VITAOSPEDALIERA VITAOSPEDALIERA

01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 1
VITAOSPEDALIERA
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana
NOVEMBRE 2014
POSTE ITALIANE S.p.A. - SPED. IN ABBONAMENTO POSTALE - D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 N° 46) Art. 1, Comma 2 - DCB ROMA
ANNO LXIX - N° 11
Sono
Sono 350
350 anni
anni che
che conseguimmo
conseguimmo
la
la salma
salma del
del nostro
nostro Fondatore
Fondatore
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 2
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 3
EDITORIALE
S O M M A R I O
RUBRICHE
4
Papa Francesco è comunista?
5
Introduzione
Homo viator
6
Educare all’etica delle virtù
7
Land Grabbing
8
Aumento dei disturbi
del sonno nei bambini
9
La malattia di Dupuytren
10
Occorrevano robuste braccia per
immobilizzare un paziente che subiva
“ l’atroce coltello”
XLVIII – “I gas esilaranti” (sec. XIX) e la chirurgia;
“partorirai con dolore” (Gen 3, 16).
11
Schegge Giandidiane N. 46 B
Buccheri La Ferla
1964 - 2014 Cinquant’anni di storia
15
Verso la beatificazione di
fra Fortunato Thanhäuser
16
Missione: speranza dell’uomo!
Andate in tutto il mondo e proclamate
il Vangelo a ogni creatura (Mc 16,15).
17
Le stenosi uretrali
18
St. John of God Fundraising Alliance
Incontro a Sant Boi de Llobregat (Barcellona)
DALLE NOSTRE CASE
19
20-21
22
Istituto San Giovanni di Dio - Genzano
Esperienza da volontari
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
Benevento
Festa dei santi Angeli Custodi a Benevento
Ospedale Buccheri La Ferla - Palermo
Progressi nella diagnosi
e nella valutazione del rischio allergico
La gestione del paziente
con dolore cronico
23
Newsletter - Filippine
VITA OSPEDALIERA
Rivista mensile dei Fatebenefratelli della Provincia Romana
ANNO LXIX
Sped.abb.postale Gr. III-70%- Reg.Trib. Roma: n. 537/2000 del 13/12/2000
Via Cassia 600 - 00189 Roma
Tel. 0633553570 - 0633554417
Fax 0633269794 - 0633253502
e-mail: [email protected]
[email protected]
Direttore responsabile: fra Angelico Bellino o.h.
Redazione: Franco Piredda
Collaboratori: fra Elia Tripaldi, sac. o.h., fra Giuseppe Magliozzi o.h., fra Massimo Scribano o.h.,
Mariangela Roccu, Raffaele Sinno, Pier Angelo
Iacobelli, Alfredo Salzano, Cettina Sorrenti, Simone
Bocchetta, Fabio Liguori, Raffaele Villanacci, Bruno
Villari, Antonio Piscopo, Franco Luigi Spampinato
Archivio fotografico: Fabio Fatello Orsini
Segreteria di redazione: Marina Stizza, Katia
Di Camillo
Amministrazione: Cinzia Santinelli
Grafica e impaginazione: Duemme grafica srl
Stampa: Fotolito Moggio
Strada Galli s.n.c. - 00010 Villa Adriana - Tivoli (RM)
Abbonamenti: Ordinario 15,00 Euro
Sostenitore 26,00 Euro
IBAN: IT 58 S 01005 03340 000000072909
Finito di stampare: novembre 2014
In copertina: La salma di san Giovanni di Dio, che
conseguimmo il 28 novembre 1664, è venerata in
un'urna preziosa nella nostra Basilica di Granada
PER SEMPRE TRA
I SUOI AMMALATI
ella prima biografia di san Giovanni di
Dio, scritta da Francesco de Castro, leggiamo che una delle benefattrici, donna
Anna de Osorio, moglie del Consigliere Comunale García de Pisa, saputo che era assai malato
e “vedendo la sua sofferenza e il poco sollievo
che ivi riceveva, e così assediato dai poveri da
non dargli tregua, poiché egli mai si negava loro,
lo pregò con molta insistenza di acconsentire che
lo portassero a casa sua per curarlo, dove gli
avrebbero preparato un letto e assicurato ciò che
era necessario, poiché lì giaceva su delle tavole,
avendo come capezzale la sporta. Benché egli si rifiutasse, supplicando di non portarlo via dai suoi poveri, poiché voleva morire ed essere sepolto in mezzo a loro, tuttavia
alla fine donna Osorio lo vinse, dicendogli che, avendo egli predicato a tutti l’ubbidienza, ubbidisse ora a quanto con molta ragionevolezza gli veniva chiesto per amor
di Dio. Presero perciò una seggiola per portarlo via. A ppena vi si sistemò, avendo i
poveri saputo che lo volevano portar via, tutti quelli che potevano alzarsi, gli si fecero intorno con sì alti gridi e gemiti, che qualunque cuore, per quanto duro, si sarebbe
sciolto in lacrime. Lui, sentendoli piangere e vedendoli afflitti, alzò sospirando gli
occhi al cielo e disse loro: «Lo sa Iddio, fratelli miei, che vorrei morire in mezzo a voi.
Ma poiché piace a Dio che io muoia senza vedervi, sia fatta la sua volontà». Poi,
dando a ciascuno singolarmente la sua benedizione, disse: «Restate in pace, figli miei,
e, se non ci vedremo più, pregate nostro Signore per me». A tali parole, ripresero a dar
gridi e a far lamenti che scossero talmente a fondo il cuore di Giovanni (e bastava poco
perché li amava) da farlo svenire sulla seggiola. Tornato in sé, per non prolungargli di
più la pena, lo condussero a casa di questa signora. E dato che aveva cominciato a
ubbidire e s’era proposto di continuare così, nonostante fino allora, anche se malato,
non si fosse mai cambiato l’abito, benché ruvido e povero, ora per dar esempio di
ubbidienza li lasciò fare tutto ciò che disponevano, sicché gli misero una camicia e lo
posero in un letto, assistendolo con molta carità e impegno, garantendogli medici,
medicine e quant’altro necessario”.
N
Dopo pochi giorni il Santo “sentendosi prossimo a morire, si alzò dal letto e si mise
in ginocchio sul pavimento, abbracciando un crocifisso, stette un po’ in silenzio e poi
disse: «Gesù, Gesù, nelle tue mani m’affido». E, detto ciò con voce forte e ben chiara, rese l’anima al suo Creatore”. E anche da morto egli continuò a obbedire, giacché
donna Osorio non consegnò la salma ai frati, ma la fece tumulare nella cappella della
propria famiglia, sita nella Chiesa della Vittoria, tenuta dai Minimi. Egli morì l’8
marzo 1550 e quando fu innalzato agli onori degli altari, nel calendario liturgico universale fu scelta tale data, giorno del suo ingresso in Paradiso, per ricordarne la memoria. Al fine di adeguatamente celebrare tale ricorrenza, i Fatebenefratelli chiesero di
trasferire nella Chiesa del loro Ospedale di Granada la salma del proprio Fondatore,
ma i Minimi vi si opposero e solo il 28 novembre 1664 (giusto 350 anni fa!) infine
v’acconsentirono, sicché il Santo, che desiderava morire tra i suoi malati, poté infine
avere tra loro la sua tomba. Questo suo grande affetto per loro gli meritò nel 1886
d’esser scelto, insieme a san Camillo, come Patrono Universale dei Malati. Lo specifico calendario liturgico dei Fatebenefratelli, oltre a indicare l’8 marzo come Solennità del nostro Fondatore, indica il 28 novembre come Memoria della Traslazione della
sua salma nel nostro Ospedale, in cui gli fu dedicata nel 1757 una splendida Chiesa,
elevata a Basilica nel 1916: nel suo presbiterio c’è in alto un’ampia nicchia, con al
centro l’urna col corpo del Santo (vedi foto in copertina) e poco distante dall'urna c’è
un reliquiario (vedi foto qui in alto) con la sporta che gli serviva anche da cuscino.
Merita infine notare che nel Rito Ambrosiano la Memoria liturgica del nostro Santo si
celebra non l’8 marzo, ma il 28 novembre.
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 4
CHIESA
PAPA FRANCESCO È COMUNISTA?
Raffaele Villanacci
n un mondo povero di idee, in un momento storico ove le organizzazioni
politiche e sindacali sono in crisi profonda, in un epoca ove fa, molto spesso,
notizia, la “bufala” (termine giornalistico
utilizzato per definire una notizia falsa o
costruita ad hoc) è presente sui giornali
scandalistici e qualche volta anche su network di consolidata affidabilità. Non pensavo o, meglio, non pensavamo che per
incrementare la tiratura di quotidiani si ci
inventava anche questa affermazione
scandalistica: PAPA FRANCESCO È
COMUNISTA. Cerchiamo di essere seri
e analizziamo le notizie cominciando da
ciò che dice e fa il Papa. La parola d’ordine scelta da Papa Francesco nel suo
pontificato è: camminare insieme. Il Papa chiama tutti a raccolta e chiede di essere partecipi del cambiamento. In ciò c’è
l’essenza del “camminare insieme” e per
farlo il Papa vuole ascoltare la voce di tutti i cittadini del mondo. Pertanto nel
“cammino comune” tutti devono avere
l’opportunità di dire la propria opinione e,
quindi, dare voce a coloro che in genere
non vengono ascoltati. È mai possibile
che i beni primari dei cittadini del mondo, non solo dei cattolici ma anche dei
professanti le altre religioni, devono essere sempre e solo discussi, scelti e proposti dai “soliti noti”: i potenti della terra, gli
economisti globali, le potenze economiche, le grandi multinazionali, ecc? Papa
Francesco è stato ed è chiaro nei suoi
enunciati e quando parla lo capiscono tutti al punto tale che ognuno di noi si riconosce in quello che dice. Infatti ha affermato, prima che nascesse questa polemica stupida, che: “Terra, tetto e lavoro. È
strano, ma se parlo di questo per alcuni
il Papa è comunista. Non si comprende
che l’amore per i poveri è al centro del
Vangelo. Terra, casa e lavoro, quello per
cui voi lottate, sono diritti sacri. Esigere
ciò non è affatto strano, è la dottrina
sociale della Chiesa”. Questa è la sua dottrina che è la dottrina della Chiesa di Roma e del Vangelo a difesa degli ultimi e
I
4
dei più poveri contro ogni forma di sfruttamento. E per fare questo il Papa incontra tutti e parla con tutti ricevendo, nell’Aula vecchia del Sinodo, i movimenti
popolari, compresi quelli del Social Forum giunti a Roma per un convegno su
“Tierra, techo y trabajo”, terra tetto e lavoro. Movimenti che, come ricorda Gian
Guido Vecchi sul Corriere della Sera,
“Bergoglio conosce bene”, al punto che
“il suo discorso in spagnolo pare la
traccia di un’enciclica sociale”. Per farsene un’idea, basta sottolineare alcune
frasi del discorso: “Siete venuti a porre
alla presenza di Dio, della Chiesa, dei
popoli, una realtà molte volte passata
sotto silenzio: i poveri non solo subiscono l’ingiustizia, ma lottano anche
contro di essa”. E non è il caso se ha affermato, in linea con il suo modo di assolvere al mandato del suo Pontificato,
che: “il sistema economico tutto incentrato sul denaro è la causa anche delle
sciagure naturali che affliggono l’umanità . Il sistema economico sfrutta la
natura per sostenere il ritmo frenetico
di consumo e da qui derivano effetti distruttivi come il cambiamento climatico e la deforestazione”. Non c’è nessuna
ideologia in questo modo di pensare e predicare. Pensare e predicare “il giusto”
è di appannaggio di qualche coloritura politica e/o di qualche appartenenza
partitica? Se così fosse vuol dire che an-
che Gesù Cristo, figlio del Dio nostro Signore fatto uomo e morto per noi sulla
croce, è stato comunista, il primo della
storia. Siamo seri. La semplificazione e la
catalogazione del pensiero umano serve
solo alla massificazione dei cervelli e guai
a provare a emergere da tale piattismo nel
quale ci vogliono relegare. Ti ingabbiano
in una catalogazione. Diventi bianco o nero, comunista o fascista, pacifista o insurrezionalista. Se poi è il Papa a provarci,
apriti cielo: polemiche a valanga. E infatti le polemiche sul “Papa comunista”
risalgono già a un anno fa, quando il Papa promulgò la corposa esortazione
Evangelii Gaudium, definita dallo stesso
Pontefice “testo programmatico”. Le bordate più rumorose giunsero dagli Stati
Uniti. Ma la risposta del Papa è stata
immediata e “tagliente” come nel suo
stile: pacato e pieno di contenuti. Infatti Papa Francesco nell’intervista concessa alla Stampa il 15 dicembre 2013: “Il
marxismo è un’ideologia sbagliata, ma
ho conosciuto diversi marxisti che erano brave persone, e quindi quell’aggettivo non mi offende”. Lasciamo lavorare in santa pace Papa Francesco. Abbiamo finalmente un personaggio di spessore planetario che dice pane al pane e vino
al vino e vogliamo ingabbiarlo in sterili
stereotipi come “comunista” o “marxista?” Sicuramente le polemiche non si assopiranno. Chissà come sarà in seguito etichettato nella prossima sicura polemica che arriverà quando il Papa
Francesco dirà di nuovo “il giusto?”
Non c’è che dire: alla stupidità umana non
c’è mai fine e la mamma dei cretini, purtroppo, è sempre incinta.
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 5
CHIESA E SALUTE
INTRODUZIONE
Homo viator
Fra Elia Tripaldi
’uomo, per necessità, è nomade,
pellegrino; egli è vagabondo, nel
senso che per poter vivere ha bisogno di muoversi, di spostarsi, di emigrare, di conoscere, di essere accolto,
ospitato da altri simili e, a sua volta, di accogliere, perché dietro il concetto di ospitalità si nasconde anche una reciprocità
che diventa una regola d’oro: “Fare agli
altri ciò che piacerebbe fosse fatto a te”.
L’ospitalità deriva da una cultura nomade
che stabiliva il principio di mutua assistenza, utile per chi era in difficoltà, lontano dalla propria abitazione. Essa era utile alla creazione di alleanze tra famiglia e
famiglia, tra clan, tra tribù, ecc., come oggi succede, in alcuni Paesi, nei matrimoni delle dinastie regnanti.
Essa rappresenta un’opportunità per un
incontro tra persone che prima non si conoscevano, si sospettavano a vicenda,
forse erano nemiche, e ora sono amiche e
fratelli.
L’homo viator è anche un viandante
bramoso di conoscere, di avere nuove
esperienze, in cerca di evasione (soprattutto i giovani), che vuole aprirsi al futuro, ma anche a un impellente bisogno di
lavoro, di sopravvivere allontanandosi
dalla guerra e dalla miseria, per essere
protetto e avere la possibilità di realizzarsi in Paesi più liberi. “Dell’ospitalità
non si può che parlare lasciandola parlare, cercando che al primo posto ci sia lei
e non in quanto presumiamo di poter dire di lei. L’ospitalità è questione di cammini. E di questi cammini noi tutti siamo
viandanti”3.
Oggi ci sono delle scuole, dei corsi che
insegnano come diventare famiglia ospitante, come organizzarsi per le ferie, chi
contattare per ricevere ospitalità per un
periodo di riposo, di ferie: i Bed and
Breakfast si moltiplicano sempre di più.
Si è sempre più in movimento per motivi
di lavoro, di turismo. Si va sviluppando il
turismo di massa per scoprire nuovi mondi, nuovi popoli e culture; aumenta l’opportunità per i giovani che desiderano incontrarsi a motivo di eventi sportivi, ecclesiali, “giornate”, convegni, ecc.: è una
realtà vissuta in cui l’hospes diventa sempre meno hostes e viceversa.
Il termine ospitalità (lat. hospitium o
hospitalis) deriva da hospes, cioè ospite” ma anche “oste”, cioè sia chi è accolto che chi accoglie. “Dietro questa
duplice connotazione sta il concetto
greco di xenos, uno straniero che viene
accettato o che accoglie. L’ospitalità
implica la reciprocità ed è caratteristica di condiscendenza sincera tra estranei. Henri Nouwen scrive che l’ospitalità è “la creazione di uno spazio dove
lo straniero può entrare e diventare un
amico anziché un nemico”4.
Tutte le popolazioni dell’Antico Oriente ritenevano l’ospitalità un dovere sacro
perché i lunghi viaggi, i pericoli che in essi s’incontravano e l’assenza di strutture
idonee ad accogliere i viandanti e offrire
loro ospitalità era una condizione per poter sopravvivere. Una volta che l’ospite
avesse varcato la soglia, vi era un “rituale” comprendente la lavanda dei piedi e il
posto d’onore sotto la tenda dove veniva
preparato il cibo con la possibilità di alloggiare e riposare prima ancora di chiedere informazioni sullo sconosciuto ospi-
L
La civiltà di un popolo si misura in base all’apertura, alla tolleranza, all’accoglienza, all’ospitalità che possiede nei riguardi del diverso, dello straniero perché
rende l’uomo più umano. Significativo è
quanto ha scritto Jean Daniélou: “La civiltà ha fatto un passo decisivo, forse il
passo decisivo, il giorno in cui lo straniero, da nemico (hostis) è divenuto ospite
(hospes) […]. Il giorno in cui nello straniero si riconoscerà un ospite, allora qualcosa sta mutando nel mondo”5.
te. Spesso l’ospite è Dio stesso, che si presenta sotto sembianze umane o angeliche,
che fa visita ai suoi devoti e ricompensa
la loro ospitalità.
Nei poemi omerici e nella poesia latina si trovano molti e vari episodi e modelli di praticare l’ospitalità. Alla coppia dei due devoti vecchietti, Filemone
e Bauci descritte da Ovidio nelle Metamorfosi e che inconsapevolmente ospitano gli dèi, contrasta la figura di Didone che accoglie Enea e si innamora del
suo ospite, suicidandosi per la sua improvvisa partenza. Al patriarca Abramo
che riceve gli inviati di Dio, Dio stesso,
senza saperlo, ricevendo così la ricompensa, si contrappongono i cittadini di
Sodoma che maltrattano gli ospiti e per
questo sono castigati da Dio a causa della loro pervicacia nel male.
L’ospitalità è parte della cultura giudeocristiana e questa realtà è evidente nella
Bibbia: Dio si fa amico, ospite del popolo d’Israele, “arameo errante” (Dt 26,5),
in terra straniera. Nel Nuovo Testamento
anche Gesù, è considerato sia ospite accolto, sia ospite che accoglie peccatori,
samaritani e gentili. E così faranno anche
le prime comunità cristiane.
_________________
3
PULICA D., Ospitare Dio, Il Melangolo,
Genova 2009 p. 11
4
H. NOUWEN, Hospitality, in Monastic
Studies, 10[1974], p. 8, cit. in GODFREY
K.,O.F.M. Conv., Ospitalità, in Nuovo
Dizionario di Spiritualità, Ed. Vaticana,
Città del Vaticano 2003 pp.505-506.
5
DANIELOU J., Il libro dell’ospitalità,
Raffaello Cortina, Milano 1991, p. 11
5
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 6
BIOETICA
EDUCARE ALL’ETICA
DELLE VIRTÙ
Raffaele Sinno
noto che viviamo in un tempo in
cui le contraddizioni delle società
complesse pongono seri interrogativi sia personali, sia sociali: da un lato, infatti, vi è una ricerca sistematica nel
dare significato a tutte le cose secondo un
ordine e un fine, mentre spesso si rimane
prigionieri dell’imprevedibilità e della
fragilità, con relazioni interpersonali
frammentate, in un’ottica di sfiducia e
pessimismo.
È
Ogni scelta umana non si fonda su di una
serena valutazione e il giudizio morale,
cardine su cui poggia ogni esperienza
umana, si lascia trascinare da due modelli entrambi erronei: quello teleologico e
deontologico. Per il primo, ogni nostra
azione deve essere valutata esclusivamente nel calcolo delle conseguenze, dove piacere, felicità a ogni costo, potere, autorealizzazione, e perfezione, sono obiettivi già
prefissati e da realizzare.1 Questo tipo di
modello è sostanzialmente assimilabile all’utilitarismo sia dell’atto che si compie
(act utilitarism), sia della regola (rule utilitarism) 2. Il modello deontologico si basa invece sulle scelte di tipo formali, con
atti che sono giusti o ingiusti indipendentemente dalle conseguenze.
La nostra vita pratica dimostra che entrambe le teorie non sono valide per un
corretto giudizio umano, perché il fine
non sempre giustifica i mezzi. Per evitare
le derive illiberali dell’utilitarismo, è necessario rivalutare la categoria delle virtù, considerate nel loro significato di reciproca responsabilità dell’azione umana,
poiché è una favola sostituire la ragione
con la nostra volontà di potenza.3 La crisi
che stiamo attraversando dipende dall’aver sovvertito la logica di una vita razionale con una perenne rincorsa al dover ottimizzare a tutti costi le nostre capacità
nel sistema dell’efficienza ed efficacia,
privando di responsabilità il contesto
umano. Le domande del è vero?, è buono?, è lecito?, sono state messe in secon-
6
do piano rispetto alle seguenti: a che serve?, è efficace?, quanto costa? 4. L’etica
delle virtù è, di fatto, regolata da un principio comune, ossia essere predisposti a
scegliere sul come essere, in modo da non
accettare modelli già preformati.
Educare, ed educarsi, alle virtù significa saper ascoltare il valore del nostro essere in una relazione responsabile con gli altri, in modo da agire correttamente sapendo discernere per il bene
integrale della persona. È evidente che
stiamo osservando alla trasformazione
dell’etica classica dell’obbligo, a quella contemporanea dell’attrazione, non
emozionale ma sostanziale.5
Educare, ed educarsi, alle virtù , richiede l’armonia e la reciproca fecondazione tra la sfera razionale e il mondo
affettivo, tra intelligenza e sensibilità,
tra mente, cuore, e spirito, affinché la
persona possa essere orientata verso il
senso globale di se stessa e della realtà.6
Educare, ed educarsi, alle virtù , coinvolge il passaggio da un uomo sconosciuto, a uno libero, in modo da rendere possibile, e non negare, l’equivalenza nella crescita dell’altro.7 In ragione di ciò, per esercitare una vita virtuosa è fondamentale ricercare in ogni
comportamento e azione il bene di riferimento, che è sempre quello della persona che vale non solo per le scelte che
opera, ma in ragione del contesto di fini, mezzi e valori. L’uomo, agente morale, è espressione di un’intonazione
veritiera della persona, giacché con la
natura razionale e sostanziale egli partecipa alla verità eterna che è Dio.8
In definitiva ogni giorno il nostro agire dovrà essere un discernimento che accetti prudenzialmente una ricerca intelligente di comportamenti appropriati, un
adeguamento alla condivisione generosa
di ogni persona che è degna della nostra
dedizione. Non per il suo aspetto fisico,
per le sue capacità, per il suo linguaggio,
per la sua mentalità, o per le soddisfazioni che può offrire, ma perché rimane un’opera di Dio, una sua creatura.9
_________________
1
A. De RE., L’etica tra felicità e dovere.
L’attuale dibattito sulla filosofia pratica,
Dehoniane, Bologna 1986, p. 47
2
T.L. Beauchamp, J.P. Childress., Principles of Biomedical Ethics, Oxford University Press , Oxford 1979, p. 20
3
Cfr A. Mac Intrye, Dopo la virtù. Saggio
di teoria morale. tr.it., Feltrinelli, Milano
1988, p. 140
4
F. Bellino, Pensare la vita, Bioetica e
nuove prospettive euristiche, Cacucci,
Bari 2013, p. 33
5
S. Pinckares., Le fonti della morale cristiana. Metodo, contenuto, storia, tr.it.,
M.C. Casezza, Ares. Milano 1992, p 420
6
Documento CEI, Educare alla vita buona del Vangelo, n.13, cit. in G. Savignone, Educare oggi alle virtù, Elledici, Torino 2011, p. 111
7
R. Sinno, La sofferenza e la famiglia: sfide etiche, Congresso AIPAS, Assisi, otto
ottobre 2014
8
S. Tommaso D’Aquino., Summa Teologica, I-II q.94
9
P. Francesco, Evangelii Gaudium, n.274
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 7
SOLIDARIETÀ TRA I POPOLI
LAND GRABBING
gname), minerali (idrocarburi, metalli e
terre rare) e terreni edificabili. A tutte queste richieste le terre emerse (150 milioni di
kmq), sembrano forzatamente tenute a dare risposta, soprattutto nel Terzo Mondo.
Simone Bocchetta
a locuzione inglese land grabbing
(letteralmente «accaparramento
della terra») identifica una controversa questione economica e geopolitica
venuta alla ribalta nel primo decennio del
XXI secolo, riguardante gli effetti di pratiche di acquisizione su larga scala di terreni agricoli in paesi in via di sviluppo,
mediante affitto o acquisto di grandi estensioni agrarie da parte di compagnie
transnazionali, governi stranieri e singoli
soggetti privati. Il fenomeno ha assunto
una particolare connotazione a partire dagli anni 2007-2008, quando l’accaparramento di terre è stato stimolato e guidato
dalle conseguenza della crisi dei prezzi agricoli di quegli anni e dalla conseguente
volontà, da parte di alcuni paesi, di assicurarsi le proprie riserve alimentari, al fine di tutelare sovranità e sicurezza in campo alimentare (proprie, non certo altrui).
L
Il fenomeno del land grabbing viene
ogni tanto indicato come foriero tanto di
buone opportunità (poche) quanto di rischi (molti): da un lato, le acquisizioni
possono garantire un’iniezione di risorse,
in realtà economiche in cui queste ultime
sono necessarie; d’altro canto, esiste il rischio concreto (o la quasi certezza) che le
popolazioni locali tramite contratti capestro perdano potere di controllo e di accesso sulle terre cedute e sulle risorse naturali collegate alla terra e ai suoli, come,
a esempio, l’acqua. Il fenomeno dell’accaparramento dei suoli fertili nei paesi del
cosiddetto Terzo Mondo – salito del
1000% dal 2008 a oggi – rappresenta un
concentrato dei mali che minacciano il
nostro pianeta (cfr. Fulco Pratesi, Divoratori di terra, 8 luglio 2014, http://pratesinational-geographic.blogautore.espresso.repubblica.it).
produttori di petrolio che temono l’esaurimento dei loro pozzi. Nei continenti oggi preda del land grabbing, gli aumenti demografici sono impressionanti: nel 1980
in Africa vivevano 469 milioni di persone, oggi hanno superato il miliardo e saranno 2.2 mld nel 2050; i 2.632 milioni
che vivevano in Asia nel 1980 sono divenuti 4.25 e per il 2050 la previsione è di
5.2; in America Latina da 361 milioni si è
passati a 580 che saliranno a 780. Questo
naturalmente aumenta la richiesta di suoli, di acqua e di energia per sopperire alle
esigenze non solo alimentari di tale
espansione demografica.
La seconda causa, ancor più devastante,
è l’incremento, anch’esso incontenibile,
dei consumi e delle aspettative dei paesi
già sviluppati e di quelli che si stanno sviluppando (sempre intendendo “sviluppo”
= “consumo”), come Cina, Corea e India,
in termini di alimenti, materie prime organiche (dal cotone ai biocarburanti al le-
Oggi ciascuno dei 7,2 miliardi di persone (che arriveranno a 9.6 tra poco più di
35 anni) ha a disposizione (contando anche i luoghi invivibili) poco più di 2 ettari. Se si considerano però solo le terre arabili, i metri quadrati a disposizione scendono a 2000 metri quadri. Con queste premesse, è facile capire come l’arraffamento di terreni a spese delle agricolture locali presenti prospettive agghiaccianti. La
misura dell’insostenibilità del processo è
data all’estromissione forzata dai loro territori delle comunità native che vanno ad
accrescere immense bidonville, dalle coltivazioni di soia destinate agli allevamenti di bestiame e di canna da zucchero e palme da olio per i biocarburanti dei nostri
veicoli in crescita dirompente.
Come dice il WWF, se tutti gli abitanti
del Pianeta volessero stili di vita simili a
quelli dei Paesi sviluppati (tendenza che
nessuno può pensare di contrastare) occorrerebbero 2,5 pianeti in più.
Uno di essi è la crescita della popolazione umana, che non conosce limiti soprattutto nei paesi poveri, prime vittime
(complici i Governi locali) delle incette
da parte di quelli in rapido sviluppo e dei
7
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:24 Pagina 8
SANITÀ
AUMENTO DEI DISTURBI
DEL SONNO NEI BAMBINI
Mariangela Roccu
ormire fa parte della crescita
normale e anche periodi di difficoltà del sonno possono rientrare nella normale maturazione. Divenire
via via più consapevoli di se stessi o della relazione esistente fra i genitori, può,
però, provocare stati di ansietà passeggeri che rendono difficile il sonno del bambino. Ma un sonno agitato può anche essere semplicemente un segno di eccitazione per le conquiste del giorno appena
trascorso.
D
I neonati dormono molto, ma ben presto riescono a stare svegli per periodi più
lunghi che non saranno solo impegnati ad
alimentarsi, ma anche a essere accarezzati dalla mamma, a guardarsi, sorridersi, a
“parlare” con lei. Gli stati di ansia del 2°
anno di vita, che provocano in molti bambini incubi e paure, sono segnali del processo di maturazione mentale e della immaginazione creativa del bambino. Intorno al 3° anno di età i bambini chiamano
spesso i genitori dopo essere stati messi a
letto o esprimono la paura del buio: è una
fase normale nello sviluppo infantile e
può essere legata alla consapevolezza della progressiva autonomia rispetto ai genitori. L’ingresso nella scuola materna, l’affidarsi a figure adulte diverse avvengono,
infatti, in questo periodo; andare a letto e
addormentarsi può rappresentare un altro
distacco dai genitori. Ma i genitori sono i
guardiani del sonno dei loro figli e devono, quindi, aiutare i bambini a superare
questi momenti, così come li aiutano e li
accompagnano nel crescere in vista di una
futura indipendenza.
“Nei primi tre anni di vita, il 20-30% dei
bambini presenta dei disturbi del sonno:
percentuale che scende al 15% dopo i tre
anni. I più a rischio sembrano essere i primogeniti o figli unici, quelli allattati al seno e quelli che dormono nel lettone. Raramente le cause sono organiche, per la maggior parte l’insonnia dipende da fattori psico-fisiologici, principalmente legati all’or-
8
ganizzazione della giornata, alla molteplicità di stimoli che si trovano intorno e alle
abitudini date dai genitori. Esistono anche
le questioni organiche, le più frequenti sono: reflusso, disturbi dell’orecchio, asma,
dermatite atopica” (Proserpio, 2014).
In un recente intervento, il Direttore del
centro del sonno dell’Ospedale sant’Andrea di Roma, Maria Pia Villa sottolinea:
“Il sonno dei bambini è sempre più difficoltoso, breve e difficile. Dovrebbero dormire almeno 8 ore per notte, ma spesso ne
dormono meno, 6-7 ore, perché vanno a
letto sempre più tardi. Situazione che si
complica con l’adolescenza, quando con
discoteche e uso dei computer, si finisce
per andare a letto molto tardi, alterando i
cicli di sonno-veglia, con ripercussioni
comportamentali che possono tramutarsi
in disturbi psichiatrici. Ci sono poi quelli
che chiamiamo gufi e allodole ovvero, chi
si addormenta o si alza tardi e chi si sveglia presto. É bene rispettare questi loro
ritmi nel limite del possibile”.
I bambini “super-gufi”, i figli della generazione sveglia di notte e assonnata di
giorno, non ricevono un’educazione al
sonno adeguata; andare a letto tardi danneggia il loro equilibrio psicofisico, con
conseguenze anche gravi. Infatti, secondo
uno studio pubblicato sulla rivista scientifica Sleep dalla Columbia University Medical Center, questo problema non deve
essere sottovalutato, poiché il rischio di
soffrire di disturbi depressivi è del 24% e
la probabilità di covare pensieri suicidi,
del 20%. Criticità che possono essere superate, seguendo determinati accorgimenti che i genitori devono conoscere e utilizzare, come a esempio: accompagnare l’evoluzione del sonno del bambino contenendone i lati emotivamente più forti; cercando di essere elastici, ma al tempo stesso mantenere posizioni ferme. Ulteriori
recenti studi hanno evidenziato come la
mancanza di una precisa routine serale influisca negativamente sullo sviluppo cere-
brale e sulle prestazioni dei bambini. Questi disturbi di solito non scompaiono con
il risolversi o la riduzione della causa e
possono richiedere misure specifiche. È
importante che vi sia un ritmo sonno-veglia regolare, stabilito con il bambino, che
preveda l’inclusione di regole e rituali.
Fornire un confine e dare una regolarità alle abitudini rispetto al sonno aiutano il
bambino a sentirsi contenuto e dà continuità alle sue esperienze, tanto nella giornata quanto durante la notte. Qualora una
difficoltà nella sfera dell’addormentamento dovesse assumere dimensioni incontrollabili, potrà essere utile consultare
uno psicologo dell’età evolutiva.
L’igiene del sonno è un fattore essenziale del benessere, specie infantile. Il
cervello dei bambini ha bisogno di molto
riposo. Il buon sonno è una condizione
che si apprende nei primi mesi di vita e
conoscere come si sviluppa la sua organizzazione in ogni bambino facilita il genitore a comprendere e adattarsi ai suoi
ritmi, per capire se e quando vanno modificati e come e quando rispettarli.
Qualche pillola di saggezza, in altre parole un prezioso consiglio: “Perché i bambini abbiano un buon sonno, è bene che i
genitori li facciano mangiare a un orario
prefissato, non gli diano troppi liquidi e
gli facciano il bagno prima di cena, evitando alimenti piccanti e bevande eccitanti” (Villa, 2013).
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 9
LA MALATTIA DI DUPUYTREN
Antonio Piscopo
a malattia di Dupuytren è una patologia benigna che colpisce la
mano prevalentemente nella
quinta – sesta decade di vita con frequenza nettamente maggiore nel sesso
maschile, si stima un rapporto dieci a uno
maschi/femmine.
L
È caratterizzata dall’ispessimento e
dalla retrazione fibrotica dell’aponeurosi
palmare, una robusta fascia sottocutanea.
Tra le patologie a carico della mano è probabilmente la più frequente, seconda solo alle sindromi canalicolari come quelle
a carico del nervo mediano e ulnare.
Colpisce frequentemente il lato ulnare
della mano e in oltre il 50% dei casi è bilaterale. Le dita che maggiormente vengono interessate dalla malattia sono, in ordine di frequenza, l’anulare, il mignolo e
il medio, rara la localizzazione all’indice
e al pollice.
Fattori genetici, metabolici, meccanici
e farmacologici sono chiamati in causa
nell’etiologia di tale malattia. Il consumo
eccessivo di alcolici viene prepotentemente chiamato in causa nella genesi della malattia, così come sembra certa l’associazione tra la malattia di Dupuytren e
il diabete mellito. L’uso di farmaci antiepilettici può predisporre all’insorgenza
dello stato morboso in questione.
Il decorso clinico della malattia è di tipo cronico progressivo: inizialmente si
assiste alla comparsa di uno o più ispessimenti nodulari al palmo della mano.
i “tralci fibrosi” o corde che, inglobano le
guaine tendinee, parte delle piccole fasce
muscolari e le pulegge, e determinano la
flessione delle dita che si accompagna a
una difficoltosa e spesso dolorosa flesso
estensione.
I segni clinici sopracitati sono patognomonici della malattia e nessun esame strumentale necessita di essere eseguito.
Tubjana, eminente chirurgo francese
della mano, classifica la gravità della malattia in cinque stadi:
- stadio zero: presenza di noduli palmari alla mano senza interessamento delle
dita;
- stadio uno: flessione digitale delle dita
interessate compresa tra 0° e 45° (fig 1);
- stadio due: flessione digitale compresa
tra 45° e 90°;
- stadio tre: flessione digitale tra 90° e
135°;
- stadio quattro: flessione digitale oltre
i 135°.
Nel corso degli anni molte sono state le
scelte terapeutiche, ma sostanzialmente,
all’astensionismo iniziale e alla trazione
sulle dita, sono seguite tecniche mininvasive percutanee con ago, iniezione di enzimi proteolitici, ampia esposizione chirurgica del sito interessato.
stra attenzione verso una scelta quanto più
radicale possibile. Il nostro accesso chirurgico (sec. Skoog o Iselin, fig. 2) è in relazione ai raggi interessati. In entrambi i
casi, l’intervento consiste nella asportazione della aponeurosi palmare interessata preservando le strutture neurovascolari, tendinee e muscolari.
È necessario in alcuni casi eseguire
tempi chirurgici aggiuntivi che consistono in plastiche cutenee di allungamento
per permettere la copertura del palmo. In
alternativa facciamo ricorso a quella tecnica definita “open palm“ in cui la copertura cutanea è parziale e la guarigione delle zone scoperte avviene per seconda intenzione.
Applichiamo sempre un drenaggio laminare e solo in casi selezionati stadio 3
e 4, applichiamo un tutore alle dita interessate dalla patologia, per mantenere la
posizione ottenuta in sala operatoria. In
settima giornata, ma solo in questi casi selezionati, rimuoviamo lo splint e consigliamo al paziente una rieducazione di
tutte le dita, prediligendo da subito gli
esercizi per la chela e quelli per la propriocettività.
Negli altri casi la rieducazione della
mano è per lo più immediata. I tempi di
guarigione restano comunque lunghi (circa due mesi).
Nella nostra Divisione, in accordo con
la gran parte degli autori, e in relazione allo stadio della malattia, dirigiamo la no-
In conclusione, pur essendo aperti a
qualsiasi tecnica, che pratichiamo in relazione allo stadio della malattia, la scelta
chirurgica resta per noi fondamentale e
sottolineamo che questa chirurgia, oltre a
non essere scevra da rischi, e anche se ben
condotta, può andare incontro a recidive.
Fig 1: aspetto pre operatorio stadio 2
Fig. 2: accesso di Skoog
Questi ispessimenti duri e nodulari,
compaiono lungo il quarto e quinto raggio,
essi sono palpabili, poco visibili, spesso
non dolorosi. Raramente la palpazione di
un nodulo evoca modesto dolore, se è presente è perché lo stesso ha inglobato o dislocato un nervo interdigitale vicino.
Successivamente ai noduli compaiono
9
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 10
IL CAMMINO DELLA MEDICINA
OCCORREVANO ROBUSTE
BRACCIA PER IMMOBILIZZARE
UN PAZIENTE CHE SUBIVA
“L’ATROCE COLTELLO”
XLVIII – “I gas esilaranti” (sec. XIX) e la chirurgia;
“partorirai con dolore” (Gen 3, 16).
Fabio Liguori
a sempre l’uomo ha cercato di liberarsi dal dolore; e se è naturale il tentativo di dare una spiegazione al dolore, l’utilità medica di allarme per l’organismo, o la dimensione
religiosa di espiazione e purificazione
possono essere d’aiuto a comprenderlo. È
tuttavia sufficiente brevemente riflettere
sulla condizione umana per trarre la conclusione che il dolore è parte di essa, evenienza ineludibile da cui non si può che
cercare di fuggire.
D
Branca antica, ma subalterna della “più
nobile” medicina, la chirurgia tra Medioevo e tardo Rinascimento era decaduta al punto da essere relegata fra le arti
“manuali” dei cerusici (barbieri). Principale ostacolo all’azione del chirurgo era
infatti il dolore: chiunque si accingesse a
subire un’operazione somigliava più a un
condannato a morte prima dell’esecuzione poiché, da un
lato occorrevano
robuste braccia
per immobilizzare un “paziente
che subiva l’atroce coltello”, e
dall’altro l’intervento doveva essere il più rapido
possibile, risultando in ciò stesso spesso incompleto, scarsamente efficace e causa di frequenti
complicazioni
(emorragie, sepLa cacciata
si, shock postdal paradiso
(Masaccio, 1424-25) operatorio).
10
Non l’alcool, né l’oppio (o la mandragora) s’erano dimostrati in grado di diminuire la sensibilità al dolore. La scoperta
del cloroformio (Liebig, 1831) e del protossido d’azoto, uno dei cosiddetti gas esilaranti (per gli effetti euforizzanti), attenuando il dolore e rilassando i muscoli
consentiranno alla chirurgia, in concomitanza con i progressi dell’anatomia, di
aprirsi a nuove frontiere.
In contrapposizione, per secoli nelle civiltà occidentali tradizione e “sacre scritture” avevano perpetuato una concezione
quasi punitiva di una fondamentale vicenda umana: il biblico “partorirai con
dolore”(Gen 3, 16). Conseguenza di questa distorsione socio-culturale, il parto era
divenuto paradigma di evento doloroso
assoluto, vissuto reale che duramente cimentava le partorienti, sebbene per donne
di diversi gruppi etno-culturali sparsi nel
mondo travaglio e parto fossero pressoché
indolori. Accade così che, quando l’ostetrico inglese Simpson comunica (1847)
all’Associazione dei Chirurghi di Edimburgo i risultati positivi dell’uso del cloroformio nel travaglio di parto, il clero
scozzese insorga richiamandosi a quanto
dettava la Genesi. Citando la stessa,
Simpson potrà controbattere che, prima di
togliere la costola ad Adamo, Iddio lo fece sprofondare in un sonno profondo (in
pratica, anestetizzandolo)!
Già sintetizzato dall’alchimista e medico svizzero Paracelso nel lontano 1540,
l’etere era stato utilizzato per la prima volta con successo in anestesie generali nel
Massachuttes (1842). A partire dal 1900
sostituirà completamente lo sgradevole e
pericoloso cloroformio, responsabile di
Prime sterilizzatrici a secco (1891)
fatali aritmie cardiache. E gli anestetici
inalanti domineranno la scena operatoria
fino a metà del secolo, quando subentrerà
l’anestesia (dal greco, insensibilità) endovenosa.
Nel frattempo, effetto delle guerre e rivoluzioni che insanguineranno i continenti nel XX secolo, le tecniche chirurgiche compiono enormi progressi: gli ospedali da campo risultano, infatti, insostituibili “palestre” di preziose esperienze operatorie (urgenze, emorragie, politraumatismi, amputazioni)!
L’introduzione nel 1885 dell’asepsi (E.
Von Bergmann) risulterà infine determinante per la prevenzione delle infezioni
post-operatorie. Si era già assistito all’uso del cloro e alla bollitura (1878); ma è
grazie al ricorso della sterilizzazione a
secco (1891) e al primo uso di guanti, tintura di iodio e anestesia locale (1894), se
la chirurgia finalmente compirà l’agognato salto di qualità.
Frattanto, rivoluzione scientifica e illuminismo avevano posto le basi del progresso civile, sociale ed economico dello
straordinario XX secolo.
“Occorrevano robuste braccia...”
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 11
Schegge Giandidiane N. 46 B
Buccheri La Ferla
“
Il programma è stato articolato.
Alle 9,00 ha aperto l’ufficio
postale per l’annullo speciale.
L’immagine del timbro ha riprodotto una statua lignea di san
Giovanni di Dio custodita nella
Chiesa di santa Margherita a
Polizzi Generosa. A tutti è stato
donato un libro scritto dal prof.
Salvino Leone: “I Fatebenefratelli
a Palermo. Un’antica presenza a 50
anni dal ritorno”.
Il timbro postale
Subito dopo, davanti a un pubblico numeroso, ha aperto i lavori
l’attuale superiore, fra Luigi
Gagliardotto, organizzatore dell’evento. “Non nascondo l’emozione
per questo avvenimento di 50 anni di
storia, - comincia il Superiore scritta nel nome della carità verso i
fratelli ammalati. Un grazie a Dio
che dopo un secolo d’assenza ha permesso il ritorno dei religiosi in Sicilia,
chiamati dalla cara
signora Anna Buccheri La Ferla. In
questo mezzo secolo l’Opera è stata
oggetto di profonde
trasformazioni.
Nasce come sanatorio e con gli anni
viene trasformato
in Ospedale diventando un punto di
Sala polifunzionale durante l’incontro
riferimento per l’intera Sicilia. Tutta la Famiglia ospe- docce e i viveri di prima necessità a
daliera offre la propria umanità e diverse famiglie disagiate della città.
professionalità nel realizzare il cari- Ora siamo impegnati nella realizzasma dell’Ospitalità trasmessoci da zione di un centro di accoglienza
san Giovanni di Dio.
notturno che possa ospitare chi non
ha un tetto sotto cui ripararsi dal
In questo Ospedale ha lasciato la freddo ma anche dal caldo”.
vita terrena il Beato don Pino Puglisi. Nel nostro pronto soccorso gli
Dopo il saluto ha avuto luogo la
sono state prestate le cure nel giorno preghiera presieduta da S. Em.
del vile attentato. In questi cinquan- Rev.ma Card. Paolo Romeo, il
t’anni per l’Ordine religioso le prove, quale ha ricordato che in questo
le difficoltà e a volte anche la paura Ospedale cattolico l’assistenza ai
di non farcela, non sono mai manca- malati è impregnata del carisma
te e non mancheranno.
dell’ospitalità proprio del santo
fondatore, san Giovanni di Dio.
Ma, come Giovanni
di Dio, andremo sempre avanti con testardaggine, audacia e
impegno. Non saranno
i problemi finanziari a
fermarci. Infine desidero sottolineare quanto
da qualche anno si realizza all’interno dell’Ospedale. Abbiamo aperto un centro di accoglienza diurno che ospita i fratelli bisognosi
Il cardinale Paolo Romeo e fra Luigi
durante la preghiera
offrendo un servizio
241
A cinquant’anni dal ritorno
dei Fatebenefratelli in Sicilia”
è stato il titolo della manifestazione che il 17 ottobre si è svolta in Ospedale per festeggiare il
50° anniversario del ritorno dei
Religiosi nell’Isola.
Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia
1964 - 2014 Cinquant’anni di storia
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 12
Florida e attiva la presenza
dei Fatebenefratelli in Sicilia
Il padre generale, fra Jesús
Etayo, per la prima volta nel
capoluogo siciliano, ha tracciato
la storia dell’Ordine sia a Palermo
che nell’intera Isola.
“La presenza dei nostri confratelli
in Sicilia - ha raccontato - è sempre
stata florida e attiva. Ben nove
generali dell’Ordine sono stati siciliani. Molti di loro si sono distinti
nelle epidemie di peste che hanno
colpito l’Isola.
242
Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia
Ancora oggi i Fatebenefratelli,
impegnati in tutto il mondo nell’assistenza pagano con la propria vita.
Abbiamo perso diversi confratelli
nelle zone colpite dall’Ebola. La
ricorrenza che oggi celebriamo deve
essere un ringraziamento al Signore.
Desidero ringraziare tutta la Famiglia ospedaliera di Palermo e le suore
che vi fanno parte.
lata. Questo a Palermo non è mani
venuto meno. L’Ospedale negli anni
è sempre stato ampliato per offrire
un’assistenza sempre più completa e
all’avanguardia”.
Apprezzamento e gratitudine
per i 50 anni di attività
“Esprimo apprezzamento e gratitudine per i 50 anni di attività a Palermo dei Fatebenefratelli nell’Ospedale Buccheri La Ferla, a servizio della
umanizzazione della sanità oltre il
fiume Oreto, che per tanti anni è
stata la parte completamente abbandonata della città e nella più vasta
area metropolitana.
Un pensiero lo rivolgo ai malati e
alle loro famiglie che sono assistiti in
questo Ospedale. L’Ordine di san
Giovanni di Dio ha la Sua vocazione
nell’assistenza. La nostra finalità è
quella di assistere la persona amma-
In questo Ospedale non viene erogata solo sanità nel senso stretto
della parola, ma è il luogo in cui la
professionalità si fa Chiesa”. Con
queste parole ha aperto il suo
intervento, il sindaco di Palermo,
il prof. Leoluca Orlando presente
anche ai festeggiamenti dei 25
anni di attività dell’Ospedale.
Con la sua presenza ha voluto
testimoniare il rapporto tra la
città e i Fatebenefratelli, una presenza profondamente radicata nel
tessuto storico e culturale dell’intera Sicilia.
Fra Jesús Etayo, superiore generale
dei Fatebenefratelli
Prof. Leoluca Orlando,
sindaco di Palermo
Anche l’assessore alla salute,
dott.ssa Lucia Borsellino, ha sottolineato come “il Buccheri La
Ferla sia un esempio di umanizzazione dell’assistenza. È l’unico Ospedale classificato dell’Isola. Evidenziando l’esempio che esprime questa
struttura non si può non ricordare
come l’Ospedale sia molto attento al
percorso nascita.
Ha ottenuto il riconoscimento nel
progetto Onda di due bollini rosa. È
una struttura che nel tempo si è sempre ampliata”.
Testimonianza molto personale
e sentita è stata quella del Presidente della sezione penale e misure di prevenzione del Tribunale di
Palermo, dott.ssa Silvana Saguto.
“Per ricevere le cure mi pregio di
rivolgermi personalmente e insieme
alla mia famiglia a questo Ospedale.
Qui c’è qualcosa in più. Il centro di
questo Ospedale è il malato. Ha la
capacità di accogliere anche la famiglia del paziente. L’assistenza è
eccellente”.
Infine, il rettore dell’Università
di Palermo, prof. Roberto Lagalla
ha sottolineato come “in questo
Dott.ssa Lucia Borsellino,
assessore alla salute Regione Sicilia
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 13
Dott.ssa Silvana Saguto, pres. sezione
penale e prevenz. Tribunale di Palermo
Cardinale Paolo Romeo
di Palermo
Prof. Roberto Lagalla,
rettore dell’Università
Ospedale il rapporto tra medico e
paziente è un rapporto vocazionale.
Vi è un diverso approccio all’ammalato. Negli altri ospedali si crea un rapporto operatore – malattia che non
crea umanizzazione. Ottimo il lavoro
svolto, soprattutto in una zona molto
particolare in cui si trova il Buccheri
La Ferla, il territorio di Brancaccio.
Nel tempo le collaborazioni tra l’Ospedale e l’Università si sono intensificate,
per esempio in radiologia. Ciò ha dato
luogo a ottimi risultati”.
Dopo i saluti, si è tenuta una
relazione a cura di Salvino Leone
che ha ripercorso la storia dei
Fatebenefratelli sia in Sicilia che
a Palermo.
ristica e sono stato trasferito a Palermo. Era la stessa giornata in cui in
questo Ospedale veniva sancito il
passaggio da “Casa di cura” a
“Ospedale classificato”. Da allora
ha cominciato a subire trasformazioni importanti.
Prof. Salvino Leone, docente facoltà teologica di Sicilia
Fra Gerardo D’Auria, superiore provinciale
Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia
Il Provinciale, fra Gerardo
D’Auria, nel concludere i lavori
ha raccontato: “il 23 ottobre del
1991 ho finito la laurea in infermie-
Oltre alle discipline di base, sono
state attivate specialità di rilievo: l’ostetricia, la neonatologia con l’UTIN, la cardiologia con l’UTIC.
Da subito è stato avviato un proces-
243
L’Ospedale di oggi, partendo
dall’ottobre del 1991
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 14
nella serata del 17 ottobre, la
sezione locale dell’AFMAL dell’Ospedale ha organizzato una
cena di beneficenza.
La finalità dell’evento è stata la
raccolta fondi per la costruzione
del Centro di Accoglienza notturno “Beato Padre Olallo” da realizzare nella città di Palermo.
Magnifico lo scenario in cui si è
tenuta l’animata e divertente
festa.
Fra Pietro Cicinelli durante la serata allo Splendid Hotel La Torre
Il golfo di Mondello ha fatto da
sfondo allo “Splendid Hotel La
244
Cettina Sorrenti: Schegge Giandidiane N. 46 b – Buccheri La Ferla. 1964 - 2014. Cinquant’anni di storia
so di umanizzazione. Sono stati attivati i servizi di psicologia, assistenza
sociale e il servizio di umanistica
medica. Ricordo che il pronto soccorso era veramente piccolo.
Oggi è un punto di riferimento per
l’intera Sicilia. Nel tempo, per
rispondere ai bisogni regionali, sono
state attivate quasi tutte le discipline
mediche: neurologia, oncologia, chirurgia plastica, urologia, oculistica e
ancora i servizi di genetica, neuroradiologia, la istopatologia e nell’ultimo anno un servizio di riabilitazione
polivalente per il trattamento di alta
specializzazione per le patologie spinali e le cerebrolesioni.
L’Ospedale per la conduzione di
programmi sanitari e formativi ha
tessuto importanti collaborazioni con
la Regione Sicilia e ha ottenuto vari
riconoscimenti. La posizione del
nostro Ospedale, in un’area a elevata densità di popolazione e di bisogno
sanitario, è divenuta garanzia per il
territorio e la popolazione.
I dati di oggi ne confermano la
grande attività: 65.000 prestazioni di
pronto soccorso, oltre 25.000 ricoveri, oltre 23.000 parti e 1.300 assistiti in rianimazione. Di tutte queste
trasformazioni l’anima pulsante è
Da dx: card. Paolo Romeo, fra Luigi, fra Gerardo, fra Jesús Etayo
stato fra Pietro Cicinelli che per tanti
anni è stato il superiore provinciale.
Potremmo dare molto di più alla
popolazione di Palermo, purtroppo i
tetti di spesa imposti dalle Regione ci
bloccano, ma andiamo avanti con
tenacia. In questo chiediamo la collaborazione di tutti, anche del Comune
nella figura del sindaco, prof. Leoluca Orlando, qui presente”.
Una festa nel nome
della solidarietà
Per concludere i festeggiamenti
del 50° anniversario del ritorno
dei Fatebenefratelli in Sicilia,
Torre”, location della serata.
All’incirca quattrocentocinquanta i partecipanti. Un comico
palermitano, Ernesto Maria
Ponte, prendendo spunto dalla
vita coniugale di ogni giorno ha
aperto la serata.
Si è proseguito con i saluti da
parte di fra Luigi, il presidente
nazionale Afmal, fra Pietro Cicinelli, il superiore generale fra Jesús
Etayo e il superiore provinciale, fra
Gerardo D’Auria. Dopo la cena,
tutti in pista a ballare accompagnati da tre collaboratori dell’Ospedale che hanno suonato e cantato.
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 15
“I L M E L O G R A N O ”
VERSO LA BEATIFICAZIONE DI
FRA FORTUNATO THANHÄUSER
Fra Giuseppe Magliozzi o.h.
Kattappana, nello Stato indiano
del Kerala, il locale presule,
monsignor Matteo Arackal, con
il consenso della Conferenza Episcopale
Siro-Malabarica, ha stabilito di dare inizio ufficiale al Processo di Beatificazione
di fra Fortunato Thanhäuser (che fu pioniere e fondatore dell’attuale fiorente Provincia Indiana dei Fatebenefratelli) presiedendo nella locale Parrocchia di San
Giorgio alle dieci di mattina del 22 novembre, una solenne Messa Pontificale
d’apertura e guidando al suo termine una
Processione fino alla Tomba di questo
Servo di Dio.
A
Negli oltre quattro secoli di presenza dei
Fatebenefratelli in Asia, numerosi sono
stati i Martiri, ma per nessuno di loro è stato avviato il Processo di Beatificazione.
Molti anche i confratelli morti in concetto
di santità, ma finora era stato aperto il Processo solamente per fra Guglielmo Gagnon, anche lui pioniere e fondatore in
Vietnam e che sembra ormai prossimo a
essere proclamato Beato, cosa che tutti ci
auguriamo possa avvenire in tempi non
troppo lontani anche per fra Fortunato
Thanhäuser, della cui Causa, promossa
congiuntamente dai Fatebenefratelli e dalle Suore della Carità di San Giovanni di
Dio, da lui fondate, è stato nominato Postulatore Generale fra Elia Tripaldi.
Fra Fortunato (al battesimo, Bernardo)
nacque a Berlino il 27 febbraio 1918, ma
crebbe in Slesia. Maggiore di tre fratelli,
visse a Volpersdorf (oggi detta Wolibórz),
finché nel 1935 entrò dai Fatebenefratelli
a Breslavia (ora chiamata Wroclaw) e fu
ammesso in Noviziato il 20 settembre di
tale anno. Emise la Professione Semplice
il 21 novembre 1936, ma solo dopo dieci
anni poté emettere quella Solenne, a causa dell’ostracismo delle autorità naziste e
poi dello scoppio della guerra mondiale.
Nell’Ospedale di Breslavia si qualificò
dapprima come infermiere e poi come as-
sistente tecnico medico, prodigandovisi
fino al 1950, quando tutti i confratelli tedeschi vennero espulsi e dettero origine in
Germania alla Provincia Renana (oggi
confluita nella Provincia Bavarese), della
quale fu Provinciale dal 1959 al 1968. Fu
a lui che nel 1964 un vescovo indiano in
visita a Francoforte chiese di aprire un
Ospedale in India e prese poi a indirizzare vocazioni in Germania. Si trattava di un
presule di Rito Siro-Malabarico ed era arcivescovo di Changanacherry, che è una
città dello Stato Federale del Kerala; fra
Fortunato nel 1967 vi fece un viaggio di
ricognizione e decise di fondar l’Ospedale a Kattappana, una zona in via di sviluppo, ma allora afflitta da spaventosa povertà. Per inciso, dal 1977 questa zona,
per via di uno smembramento dell’arcidiocesi, n’è divenuta diocesi suffraganea.
Scegliendo d’esser lui stesso il pioniere della nuova fondazione, fra Fortunato
lasciò la Germania il 15 novembre 1969,
accompagnato da fra Prakash, una delle
nuove vocazioni indiane: non solo gli riuscì d’inaugurare nel 1971 un Ospedale,
che è il presidio sanitario più importante
della regione e affiancato da una Scuola
Infermieri di livello accademico, ma in
più ha saputo emancipare la gente con una
serie d’iniziative sociali, non solamente
distribuendo gratis indumenti, alimenti e
medicine, ma aiutandola a costruirsi casette in muratura e pozzi, ad allevare capre, a ottenere microcrediti e borse di studio e aprendo Residenze per anziani ed
emarginati, che visitava giornalmente,
perfino negli ultimi anni, quando ormai
vecchio e malfermo poteva muoversi solo con un bastone e poi in carrozzella. Fu
per tali sue molteplici iniziative che si meritò l’appellativo di “Padre dei poveri”.
La Missione Indiana andò accrescendosi con nuove fondazioni a Poonamallee nel
1981, a Deshgaon nel 1985, a Velloor nel
1992, a Trichy nel 2005, il che permise l’elevazione a Delegazione Provinciale nel
L’avvincente biografia di fra Fortunato
1981, con fra Fortunato come suo primo
Superiore Maggiore; e poi a Delegazione
Generale nel 1997, e a Provincia nel 2005.
Inoltre fra Fortunato fondò l’8 settembre
1977 la Congregazione delle Suore della
Carità di San Giovanni di Dio, che ottenne nel 1994 il riconoscimento diocesano:
esse vivono il carisma e la spiritualità di
San Giovanni di Dio assistendo poveri,
malati e bisognosi; sono già un centinaio,
con Comunità non solo in India, ma anche
in Austria, Germania e Italia.
Fra Fortunato morì in concetto di santità a Kattappana il 21 novembre 2005, ossia proprio nel 69° Anniversario dei suoi
Voti e alla veneranda età di 87 anni. Basandosi su alcuni suoi appunti biografici,
ne uscì in tedesco un’avvincente biografia nel 2007, poi tradotta in italiano da Nikolaus Mutschlechner, revisionata da Silvia Farina e pubblicata nel 2012 dalla Curia Generalizia dei Fatebenefratelli con
prefazione di fra Elia Tripaldi e un titolo
che in tedesco suonava “Ricordi di una vita riuscita”, ma che in italiano si è preferito cambiare in “Fra Fortunato dei Fatebenefratelli, Avventuriero sorridente di
Dio”, per rendere omaggio allo spirito
d’avventura e alla sorridente serenità con
cui seppe sempre affrontare le difficoltà
della Seconda Guerra Mondiale e poi della Missione in India.
15
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 16
A N I M A Z I O N E G I O VA N I L E
MISSIONE:
SPERANZA DELL’UOMO!
Andate in tutto il mondo e proclamate
il Vangelo a ogni creatura (Mc 16,15).
Fra Massimo Scribano, o.h.
l mese di ottobre, come consuetudine
la Chiesa lo dedica alle missioni.
Sparsi nel mondo ci sono tantissime
persone Laiche, Consacrate e Sacerdoti
che operano in terra missionaria dove
svolgono il loro apostolato in maniera del
tutto gratuita e con cuore integro e pieno
di amore da donare.
I
L’amore che ci è stato riversato non è
di nostra proprietà, poiché è un dono e
tale deve restare; non posso trattare il dono come una cosa di cui si priva dell’originalità per cui è nata. Dio Padre è il
Sommo Amore per sua natura, tanto da
donare il suo unico Figlio Gesù morendo in croce e addossandosi tutti i nostri
peccati sul legno della croce. La croce,
simbolo dei cristiani assume in questa
prospettiva un significato diverso che di
terrore e di morte.
Come avete sicuramente appreso dai telegiornali, il virus Ebola ha colpito molte
regioni missionarie, tra cui 4 confratelli,
una consorella e numerosi collaboratori
che prestavano servizio in quelle zone.
Questi Religiosi non hanno abbandonato
la loro missione e si sono sacrificati fino
alla donazione totale di sé per Amore; in
verità, in verità io vi dico: se il chicco di
grano, caduto in terra, non muore, rimane
solo; se invece muore, produce molto frutto (Gv 12,24).
Donare se stessi o donare del tempo per
gli altri che sono nel bisogno, è un dovere prima di cittadini e poi di figli di Dio,
perché tutti alla fine dobbiamo fare i conti con le nostre miserie o le difficoltà che
la vita ci può offrire. Apriamo le nostre
menti e i nostri cuori a una visione missionaria. Dove io non penso a me stesso,
non sono egoista, ma altruista nel vero
16
senso della parola. Scrive san Paolo: «Ma
Dio, ricco di misericordia, per il grande
amore con il quale ci ha amato, da morti
che eravamo per le colpe, ci ha fatto rivivere con Cristo: per grazia siete salvati»
(Ef 2,4-5). Sapete cosa significa essere
salvati in Cristo? Quando io sono in pericolo, mi aspetto sempre che qualcuno mi
venga a salvare. Lo ha fatto Cristo per noi.
Perché? Perché ci ama di un amore infinito, eterno, per sempre.
Avete mai sperimentato un amore eterno? Disinteressato, senza interessi? Dio è
questo Padre che ci ama a tal punto di donare il suo figlio Gesù. Quanta gente è disposta a fare questo? Molti nel mondo hanno scelto una vita semplice e disinteressata, trovando un tesoro solo in chi dona
senza aspettarsi nulla in cambio. Per avere un cuore libero e aperto bisogna essere
distaccati da ogni forma di schiavitù che
ci tiene legati per sempre, anche se noi
non ce ne accorgiamo. Con un cuore libero possiamo veramente ospitare tutte le
persone del mondo incondizionatamente.
Leggendo il Vangelo della Messa del 20
ottobre 2014, mi sono soffermato su quello che Gesù ha detto: «Tenetevi lontano
da ogni cupidigia, perché se uno è nell’abbondanza, la sua vita non dipende da
quello che possiede (Lc 12,15). Noi siamo un po’ come quell’uomo che vuole accumulare e ci si accorge che il cuore è imprigionato e incatenato. Non siamo liberi
se pensiamo e agiamo in questo modo. La
libertà è essere vuoti per riempirci di una
sola cosa: l’amore per Dio.
Il mio augurio per voi è di trovare la vostra dimensione nel mondo e nella società, pronti ad essere liberi, con un cuore
vuoto da riempire solo con l’amore per
Dio e per il prossimo.
Nell’anno 2015 ci saranno iniziative a
livello provinciale per quanto riguarda la
Pastorale giovanile, seguiteci sulla pagina Facebook Centro Pastorale Giovanile
Fatebenefratelli. Inoltre per informazioni
sul discernimento individuale scrivete
una mail all’indirizzo [email protected]
o telefonate allo 06.93738200, la Comunità di A ccoglienza è a disposizione per
qualsiasi incontro.
Buon cammino a tutti!
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 17
PA G I N E D I M E D I C I N A
LE STENOSI URETRALI
Franco Luigi Spampinato
’uretra è un condotto ove transita
l’urina dalla vescica all’esterno.
Nel maschio è più lunga e attraversa la prostata, ove sono presenti i dotti eiaculatori che permettono il passaggio anche
del liquido seminale nel suo lume. Le stenosi uretrali sono restringimenti del calibro
del canale, che, se raggiungono un certo
grado, diventano patologici. Tali lesioni sono di natura congenita o acquisita. Quelle
congenite sono spesso accompagnate da altre malformazioni e si osservano in età pediatrica. Le acquisite, più frequenti e molto importanti dal punto di vista pratico, sono osservabili a partire dall’età adolescenziale. Il maschio ne è più affetto. Le stenosi uretrali acquisite sono causate da processi infiammatori e traumatici. Le Uretriti, soprattutto quella di origine Gonococcica, sono una causa molto frequente di stenosi. I processi infettivo-infiammatori legati ai cateteri uretrovescicali a permanenza hanno molta importanza nel determinismo di tale patologia. I cateteri di grande
diametro e in generale tutti gli strumenti di
ampio calibro che transitano nell’uretra
possono causare ischemia della mucosa
uretrale e suo traumatismo. Inoltre le fratture delle ossa pelviche possono, in alcuni
casi, provocare gravi rotture dell’uretra con
ampia dislocazione dei due monconi. Le
stenosi uretrali sono restringimenti cicatriziali composti da denso tessuto collageno.
La fibrosi generalmente si estende al circostante corpo spongioso, creando un blocco cicatriziale esteso anche al di fuori del
canale uretrale. I restringimenti ostacolano
il normale transito dell’urina nel canale, diminuendo conseguentemente il flusso,
causando una dilatazione dell’uretra prossimale alla stenosi e dei dotti prostatici. La
vescica, a sua volta, per l’aumentato lavoro espulsivo, presenta un ispessimento
ipertrofico della parete muscolare detrusoriale con successiva fase di scompenso e
aumento del residuo postminzionale. Tale
situazione si ripercuoterà poi sulle vie
escretrici, con loro dilatazione, fino ad arrivare, nei casi più gravi, a ureteroidronefrosi con insufficienza renale. Inoltre la sta-
L
si di urina può causare gravi infezioni spesso con quadri urosettici, ascessi, fistole.
Nella comune pratica clinica, la manovra
che più frequentemente potrebbe esporre al
rischio di stenosi uretrale è il cateterismo
uretrovescicale difficoltoso o traumatico. È
necessario tenere sempre presente che non
è il catetere che attraversa l’uretra, ma è l’uretra che si lascia attraversare dal catetere.
Per la prevenzione, peraltro non sempre
possibile, la scelta del tipo di catetere adatto al paziente e alla sua situazione clinica,
è un atto decisionale di grande importanza.
Tuttavia, nella comune esperienza clinica,
non è raro osservare che stenosi uretrali sono insorte in pazienti in cui le manovre endouretrali sono state eseguite in maniera
corretta, mentre in pazienti in cui per urgenza o necessità contingenti si sono eseguite manovre endouretrali traumatiche,
non si sono osservate stenosi. Sono stati
ipotizzati vari fattori causali delle stenosi.
Si è constatato che le stenosi uretrali tendono a insorgere con maggiore frequenza
nei pazienti cardiopatici e vasculopatici,
probabilmente per una minore funzionalità
della vascolarizzazione pelvi uretrale, con
conseguente maggiore sensibilità della parete uretrale, non adeguatamente irrorata, a
insulti traumatici, anche di modesta entità,
che nel soggetto normale non provocherebbero sequele patologiche. Un altro fattore
tuttavia da tenere presente è una maggiore
suscettibilità costituzionale alla formazione
di processi sclerocicatriziali esuberanti.
Spesso in tale tipologia di pazienti è possibile osservare cicatrici di aspetto ipertrofico
o cheloideo. Il trattamento d’urgenza della
ritenzione urinaria causata da stenosi uretrale può essere molto difficoltoso. Quando
non è possibile fare altrimenti, si tenta di
porre un catetere molto sottile o adeguate
sonde attraverso l’uretra fino in vescica. Se
le manovre per via transutrale non riescono,
è necessario posizionare per via percutanea
un catetere sovrapubico in vescica. Il trattamento migliore in urgenza consiste in una
indagine endoscopica del canale uretrale e
sotto visione introdurre attraverso la steno-
Dolore riferito
si sottili sonde per poi posizionare su di esse un catetere vescicale. Per le terapie di elezione, quando non è possibile fare altrimenti, date la tipologia della stenosi e la situazione clinica del paziente, si eseguono
dilatazioni uretrali periodiche con apposite
sonde. La terapia chirurgica delle stenosi
uretrali può essere endoscopica, di facile
esecuzione ma limitata a stenosi corte al primo trattamento, o chirurgica plastica, molto più complessa, con ricostruzione del canale uretrale con lembi cutanei e mucosi. È
bene precisare tuttavia, che le stenosi uretrali trattate, a prescindere dalla tecnica,
hanno un alto tasso di recidive. Le stenosi
uretrali, pur non avendo il grande impatto
delle patologie oncologiche urologiche, se
non tenute nelle dovute considerazioni, possono essere causa di situazioni cliniche anche gravi.
Cisti alla RMN
17
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 18
AFMAL
ST. JOHN OF GOD
FUNDRAISING ALLIANCE
Incontro a Sant Boi de Llobregat (Barcellona)
Monica Angeletti
ercoledì 22 ottobre presso la
sede della Curia Provinciale di
Aragona - san Raffaele, Spagna - si sono riuniti i membri della St.
John of God Fundraising Alliance. Erano
presenti per l’UMICOI: fra Moisés Martín Boscá, fra Pascal Ahodegnon, fra
Giampietro Luzzato, per la St. John of
God Development Company (Irlanda) il
sig. John Mitchell, per la Juan Ciudad
ONGD (Spagna) fra José María Viadero,
per l’AFMAL (Italia) fra Gerardo D’Auria, il sig. Antonio Barnaba e le sig.re Ornella Fosco e Monica Angeletti, e per la
Fundaçao São João de Deus (Portogallo)
il sig. Rui Amaral.
M
Il saluto di benvenuto è stato dato da
fra José Luís Fonseca, superiore provinciale, il quale conferma l’importanza dell’Alleanza come strumento per meglio
avvalorare il nostro carisma per portare
avanti le opere assistenziali dell’Ordine e
fare ogni volta del bene al prossimo.
Il direttore dell’UMICOI fra Moisés
Martín Boscá, dopo il video di apertura
all’incontro “Manos Abiertas” passa la
parola a fra Eduardo Ribes e al sig. Oril
Bota, responsabili della Obra Social
della Provincia Aragonese, i quali presentano le attività svolte sia in accordo
con i progetti della Juan Ciudad e sia
tutte le iniziative promosse come raccolta fondi.
Successivamente a turno tutti i rappresentanti delle varie ONG e fondazioni
espongono ciascuna i propri progetti portati avanti nel 2014 sia in collaborazione
che in maniera autonomamente, secondo
le diverse realtà di ciascuna.
Fra Moisés chiede aggiornamenti ai
presenti in merito al documento sul
Gemellaggio, che dopo la lettura viene
approvato all’unanimità per poi presentarlo al Definitorio Generale. Inoltre si
prende in esame anche la preparazione
I Partecipanti
18
delle Giornate sull’Elemosina per il 2015
dal 14 al 16 aprile presso la Casa di Esercizi Spirituali Nostra Signora Madre
della Misericordia di Roma. Vengono
inoltre definiti i moderatori per le diverse sessioni. Il comitato organizzativo si
incontrerà successivamente per definire
tutti gli altri aspetti.
Ultimo punto affrontato è stato quello
sull’Ebola che ha colpito i centri dell’Ordine della Monrovia e Lunsar causando
la morte di 4 Confratelli, 1 Suora, 13
Collaboratori, portando purtroppo alla
chiusura dei due ospedali, in alcune zone
uniche realtà sanitarie.
Si sta lavorando in stretta collaborazione con le diverse ONG dell’Alleanza, in
particolar modo con Juan Ciudad ONGD
delegata al coordinamento, che ha inviato in loco un rappresentante che dalla
fine di agosto cerca di monitorare gli
aiuti umanitari che giungono in loco e ci
informa giornalmente sulle esigenze
sanitarie, in comune accordo con le
Autorità locali.
Al termine dell’incontro fra Moisés ringrazia tutti i partecipanti formulando un arrivederci alla prossima riunione programmata per aprile
2015.
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:25 Pagina 19
I S T I T U T O S A N G I O VA N N I D I D I O - G E N Z A N O
ESPERIENZA DA VOLONTARI
“La croce di Cristo, abbracciata con amore, mai porta alla
tristezza, ma alla gioia”.
Papa Francesco, 24 marzo 2013
Fra Lorenzo Gamos - Michela Albanesi - Gianluigi Paterna
al 21 al 27 ottobre 2014 siamo
partiti per la prima volta con l’associazione UNITALSI (Unione
Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a
Lourdes e Santuari Internazionali) per
unirci al pellegrinaggio di Lourdes come
volontari. Ci siamo aggiunti al gruppo con
tanta voglia di dare una mano ai più bisognosi e di essere per loro una risorsa in
più, ma senza avere una concreta idea di
quello che avremmo vissuto.
D
Già nel tragitto di andata si è respirata
un’aria familiare e di solidarietà nella
quale si sono istantaneamente instaurate
le prime conoscenze, che si sono arricchite e approfondite lungo tutta l’esperienza.
Da subito ci si è messi a disposizione dei
disabili cercando di farli sentire a proprio
agio durante il lungo viaggio, aiutandoli
negli spostamenti e nell’igiene. I giorni
sono trascorsi partecipando, come una
grande famiglia, alle Messe, alla Via
Crucis, alla fiaccolata, al Rosario presso
la Grotta, alla visita ai luoghi di Bernadetta, alla processione eucaristica, al
concerto serale, e facendo il bagno presso le piscine accanto alla Grotta. Assieme
a noi c’erano, sempre come prima esperienza, anche dieci ragazzi delle comunità terapeutiche del CEIS (Centro Italiano
di Solidarietà di don Picchi) che si sono
Via Crucis nell’Esplanade
messi a disposizione dell’UNITALSI per
assistere i disabili e per svolgere tutte le
attività di supporto al pellegrinaggio.
Ogni giorno lo abbiamo vissuto intensamente, provando emozioni sempre diverse e via via più intense.
I disabili, messi sempre al centro di
tutto, sono stati per tutti noi volontari fonte
di ispirazione e di energia: la loro serenità,
la loro positività, i loro sorrisi e i loro occhi
pieni di speranza nell’affrontare la malattia
invalidante sono stati infatti il motore trainante del pellegrinaggio, tanto che non ci
siamo mai sentiti stanchi proprio perché
loro ci trasmettevano tutta la forza di cui
avevamo bisogno per affrontare le giornate intense e le lunghe notti di guardia. Non
è mai mancato il tempo per pregare, per
riflettere sulle nostre vite e per ascoltare lo
sfogo dei familiari dei disabili che, dopo
essersi alleggeriti verbalmente della loro
sofferenza per il familiare, avevano nuove
energie da impiegare nell’assistenza al
loro caro. Prima che i pellegrini e i disabili si coricassero, si era soliti chiudere le
giornate condividendo assieme un
momento di spensieratezza intonando e
suonando canzoni popolari, sembrava
quasi che ci stringessimo in un grande
abbraccio per darci la buona notte. Nell’ultimo giorno di pellegrinaggio, i ragazzi del
CEIS, visibilmente emozionati, hanno raccontato di aver provato inaspettatamente
emozioni profonde, hanno riscoperto l’importanza del mettersi in gioco e dell’essere
accettati da tutti nonostante il loro passato
turbolento, hanno inoltre posto l’attenzione su come si siano sentiti completi come
uomini nel dare aiuto e nel ricevere affetto
dal prossimo e che una semplice carezza di
un disabile gli bastava per essere riscaldati
nell’animo.
Durante il viaggio di ritorno, proprio
quando sembrava che la stanchezza stesse prendendo il sopravvento, le nostre
voci si sono elevate in canti religiosi, che
ci hanno rigenerato, donandoci nuova
forza per suggellare l’esperienza trascorsa insieme. Esemplare è l’amore e la passione che le dame e i barellieri (così sono
chiamati le donne e gli uomini volontari)
hanno messo e continuano a mettere a
servizio dei disabili, la loro umanità e
solidarietà verso il prossimo è stata toccante e commovente. In particolare ci ha
colpito il coraggio di una coppia, sposata
da appena 6 giorni, che aveva deciso di
trascorre la loro luna di miele mettendosi
a servizio dell’UNITALSI, e di un’altra
coppia che rinnova la loro disponibilità
ormai da 50 anni sempre con l’entusiasmo e la passione del primo viaggio. Non
da ultimo l’esempio delle dame e dei
barellieri alla prima esperienza che non si
sono mai tirati indietro, ma che anzi cercavano di fare sempre di più.
Questo è il nostro racconto interiore,
espressione di umanità, solidarietà, emozione, empatia, famiglia, gioia, ricchezza
spirituale, altruismo, amore per il prossimo.
Serata nel reparto
19
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 20
OSPEDALE SACRO CUORE DI GESÙ - BENEVENTO
FESTA DEI SANTI ANGELI
CUSTODI A BENEVENTO
Il Sannita
ottobre, festa dei santi Angeli Custodi, 40 anni di presenza a Benevento
delle Suore Terziarie Francescane
Regolari, benedizione dell’Emodinamica
rinnovata e onomastico del superiore fra
Angelico. In tale ricorrenza una solenne
2
vina provvidenza, che ha allineato eventi
particolarmente significativi per la storia
dei Fatebenefratelli: 400 anni di presenza
dell’Ordine di san Giovanni di Dio a Benevento, i 40 anni di servizio delle Suore
Terziarie Regolari Francescane e l’ono-
Concelebrazione Eucaristica
mastico del superiore dell’Ospedale fra
Angelico. Tale evento è ancora più significativo ove si ricorda quanto ebbe a dire
fra Angelico Bellino nel febbraio del 2014
nel presentare alla stampa e alla cittadinanza gli eventi che culmineranno il 28 novembre 2014 con la partecipazione del Superiore Generale dell’Ordine di san Giovanni di Dio. Affermava fra Angelico che
nel legame con la città di Benevento c’è un
filo conduttore di quattro secoli di vita:
“Quattrocento anni, dal 1614 al 2014, in
cui i Fatebenefratelli, nelle difficoltà ,
nelle tragedie e nella gioia sono stati
sempre voce attenta ai bisogni del popolo. Questa storia, prima che sui libri,
è scritta nel cuore della gente”.
Prima della fine della Santa Messa ha
preso la parola il superiore provinciale dei
Fatebenefratelli, fra Gerardo D’Auria, che
ha ricordato i tre eventi festeggiati spaziando, nel suo saluto, anche su altre tematiche di enorme impatto mediatico come la vita data dai religiosi dei Fatebenefratelli nell’assistenza ai malati di “EBOLA” in Africa nel segno del percorso segnato da san Giovanni di Dio nell’assistere la sofferenza in tutte le sue forme, senza distinzione di sesso, nazionalità e religione. Successivamente fra Angelico e fra
Gerardo hanno donato una riproduzione di
un vaso di ceramica dei maestri ceramisti
concelebrazione presieduta dall’arcivescovo metropolita di Benevento, S.E. Rev.ma
mons. Andrea Mugione, con una quindicina di sacerdoti tra cui, il vicario generale e
parroco don Pompilio Cristino.
Presenti il superiore provinciale della Provincia Romana dei Fatebenefratelli, fra Gerardo D’Auria, il prefetto di Benevento
dott/ssa Paola Galeone, il dr. Pietro Iadanza,
assessore ai LL.PP. del comune di Benevento, in rappresentanza del Sindaco, il questore
di Benevento, dr. Antonio Borrelli, altre autorità civili e militari e tanta gente e pazienti.
La cerimonia si è svolta nell’incantevole scenario dell’Auditorium attiguo all’Ospedale Fatebenefratelli ed è stata allietata dai canti del coro ospedaliero. Nel corso dell’omelia l’Arcivescovo ha ricordato
l’intreccio delle ricorrenze, segno della di-
20
Consegna dell’Albarone alla Madre Generale e alla Superiora
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 21
un notevole risparmio di radiazioni e mezzo di contrasto per il paziente e gli operatori. Le immagini prodotte da tale apparecchiatura saranno messe in rete nel PACS
cardiologico con le immagini tridimensionali prodotte dal nuovo ecocardiografo 3D
in dotazione alla UO di cardiologia dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento. Da
pochi giorni – ha concluso il prof. Bruno
Villari - abbiamo superato le 20.000 procedure in 15 anni di attività, solo per emodinamica (oltre a 3000-3500 con elettrofisiologia ed elettrostimolazione).
La mattinata si è conclusa con un rinfresco offerto a tutti i convenuti ove i presenti hanno potuto interloquire con l’arcivescovo Mugione, fra Angelico, il provinciale fra Gerardo e tutte le autorità civili e
Benedizione e taglio del nastro dell’Emodinamica rinnovata
di San Lorenzello (BN) alla Madre Generale delle Suore Terziarie Regolari Francescane, suor Margherita Zedda, e alla superiora della Comunità dell’Ospedale Fatebenefratelli di Benevento, suor Lilly.
Al termine della cerimonia religiosa è
stata inaugurata e benedetta la rinnovata
sala di Emodinamica e di Cardiologia Interventistica dotata di un angiografo di ultima generazione con stativo e arco a C sospeso a soffitto, costruito in lega leggera.
È l’unico arco – ha dichiarato il primario
dell’U.O. di cardiologia interventistica il
prof. Bruno Villari - con movimento laterale motorizzato per agevolare le procedure
con accesso radiale (95% dell’attività del
nostro laboratorio di emodinamica) le cui
caratteristiche di acquisizione consentono
Nuova Sala dell’Emodinamica
militari che sono stati ben lieti di relazionarsi con i tanti operatori sanitari, cittadini e pazienti presenti.
Taglio della torta al buffet da parte dell’Arcivescovo, del Prefetto e del Superiore
Nel pomeriggio il messaggio di amore e
di pace è stato rivolto ai reparti di degenza,
fine ultimo del pensiero della missione dei
Fatebenefratelli al servizio dei più deboli e
della sofferenza nel quale si rispecchia il
nostro Signore Dio. Auguri fra Angelico a
lei ed a tutti gli operatori sanitari e alle
due comunità religiose dei Fatebenefratelli e delle suore Terziarie Regolari
Francescane. Che il Signore Dio nostro illumini il cammino e dia forza e supporto alle future meritevoli opere di bene.
21
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 22
O S P E D A L E B U C C H E R I L A F E R L A - PA L E R M O
PROGRESSI NELLA DIAGNOSI
E NELLA VALUTAZIONE
DEL RISCHIO ALLERGICO
Cettina Sorrenti
l 26 e 27 settembre, clinici e laboratoristi si sono incontrati per partecipare
a un convegno dal titolo: “Progressi
nella diagnosi e nella valutazione del rischio allergico”. Sono state discusse le
nuove frontiere diagnostiche e terapeutiche in ambito allergologico. L’incontro si
è tenuto presso l’Hotel Ibis di Palermo. È
stato organizzato dalla nostra unità operativa complessa di patologia clinica, diretta dalla dott.ssa Stella La Chiusa.
I
Le malattie allergiche sono patologie
determinate da alterazioni del sistema immunitario, che spesso richiedono una diagnosi raffinata resa possibile dall’avvento della diagnostica molecolare. Notevole
è la difficoltà del medico di tenersi aggiornato sugli aspetti innovativi che quest’ambito della medicina riserva. Lo scopo dell’incontro è stato quello di fornire
le conoscenze allo stato attuale su alcuni
degli aspetti più innovativi dell’allergologia. Infatti, negli ultimi anni, in campo allergologico abbiamo assistito alla rivoluzione molecolare. È stato evidenziato come utilizzando alcuni parametri nel dosaggio delle molecole è possibile valutare il rischio allergico del paziente.
“Durante il convegno – ha spiegato il
dott. Ignazio Brusca, responsabile dell’ambulatorio di allergologia dell’Ospedale Buccheri La Ferla e il responsabile
scientifico dell’evento – sono stati pubblicati i dati di uno studio che hanno visto
a confronto pazienti di Palermo e di Pordenone. Gli studi per Palermo sono stati
eseguiti dal nostro ospedale su 70 pazienti, monitorati nell’arco di 1 anno. Gli studi hanno evidenziato che c’è differenza tra
i pazienti residenti al Sud e quelli al Nord.
Per gli abitanti del Nord c’è spesso una cosensibilizzazione verso molecole che han-
LA GESTIONE DEL PAZIENTE
CON DOLORE CRONICO
l dolore cronico e il dolore oncologico rappresentano un problema di salute pubblica a livello mondiale sia
per l’invecchiamento della popolazione
che comporta una maggior frequenza di
patologie osteoarticolari, arteriopatie e
neuropatie, sia per l’aumento della patologia oncologica.
I
L’inadeguato controllo del dolore, oltre
a determinare una inaccettabile sofferenza per il paziente, comporta il prolungamento della degenza, l’aumento delle
complicanze e della mortalità e l’aggravio
dei costi sociali.
Nel marzo 2010, in Italia è stata approvata, la cosiddetta legge ‘sul dolore’, se-
22
condo la quale il medico (sia di medicina
generale, sia specialista territoriale che
ospedaliero) deve indicare, all’interno
della cartella clinica dei singoli pazienti,
il grado di dolore, che viene ‘misurato’ in
base a una serie di parametri.
Questa tematica rappresenta un elemento significativo all’interno del processo di cambiamento e miglioramento
della qualità dell’assistenza e la garanzia
di accesso alla terapia del dolore. L’assessorato alla salute della regione Sicilia, ha
instituito un gruppo di lavoro, coordinato
da un dirigente medico del nostro Ospedale, dott. Fabio Cartabellotta per elaborare strumenti di conoscenza e ha predisposto l’audit di monitoraggio.
no un effetto protettivo sugli stessi pazienti. Gli abitanti del Sud non avendo
questi fattori di co-sensibilizzazione sono
meno protetti e più esposti a allergie severe. A ttraverso questo studio abbiamo
trovato dei valori soglia per alcune molecole di origine alimentare che definiscono
sia il rischio per il paziente di avere una
reazione, sia soprattutto quello di avere
una reazione severa”. Lo studio, è stato
presentato e premiato come migliore ricerca sull’allergia alimentare al convengo
internazionale di allergologia “European
Academy Of Allergology And Clinical
Immunology – 2014” che si è svolto in
Danimarca.
Alla fine del convegno si è tenuto un vivace dibattito che ha affrontato gli aspetti socio – comunicativi legati alla malattia. Oltre agli esperti presenti, sono intervenuti giornalisti e rappresentanti dell’associazione dei malati allergici (Federasma). È stata l’occasione in cui ognuno ha
riconosciuto i propri errori e lo spunto per
prenderne consapevolezza. Per tutti è stata la situazione propizia per cercare di superare i propri limiti al fine di migliorare
la qualità di vita dei soggetti allergici.
Sono state adottate nuove metodiche di
formazione, ovvero la formazione sul
campo. Il progetto presentato nell’aula
polifunzionale il 29 settembre intende aumentare il grado di conoscenza del personale sanitario sulle linee guida relativamente al dolore.
La metodologia di formazione sul campo utilizzerà principalmente una formazione train to trainer. Sono stati individuati 30 formatori medici e infermieri che
a loro volta diventeranno, a cascata, formatori di circa 500 sanitari di tutta la struttura ospedaliera. La formazione dei 30
trainer sarà portata avanti dai responsabili scientifici del progetto, dirigenti medici dell’Ospedale, il dott. Fabio Cartabellotta e la dott.ssa Monica Sapio. L’Ospedale Buccheri La Ferla è il capofila regionale del progetto di formazione che sarà
trasferito a tutte le strutture sanitarie siciliane.
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 23
MISSIONI FILIPPINE
NEWSLETTER
RAPPORTI INTERPERSONALI
Due esperti australiani, fra Timoteo
Graham e la collaboratrice Rosanna
Harris, hanno tenuto ad Amadeo dal 6 al
7 ottobre un incontro di lavoro con alcuni confratelli e collaboratori per definire i criteri con cui proteggere la dignità
umana degli assistiti, specie dei disabili,
e per elaborare un Codice Etico della
Delegazione Filippina (poi notificato a
fine mese al personale) che assicuri una
corretta impostazione dei rapporti interpersonali con i pazienti, da vivere con la
consapevolezza d’essere gli strumenti
della misericordia di Cristo per i malati,
la cui dignità umana va rispettata e difesa ad ogni costo.
IL LEGAME CON MANILA
In diretta televisiva il 19 ottobre abbiamo vissuto con emozione nelle Filippine la Beatificazione del Papa Paolo
VI, di cui è rimasto indelebile il ricordo
della sua visita a Manila nel novembre
1970. Un ricordo che non è banalmente
legato all’attentato che vi subì da parte
di uno squilibrato, anche se a tale episodio faceva riferimento la reliquia
esposta alla venerazione nella Piazza
San Pietro durante la cerimonia della
Beatificazione, ossia la maglietta del
Papa rimasta macchiata di sangue durante l’attentato nell’aeroporto.
vece una stanza della Nunziatura, ma
decidendo a sorpresa di visitare la Montagna Fumante, una baraccopoli dove la
gente viveva di ciò che recuperava tra
l’immondizia che v’era convogliata per
esservi incenerita. Per la rabbia, Marcos
demolì le baracche e sfrattò quei miseri, ma i filippini, prendendo coraggio
dal Papa, riuscirono poi, con una rivoluzione pacifica, a sfrattare quel dittatore
senza cuore.
GIORNATA DELL’ONU
Le Filippine hanno il vanto d’essere tra
le iniziali 51 nazioni che nel 1945 dettero
vita all’ONU e pertanto amano dar risalto, specialmente nelle Scuole, alla celebrazione della Giornata delle Nazioni
Unite, che ricorre il 24 ottobre. Nelle
nostre due Scuole per Disabili, che abbiamo a Manila e ad Amadeo, le famiglie
sono invitate a vestire i loro ragazzi con
un abito che faccia riferimento a una
particolare nazione e poi vengono fatti
sfilare uno ad uno, mentre i loro insegnanti danno sommaria descrizione di
tale nazione. Al termine della sfilata sono
premiati gli abiti più originali e tutto poi
si conclude con un allegro rinfresco, preparato dalle famiglie. Ad Amadeo lo
stesso giorno hanno anche festeggiato il
sesto anniversario della Scuola.
La maglietta dell’attentato in Manila
l’altare della Chiesa, si sono riunite le
due Comunità della Delegazione per
partecipare alla solenne Eucaristia, che
mons. Teodoro J. Buhain, ausiliare emerito di Manila e affiliato al nostro Ordine, ha presieduto alle dieci del mattino,
concelebrando con lui il benefattore padre Atilano Corcuera dei Verbiti.
Erano presenti vari altri benefattori
del nostro Orfanatrofio per Disabili, di
cui ricorreva il 18° della fondazione, e
per l’occasione è stato benedetto un annesso, ossia un ampio gazebo, costruito
con offerte raccolte dal padre cappuccino Paolo Koenig tra gli emigranti filippini in Arabia Saudita.
TRA LE TRIBÙ KALINGA
Ciò che colpì i filippini fu quel suo tenersi distante dal dittatore Marcos, non
solo rifiutando di fermarsi nel sontuoso
palazzo costruito per lui e preferendo in-
Ad Amadeo il 25 ottobre per la festa
dei nostri 95 Beati Martiri, trucidati in
Spagna durante la Guerra Civile e di
dieci dei quali abbiamo reliquie sotto
Mons. Prudenzio P. Andaya, presule a
Tabuk, nell’estremo nord di Luzon, ha
invitato noi e le Suore di Menni a tenere
il 25 ottobre nel suo Episcopio un campo
vocazionale per illustrare il nostro carisma ospedaliero ai giovani delle tribù
Kalinga: ne son venuti ben 42 e, nonostante l'ancestrale ritrosia, si sono mostrati molto aperti e interessati. Fra Ramiele A. Guinandam, fra Giovanni di
Dio C. Acosta e tre Suore di Menni
hanno animato l'incontro e seguiranno
chi ha mostrato segni di vocazione.
La giornata dell’ONU a Manila
La giornata dell’ONU ad Amadeo
La benedizione del Gazebo ad Amadeo
TUTTI AD AMADEO
23
01_VO n° 11 novembre 2014_VO n° 10 novembre 2014 06/11/14 11:26 Pagina 24
I FATEBENEFRATELLI
ITALIANI NEL MONDO
I Fatebenefratelli d'ogni lingua sono oggi presenti in 52 nazioni con circa 290 opere.
I Religiosi italiani realizzano il loro apostolato nei seguenti centri:
CURIA GENERALIZIA
www.ohsjd.org
• ROMA
Centro Internazionale Fatebenefratelli
Curia Generale
Via della Nocetta 263 - Cap 00164
Tel 06.6604981 - Fax 06.6637102
E-mail: [email protected]
Ospedale San Giovanni Calibita
Isola Tiberina 39 - Cap 00186
Tel 06.68371 - Fax 06.6834001
E-mail: [email protected]
Sede della Scuola Infermieri
Professionali “Fatebenefratelli”
Fondazione Internazionale Fatebenefratelli
Via della Luce 15 - Cap 00153
Tel 06.5818895 - Fax 06.5818308
E-mail: [email protected]
Ufficio Stampa Fatebenefratelli
Lungotevere de' Cenci, 5 - 00186 Roma
Tel.: 06.6837301 - Fax: 06.68370924
E-mail: [email protected]
• CITTÀ DEL VATICANO
Farmacia Vaticana
Cap 00120
Tel 06.69883422
Fax 06.69885361
• PALERMO
Ospedale Buccheri-La Ferla
Via M. Marine 197 - Cap 90123
Tel 091.479111 - Fax 091.477625
www.ospedalebuccherilaferla.it
• MONGUZZO (CO)
Centro Studi Fatebenefratelli
Cap 22046
Tel 031.650118 - Fax 031.617948
E-mail: [email protected]
• ALGHERO (SS)
Soggiorno San Raffaele
Via Asfodelo 55/b - Cap 07041
• ROMANO D’EZZELINO (VI)
Casa di Riposo San Pio X
Via Cà Cornaro 5 - Cap 36060
Tel 042.433705 - Fax 042.4512153
E-mail: [email protected]
MISSIONI
• FILIPPINE
San Juan de Dios Charity Polyclinic
1126 R. Hidalgo Street - Quiapo 1001 Manila
Tel 0063.2.7362935 - Fax 0063.2.7339918
E-mail: [email protected]
http://ohpinoy.wix.com/phils
Sede dello Scolasticato e Postulantato
della Delegazione Provinciale Filippina
San Ricardo Pampuri Center
26 Bo. Salaban
Amadeo 4119 Cavite
Tel 0063.46.4835191 - Fax 0063.46.4131737
E-mail: [email protected]
http://bahaysanrafael.weebly.com
Sede del Noviziato della Delegazione
PROVINCIA ROMANA
PROVINCIA LOMBARDO-VENETA
www.provinciaromanafbf.it
www.fatebenefratelli.it
• ROMA
Curia Provinciale
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33553570 - Fax 06.33269794
E-mail: [email protected]
Centro Studi e Scuola Infermieri Professionali “San Giovanni di Dio”
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33553535 - Fax 06.33553536
E-mail: [email protected]
Sede dello Scolasticato della Provincia
Centro Direzionale
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.3355906 - Fax 06.33253520
Ospedale San Pietro
Via Cassia 600 - Cap 00189
Tel 06.33581 - Fax 06.33251424
www.ospedalesanpietro.it
• GENZANO DI ROMA
Istituto San Giovanni di Dio
Via Fatebenefratelli 3 - Cap 00045
Tel 06.937381 - Fax 06.9390052
www.istitutosangiovannididio.it
E-mail: [email protected]
Sede del Noviziato Interprovinciale
• BRESCIA
Centro San Giovanni di Dio
Via Pilastroni 4 - Cap 25125
Tel 030.35011 - Fax 030.348255
[email protected]
Sede del Centro Pastorale Provinciale
Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico San Giovanni di Dio
Via Pilastroni 4 - Cap 25125
Tel 030.3533511 - Fax 030.3533513
E-mail: [email protected]
Asilo Notturno San Riccardo Pampuri
Fatebenefratelli onlus
Via Corsica 341 - Cap 25123
Tel 030.3501436 - Fax 030.3530386
E-mail: [email protected]
• CERNUSCO SUL NAVIGLIO (MI)
Curia Provinciale
Via Cavour 2 - Cap 20063
Tel 02.92761 - Fax 02.9241285
Sede del Centro Studi e Formazione
Sede Legale
Milano: Via San Vittore 12 - Cap 20123
e-mail: [email protected]
Centro Sant’Ambrogio
Via Cavour 22 - Cap 20063
Tel 02.924161 - Fax 02.92416332
E-mail:a [email protected]
• SAN COLOMBANO AL LAMBRO (MI)
Centro Sacro Cuore di Gesù
Viale San Giovanni di Dio 54 - Cap 20078
Tel 037.12071 - Fax 037.1897384
E-mail: [email protected]
• SAN MAURIZIO CANAVESE (TO)
Beata Vergine della Consolata
Via Fatebenetratelli 70 - Cap 10077
Tel 011.9263811 - Fax 011.9278175
E-mail: [email protected]
Comunità di accoglienza vocazionale
• SOLBIATE (CO)
Residenza Sanitaria Assistenziale
San Carlo Borromeo
Via Como 2 - Cap 22070
Tel 031.802211 - Fax 031.800434
E-mail: [email protected]
Sede dello Scolasticato
• TRIVOLZIO (PV)
Residenza Sanitaria Assistenziale
San Riccardo Pampuri
Via Sesia 23 - Cap 27020
Tel 038.293671 - Fax 038.2920088
E-mail: [email protected]
• VARAZZE (SV)
Casa Religiosa di Ospitalità
Beata Vergine della Guardia
Largo Fatebenefratelli - Cap 17019
Tel 019.93511 - Fax 019.98735
E-mail: [email protected]
• VENEZIA
Ospedale San Raffaele Arcangelo
Madonna dellʼOrto 3458 - Cap 30121
Tel 041.783111 - Fax 041.718063
E-mail: [email protected]
Sede del Postulantato e dello Scolasticato
della Provincia
• CROAZIA
Bolnica Sv. Rafael
Milosrdna Braca Sv. Ivana od Boga
Sumetlica 87 - 35404 Cernik
E-mail: [email protected]
MISSIONI
• NAPOLI
Ospedale Madonna del Buon Consiglio
Via A. Manzoni 220 - Cap 80123
Tel 081.5981111 - Fax 081.5757643
www.ospedalebuonconsiglio.it
• ERBA (CO)
Ospedale Sacra Famiglia
Via Fatebenefratelli 20 - Cap 22036
Tel 031.638111 - Fax 031.640316
E-mail: [email protected]
• ISRAELE - Holy Family Hospital
P.O. Box 8 - 16100 Nazareth
Tel 00972.4.6508900 - Fax 00972.4.6576101
• BENEVENTO
Ospedale Sacro Cuore di Gesù
Viale Principe di Napoli 14/a - Cap 82100
Tel 0824.771111 - Fax 0824.47935
www.ospedalesacrocuore.it
• GORIZIA
Casa di Riposo Villa San Giusto
Corso Italia 244 - Cap 34170
Tel 0481.596911 - Fax 0481.596988
E-mail: [email protected]
• TOGO - Hôpital Saint Jean de Dieu
Afagnan - B.P. 1170 - Lomé
Altri Fatebenefratelli italiani sono presenti in:
• BENIN - Hôpital Saint Jean de Dieu
Tanguiéta - B.P. 7