Bureau Veritas in sintesi

Un approccio sistemico alla prevenzione della corruzione:
sinergie con i sistemi di gestione e il risk management
Milano, 26 novembre 2014
Lodovico Jucker – Direttore Tecnico Certificazione Bureau Veritas
Ermelindo Lungaro - Collaboratore Bureau Veritas
1
Agenda
Bureau Veritas in sintesi
Il sistema di gestione anticorruzione
Il Piano Nazionale Anticorruzione
La circolare ANCI sull’adozione dei PTPC
I poteri sanzionatori dell’ANAC
Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione (PTPC)
Una Struttura “Tipo” di PTPC
Metodologia per l’adozione del PTPC ai sensi del PNA
I rischi specifici e le misure di prevenzione adottate
Metodologia per attuazione/monitoraggio/riesame del PTPC
Ciclo di vita secondo un Approccio Sistemico
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Bureau Veritas in sintesi: chi siamo
► Nato nel 1828
IN ITALIA
► Leader a livello globale per i servizi di
► 2 Aree Commerciali e 16 Sedi
verifica di conformità nell’ambito della
Qualità, Salute e Sicurezza, Ambiente e
Responsabilità Sociale (QHSE)
Operative I&F
Area Nord
Area Centro-Sud
► 450 dipendenti
Fatturato pro-forma
3,9 Miliardi di Euro
► oltre 600 tecnici e Valutatori
Più di 1.330 uffici in 140 Paesi
su tutto il territorio nazionale
► Oltre 64.000 dipendenti qualificati
► 8 Business globali che offrono un’ampia
gamma di servizi
Ispezione, Test, Audit, Certificazione,
Classificazione, Risk Management, Assistenza
Tecnica e Formazione
► Oltre 400.000 Clienti nel mondo distribuiti
in ogni settore di mercato
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3
Bureau Veritas in sintesi: cosa facciamo
Standard di riferimento
Deliverables
•Schema Bureau Veritas, Standard
Nazionale o Internazionale, Direttive
Europee, Disciplinare del Cliente, ...
•Classificazione, Certificazione,
Marcatura, Rapporto, ...
Verifica
di Conformità
Beni, Progetti
Prodotti, Attività,
Processi, Sistemi
Completa Indipendenza
rispetto a
Progettazione / Produzione / Trattativa Contrattuale / Assicurazione
Valore Aggiunto
in termini di
Gestione Rischio, Efficienza, Licenza di operare, Nuovi Mercati / Clienti
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Un sistema di gestione «anticorruzione»
► Un sistema di gestione, nel linguaggio internazionale della qualità, è un
complesso di regole, competenze e prassi messe insieme per
raggiungere un risultato. Quando oggi si parla di un Piano Nazionale
Anticorruzione, si parla in effetti di istituire e fare funzionare quel
sistema di gestione diretto a eliminare o limitare, all’interno di
un’organizzazione, di qualunque dimensione, il rischio di corruzione.
► Da solo un sistema di gestione, come d’altro canto la stessa legge dello
Stato, certo non è sufficiente per risolvere il problema della corruzione,
la quale dipende dall’impegno di ciascuno e di tutti per creare una
cultura della legalità.
Ma può contribuire a creare questa cultura, costruendo
una struttura proattiva in cui inquadrare alcune scelte
organizzative.
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La logica di un sistema di gestione
► La logica di costruzione di un sistema anticorruzione ripercorre, come
vedremo, anche nel modello proposto dalla legge italiana, la logica che
da anni ormai si è affermata in ogni organizzazione, grande o piccola,
che aspira a un risultato:
1)
La definizione di una politica
2)
La mappatura dei propri rischi (risk analysis) in ragione del proprio contesto
3)
La creazione di una leadership e la definizione di autorità, reponsabilità ai
diversi livelli e obiettivi
4)
L’applicazione di buone pratiche
5)
La formazione
6)
Il riesame ricorrente dei risultati e il miglioramento continuo.
► E’ importante notare come il Piano Nazionale Anticorruzione che nasce oggi
valorizza le migliori esperienze internazionali, sedimentate in almeno due
standard importanti:
► La norma inglese BS 10500
► Il (progetto di norma) ISO 37001
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Sinergie fra i sistemi di gestione
Struttura comune delle
norme
ISO 14001
ISO 37001
Environment
Anti-bribery
Management
management
Systems
systems
Gli standard per i sistemi di gestione
sono allineati agli altri standard più
diffusi (ISO 9001, ISO 14001, ISO
50001, etc)
Identica struttura e vocabolario
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Le promesse di un sistema anticorruzione
► L’approccio con cui il sistema di gestione opera è basato su un’analisi e
su una valutazione «probabilistica» dei rischi*. Quindi non assicura a
priori l’eliminazione di una minaccia, e quindi del danno, ma ne
circoscrive le possibilità e poichè opera come strumento di prevenzione
può aiutare a scoprire in anticipo i casi possibili di corruzione: tutto ciò
mediante misure proporzionali e ragionevoli.
► Il rispetto di queste regole deve permettere a un ente privato o pubblico
di evitare costi e danni dovuti al coinvolgimento in fatti di corruzione.
Bureau Veritas, come ente di parte terza indipendente, anche in
questo caso, può dare un valore aggiunto tramite la sua attività di
«valutazione» del Piano Triennale di Prevenzione della
Corruzione.
La valutazione (assessment) può quindi preludere alla successiva
«certificazione» del sistema di gestione anticorruzione.
* NB: l’approccio «risk based» caratterizza tutte le nuove versioni delle norme internazionali (es. ISO
9001:2015, ISO 14001:2015) e le norme in corso di prima definizione (es. ISO 37001)
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La circolare ANCI sull’adozione dei PTPC
L’ANCI con la circolare di gennaio 2014 ha fin da subito sottolineato l’impatto organizzativo e la
delicatezza/ruolo dei Piani Triennali di Prevenzione della Corruzione all’interno delle
Amministrazioni Comunali:
► sottolineando che trattandosi di documento programmatico, al suo interno devo essere
delineate le attività che nel corso degli anni si intende attuare con i relativi obiettivi da
raggiungere
► ribadendo l’importanza del suo coordinamento con gli altri documenti programmatici
dell’Ente e di un accurata ponderazione delle tempistiche entro cui introdurre le misure di
prevenzione della corruzione
► proponendo l’opportunità nel caso di Enti di piccoli dimensioni di approcciare alla
costruzione di un unico Piano Anticorruzione a livello di Unione
► sottolineando l’importanza sia di assegnare le responsabilità con le relative scadenze per
attuare le misure previste nel Piano sia di monitorarne l’efficace implementazione
► ribadendo la natura dinamica del Piano, che pertanto ogni anno dovrà essere rivisto e se
necessario adeguato in funzione degli obiettivi e risultati raggiunti
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I poteri sanzionatori dell’ANAC (1/2)
Il Decreto (convertito dalla legge 114/2014) ha assegnato all’ ANAC il potere di sanzionare la
mancata adozione delle misure di trasparenza e prevenzione della corruzione da parte delle
amministrazioni.
Tale potere sanzionatorio è diventato effettivo a partire dal 9 settembre 2014, data in cui
l’Autorità ha approvato un apposito Regolamento.
Il Regolamento prevede (art.4) che l’Autorità avvii d’ufficio il procedimento per l’irrogazione
delle sanzioni, nei seguenti casi:
► se nel corso di accertamenti o ispezioni, emergono comportamenti configurabili come
ipotesi di omessa adozione;
► oppure sulla base di segnalazioni ad essa pervenute.
Il procedimento può essere avviato anche dagli organi di polizia amministrativa o di organi con
funzioni ispettive.
Le sanzioni (da un minimo di 1000 a un massimo di 10.000 euro) scattano, a carico del
Soggetto Obbligato”, nel caso in cui sia accertata la mancata adozione di uno dei seguenti
documenti:
► Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
► Programma Triennale per la trasparenza e l’Integrità
► Codice di Comportamento
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I poteri sanzionatori dell’ANAC (2/2)
L’«Omessa adozione», che può dar luogo all'irrogazione della sanzione, si configura nei
seguenti casi:
► Mancata adozione della deliberazione, con cui si adottano i provvedimenti
► approvazione di un provvedimento puramente ricognitivo di misure, in materia di
anticorruzione, in materia di adempimento degli obblighi di pubblicità ovvero in materia
di Codice di comportamento di amministrazione;
► approvazione di un provvedimento il cui contenuto riproduca in modo integrale
analoghi provvedimenti adottati da altre amministrazioni, privo di misure specifiche
introdotte in relazione alle esigenze dell’amministrazione interessata;
► approvazione di un provvedimento privo di misure per la prevenzione del rischio nei
settori più esposti, privo di misure concrete di attuazione degli obblighi di
pubblicazione di cui alla disciplina vigente, meramente riproduttivo del Codice di
comportamento emanato con il decreto del Presidente della Repubblica 16 aprile
2013, n. 62.
•In sintesi, l’ANAC potrà sanzionare non solo la mancata adozione dei Piani e dei
regolamenti richiesti dalla normativa anticorruzione, ma anche l’adozione di documenti
soltanto formali e privi di efficacia
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Una Struttura “Tipo” di PTPC
Prendendo spunto dalla normativa italiana e dalle best practices nazionali (es. D.lgs. 231/01) ed
internazionali (es. FCPA, UKBA) qui di seguito si riporta una possibile struttura che potrebbe
caratterizzare i PTPC
Quadro normativo
Ruoli e responsabilità (RPC, dirigenti, OIV)
Metodologia per l'adozione PTPC e forme di consultazione
•Codice di
comportamento
PTPC
Aree a rischio e misure di prevenzione (cd. Action Plan)
Misure di trasparenza
Coordinamento ciclo performance
Piano di comunicazione e formazione
•Piano delle
performance e
della
trasparenza
Flussi informativi e whistleblowing
Sistema disciplinare
Monitoraggio e aggiornamento
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione del PTPC ai sensi del PNA
FASI
1
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Individuazione
delle aree a
rischio
►Data
Room e
mappatura dei
processi attuati
dall’amministrazione
del
rischio per ciascun
processo (*)
ATTIVITA’
►Valutazione
►Trattamento
rischio
del
Individuazione
degli interventi
per ridurre i
rischi
►Individuazione
delle
modalità di attuazione
delle misure introdotte
o rafforzate dalla L.
190/2012 e dai decreti
attuativi
►Determinazione,
per
ciascuna area a rischio,
delle esigenze di
intervento utili a ridurre
la probabilità che il
rischio si verifichi;
3
Individuazione
dei referenti
/soggetti tenuti a
relazionare al
RPC
►Individuazione
dei
referenti per la
prevenzione della
corruzione; tali soggetti
svolgono attività
informativa nei
confronti del RPC per
l’area di propria
competenza affinché
questi abbia elementi e
riscontri l’attuazione
del PTPC sull’intera
organizzazione
4
Programmazione
iniziative di
comunicazione e
formazione
►Programmazione
di
iniziative di
comunicazione interne
ed esterna,
formazione sui temi
dell’etica e della
legalità, di formazione
specifica per il
personale addetto alle
aree a più elevato
rischio di corruzione e
per il RPC
5
Definizione
misure per
monitoraggio e
aggiornamento
del PTPC
►Definizione
del
processo di
monitoraggio
sull’implementazione
del PTPC, attraverso i
flussi trasmessi al
RPC dai referenti
individuati
►Individuazione
delle
modalità per operare
l’aggiornamento del
PTPC
►Individuazione
per
ciascuna intervento del
responsabile e del
termine per l’attuazione
(**)
•Le aree a rischio obbligatorie previste dal PNA potranno essere integrate con altre che
emergeranno dall’attività di risk management (UNI ISO 31000)
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione – Individuazione Aree a rischio
A. Mappatura dei processi
•Probabilità
Consiste nell’individuazione del processo, delle sue fasi e
responsabilità al fine di definire l’ambito entro cui sviluppare
la valutazione del rischio
B. Valutazione del rischio (Cfr. Allegato 5 PNA)
Alta
●
●
●
Media
●
●
●
Bass
a
●
●
●
Bass
o
►Identificazione del rischio da inserire nel “Risk
Register” (Cfr. Allegato 3 PNA)
►Valutazione della probabilità che il rischio si realizzi e
delle conseguenze che il rischio produce (impatto) per
giungere alla determinazione del livello di rischio:
►la
Medio
•Impatto
Alto
stima della probabilità tiene conto, tra gli altri fattori, dei
controlli vigenti presso la PA (es. controllo successivo di
regolarità amministrativo/contabile), che dovranno essere
testati;
►l’impatto
viene misurato
organizzativi e reputazionali.
C. Trattamento del rischio
in
termini
economici,
►Ponderazione del rischio al fine di decidere la priorità
e l’urgenza del trattamento
Individuazione e valutazione delle misure che debbono essere predisposte per neutralizzare o ridurre il
rischio e nella decisione di quali rischi si decide di trattare prioritariamente rispetto agli altri in funzione dei
seguenti fattori: i) livello di rischio; obbligatorietà della misura e suo impatto organizzativo e finanziario
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione – Valutazione del rischio
Altamente
probabile
•IMPATTO
Molto
probabile
Probabile
Rank
Risks
1
Alterazione dell'esito dei controlli in loco
/ collaudo al fine di agevolare taluni
soggetti nell'accesso ai fondi
2
Alterazione dell'esito dei controlli di
istruttoria al fine di agevolare taluni
soggetti nell'accesso ai fondi
3
Falsificazione della documentazione
presentata dal beneficiario al fine di
garantire che la domanda sia accettata
4
Alterazione della data di ricezione della
domanda al fine di agevolare un
beneficiario che diversamente sarebbe
stato escluso per mancato rispetto dei
tempi di presentazione
5
Alterazione dei dati di pagamento,
distribuendo fondi a soggetti non
autorizzati
5
4
•2
3
•41
Poco
probabile
2
Improbabile
1
•15
•39
•5
1
2
3
4
5
Marginale
Minore
Soglia
Serio
Superiore
•PROBABILITA’
Indici di valutazione della Probabilità
Indici di valutazione dell’Impatto
Discrezionalità
Impatto organizzativo
Rilevanza esterna
Impatto economico
Complessità del processo
Impatto reputazionale
Valore economico
Impatto organizzativo, economico e sull’immagine
Frazionabilità del processo
Adeguatezza del controllo
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione–Rischi specifici e Misure di prevenzione (1/5)
Le aree a rischio elencate dalla Legge 190/2012, sono state sotto dettagliate con alcuni
esempi di misure ulteriori di prevenzione che possono essere previste all’interno del PTPC
Aree a rischio
Rischi specifici
► Restrizione del mercato nella definizione delle
specifiche tecniche, attraverso l'indicazione
nel disciplinare di prodotti che favoriscano una
determinata impresa.
► Elusione delle regole di affidamento degli
Affidamento di
lavori, servizi e
forniture
appalti, mediante l’improprio utilizzo del
modello Procedurale dell’affidamento delle
concessioni al fine di agevolare un particolare
Soggetto
► Definizione dei requisiti di accesso alla gara e,
in particolare, dei requisiti tecnico-economici
dei concorrenti al fine di favorire un’impresa
(es.: clausole dei bandi che stabiliscono
requisiti di qualificazione);
Misure di Prevenzione
► Determinazioni
di indizione con
puntuale motivazione di eventuali
specifiche tecniche richieste nel caso
di specie
► Determinazioni
di indizione delle
procedure di affidamento con puntuale
esplicitazione delle ragioni di fatto e di
diritto a base della scelta dello
strumento concessorio
► Determinazioni
di indizione delle
procedure di gare e, quindi, di
approvazione dei bandi, con puntuale
indicazione delle ragioni a base delle
eventuali
specifiche
di
requisiti
richieste
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione–Rischi specifici e Misure di prevenzione (2/5)
Aree a rischio
Rischi specifici
Misure di Prevenzione
► Determinazioni
► Uso
distorto
del
criterio
dell’offerta
economicamente più vantaggiosa, finalizzato
a favorire un’impresa;
► Mancato
Affidamento di
lavori, servizi e
forniture
rispetto dei criteri indicati nel
disciplinare di gara cui la commissione
giudicatrice deve attenersi per decidere i
punteggi da assegnare all'offerta, con
particolare riferimento alla valutazione degli
elaborati progettuali
di indizione delle
procedure di gare e, quindi, di
approvazione dei bandi, con puntuale
indicazione delle ragioni di fatto, diritto
a base del criterio di aggiudicazione
prescelto
► Stesura di modelli di verbale impostati
schematicamente attraverso l'utilizzo
della parte del disciplinare di gara
recante I criteri di assegnazione dei
punteggi
► Mancato rispetto dei criteri di individuazione e
di verifica delle offerte anormalmente basse,
anche sotto il profilo procedurale.
► Abuso nell’utilizzo della procedura negoziata
► Esplicitazione dei passaggi procedurali
all'interno dei verbali
► Determinazioni
di indizione della
procedura negoziata con indicazione
delle ragioni di fatto e diritto a base
della scelta Procedurale
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione–Rischi specifici e Misure di prevenzione (3/5)
Aree a rischio
Rischi specifici
Misure di Prevenzione
► Determinazioni
► Abuso dell’affidamento diretto al di fuori dei
casi previsti dalla legge al fine di favorire
un’impresa;
► Abuso del provvedimento di revoca del bando
Affidamento di
lavori, servizi e
forniture
al fine di bloccare una gara il cui risultato si
sia rivelato diverso da quello atteso o di
concedere un indennizzo all’aggiudicatario;
di sufficiente precisione nella
pianificazione delle tempistiche di esecuzione
dei lavori, che consenta all'impresa di non
essere
eccessivamente
vincolata
ad
un'organizzazione precisa dell'avanzamento
dell'opera, creando in tal modo i presupposti
per la richiesta di eventuali extraguadagni da
parte dello stesso esecutore.
di indizione delle
procedure di gare e, quindi, di
approvazione dei bandi, con puntuale
indicazione delle ragioni di fatto, diritto
a base del criterio di aggiudicazione
prescelto
► Puntuale
indicazione delle ragioni
sopravvenute a base della revoca
all'interno del relativo Provvedimento
► Mancanza
► monitoraggio del numero di richieste di
integrazione del corrispettivo
ciascun lavoro e per totale lavori)
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(per
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione–Rischi specifici e Misure di prevenzione (4/5)
Aree a rischio
Rischi specifici
► Ammissione di varianti in corso di esecuzione
del contratto per consentire all’appaltatore di
recuperare lo sconto effettuato in sede di gara
o di conseguire extra guadagni;
► Pressioni dell'appaltatore sulla direzione dei
Affidamento di
lavori, servizi e
forniture
lavori, affinché possa essere rimodulato il
cronoprogramma in funzione dell'andamento
reale della realizzazione dell'opera.
► Accordi collusivi tra le imprese partecipanti a
una gara volti a manipolarne gli esiti,
utilizzando il meccanismo del subappalto
come modalità per distribuire i vantaggi
dell’accordo a tutti i partecipanti allo stesso;
nelle decisioni assunte
all'esito delle procedure di accordo bonario,
derivabili dalla presenza della parte privata
all'interno della Commissione
Misure di Prevenzione
► Monitoraggio del numero di richieste di
variante (per ciascun lavoro e per
totale lavori)
► Monitoraggio del numero di richieste di
rimodulazione del cronoprogramma
(per ciascun lavoro e per totale lavori)
► Monitoraggio,
previa
definizione
casistiche più sensibili anche a fronte
esperienze in materia da parte di
autorità/enti
► Condizionamenti
► Monitoraggio su numero e condizioni
accordi bonari
Bureau Veritas Presentation - Milano 26 Novembre 2014
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’adozione–Rischi specifici e Misure di prevenzione (5/5)
Aree a rischio
Rischi specifici
► Ammissione di varianti in corso di esecuzione
del contratto per consentire all’appaltatore di
recuperare lo sconto effettuato in sede di gara
o di conseguire extra guadagni;
► Pressioni dell'appaltatore sulla direzione dei
Affidamento di
lavori, servizi e
forniture
lavori, affinché possa essere rimodulato il
cronoprogramma in funzione dell'andamento
reale della realizzazione dell'opera.
► Accordi collusivi tra le imprese partecipanti a
una gara volti a manipolarne gli esiti,
utilizzando il meccanismo del subappalto
come modalità per distribuire i vantaggi
dell’accordo a tutti i partecipanti allo stesso;
nelle decisioni assunte
all'esito delle procedure di accordo bonario,
derivabili dalla presenza della parte privata
all'interno della Commissione
Misure di Prevenzione
► Monitoraggio del numero di richieste di
variante (per ciascun lavoro e per
totale lavori)
► Monitoraggio del numero di richieste di
rimodulazione del cronoprogramma
(per ciascun lavoro e per totale lavori)
► Monitoraggio,
previa
definizione
casistiche più sensibili anche a fronte
esperienze in materia da parte di
autorità/enti
► Condizionamenti
► Monitoraggio su numero e condizioni
accordi bonari
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per l’attuazione – Comunicazione e Formazione
L’adozione del PTPC ed i suoi aggiornamenti devono essere adeguatamente pubblicizzati
dall’amministrazione sul sito internet ed intranet, nonché mediante segnalazione via mail a ciascun
dipendente e collaboratore. Analogamente in occasione della prima assunzione in servizio e/o
sottoscrizione di contratti di collaborazione con l’Amministrazione.
All’interno del PTPC dovranno essere pianificati percorsi formativi, in linea con il Piano Triennale della
Formazione (PTF), destinati al personale dell’Ente che prevedano almeno:
►
Formazione generale a tutto i dipendenti sulle competenze (es. forme di“tutoraggio” per l’avvio al
lavoro in occasione dell’inserimento in nuovi settori lavorativi ) e sui temi dell’etica e della legalità.
►
Formazione specifica ai seguenti soggetti:
–
RPC (es. sessioni formative ad hoc sulle tecniche di risk management e internal audit, anche
attraverso iniziative di training on the job o coaching)
–
referenti , individuati nel PTPC , che sono tenuti a relazionare al RPC
–
personale coinvolto nelle aree a più elevato rischio di corruzione (es. focus group, laboratori
didattici, ecc.) e formazione sulle misure obbligatorie/ulteriori (es. codice di comportamento,
conflitto d’interesse, whistleblowing, ecc.).
Per l’erogazione delle sessioni formative, gli Enti possono avvalersi del supporto della Scuola
Nazionale dell’Amministrazione (SNA) che predispone percorsi di formazione specifici per le PA
Bureau Veritas Presentation - Milano 26 Novembre 2014
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia attuazione/monitoraggio – il ruolo dei referenti
All’interno del PTPC devono essere identificati i referenti che relazionano periodicamente il RPC al fine di
aggiornarlo sia sulla stato di attuazione/adeguatezza del Piano sull’intera organizzazione sia sulle attività di
monitoraggio svolte
Al tal fine è necessario definire e comunicare formalmente a tutti i
soggetti coinvolti i contenuti, la periodicità e le modalità di
trasmissione.
►
Key Risk Indicators e/o Red Flags (es. gare deserte,
assegnazioni a fornitore unico e/o in emergenza).
►
Report di sintesi elaborati da OIV e altri Organismi di
Controllo Interno (es. controlli regolarità amministrativa).
►
Monitoraggio dei tempi procedimenti, degli obblighi di
rotazione del persone e dei rapporti con soggetti esterni che
hanno relazioni economiche con la PA (es. verifica relazioni
di parentela e/o conflitto d’interesse).
•RPC
•Flussi informativi
A titolo esemplificativo, i flussi informativi possono avere ad
oggetto:
►
Stato avanzamento interventi e/o modifica aree di
rischio/controlli da parte dei Referenti.
►
Informazioni per la relazione annuale del RPC (es.
procedimenti disciplinari) e segnalazione violazioni.
Bureau Veritas Presentation - Milano 26 Novembre 2014
•Referenti (Apicale o
Direttore)
•UPD, OIV e altri Organismi di
Controllo Interno
•Dirigenti e altro personale
coinvolto nelle aree a rischio
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per il monitoraggio – Tecniche di verifica
Al fine di poter assolvere ai propri compiti in modo pieno, il RPC dovrebbe svolgere in maniera
autonoma un’altra attività di monitoraggio: il monitoraggio di terzo livello; come del resto accade in
altre esperienze.
Nell’ambito dei “Sistemi 231” ad esempio l’OdV ha autonomia di vigilanza e il CdA gli assegna le
risorse umane/finanziarie necessarie allo svolgimento dei suoi compiti.
Le attività di vigilanza potrebbero essere pianificate dal RPC, coordinandosi con gli altri attori del
Sistema di Controllo Interno (es. OIV, ecc) all’interno di un programma annuale di vigilanza,
integrato con il Piano dei Controlli ai sensi del nuovo art 147 del TU EELL, in cui siano identificate
le aree a rischio/controlli oggetto di verifica, le tempistiche e gli strumenti di vigilanza, quali ad
esempio:
•Audit
•Auto Valutazione
Per audit (o verifica ispettiva) si intende un’attività di
verifica indipendente svolta internamente all’Ente al fine
di accertare, mediante selezione di un campione di
transazioni, la compliance delle attività svolte da
personale e collaboratori rispetto a quanto prescritto dal
PTPC e dalla normativa di riferimento in materia di
anticorruzione.
Per Auto Valutazione si intende un questionario di
autovalutazione compilato dal personale coinvolto nelle
aree a rischio al fine di identificare:
►
eventuali modifiche
dell’amministrazione;
►
livello
di
percezione
della
corruzione/valore
dell’integrità e livello di conoscenza delle misure di
prevenzione;
►
anomalie e criticità nella gestione dei processi.
Bureau Veritas Presentation - Milano 26 Novembre 2014
delle
aree
a
rischio
e/o
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23
Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Metodologia per il monitoraggio – il riesame del PTPC
Per garantire l’efficace attuazione e l’adeguatezza del PTPC, è necessario definire un processo di
monitoraggio e aggiornamento del documento stesso. La responsabilità del monitoraggio del PTPC
sono attribuite al RPC, che entro il 15 dicembre di ogni anno deve predisporre una relazione sulle
attività di monitoraggio svolte e gli esiti rilevati, anche avvalendosi della collaborazione della
cittadinanza.
Il sistema di monitoraggio sull’implementazione delle misure, deve essere definito in modo tale
che consenta al RPC di monitorare costantemente “l’andamento dei lavori” e di intraprendere le
iniziative più adeguate nel caso di scostamenti.
Nell’ambito delle risorse a disposizione dell’amministrazione, il monitoraggio deve essere attuato
mediante sistemi informatici. Questi infatti consentono la tracciabilità del processo e la verifica
immediata dello stato di avanzamento.
L’aggiornamento annuale del Piano, segue la stessa procedura seguita per la prima adozione del
P.T.P.C., e deve tener conto dei seguenti fattori:
►normative
sopravvenute che impongono ulteriori adempimenti;
►normative
sopravvenute che modificano le finalità istituzionali;
►dell’amministrazione
►emersione
►nuovi
(es.: acquisizione di nuove competenze);
di rischi non considerati in fase di predisposizione del P.T.P.C.;
indirizzi o direttive contenuti nel P.N.A..
Bureau Veritas Presentation - Milano 26 Novembre 2014
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Il Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione
Ciclo di vita secondo un Approccio Sistemico
•1. Disegno
•1.1
•Identificazione delle
aree a rischio
•1.2
•Individuazione
interventi per ridurre i
rischi
•1.3
•Individuazione dei
referenti tenuti a
relazionare al RPC
•1.4
•Programmazione
iniziative di formazione
•2. Attuazione
•3. Monitoraggio
•2.1
•Pubblicazione PTPC
sul sito istituzione ed
invio telematico al DFP
•3.1
•Programma di vigilanza
ed esecuzione
audit/control self
assessment
•2.2
•Attuazione interventi
per ridurre i rischi di
corruzione
•2.3
• Esecuzione iniziative
di comunicazione e
formazione del PTPC
•2.4
• Attivazione Flussi
informativi da parte dei
referenti verso RPC
•3.2
•Relazione annuale del
RPC sulle attività di
monitoraggio e
pubblicazione sul sito
del DFP
•4.
Aggiornamento
•4.1
•Aggiornamento del
PTPC con cadenza
annuale per considerare
modifiche
normative/organizzative
e/o violazioni accertate
•3.3
•Proposte di
adeguamento PTPC
post-monitoraggio
•1.5
•Definizione misure per
monitoraggio e
aggiornamento PTPC
Bureau Veritas Presentation - Milano 26 Novembre 2014
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