F. Zagami - ResearchGate

RASSEGNA MEDICO - CHIRURGICA
PROTEINURA SELETTIVA.
DIMOSTRAZIONE DELL’ORIGINE
EXTRARENALE DELLA TRANSFERRINA
URINARIA
G. TARRO*
F. ZAGAMI**
V. CRISPO*
C. ESPOSITO*
F. PROIETTI***
Reprint request to email : [email protected]
*
Servizio di Virologia, Primario Prof. G. Tarro – U.S.L. 41 – Presidio
Ospedaliero «D. Cotugno» - Napoli.
**
Sezione di Patologia Clinica, U.S.L. 39 Bronte – Stabilimento di
Randazzo, USL 39, Bronte, Sicilia.
***
Servizio di Virologia – U.S.L. 44 - Ospedale Ascalesi - Napoli.
INTRODUZIONE
Lo studio dei peptidi urinari sta acquistando un indubbio significato
nella diagnostica urologica (1, 2); infatti per alcune di queste proteine si è
dimostrato un nesso fisiopatologico di danno dell'apparato urinario (3) vedi
ad esempio la beta-2-microglobulina urinaria nel danno tubulare o le variazioni dell'alfa-2-microglobulina urinaria nel trapianto renale (5).
Purtuttavia per alcuni peptidi non si conosce a fondo il significato fisio
e/o patologico della loro presenza nelle urine.
Normalmente l'unica proteina presente nell'urina e l'albumina (6), ma in
alcuni casi di normalità dell'apparato urinario, si e osservata la contemporanea presenza di una banda a migrazione beta identificata poi
immunologicamente nella transferrina (1).
Tale presenza è stata interpretata in vario modo o come proteinuria glo-
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Proteinura selettiva. Dimostrazione dell’origine extrarenale della transferrina urinaria
merulare patologica o come episodica e che quindi necessitava per valutare
la prima interpretazione un ulteriore controllo (1).
Chimicamente la transferrina è una glicoproteina contenente un esoso,
la esosamina, ac. sialico, e forse, fucosio.
La Transferrina (Trf) è formata da 4 moli di ac. sialico, 8 di N-acetilglucosamina, 4 di galattosio e 8 mannosio che formano la glicoproteina di
90.000 di p. m.
Il carboidrato e disposto in forma di due catene ramificate identiche che
terminano con gruppi di ac. sialico e sono unite alla parte proteica con legami
asparaginilici
Possono esserci anche altri tipi di legame, specialmente o-glucosidici
con i gruppi serina della proteina (7).
La Trf presenta un notevole polimorfismo: infatti esistono circa 20
varianti genetiche con peso molecolare identico (8) e con nessuna differenza
immunologica.
I geni allelomorfi B, C e D possono formare sei genotipi (tre omozigoti
e tre eterozigoti) con la seguente distribuzione razziale:
1) Trf-C: e il più comune e si riscontra nel 99% della razza bianca e
nel 95% della razza negra e gialla;
2) Trf-B: è raro e specifico della razza bianca (in Europa 1'1% della
popolazione e BC);
3) Trf-D: è raro e specifico della razza non bianca (9).
La Trf viene sintetizzata nel fegato, ma ultimamente si e dimostrata una
sua produzione anche da parte dei macrofagi (10). Notoriamente la Trf
lega in condizioni normali, due ioni di ferro, saturandosi per 1/3. Questo
processo, che e fondamentale nella ferrocinetica, avviene in presenza di ioni
bicarbonato che regolano l'affinità della proteina per il ferro.
Alcuni autori hanno ipotizzato che lo studio della Trf urinaria potrebbe
rivelarsi di estrema utilità per lo studio delle lesioni renali (11); ma la sua
dimostrazione anche in situazioni di normalità renale ci ha indotto ad
esaminare la sua possibile genesi dall'ambiente extrarenale in particolare
dalla vescica. L'epitelio vescicale è notoriamente sensibile agli agenti
chimici e chimico-fisici. Basterà accennare alla sensibilità dimostrata verso
il pH e alla scarsa sensibilità, di contro, alle differenze di pressione
osmotica, perché tale epitelio è abitualmente a contatto con liquidi
piuttosto ipertonici.
Lavando la vescica di cavie con soluzione cloruro sodica ipotonica
(2,320 g/1) o soluzioni similari, alcuni AA. (12) hanno osservato una
vasodilatazione della sottomucosa con una discreta essudazione sierosa
intraluminale.
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Tale dato ci ha indotti a ipotizzare che la vescica sotto un insulto fisico,
chimico-fisico o biologico presenta come primo evento una essudazione che
porta al passaggio di proteine specie quelle a più basso p. m.
Sulla base di questi dati si è voluto studiare l'essudazione vescicale, col
test della vescica lavata, per esaminare una possibile origine della Trf da
questa sede.
MATERIALI E METODI
In 5 volontari di sesso maschile, esenti da patologie a carico dello apparato urinario dimostrate sulla base di dati clinici e di laboratorio, si e proceduto, nelle prime ore del mattino, a cateterizzazione vescicale.
L'urina defluita dal catetere a stata sottoposta a concentrazione con
una metodica di ultrafiltrazione sottovuoto (13).
Quindi si e proceduto al test della vescica lavata, consistente nell'immissione di 100 ml di soluzione cloruro sodica ipotonica (2,320 g/1). II liquido
veniva lasciato in sede vescicale per 30', quindi lo si estraeva e lo si sottoponeva a concentrazione previa aggiunta di albumina umana al 20% con la
stessa tecnica sopra descritta (13). Per valutare la presenza di frazioni proteiche si e utilizzata la tecnica elettroforetica su supporto di PAGE-SDS
che viene considerata la metodica di indagine più sensibile (14).
Le bande si mettevano in evidenza previa colorazione con Comassie Blu
Brillante.
RISULTATI
Le concentrazioni effettuate sulle urine e sui liquidi di lavaggio vescicale e le relative migrazioni elettroforetiche vengono messe in evidenza nella
Fig. A.
F ig . A. — C o nc e nt r az i o ne d e ll e u r i ne no r ma l i (a ) e c on c en tr a z io n e d e l
l iqu i d o d i l a va g g io v esc i cale (b). Alb) Albumina; Trf) Transferrina.
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Come si dimostra da un tracciato preso a campione tra i 5, dato che
tutti presentavano identica caratteristica, nella migrazione (a) relativa alle
urine defluite dal catetere si osserva solo una marcata banda albuminica,
mentre la concentrazione del liquido di lavaggio e la sua relativa migrazione
elettroforetica (b) mostra in posizione beta una banda dimostratasi all'immunoelettroforesi trattarsi di transferrina.
CONCLUSIONI
Il ritrovamento della transferrina nel liquido di lavaggio vescicale,
dimostra come la presenza di tale proteina nei tracciati elettroforetici sulle
urine non significa necessariamente una patologia a carico del rene, ma in
alcuni casi potrebbe sottendere uno stato di edema vescicale da patologie che
comportano in qualche modo una flogosi a carico di queste vie.
Il significato della sua maggiore eliminazione in situazioni di flogosi
potrebbe essere la dimostrata attività di tale sostanza sui batteri. Tale
attività verrebbe spiegata sul fatto che l'apotransferrina aumenta la
capacità battericida dei leucociti polimorfonucleati particolarmente
contro l'E. Coli e stafilococco aureo ed e stato dimostrato che
l'incremento della attività «Killing» dipende dal dosaggio
dell'apotransferrina (effetto battericida indiretto) (15). Inoltre la stessa
transferrina ha un effetto batteriostatico molto probabilmente in relazione
alla cattura di ferro libero dallo ambiente, in tal modo si determinerebbe un
blocco dell'attività del batterio (effetto batteriostatico diretto) (16).
In ultimo si può ipotizzare che il follow-up della transferrina urinaria
potrebbe acquistare un particolare significato nel seguire le lesioni
vescicali acute e croniche.
RIASSUNTO
Gli Autori, dopo aver sottoposto 5 volontari a cateterizzazione vescicale ed al
test della vescica lavata, hanno eseguito sul liquido estratto una migrazione
elettroforetica per separare le frazioni proteiche ed una immuno-elettroforesi per
identificare una di queste frazioni dimostratosi essere una transferrina. Secondo gli
Autori, la presenza di questa proteina non deve riflettere esclusivamente una patologia
renale, ma potrebbe acquistare una particolare importanza nel seguire le lesioni
vescicali acuta e croniche.
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Proteinura selettiva. Dimostrazione dell’origine extrarenale della transferrina urinaria
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