’inizio, al
casting si sono già
presentate oltre
200 persone”
Le famiglie
Pareri contrastanti tra i genitori sentiti dal Caffè. Chi si dice infastidito da “Love life” e chi la giudica un male necessario
“Immagini un po’ troppo esplicite, ma...”
PRO E CONTRO
A volte per far
arrivare il
messaggio
servono le
maniere forti
M
ugugni e sorrisi. La campagna pubblicitaria contro l’Aids solleva consensi e perplessità anche tra le famiglie. Pareri contrastanti tra mamme e papà sentiti dal Caffè. Alcuni genitori si dicono infastiditi e
bocciano “Love life”, altri invece la
giudicano tutto sommato un male necessario. “Non mi piacciono
quelle immagini sbattute in faccia
anche ai bambini - reagisce Cristina Lehner, 44 anni, nove figli e
il decimo in arrivo -. L’educazione
sessuale, non mi stancherò mai di
ripeterlo, spetta alle famiglie”.
Perplessa pure Barbara Ravani, 47 anni, una figlia di 10 e un figlio di 6: “Non sono certo una
bacchettona, ma mi sembrano
scene un po’ troppo esplicite”,
commenta. Di altro parere Simo-
ne Gianella, due figlie di 9 e 7 anni, che sostiene di non provare alcun fastidio. “Anzi, quasi quasi io
e la mia compagna volevamo
iscriverci al casting”, dice con una
battuta. Poi, più serio, spiega: “Il
messaggio è efficace e penso che
abbia centrato l’obiettivo, fosse
anche solo per il fatto di aver sollevato tante discussioni, di far
parlare”. Ma le discussioni devono avvenire all’interno delle fa-
miglie. Un punto su cui insiste
mamma Cristina: “La famiglia
deve essere presente e affrontare,
nel discorso sulla sessualità, anche i pericoli legati a comportamenti non corretti - spiega -. Innanzitutto noi insegniamo ai nostri figli la castità, nel senso però
di non fare sesso con chiunque
capiti a tiro, ma di aspettare la
persona giusta. Oltre a tutti i problemi che ruotano attorno al te-
ma sesso. Ne parliamo, ne discutiamo e così dovrebbe avvenire in
tutte le case”.
Concorda Barbara Ravani: “I
genitori devono fare la loro parte
e non delegare solo alla scuola o a
chissà a chi - sottolinea decisa -.
Inoltre, penso che di informazione ce ne sia a sufficienza e chi assume comportamenti a rischio sa
benissimo a cosa va incontro”.
Di informazione non ce n’è
mai abbastanza replica Sheila Gilardi, due figli di 12 e 8 anni, di
Morbio Superiore: “Più se ne parla, meglio è per tutti. E se il risultato finale sarà che le persone staranno più attente, benvenga”.
Dello stesso parere Cristina Hofmann, 53 anni, di Ponte Capriasca, un figlio biologico di 13 anni,
uno adottivo di 12 e due in affido,
13 e 16 anni. “Servono eccome
queste campagne - osserva -. La
scuola fa tanto, ma non tutte le famiglie affrontano questo argomento. E sappiamo bene che in
ballo c’è la salute dei più giovani
che va tutelata”. E con ogni mezzo, insiste Gianella: “Anche se occorre alzare sempre più il tiro, essere sempre più espliciti o inviare
messaggi ancora più choccanti”.
p.g.
20
La preferita
tra
animali
lamoda
parentesi
L’icona
Quella preferita da
Ernest Hemingway
era commissionata
dallo scrittore
americano ad
Abercrombie&Fitch.
Il modello lanciato
nella collezione
Africane di Yves
Saint Laurent,
divenne subito un
successo mondiale.
Allungata
Ad abito secondo
l’interpretazione
di Maison Martin
Margela, senza
maniche e con
cintura in vita.
Nella savana metropolitana
si fa strada la “safari jacket”
LINDA D’ADDIO
L
a giacca safari, comunemente conosciuta come sahariana, si può tranquillamente definire un capo iconico dell’uomo di stile. Suo eccellente estimatore era lo
scrittore Ernest Hemingway che si faceva realizzare le sahariane a New York da Abercrombie&Fitch e amava portarle nel tempo libero.
Nel 1975 Roger Daltrey la indossava sul set di
“Tommy”, il film di Ken Russell basato proprio
sull’album inciso dagli Who. Due icone dell’eleganza inglese, il Principe Carlo e Roger
Moore nei panni di James Bond, preferivano
invece la versione camicia, chiamata anche
“bush shirt”.
Tuttavia, impossibile parlare di sahariana senza citare il grande couturier francese
Yves Saint Laurent, artefice del lancio e della
consacrazione di questo capo nel prêt-à-porter, maschile e femminile. Era il 1967 quando
Yves presentò all’interno della collezione
“Africane” la rivisitazione della giacca sahariana o saharien, come la chiamano i francesi. La fece indossare, in versione completo,
sia alle donne che agli uomini. Fu un successo immediato e mondiale.
Nata, in realtà, per le divise coloniali inglesi, in origine la sahariana era in drill di cotone,
un tessuto molto resistente, e si caratterizzava
per le quattro tasche con pattina e la cintura
alta. Del modello originale la versione di Saint
Laurent manteneva lo stile maschile, la cintura in vita e le tasche a soffietto. Ma nel corso
degli anni questo “pezzo inossidabile” della
maison francese si è raffinato, sciancrato e di-
Ha ormai varcato i confini
del genere sportivo per
diventare sinonimo di stile
versificato nei colori, nei materiali e nei particolari.
Oggi è stato consacrato “must-have” di
ogni fashionista, uomo o donna che sia. Un
evergreen della moda che ogni anno gli stilisti
(ri)propongono, rivisitato e corretto, nei materiali, nei dettagli e negli abbinamenti. Da
parecchie stagioni, infatti, ha varcato i confini
del genere sportivo per diventare, a tutti gli effetti, sinonimo di stile e glam cittadino.
La “safari jacket” si può indossare al lavoro
come riservare alle occasioni meno formali e
ai momenti liberi. Grazie alle ultime speri-
mentazioni stilistiche che tendono a mantenere invariati, o quasi, il taglio e i dettagli
della giacca originale e giocano con i tessuti,
preziosi e fluidi come la seta, questo evergreen della moda rientra in un genere glamsport assolutamente perfetto per qualsiasi
occasione.
È la sahariana il capo must dell’uomo di
stile per Pal Zileri, declinata in un’elegante
versione in camoscio forato o in stile metropolitano nel colore marrone con collo a camicia, chiusura alamaro, 4 tasche a toppa, taschino sulla manica e cintura in vita. Molte e
diverse anche le reinterpretazioni di stagione
al femminile. Color ghiaccio con parte superiore in voile per Jason Wu in combinazione
con i bermuda con risvolto. Color savana senza maniche la versione bon ton doppio petto
in completo con bermuda cortissimi e sottile
cintura in cuoio di Michael Kors. A metà fra
una camicia e una giacca color ghiaccio, apertura sulle maniche in completo con bermuda,
così la propone John Richmond, a contrasto
maglia e sandali arancio. Assolutamente
“trendy” in versione allungata, ad abito, così la
vuole Maison Martin Margiela, senza maniche
ma con cintura e stivali.
[email protected]
A camicia Modello a camicia,
color fango, con
maniche aperte
e in combinazione
con i bermuda,
John Richmond.
Scrivete
Inviate le vostre domande al veterinario
del Caffè
[email protected]
Potete scrivergli anche entrando nella
pagina web del sito www.caffe.ch
cliccando sulla rubrica “Qua la zampa”
Le cocorite amano la compagnia
e depositano le uova a singhiozzo
La domanda
La risposta di Stefano Boltri
B
uongiorno dottore, la mia domanda le sembrerà banale in quanto
non riguarda malattie
complesse e delicate, ma tratta
di simpatici pennuti. Il mio desiderio è sempre stato quello di
allevare qualche coppia di cocorite solo per il piacere di convivere ed osservare da vicino questi uccelli colorati e a mio avviso
splendidi. Tuttavia per ragioni di
spazio ed impegni di lavoro che
mi allontanavano per giorni, non
ho mai potuto realizzare questo
piccolo sogno. Ebbene, ora le cose
sono cambiate ed è giunto il tempo
di realizzare ciò che aspettavo da anni. Prima di iniziare l’avventura però,
vorrei alcuni dei suoi preziosi suggerimenti.
E
ffettivamente le cocorite rappresentano i papagalli
più diffusi ed allevati in cattività e le ragioni del loro
successo sono molteplici. Le dimensioni ridotte, la
facilità di allevamento e, con molta pazienza, la loro capacità di ripetere alcune parole sono il segreto della loro
fama. Il nome scientifico delle cocorite è Melopsittacus
undulatus (pappagallino ondulato), fa riferimento al colore del piumaggio che tali uccelli hanno in natura e cioè
un verde intenso con barrature brune che richiamano le
onde. Tali ondulature sono più accentuate sulla fronte
dei soggetti giovani dove arrivano a ricoprirla tutta; le
giovani cocorite sono riconoscibili anche per il colore
completamente nero dell’iride.
L’intervento dell’uomo ha permesso di creare tutta la tonalità dei colori che oggi si possono osservare nei soggetti in cattività. Si può spaziare dall’azzurro al
viola, giallo, bianco e addirittura opalino (mancante di barrature). Non solo, la selezione “umana” ha portato alla creazio-
ne di taglie più grandi con testa bombata conosciute come “Ondulati Inglesi”.
Questi simpatici volatili sono originari dell’Australia, pesano in media 30 grammi e raggiungono la maturità sessuale a circa 5-6 mesi di età anche se in genere si consiglia di permettere la riproduzione dopo l’anno di vita. Essendo animali molto socievoli le consiglio di iniziare con
più di una coppia da mettere in voliera sempre che questa abbia le dimensioni sufficienti. Altrettanto indispensabili sono gli accessori tipo posatoi, beverini, eccetera,
ricordando che le cococorite sono essenzialmente granivore e quindi vanno alimentate con miscele di semi integrate con frutta, pastoncino e polivitaminici.
Per la riproduzione è fondamentale collocare il classico
nido a cassettina col foro di entrata frontale; le covate in
genere sono numerose (5-6 uova) che vengono deposte a
giorni alterni. Questo fa sì che i piccoli non nascano conteporaneamente, ma a distanza di aluni giorni. I nuovi arrivati escono dal nido dopo circa 4-5 settimane e a circa 7
settimane sono in grado di alimentarsi da soli.
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IL CAFFÈ
1. giugno 2014
21
tra
parentesi
Le vacanze
In viaggio
per ritrovare
il
benessere
Bastano pochi giorni lontano da casa
per una sferzata di energia a 360 gradi
S
iete stanchi e sfiniti dai
ritmi frenetici che vi costringono a dividervi tra
lavoro, casa, figli e famiglia? Siete preoccupati e
in ansia per l’insicurezza del futuro? Oppure in ufficio c’è un clima
pesante e conflittuale? O magari
siete a pezzi per la fine di una storia d’amore? Insomma, basta
piangersi addosso, non c’è tempo
da perdere, bisogna correre ai ripari. La soluzione è semplice e a
portata di mano: partire, staccare
la spina per qualche giorno o anche solo un fine settimana. Magari approfittando di qualche buona
offerta che dà pure la possibilità
di rimettersi in forma, riaggiustare il look e, perché no, perdere
qualche chiletto in vista
della prova costume.
Si chiamano “viaggi ricarica”, un vero toccasana per il
benessere psicofisico; in
pochi giorni si riesce a recuperare la forma perduta,
a dimenticare dolori e piccoli acciacchi. “Oggi per
molti è proprio il benessere lo scopo della vacanza osserva Gaby Malacrida, portavoce per il Ticino di Hotelplan Suisse e Italia -. Così, anche un viaggio
breve può trasformarsi in una sorta di terapia per dare sollievo ad
anima e corpo”.
Ma ecco qualche suggerimento. “Per soggiorni brevi, sicuramente l’Italia è una meta perfetta, ad esempio il Lago di Garda,
tre notti per poco più di 500 franchi - spiega Malacrida -. E poi c’è
l’Austria, a due passi, con hotel rinomati per la cura con le acque
La classifica
1
Per la “retail
therapy”, contro la
tristezza, non
rinunciare alle due
mecche per
eccellenza, New
York e Londra:
pacchetti all inclusive
Goa, in India, e lo Sri Lanka. Due
destinazioni perfette per chi ama i
trattamenti ayurvedici, approfittando della vacanza soprattutto
per regalarsi momenti di benessere a 360 gradi.
“In Sri Lanka si trovano alberghi a 5 stelle con spa dai 70 franchi
a notte in su per una camera dop-
pia”, precisa Malacrida.
Niente male anche pensare
alla Francia e alla Tunisia, da
sempre punti di riferimento per
gli estimatori della talassoterapia.
L’Hasdrubal Thalassa & Spa, 5
stelle, a Djerba, mette a disposizione dei suoi ospiti un centro
wellness, sette notti a poco più di
I palmarès di National Geographic e di Lonely Planet
Tutte le destinazioni “best” da non perdere
D
GABY MALACRIDA
Portavoce
per il Ticino
di Hotelplan
Suisse e Italia
Per soggiorni brevi
l’Italia resta la
preferita, ad
esempio tre giorni
sul Lago di Garda
NEW YORK
E LONDRA
termali, strutture all’avanguardia
che offrono trattamenti di bellezza con un ottimo rapporto qualità
prezzo”.
Per chi ha più tempo a disposizione, un must restano le mete
esotiche, Marrakech in Marocco,
magari in un hotel specializzato
per soggiorni wellness. E poi An
Ti-Press
LINDA D’ADDIO
2
MADONNA
DI CAMPIGLIO
Dormire in letti al
legno di cirmolo, un
calmante naturale.
Chalet Fogajard di
Madonna di
Campiglio, immerso
nel bosco, stanze
senza tv né wi-fi
ove andare in vacanza quest’anno? In Brasile, magari proprio durante i Mondiali, a Malawi, Capo Verde o in qualche suggestivo
paesotto nel sud della Francia? Chi ancora non
avesse le idee precise farebbe bene ad ascoltare i
suggerimenti di due autorevoli voci: il prestigioso
magazine National Geographic e la celebre guida di
viaggi Lonely Planet. Hanno stilato un vero e proprio palmarès delle città e dei Paesi assolutamente
da non perdere nel 2014. E nella classifica delle città
da scoprire, Lonely Planet ci infila pure Zurigo, pensando anche a tutti coloro che amano regalarsi un
fine settimana lungo soprattutto dedicato allo shopping.
Se National Geographic mette sul podio un parco nazionale nel Ruanda, in seconda battuta i territori del nord dell’Australia e la Louisiana negli Stati
Uniti, secondo Lonely non dobbiamo mancare il
Brasile, davanti all’Antartico e alla Scozia. La classifica “best trips” del National seleziona venti destinazioni, più una, scelta dagli stessi lettori. La selezione, come ha spiegato il redattore capo della rivista,
è il frutto della competenza e dell’esperienza degli
esperti di viaggio globali di cui il giornale si avvale.
In poche parole, una vera garanzia di qualità. Da
Alentejo (Portogallo) a Còrdoba (Argentina), dalle
Isole Derawan (Indonesia), la scelta dei lettori, al
Liechtenstein, da Northern Territory (Australia) al
3
ETNA
E EOLIE
Per scaricare lo
stress un po' di sana
attività fisica,
sfidando un po’ i tuoi
limiti, come il tour di
trekking sull'Etna e i
vulcani delle isole
Eolie. Panorami unici
Parco Nazionale Nyungwe (Ruanda).
Sfogliando invece Lonely, la guida turistica più
venduta al mondo, le “Best value travel destination
in the world for 2014”, comprendono: le isole greche, un connubio perfetto di sole, mare e cultura
con ottime offerte di soggiorni/prezzi. Il sud Italia,
Puglia, Basilicata e Calabria che, stando alla guida,
offrono le migliori spiagge del Paese, borghi e monumenti antichi, oltre alla buona cucina. A chi vuole spingersi “oltre”, ovvero fare una vacanza lunga
senza guardare troppo alla spesa, c’è il Costa Rica
(Nicaragua): una vera attrazione, non proprio a
buon mercato, ma che offre la possibilità di vivere
un’esperienza da sogno lungo il Rio San Juan. Affascinante meta anche la Bulgaria, Plovdiv e Varna,
parte della riviera del Mar Nero, uno dei pochi luoghi dell’Europa orientale ancora sottovalutato, e
quindi abbordabile economicamente.
Per gli amanti del surf ecco il Portogallo; da Albufeira in Algarve, segnalata dal British Post Office
come l’opzione più economica per una vacanza in
famiglia, oltre ad altre allettanti offerte, fra cui Lisbona. E che dire delle acque cristalline delle Fiji,
una vera fetta di paradiso? O dell’atmosfera rilassata
del Messico con le meraviglie Maya? E del fascino di
Karnataka in India e di Palawan nelle Filippine. E
perchè no un viaggio in Etiopia? Non vi resta che
preparare le valige!
4
SANTIAGO
DE CALI
Siete stati mollati dal
partner? Partite per la
Colombia, a Santiago
de Cali, un soggiorno
per imparare a ballare
la salsa, con
professionisti e la sera
feste nei salseri
5
SEYCHELLES
E CILE
Per salvare il
rapporto di coppia
concedetevi una
fuga romantica tra
petali di frangipane e
coppe champagne.
O fate l'amore nel
deserto di Atacama
700 franchi per persona in camera doppia. “Rispetto al passato nota Gaby Malacrida -, non è tanto la meta o la destinazione che
conta, bensì quello che sino a
qualche anno fa veniva considerato un ‘plus’, da aggiungere alla
vacanza. Nella scelta di un soggiorno al mare, si considerava sì
l’aspetto culturale o avventuroso,
ma la struttura turistica doveva
avere anche un’oasi benessere o
una zona wellness attrezzata. Così da unire l’utile al dilettevole”.
Decisamente in ascesa, quindi, la tendenza alle vacanze dedicate al benessere, al relax e alla
pausa rigenerante. La selezione
viene fatta spesso proprio in funzione di questo tipo di offerte. Per
la maggiore vanno i soggiorni di 7
giorni, o anche i fine settimana
lunghi, ad esempio con qualche
“ponte” di mezzo. Ma Malacrida
ha in serbo una chicca da non
perdere: “Consiglio il Capovaticano Resort Thalasso & Spa, in Calabria, a dieci chilometri da Tropea,
direttamente su una magnifica
spiaggia, sette notti in camera
doppia, da 568 franchi per persona”. Una vera oasi di relax, benessere e tranquillià in una struttura
magnifica, progettatta da un noto
architetto ticinese, che incanta gli
ospiti con una vacanza che lascerà sicuramente la voglia di ritornarci.
[email protected]
“Rispetto al
passato non è tanto
la meta che conta
quanto le offerte
di contorno”
6
CANADA
E OMAN
Contro la noia
pernottare in un igloft,
costruzione in legno
galleggiante, tutti i
comfort. O si atterra
in parapendio sulla
spiaggia dell’hotel
Zighy Bay in Oman
MINI È BELLO
Riproduzioni
fedeli alla realtà.
Modellini in tutto
e per tutto
identici agli
originali
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
LE VARIANTI
Automobili, soldati,
aerei, treni e barche,
sono tanti gli
appassionati di
questo genere
di attività
23
tra
parentesi
L’ hobby
P
er favore non chiamateli giocattoli! Soprattutto non pensiate
che dietro a soldatini,
aeroplani, treni, macchine, barche, il tutto rigorosamente in miniatura, ci siano i
soliti maniaci delle collezioni.
No, il modellismo, è una vera e
propria passione creativa che
affascina i bambini e conquista
gli adulti. “Un divertimento a
360 gradi, facendo bene attenzione a non sconfinare nella pignoleria”, precisa Dario Schaps,
presidente dell’Associazione
modellisti ticinesi (Amt).
In fondo non si chiede molto a chi vuole avvicinarsi al
mondo del “piccolo ma bello”.
Basta avere almeno 6-7 anni e
possedere una discreta manualità. Il resto poi viene da sè. Non
serve un grande talento, basta
la voglia di maneggiare qualcosa e trasformarlo in una minuscola opera di pazienza e... ingegno. “Anche questo è modellismo - nota Schaps-. Di recente siamo andati in alcune scuo-
È in miniatura
modellismo
è grande passione
ma il
le medie del Sottoceneri a presentare la nostra associazione e
ho mostrato agli allievi come è
possibile ricavare un carro armato da una scatola di cartone
e un tubo in plastica. È suffi-
ciente avere sottomano della
colla, delle forbici e, ovviamente, un buon bagaglio di fantasia”.
Tutt’altro discorso quando
la passione assorbe tutto il tem-
po libero di una persona. Capita a chi davvero è innamorato
di questa attività, tanto da dedicarle ore e ore di lavoro. Come
nel caso del nostro interlocutore, vero specialista del modelli-
smo statico. In sostanza,
Schaps cerca di riprodurre il
più fedelmente possibile l’originale, che sia un aeroplano, un
aliante o una nave. “È ciò che fa
la differenza con il modellismo
dinamico - spiega il presidente
dell’Amt -, oltre naturalmente
al fatto che questo si muove e il
nostro invece no”. L’associazione è molto attiva e apre le porte
della sua sede di Lugano tutti i
Bellinzona centro
Afittasi ufici
e appartamenti
di prestigio
mercoledì sera. “Durante questi incontri fissiamo uno scadenziario d’impegni - spiega
ancora Schaps -. Poi analizziamo dei lavori fatti da altri per
trarne eventuali ispirazioni e
capirne i trucchi. Sovente ci
troviamo a discutere su questa
o quella confezione di riproduzioni, per poterne ad esempio
consigliare o no l’acquisto”. Acquisto il cui prezzo può variare
di parecchio. Per iniziare gli attrezzi e il materiale necessario
si trovano con facilità e senza
spendere grosse cifre. Ma più ci
si specializza e più i costi lievitano. “È comunque un hobby
alla portata di tutti. Gli aderenti
al nostro club hanno pure uno
sconto del cinquanta per cento”, sottolinea Schaps.
Il momento di gloria per i
modellisti sarà nel 2015, quando l’Associazione ticinese, in
occasione del centenario dell’entrata dell’Italia nella Grande Guerra, proporrà una riproduzione di quel periodo. “È una
cosa che mi sta molto a cuore sottolinea Schaps.-. Stiamo lavorando per allestire una mostra sul primo conflitto mondiale a Novazzano. Tanto per
dare l’idea di ciò che faremo,
prossimamente esporrò a Magadino una ventina di modelli
di quegli anni. Ma nel 2015 ce
ne saranno molti di più a disposizione di tutti gli appassionati”.
o.r.
Il divertimento
“Siamo più di 5mila col naso in aria
uniti dal piacere e da tanta pazienza ”
N
on ci sono solo quelli statici, ci sono pure quelli dinamici che amano
i modelli in movimento. Gli appassionati sono tanti. Così come i gruppi di
modellisti. Uno, ad esempio, è quello che
si dedica all’aeromodellismo. “Siamo più
di cinquemila in tutto il Ticino - osserva
Giancarlo Frioni, membro della Federazione gruppi aeromodellisti della Svizzera
Italiana-, buona parte dei quali iscritti all’Aeroclub. Ci sono anche appassionati indipendenti, che non fanno parte della nostra associazione, insomma, probabilmente sono molti di più i patiti degli aerei
in miniatura”.
Un bel numero di persone che con estrema pazienza dedicano parecchie ore al
proprio passatempo. Tra l’altro non ovunque si possono far volare questi mini ap-
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Stazione FFS
Nuovo svincolo autostradale
Palazzo del Governo
Tribunale federale
Nuova fermata ferroviaria
YÔyªóèõ_çõÍè
Ultimi spazi commerciali disponibili al pianterreno e al primo piano
parecchi. “In Ticino ci sono diversi terreni
adatti alla nostra attività - spiega Frioni -,
anche se non si può parlare di vere e proprie zone a noi riservate. Fondamentale è
però non dare fastidio con i nostri velivoli
ed avere rigorosamente un’assicurazione
di responsabilità civile nel caso di qualche
un malaugurato incidente”.
Questi elicotteri ed aerei in miniatura
hanno diversi tipi di propulsione. Tutti
cercano di avvicinarsi il più possibile ai velivoli veri e con risultati a volte stupefacenti. “Esistono addirittura dei reattori jet, del
tutto simili a quelli originali, spinti da vere
e proprie turbine in miniatura alimentate
a cherosene. Per chi ha meno pretese di
realismo si trovano in commercio apparecchi elettrici e a batteria, econ moderne
pile al litio”.
o.r.
˛4Œð_þŒ ŒÞÍçfiþ¥ŒõðçŒ
lacalla.ch
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L’hobby di un amatore di aerei in scala ma che volano davvero
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
24
tra
leauto
parentesi
La Wrx Sti è un’automobile da corsa che mantiene tutti i comfort tipici di una brillante berlina
In breve
L’esuberanza sotto controllo
STEFANO PESCIA
T
re lettere “Wrx” che vengono affiancate da altre tre
“Sti. La missione è quella
di continuare a dar prova della
propria competitività. Una vettura che nella gamma Subaru è
un mito assoluto di storiche prestazioni che nel campionato
mondiale Rally, in particolare
dal 1994 al 2005, ha collezionato
una lunga lista di successi.
Per continuare questa felice tradizione la quarta generazione
della Wrx Sti è stata testata sul
Nürburgring durante l’intera fase di sviluppo. Il design della
nuova Wrx Sti evidenzia inequivocabilmente la sua indole sportiva. Il frontale è contraddistinto
dalla tipica calandra esagonale
fregiata dal logo Sti che conferma l’appartenenza inequivocabile alla famiglia Subaru. Una
quattro porte lunga 4,59 m dal
sangue bollente che monta cerchi in lega leggera da 18 pollici
ridisegnati.
Gli ingegneri della casa nipponica non hanno dimenticato nulla.
La vettura è stata ulteriormente
migliorata e ottimizzata, anche
per un possibile utilizzo agonistico, ad iniziare dalla scocca, alleggerita e ulteriormente irrigidita grazie a numerosi elementi
La supersportiva Subaru dal rally alla strada
Le caratteristiche
AL VOLANTE
I sedili sportivi offrono un
eccellente sostegno laterale e
la posizione di guida è ottima
con il volante a “D”
portanti rinforzati. Il passo è aumentato di 25 millimetri (totale
2,65 m ), migliora non solo le caratteristiche di handling ma
contribuisce pure ad accrescere
l’abitabilità interna.
In questa nuova generazione il
bagagliaio offre più spazio e la
sua funzionalità è stata ulteriormente migliorata grazie ai sedili
posteriori ribaltabili asimmetricamente nel rapporto di 60:40.
Al modello è stato abbinato uno
sterzo ancora più diretto e a una
GLI INTERNI
Nonostante un carattere
sportivo da auto da corsa, gli
interni sono quelli di una
berlina anche elegante
taratura leggermente più rigida
delle sospensioni, che migliora
ulteriormente la controllabilità
della vettura e la sua tenuta nelle
curve.
Il tutto si perfeziona fin sotto il
cofano motore. Un temperamento da leone con il suo propulsore turbo boxer di 2,5 litri da
300 Cv (+ 20 Cv rispetto alla precedente edizione) a 6000 giri al
minuto con una coppia massima
di 407 Nm a 4000 giri al minuto.
È così in grado di scattare da 0 a
SOTTO IL COFANO
Un temperamento da leone
con il suo propulsore turbo
boxer di 2,5 litri da 300 Cv, +
20 Cv rispetto alla precedente
100 km/h in 5,2 secondi e raggiungere una velocità massima
di 255 km/h. Il cambio manuale
rimane a sei marce, ma è stato
completamente rivisitato e offre
ora una reattività sensibilmente
migliore nelle cambiate. La sportiva Subaru è dotata del “Driver’s
Control Center Differential”
(Dccd) che permette al conducente di adattare a piacimento le
caratteristiche del differenziale
centrale in base alle condizioni
del fondo stradale.
La Honda
Nell’abitacolo il dinamico peperino a trazione integrale si presenta molto sportivo ma comodo. La configurazione del sedile
di guida si integra al meglio con
il nuovo volante a forma di D. I
sedili sportivi offrono un eccellente sostegno laterale apprezzato durante le prove sulla pista
svedese dove la vettura ha dimostrato di saper gestire con efficacia tutta la sua potenza. I pannelli porta in carbonio e gli elementi metallici decorativi caratterizzano il look degli interni e
della plancia. Il “feeling della pista” è rafforzato dall’illuminazione rossa degli strumenti di
bordo e dalle cuciture rosse dei
sedili neri.
Il modello che gode in Svizzera di
un numero di ammiratori da far
invidia agli altri mercati europei è
più che giustificato. Vetture con
un rapporto prezzo-prestazioni simile non sono certo molte. Disponibile in quattro allestimenti la
Wrx Sti è in vendita da 44’900 franchi. Unica opzione (+800 franchi)
è rappresentata dalla vernice metallizzata della carrozzeria, eccetto il colore Lightining Red, e dalla
possibilità di montare lo spoiler
posteriore che si integra alle perfezione con la forma del lunotto. Una nuova generazione di
veicoli a pila di combustione
sarà commercializzata da
Honda in Europa a partire
dal 2016. Tra loro il
modello a idrogeno Fcev,
ancora in fase di messa a
punto. Sarà due volte più
economico di un veicolo a
motorizzazione tradizionale
con un’autonomia di oltre
600 km e un sistema di
ricarica molto rapido.
La Abarth
Con soli 997 kg e il
motore 1.4 T-jet da 190
Cv la Abarth 695 biposto
scatta da 0 a 100 km/h in
5,9 secondi e raggiunge
una velocità massima di
230 Km/h. Sarà
disponibile in Svizzera dal
3° trimestre 2014.
SULLE STRADE DEL GAMBAROGNO
T
Sugli stretti tornanti
a picco sul Verbano
verso l’Alpe Neggia
I
C
Locarno
I
N
O
tragitto
34 km
Indemini
La più dinamica tra le Golf diesel
sfodera grinta e consumi ridotti
L
a nuova Golf Gtd aveva fatto il suo
debutto presentandosi come una
vettura capace di conciliare piacere di guida, prestazioni sportive e consumi contenuti. Una sfida che la casa tedesca è riuscita a vincere, come abbiamo
potuto accertare al termine di una prova
su strada che da Locarno ci ha portato fino al piccolo paese di Indemini, nel
Gambarogno, lungo un tortuoso percorso montano di 34 km.
Usciti dal Locarnese e raggiunta la sponda opposta del Lago Maggiore, a Vira
Gambarogno iniziamo la salita che ci
condurrà al Alpe di Neggia, da dove la
strada procede (in discesa) verso il confine con l’Italia. Il percorso, caratterizzato da una forte pendenza e da tutta una
serie di stretti tornanti, oltre a regalarci
una magnifica vista sull’intera regione
del Lago Maggiore, si presenta come un
ottimo banco di prova per testare questa
vettura, e in particolare il suo motore
Tdi (progettato ex novo), più potente
(14 Cv in più) e performante (+30 Nm,
per un totale di 380 Nm) rispetto al modello precedente. Quel che impressiona
a bordo della Golf Gtd è proprio la sua
ripresa garantita da questo propulsore
di 2 litri di cilindrata e 184 cavalli di potenza, che, fra l’altro, rispetta già le norme sui gas di scarico Euro6 (le emissioni
di Co2 si attestano a 109 g/km).
La guida in salita è risultata dunque un
vero piacere, caratterizzata da potenza e
stabilità, anche grazie al sempre ottimo
La scheda
Golf Gtd
Motore
4 cilindri diesel
Cilindrata (ccm)
1.968
Cambio
DGS a 6 rapporti
CV
184
Coppia max. 380 da 3’500-4’000 g/min.
0-100 km/h (s)
7,5 (casa)
Velocità massima (km/h) 228 (casa)
Consumi (l/100 km)
4,9 (test)
Prezzo (vettura test)
54’480 .–
cambio Dgs a sei rapporti. Raggiungiamo quindi l’Alpe di Neggia, a quota
1’395 metri sul livello del mare, dove
d’inverno è ancora attiva una piccola
stazione sciistica, mentre d’estate è ilpunto di partenza di una rete di sentieri
che conducono, ad esempio al Monte
Tamaro, al Monte Gambarogno o all’Alpe Cedullo, dove è possibile pure pernottare in un simpatico agriturismo. La
nostra prova su strada procede poi verso
la frazione di Indemini, meta turistica
soprattutto durante il periodo estivo, e
dopo una pausa ristoratrice, procediamo in direzione del confine italiano,
verso la Val Veddasca che ci porterà
nuovamente sulle rive del Lago Maggiore, a Maccagno. Da qui faremo infine
rientro a Locarno. Una gita che consigliamo ai lettori e che a noi ha permesso
di vivere delle belle sensazioni al volante di questa Golf Gtd, rivelatasi oltre che
piacevole, confortevole alla guida e
sportiva, ma soprattutto contenuta nei
consumi. Note positive anche per gli interni , con sedili sportivi rivestiti con tessuto a quadri “Clark” (in stile Golf Cabrio), volante multifunzionale e pedaliera in acciaio inox.
Fra gli equipaggiamenti di serie segnaliamo infine lo sterzo progressivo, l’impianto di regolazione della velocità, il sistema di rilevamento della stanchezza,
il climatizzatore “Climatronic”, i fari “bixeno” ed i vetri laterali oscurati. e.s.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
25
tra
parentesi
L’esperimento
Pilotare i sogni si può,
la scienza al lavoro
per evitarci gli incubi
IL TEST
IL SOGNO LUCIDO
Nel sogno lucido si può
avere la sensazione di
svegliarsi, di controllare
la “trama” decidendo,
ad esempio, di volare
27
volontari
dopo tre minuti di sonno Rem sono
stati sottoposti a stimolazioni
elettriche, variabili fra 2 e 100 Hertz
quando lo stimolo era a 40 Hertz,
molti volontari hanno riportato
esperienze di sogno lucido
I possibili usi
Aiutare
le vittime
di disturbi da stress
post traumatici
a controllare
gli incubi
40 Hz
60 Hz
20 Hz
80 Hz
0 Hz
100 Hz
Approfondire
gli studi
sulle malattie
mentali sulla base
dei meccanismi
delle
allucinazioni
S
e non essere padroni
del giorno almeno della
notte. Pensate che bello
sarebbe poter manovrare i nostri sogni,
cambiarne la trama a nostro piacimento, farli diventare belli o
portarli a rapida conclusione. In
altre parole, sognare ciò che vogliamo. Sogni lucidi, in cui siamo coscienti e liberi di scegliere.
Fantascienza? Mica tanto. Almeno secondo il risultato degli
esperimenti su 27 volontari da
parte del professor J. Allan Hobson, della Harvard University e
della sua collega Ursula Vass,
dell’Istituto Goethe di Francoforte, pubblicato dalla rivista
Nature Neuroscience.
I due ricercatori sarebbero riusciti per davvero a “pilotare” i sogni attraverso una minuscola
scarica di elettricità, da 2 a 100
Hz. Una sollecitazione artificiale
sulla regione della testa che produce uno stato di onironautica,
termine con cui s’intende la capacità di prendere coscienza del
fatto di stare sognando. Tutto
ciò, sostengono i due studiosi,
sarebbe d’aiuto alle persone vittime di incubi ricorrenti. Svegliandosi dentro il sogno, infatti,
potrebbero controllarlo, cam-
biarlo e fors’anche risolverlo.
Insomma, sognare sapendo
di sognare, diventare i registi
della nostra attività onirica. Non
male eh? “Non esageriamo! –
smorza gli entusiasmi il professor Arnaldo Benini, neurochirurgo di fama -. Non è proprio
così. Questo esperimento è stato
fatto in laboratorio e il risultato è
inficiato proprio da questo. Non
vedo come nella realtà si possa
riuscire a entrare nei sogni”.
Tuttavia, il professor Benini
uno spiraglio lo lascia aperto,
senza però nascondere il suo
scetticismo. “Non mi pronuncio
per il futuro – dice -. Ma mi chiedo pure a cosa possa servire una
tal ricerca. E ripeto, non vedo
un’applicazione pratica a breve
termine, quindi non illudiamo-
L’esperto
Lo psichiatra Cannavicci scettico sull’uso di scosse elettriche alla testa per curare disturbi mentali
scire ad “estrarre” segreti dalle
menti delle persone addormentate, infiltrandosi nei loro sogni
tramite un apparecchio a tempo
che permette a un gruppo di
persone di partecipare a un “sogno condiviso”. In quattro e
quattr’otto manderemmo in
pensione Sigmund Freud e le
sue teorie sull’interpretazione
dei sogni, visto che potremmo
“Soltanto la psicoterapia combatte le patologie”
“L
a psicoterapia resta la cura regina
per alleviare i disturbi di origine
patologica”. Così, lo psichiatra Marco Cannavicci replica al risultato dello studio
dei due professori che attraverso piccole
scosse elettriche alla testa assicurano di poter farci manipolare il nostro mondo onirico.
E aggiunge: “Dove gli studiosi pensano di
agire, in realtà non c’è alcun modo per entrare, modificare o manipolare. Loro, in sostanza, suggestionano una persona in una certa
direzione, ma è una suggestione assolutamente estranea a qualsiasi altro tipo di condizionamento”.
Detto altrimenti, non è assolutamente
possibile intervenire laddove emergono i
Un’avventura a bordo di imbarcazioni lungo gli oltre seicento
chilometri che separano il
Ticino dalla Serenissima. Dal
Lago Maggiore, al Ticino, ai
Navigli di Milano al Po verso
il mare con fermate nei parchi
naturalistici, visita delle città
di Pavia, Cremona, Ferrara,
Chioggia e Venezia. Grazie
ad un esclusivo gemellaggio
culturale Venezia viene offerta
quest’occasione di ripercorrere
un tragitto unico dal punto di
vista paesaggistico, storico e
gastronomico.
Data: 15-23 agosto 2015
Prezzo: CHF 3’915
Supplemento singola: CHF 680
Grandezza gruppo: 10-14 persone
ci”. In buona sostanza - ma questo emerge pure dallo studio dei
due professori che invitano alla
cautela nell’interpretazione dei
risultati del loro lavoro - per ora
dimentichiamoci di poter pilotare la nostra attività onirica.
E tanto meno, come ha fatto
Leonardo Di Caprio, entrando a
piè pari nel campo della fantascienza, nel film Inception, riu-
contenuti dei nostri sogni, che hanno origine
in un luogo in cui l’uomo non ha accesso.
Tanto meno, quindi, è possibile condizionare, direzionare la nostra attività onirica. “Direi che è un modo di intervenire su qualcosa
che non ha niente a che fare con la normale
architettura del sonno e del sogno - aggiunge
Cannavicci -. È più una questione ipnotica,
ma chiamarla sogno mi sembra assolutamente improprio”. Un po’ quello che facevano una volta gli psicoterapeuti francesi con
‘le rêve éveillé’, il sogno da sveglio. Ma ripeto,
è una suggestione di tipo iptnotico, nulla a
che vedere con la realtà del sogno”.
Insomma, potrànno anche evitare gli incubi - sempre sulla base di ciò che i professo-
à
ovit avigli
N no & N
Mila
Trekking
in barca
2015
ri hanno scoperto -, ma le leggere scosse elettriche sul capo non hanno alcun valore terapeutico. Fondamentale resta il contatto
umano, il rapporto che si instaura tra due
persone, tra medico e paziente. “In sostanza,
il terapeuta deve essere in grado di costruire
una relazione di qualità con l’altra persona,
di fiducia, di empatia insomma”, sottolinea
Cannavicci.
I sogni sono uno specchio fedele delle
nostre ansie e paure più intime: “Inaccessibili da qualsiasi tipo di condizionamento
esterno, da farmaci o da particolari tecniche
se non quelle psicoanalitiche. E noi medici
dobbiamo fare un lavoro di traduzione rispetto a ciò che il paziente ci racconta”.
essere noi stessi i registi della
nostra attività onirica. E, perché
no, magari anche riuscire ad alleviare ansie, paure che ci attanagliano e a migliorare la nostra
condizione psichica. “Macché,
non c’è alcun valore terapeutico
in queste scosse elettriche - reagisce lo psichiatra Marco Cannavicci, vedi articolo in basso -. La
psicoterapia resta la regina nella
cura dei vari disturbi psicopatologici”.
La principale critica mossa a
questo studio è di pensare di poter intervenire in una zona del
cervello in realtà off limits. “Occorre un’enorme cautela nei
confronti di questi metodi - ribadisce il neurochirurgo Benini -.
Certo il tema della ricerca si presta a enfasi e, anche, ad esagerazioni. Ma la sostanza è molto,
molto bassa. Non dimentichiamo che il nostro cervello è una
macchina che lavora in un certo
modo e continuerà a farlo, non
c’è mano umana che tenga”.
Se non il tocco empatico di
un terapista. In fondo quello che
utilizzava anche Freud, sfiorando il paziente sulla tempia abbassava le sue resistenze e agevolava il fluire delle associazioni.
p.g.
Prestazioni comprese
· Noleggio del gommone (4-5 posti) a motore,
noleggio della canoa (per un tratto sul fiume) e
1. giorno:
6. giorno:
bicicletta sul Naviglio
dal Lago Maggiore al Ticino
Ferrara, capitale della bicic- · Spostamenti vari via terra (bus) di supporto e
Navigazione sul Lago Maggiore
letta
rientro in Ticino
con fermata alle Isole Borromee
Visita in bicicletta della città e
·
8
pernottamenti in hotel (media categoria: 3-4*)
dei suoi monumenti
in camera doppia con prima colazione
2. giorno:
· Tutte le entrate a musei e visite
sul Naviglio Grande fino a
7. giorno:
· Pensione completa (1. giorno), mezza-pensione
Milano
sui canali verso il Chioggia
Parco del Ticino e Milano sul
Si riprende il Po e i canali per
con picnic (2.-7.) e camera con colazione (9.)
idrovia Naviglio Grande. In bici fino raggiungere il mare a Chioggia, · Accompagnamento di guide esperte (I/D/F/E)
a Pavia
la piccola Venezia
· Guide locali per le visite della città e dei musei
(I/D/F)
3. giorno:
8. giorno:
· Bus durante tutto il viaggio
Pavia-Cremona
nella laguna a Venezia
Dal Ticino entriamo nel fiume Po e Entrata trionfale in Canal Grande · Incontro di preparazione (giugno/luglio)
proseguiamo fino alla conca Isola
Prestazioni non comprese
Serafini a Cremona
9. giorno: ritorno in Ticino
· Bevande alcoliche e softdrinks
4. giorno: Cremona-Brescello
· Spese personali
Visita della storica città di Cremo· Assicurazione annullamento (è raccomandato il
na e navigazione fino a Brescello,
libretto ETI-Europa)
città di “Don Camillo e Peppone”
· Pernottamento ad Ascona
Programma di viaggio
5. giorno:
sul fiume Po fino a Carbonara
del Po
Giornata di navigazione sul Po con
fermata a Revere
Modifiche del programma sono possibili prima e
durante il viaggio. Non è richiesta una particolare esperienza nautica, ma la capacità di agire e
collaborare in un team.
Pagina a cura di
Ferrovie Federali Svizzere
LEGUIDE
&GLIITINERARI
Goldau: la natura
a portata di mano
La superpromozione
di giugno di RailAway Ffs
per la Swissminiatur
e poi Lido Locarno,
Splash e Spa Tamaro
Tempo libero in Ticino, gite o escursioni?
C’è solo l’imbarazzo della scelta. La bellezza naturale del Cantone, la diversità
dei paesaggi, il clima mediterraneo, la
ricchezza della cultura e l’offerta ricreativa variegata fanno di questa terra uno dei
punti di riferimento turistici del Paese. Il
mese di giugno, poi, regala una fantastica
promozione grazie a RailAway Ffs.
In primo piano, allora, la Swissminiatur
di Melide, splendida ricostruzione di monumenti, case tipiche e paesaggi elvetici
in scala ridotta. Ci sono oltre 120 modelli
in scala 1/25 attorno ai quali passano 18
treni diversi che percorrono il parco per
3.560 metri. Il tutto si estende per oltre
14mila metri quadrati, ornato da 15.000
varietà di fiori e oltre 1.500 piante, sulle
rive del lago Ceresio, in una cornice affascinante, l’ideale per le famiglie che qui
possono trascorrere un’intera giornata
senza annoiarsi. Non vi bastano queste
cifre? Ce ne sono altre: Swissminiatur ha
festeggiato i suoi primi cinquant’anni nel
2009 e rappresenta un punto di riferimento turistico importante, inserito tra Monte
Generoso, San Salvatore e Monte San
Giorgio. L’offerta di RailAway Ffs per visitare questa bellezza ticinese prevede il
viaggio in treno fino a Melide e ritorno
con il 50% di sconto e l’ingresso alla
Swissminiatur sempre con la riduzione
Trentaquattro ettari di natura intatta, con oltre
cento specie di animali selvatici europei. No, non
è un sogno, è il Parco naturale e faunistico di Goldau, nel cuore della Svizzera. In questo paradiso si
possono vedere lupi, orsi, linci, cervi, mufloni, cinghiali, daini,… Qui questi esemplari trovano l’habitat migliore dove vivere e qui i visitatori possono
dare da mangiare agli animali che girano liberi e,
con un po’ di pazienza, possono anche riuscire ad
accarezzarli. E’ un’esperienza unica e imperdibile.
Per i più piccoli, inoltre, c’è un ampio parco giochi
che invita a stare in mezzo alla natura: i genitori si
rilassano e i figli si divertono. Il tutto a Goldau, do-
Tempo libero in Ticino,
ecco le occasioni giuste
del 50%. La grande occasione va presa al
volo perché ha validità dal 1° al 30 giugno.
Poi c’è il Lido Locarno, oasi di svago,
sport e benessere su una splendida spiaggia lacustre. E’ aperto tutto l'anno con vasche termali, piscine, scivoli e giochi.
Che dire di più? Il nuovo impianto è il
luogo ideale dove potersi rilassare e stare
in un ambiente ideato attorno al tema dell’acqua.
È una completa struttura balneare perché
permette di dedicarsi al wellness così come di divertirsi, di stare in acqua in uno
scenario che ha il lago sullo sfondo e modernissime attrezzature a disposizione.
La storia, allora, si coniuga con l’innovazione, visto che il lido nasce negli anni
Venti ed è stato ristrutturato completamente nel 2008. L’offerta di RailAway
Ffs prevede il viaggio in treno e l’ingresso al lido (solo piscine o piscine e scivoli)
con il 20% di sconto fino al 31 ottobre.
Ecco poi Splash e Spa Tamaro, un altro
punto di riferimento per chi vuole trascorrere una giornata indimenticabile tra
divertimento e benessere. Adrenalina e
relax possono andare a braccetto in questa modernissima struttura che offre cinque scivoli di ultima generazione, unici
in Europa, ma anche percorsi kneipp e
aree relax. Su oltre 10.000 metri quadrati
si possono sperimentare fantastiche avventure in acqua e gioia dei sensi, tutti i
giorni dell’anno. L’offerta di RailAway
Ffs valida fino al 31 ottobre, prevede
viaggio in treno a Rivera-Bironico ed entrata per quattro ore allo Splash e Spa Tamaro (con o senza Spa) con il 20% di
sconto. Inoltre nell’offerta è incluso un
buono gratuito di Chf 5.- per il Monte Tamaro, scontabile sul posto.
La comedy noir del Caffè
Da domenica 15 giugno
Malafinanza, malapolitica
e torbide passioni
in un racconto di ventitré puntate
di Anonymous
Con una graphic novel
di Marco Scuto
Maggiori informazioni
Stazioni Ffs
ffs.ch/railaway-ticino
Acquistate ora online le offerte RailAway Ffs
su www.ffs-ch/acquistare-online
ve l’armonia dell’ambiente invita a essere più sereni: la pausa ideale per la famiglia rispetto allo
stress della vita quotidiana con diverse aree picnic a disposizione e una vegetazione rigogliosa in
tutti i mesi dell’anno. Goldau è il meraviglioso
esempio della rinascita dopo la frana del 1806:
una terribile sciagura che travolse case e abitanti
ma che ha creato i presupposti per la nascita di
quest’oasi che ospita, tra l’altro, animali rari come
l'orso bruno siriano, il bisonte europeo, l'ibis eremita e l'avvoltoio degli agnelli. Solo qui vivono e si
riproducono queste specie. La più chiara dimostrazione di come si compiano dei miracoli all’interno di questa foresta che assomiglia a un paradiso ed è uno dei gioielli più preziosi della Svizzera. Da prendere al volo, allora, è l’offerta di RailAway Ffs, valida fino al 31 ottobre, che prevede il
viaggio in treno ad Arth-Goldau e ingresso al Parco naturale e faunistico. Il tutto scontato del 10
per cento.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
27
tra
parentesi
L’alimentazione
Addio al mito
del pane fresco
a tutti i costi
IL CONSUMO DI PANE IN SVIZZERA, misurato in kg pro capite
CONSUMO NORMALE DI ALIMENTI IN SVIZZERA, in % di intervistati
CONSUMO DI PANE ALL’ESTERO
Fonte: Ufag, Rapporto sul mercato dei cereali
Fonte: Monitor sul pane Svizzera 2006
Fonte: Monitor sul pane Svizzera 2006
60 kg
55 kg
51,3
52,5
51
50 kg
49,2
48,8
47,5
45 kg
40 kg
1981-85
1986-90
S
i fa presto a dire pane!
Quale pane? Sapete
che in Svizzera ce ne
sono ben duecento tipi diversi, senza contare che ogni cantone ha poi la
sua specialità? È la nazione con
la più grande varietà. Una ricchezza che si avvicina solo a
quella dei suoi formaggi. Eppure, malgrado la vasta scelta di
sapori e di colori, dal bianco al
nero, di forme e tipi, dal bastone del nonno alla pagnotta... ne
mangiamo sempre meno. E
quel poco spesso non è nemmeno di giornata.
Dai circa 52 chili l’anno a testa nel 1985, si è scesi a 49 nel
2010. Il motivo? “Ne abbiamo
individuati tre principali - spiega Massimo Turuani, presidente della Società mastri panettieri-pasticcieri ticinesi -. Innanzitutto la mancanza dei tanti
operai che in passato hanno
partecipato alla costruzione di
strade, gallerie, ferrovie e aeroporti, in media consumavano
1991-95
1996-00
2000-05
na riecco tanto pane in tavola.
Oggi, tutto ciò è stato sostituito
da biscotti, cereali, merendine
e fette biscottate varie. Inoltre,
2006-10
pane
verdure
latte, latticini
frutta
paste alimentari
carne
patate
riso
s’è capito che mangiando pasta
o riso il pane è un di più, esagerare con i carboidrati non va
bene. Cento grammi di pane
84%
84%
81%
77%
61%
55%
44%
32%
contengono circa 240 chilocalorie (kcal). Il consumo medio
in Svizzera è di 135 grammi al
giorno, corrisponde al 10% cir-
Brasile e Paesi asiatici
poco pane
Grecia, Belgio, Inghilterra,
Svezia, USA, Austria e Canada
da 85 a 160 g
Australia, Argentina, Israele,
Spagna, Germania,
Francia, Italia e Olanda
da 85 a 160 g
Paesi dell’Est europeo
ca del fabbisogno energetico
giornaliero.
Insomma, finiti i tempi in
cui la mattina, cascasse il mondo, si usciva di casa per comperare il lunghino, la treccia o i
panini ancora caldi nel negozio
dietro l’angolo per la colazione
e il pranzo. E sempre più panettieri chiudono bottega: “Una situazione drammatica – osserva
Turuani -. Negli ultimi tredici
anni e mezzo ho visto chiudere
il 42 per cento degli associati. È
triste”. Oggi chi va dal fornaio
tutte le mattine è un’esigua minoranza. Complice la fretta, il
cambio di abitudini, la varietà
di sostituti. Non solo. Finito il
da 300 a 450 g
mito del pane fresco a tutti i costi. Lo si compra al massimo
due-tre volte a settimana, negli
altri giorni si mangia quello del
dì precedente. E c’è chi lo surgela per consumarlo al bisogno. C’è anche un’altra tendenza per spiegare il calo delle vendite: il ritorno del pane fatto in
casa. Basta il forno di casa e una
planetaria o una semplice macchina del pane. Ce ne sono di
tutti i tipi e prezzi. Né potevano
mancare i corsi di panificazione, c’è l’imbarazzo della scelta.
Per produrre solo ciò che serve,
senza doverlo trasformare in cibo per anatre e cigni.
c.c.
L’alimentazione
Troppo sale anche nei prodotti da forno. E l’Oms detta le regole
Quei granellini bianchi
pericolosi per la salute
Oggi ad andare
tutte le mattine dal
fornaio è un’esigua
minoranza. Colpa
anche della fretta
almeno mezzo chilo di pane al
giorno a testa; c’è poi la rivoluzione alimentare che ci ha resi
schiavi di diete e palestre trascinando il pane sul banco degli imputati; infine, le panetterie avevano due partner commerciali storici, i negozi di alimentari di paese, che stanno
scomparendo, e la ristorazione,
che ormai ritiene il pane solo
un costo e spesso opta per imballati o precotti”.
Sulla tavola al posto del pane ora arriva altro. Complice
anche il benessere, che ha fatto
comparire crackers, grissini,
fette biscottate di vario genere… si conservano più facilmente e non perdono di freschezza. Così, il consumo massimo di pane si assottiglia a
qualche fettina al dì. Un trend
vieppiù in discesa. Si sa, lo stile
di vita è cambiato. Se un tempo
michette e pagnotte erano tra
gli alimenti principali, oltre che
economici, a disposizione delle famiglie oggi così non è più.
Ricordate? In passato a colazione c’era pane burro e marmellata, a pranzo il pane aiutava a
riempire lo stomaco, per merenda pane e cioccolata o anche solo pane e zucchero; a ce-
Consumo
pro capite al giorno
Paesi
A
w„ ¤„¤¤  oBwwŸ¤¤ Ÿ )W )Bww¬
g+ÛtŒîÛ˛ ©Õ½~½àà˛ \ ł\Õt˚˛½ ¯=(˘Å @‚‚'Õà\ ö\Œ˛~\ „¬½ \ŒŒÔÿfiÅÿŽÅèÿþ‰Å >½¬ tîłîŒ\j˛Œ' t½¬ \ŒàÕ˛ Ût½¬à˛Å
gli svizzeri mangiare insipido non piace.
Le cifre lo dimostrano: 10 grammi di sale al
giorno a testa. Un'esagerazione, se pensiamo che l'Organizzazione mondiale della sanità,
l'Oms, ne raccomanda meno di 5 grammi al dì.
Quantità sufficiente, questa, a
garantirci il giusto apporto di
sodio e cloruro, che hanno un
ruolo fisiologico importante.
Ma a giuste dosi.
E visto che la maggior parte di noi a quegli insidiosi granelli bianchi non vuole rinunciare, da qualche tempo
le autorità sanitarie di molti
Paesi si sono impegnate per
intervenire affinché tutti gli
attori in campo abbiano un
unico obiettivo: ridurre il
quantitativo di sale nei loro
prodotti. Pane compreso.
Proprio lì, in un alimento
considerato da tutti sano e benefico, troppo spesso si cela una quantità eccessiva di sale. Ecco
I RISCHI
Il sale è uno dei perché, anche il Laboratorio cantonale ha invitato i panettieri a ridurne il quantitativo negli imresponsabili
dell’ipertensio- pasti. Invito rispettato, visto che sono passati
ne, di patologie dall'1,8% all'1,2%.
Il sale, secondo i cardiologi, è uno dei responcardiovascolari
sabili dell’ipertensione, di patologie cardiovae ictus
scolari e ictus. Anche nell'alimentazione per l'infanzia, si va nella direzione di prodotti preparati
senza l'aggiunta o con poco sale, così da abituare
sin dalla più tenera età lattanti e bambini ad un
gusto più insipido. E tornando al pane, quello più
interessante dal punto di vista nutrizionale è sicuramente un prodotto con farina integrale, derivata dal frumento, dalla segale, e anche da orzo
o avena, cereali nobili per eccellenza.
p.g.
FATTORI DI
RISCHIO CHE
AUMENTANO
L’INCIDENZA
DEL BULLISMO
28
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
tra
parentesi
Le relazioni familiari
BenEssere
Le prepotenze subite da piccoli
potrebbero alterare alcuni parametri
biologici anche a distanza di anni
Il temperamento
Difficoltà di comportamento
particolari (dislessia, goffaggine,...)
L’appartenenza ad una etnia
Le vittime dei bulli
diventeranno adulti
ansiosi e depressi
CRISTINA GAVIRAGHI
U
n continuo mal di pancia, quella strana rinuncia a una
festa di compleanno e la quotidiana riluttanza ad andare a scuola; per il bambino potrebbe essere solo un periodo così, oppure potrebbe esserci dell’altro: il bullismo. Non
sono pochi i ragazzini vittime di questo fenomeno che, oltre a
causare ferite nell’animo, potrebbe essere anche pericoloso
per la salute, almeno secondo uno studio della Duke University School of Medicine. La ricerca, pubblicata su Pnas, sostiene
che chi subisce atti di bullismo da piccolo vedrebbe aumentare dopo anni i livelli di proteina C-reattiva (Pcr), sostanza indicatrice di uno stato infiammatorio, in modo superiore a quanto accade a chi non s’imbatte in questo atteggiamento.
La scoperta è il frutto della ventennale osservazione di oltre 1400 bambini, periodicamente intervistati nel corso dell’indagine, il cui sangue è stato analizzato per valutare se e come i livelli di Pcr cambiavano nel tempo. “Sapevamo che i ragazzi vittime del bullismo potevano sviluppare disturbi psichici - spiega William Copeland, psichiatra alla Duke University e ci siamo chiesti se subire certi comportamenti influiva anche
su parametri biologici”. Dai dati raccolti, la risposta alla domanda di Copeland sembrerebbe sì. Le analisi del sangue
Questo
amore
nostro
La lettera
Mio figlio, 14enne, si masturba
e io non so come comportarmi
S
Le caratteristiche esterne, ad
esempio l’obesità e la forza fisica
iamo alla soglia dei cinquant’anni, genitori di due ragazzi, una femmina di 18 anni e un maschio 14enne. Di questi tempi, in particolare, ci stiamo confrontando a nostro
figlio il quale sta entrando nell’adolescenza. Sappiamo bene
che i giovinetti hanno la tendenza a masturbarsi molto, fatto
che non è stato il caso con la figlia maggiore. Come mamma
devo confessare che mi fa un
po’ effetto, pur sapendo che è Scrivi a LINDA ROSSI
normalissimo. Quale genito- psicoterapeuta e sessuologa
re vorrei capire come mi devo
Posta: Linda Rossi – Il Caffè
comportare quando me ne
accorgo. Dovrei forse far finta Via Luini 19 - 6600 Locarno
di non sapere? Dovrei bussa- E-mail:
re alla porta della sua camera [email protected]
o del bagno? Con mio marito
abbiamo avuto diverse discussioni su questo argomento e mi sono chiesta se il papà
può dire qualche cosa di più complice, visto che si tratta di
un figlio maschio. Lui è molto più tranquillo sulla questione e non ritiene necessario intervenire. Lei che cosa ne dice? Non vorrei che questo fatto crei dissidi tra noi due e vorrei che facessimo il meglio come genitori.
Bambini poco accettati dai coetanei
o con disturbi del comportamento
hanno evidenziato livelli alti di Pcr nei giovani adulti che da
bambini avevano patito le angherie dei compagni, concentrazioni più elevate rispetto a quelle presenti prima di imbattersi
nei bulli di turno. Chi invece, durante l’infanzia, era stato un
po’ vittima e un po’ carnefice non mostrava quantità della sostanza dissimili da quelle di chi con il bullismo non aveva mai
avuto a che fare. “I livelli di Pcr sono influenzati da fattori che
causano uno stress come una cattiva dieta, la mancanza di riposo o un’infezione - continua l’esperto - e i nostri risultati
mostrano come possano essere legati anche a fattori psicoso-
“Non trascurare i segni, come
frequenti mal di pancia, di testa,
il rifiuto di andare a scuola”
ciali, il bullismo può condizionarne l’andamento nel tempo”.
Ma se le prevaricazioni subite sembrano essere una fonte
di rischio per l’infiammazione, essere il prevaricatore potrebbe avere, a questo riguardo, un effetto protettivo. Nei bulli infatti, i livelli di Pcr erano i più bassi. Poiché l’innalzamento di
questo marcatore dell’infiammazione è un fattore di rischio
per patologie cardiovascolari e sindrome metabolica, verrebbe da concludere che fare i bulli da piccoli faccia bene alla sa-
lute da grandi. “Il nostro studio non è un inno al bullismo, ma
vuole evidenziare come certi comportamenti influiscano anche sui parametri biologici di chi ne è vittima e questo può essere rilevante per la salute”, precisa Copeland. Secondo i ricercatori l’atteggiamento del bullo potrebbe portare a un miglioramento dello status sociale che si rifletterebbe in una condizione fisica più forte.
In realtà non c’è nulla di certo, i dati statunitensi andrebbero confermati con più ampi studi che tengano conto anche
delle possibili differenze biologiche di base tra persone con attitudini tanto diverse. Ciò che invece è stato confermato da altre ricerche è che le vittime del bullismo hanno un maggior rischio di diventare adulti ansiosi, depressi e con una bassa autostima. Senza contare l’impatto che il bullismo ha sull’istruzione per via delle ore di scuola perse dai bambini per paura
delle rappresaglie dei compagni. Senza scomodare Pcr o altro,
ce ne sarebbe abbastanza per prestare più attenzione a questo
fenomeno. Per gli esperti occorre essere più vigili e non trascurare i segni che possono nascondere il bullismo come frequenti mal di pancia, di testa, il rifiuto di andare a scuola e
danni agli effetti personali del bambino. Se si manifestano insieme e in modo ripetuto, genitori e insegnanti devono correre
ai ripari per limitare i danni.
La risposta di Linda Rossi
Riconosca e soprattutto rispetti
la privacy sessuale del ragazzo
C
ara signora, come lei ben scrive
la masturbazione è un fenomeno normalissimo e sinceramente mi preoccuperei del contrario,
cioè dell’assenza di tale attività da parte di un giovane maschio che si confronta col risveglio dei suoi ormoni.
Questi infatti vanno ascoltati e soddisfatti grazie a una buona scarica che la
funzione masturbatoria permette. Capisco però che lei si possa sentire un
po’ “turbata” da questo fenomeno giovanile. Si chieda se prova imbarazzo
perché tramite suo figlio si confronta
con qualcosa del quale si vergogna,
oppure se le fa effetto il constatare
che il ragazzo cresce e non è più
il suo bambino. Mi chiedo
inoltre se il suo turbamento
sfoci nella preoccupazione che un’eventuale
esagerazione possa
nuocere alla salute.
Riguardo vostra figlia, si può supporre
che la ragazza abbia
saputo essere più “discreta” del fratello o che
non si è mai, o non ancora,
confrontata con l’ autoerotismo. Si sa che per una ragazza tale attività è meno
Inserzione pubblicitaria
impellente e molto poco dettata dagli
ormoni. Infatti, da inchieste effettuate
presso un largo numero di donne si è
appreso che l’autoerotismo femminile
durante l’età adolescenziale non raggiunge nemmeno il 50%. All’incirca
dieci anni fa si parlava del 37% di ragazze dedite alla sessualità personale.
Comunque, per tornare alla sua domanda sul comportamento che lei
potrebbe assumere quando si accorge
che il ragazzo è intento a calmare la
tensione che gli ormoni gli hanno provocato, mi verrebbe da suggerirle di
far finta di niente, di occuparsi delle
sue faccende, di darsi alla lettura o di
ascoltare una musica di suo gradimento così da lasciarlo sfogare in pace
e nell’ambito della sua intimità personale. Questo è un riconoscimento del
rispetto della sua privacy di giovane
adulto in divenire che si sta differenziando da mamma e papà. La sua idea
che il papà dovrebbe parlare con il figlio ci può stare, ma solo se vi rendete
conto che tale pratica è intensissima,
cioè se ripetuta più volte al giorno. E
quello che può eventualmente suggerire al ragazzo è di stare attento a non
farsi male, poiché anche la masturbazione va fatta nel rispetto del proprio
corpo.
Inserzione pubblicitaria
Giovedì 10 aprile un terremoto di 6.6 gradi della
scala Richter, seguito da numerose scosse di assestamento, ha messo a dura prova gli edifici del
Centro Barrilete de Colores di Managua, dove da
anni AMCA sostiene la scuola e le attività educative
per più di 350 bambini.
Questo progetto di AMCA è attivo da più di vent’anni e ha creato, grazie al sostegno di numerosi
padrini ticinesi, un Centro educativo in uno dei
quartieri più poveri della capitale Managua. Ogni
giorno al Barrilete vanno a scuola 370 bambini delle elementari, ma sono aperte anche 3 classi di asilo, un asilo nido e una culla per i neonati, di solito i
figli delle maestre che possono così seguire i programmi di allattamento materno.
La scuola è riconosciuta dal Ministero dell’Educazione, ma AMCA provvede alla formazione e alla
dotazione di materiale didattico e scolastico, oltre
che alla mensa attiva ogni giorno e che offre ai bimbi colazione, pranzo e merenda. Il pomeriggio sono
inoltre organizzate una serie di attività educative e
di animazione per i bambini, che rimangono così al
Centro tutta la giornata.
Questa importante comunità educativa è stata
messa in ginocchio dai danni dovuti al terremoto; la
già fragile struttura degli edifici ha ceduto alle forti
scosse di terremoto e ora il Ministero ha decretato
l’impossibilità per i bambini di frequentare la scuola
fino alla ristrutturazione delle parti più pericolanti.
Contiamo sulla solidarietà dei ticinesi per restituire
ai bambini del Barrilete la loro scuola, ancora più
bella di prima.
Ccp per donazioni: AMCA, 6512 Giubiasco,
Numero conto 65-7987-4, Menzione “terremoto”
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
L’evento
Un mese di Mondiali
tutto tivù, radio e web
Grande offerta multimediale per i tifosi di calcio ticinesi
È
un Mondiale da vivere
tutto d’un fiato. Potrebbe essere questo il motto che accompagna l’intensa offerta multimediale dell’estate ticinese tra il 12
giugno e il 13 luglio. Con televisione, radio e siti internet quasi costantemente collegati con il Brasile, per seguire minuto per minuto
partite, eventi, risultati, gioie e delusioni della Coppa del Mondo di
calcio. A farla da padrone, beninteso, le 64 partite del torneo iridato, che la Rsi trametterà tutte in diretta tra La2 e, in caso d’incontri
concomitanti, sullo streaming via
internet o sui televisori dotati di
funzioni “smart”, cioè collegati alla
rete.
“L’aspetto online è molto importante per la Rsi - conferma Enrico
Carpani, responsabile dello sport
-. E, infatti, oltre che ad essere il
contenitore di tutto quanto passa
in televisione, il sito vivrà anche di
vita propria per i Mondiali, con
un’inviata sul posto a produrre
contenuti proprio per rsi.ch”.
Diversi però anche gli appuntameti quotidiani a far da contorno alle partite. Con tanto di anteprima, visto che già mercoledì 11
giugno, alla vigilia di BrasileCroazia, gara inaugurale , andrà in
onda “Aspettando il Mondiale”,
una serata speciale di presenta-
Punto centrale,
le 64 partite
da seguire in
diretta su Rsi La2
o in streaming
zione dell’evento con un interessante documentario dedicato al
calcio brasiliano. Il momento più
caldo è però evidentemente quello dedicato alle partite e al contorno di presentazione e analisi. Con
“Studio Mondiali”, che avrà il ruolo di contenitore per tutto ciò che
succedera in campo, tra ospiti,
commenti su tecniche e tattiche,
servizi dagli inviati e anche qualche sorpresa. E, beninteso, al centro dell’attenzione ci sarà la nazionale svizzera, con “Parole rossocrociate” quale appuntamento
quotidiano alle 20.10 per tutta la
durata dell’avventura elvetica in
Brasile. Appuntamento simile
sulle onde di Rete 1 nel primo pomeriggio e sulle pagine del sito
rsi.ch, che per la prima volta avrà
anche un suo inviato.
Un gradito ritorno pure in tarda serata, dopo il successo delle
notti africane del 2010, con il talk
show di Enrico Carpani, che per il
2014 non poteva non scegliere
“Cafè do Brasil” come tiolo. I temi
della giornata al centro della discussione con ospiti in studio. “La
speranza è quella di poter ripercorrere le tracce di Club Africa,
parlando di calcio in modo serio,
meno serio o anche ironicamente
- spiega Carpani -. Siamo però
pronti a parlare anche d’altro, soprattutto se il Mondiale dovesse
porre in primo piano aspetti extra
calcistici. Spero non sia il caso, ma
non ci sottrarremmo eventualmente a questo compito”.
Per quanto concerne invece le
“voci” del Mondiale, Armando
Ceroni (con Toni Esposito) com-
menterà le partite della Svizzera,
mentre Omar Gargantini, Severino Piacquadio, Aramis Dozio e
Antonio D’Autilia si alterneranno
sugli altri campi. Dal ritiro elvetico
di Porto Seguro riferiranno invece
Nicolò Casolini e Paolo Laurenti.
Accanto all’ampia offerta della
Rsi, anche Teleticino ha deciso di
occuparsi di Mondiali. Attraverso
alcuni appuntamenti fissi e contributi dal Brasile. “Sono in pro-
gramma 16 puntate di Fuorigioco
Mondiali - conferma Luca Sciarini, responsabile dello sport per
l’emittente di Melide -. Una trasmissione sulla falsa riga del tradizionale Fuorigioco, con ospiti e
servizi che realizzeremo anche da
Rio e dintorni, concentrandoci però un po’ più su contorno ed atmosfera. Ma terremo però anche un
occhio aperto verso il Ticino”.
m.s.
Le proposte
1
DAL VIVO A 360 GRADI
Rsi propone la diretta di
tutte e 64 le partite dei
Mondiali, accompagnate
dalle analisi in studio. Una
trasmissione è dedicata
alla Svizzera, mentre in
tarda serata torna il talk
show con “Cafè do Brasil”
2
LA RADIO SINTONIZZATA
Con la consulenza di
Alberto Cerruti, firma della
Gazzetta dello Sport,
anche la radio resta
sintonizzata sul Brasile,
con spazi dedicati alla
Svizzera e alle principali
notizie sui Mondiali
3
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TRA STREAMING E NEWS
Sul sito rsi.ch andranno in
onda anche le partite in
streaming, ma per la
prima volta il web avrà un
inviato sul campo, per
servizi audio, video e
rubriche dedicate ai
campionati del Mondo
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4
FUORIGIOCO MONDIALE
Anche Teleticino si occupa
di Mondiali, con due inviati
in Brasile nella “fase
calda” del torneo per
servizi di colore e sport
da gustare in una delle 16
puntate di Fuorigioco
Mondiale
5
SULLE PIAZZE DEL CANTONE
Da Bellinzona a Lugano, le
piazze ticinesi si vestono
dei colori del Mondiale
con molte occasioni per
seguire in compagnia le
partite della Svizzera e
delle altre 31 nazionali in
gara in Brasile
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GARAGE CRISTALLINA SA
Via Circonvallazione 3, 6612 Ascona,
tel. 091 792 17 07, e-mail: [email protected]
HONDA AUTO TICINO,
AUTO CENTRO LUGANO SA
Strada Cantonale, 6916 Grancia-Lugano,
tel. 091 960 54 72, e-mail: [email protected]
GARAGE CARROZZERIA
PEMOCAR SA
Via Maestri Comacini 12, 6834 Morbio Inferiore,
tel. 091 683 13 38, e-mail: [email protected]
GARAGE RUNNER CAR SAGL
Via Cantonale, 6594 Contone,
tel. 091 858 35 68, e-mail: [email protected]
Leasing anniversario valido fino al 30 giugno 2014. Esempio di calcolo per la Jazz 1.3i Hybrid Comfort, 5 porte, 72 kW/98 CV, 1339 cm3: prezzo di listino CHF 25 300.–. Prezzo di riscatto: CHF 10 626.–. Per una prima rata facoltativa
pari al 25% del prezzo di listino, 10 000 km l’anno e 48 mensilità: leasing pari a CHF 184.–/mese. Costo annuo totale: CHF 66.– (ammortamento e assicurazione dell’oggetto del leasing esclusi) con un tasso d’interesse dello 0,40%
(tasso effettivo 0,401%). Il leasing non può essere accordato se causa un eccessivo indebitamento del/della cliente. Finanziato da Cembra Money Bank.
La politica
la privacy
L’incontro
ALLE RADICI
DEL MALE OSCURO
DELL’ EUROPA
I DATI SENSIBILI
CERCANO IN RETE
DIRITTO ALL’OBLIO
I BERNASCONI:
“LA MARCIA IN PIÙ
È NEL DIALETTO”
ALLE PAGINE 32, 33 e 34
ROCCHI A PAGINA 35
ZOIS A PAGINA 42
travirgolette
ilcaffè
Oltre il cibo
1. giugno 2014
Carne e fuoco
come ai tempi
di Toro Seduto
SOCIETÀ | TENDENZE | PROTAGONISTI
RIFLESSIONI D’AUTORE
MORO A PAGINA 37
Si celebra
la Giornata
mondiale
per ricordare
i grandi rischi
ecologici.
Ma oggi serve
una strategia
globale capace
di scongiurare
la catastrofe
planetaria
Ambiente
UNA SETTIMANA
UNA PAROLA
LUCA MERCALLI
Meteorologo e climatologo
I
l cinque giugno è la Giornata Mondiale dell’Ambiente, promossa dall’Unep, il programma
di ricerca sull’ambiente delle Nazioni Unite
(www.unep.org/wed). La celebrazione del
World Environment Day (Wed) vuole ricordare
la prima conferenza mondiale sull’ambiente tenutasi a Stoccolma nel 1972, una pietra miliare per la
pubblica consapevolezza e la gestione internazionale dei problemi di inquinamento e salvaguardia delle
risorse naturali. Quest’anno il tema della giornata è
dedicato a “Piccole isole e cambiamenti climatici” e
ha per motto “Alza la tua voce, invece del livello marino”. Si tratta di un argomento di grande attualità, in
quanto le piccole isole del Pacifico, gli atolli corallini
a pochi metri sul livello del mare, sono già oggi minacciati dall’aumento delle acque causato dal riscaldamento globale, aumento che procede attualmente
al tasso di 3,2 mm all’anno. Le isole Carteret e le Tuvalu sono già a rischio sommersione con le prime
evacuazioni di profughi climatici. Nel settembre
2013 i leader degli Stati delle piccole isole del Pacifico
hanno firmato la dichiarazione di Majuro (www.majurodeclaration.org) dove chiedono alle Nazioni
Unite un maggior impegno per il contenimento del
riscaldamento globale e dell’aumento delle acque
marine, in vista del vertice di Parigi previsto nel 2015.
Sono temi peraltro presenti anche nella seconda
parte del Quinto rapporto Ipcc, pubblicata a fine
marzo 2014, e relativa alla vulnerabilità della popolazione terrestre ai cambiamenti climatici. Argomenti
di fondamentale importanza per il futuro dell’umanità dei quali tuttavia ben poco si è parlato in questi
mesi, pur così densi di notizie autorevoli provenienti
dal mondo scientifico. Ben venga dunque anche una
Giornata Mondiale dell’Ambiente a sensibilizzarci
sull’urgenza di un’azione globale per la mitigazione
dei cambiamenti climatici, ma ovviamente non basta ricordarsene per un giorno: è un processo cognitivo che dovrebbe radicarsi profondamente nell’etica individuale, nelle decisioni politiche e nell’infor-
mazione. Il segretario generale delle Nazioni Unite,
Ban Ki-moon, ha detto a proposito del Wed: “La nostra isola comune è il pianeta Terra, uniamo le forze
per proteggerla”. Il Paese ospite delle celebrazioni sono le Isole Barbados, da un lato molto sensibili ai
cambiamenti climatici nei settori del turismo e della
produzione di canna da zucchero, dall’altro tenacemente impegnate in un programma di rapida transizione verso l’energia solare e la green-economy. Visto dalla montagnosa Svizzera l’aumento del livello
del mare può sembrare un problema lontano e marginale, ma non è così. In primo luogo anche la Confederazione contribuisce in due modi alla problema-
La Svizzera potrà essere uno dei
Paesi di emigrazione per milioni
di nuovi “profughi climatici”
tica globale, sia con le emissioni di gas a effetto serra
derivanti dai combustibili fossili, sia con le acque di
fusione provenienti dai propri ghiacciai alpini che si
ritirano per l’aumento della temperatura.
Si tratta, è vero, di poche frazioni di millimetro,
ma pure i ghiacci liquefatti dell’Aletsch o del Basodino finiscono in mare contribuendo al suo sollevamento. E in secondo luogo, come tutti i paesi benestanti, la Svizzera potrà essere obiettivo di emigrazione per alcuni tra i milioni di nuovi profughi climatici
scacciati dai loro territori nei prossimi decenni per
via dell’aumento dei livelli marini, della salinizzazione delle falde e dei danni costieri causati dagli uragani. Gli scenari climatici affermano che il livello globale degli oceani è destinato ad aumentare entro fine
i numeri
Il clima non fa più distinzioni
NAPOLEONI A PAGINA 13
secolo da un minimo di una trentina di centimetri a
un massimo di oltre un metro, a seconda delle scelte
collettive di contenimento delle emissioni di gas a effetto serra. L’aumento di temperatura dell’atmosfera
si propaga infatti alle acque oceaniche causandone
l’espansione per dilatazione, e provoca la fusione dei
ghiacciai, sia quelli più o meno modesti delle catene
montuose, sia quelli giganteschi della calotta glaciale groenlandese, in grado da sola di far salire i livelli
marini di circa 7 metri, nonché dell’immenso continente Antartico, che contiene il potenziale di circa 60
metri di aumento del livello marino. Sono processi
inizialmente lenti e quasi inosservati, che tuttavia si
autoamplificano rapidamente e divengono inarrestabili sulla scala di millenni.
Parlare di questi problemi e delle soluzioni da attuare è dunque un imperativo per ogni cittadino e
per la programmazione politica locale e internazionale: il cinque giugno sarà una buona occasione per
creare attenzione sul tema, ma poi occorre continuare a mantenerla alta, assumendo impegni concreti.
Ventimila anni fa, al culmine dell’ultima grande glaciazione, i nostri predecessori, cacciatori nomadi, dipinsero magnifiche silhouettes di animali, inclusi foche e pinguini tipici di un clima freddo, sulle pareti
della Grotta Cosquer, all’interno delle bianche Calanques bruciate dal sole di Marsiglia. Oggi l’ingresso della grotta si trova a 37 metri sotto il livello del
Mediterraneo, che ormai da millenni ne ha sigillato
l’entrata a seguito dell’ingente afflusso d’acque derivante dalla fusione delle grandi calotte glaciali pleistoceniche. Sono scenari che occhi umani hanno
dunque già visto, e che probabilmente hanno dato
origine ai miti del diluvio universale, ma con due
grandi differenze rispetto a oggi: si trattava allora di
cambiamenti naturali e non indotti dall’attività
umana, e la risposta delle piccole tribù nomadi di allora era rapida e semplice, bastava spostare un villaggio di capanne. Rilocalizzare oggi Miami o Shangai non è la stessa cosa!
Domenica
LIBERO D’AGOSTINO
PER L’EXPO 2015
UNA FARSA
ALLA TICINESE
L
a partecipazione del Ticino
all’ Expo 2015 è diventata
una farsa. Le polemiche politiche locali e il referendum della Lega hanno prima fatto finire
sul binario morto il TrenHotel di
Chiasso, uno dei progetti più originali, e poi fatto naufragare del
tutto la presenza del cantone all’
Esposizione milanese. Il governo
per salvare il salvabile, e la faccia, ha proposto di dimezzare il
credito iniziale di 3.5 milioni, per
il quale si dovrebbe andare a votare a fine settembre, ossia a pochi mesi dell’apertura dell’Expo.
C'è chi propone di annullare del
tutto il finanziamento e ritirarsi
in buon ordine, mentre la Lega
vuole che si vada al voto, sicura
di un successo che le tornerà utile per le elezioni di aprile. Svanisce così la speranza di poter attirare nel cantone qualcosa di quei
20 milioni di visitatori che arriveranno in Lombardia. In compenso il Ticino ci rimedia una brutta
figura con la Confederazione e i
cantoni alpini, partner della presenza all’Expo. Giusto quello che
ci voleva per rafforzare la credibilità del Ticino a Berna.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
33
tra
virgolette
La politica
L’intervista
I rapporti con Bruxelles visti dall’ex presidente italiano della Commissione dell’Unione
“La Svizzera lo sa...
oggi ha più bisogno
dei partner europei”
Alle radici del male Ue,
troppi squilibri tra Paesi
e poca vera solidarietà
Prodi racconta i suoi incontri con Berna
FRANCESCO ANFOSSI
V
Sprechi, burocrazia e l’economia che ha diviso,
così è nata l’avanzata del nazional-populismo
Svezia
Estonia
Lettonia
Lituania
Danimarca
Irlanda
Paesi
Bassi
Gran
Bretagna
Belgio
Lussemburgo
Francia
Polonia
Germania
Rep. Ceca
Slovacchia
Austria
Ungheria
Slovenia
Romania
Croazia
Italia
Bulgaria
Spagna
Grecia
Portogallo
Malta
Cipro
LORETTA NAPOLEONI
L’
Il punto
Merkel e Renzi
una lezione per tutti
BELLINI A PAGINA 11
Europa va a destra
e lo fa risvegliando
sentimenti pericolosi: nazionalismo
e razzismo, la zavorra sociale che la creazione
dell’Unione europea avrebbe dovuto distruggere.
Certo non stiamo assistendo a fenomeni estremi come l’ascesa del nazismo, tuttavia il semplice
fatto che il primo partito in Francia, il Fronte nazionale guidato da Marine Le Pen, sia
anti Unione ed anti immigrazione e che nel
Regno Unito l’Ukip, guidato da Nigel Farage, predichi la stessa cosa, anche se con toni meno accesi,
deve far riflettere sugli errori
della costruzione europea. In
fondo l’idea centrale dell’Unione era legare economicamente Francia e Germania
per evitare un terzo conflitto.
La presenza degli altri quattro
Stati: Italia, Belgio, Lussemburgo ed Olanda serviva a cementare e garantire questa
strategia. La vittoria di Le Pen
sembra confermare, almeno
per ora, il fallimento di quell’alleanza.
Dagli anni Cinquanta un’altra concezione dell’Europa si è fatta strada, quella che
vede nell’Unione un centro di potere politico e non solo economico, una potenza
mondiale a se stante e a prescindere da chi
ne fa parte, in grado di tener testa agli Stati
Uniti e, fino al 1989, anche all’Unione Sovietica. Consumata da una smania di grandezza geografica, che come un tarlo rode e
corrode le menti degli eurocratici, l’istituzione stessa ha iniziato ad allargare i confini
fino a rompere quelli tradizionali dell’Europa occidentale. Con la caduta del Muro di
Berlino, infatti, l’Unione è diventata un club
politico al quale chiunque poteva aderire, a
prescindere dagli indicatori economici.
Debito pubblico
Rapporto tra debito e Pil, in percentuale
Inferiore a 60
Tra 60 e 80
Tra 80 e 100
Superiore a 100
Le misure di austerità
Paesi che hanno adottato
misure di austerità, tagli alla spesa e
allo Stato sociale negli ultimi due anni
Paesi che hanno adottato
misure di austerità con il sostegno di
ingenti prestiti da parte dell’Unione
europea e del Fmi (bailout)
L’influenza sul voto delle misure di austerità
Presenza rilevante di uno o più
partiti euroscettici o antieuropeisti
Presenza rilevante di un partito o
di un movimento di destra o estrema
destra, nazionalista o xenofobo
Seggi nell’ europarlamento 2014
610
141
Ppe
S&D
Alde
Greens
Ecr
Efd
Euroscettici
Seggi per Paese
Riservati a ogni Stato
96 (Germania)
50
20
6 (Minimo garantito)
Questa politica ha funzionato bene fino allo
scoppio della crisi del 2008 e di quella del
2010, perché ha aperto le frontiere delle nazioni più ricche ad una forza lavoro qualificata e disposta a lavorare a costi bassi nel
ricco Occidente. In cambio i nuovi Stati
membri hanno avuto accesso ai fondi comunitari creati attraverso il contributo di
quelli vecchi.
L’ORIGINE
Ma le difficoltà economiche degli ultimi
E IL TRATTATO
anni hanno creato profondi squilibri socioL’Ue comprende 28 economici. I Paesi più poveri, come le rePaesi.Tappa chiave
pubbliche baltiche, la Romania o la Bulgadel consolidamento
ria, e quelli più indebitati, i famosi Piigs
è stato il trattato di
(Portogallo, Italia, Irlanda, Grecia e Spagna)
Maastricht del 7
sono tornati ad essere produttori netti di
febbraio 1992,
emigrati, in parte a causa delle politiche di
centrato in vigore il
austerità imposte da Bruxelles per rettifica1º novembre 1993.
re gli errori commessi durante gli anni
dell’espansione economica fittizia, perché sostenuta da un
eccessivo indebitamento. L’altra faccia
della medaglia è il
credito facile e a
buon mercato, offerto dalle nazioni più
ricche, che l’introduzione dell’euro ha
prodotto all’interno
di
Eurolandia,
anch’essa una costruzione politico-economica che non ha tenuto conto delle differenze sociali e culturali tra i suoi membri.
Un confronto tra il voto europeo e quelLE ELEZIONI
lo dell’Ucraina mette ben in luce questa diE IL PARLAMENTO
storsione. Mentre in Europa soffia il vento
L’Europarlamento è dell’euroscetticismo, in Ucraina vince Petro
nato nl 1952, ma
Poroshenko, miliardario produttore di ciocsolo dal 1979 i suoi colata, che ha promesso all’elettorato di
componenti sono
guidare il Paese verso l’Europa. Un controdemocraticamente
senso? La risposta va cercata nei 17 miliardi
eletti per 5 anni, in
di dollari promessi dal Fondo monetario ad
tutti Paesi
dell’Unione europea. una nazione in bancarotta a causa della
pessima gestione della cosa pubblica, soldi
concessi grazie all’apertura verso l’Unione.
Nonostante questa sia già costata all’Ucraina la penisola di Crimea ed abbia dato vita a
1
2
Reuters
Finlandia
Fonti: Internazionale, Cartografare il presente, ilpost.it, “Guida alle elezioni europee, in tutta Europa”; Parlament Europeo;
The Guardian; “The European elections explained in 99 seconds”, 2014; Le Monde, “Le gauches radicales profitent de
l’effet Tspiras”, 2014; Bbc, “Eu austerity drive country by country”, 2012; Unione europea, Spring 2014 forecast: growth
becoming broader-based, 2014.
L’EUROPA AL MOMENTO DEL VOTO
3
LA COMMISSIONE
E IL SUO RUOLO
La Commissione
europea, composta
da un delegato di
ogni Stato menbro
dell’Ue è l’organo
esecutivo e
promotore del
processo legislativo.
4
IL CONSIGLIO
E L’INTEGRAZIONE
Con Parlamento e
Commissione, il
Consiglio è un altro
organo Ue. Ne
fanno parte i capi di
Stato o di governo
e si occupa di
intregrazione.
scontri fratricidi nell’est del Paese, più della
metà della popolazione ha votato per l’uomo che promette di portarla in Europa. Per
i potenziali membri ciò che conta è accedere ai fondi dell’Unione e Bruxelles ha usato
tutto ciò come leva per ingrandirsi.
L’atteggiamento di Bruxelles nei confronti dell’Ucraina e gli aiuti del Fmi mettono anche a nudo le contraddizioni ed i pericoli di un’Unione Europea in mano ad un
esercito di euroburocrati, lontani anni luce
dai 400 milioni di votanti e sordi alle loro richieste. Nel 2010 ai greci furono negati 9 miliardi di euro per aiutare Atene a pagare i
debiti contratti con le grandi banche europee, piuttosto venne imposta una politica
d’austerità che ha fatto contrarre il Pil greco
rispetto al 2007 del 30 per cento. Quattro
anni dopo l’economia dell’Ucraina, in condizioni
ben peggiori di
quella greca, riceve 17 miliardi di
dollari dal Fondo
monetario per far
fronte ai debiti
contratti in primo
luogo con la Russia.
La schizofrenia politica dell’Unione in mano
ad individui fedeli all’istituzione e non a coloro per la quale questa esiste, si manifesta
anche attraverso sprechi inutili come la
doppia ubicazione del Parlamento Europeo. Una volta al mese l’assemblea si sposta
da Bruxelles a Strasburgo per tornare a Bruxelles pochi giorni dopo. Il costo: 140 milioni di dollari l’anno che naturalmente paga il
contribuente. Quest’assurdità è sanzionata
da un trattato che per essere cambiato necessita del voto di tutti i membri e a quanto
pare i francesi non hanno nessuna intenzione di farlo. Questo tipo di paralisi è tipica di
un’istituzione nata con sei membri con scopi ben precisi e gestita ormai da 28, molti
dei quali sono affetti da manie di grandezza.
La vittoria dell’euroscetticismo scaturi-
sce proprio da questo tipo di assurdità. In
Danimarca il partito populista dell’estrema
destra, il Partito Popolare Danese, è arrivato in testa usando quali strumenti della
propria campagna elettorale gli sprechi di
Bruxelles. Tra le sue proposte c’è la riduzione dei sussidi ai cittadini europei residenti in Danimarca.
Bruxelles ha creato un sistema di finanziamenti che funziona come una lavatrice,
i contributi arrivano da tutti i membri e
vengono centrifugati, una buona parte serve per mantenere l’apparato burocratico,
ma il resto viene redistribuito tra le nazioni
secondo criteri che, a detta di molti, non rispecchiano più i bisogni dell’Unione. Nazioni come l’Italia, da anni vittima di una
contrazione economica, devono contribuire al fondo salva Stati ed al meccanismo di
stabilità, in base alle dimensioni della propria economia e non alle condizioni in cui
il Paese si trova. È giusto tutto ciò?
La vittoria in Italia di Matteo Renzi, leader del Pd, piuttosto che quella del comico
Beppe Grillo, in fondo rispecchia la consapevolezza di questi problemi. Renzi ha
promesso di rinegoziare alcuni dei trattati
più anacronistici, come il contributo al
fondo salva Stati attraverso l’indebitamento da parte di una nazione che forse dovrà
attingerci per far fronte a debiti già contratti. La retorica d’assalto di Grillo non ha funzionato perché troppo vaga, il problema è
serio e va affrontato in modo sistematico.
Le Pen, Farage, sono politici navigati che
anche con retoriche estremiste, infondono
fiducia in un elettorato all’esasperazione. A
differenza della destra estrema, come Alba
Dorata, ormai terzo partito in Grecia, o degli euroscettici di sinistra, come Alexis Tsipras, a capo del primo partito greco, Syriza,
Il Movimento 5 Stelle ha mantenuto una
certa ambiguità riguardo all’Europa. E
queste sono state elezioni che hanno premiato la chiarezza, anche se di stampo
prettamente populista.
La domanda che tutti si pongono adesso è quale sarà l’impatto di un Parlamento
europeo con una buona percentuale di anti-europeisti? Sicuramente la nuova com-
posizione è più attinente alla realtà, ma gli
euroscettici faranno molta fatica a trovare
un terreno comune sul quale costruire una
coalizione simile a quella di centro, che
possiede ancora la maggioranza. Proprio
perché anti-europeisti, il linguaggio politico che usano è fortemente nazionale. Diverso invece è l’effetto che la nuova composizione avrà sull’elezione del presidente
LE ELEZIONI
della Commissione europea, per la prima
DI 751 DEPUTATI
volta, infatti, il Parlamento avrà voce in caIl Parlamento
pitolo sui candidati.
europeo
Ma è a livello nazionale che il terremorappresenta 500
to
prodotto
dagli euroscettici si farà magmilioni di abitanti
dell’Unione. Con le giormente sentire. Mentre in Germania la
popolarità della Merkel ha subito una picultime elezioni
cola flessione, in Francia la popolazione ha
sono stati eletti
punito Hollande per non aver difeso gli in751 deputati.
teressi nazionali. Identico
discorso vale
per la Gran Bretagna, dove per
la prima volta
in 100 anni un
partito diverso
dai laburisti e
dai conservatori vince un’elezione nazionale. Anche nei
Paesi più piccoli, come l’Ungheria, il risentimento verso la classe politica attuale è forte e si alimenta grazie all’interazione con Bruxelles.
Nei prossimi mesi assisteremo a spettaI PRIMI PASSI
colari marce indietro sulla questione euroCON SEI STATI
pea da parte dei partiti europeisti, e questo
L’Ue è nata con sei in fondo è un bene perché così come è
Paesi fondatori
strutturata l’Unione ha fallito nel suo comcome Comunità
pito più importante: fare dell’economia il
economica
proprio collante. Dal 2008 ad oggi le ecoeuropea.
nomie europee invece di convergere si soAttualmente gli
stati membri sono no allontanate le une dalle altre, un bilancio di cui nessuno può andare fiero. C’è soarrivati a 28.
lo da sperare che questo voto sia in grado
di restituire all’Unione lo spirito di cooperazione e di aiuto reciproco tra nazioni indipendenti dal quale è nata.
errà un giorno in cui la Confederazione Elvetica entrerà nell’Unione europea, magari come trentesimo membro”. Parola
dell’economista Romano Prodi, uno dei padri fondatori dell’Unione, per due volte premier italiano e presidente della Commissione europea, dal 1999 al 2004.
Ne è proprio sicuro presidente?
“Il tema dell’ingresso della Svizzera nell’Unione non è un tema
fuori da ogni logica. Tutt’altro. A Bruxelles, al tempo in cui guidavo la
Commissione europea, ho intavolato numerosi colloqui con esponenti del governo di Berna e di altre città elvetiche”.
E che cosa vi siete detti?
“Il Paese ha una sua unicità, una sua peculiarità storica che per il
momento la tiene fuori dal contesto di Bruxelles. La Svizzera ha sempre utilizzato sia economicamente che politicamente questa sua unicità, di cui i suoi abitanti sono sempre stati orgogliosi”.
Una fierezza che non è venuta meno negli anni.
“Da un lato la Svizzera non è diventato membro della Commissione europea. Dall’altro - eccetto il recente voto nazionale sull’immigrazione, che non tocca di per se stesso gli altri Paesi del vecchio
Continente - negli ultimi anni in tutte le votazioni che contemplavano in varie forme una collaborazione con l’Europa, ha sempre votato
a favore”.
Dunque nel cuore dell’Europa c’è un Paese europeo, la Svizzera.
“Certamente, la Confederazione mantiene il suo ‘splendido isolamento’ perché questa condizione le dà ancora vantaggi, però i suoi
esponenti di governo e i cittadini capiscono benissimo – sempre di
più - che lo Stato ha bisogno di legami ancora più stretti con l’Europa
stessa”.
Dunque, la Svizzera entrerà nel sistema dell’Unione? Quando
assisteremo a questo grande evento secondo lei?
“Io penso che ci entrerà, ma ci vorranno vari decenni affinché la
cosa si compia. Forse vi assisteranno quelli che sono nati in questi
giorni”.
La recessione attraversata dall’Europa ha messo in crisi l’euro. Vedremo la fine della moneta unica?
“Il problema non è cambiare moneta, ma cambiare politica. La
crisi europea che ha mietuto milioni di posti di lavoro è conseguenza
di una politica economica sbagliata, basata sul rigore anziché sullo
sviluppo. Se l’Europa non è in grado di governare la globalizzazione,
siamo finiti. I vari governi nazionali dell’Unione hanno sopraffatto il
ruolo della Commissione e degli altri organismi sovranazionali. Fi-
5
6
“La Confederazione mantiene il suo splendido isolamento perché
questa condizione le dà ancora dei vantaggi. Ha sempre utilizzato
sia economicamente che politicamente questa sua unicità”
nendo così per dare le chiavi dell’Europa alla Germania”.
Come ha fatto la Germania a prendersi le chiavi? Chi gliele ha
consegnate?
“Francia, Italia e Spagna, che avrebbero potuto contrastare questa linea “renana”, non hanno mai costruito una piattaforma politica
comune. Ognuno è andato per conto suo, non c’è stata una proposta
politica alternativa sufficientemente forte. La Germania ha sfruttato
le divisioni per imporre una sua forza, che deriva dalle convinzioni
politiche della cancelliera Merkel e dei partiti del governo tedesco”.
Quali sono queste convinzioni politiche?
“Per la Germania qualsiasi cambiamento politico contrario alla
linea del rigore e un’espansione dell’economia sarebbero stati un indebito favore a Paesi indisciplinati come Grecia, Italia, Francia o Spagna. La fascia dell’Europa del Sud, contrapposta a quella continentale. Tutto questo ha reso politicamente molto bene alla Germania sul
piano interno. La Germania è l’unico Paese in cui non vi è un partito
populista di grosse dimensioni. Questo si deve al fatto che la Merkel,
avendo assunto il ruolo di paladino della leadership tedesca, ha evitato il rischio di una reazione populista e nazionalista. Ma resto ottimista sul futuro dell’Unione. Certo, come ho detto, bisogna cambiare
nelle politiche economiche e sociali: non si può andare avanti come
è stato fatto fatto negli ultimi dieci anni. E non è nemmeno possibile
che l’Europa rimanga in mezzo al guado, senza andare né avanti né
indietro”.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
34
tra
virgolette
La politica
L’ Est
Oggi i maggiori
pericoli sono legati
alla situazione
in Ucraina
e alla Russia di Putin
“La vera minaccia
del populismo
arriva da Le Pen
‘
La Germania
In mezzo a tutti
questi cambiamenti
il Paese di Angela
Merkel rappresenta
un’ancora di stabilità
Allarme dello storico Paul Nolte
sugli scenari della nuova Europa
Reuters
STEFANO VASTANO
da Berlino
A
Gli euroscettici
1
IN FRANCIA LE PEN DECOLLA
Il Front National di Marine Le Pen
è il caso più clamoroso, perché la
Francia è uno dei Paesi fondatori
dell’Ue. Qui gli antieuropeisti
hanno raggiunto il record storico
del 25 per cento con 24 seggi
2
3
GRAN BRETAGNA CON FARAGE
Il vento antieuropeista ha
sconvolto anche la Gran Bretagna
dove l’United Kingdom
Independence party (Ukip) di Nigel
Farage, ha preso il 28% dei voti
LA DANIMARCA VA A DESTRA
In Danimarca l’estrema destra del
Danish People Party, ha avuto il
23,1% (3 deputati in più rispetto al
2009) mentre in Olanda il Pvv di
Geert Wilders ha perso terreno
4
5
L’EREDITÀ DI HAIDER IN AUSTRIA
In Austria il Fpoe, il Partito della
libertà fondato da Jörg Haider, ha
raddoppiato i voti arrivando sino al
20 per cento. Ora il suo leader è
Heinz-Christian Strache
IN ITALIA NO A GRILLO
Gli euroscettici dell’ex comico
Beppe Grillo non sfondano,
doppiati (con il 40%) dalla sinistra,
e Grillo studia un’alleanza con
l’Ukip di Nigel Farage
lle elezioni europee
del 25 maggio scorso i
partiti euroscettici - il
“Front National” in
Francia, Ukip in Inghilterra o “Alternative für Deutschland” in Germania – hanno
riscosso forti successi. Quali saranno ora le conseguenze per
l’Europa e per l’euro? Il Caffè lo
ha chiesto a Paul Nolte, uno dei
più prestigiosi storici tedeschi,
docente di storia contemporanea all’Università di Berlino.Nolte oggi vede soprattutto due pericoli: l’avanzata del Fronte nazionale in Francia e la Russia di Putin.
Partiamo dalla Germania,
professor Nolte: come spiega il 7 % di “Alternative für
Deutschland”?
“È importante registrare che
anche in Germania si formano
nuove forze politiche. A differenza però del resto d’Europa, il nostro è un Paese stabile, con la
Cdu e la Spd che da decenni si dividono il consenso. Pertanto non
so se si possa parlare di un vero
successo di Afd o se questo partito antieuro sparirà tra un anno.”
Vuol dire che i tedeschi non
sono così euroscettici né
aspirano a riavere il loro
marco?
“Le analisi confermano che i
tedeschi accettano l’euro e i vantaggi per all’economia tedesca
dal superamento della crisi tramite le istituzioni europee ed il
governo Merkel. Non mi pare che
in Germania ci sia molto spazio
per un superficiale populismo e
la demagogia dell’anti-politica”.
I tedeschi sono sensibili ad
una nuova ondata di nazionalismo ? Non pare però
che la Merkel ne sia molto
affetta...
“Dai Mondiali di calcio del
2006 i tedeschi hanno un più
equilibrato rapporto con le loro
bandiere e il loro nazionalismo
soft non è in contraddizione con
un diffuso europeismo. Ci sono
piccole fette della Cdu con un
programma conservatore e nazionale, ma non è certo la tendenza dominante della Cdu della
Merkel”.
Ma dall’Olanda alla Danimarca, dall’Inghilterra alla
Francia sino in Austria, la
Germania è circondata da
“Tra il 2005 e 2009 la
Grosse Koalition ha
cercato di tamponare
la crisi con piani
statali di stimolo”
Paesi con forti partiti ultranazionalisti e di destra...
“In Italia invece il Partito democratico di Matteo Renzi ha frenato l’avanzata sia di Silvio Berlusconi che di Beppe Grillo. Ciò significa che il panorama in Europa non è a senso unico, né solo di
destra o contro l’Europa. Inoltre
distinguerei tra Ukip in Inghilterra e Marine Le Pen in Francia.”
In che senso?
“Le riserve contro la Ue ci sono, persino a sinistra, un classico
nella tradizione britannica. È la
forte virata a destra in Francia
che oggi preoccupa di più. Anche
intellettuali come Jürgen Habermas ora si domandano se quello
di Le Pen sia un partito neofascista, razzista o populista. O se in
Francia collassi oggi l’intero sistema partitico. In tal senso è una
fortuna che la Germania sia an-
cora stabile ed equilibrata”.
Un secolo fa in Europa
esplodeva la prima guerra
mondiale. Vede paralleli
con la situazione del Vecchio Continente nel 1914?
“È sempre problematico ragionare con analogie storiche, e il
centenario della Grande Guerra
porta a strapazzare il confronto
tra l’Europa odierna e quella del
1914. Oggi i veri pericoli non vengono dal Front National o dall’
Ukip ma dalla Russia di Putin e
dalla situazione in Ucraina. In
Europa il confronto è semmai
con la crisi degli anni ‘20, quando spuntarono partiti autoritari
ed estremisti, e basta ora vedere i
movimenti di destra in Ungheria
o della sinistra radicale in Grecia.
Anche in questo la Germania
della Merkel rappresenta un’ancora di stabilità”.
Molti vedono nella politica
di austerity della Merkel
l’origine delle tendenze anti
Ue ed estremistiche...
“Non ritengo che, per quanto
la Merkel sia potente, la Storia si
possa leggere come effetto delle
decisioni di una singola persona.
E non penso affatto che la politica economica a Berlino sia stata
così rigorosa e dogmatica negli
ultimi anni”.
Può spiegarsi meglio?
“Tra il 2005 e 2009 la prima
Grosse Koalition a Berlino ha
cercato di tamponare la crisi con
programmi statali di stimolo alla
congiuntura. Anche durante la
crisi in Grecia, contrariamente
alle richieste dei media tedeschi,
è stata la Merkel ad andare incontro alla Grecia. I greci, questa
la posizione della Kanzlerin, meritano tutta la nostra controllata
solidarietà. E questo è il vero
vantaggio di una razionale politica non solo tedesca, ma di
stampo europeo.”
La stabilità della Ue si regge
sull’asse Parigi-Berlino.
Che ricadute avranno le
elezioni europee sui rapporti Francia-Germania?
“Non c’è dubbio che il polo
francese sia ora più instabile di
quello tedesco. Ma non credo
che per chiarire la situazione
Angela Merkel inviti ora Marine
Le Pen a un colloquio. Sarà la realtà politica ed economica quotidiana ad addomesticare questi
demagoghi e far accettare alla
gente i lati positivi dell’euro e
della Ue”.
“La realtà economica
quotidiana batterà
i demagoghi e farà
accettare alla gente i
lati positivi dell’euro”
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
35
tra
virgolette
La privacy
P
er quanto giovanissimo, il web ha dimostrato d’essere dotato di una memoria
elefantiaca: non dimentica nulla, ma
proprio nulla di tutto quanto entrato in
rete. Ricorda e conserva ogni cosa. E anche se sepolta da terabyte di dati digitali, può sempre riaffiorare con un clic. E dopo lo scandalo dello
scorso anno, quando l’opinione pubblica mondiale col “Datagate”si è resa conto che la riservatezza
dei dati su internet è una chimera, dopo che si è
scoperto che i servizi segreti delle superpotenze
spiavano altri governi, leader politici, aziende e
privati, si apre ora un altro contenzioso tra il mondo dell’online e la giustizia: il “diritto all’oblio”.
L’Unione europea, infatti, potrebbe prendere
posizione su un inasprimento della privacy in rete
estendendola al diritto all’oblio, proibendo riferimenti alle condanne penali di un cittadino, una
volta che queste sono state espiate. Come già avviene nella comunicazione dei media “classici”, ad
esempio, in Francia e in Svizzera. Tutto è partito,
qualche settimana fa, quando un giudice spagnolo
ha emesso una sentenza definitiva in una causa intentata contro Google da Mario Costeja González.
Un cittadino qualunque contro il colosso dei motori di ricerca online. La causa - che ha costretto
Google a “inventare” un modulo per essere dimenticati - coinvolgeva l’autorità iberica sulla
protezione dei dati personali, chiamata ad intervenire per eliminare una vecchia messa all’asta per
fallimento di una proprietà di Costeja González,
che ancora appariva - con un semplice clic - in rete. Un link, un collegamento che, per Costeja González, violava sia la sua privacy, sia la sua dignità .
Attualmente la legge europea non riconosce il
“diritto di essere dimenticati” in generale, ma
l’Unione ha ora inserito questa misura, come parte
di una nuova direttiva sulla protezione dei dati, che
dovrebbe essere attuata entro il 2014. Indipendentemente dell’iter legislativo, la sentenza spagnola
non solo creerà incertezza giuridica, ma potrebbe
esporre le società che gestiscono i vari server e siti
a sostenere costi esorbitanti per adeguarsi alla normativa. Per questo Google ha giocato d’anticipo
prevendendo un “form” per cancellare le proprie
informazioni personali. E c’è già chi parla di “censura strisciante” e del rischio di compromettere un
“bene comune globale” come il web.
È anche vero, però, che esistono già in molti
Paesi leggi che consentono ai cittadini la possibilità di eliminare le informazioni dai risultati di ricerca di internet. È anche vero che questo non è un diritto assoluto, e in ogni caso si permette di rimuovere solo i collegamenti di ricerca, non le informazioni di base che, come detto, è quasi impossibile
eliminare definitivamente. Chi chiede di essere
1
Il
EZIO ROCCHI BALBI
LA LEGISLAZIONE NELL’UE
diritto
all’
oblio
cade nella Rete
Attualmente un soggetto può
esercitare i propri diritti inibitori di:
“cancellazione”, “trasformazione
in forma anonima” o di “blocco
del trattamento” solo quando
il trattamento risulti in violazione
di legge
2
3
LA CANCELLAZIONE
È quel processo che distrugge
materialmente il contenuto
informativo tale da non
permettere, in ogni caso,
la rilettura o ricostruzione dei
medesimi dati e files
IL BLOCCO DEI DATI
La nuova legge europea sulla privacy
rivoluziona il web e Google si adegua
“cancellato”, poi, deve dimostrare che i dati online
siano “inadeguati, irrilevanti o non più rilevanti, o
comunque eccessivi rispetto allo scopo per il quale
sono stati trattati e alla luce del tempo trascorso”. Il
Financial Times, che ha preso molto a cuore la vicenda, ha riconosciuto e supportato a sorpresa
l’estensione di alcuni diritti di bilanciamento per
gli individui oltre le loro informazioni personali.
“Dopo la grande espansione delle capacità e usi
della tecnologia di raccolta dati online - scrive il
quotidiano economico -, le persone dovrebbero
avere il diritto di sapere cosa si sta registrando su di
loro, e di non avere i propri dati involontariamente
memorizzati e utilizzati”. Insomma, c’è quanto basta e avanza per prevedere che sul diritto all’oblio
sul web si accenderà un dibattito rovente. Come ha
riconosciuto il giudice spagnolo non c’è dubbio
che i risultati della ricerca legati al nome di una
persona possono avere un impatto enorme sulla
sua vita. A patto, però, che il diritto all’oblio non diventi il diritto dei potenti a cancellare il loro, magari scomodo, passato.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
L’intervista
“Internet è cresciuta
senza nessuna regola,
qualcosa bisogna fare”
I
l diritto all’oblio anche sulla rete, o
meglio, la possibilità che un’informazione con un impatto sulla privacy
dell’individuo maggiore del diritto del
pubblico di sapere, debba essere rimossa
è sacrosanto. Ma che si possa cancellare
digitalmente la “memoria” collettiva del
web è discutibile, certo di non facile realizzazione. Ne è convinto l’avvocato Gianluca Padlina, segretario dell’Ordine professionale del Canton Ticino: “Il diritto
all’oblio è un principio importante, perchè la possibilità di ‘voltare pagina’ sui
trascorsi di un individuo deve esserci.
Nello stesso tempo, però, ci può essere un
interesse oggettivo, la possibilità di verificare con chi si ha a che fare”.
Se la legge, però, prevede questo di-
ritto, non dovrebbe essere rispettato
in tutte le sue forme?
“Vero. Peccato che tutti i legislatori
che hanno scritto le norme giuridiche, i
codici, le leggi attuali non potevano certo prevedere uno strumento come internet”.
Come avviene per i media tradizionali non si possono “cancellare” in
rete, nel nome del diritto all’oblio, le
informazioni sensibili?
“Si può tentare e alcuni passi sono
già stati fatti in questa direzione. In Ticino, ad esempio, l’esecuzione dei pignoramenti appare sul Foglio ufficiale, che
nella sua versione online omette i dati
personali. In questo caso il Cantone ha
cercato di evitare, in anticipo, contesta-
L’attuale necessità d’informazioni,
l’orientamento della futura
normativa e le sue possibili
applicazioni online, visti
dall’Ordine degli avvocati ticinesi
zioni future o richieste legali di interventi sul web”.
Anche la Rete, quindi, volendo può
dimenticare?
“In realtà internet non dimentica quasi mai nulla, e i motori di ricerca sono efficientissimi nel setacciare il web e trovare tutti i dati immagazzinati. Persino dei
siti estinti, quelli messi offline, resta una
versione in cache... insomma, i dati possono sempre essere recuperati”.
Le ultime decisioni Ue, nei confronti
di Google, ora però consentono di
applicare una sentenza emessa in
Spagna contro un’azienda americana. Cosa che prima veniva esclusa
solo per il fatto che i server erano in
California.
“Buona parte del successo planetario
di internet, il fatto che sia cresciuto così
velocemente è anche dovuto alla totale
assenza di regole. Adesso, invece, si tenta
almeno di scrivere delle norme d’applicazione. Certo, per il legislatore non sarà facile, ma qualcosa bisogna pur fare”.
Sinceramente, pensa che il diritto all’oblio online diventerà legge?
“Il diritto all’oblio non potrà mai essere totale; anche la memoria delle persone
si plasma col tempo. Forse, in fondo, è un
po’ troppo pretendere che non si ‘cerchino’ informazioni per verificare l’attendibilità di certi personaggi. È un po’ come
chiederle in giro nel paese, ad amici e conoscenti... E si dice sempre che ormai viviamo in un villaggio globale, no?”.
È la conservazione dei dati
personali con una sospensione
temporanea. La cancellazione
dovrà effettuarsi quando il
trattamento apparirà in violazione
“insanabile” della legge
4
5
LA NORMA ALLO STUDIO NELL’UE
Prevede il diritto del soggetto
interessato di ottenere dal
responsabile (ora è il titolare)
la cancellazione
di dati personali che lo riguardano
e la rinuncia a un ulteriore
diffusione di tali dati
QUANDO SCATTA L’OBLIO
Se i dati non sono più necessari
rispetto alle finalità, se l’interessato
revoca il consenso o si oppone ai
sensi dell’art. 19 (per finalità di
marketing), o il trattamento dei dati
non è conforme al regolamento
6
GLI ELEMENTI “SENSIBILI”
Sono considerati sensibili, oltre
a quelli espliciti, tutti i dati che
consentono di trarre conclusioni
su stato di salute, gusti sessuali
e credo religioso della persona
coinvolta
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
37
tra
virgolette
Carne e fuoco
come ai tempi
di Toro Seduto
P
er fare il barbecue bisogna innanzitutto scavarsi la fossa. Come facevano gli indiani delle Americhe. E come fanno adesso i nuovi
adepti della cucina delle origini. Senza fronzoli e
senza intingoli. Un’ottima materia prima e il resto
lo fa la terra con i suoi umori e i suoi calori. Lasciando che il fuoco affumichi lentamente l’animale prescelto per il sacrificio gourmet. Perché
nei forni interrati la bestia si cucina intera.
In realtà il pit barbecue, non è altro che la versione stelle e strisce di una delle più antiche tecniche culinarie della storia dell’umanità in quanto è una cottura che non richiede nessun tipo di
utensile particolare. Niente terracotta, alluminio
o pirex. Basta una stuoia vegetale o un telo per
isolare la carne dal terreno.
I primi a scoprirlo furono gli spagnoli, al seguito di Cristoforo Colombo, quando arrivarono
nelle Antille. E videro i Taino preparare succulenti
arrosti che chiamavano barbacoa. Da cui il nostro
barbecue. In realtà gli Indios dell’America centrale erano tutti grandi esperti di arrostiture e di affu-
micature. Tanto che a poche miglia da lì, nella
Guiana e a Santo Domingo, la selvaggina veniva
cotta sul boucan, un traliccio di legno che doveva
essere rigorosamente distrutto dopo la cottura,
perché lo spirito dell’animale ucciso non lo usasse per risalire sulla terra a tormentare i suoi uccisori. Dalla parola boucan deriva il nostro bucanieri, che in origine non erano pirati ma affumicatori francesi che si erano stabiliti nelle piccole
Antille. E quando la Spagna vietò loro il commercio delle carni fumées si rifugiarono sull’isola della Tortuga dandosi alla pirateria. A dimostrazione
del fatto che la grande storia, quella con la esse
maiuscola, è fatta di piccoli prestiti. Anche alimentari.
E adesso la nuova moda del pit barbecue è arrivata anche nel Vecchio Mondo, trasformandoci
in bucanieri del gusto. Sempre alla ricerca di nuove avventure gastronomiche. Anche per recuperare un rapporto più diretto con la natura e con le
sue ricette elementari. Carne, fuoco e amici, insomma. Come ai tempi di Toro Seduto.
di
CAROLINA
Ingredienti per 4 persone
- 2 cucchiai di sale
- 2 cucchiaini di paprika
- 2 cucchiaini di pepe
- 2 cucchiaini di aglio
in polvere
- 2 cucchiai di origano
- 1/4 di cucchiaino
di peperoncino
La miscela
ELISABETTA MORO
LA RI ETTA
oltreilcibo
Pit Barbecue. La versione a stelle
e strisce di una delle più antiche
tecniche culinarie della storia
Come è noto non c’è pezzo di carne che
arrivi sul tavolo degli americani, cucinato, ma in versione nature. Un intingolo,
una salsa, una crema deve sempre
guarnirlo. Per il “pit barbecue” il partner
di cottura ideale è il pit beef ruf.
Mettere tutti gli ingredienti in una ciotola: due cucchiai di sale e due di origano,
due cucchiaini di paprika, pepe e aglio
in polvere. Aggiungere una punta, o più
secondo il gusto, di cucchiaino di peperoncino. Mescolate accuratamente fino a
quando la polvere assume una colorazione uniforme.
Si tratta di una miscela speziata, che ha
lo scopo di rendere croccante l'esterno
della carne e, nello stesso tempo, aromatizzarla.
PUBBLIREDAZIONALE
PUBBLIREDAZIONALE
Caso o magia?
Nella storia
d'amore tra Martin
e Sarit il numero 5
ha avuto
un inlusso magico
già dal primo
momento.
Sono ormai
passati 5 + 5 anni
dal giorno
del matrimonio
della coppia.
Foto: Adrian Bretscher (1),
Geri Born (1), ZGV (1)
Vinto!
oggi
o
t
s
o
P
°
2
Amore: le cinque lettere della felicità
«Sto sognando?», chiede Martin (39) a
sua moglie Sarit (34). La coppia stenta a
credere di avere commosso così tanti
lettori con la propria storia sul numero
5 nel concorso per il quinto anniversario di Lidl (vedi riquadro) e di essersi quindi aggiudicata il secondo posto
nella votazione online. Ma Martin e Sarit non stanno sognando, anzi hanno realizzato un sogno: grazie al buono viaggio di 3'000 franchi potranno concedersi una crociera per il loro 10° anniversario.
Martin e Sarit si sono conosciuti in rete:
lui viveva a Zurigo, lei a Vienna. Martin
ricorda come la magia del numero 5
abbia accompagnato il loro amore
sin dall’inizio: «Grazie al mio lavoro da
Il numero 5 ha regalato a Martin e Sarit
il grande amore e il secondo posto nel grande
concorso di anniversario di Lidl Svizzera:
vincono un buono viaggio di 3’000.- franchi!
studente all’aeroporto, potevo volare a
prezzi stracciati, ma sempre solamente
stand-by. Giornalmente c’erano 5 voli
per Vienna e spesso era l’ultimo, il quinto, quello che prendevo.» Dando un’occhiata al conteggio della carta di credito si vede che spesso il volo costava
esattamente 55 franchi! Allora Sarit era
al quinto semestre dei suoi studi, mentre Martin, come ammette con un sor-
riso compiaciuto, era studente già da
cinque anni.
Sarit racconta del loro primo incontro a
Vienna: «Quando Martin mi è venuto
incontro, ho capito subito: è quello
giusto.» Da allora non ha più avuto alcun dubbio sul fatto che l’amore a prima vista esista davvero. Nemmeno
Martin, che nonostante il nervosismo,
ha provato esattamente le stesse
emozioni: «Ero cotto di lei. Una donna
così bella! A dire il vero avevo paura di
non piacerle.»
Ma non è stato il caso perché Sarit voleva proprio lui, quell'uomo più vecchio
di cinque anni. La serata è stata indimenticabile: «Abbiamo parlato ino a
notte fonda e da bravo ragazzo sono
poi tornato in hotel».
E ha funzionato. «Cinque mesi dopo
le ho chiesto di sposarmi», racconta
Martin mostrando le foto del matrimonio. Perino la canzone del matrimonio calza a pennello con il 5: «Take
Five» di Dave Brubeck. E anche la luna
di miele: 5 giorni a Miami e 5 giorni in
crociera. Si vede che la magia continua
ancora oggi, da 5 + 5 anni!
5 anni Lidl!
Concorso d’anniversario
con le storie sul numero 5
In occasione dei suoi primi 5 anni
in Svizzera, Lidl ha calato l’asso
del 5 e ha cercato le storie più
emozionanti su questo numero.
In questa rubrica vi presentiamo
i tre vincitori votati dai lettori.
La prossima domenica: una classe che
con il suo progetto «5» ha conquistato
i cuori dei lettori aggiudicandosi il
premio principale di 5’555 franchi
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
38
tra
virgolette
schermi
B
ianco e nero, regista impronunciabile con tre “w”
e un paio di “k” nel nome,
attrici pure peggio in quanto a
consonanti accalcate, ambientazione nella Polonia degli anni
Sessanta. Pochissime parole,
molte tragedie, un convento,
sbronze tristi, per solo tocco di
(moderata) allegria una bionda
che, accompagnata da un’orchestrina in un bar, ,canta “24
mila baci” e “I Found My Love in
Portofino”. Non è esattamente
l’identikit del nostro film preferito. “Ida” sembrerebbe piuttosto il candidato ideale per il premio “Ernia di marmo” al “Noia
Film Festival”.
Abbiamo rubato le cattiverie
a Paola Cortellesi, a Valerio Mastandrea, ai Manetti Bros che
nella trasmissione tv “Nessundorma” (anno 2008) avevano
coperto di ridicolo certi
film d’autore. “L’artigiano del
ponte” era il titolo del finto trailer. Basco per lei e impermeabile
per lui, quel tipo di film spesso
batte bandiera francese. Abbondanza di sguardi intensi e di
profondi significati, tanto da
guadagnarsi un altro paio di riconoscimenti: “Agonia d’argento al festival di Mortara”, e “Premio speciale al Festival dei Significati di Lucerna”.
Stando così le cose e resa
piena confessione sui nostri limiti - anche un po’ incattiviti
perché siamo reduci dall’inguardabile “Adieu au langage”
di Jean-Luc Godard al Festival di
Cannes, pure premiato ex aequo
con il giovane e brillante canadese Xavier Dolan, offesa da lavare con il sangue – se consigliamo “Ida” c’è da fidarsi. Lo ha di-
L’orribile intreccio
tra antisemitismo
e regime comunista
retto Pawel Pawlikowski (Agata
Kulesza, Agata Trzebuchowska,
Adam Szyszkowski sono gli altri
nomi nei titoli di testa). Racconta la storia di un’orfana diciottenne cresciuta in convento.
Prima di prendere i voti la
madre superiora rivela a Anna
l’esistenza di una zia (che in verità della nipote non aveva mai
voluto sapere nulla). Quando va
a trovare la parente, scopre di
essere ebrea e di chiamarsi Ida
Lebestein. Faranno insieme un
viaggio sui luoghi della tragedia
familiare. Un raccapricciante
intreccio tra antisemitismo e regime comunista, che ricorda la
prima scena di “Katyn” diretto
da Andrzej Wajda.
Il film racconta il massacro
IDA
Il film polacco
diretto da
Pawel
Pawlikowski
Vinci
10 biglietti
LETTERE A UNA
SCONOSCIUTA
Antoine de
Saint-Exupéry
(Bompiani)
gotti in mano incontra altra gente che scappa con i fagotti in
mano. “Non andate di là, ci sono
i tedeschi”, avvertono i fuggiaschi che corrono in una direzione. “Non andate di là, ci sono i
russi” avvertono i poveretti che
fuggono nella direzione opposta.
TH
30
MARCO BAZZI
ordinato da Beria il 4 marzo del
1940 – ventimila ufficiali polacchi fucilati, l’intera classe dirigente del Paese – e messo in
conto ai nemici nazisti. Gente
che scappa su un ponte con i fa-
Un convento, sbronze
tristi, pochissime parole
e molte tragedie
RY
SA
ER
NIV
AN
libri
MARIAROSA MANCUSO
L’ultimo amore
del Piccolo Principe
I
l nome di Antoine de Saint-Exupéry è indissolubilmente legato al “Piccolo Principe”. Ma c’è un
altro libro molto bello, che raccoglie lettere
d’amore. Lo scrittore le indirizzò a una giovane crocerossina che incontrò nel 1943 su un treno che lo
portava ad Algeri, dove era incorporato nel gruppo
di ricognizione aerea. Lui si innamorò di quella ragazza e la frequentò per il suo ultimo anno di vita. Le
lettere sono state pubblicate da Bompiani in un’edizione che raccoglie anche i disegni e i manoscritti di
Saint-Exupéry, “Lettere a una sconosciuta”, l’ultimo
amore del Piccolo Principe.
Lo scrittore francese fu anche un provetto pilota, e morì colpito da un caccia tedesco. L’idea di
parlare di questo libro è nata dall’impresa che sta
tentando in questi giorni un pilota ticinese: trasvolare l’Atlantico in solitaria a bordo di un monomotore.
Saint-Exupéry si lamenta spesso della scarsa
attenzione che riceve dalla sua amata. Ma c’è la
guerra: lui deve volare, lei curare i feriti.
“Sono le cinque del pomeriggio: da ora fino al
momento di dormire sarò solo, perché ho detto ai
miei amici che sono stanco e non voglio vedere
nessuno. La signorinella a cui ho strenuamente riservato queste ore di libertà non si è neanche data
la pena di telefonare per dirmi che non veniva”.
Scrive: “Le favole sono fatte così. Una mattina ti
svegli e dici: ‘Era solo una favola…’. Sorridi di te. Ma
nel profondo non sorridi affatto. Sai bene che le favole sono l’unica verità della vita”.
Il tenore delle lettere è malinconico e forse lo
scrittore avverte il presentimento della morte: “Oggi
non c’è nessun Piccolo Principe, né ci sarà più. Il
Piccolo Principe è morto. Anzi, è diventato scettico.
Un Piccolo Principe scettico non è più un Piccolo
Principe. Non le perdono di averlo rovinato”.
Sappiamo poco della relazione che vi fu tra i
due. Ma certo queste lettere sono piccole poesie.
“Non ci saranno più neanche lettere, né telefonate,
né segni di vita. Sono stato imprudente, non pensavo che continuando così avrei rischiato di farmi
male. E invece il roseto mi ha trafitto mentre coglievo una rosa”.
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Swing
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Telesf u e s t
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24.6 & S p e c i a l ore
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Renzo
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Un progetto inedito per JazzAscona è quello che il cantante, musicista e conduttore
radiotelevisivo Gegè Telesforo presenta assieme all’amico Renzo Arbore, leggendario
showman e intrattenitore della radio e della TV italiana. Accompagnati dalla band
di Telesforo, i due artisti proporranno uno spettacolo tutto nuovo, incentrato sui grandi
standard dello swing e della musica italiana. Arbore si tratterrà alcuni giorni ad Ascona
e festeggerà il suo compleanno proprio il giorno del suo concerto!
Opening & Closing concert: The Primatics
Per essere estratti basta inviare una e-mail a [email protected] indicando i propri dati (nome, cognome e indirizzo completo) entro venerdì 13 giugno
Biglietti in palio del valore di 115 franchi
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
39
55%
delle donne
americane bevono
regolarmente.
La percentuale è
cresciuta del 40% in
10 anni
La società
tra
virgolette
+40%
la crescita della
percentuale di alcoliste
negli ultimi 10 anni
Negli Stati Uniti
ci sono
+52%
l’aumento dal
15,1milioni
di alcolisti
-7%
Dal 1998 al 2007
il numero di
donne arrestate
per guida in
stato di
ebbrezza è
aumentato
+55%
5
68mila
Il gruppo MOMS NEED WINE su
Facebook ha 685mila mi piace
Gli arresti per gli
uomini sono diminuiti
Donne che praticano
il BINGE DRINKING
(bere fino allo
sfinimento)
3%
10%
24%
tra 45 e 64 anni
tra 45 e 64 anni
Universitarie
L’intervista
Dati studio Binge Drinking Usa
Un terzo
sono donne
1999 al 2008 di
giovani donne
ricoverate per
intossicazione
dovuta ad alcol
(8% i maschi)
Quel bicchiere di troppo
è sempre più al femminile
Alle donne piace l’alcol e la tendenza diventa emergenza
S
tudentesse o donne
tra i 18 e i 34 anni, di
tutte le classi sociali
dalla casalinga alla
manager in carriera,
che almeno tre volte al mese
alzano in gomito in modo esagerato. Sono le “binge drinker”,
quelle che bevono fino allo sfinimento, fino alla soglia, e oltre, della dipendenza. Tutte le
statistiche internazionali, Svizzera inclusa, registrano un aumento delle donne che consumano alcoolici. Quella che
sembrava una tendenza liberatoria e sintomatica di una “parità” tra sessi anche nei piaceri
del tempo libero, si sta trasformando in un’emergenza. Negli Stati Uniti, nell’ultimo decennio, il numero di arrestate
per abuso di alcolici è aumentato del 30%. Raddoppiato il
numero delle ragazze ricoverate per intossicazione alcolica.
In Svizzera è imputabile all’eccessivo consumo d’alcol un decesso prematuro su 17 tra le
donne.
“In realtà da noi le donne
hanno sempre bevuto, non a
caso la nostra organizzazione è
in Ticino da ben 38 anni - ricorda Daniela, dell’associazione Alcolisti Anonimi -. La dif-
In Svizzera tra le
donne è imputabile
all’eccessivo consumo
d’alcol un decesso
prematuro su 17
ferenza è che prima le donne
lo facevano di nascosto, spesso
da sole, chiuse in casa; adesso
si fanno vedere tranquillamente al bar per gli aperitivi che
durano tutta la sera. Purtroppo, in questo senso, la parità
con gli uomini è stata raggiunta”. Che il bicchiere in più non
fosse una prerogativa maschile
lo si era capito da tempo. Anzi,
gli uffici marketing dei principali produttori di vini e liquori
da tempo registrano, con un
certo vanto, come questa “fetta
di mercato” al femminile sia
sempre più redditizia. Addisrittura, secondo il Wine Institute, le principali acquirenti
dei tre miliardi di litri di vino
venduti ogni anno negli Usa
sono le donne. Un modello facilmente riscontrabile tanto
nelle serie tv di successo quanto ai tavoli dei nostri wine-bar,
dai grotti ai club, ai punti di ritrovo notturni fino all’ultima
sagra. Proprio come i coetanei
maschi, infatti, capita sempre
più spesso di vedere tavolate
interamente al femminile dividere equamente il pagamento
di ogni “giro” di drink. Un fenomeno che, nonostante i divieti, coinvolge a volte anche le
giovanissime. “Quasi il 40% dei
nostri assititi oggi è composto
da donne - ricorda Jann Schumacher, Presidente di Ticino
Addiction e responsabile dei
Servizi per le dipendenze di
Ingrado a Cagiallo -. Il consumo sociale di alcol al femminile è in aumento da dieci, vent’anni. Il guaio è che questo tipo di consumo, oserei dire più
disinibito, si è aggiunto a quello individuale, solitario. Una
tendenza agevolata da una cer-
ta forma di tolleranza per un’
abitudine ormai diffusa, accettata e condivisa, anche esplicitamente con i ‘mi piace’ sui social network. Non si vuole essere proibizionisti, ma ogni
tanto bisognerebbe ricordare i
danni, e non solo alla salute,
che l’abuso d’alcol comporta.
Per le donne il piacere dell’al-
col non è più un tabù, ma è un
tabù che riemerge quando diventa un problema di dipendenza”. Un problema in più per
un Paese che, secondo l’Ufficio
federale della sanità pubblica,
ogni anno genera costi sociali
per la collettività superiori ai 4
miliardi di franchi.
e.r.b.
In Svizzera
1
2
3
4
5
GLI ALCOL DIPENDENTI
Secondo l’ultima ricerca
Coroiar sono circa 250mila
gli svizzeri con età superiore
ai 15 anni considerati alcoldipendenti.
LE DONNE BEVITRICI
Secondo la stessa ricerca
la percentuale delle donne
che bevono alcol in Svizzera
è dell’84.3%, contro la
percentuale dei bevitori
uomini che è del 92.4%.
LA RIVISTA
DI CHI AMA
I SAPORI
DELLA TAVOLA
QUATTRO EDIZIONI L’ANNO
IN ABBONAMENTO
IL BICCHIERINO QUOTIDIANO
Mentre il consumo
occasionale di alcol
coinvolge l’80-90% di uomini
e donne, il consumo
quotidiano riguarda il 6,5%
delle svizzere (14.4 i maschi).
IL PRIMATO TICINESE
Il consumo quotidiano
di alcol secondo Coroiar
è più diffuso nella Svizzera
italiana (21.8%) che nella
parte francese (15.4%)
e germanica (8.1%).
IL CONSUMO A RISCHIO
L’Inchiesta svizzera sulla
salute (Ess) stima che circa
uno svizzero su cinque
(22%) ha un consumo
d’alcol considerato a rischio
per la salute personale.
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“Macché bere
per dimenticare,
alla fine riaffiora
sempre tutto”
N
on credeva certo di diventare testimonial involantaria delle donne che bevono la 36enne Violetta Bellocchio, autrice di “Il corpo non dimentica” che in pochi mesi è diventato un caso editoriale. Solo
dopo aver messo nero su bianco
quella che definisce la sua “parte
peggiore”, i suoi tre anni da “binge drinker”, bevitrice assoluta, ha
realizzato quanto questo tipo di
dipendenza sia diffusa. E nello
stesso tempo quanto, agli occhi
di tutti, l’alcolista diventi un fantasma.
“È così, tutti si sentono in dovere
di dirti quanto sei magra, ma se
bevi tutti tacciono - dice al Caffè
Bellocchio, che si è disintossicata
a 28 anni, ma solo sei anni dopo
ha trovato il coraggio di mettere
davvero la parola fine, alla sua
brutta esperienza -. Siamo circondati da un’estrema sensibilità
nei confronti del disordine alimentare se è percepito come disagio, dall’anoressia alla bulimia,
e quando c’è il coming out scatta
la preoccupazione”.
Nel suo caso invece?
“Tutti hanno parlato di ‘coraggio’ nel raccontare la mia storia. Ma quale coraggio? È vero
che, quando ne ero coinvolta, facevo di tutto per nascondere i
miei problemi, ma alla fine ho
provato una sorta di rancore: ma
come, io stavo
male e nessuno se ne accorgeva?”.
Quanto ha influito, per lei
che ha cominciato a
bere forte da
giovanissima,
calarsi nella
parte della
“bad girl”?
“Ciascuno è dipendente a
modo suo, ogni storia è personale, una storia a sè. Detto questo,
sì, nel mio caso ha contato fare la
parte della ‘ragazza cattiva’, così
come ha il suo fascino fare il bad
boy...”
E ha constatato sulla sua
pelle, come recita il titolo
del suo libro, che il corpo
non dimentica?
“Eccome. La frase è vera, perché effettivamente il conto alla fine te lo presenta, inclusa la memoria a lungo repressa. E non vale nemmeno il detto ‘bere per dimenticare’. Riaffiora sempre tutto
e soprattutto quello che vorresti
proprio cancellare dalla tua vita”.
Sembra sorpresa, però, di
aver suscitato tanta attenzione con un’esperienza
che non ha certo i crismi
dell’unicità.
“Sì, l’ho capito dal fatto che a
due mesi dall’uscita del libro
sembra che tutti vogliano intervistarmi, ospitarmi in radio e in tv.
Come scoprissero solo ora che la
dipendenza da alcool non è poi
così diversa da quella per droga... Forse fa più ‘notizia’ il fatto
che la storia sia al femminile, un
po’ come succedeva ad Hollywood, quando le star rifiutavano
ruoli da ubriacona per non compromettersi la reputazione. Ma
in seguito, da Julie Andrews a
Charlize Theron, sullo schermo
hanno fatto capire che il fenomeno è più vasto di quanto si
creda”.
LARISTORAZIONE
& L’ALBERGHERIA
Il 17 giugno a Flims 123esima assemblea federale dei delegati con l’elezione anche del nuovo presidente
Suter tra i candidati al Consiglio di GastroSuisse
Ecco i candidati alle cariche di
Presidente ed eventuale membro
del Consiglio di GastroSuisse, che
saranno messi in votazione durante l’Assemblea dei delegati del 17
giugno 2014 a Flims (vedi sotto
ordine del giorno), sottolineando
con orgoglio e piacere la candidatura del neo-presidente di GastroTicino, Massimo Suter (nella foto
a lato).
Doldenhornstrasse 26, 3718 Kandersteg
> Eveline Neeracher, Restaurant Weissenbühl, Seftigenstrasse 47, 3007 Berna
e Gasthof Sternen, Sensemattstrasse 22,
3174 Thörishaus
> Peter Oesch, Golfclub Restaurant
Heidental, 4655 Stüsslingen
> Massimo Suter, Ristorante al PortoMorcote, Riva da l’Elvezia 1, 6922
Morcote.
Elezione Presidente:
> Enrique Marlés, Marmir Hotel AG c/o
Mittenza, Hauptstrasse 4, 4132 Muttenz
> Casimir Platzer, Belle Epoque Hotel
Victoria, Äussere Dorfstrasse 2, 3718
Kandersteg
Eventuale elezione di un membro del
Consiglio:
> René-François Maeder, Waldhotel
Doldenhorn e Landgasthof Ruedihus,
Carta Turistica Quest’anno la
“Ticino Discovery
Card” propone una
variante per chi
intende girare
il nostro Cantone
in automobile
ALESSANDRO PESCE
Sasso San Gottardo di Airolo,
l’Evolution Center di Taverne (palestra di arrampicata), lo Zoo al
Maglio di Magliaso e il Museo Regionale delle Centovalli a Intragna. Grazie al nuovo modello di
carta con e senza trasporto pubblico, all’ampliamento dell’offerta,
alle interessanti modalità d’uso e
al costo davvero allettante della
carta, i promotori - tra i quali GastroTicino - si attendono un ulteriore successo dell’iniziativa e
stanno vagliando alcune varianti di
modello di prodotto per soddisfare
sempre meglio le aspettative dei
clienti.
In Ticino la Discovery Card si può
acquistare alle stazioni Ffs più importanti, in tutti gli Enti Turistici
locali, i datori d’alloggio e alcuni
prestatori di servizio.
I risultati di questi primi due mesi
da inizio stagione sono incoraggianti e in linea con le aspettative;
si attende ora l’inizio dell’estate
per trarre un bilancio più dettagliato e con la speranza di implementare le vendite e gli utilizzi di questo prodotto veramente attrattivo.
La Ticino Discovery Card quest’anno sarà valida fino al 2 novembre 2014. Informazioni sul sito cartaturisticaticino.ch.
ricca di novità
Un regalo intelligente per scoprire
gli angoli più suggestivi del nostro
Cantone, ma anche un’occasione
unica per le famiglie di sentirsi in
vacanza anche in Ticino e un’opportunità per le scolaresche di scegliere valli, colline e città per gite
didattiche. Il tutto utilizzando i trasporti pubblici su terra e lago, ma
anche potendo usufruire di prezzi
interessanti per numerose offerte
ricreative come lidi, piscine, musei
e impianti di risalita. Parliamo della “Ticino Discovery Card” che
nella terza stagione si presenta con
importanti novità; nell’ottica di rispondere sempre meglio alle
aspettative dell’utenza, da
quest’anno propone, oltre all’apprezzato format “tutto compreso”, anche una variante senza il trasporto pubblico al prezzo di soli 69 franchi, invece che
87. Una novità che mira a soddisfare gli utenti locali e i turisti
che prediligono gli spostamenti
in auto.
Con la Carta Turistica si può,
quindi, girare tutto il Ticino per 3
giorni a scelta su 7 giorni consecutivi; ma in aggiunta ogni prestatore
di servizio potrà essere visitato
una volta al
giorno e dunque più volte nel corso dei 3 giorni scelti. Rimangono
valide le facilitazioni per i possessori dell’Abbonamento Generale,
Si può girare
tutto il Ticino
per 3 giorni
a scelta su 7
giorni
consecutivi
metà prezzo Ffs e le riduzioni per i
giovani. Anche l’offerta si è arricchita di ulteriori attrazioni; quest’anno sono ben 62 i prestatori di
servizio, che variano dal trasporto
pubblico all’offerta turistica, trasporto turistico, le due navigazioni, piscine e lidi, musei e molto altro ancora. Per il 2014 si contano,
inoltre, 4 nuovi partner: il Museo
Assemblea federale dei delegati a Flims
11. Campagna referendaria “Basta con
l’Iva discriminatoria per la ristorazione!” (H. Jaisli)
12. Onorificenze (K. Künzli)
13. Varie (K. Künzli)
ASSEMBLEA DEI DELEGATI PUBBLICA
dalle 11.45 alle 13.30
Ordine del giorno (Relatori)
1. Discorso di apertura (K. Künzli)
2. Saluto da Flims (A. Steiger)
3. Onorificenze (K. Künzli)
4. Relazione (CN H. Brand)
5. Discorso conclusivo (K. Künzli)
tradizione
fiducia innovazione
amalgamare
fedeltà
gusto
futuro
TEAM
tentenze
apertura
Losone NORANCOConsiglio
soddisfazione
territorio
cordialità
squadra rete
GASTRONOMIA
accoglienza
convenienza
%
GOURMET
novità
controllo
rispetto
esperienza
%
ESPOSIZIONE
sicurezzamobilità
per
CULTURA
mixare
PARTNER
qualità
cortesia
tecnologia promozioni
fornitura a domicilio
RISPARMIO
PROFESSIONISTI
#promo
flessibilità
Ordine del giorno (relatori)
1. Discorso di apertura (K. Künzli)
2. Saluto del Canton Grigioni (A. Giger)
3. Elezione degli scrutatori (K. Künzli)
4. Verbale dell’AD del 14 maggio 2013
a Walzenhausen (K. Künzli)
5. Discussione e approvazione del rapporto annuale 2013 (H. Jaisli)
6. Discussione e approvazione del conto
annuale 2013 (T. Zbinden)
Rapporto della commissione della
gestione e discarico (R. Ulmann)
8. Elezioni (K. Künzli)
8.1 Elezione Presidente
8.2 Eventuale elezione di un membro del
Consiglio
8.3 Elezioni dei revisori
9. Determinazione della quota annuale
2015 (T. Zbinden)
10. Mozioni (K. Künzli)
10.1 Mozioni del Consiglio / della Conferenza dei presidenti
10.2 Mozioni delle associazioni cantonali
professionalità
lungo termineTICINESE
Professionisti della Gastronomia
noranco - Losone
assortimento
impegno
Per dare risalto alle notizie dei soci e a quelle che
possono incuriosire clienti e lettori, ecco un nuovo
sistema di comunicazione. Scaricando con un qualsiasi smartphone un’applicazione per la lettura dei QR-code e
facendo la scansione del QR-code che vedete in questo articolo,
sarete indirizzati sul sito di GastroTicino. Troverete il simbolo
del QR-code e potrete cliccare
sulla notizia per leggere questa settimana:
> gli interventi durante la cerimonia di consegna dei
Diplomi cantonali di esercente
> consegna di 31 certificati di perfezionamento
professionale Futour.net
Al “Mondial du Merlot” di Sierre
piovono ori sui vini del Ticino
Ancora grandi riconoscimenti ai vini ticinesi, alla
7a edizione del Mondial du Merlot & Assemblages,
organizzato per la quarta volta dall’Associazione
Vinea; grande il successo, grazie a 430 vini in gara,
un terzo in più rispetto al 2013. Ciò dimostra la crescente consapevolezza tra le aziende vitivinicole
che questo concorso offre grande visibilità ai produttori. La giuria ha assegnato la gran medaglia
d’oro all’Azienda Agricola Mazut Da Rive per il
Masùt Da Rive, Doc Isonzo del Friuli 2009.
In complesso sono state 32 le medaglie d’oro; la
Svizzera ne ha vinte 20, delle quali 9 per il Ticino,
6 per Vaud e 5 per il Vallese, mentre 12 ori vanno a
vini stranieri (Francia, Italia, Slovacchia, Cile, Slovenia).
Diversi i premi speciali: il miglior Merlot in purezza torna a casa Hammel (Vd), mentre il Gran Maestro Merlot - vino migliore delle 3 annate consecutive - è stato
vinto dalla cantina
ticinese Kropp
von der Crone
Visini per il
Balin
2011
2010 2009, Igt
della Svizzera
Italiana. Per la
nuova categoria “Rosés et blancs de noirs” il premio speciale è
andato alla Cantina Castello di Morcote. Le aziende ticinesi medagliate con l’oro sono le seguenti. Agriloro SA: Merlot Riserva La Prella, Ticino Doc 2011; Cantina Monti S.a.g.l.: Monti - Il
Canto della Terra, Ticino Doc 2011; Cantine di
Morcote: Stregato Ticino Doc 2012; Vini Rovio
Ronco SA: Merlot Riserva Rovio, Ticino Doc
2010; Brivio Vini SA: Gran Rosé, Ticino Doc Rosato di Merlot 2013; Cagi Cantina Giubiasco:
100’anni di Merlot, Ticino Doc Bianco di Merlot
2012; Matasci Fratelli SA: Cherubino Bianco di
Merlot, Ticino Doc 2013; Tenuta Castello di Morcote SA: Castello di Morcote Bianco, Ticino Doc
2012; Agriloro SA: Sottobosco, Ticino Doc 2011.
SCEF 045
piacere
Waldhaus Flims, Via dil Parc dalle - dalle 8.30
alle 11.00 (apertura porte alle 7.30)
7.
&
GastroNews
QR-Code
presenta:
dinamismo
ASSEMBLEA DEI DELEGATI INTERNA
Settimana dopo settimana
l’analisi di tutti i temi, gli studi,
gli argomenti, i problemi
e le norme dell’offerta
di ristoranti e alberghi.
Una pagina indispensabile
per gli operatori del settore
www.ipppergros.ch
Si avvicina la fine del calendario dei corsi professionali di GastroTicino. Il nuovo opuscolo arriverà
nelle case ad agosto. Chi avesse richieste formative particolari, è pregato di contattare Valentina de
Sena a GastroTicino (091 961 83 11).
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GASTROTICINO -Via Gemmo 11 - 6900 Lugano
Tel. 091 961 83 11 - Fax 091 961 83 25
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INFORMAZIONI TELEFONICHE
Foto Garbani - Caseificio Agroval Airolo
Pagina a cura di
GastroSuisse
e GastroTicino
mormeaggio
a
n
U di for
re
in otlotranti
50 ris
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
41
tra
virgolette
COUPEZ! DI PATRICK CHAPPATTE
Edito da Le Temps il libro di
Chappate che raccoglie tutte le
vignette sul rapporto Svizzera,
Europa e stranieri dal 1992
IL FOSSATO CITTÀ-CAMPAGNA
“Siamo già in troppi” strilla
il montanaro isolato in vetta
impugnando l’esplicito cartello
“Fuori gli stranieri!”
Il libro
LA POLITICA D’ASILO
Le politiche nazionali di accoglienza
riassunte dalla porta girevole
rossocrociata che non dà alcun accesso
reale al Paese
Europa e stranieri,
le paure nazionali
riviste dalla satira
PROGRAMMA ERASMUS SOSPESO
Il voto del 9 febbraio blocca lo scambio di
studenti del progetto Erasmus. “Era uno
straniero” dice la guardia di confine, “È
pure un intellettuale” replica Blocher
La svizzeritudine disegnata da Chappatte
EZIO ROCCHI BALBI
L’
IL FRANCO FORTE
La super valutazione del franco rispetto
alle altre valute mette in difficoltà l’export.
La Banca nazionale svizzera decide di
intervenire imponendo un cambio fisso
NATURALIZZAZIONE AGEVOLATA
Dopo il no alle naturalizzazioni facilitate nel
settembre 2004. “Voglio essere svizzero
perché non amo gli stranieri”. “Accordato!
dice l’onorevole dell’ Udc
Europa di oggi tra crisi della moneta, della finanza, delle
istituzioni, non ha più l’allure che aveva nei primi anni
Novanta. Ma se si ripercorre l’ultimo quarto di secolo la
sensazione è quella di essere vissuti in uno stato d’allarme permanente, con la Svizzera da un lato e l’intero continente, e tutto quanto può essere definito “straniero”, dall’altro. A rinfrescare la memoria del Paese ci ha pensato il disegnatore Patrick
Chappatte, che per Le Temps ha pubblicato “Coupez!”, un riassunto a
vignette della recente storia elvetica, un po’ blocheriana, dal “no” alla
Ue del 6 dicembre 1992 fino al recente voto anti-immigrazione del 9
febbrario scorso. Una cronistoria scandita da paure ripetute e ribadite: l’Europa ci assedia, i frontalieri sono tra noi, gli stranieri riempiono i nostri treni.
In questa ricostruzione retrospettiva il leader udc Christoph Blocher, che pure è il personaggio principale, appare raramente. Eppure
è lui che, ai primi anni ‘90, quando il Consiglio federale aveva già depositato una domanda d’adesione a Bruxelles, si mette di traverso.
“Aveva deciso di salvare la Svizzera - ricorda Patrick Chappatte, primo disegnatore non americano ad ottenere, nel 2012, l’americanissi-
I RIFUGIATI KOSOVARI
Nell’ottobre del 1998 i rifugiati kosovari
vengono accolti da una certa ostilità.
“Sembra un po’ di essere a casa” dice la
coppia notando i cartelli anti albanesi
“Christoph Blocher aveva deciso di salvare il Paese,
così il Gugliemo Tell in limousine da miliardario raccontò
alla popolazione una bella favola alpestre di sovranità”
mo Thomas Nast Award per la satira disegnata -. Questo Gugliemo
Tell in limousine da miliardario racconta agli svizzeri una bella favola
alpestre di sovranità. La storia di un paradiso ultra-liberale esentato
dai drammi del mondo, che s’è costruito a forza di olio di gomito, soprattutto olio di gomito straniero, solo contro tutti e soprattutto contro gli stranieri. Alla lunga, questo piccolo Paese ha finito per credere
alla favoletta”. La matita corrosiva di Chappatte, oggettivamente, non
risparmia stilettate all’Europa stessa, a non pochi Paesi membri dalla
vicina Francia alla Grecia, al bunga-bunga di Berlusconi salendo su
su fino all’Onu, a Fukushima e al nucleare, alla Primavera araba. Inevitabilmente, però, sono fatti e fattacci nazionali a fornirgli fonti
d’ispirazione illimitate. Da Schengen ai minareti, dai rapporti con i
familiari di Gheddafi a quelli tra i colossi bancari elvetici e la giustizia
americana, dai richiedenti asilo alla politica della Banca nazionale
sul franco forte. Quello che è evidente, però, è che Chappatte non
sembra essere particolarmente preoccupato di apparire come un tifoso dell’Europa a 28, ne di essere un paladino di qualsiasi forma
d’immigrazione all’insegna di “straniero è bello”. L’artista ginevrino,
piuttosto, mette alla berlina la mentalità di chi chiude la discussione
a priori, di chi veramente e senza alcun comprovato motivo crede veramente di vivere nel migliore dei mondi possibili e ha paura che
questo paradiso in terra possa essergli scippato da un momento all’altro. E chi mai potrebbe rendersi artefice di tanta nefandezza? Gli
stranieri, naturalmente.
[email protected]
Q@EzioRocchiBalbi
I NOMI DEI CLIENTI STRANIERI
Liste di clienti stranieri di banche elvetiche
finiscono nelle mani di Francia e Germania
nel 2010. “Rubare l’elenco dei miei clienti
è immorale!” dice un’equivoca Svizzera
L’opinione/1 Il parere di Corrado Mordasini
L’opinione/2 Il giudizio di Armando Boneff
“Tutti convinti di vivere
in un’isoletta fortunata”
“A Ginevra ci mangiano
con l’internazionalità”
A
CORRADO
MORDASINI
Illustratore
e vignettista
de Il Diavolo
parte il fatto che Chappatte è un
grande, è imparagonabile la cultura
della satira che hanno i romandi rispetto agli svizzeri tedeschi e a noi ticinesi”.
Corrado Mordasini, noto vignettista de Il
Diavolo, che pure non ha lesinato tavole
pungenti contro l’esterofilia, cerca di spiegare perchè il Ticino è più noto per i disegni
tipo “bala i ratt”. “Premesso che la scuola
francese è più agguerrita, più critica, in grado di esprimersi con un senso della rottura,
non dimentichiamo che il nostro cantone
ha un piccolissimo bacino d’utenza - afferma -. E diciamo anche che due su tre vignettisti al lavoro non sono propriamente
di sinistra... Poi, onestamente, per i ticinesi
il tema Europa non è molto sentito, giusto
qualche rigurgito negli ultimi tempi per la
ridiscussione dei Bilaterali, ma nulla di più.
Purtroppo sui temi europei c’è una certa
indifferenza; tutti convinti di vivere ancora
su un’isoletta felice e fortunata”.
F
Novità
Nov
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ARMANDO
BONEFF
Deputato ppd
e vignettista
del Giornale
del popolo
orse noi guardiamo più all’orto di casa,
ai problemi nostri, ma senza discutere
la bravura di Chappatte non credo che
i vignettisti romandi siano più critici di noi
sulla politica federale”. Armando Boneff, deputato Ppd e vignettista satirico del Giornale
del popolo non ci sta a essere considerato
meno ispirato da temi come l’immigrazione, gli stranieri, l’Europa. “Di vignette ad
hoc ne ho fatte diverse anch’io - dice -. Certo, la maggioranza è più d’interesse locale,
ma visto che non ho scoperto la pennicillina
il mio lavoro deve soddisfare l’utenza che
ho. Eppure posso considerarmi un ‘europeista’, anche se solo idealmente perché come
viene gestita l’Ue mi lascia in un conflitto
perenne. Ma non dimentichiamo che a Ginevra ci sono molte sedi istituzionali internazionali, e lì ci mangiano con l’internazionalità. Certo, almeno loro non hanno partiti
che infilano un po’ di leghismo dappertutto
per non perdere voticini...”.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
42
tra
l’incontro
virgolette
Chi sono
Ti-Press
Fondatori della
Compagnia comica
dialettale di Mendrisio
e del Teatro dialettale
e Arti visive. Il 71enne
Rodolfo e la moglie,
69 anni, sono i “genitori”
della Palmira
“La nostra marcia in più è il dialetto”
Q
uest’inverno del 2014 resterà memorabile
per la Palmira e quelli che con lei hanno calcato le scene del battesimo cinematografico
con “Ul film”. Che colpo ritrovarsi di punto in
bianco campioni d’incasso ai botteghini delle sale ticinesi, per settimane, davanti a mostri sacri dello
schermo, gente da Oscar! E non già l’eccezione pur grandiosa di una sera, ma un abbonamento al primato. Duecentomila persone accorse e appagate. Rodolfo Bernasconi, geniale primattore nei panni della scatenata Palmira, vede in questo plebiscito di pubblico il miglior premio alla carriera, “una medaglia che sa di stima e di affetto per tutta la Compagnia comica dialettale”.
Adesso c’è grande attesa per l’accoglienza che “la
Palmira - Ul film” avrà in Italia, arrivato sugli schermi l’8
maggio con la Medusa. Lo Special One di via Dunant a
Mendrisio è elettrizzato dall’approssimarsi della data:
“Hanno sottotitolato in italiano, per gli spettatori che
non hanno familiarità con il nostro dialetto. Non lo so
come funzionerà, ma vivo con emozione questi giorni.
A tirarci la volata sono i Legnanesi, che a loro volta gireranno un film in Svizzera con Alberto Meroni, su testo
scritto da nostro figlio Diego. Simpaticamente i Legnanesi invitano il pubblico italiano a seguire la loro cugina
svizzera Palmira”.
Siccome anche nello spettacolo l’appetito vien
mangiando, la Palmira avrà un seguito. Ci sarà infatti
“La Palmira - Ul du”, titolo per ora provvisorio, ma copione già pronto: in ottobre dovrebbe esserci il “ciack si
gira”, per poi arrivare nelle sale l’anno prossimo. E giu-
Rodolfo
&
Gianna
sto per tenere caldo il ferro, nel prossimo settembre
uscirà un doppio dvd, uno con le imprese della Palmira,
viste sugli schermi (accompagnerà i ticinesi nella notte
di San Silvestro 2014 alla Tsi), l’altro che riproporrà una
vecchia commedia in nuovo look, molto probabilmente
“La burghesia di puaritt”. Insomma, una cavalcata da favola. E tutto è avvenuto assecondando solo l’istinto e la
passione.
Correva l’anno 1972 e sembra una vita fa. Le donne
avevano appena cominciato a votare. Nasceva la Compagnia comica dialettale di Mendrisio, un timido coniglio uscito dal cappello del “mago” Rodolfo, inseparabilmente assistito dalla moglie Gianna. Insieme formano la
coppia reale dello spettacolo da 42 anni. La prima stella
ad accendersi nel vasto firmamento di successi si chiama “La dona... che disperaziun”, commedia scritta dalla
premiata coppia per il varo della Compagnia. Sarà la prima di una lunga filiera. Rodolfo risale alle origini: “C’erano testi spompati e la gente disertava il teatro. Decidemmo di attraversare il Rubicone e di cimentarci con il dialetto, scrivendo noi stessi i testi. Abbiamo aperto una
strada. Non solo: nel menù inserimmo anche un’orchestra di una quindicina di elementi, capitanata da Antonio Rezzonico. Fu Gianna ad avere l’idea di farmi vestire
i panni della Palmira. Facevo contemporaneamente due
personaggi, il fidanzato e la protagonista. Coinvolgemmo anche un bel gruppo di bambini. Risultato: pienone
nel Teatro S. Maria, che era poi quello dell’oratorio”.
La mossa vincente fu quella di cucire una parte su
misura ad ogni personaggio. Merito di Gianna, che ricorda: “Ingaggiammo attori e attrici nel nostro giro di amici
e non fu un’operazione facile. I primi furono Germano
Ti-Press
GIUSEPPE ZOIS
Bernasconi
Porta e Gianfranco Silini. Si trattò poi di dare un’identità
spiccata a ciascuno, puntando sulla caratterizzazione,
per valorizzare al massimo le doti personali, la parlata, le
movenze, la mimica. Ecco allora la Firmina, la Miglieta,
ul Geni, don Severo. Mio padre, appunto don Severo, faceva così bene il prete che alcune persone per strada gli
chiedevano persino di confessarsi. Ogni volta un tema,
spaziando nell’attualità, nel costume, pescando anche
tra questioni scottanti come la convivenza, l’aborto, i fermenti nella scuola, virtù e vizi di moda, in poche parole
l’attualità condita da ironia e satira. Su una cosa non abbiamo mai derogato: lo scadimento nelle battute grevi,
nella volgarità. Noi volevamo e vogliamo far ridere ma in
una maniera sana, scanzonata, senza parolacce. Lo spettatore si vedeva in larga parte trasfigurato sul palcoscenico. La gente si riconosceva interpretata, vedeva affrescata la quotidianità. È stata questa la nostra marcia in più.
In media, un lavoro ogni due anni”. Che è anche un modo
per valorizzare bene ogni nuova uscita, sottolineata da
repliche su repliche. In media, 26-27, traducibili in oltre
quindicimila spettatori.
Gianna elenca i titoli dei suoi lavori come fossero nomi di figli. Del resto si è sempre trattato di un cammino
matrimoniale: “Scherz da prevat”; “L’unurevul in pedagn”; “Sem num i sciuri”; “Ma ruscnia la cuscenza”;
“Tal chi l’om... ecce homo”; “I fularmi dala Palmira”,
“Un’ugiadèla dal pugioo”; “La burghesia di puaritt”; “Toca fer”. In totale 14 lavori, 11 con la mano di Gianna, 3 con
il subingresso del figlio Diego, che ha preso il testimone
nella staffetta casalinga.
Il successo è un fiume in piena che travolge ogni argine, tanto che già nel 1979 si rende necessario un primo
trasloco al Corallo di Novazzano, poi ce ne sarà un altro
al San Rocco di Stabio. Di più: i Magnifici del Magnifico
Borgo conquistano anche l’esigente pubblico di Lugano.
Pienoni in serie al Palacongressi per ogni “pièce”. Il 1996
è un anno da albo d’oro, con “Trii dì d’infernu”, commedia giallo-rosa replicata per ben 38 volte, con sbarco oltreconfine, al Sociale di Como. “Fummo i primi del Ticino - continua Rodolfo - ad esprimerci su questo prestigioso palco. Era il prologo per un trionfale ritorno in...
patria, stavolta al Teatro Admiral, area Fox Town, con il
nuovo spettacolo tagliato su misura”. Titolo: “I quaiott”
sull’arrivo del Duemila, con maghi, cartomanti, la fine
del mondo e simili. Sono cambiati tempi e soggetti, resta
puntuale la ressa ad ogni recita.
A chiudere in bellezza il 2000 arriva la Distinzione
comunale di Mendrisio, attribuita “per l’impegno profuso nel sostegno della cultura, promuovendo in parallelo
la salvaguardia delle radici locali”. C’è anche un’altra ragione non trascurabile che qualifica la Compagnia: la solidarietà. Tolte le spese per la messa in scena, quindi i costi vivi, tutto il resto - ed è più di mezzo milione di franchi
- è stato dato a un centinaio di enti, associazioni e persone bisognose, dal Ticino a realtà lontanissime, dove sono
impegnati ticinesi, per esempio in Cambogia, a fianco
dello scultore Enrico Sala di Salorino, con il quale si sono
costruiti un asilo, una scuola e un ospedale. Un altro sogno che il premiato tandem Gianna&Rodolfo coronano
è la messinscena sotto un tendone da circo per una “pièce” non casuale, l’avventura di “Palmira mon amour”,
con la protagonista ormai anagraficamente stagionata
che s’innamora del direttore del circo. Sembrerebbe il
botto finale. Con quei due, però, mai dire mai. A dieci anni dal capolinea della Compagnia comica, ecco nascere
la Compagnia Teatro dialettale e Arti visive. Chi ha detto
che non c’è l’Araba Fenice? Alberto Meroni da tempo faceva pressing per girare un film con la Palmira. Detto fatto. Gianna e Rodolfo cedono alle insistenze. Lo fanno anche, spiega lei, “perché il ricordo della nostra attività non
vada perso nel tempo, ma diventi memoria”.
IL CAFFÈ
1. giugno 2014
43
leopinioni
Ho appuntamento con il direttore
Nick Balestra alla Beyounic di Muralto.
Salgo una viuzza a fondo cieco alla ricerca di un palazzo moderno che ospita gli uffici dell’azienda. Trovo una casa
con tre entrate. Nessuna indicazione
sulla Beyounic. Suono a tutte e tre. Mi
apre un giovane in pantofole. Sono certo di avere sbagliato indirizzo e mi scuso. “Sono io quello che cerca - mi dice
il giovane con aria simpatica -. Non si
scandalizzi, ma noi non abbiamo un
ufficio. Lavoriamo quando e dove siamo più produttivi. Basta ci sia il collegamento con internet, grazie al quale
raggiungiamo i nostri clienti sparsi nel
mondo”.
Salgo in un moderno appartamento
ricavato da una casa d’inizio Novecento e arredato con gusto. In una stanza
troneggia un grande computer. Mi accomodo in sala, come fossi un amico.
“Vede,questo modo di lavorare ci per-
FUORI
DAL
CORO
GIÒ
REZZONICO
mette di collaborare con giovani talentuosi ovunque si trovino - mi spiega di
nuovo il giovane sorridente –. In Ticino
siamo in tre. Un collaboratore abita invece nella regione del Lago di Como e
un altro in Serbia. Ci incontriamo fisi-
camente una volta all’anno, ma ci vediamo spesso in videoconferenza”.
Nick Balestra e i suoi colleghi producono un programma, o forse meglio
una App, per gestire tutto quanto ha a
che fare con gli eventi, utilizzato da tecnici che creano siti web. “Nel mondo
viene organizzata una miriade di eventi
– spiega Nick – , alcuni grandi, altri piccoli e di ogni genere da parte di associazioni, scuole, confraternite eccetera.
Noi ci rivolgiamo a queste ultime: con
un abbonamento annuo che oscilla tra
i 30 e i 300 dollari, risolviamo i loro
problemi organizzativi”. Il software è distribuito in 111 Paesi e tradotto in 38
lingue. Negli ultimi due anni è stato
utilizzato per organizzare un milione di
eventi ed ha raddoppiato ogni anno la
cifra d’affari aziendale. L’attività della
Beyounic è stata sostenuta da BancaStato, “che ci ha concesso una linea di
credito nel 2009, quando abbiamo costituito la società anonima – spiega
Nick Balestra –. In seguito, proprio
mentre cercavamo capitali fuori dal Ticino, e li avevamo quasi trovati, abbiamo ricevuto il sostegno di Agire”, la fon-
RENATO
MARTINONI
LIDO CONTEMORI
La notte della ragione
sembra non finire mai
Il fascismo a 5 stelle
dei processi sulla rete
Il movimento “sòscial” dei “5 Stelle” ha fame e sete di giustizia e di verità: così ha detto un suo rappresentante subito
dopo l’esito poco esaltante delle elezioni europee. Buon segno,
perché la verità, ammesso che esista, e la giustizia, quando
serve ad arginare e a punire le malefatte, sono valori da tenere
ben saldi. Peccato che qualche giorno prima il capopopolo dei
grillini, il Grillo urlante, aveva sbraitato dal palco: dopo le elezioni, e dopo la nostra schiacciante vittoria, faremo dei processi popolari in rete a politici, manager e giornalisti. Ohibò, l’ennesima sparata non può passare sotto silenzio. Va bene denunciare pubblicamente i politici corrotti, i manager ladri e i
giornalisti mascalzoni. Ma da lì a portare i tribunali fuori dai
tribunali, lontano dalla Giustizia con la g maiuscola, che sola
ha il compito di vegliare perché le leggi vengano rispettate e
perché chi le infrange sia debitamente punito, ce ne corre.
Nessuno su questo mondo ha il diritto di farsi giustizia da
sé: non nel nome dell’onore perduto e neanche in quello di
presunti valori, come l’onestà, che tutti quanti sbandierano e
che pochi in realtà rispettano veramente. Si diceva saggiamente al tempo dell’Illuminismo: la società è una confederazione
di egoisti che solo l’interesse tiene uniti. È perciò ozioso pretendere, come fanno i 5 Stelle, di poter essere i sacerdoti del
sacro tempio dell’Onestà. Che dire poi dell’idea di procurarsi
la giustizia da sé? Non importa se a farlo è un gruppo di scalmanati, è successo tante volte nella storia dell’umanità, o, capita oggi, è il “popolo” dei navigatori che cinguettano. Ma ce li
immaginiamo i processi pubblici sul web a politici, manager e
giornalisti? D’accordo, la rete “sòscial” è un luogo di libertà,
specie laddove la democrazia non esiste. D’accordo, la democrazia online è utile, ammesso però che venga garantita: il che,
in certi casi, è tutto ancora da dimostrare. Aggiungiamo poi
che il “sòscial” permette anche agli impavidi, che spesso scagliano le loro pietre restando nell’anonimato, di infierire con
durezza senza mai prendersi la responsabilità di quello che dicono.
Insomma, dietro una falsa parvenza di democrazia diffusa,
dove a vincere non è chi ha ragione ma chi la spara più grossa,
non c’è la giustizia ma la prevaricazione. Con i processi pubblici in rete sbandierati dal Movimento (ma chi farà l’avvocato
difensore?) siamo al populismo 5 Stelle. Siamo al linciaggio in
rete. Siamo al fascismo “sòscial”. Altro che “fame e sete di giustizia e di verità”!
Caro Diario,
nell’infermeria del carcere di Khartoum in Sudan, dove
vive con il primogenito di 20 mesi, Meriam Ibrhaim, 27 anni,
ha dato alla luce una bambina, chiamata Maya. Che nascita
triste! La mamma, condannata a morte per rifiuto dell’Islam,
spera nel rifacimento del processo. Forse si salverà grazie ad
Amnesty e al pressing globale. Che nulla hanno potuto, purtroppo, per strappare alla lapidazione una donna di 25 anni,
colpevole di essersi scelta l’uomo che amava. È avvenuto a
Lahore in Pakistan. Farzana Parveen, incinta di tre mesi, ha
trasgredito la “legge” di famiglia. Tra quanti l’hanno colpita a
morte, con mattoni, anche il padre e un fratello. La cronaca si
ripete e i giornalisti rischiano di essere monotoni, d’accordo,
ma non siamo noi che “fabbrichiamo” i fatti.
TERRIBILI STORIE con i Caini più abominevoli, invasati
di fanatismo, coperti da impunità. Dovrebbe essere sacrosanto il diritto alla vita, che nessun Parlamento, nessuna autorità, nessun uomo può toccare, tanto meno in nome di Dio
(qui, anzi, di fronte a chi uccide per religione, il nome di Dio
va in frantumi). Giovanni Testori, esprimendosi su chi in
qualsiasi modo attenti all’esistenza di un uomo, disse che “è
la vita l’unica vera terribile giudicante, sempre“.
IL PRIMATO di ogni essere umano deve essere il fine e la
misura di tutte le leggi. L’azione politica e l’organizzazione
della società sono attività nobilissime: ma solo in vista e nella
misura in cui offrono ai cittadini di realizzare la propria vita
come bene, nella libertà, nel rispetto, in un clima di tollerante convivenza. Dentro ubriacature teocratiche si continua invece a voler imporre tradizioni ancestrali, con sottomissione
indiscutibile a certi riti e a orrendi soprusi e delitti. Padri e
madri che spadroneggiano sui figli con licenza di vita e di
morte sui loro modi di vivere.
SI TRATTA DI SCEGLIERE i valori che fanno da fondamento a una civile società moderna. Alcuni non comprenderanno mai perché da noi è severamente condannato ciò che
alle estreme periferie della civiltà, nella notte del progresso, è
addirittura ritenuto e imposto come un bene. Qui sta la grande sfida della comunicazione, l’unica in grado di agire sulle
masse; qui sta il compito formativo di educazione, di trasmissione, di liberazione delle menti nell’incontro dei popoli, nell’accoglienza degli immigrati. Solo una dinamica esperienza
intellettuale, sociale, estetica e spirituale può rinnovarci.
Nel crocevia luganese
l’arte del primo ‘900
UNA
DOMENICA
IN
MOSTRA
CLAUDIO
GUARDA
ilcaffè
Settimanale di attualità, politica, sport e cultura
musicisti di varie regioni europee vennero a vivere nella nostra regione) proponendo mostre e attività che evidenziano tali punti di contatto o di scambio sovraregionale.
Quanto ad Arp e Licini, simili e diversi ad un tempo, in realtà non si conoscevano personalmente, vivevano in
regioni lontane (l’uno sperduto tra le
colline marchigiane, l’altro nel cuore
urbanizzato del centro Europa), non
hanno mai neppure avuto scambi epistolari, provenivano per di più da strade e formazioni culturalmente assai diverse, eppure la rassegna ben evidenzia quante e quali consonanze, pur nelle rispettive peculiarità e differenze, ca-
Direttore responsabile Lillo Alaimo
Libero D’Agostino
Caposervizio grafico Ricky Petrozzi
dazione cantonale che aiuta le start up
di giovani e intraprendenti imprenditori. La Beyounic è oggi una delle tante
realtà che operano in Ticino sconosciute dai più, ma che costituiscono una
sorta di Paese parallelo frutto della globalizzazione.
Nick è un ragazzo estroverso ed irrequieto, che ha studiato alla facoltà di
Scienze della comunicazione all’Università della Svizzera italiana, dove ha
seguito moltissimi corsi senza mai dare
gli esami finali. Preoccupato di trovare
sbocchi pratici agli insegnamenti teorici, nel 2003, mentre all’università di
Harvard nasceva Facebook, lui creava
“1000usi”, una versione luganese del
socialnetwork, al quale in pochi giorni
si sono iscritti il 90% degli studenti
dell’ateneo. La sua iniziativa prevedeva
anche l’organizzazione di feste studentesche. È da questa esperienza che è
nata l’idea su cui si fonda Beyounic.
FOGLI
IN
LIBERTÀ
COLPI
DI
TESTA
GIUSEPPE
ZOIS
Vicedirettore
virgolette
Il Ticino sconosciuto e parallelo
che vive nella globalizzazione
IL
DIARIO
Proseguendo sulla linea espositiva
inaugurata nel 2013 con il confronto
Klee-Melotti, il Museo d’Arte di Lugano
mette in scena un nuovo dialogo visivo
fra due importanti artisti del XX secolo:
lo scultore alsaziano - svizzero di adozione - Jean Arp (Strasburgo 1886-Basilea 1966) e il pittore italiano Osvaldo
Licini (Monte Vidon Corrado, Fermo,
1894-1958), tra i protagonisti dell’arte
del primo Novecento. L’intento, che già
rende operativa quella che sarà la filosofia espositiva del Lac, è di conferire
alla Città di Lugano (e al Ticino in genere) quel ruolo di ideale crocevia tra
Nord e Sud Europa (che non ebbe in
passato quando artisti, letterati, poeti e
tra
ratterizzino le loro opere. In realtà un
punto iniziale comune ai due fu la Parigi di inizio secolo dove entrambi soggiornarono, ma in anni disparati, frequentando i gruppi artistici e dibattendo sul moderno.
Presumibilmente Arp non ha mai
conosciuto l’arte di Licini, non altrettanto si può dire di Licini per Arp. Come scrive Gualdoni, tra i due ci sono
solo otto anni di differenza ma lo scarto
iniziale “è quello di una generazione.
Licini molto deve ad Arp, direttamente
e, più, indirettamente; Arp ai raggruppamenti che attraversa” o che personalmente contribuisce a creare: dal
Modern Bund a Dada al Surrealismo.
Società editrice
2R Media
Presidente consiglio d’amministrazione Marco Blaser
Direttore editoriale
Giò Rezzonico
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JEAN ARP-OSVALDO LICINI
Museo d’Arte Lugano, Riva Caccia 5
Fino al 20 luglio
Certo è che, per quanto lontano in termini spaziali, Licini si tiene aggiornato
su quel che capita in Europa, tanto da
essere “l’unico artista italiano che abbia preso a pensare europeo in tempi
assai precoci.”
Il confronto tra le opere dei due artisti si articola espositivamente in una
successione di otto capitoli, ma non si
esaurisce in un dialogo a due voci, includendo anche opere di altri artisti
della loro epoca da Rodin, Matisse, Kisling e Modigliani a Klee, Kandinskij,
Albers, Sophie Taeuber-Arp, Magnelli:
a dimostrazione, insomma, di un pensiero artistico e di uno spirito dei tempi
che stava maturando in tutta Europa.
RESPONSABILE MARKETING
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In particolare apparirà chiaro come
Arp e Licini, pur partecipando attivamente al dibattito sull’astrazione degli
anni Venti e Trenta, abbiano sviluppato
linee di ricerca del tutto personali ma
con evidenti tangenze. In Licini è soprattutto la mano che muovendosi liberamente crea l’arabesco il quale si
trasforma di continuo in presenze e figure che si relazionano al cosmo, dando vita a un immaginario fantastico
che recupera perfino il mito. Arp si
muove invece con leggerezza ed ironia
a fare dell’arte un processo analogo a
quello della libera crescita in una natura prolifica e feconda che crea forme
senza alcun fine precostituito.
STAMPA
Ringier Print - Adligenswil AG - Druckzentrum Adligenswil
6043 Adligenswil - Tel. 041 375 11 11 - Fax 041 375 16 55
Tiratura (dati Remp ‘12)
56’545
Lettori (dati Mach ‘12-’13)
106’000
Abbonamento annuo Fr. 59.– (prezzo promozionale)
L’ultima frontiera dei reality show –
sospettiamo anche dei fidanzamenti –
sono le otto puntate in onda dal 13 giugno prossimo su Real Time con il titolo
“Matrimoni al buio”. È l’ultima proposta
del canale italiano – visibile su Sky e sul
digitale terrestre - che già ci ha consentito di curiosare nella rieducazione dei
cani e nell’educazione dei bambini. Ha
svuotato armadi ingombri di cianfrusaglie. Ha incontrato il re del cioccolato e
i collezionisti di buoni sconto, perfino i
diciottenni cresciuti nella rigida comunità amish che finalmente scoprono
l’elettricità, i jeans, i cellulari.
Tornando ai corteggiamenti. In
principio erano gli aperitivi o le cene a
cui una o più amiche invitavano un giovanotto tanto simpatico, Con l’intenzione neanche tanto nascosta di rifilartelo.
Purtroppo l’incolpevole era quasi sempre innamorato cotto di una delle ami-
Il rito tv delle nozze al buio
per coppie più che disperate
CITOFONARE
MANCUSO
MARIAROSA
MANCUSO
che che combinavano l’incontro. Si presentava per pura cortesia, sperando di
ricavarne un piccolo tornaconto. Tutti si
chiedevano “cosa ci faccio qui?”, cercando di non cascarci una seconda volta.
Poi venne l’epoca degli speed date.
Le donne sedute, gli uomini che ogni
cinque minuti cambiano tavolo e sfruttano il breve intervallo per dare il meglio di sé. Un articolo letto anni fa su un
settimanale francese – in materia di
corteggiamento non è che le cose cambino poi tanto, i manuali più si fingono
aggiornati più riciclano le lezioni della
nonna – consigliava alle ragazze di non
cominciare la conversazione con la frase: “Ho due figli e un’ipoteca sulla casa”.
Purtroppo non esistono settimanali con
analoghi consigli per maschi. Così da
evitare perlomeno il monologo sul proprio hobby, sia esso macchine, moto,
giardinaggio e il peggiore di tutti: la cucina. Per i maschi che sono a dieta o
peggio si improvvisano dietologi, non
c’è pena bastante (tranne forse la fucilazione sul posto).
“Matrimoni al buio” prende perfetti sconosciuti e li porta subito all’altare. Peggio di come accadeva una volta,
quando i matrimoni erano combinati
dalle famiglie e dai sensali,tenendo
conto di interessi non esattamente romantici: la dote, le alleanze, i terreni
che si trovavano a confinare. Due sconosciuti che da un giorno all’altro si
trovano a condividere un letto, sotto
l’occhio attento degli psicologi che osservano i passi falsi e li commentano
per gli spettatori.
I single che partecipano al reality
“Matrimoni al buio” sono all’ultimo
stadio della disperazione, perfino la
pubblicità del programma lo riconosce. Alla fine delle otto puntate, potranno decidere se restare insieme o
divorziare. Non è detto, naturalmente,
che debba finire sempre male. Per secoli e secoli gli uomini e le donne si
sono maritati senza conoscersi.
L’amore arrivava dopo. E forse non
erano più infelici di chi oggi si sposa
per amore e al primo litigio minaccia
il divorzio.
1. giugno 2014
Il Paese nel racconto popolare
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Il romanzo della realtà
Gli eBook del Caffè
La finestra sul cortile
38 / Storie di quotidianità familiare
ANONYMOUS
Ragazza madre svizzero
tedesca. Precisa e
rispettosa di ogni norma.
Trentacinquenne, impiegata
in un’agenzia immobiliare.
Suo figlio Gabriel ha 11anni.
Pensionato, vedovo
e piacione. Ama le
enciclopedie. Sua figlia,
Giulia, divorziata, ha un
bimbo di 6 anni, Nathan.
Non ama gli stranieri.
Illustrazione Guido Rosa per Il Caffé
I fatti
e le persone
narrati in
queste storie
sono di pura
invenzione.
Anche le cose pensate
o sottintese
non hanno
alcun legame
con la realtà.
Ma così non
sempre è per
i luoghi, le
circostanze
e gli episodi
da cui prendono
le mosse
i racconti.
Quarantacinquenne,
divorziata da un medico.
Impiegata in un grande
magazzino. Bella, elegante
e... con molti amanti.
Maestro elementare. Sua
moglie, in casa tutto il
giorno, è una patita di
music pop. S’è ingrassata
a dismisura.
Il figlio Nick ha 6 anni.
Arrivano dalla Croazia.
Fanno tutti e due gli
assistenti di cura. Lei è
disoccupata, oltre che
molto sexi.
ONLINE
La raccolta
dei racconti
caffe.ch/citofoni
Il mare dopo la curva
E
rano anni che il Lüis non andava a fare una
bella vacanza di tre o quattro giorni con
quelli della Terza Età o i pensionati della ditta dove lavorava o con quelli del grande magazzino dove andava a far la spesa. Con loro
in realtà non avrebbe potuto andare, non
c’era ragione, infatti, che si unisse a quel
gruppo, ma conosceva bene il direttore del
Gruppo Anziani... E così qualche volta d’inverno (d’estate mi godo il fiume qui vicino e
il fresco dei boschi) se ne andava al mare, in
Liguria. Gli faceva compagnia quella sua
vecchia amica d’infanzia, un amore segreto
di gioventù. Anche lei rimasta vedova da
tempo. La Sonia Bernasconi.
A sua figlia Giulia non piaceva granché
(ma a lei tanto non piaceva nessuno, non era
una novità), s’era convinta che avesse messo
gli occhi sull’appartamento di proprietà dove il Lüis viveva. Piccolo, vetusto ma..., in
fondo sempre un appartamento era. E di 95
metri quadri. Forse era il più bello della casa
di ringhiera. Il sogno della Giulia, che con il
piccolo Nathan viveva poco distante. In affitto in un condominio, dopo che il marito
l’aveva abbandonata. Letteralmente scappato.
Comunque sia, appartamento o non appartamento, alla Giulia non piaceva proprio
quell’antipatica, opportunista e calcolatrice
di una Sonia (i giudizi sono della Giulia). Ma
al Lüis poco importava, così stanco di ricordare quelle belle gite al mare... Stanco di ricordare...
«Pronto Sonia, ciao. Senti, ho pensato
che potremmo fare un viaggetto in Liguria.
C’è una gita organizzata da quelli del supermercato... ».
Il mare a metà primavera è un luogo di
pace. Il tempo sembra scomparire. E Bordighera - dove con la Sonia e il Gruppo Pensionati era già andato due volte - è un angolo di
paradiso. Ci andavano le inglesi con l’ombrellino e la crocchia. I nobili russi che scappavano dalle rivoluzioni... e poi i pensionati
Fiat, quelli del sindacato di Bellinzona, le colonie organizzate dalla Diocesi di Lugano...
Tre settimane dopo la Sonia e il Lüis erano sul pullman. Alle sei del mattino di un
giovedì avevano lasciato la foschia al confine, ma l’umidità se l’erano portata dietro sin
dopo Milano.
Dietro i loro sedili c’era il Fabrizio, un ottantenne che aveva fatto il magazziniere in
A Sonia brillavano gli occhi.
Come tutte le volte che da
bambina tornava dalla Liguria
quel supermarket per quasi trent’anni. Lui,
al mare col Gruppo Pensionati, ci andava
due volte l’anno. Una in estate e una in inverno. Ma anche lui amava di più andarci nella
mezza stagione. «E sì, Lüis... la fortuna della
Liguria è sempre stata il suo clima. Sarà una
questione di venti. Ti ricordi, partivamo con
zero gradi e ne trovavamo 18?! Eh, oggi non
posso più andarci così spesso. I soldi, la salute...».
Quaranta o cinquant’anni prima, con la
sua famiglia, Sonia in Liguria andava quasi
ogni estate. Il padre era impiegato comunale
e potevano permetterselo.
«Portavamo con noi zia Leila. C’era ancora una sola corsia da Alessandria. Alla vi-
sta del mare la zia era come se si accendesse».
Era proprio così. Gli occhi di zia Leila
erano neri come due olive, li ricordavano
tutti. Una volta un giornale, forse la Stampa
di Torino, l’aveva anche intervistata quella
vecchia zia. Giusto per dire due battute, per
carità, assieme a quelle di altri turisti stranieri: che il turismo non era più quello di
prima, che gli alberghi erano costretti a
chiudere, che...
Zia Leila, in verità, al giornalista aveva
raccontato della bellezza di quel mare. E
della sua mesta allegria di vedova ogni volta
che intravedeva il litorale, oltre le ultime
fronde. E al ritorno in auto - passati dieci
giorni nella pensione “La pineta” che, come
dice il nome, non era proprio con vista mare
- diceva “grazie” sempre nello stesso punto.
“Grazie”. Lo diceva come se lo dicesse al mare. «Sai Lüis, mi viene in mente quell’anno
che sono andata in colonia a Bordighera. C’è
un albero di mandarancio che non ho mai
dimenticato. Ci mettevamo lì sotto e parlavamo per ore».
A Sonia brillavano gli occhi. Come tutte
le volte che da bambina e poi dopo e dopo
ancora, ritornava da quel mare.
Arrivati con il pullman nell’ultima curva,
prima di lasciarsi alle spalle le fronde degli
alberi, la Sonia guardò il mare e guardò il
Lüis. Era come se avesse cinquant’anni di
meno.
«Grazie».
È questo il sogno del mare. In colonia o
col Gruppo Pensionati. La vita oltre l’orizzonte. E senza più tempo. Oltre quei 95 metri d’appartamento di proprietà che la Giulia
non vedeva l’ora di ereditare.