Sistemi di rilevazione dei prezzi agricoli: una panoramica

Sistemi di rilevazione
dei prezzi agricoli:
una panoramica internazionale
MONITORAGGIO PREZZI
Casi-studio su: Canada, Cile, Germania, Israele,
Italia, Olanda, Spagna e Stati Uniti
STUDI
S
ISMEA
Realizzazione a cura di Ismea
Responsabile della ricerca: Ezio Castiglione
Responsabile scientifico: Raffaele Borriello
Il lavoro è stato curato e coordinato da: Giacomo Branca e Patrizio Piozzi
Redazione:
Capitolo 1: Giacomo Branca, Professore incaricato di Economia dell’Ambiente, Facoltà di Economia,
Università della Tuscia, Viterbo.
Canada: Richard McConnel, Economista, DYMAC Risk Management Solutions Ltd., Canada
Cile:
William Ellis Foster, Professore del Dipartimento di Economia Agraria della Facoltà
di Ingegneria Agraria e Forestale della Pontificia Università Cattolica del Cile.
Germania: Christoph Behr, ZMP – Zentral Markt und Preisberichtstelle GmbH, Germania.
Israele:
Amir Heiman e Yacov Tsur, professori del Dipartimento di Economia Agraria della Facoltà
di Scienze Agrarie, dell’Alimentazione e della Qualità dell’Ambiente dell’Università
di Gerusalemme.
Italia:
Patrizio Piozzi; il paragrafo sul Sistema Camerale è stato curato da Valentina Canali
(Direttore della Borsa Merci di Roma) e da Francesco Giardina (Azienda Romana Mercati);
hanno collaborato ai casi studio: Giovanna Miccolis (olio), Cosimo Montanaro (frumento),
Patrizia Nocella (ortofrutta), Silvia Paolini (bovini), Alba Pietromarchi (prodotti ittici).
Olanda:
Kees de Bont and Jan Bolhuis, LEI, Istituto per la Ricerca in Economia Agraria, Olanda.
Spagna: Alicia Mateos Ronco e Ricardo J. Server Izquierdo, CEGEA (Centro Universitario
di Ricerche e specializzazione in economia agraria e gestione aziendale), professori
del Dipartimento di Economia e Scienze Sociali dell’Università Politecnica di Valencia,
Spagna.
Stati Uniti: Bruce Babcock, Direttore del CARD (Centre for Agricultural and Rural Development)
e Professore presso il Dipartimento di Economia della Iowa State University, Usa.
Impaginazione e grafica: Massimo Cerasi, Donatella Quaranta e Carlo Alberto Torlai
La ricerca è stata eseguita con il contributo del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali.
2
Indice
Presentazione dell’indagine
1. L’impianto dell’indagine: aspetti metodologici ed elementi interpretativi
1.1 La domanda di servizi informativi alle imprese e la rilevazione
dei prezzi agricoli
1.2 Gli obiettivi e la metodologia dell’indagine
1.3 La struttura dei casi-studio nazionali
1.3.1 La descrizione del sistema di rilevazione nazionale
1.3.2 La scelta delle filiere oggetto d’indagine
1.3.3 La struttura della disamina delle filiere selezionate
7
9
9
11
11
11
12
13
2. Canada
2.1 Il quadro generale del Sistema Agricolo canadese
2.1.1 La produzione agricola
2.1.2 Struttura e grado di concentrazione del mercato dei prodotti agricoli
2.1.3 La Rete canadese per la raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
2.1.4 L’utilizzo dei prezzi dei prodotti agricoli per le assicurazioni agricole
2.2 I prodotti esaminati
2.2.1 Il colza
2.2.2 I bovini da carne
2.2.3 Le patate
2.2.4 Il miele
2.3 Considerazioni conclusive
17
17
17
21
22
25
28
29
34
41
46
51
3. Cile
3.1 La raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli in Cile
3.1.1 La struttura generale della raccolta dei prezzi agricoli
3.1.2 La selezione dei prodotti agricoli da esaminare
3.1.3 La metodologia di raccolta dei prezzi dell’Odepa
3.2 I prodotti selezionati
3.2.1 La frutta: uva da tavola e mele
3.2.2 Il latte e l’industria casearia
3.2.3 I bovini da carne
3.2.4 Il frumento
3.3 Punti di forza e di debolezza del sistema di raccolta dei prezzi agricoli in Cile
53
53
53
54
57
61
61
70
76
82
86
4. Germania
4.1 La raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli in Germania
4.1.1 La struttura generale della raccolta dei prezzi agricoli
e le organizzazioni deputate alla rilevazione
95
95
95
3
4.1.2 Le politiche governative
4.2 I prodotti esaminati
4.2.1 Gli ortaggi freschi
4.2.2 La frutta fresca
4.2.3 I cerali
4.2.4 I suini
4.3 Considerazioni conclusive
4
98
98
99
114
116
121
126
5. Israele
5.1 Le strutture deputate alla raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
5.1.2 Descrizione generale dei sistemi di raccolta dei dati
5.2 I prodotti esaminati
5.2.1 Gli ortaggi freschi
5.2.2 La frutta fresca
5.2.3 I fiori
5.2.4 I prodotti ittici
5.2.5 Il latte bovino
5.3 Considerazioni conclusive
129
129
131
134
137
149
158
162
165
169
6. Italia
6.1 La Rete di Rilevazione Ismea
6.1.1 Le finalità della rilevazione dei prezzi all’origine
6.1.2 Organizzazione e struttura della rilevazione
6.1.3 Gli strumenti utilizzati per l’attività di rilevazione dei prezzi
6.1.4 La gestione dei dati
6.1.5 L’indice dei prezzi all’origine
6.1.6 Le modalità di diffusione dei dati
6.2 Il Sistema Camerale
6.2.1 La pubblicazione del listino dei prezzi all’ingrosso
6.2.2 Le borse merci
6.3 I prodotti esaminati
6.3.1 Il frumento duro
6.3.2 L’olio d’oliva
6.3.3 I bovini da carne
6.3.4 L’ortofrutta: mele e ortaggi a frutto
6.3.5 I prodotti ittici
6.4 Considerazioni conclusive
173
173
173
175
176
180
181
183
184
184
185
189
189
193
198
205
211
217
7. Olanda
7.1 Le attività del LEI
7.1.1 Le statistiche sui prezzi
7.1.2 La raccolta dei dati
7.2 Le strutture responsabili della raccolta e dell’elaborazione dei prezzi
7.2.1 La struttura e l’organizzazine delle indagini
219
219
219
220
221
222
7.2.2 La gestione dei dati
7.2.3 Modalità di diffusione
7.3 I prodotti esaminati
7.3.1 I pomodori
7.3.2 I fiori
7.3.3 Il latte bovino
7.3.4 I suini
7.3.5 Le uova
7.4 Considerazioni conclusive
8. Spagna
8.1 Le strutture deputate alla raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
8.1.1 I dati raccolti e diffusi dal MAPA
8.1.2 Statistiche dei prezzi all’origine e al consumo dei prodotti
agro-alimentari
8.1.3 L’Osservatorio dei prezzi dei prodotti agroalimentari
8.1.4 L’impresa nazionale Mercasa
8.1.5 I dati sui prezzi raccolti e divulgati dal MITC:
la rete d’informazione sui mercati
8.1.6 L’indice di tendenza dei margini commerciali dei prodotti
agroalimentari per il consumo fresco
8.1.7 I dati sui prezzi diffusi dalle amministrazioni delle Comunità Autonome
8.1.8 Rilevanza della rilevazione dei prezzi per le assicurazioni agricole
8.2 I prodotti esaminati
8.2.1 Le arance
8.2.2 I mandarini
8.2.3 I pomodori
8.2.4 Le pesche
8.2.5 L’olio d’oliva
224
225
226
227
229
230
231
232
233
241
241
242
245
248
248
250
251
252
253
254
255
264
267
273
276
9. Stati Uniti
9.1 Le strutture deputate alla raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
9.1.1 Risorse utilizzate per la raccolta dei dati
9.1.2 Legami tra l’attività di raccolta dei prezzi e le assicurazioni agricole
9.2 I prodotti esaminati
9.2.1 Il mais
9.2.2 Le mele
9.2.3 I bovini da carne
9.2.4 Le arance
9.2.5 Le patate
9.3 Punti di forza e di debolezza del sistema Usa di raccolta
e diffusione dei prezzi agricoli
289
289
293
293
294
295
301
305
311
316
322
Riferimenti bibliografici
325
5
6
Presentazione dell’indagine
a presente indagine è stata realizzata con l’obiettivo di offrire una panoramica internazionale dei sistemi di rilevazione dei prezzi dei prodotti agricoli
nelle prime fasi di scambio.
L’obiettivo di delineare un quadro conoscitivo dei servizi informativi nel mercato agricolo su scala internazionale nasce dall’accresciuta sensibilità nei confronti
dei sistemi di raccolta e diffusione dei dati, considerati elementi cardine per garantire la trasparenza dei mercati insieme all’introduzione e diffusione di strumenti
innovativi (creditizi, assicurativi, finanziari) a supporto delle imprese.
Tali strumenti – in particolare quelli per la gestione del rischio d’impresa –
vanno assumendo un ruolo determinante per le imprese agro-alimentari europee
che si trovano ad operare in mercati sempre più concorrenziali sia per il continuo
processo di globalizzazione dei mercati che per la riduzione complessiva del sostegno garantito dalle attuali politiche agricole dell’UE.
In questo scenario diventa fondamentale garantire un elevato grado di rappresentatività ai sistemi di monitoraggio dei mercati agricoli e assicurare quanto più
possibile la trasparenza dei prezzi dei prodotti agro-alimentari lungo l’intera filiera. In particolare, si possono identificare tre aspetti che impongono una crescente
attenzione all’affidabilità e all’oggettività delle metodologie di rilevazione nonché
al grado di comunicazione e diffusione dei dati rilevati:
• occorre tutelare contemporaneamente l’interesse dei consumatori e quello dei
produttori, in un’ottica di “trasparenza del mercato”;
• lo sviluppo di nuovi strumenti a disposizione del settore agro-alimentare, siano essi finanziari, assicurativi o creditizi, rende indispensabile l’individuazione del
valore delle produzioni agricole nelle prime fasi di scambio;
• la valutazione dell’opportunità di un intervento delle istituzioni nei casi in cui
il reddito aziendale venga compromesso a causa di fenomeni indipendenti dalle
scelte imprenditoriali, richiede un attento e puntuale monitoraggio delle dinamiche
commerciali, proprio nelle fasi di scambio più prossime alla produzione.
L’Ismea ha dunque ritenuto opportuno realizzare un’indagine per descrivere i
sistemi di rilevazione dei prezzi agricoli esistenti in altri paesi, analizzandone le
principali peculiarità e confrontandoli con la struttura di rilevazione esistente in
Italia. A tal fine è stato costituito un gruppo di lavoro coordinato da Giacomo
Branca (Università della Tuscia, Viterbo) e Patrizio Piozzi (Ismea) e composto dai
seguenti esperti a livello internazionale: per il Canada, Richard McConnel, Dymac
Risk Management Solutions; per il Cile, William Foster, del Dipartimento di Economia Agraria della Facoltà di Ingegneria Agraria e Forestale della Pontificia
Università Cattolica del Cile; per la Germania, Christoph Behr del Zentrale Markt
L
7
und Preisberichtstelle GmbH (ZMP); per Israele, Amir Heiman, e Yacov Tsur del
Dipartimento di Economia Agraria della Facoltà di Scienze Agrarie, dell’Alimentazione e della Qualità dell’Ambiente dell’Università di Gerusalemme; per l’Olanda, Kees de Bont e Jan Bolhuis, del Landbouw-Economisch Instituut (LEI); per la
Spagna, Alicia Mateos Ronco e Ricardo J. Server Izquierdo, CEGEA (Centro Universitario di Ricerche e specializzazione in economia agraria e gestione aziendale),
del Dipartimento di Economia e Scienze Sociali dell’Università Politecnica di Valencia; per gli Stati Uniti d’America, Bruce Babcock, del Dipartimento di Economia della Iowa State University e Direttore del CARD (Centre for Agricultural and
Rural Development).
Per ciascun paese oggetto d’indagine, è stato ricostruito il quadro nazionale
dei sistemi di rilevazione dei prezzi agricoli arricchito da specifiche informazioni
sulla struttura della raccolta, elaborazione e diffusione dei dati per alcune filiere
rappresentative dell’agricoltura nazionale. In particolare, ogni capitolo consiste di
una prima parte a carattere prevalentemente descrittivo, in cui sono presentate le
caratteristiche generali dei sistemi di rilevazione dei prezzi agricoli e di una seconda parte, di stampo più analitico, in cui si illustrano le peculiarità della raccolta
dei dati e della classificazione merceologica adottata per alcuni casi-studio esemplificativi del panorama produttivo nazionale.
8
1. L’impianto dell’indagine: aspetti metodologici
ed elementi interpretativi
1.1 La domanda di servizi informativi alle imprese e la rilevazione dei prezzi agricoli
egli ultimi anni è andato crescendo l’interesse degli imprenditori e dell’operatore pubblico verso i servizi alle imprese agricole, in risposta alla maggiore
competitività del sistema di produzione-distribuzione-consumo e alla crescente
complementarietà tra beni e servizi necessaria per accedere a mercati sempre più
globalizzati. I servizi alle imprese agricole sono diventati così elementi di rilevanza
strategica per conseguire un vantaggio competitivo in modo comparabile al ruolo
svolto dal cambiamento tecnologico. In particolare, i servizi di informazione sui
mercati – oltre a quelli finanziari e assicurativi – si configurano sempre più come
strumenti privilegiati di gestione delle possibili strategie di mercato e delle diverse
tipologie di rischio connesse ai rapidi e molteplici cambiamenti che l’impresa si
trova ad affrontare.
In questo quadro, emerge l’esigenza di rendere quanto più possibile trasparenti i
processi evolutivi che i prezzi dei prodotti agro-alimentari subiscono lungo la filiera
nelle varie fasi di commercializzazione e di assicurare una maggiore informazione
non solo al produttore, ma anche agli altri operatori lungo la filiera, fino al consumatore finale, anch’egli sempre più esigente in materia di informazioni di mercato.
La disponibilità di dati aggiornati e dettagliati riduce l’asimmetria informativa
tra i produttori agricoli e gli altri operatori commerciali nelle fasi a valle della filiera (creando così le condizioni per una maggiore concorrenzialità), migliora le condizioni in cui si svolgono le transazioni commerciali e garantisce che i prezzi a cui
avvengono le transazioni riflettano le reali condizioni di mercato senza distorsioni.
In particolare, i produttori chiedono di avere prontamente disponibili sia i dati sulle
quotazioni di mercato del prodotto (prezzi minimi e massimi, media delle quotazioni rilevate, numero di quotazioni rilevate e variazione mensile e tendenziale) che
sulla loro variabilità, al fine di poter calcolare gli effetti sui ricavi e sulla dinamica
dei redditi.
I dati sui prezzi e sugli altri fattori propri delle transazioni commerciali costituiscono anche la base per elaborazioni di mercato, per la quantificazione dei margini
commerciali, per la stima dei redditi agricoli e per analisi previsionali sull’andamento dei prezzi. Infatti, la possibilità di confrontare i diversi prezzi che si registrano ai diversi livelli di mercato fornisce informazioni preziose sui margini percepiti
dalle figure commerciali che operano nelle varie filiere e sulle eventuali rendite di
posizione o situazioni di scarsa concorrenza (monopoli, oligopoli, monopsoni, oligopsoni). Dal momento che spesso gli acquirenti di prodotti agricoli (operatori a
valle della filiera) sono in numero di gran lunga inferiore ai venditori (produttori),
N
9
essi detengono un vantaggio intrinseco nella contrattazione dei prezzi e sono generalmente in possesso di una maggiore conoscenza delle condizioni di mercato.
A tal riguardo, risulta appropriato avanzare delle considerazioni sull’opportunità di garantire l’istituzionalità all’attività di raccolta ed elaborazione dei dati sui
prezzi in agricoltura. Infatti, nel momento in cui la diffusione quotidiana di informazioni aggiornate sulle condizioni di mercato dei principali prodotti agricoli, sul
livello dei prezzi e sul loro andamento nelle diverse fasi della filiera ristabilisce le
reali condizioni di concorrenzialità e aumenta il grado di competitività dei mercati, l’attività dei sistemi di rilevazione dei prezzi si configura come un servizio
pubblico a beneficio di produttori e consumatori. Tale connotazione si rafforza,
inoltre, quando i prezzi rilevati rappresentano la base per la stipula delle polizze
agevolate nel settore agricolo, per il calcolo degli indennizzi in caso di danno o
calamità naturale e sono utilizzati nell’analisi finanziaria in relazione alla concessione dei crediti alle aziende agricole. Tuttavia, in molti paesi, come peraltro testimoniato dalla presente indagine, l’accesso ai dati viene garantito solo dietro
corresponsione di denaro e la diffusione delle informazioni viene considerato un
servizio privato a pagamento.
Le finalità dell’attività di raccolta, elaborazione e diffusione dei prezzi, richiamate poc’anzi, rappresentano, per le strutture deputate, un ulteriore stimolo ad ottimizzare il grado di trasparenza, robustezza e riservatezza dell’informazione disponibile, l’affidabilità e l’oggettività delle metodologie di rilevazione nonché il livello
di comunicazione e diffusione dei dati sui prezzi. In particolare, i sistemi di rilevazione devono essere organizzati in modo che sia possibile elaborare in breve tempo
e in maniera sistematica una notevole mole di dati, gestire in maniera efficiente
banche dati di ampie dimensioni, garantire una facilità di accesso alle stesse, e aggiornare tempestivamente le procedure di rilevazione seguendo i cambiamenti che
si registrano sui mercati, in modo da assicurare che i prezzi rilevati siano effettivamente rappresentativi delle reali condizioni di offerta e domanda. Eventuali carenze
in questi aspetti possono costituire altrettanti punti di debolezza del sistema di rilevazione che ne riducono potenzialmente l’efficacia complessiva.
Tale pressione si traduce in una spinta per le strutture impegnate nella rilevazione affinché aumentino l’efficienza (in relazione alle risorse investite) e l’efficacia
(in relazione agli obiettivi conseguiti) delle procedure di raccolta, elaborazione e divulgazione delle informazioni organizzate e dei risultati delle analisi svolte. L’entità
e la professionalità delle risorse umane attive nella rilevazione, le sinergie tra strutture centrali e periferiche di rilevazione, il numero di prodotti per i quali si effettua
la raccolta dei dati e la tipologia di informazioni registrate, il numero dei punti di rilevazione e la loro distribuzione (geografica o in relazione alle strutture di produzione e commercializzazione o in funzione del potere di mercato degli operatori),
insieme alla facilità e rapidità con cui i produttori accedono alle informazioni e al
grado di innovazione tecnologica adottato nei sistemi di diffusione dei dati: tutti
questi fattori costituiscono degli importanti indicatori di efficienza delle strutture di
rilevazione.
10
1.2 Gli obiettivi e la metodologia dell’indagine
Nell’ambito dello scenario descritto, si è ritenuto interessante realizzare un’indagine
conoscitiva sui sistemi di rilevazione dei prezzi agricoli operanti in altri paesi, al fine di
poter effettuare un’analisi comparativa con la rete di rilevazione esistente in Italia.
La ricerca è stata svolta commissionando una serie di studi sui sistemi di rilevazione dei prezzi agricoli in alcuni paesi del mondo: Canada, Cile, Germania, Israele, Olanda, Spagna, Stati Uniti. La scelta dei sette paesi, a cui si è ovviamente aggiunta l’Italia, che costituiscono l’oggetto dei casi-studio contenuti nei capitoli che
seguono, è stata operata in modo da consentire il confronto tra realtà piuttosto differenziate sotto diversi punti di vista: dalla struttura dei settori agricoli nazionali e
delle produzioni realizzate, al livello di organizzazione dei mercati e al grado di
apertura internazionale degli stessi, dal grado di evoluzione dei sistemi di raccolta e
diffusione dei prezzi agricoli, all’entità delle risorse investite nella rilevazione stessa, nonché agli orientamenti prevalenti nel campo delle politiche agricole nazionali.
Nei capitoli che seguono si riportano, dunque, i casi-studio nazionali che mostrano una realtà molto variegata di sistemi di rilevazione, più o meno efficienti nell’ottimizzazione delle risorse e diversamente efficaci nel conseguimento degli
obiettivi stabiliti. I capitoli dei casi-studio sono strutturati in maniera tra loro simile
in modo da facilitare tale confronto; ognuno di essi consiste di due parti distinte ma
logicamente collegate: la prima, di carattere prevalentemente descrittivo, in cui
vengono presentate le caratteristiche generali dei sistemi di rilevazione dei prezzi
agricoli a livello nazionale o sub-nazionale; la seconda, di stampo più analitico, in
cui si offre un esame approfondito della struttura della raccolta, elaborazione e diffusione dei prezzi per alcune filiere rappresentative dell’agricoltura e zootecnia nazionale ed esemplificative dei sistemi di rilevazione stessi.
Nel paragrafo seguente si descrive la struttura comune ai casi-studio nazionali,
mentre nei capitoli 2-9 si riportano i singoli casi-studio: Canada, Cile, Germania,
Israele, Italia, Olanda, Spagna, Stati Uniti.
1.3 La struttura dei casi-studio nazionali
1.3.1 La descrizione del sistema di rilevazione nazionale
La prima parte di ciascun caso-studio nazionale consiste dunque in una descrizione del sistema di censimento dei prezzi agricoli e zootecnici in ogni paese, e ha
essenzialmente l’obiettivo di fornire una panoramica:
a) dei programmi di rilevazione realizzati e delle attività svolte nell’ambito di
questi programmi;
b) dei settori i cui prezzi sono oggetto di rilevazione e della relativa copertura
geografica del sistema di rilevazione stesso;
c) delle strutture coinvolte e delle risorse impegnate nella rilevazione; d) degli
11
aspetti legati alla gestione ed elaborazione dei dati e alla diffusione dei risultati.
L’obiettivo della parte descrittiva è quello di offrire al lettore un inquadramento
del sistema di rilevazione dei prezzi alla produzione nell’ambito del settore agricolo
del paese in questione, esaminando il ruolo svolto dalle varie strutture deputate alla
rilevazione e divulgazione (anche con riferimenti di tipo storico e normativo), evidenziando le problematiche relative all’attività di raccolta e il livello oggettivo di
affidabilità dei dati rilevati, oltre al grado di utilizzazione, da parte degli operatori,
delle informazioni elaborate. A tal riguardo, un’attenzione particolare viene posta
sugli aspetti della rilevazione dei prezzi che interessano il mercato delle assicurazioni per il settore agricolo e, più in generale, i servizi informativi per le imprese.
1.3.2 La scelta delle filiere oggetto d’indagine
La seconda parte di ciascun caso-studio nazionale è invece rappresentata da
un’analisi approfondita del sistema di rilevazione per alcuni prodotti selezionati come casi esemplificativi e rappresentativi dell’intera rete nazionale. La scelta dei
prodotti oggetto dell’indagine è ricaduta sulle produzioni che oltre ad essere rappresentative dell’agricoltura di ciascun paese (in termini strutturali ed economici1),
hanno anche una rilevanza significativa per quanto concerne la rilevazione dei
prezzi: in altre parole, si è fatto in modo che le filiere scelte nell’ambito dell’analisi
(4-5 per ciascun paese) offrano una panoramica quanto più ampia possibile dei diversi sistemi e programmi di rilevazione esistenti a livello nazionale e locale.
Più precisamente, le filiere oggetto di indagine sono state scelte in base ai seguenti criteri:
a) grado di organizzazione della filiera - si è distinto tra filiere ben organizzate e
con un alto livello di concentrazione ad uno o più livelli di mercato e filiere scarsamente coordinate, con un’elevata frammentazione delle fasi di distribuzione, un alto numero di operatori sul mercato e un basso grado di concentrazione. In alcuni
casi è stato necessario distinguere tra filiera del prodotto per il consumo fresco e filiera del prodotto per l’industria di trasformazione. Altro fattore che si è tenuto in
considerazione è l’importanza strategica delle produzioni sul piano internazionale e
degli scambi sui mercati mondiali. Infine, sono stati presi in considerazione anche
prodotti la cui organizzazione del mercato è gestita in maniera centralizzata da
strutture nazionali sotto il controllo del governo (prezzi minimi garantiti e quote fisiche di produzione);
b) distribuzione geografica della produzione - sono stati presi in esame settori caratterizzati da un’elevata dispersione geografica della produzione su tutto (o quasi) il
territorio nazionale e altri la cui produzione è invece concentrata in alcune aree specifiche, con riflessi sull’organizzazione dei mercati (le filiere sono differenziate su scala
sub-nazionale e assumono le caratteristiche di veri e propri mercati locali);
c) caratteristiche strutturali della filiera - si è avuto cura di scegliere sia filiere
“lunghe”, caratterizzate da numerosi operatori e intermediari di mercato, in cui il
prodotto è soggetto a numerosi passaggi con relativo aumento dei margini di mer-
12
cato, sia filiere “corte” in cui invece il prodotto raggiunge con pochi passaggi i consumatori finali. Inoltre, i settori sono stati scelti in modo da essere differenziati in
base al diverso rapporto numerico tra produttori e operatori delle fasi a valle della
filiera (immagazzinamento e trasporto, trasformazione e confezionamento, distribuzione e vendita) con conseguenze sui rapporti di potere tra gli operatori stessi ed effetti sui margini di mercato;
d) aspetti merceologici del prodotto - i prodotti oggetto d’indagine sono stati selezionati in base al grado di omogeneità e standardizzazione del prodotto, alle caratteristiche qualitative e altri requisiti richiesti dal consumatore, alla struttura del calendario
dell’offerta, alle caratteristiche di conservabilità e trasportabilità delle merci;
e) meccanismi di formazione dei prezzi - si è avuto cura di scegliere prodotti il
cui prezzo si forma essenzialmente sui mercati all’ingrosso (sia attraverso le aste
che tramite contrattazione libera) e altri le cui quotazioni sono fissate in una fase
della filiera (dalle associazioni dei produttori o dall’industria di trasformazione o,
ancora, dagli operatori delle grandi catene della distribuzione organizzata). Inoltre,
si è tenuto conto anche di eventuali differenziazioni su scala geografica (nel caso di
transazioni che avvengono in una parte del paese ma che influenzano, in qualche
modo, quelle che avvengono su tutti gli altri mercati nazionali) e dei loro riflessi sui
meccanismi di formazione dei prezzi.
1.3.3 La struttura dell’indagine per ciascuna filiera
Per ciascuna delle filiere selezionate vengono descritti tutti gli aspetti che possono influenzare i prezzi alla produzione:
• le strutture di mercato e gli aspetti organizzativi della filiera; gli operatori coinvolti e i ruoli svolti;
• i meccanismi di formazione del prezzo a vari livelli della filiera – con un’enfasi particolare sulle prime fasi delle transazioni (prezzi alla produzione o franco
azienda agricola);
• le modalità di rilevazione dei prezzi stessi (evidenziando le motivazioni alla
base della scelta di registrare uno specifico prezzo, in una determinata fase del mercato e con appropriate modalità che garantiscano l’oggettività della rilevazione).
Nella descrizione della struttura di mercato ci si sofferma innanzitutto sulle caratteristiche principali del prodotto: distribuzione geografica della produzione, elementi strutturali della domanda e dell’offerta, destinazione d’uso del prodotto, consumatori intermedi e finali, problematiche legate al mercato internazionale (importazioni ed esportazioni), struttura del calendario dell’offerta e della commercializzazione, aspetti legati alla conservazione e trasformazione agroalimentare, grado di
integrazione verticale e/o orizzontale della filiera.
Successivamente si prendono in esame altri aspetti che hanno effetti sui livelli
dei prezzi, quali la classificazione merceologica (standard tecnici e commerciali,
qualità delle produzioni agricole, classificazione ai fini delle transazioni elettroniche) e la struttura stessa dei mercati (struttura della filiera e dei canali di mercato,
13
ricostruzione del percorso del prodotto lungo le varie fasi della filiera, identificazione del numero di passaggi delle figure coinvolte, importanza delle fasi dell’ingrosso
e del dettaglio nella commercializzazione dei prodotti, grado di competitività, rapporti con il mercato mondiale e peso delle transazioni internazionali, peso dell’industria agroalimentare).
La conoscenza del quadro strutturale della filiera è propedeutico alla comprensione dei meccanismi di formazione del prezzo che sono descritti successivamente.
Infatti, per ciascuna filiera si descrivono i luoghi in cui avvengono le transazioni
commerciali e le modalità con cui esse si svolgono; le tipologie di prezzo che si
formano ai vari livelli della filiera e che sono oggetto di rilevazione (ad esempio
prezzi all’ingrosso, prezzo d’asta, prezzo fob, prezzo franco azienda agricola o
franco magazzino di raccolta o centro di raccolta del bestiame, prezzi futures); i
contratti eventualmente in essere tra produttori e operatori lungo le fasi a valle della
filiera – intermediari, trasportatori, grossisti, grande distribuzione e piccolo dettaglio, industria di trasformazione e l’eventuale ruolo dei mercati a termine rispetto ai
mercati a pronti.
L’indagine per filiera prosegue quindi descrivendo le strutture (pubbliche o private) responsabili della rilevazione dei prezzi alla produzione (raccolta, elaborazione e diffusione dei risultati), la loro collocazione geografica e rispetto ai mercati
(locali, centrali, periferiche), le risorse impegnate, i punti di rilevazione (azienda
agricola, centri di raccolta e smistamento, mercati fisici all’ingrosso, aste e altre
strutture di vendita all’ingrosso, punti vendita della grande distribuzione, esercizi
del piccolo dettaglio, negozi specializzati, mercati rionali, mercati a pronti e mercati a termine), il tipo di prezzo rilevato (alla produzione, all’ingrosso o al dettaglio);
numero di varietà per cui si rileva il prezzo; aspetti legati alla qualità e agli standard
di prodotto; altri dati eventualmente rilevati oltre al prezzo, la scelta dei punti di rilevazione (geografica, in base al peso degli scambi commerciali o sulla base di altri
elementi legati alle dinamiche di domanda e offerta), e gli organi deputati alla supervisione del processo di formazione dei prezzi nonché il loro ruolo.
Infine, l’indagine si focalizza sugli aspetti più propriamente tecnici della struttura
e dell’organizzazione della rilevazione dei prezzi alla produzione (strumenti di comunicazione utilizzati, software impiegati, metodologia adottata, modalità di campionamento statistico, organizzazione e frequenza della rilevazione), della gestione dei dati
(immagazzinamento e creazione dei database, ponderazione, verifica e validazione
delle informazioni), dell’analisi e diffusione degli stessi (elaborazioni statistiche effettuate, stesura dei rapporti analitici e di mercato, diffusione dei dati e dei rapporti di
mercato, accessibilità da parte degli operatori, uso delle reti di comunicazione).
Nel Box 1.1 si riporta uno schema sintetico della struttura della disamina dei
prodotti selezionati come casi-studio nazionali.
1
Ad esempio il paniere dei prodotti oggetto di monitoraggio è stato scelto sulla base della rappresentatività in termini di superfici investite e di produzioni realizzate.
14
Box 1.1 - La struttura dell’indagine per ciascuna filiera presa in esame
Struttura del mercato e
caratteristiche del prodotto
❏ distribuzione geografica della produzione;
❏ elementi strutturali della domanda e dell’offerta;
❏ destinazione d’uso del prodotto, consumatori intermedi e finali;
❏ problematiche legate al mercato internazionale;
❏ struttura del calendario dell’offerta e della commercializzazione;
❏ aspetti legati alla conservazione e trasformazione agroalimentare;
❏ grado di integrazione verticale e/o orizzontale della filiera.
Classificazione merceologica
e struttura dei mercati
❏ standard tecnici e commerciali, standard di qualità;
❏ classificazione ai fini delle transazioni elettroniche;
❏ struttura della filiera e dei canali di mercato,
❏ ricostruzione del percorso del prodotto lungo le varie fasi della
filiera;
❏ identificazione del numero di passaggi delle figure coinvolte;
❏ importanza delle fasi dell’ingrosso e del dettaglio
nella commercializzazione dei prodotti;
❏ grado di competitività;
❏ rapporti con il mercato mondiale e peso delle transazioni
internazionali;
❏ peso dell’industria agroalimentare.
Meccanismi di formazione
del prezzo
❏ luoghi e modalità di svolgimento delle transazioni commerciali;
❏ tipologie di prezzo oggetto di rilevazione ai vari livelli
della filiera;
❏ contratti tra produttori e operatori delle fasi a valle della filiera;
❏ mercati a termine.
Strutture responsabili
della rilevazione dei prezzi
alla produzione
❏ tipologia di strutture;
❏ collocazione geografica e rispetto ai mercati (locali,
centrali, periferiche);
❏ risorse impegnate;
❏ punti di rilevazione;
❏ prezzi (e altri dati) rilevati;
❏ scelta dei punti di rilevazione;
❏ organi deputati alla supervisione del processo di formazione
dei prezzi e il loro ruolo.
Aspetti tecnici della struttura
e dell’organizzazione
della rilevazione dei prezzi
alla produzione
❏ strumenti di comunicazione e software utilizzati;
❏ metodologia adottata nella raccolta: modalità di campionamento
statistico, organizzazione e frequenza della rilevazione;
❏ immagazzinamento e gestione dei dati;
❏ analisi ed elaborazioni;
❏ accesso e diffusione di dati ed elaborazioni.
15
2. Canada
2.1. Il quadro generale del Sistema Agricolo Canadese
2.1.1 La produzione agricola
l Canada, una federazione di province di vaste dimensioni, con una densità di popolazione piuttosto bassa, è un paese con una naturale vocazione
all’esportazione e con una propensione verso i mercati statunitensi. La densità
di popolazione e la produzione agricola (diversità di colture e quantità di prodotti realizzati) variano da un luogo all’altro del paese e questo fatto incide sul
livello di consumo interno o/e di esportazione della produzione agricola nazionale. Il clima del Canada è altamente instabile ed eterogeneo, per questo i rischi
I
Fig. 2.1 - Distribuzione % della superficie agricola e del numero di aziende agricole nelle province canadesi
(2001)
0,4%
5,1%
3,8%
8,2%
11,3%
31,2%
21,7%
38,9%
8,9%
20,5%
0,7%
13,0%
8,1%
24,2%
0,1%
0,3%
0,6%
1,2%
0,6%
1,6%
% di superfici coltivabili canadesi
% di fattorie canadesi
17
naturali cui è esposta la produzione agricola sono molto elevati. Nel 2001 si
contavano 167 milioni di acri1 di superficie coltivabile sull’intero territorio
canadese, l’81% dei quali ubicati nelle zone occidentali, o Grande Prairie,
nelle province dell’Alberta (31,2%), Saskatchewan (38,9%) e Manitoba
(11,3%). Le aree appartenenti alle province British Columbia (3,8%), Ontario
(8,1%) e Quebec (5,1%) comprendono il 17% della superfice coltivabile del
paese, le province atlantiche, invece, (Nova Scotia, New Brunswick, Prince
Edward Island e Newfoundland) partecipano con il restante 2%. La Figura
2.1 indica la distribuzione delle superfici coltivabili e del numero di aziende
agricole per provincia (% rispetto ai relativi totali dell’intero paese); in particolare, si evidenzia che la provincia dell’Ontario ha un numero relativamente
alto di agricoltori (24,2 %) rispetto alla superficie coltivabile (8,1 %) e che le
dimensioni delle aziende agricole variano notevolmente da un punto all’altro
del paese. La tabella 2.1 riporta il numero e le dimensioni delle aziende agricole sul territorio canadese (il numero di operatori agricoli supera il numero
di aziende per via dell’esistenza di società di persone e di accordi di proprietà
comune).
Tabella 2.1 - Numero e dimensione delle aziende agricole per provincia (2001)
Superfici
coltivabili
(migliaia di acri)
Canada
166.802
Newfoundland
100
Prince Edward Island
646
Nova Scotia
1.006
New Brunswick
959
Quebec
8.444
Ontario
13.507
Manitoba
18.784
Saskatchewan
64.904
Alberta
52.059
British Columbia
6.393
Aziende
agricole
(numero)
246.923
643
1.845
3.923
3.034
32.139
59.728
21.071
50.598
53.652
20.290
Dimensioni medie
delle aziende
agricole (in acri)
676
156
350
256
316
263
226
891
1.283
970
315
Operatori
Occupazione
agricoli
agricola
(numero) (numero occupati)
346.195
293.000
780
600
2.455
3.700
5.080
6.500
3.895
5.700
47.395
58.000
85.015
75.400
28.795
25.500
66.275
44.000
76.195
49.900
30.320
23.500
Fonte: Statistic Canada.
Di 167 milioni di acri di superficie coltivabile, 90 milioni sono coltivati, 12
milioni sono tenuti a maggese (non seminati ma lavorati al fine di controllare la
crescita delle erbe infestanti con la tecnica della falsa semina), 12 milioni destinati a pascoli coltivati (terreno seminato a pascolo) e la restante parte utilizzata
a pascolo naturale, bosco, terreni marginali e piccole proprietà a conduzione familiare.
Le dimensioni medie delle aziende agricole e degli allevamenti, in questi ultimi anni, sono in aumento e ciò indica una continua tendenza alla fusione ed
18
unificazione delle aziende agricole e ad una riduzione del numero degli operatori agricoli in attività. Le aziende sono classificate in unità di dimensioni piccolo-medie e di grandi dimensioni. Il grafico 2.1 evidenzia come le attività su
larga scala (che hanno ricavi superiori a 100.000 dollari2) rappresentino la maggioranza (80%) della produzione agricola.
Grafico 2.1 - Distribuzione delle 247.000 aziende agricole canadesi per entrate lorde (2001)
Piccole e medie 45%
Ricavi da $ 10.000 a
$ 99.000
45% delle aziende
12% delle entrate lorde
A tempo libero 22%
Ricavi < $10.000
22% delle aziende
1% delle entrate lorde
Grandi 33%
Ricavi per $ 100.000 e oltre
33% delle aziende
88% delle entrate lorde
Fonte: Statistics Canada.
Il Canada produce una varietà di prodotti agricoli e zootecnici diversi, con
notevoli differenziazioni da una parte all’altra del paese. Il grafico 2.2 mostra,
tuttavia che, nel 2004, le carni rosse, i cereali ed i semi oleosi rappresentavano
oltre la metà delle entrate dei mercati agricoli. L’importanza dei vari settori colturali e zootecnici differisce in base alle zone del paese ed il grafico 2.3 fornisce un’indicazione di tale variabilità. Le carni rosse, i cereali e i semi oleosi
rappresentano oltre l’80% delle entrate di mercato nella regione della Prairie,
in cui è ubicata gran parte della superficie coltivabile del paese.
Il sistema agro-alimentare canadese ha prodotto l’8,2% del Prodotto Interno
Lordo (PIL) nel 2002. L’importanza di questo per l’economia delle singole province varia significativamente a seconda delle zone del paese. Nel grafico 2.4
emerge come l’importanza del settore agricolo nelle province Prince Edward
Island, Saskatchewan e Manitoba superi quella registrata mediamente nell’intero paese canadese. Le province dell’Ontario e del Quebec contano il maggior
numero di occupati nel settore agricolo e agro-alimentare, in funzione della
densità demografica.
19
Grafico 2.2 - Ricavi dei mercati agricoli per prodotto (2004, totale 31.700 miliardi di dollari canadesi)
Frutta e Vegetali
6,8%
Pollame e Uova
7,6%
Carni Rosse
29,7%
Lattiero caseari
14,5%
Granaglie e Semi
oleosi
24,1%
Altri prodotti agricoli
17,2%
Fonte: Statistic Canada.
Grafico 2.3 - Ricavi dei mercati agricoli regionali per quota di prodotto (2004)
100
90
80
70
Frutta e ortaggi
60
Pollame ed uova
50
Lattiero-caseari
40
Altri prodotti
30
Cereali e semi oleosi
20
Carni rosse
10
0
British Columbia
Fonte: Statistic Canada.
20
Prairies
Ontario
Quebec
Stati atlantici
Grafico 2.4 - Il contributo del settore agro-alimentare al PIL delle singole province (2003)
12
10
Percentuale del P.I.L. delle singole province
Prodotti alimentari e bevande
Agricoltura primaria
8
Media canadese
6
4
2
0
N.L.
P.E.I.
N.S.
N.B.
Que.
Ont.
Man.
Sask.
Alta.
B.C.
Fonte: Statistic Canada.
2.1.2 Struttura e grado di concentrazione del mercato dei prodotti agricoli
Il Canada rappresenta il quarto paese esportatore più importante a livello
mondiale e, al tempo stesso, il quinto paese importatore nel mondo di prodotti
agricoli3. Nel 2002, le esportazioni di derrate agricole canadesi rappresentavano il 3,7% del commercio mondiale (escluso il commercio a livello comunitario
nell’Unione Europea), dietro agli Stati Uniti con il 12,6%; i paesi membri dell’Unione Europea con il 12,3% ed il Brasile con il 3,7%. Nel 2002, il Canada
ha gestito il 2,7% delle attività di importazione di prodotti agricoli a livello
mondiale (escluso il commercio a livello inter-regionale nell’Unione Europea)
preceduto dagli stati dell’Unione Europea con il 12,5%; dagli U.S.A. con il
9,7%; dal Giappone con il 7,2% e dalla Cina con il 3,5%.
I prodotti esportati variano a seconda del tipo di produzione agricola o zootecnica, così come indicato nel grafico 2.5. Le colture di cereali e di semi oleosi hanno
rappresentato, nel 2004, un terzo del valore totale delle esportazioni di prodotti
agricoli ed agro-alimentari. Le carni rosse, in particolare la carne bovina (manzo) e
suina (carne di maiale), rappresentano un quarto delle esportazioni di prodotti agricoli. Tuttavia, in questi ultimi anni, le limitazioni commerciali adottate a seguito
della diffusione dell’encefalopatia spongiforme bovina (BSE) hanno influito su
questo genere di esportazioni (a livello di quantità e di prezzi)4. In conseguenza del-
21
Grafico 2.5 - Struttura delle vendite d’esportazione per prodotto (2004)
Totale 26.500 mld di dollari canadesi
2,4%
2,8%
3,0%
4,1%
4,6%
6,4%
13,6%
Prodotti Lattiero cas. ed
Avicoli
Cibi per Animali
Animali vivi escl.
pollame
17,5%
Patate e derivati
Bevande
22,4%
Frutta e verdura
Prodotti di Granaglie e
semi oleosi
Carni rosse
23,10%
Tutti gli altri
Granaglie e semi oleosi
Fonte: Statistic Canada and AAFC calculations.
la loro stretta vicinanza, gli Stati Uniti, assorbono approssimativamente il 65% delle esportazioni agricole canadesi; nella scala delle destinazioni delle esportazioni
seguono, con quote più contenute, il Giappone con il 10 %, i paesi dell’Unione Europea con il 7%, il Messico con il 3% e la Cina con l’1,4%.
L’assetto di mercato
L’assetto di mercato nel settore agricolo ed agro-alimentare canadese varia a
seconda delle diverse fasi della filiera. La tabella 2.2 riporta un’analisi a livello
macro delle concentrazioni esistenti all’interno della filiera agro-alimentare nel
periodo compreso tra il 1993 ed il 1998, sviluppata su uno studio eseguito da
Beaulieu nel 2002. Benché alcuni indici possano apparire elevati, la globalizzazione, con l’accresciuta competitività sul mercato interno delle importazioni,
può ridurre la pressione commerciale esercitata dalle aziende nazionali. Il mercato canadese opera prevalentemente in “ambiente di libero mercato” e nell’ambito di una più ampia ed integrata economia nord-americana.
2.1.3 La Rete canadese per la raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
Il Canada è una federazione composta da dieci province e tre territori, che
condividono autorità e responsabilità costituzionale per gli obiettivi comuni so-
22
Tabella 2.2 - Livello di concentrazione nel sistema agro-alimentare ed agricolo canadese, (periodo 1993-1998)
Industria
Quote di mercato delle principali 4 aziende
agro-alimentari (% vendite sul totale)
Imprese produttrici di fattori produttivi
• Vendita all’ingrosso di macchine ed attrezzature agricole
• Fornitori all’ingrosso di fattori della produzione
• Servizi per il settore agricolo
Agricoltura
Lavorazione esclusiva prodotti alimentari
Lavorazione esclusiva bevande
Commercianti all’ingrosso di prodotti alimentari
• Silos per cereali
• Prodotti agricoli
• Grossisti di prodotti alimentari
30,9
28,2
12,9
4,5
13,3
59,4
91,9
46,4
26,7
Fonte: Beaulieu 2002.
ciali ed economici. In alcuni casi, come per la difesa nazionale, il governo federale ha la responsabilità esclusiva, mentre in altri – come per quanto riguarda le
assicurazioni ed i diritti di proprietà – province e territori ne assumono la guida.
In Canada, il governo federale è responsabile della fornitura di informazioni
statistiche, e Statistics Canada rappresenta l’agenzia centrale creata con la legge denominata Statistics Act al fine di adempiere a tale mandato.
Statistics Canada è l’ente responsabile per la raccolta e la divulgazione delle informazioni riguardanti una vasta gamma di settori. Il compito demandato a
questo organismo è di “fornire informazioni e analisi obiettive, riguardanti l’evoluzione della nostra società e dell’economia del paese, al popolo canadese e
ai suoi rappresentanti eletti”. Statistics Canada opera in collaborazione con
molti altri soggetti che comprendono: organi di informazione e comuni cittadini; i governi e le autorità federali, provinciali e territoriali; le associazioni d’impresa e i sindacati dei lavoratori; le università; gli organismi esteri ed internazionali, come le Nazioni Unite e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo
Sviluppo Economico, ed altri clienti quali biblioteche, associazioni professionali, istituti di ricerca, gruppi di volontariato e di interessi speciali. All’interno
di Statistics Canada e nell’ambito della Divisione competente per l’Agricoltura
è collocata l’unità responsabile per i prezzi alla produzione (franco azienda).
In Canada, è obbligatorio realizzare due indagini di mercato per la raccolta di
dati – un Censimento a livello nazionale (ogni cinque anni) che include una specifica sezione riguardante la produzione agricola, e l’Indagine finanziaria delle Aziende agricole (Farm Financial Survey-FFS) – perché ritenute di elevata rilevanza sociale. Le altre indagini di mercato (oltre 400 gestite da Statistics Canada) sono su
base volontaria e si realizzano con differenti livelli di partecipazione.
In merito ai prezzi delle materie prime agricole, Statistics Canada effettua
la raccolta di informazioni:
23
• presso agenzie che partecipano all’attività di commercializzazione dei prodotti agricoli per conto dei produttori;
• presso dipartimenti della pubblica amministrazione che raccolgono informazioni riguardanti prodotti particolari;
• mediante indagini effettuate da Statistics Canada:
➤ una rilevazione mensile del prezzo delle patate presso i produttori, a
livello nazionale;
➤ una rilevazione trimestrale dei prezzi del fieno e della paglia presso i
produttori ubicati nella provincia dell’Ontario;
➤ una rilevazione mensile riguardante gli acquirenti di cereali e colture
speciali ubicati nella regione di Prairie;
➤ una rilevazione mensile riguardante gli acquirenti di cereali ubicati
nelle Province Atlantiche.
Nell’ambito del mandato di Statistics Canada, la raccolta delle informazioni
sui prezzi dei prodotti agricoli ha l’obiettivo di stimare sia i ricavi delle aziende
agricole che i contributi del settore agricolo all’economia nazionale. Di conseguenza, i prezzi agricoli franco-azienda sono raccolti non come prodotto finale
dell’indagine, ma come elemento utile al calcolo dei ricavi delle aziende agricole. In numerosi rapporti elaborati da Statistics Canada, i prezzi franco-azienda sono riportati con l’obiettivo di illustrarne il relativo andamento rispetto al
passato. Utilizzando le informazioni sui prezzi, Statistics Canada sviluppa un
Indice dei Prezzi dei Prodotti Agricoli (Farm Product Price Index, FPPI) che
confronta le variazioni dei prezzi annuali dei prodotti o dei panieri di beni, rispetto ad un anno base (1997=100 per le serie correnti). Il governo federale e le
amministrazioni provinciali utilizzano i dati per sviluppare, gestire e valutare le
politiche e i programmi per il settore agricolo. Gli altri enti e soggetti interessati utilizzano le informazioni come base per le ricerche economiche. Statistics
Canada realizza e divulga al pubblico una serie di pubblicazioni sull’andamento dei ricavi delle aziende agricole (Farm Cash Receipts – Agriculture Economic Statistics). Rendendo pubbliche in maniera tempestiva, concisa e di facile
lettura queste informazioni ai canadesi (che sono anche i principali fornitori
delle informazioni), Statistics Canada svolge un ruolo fondamentale nella strategia governativa di divulgazione on-line delle informazioni al pubblico. Il sito
web di Statistics Canada, lanciato nel 1995 e aggiornato quotidianamente, fornisce infatti un’ampia gamma di dati statistici e servizi agli utenti, che comprendono:
• un Catalogo di prodotti e servizi (1995);
• un Servizio per effettuare gli ordini sulle pubblicazioni (1996);
• la diffusione elettronica di dati alle Università tramite il programma Data
Liberation Initiative (1996);
• l’avvio di un Modulo Didattico in rete (Learning Resource Module) finalizzato a sostenere programmi di formazione per le scuole elementari, medie
inferiori e superiori (1998);
• la creazione di un Database Integrato in grado di fornire informazioni sul-
24
le indagini di mercato svolte e sui relativi risultati (2000);
• un servizio di commercio elettronico per l’acquisto di dati aggregati e per
l’effettuazione di interrogazioni attraverso il database denominato Canadian
Socio-Economic Information Management System (CANSIM).
Il CANSIM è il database aziendale in rete di Statistics Canada, responsabile
della divulgazione dei dati statistici socio-economici organizzati in tabelle multi-dimensionali e singole serie temporali. Esso costituisce una banca dati aziendale di informazioni aggregate di Statistics Canada e, come tale, non contiene
tutte le informazioni a disposizione dell’istituto nazionale. Il sistema ha registrato notevoli e numerosi miglioramenti sin dalla sua creazione, avvenuta nel
1968, che lo hanno reso più accessibile e facile da utilizzare. Attualmente, il
CANSIM contiene oltre 36 milioni di serie di dati ripartiti in più di 2.600 tabelle custodite in un database di tipo Oracle, sviluppato su piattaforma UNIX.
2.1.4 L’utilizzo dei prezzi dei prodotti agricoli per le Assicurazioni agricole
La struttura della politica agricola
Il Canada ha di recente introdotto un insieme di norme definite Modello di
Politica Agricola (Agricultural Policy Framework, APF), che fissa le direttive e
i limiti dell’assistenza al settore agricolo garantita dal sostegno pubblico. I
“capitoli” principali dell’APF includono:
• la Gestione del Rischio Aziendale (Business Risk Management-BRM) –
programmi finanziati dal governo per offrire assistenza diretta ai produttori al
fine di mitigare i rischi connessi alla produzione, le fluttuazioni del prezzo e
del costo dei fattori produttivi;
• la Sicurezza Alimentare e la Qualità dei Prodotti Alimentari – protocolli
finalizzati a garantire la sicurezza e la qualità dei prodotti alimentari lungo tutta
la filiera, dalla produzione al consumatore finale;
• l’Ambiente – per la promozione di una produzione agricola responsabile
da un punto di vista ambientale;
• Scienza ed Innovazione – per la promozione di nuove tecnologie e di innovazioni nella produzione e trasformazione dei prodotti agricoli;
• Rinnovamento – formazione e assistenza nel processo di innovazione tecnologica per i produttori agricoli nonché assistenza ai produttori che abbiano
programmato una strategia di uscita dal settore.
Mentre per i capitoli che fanno parte dell’APF è attribuita la medesima rilevanza, il programma di BRM riceve, attualmente, la percentuale più alta del sostegno finanziario pubblico e rappresenta il punto di maggiore interesse per i
produttori e le loro associazioni. Il capitolo del BRM comprende:
• l’Assicurazione sulla produzione – si tratta del vecchio programma di assicurazione sui raccolti, ma con l’obiettivo di includere anche l’assicurazione
sul bestiame;
• il programma Canadian Agricultural Income Stabilization (CAIS, Stabilizzazione dei Redditi Agricoli Canadesi) – garantisce la stabilizzazione dei
25
redditi aziendali, ovvero dei redditi derivanti da tutti i prodotti agricoli aziendali;
• il programma Cash Advances – anticipi “ad interessi zero” che utilizzano
le giacenze di magazzino del produttore come garanzia opzionale;
• il programma Private Sector Risk Management Partnerships (PSRMP, Associazione per la Gestione del Rischio nel Settore Privato) – che incoraggia la
diffusione degli strumenti di gestione del rischio nel settore privato, o di strumenti che non ricevono il sostegno finanziario pubblico, volti a rispondere a
qualsiasi vuoto nella protezione dal rischio che sia avvertito, dal produttore,
negli altri programmi di BRM.
Le assicurazioni sulla produzione agricola
Le assicurazioni sulla produzione agricola sono offerte da una rete di dipartimenti o agenzie pubbliche provinciali con sostegno finanziario proveniente
sia dai governi federali che dalle autorità provinciali. Le caratteristiche del programma, la copertura assicurativa e le corrispondenti aliquote di premio sono
stabilite a livello nazionale, ciò al fine di assicurare una certa equità tra le diverse province e i premi delle diverse polizze assicurative. Sin dalla sua creazione nel 1960, il premio collettivo riscosso è pari a 1,07 volte quello dei risarcimenti delle assicurazioni cumulative e rende il programma sostenibile nel
tempo.
Il sostegno pubblico alle assicurazioni sulla produzione è erogato sotto forma di:
• contributi sui premi così ripartiti: coltivatori 40%, governo provinciale
24% e governo federale 36%;
• costi amministrativi di distribuzione e definizione dei programmi: coltivatori 0%, governo provinciale 40% e governo federale 60%;
• ri-assicurazione: un sistema di ri-assicurazione federale offerto alle province su base facoltativa con delle aliquote di premio basate sul rischio di portafoglio della provincia.
Mentre le caratteristiche dei singoli programmi possono variare all’interno
del paese, essi sono comunque tutti basati sull’approccio di “garanzia della produzione”, con risarcimenti che sono innescati in risposta ad una minore o mancata produzione dovuta a determinati rischi naturali. La maggior parte dei programmi si basa sulla produzione storica delle singole aziende agricole. A prescindere dalle caratteristiche del programma, i prezzi dei prodotti sono utilizzati esclusivamente per stimare la copertura assicurativa e il relativo premio, al fine di snellire le transazioni assicurative.
I produttori agricoli prendono le proprie decisioni sull’acquisto di polizze
assicurative sulla produzione in anticipo rispetto alla stagione produttiva e in
quel momento le opzioni sui prezzi dei prodotti si basano sui valori previsti o
attesi nella stagione di produzione.
Le previsioni di prezzo delle principali colture ai fini dell’assicurazione sulla produzione sono effettuate dalla Divisione Analisi di Mercato (Market
Analysis Branch) del Ministero dell’Agricoltura e del Settore Agro-alimentare
26
canadese (Ministry of Agriculture and Agri-Food Canada, AAFC). Tali previsioni sui prezzi dei prodotti sono mirate a calcolare un valore medio per la stagione successiva, e non ad individuare un prezzo valido per un particolare periodo nel corso della campagna in corso. Sebbene la stagione produttiva possa
estendersi, in Canada, per un periodo che va dal mese di maggio al mese di
agosto, con i raccolti che si svolgono, per le colture principali, nel periodo
compreso tra agosto e novembre, la campagna di commercializzazione per l’anno corrente ha inizio nel mese di agosto. Ciò vuol dire che le previsioni dei
prezzi per l’assicurazione sulla produzione sono effettuate nel periodo dicembre/gennaio, per una campagna di commercializzazione che inizia soltanto nel
successivo mese di agosto (vale a dire ben otto mesi dopo).
La Market Analysis Branch dell’AAFC, al fine di effettuare le proprie previsioni sui prezzi dei prodotti, ha accesso ad una vasta gamma di informazioni,
che includono:
• le stime dei prezzi relative al raccolto dell’anno precedente;
• le giacenze accumulate e disponibili per la futura campagna di commercializzazione;
• dibattiti con gli analisti dell’industria privata e con il Ministero dell’Agricoltura statunitense (U.S. Department of Agriculture);
• previsioni dei tassi di cambio forniti dalle banche commerciali che possono influire sul grado di attrazione esercitata dalle esportazioni canadesi rispetto
a quelle degli altri paesi;
• le previsioni riguardanti le superfici seminate sulla base di ipotesi di prezzo dei prodotti, dei costi dei fattori produttivi e delle potenziali capacità di
commercializzazione nonché le politiche governative che possano avere un impatto sulle produzioni agricole.
I produttori utilizzano le polizze assicurative sulla produzione per tutelarsi
contro il rischio derivante da avversità atmosferiche, ma anche per assicurarsi l’erogazione di prestiti operativi da parte degli istituti finanziari. Per tale motivo, essi valutano il costo del premio e il grado di copertura della polizza quando devono prendere decisioni sull’acquisto della propria assicurazione. Gran parte degli
agenti assicurativi garantiscono delle opzioni di prezzo d’inizio anno, concedono
i benefici di prezzo variabile rispetto al programma di base, oppure propongono
un “acquisto in blocco” di garanzie specifiche rispetto alla polizza assicurativa di
base, calcolate tenendo conto delle variazioni nelle condizioni di mercato che si
verificano nel corso della stagione di produzione. I produttori dovranno sostenere
una perdita di produzione per innescare l’applicazione del risarcimento derivante
dalla polizza assicurativa sulla produzione; il valore di riferimento per il pagamento della perdita dipende, tuttavia, dal tipo di programma e/o dalla garanzia
scelta dal produttore all’inizio della stagione produttiva.
Il Programma Canadian Agricultural Income Stabilization (CAIS)
Il CAIS è un programma sovvenzionato dallo Stato (ma compatibile con gli
accordi commerciali internazionali) sviluppato al fine di garantire ai produttori
27
agricoli la stabilizzazione del reddito nel caso in cui il margine aziendale per
l’anno in corso (calcolato considerando l’intera attività aziendale e ottenuto come differenza tra ricavo e spese ammissibili) sia inferiore al margine di riferimento (margine medio della stessa azienda, registrato nel precedente triennio o
quinquennio). La diminuzione del margine è calcolata sulla base delle informazioni che i contribuenti sono tenuti a fornire all’amministrazione del CAIS.
I produttori hanno la facoltà di scegliere se partecipare o meno al programma CAIS all’inizio della stagione produttiva. Inizialmente, il CAIS richiedeva
che i produttori versassero un deposito in un istituto finanziario, di loro scelta,
come garanzia del sostegno governativo. I fondi del governo erano “accantonati” secondo una percentuale prestabilita, sul conto del produttore, per essere pagati realmente soltanto nel caso in cui il margine aziendale per l’anno corrente
fosse sceso al di sotto del margine di riferimento. Attualmente si sta valutando
la possibilità di apportare alcune modifiche al programma che porterebbero i
produttori a versare una specie di “pseudo-premio” al fine di partecipare al programma, piuttosto che effettuare un deposito.
I ricavi derivanti dall’attività aziendale si calcolano sulla base del valore
della produzione e delle scorte nell’anno corrente rispetto al periodo di riferimento. I prezzi dei fattori della produzione e dei prodotti usati dagli agricoltori
che presentano le proprie richieste al CAIS sono, tuttavia, verificati rispetto ad
una serie pre-determinata di prezzi di riferimento derivanti da fonti statistiche
della rete di raccolta dei valori dei prodotti. Le richieste dei produttori i cui
margini sono calcolati usando prezzi compatibili con i livelli di riferimento procedono rapidamente attraverso la procedura di verifica, mentre i valori che non
sono comparabili con quelli di riferimento dovranno essere confermati o rivalutati.
Gli altri programmi
Secondo quanto previsto dall’APF, i fondi sono a disposizione delle organizzazioni di produttori che riscontrino il verificarsi di squilibri nella protezione contemplata dal pacchetto principale di assicurazioni pubbliche.Tali fondi
sono destinati a piani di lavoro che dimostrino la ricerca di soluzioni di gestione del rischio nel settore privato oppure in settori non coperti da finanziamento
pubblico. Sebbene sia ancora in una fase preliminare, questo progetto di ricerca
è concentrato sullo sviluppo di un’assicurazione di prezzo per i bovini e dipenderà, appunto, dalla raccolta di informazioni sui prezzi di tali animali.
2.2. I prodotti selezionati
L’obiettivo della selezione dei prodotti da esaminare è quello di fornire degli esempi che abbiano caratteristiche differenti in relazione alla raccolta dei
dati sui prezzi; i prodotti scelti sono:
• il colza: il mercato è trasparente e dipende dalla domanda dei consumatori
28
e dalla politica di prezzi concorrenziali degli oli derivati da altre colture agricole (come, ad esempio, la soia, il mais, il cartamo). Le informazioni sulle quotazioni sono raccolte presso gli acquirenti dei semi da Statistics Canada e da tutta
una serie di agenzie pubbliche provinciali;
• la carne bovina: la raccolta dei prezzi è coordinata da un’organizzazione
di allevatori indipendenti. Rappresenta la principale produzione nazionale di
carne e viene scambiata attivamente sui mercati locali in tutto il paese;
• le patate: un prodotto orticolo coltivato per la vendita al dettaglio nei mercati rionali, oppure venduto su contratto alle industrie di trasformazione alimentare o come seme per i mercati nazionale ed estero. Le informazioni sui
prezzi si raccolgono attraverso un’indagine di mercato svolta da Statistics Canada presso i produttori di patate;
• il miele: un prodotto caratteristico destinato ai mercati nazionali ed esteri.
Le informazioni sui prezzi sono raccolte prevalentemente dagli uffici provinciali della pubblica amministrazione e trasmesse a Statistics Canada.
2.2.1 Il colza
La struttura del mercato e le caratteristiche del prodotto
Il Canada è il principale produttore di colza nel mondo; lo sviluppo di questa coltura è stato reso possibile grazie alla selezione, operata agli inizi degli
anni ’70 da alcuni agronomi, di una varietà di colza che produceva semi non
tossici per il consumo umano ed animale. Coltivata principalmente nella parte
occidentale del Canada, le sue specifiche caratteristiche chimiche contraddistin-
Schema 2.1 - Le trasformazioni industriali del seme di colza
Seme di Canola
Processo di
frantumazione
Macinazione
Estrazione dell'Olio
Usi commestibili
Usi non commestibili
Pellettati
Pastone/Miscela
29
guono il colza per la produzione di un olio vegetale con un basso livello di
grassi saturi ed una percentuale di acido erucico inferiore al 2%, oltre ad indicarla come fonte per la produzione di farina proteica ad uso animale, con un limitato contenuto in glicosinolati.
Nello schema 2.1, si riporta una schematizzazione delle possibili trasformazioni industriali del seme di colza. Questo prodotto è esportato dal Canada
sotto forma di semi, olio e farina. La tabella 2.3 riporta i dati sulla produzione
Tabella 2.3 - Produzione ed esportazione di colza (2001-2005) (000t)
Produzione di semi
Esportazione di semi
U.S.A.
Giappone
Messico
Cina
Altri paesi
Esportazione di farina
U.S.A.
Altri paesi
Esportazione di olio
U.S.A.
Cina
Altri paesi
2000-01
5.017
4.859
249
1.874
846
1.890
1.135
1.114
21
825
541
17
267
2001-02
4.520
2.524
88
1.590
631
213
2
799
792
7
582
506
7
69
2002-03
6.771
2.394
195
1.562
450
187
830
827
3
514
446
20
48
2003-04
7.728
3.755
317
1.675
1.068
401
294
1.570
1.485
85
719
536
114
69
2004-05
9.660
3.412
430
1.746
944
275
17
1.414
1.328
86
895
522
180
193
Media
6.740
3.389
256
1689
788
556
21
1.150
1.109
41
707
510
273
47
Fonte: Sommario statistico - Colza Council of Canada.
N.B.: I totali non includono le scorte d’inizio anno, sia presenti in azienda che in attesa di vendita. Le esportazioni totali nel periodo 2000-2001 superano la produzione annuale.
e sulle esportazioni di colza nel periodo compreso tra il 2001 ed il 2005. Gli
Stati Uniti rappresentano il principale mercato di destinazione per la farina e
l’olio di colza, mentre il Giappone e il Messico costituiscono i principali due
mercati per l’esportazione di semi. Mediamente, 11 milioni di acri sono seminati a colza ogni anno in Canada, per una produzione di 7 milioni di tonnellate di semi.
La classificazione del prodotto
Il colza è commercializzato sulla base dei livelli di qualità stabiliti dalla
Commissione Canadese per i cereali, in base a diverse caratteristiche che includono il colore, la percentuale di semi verdi, le malattie, i danni eventuali dovuti
al calore, e la percentuale di impurità. La tabella 2.4 riporta una descrizione
analitica dei quattro livelli di qualità, che includono Canada n. 1, Canada n. 2,
Canada n. 3 e una classe campione che si applica qualora le specifiche del livello Canada n. 3 non siano soddisfatte.
30
31
Denominazione
del livello di
classificazione
No. 1 Canada
No. 2 Canada
No. 3 Canada
Qualità campione,
in caso di mancata
soddisfazione
specifiche livello 3
Distintamente
verdi
%
2
5
20
Colza, qualità
campione
prodotto
danneggiato
Totale
%
Escrementi
%
Escrementi
di insetti
%
0:01
5
0:05
0:10
0:02
0:05
12
0:05
0:20
0:02
2
25
0:05
0:03
0:02
Colza, qualità Colza, qualità Colza, qualità Colza, qualità Colza, qualità
campione
campione
campione
campione
campione
prodotto
prodotto
prodotto
prodotto misto prodotto misto
danneggiato danneggiato misto a segale ad escrementi ad escrementi
dal calore
Bruciati
%
Danni
Segale
%
Pietre
%
5
5
5
50% o inferiore
–Colza, qualità
campione
prodotto
miscelato.
Superiore a 50%
- Vaglio di scarto
Miscele
non apparenti
Livello di pulizia
Seme commercialmente puro
Presenza non superiore all’1% di altri semi che
siano ben visibili e non facilmente separabili dalla
colza, da valutarsi come crivellatura
Presenza non superiore all’1,5% di altri semi che siano
ben visibili e non facilmente separabili dalla colza,
da valutarsi come crivellatura
Presenza non superiore al 2% di altri semi che siano
ben visibili e non facilmente separabili dalla colza,
da valutarsi come crivellatura
Colza, qualità campione prodotto miscelato
(Sample Canada Account Admixture)
Miscele
apparenti
%
0:05
0:05
1:00
0:10
0:05
1:05
0:15
0:05
2
Colza, qualità 2,5% o quantità Colza, qualità
campione
inferiore -Colza, campione
prodotto
Respinta (qualità), prodotto
miscelato
prodotto misto a miscelato
pietre; oppure
Colza, campione
prodotto misto a
pietre. superiore a
2,5%-Colza,
campione
di recupero
Sclerotinia
%
Può avere un odore naturale associato a semi di qualità scadente,
non distintamente acidi, ammuffiti, rancidi o di eventuale
altro odore che possa indicare un serio deterioramento
N. 3 Canada
Impurità
Abbastanza maturo, dolce, odore naturale ragionevolmente buono
N. 2 Canada
Qualità campione, in caso di mancata soddisfazione
specifiche livello 3
Livello di qualità
Livello di buono stato
Ragionevolmente ben maturo, dolce, buon odore naturale
Denominazione
del livello di qualità
N. 1 Canada
Tabella 2.4 - Fattori primari determinanti il livello di qualità per il colza
La Descrizione del mercato
I produttori di colza, oltre 60.000, sono attivamente rappresentati dalla
Commissione Canadese dei Coltivatori di Colza (Canadian Colza Growers
Commission), il cui ruolo consiste nel “determinare le scelte e le politiche nazionali, e sviluppare ed intensificare i mercati a vantaggio del Coltivatore Canadese di Colza”. Ciascuna provincia con una certa superficie minima coltivata
a colza dispone di un’associazione provinciale di coltivatori, rappresentata da
membri presenti presso la commissione nazionale dei coltivatori. I gruppi provinciali svolgono ricerche e divulgano le informazioni ai propri membri e al
pubblico, in generale, per mezzo di pubblicazioni, attraverso siti web e conferenze.
L’industria per la trasformazione dei semi oleosi comprende 13 impianti di
lavorazione, appartenenti a cinque società, con una capacità lavorativa pari a 4
milioni di tonnellate di semi di colza, da cui si ricavano, approssimativamente,
1,6 milioni di tonnellate di olio e 2,4 milioni di tonnellate di farina. Tutte le
aziende che effettuano la molitura di colza sono impegnate altresì nell’attività
di esportazione di olio e farina, mentre soltanto due aziende esportano i semi.
Nove acquirenti di cereali svolgono attività di esportazione di semi di colza,
12 aziende esportano olio e 6 effettuano, invece, esportazione di farina. Le
esportazioni di colza (in semi, olio e farina) rappresentano un’elevata percentuale della produzione nazionale annua. La produzione può risentire delle condizioni atmosferiche, in particolar modo della siccità tipica delle province delle
Prairie, dove si concentra la produzione di colza canadese, e dei livelli di prezzi e di produzione degli oli vegetali concorrenti.
Il colza continua ad essere oggetto di numerose ricerche volte a sviluppare
delle varietà che producano olio con caratteristiche particolari destinato a mercati specializzati. Di recente, si è avviata la produzione di un nuovo tipo di colza, con un elevato tenore di acido oleico ed un basso contenuto di acido linoleico, con cui è possibile produrre un olio molto stabile da utilizzare per la frittura, che non richiede idrogenazione. Inoltre, dagli oli vegetali è possibile produrre bio-carburanti che potranno offrire, in futuro, nuove opportunità di mercato
per le aziende. Numerose società sono coinvolte nello sviluppo e nella promozione di varietà di semi speciali, che presentano caratteristiche uniche, e contrattano le rigide condizioni di produzione di questi semi direttamente con i
produttori.
La formazione dei prezzi
I produttori di colza vendono generalmente il loro prodotto direttamente
agli acquirenti di cereali o alle industrie per la trasformazione del colza (frantoi). Il colza è un prodotto che può essere immagazzinato in depositi a condizione che presenti un determinato tasso di umidità e non corra il rischio di essere danneggiato dal calore. La possibilità di conservare il prodotto permette ai
coltivatori di valutare, con una certa flessibilità, prima di effettuare la vendita, i
segnali che giungono dai mercati, questi, infatti, giocano un ruolo attivo nella
32
formazione del prezzo relativamente all’industria del colza. La Borsa Merci di
Winnipeg (Winnipeg Commodity Exchange, WCE) e il Chicago Board of
Trade, CBOT pubblicano le quotazioni giornaliere sui mercati a termine. I produttori possono sottoscrivere un contratto per la consegna del proprio raccolto a
singole strutture di trasformazione e con gli acquirenti dei cereali, prima e durante la stagione di coltivazione.
I mercati a pronti, o per contanti, svolgono un ruolo fondamentale nell’ambito dell’industria canadese del colza. I produttori sono a conoscenza dei prezzi
giornalieri pubblicati all’inizio della stagione produttiva, nel momento in cui
assumono le proprie decisioni relative alla semina, e per tutta la durata della
stagione stessa. I prezzi sono disponibili sulle riviste di categoria, attraverso le
associazioni locali dei coltivatori e sono comunicati quotidianamente attraverso
le stazioni radio e televisive locali. Gli uffici pubblici e le società private mettono a disposizione numerosi esperti e consulenti commerciali, in grado di fornire
la propria expertise in materia di marketing ai singoli produttori, a gruppi di
vendita o ad organizzazioni di produttori. I prezzi possono variare in base ai diversi mercati d’esportazione, della produzione e dei valori degli oli concorrenti,
ricavati dalla soia e dal mais prodotti dagli Stati Uniti. Inoltre, le quotazioni
possono mostrare un certo grado di volatilità nei periodi in cui si rende necessario coprire le quote di esportazione nei porti e gli acquirenti si contendono le
scorte disponibili presso le aziende.
La struttura della raccolta dei prezzi
La raccolta delle informazioni sui prezzi del colza viene effettuata da Statistics Canada mediante rilevazioni mensili presso gli acquirenti di cereali che
operano nelle province delle Prairie, la principale area di produzione del colza,
attraverso la Non-Board Grains and Specialty Crops Survey5. Sebbene queste
rilevazioni consentano di raccogliere informazioni sui prezzi, il loro obiettivo
principale è quello di sviluppare una “casistica riguardante le entrate aziendali”
insieme ad un “indice dei prezzi dei prodotti agricoli”. Queste informazioni sono utilizzate prevalentemente per consentire alle agenzie pubbliche di acquisire
informazioni sull’andamento dei prezzi e dei ricavi aziendali, fornendo un supporto nell’elaborazione delle linee politiche e nella valutazione dei programmi
governativi. Oltre a queste indagini di mercato, Statistics Canada raccoglie informazioni sui prezzi direttamente dalla Ontario Colza Growers Association relativamente alla produzione di colza in quella provincia.
Altri organismi provinciali raccolgono informazioni sui prezzi praticati sui
mercati del colza. Ad esempio, la Grain Commission della provincia dell’Alberta effettua rilevazioni settimanali presso gli acquirenti di cereali, al fine di
ottenere i valori dei prezzi medi di acquisto presso cinque sedi diverse a livello
provinciale. I prezzi medi settimanali sono pubblicati sul sito internet del dipartimento provinciale del Ministero dell’Agricoltura competente per quella provincia denominato “Ropin’ the Web”, e comunicati regolarmente attraverso le
stazioni radio locali. La tabella 2.5 riporta un estratto delle informazioni sui
33
prezzi settimanali del colza proposte sul sito web del Ministero dell’Agricoltura
della provincia dell’Alberta, e fornite dalla Grain Commission di quella stessa
provincia. Gli analisti di mercato che operano per il governo forniscono interpretazioni degli andamenti dei mercati relativamente ai prezzi dei prodotti durante tutto l’arco dell’anno, attraverso regolari interviste radiofoniche e nel corso di incontri con i produttori e conferenze che si tengono, solitamente, nei mesi
invernali.
Tabella 2.5 - Prezzi d’acquisto medi per colza in silo sui vari mercati, 2006
Lethbridge
Calgary
Red Deer
Edmonton
Rycroft
Vancouver cash
15-giu
14-giu
261,63
263,64
262,07
265,57
258,42
292,7
260,73
262,74
261,17
264,67
257,52
291,2
13-giu
$/tonnellata
260,93
262,94
261,37
264,87
257,72
292,1
12-giu
9-giu
262,34
264,67
262,78
263,09
258,53
294
258,24
260,57
258,68
258,99
254,43
290,7
Fonte: prezzi di chiusura di giovedì 15 giugno 2006; Ropin’ the Web; Ministero Agricoltura, Alimentazione e
Sviluppo rurale, Alberta.
I prezzi franco-azienda ottenuti dai produttori provengono, essenzialmente,
dalla produzione di semi di colza. Talvolta, in caso di penuria di scorte alimentari, può essere utilizzata la paglia di colza che, raccolta in balle, viene venduta
per l’alimentazione degli animali, benché questa non sia una circostanza normale né rappresenti un uso abituale.
La gestione dei dati
Generalmente, i dati non elaborati sono inseriti in file su fogli elettronici (ad
esempio, di formato Excel) per la successiva analisi. Le informazioni aggregate,
riguardanti i prezzi mensili, sono preparate e pubblicate nel database del CANSIM, per consentire l’accesso diretto da parte del pubblico. Statistics Canada
cura la pubblicazione di dati riepilogativi per prodotto o per settori di merce,
rendendo molti di essi accessibili gratuitamente sul proprio sito web.
2.2.2 I bovini da carne
La struttura di mercato e le caratteristiche del prodotto
I bovini sono allevati prevalentemente per la produzione di carne di manzo o
per la produzione di latte e formaggi. Benché entrambi abbiano una certa rilevanza ai fini economici, in questo contesto è stata presa in esame la struttura di
mercato dei bovini da carne. Esiste, tuttavia, un certo grado di sovrapposizione
tra queste due produzioni (latte e carne), poiché anche gli animali allevati esclusivamente per la produzione di latte entrano a far parte della filiera di produzione della carne.
34
La carne bovina è commercializzata in una molteplicità di forme, ma essa è
prima di tutto suddivisa in tagli primari tratti dalla carcassa dell’animale.
Numerose ricerche sono state effettuate, in Canada, per migliorare geneticamente gli animali da destinare alla produzione di carne e individuare una specifica razione alimentare, in modo da poter “etichettare” il manzo canadese e
distinguerlo da quelli aventi altra provenienza. Le razze principali allevate sono: Angus, Hereford, Simmental, Limousine e Charolais.
Sulla base dell’indagine sul bestiame, effettuata su circa 10.000 allevatori
da Statistics Canada nel gennaio 2006, il patrimonio bovino nazionale è stimato attorno ai 14,5 milioni di capi. La tabella 2.6 riporta i capi allevati per provincia: si evidenzia come la maggior parte del patrimonio bovino sia allevato
nella parte occidentale del Canada, in particolare nelle province di Saskatchewan e di Alberta, e come i bovini da carne rappresentino la maggioranza dei
bovini presenti in Canada. Gli allevamenti destinati alla produzione di latte, invece, prevalgono nelle province orientali dell’Ontario e del Quebec. Queste distinzioni geografiche dipendono dalla disponibilità di pascoli e di foraggio per i
bovini da carne nel Canada occidentale, e dalla necessità di collocare la produzione lattiero-casearia in prossimità delle grandi aree urbane per garantire la
tempestività degli approvvigionamenti e contenere i costi di trasporto.
Tabella 2.6 - Patrimonio bovino canadese per provincia, gennaio 2006 (dati in migliaia)6
Province
Tori
Newfoundland
Prince Edward Island
Nova Scotia
New Brunswick
Quebec
Ontario
Manitoba
Saskatchewan
Alberta
British Columbia
Totali
0,1
0,8
1,3
1,1
14,9
26,5
30,5
69
105
16
265,2
Vacche Vacche Giovenche Giovenche Manzi
Vitelli
Totale
da carne da latte
da latte da carne
0,5
4,9
1,6
0,1
0,1
1,9
9,2
18
15
7,4
11,7
15,8
19,3
83
25,5
24,1
11,4
8,7
5
29
105
20
19,1
9,8
7,8
6
25,2
89
225
406
176
58
98
427,1 1.405,00
410
346
193
248,3
255
659 2.138,80
688
41
19
142
65
504,5 1.490,00
1,560.0
28
13
228
73
977 2.950,00
2.052,00
89,5
36,5
892
625 2,100.0 5.900,00
2,85.0
75
30
50
30
174
660
5279 1.048,60
497,7
1.649,60 1.172,90 4.917,00 14.830,00
Fonte: CANFAX Statistical Briefer – Maggio 2006.
Nel corso degli anni ’80, il Canada ha abolito l’erogazione delle sovvenzioni per il trasporto del foraggio, che intendeva promuovere il trasporto di cereali
da foraggio del Canada occidentale verso i mercati orientali.
La classificazione del prodotto
La tabella 2.7 fornisce un elenco delle caratteristiche che influiscono sulla
qualità della carne bovina, mentre la tabella 2.8 riporta gli standard commerciali attualmente vigenti. Il commercio dei bovini da carne avviene durante le aste,
35
Tabella 2.7 - Caratteristiche del bestiame che influenzano la qualità della carne bovina
Caratteristiche
Maturità (età)
Sesso
Conformazione
(consistenza muscolare)
Grasso (colore,
consistenza e copertura)
Influenza sulla qualità
L’età di un animale influisce sul grado di tenerezza della carne.
Un accentuato grado di mascolinità dell’animale influenza
il colore e la gradevolezza della carne.
La resa della carne risente del grado di consistenza muscolare.
Il colore e la consistenza del grasso influenzano il livello
di accettabilità da parte del consumatore, mentre la copertura di
grasso influisce sulla resa.
Carne (colore,
La marezzatura della carne influisce sulla qualità della pietanza
consistenza e marezzatura) relativamente a succosità e tenerezza. Il colore e la consistenza
influenzano il livello di accettabilità del consumatore.
Fonte: Canadian Beef Grading Agency.
dove gli animali vivi possono essere venduti o acquistati. Gli esperti di mercato
sono in grado di valutare il bovino dal suo aspetto esteriore e di determinare il
potenziale di produzione della carne di qualità derivante dalla macellazione e
dalla lavorazione. Gli allevatori conoscono i parametri di selezione che portano
alla determinazione della quotazione dell’animale. Incroci e “scarti” in relazione alla domanda dei consumatori costituiscono un elemento importante per garantire che un animale di qualità produca una carne di qualità.
Descrizione del mercato
Secondo la Canadian Cattlemen’s Association (Associazione Canadese degli Allevatori di Bestiame, CCA) esistono in Canada oltre 90.000 allevatori di
capi bovini. La produzione e la commercializzazione avviene secondo fasi che
seguono il ciclo biologico produttivo dell’animale.
Molti allevatori sono coinvolti nelle fasi di riproduzione allo scopo di produrre vitelli da carne, da destinare cioè all’ingrasso e alla macellazione. I produttori di carne bovina possono realizzare l’intero ciclo biologico di produzione
dell’animale, dalla nascita alla macellazione, ma in molti casi essi si specializzano in singole fasi del ciclo produttivo.
La pratica piuttosto diffusa in numerosi allevamenti consiste nel far accoppiare gli animali nel periodo giugno-luglio: i vitelli nascono a marzo o aprile
dell’anno successivo e pascolano con le proprie madri per l’intera durata delle
stagioni primaverile, estiva ed autunnale. Il peso allo svezzamento dei vitelli, in
autunno, può variare tra i 160 ed i 320 Kg ed è strettamente legato all’età in cui
avviene lo svezzamento, alla costituzione genetica del vitello e alle condizioni
degli erbai nei periodi di pascolo estivo.
I vitelli più leggeri (160-225 Kg) sono solitamente lasciati al pascolo per un
ulteriore periodo di 120-150 giorni prima di entrare nella cosiddetta fase di
backgrounding7 e di alimentazione con alimenti ad alto valore energetico ed es-
36
Tabella 2.8 - Classificazione ed indicatori di qualità della carne bovina canadese
Grado
Maturità Consistenza
(Età)
muscolare
CANADA PRIME
Giovane Da buona ad
eccellente, con alcune
imperfezioni
CANADAA, AA, AAA Giovane Da buona ad eccellente,
con alcune imperfezioni
Muscolo
Marezzatura
per Rib Eye
Compatto,
rosso vivo
Leggermente
abbondante
Compatto,
rosso vivo
Colore e
consistenza
del grasso
Compatto,
bianco o ambra
Giovane Da buona ad eccellente,
con alcune imperfezioni
Giovane Da insufficiente
ad eccellente
Giovane Da insufficiente a buona
Compatto,
rosso vivo
Rosso vivo
A- tracce
Compatto,
AA - lieve
bianco o ambra
AAA – limitata
Nessun requisito Compatto,
bianco o ambra
Nessun requisito Giallo
Rosso vivo
Nessun requisito
Rosso scuro Nessun requisito
D1
Giovane Da insufficiente
ad eccellente
Maturo Eccellente
D2
Maturo
Da media ad eccellente
D3
Maturo
Insufficiente
D4
Maturo
B1
B2
B3
B4
E
Da insufficiente
ad eccellente
Giovane Accentuata mascolinità
o maturo
Nessun
requisito
Nessun
requisito
Nessun
requisito
Nessun
requisito
Nessun requisito
Nessun requisito
Nessun requisito
Nessun requisito
Quantità
di grasso
2 mm,
o superiore
2 mm,
o superiore
Inferiore a
2 mm
Nessun
requisito
Bianco o ambra Nessun
requisito
Nessun requisito Nessun
requisito
Compatto,
Inferiore a
bianco o ambra
15 mm
Da bianco a giallo Inferiore a
15 mm
Nessun requisito Inferiore a
15 mm
Nessun requisito 15 mm
o superiore
Fonte: Canadian Beef Grading Agency.
sere quindi preparati alla macellazione che avviene tra 18 e 24 mesi di età. I vitelli con peso di svezzamento medio (225-275 Kg) seguono un programma di
backgrounding a basso contenuto energetico prima di essere inseriti in un programma di alimentazione con granaglie ad elevato valore energetico per preparare l’animale alla macellazione che avviene tra 14 e 18 mesi di età. I vitelli di
peso maggiore (275-320 Kg) sono, generalmente, inseriti in un programma
post-svezzamento di alimentazione con granaglie ad alto valore energetico per
un periodo massimo di 225 giorni, e sono pronti per la macellazione ad un’età
compresa tra 12 e 14 mesi.
Dalla fase di backgrounding i bovini passano alla fase di finissaggio in feedlot [ambiente confinato per l’allevamento intensivo del bestiame, n.d.t.], in cui
essi ricevono, attraverso numerose combinazioni di razioni di foraggio e cereali, la razione giornaliera specifica per ogni animale a seconda del peso da essi
37
registrato al momento dell’arrivo, per essere preparati alla fase finale di macellazione. Da un punto di vista storico, la maggior parte dei bovini era nutrita in
piccoli feedlot presso aziende agricole con attività diversificata, in cui si coltivavano anche cereali destinati al consumo umano. Più recentemente, molti
feedlot sono cresciuti di dimensione e hanno subito un’elevata meccanizzazione
finalizzata ad una maggiore specializzazione nella preparazione di mangimi per
il bestiame. Oltre il 90% dei bovini alimentati con cereali è prodotto in feedlot
che hanno una capacità superiore a 1.000 capi.
La vendita dei bovini è effettuata presso mercati d’asta locali e la quantità
ed i prezzi ottenuti dalla vendita, per peso e per sesso, sono regolarmente resi
pubblici attraverso stazioni radio e televisive locali nelle comunità agricole. In
Canada operano molti mercati d’asta collegati via satellite e le informazioni
sulle vendite sono prontamente disponibili in rete. I produttori acquistano capi
per incrementare la vitalità delle mandrie (vacca-vitello, tori) oppure per destinarli al backgrounding. I proprietari di feedlot acquistano i vitelli o bovini da
ingrasso sia da linee vacca-vitello che da aziende di backgrounding, direttamente o attraverso i mercati d’asta. Solo una limitata percentuale dei vitelli
prodotti in Canada è portata al peso di macellazione direttamente dal proprietario originale dell’azienda di nascita. I feedlot possono essere proprietari degli
animali che si trovano presso le loro strutture, oppure personalizzare l’alimentazione degli animali per i produttori (soggetti terzi) o per eventuali altri soggetti che vogliano semplicemente investire nell’attività zootecnica. I produttori
possono vendere direttamente agli operatori di feedlot senza il tramite del mercato d’asta. Gli operatori dei feedlot riforniscono le aziende di pre-confezionamento che sottopongono le carcasse degli animali alle varie fasi di lavorazione,
a seconda che la destinazione delle carni sia verso mercati all’ingrosso oppure
verso punti vendita al dettaglio. La tabella 2.9 riporta le quantità di capi ingrassati e macellati, per provincia, nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2005. Si
noti il livello di concentrazione dei bovini nei feedlot presenti nella provincia
dell’Alberta.
Il commercio con l’estero è un elemento importante della filiera di carne
bovina canadese, poiché il Canada produce molta più carne di quanta in realtà
Tabella 2.9 - Produzione di bovini da carne all’ingrasso e da macellazione per regione in Canada, 2003-2005
Province
Alberta
Ontario
Quebec/ Atlantic Canada
BC/Sask./Manitoba
Canada
Produzione di bovini da ingrasso
(migliaia)
2003
2004
2005
1.971,60
2.242,50
2.440,00
633
712,9
698,6
56,1
59,7
80,4
291,9
381,8
333,2
2.952,60
3.396,90
3.552,20
Fonte: CANFAX Statistical Briefer, Maggio 2006.
38
Capi bovini canadesi macellati
(migliaia)
2003
2004
2005
2.101,40
2.611,70
2.461,10
649
764,1
795,7
205,2
280,9
300,8
201
268,4
374,7
3.156,60
3.925,10
3.932,30
ne consumi. Gli Stati Uniti costituiscono il principale mercato di destinazione
della carne bovina e di prodotti bovini lavorati: il Canada è il terzo paese maggiore esportatore di bovini nel mondo, dopo il Brasile, e l’Australia; mentre risulta essere il decimo maggiore importatore di capi vivi, con il 2 % delle importazioni a livello mondiale (tabella 2.10).
Tabella 2.10 - Mercati di esportazione della carne bovina canadese per destinazione, 2005
Destinazione
Stati Uniti
Messico
Hong Kong e Macao
Carabi
Europa Centrale
America Centrale & Meridionale
Asia Orientale e Meridionale
Unione Europea (a 25 paesi)
Valore delle esportazioni
(milioni di $)
1.552,09
208,71
75,85
4,98
2,23
2,19
1,16
0,98
Quantità esportate
(ton)
370,7
52,1
20,4
4,0
2,2
0,7
0,4
0,7
Fonte: CANFAX Statistical Briefer, Maggio 2006 .
La formazione dei prezzi
L’industria zootecnica, in Canada e nel Nord America, opera in un sistema
di mercato aperto con mercati d’asta pubblici che agiscono a livello locale. Il
mercato d’asta costituisce, in Canada, la principale fonte di formazione dei
prezzi, ma rappresentando il mercato statunitense una destinazione primaria dei
prodotti bovini e del bestiame canadesi, esso svolge un ruolo determinante sul
prezzo che i produttori canadesi possono ricevere. Questi ultimi possono vendere (o acquistare) bestiame presso le aste locali consegnando i propri capi per
una specifica data di vendita.
Essi possono altresì vendere (o acquistare) il bestiame tramite aste elettroniche, video-registrando i propri capi anticipatamente, per la vendita successiva
da effettuare in una data specifica. In Canada operano numerosi mercati d’asta
elettronici, ai quali partecipano anche le aste locali. L’asta elettronica fornisce
la possibilità di visualizzare un grosso numero di capi di bestiame destinati alla
vendita e gli operatori di feedlot utilizzano in misura crescente tale metodo di
accesso tramite video. Gli allevatori canadesi possono vendere anche direttamente agli acquirenti statunitensi attraverso dei broker.
La maggior parte del bestiame è venduta attraverso il sistema delle aste, in
particolare gli animali appena svezzati. Solitamente, gli operatori vacca-vitello
intendono vendere i propri vitelli quando questi sono svezzati ed i pascoli sono
in periodo di riposo vegetativo. Mantenere il bestiame oltre questo momento fa
crescere i costi dell’alimentazione e, in questo periodo, i vitelli possono attraversare fasi in cui il peso può realmente scendere, prima di passare alla fase
successiva in cui acquistano peso attraverso il sistema di backgrounding, oppu-
39
re in un feedlot. Gli acquirenti di bestiame (principalmente, gli operatori di
feedlot) possono porre in essere transazioni direttamente con i produttori, ma la
maggior parte del bestiame è commercializzata attraverso la rete di mercati d’asta, in quanto i feedlot hanno necessità di accedere a numeri elevati di capi.
Trattare con i singoli allevatori, in particolare con quelli che operano su scala
ridotta o media, non comporta un alto rendimento, dal punto di vista dei
feedlot, poiché essi mirano a prendere in consegna lotti di animali di determinate dimensioni al fine di rendere remunerativi il trasporto e la transazione.
In Canada la tradizione era che gli allevatori allevassero i vitelli fino a
quando non fossero stati pronti per la macellazione; più recentemente, tuttavia,
diversi segmenti dell’industria zootecnica si sono integrati allo scopo di aumentare la produttività. Le aziende di trasformazione/confezionamento dispongono,
frequentemente, di feedlot o acquisiscono la maggior parte del proprio bestiame
direttamente da tali strutture. I feedlot possono controllare le razioni alimentari
del bestiame durante la fase di “ingrassamento/finissaggio”, e fornire un prodotto finito più conforme a quello richiesto dalle aziende di confezionamento e
di trasformazione. Questo sistema comporta una maggiore adeguatezza della
produzione della carne bovina alle esigenze dei consumatori, ma riduce la flessibilità per l’allevatore. I produttori possono vendere direttamente ad un’azienda di pre-confezionamento, ma ciò determina la probabilità che essi ricevano
un prezzo minore di quello che sarebbe pagato ad un operatore di feedlot.
La struttura della raccolta dei prezzi
Il CANFAX, gestito dal CCA, rappresenta la principale fonte di raccolta delle informazioni sui prezzi del bestiame in Canada. Il CANFAX effettua rilevazioni settimanali su 30 aste in Alberta; 18 nello Saskatchewan; 8 nello stato di
Manitoba e 5 nella British Columbia. La Ontario Cattlemen’s Association fornisce alla rete del CANFAX informazioni provenienti dai feedlot e dalle aste che
operano nella provincia dell’Ontario. Il CANFAX raccoglie le informazioni che
provengono dalle rilevazioni mensili effettuate nel Quebec e nelle Province Atlantiche, e fornisce ad oltre 1.100 clienti in tutto il paese servizi di elaborazione
ed analisi, insieme ad informazioni più dettagliate sui prezzi. Tra i clienti, 226
sono feedlot e 451 sono allevatori specializzati nel ciclo vacca-vitello. Le informazioni fornite dai membri dei feedlot concorrono alla valutazione di un prezzo
medio per i bovini da carne, che costituisce una media ponderata dei prezzi per
ciascuna classe di peso venduta. I dati relativi alle vendite del ciclo vacca-vitello, eseguite da operatori che effettuano transazioni al di fuori della rete dei mercati d’asta, sono inclusi insieme ai dati sulle vendite d’asta settimanali al fine di
fornire una media matematica dei valori per animali da ingrasso. I prezzi delle
aste settimanali rappresentano le medie centrali di una fascia di prezzo riguardante le transazioni suddivise per classe di bestiame. I mercati d’asta, locali ed
elettronici, rendono noti i propri prezzi a vendite avvenute.
Le fasce di quotazione riportate per alcune province sono ottenute come
media aritmetica dei dati originali, mentre per altre sono ponderate in base ai
40
volumi scambiati. Statistics Canada segue le informazioni che CANFAX fornisce attraverso il Rapporto mensile sui Prezzi del Bestiame Canadese (Canadian
Cattle Price Report), redatto dallo stesso CANFAX. I prezzi dei bovini da ingrasso sono diffusi dai mercati d’asta in fasce di prezzo, dal momento che i vari
lotti di bestiame vengono valutati sia in base alla qualità che in funzione del
fatto che il bestiame sia venduto o meno entro la settimana. Il mercato del bestiame è piuttosto fluido e può cambiare notevolmente in base alla durata del
periodo di svezzamento della maggioranza degli animali e di allontanamento
degli stessi dai pascoli, verso le fasi di backgrounding o ai feedlot.
La struttura delle indagini di mercato
Non esiste una struttura predefinita per la realizzazione delle indagini di mercato,
poiché il CANFAX raccoglie gran parte delle informazioni via fax o telefono. I mercati d’asta elaborano i rapporti sulle vendite secondo un formato standard che indica
le fasce di prezzo per ciascun peso e classe di prodotto venduto. I feedlot forniscono
informazioni simili sui prezzi ai quali essi vendono i capi ad aziende di pre-confezionamento e trasformazione. Inoltre, le quotazioni del bestiame statunitense sono
facilmente accessibili sul sito web del Ministero per l’Agricoltura degli Stati Uniti
(USDA), e i mercati d’asta svolti su tutto il territorio statunitense pubblicano i risultati delle vendite per classe di peso del prodotto scambiato.
La gestione dei dati
I dati sono raccolti dal CANFAX, per la successiva analisi, in semplici fogli
di lavoro elettronici. Il CANFAX elabora rapporti come il Canadian Cattle Price Report e lo Statistical Briefer mensile; per i clienti sottoscrittori produce anche un rapporto settimanale (Weekly CANFAX Report), brevi notizie dai mercati
quotidiani (Daily Market Snapshots), i rapporti mensili sugli andamenti di mercato (Monthly Trend reports), i rapporti settimanali sulla classificazione e macellazione (Weekly Slaughter and Grading reports), i rapporti mensili e un rapporto trimestrale sui prezzi mensili e la macellazione (Monthly Price and
Slaughter - Quarterly Report).
Statistics Canada sviluppa i prezzi mensili del bestiame sulla base delle informazioni del CANFAX e pubblica annualmente informazioni statistiche sulla consistenza del patrimonio bovino, sulle serie storiche dei prezzi e sulle quantità di carne
prodotte e vendute. Statistics Canada garantisce libero accesso a determinate pubblicazioni, come il Sommario annuale delle Statistiche sui Bovini (Cattle Statistical
Summary) e fornisce, dietro pagamento di un canone, pubblico accesso ai dati aggregati sui prezzi del bestiame sul sistema di database CANSIM.
2.2.3 Le patate
La struttura del mercato e la classificazione del prodotto
Le varietà di patate coltivate vengono scelte in base ad uno specifico uso finale: dal consumo fresco alla trasformazione e/o alla produzione di tuberi da
41
seme. Le patate sono trasformate per ottenere diverse tipologie di prodotto
(principalmente patate fritte, farina e scaglie disidratate). Le patate per il consumo fresco vengono scelte in base alla loro dimensione e classificate sulla base
delle caratteristiche merceologiche del “lotto”. Secondo le norme stabilite dalla
Canadian Food Inspection Agency (CFIA), la classificazione merceologica per
la qualità delle patate è la seguente:
• Canada n. 1;
• Canada n. 1, da 3⁄4 a 15⁄8 pollici (varietà creamer);
• Canada n. 1, da 17⁄8 a 3 pollici;
• Canada n. 1, da 23⁄4 a 41⁄2 pollici (varietà chef);
• Canada n. 1, da 3 a 41⁄2 pollici (varietà large);
• Canada n. 2.
Le patate devono essere adeguatamente confezionate ed etichettate, oltre che essere conformi alle specifiche del grado di qualità per quanto riguarda: dimensione,
maturità e compattezza, colore e stato di pulizia, forma in relazione alla specifica
varietà e scarto eventualmente necessario per rimuovere ogni difetto. I difetti possono essere dovuti a diverse motivazioni tra cui: danni dovuti alle macchine di raccolta e lavorazione, desquamazione della buccia, danni causati da insetti, scolorimento della polpa, fessurazione e rimozione dei germogli. Gli ispettori del CFIA
prelevano campioni casuali dai lotti di patate e valutano il grado di qualità, secondo
le tolleranze previste per ciascun livello. Gli stessi ispettori esaminano le patate in
ciascun campione e registrano la percentuale che, per ogni lotto interessato, eccede
le soglie di tolleranza previste per gli specifici livelli di qualità.
La produzione di tuberi da seme è disciplinata dalla legge federale denominata Seeds Act e fa uso di un sistema di moltiplicazione in base al quale una
piccolissima quantità di nucleus stock (tuberi madre) è moltiplicata in quantità
commerciali per numerose generazioni. Il seme di tipo nuclear è all’apice della
piramide della produzione di tuberi da seme, e deve essere prodotto da tuberi
madre indenni da malattie, in ambiente protetto (stanze di crescita, serre o
screenhouse). La pianta madre viene preventivamente testata in modo accurato
al fine di garantire l’assenza di agenti patogeni delle patate. Nel campo, la pianta madre proveniente da seme viene utilizzata per la produzione di nuove generazioni; questa viene utilizzata per sette anni.
Esiste, quindi, una sequenza di sette classi di patate da seme inserite nel Sistema
Canadese di Classificazione dei Tuberi da Seme (Canadian Seed Potato Classification System). Ciascuna classe ha un livello predefinito di tolleranza per la presenza
di determinate malattie e varietà estere. Tutte le classi devono ottenere la certificazione di esenzione da batteriosi anulare nel quadro del regime di campionatura amministrato dal CFIA. Un lotto di semi per ciascuna generazione di produzione non
può essere mantenuto alla stessa classe o passare ad una classe superiore.
Le classi dei tuberi da seme (dalla più alta distinta dal n. 1, alla più bassa indicata con il n. 7) comprendono:
1. Nuclear
5. Elite III (E3)
2. Pre-Elite
6. Foundation
42
3. Elite I (E1)
7. Certified
4. Elite II (E2)
Il CFIA svolge delle ispezioni sul campo presso le aziende che producono
tuberi da seme, al fine di certificare la loro qualità e la relativa rispondenza alle
norme vigenti in materia, nonché assicurare una precoce individuazione ed eradicazione di malattie, con particolare riferimento alla batteriosi anulare.
Descrizione del mercato
Le patate costituiscono la produzione orticola di maggior valore del Canada (nel
2002 hanno rappresentato il 63% dei ricavi delle aziende agricole). Il Censimento
dell’Agricoltura del 2001, che costituisce la “struttura di base” delle indagini di
mercato aventi per oggetto le patate (sino al prossimo censimento previsto per il
2006) aveva individuato 3.887 aziende produttrici. La tabella 2.11 fornisce un quadro riassuntivo delle superfici destinate alla coltivazione delle patate e alla produzione di questo ortaggio per il 2005, sulla scorta dei dati della più recente indagine
denominata Potato Area and Yield Survey svolta da Statistics Canada.
Oltre il 50% delle patate coltivate in Canada sono trasformate, per lo più in
French fries (patate fritte a bastoncino), e approssimativamente dal 10 al 15% del
raccolto è utilizzato per la produzione di patate fritte a fettine (chips) e per la disidratazione. La produzione di patate in Canada è eccedentaria e le esportazioni rappresentano una porzione rilevante in tutte le tipologie di uso finale (consumo fresco, trasformazione e come tubero da seme). Nel periodo 2001-2002, il 78% della
produzione di tuberi da seme è stata esportata negli Stati Uniti, che costituiscono la
destinazione primaria delle esportazioni di patate per il consumo fresco e French
fries (il 97 e l’88% delle esportazioni totali, rispettivamente).
Tabella 2.11 - Produzione canadese totale di patate nell’anno 2005, per provincia
(incluso patate per il consumo fresco, per la trasformazione e da seme)
Provincia
Newfoundland
Prince Edward Island
Nova Scotia
New Brunswick
Quebec
Ontario
Manitoba
Saskatchewan
Alberta
British Columbia
Total
Area
seminata
(in ettari)
300
38.600
2.100
22.900
18.100
14.700
34.800
4.000
22.700
3.300
161.500
Area
di raccolta
(in ettari)
200
37.800
2.000
22.500
17.600
14.400
30.800
4.000
20.800
3.300
153.400
Resa
(tonnellate/
ettaro)
22,5
29,17
23,9
29,09
26,39
18,12
23,5
29,75
38,63
30,64
27,92
Produzione
totale
(tonnellate)
4.500
1.102.700
47.800
654.500
464.500
260.900
723.900
119.000
803.600
101.100
4.282.500
Percentuale della
produzione
totale
<1,0
25,7
1,1
15,3
10,8
6,1
16,9
2,8
18,8
2,4
100
Fonte: Statistics Canada.
43
Sulla base dei dati relativi alla campagna di commercializzazione 20022003, le esportazioni canadesi di patate per il consumo fresco sono state pari a
343.000 tonnellate, quindi pari a 126 milioni di dollari canadesi, con spedizioni
verso gli Stati Uniti che hanno assorbito il 95% in valore delle esportazioni. Altri mercati importanti sono stati il Venezuela, le Bahamas, la repubblica Dominicana, il Guatemala, Trinidad e Tobago e le Barbados.
Il Canada è il secondo principale esportatore di patate tipo French fries a livello mondiale, dopo i Paesi Bassi. La McCain Foods, che ha la propria sede
centrale a New Brunswick, è il primo produttore mondiale di French fries e di
altre specialità gastronomiche a base di patate, con i suoi 55 impianti sparsi nel
mondo. Tra le altre grosse aziende di lavorazione di patate del Canada, vi sono
la Cavendish Farms, la Lamb-Weston, la Old Dutch Foods e la Maple Leaf
Foods. Molte di queste aziende sono integrate direttamente con le aziende di
trasformazione delle patate statunitensi. La Cavendish Farms, appartenente
all’Irving Group, è integrata verticalmente con impianti ubicati in Canada e negli Stati Uniti, attivi nella produzione, nel confezionamento, nella lavorazione,
nella distribuzione al dettaglio, nella vendita di prodotti fitosanitari, nel trasporto e nei servizi di assistenza agricola nel settore delle patate.
Nella campagna di commercializzazione 2002-2003 il Canada ha esportato
789.000 tonnellate di patate fritte congelate, per un valore pari a 744 milioni di
dollari canadesi. Gran parte delle esportazioni sono state effettuate verso gli
U.S.A. (86%), il Giappone (6%), mentre circa l’1% è stato inviato in Messico,
Corea del Sud e Filippine. In totale, le French fries sono state spedite in oltre 66
paesi in tutto il mondo. La domanda statunitense si origina prevalentemente da
cambiamenti nei contratti con le catene di fast-food e da problemi di scarsità dell’offerta causata dalle massicce esportazioni di prodotto dagli Stati Uniti, ad opera delle multinazionali che perseguono la ricerca di propri vantaggi economici nel
posizionamento strategico del prodotto in diverse aree geografiche.
Tabella 2.12 - Le esportazioni canadesi di tuberi da seme per provincia
Provincia (in ordine
Percentuale delle
Valore totale delle
Valore unitario
di peso delle esportazioni
esportazioni
esportazioni
delle esportazioni
sul totale del Canada)
sul totale (milioni di $ canadesi) ($ canadesi per CWT)
Alberta
39
188
15,55
New Brunswick
25
121
11,33
Prince Edward Island
18
88
18,33
British Columbia
9
41
16,36
Saskatchewan
5
26,4
11,26
Manitoba
3
13,3
15,37
Altre:
3,9
• Quebec
<1
14,94
• Ontario
<1
15,68
• Nova Scotia
<1
15,54
Fonte: Statistics Canada.
44
Nel corso degli ultimi dieci anni (dal 1995 al 2004), il Canada ha esportato
tuberi da seme per oltre 480 milioni di dollari canadesi, (in media 48 milioni
l’anno compresi tra un massimo di oltre 59 milioni nel 1998, ed un minimo di
circa 33 milioni nel 2004). Nello stesso decennio, i tuberi da seme canadese sono stati commercializzati in ogni parte del mondo, per un totale di 46 paesi;
nella tabella 2.12 sono riportate le esportazioni di patate da seme per provincia.
Il fenomeno cosiddetto del Northern Vigour rende i tuberi da seme coltivati
in Canada appetibili per le aree collocate a latitudini meridionali. Le piante coltivate nelle zone settentrionali infatti – latitudini più alte, terreno più freddo,
durata maggiore del giorno – producono patate che presentano caratteristiche di
crescita che vengono valorizzate se i tuberi sono poi coltivati in climi meridionali. Le giornate estive più lunghe del nord portano alla produzione di tuberi da
seme caratterizzati da maggiore energia e vigore, che danno luogo ad uno sviluppo uniforme delle piante, a rese maggiori e a prodotto di qualità superiori.
La formazione dei prezzi
In Canada non esistono mercati aperti al pubblico per le patate. Molti piccoli produttori confezionano le patate per il consumo fresco per venderle direttamente ai consumatori, presso i punti vendita al dettaglio. Le aziende di dimensioni medio-grandi producono patate per la trasformazione mediante contratto
stipulato con le aziende di trasformazione. Esse, inoltre, vendono - direttamente
o attraverso broker autorizzati - il proprio prodotto anche ad aziende di confezionamento che a loro volta hanno sottoscritto contratti per la fornitura di patate per il consumo fresco con più grandi catene di distribuzione e/o mercati d’esportazione. I produttori di patate possono stipulare contratti direttamente con
le aziende di trasformazione ad un prezzo stabilito all’inizio dell’anno. Le
aziende di trasformazione possono richiedere la coltivazione di una specifica
varietà di patate, al fine di soddisfare le esigenze legate al processo di trasformazione, e l’applicazione di specifiche tecniche colturali per garantire la qualità e la conservabilità del prodotto, nonchè la consegna nei tempi richiesti.
In alcuni casi, le aziende di confezionamento delle patate fresche in possesso di licenza all’esportazione hanno esteso il campo delle proprie attività passando da semplice azienda di produzione ad acquirente di patate provenienti da
altri produttori. In misura minore, in passato si è verificato anche il passaggio
da aziende di produzione ad aziende di trasformazione, anche se la maggior
parte di queste ultime sono attualmente integrate nelle aziende multinazionali.
Il prezzo delle patate canadesi per il consumo fresco, da trasformazione e da seme
dipende dalla domanda dei consumatori e dall’offerta sul mercato nord-americano.
Malattie particolari, come la peronospora, possono influire sui movimenti del prodotto oltre i confini nazionali e possono avere un notevole impatto sul mercato interno.
La struttura del sistema di raccolta dei prezzi
Un campione di circa 500 produttori selezionati nella popolazione di aziende che coltivano patate per fini commerciali (la popolazione di riferimento è
45
stata costruita a seguito dei risultati dell’ultimo censimento dell’agricoltura) è
sottoposto mensilmente ad interviste sui prezzi alla produzione tramite un apposito questionario, da parte di Statistics Canada. Tale campione, aggiornato
annualmente sulla base delle informazioni fornite dalle associazioni provinciali
dei produttori, comprende aziende collocate nella maggior parte delle province.
Tuttavia, nelle province di Newfoundland e Nova Scotia, i prezzi franco azienda sono ottenuti grazie ad informazioni provenienti da specialisti provinciali, e
nel Quebec tramite un programma di rilevazione provinciale.
La gestione dei dati
I dati ottenuti dai questionari sono inseriti su fogli elettronici in formato Excel
ed analizzati per fornire informazioni aggregate che sono, quindi, trasferite nel database del CANSIM per consentirne l’accessibilità da parte del pubblico. Si producono altresì pubblicazioni annuali che descrivono le tendenze nella produzione di
patate in Canada e che riportano sommariamente i dati sui mercati ed il valore alla
produzione, insieme al contributo del settore al Prodotto Interno Lordo.
2.2.4 Il miele
La struttura del mercato
In Canada esistono circa 8.000 apicoltori che producono miele per fini commerciali. Le province delle Prairie producono la maggior parte del miele canadese. Le colture agricole a supporto della produzione di miele (colza, trifoglio,
erba medica) sono più estensive in queste province e sebbene si conti un minor
numero di apicoltori qui rispetto ad altre province, la commercializzazione del
prodotto in queste aree risulta mediamente più intensa. Come accade negli altri
settori agricoli, una piccola percentuale di grandi imprese dedite all’apicoltura
Tabella 2.13 - Numero di apicoltori e colonie (alveari) per provincia (2004)
Provincia
Numero di Numero di
apicoltori
colonie
British Columbia
Alberta
Saskatchewan
Manitoba
Ontario
Quebec
New Brunswick
Nova Scotia
Prince Edward Island
Canada
Fonte: Statistics Canada.
46
2.110
695
1.055
580
2.650
205
225
375
30
7.925
43.126
248.000
100.000
81.500
72.000
27.145
4.470
19.400
2.250
597.890
Miele/Colonia
kg
libbre
47
61
68
66
42
27
20
17
18
56
104
135
150
145
93
60
44
38
40
124
Produzione
migliaia
migliaia
di kg
di libbre
2.025
4.465
15.187
33.480
6.804
15.000
5.362
11.280
3.456
7.620
923
2.035
88
195
357
785
41
90
34.242
72.490
Valore in
migliaia
di $
11.535
50.455
21.000
16.905
14.005
5.600
355
1.100
150
121.105
47
33.918
34.242
34.603
37.072
35.388
31.857
37.099
46.083
31.010
26.977
30.575
2005*
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
4.249
13.411
1.992
2.410
2.859
2.826
5.205
8.122
8.830
8.893
8.235
Import
Tonnellate
15.587
9.981
7.420
11.208
14.721
15.297
12.691
21.926
13.032
11.953
12.230
66.676
75.271
81.810
93.484
70.362
69.284
92.918
160.805
155.805
121.105
Nd
6.671
27.176
4.543
4.651
5.106
4.747
8.403
23.253
25.335
23.031
19.496
31.372
28.006
21.397
28.360
30.979
30.983
32.632
87.955
62.884
47.200
30.057
Export Produzione
Import
Export
Migliaia di $ canadesi
* La produzione relativa al 2005 è provvisoria.
Fonte: Statistics Canada.
Produzione
Anno
2,18
2,79
2,64
2,03
1,9
2,17
2,63
4,34
4,5
3,54
Nd
0,99
1,27
1,2
0,92
0,86
0,99
1,19
1,97
2,04
1,6
Nd
$/lb
Produzione
$/kg
Tabella 2.14 - Produzione, importazioni, esportazioni e prezzi medi del miele (periodo 1995 – 2005)
1,57
2,03
2,28
1,93
1,79
1,68
1,61
2,86
2,87
2,59
2,37
0,71
0,92
1,03
0,88
0,81
0,76
0,73
1,3
1,3
1,17
1,07
Import
Prezzo medio
$/kg
$/lb
2,01
2,81
2,88
2,53
2,1
2,03
2,57
4,01
4,83
3,95
2,46
$/kg
1,11
$/lb
0,91
1,27
1,31
1,15
0,92
0,92
1,17
1,82
2,19
1,79
Export
Tabella 2.15 - Caratteristiche del miele canadese per livello di qualità
Livelli di
qualità
Umidità massima
(%)
Vaglio per Massimo contenuto
pulizia solidi insolubili (%)
impurità
Non pastorizzato Pastorizzato
Non pressati Pressati
Sapore per
la specifica
classe
Aspetto
Liquido
Cremoso
Nessun sapore
sgradevole
1
17,8
18,6
80 maglie
0,1
2
18,6
20
60 maglie
0,1
Vivido, chiaro Liscio, consistenza
e privo
fine; granulazione
di cristalli
0,5
uniforme
Mediamente grosso;
granuloso;
Lievemente spento
granulazione
0,5 ma non deteriorato
piuttosto uniforme
3
20
20
60 maglie
0,1
0,5 ma non deteriorato
Lievemente spento
produce la maggior parte del miele. L’industria si è consolidata nel tempo con
il calo del numero degli apicoltori e l’incremento della dimensione media delle imprese del settore. La struttura del settore è riassunta nelle tabelle 2.132.14.
La classificazione merceologica
Secondo la normativa federale vigente, il miele può essere classificato in
base al colore ed al livello di qualità, qualora:
a) sia l’alimento derivato dal nettare dei fiori o dalle secrezioni delle piante o
presenti sugli organi viventi delle piante, attraverso il lavoro delle api domestiche;
b) abbia una consistenza fluida, viscosa o parzialmente o integralmente cristallizzata;
c) la composizione soddisfi i requisiti di uno specifico tipo di miele;
d) sia caratterizzato da:
i. un’attività di diastasi, determinata dopo la lavorazione e la miscelazione, di valore, riportato sulla scala Gothe, non inferiore a 8, laddove il contenuto
di idrossimetilfurfurolo non sia superiore a 40 mg/kg, oppure
ii. un’attività di diastasi, determinata dopo la lavorazione e la miscelazione, di valore, riportato sulla scala Gothe, non inferiore a 3, laddove il contenuto
di idrossimetilfurfurolo non sia superiore a 15 mg/kg;
e) si presenti pulito, sano e idoneo al consumo umano;
f) non presenti alcun deterioramento che possa colpire seriamente la sua
commestibilità, il suo aspetto o qualità al momento della spedizione.
Il miele canadese è identificato per colore/gusto, e classificato sulla base di
una serie di caratteristiche qualitative (tabella 2.15). Le api sono soggette a tutta una serie di malattie: la più problematica, negli ultimi tempi, è stata la varroasi (una malattia trasmessa da un acaro), che può essere controllata attraverso
l’uso di prodotti chimici di cui, se applicati correttamente, non resta traccia nel
miele; il prodotto, infatti, viene analizzato al fine di verificare che non contenga
48
residui chimici dovuti al trattamento di eventuali patologie.
La BeeMaid Honey, un’azienda cooperativa di confezionamento del miele, ha sottoscritto un contratto di qualità con gli apicoltori membri, che prevede che il loro miele sia privo di residui chimici8. La BeeMaid Honey, ed altre aziende di confezionamento, effettuano test per l’individuazione di residui chimici sul miele da essi acquistato e venduto, al fine di rispettare gli standard qualitativi richiesti.
Descrizione del mercato
Gli apicoltori ricavano il proprio reddito da una serie di sottoprodotti, tra
cui: l’impollinazione delle colture agricole, il polline, la cera, la pappa reale e
la propoli. Benché molti dei prodotti elencati abbiano un valore significativo
nel settore farmaceutico e in agricoltura biologica, in questo contesto è stata
presa in esame la produzione del miele.
Il miele può essere trasformato o commercializzato in molte forme, tra cui:
• miele puro – così come si trova nell’alveare, oppure ottenuto per estrazione, decantazione o per colatura, senza uso di calore. Il miele puro può contenere del polline, oltre a piccole particelle di cera;
• miele da favo – prodotto in una struttura tipo favo (più piccola di un telaio
standard), e quindi semplicemente ritirato dall’alveare, confezionato e venduto
ancora nel favo di cera;
• miele in pezzi – miele confezionato in contenitori a bocca larga, formato
da uno o più pezzi di miele da favo circondato da miele liquido estratto;
• miele colato o filtrato – miele che è stato passato attraverso uno strumento a maglie per asportare materiale particolato (come, ad esempio, cera, propoli, ecc.) senza
rimuoverne il polline, richiesto dal settore che opera nel commercio di cibi naturali;
• miele ultra-filtrato o pastorizzato – sottoposto a processo di filtraggio molto fine,
ad alta pressione, al fine di rimuovere ogni corpo solido estraneo e i grani di polline;
• miele montato – lavorato al fine di controllarne il naturale processo di cristallizzazione, attraverso l’introduzione di numerosi piccoli cristalli di miele
per favorire lo sviluppo di piccole (anziché grandi) formazioni cristalline. Il
prodotto finale rispetto a quello che può essere più facilmente spalmato, rispetto al miele con consistenza zuccherina granulosa più grezza che deve necessariamente essere leggermente scaldato per ritornare allo stato liquido;
• miele biologico – prodotto, lavorato e confezionato in conformità con le
disposizioni di legge nazionali e certificato come tale da enti statali o da organismi indipendenti di certificazione dei prodotti di agricoltura biologica.
Il settore del miele differisce da quelli delle colture principali come il colza
e il frumento per il fatto che gli apicoltori possono scegliere di vendere il proprio prodotto direttamente al consumatore. Gli apicoltori possono infatti vendere il miele in grossi contenitori alle aziende di trasformazione ed agli impianti
di confezionamento, oppure confezionarlo in piccoli vasetti, per avere così accesso alla vendita al dettaglio, o direttamente in azienda, oppure sui mercati dei
produttori. In alcuni casi, gli apicoltori producono miele, confezionano il proprio prodotto e se ne procurano altro per aumentare i propri volumi di vendita,
49
in pratica operando come impresa di confezionamento.
Nell’industria del miele sono attivi anche i broker e gli apicoltori possono utilizzare
questi canali per avere accesso ai mercati d’esportazione. Gli apicoltori più grandi riforniscono soprattutto questo sbocco, ma i broker possono adoperarsi per procurare il
miele da qualsiasi altra azienda che lo produca, per procedere poi all’esportazione. Il
miele canadese è un miele di prima qualità grazie al suo colore chiaro ed al suo gusto
leggero. In molte circostanze, esso è acquistato per essere miscelato con altri tipi di
miele più scuro e di sapore più deciso per risultare più invitante per i consumatori.
La formazione dei prezzi
In Canada non esistono mercati ufficiali per la commercializzazione del miele. I produttori di miele stipulano degli accordi di vendita con le aziende di confezionamento e di trasformazione e con gli operatori sui mercati d’esportazione, sia
tramite i broker che direttamente. L’andamento della domanda e dell’offerta internazionali influenza il prezzo pagato ai produttori dalle principali aziende di
confezionamento e di trasformazione. I prezzi mondiali del miele sono dettati, in
larga misura, dal livello di domanda proveniente dagli Stati Uniti e dalla Germania, poiché questi paesi sono i principali importatori. Anche il Giappone rappresenta un acquirente importante, ma questo paese ha grossi legami con la Cina per
gli acquisti di miele. Alcuni apicoltori, in particolare la piccola e media impresa,
scelgono di vendere direttamente ai consumatori canadesi attraverso dei punti
vendita al dettaglio locali e/o i mercati dei produttori. La misura in cui ciò avviene varia in base al prezzo annuo di vendita all’ingrosso che essi ricevono.
Esistono due grandi aziende di confezionamento di miele: la Billy Bee Honey Products Ltd., una società privata con sede a Toronto (Ontario) e la BeeMaid Honey, una cooperativa che opera nella parte occidentale del Canada. Insieme, queste due aziende acquistano e coordinano la vendita del 50-60% della
produzione annuale di miele canadese. Nel paese operano anche altre imprese
di confezionamento, di dimensioni più piccole, che sono frequentemente affiliate con aziende produttrici e che agiscono in maniera simile alle grandi imprese di confezionamento, vendendo il miele attraverso la distribuzione al dettaglio, broker e/o direttamente sui mercati d’esportazione.
Operando come cooperativa, l’obiettivo della BeeMaid Honey è di fornire ai propri membri un utile superiore alla media, per la vendita del proprio miele, rispetto a
quello che avrebbero potuto conseguire sul libero mercato all’ingrosso. All’apicoltore
è versato alla consegna un pagamento iniziale, pari al 50% del prezzo stimato del
miele. Altri tre pagamenti intermedi - previsti per gennaio, marzo e giugno dell’anno
successivo alla stagione di raccolta – sono effettuati sulla base delle vendite fatte nel
corso dell’anno. Un pagamento finale ai produttori è eseguito in autunno, al completamento della vendita dell’intera produzione di miele del precedente anno, e successivamente al riscontro della relazione di bilancio della cooperativa.
La struttura della raccolta dei prezzi
Le informazioni sui prezzi del miele sono raccolte soprattutto mediante rileva-
50
zioni organizzate su base provinciale condotte per mezzo di questionari sottoposti
ogni anno agli apicoltori. Da parte degli uffici provinciali della pubblica amministrazione, che trasmettono poi i risultati a Statistics Canada. In ciascuna provincia,
gli apicoltori devono essere registrati ai sensi di quanto previsto dal Bee Act provinciale, per garantire il controllo delle malattie delle api e il database contenente i
dati di tale popolazione costituisce il fondamento per la rilevazione, condotta su
base volontaria, delle informazioni presso gli apicoltori nelle rispettive province. I
risultati sono trasmessi a Statistics Canada ed inseriti in un database nazionale.
Statistics Canada si occupa degli apicoltori nelle province di Prince Edward Island e di New Brunswick, e fa uso del più recente censimento agricolo integrato
con le registrazioni obbligatorie a livello provinciale. Prima del 1999, le rilevazioni effettuate da Statistics Canada erano svolte telefonicamente; attualmente le informazioni sono acquisite attraverso indagini svolte per corrispondenza.
La gestione dei dati
Poiché ciascun Ministero provinciale per l’Agricoltura raccoglie le informazioni
direttamente dai produttori di miele, essi applicano i propri metodi per la compilazione, memorizzazione ed analisi delle rispettive banche dati. La popolazione dei produttori è nota grazie alla registrazione obbligatoria, ma non è molto ampia. Nella provincia dell’Alberta i dati sono inseriti e memorizzati in un database che consente una facile lettura dei dati su fogli elettronici in formato Excel. Il sistema è sviluppato per inserire le risposte fornite, su base annua e volontaria, dai produttori di miele, che ricevono una maggiore considerazione, nel processo analitico, nel caso in cui siano continue e ininterrotte. La Divisione di Statistica e Sviluppo dei Dati (Statistics and Data
Development Unit) del Ministero dell’Agricoltura, Alimentazione e Sviluppo rurale
pubblica un riepilogo annuale dei risultati delle indagini condotte tra gli apicoltori
(Beekeepers’ Survey Results) e lo mette a disposizione di Statistics Canada per l’inserimento in un database nazionale. Statistics Canada cura la pubblicazione gratuita annuale su Internet del documento Produzione e Valore del Miele e dell’Acero (Production and Value of Honey and Maple).
2.3 Considerazioni conclusive
Statistics Canada ha la responsabilità principale di raccogliere e divulgare i
dati sui prezzi agricoli alla produzione praticati in Canada. Questo organismo
effettua la raccolta delle informazioni sui prezzi alla produzione (franco azienda) dei prodotti utilizzando una serie di metodologie e con l’assistenza di molti
altri soggetti interessati. Le informazioni sui prezzi sono utilizzate per valutare
gli andamenti dei ricavi aziendali e il contributo del settore agricolo all’economia canadese. I funzionari incaricati e i propri consulenti utilizzano i dati sui ricavi delle aziende per fornire informazioni a supporto dell’elaborazione delle
linee di politica agraria. I prodotti scelti come casi-studio sono stati selezionati
per rappresentare differenti meccanismi di raccolta dei prezzi, tra cui:
• il colza – una coltivazione diffusa nelle province delle Prairie, fu sviluppata in
51
Canada per far fronte alle particolari condizioni climatiche. I mercati sono trasparenti,
e dipendono dalla domanda dei consumatori e dalla politica dei prezzi concorrenziali
degli oli derivati da altre colture agricole (come, ad esempio, la soia, il mais, il cartamo). Le informazioni sui prezzi sono raccolte presso gli acquirenti dei semi da Statistics Canada e da tutta una serie di agenzie pubbliche provinciali.
• i bovini – prodotto primario di carne rossa, scambiato attivamente sui
mercati d’asta in tutto il paese. La raccolta dei prezzi è coordinata da un’organizzazione di allevatori indipendenti.
• le patate – un prodotto orticolo coltivato per la vendita al pubblico come prodotto fresco, oppure venduto su contratto alle industrie di trasformazione e come seme
per i mercati nazionale ed estero. Le informazioni sui prezzi si raccolgono attraverso
un’indagine di mercato svolta da Statistics Canada presso i produttori di patate.
• il miele – un prodotto caratteristico destinato ai mercati nazionali e d’esportazione. Le informazioni sui prezzi sono raccolte prevalentemente dagli uffici provinciali della pubblica amministrazione e trasmesse a Statistics Canada.
Statistics Canada gode di una solida reputazione per la sua capacità di fornire
accurate informazioni al momento opportuno, utili e accessibili al pubblico. Questo organismo trasmette ai media informazioni su una vasta gamma d’argomenti
collegati all’economia del paese; rappresenta una fonte d’informazioni ampiamente referenziata e opera intensamente in collaborazione con le Università al fine di promuovere l’utilizzo dei dati e delle pubblicazioni da esso curate.
1) Un acro corrisponde approssimativamente a 2,2 ettari.
2) Qui, come in tutto il capitolo, si intendono dollari canadesi.
3) Il clima tipico del paese e l’attività agricola praticata determinano livelli di notevole sovrapproduzione per molti prodotti, fatta eccezione per la frutta e gli ortaggi che non sono oggetto di coltivazione nell’intero arco dell’anno. Numerosi tipi di frutta (come ad esempio gli
agrumi) non rientrano nella produzione canadese, ed essi pertanto occupano una parte notevole delle importazioni. Nello stesso tempo, la vasta estensione del paese comporta che, per alcuni prodotti, sia economicamente più efficiente sviluppare il commercio estero con gli Usa
lungo il profilo nord-sud, rispetto al commercio interno lungo l’asse est-ovest.
4) Le esportazioni di carne bovina si sono notevolmente stabilizzate nel corso del 2006 a seguito della riapertura dei confini con gli U.S.A. (commercio di bestiame vivo).
5) Si tratta dell’indagine sui cereali non-amministrati dal Canadian Wheat Board e sulle cosiddette colture speciali (n.d.t)
6) I giovani bovini sono chiamati vitelli, i maschi giovani sono chiamati torelli. In Canada, i
bovini maschi sono castrati salvo che non siano destinati all’accoppiamento: il maschio castrato è, quindi, definito manzo, mentre il maschio non castrato è indicato come toro. Le femmine giovani – prima di aver figliato per una seconda volta – sono definite giovenche. Una
femmina adulta, di età (approssimativamente) superiore a due anni, è definita vacca.
7) Per backgrounding si intende il processo di somministrazione di foraggi di elevata qualità
(fieno di erba medica e paglia) per far aumentare il peso dei vitelli più piccoli sino a 350 chilogrammi. Questo tipo di animale è nutrito allo scopo di fare accrescere il suo peso ad una velocità relativamente bassa, che consente di farlo crescere senza eccessivo accumulo di grasso.
8) Nell’ambito del contratto di “qualità” stipulato tra la BeeMaid ed i produttori non si punta
solo sul livello di qualità del miele, ma soprattutto si mira a garantire che nel miele non vi sia alcuna traccia di residui chimici utilizzati per la cura di malattie delle api all’interno dell’alveare.
52
3. Cile
3.1 La raccolta dei prezzi agricoli in Cile
3.1.1 La struttura generale della raccolta dei prezzi agricoli
programmi per la raccolta e la diffusione dei prezzi agricoli in Cile sono
organizzati e gestiti prevalentemente dal governo a livello centrale. La
legge per la realizzazione e la diffusione delle statistiche nazionali ufficiali ha
affidato tale mandato all’Istituto Nazionale di Statistica (INE – Instituto Nacional de Estadísticas), un organismo tecnico formalmente indipendente, anche se
in realtà opera come un’agenzia del Ministero dell’Economia (Ministerio de
Economía, Fomento y Reconstrucción).
Le responsabilità in materia di raccolta dei dati ed elaborazione di rapporti
statistici in capo all’INE riguardano una vasta gamma di informazioni su variabili di natura demografica, territoriale ed economica. Con particolare riferimento ai prezzi, tuttavia, l’attenzione principale dell’Istituto è focalizzata sulla
creazione degli indici dei prezzi al consumo, all’ingrosso ed alla produzione.
Le analisi statistiche relative ad alcuni settori specifici vengono demandate
ad altri organismi. Nel caso del settore agricolo, l’agenzia principale incaricata
della redazione di rapporti analitici statistici è l’Ufficio di Studi e Politiche
Agricole (ODEPA – Oficina de Estudios y Políticas Agrarias)1, un’agenzia del
Ministero dell’Agricoltura. Uno dei mandati dell’ODEPA è quello di fornire informazioni - a livello regionale, nazionale ed internazionale – ad un’ampia
schiera di operatori, sia pubblici che privati, coinvolti nelle attività del settore.
Attraverso il proprio Ufficio Informazioni, l’ODEPA svolge un ruolo di primo
piano nella raccolta e diffusione di informazioni aggiornate: efficiente e tecnologicamente avanzato, garantisce pubblico accesso a qualsiasi tipo di informazione di propria competenza, rappresentando un centro di eccellenza nell’intera
America Latina.
La partecipazione del settore privato alla diffusione pubblica delle statistiche sui prezzi agricoli è secondaria, sebbene vi siano numerose aziende che effettuino, su richiesta e a pagamento, la raccolta e l’elaborazione dei dati: ciò accade soprattutto nel settore frutticolo2 e in quello zootecnico (i dati oggetto di
indagine sono relativi prevalentemente ai mercati internazionali e alle esportazioni). L’ODEPA talvolta si affida ad aziende private per reperire le informazioni in materia di prezzi e di quantità che non vengono raccolte attraverso i canali
ufficiali, in particolare per quanto riguarda il settore lattiero e quello delle carni
(sia prodotti freschi che trasformati).
I
53
3.1.2 La selezione dei prodotti agricoli da esaminare
I prodotti selezionati come casi rappresentativi nel contesto agricolo cileno
sono:
• frutta fresca, in particolare uva da tavola e mele;
• latte;
• carne bovina;
• frumento.
La scelta di questi prodotti è stata operata in modo da offrire una panoramica esaustiva del sistema di raccolta dei prezzi agricoli per i comparti più rappresentativi del settore agricolo nazionale, sia per quanto riguarda la diffusione
geografica della produzione3, che per ciò che concerne la struttura delle filiere
di commercializzazione, la varietà delle produzioni realizzate, i livelli di qualità
e gli aspetti legati alla tracciabilità delle produzioni agricole. Infatti, mentre il
settore della frutta è orientato principalmente all’esportazione, i prodotti lattiero-caseari sono venduti prevalentemente sul mercato nazionale, sebbene il commercio estero di queste produzioni sia sempre più rilevante. Relativamente alla
carne bovina il Cile è prevalentemente un paese importatore nonostante numerose aziende siano attive anche su mercati di esportazione per prodotti di nicchia, mentre il frumento è da sempre considerato un prodotto tradizionalmente
soggetto alla concorrenza estera, dato il grado elevato di apertura del commercio nazionale (tab. 3.1).
Tabella 3.1 - Produzione e scambi con l’estero dei prodotti selezionati (2005)
Prodotto
Mele
Uva da tavola*
Latte (mln litri)
Carne bovina
Frumento
Produzione
(tonnellate)
1.300.000
1.150.000
2.300
215.000
1.800.000
Esportazione
(tonnellate)
640.000
755.000
17.600
_
Importazioni
(tonnellate)
_
_
13.200
141.500
190.000**
(*) Incluse alcune varietà di uva da tavola che, in talune annate, possono essere utilizzate per
la produzione di vino;
(**) Nel corso del 2005, sono state importate ulteriori 6.600 tonnellate di farina.
Mele ed uva da tavola
La produzione ortofrutticola è significativamente associata al fabbisogno di
manodopera nei periodi di punta (raccolta e lavorazione post-raccolta): la maggiore estensione di superfici coltivate si registra tra le Regioni IV e VII, dove
risiede, infatti, la maggior parte della popolazione del paese.
Le produzioni ortofrutticole rappresentano l’80% del totale delle esportazioni agricole (in particolare, mele ed uva da tavola hanno per lungo tempo rappresentato le principali produzioni frutticole nazionali per le quali il Cile ha
54
mostrato di avere un notevole vantaggio comparato su scala mondiale, il che ha
garantito al paese una solida posizione sui mercati internazionali). La struttura
del mercato di frutta (e ortaggi) è pertanto caratterizzata dalla propensione all’esportazione della produzione nazionale: le filiere frutticole (e orticole) sono
relativamente brevi in termini di intermediari andando generalmente dal produttore all’acquirente-esportatore; in molti casi i grandi produttori sono coinvolti direttamente nelle attività di esportazione e nella distribuzione del prodotto ai principali dettaglianti nazionali. Anche il consumo interno è tuttavia significativo, grazie in parte ai bassi prezzi al consumo della frutta rispetto a quelli
delle altre merci. I fattori responsabili del livello dei prezzi al consumo sono:
• le produzioni realizzate su vasta scala con una strategia di orientamento
all’esportazione da parte delle aziende agricole;
• il fatto che i mercati nazionali ricevano prodotto ritenuto poco adatto all’esportazione per via delle sue caratteristiche commerciali.
Esistono due principali sistemi di commercializzazione di frutta (e ortaggi)
a livello nazionale: un primo sistema è basato sulla consegna da parte dei produttori alle società di esportazione che poi rivendono il prodotto sui mercati all’ingrosso nazionali. Su questi ultimi si approvvigionano gli acquirenti su larga
scala quali i commercianti che si occupano prevalentemente di mercati rionali e
di punti vendita al dettaglio. Un secondo sistema consiste nella vendita mediante contratto, da parte di produttori e intermediari addetti alla distribuzione,
spesso anche esportatori, verso i supermercati. Alcuni grandi produttori di ortofrutta trattano anche direttamente con i supermercati, spesso combinando l’attività produttiva con le attività di esportazione e distribuzione sul territorio nazionale4.
La formazione del prezzo alla produzione per le produzioni frutticole (e orticole) orientate all’esportazione è prevalentemente determinata da accordi contrattuali tra coltivatori ed esportatori. In considerazione della varietà del prodotto, della sua qualità e delle caratteristiche specifiche dei diversi acquirenti, sia
nazionali che internazionali, non sorprende la grande varietà di modelli contrattuali.
Latte
La maggiore produzione di latte avviene nelle Regioni a clima temperato IX
e X sebbene per motivazioni legate alla fornitura di latte fresco, i grandi allevamenti bovini siano localizzati in prossimità delle zone ad alta densità di popolazione e vicino Santiago. Le condizioni agro-climatiche del sud offrono evidenti vantaggi all’allevamento estensivo di animali (alimentazione basata sul
pascolamento) e la produzione di latte in questa zona ha fatto registrare notevoli incrementi negli ultimi due decenni. La gestione dei pascoli e la crescente
tendenza delle aziende di trasformazione alimentare a concentrare la propria attenzione sul latte in polvere e sui formaggi hanno determinato il passaggio da
comparto orientato alla produzione nazionale - in competizione con le importa-
55
zioni - a industria orientata all’esportazione, favorendo una riorganizzazione
strutturale del settore. Malgrado ciò, le esportazioni rappresentano attualmente
ancora solo una piccola percentuale della produzione totale, mentre continuano
le importazioni di alcuni prodotti lattiero-caseari che hanno fatto registrare, negli ultimi tempi, un recupero dovuto alla recente rivalutazione del peso cileno
rispetto al dollaro ed al peso argentino.
La filiera di commercializzazione dei prodotti lattiero-caseari è più complessa rispetto a quella della frutta e degli ortaggi. Inoltre, dato l’orientamento
prevalente verso il mercato nazionale – con una conseguente limitatezza delle
dimensioni produttive degli impianti di trasformazione e commercializzazione
– l’industria mostra un’elevata concentrazione sul fronte dell’approvvigionamento. La produzione di latte proviene da un grande numero di allevamenti, di
varie dimensioni, benché le industrie di trasformazione abbiano progressivamente abbandonato gli allevamenti di piccole dimensioni. Inoltre, l’alta incidenza dei costi di trasporto favorisce un elevato grado di concentrazione degli
acquisti a livello locale (una o due industrie di trasformazione acquistano la
quasi totalità del latte prodotto in una determinata area). Tale situazione ha generato talvolta un notevole attrito tra i gruppi di produttori e le industrie di trasformazione circa presunti abusi di potere di queste ultime nella determinazione dei prezzi.
Bovini da carne
La produzione di bovini da carne, anch’essa realizzata nelle zone meridionali a clima temperato, è un altro settore storicamente orientato al consumo interno. Esso mantiene tale orientamento benché vi siano alcune aziende orientate ad esportare prodotti di nicchia verso mercati internazionali (ad esempio, la
carne di manzo Kobe verso il Giappone). Come nel caso del latte, la produzione
di bovini da carne è stata oggetto di una significativa modernizzazione, sia a livello di allevamenti che di industrie di trasformazione. Malgrado ciò, circa un
terzo del consumo interno è soddisfatto dalle importazioni, in prevalenza dai
paesi del Mercosur, che possono beneficiare di speciali vantaggi comparati e
climatici per quanto riguarda l’allevamento al pascolo su larga scala. Non esistono misure speciali di protezione dei confini a beneficio dei produttori nazionali: le importazioni sono però soggette a forme di restrizione per la prevenzione della possibile diffusione dell’afta epizootica, che il Cile è riuscito a debellare in tutto il territorio nazionale agli inizi degli anni ’805.
La filiera della carne bovina coinvolge numerosi intermediari e, a livello di
produttori, il mercato appare molto frammentato. I macelli locali, le catene di
dettaglianti di carne di marca ed i supermercati sono tutti importanti anelli di
collegamento tra produttori e consumatori. I supermercati svolgono, tuttavia,
un ruolo importante nella vendita al dettaglio di carne bovina importata. I prezzi internazionali rappresentano la base per i prezzi al consumo, le aste per il bestiame rivestono un ruolo decisivo nella formazione del prezzo giornaliero alla
56
produzione. Tali mercati sono molto concorrenziali e consentono di rendere trasparente la formazione del prezzo reale derivato dalla domanda e dall’offerta
locali.
Frumento
Infine, è stato scelto il frumento come prodotto particolarmente rappresentativo dell’agricoltura tradizionale cilena, in quanto coltivato praticamente in tutte le zone rurali del paese, dalla Regione III alla Regione X. Il frumento è fornito ai mulini da aziende agricole di tutte le dimensioni; inoltre, esistono ancora
migliaia di piccoli produttori il cui reddito è basato sulla produzione di frumento. L’importanza del frumento come coltura strategica ed il fatto che esso sia
coltivato da numerosi piccoli produttori, ha rafforzato l’opportunità di adottare
misure protezionistiche di cui godono soltanto lo zucchero e, appunto, il frumento: il Cile utilizza uno schema di fasce di prezzo per le importazioni al fine
di limitare la variabilità dei prezzi interni di frumento e zucchero; inoltre, è tuttora attiva un’impresa commerciale di stato (il COTRISA) che opera al fine di
mantenere un livello minimo dei prezzi.
La filiera commerciale del frumento è caratterizzata dalla vendita diretta dai
produttori ai mulini nel periodo della raccolta, con i mulini che assumono il
ruolo di primo acquirente e di addetti allo stoccaggio che, nei paesi di dimensioni maggiori - come, ad esempio, gli Stati Uniti – sarebbe svolto dai silos locali o da altre infrastrutture indipendenti usate per l’immagazzinamento del frumento. In Cile esistono pochi intermediari non-molitori e scarse possibilità di
stoccaggio all’interno delle aziende. Non esistendo mercati a termine o altre tipologie di vendita differita, i prezzi alla produzione sono solitamente fissati al
momento della transazione tra coltivatori e mulini (questi ultimi regolano le
quantità importate e le scorte di magazzino al fine di mantenere un flusso costante di prodotti derivati dalla trasformazione del frumento). Di recente, si è
registrato il tentativo di proporre un meccanismo più limpido di determinazione
dei prezzi, sotto forma di scambio di diritti di proprietà degli stock di magazzino (Bolsa Agrícola), ma tale esperimento non ha riscosso successo.
3.1.3 La metodologia di raccolta dei prezzi dell’Odepa
Esiste una notevole differenza tra le modalità utilizzate dall’Odepa per raccogliere e aggiornare dati e statistiche sui prezzi per i prodotti ortofrutticoli,
fiori e altri prodotti commercializzati sui principali mercati all’ingrosso localizzati in aree centrali del paese e quelle messe in atto per monitorare altri importanti settori come il frumento, il latte e la carne, per i quali sono rilevanti le
transazioni che avvengono tra singoli produttori e acquirenti al di fuori dell’area di Santiago. Nel primo caso, l’Odepa ha la responsabilità diretta della raccolta dei prezzi all’ingrosso realizzata da personale specializzato che opera sul
campo. Nel secondo caso, l’Odepa realizza indagini periodiche e raccoglie in-
57
formazioni aggiornate dalle imprese e dalle loro associazioni, con cui stipula
accordi ufficiali per l’acquisizione dei dati da loro raccolti. Per quanto riguarda,
invece, i prezzi al consumo, l’Odepa si affida all’INE.
Le funzioni amministrative, operative e gestionali dell’Odepa sono centralizzate e si svolgono a Santiago. Non esistono uffici regionali nel resto del paese, né esistono altre agenzie governative decentralizzate che raccolgono e forniscono informazioni all’Odepa dal lato dell’offerta dei prodotti agricoli. L’Odepa riceve tuttavia dati anche da enti privati decentralizzati. L’INE possiede uffici per la raccolta di dati sui consumi nelle grandi città.
Pertanto, per quanto riguarda i prezzi registrati sui mercati all’ingrosso esiste
una evidente distorsione nei confronti dei prezzi dei mercati di Santiago. Tuttavia, se si considera la dimensione del paese, le caratteristiche dei mercati e il peso
assolutamente prevalente del mercato di Santiago visto il grado di concentrazione
dei consumatori, nel lungo periodo non si registrano grandi differenze con i prezzi che si riscontrano a livello regionale, se si escludono i costi di trasporto.
Per ciò che concerne il frumento, il latte e le carni venduti alle industrie di
trasformazione, i dati sui prezzi registrati a livello locale (provenienti dalle
stesse imprese di trasformazione) sono rappresentativi delle condizioni di mercato che si registrano lontano da Santiago.
La raccolta dei prezzi è effettuata dalla Odepa telefonicamente, via fax e per
e-mail, ed attraverso visite in azienda6. Attualmente Odepa non fa uso di software specializzati per la raccolta dei prezzi sul campo e anche nel corso delle
visite effettuate presso le aziende si utilizzano moduli cartacei standard7. La
mancata adozione di sistemi di informatizzazione per la raccolta dei dati e la
loro diffusione in tempo reale è in parte una questione legata all’adeguatezza e
alla sufficiente attendibilità dei vecchi metodi, oltre che alle ristrettezze di bilancio della pubblica amministrazione. Dopo l’acquisizione e la verifica dell’attendibilità dei dati, Odepa memorizza ed elabora le informazioni utilizzando il
SYBASE (gestito dal Dipartimento sull’Informazione in Agricoltura). L’aggregazione dei prezzi dei prodotti avviene per qualità e data di rilevazione e fa riferimento alla commercializzazione di grandi quantità di prodotto, sebbene vi sia
un’implicita ponderazione che avviene a livello di raccolta quando alcune transazioni sono scartate di proposito a causa dell’inconsueta natura delle stesse, delle
ridotte dimensioni del lotto, o di altre caratteristiche atipiche. Le informazioni sul
prezzo e sulle quantità raccolte, valutate ed elaborate in questo modo, sono accessibili al pubblico e rese disponibili attraverso il sito web dell’Odepa.
Il Dipartimento sull’Informazione in Agricoltura dell’Odepa svolge la sua
attività mediante l’impiego di tecnici che hanno in genere una formazione di tipo agronomico, oltre ad un’esperienza nel campo della statistica e dell’economia. La validazione e l’organizzazione dei dati raccolti avvengono sotto la responsabilità dello stesso personale impegnato nella raccolta. La gestione e l’analisi dei dati sono sotto la responsabilità di un tecnico e di personale di supporto anche di altri Dipartimenti.
58
L’Odepa raccoglie e diffonde quotidianamente i dati sui prezzi, da lunedì a
sabato, per 35 produzioni frutticole, 40 orticole e 60 floricole. L’agenzia raccoglie anche dati su altri mercati agricoli di Santiago, sebbene con minore frequenza: carne bovina (settimanale), pollame e uova (prezzi e quantità all’ingrosso, due volte a settimana), pesce e molluschi sul mercato centrale all’ingrosso (settimanale), capi suini e bovini sul mercato d’asta Metropolitan Tattersall (tre volte a settimana, anche se per questi mercati non è richiesta la rilevazione diretta sul campo).
Nel caso del latte fresco, i dettagli delle transazioni poste in essere tra i
produttori e le industrie alimentari sono registrati e dichiarati dalle singole
aziende di trasformazione. Sono altresì disponibili e periodicamente dichiarati i
dati riguardanti le quantità di prodotti caseari lavorati. I dati ufficiali relativi ai
prezzi all’ingrosso e al dettaglio fanno parte delle indagini di mercato svolte
dall’INE, sono utilizzati come base per la determinazione degli indici dei prezzi
e sono generalmente disponibili soltanto dopo un tempo specifico. Allo stesso
modo nel caso della carne bovina, la rilevazione dei prezzi al dettaglio e all’ingrosso rientra tra le responsabilità dell’INE e non sono rapidamente disponibili,
mentre i dati relativi alle transazioni poste in essere presso i mercati d’asta sono
prontamente a disposizione dell’Odepa, poiché i gestori delle aste hanno interesse a pubblicizzare le proprie attività. In realtà, le aste rendono pubbliche le
informazioni riguardanti le transazioni ai potenziali clienti attraverso notiziari
mirati ai coltivatori. Tattersal, il più importante gestore d’asta, cura la pubblicazione di un periodico e di un sito web per la divulgazione delle informazioni,
relative non soltanto agli scambi di bovini e altri capi vivi, ma anche ad altri
prodotti agricoli in generale8. I dati relativi ai prezzi alla produzione di latte e
carne bovina sono disponibili mensilmente per fini analitici.
Al contrario di quanto succede per i prezzi alla produzione di latte e carne
bovina, mancano dati rappresentativi ed aggiornati sui prezzi del frumento, rilevati al livello di azienda agricola. L’assenza di mercati ad offerta aperta
(open-bid market) e l’elevato grado di concentrazione degli acquirenti hanno
indotto gli osservatori dei mercati, incluso l’Odepa, a basarsi su colloqui e rilevazioni informali e altre fonti non ufficiali. E’ possibile rilevare i dati dei prezzi all’ingrosso di frumento (relativi a transazioni occasionali tra proprietari di
grandi quantità) che fungono da base di calcolo dei prezzi alla produzione
(farm-gate). Le medie annuali dei prezzi alla produzione (in termini più appropriati, i valori unitari franco azienda) a livello nazionale e regionale sono calcolate sulla base delle informazioni sui ricavi provenienti dalle vendite del frumento e in base ai dati sulle quantità prodotte.
Per quanto riguarda frutta e ortaggi, la raccolta di informazioni sui prezzi
(minimo, massimo e medio) a livello di mercati all’ingrosso viene effettuata
quotidianamente dall’Odepa, fatta eccezione per le giornate di domenica e nelle
festività. Oltre ai prezzi, vengono rilevati anche dati sulla qualità (calibro o intervallo dimensionale). Personale specializzato frequenta regolarmente i merca-
59
ti, prendendo nota dei prezzi, intervistando i venditori e registrando i dati su dei
moduli standardizzati. E’ da sottolineare che la stima dei prezzi rappresentativi
giornalieri, riferiti ai molti prodotti oggetto dell’indagine di mercato, deriva sia
da una rilevazione dei prezzi pubblicizzati, che da informazioni più plausibili
fornite da venditori bene informati e affidabili. Alle stime sui prezzi sono associate anche le informazioni derivanti dalle transazioni che avvengono sui singoli mercati e quelle che avvengono durante le frenetiche e, talvolta, molto informali operazioni presso le aree di carico e scarico dove i produttori ortofrutticoli, gli intermediari e gli acquirenti scambiano il prodotto.
Una volta raccolte tali informazioni, il personale addetto all’indagine di
mercato rivede i dati e li inserisce nel sistema informativo dei prezzi di Odepa. Successivamente, i dati sui prodotti ortofrutticoli registrati quotidianamente vengono elaborati per il calcolo di medie ponderate settimanali, mensili ed annuali. I pesi sono rappresentati dai volumi scambiati durante il periodo
di indagine. I prezzi settimanali e mensili, minimi e massimi, sono riportati
tal quale senza ponderazione, come osservazioni semplici nel periodo considerato.
In linea di massima, i soggetti che partecipano al mercato hanno un livello
di fiducia molto elevato in questo processo di raccolta e diffusione dei dati.
Odepa pubblica statistiche mensili sui prezzi per alcuni prodotti a vari livelli di mercato, sulla base dei dati raccolti direttamente o reperiti da altre fonti
nazionali (soprattutto INE) e internazionali. I prodotti agricoli per i quali sono
disponibili queste statistiche mensili sono elencati nella tabella 3.2.
Tabella 3.2 - Le tipologie di prezzo rese disponibili da Odepa per ciascu settore o prodotto
agricolo
Livello di mercato
Prezzi alla produzione
Prezzi all’ingrosso
Prezzi al consumo
Prezzi dei fattori produttivi
Prezzi internazionali
Settore o prodotto agricolo
Pollame, bovini, equini, ovini, suini, latte crudo, vino
Pollame, bovini, equini, ovini, suini, cereali, frutta, ortaggi
e tuberi, prodotti lattieri, fagioli secchi, semi oleosi, vino,
altri prodotti minori
Pollame, carne bovina e suina, cereali, frutta, ortaggi e tuberi,
prodotti lattieri, fagioli secchi, semi oleosi, vino, fiori
Foraggi per il bestiame, mangimi concentrati, fertilizzanti
Zucchero, cereali, semi oleosi
È opportuno notare che per il latte i prezzi alla produzione sono ottenuti
direttamente dalle transazioni registrate tra industrie di trasformazione e allevamenti di bovini da latte. Invece, per gli altri prodotti, per i quali le transazioni avvengono lontano dall’azienda, i prezzi alla produzione sono stimati a
partire dai valori unitari registrati sui mercati, da cui sono sottratti i costi di
trasporto.
60
3.2. L’esame dei prodotti selezionati
3.2.1 La frutta: uva da tavola e mele
Le principali caratteristiche del prodotto
L’uva da tavola e le mele sono in testa alla lista delle esportazioni di prodotti agricoli e insieme rappresentano il 38% della superficie agricola nazionale
destinata alla coltivazione di frutta. L’uva da tavola e le mele hanno raggiunto
un valore totale pari a 1,2 miliardi di dollari, equivalente al 15% del totale calcolato per il 2005 di tutte le esportazioni di prodotti agricoli grezzi e trasformati, inclusi i prodotti forestali (uva da tavola 11%, mele 4%). Secondo le valutazioni dell’Odepa, la superficie dedicata alla coltivazione di uva da tavola ha
raggiunto i 48.500 ettari nel 2004, con una produzione ubicata prevalentemente
tra le Regioni III e VI. I meleti occupano almeno 36.000 ettari (2004), principalmente concentrati nelle Regioni VI e VII: predominano le varietà di mele
rosse, che coprono i quattro/quinti della superficie totale (29.400 ettari), con le
varietà verdi che completano il quinto rimanente (6.600 ettari). Le due Regioni
VI e VII ospitano oltre l’80% della produzione nazionale di mele, benché sia
possibile trovare dei piccoli frutteti in tutte le aree a clima temperato e nelle zone pluviali; in realtà, la produzione totale nazionale di mele (nonché quella di
uva da tavola), inclusa la produzione per consumi domestici ed usi locali e
quella destinata all’industria di trasformazione (come, ad esempio, per la produzione di sidro fermentato e non fermentato) è probabilmente notevolmente
più alta di quanto riportato dalle statistiche ufficiali, che tendono a trascurare le
aziende di trasformazione di piccola dimensione, tradizionali e non-commerciali.
La produzione nazionale di uva da tavola durante la stagione 2004/2005 ha
raggiunto 1 milione e 150 mila tonnellate: circa il 65% della produzione totale
viene destinato all’esportazione di frutta fresca, il 12% va al consumo interno
ed il 23% viene utilizzato nel settore della trasformazione. I principali prodotti
ottenuti con processi agro-industriali derivati dall’uva da tavola sono l’uva passa, le gelatine e le conserve di frutta, sebbene alcune varietà di uva da tavola
siano utilizzate anche per la produzione di vino. Le varietà senza semi costituiscono attualmente circa il 70% delle esportazioni di uva da tavola fresca, le cui
varietà più importanti sono rappresentate dalla Thompson, la Flame e la Crimson. Tra quelle con i semi, la varietà più diffusa è la Red Globe.
La produzione di uva da tavola è stagionale ed è concentrata principalmente
nel periodo compreso tra novembre e marzo. L’immagazzinamento presso le
aziende di confezionamento non si prolunga solitamente oltre la fine di maggio,
nel caso di varietà che presentano opportunità di mercato post-raccolta, e le decisioni relative alla conservazione nei depositi seguono da vicino le condizioni
di prezzo a livello internazionale. Benché la conservazione presso le aziende di
confezionamento sia prevalentemente orientata alle possibilità di trarre vantag-
61
gio dai mercati di esportazione, il limite di conservazione dell’uva da tavola garantisce che una certa percentuale di uva conservata sia indirizzata verso il consumo interno.
Grafico 3.1 - La distribuzione mensile delle esportazioni di uva da tavola e mele
30
Mele
Uva da tavola
25
20
15
10
5
0
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Set
Ott
Nov
Dic
La produzione nazionale di mele ha raggiunto 1,3 migliaia di tonnellate nel
periodo 2004/2005, di cui circa il 50% destinato ad essere esportato come frutta
fresca, mentre il 10% va al consumo interno e il 40% alla trasformazione agroindustriale. Tra i principali prodotti dell’industria di trasformazione si contano i
succhi e la salsa di mele. Le varietà rosse coprono circa l’80% della produzione, in massima parte Royal Gala, Red Delicious e Fuji. La varietà Granny
Smith rappresenta quasi tutta la produzione di mele verdi. La stagione della raccolta delle mele inizia nel mese di febbraio e si protrae fino alle prime settimane di giugno. Lo sviluppo delle tecnologie di conservazione, tuttavia, e l’adozione di varietà più facilmente conservabili hanno aumentato le possibilità di
conservazione delle scorte nel corso dell’anno. Sia le esportazioni che il consumo interno sono state, pertanto, facilitate rispetto al resto della frutta fresca e rispetto al passato quando la disponibilità delle mele era rigorosamente legata alla stagione (graf. 3.1).
Gli standard di prodotto e di qualità, identificazione delle caratteristiche
commerciali
Gli standard di qualità per l’uva da tavola e le mele sono determinati, in primo luogo, sulla base di modelli internazionali fissati da acquirenti esteri e fina-
62
lizzati a soddisfare le esigenze dei consumatori stranieri. Gli standard si applicano, prevalentemente, al livello della produzione e sono espressi in termini di
requisiti necessari che devono essere posseduti affinché la frutta possa essere
esportata verso i diversi mercati esteri. Nel caso dell’uva da tavola, gli standard
definiscono il “calibro” o la taglia minima del singolo acino, il peso dei grappoli, il grado di maturazione del frutto (in termini di contenuto in solidi solubili) e
i gradi Brix (tenore in zuccheri). Per quanto riguarda le mele, per ciascun colore e varietà, esistono standard relativi alla compattezza, al contenuto di iodio
elementare e ai gradi Brix (v. Allegato 1).
Analogamente agli standard applicati al livello della produzione, le norme
di commercializzazione per le transazioni che avvengono nelle fasi a valle della
filiera sono collegate al colore, alla varietà e al calibro o alla dimensione. Nel
caso dell’uva da tavola da esportazione esistono sotto-categorie relative al colore (in particolare, per quanto riguarda la varietà Thompson Seedless) che sono
ben determinate sui mercati internazionali (Allegato 2). In pratica, però, l’unico
parametro rilevante per la commercializzazione sia dell’uva da tavola che delle
mele sui mercati all’ingrosso nazionali, è il calibro, il quale ha influenza sui
prezzi, sui costi di immagazzinamento e sulle opportunità di esportazione. Le
penalità sul prezzo associate alle condizioni qualitative della frutta (macchie,
puntini, eccessiva maturazione, frutti schiacciati, ecc.) sono stabilite “soggettivamente” e possono variare notevolmente a seconda dello specifico momento
di transazione sui mercati finali (consumatori).
I supermercati e i mercati outdoor orientati alla vendita alle fasce di popolazione ad alto reddito penalizzano spesso le varietà di frutta poco attraenti fino a
precludere la loro comparsa sugli scaffali. La presenza di un ampio numero di
mercati orientati alla vendita ai ceti a basso reddito e l’esistenza di numerosi
venditori ambulanti favoriscono la formazione di un prezzo base (price floor)
per la frutta di categoria e qualità inferiore; tuttavia, l’andamento sfavorevole
dei prezzi internazionali e la limitata disponibilità di offerta nazionale possono
favorire la vendita di prodotti qualificati come di “qualità scadente” anche a
consumatori ad alto reddito. Infine, il mercato dei prodotti trasformati assorbe
la frutta che non riesce a soddisfare alcun parametro qualitativo sul mercato del
prodotto fresco.
L’Odepa ha stabilito, per ciascuna varietà di frutta e di ortaggi, una serie di
parametri in base ai quali è possibile definire un “prodotto standard” ai fini della rilevazione del prezzo. I prezzi sono rilevati sui mercati all’ingrosso di Santiago e le modalità di standardizzazione del prodotto sono derivate quasi esclusivamente dall’esperienza e coincidono con i criteri generali utilizzati lungo la
filiera di commercializzazione (i parametri in questione sono riportati nell’Allegato 3). Il sistema doganale nazionale adotta una classificazione dei prodotti a
otto cifre (eight-digit ): la classificazione dell’uva da tavola per il commercio
internazionale è definita per singola varietà e distingue esplicitamente tra le varietà più vendute (Thompson, Flame, Red Globe e Ribier) e le “altre”. Per
63
quanto riguarda le mele, la classificazione distingue tra le sei varietà più importanti (Red Delicious, Royal, Gala, Red Stark, Fuji, Braeburn e Granny Smith) e
le “altre.”
Descrizione del mercato
La tecnologia e l’organizzazione della produzione di uva da tavola e mele,
rappresentative della maggior parte della produzione frutticola cilena, sono
quasi esclusivamente orientate verso l’esportazione (Schema 3.1). È ampiamente riconosciuto che i margini di profitto associati alla produzione destinata al
mercato interno sono molto più bassi di quelli delle imprese orientate all’esportazione, fattore questo dovuto in massima parte alle dimensioni produttive più
ampie e agli investimenti in marketing e trasporto sostenuti dalle imprese che
esportano.
Il consumo interno, sia di frutta fresca che di ortofrutticoli soggetti a trasformazione agro-industriale, tende, pertanto, a rappresentare un elemento residuale, alimentato dai volumi in eccesso nel canale delle esportazioni. Ciò è dimostrato non solo dalla variazione delle quantità fornite ai dettaglianti nazionali, ma anche dalla diminuzione dell’omogeneità e della qualità media del prodotto a disposizione dei consumatori nazionali rispetto a quello offerto agli acquirenti esteri. In breve, il 100% del consumo nazionale di frutta non tropicale
proviene da produzione interna mentre sono, praticamente, irrilevanti le importazioni9.
Nel caso delle mele, la parte residuale di produzione che viene destinata
ai consumatori interni proviene sia direttamente da frutteti che dalle aziende
di confezionamento. Grazie alla maggiore durata post-raccolta e all’idoneità
al trasporto su distanze più lunghe, esiste una maggiore flessibilità nella consegna ai grossisti e ai supermercati nazionali. I produttori, d’altro canto,
traggono vantaggio dal processo di selezione che avviene, nella catena di
produzione, nell’ambito dell’impianto al momento della raccolta. Al contrario, a causa del livello relativamente alto di deperibilità e alla necessità di un
immediato e adeguato immagazzinamento, l’uva da tavola destinata ai mercati nazionali tende ad essere rappresentata dagli scarti delle aziende di confezionamento. I coltivatori consegnano rapidamente l’uva raccolta alle
aziende di confezionamento, spesso ubicate in prossimità dei vigneti (talvolta proprio accanto alle aziende di maggiore dimensione) che, a loro volta, selezionano il prodotto inviando gli scarti ai grossisti e ai supermercati. Il grado di maturazione dell’uva rappresenta un fattore determinante nel processo
di selezione. Dopo la raccolta dei grappoli d’uva idonei all’esportazione,
laddove le viti presentino ancora una resa notevole, vi è l’intervento di alcuni soggetti terzi che effettuano un secondo raccolto il cui prodotto è, quindi,
inviato ai grossisti nazionali.
Attualmente il numero di aziende che esportano frutta si attesta intorno a
600, ben oltre le circa 50 aziende che esistevano all’inizio degli anni ’90 (Tab.
64
Schema 3.1 - La struttura della rete di commercializzazione della frutta
E
s
p
o
r
t
a
z
i
o
n
e
Esportatore
Produttore
Grossista
Scarti (frutta di qualità
non idonea
all’esportazione)
Frutta esportata
Dettagliante
Consumo
interno
Supermercato
Agro-industria
3.3). Il calo nel grado di concentrazione degli acquirenti negli ultimi quindici
anni è stato stimolato sia dal modello di scambi aperti adottato dal Cile, che dai
profitti conseguiti dai nuovi acquirenti-esportatori e produttori (ulteriormente
integrati nell’attività di esportazione): in altre parole, i profitti monopsonistici
conseguiti attraverso il controllo delle informazioni sui mercati che erano un
tempo riservati a pochi, grandi acquirenti, non hanno soltanto generato conflitti
tra esportatori e coltivatori, ma hanno anche favorito l’ingresso di nuovi operatori nelle fasi di esportazione, con una maggiore trasparenza nella determinazione dei prezzi alla produzione.
Il ridimensionamento della concentrazione delle imprese esportatrici deriva
da un processo di integrazione sia verticale che orizzontale. Particolarmente rilevante si è rivelata l’integrazione verticale da parte dei singoli produttori e dei
Tabella 3.3 - La concentrazione del mercato delle esportazioni di ortofrutta
Dimensione delle spedizioni
(migliaia di tonnellate)
0-5
5 -10
10 - 20
20 - 50
> 50
Numero
di imprese
>500
26
20
10
12
Quantità esportata
(% sul totale)
49
12
13
8
18
Fonte: ASOEX, Asociación de Exportadores.
65
gruppi di produttori nelle attività di esportazione. Alcune aziende, tuttavia, in
precedenza coinvolte in attività di acquisto ed esportazione, hanno raggiunto un
livello di integrazione anche nella fase produttiva, ciò in conseguenza delle politiche di incentivi volte a garantire l’adeguata fornitura del prodotto, sia dal
punto di vista quantitativo che qualitativo.
Uno studio recente10 sull’integrazione e la concentrazione del mercato della
frutta rivela che, nel 2003, l’85% delle aziende sottoposte all’indagine, rappresentate prevalentemente da produttori delle Regioni comprese tra la III e la
VIII, utilizzavano i servizi forniti da parte degli esportatori, mentre il restante
15% era composto sia da esportatori in proprio che da soggetti che esportavano
in associazione con altri produttori. Inoltre, poco più della metà del volume totale proveniente dalle aziende che esercitavano, prevalentemente o unicamente,
l’attività di esportazione, veniva dalle proprie unità produttive. Si è altresì registrata una parziale integrazione verticale da parte dei produttori nelle fasi del
confezionamento e della refrigerazione, un fenomeno questo che è stato associato agli investimenti effettuati nelle attività di trasformazione della frutta nella zona centrale del paese. Questi servizi sono erogati nelle fasi intermedie della filiera e sono venduti agli esportatori che si collocano in fasi più a valle della
filiera stessa.
La formazione del prezzo
La formazione del prezzo alla produzione avviene su due canali quasi indipendenti, a seconda che la frutta sia destinata ai mercati d’esportazione oppure
al consumo interno (prodotto di scarto del mercato dell’export). Nel caso della
frutta per il mercato d’esportazione, i prezzi derivano da accordi bilaterali tra
produttori ed esportatori. Questi ultimi, in genere, non offrono prezzi prestabiliti, ma una sorta di prezzo alla consegna che dipende dall’esito della vendita
sul mercato finale di destinazione del prodotto e dai costi sostenuti per l’esportazione. Tuttavia, il livello di flessibilità dei prezzi finali pagati al coltivatore
dipende dal potere contrattuale di quest’ultimo e dalle condizioni contingenti
del mercato. Non esistono mercati fisici per il prodotto destinato all’esportazione o intermediari (aziende di conservazione) che speculino sui prezzi dei
prodotti venduti agli esportatori. Il prezzo finale risultante per il produttore è
direttamente collegato ai prezzi internazionali registrati nei punti di raccolta
del prodotto. I pagamenti per gli agricoltori che consegnano il prodotto per
l’esportazione sono spesso divisi in quote e vengono erogati lungo l’intero arco della stagione di raccolta11: tale sistema di pagamento per quote consente
agli esportatori di adeguare il prezzo finale pagato ai produttori sulla base dei
costi e delle commissioni che si registrano nel corso delle fasi di esportazione
(tab. 3.4).
Il prodotto non destinato all’esportazione, passa attraverso degli intermediari che immagazzinano, trasportano e vendono la frutta sia all’ingrosso che
al dettaglio; così come esistono dei mercati fisici dove si acquista la frutta dai
66
produttori o dalle aziende di Tabella 3.4 - Costi e commissioni che incidono sulla
confezionamento per rivenformazione del prezzo
derla poi in lotti sui mercati
all’ingrosso. I principali mer- Valore a destinazione
cati fisici e punti di coordina- Commissione ricevuta (8% della vendita)
mento sono ubicati a Santiago Costi a destinazione
e fungono da fonte di infor- Valore cif
mazioni per l’Odepa nell’am- Trasporto ed assicurazione
bito della raccolta dei prezzi Valore fob
Commissione esportatore (8% del fob)
all’ingrosso.
La concentrazione degli in- Dogane e imbarco
sediamenti urbani e la densità Controllo di qualità
geografica della zona centrale, Pagamenti Asoex
che converge sull’asse Santia- Trasporto al porto
go-Valparaíso, insieme all’ele- Frigoconservazione
vata dimensione della scala di Materiali
produzione e la diffusa rete di Trasformazione
infrastrutture nel settore dei Pagamenti al Servicio Agricolo y Ganadero
trasporti, hanno favorito lo Netto al coltivatore
sviluppo di Santiago come polo commerciale per le transazioni di prodotti ortofrutticoli freschi. Di gran lunga il più importante tra tutti i centri commerciali all’ingrosso è il Centro di distribuzione (Central de Abastecimiento) Lo Valledor, un ente privato la cui fondazione risale al 1990. In questo centro transita il 90% della merce scambiata
nell’Area Metropolitana (un’area con una superficie più ampia di quella della
città di Santiago). Gli altri importanti mercati all’ingrosso dell’Area Metropolitana, Mapocho e Vega Poniente, sono ubicati nel cuore della città di Santiago,
ma insieme non superano l’8% della quantità totale di frutta e ortaggi freschi
commercializzati. Il restante 2% del totale degli scambi commerciali nella regione avviene mediante vendita diretta.
I mercati all’ingrosso fungono da punto d’incontro tra i produttori provenienti da ogni parte del Cile e gli acquirenti; questi ultimi comprendono i dettaglianti (piccoli esercizi commerciali e venditori ambulanti), i supermercati e gli
impianti di trasformazione agro-industriale. Il centro Lo Valledor opera tutto
l’anno e funziona come luogo in cui quantità molto grandi consegnate dai coltivatori possono essere riorganizzate, in lotti più piccoli, e quindi redistribuite
agli acquirenti. Questo servizio di ri-dimensionamento permette ai coltivatori di
sostenere costi più bassi (di trasporto e immagazzinamento) riservati ai carichi
di maggiori dimensioni. In alternativa, i produttori sarebbero costretti a vendere
carichi più piccoli ad un maggior numero di acquirenti, geograficamente ubicati
a distanza dai luoghi di produzione, ottenendo quindi un prezzo più basso. Il
centro serve anche come punto di immagazzinamento del prodotto e di centro
di smistamento verso le destinazioni finali.
67
I prezzi praticati nei centri di distribuzione dei prodotti freschi sono determinati esclusivamente attraverso contrattazioni e transazioni singole tra le parti.
Non esiste alcuna forma di standardizzazione né di coordinamento delle offerte
provenienti dai diversi centri, tanto meno si può contare sull’esistenza di altri
organismi, pubblici o privati, o di una tecnologia che consenta una semplice rilevazione dei prezzi in tempo reale. Pertanto, i prezzi realmente pagati e ricevuti possono variare talvolta notevolmente durante l’arco della giornata e per i diversi punti vendita che rientrano sotto l’ombrello organizzativo del centro di
distribuzione all’ingrosso. Quale che sia il prezzo alla produzione risultante
dalle attività di transazione, esso riflette in parte implicitamente i costi di commissione legati all’uso del centro di distribuzione e i costi del trasporto e della
consegna della merce al centro stesso. Per quanto riguarda tutta la frutta fresca
e quasi tutti i prodotti orticoli freschi, non esistono mercati d’asta ad offerta libera che coinvolgano un numero di acquirenti tale da essere competitivi e interessanti per i produttori12.
Gli aspetti contrattuali
L’alto livello di profitto atteso dalle vendite di frutta sui mercati internazionali costituisce il fattore determinante degli accordi di prezzo stipulati tra i produttori e le aziende di esportazione, sebbene vi siano specifiche contrattuali differenti per quanto riguarda i tempi di consegna, il controllo della qualità, le
condizioni di raccolta e l’uso dei fattori produttivi. Solitamente i contratti includono aspetti relativi all’assistenza tecnica, allo scopo di garantire che i coltivatori possano produrre e consegnare secondo le specifiche contrattuali. Esistono anche delle opportunità di finanziamento per le aziende, sia al momento
della raccolta che in altre fasi della produzione agricola. Questi finanziamenti
provengono interamente dal settore privato, senz’alcun intervento o supervisione da parte dello stato. Al contrario, esistono delle clausole contrattuali specifiche che variano a seconda del rapporto esistente tra coltivatore ed esportatore e
in funzione delle condizioni negoziate; i contratti riportano in genere le indicazioni riguardanti il differimento dei pagamenti che possono iniziare in un periodo compreso tra i tre mesi successivi alla consegna del prodotto e la fine della
stagione di raccolta. I coltivatori condividono, in tal modo, i rischi collegati all’incertezza dei prezzi finali pagati agli esportatori sui mercati esteri. Attualmente, non esistono mercati (assicurativi) per il trasferimento dei rischi di prezzo relativi alla produzione e commercializzazione di frutta ed ortaggi.
Per un certo periodo, le aziende di esportazione hanno fatto uso prevalentemente di tre tipologie di contratto. Il primo è costituito da un sistema basilare di
semplice vendita in conto consegna, secondo cui il produttore consegna la frutta ad un esportatore e riceve il pagamento alla fine della stagione. Il prezzo riconosciuto al coltivatore per unità di prodotto è determinato dal prezzo ricevuto
dall’esportatore per tutta la frutta inviata, nel corso della stagione, verso il mercato estero, esclusi i costi del trasporto e delle commissioni dell’esportatore
68
per le operazioni di vendita. Sulla base di tale contratto, i produttori che fanno
capo ad un singolo esportatore costituiscono una specie di consorzio che condivide il rischio di prezzo nel corso dell’intera stagione, collegato sia alle condizioni del mercato estero, che al livello di qualità medio delle consegne totali
fatte dall’esportatore. Il differimento dei pagamenti finali costituisce, implicitamente, una forma di credito a breve termine riconosciuto dal coltivatore all’esportatore. Insieme alla semplicità del calcolo dei pagamenti, quest’ultimo
aspetto relativo al finanziamento costituisce probabilmente il motivo principale
per cui tale forma di contratto è stata così largamente utilizzata durante il periodo di rapida espansione dell’industria di esportazione della frutta (fino a 15 anni fa circa). Con lo sviluppo del sistema finanziario nazionale e con la crescita
del livello di complessità dell’industria di esportazione, la mancanza di trasparenza e di differenziazione in termini di varietà prodotte, qualità delle produzioni e tempi di consegna, tipici di questo contratto di base, ne determinarono il
progressivo abbandono.
A partire da questa forma di contratto di vendita in conto consegna si è sviluppato un secondo tipo di contratto, in base al quale gli esportatori assumono
la percentuale maggiore del rischio di prezzo, assicurando al produttore un valore minimo garantito per ciascuna spedizione effettuata. Secondo la struttura
tipica di tale accordo a prezzo minimo garantito, qualora la quotazione rilevata
su di un mercato estero di riferimento (ad esempio, quello di Filadelfia per l’uva da tavola) risulti maggiore del livello garantito al momento della consegna,
si opera una “trattenuta” da parte dell’esportatore (o azienda di consegna) pari
al 30-50% della differenza, mentre il restante 70% - 50% è versato al produttore. Alla fine della campagna di commercializzazione, i coltivatori ricevono le
somme trattenute, da cui si sottraggono i costi e le provvigioni. Un’altra modalità di pagamento del prodotto prevede il trasferimento completo della responsabilità per la copertura del rischio dal produttore agli esportatori. In tal caso,
il prezzo minimo garantito stabilito dal contratto viene pagato alla fine del periodo di commercializzazione e prevede, esplicitamente e per iscritto, il riconoscimento dei costi di produzione, selezione e confezionamento. Eventuali integrazioni di questo prezzo minimo vengono versate, al termine della campagna
di commercializzazione, dall’esportatore al produttore nel caso in cui i ricavi
conseguiti, al netto dei compensi spettanti agli esportatori, superino i costi di
produzione, selezione e confezionamento (ovvero il prezzo minimo).
Una terza tipologia di contratto, benché poco utilizzata, prevede un prezzo di
consegna fisso riconosciuto ai produttori: ciò elimina la vendita in conto consegna
che caratterizza in genere il rapporto tra produttore ed esportatore. Questa tipologia
contrattuale si adotta, solitamente, in due occasioni: nel caso di grandi aziende produttrici che trasferiscono, essenzialmente, tutto il rischio di prezzo post-raccolta su
grandi aziende di esportazione, completando così il processo di specializzazione
aziendale; oppure nel caso di coltivatori a contratto alle dipendenze di imprese produttrici-esportatrici integrate verticalmente. In quest’ultimo caso, le imprese pro-
69
duttrici-esportatrici affidano in appalto esterno ai coltivatori la gestione del processo
produttivo agricolo. Il prezzo concordato (insieme al fabbisogno tecnico e all’assistenza, come descritto sopra) può essere considerato come una forma di retribuzione
per la gestione di un livello iniziale nella catena dell’approvvigionamento, mentre
l’azienda di dimensioni maggiori mantiene il controllo dell’intera filiera, dal campo
sino alla consegna agli acquirenti esteri.
3.2.2 Il latte e l’industria casearia
Le principali caratteristiche del prodotto
L’industria casearia cilena ha avviato, negli ultimi venti anni, un diffuso processo di modernizzazione, adattando la propria offerta ai cambiamenti del mercato (evoluzione e diversificazione dei gusti del consumatore, accresciuta domanda di prodotti ad alto valore aggiunto). L’attuale produzione di latte è pari a
circa 2.300 milioni di litri, di cui almeno tre quarti sono destinati all’industria di
trasformazione su larga scala (1.700 milioni di litri, secondo i dati Odepa). Il
tasso di crescita della quantità di latte ricevuto dagli impianti di trasformazione
è stato del 6,2% annuo sin dal 1984.
Gli allevamenti da latte e le aziende di trasformazione si concentrano principalmente nella zona meridionale del Cile, in particolare nella Regione X (denominata
de Los Lagos) che grazie alle sue condizioni agro-climatiche e all’ampia superficie
a pascolo è particolarmente adatta all’allevamento del bestiame (tab. 3.5). Circa il
70% della quantità di latte lavorata dagli impianti di trasformazione proviene dalla
Regione X; spostandosi a nord, il 14% proviene dalla Regione IX (particolarmente
adatta all’allevamento di bestiame anche da un punto di vista agro-climatico), l’8%
Tabella 3.5 - La distribuzione geografica degli allevamenti da latte, delle superfici e dei capi
Regione
I
II
III
IV
V
RM
VI
VII
VIII
IX
X
XI
XII
Totale
Allevamenti
lattieri (%)
0,1
0,1
0,2
1,5
3,8
5,8
5,3
9,6
17,4
18,6
36,1
1,5
0
100
Fonte: censimento dell’agricoltura.
70
Superficie a
pascolo (%)
0
0
0,2
2,0
1,9
3,1
5,4
6,8
15,3
13,3
38,7
13,1
0
100
Vacche da latte
(%)
0,1
0
0,1
0,6
2,0
5,1
2,4
3,6
11,9
11,7
61,5
1,0
0
100
dalla Regione VIII, ed il 9% dall’Area Metropolitana di Santiago.
Il latte è prevalentemente destinato alla produzione di latte in polvere e formaggi (grande industria di trasformazione): questi due prodotti rappresentano quasi il
70% dell’equivalente latte prodotto e consegnato agli impianti di trasformazione.
La tabella 6 indica le quantità prodotte per categoria di produzione casearia: la
Tabella 3.6 - La produzione di lattierio caseari nelle grandi imprese di trasformazione
Prodotto
Latte fresco
Latte in polvere
Formaggi freschi
Formaggi (stag.)
Yogurt
Panna
Burro
Siero in polvere
Latte condensato
Caramello
Latte modificato
Latte evaporato
Unità
000 litri
tonnelate
tonnelate
tonnelate
000 litri
tonnelate
tonnelate
tonnelate
tonnelate
tonnelate
tonnelate
tonnelate
Produzione
297.929
62.792
10.507
67.176
189.436
19.792
14.655
23.850
39.645
24.988
438
46
Fonte: censimento dell’agricoltura.
maggior parte dei prodotti in elenco è commercializzata sul territorio cileno anche
se le vendite all’estero sono in aumento e sono rappresentate per lo più da latte in
polvere, formaggi e da altri prodotti con un più basso contenuto di latte.
Grafico 3.2 - La distribuzione stagionale delle consegne di latte fresco per area geografica
13
RM
VIII
IX
X
12
11
10
% 9
8
7
6
5
Gen
Feb
Mar
Apr
Mag
Giu
Lug
Ago
Sett
Ott
Nov
Dic
Fonte: Odepa.
71
L’offerta di latte fresco a livello nazionale è stagionale e dipende dalla disponibilità di mangimi e foraggio nei pascoli. La maggiore produzione si registra in primavera e nel periodo estivo, nelle zone meridionali. Negli allevamenti
in prossimità di Santiago si fa uso di mangimi concentrati e, pertanto, la produzione è stabile nel corso dell’anno (graf. 3.2).
Le maggiori esportazioni di prodotti lattiero-caseari sono rappresentate da
latte condensato, formaggio di tipo Gouda e latte in polvere, sebbene si registrino occasionali esportazioni di piccole quantità di yogurt e di altri prodotti a
contenuto più elevato di latte. Il latte in polvere, i formaggi di vario tipo ed il
burro hanno storicamente rappresentato - e rappresentano ancora - i prodotti più
importati (tab. 3.7).
Tabella 3.7 - Il commercio con l'estero di prodotti lattiero caseari (2005)
Prodotto
Esportazioni
Importazioni
tonnellate
Latte in polvere
Latte condensato
Formaggi
Burro
6.116
33.150
15.260
-
13.177
3.719
2.490
Fonte: Odepa.
Standard di prodotto e di qualità, identificazione delle caratteristiche
commerciali
Non esistono standard nazionali riconosciuti per la classificazione del latte,
oltre quelli già utilizzati dai grandi impianti di trasformazione per la determinazione dei prezzi pagati alla produzione (tale aspetto sarà trattato successivamente). Gli impianti di produzione e trasformazione sono soggetti alle norme
fissate dal SAG (Servicio Agricola y Ganadero13) in materia di misure sanitarie, ma gli stessi mirano soprattutto a soddisfare gli standard più restrittivi che
vengono fissati dai supermercati e sono richiesti dai consumatori. A livello di
consumo, esistono poi norme di carattere non-sanitario (non direttamente collegate al prodotto fresco ricevuto dall’impianto di trasformazione) che tengono
conto dell’elevata differenziazione che esiste tra le diverse linee di prodotto, e
all’interno delle linee stesse. Non esiste alcuna correlazione tra gli standard fissati dal mercato al dettaglio e i produttori di latte fresco, sebbene le industrie di
trasformazione sviluppino i propri schemi di pagamento ai produttori con l’intento di soddisfare le aspettative dei supermercati in materia di qualità dei prodotti. L’identificazione delle caratteristiche commerciali consiste nel seguire
l’orientamento della domanda e le pressioni esercitate dai supermercati. Per
quanto riguarda la vendita di prodotti all’ingrosso, come il latte in polvere a diverso tenore di materia grassa, le industrie di trasformazione si attengono ai
parametri fissati sui mercati internazionali. Non esistono classificazioni particolari per le transazioni di tipo elettronico.
72
Descrizione del mercato
I sistemi di produzione del latte nella Regione X, al sud, e nell’Area Metropolitana di Santiago, sono essenzialmente collegati alla produzione industriale:
in altre parole, la totalità della produzione è destinata ai grandi impianti di trasformazione. Invece, le altre regioni sono caratterizzate da un’elevata polverizzazione dell’offerta e del sistema di raccolta: esistono circa 10.000 produttori
caratterizzati da differenti capacità produttive e allevamenti di diverse dimensioni, anche se in prevalenza si tratta di piccoli allevamenti, che producono notevoli quantità di latte destinato al consumo locale e consegnato essenzialmente
ai piccoli impianti per la trasformazione e la produzione dei formaggi.
Le notevoli distanze tra i vari impianti pongono le industrie di trasformazione in una condizione di oligopolio, con una conseguente asimmetria nel potere negoziale (almeno nel breve periodo). Tale situazione di oligopolio è consolidata dalla scarsa elasticità di breve periodo dell’offerta di materia prima, dipendente dalla rigidità nella dimensione degli allevamenti, negli investimenti a
livello di azienda agricola e nel capitale umano. Non risulta tuttavia chiaro se le
rendite di breve periodo conseguite dalle industrie di trasformazione rientrino
nei normali cicli di rendimento di lungo periodo degli investimenti fatti dalle
aziende di trasformazione in impianti geograficamente dispersi sul territorio nazionale.
Esistono 28 impianti di trasformazione riconosciuti dall’Odepa che appartengono a 17 differenti società di capitali o cooperative (e all’Universidad Austral): quattro delle aziende principali sono multinazionali. Nel corso del 2005,
tali impianti hanno ricevuto più di un milione e 700 mila tonnellate di latte fresco.
A partire dagli anni ’80, per accrescere la quantità di latte fresco consegnato
e facilitare la conservazione frigorifera (oltre che, da un punto di vista strategico, per aumentare il proprio peso negoziale sul mercato), le aziende lattiere più
piccole hanno cominciato a ricorrere ai centri di raccolta (Centros de Acopio
Lechero, CAL). Questi centri, attualmente più di 150, raccolgono piccole quantità di latte fresco da trasportare successivamente agli impianti di trasformazione. La maggiore parte del latte trasformato proviene, tuttavia, da singole aziende che dispongono di impianti di refrigerazione e sono in grado di garantire almeno un trasporto quotidiano con le autobotti dall’azienda agli impianti stessi
di trasformazione. Avvantaggiandosi degli incentivi offerti dalle imprese di trasformazione per migliorare le condizioni igienico-sanitarie del prodotto, tutte le
aziende agricole di media e grande dimensione (oltre che molte piccole aziende) si sono dotate di gruppi frigoriferi, che possono essere di proprietà degli
stessi allevatori oppure appartenere alle imprese di trasformazione che le hanno
dislocate presso gli allevamenti. In quest’ultimo caso, i prezzi ricevuti dai produttori tengono conto di questa forma organizzativa.
Nello schema 3.2 è illustrata l’articolazione della filiera del latte e dei prodotti derivati.
73
Schema 3.2 - La struttura di commercializzazione del latte e dei prodotti lattiero-caseari
E
s
t
e
r
n
o
Produttori
Mangime per vitelli
Uso del latte fresco
interno all’azienda
Produzione su piccola
scala (artigiani) formaggi
e gelati
Grandi impianti
di trasformazione
Centri di raccolta per
piccoli produttori
(CAL)
Distributori
Dettaglianti
E
s
t
e
r
n
o
Consumo
interno
Flussi principali
Flussi secondari
La maggior parte dei prodotti lattiero-caseari consumati a livello nazionale deriva dall’offerta interna di latte fresco: le importazioni rappresentano soltanto una
piccola percentuale. In particolare, negli ultimi anni le importazioni hanno riguardato prevalentemente formaggi di vario tipo e latte in polvere ma con la recente rivalutazione del peso cileno rispetto alla valuta argentina altri prodotti a più elevato
contenuto liquido (come il caramello) sono stati importati in grande quantità.
La formazione del prezzo
I prezzi alla produzione sono determinati dalle forze di mercato, con un coinvolgimento da parte del governo che si limita soltanto all’introduzione di norme generali in materia di responsabilità commerciali (ad esempio, un determinato impianto non può sottrarsi agli impegni assunti a seguito della pubblicazione dei prezzi). Periodicamente, le imprese di trasformazione rendono nota
una formula per la determinazione del prezzo con cui si forniscono ai produttori i parametri in base ai quali si accetterà il latte e si effettueranno i relativi pagamenti. Le imprese sviluppano implicitamente delle relazioni a lungo termine
con i produttori e mantengono un archivio di dati delle consegne e delle condizioni qualitative del latte fresco. Tali dati possono influire sulla determinazione
di una quota del prezzo, come nel caso dell’erogazione di incentivi finalizzati
alla riduzione della stagionalità delle consegne. Quasi in nessun caso esistono,
tuttavia, accordi contrattuali formali tra imprese e produttori, poiché le abitudini, la fiducia reciproca e la reputazione degli operatori, sono alla base dei rapporti di lunga durata.
74
Il prototipo di formula per la determinazione del prezzo si basa sui pagamenti mensili effettuati a fronte del latte consegnato. I pagamenti per litro corrispondono ad un prezzo base – comunicato per un periodo stabilito, solitamente della durata di un anno – cui si aggiunge un elemento variabile determinato
da fattori diversi, quali:
• il contenuto di materia grassa e di proteine (sono previsti dei bonus per
percentuali superiori ad una soglia di base);
• quantità consegnata: si erogano bonus a fronte di consegne di quantità superiori ad una soglia annuale di riferimento. Tale elemento è solito rappresentare uno dei principali incentivi all’aumento della produzione, ma la sua rilevanza è diminuita negli ultimi dieci anni per la crescente diffusione di allevamenti
di grandi dimensioni;
• refrigerazione (3-4ºC): ciò che precedentemente costituiva un presupposto
per l’erogazione di incentivi è ora divenuto un obbligo per quanto riguarda la
consegna del latte. Se le consegne provengono però da un’unità frigorifera di
proprietà di un produttore, si riconosce un bonus aggiuntivo;
• requisiti igienico-sanitari: vengono imposte riduzioni di prezzo basate sul
conteggio delle cellule somatiche e sulla carica batterica (ufc/ml)14;
• stagionalità: vengono offerti adeguamenti dei prezzi per incoraggiare la
consegna di maggiori quantità nel periodo invernale. Attualmente, tale fattore è
considerato meno importante da alcune imprese di trasformazione a causa del
peso crescente dei mercati esteri;
• aspetti di sanità degli allevamenti: con la crescita delle potenzialità legate
all’esportazione, alcuni impianti erogano bonus a fronte di consegne provenienti da aziende non colpite da brucellosi o tubercolosi bovina.
Gli impianti modificano di frequente (anche diverse volte in un anno) gli schemi relativi al pagamento dei prezzi al produttore (conosciuti come pautas de pago)
sulla base delle condizioni dell’offerta e dei prezzi internazionali. Ciò ha portato ad
una serie di rimostranze presentate dai produttori e dagli analisti del settore industriale, secondo cui la variabilità degli schemi di pagamento e l’incertezza dei redditi si tramutano in disincentivi per gli investimenti di lungo periodo.
Gli aspetti contrattuali
Secondo quanto già precedentemente precisato, i rapporti contrattuali tra i
produttori e le imprese di trasformazione non sono in genere formalizzati e, in
linea di massima, gli impianti di trasformazione raccolgono tutto il latte che i
produttori sono in grado di fornire. Non esiste ancora un mercato a termine (o
un altro meccanismo per la copertura dei prezzi) del latte fresco.
La struttura dell’industria che opera in questo settore e la mancata esistenza
di qualsiasi coinvolgimento diretto dello stato nella disciplina e nella supervisione dei prezzi hanno generato rimostranze di vario tipo, sia formali che informali, indirizzate contro il settore della trasformazione, tacciato di comportamento non concorrenziale. Esiste tuttavia un’agenzia di controllo anti-trust (Fi-
75
scalía Nacional Económica y el Tribunal de Defensa de la Libre Competencia)
che indaga sulle accuse di comportamento non concorrenziale in ogni settore
industriale. Essa si è talvolta interessata al dibattito sulla formazione del prezzo
nel settore lattiero–caseario e dispone di poteri amministrativi riconosciuti dalla
legge. Nel corso della metà degli anni ’90, l’agenzia ha svolto delle indagini
per chiarire le accuse di irregolarità relative a: meccanismi di assegnazione delle quote di mercato, discriminazioni nei prezzi pagati, scarsa trasparenza nei
test di qualità e nelle penalità sui prezzi, presunti abusi delle imprese di trasformazione del proprio potere monopolistico sui mercati locali. In conseguenza di
ciò, l’agenzia ha deciso di intervenire nella questione della trasparenza, sancendo l’obbligo per le imprese di trasformazione di pubblicare i prezzi con l’indicazione dettagliata dei parametri in base ai quali vengono effettuati i pagamenti ai produttori. Esse devono anche comunicare tempestivamente le modifiche
eventualmente apportate agli schemi di formazione dei prezzi. Alle imprese di
trasformazione è stato inoltre vietato di utilizzare, per la determinazione del
prezzo, i dati storici relativi alle consegne effettuate in inverno ed estate. Il sistema derivante da queste misure anti-trust è quello tuttora in vigore.
Gli interessi degli allevamenti lattiero-caseari sono rappresentati dalla Fedeleche, un’organizzazione formata dalle diverse associazioni locali di produttori
provenienti da tutte le regioni. Obiettivo dichiarato della Fedeleche è lo sviluppo, la tutela e la promozione della produzione del latte, “attraverso la promozione e lo sviluppo di azioni destinate a migliorare l’efficienza e la redditività
dei produttori, e la relativa partecipazione organizzata nella definizione delle
politiche che regolano la loro attività”15. Anche nel settore della trasformazione
esiste un’organizzazione di imprese industriali, la Asilac, formata però soltanto
da quattro grandi industrie lattiero-casearie (Soprole, Nestlè, Loncoleche e Parmalat). Un’altra grande azienda di trasformazione è la Colun, una cooperativa
ad accesso limitato che viene gestita in maniera centralizzata.
3.2.3 I bovini da carne
Le principali caratteristiche del prodotto
La produzione di carne bovina è distribuita, da un punto di vista geografico,
prevalentemente nelle zone centro-meridionali del Cile. Le condizioni agro-climatiche delle Regioni VIII e X sono particolarmente adatte ai sistemi di produzione estensiva basati sulla presenza di prati e pascoli. La macellazione delle
carni bovine è concentrata nei centri urbani e, considerata la sua importanza a
livello di consumo finale, l’area di Santiago ospita circa il 35% dei macelli nazionali. La produzione bovina è tradizionalmente basata su allevamenti a “duplice attitudine” (per la produzione di carne e di latte), con il 70% dei capi da
carne proveniente da vacche da latte, da tori e da altri capi non allevati esclusivamente per la produzione di carne.
Nel 2005, la produzione nazionale di carne bovina (in termini di peso ma-
76
cellato) ha raggiunto le 215.000 tonnellate, di cui l’8% destinato all’esportazione. Nonostante le quantità esportate, il Cile è un grande importatore netto di
carne bovina (tab. 3.8). A causa del grado di apertura commerciale del paese e
delle basse tariffe doganali applicate, la crescita del consumo nazionale è stata
coperta dalle importazioni che ammontano attualmente al 40% del consumo
(nel 1990, invece, le importazioni coprivano soltanto il 2% dei consumi).
Tabella 3.8 - Il commercio con l'estero di carne bovina (2005)
Prodotto
Esportazioni
Importazioni
tonnellate
Carne bovina disossata e surgelata
Carne bovina fresca o surgelata
12.452
5.195
10.324
131.206
Fonte: Odepa.
Gli standard di prodotto e di qualità, identificazione delle caratteristiche
commerciali
Il sistema obbligatorio di classificazione delle carni bovine è disciplinato da
una specifica “legge sulle carni” (la Ley 19.162)16: questa normativa definisce
le modalità di classificazione del bestiame, le tipologie di taglio delle carni e la
relativa nomenclatura; fissa le regole di funzionamento dei macelli, delle operazioni di conservazione frigorifera e di altre operazioni nella filiera quali il trasporto del bestiame e le procedure di surgelazione. Le classificazioni si basano
sul sesso e sull’età dell’animale e, nel caso dei bovini da carne, si sviluppano
secondo le lettere di una specifica parola:Vacuno, dai capi più giovani contrassegnati dalla lettera V, sino ai più vecchi indicati dalla lettera N ed ai vitelli che
Tabella 3.9 - Il sistema di classificazione della carne bovina
Categoria
V
A
C
U
N
O
Classe
Novillito
Vaquilla
Torito
Novillo
Vaca joven
Novillo
Vaca
Vaca
Buey
Toro
Toruno adulto
Vaca
Buey
Toro
Toruno viejos
Ternero
Età approssimativa
da 1 a 2,5 anni
da 2,5 a 3,5 anni
da 3,5 a 4,5 anni
da 4,5 a 8 anni
superiore a 8 anni
inferiore ad 1 anno
77
rientrano in una categoria separata, indicata dalla lettera O (tab. 3.9); i tipi di
carne si distinguono, invece, in base al tenore in grasso.
Le classificazioni supplementari fanno riferimento al programma PABCO (Predios Animales Bajo Control Oficial – animali allevati sotto controllo ufficiale), che
riguarda il controllo sanitario delle esportazioni ed è finalizzato al monitoraggio
delle malattie esotiche che determinano restrizioni commerciali e al monitoraggio e
sradicamento delle malattie endemiche. Questo programma comprende anche una
serie di misure di buona pratica zootecnica in materia di alimentazione degli animali, di bio-sicurezza e di trattamenti medici curativi. Il programma è destinato alle
carni da esportazione ma non è ancora pienamente utilizzato dai produttori.
Descrizione del mercato
In generale, la filiera della carne riguarda essenzialmente la carne fresca e
vede la partecipazione di agenti intermediari che svolgono un determinante
ruolo di collegamento tra produttori e consumatori. Esiste, in parallelo, un canale secondario per la commercializzazione delle carni lavorate, in cui il prodotto passa attraverso un ulteriore livello di lavorazione che porta all’ottenimento di un prodotto con un maggiore valore aggiunto. Tale fase di lavorazione
è gestita soprattutto dagli impianti di macellazione, dai grossisti addetti alla
distribuzione e dalle società estere che esportano in Cile (Schema 3.3).
Schema 3.3 - La filiera della carne bovina
Produttore
Intermediario
Asta
Intermediario
Industria di
macelllazione
Intermediario
Industria di
trasformazione
alimentare
Supermercati
Venditori di
carne locali o
catene di
vendita
Consumatore
78
Importazioni
Grossista
addetto alla
distribuzione
Nell’ambito della filiera della carne fresca è possibile individuare tre tipologie di mercati nazionali: il mercato dei capi da macello, al punto di confluenza
tra produttori e acquirenti; il mercato dei capi macellati, a livello di vendita all’ingrosso, e il mercato della carne pronta in tagli per il consumatore, a livello
di vendita al dettaglio.
Il primo mercato collega il produttore con le strutture di macellazione, utilizzando prevalentemente aste che si svolgono presso i luoghi in cui avvengono
le transazioni finali. Le società d’asta prevedono l’applicazione di una commissione sul servizio compresa tra il 2 e il 3% del valore della transazione. Attualmente, tuttavia, le aste ricoprono una minore importanza, in considerazione del
fatto che circa il 30% dei capi allevati in Cile raggiunge i consumatori. Gli intermediari agevolano gli spostamenti dei capi bovini attraverso le aste e le vendite dirette.
Gli impianti di trasformazione della carne operano come mattatoi, strutture
di conservazione frigorifera e impianti per la preparazione dei tagli di carne da
inviare alle macellerie e ai supermercati. Gli impianti di macellazione acquistano animali vivi direttamente dagli allevatori o da soggetti terzi. Tutti i capi di
bestiame devono essere in grado di muoversi autonomamente verso l’impianto
di macellazione, altrimenti sono “declassati” e distratti dalla destinazione finale
prevista (consumo umano). La conservazione avviene, solitamente, sotto forma
di carcasse (mezzene), che vengono successivamente lavorate per ottenere tagli
classici finali (da parte del venditore più vicino al consumatore finale). Presso
gli impianti di macellazione, la carne è classificata secondo i parametri fissati
dai regolamenti SAG.
Gli esercizi di vendita al dettaglio sono rappresentati prevalentemente da
macellerie locali e catene di supermercati (questi ultimi presentano una percentuale crescente di punti vendita – tab. 3.10). I supermercati locali, che acquistavano in passato principalmente tagli già pronti per la vendita, mostrano attualmente un crescente orientamento ad acquisire tagli di notevole dimensione e
carcasse intere, per poi procedere autonomamente alle successive lavorazioni.
Le macellerie acquistano soprattutto in forma di carcasse e procedono alla lavorazione presso la propria sede. Si è registrata, di recente, una tendenza allo svi-
Tabella 3.10 - Gli attori della filiera carne bovina
Agenti
Produttori
Fiere ed aste
Intermediari/mediatori
Impianti di macellazione e trasformazione
Supermercati (punti vendita singoli)
Rivenditori di carne, macellerie
Numero approssimativo
185.000
80
> 500
> 100
2.300
7.600
Fonte: Departamento de Producción Animal, Pontificia Universidad Católica de Chile, Santiago.
79
luppo di collegamenti diretti tra dettaglianti e aziende di trasformazione, oltre
che una maggiore integrazione tra gli impianti di macellazione e le catene di
macellerie e grandi supermercati e con le aziende addette alla preparazione di
prodotti derivati (ad esempio, degli hamburger congelati).
La formazione del prezzo
La formazione del prezzo avviene attraverso transazioni a livelli differenti della filiera, dagli animali vivi ai tagli da vendita al dettaglio. La procedura
per la determinazione dei prezzi può essere riassunta sulla base dello schema
Schema 3.4 - Le fasi della formazione del prezzo della carne bovina
Costi di produzione
degli animali (40%)
Utile lordo produttore
7%
Prezzo animali vivi
(47%)
Spese di trasporto
(1%)
Costi variabili
macellazione
(5%)
Utile lordo grossista
8%
Prezzo carcasse
(55%)
Costi variabili
dettagliante
(5%)
Utile lordo dettagliante
45%
Prezzo al dettaglio
(100%)
3.417. La struttura di base del prezzo della carne deriva, prima di tutto, dai costi di produzione del sistema di allevamento maggiormente diffuso nella parte meridionale del Cile, dove si trova gran parte del patrimonio bovino nazionale. I costi dipendono, in ordine decrescente, dall’acquisto e mantenimento
80
del patrimonio bovino stesso, dal prezzo del foraggio, dalla manodopera, dal
rispetto delle norme sanitarie e da spese generali. I costi di trasporto tendono
a limitare lo spostamento degli animali dal momento che la distanza media tra
l’allevamento e l’impianto di macellazione è pari a 400 km, e circa il 50%
delle macellazioni avviene ad una distanza superiore a 600 km dall’azienda.
Ciò è dovuto principalmente alle economie di scala nella produzione e alla
concentrazione dei consumatori finali nella città di Santiago ed intorno ad essa (ben più a nord dei pascoli che sono, invece, ubicati prevalentemente nelle
zone meridionali). I costi delle operazioni di macellazione sono calcolati con
riferimento ai principali impianti di macellazione di Santiago e sono sensibili
alle fluttuazioni dei costi della manodopera e alle spese di distribuzione. L’utile lordo sulla commercializzazione ricevuto dal fornitore finale (che non include i costi fissi) può raggiungere il 45%, mentre l’utile lordo sulla commercializzazione conseguito dagli altri intermediari lungo la filiera varia tra il 5 e
l’8%.
Gli acquisti di animali vivi, come indicato precedentemente, avvengono
sia a livello di azienda agricola (attraverso intermediari) che attraverso il sistema delle vendite all’asta. In Cile esistono circa 80 aste che operano tra le
Regioni V e X: gli acquirenti che intervengono presso queste aste sono sia intermediari che rappresentanti degli impianti di macellazione/trasformazione;
la società che fornisce il servizio d’asta riscuote una provvigione compresa
tra il 2 e il 3% del prezzo della singola transazione; una volta stabilito il peso
dell’animale, lo stesso viene messo all’asta per categoria (tab. 3.11); il giorno
successivo all’asta si rendono pubblici da tre a cinque dei prezzi unitari più
alti e i prezzi medi suddivisi per categoria.
Per molti anni, una delle principali società ha operato attraverso un sistema
Tabella 3.11 - Un esempio di raccolta prezzi d'asta (Feria, Tattersall, Los Angeles) (prezzi in Peso cileno)
Tipologia
Totale
n. animali
Novillo Gordo
161
Torete
4
Vaca Gorda
105
Vaquilla Gorda
57
Novillo Engorda
111
Vaca Engorda
41
Vaca Parida
28
Vaquilla Engorda
14
Ternero
48
Ternera
27
Toro
11
Buey
15
Peso
medio
475,24
421,5
495,43
405,75
304,04
417,12
245,57
310,71
211,04
211,33
628,18
735,47
1°
1090
558
554
628
652
375
492
540
600
500
630
520
5 prezzi più alti
2°
3°
4°
845
790
778
490
460
400
515
508
460
625
623
623
640
630
620
330
300
300
490
378
480
428
410
580
565
564
485
480
465
540
538
510
500
440
430
5°
762
442
621
615
295
395
562
460
492
430
Media dei 5
prezzi più alti
853,0
477,0
495,8
624,0
631,4
320,0
453,3
450,6
574,2
478,0
542,0
464,0
Media
generale
663,77
480,57
368,43
574,42
522,2
269,32
482,01
405,43
520,14
477,23
489,38
392,21
81
di asta elettronica per la vendita via Internet di capi vivi e carcasse macellate.
La partecipazione alle aste in rete avviene previa registrazione e sono anche
disponibili informazioni relative all’allevatore, all’ubicazione geografica dell’allevamento e alle caratteristiche dei capi in vendita (razza, numero di capi
facenti parte del lotto di vendita, peso medio per capo, gamma di pesi degli
animali compresi nel lotto, categoria e altre informazioni). Sono altresì disponibili informazioni di base riguardanti gli acquirenti che prendono parte all’asta, compresa l’indicazione del tipo di azienda (ad esempio, impianto di macellazione) l’uso finale dichiarato dell’animale e il numero attribuito dal
PABCO18. Il sistema informativo post-vendita del settore permette di disporre
di informazioni supplementari, come i costi del trasporto e le fotografie degli
animali.
3.2.4 Il frumento
Principali caratteristiche del prodotto
Il frumento costituisce la realtà produttiva più importante nell’ambito dell’agricoltura nazionale ed è presente in tutte le zone adatte all’agricoltura (tab.
3.12). Molte aziende agricole, di varie dimensioni, sono ubicate nelle aree comprese tra la Regione III e la Regione X e basano buona parte della propria attività sulla produzione del frumento. Tuttavia, la maggior parte delle aziende è di
piccola dimensione: si stima che esistano circa 89.000 produttori di frumento,
di cui oltre il 60% coltiva una superficie inferiore a 20 ettari. Alcuni agricoltori
sono specializzati in questa coltura, mentre per altri il frumento entra nell’ordinamento colturale aziendale insieme ad altre specie. La coltivazione del frumento nella zona centro-settentrionale avviene sia su superfici irrigate che in
zone aride, ed è orientata prevalentemente all’approvvigionamento della filiera
cerealicola nazionale. Le Regioni meridionali IX e X ospitano una varietà note-
Tabella 3.12 - La distribuzione geografica della produzione di frumento (2004/2005)
Fiere Regione
IV
V
AM
VI
VII
VIII
IX
X
Totale
Fonte: Odepa.
82
Superfici a grano
(ettari)
3.560
7.230
7.700
28.760
62.450
115.200
160.910
32.850
418.660
Produzione
(tonnellate)
15.059
31.017
42.581
126.544
260.417
475.776
699.959
197.429
1.848.782
vole di aziende di tipo diverso, dalle grandi imprese commerciali alle piccole
aziende di sussistenza. Nelle zone costiere aride e non irrigue delle regioni meridionali, esiste un numero elevato di piccoli imprenditori agricoli che coltivano il terreno per auto-consumo o per la vendita sul mercato locale, e fanno uso
di sistemi di produzione tradizionali e spesso obsoleti.
La superficie destinata alla coltivazione del frumento durante la stagione
2004-2005 ha raggiunto i 420.000 ettari, vale a dire il 50% della superficie
agricola destinata a colture annuali. Sia la superficie coltivata che le rese per ettaro sono state contraddistinte da notevoli variazioni; la produzione totale ha
fatto registrare oscillazioni comprese tra il 62 e il 97% del consumo interno apparente. Nel corso della stagione 2004-2005, la produzione ha raggiunto livelli
anche superiori al 90% del consumo nazionale. Dopo il raccolto, la maggior
parte delle giacenze del prodotto viene custodita dai mulini (sia intermediari
nella filiera di vendita che panificatori) e le importazioni di tale prodotto nel resto dell’anno si orientano a mantenere un flusso uniforme di prodotto per il
consumatore finale (tab. 3.13).
Tabella 3.13 - Il commercio estero di frumento (2005)
Prodotto
Import
Export
tonnellate
Frumento duro
Alre varietà di frumento
Farine
76.000
114.000
6.630
1
9
22
Fonte: Odepa.
L’importanza del prodotto dal punto di vista strategico (più sentita in passato che ai giorni nostri) ha fatto sì che il frumento rappresentasse uno dei pochi
casi di protezionismo da parte del Cile. Come nel più noto caso dello zucchero
cileno, esistono delle fasce di prezzo sul mercato d’importazione e un organismo statale (il COTRISA) che opera come agenzia di intervento allo scopo di
mantenere l’efficacia di tali fasce (e mantenere alto il grado di protezione della
produzione interna).
Gli standard di prodotto e di qualità, identificazione delle caratteristiche
commerciali
Le varietà di frumento certificate dal SAG e dalla National Association of
Seed Producers (Associazione Nazionale dei Produttori di Sementi) sono 44.
Le norme di qualità (ai sensi della Norma Chilena Oficial NCh 1237) si rifanno
alle prescrizioni tecniche fissate dai soggetti che prendono parte al mercato e
sono quindi simili alle norme internazionali in materia. Esistono tre categorie
fondamentali di frumento, basate sulle caratteristiche chimico-fisiche del prodotto e suddivise in tre livelli di qualità determinati dal peso per ettolitro, dalla
83
Tabella 3.14 - La classificazione del frumento cileno per farina in base alle caratteristiche chimico-fisiche
Classe
Duro
Intermedio
Tenero
Proteine
(%)
> 10,5
9,0 - 10,4
7,0 - 8,9
Glutine umido
(%)
> 30
25,0 - 29,9
18,0 - 24,9
Sedimento
(ml)
> 33
27 - 32,9
17,0 - 26,9
Livelli di qualità, limite massimo per livello
Parametro
Peso per ettolitro. Duro & intermedio, kg/hl minimo
Peso per ettolitro. Liscio, kg/hl minimo
Impurità
Livello 1
79
78
0,8
Livello 2
78
76
1,5
Livello 3
76
74
3
1,5
0,5
0,5
1,0
3,0
1,0
1,0
2,0
5,0
1,5
1,5
2,0
Semi difettosi
- Separati, rotti, troppo secchi
- Danneggiati dal calore, ghiacciati, non maturi
- Germogliati
- Anneriti
Fonte: COTRISA.
percentuale di impurità e dal peso % di semi difettosi (tab. 3.14).
Va sottolineato che tali regole di classificazione sono volontarie e fungono
esclusivamente da riferimento nella filiera di commercializzazione. Le regole,
tuttavia, corrispondono ai parametri utilizzati per l’acquisto e la vendita da parte dell’agenzia statale COTRISA che integra con bonus o penalità i limiti delle
fasce di prezzo sulla base delle quantità realmente acquistate e vendute. La
scarsa frequenza con cui il COTRISA effettua acquisti e vendite limita l’applicazione di questi bonus e/o penalità alle transazioni private.
Descrizione del mercato
La filiera del frumento è descritta nello Schema 3.5.
La produzione di frumento è estremamente polverizzata, orientata esclusivamente a soddisfare il fabbisogno interno ed organizzata intorno all’industria
molitoria. I mulini acquistano il 90% della produzione agricola, prevalentemente subito dopo il raccolto, e posseggono la maggior parte dei magazzini di
frumento presenti nel paese. Effettuano il 92% dei propri acquisti sotto forma
di frumento duro bianco, mentre la restante parte è costituita da frumento duro
di tipo candeal. La COTRISA, un’agenzia pubblica di intervento19 effettua acquisti occasionali (finalizzati principalmente a mantenere alti i prezzi dei prodotti importati) e possiede soltanto l’1% delle infrastrutture nazionali d’immagazzinamento.
La scarsa quantità e qualità della produzione nazionale di frumento (tipicamente a basso contenuto proteico), oltre alla pronta disponibilità di adeguate
84
Schema 3.5 - L’articolazione della filiera del frumento
Importazione
farina
Brokers
Supermercati
Produzione
Industriale
ProduttorI
Consumatori
Molitori
Esercizi al dettaglio
(Negozi di alimentari)
COTRISA
Importazioni
grano
Panifici locali e catene
di panetteria
forniture internazionali a un prezzo conveniente (nonostante la protezione tariffaria) ha indotto i mulini cileni ad importare dall’Argentina, dal Canada e dagli
Stati Uniti.
Pochi sono i broker e gli intermediari di altro tipo che operano tra produttori
e mulini, in quanto le transazioni avvengono per lo più direttamente tra queste
due categorie di soggetti commerciali. Secondo le statistiche ufficiali, la capacità di stoccaggio copre meno della produzione media annuale. Il rapporto tra
capacità di stoccaggio e produzione, equivalente in Cile a circa 1, andrebbe
confrontata con quella di grandi paesi esportatori come l’Argentina (con un
rapporto pari a 4) e gli Stati Uniti (con un rapporto pari a 6). In qualità di importatore, il Cile procede allo stoccaggio della propria produzione nazionale da
cui attingere per l’uso durante l’anno e, implicitamente, acquista i servizi di immagazzinamento forniti dagli esportatori esteri. Almeno il 90% della capacità
di stoccaggio è nelle mani dei mulini, l’8% è controllato dagli agricoltori, il 2%
dal COTRISA ed altri.
Esistono circa 85 industrie molitorie, con una capacità lavorativa media di
20 mila tonnellate l’anno (in confronto alle 35 mila tonnellate dei mulini argentini). I quattro/quinti della farina viene venduta alle varie categorie di acquirenti, mentre la restante parte viene lavorata direttamente dalle imprese molitorie.
A causa della concentrazione della popolazione, le industrie molitorie sono raggruppate nell’Area Metropolitana, che pur contribuendo soltanto con l’1% delle
forniture di cereali, rappresenta il 45% della produzione nazionale di farina. Il
85
frumento viene spedito verso nord, prevalentemente su strada, dalle regioni di
produzione, collocate a 700 – 800 chilometri di distanza.
La popolazione cilena fa registrare un consumo di pane pro-capite estremamente elevato e non sorprende il fatto che la farina di frumento sia utilizzata
principalmente per la produzione di pane (88%). Altri prodotti a base di frumento destinati alla vendita al dettaglio sono la pasta (8%), i cracker e i biscotti
(3%), le torte e i dolci (1%). Nonostante l’aumento del numero dei supermercati e il loro predominio nella vendita dei cibi al dettaglio, la vendita di pane ai
consumatori è ancora dominata da piccoli rivenditori locali che commerciano
prevalentemente pane fresco e prodotti non confezionati. Il 43% del pane, principalmente fresco, è venduto presso esercizi che sono riforniti da piccoli panifici. I venditori al dettaglio di prodotti da forno soddisfano un terzo della domanda. Le catene di supermercati hanno raggiunto il 17% delle vendite di pane (e
continuano a guadagnare quote di mercato) vendendo sia pagnotte di pane preconfezionate, provenienti da grossi panifici, che prodotti freschi di forno da panetterie presenti all’interno dei supermercati stessi.
Formazione del prezzo
Il Cile utilizza ancora uno schema di fasce di prezzo per le importazioni al
fine di limitare la variabilità dei prezzi interni di frumento e zucchero. Inoltre, è
tuttora attiva un’impresa commerciale di stato (il COTRISA) che opera al fine
di mantenere un livello minimo dei prezzi.
3.3. Punti di forza e debolezza del sistema di raccolta dei prezzi in Cile
L’attuale sistema pubblico di raccolta e diffusione dei prezzi agricoli sembra
essere piuttosto efficiente in relazione ai suoi obiettivi. Tuttavia, rispetto ad altri paesi in cui esistono meccanismi di sostegno pubblico dell’agricoltura e in
cui esiste un consistente flusso di dati ufficiali al riguardo, in Cile si registra
l’assenza di informazioni simili. Occorre evidenziare che le imprese private
raccolgono una grande mole di dati e informazioni sul settore agricolo: è generalmente diffusa l’opinione che, a meno di uno specifico interesse pubblico, le
politiche nazionali non dovrebbero intervenire in compiti di interesse per il settore privato e che i privati stessi sono in grado di svolgere con profitto.
L’attività dell’Odepa si giustifica con la considerazione che la trasparenza
delle informazioni sui prezzi per le piccole aziende a carattere familiare può
configurarsi come un bene pubblico. Tuttavia, i risultati finali in termini di
banche dati sui prezzi a disposizione dei piccoli agricoltori sono assolutamente
incomparabili con le informazioni disponibili nei paesi industrializzati in cui
l’intervento pubblico nel settore agricolo è sensibilmente più diffuso.
Nonostante la relativa carenza di dati per lo scarso sostegno pubblico garantito all’agricoltura nazionale, in alcuni settori sono disponibili dati relativamen-
86
te di buona qualità a livello micro-economico, anche se a volte le serie storiche
non sono facilmente accessibili. I prezzi del latte a livello di industria di trasformazione, ad esempio, sono stati raccolti per decenni e le serie storiche sono
accessibili su supporto cartaceo. I dati più recenti sono anche stati informatizzati e pubblicati sul sito web dell’Odepa. Sono anche disponibili dati sui prezzi
registrati nel corso delle transazioni in punti a valle della filiera, come per lo
zucchero raffinato, il latte in polvere e le carni: tali prezzi possono essere “depurati” dei costi di trasporto e lavorazione per stimare il livello dei prezzi alla
produzione. Tale modalità di calcolo dei prezzi è stato adottato occasionalmente per stimare il livello di protezione accordato al produttore agricolo da politiche commerciali applicate agli scambi di prodotti trasformati (in caso di non
commerciabilità del prodotto grezzo).
Come accennato, non esistono forme di intervento pubblico per il settore
agricolo nazionale, ad eccezione di alcuni programmi specifici a sostegno delle
piccole aziende. Oltre a ciò, solo due prodotti agricoli (frumento e zucchero)
sono oggetto di forme di protezionismo commerciale. Tutti gli altri prodotti non
beneficiano di alcun trattamento tariffario speciale, se si escludono le misure
della nazione più favorita (Npf) applicate a tutte le attività economiche (senza
restrizioni quantitative) nell’ambito del Wto20.
Questa generalizzata carenza di informazioni si riflette nella natura dei dati
disponibili sui prezzi alla produzione e rappresenta un limite nel livello di dettaglio cui è possibile realizzare simulazioni sugli impatti micro-economici di
ipotetici programmi come le assicurazioni sui prezzi o sui ricavi. Tuttavia, i
meccanismi di raccolta di serie storiche di dati di mercato in Cile sono altamente professionali, standardizzati e di elevata qualità, sicché le informazioni disponibili sono assai utili per l’analisi dell’andamento dei mercati e dei ricavi dei
diversi settori.
87
Allegati
Allegato 1 - Esempi di requisiti qualitativi per le mele destinate all’export
COLORE
Varietà
Nomenclatura
Light red
Richared Delicious
Red Spur
Scarlett Spur
Red Chief
Angious
Red King Oregon
Atwood
Starking Delicious
Top Red
Starkrimson
Red Delicious
Red Delicious
Red Delicious
Starking
Starking
Starking
Starking
Starking
Starking
Starkrimson
Green
Granny Smith
Bicoloreadas
Royal Gala
Imperial Gala
Supreme Gala
Gala
Galaxi
Fuji
Striped red
Starkrimson
Fonte: Chiquita Chile.
88
(Lbs)
Max Min
18,0 -14,0
TEST iodine
Stato BRIX
1,5 - 2,5
10,0
18,0 -14,0
1,5 - 2,5
10,0
18,0 -14,0
1,5 - 2,5
10
Granny Smith
19,0 -15,0
1,5 - 2,5
10
Royal Gala
Royal Gala
Royal Gala
Gala
Royal Gala
Fuji Lisa
Fuji Rayada
Fuji Bagged Lisa
Fuji Bagged Rayada
19,0 -16,5
1,5 - 2,5
10,5
18,0 -15,0
1,5 - 2,5
11,5
Allegato 2 - Esempi di requisiti qualitativi per l’uva da tavola destinata all’export
Codice
Varietale
BLK
CRM
DWN
FLM
MCR
MSC
PER
PSS
RGB
RED
RIB
RBY
SGO
THS
Calibro
Varietà
Extra
Grande
Mediano
Extra
Crimson Seedless
Grande
Mediano
Extra
Dawn Seedless
Grande
Mediano
Extra
Flame Seedless
Grande
Mediano
Extra
Moscatel Rosada
Grande
Mediano
Extra
Muscat Seedless
Grande
Mediano
Extra
Perlette
Grande
Mediano
Extra
Princess
Grande
Mediano
Extra
Grande
Red Globe
Mediano
Chico
Extra
Red Seedless
Grande
Mediano
Extra
Ribier
Grande
Mediano
Extra
Ruby Seedless
Grande
Mediano
Extra
Sugraone
Grande
Mediano
Extra
Thompson Seedless Grande
Mediano
Black Seedless
Codice
Calibro
Range
(mm)
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
XXL
XL
L
C
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
E
G
M
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 20,0
18,0-19,9
17,0-17,9
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 28,0
25-27,9
23,0-24,9
21-22,9
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 24,0
22,0-23,9
20,0-21,9
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
> 19,0
17,5-18,9
16,0-17,4
Peso del grappolo (gr) Maturità º Brix
Min Max
minimo Soglia
Min
Max
minima
300
800
15,5
14,5
250
800
16,5
15,5
250
800
15,5
15
250
800
16
15
300
800
17
16
300
800
17
16,5
200
800
15,5
14,5
250
800
18
-
1100
16
15,5*
300
900
15,5
-
300
800
16
15,5
300
800
16
15
250
800
16
15
300
800
16,5
15,5
400
Fonte: Chiquita Chile.
89
Allegato 3 - Definizioni di qualità per la frutta selezionata - ODEPA
Mela - Forme di comercializzazione
Imballaggio: questo frutto arriva al mercato all’ingrosso per la commercializzazione in forma
di prodotto imballato in scatole da 18 kg, oppure lastricato e alla rinfusa in scatole da 20 kg o
alla rinfusa in bins da 400 kg. La commercializzazione all’ingrosso si realizza con le stesse unità di contenitori: $/ scatola, $/ bins ($: Peso cileno).
Nomenclatura di qualità: Extra, speciale, prima e seconda.
Extra: i frutti classificati in questa categoria sono di qualità superiore, per forma, sviluppo e
colorazione per caratteristiche varietali, generalmente i frutti presentano il pedunculo intatto e
sono esenti da difetti, ad eccezione di leggerissime alterazioni di colore nell'epidermide, sempre
che non pregiudichi l’aspetto generale, né nella presentazione né nella sostanza, con una pezzatura tra 8 e 9,5 centimetri di diametro, secondo la varietà.
Speciale: i frutti presentano caratteristiche distaccate, tanto in volume, forma e colore, proprie
della varietà, l'unica differenza importante con la qualità extra è che sono di minor volume, raggiungono un range tra 7 e 9 centimetri di diametro, secondo la varietà.
Prima: i frutti classificati in questa categoria sono di buona qualità, presentano le caratteristiche tipiche varietali, nonostante possano essere ammessi lievi difetti di forma, sviluppo, e colorazione dell’epidermide, non deve essere compromesso l'aspetto generale del prodotto, raggiungono una pezzatura tra 6,5 e 8 centimetri di diametro secondo la varietà.
Seconda: in questa categoria si raggruppano i frutti che non possono essere classificati nelle categorie superiori, ma rispondono a condizioni di qualità, si ammettono difetti di forma, volume
e colorazione, a condizione che i frutti conservino le loro caratteristiche varietali.
La qualità Fancy di calibro 125-150 e 48 –113, fa riferimento a nomenclatura di esportazione ed
occasionalmente arriva al mercato interno.
Uva da tavola - Forme di commercializzazione
Imballaggio: l'arrivo di questo prodotto sul mercato avviene in due tipi di contenitori, vassoi da
5-8-10 e 12 chili e scatole di legno da 18-20 chili. Si commercializza all’ingrosso per le stesse
unità di contenitori che accedono al mercato: $/ vassoio, $/ scatola ($: Peso cileno).
Nomenclatura di qualità: Speciale, prima e seconda.
Speciale: questa categoria considera frutti di qualità superiore, in particolare sottolinea il volume del grappolo e le caratteristiche varietali del prodotto, nella sua qualità e condizione.
Prima: questa categoria considera grappoli di volumi irregolari, purché il frutto conservi le caratteristiche essenziali della varietà, in forma, volume e colore, permette la presenza di lievi difetti di queste variabili, purché non venga colpito il suo aspetto generale.
Seconda: questa categoria comprende i frutti e grappoli di minore volume, permette una maggiore flessibilità di difetti di forma, sviluppo e colorazione, purché conservino le caratteristiche
tipiche varietali.
90
Allegato 4 - Un esempio di un modello di pagamento per l’acquisto di latte adottato da grande società
di trasformazione
1. PREZZO: Valore IVA esclusa
Il prezzo base, per litro di latte con 3,0% p/v di materia grassa e 3,2% p/v de proteine sarà:
87,80 Pesos cileni.
2. MATERIA GRASSA: Analisi quindicinale. Le differenze rispetto ai 30 grammi considerati
nel prezzo base del litro, si valuteranno a 500,00 Pesos cileni al chilo.
3. PROTEINE: Analisi quindicinale. Le differenze rispetto ai 32 grammi considerati nel prezzo
basi del litro, si valuteranno a Pesos cileni 800,00 al chilo.
4. INTEGRAZIONI: Esistono buoni in Pesos cileni/litro le cui condizioni si stabiliscono in
percentuali del prezzo base, secondo i seguenti parametri:
A- Sistema de Refrigerazione:
Automantenimento: 0 %;
Mantenimento del produttore: 5 %.
B - Esame di cellule somatiche: Analisi quindicinale.
Esame (cellule/ml). Media geometrica delle ultime 4 analisi quindicennali.
Fino a300.000 ....... 10 %
Fino a400.000 ....... 8 %
Fino a500.000 ....... 0 %
Fino a800.000....... -8 %
Oltre800.000 ....... -10 %
C - Riscontro in Placca di unità formatrici di colonia (ufc): Analisi
quindicinale. Esame (ufc/ml)
Fino a30.000 ....... 14 %
Fino a50.000 ....... 12 %
Fino a80.000 ....... 10 %
Fino a100.000....... 8 %
Fino a300.000....... 0 %
Oltre300.000 ...... -10 %
D - Azienda esente da brucellosi bovina, da dichiarazione del Servizio Agricolo
e dell’Allevatore....1%.
91
Allegato 4 (segue)
E – Azienda esente da tubercolosi bovina, da dichiarazione del Servizio Agricolo
e dell’Allevatore....1%.
F - Buono di Produzione Annuale:
Volumi (litri/anno)
Da
1
500.001
700.001
1.000.001
1.500.001
2.000.001
4.000.001
Fino a
Fattore
Quantità a ribasso
500.000
700.000
1.000.000
1.500.000
2.000.000
4.000.000
30.000.000
1,00
1,00
7,65
9,00
13,00
9,00
8,00
0
0
4.655.000
6.005.000
12.005.000
4.005.000
5.000
Buono proporzionale
peso/litro
Mín
Máx
1,00 a
1,00
1,00 a
1,00
1,00 a
3,00
3,00 a
5,00
5,00 a
7,00
7,00 a
8,00
8,00 a
8,00
5. FATTORI LIMITANTI:
A. - Gli annacquati e/o inibitori, saranno puniti nel valore dei bonifici, secondo il Modello, a
tutto il latte del giorno dell'analisi. Gli inibitori si scopriranno con la prova del DELVO. Nel caso di inibitori risultati positivi al test, il latte sarà analizzato prima del ritiro e se il risultato conferma la positività, il latte non sarà comprato.
B. - non si riceverà latte acido.
C. - si comprerà solo latte raffreddato a 4°C.
6. Eccedenze: - Questo modello di pagamento non contempla né include nessuna differenziazione di prezzo e/o decurtazione per i litri eccedenti. Pertanto il prezzo risultante dell'applicazione di questo modello di pagamento è per tutti i litri di latte del produttore.
92
1) Si veda http://www.odepa.cl
2) Un esempio degno di nota è rappresentato dalla società Decofrut (http://www.fruitonline.com)
3) Geograficamente sviluppato in lunghezza, il Cile è organizzato, da un punto di vista amministrativo, in 13 regioni, estese da nord a sud lungo i 4.200 chilometri di lunghezza del
territorio nazionale. Particolarmente rilevante, a tal proposito, la diversità agro-climatica
con zone particolarmente aride al nord (le Regioni dalla I alla IV); zone centrali a clima
temperato e mediterraneo (le Regioni dalla V alla VII); zone meridionali piovose e più
fredde, ma ancora a clima temperato, e pertanto adatte a seminativi e pascoli (le Regioni
dalla VIII alla X); infine, ancora più a sud, si estendono le zone molto più fredde ed estremamente umide dei fiordi e delle valli dell’estrema parte meridionale (le Regioni XI e XII).
La maggior parte delle attività agricole e di allevamento del bestiame è concentrata tra le
Regioni IV e X.
4) Nel caso delle mele, che permettono un più lungo periodo di conservazione nei depositi, i
distributori-esportatori rappresentano le principali fonti di approvvigionamento del prodotto, conservato più o meno a lungo a seconda delle aspettative internazionali in materia di
prezzi e di qualità dei prodotti. Al contrario, l’uva da tavola – il cui prezzo è molto sensibile
al grado di maturazione del prodotto – raggiunge il mercato al consumo in diversi modi: direttamente dai produttori, attraverso i mercati all’ingrosso; indirettamente, come prodotto
residuale della filiera dell’esportazione, sempre attraverso i mercati all’ingrosso; sulla base
di contratti con distributori (spesso produttori) che vendono ai supermercati.
5) Paradossalmente, la maggiore forma di protezione dei produttori cileni dalla concorrenza
estera, è venuta, di recente, dalla decisione dell’Argentina di sospendere le esportazioni di
carne bovina, come parte della propria politica nazionale volta a contrastare l’inflazione interna.
6) La metodologia di raccolta dei prezzi all’ingrosso dei prodotti ortofrutticoli è basata su
quella utilizzata dalla Sezione “Informazioni di mercato” del Servizio di Marketing dei Prodotti Agricoli (Agricultural Marketing Service, AMS), agenzia del Ministero dell’Agricoltura
statunitense (United States Department of Agriculture, USDA).
7) In seno all’agenzia si è discusso lungamente della possibilità di adottare metodologie di
raccolta dei dati più sofisticate ma i tentativi di introdurre tecnologie innovative si sono rivelati infruttuosi.
8) Si veda http://www.tattersall.cl/revista/
9) Al contrario, i prodotti orticoli più deperibili sono più frequentemente sostenuti dalla produzione orientata ai mercati interni. A seconda delle condizioni relative alla produzione e
alla situazione sul mercato nazionale e sui mercati esteri limitrofi (ad esempio, il tracollo
del peso argentino di sei anni fa) si registrano importazioni di prodotti orticoli facilmente
conservabili, come le carote. Malgrado ciò, la produzione di alcuni prodotti orticoli freschi,
come i pomodori, i broccoli ed altri, raggiunge dimensioni produttive adeguate solo per
l’approvvigionamento del settore della trasformazione agro-industriale che è agganciato ai
mercati esteri.
10) Departamento de Economía Agraria, Pontificia Universidad Católica de Chile. “Visión
de Productores y Exportadores sobre Aspectos Clave para el Desarrollo de la Fruticultura
Chilena” (Considerazioni da parte di produttori ed esportatori sugli elementi chiave per uno
sviluppo della frutticoltura cilena). Settembre, 2003.
11) Solitamente, i produttori di una certa importanza o quelli di dimensioni particolarmente
grandi beneficiano del pagamento integrale alla consegna e di alcune forme di pagamento
anticipato.
12) Nel caso dei prodotti orticoli, un centro d’asta è ubicato a Santiago ed in questo hanno
luogo aste ad offerte aperte settimanali. Attualmente, però, tale mercato non riveste grande
importanza ed è in declino.
93
13) Il SAG (Servicio Agricola y Ganadero) è un’agenzia del Ministero dell’Agricoltura del
Cile e ha l’obiettivo di migliorare lo stato sanitario delle produzioni agricole e zootecniche
del paese, proteggere le risorse naturali, agevolare lo scambio dei prodotti agricoli sul mercato internazionale, migliorare il processo di certificazione dei prodotti agricoli, migliorare
gli aspetti della qualità delle produzioni agroalimentari (http:// www.sag.gob.cl) (NdT).
14) Ufc/ml: Numero di unità in grado di formare colonie (batteriche) per ml di latte.
15) Si veda il sito www.fedeleche.cl
16) Per una descrizione delle definizioni e delle norme stabiliti dal SAG, si veda il seguente
documento: http://www.sag.gob.cl/pls/portal/docs/page/pg_sag_biblioteca/bibl_insyprod/biblio_ins_carnebov/biblio_ins_carne_normas/decreto_239_clasificacion_ganado.pdf
17) Tratto da Fernando Martínez, “Comercialización Agropecuaria. Un Enfoque Económico
de las Estrategias Comerciales”, Ediciones UC. 2005.
18) Per l’esportazione delle carni, si rimanda a quanto riportato in precedenza.
19) La missione dichiarata della COTRISA consiste in “acquistare, vendere, imbustare, immagazzinare, trasportare, distribuire, consegnare e commercializzare, per proprio conto o
per il tramite di soggetti terzi, qualsiasi tipo e categoria di grano e di altri cereali, come il
mais ed il riso”. (www.cotrisa.cl)
20) La clausola della “Nazione più favorita” (Npf) è una delle clausole in cui si sostanzia il
principio del commercio senza discriminazioni nell’ambito del Wto. Secondo la clausola
Npf, se un paese offre alle importazioni provenienti da un altro Stato un trattamento favorevole (ad esempio un’aliquota doganale più bassa) deve fare lo stesso nei confronti di tutti gli
altri paesi aderenti all’accordo. La clausola Npf acquista una particolare valenza in ambito
multilaterale perché contribuisce a “consolidare” gli impegni di liberalizzazione (non solo
per l’accesso al mercato, ma anche in tema di sostegno interno e di competitività delle
esportazioni): infatti, estendendo a tutti ogni concessione che un paese è disposto a fare in
un dato momento ad un dato partner, si rende più difficile l’eventuale cammino inverso, in
quanto per ritirare le concessioni fatte sarebbe necessario il consenso di tutti i paesi aderenti all’accordo (Ndt).
94
4. Germania
4.1. La raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli in Germania
4.1.1 La struttura generale dei programmi di raccolta dei prezzi agricoli
e le organizzazioni deputate alla rilevazione
n Germania, i prezzi agricoli sono raccolti da diverse organizzazioni, a seconda del mercato considerato, dell’estensione della regione e della fase
di commercializzazione. Lo ZMP Zentrale Markt- und Preisberichtstelle (ZMP,
“Ufficio per l’analisi del Mercato Nazionale e dei Prezzi”) è l’organizzazione
che si occupa più diffusamente della raccolta di prezzi e dell’elaborazione dei
relativi rapporti. Allo scopo di evitare qualsiasi duplicazione di lavoro, lo ZMP
coopera con diverse organizzazioni nella raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli. La spiccata regionalizzazione (sistema federale) della Repubblica tedesca
non facilita la descrizione del sistema, dal momento che esistono numerose differenze, a livello organizzativo, tra Germania meridionale, Germania settentrionale, e i nuovi Sati Federali dell’ex Repubblica Popolare Tedesca. Nel presente
capitolo, l’attenzione sarà concentrata, ove possibile, sui prezzi a livello di produzione. In molti casi, tuttavia, non sono disponibili prezzi alla produzione
“reali”, ma soltanto prezzi corrispondenti ad un livello relativamente vicino a
quello di produzione (ad esempio, i prezzi di vendita a livello di organizzazioni
dei produttori). In questi casi, saranno indicati i motivi per i quali non è possibile fornire dei prezzi alla produzione.
I
Le Camere dell’Agricoltura e le Unioni degli Agricoltori
Negli Sati Federali settentrionali e centrali dell’ex Germania Occidentale, la
raccolta dei prezzi di diversi prodotti agricoli come i cereali, le patate, i semi
oleosi, le uova, i lattonzoli e i vitelli destinati all’ingrasso o alla riproduzione
viene effettuata dalle Camere dell’Agricoltura, “enti ad economia mista”, disciplinati da norme specifiche vigenti nello stato in questione. Nell’ambito di ciascuna Camera, è prevista la convocazione di un’assemblea annuale, nel corso
della quale i produttori (in alcuni casi lavoratori dipendenti che operano nel settore) eleggono il presidente ed il consiglio d’amministrazione. I produttori sono
membri per legge e devono pertanto sostenere una parte delle spese di gestione.
In considerazione, però, del fatto che le Camere dell’Agricoltura svolgono altresì funzioni pubbliche, esse sono, in parte, finanziate anche con denaro dello
stato (entrate fiscali). Nei due Sati Federali meridionali del Baden Württemberg
e della Baviera, queste funzioni sono svolte dall’Unione Regionale degli Agri-
95
coltori. Nessuno dei due organismi qui menzionati effettua la raccolta dei prezzi relativi ai prodotti orticoli, ai suini da macello, ai bovini da macello o da latte. I prezzi raccolti sono pubblicati su bollettini regionali ad uso dei produttori,
solitamente a cura delle Unioni regionali degli agricoltori. Ai sensi di uno specifico accordo, alcuni dati sono trasmessi allo ZMP per essere utilizzati nell’ambito del sistema nazionale di rilevazione dei prezzi (“Programma camerale
dello ZMP”). Le Camere dell’Agricoltura o le Unioni degli agricoltori ricevono
un compenso per l’invio dei dati.
Nei nuovi Sati Federali dell’ex Repubblica Popolare Tedesca, le Camere
dell’Agricoltura non furono create dopo l’adesione alla Repubblica Federale
Tedesca. Le Unioni regionali degli agricoltori sono troppo piccole e altrettanto
deboli per effettuare la raccolta dei prezzi, disponendo generalmente di pochi
dipendenti. Esse non provvedono alla pubblicazione di bollettini regionali, esiste soltanto una rivista, destinata al produttore, riguardante tutti i nuovi Sati Federali (“Die Bauernzeitung”). La raccolta dei prezzi alla produzione fu pertanto
organizzata dallo ZMP, che cura altresì la pubblicazione dei bollettini regionali
di mercato (Am Markt) per questi Sati Federali (presso il proprio ufficio di Berlino). Nel caso degli Sati Federali di Sassonia e del Thüringen, tale attività viene
svolta in stretta collaborazione con le amministrazioni regionali, che sono responsabili della redazione di alcune pagine della pubblicazione.
Gli enti governativi regionali, il Bundesanstalt für Ernährung und Landwirtschaft (BLE)
Quasi tutti gli Sati Federali dispongono di enti governativi che effettuano la
raccolta dei prezzi, relativamente ad alcuni prodotti agricoli, a fronte di uno
specifico ordinamento giuridico (4° Durchführungverordnung): tale obbligo
giuridico sussiste, tuttavia, soltanto per alcuni prodotti, come ad esempio i suini, i vitelli e gli agnelli da macello e il latte. I caseifici presentano dei riepiloghi
mensili per una ben definita varietà di latte. Nel caso degli animali da macello,
i prezzi sono raccolti settimanalmente. I prezzi sono, quindi, trasmessi ad un
istituto nazionale responsabile dell’attuazione della Politica Agricola Comune
in Germania, denominato Bundesanstalt für Ernährung und Landwirtschaft
(BLE, Ente Federale per l’Alimentazione e l’Agricoltura). Non esiste alcuna
norma di legge nazionale che obblighi di presentare riepiloghi dei prezzi alla
produzione per quanto riguarda le uova, il pollame o gli animali da riproduzione o destinati all’ingrasso, e le produzioni vegetali. Tuttavia, in considerazione
del fatto che la gestione delle Organizzazioni comuni di mercato (Ocm) per alcuni prodotti agricoli dell’Unione Europea richiede altresì informazioni sui
prezzi, il BLE effettua anche la raccolta dei prezzi di determinate varietà di
frutta ed ortaggi. Tale attività viene svolta, in alcuni casi, in collaborazione con
lo ZMP.
È opportuno sottolineare che gli enti sopra citati, che sono impegnati nell’espletamento dell’attività di raccolta, non curano direttamente la pubblicazione
dei prezzi rilevati. Essi provvedono soltanto ad informarne gli organismi uffi-
96
ciali, sia nazionali che dell’Unione Europea. I rapporti di mercato stilati dal
BLE sono esclusivamente a disposizione degli enti ufficiali, ma non dei partner
di mercato. Queste informazioni sono, tuttavia, a disposizione per l’eventuale
pubblicazione da parte degli organi di stampa regionali specializzati (a cura
delle Camere dell’agricoltura o delle unioni regionali degli imprenditori agricoli) oppure, ancora, per la pubblicazione nei rapporti sul mercato a cura dello
ZMP.
Lo ZMP
Lo ZMP fu fondato nel 1950 come “organizzazione di mutua assistenza” nel
settore agricolo. Gli imprenditori agricoli avvertivano una situazione di svantaggio, nei confronti degli operatori nel settore del commercio, relativamente
alle informazioni di mercato. Lo ZMP fu finanziato, nei suoi primi 22 anni di
attività, direttamente dalle organizzazioni dei produttori attraverso un sussidio
erogato dal governo federale e dalla vendita di informazioni ai soggetti interessati. Lo ZMP è una società a responsabilità limitata (GmbH, Gesellschaft mit
beschränkter Haftung), di cui sono azionisti le principali associazioni del settore agricolo: ad esempio, l’Associazione Nazionale degli Agricoltori (Deutsche
Bauernverband, DBV), la Società Tedesca per l’Agricoltura (la Deutsche Landwirtschafts-Gesellschaft, DLG), l’Associazione delle Camere dell’Agricoltura
(la Verband der Landwirtschaftlichen Kammern, VLK), l’Associazione delle
Cooperative Agricole (la Deutsche Raiffeisenverband, DRV), il Consiglio e le
Associazioni commerciali per le Attività Forestali in Germania e l’Associazione delle Industrie di Trasformazione Alimentare.
Il compito dello ZMP è di “rendere trasparente il mercato” (Articolo 4 dello
statuto). Nel corso dei primi anni, le attività in materia di rapporti sui mercati
riguardarono, quasi esclusivamente, i prodotti orticoli, in particolare frutta ed
ortaggi.
Attualmente, lo ZMP raccoglie i prezzi dei seguenti prodotti agricoli secondo quanto stabilito dalla legge sulla promozione delle produzioni agricole (Absatzfondsgesetz): frutta, ortaggi, patate, semi oleosi, cereali e piante proteiche,
latte e derivati, carni, uova, bestiame e pollame. Lo ZMP raccoglie anche le
quotazioni dei prodotti forestali, sebbene questi non rientrino nella Absatzfondsgesetz (esiste tuttavia uno speciale fondo per la promozione di tali prodotti).
Lo ZMP non raccoglie invece i prezzi del miele, del vino e dei prodotti ittici:
per quanto riguarda questi prodotti (con l’eccezione del miele che non rappresenta una produzione rilevante in Germania) esistono degli enti specifici che
hanno il compito di rendere più trasparenti questi mercati.
La raccolta dei prezzi è organizzata in modo da garantire una copertura
completa dal punto di vista geografico, per cui sono prese in considerazione
tutte le regioni produttrici più importanti. Tuttavia, ciò non vuol dire che tutti i
dati siano raccolti in tutte le regioni: ad esempio, per i cereali, vi sono circa 15
quotazioni diverse raccolte a livello regionale che sono rappresentative dell’intero territorio nazionale; invece, per alcuni ortaggi vengono raccolti fino a 20
97
prezzi che però sono rappresentativi solo del 25% del territorio nazionale; oltre
a ciò vengono raccolti prezzi internazionali, nel caso in cui il mercato in questione dipende dall’andamento del mercato mondiale.
4.1.2 Le politiche governative
La raccolta dei prezzi alla produzione e le polizze assicurative.
In Germania non esiste alcuna polizza assicurativa ufficiale per il settore
agricolo. Il Ministero dell’Agricoltura ha respinto ripetutamente la richiesta di
sovvenzionare “assicurazioni multi-rischio” per le coltivazioni agricole1: il Ministero sostiene infatti che le grandinate, i danni dovuti a siccità o precipitazioni piovose molto copiose oppure, ancora, ad altre situazioni di rischio legate ad
eventi atmosferici, fanno parte dei normali rischi della produzione agricola. In
caso di calamità estreme (com’è stato, ad esempio, il caso dell’inondazione nei
pressi del fiume Elba, nel 2002; o per l’incidente al reattore nucleare di Chernobyl, nell’Aprile del 1986), il governo ha sempre la possibilità di compensare
direttamente i produttori danneggiati2.
La trasparenza del mercato come obiettivo di politica economica
La raccolta dei prezzi in Germania viene vista principalmente come attività
necessaria a sostenere le decisioni sulle attività agricole assunte dalle amministrazioni competenti,; la trasparenza del mercato non viene considerata una
priorità dalle politiche agricole nazionali, probabilmente proprio grazie all’esistenza dello ZMP, che risale all’origine della Repubblica Federale di Germania,
dopo la Seconda Guerra Mondiale. Solo per alcuni prodotti si adottò la norma
che prevedeva l’obbligo di raccolta dei prezzi.
Attualmente, l’Unione Europea richiede i dati relativi ai prezzi nell’ambito
della gestione della Politica Agricola Comune (PAC): i dati richiesti sono solitamente trasmessi dal BLE. Tali dati sono inviati sia dagli organi di governo regionali nel caso in cui vi sia un obbligo nazionale di raccolta dei prezzi, oppure
direttamente dagli operatori economici.
4.2. I prodotti selezionati
I prodotti individuati per sviluppare un’analisi rappresentativa dei sistemi di
rilevazione dei prezzi agricoli in Germania sono: gli ortaggi freschi, la frutta
fresca (le mele), i suini da macello e i cereali. La scelta non rispecchia pienamente l’importanza dei settori nel quadro dell’agricoltura tedesca (tab. 4.1), ma
si basa piuttosto sulla diversità delle condizioni di mercato e delle metodologie
di raccolta dei prezzi. Infatti, dal punto di vista dell’importanza economica, si
sarebbe dovuto prendere in considerazione il mercato del latte. Tuttavia, a causa delle particolari condizioni di mercato vigenti in questo settore (le quote latte, i contratti a lungo termine), esiste solo un’attività piuttosto ridotta per quan-
98
to riguarda la raccolta dei prezzi. Tradizionalmente, le relazioni sui mercati nel
settore lattiero-caseario si concentrano sulle quotazioni dei formaggi, del burro,
ecc., ma non considerano il prezzo del latte tal quale. Da qualche anno, tuttavia,
si effettua la raccolta dei valori alla produzione e si comparano gli stessi su base annuale (il c.d. ZMP Milchpreisvergleich, il confronto dei prezzi del latte effettuato dallo ZMP). Ciò avviene, prevalentemente, per classificare i differenti
caseifici sulla base dei prezzi da questi pagati ai produttori.
Dopo le positive esperienze riportate nel settore lattiero, un sistema simile è
stato introdotto nel settore dei suini da macello: poiché quello dei suini è un
mercato meno controllato, con maggiori requisiti in materia di raccolta dei
prezzi, la scelta è dunque ricaduta su questo settore. La frutta e gli ortaggi sono
stati scelti in ragione degli elevati standard richiesti per la raccolta dei valori alla produzione. D’altro canto, la frutta e, in particolar modo, gli ortaggi rappresentano gruppi di prodotti che rivestono un’importanza crescente nell’agricoltura tedesca.
Tabella 4.1 - I valori delle produzioni agricole in Germania (mln di euro)
Product
Cereali
Patate
Barbabietole da zucchero
Semi oleosi
Ortaggi (compresi funghi)
Frutta
Fiori e piante ornamentali
Altri prodotti vegetali
Totale prodotti vegetali
Bovini
Suini
Altri animali
Latte
Altri prodotti animali
Totale prodotti zootecnici
Totale prodotti agricoli
2001
3.752
1.103
1.207
893
1.384
548
2.490
1.486
12.860
2.181
6.029
1.426
9.295
958
19.887
32.747
2002
3.228
975
1.237
827
1.245
646
2.522
1.506
12.187
2.413
4.915
1.390
8.403
869
17.988
30.175
2003
3.166
889
1.221
823
1.343
751
2.442
1.497
12.131
2.271
4.849
1.443
8.193
824
17.580
29.711
2004
3.206
802
1.304
892
1.468
911
2.612
1.592
12.787
2.493
5.663
1.495
8.038
510
18.205
30.992
Fonte: BMELV.
4.2.1 Gli ortaggi freschi
La struttura del mercato: le caratteristiche principali
A partire dal 1992, la produzione di ortaggi in Germania è cresciuta costantemente a un ritmo pari al 2,6 % annuo per effetto, principalmente, della mag-
99
giore estensione delle superfici dedicate alla coltivazione di ortaggi in pieno
campo; invece, la superficie delle colture protette è rimasta stabile, anche se la
produzione è salita del 3,4% annuo, grazie al ricorso a colture più produttive
(minore diffusione di lattuga, ravanello e cavolo rapa, maggiori estensioni di
pomodoro e cetriolo). L’importanza della produzione di ortaggi in coltura protetta resta, tuttavia, molto limitata: meno del 5% della produzione totale proviene da serre o da altre colture protette (i maggiori costi energetici sostenuti, rispetto ad altri paesi occidentali, costituiscono la motivazione principale di tale
sviluppo limitato); il 93 % della produzione degli ortaggi avviene in pieno campo e il restante 2% è costituito dalla produzione di funghi. Nell’ambito degli ortaggi coltivati in pieno campo, prevalgono la lattuga (varietà Iceberg), i broccoli, i ravanelli, gli asparagi, le carote e le cipolle. Si registra invece una diminuzione della superficie coltivata a cavolo cappuccio, cavolfiore, e lattuga tradizionale.
La coltivazione degli ortaggi avviene in tipologie aziendali diverse: le carote e le cipolle provengono da aziende che non erano, in precedenza, specializzate nella coltivazione di ortaggi e che non hanno un’elevata disponibilità di
manodopera (si tratta di colture facilmente meccanizzabili che non richiedono
un grande apporto di manodopera).
Invece, gli asparagi, la lattuga di varietà Iceberg, i broccoli e i ravanelli richiedono un elevato apporto di manodopera specialmente al momento della
raccolta e, fatta eccezione per gli asparagi, sono praticate, solitamente, in aziende orticole specializzate. Alcune di queste aziende sono inoltre diventate di dimensioni molto elevate: la maggiore concentrazione riguarda la produzione di
lattuga Iceberg (due grandi aziende da sole producono circa l’80 % della produzione nazionale: entrambe coltivano la lattuga Iceberg su di una superficie superiore a 1.000 ettari). Per quanto riguarda i broccoli e i ravanelli, esistono anche aziende che dispongono di oltre 100 ettari. I coltivatori di asparagi sono, in
genere, produttori non specializzati di ortaggi ma la superficie media coltivata
ad ortaggi in queste aziende è cresciuta notevolmente. I produttori che dispongono di superfici coltivate ad asparago superiori a 100 ettari non sono rari (la
principale azienda del settore possiede una superficie superiore a 1.000 ettari di
asparago).
Le coltivazioni di rilevanza minore sono solitamente effettuate in aziende di
più piccole dimensioni. Gli ortaggi si producono in quasi tutte le regioni tedesche, benché vi siano delle chiare specializzazioni in base alle diverse coltivazioni: il cavolo cappuccio, ad esempio, destinato al mercato del fresco si produce prevalentemente al Nord (nello Schleswig Holstein); la lattuga Iceberg e la
lattuga romana sono concentrate nella regione della Bassa Sassonia; i ravanelli,
le carote a ciuffo e le cipolle nella zona del Palatinato.
Le regioni tipiche di produzione precoce in pieno campo (il Palatinato e la
Renania) hanno perduto parte della loro importanza negli ultimi anni. Tradizionalmente, queste regioni dominavano il mercato della lattuga, dei cavolfiori e
del cavolo-rapa nei mesi di maggio e giugno. Si è già accennato degli enormi
100
cambiamenti strutturali nella coltivazione degli ortaggi in Germania: il numero
dei produttori di ortaggi (sia in pieno campo che in coltura protetta) è sceso da
20.601 nel 1996 a 11.938 nel 2004, mentre la superficie coltivata è aumentata,
nello stesso periodo, da 91.684 ettari, a 110.374 ettari. Nell’ultimo censimento
agricolo del 2004 la superficie media in pieno campo coltivata ad ortaggi, per
azienda, era di circa 10 ettari, cioè 2,5 ettari in più rispetto a quattro anni prima.
Numerosi produttori di ortaggi in pieno campo coltivano più di 200 ettari e si
contano almeno 3 produttori che dispongono di una superficie superiore a 1.000
ettari. In confronto ai Paesi Bassi (superficie media di 7 ettari nel 2004), la dimensione media delle aziende agricole dei produttori in pieno campo è maggiore in Germania (in Olanda, però, gli orticoltori dispongono di colture protette
su superfici quattro volte superiori).
Circa il 25% della produzione orticola in Germania viene destinato alla trasformazione. L’industria di trasformazione alimentare (prevalentemente di congelamento o inscatolamento in aceto/Sauerkraut) in genere fa ricorso ad accordi contrattuali con i coltivatori, talvolta anche molto dettagliati (specificazione
delle varietà, fissazione di criteri di qualità molto rigorosi, etc.): nel 2004, il
22% degli ortaggi coltivati in pieno campo è stato prodotto sulla base di contratti. Poiché, solitamente, i contratti in Germania includono dei prezzi fissi, essi non sono soggetti alle attività di raccolta delle quotazioni. I contratti aperti, o
i contratti che prevedono determinate quotazioni di riferimento come nei Paesi
Bassi, non sono ancora molto diffusi in Germania. Cominciano inoltre ad apparire gli accordi contrattuali anche nel settore degli ortaggi freschi, anche se,
nella maggior parte dei casi, essi non sono realmente ufficializzati.
Sebbene la produzione nazionale sia cresciuta rapidamente nel corso dell’ultimo decennio, la Germania è ancora prevalentemente un paese importatore.
Nell’inconsueta annata 2004/05 il livello di autosufficienza ha raggiunto il 37%
(di ortaggi freschi e lavorati), che rappresenta il livello più alto raggiunto dopo
l’unificazione. Le importazioni di prodotto fresco sono state pari a poco più di
3 milioni di tonnellate per il 2004, che fa della Germania il principale paese importatore di ortaggi freschi dopo gli Stati Uniti (che contano però un numero
3,5 volte maggiore di abitanti). Il 45% delle importazioni di ortaggi freschi è
costituito da pomodori, cetrioli, peperoni, melanzane e zucchine, dei quali la
Germania detiene una quota di produzione molto bassa. Non vi sono, invece,
importazioni per quanto riguarda altri importanti ortaggi di pieno campo (ad
esempio, i cavolfiori, la lattuga iceberg, le carote), almeno nella stagione di
produzione.
Le esportazioni di ortaggi freschi sono aumentate negli ultimi anni, ma ammontano soltanto a circa 350.000 tonnellate, di cui il 50% è rappresentato da riesportazioni. I prodotti ri-esportati di una certa rilevanza sono le cipolle, i cavoli cappuccio, e, di recente, la lattuga ed i cavolfiori (esportazioni estive verso
l’Europa meridionale).
La durata della campagna di approvvigionamento dipende dalle varietà considerate: per le colture che hanno un periodo di coltivazione breve, la fornitura
101
inizia nella seconda metà del mese di aprile (ravanelli, lattuga, cavolo rapa); la
produzione di lattuga Iceberg, broccoli e cavolfiori inizia solitamente nella seconda metà del mese di maggio, mentre quella di porri e carote inizia a giugno.
Tutte le produzioni da colture in pieno campo, non conservabili in magazzino,
sono soggette a raccolta fino all’inizio di novembre e la fine della stagione di
approvvigionamento è legata all’apparire delle prime gelate. In Germania non
esiste una diffusa attività di immagazzinamento di lunga durata degli ortaggi:
questa situazione è alquanto cambiata negli ultimi anni grazie ai grossi investimenti fatti nelle strutture per la conservazione frigorifera.
La classificazione merceologica
La classificazione dei prodotti utilizzata per il rilevamento dei prezzi alla
produzione non risulta molto sofisticata: sebbene gli ortaggi siano molto eterogenei, generalmente una o due categorie sono sufficienti a coprire oltre il
90% delle vendite. La rilevazione dei prezzi avviene soltanto sulla base delle
principali caratteristiche del prodotto e molto frequentemente, si tratta di una
sola caratteristica (la dimensione ad esempio: cavolfiori, 6 pezzi per scatola
o cartone -40*60cm-, classe I). Solitamente soltanto i prodotti appartenenti
alla classe I sono presi in considerazione ai fini della raccolta dei prezzi,
benché valgano alcune eccezioni, riguardanti prevalentemente le cipolle ed i
porri3.
Per molte insalate a foglia, esiste una distinzione tra coltura in pieno campo
e coltura protetta in considerazione del fatto che le colture protette percepiscono prezzi più alti. Per molti ortaggi si procede ad una differenziazione per dimensioni, che viene effettuata in maniera molto sommaria, conteggiando il numero di pezzi contenuto in una scatola di dimensioni standard (come nel caso
della lattuga iceberg). Il peso è utilizzato soltanto nel caso dei cetrioli e dei pomodori coltivati in serra, poiché in questi casi i produttori tedeschi si sono trovati a competere con i produttori olandesi.
La qualità non è dunque un parametro preso chiaramente in considerazione
ai fini del prezzo: ciò è dovuto al fatto che molte organizzazioni dei produttori
vendono il prodotto a nome del produttore, sia alle aste che per telefono. Il
compratore associa un determinato livello di qualità al nome del produttore, dal
momento che conosce la reputazione del produttore stesso e la qualità dei suoi
prodotti (ad esempio può accadere che alcuni produttori ottengano dei prezzi
più alti alle aste pubbliche per prodotti di classe II rispetto ai prezzi ottenuti da
altri produttori per prodotti di classe I).
Anche per questo motivo, la combinazione di lotti diversi provenienti da
produttori diversi in un unico lotto di grosse dimensioni (come richiesto dai supermercati) è una pratica realizzata molto raramente nell’ambito del mercato
alla produzione; tra l’altro ciò richiederebbe un controllo di qualità molto severo e criteri dettagliati e molto ben definiti per la definizione della qualità, come
accade in altri paesi dell’Ue. A seguito della debolezza di molte organizzazioni
di vendita in Germania, un simile controllo di qualità non potrebbe mai essere
102
attuato. I necessari raggruppamenti di lotti differenti rientrano pertanto nei
compiti dell’acquirente. Negli altri casi, il venditore (l’organizzazione dei produttori) raggruppa lotti provenienti da produttori diversi che presentino un livello di qualità più o meno comparabile.
I prodotti pre-confezionati sono spesso dotati di codice a barre.
La descrizione del mercato
A) La prima fase della filiera
La produzione di ortaggi è orientata soprattutto al mercato del prodotto fresco (come già precedentemente indicato, soltanto il 25% degli ortaggi coltivati
in Germania è destinato alla trasformazione) ed è venduta direttamente al consumatore (7%), oppure attraverso le OP (45%) o ancora ad altri operatori (43%
- grafico 4.1).
Grafico 4.1 - I canali di vendita degli ortaggi freschi in Germania
Altro
5%
Tramite operatori
commerciali
43%
Vendita diretta
7%
Tramite OP
45%
Nel caso degli asparagi freschi, la percentuale venduta direttamente al consumatore cresce sino al 33 %, mentre è molto bassa (pari a meno dell’1%) per
prodotti che richiedano tecniche di produzione particolari, come l’indivia belga, o che siano venduti prevalentemente presso discount, come nel caso della
lattuga iceberg.
Circa il 45 % di tutti gli ortaggi freschi è invece venduto attraverso le organizzazioni riconosciute dei produttori (OP). Tale percentuale è cresciuta
negli ultimi anni grazie alla riforma della PAC nel settore della frutta e degli
ortaggi: sono state fondate nuove organizzazioni dei produttori, in alcuni casi
semplicemente raggruppando un numero limitato di grandi aziende agricole;
103
in altri casi l’iniziativa è partita da operatori commerciali indipendenti che
volevano sia assicurarsi la propria base di approvvigionamento, che beneficiare del sostegno garantito dalla PAC. Sebbene sia impossibile per gli operatori commerciali fondare un’organizzazione di produttori, essi detengono una
notevole influenza in qualità di “distributori a contratto” (Vertragsvermarkter)
per conto delle OP.
Il numero relativo di OP riconosciute in relazione alla quantità totale commercializzata è particolarmente alta nel settore delle insalate in foglia, dei cavolfiori, del cavolo rapa e dei broccoli. Oltre alle OP riconosciute da Bruxelles,
esistono anche delle “vecchie” OP che hanno perso il loro riconoscimento dopo
il 1996, perché troppo piccole oppure perché la quota di ortaggi venduti era
troppo elevata in confronto al loro volume d’affari generale: esse coprono circa
il 5 % del mercato del fresco. Le OP hanno generalmente lo status di cooperative di vendita, anche se quelle di più recente riconoscimento hanno optato per
altre forme organizzative. Il problema delle cooperative è legato al loro lento
processo decisionale, in cui talvolta un elevato numero di aziende di piccole dimensioni guida le scelte della cooperativa, a volte a scapito delle grandi aziende che sono, però, assai più importanti per quanto riguarda i volumi commercializzati.
Infine, il restante 43% degli ortaggi prodotti per il mercato fresco è venduto
dai produttori ad altri tipi di “operatori”, che rappresentano un gruppo molto
eterogeneo: possono essere altri produttori, operatori sui mercati all’ingrosso,
operatori delle regioni di produzione (“rivenditori per corrispondenza”) oppure
cooperative agricole che non hanno mai ottenuto il riconoscimento come OP
per la frutta e gli ortaggi (ad esempio, perché effettuano prevalentemente la
vendita di prodotti agricoli). Gli operatori nelle regioni di produzione svolgono
un ruolo molto importante nel caso del cavolo cappuccio nella Germania settentrionale e, in generale, nelle regioni della Germania sud occidentale. Essi si
occupano altresì delle attività di esportazione.
Per alcuni prodotti come le cipolle o le carote, negli ultimi decenni si sono
evolute particolari strutture di mercato. Tipici del settore delle carote sono i cosiddetti “coltivatori/confezionatori”, ovvero produttori di grandi dimensioni che
hanno investito nelle tecnologie di confezionamento e che sono in grado di
vendere direttamente alla Grande Distribuzione Organizzata (GDO). Nel settore
delle cipolle esistono coltivatori/confezionatori, OP ma anche operatori tradizionali e cooperative agricole tradizionali che effettuano la vendita di cipolle
insieme a patate e cereali: tali operatori stipulano accordi informali con i coltivatori per la commercializzazione dell’intero raccolto.
Attorno a tutte le principali città esistono ancora delle superfici dedicate alla coltivazione tradizionale degli ortaggi. I produttori che operano in queste
aree vendono, di frequente, i propri prodotti sui mercati all’ingrosso. Sebbene
l’importanza dei mercati all’ingrosso sia diminuita rapidamente, su di essi si
commercializza ancora circa il 15% di tutti gli ortaggi freschi venduti in Germania. L’importanza dei mercati all’ingrosso nel processo di formazione dei
104
prezzi è ancor più elevata di quanto la relativa quota di mercato possa suggerire, poiché essi costituiscono l’unico luogo in cui i prezzi si formano in maniera libera e aperta. Essi fungono molto frequentemente da riferimento per il
mercato fisico, dove cioè lo scambio ha effettivamente luogo (mercato a pronti
o spot market).
B) La seconda fase della filiera: la vendita all’ingrosso
I flussi commerciali a livello di vendita all’ingrosso in Germania sono molto diversificati ed è praticamente impossibile quantificarli: le OP vendono approssimativamente metà degli ortaggi da essi prodotti direttamente alle piattaforme di distribuzione delle catene dei supermercati (ciò avviene talvolta attraverso “uffici vendite” interamente controllati dalle OP), ma esistono casi in cui
la dipendenza della GDO dalle OP è molto forte: ad esempio, esiste una catena
di Discount di grandi dimensioni che si approvvigiona per quasi il 100% della
frutta e degli ortaggi freschi necessari attraverso una “OP precedentemente riconosciuta” che rappresenta a sua volta il principale cliente di altre due grandi
OP riconosciute.
I grossisti specializzati vendono più della metà del proprio prodotto alla
GDO, e acquistano sia dalle OP che direttamente dai singoli produttori. Gli operatori sui mercati all’ingrosso vendono molto raramente alle catene di supermercati. I loro principali clienti sono rappresentati da ristoranti, negozi di dettaglio
specializzato, aziende che erogano servizi di catering e venditori ambulanti.
C) La terza fase della filiera: la vendita al dettaglio
L’84% di tutti gli ortaggi freschi è consumato in casa, mentre il restante
16% viene consumato presso ristoranti, catering, mense aziendali. Relativamente al consumo domestico, il 51% è acquistato presso discount, il 26% presso grossi supermercati, l’11% presso piccoli supermercati e il restante 12%
presso negozi di piccole dimensioni, in mercati rionali oppure direttamente
presso l’azienda agricola. In questo modo, l’88% degli acquisti domestici viene
acquistato presso la c.d. “distribuzione moderna”. La quota totale di mercato
(incluso il consumo al di fuori delle mura domestiche) relativo a questo canale
è, pertanto, pari al 74%.
La “distribuzione moderna” consta di 10 catene di supermercati che operano sull’intero territorio nazionale (di cui 3 punti vendita Discount) e di poche catene a livello regionale. Per quanto riguarda l’approvvigionamento da
parte della distribuzione moderna, mentre fino a poco tempo fa si registrava
la tendenza alla concentrazione degli acquisti, attualmente alle piattaforme
regionali non è generalmente consentito gestire l’approvvigionamento in modo centralizzato per l’intera regione (tra l’altro, per alcuni prodotti stagionali
di pregio – asparagi e fragole - l’approvvigionamento regionale non è mai
stato centralizzato).
105
Grafico 4.2 - Andamento dei prezzi alla produzione e al consumo: l’esempio dei cavolfiori
(2004)
180
Prezzo alla produzione (t)
160
Prezzo al consumo (t+1)
140
Euro/100 pezzi
120
100
80
60
40
20
19
20
21
22
23
24
25
26
27
28
29
30
31
32
33
34
35
36
37
38
39
40
41
42
43
44
45
0
Settimane
Fonte: ZMP.
La formazione dei prezzi
La Germania rappresenta probabilmente uno dei mercati più competitivi nel
mondo. Le strategie di prezzo praticate dai Discount commerciali obbliga tutti
gli altri operatori a fare dei calcoli molto precisi, dal momento che i margini sono bassi e i prezzi al consumo seguono i prezzi all’importazione o i prezzi alla
produzione molto da vicino (con un fattore temporale pari a circa una settimana, come evidenziato nel grafico 4.2).
Nel processo di formazione dei prezzi, è necessario distinguere tra il peso
della distribuzione moderna (74% del prodotto scambiato) e il peso di quelli
che sono spesso indicati come “mercati liberi” (restante 26%).
Nella distribuzione moderna, i prezzi sono solitamente concordati con l’orizzonte temporale di una settimana: il prezzo relativo alla settimana successiva
è generalmente stabilito il martedì, il mercoledì o il giovedì a seconda della catena di supermercati. Costituiscono un’eccezione a questa regola i prodotti stagionali come i piccoli frutti (berries) e gli asparagi, per i quali anche i supermercati devono accettare le variazioni infra-settimanali. Il fornitore, che può
essere un operatore commerciale oppure un’organizzazione di produttori, invia
un’offerta per posta o fax ed i supermercati decidono in base all’offerta più
conveniente. Questa forma “pura” di commercializzazione è applicata, comunque, soltanto da una catena di Discount.
Nel caso di altre catene di supermercati, l’offerta più bassa non risulta automaticamente quella aggiudicataria (anche se alla fine è questo il meccanismo che prevale)
106
ma sarà certamente utilizzata per contrattare il prezzo con i fornitori preferiti. Ciascuna catena di supermercati conta soltanto un numero limitato di potenziali fornitori, e
la tendenza degli ultimi anni è stata verso una riduzione di tale numero. Salvo che
non si tratti di esercenti di punti vendita Discount, i ribassi (sotto forma di “sconti
merce”) sono piuttosto frequenti, e possono raggiungere livelli pari al 7% del prezzo
di vendita: le catene di supermercati sono molto creative nell’inventare ogni genere di
nuovi tipi di agevolazioni e di sconti. Fornitori e supermercati hanno, dunque, dei rapporti molto stretti4.
Il fornitore stabilirà la propria “offerta di prezzo” in funzione della domanda
e dell’offerta prevista per la settimana successiva. Per il fornitore diventa, pertanto, cruciale conoscere le quantità disponibili: ciò costituisce un problema rilevante per le associazioni di produttori classiche che contano molti associati di
piccole dimensioni, mentre risulta molto più semplice per le OP di nuova costituzione che spesso vantano pochi iscritti di grandi dimensioni.
A causa dell’elevato livello di competitività del mercato tedesco, i prezzi al
consumo seguono, generalmente, i prezzi alla produzione. Questo discorso è valido, in particolare, per le merci particolarmente deperibili. Per quanto riguarda i
prodotti immagazzinabili, i due prezzi non si muovono lungo binari perfettamente paralleli, benché vi sia comunque un elevato grado di correlazione.
Al contrario dei supermercati e ipermercati, i discount svolgono i propri acquisti in base alla disponibilità effettiva del prodotto e ai prezzi. Avendo soltanto un limitato numero di ortaggi a disposizione sugli scaffali, essi possono anche decidere di non inserire in listino determinati prodotti, se ritenuti troppo costosi o se non vi è sufficiente disponibilità. A causa del peso dei discount nella
filiera agro-alimentare, la decisione di non inserire nel proprio listino un prodotto può avere un enorme impatto sui prezzi alla produzione, perché ciò provoca un improvviso crollo nella domanda.
La formazione dei prezzi al consumo nella distribuzione moderna, come
precedentemente puntualizzato, costituisce il fattore determinante per la formazione dei prezzi alla produzione. Le aste quotidiane svolte presso le grandi OP
hanno perso la propria importanza, perché gli operatori non possono correre il
rischio di acquistare a prezzi fluttuanti e vendere ad un prezzo fissato settimanalmente: presso le aste in questione effettuano acquisti solo i piccoli operatori,
che vendono ai mercati all’ingrosso oppure su altri “liberi mercati” (nel 1994,
circa il 18 % dell’intero raccolto di ortaggi delle OP fu venduto tramite aste;
oggi tale percentuale non raggiungerebbe il 5 %).
I prezzi a pronti delle aste o delle vendite dirette ai supermercati effettuate per
telefono possono, comunque, differire notevolmente dai prezzi validi per grosse
quantità concordati la settimana precedente, in quanto la condizione di domanda
e offerta potrebbe essere cambiata. Le OP trattano questo problema in maniera
differente: alcune cercano di corrispondere al produttore una sorta di prezzo medio, ma in questo caso è difficile cogliere gli aspetti relativi alla qualità; altre OP
concedono a ciascun produttore la possibilità di scegliere se effettuare la vendita
tramite asta oppure telefonicamente, direttamente ai supermercati. Questa pratica
107
Box 4.1 - Esempi di formazione dei prezzi orticoli sul libero mercato
Esempio 1
Si ipotizza che i prezzi nella distribuzione moderna sono bassi e, conseguentemente,
sono bassi anche i prezzi al consumo, perché al momento dell’accordo (una settimana
prima) i partecipanti prevedevano un’elevata disponibilità. Al contrario, arriva il freddo ed il prodotto è scarso e, di conseguenza, i prezzi sul libero mercato s’impennano
e così avviene per i prezzi al consumo praticati presso i punti vendita che si approvvigionano in questi mercati (ad esempio, i mercati rionali). Poiché, però, questi prezzi
non subiscono alcun aumento a livello di distribuzione moderna, le vendite in questo
segmento non diminuiscono, anzi attraggono una crescente percentuale della pur scarsa offerta. Ciò alimenta i prezzi sul libero mercato fino ad un certo limite, corrispondente al punto in cui i prezzi sui mercati all’ingrosso sono superiori a quelli praticati
nei discount.
Esempio 2
I prezzi nella distribuzione moderna sono alti e, di conseguenza, anche i prezzi al
consumo perché al momento dell’accordo (una settimana prima) i partecipanti prevedevano un’offerta scarsa. È sopraggiunto il caldo ed il prodotto risulta, viceversa, essere abbondante. I prezzi sul libero mercato quindi scendono ed altrettanto avviene
per i prezzi al consumo praticati presso i punti vendita che si approvvigionano in questi mercati (ad esempio, i mercati rionali). Tuttavia, poiché questi prezzi non subiscono alcuna diminuzione a livello di GDO, le vendite in questo segmento non aumentano, lasciando in tal modo, una percentuale maggiore della copiosa offerta a disposizione del libero mercato. Questo fatto alimenta l’ulteriore discesa del prezzo, perché
il libero mercato non è più in grado di far fronte all’elevata quantità di prodotto e i
prezzi crollano a livelli bassissimi.
provoca una notevole speculazione talmente destabilizzante all’interno del mercato, da far sì che i produttori che vendono merce di qualità comparabile possono
spuntare prezzi molto diversi nell’arco della stessa giornata.
In Germania, i prezzi al consumo sono ancora molto volatili, dipendendo
dalle condizioni di domanda ed offerta. La formazione dei prezzi sul “libero
mercato” è influenzata dalle fluttuazioni quotidiane di domanda ed offerta e
dall’inerzia del sistema di formazione del prezzo nella distribuzione moderna,
come chiarito con due esempi riportati nel box 4.1.
Tutti gli organismi che effettuano la rilevazione dei prezzi degli ortaggi in
Germania, prendono generalmente in considerazione il prezzo franco OP5, a causa dell’inesistenza di un mercato a livello di azienda agricola. Questo discorso
vale altresì per gli operatori che pagano i coltivatori sulla base del prezzo che essi
ricevono, una volta detratti i costi sostenuti. Per quanto riguarda alcuni prodotti
come le carote o le cipolle, esistono invece dei veri e propri prezzi a livello di
azienda, poiché esiste un sia pur piccolo mercato franco azienda agricola per i
108
prodotti non classificati e non selezionati. Questo costituisce, tuttavia, un caso eccezionale anche per questi prodotti in Germania, ed i prezzi menzionati nelle
pubblicazioni dello ZMP relativi a prodotti non-classificati e non-selezionati fanno riferimento, di solito, a fonti olandesi.6
Gli aspetti contrattuali
Gli aspetti contrattuali rivestono un ruolo secondario nel commercio di ortaggi freschi: a differenza degli ortaggi sottoposti a trasformazione, infatti,
non esistono contratti scritti. Se il produttore è membro di un’organizzazione,
egli riceve un avviso di ricevuta da parte dell’organizzazione stessa (con l’indicazione del numero dei colli consegnati, e, nella maggior parte dei casi, di
un protocollo di qualità). Il produttore riceverà dall’organizzazione la comunicazione del prezzo ricevuto, lo stesso giorno (molto raramente) oppure diversi giorni o addirittura diverse settimane dopo, a seconda dell’organizzazione dei produttori interessata, del prodotto oggetto della transazione e del sistema di vendita.
L’esistenza di possibili sconti e facilitazioni - tipici della distribuzione
moderna - costituisce un problema piuttosto serio, poiché tali competenze sono versate alla fine dell’anno. Il reale prezzo di vendita realizzato dall’organizzazione dei produttori non potrà, pertanto, essere noto prima di tale scadenza. La pubblicazione dei prezzi di vendita giornalieri – così come effettuata dallo ZMP – può creare grossi problemi in quanto non tutti i produttori sono consapevoli del fatto che tali quotazioni non rappresentano i valori alla
produzione.
Le commissioni di vendita a carico dei produttori possono variare anche in relazione al loro volume d’affari: i produttori di dimensioni maggiori pagano spesso
commissioni minori (con uno scarto reale che oscilla tra il 13 % ed il 7 %), anche
se, in alcuni casi, tali riduzioni non avvengono in maniera del tutto trasparente.
Neanche nei casi in cui i produttori vendono ad operatori privati esistono
contratti scritti, gli organismi governativi non interferiscono in queste attività e
non vi è alcun tipo di mercato a termine per gli ortaggi7.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi alla produzione
I prezzi alla produzione (farm gate prices) di frutta e ortaggi non vengono né
rilevati né pubblicati8: tutti i valori disponibili sono riferiti alla fase successiva,
sono cioè prezzi franco organizzazione dei produttori, prezzi di vendita praticati
dagli operatori commerciali oppure prezzi franco azienda di confezionamento.
Questo tipo di valori a livello di “quasi-produzione” è raccolto, a livello nazionale, soltanto da due organizzazioni: ZMP e BLE, entrambi con sede centrale a Bonn.
Il BLE è un istituto pubblico sotto il controllo del Ministero dell’Agricoltura che si occupa, prevalentemente, della gestione delle diverse OCM (organizzazioni comuni di mercato) previste nell’ambito della PAC. I prodotti ortofrutticoli per i quali si svolge la raccolta dei prezzi sono i seguenti: fragole,
109
lamponi, more, ribes, ciliegie (dolci e amare), susine, mele, pere, insalate
(lattuga, “Lollo” rossa e bionda, “oak leaf”, “batavia”, romana, iceberg, radicchio, scarola, “frisee”, indivia, rucola), spinaci, asparagi, rabarbaro, sedano, cetrioli, pomodori, peperoni, piselli, fagioli, cavoli, cavoletti di Bruxelles,
cavolo cinese, broccoli, cavolfiore, carote, bietole rosse, finocchi, sedano-rapa, ravanelli, cipolle, prezzemolo, porri, aglio, crescioni, mais dolce, funghi
(Champignon).
Questi prezzi provengono esclusivamente da OP ufficialmente riconosciute
e sono utilizzati a solo scopo di rendiconto per la Commissione Europea. I
prezzi sono trasmessi alla sede centrale del BLE via fax o per e-mail, e una volta raccolti sono spediti via fax alla commissione dell’Ue.
Anche lo ZMP effettua la raccolta dei prezzi presso le OP per tutte le varietà di pertinenza. La Divisione di Orticoltura è strutturata in modo da disporre di unità lavorative ad Amburgo, a Stoccarda, a Monaco e a Bonn. I
prezzi ex organizzazioni dei produttori sono raccolti ad Amburgo, Stoccarda e
presso la sede centrale di Bonn. I prezzi rilevati a Stoccarda ed Amburgo sono immessi direttamente nella banca dati SQL9 a Bonn. Ciò è reso possibile
da una connessione tramite rete privata dati (VPN, Virtual private network),
nel caso di Stoccarda, e attraverso una connessione permanente con l’ufficio
principale di Amburgo.
La maggior parte dei dati raccolti proviene dalle OP: le piccole organizzazioni dei produttori della Germania meridionale (Stoccarda) inviano i dati via
fax alle sedi regionali che provvedono ad inserirli manualmente nella banca dati (per alcune piccole OP è necessario procedere attraverso contatti telefonici).
Tuttavia, le maggiori organizzazioni dei produttori inviano i propri prezzi (oltre
a indicazioni relative alle quantità vendute) via e-mail, utilizzando un foglio di
lavoro Excel standardizzato, che è inserito automaticamente nella banca dati,
utilizzando lo specifico codice del prodotto.
Il sistema descritto fa riferimento alla raccolta dei prezzi reali, che avviene
ad intervalli di una settimana o, anche, più volte a settimana. Si fa inoltre uso di
un sistema totalmente indipendente per la gestione dei dati mensili. I dati mensili sono utilizzati per le analisi di mercato e non per le informazioni reali sui
mercati. Esse provengono dai centri di contabilità generale delle organizzazioni
dei produttori e sono, solitamente, più corrette; ciò è dovuto al fatto che questi
dati “storici” non influenzano il mercato tanto quanto possano fare i dati sui
prezzi reali.
La spiegazione del perché lo ZMP non provveda ad aggregare i dati giornalieri (o pluri-settimanali) in un’unica elaborazione di dati mensili va cercata nel
fatto che le organizzazioni dei produttori, spesso, non sono a conoscenza dell’esatta quantità venduta ad uno stesso prezzo, né sono in grado di indicare un
prezzo medio. Essi devono, pertanto, fare delle stime riguardanti la quantità ed
il prezzo giornaliero che risentono, talvolta, dell’influenza di atteggiamenti tattici. Aggregando questi dati, dunque, non si riesce ad ottenere un quadro molto
soddisfacente della situazione reale.
110
Oltre che dalle OP, i valori al livello di “quasi-produzione” sono rilevati,
per alcuni prodotti, dagli operatori commerciali (ciò avviene, in particolare,
relativamente a cavoli bianchi e rossi, carote e cipolle). Per questi prodotti lo
ZMP cura la pubblicazione di speciali newsletter di mercato. I prezzi sono
rilevati per telefono, poiché si intende sfruttare tale opportunità al fine di
raccogliere altre informazioni sulle vendite, la qualità, le giacenze, ecc. I
prezzi citati non sono oggetto di pubblicazioni da parte di associazioni o di
produttori, ma sono utilizzati soltanto come valori a livello nazionale o regionale.
La struttura e l’organizzazione della rilevazione
Il BLE è stato incaricato dalla Commissione Ue di fornire i prezzi per le varietà sopra indicate, con facoltà di fornire l’indicazione di una media nazionale
oppure della media di un mercato rappresentativo. In linea di massima, il BLE
rileva i prezzi di un mercato rappresentativo.
I rilevamenti eseguiti dallo ZMP (“Documento Statistico sul Mercato degli
Ortaggi”) riguardano le quantità commercializzate mensilmente e i prezzi ricevuti, per la frutta e gli ortaggi, da 40 operatori: 29 sono OP riconosciute, gli altri sono OP precedentemente riconosciute, cooperative agricole di vendita o,
semplicemente, grossi produttori. Lo scopo di questa rilevazione è coprire la fascia più ampia possibile di mercato ai costi più bassi possibili. L’obiettivo principale è, pertanto, ottenere le informazioni dai principali fornitori del paese:
non esistendo alcun obbligo legale a carico di questi soggetti relativamente alla
comunicazione di tali informazioni, essi devono essere compensati per il servizio reso. I dati mensili devono fare riferimento a tutti i tipi di ortaggi freschi
commercializzati dall’organizzazione. Negli ultimi anni lo ZMP, nelle proprie
statistiche di mercato, ha coperto circa il 50% della produzione nazionale di ortaggi freschi e ciò contribuisce a dare un elevato livello di credibilità ai prezzi
rilevati.
Invece, i dati sui prezzi settimanali o giornalieri sono raccolti da 26 operatori di tipo diverso (OP, cooperative etc.). I prodotti per i quali si effettua la raccolta delle informazioni sono stabiliti nei contratti di trasmissione dei dati, sulla
base della rilevanza attribuita a ciascun prodotto dalle Statistiche di Mercato
dello ZMP (e dalla propensione a comunicare tali dati). Per quanto riguarda le
produzioni di maggiore importanza, quali il cavolfiore, gli asparagi o la lattuga,
sono 14 le organizzazioni che comunicano i dati su base giornaliera; per i prodotti di minore importanza da 6 a 8 organizzazioni sono sufficienti a svolgere
tale attività. Anche per questa tipologia di informazioni (carattere giornaliero)
gli operatori ricevono un compenso.
Sia i dati mensili che quelli giornalieri sono registrati nel momento in cui
essi vengono inseriti nella banca dati e il relativo compenso per gli operatori
può essere gestito molto semplicemente in relazione alla reale comunicazione
delle informazioni10. I dati settimanali o giornalieri sono inviati tra le ore 12 e
le ore 17, e sono inseriti nella banca dati nel corso dello stesso giorno.
111
La frequenza richiesta dipende dal prodotto considerato: per quanto riguarda
gli asparagi, si richiedono ancora dati giornalieri; per gran parte degli altri tipi
di ortaggi, è sufficiente che i dati siano trasmessi 2 o 3 volte la settimana; per le
colture meglio conservabili, come carote o cipolle, i prezzi settimanali sono sufficienti.
La gestione dei dati
Memorizzazione ed elaborazione
I dati mensili e giornalieri sono memorizzati in due distinte banche dati
SQL.
I prezzi giornalieri sono memorizzati come prezzo minimo e prezzo massimo, con l’eliminazione dei valori estremi. Un controllo automatico di attendibilità impedisce che il sistema acquisisca valori che siano al di fuori di
un intervallo determinato. Non vi è indicazione di “prezzo più frequente”:
inoltre, sebbene si effettui anche la registrazione delle quantità, i prezzi non
sono ponderati. Le quantità sono pubblicate unitamente ai prezzi soltanto
per consentire al lettore di avere un’idea circa l’importanza di quel particolare prezzo.
I prezzi medi a livello di OP (o di altra organizzazione similare) sono disponibili, per ciascuna giornata, come semplice media aritmetica, sia per singola
organizzazione che per tutte le organizzazioni nel loro complesso. La pubblicazione contiene l’indicazione di prezzi “da – a” per ciascuna organizzazione, la
media dei prezzi per tutte le organizzazioni riferita a quella data, e l’andamento
rispetto all’ultima media disponibile, espressa come “in calo”, “in aumento”,
“invariata”. Il rendiconto dei prezzi correnti di mercato non richiede solitamente
metodologie più sofisticate di elaborazione dei dati.
Le medie settimanali, benché regolarmente calcolate, non sono di solito oggetto di pubblicazione, poiché l’assenza di un sistema di ponderazione ne limita
il valore. Solo per alcuni prodotti che – come i cavolfiori - registrano una variazione tra una settimana e l’altra, i dati settimanali sono utilizzati ai fini dell’analisi di mercato.
I dati mensili sono trasmessi spesso in formato elettronico (su cd o per email). Poiché queste informazioni sono gestite in maniera differente dalle diverse organizzazioni dei produttori, lo ZMP dispone di una speciale macro di conversione per ciascuna associazione di produttori, che trasforma i file di dati, codificandoli secondo il sistema dello ZMP. Ciascun file di dati contiene le quantità vendute e i ricavi conseguiti, da cui si ricava il prezzo.
L’analisi dei prezzi
Il principale interesse degli utenti riguarda l’andamento dei prezzi più recenti e l’analisi del livello delle quotazioni in generale riveste un’importanza minore, a causa della ben nota eterogeneità del gruppo di prodotti considerato. Nelle
attività di rendiconto tipiche del mercato di breve periodo, il prezzo è definito
112
dall’offerta nazionale, dalle importazioni, dalle variazioni di qualità o dalle modifiche nella domanda, senza alcuna analisi statistica formale.
Nel caso dei dati mensili o annuali, non esiste alcuno schema standard di
analisi del prezzo. Sono tuttavia eseguite analisi tipiche sulla valutazione dell’andamento di lungo periodo (solitamente 10 anni) del mercato (a valori nominali o deflazionati). Se tale operazione è eseguita con i dati mensili, è possibile
individuare anche il dato sulla stagionalità.
Un’altra valutazione specifica riguarda le analisi dei margini, effettuata attraverso il raffronto tra i prezzi al consumo rilevati dal panel GfK e i prezzi
mensili dell’OP. Talvolta possono insorgere difficoltà nella vendita a causa della scarsa sensibilità dei prezzi al consumo. In talune occasioni, si è fatto uso dei
dati per calcolare la diversa elasticità dei prezzi della domanda o le reazioni ritardate dell’offerta (ciclo dei suini). E’ necessario, tuttavia, tenere sempre presente che l’analisi dei dati non è eseguita dal solo ZMP. Con la pubblicazione
dei dati convalidati, essi sono a disposizione di una vasta platea di gruppi di interesse, che fanno anch’essi uso dei dati per l’analisi dei prezzi (come, ad
esempio, gli istituti universitari).
Pubblicazione e divulgazione
I prezzi reali relativi agli ortaggi freschi sono pubblicati sul sito Internet
Service O&G-Online, per l’accesso al quale è necessaria la registrazione ed il
pagamento di un canone (che non riesce comunque a coprire pienamente i costi
del sistema), per l’ottenimento di una password: poiché quello dell’orticoltura
non costituisce un settore molto importante, infatti, il contributo previsto dalla
Absatzfond non è sufficiente a finanziare il vasto e dispendioso sistema di attività legato alle relazioni di mercato in questo settore; inoltre, alla base della richiesta del pagamento del canone vi è la necessità di ricevere un feedback da
parte degli utenti alle informazioni fornite (infatti, i servizi gratuiti di informazione non sono mai sottoposti a critiche e nel caso di servizi in stampa i destinatari non si curano neanche di informare il mittente del fatto che essi non hanno alcun bisogno di determinate informazioni; al fine di garantire un certo livello di qualità, dunque, si è ritenuto opportuno “vendere” le informazioni e
pertanto quasi tutti i servizi informativi dello ZMP sono a pagamento).
Il servizio in rete riguardante frutta ed ortaggi è attualizzato dalla banca dati
ogni 20 minuti. I prezzi possono essere consultati interrogando il sistema sia
per singolo mercato (cioè, relativamente a diversi ortaggi per ogni mercato) che
per prodotto (cioè, più mercati per ciascun tipo di ortaggio). Il servizio in rete
contiene altresì brevi notizie, un commento settimanale sull’andamento del
mercato, osservazioni dai mercati all’ingrosso, i prezzi all’ingrosso e quelli al
consumo.
Il secondo metodo di pubblicazione, in ordine di importanza, è rappresentato dalla diffusione via fax o via e-mail. In particolare, il servizio via fax riguardante gli asparagi e gode di una notevole popolarità (500 clienti paganti), in
considerazione del fatto che questo mercato è molto volatile. Esiste, infine, an-
113
che un rapporto (settimanale) di mercato in forma cartacea.
I prezzi mensili sono disponibili tramite un rapporto pubblicato da ZMP a
scadenza mensile e sull’annuario statistico (il Bilanz Gemüse, fornito anche
in fogli Excel su CD-rom). È in fase di progettazione uno speciale sito internet per le informazioni a lungo periodo. I prezzi mensili sono utilizzati nell’elaborazione di numerose analisi di mercato riguardanti singoli prodotti, come
ad esempio nel caso degli articoli mensili inseriti nella Rivista dei Produttori
Tedeschi di Ortaggi (Newspaper of the German Vegetable Growers).
4.2.2 La frutta fresca
La struttura del mercato: le caratteristiche principali
Il mercato della frutta fresca è piuttosto simile a quello degli ortaggi freschi:
esistono, tuttavia, alcune differenze nella struttura del mercato e nel processo di
formazione dei prezzi, che saranno evidenziate nelle pagine che seguono (ove
non esistesse alcuna differenza, si farà riferimento al corrispondente paragrafo
riguardante gli ortaggi freschi).
A differenza della produzione di ortaggi, in via di espansione, la produzione
di frutta è cresciuta solo moderatamente nel corso dell’ultimo decennio (+0,6%
annuo). Circa il 75% della produzione totale di frutta è costituita da mele: tale
comparto, pur essendo tuttora in fase stagnante, continua a dominare la produzione frutticola nazionale; la coltivazione di piccoli frutti, in particolare di fragole (+7% annuo) sta crescendo rapidamente, mentre la produzione di frutta a
nocciolo, in particolare di susine e ciliege, è in una fase di stagnazione, poiché
si stanno sostituendo numerosi vecchi frutteti con nuovi impianti, in numero
minore ma più produttivi.
Le esportazioni non giocano un ruolo fondamentale ed ammontano a sole
200.000 tonnellate, se non si considerano le ri-esportazioni di frutti tropicali. Il
principale prodotto frutticolo esportato fresco è la mela, destinato in quantità significative nei paesi dell’Europa Orientale (nel 2004 le esportazioni sono aumentate notevolmente, ma questo è segno della sovrapproduzione registrata in
quello specifico anno, e non di una reale crescita strutturale).
Le mele sono disponibili per 10-11 mesi l’anno, ma la stagione della maggior parte dei piccoli frutti resta ancora piuttosto breve.
La classificazione merceologica
Come nel caso degli ortaggi, la classificazione del prodotto ai fini del rilevamento dei prezzi alla produzione non è molto complessa. Molte organizzazioni dei produttori, tuttavia, utilizzano parametri interni più sofisticati, in particolar modo per le mele (la percentuale di colore rosso per le varietà bicolori,
la tenerezza della polpa, i gradi brix). La codifica a barre dei prodotti pre-confezionati è piuttosto frequente, ma i punti deboli descritti nel capitolo dedicato
agli ortaggi valgono anche per la frutta.
114
La descrizione del mercato
La produzione di frutta è destinata prevalentemente al mercato del prodotto
fresco: solo per alcune produzioni minori, come le visciole, l’industria di trasformazione rappresenta il principale cliente. Nel caso delle mele, tuttavia, circa il 25% del raccolto deve essere destinato alla trasformazione poiché non
soddisfa i requisiti del mercato del fresco.
La quota di prodotto proveniente dalle OP riconosciute, per quanto riguarda
la frutta fresca, è pari al 45% del totale. Al contrario degli ortaggi, le organizzazioni dei produttori di frutta sono per lo più cooperative. Gli altri aspetti relativi
alla struttura di mercato sono molto simili a quello degli ortaggi freschi. Riguardo ai consumi, si stima che la quota di frutta fresca consumata al di fuori
delle mura domestiche sia pari soltanto al 6% circa. Anche nel caso della frutta,
i Discount rappresentano un importante canale di commercializzazione (la quota di prodotto commercializzata attraverso i Discount è pari al 52 %), così come
i supermercati.
La formazione dei prezzi
Il processo di formazione dei prezzi per le produzioni deperibili, come le
fragole o la frutta in nocciolo, è simile a quello descritto per gli ortaggi, viceversa, nel settore dominante delle mele risulta diverso. Grazie alla possibilità di conservazione in magazzino, la differenza tra il “libero mercato” e la
“distribuzione moderna” non è tanto pronunciata come nel caso degli ortaggi
freschi o della frutta deperibile. Esistono, però, altri problemi: uno di questi
è rappresentato dai cosiddetti “prezzi di soglia” tipici della distribuzione moderna: è cosa piuttosto comune che quasi tutti i supermercati vendano tutte le
varietà di mele a un prezzo pari a 1,99 €/kg, mentre i valori alla produzione
variano considerevolmente tra le diverse varietà e di settimana in settimana.
Poiché, però, questi segnali di mercato non sono trasmessi al consumatore,
non vi è modo per adattare la domanda alla quantità di offerta. Il prezzo unico per tutte le varietà è dovuto al sistema prevalente di vendita tipico dei sistemi self-service: poiché l’operatore addetto alla cassa del supermercato
non può distinguere le varietà di mele, esse devono necessariamente essere
vendute allo stesso prezzo. Ciò ha determinato una situazione in cui le varietà di maggior pregio sono sostenute dall’erogazione di sussidi, mentre le varietà di valore minore sono vendute ad un prezzo troppo alto. Gli esercenti
dei discount seguono invece una politica dei prezzi più flessibile, ma non
trattano, solitamente, la vendita di più di 2 varietà (pre-confezionate) contemporaneamente.
Un’altra peculiarità del processo di formazione dei prezzi nel settore delle
mele è rappresentata dalle “Notierungskommissionen” (le “commissioni regionali per la quotazione dei prezzi”). Queste commissioni operano nelle principali
regioni di produzione nella Germania settentrionale e meridionale: un certo numero di coltivatori (5 al nord) e lo stesso numero di operatori commerciali si riuniscono una volta la settimana e concordano di pubblicare i prezzi prevalenti
115
delle diverse varietà/qualità. Generalmente, vi è un soggetto indipendente (nella
Germania settentrionale, un funzionario dello ZMP) che svolge il ruolo di moderatore nel corso di queste trattative. Il prezzo risultante dalla consultazione è
reso pubblico e costituisce un’indicazione a beneficio dei coltivatori, non avendo alcun carattere vincolante. Insieme al valore, si rende pubblico anche l’esito
della votazione: in questo modo, il lettore è in grado di realizzare se il prezzo è
stato raggiunto a stretta maggioranza o all’unanimità. Il livello della quotazione
viene definito come “prezzo di vendita franco regione di produzione”. Nella
Germania settentrionale si detrae l’importo di 5€ per 100 kg per poter ottenere
un prezzo “reale” franco azienda di produzione. In particolar modo in annate
caratterizzate da sovrapproduzione, l’individuazione del prezzo regionale è
soggetto a notevoli pressioni. Ciò nonostante, queste commissioni sono attive
da oltre trenta anni.
Gli accordi contrattuali
Al contrario degli ortaggi, gli accordi contrattuali non hanno, in pratica, alcun ruolo nella vendita della frutta.
Altre caratteristiche
Tutte le altre caratteristiche riguardanti la raccolta dei prezzi alla produzione per la frutta sono simili a quelle descritte per gli ortaggi. Va ricordato, altresì, che l’attenzione dei produttori e degli operatori commerciali non ricade soltanto sui valori alla produzione. Uguale importanza hanno infatti le informazioni relative alle giacenze e le previsioni sui raccolti.
4.2.3 I cereali
La struttura del mercato: le caratteristiche principali
Con il 58% di tutta la superficie a seminativi destinata alla coltivazione di
cereali, questo è ancora il settore dominante nella produzione agricola tedesca. Nell’ultimo decennio la superficie destinata alla coltivazione dei cereali
è variata tra i 6,2 ed i 6,7 milioni di ettari ma in questi ultimi anni è rimasta
stabile. L’importanza economica del settore cerealicolo ha recentemente subito un indebolimento a causa delle decisioni politiche prese nell’ambito della
PAC. Mentre la quota delle vendite dei cereali rispetto al totale delle vendite
dei prodotti agricoli era pari al 30% alla fine degli anni ’90, ora la stessa è calata al 25%.
La Germania è un paese esportatore netto di cereali, con una produzione
in eccedenza che oscillava, negli ultimi anni, tra 5 e 6 milioni di tonnellate.
La posizione di esportatore netto è valida per tutte le specie di cereali, ad eccezione di avena e mais. La bilancia commerciale positiva si è tuttavia alquanto erosa successivamente all’allargamento dell’Ue, poiché una maggiore
quota di importazioni entra ora in Germania, proveniente dai nuovi Stati
membri.
116
Si è verificato, in questi ultimi anni, un notevole cambiamento strutturale: le
aziende agricole sono diventate più grandi nell’ex Germania Ovest, dove le dimensioni delle stesse erano tradizionalmente piuttosto modeste: negli ultimi
dieci anni, la percentuale di aziende con una superficie agricola totale pari o
superiore a 100 ettari è salita dal 16% al 26%. Nei nuovi Sati Federali, invece,
la struttura delle aziende agricole è rimasta stabile ed è molto diversa sia per
quanto riguarda l’estensione delle aziende che il loro assetto organizzativo: il
93% della superficie agricola è coltivata da aziende che hanno un’estensione
superiore a 100 ettari, e il 48% dei terreni agricoli appartiene ad aziende che
dispongono di più di 1.000 ettari. D’altronde, queste aziende solitamente non
appartengono a un singolo proprietario (solo il 25% di tutte le aziende dei nuovi Sati Federali è gestito come aziende agricole private, mentre il 90% di tutte
le aziende agricole nell’ex Germania Ovest sono condotte dal relativo proprietario).
La classificazione merceologica
I criteri di qualità applicati nella rilevazione dei prezzi alla produzione dei
cereali da parte dello ZMP sono differenti in funzione del prodotto: ad esempio
il frumento tenero si differenzia in quattro categorie di qualità, la segale, l’orzo
e l’avena si dividono in sole due categorie; oltre ai criteri di qualità, comunque
vengono spesso aggiunte anche informazioni complementari quali il peso specifico, la destinazione d’uso, il mulino di trasformazione, il momento della vendita (post-raccolta, o a prodotto immagazzinato) etc.
La descrizione del mercato
Nel descrivere la struttura della filiera cerealicola, si nota innanzitutto che i
cerealicoltori vendono, di solito, il prodotto immediatamente o alcune settimane dopo il raccolto: il 55% dei cereali raccolti è venduto nel secondo trimestre
(luglio-settembre), un altro 20% è venduto entro la fine dell’anno e il restante
25% è immagazzinato più a lungo e venduto fino all’inizio della campagna successiva.
Il primo acquirente può essere una cooperativa di primo grado (Raiffeisen
Genossenschaft) oppure un operatore privato nella regione di produzione (commercio locale del Land, Landhandel). Esistono approssimativamente 500 operatori privati e 1.000 cooperative. Anche in questo caso, l’estensione media delle superfici dedicate è aumentata e il numero degli operatori economici è diminuito enormemente negli ultimi anni. Il primo acquirente è generalmente responsabile della determinazione della qualità, poiché i coltivatori non dispongono abitualmente degli strumenti necessari a tale scopo.
I primi acquirenti vendono ai grossisti, che possono essere sia cooperative
di secondo grado (6), oppure grossisti privati (circa 10 società di dimensioni
maggiori). Tra il primo e il secondo acquirente è possibile avvalersi del servizio
di un intermediario. Il secondo acquirente (grossista) può operare nel settore
dell’esportazione, oppure vendere ad un mulino o, ancora, ad un’azienda per la
117
produzione di componenti per mangimi animali (senza considerare le circa 180
distillerie). Tra i circa 180 mulini presenti in Germania, i 10 più grandi rappresentano l’80% del fatturato, mentre i restanti hanno una rilevanza soltanto regionale. Esistono circa 180 industrie che si occupano della produzione di componenti per mangimi animali in Germania.
I grandi produttori della Germania Orientale possono operare anche in veste
di operatori commerciali o persino come grossisti poiché essi dispongono di
quantità abbastanza grosse provenienti da migliaia di ettari di terreno. Se si dovesse saltare uno o due degli attori presenti nella filiera, la definizione dei prezzi sarebbe, ovviamente, diversa. Questa possibilità è indicata con il nome
“Streckengeschäft” (letteralmente “transazione diretta”), e i prezzi sono rilevati
conseguentemente.
La formazione dei prezzi
Nel caso dell’orzo e dell’avena, il livello del prezzo d’intervento resta il
principale fattore determinante del prezzo, a meno che non si registri un raccolto relativamente scarso, come nel caso del 2003. La segale è stata rimossa
dal sistema dei prezzi minimi e del meccanismo d’intervento. Nel caso del
mais, l’intervento è possibile in via teorica, ma esiste soltanto un’area d’acquisto in Baviera; per tale prodotto il prezzo di mercato è generalmente maggiore del prezzo d’intervento, e pertanto l’intervento resta soltanto un’opzione teorica.
Al contrario di quanto descritto per la frutta e gli ortaggi, la formazione del
prezzo dei cereali non è dominata da nessun attore specifico della filiera di
mercato. In considerazione del basso valore unitario, i costi di trasporto svolgono un ruolo fondamentale e limitano le diverse possibilità di vendita.
Gli accordi contrattuali
L’importanza complessiva dei contratti nella commercializzazione dei cereali è molto limitata. L’unica eccezione è rappresentata dall’orzo per la produzione di malto, in cui la superficie coltivata su contratto può raggiungere il
45%. Tuttavia, data la pressione sui prezzi degli ultimi anni, i produttori di malto sono meno propensi a stipulare contratti per l’orzo, in quanto il prezzo sul libero mercato è quasi sempre piuttosto basso. La percentuale delle superfici coltivate su contratto, pertanto, è calata notevolmente, e ciò è causato anche dal
fatto che le varietà preferite per la produzione di malto sono attualmente prodotte in altri Stati. Il rischio per l’acquirente di non riuscire a reperire sufficiente materia prima della qualità desiderata è divenuto, pertanto, minore.
Gli accordi contrattuali svolgono un ruolo, sia pure assai limitato, nella
commercializzazione di avena e di alcune varietà di frumento di eccellente
qualità, sia da taglio che da miscela. In tutti gli altri casi, non esistono, solitamente, accordi contrattuali scritti. Esiste un contratto a termine per l’orzo e il
grano da malto presso la WTB di Hannover, ma, in realtà, non si pongono in
essere operazioni a termine. Laddove si utilizzassero operazioni a termine per
118
proteggersi da rischi di prezzo, in Germania si farebbe uso dei futures del
Matif di Parigi.
Per quanto riguarda le vendite all’ingrosso, i prezzi sono rilevati e resi pubblici da 15 borse regionali (Getreide- und Produktenbörsen, Borsa cereali e
prodotti in genere), ma non si tratta di prezzi alla produzione.
Le strutture responsabili della raccolta dei prezzi
I prezzi dei cereali sono raccolti quasi esclusivamente dallo ZMP in collaborazione con le Camere dell’Agricoltura e le sedi regionali delle Unioni degli
Agricoltori (nell’ex Germania Ovest) così come descritto sopra. I prezzi raccolti sono trasmessi – per il tramite del Ministero dell’Agricoltura – al BLE, che
utilizza i dati ricevuti a scopi ufficiali (ad esempio, in sede di comitato Cereali
a Bruxelles).
Il dipartimento dello ZMP che si occupa dei seminativi è responsabile per
questa attività, mediante l’impiego di risorse presso la sede di Berlino e attraverso le camere dell’agricoltura e le unioni regionali degli agricoltori. In particolare, tali organismi effettuano la raccolta dei prezzi in 12 regioni, mentre lo
ZMP a Berlino effettua la rilevazione dei prezzi nelle restanti 5 regioni.
L’unica fonte alternativa di rilevazione dei prezzi alla produzione è rappresentata da una ben nota rivista mensile specializzata in agricoltura (la Top
Agrar). Dal momento che i prezzi alla produzione rilevati dalle Camere dell’Agricoltura, dalle Unioni Regionali degli Agricoltori e dallo ZMP fanno riferimento al primo acquirente, si potrebbe ipotizzare che questi valori siano troppo
bassi. Attraverso una sperimentazione attuata con l’utilizzo di un nuovo sistema
di raccolta dei prezzi alla produzione è stato possibile accertare che i valori rilevati dai produttori tendono ad essere, in realtà, piuttosto alti. Tuttavia, l’andamento delle quotazioni rilevate nei due sistemi, confrontati settimanalmente, risulta quasi perfettamente parallelo. È molto probabile, pertanto, che il “prezzo
reale” si trovi giusto nel mezzo. La rivista Top Agrar rileva i prezzi alla produzione dei cereali contattando telefonicamente alcuni produttori ed operatori
commerciali.
La struttura e l’organizzazione della rilevazione
Le Camere dell’Agricoltura, le Unioni Regionali degli Agricoltori e lo ZMP
(di Berlino) effettuano le rilevazioni dei prezzi alla produzione principalmente
per telefono. La seconda possibilità di rilevazione è rappresentata da un modello che può essere inviato via fax o per posta dopo la sua compilazione. La definizione di prezzo è “l’importo pagato al produttore per cereali della qualità descritta, consegnati al magazzino del primo acquirente”. I prezzi sono rilevati
settimanalmente (il martedì) per essere quindi trasmessi allo ZMP entro le ore
10 del giovedì successivo.
I partner della cooperazione regionale (le Camere dell’Agricoltura, le Unioni degli Agricoltori) sono tenuti a comunicare una scala di prezzi (tralasciando i
valori estremi) insieme all’indicazione della quotazione più frequente per cia-
119
scun bene in listino (se commercializzato). Il prezzo più frequente è rappresentato dal valore al quale sono vendute le quantità maggiori. Gli organismi indicati sono anche tenuti a segnalare il numero di rappresentanti contattati ogni
settimana. La comunicazione allo ZMP avviene ancora in maniera piuttosto tradizionale, prevalentemente per fax. I prezzi sono inseriti manualmente nella
banca dati.
La gestione dei dati
I prezzi settimanali più frequenti, per ciascuna regione, sono memorizzati in
una banca dati di tipo SQL. Essi sono quindi aggregati in medie mensili nazionali attraverso uno schema di ponderazione a fronte delle quantità medie di
vendita per ciascuna regione. I valori mensili sono calcolati come medie aritmetiche, ma non esprimono medie stagionali, a causa della mancanza di dati indicativi delle quantità commercializzate per mese. Il Ministero dell’Agricoltura
procede anche al calcolo delle medie stagionali. Esiste un controllo automatico
di plausibilità attuato durante l’inserimento dei prezzi (una scala predeterminata di valori possibili).
I prezzi dei cereali non sono analizzati in maniera ufficiale dallo ZMP: l’analisi delle quotazioni consiste, praticamente, in un confronto con i dati relativi
all’anno precedente (o dei due anni precedenti), talvolta di natura grafica. A
causa del fatto che i prezzi dei cereali rispecchiano soltanto una parte dei profitti derivanti dalla coltivazione dei cereali stessi (l’altra parte è rappresentata
da indennizzi o pagamenti disaccoppiati per ettaro coltivato), è stato sempre riposto un interesse piuttosto limitato verso un’analisi dei prezzi più dettagliata.
Poiché i cereali costituiscono ancora un prodotto strategicamente importante dal punto di vista politico, le informazioni dello ZMP sul mercato dei cereali
sono pubblicate su tutte le riviste regionali specializzate per gli agricoltori.
Inoltre, si effettua anche la stampa di un bollettino di mercato settimanale denominato “Cereali, semi oleosi e foraggi”, che è disponibile anche on-line a fronte del pagamento di un abbonamento.
I servizi erogati direttamente dallo ZMP sono utilizzati prevalentemente
dagli operatori commerciali e dai soggetti che operano nel settore dell’industria di trasformazione. Per quanto riguarda i produttori agricoli, solo quelli
di dimensioni realmente elevate utilizzano i servizi citati. Allo scopo di incrementare la diffusione delle informazioni tra i coltivatori e migliorare la qualità dell’informazione sui prezzi alla produzione, si è progettato di adottare
una soluzione Extranet per rilevare i prezzi direttamente presso i produttori
(attraverso il sistema on-line definito Market Information System, o MIS): tale
sistema si basa sul fatto che se un agricoltore inserisce i dati relativi alle sue
vendite, potrà consultare i dati relativi alle medie regionali e nazionali. Tuttavia, poiché le Camere dell’Agricoltura e le Unioni Regionali degli Agricoltori
non desiderano perdere la propria influenza sull’attività di rilevamento dei
prezzi alla produzione, lo sviluppo di tale sistema sta procedendo in modo
non del tutto fluido.
120
4.2.4 I suini
La struttura del mercato: le caratteristiche principali
Dopo un declino durato sino al 1997, la produzione tedesca di suini da macello è aumentata rapidamente nel periodo successivo (1998-2005): si stima che
la macellazione di suini abbia raggiunto 49 milioni di capi nel 2006, il che corrisponderebbe ad un aumento pari al 25% rispetto al 1997 (inclusa la macellazione di suini importati vivi).
Mentre la produzione è aumentata, il numero di aziende agricole con suini è
diminuito di oltre il 25%. Circa il 30% di tutti i suini sono allevati in aziende in
cui sono presenti più di 1.000 capi, mentre 5 anni fa questa quota raggiungeva
soltanto il 20%. L’importanza della “macellazione domestica”, ovvero la macellazione realizzata per auto-consumo, è diminuita ad un valore inferiore
all’1% dell’intera produzione macellata.
Anche la concentrazione degli impianti di macellazione è cresciuta: attualmente,
i principali 10 impianti di macellazione controllano oltre il 60% di tutta l’attività.
Il consumo nazionale della carne di maiale è rimasto stabile negli ultimi anni, e corrisponde a circa 4,5 milioni di tonnellate. Mentre la Germania è stato
un paese importatore netto nella metà degli anni ’90 – le importazioni di 1,1
milioni di tonnellate erano affiancate dalle appena 250.000 tonnellate di esportazioni – i flussi in entrata ed in uscita si sono bilanciati nel 2005 (1,1 milioni
di tonnellate) ed è probabile che nei prossimi anni la Germania divenga un
esportatore netto.
La classificazione merceologica
Esistono sistemi differenti di classificazione merceologica anche se si utilizza tradizionalmente la classificazione europea (classi E,U,R,O e P), in cui il
tasso di carne magra (“Muskelfleisch”) è uno dei fattori di valutazione principali. Le quotazioni ufficiali di prezzo sulla base delle leggi nazionali vigenti richiedono che i prezzi siano registrati utilizzando tale metodologia. La quotazione dei prezzi settimanali alla produzione elaborata dallo ZMP fa riferimento ai
suini da macello che presentano il 56% di carne magra, utilizzando lo schema
di pagamento Euro Reference.
Negli ultimi anni si è fatto strada un altro sistema di classificazione, denominato AutoFOM: secondo questo sistema, il valore di un suino è calcolato misurando la percentuale di tagli diversi – in particolare, i tagli che rivestono una
certa importanza economica come la lonza e il prosciutto – sul suino intero. La
classificazione con AutoFOM attribuisce un indice che varia, solitamente, tra
0,95 e 1,02; la quotazione settimanale dello ZMP si trasforma in un equivalente
prezzo AutoFOM utilizzando l’indice 0,972.
La struttura del mercato
La maggior parte dei suini tedeschi da macello viene venduta attraverso le
associazioni dei produttori agli impianti di macellazione, ma non è possibile
121
determinarne l’esatta percentuale. Esistono molte importanti differenze a livello
regionale. Nella Bassa Sassonia, gran parte dei produttori fa parte di associazioni, mentre nel vicino land del Nord Renania-Westfalia tali entità svolgono
un ruolo limitato. Se un produttore fa parte di un’associazione, venderà la propria produzione per intero tramite l’associazione stessa. I produttori indipendenti vendono privatamente ad operatori privati o direttamente agli impianti di
macellazione (sempre che ciò sia possibile), anche se in genere i grandi impianti di macellazione non trattano direttamente con i produttori. Se un’organizzazione di produttori vende ad un impianto di macellazione, il trasporto sino all’impianto potrà essere organizzato da un operatore privato oppure da aziende
specializzate che forniscono servizi logistici.
Esistono, in Germania, poco più di 200 impianti di macellazione: i primi 5
controllano, tuttavia, il 53% di tutta l’attività di macellazione dei suini. Il più
grande tra questi impianti è il Vion, una società mista tedesco/olandese; il secondo impianto in ordine di importanza è il Tönnies, una società privata, mentre il terzo – denominato Westfleisch – è una cooperativa che fa ampio uso di
accordi contrattuali al fine di garantire l’approvvigionamento di suini da macello. Gli impianti di macellazione di grandi dimensioni dispongono, solitamente,
di società affiliate che si occupano della successiva lavorazione e trasformazione, come, ad esempio, per il taglio delle carni. Il commercio di mezzi suini è in
diminuzione e non ha più molta importanza. Alcune società si occupano altresì
della preparazione di confezioni per i consumatori.
Il settore della trasformazione (principalmente, per la produzione di salumi)
è molto importante in Germania, ma risulta tuttavia difficile differenziare i diversi tipi di carne (suini, bovini, pollame) oggetto di trasformazione. Se si considera il consumo da parte delle famiglie, il consumo totale di carne fresca considerando tutti i tipi di carne - è leggermente superiore (53%) al consumo di
carne lavorata.
La formazione dei prezzi
La formazione dei prezzi per il settore delle carni suine rappresenta, in Germania, un argomento piuttosto complesso.
Molti degli impianti di macellazione preferiscono sottoscrivere accordi contrattuali con gli allevatori, mentre questi ultimi tengono in grande considerazione la propria indipendenza. Gli allevatori fanno generalmente parte di associazioni di produttori che si pongono come potenti antagonisti del comparto molto unito degli impianti di macellazione. In pratica, gli allevatori non cambiano
molto di frequente l’impianto di macellazione destinatario della propria produzione, ma vogliono comunque mantenere questa possibilità.
Lo ZMP segue con molto impegno il processo di formazione dei prezzi:
ogni venerdì, all’inizio della giornata, 26 organizzazioni di produttori partecipano a delle conferenze telefoniche a livello regionale; nel corso di queste
conferenze, si discute circa la situazione del mercato e si calcolano i prezzi
medi ricevuti; si comunica, inoltre, la previsione per l’offerta della settimana
122
successiva – insieme ad una proiezione dei relativi prezzi - all’associazione
delle organizzazioni dei produttori, che è collegata alla Camera dell’Agricoltura della Bassa Sassonia. In questa sede, si elabora anche un sommario della
situazione del mercato (si effettua, cioè, un calcolo dell’offerta prevista e del
prezzo medio proposto, calcolato come media aritmetica dei differenti 26 valori). Mentre le organizzazioni dei produttori affrontano il dibattito, lo ZMP
contatta gli impianti di macellazione e gli operatori commerciali. Alle 11.00
si discute circa il prezzo della settimana successiva (valido dal venerdì sino al
giovedì successivo) nel corso di una conferenza telefonica a cui prendono
parte 9 tra le maggiori organizzazioni di produttori, la Camera dell’Agricoltura della bassa Sassonia e lo ZMP. Lo ZMP svolge il ruolo di moderatore del
dibattito11.
Al termine del dibattito si decide e si pubblica una “proposta di prezzo base” per la settimana successiva (indicata, nel settore industriale, come “prezzo-ZMP”, “prezzo base” oppure “prezzo SO” - prezzo Sud Occidentale). Tale
valore proposto può deviare dalla media calcolata dalle Camere dell’Agricoltura per 1 centesimo. La quotazione è pertanto determinata soltanto dagli allevatori: poiché, però, questi ultimi vogliono che questa quotazione sia accettata dagli impianti di macellazione, essi devono avere un atteggiamento molto
prudente.
In alcuni casi, in particolare nel caso di eccessiva offerta di suini da macello, il “prezzo-ZMP” non è accettato da uno o due impianti di macellazione
e le società pagano il cosiddetto “prezzo d’azienda” che può essere più basso.
Ciò costituisce, tuttavia, un’eccezione: ove si verificassero casi simili con
maggiore frequenza, l’intero processo di formazione del prezzo diventerebbe
inutile.
Esiste comunque un altro motivo perché i produttori dovrebbero essere molto cauti nel fissare la quotazione di prezzo: molte associazioni di produttori del
Nord-ovest garantiscono il prezzo-ZMP ai propri associati. Se questi ultimi non
riescono a vendere i suini da macello al prezzo garantito, esse dovranno pagare
la differenza con il prezzo reale di vendita. A causa della insufficienza di fondi,
in realtà ciò può avvenire soltanto per una o due settimane.
Va evidenziato, infine, come molte organizzazioni di produttori hanno dei
vincoli molto stretti con il “proprio” impianto di macellazione. Talvolta, il presidente di un’organizzazione di produttori fa anche parte del consiglio di amministrazione dell’impianto di macellazione.
Il prezzo ZMP rappresenta realmente un prezzo alla produzione per una
qualità definita, ma non costituisce la quotazione franco azienda. Esso è il
“prezzo di domanda” per i suini consegnati all’impianto di macellazione:
per ottenere un valore franco azienda si dovrà sottrarre il costo del trasporto
all’impianto di macellazione, le assicurazioni e gli altri costi minori (come,
ad esempio, la “quota per il lavaggio della piattaforma di carico e scarico”).
Questi costi ammontano, approssimativamente, a 0,055 €/kg. Poiché il
prezzo ZMP fa riferimento ad una ben definita “buona” qualità (tasso di
123
carne magra pari al 56%), il prezzo medio alla produzione franco azienda è
addirittura più basso, con una differenza stimata nell’ordine dei 10 centesimi di euro.
Gli accordi contrattuali
Gli accordi contrattuali non rappresentano la forma principale di vendita dei
suini agli impianti di macellazione, anche se alcune imprese (ad esempio, la
Westfleisch) vi fanno ricorso con maggiore frequenza rispetto alle altre. Esistono forme diverse di accordi contrattuali: in alcuni casi, essi specificano soltanto
il numero dei suini da consegnare (senza fissare alcun prezzo), ma nella maggior parte dei contratti che prevedono particolari schemi di qualità, lo stesso
contratto indica lattonzoli e suinetti da utilizzare (spesso forniti dall’impianto
di macellazione) ed alcune forme di ingrasso. È previsto solitamente un bonus
qualità garantito, che viene versato oltre il prezzo base prevalente. Il prezzo base prevalente da tenere in considerazione è pari alla media delle ultime 4 o 12
settimane (a scelta dell’allevatore).
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi alla produzione (farm gate
prices)
Oltre a quelle dello ZMP, esistono alcune quotazioni ufficiali dei prezzi. Alla base di esse vi è una legge nazionale tedesca, la “4. Vieh- und FleischgesetzDurchführungsverordnung (4.DVO), secondo cui tutti gli impianti di macellazione che dispongono di più di 75 suini, 30 bovini, o 50 ovini, sono tenuti alla
presentazione di un rendiconto ad un’autorità dello stato federale. In alcuni Stati Federali (ad esempio, la Bassa Sassonia, la Nord Renania-Westfalia) sono
stati stabiliti dei limiti più alti (200 suini per la Bassa Sassonia, 1.000 suini per
la Nord Renania-Westfalia).
Le autorità degli Sati Federali trasmettono i dati che ricevono al BLE e allo
ZMP. Il BLE, a sua volta, invia i prezzi al Ministero dell’Agricoltura: i prezzi
devono essere riportati secondo lo schema di classificazione EUROP; è necessario inoltre riportare il numero dei suini macellati e il relativo peso. Tali quotazioni fanno riferimento a una settimana tipo, compresa tra lunedì e sabato, e sono disponibili dal mercoledì pomeriggio successivo.
In una certa misura, questi prezzi possono essere utilizzati per verificare il
“prezzo-ZMP”, che viene calcolato sempre per la settimana seguente. Esistono tuttavia dei limiti a tale comparazione: la diversa definizione della durata
della settimana (lunedì/sabato contro venerdì/giovedì); la non completa comparabilità dei parametri di qualità (ad esempio, la classe E richiede un tenore
di carne magra minimo del 55%, la media riguardante tale classe è pari a circa il 56,5% di carne magra, mentre la quotazione dello ZMP fa riferimento ad
un tasso di carne magra del 56%, sicché il prezzo ufficiale per la classe E è
più alto di 1 o 2 centesimi di euro/kg.). Ciò nonostante, i prezzi ufficiali restano uno strumento molto utile per la realizzazione di un’analisi del mercato
e per la verifica della qualità dei dati pubblicati dallo ZMP. In questo contesto
124
è fondamentale ricordare che la raccolta dei prezzi ufficiali è finanziata con
risorse pubbliche.
Oltre alla pubblicazione del “prezzo-ZMP” settimanale di cui si è detto sopra,
esiste un altro progetto per la determinazione dei valori alla produzione, il cosiddetto “confronto tra i prezzi dei suini” (Schweinepreisvergleich): l’obiettivo di
questo progetto è mettere in relazione le quotazioni praticate dai diversi impianti
di macellazione. Il progetto prevede che il prezzo ottenuto da un produttore per
un “suino standard” in un determinato periodo, è una funzione del valore base (ad
esempio, del prezzo-ZMP), dello schema speciale di incentivo sulla qualità applicato presso l’impianto (Preismaske) e di alcuni altri costi. Il prezzo di base è
uguale per tutti gli impianti di macellazione (salvo che l’impianto non rifiuti di
adeguarsi e pratichi un “prezzo d’azienda”).
Gli schemi di incentivo della qualità e gli altri costi si differenziano molto
tra i diversi impianti di macellazione e pertanto non è possibile fare alcun raffronto tra i prezzi ottenuti dal produttore. I produttori sostengono che ciò non
sia un caso: in particolare, l’Unione degli Agricoltori ha dimostrato un notevole interesse ad un confronto tra i diversi impianti di macellazione. Per portare a compimento questo lavoro, lo ZMP registra i ricavi della vendita di suini da 350 allevatori ed è in tal modo in grado di conoscere lo schema di incentivo della qualità praticato da ciascun impianto in Germania. Il confronto
è operato sulla base di un livello di qualità media del campione (desunto dai
ricavi degli allevatori). Ciascun allevatore riceve il risultato tra il proprio
prezzo medio ed il prezzo che gli altri impianti avrebbero pagato. Alcuni valori medi sono anche oggetto di pubblicazione sugli organi di stampa: questo
è ovviamente un argomento molto delicato e quindi la pubblicazione deve essere presentata con molta prudenza.
La struttura e l’organizzazione della rilevazione
La pubblicazione del prezzo-ZMP settimanale dei suini è l’esito di una conferenza telefonica. Il calcolo del prezzo medio da richiedere (la media) e il calcolo della quantità prevista sono gestiti via fax ed attraverso un semplice foglio
elettronico di calcolo (Camere dell’Agricoltura). Inoltre, lo ZMP gestisce numerose altre informazioni a livello di vendita all’ingrosso (ad esempio, i prezzi
della carne) ma ciò non rientra nell’ambito del presente rapporto.
La gestione dei dati
Come negli altri casi precedentemente descritti, lo ZMP memorizza i dati
sui prezzi dei suini da macello in una banca dati di tipo SQL. Mentre il prezzo
base presenta soltanto un valore per settimana, i prezzi ufficiali sono disponibili
per Stato Federale e per classe di qualità. La media nazionale dei differenti
prezzi regionali, per classe, è calcolata facendo uso del peso reale (tonnellate di
suini macellati) di ciascuna settimana per la regione interessata. Lo stesso tipo
di calcolo viene eseguito presso il BLE, e quindi i risultati possono essere comparati al fine di eliminare ogni possibile errore.
125
L’analisi dei prezzi si limita a calcoli di tipo molto semplice, come ad
esempio le variazioni percentuali rispetto alla settimana precedente, oppure
rispetto alla stessa settimana dell’anno precedente. I grafici costituiscono un
valido strumento, utilizzato di frequente, per analizzare i movimenti delle
quotazioni.
I prezzi sono divulgati attraverso un gruppo ristretto di utenti internet, attraverso un bollettino settimanale e per mezzo della stampa agricola specializzata.
Le pagine di Internet sono generate direttamente dalla banca dati SQL. A causa
della volatilità dei prezzi dei suini, il servizio internet è piuttosto popolare: la
pagina internet dedicata al settore delle carni e del bestiame è seconda per numero di utenti registrati (280), dopo quella per i prodotti orticoli che detiene il
primato con i suoi 400 utenti registrati.
4.3. Considerazioni conclusive
L’analisi del sistema di rilevazione dei prezzi agricoli in Germania ha mostrato che esistono notevoli differenze nell’efficacia della raccolta ed elaborazione delle informazioni a seconda del settore esaminato.
Per quanto riguarda i cereali, lo ZMP non è coinvolto direttamente nella
raccolta dei prezzi, ma collabora con le Unioni Regionali degli Agricoltori o
con le Camere dell’Agricoltura locali. Il vantaggio di tale organizzazione è che
si evitano così duplicazioni del lavoro. Tuttavia esistono anche degli svantaggi:
ad esempio, lo ZMP non è in grado di assicurare la qualità delle informazioni
raccolte e divulgate; in alcuni casi, gli organismi regionali raccolgono solo pochi dati e in altri, la fonte è rappresentata solo dai commercianti. Il nuovo sistema di raccolta dei dati attualmente in programmazione risolverà questo problema, almeno in parte (permane la soggettività della fonte informativa), dal
momento che gli agricoltori stessi costituiranno la fonte informativa. Di conseguenza tale sistema richiederà molti interventi da parte del personale addetto
(ad esempio, sarà certamente necessario ricordare agli agricoltori di inserire i
dati). Il sistema di rilevazione dei prezzi per il settore suinicolo risulta piuttosto
efficiente. Alcuni problemi potrebbero nascere a causa della legislazione “antitrust” dal momento che il meccanismo di formazione del prezzo potrebbe essere visto, da parte delle imprese di macellazione, come un modo di creare un oligopolio. Altri problemi potrebbero derivare dall’abbandono delle quotazioni ufficiali dei prezzi, dal momento che non sarebbe in tal modo possibile avere a
disposizione i prezzi a distanza di una sola settimana dagli scambi.
Per ciò che concerne il settore ortofrutticolo (frutta e ortaggi freschi), il
problema più rilevante è la qualità dei dati. Poiché i prezzi sono pubblicati
dalle singole organizzazioni di mercato, la disponibilità a comunicare informazioni veritiere si riduce anno dopo anno. Sarebbe pertanto auspicabile aggregare i prezzi tenendo in considerazione il prezzo che si registra effettivamente nelle aree di produzione.
126
In generale, comunque, si può affermare che l’affidabilità dei dati sui prezzi
alla produzione non dipende dalla quantità dei dati elaborati quanto piuttosto
dalla “qualità” dei dati raccolti: infatti, gli operatori impegnati nella rilevazione
devono saper valutare gli scostamenti che possono derivare dagli interessi specifici di ciascuna delle parti presenti sul mercato. La pubblicazione dei prezzi
da parte delle singole imprese (organizzazioni di produttori o società private –
come nel caso della frutta fresca e degli ortaggi) non costituisce, probabilmente, un modello del tutto efficiente, dal momento che l’obiettività dell’informazione diffusa ne potrebbe risentire.
1 I produttori agricoli, e in particolare i produttori di frutta (la sezione specializzata per la
frutta e gli ortaggi, Fachgruppe Obstbau) hanno richiesto, varie volte, un sussidio per la stipula di assicurazioni multi-rischio. A sostegno delle loro istanze, essi hanno addotto, tra
l’altro, l’esempio della politica attuata in Italia, in particolare quella praticata nella regione
dell’Alto Adige. Ciò non ha avuto, tuttavia, grossi effetti sul Ministero e non si prevede che
vi sia alcun cambiamento di atteggiamento in vista.
2 Il risarcimento per calamità, nel caso dell’incidente di Chernobyl, è stato corrisposto sulla
base dei prezzi alla produzione per gli ortaggi freschi registrati nei rapporti dello ZMP sui
“prezzi di mercato alla produzione”. I prezzi alla produzione furono calcolati riducendo i
prezzi di mercato alla produzione del 10% (costo medio di vendita delle organizzazioni dei
produttori). Nel caso dell’inondazione del fiume Elba, le autorità regionali fecero un uso diffuso dei prezzi rilevati dallo ZMP ai fini del risarcimento dei produttori, ma il calcolo diretto
del risarcimento non è stato standardizzato.
3 In questo caso, però, non sussiste una reale differenza tra la classe I e la classe II: le cipolle sono, infatti, ad esempio, dichiarate come classe II, sebbene esse soddisfino i requisiti validi per la classe I e per non correre rischi di sorta esse sono vendute semplicemente come
prodotti di classe II.
4 Questo non è ancora un fenomeno così accentuato come nel Regno Unito, dove il fornitore
funge sovente da rappresentante della categoria per il supermercato. Lo scambio di informazioni relative alle vendite tra supermercato e fornitore costituisce, ad esempio, un’assoluta eccezione in Germania.
5 Se un produttore appartiene ad una determinata OP, questi dovrà vendere tutta la sua produzione tramite la stessa OP. Il prezzo alla produzione (farm gate price) corrisponde al prezzo “franco OP”, meno le quote di vendita, gli oneri di confezionamento e lavorazione, ed
eventuali altri costi sostenuti.
6 Nei Paesi Bassi, i comitati regionali di quotazione (“borse”) fanno riferimento ai prezzi
franco azienda di prodotti non selezionati.
127
7
La WTB (Warenternimbörse) di Hannover dispone di un contratto a termine per le patate,
ma le patate non rientrano tra gli ortaggi, in Germania.
8 L’unico esempio di rilevazione di prezzo alla produzione, seppure saltuaria, è il prezzo
franco azienda di carote non-selezionate e non-lavate, riposte in piccole scatole, che è di
tanto in tanto oggetto di pubblicazione sul bollettino dello ZMP relativo alle carote.
9 SQL (Structured Query Language) è un linguaggio creato per l’accesso a informazioni memorizzate nei database (Ndt).
10 I sistemi precedenti, che funzionavano sulla base di “mesi prodotto” si sono rivelati poco adeguati poiché la frequenza richiesta rappresentava costantemente motivo di contenzioso.
11 Si noti che in questo processo gli impianti di macellazione non prendono parte al dibattito: le loro argomentazioni sono, comunque, rappresentate dallo ZMP che fornisce anche informazioni riguardanti la situazione del mercato negli altri paesi e del commercio estero.
128
5. Israele
5.1 Le strutture deputate alla raccolta dei prezzi agricoli
n Israele, sino a circa un decennio fa, gran parte della produzione e tutta la commercializzazione dei prodotti agricoli avveniva in maniera
centralizzata, gestita da agenzie denominate Enti per la commercializzazione
dei prodotti (Marketing Boards, MB). Negli ultimi dieci anni, il numero di
questi organismi è lentamente diminuito sino a giungere alla loro completa
eliminazione. Attualmente, la programmazione della produzione e la commercializzazione centralizzata esistono soltanto nel settore zootecnico, cioè
nella produzione e commercializzazione di latte, carne bovina, pollame e uova. In passato, gli MB regolavano la produzione e la commercializzazione
attraverso l’applicazione di quote di produzione e mediante il controllo dei
prezzi.
Gli MB certificavano ufficialmente i grossisti che collaboravano alla raccolta delle informazioni relative alle transazioni commerciali nel settore agricolo.
I dati sulle quantità commercializzate di prodotti agricoli erano utilizzate ai fini
del calcolo delle commissioni riscosse dagli MB e il grossista era costretto a
fornire la propria collaborazione per essere autorizzato a svolgere la propria attività.
Le informazioni raccolte dagli MB servivano da base per la determinazione
dei sussidi pubblici al settore agricolo (erogati da parte del Ministero del Tesoro), per la concessione di licenze all’importazione ed all’esportazione (da parte
del Ministero dell’Agricoltura) e per i premi e gli indennizzi assicurativi contro
le calamità (denominate KNAT). Inoltre, l’Ufficio Centrale di Statistica (Central Bureau of Statistics, CBS) faceva affidamento sulle informazioni raccolte
dagli MB per l’elaborazione delle statistiche nazionali.
Il Ministero dell’Agricoltura effettuava autonomamente la raccolta delle
informazioni relative agli scambi sui mercati nazionali e su quelli esteri. Le
informazioni raccolte erano utilizzate sia nell’ambito di trattative svolte con
il Ministero del Tesoro che avevano per oggetto sussidi di diversa natura a
beneficio del settore agricolo, che nell’ambito della programmazione a lungo
termine. Tale attività, svolta in parallelo dal Ministero dell’Agricoltura e dagli MB, benché costosa, portò ad una notevole accuratezza statistica dei dati
raccolti.
Nel 2004, gli Enti per la produzione e la commercializzazione degli Agrumi, degli Ortaggi, della Frutta e dei Fiori (Citrus, Vegetables, Fruits, and Flowers Production and Marketing Boards), precedentemente indipendenti, ven-
I
129
nero unificati in un unico ente denominato Ente per la Produzione e la Commercializzazione delle Piante (Plant Production and Marketing Board,
www.plants.org.il) identificato con la sigla PPMB e, sebbene i coltivatori
proposero ricorso contro questa unificazione, essa fu dichiarata legalmente
valida dalla Corte Suprema. Gli MB per gli Agrumi, gli Ortaggi, la Frutta ed i
Fiori attualmente rappresentano soltanto delle divisioni del PPMB.
Tutt’altro destino è stato riservato agli MB del settore zootecnico che hanno
mantenuto la propria indipendenza e sono attualmente attivi nella raccolta dei
dati. L’Ente per i bovini ed il latte (Cattle & Milk Board, CMB) e l’Ente per il
Pollame (Poultry Board, PB) infatti, raccolgono informazioni sui prezzi e sulle
produzioni nei settori di loro competenza. L’Ente per l’acquacoltura (Fish Grower Board, FGB) un’organizzazione a carattere volontario che rappresenta il
60% degli acquacoltori e copre il 90% della produzione totale di pesce, raccoglie dati riguardanti produzioni e prezzi dei prodotti ittici.
Alcuni regolamenti nazionali disciplinano la raccolta dei prezzi e la metodologia di calcolo dei profitti per quanto riguarda i settori centralizzati (latte,
pollame e uova). I prezzi del latte e delle uova sono calcolati applicando la cosiddetta “tecnica di cost-plus”, basata sul calcolo dei costi di produzione a partire dal costo dei fattori produttivi.
Le modifiche strutturali che hanno interessato gli enti competenti nel settore
degli agrumi, degli ortaggi e della frutta, hanno influito sul tipo e sull’accuratezza della raccolta e delle analisi dei dati. Prima della loro unificazione, gli
MB effettuavano la raccolta di informazioni di mercato che includevano anche
dati specifici su quantità e prezzi. Tali informazioni erano utilizzate per il calcolo del tributo obbligatorio riscosso come finanziamento delle attività degli
MB. A seguito dell’unificazione, si è cercato di semplificare il meccanismo di
corresponsione del tributo per il finanziamento del PPMB: la divisione che si
occupa degli ortaggi addebita il tributo ai coltivatori sulla base delle quantità
vendute; invece, l’imposta applicata dalla divisione competente per la frutta si
basa sulla dimensione dell’azienda agricola (superficie aziendale) indipendentemente dal fatto che essa sia produttiva o meno; l’Ente per gli agrumi riscuote
un contributo ad aliquota fissa basato sulla produzione, senza applicare alcuno
sconto relativo alla quantità inviata all’industria; soltanto la divisione che si occupa della floricoltura continua ad applicare un contributo calcolato sulla base
dei profitti conseguiti.
Il raggruppamento delle diverse divisioni sotto un’unica organizzazione
ha contribuito ad un deterioramento della qualità dei rapporti statistici e, analogamente, la decentralizzazione della commercializzazione non ha contribuito al miglioramento delle attività di raccolta e di analisi dei dati. Attualmente,
notevoli sono gli sforzi compiuti dal nuovo Presidente e Direttore generale
del PPMB nel tentativo di apportare dei miglioramenti al sistema. Nella tabella 5.1 si forniscono alcune informazioni riguardanti gli Enti per la produzione e la commercializzazione e le modifiche apportate al loro assetto organizzativo.
130
Tabella 5.1 - Descrizione degli Enti per la Produzione e la Commercializzazione (Marketing Boards, MB)
Settore
Fiori
Frutta
Ortaggi
Agrumi
Latte e derivati
Uova
Pollame
Pesca ed acquacoltura
Altro: miele, olive, cereali,
arachidi/nocciole, cotone
Struttura precedente
Ente per la produzione e la
commercializzazione dei fiori
Ente per la produzione e la
commercializzazione della frutta
Ente per la produzione e la
commercializzazione degli ortaggi
Ente per la produzione e la
commercializzazione degli agrumi
Ente per la produzione lattiero-casearia
Ente per l’allevamento avicolo
Ente per l’allevamento avicolo
Ente per l’acquacoltura
Enti per la produzione e la
commercializzazione dei prodotti
Nuova struttura
Divisione del PPMB
Divisione del PPMB
Divisione del PPMB
Divisione del PPMB
Idem
Idem
Idem
Organizzazione dei coltivatori
Invariata
Fonte: Heiman, Tsur 2005.
5.1.2 Descrizione generale dei sistemi di raccolta dei dati
Le informazioni relative al settore agricolo sono raccolte ed elaborate da
quattro differenti organizzazioni: 1) l’Ufficio Centrale di Statistica (CBS); 2) il
Ministero dell’Agricoltura (MOAG); 3) gli Enti per la produzione e la commercializzazione (MB); 4) le industrie agro-alimentari e gli esportatori.
Ufficio Centrale di Statistica (CBS)1
Il CBS gestisce due dipartimenti che si occupano della raccolta, dell’elaborazione e della pubblicazione delle informazioni riguardanti il settore agricolo:
il Dipartimento dell’Agricoltura e il Dipartimento per il Commercio Estero.
Entrambi i dipartimenti pubblicano rapporti mensili ed annuali che contengono
informazioni sulle esportazioni e sul commercio interno. Tali informazioni includono: i prezzi all’ingrosso sul mercato interno ed i prezzi FOB (free on
board) per le merci esportate; la produzione; le quantità vendute; i dati sull’occupazione, sull’acqua e le superfici utilizzate; i dati per la valutazione della
redditività delle produzioni. Le informazioni fornite nei rapporti del Dipartimento dell’Agricoltura del CBS, tuttavia, non sono in linea con le informazioni
proposte dal Dipartimento per il Commercio Estero. Tale disarmonia è la conseguenza dell’uso di fonti di informazione differenti: mentre il Dipartimento
dell’Agricoltura del CBS si affida alle informazioni raccolte ed elaborate dagli
Enti per la Produzione Agricola – in particolare, dalla Divisione Ortaggi del
PPMB - il Dipartimento per il Commercio Estero del CBS elabora dati raccolti
e pubblicati dalla divisione statistica del Ministero dell’Agricoltura (il MOAG).
131
Il Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale (MOAG)
Il MOAG raccoglie, analizza ed elabora i dati sulla produzione e sulla redditività nel settore agricolo e pubblica tali informazioni sul sito web del ministero (www.moag.gov.il), oltre a fornirle, su richiesta, per e-mail e via fax.
Il MOAG comprende sei divisioni e ventitre dipartimenti. Sei di questi dipartimenti effettuano la raccolta e la pubblicazione delle informazioni sui prezzi e sulla produzione e due rivestono un interesse particolare ai fini del presente
studio: 1) il Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli, 2)
l’Autorità di Programmazione e per lo Sviluppo Rurale.
1. Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli2: pubblica le medie giornaliere e settimanali dei prezzi all’ingrosso ed al dettaglio
classificati secondo quattro categorie: frutta (agrumi esclusi); ortaggi; agrumi;
prodotti della zootecnia.
2. Autorità per la Programmazione e per lo Sviluppo Rurale: è un’unità
che si occupa delle ricerche di mercato e cura la pubblicazione di notiziari contenenti informazioni correnti sull’esportazione di agrumi, ortaggi e fiori, oltre a
studi specifici. Per quanto riguarda questi ultimi, si tratta di report su commissione che servono ad analizzare e descrivere il potenziale di mercato, sia nel caso di nuovi mercati, che di nuovi prodotti. Gli ultimi due studi pubblicati dalla
divisione che si occupa delle ricerche di mercato sono stati, ad esempio, “The
Market for Grapes” (Il mercato dell’Uva), e “The Market for Apples and other
Deciduous Fruits” (Il mercato delle Mele e di altri frutti). Entrambi questi studi
includono un’analisi descrittiva complessiva dell’attività di importazione ed
esportazione verso l’Unione Europea, il Nord America ed altri mercati-obiettivo potenziali e comprendono indicazioni relative ai prezzi, senza però fornire
alcuna informazione circa la produzione o la redditività.
Gli Enti per la Produzione e la Commercializzazione (Marketing Boards, MB)
La divisione del PPMB che si occupa degli ortaggi e l’Ente di Acquacoltura
(Fish Growers Board, FGB) effettuano regolarmente la raccolta di informazioni sui
prezzi all’ingrosso per i settori di rispettiva competenza: per quanto riguarda gli ortaggi, si raccolgono dati sui prezzi praticati quotidianamente dai principali grossisti;
per ciò che concerne l’acquacoltura, si effettua la raccolta settimanale dei dati presso produttori, dettaglianti e grossisti. L’Ente per la commercializzazione del latte e
dei derivati raccoglie le informazioni per il settore ed è responsabile del calcolo del
costo di produzione alla stalla. L’Ente competente per i prodotti avicoli (carne e uova) ha la responsabilità del calcolo del costo di produzione all’azienda agricola, sulla base di rilevazioni ad hoc e specifiche metodologie di calcolo.
Le divisioni del PPMB competenti per i fiori, gli agrumi e la frutta non effettuano la raccolta, né l’analisi o la pubblicazione di rapporti aventi valore informativo economico. La divisione che si occupa degli ortaggi rileva i dati concernenti frutta ed ortaggi, realizza analisi economiche, studi e rilevazioni di
marketing e pubblica le informazioni on-line.
132
La tabella 5.2 descrive sommariamente il ruolo svolto dagli Enti per la produzione e la commercializzazione (MB) nell’attività di raccolta e diffusione dei dati.
Tabella 5.2 - Il ruolo degli Enti per la produzione e la commercializzazione (MB) nell’attività di raccolta
e diffusione delle informazioni
Settore agricolo
Fiori
Struttura attualmente
competente
Divisione del PPMB
Qualità delle informazioni a fini statistici
e di analisi economica
Raccolta delle informazioni sporadica e non
organizzata. Le informazioni sono destinate
esclusivamente ad uso interno.
Frutta
Divisione del PPMB
Ortaggi
Divisione del PPMB
Agrumi
Divisione del PPMB
Lattiero-caseari
Ente per la produzione e la
commercializzazione del latte
Uova
Ente per la produzione e la
commercializzazione del pollame
Pollame
Ente per la produzione
e la commercializzazione
dei prodotti avicoli
Raccoglie informazioni sulla produzione.
L’analisi e la stesura dei rapporti di mercato
sono molto superficiali.
Raccoglie informazioni sulla produzione ed i
prezzi degli ortaggi. Si effettua attività di
analisi e di stesura dei rapporti di mercato
(di ottima qualità). Da poco tempo si effettua
anche la raccolta su produzioni e prezzi della
frutta.
Raccoglie informazioni sulla produzione.
Non effettua alcuna attività di analisi e stesura
dei rapporti di mercato.
Le attività di raccolta delle informazioni,
di analisi e la redazione di rapporti di mercato
sono svolte in maniera molto efficiente,
puntuale ed accurata.
Le attività di raccolta delle informazioni, di
analisi e di redazione di rapporti di mercato
sono svolte in maniera molto efficiente,
puntuale ed accurata.
Le attività di raccolta delle informazioni,
di analisi e di redazione di rapporti di mercato
sono svolte in maniera molto efficiente,
puntuale ed accurata.
Le attività di raccolta delle informazioni, di
analisi e di redazione di rapporti di mercato
sono svolte dall’organizzazione in maniera
molto efficiente, puntuale ed accurata e
riguardano il 70%-80% dell’attività del settore.
Settori di dimensione limitata. La gestione dei
dati è simile a quella praticata dall’organizzazione degli acquacoltori.
Pesca ed acquacoltura Organizzazione degli acquacoltori
Altro (miele; olive,
cereali, arachidi/
nocciole, vino)
Enti per la produzione
e la commercializzazione.
Fonte: tabella elaborata dagli autori sulla base delle interviste eseguite agli economisti dei rispettivi enti.
133
Le industrie agro-alimentari e gli esportatori.
La principale industria agro-alimentare israeliana è la Agrexco, responsabile
di circa il 70% delle esportazioni israeliane di prodotti agro-alimentari. Di recente, la Agrexco ha iniziato a rivelare il proprio interesse verso il mercato locale, utilizzando il proprio marchio “Carmel”. Altre industrie agro-alimentari in
attività sono la Tnuport, e la Mehadrin, attive nell’esportazione di agrumi.
Le informazioni raccolte dalla Agrexco e dalle altre industrie agro-alimentari non sono oggetto di divulgazione3.
Il ricavo degli esportatori consiste nella tariffa che essi addebitano a fronte
del trasporto e dei servizi di logistica e di marketing forniti. Se disponessero di
informazioni più precise, i coltivatori sceglierebbero le società di esportazione
sulla base dei ricavi conseguibili sui mercati internazionali e dei costi di trasporto praticati dall’esportatore. Tuttavia, a causa della scarsità di informazioni
a disposizione, le scelte operate dai coltivatori appaiono spesso inappropriate.
Le industrie agro-alimentari analizzano e stimano in maniera regolare il
prezzo alla produzione (farm gate) e i costi di produzione, al fine di calcolare
il proprio margine ottimale. Le altre industrie agro-alimentari e gli esportatori
dispongono di un sistema simile per la raccolta e l’elaborazione dei dati. In tutti
i casi, queste informazioni non vengono rese pubbliche.
La documentazione relativa alle esportazioni (polizze di carico) indica specificatamente la quantità commercializzata ed il prezzo FOB. La polizza di carico è consegnata alle autorità doganali israeliane che condividono le relative
informazioni con il CBS e le Autorità tributarie.
Tali informazioni non possono essere utilizzate per il calcolo del prezzo alla produzione (franco azienda) ed in realtà, a causa della scarsa accuratezza, non possono essere utilizzate neanche per fini statistici. In teoria, il prezzo FOB costituisce un fattore
sufficiente alla determinazione del prezzo franco azienda applicando la seguente formula: prezzo FOB – costo del trasporto interno – costo per confezionamento e movimentazione materiale = prezzo alla produzione (prezzo franco azienda o farm gate
price). Tuttavia, poiché il prodotto è venduto in conto consegna, non sono resi noti i
reali prezzi di vendita e le quantità commercializzate. Le commissioni ed i diritti pagati
per la commercializzazione e la gestione sono noti solo a vendita avvenuta ed è molto
probabile che essi dipendano dal valore di vendita. Gli imprenditori agricoli e gli
esportatori dispongono di tali informazioni, che non vengono tuttavia rese pubbliche.
I dati sulle quantità commercializzate ed i prezzi FOB raccolti dal CBS rappresentano medie calcolate sull’intero territorio nazionale e relativamente alle
diverse varietà. L’uso di tali dati medi ed aggregati per il calcolo della redditività delle produzioni e per la stima del punto di pareggio delle imprese conduce
a risultati del tutto approssimativi.
5.2 I prodotti agricoli esaminati
Ai fini del presente studio sono stati selezionati i seguenti settori agricoli:
1. Ortaggi freschi;
134
2. Frutta fresca;
3. Fiori recisi;
4. Prodotti ittici (acquacoltura);
5. Latte fresco.
Il box 5.1 illustra in sintesi i criteri adottati per la selezione di tali prodotti.
Box 5.1 - Criteri adottati per la selezione dei casi-studio
Mercato
Ortaggi freschi
Frutta fresca
ed agrumi
Breve descrizione
Elevata frammentazione del mercato. Il 31%
della produzione è oggetto di esportazione.
Limitato numero di esportatori.
Mercato locale – il 48% della produzione è
Caratteristiche della filiera
venduto direttamente alle catene dei
supermercati; il 30% è ceduto a grossisti.
Esportazione – una sola società di esportazione
di grandi dimensioni commercializza il 70%
del prodotto. La restante parte è venduta
da altri 3-4 esportatori.
Prodotti sull’intero territorio nazionale.
Distribuzione geografica
Le patate sono coltivate nella regione
della produzione
del Negev; meloni, pomodori e peperoni
nella valle dell’Arava.
Eterogeneo. Percentuale crescente di prodotti
Aspetto del prodotto
di marca di prima qualità e molto differenziati.
Metodo di formazione del prezzo Il prezzo è determinato dai grossisti e dalla
grande distribuzione organizzata (Gdo)4.
Livello organizzativo di mercato Elevata frammentazione del mercato.
La maggior parte della frutta è coltivata
da aziende agricole di piccola dimensione
(3.800). La coltivazione di avocado, cachi
e mango avviene, per lo più, presso aziende
collettive (Kibbutz e Moshav)5. Si esporta
circa il 22% della produzione.
Caratteristiche della filiera
Mercato locale – il 48% della produzione è
venduto direttamente alla Gdo;
il 30% è ceduto a grossisti.
Esportazione – una sola società di esportazione
di grandi dimensioni commercializza il 70%
del prodotto. La restante parte è venduta
da altri 3-4 esportatori.
Agrumi – Regione desertica centrale
Distribuzione geografica
e settentrionale (Deserto del Negev).
della produzione
Regione subtropicale centrale e settentrionale.
Frutta decidua al nord.
Criteri
Livello organizzativo di mercato
135
Box 5.1 segue - Criteri adottati per la selezione dei casi-studio
Mercato
Frutta fresca
ed agrumi
Criteri
Aspetto del prodotto
Metodo di formazione del prezzo
Fiori recisi
Livello organizzativo di mercato
Caratteristiche della filiera
Distribuzione geografica
della produzione
Aspetto del prodotto
Metodo di formazione del prezzo
Prodotti ittici
(acquacoltura)
Livello organizzativo di mercato
Caratteristiche della filiera
Distribuzione geografica
della produzione
Aspetto del prodotto
136
Breve descrizione
Eterogeneo; marchi regionali
Il prezzo è pilotato dagli operatori
commerciali (intermediari).
Produzione frammentata; 1.000 coltivatori,
migliaia di acquirenti in tutto il mondo.
Si esporta circa il 60% della produzione.
Esportazioni: vendita all’asta – vendita diretta
senza mediatori. I servizi di logistica sono resi
dagli esportatori. Vendita diretta – le vendite
sono curate da un intermediario che gestisce
la logistica. Mercato locale – i coltivatori
vendono direttamente alle rivendite di fiori
al dettaglio.
Israele centrale, regione di Arava, regione
settentrionale del Negev, regione di Emek Izrael
I prodotti sono classificati secondo le loro
caratteristiche di qualità. Forte omogeneità
delle produzioni (stessa varietà e stessa qualità).
Il prezzo si forma sul mercato (competitivo)
in base all’andamento dell’ offerta
e della domanda.
Cinque cooperative di acquacoltori di grandi
dimensioni ed altre cinque cooperative
di acquacoltori di medie dimensioni
rappresentano il 65% -70% della produzione.
Il pesce è venduto a quattro grandi aziende
di commercializzazione, due delle quali
appartengono alle cooperative.
Filiera corta
Parte settentrionale (Galilea) e la Valle
del Giordano
Omogeneo per ciascun prodotto. Eterogeneo
tra i diversi prodotti. Nell’ambito di ciascuna
categoria, il pesce è classificato secondo
il peso. Alcuni prodotti sono consumati come
alimenti tradizionali, altri hanno diverse
destinazioni d’uso. In generale, il pesce
congelato (d’importazione) e quello locale
(fresco) sono deboli sostituti. Invece, il pesce
utilizzato per la realizzazione di piatti
tradizionali non ha sostituti.
Box 5.1 segue - Criteri adottati per la selezione dei casi-studio
Mercato
Criteri
Metodo di formazione
del prezzo
Latte fresco
Livello organizzativo di mercato
Caratteristiche della filiera
Distribuzione geografica
della produzione
Aspetto del prodotto
Metodo di formazione
del prezzo
Breve descrizione
I produttori sono in competizione e il punto
di equilibrio dipende dall’offerta. Se l’offerta
è alta, il potere è nelle mani dei grossisti
e viceversa.
La produzione organizzata su 880 allevamenti
è regolata attraverso le quote ed il prezzo
è controllato dallo Stato.
Corta. Gli allevamenti sono obbligati a vendere
ad una delle aziende lattiero-casearie. I prodotti
derivati dal latte fresco ed i formaggi sono
distribuiti dalle aziende lattiero-casearie
direttamente ai dettaglianti.
Gli allevamenti sono distribuiti in tutto
il territorio nazionale. La maggior parte delle
aziende di trasformazione è ubicata nelle
regioni site verso il confine meridionale
del paese, come, ad esempio, la Galilea
e la regione del Negev (la collocazione
al di fuori delle aree urbane e densamente
popolate è prevista dalla nuova normativa
in materia di ambiente).
Prodotto omogeneo. Tre livelli di qualità.
Statale (Controllo del prezzo)
5.2.1 Gli ortaggi freschi
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
Gli ortaggi rappresentano il gruppo principale di prodotti agricoli in termini
di valore ed appartengono ad un settore in crescita (tra il 2004 ed il 2005 la
produzione è aumentata del 5%) soprattutto grazie all’accresciuta domanda di
prodotti destinati all’esportazione (tab. 5.3). L’aumentato consumo di ortaggi è
il risultato di una maggiore coscienza e consapevolezza sanitaria e degli investimenti per la Ricerca e lo Sviluppo di nuove tecnologie di produzione e varietà di prodotto. Anche la produzione di patate e meloni è cresciuta nel tempo,
ma per motivi diversi: le patate sono coltivate nella regione del Negev dove il
terreno agricolo è presente in abbondanza e non sono necessarie grandi quantità
di acqua, inoltre, il clima desertico della regione del Negev consente la produzione fuori stagione; esiste poi una domanda piuttosto elevata per le nuove varietà di patate, soprattutto da parte dell’Europa (particolarmente Francia e Regno Unito); le aree del Negev che non erano in precedenza coltivate sono parti-
137
Tabella 5.3 - La produzione di ortaggi freschi, patate e meloni - 2004
Beni
Per
Per la
Per il Produzione
intermedi l’esportazione produzione consumo
totale
ed altro
locale
locale
Milioni di EURO, al tasso di cambio medio ufficiale (2004)
TOTALE – Settore agricolo
296,3
732,3
953,9
1144,3
3126,7
Ortaggi freschi, patate e meloni
8,8
240,8
43,5
477,0
770,1
Percentuale di variazioni nelle quantità in relazione all’anno precedente
TOTALE Settore agricolo
9,6
31,1
2,6
4,7
9,3
Ortaggi freschi, patate e meloni
64,1
38,3
10,0
1,6
9,9
Percentuale di variazione nel prezzo in relazione all’anno precedente
TOTALE Settore agricolo
-2,8
-1,2
4,5
-4,6
-0,6
Ortaggi freschi, patate e meloni
27,0
29,5
-3,7
1,5
8,6
Fonte: http://www1.cbs.gov.il/shnaton56/st19_17x.pdf. Importi convertiti in EURO dagli autori.
colarmente adatte alla coltivazione di prodotti agricoli con metodi di produzione biologica. In buona sostanza, la combinazione di elementi quali le nuove varietà, un minor consumo di acqua, metodi di coltivazione avanzati da un punto di
vista tecnologico, la presenza di terra vergine adatta alla coltivazione di prodotti
biologici e le buone condizioni climatiche favoriscono raccolti abbondanti.
I meloni, che costituivano nel corso degli anni ’80 un tipo di coltivazione
molto redditizia, hanno perso peso e importanza: sono coltivati prevalentemente nella regione dell’Arava, la fascia più meridionale del Negev. I pomodori ed
i peperoni sono coltivati sull’intero territorio del paese, benché la maggior parte
provenga dalla regione dell’Arava. Nella parte settentrionale del Negev, 850 ettari sono utilizzati per la produzione di ortaggi, in particolare di cavoli cappuccio, pomodori, meloni autunnali e patate.
La tabella 5.3 evidenzia che la maggior parte degli ortaggi prodotti è consumata come prodotto fresco, a livello locale o sui mercati internazionali e che il
peso delle esportazioni sul valore della produzione totale è maggiore per gli ortaggi in relazione all’intero settore agricolo. Dalla tabella, inoltre, emerge, per
il 2004, l’incremento della produzione di ortaggi del 9,9% rispetto al 2003 (per
l’intero settore agricolo, la produzione è cresciuta del 9,3%). In contrasto con il
generale calo dei prezzi, il settore degli ortaggi ha registrato un aumento del valore unitario nel periodo compreso tra il 2003 ed il 2004. Il grafico 5.1 illustra
l’andamento della produzione dei principali ortaggi
Per quanto concerne la produzione, circa l’80% del prodotto fresco consumato
sul mercato nazionale proviene dai kibbutz, mentre la parte restante deriva dai
Moshav e meno del 10% è realizzata da agricoltori privati, rappresentati prevalentemente da coltivatori arabo-israeliani. La produzione totale degli ortaggi nel 2004 è
stata di 2 milioni di tonnellate, metà delle quali consumate all’interno del paese.
Circa un milione di tonnellate è stato destinato all’industria di trasformazione.
Sul fronte delle importazioni, l’approvvigionamento all’estero di ortaggi
138
Grafico 5.1 - La produzione di ortaggi freschi in Israele (1990-2004)
600
500
000 t
400
300
200
100
Peperoni
Meloni e cocomeri
Patate
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0
Pomodori
Fonte: elaborazione degli autori su dati del CBS per il periodo 1990-2005 presenti all’indirizzo http://www1.cbs.gov.il/reader/archive/archive_h_new.html (in ebraico con traduzione
delle voci in lingua inglese).
non è regolare; si verificano, tuttavia occasionalmente, casi di ridotta disponibilità di prodotto dovuta, ad esempio, alle cattive condizioni meteorologiche: in
tal caso, il MOAG procede all’emissione di speciali autorizzazioni all’importazione di pomodori, cipolle e patate. Le importazioni sono consentite ogni sette
anni, sulla base di una quota pari a circa il 10% del consumo locale6.
Nel corso del 2004, sono stati effettuati acquisti di ortaggi presso l’Autorità
Palestinese per circa 78.000 tonnellate; 28.000 tonnellate di ortaggi sono state,
invece, vendute alla stessa.
Gli scambi commerciali con l’Autorità Palestinese sono esenti da imposte
ma gli ortaggi sono soggetti ad ispezione sanitaria. Israele importa dall’Autorità Palestinese pomodori e cetrioli ed esporta patate e cipolle (oltre a cereali). I
centri logistici delle grandi aziende che operano nella vendita al dettaglio conservano gli ortaggi nei magazzini fino a due settimane.
La classificazione merceologica
Gli ortaggi sono classificati sul mercato all’ingrosso secondo tre livelli di
qualità: comune, superiore e da esportazione7. La classificazione della qualità
riguarda in particolare due aspetti: la dimensione e gli indicatori di qualità. Gli
ortaggi devono essere classificati e confezionati in cartoni oppure commercializzati singolarmente con l’apposizione di una distinta etichetta che ne indichi
139
la dimensione. Se gli ortaggi superano, sia per eccesso che per difetto, determinate soglie, essi sono esclusi dalla vendita: ad esempio tale esclusione avviene per i cetrioli di lunghezza superiore a 23 centimetri (essi, infatti, per essere classificati come prodotto premium o di alta qualità, non devono superare
la lunghezza di 22 centimetri ed avere un diametro non superiore a 3,5 centimetri -4,5 per l’alta qualità). Gli indicatori di qualità fanno riferimento ad
eventuali deterioramenti esterni (relativi a forma, colore, graffi/tagli, schiacciamenti, sfregi e segni vari) ed alla compattezza. Le differenze tra i tre livelli
di qualità sono in funzione del grado di deterioramento o del livello dei danni:
gli ortaggi di qualità premium non dovranno avere alcun difetto; quelli di alta
qualità potranno avere difetti minori ed essere compatti; gli ortaggi che presentano un discreto stato di compattezza e difetti non importanti saranno classificati come di qualità comune (ad esempio, un pomodoro la cui superficie di
colore verde è inferiore al 20% della superficie totale sarà classificato come di
qualità comune).
La legge israeliana non prevede l’apposizione di etichette di qualità ed
una standardizzazione della qualità a livello di vendita al dettaglio. I dettaglianti non fanno alcuna distinzione tra qualità comune, superiore o da esportazione.
Dunque sono soggetti a classificazione solo gli ortaggi destinati alla trasformazione post-raccolta: ogni anno, la divisione del MOAG competente per
il settore degli ortaggi pubblica norme e specifiche tecniche riguardanti la qualità, il metodo di campionatura ed i livelli di soglia che implicano, ove non rispettati, il declassamento del prodotto destinato all’industria8. In sintesi, da un
carico posto su di un camion si prelevano due campioni di peso compreso tra
40 e 50 kg che vengono inviati in laboratorio per le dovute analisi: ad esempio,
per quanto riguarda i pomodori, se il livello di zuccheri nel 10% (o più) del carico è inferiore alla soglia prevista per il carico stesso, e/o i pomodori non sono
maturi, compatti e di colore rosso, il carico è declassato.
Descrizione del mercato: il sistema di commercializzazione, la filiera ed i canali
distributivi.
La Figura 5.1 illustra la struttura della filiera relativa al settore degli ortaggi, valida anche per la frutta, e va interpretata secondo le seguneti indicazioni:
1. La linea tratteggiata di demarcazione indica il confine tra le informazioni utilizzate per il calcolo del prezzo (e del reddito) a livello di produttore (al di
sopra della linea) e le informazioni utilizzate ai fini del calcolo dell’indice dei
prezzi al consumo (al di sotto della linea).
2. Il CBS rileva mensilmente i prezzi al dettaglio (il prezzo pagato dai consumatori a livello di vendita al dettaglio). I prezzi al dettaglio sono utilizzati
come fattore di calcolo nella valutazione dell’indice dei prezzi al consumo.
3. La percentuale di produzione destinata al primo livello (esportazione,
mercato locale ed industria) può essere calcolata utilizzando la tabella 5.3 per
gli ortaggi e la tabella 5.6 per la frutta.
140
Figura 5.1 - La filiera dell’ortofrutta
Produzione
agricola
Aziende di
confezionamento
Industria
Esportazione
Mercato locale
Acquirenti
istituzionali
(scuole, ospedali,
esercito) 15%
Mercati rionali
Consumo al di fuori
dalle mura domestiche
(es. ristoranti, catering, mense)
Vendita diretta a
grossisti/dettaglianti
(catene di punti vendita
al dettaglio) 45%
Mercato
all’ingrosso
40%
Fruttivendoli e ortolani
(piccolo dettaglio)
Piccoli supermercati
(locali, di nicchia)
Grandi catene
di supermercati (3)
Tutte le tipologie di
consumatori privati
(consumo familiare)
Fonte: dati elaborati dagli autori9.
Ciascuno degli attori della filiera, citati nella Figura 5.1, sono descritti di seguito.
a) Le aziende di confezionamento (Packinghouses)
Il mercato dei servizi di confezionamento è piuttosto competitivo; esistono,
infatti, 63 aziende di confezionamento attive sul territorio israeliano, 18 delle
quali operano nel settore degli ortaggi.
141
b) Il sistema di vendita sul mercato internazionale
L’attività di esportazione degli ortaggi freschi è gestita da due grandi aziende agro-alimentari (la Agrexco e la Arava Growers) e da numerosi piccoli
esportatori.
La Agrexco è un’azienda agro-alimentare senza scopo di lucro che appartiene
allo stato (50%), ai coltivatori (25%), ed alla Tnuva (25%)10: si tratta del principale
esportatore che gestisce circa il 70% dei flussi all’estero di ortaggi israeliani.
La Arava Growers è una cooperativa di imprenditori agricoli geograficamente ubicata nella Valle dell’Arava. La maggior parte dei meloni, dei peperoni dolci e dei pomodori “ciliegino” sono coltivati nella Arava. La Arava Growers ha creato una propria cooperativa per l’esportazione al fine di risparmiare
sugli alti costi di transazione fissati dalla Agrexco. La Arava Growers gestisce
circa il 5% delle esportazioni di ortaggi.
c) Il mercato all’ingrosso
Sul territorio israeliano esistono 6 mercati all’ingrosso e circa 140 grossisti
attivi che operano in questi mercati – il 50% sul mercato all’ingrosso di Tel
Aviv – e distribuiscono circa 720.000 tonnellate di prodotti agricoli. Un grossista dell’area di Tel Aviv distribuisce, in media, circa 2.500 tonnellate per anno,
un valore comunque inferiore alla media europea. Nel corso dell’ultimo decennio, inoltre, si è verificata una tendenza alla concentrazione delle attività di
commercio all’ingrosso, con una riduzione del numero di mercati all’ingrosso.
Un ruolo importante in questo ambito è svolto dalla “Tnuva”, che opera attraverso società affiliate, appartenenti, in media, per il 50% alla stessa Tnuva. Oltre agli operatori sui mercati all’ingrosso tradizionali, esistono circa 10 grossisti
addetti alla distribuzione ubicati nelle zone rurali (Katif, Bikorie Sade). I grossisti addetti alla distribuzione movimentano circa 150.000 tonnellate di frutta
ed ortaggi. La maggior parte dei grossisti lavora su commissione, cioè non effettua l’acquisto del prodotto condividendo il rischio, ma lo vende addebitando
i costi (in media il 15% del ricavo). La commissione è maggiore del 10%-12%
di quella tipicamente applicata in Europa e negli Usa.
d) La distribuzione organizzata di prodotti alimentari e le catene di supermercati
Come succede negli stati dell’Europa Occidentale, circa il 65% dei prodotti
agro-alimentari è acquistato nei supermercati. Per effetto dell’aumentata concentrazione a livello di esercizi al dettaglio di generi alimentari e supermercati,
esistono attualmente tre grandi catene locali di supermercati (Supersal – con
129 punti vendita, Coop – con 134 punti vendita, Coop-North – con 69 punti
vendita) e tre grandi catene di discount (Mega, Half-Price e Supersal deal). Nel
2005, Supersal ha acquistato i punti vendita Club Market diventando, così, il
principale rivenditore al dettaglio di generi alimentari in Israele: si stima che
circa il 60-65% del commercio nazionale di prodotti agro-alimentari sia controllato dalla catena Supersal. Le due principali catene di supermercati posseg-
142
gono e gestiscono centri di logistica simili, nel loro funzionamento, a quelli dei
grossisti: essi acquistano direttamente dalle aziende di confezionamento e distribuiscono il prodotto ai propri punti vendita. Per alcuni prodotti (ad esempio
cetrioli, cavolo cappuccio e pomodori) l’acquisto avviene direttamente presso i
produttori. La dimensione limitata del mercato all’ingrosso (meno del 30% sul
totale degli scambi) influenza la qualità delle informazioni.
e) Acquirenti istituzionali
Esistono grandi enti dotati di propri centri logistici, come, ad esempio, l’Esercito Israeliano.
f) Mercati al dettaglio: i mercati rionali
I mercati rionali vendono prevalentemente prodotti freschi, cibo trasformato, carne e pesce. La maggior parte dei prodotti è acquistata presso i mercati all’ingrosso, anche se si verificano casi di vendita diretta da parte dei produttori.
g) Il piccolo dettaglio: ortolani e fruttivendoli
Esistono circa 4.000 punti vendita specializzati nella vendita di ortaggi e
frutta, che coprono circa il 50% dei prodotti in questione. I negozi specializzati
acquistano il prodotto dai mercati all’ingrosso ad un prezzo notevolmente più
alto di quello pagato dalle catene di supermercati (ad una maggiore quantità acquistata corrisponde una quotazione minore). Il prezzo da essi praticato è, pertanto, più alto rispetto al valore di vendita registrato sugli altri canali commerciali (maggiore nell’ordine del 30% - 50% rispetto alle catene di supermercati e
del 100% rispetto ai mercati rionali). L’esistenza di questi esercizi è giustificata
dalla loro conveniente ubicazione, dal servizio e dall’alta qualità dei prodotti:
ciò nonostante, il loro numero è in forte calo.
Osservazioni generali sugli attori della filiera ortaggi
I rapporti di forza si sono spostati, nel corso degli anni, dai gruppi di produttori (growers’ boards) alle grandi catene di esercizi al dettaglio che realizzano circa il 70% delle vendite di prodotto fresco. Le grandi catene di vendita
al dettaglio dispongono di propri centri di logistica, proprie aziende di confezionamento, e proprie società di acquisto e marketing di ortofrutticoli. Ad
esempio, la Katif (una società consociata della Supersal) stipula contratti con
i coltivatori, i quali si impegnano a vendere il prodotto alla Gdo ad un prezzo
che sarà stabilito successivamente alla commercializzazione del prodotto. Le
grandi catene di vendita al dettaglio – o le relative aziende di confezionamento – acquistano il 95% del prodotto fresco direttamente dai coltivatori, e solo
il restante 5% dai grossisti. Le informazioni a livello di vendita al dettaglio
sono rese disponibili soltanto attraverso le indagini di mercato svolte dal
CBS, ma, a causa del loro non sufficiente dettaglio ed il loro ampio livello di
aggregazione, non è possibile consentire il calcolo dei prezzi dei singoli prodotti.
143
La formazione del prezzo
I prezzi sui mercati all’ingrosso sono disponibili; tuttavia, a causa del loro
numero ridotto, i grossisti detengono poteri asimmetrici nei confronti dei coltivatori, sebbene questi ultimi possono ritirare il prodotto dal mercato nel caso in
cui il prezzo sia al di sotto di una determinata soglia. Il valore unitario pagato
dai dettaglianti ai coltivatori e alle aziende di confezionamento si basa sul prezzo rilevato e diffuso dalla divisione del PPMB competente per gli ortaggi ma è
condizionato dal potere negoziale dei coltivatori e delle aziende di confezionamento. I piccoli coltivatori, con una produzione indifferenziata, otterranno il
prezzo pagato per la qualità comune e un valore leggermente maggiore per la
qualità superiore. La differenza tra la qualità comune e la qualità superiore è
pari al 10%-15%.
Oltre all’integrazione per la qualità, i coltivatori negoziano con le catene di
supermercati un bonus aggiuntivo “commerciale” che si valuta possa raggiungere il 5% circa.
I venditori di dimensioni maggiori, che vantano una storia segnata da vendite di prodotti di alta qualità, negoziano soltanto il “bonus commerciale”, mentre
il loro prezzo di riferimento è rappresentato dal prezzo pagato per le qualità superiori.
Aspetti contrattuali
Non esistono, in linea di massima, accordi contrattuali validi per il mercato
locale. I prodotti esportati sono venduti a fronte di accordi per la vendita in
conto consegna. L’industria di trasformazione alimentare stipula preventivamente dei contratti con i coltivatori specificando la quantità, il prezzo e i requisiti di qualità.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi e l’organizzazione dell’attività
Tre organizzazioni forniscono rilevazioni indipendenti dei prezzi degli ortaggi praticati sui mercati nazionali (solo due procurano informazioni sui prezzi all’ingrosso):
1. la Divisione ortaggi del PPMB;
2. il Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli (Department of Marketing of Agriculture Products) del MOAG;
3. il CBS effettua la raccolta delle informazioni sul prezzo al dettaglio dei
prodotti orticoli e sui costi dei fattori produttivi.
Nel presente paragrafo verrà illustrata l’organizzazione delle indagini di
mercato, della raccolta dei dati, della relativa analisi e dell’elaborazione delle
relazioni da parte del PPMB, mentre i medesimi aspetti dell’attività svolta dal
MOAG saranno descritti nel paragrafo relativo alla frutta, poiché non esiste alcuna differenza nella raccolta di informazioni operata da tale Dipartimento per
il mercato degli ortaggi freschi e per quello della frutta fresca.
La divisione ortaggi del PPMB rileva i prezzi praticati sul mercato all’ingrosso di Tel-Aviv (il principale mercato di questa tipologia). Il Department of
144
Marketing of Agriculture Products (del MOAG) effettua la rilevazione dei prezzi presso tre mercati all’ingrosso: Tel Aviv (centrale), Gerusalemme (centroorientale) e Haifa (settentrionale).
1. Rilevazioni effettuate dalla Divisione Ortaggi dell’Ente per la Produzione e la Commercializzazione delle Piante (PPMB)
a) Strumenti
I dati sui prezzi sono rilevati attraverso interviste effettuate personalmente,
il campionamento degli intervistati e la gestione delle rilevazioni sono eseguite
manualmente (attualmente, non si fa uso di alcuna sofisticata tecnologia di raccolta delle informazioni).
La divisione ortaggi del PPMB esegue rilevazioni giornaliere dei prezzi
praticati sui mercati all’ingrosso degli ortaggi di Tel-Aviv, dalla domenica al
martedì (i giorni in cui avvengono le contrattazioni). Le rilevazioni sono effettuate a partire dalle ore 5.30 del mattino e durano circa un’ora. I risultati sono
resi disponibili on-line a partire dalle ore 07.00 circa.
b) La metodologia: descrizione della rilevazione
La rilevazione riguarda i dati provenienti dai dieci grossisti che operano sul
mercato all’ingrosso nella zona di Tel-Aviv e le transazioni effettuate durante le
due ore precedenti. Il campione di grossisti che prende parte alla rilevazione è
selezionato attraverso un campionamento del quale non esiste alcuna metodologia precisa. I prezzi si basano sulle transazioni registrate e relative a tutti gli
ortaggi scambiati in quel determinato giorno. A causa della stagionalità, l’elenco degli ortaggi disponibili varia nel corso dell’anno. I prezzi variano a seconda
del livello di qualità: nel caso di forniture di qualità export, oppure qualora
l’ortaggio in questione abbia ricevuto un trattamento speciale post-raccolta, il
prodotto viene classificato come categoria autonoma (ad esempio la lattuga
pre-lavata o gli asparagi di qualità export). Mediamente, il listino prezzi della
divisione competente per gli ortaggi contiene le quotazioni di 44 varietà di ortaggi11. Un estratto del listino è riportato nella tabella 5.4.
Oltre alla pubblicazione on-line, il PPMB gestisce un servizio telefonico
che consente al chiamante di ascoltare un messaggio registrato che comunica
l’intero listino prezzi. I coltivatori possono anche ottenere le informazioni via
fax. I listini sono mantenuti, memorizzati e resi accessibili on-line senza alcuna
limitazione. Determinati ortaggi – come i pomodori – dispongono di un archivio prezzi che risale al 1994, mentre per altri si registrano dati e informazioni a
partire dal 2001.
2. Rilevazione effettuate dal Department of Marketing of Agricultural Products del MOAG
Una descrizione dettagliata della struttura, dell’organizzazione e dell’attività di rilevazione del MOAG viene fornita nell’ambito della frutta fresca . La
metodologia, le modalità di diffusione delle informazioni e la localizzazione
145
dei punti di rilevazione sono identici poiché la rilevazione è svolta dagli stessi
intervistatori. La differenza esistente tra le rilevazioni in materia di ortaggi e
quelle nel settore della frutta risiede nella scelta degli intervistati, in quanto alcuni grossisti sono specializzati nella vendita di ortaggi mentre altri vendono
soltanto frutta.
3. La rilevazione dei prezzi a cura del CBS
La terza organizzazione che svolge le rilevazioni dei prezzi è il CBS, che però non rileva il prezzo a livello di mercato all’ingrosso12 ma fa uso delle rilevazioni effettuate da MOAG e PPMB. Il CBS esegue invece una rilevazione mensile al dettaglio su un paniere di 50.000 prodotti. Circa 20 dei prodotti oggetto
della rilevazione sono ortaggi.
Oltre ai prezzi al dettaglio, il CBS effettua la raccolta dei dati sui costi di
produzione (sementi, fertilizzanti e antiparassitari, manodopera, energia, manutenzione delle macchine e delle serre, confezionamento e trasporto). Dei dati rilevati si calcola la media. Gli stessi sono anche indicizzati, applicando l’indice
medio dei prezzi al consumo per il mese di competenza e, quindi, aggregati.
Le informazioni a livello di vendita al minuto sono rese disponibili soltanto
per mezzo delle rilevazioni eseguite dal CBS. Purtroppo, esse non sono sufficientemente dettagliate e il loro livello di aggregazione è troppo ampio per consentire il calcolo dei prezzi dei singoli prodotti.
La gestione e la diffusione dei dati
Le informazioni raccolte dalla divisione ortaggi del PPMB sono organizzate
utilizzando il software Oracle (un software per la gestione di dati e l’elaborazione dei rapporti di analisi).
I file delle informazioni raccolte dal MOAG (dal Department of Marketing
of Agriculture Products ) sono gestiti e memorizzati attraverso un’applicazione
locale in Visual Basic, utilizzando un modulo di gestione Jet di Microsoft Access. Le serie cronologiche e storiche sono disponibili on-line a partire dal
2002, mentre i dati relativi a periodi precedenti sono conservati in copia cartacea. Entrambi i software consentono gli aggiornamenti e permettono di interagire con le altre applicazioni. Il software dell’agenzia Agricultural Disaster Insurance (ADI) recupera i dati direttamente dal listino prezzi del PPMB (Divisione
ortaggi).
Per quanto concerne le elaborazioni successive, nel caso del PPMB le rilevazioni sono effettuate su di un solo mercato e quindi il problema relativo ai fattori di ponderazione non è determinante. Viceversa, il Department of Marketing
Agriculture Products del MOAG attribuisce un valore di ponderazione pari al
60% per il mercato di Tel Aviv, al 25% per il mercato di Haifa ed al 15% per il
mercato di Gerusalemme.
I dati relativi ai prezzi sono oggetto di tre tipi di analisi: il calcolo dei profitti (basato sui prezzi franco azienda) eseguito dalla Divisione per l’Economia e
la Gestione Rurale (Farm Economics and Management Division) del MOAG;
146
previsioni e stime, eseguite dall’Autorità per la Programmazione e la Pianificazione di lungo periodo (Authority for Long Run Planning ) del MOAG; l’indice
dei prezzi al consumo (IPC) sviluppato dal CBS sulla base di differenti prezzi
di ortaggi. I premi assicurativi e gli indennizzi in caso di calamità naturali sono
calcolati sulla base dei prezzi raccolti dal PPMB.
Relativamente alla diffusione dei dati, la divisione ortaggi del PPMB pubblica quotidianamente un rapporto sui prezzi degli ortaggi praticati sul mercato
all’ingrosso di Tel Aviv. Un esempio pubblicato in data 16 marzo 2006 è fornito
con la tabella 5.4, in cui è riportato il prezzo all’ingrosso degli ortaggi classificati secondo due categorie di qualità.
Tabella 5.4 - Prezzi giornalieri (in NIS per chilogrammo) degli ortaggi sul mercato all’ingrosso di Tel-Aviv,
per qualità, 16 marzo 2006 (1 Euro = 5,6 NIS)
Prodotto
Prezzo – qualità
Prezzo – qualità
Prezzo qualità
comune (NIS/kg) superiore (NIS/kg) superiore in Euro
Pomodori di serra
1,20
0,21
Pomodori, qualità superiore
1,70
0,30
Pomodori a grappolo
1,90
0,34
Pomodori ciliegino
3,00
0,54
Pomodori ciliegino –qualità superiore
3,50
0,63
Ciliegino a grappolo
4,70
0.84
Ciliegino a grappolo –qualità superiore
5,90
1,05
Patate – confezione ingrosso
1,40
1,70
0,30
Patate – imballaggio di vendita al consumo
2,10
2,30
0,41
Patate rosse – confezione ingrosso
2,20
2,50
0,45
Patate rosse – imballaggio di vendita al consumo
3,10
3,30
0,59
Carote confezione ingrosso
1,60
2,20
0,39
Carote - imballaggio di vendita al consumo
2,70
0,48
Cipolla bianca
1,10
1,50
0,27
Aglio
9,00
11,00
1,96
Peperoni California
3,00
3,50
0,63
Peperoni verdi
6,00
6,50
1,16
Fonte: http://www.plants.org.il/PriceList/OnItemDataBound.aspx. I dati riportati nell’ultima colonna sono
stati calcolati dagli autori.
Il MOAG pubblica un listino prezzi quotidiano ed uno settimanale. La raccolta dei prezzi è effettuata presso i tre principali mercati all’ingrosso: Tel
Aviv, Gerusalemme e Haifa. Un esempio dei prezzi rilevati in data 6 febbraio
2006 è fornito nella tabella 5.5. Sono indicati tre differenti prezzi per ciascun
articolo di frutta ed ortofrutta: il minimo (il prezzo più basso pagato dai grossisti) il massimo (il prezzo più alto registrato) e il prezzo più frequente. L’ultima colonna indica la quotazione più frequente calcolata come media sui tre
mercati.
147
Tabella 5.5 - Esempio di listino prezzi al dettaglio pubblicato dal Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti
Agricoli del MOAG (i prezzi sono espressi in NIS/Kg; 1 EURO = 5,6 NIS)
Prodotto
Anguria piccola
senza semi,
di prima qualità
Anguria senza semi
(3-10 kg), di prima qualità
Piselli verdi,
di prima qualità
Patata dolce,
di prima qualità,
min. 250 grammi
Cipolla rossa
Cipolla bianca,
varietà Beit Alpha,
di prima qualità
Cipolla verde,
confezionata,
di prima qualità
Cipolla verde,
non confezionata
Broccoli
Cetrioli
Pomodori di serra
Pomodori ciliegino,
a grappolo
Peperoni dolci, verde scuro
Peperoni dolci verdi
Peperoni dolci, verdiescuro,
di prima qualità
Peperoni dolci gialli,
di prima qualità
Tel Aviv
Gerusalemme
Haifa
Media
Min. Max Prevalente Min. Max Prevalente Min. Max Prevalente Prevalente
6,00 7,00
6,50 7,00 8,00
7,50
6,85
6,00 6,50
6,30
5,50 6,50
6,00
6,20
6,00 6,50
6,30
6,00 7,00
6,50
6,35
3,00 4,00
3,60
3,00 3,50
3,30
2,80 3,80
3,40
3,50
2,50 2,80
1,50 1,80
2,70
1,60
2,00 2,50
1,50 1,80
2,40
1,60
1,30 1,60
1,10 1,50
1,50
1,40
2,35
1,55
7,50 9,50
8,50
4,50 5,00
5,00
6,75
4,00 5,00
4,50
5,00 6,00
5,50
4,85
3,00
2,00
0,80
3,00
3,50
2,50
1,20
3,50
3,30
2,30
1,00
3,30
3,00
1,50
0,70
3,00
4,00
2,00
1,00
3,50
3,50
1,80
0,90
3,30
3,10
1,90
0,70
2,00
3,30
2,30
1,00
3,00
3,20
2,10
0,90
2,50
3,3
2,15
0,95
3,10
3,50 4,00
5,00 6,00
3,50 4,00
3,70
5,50
3,80
3,50 4,50
4,50 5,50
3,00 3,50
4,00
5,00
3,30
2,30 3,30
5,30 5,80
3,30 4,30
2,90
5,60
4,00
3,60
5,40
3,75
4,50 5,00
4,80
4,00 5,00
4,50
4,50 4,80
4,60
4,70
Fonte: http://www.moag.gov.il/news/menupr.htm.
I dati e i rapporti analitici della divisione del PPMB responsabile per le
produzioni orticole e quelli del Dipartimento per la Commercializzazione dei
Prodotti Agricoli del MOAG sono disponibili on-line, così come i rapporti sui
profitti elaborati dalla Divisione per l’Economia e la Gestione Rurale, di cui è
anche possibile l’acquisto di copie cartacee. Informazioni combinate sui prezzi
FOB e sui calcoli relativi a profitti e perdite sono disponibili on-line al sito web
dello SHAHAM13, oppure sul sito del Responsabile del settore scientifico del
148
Box 5.2 - Esempio di calcolo di profitti e perdite per meloni, peperoni e patate
(dati 2004 espressi per dunam14)
Meloni
Pieno campo
Tunnel
Semina (mese di semina)
07-09
11-04
Durata del ciclo produttivo (giorni)
90
210
Resa (tonnellate per dunam)
4,0
9,0
di cui – per l’Esportazione
3,0
5,4
per uso Interno
1,0
3,6
Ricavo totale (NIS per dunam)
11.000
32.400
Esportazione
9.000
21.600
Uso interno
2.000
10.800
Spese totali (NIS per dunam)
10.641
24.997
Preparazione del terreno &
meccanizzazione
653
2.548
Semi e piantine
1.260
900
Fertilizzanti
335
892
Pesticidi
1.354
2.343
Acqua
675
1.500
Manodopera salariata
880
4.000
Cernita, classificazione &
confezionamento
5.192
12.125
Capitale d’esercizio & spese varie
292
690
Energia
0
0
Profitto al lordo del lavoro e del capitale
359
7.403
di proprietà dell’agricoltore
Profitto al netto del lavoro e del capitale
67
6.713
di proprietà dell’agricoltore
Peperone
In serra In serra
04
08
330
270
14,0
8,0
0,0
6,0
14,0
2,0
49.000
40.000
0
33.000
49.000
7.000
39.624
28.388
di primavera
01
150
5,0
0,0
5,0
9.000
0
9.000
8.119
Patate
d’autunno
09
120
3,5
2,8
0,7
4.900
3.640
1.260
4.675
2.839
3.500
1.296
1.571
1.800
9.600
2.559
3.500
1.620
1.504
2.250
4.960
365
648
455
885
900
80
365
720
455
803
675
80
17.850
1.168
0
9.376
10.630
1.264
100
11.612
4.597
189
1.402
176
881
225
8.208
10.348
692
49
Fonte: Ministero dell’Agricoltura e dello Sviluppo Rurale, Divisione per l’Assistenza e la Consulenza nel settore agricolo (Shaham), Divisione Economia e Gestione Rurale. NB – ai fini dell’aggiornamento dei calcoli, si consiglia all’utente di utilizzare gli indici dei prezzi pubblicati dal CBS.
MOAG (http://www.science.moag.gov.il/). Nel Box 5.2 si riporta un esempio
relativo al calcolo dei profitti e delle perdite.
5.2.2 La frutta fresca
La struttura del mercato e le principali caratteristiche dei prodotti
La superficie utilizzata per la coltivazione della frutta era nel 2004 quasi
identica a quella del 1990 (si è registrata infatti una crescita pari solo al 3% in
14 anni), mentre la quantità prodotta è diminuita nello stesso periodo del 41%
(anche se la produzione di frutta, agrumi esclusi, ha registrato una leggera ri-
149
Tabella 5.6 - Valore della produzione della frutta, per destinazione d’uso (2004)
Totale (1) Per il
Per
Per Prodotto Totale
Per il
Per
Per Prodotto
consumo l’industria l’esporta- intermedio
consumo l’industria l’esporta- intermedio
interno nazionale zione (2)
(3)
interno nazionale zione (2)
(3)
2003
2004
Milioni di euro, calcolati a fronte di prezzi medi (4)2878,8
119,2
447,2
1145,6
44,9
286,8
889,6
19,0
30,1
565,4
51,9
84,2
278,1 3126,7
3,4 127,7
46,1 419,4
Variazioni della quantita’ rispetto all’anno precedente (%)
-3,1
-1,3
-1,0
-7,7
-3,9
9,3
-11,4
-1,3
-4,8
-17,6
-8,2
-1,0
-11,6
-7,3
-21,6
-6,6
-6,3
15,7
Variazioni del prezzo rispetto all’anno precedente (%)
5,3
4,4
3,8
9,5
1,8
-0,6
20,4
11,6
12,7
25,4
4,1
8,3
6,2
-3,6
8,9
9,3
6,8 -18,9
1144,3
45,1
235,7
953,9
14,6
38,9
732,3
64,1
93,8
296,3 Totale generale
3,9
Agrumi
51,0
Frutta,
agrumi esclusi
4,7
0,8
8,7
2,6
-22,4
52,1
31,1
15,4
18,8
9,6 Totale generale
10,4
Agrumi
35,0 Frutta, agrumi
esclusi
-4,6
-0,3
-24,4
4,5
-0,9
-15,1
-1,2
7,1
-6,2
-2,8 Totale generale
4,2
Agrumi
-18,1 Frutta, agrumi
esclusi
Fonte: http://www1.cbs.gov.il/shnaton56/st19_17x.pdf (in ebraico con traduzione in lingua inglese).
Legenda:
1. Le quantità sono quelle fornite per le specifiche destinazioni d’uso ed i prezzi sono quelli realmente ricevuti dal coltivatore; in taluni casi, il prezzo è uguale per gran parte degli usi previsti.
2. L’anno di esportazione non necessariamente corrisponde all’anno di produzione.
3. Incluse quantità destinate alla distruzione o alle vendite alla Giudea, Samaria ed alla Zona di Gaza.
4. I valori sono conguagliati al prezzo medio valido per ciascun anno. Gli autori hanno applicato il tasso di cambio di 1
EUR= 5,6 NIS, per la conversione dalla valuta israeliana NIS.
presa tra il 2002 ed il 2004). La tabella 5.6 presenta i dati relativi alla produzione di frutta in valore, divisi per destinazione d’uso (2004).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica, circa il 45% della produzione di avocado avviene nella regione della Galilea, un altro 45% è invece prodotto nelle regioni israeliane centrali; pesche ed albicocche si coltivano prevalentemente nella regione del Negev; dalle vallate settentrionali, che comprendono Emek Izsrael e la regione di Megido, proviene circa il 21% della produzione di mango ed il 26% della produzione di olive.
Le informazioni che riguardano la produzione di frutta sono di difficile reperimento. La divisione frutta del PPMB non effettua la raccolta di dati e
l’associazione dei coltivatori non rende pubbliche le informazioni in suo possesso.
La produzione di avocado e di cachi registra anni di abbondanza – con una
produzione fino a 40.000 tonnellate di avocado – alternati ad anni di bassa produzione (lo scarto tra gli anni di bassa produzione e quelli di alta produzione
150
Grafico 5.2 - La produzione di avocado, mango e cachi (1990-2004)
125
100
000 t
75
50
25
Avocado
Mango
2004
2003
2002
2001
2000
1999
1998
1997
1996
1995
1994
1993
1992
1991
1990
0
Cachi
Fonte: Dati del Central Bureau of Statistics (CBS) israeliano15 elaborati dagli autori (in
ebraico con traduzione delle intestazioni in lingua inglese).
può raggiungere anche il 50%). Il grafico 5.2 illustra l’andamento della produzione delle tre principali categorie di frutta: avocado, mango e cachi.
Gli agrumi
La produzione di arance è calata da 871.150 tonnellate nel 1990, a 145.000
tonnellate nel 2004 (una diminuzione pari a circa l’84%). La percentuale di terreno destinata alla coltivazione degli agrumi ha subito un tracollo nel periodo
compreso tra il 1990 ed il 2004: nel 1990, gli agrumi occupavano il 7,5% delle
superfici coltivate, soltanto il 5,2% nel 2004. Dall’essere la principale coltivazione ortofrutticola nel 1950, il peso della coltivazione degli agrumi è sceso nel
corso degli anni (la superficie occupata dagli agrumi sul totale della superficie
destinata a ortofrutta è scesa al 34,5% nel 1990, crollando al 14,2% nel 2004);
tale drastico declino è stato causato principalmente dalla riduzione della quantità disponibile di acqua e dal conseguente aumento del suo costo. Poiché il prezzo internazionale degli agrumi e dei prodotti derivati è diminuito nel tempo,
l’incremento del costo dell’acqua ha posto dei seri dubbi circa la redditività di
tale coltivazione. Tuttavia, negli ultimi tre anni (2002-2005), sono state impiantate nuove varietà di arance nella regione settentrionale del Negev (la parte superiore della zona semi-desertica).
Altri tipi di frutta
Gli avocado, i cachi e i mango, coltivati prevalentemente in aziende agricole collettive (i Kibbutz), sono destinati, se di prima qualità, all’esportazione. Al
151
mercato locale sono destinati i prodotti di qualità inferiore e non selezionati; in
media si stima che il 22% della frutta è oggetto di esportazione. Alcuni tipi di
frutta sono coltivati esclusivamente per la vendita sui mercati locali (come, ad
esempio, le mele, le albicocche e le susine). Sono stati effettuati tentativi per
etichettare la frutta con un marchio commerciale, come nel caso del Carmel
Avocado, dei Mor Persimmons (i Cachi Mor), e di alcuni marchi regionali, riguardanti la frutta della Galilea o le mele del Golan. La frutta non provvista di
marchio è venduta al dettaglio come prodotto non-differenziato.
Nel 2005, oltre a nuovi agrumeti, sono stati realizzati impianti per la produzione di mandorle, di avocado, di melograni, di uva da vino e di pesche.
Per quanto concerne il mercato internazionale, annualmente vengono importate 4.000 tonnellate di mele e 4.000 tonnellate di pere dagli USA a fronte di
un accordo bilaterale. Discreti quantitativi di nocciole e mandorle sono importate da USA e Turchia. Sul fronte delle esportazioni, circa il 50% degli agrumi
ed il 25% - 30% degli altri tipi di frutta sono oggetto di spedizione all’estero,
soprattutto verso l’Unione Europea. Il commercio con i paesi vicini è molto limitato, per motivi di carattere politico. Unica eccezione è quella rappresentata
dalle mele coltivate dalla Druze, di cui 4.500 tonnellate sono esportate annualmente verso la Siria.
La classificazione merceologica
La frutta è classificata secondo tre diversi livelli di qualità: superiore (definita qualità per l’esportazione), alta qualità e qualità comune. Oltre a questa,
esistono altri tipi di classificazione determinati dal numero dei difetti di qualità,
dalla dimensione e dalla regione di produzione. Ad esempio, le uve provenienti
dalla regione del Lahich e le mele coltivate sulle Alture del Golan beneficiano
di un sovrapprezzo. Lo stato d’Israele non ha mai legiferato in materia di qualità, etichettatura e classificazione in termini di vendita al dettaglio e, di conseguenza, la frutta è presentata alla rinfusa, non selezionata in base alla qualità e
senza alcuna etichetta che indichi la regione di produzione ed il paese di origine. Dei prezzi al dettaglio della frutta si calcola una media tra tutti i diversi livelli di qualità, ottenendo in tal modo un prezzo medio generale. In alcuni casi,
i dettaglianti presentano un prezzo per l’intera categoria di frutta (ad esempio,
un prezzo per tutte le mele, a prescindere dalla varietà, dal paese di origine e
dalla qualità delle stesse)16.
Questa situazione interessa tuttavia anche il livello della vendita all’ingrosso (la frutta è confezionata in cartoni usati che riportano etichette con indicazioni fuorvianti relative alla dimensione, alla qualità ed al riconoscimento della
regione di provenienza).
Descrizione del mercato: il sistema di commercializzazione, la filiera ed i canali
distributivi.
La descrizione della filiera riassunta nella Figura 5.1 è valida anche per distribuzione della frutta. Di seguito vengono descritti gli aspetti peculiari che dif-
152
ferenziano la filiera della frutta fresca da quella degli ortaggi freschi.
Le principali differenze tra le due filiere si fondano su tre elementi:
a) la percentuale di prodotto esportato sul totale della produzione è minore
(ad eccezione degli agrumi);
b) la frutta ha una maggiore durata di conservazione in magazzino (molti tipi di frutta possono essere conservati in depositi frigoriferi per molti mesi);
c) le modalità gestionali della commercializzazione sono profondamente
differenti tra i due settori.
a) Peso delle esportazioni
La maggior parte degli agrumi (oltre il 65%) è oggetto di esportazione ed
una discreta quota della produzione di agrumi è destinata all’industria di trasformazione. L’elevata percentuale di agrumi esportati unitamente al basso
coinvolgimento degli operatori del settore fanno sì che le uniche informazioni
disponibili, riguardanti oltre il 65% della produzione, siano i prezzi FOB e le
cifre relative alle quantità esportate. Invece, per quanto riguarda gli altri tipi
di frutta, soltanto il 22,4% è destinato all’estero e ciò determina una notevole
dipendenza dal consumo locale. In passato si riteneva che l’esportazione diretta verso l’Autorità Palestinese, sulla base di un accordo commerciale bilaterale, potesse rappresentare uno sbocco per i prodotti non di prima qualità.
L’irrisolta situazione di conflitto ha bloccato, di fatto, l’attività di esportazione verso il popolo Palestinese e, pertanto, il mercato israeliano è sommerso
da frutta di scarsa qualità. I dettaglianti utilizzano i prezzi di riferimento all’ingrosso più bassi come base per le loro trattative. La raccolta di dati avviene sotto la responsabilità della divisione ortaggi del PPMB o del MOAG –
entrambi hanno interesse a mantenere il saldo attivo dei coltivatori e, essendo
a conoscenza dello stile contrattuale dei dettaglianti, hanno indicato agli intervistatori di ignorare i prodotti di scarsa qualità e di non includerli nella rilevazione. Di conseguenza, i prezzi pubblicati non esprimono la realtà relativa ad una percentuale piuttosto elevata della frutta presente (quella, appunto,
di qualità scadente).
b) Le aziende di confezionamento
Circa 22 aziende di confezionamento sono specializzate negli agrumi, mentre altri curano, in particolare, il settore relativo ad avocado, cachi e mango.
c) L’organizzazione della commercializzazione
Sino alla metà degli anni ’80, l’Ente per la produzione e la commercializzazione degli agrumi controllava la produzione e fissava i prezzi allo scopo di
massimizzare i profitti dei coltivatori. In seguito, l’Ente per la produzione della
frutta decise di rinunciare al proprio potere di fissare le quote di produzione, liberalizzandole. Nel 1995, l’Ente competente per gli agrumi perse il proprio
mandato di autorità centrale di programmazione. Attualmente, gli enti competenti per la frutta e gli agrumi, sono divisioni che rientrano nella struttura del
153
Plant Production and Marketing Board (PPMB) ma, al contrario della divisione
ortaggi, non sono molto attivi sui mercati17.
Il mercato locale
I circuiti locali di commercializzazione della frutta e degli agrumi sono
identici a quelli già descritti per gli ortaggi: l’unica differenza risiede nel diverso equilibrio esistente tra dettaglianti, grossisti e organizzazioni di produttori,
spostatosi verso le catene di vendita al dettaglio; relativamente a queste ultime,
peraltro, non esistono statistiche ufficiali.
Una testimonianza indiretta della forza dei dettaglianti può essere rilevata
da uno studio del CBS sui margini di mercato (Elbert 2005), dal quale si evince
come nel settore della frutta siano maggiori di circa il 10% rispetto a quelli registrati per gli ortaggi.
Il sistema di commercializzazione della frutta sul mercato internazionale
L’esportazione di frutta fresca e di ortaggi israeliana è gestita da sei aziende
agro-alimentari di grandi dimensioni e da numerosi piccoli esportatori. I principali esportatori sono: la Agrexco (di cui si è accennato nel paragrafo sugli ortaggi), la Mehadrin, la Tnuport, la Diklaim e la Mor. La Mehadrin, una grande
azienda agro-alimentare e la Tnuport – una consociata della Tnuva – collaborano nell’attività di esportazione dei prodotti agricoli e dominano l’esportazione
degli agrumi diretta verso il Regno Unito ed i Paesi Scandinavi. Essi hanno sviluppato un proprio marchio, denominato “Top” e vendono agrumi marchiati Top
o “Jaffa”. La Mor è il principale esportatore di cachi e di mango.
La tabella 5.7 riporta i principali esportatori, la loro esperienza nell’attività
svolta, il marchio utilizzato, i principali mercati coperti e la tipologia di informazioni che essi forniscono.
Nel Regno Unito, la Mehadrin Tnuport gestisce la commercializzazione degli agrumi nell’ambito della catena Tesco. Il ruolo di gestore di categoria con-
Tabella 5.7 - Principali esportatori di frutta ed informazioni fornite
Esportatori
Agrexco
Mehadrin - Tnuport
Esperienza
nell’attività
Frutta:
prevalentemente
avocado, 50% di cachi
Agrumi
Marchio
Cachi, mango
MOR
Datteri
Jordan River
MOR
Diklaim
Fonte: Heiman e Tsur, 2005.
154
Carmel
Jaffa
Principali
mercati
Europa
Informazioni
diffuse
Quantità e prezzo
FOB
Regno Unito,
Paesi Scandinavi
Europa,
Estremo Oriente
Europa
Quantità e prezzo
FOB
Quantità e prezzo
FOB
Quantità e prezzo
FOB
sente al soggetto cui è conferito l’ incarico di preferire prodotti da esso coltivati
o importati e, nel caso specifico, agrumi coltivati in Israele nel periodo invernale o agrumi sudafricani nel periodo estivo.
La formazione del prezzo sul mercato locale
I prezzi all’ingrosso fungono da riferimento nelle contrattazioni che avvengono tra i coltivatori, i grossisti e le catene di supermercati; nel caso in cui queste ultime due tipologie di operatori acquistano direttamente dalle cooperative
di produttori, dispongono di un determinato potere contrattuale a causa della
mancata organizzazione dei coltivatori di frutta. La documentazione è scarsa e
le valutazioni sono fatte confrontando i prezzi al dettaglio relativi ai generi alimentari che compaiono nei rapporti mensili del CBS, il prezzo al dettaglio registrato dal MOAG, e i calcoli previsti dai regolamenti governativi18.
Gli aspetti contrattuali
L’industria di trasformazione stipula contratti con i coltivatori di agrumi e
paga loro un prezzo commisurato alla qualità. Non sono invece disponibili dettagli riguardanti le altre produzioni frutticole né il peso dei contratti sulla produzione frutticola totale realizzata o i prezzi corrisposti.
La struttura e l’organizzazione della raccolta dei prezzi, l’analisi e la pubblicazione delle informazioni.
Nel mese di marzo 2006 la divisione ortaggi del PPMB ha iniziato a svolgere delle ricerche di mercato nel settore della frutta. La rilevazione del PPMB si
è svolta sul mercato all’ingrosso di Tel-Aviv che rappresenta l’esempio più importante in Israele19. Questo cambiamento ha reso la raccolta dei prezzi del settore della frutta sul mercato interno identica a quella effettuata per il settore orticolo. Di seguito, vengono illustrate le differenze esistenti tra la frutta e gli ortaggi per quanto attiene alla raccolta dei prezzi sui mercati internazionali e nazionali ed alla relativa analisi e pubblicazione.
Mercato internazionale
L’importanza delle esportazioni nel settore agrumicolo influenza la capacità
degli organismi pubblici nazionali di raccogliere le informazioni: infatti, gli
esportatori sostengono che poiché essi detengono lo status di società agro-alimentari private e l’esportazione è un settore piuttosto concorrenziale, le informazioni in loro possesso dovrebbero mantenere un carattere confidenziale. Le
uniche informazioni che gli esportatori divulgano sono le quantità esportate e i
prezzi FOB. Tali informazioni vengono fornite alle autorità doganali che, a loro
volta, le trasmettono al settore del commercio internazionale ed alla divisione
agricoltura del CBS.
Queste informazioni posseggono una scarsa rilevanza ai fini della programmazione economica del settore. Ancora una volta, ciò è dovuto ai contratti di
vendita in conto consegna, in cui il coltivatore viene messo soltanto successiva-
155
mente a conoscenza del prezzo e della quantità venduta (quantità venduta =
quantità spedita – quantità declassata e distrutta). In linea di principio, il declassamento della frutta dovrebbe avvenire rigorosamente sulla base dei requisiti minimi di qualità (il prodotto è declassato se presenta troppi difetti). Tuttavia, interviste più approfondite rivelano che la tolleranza dell’acquirente rispetto ai difetti di qualità dipende dall’offerta: nel caso in cui vi sia un eccesso di
offerta, l’acquirente (il responsabile dei servizi di logistica del supermercato o
l’importatore sul mercato internazionale) può optare per il declassamento del
carico come strategia finalizzata a contrastare l’eccesso di offerta senza di fatto
venir meno agli accordi stipulati in precedenza.
Inoltre, le informazioni raccolte dall’autorità doganale israeliana non sempre concordano con le informazioni doganali fornite dai paesi di destinazione.
Il motivo principale della discrepanza tra le statistiche israeliane e le statistiche estere è il deperimento della qualità, come precedentemente descritto, stimato nell’ordine del 5% circa. Le informazioni riguardanti l’esportazione non
sono utilizzabili per il calcolo dei profitti o per l’elaborazione di dati statistici
reali, poiché la frutta importata (o qualsiasi altro prodotto fresco) è conservata in depositi frigoriferi e consegnata soltanto a fronte di ordini specifici. Esiste un certo sfasamento temporale tra la realizzazione degli ordini e l’immagazzinamento: nel corso di tale intervallo di tempo, la qualità della frutta diminuisce, una parte deperisce (non risponde più ai livelli minimi di qualità)
ed una certa percentuale della stessa non è più recuperata. Dopo un paio di
mesi, il coltivatore riceve una fattura in cui sono specificati i dettagli della
transazione. Alcuni elementi - quali la spedizione, il trasporto via terra e la
commissione - sono aggregati e questo rende complicato effettuare confronti
o analisi. In sintesi, poiché il prezzo al dettaglio ed i margini del mercato
estero di destinazione non sono noti, così come i costi per la logistica, la gestione della spedizione e per il trasporto, tutti i calcoli effettuati si basano sui
prezzi FOB.
Il mercato locale
I prezzi sui mercati locali sono raccolti dal Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli (del MOAG)20, che effettua quotidianamente la
raccolta delle informazioni di mercato sui tre principali mercati all’ingrosso:
Tel Aviv, Haifa e Gerusalemme. Queste tre strutture sono state selezionate poiché si trovano nelle tre aree più popolate del paese e si valuta che esse incidano
per il 60% degli scambi commerciali. Per queste rilevazioni si fa ricorso a tre
persone che effettuano la rilevazione ogni giorno di attività commerciale (5
giorni a settimana) tra le 7 e le 11 a.m.
Non esiste una metodologia definita per lo svolgimento delle indagini di
mercato: i dati rilevati riferiti alle transazioni reali sono registrati su appositi
moduli cartacei, la rilevazione avviene a campione su circa 10 dei 44-50 grossisti operanti in ciascuno dei mercati. I prezzi raccolti riguardano i due più alti livelli di qualità: qualità superiore ed alta qualità.
156
La gestione dei dati
Le informazioni raccolte attraverso l’indagine di mercato sono elaborate in
formato digitale utilizzando Visual Basic e messe a disposizione on-line. E’
possibile scaricare serie storiche a partire dal 2002, mentre i dati relativi ai periodi precedenti sono conservati in copia cartacea. I prezzi raccolti sono oggetto
di elaborazione statistica; l’intervistatore registra la media tra la fascia alta e
quella bassa dei prezzi per ciascun tipo di frutta (o ortaggio). Su tali valori si
calcola la media aritmetica semplice che diventa poi oggetto di pubblicazione.
Il prezzo medio per paese è calcolato utilizzando una media ponderata in cui il
mercato di Tel Aviv ha un’incidenza pari al 50% mentre, ciascuno degli altri
due mercati ha un peso pari a circa il 25% (tale ponderazione non è però esattamente proporzionale alla quota di scambi commerciali). I prezzi sono pubblicati quotidianamente sul sito web ufficiale del MOAG e le informazioni così disponibili sono utilizzate dal Dipartimento per il Commercio Estero del CBS, dal
Dipartimento per la concessione di autorizzazioni all’importazione del MOAG,
dai servizi di assistenza e consulenza in agricoltura (dello SHAHAM), dal Responsabile del settore scientifico del Ministero dell’Agricoltura e dall’impresa
Tabella 5.8 - Prezzi giornalieri della frutta, praticati sul mercato all’ingrosso di Tzrifin per qualità
e dimensione (indicata dai valori posti successivamente alla denominazione della varietà) - Prezzi in
NIS/Kg (1 Euro = 5,6 NIS)
Prezzo Premium
2,50
18,00
8,00
9,00
8,50
5,50
Prezzo
5,00
7,00
2,00
15,00
5,00
10,00
8,00
4,00
5,00
7,50
5,00
4,00
3,50
5,50
35,00
6,50
4,50
6,50
Prodotto
Pesca Bianca 6,0
Pesca Bianca 7,0
Banane
Ciliege
Uva bianca
Uva bianca – di varietà specificata
Uva nera
Pesca noce 6,0
Pesca noce 6,5
Kiwi medio
Susina verde – grande
Susina verde – piccolo
Golden (mela) 6,0
Golden (mela) 6,5
Smith (mela) 6,0
Smith 6.5
Starking (mela) 6,0
Starking 6,5
Data
15/06/2006
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
“
Fonte: http://www.plants.org.il/PriceList/OnItemDataBound.aspx.
157
di stato per le assicurazioni nel settore agricolo (KANT).
Per quel che concerne l’elaborazione, la ponderazione, l’analisi e la divulgazione dei dati, l’attività viene svolta analogamente a quanto descritto per gli
ortaggi; l’unica eccezione riguarda la qualità delle analisi effettuate, dal momento che i rapporti stilati dalla divisione ortaggi del PPMB sono più professionali. Per gli ortaggi, infatti, il rapporto annuale fornisce informazioni circa
gli orientamenti dei mercati, formula previsioni, esegue calcoli dei profitti e
delle perdite per varietà di ortaggio e dei margini relativi alla vendita al dettaglio e all’ingrosso. La divisione competente per la frutta, invece, non fornisce
questo tipo di analisi in relazione al fatto che i dati disponibili sono meno puntuali e detagliati.
Un esempio di pubblicazione di un rapporto quotidiano sui prezzi del mercato all’ingrosso di Tel Aviv, a cura del PPMB, è fornito nella tabella 5.8, in cui
sono riportati i prezzi all’ingrosso della frutta, classificata secondo due diverse
categorie di qualità.
5.2.3 I fiori
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
In Israele si contano circa 1.000 produttori di fiori. La superficie destinata
alla coltivazione è pari a circa 5.200 ettari. La maggior parte dei fiori è coltivata nella regione costiera centrale ed in quella della Valle dell’Arava. L’industria
floricola israeliana è sempre stata orientata all’esportazione: solo il 22% dei
fiori coltivati è venduto sul mercato interno; nel 2004, il valore monetario imputabile al settore dei fiori e delle piante da giardino è stato pari a 1,4 miliardi
di NIS, di cui 1,07 miliardi derivanti da fiori destinati all’esportazione e 0,34
miliardi di provenienti dalla vendita sul mercato locale; nel 2005, sono state
esportate circa 0,78 migliaia di miliardi di steli, con un calo pari al 3% rispetto
al 2004. Il prezzo medio per stelo è stato di 0,11 Euro, con un decremento notevole rispetto al 2004 (0,12 Euro per stelo). Occorre sottolineare che, in particolare, la coltivazione delle rose ha continuato ad essere non remunerativa: infatti, rispetto all’anno precedente, nel 2005 la quantità esportata è crollata del 40%
ed il prezzo del 10%.
La classificazione merceologica
Sul mercato nazionale non esistono parametri di qualità, poiché i fiori commercializzati sul fronte interno sono di qualità scadente; ciò pare sia direttamente
riconducibile, secondo studi svolti nel settore, alla scarsa domanda interna.
Diversamente, i fiori esportati (tramite asta) sono classificati sulla base di
rigorosi parametri di qualità: ciascun fiore è sottoposto ad un doppio controllo,
presso l’azienda di confezionamento e presso il sito d’asta; i fiori possono ricevere delle annotazioni sulla qualità e quindi la condizione di perfezione comporta che non ci siano difetti di alcun tipo.
Una prerogativa importante del mercato è data dal fatto che i coltivatori sono
158
individuabili e gli acquirenti sanno distinguere tra i diversi fiori. Di recente si è
sviluppata la tendenza ad etichettare i fiori con un marchio, ma non è ancora possibile effettuare una valutazione dell’impatto di tale operazione sui profitti.
Descrizione del mercato
Come precedentemente accennato, la maggior parte (78%) dei fiori recisi è
destinata ad essere esportata. I fiori venduti sui mercati locali sono distribuiti
direttamente dai coltivatori ai dettaglianti (fiorai). Scarso è stato il successo
della vendita dei fiori nei supermercati. Nel corso del 2005 e del 2006, l’organizzazione dei floricoltori ha effettuato dei tentativi per l’apertura di un mercato dei fiori a Tel Aviv, in cui i coltivatori avrebbero venduto i fiori direttamente
agli acquirenti: la vendita diretta avrebbe dovuto, secondo le previsioni, ridurre
i prezzi per i consumatori, incrementare i profitti per i produttori e spronare
questi ultimi a vendere fiori di qualità più elevata. Tuttavia, l’esperimento non
ha avuto successo: la qualità è rimasta scadente e l’esperienza non ha prodotto i
risultati attesi.
Per quanto riguarda l’export, si valuta che la percentuale di fiori esportata
attraverso le aste dei fiori ammonti a circa il 70%-80% dell’esportazione israeliana. Le vendite dirette realizzate attraverso le aste consentono al coltivatore, o
alla cooperativa di coltivatori, di offrire i propri fiori sui mercati d’asta in Olanda, Belgio e Germania. Il confezionamento è eseguito presso l’azienda agricola
(ogni coltivatore o cooperativa di coltivatori dispone di una propria unità di
confezionamento, oltre che di strutture per la conservazione frigorifera). I servizi di logistica per la spedizione dei fiori ai mercati d’asta sono resi dalla
Agrexco o da uno degli altri esportatori. Tutti i fiori sono spediti per via aerea e
notevoli sforzi sono compiuti allo scopo di sviluppare varietà in grado di resistere al trasporto marittimo e per migliorare la tecnologia dello stesso al fine di
renderlo più idoneo ai fiori.
La restante quota delle esportazioni di fiori (20-30% del totale dell’export)
è effettuata dall’Agrexco e dall’Aviv (le due principali società di esportazione di
fiori) e da altri 5-6 piccoli esportatori (Direct Flower, Bikel ed altri). Tali vendite sono realizzate attraverso transazioni dirette tra acquirenti internazionali e
produttori.
Gli acquirenti comunicano le specifiche richieste (varietà, qualità, colore,
quantità, prezzo e mercato di destinazione); il produttore può accettare l’offerta
oppure proporre una fornitura parziale ed ha la possibilità di trattare sui prezzi.
Una volta conclusa l’operazione commerciale, il servizio di logistica sarà identico a quello delle vendite tramite mercati d’asta.
La formazione del prezzo
Il mercato internazionale dei fiori è molto competitivo ed altamente reattivo
alla qualità. I prezzi sono fissati quotidianamente sul mercato ad asta a seconda
dell’offerta di quello stesso giorno, della qualità e della stagione di produzione.
I prezzi praticati nei giorni in cui si celebrano le festività del Family day, di
159
San Valentino e di Natale, sono pari a oltre il doppio di quelli consueti. La definizione dei prezzi da parte degli operatori commerciali avviene nell’arco di tutte le ventiquattro ore e, pertanto, i venditori (coltivatori) non hanno alcun controllo sulle quotazioni. La situazione è diversa nelle transazioni dirette, in cui il
produttore e l’acquirente negoziano direttamente le condizioni della transazione: un produttore che gode di una buona reputazione può ottenere prezzi più alti. Tuttavia, non esistono accordi contrattuali nel mercato floricolo.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi, l’elaborazione e la divulgazione dei prezzi alla produzione
Per quanto riguarda le transazioni sul mercato interno, non sono disponibili
statistiche, né si effettua raccolta di dati. Sul fronte delle esportazioni, invece,
cinque organizzazioni effettuano la raccolta di informazioni riguardanti il commercio dei fiori: due sono pubbliche (il CBS che raccoglie i prezzi FOB e le
quantità, desumendole dalle polizze di carico e il Dipartimento per la Ricerca in
Agricoltura del MOAG che raccoglie le informazioni da fonti secondarie, quali
bollettini esteri e notiziari commerciali); altre due organizzazioni sono esportatori privati (Agrexco e Direct Flower); il quinto soggetto in gioco, il Dipartimento fiori e piante ornamentali (Department of flower and ornaments) del
PPMB raccoglie ed integra le informazioni provenienti dal CBS, dalle ricerche
svolte nel settore agricolo dal MOAG, dall’Agrexco e dalla Direct Flower, pur
non pubblicandole21.
La struttura e l’organizzazione della rilevazione
Non essendo disponibili dati sulle transazioni sul mercato nazionale, le
aziende leader nel settore ed i professionisti stimano che il volume degli scambi
interni sia pari a circa il 20%: pertanto, la quantità totale prodotta viene calcolata per deduzione dai dati sulle esportazioni.
Per quanto riguarda i flussi all’estero, invece, il MOAG (Dipartimento per
la Ricerca Agricola) raccoglie le informazioni con cui pubblica un rapporto
mensile sull’esportazione di fiori nei due principali mercati d’asta olandesi: il
VBA ed il FloraHolland. Inoltre, lo stesso pubblica rapporti settimanali dei
prezzi praticati alle aste dei fiori. L’ente dei floricoltori, il dipartimento fiori del
PPMB e tutti i grandi esportatori effettuano la raccolta e l’elaborazione di informazioni. La Agrexco e la Direct Flower dispongono di un software speciale
che elabora rendiconti sui profitti e sulle perdite.
La gestione dei dati
Le informazioni sono tratte dai verbali ufficiali delle aste dei fiori, oltre che
provenire dalla loro organizzazione generale, il VBA, e forniscono indicazioni
circa le quantità medie ed il prezzo unitario. Il verbale effettua il confronto con
le esportazioni provenienti dall’Olanda, dal Kenya, dall’Italia e da altri paesi
concorrenti nel settore. Le informazioni sono classificate in categorie distinte
per prodotto (fiori recisi, piante verdi, piante ornamentali, bulbi) e all’interno di
160
ciascuna famiglia si fornisce una descrizione del prodotto. La ponderazione è
ottenuta attraverso il rapporto tra ricavo totale e numero di steli venduti.
Le organizzazioni private (esportatori) utilizzano il software Oracle per la
memorizzazione dei dati e per consentire un accesso multi-utente. I rapporti e
le analisi sono realizzati attraverso l’uso di Excel e i rapporti sono scaricabili
sia nel formato Excel originale che in formato PDF.
Per quanto riguarda l’analisi dei dati, il calcolo a ritroso, a partire dai prezzi
ricevuti alle aste dei fiori olandesi, può essere effettuato utilizzando il costo
medio e i margini lordi pubblicati, di tanto in tanto, dallo SHAHAM. I calcoli,
di per se stessi corretti se valutati a livello di singolo coltivatore, sono effettuati
utilizzando dei software particolari forniti ai coltivatori dalla Agrexco o dalla
Aviv. I due software, denominati Red Line e Pink Line consentono ai coltivatori
di calcolare il prezzo alla produzione.
I profitti e le perdite per singolo carico ed i calcoli relativi ai profitti (perdite) su base annuale, sono effettuati attraverso un confronto del prezzo franco
azienda con quello base ufficiale pubblicato dal dipartimento economico dello
SHAHAM. Il singolo floricoltore riceve una fattura dall’esportatore (Agrexco,
Aviv, Arava e altri) contenente i dettagli sui costi della transazione. Poiché alcuni dei costi sono espressi a livello aggregato, non è semplice calcolare il profitto esatto proveniente da ciascuna transazione e realizzare, in tal modo, la necessaria programmazione futura.
Le informazioni disponibili a livello di singolo coltivatore sono tenute riservate.
Lo SHAHAM e la divisione fiori del PPMB utilizzano valori medi per il
calcolo dei profitti per singola varietà di fiore e per canale di distribuzione;
ciò in quanto le aste di fiori e le transazioni dirette, sono differenti nella sostanza. Nel primo caso infatti la vendita viene praticata singolarmente dai
venditori e da alcuni acquirenti anonimi, i prezzi sono fissati attraverso aste
che si svolgono per tutto l’arco della giornata e gli esportatori sono responsabili del trasporto del carico e del transito locale, mentre le aste sono responsabili dell’intera logistica e del confezionamento, del re-imballaggio e del controllo della qualità. Il meccanismo d’asta genera incertezza sui prezzi e pertanto le informazioni pubblicate dal dipartimento per la ricerca del Ministero
dell’Agricoltura si dimostrano cruciali nella comprensione dell’andamento
degli stessi.
Viceversa, l’esportazione attraverso transazioni dirette è un’operazione posta in essere da soggetti che agiscono da intermediari, come ad esempio la
“Flower Direct” o le società di esportazione e il commercio on-line ha reso
questo canale di vendita notevolmente competitivo. L’operatore commerciale
(intermediario) ricerca le richieste che contengono la specifica predeterminata
di quantità, varietà e qualità; il prezzo è fissato a seguito di una contrattazione
che avviene tra il venditore e l’acquirente; il coltivatore ha la possibilità di accettare, o di non accettare, l’operazione commerciale ma, nel caso in cui accetti, egli è preventivamente messo a conoscenza del prezzo franco azienda. Poi-
161
ché l’intermediario, o l’esportatore, detengono forti responsabilità, la commissione loro riconosciuta è elevata (3% contro l’1% del mercato delle aste). Tuttavia, la commissione versata agli acquirenti è minore rispetto alle esportazioni attraverso le aste (9% contro 11%). In media, quindi, il costo della transazione non presenta differenze considerevoli tra i due diversi canali di distribuzione.
Un esempio del calcolo dei profitti a livello aziendale è riportato nel Box 5.3.
Box 5.3 - Esempio del calcolo dei profitti per le Gerbere22
Prezzo per stelo
Quantità spedita (n. steli)
Commissione asta fiori
Trasporto
Commissioni vendita e trasporto interno (esportatore)
Diritti dovuti agli Enti per le Piante e lo Sviluppo
Azienda di confezionamento
Ricavo franco azienda
0,32 Euro
500
11%
9%
1%
1%
1%
123,2 Euro
Fonte: http://www.plants.org.il/PriceList/OnItemDataBound.aspx.
L’aggiornamento settimanale pubblicato on-line dal Dipartimento per le Ricerche di Marketing del Ministero dell’Agricoltura contiene informazioni riguardanti la quantità ed i prezzi medi. Utilizzando tali informazioni, il coltivatore – e qualunque altro soggetto interessato – può calcolare la redditività delle
diverse varietà di fiori. Ad esempio: il punto di pareggio ufficiale dell’anemone
è pari a 0,3 NIS per stelo; il prezzo medio nel 2004 era pari a 0,11 Euro e nel
2005 era, invece, di 0,11-0,08 Euro per stelo (Rapporto Settimanale sui Fiori,
14 febbraio 2006); questa fascia di prezzo garantisce la redditività dei coltivatori di anemoni (il tasso di conversione utilizzato è 5,6 NIS = 1 Euro). Le statistiche ufficiali e le informazioni reali riguardanti le quantità e le quotazioni non
sono oggetto di elaborazione né di pubblicazione da parte di alcun dipartimento
o ente ufficiale.
L’Ufficio del Responsabile del settore scientifico del MOAG ha curato la
pubblicazione di una dettagliata analisi economica relativa al settore
floricolo23. Tutti i rapporti di analisi sono disponibili on-line sui siti web delle
organizzazioni che sono state sin qui menzionate.
5.2.4 I prodotti ittici
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La domanda locale di pesce negli ultimi tre anni è rimasta stabile con un
consumo pro-capite pari a circa 10,1 Kg /anno. Circa il 60% del pesce consumato in Israele è importato (le importazioni sono costituite da circa 26.000 tonnellate, prevalentemente dall’Africa, dalla Norvegia, dall’Argentina, dalla Cina
162
e dal Vietnam). La pesca di mare (sul Mare di Galilea) e quella di lago coprono
solo il 17% dei consumi (18.400 tonnellate). La tabella 5.9 illustra la produzione del pesce per destinazione d’uso.
La produzione locale è diretta al consumo interno e soltanto una percentuale
minore è esportata. Non esiste possibilità di lavorazione locale. Esistono tre
stabilimenti di trasformazione (l’equivalente delle aziende di confezionamento
negli altri settori esaminati) che provvedono alla pulizia ed alla classificazione
Tabella 5.9 - La produzione totale di pesce per mercato di destinazione (2004)
Milioni di NIS, a prezzi correnti
Variazioni della quantità rispetto
all’anno precedente (%)
Variazioni del prezzo rispetto
all’anno precedente (%)
Per
l’esportazione
46,8
5,3
Per consumo
locale
392,0
4,3
Totale
11,6
-3,8
-2,4
438,8
4,4
Fonte: CBS – Annuario statistico 2004. Tabella 24.
dei prodotti. I pesci sono allevati da 85 aziende, 40 delle quali sono organizzate
in un’associazione volontaria, l’Organizzazione degli Acquacoltori (Fish Growers Board): i 50 membri di questo organismo coprono il 90% della produzione, la maggior parte della quale avviene nella parte settentrionale del paese ovvero nella Valle della Beit Shean, ad Emek Israel ed Acre. Esiste un piccolo
gruppo di acquacoltori che opera nella Valle dell’Arava. La produzione è stabile per tutto l’arco dell’anno. Il consumo delle carpe, il prodotto più diffuso, è
particolarmente accentuato durante i due periodi di festa ebraica (la Pasqua
ebraica ed il Rosh Hashana), con i quali la produzione di carpe è sincronizzata
per coprire la domanda.
La classificazione merceologica
I prodotti sono classificati secondo le varietà e, all’interno di ciascuna di esse, in base alla dimensione. Esistono cinque diverse dimensioni: molto piccola,
piccola, media, grande e molto grande. Il pesce importato è classificato in base
alla varietà ed è provvisto di etichette che lo distinguono come prodotto di prima qualità. Il paese di origine è specificato ma non esistono criteri per l’indicazione della dimensione né del paese di prima etichettatura.
Descrizione del mercato
Cinque grandi cooperative di acquacoltori coprono il 40% della produzione
totale e cinque altre di media dimensione ne rappresentano un ulteriore 2025%; esistono circa 85 aziende di acquacoltura, di cui 40 sono associate al Fish
Growers Board: queste 40 aziende sono tutte Kibbutz e coprono il 90% della
produzione totale.
163
Le cooperative degli acquacoltori vendono il 10% a grossisti, mentre il 90%
della produzione è appannaggio di quattro grandi società di distribuzione: la
“Dag HaEmek” e la “Kfar Rupin” (entrambe controllate dalle cooperative di
acquacoltori del nord) la “Tnuva” e la “Deli Dag”. La Dag HaEmek vende il
20% della produzione, la Kfar Rupin il 15% e la Tnuva il 35%. Dag HaEmwk e
Kfar Rupin appartengono agli acquacoltori, la Tnuva è un grande gruppo di
aziende che si occupa della vendita di derrate alimentari la cui maggioranza appartiene agli acquacoltori (gli acquacoltori detengono un ridotto numero di
azioni di proprietà e di azioni con diritto di voto nella Tnuva). Queste quattro
aziende vendono i prodotti direttamente ai punti vendita di pesce specializzati
(85% della produzione).
La formazione del prezzo
Fino al 2000, tutti gli acquacoltori erano riuniti in associazioni ed il controllo dei prezzi avveniva attraverso il meccanismo delle quote di produzione; successivamente, l’uscita di un grande acquacoltore dalle associazioni determinò
l’inizio della concorrenza fra le attuali 10 grandi cooperative. L’equilibrio del
potere tra le cooperative di acquacoltori e gli acquirenti è basato semplicemente
sul livello dell’offerta: se questa è alta, il potere è nelle mani dei grossisti, viceversa se è bassa. I prezzi subiscono un aumento del 25%-30% prima e nel corso
dei due periodi di festa ebraica, e risentono difficilmente del livello delle importazioni (effetto di sostituzione molto basso).
Nel mercato ittico israeliano eventuali forme di accordo contrattuale tra produttori e distributori, non risultano essere utilizzate.
Le strutture responsabili della raccolta dei prezzi e l’organizzazione dell’attività
Due organizzazioni effettuano la raccolta delle informazioni sul pescato fresco: il Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli (del
MOAG), e l’Unione degli Acquacoltori (Fish Grower Board, FGB)24. La divisione del CBS che si occupa di agricoltura utilizza i prezzi al dettaglio raccolti
dal Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli (del
MOAG) e i prezzi all’ingrosso rilevati dal FGB. Le interviste e la raccolta delle
informazioni sono eseguite secondo i metodi tradizionali senza l’utilizzo di alcun software.
Il FGB esegue rilevazioni settimanali dei prezzi e delle quantità franco
azienda attraverso interviste telefoniche durante le quali a ciascun intervistato
si chiede di fornire dettagli ed informazioni, sulla base delle fatture, riguardanti
le quantità e il prezzo di ciascuna transazione (i prezzi riportati sulle fatture
rapprsentano il prezzo alla produzione). Gli intervistati corrispondono alle principali 10 cooperative di acquacoltori che forniscono circa il 60% della produzione.
La rilevazione dei prezzi al dettaglio effettuata dal Dipartimento per la
Commercializzazione dei Prodotti Agricoli (del MOAG), avviene settimanalmente presso i supermercati di Tel Aviv, Gerusalemme e Haifa. La raccolta ri-
164
guarda tutti i prodotti presenti sugli scaffali. Anche le rilevazioni all’ingrosso a
cura del Fish Grower Board sono eseguite una volta alla settimana.
La gestione e la diffusione dei dati
I dati raccolti, archiviati in formato Excel, vengono organizzati e gestiti da
società private25. Le elaborazioni prevedono la ponderazione mediante le quantità prodotte: i prezzi unitari (alla produzione) sono calcolati dividendo il ricavo
totale per la quantità prodotta. Per calcolare l’utile lordo, cioè l’utile prima del
pagamento di capitale e interessi, e al lordo delle imposte, è necessario detrarre
da questo valore una percentuale pari al 5%-10% per commissioni di vendita e
del 5% per costi di trasporto. Le medie dei dati relativi alle fatturazioni e delle
quantità sono pubblicate ogni settimana sul sito dell’organizzazione degli acquacoltori. Oltre ai risultati di questa rilevazione, ogni settimana l’FGB pubblica i prezzi franco azienda, quelli all’ingrosso e quelli al dettaglio (le informazioni sono raccolte presso i punti vendita all’ingrosso).
L’FGB pubblica i calcoli relativi all’analisi dei profitti e del punto di pareggio per i due prodotti principali: le carpe ed il pesce San Pietro. Il calcolo
si basa sulla media delle principali aziende di acquacoltura israeliane e include i costi di produzione, del capitale, degli interessi, delle quote di ammortamento e di assicurazione. L’analisi dei costi è effettuata una volta l’anno, solitamente nel mese di luglio e viene indicizzata mensilmente attraverso
il costo dei fattori produttivi in base agli indici pubblicati ogni mese dal
CBS.
Il rapporto di analisi dei prezzi pubblicato dal FGB contiene le quantità di
pesce suddivise per varietà, i prezzi di mercato, i prezzi al netto dei costi di trasporto oltre ai prezzi e le quantità degli anni precedenti26.
5.2.5 Il latte bovino
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La filiera lattiero-casearia è altamente avanzata e l’industria è leader
mondiale nella produzione di formaggio magro. La produzione è realizzata da
880 aziende, distribuite sull’intero territorio nazionale, sulla base di quote ed
il prezzo del latte è controllato dallo Stato. Non vi è alcuna importazione di
latte fresco, mentre i formaggi a pasta morbida sono importati da USA ed Europa e quelli a pasta dura provengono prevalentemente dalla Francia. A fronte
di particolari accordi commerciali, le importazioni sono esentate dall’applicazione di imposte e dazi. Si registra un tentativo sperimentale da parte di una
catena, in fase di espansione, volto ad importare formaggi a pasta dura da
ogni parte del mondo. Il formaggio importato in questo modo non è esente da
imposte all’importazione ed è venduto esclusivamente presso i negozi di generi alimentari. La tabella 5.10 ed il grafico 5.3 mostrano rispettivamente i
dati assoluti e percentuali delle diverse destinazioni d’uso della produzione di
latte.
165
Tabella 5.10 - Latte commercializzato annualmente sul mercato interno, per categoria di derivato (tonnellate)
Anno
2001
2002
2003
2004
Latte bovino
Latte
Latte Formaggi a Formaggi a
fresco fermentato pasta molle pasta dura
357.277
359.594
359.859
370.266
144.787
148.743
147.151
146.820
78.116
79.252
79.900
80.703
22.042
22.435
22.547
22.813
Burro
5.155
5.423
5.444
5.713
Latte ovi-caprino
Formaggi
Formaggi
ovi-caprini
ovi-caprini
a pasta molle a pasta dura
971
1.136
925
1.140
970
1.131
1.266
1.200
Fonte: http://www.israeldairy.com/.
Grafico 5.3 - Tipologia del latte commercializzato annualmente sul mercato interno (2004)
Formaggi ovi-caprini
a pasta molle
0,2%
Burro
Formaggi a pasta dura 1%
4%
Formaggi a pasta molle
13%
Latte fermentato
23%
Formaggi ovi-caprini
a pasta dura
0,2%
Latte fresco
59%
Fonte: http://www.israeldairy.com/.
Classificazione merceologica
Esistono tre categorie di prodotto corrispondenti a tre livelli di qualità. All’interno di ciascun livello il prezzo è fissato sulla base di indicatori di qualità
(grasso, proteine e Livello Critico di Carboidrati -Ccl): il legislatore ha stabilito
come riferimento di contenuto in grassi la percentuale del 3,669% e come riferimento di contenuto in proteine il valore di 3,227%, sicché il latte con una percentuale di grasso maggiore riceve un prezzo inferiore, mentre il latte con una
percentuale di proteine più alta riceve un prezzo più elevato. Inoltre, l’Ente
Israeliano per il settore caseario (Israeli Dairy Board, Idb) ha deciso, nel corso
degli anni ’90, che diminuire il livello di cellule somatiche avrebbe migliorato
la qualità del latte. A tal fine sono stati fissati degli incentivi di natura economica e la risposta da parte dei produttori ha determinato una diminuzione del li-
166
vello medio di cellule somatiche (valore medio su base annua per tutte le aziende agricole) da 428.000/ml nel 1995, a 259.000 nel 2004.
Descrizione del mercato
La produzione e la vendita di latte sono centralizzate e regolamentate dal
governo. La normativa vigente in materia fissa la produzione attraverso il sistema delle quote (tab. 5.11), determina il prezzo franco azienda e stabilisce il
prezzo massimo per numerosi prodotti. I prodotti a prezzo controllato sono il
latte, il formaggio comune a pasta morbida (ricotta e formaggio in pasta, 5% e
9%) ed un gruppo di derivati tra i quali sono compresi tipi base di yogurt e il
formaggio a pasta dura di maggior successo, denominato “Emek”.
Dopo la riforma del 1998, la quota è diminuita e si è mantenuta stabile nel
corso degli ultimi tre anni. La riforma ha determinato un cambiamento struttu-
Tabella 5.11 - Quote di produzione e produzione effettiva di latte bovino
Anno
Produzione di latte bovino
(milioni di litri)
1.049,0
1.112,0
1.099,0
1.095,0
1.126,0
1.132,0
1.128,0
1.174,0
1.154,0
1.122,0
1.146,0
1994
1995
1996
1997
1998
1999
2000
2001
2002
2003
2004
Quota
(milioni di litri)
1.011,0
1.060,0
1.075,0
1.085,0
1.124,0
1.124,0
1.140,0
1.200,0
1.170,0
1.150,0
1.150,0
Fonte: http://www.israeldairy.com/.
Tabella 5.12 -Numero di allevamenti per tipologia aziendale e quote medie unitarie (1998-2004)
Aziende familiari (Moshav)
Quota media unitaria
Aziende cooperative (Kibbutz)
Quota media unitaria
Aziendedegli istituti d’istruzione
Quota media unitaria
Totale
Quota media unitaria
n.
000 litri
n.
000 litri
n.
000 litri
n.
000 litri
1998
1.211
390
218
2.939
16
703
1.445
778
1999
1.175
402
216
2.966
16
703
1.407
799
2000
1.091
439
214
3.036
16
713
1.321
863
2001
1.025
492
209
3.273
16
750
1.250
960
2002
962
511
200
3.335
16
731
1.178
993
2003
921
524
196
3.344
16
719
1.133
1.015
2004
880
541
187
3.524
16
733
1.083
1.059
Fonte: http://www.israeldairy.com/.
167
rale, in base al quale le aziende lattiere hanno dovuto provvedere alla ricostruzione dei fienili allo scopo di adeguarsi alle nuove normative in materia ambientale. Il governo ha erogato sussidi per circa il 40% degli investimenti necessari e ha consentito lo scambio e il commercio delle quote di produzione.
Il risultato immediato di questa riforma è stato una diminuzione del numero
di allevamenti e un aumento nella dimensione delle aziende che hanno continuato ad operare. La tabella 5.12 riporta il numero di allevamenti per tipologia
(le aziende familiari, le aziende cooperative e le aziende degli istituti d’istruzione27) e le quote medie unitarie nel periodo compreso tra il 1998 ed il 2004.
La formazione del prezzo
Il prezzo del latte è calcolato sulla base di rilevazioni effettuate ogni due anni: l’ultima rilevazione è stata eseguita nel 2003 e i prezzi nel 2006 erano sono
ancora basati su di essa. La rilevazione è condotta da una società di consulenza,
scelta attraverso un bando di gara, che garantisce l’affidabilità dell’indagine delegando l’osservazione scientifica ad un esperto. La rilevazione interessa 125
delle 1.083 aziende casearie attive; le aziende con una produzione annua inferiore a 100.000 litri sono state escluse dall’indagine. Ciascun allevamento ha ricevuto due visite, a distanza di sei mesi l’una dall’altra: sono state raccolte informazioni riguardanti la produzione ed il costo dei fattori produttivi (a partire
dalle transazioni reali); gli intervistatori hanno preso atto dei fabbricati e delle
infrastrutture aziendali, hanno svolto l’inventario delle derrate e dei macchinari, hanno censito le vacche presenti in azienda e il numero degli occupati.
Il prezzo obiettivo, equivalente al prezzo alla produzione, è calcolato utilizzando il sistema “cost-plus” ovvero aggiungendo un ragionevole margine di
profitto al costo medio di produzione28.
Il fondamento logico alla base di tale metodologia è che le aziende lattiere
devono essere protette, poiché il potere contrattuale è nelle mani degli acquirenti (le industrie casearie che, tuttavia, sono obbligate, per legge, ad acquistare
l’intera produzione di ciascun allevatore e a pagare il prezzo controllato).
Il prezzo dovrà inoltre garantire la fornitura di latte alla popolazione israeliana senza l’importazione di fattori produttivi. In considerazione del fatto che
il prezzo è calcolato sulla base del sistema cost-plus, esiste un forte stimolo alla
produzione: pertanto, si è ritenuto opportuno introdurre il sistema delle quote
per contingentarla.
Le strutture responsabili della raccolta dei prezzi, struttura e organizzazione
della rilevazione29
Il prezzo alla produzione è dunque calcolato in modo da garantire un profitto “standard” per l’azienda media. Le basi di calcolo sono costituite dall’efficienza produttiva e dai costi di produzione. Efficienza e costi sono oggetto di
indagine (come precedentemente indicato) a cura dell’Ente per la produzione
del latte (il Milk Board). Il prezzo così calcolato – definito prezzo obiettivo –
diventa obbligatorio dal momento della sua pubblicazione da parte del MOAG.
168
La gestione e la diffusione dei dati
Le informazioni sono elaborate e memorizzate utilizzando MAGIC, un software per la gestione di dati e l’elaborazione dei rapporti. La ponderazione del
prezzo è effettuata dal CBS, dividendo le quantità espresse in litri per il numero
di abitanti (consumo pro-capite). Per quanto riguarda l’analisi dei dati raccolti, il
Milk Board elabora e pubblica, ogni mese, quattro differenti rapporti riguardanti:
❏ il prezzo obiettivo (il prezzo che dovrà essere versato dalle industrie casearie ai produttori di latte);
❏ l’analisi degli utili basata sul prezzo obiettivo ed il costo di produzione;
❏ le quote di produzione;
❏ il consumo di latte e derivati.
Il Milk Board pubblica il prezzo obiettivo con almeno un trimestre di anticipo (www.milk.org.il).
La commissione è basata sul contributo riscosso dal Milk Board. Il prezzo
franco allevamento è, letteralmente, il prezzo pagato ai produttori del latte.
Questo valore, maggiorato del trasporto e della commissione versata al Milk
Board, corrisponde al prezzo pagato dall’industria casearia (prezzo obiettivo).
Il Milk Board pubblica rapporti annuali e trimestrali sulle transazioni (aventi
per oggetto latte e derivati) che vengono utilizzati come base per la negoziazione delle quote.
I dati sui prezzi sono disponibili on-line, mentre quelli riguardanti i fattori
produttivi e l’efficienza sono pubblicati in copia cartacea e sono messi a disposizione, su richiesta, dal Milk Board.
5.3 Considerazioni conclusive
L’unificazione degli Enti per la Produzione e la Commercializzazione (Production and Marketing Boards) all’interno del PPMB ha diminuito l’impegno dedicato alla raccolta di informazioni. Dopo l’unificazione, la divisione ortaggi del
PPMB resta l’unica agenzia non-governativa che effettua la raccolta delle informazioni sui prezzi degli ortaggi. I settori della frutta, degli agrumi e dei fiori, si
affidano alle informazioni raccolte dal Ministero dell’Agricoltura (MOAG) e dall’Ufficio centrale di statistica (CBS). Le informazioni raccolte dal Dipartimento
per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli del MOAG sui prezzi degli ortaggi, della frutta, degli agrumi, della carne, delle uova e del pesce sono aggregate e parziali. Inoltre il MOAG effettua rilevazioni che riguardano esclusivamente
determinati settori dei mercati all’ingrosso, e non rileva i prezzi al dettaglio della
frutta, degli ortaggi e degli agrumi. I due settori che presentano una raccolta di informazioni efficiente sono quei settori che dispongono ancora di Enti per la produzione e la commercializzazione in attività: latte fresco e pesce; in quest’ultimo
caso si tratta di un’organizzazione volontaria.
Il CBS raccoglie le informazioni sui prezzi al consumo in maniera piuttosto
dettagliata. Tali informazioni sono, tuttavia, pubblicate con ritardo, non sono
169
disponibili in tempo reale (il rapporto relativo al 2004 è stato pubblicato nel
2005) e contengono dati aggregati. Le informazioni del CBS non hanno, pertanto, alcuna utilità nel caso di decisioni da prendere in tempo reale.
I calcoli relativi a profitto e punto di pareggio, pubblicati dalla Divisione per
l’Economia e la Gestione Rurale del MOAG, rappresentano un valido punto di riferimento per quanto riguarda il prezzo alla produzione. Questi calcoli sono, tuttavia, eseguiti solo occasionalmente. Inoltre, le informazioni sui profitti non sono
facilmente accessibili e soltanto i coltivatori che hanno una certa dimestichezza
con l’uso del computer possono farne uso nel loro processo decisionale.
Le informazioni riguardanti la redditività delle produzioni e i prezzi dei prodotti agricoli esportati sono considerate riservate dagli esportatori. I produttori
di fiori hanno accesso alle pubblicazioni delle aste Olandesi dei fiori e sono i
soli coltivatori che beneficiano di informazioni accurate e tempestive.
In conclusione, alla luce di quanto messo in evidenza nel presente capitolo,
è possibile affermare che il settore agricolo potrebbe beneficiare di una raccolta, un’elaborazione e di una divulgazione delle informazioni svolta, a livello
centrale, da un’agenzia che faccia uso di valide metodologie di campionamento
ed elaborazione e renda facilmente accessibili le informazioni stesse. Se il CBS
assumerà il compito di raccolta delle informazioni, esso dovrà tenere conto del
fatto che il nodo cruciale è la tempistica della rilevazione, in quanto le informazioni dovrebbero essere presentate giornalmente e senza aggregazioni. Affidare
la raccolta dei dati e l’analisi degli stessi in appalto ad un soggetto esterno è,
probabilmente, una valida alternativa, anche se la situazione attuale in cui tre
agenzie indipendenti effettuano la raccolta e l’elaborazione delle informazioni
ha i propri vantaggi, in quanto assicura in qualche modo che i risultati non siano oggetto di manipolazione a fini speculativi.
1
http://www.cbs.gov.il
http://www.moag.gov.il/news/menupr.htm
3 La motivazione di questa situazione deriva dal fatto che le esportazioni agricole israeliane
avvengono sulla base di accordi di vendita in conto consegna: con questo sistema di commercializzazione, il prezzo e la quantità effettivamente venduta sono resi noti al produttore
agricolo solo dopo molto tempo (fino a 6 mesi) che le transazioni sono effettivamente avvenute.
4 Il ruolo svolto dalla Gdo (catene di supermercati) nella determinazione dei prezzi è una
funzione del potere contrattuale degli stessi. Negli scorsi anni, le catene della Gdo erano
meno potenti ed il prezzo era stabilito sul mercato all’ingrosso. Nel corso dell’ultimo decennio, invece, le principali catene di supermercati hanno iniziato ad acquistare ortaggi e frutta
2
170
(i principali 5-10 a livello di consumo) direttamente dalle aziende di confezionamento, attraverso le società consociate, fissando così i prezzi. Tuttavia, il prezzo praticato sul mercato
all’ingrosso funge da riferimento per le catene di supermercati.
5 Il Kibbutz è un’organizzazione collettiva che condivide le risorse e le entrate derivanti dall’uso delle risorse stesse. Essa può comporsi di diverse centinaia di membri (300-400 famiglie). Il Moshav è una cooperativa di coltivatori che condividono le risorse, ma gestiscono
individualmente le proprie aziende e le entrate. Il Moshav è di dimensioni più piccole del
Kibbutz, essendo generalmente composto da circa 40/60 famiglie.
6 Ciò è legato alla tradizione religiosa che vuole che il terreno coltivato sia lasciato a maggese ogni sette anni; usanza, questa, praticata da circa il 10% della popolazione.
7 I dettagli sui criteri di classificazione (in lingua ebraica) sono disponibili all’indirizzo
http://www.yerek.co.il/standart/petach_davar.htm.
8 Tale normativa è disponibile, in lingua ebraica, all’indirizzo http://www.yerek.co.il/FileServer/200_tomato_specifications_receipt.ppt#2 .
9 Le percentuali indicate per la vendita all’ingrosso si basano su una presentazione elaborata dal CBS (2006), disponibile all’indirizzo http://www.cbs.gov.il/haklaut/maz1.pdf
10 La Tnuva è una grande cooperativa di produttori agricoli, ed è anche il principale grossista sul mercato ortofrutticolo interno.
11 I prezzi sono disponibili on-line sul sito web ufficiale della Divisione del PPMB competente per gli ortaggi, all’indirizzo http://www.plants.org.il/PriceList/OnItemDataBound.aspx.
Essi vengono aggiornati giornalmente a partire dalle ore 07.30 del mattino.
12 Nel 2006 la divisione Agricoltura del CBS ha iniziato una campagna volta ad avocare a sé
la responsabilità per l’esecuzione delle rilevazioni dei prezzi all’ingrosso, sottraendo tale
compito al MOAG e al PPMB.
13 Lo SHAHAM (http://www.shaham.moag.gov.il/) è il servizio di consulenza ed assistenza
agricola israeliano: è una divisione del Ministero dell’Agricoltura e fornisce assistenza e
formazione ai coltivatori, informazioni sulle nuove tecnologie e interviene a proporre la diffusione di nuove varietà.
14 Il Dunam è un’unità di superficie (1 Dunam equivale a 1.000 m2).
15 Dati disponibili all’indirizzo http://www1.cbs.gov.il/reader/archive/archive_h_new.html.
16 Nel 2002, una valutazione interna condotta dalla Knesset (il parlamento israeliano) ha invitato formalmente il Ministro dell’Agricoltura ad esercitare la propria autorità promulgando una legge che disciplinasse la selezione di frutta ed ortaggi, sulla base della relativa qualità. Il rapporto stilato a seguito della verifica recitava che “è insostenibile una situazione
che prevede che la frutta esportata verso l’Europa sia selezionata ed etichettata secondo i
parametri vigenti nell’Unione Europea, mentre al consumatore israeliano non viene fornita
alcuna di queste informazioni.” Solo nel 2006, il Ministro dell’Agricoltura Simhon, ha annunciato la propria intenzione di promuovere ogni sforzo necessario a legiferare “in materia
di qualità e di classificazione”.
17 Unica eccezione è rappresentata dal ruolo attivo svolto dalla divisione per gli agrumi nella commercializzazione del pompelmo di varietà pomelo in Giappone e del pompelmo comune in Italia. Gli esportatori di frutta hanno autorizzato la divisione del PPMB competente
per gli agrumi a pubblicizzare e vendere questa tipologia di frutta in questi due paesi. Il
prezzo è stabilito prima della relativa stagione e la divisione per gli agrumi accetta di partecipare alle campagne pubblicitarie.
18 Informazioni disponibili rispettivamente su: http://www.cbs.gov.il/price/t16_h.htm;
http://www.moag.gov.il/news/menupr.htm; http://www.shaham.moag.gov.il/.
171
19
Mentre il presente studio era in fase di stesura, si è verificata la chiusura temporanea del
mercato all’ingrosso di Tel Aviv e l’apertura di un mercato sostitutivo nella città di Zrifin
(circa 20 Km a sud di Tel Aviv).
La nuova ubicazione, comunque, non comporta cambiamenti nella metodologia o nel format
della raccolta dati da parte del PPMB e della divisione ricerche del MOAG.
20 http://www.moag.gov.il/news/menupr.htm
21 La sede del CBS è a Gerusalemme, gli uffici centrali della Agrexco sono a Tel Aviv, il Dipartimento per la Ricerca Agricola del MOAG è sito vicino Tel Aviv (centro) e la Direct Flower è localizzata al nord. Il Dipartimento dei Fiori e degli Ornamenti del PPMB si trova vicino al MOAG.
22 Poiché alcuni elementi di spesa e canoni/diritti sono rappresentati da costi costanti (di
struttura) o semi-costanti – come, ad esempio, trasporto, imballaggio, trasporto interno, carico e scarico – si raccomanda solitamente di non applicare la formula nella sua impostazione generale. Pertanto, se il prezzo scende al disotto di una soglia pari a 0,08 Euro, al coltivatore si consiglia di non accettare l’offerta.
23 I dati sono raccolti in formato Excel e possono essere scaricati dal sito ufficiale del responsabile del Dipartimento Scientifico all’indirizzo http://www.science.moag.gov.il/FrameAnafim.html. Il file di Excel contiene informazioni dettagliate su 14 diverse varietà di fiori: la distribuzione geografica delle zone di coltivazione, la quantità prodotta negli ultimi
cinque anni, il prezzo FOB per stelo ed un’analisi dei profitti.
24 Il Dipartimento per la Commercializzazione dei Prodotti Agricoli è collocato presso il
MOAG (vicino Tel Aviv). La sede del Fish Grower Board s (www.amd.org.il) si trova a nord
del paese.
25 La memorizzazione su server remoti e il controllo delle informazioni sono svolti da una
società denominata Penguin (www.penguin.co.il ) utilizzando il software MAGIC, mentre la
gestione avviene tramite un software locale per l’elaborazione di rapporti sviluppato dalla
società di software Dvash (www.dvash.co.il).
26 Tutti i rapporti analitici e le altre informazioni sono disponibili on-line, sul sito web del
FGB (www.amd.org.il).
27 Si tratta delle aziende agricole didattico-sperimentali gestite dalle scuole tecnico-professionali per l’agricoltura (elementari, medie e superiori).
28 Il prezzo alla produzione è dunque calcolato in base al costo di produzione medio, cui si
aggiunge un margine prestabilito a copertura del lavoro dell’allevatore e del capitale investito. L’indagine svolta ha valutato il costo giornaliero di mangime/foraggio per vacca (pari
a 26,3 NIS) e dividendo questa cifra per il numero medio di litri prodotto giornalmente da
ogni capo, ha determinato il fattore cibo per litro (pari a 0,87 NIS per litro). Per quanto riguarda la manodopera, l’indagine ha rilevato che il fabbisogno di manodopera, su base annua, è uguale a 8,78 giorni per unità di bestiame. Il costo ponderato della manodopera è valutato uguale a 345 NIS per giorno. Moltiplicando i giorni (8,78) per 345 e dividendo per il
valore di produzione annuale (9.541 litri netti) si ottiene il costo della manodopera, che è
pari a 0,381. Gli altri costi variabili includono farmaci, elettricità, manutenzione, spese veterinarie, acqua, carburante, smaltimento dei rifiuti, moria di mucche meno il ricavo derivante dalla carne e dalle nascite.
29 Come illustrato in precedenza, il settore lattiero-caseario (insieme agli altri settori di produzione zootecnica) è ancora oggetto della pianificazione centralizzata della produzione e
della commercializzazione. Tali funzioni sono svolte, appunto, dal Milk Board, che ha conservato intatte le sue funzioni di determinazione delle quote di produzione e dei prezzi di
mercato.
172
6. Italia
Premessa
L’
organismo che in Italia svolge l’attività di rilevazione dei prezzi dei prodotti
agricoli su mandato del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali è l’ISMEA, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo ed Alimentare.
La raccolta e la divulgazione di dati relativi ai valori di mercato delle derrate
agricole ed agroalimentari è anche una delle funzioni assolte dalle Camere di Commercio che, nell’ambito della regolamentazione e del controllo del mercato, hanno
il compito di formare mercuriali e listini di prezzi all’ingrosso.
Nel presente capitolo viene descritta l’attività “istituzionale” di rilevazione condotta da ISMEA e, al contempo, si illustra il servizio svolto dal Sistema Camerale;
nell’ultimo paragrafo vengono presi in esame alcuni prodotti rappresentativi dell’agricoltura nazionale al fine di esaminare le diverse strutture di mercato esistenti in
Italia e le peculiarità dell’attività di rilevazione dei prezzi.
6.1. La Rete di Rilevazione ISMEA
L’istituzione, da parte di ISMEA, della rete di rilevazione dei prezzi all’origine,
in accordo con il Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, risale al
1965 e sin da allora l’obiettivo principale è stato quello del monitoraggio dei prezzi
dei prodotti agricoli e della pesca sui mercati all’origine nazionali.
Dal 1977, i prezzi rilevati sono utilizzati per l’elaborazione dell’Indice dei prezzi
all’origine dei più importanti prodotti agricoli, che rappresenta uno dei principali
compiti istituzionali dell’Istituto1. L’elaborazione dell’indice rientra negli obiettivi del
protocollo d’intesa tra MiPAF, ISMEA e Regioni per lo sviluppo delle statistiche agricole, sottoscritto il 25 settembre 1997. L’attività di rilevazione dei prezzi ed elaborazione dell’indice, inoltre, è compresa nel Piano Statistico Nazionale dal 1999.
La rilevazione dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli, a cui si affianca la rilevazione dei prezzi all’ingrosso effettuata per alcuni importanti prodotti di prima trasformazione, rappresenta un fondamentale strumento per garantire la trasparenza
del mercato e l’orientamento degli operatori privati e per i policy makers.
6.1.1 Le finalità della rilevazione dei prezzi all’origine
Attualmente l’attività di rilevazione effettuata da ISMEA trae origine, oltre che
dal mandato ricevuto dal MiPAAF per soddisfare l’esigenza istituzionale di monito-
173
rare i mercati alla produzione, da diverse disposizioni legislative sia di natura nazionale che comunitaria. Appare utile, in tale contesto, richiamare sinteticamente
tali norme prima di descrivere le scelte operate a livello metodologico, sia nella definizione delle procedure operative che nell’individuazione dei punti di rilevazione
per l’ottimale copertura del territorio nazionale.
1. Legge n. 218, del 2/6/1988 (D.Lvo. n. 298, del 20/7/1989 e successive modifiche ed integrazioni), che attribuisce ai prezzi forniti da ISMEA la validità ai fini
dei rimborsi per gli animali abbattuti;
2. Legge n. 388/2000, art. 127, al comma 3:….la determinazione dei valori delle produzioni assicurabili è di competenza del MiPAF che, ..sulla base delle rilevazioni dei prezzi unitari di mercato alla produzione effettuate dall’ISMEA, stabilisce
i prezzi massimi con apposito decreto ministeriale.
3. D.M. 12/03/02, che affida all’ISMEA il compito di rilevare i prezzi ed i volumi commercializzati dei vini da tavola bianchi e rossi, in base al Reg. CE
1282/2001.
4. Reg. CE 877/2004 del 29/4/2004, che definisce le modalità di applicazione
del Reg. CE 2200/96 in ordine alla comunicazione dei corsi rilevati sui mercati per
taluni prodotti ortofrutticoli.
5. Reg. CE 562/05, che prevede la fornitura settimanale dei prezzi dei prodotti
lattiero-caseari e del latte crudo alla stalla per la trasmissione alla Commissione Ue.
6. Reg CE 2273/02, che prevede la fornitura settimanale dei prezzi degli animali vivi del comparto bovino per la trasmissione alla Commissione Ue.
7. Reg. 315/02, che prevede la fornitura settimanale delle quotazioni all’origine
e all’ingrosso degli ovini per la trasmissione alla Commissione Ue.
L’obiettivo di soddisfare le esigenze istituzionali viene perseguito senza tralasciare una delle finalità richiamate nell’ambito del Decreto istitutivo del nuovo Ente, il DPR 200 del 2001, ovvero: “L’Istituto realizza servizi informativi di
base a supporto dei processi produttivi e commerciali delle imprese agro-alimentari e della pesca, contribuisce alla definizione delle politiche di orientamento e di valorizzazione della produzione agricola nazionale, fornendo un
supporto tecnico e informativo al Ministero per le Politiche Agricole Alimentari
e Forestali e alle Regioni.”
L’erogazione di queste tipologie di servizi informativi pone l’esigenza di prestare un’attenzione particolare alla fase primaria, ovvero la gestione oculata della Rete di Rilevazione affinché sia rappresentativa della realtà agricola nazionale e garantisca la raccolta di tutte le informazioni necessarie al monitoraggio del settore
sia dal punto di vista economico che strutturale.
Infine, la gestione, l’archiviazione e l’elaborazione dei dati raccolti riveste
una particolare importanza nell’ottica delle indicazioni sul valore alla produzione di tutti i prodotti agricoli contemplati nel Piano Assicurativo Nazionale
(D.lvo 102, del 29/3/04), per i quali è consentito stipulare polizze assicurative
174
agevolate con il contributo del MiPAF. Ai fini della determinazione del valore
delle produzioni assicurabili con tali polizze, come previsto dalla L.
388/2000, infatti, ISMEA fornisce annualmente i prezzi di riferimento, basandosi sulle proprie rilevazioni.
6.1.2 Organizzazione e struttura della rilevazione
L’attività di rilevazione dei prezzi svolta da ISMEA viene assicurata attraverso
una fitta rete di fonti informative essenzialmente identificabili nella figura del “rilevatore di mercato”; tale ruolo viene svolto da operatori ed esperti di settore qualificati, ben inseriti e fisicamente presenti nei circuiti commerciali che, oltre alla raccolta del prezzo, sono in grado di interpretare i fenomeni che si verificano sui mercati, valutando il peso delle diverse variabili che condizionano i comportamenti della domanda e dell’offerta.
A partire dal 2002, le reti di rilevazione ISMEA sono certificate in base alle norme UNI EN ISO 9001:2000. Ciò ha portato ad una definizione puntuale
dell’architettura del Sistema, descritta nel Manuale Qualità di ISMEA, su cui
si basa la rilevazione, e alla standardizzazione delle modalità operative, formalizzate in specifiche Procedure che fanno parte integrante del Sistema di
Qualità ISMEA.
I requisiti di base sono fissati in maniera generale e riguardano l’individuazione delle caratteristiche dei punti di rilevazione, i requisiti minimi delle
piazze, il profilo e i requisiti dei rilevatori presenti sui mercati (aspetti che,
evidentemente, assumono rilevanza diversa in funzione della filiera). I punti
di rilevazione vengono individuati sulla base del grado di rappresentatività,
nell’ambito della prima fase di scambio, per volumi di produzione e movimentazione di merci; le piazze prescelte, dunque, sono quelle più importanti
per ciascun prodotto e non rappresentano un campione di unità casualmente
estratte, ma piuttosto un campione “ragionato”, scelto secondo l’importanza
territoriale della produzione e della commercializzazione.
Le caratteristiche dei prodotti dei quali sono rilevati i prezzi sono invarianti nel
tempo al fine di ottenere indicazioni sulle variazioni “pure” dei livelli dei prezzi,
non influenzate cioè da modifiche nelle caratteristiche qualitative e nelle modalità
di vendita.
L’ISMEA, sulla base del Sistema di Qualità adottato, dispone di procedure
di monitoraggio e valutazione sia del processo interno che di ciascun rilevatore. Questi ultimi vengono scelti privilegiando quelle figure realmente inserite
nei meccanismi di scambio (direttori di mercato, venditori, acquirenti, mediatori di affari, ecc.), senza tralasciare altri soggetti che pur non intervenendo
direttamente nelle transazioni svolgono un’attività che li pone a diretto contatto con la realtà produttiva o commerciale (operatori tecnici, agronomi, divulgatori, associazionismo). I rilevatori devono comunque essere in grado di
procurare non solo l’aspetto quantitativo del fenomeno, ma anche quello qua-
175
litativo, allo scopo di fornire le motivazioni alla base di eventuali variazioni
nell’andamento del mercato di un determinato prodotto.
In sostanza, la rilevazione del prezzo è accompagnata e supportata dalla raccolta di informazioni utili ad interpretare adeguatamente la dinamica degli scambi
commerciali:
• i fattori che influenzano le oscillazioni di prezzo;
• il livello della domanda e gli elementi che ne caratterizzano l’andamento;
• la consistenza dell’offerta e i fattori che qualificano la competitività.
Attraverso incontri periodici con i rilevatori, l’articolazione della rete di rilevazione di ciascun settore viene tenuta costantemente aggiornata all’evoluzione delle
strutture produttive e commerciali, delle caratteristiche merceologiche dei prodotti
rilevati ed ai mutamenti tecnologici.
Riguardo alle modalità di rilevazione, il rilevatore ISMEA ha il compito di
raccogliere i prezzi e le informazioni sulle dinamiche di mercato direttamente
presso il luogo fisico dove avvengono gli scambi (mercato, borsa merci, azienda, magazzino, stabilimento, etc), oppure, quando le vendite avvengono in
azienda, i collaboratori sono chiamati a consultare un campione di aziende rappresentativo per quella produzione nella zona a cui fa riferimento la rilevazione, tenendo conto della necessità di fornire a ISMEA dati ed informazioni con i
seguenti requisiti di base:
• la rappresentatività della realtà di riferimento;
• l’omogeneità dei prodotti di riferimento;
• l’invarianza nel tempo di tutte le caratteristiche merceologiche che influenzano la formazione del prezzo;
• l’omogeneità dei dati in riferimento alle condizioni di vendita.
A tale proposito, i dati sono sempre accompagnati da una serie di specifiche
tecniche che caratterizzano il prodotto dal punto di vista biologico e merceologico, al fine di mantenere appunto omogenei i prezzi e le informazioni fornite. Per
ciascun prodotto (o categoria di prodotti) i dati sono riferiti ad una specifica condizione di vendita, definita in funzione delle prerogative commerciali di quella
derrata agricola.
Ad esempio, nel caso di un prodotto che, nella prima fase di scambio, viene
commercializzato attraverso diverse modalità (in funzione della località, delle dimensioni, aziendali, della tipologia di acquirente) si stabilisce di rilevare il prezzo
spuntato nella condizione di vendita più largamente diffusa, in modo da raccogliere
prezzi omogenei e quindi confrontabili attraverso la descrizione delle modalità di
commercializzazione dei prodotti prescelti.
6.1.3 L’oggetto e la frequenza della rilevazione
Come già precisato, la rete di rilevazione ISMEA monitora in maniera specifica
l’andamento dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli.
La rilevazione ha come obiettivo, quindi, la raccolta dei prezzi relativi alla pri-
176
ma fase di scambio dei prodotti agricoli (o a quella prossima alla produzione), corredati di tutti i dettagli commerciali significativi e di tutte le informazioni necessarie a descrivere l’andamento del mercato di ciascun prodotto rilevato.
In particolare, su ogni piazza e per ogni varietà vengono rilevati:
-il prezzo minimo a cui è stata venduta la merce, registrato il giorno della rilevazione;
- il prezzo massimo a cui è stata venduta la merce, registrato il giorno della rilevazione;
- per alcuni prodotti, il prezzo prevalente, ossia quello a cui è stato scambiato il
maggior volume di offerta.
Box 6.1 - Le condizioni di vendita della Rilevazione dei prezzi nella fase origine
Settore
Cereali
Riso
Tabacco
Semi Oleosi e p.te industriali
Olio
Vino
Florovivaismo
Ortofrutta
Zootecnico
Animali da Vita e da riproduzione
Lattiero caseario
Miele
Pesca e acquacoltura
Condizioni di vendita della fase origine
merce rinfusa franco partenza venditore su autocarro
merce rinfusa f.co arrivo
merce rinf.su autoc.part.az. produt.
f.co azienda-netto tara
partenza centro di raccolta
f.co mercato per vagone/autotreno/cisterne complete
Franco partenza azienda produtt.(merce nuda)
Franco arrivo magazzino grossista - (merce nuda)
Franco partenza cantina produttrice netto provvigione-cisterne
o fusti acquirente
Franco azienda produttore
Franco mercato alla produzione
Franco azienda raccolta a carico produttore n.t.
Franco mercato alla produzione n.t.
Franco magazzino cooperativa n.t.
Franco mercato per commissione n.t.
Franco mercato al netto di tara - commissione a spese mercato
Franco azienda raccolta a carico acquirente n.t.
Franco vagone partenza
Franco partenza venditore su autocarro, merce rinfusa
Franco magazzino venditore n.t.
Franco magazzino lavorazione n.t.
Franco allevamento
Franco mercato
Franco allevamento
Franco stabilimento produzione o magazzino grossista
Franco caseificio
Franco produzione
Franco magazzino stagionatore o grossista.
Franco produttore
Franco mercato
177
Informazioni aggiuntive possono riguardare:
- la produzione attesa in termini di tendenze e caratteristiche qualitative;
- le dinamiche della domanda in relazione a singoli prodotti, varietà e/o cultivar
presenti sul mercato;
- le ripercussioni sul mercato causate dall’interferenza di prodotti esteri.
In alcuni casi specifici (cereali, ortofrutta, carni, ittico), vengono raccolti anche i
prezzi all’ingrosso.
Le rilevazioni vengono effettuate con cadenza settimanale (fatta eccezione per
alcuni prodotti rilevati a cadenza quindicinale, mensile o addirittura
semestrale/annuale e per i prodotti ittici le cui rilevazioni avvengono quotidianamente) sulle piazze campione e le informazioni vengono raccolte attenendosi a
precise istruzioni impartite dall’ISMEA, in modo da assicurare l’omogeneità dei
prezzi raccolti2.
Le tipologie di prezzo rilevate
In termini generali, per prezzi all’origine si intendono le quotazioni praticate
nelle prime fasi di scambio, ovvero quelle in cui il valore del prodotto viene percepito dal produttore.
Ovviamente tale definizione va soppesata in funzione delle diverse e molteplici
modalità di vendita; in effetti, in relazione alle varie tipologie di prodotto, alla localizzazione delle produzioni e al diverso grado di associazionismo dei produttori, la
fase “origine” si può articolare in differenti condizioni di vendita, definite ad esempio: franco azienda produttore, f.co mercato alla produzione, f.co magazzino cooperativa e di lavorazione, e similari. Nel Box 6.1 sono illustrate, per i diversi settori, le condizioni di vendita che caratterizzano la vendita all’origine dei prodotti agricoli e che rappresentano un importante elemento caratteristico del prezzo rilevato
(di cui si tiene peraltro conto anche in fase di archiviazione dei dati all’interno dell’apposito data base Datima).
Prodotti monitorati
La rete di rilevazione ISMEA monitora 175 prodotti agricoli ed agroalimentari, per circa 573 varietà e tipologie, come sintetizzato nel Box 6.2 (oltre alla distinzione per “varietà” vengono contemplati anche altri elementi distintivi del prodotto, quali le categorie, le classi di peso o di età e le razze, nel caso degli animali,
le classi di qualità, ad esempio nell’olio d’oliva, la stagionatura dei formaggi, la
gradazione alcoolica dei vini). Oltre ai numeri evidenziati nel Box 6.2 vanno inoltre
considerati tutti i prodotti della pesca e dell’acquacoltura rilevati presso i mercati ittici e le aziende di acquacoltura.
La rilevazione all’origine riguarda 11 aggregati (categorie) di prodotti agricoli,
florovivaistici e della pesca:
- cereali e riso
- foraggi
- semi oleosi e prodotti delle colture industriali
178
- ortaggi
- frutta
- fiori e piante
- vini
- oli di oliva
- animali vivi, compresi gli animali da vita/riproduzione
- lattiero caseari
- ittici
La rilevazione all’ingrosso riguarda principalmente 4 aggregati (categorie) di
prodotti:
- farine e semole
- carni
- prodotti per l’alimentazione animale
- prodotti ittici
e altri prodotti come gli oli rettificati di oliva e raffinati di semi.
Box 6.2 - I prodotti e le varietà monitorate
Comparto
Cereali
Semi oleosi e colture industriali
Vino
Olio d’oliva
Lattiero caseari
Ortaggi
Frutta e agrumi
Fiori e piante
Bovini
Carni bovine
Suini
Carni suine
Avicunicoli e uova
Carni avicunicole
Ovini
Caprini
Carni ovicaprine
Bovini da vita e da riproduzione
Ovini da vita e da riproduzione
Caprini da vita e da riproduzione
Suini da vita e da riproduzione
Equini da vita e da riproduzione
Bufalini da vita e da riproduzione
Totale
Prodotti ittici
Prodotti
6
5
4
6
19
30
16
23
6
3
2
2
7
8
3
3
3
9
4
4
3
3
6
175
Varietà/Categoria
51
9
48
84
38
60
83
19
9
17
19
10
7
13
9
16
28
15
10
6
7
15
573
-
179
Per molti dei prodotti inclusi in questi aggregati vengono rilevati anche i prezzi
dei prodotti o varietà di provenienza estera.
6.1.4 Gli Strumenti utilizzati per l’attività di rilevazione dei prezzi
I supporti utilizzati per la rilevazione, standardizzati secondo i requisiti del Sistema Qualità ISMEA (ISO 9001:2000), sono le Schede di Rilevazione, organizzate
su file Microsoft Excel, per ciascun rilevatore e punto di rilevazione. Ogni scheda
infatti, contiene:
• i prodotti e le varietà che un determinato rilevatore su una piazza deve rilevare, indicando il prezzo minimo, il massimo e il prevalente;
• il periodo di riferimento; in quasi tutti i casi la rilevazione è settimanale e su
ogni scheda sono contenute le settimane di un intero mese;
• i riferimenti specifici del rilevatore.
Dal punto di vista operativo, ciascun rilevatore, una volta raccolte le informazioni sui prodotti di propria pertinenza, registra i valori sulla scheda e la invia per
posta elettronica a ISMEA entro la scadenza prefissata. Nel caso dei prodotti della
pesca e dell’acquacoltura, le modalità di invio dei dati seguono una procedura diversa grazie all’esistenza di un server centrale che consente il collegamento dall’esterno, tramite internet, agli operatori dei mercati ittici che possono inserire i dati
direttamente sul data base di Ismea. Inoltre, per i mercati dotati di asta elettronica,
presso i quali avviene quindi una registrazione automatica delle transazioni, è stato
creato un apposito software con il quale avviene una trasmissione automatica dei
dati direttamente sul data base centrale di ISMEA.
Allo stato attuale è stata predisposta una procedura analoga per consentire l’inserimento diretto da parte dei rilevatori esterni sul data base di Ismea (Datima) dei
prezzi dei diversi comparti agricoli, la cui diffusione consentirà l’informatizzazione
di gran parte della Rete di Rilevazione.
6.1.5 La gestione dei dati
Una volta pervenuti ad ISMEA, i dati vengono sottoposti a verifiche e controlli affinché siano evitati eventuali errori, e poi archiviati su appositi data base:
DATIMA3 per i prodotti agricoli, agroalimentari e florovivaistici, SISP4 per i prodotti ittici.
Il primo livello di controllo si attua attraverso appositi filtri automatici, che avvisano in caso di superamento di intervalli o di valori limite rispetto al dato precedentemente archiviato, appositamente calcolati e definiti sulla base della serie storica dei prezzi archiviati: attraverso l’analisi delle variazioni settimanali registrate nel
triennio immediatamente precedente, vengono individuate le classi di frequenza e
le variazioni più “plausibili” e quindi accettabili dal sistema; viceversa, le variazioni oltre l’intervallo individuato devono essere adeguatamente verificate e confermate. Un secondo livello di controllo e coerenza dei dati viene effettuato da parte degli
180
operatori interni che gestiscono i dati e li utilizzano per le successive elaborazioni.
I data base su cui vengono registrati tutti i prezzi, DATIMA e SISP, consentono,
oltre all’archiviazione, la consultazione di tutti i dati raccolti, anche sottoforma di
elaborazioni e aggregazioni; sulla base di tali elaborazioni vengono effettuate apposite analisi sull’andamento del mercato, prima su base settimanale, poi periodica in
funzione dei diversi settori, infine, i dati raccolti ed archiviati consentono di sviluppare analisi economica complessiva del comparto.
6.1.6 L’indice dei prezzi all’origine
Come accennato in precedenza, la rete di rilevazione ISMEA consente di produrre l’Indice dei prezzi all’origine dei prodotti agricoli.
I prezzi rilevati per il calcolo degli indici dei prezzi all’origine hanno la natura
di “prezzi all’origine”, prezzi che si formano nella fase iniziale di scambio dei prodotti da parte del produttore, o comunque il più possibile vicini alla produzione,
con l’intento di dare una stima dei ricavi degli agricoltori.
A differenza dell’Istat, che a sua volta elabora un indice mensile dei prezzi dei
prodotti venduti dagli agricoltori, avvalendosi dei prezzi disponibili presso le Camere di Commercio, l’ISMEA produce l’Indice attraverso i prezzi all’origine raccolti direttamente con la propria rete di rilevazione.
Cenni metodologici
I prodotti agricoli che vengono considerati nel calcolo dell’indice dei prezzi all’origine ISMEA sono caratterizzati da differenti cicli di commercializzazione: in
alcuni casi, infatti, sono caratterizzati da un ciclo annuale con spiccata stagionalità,
fino a giungere spesso alla scomparsa dal mercato in taluni mesi dell’anno; in altri
invece, vengono commercializzati costantemente.
Questa differenza crea alcune difficoltà di carattere metodologico per quanto attiene la costruzione di un sistema integrato di indici mensili e annuali. Allo stesso
tempo, l’individuazione dei periodi di commercializzazione e dei relativi valori pone alcune problematiche di carattere pratico.
La metodologia ISMEA, come quella Istat, nel definire i periodi di commercializzazione tiene conto della conservabilità e possibilità di stoccaggio dei prodotti,
escludendo le primizie e le code di produzione, perché riferite generalmente a
quantitativi modesti e scambiate a prezzi a volte molto diversi da quelli cui avviene
il grosso della commercializzazione.
I prodotti agricoli venduti inclusi nell’indice non sono solo quelli scambiati con
settori esterni all’agricoltura, ma tutti i prodotti che vendono gli agricoltori, nell’intento di rilevare il vero ricavo degli agricoltori. Questo approccio è stato scelto dall’ISMEA fin da prima che venisse accolto nella metodologia di Eurostat, nel quadro dei Conti Economici dell’Agricoltura (CEA97) a seguito dell’adozione del
nuovo SEC (Sistema Europeo dei Conti, ovvero la metodologia della contabilità
nazionale, standardizzata a livello comunitario)
181
L’indice dei prezzi agricoli è calcolato su un paniere di 96 prodotti, distinti in 305
varietà e scelti per la loro significatività sulla base dei valori dei Conti Economici, ed
ha attualmente come base l’anno 2000. Un aggiornamento della selezione dei prodotti
e delle varietà rappresentative è stata effettuata dagli esperti ISMEA dopo la revisione
delle statistiche della Contabilità Nazionale dovute all’adozione del SEC 95 che ha
portato alla ridefinizione dell’Indice ISMEA dei prezzi all’origine in base 2000.
I prodotti inclusi nel paniere
I prodotti rilevati possono essere raggruppati in tre grandi aggregati: Erbacee,
Legnose, Zootecnia e Prodotti zootecnici.
I prodotti compresi attualmente nell’indice sono classificati con un codice a 6
cifre, le cui ultime 2 cifre individuano le 305 varietà considerate.
La tabella 6.1 riporta, in sintesi, l’elenco dei gruppi di prodotti5 e delle varietà:
Tabella 6.1 - Il paniere di prodotti dell’indice dei prezzi all’origine
Paniere
Cereali
Semi oleosi e colture industriali
Olio di oliva
Vino
Ortaggi
Frutta e agrumi
Fiori e piante
Bovini
Suini
Ovicaprini
Avicunicoli e uova
Latte e derivati
Totale prodotti
Prodotti
5
3
1
4
29
16
4
4
2
3
6
19
96
Varietà
15
7
4
47
54
76
4
28
13
9
11
37
305
Il sistema di ponderazione dell’indice
Il sistema di ponderazione per calcolare indici dei prezzi all’origine di ordine
superiore deriva dal valore delle vendite del settore agricolo contabilizzate negli aggregati di Contabilità Nazionale. In seguito all’adozione del SEC95, la Contabilità
Nazionale calcola il valore della produzione ai prezzi di base e non più la produzione lorda vendibile. Ovvero i valori presi in considerazione sono al netto dei contributi comunitari. L’Indice dei prezzi ISMEA si è di conseguenza adeguato a questo
cambiamento.
Allo scopo di eliminare le eventuali “anomalie” dell’anno base si prende come
valore di riferimento la media aritmetica semplice della Produzione a prezzi di base
dei tre anni centrati nell’anno base. Per la costruzione del sistema di ponderazione
della base 2000 è stata utilizzata la media della Produzione a prezzi base relativa
agli anni 1999-2000-2001.
182
Per attribuire un peso alle singole varietà di prodotti considerate all’interno
dei gruppi di prodotti, si è proceduto a stimarne l’importanza in termini produttivi
utilizzando indagini specifiche Istat e di altre fonti (Associazioni di produttori).
Per le sintesi degli indici mensili e annuali viene fatta una distinzione tra prodotti stagionali, la cui produzione a prezzi base annuale viene ripartita mensilmente
secondo percentuali di commercializzazione individuate dagli esperti ISMEA, e altri prodotti, per i quali invece la Produzione a prezzi base annuale viene suddivisa
in parti uguali nei i vari mesi.
Gli indici elaborati da ISMEA sono sia mensili che annuali, per varietà, per prodotto, per le coltivazioni, per gli allevamenti, per il totale prodotti agricoli.
Le formule utilizzate per il calcolo di ciascun indice e ulteriori dettagli riguardanti la metodologia di calcolo e ponderazione utilizzata possono essere richiesti
presso l’ufficio statistico dell’ISMEA.
6.1.7 Le modalità di diffusione dei dati
La diffusione dei prezzi avviene Sostanzialmente con le seguenti modalità:
✔ accessibilità al pubblico alle banche dati ISMEA, DATIMA e SISP;
✔ pubblicazione su web e cartacea di News Mercato settimanali per settore;
✔ fornitura di elaborati specifici per l’utenza istituzionale e non.
La diffusione degli Indici dei prezzi ISMEA avviene attraverso mezzi diversi:
appena elaborato, l’indice viene diffuso con un comunicato stampa alle principali
agenzie stampa e al Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali.
Contemporaneamente gli indici vengono immessi nella banca dati DATIMA di
ISMEA consultabile nel sito all’indirizzo www.ismea.it e successivamente diffusi nell’ambito delle varie pubblicazioni Ismea (News Mercato Settimanali, La Competitività dell’Agroalimentare italiano – Check-up annuale, Outlook dell’Agroalimentare).
All’interno della banca dati DATIMA è possibile consultare i prezzi medi settimanali e mensili per prodotto, varietà, piazza e condizioni di commercializzazione.
In particolare la banca dati, che è basata sulla tecnologia Oracle, consente l’archiviazione di tutti i dati grezzi e puntuali raccolti, ovvero i prezzi per prodotto (varietà, calibro, condizione di vendita), e la loro successiva visualizzazione, sia come
valori puntuali, così come sono stati inseriti, sia sotto forma di elaborazione su base
settimanale, mensile, annuale, per campagna, per tipologia di prodotti, per aggregato di prodotti, per aggregato territoriale, per condizione di vendita, con variazione
percentuale.
In sostanza, quindi, sul portale Ismea è possibile consultare sia i dati grezzi che le
elaborazioni; in particolare, scegliendo dall’Home page la sezione “Analisi e informazioni”, si visualizzano, nel frame laterale a sinistra, le rubriche dedicate ai prezzi:
• “Quotazioni dai mercati” che mostra le quotazioni per singolo mercato;
• “Prezzi medi” che consente di effettuare una serie di elaborazioni dei prezzi;
• “Valori rimborsi animali”, che contiene i prezzi validi ai fini dei rimborsi degli
animali in caso di abbattimento (L. 218/88).
183
Una banca dati specifica è rivolta ai prezzi giornalieri dei prodotti ittici, presente all’interno della sezione Pesca e acquacoltura del portale ISMEA.
6.2 Il Sistema Camerale
Le Camere di Commercio, definite “enti autonomi di diritto pubblico” dalla legge 580/93, sono al centro di una fitta rete di organismi che lavorano con istituzioni,
enti e associazioni, garantendo servizi, strategie di sviluppo e progetti, per una crescita equilibrata dell’economia.
In Italia il sistema è rappresentato da Unioncamere, l’Unione italiana delle Camere di Commercio Industria e Artigianato, che “promuove, realizza e gestisce …
servizi e attività di interesse” per l’intera rete camerale.
Tra le funzioni assolte dalla Camere di Commercio nell’ambito della regolamentazione e del controllo del mercato, figura quella di formare mercuriali e listini
di prezzi in armonia con l’articolo n. 1474 del codice civile6. Il servizio viene assolto dall’Ufficio Statistica di ciascuna Camera che procede in base alle norme contenute nell’art. 5 del R.D. 29/1925 che prevede l’emanazione di un apposito Regolamento interno a cura delle diverse Camere.
Tale funzione, è stata restituita alle Camere attraverso l’art. 13 n. 4 del DPR 28
giugno 1955, n. 620 dopo un periodo di assegnazione della funzione agli Uffici
provinciali dell’economia corporativa ( art. 46 del T.U. 2011/1934) riprendendo una
tradizione che affonda le proprie radici ai primi anni del novecento.
Allo scopo di favorire la concentrazione delle contrattazioni anche attraverso
l’erogazione di servizi volti a favorire la stipulazione dei contratti, la Camera di
Commercio ha istituito le Borse Merci, che hanno lo scopo di agevolare l’incontro
della domanda e dell’offerta.
6.2.1 L’accertamento dei prezzi all’ingrosso: la pubblicazione del listino
Nel Listino ufficiale dei prezzi all’ingrosso le quotazioni riportate sono indicative e registrano la situazione media di mercato nel periodo di riferimento. In base al
Regolamento interno ed alle norme tecniche citate, la periodicità della pubblicazione del listino viene stabilita dalle singole Camere di Commercio mentre la periodicità della rilevazione viene decisa dall’Ufficio Statistica.
Si va così dalla periodicità settimanale delle riunioni della commissione per i
prodotti agricoli (cereali, sfarinati, cascami..) alla cadenza quindicinale dei lavori
della commissione per i prodotti alimentari e di quella per i prodotti petroliferi, a
quella mensile della commissione per i prodotti non alimentari e di quella per i rottami.
Per ciascun prodotto viene riportata una quotazione minima ed una massima e
viene posta in evidenza la fase di scambio.
I componenti delle commissioni sono esperti nominati dalla Giunta camerale su
184
proposta del servizio competente che provvede ad interpellare le Associazioni di
categoria dei settori interessati. A questi, vengono affiancate delle ditte informatrici
che tuttavia vengono contattate con una funzione meramente consultiva, senza alcun potere di voto in commissione.
Le voci merceologiche per le quali è prevista la quotazione nel listino sono ricomprese dalla norma tra quelle di più largo e generale consumo. Generalmente, a
fine anno, viene effettuata una revisione critica per l’aggiornamento dei prodotti da
quotare.
6.2.2 Le borse merci: definizione e funzioni
Le Borse merci sono strutture che possono essere definite quale luogo di incontro per lo svolgimento delle contrattazioni di merci, di prodotti e di servizi che possono formare oggetto di scambio. Gli operatori che utilizzano le Borse merci e le
Sale contrattazioni appartengono soprattutto al settore della mediazione agricola.
Nei locali della Borsa si svolgono le trattative di compravendita a trattativa su semplice denominazione o su campione di merce (grano, farina, vino, ecc.), o su certificato di origine o di qualità.
I prodotti agricoli: metodologie di contrattazione e classi di prodotto trattate
Per comprendere appieno la natura e la realtà delle Borse merci occorre inquadrare in chiave generale le diverse tipologie di mercati esistenti nel comparto agricolo.
Si tratta prevalentemente di mercati all’ingrosso che si distinguono in due grandi categorie:
• mercati dell’effettivo;
• mercati di copertura.
Nel mercato dell’effettivo, le transazioni hanno una funzione di approvvigionamento, dal momento che i contratti si riferiscono a partite ben definite di prodotto
ed hanno esecuzione attraverso l’effettiva consegna, che potrà essere immediata o
differita, del prodotto stesso.
Questo genere di mercato viene classificato in base al tipo di merce trattata ed
alle modalità di definizione del contratto. In particolare, si distinguono in mercati
all’ingrosso nei quali si opera in presenza delle merci (e questo è il caso dei mercati
dedicati a prodotti a forte deperibilità come quelli per relativi agli ittici freschi, agli
ortofrutticoli, alle carni fresche) ed in mercati in cui si tratta in assenza delle merci,
dedicati ai prodotti non deperibili.
In questa seconda tipologia, la definizione della merce può avvenire su campione, attraverso la descrizione riferita a tipologie standard oppure mediante documentazione analitica. Si tratta per grandi partite di prodotto, tra produttori, grossisti, importatori e grandi utilizzatori.
Nei mercati di copertura invece, le contrattazioni non sono finalizzate ad un effettivo approvvigionamento bensì a garantire gli operatori rispetto a determinati ri-
185
schi per cui al contratto non segue, di regola, la consegna della merce.
Le Borse Merci sono strutture specializzate disciplinate da una apposita regolamentazione in cui si concentrano le contrattazioni e vengono considerate nella teoria mercantile e nell’esperienza internazionale prevalentemente come mercati di copertura. Peraltro, il termine Borsa può riferirsi anche a mercati dell’effettivo nei
quali, come detto, si tratta in presenza della merce. Nelle Borse estere l’effettivo ha
un ruolo del tutto secondario diversamente da quanto accade in Italia dove non operano mercati a termine di Borsa da alcuni decenni da quando, nel 1964, ebbe termine dopo 11 anni, per scarsa liquidità delle transazioni, l’attività della Cassa di Garanzia e Compensazione della Borsa Merci di Milano costituita con l’obiettivo di
garantire l’esecuzione ed effettuare la compensazione dei contratti regolarmente registrati nell’ambito delle contrattazioni a termine nel settore della seta e dei cereali.
L’assenza di mercati a termine è essenzialmente riconducibile al fatto che l’Italia si trova in una posizione periferica rispetto al processo di concentrazione delle
operazioni, che riguarda poche grandi piazze internazionali specializzate sui diversi
prodotti.
Tra le varie ragioni di tale marginalità, inoltre, va richiamato il fatto che la selezione delle diverse piazze ha avuto luogo in un’epoca storica in cui l’economia nazionale era ancora in una fase di decollo industriale: il primo contratto per consegna
futura (futures) venne lanciato nel Chicago Board of Trade, mercato istituito nel
1848. Quindi, le contrattazioni a termine non avevano, per nessun prodotto, una
densità tale da poter costituire polo di attrazione su scala internazionale.
Dunque, sulla base del contesto descritto, ad oggi le Borse Merci italiane sono
istituzioni nelle quali si opera prevalentemente per l’approvvigionamento di prodotti in larga parte di origine agricola ed industriale, anche se in alcuni casi esistono
sezioni dedicate a prodotti alimentari di prima trasformazione.
Un elemento che caratterizza l’attività delle Borse italiane è la grande importanza che viene attribuita dagli operatori alla frequentazione fisica del mercato allo
scopo di scambiare informazioni, acquisire elementi utili alla valutazione dell’andamento di un determinato prodotto, rispetto alla funzione strettamente commerciale
di stipula dei contratti.
Per questo motivo, ancora oggi, le Borse di maggiore rilevanza, istituite cioè
con decreto dell’allora Ministro dell’Industria, situate nei principali capoluoghi di
regione (Milano, Bologna, Roma, Napoli) operano secondo un calendario consolidato che evita la concomitanza di riunioni, per consentire agli operatori interessati
di essere presenti in giorni successivi su più piazze.
In centri minori, esistono anche delle Sale di Contrattazione istituite con deliberazione della Giunta della locale Camera di Commercio di fatto organizzate operativamente come una Borsa Merci ma prive del riconoscimento ministeriale.
Il momento di maggiore rilevanza nello svolgimento dell’attività del mercato è
senz’altro quello della redazione del listino ufficiale che avviene a cura di un apposito Comitato, al termine della fase più intensa della giornata di Borsa.
Le quotazioni riportate sul listino sono infatti ricavate da una valutazione globa-
186
le di tutte le contrattazioni avvenute sulla piazza ed hanno la funzione di orientare
gli operatori dei diversi settori merceologici analizzati, fino al successivo giorno di
mercato.
Il listino di ciascuna singola Borsa può avere un numero variabile di referenze
tutte rigorosamente standardizzate, per ciascuna delle quali viene indicato un prezzo massimo ed uno minimo (i valori estremi – correlati alla qualità del prodotto entro i quali si sono svolte le transazioni).
Il panorama relativo alle Borse merci: dalle origini alla Borsa Merci Telematica
italiana
Il quadro normativo che regola l’istituzione e l’attività delle Borse Merci in Italia trova origine nella Legge 20/3/1913, n.272 e relativo Regolamento approvato
con regio decreto 4/8/1913, n.1068. Successivamente, la L. 30/5/1950, n. 374 ha introdotto “la facoltà di istituire borse merci su proposta delle Camere di Commercio,
Industria e agricoltura competenti, con decreto del Presidente della Repubblica, ad
iniziativa del Ministro per l’Industria e Commercio”.
Per effetto di tale legge ed a seguito di appositi decreti presidenziali, dal luglio
del 1951 sono state costituite diverse borse merci (oggi ne sono operative 20) di fatto ancor oggi regolate dalla legge del 1913 e dalle sue successive modificazioni.
Le autorità preposte al funzionamento delle borse merci sono dunque il Ministro per lo Sviluppo Economico, le Camere di Commercio ed i due organismi previsti nei regolamenti speciali di Borsa, la Deputazione ed il Comitato.
La Camera di Commercio può delegare a terzi la gestione e l’amministrazione
della locale borsa merci. Tale delega è stata attuata nel caso di diverse Borse Merci
italiane (Milano, Bologna, Genova, Napoli), a favore della locale Associazione
Granaria, mentre in un numero minore di Borse, come quella di Roma, la gestione
è stata affidata ad aziende speciali camerali (Box 6.3).
In caso di delega, la Camera di Commercio provvede comunque a designare i
componenti della Deputazione, a nominare il Comitato di Borsa, ad approvare i regolamenti interni di funzionamento.
A partire dal 2000, il sistema camerale che, come evidenziato, è deputato dalla
vigente normativa alla gestione delle borse merci, ha avviato un percorso di ammodernamento dell’impianto normativo, con il duplice scopo di introdurre le moderne
modalità di negoziazione che si avvalgono di strumenti telematici e, dall’altro lato,
di qualificare e valorizzare l’attività di intermediazione. E’ nata così l’idea di costituire una società camerale dedicata alla realizzazione di tali obiettivi inizialmente
denominata Meteora spa oggi Borsa Merci Telematica Italiana (BMTI scpa) per la
negoziazione telematica di prodotti agricoli, agroalimentari ed ittici, che, pur muovendosi in un ambito volontario, nel dicembre 2000 fu autorizzata dall’allora Ministero dell’Industria a sperimentare nuovi meccanismi di negoziazione (tutte le Camere di commercio furono coinvolte allo scopo di farle aderire all’iniziativa anche
attraverso la condivisione del Regolamento generale di funzionamento del mercato). Parallelamente, l’Unioncamere, con una specifica audizione, promosse un in-
187
tervento legislativo che, attraverso una delega al Governo, consentisse di ammodernare la legge del 1913. Il Ministero delle Attività Produttive poi, in vista dell’adozione del regolamento di istituzione e funzionamento della borsa merci telematica
(art. 30 del D.lgs 228/01), ha autorizzato una formale sperimentazione del meccanismo di mercato.
Dopo due anni di sperimentazione e alcune vicende legate all’esercizio della delega da parte dei due Ministeri coinvolti -Attività produttive e Politiche
agricole- è stato emanato il DM 6 aprile 2006 n.174 che ha fissato le regole di
funzionamento della Borsa merci telematica italiana e le competenze delle Camere di commercio.
Proprio come la legge del 1913 chiamava la singola Camera di commercio a garantire il funzionamento della locale Borsa merci, il DM 174/06 chiede dunque a
tutte le Camere di commercio di garantire il funzionamento della Borsa merci telematica nazionale mediante la costituzione di un consorzio di erogazione dei servizi
di negoziazione.
Il D.lgs. n.228/01, inoltre, ha previsto anche la coesistenza del sistema delle
Box 6.3 - Un esempio di borsa merci: il caso di Roma
La Borsa Merci di Roma è gestita da ARM - Azienda Romana Mercati, Azienda Speciale della
Camera di Commercio di Roma, che si occupa di promuovere e realizzare iniziative finalizzate
allo sviluppo dell’agricoltura ed all’integrazione tra agricoltura e ambiente fornendo servizi per
elevare la qualità e la competitività delle imprese del settore.
L’Azienda è posta sotto il controllo della Camera di Commercio di Roma pur operando in regime
di autonomia statutaria e con un proprio Consiglio di Amministrazione.
Gli operatori presenti in Borsa non hanno alcun obbligo formale o sostanziale che vincola il modo
con cui vengono condotte le contrattazioni e vengono stipulati i contratti.
Nel giorno di mercato, che ha luogo ogni mercoledì dalle 9.30 alle 16.30, la Borsa Merci di Roma
diviene punto di riferimento oltre che degli operatori laziali, anche di quelli delle altre regioni dell’Italia Centrale.
Le trattative riguardano prevalentemente i prodotti agricoli, in primo luogo i cereali, le loro prime
trasformazioni, alcuni comparti del settore alimentare e, di recente, le contrattazioni si sono estese
anche ai prodotti da agricoltura biologica.
Come per ogni Borsa un momento di particolare rilevanza per l’attività del mercato è rappresentato dalla pubblicazione del listino che conta circa 300 diverse referenze.
Per supportare l’attività del Comitato preposto alla redazione del listino stesso, è stato di recente
attivato uno strumento di monitoraggio dei contratti conclusi sulla piazza, inseriti in forma anonima e volontaria nel sistema, per ottenere il volume dei diversi prodotti trattati ed il prezzo medio
registrato. Nel sistema sono stati introdotti diversi coefficienti per consentire l’aggregazione di
contratti dalle diverse caratteristiche (fase di scambio, modalità e termini di pagamento) per ciascuna tipologia di prodotto.
Il listino è consultabile on line già pochi minuti dopo il termine della riunione del Comitato sul sito ufficiale della Borsa dove è anche possibile consultare l’archivio storico dei listini degli ultimi
9 anni. Il sistema consente anche di analizzare entro un arco temporale definito, l’andamento di
ciascun prodotto, eventualmente anche mettendolo a confronto con un altro.
188
borse merci tradizionali con la piattaforma telematica, introducendo, quindi, un
principio di applicazione progressiva delle norme della nuova Borsa.
I prezzi rilevati sulla base delle transazioni effettuate sulla piazza telematica
vengono pubblicati nell’Area prezzi del sito della borsa merci telematica nella quale figurano anche le quotazioni i pubblicate dalle singole Camere di Commercio per
i prodotti agroalimentari.
6.3 I prodotti esaminati
Nel quadro dell’agricoltura italiana, al fine di rendere efficacemente una panoramica delle diverse realtà produttive presso cui viene condotta la rilevazione dei
prezzi, sono stati individuati i seguenti prodotti: il frumento duro, l’olio d’oliva, la
carne bovina, l’ortofrutta, con mele e ortaggi a frutto ed i prodotti ittici.
6.3.1 Il frumento duro
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
Il frumento duro è una coltura di importanza strategica per l’Italia con un’offerta superiore al 50% della produzione comunitaria (UE-25) e pari a circa il 13% di
quella mondiale; nella tabella 6.2 sono riportati i principali indicatori strutturali del
comparto. L’Italia è inoltre leader mondiale nella produzione ed esportazione di pasta, suo principale prodotto di trasformazione.
All’interno del comparto dei cereali, la produzione di frumento duro esprime
una quota del 22% del totale, mostrando una ripartizione geografica fortemente
concentrata nelle aree del Meridione, con Puglia, Sicilia e Basilicata che fornisco-
Tabella 6.2 - Indicatori strutturali del settore italiano del frumento duro
Aziende*
Superificie*
Dimensione media azienda*
Produzione
ppb**
ppb fr.duro/ppb coltivazioni agricole
Import in volume
Import in valore
Export in volume
Export in valore
udm
000
(000 ha)
ha
(000 t)
(mln euro)
(%)
(000 t)
(000 euro)
(000 t)
(000 euro)
2006
268
1.560
6
4.092
1.069
4%
2.184
373.861
55
12.070
Var.%
06/'05
-10,1
-8,1
1,8
-10,4
-12,3
-1%
36,7
37,2
-46,6
-32,6
* Indagine strutturale Istat 2005; var.% su censimento 2000.
**Produzione ai prezzi di base; prezzi concatenati anno di riferimento 2000.
Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat.
189
no, complessivamente, oltre il 50% dell’offerta nazionale.
La semina del frumento duro viene effettuata tra novembre e dicembre mentre la
raccolta ha generalmente inizio a giugno nell’Italia Meridionale e a fine giugno al
Nord.
La classificazione merceologica
La classificazione merceologica viene effettuata in base ad alcuni parametri chimico/fisici e tiene conto del peso specifico, del contenuto in proteine, dell’umidità
della cariosside e della bianconatura; difetto, quest’ultimo, causato da condizioni
climatiche contraddistinte da basse temperature ed elevata umidità e tale da determinare nella cariosside la formazione di aree “farinose” che compromettono la resa in
semola (tabella 6.3).
Tabella 6.3 - Classificazione merceologica del frumento duro per varietà
Fino
Buono mercantile
Mercantile
Peso specifico
oltre 80
78/80
76/78
Proteine (%s.s.)
min 13
min 12,5
non rilevante
Umidità max
12
12
12
Bianconato
max 20
max 30
oltre 30
La descrizione del mercato
Il mercato italiano del frumento duro è caratterizzato da:
■ elevata frammentazione dell’offerta a fronte di una maggiore concentrazione
del settore della trasformazione industriale;
■ forte variabilità delle rese che conduce ad ampie oscillazioni del livello dell’offerta interna;
■ forte specializzazione nell’utilizzo della granella per la produzione di paste
alimentari;
■ lento ma costante tasso di crescita della domanda dell’industria pastaria, sulla
scia del buon andamento delle esportazioni nazionali di prodotti trasformati.
I diversi mercati del frumento duro possono essere identificati lungo i quattro
segmenti della filiera produttiva:
■ produzione e prima commercializzazione della granella;
■ prima trasformazione industriale (industria molitoria);
■ seconda trasformazione industriale (industria pastaria);
■ distribuzione del prodotto trasformato.
La fase di produzione e prima commercializzazione vede coinvolti i produttori
di frumento duro e le loro diverse forme organizzative (cooperative, associazioni di
produttori, consorzi agrari, commercianti o centri di raccolta privata) che sostengono la base produttiva ed effettuano una prima commercializzazione del prodotto
agricolo di base. A questi si aggiungono le società di commercio che concentrano
parte dell’offerta nazionale ed operano sui mercati esteri per l’importazione della
granella (Fig. 6.1).
I consorzi, le associazioni, le cooperative e le strutture private concorrono gene-
190
ralmente in egual misura al ritiro del frumento dal luogo di produzione. Tuttavia,
suddividendo la penisola in macro-aree (Nord, Centro e Sud-Isole) è possibile evidenziare una maggiore presenza di cooperative e consorzi nel Nord del paese, relegando al Sud la percentuale maggiore di commercianti e centri privati di raccolta.
In Italia, le categorie commerciali della granella di frumento duro (in base alla
quale viene stabilito il prezzo) e lo stoccaggio indifferenziato, rappresentano un limite alla definizione del prezzo su base qualitativa. L’esistenza di sole tre classi
merceologiche (a differenza, ad esempio, delle cinque riconosciute in Germania e
delle quattro in Francia) rende, infatti, più labile la possibilità di stabilire un determinato prezzo in relazione a ben definite caratteristiche chimico/fisiche della gra-
Figura 6.1 - Diagramma di flusso ed operatori commerciali del frumento duro nel 2006 (mln t)
PRODUZIONE AZIENDE AGRICOLE
4,1
DISPONIBILITA' NAZIONALE
6,3
IMPORT
GRANELLA
2,2
STOCCAGGIO E COMMERCIALIZZAZIONE
Cooperative
Associazioni di
produttori
Consorzi agrari
Commercianti / centri privati di raccolta
Industria molitoria
Semole duro
3,5
Import semole
0,01
Export semole
0,1
Panificazione
artigian./industr.
0,3*
Industria pastaria
3,2
* Stima
La freccia indica la direzione del flusso; la dimensione della linea indica l'intensità del flusso.
Fonte: Elaborazioni Ismea su fonti diverse (Mipaaf-Irepa, Api/Icram, Istat).
191
nella. Tale problematica, inoltre, è determinata dalla scarsa diffusione dello stoccaggio differenziato e, quindi, dalla commercializzazione di partite di granella di
qualità omogenea.
La fase della prima trasformazione è relativa alla produzione di semole e vede
coinvolti i molini che assorbono la totalità dell’offerta nazionale e ricorrono ai mercati esteri (prevalentemente Canada e Usa) per soddisfare la domanda interna e
controbilanciare la variabilità del livello medio qualitativo dei raccolti nazionali.
La fase di seconda trasformazione è pertinente all’industria pastaria che assorbe
quasi completamente l’offerta nazionale di semole. Tale settore presenta un livello
di concentrazione superiore a quello della prima trasformazione e ha dato vita a
processi di integrazione con il segmento a monte allo scopo di garantirsi riduzione
dei costi, qualità e costanza negli approvvigionamenti.
La formazione del prezzo
La cerealicoltura italiana è tradizionalmente orientata alla coltivazione del frumento duro la cui produzione, fino al 2006, ha soddisfatto circa l’80% del fabbisogno nazionale.
In Italia, quindi, i listini all’origine sono strutturalmente regolati dall’andamento
della produzione nazionale e solo in misura limitata dall’evoluzione del mercato internazionale; le quotazioni all’origine del frumento duro sono contraddistinte da
una forte volatilità dovuta alle sensibili oscillazioni dell’offerta che si registrano tra
una campagna e l’altra (sia in termini quantitativi che qualitativi). Il maggiore o minore ricorso al prodotto estero, quindi, è funzione delle caratteristiche delle disponibilità nazionali. A tal proposito, le prospettive dei prossimi anni riguardanti la produzione nazionale indicano una contrazione dell’offerta interna e, quindi, il contemporaneo incremento delle importazioni.
Le dinamiche della prima fase di scambio, attraverso la quale viene stabilito
il prezzo di vendita/acquisto, dipendono, dunque, sia dall’andamento del mercato locale sia dalle richieste dell’industria di trasformazione. Nel caso dei cereali, ed in particolare del frumento duro, le quotazioni a livello locale sono influenzate dai listini prezzo di alcune piazze più importanti (Borse merci di Bologna, Milano e Foggia), che rappresentano di fatto dei “prezzi guida” per le
contrattazioni a livello nazionale. In Italia è generalmente poco diffusa la stipulazione di contratti tra produttori e trasformatori. E’, infatti, quasi esclusivamente l’industria pastaria a stipulare contratti di coltivazione direttamente con
il produttore, stabilendo a priori il prezzo di acquisto in base a precise caratteristiche qualitative/tecnologiche della granella. Spesso, in questi casi, l’industria
fornisce la varietà di semente più adatta alle proprie esigenze e indica al produttore le tecniche di coltivazione per l’ottenimento di specifiche caratteristiche
del prodotto finale.
È il caso di menzionare i contratti di coltivazione stipulati tra Barilla ed agricoltori, in base ai quali questi ultimi si impegnano a produrre frumento duro della varietà Svevo, caratterizzata da un alto contenuto di proteine e di glutine.
192
6.3.2 L’olio d’oliva
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
L’olivicoltura italiana rappresenta il 9,3% dell’intera produzione agricola nazionale e riveste un importante ruolo all’interno del settore agricolo, soprattutto dal
punto di vista strutturale, in considerazione della rilevante consistenza delle superfici occupate, del numero di piante e delle aziende interessate (tab. 6.4).
L’Italia, secondo le statistiche internazionali, è il secondo produttore mondiale
d’olio d’oliva, dopo la Spagna, e il primo Paese importatore con una quota del
42%, seguita da Stati Uniti (14%) e Spagna (7%). Le esportazioni sono maggiormente concentrate, con una fetta di circa il 44%, appannaggio della sola Spagna.
Seguono l’Italia con in media il 29% e la Tunisia con una quota di circa il 14%.
La forte capacità di penetrazione nei mercati, dovuta sia alla vocazione olivicola di grande parte del nostro territorio, sia alla reputazione della nostra industria
olearia, fa di tale prodotto una delle principali bandiere del “Made in Italy” e fa della sua filiera produttiva una componente di rilievo, sul piano economico e sociale,
dell’agroalimentare nazionale.
Il settore olivicolo-oleario ha una connotazione fortemente frammentata dal
punto di vista fondiario, con una notevole incidenza di aziende agricole di piccole
dimensioni.
Tabella 6.4 - Indicatori strutturali del settore italiano olivicolo
Aziende*
Superficie*
Dimensione media azienda*
Produzione
ppb**
ppb olio/ppb coltivazioni agricole
Import in volume
Import in valore
Export in volume
Export in valore
udm
000
(000 ha)
ha
(000 t)
(mln euro)
(%)
(000 t)
(000 euro)
(000 t)
(000 euro)
2006
794
997
1,2
591
2.405
9,3%
456
1.482
323
1.347
Var.%
06/'05
0,0
0,0
0,0
-9,9
-6,9
-4,0
-8,0
8,0
-11,4
11,7
* Indagine strutturale Istat 2005; var.% su indagine strutturale 2003.
**Produzione ai prezzi di base; prezzi concatenati anno di riferimento 2000.
Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat.
La superficie destinata all’olivicoltura si estende per oltre un milione di ettari,
dislocati per il 79% nel Mezzogiorno. Le aziende agricole sono oltre 1,190 milioni,
con una superficie media aziendale ad olivo dell’ordine di 1 ha circa. Sono localizzate in prevalenza in aree collinari (64%) e in parte in pianura (21%).
La ripartizione regionale della produzione di olio di pressione mostra come que-
193
sta sia localizzata nelle aree maggiormente vocate della penisola. In media, infatti,
nel quinquennio 2000-2004 la Puglia ha prodotto il 37% dell’olio totale, la Calabria
il 31%, la Sicilia l’8%, la Campania il 6% e il Lazio il 4%.
La classificazione del prodotto
La classificazione degli oli di oliva è unica nell’UE e suddivide le varie tipologie
in conformità a numerose caratteristiche chimico-fisiche e attraverso l’analisi sensoriale (Panel Test). Il Regolamento CEE 1513/01, entrato in vigore dal 1° novembre
2003, fissa le descrizioni e definizioni degli oli di oliva, come riportato nel Box 6.4.
Tra gli oli vergini, gli extra vergini e i vergini sono ammessi al consumo finale;
i lampanti, invece, non sono in alcun modo destinati all’uso alimentare se non dopo
essere stati raffinati e miscelati, con extra vergini, per dare luogo all’olio di oliva
Box 6.4 - La classificazione degli oli d’oliva
1) Olio di oliva vergine: olio ottenuto dal frutto dell’olivo soltanto mediante processi meccanici
o altri processi fisici, in condizioni che non causano alterazione dell’olio, e che non hanno subito
alcun trattamento diverso dal lavaggio, dalla decantazione, dalla centrifugazione e dalla filtrazione, esclusi gli oli ottenuti mediante solvente o con coadiuvanti ad azione chimica o biochimica o
con processi di riesterificazione e qualsiasi miscela con oli di altra natura.
Detti oli d’oliva sono oggetto della classificazione e delle denominazioni seguenti:
a) Olio extravergine di oliva: olio la cui acidità libera, espressa in acido oleico è al massimo di
0,8 g per 100g e avente le altre caratteristiche a quelle previste per questa categoria.
b) Olio di oliva vergine: olio la cui acidità libera, espressa in acido oleico, è al massimo di 2g per
100g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
c) Olio di oliva lampante: olio la cui acidità libera, espressa in acido oleico, è superiore a 2g per
100g e/o avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
2) Olio di oliva raffinato: olio ottenuto dalla raffinazione di olio di oliva vergine, con un tenore
di acidità libera, espresso in acido oleico, non superiore a 0,3g per 100g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
3) Olio di oliva (composto di olio di oliva raffinato e olio di oliva vergine): olio ottenuto dal taglio di olio di oliva raffinato con olio di oliva vergine diverso dall’olio lampante, con un tenore di
acidità libera espresso in acido oleico, non superiore a 1g per 100g e avente le altre caratteristiche
conformi a quelle previste per questa categoria.
4) Olio di sansa di oliva greggio: olio ottenuto dalla sansa di oliva mediante trattamento con solventi o processi fisici, oppure olio corrispondente all’olio di oliva lampante, fatte salve talune
specifiche caratteristiche, escluso l’olio ottenuto attraverso la riesterificazione e le miscele con oli
di altra natura, di sansa di oliva, esclusi gli oli ottenuti con processi di riesterificazione e qualsiasi
miscela con oli di altra natura, e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
5) Olio di sansa di oliva raffinato: olio ottenuto dalla raffinazione dell’olio di sansa di oliva
greggio, con un tenore di acidità libera espresso in acido oleico non superiore a 0,3g per 100g e
avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
6) Olio di sansa di oliva: olio ottenuto da taglio di olio di sansa di oliva raffinato e olio di oliva vergine diverso dall’olio lampante, con un tenore di acidità libera, espresso in acido oleico, non superiore a 1g per 100g e avente le altre caratteristiche conformi a quelle previste per questa categoria.
194
ammesso al consumo. Dalla sansa, residuo della molitura delle olive, viene estratto
l’olio di sansa raffinato, e anch’esso per essere ammesso al consumo finale, deve
essere miscelato con olio di oliva.
La descrizione del mercato
All’interno della filiera è possibile individuare i soggetti che, nelle diverse fasi,
realizzano il processo produttivo (Fig. 6.2):
• I produttori agricoli: se non sono dotati di un impianto di trasformazione, conferiscono le olive ad un frantoio per la successiva molitura e utilizzano l’olio per
l’autoconsumo.
• L’industria di prima trasformazione: è rappresentata dai frantoi che producono le
diverse tipologie di olio e che, a volte, sono dotati di un impianto di imbottigliamento.
I frantoi possono anche commercializzare il prodotto attraverso la vendita diretta.
• L’industria di seconda trasformazione: è rappresentata dalla grande industria
che confeziona l’olio di produzione propria e/o acquistato sul mercato.
Figura 6.2 - I principali operatori della filiera olivicolo-olearia
Olivicoltori
Autoconsumo
Frantoi
Olio exstra vergine
Olio vergine
Olio lampante
Sanse
Sansifici
Raffinerie
Autoconsumo
Sfuso
Imbottigliatori
Importazioni
Industria conserviera
Mercato interno
Ho.re.ca.
Esportazioni
e-commerce
e altri canali
Dettaglio
tradizionale
Dettaglio
D.M.
Consumatori finali
Fonte: Ismea.
195
• Canali distributivi e commerciali dell’olio: attuata soprattutto attraverso la
Grande Distribuzione Organizzata, il dettaglio tradizionale e altri canali. Continua
ad essere diffusa, in alcune zone della penisola, la pratica della vendita di prodotto
allo stato sfuso.
L’olio ottenuto dalla fase di prima trasformazione delle olive può avere diverse
destinazioni e, a seconda degli operatori coinvolti lungo la filiera, può seguire diversi canali. È così possibile individuare un:
■ canale corto: produttore (frantoio) - consumatore, quando l’olio è venduto in
imballaggi di capacità massima di 5 litri (secondo le normative in materia di confezionamento);
■ canale medio-lungo quando intervengono uno o più intermediari.
La formazione del prezzo
Nel comparto degli oli di oliva, il mercato all’origine è, fondamentalmente, il
mercato principale in cui operano i produttori di olio vergine di oliva, e lo sbocco
naturale del prodotto che si ottiene dai frantoi. Le contrattazioni e le cessioni avvengono in maniera diversificata a seconda delle tipologie merceologiche e per le
differenti attività commerciali implementate dai produttori nell’ambito delle singole
aree geografiche.
Si possono, infatti, distinguere due macroaree principali: Sud e Centro Nord; all’interno di queste macroaree si distinguono due settori: olio d’oliva in generale e
olio lampante.
Nella macroarea del Sud gioca un ruolo fondamentale la figura del mediatore,
che può essere un grosso frantoiano o semplicemente un operatore senza frantoio e
senza magazzino, ma che riesce a movimentare quantitativi significativi di prodotto
dalle cooperative o dai grandi produttori verso l’industria di marca italiana, o verso
i grandi commercianti toscani che poi rivendono tale olio ai frantoiani e agli imbottigliatori del centro nord.
In genere, l’olio viene ritirato dai clienti in autocisterne presso gli impianti dei
produttori.
Nelle zone del centro Italia ha rilevanza l’acquisto, da parte di numerosi frantoiani, di olive che vengono lavorate direttamente in loco durante la campagna di
molitura. I venditori risultano essere le cooperative o i grandi produttori che, all’occorrenza, si trasformano anche in mediatori per i produttori più piccoli. I produttori vendono la maggior parte della produzione sfusa, interessandosi in misura
molto limitata delle attività che si sviluppano in altri anelli della filiera. La frammentazione del settore e la pratica abituale di realizzare le operazioni di compravendita attraverso i mediatori, definiscono il mercato di origine poco trasparente,
poiché i produttori dispongono di poche informazioni cui fare riferimento per le loro decisioni commerciali.
Una caratteristica del mercato di origine è la discontinuità, nel senso che il
trasferimento dell’olio non avviene con un flusso continuo e costante; al contrario, esistono periodi nei quali si realizzano poche transazioni, che di solito cor-
196
rispondono all’approvvigionamento delle grandi marche.
Va inoltre evidenziato che, mentre per gli oli di elevata qualità il circuito distributivo è di tipo diretto produttore-consumatore, con scarso intervento di figure intermedie, il circuito dell’olio di qualità inferiore è più lungo, prevedendo necessariamente una fase di raffinazione ed una di miscelazione, e coinvolge un maggior
numero di intermediari (mediatori/grossisti).
La diversità delle situazioni produttive e di consumo in Italia, Spagna, Grecia e
negli altri Paesi del Mediterraneo presenti sul mercato dell’olio, determinano una
rete di complementarietà che garantisce la disponibilità di materia prima e l’approvvigionamento dei mercati attraverso scambi ridefiniti anno per anno a seconda
dell’entità delle produzioni e delle strategie delle cooperative spagnole, che rappresentano i produttori più importanti
I contratti di compravendita di olio di oliva vergine si stipulano a peso; la consegna dell’olio viene fatta solitamente al magazzino del venditore; in alcuni casi,
specialmente per le partite di poca importanza, la consegna si effettua al magazzino
del compratore. Una pratica consueta nel mercato è la realizzazione di operazioni
“pronta consegna”, ma si usa contrattare l’olio anche a “termine dilazionato”; in
questo caso il cliente firma un contratto di compravendita accompagnato da un termine di ritiro dell’olio ed un termine di pagamento che è, in media, di quattro o cinque mesi posteriori.
Le quotazioni dell’olio di oliva sono regolate da una serie di fattori:
• andamento della produzione nazionale;
• evoluzione della produzione e del mercato estero;
• numero e provenienza dei clienti presenti sul mercato;
• qualità intrinseca del prodotto commercializzato (caratteristiche merceologiche);
• qualità della campagna (previsioni di raccolta);
• entità delle giacenze interne (rimanenze della campagna precedente).
Agli inizi della campagna i produttori conoscono in genere la quantità dell’olio
della campagna precedente che rimane ancora da vendere, le previsioni ufficiali e i
commenti delle diverse zone, ed elaborano valutazioni soggettive circa il volume
globale di produzione della campagna. Il monitoraggio costante della tendenza dei
consumi nel mercato finale, oltre ai fattori succitati, consente ai produttori di determinare i loro prezzi iniziali di riferimento (prezzo che un produttore stima sufficiente per accettare un’offerta d’acquisto).
Un ruolo importante, inoltre, nella definizione del prezzo di origine è quella dei
cosiddetti “mercati guida”, piazze importanti per volumi commercializzati, per presenza di operatori e per numero di transazioni, poiché sono in grado di condizionare le quotazioni di altri mercati.
L’Ismea, attraverso la sua capillare rete di rilevazione, effettua un costante monitoraggio dei prezzi all’origine dell’olio d’oliva: per le quotazioni all’origine, i
punti di rilevazione sono stati individuati sulla base del grado di rappresentatività,
per movimentazione di merci e posizione geografica; all’ingrosso, i mercati nazionali ed esteri corrispondono alle zone ove è maggiormente presente la fase indu-
197
striale della filiera produttiva e collocate nelle immediate vicinanze dei porti di approvvigionamento.
Le categorie merceologiche sono state individuate sulla base della loro rappresentatività a livello produttivo, commerciale e distributivo.
Per la rilevazione all’origine dei prezzi dell’olio la condizione di vendita più
rappresentativa è quella del f.co partenza azienda produttore: è la contrattazione
che avviene nella prima fase di scambio ossia tra il produttore e gli operatori commerciali.
Nella fase all’ingrosso la condizione di vendita è quella del f.co arrivo magazzino grossista, ovvero la contrattazione avviene tra il raffinatore e l’operatore commerciale che provvede a concentrare l’offerta in strutture di immagazzinamento.
6.3.3 La carne bovina
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
Il comparto della carne bovina, in termini di valore, rappresenta in Italia circa il
40% della produzione degli allevamenti da carne ed 1/4 della produzione del totale
degli allevamenti, partecipando all’offerta dell’intera agricoltura nella misura del
7% (tab. 6.5).
L’offerta nazionale risulta, tuttavia, insufficiente alla copertura dei fabbisogni
interni, per cui il ricorso alle forniture estere (sia di animali che di carni) è molto
elevato. L’incidenza del deficit degli scambi con l’estero di settore è pari alla metà del passivo della sola zootecnia e ad 1/3 del passivo totale dell’intero agroalimentare.
Gli allevamenti da carne sono concentrati nelle regioni del Nord del paese
(76%) ed in particolare in Veneto, Lombardia, Emilia Romagna e Piemonte. In tale
Tabella 6.5 - Indicatori strutturali del settore italiano delle carni bovine
Aziende*
Patrimonio*
Capi/azienda*
Produzione
ppb**
ppb carni bovine/ppb zootecnia
Import in volume
Import in valore
Export in volume
Export in valore
udm
000
(capi)
(n)
(000 t)
(mln euro)
(%)
(000 t)
(000 euro)
(000 t)
(000 euro)
* Indagine strutturale Istat 2005; var.% su indagine strutturale 2003.
**Produzione ai prezzi di base; prezzi concatenati anno di riferimento 2000.
Fonte: Elaborazione Ismea su dati Istat.
198
2006
83
2.533
31,0
1.110
3.046
22,6
779
3.255
147
401
Var.%
06/'05
3,0
-1,3
-1,3
0,2
0,3
3,1
6,1
15,5
-1,9
19,2
areale è concentrata la produzione del vitellone, legata sia alla produzione maidicola della Pianura Padana, sia alla produzione di ristalli francesi che completano il loro ciclo di ingrasso in Italia. Gli allevamenti dell’Italia settentrionale sono caratterizzati da grandi aziende in grado di soddisfare l’autoapprovvigionamento di alcuni
prodotti quali il vitello a carne bianca e il vitellone leggero. Nel Nord sono perciò
ubicate le aziende da ingrasso, caratterizzate da un’elevata intensità di capitali, da
una modesta disponibilità di pascolo e da un’elevata integrazione di sistema nell’acquisizione dei fattori produttivi.
Nel Centro-Sud del paese, invece, la zootecnia da carne è tipicamente estensiva
ed indirizzata alla linea vacca-vitello. La giacitura dei terreni, prevalentemente collinare e montana, influenza le dimensioni aziendali (medio piccole in termini di numero di capi) rendendo difficile l’applicazione di economie di scala e l’integrazione
di sistema nell’acquisizione dei fattori produttivi. La redditività di tale tipologia
aziendale è strettamente correlata all’allevamento di razze autoctone (Chianina,
Maremmana, Marchigiana) legate a produzioni tipiche e di qualità (vitellone bianco
dell’Appennino, bistecca Fiorentina).
Nella fase produttiva, si distinguono le seguenti tipologie aziendali:
- allevamenti intensivi, o a ciclo aperto, in cui gli animali sono acquistati all’estero per essere ingrassati, con insilati e/o mangimi, in spazi più o meno confinati.
Sono queste le aziende più rappresentative, tanto per numero di capi allevati che
per numero di addetti. Grazie alla maggiore capitalizzazione, tali aziende riescono
ad investire in elevati processi di modernizzazione, liberando risorse per ulteriori
acquisizioni ed integrazioni a monte e a valle. Gli animali acquistati in relazione alla tipologia di allevamento sono i baliotti, vitelli scolostrati di 35-60 kg, provenienti
in buona parte da allevamenti nazionali da latte (razze da latte e incroci) e i broutard, di età e di peso variabile (6-12 mesi, 250-400 kg), provenienti in massima parte dall’estero (razze da carne ed incroci);
- allevamenti estensivi (linea vacca-vitello), in cui sono presenti le vacche nutrici utilizzate per la produzione di vitelli, alimentati attraverso prati-pascoli. Tale allevamento può essere a ciclo chiuso (se l’ingrasso del vitello viene completato in
azienda) o a ciclo aperto (se il vitello viene venduto al termine dello svezzamento,
tipicamente intorno ai 6 mesi). Le aziende sono generalmente di dimensioni modeste, con livello di integrazione medio-basso. In tale tipologia troviamo:
• aziende scarsamente integrate, soprattutto a livello verticale, localizzate prevalentemente nel Sud;
• aziende orientate ad una strategia di differenziazione (basata sull’eccellenza e
sulla riconoscibilità del prodotto) ed integrate sia orizzontalmente (per raggiungere
una massa critica di prodotto) che verticalmente con il dettaglio tradizionale locale;
- allevamenti di vitelli a carne bianca, generalmente di dimensioni elevate, costituiti in massima parte (80-90%) da soccide e sovente integrati a monte, in quanto
controllati prevalentemente da aziende mangimistiche;
- allevamenti familiari, di limitate dimensioni e scarsamente integrati, di importanza limitata per il mercato.
199
Figura 6.3 - Analisi dei flussi dei bovini vivi - 2006 (000 capi)
Allevamenti da latte
vitelli da:
934
macello
allevamento
899
Import
vitelli da allevamento
- >300 kg
604
- 160-300 kg
207
- 80-160 kg
67
- <80 kg
241
3%
50%
Allevamento di capi
di origine estera
1.119
46%
Import
vitelli da macello
32
Import
vitelloni da macello
104
Import
vacche da macello
31
Allevamenti da carne
vitelli da allevamento
479
1.328
Vitelli:
allevamenti nazionali
934
3%
4%
6%
Export
vitelli da allevamento
50
48%
Allevamento di capi
di origine nazionale
54%
97%
Export
vitelli da macello
0
96%
Export
vitelloni da macello
0
Vacche di scarto: allevamenti
nazionali
94%
469
Export
vacche da macello
1
Vitelloni:
allevamenti nazionali
2.447
Macellazione
vitelli
966
vitelloni
2.551
vacche
500
tori/buoi
28
Vitelli
Vitelloni
Vacche
Fonte: elaborazioni Ismea.
La classificazione merceologica
Le produzioni ottenute nelle suddette tipologie aziendali sono (Fig. 6.3):
vitellone - con oltre 2,55 milioni di capi macellati nel 2006, costituisce il cuore
della filiera bovina da carne (74% dell’offerta complessiva in peso carcassa). Il
97% dei capi macellati proviene da allevamenti nazionali non mancano, tuttavia,
capi di origine estera (circa 41%). Il prodotto nazionale, deriva, per circa il 34%, da
allevamenti specializzati da carne e per la restante parte da allevamenti da latte. In
base alla modalità di allevamento utilizzato, si può distinguere il:
200
• vitellone “intensivo”, proveniente da vitelli svezzati e broutard, allevati in
centri di ingrasso ad elevata specializzazione, localizzati nella Pianura Padana, alimentati con insilato di mais e concentrato. Le categorie sono:
- leggero (pari al 18-20% dell’offerta della categoria), ottenuto da vacche da latte o incroci da carne, con un peso finale di 450-500 kg ad un’età di 14-16 mesi;
- pesante (pari al 50-55% dell’offerta della categoria), ottenuto da razze da carne francesi (soprattutto attraverso l’importazione di broutard) o italiane e loro incroci, con un peso finale di 600-650 kg, ad un’età di 16-22 mesi;
• vitellone “estensivo” (pari al 25-30% dell’offerta della categoria), allevato in
ambiente non confinato in Piemonte, nell’Appennino centro-meridionale e nelle
isole, generalmente attraverso la linea vacca-vitello. Appartenente a razze da carne
tipiche italiane, è alimentato attraverso il pascolo e il concentrato, sino ad un peso
finale di 600-700 kg. A questa categoria appartengono i vitelloni prodotti nell’ambito dell’IGP “vitellone bianco dell’Appennino Centrale”.
Vitello a carne bianca - ottenuto da baliotti di razze da latte che vengono ingrassati, prevalentemente con polvere di latte, sino ad un peso di 250-300 kg ed
un’età di 5-6 mesi. Le zone di produzione del vitello coincidono con quelle in cui
sono localizzati gli allevamenti da latte, comprese in massima parte tra la Lombardia ed il Veneto. Tale segmento nel 2006 ha rappresentato il 13% della produzione,
per circa 1 milione di capi avviati a macellazione.
Vacca a fine carriera -prodotto (mediamente dell’età di 4-5 anni, in relazione
alla razza ed alla tecnica produttiva), proveniente in massima parte dalle regioni del
Nord, in cui si concentra la produzione del latte; nel 2006 l’incidenza di tale segmento sull’offerta complessiva ha toccato il 12%, interessando 541 mila capi, provenienti quasi esclusivamente (95%) dagli allevamenti nazionali.
La classificazione merceologica della carne bovina fresca o congelata posta in
vendita comprende le seguenti categorie:
• vitello
• bovino adulto
Come stabilito dalla Legge 3 agosto 2004, n. 204, ai fini della classificazione
merceologica si intende per vitello un animale appartenente alla specie bovina, macellato prima dell’ottavo mese di vita, la cui carcassa non superi il peso di 185 kg.
Per il bovino adulto, il Reg CEE n. 1208/81 stabilisce la tabella comunitaria di
classificazione delle carcasse dei bovini adulti. In particolare negli allegati I e II sono stabilite le classi di conformazione (E, U, R, O, P) e le classi per stato di ingrassamento (1, 2, 3, 4, 5).
La descrizione del mercato
La filiera produttiva si presenta molto articolata sia sotto il profilo strutturale,
sia sotto quello organizzativo. L’elevato numero degli operatori, deriva dai seguenti
fattori:
- considerevole frammentazione nelle fasi agricola ed industriale;
- esistenza di notevoli flussi di importazione di animali e carni;
201
- complessità dei canali commerciali, soprattutto nelle aree del Sud.
I principali acquirenti del comparto sono l’industria di prima trasformazione, i
grossisti e la GDO.
L’industria di macellazione, è caratterizzata da un’elevata frammentazione dell’approvvigionamento. Per ovviare a tale problematica e per controllare direttamente
una parte degli approvvigionamenti, è cresciuto il ricorso alle soccide ed agli allevamenti di proprietà. Al fine di interagire direttamente con la fase produttiva, inoltre, è
in aumento l’integrazione con allevatori di vitelloni e di scottone di razze pregiate (e
loro incroci) di origine nazionale all’interno di circuiti commerciali di qualità. L’acquisto del bestiame è prevalentemente effettuato senza un contratto scritto; la diffusione dei contratti scritti è inversamente proporzionale alla durata del contratto stesso,
risultando molto limitata per quelli pluriennali (3%) e leggermente più estesa per
quelli annuali (8%) e di durata inferiore all’anno (12%). Meno della metà delle aziende che utilizzano contratti scritti, fanno uso di disciplinari di produzione, in cui vengono indicati i requisiti minimi (merceologici, sanitari, qualitativi,...).
Box 6.5 - Caratteristiche del canale lungo e del canale corto per la carne bovina
Frammentazione degli
approvigionamenti
Aspetti contrattuali
Canale lungo: macelli
• Elevato (mediamente oltre
50 allevamenti per macello)
• Acquisto bestiame senza
contratto scritto
Modesto
utilizzo di disciplinari
•
di produzione
Canale corto: distribuzione moderna
• Basso (mediamente
meno di 3 fornitori)
• Utilizzo di contratti annuali (60%)
senza obbligo di acquisto
Preferenza
verso fornitori con
•
processi certificati (Iso 9001)
• Premi o penalizzazioni sulla base
di parametri qualitativi
In virtù della sempre maggiore attenzione prestata alla sicurezza del prodotto finale, la GDO è stata spinta a stringere rapporti diretti con gli allevatori per un’accurata selezione dei capi. Tale strategia permette sia una migliore tracciabilità del prodotto che un interessante contenimento dei costi. La GDO assorbe circa il 25% dei
capi provenienti dagli allevamenti nazionali, privilegiando un canale corto7 (sebbene una quota rilevante venga comunque acquistata dai macelli). Nell’approvvigionamento vengono preferite le cooperative (in grado di garantire maggiori volumi di
prodotto) e gli allevamenti integrati. La GDO utilizza contratti annuali (60%) nell’acquisto di prodotto; in tale tipologia contrattuale, viene stilato una sorta di disciplinare di acquisto con il fornitore nel quale, però, non è fatto riferimento alcuno al
volume ed al prezzo di acquisto; questi elementi sono gestiti settimanalmente e non
esiste alcun obbligo da parte della catena di acquistare da quel fornitore. Rimane
comunque elevata l’incidenza di acquisti senza alcun contratto scritto (23%), che
vanno ad influenzare la costanza del rifornimento e i prezzi pagati.
Per quanto attiene ai grossisti, si rileva negli ultimi anni un aumento dei cosiddetti “operatori intermedi”, che intervengono nella raccolta di animali per una parte
202
Figura 6.4 - La Struttura della filiera bovina da carne
Allevamenti
da latte
(animali di scarto)
Import
animali da ingrasso
Allevamenti
ingrasso
vitelli-vitelloni
Allevamenti
estensivi
vacca-vitello
Mediatori
Import
animali da macello
Macelli
a bollo CE
Macelli
senza bollo CE
Grossisti
Import
carcasse, quarti
Sezionamento
Esportatori
Importatori
Grossisti
agenti
Import
tagli
Export
carne
Flussi di approvvigionamento/utilizzo
Integrazione a monte (contratti, soccide e, .)
DM
Integrazione a valle (contratti, lavorazione
c/o terzi, .)
Macellazione - sezionamento integrato
DT
Circuito corto (industria - DM)
HO.re.Ca.
Fonte: elaborazioni Ismea.
consistente dell’industria di macellazione, esercitando forze contrapposte all’accorciamento dei canali di intermediazione (Fig. 6.4).
Il ruolo del grossista o del commerciante è rilevante soprattutto nelle aree del
Centro-Sud, caratterizzate da un’elevata frammentazione degli allevamenti in cui i
singoli produttori non riuscirebbero a raggiungere un numero minimo di capi da av-
203
viare al macello. Il grossista ha così la funzione di comporre i lotti minimi, garantire il pagamento al produttore ed occuparsi del trasporto degli animali. Accanto ai
commercianti esistono società di commercializzazione che fanno capo ad associazioni di allevatori.
La formazione del prezzo
A differenza di altri paesi dell’Unione Europea, in cui le contrattazioni avvengono in appositi mercati, in Italia l’affluenza del bestiame in queste aree preposte si
è pressoché azzerata nel corso degli anni. Anche il più grande mercato bovino nazionale, quello di Modena, è ormai inattivo. Le cause sono da ricercarsi sia nei
sempre maggiori divieti alla movimentazione degli animali legati a motivi sanitari,
sia nel maggiore peso assunto dalle strutture private di macellazione.
Oltre la metà delle industrie di macellazione acquista partite di bestiame a peso
vivo; sono tuttavia abbastanza diffuse anche le modalità a peso morto ed a vista
(entrambe al 17%). La definizione del prezzo di acquisto avviene tipicamente attraverso la quotazione del mercato nazionale più rappresentativo (53%); più ridotto è
il ricorso alle quotazioni del mercato locale.
Dopo la macellazione e la suddivisione in mezzene, le carcasse vengono valutate in base alla griglia SEUROP che, in considerazione della convessità dei profili e
della quantità di grasso presente, definisce il valore economico della carcassa.
Al di là dei parametri qualitativi, a livello nazionale, sono poche le strutture di
macellazione (private e cooperative) che definiscono il prezzo dei capi bovini macellati in relazione alla domanda di carne, all’affluenza dei capi da macellare ed all’offerta di carne dall’estero. Questi grandi macelli comunicano i listini dei prezzi a
seconda della qualità e dell’andamento complessivo del mercato. Anche il grossista
deve attenersi al prezzo del macello (scompare la contrattazione).
La GDO assume come riferimento per la liquidazione dei fornitori le quotazioni
del mercato nazionale più rappresentativo. Un non trascurabile numero di aziende
(poco meno del 20%) ricorre, nella definizione del prezzo di acquisto, anche a premi o penalizzazioni sulla base di parametri qualitativi.
Nell’UE i Ministeri competenti raccolgono i prezzi alla produzione rilevati a
norma del Reg. (CE) n. 295/96 della Commissione, che applica il Reg. (CEE) n.
1892/87 del Consiglio, riguardante la rilevazione comunitaria dei prezzi di mercato dei bovini adulti sulla base della tabella di classificazione delle carcasse. Al
fine di garantire che i prezzi fissati siano rappresentativi della produzione nazionale, è stata resa obbligatoria la rilevazione dei prezzi presso gli stabilimenti di
macellazione con bollo CE che macellano in media a settimana un numero di bovini adulti superiore a 75, in modo da prendere in considerazione almeno le quotazioni di una larga parte del prodotto lavorato. In Italia, quindi, il Ministero delle
Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (MiPAAF) comunica settimanalmente
ai servizi della Commissione i prezzi rilevati dagli impianti di macellazione, sulla
base delle classi di conformazione e dello stato di ingrassamento. Attualmente i
macelli coinvolti nella rilevazione sono 58, di cui 13 localizzati in Piemonte, 17
204
in Lombardia, 15 in Veneto, 7 in Emilia Romagna, 2 in Toscana, 1 in Campania,
1 in Sardegna, e 2 in Sicilia.
L’Ismea, attraverso la propria rete di rilevazione, realizza un continuo monitoraggio dei prezzi sia all’origine (cioè nella fase iniziale di scambio tra il produttore
ed il trasformatore) che all’ingrosso (cioè nella fase di scambio successiva, tra il
trasformatore ed il commerciante).
6.3.4 L’ortofrutta: mele e ortaggi a frutto
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
I dati dell’indagine strutturale del 2005 hanno evidenziato una superficie media
delle aziende ortofrutticole pari a 1,5 ha, in crescita del 7,8% rispetto all’anno 2003.
Il processo di concentrazione derivante sostanzialmente da una riduzione del numero
di aziende (-14%) superiore alla flessione osservata nella superficie investita (-7%)
prosegue ma a ritmi molto lenti. Tale dinamica si è tradotta in maniera differente
nei diversi segmenti in quanto la dimensione media è rimasta stabile per patate ed
agrumi mentre ha mostrato un incremento per il settore delle ortive e dei fruttiferi
anche se la dimensione media è inferiore ai competitor europei.
Tabella 6.6 - Indicatori strutturali del settore italiano di ortofrutta fresca
Aziende*
Superficie*
Dimensione media azienda*
Produzione
ppb**
ppb ortofrutta/ppb coltivazioni agricole
Import in volume
Import in valore
Export in volume
Export in valore
udm
000
(000 ha)
ha
(000 t)
(mln euro)
(%)
(000 t)
(000 euro)
(000 t)
(000 euro)
2006
523
799
1,5
25.783
9.836
38,1%
2.656
2.268.069
3.498
2.991.572
Var.%
06/'05
-14,2
-7,5
7,8
-5,0
-0,3
1,0
1,9
-0,2
0,9
6,5
* Indagine strutturale Istat 2005; var.% su indagine strutturale 2003.
**Produzione ai prezzi di base; prezzi concatenati anno di riferimento 2000.
Fonte: elaborazione Ismea su dati Istat.
Nel 2006 la superficie investita nelle produzioni ortofrutticole si è attestata su
1,3 milioni di ettari, mentre la produzione è risultata pari a 25,8 milioni di tonnellate soprattutto a causa della negativa dinamica registrata dal comparto orticolo.
Le superfici destinate a colture da orto (compresi i legumi e le patate) e a colture arboree (compresi gli agrumi e la frutta a guscio) nel corso dell’ultimo triennio
hanno rappresentato rispettivamente il 46% ed il 54% delle superfici ortofrutticole.
Sul fronte delle produzioni, il comparto orticolo, nel complesso, contribuisce
per il 57% dell’offerta ortofrutticola italiana mentre l’intero comparto frutticolo
partecipa per un 43%.
205
Il melo (prodotto oggetto di approfondimento) occupa il 9% (dati 2006) delle superfici destinate a frutticoltura e contribuisce con un 19% all’offerta frutticola nazionale.
Gli ortaggi a frutto (complesso di prodotti oggetto del caso studio) comprendenti cocomeri, meloni, fragole, zucchine, melanzane, peperoni, pomodori (compreso
quello da industria) ed i cetrioli occupano complessivamente il 35% delle superfici
investite per l’aggregato ortaggi, legumi e patate e rappresentano il 61% dell’intera
produzione orticola (ortaggi, legumi e patate).
La descrizione del mercato
Gli ortofrutticoli sono caratterizzati dal lato della produzione da un’offerta
estremamente frazionata a causa della polverizzazione delle aziende mentre dal lato
del dettaglio si evidenzia una crescente concentrazione dell’offerta mossa dalla
GDO. All’interno della filiera comunque rimane, ancora oggi, significativo il ruolo
rivestito da una moltitudine di soggetti (operatori commerciali, intermediari confezionatori, buyer etc) che provvedono alla distribuzione del prodotto su circuiti differenziati. Nello specifico il flusso dei prodotti ortofrutticoli può seguire o meno diverse fasi fino alla distribuzione al dettaglio, quali ad esempio (Fig. 6.5):
a. Fase della produzione: la commercializzazione può avvenire attraverso diversi soggetti, tra i quali:
i. O.P., ossia organizzazioni di produttori che svolgono funzioni di commercializzazione della produzione per i propri aderenti;
ii. cooperative appartenenti ad O.P., organizzazioni intermedie che svolgono
funzioni di accorpamento di diverse produzioni ed usufruiscono anche dei servizi di
organizzazione dei produttori;
iii. operatori privati;
iv. consumatore finale, quando quest’ultimo si reca ad acquistare direttamente
dal produttore, laddove in questo caso non avvenga un’ulteriore vendita.
b. Fase della commercializzazione: in tale stadio possono essere coinvolti diversi soggetti, tra i quali figurano:
i. Le organizzazioni dei produttori (O.P.), 259 unità (107 nel 2000) riconosciute
ed in attività ai sensi del Regolamento (CE) 2200/96 e successive modificazioni,
con il compito di programmare, concentrare e qualificare l’offerta con lo scopo di
adeguarla alla domanda e consentire un aumento del potere contrattuale dei produttori da controbilanciare alla forte concentrazione operata dalla grande distribuzione.
ii. I grossisti, rappresentati principalmente da Fedagro (Federazione Nazionale
Delle Associazioni degli Operatori All’ingrosso Agro-Orto-Floro-Ittico-Alimentari)
ed Unico (Unione nazionale italiana commercio ortofrutticolo).
I luoghi fisici dove prevalentemente operano i grossisti sono i mercati ortofrutticoli all’ingrosso.
iii. Gli importatori/esportatori, ovvero operatori commerciali che trovano rappresentanza in Unioni Nazionali come A.N.E.I.O.A. (Associazione Nazionale
Esportatori Importatori Ortofrutticoli Ed Agrumari) ed A.N.I.P.O. (Associazione
Nazionale Importatori Prodotti Ortofrutticoli) e possono esercitare la loro attività
206
Figura 6.5 - I principali operatori della filiera ortofrutticola
Industria materiale di propagazione
Import
materiale di
propagazione
Export
materiale di
propagazione
Vivaisti
Fornitori di concimi
e fitofarmaci
Produttori
agricoli
Singoli, Coop, ed Op
Import
Ortofrutticoli
Raccoglitori
ed intermediari
Buyer
Condizionamento
Coop, Privati ed Op
Export
prodotti freshi
prodotti trasformati
Vendita all’ingrosso
Mercati all’ingrosso
e Centri Agro
Alimentari
Industria
Agoalimentare
Grossisti
Agenti
Piattaforme
Ce.Di.
Vendita
diretta
DM
DT
HO.re.Ca.
Fonte: elaborazioni Ismea.
sia all’interno di mercati all’ingrosso, sia presso strutture private.
iv. I punti di vendita al dettaglio e la grande distribuzione organizzata, i prodotti
ortofrutticoli possono essere acquistati infine presso i punti di vendita di questi operatori, distinti fondamentalmente in base alla dimensione della propria attività economica in termini sia di superfici di vendita che di fatturati.
207
Classificazione merceologica
Da un punto di vista commerciale è possibile identificare un prodotto della categoria ortofrutta solo se vengono esplicitate almeno 5 caratteristiche di base, oltre alla specie di appartenenza, più in dettaglio: la varietà, l’origine, il calibro o la pezzatura, la qualità merceologica ai sensi della normativa vigente, nonché il confezionamento. È tuttavia frequente che sopraggiungano ulteriori richieste riguardo alla
qualità merceologica, non codificate dalla normativa, per poter ottenere una completa valutazione del prodotto, ad esempio la percentuale di colore della partita per
le mele rosse, il livello di rugginosità per le pere Abate Fetel, il grado brix per le albicocche che, tra l’altro, ottengono livelli di apprezzamento o di penalizzazione differenti a seconda delle condizioni medie della produzione e del mercato.
Le norme di commercializzazione stabilite dai regolamenti comunitari forniscono disposizioni relative alla qualità stabilendo, per i vari prodotti: caratteristiche
minime, classificazione, categoria, calibrazione, tolleranze, presentazione ed indicazioni esterne.
La formazione del prezzo nel settore ortofrutta italiano
In Italia, a seconda dell’area geografica e del prodotto preso in considerazione,
si riscontra una differente strutturazione della filiera e ciò si riflette sul meccanismo
di formazione del prezzo. Esistono esempi di filiera “virtuosa” in cui il numero di
attori che vi partecipano è limitato come ad esempio per mele, pere e kiwi. Si tratta
di filiere in cui risulta elevato il grado di organizzazione della fase agricola e che
può quindi vantare un maggior potere contrattuale. Di contro, si osservano filiere
eccessivamente lunghe e “stirate” in cui risulta elevato il numero di attori coinvolti.
È il caso ad esempio di agrumi, uva da tavola ed ortaggi in genere, le cui filiere sono caratterizzate da numerosi passaggi di intermediazione commerciale che tuttavia
non sempre apportano un reale valore aggiunto al prodotto.
La complessità della struttura della filiera ortofrutticola, la variabilità delle produzioni nazionali in termini quantitativi ma anche qualitativi, l’influenza crescente
dei prodotti di importazione, nonchè il ruolo sempre più importante assunto dalla
GDO rappresentano elementi fondamentali nella formazione del prezzo sia all’origine sia nelle fasi più a valle della filiera.
Nel sistema mercato degli ortofrutticoli possiamo distinguere due ordini di fattori che influiscono nella formazione del prezzo: uno di tipo strutturale ed uno di tipo congiunturale.
Nel primo ordine di fattori possono essere individuati:
■ la scarsa concentrazione dell’offerta;
■ l’elevato potere contrattuale della grande distribuzione;
■ sistemi di contrattazione arcaici anche se confinati in particolari aree di produzione.
Nel secondo ordine di fattori vanno citati:
■ il volume dell’offerta;
■ la qualità del prodotto;
208
■
i servizi aggiuntivi forniti;
l’andamento delle importazioni;
■ l’andamento delle esportazioni.
La combinazione di questi elementi in genere produce risultati economici diversi in relazione alla natura dei soggetti economici che operano nella transazione
commerciale. I riferimenti, sul fronte del monitoraggio dei prezzi di mercato è offerto, per quanto concerne l’ingrosso, dalle camere di commercio e dagli stessi
mercati che pubblicano i listini, dall’altro, dalla rilevazione delle quotazioni nelle
prime fasi di scambio effettuata da Ismea, attraverso la propria rete di rilevazione,
che, proprio per l’eterogeneità della filiera ortofrutta è strutturata in maniera molto
capillare ed articolata sia per assicurare la migliore stratificazione terrritoriale che
per coprire le diverse forme di commercializzazione che caratterizzano appunto le
prime fasi di scambio dei prodotti ortofrutticoli.
■
Le peculiarità del mercato delle mele e la formazione dei prezzi
La produzione italiana di mele si concentra per il 62% in Trentino Alto Adige, segue a distanza il Veneto l’11%, l’Emilia Romagna e il Piemonte con rispettivamente il
7,5% e il 6,7%, mentre occupa la quarta posizione la Campania con poco più del 3%.
Le varietà maggiormente diffuse risultano essere in ordine di importanza la
Golden Delicious (rappresenta circa il 45% dell’intera produzione), la Gala
(13,8%), la Red Delicious (12,7%), la Fuji, il gruppo Imperatore-Morgenduft e la
Granny Smith con quote di circa il 5%, infine la Braeburn e l’Annurca che coprono
entrambe un 3% della produzione.
La struttura della filiera del prodotto “Mele” risulta tra le migliori in termini di
livello organanizzativo. La produzione, concentrata nelle aree del Nord della Penisola, dove esiste una forte e radicata tradizione all’associazionismo, viene prevalentemente conferita a strutture cooperative, associazioni di produttori o consorzi.
I soci conferitori provvedono alle operazioni di raccolta del prodotto ed al trasferimento della merce alla cooperativa/consorzio/OP dove viene sottoposto a vari processi di lavorazione (pulitura, lavaggio, calibrazione etc) prima di essere immesso nei
magazzini atti alla frigoconservazione, generalmente localizzati all’interno di queste
strutture associative. Saltuariamente, per produzioni dislocate nel centro-sud del Paese, esistono operatori privati che provvedono allo stoccaggio della merce. In ogni caso, dai magazzini appartenenti sia a strutture associative sia a privati, parte la merce
per le diverse destinazioni attraverso varie figure commerciali. Tra gli acquirenti di
merce in partenza dai magazzini di conservazione possono essere individuati:
■ Operatori privati, commercianti all’ingrosso che operano sul territorio nazionale;
■ Operatori privati, commercianti all’ingrosso che operano sul fronte estero;
■ I buyer della distribuzione moderna nazionale;
■ I buyer della distribuzione moderna estera;
■ L’industria di trasformazione.
Nel caso di vendite alla moderna distribuzione il prodotto viene generalmente
sottoposto al confezionamento mentre nel caso di operatori privati il prodotto può
209
anche essere venduto sfuso, in tal caso il confezionamento avviene ad opera dell’operatore privato.
Come accennato in precedenza, la maggior parte delle imprese agricole conferiscono il prodotto alle cooperative/OP/Consorzi che provvedono alla lavorazione del
prodotto, alla selezione, all’immagazzinamento per lo stoccaggio, al confezionamento ed alla vendita.
La struttura associativa che cura la commercializzazione del prodotto sui mercati definisce, in base all’andamento dei prezzi realizzati ed in base ai costi sostenuti, il prezzo di liquidazione da erogare al socio conferitore.
Il valore liquidato al produttore viene determinato in base alle diverse caratteristiche merceologiche della merce conferita dal medesimo (in base alle quali si differenziano i prezzi di mercato) attraverso il sistema della campionatura. Nel caso in cui la
produzione venga venduta direttamente dall’azienda ad operatori privati il meccanismo della formazione del prezzo dipenderà dalle modalità di vendita, ovvero:
✔ in conto commissione, l’operatore privato provvede al collocamento del prodotto sui mercati e detiene una provvigione generalmente stabilita in una percentuale da applicare al valore realizzato;
✔ a prezzo aperto ossia senza definire (o definendo un prezzo minimo comunque garantito) al momento della compravendita della partita alcun prezzo, dall’esito
delle vendite sul mercato da parte dell’operatore privato verrà stabilito il prezzo da
liquidare al produttore;
✔ a prezzo chiuso, al momento della contrattualizzazione (di solito verbale)
viene definito il prezzo di vendita.
Le peculiarità del mercato degli ortaggi a frutto e la formazione dei prezzi
Nell’ambito del comparto degli ortaggi a frutto le produzioni risultano essere incentrate nelle regioni del sud della Penisola. In cima alla classifica delle principali regioni produttrici la Sicilia, che detiene una quota pari al 25% dell’intera produzione di
ortaggi a frutto, coltivati sia in pieno campo che in serra, segue la Campania con un
13% e il Lazio con circa l’11%; con poco più dell’8% si posizionano rispettivamente
Calabria e Puglia. Al Nord le principali regioni sono il Veneto e l’Emilia Romagna
che coprono rispettivamente una quota pari al 6,1% ed al 5,3%.
La principale produzione è rappresentata dal pomodoro da mensa con il 30%
del totale ortive da frutto, a seguire il melone con il 16%, infine la zucchina con il
14% ed il cocomero con il 13%.
Una parte di questo prodotto viene commercializzato sul mercato attraverso le
Organizzazioni di Produttori o le Cooperative. Come nel caso delle mele queste
provvedono alla lavorazione del prodotto, al confezionamento ed alla spedizione
sui mercati. Per le ortive da frutto il ricorso all’immagazzinamento del prodotto è
piuttosto raro e laddove effettuato interessa un arco temporale piuttosto breve.
Le aziende associate, a raccolta di prodotto ultimata, (per le ortive la raccolta
avviene più volte nel corso della campagna) provvedono al trasferimento della merce presso le strutture delle organizzazioni o delle cooperative.
210
La merce lavorata e confezionata viene poi destinata ai mercati finali attraverso
quegli stessi operatori commerciali individuati nella filiera melicola ovvero: operatori privati, commercianti all’ingrosso che operano sul territorio nazionale e/o sul
fronte estero, buyer della distribuzione moderna nazionale e della distribuzione moderna estera, l’industria di trasformazione.
Una buona parte della produzione di ortive da frutto tuttavia è caratterizzata da
una filiera più lunga e meno organizzata, che vede protagonisti, quindi, molti più
attori, dal produttore, al raccoglitore, al mediatore/grossista, al confezionatore, agli
operatori commerciali privati, ai commissionari etc.
Nella forma di commercializzazione attraverso le strutture associative, l’azienda
provvede solo alla raccolta ed al conferimento della merce alle medesime, al produttore verrà dunque riconosciuto alla fine del ciclo di commercializzazione un
prezzo medio di liquidazione. In questo caso, il prezzo erogato al produttore terrà
conto delle caratteristiche merceologiche della merce conferita, in base alle quali si
differenziano i prezzi di mercato.
Tra le altre forme di commercializzazione si possono individuare la vendita a
corpo (soprattutto per meloni e cocomeri nelle aree del centro-sud), la vendita del
prodotto in natura, la vendita del prodotto confezionato in campagna e la vendita in
conto commissione. Attraverso queste modalità di vendita, in genere, la contrattazione vede protagonisti il produttore ed il mediatore/condizionatore/grossista.
In questi casi il meccanismo di formazione del prezzo risiede soprattutto nel
rapporto di forza fra le parti contraenti.
6.3.5 I prodotti ittici
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
Il settore ittico ricopre un ruolo di fondamentale importanza nell’ambito dell’agroalimentare italiano con oltre 30 mila pescatori e poco meno di 8 mila addetti agli
impianti di acquacoltura, con un fatturato annuo nel 2006 di 2,1 miliardi di euro e
con oltre 538 mila tonnellate annue di prodotto. L’incidenza del settore ittico sull’intero settore primario (agricoltura, silvicoltura e pesca) è pari al 5% in termini di
produzione e al 5,9% in termini di valore aggiunto (2006).
In presenza di una domanda abbastanza vivace (il consumo ittico pro capite è di
22 kg nel 2006), a fronte di una offerta non soddisfacente alla copertura dei fabbisogni interni, il mercato italiano di prodotti ittici risulta strutturalmente dipendente
dagli acquisti oltre frontiera. Basti pensare che il deficit della bilancia commerciale
ittica italiana, pari al 33% circa dell’intero deficit agroalimentare italiano, risulta essere il più elevato nell’UE a 25, seguito da quello spagnolo e da quello francese.
Attualmente in Italia i quantitativi pescati in mare rappresentano circa il 55%
del totale prodotto, mentre il restante 45% è rappresentato da specie prodotte in impianti di allevamento. Va inoltre considerato il canale delle importazioni: poco meno del 70% dei consumi interni è soddisfatto da prodotto proveniente dall’estero,
prodotto che in parte è destinato direttamente al consumo, in parte costituisce la
211
Tabella 6.7 - Indicatori strutturali del settore ittico italiano
2006
Var.%
06/'05
(n)
(Tsl)
(Tsl/battello)
13.955
162.562
11,6
-2,4
-3,6
-1,3
(n)
979 (a)
-
Produzione (pesca e acquacoltura)
Produzione (pesca e acquacoltura)
(000 t)
(mln euro)
538
2.142
4,3
8,4
Importazioni*
- di cui prodotti vivi, freschi o refrigerati**
Esportazioni*
- di cui prodotti vivi, freschi o refrigerati**
Importazioni*
- di cui prodotti vivi, freschi o refrigerati**
Esportazioni*
- di cui prodotti vivi, freschi o refrigerati**
(000 t)
(000 t)
(000 t)
(000 t)
(mln euro)
(mln euro)
(mln euro)
(mln euro)
901
181
141
75
3.669
822
555
235
3,4
3,9
6,9
7,6
8,8
3,7
17,0
23,0
udm
Pesca
Battelli
Tonnellaggio
Tonnellaggio medio (tsl/battello)
Acquacoltura
Impianti
*Pesci, molluschi, crostacei ed altri invertebrati acquatici e loro preparazioni
** Esclusi i filetti di pesce fresco e i pesci ornamentali.
Fonte: elaborazioni Ismea su dati Mipaaf-Irepa, Api/Icram, Idroconsult e Istat.
materia prima per l’industria di trasformazione.
I pesci, molluschi e crostacei vivi, freschi o refrigerati (esclusi i filetti e i pesci
ornamentali) incidono mediamente per il 20-22% sugli acquisti oltre frontiera di
prodotti ittici sia in volume che in valore, mentre sul fronte dell’export il ruolo del
fresco è molto più rilevante, con una quota che si attesta attualmente intorno al 53%
in termini di quantità e al 42% in termini di valore.
Pesca
Il settore della pesca nelle acque del Mediterraneo, dopo aver attraversato un
periodo di evidente difficoltà, a causa della progressiva contrazione delle catture
per una riduzione combinata della capacità e dell’attività di pesca, ha registrato nel
2006 una positiva inversione di tendenza: alla base della crescita produttiva, che si
è collocata a +6,5% in termini di catture e a +7,7% in termini di ricavo rispetto al
2005, si può indicare una ripresa degli indicatori di produttività unitaria e in particolare della CPUE (catture per unità di sforzo).
Nonostante ciò, la riduzione del naviglio (per l’applicazione delle normative comunitarie finalizzate al riequilibrio tra sforzo di pesca e disponibilità delle risorse
ittiche) continua ad avere un impatto socioeconomico negativo per il calo degli occupati, quantificabile in poco meno di 2 mila posti di lavoro dal 2005 al 2006 (la
perdita ha quasi raggiunto i 17 mila posti di lavoro negli ultimi sei anni).
212
Inoltre, la flotta peschereccia italiana si contraddistingue da sempre per un elevato grado di artigianalità e polivalenza tecnica dei battelli (quasi due terzi praticano la piccola pesca), per l’elevata età media e per la polverizzazione della flotta
lungo la penisola.
Acquacoltura
L’acquacoltura, viceversa, nel corso degli anni (sia quella di acqua dolce sia
quella marina) si è ben sviluppata portando l’Italia a buoni livelli produttivi: nel
2006 ha contribuito al 45% della produzione ittica nazionale e al 29% dei ricavi
complessivi del settore ittico; la crescita produttiva annua ha segnato un +3,3% in
volume e un +11,9% in valore.
In termini di composizione della produzione, la molluschicoltura è il settore
produttivo più importante dell’acquacoltura e i mitili sono la specie più prodotta.
Nell’ambito della piscicoltura, dominano le trote, seguite da spigole e orate. A notevole distanza, si colloca la produzione di cefali, anguille e storioni.
La descrizione del mercato
Il prodotto della pesca nazionale è caratterizzato da un gran numero di specie –
603 sono riportate nell’elenco ufficiale italiano della Denominazione delle specie
Figura 6.6 - Diagramma di flusso ed operatori commerciali del prodotto ittico (2006)
PRODUZIONE (pesca + acquacoltura)
538 mila t (2.142 mln €)
DISPONIBILITA' TOTALE
1.440 mila t
IMPORT
901 mila t
(3.669 mln €)
Mercati ittici
Grossisti
Ind. di
trasformazione
Pescherie
Ambulanti
Distribuzione
moderna
Catering/
ristorazione
Grossisti
EXPORT
141 mila t
(555 mln €)
CONSUMI APPARENTI
(Produzione + Import - Export)
1.298 mila t
Consumatore finale
Consumo pro-capite 22 kg
La freccia indica la direzione del flusso; la dimensione della linea indica l’intensità del flusso.
Fonte: elaborazioni Ismea.
213
ittiche commerciali che è allegato al D.M. del 25/07/2005 – differentemente distribuite a seconda delle diverse caratteristiche delle acque che bagnano la penisola.
L’esistenza di 800 punti di sbarco distribuiti lungo un litorale di 7.440 Km, di
oscillazioni e differenze significative tra le specie, le qualità, la quantità, le pezzature del pescato, stante il fatto che le catture non sono standardizzate, influiscono sulla commercializzazione del prodotto che avviene attraverso un’ampia segmentazione anche dei canali distributivi a valle della produzione.
La filiera del prodotto pescato risulta dunque caratterizzata da un’estrema polverizzazione dell’offerta primaria e risente di problematiche e difficoltà specifiche, in riferimento alle caratteristiche intrinseche di deperibilità del prodotto e ai
tempi necessariamente ridotti del ciclo commerciale. Per quanto riguarda il prodotto allevato, l’offerta è più concentrata: i produttori sono in numero minore dei
pescatori e concentrati in alcune zone particolarmente vocate. Inoltre, l’importazione dell’allevato riguarda poche specie e pochi paesi di provenienza. Ciò che
emerge è comunque che è quasi assente la fase di prima commercializzazione
(mercato ittico o asta) mentre sono diffusi gli accordi commerciali soprattutto tra
gli allevatori e la Grande Distribuzione.
Nella figura 6.6 è schematizzata l’articolazione della filiera del prodotto ittico.
Il mercato ittico
Il mercato ittico è la struttura centrale per la vendita e la commercializzazione dei
prodotti ittici; in Italia, dove ne sono stati censiti poco più di 70 dotati di numero CE,
di cui 8 di redistribuzione, i mercati ittici vengono distinti in tre tipi fondamentali:
■ mercati alla produzione: il prodotto fresco viene conferito prevalentemente da
parte dei produttori singoli e da cooperative fra produttori e loro consorzi e viene venduto tramite asta pubblica perché è su questo mercato che si forma il primo prezzo;
■ mercati di redistribuzione: il prodotto pescato o allevato viene venduto con
trattative dirette. In questo caso c’è già stata una definizione del prezzo precedente;
■ mercati misti: il prodotto viene collocato sia con trattative di asta pubblica
per la definizione del prezzo che attraverso trattative private. Vengono quindi commercializzati prodotti derivanti dalla pesca locale (mercato alla produzione) e quelli
di importazione da altre marinerie o dall’estero (mercato di redistribuzione).
Soltanto una limitata parte del prodotto pescato dalla flotta italiana viene utilizzato come materia prima dall’industria di trasformazione ed in questo caso i
trasformatori acquistano prevalentemente dai grossisti e, solo in minore misura,
dai pescatori.
In generale, il prodotto ittico locale viene venduto in mercati alla produzione,
mentre il prodotto importato passa per i mercati di redistribuzione.
Sistemi di contrattazione
La vendita del pescato avviene tramite l’impiego di sistemi di contrattazione diversi (a trattativa diretta, ad asta che, a sua volta, può essere a voce, ad orecchio o
automatizzata). Nelle operazioni di vendita, comunque organizzate, deve essere garantito il rispetto delle condizioni igienico-sanitarie e delle norme relative alle mi-
214
sure minime del pescato (Reg. CE 1697/2006) e di ogni prescrizione impartita dall’autorità sanitaria competente.
Il sistema a trattativa diretta si concretizza in un solo atto di domanda ed in un
solo atto di offerta, con lo scopo principale di assecondare la rapidità delle vendite.
Esso viene applicato soprattutto nelle contrattazioni in fase redistributiva, cioè di
seconda commercializzazione.
Il sistema di vendita all’asta, applicato generalmente nei mercati alla produzione, è quello maggiormente gradito dai produttori, in quanto consente di ottenere il
prezzo più elevato in quel momento attraverso il confronto diretto ed immediato tra
potenziali acquirenti. In generale le tipologie d’asta possono essere:
a) tradizionale, caratterizzata da una trattativa a salire e si distingue in:
■ Asta a voce: l’astatore fissa un prezzo di partenza ed invita gli acquirenti a fare
una propria offerta. La partita di merce viene aggiudicata all’acquirente che offre il
prezzo più elevato dopo che l’astatore ha ripetuto per tre volte il prezzo dell’offerta.
■ Asta a orecchio: funziona come l’asta a voce, ma il prezzo non viene dichiarato ad alta voce ma all’orecchio dell’astatore.
b) Asta elettronica, in cui le operazioni sono completamente informatizzate (diffusa è l’asta elettronica, o olandese, che è al ribasso).
La formazione del prezzo
Fra i sistemi di contrattazione adottati è ancora la trattativa diretta ad essere
quella maggiormente utilizzata, soprattutto nei mercati di redistribuzione. Nel corso
degli anni, comunque, è cresciuto molto l’utilizzo dell’asta elettronica al ribasso (o
olandese). Diverse strutture si sono inoltre dotate di un nuovo sistema elettronico
computerizzato su più linee d’asta e di un software in grado di ridurre i tempi di
vendita con l’emissione in tempo reale dei documenti contabili. Ovviamente sistemi come la trattativa diretta, l’asta a orecchio e l’asta a voce, ossia tecniche elementari di compravendita che, oltre tutto, presentano spesso l’inconveniente di allungare i tempi degli scambi, con il rischio di un aumento delle vendite “fuori mercato”,
non consentono forme di collegamento fra i vari mercati, limitando fortemente la
trasmissione delle diverse informazioni concernenti la domanda e l’offerta dei prodotti ittici trattati sulle diverse piazze. Inoltre, la mancanza di collegamenti in rete
limita, di conseguenza, anche la possibilità di contatti con acquirenti e venditori localizzati sia in regioni italiane lontane da quella dove è situato il mercato ittico sia
all’estero. Tutto ciò si riflette sull’eterogeneità della formazione dei prezzi di vendita dei prodotti ittici all’interno dei diversi mercati.
Per la formazione del prezzo uno dei fattori più importanti è, evidentemente, l’identificazione specifica del prodotto, unitamente ad alcune caratteristiche morfologiche che hanno impatto sulla “convenienza” all’acquisto.
La rilevazione dei prezzi sui mercati ittici
L’Ismea, attraverso una rete sviluppata sui principali mercati ittici rappresentativi delle tre tipologie, realizza una rilevazione quotidiana in tempo reale dei
prezzi dei prodotti ittici, del tutto informatizzata, ovvero basata su un apposito si-
215
stema di trasmissione dei dati dal mercato ittico; dati che dopo una serie di controlli automatici sono immediatamente disponibili on-line sul sito Ismea. Sul
fronte dei prodotti allevati, la rilevazione si basa sulla raccolta diretta dei dati
presso un campione di aziende rappresentativo sia delle diverse realtà produttive
che del territorio nazionale.
Classificazione Merceologica ed Etichettatura
Dal 1° gennaio 2002, in base al Reg. CE n. 104/2000 del 17 dicembre 1999 e
con la sua attuazione mediante il Reg. CE 2065/2001 del 22 ottobre 2001 (il cui testo in lingua italiana è stato rettificato dalla nota n. 21229 del MiPAAF del 21 dicembre 2001), pesci e filetti di pesce, crostacei e molluschi vivi, freschi, refrigerati,
congelati, secchi, salati o in salamoia, possono essere posti per la vendita al dettaglio solo se provvisti di etichetta8 con: denominazione commerciale della specie
(contenuta nell’elenco predisposto dallo Stato Membro, recentemente modificato e
allegato al D.M. del 25/07/2005); metodo di produzione (“pescato”, “pescato in acque dolci”, “allevato”) e zona di produzione.
Nel Box 6.6 sono contenuti in maniera dettagliata i prodotti ittici ai quali si applica la normativa, con i codici della Nomenclatura Combinata.
Box 6.6 - Elenco dei prodotti ittici ai quali si applica l’etichettatura di cui al Reg. CE 104/2002
Codice
0301
0302
0303
0304
0305
0306
0307
Prodotti
Pesci vivi.
Pesci freschi e refrigerati ( esclusi filetti e altre carni di pesce della voce 0304).
Pesci congelati (esclusi filetti e altre carni di pesce della voce 0304).
Filetti di pesce ed altra carne di pesce(anche tritata), freschi, refrigerati, o congelati
Pesci secchi, salati o in salamoia:pesci affumicati, anche cotti prima o durante
l’affumicatura; farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di crostacei,
atti all’alimentazione umana.
Crostacei, anche sgusciati, vivi, freschi, refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia;
farine, polveri e agglomerati in forma di pellets di crostacei, atti all’alimentazione umana.
Molluschi, anche separati dalla loro conchiglia, vivi, freschi, refrigerati, congelati, secchi,
salati o in salamoia; invertebrati acquatici diversi dai crostacei e dai molluschi vivi,
freschi, refrigerati, congelati, secchi, salati o in salamoia; farine, polvere agglomerati in
forma di pellets di invertebrati acquatici,diversi dai crostacei, atti all’alimentazione umana.
Sul banco del pesce è obbligatorio perciò che tutte le specie ittiche esposte
abbiano un cartellino con il nome commerciale e il prezzo al chilogrammo. Inoltre, deve essere indicato se si tratta di pesce scongelato o no, se è pesce d’allevamento o pescato in mare o in acque interne, la zona di cattura per i prodotti pescati e il paese di provenienza per i prodotti allevati (in base all’art. 4 del Reg.
CE 104\2000).
Oltre alle indicazioni precedenti, sono previste categorie di freschezza: la categoria “extra” indica il pesce freschissimo; lo ha disposto il Regolamento CE n.
2406/1996 che ha reso obbligatoria l’etichettatura di freschezza, suddividendo il
pesce nelle categorie “extra”, “A” e “B” e stabilendo che “la categoria di fre-
216
schezza deve essere indicata in caratteri leggibili e indelebili di un’altezza minima di 5 centimetri, su etichette apposte sulle partite”. Fanno eccezione le piccole
partite di pesce vendute dal pescatore direttamente al consumatore.
6.4 Considerazioni conclusive
Alla luce di quanto emerso non solo da questo capitolo ma dall’indagine nel suo
complesso, è possibile avanzare alcune considerazioni sull’efficienza e sull’efficacia del sistema di rilevazione gestito dall’ISMEA.
Sulla base della lunga esperienza maturata dall’Istituto nell’attività di monitoraggio dei mercati agricoli ed agroalimentari, del suo ruolo istituzionale, della rappresentatività e della capillarità della struttura della sua rete (che permette di assicurare un’elevata copertura del territorio e di garantire la migliore raffigurazione dell’eterogeneità che contraddistingue le produzioni agricole nazionali), è possibile asserire che il servizio di raccolta e divulgazione dei prezzi dell’ISMEA ha tutti i requisiti per essere considerato uno strumento valido ed efficace.
Prima di tutto, la capillarità e la stratificazione sul territorio consente di ottenere
dati direttamente riferiti alla prima fase di scambio e, quindi, direttamente applicabili dagli strumenti a tutela del rischio produttivo e d’impresa, senza la necessità di
dover ricorrere a delicate e complesse elaborazioni per trasformare le quotazioni all’ingrosso in valori alla produzione forfettari, decurtando i costi intermedi. In effetti, la disamina della struttura e dell’organizzazione dei sistemi di rilevazione di altri
Paesi ha messo in evidenza che proprio questa peculiarità rappresenta un punto di
forza della rete di rilevazione dell’ISMEA.
Un altro aspetto che contraddistingue il sistema di rilevazione italiano è rappresentato dal grado di accessibilità e di diffusione del patrimonio informativo raccolto
da Ismea che, come testimoniato dalla presente indagine, non risulta essere una prerogativa costante negli altri casi-studio nazionali.
A tali elementi distintivi, inoltre, vanno aggiunte altre proprietà della Rete di rilevazione gestita da ISMEA che ne fanno uno strumento flessibile e rispondente alle esigenze di trasparenza del mercato:
1) nell’ottobre 2002, ISMEA ha ottenuto il Certificato del Sistema Qualità adottato
per il processo di Rilevazione prezzi, secondo quanto previsto dalle norme UNI EN ISO
9001:2000. A tal fine è stata definita l’architettura del Sistema Qualità su cui si basa la
rilevazione e sono state standardizzate le procedure gestionali ed operative acquisite nel
corso degli anni. Tali procedure sono sintetizzate nel Manuale di Qualità ISMEA.
La Rete di Rilevazione dei prezzi ISMEA, dunque, è costituita da una struttura
certificata e segue procedure standardizzate; in sintesi tale standardizzazione prevede la definizione:
• dei requisiti di base della rilevazione dei prezzi;
• delle modalità della rilevazione cui i rilevatori si devono attenere;
• della definizione dei criteri di selezione e controllo dei rilevatori;
• della registrazione dei dati attraverso moduli omogenei;
217
• delle modalità di controllo finale sui risultati della rilevazione.
2) La struttura ed il know-how a disposizione dell’Istituto collocano ISMEA in
una posizione competitiva nella fornitura del servizio “Rilevazione Prezzi”, sia in termini di efficienza che di efficacia; il livello tecnologico interno (hardware e software)
e quello esportabile ai rilevatori esterni è sostanzialmente in linea con quanto il mercato offre e, quindi, con gli standard di velocità di comunicazione che caratterizzano i
flussi informativi attuali. Esempio già esistente di tale punto di forza è rappresentato
dalla trasmissione on-line dei dati di scambio dei mercati ittici dotati di asta elettronica, pubblicati sul sito ISMEA dopo pochi minuti dalla fine della seduta di mercato;
esempio peraltro in fase di estensione a tutta la rete. L’organizzazione e l’impostazione dell’attività di rilevazione beneficia, inoltre, della vasta esperienza maturata in ciascun settore di competenza e della formazione culturale e professionale del personale
impiegato sia nelle fasi di rilevazione che in quelle di analisi del mercato agricolo alimentare; aspetti che garantiscono l’adeguatezza e la rispondenza dell’attività alle reali
condizioni e situazioni di ciascun mercato e di ciascun prodotto.
3) La posizione ed il ruolo istituzionale di ISMEA costituisce garanzia per la
sua terzietà e l’oggettività dei presupposti alla base dell’attività di rilevazione.
4) I diversi obiettivi prefissati da ISMEA convergono sostanzialmente nell’esigenza
di disporre di una base dati ampia ed oggettiva, a supporto del settore agroalimentare, in
grado di favorire la riduzione dell’asimmetria informativa che caratterizza il mercato.
1
Ai sensi dell’art. 2 octies della legge 952 del 4 agosto 1971 e art. 2 del DPR 78 del 28
maggio 1987, nonché del Regolamento n. 200 del 2001, istitutivo del nuovo Ente.
2 Al fine di fornire un’idea della portata dell’attività di rilevazione, basti pensare che mensilmente vengono raccolti ed archiviati circa 25.000 prezzi solo per il settore agricolo, mentre i listini dei prodotti ittici registrati a livello mensile interessano oltre 30.000 dati.
3 Banca Dati Mercati Agricoli.
4 Sistema Informativo Settore Pesca.
5 Alla luce delle verifiche svolte nei diversi settori, dei 96 prodotti riportati vengono individuate
305 varietà. Da notare che nella voce “varietà” vengono comprese le diverse pezzature, i diversi
calibri, ovvero ogni altra categoria, specifica o caratteristica merceologica che viene considerata.
6 Le disposizione del comma 2 del citato articolo regolano infatti i casi in cui i contraenti
non abbiano stabilito il prezzo del bene oggetto del contratto, stabilendo che se si tratta di
prodotti “.. aventi un prezzo di borsa o di mercato, il prezzo si desume dai listini o dalle
mercuriali del luogo in cui deve essere eseguita la consegna o della piazza più vicina”
7 Nella cosiddetta “filiera corta” il ruolo degli intermediari è marginale, in quanto il produttore si rapporta direttamente con la GDO. Ad oggi è ancora secondario il ruolo della “filiera
cortissima”, in cui il produttore si rapporta col consumatore finale attraverso la gestione di un
punto vendita aziendale. Alle filiere “corta” e “cortissima” si contrappone invece la tradizionale “filiera lunga”, in cui il produttore cede i capi agli intermediari o all’industria di macellazione, che a loro volta si rapportano col grossista, col DT o con la GDO.
8 Sulla base delle comunicazioni pervenute al Ministero delle Politiche Agricole dalle regioni alla data del 28 gennaio 2005.
9 La nuova normativa si aggiunge ad alcune disposizioni già in vigore, sempre sull’etichettatura, contenute nel D.Lgs. n. 109/92, nel D.Lgs. 110/92 e nel Capitolo VII dell’allegato al
D.Lgs. 531/92.
218
7. Olanda
Premessa
l servizio di rilevazione dei prezzi dei prodotti agricoli ed agrolimentari in
Olanda è svolto dal LEI, (Landbouw-Economisch Instituut) Istituto per la
Ricerca in Economia Agraria, che rappresenta il principale organismo di ricerca
economica in ambito agricolo ed ittico, nella gestione delle aree rurali, per l’industria agro-alimentare, per la produzione e per il consumo di generi alimentari
nei Paesi Bassi. In questo quadro, il LEI gestisce numerosi programmi di ricerca e sistemi di raccolta dati.
I
7.1. Le attività del LEI
Il LEI, che afferisce all’Università e Centro di Ricerche di Wageningen conta circa 300 dipendenti che operano in 3 diversi dipartimenti di ricerca (Affari
Sociali, Produzione Animale e Produzione Vegetale) oltre che in alcune unità
operative. L’Istituto ha una sede centrale presso L’Aia, due sedi distaccate a
Wageningen e a Lelystad, oltre a diversi uffici regionali.
Le attività del LEI iniziarono circa 65 anni fa, nel 1940, sulla base di un
accordo tra il governo nazionale (Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse
Naturali e della Qualità degli alimenti) e le associazioni di produttori agricoli esistenti nei Paesi Bassi. Nei primi anni di attività, il compito principale dell’Istituto è stato quello di fornire dati su ricavi e prezzi dei prodotti
agricoli (valori alla produzione, calcolati sulla base di informazioni riguardanti i prezzi dei fattori produttivi e le rese). Queste informazioni sono state
inizialmente utilizzate nel contesto della politica agricola nazionale e, successivamente, in materia di Politica Agricola Comune (PAC) principalmente
in relazione alle politiche di mercato e dei prezzi di numerosi prodotti agricoli.
La fornitura di dati relativi ai ricavi dei produttori agricoli costituisce ancora un aspetto importante del programma operativo del LEI. In questo settore, le
attività dell’Istituto sono integrate nella Rete d’Informazione Contabile Agricola (FADN/RICA) dell’Unione Europea.
7.1.1 Le statistiche sui prezzi
In relazione a questi compiti istituzionali, il LEI ha avviato, nel corso dei
suoi primi anni d’operatività, alcune attività riguardanti le statistiche dei prezzi
219
agricoli. È stato convenuto con il governo e con il Central Office of Statistics
(Ufficio Centrale di Statistica, CBS) nazionale, che il LEI raccogliesse dati relativi al settore agricolo e fornisse prezzi rappresentativi sui prodotti agricoli e
sui relativi fattori produttivi. In virtù di tale accordo, le statistiche dei prezzi
agricoli del LEI sono utilizzate dal CBS per l’elaborazione di analisi statistiche
e, più in generale, per le esigenze della Contabilità Economica Nazionale. Solo
in un secondo momento si è stabilito che il LEI fornisse le informazioni sui
prezzi agricoli anche ad Eurostat.
In particolare, i dati riportati dalle statistiche sui prezzi agricoli sviluppate
dal LEI svolgono un ruolo rilevante per la valutazione del reddito dell’azienda
agricola nel momento in cui i dati provenienti dal FADN non siano disponibili
per quel determinato anno (o trimestre).
Le attività del LEI in materia di statistiche sui valori dei prodotti agricoli
sono finanziate dal Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Naturali e della
Qualità degli alimenti e rientrano in un più ampio programma riguardante la
fornitura di informazioni di natura economica al Ministero e ad altri organismi interessati. I risultati delle ricerche condotte dal LEI sono oggetto di pubblicazione sotto forma di rapporti disponibili sia in formato cartaceo che sul
sito web.
7.1.2 La raccolta dei dati
Il LEI raccoglie i prezzi riguardanti un numero selezionato di prodotti e di
fattori produttivi; tale selezione si basa prevalentemente su dati forniti dall’Economic Account on Agriculture (EAA, Conti Economici per l’Agricoltura – cfr.
l’elenco dei prodotti riportato nell’Allegato 1).
Inoltre, il LEI raccoglie i dati relativi ai prezzi dei prodotti di particolare interesse per gli operatori del settore agricolo o per i ricercatori: sono infatti disponibili i prezzi di un’ampia varietà di prodotti e di fattori produttivi (De Bont
en Bolhuis, 2006 - cfr Allegato 2). La raccolta dei dati viene effettuata su base
annuale e mensile.
Le attività del LEI in materia di statistiche sui prezzi hanno l’obiettivo di
fornire:
• informazioni statistiche (CBS ed Eurostat sono i principali utenti);
• informazioni mirate a migliorare la trasparenza dei mercati (i principali
utenti sono gli agricoltori e le imprese agro-alimentari, attive);
• dati per la ricerca (i principali beneficiari sono il LEI e le Università);
• informazioni da utilizzare nell’elaborazione e nella valutazione delle politiche economiche per il settore agricolo e per quelli collegati (i principali utenti sono presso il Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Naturali e della Qualità degli alimenti).
Dalle considerazioni svolte emerge chiaramente l’importanza ricoperta dal
LEI nel sistema informativo dei prezzi:
- il Governo utilizza i prezzi forniti dal LEI sui prodotti zootecnici al fine di
220
erogare indennizzi agli agricoltori in caso di malattie che colpiscano il settore
zootecnico e per compensare gli agricoltori in virtù di accordi sulla protezione
della natura e del paesaggio (nelle aree meno favorite);
- le compagnie di assicurazione utilizzano le informazioni del LEI sui prezzi
agricoli(e/o sui ricavi e sui margini lordi) per indennizzare gli agricoltori che
abbiano subito delle perdite. Ad esempio, nel caso di raccolti colpiti da grandine, viene rimborsata la resa standard per ettaro usando i prezzi rappresentativi
(entrambi i parametri sono stabiliti dal LEI).
I prezzi pubblicati dal LEI sono prevalentemente alla produzione (si veda
l’Allegato 2), ovvero i prezzi pagati agli agricoltori (franco-azienda agricola franco boerderij). Da questi sono detratte le spese di trasporto dall’azienda al
mercato oppure i costi dell’industria di trasformazione (come avviene, ad esempio, nel caso del latte). Anche i prezzi dei fattori produttivi (fertilizzanti, ad
esempio) sono franco-azienda agricola, e includono le spese di trasporto fino
all’azienda.
In considerazione di tali passaggi e di una appropriata ponderazione, i prezzi forniti dal LEI sono considerati significativi ed effettivamente rappresentativi
dei reali valori di mercato.
7.2. Le strutture responsabili della raccolta e dell’elaborazione dei prezzi
Le attività relative alle statistiche sui prezzi agricoli nei Paesi Bassi svolte
dal LEI (unico istituto deputato1) sono finanziate dal Ministero dell’Agricoltura, delle Risorse Naturali e della Qualità degli Alimenti e, dunque, sono basate su finanziamenti pubblici, sebbene, in tempi recenti, l’Istituto sia divenuto un organismo privato (è uno degli istituti afferenti all’Università e Centro di Ricerche di Wageningen). Le risorse del LEI sono costituite da fondi
provenienti da progetti in parte finanziati dal governo ed in parte da terzi (tra
cui anche le imprese agricole).
Nell’ambito del LEI, il dipartimento di “Produzione Animale” (che opera
nel settore della ricerca) si occupa delle attività relative alle statistiche sui
prezzi agricoli.
Le attività del LEI relative alle statistiche sui prezzi agricoli sono svolte
a L’Aia (presso la sede centrale) e consistono nella raccolta delle informazioni, nell’elaborazione dei dati e nella divulgazione dei prezzi. Nessuna attività collegata alle statistiche dei prezzi si svolge, pertanto, presso le sedi
regionali del LEI. I dipendenti che operano nelle sedi regionali sono per lo
più impegnati a raccogliere informazioni che riguardano le singole aziende
agricole ad uso del Farm Accountancy Data Network (FADN), la Rete d’Informazione Contabile Agricola. Questi dipendenti regionali possono, tuttavia, fornire informazioni integrative sulla struttura del mercato presente nella propria regione, utilizzate ai fini della raccolta-dati relativi alle imprese
agro-industriali.
221
Le operazioni di raccolta ed elaborazione statistica dei prezzi agricoli sono svolte da un gruppo di lavoro coadiuvato da figure professionali che agevolano lo svolgimento delle attività mediante l’ausilio di strumenti informatici e di un supporto web, oltre che attraverso specifiche conoscenze dei mercati. La preparazione culturale delle risorse impiegate è di natura agronomica
ed amministrativa, combinata con una buona esperienza conseguita nel settore delle analisi e delle statistiche di mercato. In realtà, i funzionari coniugano
il lavoro riguardante le statistiche dei prezzi agricoli con lo svolgimento di altre attività inerenti i progetti di ricerca dell’Istituto. Va da sé che le informazioni disponibili sui prezzi e sui mercati costituiscono un input importante
per numerosi progetti.
Ciascuna delle risorse operanti nel settore delle statistiche dei prezzi è
responsabile della raccolta e dell’elaborazione dei dati relativi ad un gruppo
di prodotti e, solo una di esse si occupa, principalmente, dell’analisi e della
redazione di rapporti elaborati sulla base delle informazioni su mercati e
prezzi.
7.2.1 La struttura e l’organizzazione delle indagini
Gli strumenti
La raccolta delle informazioni sui prezzi avviene utilizzando strumenti diversi, a seconda della fonte:
• per posta (attraverso rapporti settimanali o quindicinali prodotti dalle
aziende, e dalle cooperative nel settore dell’agro-industria);
• via fax;
• per e-mail;
• informazioni provenienti da pubblicazioni o presenti su siti web.
Parte di queste informazioni, ricevute principalmente per posta, è consegnata sotto forma di risposte a modelli inviati dal LEI. Il numero di aziende
che forniscono le informazioni sui prezzi al LEI dipende dalla struttura del
mercato relativa al singolo prodotto. L’Istituto seleziona i soggetti che forniscono tali informazioni e li invita a consegnare i dati citati cercando di ottenere una copertura del mercato pari al 100%, benché, in alcuni casi, quali ad
esempio quello dei mangimi, il numero di fornitori di informazioni (stabilimenti, commercianti) è limitato dal LEI stesso ad un campione di circa 20
soggetti, al fine di rendere più facilmente gestibile il flusso di dati. D’altro
canto, per quanto riguarda il latte, i Paesi Bassi contano soltanto 12 aziende
operanti nel settore della lavorazione e trasformazione (soprattutto cooperative) e quindi il flusso delle informazioni è, in questo caso, limitato dalla struttura stessa del settore (tanto da indurre il LEI ad utilizzare tutte le informazioni disponibili).
Per alcuni prodotti il LEI riceve prezzi rappresentativi nazionali da fonti
222
specifiche, quali ad esempio: le Organizzazioni per la commercializzazione del
prodotto2, le organizzazioni private che operano nei singoli settori agricoli, le
aste e i mercati.
I dati ricevuti sono sottoposti a controllo: ad esempio, i prezzi sono confrontati con quelli del periodo precedente e con quelli dello stesso prodotto
ma derivati da altre fonti di informazione. Oltre a ciò, il LEI svolge un’azione di controllo dei prezzi ricevuti confrontandoli con i dati contenuti tra le
informazioni provenienti da imprenditori agricoli inseriti nel campione RICA-FADN (Rete d’Informazione Contabile Agricola). Le aziende che forniscono le proprie informazioni al LEI non ricevono alcun compenso a fronte
di tale operazione, ma solo l’invio di un bollettino informativo (Agrimonitor).
L’archiviazione delle informazioni raccolte viene effettuata con il programma Microsoft Excel, e i dati sono organizzati per prodotto o per gruppi di prodotti. Oltre a queste informazioni su supporto informatico è fondamentale mantenere regolari contatti personali, principalmente telefonici, con i soggetti interessati negli specifici comparti dell’agricoltura e con i rappresentanti delle industrie agricole3.
In alcuni comparti sono attivi dei gruppi di lavoro composti da rappresentanti di altre istituzioni, di aziende e del governo (Ministero dell’Agricoltura)
con l’obiettivo di promuovere la qualità delle informazioni; il LEI partecipa alle attività di questi gruppi.
La metodologia
Gran parte dei dati sono raccolti su base settimanale (in alcuni casi i prezzi
si riferiscono addirittura ad uno specifico giorno della settimana). In considerazione del fatto che il LEI pubblica dati mensili, tutte le informazioni raccolte
settimanalmente (o giornalmente) devono essere sottoposte a elaborazioni successive. I prezzi relativi ad aziende diverse devono essere analizzati e ponderati
al fine di formulare un prezzo medio rappresentativo per ciascun prodotto a livello nazionale. A seconda del prodotto, poi, è necessario effettuare alcune correzioni in base alla qualità, alla quantità consegnata (ad esempio, nel caso dei
mangimi il peso standard è pari a 16 tonnellate), al tipo di confezionamento (alla rinfusa o in sacchi), ad eventuali penalizzazioni o pagamenti aggiuntivi da
parte delle cooperative alla fine dell’anno, e così via.
Sulla base dei prezzi (ponderati) per mese, il LEI elabora dei prezzi validi
per anno (solare). In base al prodotto, tale operazione è compiuta applicando
uno stesso peso per ogni mese o un peso variabile a seconda della stagione.
Oltre ai prezzi assoluti, il LEI elabora degli indici di prezzo mensili ed annuali. Attualmente, questi indici hanno come base l’anno 2000 (=100), così come convenuto in sede Eurostat.
In considerazione del fatto che il LEI elabora esclusivamente prezzi a livello nazionale, non viene effettuata alcuna ponderazione a livello regionale; ciò
soprattutto in considerazione della ridotta estensione territoriale dei Paesi Bas-
223
si e della distribuzione omogenea su tutto il territorio delle aziende attive nel
settore del commercio e della trasformazione dei prodotti agricoli.
7.2.2 La gestione dei dati
Creazione delle banche dati e archiviazione su file
Tutti i dati ricevuti sono memorizzati dal LEI in banche dati, sviluppate per
prodotto; in alcuni casi, i prezzi necessitano di correzioni che li rendano conformi alle definizioni utilizzate da Eurostat; come, ad esempio, nel caso del latte (per quanto riguarda la componente grassa) e le barbabietole da zucchero
(per ciò che concerne la componente zuccherina).
Tuttavia, per alcuni prodotti non sono direttamente disponibili prezzi rappresentativi, come, ad esempio nel caso di: fertilizzanti, semi e piante, materie prime per
la produzione di alimenti per il bestiame, mangimi e foraggi grezzi, cereali (granaglie), suini e lattonzoli, pollame e uova. Relativamente a questi prodotti, il LEI raccoglie le informazioni provenienti dalle singole aziende operanti nel settore agricolo (aziende private e cooperative) e le sottopone a successive elaborazioni al fine di
ottenere prezzi rappresentativi, su base mensile e annuale.
Ponderazione
Nel caso dei prodotti elencati nel precedente paragrafo il LEI procede al
calcolo dei prezzi medi attraverso la ponderazione dei dati raccolti dalle singole aziende, basandosi sui quantitativi (in milioni di tonnellate) venduti sul
mercato.
Ad esempio, nel caso dei mangimi per suini, si ponderano i prezzi ricevuti
da circa 15 aziende che detengono approssimativamente l’80% del mercato totale. Al fine di realizzare uno schema effettivo di ponderazione, ogni due-tre
anni, in base allo sviluppo del settore, le aziende sono invitate ad informare il
LEI circa la propria produttività.
Analisi
Le analisi dei prezzi consistono, per esempio, in confronti tra i prezzi presenti nel sistema informatico del LEI ed i prezzi derivati dal FADN per i Paesi
Bassi. Tali analisi svolgono un ruolo determinante nel controllo della qualità riguardante i prezzi comunicati dalle aziende e dalle organizzazioni.
In aggiunta a ciò, alcune analisi sono svolte anche mediante confronto con i
prezzi dei prodotti biologici (De Bont et al., 2005) e nel quadro di altri progetti
specifici del LEI.
La redazione dei rapporti analitici
In passato il LEI preparava dei rapporti sui prezzi sia su base settimanale
che mensile, che venivano inviati agli utenti e alle aziende che fornivano le informazioni sui prezzi al LEI.
Attualmente, una selezione di informazioni sui prezzi è presentata su “Agri-
224
Monitor” oltre che su Land- en tuinbouwcijfers, una pubblicazione annuale
contenente un’ampia panoramica delle informazioni statistiche disponibili nel
settore agricolo nazionale, a cura del di LEI e di CBS.
Diffusione ed accessibilità on-line
Per un vasto numero di prodotti e di fattori produttivi i prezzi, sia mensili
che annuali, sono disponibili sul sito web del LEI. I prezzi sono raccolti in 14
sezioni, e in ciascuna di queste gli utenti possono trovare i prezzi relativi a circa 20-30 articoli. Di recente (nel 2006) la copertura è stata ampliata con i prezzi a partire dall’anno 2000.
Anche i prezzi relativi agli anni antecedenti al 2000 (per alcuni prodotti esistono serie storiche di dati addirittura sin dal 1950) sono disponibili per uso interno (ricercatori del LEI) oltre che per utenti esterni disponibili a sostenere le
spese necessarie per le attività relative all’elaborazione dei dati in forma accessibile al pubblico. La maggior parte dei prezzi relativi ad anni successivi al
1980 sono memorizzati in file elettronici; i prezzi antecedenti sono disponibili
su rapporti cartacei.
7.2.3 Modalità di diffusione
I prezzi mensili sono comunicati ad Eurostat e CBS alle date convenute (6
oppure 8 settimane dopo la fine del mese; per Eurostat, a decorrere dal 2006, su
base trimestrale; espressi in valori di prezzo assoluto o come indici).
Le previsioni e le stime dei prezzi annuali sono comunicati ad Eurostat nel
mese di novembre (negli anni precedenti, le prime stime erano diffuse ad ottobre e le stime successive nella seconda parte del mese di novembre).
I prezzi definitivi annuali sono comunicati ad Eurostat e CBS prima dell’inizio del mese di marzo dell’anno seguente (cioè, 8-9 settimane dopo l’inizio
dell’anno).
I prezzi mensili sono pubblicati sul sito web dell’Istituto4, nella maggior
parte dei casi alcune settimane (da due a sei) dopo la fine del mese. Per alcuni
prodotti, ad esempio i mangimi, i prezzi sono pubblicati già nel corso del mese
interessato.
Per un certo numero di prodotti e di fattori produttivi le informazioni sui
prezzi sono pubblicate su “Agri-Monitor”, una pubblicazione quindicinale a cura del LEI e ad uso dei consulenti, dei policy makers e degli analisti che operano nel settore agricolo nazionale. Gli articoli contenuti in questo bollettino sono
pubblicati altresì sul sito web del LEI.
In determinati periodi dell’anno vengono divulgati i risultati di analisi riguardanti l’evoluzione del mercato e dei prezzi di alcuni prodotti specifici: ad
esempio, le uova nel periodo di Pasqua; le patate ed i cereali nel periodo successivo al raccolto oppure durante la campagna di commercializzazione; la carne avicola e le uova in concomitanza di eventi epidemiologici quali la diffusio-
225
ne dell’influenza aviaria; l’energia, in relazione all’evoluzione dei prezzi del
petrolio sui mercati mondiali; i mangimi, in riferimento al raccolto in Europa e
nelle altre principali aree di produzione.
7.3. I prodotti esaminati
Prima di presentare i prodotti presi in esame, appare utile riportare alcune
informazioni inerenti la formazione dei prezzi dei prodotti agricoli in Olanda:
innanzitutto, non esiste alcun accordo, a livello centrale, tra i produttori e gli
addetti alla trasformazione/commercianti o con organismi che a vario titolo sovrintendono al processo di formazione del prezzo.
Esistono, tuttavia, singoli accordi tra produttori e commercianti - ad esempio nel settore degli ortaggi (pomodori) - ma che hanno una validità limitata
nel tempo. I prodotti selezionati per i casi studio non sono tutelati dai sistemi
di intervento previsti dalla Politica Agricola Comune; tra questi, infatti, solo
il latte è sostenuto dalla PAC attraverso un sistema di prezzi di intervento (per
burro e latte scremato in polvere). Per gli altri prodotti, un certo supporto potrebbe provenire dalle tariffe sulle importazioni, ma, in pratica, i loro valori
di scambio sono del tutto dipendenti dalle condizioni dei mercati. I prezzi di
alcuni prodotti (ad esempio, dei pomodori e della carne suina) seguono una
dinamica ciclica pur essendo ovviamente influenzati da fattori congiunturali.
I prodotti selezionati come casi rappresentativi nel panorama dell’agricoltura olandese, di notevole rilevanza dal punto di vista economico, sono: pomodori, fiori, latte, suini e uova. Il valore della produzione lorda totale per anno di
questi prodotti è superiore ad 8 miliardi di Euro, corrispondente, approssimativamente, al 40% del valore della produzione agricola totale nei Paesi Bassi (dati provvisori, LEI/ CBS, 2005).
Il valore della produzione totale per ogni prodotto selezionato è riportato
nella tabella 7.1.
Oltre alla rilevanza economica delle produzioni realizzate, una seconda motivazione alla base della Tabella 7.1 - Valore della produzione dei prodotti selezionati
scelta di questi prodotti
(mio €, 2005)
è costituita dalla diversa
struttura di mercato che Pomodori
300
caratterizza ciascuno di Fiori
2.200
essi: ciò consente di de- Latte
3.500
scrivere i diversi ap- Suini
2.000
procci e metodi usati Uova
300
per la rilevazione dei
prezzi, che variano infatti in funzione dell’articolazione del mercato di ogni
prodotto.
Al fine di rendere chiaro il quadro in cui si colloca la rilevazione dei prezzi
per i prodotti scelti come casi rappresentativi, prima di illustrarne i criteri ope-
226
rativi, per ciascuno di essi è stata inserita una breve descrizione della struttura e
dell’organizzazione del mercato, delle caratteristiche della filiera, della distribuzione geografica della produzione e della classificazione merceologica del
prodotto.
I paragrafi che seguono chiariscono come, tra i prodotti menzionati, esistano differenze di una certa rilevanza dovute, in particolare, alle peculiarietà di
ciascun prodotto che condizionano i criteri di raccolta delle informazioni.
7.3.1 Pomodori
Aspetti esaminati
Descrizione
Livello organizzativo
di mercato
Esiste un discreto grado di concentrazione sia a livello di produzione
che di commercializzazione. La maggior parte dei produttori è riunita
in associazioni oppure è parte di società cooperative. I Paesi Bassi contano circa 2.000 produttori agricoli di ortaggi in serra, di cui circa 700
sono specializzati nella produzione di pomodori, con una superficie
aziendale media di circa 2 ettari. Tali produttori vendono il proprio prodotto a grossisti ed esportatori in maniera organizzata, concentrando le
quantità commercializzate.
Caratteristiche
della filiera
Le cooperative e le associazioni di produttori vendono, per lo più direttamente, ad organizzazioni di acquirenti, a grossisti o ad esportatori. I
prezzi dipendono dalle singole trattative di compravendita ed esiste un
elevato livello di competitività. Nel mercato europeo, ad esempio, la
Spagna è uno dei principali concorrenti.
Per alcuni anni quasi l’intera produzione di pomodori è stata commercializzata attraverso aste in cooperativa; i produttori agricoli incassavano, per i propri prodotti, prezzi basati sul rapporto tra domanda ed offerta nelle transazioni d’asta. Attualmente, solo una piccola parte della
produzione è commercializzata in questo modo.
Distribuzione
geografica
della produzione
Una quota elevata della produzione di pomodori proviene dalla parte
settentrionale dell’Olanda, da una regione denominata Westland, tra
Rotterdam e L’Aia. La restante quota proviene da altre tre regioni, con
una concentrazione di serre nettamente inferiore.
Aspetti merceologici
I pomodori sono prodotti in serra per essere consumati come prodotto
fresco. I produttori olandesi di pomodori non producono per la trasformazione. Il numero di varietà diverse di pomodori aumenta negli anni,
e ciò è funzionale alle preferenze dei consumatori nei Paesi Bassi e nei
mercati di esportazione.
Esistono tre principali tipologie di pomodori: pomodori sfusi, pomodori a grappolo (la più rilevante) e pomodori di tipo “cherry” (ciliegino).
Nel corso della stagione invernale (da dicembre sino a marzo) la produzione di pomodoro è molto limitata e, per soddisfare la domanda in-
227
Pomodori (segue)
terna, il prodotto viene importato, quasi esclusivamente dalla Spagna.
La produzione nazionale si concentra nel periodo tra aprile e novembre, e circa il 70-80% dei pomodori è oggetto di esportazione, in particolare, in Germania e nel Regno Unito.
Metodologia di raccolta
dei prezzi
228
L’importanza del mercato locale è relativamente bassa. Gran parte della
produzione è venduta a fronte di contratti con prezzi a breve termine.
Tali contratti si realizzano, ad esempio, tra gruppi di produttori agricoli
e commercianti (venditori di generi alimentari) con consegna prevista
in un determinato periodo dell’anno (alcune settimane) relativamente
ad una quantità stabilita (in migliaia di chilogrammi). Il prezzo fornito
dal LEI rappresenta una media ponderata di tutte le tipologie.
I prezzi sono raccolti anche attraverso il sistema delle aste. In considerazione della scarsa trasparenza del mercato (le informazioni relative ai
contratti a breve termine non sono rese pubbliche né sono disponibili),
è difficile stabilire prezzi rappresentativi sia per i pomodori che per gli
altri ortaggi. Per tale ragione il livello dei prezzi è fissato dal LEI utilizzando anche altri metodi di informazione (i ricavi dei produttori agricoli, i prezzi all’esportazione, ecc.).
7.3.2 Fiori
Aspetti esaminati
Descrizione
Livello organizzativo
di mercato
La produzione e le prime fasi di commercializzazione dei fiori presentano un elevato grado di concentrazione. In Olanda, quasi tutti i produttori sono membri di una delle quattro società cooperative (aste) di fiori,
a cui non fanno capo soltanto fornitori olandesi. I Paesi Bassi contano
quasi 4.000 produttori di fiori e piante, di cui circa il 65% è specializzato in fiori, con una media, in serra, di 2 ettari per azienda agricola (in
pieno campo la superficie media è maggiore) e con una produzione indirizzata principalmente verso le rose, i crisantemi, i tulipani, i gigli e
le gerbere.
Caratteristiche
della filiera
Circa il 90% della produzione di fiori recisi è venduta attraverso aste,
nelle quali è presente anche una consistente offerta di prodotto di provenienza estera. Oltre ai fiori, nelle aste si commercializza il 50% della
produzione di piante da appartamento e da giardino.
Gli acquirenti di fiori e piante sono rappresentati da organizzazioni
d’acquisto, grossisti ed esportatori.
Distribuzione geografica
della produzione
La produzione si concentra principalmente nella parte occidentale dell’Olanda, nelle regioni del Westland (tra Rotterdam e L’Aia) e nell’area circostante ad Aalsmeer, (nelle vicinanze di Amsterdam), entrambe
sono, in tal senso, regioni primarie. La produzione è, in larga parte, localizzata attorno alle sedi delle aste di maggiori dimensioni.
Aspetti merceologici
Una notevole percentuale di fiori e piante è prodotta in serra. In generale, i prodotti presentano qualità omogenea. Una parte rilevante di quanto prodotto (80-90%) è esportata prevalentemente in Germania, Regno
Unito e Francia. Quantità minori sono esportate verso Paesi extraeuropei, tra i quali figurano Stati Uniti e Giappone.
Metodologia di raccolta
dei prezzi
Circa il 90% della produzione di fiori recisi ed il 50 % delle piante sono venduti attraverso le aste, con prezzi raccolti tramite la Vereniging
van Bloemenveilingen VBN, l’Unione delle Aste di fiori.
Il LEI riceve queste informazioni sui prezzi (per singola varietà di fiore) oltre alle indicazioni riguardanti il volume dei prodotti venduti (per
specifici fiori e varietà, vedasi Allegato 2, alla voce ‘Snijbloemen’,
“Fiori recisi”). Le informazioni sono suddivise tra i fiori prodotti in
Olanda e quelli provenienti dall’estero. In considerazione della trasparenza del mercato e del fatto che una rilevante percentuale dei fiori è
commercializzata attraverso il sistema delle aste, i prezzi del LEI possono essere ritenuti rappresentativi.
229
7.3.3 Latte bovino
230
Aspetti esaminati
Descrizione
Livello organizzativo
di mercato
Anche nel caso del latte bovino l’offerta è caratterizzata da un elevato
grado di concentrazione: la maggior parte dei produttori di latte appartiene a società cooperative. Il latte, prodotto da circa 25.000 allevatori
(con una media di circa 65 capi/azienda ed un volume di produzione
pari a 450-500.000 Kg/azienda), è lavorato e trasformato da 12 società.
La produzione complessiva dell’Olanda è pari a circa 11 milioni di tonnellate di latte.
Caratteristiche
della filiera
Sul fronte dell’industria casearia la concentrazione è altrettanto alta:
più dell’85% della produzione di latte è conferita a società cooperative:
le due principali (la Friesland Dairy Foods e la Campina) detengono
una quota di mercato pari a circa il 75%. I principali prodotti lattierocaseari sono formaggio, latte alimentare per il consumo fresco e latte in
polvere. Le industrie casearie vendono per lo più direttamente ad organizzazioni di acquisto, grossisti od esportatori. Una notevole quantità di
prodotti caseari, pari ad oltre il 60% della produzione totale, viene
esportata (esiste un elevato livello di competitività con le industrie casearie degli altri Paesi dell’Unione Europea, ad esempio Germania).
Distribuzione geografica
della produzione
Le aziende con allevamento di capi per la produzione di latte sono distribuite in tutta la nazione. Circa il 60% dei terreni utilizzati in agricoltura è destinato a pascolo e alla produzione di foraggio.
Aspetti merceologici
La produzione di latte è ben distribuita in tutto l’arco dell’anno. Al fine
di garantire una fornitura continua di prodotto, si applicano delle detrazioni (nei periodi estivi) e dei bonus (nei periodi invernali) sul prezzo
del latte (che resta comunque legato al contenuto in grasso e proteine).
Metodologia di raccolta
dei prezzi
Il prezzo del latte è quotato per 100 chilogrammi, franco azienda agricola. Le industrie di trasformazione stabiliscono, mensilmente, un importo in funzione dei prezzi dei prodotti lattiero-caseari, come il formaggio, il latte in polvere, ecc. Questo prezzo mensile rappresenta un
pagamento anticipato, e, nel momento in cui sono disponibili i risultati
d’esercizio delle industrie, si stabilisce un pagamento integrativo.
I prezzi sono forniti dalle industrie lattiero-casearie.
Il LEI dispone di 2 tipologie di prezzi del latte: uno basato su di un
contenuto fisso di grasso (3,7%), un altro calcolato in base al contenuto
medio di grasso (circa il 4,4%) e di proteine. In considerazione delle informazioni ricevute dal LEI, a loro volta provenienti dalle industrie casearie, i prezzi del LEI possono essere considerati rappresentativi.
7.3.4 Suini
Aspetti esaminati
Descrizione
Livello organizzativo
di mercato
L’organizzazione del mercato in termini di produzione e di commercializzazione è ancora piuttosto frammentaria: sono infatti attivi molti
commercianti indipendenti e società di trasporto e solo una parte dei
produttori è associata in cooperative.
I Paesi Bassi contano circa 10.000 aziende agricole in cui sono allevati
suini, ma di queste solo circa 4.000 sono specializzate nell’allevamento
suinicolo.
Queste aziende specializzate posseggono circa l’80% delle scrofe ed il
60% dei suini da ingrasso allevati in Olanda. Le aziende zootecniche specializzate nella riproduzione possiedono mediamente 350 scrofe, mentre
in quelle specializzate nella fase di ingrasso sono presenti in media circa
1.300 capi. Le aziende integrate, che uniscono le attività di riproduzione
e di ingrasso, allevano in media circa 250 scrofe e 1.400 suini.
Caratteristiche
della filiera
Parte della produzione (10%) di animali vivi per la macellazione è destinata all’esportazione, prevalentemente in Germania; a tale proposito,
si registra un elevato grado di competitività, in particolar modo tra gli
esportatori di animali vivi e gli impianti di macellazione nazionali.
La società cooperativa VION, che possiede un’ampia quota (circa il
65%) del mercato nazionale, svolge ad esempio le proprie attività anche in altri paesi (principalmente in Germania).
Una quota rilevante, pari a circa il 70% delle carcasse e delle parti dei
suini macellati in Olanda, è oggetto di esportazione. La società cooperativa e gli altri impianti di macellazione vendono per lo più direttamente ad organizzazioni di acquirenti, a grossisti o ad esportatori.
Circa il 20% dei suinetti prodotti (giovani suini destinati all’ingrasso,
del peso di circa 25 kg) sono esportati in Germania, Spagna, Italia e
verso altri paesi dell’Unione Europea. Successivamente all’adesione all’Ue da parte di alcuni paesi dell’Europa Centro-Orientale, avvenuta
nel 2004, i suinetti olandesi sono esportati anche in Ungheria ed in alcuni altri nuovi Stati membri.
Distribuzione geografica
della produzione
La maggior parte della produzione (80%) è localizzata nelle regioni
meridionali e orientali dell’Olanda.
Aspetti merceologici
La produzione è ben distribuita nell’arco dell’intero anno. Il prodotto è
omogeneo e ben standardizzato.
Metodologia di raccolta
dei prezzi
La carne suina
Il prezzo della carne suina è quotato in chilogrammi, franco azienda
agricola, per un peso specifico e per una qualità media. Il prezzo è rilevato sulla base dei dati relativi al mercato locale, mentre una piccola
231
Suini (segue)
Aspetti esaminati
Descrizione
Metodologia di raccolta
dei prezzi
quota della produzione si basa su contratti a termine.
I prezzi della carne suina sono forniti da impianti di macellazione e
commercianti.
In considerazione della natura delle informazioni che il LEI riceve dagli impianti di macellazione e dai commercianti, i prezzi del LEI sono
rappresentativi.
Suinetti
Oltre ai prezzi della carne suina, il LEI raccoglie e diffonde i prezzi relativi agli scambi di suinetti. Queste informazioni sono fornite da commercianti e società collegati agli impianti di macellazione che organizzano la distribuzione ed il trasporto dei suinetti alle aziende di ingrasso.
Scrofe e suini da riproduzione
L’Istituto raccoglie anche informazioni sui prezzi delle scrofe da macellazione e dei giovani suini da riproduzione. Le informazioni riguardanti le
scrofe sono anche oggetto di pubblicazione, mentre quelle riguardanti i
suini da riproduzione sono utilizzati essenzialmente nella ricerca.
7.3.5 Uova
232
Aspetti esaminati
Descrizione
Livello organizzativo
di mercato
La concentrazione a livello di produzione è piuttosto elevata. I Paesi Bassi contano circa 3.000 aziende che allevano pollame; circa la metà di esse
sono specializzate nell’allevamento avicolo (attività che include la produzione di carne e uova) mentre la restante parte, è rappresentata da
aziende miste o aziende ad indirizzo cerealicolo. Circa 600 aziende, la
cui attività principale è costituita dalla produzione di uova per il consumo, posseggono quasi l’80% delle galline ovaiole allevate nei Paesi Bassi e, mediamente, tali aziende allevano circa 45.000 - 50.000 capi.
Caratteristiche
della filiera
Una piccola parte della produzione di uova è venduta direttamente dai
produttori avicoli ai consumatori e una quota equivalente viene commercializzata direttamente alle aziende che si occupano della trasformazione.
Tuttavia, la maggior parte della produzione viene venduta dai produttori
avicoli ai commercianti o agli impianti di selezione delle uova stesse. Da
quanto esposto appare evidente la frammentarietà del settore. Le società
vendono, per lo più direttamente, a organizzazioni d’acquisto, a grossisti o
ad esportatori. Una quota rilevante della produzione di uova dei Paesi
Bassi (pari a circa il 70%) viene esportata, in particolare in Germania.
Distribuzione geografica
della produzione
La maggior parte dei produttori è concentrata nelle regioni orientali e
meridionali dei Paesi Bassi; le stesse regioni, in realtà, in cui opera anche la maggioranza degli allevatori di suini.
Uova (segue)
Aspetti esaminati
Descrizione
Aspetti merceologici
Esistono tre principali tipologie di uova: da allevamento in gabbie, da allevamento a terra e da allevamento all’aperto del tipo “Freiland”. I prodotti sono generalmente omogenei e ben standardizzati per qualità e peso.
La produzione è ben distribuita per l’intero arco dell’anno.
In armonia con le preferenze mostrate dai consumatori e con la normativa vigente nell’Unione Europea in materia di benessere degli animali,
si registra un mutamento nell’indirizzo della produzione: da uova provenienti da allevamento in gabbia verso uova da allevamento a terra e
uova di tipo “Freiland”.
Metodologia di raccolta
dei prezzi
Il prezzo è indicato per 100 uova, franco azienda avicola, per un peso
specifico e per prodotto di prima qualità. Una quota importante delle
uova è prodotta a fronte di contratti con prezzi a lungo termine, per la
parte residua il prezzo si basa sull’andamento del mercato locale.
I prezzi sono forniti dal “NOP”, un’associazione nazionale di produttori
avicoli e si basano fondamentalmente sul livello dei prezzi esistente in
Germania. Il LEI riporta prezzi per le principali tipologie di uova (da allevamento in gabbia, da allevamento a terra e Freiland), in due colori
(bianco e scuro). Oltre ai prezzi franco azienda già citati, il LEI pubblica i prezzi all’esportazione per uova di due dimensioni (grande e media). In considerazione della trasparenza delle informazioni di mercato
disponibili sulle uova, i prezzi proposti dal LEI sono rappresentativi.
Pollame da macellazione
Oltre ai prezzi delle uova, l’Istituto rende noti i prezzi relativi al pollame destinato alla macellazione.
7.4 Considerazioni conclusive
La descrizione delle caratteristiche principali del sistema di raccolta dei prezzi
dei prodotti agricoli in Olanda ha evidenziato che tale servizio riveste già da tempo un ruolo fondamentale nell’ambito delle attività del LEI. I dati e le informazioni diffuse dall’Istituto, sia attraverso rapporti cartacei che sul sito internet,
soddisfano i diversi obiettivi per cui si svolgono le analisi statistiche dei prezzi
agricoli: garantire l’informazione statistica, fornire dati per le attività di ricerca,
favorire la trasparenza del mercato.
Le metodologie per la raccolta dei dati e per la loro elaborazione finalizzata alla
diffusione di prezzi rappresentativi dipendono prevalentemente dalla struttura del
mercato, dalla disponibilità di informazioni e dalla tipologia di prodotto. La visione d’insieme fornita attraverso lo studio dei cinque prodotti scelti come casi rappresentativi fornisce un’idea di queste differenze. E’ opportuno tuttavia sottolineare
233
che le operazioni di raccolta ed elaborazione dei dati sono in continua evoluzione a
seguito dello sviluppo della struttura e dell’organizzazione dei mercati esaminati.
In virtù della natura delle fonti disponibili in materia di prezzi agricoli (per lo
più aziende private, Organizzazioni per la commercializzazione del prodotto Product Boards, rami delle organizzazioni di produttori, operatori della trasformazione, mercati ed aste), il LEI è in grado di gestire un sistema informativo dei
prezzi con uno staff ridotto. Inoltre, il LEI garantisce che le attività di analisi statistica siano svolte in maniera adeguata, agendo affinché le risorse impiegate siano informate circa l’andamento dei mercati dei singoli prodotti (con l’ausilio di
colleghi specializzati nei vari mercati). Nell’ambito delle attività del LEI, le informazioni sui prezzi ricoprono, dunque, un ruolo importante e ciò richiede un’elevata qualità delle informazioni divulgate.
Allegati
Allegato 1 - Elenco dei prodotti agricoli e degli aggregati di cui viene calcolato il prezzo indice
Codice
010000
011000
011100
011200
012000
013000
014000
015000
016000
019000
020000
021000
022000
024000
029000
030000
040000
041000
042000
050000
060000
061000
065000
070000
080000
234
Descrizione
CEREALI (incluso sementi)
Grano e farro
Frumento e farro
Grano duro
Segale and triticale
Orzo
Avena e cereali misti
Granturco
Riso
Altri cereali
COLTURE INDUSTRIALI
Semi oleosi e frutti oleosi (inclusi semi)
Colture Proteiche
Barbabietola da zucchero
Altri porodotti da industria
FORAGGIERE
ORTO-FLOROVIVAISMO
Ortaggi freschi
Piante e fiori
PATATE (incluso sementi)
FRUTTA
Frutta fresca (esclusi agrumi e uva)
Olive
VINO (incl. Mosti)
OLIO DI OLIVA
Allegato 1 (segue) - Elenco dei prodotti agricoli e degli aggregati di cui viene calcolato
il prezzo indice
Codice
090000
091000
092000
099000
100000
101000
110000
111000
111100
111200
112000
114000
115000
119000
120000
121000
122000
129000
130000
140000
141000
Descrizione
ALTRI PRODOTTI
Fogliame usato principalmente per trecce
Semi
Altro
TOTALE PRODUZIONE RACCOLTA, inclusi frutta e ortaggi
TOTALE PRODUZIONE RACCOLTA esclusa frutta e ortaggi
ANIMALI
Bovini
Bovini esclusi i vitelli
Vitelli
Suini
Ovicaprini
Avicunicoli
Altro
PRODOTTI ZOOTECNICI
Latte
Uova
Altro
ZOOTECNICO TOTALE
TOTALE PRODOTTI AGRICOLI (inclusa frutta e ortaggi)
TOTALE PRODOTTI AGRICOLI (esclusi frutta e ortaggi)
200000
201000
202000
203000
204000
205000
206000
207000
208000
209000
210000
211000
211100
211200
212000
219000
220000
MEZZI CORRENTI DI PRODUZIONE IN AGRICOLTURA
SEMENTI
ENERGIA; LUBRIFICANTI
FERTILIZZANTI E RISANAMENTI TERRENO
PRODOTTI PROTETTIVI PER PIANTE E PESTICIDI
SPESE VETERINARIO
MANGIMI
MANTENIMENTO MATERIALI
MANTENIMENTO STRUTTURE
ALTRI BENI E SERVIZI
BENI E SERVIZI PER LA PRODUZIONE AGRICOLA
MATERIALI
MACCHINARI E ALTRE ATTREZZATURE
TRANSPORTI
STRUTTURE
ALTRO
TOTALE MEZZI PER LA PRODUZIONE AGRICOLA
235
Allegato 2 - Elenco dei prodotti agricoli e dei fattori di produzione, dei beni e dei servizi impiegati
in agricoltura dei quali il LEI raccoglie ed elabora i prezzi
Prodotto
Suini
Maiali da allevamento
Suinetti
Suini
Carne di maiale
Suini da macello
Avicunicoli
Pulcino di un giorno
Polli vivi
Polli da macello
Galline vive
Galline da macello
Tacchini
Conigli
Avicunicoli
Galli da allevamento (riproduzione)
Uova
Uova
Uova bianche classe L
Uova bianche classe M
Uova rosse classe L
Uova rosse classe M
Uova: franco frontiera
Uova: franco frontiera
Bovini
Baliotti
Vitellone
Mucca da latte
Mucche da pascolo
Equini
Per Pellame
Bovini da macello
Animali vivi
Mucche da macello
Baliotti
Vitelli
236
Prodotti Agricoli
Frequenza
Condizioni di vendita
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
Buyer
Settimanale
Settimanale
f.co stabilimento
f.co stabilimento
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
Settimanale
f.co azienda
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
all’ingrosso
all’ingrosso
all’ingrosso
all’ingrosso
alla frontiera
alla frontiera
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
Mensile
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
Allegato 2 (segue) - Elenco dei prodotti agricoli e dei fattori di produzione, dei beni e dei servizi impiegati
in agricoltura dei quali il LEI raccoglie ed elabora i prezzi
Prodotto
Pecore
Pecore da macello
Cavalli da macello
Latte e prodotti caseari
Latte
Quota latte
Latte importato
Formaggio paesano
Burro
Latte in polvere
Siero di latte
Formaggio
Cereali
Frumento
Frumento tenero
Frumento duro
Segale
Triticale
Orzo
Malto
Avena
Mais
Legumi
Semi oleosi
Patate
Cipolle
Pianta
Semi
Barbabietola da zucchero
Barbabietola da zucchero
Carote
Carota
Foraggi
Ortaggi
Cavolfiore
Pomodori
Pomodori a grappolo
Prodotti Agricoli
Frequenza
Condizioni di vendita
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
f.co azienda
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
f.co stabilimento
f.co stabilimento
f.co stabilimento
f.co stabilimento
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Mensile
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
buyer
Annuale
f.co azienda
Settimanale
Mensile
f.co azienda
f.co azienda
Settimanale
Settimanale
Settimanale
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
f.co azienda
f.co azienda
f.co azienda
237
Allegato 2 (segue) - Elenco dei prodotti agricoli e dei fattori di produzione, dei beni e dei servizi impiegati
in agricoltura dei quali il LEI raccoglie ed elabora i prezzi
Prodotto
Ortaggi
Pomodoro
Cavolo bianco
Cavolo rosso
Cavilo broccolo
Lattuga
Cetrioli
Asperge
Melanzane
Peperone
Fagiolino
Porro
Ravanello
Insalata belga
Funghi
Bulbi
Frutta
Mele
Pere
Fragole
Fiori recisi
Alstroemeria
Garofano
Anthurium
Crisantemi
Crisantemi
Orchidee
Eustoma Russellianum
Fresia
Gerbera
Lilium
Rose
Gladioli
Tulipano
Piante Ornamentali
Ficus
Phalaenopsis
238
Prodotti Agricoli
Frequenza
Condizioni di vendita
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Mensile
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
f.co azienda
Settimanale
Settimanale
Settimanale
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
Settimanale
Settimanale
prezzo d’asta
prezzo d’asta
Allegato 2 (segue) - Elenco dei prodotti agricoli e dei fattori di produzione, dei beni e dei servizi impiegati
in agricoltura dei quali il LEI raccoglie ed elabora i prezzi
Prodotto
Piante Ornamentali
Azalea
Kalanchoe
Ciclamino
Dracena
Dendrathema
Begonia
Crisantemo
Edera
Saint Paulia
Anthurium
Rampicanti
Prodotti Agricoli
Frequenza
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Settimanale
Condizioni di vendita
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
prezzo d’asta
Fattori di produzione e servizi
Prodotto
Fertilizzanti
Alimenti per il bestiame
Mangimi
Foraggi
Semi e piante
Energia
Macchinari
Strutture
Altri costi
Frequenza
Mensile
Settimanale
Mensile
Mensile
Mensile/ann.
Mensile/sett. ann.
Mensile
Mensile
Mensile
Condizioni di vendita
f.co azienda
variabile
f.co azienda
f.co azienda incluso trasporto
f.co azienda
buyer/ f.co azienda
da fabbrica
239
1) Oltre al LEI, infatti, nessun altro istituto o organizzazione si occupa di attività legate alle
statistiche dei prezzi agricoli.
2) Le Organizzazioni per la commercializzazione del prodotto (Product Boards o, in olandese, Productschappen) sono organismi nati circa 50 anni fa con l’obiettivo di migliorare l’organizzazione del mercato dei settori interessati (seminativi, lattiero-caseari, carni e uova,
prodotto orticoli), fornire assistenza al Governo nell’applicazione della normativa nazionale
ed europea, diffondere informazioni di vario genere sul settore interessato. Questi enti sono
finanziati sia dal settore pubblico (Ministero dell’Agricoltura) che dal settore privato, attraverso imposte specifiche a carico delle imprese agricole e agroalimentari del settore stesso.
3) Parte di tali contatti telefonici avviene a seguito delle richieste di chiarimento ricevute
dai funzionari del LEI, relativamente alle informazioni diffuse dallo stesso Istituto.
4) www.lei.wur.nl/NL/statistieken/Agrarische+prijzen/
240
8. Spagna
8.1 Le strutture deputate alla raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
e indagini statistiche per il settore agroalimentare in Spagna, al di là degli
obblighi nei confronti dell’UE, tengono conto anche della necessità di fornire informazioni sulla situazione strutturale e sull’evoluzione congiunturale
del settore nazionale: tali informazioni sono infatti di grande interesse per le
amministrazioni agricole nazionali (Ministero dell’Agricoltura, della Pesca,
dell’Alimentazione e delle Comunità Autonome1) e per tutti coloro che, a vario
titolo e a vari livelli (politico, sociale, economico e scientifico) sono coinvolti
nelle attività del settore agroalimentare.
A livello nazionale esistono fondamentalmente due organismi ufficiali incaricati della raccolta e della diffusione dei dati su prezzi e mercati dei prodotti agricoli: il Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione
(MAPA) e il Ministero dell’Industria, del Turismo e del Commercio (MITC),
mediante le loro corrispondenti unità operative. A livello locale, le amministrazioni autonome dispongono di servizi per la raccolta e il trattamento statistico dei dati che servono da fonte informativa per completare e validare le
statistiche aggregate a livello nazionale, elaborate dagli organismi centrali
statali.
Il Piano per le Statistiche Agroalimentari del MAPA prevede una serie di attività statistiche realizzate, o coordinate, dal Ministero stesso. Sono quindi
escluse dal suo ambito di applicazione le attività realizzate, sempre con riferimento al settore agroalimentare, da altri Organismi dell’Amministrazione Generale dello Stato e che, in ogni caso, figurano nei Piani Nazionali di Statistica.
Le principali prerogative del sistema delle statistiche per il settore agroalimentare sono tre: la sua notevole importanza relativa (54 operazioni nel Piano
Nazionale di Statistica 2005-2008, che implicano il 16,5% di quelle incluse in
tale Piano); l’eterogeneità degli organismi ufficiali responsabili della sua elaborazione (Istituto Nazionale della Statistica, MAPA, Ministero dell’Ambiente,
Ministero della Difesa, anche se l’attività del MAPA è prioritaria); l’importanza
politico-economica di queste elaborazioni, i cui risultati costituiscono elementi
determinanti, fra l’altro, in materia di fondi UE nell’ambito delle politiche agricole e per il settore ittico.
In virtù di queste caratteristiche, le statistiche per il settore agroalimentare nazionale presentano una struttura piuttosto eterogenea anche se, nonostante alcune lacune
più o meno rilevanti, il bilancio globale è positivo. Infatti, per quanto si può constatare nei rispettivi indicatori di Eurostat, la copertura, l’affidabilità e l’esaustività delle
L
241
statistiche agricole spagnole è equivalente o superiore alla media europea (UE-15).
Il Piano Statistico Nazionale (PEN) è il principale strumento organizzativo
delle attività statistiche dell’Amministrazione Generale dello Stato e resta in vigore per quattro anni: esso elenca e descrive le analisi statistiche che devono
realizzarsi nel quadriennio in questione, nei differenti settori (dai servizi dell’Amministrazione Generale dello Stato o qualsiasi altro ente pubblico, a quelle
che, in virtù di accordi di cooperazione con i servizi statistici statali, devono
realizzarsi totalmente o parzialmente con la partecipazione delle Comunità Autonome e organizzazioni locali). L’attuale PEN comprende il quadriennio 200520082. L’allegato I del Regio Decreto 1911/2004 che riporta questo Piano stabilisce nel paragrafo 4.5 la costruzione di statistiche specifiche per il settore
agroalimentare.
I programmi annuali elencano le azioni che devono essere attuate in ciascun
anno nell’esecuzione del PEN e le previsioni che si devono includere nei Preventivi Generali dello Stato3.
L’inventario delle Operazioni Statistiche dell’Amministrazione Generale
dello Stato è un repertorio delle attività statistiche svolte dall’Istituto Nazionale
di Statistica, dai Ministeri e dalla Banca di Spagna: esso costituisce uno strumento fondamentale per il coordinamento e la pianificazione delle attività statistiche, nonché il punto di partenza per la formulazione del PEN. L’unità adottata come base di questo inventario è l’operazione statistica definita come l’insieme di attività che, partendo da una raccolta di dati singoli, portano all’ottenimento e alla diffusione dei risultati statistici (dati aggregati, indici) di un determinato settore, tema o territorio. I dati disaggregati possono essere raccolti direttamente dalle unità di elaborazione con scopi esclusivamente statistici oppure vengono derivati dai registri amministrativi forniti a vario titolo. Le azioni
eseguite nell’ambito di un’operazione statistica tipo sono: strutturazione, organizzazione, aggregazione e normalizzazione dei dati oltre all’elaborazione dei
risultati e alla preparazione delle sintesi.
Nei paragrafi successivi si riporta una descrizione delle statistiche sui prezzi
realizzate in Spagna.
8.1.1 I dati raccolti e diffusi dal MAPA
Prezzi percepiti da agricoltori e allevatori4
La Segreteria Generale Tecnica del MAPA ha iniziato nel gennaio del 1953
l’elaborazione dell’operazione statistica denominata “Prezzi percepiti dall’agricoltore” che, con i successivi miglioramenti introdotti modificando il periodo di base, ha portato all’elaborazione mensile dei “Prezzi Medi Nazionali dei
Prodotti Agricoli” e degli “Indici dei Prezzi Aggregati” per la totalità dei prodotti agricoli e per i raggruppamenti di prodotti che sono considerati più significativi5.
L’ingresso della Spagna nella Comunità Europea comportò, nella generalità
delle statistiche agricole e in particolare per quanto riguarda le statistiche sui
242
prezzi agricoli, la necessità di armonizzare i sistemi e le metodologie nazionali
con quelli definiti in ambito CEE, con l’obiettivo di assicurare la possibilità di
operare confronti tra i risultati dei vari paesi membri.
L’attività statistica sugli “Indici dei Prezzi Percepiti da agricoltori e allevatori”, svolta dal MAPA in collaborazione con le Unità di Statistica Agricola dei
Consigli Agricoli delle (CCAA), ha come obiettivo fondamentale quello di esaminare l’evoluzione dei prezzi alla produzione dei prodotti agricoli e zootecnici. Insieme agli indici dei prezzi dei fattori della produzione agricola, essi sono
indicatori basilari utilizzati anche per il calcolo dei redditi agricoli. I risultati di
tale attività vengono riportati nel Bollettino Mensile di Statistica pubblicato dal
MAPA, consultabile anche su internet.
Le statistiche sui prezzi percepiti vengono elaborate mensilmente partendo
dalle informazioni fornite al MAPA dai vari CCAA; questi ultimi, responsabili
della raccolta delle informazioni, hanno a loro disposizione, mediante i servizi
provinciali, un insieme di informatori sul territorio che raccolgono i prezzi percepiti dai produttori agricoli, per i prodotti definiti e nell’ambito di un calendario di commercializzazione. In tale calendario si stabiliscono, per ognuna delle
province spagnole, le caratteristiche tecniche dei prodotti e le quantità vendute
ogni mese dalle aziende agricole (nelle aree di riferimento). Il calendario si elabora in base alle quantità medie commercializzate nell’arco di tre anni, delineando ciò che viene definita la base delle ponderazioni, che sono fisse negli
anni di validità della base di riferimento (approssimativamente cinque anni).
Stabilire un periodo di base per le statistiche sui prezzi agricoli implica la
necessità di realizzare un’analisi approfondita della struttura produttiva e commerciale del settore, con l’obiettivo di determinare:
• le caratteristiche delle specifiche - prodotto, varietà, caratteristiche qualitative - da prendere in considerazione; si contano un totale di 224 specifiche per
le quali esiste un sistema di raccolta dati, con l’indicazione della distribuzione
geografica delle rilevazioni e la frequenza richiesta delle stesse;
• gli aspetti della commercializzazione per ognuna delle specifiche;
• le aree geografiche (definite per la loro importanza relativa nella produzione commercializzata) nelle quali si devono raccogliere i prezzi;
• la ponderazione dei prezzi mensili in ciascuna area;
• la ponderazione di ogni prodotto nel calcolo degli indici mensili e annuali
dei prezzi alla produzione (Prezzi Percepiti dagli Agricoltori e Allevatori).
Il Prezzo Percepito è il prezzo alla produzione: di solito sono i prezzi del
prodotto in uscita dall’azienda agricola (prezzo franco azienda, ndt) e non includono le spese di trasporto, né le sovvenzioni percepite dai produttori, ne le
tasse indirette o altre tasse che possano gravare sulle transazioni di questi prodotti.
L’area d’osservazione di questa rilevazione statistica è costituita dall’insieme di operazioni commerciali sui prodotti agricoli, in tutto il territorio nazionale, in cui l’agricoltore interviene come venditore, sia direttamente che per mezzo di cooperative o associazioni per la commercializzazione.
243
Il periodo di base è quello di riferimento per il calcolo degli indici. Attualmente il periodo di base è l’anno 2000, cioè il prezzo medio ponderato dell’anno solare 2000 (da gennaio a dicembre). Come periodo di riferimento di questa
base per le ponderazioni si è considerato il triennio 1999-2001; in altre parole, i
pesi sono rappresentati dalle quantità medie vendute dalle aziende agricole, per
ciascun prodotto, nel triennio 1999-2001.
Le aree di riferimento individuate per la raccolta dei prezzi sono 320 regioni agricole stabilite dalla Segretaria Generale Tecnica del MAPA (consultabili
nella pubblicazione “Commercializzazione Agricola di Spagna” a cura del MAPA). Dalle ponderazioni dei prezzi rilevati in tali aree si ottengono, per successive aggregazioni e per ognuna delle specifiche, i prezzi medi relativi alle aggregazioni geografiche superiori (province, Comunità Autonome e Stato). Le
ponderazioni si utilizzano anche per elaborare risultati aggregati per gruppi di
prodotti e per calcolare, a partire dai valori mensili, i prezzi annuali.
Le statistiche sono elaborate su base mensile. Le quotazioni dei prodotti
agricoli presentano a volte notevoli oscillazioni nel breve periodo, quindi, con
l’obiettivo di diminuire il più possibile gli effetti di tali variazioni congiunturali, la raccolta dei prezzi si realizza generalmente tre volte al mese (i giorni 5, 10
e 25 di ogni mese).
a) Prezzi medi alla produzione
Le Unità di Statistica Agricola delle Comunità Autonome sono responsabili,
attraverso i servizi provinciali, dell’elaborazione di matrici che tengono conto
delle stagionalità delle produzioni agricole e della diversità agronomica delle
differenti regioni, d’accordo con la normativa generale stabilita dal MAPA. Tali
Unità autonome identificano le specifiche proprie delle loro circoscrizioni geografiche (comarcas) e definiscono le ponderazioni mensili per ognuna di loro e
per il periodo di riferimento. Successivamente, l’Unità di Statistica del MAPA
convalida e aggrega tali informazioni con lo scopo di disporre di dati ponderati
a livello nazionale. Tali ponderazioni costituiscono la base per il calcolo dei
prezzi e sono riferite ad un periodo approssimativo di 5 anni.
Le Comunità Autonome dispongono nelle circoscrizioni di operatori locali
che realizzano mensilmente tre rilevazioni di prezzi per ognuna delle specifiche
definite nel calendario di commercializzazione; i risultati vengono riportati in
un questionario; successivamente, i dati sono inviati ai servizi provinciali, responsabili dell’aggregazione a livello provinciale.
Con questi dati si compila un questionario provinciale che viene inviato,
ogni mese, all’Unità Statistica del MAPA che a sua volta, con i 50 questionari
provinciali, calcola:
- i prezzi medi mensili nazionali delle 224 specifiche.
- i prezzi medi mensili delle Comunità Autonome, mediante procedimenti di
aggregazione nei quali si utilizzano le quantità commercializzate indicate nelle
matrici di ponderazione e i rispettivi prezzi;
- il prezzo medio mensile nazionale di ogni prodotto, che si ottiene per ag-
244
gregazione dei dati corrispondenti a ognuna delle specifiche che lo costituiscono (le 224 specifiche si raggruppano in 137 prodotti ma in molti casi per un
prodotto esiste soltanto una specifica);
- i prezzi medi annuali nazionali.
b) Indici dei prezzi alla produzione
A partire dai prezzi medi nazionali (mensili e annuali) così rilevati, si elaborano mensilmente gli Indici dei prezzi Percepiti da Agricoltori e Allevatori, utilizzando gli schemi di ponderazione di base e applicando la formula statistica
di Laspeyres. Tali indici comprendono sia indici mensili ordinari che indici annuali mobili: la base di riferimento attuale è l’anno 2000, e anche alcune Comunità Autonome elaborano questi indici.
Oltre agli indici dei vari prodotti si pubblicano gli indici dei prezzi dei due
gruppi principali di prodotti:
- produzioni vegetali, che includono prodotti agricoli e forestali. Nel gruppo
A (Agricoli) si prendono in considerazione: cereali, legumi, patate, colture industriali e foraggiere, agrumi, frutta diversa dagli agrumi (frutta fresca e secca),
ortaggi, vino e mosto, olio, semi, fiori e piante ornamentali;
- produzioni animali (carne bovina, ovina, caprina, suina, pollame e conigli,
latte, uova e lana).
L’integrazione di questi due grandi gruppi di prodotti permette il calcolo
dell’indice generale dei prezzi percepiti da agricoltori ed allevatori e dell’indice annuale mobile dei prezzi percepiti dai produttori agricoli.
c) Prezzi e indici dei prezzi dei fattori della produzione
Con periodicità mensile si pubblicano anche i prezzi pagati da agricoltori e
allevatori per l’acquisto dei fattori della produzione (concimi e mangimi) così
come gli indici mensili dei principali beni e servizi d’uso corrente e dei beni
d’investimento (in questo caso la base attuale di riferimento è il 1995).
Oltre agli indici dei vari beni e servizi d’uso corrente si pubblicano gli indici dei prezzi dei principali gruppi di fattori della produzione, includendo: semi
e talee, fertilizzanti, alimenti zootecnici, prodotti per la difesa delle piante, trattamenti zoo-sanitari, manutenzione e riparazione dei macchinari, manutenzione
e riparazione degli edifici, energia e lubrificanti, materiale e piccoli attrezzi,
spese generali. L’integrazione dei dati relativi a questi gruppi di prodotti permette di calcolare l’indice generale dei beni e servizi d’uso corrente. Inoltre si
raccolgono gli indici dei beni d’investimento: macchinari e altri impianti, e altri
beni d’investimento, la cui integrazione consente di calcolare l’indice generale
dei beni d’investimento.
8.1.2 Statistiche dei prezzi all’origine e al consumo dei prodotti agro-alimentari
Dal 2003 il MAPA pubblica, con periodicità settimanale, informazioni relative ai prezzi dalla fase di produzione a quella di consumo finale dei prodotti
245
alimentari, a partire da 32 prodotti freschi “campione” (tabella 8.1), al fine di
seguire il dato sul prezzo lungo tre livelli della filiera: origine, ingrosso e dettaglio. A tal proposito bisogna sottolineare che i margini registrati a livello di
prezzo al consumo finale (dettaglio) non sono sempre paragonabili fra i vari
prodotti, poiché le posizioni di questi lungo la filiera possono variare: per
esempio, il prezzo all’origine degli agrumi si calcola con riferimento al prodotto sulla pianta, quindi il margine calcolato al livello di mercato al dettaglio include manipolazioni e costi aggiuntivi che, invece, non sono compresi nel margine di altri prodotti.
Inoltre, questo tipo di informazione si basa sui dati raccolti ed elaborati
da ognuna delle fonti (origine, commercio all’ingrosso e al dettaglio) con
specifiche proprie e, di conseguenza, non sono grandezze omogenee paragonabili. Tuttavia bisogna riconoscere che tali informazioni risultano di grande
utilità per valutare le tendenze all’interno di ciascuna filiera di commercializzazione.
I prodotti “campione” sono rappresentativi dell’insieme dei prodotti alimentari freschi commercializzati in Spagna, come mostra la copertura di ogni classe di prodotto riportata nell’ultima riga della tabella 8.1 (questo tipo di informazione è pubblicata nel sito web del MAPA).
Tabella 8.1 - Prodotti freschi “campione”
Carne e Uova
Vitello di 1ª A
Agnello Pasquale 1ª
Maiale 1ª
Pollo fresco
Coniglio d’allevamento
Uova classe M
Prodotti ittici
Merluzzo 2,5 a 5 kg
Nasello1,5 kg
Sardine
Acciuga
Triglia lucerna (Gallinella)
Suro (Sugarello)
Baccalà
Sgombro
Trota
Salmone
Vongole
Cozze
Frutta e verdure
Patata
Bietola
Zucchina
Cipolla
Fagiolini corallo
Lattuga Romana
Peperone verde
Pomodoro da insalata liscio
Carota
Limone
Mela golden
Arancia/ Clementine
Pera
Banana
Livello di copertura per ciascuna categoria di prodotto
Circa 75% in valore
Circa 65% in quantità
Circa 62% in valore
Circa 50% in quantità
Circa 67% in valore
Circa 64% in quantità
Fonte: MAPA, 2006.
I dati sui prezzi all’origine vengono elaborati dal MAPA e corrispondono ai
prezzi medi nazionali ponderati sui mercati all’origine, senza IVA e con riferimento al prodotto venduto sfuso. Le ponderazioni si ottengono considerando le
quantità commercializzate mensilmente sui mercati rappresentativi delle diver-
246
se Comunità Autonome, disaggregati per provincia e in funzione dei calendari
di commercializzazione per il prodotto in questione. I dati sui prezzi all’origine
sono raccolti a diversi livelli della filiera a seconda del tipo di prodotto:
- agrumi: sull’albero (nel prezzo non sono inclusi i costi di raccolta e quelli
di trasporto fino al magazzino di confezionamento);
- mela golden: a livello di struttura di raccolta e conservazione in atmosfera
controllata;
- ortaggi: all’azienda (magazzino dell’agricoltore, della cooperativa o del
consorzio);
- patata: all’origine (magazzino);
- carne avicola: prezzo al kg di prodotto macellato registrato a livello di
struttura di macellazione; prezzo medio ponderato con una resa alla macellazione tra 83% e 65%;
- carne bovina, ovina e suina: prezzo al kg di prodotto macellato registrato a
livello di struttura di macellazione;
- uova: uscita dal centro d’imballaggio; prezzo per dozzina;
- pesci: prezzo di mercato, prodotto nazionale;
- cozze e molluschi: prodotto di allevamento.
I prezzi all’’ingrosso vengono elaborati dall’impresa nazionale MERCASA6
e sono i prezzi nazionali ponderati a livello di mercato centrale di destinazione
del prodotto: si tratta dei prezzi di vendita sul mercato all’ingrosso, al netto dell’IVA. Il prezzo all’ingrosso include le spese generali, il costo di trasporto e gli
altri costi associati alla distribuzione. I punti di raccolta dei prezzi sono i mercati all’ingrosso della Red de Mercas (Rete dei Mercati). Si tratta di prezzi medi settimanali calcolati a partire dal prezzo più frequente e ponderati per la
quantità reale commercializzata sul mercato centrale.
I prezzi al consumo finale vengono forniti dalla Segreteria di Stato del Turismo e Commercio del MITC e corrispondono ai prezzi medi nazionali ponderati al dettaglio. I valori delle varietà dei prodotti maggiormente commercializzati
si raccolgono settimanalmente. I punti di raccolta delle quotazioni sono i mercati rionali, i negozi al dettaglio tradizionali, i supermercati, gli ipermercati e i
discount, nei capoluoghi di provincia.
Dal 2003 i dati settimanali sui prezzi all’origine e al consumo finale dei
prodotti alimentari sono regolarmente pubblicati sulla pagina web del MAPA7,
in quella dell’impresa MERCASA, e quotidianamente dall’unità Prezzi e Relazioni Istituzionali del Ministero dell’Industria, del Turismo e del Commercio
(MITC), attraverso la Rete d’Informazione dei Mercati (RIM).
Il principale valore informativo di questi dati non è la quantificazione del
valore dei margini di mercato in assoluto, poiché, data la metodologia adottata
per il loro calcolo, il confronto tra i margini di diversi prodotti o a diversi livelli
della filiera di commercializzazione non può essere effettuato in maniera rigorosa. Tuttavia, questi dati rappresentano dei buoni indicatori delle variazioni di
prezzo che avvengono, nel tempo, per ogni prodotto lungo i diversi livelli della
filiera8. A riguardo, la Direzione Generale di Politica Commerciale del MITC
247
pubblica un indicatore trimestrale che misura l’andamento dei margini commerciali dei prodotti per il consumo fresco, calcolati utilizzando la stessa base dati.
8.1.3 L’Osservatorio dei Prezzi dei prodotti alimentari
L’Osservatorio dei Prezzi dei prodotti alimentari è un organo collegiale, fa
parte del MAPA con funzioni di consulenza, informazione e studio in materia di
prezzi degli alimenti9.
Con la creazione dell’Osservatorio dei Prezzi si mira ad ampliare la conoscenza dei fattori che influenzano la formazione dei prezzi dei prodotti agroalimentari, all’origine e al consumo finale, mediante la realizzazione di relazioni
analitiche e studi specifici. Come risultato della sua attività si formulano raccomandazioni operative alle amministrazioni competenti e ai diversi enti, imprese
e istituzioni che operano nella filiera agroalimentare, contribuendo, allo stesso
tempo, a stimolare il dialogo e lo scambio di informazioni.
Il principale obiettivo della sua attività è favorire la trasparenza e la razionalità delle fasi di commercializzazione, contribuendo alla stabilità dei prezzi
degli alimenti e, nella misura in cui sia possibile, evitare situazioni di squilibrio
fra il livello dei prezzi all’origine e quello dei prezzi sul mercato del consumo
finale, a beneficio di tutti gli operatori coinvolti nella filiera agroalimentare10.
L’Osservatorio sui Prezzi è concepito come un organismo pluralistico in cui
sono rappresentati l’Amministrazione Generale dello Stato, le Amministrazioni
Autonome e Locali e l’impresa nazionale MERCASA, così come i settori della
produzione, trasformazione e distribuzione dei prodotti agro-alimentari e i consumatori, attraverso le loro organizzazioni ufficialmente riconosciute. Tutto
questo permette all’Osservatorio sui Prezzi di costituire un organo di consulenza e comunicazione fra le Amministrazioni pubbliche, gli operatori coinvolti
nella commercializzazione dei prodotti agroalimentari e i consumatori; al tempo stesso si arricchiscono i risultati del lavoro da svolgere poiché diventa possibile prendere in esame diversi punti di vista nel momento in cui si affronta lo
studio dei prezzi degli alimenti.
La struttura organizzativa dell’Osservatorio si articola in un Plenum, una
Commissione Esecutiva e alcuni Gruppi di Lavoro costituiti per studiare temi
specifici relativi alle finalità dell’Osservatorio. Attualmente esistono nove Gruppi
di Lavoro, sette dei quali hanno carattere settoriale e si occupano dell’analisi dell’andamento dei prezzi in alcuni dei settori agroalimentari di maggiore importanza dal punto di vista della produzione e del consumo (ad esempio i settori lattiero-caseario, oleario, delle carni bovine, avicole, suine e ovine, e il settore ittico).
8.1.4 L’impresa nazionale MERCASA
L’impresa nazionale MERCASA dipende della Società Statale di Partecipazioni Industriali (SEPI) e del Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione, e come tale, rientra nella politica agroalimentare del Governo na-
248
zionale. MERCASA ha promosso la creazione di una rete articolata di mercati
(Red de mercas) che gestisce insieme alle amministrazioni locali dove i mercati
sono localizzati. La rete di mercati conta 23 Unidades Alimentarias, grandi
centri di commercio all’ingrosso diffusi su tutto il territorio nazionale. La superficie globale di queste 23 Unidades Alimentarias è di 7 milioni di metri quadri, in cui 3.650 imprese sviluppano la loro attività: circa 2.200 sono imprese di
commercializzazione all’ingrosso di frutta, ortaggi, prodotti ittici, fiori e carni;
il resto è costituito da imprese dedicate ad attività complementari di distribuzione, erogazione di servizi logistici o di altri servizi per i numerosi clienti (circa 90.000 al giorno).
I volumi commercializzati sono rilevanti e costituiscono un’importante quota di mercato: le imprese all’ingrosso operanti in queste Unidades Alimentarias
commercializzano fra il 70 e il 75% della frutta e degli ortaggi che si consumano in Spagna e circa il 60% dei pesci e frutti di mare (inclusi i servizi aggiuntivi offerti agli acquirenti). Tali percentuali scendono al 20% nel caso delle carni
(bovine, ovine e suine).
In termini assoluti, le vendite complessive di frutta e ortaggi nelle Unidades
Alimentarias della rete dei mercati ammontano annualmente a circa 4,1 milioni
di tonnellate; le vendite totali dei prodotti della pesca, freschi e congelati sono
pari a circa 500.000 tonnellate, mentre per le carni si commercializzano circa
175.000 tonnellate. Tali quantità aumentano notevolmente se si considerano anche i volumi destinati ai magazzini di lavorazione e distribuzione che sono collocati nelle ZAC (Zone di Attività Complementari11): il volume totale commercializzato è pari a 5 milioni di tonnellate per frutta e ortaggi, 650.000 tonnellate
per i prodotti della pesca e circa 200.000 tonnellate per le carni.
Nel complesso i prodotti commercializzati sui mercati all’ingrosso della rete dei mercati supera i 6.000 milioni di euro (tab. 8.2); a questi vanno aggiunti
il corrispondente delle attiviTabella 8.2 - Valore dei prodotti commercializzati nella
tà che si svolgono nelle ZAC,
rete dei mercati (Red de mercas - 2004)
con un incremento del valore
della produzione commercia- Valore dei prodotti
Milioni di euro
lizzata che sale a circa commercializzati
Frutta e ortaggi
3.355,4
10.000 milioni di euro.
2.682,9
Per quanto riguarda il Prodotti ittici
Carni
514,8
commercio al dettaglio, MerTotale dei prodotti
6.553,1
casa conta su una rete di 12
Centri Commerciali di ge- Fonte: MERCASA, 2006.
stione propria e collabora con
le amministrazioni locali, le Comunità Autonome e le associazioni dei commercianti per la modernizzazione dei Mercati al Dettaglio Municipali.
MERCASA ha anche una dimensione internazionale per la sua partecipazione alla rete dei mercati nell’Unione Mondiale dei Mercati all’ingrosso, sviluppa
programmi di formazione sul commercio al dettaglio e all’ingrosso e partecipa
alle attività di promozione alimentare e informazione ai consumatori con effetti
249
di stimolo anche per l’Amministrazione pubblica nazionale e per le organizzazioni di categoria.
8.1.5 I dati sui prezzi raccolti e divulgati dal MITC: la rete d’Informazione sui mercati (RIM)
La Rete d’Informazione sui Mercati (RIM) è l’infrastruttura, dipendente
dalla Direzione Generale Canali di mercato e Relazioni Istituzionali del MITC,
che svolge la rilevazione permanente e la registrazione dei prezzi dei principali
beni e servizi ai diversi livelli della filiera.
Il suo principale obiettivo è fornire un’informazione ampia, affidabile e disponibile in tempo reale che permetta alle autorità competenti e ai diversi operatori del
mercato di prendere le decisioni adeguate in materia di prezzi e mercati. Con la divulgazione dei dati raccolti (accesso al database e alle diverse applicazioni operative) la RIM mira a garantire, praticamente in tempo reale, una conoscenza approfondita del mercato, oltre alla trasparenza e la flessibilità dello stesso.
L’attività basilare della RIM consiste nel monitorare in maniera sistematica
l’andamento congiunturale dei prezzi di un ampio numero di prodotti, beni e
servizi, con riferimento ad un territorio assai ampio e a vari livelli di commercializzazione, al fine di costruire (e mantenere) un database che costituisca il
supporto statistico per elaborazioni di vario genere e relazioni analitiche.
L’ambito geografico d’attuazione consiste attualmente in 29 punti ubicati
nelle principali capitali di provincia; 26 di essi sono connessi informaticamente
Figura 8.1 - I punti d’informazione della RIM
RETE DI INFORMAZIONE DEI MERCATI SPAGNOLI
Fr
In Pvp Pvp
Fr
In Pvp P Fr In
Fr P
Fr Pvp In
P Fr
Pvp
In
Pvp
P Pvp
Pvp
In
P Fr
Pvp
In
P
Pvp
Fr
Fr Pvp
Sp In
P Pvp
Pvp
P
Pvp
Fr
Pvp
Pvp
Pvp Fr
P
Fr
Pvp
Pvp Fr
P
Pvp
P
Pvp Fr
In
FI
Pvp
Fr
In P
Fr
Fr FI Pvp
Pvp P
Pvp
Fr
P Fr
Fr
Pvp
In
Pvp
P
Fr
Pvp
FI
Pvp In
Pvp
Pvp
Fr
Fr Frutta e Ortaggi
Sp P. Semideperibili
FI Fiori
In P. Industriali
Pvp P.V. Pubblica
P Pescato
Fonte: Segreteria di Stato del Turismo e del Commercio; Ministero dell’Industria, del Commercio e del Turismo, 2006.
250
con la sede centrale, che riceve e gestisce l’intero flusso di dati, cura l’invio
quotidiano delle informazioni e le attività volte a soddisfare le richieste dei
clienti. I punti d’informazione sono gestiti dal personale proprio del Dipartimento appositamente preparato a complemento del personale esistente: si tratta
di un Corpo specifico di informatori di mercato creato con la collaborazione di
alcune Comunità Autonome. Il punto d’informazione centrale, ubicato a Madrid nella sede del Ministero dell’Industria, del Turismo e del Commercio
(MITC) funge da collegamento tra i punti periferici e i clienti che fanno uso dei
dati (fig. 8.1).
La Direzione Generale “Canali di mercato e Relazioni istituzionali” del
MITC realizza una prima elaborazione dei dati a diversi livelli di aggregazione,
i cui risultati vengono distribuiti, in maniera diversa a seconda del grado di riservatezza delle informazioni, con una certa periodicità (in alcuni casi giornaliera): ciò garantisce l’efficacia dell’informazione e il rispetto dei requisiti del
Piano Statistico Nazionale (PEN). I clienti finali della RIM sono soprattutto le
diverse amministrazioni (in base alle loro competenze), gli operatori del mercato e i vari consulenti che necessitano di dati immediatamente accessibili e relativi ai vari livelli delle filiere di commercializzazione.
I database così costruiti sono disponibili on-line12 e sono i seguenti: prezzi
sui mercati all’ingrosso, con dati giornalieri per prodotto e mercato (per i mercati della Red de mercas localizzati in diverse province); prezzi di vendita al
pubblico (PVP) dei prodotti alimentari; prezzi all’origine e sui mercati di destinazione finale, nonché prezzi medi nazionali ponderati di vendita al pubblico
dei prodotti alimentari.
8.1.6 Indice di Tendenza dei Margini Commerciali dei Prodotti agro-alimentari
per il consumo fresco
L’Indice di Tendenza dei Margini Commerciali dei Prodotti agro-alimentari
per il consumo fresco (ITMC) è un indicatore dell’evoluzione del valore aggiunto per le attività di distribuzione dei prodotti alimentari per il consumo fresco (carne, pesce, frutta e ortaggi). L’ Indice ha come base la media dei margini
commerciali nel 2004 e viene misurato come margine lordo di commercializzazione, ottenuto come differenza fra i prezzi di acquisto e di vendita dei prodotti
agro-alimentari commercializzati sul mercato dei prodotti freschi.
L’ITMC si ottiene a partire dai dati sui prezzi medi settimanali all’origine,
sui mercati all’ingrosso e di destinazione finale di 32 prodotti “campione” (tabella 8.1); da questi valori si derivano i prezzi medi mensili (origine, ingrosso e
mercato finale) per ognuno dei 32 prodotti come media semplice delle quotazioni settimanali. È così possibile ricavare i margini commerciali lordi mensili
(in termini assoluti e relativi) come differenza fra questi prezzi: margine totale
lordo di filiera (differenza fra i prezzi all’origine e quelli finali o di vendita al
pubblico), margine di distribuzione all’ingrosso (differenza fra il prezzo all’origine e quello di vendita all’ingrosso) e il margine di distribuzione al dettaglio
251
(differenza fra il prezzo di vendita all’ingrosso e quello di vendita al pubblico).
Il margine indica la percentuale del prezzo finale del prodotto che copre i
costi di una determinata fase del processo di distribuzione: in altre parole, esso
rappresenta la parte di valore aggiunto sul prezzo di vendita che si forma in
ogni fase della filiera e per l’intera filiera. I margini commerciali lordi mensili
per prodotto si aggiungono ai margini mensili medi per tre gruppi di prodotti:
carni (in questo caso solo il margine totale di filiera poiché non si dispone dei
prezzi all’ingrosso), prodotti ittici, frutta e ortaggi. Tali margini sono ponderati
per la quota di prodotto commercializzato sul totale commercializzato ogni mese (in ciascun settore).
Vengono calcolati anche i margini commerciali mensili (di filiera, all’ingrosso e al dettaglio) per l’insieme dei prodotti agro-alimentari commercializzati sul mercato fresco. Questi margini si ottengono come media ponderata dei
relativi margini lordi dei tre gruppi di prodotti sopra elencati. Il fattore di ponderazione utilizzato in questo livello superiore di aggregazione è la proporzione
di spesa dei consumatori in ogni classe di prodotto, rispetto alla spesa totale per
l’acquisto dei prodotti agro-alimentari per il consumo fresco (si utilizzano le
ponderazioni che vengono utilizzate anche per il calcolo dell’Indice dei Prezzi
al Consumo (IPC) dell’Istituto Nazionale di Statistica (INE). Infine, si ottengono i margini commerciali medi trimestrali, calcolati come media semplice dei
relativi margini mensili registrati in ogni trimestre.
L’Indicatore di Tendenza (ITMC) si calcola a partire dai numeri indice dei
margini commerciali lordi ottenuti, per i vari livelli della filiera: margine commerciale lordo medio trimestrale dei prodotti agro-alimentari per il mercato fresco; margini commerciali lordi medi trimestrali di carne, pesce frutta e ortaggi
freschi. Inoltre, per ogni prodotto si calcolano gli indici relativi a: margine totale di filiera; margine all’ingrosso (eccetto per le carni); margine al dettaglio
(eccetto per le carni). La base di questi indici è il 2004.
8.1.7 I dati sui prezzi diffusi dalle Amministrazioni delle Comunità Autonome
A completamento di questa panoramica sulla raccolta e divulgazione dei
prezzi agricoli si deve menzionare il ruolo svolto dalle Amministrazioni delle
Comunità Autonome. La maggior parte di esse, attraverso le relative Unità di
Statistica dei Consigli per l’agricoltura del Governo Autonomo, dispongono di
informazioni periodiche relative all’evoluzione dei prezzi all’origine e di quelli
sui mercati di destinazione finale dei prodotti agricoli maggiormente prodotti
sul loro territorio. Tali dati vengono comunicati al MAPA per l’elaborazione
delle statistiche aggregate a livello nazionale. Un interessante esempio dell’attività di rilevazione svolta a livello locale è fornita dall’Osservatorio dei Prezzi e
Mercati del Consiglio per l’Agricoltura della Giunta Andalusa13.
Inoltre, nella Comunità di Valencia esiste attualmente un progetto, nel quale collaborerà attivamente il Centro di Ricerca e Specializzazione nella Gestione di Imprese Agroalimentari (CEGEA), per la creazione e mantenimento di
252
un Osservatorio dei Prezzi attraverso il Consiglio d’Agricoltura, Pesca e Alimentazione della Maggioranza di Valencia. Tuttavia, al momento questo Consiglio già pubblica con una certa periodicità dati relativi ai prezzi e alla situazione congiunturale dei mercati agricoli dei principali prodotti del suo ambito
territoriale.
8.1.8 Rilevanza della rilevazione dei prezzi per le assicurazioni agricole
L’esposizione dell’attività agricola a rischi meteorologici e sanitari non controllabili ha reso necessario l’istituzione di un sistema di protezione adeguato.
In questo senso, le assicurazioni agiscono come uno strumento stabilizzatore
dei ricavi dei produttori e costituiscono, indirettamente, un elemento di coesione economica e sociale delle aree rurali. Con lo scopo di facilitare l’accordo e
l’intesa fra le parti all’occorrenza di un sinistro, e per rendere equo e trasparente il meccanismo di calcolo delle polizze e di copertura dei danni, la normativa
vigente attribuisce alla Direzione Generale per le Assicurazioni e all’Ente nazionale per le Assicurazioni Agricole (ENESA14) le competenze per stabilire le
regole da adottare.
I programmi assicurativi agricoli sono sovvenzionati dal MAPA attraverso l’ENESA e sono considerati strumenti basilari di politica agraria. Il Piano delle Assicurazioni Agricole del 2006 ha reso disponibile un budget di 240 milioni di euro e
una sovvenzione massima fino al 50% del costo netto delle assicurazioni agricole.
Anche le singole Comunità Autonome (per esempio, il Consiglio dell’Agricoltura,
Pesca e Alimentazione nella Comunità di Valencia) sovvenzionano le assicurazioni
agricole, a seconda della propria normativa, essendo tali finanziamenti locali cumulabili con quelli nazionali erogati dal Ministero. Questi organismi sostengono infatti
le polizze agricole contemplate nel Piano Nazionale delle Assicurazioni Agricole
Combinate (SAC). In alcuni casi, tuttavia, le amministrazioni locali o autonome
sovvenzionano anche la stipula di polizze in determinati settori d’interesse per i loro territori sebbene non inclusi nel Piano Nazionale delle SAC15.
L’ENESA, organismo autonomo ma alle dipendenze del MAPA, agisce come organo di coordinamento e collegamento per lo sviluppo delle assicurazioni
agricole. Fra le sue funzioni, come stabilito nel Reale Decreto 2329/1979, rientra quella di proporre al MAPA, per la loro approvazione, le condizioni minime
di coltivazione, le rese assicurabili e i prezzi da utilizzare ai fini assicurativi e
le date limite da rispettare per la sottoscrizione delle polizze.
I dati sui prezzi agricoli utilizzati da ENESA a fini assicurativi coincidono
con i dati sui prezzi all’origine elaborati e diffusi dal MAPA. Tuttavia, visto che
l’informazione per le assicurazioni agricole deve essere disponibile prima della
pubblicazione dei rapporti statistici del Ministero, è la stessa ENESA che elabora l’informazione di cui ha bisogno utilizzando lo stesso database del MAPA.
Il processo di raccolta dei dati inizia nel momento in cui il Ministero richiede alle Unità di Statistica Agricola delle Comunità Autonome, attraverso le rispettive aree nelle Delegazioni del Governo di ogni provincia, i dati sui prezzi
253
agricoli all’origine (prezzi percepiti dal produttore). Questa informazione viene raccolta con cadenza mensile e ad essa si accompagna la matrice di ponderazione che raccoglie le quantità commercializzate nel periodo di base in ogni
provincia e circoscrizione geografica (comarcas). Successivamente, l’Unità
di Statistica del MAPA, convalida e aggrega i dati provinciali con lo scopo di
disporre di risultati medi nazionali per ciascun prodotto. Da tali prezzi l’ENESA, per i propri calcoli in tema di assicurazioni, detrae le spese di raccolta
e trasporto (che ovviamente non si prendono in considerazione nel calcolo
dell’indennizzo). I prezzi utilizzati da ENESA a fini assicurativi sono prezzi
medi degli ultimi cinque anni (periodo di riferimento). Tuttavia, con lo scopo
di evitare distorsioni statistiche, si eliminano i valori più alto e più basso di
ogni serie.
In conclusione, si deduce che esiste una corrispondenza praticamente totale
fra l’informazione elaborata dal MAPA nella sua statistica dei prezzi percepiti
dagli agricoltori e quella utilizzata da ENESA per le elaborazioni in materia di
assicurazioni agricole. Tuttavia, con lo scopo di garantire un maggiore consenso da parte delle organizzazioni dei produttori agricoli e, dall’altra l’adeguamento alla situazione reale dei prezzi percepiti dai produttori, ENESA ha stipulato degli accordi con le Organizzazioni dei Produttori di Frutta e Ortaggi
(OPFH), con le cooperative agricole e le Organizzazioni dei Produttori Agricoli
(OPA), in virtù dei quali si rendono disponibili informazioni periodiche sui
prezzi reali utilizzati per le assicurazioni.
8.2 I prodotti esaminati
Nel presente paragrafo si riporta l’analisi di cinque prodotti individuati come casi-studio. Per ognuno di essi si descrive innanzitutto la struttura del mercato: livelli produttivi, localizzazione e distribuzione della produzione a livello
mondiale e nazionale, flussi commerciali internazionali e rilevanza della produzione nazionale nella bilancia commerciale, così come la classificazione del
prodotto, con riferimento alle caratteristiche e standard di qualità; aspetti, in definitiva, che giustificano la loro scelta come prodotti rappresentativi dell’agricoltura e dei mercati agroalimentari spagnoli. Successivamente, si procede alla
descrizione del mercato: struttura dei canali di commercializzazione, operatori
coinvolti, aspetti peculiari della filiera, meccanismi di formazione e dei prezzi e
relative politiche implementate, così come possibili relazioni contrattuali nei
differenti livelli della filiera. Infine si descrivono le strutture responsabili della
raccolta dei dati sui prezzi all’origine.
I prodotti selezionati sono: arancia, mandarino, pomodoro, pesca e olio d’oliva. Gli agrumi costituiscono una categoria di frutta molto apprezzata sia per il
loro valore alimentare che per le loro caratteristiche organolettiche. Nei paesi
sviluppati sono il primo prodotto frutticolo per tasso di consumo pro-capite e
nelle transazioni internazionali occupano il secondo posto per volumi esportati.
254
In Spagna, sia per il loro peso sociale ed economico che per la lunga tradizione
di questa coltivazione (più di tre secoli), gli agrumi formano parte del patrimonio
culturale nazionale e delineano il paesaggio di numerosi nuclei rurali. Tra gli
agrumi, le arance costituiscono il principale prodotto per volume di produzione
(la Spagna detiene il primato delle esportazioni di arance a livello mondiale) seguite dai mandarini (la Spagna è il secondo produttore mondiale). Il pomodoro è
uno degli ortaggi presenti sul mercato durante tutto l’anno, in virtù dei tre cicli
annui di raccolta; la Spagna è inoltre il primo produttore ed esportatore europeo.
Le pesche sono particolarmente importanti nella frutticoltura spagnola (la Spagna
è il secondo produttore mondiale dopo l’Italia). Infine, quello dell’olio d’oliva
costituisce un settore strategico in molte regioni, non solo per la sua importanza
economica, ma anche per gli aspetti sociali, ambientali, territoriali e culturali che
gli conferiscono un ruolo da protagonista nell’agricoltura spagnola.
8.2.1 Arance
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La produzione mondiale di agrumi è notevolmente aumentata dalla metà degli anni ’80, con una produzione di quasi 100 milioni di tonnellate nella campagna 2003/04. Tuttavia, nella campagna successiva si è verificato, per la prima
volta in 20 anni, un calo nella produzione causato, secondo la FAO, dalle condizioni meteorologiche avverse (gli uragani che negli Stati Uniti hanno distrutto gli aranceti della Florida o le gelate subite in Spagna agli inizi del 2005). Le
previsioni disponibili per l’anno 2010 prevedono tuttavia un incremento delle
produzioni, sebbene a un ritmo inferiore a quello rilevato fino ad oggi.
La Spagna, con quasi il 6% della produzione mondiale degli agrumi, è uno
dei cinque principali paesi produttori insieme a Brasile, Stati Uniti, Cina e
Messico, sebbene la struttura della produzione (specie prodotte, panorama varietale) sia diversa in ciascuno di questi paesi così come la struttura dei consumi: mentre il Brasile, gli Stati Uniti e il Messico producono maggiormente
arance, in Cina è il mandarino l’agrume di maggior produzione; nel caso della
Spagna, secondo dati della FAO, nel 2004 quasi il 50% della produzione totale
degli agrumi è stato costituito dalle arance, cui seguono mandarini (33%) e limoni (17%).
In Spagna più di 300.000 ettari di superficie sono destinati alla coltivazione
degli agrumi con una produzione di circa 6,3 milioni di tonnellate (MAPA,
2004): la Spagna è dunque il principale paese produttore dell’Ue, producendo il
50% delle arance, il 75% dei mandarini e il 62% dei limoni europei. Per quanto
riguarda il commercio, la Spagna mantiene e consolida la prima posizione come paese esportatore di agrumi con poco più di 3,5 milioni di tonnellate esportate nella campagna 2004/05 ed un valore annuo delle esportazioni che supera
nelle ultime campagne i 2.000 milioni di dollari (con un incremento delle
esportazioni del 22% nel decennio 1992-2002). Queste esportazioni costituiscono il 39,4% del totale delle esportazioni in volume di frutta e ortaggi e rappre-
255
sentano il principale contributo del settore agricolo all’attivo del saldo della bilancia nazionale dei pagamenti. La principale destinazione della produzione
spagnola è l’Ue (Germania, Francia, Regno Unito e Olanda sono, in ordine di
peso decrescente, i principali paesi importatori). Per quanto riguarda la destinazione d’uso della produzione agrumaria spagnola bisogna sottolineare che il
56% della produzione viene destinata al commercio estero, il 30% al consumo
interno sul mercato fresco e appena il 14% viene destinato alla trasformazione
(al contrario di altri paesi come Brasile o Stati Uniti la cui produzione viene destinata quasi interamente all’esportazione di prodotto trasformato (succo concentrato e congelato).
La superficie destinata alla produzione di arance si concentra maggiormente
(quasi per il 55%) nella Comunità di Valencia, nel bacino mediterraneo. Tuttavia, negli ultimi anni si sta osservando uno spostamento della coltivazione verso l’Andalusia, al sud della penisola, specialmente nelle province di Huelva e
Sevilla (ciò vale in generale per gli agrumi), ascrivibile alle caratteristiche più
favorevoli di competitività (maggiore disponibilità di superficie agricola, risorse idriche e mano d’opera), che queste aree offrono.
Classificazione del prodotto
La maggior parte delle arance dolci che si producono in Spagna (più del
68%) appartengono alle varietà del gruppo Navel, in particolare alla varietà Navelina cui appartiene il 41% della produzione totale di arance, seguita dalla varietà tardiva Valencia Late ( 21%).
Tabella 8.3 - Produzione di arance in Spagna, per varietà e destinazione della produzione
Destinazione della produzione (%)
Produzione (t) Esportazione Consumo interno
(fresco)
(fresco) Trasformazione
Gruppo Navel
2.094.226
Navelina
1.264.490
57
28
15
Navel
308.583
39
46
15
Navelate
521.153
41
48
11
Bianche scelte
263.200
Salustiana
223.314
38
40
22
Altre bianche
39.886
4
11
85
Bianche comuni
40.644
2
49
49
Sanguinelle
3.257
32
48
20
Tardive
650.849
Verna
20.553
2,5
82
15,5
Valencia late
630.296
48,5
37,4
14,1
Arancia dolce totale
3.052.175
47,5
36
16,5
Arancia amaro
18.145
9,8
0,7
89,5
Varietà
Fonte: elaborazioni su dati MAPA, 2004.
256
Come si vede nella tabella 8.3, la destinazione della maggior parte di questa
produzione di arance dolci è il commercio estero, mentre le altre varietà, con
produzioni più basse di quelle precedenti, sono destinate fondamentalmente al
mercato interno (consumo fresco).
Il volume di produzione destinato alla trasformazione è secondario in tutti
i casi, eccetto per il gruppo varietale altre bianche e per l’arancia amara la cui
produzione, in ogni caso, è residuale paragonata alla produzione di arancia
dolce.
Le normative di qualità per le arance si riferiscono ai frutti delle varietà
(coltivate) provenienti dalla specie Citrus sinensis, destinati ad essere conferiti
freschi al consumatore (sono esclusi gli agrumi destinati alla trasformazione industriale). È previsto che il colore sia quello tipico della varietà; si ammette una
colorazione verde chiaro, perché non ecceda 1/5 della superficie del frutto, a
seconda della varietà e il periodo di raccolta. I contenuti minimi in succo saranno del 30% per le varietà Thomson Navels e Tarocco; del 33% per le varietà
Washington Navels; e del 35% per le
Tabella 8.4 - Scala di taratura dell’arancia
altre varietà.
Gli agrumi in generale si classifiCalibro
Scala dei diametri
cano secondo quanto previsto dal
in mm.
Reg. CE 1799/01 e successive modi0
100 o più (cat. III)
1
87 – 100
fiche e integrazioni (Categoria “Ex2
84 – 96
tra”, Categoria “I”, Categoria
3
81 – 92
“II”).
4
77 – 88
Il calibro viene determinato in
5
73 – 84
base al diametro massimo della se6
70 – 80
zione equatoriale. Si escludono i
7
67 – 76
frutti che non siano conformi, nel
8
64 – 73
caso delle arance, a 53 millimetri di
9
62 – 70
diametro minimo. Si utilizza la sca10
60 – 68
la di taratura della tabella 8.4.
11
58 – 66
Riguardo alle modalità di pre12
56 – 63
sentazione del prodotto, ogni conte13
53 – 60
nitore (ogni lotto, in caso di spediFonte: normative di qualità per frutta e ortaggi.
zione) dovrà contenere agrumi della
MAPA, 1995.
stessa origine, varietà, qualità, calibro e che presentino uno stesso grado di sviluppo e maturazione. Per la categoria “Extra” si esige anche l’omogeneità della colorazione.
Descrizione del mercato16
A seconda delle attività e degli operatori che intervengono sia dal lato dell’offerta che della domanda, nella filiera di produzione e commercializzazione
di frutta e ortaggi sul mercato del prodotto fresco si identificano i tre livelli differenti della filiera schematizzati nella figura 8.2: mercato di origine, mercato
di intermediazione e mercato al dettaglio.
257
Nello schema si possono identificare due canali di commercializzazione differenti: il canale tradizionale (parte superiore della figura) nel quale il prodotto
passa per le Alhondigas17 prima e per la rete dei mercati (Red de mercas) poi,
con grossisti che operano sia sul mercato all’origine che su quello di destinazione; il canale moderno (parte inferiore) attraverso delle piattaforme centrali di
compravendita delle grandi catene distributive. Nei due canali, i meccanismi di
compravendita, il grado d’integrazione verticale e i valori aggiunti apportati sono diversi. Comunque, oltre a questo circuito di ampio “tragitto” fino ai grandi
nuclei di consumo, esistono anche canali di mercato locali, collocati in aree
Figura 8.2 - Filiera di commercializzazione di frutta e ortaggi
Industria di trasformazione
Intermediazione
Produzione
Emittente
all’ngrosso
Agricoltore
25%
Grossista
Associazioni 50%
25%
Magazzini
Vendita al dettaglio
Acquisti 60%
Attenzione personalizzata
Ricezione dei
grossisti
Dettagliante
tradizionale
40%
Commercianti
all’ingrosso
Mercati
rionali
8%
Zone di attività
complementari
Self-Service
Supermercato
40%
Società agricola
trasformazione
Piattaforma degli acquisti
Ipermercato
12%
Cooperative
Mercati europei
Mercati dei paesi terzi
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze, 2004.
geograficamente prossime alle zone di produzione e caratterizzati da numerosi
piccoli operatori che aggiungono uno scarso valore aggiunto al prodotto commercializzato.
Lungo la filiera sono comprese sia le attività commerciali vere e proprie che
quelle logistiche, che includono tutte le attività legate alla manipolazione, immagazzinamento, organizzazione e gestione degli ordini commerciali, trasporto,
ecc. Per quanto riguarda gli operatori, i grossisti attivi sia sui mercati all’origine
che di destinazione finale che operano nelle alhondigas e sui mercati all’ingrosso della Red de mercas e i commercianti al dettaglio specializzati costituiscono
258
le figure più significative nel canale tradizionale. Invece, nel canale moderno
predominano le associazioni dei produttori, gli operatori logistici e la grande
distribuzione organizzata.
L’attuale configurazione del circuito commerciale tradizionale si deve principalmente alla scarsa organizzazione del settore della produzione e al fatto
che, in Spagna, prima dell’adesione all’Ue, la grande distribuzione organizzata
(Gdo) era praticamente assente. I produttori non raggruppati in associazioni
hanno da sempre commercializzato le loro produzioni attraverso le alhondigas
o mediante intermediari che raccoglievano il prodotto e lo destinavano ai mercati all’ingrosso. A loro volta, i grossisti nei mercati all’ingrosso commercializzavano la produzione verso i mercati rionali e gli esercizi commerciali al dettaglio, oppure verso la Gdo, ove presente. D’altronde le associazioni di produttori, principalmente società cooperative, trovavano conveniente vendere il proprio prodotto senza intermediazione sui mercati all’ingrosso, oppure direttamente alla grande distribuzione organizzata.
Tuttavia, l’incremento del potere da acquisto dei produttori, le accresciute
esigenze in termini di qualità e presentazione dei prodotti ortofrutticoli, oltre
alla crescita della Gdo hanno influenzato in maniera determinante le tendenze
attuali della distribuzione di frutta e ortaggi in Spagna: sebbene esistano ancora
i circuiti di vendita tradizionali, infatti, si registra chiaramente una tendenza ad
una maggiore commercializzazione dei prodotti da parte di gruppi di produttori
che raggiungono direttamente i mercati al dettaglio attraverso operatori che garantiscono la fornitura dei prodotti, sia per quanto concerne la quantità (possono contare su una produzione realizzata su vaste superfici) che la qualità. Ciò
obbliga la fase della produzione ad accrescere il proprio grado di concentrazione allo scopo di non ridurre (ma anzi accrescere) il potere di negoziazione e
conseguire economie di scala.
Malgrado questa nuova strategia della grande distribuzione, l’analisi dei
mercati rivela che il mercato all’ingrosso continua ad essere nelle mani degli
operatori specializzati di stampo tradizionale, differenziati rispetto agli acquirenti di super e iper-mercati. Anche i mercati rionali occupano una certa quota
del mercato ortofrutticolo, sebbene assolutamente minoritaria18.
a) Mercato d’origine
Per mercato di origine (o mercato alla produzione) si intende la fase di produzione e prima vendita del prodotto, fase in cui si realizza la maggior parte
della manipolazione del prodotto stesso (che viene pulito, raggruppato per qualità e calibri, selezionato, sottoposto a lucidatura, imballato). In generale, la
competenza richiesta per lo svolgimento di queste fasi operative è molto elevata, ma non si registra l’esistenza di posizioni dominanti di mercato, tranne in
circostanze eccezionali.
I mercati d’origine degli agrumi vengono regolati dalle norme derivate dalla
Politica Agricola Comunitaria e specificamente dell’applicazione dell’OCM
frutta e ortaggi: Il Regolamento (CE) nº 2200/96 fa riferimento, oltre che alle
259
norme di classificazione e commercializzazione, al ruolo delle Organizzazioni
dei Produttori (OP) che costituiscono gli elementi base della OCM per rinforzare il loro potere nel mercato davanti a una domanda sempre più concentrata. All’inizio del 2002 erano riconosciute in Spagna 615 OP nel settore della frutta e
degli ortaggi (OPFH) che concentravano circa il 50% della produzione ortofrutticola spagnola (di queste, ben 115 operavano nel settore degli agrumi). Le forme legali di queste OPFH sono varie, anche se predominano le cooperative
(57%), le Società Agricole di Trasformazione (40%) e le società commerciali
(3%). Negli agrumi il grado d’integrazione è intorno al 40%. La dimensione
media delle OP spagnole è relativamente ridotta poiché 470 di loro hanno un
fatturato medio di poco più di 3 milioni di euro, e solo 7 hanno un fatturato superiore a 42 milioni di euro.
b) Mercato d’intermediazione
Il mercato di intermediazione di frutta e ortaggi include tutte le attività di
intermediazione pura, cioè quelle in cui intervengono gli operatori che non sono né produttori ne commercianti al dettaglio. L’intermediazione viene realizzata fondamentalmente attraverso la rete dei mercati all’ingrosso Red de mercas (canale tradizionale), in cui transita circa il 60% del prodotto commercializzato, sia d’origine nazionale che estera. I mercati all’ingrosso della Red de mercas riuniscono i principali operatori all’ingrosso e anche alcune piattaforme
della Gdo.
In questi centri, il prodotto viene offerto dai grossisti primi acquirenti, ovvero i primi acquirenti del prodotto presso il produttore agricolo. Essi agiscono
di fatto da intermediari fra il produttore e i grossisti che operano sui mercati all’ingrosso della Red de mercas (grossisti finali) o altri grossisti che operano
nella Zona delle Attività Complementari (ZAC) delle Unidades Alimentarias
oppure ancora altri intermediari.
I grossisti primi acquirenti hanno diversificato le loro attività negli ultimi
anni e una parte di loro è presente anche nella fase della produzione, come garanzia di fornitura e vendita al dettaglio. Il grossista finale, dal canto suo, dispone di punti di vendita nei mercati all’ingrosso e compra il prodotto dal produttore (o dalle Associazioni dei produttori) o dai grossisti primi acquirenti, lo
immagazzina nelle proprie strutture ubicati nelle Unidades alimentarias dei
mercati della Red de Mercas e lo vende per conto proprio o su commissione.
Anche in questo caso si riscontra una diversificazione delle attività svolte dai
grossisti finali, che si associano con i produttori o rivestono il ruolo di operatori
logistici nella moderna filiera di commercializzazione, creando piattaforme di
distribuzione. Infine, dal lato della domanda, su questo mercato operano rivenditori al dettaglio (fruttivendoli, supermercati, ristoratori o altre categorie di rivenditori di prodotto fresco).
Parallelamente a questo canale tradizionale, va acquisendo maggiore importanza la relazione diretta fra il mercato d’origine e il mercato della distribuzione al dettaglio, attraverso le piattaforme di acquisto o l’azione delle filiali dei
260
grandi gruppi di distribuzione organizzata. Ciò procede parallelamente alla progressiva crescita di importanza della Gdo (si stima che attualmente circa il 20%
del prodotto viene commercializzato attraverso questo tipo d’intermediazione,
denominata canale moderno). Inoltre, la Gdo ha realizzato negli ultimi anni due
strategie parallele: un incremento del peso dei prodotti freschi negli stabilimenti e, di conseguenza, l’avvio dei meccanismi di acquisto centralizzati dei prodotti freschi, con lo scopo di assicurarsi un rifornimento continuo così come un
buon livello di qualità di questi prodotti.
c) Mercati al dettaglio
Il mercato al dettaglio offre al consumatore finale una serie più o meno diversificata dei prodotti per il consumo quotidiano, essendoci diversi tipi di operatori in funzione dei differenti servizi di vendita offerti.
Formazione dei prezzi
Gli elementi che influiscono sulla formazione del prezzo sono differenti a
seconda del canale di commercializzazione rilevante per il prodotto (moderno,
tradizionale o diretto), delle caratteristiche dello stesso e delle figure coinvolte.
Le filiere più lunghe tendono a incrementare i margini globali ma, se sono razionalizzate, permettono di coprire un mercato più ampio.
Esistono condizionamenti oggettivi nella formazione dei prezzi pagati agli
agricoltori per lo stesso prodotto: luogo di vendita (nel campo o presso una centrale ortofrutticola), momento della raccolta, appartenenza o meno ad una cooperativa o Società Agricola di Trasformazione, varietà, qualità, ecc. Esistono
fondamentalmente due possibilità di vendita da parte degli agricoltori alle loro
cooperative: la vendita giornaliera o la vendita con accordi a breve termine, che
di solito impongono che il prodotto abbia requisiti specifici, anche se non si fissa preventivamente un prezzo ma si fa riferimento ai valori di mercato. Quest’ultima condizione di solito si verifica nel canale di distribuzione moderno; in
ogni caso, il prezzo ottenuto dal produttore dipende dalle quantità di prodotto
disponibile e dalla domanda.
Lungo la filiera si realizzano una serie di operazioni che implicano dei costi
aggiuntivi: pulizia, standardizzazione, confezionamento, imballaggio, trasporto
al mercato di destinazione e all’esercizio commerciale al dettaglio. A tutto ciò
bisogna aggiungere il margine di quest’ultimo. Tuttavia, questo meccanismo di
formazione del prezzo del prodotto finale è differente in funzione delle figure
che operano nella seconda fase della filiera, cioè fra la distribuzione all’ingrosso e i punti di vendita al cliente.
Secondo informazioni ottenute mediante interviste, nel caso degli agrumi si
può dire che il valore del prodotto sull’albero conta approssimativamente fra il
25 e il 28% del valore finale del prezzo del prodotto nel punto vendita a disposizione del cliente (senza considerare il margine del punto vendita). Tuttavia il
produttore deve assumersi una serie di spese di natura fissa per collocare questo
prodotto sul mercato all’ingrosso o nella piattaforma di distribuzione: raccolta,
261
trasporto fino alla centrale ortofrutticola, imballaggio e spedizione, trasporto fino al commerciante all’ingrosso o alla piattaforma distributiva. Tutto ciò implica che, il prezzo di vendita da parte del primo acquirente sia pari a circa il doppio del prezzo percepito dall’agricoltore.
Le spese per la commercializzazione del prodotto sul mercato all’ingrosso
di solito ammontano a circa il 2% sul prezzo di vendita; invece, nel caso delle
piattaforme di distribuzione al dettaglio questa percentuale sale fino al 5%. Infine l’incremento del valore del prodotto nell’ultima fase della catena commerciale dipende dall’operatore finale: quando la transazione si realizza fra un
commerciante all’ingrosso e uno al dettaglio indipendente esso può rappresentare intorno al 18% del valore finale; tuttavia questa incidenza può arrivare a
superare il 25% se l’operazione si realizza fra un commerciante all’ingrosso e
una piattaforma di distribuzione indipendente. Al contrario, quando si tratta di
una centrale ortofrutticola che vende direttamente a una piattaforma, l’incremento delle spese si riduce approssimativamente al 14% del valore del prodotto
in uscita. La tabella 8.5 mostra in termini percentuali questo processo di formazione dei prezzi in funzione della fase della filiera e del ruolo svolto dagli operatori della filiera stessa.
Con lo scopo di stabilizzare i prezzi, l’OCM frutta e ortaggi concede alle
OP la possibilità di intervenire sul mercato, non mettendo in vendita determinate quantità di prodotto in determinati periodi. Queste operazioni di ritiro implicano il pagamento, da parte dell’Ue, di un indennizzo variabile a seconda del
prodotto, fino ad una determinata percentuale di produzione. I prodotti ritirati
non possono essere reintrodotti nei circuiti commerciali abituali; tuttavia, la riforma dell’OCM del 1996 ha determinato un cambio radicale negli strumenti di
intervento sul mercato, rendendo prioritari, rispetto alle azioni di ritiro del prodotto, gli interventi volti a migliorare la produzione, la commercializzazione e
la qualità dei prodotti stessi.
Tabella 8.5 - Processo di formazione dei prezzi delle arance
Fase della filiera e attività
di commercializzazione
Prodotto sull’albero
Spese fisse di lancio sul mercato
Spese commerciali fino al mercato all’ingrosso:
- Vendita al mercato all’ingrosso
- Vendita a piattaforma al dettaglio
Spese commerciali di lancio nel punto di vendita:
- Grossista a dettagliante indipendente
- Grossista a distribuzione organizzata
- Centrale ortofrutticola a distribuzione organizzata
Prezzo finale
Fonte: elaborazioni dell’autore.
262
Peso sul prezzo finale
(dettaglio) del prodotto (%)
27
25
28
53
48
54
2
1,5
4
18
100
25,5
14
100
100
Aspetti contrattuali
Dato che le produzioni agrumicole di alcuni paesi extra Ue sostengono costi
di produzione inferiori, rispetto a quelli dell’Ue, il regime di aiuto ai produttori
di determinati agrumi (arance, limoni, pompelmo, mapo, clementine e mandarini destinati ai succhi, satsume e clementine a spicchi) previsto con il regolamento 2202/96, e modificato nel 2000, cerca di garantire sia il rifornimento di
materia prima da parte delle industrie che un livello di reddito per gli agricoltori sufficiente per il mantenimento della loro attività.
Questo regime si basa sulla fissazione di contratti che vincolano, da una
parte, le OP che gestiscono gli aiuti concessi ai produttori, e dall’altra, le industrie di trasformazione (possono aderire, a determinate condizioni, anche
produttori non affiliati ad alcuna OP). Si incentiva l’adesione degli agricoltori
alle OP attraverso un incremento del 15% dell’aiuto, e allo stesso tempo si incentiva la stipula di contratti pluriennali fra produttori e industria, concedendo un aiuto superiore di un 15% a quello dei contratti per una campagna singola. I produttori individuali (non affiliati alle OP) possono percepire l’aiuto
nel caso in cui si impegnino a commercializzare la totalità della loro produzione attraverso una OP, dovendo versare una quota per le spese di tale gestione.
Con l’obiettivo di favorire la trasparenza del mercato, la Legge 2 del 7 gennaio 2000 in recepimento della normativa comunitaria costituisce il quadro normativo legale in Spagna per i contratti tipo dei prodotti agro-alimentari: la regolazione e il controllo di questa materia a livello nazionale compete allo Stato,
mentre a livello locale la competenza è delle Comunità Autonome nei loro rispettivi territori.
Il MAPA interviene applicando una serie di misure dirette ad organizzare le
transazioni dei prodotti agroalimentari con lo scopo di stabilizzare i mercati,
poiché la contrattazione realizzata prima della semina o all’inizio del ciclo di
produzione permette di adattare le produzioni, in quantità e qualità, alla domanda dei mercati nazionali ed esteri, migliorando a loro volta la trasparenza delle
operazioni e la concorrenza del mercato.
Gli obiettivi di questi contratti sono: organizzare le transazioni fissando le
condizioni di conferimento della produzione; stabilire le garanzie necessarie
per il mutuo rispetto delle condizioni contrattuali; incentivare la stabilità dei
mercati adattando l’offerta (in quantità e qualità) alla domanda interna e estera
e, in generale, migliorare la trasparenza delle transazioni e la concorrenza del
mercato.
Il contratto tipo dei prodotti agroalimentari è un modello pattuito fra i rappresentanti delle varie fasi della filiera (produzione, trasformazione e commercializzazione) che viene omologato dal MAPA e pubblicato sul Bollettino Ufficiale dello Stato, con lo scopo di fungere da guida per la regolazione delle
transazioni tra acquirenti e venditori che lo considerino opportuno. Può omologarsi soltanto un contratto tipo per prodotto, sebbene le differenziazioni per origine, destinazione finale o qualità del prodotto, portino all’esistenza di contratti
263
tipo specifici. L’omologazione di un contratto tipo può essere richiesta dalle organizzazioni interprofessionali riconosciute e dalle associazioni di produttori da
una parte e da organizzazioni della trasformazione e commercializzazione, dall’altra. L’ambito del contratto tipo è nazionale e i contratti tipo omologati si
possono applicare annualmente ad una determinata campagna anche se le omologazioni possono essere prorogate (pluriennali).
Tuttavia è importante sottolineare che, in pratica, il mercato degli agrumi è
molto liberalizzato e i contratti tipo fra produttori e industria vengono applicati
unicamente per la parte formale ma non per quanto riguarda i prezzi registrati
(in realtà dunque non hanno molto seguito tra gli operatori). I prezzi vengono
molto condizionati, per esempio nel caso degli agrumi per succo, dai prezzi internazionali.
Strutture responsabili della raccolta dei prezzi all’origine
I prezzi alla produzione degli agrumi vengono riportati nelle statistiche dei
“Prezzi percepiti dagli agricoltori e allevatori” del Ministero dell’Agricoltura,
della Pesca e dell’Alimentazione. I prezzi che si registrano sui mercati all’ingrosso della Red de mercas vengono diffusi dalla Direzione Generale per le Politiche Commerciali del Ministero dell’Economia e delle Finanze. Infine, nel
caso dei prezzi medi nazionali di vendita al pubblico è la Direzione Generale
per le Politiche Commerciali, e in sostanza la Sottodirezione Generale dei Prezzi, l’organismo responsabile della loro pubblicazione.
Nel caso degli agrumi, vista la loro importanza nell’economia regionale
della Comunità di Valencia, esistono diversi gli organismi che pubblicano dati
sui prezzi di questi prodotti: tra di essi si ricorda Consiglio dell’Agricoltura,
della Pesca e dell’Alimentazione della Generalità di Valencia, organismo responsabile anche della raccolta sistematica, della ponderazione e dell’invio al
Ministero di questi dati per la loro elaborazione a fini statistici a livello nazionale.
8.2.2 Mandarini
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
I mandarini costituiscono, dopo le arance, il secondo agrume prodotto a livello mondiale (circa 17% della produzione totale di agrumi). La Spagna occupa il secondo posto nella produzione mondiale (12%), dopo la Cina (32%) e davanti a Brasile (5,4%) e Italia (3,8%). Questi quattro paesi insieme producono
più del 50% della produzione mondiale di mandarini.
La produzione totale di mandarini in Spagna ha superato nel 2003 i 2 milioni di tonnellate su una superficie di circa 100.000 ettari. Il prodotto è destinato
soprattutto al commercio estero (67%), davanti al 21% destinato al consumo interno e soltanto il 12% alla trasformazione.
L’83% della produzione totale dei mandarini in Spagna si concentra nella
Comunità di Valencia con una superficie totale coltivata che supera i 90.000 et-
264
tari (80% della superficie totale nazionale) ed una produzione di 1,7 milioni di
tonnellate nel 2003. L’Andalusia occupa la seconda posizione con meno del 9%
della produzione nazionale, e la Catalogna la terza con un 5%.
Per quel che riguarda il commercio estero, le esportazioni dei mandarini
spagnoli nel resto del mondo hanno superato 1,48 milioni di tonnellate nel
2003, con un valore di 550 milioni di euro. Il 78% delle esportazioni è stato destinato all’Ue, soprattutto la Germania, la Francia, il Regno Unito e l’Italia. Le
esportazioni a paesi extracomunitari sono poco rilevanti e si concentrano maggiormente in Polonia (6%), Stati Uniti (5%), e Repubblica Ceca (2,6%). Le importazioni di mandarini da parte della Spagna ammontano solo a 8.000 tonnellate (2003).
Classificazione del prodotto
Nella classificazione in uso in Spagna, nel gruppo dei mandarini vengono
considerate anche le clementine che ne rappresentano peraltro l’82% della produzione totale, seguita a gran distanza dal satsuma (12%) e da altre varietà poco rappresentative. La produzione delle clementine è destinata fondamentalmente al commercio estero (70% della produzione), mentre solo il 20% va al
consumo fresco sul mercato interno e il 10% alla trasformazione. Nel caso del
satsuma la percentuale di produzione destinata all’esportazione raggiunge il
72%; la restante parte del prodotto viene destinato alla trasformazione (19%) e
al consumo fresco interno (appena 9% - tab. 8.6).
Le norme di qualità per i mandarini si riferiscono ai frutti delle varietà provenienti dalla specie Citrus reticulata (bianco) o dai suoi ibridi, destinati ad essere consumati freschi, con esclusione di quelli destinati alla trasformazione industriale. I requisiti sul contenuto minimo in succo con relazione al peso totale
del frutto e colorazione per varietà, sono i seguenti:
- Clementina: contenuto minimo in succo del 40% e colorazione tipica della
varietà su almeno 1/3 della superficie del frutto.
- Satsuma: contenuto minimo in succo del 33% e colorazione tipica della
varietà su almeno 1/3 della superficie del frutto.
- Tangerine, altri mandarini ed ibridi: contenuto minimo in succo del 33% e
Tabella 8.6 - Produzione dei mandarini in Spagna, per varietà e destinazione
della produzione
Varietà
Satsuma
Clementina
Altri mandarini
Mandarini totale
Produzione (t)
253.925
1.683.037
123.413
2.060.375
Destinazione della produzione (%)
Esportazione Consumo interno Trasformazione
fresco
72,1
8,9
19
70,2
19,7
10,1
21,1
67,8
11,1
67,5
21,3
11,2
Fonte: elaborazioni su dati MAPA, 2004.
265
colorazione tipica della varietà su almeno 2/3 della superficie del frutto.
La classificazione del prodotto in
categorie commerciali segue lo stesso
modello di quella descritta precedentemente per le arance. Rispetto al calibro, questo si determinerà ugualmente per il diametro massimo della
sezione equatoriale, escludendosi i
frutti che non raggiungano i 45 millimetri come minimo di diametro per
satsuma, tangerine, wilkings, altri
mandarini e loro ibridi, e quelli che
non raggiungano il minimo di 35 mm
per clementina e monreale. Si usa la
scala di taratura riportata nella tabella
8.7. Si esigono le stesse condizioni di
omogeneità delle arance nel confezionamento del prodotto.
Tabella 8.7 - Scale di taratura per clementina,
monreale, e altri mandarini
e suoi ibridi
Calibro
1
2
3
4
5
6
7
8
9
10
Scala dei diametri
in mm.
63 o più
58 – 69
54 – 64
50 – 60
46 – 56
43 – 52
41 – 48
39 – 46
37 – 44
35 – 42
Fonte: normative di qualità per i prodotti ortofrutticoli. MAPA, 1995.
Descrizione del mercato
La struttura del mercato dei mandarini coincide con quella del mercato delle
arance. In generale, la distribuzione, che per molti anni è stata svolta attraverso
i canali tradizionali, è stata interessata da un cambiamento sostanziale a causa
dell’entrata delle grandi catene di distribuzione che hanno incrementato la loro
quota di partecipazione nelle vendite dei prodotti freschi.
I mercati alla produzione sono stati interessati da fenomeni di concentrazione che hanno aumentato il potere di mercato dei produttori: nel settore
agrumicolo in generale, approssimativamente il 40-45% della produzione è
nelle mani di cooperative, OP e altre forme associative agricole. In questo
processo hanno svolto un ruolo decisivo gli strumenti previsti nell’ambito
della PAC.
Le centrali ortofrutticole sono figure specifiche di questo settore e svolgono
la funzione di standardizzare e preparare il prodotto per il mercato (incluso il
confezionamento e l’apposizione del marchio). Tra esse le cooperative e le Società Agricole di Trasformazione (SAT) sono quelle che hanno maggiore peso
(molte sono organizzazioni di produttori). In Spagna esistono circa 2.000 centrali ortofrutticole che lavorano circa il 45% del prodotto destinato ai mercati
nazionali e tutto quello che viene destinato al mercato estero (ovvero più del
65% della produzione nazionale di ortofrutta). Il resto viene commercializzato
attraverso i canali tradizionali e i mercati rionali locali. Infine, per quanto riguarda la prima fase di commercializzazione bisogna ricordare la figura dei
grandi produttori-commercianti, imprese che possono contare su grandi produzioni agricole e che contemporaneamente sfruttano direttamente le loro proprie
266
centrali per commercializzare detta produzione, svolgendo tutte le operazioni
necessarie fino al distributore finale.
Formazione dei prezzi
I meccanismi di formazione dei prezzi nazionali dei mandarini sono simili a
quelli descritti per le arance, dipendendo fondamentalmente dal circuito commerciale, tradizionale o moderno, e dagli operatori/intermediari attraverso i quali passa il prodotto, dal produttore fino al consumatore finale. La formazione dei prezzi
a livello europeo è condizionata dall’OCM frutta e ortaggi, applicabile anche per
i mandarini, che come si è già detto regola il regime di scambio con terzi paesi.
Operano anche nel mercato dei mandarini le OP, che di solito sono le stesse delle
arance e hanno la facoltà di intervenire per stabilizzare i prezzi mediante operazioni di ritiro dei prodotti in cambio di un indennizzo erogato dall’Ue.
Aspetti contrattuali
Anche relativamente agli aspetti contrattuali valgono le considerazioni svolte per le arance; i contratti tipo vigenti per i mandarini sono caratterizzati da un
livello di applicazione limitato.
Strutture responsabili della raccolta dei prezzi in origine
I dati sui prezzi alla produzione sono raccolti e diffusi dal MAPA attraverso
le sue statistiche agroalimentari. Dati vengono forniti al Ministero anche da
parte dalle Unità Statistiche dei Consigli dell’Agricoltura delle diverse Comunità Autonome responsabili della raccolta e dell’elaborazione dei dati sui prezzi. I dati a livello locale e regionale vengono aggregati ed elaborati dal Ministero per elaborare le statistiche nazionali.
8.2.3 Pomodori
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
Attualmente il commercio internazionale del pomodoro è fondamentalmente
localizzato in due aree con alto potere d’acquisto: Ue e Usa. I paesi che esportano verso l’Ue sono: Spagna, Olanda (commercio intracomunitario) e Marocco. Nel caso degli USA il pomodoro consumato proviene principalmente (oltre
alla produzione nazionale) da Messico e Canada. La maggior parte del commercio dell’Ue è intracomunitario19. I principali importatori di pomodoro nell’Ue sono: Germania, Francia, Olanda, Regno Unito e Belgio. Nel Regno Unito, il pomodoro spagnolo rappresenta più del 50% delle importazioni, mentre
l’Olanda è il secondo paese fornitore20.
L’analisi dei calendari di esportazione dei principali paesi esportatori in ambito Ue evidenzia la sovrapposizione delle produzioni spagnola e olandese nei
mesi di giugno ed ottobre (le esportazioni olandesi sono sostitutive di quelle
spagnole). Inoltre, il calendario marocchino è identico a quello spagnolo, il che
genera tra queste due aree una forte competizione21.
267
In Spagna, circa 400.000 ettari sono destinati alla coltivazione degli ortaggi,
in prevalenza (91%) irrigui. Della superficie irrigua, il 79% è occupato da colture di pieno campo, mentre il restante 21% da colture protette. La maggior
parte degli ortaggi esigono l’irrigazione e di solito consentono di ottenere vari
raccolti per anno. La Spagna è dunque il primo produttore ed esportatore europeo di pomodoro, grazie ai suoi vantaggi comparati di clima e di costo di manodopera in relazione con i paesi del nord Europa. Nell’ordine, Olanda, Germania, Regno Unito e Francia sono i principali paesi importatori di pomodoro spagnolo. Le esportazioni totali di pomodoro hanno superato nel 2003 le 965.000
tonnellate con un valore vicino ai 2.000 milioni di euro, il 90% delle quali ha
avuto come destinazione l’Ue. Le importazioni di pomodoro in Spagna, al contrario, non hanno superato le 70.000 tonnellate.
La superficie totale dedicata alla coltivazione del pomodoro ha raggiunto
quasi i 63.000 ettari nel 2003: il 28% è stato realizzato in coltivazione protetta
(serra), che consente di ottenere alte rese unitarie, con una produzione totale vicina ai 4 milioni di tonnellate (il 30% della produzione totale di ortaggi in questo anno).
Il 55% della produzione è destinata al consumo fresco, a fronte del 43% che
ha come destinazione l’industria di trasformazione e del 2% di auto-consumo.
In quanto alla distribuzione geografica, quasi il 40% della superficie totale si
localizza in Estremadura (fondamentalmente nella provincia di Caceres) e il
26% in Andalusia (soprattutto coltura protetta nella zona di Almeria). In termini
di quantità prodotte, il 34% si localizza in Andalusia, fondamentalmente ad Almeria (più del 60% della produzione andalusa) di fronte al 32% di Estremadura, grazie alle maggiori rese unitarie della coltivazione intensiva andalusa. Le
due regioni insieme producono più del 66% della produzione totale di pomodoro in Spagna (grafico 8.1).
Grafico 8.1 - Distribuzione geografica della produzione di pomodoro in Spagna
Navarra
3%
Castiglia La Mancha
3%
Com. Valenziana
4%
Altri
8%
Andalusia
34%
Canarie
6%
Murcia
9%
Estremadura
33%
Fonte: elaborazioni su dati MAPA, 2004.
268
Classificazione del prodotto
Esistono tre periodi di raccolta nel corso dell’anno (tabella 8.8): il 57% della produzione è raccolto nei mesi estivi (giugno - settembre), e il 27% viene
raccolto nei primi mesi dell’anno. Questo calendario consente la presenza sul
mercato di pomodoro di produzione spagnola durante tutto l’anno poiché, sebbene la produzione dell’Andalusia copra soprattutto i primi mesi dell’anno
(gennaio - maggio), quella dell’Estremadura si concentra nei mesi estivi. La
maggior parte della produzione tardiva di pomodoro (ottobre - dicembre) proviene dall’Andalusia e dalla regione di Murcia.
Le norme che regolano le caratteristiche qualitative dei pomodori si riferiscono ai frutti delle varietà di Lycopersicum escullentum Mill., destinati ad essere consegnati al consumatore allo stato fresco, con l’esclusione dei pomodori
destinati alla trasformazione industriale. In funzione della loro forma si contraddistinguono tre tipi commerciali di pomodoro: rotondo liscio, di tipo sferico, compresi i pomodori ciliegia; solcato e lungo. I pomodori si classificano in:
Categoria Extra; Categoria “I”; Categoria “II” (Reg. CE 790/2000 e successive modifiche).
Il calibro si determinerà sulla base del diametro massimo della sezione
Tabella 8.8 - Superficie e produzione di pomodoro in Spagna, 2003
Raccolta dal 1-I al 31-V
Superficie
Produzione
(migliaia
(migliaia di
di ettari)
tonnellate)
12,0
1.056,3
Raccolta dal 1-VI al 30-IX
Superficie
Produzione
(migliaia
(migliaia di
di ettari)
tonnellate)
43,0
2.244,4
Raccolta dal 1-X al 31-XII
Superficie
Produzione
(migliaia
(migliaia di
di ettari)
tonnellate)
8,0
646,6
Fonte: MAPA, 2004.
equatoriale. Il calibro minimo nei pomodori classificati nelle categorie “Extra”,
“I” e “II” è di 35 mm per i pomodori “rotondo liscio” e “solcato” e di 30 mm
per la varietà “lungo”.
Descrizione del mercato
L’attività che si sviluppa sul mercato di origine comprende tutto il processo
dall’acquisto del seme fino alla raccolta e preparazione alla commercializzazione. Il sistema produttivo del pomodoro in serra, altamente intensivo, si caratterizza per la capacità di assimilare le innovazioni tecnologiche in maniera rapida
e continuativa ed è abbastanza organizzato in diverse forme associative, fondamentalmente cooperative e SAT.
Il sistema produttivo condiziona la forma in cui il prodotto viene commercializzato: esiste un’elevata integrazione tra la fase agricola e le prime fasi di
commercializzazione, sia attraverso le cooperative che mediante specifiche formule contrattuali. Gli operatori sono stati in grado di organizzare un sistema
per la prima lavorazione post-raccolta del prodotto e possono collocare sul mercato il proprio prodotto anche nel periodo invernale. Questa produzione è ubi-
269
cata nel sud-est, nelle zone di Almeria e Murcia, e comprende anche il sud di
Alicante, Granada e Malaga. La principale differenza tra Murcia e Almeria è la
dimensione delle aziende: a Murcia, infatti, sono molto diffuse le grandi aziende che hanno una maggiore capacità di operare sui mercati nazionali ed esteri22.
La produzione è organizzata fondamentalmente intorno alle cooperative,
alle SAT e alle OP, il cui sviluppo ha permesso una notevole concentrazione
dell’offerta. La vendita tradizionale nelle alhondigas ha perso terreno a vantaggio della commercializzazione attraverso le cooperative, che permettono al
produttore di avere un maggior potere di mercato, di guadagnare una parte del
margine di mercato e di conseguire un livello maggiore di integrazione verticale della filiera.
Le attività logistiche cominciano con la prima lavorazione post-raccolta del
prodotto, che di solito consiste nella sua pulizia, in una classificazione iniziale
per eliminare la merce in cattivo stato e nella calibrazione base per la classificazione finale del prodotto. La raccolta, manuale e dai costi molto elevati, e il
primo trattamento post-raccolta sono essenziali per la qualità del prodotto.
I progressi tecnologici consentono oggi di produrre pomodoro praticamente
durante tutto l’anno: tra questi progressi si evidenziano le azioni volte a estendere ai mesi invernali il ciclo produttivo (protezione della coltivazione e nuove
varietà ed ibridi), e gli interventi per il prolungamento della conservabilità del
prodotto (il pomodoro si conserva mediante conservazione frigorifera semplice
o in atmosfera controllata, controllando le principali variabili che hanno influenza sulla maturazione, ovvero temperatura, umidità, esistenza di ossigeno e
di composti organici volatili nell’atmosfera che li circonda).
Anche il pomodoro è stato interessato dalle nuove strategie distributive di
prodotti ortofrutticoli di cui si è detto a proposito degli agrumi, che hanno modificato struttura e funzionamento della filiera:
- creazione di centrali d’acquisto con riduzione del numero di operatori;
avvio di protocolli di produzione, specialmente per i prodotti con una propria denominazione d’origine;
- diffusione di accordi di rifornimento a breve termine, con indicazione delle condizioni specifiche per la consegna del prodotto.
Anche se si possono riscontrare differenze sostanziali, varie imprese della
Gdo hanno creato centrali di acquisto di frutta e ortaggi, con o senza personalità giuridica propria, e agiscono come grossisti. Il loro sviluppo ha implicato che
una parte della grande distribuzione abbia smesso di acquistare il prodotto sui
mercati all’ingrosso della Red de mercas. Il volume totale di prodotti ortofrutticoli commercializzati attraverso queste centrali di acquisto oscilla tra il 25% ed
il 30% della produzione nazionale.
Infine, è necessario citare la figura dei grandi produttori-commercianti di frutta e ortaggi, tra i quali rientrano alcuni dei maggiori e più moderni operatori del
settore. Si tratta di imprese che possono contare su grandi produzioni agricole e
usano centrali ortofrutticole proprie per commercializzare la loro produzione. La
stessa impresa svolge sia la produzione agricola che la prima lavorazione post-
270
raccolta e l’insieme di operazioni commerciali fino al mercato finale. Tali imprese lavorano direttamente con la grande distribuzione e sono grandi esportatrici.
Formazione dei prezzi
Il Servizio di Difesa della Concorrenza ha analizzato il sistema di formazione dei prezzi del pomodoro lungo la filiera di commercializzazione, dall’origine fino alla vendita al consumatore23. Per far questo si è fatto uso di dati e informazioni su: prezzi, quantità vendute, operatori di diversi organismi pubblici,
Rete dei Mercati di Origine, OP, mercati all’ingrosso della Red de mercas, centrali di acquisto, catene di distribuzione al dettaglio ed esercizi commerciali
specializzati al dettaglio. Nella ricerca si è fatta speciale attenzione alle cause
dei forti incrementi dei prezzi al consumo e alle motivazioni delle differenze
nei livelli e nei tassi di variazione dei prezzi, alla produzione e al consumo.
L’andamento dei prezzi del pomodoro mostra un’evidente tendenza al rialzo
nel corso degli anni. Inoltre, ogni anno si osserva un andamento ciclico dei
prezzi dipendente dall’andamento delle produzioni e dei consumi. In generale i
prezzi degli ortaggi sono più volatili di quelli della frutta: tuttavia, in Spagna
gli incrementi medi dei prezzi sono stati molto simili per i due gruppi di prodotti e sono stati sostanzialmente superiori, per l’anno 2003, a quelli dell’Indice
di Prezzi al Consumo (IPC). Il pomodoro è uno dei prodotti che presentano tassi di crescita più elevati, specialmente nei mesi di maggio, giugno e settembre.
Per quanto riguarda l’evoluzione dei prezzi e dei margini di mercato, si devono indicare due fasi diverse: l’evoluzione dei prezzi e dei margini tra la produzione e i mercati all’ingrosso della Red de mercas (prima fase) e l’andamento
registrato nelle fasi di vendita tra questi ultimi e la vendita al consumatore finale (seconda fase).
La tabella 8.9 mostra l’evoluzione dei prezzi del pomodoro sul mercato
d’intermediazione (confronto tra i prezzi alla produzione e quelli sui mercati all’ingrosso della Red de mercas). I dati sui prezzi alla produzione provengono
dalla statistica dei Prezzi percepiti dagli agricoltori ed allevatori del MAPA,
mentre i prezzi registrati sui mercati all’ingrosso della Red de mercas corrispondono ai prezzi medi ponderati nazionali e provengono dalla Direzione Generale per le Politiche Commerciali.
Tabella 8.9 - Evoluzione dei prezzi del pomodoro sul mercato d’intermediazione (2003)
Gen Feb Mar Apr Mag
Prezzo all’ingrosso
1,00 1,03 0,99 1,23 1,19
Prezzo all’origine
0,51 0,56 0,74 0,80 0,64
Margine intermedio (Euro) 0,49 0,47 0,25 0,43 0,55
Incidenza %
96,08 83,93 33,78 53,75 85,94
Margine intermedio/
Prezzo origine
Giu Lug Ago
Set
Ott
1,07 0,98 0,93 1,47 1,70
0,60 0,51 0,65 1,21 1,10
0,47 0,47 0,28 0,26 0,60
78,33 92,16 43,08 21,49 54,55
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Direzione Generale della Difesa della Concorrenza, 2004.
271
Dall’esame dei dati si osserva l’esistenza di alcune asincronie tra l’evoluzione dei prezzi all’origine e quelli all’ingrosso: infatti, ad esempio, sebbene
nel mese di ottobre il prezzo alla produzione rallenti, sui mercati all’ingrosso
esso continua ad aumentare. Inoltre, i margini di prezzo sui mercati all’ingrosso della Red de mercas nella prima fase della catena di commercializzazione
oscillano tra il 35 e il 70%, sebbene si registri una notevole variabilità. Per
quanto riguarda l’evoluzione dei margini nella parte finale della catena commerciale, la tabella 8.10 confronta gli stessi prezzi registrati sui mercati all’ingrosso della Red de mercas con i prezzi di vendita al pubblico (PVP). Il livello
dei margini di mercato nell’ultima fase della catena di commercializzazione
oscilla tra 40 e 80%.
Si può dunque evidenziare che i margini della distribuzione al dettaglio sono normalmente superiori e più variabili di quelli della prima fase della catena
Tabella 8.10 - Evoluzione dei prezzi del pomodoro sul mercato al dettaglio (2003)
Prezzo al dettaglio
Prezzo all’ingrosso
Margine al dettaglio (Euro)
Incidenza %
Margine del dettagliante/
Prezzo all’ingrosso
Gen Feb Mar Apr Mag Giu Lug Ago
Set
Ott Nov
Dic
1,72 1,65 1,71 1,99 1,98 1,63 1,63 1,63 2,30 2,45 2,03 1,83
1,00 1,03 0,99 1,23 1,19 1,07 0,96 0,93 1,47 1,67 1,25 1,14
0,72 0,62 0,72 0,76 0,79 0,56 0,65 0,70 0,83 0,79 0,78 0,69
72,00 60,19 72,73 61,79 66,39 52,34 66,33 75,27 56,46 47,31 62,40 60,53
Fonte: Ministero dell’Economia e delle Finanze, Direzione Generale della Difesa della Concorrenza, 2004.
di commercializzazione. Lungo l’intera filiera, dalla produzione al punto vendita, si registrano sorprendenti incrementi dei prezzi, che oscillano tra il 90 ed il
237% (in media 200%).
Infine, i prezzi dei prodotti destinati al consumo sono più elevati di quelli
destinati all’industria di trasformazione. Solo gli scarti della produzione per il
mercato fresco, e alcune varietà di minore importanza vengono destinati all’industria di trasformazione. Approssimativamente il 38% della produzione di pomodoro viene destinata all’industria conserviera (concentrato, pelato, succo).
Aspetti contrattuali
Tradizionalmente le industrie di trasformazione si rifornivano direttamente
presso gli agricoltori. La pratica dei contratti, con indicazione del prezzo e delle
condizioni di consegna del prodotto era molto generalizzata ed è stata protetta
sia dalla normativa spagnola che da quella comunitaria. Tuttavia, poco prima
dell’adesione della Spagna alla CEE è iniziato un processo di costituzione di
cooperative, specialmente nel caso del pomodoro, che negoziavano le condizioni di mercato a nome dei propri soci24.
Nel caso delle produzioni che vanno indistintamente alla trasformazione o
sul mercato del prodotto fresco, di solito sono le cooperative di produttori o i
272
commercianti quelli che vendono alle industrie (hanno creato alcune cooperative di secondo grado per la trasformazione).
D’altra parte, l’OCM frutta e ortaggi trasformati (Regolamento CE 2201/96)
ha come obiettivo quello di garantire, da un lato, la fornitura di materia prima
alle industrie e, dall’altro, all’agricoltore un livello di redditi tale da consentire
loro di svolgere l’attività produttiva. Il Regolamento opera attraverso la concessione di un aiuto ai produttori erogato attraverso le OP incaricate di stipulare i
contratti con le industrie.
A fine di evitare che la concessione dell’aiuto generi un incremento considerevole dell’offerta comunitaria (e quindi della spesa per l’OCM), si stabiliscono delle soglie comunitarie, distribuite tra i paesi produttori, in maniera che
se la media delle quantità trasformate nelle tre campagne precedenti a quella in
questione supera la soglia comunitaria, si riduce l’aiuto nei paesi in cui si sia
oltrepassata la soglia.
Strutture responsabili della raccolta dei prezzi all’origine
Il MAPA è l’organismo pubblico incaricato della raccolta, elaborazione e divulgazione dei prezzi alla produzione. Il pomodoro costituisce uno dei “prodotti campione” della statistica sui Prezzi origine-destinazione, per cui i dati sui
prezzi alla produzione sono forniti al MAPA dalle corrispondenti Unità Territoriali dei Consigli per l’Agricoltura delle varie Comunità Autonome: il MAPA
provvede alle elaborazioni necessarie per ricavare dati aggregati a livello nazionale.
8.2.4 Pesche
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La Spagna, insieme all’Italia ed alla Grecia sono i principali paesi produttori di pesche (rispettivamente con l’8,5%, l’8,8% e l’8,4% del totale mondiale,
pari a 15 milioni di tonnellate nel 2003).
Dopo gli agrumi, le pesche occupano il posto più importante tra le produzioni frutticole spagnole con una produzione superiore alle 1.200 tonnellate nel
2003 (il 29,3% della frutta esclusi gli agrumi) su una superficie totale di 78.453
ettari (oltre l’8% della superficie totale destinata alla frutta, agrumi esclusi). Di
questa superficie il 93% è irrigata. Il 77,5% della produzione è rappresentata da
pesche e il 22,5% da nettarine e il valore di questa produzione ha raggiunto
quasi 800 milioni di euro.
Secondo dati del MAPA (2003), le importazioni di pesche in Spagna hanno di
poco superato le 6.600 tonnellate mentre le esportazioni nello stesso anno hanno
raggiunto quasi le 402.000 tonnellate, mostrando una bilancia di scambi commerciali altamente favorevole per il paese. La principale destinazione del prodotto è
l’Unione Europea, mentre il 30% delle importazioni proviene dall’Argentina.
In quanto alla distribuzione geografica della produzione, essa si trova per il
23% nella Regione di Murcia, seguita da Catalogna e Aragona (21% in ciascu-
273
na di esse). In minore misura esiste una produzione in Andalusia (12%) ed
Estremadura (9%), come mostra il grafico 8.2. In tutti i casi la produzione principale è costituita dalle pesche, eccetto in Estremadura dove c’è una produzione
leggermente maggioritaria di nettarine. La destinazione principale della produzione è il consumo fresco (le quantità vendute sul mercato fresco sono tre volte
superiori alle quantità destinate alla trasformazione industriale).
Grafico 8.2 - Localizzazione geografica della produzione di pesche in Spagna
Altri
7%
Com. Valenziana
6%
Regione della
Murcia
23%
Extremadura
10%
Catalogna
21%
Andalusia
12%
Aragona
21%
Fonte: elaborazioni su dati MAPA, 2004.
Classificazione del prodotto
Il 76,7% della produzione nazionale di pesche (oltre 900.000 tonnellate) viene
destinata al consumo fresco, e il 22% all’industria di trasformazione. Il resto è
rappresentato da auto-consumo. Tabella 8.11 - Scala di taratura delle pesche
Le pesche si classificano
nelle seguenti categorie: “Ex- Diametro
Identificazione
tra”, “I” e “II” (Reg. CE in millimetri
del calibro
1861/2004).
90 e più
AAAA
Il calibro si determina in ba- Da 80 inclusi a 90 esclusi
AAA
se al diametro massimo della se- Da 73 inclusi a 80 esclusi
AA
zione equatoriale, secondo la
Da 67 inclusi a 73 esclusi
A
scala riportata nella tabella 8.11.
Da 61 inclusi a 67 esclusi
B
La taratura è obbligatoria
Da 56 inclusi a 61 esclusi
C
per le categorie Extra, I, ed II.
Da
51
inclusi
a
56
esclusi
D
I calibri minimi ammessi sono
E
i seguenti: 56 mm di diametro Da 47 inclusi a 51 esclusi
per la categoria Extra e 51
mm. di diametro per le catego- Fonte: legislazione di qualità per frutta e ortaggi. MAPA, 1995.
rie “I” e “II”.
274
Bisogna sottolineare l’esistenza di una Denominazione di Origine nella regione aragonese (tra Teruel e Zaragoza) che commercializza pesche gialle tardive nelle varietà “Calanda”, “Jesca” e “Evaisa.” Si tratta di pesche delle categorie extra e “I” che hanno anche le seguenti caratteristiche:
• aspetto generale: i frutti devono essere integri, sani e puliti;
• colore: tra giallo crema e giallo paglierino uniforme;
• calibro: circonferenza minima 68 mm;
• durezza: tra 3,5 e 5 kg / 0,5 cm? di resistenza alla pressione;
• zucchero: minimo 12 gradi Brix.
Descrizione del mercato
Il mercato ortofrutticolo presenta caratteristiche diverse a seconda che il
prodotto passi per il canale moderno (che termina con la vendita negli esercizi
della grande distribuzione organizzata) o il canale tradizionale (che termina
con la vendita negli esercizi al dettaglio o nei mercati rionali). Di solito è poco
frequente che le aziende che operano sui mercati del prodotto fresco lavorino
anche nella filiera dei prodotti trasformati; analogamente, sono rare le imprese
che lavorano contemporaneamente sia per la produzione di conserve che di succhi. Alcuni di questi prodotti trasformati, a loro volta, si ottengono da prodotto
semi-lavorato acquistato sul mercato internazionale (per esempio, succo concentrato). Quindi, dopo la fase agricola, in funzione del maggiore o minore grado d’integrazione esistente con le successive fasi della catena commerciale, la
filiera presenta la seguente articolazione:
Fasi commerciali ed industriali:
Filiera prodotto fresco - Canale moderno:
- Cooperativa o grande azienda di produzione.
- Centrale di acquisto della grande distribuzione o grande operatore dei
mercati internazionali.
- Grande distribuzione.
Filiera- prodotto fresco. Canale tradizionale:
- Grossista tradizionale
- Dettagliante tradizionale.
Filiera trasformazione, conserve:
- Cooperativa di commercializzazione che, a volte, realizza la conserva.
- Industria conserviera.
- Industria di seconda trasformazione.
Filiera trasformazione, succhi:
- Cooperativa o industria che compie la prima lavorazione (da prodotto
grezzo o semilavorato).
- Inscatolatrice dei succhi.
Formazione dei prezzi
I prezzi alla produzione dei prodotti freschi che non sono soggetti a conser-
275
vazione in magazzino presentano le normali fluttuazioni dovute all’andamento
di offerta e domanda, appena mitigate dagli accordi di fornitura a medio termine. La concentrazione lungo la filiera (centrali di acquisto che commercializzano tra il 20 e il 25% del prodotto e gli operatori singoli di grandi dimensioni) è
di gran lunga superiore alla concentrazione che si ha nella fase di produzione e
ciò si ripercuote sul potere di mercato delle parti.
I costi della produzione agricola in generale sono molto variabili e dipendono dal tipo di coltivazione realizzata (varietà, tecniche colturali), dall’organizzazione, dall’economia di scala realizzata, e dal livello e dal tipo di tecnologie
adottate. D’altra parte, la catena commerciale incorpora una serie di operazioni
- manipolazione, confezionamento, standardizzazione, gestione della catena del
freddo, rintracciabilità, certificazione - che determinano graduali incrementi del
valore del prodotto a partire dalla fase della produzione agricola.
In questo senso, i costi che più sembrano avere avuto influenza nell’aumento dei prezzi dei prodotti freschi (frutta e ortaggi in generale) sono: i costi di
applicazione della rintracciabilità e certificazione; i costi di imballaggio e confezionamento; i costi di trasporto; i costi di gestione degli scarti. In particolare,
gli ultimi tre sono aumentati, secondo alcune stime, più del 50% negli ultimi
anni. In termini generali, i costi incorsi nella commercializzazione del prodotto
secondo il canale tradizionale sono di solito più elevati di quelli del canale moderno.
Aspetti contrattuali
L’OCM ortofrutta fresca identifica, tra i meccanismi di regolazione del mercato interno, due strumenti basilari: l’eliminazione di eccedenze congiunturali e
lo stimolo della qualità e la standardizzazione delle produzioni. Rispetto al primo strumento, le OP possono ritirare dal mercato il prodotto in cambio l’Indennità Comunitaria di Ritiro (ICR), purché essa abbia approvato un Programma o
Fondo Operativo. Tuttavia si stabiliscono limiti sia nella quantità della produzione ritirata sia nell’ammontare dei Fondi Operativi destinati a questo scopo.
Le pesche rientrano tra i prodotti che possono beneficiare dell’ICR.
Strutture responsabili della raccolta dei prezzi alla produzione
I dati sui prezzi alla produzione sono raccolti e diffusi dal MAPA nella sua
statistica “Prezzi percepiti dagli agricoltori ed allevatori”.
8.2.5 Olio d’oliva
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La Spagna, primo produttore mondiale, insieme all’Italia copre più del
50% della produzione mondiale di olio di oliva (nel 2005, leggermente al di
sopra di 2.500.000 tonnellate) e proprio la tendenza alle fluttuazioni produttive in questi due paesi rende le quantità disponibili a livello mondiale piuttosto variabili.
276
La produzione di olio di oliva è stata sempre concentrata nei paesi del Mediterraneo, ma esistono nuovi paesi il cui peso sul mercato mondiale è in aumento (specialmente Australia e Usa - grafico 8.3).
Grafico 8.3 - Principali paesi produttori di olio d’oliva nel 2005
Grecia
18%
Italia
25%
Portogallo
1%
Turchia
5%
Siria
4%
Tunisia
8%
Marocco
3%
Spagna
36%
Fonte: Segretariato UNCTAD, su dati del Consiglio Oleicolo Internazionale, 2006.
I dimostrati effetti benefici dell’olio di oliva per la salute, insieme alla crescente attenzione dei consumatori alla relazione dieta-salute, sono le ragioni che
sembrano avere influenzato in maniera decisiva l’incremento dei consumi. I principali paesi produttori sono anche i principali consumatori, come mostra il grafico 8.4. I paesi dell’Unione Europea rappresentano il 71% del consumo mondiale
e quelli del bacino mediterraneo assorbono il 77% del consumo mondiale. Il resto
dei paesi consumatori sono Stati Uniti, Canada, Australia e Giappone.
Grafico 8.4 - Principali paesi consumatori di olio d’oliva nel 2005
Francia
4%
Altri
11%
Grecia
9%
Usa
8%
Tunisia
2%
Turchia
2%
Italia
30%
Siria 3%
Marocco 2%
Algeria 2%
Altri Europa 5%
Spagna
20%
Portogallo
2%
Fonte: Segretariato UNCTAD, su dati del Consiglio Oleicolo Internazionale, 2006.
277
Per quanto riguarda gli scambi commerciali, i principali paesi produttori sono anche i principali esportatori, concentrando sui paesi del bacino mediterraneo più del 95% delle esportazioni.
La superficie spagnola destinata ad olivo (oliva da olio e da mensa), supera
i 2.400.000 ettari (oltre 85% non irrigato). La destinazione principale delle olive prodotte in Spagna (24%) è l’olio di oliva vergine, essendo molto minore
(appena 9%) la produzione di olio di oliva raffinato. Nella campagna 2003/04
sono state prodotte quasi 1.500.000 tonnellate di olio di oliva vergine, corrispondenti alle qualità “Extra, da 0,5 a 1º” (34,5%), “Extra, fino a 0,5º”
(32,7%), e “Fino, da 1 a 1,5º”, (17%).
Per quanto riguarda la distribuzione geografica della produzione di olive da
olio, come mostra la figura 8.3, si evidenzia la concentrazione della coltivazio-
Figura 8.3 - Superficie olivicola nelle regioni della Spagna
%
n-1
1-4
4-8
8-23
23-42
Fonte: Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione, 2006.
ne nel sud del paese (Andalusia) dove si produce più dell’83% del totale nazionale (quasi il 50% si concentra nella provincia di Jaen), seguita dalla produzione di Castiglia-La Mancia (7%), ed Estremadura (4%). Tuttavia, l’olivo è presente anche lungo tutta la zona mediterranea: Catalogna (2%), e Valencia
(1,7%).
La Spagna, che importa olio sfuso dai paesi del sud del Mediterraneo e dalla
Grecia ed esporta sia olio sfuso che olio imbottigliato, ha una bilancia commerciale molto favorevole per l’olio di oliva grazie alla competitività delle sue produzioni, al miglioramento della qualità e al dinamismo degli operatori commerciali. Le esportazioni di olio sfuso hanno come destinazione principale l’Italia,
278
mentre le esportazioni di olio in bottiglia sono dirette sui mercati degli altri
paesi dell’Ue, oltre a Stati Uniti, Australia e Giappone. La Spagna importa anche olio di sansa e lo raffina, destinando il prodotto raffinato al consumo interno e al mercato estero.
Classificazione del prodotto
L’olio di oliva vergine è quello ottenuto dall’oliva, esclusivamente con procedimenti meccanici, o con altri mezzi fisici in condizioni, specialmente termiche, che non producano alterazione dell’olio. Non devono essere effettuati altri
trattamenti oltre al lavaggio del frutto, la frangitura, la preparazione della pasta,
la separazione delle fasi solide e liquide, la decantazione e/o centrifugazione e
la filtrazione25.
L’estrazione dell’olio si realizza nei frantoi: l’olio di oliva vergine è adatto
per il consumo così come viene estratto. Gli oli che invece non hanno le caratteristiche degli oli vergini si denominano lampanti: essi devono essere raffinati
(nelle raffinerie) e come risultato si ottiene l’olio di oliva raffinato che, mischiato con olio di oliva adatto per il consumo costituisce l’”olio di oliva”, per
il quale esiste la maggiore domanda in Spagna. Quindi, al dettaglio possono essere commercializzati due tipi di prodotto: l’olio di oliva vergine (il più conosciuto è quello “extra vergine “) e l’”olio di oliva” che è la miscela di oli di
oliva raffinati e oli vergini.
Benché in Spagna ci siano circa 90 varietà di olive, sono circa 20 quelle che
si usano più frequentemente per ottenere l’olio26.
Le categorie commerciali per l’olio vergine di oliva, stabilite dalla normativa
internazionale27, sono le seguenti: Extra, Fine o vergine, Corrente e Lampante28.
Inoltre, il Regolamento 136/66/CEE, prima OCM per le materie grasse, ha stabilito
le denominazioni e le definizioni degli oli di oliva e gli oli di sansa29.
Descrizione del mercato
La produzione di olio di oliva in Spagna ha subito un cambiamento radicale
negli ultimi 15 anni: sono notevolmente aumentate la superficie, la produzione,
il consumo e l’esportazione, sono migliorate notevolmente la qualità, è cresciuto il consumo di olio di oliva vergine, sono migliorati i frantoi, si sono costituite importanti cooperative di secondo grado capaci di imbottigliare ed esportare
e la grande distribuzione organizzata ha elaborato una strategia specifica per
questo prodotto basata soprattutto sullo sviluppo dei marchi e sull’incremento
delle vendite degli oli vergini.
La filiera dell’olio di oliva (figura 8.4) si caratterizza per la presenza, da un
lato, di uno stretto vincolo tra la fase della produzione (olivicoltori) e della prima trasformazione (frantoi), accomunate dagli stessi interessi, e dall’altro, degli
altri operatori (raffinerie, imbottigliatori ed esportatori). Da circa 15 anni i frantoi e le loro cooperative di secondo grado hanno sviluppato anche le fasi successive alla trasformazione (imbottigliamento, marketing del prodotto, esportazione).
279
Figura 8.4 - La filiera dell’olio di oliva in Spagna
STRUTTURA INDUSTRIALE DELLA CATENA DI PRODUZIONE DELL’OLIO DI OLIVA
OPERAZIONI AGRICOLE
OLIVE
FRANTOI
COMMERCIANTI
ALL’ORIGINE (COOP.2)
OLIO DI OLIVA VERGINE ED EXTRAVERGINE
SANSA
OLIO CRUDO DI
SANSA DI OLIVE
OLIO CRUDO DI
OLIVA RAFFINATO
OLII DA CONSUMO
ESTRATTORI
DI SANSA
OLIO DI OLIVA
LAMPANTE
RAFFINATORI DI
SANSA
RAFFINATORI DI OLIO
DI OLIVA E SEMI
IMBOTTIGLIAMENTO
OLIO DI OLIVA
DISTRIBUZIONE
ESPORTAZIONE
Fonte: Langreo, 2005, a partire da Parras et al. (1999).
Gli operatori coinvolti nella filiera sono i seguenti:
a) Produttori
Gli olivicoltori trasportano le olive ai frantoi. Poiché gran parte dei frantoi
sono cooperative, è molto frequente l’integrazione verticale tra produzione e
trasformazione. A tal proposito, occorre considerare che, nella maggior parte
dei casi, il reddito derivante dall’attività di produzione delle olive riveste un carattere di complementarietà rispetto alle altre fonti di reddito (trasformazione e
commercializzazione). La produzione di olive rappresenta dunque più un investimento che un’attività produttiva vera e propria. Ciò può spiegare anche perché la fase della produzione sia slegata dalle strategie di mercato perseguite
dalle fasi di trasformazione-commercializzazione.
280
b) Industrie
Dal punto di vista industriale il settore si articola in frantoi o industrie di
prima trasformazione (cooperative, industriali ed agricole) raffinatrici ed imbottigliatrici. Queste industrie sono connesse tra loro, dal momento che esistono imprese coinvolte contemporaneamente nei vari processi, soprattutto raffinerie che svolgono anche l’imbottigliamento. Di solito, comunque, nei frantoi
non si completa il ciclo e il prodotto viene destinato alle imprese che, a valle
della filiera, svolgono la raffinazione e l’imbottigliamento.
L’attività dei frantoi consiste dunque essenzialmente nella spremitura e nell’estrazione degli oli vergini (un numero molto ridotto realizza anche le fasi di raffinazione e/o imbottigliamento, così come l’estrazione di olio di sansa). Dal punto
di vista commerciale i frantoi realizzano fondamentalmente la fase di immagazzinamento. Il movimento cooperativo svolge un ruolo di protagonismo nella filiera
agroalimentare dell’olio di oliva, specialmente nella fase di trasformazione dell’oliva in olio. I frantoi cooperativi vendono sfuso parte dell’olio immagazzinato,
direttamente o attraverso le cooperative di secondo grado, alle industrie raffinatrici e/o imbottigliatrici, analogamente a quanto fanno i frantoi industriali o privati.
Normalmente, i frantoi vendono l’olio vergine a industriali e/o imbottigliatori attraverso intermediari (questi ultimi operano anche nelle vendite di olio raffinato
dalle imprese di raffinazione agli imbottigliatori). Un’altra parte dell’olio ottenuto nei frantoi è venduta da questi ai propri soci (autoconsumo) o ad altri consumatori finali, direttamente o attraverso i circuiti di distribuzione. Infine, una parte
dell’olio dei frantoi ha come destinazione l’esportazione.
Malgrado esistano in Spagna, secondo l’Agenzia per l’Olio di Oliva-AAO,
circa 1.700 frantoi, la capacità di molitura è piuttosto concentrata: solo 670 garantiscono più del 90% della produzione olearia (di questi circa 400 frantoi producono oltre 500 tonnellate e solo 8 superano 5.000 tonnellate). Le società cooperative rappresentano più del 50% del numero totale dei frantoi e quasi il
70% della capacità di molitura.
Le raffinerie, in maggioranza società commerciali, realizzano la raffinazione di oli vergini destinati alle industrie di imbottigliamento, proprie o di terzi, o
ad altre industrie alimentari (dolci, aperitivi e conserve). Molte raffinerie di solito lavorano anche altri tipi di oli, realizzando spesso operazioni o vendite dirette sul mercato estero. Secondo Langreo (2005) esistono in Spagna intorno a
30-35 raffinerie di olio di oliva che lavorano anche oli di semi, e 5 raffinerie di
oli crudi di sansa di oliva. Tutte appartengono ai gruppi oleari e molte sono vincolate ad imprese imbottigliatrici ed esportatrici.
Le imprese di imbottigliamento sono quelle che collocano direttamente l’olio sul mercato finale, commercializzandolo con marchio proprio o di terzi. Le
loro funzioni principali sono l’acquisto di olio vergine nei frantoi, e di oli raffinati dalle raffinerie, proprie o di terzi. Esiste un numero molto alto (tra 500 e
600) di imprese di imbottigliamento delle quali circa 100 imbottigliano occasionalmente. Tuttavia il grado di concentrazione è elevato: l’impresa di imbottigliamento più importante detiene una quota del 30%, le prime 6 rappresentano
281
il 55% e le prime 12 il 70%. Le imbottigliatrici possono classificarsi essenzialmente in due categorie: quelle appartenenti alle grandi imprese o gruppi oleicoli e quelle integrate nei frantoi. La proibizione di vendita di olio sfuso sul mercato locale (o corto raggio) agli inizi degli anni novanta, ha favorito l’installazione di piccoli impianti di imbottigliamento. Per questo circa il 60% delle imprese di imbottigliamento esistenti in Spagna sono integrate in frantoi anche se,
per via della piccola dimensione, sono in grado di fornire soltanto poco più del
20% della quantità totale imbottigliata.
c) Il commercio all’ingrosso
Durante gli anni ‘90 si sono formate in Spagna cooperative di secondo grado (e successivo) la cui attività ha determinato notevoli mutamenti nella filiera.
Attualmente esistono circa 20 grandi gruppi cooperativi di secondo grado: sono
presenti nelle principali regioni produttrici, ma hanno un peso rilevante soprattutto in Andalusia. Tra questi grandi gruppi ce ne sono 12 che agiscono come
veri leader dal mercato: essi commercializzano ben oltre il 50% della produzione spagnola e hanno un peso molto significativo sul mercato. In generale, questi gruppi, commercializzano l’olio sfuso ai propri soci, acquistano frequentemente olio vergine imbottigliato destinato al mercato nazionale e occasionalmente imbottigliano in proprio l’olio dei soci. In conclusione, l’importanza di
queste cooperative ha eclissato il ruolo degli antichi venditori al dettaglio, ha limitato quello dei rappresentanti, ed attualmente sono i maggiori operatori all’ingrosso sul mercato dell’olio sfuso.
d) Distribuzione
Un aspetto caratteristico nella distribuzione è la differenza tra la commercializzazione dell’olio di oliva e quella dell’olio vergine di oliva. Oltre il 50%
del valore totale di olio di oliva vergine consumato nelle famiglie spagnole non
viene commercializzato sui circuiti classici (negozi di alimentari e supermercati, acquisti presso frantoi ) ma segue canali alternativi.
Nel settore dell’industria alberghiera e della ristorazione i “grossisti “ e le
“cooperative” rappresentano praticamente gli unici canali di fornitura di olio di
oliva vergine (quote superiori al 60% e 10% rispettivamente). Al contrario, per
quel che riguarda l’olio di oliva, gli acquisti da parte delle famiglie spagnole si
realizzano fondamentalmente in supermercati e ipermercati, mentre il settore
dell’industria alberghiera e ristorazione fa i suoi acquisti, per oltre il 70%, dai
grossisti. Infine, le principali imprese esportatrici sia di olio sfuso che imbottigliato coincidono con le principali aziende imbottigliatrici-raffinatrici del settore, anche se sono attive, in questa fase, anche cooperative di secondo grado.
Formazione dei prezzi
I prezzi pagati al produttore variano fortemente in funzione dalla quantità
annua prodotta e pertanto degli stocks immessi sul mercato. Tuttavia, il sistema
di determinazione dei prezzi non è di facile comprensione. In generale, gli oli
282
di oliva raffinati sono più economici degli oli vergini, eccetto nel caso dell’olio
raffinato di Jaen30.
Oltre ai fattori strutturali che determinano il comportamento dei vari operatori sul mercato, esistono diversi aspetti di natura congiunturale, con effetti nel
breve periodo, che condizionano l’andamento dei prezzi. Le aspettative di produzione della campagna hanno una notevole incidenza nelle previsioni dell’andamento dei mercati: campagne brevi di solito generano una tendenza al rialzo
dei prezzi (accentuata da attività speculative da parte di alcuni operatori). Anche speculazioni sulla domanda per assicurare la fornitura di olio a prezzi accettabili possono influenzare il mercato.
Ovviamente, il mercato interno dell’olio di oliva è influenzato anche dall’andamento di altri mercati, soprattutto quello italiano e quello greco: il verificarsi di prezzi alti, scarsa quantità e qualità delle produzioni realizzate in questi
paesi si traducono di solito nell’apparizione di compratori stranieri, con effetti
sui prezzi del mercato interno. Il comportamento di acquirenti e venditori è influenzato anche dalle stime per la campagna successiva (qualità e quantità).
Il mercato dell’olio di oliva è regolato dall’OCM olio di oliva e olive di tavola31 che sostituisce l’OCM materie grasse32 e sopprime i prezzi di intervento
per sostituirli da un eventuale aiuto all’immagazzinamento in caso di grave perturbazione del mercato.
Tuttavia la volatilità dei prezzi dell’olio di oliva è molto elevata33 e tale
mercato è tradizionalmente considerato poco trasparente (gli operatori sono assai preoccupati dell’instabilità dei prezzi).
La Spagna, fornendo oltre il 45% della produzione mondiale di olio, viene
considerata come il paese in cui si forma il prezzo internazionale. In questo
senso bisogna sottolineare il gran progresso sperimentato nella ricerca della trasparenza del mercato. L’informazione periodica dell’Agenzia per l’Olio di Oliva e l’esistenza del Pool Red dei Prezzi di Jaen, che controlla già una percentuale molto elevata dell’olio, ha svolto un ruolo molto importante in questa direzione. Queste risorse limitano il margine di speculazione che è stata una caratteristica storica di questo mercato.
Aspetti contrattuali
La pratica comune nelle transazioni di questo settore è la formalizzazione
di un contratto di acquisto-vendita nel quale si stipula la quantità, il prezzo, i
tempi e le modalità di pagamento e i tempi del ritiro dell’olio da parte del
cliente (generalmente la data limite).
I due momenti chiave nella vendita sono la stipula del contratto e il momento della formalizzazione dei documenti di pagamento. Nelle operazioni a credito, il momento del ritiro dell’olio coincide con la fase di vendita, ma nelle operazioni posticipate il ritiro dell’olio è successivo. La pratica comune, in entrambi i casi, è che i produttori ottengano un anticipo come garanzia di vendita nel
momento della firma del contratto, mentre la formalizzazione dei documenti di
pagamento avviene nel momento del ritiro dell’olio da parte dell’acquirente. Il
283
prezzo finale dell’operazione di vendita dipende, pertanto, del valore di vendita
che si realizza al momento della firma del contratto, maggiorato di un certo ammontare a titolo di risarcimento per mancati interessi finanziari.
Come misura preventiva di potenziali aumenti dei prezzi e specialmente per
garantirsi una fornitura di olio, alcuni acquirenti realizzano grandi operazioni,
generalmente nei primi mesi della campagna. Nel contratto di vendita, di solito,
si stipula una data limite di ritiro del prodotto, anche se a volte i clienti lo ritirano man mano che ne hanno bisogno. L’anticipo preteso nella formalizzazione
del contratto di vendita, che ha continuato ad evolversi allo stesso modo dei
prezzi del mercato, garantisce ai clienti una fornitura futura a prezzi ragionevoli
vincolando un piccolo ammontare di denaro. A loro volta, i produttori bloccano
il loro olio nei depositi nell’attesa che i clienti lo ritirino.
Questa modalità contrattuale, tuttavia, implica un rischio notevole per i produttori che dipendono in gran misura dall’andamento del mercato: se i prezzi
aumentano rispetto al momento della firma del contratto, i clienti ne beneficiano dal momento che ottengono il prodotto a minor prezzo di quello del mercato; se al contrario i prezzi accusano una tendenza al ribasso, i clienti si rivolgono al mercato (altri produttori) e, arrivato il momento della scadenza contrattuale, non ritirano l’olio poiché risulta loro più vantaggioso acquistarlo sul mercato (anche se perdono l’anticipo dato).
Il produttore fronteggia quindi il problema di avere immobilizzato una buona parte del suo olio per un tempo elevato, trascorso il quale non ha realizzato la vendita. Si
trova dunque con la necessità di vendere il prodotto, normalmente a fine campagna, e
presumibilmente a prezzi più bassi dei valori di mercato di inizio campagna.
La forma in cui si vende l’olio in relazione ai momenti di vendita, pagamento e ritiro del prodotto condiziona il rischio assunto dai produttori In base alle
date di vendita, pagamento e ritiro del prodotto, le operazioni commerciali possono così classificarsi:
- Vendita in contanti: il giorno di formalizzazione del contratto di vendita,
di pagamento e ritiro dell’olio è lo stesso.
- Vendita a credito: la vendita e il ritiro dell’olio coincidono nel tempo. Il
pagamento è successivo.
- Vendita Futura in contante: la formalizzazione del contratto di vendita è
precedente alla data di pagamento e ritiro dell’olio (queste due operazioni avvengono lo stesso giorno).
- Vendita Futura a credito: l’ordine in cui si realizzano le attività è il seguente: formalizzazione del contratto di vendita, ritiro dell’olio da parte del
cliente e, infine, pagamento.
Le quantità vendute in contanti sono solo una piccola frazione del totale venduto. La forma di vendita predominante è quella della vendita Futura a credito.
Strutture responsabili della raccolta dei prezzi alla produzione
La Fondazione per la Promozione e lo Sviluppo dell’olivo e dell’Olio di Oliva
(Fondazione per l’olivo34) ha predisposto un Sistema di Informazione sui Prezzi
284
alla produzione per l’olio di oliva, che con la denominazione POOLred35 si incarica della raccolta, elaborazione e divulgazione dei dati, mettendo così a disposizione di produttori ed operatori commerciali un’informazione affidabile, rapida e
gratuita su prezzi ed altri aspetti commerciali legati agli scambi di olio di oliva.
Per prezzi alla produzione si intendono i valori registrati nelle operazioni di
vendita realizzate nelle zone di produzione. Si tratta di quotazioni senza spese
di assicurazione o trasporto, generati a partire dal momento dell’uscita della
merce dal magazzino del venditore. Per operazione si intende l’impegno formale di acquisto-vendita dell’olio documentato da un contratto, pre-contratto o dal
versamento di una caparra o di un anticipo. Per ogni operazione si riportano dati sulla qualità, sulla quantità, sui tempi e sui modi di pagamento e ritiro.
Le imprese che volontariamente decidano di aderire a questo sistema di raccolta
dei dati devono accettare le condizioni stabilite in un accordo e impegnarsi a fornire
in tempo reale le informazioni relative alle operazioni di vendita mediante la connessione al sito web del sistema. L’impresa dovrà realizzare almeno una connessione alla settimana e comunicare, in caso, anche l’inesistenza di transazioni.
La Fondazione per l’olivo garantisce la totale ed assoluta riservatezza sui
dati comunicati dalle imprese che aderiscono al sistema poiché sono oggetto di
trattamento e diffusione unicamente i dati sui prezzi e altre caratteristiche tecniche delle transazioni.
Le informazioni così raccolte si registrano sia come dati ad accesso ristretto
ed esclusivo delle imprese collaboratrici, che come dati ad accesso pubblico:
a) dati ad accesso ristretto:
- operazioni realizzate dalle imprese che aderiscono e relativi dettagli: quantità, qualità, prezzo di vendita, anticipo, data di vendita, data di pagamento,
prezzo attualizzato;
- giacenze di magazzino per ogni impresa e per tutte le imprese integrate nel
sistema;
- operazioni registrate dal Sistema con possibilità di interrogazione per area
geografica, qualità e periodo;
- bilancio di magazzino, con possibilità di interrogazione per area geografica, grado di acidità e periodo;
- quantità prodotte;
- livello dei prezzi, con possibilità di interrogazione per area geografica e periodo;
- grafici dei prezzi;
b) dati ad accesso pubblico:
- prezzi aggiornati secondo l’area geografica, il periodo e la qualità;
- grafico dell’evoluzione dei prezzi secondo l’area geografica, il periodo e
la qualità del prodotto;
- grafico di densità dei prezzi secondo l’area geografica, il periodo e la qualità del prodotto;
- informazioni di carattere generale sul sistema.
285
Il sistema raccoglie dati su quattro categorie differenti di olio: vergine extra; vergine da imbottigliare che include l’olio fino o corrente; vergine raffinabile di base 1º (lampante); olio di seconda spremitura (olio ottenuto mediante la centrifugazione della sansa umida proveniente dai sistemi bi-fase a
ciclo continuo).
Le quantità riportate per ogni giornata rispecchiano la somma delle quantità
vendute e registrate dal sistema tra la data di consultazione e le 6 giornate precedenti, per ogni qualità di olio. I prezzi medi di ogni giorno rappresentano la media dei valori di tutte le operazioni realizzate tra la data di consultazione e le 6
giornate precedenti, per ogni qualità di olio. I prezzi di ogni operazione vengono
ponderati per la corrispondente quantità commercializzata (per esempio una
transazione di 500 tonnellate influisce cinque volte più sul prezzo medio di una
transazione di 100 tonnellate). I valori esposti rappresentano i prezzi in contanti.
Le operazioni realizzate a termine vengono aggiornate, scontando dal prezzo una
determinata quantità in funzione del tasso di interesse vigente e la data di riscossione. La tabella 8.12 riporta la scheda tecnica del Sistema POOLred.
Tabella 8.12 - Scheda tecnica del sistema POOLred
Ambito geografico
Spagna
Entità aderite
475
Ricezione dell’informazione
Giornaliera
Operazioni realizzate (fino al 28/06/2006)
Volume del prodotto scambiato (fino al 28/06/2006)
Valore del prodotto scambiato (fino al 28/06/2006)
Data d’inizio della raccolta dell’informazione
30.025
3.646.031 tonnellate
7.900 milioni di euro
1 dicembre 1996
Fonte: Fondazione per l’olivo, Sistema POOLred, 2006.
Infine, il sistema consente di elaborare due indici di riferimento: “iPOOL
Spagna”, e “iPOOL VL1”. L’Indice Nazionale di Riferimento dei Prezzi in
Origine dell’Olio di Oliva (“iPOOL Spagna”) è quello ottenuto mediante il calcolo della media mobile ponderata per volume negoziato dei prezzi attualizzati,
espressi in centesimi di euro, di tutte le operazioni di compravendita di olio sfuso provenienti dal territorio spagnolo e registrate nell’ultima settimana dal Sistema per le categorie Olio di Oliva Vergine Extra, Olio di Oliva Vergine e Olio
di Oliva Lampante.
Invece, l’Indice “iPOOL VL1” è quello ottenuto mediante il calcolo della
media mobile ponderata per volume negoziato dei prezzi attualizzati, espressi
in centesimi di euro, di tutte le operazioni di compravendita di olio di oliva sfuso proveniente dal territorio spagnolo e registrate dal sistema nell’ultima settimana, per la categoria dell’olio di Oliva Lampante.
Oltre a tali dati, bisogna considerare anche quelli divulgati dal MAPA attraverso le sue statistiche “Prezzi percepiti dagli agricoltori ed allevatori”, di cui
accennato nei paragrafi precedenti.
286
1
Le 17 Comunità Autonome costituiscono le unità amministrative o territoriali che, secondo quanto stabilito dalla costituzione dello Stato spagnolo, sono dotate di autonomia
legislativa e competenze esecutive, così come della facoltà di amministrarsi con i propri
rappresentanti (Ndt).
2 Consultabile su: http://www.ine.es/normativa/leyes/plan/legplan.htm. Allo stesso indirizzo possono essere anche consultati i vari Piani statistici delle Comunità Autonome.
3 Anche questi programmi annuali si possono consultare su: http://www.ine.es/normativa/leyes/plan/legplan.htm.
4 Consultabile su: www.mapa.es/es/estadistica/pags/PreciosPercibidos/indicadores/indicadores_precios.ht.
5 MAPA, 2006. “Metodologia dei prezzi percepiti dagli agricoltori e allevatori”.
6 http://www.mercasa.es
7 Consultabile su: http://mapa.es/es/estatistica/pags/PreciosOrigenDestino.
8 “Margini commerciali dei prodotti freschi”. Unità di Analisi e Prospettiva della S.G. di
Pianificazione Economica e Coordinamento Istituzionale. MAPA, 2006.
9 E’stato istituito con il Decreto Reale n.509/2000, che definisce le sue funzioni, determina
la sua composizione e stabilisce le regole di base per il suo funzionamento.
10 Articolo 2 del Decreto Reale n.509/2000, del 14 aprile, con cui si crea l’Osservatorio
dei Prezzi dei prodotti alimentari.
11 Le ZAC sono aree dove si svolge una serie di attività complementari direttamente o indirettamente legate alla commercializzazione dei prodotti che si svolge nelle Unidades
Alimentarias. Nelle ZAC si svolge anche un mercato all’ingrosso parallelo a quello che si
sviluppa nelle Unidades Alimentarias (ndt).
12 Sono consultabili su: http://www.comercio.es.
13 Disponibile in: http://www.juntadeandalucia.es/agriculturaypesca/obsprecios/servlet/FrontController
14 http://enesa.mapa.es
15 Questo è il caso, per esempio, del settore della produzione di api e della produzione cunicola nella Comunità di Valencia, che sono interamente sovvenzionati dalle amministrazioni autonome poiché sono d’interesse del settore agricolo di Valencia ma non sono inclusi nel Piano Nazionale delle SAC.
16 Malgrado la descrizione del mercato riportata in questo paragrafo si riferisca alla generalità dei prodotti ortofrutticoli, essa si considera esaustiva del caso del mercato delle
arance.
17 Con questo termine si indicavano tradizionalmente i granai pubblici dove erano soliti soggiornare i mercanti di cereali. Oggi le alhondigas sono dei centri privati per la
commercializzazione dei prodotti agricoli (soprattutto ortofrutticoli). Le alhondigas,
mercati generalmente locali, sono centri nei quali qualsiasi agricoltore, senza bisogno
di essere associato, può commercializzare i suoi prodotti senza nessun tipo di restrizione in quanto a quantità, qualità, specie o varietà. Le vendite si realizzano in genere attraverso il sistema dell’asta al ribasso, e ciò è giustificato dal carattere deperibile dei
prodotti commercializzati (se l’asta fosse al rialzo, sarebbe più probabile che rimanesse
prodotto invenduto che perderebbe il proprio valore in poco tempo). In genere partecipa un numero ridotto di compratori, e l’agricoltore può fermare l’asta e ritirare il prodotto se non ritiene il prezzo di suo gradimento. I responsabili dell’alhondiga pagano il
produttore al momento del conferimento della merce e assumono il rischio di credito
con il compratore (ndt).
18 Libro bianco dell’agricoltura e lo sviluppo rurale. Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA), 2003.
287
19
Le relazioni commerciali in questa area hanno raggiunto un massimo nel 1997; dopo
tale anno si è registrata una certa diminuzione del commercio intra-europeo di pomodoro
e nei prossimi anni è più che probabile che si verifichi un aumento del commercio extraeuropeo a seguito dell’accordo euro-marocchino che permette l’aumento progressivo delle importazioni di pomodoro (senza dazi e a prezzi di entrata ridotti) fino a raggiungere le
220.000 tonnellate nell’anno 2007 (Pérez e Di Pablo, 2005).
20 L’Olanda opera anche come ri-esportatore del pomodoro spagnolo, importando dalla
Spagna più di 220.000 tonnellate l’anno.
21 Attualmente si è aperto il dibattito tra le OP di pomodoro sulla possibilità di ampliare
le esportazioni spagnole verso gli Usa come strategia imprenditoriale per rispondere a
una certa saturazione dei mercati dell’Ue.
22 Per completezza, bisogna anche menzionare l’esistenza del sistema di produzione del
pomodoro delle isole Canarie con peculiarità specifiche derivate dall’insularità.
23 A seguito del forte incremento di prezzi subiti da determinati prodotti ortofrutticoli freschi nel 2003, il Servizio di Difesa della Concorrenza , nell’ambito delle funzioni che gli
attribuisce la Legge di Difesa della Concorrenza (Legge 16/1989 del 17 luglio), ha iniziato un’analisi con l’obiettivo di identificare le cause economiche di tale andamento dei
prezzi e di identificare eventuali comportamenti contrari alle norme per la concorrenza.
Questa ricerca si è incentrata su un numero limitato di prodotti ( in pratica quelli che sono stati interessati da variazioni anomale dei prezzi durante la primavera e l’estate e che
hanno un peso significativo nel paniere degli acquisti delle famiglie spagnole): tra questi
prodotti si trova il pomodoro.
24 Tra l’altro, attualmente, alcune delle cooperative di produttori stanno cominciando a
realizzare industrie proprie per la produzione del concentrato.
25 Per ottenere un olio di qualità si deve partire dalle olive intere, sane e mature. Da qui
l’importanza che ha la fase della produzione agricola per ottenere un frutto in condizioni
ottime e dal quale possa estrarsi un buon olio. Evidentemente, anche il trattamento subito
dalle olive post-raccolta e durante le fasi di trasformazione determinerà la qualità, oltre
all’immagazzinamento dell’olio.
26 Le principali varietà utilizzate per la produzione dell’olio spagnolo sono le seguenti:
Arbequina, Cornicabra, Empeltre, Hojiblanca, Picual, Blanqueta, Mazanilla Cacereña,
Verdial Di Badajoz e Carrasqueña. L’olio di oliva vergine conta attualmente 20 Denominazioni di Origine (D.O.) in Spagna.
27 Regolamento (CE) nº 756/2002 del 6 maggio del 2002, che modifica il Regolamento nº
2568/91 relativo alle caratteristiche degli oli di oliva e degli oli di sansa e i loro metodi di
analisi. Normativa del Consiglio Oleicolo Internazionale (COI) Res -4/75-IV/96 del 20
novembre del 1996.
28 A livello europeo, la categoria Corrente è inclusa nella categoria Lampante, a partire
da novembre del 2003
29 Nel capitolo sull’Italia, nel paragrafo dedicato all’olio d’oliva, è riportato uin box con
la classificazione merceologica degli oli.
30 Una possibile spiegazione di questo caso particolare potrebbe essere l’assenza di una
quantità sufficiente di olio lampante per soddisfare la domanda dell’industria di raffinazione, vista la buona qualità dell’olio vergine prodotto (UNCTAD, 2006).
31 Regolamento (CE) nº 865/2004 del Consiglio del 29/04/2004.
32 Regolamento (CE) nº 136/66, del 22 settembre del 1966.
33 Alcune stime indicano che la volatilità nei mercati internazionali è superiore al 20%
negli oli lampante e fino (MFAO, 2005).
34 www.oliva.net
35 www.poolred.com
288
9. Stati Uniti
9.1 Le strutture deputate alla raccolta dei prezzi dei prodotti agricoli
li organi preposti alla rilevazione e diffusione dei dati relativi ai prezzi dei
prodotti agricoli negli Stati Uniti sono due agenzie che operano all’interno
del Ministero dell’Agricoltura (United States Department of Agriculture,
USDA) e, precisamente, il Servizio Nazionale per le Statistiche Agricole (National Agricultural Statistic Service, NASS) e il Servizio di Marketing dei Prodotti Agricoli (Agricultural Marketing Service, AMS). Un’altra struttura appartenente all’USDA, il “World Agricultural Outlook Board”, elabora i dati sui
prezzi e li utilizza per il calcolo degli indennizzi da corrispondere agli agricoltori per risarcirli di eventuali perdite subite, secondo quanto previsto dal programma federale delle assicurazioni agricole. Sebbene il NASS e l’AMS operino in maniera autonoma l’uno dall’altro e utilizzino metodologie differenti, entrambi gli organismi perseguono lo stesso obiettivo, cioè fornire agli imprenditori agricoli le informazioni relative ai prezzi di mercato e al loro andamento.
In considerazione del fatto che gli acquirenti di prodotti agricoli sono in numero di gran lunga inferiore a quello dei venditori, essi detengono un vantaggio
intrinseco nella contrattazione dei prezzi (i compratori hanno generalmente una
maggiore conoscenza delle condizioni di mercato).
Sin dalla sua nascita, l’USDA è stato impiegato in attività volte a fornire informazioni sui prezzi, sulle produzioni e sui mercati allo scopo di fornire agli imprenditori agricoli informazioni trasparenti sui prezzi. Nel 1863, l’USDA fondò
una Divisione Statistica. Successivamente, nel 1905, la creazione del Crop Reporting Board dell’USDA (ora denominato Agricultural Statistics Board) costituì
un’altra pietra miliare nello sviluppo di un servizio statistico nazionale per il settore agricolo. Nel 1961, una riforma dell’USDA portò alla creazione del Servizio
di Informazione Statistica (Statistical Reporting Service), oggi noto come National Agricultural Statistics Service (NASS) di cui fa parte l’Agricultural Statistics
Board. I compiti del NASS sono definiti nell’Agricultural Marketing Act del
1946 e in alcune sezioni del Capitolo 7 del U.S. Code (U.S.C.)1.
La prima attività svolta dall’AMS fu l’elaborazione del Servizio Informazioni sui Mercati (Market News Service) realizzata nel 1915. Il primo bollettino
sui mercati comprendeva i prezzi e i flussi commerciali di fragole nella città di
Hammond, Louisiana. Già alla fine del 1915, il Market News Service si occupava di frutta ed ortaggi, per tutto l’arco dell’anno, e contava alcuni uffici nelle
sei principali città, oltre a sette postazioni stagionali presso i punti d’imbarco e
spedizione.
G
289
Anche il ruolo dell’AMS è definito nell’Agricultural Marketing Act del
1946. Oltre a questo, all’AMS è affidata la responsabilità di adempiere le disposizioni del Livestock Mandatory Reporting Act del 1999: raccogliere i prezzi
pagati per l’acquisto del bestiame (contrariamente a quanto avviene per gli altri
prodotti la cui raccolta dei prezzi è fatta su base esclusivamente volontaria).
Sebbene il NASS e l’AMS effettuino entrambi la raccolta dei dati sui prezzi, i
loro ruoli sono piuttosto diversi.
Il ruolo del NASS è, in linea generale, quella di “fornire statistiche tempestive, accurate, ed utili al servizio dell’agricoltura degli Usa. Il NASS è considerata come “la più affidabile, esauriente ed attuale fonte di informazioni sulla
produzione agricola, le risorse, le scorte di cibo degli Usa, e sull’economia e
l’ambiente del paese; un leader riconosciuto che svolge attività di indagine e
studio e raccoglie informazioni nel campo delle statistiche rurali e agricole;
uno standard raggiunto attraverso la costante dimostrazione di una metodologia affidabile, di una utilizzazione efficace delle risorse, e dell’interesse posto
al servizio del cliente; conquistando la fiducia ed il rispetto di coloro che forniscono le informazioni, proteggendo la riservatezza dei dati forniti, minimizzando gli oneri legati all’attività di elaborazione dei dati, e mantenendo un atteggiamento leale nei confronti di tutti garantendo l’accesso alle statistiche ufficiali2”.
Il NASS svolge l’attività di raccolta dei dati facendo uso di strumenti di indagine statistica, realizzando stime campione con proprietà statistiche note (intervalli di confidenza)3. Il NASS fornisce stime sulle rese delle produzioni agricole, sulle superfici messe a coltura, sui prezzi ricevuti (vendita del prodotto) e
pagati (acquisto dei fattori della produzione) dagli agricoltori e, nel corso della
campagna di produzione, sullo stato di avanzamento delle colture e dei raccolti.
Il NASS elabora anche, ove possibile, delle stime sulle produzioni e sulle rese,
a livello di contea. Le stime sui prezzi ricevuti e l’andamento delle produzioni
sono analizzate a livello di singolo stato. I prezzi pagati dagli agricoltori sono
riportati a livello di stato e di regione.
Il NASS divulga i propri dati attraverso rapporti mensili e annuali e gestisce
uno dei migliori siti web al mondo dove è possibile reperire dati4. Sin dal 1960
il NASS pubblica il proprio Annual Summary of Agricultural Prices5 e divulga
stime mensili dei prezzi ricevuti dagli imprenditori agricoli per i principali prodotti agricoli6.
Il personale del NASS utilizza una combinazione di indagini svolte per posta e/o telefono intervistando imprenditori agricoli e/o acquirenti, al fine di ottenere una stima dei prezzi alla produzione. Per quanto riguarda frutta fresca e
secca, i prezzi ricevuti dagli imprenditori agricoli sono valutati sulla base di rilevamenti effettuati dal produttore. Per ciò che concerne il bestiame, il mais e
i semi oleosi, i prezzi ricevuti sono frutto di rilevazioni fatte sia dagli imprenditori agricoli che dagli acquirenti. I metodi e la frequenza con cui tali rilevamenti sono effettuati variano in base al tipo di prodotto.
La maggior parte dei dati del NASS è raccolta sotto la supervisione dei 47
290
Uffici Statistici di Stato (State Statistical Offices). La decentralizzazione delle
attività di raccolta delle informazioni consente una maggiore specializzazione
degli uffici statali e permette al personale del NASS di Washington di concentrarsi sullo sviluppo dei sistemi di rilevamento, sull’analisi statistica di qualità e
sulle operazioni di verifica dei dati.
Invece, l’AMS raccoglie i dati sui prezzi attraverso il proprio Market News
Service, principalmente allo scopo di facilitare (e uniformare) il flusso informazioni su offerta, domanda e prezzi per venditori ed acquirenti. L’AMS raccoglie
queste informazioni attraverso una combinazione di interviste effettuate telefonicamente o personalmente, eseguite da esperti di mercato assunti, congiuntamente, dall’USDA e dalle agenzie di Stato. Per quanto riguarda il settore zootecnico, in particolare, gli acquirenti di bestiame sono tenuti a compilare dei
moduli in cui riportano i prezzi pagati: tali moduli vengono inviati in seguito
all’AMS.
I rapporti sui mercati ortofrutticoli (Fruit and Vegetable Market News) consentono uno scambio di informazioni tra produttori, intermediari, grossisti e altri operatori sulle dinamiche di mercato, sull’offerta e sui prezzi reali relativi
alla produzione di oltre 400 tipi tra ortofrutta fresca, frutta in guscio, piante ornamentali e altri prodotti. Data l’alta deperibilità dell’ortofrutta fresca, i prezzi
e le quantità offerte fluttuano rapidamente di giorno in giorno, e persino di ora
in ora. Pertanto, i rapporti potrebbero essere elaborati anche più di una volta al
giorno. I rapporti finali, che riguardano la frutta e gli ortaggi, sono pubblicati
quotidianamente sulla base delle informazioni raccolte presso le 15 principali
città statunitensi e comprendono informazioni sui prezzi relative alla merce
commercializzata a livello di mercato locale all’ingrosso7.
Per quanto riguarda i cereali ed i semi oleosi, l’AMS e il personale che opera nei singoli stati effettuano delle visite giornaliere presso gli acquirenti di cereali nei principali stati di produzione e riportano l’andamento giornaliero dei
prezzi e gli intervalli di variazione. Un esempio di questa indagine è fornito nel
Box 9.1. Questi rapporti sono disponibili sul sito web oppure trasmessi via fax
agli utenti abbonati. Per quanto riguarda il bestiame, l’AMS elabora rapporti
giornalieri sull’andamento dei prezzi di vari animali quali: equini, ovini, suini e
caprini8.
Sorprendentemente, l’AMS non mette agevolmente a disposizione del pubblico i dati relativi alle serie storiche dei prezzi. Ciò è in contrasto con quanto
avviene per i dati del NASS che sono, invece, disponibili senza alcuna difficoltà. La ragione alla base di tale diversità è da ricercarsi nei diversi incarichi conferiti ai due istituti. L’AMS ha l’obiettivo di incrementare il livello di informazioni sul mercato corrente a beneficio degli imprenditori agricoli al fine di consentire un calcolo aggiornato dei prezzi dei prodotti. In realtà, la maggior parte
degli imprenditori agricoli non è interessata a sapere il prezzo che hanno ricevuto per un determinato prodotto nel triennio precedente. Oltre a ciò, le valutazioni dei prezzi dell’AMS non sono fatte con l’obiettivo di essere statisticamente valide, così come accade invece per le stime elaborate dal NASS, ma vengo-
291
Box 9.1 - Andamento giornaliero dei prezzi rilevato dall’AMS sul mercato dei cereali della regione
occidentale del Kansas (26/5/2006)
Variazioni rispetto a giovedì:
• Frumento, in aumento di 7-8, (aumento prevalente: 7);
• Mais in aumento costante di 1;
• Sorgo, in aumento costante di 2;
• Soia in diminuzione di 1-2.
Offerte di venerdì, a chiusura silos:
n° 1
n° 2
n° 2
Frumento HRW
Mais giallo Sorgo giallo
Dodge City
4,7
2,39
3,68
Colby
4,74
2,32
3,73
Garden City
4,7
2,41
3,68
Goodland
4,66
2,16
Protection
4,69
2,31
3,46
Scott City
4,70 - 4,71
2,39 - 2,40
3,66
Sublette
4,7
2,39 - 2,43
3,64 - 3,70
Syracuse
4,68
2,39 - 2,40
3,73
Ulysses
4,68
2,41
3,77
Goodland
Miglio A pronti - 5,00 (nuovo raccolto)
n° 2
Soia gialla
4,97
4,97
4,96
N° 1
Girasole
A pronti 9,00
A pronti 8,60 - 9,25
4,97
4,96 - 4,98
4,96 - 4,97
5,03
A pronti 8,00
NB: per mercato a pronti (spot market) si intende il mercato fisico dove avvengono effettivamente gli scambi.
no sviluppate essenzialmente con lo scopo di trasmettere alle parti interessate
informazioni sullo stato attuale del mercato.
L’AMS è anche responsabile della gestione dei servizi ispettivi e di classificazione merceologica: infatti, un’efficiente rilevazione di prezzi di prodotti
agricoli differenti richiede una terminologia o dei parametri comuni. I rapporti
di mercato dell’AMS indicano, pertanto, prezzi che corrispondono a determinati livelli o standard di qualità. Per esempio, il rapporto sul mercato dei cereali
della regione occidentale del Kansas (Box 9.1) riporta i prezzi in base alla classificazione di qualità del prodotto: sono riportati i valori del mais giallo classificato come n. 2 e del frumento “Hard red” (HRW) n.1; gli agricoltori evidentemente conoscono le caratteristiche del livello di qualità del prodotto a cui si riferiscono questi prezzi. In genere, inoltre, le quotazioni relative agli altri livelli
di qualità vengono calcolati come deviazione dal prezzo standard di riferimento. Nel caso di prodotti meno omogenei o di aree in cui si produce più di una
varietà, l’AMS riporta i prezzi per le diverse varietà. In alcuni stati, ad esempio, si produce sia il frumento duro che il frumento “Hard red spring”: l’AMS
registra il prezzo di entrambi i prodotti.
Nel caso dei prodotti frutticoli, le quotazioni sono spesso rilevate e registrate per classe di dimensione (calibro/pezzatura), come nell’esempio riportato nel
Box 9.2.
292
Box 9.2 - I prezzi delle susine sul mercato finale di Atlanta (registrati in data 14/8/2006)
Prezzo ($/cassetta)
16,50 – 17,00
15,50 – 16,00
14,50 – 15,00
14,00 – 14,50
Area di provenienza
CALIFORNIA
CALIFORNIA
CALIFORNIA
CALIFORNIA
Numero di frutti per cassetta
60
70
80
90
9.1.1 Risorse utilizzate per la raccolta dei dati
Le attività di NASS e AMS sono finanziate dai fondi del Congresso. Circa il
20% delle spese del NASS sono legate direttamente alla raccolta dei prezzi,
mentre il resto è impiegato sia nella raccolta dei dati sulle produzioni che in attività amministrative e di supporto.
Le professionalità di gran lunga più diffuse nel NASS sono tre: “statistica per
l’agricoltura”, “statistica matematica” e “informatica”. I requisiti minimi per un
collaboratore che si deve occupare di “statistica per l’agricoltura” comprendono
la laurea (Bachelor degree) conseguita con un piano di studi almeno di 15 crediti
di matematica e statistica (minimo 6 dei quali devono essere in statistica) e 9 crediti in discipline delle scienze fisiche o sociali. Inoltre, è auspicabile che gli aspiranti abbiano anche una certa esperienza professionale nel settore agricolo. I requisiti minimi per uno “statistico matematico” comprendono la laurea (Bachelor
degree); inoltre, è auspicabile che gli aspiranti abbiano anche conseguito un Master (Master of Science) in matematica o statistica. I requisiti minimi per un “informatico” comprendono la laurea (Bachelor degree), oppure un’esperienza professionale in una specialità informatica di difficile reperimento.
La maggior parte del lavoro di rilevazione dei prezzi dell’AMS è svolto da
analisti di mercato, sia per il settore ortofrutta che per quello zootecnico. I requisiti professionali richiesti ad un analista che si occupa del mercato zootecnico nell’AMS sono legati all’esperienza maturata nell’analisi dei mercati zootecnici sviluppata nell’elaborazione di documenti di mercato, articoli su riviste per
il commercio o simili pubblicazioni (deve essere posseduta una conoscenza dei
mercati, della classificazione dei prodotti, dei prezzi e degli altri fattori compresi nelle attività di raccolta e diffusione dei dati sul commercio zootecnico).
Per quanto riguarda i titoli, gli aspiranti devono aver completato con successo
un ciclo di studi post-lauream (graduate level) di 3 anni, o possedere un Dottorato di ricerca (o un titolo equivalente), purché gli studi svolti forniscano le conoscenze e le capacità richieste per lo svolgimento del lavoro richiesto (scienze
delle produzioni animali o scienze agrarie).
9.1.2 Legami tra l’attività di raccolta dei prezzi e le assicurazioni agricole
Le attività di raccolta dei prezzi svolte da NASS e AMS hanno un limitato
impatto diretto sul sistema delle assicurazioni agricole: le due principali polizze
293
assicurative stipulate negli Usa coprono le perdite sulle rese o i mancati ricavi.
La copertura assicurativa che un agricoltore può acquistare con una polizza
sulle rese ammonta ad una determinata percentuale della resa (fino all’85%) - che
scaturisce dalla media dei precedenti raccolti di quel produttore - moltiplicata per
un certo prezzo. Il prezzo che viene utilizzato per la stima di questo valore equivale al dato centrale nell’intervallo di previsione di fine autunno del prezzo medio di campagna per il raccolto dell’anno successivo (cioè, il prezzo medio di
campagna della coltura che si intende assicurare). La previsione viene elaborata
dal World Agricultural Outlook Board dell’USDA. Per stabilire se una perdita coperta da assicurazione si verifica dopo il raccolto, lo stesso prezzo è utilizzato per
valutare il prodotto raccolto. Queste previsioni si ottengono applicando modelli
di domanda ed offerta. Per le coltivazioni per le quali non esistono previsioni, come nel caso di frutta e ortaggi, i prezzi utilizzati per determinare danni e mancati
ricavi sono genericamente basati sulla media dei prezzi dell’anno più recente.
L’assicurazione sui ricavi è disponibile esclusivamente per quelle colture
per cui si dispone di prezzi determinati in sede di Borsa Merci. Tra queste sono
compresi il mais, il grano, l’orzo, il colza, la soia, il cotone, il riso e il sorgo da
granella. I prezzi utilizzati per determinare le garanzie assicurative si basano
sulle quotazioni futures vigenti al momento (o due settimane prima) dell’acquisto della polizza assicurativa. I valori utilizzati per la determinazione del prezzo
per contratti con scadenza prossima al periodo di raccolta sono le quotazioni
dei futures. Per questo motivo, i prodotti coperti da assicurazione sui ricavi non
fanno uso né dei prezzi NASS né di quelli AMS.
L’unico caso in cui i prezzi raccolti sono utilizzati nell’ambito delle assicurazioni agricole, è quello delle coperture sulle produzioni zootecniche. Il meccanismo di “Copertura dei rischi zootecnici” (Livestock Risk Protection) usa la
media dei dati storici dei prezzi riportati dall’AMS per rettificare i prezzi previsti e i prezzi reali. Ad esempio, l’andamento dei prezzi AMS dei suini nell’Iowa
e del Minnesota Meridionale è utilizzato per correggere i prezzi dei futures sul
suino magro praticati alla Chicago Mercantile Exchange (CME). Allo stesso
modo, per rettificare i prezzi di futures derivanti dal Chicago Board of Trade
(CBOT) e dalla CME, l’assicurazione sul “Margine lordo di allevamento” (Livestock Gross Margin) fa uso delle medie mensili dei dati storici dei prezzi
NASS, a livello di Stato, relativi a mais, bovini da carne e suini. L’uso dei prezzi dell’AMS e del NASS per entrambi questi prodotti assicurativi è limitato a
operazioni di rettifica e aggiustamento della “base” (differenza fra quotazioni
del mercato fisico e quotazioni futures).
9.2 I prodotti esaminati
I cinque paragrafi che seguono forniscono un’analisi dettagliata dei mercati
e delle attività di raccolta dei prezzi riguardanti cinque prodotti agricoli: mais,
bovini, arance, mele e patate. Questi cinque prodotti sono stati selezionati per
294
essere sottoposti ad uno studio particolareggiato in quanto le loro caratteristiche
differiscono tanto da renderli rappresentativi dell’intero settore agricolo statunitense: il mais, infatti, è ampiamente negoziato in ambito CBOT; le mele rappresentano un tipo di frutta conservabile in magazzino, coltivato in numerose regioni con una vasta gamma varietale; le arance sono un tipo di frutta più specifica di una singola stagione rispetto alle mele, e sono geograficamente concentrate in California e Florida; i bovini rappresentano un prodotto animale i cui
mercati (e prezzi) sono notevolmente integrati nello spazio e le attività di raccolta dei prezzi sono regolate da uno statuto Federale; le patate, infine, costituiscono un prodotto che non è presente in ambito di Borsa Merci ma che è stato,
ciò nonostante, inserito nelle coperture assicurative previste nell’ambito dei
programmi a tutela dei ricavi.
Ciascun paragrafo è strutturato nel modo seguente: dopo una descrizione
delle principali caratteristiche del prodotto (distribuzione geografica della produzione, principali indicatori di domanda e offerta, specifiche commerciali e
struttura del mercato), si è proceduto con la sua classificazione in termini di
specifiche tecniche e standard di qualità, con l’identificazione delle caratteristiche commerciali ed eventuali classificazioni speciali per le transazioni elettroniche. La terza parte si concentra sulla descrizione della struttura del mercato:
analisi di filiera, descrizione dei canali di distribuzione e del grado di competitività del mercato, esame del peso in relazione al mercato nazionale e internazionale, studio dei rapporti con la catena di trasformazione e l’industria alimentare. Infine, sono riportate considerazioni circa il metodo di formazione dei
prezzi e sull’importanza della produzione a contratto per ciascun prodotto.
9.2.1 Il Mais
Quadro di sintesi sulla raccolta dei prezzi del mais
Il mais si vende e si acquista su mercati quasi perfettamente competitivi. Il
prezzo di riferimento per gli Usa è il prezzo dei futures sul CBOT, che costituisce tra l’altro il prezzo di riferimento a livello mondiale. Il NASS elabora rapporti sui prezzi medi mensili a livello di singolo stato e a livello federale, attraverso elaborazioni mensili sui dati provenienti dai punti di acquisto del mais.
Queste stime dei prezzi mensili medi sono diffuse mensilmente e divulgate attraverso il sito web del NASS oppure attraverso l’invio di e-mail gratuite agli
iscritti. L’AMS effettua quotidianamente la raccolta dei prezzi e pubblica i
prezzi medi giornalieri suddivisi per regione, in ciascuno stato. I prezzi pubblicati rappresentano, semplicemente, la media non ponderata dei prezzi giornalieri pagati dai punti di acquisto monitorati. I rapporti sui prezzi dell’AMS sono
disponibili sul sito web ed inviati via fax, o per e-mail, ai soggetti interessati.
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La coltivazione di mais, con 33,1 milioni di ettari, rappresenta il prodotto
maggiormente coltivato. La figura 9.1 mostra che la maggior parte del mais sta-
295
tunitense è coltivato nello stato del Midwest settentrionale, in una regione comunemente definita Corn Belt. Gli Stati Uniti hanno rappresentato, nel 2005, il
principale produttore di mais mondiale (41% della produzione mondiale). Agli
Stati Uniti viene attribuito generalmente il 60% del totale delle esportazioni
Figura 9.1 - Superficie destinata a mais negli Stati Uniti, 2005
Fonte: Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service.
Grafico 9.1 - Destinazione d’uso prevista per il mais statunitense nel 2005
Espotazioni
16,9%
Alimentazione
Umana
7,6%
Alimentazione
zootecnica
56%
Sementi
0,2%
HFCS
4,9%
Carburante
14,4%
Fonte: Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service.
296
mondiali di mais. Il grafico 9.1 indica le diverse utilizzazioni del mais previste
per la campagna di commercializzazione 2005/06.
L’uso prevalente è rappresentato dall’alimentazione zootecnica: il mais è, infatti, il principale componente della razione giornaliera per suini, vacche da latte e
bovini da ingrasso. Esso rappresenta altresì un importante elemento nell’alimentazione del pollame. Le esportazioni hanno rappresentato da sempre il secondo principale canale di mercato ma si prevede, per il 2006, una crescita della domanda interna per la produzione di etanolo. L’uso per alimentazione umana e come sostanza dolcificante è stabile e valutato attorno ad una percentuale pari al 12-13%.
La classificazione merceologica
Il mais rappresenta un prodotto versatile: può essere utilizzato per l’alimentazione zootecnica, trasformato in un’ampia varietà di prodotti, come avviene
nella preparazione di sostanze plastiche e può essere conservato per molti anni.
La semina del mais avviene, solitamente, nel periodo che va dalla fine di aprile
alla metà di maggio. La raccolta ha inizio verso la fine di settembre e si conclu-
Tabella 9.1 - Classificazione merceologica del mais
Classe
U.S. n. 1
U.S. n. 2
U.S. n. 3
U.S. n. 4
U.S. n. 5
Mais
commerciale
Peso minimo
per staio10
(libbre11)
56,0
54,0
52,0
49,0
46,0
Totale
(%)
3,0
5,0
7,0
10,0
15,0
Valori massimi di cariossidi danneggiate
Cariossidi danneggiate
Cariossidi rotte
dal calore
e impurità
(%)
(%)
0,1
2,0
0,2
3,0
0,5
4,0
1,0
5,0
3,0
7,0
In questa classe rientra il prodotto che abbia una (o più) delle seguenti caratteristiche
a) non soddisfa i requisiti previsti per le varietà U.S. n. 1, 2, 3, 4, o 5;
b) in un campione di 1.000 grammi sono presenti: pietre in numero pari o superiore ad 8 o
che abbiano un peso complessivo superiore allo 0,20% del peso del campione; pezzi di vetro
in numero pari o superiore a 2; semi di Crotalaria (Crotalaria ssp.) in numero pari o superiore
a 3; semi di ricino (Ricinus communis) in numero pari o superiore a 2; semi di “Strappa-lana” (Cockleburs) in numero pari o superiore a 8; sostanze sconosciute o impurità in misura
pari o superiore a 4, oppure sostanze comunemente riconosciute come tossiche o nocive, o
impurità di origine animale superiore allo 0,20%;
c) abbia un odore stantio, acido, o sgradevole dal punto di vista commerciale;
d) sia caldo o sia comunque chiaramente riconoscibile come di bassa qualità.
de agli inizi di novembre. La tabella 9.1 riporta i parametri di classificazione
utilizzati per il mais statunitense.
La descrizione del mercato
Tradizionalmente i produttori di mais vendono il loro raccolto ad un’azienda locale che possiede un silo, solitamente ubicato lungo una linea ferro-
297
viaria. Il silo provvede ad essiccare il mais (se necessario) e a raccogliere il
prodotto di diversi agricoltori in modo da formare una partita omogenea che
viene poi caricata su vagoni ferroviari per il trasporto e la consegna ai terminal
per l’esportazione, alle industrie mangimistiche locali, o ad altri impianti di trasformazione nazionali. In genere, gli agricoltori trasportano il mais direttamente al silo, utilizzando carri per trasporto di cereali di dimensioni relativamente
piccole. Le aziende che dispongono di un luogo di stoccaggio interno all’azienda, subito dopo il raccolto, trasportano il mais dal magazzino al silo.
Questa forma tradizionale di commercializzazione del mais sta rapidamente
diventando obsoleta. Attualmente, una crescente quantità di mais viene consegnata direttamente dalle aziende ai consumatori finali senza il passaggio attraverso il silo locale. Tale cambiamento può essere ascritto al fatto che, aumentando le dimensioni delle aziende agricole, queste hanno ritenuto vantaggioso e
conveniente investire nell’acquisto di veicoli di grandi dimensioni da utilizzare
per la distribuzione e la consegna dei cereali con una capienza che si avvicina a
25 tonnellate. Dunque, gli agricoltori consegnano direttamente alle industrie
mangimistiche, ai grandi mercati all’ingrosso collocati lungo il Mississippi, ad
aziende regionali che posseggono grandi silos, ad impianti per la produzione di
etanolo e ad altre aziende specializzate nella trasformazione del mais. Sono
progressivamente scomparsi i piccoli mercati locali.
Il grado di competitività di questo mercato, già elevato, è così ulteriormente aumentato: salvo limitate eccezioni (aree in cui è presente un solo acquirente) i produttori di mais si trovano probabilmente a fronteggiare un mercato quasi perfettamente competitivo (probabilmente con il più alto livello di
concorrenzialità che si può riscontrare nel settore agricolo). Il livello di competitività è elevato non soltanto grazie alla crescente abilità degli agricoltori
nel trasporto del mais, ma anche per la crescente eterogeneità degli acquirenti: quelli internazionali, ad esempio, devono competere con gli impianti nazionali di produzione di etanolo, con le industrie di produzione dei mangimi,
con gli impianti di trasformazione alimentare e con i produttori nazionali di
sostanze dolcificanti. Tra l’altro, la domanda di mais statunitense è in fase di
espansione.
La formazione del prezzo
I prezzi del mais Usa si formano a livello mondiale e a livello locale. In
considerazione dell’elevata quantità destinata all’export, è generalmente riconosciuto che il prezzo mondiale del mais si avvicina per lo più al prezzo FOB
del mais praticato a New Orleans. In realtà, il mais sarà consegnato a New
Orleans soltanto se il prezzo spuntato in questa città, al netto delle spese di
trasporto, uguaglia il prezzo pagato da un impianto nazionale per la produzione di mangime o di etanolo. La presenza diffusa di questo prodotto sui mercati Usa e sul mercato internazionale è la premessa per un efficiente meccanismo di determinazione del prezzo: tale meccanismo si identifica con il mercato dei futures del mais sul CBOT. Infatti, tutte le partite di mais Usa sono
298
quotate in relazione ai prezzi del CBOT ed i prezzi mondiali si formano di
fatto su base CBOT.
Naturalmente, i prezzi si formano anche a livello locale, sulla base delle
condizioni locali di domanda e offerta, anche se i prezzi locali sono quotati in
relazione al prezzo CBOT. Considerata la natura competitiva dei mercati statunitensi, le zone con produzione eccedentaria di mais dovranno fare i conti con i
costi di trasporto del mais fino a località fuori regione; invece, nelle zone con
deficit produttivo i prezzi rifletteranno il costo del trasporto verso località all’interno della regione. I prezzi del mais nella North Carolina (una zona a produzione deficitaria) saranno, pertanto, superiori ai prezzi CBOT (base positiva),
mentre il prezzo praticato nello Iowa (una zona a produzione eccedentaria) sarà
inferiore ai prezzi CBOT (base negativa). I prezzi del mais nella North Carolina
sono, pertanto, in media, più alti di 0,50 dollari/staio rispetto ai prezzi dello Iowa. Tale differenza nei prezzi riflette esattamente il costo del trasporto del mais
dall’Iowa al North Carolina.
Gli aspetti contrattuali
Sebbene non vi siano statistiche certe a disposizione, è presumibile che
più del 90% del mais statunitense sia coltivato senz’alcun contratto di produzione. I contratti esistono prevalentemente per mais speciale, tra cui le varietà alimentari dello stesso. Come riportato nel grafico 9.1, solo il 7,6% del
mais prodotto negli Usa è utilizzato a fini alimentari. I contratti sono utilizzati dai principali trasformatori di prodotto per l’approvvigionamento di
mais alimentare, di varietà bianco e giallo (per spuntini e merende) e ceroso
(per condimenti d’insalate). Le clausole contrattuali solitamente indicano la
varietà di mais, il luogo della consegna, i trattamenti chimici subiti dal prodotto, gli standard minimi di qualità, e gli incentivi sul prezzo (price premiums).
Benché la maggior parte del mais sia coltivata senz’alcun contratto di produzione, molti imprenditori agricoli vendono preventivamente i propri raccolti
sia attraverso contratti futures sul CBOT che attraverso dei contratti a termine
con un acquirente locale, per la consegna del proprio raccolto. Oltre a ciò, molti
produttori acquistano delle opzioni di vendita sul CBOT al fine di proteggere il
prezzo del proprio raccolto. E tra gli imprenditori agricoli che vendono anticipatamente il proprio raccolto, per poter godere di significativi incrementi del
prezzo del mais, alcuni acquistano delle opzioni con prezzo molto più alto delle
quotazioni correnti.
Le strutture responsabili della rilevazione dei prezzi alla produzione
Le strutture preposte allo stoccaggio del prodotto sono: i silos locali, i silos regionali, le aziende mangimistiche, gli impianti per la produzione di etanolo e le industrie di trasformazione alimentare. I prezzi pagati da questi soggetti determinano la formazione del prezzo del mais alla produzione (farmgate price)12. Pertanto, ha una sua logica il fatto che l’AMS ed il NASS con-
299
centrino la propria attività di raccolta dei prezzi sul monitoraggio dei punti di
acquisto.
L’attività di raccolta dei prezzi per il NASS è svolta, in realtà, dagli State
Statistical Offices, negli stati in cui si ha realmente produzione di mais. Il personale che opera presso questi uffici è finanziato, congiuntamente, dal governo
Federale e dai governi dei singoli stati. Gli uffici di ciascuno stato forniscono
una stima “raccomandata” agli uffici centrali del NASS con sede a Washington.
Gli esperti nazionali di statistica, quindi, elaborano le valutazioni finali e, secondo un calendario programmato, rendono pubbliche le stime ufficiali, sia nazionali che statali.
Il NASS effettua la raccolta dei prezzi del mais su base mensile (Price Received survey). I prezzi sono diffusi mensilmente e disponibili sul sito web13.
Per quanto riguarda il mais e gli altri cereali, l’analisi dei Price Received, condotto da parte del Servizio Nazionale per le Statistiche agricole, è utilizzato anche per calcolare la quantità di cereali commercializzata (ricevuta dagli acquirenti) in un mese. Attraverso tale analisi si calcola la quantità totale acquistata e
l’importo totale versato per ciascuna categoria di merce, per l’intero mese precedente, oltre al prezzo corrente di metà mese.
I dati raccolti sono sottoposti a successive elaborazioni al fine di ottenere:
valori medi mensili per ogni Stato (prezzo medio ponderato per quantità consegnata pagato da ciascun punto di acquisto nello Stato); un prezzo medio
mensile nazionale (media ponderata per quantità consegnata in ogni Stato)
dei prezzi mensili dei singoli stati; prezzo medio di campagna che, per quanto
riguarda il mais, è pari alla media ponderata dei prezzi medi mensili nazionali
con pesi dati dalla quota totale di mais consegnata in ciascun mese. Le stime
del prezzo medio mensile sono diffuse mensilmente e divulgate attraverso il
sito web del NASS oppure attraverso l’invio gratuito di e-mail agli abbonati.
I prezzi del mais sono raccolti sulla base di un’indagine campione nei principali punti di acquisto14. Il primo contatto con un’azienda inserita nel campione avviene generalmente attraverso un colloquio/intervista personale, durante il
quale si fornisce una spiegazione all’intervistato circa il programma di raccolta
dei prezzi condotto dal NASS. Dopo tale intervista si spediscono dei questionari oppure si raccolgono i dati necessari per telefono. In base alla necessità, si
effettuano ulteriori visite o telefonate allo scopo di ottenere le risposte e di risolvere ogni eventuale difficoltà legate alla rilevazione dei dati. Gli strumenti
utilizzati per la raccolta dei prezzi sono dunque le visite effettuate di persona, i
questionari cartacei e il telefono.
L’AMS utilizza corrispondenti dai mercati per contattare, quotidianamente,
i punti di acquisto per la determinazione dei prezzi; in tal modo rileva la media
delle quotazioni ed elabora dei rapporti giornalieri anche su base regionale. L’analisi giornaliera dei prezzi è inviata quotidianamente agli abbonati via fax o
per e-mail e pubblicata sul sito web dell’AMS15, che, però, non mette a disposizione del pubblico le serie storiche dei prezzi che possono essere però fornite
su richiesta anche se l’archivio dell’AMS è piuttosto ridotto, limitandosi a dati
300
risalenti solo ai cinque anni precedenti. La ragione che sta alla base della mancanza di un archivio storico è dovuta al fatto che l’AMS non considera prioritaria la diffusione di dati storici per l’elaborazione delle statistiche di mercato,
fornendo, piuttosto, alle parti interessate notizie attuali su quanto avviene sui
mercati del mais.
9.2.2 Le mele
Quadro di sintesi sulla raccolta dei prezzi delle mele
Le mele destinate al mercato del prodotto fresco sono vendute direttamente
dai coltivatori/commercianti ai grandi dettaglianti, alle aziende operanti nel settore dei servizi alimentari oppure a grossisti. Sebbene vi siano numerosi acquirenti ed altrettanti venditori di mele - fatto questo che dovrebbe portare ad una
situazione di mercato piuttosto concorrenziale - vi è la prova che una maggiore
concentrazione di buyer consente ai dettaglianti di approvvigionarsi di mele a
prezzi inferiori di quelli che potrebbero prevalere in caso di condizioni di mercato perfettamente concorrenziale.
Il prezzo alla produzione è rappresentato dal prezzo FOB franco magazzino
(strutture spesso di proprietà dei coltivatori di mele). Il NASS raccoglie i dati e
stila i relativi rapporti analitici sui prezzi medi mensili statisticamente rappresentativi per i quattro principali Stati produttori di mele e per l’intero territorio
Usa. Per quanto riguarda gli altri Stati, il NASS calcola i prezzi medi stagionali
(alla produzione), sia per le mele destinate al consumo fresco che per quelle da
destinare alla trasformazione. L’AMS raccoglie informazioni sui prezzi giornalieri sia presso i punti di spedizione che presso i principali mercati terminali
ubicati nelle principali aree metropolitane degli Usa. Sia i dati del NASS che
quelli dell’AMS sono oggetto di ampia diffusione sui rispettivi siti web dei due
enti oppure attraverso e-mail inviate ai sottoscrittori interessati.
La struttura del mercato e le le principali caratteristiche del prodotto
Le mele rappresentano il frutto più consumato dagli statunitensi insieme alle arance. La tabella 9.2 indica che la produzione avviene in 30 stati: lo stato di
Washington è di gran lunga il più importante, con una produzione pari a più
della metà del totale della produzione di mele degli Usa. Questo frutto può essere consumato fresco o trasformato in succo e salsa di mele, ma quasi 2/3 delle
mele statunitensi sono consumate fresche: tale forma di consumo è aumentato
in maniera progressiva rispetto agli anni ‘80 e ‘90, quando solo poco più della
metà del prodotto era assorbito dal mercato del fresco. Tale cambiamento è stato stimolato dalle aumentate importazioni di succo di mele concentrato e surgelato, disponibile a basso costo dalla Cina.
Le varietà Red Delicious e Golden Delicious hanno per lungo tempo dominato la produzione di mele, rappresentando insieme il 40% della produzione totale per il 2004; tale valore raggiungeva il 60% nel 1990: per far fronte alla debole domanda interna, infatti, i produttori Usa hanno introdotto in misura cre-
301
Tabella 9.2 - Produzione di mele e pere per Stato (2005)
Stato
Washington
Michigan
California
North Carolina
West Virginia
Idaho
Indiana
New Jersey
Vermont
Massachusetts
Colorado
New Hampshire
Connecticut
Georgia
Kentucky
Produzione
000 t
2.545
373
186
77
40
30
25
20
19
16
13
12
8
6
4
Stato
New York
Pennsylvania
Virginia
Oregon
Ohio
Wisconsin
Illinois
Missouri
Maine
Maryland
Utah
Minnesota
Arizona
Tennessee
South Carolina
Produzione
000 t
523
195
145
59
40
27
23
19
16
14
13
10
6
4
2
Fonte: Fruit and Tree Nuts Outlook/FTS-318/28 settembre 2005.
Economic Research Service, USDA.
scente altre varietà maggiormente richieste dai mercati di esportazione. Pertanto la produzione di varietà come Fuji e Gala è cresciuta considerevolmente negli ultimi 10 anni, ma le esportazioni non sono cresciute altrettanto rapidamente, come atteso, a causa della forte concorrenza da parte della Cina sui mercati
asiatici. La domanda nazionale ha reagito positivamente, tuttavia, alla maggiore
disponibilità di nuove varietà permettendo ai consumi ed ai prezzi di raggiungere buoni livelli sul mercato interno del fresco.
Le importazioni di prodotto fresco hanno fatto registrare aumenti contenuti
nel corso degli ultimi dieci anni: il Cile è attualmente il principale esportatore
di mele verso gli Stati Uniti, seguito dalla Nuova Zelanda e dal Canada. Le importazioni di succo concentrato e congelato di mele sono aumentate costantemente, raggiungendo il livello di 1,3 milioni di tonnellate. Argentina, Cile, Cina, Italia e Germania sono i maggiori esportatori verso gli Stati Uniti.
Per effetto dei continui progressi tecnologici nella conservazione dei prodotti in atmosfera controllata, le mele fresche di buona qualità possono essere
disponibili fino a 6-8 mesi dopo la loro raccolta; tali progressi hanno reso, dunque, questo prodotto un bene semi-conservabile. L’accresciuta conservabilità
comporta un minore vantaggio concorrenziale per i fornitori di mele dell’Emisfero Meridionale sui mercati statunitensi del fresco. La semi-immagazzinabilità implica altresì che i fornitori di mele hanno, in qualsiasi momento, la possibilità di non vendere, fatto questo che aumenta notevolmente, nel breve periodo, l’elasticità dell’offerta.
302
La classificazione merceologica
Le mele sono classificate nelle seguenti categorie: “Extra Fancy”, “Fancy,”
“No. 1”, “No. 1 Hail,” e “Utility”, in ordine decrescente di qualità. Le mele di
varietà “Utility” sono generalmente destinate alla trasformazione. La qualità
della mela è determinata dal colore, dalla quantità di imperfezioni presenti sulla
buccia e dall’uniformità dell’aspetto. Le caratteristiche di qualità sono consultabili sul volume “United States Standards for Grades of Apples” pubblicato
dall’AMS-USDA, Fruit and Vegetable Program, Fresh Products Branch16.
Descrizione del mercato
Come accennato in precedenza, esistono due diverse destinazioni d’uso per
le mele: il mercato del fresco e l’industria di trasformazione. Generalmente,
vengono consumate fresche soltanto quelle mele che ricevono una classificazione superiore a “utility”. I coltivatori sono notevolmente incentivati a commercializzare le proprie mele come “fresche” in quanto il prezzo ricevuto è
considerevolmente più alto (da quattro a cinque volte maggiore) di quello spuntato per il prodotto da trasformazione. Pertanto, il valore per le mele da trasformazione può essere ritenuto di recupero per il prodotto che non soddisfa i requisiti del mercato del fresco. Per tale motivo, in questo contesto viene descritto il mercato del prodotto fresco.
La filiera tradizionale è caratterizzata dalla consegna, da parte dei produttori, del proprio prodotto ad aziende di confezionamento/trasporto che lo vendono a grossisti che, a loro volta, lo vendono a dettaglianti o ad aziende di fornitura di servizi alimentari. La maggior parte delle mele destinate al mercato
del prodotto fresco deve essere consegnata a magazzini di frutta per essere
conservata in frigorifero e quindi eventualmente spedita. Alcuni dei maggiori
coltivatori di mele posseggono strutture proprie di frigo-conservazione; altre
strutture appartengono, invece, congiuntamente a più coltivatori/produttori,
mentre altre ancora possono appartenere a soggetti terzi che non si occupano
della produzione.
Spesso i coltivatori cercano di incrementare il proprio potere contrattuale
vendendo le proprie partite tramite agenzie cooperative di vendita che, generalmente, comprendono sia una struttura privata per l’immagazzinamento che un
deposito di proprietà comune. Le mele sono spedite da questi depositi direttamente a grossi punti di vendita al dettaglio e ad aziende operanti nel settore dei
servizi alimentari, oppure, ancora, ad uno dei seguenti tre tipi di operatori:
grossisti di generi alimentari, grossisti di prodotti specializzati, o grossisti di
servizi alimentari generali. Solo una quantità di mele relativamente ridotta è
oggetto di vendita diretta dai produttori ai consumatori.
A prima vista, si potrebbe pensare che il forte consolidamento dei grandi
punti vendita al dettaglio di generi alimentari e delle aziende operanti nei servizi alimentari abbia determinato condizioni di mercato meno concorrenziale per
i produttori/distributori di mele. Tuttavia, in un recente studio sul potere di
mercato dei venditori al dettaglio di mele, Patterson and Richardson17 hanno
303
constatato che gli aumenti dell’approvvigionamento da un singolo fornitore da
parte di un dettagliante riducono paradossalmente il reale potere di mercato che
costui può esercitare: il fatto che il dettagliante si affidi a quel determinato fornitore per una grande quantità di prodotto lo rende infatti fortemente dipendente dal fornitore stesso e dagli eventuali ritardi nella consegna del prodotto. Allo
stesso modo, i produttori di mele cercano di aumentare il proprio potere commerciale attraverso la costituzione di società cooperative di vendita.
Anche i commercianti cercano di aumentare le proprie quote di mercato penetrando i mercati esteri con livelli diversi di successo. Rispetto alle campagne
di vendita 1999/2000, le esportazioni negli anni 2003/2004 sono diminuite del
25% mentre le importazioni sono cresciute del 15%. Le recenti contrazioni del
valore del dollaro Usa rispetto alle monete di Ue e Cile hanno, tuttavia, comportato un aumento della concorrenzialità.
La formazione del prezzo
I prezzi delle mele sul mercato del prodotto fresco si formano a livello di
coltivatori/commercianti: molti di loro immagazzinano il prodotto e gestiscono
le vendite sicché i grossisti e i principali dettaglianti effettuano gli ordini e propongono il relativo prezzo ai coltivatori/commercianti; i prezzi delle mele subiscono così degli aggiustamenti legati agli ordini che vengono fatti.
Per quanto riguarda le mele destinate alla trasformazione, i prezzi sono negoziati prima del periodo di raccolta. Ci sono molti coltivatori di mele da trasformazione nella parte orientale degli Stati Uniti e nella regione del Midwest
settentrionale, mentre esiste un numero relativamente piccolo di grossi acquirenti. Negoziare collettivamente i prezzi rientra pertanto nell’interesse dei produttori. La Apple Division della Agricultural Cooperative Marketing Association dello stato del Michigan negozia i prezzi minimi delle mele con gli addetti
alla trasformazione, prima della raccolta. L’associazione rappresenta circa il
60% dell’industria di trasformazione delle mele del Michigan.
Gli aspetti contrattuali
Sono rari contratti di tipo tradizionale in base ai quali grossisti - o dettaglianti - sottoscrivono un accordo per la produzione di mele con uno specifico
produttore. Gli acquirenti sono a conoscenza del fatto che le mele saranno
prodotte in quanto sugli alberi sono presenti dei frutti, per cui non vi è la necessità di stipulare dei contratti per assicurare una determinata produzione.
Inoltre, sottoscrivere un accordo di mercato potrebbe ridurre il potere contrattuale dei compratori perché essi sarebbero vincolati dall’accordo con un unico produttore o commerciante. Pertanto, tutte le mele per i mercati del prodotto fresco sono, in pratica, commercializzate attraverso operazioni sul mercato a pronti.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi
Il prezzo alla produzione è costituito dal prezzo FOB, franco magazzino di con-
304
servazione delle mele e sia il NASS che l’AMS effettuano la raccolta dei prezzi a
questo livello (franco magazzino). Il NASS raccoglie i prezzi mensili delle mele
commercializzate fresche negli stati della California, Michigan, New York, e Washington. Per quanto riguarda tutti gli altri stati, il NASS effettua due volte l’anno le
rilevazione, contattando ogni addetto alla trasformazione. Il personale degli Uffici
Statistici di Stato (State Statistical Offices) effettua in pratica la raccolta dei prezzi.
I prezzi relativi ai quattro stati sopra citati sono diffusi mensilmente e messi a disposizione sul sito web18, insieme alle stime dei prezzi medi mensili.
Il Servizio Nazionale delle Statistiche agricole rileva i prezzi delle mele nell’ambito dell’attività di raccolta dei prezzi di frutta fresca e secca (Fruit and
Nut). In generale, la frequenza di tali rilevazioni è piuttosto varia, ma per quanto riguarda le mele, un campione di produttori nei principali Stati di produzione
è sottoposto a interviste mensili. Il resto degli Stati è oggetto di indagini svolte
nel corso della stagione produttiva, seguiti da una rilevazione effettuata alla fine della campagna di commercializzazione.
I principali metodi per la raccolta dei dati sono le interviste telefoniche e lo
scambio di questionari via posta elettronica. Una notevole importanza è attribuita alla raccolta dei dati con quest’ultimo sistema che è ritenuto un metodo
molto efficiente in termini di costi e più facilmente gestibile.
Il software utilizzato per i rilevamenti telefonici è descritto sul sito web del
NASS19:“i rilevatori per via telefonica possono fare uso di un software che consente
al rilevatore di sostenere verbalmente la conversazione con l’intervistato, attenendosi
ad un questionario che funge da base per l’intervista; i dati riportati sono inseriti direttamente in un format elettronico ed il software esegue dei semplici controlli di coerenza; in molti casi, il rilevatore ripete all’intervistato una domanda tratta da un questionario cartaceo e prende nota della risposta sullo stesso foglio del questionario; i
moduli compilati sono riesaminati per un controllo di coerenza e, quindi, sintetizzati.”
L’AMS effettua la raccolta delle informazioni relative ai prezzi delle mele
utilizzando i propri corrispondenti dai mercati, che sono assunti congiuntamente dall’USDA e dai Dipartimenti per l’agricoltura dei diversi Stati. I corrispondenti contattano quotidianamente i produttori/commercianti con lo scopo di
definire i prezzi alla produzione; un certo numero di interviste viene effettuato
anche ai grossisti e ai principali rivenditori al dettaglio al fine di accertare i
prezzi all’ingrosso. I prezzi giornalieri e settimanali sono calcolati e messi a
disposizione via e-mail, via fax, oppure sul sito web dell’AMS20, che archivia
tutte le informazioni presso la sua sede centrale a Washington e il sito web consente lo scarico dei dati sui prezzi delle mele a partire dalla fine degli anni ‘90.
9.2.3 I bovini da carne
Quadro di sintesi sulla raccolta dei prezzi dei bovini
I bovini da carne sono allevati sull’intero territorio statunitense. La maggior
parte dei vitelli viene consegnata a grandi centri di ingrasso ubicati negli stati
delle Pianure Centrali, dove vengono ingrassati e poi venduti alle grandi azien-
305
de di lavorazione. I prezzi si formano prevalentemente a seguito delle contrattazioni settimanali tra le grandi aziende di confezionamento e i principali centri di
ingrasso. Il risultato di tali contrattazioni è un prezzo base, o prezzo di riferimento, al quale la maggior parte dei bovini viene successivamente venduta.
Le condizioni della domanda/offerta locale possono influenzare il prezzo locale, e i singoli proprietari di bestiame possono ricevere degli incentivi sui prezzi a fronte di particolari qualità, nel caso in cui essi vendano i propri capi utilizzando una griglia di parametri qualitativi e relativi prezzi.
La mancanza di trasparenza nella determinazione dei prezzi tipica della metà
degli anni ’90 portò al varo del Livestock Mandatory Price Reporting Act del
1999, secondo cui gli acquirenti di bovini devono comunicare all’AMS i prezzi
pagati per il proprio bestiame e il numero di capi acquistati. Tale provvedimento
è servito ad incrementare il grado di conoscenza dei prezzi dei bovini. L’AMS
elabora quotidianamente dei rapporti su tali prezzi, sulla base dei dati trasmessi
dai propri corrispondenti sui mercati e dei rapporti che esso riceve, appunto, ai
sensi del Livestock Mandatory Price Reporting Act.
Il NASS effettua il monitoraggio di acquirenti e venditori di bovini e redige
dei rapporti sui prezzi mensili: tali valutazioni mensili sono poi utilizzate per il
calcolo delle stime annuali del prezzo medio ricevuto per il bestiame statunitense.
I contratti aventi per oggetto bovini vivi e bovini da ingrasso sono negoziati a livello di CME. Pertanto, i prezzi futures per i bovini vengono fissati nell’ambito di
tale borsa. Tuttavia, le quotazioni dei futures in scadenza vengono fortemente influenzate dal livello dei prezzi di base dei bovini negoziati settimanalmente.
La struttura del mercato e le principali caratteristiche del prodotto
La produzione di carne bovina si basa su allevamenti in cui i vitelli nascono
e restano generalmente per un periodo variabile tra sei mesi e oltre un anno (ma
non oltre due anni) per essere poi venduti ad allevatori che ingrassano i vitelli
per un periodo non superiore a 200 giorni in apposite strutture (centri di ingrasso). Alcuni allevatori conservano la proprietà dei propri vitelli e pagano i proprietari dei centri di ingrasso affinché questi provvedano a far raggiungere al
bestiame il peso voluto. I bovini ingrassati sono successivamente venduti ad
aziende addette alla lavorazione della carne, dove gli animali vengono macellati
e la carne confezionata per essere poi venduta direttamente ad imprese che curano la vendita al dettaglio oppure che operano nel settore dei servizi alimentari, o
ancora a grossisti che si occupano della successiva vendita. La figura 9.2 mostra
la distribuzione geografica degli allevamenti bovini negli USA.
La figura 9.3 mostra, invece, che l’attività di ingrasso dei bovini è concentrata in una fascia che va dalla regione nord-occidentale dello stato dell’Iowa,
alla regione nord-occidentale del Texas. Questo dimostra che i vitelli sono trasportati da un certo numero di stati verso impianti di ingrasso ubicati negli stati
del Nebraska, Kansas, Oklahoma, e nel Texas. Anche vitelli provenienti dal
Messico e dal Canada sono inviati negli stessi centri di ingrasso.
La maggior parte della carne bovina prodotta negli Usa è consumata sul
306
Figura 9.2 - Distribuzione geografica delle vacche nutrici negli Usa (Censimento 2002)
Fonte: Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service.
Figura 9.3 - Distribuzione geografica dei bovini da ingrasso (Censimento 2002)
Fonte: Department of Agriculture, National Agricultural Statistics Service.
307
mercato interno: si esporta solo una quantità relativamente limitata, principalmente di alta qualità, unitamente a parti dell’animale meno appetibili (dal punto
di vista del consumatore americano). Si importa, principalmente dall’Argentina
e dall’Australia, carne di modesta qualità, sotto forma di macinato e ridotte
quantità di carne anche dal Canada.
La classificazione merceologica
I livelli di qualità stabiliti dallo USDA per la carne di manzo sono: prima
scelta (prime), carne scelta (choice), carne selezionata (select), standard, commerciale (commercial), carne mista (utility), da taglio (cutter), e da conservare
in scatola (canner). Le varietà prime e choice si dividono, a loro volta, in qualità superiore (upper), media (middle), e bassa (low). Infine, le varietà select e
standard si dividono in alta (high) e bassa (low) qualità21.
I livelli di qualità dello USDA non rappresentano dei buoni indicatori del
valore di mercato di un animale a causa delle differenze nel “livello di resa”
dell’animale stesso: il livello di resa misura il tenore medio di carne magra rossa in relazione al contenuto di grasso. Il valore di un capo è dato dalla combinazione del livello di qualità e del livello di resa. Nel tentativo di incentivare gli
allevatori di bovini da carne a produrre carne di pregio, le aziende di confezionamento hanno adottato un sistema di determinazione del prezzo a “griglia”, in
cui diverse combinazioni di qualità e di resa (insieme ad altri fattori) determinano l’importo dell’eventuale incentivo sul prezzo (oppure della diminuzione
del prezzo) rispetto al prezzo base. Quello basato sulla griglia sta diventando il
sistema normale di determinazione del prezzo negli Usa.
Non esiste alcun sistema nazionale di tracciabilità che segua il prodotto lungo la filiera e non esiste alcun sistema nazionale finalizzato a verificare il luogo
in cui l’animale sia stato allevato, l’età dello stesso, con che tipo di foraggio sia
stato alimentato, o quali ormoni della crescita siano stati somministrati. Le etichettature sul tipo di alimentazione (hormone-free, alimentato al pascolo) e sull’età della macellazione, sono sottoposte a controlli attraverso programmi di verifica sempre più sofisticati. Tuttavia, l’anonimato delle produzioni resta ancora
la norma sui mercati statunitensi dei bovini da carne.
La descrizione del mercato
Una rapida panoramica su come i bovini da carne sono commercializzati indica che molti grandi centri di ingrasso vendono gli animali a poche grandi
aziende di confezionamento (packing-houses) che, a loro volta, posseggono, o
controllano un considerevole (e crescente) numero di animali che essi stessi lavorano. Gli acquisti presso centri indipendenti di ingrasso servono a completare
la capacità produttiva di queste aziende. Se le aziende di confezionamento hanno poco prodotto, saranno disposte a pagare un prezzo più elevato per l’acquisto di merce da poter lavorare. Al contrario, se gli impianti delle stesse aziende
sono pieni di animali, la loro propensione a pagare sarà bassa.
Tra le filiere agro-alimentari, quella della carne bovina, è stata sempre la
308
più frammentata con uno scarso trasferimento delle informazioni sulle preferenze dei consumatori alle fasi a monte della filiera. Lo scollamento tra le esigenze del consumatore finale e le caratteristiche del prodotto offerto è dovuto
al ritardo con cui vengono realizzate modifiche delle caratteristiche genetiche
dei capi allevati, oltre all’esistenza di numerosi passaggi lungo la filiera.
L’accresciuto consolidamento del settore della vendita al dettaglio ha dato
valore al ruolo svolto dai principali rivenditori al dettaglio di generi alimentari
(come Wal-Mart e Kroger) nella filiera della carne bovina. Le più grandi aziende di lavorazione della carne bovina (la Tyson Foods Inc., la Cargill Inc., e la
Swift & Co.) prestano sempre maggiore attenzione a come soddisfare le esigenze dei dettaglianti: la carne bovina è spedita direttamente dall’azienda di lavorazione alle piattaforme distributive cercando di personalizzare le dimensioni
dei tagli e le altre caratteristiche dei prodotti commercializzati.
La formazione del prezzo
I prezzi dei bovini da carne si formano attraverso un procedimento in due
fasi. La prima fase è costituita dalle trattative sui prezzi che avvengono su base
settimanale, all’inizio di ogni settimana (solitamente nella giornata di martedì):
i principali operatori della fase d’ingrasso (230 centri di ingrasso vendono circa
il 70% dei bovini da carne) e delle aziende di confezionamento (le principali
quattro aziende di confezionamento lavorano l’80% dei bovini Usa) contrattano
un prezzo base per la vendita dei bovini della settimana successiva. Tale quotazione può anche determinare variazioni nei prezzi di futures dei bovini vivi sul
CME. La seconda fase di formazione del prezzo è l’adeguamento del valore in
base alla “griglia” di parametri qualitativi e alle caratteristiche degli animali
venduti.
La formazione del prezzo futures è determinata dal mercato dei futures sulla
CME. Gli acquirenti e i venditori guardano le condizioni correnti del mercato,
le previsioni sui flussi di bovini e sui fattori che possono influenzare la domanda futura, da cui i prezzi di futures dipendono. Alcuni addetti ai centri di ingrasso utilizzano le previsioni sui futures (insieme ad un prezzo base stabilito su
scala locale) al fine di stabilire prezzi equi per contratti con consegna differita.
I prezzi dei bovini da ingrasso sono largamente influenzati dai prezzi
futures. Infatti, dal momento che i centri di ingrasso possono sempre vendere a
termine gli animali ingrassati, l’importo per un vitello da ingrasso può essere
calcolato sulla base dei prezzi futures dei bovini con l’aggiunta dei costi previsti per portare l’animale al peso di macellazione.
Gli aspetti contrattuali
Esistono molti tipi differenti di accordi contrattuali nella filiera dei bovini
da carne. Ciò nonostante, è rara la produzione diretta a fronte di contratti e in
molti stati sono addirittura in vigore leggi che non permettono alle aziende di
confezionamento di possedere i capi da ingrassare. Tuttavia, in virtù degli elevati costi fissi legati all’attività delle moderne aziende di confezionamento, gli
309
operatori di questo settore sono fortemente incentivati ad aumentare il proprio
controllo sulla filiera e a fare un’attenta programmazione del numero di bovini
da lavorare in ciascun intervallo di tempo considerato. Pertanto, a partire dalla
metà degli anni ‘90, essi hanno cominciato a prodigarsi per aumentare tale controllo attraverso l’utilizzo degli acquisti per consegne future, della proprietà diretta dei capi all’ingrasso – negli stati in cui essa è consentita – e di accordi informali secondo cui maggiori acquisti sono garantiti a quei centri di ingrasso
che s’impegnino a consegnare i propri animali in un periodo di tempo specificato (forniture “vincolate” o “captive” supplies, ndt).
Verso la fine degli anni ’90, si acquistava e si vendeva privatamente un numero sempre crescente di bovini. Molto tempo è passato da quando i corrispondenti dai mercati dell’AMS non potevano disporre di alcun prezzo di riferimento in quanto non vi era alcuna transazione di bovini sul libero mercato. La crescente mancanza di trasparenza sui prezzi ha infatti indotto il Congresso americano ad approvare il Livestock Mandatory Reporting Act del 1999. Secondo tale Act, i prezzi pagati per le cosiddette forniture “vincolate” di bovini devono
essere ufficialmente riportati. Quindi, sebbene la percentuale di bovini oggetto
di tale tipo di transazioni sia in aumento, sono poche le giornate in cui non è
possibile riportare i prezzi dei bovini.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi
Il prezzo alla produzione (farm-gate price) dei bovini da carne equivale al
prezzo pagato dalle aziende di lavorazione. Tradizionalmente, le transazioni di
bovini vivi avvengono presso le aste o in punti di raccolta (stockyards) in cui i
proprietari dei centri di ingrasso portano il proprio bestiame. Tuttavia, sempre
più spesso questi ultimi si stanno orientando a consegnare il bestiame direttamente alle aziende di lavorazione, che pagano un prezzo già precedentemente
pattuito come prezzo base e prezzo di griglia. In questo modo, il prezzo alla
produzione è il prezzo pagato dall’azienda di trasformazione.
Il NASS effettua il monitoraggio, su base mensile, di aziende di lavorazione, siti d’asta, punti di raccolta (stockyards) e altri punti di acquisto nei principali stati di produzione (trenta in tutto). Il Servizio Nazionale delle Statistiche
agricole, inoltre, conserva un elenco di potenziali acquirenti e intervista mensilmente un campione di questi: la rilevazione vera e propria è svolta dal personale degli Uffici Statistici di Stato (State Statistical Offices). Il NASS elabora dei
rapporti contenenti i prezzi medi pagati per i bovini da carne e per i bovini da
ingrasso nei primi trenta stati produttori (i prezzi rilevati sono diffusi mensilmente e messi a disposizione sul sito web22).
Gli strumenti di rilevazione utilizzati dal NASS includono indagini svolte
attraverso questionari inviati per posta che chiedono agli acquirenti informazioni circa il prezzo corrisposto per l’acquisto del proprio bestiame, e ai venditori
il prezzo ricevuto, oltre ad interviste telefoniche fatte sia agli acquirenti che ai
venditori; si effettua inoltre la raccolta dei dati relativi alle quantità di bestiame
acquistato e venduto. Il Servizio Nazionale possiede una banca dati completa e
310
riservata con i dati sugli operatori impegnati nel commercio dei bovini da carne, da cui estrae il campione mensile per lo svolgimento della rilevazione. In
caso di inserimento di un nuovo soggetto nella banca dati, il Servizio Nazionale
fa generalmente un’intervista diretta, al fine di creare fiducia nella riservatezza
del sistema di rilevamento. Il NASS effettua la rilevazione dei prezzi nell’ambito della propria attività mensile definita Prices Received Survey: ogni mese
rapporti completi sulla media dei prezzi ricevuti vengono redatti e resi disponibili sul proprio sito web oppure via e-mail ai soggetti interessati.
L’AMS effettua la raccolta dei prezzi dei bovini in due modi: in primo luogo, utilizzando l’attività svolta dai propri corrispondenti sui mercati, che intervistano quotidianamente alcuni acquirenti di bovini allo scopo di accertare i
prezzi pagati durante la giornata; tali corrispondenti dipendono, congiuntamente, dall’AMS e dai Dipartimenti per l’agricoltura dei diversi Stati. Una seconda
modalità di raccolta dei prezzi da parte dell’AMS è attraverso l’attuazione del
programma Mandatory Price Reporting23 secondo cui la maggior parte degli
acquisti di bovini devono essere tempestivamente riportati all’AMS, che registra i dettagli degli acquisti (la quantità acquistata, il tipo di vendita, ed il prezzo pagato). Molti analisti concordano sul fatto che il programma Mandatory
Price Reporting ha accresciuto la capacità, sia degli acquirenti che dei venditori, di accertare le condizioni del mercato24.
L’AMS elabora i prezzi ricevuti dai propri corrispondenti sui mercati calcolando la media ai fini della determinazione del prezzo. Le quotazioni giornaliere e mensili sono calcolate e rese disponibili via e-mail, via fax, oppure sul sito
web dell’AMS25 che raccoglie tutte le informazioni presso la propria sede centrale a Washington.
Grazie al Livestock Mandatory Price Reporting Act, la qualità e l’affidabilità delle informazioni sui prezzi dei bovini da carne raccolti dall’AMS sono
maggiori rispetto a cereali, frutta e ortaggi. Gli acquirenti devono indicare, sui
propri rapporti, sia il prezzo pagato che la quantità scambiata, per le necessarie
ponderazioni.
9.2.4 Le arance
Quadro di sintesi sulla raccolta dei prezzi delle arance
Le arance per il mercato del prodotto fresco sono vendute dalle aziende di
confezionamento ai grossisti, direttamente ai maggiori dettaglianti oppure alle
aziende del settore dei servizi alimentari. Esistono circa 20 titolari di aziende di
confezionamento di arance nello stato della California che produce la maggior
parte delle arance fresche. Si conta un notevole numero di venditori di arance.
La principale azienda di confezionamento delle arance è la Sunkist, una cooperativa di proprietà dei coltivatori che compete direttamente con le altre aziende
di confezionamento indipendenti. Di conseguenza, il mercato delle arance al livello della produzione è piuttosto competitivo. Invece, il mercato all’ingrosso
delle arance è probabilmente meno concorrenziale: esistono alcuni elementi a
311
dimostrazione dell’ipotesi che l’accresciuta concentrazione a livello di vendita
al dettaglio abbia comportato un aumento del potere contrattuale dei dettaglianti stessi; tuttavia, l’esistenza della Sunkist contrasta la crescita di questo potere
contrattuale dei dettaglianti limitandone la relativa importanza economica.
Il segmento delle arance destinate alla trasformazione è caratterizzato da una
maggiore concentrazione del potere di mercato, in quanto quattro aziende controllano circa il 75% della capacità produttiva della Florida, dove esistono molti produttori di dimensioni relativamente piccole che divengono sempre più vulnerabili dal
punto di vista contrattuale (la consegna mediante contratti a lungo termine tra gli
impianti di trasformazione e i produttori è una prassi sempre più comune).
I metodi più affidabili per valutare il prezzo alla produzione delle arance sono i seguenti: per la minoranza dei coltivatori che organizzano le proprie squadre di raccolta e trasporto, il prezzo delle arance consegnate alle aziende di
confezionamento potrebbe rappresentare la stima più attendibile; invece, per
gran parte della produzione, la valutazione verosimile è rappresentata dal prezzo del frutto sulla pianta, in considerazione del fatto che in genere le aziende di
confezionamento e trasformazione organizzano a proprie spese le squadre di
raccolta e trasporto.
Il NASS rileva i prezzi FOB franco azienda di confezionamento e franco
impianto di trasformazione e calcola, quindi, i prezzi alla produzione sottraendo i costi di raccolta e di trasporto e, per le arance destinate al mercato del prodotto fresco, anche i costi di selezione, classificazione e confezionamento.
L’AMS raccoglie i prezzi delle arance a livello di impianti di trasformazione e i
prezzi FOB franco azienda di confezionamento.
Il NASS raccoglie i dati e redige rapporti analitici sui prezzi medi mensili
statisticamente rappresentativi per gli Stati della Florida, California, Arizona, e
Texas nonché per l’intero territorio Usa. L’AMS raccoglie informazioni sui
prezzi giornalieri sia presso i punti di spedizione che presso i principali mercati
terminali ubicati nelle principali aree metropolitane degli Usa. Sia i dati del
NASS che quelli dell’AMS sono oggetto di ampia diffusione sui rispettivi siti
web dei due enti oppure attraverso e-mail inviate ai sottoscrittori interessati.
La struttura del mercato e le caratteristiche principali del prodotto
Il consumo pro-capite di arance negli Usa è pari a circa 40 kg e il succo
d’arancia rappresenta l’86% del consumo. La Florida e la California sono i
due principali produttori con il 99% della produzione totale di arance degli
Usa (il 74% è prodotto dalla sola Florida): la maggior parte (circa il 95%)
della produzione di arance della Florida viene trasformato in succo d’arancia,
mentre il 79% della produzione di arance della California è venduto come
prodotto fresco 26. Le varietà Valencia, Ambersweet, Hamlin, Pineapple, e
Temple sono coltivate per la trasformazione in succo; le arance di varietà Navel sono invece destinate al mercato del fresco. La produzione di arance della
Florida è soggetta a notevoli oscillazioni causate, principalmente, dalle gelate, dalla diffusione di malattie delle piante, e dagli uragani. La produzione ca-
312
liforniana è fortemente condizionata dalle gelate.
Le arance sono trasformate in succo d’arancia concentrato congelato (frozen
concentrate orange juice - FCOJ) oppure in succo tal quale (not from concentrate - NFC). La quota di mercato statunitense del NFC è cresciuta costantemente a partire dal 1990, raggiungendo circa il 40% da un 20% iniziale (recenti
dati sui consumi suggeriscono che questo andamento è simile a quello registrato sui principali mercati europei). Questa crescente predilezione per il succo
NFC rispetto al succo FCOJ è un elemento senz’altro positivo per l’industria
delle arance statunitensi, che si è sempre trovata sottoposta ad una forte pressione esercitata dalle esportazioni di FCOJ brasiliano e ha contato molto sui dazi anti-dumping per limitare le importazioni brasiliane. Dal momento che è
molto più dispendioso spedire il succo NFC rispetto al FCOJ (il suo peso ed il
relativo volume sono sette volte maggiori), una domanda crescente di NFC
concede ai produttori statunitensi un vantaggio concorrenziale su quelli brasiliani. Nonostante tale vantaggio, i coltivatori della Florida continuano a trarre
beneficio dal mantenimento della vigente protezione tariffaria contro le esportazioni brasiliane27.
La classificazione merceologica
Le arance per il mercato fresco sono classificate in California e Arizona come “Fancy”, “No. 1”, e “No. 2”, in ordine decrescente di qualità, mentre le
arance che non soddisfino i criteri della No. 2, sono destinate alla trasformazione. La qualità è determinata dal colore, dal grado di imperfezioni sulla buccia e
dall’uniformità dell’aspetto28. Non esistono specifiche regolamentari USDA per
le arance destinate alla trasformazione: gli addetti alla trasformazione acquistano le arance quando queste presentano determinate caratteristiche in termini di
contenuto zuccherino e colore.
La descrizione del mercato
Le arance sono prodotte per il mercato del prodotto fresco o per la trasformazione in succo. Per le arance destinate alla trasformazione, il prodotto è consegnato direttamente dai coltivatori agli impianti di trasformazione. Una volta
trasformata la materia prima in succhi di tipo NFC o FCOJ questi vengono inviati direttamente ai principali dettaglianti, alle aziende che operano nel settore
dei servizi alimentari, oppure ai grossisti che distribuiscono il prodotto sia sui
mercati nazionali che esteri. Le arance destinate al mercato del prodotto fresco
sono inviate dai coltivatori alle aziende di confezionamento dove la frutta viene
selezionata, confezionata e spedita ai distributori che, a loro volta, la cedono ai
punti di vendita al dettaglio. Una piccola quantità di prodotto fresco è oggetto
di esportazione. Le arance che non soddisfano i requisiti del prodotto fresco sono scartate ed inviate agli impianti di trasformazione.
La vendita della maggior parte delle arance per il mercato del fresco avviene attraverso la Sunkist, una cooperativa di vendita appartenente ai coltivatori:
la Sunkist riceve le arance dai coltivatori presso le proprie aziende di confezio-
313
namento e quindi vende la frutta con la propria etichetta commerciale; inoltre,
viene pianificato il periodo di raccolta allo scopo di massimizzare il prezzo di
campagna che i coltivatori possono ricevere. Commercializzando oltre il 50%
delle arance sul mercato del fresco, la Sunkist è riuscita a contrastare l’accresciuto potere contrattuale dei principali dettaglianti ed aziende di servizi alimentari. Oltre alla Sunkist, esistono circa 20 altri punti vendita a disposizione
dei coltivatori per la consegna delle proprie arance sul mercato: questi ulteriori
punti vendita aumentano la competitività a livello di prezzi di produzione, ma
riducono verosimilmente la capacità contrattuale generale dei coltivatori.
Sembra probabile che la concorrenza tra la Sunkist e le altre aziende di confezionamento abbia creato condizioni piuttosto competitive per le arance per il
mercato del fresco che, infatti, è caratterizzato da molti piccoli coltivatori e
molti acquirenti.
Anche la produzione di arance da trasformazione della Florida è caratterizzata dalla forte presenza di piccoli coltivatori, che vendono prevalentemente a
grosse società multinazionali oppure a cooperative di coltivatori che producono
succo d’arancia. Le seguenti tre società hanno rappresentato oltre il 60% delle
vendite di succo d’arancia ai consumatori nel 2003: la Pepsi che controlla la
Tropicana, la Coca Cola che è proprietaria della Minute Maid; una cooperativa
gestita direttamente dai coltivatori possiede la Florida’s Natural.
Secondo Hart29 in riferimento al 2002, 12 differenti società detengono 20
impianti di trasformazione delle arance: cinque di queste società sono di proprietà di coltivatori oppure appartengono a cooperative di coltivatori e sono
proprietarie di sette degli impianti di trasformazione.
La formazione del prezzo
Il prezzo che i coltivatori ricevono per le proprie arance destinate al mercato
del fresco è determinato prevalentemente dai prezzi pagati dai distributori sui
principali mercati finali: dal momento che le arance non possono essere immagazzinate, le arance di varietà Navel a maturazione precoce ricevono il prezzo
più alto. In considerazione del fatto che il periodo di raccolta delle arance Navel si protrae fino a gennaio, l’offerta aumenta e il prezzo, solitamente, scende:
la formazione del prezzo dipende dalla combinazione dell’effetto delle azioni
dei distributori (che domandano il prodotto in funzione delle disponibilità esistenti) e delle aziende di confezionamento (che vendono le arance al migliore
offerente). Il mercato delle arance è dunque caratterizzato da un discreto grado
di concorrenzialità e fluidità.
Per quanto riguarda le arance destinate alla trasformazione, i prezzi sono
sempre più spesso negoziati mediante contratti a lungo termine (di cui si parlerà più avanti), ma esiste anche un “mercato a pronti” che ha luogo nel periodo
di raccolta tra ottobre e giugno: i prezzi giornalieri del “mercato a pronti” per le
arance da trasformazione sono determinati dalla disponibilità di prodotto da
raccogliere e dalla domanda di materia prima da parte degli impianti di trasformazione, tenuto conto che essi cercano di operare a pieno regime.
314
Gli aspetti contrattuali
I contratti di produzione a lungo termine per le arance fresche sono estremamente rari. I coltivatori di agrumi sono tradizionalmente indipendenti e un contratto di questo tipo sarebbe in contrasto con questa tradizione. Tuttavia, i coltivatori sottoscrivono degli accordi con le aziende di confezionamento in cui essi
accettano di consegnare tutto il prodotto raccolto all’azienda in questione che a
sua volta si impegna a venderla sul mercato. Gli accordi non specificano né i
prezzi, né le quantità, anche se è comunque possibile comprendere il meccanismo di formazione dei prezzi alla produzione.
I contratti di vendita a lungo termine tra i maggiori produttori della Florida
e gli impianti di trasformazione diventano sempre più comuni, benché non vi
siano pubblicazioni che lo dimostrino30: ai sensi di questi contratti, gli impianti
di trasformazione hanno una fonte sicura di approvvigionamento relativamente
a una quota del proprio fabbisogno; i coltivatori dispongono di un prezzo contrattuale garantito e uno sbocco certo per le proprie produzioni. Gli impianti di
trasformazione fanno, quindi, delle offerte in denaro per acquistare merce disponibile e coprire il proprio fabbisogno di approvvigionamento.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi
I prezzi delle arance per il mercato del prodotto fresco sono quotati come
prezzi FOB franco azienda di confezionamento delle arance: questo prezzo non
rappresenta, tuttavia, il prezzo alla produzione perché include i costi legati alla
selezione, alla classificazione e al confezionamento. Una più precisa indicazione del prezzo alla produzione potrebbe essere rappresentata dal prezzo delle
arance in entrata alle aziende di confezionamento: neanche questo rappresenta,
però, un reale prezzo alla produzione dal momento che, generalmente, l’azienda di confezionamento organizza e retribuisce le squadre addette alla raccolta
delle arance. La migliore stima del prezzo alla produzione potrebbe allora essere costituita dal prezzo del frutto sulla pianta: esso non include gli oneri a carico dell’azienda di confezionamento (costi per raccolta, classificazione, selezione e trasporto sino in azienda). Analogamente, per le arance destinate alla trasformazione, la stima più affidabile del prezzo alla produzione è il prezzo del
frutto sulla pianta (che non considera cioè i costi di raccolta e di trasporto sino
all’impianto di trasformazione).
Il NASS, nell’ambito della propria attività di rilevamento su Frutta e Nocciole (Fruit and Nut), effettua la raccolta dei prezzi mensili delle arance in Florida, California, Texas, ed Arizona. La raccolta dei dati è svolta dal personale
degli Uffici Statistici di Stato (State Statistical Offices) ed i prezzi sono diffusi
mensilmente e messi a disposizione sul sito web del NASS31. In generale, queste rilevazioni variano in termini di frequenza, ma per le arance della Florida,
ciascun impianto di trasformazione è sottoposto a rilevamento mensile, così come avviene per le produzioni della California.
In considerazione del fatto che la produzione di agrumi rappresenta in Florida circa un quinto del valore totale della produzione agricola dello stato, gli uf-
315
fici del NASS ubicati in questo Stato dedicano la maggior parte delle proprie risorse alle previsioni sulla produzione delle arance ed alla raccolta dei relativi
prezzi32. Il valore della produzione a livello dell’azienda agricola è uguale al
prodotto delle unità totali vendute per il prezzo medio unitario ricevuto dal produttore; i prezzi medi sono calcolati mensilmente per le vendite di arance vendute sul mercato del fresco e per quelle destinate alla trasformazione, sulla base
delle informazioni correnti di mercato. Le stime sono combinate con le quantità
vendute per la determinazione del prezzo medio di campagna.
Le stime dei prezzi, in particolare di quelli delle arance destinate alla trasformazione, sono soggette a revisione circa un anno più tardi, dopo la chiusura
degli accordi tra le cooperative, dal momento che circa metà del raccolto di
arance è venduta attraverso cooperative e programmi di aggregazione dell’offerta33. I prezzi calcolati e pubblicati sono riferiti a casse da 90 libbre.
I principali metodi per la raccolta dei dati sono le interviste telefoniche e lo
scambio di questionari per posta ordinaria o, come preferibile, tramite posta
elettronica.
Il software utilizzato per le rilevazioni telefoniche è descritto sul sito web
del NASS (come riportato in precedenza nel paragrafo relativo alle mele).
L’AMS raccoglie le informazioni sui prezzi delle arance tramite i propri
corrispondenti sui mercati, che sono dipendenti sia dell’USDA che dei Dipartimenti per l’agricoltura dei singoli Stati. Essi raccolgono i dati sui prezzi FOB
dalle aziende di confezionamento, ed effettuano interviste ai grossisti e ai principali acquirenti al dettaglio, nelle maggiori aree metropolitane, allo scopo di
calcolare i prezzi all’ingrosso. I prezzi sono medi e su base giornaliera, e sono
disponibili sul sito web dell’AMS.
L’AMS elabora le medie dai prezzi ricevuti mettendole a disposizione via email, via fax, oppure sul sito web34, che consente alle parti interessate di scaricare i dati sui prezzi delle arance a partire dalla fine degli anni 1990.
9.2.5 Le patate
Quadro di sintesi sulla raccolta dei prezzi delle patate
Le patate destinate al mercato del prodotto fresco sono coltivate in numerosi
Stati, mentre la coltivazione del prodotto destinato alla trasformazione si concentra nelle zone del Pacifico nord-occidentale, dove ci sono bassi costi di produzione. Le patate per il mercato del prodotto fresco sono spedite direttamente
dai maggiori coltivatori-spedizionieri verso grossisti e punti vendita al dettaglio, oppure sono prima acquistati presso punti d’acquisto e quindi spediti. Le
French fries congelate costituiscono il principale prodotto trasformato negli
Usa: tre grandi produttori dominano il mercato; essi acquisiscono una grossa
percentuale di prodotto attraverso i contratti di produzione, che garantiscono
loro un approvvigionamento costante per tutta la campagna di trasformazione.
In generale, i prezzi che essi corrispondono per l’acquisto non sono resi pubblici; tuttavia, dal momento che i coltivatori hanno la facoltà di non sottoscrivere
316
alcun contratto e di vendere sul mercato del prodotto fresco, i prezzi pagati per
le patate da trasformazione sono, generalmente, in linea con i prezzi medi ricevuti per le patate destinate al mercato del fresco, che sono acquistate solitamente sul “mercato a pronti”.
Il prezzo alla produzione per le patate è rappresentato sia dal prezzo contrattuale, che come tale non è riportato, o dal prezzo FOB pagato sul “mercato a
pronti” del prodotto fresco, o corrisposto dall’azienda di trasformazione per il
proprio approvvigionamento sullo stesso mercato.
Il NASS raccoglie i prezzi pagati per le patate e i prezzi FOB ricevuti per le
patate da coltivatori e commercianti. I coltivatori che sottoscrivono contratti
per la produzione di patate da trasformazione, in genere riferiscono il prezzo ricevuto: in tal modo, i prezzi riportati dal NASS per le patate da trasformazione
potranno riflettere i valori contrattuali. L’AMS raccoglie le informazioni sui
prezzi ai punti di spedizione, ubicati presso le principali località.
Il NASS raccoglie i dati sui prezzi medi mensili statisticamente rappresentativi per i principali Stati di produzione, e per l’intero territorio Usa. L’AMS raccoglie informazioni sui prezzi giornalieri sia ai punti di spedizione che presso i
principali mercati terminali ubicati nelle principali aree metropolitane degli
Stati Uniti. Sia i dati del NASS che quelli dell’AMS sono diffusi sui rispettivi
siti web oppure attraverso e-mail inviate ai sottoscrittori.
La struttura del mercato e le caratteristiche principali del prodotto
La produzione di patate negli Stati Uniti avviene in numerosi Stati, così come indicato nella tabella 9.3. Gli stati che realizzano il 50% della produzione
sono: Idaho e Washington, ma livelli considerevoli di produzione si registrano
anche negli Stati settentrionali e in California.
Le patate sono vendute sul mercato del prodotto fresco e per circa i 2/3 sono
consegnate agli impianti di trasformazione; le cosiddette French fries (patatine
fritte a bastoncino) congelate dominano la domanda di patate trasformate. Gli
altri tipi di lavorazioni includono le chips (patate fritte a fettine) e le patate disidratate che vengono poi ricostituite prevalentemente in purè. Il prodotto destinato
al mercato del fresco può essere immagazzinato per un massimo di nove mesi,
grazie ai progressi conseguiti nel settore della conservazione frigorifera. Tale
opportunità, in combinazione con scelte varietali distribuite in una lunga stagione colturale, rendono possibile la vendita delle patate fresche nel corso dell’intero anno.
Quella denominata Russet è la principale varietà coltivata e copre circa i tre
quarti della superficie coltivata: i semi provengono da parti di piante ottenute
tagliando un tubero in più parti. I coltivatori dispongono, solitamente, di magazzini per le patate all’interno della propria azienda e ciò permette loro una
certa flessibilità commerciale. I magazzini nelle aziende agricole sono, tradizionalmente, dei “bunker” sotterranei in cui i coltivatori possono esercitare un
certo controllo del livello di temperatura e di umidità. Sempre più spesso, però,
le patate sono immagazzinate in superficie, all’interno di strutture di deposito
317
Tabella 9.3 - La produzione Usa di patate nel 2005 per Stato
Stato
Idaho
Wisconsin
Oregon
Minnesota
California
Nebraska
Texas
Montana
Pennsylvania
Missouri
Illinois
Arizona
Maryland
Delaware
New Jersey
Rhode Island
Produzione
000 t
5.317
1.267
1.001
801
680
375
277
156
125
90
66
54
40
37
24
5
Stato
Washington
Colorado
North Dakota
Maine
Michigan
Florida
New York
North Carolina
Nevada
New Mexico
Kansas
Virginia
Ohio
Massachusetts
Alabama
Produzione
000 t
4.340
1.093
932
715
633
360
238
130
106
80
65
47
39
28
9
isolate e ventilate, ubicate sia all’interno che all’esterno delle aziende agricole.
Le patate destinate al mercato del prodotto fresco sono generalmente vendute
sul mercato a pronti mentre quelle destinate alla trasformazione sono di solito coltivate su contratto. I contratti danno alle industrie di trasformazione alimentare una
maggiore garanzia di poter operare a pieno regime, conseguendo in tal modo costi
di lavorazione unitari minimi. Non esiste alcuna distinzione tra le varietà coltivate
per il mercato del prodotto fresco e quelle destinate alla trasformazione: entrambi i
mercati sono dominati dalla Russet. Le varietà che includono le patate rosse, quelle
bianche e le Yukon Gold si coltivano principalmente per il mercato del fresco e rappresentano una quota relativamente piccola della produzione.
Anche se gli Usa importano una certa quantità di prodotto dal Canada, vengono considerati degli esportatori netti. I prezzi sono, tuttavia, determinati dall’incontro tra domanda e offerta interna.
La classificazione merceologica
Le patate si distinguono in “Extra No. 1,” “No. 1,” “Commercial,” “No. 2,”
e “Unclassified ” sulla base della dimensione, della compattezza, della forma,
del numero e della qualità di germogli e degli eventuali difetti interni. Le esatte
caratteristiche di qualità sono disponibili sul volume “United States Standards
for Grades of Potatoes” pubblicato dall’AMS-USDA (Programma Ortofrutta,
Divisione Prodotti Freschi). La qualità delle patate è un elemento importante
sia per quanto riguarda le patate destinate al mercato del prodotto fresco che
per quelle destinate ad essere trasformate in French fries. Le patate di qualità
più bassa sono lavorate per altri usi.
318
La descrizione del mercato
Le patate sono prodotte sia per la vendita sul mercato del prodotto fresco
che per essere trasformate in French fries congelate, tagliate in chips, oppure
disidratate. Il grafico 9.2 illustra le diverse destinazioni d’uso del prodotto.
Una certa quantità di prodotto è raccolto precocemente e venduto sul mercato del fresco, per soddisfare le richieste di mercato, nel caso in cui il prodotto
stoccato l’anno precedente sia stato completamente consumato. La maggior
parte delle patate è però immagazzinata per garantire una fornitura costante ai
mercati del prodotto fresco e da trasformare.
Il mercato delle patate French fries congelate è dominato da tre società: la
JR Simplot, che rifornisce McDonalds; la McCain Foods; e la Lamb Weston,
Grafico 9.2 - Destinazione d’uso delle patate negli Usa
Perdite ed
altro
8,9%
Alimentazione
animale
0,8%
Da seme
6,3%
Amido
0,2% In scatola
0,9%
Disidratate
10,4%
Fresche
28,0%
Chips (fritte%)
12,6%
Congelate
31,9%
Fonte: 2006 U.S. Fruit and Vegetable Outlook, National Food and Agricultural Policy Project, Arizona State University.
che è sotto il controllo della Con Agra. Insieme, queste tre società, rappresentano più del 90% del mercato. Questi produttori di French fries vendono il proprio prodotto principalmente alle aziende che si occupano di servizi alimentari.
Tale concentrazione sul versante degli acquirenti limita la possibilità degli addetti alla trasformazione di applicare prezzi superiori ai livelli di libero mercato. Inoltre, questi ultimi sono tenuti a rispettare specifiche sempre più esigenti
in materia di qualità e quantità del prodotto. Per questo motivo, i principali produttori di French fries sottoscrivono contratti di produzione con i coltivatori: i
contratti consentono, infatti, di sviluppare relazioni reciprocamente vantaggiose
con i coltivatori, i quali sono in grado di fornire il prodotto della qualità di cui
le aziende di trasformazione hanno bisogno. Il peso specifico è un elemento
fondamentale tanto che i contratti prevedono la corresponsione di incentivi sul
prezzo per prodotto con alto peso specifico, mentre penalizzano il prodotto con
319
basso peso specifico. I contratti prevedono anche degli incentivi a fronte di determinate altre caratteristiche quali la dimensione del tubero.
Il mercato del prodotto fresco è molto meno concentrato: dal momento che
le patate conservate possono essere utilizzate sia come patate fresche che come
patate destinate alla trasformazione, la concorrenza che deriva dal mercato del
prodotto fresco agisce bilanciando la concentrazione del mercato, tipica del
mercato per le French fries. Inoltre, gli acquirenti di patate per la produzione di
chip e di prodotto da destinare alla disidratazione sono diversi dagli acquirenti
di patate sul mercato del prodotto fresco o di quelle destinate alla produzione di
French fries congelate. Nel complesso, il mercato delle patate è caratterizzato
da un grado elevato di concorrenzialità.
Le varietà precoci sono spesso consegnate direttamente dal produttore ai
punti vendita dove vengono selezionate, classificate e, quindi, acquistate dai
grossisti. Con l’avanzare della stagione di raccolta, i coltivatori che producono
a fronte di contratti depositano le patate nei magazzini e seguono il calendario
di consegna previsto dall’accordo. I coltivatori che operano senza contratto, invece, conservano il prodotto all’interno dei depositi e quindi procedono alla
consegna agli acquirenti di patate fresche o da trasformazione: al momento della consegna, le patate sono selezionate, classificate, confezionate (per il mercato del prodotto fresco) e inviate direttamente ai dettaglianti.
La formazione del prezzo
Esistono due categorie di prezzo alla produzione di rilevanza fondamentale per i
coltivatori di patate: il prezzo indicato nel contratto di produzione (stabilito prima
della semina, in primavera) e il prezzo che si registra sul mercato a pronti e che varia nel corso della campagna di commercializzazione. Esistono due elementi, distinti ma correlati, che agiscono sulla determinazione di questi due prezzi.
Gli operatori delle industrie di trasformazione offrono ai coltivatori di patate un prezzo contrattuale di base e una serie di incentivi e di penalizzazioni legate alla qualità: i produttori possono decidere se sottoscrivere il contratto (accettando il prezzo offerto) oppure rifiutare l’offerta. Tuttavia è evidente che una
griglia di prezzi registrati nei contratti stipulati e generalmente accettata dagli
operatori agirà probabilmente come spinta al successivo ribasso dei prezzi,
mentre una serie di quotazioni rifiutata unanimemente determinerà una spinta
al rialzo dei valori offerti da parte dell’industria di trasformazione.
I coltivatori dispongono anche di una certa flessibilità nel respingere un
contratto, in quanto esiste sempre l’opzione di vendere il prodotto sul “mercato
a pronti” subito dopo il raccolto. Il prezzo contrattuale di equilibrio equivale al
valore più basso che risulta dalla capacità delle aziende di trasformazione di reperire quantità di patate sufficienti a soddisfare i propri obiettivi di produzione.
Le trattative per la sottoscrizione di contratti sono spesso condotte, per conto
dei coltivatori, da associazioni di categoria, nel tentativo di incrementare il proprio potere contrattuale.
Il “prezzo a pronti” delle patate è determinato su base giornaliera semplicemen-
320
te in funzione dell’equilibrio tra domanda e offerta. A causa della frammentazione e
della dispersione geografica della produzione e del consumo di patate, esistono numerosi mercati a pronti, tutti con i propri prezzi, che rispondono alle condizioni di
domanda ed offerta locali. I produttori di patate dispongono di un certo potere contrattuale sui mercati a pronti in quanto hanno sempre la possibilità di non consegnare il proprio prodotto e di mantenerlo nei magazzini: questo potere contrattuale diminuisce però con l’avanzare della stagione e negli anni in cui vi siano ampie scorte nei magazzini; invece, in caso di scorte scarse, i coltivatori che hanno posticipato
le consegne, vedono aumentare il proprio potere contrattuale.
Pertanto, i mercati giornalieri a pronti riflettono la propensione dei coltivatori a vendere il proprio prodotto immagazzinato piuttosto che mantenerlo in
deposito per vendite future. Ciò significa che i prezzi del mercato a pronti tenderanno ad aumentare durante la campagna di vendita riflettendo i costi di immagazzinamento.
Gli aspetti contrattuali
Una quota rilevante della produzione di patate per la trasformazione è coltivata su contratto. Secondo Curtis e McCluskey35 i contratti comprendono generalmente quattro sezioni: raccolta e consegna (quantità da consegnare e tempi),
tecniche di coltivazione (uso di sementi certificate, fitofarmaci approvati dallo
USDA, concimazioni, irrigazioni, etc.) pagamenti e rettifiche (prezzo base e
eventuali rettifiche in base alla qualità del prodotto), diritti degli acquirenti
(procedure per la verifica della qualità, svolte da un soggetto terzo).
Solitamente i contratti non sono utilizzati per l’acquisto di patate sul mercato del prodotto fresco: in linea di massima, questi mercati sono geograficamente molto più dispersi di quelli per le patate da trasformazione, che sono prevalentemente ubicati nelle principali regioni produttrici. Nelle aree di produzione
al di fuori delle regioni del Pacifico nord-occidentale, infatti, una maggiore
quota del prodotto è destinata al mercato del fresco.
Le strutture responsabili per la raccolta dei prezzi
Non esiste una specifica attività governativa finalizzata esplicitamente alla
raccolta dei prezzi delle patate. Il NASS effettua la raccolta dei prezzi delle patate, riferiti a contratti, nell’ambito della propria attività mensile di rilevazione
(Prices Received Survey), nei principali Stati di produzione36; la raccolta dei
dati è svolta praticamente dal personale che opera negli Uffici Statistici di Stato
(State Statistical Offices). I prezzi rilevati, sia a livello di singolo Stato che per
l’intero territorio Usa, sono messi a disposizione sul sito web del NASS, così
come le stime del prezzo medio mensile.
I principali metodi per la raccolta dei dati sono le interviste telefoniche e lo
scambio di questionari per posta normale e posta elettronica sia con gli acquirenti che con i coltivatori.
L’AMS rileva i prezzi sul mercato del prodotto fresco rilevando giornalmente i prezzi FOB presso i punti di spedizione, non riferiti ai prezzi contrat-
321
tuali, ma a quelli a pronti per le chips.
L’AMS raccoglie le informazioni tramite i propri corrispondenti sui mercati,
che sono dipendenti sia dell’USDA che dei Dipartimenti per l’agricoltura dei
singoli Stati. Essi raccolgono i dati sui prezzi FOB dalle aziende di confezionamento, ed effettuano interviste ai grossisti e ai principali acquirenti al dettaglio,
nelle maggiori aree metropolitane, allo scopo di calcolare i prezzi all’ingrosso.
L’AMS riceve le stime dei prezzi dai propri corrispondenti sui mercati e calcola
semplicemente la media. I prezzi giornalieri e settimanali sono calcolati e messi
a disposizione via e-mail, via fax, oppure sul sito web dell’AMS che conserva
tutte le informazioni presso la sua sede centrale a Washington37.
9.3 Punti di forza e debolezza del sistema Usa di raccolta e diffusione dei prezzi agricoli
Prima di identificare i punti di forza e debolezza del sistema di raccolta dei
prezzi agricoli negli Usa, è necessario avere chiaro gli obiettivi che il sistema
stesso si propone di conseguire. La motivazione storica che ha spinto gli Usa a
dotarsi di un diffuso sistema di raccolta dei prezzi va ricercata nell’obiettivo di
aumentare il potere di mercato degli agricoltori nella fase di commercializzazione
dei propri prodotti. Infatti, se gli agricoltori hanno le stesse informazioni degli acquirenti, sarà più facile che i prezzi a cui avvengono le transazioni riflettano le
reali condizioni di mercato. Nonostante la crescita d’importanza dell’industria
agroalimentare statunitense e mondiale, il perdurare del sostegno pubblico alle attività di raccolta dei prezzi del NASS e dell’AMS trova fondamento nel fatto che
fornire informazioni sui prezzi agli agricoltori costituisce un servizio pubblico.
Un punto di forza dell’attuale sistema di raccolta dei prezzi è rappresentato
proprio dal fatto di essere un servizio pubblico a beneficio degli agricoltori. I rapporti dell’AMS diffondono informazioni aggiornate quotidianamente sulle condizioni dei mercati, sul livello dei prezzi e sul loro andamento per quasi tutte le produzioni agricole negli Usa. I miglioramenti conseguiti nelle tecnologie di informazione e comunicazione hanno reso i rapporti dell’AMS facilmente accessibili.
Tuttavia, la grande mole di dati che l’AMS si trova a gestire ogni giorno rende assai complicata la loro archiviazione e la relativa analisi. Fortunatamente, però, il sistema di raccolta e diffusione dei prezzi agricoli ha un secondo punto di
forza nell’attività svolta dal NASS per aggregare i dati e “aggiornarli” al fine di
garantire la loro significatività statistica. Il NASS effettua una propria rilevazione
dei prezzi, oppure fa uso dei prezzi raccolti dall’AMS, quando necessario.
Alcuni ritengono che il sistema di raccolta dei prezzi agricoli negli Usa abbia
perso la capacità di fornire stime significative dei prezzi agricoli a causa dei cambiamenti nelle modalità con cui le aziende offrono sul mercato i propri prodotti
agricoli: ad esempio, verso la fine degli anni ’90, venivano acquistati relativamente pochi bovini nelle aste tradizionali e i prezzi delle transazioni erano determinati da una serie di negoziati a carattere privato. Il risultato di tali contrattazioni erano spesso sconosciute o si potevano conoscere solo con difficoltà. I prezzi
322
diffusi dall’AMS e dal NASS, quindi, non avevano molto valore. In virtù della
notevole importanza economica del settore bovino da carne, il Congresso Usa ha
approvato nel 1999 il Livestock Mandatory Reporting Act con l’obiettivo di rendere pubblico il risultato delle contrattazioni che avvengono a livello privato, aumentando la validità dei prezzi riportati dall’AMS e dal NASS.
Difficilmente il Congresso imporrà l’adozione di un sistema più affidabile
di raccolta e diffusione dei prezzi per altri settori agricoli meno importanti. Tuttavia, molti prodotti sono interessati da una maggiore integrazione verticale e
ciò ha effetti sulla formazione del prezzo: il maggiore punto di debolezza del
sistema di raccolta dei prezzi negli Usa, quindi, risiede nel fatto che i prezzi rilevati potrebbero non essere rappresentativi delle reali condizioni di offerta e
domanda, nel caso di filiere con un alto livello di integrazione verticale.
1)
Agricoltura, Capitolo 55, Ministero dell’Agricoltura, sezione 2204.
Tratto dalla pag. 2 del “National Agricultural Statistics Service Strategic Plan 2003 –
2008.”
USDA
–
NASS,
gennaio
2005.
Disponibile
al
sito
http://www.nass.usda.gov/About_Nass/Strategic_Plan/spnass2008.pdf
3) Per un esempio del livello di approfondimento statistico degli strumenti utilizzati presso il NASS,
si consulti il sito http://www.nass.usda.gov/Education_&_Outreach/Reseach_Reports/index.asp.
4) Si veda: http://www.nass.usda.gov
5) I rapporti annuali sono disponibili al sito http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/zap-bb/.
6) I rapporti mensili sono disponibili al sito http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/pap-bb/.
7) Tali prezzi sono pubblicamente disponibili sul sito web http://marketnews.usda.gov/portal/fv.
8) I rapporti relativi al bestiame e ai cereali sono facilmente disponibili al pubblico sul sito
web http://marketnews.usda.gov/portal/lg.
9) 1 acro = 0,40 ettari
10) Lo staio (bushel) è una unità di misura volumetrica. 1 staio equivale a 35,23907 litri (ndt).
11) La libbra (pound) è una unità di misura di peso. 1 libbra equivale a 453,59 grammi (ndt).
12) Naturalmente, il prezzo netto ricevuto dagli imprenditori agricoli per il loro mais è uguale
al prezzo pagato da tali punti d’acquisto, meno il costo di essiccazione del mais (se necessaria) e le spese di trasporto del mais al punto di acquisto.
13) I rapporti mensili a partire dal 1995 sono disponibili al sito http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/pap-bb.
14) Esistono studi su 2.600 punti di acquisto negli Stati Uniti, riguardanti tutti i cereali ed i semi oleosi.
15) I rapporti riguardanti ciascuno stato sono disponibili al sito web
http://www.ams.usda.gov/lsmnpubs/grains.htm.
16) Il codice di esportazione per le mele da mercato del fresco, ai fini della classificazione elettronica delle transazioni, è 0808100000.
17) “Competition in Fresh Producer Markets: An Empirical Analysis of Marketing Channel
Performance.” T.J. Richardson and P.M. Patterson. Contractors and Cooperators Report
Number 1. Settembre 2003, ERS-USDA.
18) I rapporti mensili a partire dal 1995 sono disponibili al sito http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/pap-bb/2006/.
2)
323
19) La descrizione è disponibile al sito http://www.nass.usda.gov/Surveys/Fruits_and_Nuts/index.asp.
20) Il portale dell’AMS riguardante frutta ed ortaggi è all’indirizzo: http://marketnews.usda.gov/portal/fv. A questo indirizzo è possibile visionare anche il contenuto dei rapporti giornalieri sulle mele
a cura dell’AMS.
21) La classificazione è stilata dagli ispettori dello USDA successivamente alla macellazione ed
alla divisione a metà degli animali e si basa sul contenuto di grasso intramuscolare (marbling)
a livello della sezione trasversale della dodicesima costola.
22) I rapporti a partire dal 1995 sono disponibili al sito http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/pap-bb/2006/.
23) I dettagli del programma sono disponibili all’indirizzo http://www.ams.usda.gov/lsmnpubs/Tips.htm.
24) Si veda, ad esempio: Ward, Clement, “Beef Packers’ Captive Supplies; An Upward Trend? A
Pricing Edge?” Choices, 2005 (http://www.choicesmagazine.org/2005-2/grabbag/2005-214.htm).
25) Il portale AMS per il bestiame ed i cereali è all’indirizzo http://marketnews.usda.gov/portal/lg.
26) Dati relativi alla produzione tratti da Boriss, Hayley. “Commodity Profile: Citrus” Agricultural Issues Center, University of California. Disponibili sul sito web http://aic.ucdavis.edu/profiles/Citrus-2006.pdf.
27 Nelle recenti conferenze del Ministero del Commercio (Department of Commerce) e della
Commissione sul Commercio Internazionale (International Trade Commission) statunitensi è
stato dichiarato che il Brasile ha venduto succo d’arancia (di tipo sia NFC che FCOJ) sottocosto sui mercati statunitensi.
28) Le esatte caratteristiche di qualità sono disponibili sul volume “United States Standards for
Grades of Oranges” pubblicato dall’AMS-USDA, Programma Frutta ed Ortaggi, Divisione
Prodotti Freschi.
29) Hart, Ezequiel. “Tariff and the “Brazilian Invasion” of Florida the Effect of Florida’s Brazil-Based Processors on the Political debate over the U.S. Orange Juice Tariff.” Tesi per master, non pubblicata. Tufts University, aprile 2004.
30) Ad esempio, Spreen et al scrissero nel 2002: “….In questi ultimi anni, la prevalenza dei
contratti a lungo termine si è molto diffusa benché l’esatta percentuale della frutta venduta attraverso questi contratti non sia nota.” (Spreen, T.H., Fernandes W.Jr., Moreira C., Muraro
R.P., “An Economic Evaluation of Hamlin Versus Valencia Orange Production in Florida”,
Università della Florida, IFAS Extension, 2002).
31) I rapporti mensili a partire dal 1995 sono disponibili all’indirizzo: http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/pap-bb/2006/.
32) Si consulti: http://www.nass.usda.gov/Statistics_by_State/Florida/Publications/Citrus/index.asp.
33) Il programma di aggregazione dell’offerta (participation plan) è uno dei possibili sistemi a
disposizione dei produttori per vendere il proprio prodotto sul mercato: tale sistema di vendita
prevede che i produttori vendano il proprio prodotto alla cooperativa che produce e vende succhi trasformati; il prodotto iscritto volontariamente dai produttori al programma in questione
sarà venduto tutto insieme e alle stesse condizioni di mercato; i profitti derivanti dalla vendita
sono poi divisi proporzionalmente tra i membri della cooperativa (ndt).
34) Il portale dell’AMS su frutta ed ortaggi è all’indirizzo http://marketnews.usda.gov/portal/fv.
35) Curtis K., McCluskey J., “Contract Incentives in the Potato Processing Industry.” Documento di lavoro non pubblicato, disponibile all’indirizzo http://www.aae.wisc.edu/fsrg/publications/conference/Curtis_McCluskey.pdf
36) I rapporti mensili sono disponibili all’indirizzo http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price/pap-bb/2006.
37) Il portale dell’AMS su frutta ed ortaggi è all’indirizzo http://marketnews.usda.gov/portal/fv,
mentre i punti di spedizione in corrispondenza dei quali sono raccolti i dati sui prezzi sono disponibili su: http://www.ams.usda.gov/fv/mncs/shiponio.htm.
324
Riferimenti bibliografici
Canada
Agriculture and Agri-Food Canada. “An Overview of the Canadian Agriculture
and Agri-Food System.” ISSN 1708-4164. Maggio 2005.
Statistics Canada. “The Government On-Line Strategy and Statistics Canada.” 14
marzo 2005. www.statscan.ca/english/about/online.htm
Statistics Canada. “2001 Census of Agriculture.” 12 aprile 2006.
www.statcan.ca/english/agcensus2001
Statistics Canada. Agriculture Division. “Farm Product Price Index.” Aprile
2006. www.statcan.ca/english/freepub/21-007-XIE/21-007-XIE2006004.pdf
Alberta, Agriculture, Food and Rural Development. Daily Grain Prices. “Closing
Grain Prices di giovedì, 15 giugno 2006.” http://www.1agric.gov.ab.ca/$department /deptdocs.nsf
Canadian Grain Commission. “Official Grain Grading Guide”. 1 agosto 2005.
10:1-23. www.grainscanada.gc.ca/main-e.htm
Statistics Canada. Agriculture Division. “Cereal and Oilseeds Review.” Marzo
2006. www.statcan.ca/english/freepub/22-007-XIB/22-007-XIB2006004.pdf
Statistics Canada. Farm Product Prices Survey. “Grains and Specialty Crops Survey – Alberta.” 10 giugno 2006.
Canadian Oilseed Processors Association. http://www.copaonline.net
“Overview of Canada’s Colza Industry.” Canadian Colza Industry. Colza Council
of Canada. www.colza-council.org/ind_overview.html
“Part 1: A Farmer’s Guide to Production Contracts in Sask.” AIMS Agriculture
Institute of Management in Saskatchewan. http://sscd.sk.ca/aims
“Part 2: Grain and Seed Contracts for Farmers.” AIMS Agriculture Institute of
Management in Saskatchewan.
Statistics Canada. Agriculture Division. “Cattle Statistics.” 15 febbraio 2006.
http://statscan.ca/english/freepub/23-012-X1E/23-012-X1E2005002.pdf
Canada Beef. “Our Industry.” www.cbef.com/Industry.htm
Canadian Beef Grading Agency. www.telusplanet.net/public/cbga/grades.html
Canadian
C a t t l e m e n ’s
Association.
Home
page.
www.cattle.ca/newsroom/MainPg.htm
CANFAX. Home page. www.canfax.ca
Grier, Kevin. “Analysis of the Cattle and Beef Markets Pre and Post BSE, Final
Report to the Competition Bureau.” George Morris Centre. Febbraio 2005.
Agriculture and Agri-Food Canada. Agri-Food Trade Services. “Canada’s Potato
Industry.” Reperiti nel mese di giugno 2006 http://ats.agr.ca
Statistics Canada. Agriculture Division. “Canadian Potato Production.” January
325
2006. www.statcan.ca/english/freepub/22-008-XIE/22-008-XIE2005003.pdf
Potato Growers of Alberta. Alberta Seed Potatoes Growers Committee. “2006 Alberta Seed Potato Growers Directory”. Reperiti nel mese di giugno 2006
http://www.albertapotatoes.ca
Potato Growers of Alberta. “Annual Report.” 2005.
Canada. Canadian Food Inspection Agency. “Potato Inspection Manual.” Reperiti
nel mese di giugno 2006 www.inspection.gc.ca/english/plaveg/fresh/vegleg/potpom/potpome.shtml
Alberta. Agriculture, Food and Rural Development. Statistics and Data Development Unit. “Alberta 2004 Beekeepers’ Survey Results.” 23 dicembre 2005.
www1.agric.gov.ab.ca/$department/deptdocs.nsf/all/sdd9990
Canadian Honey Council Industry. “Industry Overview.”
www.honeycouncil.ca/users
Canadian Honey Council Industry “Honey Prices.”
Canadian Honey Council. Industry “Honey Production.”
Canada. Statistics Canada Agriculture Division. “Production and Value of Honey
and Maple.” 2005. http://statscan.ca/english/freepub/23-221-X1B/23-221X1B2005000.pdf
Cile
Agropuerto. “Descripción de la Comercialización de Productos Priorizados para
Operar en la Bolsa de Productos Agropecuarios”. Anexo II del documento “Diseño, Reglamentación y Factibilidad Económica para una Bolsa Agropecuaria en
Chile”. Studio realizzato per la Fundación Chile. 2003.
Dirven, M. “El Cluster Lácteo en Chile”. United Nations Economic Commision
for Latin America and the Caribbean (CEPAL). 1998.
Domínguez, J. I., Soler, C., Rojas, F. “Visión de Productores y Exportadores sobre Aspectos Claves para el Desarrollo de la Fruticultura Chilena”. Departamento de Economía Agraria. Facultad de Agronomía, Pontificia Universidad Católica
de Chile. 2003.
Fundación Chile. “Una Nueva Visión para el Sector Triguero en Chile”. Santiago. 2005.
Gemines Consultores. “El Sector Lácteo Chileno”. Santiago. 2000.
Hargreaves, A. “Bovinos de Carne”. Departamento Producción Animal, Facultad
de Agronomía, Pontificia Universidad Católica de Chile. 2005.
Martínez, F. “Comercialización Agropecuaria. Un Enfoque Económico de las
Estrategias Comerciales”. Ediciones Universidad Católica de Chile. Santiago.
2005.
Trace Consultores Ltda. “Visión Perspectiva del Sector Frutícola Chileno”. Tomo
III. Preparato per CIREN. Santiago. 2002.
www.elmercurio.cl, sezione riviste: Revista del Campo.
www.odepa.cl: Uffico Studi e Politiche Agricole.
www.tattersall-remates.cl: mercato d’asta di bestiame.
326
www.lovalledor.cl: Mercato all’ingrosso di prodotti agricoli di Santiago.
www.soprole.cl: Industria lattiero-casearia.
www.ine.cl: Istituto Nazionale di Statistica.
www.fruitonline.com: Decofrut, impresa privata di informazione per gli esportatori.
www.cotrisa.cl : Agenzia pubblica di intervento.
Germania
www.ble.de
www.zmp.de
Israele
Elbert Alexander, (2005), “The methodology of calculation of trade margins on
products for private consumption”, lavoro presentato alla quindicesima Conferenza Internazionale Input-Output, Pechino, Cina, 26/06/05-01/07/05
Heiman e Tsur, 2005, Israel’s Agricultural Sector, Rapporto presentato alla EUMED AGPOL.
Fridkin, Weekly Flower Report, Marketing Research department, MOAG, 14 febbraio 2006)
Istituto Centrale di Statistica (Central Bureau of Statistics, CBS), Israele - pubblicazioni diverse:
www1.cbs.gov.il/shnaton56/st19_17x.pdf
www1.cbs.gov.il/reader/archive/archive_h_new.html
www.cbs.gov.il/price/t16_h.htm
Ente per la Produzione e la Commercializzazione
www.plants.org.il
WWW.amd.org.il
www.israeldairy.com/
www.yerek.co.il/standart/petach_davar.htm
www.yerek.co.il/FileServer/200_tomato_specifications_receipt.ppt#2
www.plants.org.il/PriceList/OnItemDataBound.aspx
www.plants.org.il/PriceList/OnItemDataBound.aspx
www.milk.org.il/hebrew/info/milkworld
Ministero dell’Agricoltura, MOAG
www.moag.gov.il
www.shaham.moag.gov.il/
www.science.moag.gov.il/
Italia
Ismea – Outlook dell’agroalimentare italiano – Rapporto annuale, 2007.
Ismea – Rapporto economico finanziario Ortaggi specializzati, Roma 2005.
327
Ismea – Rapporto economico finanziario Frutta fresca, Roma 2007.
Ismea – Rapporto economico finanziario Seminativi specializzati, Roma 2007.
Ismea – Rapporto economico finanziario Olio d’oliva, Roma 2007.
Ismea – Filiera Pesca e Acquacoltura, Roma 2007.
www.ismea.it
http://www.bmti.it/cgi-bin/meteora/meteora_home.asp
Olanda
Bont, C.J.A.M. de en J. Bolhuis, Zicht op agrarische prijzen, Rapport 1.06.01,
LEI, The Hague, 2006.
Bont, C.J.A.M. de, J. Bolhuis, J.A. Boone, W.H. van Everdingen, J.H. Jager en
K. Oltmer, Market signals for organic farming, Report for Eurostat, Report
2.05.03, LEI, The Hague, 2005.
LEI/CBS, Land- en tuinbouwcijfers 2005, The Hague, 2006.
Spagna
Agenzia pe l’olio d’oliva (AAO), 2006. Disponibile su http://aao.mapa.es
FAO, 2003a. Proyecciones de la producción y consumo mundiales de cítricos en
el año 2010. Comité de problemas de productos básicos. En Cuba, 20-23 de mayo de 2003.
FAO, 2003. Frutos cítricos frescos y elaborados. Estadísticas anuales. Disponibile su www.fao.org/es/ESC/esce/escr/citrus/citruse.htm
Ministero dell’Economia e delle Finanze. Segretariato di Stato di Stato dell’Economia. Direzione Generale della Difesa della Competitività, 2004. Investigación
de la Cadena de Distribución de Determinadas Frutas y Hortalizas. Disponibile
su www.minhac.es
Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA), Segretariato Generale dell’Alimentazione, 1995. Normas de Calidad para Frutas y Hortalizas. Direzione Generale delle Industrie Agroalimentari, Madrid.
MFAO, Società per la Gestione del Mercato dei Futures dell’olio d’oliva, 2005.
Mercado de futuros del aceite de oliva. Documento per la Confederación de Cooperativas Agrarias de España (CCAE). Disponibile su www.ccae.es/ccae
Langreo Navarro, A., 2004. Frutas y hortalizas: un sector emergente. La Tierra
del agricultor y ganadero. Quaderno, nº 2, maggio. Disponibile su
www.upa.es/_clt/ lt_cuadernos_2/
Langreo Navarro, A., 2005. El sector del aceite de oliva y sus protagonistas:
agricultores, almazaras, refinadores, envasadores, exportadores y consumidores.
La Tierra del agricultor y ganadero. Quaderno nº 5, settembre. Disponible en:
www.upa.es/_clt/lt_cuadernos_5/index_5.htm
Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA), 2004.
Anuario de estadística agroalimentaria. Disponibile su www.mapa.es/es/estadistica/pags/anuario/
Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA), 2003. Li-
328
bro Blanco para la Agricultura y el Desarrollo Rural. Disponibile su www.mapa.es
Ministero dell’Agricoltura, della Pesca e dell’Alimentazione (MAPA), 2006. Metodología de precios percibidos por los agricultores y ganaderos. Disponibile su
http://mapa.es/es/estadistica
Mercadé, L.; Llovet, N., 2005. La estadística de precios percibidos por los agricultores y ganaderos. Revista de estadística y sociedad, nº 12, settembre. pp. 15 –
17. Disponibile en: www.revistaindice.com
Parras Rosa, M.; Mozas Moral, A.; Torres Ruiz, F.J., 1999. El sector oleícola y el
crecimiento de la economía jiennense: análisis, retos y estrategias. Universidad
de Jaén y Fundación Caja de Granada.
Pérez Mesa, J.C.; de Pablo Valenciano, J., 2005. El mercado global de tomate y
la existencia de competencia intercontinental: factibilidad del aumento de las exportaciones españolas hacia los Estados Unidos. Infoagro. Disponibile su:
www.infoagro.com/hortalizas/mercado_tomate.htm
Sánchez Rodríguez, P., 2000. Hacia un nuevo Plan de Estadísticas del MAPA.
Revista Fuentes Estadísticas, nº 40, Gennaio. Disponibile su: www.ine.es/revistas/fuentes/ Numero40/ 16y17.htm
Sánchez Rodríguez, P., 2005. Situación actual y perspectivas de las estadísticas
agroalimentarias en España. Revista de estadística y sociedad, nº 12, settembre.
pp. 12 – 14. Disponibile su: www.revistaindice.com
Segretariato di Stato del Turismo e del Commercio. Ministero dell’Industria,
Commercio e Turismo, 2006. Disponibile su www.comercio.es/comercio/bienvenido/pagPresentacion
UNCTAD, United Nations Conference on Trade and Development, 2006. Disponibile su www.unctad.org/infocomm/espagnol/olivo/mercado.htm
USA
USDA – NASS Gennaio 2005, “National Agricultural Statistics Service Strategic
Plan
2003
–
2008.”.
Disponibile
su
www.nass.usda.gov/About_Nass/Strategic_Plan/spnass2008.pdf
USDA-National statistics service; i rapporti per ogni stato, disponibili su
www.ams.usda.gov/lsmnpubs/grains.htm.
USDA, Settembre, 2005, Fruit and Tree Nuts Outlook; Economic Research Service.
ERS-USDA. Settembre, 2003, “Competition in Fresh Producer Markets: An Empirical Analysis of Marketing Channel Performance.” T.J. Richardson and P.M.
Patterson. Contractors and Cooperators Report Number 1.
Ward, Clement. “Beef Packers’ Captive Supplies; An Upward Trend? A Pricing Edge?” Choices 2nd Quarter 2005, disponibile su www.choicesmagazine.org/2005-2/grabbag/2005-2-14.htm
Boriss, Hayley. “Commodity Profile: Citrus” Agricultural Issues Center, University of California. Disponibile su http://aic.ucdavis.edu/profiles/Citrus-2006.pdf
329
Tufts University, April 2004; Hart, Ezequiel. “Tariff and the “Brazilian Invasion”
of Florida the Effect of Florida’s Brazil-Based Processors on the Political debate
over the U.S. Orange Juice Tariff.” Tesi di master non pubblicata.
Università della Florida, IFAS Extension. Spreen, T.H., Waldir Fernandes, Jr.,
Cristiano Moreira, and Ronald P. Muraro. “An Economic Evaluation of Hamlin
Versus Valencia Orange Production in Florida.”
Curtis, K., and J. McCluskey. “Contract Incentives in the Potato Processing Industry.” Documento non pubblicato, disponibile su:
www.aae.wisc.edu/fsrg/publications/conference/Curtis_McCluskey.pdf
http://usda.mannlib.cornell.edu/reports/nassr/price
http://marketnews.usda.gov/portal/fv.
www.nass.usda.gov/Surveys/Fruits_and_Nuts/index.asp
www.ams.usda.gov/lsmnpubs/Tips.htm
330
Stampa e allestimento:
Imago Media Editrice
Dragoni (CE)
Tel. 0823 866710 - www.imagomedia.it