SABATO 19 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 170 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Regolamento del concorso su www.uniqagroup.it Il Boeing abbattuto Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Linguaggio Si è perso il significato della parola «scusa» Oggi TUA CASA PROTEGGI LA OPPIA E RADD NZE! CA VA E TU LE In Italia (con “IO Donna”) EURO 1,90 www.corriere.it italia: 51575551575557 Tempi liberi Percorsi Culture, lingue e religioni I diversi confini della civiltà Domani di C. Rizzacasa d’Orsogna a pagina 25 di Danilo Taino nel supplemento Assicurazioni & Previdenza UNIQA Protezione SpA - Udine Aut. ex art. 65 R.D.L. 29/04/1923 n. 966 Duro intervento del presidente Usa che chiede una tregua immediata in Ucraina. Sull’aereo colpito c’erano 80 bambini e più di cento esperti di Hiv Obama accusa i filorussi e punta il dito contro Putin «I separatisti non possono abbattere aerei senza armi sofisticate e addestramento dalla Russia», e Putin «può cambiare la situazione» solo «se fermerà il flusso degli armamenti». Il presidente Obama indica con durezza quelle che agli Stati Uniti appaiono le evidenti responsabilità dirette e indirette di Mosca nella tragedia del volo Amsterdam-Kuala Lumpur, centrato giovedì da un missile che ha ucciso tutte le 298 persone a bordo, tra cui 80 bambini (nelle foto, il dolore dei parenti e alcuni effetti personali delle vittime). DA PAGINA 10 A PAGINA 15 LO ZAR COSTRETTO AL DIALOGO di FRANCO VENTURINI C i sono solo due certezze nella tragedia del volo MH17 abbattuto sull’Ucraina orientale: la prima è che la politica si muoverà più velocemente delle commissioni d’inchiesta, la seconda è che nell’angolo dei responsabili CONTINUA A PAGINA 44 si trova sin d’ora Vladimir Putin. LA VERITÀ VISTA SUI SATELLITI di GUIDO OLIMPIO G li Usa hanno visto le tre fasi, fissate sulle foto satellitari: lancio del missile, impatto sul jet e distruzione. Per questo Washington ha rilanciato le accuse: il volo MH17 è stato abbattuto dai ribelli A PAGINA 11 filorussi con un missile Sa 11. Ribaltato il verdetto in Appello a Milano, cancellata la condanna a sette anni. «Sono commosso». E brinda con gli avvocati Nuove mappe Ruby, assoluzione piena per Berlusconi LA SOLITUDINE DI HAMAS TRA LE CRISI MEDIORIENTALI Cadono le due accuse. L’ex premier: la maggioranza dei giudici è ammirevole di ANTONIO FERRARI LA FINE DI UN CAPITOLO Giannelli di PIERLUIGI BATTISTA cui essere scontenti tutti quelli che hanno virtuosamente negato di aver voluto mischiare vicende giudiziarie e vicende politiche e di aver fatto il tifo per una sentenza che liquidasse l’avversario. A meno che non siano ipocriti, nel qual caso dovranno fare qualche sforzo per far propria la raccomandazione comportamentale che hanno sempre invocato per Berlusconi: «Le sentenze vanno rispettate». In realtà le sentenze, in uno Stato democratico dove la legge è sovrana ma contempli anche il diritto di critica, possono essere criticate. Eseguite, però eventualmente criticate. CONTINUA A PAGINA 7 Settegiorni di Francesco Verderami Cosa cambierà per le riforme P er dirla con Bersani, quella di Berlusconi «è una storia da bar», nel senso che tra un caffè e un cappuccino «la gente discuterà dell’abnorme distanza tra CONTINUA A PAGINA 7 le due sentenze» sul Cavaliere. I pm La difesa L’estate nera Così è passata della Procura la linea Coppi di LUIGI FERRARELLA di GIUSEPPE GUASTELLA L’ L ultimo rovescio di una Procura divisa. C’è il silenzio in quei corridoi. A PAGINA 5 Il Prodotto interno lordo crescerà quest’anno solo dello 0,2%: una previsione che taglia di mezzo punto le precedenti stime e su cui pesano anche «rischi al ribasso» e «significative incertezze»: il Bollettino economico diffuso ieri dalla Banca d’Italia gela le attese di crescita. DA PAGINA 2 A PAGINA 7 ALLE PAGINE 36 E 37 Baccaro, Tamburello di GAIA PICCARDI Il progetto da 10 milioni l Tour parla italiano. Fuga trionfale di Vincenzo Nibali sulle Alpi nel centenario di Bartali. È successo alla tredicesima tappa, SaintEtienne-Chamrousse di 197 chilometri. Nibali è lo specchio di tante imprese del passato. Le parole del campione all’arrivo: «Più salivo e meglio mi sentivo. Stento a crederci». E oggi il Tour de France affronta l’Izoard. ALLE PAGINE 48 E 49 Bonarrigo L’Appia, i mecenati e il veto ambientalista di GIAN ANTONIO STELLA L Vincenzo Nibali all’arrivo A PAGINA 5 Bankitalia avverte: non ci sarà crescita L’irresistibile ascesa di Nibalì I a linea della difesa è rimasta in pratica la stessa. Linea Coppi La stima per il 2014 abbassata a 0,2 Tour de France L’italiano trionfa sulle Alpi nel giorno del centenario di Bartali INSIDE 9 771120 498008 40 7 1 9> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano «I l fatto non sussiste». La parte della sentenza d’Appello che assolve Silvio Berlusconi sul «caso Ruby», ribaltando in pieno quella di primo grado, stabilisce per nostra fortuna un punto fermo: in Italia la presunzione di innocenza fino a sentenza definitiva non è un espediente retorico per idealisti fuori della realtà, ma un principio-cardine dello Stato di diritto. Dovrebbe esserne soddisfatto ovviamente il protagonista di questa vicenda giudiziaria, Berlusconi, sulla cui reputazione gravavano accuse infamanti dimostratesi, secondo sentenza, insussistenti. Ma non dovrebbero avere niente di Processo Ruby, Berlusconi assolto in Appello dalle accuse di prostituzione minorile («perché il fatto non costituisce reato») e concussione («perché il fatto non sussiste»). Cancellata la condanna di primo grado a 7 anni. La prima reazione: «Sono commosso». Berlusconi aggiunge: «La maggioranza dei giudici è ammirevole». Poi brinda con gli amici. Secondo i giudici l’ex premier non era consapevole che Karima «Ruby» el Mahroug fosse appunto minorenne. E la telefonata da Parigi del 27 maggio 2010 al capo di gabinetto della Questura milanese su quella ragazza indicata come parente dell’allora presidente egiziano Mubarak, non ebbe contenuto di minaccia nei confronti dei funzionari di polizia. a contessa Marisela Federici, racconta divertito e affranto agli amici il commissario per l’Appia Antica Mario Tozzi, proprio non riusciva a capire perché mai non si trovasse una soluzione per quella pavimentazione posata a partire dal 312 a.C. da Appio Claudio Cieco. A PAGINA 42 I l Medio Oriente brucia, ma l’impressione è che il destino dei protagonisti dell’eterno conflitto fra israeliani e palestinesi interessi poco. Per gli arabi e in generale per i musulmani, coinvolti o impegnati ad assistere a troppe crisi contemporanee, quella che un tempo era definita la «causa», anzi «la madre di tutte le cause», ovviamente quella palestinese, è quasi un fastidio proposto dall’informazione e dalle immagini globalizzate. Al mondo, agli equilibri internazionali, anche il coinvolgimento di Israele pare la noiosa ripetizione di un film senza una trama definitiva, come il Blow up di Antonioni. CONTINUA A PAGINA 16 ALLE PAGINE 16 E 17 Frattini, Vecchi 2 Primo Piano Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Politica e giustizia Il caso Ai servizi sociali L’autografo in reparto e l’uscita anticipata MILANO — Fin qui era sempre partito con l’idea ma aveva rinunciato, per pudore o forse semplicemente perché non era aria. Ieri, intuendo che fosse la giornata giusta, un uomo delle pulizie ha finalmente avvicinato Silvio Berlusconi e gli ha chiesto un autografo. L’ex premier ha acconsentito e ha vergato una fotografia che lo ritraeva. Del resto l’anomalia della mattinata (per sé e per gli altri) bene o male tollerava ogni stravolgimento dei comportamenti da tenere, del protocollo da rispettare, delle regole da osservare (sempre, s’intende, per sé e per gli altri). È stato nel reparto San Pietro della Sacra Famiglia, dove è ai servizi sociali, che il Cavaliere ha saputo della sentenza. Con una telefonata. Chiuso nella stanza-studio degli educatori della struttura. Su una sedia. Le canoniche attività sospese. L’aveva chiesto Berlusconi subito all’arrivo: scusate, se possibile vorrei essere esonerato dal programma che mi spetta. La direzione della Sacra Famiglia ha valutato e deciso. All’ex premier, La Fondazione La direzione gli ha accordato il permesso di tornare a casa un quarto d’ora prima sistematosi per appunto nella stanza-studio in attesa, sono stati risparmiati i canonici momenti d’intrattenimento: stare con i malati di Alzheimer e imboccarli a pranzo, giocare con loro al lancio del pallone in giardino, guardare insieme la televisione, magari cantare, magari raccontar barzellette, esercizio inizialmente vietato al Cavaliere ma poi silenziosamente concesso. Per la prima volta, non senza il dispiacere di alcuni anziani che reclamavano attenzione, Berlusconi non ha percorso i corridoi e le stanze dei tre reparti nei quali si divide il San Pietro, che ospita una sessantina di persone, in parte a uno stadio avanzato di Alzheimer. I corridoi e le stanze, peraltro, nelle recenti e più partecipi giornate dell’ex premier in Sacra Famiglia erano stati i luoghi della distribuzione di regali (cioccolatini e collanine d’argento). Silvio Berlusconi ha promesso che si rifarà, e anche ampiamente, nel corso dei prossimi venerdì. Ai pazienti ha spiegato che era «ansioso», che era «preoccupato», e che sarebbe stato meglio per tutti star fermo. E a quel punto, tanto valeva andarsene pure via in anticipo. Ha domandato alla direzione se fosse possibile «mangiare» dei minuti sull’orario. Di nuovo permesso accordato. A casa un quarto d’ora prima. All’esterno della Sacra Famiglia c’era la solita pasionaria. Pochi secondi, incrocio di sguardi e voci. Lei: «Giustizia è fatta?». Lui: «Grazie, grazie». Andrea Galli © RIPRODUZIONE RISERVATA «Ruby, non ci fu la concussione» Perché Berlusconi è stato assolto MILANO — Quando ad Arcore ebbe rapporti sessuali con una prostituta di 17 anni, Silvio Berlusconi non era consapevole che Karima «Ruby» el Mahroug fosse appunto minorenne. E la notte del 27 maggio 2010, quando da Parigi telefonò al capo di gabinetto della Questura milanese Pietro Ostuni per anticipargli che sarebbe arrivata la consigliere regionale Nicole Minetti a prendere in carico una ragazza che gli si segnalava come parente del presidente egiziano Mubarak, giuridicamente questa sua telefonata non ebbe contenuto di minaccia (anche solo implicitamente) costrittiva della volontà dei funzionari di polizia Pietro Ostuni e Giorgia Iafrate: costoro, invece, solo per un eccesso di zelo frutto di una propria condizione psicologica di timore reverenziale, operarono poi fino alle 2 di notte per propiziare un esito (l’affidamento di Ruby a Minetti) sicuramente gradito da Berlusconi benché da lui non illegittimamente preteso. È quanto «racconta», in attesa delle motivazioni tra 90 giorni, il dispositivo della sentenza con la quale ieri la Corte d’Appello di Milano (presidente Enrico Tranfa, relatrice Ketty Lo Curto, a latere Alberto Puccinelli) ha cancellato la condanna di primo grado a 7 anni di carcere, e ha assolto nel merito l’ex premier e attuale leader di Forza Italia, senza alcuna prescrizione e senza richiami alla vecchia insufficienza di prove. Dall’accusa di prostituzione minorile Berlusconi è stato assolto «perché il fatto non costituisce In Appello cade anche l’accusa di prostituzione minorile L’ex premier non avrebbe saputo dell’età della ragazza reato», cioè perché nell’imputato mancava l’elemento psicologico che trasforma una condotta (pur verificatasi) in un illecito penale, in questo caso la consapevolezza che la ragazza fosse minorenne. L’accusa ricavava questa consapevolezza da accenni di Ruby in alcune intercettazioni con amiche (ai quali la difesa contrapponeva però altri spezzoni di segno opposto nelle intercettazioni della ragazza), e da elementi logici come il fatto che a portare Ruby ad Arcore da Berlusconi fosse stato chi (l’ex direttore del Tg5 Emilio Fede) la sapeva minorenne per essere stato suo giurato in un concorso di bellezza in Sicilia: la difesa replicava trattarsi di una deduzione sdrucciolevole, adombrava che Fede (insieme a Lele Mora legato a Berlusconi anche da forti prestiti di denaro) potesse comunque avere magari un interesse a tacere al premier l’età della ragazza, e rimarcava come tutti i testi avessero riferito che Ruby sembrava avere 23/24 anni. L’assoluzione odierna si presta a una curiosità «postuma»: nel senso che la medesima condotta del 2010, se commessa dopo l’entrata in vigore nell’ottobre 2012 della ratifica della Con- venzione di Lanzarote del 2007, non sarebbe più stata scriminata, posto che da allora il cliente di una prostituta minorenne non può più invocare a propria scusa l’ignoranza dell’età della persona offesa minorenne, salvo che si tratti di ignoranza inevitabile, cioè non rimproverabile quantomeno a titolo di colpa. Sei dei sette anni di pena in primo grado, però, dipendevano dalla concussione, reato del pubblico ufficiale che abusa della sua qualità per costringere qualcuno a dargli indebitamente una utilità. Qui Berlusconi è stato assolto con la formula «perché il fatto non sussiste», segno che per i giudici non ci fu costrizione dei funzionari della Cancellata la pena a 7 anni Per i giudici la telefonata di Berlusconi in Questura non ebbe un contenuto di minaccia. Tra 90 giorni le motivazioni della sentenza Questura. E nemmeno vi fu una loro «induzione indebita», fattispecie tipizzata nel 2012 dalla legge Severino che, se ieri fosse stata sposata dai giudici, avrebbe condotto a riqualificare il reato e ricondannare l’ex premier, sebbene a pena inferiore. Sin dall’inizio la concussione era statisticamente impervia visto che (nel caso propugnato dai pm Ilda Boccassini e Antonio Sangermano) la persona «costretta» dal pubblico ufficiale (il premier Berlusconi) era anch’essa un pubblico ufficiale (il capo di gabinetto della Questura). Non è un caso, dunque, che in questi giorni sia l’arringa dei difensori Franco Coppi e Filippo Dinacci, sia i tavoli dei giudici avessero (oltre alla sentenza delle Sezioni Unite su concussione/induzione) un libro in comune: quello di Gianluigi Gatta (professore associato di diritto penale alla Statale di Milano, «scuola» Marinucci-Dolcini) sulla condotta penalmente rilevante di «minaccia». Muovendo dall’osservazione del giurista Carrara sulla matrice latina del termine «concussione» («l’idea dello scuotere un albero per farne cadere i frutti»), lo studioso nel 2013 propendeva per l’idea che la mi- La ricostruzione In Questura Da Minetti a Ostuni, i protagonisti (e le telefonate) di quella notte MILANO — «Abbiamo fatto tutto alla luce del sole», racconta l’ex poliziotto, uno che quella sera era in Questura. «Mai nessuno, in seguito, mi ha raccontato di pressioni o minacce», ricorda Silvano Gattari, che ora lavora per la società privata Civis, dopo oltre due decenni alle Volanti del 113 di Milano. Altra voce, altra testimone, che negli uffici della Questura era andata alla ricerca di Ruby, perché in quei giorni la ospitava in casa: «Cosa dire? Tutto questo caos per nulla...», sorride Michelle Conceicao, che oggi vive in Brasile, ha sposato l’imprenditore L’ex poliziotto «Noi facemmo tutto alla luce del sole, mai nessuno in seguito mi ha raccontato di pressioni o minacce» italiano che frequentava da sei anni e aspetta di tornare in Italia. «In realtà però — aggiunge — quella ragazza ha raccontato sempre troppe bugie, a tutti, e per questo non ha mai pagato, visto che vive da riccona». Lei, Karima «Ruby» el Mahroug, fa sapere di essere «felicissima, non solo per Silvio ma anche per me, non ci speravo». Solo queste parole, niente più, dopo quattro anni di vita politica e giudiziaria avvelenati dalla sua storia. La notte di Ruby, in realtà, inizia in un pomeriggio di sole. Mancano pochi minuti alle 18, un gruppo di ragazze sedute al tavolo di un bar, sul largo marciapiede di corso Buenos Aires, arteria commerciale di Milano. Karima cammina dall’altra parte della strada, imbocca il portone al civico 23, entra nel salone di estetica «Mami nail». Una delle ragazze al bar, Katia Pasquino, aspirante show girl, una che come Ruby rincorre e frequenta le notti milanesi, su e giù tra macchinoni e discoteche, la riconosce. E chiama il 113: «Due settimane fa io e una mia amica abbiamo ospitato una clandestina... Ci ha derubato di 3 mila euro». Sono le 18.02. Poco dopo arriva la volante di polizia «Monforte bis». È il 27 maggio 2010. Ruby in quel momento ha 17 anni e molti, troppi soldi in tasca per una ragazza della sua età. Se questo è l’inizio, la storia si dipanerà in tre fasi, in un arco di otto ore. Otto ore che sono state vivisezionate dalla Procura e dal Tribunale. In quel momento, con la telefonata al 113, il meccanismo s’è messo in moto. Perché esploda, serve però che qualcuno accenda la miccia. Lo fa ancora Pasquino, con un’altra chiamata, alle 20.21. La ragazza chiama Michelle Conceicao, ex frequentatrice delle serate di Arcore. Fino a quel punto, per la polizia, Ruby è solo una minorenne sbandata da identificare e mandare in Iafrate «Spero che questa sentenza possa essere un elemento per l’archiviazione nei miei confronti» una comunità. Nel frattempo, però, Conceicao (21.20) chiama Giuseppe Spinelli, il ragioniere che insieme a Nicole Minetti gestisce l’aspetto economico di quelle che diventeranno le «ragazze dell’Olgettina» (dalla via del condominio in cui vivevano con l’affitto pagato dall’ex premier). Parte così la catena che risale fino a Berlusconi. E Ruby, in Questura, diventerà «un pericolo». Due percorsi paralleli, che per il momento però non si toccano. I poliziotti brigano per identificare Ruby (quando le hanno chiesto come vivesse, lei ha risposto: «Ballo la danza del ventre nei locali»); si mettono in contatto con il magistrato di turno al Tribunale per i minori, Annamaria Fiorillo; avvertono la loro funzionaria di turno al 113, Giorgia Iafrate. A fine pomeriggio scoprono che Karima è marocchina ed è scappata da una comunità di Messina. È una situazione un po’ anomala, ma comunque di routine, bisogna solo trovare una nuova comunità a Milano per una minorenne senza genitori. Ma le due donne che si troveranno a gestire quel caso, Fiorillo e Iafrate, diventeranno protagoniste del processo. Che si giocherà in buona parte intorno alle loro Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # ❜❜ La sentenza pone giustamente fine a una persecuzione giudiziaria nei confronti di Berlusconi. Sono molto felice Nunzia De Girolamo Ncd ❜❜ Il nostro rispetto per le sentenze della magistratura non è uno slogan: vanno rispettate sempre, anche oggi Debora Serracchiani Pd Il retroscena Pascale: il giorno più bello della mia vita. La telefonata di Alfano La commozione e il brindisi, il leader fa pace con le toghe «Sì, la giustizia è uguale per tutti» «La maggioranza dei magistrati è equilibrata» naccia, per essere presupposto di una concussione, dovesse essere un fatto aggressivo/prevaricatore ben diverso dal mero timore reverenziale che il soggetto passivo può provare nei confronti del superiore gerarchico, all’interno della propria condizione psicologica e senza che questo timore reverenziale sia determinato dalla minaccia esterna del soggetto attivo. Coppi aveva perciò sostenuto che, «se il concusso è idealmente solo chi sia preso per il collo e messo spalle al muro di fronte a un aut-aut, sotto inesorabile minaccia, questo non è il caso di Ostuni, i cui moti interni non dipendono dalla condotta di Berlusconi, ma dalla soggezione psicologica verso chi ha ruolo superiore. Chi non ha il coraggio di dire no, non è protetto dal diritto: se Ostuni al massimo si è sentito condizionato dalla richiesta di Berlusconi, se ha avuto timore reverenziale verso chi magari ha pensato di compiacere, questi (lo dico elegantemente) sono fatti suoi, non ricollegabili a una minaccia di Berlusconi». Il pg Piero de Petris indicava l’architrave della concussione nella balla di Berlusconi sulla storia di Ruby parente di Mubarak: «Poiché la Questura già in pochi minuti verifica che non è vero, il potenziale intimidatorio percepito da Ostuni sta proprio nella falsità della parentela con Mubarak prospettata da Berlusconi come foriera di un incidente diplomatico con l’Egitto: e dunque Ostuni esegue la prestazione richiesta da Berlusconi (affidare Ruby a Minetti) in esecuzione dell’ordine ricevuto, e non certo perché indotto dalla storia dell’inesistente parentela» o da un generico «timore reverenziale verso il premier». Argomento rovesciato dalla difesa: «Solo un pazzo incosciente avrebbe usato una bugia con le gambe cortissime: era invece segno che Berlusconi credeva davvero Ruby parente di Mubarak, e non la sapeva minorenne, tanto da poi subito allontanarla. La riprova è che, quando dopo 8 giorni Ruby è di nuovo in Questura, nessuno più fa nulla e Ruby finisce in comunità». La giornata Qui sopra i tre giudici della seconda Corte d’Appello di Milano (da sinistra) Alberto Puccinelli, Enrico Tranfa e Ketty Lo Curto (ultima a destra, la cancelliera) che ieri mattina — dopo un processo durato tre udienze e dopo tre ore di camera di consiglio — hanno assolto Silvio Berlusconi per il caso Ruby (Foto Newpress). A sinistra, invece, il leader di Forza Italia saluta dopo la mattinata trascorsa alla Sacra Famiglia di Cesano Boscone per la consueta giornata di servizi sociali (LaPresse) Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA razioni del 2010: aveva smentito pubblicamente l’allora ministro dell’Interno, Roberto Maroni, che aveva acc r e d i t a to u n s u o a s s e n s o p e r l’affidamento di Ruby alla Minetti. Il Csm ha invece riconosciuto la piena correttezza della sua condotta. Strascichi della notte di Ruby. Giorgia Iafrate, dopo un passaggio alla Squadra Riavvolgendo di una quindicina di ore il nastro di una giornata comunque storica per l’epopea del berlusconismo c’è un uomo, ad Arcore, che aspetta la sentenza. L’ultimo sfogo prima di prendere sonno è affidato alla compagna Francesca. «Sono mesi che temo una condanna. E fino a una settimana fa sono stato pessimista. Questa notte no, non lo sono. Stavol- mobile, è invece oggi la vicedirigente dell’ufficio Volanti del quale, nel 2010, guidava uno dei cinque turni. È ancora sotto indagine proprio per quella testimonianza, e senza commentare la sentenza si limita ad augurarsi che «la decisione della Corte d’Appello possa essere un elemento per l’archiviazione nei miei confronti». La giovane poliziotta, quella notte, si trova al centro del caos. Che deflagra quando una semplice procedura di polizia incrocia l’intervento di Berlusconi, che chiama in Questura dopo tre ore di fibrillazione, rimaste fino ad allora confinate all’ambiente delle sue compagnie. All’identità della ragazza si sovrappone la (inventata) parentela ❜❜ Il bilancio Sono stati quattro anni di fango, pettegolezzi e voyeurismo in cui è stata screditata non solo la mia immagine ma anche quella del Paese ❜❜ L’«assoluzione» Una cosa la voglio dire, la colpa non è dei giudici ma solo di chi ha alimentato questo clima di odio, gossip e disinformazione ❜❜ Sulle riforme Adesso andrò avanti con maggiore serenità, il percorso politico scelto da Forza Italia non cambia. Credo che sia nell’interesse dell’Italia Karima el Mahroug Marocchina, 21 anni, minorenne nel febbraio 2010 quando iniziò a frequentare Arcore. Nel 2011 ha sposato Luca Risso, manager, e nel 2012 hanno avuto Sofia. Negli ultimi anni è stata molto all’estero, dal Messico a Dubai. Ora è in Italia Nicole Minetti Nata a Rimini, 29 anni, ex valletta tv, igienista dentale, consigliera regionale in Lombardia per il Pdl dal 2010 al 2012. Nel 2013, con Fede e Mora, è stata condannata in primo grado nel Ruby2 a 5 anni per favoreggiamento della prostituzione Pietro Ostuni Con Ruby in Questura, Berlusconi telefonò al vicequestore Ostuni per dirgli che la ragazza gli era stata indicata come nipote del presidente egiziano Mubarak e che andava affidata a Minetti. Ostuni è questore vicario a Milano ta, dopo la requisitoria di Coppi, voglio fidarmi dei giudici», scandisce lui. Non è dato sapere quanto la notte sia stata insonne. La mattina, quando la coppia si separa perché l’ex premier deve andare a Cesano Boscone, lei gli affida solo cinque parole: «Ho il cuore a mille». Passeranno delle ore, quattro per la precisione, prima che Pascale — in diretta su SkyTg24 — ascolti la sentenza di assoluzione. Il telefono, un grido, «assolto». E lui, l’«assolto», che da Cesano Boscone guadagna la saletta dove gli anziani guardano la televisione: «Posso mettere un attimo sul Tg5?». Il resto della giornata sarà un telefono che, ad Arcore, non smette mai di squillare. Dall’altro capo del telefono c’è chiunque. Da Fedele Confalonieri a Gianni Letta, dai figli ai parlamentari di Forza Italia, passando — giurano — anche per qualche esponente che proprio forzista non è. O quantomeno non più, come nei casi di Angelino Alfano, Nunzia De Girolamo e Barbara Saltamartini. L’ex delfino, giurano fonti Ncd, chiama villa San Martino per congratularsi per la sentenza. Se sia o meno il primo mattone sulla complicatissima architrave della costruzione del «centrodestra riunificato», però, è tutto da vedere. A sera, ad Arcore, tolti sollievo, gioia, commozione e tolta anche la fine della «Guerra dei vent’anni» con la magistratura, restano solo poche certezze. Alcune stanno nella nota che Berlusconi aveva diramato qualche ora prima. «Adesso andrò avanti con maggiore serenità», «il percorso politico di Forza Italia non cambia». Altre rimangono nel cassetto, per ora. Come il processo di rivoluzione che l’ex Cavaliere ha in testa per il partito, l’accelerazione nel percorso di riforme che verranno condivise con Renzi e quella «grazia» di cui parla Renato Brunetta. Altre spie di una fase lunga due decenni che forse, ieri, s’è chiusa. Forse. Perché in un film con l’ex Cavaliere, la scritta «the end» sembra non arrivare mai. Tommaso Labate © RIPRODUZIONE RISERVATA I volti opposte versioni sull’esito di quella notte: tra il «mai autorizzato l’affidamento della ragazza alla Minetti» del magistrato e la ricostruzione opposta della poliziotta. Due giorni fa Annamaria Fiorillo è stata assolta dal Consiglio superiore della magistratura per un procedimento disciplinare relativo a dichia- ROMA — «E va bene, lo ammetto. Oggi la giustizia di questo Paese s’è dimostrata uguale per tutti. Anche per me. Per cui...». Alle 15.15 Silvio Berlusconi invita i commensali ad alzare i calici. Una lacrima gli ha appena rigato il viso. Accanto a lui ci sono la compagna Francesca Pascale, che ha appena descritto «questo giorno» come «il più bello della mia vita». Poi Marina e Pier Silvio, i figli di primo letto. Quindi Maria Rosaria Rossi e Deborah Bergamini. Più gli avvocati, tranne Franco Coppi, «il professore dice che sta per arrivare, aspettiamolo prima di servire i caffè». Dalla sentenza di assoluzione al processo Ruby sono passate due ore. È il tempo, ad Arcore, di siglare la pace in calce alla «Guerra dei vent’anni». Alla guerra che per due decenni ha visto opposti, dai due lati della barricata, Berlusconi e la magistratura. Il tono dell’ex premier si fa sacrale. «Ragazzi», dice ai commensali, «in questo momento bellissimo ho un solo rammarico. Sono stati quattro anni di fango, di pregiudizi, di pettegolezzi, di voyeurismo, di giudizi superficiali. Quattro anni in cui è stata screditata inutilmente non solo l’immagine del sottoscritto, ma anche quella dell’intero Paese». Però, ed è questo il passaggio del brindisi che lascerà di stucco quasi tutti i commensali, «una cosa la voglio dire. La colpa non è stata della magistratura. Ma solo di chi ha alimentato odio, gossip e disinformazione». Alle 15.16, insomma, quando ad Arcore i calici si sono abbassati e il discorso dell’ex Cavaliere è ormai alle spalle, la «Guerra dei vent’anni» può dirsi conclusa. Fino a nuovo ordine, ovviamente, visto che ci sono ancora Napoli, Bari e la perenne spada di Damocle della Cassazione. E la nota con cui l’ex premier metterà urbi et orbi nero su bianco la sua posizione — che contiene anche «un pensiero di rispetto alla magistratura, che ha dato la conferma che la stragrande maggioranza dei magistrati fa il proprio lavoro in maniera ammirevole» — sta lì a dimostrarlo. Giorgia Iafrate Di Frosinone, 34 anni, in polizia dal 2007, commissario capo in servizio alla Questura di Milano la notte in cui telefonò l’allora premier Berlusconi per interessarsi di Karima el Mahroug. Oggi è la vicedirigente delle Volanti del 113 di Milano Annamaria Fiorillo Nata a Gallarate, 61 anni, sostituto procuratore al Tribunale per i minori di Milano, ha sempre detto di non aver mai autorizzato l’affido di Ruby a Minetti. Assolta dalla disciplinare del Csm per aver smentito in tv l’ex ministro Maroni che difendeva la Questura con Mubarak. È un elemento di ulteriore scompiglio. Dalla mezzanotte in poi, in due ore, il capo di gabinetto Pietro Ostuni riceve sette chiamate «riferibili alla presidenza del Consiglio». A caduta, le chiamate tra Ostuni e la Questura sono 14. La sola Iafrate ne riceve 3 fra le 0.08 e le 0.20, e poi un’altra serie, stavolta di 7 contatti, tra l’1.21 e le 2.12. A quel punto la giovane marocchina è appena uscita dalla questura con Nicole Minetti: la notte di Ruby si chiude alle 2, l’orario riportato sul verbale di affidamento. Ricorda Gattari, che prese servizio dopo Iafrate: «La vicenda di quella ragazza, appena presa in consegna dal commissariato nel pomeriggio, andava gestita in maniera molto più rapida e professionale». Allo stesso tempo, però, mai in Questura era arrivata la telefonata notturna di un presidente del Consiglio. Che ha scatenato uno tsunami di agitazioni e preoccupazioni. Questo è certo. Il problema è come classificare quella tempesta, e stabilire se sia stata una forma di pressione (concussione, come in primo grado) o no (come in Appello). Alberto Berticelli Gianni Santucci © RIPRODUZIONE RISERVATA La vicenda La notte in Questura e l’accusa di furto La notte tra il 27 e il 28 maggio 2010 Karima el Mahroug, 17 anni e 6 mesi, conosciuta come «Ruby Rubacuori», finisce in Questura: è accusata del furto di 3 mila euro e di alcuni gioielli dall’amica Caterina Pasquino. Dopo la telefonata di Silvio Berlusconi ai vertici di via Fatebenefratelli, la ragazza viene rilasciata e affidata alla consigliere regionale Nicole Minetti L’interrogatorio e le serate di Arcore Nell’estate del 2010 Ruby viene sentita dai pm di Milano. La ragazza racconta delle notti di Arcore ma dice di non aver mai avuto rapporti sessuali con l’ex premier. L’accusa è convinta del contrario. A dicembre, Berlusconi è indagato per concussione (per le presunte pressioni sulla Questura) e prostituzione minorile (per i presunti rapporti con Ruby) Il primo grado: 7 anni e l’interdizione Il 24 giugno 2013 i giudici di Milano condannano Berlusconi in primo grado a 7 anni di carcere: un anno per il reato di prostituzione minorile, 6 anni per concussione, più l’interdizione perpetua dai pubblici uffici. «Una sentenza di una violenza mai vista né sentita prima, per eliminarmi dalla vita politica», è il commento dell’ex premier Sentenza ribaltata: arriva l’assoluzione In Appello, ieri, i tre giudici della seconda Corte di Milano hanno assolto il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi per entrambi i capi di imputazione: a proposito della concussione perché «il fatto non sussiste»; sull’accusa di prostituzione minorile perché i fatti a lui contestati «non costituiscono reato» 4 italia: 51575551575557 In vendita unicamente nei negozi esclusivi Louis Vuitton. 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Però non sono stati i toni diversi degli avvocati a sconfiggere l’accusa facendo guadagnare a Silvio Berlusconi l’assoluzione. «Si sono cercati atteggiamenti morali e di costume e non i reati, che qui non ci sono e non ci sono mai stati» dichiara l’avvocato Filippo Dinacci al quale, insieme al professor Franco Coppi e agli avvocati Niccolò Ghedini e Piero Longo, arriva il «caloroso ringraziamento» pubblico dell’ex premier. Ore 23.49 del 27 maggio 2010. Chissà se Silvio Berlusconi si è mai pentito di aver chiamato la questura di Milano in quel preciso momento per correre in soccorso di un’amica minorenne fermata per furto che trascorreva le sue notti ad Arcore. Per quella telefonata hanno fatto il giro del mondo le cene vivaci nella casa dell’allora 74enne presidente del Consiglio e i dopocena a base di balletti sexy mentre lui è finito sotto processo, condannato a 7 anni e poi ieri assolto. È molto bella Karima El Mahroug nel fiore dei suoi 17 anni quando arriva a Milano e si infila in casa della ballerina Caterina Pasquino che le farà conoscere l’agente Lele Mora, il quale il 14 febbraio 2010 la manderà ad Arcore dove lei tornerà più volte, riceverà denaro e rimarrà a dormine. Per l’accusa Ruby non è altro che «una ragazza intelligente, furba, che vuole en- trare nel mondo dello spettacolo e fare soldi». La coabitazione tra Pasquino e Ruby si conclude con la ballerina che caccia l’altra accusandola di averla derubata. Sarà Pasquino a chiamare il 113 e a farla fermare quando il 27 maggio la rivede per strada. La prima ad arrivare in questura è Michelle Conceicao, una escort che l’aveva conosciuta ad Arcore. È sempre lei ad avvertire Berlusconi il quale, mentre si trova ad un vertice Ocse a Parigi, chiama alle 23.49 il capo di gabinetto Pietro Ostuni. Gli dice di aver saputo che è nipote del raìs egiziano Mubarak e annuncia l’arrivo della consigliera regionale Nicole Minetti che si sarebbe occupata del suo affido. Secondo l’accusa, quella chiamata fu una pressione indebita sui poliziotti che, nonostante già sapessero che Karima era una marocchina senza parentela con Mubarak, la affidano alla Minetti invece di tenerla negli uffici e mandarla in una comunità. Se per l’accusa l’interessamento di Berlusconi era legato al timore che si venisse a scoprire che aveva avuto rapporti con una minorenne, per la difesa «la telefonata fu solo una richiesta di informazioni a fronte della quale è impossibile immaginare un meccanismo di concussione», dice l’avvocato Coppi secondo il quale i difensori erano «in possesso di argomenti forti» che in Appello non potevano essere ignorati. Come è avvenuto. Lo stesso Ostuni ha sempre negato di aver subito pressioni. «Si è costruita una concussione per cui L’ultimo rovescio sotto i riflettori di una Procura divisa L’ ACCUSA Il silenzio di Boccassini e Bruti Liberati MILANO — Prendere in faccia uno dei tram che passano sotto Palazzo di giustizia forse ieri avrebbe fatto meno male al gruppo dirigente della Procura di Milano: trasmette l’impressione il corridoio pomeridiano dove tutti — dal procuratore Edmondo Bruti Liberati al capo dell’Antimafia Ilda Boccassini, dall’aggiunto dei reati economici Francesco Greco a quello dei reati sessuali Pietro Forno — escono da mini riunioni nei loro uffici ed evitano commenti all’assoluzione di Berlusconi. Non è solo diplomazia, peraltro vestita dal rispetto per le sentenze che aveva già indotto Bruti a non commentare anche la condanna in primo grado. Non è solo l’aggiornamento pluriennale del punteggio processuale tra Berlusconi e Boccassini: «2 a 2», assoluzione nei processi Ruby e Sme, prescrizione della corruzione giudiziaria nel processo penale lodo Mondadori e successiva condanna civile a risarcire a De Benedetti 494 milioni di euro. E nemmeno è solo l’imbarazzo per l’infelice frangente della Procura in mezzo ai contrasti al Csm tra Bruti e l’altro suo vice Alfredo Robledo, in parte proprio sui criteri di assegnazione al pm Boccassini del fascicolo Ruby. C’è di più: c’è l’impatto con una sequenza di rovesci processuali concentratisi negli ultimi mesi in alcuni dei fascicoli più sotto la luce dei riflettori. L’assoluzione in primo grado di Pier Silvio Berlusconi e Fedele Confalonieri dalla frode fiscale nel processo sui diritti tv Mediatrade; l’assoluzione in Appello di quattro banche internazionali dall’accusa di aver truffato il Comune di Milano sui prodotti finanziari derivati; l’assoluzione dall’aggiotaggio in Appello e poi in Cassazione dell’ex governatore di Banca d’Italia Antonio Fazio e degli immobiliaristi e contropattisti della scalata Unipol a Bnl; l’assoluzione in Corte d’assise dei poliziotti imputati dell’omicidio preterintenzionale di Michele Ferrulli in un fermo per strada; il proscioglimento La telefonata Coppi: «La chiamata in questura fu una richiesta di informazioni, impossibile immaginare il meccanismo di concussione» Il ruolo Dinacci: «Non si può accusare ogni persona autorevole solo per il ruolo che ha, per una sorta di colpa d’autore» La sfida in aula una qualsiasi persona autorevole che fa una telefonata può essere accusata. Per una sorta automatica colpa d’autore. Si sarebbe puniti per ciò che si è non per quello che si fa», dichiara Dinacci. Dalle intercettazioni emerge che a villa San Martino si svolgevano serate hard (per la difesa, al massimo un po’ sopra le righe) dopo le quali alcune ragazze andavano via ricevendo 2/5.000 euro, mentre altri 5/6.000 euro andavano a quelle che restavano a dormire alimentando un «sistema prostitutivo per il soddisfacimento del piacere sessuale di Berlusconi», diceva la Procura. Ad Arcore «non accadeva nulla di illecito», ha dichiarato Berlusconi aggiungendo di aver saputo solo quel 27 maggio che Ruby era minorenne perché la marocchina aveva sempre detto di avere 24 anni: «Mi lasciò di stucco, mi resi conto che aveva mentito». Secondo l’accusa, intercettazioni, interrogatori di Ruby e LEGENDA Concussione Prostituzione minorile Accusa ABUSO DEL RUOLO Berlusconi ha esercitato pressioni su un funzionario di polizia, abusando del proprio ruolo di presidente del Consiglio, per far rilasciare Karima El Mahroug detta Ruby, all’epoca minorenne In una telefonata al capo di gabinetto della questura di Milano, Pietro Ostuni, Berlusconi chiede di affidare la ragazza alla consigliera regionale Nicole Minetti e sostiene che la giovane gli era «stata segnalata come nipote di Mubarak». Circostanza rivelatasi falsa RAPPORTI A PAGAMENTO Berlusconi ebbe rapporti sessuali con Ruby in cambio di soldi e gioielli quando la ragazza era minorenne L’ex presidente del Consiglio era il regista delle serate con le ragazze e Ruby era inserita stabilmente nel «collaudato sistema prostitutivo di Arcore» I due reati CONCUSSIONE Il reato in base all'articolo 317 del Codice penale punisce con la reclusione da sei a dodici anni «il pubblico ufficiale, che, abusando della sua qualità o dei suoi poteri, costringe taluno a dare o a promettere indebitamente, a lui o ad un terzo, denaro od altra utilità». Questa la formulazione dopo la modifica introdotta dalla legge anticorruzione Severino del 2012 che ha distinto la concussione per costrizione dall'induzione indebita Proscioglimenti in sequenza Da Mediatrade ai derivati delle banche al Comune di Milano, dal caso Bosch ai poliziotti imputati per una morte in strada in udienza preliminare dei vertici della multinazionale Bosch da una contestata frode fiscale. E adesso l’assoluzione in Appello di Berlusconi nel processo Ruby. Ciascuno di questi processi ha per la verità la sua storia: nel processo Mediaset (gemello di Mediatrade) la Cassazione aveva condannato in via definitiva Silvio Berlusconi; il processo sui derivati, nel quale c’era stata una condanna in primo grado, ha comunque propiziato una maxitransazione tra le banche e il Comune di Milano del valore di 450 milioni di euro in 20 anni; l’indagine sulle scalate bancarie aveva già ottenuto decine di condanne o patteggiamenti definitivi (compresi Fazio, Consorte, Fiorani) nel gemello aggiotaggio Antonveneta; e la Bosch, prima dell’as- testimonianze dimostrano che Berlusconi sapeva della minore età e che con la ragazza aveva compiuto atti sessuali. «Rapporti sessuali? È l’unica cosa che Ruby nega in modo netto e sulla quale non c’è una benché minima testimonianza», dice Dinacci. La sentenza pare negare solo che sapesse che Ruby era minorenne. «È stata una vittoria dell’intero collegio difensivo», esulta Dinacci ripetendo ancora i nomi dei colleghi, sottolineando quelli di Ghedini e Longo che hanno preferito farsi sostituire dopo essere stati indagati per corruzione in atti giudiziari nel cosiddetto processo «Ruby ter». Ora si prendono la rivincita parlando di «meritata assoluzione» da «un processo lungo e difficile, che non sarebbe neppure dovuto iniziare». Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA soluzione dei suoi vertici, si era comunque determinata a versare al Fisco 320 milioni di euro. Senza scordare le centinaia di condanne in Cassazione nel maxiprocesso di ‘ndrangheta istruito dal pool Boccassini, «Infinito»; o la condanna (sinora) in Appello degli stilisti Dolce&Gabbana per omesse dichiarazioni fiscali. Ma a soffrire ieri il timore del contraccolpo, più ancora dei pm superstar sono i pm peones, quelli che sui giornali finiscono poco ma in realtà mandano avanti l’ufficio, spesso con superiore perizia nelle indagini e maggiore tatto verso le persone rispetto ai colleghi più osannati. È probabilmente a loro che pensava il vicecapo dell’Ufficio gip, Claudio Castelli, quando ieri mattina, prima della sentenza e dunque indipendentemente da essa, inviava una riflessione invece sui contrasti tra pm milanesi al Csm: «La Procura, con problemi e difficoltà, funziona e cerca di assicurare quell’eguaglianza dei cittadini davanti alla legge che è la nostra costante tensione. A volte dico scherzosamente che davanti a noi passa ed è passata la storia (spesso criminale) d’Italia. Ed in effetti ab- «Fronte di indipendenza» Prima del verdetto, il vicecapo dei gip scriveva: «Si può criticare, ma la Procura funziona. È il fronte della nostra indipendenza» PROSTITUZIONE MINORILE Il reato in base all'articolo 600 bis comma 2 del Codice penale punisce con la reclusione da uno a sei anni chi «compie atti sessuali con un minore di età compresa tra i quattordici e i diciotto anni». Questo aspetto è stato inasprito sotto il governo Berlusconi nel 2006 Difesa NESSUNA COSTRIZIONE Silvio Berlusconi con la telefonata in questura, «non ha mai dato un ordine, non ci fu alcuna costrizione, ma una mera richiesta di informazioni» Come risulta dal verbale del capo di gabinetto il tono di Berlusconi «era normale, come in un rapporto tra due pubblici ufficiali». L’ex premier non sapeva che la ragazza non fosse egiziana né che la parentela con Mubarak fosse una bugia NON SAPEVA DELL’ETÀ Berlusconi non sapeva che Ruby fosse minorenne Non ci sono prove che Ruby abbia avuto rapporti con l’ex presidente del Consiglio biamo processato dal presidente del Consiglio al presidente della Regione, dalla ‘ndrangheta alla mafia, dalle scalate bancarie ai reati tributari». Ci sarebbe forse anche qualche altro dato da iniziare a soppesare, come il 26,3% di imputati assolti già in primo grado. Ma per Castelli un conto è «criticare la Procura per avere sviluppato pool troppo isolati e poco intercomunicanti, o non avere cercato una forte coesione interna», e tutt’altro è «distruggere il credito che la Procura si è guadagnata sul campo: va difesa senza tentennamenti — ritiene Castelli —, questo oggi è il fronte della nostra indipendenza». Luigi Ferrarella [email protected] CORRIERE DELLA SERA © RIPRODUZIONE RISERVATA Primo Piano Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Politica e giustizia Il caso Ci sono due vincitori ma il ruolo di FI è meno subalterno L’ assoluzione piena di Silvio Berlusconi in appello suggerisce due vincitori: l’ex premier e il suo interlocutore sulle riforme, Matteo Renzi. Ma il silenzio quasi totale del Pd induce a ritenere che il capo di Forza Italia abbia strappato un risultato politico superiore a quello del presidente del Consiglio: forse perché è arrivato del tutto inatteso. È chiaro che adesso il percorso delle riforme istituzionali continua con meno incognite di prima; ma anche con un Berlusconi che non è costretto ad appiattirsi su Palazzo Chigi come pluricondannato. Le richieste dei duri e puri di FI su una commissione d’inchiesta sul «complotto» del 2011 che portò il senatore a vita Mario Monti al governo sono contorno, come pure gli strali contro la Procura di Milano e le polemiche tra FI e Nuovo centrodestra. L’impressione è che da ieri l’ipoteca berlusconiana sul governo di Renzi sia meno marginale. Anche perché, forse prendendo atto della sentenza a Milano, il Movimento 5 Stelle ha di colpo chiuso quella che per alcuni poteva diventare la sponda alternativa del premier. Beppe Grillo fa sapere che «non c’è più tempo» per altri incontri con il Pd. La riforma elettorale andrebbe votata subito, in Aula, preferenze comprese: una proposta che spezzerebbe l’asse tra Palazzo Chigi e Berlusconi. Si tratta dell’ennesima mossa tattica: l’estremo tentativo di incrinare il «patto del Nazareno», ma anche la presa d’atto che da ieri tutto spinge ancora di più Renzi al patto con FI. Il premier «non chieda il permesso al pregiudicato», provoca Grillo. La conseguenza probabilmente sarà il peggioramento dei rapporti tra M5S e Pd. Quest’ultimo vede infatti nell’iniziativa l’archiviazione del dialogo rappresentato dal vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio, che sarebbe stato smentito dallo stesso Grillo e da Gian Roberto Casaleggio. «Peccato», commenta l’europarlamentare Alessandra Moretti, benché Di Maio neghi qualsiM5S si sfila asi attrito col suo capo, e parla dal dialogo di decisione «condivisa», acprendendo atto cusando chi parla di chiusura di non aver capito. che l’intesa del L’aspetto singolare è che Nazareno reggerà proprio mentre si consuma questo psicodramma nel M5S, il Nuovo centrodestra fa sapere con Gaetano Quagliariello che ci sono stati contatti col movimento. E «molte delle osservazioni avanzate dall’Ncd coincidono con la sua proposta». Sono manovre magari destinate ad avere qualche ripercussione nel dibattito in Parlamento dei prossimi giorni e in autunno; e forse, rappresentano un ulteriore elemento di disturbo e di rallentamento rispetto ai tempi da blitz che si era dato il presidente del Consiglio. È difficile, tuttavia, che l’opinione pubblica si appassioni a queste schermaglie: la vera trincea dell’Italia è altrove. La preoccupazione del governo sta diventando sempre di più l’economia che continua a non dare segnali positivi. Il ribasso delle previsioni di crescita da parte di Bankitalia allo 0,2 per cento rispetto alle precedenti che all’inizio la davano allo 0,8, sono la conferma di uno stallo senza fine. La politica economica si ripropone come emergenza a un premier che finora ha scelto di concentrarsi sulla riforma del Senato, e che guarda a quella della legge elettorale. Avere dietro di sé una nazione che non cresce renderà Renzi più determinato nella trattativa con l’Ue per strappare qualche concessione; ma lo farà anche apparire più debole. E le reazioni che ha raccolto finora non sono un buon viatico. L’Italia ha quaranta giorni per dimostrare l’infondatezza dei pregiudizi europei. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli altri processi 30 luglio 14 dicembre Dopo 16 anni di alleanza si consuma il divorzio tra Berlusconi e Fini che fonda un gruppo parlamentare autonomo: Futuro e libertà In Parlamento il centrosinistra e i finiani lanciano l’offensiva votando la sfiducia, ma Berlusconi resiste: 314 deputati votano a suo favore e 311 contro 3 ottobre Il giudice Raimondo Mesiano (nella foto) emette la sentenza di primo grado nella causa civile sul lodo Mondadori: la Fininvest deve risarcire 749 milioni di euro (poi scontati a 540 milioni) alla CIR di De Benedetti per «danno patrimoniale da perdita di opportunità di un giudizio imparziale» La lettera Lettera aperta di deputati e senatori azzurri: «Carissimo Presidente, siamo orgogliosi di averti come leader ancora per cento anni» 21 dicembre L’allora premier è indagato. La pm Ilda Boccassini lo accusa di concussione e prostituzione minorile crazia»; per Mara Carfagna «questa assoluzione getta una grave ombra sulla sentenza di primo grado, è necessaria una legge sulla responsabilità civile dei magistrati»; Michela Vittoria Brambilla conferma di aver «sempre avuto piena fiducia nella leadership di Berlusconi». Gli uomini non sono da meno, e persino il «concorrente interno», Raffaele Fitto, sottolinea come questa sentenza «non cancella l’amarezza per anni di 6 aprile Si apre il processo Ruby davanti a un collegio tutto femminile. A giudicare Berlusconi sono Carmen D'Elia, Orsola De Cristofaro e Giulia Turri 16 novembre Dopo il pressing dell’Ue Berlusconi rassegna le dimissioni e viene sostituito al governo da Mario Monti 1 agosto 17 settembre Berlusconi viene condannato dalla Cassazione per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset: 4 anni (di cui 3 coperti da indulto) aggressione». «Finalmente! Giustizia è stata fatta. L’assoluzione compensa in parte la macchina del fango montata in questi anni», dichiara Giovanni Toti, consigliere politico dell’ex premier. Felicitazioni arrivano dagli ex, quelli di Ncd che da ieri intravedono un futuro di maggiore vicinanza politica. Angelino Alfano esprime rammarico «per i drammatici errori politici compiuti nello scorso autunno quando, dando per La Cassazione stabilisce che sul lodo Mondadori la somma definitiva di cui la Cir dovrà essere risarcita è di 494 milioni di euro 2014 di Massimo Franco ROMA — «E adesso la grazia per Berlusconi», esplode di gioia Renato Brunetta. È incontenibile il presidente dei deputati di Forza Italia: «Innocente! Berlusconi è innocente. E ora chi restituirà a quest’uomo onore, dignità e un governo?». Va riparata la ferita per il governo «scippato», dice Brunetta. «Chiedo a gran voce la commissione parlamentare d’inchiesta sul colpo di Stato di quell’estate-autunno 2011. La storia va riscritta». Come era prevedibile, l’assoluzione in appello di Silvio Berlusconi nel «processo Ruby», forse proprio perché «oltre le più rosee aspettative», forse perché inaspettata e clamorosa, ha prodotto uno scatto d’orgoglio senza precedenti nei parlamentari di Forza Italia. Con due lunghe lettere aperte, senatori e deputati di FI esprimono la loro felicità. L’assoluzione, scrivono i senatori, «restituisce appieno a Te e a tutto il centrodestra l’orgoglio e la fierezza di vent’anni della storia nostra e del Paese», e segna «la fine di una dolorosa epoca di persecuzione giudiziaria». «Carissimo Presidente, Amico Silvio! Siamo orgogliosi di averti come leader, ancora per cento anni!», fanno eco i deputati forzisti con profusione di maiuscole e punti esclamativi. Le donne di Forza Italia sono un fiume in piena. Michela Biancofiore si chiede se «i giudici e i pm di primo grado si dimetteranno. Non si è trattato infatti di un errore meramente formale ma di una ferita non rimarginabile inferta alla demo- estate Nell'estate del 2010 Ruby viene sentita dai pm di Milano. I verbali riportano le date del 2, 6, 22 luglio e del 3 agosto. Ai magistrati parla di serate hard ma sostiene di non aver mai avuto rapporti sessuali con Berlusconi 2013 La Nota Le vicende politiche 2010 Da Brunetta a Fitto, un coro unanime Alfano: si rafforza la strada del dialogo 2011 Forza Italia si compatta e chiede la grazia Il sollievo dei renziani 27-28 maggio La notte del27 maggio Karima El Marhoug detta Ruby, 17 anni e 6 mesi viene fermata da una volante della polizia in corso Buenos Aires. L’amica Caterina Pasquino la accusa di furto. Ruby viene portata in Questura. Berlusconi telefona e chiede che sia affidata a Nicole Minetti. È l’inizio del «caso Ruby» 2011 Il caso Ruby 2010 La cronistoria 2009 6 23 gennaio Berlusconi è indagato nell’ambito dell’inchiesta Ruby ter (assieme a parecchie ospiti alle feste di Arcore) per corruzione in atti giudiziari scontata anche la condanna nel processo Ruby, alcuni esponenti estremisti presero la guida del Pdl e lo portarono su una strada suicida». Ora, finalmente, «questa sentenza rafforza la strada delle riforme». Per Renato Schifani «sancisce la fine della persecuzione giudiziaria nei confronti di Berlusconi». Ma entrambi finiscono per provocare la reazione infastidita di Luca D’Alessandro (FI), che su Facebook scrive: «L’ipocrisia e L’intervista Il presidente dell’assemblea pd: dovendo difendere le toghe a volte si è andati in senso opposto Orfini rievoca il garantismo: c’è stata una deriva a sinistra «Ma i pm non perseguitano nessuno per ragioni politiche» ROMA — Si aspettava l’assoluzione, presidente Matteo Orfini? «Il Pd non si aspettava niente. Le sentenze non si commentano, si prende atto. Ancora una volta, si dimostra che i magistrati agiscono in piena autonomia. E che invece di difendersi dai processi bisognerebbe avere fiducia nella magistratura, senza aggredirla o strumentalizzarla». Voi non avete mai strumentalizzato la magistratura contro Berlusconi? «Nei vent’anni alle spalle qualche eccesso di giustizialismo c’è stato, sì. In alcune parti della sinistra si è perso il senso della cultura delle garanzie e abbiamo visto una deriva giustizialista, anche perché dall’altra parte c’era chi aggrediva la magistratura. Dovendola noi difendere, in alcuni casi si è andati oltre nel senso opposto. Se oggi riusciamo a recuperare il rapporto con il garantismo, che una volta era un valore di sinistra, è un fatto di maturità della nostra cultura politica». Lei ha cominciato tra i primi, non gridando alla profanazione del tempio quando Berlusconi entrò al Nazareno. «Venne per discutere di legge elettorale e io dissi che era un fatto positivo. È stato un segno di forza farlo nella sede del partito e quell’incontro ha prodotto il processo di ri- forma della legge elettorale e della Costituzione, che sta andando avanti». In quei giorni la sua voce era fuori dal coro rispetto ai giustizialisti del Pd, rimasti spiazzati dalla sentenza. «Molti di noi hanno mantenuto un atteggiamento garantista, il che non significa essere accondiscendenti. Di fronte a comportamenti discutibili di alcuni di noi abbiamo chiesto dei passi indietro e in altri casi no. È giusto che un avviso di garanzia non sia considerato una condanna definitiva, perché non lo è». Ha sbagliato il centrodestra a denunciare per anni la presunta «persecuzione» di Berlusconi? «Nessuna persecuzione. Berlusconi è stato indagato e in un caso condannato de- ❜❜ Le polemiche Boccassini ha fatto il suo mestiere. Invece di fare tante polemiche bastava aspettare il processo finitivamente perché aveva commesso dei reati». Le «toghe rosse» sono mai esistite? «Non esiste una magistratura che perseguita per ragioni politiche, c’è una magistratura che indaga su ipotesi di reato, fa processi e valuta in piena autonomia. In questo caso i giudici hanno valutato di assolvere Berlusconi, in altri lo hanno condannato». La grande accusatrice Ilda Boccassini è la grande sconfitta? «Boccassini ha fatto il suo mestiere e magistrati giudicanti hanno fatto il loro. Se invece di aggredire per mesi la magistratura si fosse aspettato il processo, si sarebbero ri- sparmiate tante polemiche». Dopo vent’anni di guerra tra garantisti e giustizialisti siamo alla pacificazione? «Non ho mai creduto alla tesi della guerra civile e non credo ci debba essere una pacificazione. C’è un dialogo, perché le regole del gioco è giusto farle insieme a tutte le forze politiche». Il M5S ha reagito male alla sentenza... Legge elettorale a rischio? «Nella riunione in streaming ci sembrava di aver fatto passi avanti notevoli, poi arriva quel comunicato incomprensibile. Spero non voglia dire che il tentativo di sedersi al tavolo fosse strumentale, dato che appena quel tavolo cominciava a produrre risultati utili al Paese si è deciso di ribaltarlo unilateralmente». A destra c’è chi invoca la grazia. Lei come la pensa? «È una prerogativa del capo dello Stato, che in passato è stato abbastanza chiaro sul tema. Io riterrei discutibile un provvedimento di grazia. Berlusconi è un leader politico importante che è stato condannato per reati molto gravi, credo che la grazia apparirebbe incomprensibile all’opinione pubblica e infatti non risulta agli atti che lui l’abbia mai richiesta». La riformerete mai, la giustizia? «Sì, una riforma equilibrata che affronti le lentezze drammatiche della giustizia civile. Cercheremo anche di modernizzare il sistema, affrontando alcuni nodi discussi come la responsabilità civile e il Csm. Ci confronteremo con tutte le parti senza alcun intento punitivo, per rendere la giustizia più efficiente senza limitarne l’autonomia». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 gennaio 2013 Ruby si presenta in Tribunale a deporre per la prima volta (nella foto con l’avvocato Paola Baccardi) 25 febbraio Si va al voto, le elezioni politiche si concludono senza un vincitore. Ad aprile nasce il governo Letta con il sostegno del Pdl 24 giugno Il retroscena Ma il cambiamento delle regole per i magistrati sarà un processo lungo Le riforme fanno un passo avanti E sul tavolo torna il dossier giustizia Il premier vede «a portata di mano» il risultato novembre SEGUE DALLA PRIMA La leadership di Berlusconi viene nuovamente messa in discussione: stavolta ad uscire dal partito è Angelino Alfano (nella foto con Maurizio Lupi), che fonda il Nuovo centrodestra. L’ex Cavaliere archivia il Pdl e fa rinascere Forza Italia 11 aprile 11 luglio Inizia il processo per la compravendita di senatori in cui il leader di Forza Italia è imputato, con l'ex direttore dell'Avanti Valter Lavitola (foto) La Procura di Bari chiede il rinvio a giudizio per una tranche dell'inchiesta sul «caso escort» (nella foto il faccendiere Gianpaolo tarantini). L'ex premier è imputato per induzione a rendere dichiarazioni mendaci CORRIERE DELLA SERA stradamus non si avverano». Debora Serracchiani, vicesegretaria nazionale Pd, afferma: «Il nostro rispetto per le sentenze della magistratura non è uno slogan: vanno rispettate sempre, anche oggi». Per il leader di Italia Unica, Corrado Passera, «proprio una vicenda come questa rende ancora più urgente e improcrastinabile una riforma vera della giustizia». Mariolina Iossa © RIPRODUZIONE RISERVATA È dunque nei bar che nascerà la riforma della giustizia, secondo l’ex segretario del Pd, «dalla presa di coscienza dell’opinione pubblica, dove maturerà l’idea che molte cose sono da cambiare» nella magistratura, che c’è bisogno di «un impianto diverso» nella gestione di «un organismo dello Stato»: «Sarà un processo lento, frutto di un approccio laico al problema. E serenamente, pacatamente, si dissolverà nel Paese il clima delle opposte tifoserie. Ci vorrà pazienza, non avverrà domani, ma avverrà». Perciò è nei bar che Berlusconi avrà vinto la sua sfida, non a Palazzo Chigi, e il paradosso di questa vicenda — racconta Bersani — è che l'ex Cavaliere «è stato assolto nel momento in cui, dopo tanti anni, non ha avuto le condizioni per adattare i codici alle sue vicissitudini». Così da ieri il leader di Forza Italia potrà festeggiare anche questo risultato, dopo essersi tolto «quel senso di ingiustizia e di vergogna» che lo aveva portato a chiudersi sempre più in se stesso e nelle sue residenze. È un successo che viene però da un sacrificio, perché è chiaro che la sentenza di appello di Milano non cambia di molto il percorso della politica: i danni prodotti dall’inchiesta sul «caso Ruby» non potranno infatti essere sanati e Berlusconi non potrà più essere ciò che era. Ma non c’è dubbio che d’ora in avanti l’ex premier potrà essere più incisivo e influente nel progetto delle riforme istituzionali e ancor più determinante nel disegno di ristrutturazione del centrodestra e di Forza Italia. A patto di seguire i suggerimenti del suo (nuovo) avvocato, quel professor Coppi che resterà negli annali per aver fatto assolvere due pezzi di storia patria come Andreotti e Berlusconi, e che non accetta deroghe alla sua linea, che non è solo processuale: «Schema che vince non si cambia». L'ex Cavaliere ha giurato di tener fede al precetto, e Renzi non può che compiacersene: il premier vede «a portata di mano» il risultato sulle riforme e le considera — senza volerle accomunare alla sentenza — come «un elemento di pacificazione della politica e anche del Paese». Se il percorso arriverà a compimento, nel frattempo sarà «maturato» nella pubblica opinione quel processo culturale prima che politico sulla necessità di riformare la magistratura: «Legare oggi questo tema all’assoluzione di Berlusconi — dice Bersani — Settegiorni farebbe fallire il disegno». Il riordino della giustizia dev’essere invece l’ultimo tassello di un complessivo riassetto del sistema. E l'ex Cavaliere sarebbe uno dei protagonisti, così potrebbe ottenere soddisfazione per le sue battaglie politiche: «Perché io non cerco la storia. Io nella storia ci sono già. Io cerco il giudizio della storia». E il giudizio di ieri già lo riscatta, sebbene ciò che era non potrà più essere. Né esistono scorciatoie all’orizzonte. L’idea accarezzata da un pezzo di Forza Italia, per esempio, quella cioè di rientrare in maggioranza di governo, è una strada sbarrata per il Pd: «Piuttosto — spiega il vicesegretario demo- I tempi Per Bersani con il tempo si dissolverà nel Paese il clima delle opposte tifoserie e «ci sarà un approccio laico al problema» crat Guerini — il metodo con cui abbiamo lavorato sulle riforme tornerà utile in altri passaggi istituzionali delicati, quando verrà il momento». È all’elezione del futuro capo dello Stato che si riferisce, al patto stipulato da Renzi con l'ex Cavaliere per trovare un’intesa sul successore di Napolitano. Altre strade non sono praticabili. Peraltro non è certo che Berlusconi pensi davvero a un governo con il leader del Pd, così come non è chiaro se si sia mai intimamente pentito di aver tolto la fiducia all’esecutivo Letta. Di sicuro, sospira Alfano, «se il presidente avesse dato retta a quanti come me — tra i suoi familiari e i suoi amici più fidati — gli suggerivano un’altra strada all’epoca dello strappo, oggi sarebbe già graziato per il “caso Mediaset”, sarebbe assolto per il “caso Ruby”, avrebbe un Pdl unito, una coalizione più forte e una forte presa sul governo». Quel passaggio ha diviso una comunità, che pure Berlusconi dice di voler ricomporre. E in tanti, da Maroni alla Meloni, ieri lo hanno esortato a farlo. Ma sarà così? La chiave di volta sarà la nuova legge elettorale, lì dove (anche) Ncd attende «fatti e non parole». È un tema su cui parte della dirigenza forzista più vicina all'ex Cavaliere — dal capogruppo dei senatori Romani al consigliere Toti — spinge sul leader affinché si faccia interprete di un «gesto politico forte»: «Se Forza Italia vuole essere il traino del futuro centrodestra, deve farsi promotore delle richieste degli alleati». Ecco il bivio a cui è atteso Berlusconi, che poi è il bivio con se stesso. Perché è vero che non potrà più essere ciò che è stato, ma potrà mantenere la promessa fatta ai suoi elettori: «Vi lascerò in eredità il più grande partito moderato della storia». E se non era una «storiella da bar»... Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista L’amico e consigliere dell’ex premier: gli è stato costruito intorno un romanzo voyeuristico che resterà per sempre un disonore Ferrara: c’è stata una campagna da reazionari anni 50 Il direttore del «Foglio»: questa sentenza gli restituisce quasi tutta l’agibilità politica ROMA — «Sono l’uomo più felice del mondo». Giuliano Ferrara, irriducibile amico e sodale di Silvio Berlusconi, anni di battaglie al suo fianco (pur senza risparmiargli critiche), accoglie «con grande sollievo» la sentenza d’appello favorevole al fondatore di Forza Italia. Ora si può brindare, lei dice in un video editoriale sul «Foglio». «Sì, perché sono un suo amico e perché l’ho sempre considerato non un pregiudicato ma un perseguitato. Questa è stata una vicenda ignobile, che ha comportato non soltanto la calunnia per una persona, ma per un giro di amici e amiche, mescolando le sue leggerezze con comportamenti che sono stati qualificati come reati penali in modo evidentemente abusivo. Un’inchiesta che è andata avanti come una campagna di disinfestazione moralistica e con toni da comune senso del pudore che non vedevamo dai reazionari anni 50». È un’inchiesta giudiziaria su un fatto che una giuria in primo grado ha definito reato. «È stato un processo da inquisizione, che fa esplodere la grande complicità del sistema mediatico, dei vari Travaglio, Santoro, Lerner. Salvo rarissime 7 18 luglio Il processo d’appello annulla la sentenza precedente. Berlusconi è assolto dai reati di concussione e prostituzione minorile I giudici della quarta sezione penale di Milano condannano Berlusconi a 7 anni di carcere per i reati di prostituzione minorile e concussione per costrizione invece che per induzione come ipotizzato dall'accusa la faccia tosta del duo di traditori “Schi-fano” fa vomitare». Disgusto o meno, convinzioni personali a parte, la verità politica che esce fuori da questa sentenza è che la strada verso le riforme sembrerebbe spianata. I renziani del Pd non nascondono il sollievo. Il plenipotenziario di Renzi al Senato, Andrea Marcucci, è categorico: «Le sentenze non si commentano e le riforme naturalmente vanno avanti. Le catastrofi di tanti No- Primo Piano italia: 51575551575557 2014 2013 Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 eccezioni, tra le quali Piero Ostellino, la stampa si è distinta in una delle sue perfomance più calunniose». La stampa ha espresso solo opinioni. «Non amo polemizzare alla memoria ma tutti ricordiamo come la stessa mano che ha scritto che Rostagno era stato ucciso dai suoi amici e non dalla mafia, tesi smentita da una sentenza di tribunale, ha poi costruito intorno a Berlusconi un romanzo voyeuristico e spionistico che tornerà per sempre a disonore del giornalismo italiano». L’assoluzione non cancella le critiche sui comportamenti di Berlusconi. «È noto che Berlusconi non ama giocare a canasta con i suoi coetanei. Gli piace divertirsi, frequentare le ragazze, dare cene e soddisfare il suo narcisi- smo e la sua voglia di vivere. Potranno anche aver fatto il gioco della lapdance, ma per quante leggerezze possa aver commesso, l’idea che fosse a capo di un racket di prostituzione poteva venire solo a una giustizia ripugnante, codina e reazionaria, che da 20 anni ha provato a riscrivere la storia, prima condannando i partiti poi chi ha tenuto le redini del Paese». Gli avversari di Berlusconi sostengono: un conto è un’assoluzione, un conto il giudizio politico. Chi lo contestava prima, non cambierà idea. «Sepolcri imbiancati, ipocriti. Il punto è precisamente quello, si trattava di una contestazione penale. Sono state costruite accuse grottesche, come il reato di palpeggiamento. La contestazione politica è libera: c’è il voto». Berlusconi ora esalta la «maggioranza» dei magistrati. «Lui ha il diritto di dire quello che desidera, ma è stato condannato in un processo che, alla luce di questa sen- ❜❜ ❜❜ Roba da Inquisizione Diritto penale e politica È stato un processo da Inquisizione con la complicità di alcuni giornalisti Accuse penali grottesche La contestazione politica è libera: si esercita con il voto tenza, prende tutto un altro sapore. Oggi, spero, sarebbe accolto con un fragoroso pernacchio chi avanzasse l’idea di mettere in galera una persona solo perché critica la magistratura». Almeno in questo caso, per chi sostiene l’innocenza di Berlusconi, ha trionfato la giustizia? «No, non si può dire. Non basta un giudice a Berlino. Perché c’è stato un processo in cui si è parlato di “furbizie orientali” e altre follie, ci sono stati 7-8 anni di calunnie, una campagna di pedinamenti e intercettazioni, ci sono state vergognose fanfaronate. Ora ci vuole la grazia, subito». Ammetterà che molti comportamenti di Berlusconi possono essere giudicati politicamente inopportuni. «Non è questa la questione in discussione. Per anni ho cercato di convincere Berlusconi a comportarsi come un uomo di Stato paludato. Non ci sono riuscito. Probabilmente aveva ragione lui: la sua forza era quella di essere com’è, un uomo privato anche nei comportamenti pubblici». Come titolerà il «Foglio»? «Con una frase che pronunciai a piazza Farnese, nella manifestazione “Siamo tutti puttane”: Essere Berlusconi non è reato». Berlusconi resta condannato per frode fiscale in via definitiva. Dopo questa sentenza tornerà in campo? «La cosa auspicabile sarebbe rovesciare l’altra ridicola e grottesca sentenza. Ma le vicende hanno una loro storia. Quello che è sicuro è che questa sentenza restituisce a Berlusconi quasi tutta l’agibilità politica». Renzi avrà tirato un sospiro di sollievo: il patto regge. Che sarebbe successo in caso di condanna? «Nulla. Se Berlusconi ha fatto una cosa intelligente e coraggiosa è stata quella di far sapere che una condanna non avrebbe cambiato nulla. Sin dai tempi del governo Monti, Berlusconi è stato estremamente responsabile. Fin troppo». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Il commento La fine di un lungo capitolo SEGUE DALLA PRIMA Ma il «rispetto» della sentenza significa anche che non si sospetti della magistratura libera e indipendente se il verdetto non ci soddisfa. Significa ammettere che nei tribunali si giudicano i reati, non i peccati: e questo è un bene. Significa che in Italia i giudici non emettono sentenze per partito preso. Significa che evidentemente le prove fornite dall’accusa non hanno retto al vaglio di un giudice terzo. Significa che la magistratura si deve esprimere in piena autonomia, senza interferenze politiche e senza paura delle conseguenze politiche che una sentenza può produrre. Su questo dovrà riflettere il partito «giustizialista», che in Italia ha fatto delle vicende giudiziarie di Berlusconi lo scenario di una guerra santa senza esclusione di colpi. E dovrà riflettere lo stesso Berlusconi che ieri ha potuto legittimamente festeggiare un giorno di liberazione dall’incubo di un’accusa giudiziaria pesantissima, ma deve ripensare, forte di una sentenza che stabilisce clamorosamente che «il fatto non sussiste», il giudizio sull’«accanimento giudiziario» ai danni di un leader politico: è assolutamente evidente che i giudici di Milano non si sono accaniti contro di lui. Nell’attesa della sentenza della Cassazione (le sorprese in Italia non finiscono mai), resta finalmente un dibattito politico che si libera dal peso di un incubo giudiziario: il percorso delle riforme istituzionali può procedere speditamente. Così come i servizi sociali a Cesano Boscone non avrebbero dovuto pesare sulle dinamiche politico-parlamentari (mettendo invece irresponsabilmente in crisi il governo Letta), anche questa sentenza può contribuire a sancire la definitiva separazione tra la storia politica e quella giudiziaria in un Paese che nella guerra totale tra politica e magistratura ha conosciuto la sua maledizione. Resta la sensazione, negli ultimi giorni avvalorata persino dagli spalti più ultrà dell’antiberlusconismo militante, di un impianto accusatorio fragile, e di una pena di sette anni nella sentenza di primo grado apparsa eccessiva anche a molti osservatori «indipendenti» del diritto. Ma le polemiche che inevitabilmente saranno rinfocolate da questa sentenza inattesa non possono oscurare il punto simbolico di svolta, la fine di un capitolo pieno di veleni della nostra storia. La politica che deve tornare a fare bene il suo mestiere, senza remore e senza alibi. Senza sovranità limitata. Pierluigi Battista © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 italia: 51575551575557 Assistance Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Politica e giustizia Il caso E ora i 5 Stelle ci ripensano: basta confronti, tempo scaduto Annuncio via blog. Renzi: sconfessati dalla voce del padrone ROMA — «Come interrotto? Impossibile». Un attonito deputato a 5 Stelle chiede al cronista cosa sia successo. È successo che è arrivato il rompete le righe. E come era cominciato — senza un voto della Rete o un’assemblea interna —, il dialogo è finito: un post sul sito spiega infatti che «non c’è più tempo» e dunque non ci sarà un nuovo «tavolo» con il Pd. A firmare il documento di rottura è proprio la delegazione che aveva condotto la trattativa con Renzi, poche ore prima. Tra loro anche Luigi Di Maio, che proprio al premier aveva chiesto un nuovo incontro urgente. Ma su chi sia il vero responsabile della retromarcia, Renzi non ha dubbi: «Non hanno fatto in tempo a sedersi al tavolo che sono stati sconfessati dalla voce del padrone». Riferimento ovvio a Beppe Grillo. Il premier avrebbe anche commentato con i suoi: «Ieri era dispari ed erano favorevoli a discutere, oggi pari e hanno cambiato idea. Se aspettiamo domani torneranno ragionevoli, sono come le targhe alterne: un giorno sì, l’altro no. L’importante è che il giorno del voto sia quello giusto. Noi cercheremo di tenerli dentro fino all’ultimo». Cosa sia cambiato in poche ore in casa 5 Stelle, è facile capirlo. La sentenza di assoluzione di Berlusconi ha sancito la fine della spe- Il post Lo «strappo» del post pubblicato ieri sul sito di Beppe Grillo, con cui il Movimento ha annunciato l’interruzione dei rapporti con il Pd: «Il M5S non se la sente di prendere per il c... i cittadini», hanno scritto i firmatari dell’intervento, i deputati Luigi Di Maio, Danilo Toninelli, Paola Carinelli e il senatore Vito Petrocelli Le tensioni Soddisfatta l’ala dura Spiazzato Casaleggio, che con Di Maio sosteneva il dialogo ranza di essere una reale alternativa a Forza Italia, nella trattativa con il Pd. Che i segnali fossero negativi, era già chiaro, prima della sentenza, da una dichiarazione del pd Lorenzo Guerini, che sembrava dare il benservito: «Bene il confronto, se però l’obiettivo è rallentare le riforme, il Pd andrà avanti per la sua strada». A quel punto, il Movimento è imploso. La linea aperturista di Di Maio, già duramente contestata, viene sconfessata. Grillo sbotta: «Non si può andare avanti così, non avete portato a casa niente». I falchi (tra loro Paola Carinelli, che era nella delegazione) tirano un sospiro di sollievo. I trattativisti masticano amaro. Casaleggio, che sosteneva Di Maio, abbozza. Si scrive un post e si decide di farlo firmare alla delegazione, per non infierire e non sconfessare Di Maio. Nel post non si chiudono tutte L’agenda Il governo vuole accelerare le porte. Si spiega che «il M5S non se la sente di prendere per il c... gli italiani per un’intera estate» (evidente la «mano» di Grillo nel testo). Si dà per acquisito il risultato delle preferenze, con un «grazie a Renzi per aver accolto la proposta di un Parlamento di eletti. Bisogna dargli atto che, anche se in ritardo, ha mantenuto la parola e si spera che la possa mettere in atto». In realtà, Renzi non ha promesso nulla, spiegando che la trattativa si deve fare anche con gli altri partiti. E infatti il comunicato aggiunge una postilla: «Non crediamo che Renzi debba chiedere il permesso a un chicchessia di FI, partito guidato da un pregiudicato». Insomma, i 5 Stelle spiegano che «al momento si preferisce la ratifica degli attuali punti fin qui negoziati». E concludono:«Saremo pronti a votare la legge elettorale, inclusiva delle preferenze, direttamente in Aula». Di Maio prova a uscire dall’angolo: «Ma quale chiusura, abbiamo accelerato. L’ennesimo tavolo sarebbe stato stucchevole. La passa ora palla al Pd». C’è lo zampone di Grillo? Di Maio smentisce, in parte: «Naturalmente abbiamo sentito più volte anche Milano e Genova. Ma no, non esiste alcuno scontro». Poi aggiunge: «Metteremo ai voti del web i nostri 5 punti». Lo stop al «tavolo» viene accolto con ironia dal Pd. Alessia Morani parla di «Di Maio dr Jeckill e Mr Hide». E Debora Serracchiani affonda: «Ma era un tavolo per le riforme o una festa come quelle di Nanni Moretti? Tipo mi si nota di più se vengo o sto in disparte?». Senato, lunedì in Aula Le due fronde ripartono indebolite Al. T. ROMA — A Palazzo Chigi sono convinti che l’assoluzione in secondo grado di Berlusconi nel processo Ruby restringa lo spazio di manovra dei dissidenti di Forza Italia e del Pd e acceleri il processo riformatore. Il testo di revisione costituzionale, minacciato dall’ostruzionismo delle opposizioni e dei «ribelli» azzurri e democratici, tornerà in Aula lunedì mattina per gli ultimi due interventi. Dopo la replica dei relatori Anna Finocchiaro e Roberto Calderoli e l’intervento del ministro Maria Elena Boschi, nel pomeriggio di lunedì inizierà l’esame degli oltre settemila emendamenti, in larghissima parte presentati da Sel. A Palazzo Madama si rischia l’ingorgo, perché ci sono quattro decreti in scadenza. Il presidente Pietro Grasso, sul Corriere di ieri, si è detto pronto a concedere tempo proseguendo i lavori anche fino a Ferragosto e ha auspicato una mediazione tra il governo e i partiti: ha La trattativa chiesto in sostanza a Matteo Renzi di La mediazione rallentare la sua corsa del presidente Grasso per consentire il e l’ipotesi di contingentare dibattito e agli autori delle proposte di i tempi del dibattito modifica di evitare uno «sterile ostruzionismo». Ma Palazzo Chigi ha fretta, vuole chiudere entro la pausa estiva che scatterà l’8 agosto e nell’esecutivo, del tutto ufficiosamente, non si esclude il ricorso a un contingentamento dei tempi per contrastare le manovre del «filibustering» trasversale. Il governo è pronto a discutere alcune modifiche, dall’allargamento della platea che elegge il capo dello Stato alla riduzione del numero delle firme per il referendum abrogativo. Ma con i dissidenti che chiedono il Senato elettivo e la riduzione del numero dei deputati, non c’è trattativa possibile. Il senatore del Pd Francesco Russo attacca Sel e chi ha presentato emendamenti a valanga: «Assurdo dire che seimila emendamenti sono costruttivi». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tragedia nei cieli «L’aereo abbattuto dai filorussi» E Obama chiama in causa Putin L’ambasciatrice Usa all’Onu: «Assistenza diretta da Mosca» DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Non c’è voluto molto ai sevizi americani per confermare che ad abbattere giovedì il volo Mh17 e a fare 298 vittime innocenti è stato un missile lanciato dalla zona al confine ucraino-russo controllata dai ribelli filorussi armati dal Cremlino. Dopo essere stato il primo e il più deciso dei leader occidentali a muoversi con le sanzioni contro la Russia, accusandola di soffiare sul fuoco della Le accuse La Casa Bianca: «I separatisti non possono colpire gli aerei senza le armi sofisticate e l’addestramento dei russi» guerra, il presidente Barack Obama punta di nuovo il dito contro Vladimir Putin: «I separatisti non possono abbattere gli aerei senza armi sofisticate e addestramento che viene dalla Russia» e lui «può cambiare la situazione» solo «se fermerà il flusso degli armamenti». Stavolta Obama non sarà solo, anche la cancelliera tedesca Merkel annuncia «una risposta adeguata a quello che è successo» da parte dell’Unione europea. «Ci sono prove che il volo della Malaysia Airlines è stato abbattuto da un missile terraaria lanciato da un’area che è controllata dai separatisti filorussi in Ucraina», dichiara Obama in diretta tv dalla Casa Bianca. «Non è la prima volta» che questo avviene, dato che in passato «un aereo da trasporto e un eli- Candele e fiori a Kiev Una donna accende una candela durante una veglia di fronte all’ambasciata olandese di Kiev. Centinaia di cittadini ucraini hanno deposto fiori, ceri e sostato in preghiera per commemorare le 298 vittime del volo MH17 (Afp) cottero sono stati abbattuti nella stessa zona», aggiunge il presidente che deve avere in mano i dati raccolti dai satelliti spia americani, dagli apparati della Nato e dai servizi segreti in una della zone più controllate del pianeta per affermare che «i separatisti hanno ricevuto un flusso sostenuto di aiuti dalla Russia, incluse armi antiaeree». Ci vorrà ancora per «identificare con precisione» i responsabili di questa «tragedia globale», ma il presidente degli Stati Uniti è convinto che per farcela sia necessaria «un’in- Nuove sanzioni Gli Stati Uniti sarebbero pronti a inasprire nuovamente le sanzioni, ma non a svolgere «un ruolo militare in Ucraina» chiesta credibile» perché «non è tempo di giochi. Dobbiamo sapere cosa è accaduto». La tragedia del Boeing 777 «è un campanello d’allarme» che non può essere sottovalutato. Un’indagine internazionale chiede anche il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon che condanna un «incidente terrificante che deve condurre a uno sforzo serio a porre fine ai combattimenti». Dopo aver varato martedì scorso alcune ulteriori sanzioni economiche nei confronti delle banche russe Gazprombank e Rosneft, legate a doppio filo alle esportazioni di gas nei Paesi europei che garantiscono un flusso I punti Responsabilità Parlando ieri dalla Casa Bianca Barack Obama ha affermato: «Le prove indicano che l’aereo è stato abbattuto da un missile terra-aria lanciato da una zona all’interno del territorio ucraino sotto il controllo dei separatisti sostenuti dalla Russia» Il ruolo di Mosca Il presidente americano non ha usato mezze parole accusando il governo di Vladimir Putin: i miliziani separatisti, ha detto Obama, non avrebbero potuto abbattere il volo di linea, né alcun altro aereo militare ucraino senza armi sofisticate e relativo addestramento forniti dall’esercito russo. Putin, ha detto Obama, potrebbe chiudere il conflitto in corso facendo mancare il sostegno ai separatisti dell’Est dell’Ucraina Cessate il fuoco Lo chiedono gli Stati Uniti perché «la violenza e il conflitto portano inevitabilmente a conseguenze impreviste» L’Fbi e l’inchiesta Il presidente ha annunciato che personale dell’Fbi (la polizia federale) e del National transportation safety board (Ntsb), l’ente Usa per la sicurezza dei trasporti, è in viaggio verso l’Ucraina per contribuire alle indagini che devono essere «credibili e imparziali» ininterrotto di miliardi e miliardi di dollari nelle casse della Madre Russia, gli Stati Uniti sono di nuovo pronti a nuove iniziative dello stesso genere, ma non a svolgere «un ruolo militare in Ucraina» precisa Obama, ricordando che tra le vittime dell’abbattimento c’erano anche oltre cento delegati che si stavano recando alla conferenza mondiale sull’Aids, «uomini e donne che hanno dedicato la loro vita a salvare gli altri e sono stati portati via da un’azione violenta». La drammaticità di quello che è accaduto giovedì nei cieli dell’Ucraina spinge l’Unione Europea a nuove iniziative per dare «una risposta adeguata a quello che è successo». Quale? Lo rivela la cancelliera tedesca Merkel spiegando che si tratta di sanzioni che riguarderanno imprese che «sono strettamente coinvolte nella destabilizzazione dell’Ucraina». Come Obama, anche la Merkel chiede a Putin di «dare un contributo a una soluzione politica» e al cessate il fuoco in Ucraina perché «non c’è un’alternativa ragionevole a una soluzione diplomatica». Putin e la politica estera russa, che già aveva fatto scattare l’allarme ai tempi dell’annessione della penisola 20 Osservatori internazionali dell’Osce arrivati ieri sul luogo del disastro della Crimea, sono il bersaglio anche dell’ex segretario di Stato Hillary Clinton, data in corsa per la Casa Bianca nel 2016. «Dobbiamo avvertire Vladimir Putin che è andato troppo oltre, e noi non possiamo restare inerti», dice intervistata dall’emittente statunitense Pbs. «La domanda numero uno che mi pongo è: chi avrebbe potuto abbattere l’aereo? Chi aveva l’equipaggiamento? Ovviamente si è trattato di un missile antiaereo. Chi potrebbe aver avuto la competenza per farlo?», si chiede la Clinton, avendo però già la risposta in mano, che è la stessa che si è dato subito il governo ucraino che ha dato «la colpa ai terroristi, che è il nome usato per gli insorti, e sembra che ci sia una crescente consapevolezza che probabilmente sono stati proprio loro». Ma è possibile che i ribelli abbiano l’addestramento militare necessario ad usare un’arma così complessa come sono i missili Sa-11, quelli probabilmente usati per l’abbattimento? Se lo domanda Samantha Power, ambasciatrice americana all’Onu, rispondendosi anche e lanciando un sospetto: «È improbabile. Non possiamo escludere l’assistenza tecnica di personale russo». Giuseppe Guastella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L'analisi L’immobilismo O dell’Europa e la «vacanza» della diplomazia di LUIGI OFFEDDU tto righe. Otto. E per finire: «L’Unione Europea continuerà a seguire questo tema molto da vicino». In mezzo, le condoglianze alle famiglie delle vittime e ai loro governi. Ventiquattr’ore dopo i fatti, questa è la risposta ufficiale dell’Ue all’abbattimento dell’aereo malese nei cieli dell’Ucraina. Firmata da José Manuel Barroso, presidente uscente della Commissione Europea, e da Herman Van Rompuy, presidente di quel Consiglio Europeo che solo tre giorni fa è finito in bubbole per straziante paresi decisionale, lasciando l’Europa per i prossimi 42 giorni senza un responsabile della politica estera. I leader dei 28 Paesi sono tutti ripartiti, è estate, intorno al palazzo del Consiglio solo turisti spaesati, quasi l’icona di un’Europa che si cerca sempre senza trovarsi mai: ci si rivedrà il 30 agosto, a cena, fra eli- Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 ❜❜ Primo Piano 11 italia: 51575551575557 La Russia è responsabile di quanto sta accadendo nell’Ucraina orientale, ci sarà una risposta adeguata Angela Merkel, cancelliera tedesca ❜❜ L’abbattimento del jet è una provocazione di Kiev, un governo guerrafondaio, antirusso e imperialista Fidel Castro, líder máximo di Cuba La foto Un addetto ai servizi d’emergenza scatta una fotografia ai resti dell’aereo vicino al villaggio di Grabovo, in Ucraina (Getty) Le indagini La scena del crimine compromessa dai curiosi, gli ispettori fermati da uomini armati. E le scatole nere sono sparite La scena del crimine è stata compromessa da curiosi, sciacalli e personale poco esperto. Gli ispettori dell’Osce bloccati da uomini armati. Possibili prove sono state fatte sparire. Ma c’è chi ha visto. Per questo Washington ha rilanciato le accuse: il volo MH17 è stato abbattuto dai ribelli filorussi con un missile Sa 11. Satelliti spia Gli Usa appoggiano la loro versione sul lavoro dell’intelligence. La zona del disastro — secondo un esperto olandese — era sorvegliata da Sbirs Geo 1, Sbirs Geo 2 e Usa 184, tre satelliti capaci di scoprire le fonti di calore emesse da un missile. Un sensore segnala il lancio, un secondo dovrebbe seguirne la traiettoria. Con una certa precisione. Incrociando questi dati con quelli di altri satelliti incaricati di monitorare l’Ucraina, è possibile che la Cia, insieme al National Reconnaissance Office, abbia scoperto la pistola fumante. Un funzionario protetto dall’anonimato ha precisato che gli Stati Uniti hanno visto le tre fasi, tutte fissate sulle foto satellitari: lancio del missile, impatto sul jet e distruzione. Si tratta di indizi «preliminari» che devono trovare riscontri sul terreno. E qui iniziano i problemi. Seri. La pista dei separatisti «Addestrati in Russia nell’uso di missili Buk» Reperti spariti I filorussi hanno subito invaso la zona dove erano sparpagliati rottami e corpi. Qualcuno ha saccheggiato i bagagli. Ma c’è il sospetto che i miliziani abbiano fatto sparire dei reperti. Possibile che abbiano cercato resti del missile. Un numero di matricola può raccontare molto sull’origine dell’ordigno. Confusione anche sulle scatole nere. Un dirigente separatista locale ha detto: «Le abbiamo recuperate ma non so dove si trovino». Il capo della Repubblica del Donetsk ha promesso, invece, di consegnarle agli ispettori internazionali. Voci non confermate ipotizzano che almeno una — quella che ha registrato i parametri di volo — sarebbe finita a Mosca che però promette «collaborazione». Un’altra voce ancora non esclude che le «scatole» siano nelle mani di Kiev. L’ipotesi: aereo scambiato per un jet ucraino cotteri e limousine, per un nuovo vertice straordinario. E per decidere –forse- a chi toccherà quella certa poltrona: oppure convocare un nuovo vertice per fine settembre, prima del vertice già fissato per il 23 ottobre. Nel frattempo però, con le truppe di Israele che entrano a Gaza, e con il presidente americano Barak Obama che accusa i ribelli russi di Donetsk per la morte di quelle 298 persone partite da una capitale europea, l’Ue sonnecchia in loggione. La Presidenza italiana di turno fa sapere di «essere pronta in qualsiasi momento nei prossimi giorni a convocare una riunione del Coreper, i 28 ambasciatori della Ue, per esaminare le conseguenze dell’abbattimento dell’aereo». Il Coreper è un organismo che si riunisce periodicamente, attivo e importante, spesso risolutore di serie crisi, ma non certo espressione di un’emergenza quasi planetaria, né investito di decisioni ai massimi livelli come quelle che potrebbero presentarsi davanti alla Ue nelle prossime settimane. Ma a ben guardare, non è vero Barroso Sia il presidente uscente della Commissione Europea che Van Rompuy hanno chiesto un’indagine immediata Riunione Nei prossimi giorni la presidenza italiana potrebbe convocare una riunione dei 28 ambasciatori della Ue L’ordigno mancante Lanciatore Foto diffuse dagli ucraini mostrano un lanciatore Buk, privo di almeno un missile, nella zona del disastro Comandi La batteria di missili Buk, in dotazione anche alle forze ucraine, è dotata di sistemi radar neppure che tutta l’Europa istituzionale taccia in loggione. Poche ore fa, il vicepresidente della Commissione Slim Kallas ha spiegato di aver attivato una cellula di crisi per l’aviazione, e ha annunciato: «Vorrei rassicurare i passeggeri aerei, e spiegare che è sicuro volare…Però capisco che ora il pubblico è affamato di fatti, e i fatti su che cosa è avvenuto sul volo MH 17 devono essere svelati completamente alla pubblica opinione». Anche Barroso e Van Rompuy hanno chiesto «un’indagine immediata» su quanto è avvenuto, comprensibilmente attenti a mantenere nei loro giudizi una prudenza di fondo. Intanto, però, seppure ancora frammentari, un po’ di fatti ci sono già, mulinano dappertutto e almeno sembrano escludere l’ipotesi di un cedimento strutturale o di un qualunque guasto meccanico: le accuse senza precedenti di Obama, i Lanciatore nascosto Mistero sull’arma del delitto. Foto diffuse dagli ucraini hanno mostrato un lanciatore Buk, privo di almeno un missile, e scortato da elementi del battaglione Vostok. Forse lo stavano trasferendo per sottrarlo alle dozzine di investigatori che stanno arrivando da tutto il mondo. Australiani, olandesi, inglesi, malesi e americani dell’Fbi sono pronti a puntare le loro lenti sulla pianura dove si è schiantato il Boeing 777. Il compito di chi indaga sarà quello di definire con esattezza le responsabilità. Perché gli esperti non sono convinti che sia stato solo un pugno di cosacchi a compiere il massacro. Il Buk, anche in questa sua versione datata, richiede addestramento, capacità tecniche, esperienza, anche se è vero che in questo caso il bersaglio non era un caccia in grado di attuare manovre evasive ma un inerme jet con a bordo 298 persone. L’apparato segnala agli avieri se il velivolo è amico, il resto cade nella categoria «nemico» senza distinguere il tipo. Dunque per il Buk poteva essere un Antonov militare o un aereo passeggeri. In questa ricostruzione non sarebbe strano se accanto agli insorti ci fossero stati dei consiglieri russi. Qualche analista lo sostiene. Il Washington Post, però, ha rivelato che diversi team di ribelli hanno seguito, nelle ultime Visto da Bruxelles I presidenti uscenti della Commissione Europea José Manuel Barroso (a sinistra) e del Consiglio Europeo Herman Van Rompuy (Afp/Georges Gobet) settimane, un training nell’uso di missili anti-aerei in Russia. Movimenti registrati dai servizi di informazione. E sempre sulla dinamica c’è chi non lascia fuori dal quadro i governativi ucraini in possesso anche loro del Buk e allude — indirettamente — a complotti segnalando come siano stati i controllori del volo a indicare una quota leggermente diversa da quella richiesta dal comandante. Poca cosa rispetto a quanto emerso sul fronte opposto. Sospetti su Igor Le informazioni diffuse dagli ucraini restringono l’attenzione su Igor Bezler, un ribelle nato in Crimea ma che ha vissuto a lungo in Russia, ex militare e per molto tempo dipendente di una società di onoranze funebri. Dalle intercettazioni emerge che sarebbe stato lui stesso a rivendicare l’abbattimento di un aereo, anche se non pensava fosse un jet passeggeri. In un successivo dialogo che coinvolge altri due ribelli emerge la loro sorpresa per quello che trovano tra i rottami: «Ci sono i corpi di donne e bimbi. La tv ha parlato di un Antonov ma qui c’è la scritta Malaysia Airlines. Che diavolo sta succedendo in Ucraina?». Il suo compagno risponde: «Questo significa che stavano portando delle spie». Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA testi delle intercettazioni, la scatola nera forse ritrovata, certi mezze notizie da Mosca su un «presunto errore dei servizi segreti», tutte da confermare o smentire, e le simmetriche accuse di Mosca a Kiev. Non è certo un’inchiesta con nomi e cognomi: ma davanti a 80 bambini e 218 adulti, massacrati nel cuore dell’Europa Orientale, con due fra i principali partner dell’Ue che si scambiano accuse gravissime, e un terzo che cammina sull’orlo della guerra, forse la nostra Europa può osare qualcosa di più che «seguire questo tema molto da vicino». Per esempio, sciogliere il nodo del suo futuro ministro degli Esteri con procedura straordinaria e d’emergenza: sembra che nel 2014 esistano anche le videoconferenze, non solo i vertici con cene, valletti ed elicotteri. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 Primo Piano Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tragedia nei cieli Quelle rotte a rischio tra guerre e test militari Dall’Africa all’Estremo Oriente si moltiplicano le aree dove volare è pericoloso Verso l’Asia Alcune rotte nell’ultima settimana Malaysia Airlines - Volo 17 verso Kuala Lumpur Amsterdam 17 luglio Ucraina Amsterdam Ucraina Londra Parigi Ucraina Lufthansa - Volo 772 verso Bangkok Iraq L’avanzata delle milizie dell’Isis ha gettato il Paese nel caos Libia e il Sahel I gruppi ribelli con il loro potenziale militare rappresentano un pericolo per l’area Somalia/Corno d’Africa L’instabilità dell’area e la presenza del gruppo Al Shaabab fanno sì che la regione continui a essere a rischio Ucraina Parigi Mappa dei voli poco dopo l’incidente Fonte: Flight radar 24 Fonte: The New York Times Un occhio ai radar, un altro alle informazioni che arrivano dalle ambasciate e che vengono filtrate dalle autorità di controllo del volo. Ma un occhio anche ai costi di gestione: rotte più sicure vogliono spesso dire tragitti più lunghi e dunque maggiore dispendio di carburante. Così si disegna la mappa del mondo e delle rotte aeree pericolose; una mappa che può modificarsi di giorno in giorno ma che ieri, a dispetto del disastro aereo del Boeing 777 malese, presentava pochissime zone «a traffico limitato». Nonostante guerre, missili, bande dotate di armi sofisticate nonché fuori controllo, i jet continuano a solcare i cieli sopra le aeree più calde del pianeta. Dire che il traffico aereo sia privo di regole sarebbe però falso. Piloti e compagnie aeree sanno perfettamente quali sono i pericoli e a quali istruzioni si devono attenere per arrivare a destinazione in sicurezza. Il Medio Oriente, la fascia centrale dell’Africa ma anche la zona tra Giappone e Corea del Nord sono considerate quelle da maneggiare Mar del Giappone Tensioni tra Corea del Nord, Corea del Sud, Cina e Giappone Ucraina Thai Airways- Volo 931 verso Bangkok Ucraina Francoforte Siria La guerra nel Paese fa sì che i cieli siriani non siano del tutto sicuri Israele Il conflitto in corso tra Israele e Hamas rende la zona pericolosa per gli aerei di linea Air France- Volo 166 verso Bangkok British Airways - Volo 9 verso Bangkok Le zone da evitare per gli aerei di linea KLM- Volo 809 verso Kuala Lumpur Afghanistan Gli scontri che vedono protagonisti i talebani sono all’ordine del giorno CORRIERE DELLA SERA con maggiore attenzione. Proprio l’Africa, in conseguenza dei conflitti esplosi a partire dal 2011 è divenuta la «new entry» in questa particolare mappa del rischio. Da quando si è dissolto il regime libico di Gheddafi e l’arsenale del colonnello è finito nelle mani più disparate, le compagnie di linea e quelle cargo che sorvolano l’intera area del Sahel hanno deciso di modificare le loro rotte. Il timore è infatti che le formazioni filoqaediste che si muovono nell’area sahariana possano essere venute in possesso dei missili antiaerei di fabbricazione russa che erano in dotazione alle truppe regolari libiche. Erano stati i servizi algerini e poi quelli israeliani ad avvertire del pericolo e a specificare che dei circa Altitudine Quando sorvolano Mali, Niger e Ciad le compagnie aeree si tengono a una quota di almeno 5 mila metri 20mila razzi di cui era dotato l’esercito di Gheddafi, solo 5mila erano stati recuperati. Nel caso specifico la precauzione seguita dalle compagnie aeree è di mantenersi sempre al di sopra di una quota di 5 - 7 mila metri quando si sorvolano Ciad, Mali, Niger e altri Paesi della zona: oltre quell’altitudine infatti i missili antiaereo diventano inefficaci. Ma in tempi più recenti è stato deciso di «circumnavigare» per quanto è possibile tanto il Sahel (sorvolando il mar Rosso o le coste marocchine) quanto il Corno d’Africa, altro punto in perenne conflitto ma dove la dotazione di armamenti da parte della guerriglia non dovrebbe costituire una minaccia per il traffico aereo. L’altra zona divenuta improvvisamente a rischio è l’Estremo Oriente in particolare il braccio di mare che separa il Giappone dalla Corea del Nord; qui la minaccia è rappresentata dal regime di Pyongyang e dai suoi ripetuti esperimenti missilistici accompagnati da roboanti proclami anti occidentali. I lanci si sono intensificati in particolare nel 2014 e sono stati un centinaio nel solo mese di febbraio. La questione è stata portata anche all’attenzione del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Otto governi, a cominciare da Stati Uniti, Corea del Sud e Giappone hanno scritto inoltre una lettera all’Icao (l’agenzia internazionale a cui fa capo la sicurezza dell’aviazione civile) sottolineando che i lanci di missili nordcoreani avvengono senza alcun preavviso, mettendo così a repentaglio la sicurezza dei voli in tutta la zona. Limitazioni e raccomandazioni sono infine all’ordine del giorni per tutta la fascia mediorientale. Attualmente nessun Paese è completamente off limits per i sorvoli aerei, nemmeno l’Afghanistan, che anche ieri è stato solcato da rotte intercontinentali da e per l’Europa. I velivoli vengono tutti instradati però nella parte nordorientale del Paese, quella che gravita attorno alla capitale Kabul, mentre nessuna transita in quella attorno a Kandahar. La fascia al confine tra Iran e Iraq e poi il Golfo Persico danno invece l’idea di una sorta di «tangenziale» nella quale si infila il traffico aereo che attraversa i due Paesi. Tutti alla larga, invece, da passaggi sopra Kerbala, Najaf, Nassirya. Lo spazio aereo siriano è invece attraversato attualmente solo da voli a corto e medio raggio, prevalentemente operati da compagnie aeree turche. Il riaccendersi del conflitto israelo-palestinese ha infine provocato fino a questo momento solo qualche raccomandazione per i piloti in avvicinamento a Tel Aviv, ai quali viene consigliato un corridoio proveniente da nord per tenersi alla larga da missili provenienti da Gaza. Claudio Del Frate @celfrate © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Giocattoli Alcuni peluche abbandonati su un prato vicino al villaggio di Grabovo, nell’est dell’Ucraina, dove il Boeing 777 della Malaysia Airlines si è schiantato giovedì pomeriggio, dopo essere stato colpito da un missile. Tra le 298 persone a bordo dell’aereo, tutte decedute, ci sarebbero stati 80 bambini. Molti di loro erano partiti da Amsterdam con le famiglie per un periodo di vacanza (Reuters/Maxim Zmeyev) DAL NOSTRO INVIATO KIEV — «Piovevano corpi». Letteralmente cadevano cadaveri dal cielo. Concordano praticamente tutte le testimonianze dei civili ucraini raccolte sul luogo della tragedia di due giorni fa. «Era poco prima delle diciassette, quando ho sentito un boato, quindi una seconda esplosione. Poi ho visto quelle figure scure comparire dalle nuvole. E soltanto dopo i pezzi della fusoliera», raccontano a fotografi e giornalisti accorsi sul posto. Cadaveri e rottami sparsi tra i papaveri, sui tratturi, adagiati nell’erba verdissima, tra i celebri campi di grano dorato dell’Ucraina profonda, alcuni corpi con le cinture di sicurezza allacciate. Olezzo di carburante bruciato e decomposizione organica. Particolari macabri, poi resi ancora più reali dalla veloce diffusione via internet dei filmati presi dai contadini, dai minatori, dai guerriglieri filorussi accorsi sul posto. Particolari che rendono ancora più tangibile la tragedia. Ne amplificano il dramma umano e le inevitabili conseguenze politiche. I media e i social network ucraini li stanno rendendo noti ora dopo ora. Raccontano della morte improvvisa di 298 persone, tanti bambini, un numero enorme di cittadini olandesi, ben 189, per lo più turisti; ma anche decine di medici specialisti nella cura dell’Aids che si recavano a un convegno internazionale a Melbourne, studenti in vacanza, fidanzati verso le spiagge dell’Oceano Indiano e del Pacifico. Tra i rottami le telecamere indugiano su una guida di Bali praticamente intatta. E su alcuni libretti con la copertina rosa di racconti per bambini, immagini di animali, vignette. Vite spezzate allora venne sottolineato che nell’arco di pochi secondi. Possia- «molto probabilmente» nessuno mo solo immaginare guardando i toccò terra cosciente. poveri resti a terra quello che è avOra non sembra vi siano vittime venuto 10.000 metri più in alto, tra gli ucraini residenti nell’area. sopra le nuvole, giovedì pomerig- La regione è agricola, ma costellata gio. Il Boeing 777 della Malaysia da antiche miniere di carbone anAirlines partito da Amsterdam e cora funzionanti, che si allungano diretto a Kuala Lumpur viaggiava sino al confine con la Russia, solo già da quattro ore. Ve lo potete raf- cinquanta chilometri più a est. Dofigurare. Il pranzo è già stato servi- minano i papaveri, il grano, gruppi to. Tanti dormicchiano, qualcuno di cespugli e alberi bassi sparsi su legge, chi guarda un film, le mam- dolci colline percorse da viottoli me che cercano di tenere occupati i scuri per i trattori. In lontananza si figli. Il viaggio è ancora lungo, for- intravedono poche fattorie. «I rotse qualcuno giù comincia a prepa- tami sono sparsi in una zona molrarsi per la notte a bordo. All’improvviso il boato del missile. L’aereo minuti Il tempo che ci volle perché implode, lo sbalzo i rottami arrivassero al suolo d i p ress i o n e l o nell’attentato di Lockerbie apre come una scatoletta. Tanti tra equipaggio e passeggeri sono stati to vasta, potrebbe essere larga sino sbalzati nel vuoto. C’è almeno da a 20 chilometri quadrati, tra i vilsperare che abbiano perso imme- laggi minerari di Grabovo e diatamente conoscenza a causa del Rozsypne», sottolineano le autorifreddo e del salto di pressione. È tà della città di Donetsk, una cinquasi certo, perché comunque so- quantina di chilometri dall’impatno lunghi 10 chilometri di caduta to dei pezzi più grandi della fusolibera. Bastano 100 metri per capi- liera. I giornalisti arrivati sul posto re che stai morendo. Ai tempi del- hanno notato un particolare: molti l’attentato di Lockerbie, in Scozia il dei cadaveri sono praticamente in21 dicembre 1988, quando una tatti. «Quasi la metà del centinaio bomba nel bagagliaio causò la di- di corpi che ho visto sparsi a terra struzione del Boeing 747 e la mor- erano riconoscibili», ha raccontato te dei 259 tra membri dell’equi- l’inviato della Cnn. Molti hanno paggio e passeggeri a bordo, oltre ancora la cintura di sicurezza legaa 11 cittadini britannici a terra, gli ta alla vita assieme a pezzi di sediesperti di Londra valutarono che ci le. Il collega del Times di Londra vollero quasi 4 minuti perché i rot- nota un uomo che indossa ancora i tami arrivassero al suolo. E anche calzini, ma privo di pantaloni. Un I corpi piovuti nei campi di papaveri con le cinture di sicurezza allacciate Peluche, passaporti e guide turistiche: i resti sparsi per chilometri 4 ragazzo con un paio di boxer blu e le scarpe da ginnastica rosse. Una donna dai capelli grigi scomposti sull’erba, una maglia nera, tracce di sangue sul volto e il braccio destro rigido, quasi puntato verso il cielo. Come fosse un’estrema richiesta di aiuto. Le squadre di soccorso ieri pomeriggio avevano segnato con stracci e cordoni colorati i luoghi di ritrovamento dei resti umani. Tanti libri a fumetti per bambini sono in olandese. Sparse ci sono tracce di vita quotidiana: scarpe, vestiti, occhiali, un beauty rosso spalancato e perforato da un’asta di metallo, attorno un rasoio da barba, un barattolo di Nivea, tubetti di dentifricio, uno spazzolino giallo. E’ strano trovare decine di passaporti come nuovi, ancora nelle loro buste di plastica. I miliziani filorussi se li passano con fare imbarazzato. Sono tra i primi ad avere raggiunto l’area e ora la stanno sempre più circondando. Ci sono voci di bande di ladri venuti a caccia di facile bottino. Ma loro negano decisamente. Sulla strada per arrivare a Donetsk hanno piazzato almeno cinque posti di blocco. «Noi faciliteremo l’accesso al luogo della tragedia a chiunque venga per investigare, sempre che rispetti le nostre regole», afferma Pavel Gubarev, noto leader tra i gruppi separatisti che operano a Donetsk. Qui è il cuore delle roccaforti dei filorussi. Tra la gente dei villaggi investiti dalla pioggia di morte (un’area controllata dai ribelli) domina la certezza che ad abbattere l’aereo siano stati Ho sentito un boato e poi una seconda esplosione Ho visto quelle figure scure comparire dalle nuvole. Soltanto dopo i pezzi della fusoliera ❜❜ Pietà Un contadino copre un cadavere in un campo (sopra); fiori deposti sui resti dell’aereo (a sinistra); oggetti dei passeggeri (sotto) i militari lealisti del governo di Kiev. «Ho sentito uno scoppio nel cielo. Poi ho visto i rottami. Ovvio che è un crimine commesso dai fascisti ucraini. Lo sanno, ma non lo vogliono ammettere per il semplice fatto che mirano a separarci dalla Russia per rubare il nostro gas e le nostre risorse naturali», dichiara al Financial Times il minatore 54enne Volodya. Ieri mattina c’erano ancora fumo e piccoli focolai nei campi dove sono caduti i pezzi più grandi dell’aereo. Il fuoco ha consumato i copertoni dei carrelli, le ali sono tronconi anneriti. I resti della cabine dei piloti si trovano a oltre 500 metri da quelli di un reattore. Le squadre di soccorso si aggirano come sperse tra i cumuli di cenere con grandi sacchi di plastica. Qui è difficile distinguere resti umani da metallo carbonizzato. E gli uomini sono costretti a indossare mascherine per lavorare. Il clima è caldo e umido. In serata ha cominciato a piovere e l’acqua ha spento gli ultimi fuochi. È come se la natura volesse lenire, cancellare l’orrore che gli uomini sanno infliggere ad altri uomini. Questa mattina riprendono le ricerche. Lorenzo Cremonesi © RIPRODUZIONE RISERVATA Le ricerche e i girasoli Un gruppo di volontari ucraini si prepara a entrare in un campo di girasoli alla ricerca di corpi e relitti dell’aereo malese caduto (AP/Dmitry Lovetsky) 14 Primo Piano Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tragedia nei cieli I più piccoli Almeno 80 bimbi sull’aereo, tre neonati I fratellini Mo, Otis e Evie Il nonno li riportava a casa N ella mano destra stringe un pupazzo, una scimmietta bianca e nera, in quella sinistra un kalashnikov. Il soldato filo-russo è stato immortalato così, ieri, fra i resti dell’aereo abbattuto. Quella scimmietta è annerita dal fumo ma è salva. E chissà quali mani di bambino o bambina l’hanno stretta prima che precipitasse assieme a tutto il resto. Di bimbi, sul volo della Malaysia Airlines, ce n’erano almeno ottanta, tre dei quali neonati. Fra loro anche i fratellini australiani Maslin, in viaggio con il nonno Nick Morris. Mo aveva 12 anni, il più piccolo della famiglia, Otis, ne aveva otto e la sua sorellina Evie 10. Le fotografie postate su facebook e diffuse ieri in rete li mostrano sorridenti davanti a una torta e delle candeline da spegnere. Lei sorride incorniciata da una montagna di capelli biondi oppure — altra immagine — fa la vezzosa davanti a uno specchietto per il trucco. Erano tutti assieme a mamma e papà in Famiglia distrutta vacanza, una bella lunga vacanza in Erano in vacanza con la Europa. Ma ancora pochi giorni e per tutti e tre sarebbe stata l’ora della mamma e il papà, scuola, così nonno Nick si è offerto di stavano tornando prima riportarli a casa. Ad Amsterdam sono per rientrare a scuola rimasti sua figlia Rin con il marito Antony. Solo qualche giorno di vacanza in più mentre i piccoli sarebbero stati al sicuro con il nonno, uomo molto conosciuto dalle sue parti (la famiglia vive a Perth), tenente colonnello nella riserva dell’esercito ed ex preside. I bambini stavano sempre volentieri con lui, perché non accettare quell’offerta? si sono detti Rit ed Antony. Non dimenticheranno mai il momento esatto in cui hanno saputo del missile, dell’MH17 precipitato, dei loro piccoli che non avrebbero mai più rivisto. Chissà quante volte hanno pensato, in questi due giorni, che avrebbero voluto essere accanto a Mo, ad Otis, ad Evie mentre l’aereo veniva giù dal cielo ucraino. Di quei tre campioni di sorrisi restano mille fotografie, molte scattate in questa vacanza. Restano le smorfie sulle loro faccette. Per sempre. Insieme Tra le vittime i fratellini australiani Maslin, in viaggio con il nonno Nick Morris. Da sinistra, Mo, 12 anni, Otis, 8, e la sorellina Evie, 10 © RIPRODUZIONE RISERVATA Le vittime e chi è rimasto a terra Australiani Volevano evitare il jet-lag al lavoro Universitario Era iscritto a matematica a Leeds La coppia in luna di miele rientrata un giorno prima Richard, studente modello che faceva beneficenza n caso. La sorte ha deciso di graziarli per puro caso. Loro sono due sposi in luna di miele, si chiamano Simona La Posta e Juan Novel, australiani. Dopo un lungo giro in Europa dovevano salire giovedì sul Boeing 777 abbattuto ma hanno deciso di tornare a casa un giorno prima del previsto perché sarebbe stato troppo duro tornare a lavorare senza qualche giorno di pausa dopo il sicuro effetto jet-lag. Sembra di vederli, increduli, con gli occhi incollati alla televisione, mentre scorrono le immagini dei resti fumanti del «loro» aereo. Hanno scoperto di essere dei sopravvissuti dell’MH17 atterrando all’Adelaide Airport. Sono rimasti lì a guardare la tivù, a ringraziare quella decisione dell’ultimo minuto e a immaginarsi seduti sul volo sbagliato. Il loro viaggio di nozze è finito come meglio non poteva. Con una storia tragica e straordinaria assieme, da raccontare ai figli che verranno, fino alla fine dei Posti esauriti loro giorni. Stessa cosa per Izzy che, Barry e Izzy invece sono nell’aeroporto di Amsterdam, stringe al petto il suo bambino di pochi mesi. rimasti a terra per «Mi sento come se mi fosse stata data l’overbooking: avevano una seconda possibilità» dice. E culla quel bimbo, lo bacia, lo guarda. Come protestato a lungo se non lo avesse mai visto prima. Forse perché davvero questa è la sua seconda vita e niente è più come prima. Lei e suo marito, Barry Slim, giovedì se l’erano presa moltissimo con la Malaysia Airlines. Perché arrivando in aeroporto avevano scoperto che il volo per tornare a casa, a Kuala Lumpur, era pieno e che per loro non c’era posto. Overbooking. Avevano provato a protestare ma alla fine si erano arresi: nuovo biglietto per un volo Klm che partiva più tardi. Stavano ancora facendo la coda al check-in quando la notizia è arrivata fra i passeggeri in partenza da Schipol. Un missile ha abbattuto l’aereo che Izzy e suo marito Barry non avevano potuto prendere. «Un pugno allo stomaco» ha ripetuto lui ai giornalisti. Una seconda possibilità, come dice lei. marzo Richard Mayne, ventenne, universitario a Leeds, era salito fino al campo base dell’Everest per un’iniziativa di beneficenza: aveva raccolto oltre mille sterline per i bambini in difficoltà del Nepal. Studente di matematica e finanza, originario di Leicester, «Richard aveva una grande sete di vita e voleva rendere il mondo migliore», ha raccontato al Daily Mail il preside della scuola in cui si era diplomato. «È una tragedia, aveva un futuro così brillante davanti», ha aggiunto il docente. Il viaggio in Australia era stato salutato da tutti come una festa. Suo padre e gli amici la sera della partenza lo avevano salutato con un barbecue. Richard soffriva di diabete, ma non si era lasciato fermare dalla sua malattia. «L’ho accompagnato io stesso all’aeroporto alle tre del mattino: quando ho visto la notizia, non ci potevo credere, ha detto il padre Simon, «Doveva andare a Perth: abbiamo cercato insieme gli aerei e quando abbiamo visto che ce n’era uno con il cambio ad Amsterdam, abbiamo pensato che sarebbe stata una bella opportunità, visto che era diabetico, avrebbe potuto fare una Solidarietà ad alta quota pausa lì », per evitare le Per raccogliere fondi in aiuto conseguenze del volo dei bambini in difficoltà troppo lungo e «magari era salito fino al campo farsi un giro in bicicletta tra i canali». base dell’Everest U © RIPRODUZIONE RISERVATA A Gli sposi Simona La Posta e Juan Novel, salvi perché hanno anticipato il volo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Primo Piano 15 italia: 51575551575557 Joep e gli altri cento medici anti Aids «Un colpo alla lotta contro la malattia» U na vita spesa a cercare la via d’uscita dall’Aids. Era il 1982 quando Joep Lange, olandese di Amsterdam, cominciò a occuparsi dei pazienti con Hiv. Aveva poco più di trent’anni e capì fin da subito che quella sarebbe stata la sua missione: da allora in poi avrebbe dedicato tempo, energia e studi alla causa anti-Aids. E così ha fatto fino a giovedì, fino al volo della morte che ha preso insieme a sua moglie Jacqueline. Lange aveva 60 anni ed era diventato una voce fondamentale fra i medici attivi nella lotta all’infezione da Hiv. A Melbourne, dall’altro capo del mondo, lo aspettavano come si può aspettare l’ospite d’onore, il più importante di tutti, il pioniere della ricerca che avrebbe illuminato anche stavolta il pubblico con i suoi interventi. Dalla ventesima Conferenza internazionale sull’Aids ieri hanno fatto sapere che i programmi non cambieranno. Domani si apriranno i lavori: «Andiamo avanti come pianificato e lo facciamo anche come riconoscimento dell’impegno dei nostri colleghi. Un’occasione per riflettere e ricordare le persone che abbiamo perso». «Le persone», dice il comunicato: plurale. Perché sul volo malese abbattuto c’erano decine di esperti diretti tutti alla conferenza di Melbourne. Fonti australiane parlano di 108 sedie che resteranno vuote ma conferme sul numero esatto non ce ne sono e il premier dello Stato di Victoria, Denis Napthine, dice più genericamente che tra i morti c’erano «diversi noti ricercatori e attivisti», una «cifra sostanziosa». Di sicuro c’era l’amico di Lange, Pim de Kuijer, lobbista parlamentare olandese di «Stop Aids Now», diretto pure lui al convegno mondiale di Melbourne e, come Lange, Immunologo L’olandese Joep Lange (Foto AP) molto conosciuto per le sue battaglie sui diritti umani. «È tempo di un altro viaggio» ha scritto Pim su facebook postando una fotografia scattata proprio all’aeroporto di Schiphol, pochi minuti prima di imbarcarsi. La didascalia di quella foto dice poi: «Conferenza sull’Aids ‘14 e prima campeggio in Australia, poi rivisitazione della Malesia. Jumpa lagi! (che in malese vuol dire “Ci vediamo presto”)». Davanti alla sede della conferenza candele accese, preghiere, abbracci, minuti di silenzio e di ricordi per i ricercatori morti nei cieli dell’Ucraina. Joep Lange è il nome sulla bocca di tutti. Lo scienziato olandese era docente di Medicina interna all’Academic Medical Centre dell’Università di Amsterdam, soltanto uno dei suoi moltissimi impegni professionali. La sua carriera decollò nel 1984 quando, ancora molto giovane, guidò l’Amsterdam Cohort-Study per l’infezione da Hiv e l’Aids. Un anno dopo partì con le indagini di laboratorio sui marker sierologici nell’infezione da Hiv, dopodiché la sua fama e la sua bravura lo portarono alla guida del Natec (National Aids Therapy Evaluation Centre) e, dal 1992 al 1995, alla Clinical Research and Product Development dell’Organizzazione mondiale della sanità. Lui e i suoi amici attivisti anti-Aids erano insieme, com’è stato fino all’ultimo, anche quando nel 2001 Lange fondò la PharmAccess Foundation, associazione no profit di Amsterdam nata con lo scopo di migliorare l’accesso alle terapie anti-Aids nei Paesi in via di sviluppo. Noto ben oltre i confini olandesi, questo professore un po’ timido sapeva come conquistare i giovani ricercatori. «Sono profondamente addolorato per la sua scomparsa. Con lui ho iniziato molti anni fa lo studio dell’aids e delle sue implicazioni mediche» ricorda il nostro Umberto Tirelli, direttore scientifico del Centro di riferimento oncologico di Aviano. «È stato il paladino dei pazienti con Hiv-Aids, spesso penalizzati e senza voce almeno nelle prime fasi della epidemia». Fra i tanti relatori partiti da Amsterdam per la conferenza di Melbourne c’era anche Glenn Thomas, portavoce dell’Organizzazione mondiale della sanità per la quale aveva lavorato per più di dieci anni. Anche il suo posto rimarrà vuoto. © RIPRODUZIONE RISERVATA Storie di destini incrociati dalla nostra inviata ad Amsterdam GIUSI FASANO L’inglese La squadra era in tour in Nuova Zelanda Il politico Willem Witteveen, olandese, aveva 62 anni Tra colleghi All’ultimo aveva accettato la sostituzione Sweeney, tifoso in viaggio Il senatore Laburista per seguire il Newcastle che praticava il Sufismo Lo steward cambia turno Morto per una gentilezza on c’era partita che non vedessero, nessuna trasferta che non seguissero. John Alder, 60 anni, e Liam Sweeney, 28, erano due tipi da «Febbre a 90», dei veri e propri malati del Newcastle United. Per questo si sono ritrovati sul volo per Kuala Lumpur: perché da lì avrebbero raggiunto la Nuova Zelanda per assistere ai match della loro squadra del cuore. Non due semplici tifosi, John e Liam. Era impossibile non notarli, sempre in prima fila e perfino agli allenamenti o alle partite amichevoli. I più presenti fra il tifo organizzato. L’ultima volta che si sono visti è stato qualche giorno fa, nell’amichevole, appunto, contro l’Oldham. La squadra allenata da Alan Pardew giocherà contro il Sydney Fc martedì prossimo a Dunedin, dopodiché sarà a Wellington contro il Phoenix sabato sera. Una trasferta in qualche modo dedicata ai due tifosi rimasti uccisi nel volo della Malaysian Airlines alle famiglie dei quali, nel suo sito ufficiale, il Newcastle dedica parole di condoglianze definendoli «due dei più fedeli sostenitori della squadra» ed esprimendo lo shock e il Insieme all’amico dolore della società e dei calciatori. Anche sui social Era con l’inseparabile John. Per loro il cordoglio dei dirigenti e dei network sono stati diffusi migliaia di messaggi per calciatori: «Abbiamo perso due loro e per la passione della dei nostri più fedeli sostenitori» loro vita: la squadra. e stesse parole. La prima volta per vivere, la seconda per morire. «Cambieresti per favore il turno con me?» ha chiesto a Sanijd Singh (nella foto) un suo collega e amico. La risposta è stata sì. E Sanijd, 41 anni, steward della Malaysia Airlines, è salito sul volo della morte. Ogni volta che si contano le vittime a decine come in questo caso c’è sempre una storia tragica decisa da piccole cose, c’è sempre una sveglia non suonata, un imprevisto da niente che ha fatto la differenza fra la vita e la morte, una decisione dell’ultima ora... Stavolta però le coincidenze sconfinano nell’incredibile. Sanijd decide di concedere la gentilezza al collega e di accettare il cambio turno, anche perché vorrebbe tornare a casa dai suoi genitori che non vede da più di un mese. E poi c’è sua moglie che ha bisogno di lui più che mai. Perché è una scampata alla morte che vive portandosi addosso enormi sensi di colpa. Hostess della Malaysia Airline come suo marito, lei doveva salire sul volo che scomparve inghiottito nel nulla l’8 marzo, l’MH370. Ma quella volta chiese al collega: «Faresti un cambio di turno con me?». E così quel ragazzo sparì mentre sorvolava i cieli dell’Oceano La moglie e l’altro disastro indiano assieme all’aereo e agli altri 238 passeggeri a Per lo stesso motivo bordo. Lei salva (allora) per sua moglie hostess non era aver cambiato turno all’ultimo salita sull’aereo malese istante, suo marito morto (adesso) per lo stesso motivo. scomparso l’8 marzo N © RIPRODUZIONE RISERVATA ra un senatore dell’Aja, aveva 62 anni e si chiamava Willem Witteveen. Volava anche lui da Amsterdam a Kuala Lumpur sul Boeing 777 precipitato giovedì, colpito da un missile. Ex professore di giurisprudenza, Witteveen era un politico molto noto del Partito laburista olandese (il PdVa). Sembra che anche lui, come tanti altri ricercatori e medici, stesse andando alla conferenza di Melbourne sull’Aids, anche se per adesso una conferma ufficiale sulla sua destinazione non è ancora arrivata. Ma di sicuro a bordo di quell’aereo, insieme a lui, c’erano la moglie e la figlia. Classe 1952, nato a Rotterdam, Witteveen entrò una prima volta in Senato nel 1999. Ci arrivò portando con sé la storia della sua famiglia. Suo padre, Johan, era un famoso liberale e suo nonno era stato uno dei più noti esponenti socialdemocratici dei Paesi Bassi. Per tutti gli anni Ottanta, dopo gli studi in giurisprudenza, Witteveen si era dedicato ad attività di ricerca sul diritto costituzionale all’università di Leiden. Poi la passione per la politica ha conquistato anche lui come tanti membri della sua famiglia. È entrato nel partito laburista all’inizio degli anni Novanta. Autore La famiglia di libri e studi sul Welfare e la legislazione olandese, Era figlio di un famoso Witteveen — dicono le sue esponente del partito liberale biografie — era anche un dei Paesi Bassi e nipote di uno seguace del movimento storico socialdemocratico spirituale del Sufismo, tipico delle culture islamiche. E L © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Esteri L’operazione Individuate una ventina di gallerie sotterranee, i genieri le hanno fatte saltare con l’esplosivo Israele minaccia di ampliare l’offensiva Caduto a Gaza il primo soldato. Una cannonata stermina un’intera famiglia Il conflitto eterno LA SOLITUDINE DI UNA CAUSA RIMASTA QUASI SENZA ALLEATI SEGUE DALLA PRIMA Hamas, che da una parte attacca con i razzi lo Stato ebraico e dall’altra lotta per la propria sopravvivenza politica per fronteggiare un esercito invincibile e insieme fragile nella Striscia di Gaza, è ormai senza sicuri sostenitori, a parte una strana coppia: rappresentata da un minuscolo gigante economico, lo stramiliardario emirato del Qatar; e da un vero gigante politico regionale, la Turchia di Recep Tayyip Erdogan. L’Egitto, che per decenni è stato il vero tutore dei destini palestinesi, è un potere bifronte con ridotta credibilità: Mubarak sosteneva Arafat e successivamente Abu Mazen; Morsi, espressione dei Fratelli musulmani, ha avuto occhi e cuore solo per Hamas; il generale Al Sisi, dopo il golpe popolare, è tornato a sostenere l’Autorità nazionale palestinese: quindi i laici di Ramallah. Il problema vero è che DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Benjamin Netanyahu minaccia di ampliare l’incursione nella Striscia di Gaza, per ora le truppe israeliane hanno occupato una fascia larga tre chilometri a est e verso nord. I soldati cercano i tunnel scavati dai miliziani di Hamas, è questo l’obiettivo dichiarato della missione. I portavoce dell’esercito proclamano di aver individuato una ventina di gallerie, l’ingresso dal lato di Gaza, non tutte arrivano dall’altra parte. Sono state fatte saltare con l’esplosivo dai genieri che accompagnano le operazioni delle forze speciali e della fanteria. Al via dell’offensiva di terra, giovedì notte, il primo soldato israeliano è rimasto ucciso: il sergente Eitan Barak, 20 anni, sarebbe stato colpito da fuoco amico, dal cannoneggiamento di un carrarmato. I palestinesi morti dall’inizio dell’invasione sono già 44, le vittime di questi undici giorni di guerra hanno raggiunto le 285. Le Nazioni Unite calcolano che l’80 per cento siano civili: ieri un colpo di artiglieria ha centrato una casa a Beit Hanun, nel nord della Striscia, un’intera famiglia è stata ammazzata. Lo Stato Maggiore israeliano sostiene di aver eliminato 17 miliziani, uno di loro era un kamikaze che ha provato a lanciarsi in moto contro le postazioni. Altri sarebbero stati arrestati. L’operazione non ha fermato i lanci di missili contro le città israeliane. Le sirene sono risuonate assieme alle esplosioni delle batterie Iron Dome per intercettare i proiettili nel sud del Paese e per due volte a Tel Aviv. La prima mentre Netanyahu era al telefono con Ba- Sul terreno Soldati israeliani mentre penetrano di notte nella Striscia di Gaza (sopra). L’offensiva di terra è stata lanciata giovedì dalle forze armate di Israele con l’impiego di carri armati e artiglieria pesante (sotto) (Afp) rack Obama. Il premier ha voluto che il presidente americano sentisse l’allarme attraverso la cornetta: «E’ così che vivono gli israeliani». Obama ha ribadito «il diritto di Israele a difendersi»: «Sono però preoccupato dall’escalation e dal rischio che aumentino ancora di più le vittime innocenti». Nella notte i raid israeliani si sono intensificati. Le truppe cercano di sfruttare la migliore tecnologia per i combattimenti al buio, l’elettricità manca in gran parte della Striscia. Gli abitanti delle zone sotto bombardamento che cercano rifugio nelle strutture dell’Unrwa, l’agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati, sono ormai diventati 40 mila. Papa Francesco ha telefonato a Shimon Peres, il capo dello Stato israeliano, e ad Abu Mazen, il presidente palestinese: li aveva riuniti a Roma per una preghiera di pace all’inizio di giugno. Adesso chiede che «tutte le parti interessate e quanti hanno responsabilità politiche a livello locale e internazionale si impegnino per far cessare ogni ostilità». Il Consiglio di sicurezza dell’Onu si è riunito per discutere della situazione. Le trattative per arrivare a un cessate il fuoco sembrano non avanzare. Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu, arriva oggi in Israele. Abu Mazen, il presidente palestinese, è in Turchia dopo aver incontrato Abdel Fattah Al Sisi in Egitto. Ma sono pro- Sirena L’allarme razzi è suonato mentre Netanyahu era al telefono con Obama prio le divisioni tra i Paesi che potrebbero spingere di più il negoziato a creare ostacoli. Recep Tayyip Erdogan, il premier turco, ha dato del «tiranno» a Al Sisi, mentre gli egiziani accusano Ankara e il Qatar di aver intralciato le trattative. D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA La coppia Hamas non ha più sostenitori sicuri, tranne il miliardario Qatar e la Turchia di Erdogan non possono esistere due «cause palestinesi», una in Cisgiordania e l’altra nella Striscia, ed è quindi naturale che si cerchi una possibile risultante. Ma chi la cerca davvero? Israele non vuole sostenere il governo palestinese di unità nazionale, ma ha timore che, travolgendo Hamas, trovi nemici ancora peggiori. Abu Mazen vola in Turchia per convincere Erdogan a mediare. L’Iran ha un contenzioso assai più delicato di quello rappresentato da un conflitto apparentemente senza soluzione. Gli Stati Uniti, con l’altalenante impegno del segretario di stato Kerry, sembrano dimostrare — alternativamente — interesse e stanchezza. L’Unione europea pare farsi un punto d’onore delle proprie divisioni. Ogni giorno le notizie della guerra di Gaza ci inseguono con numeri che impressionano sempre di meno. Del resto, ormai siamo abituati a considerare quasi normali persino gli oltre 150.000 morti della guerra civile siriana. Il rischio dell’assuefazione è davvero micidiale. Antonio Ferrari [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L'intervista/1 Il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni stigmatizza la trasformazione di un conflitto politico in religioso «Noi ebrei italiani vediamo segnali inquietanti» C’è il timore che possano ripetersi gli episodi di intolleranza francesi ROMA — Siete preoccupati? «Anzitutto c’è una preoccupazione di fondo per quello che sta succedendo, la pena, la sofferenza, la tensione, i morti. E a tutto questo si somma la preoccupazione per cose già viste...». Riccardo Di Segni è il rabbino capo di Roma; la più antica comunità della diaspora risale nella memoria ad oltre duemila anni, ma non occorre andare tanto lontano. «Ogni volta che c’è un intensificarsi del conflitto nell’area del Vicino Oriente, c’è una ricaduta europea a espressione antiebraica. È già successo varie volte, con effetti sanguinosi». Il presidente degli ebrei romani, Riccardo Pacifici, ha ricordato l’attentato alla sinagoga di Roma, nell’82, con la morte di Stefano Gaj Taché, un bimbo di due anni. «Sì, ciò che accadde nell’82 è chiaramente simbolico, nella sua minaccia. Ci si rivolge alla sinagoga come a un simbolo, si estende il conflitto all’Europa con uno slittamento dal piano politico a quello religio- so. L’indicatore francese è angosciante. Alcune cose che sono poi successe in Italia hanno avuto sempre precedenti francesi, anche nell’82. E in Francia stanno succedendo fatti allarmanti, l’assalto alle due sinagoghe, i fedeli rimasti sequestrati nel tempio a Parigi...». E ora sulla sinagoga di Vercelli sono apparse scritte del tipo «Israele assassini». Cosa dicono episodi simili? «C’è un conflitto mediorientale che op- ❜❜ Piano religioso La sinagoga diventa un simbolo, con uno slittamento dal piano politico a quello religioso pone israeliani e palestinesi. Una larga ma peraltro non esclusiva maggioranza degli ebrei sostiene le ragioni di Israele, per motivi storici, di vicinanza, per il fatto che molti hanno parenti e amici là. Ma che lo si voglia far diventare un conflitto tra ebrei e musulmani è qualcosa di aberrante. L’idea che una sinagoga diventi il bersaglio del conflitto nel Vicino Oriente è folle. Lo si trasforma in una guerra di religione. E ci sono dei segnali...». Ad esempio? «In Turchia il partito di Erdogan ha sollecitato il boicottaggio dei negozi degli ebrei, lo stesso Erdogan dice che gli ebrei si devono scusare. E di che cosa si dovrebbero scusare, gli ebrei turchi? A Zurigo c’è stata una manifestazione filo palestinese con striscioni che dicevano che un buon ebreo è un ebreo morto. Un ebreo, non un israeliano. Qui sta il passaggio angosciante». C’è chi rinfaccia agli ebrei il sostegno alle ragioni di Israele... «La differenza è nel fatto che noi non esportiamo il conflitto in Europa, non andiamo ad attaccare le moschee. Questo è il punto nodale: c’è un fondamentalismo che sta esportando il conflitto. E poi c’è anche Chi è Rabbino capo Riccardo Di Segni, 64 anni, dal 2001 rabbino capo della Comunità ebraica di Roma, la più antica della diaspora. Medico, primario di radiologia all’ospedale San Giovanni, nella Capitale, dal dicembre 2006 siede nel Comitato nazionale per la bioetica di cui è uno dei vicepresidenti. Ebreo osservante e custode delle tradizioni, è anche uomo del dialogo e nel 2007 è stato insignito del Premio europeo «Stefano Borgia» per la pace e il dialogo interreligioso e fra i popoli un problema di informazione, di chi colpevolizza una parte facendo leva su sentimenti ancestrali». Il Talmud dice che «il mondo si regge sul respiro dei bambini». Lei, da uomo di fede, cosa sente davanti a tragedie come i bimbi di Gaza uccisi in spiaggia? «Sento un dolore, una pena infinita. Bisogna mantenere il livello di vigilanza del dolore, non abituarsi. E insieme analizzare. A distanza minima dalla Striscia sono in corso massacri che coinvolgono intere popolazioni civili, ad esempio in Siria, e la cosa non fa notizia. C’è da chiedersi perché». Ieri il Papa ha telefonato a Peres e Abu Mazen, quando li invitò in Vaticano disse: «Costruire la pace è difficile, ma vivere senza pace è un tormento». «È giusto, ma a Peres scade il mandato e Abu Mazen controlla a stento la Cisgiordania e per nulla la Striscia. Si sta parlando a persone che purtroppo non hanno capacità di intervenire. Il fenomeno cui stiamo assistendo è un circolo vizioso di radicalizzazione, di estremismo. La buona volontà non manca. Ma c’è n’è tanta, di cattiva volontà». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Esteri 17 italia: 51575551575557 # Il retroscena Le rivelazioni di una fonte vicina all’esecutivo al quotidiano Haaretz L’avanzata israeliana LEGENDA Aree cittadine Campi profughi H Ospedali Compound Onu Distruzione dei tunnel con i bulldozer. Le colonne israeliane ieri sono rimaste a 1,5 km dal confine senza entrare nei centri abitati Valico di Erez Beit Lahiya 6,5 km H H H Jabalia L’attacco di terra deciso da giorni Così Netanyahu ha spiazzato tutti Anche un falso scoop passato alla Bbc per ingannare Hamas Gaza City DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GAZA H Deir al-Balah Beit Hanoun Bombardamenti ISRAELE Kahn Yunis H H Bombardamenti LE VITTIME 2.064 EGITTO Rafah Dahanya almeno 50 bambini 274 Feriti Morti GERUSALEMME — Guardare a nord per colpire a sud. A metà novembre del 2012 Benjamin Netanyahu, già allora premier, visita le alture del Golan assieme a Ehud Barak, ministro della Difesa e soldato più decorato della storia di Israele. Mentre i binocoli dei due politici osservano le postazioni siriane da dove sono partiti alcuni colpi di artiglieria, i mirini dei droni sono già puntati sul vero obiettivo: Ahmed Jaabari, comandante in capo dell’esercito irregolare di Hamas. E’ appena tornato dal pellegrinaggio alla Mecca, crede che la boss di Hamas: se non vengono soddisfatte le nostre richieste, continuiamo a sparare razzi sulle vostre città. La trattativa è per ora chiusa. Eppure una fonte del governo lascia trapelare alla Bbc che il giorno dopo, alle 6 di venerdì, il cessate il fuoco sarebbe entrato in vigore, l’intesa è stata trovata. Nel gioco delle parti Avigdor Protagonisti Finti segnali La delegazione inviata al Cairo, il «sostegno» ai tentativi di Abu Mazen, la tregua di venerdì: sarebbero stati tutti finti segnali calma apparente sia reale, allenta le misure di sicurezza: la sua auto viene centrata da un missile e cominciano otto giorni di guerra. Da martedì, da quando è fallito il tentativo dei generali egiziani di far ingoiare a Hamas il cessate il fuoco e la carta su cui sta scritto, il governo israeliano dà il via a una serie di mosse per depistare i leader fondamentalisti. Accetta di inviare al Cairo una delegazione che provi a negoziare la calma, lascia intendere di sostenere i tentativi del presidente palestinese Abu Mazen, diffonde gli umori di Netanyahu come fumogeni di copertura: il primo ministro minaccia, minaccia ma vuole evitare l’invasione di terra. In realtà — ricostruisce Barak Ravid sul quotidiano locale Haaretz — il consiglio di sicurezza vota il sì all’offensiva già nella notte tra martedì e mercoledì. Al mattino Yoram Cohen, capo dello Shin Bet, Isaac Molho, avvocato e consigliere di Netanyahu , Amos Gilad, alla guida del dipartimento Affari militari—politici, partono per l’Egitto, dove condividono l’iftar (il pasto che alla sera rompe la giornata di digiuno durante il mese di Ramadan) con Mohammed Ahmed Farid Al Tohami, il generale che comanda i servizi segreti. Tornano in Israele dopo aver digerito il messaggio trasmesso dai Benjamin Netanyahu Premier israeliano, teme una lunga occupazione della Striscia (Ansa) Avigdor Lieberman Ministro degli Esteri, da settimane preme per invadere Gaza (Getty) Naftali Bennett Ministro dell’Economia, vuole il «pugno di ferro» con Hamas (Ap) Lieberman, il ministro degli Esteri, continua a interpretare il suo ruolo, smentisce che ci sia un accordo, per lui il conflitto va avanti. E’ quello che vuole, sono settimane che preme e spreme Netanyahu perché dia l’ordine alla fanteria di entrare nella Striscia di Gaza. Di più: vuole rioccuparla e destituire i fondamentalisti che ne hanno tolto il dominio ad Abu Mazen nel giugno di sette anni fa con un golpe. Per cinque ore giovedì la calma ritorna a Gaza. Le Nazioni Unite hanno ottenuto da Israele una pausa umanitaria nei bombardamenti, i palestinesi possono uscire dalle case dove sono rimasti rintanati per dieci giorni, andare al mercato e accumulare scorte di cibo, sembrano le prove generali per la fine degli scontri. Tra le 10 e le 15 anche i comandanti di Hamas fermano i lanci di missili ma è in quella mattina che il commando di 13 miliziani sbuca in un campo dall’altra parte della barriera pronti ad assaltare un kibbutz: vengono neutralizzati dai soldati. Netanyahu, dopo aver confermato in diretta televisiva il via all’attacco di terra, ripete che è stato quel raid dalla galleria sotterranea a convincerlo: «Dobbiamo distruggere i loro tunnel del terrore». La decisione era già stata presa tre giorni prima. Da quando Israele ha lasciato la Striscia con il ritiro unilaterale le operazioni militari sono già state quattro, la prima nel 2006 poche ore dopo il rapimento del caporale Gilad Shalit. I ministri che oggi spingono per riprendere il controllo di Gaza sono gli stessi politici che nove anni fa si erano opposti alla decisione di Ariel Sharon. Naftali Bennett, il ministro dell’Economia, allora era ancora un imprenditore hitech che stava per vendere la sua società per 145 milioni di dollari ma già rinvigoriva l’ideologia dei coloni. Allora Netanyahu si era scontrato con Sharon così duramente da spingere il generale-premier a lasciare il Likud per fondare un nuovo partito. Adesso è lui a non voler tornare a impantanarsi tra le sabbie di Gaza. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista/2 Mustafa Barghouti, membro del Comitato centrale dell’Olp: «Ormai ci hanno abbandonati» «Noi palestinesi dimenticati dai leader arabi» «Colgo manifestazioni di sostegno in Europa ma non in Medio Oriente» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Le mappe dell’influenza in Medio Oriente sono state così ridisegnate da spingere un portavoce di Hamas alla disperazione geografica: «Per il mondo arabo sembra che Gaza sia in Cina. Si sono dimenticati di noi». È quello che Zvi Barel, analista del quotidiano Haaretz chiama «Il nuovo ordine»: «A differenza dei conflitti precedenti — quando i fondamentalisti potevano contare sul supporto finanziario e militare dell’Egitto, la generosità del leader iraniano Mahmoud Ahmadinejad, l’ospitalità della Siria per i campi di addestramento e la munificenza della Turchia e del Qatar — adesso stanno conducendo una guerra solitaria». Politico indipendente, Mustafa Barghouti fa parte del comitato centrale dell’Organizzazioni per la liberazione della Palestina e nel 2007 è stato ministro dell’Informazione nel governo di unità nazionale rimasto sotto le macerie degli scontri tra Hamas e Fatah, quando i fondamentalisti hanno tolto con le armi il controllo della Striscia al presidente Abu Mazen. Considera gravi le parole del ministro degli Esteri egiziano, pronunciate dopo l’inizio dell’invasione via terra («Hamas non ha accettato la nostra proposta di tre- ❜❜ Le rivendicazioni La questione palestinese deve essere lasciata fuori dagli altri conflitti e dalle sfide per il potere regionali gua, adesso sono responsabili dei morti palestinesi»). «I leader al Cairo devono smetterla di trattare Hamas solo come l’emanazione dei Fratelli musulmani. Questa strategia va a beneficio degli israeliani. La questione palestinese deve essere lasciata fuori dagli altri conflitti e dalle sfide per il potere regionali. La sofferenza dei palestinesi riguarda l’umanità. Così vedo manifestazioni di sostegno in Sudafrica e in Europa ma non nei Paesi arabi». Eppure in questi undici giorni di guerra Abdel Fattah al Sissi, il generale egiziano diventato presidente, sembra voler lasciar finire agli israeliani il lavoro che ha cominciato a casa, dopo aver deposto Mohammed Morsi e dichiarati i Fratelli musulmani illegali: abbattere l’organizzazione più importante dell’islam politico. «Hamas vuole davvero la riconciliazione con Abu Mazen. Lo sviluppo più importante all’interno del movimento è che i leader hanno capito di non poter essere un’alternativa alla Organizzazione per la liberazione della Palestina. Il gover- Chi è Politico palestinese Mustafa Barghouti, 60 anni, è segretario del partito Iniziativa popolare palestinese, che ha fondato nel 2002. Cugino del più noto Marwan, oggi detenuto nelle carceri israeliane, ha fatto parte della delegazione palestinese alla conferenza di Madrid del 1991. Attivo nelle organizzazioni non governative, è apprezzato per il suo impegno in favore della non violenza grazie al quale nel 2010 ha ricevuto la Legion d’Onore dalle mani del ministro degli Esteri francese Bernard Kouchner no israeliano di Benjamin Netanyahu ha cominciato questo massacro a Gaza per impedire l’intesa tra le fazioni e per fermare i negoziati di pace. Non è un conflitto contro Hamas, è un attacco a tutti i palestinesi. Per questo sostengo l’idea di Abu Mazen che vuole chiedere alle Nazioni Unite di mettere la Palestina sotto protezione internazionale». Tra le ipotesi per una tregua che riporti la calma stabilita dopo il conflitto del 2012, i negoziatori egiziani starebbero pensando di aprire il valico di Rafah, al confine sud della Striscia, e di affidarlo alle forze di Abu Mazen. «I capi di Hamas non hanno nessuna obiezione a lasciare il controllo della frontiera. Chiedono però che sia una questione discussa tra i palestinesi, non un’imposizione degli israeliani. Il primo tentativo di cessate il fuoco non rappresentava una vera offerta. I palestinesi vogliono garanzie dalla comunità internazionale che i patti verranno rispettati». D. F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il rapporto Pena capitale, lieve flessione nel mondo «Aboliamola» ROMA — Di poco, ma le pene capitali nel 2013 sono aumentate: 4.016 contro le 3.967 del 2012. E di queste circa 3 mila, ovvero i due terzi del totale, sono state eseguite soltanto in Cina, il Paese che nel Rapporto annuale della Ong «Nessuno tocchi Caino», si conferma il leader indiscusso nel mondo. Basti pensare che subito dopo la Cina ci sono l’Iran e l’Iraq con, rispettivamente, 687 e 172 esecuzioni capitali e ancora l’Arabia Saudita, con 78. Ancora alto anche il numero di esecuzioni capitali portate a termine negli Stati Uniti: 39. «Nonostante il lieve aumento delle esecuzioni prosegue l’evoluzione positiva verso l’abolizione», ha detto Elisabetta Zamparutti, tesoriera della Ong, spiegando che ad oggi sono diventati 161 i Paesi che hanno deciso di abolire la pena capitale per legge o per pratica. Sono vent’anni che i radicali impegnati nell’associazione «Nessuno tocchi Caino» portano avanti la loro battaglia diplomatica per l’abolizione della pena di morte nel mondo e anche quest’anno, in occasione del rapporto annuale, hanno ricevuto il plauso del presidente della Repubblica. «L’abolizione della pena di morte è una battaglia di civiltà giuridica e di grande valore etico nel solco del pensiero di Cesare Beccaria», ha scritto il presidente Giorgio Napolitano in un messaggio fatto recapitare ieri mattina a Marco Pannella. Messaggi sono arrivati anche dai presidenti di Camera e Senato, Laura Boldrini e Piero Grasso, nonché del ministro degli Esteri Federica Mogherini che ha voluto ricordare come l’Italia sia in prima linea in questa battaglia per l’abolizione della pena di morte. La ong «Nessuno tocchi Caino» anche quest’anno ha voluto attribuire il premio Abolizionista dell’anno, dedicato ai Paesi che accettano di abolire al loro interno la pena di morte. Quest’anno il premio è andato al presidente della Repubblica del Benin Boni Yayi. Al. Ar. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Calabria Michele Albanese lavora nella Piana di Gioia Tauro. Al giornalista del «Quotidiano del Sud» la solidarietà di Libera e Rosy Bindi Scorta e auto blindata per il cronista che scrisse dell’«inchino» al boss Allarme per una conversazione intercettata tra uomini di ‘ndrangheta REGGIO CALABRIA — L’intercettazione ambientale è chiara e non lascia spazio a dubbi. Alcuni esponenti di una cosca molto forte della Piana di Gioia Tauro, con il consenso di tutte le famiglie di ‘ndrangheta del territorio, erano pronti a compiere un attentato contro Michele Albanese, cronista del Quotidiano del Sud, autore dello scoop di qualche giorno fa sul quell’inchino della Madonna delle Grazie davanti casa del boss Giuseppe Mazzagatti, durante la processione di Oppido Mamertina, denunciato dal maresciallo dei carabinieri Andrea Marino. L’autorevolezza criminale dei personaggi intercettati che discutevano già di come e quando agire, ha spinto il prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino a convocare con urgenza il Comitato per l’ordine e la sicurezza e poi ad assegnare al giornalista la scorta armata e un’auto blindata. «Il mio lavoro proseguirà comunque con la stessa determinazione e lo stesso impegno di prima» ha detto il cronista del Quotidiano del Sud. Michele Albanese vive e conosce perfettamente le strategie delle cosche nella Piana di Gioia Tauro, essendo da tempo impegnato a scrivere le storie criminali di personaggi che appartengono al gotha della ‘ndrangheta calabrese. Piromalli, Pesce, Bellocco, Alvaro, di loro si è sempre oc- cupato il cronista calabrese, tanto da essere costantemente nel mirino dei boss — tanto da mettere a punto l’idea di un attentato contro di lui — che gestiscono le attività illecite nell’area del porto di Gioia Tauro, porta del Mediterraneo e crocevia di interessi legati al traffico della cocaina. Ma a infastidire i clan potrebbe essere La processione La statua della Madonna delle Grazie per le strade di Oppido Mamertina lo scorso 2 luglio, prima del famigerato «inchino» sotto casa del boss stato anche l’ultimo scoop, legato alla tradizione religiosa delle processioni in adorazione ai boss locali, che in quasi tutti i paesi della Calabria si celebra da de- La vicenda Il progetto dell’attentato intercettato al telefono Le misure di protezione 1 Michele Albanese, giornalista del Quotidiano del Sud e collaboratore dell’Ansa, è sotto scorta. Viaggerà su un’auto blindata seguito dalla polizia. La decisione è stata presa dal Comitato provinciale per l’ordine e la sicurezza pubblica, nel corso di una riunione convocata dal prefetto di Reggio Calabria Claudio Sammartino 2 Albanese segue le vicende delle cosche della Piana di Gioia Tauro. La scorta al cronista è stata assegnata dopo che sono state intercettate conversazioni tra affiliati alle cosche calabresi che parlavano di metterlo a tacere. Squadra mobile e Dda hanno intercettato la conversazione nell’ambito dell’inchiesta Deus contro la cosca Crea di Rizziconi Lo scoop dell’inchino della Madonna di Oppido 3 Albanese è il giornalista che per primo ha dato notizia dell’inchino della Madonna delle Grazie di Oppido Mamertina davanti all’abitazione del boss Giuseppe Mazzagatti. Per quel motivo il maresciallo dell’Arma Andrea Marino lasciò la processione rimproverando don Benedetto Rustico, cugino del boss, di non aver fatto lo stesso cenni e soltanto oggi sembra sia diventata d’interesse investigativo per magistratura e forze dell’ordine dopo la scomunica di papa Francesco. Da cronista Michele Albanese ha innescato la scintilla mediatica portando alla ribalta un problema che tutti conoscevano, ma facevano finta di ignorare, alcuni sacerdoti per primi, sordi e ciechi davanti a quei portatori, con fedina penale da calendario, che si caricano i Santi sulle spalle per dimostrare chi comanda in quel determinato territorio. Come scrive oggi in un suo editoriale Gianni Festa, direttore del Quotidiano del Sud, «i reportage di Albanese trasudano verità sofferte e, in essi, il coraggio del racconto è sempre al centro dell’indagine, del reale». Già il reale. Nella intercettazione captata dalle forze dell’ordine le cosche della ‘ndrangheta della Piana di Gioia Tauro parlano di come tappare la bocca al giornalista scomodo che avrebbe ostacolato con i suoi articoli gli interessi dei clan sul territorio. Albanese ha ricevuto solidarietà da ogni parte. Gli ha telefonato Rosy Bindi, presidente della Commissione parlamentare antimafia. Libera si è schierata al suo fianco: «L’informazione corretta e limpida finisce nel mirino delle mafie a conferma del fondamentale ruolo di sentinella nei territori più difficili» ha ricordato don Pino De Masi. Si sono schierati anche i rappresentanti dei giornalisti. Per il presidente dell’Ordine regionale Giuseppe Soluri «è inquietante il fatto che un giornalista sia costretto a muoversi sotto scorta, solo perché ha fatto il suo mestiere di cronista». Carlo Macrì [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Mafia Il sondino nasogastrico non basta. I medici si sono rivolti al figlio per avere il consenso all’utilizzo di tecniche più invasive Chiesta l’alimentazione forzata per Provenzano Il legale: ci diano la cartella clinica, dobbiamo capire se è accanimento terapeutico DAL NOSTRO INVIATO PALERMO — Nel ventiduesimo anniversario di una delle stragi per le quali sta scontando l’ergastolo — l’eccidio di via D’Amelio dove saltarono in aria Paolo Borsellino e cinque agenti di scorta — la vita del boss mafioso Bernardo Provenzano è appesa alla decisione dei suoi parenti: dare o meno il consenso all’alimentazione forzata ritenuta necessaria dai medici dell’ospedale San Paolo di Milano in cui è ricoverato, il reparto protetto per i detenuti al 41 bis. Uno dei principali padrini di Cosa nostra, responsabile di quella stagione di sangue di cui in questi giorni si celebra la tappa forse più misteriosa, sta talmente male che per alimentarlo non basta più il sondino nasogastrico al quale è legato da oltre un anno. Secondo i sanitari deve passare alla Peg — endoscopia percutanea gastrica — per la quale è necessario un intervento chirurgico. Ma siccome il paziente non è in grado di comprendere e di volere, la scelta spetta al figlio Angelo, nominato «amministratore di sostegno» del padre dal giudice tutelare. I carabinieri gli hanno comunicato la notizia l’altra sera, ma prima di autorizzare l’operazione che prevede l’anestesia, il figlio del capomafia vuole consultarsi con un medico di fiducia. Al quale vuole sotto- La parola Peg ‘‘ La Peg è una tecnica che consente la nutrizione enterale. Letteralmente significa gastrostomia endoscopica percutanea. Per il suo utilizzo è necessario che il paziente venga sottoposto a intervento chirurgico. Questo tipo di nutrizione si rende necessaria nei pazienti che non sono in grado di nutrirsi autonomamente per bocca. A differenza del sondino nasogastrico risulta maggiormente tollerata e permette il mantenimento della funzionalità intestinale porre le cartelle cliniche di Provenzano che finora, nonostante le richieste del suo legale, non ha potuto avere. È l’avvocato Rosalba Di Gregorio a denunciare che «il ministero della Giustizia non ha ancora autorizzato l’ospedale a darne copia», sebbene le sue istanze siano state presentate prima che si verificasse questa nuova situazione. Ora è prevedibile che il diario clinico del paziente sia consegnato ai familiari, che a quel punto dovranno sciogliere il nodo: consentire o meno l’alimentazione forzata. Spiega ancora l’avvocato Di Gregorio, autrice con la giornalista Dina Lauricella di un libro appena uscito, Dalla parte sbagliata, sui depistaggi costruiti intorno alla strage di via D’Amelio attraverso il falso pentito Scarantino (che però non riguardano la posizione di Provenzano): «La decisione ormai sconfina nel campo etico. Dobbiamo comprendere se questo nuovo intervento è un modo per far stare almeno un po’ meglio un uomo che da tempo non riconosce più i suoi familiari, tanto che la visita mensile si riduce ormai alla durata di pochi minuti, oppure se si tratta di una forma di accanimento terapeutico, sulla quale ci sarebbe da riflettere». In pratica la moglie e i figli del boss devono stabilire se continuare a tenere in vita un ottantunenne che non solo non può partecipare ai processi a suo carico ancora in corso, ma nemmeno parlare e comprendere quello che accade intorno a lui, né alimentarsi senza le macchine e i tubi a cui è attaccato; oppure lasciarlo mo- L’arresto Il boss Bernardo Provenzano arrestato l’11 aprile 2006 a Corleone dopo una latitanza durata 43 anni. Attualmente è ricoverato in ospedale a Milano, in un reparto protetto per i detenuti al 41 bis. È ritenuto uno dei principali capi di Cosa nostra rire. «Se deve rimanere un guscio vuoto, che senso può avere l’operazione?», si chiede il difensore che insiste: «È una scelta da compiere nella piena consapevolezza della situazione clinica, e della sua eventuale reversibilità. Per questo occorre consultare un medico di fiducia della famiglia». Con pareri contrastanti da parte della magistratura — favorevoli alla detenzione ordinaria le Procure di Palermo, Caltanissetta e Firenze; contraria la Procura nazionale antimafia — il ministro della Giustizia ha finora sempre confermato il regime di «carcere duro» per Provenzano. Una nuova decisione del giudice a cui s’è rivolta l’avvocato Di Gregorio è prevista per ottobre. Il «41 bis» non incide in nessun modo sulle gravi condizioni di salute in cui versa il capomafia; semmai la questione riguarda la compatibilità con la detenzione, in qualunque forma, e pure su questo un altro giudice si pronuncerà a ottobre. Sempre che il padrino sia ancora in vita, e che i suoi cari non decidano prima di «staccare la spina». Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA ✒ «Voi politici peggio dei clan» Il pm in aula parla come Grillo di MARCO DEMARCO O biettivo degli strali sono i politici corrotti, compromessi, comunque sotto accusa. E questo è un famoso Grillo di annata: «Arrendetevi, siete circondati dal popolo italiano. Uscite con le mani alzate e nessuno vi toccherà!». Questo, invece, è il pm Antonello Ardituro, già noto per aver mandato sotto processo Nicola Cosentino, l’anima nera del berlusconismo campano quando ancora contava nel partito: «Arrendetevi! Vergognatevi! Con i rifiuti vi siete mangiati la vostra terra. Avete più colpe dei camorristi. Quelli almeno si pentono. Voi avete molto più da perdere!». Grillo parlava in quel modo in una piazza affollata, nel febbraio dell’anno scorso: un comizio con il lanciafiamme, tra i più cliccati su YouTube. Ardituro è intervenuto ieri nell’aula del tribunale di Santa Maria Capua Vetere, dove si sta celebrando il processo contro Enrico Fabozzi, ex sindaco pd di Villa Literno, poi consigliere regionale decaduto e quindi riammesso in Consiglio, sebbene nel frattempo espulso dal Pd, per un’altalena di condanne e assoluzioni legate ad altre vicende giudiziarie. Ora Fabozzi è accusato di concorso esterno in associazione camorristica per un appalto di 13 milioni concesso nel 2007 a imprenditori legati ai Casalesi. Copyright a parte, una prima questione si impone: è normale che un pm parli come il più radicale dei leader di opposizione? Ed è normale che lo faccia con gli stessi toni e con la stessa inclinazione moralistica, non durante un convegno o un’intervista sui massimi sistemi, ma in un’aula di tribunale, nel corso di una requisitoria? No, normale non è, tanto è vero che ieri la polemica ha subito intasato i siti e le agenzie. Dalla renziana Pina Picierno, che pure fu tra i primi a contestare Fabozzi quando ancora era nel Pd, all’azzurro Nitto Palma, il fronte dei politici si è compattato: Ardituro pensi a fare il pm, ricordi le parole di Napolitano sulla «cruciale importanza» di comportamenti rigorosi e responsabili, raccolga prove e cerchi di convincere con queste, non con le tirate qualunquiste. Ecco il tono delle prime reazioni. Tuttavia, nessuno può negare che un risultato sia già stato raggiunto. Fabozzi non è Cosentino e ieri c’erano notizie internazionali e giudiziarie ben più forti, ma ciò nonostante la requisitoria di Santa Maria Capua Vetere è «passata» ugualmente. Sarebbe successo se fosse stata pensata con meno punti esclamativi? Non è un particolare di poco conto, poi, il fatto che il pm Ardituro sia stato appena eletto al Csm e che in un prossimo futuro dovrà occuparsi dell’autogoverno della magistratura. @mdemarco55 © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Napoli Il cadavere trovato il 24 giugno, si pensò a un volo dalla finestra Chicca, morta a sei anni «Forse non è caduta» Indagini per omicidio e abusi Tre anni fa in quel palazzo una tragedia identica La vicenda La tragedia Fortuna Loffredo è morta il 24 giugno scorso dopo un volo dal settimo piano del palazzo dove viveva al Parco verde di Caivano (foto) in uno dei quartieri più degradati e difficili di tutta la provincia di Napoli. Aveva solo sei anni. Il suo corpicino è stato ritrovato a terra da alcuni testimoni, anche se nessuno l’ha mai vista cadere L’indagine Ora la Procura di Napoli ha aperto un fascicolo sul caso e sta indagando sull’ipotesi di violenza sessuale e omicidio: la bambina non sarebbe morta per una tragica fatalità, perché protesasi troppo alla ringhiera del balcone I sospetti del parroco A sollevare sospetti non solo le voci del quartiere ma anche quelle del parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello, che al funerale ha invitato a parlare «chi sa». I magistrati stanno scavando negli ambienti degradati del Parco Verde NAPOLI — Negli uffici della nuova Procura di Napoli Nord c’è da qualche giorno un fascicolo che pesa più di tutti gli altri, anche se dentro ci sono ancora soltanto pochi fogli. È il fascicolo di una indagine per violenza sessuale e omicidio, e per ora l’unico nome noto è quello della vittima: Fortuna Loffredo, 6 anni. Fortuna, che tutti chiamavano Chicca, è morta il 24 giugno scorso dopo un volo (forse) dal settimo piano del palazzo dove abitava al Parco Verde di Caivano, che è uno dei posti dove si vive peggio dell’intera provincia di Napoli. Fino a oggi non è venuto fuori ancora nessuno che l’abbia vista cadere. Gli uni- Muro di silenzio Fino a oggi le indagini non hanno raccolto nemmeno una testimonianza utile ci testimoni sono quelli che hanno trovato il corpicino a terra e hanno inutilmente provato a portare Chicca in ospedale. All’inizio poteva sembrare la tragedia di una bimba troppo piccola per essere lasciata da sola in casa e ancora troppo incosciente per capire che sporgersi dal balcone è pericoloso. Ma solo all’inizio. Perché in pochi giorni questa storia è diventata un mistero, un giallo alimentato non solo dalle voci del quartiere, ma anche da quella autorevole del parroco di Caivano, don Maurizio Patriciello (il sacerdote divenuto famoso per la sua battaglia contro l’avvelenamento della Terra dei Fuochi) , che al funerale usò parole scelte non a caso: «Chi sa, deve parlare. Davanti a Dio e agli uomini». A cosa si riferiva don Patriciello? E che cosa ha spinto il procuratore Francesco Greco e i suoi sostituti Federico Bisceglia e Claudia Maone a concentrarsi su una pista investigativa così inquietante? Bisogna tornare a quel 24 giugno per cercare, se non le risposte, almeno di mettere in ordine e riavvolgere l’ingarbugliato nastro di questa vicenda. Dalle indagini risulta che Fortuna quel giorno voleva andare a casa della sua amichetta che abita al piano di sotto. Si presentò davanti alla porta, ma la mamma dell’altra bambina non l’avrebbe fatta entrare: ai carabinieri ha raccontato di averle detto di tornare più tardi perché stava lavando a terra. Da questo momento finisce ogni informazione. Nessuno sembra sapere più nulla di cosa fece la bambina: se entrò ugualmente a casa dell’amichetta, se tornò a casa sua, se ci tornò da sola, se parlò con qualcun altro. Finora, nonostante autorevoli consulenze tecniche cui i magistrati sono ricorsi, non si è riusciti nemmeno a stabilire da quale balcone o finestra della sua casa Fortuna sia caduta. Non è stato trovato niente che desse una traccia, tipo una sedia davanti a una ringhiera o a un davanzale. Che sono alti un metro e mezzo, e quindi Chicca, piccola com’era, non avrebbe certo potuto scavalcarli senza arrampicarsi prima su qualcosa che l’agevolasse. Sempre che quando è precipitata la bambina fosse davvero a casa sua e non altrove. E l’impossibilità, a causa dell’immediata rimozione del corpo, di stabilire anche il pun- Mistero Manifesti funebri affissi in occasione della morte di Fortuna Loffredo, detta Chicca, avvenuta in un palazzo di Caivano to esatto dell’impatto al suolo e la traiettoria del volo (è stata fatta una ricostruzione ritenuta attendibile ma potrebbe non essere precisa al cento per cento), rende ancora più difficile il lavoro degli investigatori. Che però passi avanti ne hanno fatti ugualmente, se proprio ieri, in attesa dei risultati ufficiali dell’autopsia, si è deciso di affidare ai Ris un esame approfondito degli abiti che la bambina indossava quando è morta. ❜❜ L’appello «Chi sa qualcosa sulla morte della bambina deve parlare, davanti a Dio e davanti agli uomini» Prete da battaglia Don Patriciello, parroco a Caivano Don Maurizio Patriciello Ma non è la scienza a guidare questa indagine. Semmai a quella magistrati e carabinieri chiedono conferme all’idea che si sono fatti scavando nell’ambiente degradato di quel Parco Verde dove succede davvero di tutto: dalla prostituzione allo spaccio di droga, a convivenze disordinate oppure obbligate da arresti domiciliari. E dove troppo spesso anche i bambini sono costretti, loro malgrado, a crescere in fretta. In un ambiente così girano pure tantissime voci, e molte — inquietanti come la pista investigativa — le hanno raccolte anche i legali di Pietro Loffredo, il padre di Chicca che è in carcere da tre anni perché vendeva dvd falsi, non ha più rapporti con la madre di sua figlia e ha chiesto assistenza agli avvocati Angelo e Sergio Pisani. Certo, le voci hanno bisogno di verifiche, ma una sicuramente no: quella che racconta di quando, tre anni fa, il fratellino dell’amichetta di Chicca morì precipitando dal sesto piano di quello stesso palazzo. Anche su quell’episodio c’è una indagine ancora aperta, che però non ha imboccato la pista della pedofilia. E dove non compare un particolare che invece al Parco Verde oggi raccontano tutti: quel bimbo fu trovato con una sola scarpa, la sinistra, e l’altra non è mai più spuntata. Anche Chicca indossava solo la scarpa sinistra. E la destra non è stata ritrovata. Fulvio Bufi © RIPRODUZIONE RISERVATA Pescara I servizi sociali e il giudice dei minori: «Non sapevamo nulla» Libera le gambe dalla pesantezza! PESCARA — Le compresse di Risperdal sono lì, nella confezione intatta da quattro giorni. Massimo Maravalle, 47 anni, tecnico informatico di Pescara, un passato in banca a Milano, è sveglio. La patologia di cui soffre da anni, un disturbo psicotico atipico che ingigantisce ansie e paure, è peggiorata da quando non manda più giù le pillole. È trascorsa la mezzanotte e lui si dirige nella stanza dove dorme Maxim, cinque anni compiuti, il bimbo che lui e la moglie Patrizia, avvocato, hanno adottato. Gli preme il cuscino sul volto fino a soffocarlo. Poi, impassibile, cammina su e giù per il corridoio. Resterà senza apparenti emozioni anche dopo, quando Patrizia si sveglierà e, disperata, si accorgerà che il figlio sta male, anzi è freddo e non ha più battito come accerterà poco dopo il 118. Gli agenti della Volante, diretti da Alessandro Di Blasio, e quelli della Squadra Mobile, coordinati da Pierfrancesco Muriana, ascolteranno la confessione del marito («È stato un raptus») e lo arresteranno all’alba per omicidio aggravato trasferendolo quindi in carcere. Increduli i vicini, che raccon- tano di un genitore sempre cordiale e sorridente, che stravedeva per il figlio e lo seguiva nei tanti impegni, dal nuoto alla ginnastica artistica o al corso d’inglese. Maxim era arrivato in Italia nel mese di maggio di due anni fa con una procedura di adozione internazionale. Dalla città russa di Blagovešcensk fino a Pescara, nella palazzina situata in via Petrarca 44, a due passi dal mare. Il triciclo e l’auto-giocattolo, ieri, erano ancora nell’androne. Una tragedia sui cui lati oscuri il pm incaricato, Andrea Papalia, avrà da lavorare. Le indagini della Squadra Mo- La vittima Maxim, il bambino di cinque anni ucciso a Pescara bile hanno accertato che Maravalle soffriva di disturbi psichici ancor prima di iniziare la procedura d’adozione che, come tutti sanno, ha regole severissime. Il sindaco di Pescara, Marco Alessandrini, fa sapere che dai servizi sociali non riferiscono segnalazioni né «episodi che avrebbero potuto allarmare». Oggi la Squadra mobile ascolterà lo psichiatra Alessandro Rossi che aveva in cura Maravalle. «Siamo sgomenti e sbalorditi» ha detto Silvia Reitano, il giudice del tribunale dei minori dell’Aquila che ha istruito la pratica dell’adozione di Maxim. E anche Cecilia Angrisano, presidente facente funzioni del tribunale, sostiene che non c’erano «elementi da cui desumere o ipotizzare presunte patologie». Mai avuto comportamenti strani. Ad eccezione di un episodio che risale alla notte precedente alla morte del bimbo. Patrizia si sveglia e si accorge che il marito sta scuotendo il figlio, che dorme nel letto con loro. «Sta male, sta male», dice lui agitato. Lei lo calma. Le cose tornano alla normalità. Fino alla tragedia dell’altra sera. Nicola Catenaro © RIPRODUZIONE RISERVATA Leggere le avvertenze riportate sulle confezioni. Padre soffoca il figlio adottivo L’uomo aveva disturbi psichici Con Vite rossa semi e.s. titolato al 95% in OPC Gambe stanche, affaticate, pesanti: con il caldo queste spiacevoli sensazioni si fanno ancora più fastidiose. La linea Soliven® Gambe Leggere aiuta a contrastare questi disturbi perché è a base di Semi d’Uva, Ippocastano e Rusco, gli alleati delle gambe contro pesantezza e gonfiore. L’integratore, grazie all’Ippocastano, favorisce la fisiologica funzionalità del microcircolo e la crema dona un’intensa e piacevole sensazione di freschezza e leggerezza. Dal tuo Erborista e Farmacista di fiducia. biosline.com 20 Cronache Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Emergenza Nuovo dramma davanti alle coste libiche. Erano partiti in gommone per sbarcare in Italia Inghiottiti dal mare altri 37 migranti Capitaneria e Marina ne salvano 6 mila Sos di un ragazzo etiope alla madre: «Imbarchiamo acqua. Aiutami» ROMA — La tragedia della loro morte, per ora, è soltanto un racconto dei loro compagni di sventura, sessantacinque migranti recuperati giovedì pomeriggio a trenta miglia dalle coste libiche. Hanno detto, quei migranti: «Eravamo saliti in 102 su questo gommone per raggiungere le coste italiane». A quel punto ai soccorritori c’è voluto poco per fare i conti: dovevano essere morte quindi 37 persone nella terribile traversata. Ma usare il condizionale è d’obbligo. Fino adesso, infatti, non si è trovato nemmeno un cadavere di quest’ultima tragedia dell’immigrazione. Nonostante ci sia stato un grande pattugliamento di navi, motovedette ed elicotteri durato tutto il giorno di giovedì, la notte e anche la mattina di venerdì. La nave mercantile «City of Sindon» si era affrettata a rispondere all’Sos e a correre in soccorso di questi migranti aggrappati ad un gommone semi affondato in quello specchio di mare antistante la Libia. Ha fatto salire a bordo i vivi. Inutilmente ha cercato i morti. Non c’è pace in questo pezzo di Mediterraneo. Nelle ultime quarantotto ore, poi, si è arrivati vicini ad un ennesimo, tragico record, con seimila migranti portati in salvo sulle coste italiane soltanto dai mezzi della Capitaneria di Porto e della Marina militare. Non c’è pace. E non ci so- no certezze. Sono due giorni che una donna etiope vive aggrappata alla speranza e al telefono di ritrovare suo figlio ancora vivo. La donna abita a Bolzano ed è lì che suo figlio di vent’anni sta cercando di rag- giungerla. Partito dall’Etiopia con chissà quali mezzi di fortuna, il ragazzo era poi stato rinchiuso in un campo profughi in Libia. Da lì la fuga. E giovedì pomeriggio l’Sos telefonico e disperato alla madre: «Sono in mezzo Ricerche Finora non si è trovato neanche un cadavere dell’ultima tragedia «Se sono dannosi» Abbattere gli orsi Il Trentino dice sì Gli orsi «dannosi» in Trentino potranno essere anche catturati o abbattuti, se non saranno efficaci le misure di prevenzione. Lo stabilisce una delibera della Provincia autonoma di Trento «Se la reintroduzione dell’orso rappresenta un’attrattiva — ha spiegato l’assessore Michele Dallapiccola — , siamo consapevoli delle difficoltà che comporta per i danni al bestiame». Sos dei genitori al Mediterraneo, sono sopra un barcone in avaria. Imbarchiamo acqua. Aiutami... ». Il ragazzo è riuscito a fornire alla madre anche le coordinate della posizione del barcone. Poi il nulla. E subito è scattata la catena della solidarietà: a Bolzano la questura ha allertato la Guardia costiera. E la Guardia costiera è corsa lì dove il figlio della donna etiope aveva indicato, ovvero un punto di mare ancora una volta all’interno delle acque libiche. Voleva dire che con il loro barcone i profughi, sembra duecento in tutto, non avevano percorso che poche miglia: salpati da Tripoli si erano fermati poco dopo. Adesso è la Caritas Migrantes di Bolzano che sta seguendo la vicenda di questi poveri immigrati. Ne mancherebbero all’appello circa un centinaio, sembra. Il ragazzo etiope di vent’anni dovrebbe essere salvo. Ma anche in questo caso il condizionale è d’obbligo. Perché — sempre secondo informazioni date dalla Caritas — l’imbarcazione su cui viaggiava il figlio della donna etiope che vive a Bolzano sarebbe stata agganciata dai mezzi di soccorso che operano nel Canale di Sicilia, principalmente quelli della cosiddetta operazione Mare Nostrum . E si pensa che i migranti che erano a bordo sarebbero tutti stati portati in salvo e al sicuro, dunque anche il ragazzo di vent’anni. La mamma, però, il suo ragazzo non ha ancora potuto stringerlo tra le braccia. Alessandra Arachi © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli sposini down senza casa Mauro e Marta, la coppia down che dopo dieci anni di fidanzamento e due di convivenza ha celebrato due settimane fa le nozze (nella foto), sono in viaggio di nozze. Ma ad oggi non hanno ancora trovato una casa dove andare ad abitare, al loro ritorno. La casa famiglia dove hanno vissuto fino a qualche settimana fa non ha più possibilità di ospitarli e trovare soluzioni sul mercato privato è difficile. Così i rispettivi genitori, insieme all’Associazione italiana persone down (Aipd), sottolineano le difficoltà che non solo Mauro e Marta, ma anche molte altre persone con la sindrome, incontrano quando cercano di vivere una vita autonoma: «Non stiamo chiedendo un servizio gratuito da parte delle istituzioni ma ci piacerebbe che i nostri figli trovassero una casa che abbia spese sostenibili per i loro stipendi e il loro stile di vita». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 L’appello del padre dopo la morte della piccola «Non ho mai visto il viso di Sophia libero dai tubi». Il web lo crea al computer Nathen ha pregato fino all’ultimo di vedere sua figlia libera dai quei tubicini sul viso e sulle mani. Chissà quante volte ha immaginato il momento in cui avrebbero salutato i medici e sarebbero tornati a casa, insieme, per sempre. Un giorno lui le avrebbe raccontato di quelle settimane difficili, della malattia che l’aveva colpita alla nascita. Purtroppo Sophia, un mese e mezzo appena, non ha mai lasciato l’ospedale di Cincinnati, in Ohio. Aspettava un trapianto e il 10 luglio i sogni del suo papà si sono infranti su un tumore al fegato. Nathen però non voleva rassegnarsi al ricordo di lei dentro l’incubatrice, avvolta nella plastica e nelle garze. E così ha chiesto aiuto su Internet. «Sophia se n’è andata dopo una lunga battaglia — ha scritto su Reddit —. Non ho altre foto senza questi tubi. Le inchieste di Report Dopo dieci anni Bruxelles ha chiuso la procedura nei nostri confronti. Esulta il ministro Martina, ma le catture fuori legge continuano Le immagini Da sinistra, la foto di Sophia postata dal papà e due delle centinaia di immagini ritoccate cha ha ricevuto C’è qualcuno che è in grado di rimuoverli?». In un baleno Photoshop è riuscito a rendere un po’ meno amara la sua sofferenza. In centinaia hanno risposto a Nathen Steffel spedendo immagini ritoccate in cui la piccola appare senza flebo e tubicini. Alcuni hanno preferito usare la matita, non sono infatti mancati disegni e acquerelli. Come si dice in questi casi, ecco una piccola storia che ha commosso la Rete. Sfatando l’assunto che il web tiri fuori sempre il peggio di noi. Le foto riaggiustate sono Pescespada, mattanza senza fine Continua la pesca con le reti proibite Pochi i controlli. E così si uccidono anche i cetacei mediterranei L’onore della pesca è salvo, ma i cetacei e i pescespada sono ancora in pericolo nonostante la soddisfazione espressa dal ministro delle Politiche agricole Maurizio Martina all’annuncio della chiusura della procedura di infrazione contro l’Italia per l’uso delle reti derivanti. Poche ore prima che il ministro e la Commissione europea riconoscessero «il grande lavoro fatto dall’Italia nell’ultimo triennio sul fronte della legalità in mare», le nostre telecamere documentavano lo sbarco notturno e furtivo di pescespada nel porto di Bagnara Calabra da parte di una motonave che, nonostante il divieto, deteneva le reti illegali a bordo. Scampato il pericolo delle ispezioni comunitarie, i pirati hanno ricominciato a pescare sotto gli occhi poco vigili della Capitaneria di porto che avrebbe il compito di sequestrare le reti illegali e il pesce, oltre a comminare sanzioni. Dieci anni da sorvegliati speciali ma non troppo, visto che a noi è bastata una sola notte sul molo di Bagnara per accertare la fondatezza delle segnalazioni che da giugno arrivavano insistentemente dai pescatori onesti, quelli che si armano di attrezzi legali come il palangaro e la fiocina sperando di pescare quel poco che sfugge ai «muri della morte», i chilometri di reti calati in mare per tutta la notte che intrappolano tutto, incluse tartarughe e cetacei, che non potendo riemergere muoiono soffocati dopo atroci sofferenze. Quelle reti sono la prima causa di morte per i cetacei e nel solo Mediterraneo si stima che, quando le spadare erano legali, ne morissero diecimila all’anno. Per i pescespada e i tonni la sorte porta dritti ai mercati del pesce, al prezzo salato che conosciamo. Abbiamo pagato cara la sovvenzione milionaria a 700 pescherecci affinché si armassero di attrezzi di pesca più sostenibili ma almeno un centinaio, soprattutto calabresi, siciliani e campani, hanno preso i soldi senza buttare le spadare. Hanno continuato illegalmente ma alla luce del sole con la complicità della politica e delle capitanerie. A sei anni dal bando, nel 2008, la Commissione scriveva: «È ampiamente provato che il sistema di controllo e sanzione applicato in Italia in merito alle reti derivanti sia del tutto insufficiente». Nel Dna dei pescatori di frodo c’è qualcosa che va oltre la semplice devianza. C’è lo sfregio per il rispetto di una risorsa comune, il liturgi- La tecnica illegale Il sistema di pesca con reti da posta derivanti, non fisse, è illegale. Le reti sono lasciate alla deriva per catturare pesci pelagici Boa Le maglie 33-40 cm Altezza 30 m Lunghezza reti fino a 20 km Le dimensioni minime È di 140 cm la taglia minima prevista dalle norme italiane (compresa la spada) mentre per l’Ue la soglia si abbassa a 125 cm e un peso di 25 kg 90% 700 La percentuale di riduzione degli stock ittici mondiali dopo trent’anni di pesca industriale, a volte condotta con metodi illeciti. Senza considerare il danno ambientale e quello, gravissimo, prodotto all’ecosistema marino e alle varie specie che lo abitano I pescherecci italiani che hanno preso sovvenzioni per dotarsi di attrezzi di pesca più sostenibili. Ma armatori e operatori di alcune barche hanno preso i soldi senza aver eliminato le «spadare», prima causa di morte per cetacei e tartarughe nel Mediterraneo 2 milioni di metri quadri È l’estensione delle reti spadare sequestrate in Italia nei primi cinque mesi del 2014 co piagnisteo e la devota riconoscenza a tutti i politici che hanno barattato la legalità con i loro voti. C’è una finta povertà che nasconde evasione fiscale un tanto al chilo (un pesce spada può valere anche mille euro). Nello specchio d’acqua in cui gettano le spadare si riflette la nostra politica ambientalista che ha concesso illegalità e leggi speciali per dieci, lunghi anni, persino quella che sdoganava una spadara più piccola (ferrettara) fino al 2011, nove anni dopo il bando delle reti derivanti! Dopo tanti anni di complicità i recidivi leggeranno l’assoluzione di Bruxelles come un’opportunità per armarsi di spadare. E, come abbiamo dimostrato, lo stanno facendo. Ma insieme a noi, su quel molo, non c’era un solo uomo della capitaneria. Non vogliamo pensare (male) che l’ordine di chiudere un occhio a inizio stagione sia stato impartito dall’alto per evitare che nei registri delle sanzioni in mare (pubbliche) diverse l’una dall’altra, cambiano i colori, la nitidezza, alcuni piccoli particolari. Ma sono identiche nel sussurrare pietosamente a questo padre emergesse ancora la pratica illegale, cosa che avrebbe dimostrato la diffusione del fenomeno mettendo a rischio l’assoluzione di Bruxelles. Dunque, è prematuro per il ministro cantare l’Inno alla Gioia, finché non impartirà l’ordine perentorio di non fare più sconti e di procedere con i controlli in mare e al sequestro definitivo delle reti illegali. Perché incombe il rischio di una nuova procedura di infrazione che sarebbe una figuraccia senza precedenti. La scorsa notte, insieme alla nostra telecamera, c’era un osservatore dell’organizzazione ambientalista Oceana che in una nota ufficiale denuncerà quanto visto alla Commissione europea. D’altro canto la stessa Commissione ha concesso al nostro Paese dieci anni di illegalità per poi chiudere la procedura (guarda il caso) in coincidenza con il semestre di presidenza italiana, che di certo non poteva guidare con la patente di pirata del mare. Oramai l’Europa, nonostante i recenti sforzi per tutelare quel che resta della risorsa ittica, ha sostenuto con regolamenti ad hoc lo sfruttamento indiscrimi- che in molti, là fuori, gli sono vicini. Tra gli autori ci saranno sicuramente tanti neo papà che, guardando la loro figlia, hanno pianto per Sophia. Nathen tutto questo lo sa, non c’è dubbio. E alla fine ha ringraziato così: «Volevo una bella foto della mia bimba. Ho avuto in cambio un sostegno incondizionato che mi ha aiutato in questo momento di dolore». Ora starà fissando una delle foto che non ha mai potuto scattare a Sophia. Guardate i suoi occhi, quelli non sono ritoccati. Sono bellissimi. Fabio Cutri © RIPRODUZIONE RISERVATA Università Test falsati, riammessi duemila studenti nato della risorse. Dopo avere svuotato i nostri mari, le flotte europee stanno impoverendo quelli altrui. Siamo spesso convinti di mangiare pesce del Mediterraneo quando il 70 per cento è di importazione. Basti pensare agli accordi che consentono di acquistare pescespada dal Marocco. Lontano dagli occhi e dai regolamenti. Oceana ha documentato un mese fa la presenza di numerose spadare sui pescherecci di Tangeri, in Marocco, Paese che esporta soprattutto in Italia. La delocalizzazione dell’illegalità benedetta da Bruxelles. A questo si deve aggiungere il dato biologico che il pescespada è un animale che da decenni sta soffrendo a causa di una pesca indiscriminata. A rigor di logica non andrebbe consumato, così come non andrebbero consumate molte altre specie che arrivano sulle tavole e nei sacchetti congelati a tutela dei grandi interessi. Il consumatore è l’unico arbitro che oggi ha lo strumento del boicottaggio per decidere se preservare l’ambiente oppure prediligere i propri appetiti, assecondando anche quelli di chi, in trent’anni di pesca industriale, ha ridotto gli stock ittici del 90 per cento. Con la complicità dei politici di tutto il mondo. Il pesce comincia a puzzare, sempre, dalla testa. Gli atenei di Napoli, Tor Vergata, Bari e Salerno dovranno trovare posto a duemila studenti che avevano partecipato ai test d’ingresso di Medicina, Veterinaria, Odontoiatria e Architettura. È quanto stabilito dal Tar del Lazio, che ha ammesso con riserva i ragazzi rimasti inizialmente esclusi. «I giudici hanno dichiarato illegittimo il concorso di medicina 2014-2015 e hanno stabilito l’ammissione in sovrannumero di tutti i ricorrenti patrocinati dagli avvocati Michele Bonetti e Santi Delia», spiegano dall’Unione degli universitari. Il Tribunale amministrativo ha disposto che i ragazzi possano frequentare regolarmente le lezioni, fissando per il prossimo 7 maggio 2015 l’udienza di discussione dei ricorsi nel merito. «Schede anagrafiche raccolte e conservate separatamente rispetto alla busta del Miur contenente i materiali d’esame; codici alfanumerici (che rendono possibile l’abbinamento al nome, ndr) visibili; un imprecisato numero di plichi di concorso sostituiti dalla commissione per errori di compilazione da parte dei singoli candidati o per difetti dei plichi stessi». Ecco le cause che hanno portato alla decisione del giudice, racconta l’avvocato Bonetti, che nei ricorsi ha precisato come sia possibile, banalmente «chiedendo la sostituzione del plico», far conoscere il proprio codice segreto alla commissione. Insomma, «il vizio dell’anonimato e la violazione della segretezza concorsuale», secondo i legali (e i giudici), hanno compromesso in molti casi l’esame. Ma non è finita qui, perché sarebbero centinaia i ricorsi in fase di elaborazione che saranno presentati e di cui si chiederà una fissazione celere dell’udienza di trattazione davanti al Tar. Sabrina Giannini © RIPRODUZIONE RISERVATA Etica Nel Dna dei pescatori di frodo c’è di più della semplice devianza. C’è lo sfregio per il rispetto di una risorsa comune © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 italia: 51575551575557 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera AVVISO A PAGAMENTO ONE MILLION FOR BOSNIA Qui, vent’anni fa, cadevano le bombe come la pioggia. Qui, vent’anni fa, i cecchini, dalle colline, sparavano sui passanti. Qui, vent’anni fa, la pulizia etnica, senza precedenti dalla Seconda guerra mondiale, distrusse tutta la Bosnia. E qui, vent’anni fa, un esercito di cittadini liberi, fedeli al meglio della memoria antifascista d’Europa, si oppose alla barbarie e alla fine la sconfisse. L’Europa, nel frattempo, aveva lasciato che le cose andassero così. Sorda all’appello dei suoi fratelli di Sarajevo, di Mostar o di Srebrenica, essa restò, quasi fino alla fine, con l’arma al piede. Voltando le spalle a un passato segnato dalla lotta per la democrazia e la libertà,l’Europa,con un cinismo pari solo a un compiacimento che ricorda gli accordi di Monaco del 1938, diede il via libera a questo massacro di innocenti. E quando decise di intervenire, lo fece per imporre a Dayton degli accordi immorali che stabilirono la pace, ma imposero anche la divisione del Paese e istituirono un meccanismo istituzionale che ancor oggi lo paralizza, lo impoverisce e - da Sarajevo a Banja Luka - blocca la riconciliazione degli spiriti e dei cuori. parte pienamente, indiscutibilmente e irreversibilmente della grande famiglia di difensori della democrazia e del diritto che è la famiglia europea. Per questo motivo gli amici della Bosnia-Erzegovina qui, a Sarajevo, nei giorni del centenario del cataclisma che ha visto l’Europa inabissarsi e lacerarsi senza pietà, lanciano un appello a tutti i cittadini europei di buona volontà perché, in un futuro vicino, il paese di Ivo Andrić sia ammesso con pieno diritto all’Unione Europea. Gli amici della Bosnia-Erzegovina rifiutano il ragionamento di coloro che, scambiando la causa per l’effetto, discutono sull’una o l’altra disposizione costituzionale imposta dagli accordi di Dayton per rinviare l’inizio delle trattative. Alzano la voce contro la logica assurda e kafkiana per la quale questo Paese dove si sente, molto di più che altrove, battere il cuore d’Europa, è tenuto, già da tanti anni, ai margini del suo spazio politico. Gli amici della Bosnia-Erzegovina lanciano dunque questa petizione chiedendo in particolare che le famose «precondizioni» proposte da Bruxelles siano integrate ai negoziati di adesione invece di bloccarli, e che rappresentino non più la condizione preliminare ma il primo argomento a favore dell’apertura immediata e incondizionata delle trattative. Questa situazione non può più durare. Questoerrorepolitico,morale,storico,deveessererimediato. L’Europa deve onorare il debito che abbiamo nei confronti della Bosnia,che non ha pagato altro se non la sua fedeltà ai valori della democrazia, del cosmopolitismo e della multicittadinanza, gli stessi valori dell’Europa. L’Europa ha una cosa da fare in merito: riconoscere alla Bosnia che,per la sua sofferenza, la sua storia, la lunga tradizione di tolleranza e di apertura nonché per la resistenza eroica al nazionalismo selvaggio che l’ha quasi distrutta, questo piccolo Paese fa Quanti morti ci sono voluti perché la Francia e la Germania si riconciliassero? Per quanti anni ancora la Bosnia-Erzegovina deve pagare il fatto di essere la cattiva coscienza d’Europa? Finiamola con questa cattiva coscienza. Paghiamo il nostro debito alla BosniaErzegovina aprendole finalmente le porte d’Europa. Per sostenere l’ingresso della Bosnia-Erzegovina nell’Unione europea, appuntamento sul sito della petizione : http://onemillionforbosnia.eu Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 ? Il dibattito La scelta del colosso statunitense: abbonamento mensile a 9,99 dollari e si può consultare una biblioteca da oltre 600 mila titoli I libri: basta leggerli o bisogna anche possederli Per la carta I volumi vanno toccati Caterina II pagava Diderot perché glieli comprasse Come il «Corriere della Sera» raccontava ieri nelle pagine culturali, Amazon ha lanciato Kindle Unlimited, un nuovo servizio che offre — con un abbonamento da 9,99 dollari al mese — accesso illimitato alla sua libreria digitale di volumi elettronici e audiolibri. La notizia è stata diffusa ufficialmente dallo stesso colosso di Seattle dopo che all’inizio della settimana un errore sul sito del gruppo aveva svelato l’intenzione di entrare in questo mercato. Il servizio potrà essere provato gratuitamente per trenta giorni e sarà disponibile anche per dispositivi mobili sia su piattaforma iOS di Apple sia su Android, attraverso l’app gratuita di Kindle. Con questa mossa l’azienda di Jeff Bezos creare una sorta di Spotify (il servizio che offre l’ascolto di musica pagando un abbonamento) dei libri, garantendo ai suoi iscritti l’accesso a oltre 600.000 titoli. Come riporta il «Wall Street Journal» adesso Amazon starebbe tentando di attrarre grandi editori per aumentare l’attrattività del servizio Una biblioteca virtuale è una raccolta triste di libri. Certo, si può consultare, leggere, utilizzare al massimo attraverso tutti i confronti possibili, ma non ci appartiene. I libri bisogna possederli, compulsarli, esserne gelosi, lasciare in essi un frammento della nostra vita: sia esso una nota, una lettera, una fotografia. Borges, ormai diventato cieco, li accarezzava immaginando e rivivendo con la memoria il contenuto. Kant li preferiva ai viaggi, anzi con essi correva per il mondo. Padre Martini, il maestro di Mozart, provò fastidio quando il Papa lo chiamò a Roma: non voleva abbandonare i suoi libri nemmeno per pochi giorni. I «libridinosi» li amano perché sono colpiti da febbre cartacea, malattia da cui non si guarisce. Molti studiosi, non tutti, li adorano perché da essi hanno ricevuto aiuti indispensabili e mai li hanno traditi. Gli uni e gli altri difficilmente vanno d’accordo ma sono convinti, per ragioni diverse, che senza i libri è inutile vivere; o forse a loro sembra un’impresa impossibile. D’altra parte, molti delitti sono stati commessi per il possesso esclusivo di un libro, dall’assassinio di un collezionista che sosteneva di avere una seconda copia di un’opera unica — e il pugnale lo vibrò un pio frate — agli scavi ordinati da Napoleone nei sotterranei del Cremlino. L’imperatore dei francesi Il filosofo voleva almeno rubare la parte di biblioteca dell’ultimo Nietzsche per l’estate basileus di Costantinopoli, chiedeva alla madre i Costantino XI Paleologo «suoi» testi: lì ritrovava Dragases, fatta murare dallo zar Ivan il Terribile, ma causò appunti e memorie soltanto gravi danni archeologici. Possedere un libro è una consolazione per i sensi più che un bisogno culturale. Anatole France ammoniva: «Mai prestare un libro, gli unici libri che ho in biblioteca sono quelli che gli altri mi hanno prestato». E Caterina II di Russia, pur di avere dei libri di valore, passava uno stipendio a Diderot, con l’accordo scritto che sarebbero stati suoi dopo la morte del filosofo. Per questi e per altri motivi, la mania di possedere volumi, di raccoglierli, di toccarli, non si può spiegare se non ricorrendo ai termini «amore» e «gelosia» in tutte le loro declinazioni. In un paio di lettere giovanili Nietzsche chiedeva alla madre, per le letture estive, i suoi libri: in essi ritrovava una sottolineatura, un appunto, una memoria; sarebbe stato più facile prenderli in una biblioteca ma non c’erano quei segni indispensabili del possesso. Giuseppe Pontiggia arrivò a far controllare la stabilità della propria casa più volte da un ingegnere, perché continuava a riempirla di tomi. Quando la situazione giunse a un punto critico comprò altri locali, ma non poteva permettersi di non possedere i libri che avrebbe desiderato leggere. E se un visitatore gliene toccava uno, lo ricomprava nuovo: polpastrelli profani, con le eventuali malie, lo tormentavano. Petrarca era ricco e si faceva miniare i libri dagli artisti esosi, Checov aveva solo edizioni economiche: entrambi però desideravano studiare su qualcosa che era loro. Soltanto loro. Per la tecnologia È l’era della condivisione Tutto si può affittare, anche i titoli preferiti «Tocca guardare il contesto più ampio. I libri non competono solo con i libri. I libri competono con Candy Crush, Twitter, Facebook, i film in streaming, i giornali che leggi gratis. È un mondo nuovo. Ed è molto importante non limitarsi a costruire un fossato intorno all’industria che cambia». L’affermazione è di Russell Grandinetti, vicepresidente di Amazon per Kindle. Grandinetti è una delle menti dietro il lancio di Kindle Unlimited, l’ultimo servizio dell’azienda di Seattle che permette di realizzare il sogno di una immensa biblioteca disponibile 24 ore su 24. L’idea non è nuova: start-up come Oyster ed Entitle già lo fanno, offrendo una mole simile di libri e abbonamenti altrettanto vantaggiosi. Eppure l’arrivo di Amazon nel mercato dell’«all you can read» (tutto quello che puoi leggere), segna l’inizio di una nuova era per l’editoria, che potrebbe finalmente entrare a fare parte dell’economia digitale. Fino a ieri, infatti, un americano abituato ad avere abbonamenti mensili per qualsiasi tipo di attività — dall’automobile (Zipcar) alla musica (Spotify), dalle edicole (Press Reader) ai vestiti (Rent the Runway), fino al trasporto aereo privato (Surfair) — era costretto a leggere solo titoli acquistati. Nel film a colori della sua giornata da cittadino del XXI secolo, il momento della lettura veniva rappresentato in un muto bianco e nero: il libro era Il futuro l’ultimo baluardo di un sistema economico fondato sulla Con la formula proprietà privata e limitata di introdotta da Jeff Bezos conoscenza e di servizi. Ma il l’editoria entra a far parte sapere è stato «liberato» dalla dell’economia digitale tecnologia digitale e molte attività, grazie a essa, sono tornate alle funzioni primarie (un’automobile, che sia una Ferrari o un’utilitaria, serve comunque a facilitare gli spostamenti): sono gli utenti a dettare le regole. In un’intervista alla «Lettura» del maggio 2012, il fondatore di Amazon Jeff Bezos ha dichiarato: «Nel business editoriale ci sono solo due attori ad avere il futuro garantito: i lettori — che con gli ebook risparmiano moltissimo, hanno accesso alla loro libreria virtuale in ogni momento e possono scegliere tra una varietà maggiore di titoli e generi — e gli autori, a cui paghiamo il 70% dei diritti. Tutti gli altri devono lavorare per assicurarsi un futuro». Se gli editori non vogliono limitarsi a confermare il teorema dello studioso Clay Shirky — «le istituzioni tendono a preservare i problemi per cui sono loro stesse la soluzione» — , dovrebbero adattarsi al cambiamento. Non è più il momento di dubitare della legittimità dei cittadini di avere un accesso più equo (che non vuol dire gratuito) e diretto (che non vuol dire «piratato») alla conoscenza. Piuttosto, come ha scritto su Twitter Benidict Evans, attento analista tecnologico, il vero nodo dell’«all you can eat» applicato ai libri non è il costo ma il tempo e la predisposizione. Siamo sicuri che avere migliaia di titoli disponibili per una manciata di dollari al mese sia un servizio utile? Ci renderà lettori migliori? In ogni caso, meglio impiegare l’attesa della risposta immersi nella possibilità di una biblioteca globale che nel fossato degli editori. Serena Danna Armando Torno Disegno di Alberto Ruggieri @serena_danna © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA L’accordo La nuova società si chiama «Gold 5» ed è composta da Mondadori-Publitalia, L’Espresso, Banzai Media, Italiaonline e Rcs Mediagroup manifestanti avevano impedito con una resistenza passiva agli uomini del Corpo forestale regionale di entrare nel terreno di Colloredo di Monte Albano ed eseguire il provvedimento della Regione Friuli di distruzione forzata del mais transgenico. L’ipotesi di reato al vaglio della magistratura è quella dell’inosservanza dei provvedimenti dell’autorità. board siedono Davide Mondo (presidente), Andrea Santagata (amministratore delegato) e i consiglieri Gabriele Comuzzo, Gabriele Mirra e Roberto Zanaboni. È poi previsto un comitato strategico per aiutare nella definizione delle linee guida dello sviluppo della società, di cui faranno parte Paolo Ainio (amministratore delegato Banzai), Antonio Converti (amministratore delegato Italiaonline), Massimo Ghedini (amministratore delegato A. Manzoni & C.), Stefano Sala (amministratore delegato Publitalia 80) e Raimondo Zanaboni (direttore generale Pubblicità di Rcs Mediagroup). Secondo le attese, la commercializzazione delle prime soluzioni pubblicitarie dovrebbe arrivare entro la fine del 2014. © RIPRODUZIONE RISERVATA Giovanni Stringa Alleanza tra editori, nasce la superconcessionaria di spot digitali MILANO — Intesa a cinque nel mondo dell’editoria e degli spot digitali: Rcs Mediagroup, Mondadori-Publitalia (con Mediamond), L’Espresso (con A. Manzoni), Banzai Media e Italiaonline si sono alleate nella pubblicità sui video online. Il risultato dell’accordo è la nascita di «Gold 5», concessionaria per vendere spazi di «video display advertising». La nuova società — si legge in una nota — è partecipata con quote paritetiche dalle cinque aziende che l’hanno creata. E commercializzerà — in via non esclusiva — una porzione dei bacini di pubblicità digitale di ciascuno dei soci. La mossa segue analoghe ini- ziative già lanciate dagli editori in altri Paesi europei, come La Place Media e Audience Square in Francia, AdAudience in Germania e Aunia in Spagna. L’attenzione verso gli spot che si accompagnano ai video su internet non è casuale: secondo una ricerca di eMarketer, negli Stati Uniti il mercato del «video display advertising» rappresenta circa il 12% della spesa complessiva nella pubblicità digitale, con un valore di 5,9 miliardi di dollari. Passando al nostro Paese, sempre secondo eMarketer, nel 2014 il valore del mercato italiano della pubblicità video online dovrebbe superare i 200 milioni di dollari, con una cre- scita per i prossimi anni di oltre il 20% ogni dodici mesi. Stando ai numeri di FCP, nel 2013 questo mercato valeva circa 90 milioni di euro, escludendo gli operatori internazionali che non aderi- scono alla rilevazione. L’obiettivo di Gold 5 — prosegue la nota — «è quello di diventare l’attore di riferimento in questo importante segmento, proponendo soluzioni pubblicitarie sull’in- sieme delle migliori realtà digitali italiane». L’azienda — si legge ancora — «sarà così in grado di competere efficacemente con player internazionali che attualmente detengono posizioni di asso- luto rilievo e quote crescenti di mercato». Il consiglio di amministrazione di Gold 5 prevede un sistema a rotazione annuale dei vertici tra le cinque aziende azioniste. Adesso nel Udine La Procura ordina il sequestro e la distruzione del mais Ogm Prima il sequestro e poi l’ordine di distruggere il campo coltivato con mais Ogm. È quanto ha stabilito la Procura di Udine per un terreno nel territorio di Colloredo di Monte Albano. Il provvedimento potrebbe essere eseguito già oggi. La decisione di emettere il decreto di sequestro è arrivata dopo che il 9 luglio il leader di Futuragra, Giorgio Fidenato, e una sessantina di © RIPRODUZIONE RISERVATA 24 italia: 51575551575557 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 25 italia: 51575551575557 Tempiliberi Viaggi Benessere Moda Food Dai fornelli alla tavola Fonte: Frida-Sissa È una questione di esperienza o percezione? Donne e uomini guardando l”immagine di una pietanza hanno idee diverse su tempi e impegno. Ecco una scala di giudizio da 1 a 100 Quanto 57,96 uomini lavoro 61,04 donne serve? Quanto tempo ci vuole? Design uomini donne Tecnologia 10,13 19,23 Famiglia Paralleli L’evoluzione di una parola che è cambiata in quasi tutte le lingue, dall’inglese all’italiano. Ma gli orientali restano sempre un’ eccezione: in Giappone «scusa» vuole dire anche «grazie» di COSTANZA RIZZACASA d’ORSOGNA ILLUSTRAZIONE DI VINCENZO PROGIDA D onne che si scusano troppo. È la tesi di «Not sorry», il nuovo spot stile «lean in» della Pantene, 8 milioni di visualizzazioni in pochi giorni, secondo cui le poverette chiedono scusa in automatico, e infinitamente più degli uomini - come se si scusassero di esistere. Prima di esprimere un pensiero, di chiedere un favore. Perfino se veniamo urtate, osserva il brand che associa la lucentezza dei capelli alla legittimazione femminile, siamo noi a chiedere scusa. Retaggio di un maschilismo millenario. Peccato che non sia più così. Che «sorry», ormai e sempre più spesso, uomini e donne uguale, vuol dire tutto tranne scusa, e soprattutto niente. Impazza sui social, ha il suo emoji, ma come «LOL» e «Yo!» è semanticamente duttile: ognuno ci legge ciò che vuole. E non è solo che «sorry» è usato in lieu di «excuse me», per chiedere l’ora o porgere un ombrello. «Sorry», come ha replicato su Time la stessa Jessica Bennett di LeanIn.org, oggi è «una stampella». Un riempitivo, una copertura, una paraculaggine, se perdonate il francesismo: un modo gentile per esigere qualcosa, come il più formale «I hate to ask». Soprattutto, «sorry» è usato sarcasticamente. Ha assunto, da forma di sottomissione e educazione, quasi il significato opposto. Per dissentire («Nope, sorry») o mettere in ridicolo l’affermazione di qualcuno; per negare un favore seccamente («Sorry, no can do»). Altro che scarsa fiducia in sé o autoflagellazione di genere: nel narcisismo e nella cafonaggine dell’oggi non chiede scusa più nessuno. Tanto che cercando «sarcastic sorry su un sito di meme (tormentoni web), vengono fuori un migliaio di risultati. Perché Elton John l’aveva capito dal 1976: Sorry - nel senso di scusarsi - seems to be the hardest word. Già nel saggio Relazioni in pubblico (1971), mentre identificava gli elementi chiave del chiedere scusa (imbarazzo e mortificazione; ammissione di colpa e accettazione della pena; sconfessione del comportamento scorretto), il sociologo Erving Goffman suggeriva una certa doppiezza: si può scusarsi per convenzioni sociali ma non essere dispiaciuti affatto. Trent’anni dopo, un articolo della NYU Law Review citato dall’Atlantic individuava quattro tipologie di scuse nelle negoziazioni quotidiane: le scuse tattiche, cioè riconoscere il danno causato al fine di influenzare la reazione dell’offeso; quelle esplicative, in cui si cerca di giustificare un gesto sbagliato spiegandone i motivi; quelle formalistiche, verso un superiore o un’autorità; e quelle «happy end», le uniche in cui si ammette responsabilità e si esprime rammarico. Ma ce ne sono molte altre. Che dire, per esempio, della famigerata «non-apology apology», le scuse/non scuse amate da politici e affabulatori vari? «I’m sorry you feel that way» («Mi spiace che la veda così»), che non è affatto un chiedere scusa, ma anzi sottintende come sia l’altro a interpretare male. E se «Mistakes were made» («Sono stati fatti degli errori»), che allontana la responsabilità personale, era la formula preferita da quei furboni di Ronald Reagan e Bill Clinton, il più falso è il «sorry» preventivo, per giustificare un’affermazione sconveniente (e quindi concedersela): «Mi spiace se ciò che sto per dire offenderà i neri...». Ma non è solo l’inglese americano. Anche in altre lingue «sorry» è usato sempre più ironica- non vuole più dire «mi dispiace» La parola In (quasi) tutte le lingue Per gli inglesi è «sorry». In spagnolo «¿Perdón?» o il più formale «¿Disculpe?». In tedesco «entschuldigung». I francesi hanno «pardon» o l’espressione più garbata «je suis désolé». In russo si dice «prosti» in modo colloquiale e «prostite» in modo formale. La parola giapponese «sumimasen» (slang “suimasen”) viene usata, a seconda del contesto, sia per scusarsi che per ringraziare. Dall’educazione al sarcasmo. E una spiegazione c’è: nella nostra società essere testardi è un valore © RIPRODUZIONE RISERVATA Single di Antonella Baccaro Prevedere oppure osare? La valigia del solitario S e le vacanze sono vicine e state pensando, con qualche preoccupazione, a come fare le valigie, fermatevi un attimo a riflettere: siete tra quelli che prima scelgono la valigia e poi la riempiono? O, al contrario, disponete tutto ciò che ritenete assolutamente necessario sul letto e in base a quello decidete il contenitore? Personalmente, dopo più di 20 anni di giri per il mondo piano piano, e non senza sacrificio, ho imparato a rientrare nella prima categoria: scelgo la valigia, in genere quella media (quella grande solo d’inverno), una sola, e poi scelgo quello che mi serve. L’esercizio è complesso e richiede di porsi un po’ di domande: la prima è se viaggerete o meno da soli. Perché se è così non dovrete trascurare nulla, pena dover mendicare in mente, vedi lo spagnolo «¿Perdón?» o il più formale «¿Disculpe?» per dire «Come, scusi?», ma anche «Che cavolo dici?». O il tedesco «entschuldigung» e il francese «Je suis désolé» quest’ultimo sbugiardato già da Anne Hathaway ne Il diavolo veste Prada («You’re not désolé at all», «Non sei désolé per niente!»). In italiano, dove già Federico Moccia aveva individuato nuovi impieghi (Scusa ma ti chiamo amore, 2007), da bravi provinciali ormai diciamo «sorry» un po’ per tutto pure noi. E se chiedere scusa è atto dovuto in Cina, chissà che il documentario Never Sorry di Ai Weiwei (2012) non suggerisca che si stanno occidentalizzando pure in questo. Il giapponese, al contrario, ha «sumimasen» (slang “suimasen”). La «parola totale», adoperata, a seconda del contesto, per scusarsi e ringraziare. Ambigua quanto «sorry», ma con significato opposto. Perché mentre per gli americani chiedere scusa indica debolezza, in quanto ammissione di un proprio fallimento (come ri- giro l’antibiotico che non vi siete portati dietro. Il single in questi casi è chiaramente svantaggiato, per questo l’esercizio della preselezione è ancora più necessario. La seconda domanda riguarda il tipo di voi stessi che intendete portare in viaggio: non stiamo parlando di adattare l’abbigliamento e gli accessori al mare o alla montagna, che è il minimo. Ma piuttosto di decidere subito se volete affrontare il resto del mondo, che incontrerete in viaggio, con il vostro «dentro» o il vostro «fuori». Fate bene attenzione a non sottovalutare le vostre ansie, perché se siete tipi che «se non ho il vestito giusto non scendo a cena», allora è meglio che vi attrezziate per non rovinarvi il viaggio. Se invece tutto quello che vi serve è una buona disposizione d’animo, e tiene anche Pantene, che stigmatizza come patetico scusarsi), per i giapponesi è una virtù, segno di forza - motivo per cui si scusano in continuazione. «Abbiamo rimosso la parola “sorry” nel suo significato originario», ha scritto il New York Times, «perché porta con sé tali implicazioni di colpevolezza che istintivamente la evitiamo. Consideriamo la testardaggine un valore. Anche se un «sorry», che spesso è più empatia che colpa, può andare lontano». Come nei casi di malasanità, dove tutti gli studi di giurisprudenza sottolineano la correlazione netta tra la quantità di scuse avanzate dal colpevole e il denaro risparmiato nel processo civile. Addirittura, recenti esami in Germania individuano un rapporto di causa ed effetto tra scuse e perdono a livello neurologico: quando qualcuno ci chiede scusa, spiegano, la regione del nostro cervello legata all’empatia s’illumina a giorno. E siamo spinti a perdonare. CostanzaRdO © RIPRODUZIONE RISERVATA ce l’avete, procedete di conseguenza, adattando abbigliamento e accessori alla comodità. Se il viaggio è lontano, vi servirà una guida interiore: io non mi muovo mai senza un paio di libri di un autore locale che, letti sul posto, acquisteranno maggior sapore: vi sembrerà di avere degli occhiali speciali per guardare ciò che vi circonda. Allora, avete deciso? Prima la valigia o prima il contenuto? Se optate per la prima scelta, sappiate che vi tornerà utile anche nelle relazioni, quando deciderete di averne una: non vi arriverete carichi di roba che vi tiene legati al passato, ma vi approderete con una sacca leggera, da riempire di emozioni. Buon estate e buon viaggio! © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Tempi liberi Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Moda I protagonisti Immagine E scherza sul set: tranquilli, dopo trucco e capelli divento un’altra Vogue A Milano torna Fashion’s Night Out (in diretta tv) Normalità di una stella Lo stile secondo Amy Adams L’attrice («American Hustle») testimonial di Max Mara P La sesta edizione milanese della Vogue Fashion’s Night Out — soltanto la sesta, ma è un appuntamento che sembra esista da molto più tempo — è in programma per il 16 settembre, giorno che precede l’inizio della Settimana della moda (a Roma è in programma per l’11). Una notte bianca dello shopping con i negozi aperti fino alle 23.30 e gli stilisti presenti, a contatto con i visitatori («Sono quasi tutti molto bravi, alle prese con il pubblico», spiega il direttore di Vogue Franca Sozzani, nella foto qui sopra). Coinvolti centinaia di negozi del centro milanese intorno al quadrilatero della moda, da via Montenapoleone a via Manzoni, da via della Spiga a corso Venezia, da corso Vittorio Emanuele a corso Genova, all’intero quartiere di Brera e corso Como. Verranno venduti articoli realizzati in edizione limitata appositamente per la serata e il ricavato verrà devoluto ai centri comunali di formazione per l’inserimento nel mondo del lavoro di ragazzi in difficoltà, Milano Ti Forma Fleming e San Giusto. L’assessore alle Politiche per il lavoro, sviluppo economico, moda e design del Comune di Milano, Cristina Tajani, spiega: «Grazie alle donazioni della Vfno quest’anno riusciremo a realizzare delle borse studiolavoro rivolte a ragazzi in difficoltà, aiutandoli attraverso questo sostegno a crearsi una professionalità direttamente spendibile nel mercato del lavoro». Molti sponsor sosterranno l’evento: Visa, Lavazza, Martini, McArthurGlen Designer Outlet, Vente Privee.com (partner digitale, per una settimana organizzerà una vendita speciale online con una selezione di prodotti realizzati per la Vfno), e Qvc (canale 32 del digitale terrestre e 475 Sky) organizzerà la prima diretta della serata, dalla Galleria del Corso. Sui social media, l’hashtag ufficiale della manifestazione sarà #VFNO2014. © RIPRODUZIONE RISERVATA er le sue interpretazioni: cinque candidature all’Oscar e un Golden Globe con American Hustle. Per quella bellezza senza tempo che torna nello slogan della campagna pubblicitaria: Timeless is now. Per il suo essere straordinariamente famosa e allo stesso normale. Basta vederla entrare al Viceroy Hotel di New York per la cena organizzata in suo onore: Amy Adams colpisce per lo sguardo magnetico, da vera diva, ma il sorriso è caldo, i modi gentili. Per tutti questi motivi Max Mara l’ha voluta come testimonial dei suoi accessori. Tornando a scegliere, dopo Jennifer Garner, un’attrice di Hollywood invece di modelle e starlette. Strategia vincente: in due anni negli Stati Uniti le vendite sono cresciute del 40 per cento. Lo spot visto da lei: «Mi sono sentita a mio agio, è stato tutto molto naturale, senza stress», dice l’attrice nata nell’agosto del 1974 a Vicenza (il padre, militare, lavorava nella Caserma Ederle, quindi ad Aviano). Forse anche per questo legame con l’Italia, dopo aver detto no a tre marchi, Amy Adams ha accettato di posare davanti alla macchina fotografica di Mario Sorrenti. «Ne sono molto fiera». Visto dai Maramotti, i proprietari del marchio: «Appena arrivata ha scherzato subito: “State tranquilli, dopo trucco e capelli divento un’altra”. È stata splendida nell’interpretare il nostro stile». Classico e contemporaneo: l’attrice posa con la nuova borsa del marchio, la Signature Bag, «firmata» dalla cucitura «puntino», segno distintivo (e brevettato) di Max Mara per i cappotti. A proposito: quello che Amy indossa nella campagna accessori — Signature Bag, Margaux Bag e gli occhiali Tribute distribuiti da Safilo — è il «double face» in cachemire e cammello. Un capo icona della maison. Come l’altro classico che l’anno scorso sfoggiava Jennifer Garner per pubblicizzare la J Bag: venduti cinquemila esemplari in una stagione. America felix, per il gruppo di Reggio Emilia fondato nel 1951 da Achille Maramotti e che quest’anno ha fatturato 1.300 milioni di euro contro i 1.294 del 2012. La La parola Testimonial Amy Adams, 40 anni il prossimo 20 agosto, è il nuovo volto scelto da Max Mara per gli accessori autunno inverno 2014-2015 La serata Martedì, a New York, cena di Max Mara in onore di Amy Adams. A fianco, da sinistra, Toni Collette, Amy Adams, Miranda Kerr, Margaret Qualley nipote Maria Giulia Prezioso Maramotti, trentenne, figlia di Maria Ludovica, responsabile dello sviluppo retail per Stati Uniti e Canada, racconta: «Le nostre campagne hanno avuto un forte impatto sulla clientela. Il 2013 è stato il miglior anno di sempre negli Usa, che rappresentano il nostro quarto mercato dopo Europa, Cina, Giappone. Solo gli accessori sono saliti nelle vendite al più 33 per cento, anche le più giovani si sono avvicinate al nostro prodotto. Le clienti storiche, invece, ci chiedono il total look, seguite da commesse-stylist con cui si crea un rapporto di fiducia». Analisi sui gusti delle americane, ben raccontati da Maria Giulia, laurea e master alla Bocconi: «Non hanno tempo, si fidano del nostro stile e non guardano il prezzo. Nel dieci per cento dei casi telefonano in boutique, si fanno inviare gli abiti a casa e li provano comodamente prima di acquistarli. Vogliono un look formale per il lavoro e abiti importanti per gli eventi serali. E quando vedono le nostre testimonial immaginano una donna vera, come loro». Vera, ma speciale. Amy Adams, vestita di rosso, incede lentamente, accompagnata dal marito, l’attore Darren Le Gallo (la coppia ha una bambina, Aviana). Saluta con la natura- lezza che ha dimostrato durante gli scatti della campagna, di cui è possibile vedere un filmato sul sito di Max Mara e durante il quale confessa: «La mia icona professionale è Grace Kelly, regale ma con i piedi per terra, ironica e intelligente, si faceva avvicinare senza problemi anche quando era con la sua famiglia». Rivolge una parola a tutti, dolcemente: «L’Italia è così importante per me. E avete la più grande comunità artistica. Cosa metto nella borsa? Mi è capitato di infilarci una lampadina: prima di un party sono passata dal ferramenta, dovevo assolutamente sostituirla. Ma anche la cravatta di mio marito, a fine serata». Torna a parlare del brand dei Maramotti: «È così naturale, autentico. E con tante taglie». Una serata newyorkese per celebrare Amy Adams e il made in Italy. Martedì sera, sotto un violento acquazzone. Tra gli ospiti, Margaret Qualley, figlia di Andie MacDowell, la top Miranda Kerr, la cantautrice Laura Love, l’attrice e cantante Toni Collette. Tintinnio sul bicchiere, Maria Giulia Maramotti chiede un attimo di attenzione: «Grazie Amy per essere qui con noi. Rappresenti il nostro modello di donna. Concreta e di talento». Le doti più apprezzate da Max Mara. Annachiara Sacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA La campagna Amy Adams è stata fotografata da Mario Sorrenti. Nella foto sopra, l’attrice posa con la Margaux Bag e indossa il cappotto double face, pezzo icona della maison. Sul sito di Max Mara anche un video e le immagini del backstage Nuovi feticci Il successo della Milano Bag di Cruciani C , la borsa estiva ispirata alla filosofia «luxury pop» Tulle e quadrifogli, ora «funziona» la leggerezza P er annullare quel senso di ingombrante appendice, Madame Bricard, una delle donne più eleganti di Parigi e musa ispiratrice di Dior, non portava mai la borsa. Ma, forse, se ne avesse avuta una così leggera avrebbe fatto un’eccezione, aggiungendosi a una lunga fila di estimatrici della Milano Bag Cruciani C. Trasparente e diafana grazie alla trama di tulle, ma resa quel che basta misteriosa dalla punteggiatura di quadrifogli che creano un reticolo di vedo-non vedo. Il motivo «portafortuna», che ha portato davvero molta fortuna al marchio dell’imprenditore umbro Luca Caprai, viene ripreso questa volta in un secchiello con i manici, già proposto in saffiano e pvc e ora nella variante tulle. In vendita da poche settimane nei negozi di Milano, Forte dei Marmi, Viareggio, Capri, Verona, Madrid, Barcellona, Palma di Maiorca, New York, Messico e Corea, ha già conquistato tutte, diventando la it-bag dell’estate, con liste d’attesa per avere il colore preferito. «Per capire come va il Liste d’attesa Nei negozi di Milano, Forte dei Marmi, Capri e Barcellona, le clienti in coda per il colore preferito Trasparenze La Milano Bag di Cruciani C: in tulle, con i manici in pelle, è proposta nei colori rosso, verde, blu, azzurro, beige, avorio, petrolio, arancio e nero mondo basterebbe che gli uomini spiegassero cosa c’è dentro la borsa delle ragazze», scrive Paola Jacobbi nel suo «Pazze per le borse» (Sperling & Kupfer), sintetizzando quel senso di misterioso universo femminile che si cela dietro a ogni borsa. La Milano Bag rompe gli schemi, svelando, quel che basta, il contenuto di chi la indossa, e rivelando così un Dna giovane e spensierato, ma allo stesso tempo elegante, secondo il concetto di «luxurypop» amato da Luca Caprai. Anche il prezzo si adatta a questa filosofia: il prezzo va Piccole e grandi Due i modelli della nuova borsa: la Petite, per tutti i giorni, e la City, per i weekend fuori porta dai 99 euro della Petite, versione più piccola, da sfoggiare tutti i giorni, ai 129 della City grande e spaziosa, dedicata anche ai weekend fuori porta. L’esplorazione del mondo delle borse intrapresa dal marchio Cruciani,cominciata con modelli classici con la catenella e city-bag in pelle, ora prosegue con un accessorio fresco da daily-wear. In rosso, verde, blu, azzurro, beige, avorio, petrolio, arancio e nero, ha una palette pensata per ogni look e occasione: perfetta per le giornate in barca e di sera, svuotata di creme, cappello e occhiali da s o l e , d i ve n ta a l l ea ta d i un’uscita elegante. M. Pro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Tempi liberi 27 italia: 51575551575557 Moda I protagonisti Sfilata A sinistra, tre look della sfilata newyorchese del 12 febbraio scorso, debutto dello stilista Jason Wu come direttore creativo del womenswear di Hugo Boss Diciassetterubini di Augusto Veroni Architettura L’architetto Matteo Thun ha realizzato nel 2006 l’edificio della sede di Coldrerio (Svizzera) della Hugo Boss: ha vinto il Prix Acier l’anno successivo L’orologio che sa tutto sulle maree E si immerge Personaggi A febbraio il debutto da Hugo Boss: «L’ingegneria tedesca vince anche nel tessile» «La moda è un giocattolo che dà libertà alle donne» tore delegato dell’azienda, ndr) e ho visto il quartier generale di Metzingen ho capito che qui si pensa in modo molto preciso alla dimensione umana. Il design è importante: non dico che sia tutto ma quasi, se si parla di un’azienda. Ho visto in sede tutte quelle persone che venivano al lavoro volentieri, in uffici pieni di luce naturale, ho visto l’efficienza di archivi fantastici e una fabbrica dove c’è il massimo della tecnologia oggi disponibile nel tessile. Quando si parla di ingegneria tedesca si pensa alle automobili, all’acciaio, ma anche nel tessile. La Germania applica la tecnologia più avanzata. La vita di uno stilista è una Talento vita di costante tensione con la realtà di quello che Trentun anni, nato si può realizzare, che si a Taiwan, genitori può mandare in negozio: professionisti, sulla carta disegni qualcotrapiantato in sa di bello — io uso ancora Canada a nove anni la matita, non passerò mai e poi a New York al computer, mi piace la per studio (Parsons) carta, amo l’inchiostro, i e lavoro: Jason Wu colori, come nei miei gioè uno degli stilisti chi di bambino — e poi naemergenti scono cento problemi più lanciati quando si tratta di trasformare quel foglio di carta in un vestito. Nel mio lavoro da stilista per il mio piccolo marchio faccio molta fatica in più. Qui i problemi si risolvono. Per un perfezionista, appoggiarsi a una struttura così è un sollievo». Uno dei motivi per i quali è stato nominato direttore creativo — e la sfilata del 12 febbraio scorso, il suo debutto, ha confermato la bontà della scelta — è il senso contemporaneo della sua visione della moda femminile. «Ma i miei idoli sono Saint Laurent, Lacroix e Alaia: è design senza tempo, va al di là della stagione per la quale è stato concepito. Come la grande architettura. Nessuno più di voi europei lo sa: il design che resta è l’unico che vale davvero, al di là del momento». Jason Wu: è come vestire le bambole La maggior parte delle indicazioni fornite dagli orologi si basano, ovviamente, sul «tempo solare». Le indicazioni di ore, minuti, data, giorno della settimana, secondo fuso ed altre ancora sono direttamente in relazione con l’ora solare. Sul ciclo lunare, invece, si basa solitamente solo l’indicazione delle fasi di luna, appunto; ma a partire dal ciclo lunare è possibile creare anche un dispositivo interessante per i marinai: l’indicazione delle maree. Fin dal 1992 Corum, marchio svizzero che dell’originalità e talvolta della stravaganza ha sempre fatto la propria bandiera, ha creato un primo modulo esclusivo in grado di fornire molte indicazioni sull’andamento delle maree: ferme restando alcune differenze locali, fra cui l’entità effettiva della massima e minima (in alcune parti del mondo pochi centimetri, in altre maree ben più potenti) il Corum Tides è in grado di fornire una notevole quantità di informazioni (coefficiente di marea, ora delle due prossime maree alte e basse, forza della corrente e processo della marea) utili per chi naviga spesso lungo la costa, anche se in Italia l’escursione delle maree è raramente tale da rivelarsi un pericolo. In più il Corum è un ottimo orologio a prova d’avventura: animato da un movimento meccanico a carica automatica, ha un’ampia cassa (45 mm di diametro) dodecagonale tutta realizzata in titanio di grado 5, leggero e resistente; l’impermeabilità (30 atmosfere) è di quelle che consentono anche immersioni impegnativa; il cinturino in gomma vulcanizzata possiede una bella chiusura pieghevole (sempre in titanio) con doppio pulsante di sicurezza. Tutte caratteristiche, insomma, che proiettano il Corum Tides nella fascia più alta del mercato. Per questa ragione il prezzo, alla luce della qualità generale e dell’originalità delle funzioni, pur non essendo basso in assoluto va considerato molto, molto concorrenziale: 8.400 euro. © RIPRODUZIONE RISERVATA U n consiglio ai genitori che vedono loro figlio, fin da piccolissimo, giocare con le bambole e nient’altro: molto probabilmente quel bimbo ha davanti a sé un bel futuro da stilista, lasciatelo libero. «Devo ai miei genitori proprio questa libertà: giocavo con le bambole, le vestivo, immaginavo i loro abiti, e sapevo a malapena camminare. Non mi hanno mai indirizzato verso altri giochi, mi hanno sempre lasciato nell’assoluta libertà di esprimermi. Non posso che dire loro grazie». Jason Wu, che a soli 31 anni – «ma dopo i 30 uno non è più un giovane stilista, è un mestiere che corre a gran velocità» — ha già debuttato come direttore del womenswear di Boss, sorride. Passare dalla sua microazienda con la quale è diventato famoso — 35 dipendenti, meno del numero di Paesi nel quale si vendono i suoi vestiti: 39, e clienti famosissime come Michelle Obama che ha indossato Jason Wu anche all’inaugurazione del presidenza del marito — alla direzione di Hugo Boss — un colosso da 12.500 dipendenti, 7100 punti vendita in 129 Paesi, fatturato 2013 di 2,4 miliardi di euro — non è stato semplice, e non soltanto perché Jason deve dividersi tra New York e l’Europa. Viaggiare è normale per Wu, nato a Taiwan e trapiantato a Vancouver all’età di nove anni per motivi di lavoro del padre. A quattordici aveva già mandato i suoi disegni a un’azienda di giocattoli che l’aveva assunto come collaboratore e due anni dopo, a sedici, ne era diventato direttore creativo: tutto perché gli piaceva vestire le bambole («Creare un abito è come giocare, fantasia e libertà: mi piacciono gli abiti che rendono le donne libere, libere di essere se stesse»). Poi la Parsons a New York, l’apprendistato da Narciso Rodriguez, la scelta di correre da solo, con l’appoggio di Anna Wintour e clienti famose, a Hollywood e Washington. E ora, Hugo Boss. Metzingen, Germania, e Coldrerio, Svizzera, le due sedi centrali di Hugo Boss accomunate dall’architettura innovativa «a misura d’uomo», tecnologia e giardini, acciaio e cristallo ma anche prati all’inglese con panchine e vialetti. L’unica differenza tra le sedi di Germania e Svizzera? «La vicinanza con l’Italia: qui a Coldrerio si mangia meglio che a Metzingen, alla mensa c’è la pasta fresca tutti i giorni, fa venire voglia di fare il bis. Io sono uno che mangia, so che nella moda non è un hobby diffusissimo... La mia definizione di lusso è quella: il tempo di gustare qualcosa di buono. Il gusto per me è un senso importantissimo». E mangiando passa la paura? «Questo è un gigante della moda, certo, ma quando sono andato a parlare per la prima volta con Claus (Claus-Dietrich Lahrs, amministra- Matteo Persivale © RIPRODUZIONE RISERVATA Da Parigi a Roma Longchamp apre a Roma in piazza di Spagna. Il direttore Cassegrain: cominciò mio nonno da una pipa Si piega ed è (anche) color uva: ecco la «Pilage» E’ la borsa più comprata al mondo, con trenta milioni di esemplari venduti in vent’anni. La si vede al braccio di Kate Middleton o portata a tracolla da Beyoncè e Katie Holmes, ma anche le studentesse ci buttano dentro libri e vocabolari. La «Pilage» («piegabile», ispirata all’arte giapponese dell’origami), realizzata in tela di nylon, ultraleggera e resistente, è proposta in sei diversi colori a stagione (dal mirtillo, all’uva, abete, palma, curry o paprica, pralina o laguna...) e si può anche personalizzare scegliendo manici, combinazioni cromatiche e tipo di fibbie. Nel tempo, l’it bag di Longchamp si è adattata anche a rivestirsi di pelle (Pilage a cuir) o ad indossare tessuti fantasia divenendo infine anche tela da dipingere per artisti come Tracey Emin, Charles Anastase, Mary Katrantzou o il pop designer americano Jeremy Scott. Jean Cassegrain, direttore generale del marchio francese, ha appena inaugurato a Roma, in piazza di Spagna, il secondo flagship italiano dopo quello di via della Spiga a Milano nel 2012. «Una sfida venire a vendere borse in Italia, dove c’è Prada, Gucci e tutti i maestri del made in Italy — spiega il nipote del fondatore L’ispirazione L’arte giapponese dell’origami: la carta che prende forma di animali e oggetti In centro L’interno del «flagship» inaugurato nei giorni scorsi a piazza di Spagna: è il secondo negozio che Longchamp ha aperto in Italia. La maison conta 270 monomarca in tutto il mondo della maison ancora al 100% di proprietà della famiglia — ma è anche vero che gli italiani ci amano e venivano sempre a trovarci nelle boutique di Nizza e Parigi. Così abbiamo deciso di avvicinarci ai nostri clienti». E pensare che LongChamp (il nome è una sofisticata combinazione di termini lessicali e iconografici: Cassegrain vuol dire «rompi grano» così hanno pensato a un mulino e l’unico nell’area di Parigi era all’ippodromo di Longchamp) è nato come un brand maschile. «Dopo la guerra, mio nonno vendeva pipe di qualità in una tabaccheria di Parigi — ricorda Jean — ed ebbe l’idea di ricoprirle con guaine in I numeri Trenta milioni di esemplari venduti in vent’anni: successo globale (con le star) pelle, eleganti e resistenti al calore. Poi piccola pelletteria da uomo come portafogli e portachiavi ma anche borse da viaggi. Quindi,a fine anni Ottanta le hand bag da donna». Oggi Longchamp conta 270 monomarca in tutto il mondo e realizza nei propri atelier la totalità dei suoi articoli. «Una borsa fatta nella Valle della Loira o in Giappone è esattamente uguale a quella realizzata dall’altra parte del pianeta — racconta Sophie Delafontaine, direttrice artistica del marchio — in questo lavoro c’è un’irrinunciabile impronta artigianale e per far questo, i team creativi di ogni paese sono formati i Francia peer conservare qualità e tradizione». Flavia Fiorentino © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Tempi liberi Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Moda I protagonisti La scrittrice di Matteo Persivale Donna Tartt, vintage «senza genere» per il Pulitzer Volti nuovi T-shirt e borse Lo stile velico «made in Toscana» Sarà difficile vedere lei, così schiva, che partecipa a malapena alle presentazioni dei suoi libri una volta al decennio e si fa fotografare con estrema riluttanza, apparire in prima fila a una sfilata di moda: eppure poche scrittrici hanno il senso sicuro dello stile — nell’abbigliamento — di Donna Tartt: l’autrice del libro dell’anno, Il cardellino (Rizzoli), premio Pulitzer e bestseller che da ottobre continua a vendere montagne di copie. Se sulle passerelle si discute di moda genderless, senza genere, lei — che ama i vestiti e lo shopping, al contrario dell’immagine seriosa che le è stata appiccicata — lo mette in pratica da una vita: sempre in giacca scura e pantaloni, scarpe basse ma non troppo, rare esplosioni floreali, grande attenzione al vintage. Ispirazione gotica da americana sudista del Mississippi, trapiantata a New York (ma vive gran parte dell’anno nella sua bella casa di campagna in Virginia) e innamorata della vecchia Europa. «Genderless» A sinistra, qui sopra e a destra tre «look» di Donna Tartt, cinquant’anni. In basso a destra, un’immagine di Tartt scattata nei primi mesi del 1992 per pubblicizzare l’uscita del suo primo romanzo «Dio di illusioni» (Rizzoli) L’intervista I due Cavalli e la campagna con Rita Ora: perché lei? Ha una carica esplosiva ma non è «arrabbiata» La scelta di Eva e Roberto «Meglio le brave ragazze» Mare La barca e, sopra, le t-shirt «Cattiva compagnia» è il nome della barca a vela di un navigatore consumato di nome Sandro Soldaini. E «Cattiva Compagnia» è anche il nome che il velista toscano ha dato al neonato marchio di abbigliamento casual. T-shirt, scarpe, costumi, felpe, cerate «capi mixabili, eco-friendly, leggeri, freschi e sempre in versione “coming soon”, perché la moda di Cattiva Compagnia non ha regole fisse», spiega il proprietario. Tutto contraddistinto da una filosofia a «chilometro zero»: l’azienda di Pontedera disegna e produce quasi tutto in Toscana. I pellami provengono da concerie fiorentine certificate e la distribuzione, per scelta, avviene solo in territorio toscano: dopo il primo punto vendita aperto a Pontedera, ora sono arrivati quelli di Pisa e di San Vincenzo, a Livorno. «La collezione è disegnata da mio padre, ma tutti collaboriamo a quella che sta diventando una linea apprezzata anche fuori dall’ambiente velico», dice Tiziana Soldaini. Neppure a dirlo, gli estimatori del marchio si chiamano «cattivi compagni» e il logo del marchio è una pecora con un ghigno, che da animale mite rivendica la sua indipendenza dai soliti cliché (www.cattivacompagnia.com). © RIPRODUZIONE RISERVATA N ella moda vanno di moda le «brave ragazze», parola di Cavalli&Cavalli, cioè Roberto ed Eva, coppia di stile da più di trent’anni. Lui si occupa di tessuti e stoffe e linee; lei di prodotto, comunicazione e social. Il risultato è quello di cui sopra: parlare di donne, alle donne. In abiti e immagini. In questi giorni in tanti stanno curiosando fra le pieghe per capire la scelta di Rita Ora quale testimonial per il prossimo inverno. Giovane e bella, certamente. Cantate e attrice di successo, senza dubbio. Ma (avversione d’obbligo) decisamente una «brava ragazza» (certo, sempre nei standard dello spettacolo): vita privata lontano dai riflettori (ha una storia con un dj, Calvin Harris), no fumo, no alcol, entusiasmo e gioia di vivere alle stelle. «Basta con ragazze arrabbiate e segnate dai vizi — scherzano “i” Cavalli —. Ci piaceva l’idea di una giovane donna tutta energia e per nulla spenta o emaciata. Rita ci sembrava fosse perfetta per interpretare una Marylin Monroe prima maniera, tutta seduzione e ingenuità. Tra la consapevolezza di essere affascinante e la naturalezza della ragazza della porta accanto». Eccola allora la cantante bionda e vaporosa e sensuale. «Sempre nello spirito Cavalli, ben inteso — se la ride lo stilista girando e rigirando tra le mani le foto —. Non certo minimal e castigata!». Avrebbe qualcosa da ridire, a un certo punto, sull’immagine, già approvata e stra-approvata. Poi si ritrae. Ma fra Eva e Roberto chi fa cosa? «Lei (Eva, ndr) mi spinge sempre a fare il meglio. Poi è vero che se la persona che amo e stimo mi dicesse sempre di sì, mi annoierei. Con Eva discutiamo, litighiamo, ci accordiamo. Io non ho mai la sicurezza sicura, lei allarga i miei orizzonti fino a farmi uscire dagli scogli dei dubbi. Io sono un pratico, lei una teorica. Io non mi guardo attorno, lei sì, molto. E sa sempre dove va la moda, quello che esige. Io tutt’al più so cosa fanno Dolce e Gabbana perché vivo sotto casa loro e poi li stimo, così l’unica sfilata che guardo dopo la mia è la loro». Chi ha scelto Rita Ora? La campagna Stile Marilyn È Rita Ora, la testimonial della campagna autunno/inverno 2014-15 di Roberto Cavalli (sotto). Le foto sono state scattate a New York da Francesco Carrozzini, che ha scelto una location metropolitana, in un’abitazione dal design sofisticato. Rita Ora posa seduta distesa su un divano e in piedi mentre gioca con i tessuti, in stile Marilyn Monroe «Eva, naturalmente. Anche perché lei spesso arriva prima degli altri e così le cifre non sono astronomiche. Poi quando si mette in moto la mafia del testimonial è finita. Bisogna essere svegli, attenti, fare ricerche, ascoltare gli amici. Anticipare. Devo dire che in questo Eva è veramente grande. Con Rita è stata una simpatia reciproca». Aggiunge Eva: «Una ragazza dalla carica esplosiva. Che trascina tutti, persino la gente per strada. Senza mai un attimo di sosta. Allegria e gioia di vivere allo stato puro». Più di trent’anni insieme sul lavoro, i Cavalli, con Roberto-mai-contento. Risponde, ovviamente, Roberto: «È un periodo che non mi considera (Eva ndr) tanto rompiscatole, in verità. Invece ci sono stati tempi che lei era così terrorizzata dalle mie reazioni che si alzava di notte e mi scriveva dei messaggini». Eva conferma e approva: «Quando sono molto convinta, mi faccio forza e cerco di portare avanti il mio punto vista. Anche se per lo più ascolto Roberto perché è molto spontaneo, di pancia, e secondo me sono le cose migliori». C’è un limite allo stile Cavalli? «Direi di no, forse nell’uomo meno che nella donna. I miei sono pezzi speciali per completare un guardaroba che c’è già. Capi che restano nel tempo». Alle ultime sfilate si è parlato del ritorno a una certa compostezza? «Per anni ci siamo fatti prendere dagli entusiasmi e ora siamo stanchi di certe cose. Ed io mi ci ritrovo in questo nuovo corso, perché adoro ripetermi: tant’è che prima di cominciare ogni collezione rivedo le precedenti per non cadere nella tentazione di rifarle… in meglio. Eva invece vorrebbe sempre stupire». Eva: «Io preferisco ubriacare d’idee. Roberto ne ha sempre tante ed io mi batto per realizzarle tutte. Lui invece vorrebbe centellinarle». Rita Ora in versione Marylin, perché? «La mia donna non è più una ragazzina. È una donna che può spendere, ma lo fa consapevole di quello che acquista. Sono cambiato io perché non sono più il jeans stampato e l’animalier: i miei capi ora sono unici e costosi. Ed è anche cambiato il mondo: eravamo arrivati a un punto in cui la linea di confine tra volgarità e sensualità era molto sottile e varcarla dipendeva spesso dalle donne stesse. Molte non sapevano come “trattare” certi abiti: non erano abituate, non li sapevano indossare. Penso, per esempio, a certi Paesi arrivati al denaro velocemente. Ora c’è più cultura, consapevolezza, maturità». Ma vale ancora la pena investire sulle «celeb»? «Certo: è una soddisfazione. Per esempio ho saputo che Lady Gaga vuole mettere i miei abiti. E sono giorni che dico ai miei: datemi il numero di Lady Gaga, le devo parlare. Però mi devono dire come la devo chiamare, appena lei mi risponde: lady o Gaga». Tormentone vendita: cessione o non cessione della Roberto Cavalli a un fondo? «No comment! Ma lei ha il numero di Lady Gaga?». Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA Musa Di origini albanesi, Rita Ora è una delle artiste britanniche più popolari, apprezzata dagli stilisti per i suoi look trasformisti. Lo scorso inverno ha aperto con uno show dal vivo la sfilata f/w 2014 di Philipp Plein, adesso è protagonista della nuova campagna Cavalli Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Tempi liberi 29 italia: 51575551575557 Moda Cabina armadio Gli accessori La rivisitazione «gentile» di un classico maschile. Il revival della veletta Best seller Il best seller di Borsalino: il classico Panama è stato rivisitato in versione femminile con tesa larga e cinta in cannetè Come vestire la testa E vince il «Panama» «S Stile rock Sopra Fergie al festival rock di Coachella: la cantante dei Black Eyed Peas ha scelto la versione in feltro del cappello iconico di Borsalino con la tesa più larga rispetto a quello maschile. La versione estiva, in paglia fine dell’Ecuador, è andata esaurita nei negozi di tutto il mondo iccome le fidanzate continuavano a “rubare” il cappello ai nostri clienti, abbiamo pensato di dedicare un pezzo solo a loro, qualcosa di femminile e maschile al tempo stesso, ammorbidendo la linea del classico Panama». Claudio Mennuni, sales manager di Borsalino, spiega come è nato il cappello più ricercato dell’estate, esaurito nelle boutique Borsalino di tutto il mondo: il Panama a tesa larga con cinta in cannetè, esibito come un piccolo trofeo da chi è riuscito ad accaparrarselo (a 210 euro circa) e che ha rilanciato il cappello come accessorio dell’estate. Nessuna limited edition, solo un numero ristretto dovuto alla meticolosità della fabbricazione. «La paglia proviene dall’Ecuador, da sempre il fornitore ufficiale Borsalino — spiega Mennuni —. Tutti i nostri Panama vengono intrecciati in loco mentre la forma “Borsalino” viene data in Italia. Il processo richiede accuratezza e tempi lenti». Un successo che proseguirà in inverno, con i nuovi feltri, anche questi stondati, già indossati da Fergie al festival rock di Coachella. È il nuovo corso del cappello: femminile, ma adatto a ogni oc- Stili Inverni Il cappello da cocktail in treccia di paglia fine a tesa larga Watercult Il classico cappello in paglia ha la fascia in pizzo Gucci La berretta di pelle in stile poliziesco della pre-fall 2014 1968 Cambiaghi Stile vintage per il Panama Atacama in paglia marrone Tak.Ori In maglia, con visiera e disegni geometrici colorati A sinistra Brigitte Bardot a Montecarlo con Gigi Rizzi. La diva ha spesso giocato con lo stile indossando cappelli eccentrici: un modello da imitare per un’intera generazione ispirata dallo stile tropezienne Erika Cavallini La classica cuffia è impreziosita da una veletta nera casione, senza più costruire intorno a chi lo indossa il recinto (stretto) di ragazza perfetta. Tendenza Bianca Il modello da imitare è il cappello di Bianca Jagger il giorno delle nozze con Mike. Il tailleur bianco dal taglio maschile indossato in assenza di reggiseno, era reso romantico da un copricapo da cerimonia dalla forma arrotondata, ora tornata estremamente di moda. «Oggi il cappello è in- dossato come un accessorio che conferisce carattere — spiega Matteo Cambiaghi, che ha rilanciato il cappellificio di famiglia —. E sempre più spesso vengono portati dalle donne cappelli disegnati per gli uomini, come il nostro Panama Atacama». La veletta «La veletta è tra gli ornamenti più belli per una donna — scrive Genevieve Antoine Dariaux nella sua «Guida all’eleganza» — , conferisce mistero e distinzione ai li- neamenti più comuni». comuni» Già «feticcio» per Maison Michel, il capp cappellaio francese che l’ha riportata in auge auge, adesso si impone come moda. Erika Cavallini Cav l’ha scelta per i berretti: cuffie dall dall’aria sportiva con un’appendice di tulle. tulle Anche Inverni, la casa fiorentina celebre celeb per i copricapi morbidi, per l’estate ha proposto il modell IIris, lo ris, una paglia fine con tesa larga e vele lett lettaa corta. «Indossa «Indossare un cappello è seg di personalità gn gno personal — spiega Maria Ci Cirr Cir Cirri,i, proprie proprietaria con la sorella del dde el marchi marchio —. Invito sempre r flette prima di acquiri a riflettere ssta tar are un cappello e sopratstare tut ttu utt tto, a calibrare la misututto, rra : la circonferenza va ra: cal cca alcco calcolata un centimetro sopra l’orecchio. I capsopra pellli devono essere belli pelli sonnoo solo visti da davansono ti,i ma ma anche lateralmente ti, e pe ppersino ersin di spalle». La «manutenzione» «manu La Ch sia ppaglia fiorentina o Che ecua ecua uaddoregna il punto è lo stesso: ecuadoregna com cco ome me curare di un intreccio così delicome ccato? cato cat ca atoo? «Per « la pulizia del d marocchino (la cinta interna che rifin cin ci rifinisce la circonferenza, ndr) si consigliano consiglia poche gocce di Avio, l’ex trielina, su un panno pulito e asciutto, meglio se di daino — spiegano gli esperti della Borsal Borsalino —. La paglia invece va pulita con un panno morbido e poche gocce di latte detergente. de Mai usare il cotone che rischia di d lasciare sgradevoli residui e mai impugnare il cappello con le dita sulla punta per evitare di rompere la paglia. Infine, il segreto del vapore: con il passare del tempo la paglia si disidrata e si rischia la rottura dell’intreccio. «Se non si riesce a usare un getto di vapore diretto sul cappello, anche per evitare di bagnarlo troppo, il consiglio è di lasciarlo riposare per una notte in un ambiente umido». Michela Proietti © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 italia: 51575551575557 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Tempi liberi 31 italia: 51575551575557 Abitare Il personaggio L’intervista Impegno Carlotta de Bevilacqua, 57 anni, con le lampade Ina e Una Tavolo di Danese; in primo piano a destra Empatia, a led, da lei disegnata per Artemide (Foto Duilio Piaggesi) Dietro il giardino di Carlo Contesso Quel tocco color burro che non deve svanire subito Carlotta de Bevilacqua La progettista e imprenditrice di Artemide e Danese e gli intrecci tra professione, valori e vita privata Mesi fa ho fatto una mossa azzardata, ho inserito delle macchie di fiori gialli: non sfacciati, sfumature tra il burro e il primula, ma pur sempre gialli nonostante la committente avesse detto «solo il giallo non mi piace». Il terrazzamento è a fianco di un’abitazione rosso pompeiano, la bordura mista è tutta rossi, arancio e pesca con foglie nere, argentate e bronzate, quindi quel tocco luminoso era perfetto per alleggerire il tutto, eppure quando i fiori di Anthemis tintoria ‘E. C. Buxton’ (nella foto) hanno creato cuscini color burro ho provato un vago nervosismo nel rispondere alla telefonata della padrona di casa... Per fortuna l’azzardo ha avuto successo; ma dopo mesi di fioritura, nel giro di pochi giorni le ‘E. C. Buxton’ son morte nel pieno del fulgore. Perenni di breve durata, le cultivar di A. tintoria e ibridi sono tanto generose coi fiori che gira voce tra i giardinieri si esauriscano e muoiano per questo. Ci sarà del vero, pure terreni troppo ricchi, pesanti e troppa acqua non aiutano: a metà estate in giardino le piante son talmente folte e grandi che l'umidità ristagna al centro del cespo favorendo malattie fulminanti, ed ecco che muoiono in un batter d’occhio. ‘E. C. Buxton’, creata nel 1910, è nota per improvvise dipartite ma una delle più belle, le specie tipo son più resistenti ma di un giallone che non è da tutti, il nuovo ibrido A. ‘Susan Mitchell’ a fogliame argentato sembra più robusta. Comunque potare a una spanna da terra le piante in tarda primavera e metà estate aiuta a mantenerle contenute, quindi intrappolare meno umidità, e limita la produzione di semi, favorendone la longevità: devo dirlo ai giardinieri la prossima volta. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Il design sostenibile ha grandi radici L’ho imparato da mia madre «A 40 anni ho ricominciato tutto: un esempio per mia figlia» I mpugna con forza lo stelo della lampada. Polso sottile, un anello: la mano (decisa) di una donna. A Carlotta de Bevilacqua, architetto, designer, imprenditrice, si incrina la voce a ricordare quello scatto di Elliot Erwitt, grande fotografo e amico di una vita: «È un’immagine a cui sono affezionatissima. Eravamo qui nel mio studio, proprio in questa stanza. Fu un lampo: la afferrai, la sollevai e lui, al volo, la fotografò mentre la tenevo in mano». La lampada è la Sui («Nell’I-Ching significa “il seguire”», precisa lei) e rappresenta la prima volta di Artemide nel mondo dei led, correva l’anno 2001: «Una sorgente nuova, portatile e ricaricabile. Insomma, la rivoluzione tecnologica nella luce. E una donna a raccontarla». Nessun risvolto femminista però: «Non ho mai pensato che ci sia un modo femminile di affrontare il progetto, non credo ai generi ma solo ai talenti e ai meriti, all’impegno e alla dedizione. Certo, noi donne dobbiamo organizzare il nostro tempo per evitare i sensi di colpa, e questo ci obbliga ad avere sempre chiari gli obiettivi». Sarà un caso, ma c’è una figura femminile alla genesi di un trentennio da progettista: «Mia madre, nata nel 1929, è stata interior decorator, una professionista di successo nella Milano degli anni 60 e 70. Sapientissima nell’antiquariato ma amava molto il design: mi ha trasmesso il concetto del passato proiettato nel futuro, e il valore di un progetto durevole». Un padre chimi- Innovativa Sui, prima lampada a led di Artemide, disegnata nel 2001 da Carlotta de Bevilacqua (che la tiene in mano): uno scatto del fotografo Elliott Erwitt nello studio della progettista Simbolica Falkland di Danese, design Bruno Munari «Un progetto intelligente: un collant, una struttura che diventa piatta, la si monta da soli», dice. «Era la preferita di mia madre» co («Si occupava di depurazione delle acque, precorritore di certi temi ambientali che sono attuali oggi»), la sorella gemella («Creativa, bravissima in tutto mentre io ogni cosa me la dovevo conquistare»), una famiglia che offriva ispirazioni e stimoli culturali, e le occasioni per concretizzarli: «Negli anni caldi sono stata una studentessa di sinistra e a casa ritrovavo i testi filosofici, ma anche libertà e apertura, le tracce su cui ho innestato la mia autonomia». Durante l’università la presenza nello studio della madre («Sistematica, quotidiana», precisa), un matrimonio a 22 anni finito subito e l’idea di fondo del suo lavoro a farsi strada: «Che contribuisse a far vivere meglio le persone». Ed ecco, tra un progetto di social housing e il tirocinio, l’incontro con Ernesto Gismondi, 27 anni lei, 53 lui, lei, fidanzata con un architetto e agli inizi professionali, lui, il fondatore di Artemide, due matrimoni alle spalle e tre figli, aveva già fatto (quasi) tutto: «Lo conobbi a una cena dopo un’inaugurazione in Triennale. Il giorno dopo mi arrivarono a casa 200 rose», sorride ancora a ricordarlo. Un ingresso «a gamba tesa», come lei stessa lo definisce, nella sua vita: «Iniziò a coinvolgermi in tutto, e poi ci sposammo». Pubblico e privato, vita professionale e personale, mischiati: la luce (lui guardava al prodotto, lei agli scenari futuri), le passioni (Carlotta lo sci, Ernesto la barca a vela, condivisa con lei), la figlia Carolina («Senza che la influenzassimo ha studiato architettura, ha iniziato ora il suo primo lavoro pagato a Londra», racconta orgogliosa). La crescita in Artemide fino al ruolo di amministratore delegato. Ma nel 2004 qualcosa si spezza: «Visioni diverse: io, forse troppo proiettata in avanti, volevo un’azienda più leggera, lui non era d’accordo». La sua uscita a sorpresa (o estromissione?), con una presa di posizione netta, anche personale: «Sono tornata nel mio studio e l’ho fatto ripartire, e a insegnare all’università: avevo poco più di 40 anni, Carolina undici e volevo darle un esempio che nella vita contano i valori e la dignità». Danese, firma storica, che lei nel frattempo aveva rilevato («Per affetto — mia madre la adorava — con l’idea di tenerla come una collezione»), diventò proprio «sua»: «In quel momento difficile mi dissi: “Vediamo se sei davvero capace di fare futuro”. Così la rilanciai, introdu- cendo la luce. E puntando su etica e sostenibilità del prodotto, e nuovi designer che interpretassero questi valori». Mentre il matrimonio a poco a poco si ricomponeva (e lei, chiamata da Ernesto, ricominciava a collaborare con Artemide), prende corpo una nuova consapevolezza: «Troppi anni in crescita, a volte uno stop serve per togliere la paura del cambiamento. Essere riuscita a ricominciare mi ha dato una forza nuova». L’epilogo è il ritorno vero, sancito un anno e mezzo fa («C’erano tappeti rossi in tutta l’azienda e la scritta “bentornata”», rievoca), in Artemide e, imminente, la nuova sinergia tra i due marchi. Resta uguale l’idea di fondo da cui è partito tutto, ovvero contribuire al benessere delle persone. E mentre parla di luce «buona», oggetti che durino, manifattura italiana, accarezza i suoi cani: «Sono rimasti in quattro. Cata, il labrador, non c’è più: trovata per caso sul web, viveva paralizzata in una gabbia in Estremadura. Portata in Italia e accudita, è tornata a giocare». Lei non lo dice, ma forse il suo più riuscito progetto etico è proprio questo. Passioni Carlotta de Bevilacqua assieme al marito Ernesto Gismondi in una fotografia di famiglia, scattata durante le vacanze in barca nel 1989, all’arrivo a Filicudi all’alba Affetti In uno scatto di Elliot Erwitt del 2011, Carlotta con la figlia Carolina e gli amati cani, tra cui il labrador Cata, paralizzato dopo un incidente, salvato e portato da lei in Italia dalla Spagna Confronti creativi Un momento conviviale e di scambio con il gruppo di lavoro di Danese, marchio storico che la de Bevilacqua ha acquisito nel 1999 e rivitalizzato con le lampade e designer nuovi Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Tempi liberi Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare Questa è la mia casa La mostra La plastica «coltivata» da Montalti Scarti come paglia, trucioli o polimeri, trasformati da funghi che fanno da leganti per un nuovo materiale, una resina con cui realizzare ciotole, lampade, arredi. È un nuovo universo di «oggetti coltivati», il growing design dell’artista Maurizio Montalti, italiano che lavora ad Amsterdam, protagonista con il suo Growing Lab della mostra «The Future of Plastic», curata da Marco Petroni e organizzata dalla Fondazione Plart a Napoli (via Martucci 48, fino al 27/9), all’interno del Festival Internazionale del Design Questa è la mia casa Il maestro d’armi Renzo Musumeci Greco Spade e cose del cuore Nella mia ex tipografia come in un set privato U n’ex tipografia fatiscente, in uno dei rioni romani più di tendenza, il rione Monti, trasformata in un «antico circolo della scherma». Renzo Musumeci Greco, 62 anni, dottore commercialista e direttore dell’Accademia d’Armi del Pantheon, dei Parioli e Prati, è l’ultimo discendente (quarta generazione) di una famiglia che ha fatto della spada il suo Santo Graal. Il padre Enzo inventò infatti la professione di «Maestro d’Armi» nel cinema, nel 1939, insegnando agli attori a figurare come esperti duellanti. Gli allievi? Da Errol Flynn a Charlton Heston, Burt Lancaster, a Vittorio Gassman, per citarne alcu- ni. «Qui ho voluto ricostruire un ambiente a me familiare, che raccontasse tutta la mia vita, incentrata sulla scherma e spettacolo», racconta il padrone di casa. Sul lungo corridoio (circa 27 metri) composto di tavelloni di legno, scorre una pedana di scherma regolamentare in alluminio: «Il mio personale tappeto». Decine di armi appese su una parete, coppe e trofei sull’altra. Non c’è un elemento che non sia un ricordo o non riguardi le sue passioni (persino gli stuzzicadenti, sono a forma di spadini): dagli oggetti degli antenati ai momenti magici dei suoi spettacoli, alle serate con gli amici. Tutto plastificato, per preservare al meglio. Sia le locandine delle grandi manifestazioni (come il Lohengrin al Teatro alla Scala), sia le tovagliette firmate dagli amici in trattoria. Il «maestro» soffre della Sindrome di Stendhal, è Cimeli Tra i ricordi la sciabola usata per «L’innocente» di Visconti: «Esperienza indimenticabile» rapito dall’arte. «Ciò che è comodo deriva da pura casualità: la disposizione degli spazi e arredi è subordinata al mio gusto estetico, non alla funzionalità; che è secondaria». Ecco perché due grandi cassettoni di famiglia sono stati convertiti in dispense. Una contiene pasta e vino; l’altra le tovaglie. L’ispirazione e lo stile si rifà a fine ‘800 primi ‘900, «l’epoca dei grandi duelli cavallereschi». Sulla porta d’ingresso è scolpita una frase scritta dal padre: «La scherma prima di essere uno sport è un’arte, prima di formare l’atleta esige l’artista». Sulla porta secondaria, invece, è rimasta la vecchia insegna della tipografia. All’ingresso spicca un paravento di legno con appese le locandine dei suoi spettacoli e le maschere della scherma. «Una scelta dettata da esigenze di privacy, giacché la casa dà sulla strada», che si rivela anche un coup de théâtre. Nell’angolo domina la Bianchina mare di color rosso; una spider fuoriserie anni Sessanta «che rappresenta la mia passione per le auto: ho corso per dieci anni nel Campionato italiano turismo». A fianco una vetrinetta con abiti di scena. Il soffitto nella lunga sala è tutto a cassettoni. Il salone si allarga per far spazio alla moderna cucina, «aperta e conviviale», con una collezione alla parete di piatti da scherma del ‘700-’800: «molti acquistati dai miei amici in giro per mercatini in Francia». Il salotto è la zona delle armi antiche da museo, degli spadini originali, delle armi teatrali e cinematografiche. Come un fioretto usato per «Romeo e Giulietta», o le riproduzioni delle sciabole utilizzate nel film «Il Deserto dei Tartari». Comprese due spade originali dell’ultimo duello cavalleresco di Aurelio Greco, avvenuto nel 1922. Qui insomma, «lo schermidore si rilassa a fine allenamen- to, discute di scherma e sfoglia qualche libro, oppure ascolta la musica e vede un film; e ha a disposizione un bagno- spogliatoio». Tappezzato di collezioni di francobolli degli anni 50. Salendo pochi grandini, l’area notte-benessere non è meno originale, con una scultura in metallo dell’armeno Henrig Bedrossian, «il culto della scherma». Per terra, un’installazione di tutte le scarpe da scherma indossate in carriera. Le pareti tappezzate di locandine dei numerosi spettacoli teatrali e cinematografici cui ha partecipato. Musumeci Greco ha un forte senso dell’umorismo, che fa capolino nella camera da letto dove un quadro lo ritrae in versione «settecentesca» , oltre a tante caricature regalate da amici e artisti. Nel bagno, «per sdrammatizzare», tutti i suoi diplomi e attestati: dalle elementari alla laurea. E una riproduzione in muratura di una chaise longue di Le Corbusier. Il suo oggetto preferito? Non poteva essere che una sciabola: «quella usata nel film “L’Innocente”, di Visconti. Lavorare con lui è stata un’esperienza indimenticabile». Alessandro Luongo © RIPRODUZIONE RISERVATA Passioni Sopra, Renzo Musumeci Greco, 62 anni , quarta generazione di una famiglia di schermidori, nella casa romana. Sotto, locandine e cappelli ricordano gli spettacoli cui ha partecipato come maestro d’armi. Sotto la lunga sala, un’ex tipografia nel rione Monti, con le numerose collezioni. Fotoservizio di Giorgio De Camillis Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Tempi liberi 33 italia: 51575551575557 Abitare Scegliere il borgo I protagonisti Il meteorologo Germano Moroni, 59 anni: «Paesaggio e clima incantevoli. Preci è il luogo ideale per chi cerca una vita in cui i rapporti amicali vincano sullo stress» Luci d’estate Lo scenario suggestivo del borgo di Preci circondato dai Monti Sibillini e lambito da torrenti: «Volpi e cerbiatti scendono spesso a salutarci», raccontano gli abitanti. Sopra, una piazza del centro storico del borgo, animato in una serata estiva da abitanti e turisti che spesso visitano la bellissima Abbazia di S. Eutizio Fotoservizio Luca Bergamin Il sindaco Preci Nel centro umbro circondato dai Monti Sibillini si respira una storia antica, tra tesori d’arte, cibo eccellente e socialità Pietro Bellini, 56 anni: «I nostri chirurghi sono arrivati a Costantinopoli e in Inghilterra. Ora sono noti prosciutti e tartufi. Storia e buon cibo: tutto per vivere bene» Il menestrello Bruno Benedetti, 63 anni: «Nelle sere d’estate questo borgo è ammantato da una magia che i concerti all’aperto esaltano ancora di più» re Centro storico e casali Chi desiderasse vivere a Preci, può contare su prezzi di acquisto delle abitazioni nel centro storico piuttosto vantaggiose. Il costo al metro quadro si aggira intorno a 1.000 euro e generalmente si tratta di case che non hanno bisogno di grossi interventi di ristrutturazione. Il borgo, infatti, ha saputo utilizzare al meglio i fondi che gli sono stati elargiti dopo i fenomeni sismici che lo hanno colpito nel 1979 e nel 1997. Ovviamente l’impegno finanziario è molto più elevato qualora si opti per l’acquisto di un casale o di una fattoria composta da più locali e annesse masserie nel territorio comunale, specialmente nelle vicinanze dell’Abbazia di Sant’Eutizio. Non viviamo però soltanto della gloria strade lastricate, simili a sartie delle navi, passata — assicura il primo degli 800 cit- che portano in cima al paese e soprattutto tadini —, l’eccellenza oggi è data dal set- all’Abbazia di S. Eutizio». È proprio in tore agro alimentare che ha nei tartufi, nei questo luogo mistico, sorto all’ombra delprosciutti certificati dall’i.g.p. di Norcia, le grotte in pietra sponga ove pregavano nelle trote allevate in loco il nostro vanto. l’eremita Spes, il futuro San Benedetto e E soprattutto c’è lo scenario paesaggistico centinaia di monaci provenienti dalin cui il nostro borgo è incastonato: i cer- l’Oriente, che iniziò la pratica dell’arte biatti e le volpi scendono dai monti sibilli- medica poi trasmessa — «colpa» anche del Concilio Lateranense IV del 125 ni a darci un saluto quasi ogni che vietò ai religiosi la pratica giorno…». della chirurgia — dai frati alChe l’atmosfera e il cliGubbio le famiglie di Preci. ma qui siano ideali per ve Martino Mocci, 36 anni, forestario di S. Eutizio: «Dal V secolo i monaci entravano in contatto con Dio nelle loro grotte. Qui pace e spiritualità sono davvero a portata di mano» Quanto costa Te Il monaco I l cittadino più illustre di Preci, borgo da cartolina nel Parco dei Monti Sibillini, si chiamava Cesare Scacchi e «salvò» gli occhi e il cuore della regina Elisabetta I d’Inghilterra. La sovrana nel 1588 ha praticamente perso la vista, e non riesce più a leggere i biglietti d’amore che è solita scambiarsi con Walter Raleigh, navigatore, corsaro e poeta. Se ne affidasse la scrittura al ciambellano, il segreto di questa relazione potrebbe diventare di dominio pubblico e sarebbe uno scandalo per la regina che ha sconfitto l’Invincibile Armata. Se non fosse appunto per l’intervento di Cesare Scacchi, originario di Preci, che la opera alla cataratta. È l’intervento chirurgico sicuramente più celebre condotto dai duecento medici nati in questo paese della provincia di Perugia che da esperti nella lavorazione del maiale si trasformarono nell’equipe medica più rinomata d’Europa tra il XIV e XVIII secolo, curando reali e nobili di tutto il continente nel campo della lobotomia e dell’oculistica. I forzieri colmi di scudi d’oro che ricevano come compenso venivano investiti per acquistare palazzi in pietra, con portali impreziositi da stemmi a forma di forbici, ed eleganti bifore che ancora oggi abbelliscono il centro storico di Preci. E sono il vanto di Pietro Bellini, 56 anni, agente assicurativo, al suo terzo mandato di sindaco. «La storia di questi empirici chirurghi è sconosciuta agli italiani, ma noi ne siamo molto fieri e l’abbiamo raccontata nel museo nell’antica chiesa di S. Caterina, dove abbiamo raccolto una collezione di ferri, pinze per la litotomia, sonde uretrali. L’eredità di eremiti e chirurghi è il segreto del buon vivere Qui ha scelto con vocauna vita senza stress, PERUGIA zione di vivere Martino fondata sui rapporti Mocci, 36 anni, originaamicali, lo conferma Assisi Preci rio di Villanovaforru in anche la previsione provincia di Cagliari, che Germano MoroU M B R I A ora forestario dell’Abbani, 59 anni, fa sotto la Norcia zia. «Mi occupo dell’accascata del Mulino Orvieto coglienza ai pellegrini. Prialimentato dal Torrenma di prendere i voti, per te Campiano. «Ho lavodieci anni ho prestato il servirato per trent’anni come zio militare. Facevo parte di un remeteorologo dell’Aereonautica a Pratica di Mare, studiavo il cielo anche parto che procedeva a disinnescare ordiper la Rai e il Colonnello Bernacca. Il desi- gni bellici e campi minati in missioni parderio di ritornare nel luogo della mia in- ticolarmente delicate con l’Afghanistan. È fanzia è sempre stato molto forte, così, ap- stato in quei luoghi che ho sentito chiara e pena ho potuto sono venuto qui, dove la forte dentro di me la chiamata da parte di tranquillità della vita, la semplicità e ge- Gesù. A Preci si riesce a coniugare il silennuinità delle relazioni sociali hanno un si- zio della meditazione con la vita attiva e gnificato profondo. E poi io amo la storia, pastorale, si incontrano la spiritualità vere a Preci la senti respirare mente sali sulle ticale della fede con la dimensione oriz- zontale di dover camminare in mezzo alla gente. La natura intorno aiuta ogni cammino di ricerca. E poi c’è la bellezza del complesso di S. Eutizio risalente al ‘200, la ricchezza del nostro museo in cui sono custodite farmacie ambulanti, reliquari delle spine di Cristo». Preci è un borgo che prega, certo, ma sa anche divertirsi, tanto da attirare i giovanissimi. Come Susanna Placidi e Rebecca Guerra, entrambe diciannovenni, fresche diplomate alla Scuola Alberghiera di Spoleto: «Qui si mangia benissimo, specialmente i salumi e i formaggi. Veniamo con i nostri genitori e portiamo gli amici per fare trekking sui sentieri dei Monti Sibillini». Alla sera poi si canta grazie a Bruno Benedetti, 63 anni, il menestrello del borgo: «Ho vissuto a Roma per molti anni dove dirigevo supermercati. Qui ho investito negli agriturismi e nei locali ma la mia passione è il canto. Organizzo la corrida musicale, allietando le vie del paese con le cover di Sinatra e del mitico Elvis». Quando poi fa caldo, tutti si tuffano nella piscina di Lucia Quaglietti, 31 anni. «È lo specchio azzurro di Preci, proprio nel centro storico. Con mio padre, gestisco un piccolo albergo nei locali di quello che era il palazzo della famiglia Scacchi. Nella hall, questa famiglia di chirurghi praticava le operazioni...». Luca Bergamin © RIPRODUZIONE RISERVATA 34 Tempi liberi Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Bellezza L’evento La fiera Al Cosmoprof di Las Vegas i giamaicani puntano sugli abbronzanti, i nordafricani sull’Argan Nella crema c’è il tartufo L’Italia seduce l’America Sensuale o ribelle? I cinque elisir del maestro Nome particolare «Les Élixirs Charnels». È la nuova collezione di fragranze firmata Guerlain. «Un invito — raccontano alla maison di Champs-Élysées — alla sensualità femminile ricercata e raffinata. Élixir come erotismo, impetuoso, impertinente; charnel come carnale. In tutto cinque profumi che giocano con i piaceri olfattivi e rappresentano infinite proposte d’identità per la donna contemporanea. Ognuno di loro svela ed esalta, a modo suo, un aspetto nascosto della sensualità femminile: puri momenti di allegria, istanti riservati alla più segreta intimità, quella dove si osa trasgredire con voluttà, appagando i propri inconfessabili desideri nella libertà più assoluta». Una magia di alchimie create da Sylvaine Delacourte, maestro profumiere che definisce il progetto «singolare ed estremamente goloso. Interamente immaginato per soddisfare i desideri sensoriali più arditi». La linea comprende cinque inediti che racchiudono essenze particolari. A partire da Floral Romantique, caratterizzato da fiori d’arancio, ylang-ylang e tè affumicato. È dedicato a una donna androgina e ribelle Boisé Torride con patchouli e gelsomino, mentre si ispira all’atmosfera ovattata del boudoir Oriental Brûlant, volutamente trasgressivo, che si presenta con un accordo di fava tonka, vaniglia e un mix di spezie. Sensuale Chypre Fatal con pesca bianca. E, per finire, il malizioso Gourmand Coquin (nella foto) con rosa, rhum e cioccolato. Le fragranze, racchiuse in un flacone dalle linee sobrie con un’etichetta argentata, come tutte le altre della linea Les Exclusives Guerlain, sono in vendita all’indirizzo storico nella boutique di Parigi (68, Champs-Élysées) e a Milano in esclusiva nella profumeria Mazzolari. G.Gh. © RIPRODUZIONE RISERVATA A nnusare: «Sente l’aroma? Al cento per cento naturale». Toccare: «Avverte la morbidezza del siero sul viso? Merito del nostro centro ricerche che collabora con l’Università di Ferrara». Guardare: «La confezione rispecchia il nostro stile. Italianissimo». Gabriel Balestra espone al pubblico di Cosmoprof North America, oltre 20 mila metri quadrati di stand in una Las Vegas torrida, gli effetti antietà delle sue creme a base di tartufo umbro. Gli americani ascoltano rapiti. Anche il colpo di scena che arriva sul finale: «La tartufaia appartiene alla mia famiglia dal 1911». Prodotti di qualità e storie da raccontare, una per ogni cipria, per ogni shampoo, per ogni rossetto. Così la cosmetica made in Italy ha conquistato l’America. Da Bologna fino al Nevada. Tutto il mondo della bellezza tra slot machine e tavoli da gioco. Al Cosmoprof North America, organizzato da BolognaFiere con Pba (Professional Beauty Association) dal 13 al 15 luglio, espongono 992 aziende. Gli americani (ossessionati dalla calvizie e disperatamente a caccia di distributori italiani, come il marchio OraLabs); i giamaicani con decine di ILLUSTRAZIONE DI FRANCESCA CAPELLINI Solo a Milano mercato californiano chiede prodotti a impatto zero; i newyorkesi vogliono make-up di lusso ma senza ostentare; a Las Vegas conta l’effetto casinò, colore e confezioni personalizzate. Tutti vogliono il sogno dell’Italian style corredato da aneddoti e storie di famiglia, come quella di Giuseppina Balestra e del suo negozio di oli al tartufo nella Roma della Dolce Vita. Contatti, vendite dirette, ordini. Cosmoprof, la più grande fiera al mondo dedicata alla bellezza, con gli appuntamenti di Bologna (il più importante), Las Vegas e Hong Kong fattura 60 milioni di euro all’anno e a settembre (22-23) sbarca a New York con il Symposium del Cosmopack, le migliori aziende di packaging e macchinari a confronto. La crescita è costante. E non è un caso. Alla base di questo strepitoso risultato ci sono due realtà solide che sanno collaborare: BolognaFiere, con Cosmoprof e i suoi trecentomila visitatori, e Cosmetica Italia, 500 imprese associate a Confindustria che nel 2013 hanno fatturato quasi 9.280 milioni di euro. Una grande piattaforma fieristica abbinata a una grande industria. Duccio Campagnoli, presidente di BolognaFiere, commenta: «Ci premiano per la capacità di creare innovazione e soluzioni tecnologiche ad alto livello. Internazionalizzare vuol dire andare in questa direzione, consapevoli del fatto che mantene- L’innovazione dal passato La manifestazione è organizzata da BolognaFiere con l’americana Pba. Il presidente: ci premiano per la capacità di creare innovazione Numeri Per il nostro Paese gli Stati Uniti rappresentano il quarto mercato estero dopo Francia, Germania e Regno Unito abbronzanti; i nordafricani con l’olio di argan; i libanesi con il prezioso sapone al latte di capra Aurame; i cinesi fortissimi negli smalti. E gli italiani, una trentina. Decisi a sferrare l’attacco agli Usa con lettini per idromassaggio di ultima generazione (come quelli vibroacustici prodotti da Iso Italia a Santo Stino di Livenza), con asciugacapelli che piacciono per il design («e i nostri non si rompono», dice Fabio Grassi, di Gamma Più), con creme che raccolgono essenze preziose, sconosciute. La strada è ben avviata, gli Stati Uniti sono il quarto mercato estero per la cosmetica italiana dopo Francia, Germania, Regno Unito. «Gli americani cercano qualità e innovazione, ma anche la storia di un marchio e le sue suggestioni», dicono gli esperti della fiera. Aggiunge Valeria Cavalcante, ad del marchio Vagheggi: «I buyer apprezzano il nostro controllo sulla filiera e sui fornitori, cui abbiamo chiesto di sottoscrivere un impegno a investire parte del ricavato nel territorio». I trend: il re la leadership è un obbligo: investiamo dove siamo primi o lo possiamo diventare. Siamo un’eccellenza, sarebbe bello che anche la politica lo capisse». Aggiunge Fabio Rossello, presidente di Cosmetica Italia (che da tempo chiede l’Iva agevolata per saponi, shampoo, dentifrici): «La capacità di proporre servizio, sicurezza e innovazione è l’espressione distintiva della cosmetica italiana, che ha saputo reagire prima e meglio alla crisi e che da sola produce il 65 per cento del make up distribuito nel mondo. La qualità percepita dei nostri prodotti — da vedere, toccare, sentire — è il segreto del nostro successo». Senza dimenticare che bellezza e benessere «sono un diritto»: decine le iniziative benefiche (come i corsi di make up negli ospedali) destinate alle donne colpite da tumore, seguendo l’esempio del progetto Look good feel better e l’esperienza di City of Hope. La vera lezione americana. Annachiara Sacchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Immuno-cosmesi Dopo venti anni di ricerca sulle cellule di Langerhans, arriva un prodotto innovativo, con 31 brevetti Pelle più giovane, la rivoluzione di gingko biloba e timo U n nuovo termine, «immunocosmesi», per contrastare l’invecchiamento cutaneo. «Questa scoperta — racconta Alberto Noè, presidente di Shiseido Italia — porterà un cambiamento nella beauty routine. Si è arrivati dopo 20 anni di ricerca sul sistema immunitario cutaneo, portata a termine dai nostri scienziati in collaborazione con i ricercatori del Cutaneous Biology Research Center di Harvard. Su questo importante risultato scientifico si basa «Ultimune», un prodotto coperto da trentuno brevetti, in vendita da settembre in profumeria, che modificherà le abitudini di cura della pelle. Lo definirei trasversale perché adatto a tutti i tipi di epidermide, a qualsiasi età ed etnia, sia uomini che donne». Il percorso è stato lungo. «Per arrivare a questa formula, che ha la capacità di proteggere, rigenerare e rinforzare — spiega Junici Hosoi, ricerca- Gingko biloba La pianta più longeva del mondo, tra i principi attivi di «Ultimune» Il ricercatore Hosoi nel centro di Shiseido che ha studiato le cellule di Langerhans tore dell’azienda giapponese — abbiamo fatto un lungo studio sulle cellule di Langerhans, che difendono la pelle dalle aggressioni esterne. Con il passare del tempo o sotto stress, il loro numero diminuisce. Viene a mancare (fino al 60% in meno) anche l’enzima CD39 che funziona da antinfiammatorio». La scoperta delle cellule di Langerhans risale al 1886 da parte del dottor Paul Langerhans, però al nuovo complesso si è arrivati da poco. Aggiunge Noè: «I laboratori hanno sperimentato diversi ingredienti che servono a mantenere l’omeostasi della pelle, o meglio i parametri che le permettono di restare giovane e sana. Sono arrivati all’Ultimune Complex, in grado di agire direttamente sulle cellule di Langerhans grazie agli estratti vegetali di gingko biloba, la pianta più longeva al mondo e di timo selvatico, riconosciuto come antibatte- I risultati «Dopo una settimana la pelle è più radiosa, in un mese diventa compatta e elastica, con rughe meno visibili» rico. A questi sono state aggiunte note di rosa e di loto, dalle proprietà rilassanti e allo stesso tempo energizzanti per poter associare anche i benefici dell’aromacologia da tempo utilizzata dalla nostra azienda». Questo prodotto definito «immuno-attivatore» va ad aprire una nuova categoria cosmetica. Ha una texture particolare alla quale si è arrivati dopo oltre 400 tentativi per poter ottenere una densità concentrata ma in grado di essere assorbita subito dall’epidermide. Inoltre, è stato testato su duecento donne. «Dopo una settimana — spiega Hosoi — si ha un aspetto più radioso, dopo quattro si è visto come sono migliorate compattezza ed elasticità e ridotta la visibilità delle rughe. Oltre a buon cibo, buon sonno, integratori, adesso abbiamo un’arma in più per restare giovani». Giancarla Ghisi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Tempi liberi 35 italia: 51575551575557 Controcopertina Famiglie Il questionario di Proust per bambini Nome Il tuo difetto Che cosa ti rende triste Età Il difetto dei tuoi genitori Che cosa non ti piace fare L’ultima volta che hai pianto Che cosa ti fa paura I nomi che ti piacciono di più Bevanda preferita Dove abiti Piatto preferito Che cosa ti piace della tua città Scaricare il questionario e la liberatoria (da far firmare ai genitori) dal blog 27esima ora di Corriere.it Spedirle con una foto alla mail proustperbambini @corriere.it Gioco preferito Che cosa vorresti fare da grande Vacanze preferite E cosa non ti piace Il tuo eroe o eroina Colore preferito Libro o film preferito Il peluche con cui dormi Il tuo migliore amico o amica Animale preferito L’effetto Libri, film e un concorso lanciato dal «Guardian»: raccontate in 250 parole quello che avete provato «Mi ricordo quel giorno» Il divorzio visto dai bimbi Mai presto Il galateo del «buon» messaggino di Caterina Ruggi d’Aragona Non bussate a quella porta. O meglio, non mandate quel messaggino. Contate fino a tre: 1, 2, 3. E chiedetevi: «Sarà sveglio?». «Non è che, per caso, un trillo provocato da parole sputate nell’etere che, in effetti, potrebbero anche aspettare, possano interrompere un momento irripetibile della sua vita, o anche soltanto un bel sogno?». A chi non è capitato di aver fatto i conti al misurino con la sveglia, la sera prima, per poi essere strattonati da una suoneria giusto 30 minuti (magari anche 60’) prima dell’ora patteggiata (con la sveglia). Impossibile non cominciare la giornata con il piede sbagliato. E peggio va quando quella mattina avevate deciso di non puntarla affatto la sveglia. Fasce orarie di buonsenso (considerando anche lo stile di vita del destinatario). È la regola numero uno del semiserio (più serio che semi) Galateo 2.0 ai tempi di WhatsApp. «Mai mandare messaggini alle due di notte, e neanche di prima mattina», non lascia scampo Philippe Daverio, storico dell’arte, giornalista, docente universitario, esteta... e esperto di buone maniere. La colpa non è di chi lascia acceso il cellulare di notte. Nessun alibi. «Siamo tutti sempre in Rete. Il problema — sottolinea — è che nessuno chiede «disturbo?», neanche quando chiama, senza pensare che il telefono era nato sulla scrivania: rispondevi quando ne avevi tempo. Ora, invece, è portatore di cafonaggine». Colpa anche del «mercato clandestino dei numeri di cellulare, che — ricorda — avrebbero invece una benedictio di privacy». «Cafonoide» il messaggino, anche se più garbato della telefonata, di cui talvolta è «un’alternativa taccagna». Non vi fidate delle buone maniere altrui? Togliete la suoneria dei messaggi. Se è urgente chiameranno. di ROBERTO RIZZO G iampiero ha 45 anni, un lavoro, una moglie, due figli, una vita normale. Eppure, ancora oggi, ricorda come fosse ieri una sera d’autunno del 1978: «Mio padre era finalmente tornato a Milano dopo che per tre anni aveva lavorato a Roma. Lo vedevo solo nei weekend, avevo 9 anni. Aspettavo il suo ritorno come un evento eccezionale. La prima sera a casa, dopo cena, papà uscì per bere un caffè al bar, al rientro ricordo che scoppiò una discussione tra lui e la mamma. Lei gli aveva trovato dei gettoni del telefono nella tasca della giacca, lo aveva messo alle strette facendogli confessare che era uscito per telefonare a un’altra donna. La mattina dopo mio padre era fuori di casa e mamma dall’avvocato per avviare le pratiche di separazione». Il divorzio, la separazione dei genitori vista dalla parte dei figli è l’11 settembre (2001) delle emozioni. Un fatto traumatico che rimane, indelebile nel cuore e nella psiche di chi lo subisce, a maggior ra- Il mito e la verità La psicologa Simona Rivolta: il mito del buon divorzio è, appunto, un mito. Per i figli la separazione dei genitori è un trauma gione se in tenera età. Tutti noi, a distanza di tredici anni, ricordiamo dove eravamo e cosa stavamo facendo quando ci fu l’attacco alle Twin Towers di New York. Allo stesso modo, la maggior parte dei figli di divorziati ricorda il preciso istante in cui la famiglia ha fatto crac. Al punto che, venti giorni fa, il quotidiano inglese Guardian ha lanciato un concorso tra i suoi lettori: «I tuoi genitori si sono divisi? Raccontaci il momento in cui ti è stato detto che si stavano separando in 250 parole». Ogni storia pubblicata sarà pagata 50 sterline. «La cosa più difficile è andare avanti e indietro, avanti e indietro. Che poi, quando magari vuoi stare con il papà sei con la mamma, e quando vuoi la mamma sei dal papà», dice Andrea, 7 anni con genitori separati da due. Simona Rivolta, psicologa che svolge attività clinica con bambini, adolescenti e le loro famiglie presso il Centro Minotauro di Milano, ha raccolto molto del suo lavoro in un libro, «La nostra famiglia da qui in poi. Affrontare la separazione senza smettere di fare i genitori» (BUR). L’avvertimento della psicologa, a sua volta mamma e divorziata, non rassicura chi ha figli ed è JULIE NICHOLLS/CORBIS Tendenze prossimo a separarsi: «Il mito del buon divorzio è, appunto, un mito. Per i figli la separazione dei genitori è un trauma, anche quando ci si separa con tutte le attenzioni del caso. È bene metterselo in testa anche se è difficile tollerare di essere quelli che scientemente fanno del male ai propri bambini. Sarebbe più onesto dirsi: “Lo faccio pur sapendo che ci saranno delle conseguenze per i figli”». I bambini ci guardano anche nel 2014 come ben illustra un film ancora nelle sale, «Quel che sapeva Maisie» con Julianne Moore, dove protagonista è una bimba di 6 anni, Maisie, contesa nella causa di divorzio tra i genitori, coccolata o dimenticata a seconda dei momenti e delle convenienze degli adulti. «Devo ancora incontrare un bambino, o un ra- gazzo, che dica “sono contento che i miei genitori si sono separati”. Poi si adattano, anche bene, alla nuova situazione, ma non accetteranno mai la separazione di mamma e papà, non perderanno mai la speranza, anche a distanza di anni, di rivederli insieme», prosegue Rivolta. «La maggior parte delle coppie che incontro chiede come non far stare male i figli. La risposta è una, anche se semplicistica e poco rispettosa: non ci si separa. Se questo avviene, bisogna essere preparati a certi comportamenti dei figli, non catalogarli come preoccupanti». «Ogni anno 30 mila bambini sono coinvolti nelle cause di separazione e divorzio», spiega l’avvocato Gian Ettore Gassani, matrimonialista autore del libro «I perplessi sposi» (Aliberti). «Anche quando la separazione è veramente consensuale, e non si tratta della maggioranza dei casi, in sede di ascolto i ragazzi manifestano tutto il loro dolore pure se viviamo in una società piena di figli di separati e divorziati. La rottura tra i genitori è vista sempre come un distacco che fa sparire la quotidianità, l’appartenenza alla famiglia come l’hanno conosciuta. Con il tempo i genitori possono elaborare la separazione, i figli fanno molta più fatica perché gli viene tolta una parte di normalità. E davanti al giudice, l’unico non rappresentato e alla fine il meno tutelato è il bambino, o ragazzo, che sta in mezzo». © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Sul blog La27ora «L’amore e la vita-Call the Midwife» è un melodramma femminista. Al centro la maternità tra realismo e nuove istanze sociali. E il lavoro delle levatrici nel secondo Dopoguerra tra le classi meno ab- bienti. Lo racconta Stefania Carini. Equivoco o specchio della società? E Cass Sunstein diventa mister Power, dal cognome della moglie Samantha Power, ambasciatore americano alle Na- 27esimaora.corriere.it zioni Unite. Eppure, fa notare nel post Paolo Valentino, Cass è un professore di legge ad Harvard, «mente» giuridica di Obama. Ma al Palazzo di Vetro si è trasferito seguendo l’incarico della moglie. Tempiliberi 36 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> i`>Õ /Ì ` -Ì>Ì > ÃiÌÌ>> >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]£ä Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ó]{Ç Ó]Îx Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]x Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££x]ä £]Èn Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]ÈÈ Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££]£Ç Î]£ä Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]xÓ Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]În Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££{]{£ ä]{È £]äÇ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]În Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]xx VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£ Î]£ Î]Σ ä]£Ç Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££Ç]nx Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]Ó{ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££x]ÎÓ £]xä £]ÈÇ Ó]£Ç VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£n VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]£{ VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]ÎÈ ä]Σ ä]ÎÇ ä]ÇÈ Óä°ÇÎÇ]£Ó ä]Èx¯ e `À> È°Ç{]{x /- Ì° - >Ài ÓÓ°ä£x]Óx ä]x£¯ e À>VvÀÌi °ÇÓä]äÓ ä]Îx¯ *>À} >V{ä® {°ÎÎx]Σ ä]£Ç¯ e ä]{{¯ e /- Ì°-Ì>À £n°£££]ÎÎ ä]nx¯ Ü ià £Ç°äÓ]ÈÇ ä]Èn¯ e } } >Ã`>µ {°{£]{Ç £]Ón¯ e / i® £x°Ó£x]Ç£ £]䣯 -E* xää £°Ç{]x ä]n{¯ e >`À` £ä°xÓÇ]ää ä]£x¯ La lente £ iÕÀ Óΰ{x{]Ç ä]Ón¯ £]ÎxÓx `>À £ iÕÀ £ÎÇ]äÇää Þi Û° r ä]£{¯ £ iÕÀ ä]Ç£x ÃÌiÀi £ iÕÀ £]Ó£{{ vÀ° ÃÛ° ä]än¯ e £ iÕÀ ]ÓÓnÓ VÀ°ÃÛi° ä]Óä¯ £ iÕÀ £]{xÎÎ `°V>° ä]äÓ¯ ä]äÓ¯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £näÇ iÌÌ ¯ Bankitalia gela le attese di crescita «Quadro fragile, l’economia stenta» È Il Pil aumenterà quest’anno solo dello 0,2% e ci sono «rischi al ribasso» Erika Della Casa © RIPRODUZIONE RISERVATA i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° £näÇ iÌÌ ¯ Il bollettino Atteso un effetto del bonus da 80 euro sui consumi. La vera spinta verrà dalla Bce. Export in forte ripresa «POCHI STRANIERI» AZIMUT LASCIA IL SALONE DI GENOVA burrasca sul Salone Nautico di Genova. Dopo mesi di sussurri sulla rottura fra Paolo Vitelli, cui fa capo AzimutBenetti, e Massimo Perotti nuovo leader di Ucina, la Confindustria nautica, si è arrivati al dunque: Azimut con una lunga lettera ha annunciato che non sarà presente alla manifestazione genovese. E ha spiegato questa decisione con il calo del mercato italiano (passato dal 18% del 2009 al 3% del 2013), quindi con la necessità di guardare a clienti come gli americani che sono frequentatori di altre manifestazioni nautiche. Uno schiaffo per Ucina proprio nel giorno in cui l’associazione organizzatrice ha annunciato di aver incassato l’80% delle adesioni. A Genova ai primi di ottobre ci saranno, come gli scorsi anni, nomi importanti a partire dal gruppo Ferretti e da Crn. Tuttavia il forfait di Vitelli non è il solo, segue infatti quello dei cantieri Baglietto e di Cerri. Che fanno entrambi capo al gruppo di Beniamino Gavio rimasto fuori dal ponte di comando di Ucina e per questo, si dice, molto irritato con Vitelli. Ma le preoccupazioni per la riuscita del Nautico non mancano anche alla luce del difficilissimo momento che sta attraversando la Fiera Internazionale di Genova. /Ì ROMA — Le due cifre della crescita prevista per quest’anno dalla Banca d’Italia — lo 0,2% — non hanno bisogno di spiegazioni. Esprimono da sole lo sconsolante scenario dell’economia al di là di quanto già non dica la constatazione che «in Italia la crescita stenta a riavviarsi», contenuta nel Bollettino economico diffuso ieri dall’Istituto di via Nazionale ed anticipata qualche giorno fa dal governatore Ignazio Visco all’assemblea dell’Abi (l’associazione delle banche). Se poi alla modestissima stima di crescita del Pil (Prodotto interno lordo) si aggiunge che sullo 0,2% previsto, che taglia di mezzo punto le L’occupazione Il tasso di disoccupazione al 12,6% fermo «per la prima volta da tre anni» precedenti stime, pesano «rischi al ribasso» e «significative incertezze» l’ipotesi di un 2014 a «crescita zero», dopo due anni di recessione, è fra le cose possibili. Dal 2007, da prima dello scoppio della crisi, il Paese ha accumulato un calo di nove punti del Pil ancora tutti da recuperare, ricordano gli economisti di Bankitalia, che vedono comunque più roseo il 2015 che dovrebbe registrare uno sviluppo dell’1,3%, superiore alle precedenti proiezioni, e in linea con quelle del governo, ma solo grazie alle misure di politica monetaria e alla liquidità promessa dalla Bce, di Mario Draghi. CONSORZIO AUTOSTRADE ITALIANE ENERGIA (CAIE) AVVISO DI GARA - CIG: 5858019E31 Il “Consorzio Autostrade Italiane Energia (CAIE)” indice bando di gara, a carattere comunitario, con procedura aperta ai sensi dell’art. 55, Comma 5 del D.Lgs. n. 163/2006 volta alla stipula di un accordo quadro del Consorzio CAIE, in qualità di centrale di committenza, per la fornitura di energia elettrica e servizi associati per un ammontare fino a 25 GWh +/- 20%, con circa 7 punti di prelevamento, per la durata di un (1) anno rinnovabile per (1) un altro anno ai medesimi patti e condizioni mediante comunicazione da formalizzare entro e non oltre i (6) sei mesi antecedenti la scadenza del termine di efficacia contrattuale, di comune accordo con il fornitore. Il consorziato, se aderisce all’accordo quadro, stipulerà un proprio contratto con l’appaltatore della durata di (1) un anno. Quantitativo dell’appalto: Euro 1.400.000,00 escluso oneri passanti, accise ed IVA. Luogo di consegna: nell’Hinterland della rete autostradale del Frejus. Il bando di cui sopra è stato inviato alla GUCE in data 17/07/2014 ed è pubblicato sulla GURI - V Serie Speciale - n. 81 del 18/07/2014. Termine per la presentazione delle domande di partecipazione: ore 12:00 del 15/09/2014. Il Responsabile del procedimento è l’Ing. Pier Francesco Del Conte. Le domande di partecipazione dovranno pervenire al Consorzio Autostrade Italiane Energia c/o EBC SRL - Lungotevere Prati n. 17 - 00193 Roma. Sul sito www.consorziocaie.it è possibile reperire la documentazione necessaria. Roma, lì 18/07/2014 REPUBBLICA ITALIANA REGIONE PUGLIA Il Commissario Straordinario Delegato Per l’attuazione degli interventi per la mitigazione del rischio idrogeologico nella Regione Puglia previsti nell’Accordo di Programma siglato il 25/11/10 AVVISO PUBBLICAZIONE ESITO DI GARA CUP: J95D12000150003 CIG: 547088008FD Il Commissario Delegato avvisa che sul sito www.dissestopuglia.it nella sezione “AVVISI E BANDI” è pubblicato l’AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI inerente l’aggiudicazione della procedura aperta ai sensi del Decreto legislativo 12 aprile 2006, n. 163 e s.m.i. relativa all’Intervento BA073A/10 COMUNE DI GRUMO APPULA Interventi di presidio e mitigazione idraulica in loc. Madonna delle Grazie e Lagopetto (BA). L’avviso per estratto sarà altresì pubblicato sulla G.U.R.I. Bari 27 Marzo 2014. Il Commissario Straordinario: Avv. Francesco Paolo Campo Inchiesta Fonsai Jonella Ligresti torna libera dopo un anno Jonella Ligresti torna in libertà, dopo un anno esatto in custodia cautelare tra carcere e arresti domiciliari, dove si trovava dal 20 novembre scorso. Era stata arrestata il 17 luglio 2013 nell’ambito dell’inchiesta dei pm di Torino Vittorio Nessi e Marco Gianoglio su Fondiaria-Sai, insieme con il padre Salvatore, la sorella Giulia e agli ex manager Fausto Marchionni, Antonio Talarico ed Emanuele Erbetta, mentre il fratello Paolo era sfuggito agli arresti perché in Svizzera. A Jonella Ligresti, ex presidente di Fonsai, ieri sono stati revocati gli arresti domiciliari dal tribunale di Torino, con parere favorevole dei pm. Unico vincolo rimasto, l’obbligo di firma. Jonella Ligresti è sotto processo a Torino per manipolazione del mercato e falso in bilancio aggravato sui conti 2010 di Fonsai. Lo scorso 28 gennaio il gip di Torino aveva respinto un patteggiamento a 3 anni e 4 mesi in quanto «pena non congrua». L’industria non riparte Lo scenario è incerto e i segnali contraddittori, ma dall’analisi di Bankitalia emerge il negativo risultato della produzione industriale che non ha ripreso a crescere, come il miglioramento del clima di fiducia delle imprese aveva fatto immaginare. Anche il secondo trimestre registrerà nella media un calo e l’unico segnale positivo, ma contradittorio, in questo contesto è il primo aumento, dopo circa tre anni, degli investimenti in macchinari e attrezzature. Incide poi sul ristagno dell’economia il basso ritmo dell’inflazione, derivante oltre che dalle ragioni esterne comuni all’Europa, dipendenti dall’andamento dei prezzi della materie prime, anche« dagli ampi margini di capacità produttiva inutilizzata». E i prestiti non arrivano Segnali ancora deboli di inversione di rotta caratterizzano le condizioni di accesso ai finanziamenti bancari il cui miglioramento «è meno rapido di quanto immaginato». Ci sono state «attenuazioni» delle difficoltà di accesso delle imprese ai finanziamenti bancari ma i prestiti al settore privato «continuano a ridursi» e il costo del credito resta superiore a quello dell’area euro di 70 punti base. I consumi delle famiglie, in secondo luogo, sono cresciuti per la prima volta dall’inizio del 2011, ma marginalmente, in particolare per le spese per beni durevoli. Nello stesso periodo poi il reddito disponibile ha continuato a ristagnare sia in termini reali che nominali. Il clima di fiducia è comunque nettamente salito, dice il Bollettino e nella seconda parte dell’anno un impulso ai consumi potrebbe derivare dagli sgravi fiscali — il bonus di 80 euro — introdotti da maggio. Nel comparto delle debolezze trova posto anche l’occupazione, per il fatto che dopo due anni ha smesso di calare, anche se il tasso di disoccupazione — soprattutto nella componente a lungo termine e giovanile — è aumentato per effetto dell’incre- La ripresa incerta Il Pil nell’area euro... Area dell'euro Italia Francia ... e quello dell’Italia Germania Il Pil secondo: 115 Banca d’Italia 110 Confindustria +1,3 105 (stima) +0,2 100 2013 95 2014 +0,2 2015 2014 90 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2014 -1,8 Fonte: elaborazioni su statistiche nazionali Le stime di via Nazionale 2013 Consumi delle famiglie 2014 2015 -2,6 0,2 1,1 2013 Investimenti fissi lordi 2014 2015 -4,6 -0,7 2,3 2013 Occupazione 2014 2015 -1,9 -0,6 0,3 I prestiti alle aziende L’inflazione (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi) (dati mensili; variazioni percentuali sui 12 mesi) 15 4 12 3 9 6 2 3 0 1 -3 -6 © RIPRODUZIONE RISERVATA 2008 2009 2010 2011 2012 2013 3 '14 '1 0 2012 Fonte: elaborazioni su dati Eurostat D’ARCO Il retroscena Si riaffaccia il rebus manovra esclusa da Padoan. A inizio agosto i dati sul secondo trimestre Ma per le correzioni il Tesoro aspetta l’Istat ROMA — Eccoli qui, tradotti in numeri, «i margini più stretti di manovra» per il Paese di cui il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, parlava giovedì in Parlamento, relazionando con particolare prudenza sulle Raccomandazioni Ue. Prima ancora che l’Istat certifichi il 6 agosto l’ormai certo ridimensionamento delle aspettative del governo, che nel Def (Documento di economia e finanza) aveva ipotizzato una crescita dello 0,8% del Pil, i dati di Bankitalia che fissano la crescita 2014 allo 0,2% spiegano bene i toni moderati adoperati alla Camera. Toni che riecheggiano anche nel più laconico dei commenti raccolto ieri in ambienti del Tesoro sul bollettino statistico di via Nazionale: «Aspettiamo i dati di agosto dell’Istat sulla crescita nel secondo trimestre e sulla base di quello continueremo a lavorare sull’aggiornamento al Def. Fino a allora non ci sono novità». Tacciono anche molti dei consi- glieri economici di Renzi, approfittando dell’ombra ieri consentita dai lampi di guerra sul fronte internazionale e dal verdetto su Berlusconi. Finora solo Confindustria aveva ipotizzato una crescita allo 0,2%. Si dice che nel governo la stima meno ottimistica fissasse il valore più basso almeno allo 0,4%. Lo 0,2% porterebbe l’asticella del rapporto deficit-Pil in zona 3%, cioè in zona manovra. È vero che l’Ue guarda più al deficit depurato dagli effetti del ciclo ma questo vuol dire garantire la convergenza verso il pareggio di bilancio. Per ora quel che è certo è che l’atteso effetto-Renzi, almeno nel secondo trimestre, non c’è stato, visto che il Pil, registra Bankitalia, è «all’incirca stazionario». Che la fiducia espressa dagli elettori a maggio nei confronti del premier non si sia subito tradotta in maggiori consumi è comprensibile: il primo bonus è en- Def «Aspettiamo i dati di agosto dell’Istat e sulla base di quello continueremo a lavorare sull’aggiornamento al Def. Fino ad allora non ci sono novità» affermano fonti del Tesoro Asticella Si dice che nel governo la stima meno ottimistica fissasse il valore almeno allo 0,4%. Lo 0,2% porterebbe l’asticella del rapporto deficit-Pil in zona 3%, cioè in zona manovra trato in busta-paga solo a maggio. Ma proiettata sull’anno, la stima della domanda interna di Banca d’Italia resta deludente, visto che i consumi vengono valutati soltanto «stabili». Ieri il vicepresidente di Confcommercio, Renato Borghi, facendo una prima valutazione dell’andamento dei saldi, l’ha detto: «Il bonus non ha avuto l’effetto sullo stimolo dei consumi che le imprese, specie del comparto moda, si aspettavano: l’effervescenza degli acquisti si è raffreddata». Un aspetto che non è sfuggito al leader della Cgil, Susanna Camusso, l’unica ieri a affidare alle agenzie commenti sui dati Bankitalia: «Qui bisognerebbe riflettere che l’effetto degli 80 euro è già finito. Sono già tre governi che annunciamo la luce in fondo al tunnel, mi pare invece che sia arrivato il treno e noi stiamo passando sotto». Il rimbalzo dei consumi per Bankitalia è possibile solo nel 2015, a patto però che quel bonus venga confer- Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Economia 37 italia: 51575551575557 L’alleanza con Etihad Caio scioglie la riserva, altri 40 milioni per Alitalia ROMA — Francesco Caio ha sciolto la riserva. Il mosaico che tratteggerà l’accordo tra Alitalia e Etihad acquisisce la definitiva adesione di Poste Italiane all’operazione. I termini di come il gruppo postale, guidato da Caio, intenda restare nella partita, salvaguardando i 75 milioni di euro investiti nell’autunno scorso, verranno esaminati nel consiglio di amministrazione del 22 luglio. Al di là delle sottolineature sui benefici di sinergie nelle aree della logistica, il dato è che Poste Italiane verserà altri 40 milioni di euro per restare al tavolo. In dettaglio, l’equity committment, ossia l’impegno pro quota a finanziare gli oneri derivanti dalla vecchia Alitalia, vale 200 milioni di euro e Poste Italiane se ne accollerà circa il 20%. Caio ha, insomma, ceduto alle innumerevoli mento della partecipazione al mercato del lavoro (succede nelle fasi di miglioramento ciclico), per assestarsi nella seconda metà dell’anno. Governatore Il numero uno della Banca d’Italia Ignazio Visco. Sulle previsioni di ripresa pesano «rischi al ribasso» e «significative incertezze» (variazioni % sull’anno precedente) Governo Commissione europea Ocse +0,8 +0,6 +0,5 2014 2014 2014 2013 2014 2015 Tasso disoccupazione 12,2 12,7 12,6 0,4% 0,8% la stima per il 2015 2013 Export e capitali stranieri Innanzitutto le esportazioni, che sono l’unico motore acceso della ripresa e che saliranno del 3,4% quest’anno e del 4,7% il prossimo, rivelano comunque come una parte del sistema industriale sia produttivo e ben fuori dalla crisi. L’aumento delle vendite ha riguardato sia i mercati dell’Unione europea che quelli extra-Ue e le prospettive restano favorevoli. Sono anche proseguiti gli afflussi di capitali all’estero, spinti anche da condizioni finanziarie globali eccezionalmente favorevoli. Tra gennaio e maggio gli investitori esteri hanno effettuato consistenti acquisti netti di titoli di Stato italiani (75 miliardi a fronte dei 13 registrati in tutto il 2013) concentrati nella componente a medio e lungo termine. Del resto sono migliorati nel secondo trimestre le condizioni dei mercati finanziari italiani con una progressiva diminuzione dei rendimenti dei titoli e degli spread. 2014 Il salvagente di Draghi Dopo l’andamento sfavorevole del Pil nella prima metà dell’anno — al calo del primo trimestre è seguita nel secondo una stagnazione — il miglioramento è legato, dice Bankitalia, all’affievolirsi degli effetti restrittivi dell’aggiustamento dei conti pubblici degli anni passati, dall’andamento favorevole degli scambi internazionali, dall’ulteriore attenuazione delle tensioni finanziarie e dalle nuove misure di politica monetaria adottate dalla Bce. I principali elementi di fragilità invece dipendono dall’incertezza dell’evoluzione delle tensioni geopolitiche in corso. Presupposto della ripresa della crescita comunque, secondo gli economisti di Palazzo Koch, è «la coerente attuazione delle misure nazionali di politica economica volte a supportare anche la fiducia di famiglie e imprese». Stefania Tamburello © RIPRODUZIONE RISERVATA Margini stretti Secondo il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, «i margini più stretti di manovra» non impediranno di confermare il taglio del cuneo fiscale mato e «percepito come parte di un orientamento duraturo». Su questo punto non è un caso che si sia speso Padoan nel discorso alla Camera, quando ha fatto sapere che i margini stretti non impediranno al governo di confermare il taglio del cuneo fiscale, che Bankitalia valuta pari a un decimo di punto di Pil (1,6 miliardi circa) nel biennio 2014-15, se si tiene conto dell’effetto «restrittivo» delle sue coperture in termini di taglio alla spesa. Dal Bollettino di Bankitalia giungono al governo altre due indicazioni preziose. La crescita sia pure minima di quest’anno sarà possibile solo se verrà completato il piano di pagamenti della P.a. che vale mezzo punto di Pil (circa 8 miliardi) nel 2014-2015. Mentre poco più di mezzo punto di Pil nel biennio viene stimato l’effetto degli incentivi della nuova Sabatini sui macchinari, che però verranno meno a metà del prossimo anno. «Dobbiamo fare le riforme e prendere dei provvedimenti per far ripartire l’economia. Di questo siamo tutti molto coscienti e preoccupati» ha detto ieri il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi. Antonella Baccaro © RIPRODUZIONE RISERVATA sollecitazioni delle ultime ore affinché non abbandonasse la partita, rischiando di compromettere l’intero accordo Alitalia-Etihad. Un mosaico mancante tuttora di alcune tessere. La definitiva compilazione richiede fermezza e pazienza. Difficile, del resto, comprendere l’impuntatura della sigla Uilt, che, diversamente da Filt Cgil, Fit Uil e Uglt (in totale valgono il 65 % della rappresentanza Francesco Caio, numero uno di Poste Italiane: altri 40 milioni nell’operazione Alitalia-Etihad sindacale del settore), ha rifiutato di firmare il contratto nazionale del trasporto aereo e il contributo di solidarietà in nome del mancato riconoscimento alla specificità del personale navigante. Bizantinismi sindacali che il ministro del Welfare, Giuliano Poletti, ha auspicato vengano superati al più presto. L’obiettivo è non mettere a rischio l’operazione. All’appello manca pure il tassello della firma della Cgil sull’intesa che stabilisce in 2.251 il numero di dipendenti in esubero. Finora il niet di Susanna Camusso è apparso irreversibile e irremovibile. Il ministro del trasporti, Maurizio Lupi, ieri ha rimarcato che «passo dopo passo stiamo andando avanti. Il puzzle si sta ricomponendo». Il mosaico si intravede, ma, intanto, il personale Alitalia si vedrà ridurre lo stipendio da un minimo di 80 euro, per il personale di terra, a oltre 1.330 euro per i comandanti e i dirigenti. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA Professionisti Madrid non prevede un vero esame di Stato per l’abilitazione. L’Oua: un danno ai giovani Avvocati in Italia dopo un test in Spagna «Regole scavalcate» Protesta la categoria dopo la sentenza Ue ✒ Le partite Iva allo sciopero dei contributi di FABIO SAVELLI L a coscienza di classe delle partite Iva si esprime stavolta con una forma di protesta mai sperimentata: lo «sciopero contributivo». Acta, l’associazione che rappresenta i professionisti autonomi, ha lanciato una petizione (raccogliendo 50mila firme) chiedendo la ridefinizione delle indennità di malattia che siano effettivamente sostitutive del reddito e l’equiparazione della degenza ospedaliera a quella domiciliare per chi si trova alle prese con una patologia invalidante tale da non consentire appieno il prosieguo dell’attività. Altrimenti non ci sarebbe alcuna alternativa rispetto alla strada intrapresa da Daniela Fregosi, consulente aziendale esperta di gestione del personale, che dal 16 luglio ha deciso di sospendere il versamento dei contributi previdenziali alla gestione separata Inps per protestare contro quella che ritiene una «punizione perpetrata nei miei confronti di malata recidiva di tumore al seno». Che non le permette di lavorare come un tempo e che la costringe a dover comunque accantonare risorse per una pensione che rischia di non vedere mai. D’altronde l’indennità di malattia pensata dal legislatore la copre fino a 61 giorni all’anno in proporzione a quello che versa all’Inps. L’esito finale è che dato il suo giro d’affari in picchiata l’acconto 2014 chiesto dall’ente previdenziale (calcolato in base al reddito dichiarato l’anno precedente) è di 3.309 euro. Una cifra non alla sua portata vista la carenza di strumenti di welfare. Come la legge Bosman. La sentenza della Corte di giustizia europea apre il mercato italiano a chi consegue il titolo di avvocato all’estero. La sentenza Bosman decretò la libera circolazione dei calciatori all’interno dei confini comunitari, questa, appena emessa, è una decisione che stravolge il mercato dei togati: da oggi, infatti, agli aspiranti avvocati italiani è consentito prendere l’abilitazione in Spagna. La vicenda si trascinava ormai da tempo: da anni alcuni tra coloro che non riuscivano a superare l’esame di abilitazione in Italia (dove la percentuale dei promossi si aggira intorno al 34%) decidevano di non rassegnarsi e si iscrivevano tra gli aspiranti «abogados» spagnoli. Gli iberici, infatti, non devono sostenere un vero esame di Stato per l’abilitazione e quindi chi si iscrive ottiene il titolo e poi torna in Italia con un’abilitazione che, di fatto, gli ha permesso di aggirare l’ostacolo istituzionale. danneggia i giovani laureati Il Consiglio nazionale foren- che con merito rispettano le rese aveva presentato ricorso, af- gole ed è in controtendenza finché si prendessero provve- con le proposte sempre più difdimenti contro gli avvocati fuse che mirano all’introduzioabilitati in altri Stati dell’Unio- ne del numero programmato ne europea ma la Corte di giu- all’università per ridurre l’ecstizia europa non ha avuto esitazioni: porte D’ARCO aperte a chi decide di I numeri recarsi in Spagna a ri230mila cevere l’abilitazione gli avvocati iscritti all’albo per svolgere la profes92% degli iscritti al registro degli sione di avvocato, avvocati stabiliti è di nazionalità italiana quindi gli abogados sono pienamente legittimati a svolgere il 83% ha conseguito 4% 5% il titolo in Spagna in Romania Altri lavoro da legale. Non si sono fatte at3.759 tendere le reazioni poil numero degli avvocati stabiliti in Italia lemiche del mondo Fonte: Cnf, Consiglio nazionale forense dell’avvocatura: «Una sentenza sbagliata, un danno cessivo numero di legali . Da per l’Italia, ma anche per tutti i oggi il nostro Paese ha un progiovani che rispettano le regole blema in più e la nostra giusti— protesta Nicola Marino, pre- zia pure». E se a decidere l’efsidente dell’Organismo Unita- fettiva competenza e preparario dell’avvocatura — come se zione degli avvocati ci pensasfossero pochi 230 mila avvocati se il mercato? Isidoro Trovato in attività in un periodo di crisi © RIPRODUZIONE RISERVATA mai vista. Questa sentenza www.hamiltonwatch.com INTO THE DREAM © RIPRODUZIONE RISERVATA KHAKI X-WIND AUTOMATIC SWISS MADE Limited Edition 38 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 NORTH EAST SERVICES SPA - NES SPA in Amministrazione Straordinaria: Decreto Trib. di Treviso 4357/13 del 6.12.2013 Amministrazione Straordinaria: n. 1/13 Giudice Delegato: dott. Antonello Fabbro Commissario Straordinario: dott. Sante Casonato ISTITUTO VIGILANZA COMPIANO SRL - IVC SRL in Amministrazione Straordinaria: Decreto Trib. di Treviso 2346/14 del 14.5.2014 Amministrazione Straordinaria: n. 1/14 Giudice Delegato: dott. Antonello Fabbro Commissario Straordinario: dott. Sante Casonato ESTRATTO DEL BANDO DI GARA PER LA PROCEDURA DI VENDITA CONGIUNTA DEI COMPLESSI AZIENDALI DETENUTI DA NES SPA E IVC SRL IN AS Il dott. Sante Casonato, in qualità di Commissario Straordinario delle società North East Services Spa (NES) e Istituto Vigilanza Compiano Srl (IVC), entrambe in amministrazione straordinaria, in conformità dei rispettivi Programmi di Cessione ex art. 54 D.Lgs. 270/99 e dell’autorizzazione dal Ministero dello Sviluppo Economico, è interessato a ricevere Manifestazioni di Interesse per la cessione congiunta dei Complessi Aziendali (settore “Vigilanza”) di proprietà di NES ed IVC, attualmente operanti sull’intero territorio del Triveneto, caratterizzati da un fatturato complessivo stimato per l’anno 2014 di circa Euro 15 milioni e con un attuale livello occupazionale di complessive circa 300 unità operative. L’elenco dei beni materiali ed immateriali (automezzi, attrezzature, marchi, licenze etc.), dei contratti attivi e passivi, nonché la definizione del perimetro dei Complessi Aziendali e l’esatta identificazione delle unità lavorative, sarà oggetto di specifica documentazione che sarà resa disponibile, per la due diligence, in apposita Virtual Data Room (VDR), il cui accesso, subordinato all’accettazione di ulteriori apposite clausole di riservatezza, verrà fornito solo a coloro che abbiano previamente presentato la Manifestazione di Interesse in conformità al Bando e che siano stati riconosciuti dal Commissario quali Soggetti Ammessi. Il processo di vendita è regolamentato dal Bando di Gara (“Bando”), il cui testo integrale è pubblicato sui siti www.asnes.it e www.fallimentitreviso.com, ovvero richiedibile al Commissario, all’indirizzo pec [email protected]. Con l’ammissione alla Data Room, gli Interessati saranno impegnati ad astenersi dall’intraprendere attività commerciali e/o sottoscrivere accordi con terzi suscettibili di arrecare pregiudizio agli interessi di NES e IVC o confliggere con gli stessi. Ciò premesso, il Commissario Straordinario INVITA tutti i soggetti interessati a presentare le Manifestazioni di Interesse, per l’acquisto congiunto dei Complessi Aziendali di NES ed IVC, in conformità a quanto previsto dal Bando, entro e non oltre le ore 12:00 del 06 agosto 2014. Possono manifestare interesse esclusivamente soggetti italiani o esteri muniti di personalità giuridica, siano essi singoli o legati da accordi di sindacato o da analoghe forme di associazione (“Cordata”); le Manifestazioni di Interesse dovranno essere presentate anche da coloro che hanno già in precedenza manifestato interesse per il solo Complesso Aziendale del Ramo Vigilanza di NES. Non verranno prese in considerazione le Manifestazioni di Interesse: i) pervenute da soggetti diversi da società di capitali; ii) pervenute da soggetti che alla data della presentazione siano sottoposti a procedure di liquidazione o concorsuali o, comunque, a qualsiasi tipo di procedura, di ordinamento italiano o estero, che denoti stato di insolvenza, cessazione dell’attività, gestione coattiva; iii) che siano proposte per persona da nominare o per le quali non sia chiaramente identificabile una persona giuridica o un Raggruppamento; iv) redatte in lingua differente dalla lingua italiana; v) che non siano predisposte in conformità a tutto quanto previsto nel Bando. In relazione a quanto indicato nel Bando, i Soggetti Ammessi sono invitati sin d’ora a formulare anche un’offerta vincolante irrevocabile di acquisto (“Offerta”) alle condizioni, secondo le modalità e nei termini indicati nel Bando. Saranno esclusi dalla Procedura di Vendita gli Offerenti che abbiano presentato riserve o apposto condizioni in merito al loro contenuto che possono compromettere la par condicio fra gli Offerenti, ovvero che rendano false dichiarazioni; non saranno prese in considerazione offerte o indicazioni di valore che siano legate ad una formula o al valore di offerta espresso da altri Offerenti. Per tutte le fasi del procedimento di aggiudicazione e di individuazione della migliore offerta sarà prevista l’assistenza e la verbalizzazione del Notaio incaricato dal Commissario e si baseranno su una Offerta Tecnica (punteggio massimo 30/100) e da una Offerta Economica (punteggio massimo 70/100); il punteggio sarà calcolato effettuando la sommatoria dei punteggi assegnati ai diversi elementi di valutazione tecnica ed economica, ponderati come indicato nel Bando. La presente comunicazione e il relativo Bando non sono intesi, né potranno essere ritenuti costituire qualsivoglia obbligazione, di natura contrattuale ovvero extra-contrattuale, nei confronti di NES e/o di IVC e/o del Commissario, né costituiscono un’offerta al pubblico ex art. 1336 cod. civ., nè una sollecitazione del pubblico risparmio ex art. 94 e ss. del D.Lgs. 58/1998, ovvero un’offerta ai sensi della normativa di diritto finanziario in alcuna giurisdizione applicabile. Ogni definitiva determinazione in ordine alla cessione del Complesso Aziendale sarà soggetta al potere autorizzativo degli Organi della Procedura. Il Commissario Straordinario dott. Sante Casonato P.Q.M. Il Tribunale di Firenze sezione specializzata in materia di impresa Definitivamente pronunciando sulle domande proposte da CANALI IRELAND LIMITED e CANALI S.p.a., nei confronti di Pantalonificio Aretino s.n.c. di Giannini Massimiliano e Marcucci Luca, Giannini Massimiliano e Marcucci Luca, così provvede: 1) dichiara illegittima l’utilizzazione da parte dei convenuti del segno distintivo “SERGIO CANALI” sotto il profilo della contraffazione del marchio “CANALI”, protetto dalle registrazioni, nazionali e comunitarie, elencate nell’atto introduttivo oltre che del compimento di atti di concorrenza sleale ex art. 2598 C.C. e, per l’effetto; 2) inibisce a Pantalonificio Aretino s.n.c. di Giannini Massimiliano e Marcucci Luca, Giannini Massimiliano e Marcucci Luca di continuare e ripeterne l’uso; 3) fissa a titolo di penale la somma di € 500,00 per ogni violazione o inosservanza successivamente constatata e per ogni ritardo nell’esecuzione dei provvedimenti contenuti nella presente sentenza; 4) condanna i convenuti, in solido, al risarcimento dei danni in favore delle attrici, che liquida in complessivi € 8,860,00, oltre rivalutazione monetaria secondo indici ISTAT dal 2004 al dì della presente decisione e interessi al tasso legale sulla somma annualmente rivalutata; 5) ordina la pubblicazione del dispositivo della presente decisione per una volta con caratteri doppi rispetto al normale, a cura delle attrici e a spese dei convenuti, sui quotidiani “Corriere della Sera” e “La Repubblica”, nelle pagine nazionali; 6) condanna i convenuti, in solido, a rimborsare alle attrici le spese processuali del presente grado del giudizio (compresa la fase cautelare), che liquida in complessivi € 20.090,00, di cui € 16.890,00 per compensi e il resto per esborsi, oltre I.V .A. e c.p.a. come per legge; 7) pone definitivamente a carico solidale dei convenuti le spese di CTU come da contestuale ordinanza. Così deciso l’11 febbraio 2014 IL PRESIDENTE EST. dr. Alberto Cappelli ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Calabria AVVISO DI GARA PER ESTRATTO Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 81 del 18/07/2014 è stato pubblicato il Bando di gara relativo alla Procedura Aperta ai sensi degli artt. 54 e 55 del D.lgs. 163/06, con il criterio del prezzo più basso, ai sensi degli art. 81 e 82, del D.Lgs. 163/2006. Gara n. CZLAV016-14 - Codice Appalto: CZE2A13C206 - CIG: 58421549FC - SS. 106 Jonica - Lavori di risanamento del Ponte Neto sito sulla SS 106 tra il km 259 + 750 e il km 260+000 - Provincia di Crotone. Importo a base d’Appalto: € 794.580,00 - Categoria prevalente: OG3 - altre categorie OS21 e OG8. Termine per il ricevimento delle offerte: entro e non oltre le ore 12.00 del 15.09.2014 - Apertura delle offerte in seduta pubblica alle ore 09.30 del 16.09.2014. I plichi di gara, devono pervenire presso l’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Calabria - Via E. De Riso n. 2 - 88100 Catanzaro unicamente a mezzo raccomandata/ posta celere (Poste Italiane o altro corriere autorizzato). Il Bando integrale è pubblicato sull’Albo Pretorio on line del Comune di Crotone, sull’Albo Compartimentale di Catanzaro, delle Sezioni Staccate di Cosenza e Reggio Calabria, sui Siti Internet www.stradeanas.it. (ANAS S.p.A.) e www.serviziocontrattipubblici.it. (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Il Dirigente dell’Area Tecnica Esercizio Responsabile del Procedimento Ing. Angelo GEMELLI Il Dirigente dell’Area Amministrativa Avv. Filippo VENTURA VIA E. DE RISO, 2 - 88100 CATANZARO Tel. 0961/531011 - Fax 0961/725106 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Calabria AVVISO DI GARA PER ESTRATTO Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 81 del 18/07/2014 è stato pubblicato il Bando di gara relativo alla Procedura Aperta ai sensi degli artt. 54 e 55 del D.lgs. 163/06, con il criterio del prezzo più basso, ai sensi degli art. 81 e 82, del D.Lgs. 163/2006. Gara n. CZLAV018-14 - Codice appalto: CZE2A13C312 - CIG.: 5848422E7F - Oggetto dell’appalto: Lavori di Manutenzione Straordinaria per la fornitura e posa in opera di giunti, e contestuale rifacimento delle testate delle solette di impalcato, sui viadotti presenti tra il km 243+521 ed il km 353+450. Luogo principale di esecuzione: SS. 18 “Tirrena Inferiore” - Provincia di Cosenza. Importo a base d’Appalto: € 1.171.791,30 - Categoria prevalente: OS11 - altre categorie OG3 - OS10. Termine per il ricevimento delle offerte: entro e non oltre le ore 12.00 del 15.09.2014 Apertura delle offerte in seduta pubblica alle ore 09.30 del 18.09.2014. I plichi di gara, devono pervenire presso l’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Calabria - Via E. De Riso n. 2 - 88100 Catanzaro unicamente a mezzo raccomandata/ posta celere (Poste Italiane o altro corriere autorizzato). Il Bando integrale è pubblicato sull’Albo Pretorio on line del Comune di Cosenza, sull’Albo Compartimentale di Catanzaro, delle Sezioni Staccate di Cosenza e Reggio Calabria, sui Siti Internet www.stradeanas.it. (ANAS S.p.A.) e www.serviziocontrattipubblici.it. (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Il Dirigente dell’Area Tecnica Esercizio Responsabile del Procedimento Ing. Angelo GEMELLI Il Dirigente dell’Area Amministrativa Avv. Filippo VENTURA VIA E. DE RISO, 2 - 88100 CATANZARO Tel. 0961/531011 - Fax 0961/725106 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Calabria AVVISO DI GARA PER ESTRATTO ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Calabria AVVISO DI GARA PER ESTRATTO Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 81 del 18/07/2014 è stato pubblicato il Bando di gara relativo alla Procedura Aperta ai sensi degli artt. 54 e 55 del D.lgs. 163/06, con il criterio del prezzo più basso, ai sensi degli art. 81 e 82, del D.Lgs. 163/2006. Gara n. CZLAV017-14 - Codice appalto: CZE2A13C517 - CIG.: 5848401D2B - Oggetto dell’appalto: SS. 682 “Ionio - Tirreno” - Lavori di Manutenzione Straordinaria per il rifacimento della pavimentazione drenante in tratti saltuari tra il km 0+000 e il km 42+300. Luogo principale di esecuzione: SS. 682 “Ionio - Tirreno” - Provincia di Reggio Calabria. Importo a base d’Appalto: € 1.879.617,39 - Categoria prevalente: OG3 - altra categoria OS10. Termine per il ricevimento delle offerte: entro e non oltre le ore 12.00 del 15.09.2014 Apertura delle offerte in seduta pubblica alle ore 09.30 del 17.09.2014. I plichi di gara, devono pervenire presso l’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Calabria - Via E. De Riso n. 2 - 88100 Catanzaro unicamente a mezzo raccomandata/ posta celere (Poste Italiane o altro corriere autorizzato). Il Bando integrale è pubblicato sull’Albo Pretorio on line del Comune di Reggio Calabria, sull’Albo Compartimentale di Catanzaro, delle Sezioni Staccate di Cosenza e Reggio Calabria, sui Siti Internet www.stradeanas.it. (ANAS S.p.A.) e www.serviziocontrattipubblici.it. (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Il Dirigente dell’Area Tecnica Esercizio Responsabile del Procedimento Ing. Angelo GEMELLI Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 81 del 18/07/2014 è stato pubblicato il Bando di gara relativo alla Procedura Aperta ai sensi degli artt. 54 e 55 del D.lgs. 163/06, con il criterio del prezzo più basso, ai sensi degli art. 81 e 82, del D.Lgs. 163/2006. Gara n. CZLAV015-14 - Codice Appalto: CZE2A13C515 - CIG.: 5840235A60 - SS. RA04 - Lavori di Manutenzione Straordinaria volti alla sostituzione delle barriere Guard - Rails spartitraffico con barriere New Jersey tra il km 0+000 e il km 5+512. Luogo principale di esecuzione: SS. RA04 “Raccordo Autostradale di Reggio Calabria”. Importo a base d’Appalto: € 731.277,17 - Categoria prevalente: OS12-A - altra categoria OG3. Termine per il ricevimento delle offerte: entro e non oltre le ore 12.00 del 08.09.2014 Apertura delle offerte in seduta pubblica alle ore 09.30 del 10.09.2014. I plichi di gara, devono pervenire presso l’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Calabria - Via E. De Riso n. 2 - 88100 Catanzaro unicamente a mezzo raccomandata/ posta celere (Poste Italiane o altro corriere autorizzato). Il Bando integrale è pubblicato sull’Albo Pretorio on line del Comune di Reggio Calabria, sull’Albo Compartimentale di Catanzaro, delle Sezioni Staccate di Cosenza e Reggio Calabria, sui Siti Internet www.stradeanas.it. (ANAS S.p.A.) e www.serviziocontrattipubblici.it. (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Il Dirigente dell’Area Tecnica Esercizio Responsabile del Procedimento Ing. Angelo GEMELLI Il Dirigente dell’Area Amministrativa Avv. Filippo VENTURA VIA E. DE RISO, 2 - 88100 CATANZARO Tel. 0961/531011 - Fax 0961/725106 • sito internet www.stradeanas.it ANAS S.p.A. Il Dirigente dell’Area Amministrativa Avv. Filippo VENTURA Compartimento della viabilità per la Calabria VIA E. DE RISO, 2 - 88100 CATANZARO Tel. 0961/531011 - Fax 0961/725106 • sito internet www.stradeanas.it Società Veneziana Edilizia Canalgrande S.p.A. (“S.V.E.C.”), con sede legale in Corso del Popolo n. 70, 30172 Venezia Mestre, cap. soc. i.v. euro 17.500.000,00, C.F. e n. iscriz. al Registro Imprese di Venezia: 80006370276, società a socio unico soggetta all’attività di direzione e coordinamento della Regione Veneto, INFORMA DI AVER RIAPERTO - SINO ALLE ORE 18.00 (ORA ITALIANA) DEL 12 SETTEMBRE 2014 - IL TERMINE ENTRO CUI POSSONO ESSERE PRESENTATE LE MANIFESTAZIONI DI INTERESSE PER LA PARTECIPAZIONE ALLA PROCEDURA (la “Procedura”) AD EVIDENZA PUBBLICA PER LA SELEZIONE DEL POSSIBILE ACQUIRENTE DEL 100% DEL CAPITALE SOCIALE DI Terme di Recoaro S.p.A. Terme di Recoaro S.p.A., con sede legale in Via Fonti Centrali a Recoaro Terme (Vicenza), C.F., P.IVA e n. iscriz. al Registro Imprese di Vicenza: 00720060243, capitale sociale i.v. pari a euro 3.283.487,10, a socio unico, soggetta all’attività di direzione e coordinamento della Regione Veneto, è una società che cura la valorizzazione e lo sfruttamento delle acque termali del complesso immobiliare sito nel Comune di Recoaro Terme e la gestione delle relative infrastrutture aziendali ricettive e di servizio. La presente informativa ha il solo scopo di dare ampia diffusione alla notizia di rinnovazione della Procedura. Coloro che intendono partecipare alla Procedura sono tenuti a esaminare e tener conto di tutti i contenuti e le previsioni della relativa comunicazione di avvio, come pubblicata e reperibile nel sito internet di S.V.E.C. (www.svecspa.com), che rimangono invariati salvo per l’indicata riapertura del termine di partecipazione. La comunicazione di avvio della Procedura, al pari della presente informativa e di ogni relativo avviso, non costituiscono offerta al pubblico o invito a offrire, né integrano una promessa al pubblico o altra proposta. La Procedura è destinata solo a residenti o aventi sede in taluno dei Paesi dell’Unione europea. AVVISO DI GARA PER ESTRATTO Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale n. 81 del 18/07/2014 è stato pubblicato il Bando di gara relativo alla Procedura Aperta ai sensi degli artt. 54 e 55 del D.lgs. 163/06, con il criterio del prezzo più basso, ai sensi degli art. 81 e 82, del D.Lgs. 163/2006. Gara n. CZLAV014-14 - Codice Appalto: CZE2A13C310 - CIG.: 58241218AF - Oggetto dell’appalto: SS. 18 Tirrena Inferiorè - Lavori occorrenti per ripristini localizzati delle calotte delle gallerie della SS. 18 nonché sistemazione marciapiedi e aree di imbocco e installazione sistemi di raccolta infiltrazioni di acqua. Luogo principale di esecuzione: SS. 18 “Tirrena Inferiore” - Provincia di Cosenza. Importo a base d’Appalto: € 834.190,22 - Categoria prevalente: OG3 - altra categoria OS10. Termine per il ricevimento delle offerte: entro e non oltre le ore 12.00 del 08.09.2014 Apertura delle offerte in seduta pubblica alle ore 09.30 del 09.09.2014. I plichi di gara, devono pervenire presso l’ANAS S.p.A. - Compartimento della Viabilità per la Calabria - Via E. De Riso n. 2 - 88100 Catanzaro unicamente a mezzo raccomandata/posta celere (Poste Italiane o altro corriere autorizzato). Il Bando integrale è pubblicato sull’Albo Pretorio on line del Comune di Cosenza, sull’Albo Compartimentale di Catanzaro, delle Sezioni Staccate di Cosenza e Reggio Calabria, sui Siti Internet www.stradeanas.it. (ANAS S.p.A.) e www.serviziocontrattipubblici.it. (Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti). Il Dirigente dell’Area Tecnica Esercizio Responsabile del Procedimento Ing. Angelo GEMELLI Il Dirigente dell’Area Amministrativa Avv. Filippo VENTURA VIA E. DE RISO, 2 - 88100 CATANZARO Tel. 0961/531011 - Fax 0961/725106 • sito internet www.stradeanas.it CITTÀ DI GIUGLIANO IN CAMPANIA(NA) Avviso di gara non aggiudicata - Gara d'appalto "Affidamento della gestione dei servizi cimiteriali e della manutenzione nell'ambito del cimitero comunale" - CIG 5503998AD3. Prot. Settore EE. LL. PP. n. 3094 del 05 Maggio 2014 A seguito della seduta di gara riservata effettuata in data 5 Maggio 2014 alle ore 11:30, ed in esecuzione del verbale di gara, si riporta per estratto quanto in esso indicato: "La Commissione preso atto che l'unica impresa partecipante non viene ammessa alla fase successiva "apertura dell'offerta economica" in quanto la documentazione integrativa richiesta non è risultata conforme a quanto richiesto al punto III.2.2 lettera d) del bando; in particolare, da tale dichiarazione non si evince, in maniera inequivocabile, che la ditta abbia svolto almeno un servizio negli ultimi tre anni, per l'importo di euro 1.347.000,00. Pertanto, non si ammette l'impresa al prosieguo della gara e la stessa non viene aggiudicata". Giugliano, 05/05/2014 Settore edilizia e lavori pubblici Il dirigente ing. Domenico D'Alterio Per la p pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: rivolger RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Via Rizzoli, 8 20132 Milano Tel. 02 2584 6665 02 2584 6256 Fax 02 2588 6114 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 Fax 081 49 777 12 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 Fax 06 6882 8682 Via Villari, 50 70122 Bari Tel. 080 5760 111 Fax 080 5760 126 Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Economia 39 italia: 51575551575557 La società di investimento e la quotazione del Blue Note L’acquisizione Antonveneta Costanzo porta capitali ai Piccoli in Borsa. E arriva il jazz Fondazione Mps, causa da 3 miliardi a ex vertici e banche Nasce in Italia la prima investing company focalizzata sullo sviluppo delle Pmi che per crescere vanno in Borsa. Si chiama «4Aim» non a caso, visto che l’Aim è il mercato alternativo dei capitali di Borsa italiana dedicato alle piccole e medie imprese. La società è presieduta da un personaggio noto della finanza italiana, Gian Luigi Costanzo, già Chief investment officer di Banca Intesa e fino al 2013 presidente di Generali fund management. Amministratore delegato è Davide Mantegazza, Chief investment officer Dante Ravagnan. «Puntiamo a raccogliere 50 milioni di euro in due anni — ha detto Costanzo — . Gli investimenti andranno in Ipo o in aumenti di capitale di Pmi già quotate, caratterizzate da solidi fondamentali, management qualificato ed elevato potenziale di crescita». Per finanziare la raccolta, 4Aim si quoterà all’Aim questo autunno. L’obiettivo è effettuare investimenti con un orizzonte temporale di medio-lungo periodo in molteplici settori a esclusione del settore immobiliare e delle società di investimento. 4Aim di prassi non acquisirà quote superiori al 4,99% del capitale della società quotanda, soglia che potrà essere superata in casi eccezionali fino al limite del 10 per cento. 4Aim non entrerà, però, nella gestione societaria. La società attualmente è partecipata al 100% dal financial advisor Ambromobiliare, ma con l’Ipo aprirà il capitale e la governance ai suoi investitori. «Vogliamo favorire il rapporto tra grandi investitori e Pmi — ha detto Costanzo — e visto anche l’orizzonte temporale ci rivolgiamo soprattutto a investitori istituzionali come i fondi pensione e le compagnie assicurative, anche esteri. Se fino a un anno e mezzo fa l’Italia era vista male, da sei mesi l’interesse degli stranieri è tornato». Con lo sbarco di Blue Note, il «salotto» milanese del jazz, la prossima settimana, l’Aim raggiungerà quota 50 società. E ieri ha annunciato l’Ipo anche TechValue. Fausta Chiesa © RIPRODUZIONE RISERVATA Editoria Usa Il gruppo vale mezzo miliardo di dollari, la famiglia resta Forbes passa ai cinesi Esce il fondo di Bono Vox Il controllo a Integrated whale media di Hong Kong Il cantante Bono degli U2 ex socio tramite il fondo Elevation Partners A 97 anni dalla fondazione il controllo di Forbes media, l’editore del bisettimanale considerato la Bibbia del capitalismo, passa a una cordata di investitori di Hong Kong che affiancheranno la famiglia guidata da Steve Forbes, presidente della casa editrice di New York e direttore della rivista che conta 36 edizioni locali in vari Paesi. Il nuovo socio forte è la Integrated whale media (Iwm), un consorzio finanziario del Far East tra cui spiccano i nomi di Tak Cheung Yam, uomo d’affari dell’ex colonia inglese con interessi nella Fornton, Artfield, Credit China più molte altre compagnie, e poco superiore a 930 mila copie. Anche l’attuale ceo Michael Perlis manterrà l’incarico. Il gruppo Forbes è stato valutato dai nuovi investitori asiatici 475 milioni di dollari al termine di una procedura di vendita durata otto mesi e gestita dall’advisor Deutsche Bank. «I nostri partner credono nel brand, nei nostri valori e nella battaglia per l’imprenditoria e il capitalismo del libero mercato» —, ha voluto rassicurare l’erede della dinastia di editori. Forbes cercava nuovi capitali perché anche la rivista icona dei grandi patrimoni ha sofferto di qualche battuta d’arresto nella raccolta pubblicitaria, stima- Il 29 luglio Eni, 30 mila in sciopero «Raffinerie da rilanciare» Sono oltre 30 mila i dipendenti Eni interessanti dallo sciopero proclamato per martedì 29 luglio da Filctem-Cgil, Femca-Cisl, Uiltec-Uil. Coinvolte tutte le aziende del gruppo: impianti di raffinazione, produzione e perforazione, chimici e petrolchimici, depositi, uffici. Motivo della protesta: la crisi nel sistema della raffinazione, culminata con la chiusura di tre raffinerie a cui si aggiunge la delicata situazione di Gela, dove rischiano il posto in 3.500. © RIPRODUZIONE RISERVATA dell’imprenditore di Singapore Wayne Hsieh, noto per aver fondato la Asustek computer. Esce invece dalla compagine di Forbes il fondo Elevation Partners promosso, tra gli altri, da Bono Vox, il cantante irlandese degli U2, che otto ani fa aveva rilevato il 45% della casa editrice per 264 milioni di dollari. La famiglia resta comunque salda in sella. Steve Forbes, nipote del fondatore, due volte candidato alle primarie repubblicane, manterrà con i fratelli una quota azionaria significativa. Resterà presidente della società e direttore della rivista ammiraglia che ha una diffusione bile in 260 milioni, nonostante il gruppo abbia investito molto nell’online con Forbes.com. La rivista è conosciuta in tutto il mondo per la classifica annuale degli uomini più ricchi del pianeta, oltre 1.600 nomi per una fortuna aggregata di 6,6 trilioni di dollari. Nell’ultima edizione uscita a marzo Bill Gates si è ripreso la corona del più ricco del globo (patrimonio di 76 miliardi) che per quattro anni aveva ceduto al magnate messicano Carlos Slim (America movil). Primo italiano, Michele Ferrero, ma alla posizione numero 22. Carlo Turchetti © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — L’ultimo atto della presidenza di Antonella Mansi alla Fondazione Mps è una colossale causa di responsabilità contro gli ex vertici dell’ente senese, a cominciare dal presidente di allora, Gabriello Mancini, e i sei componenti della deputazione amministratrice, e per danni contro Credit Suisse e Banca Leonardo, ovvero le due banche che nel 2008 — quando Mps lanciò il maxi aumento di capitale da 5 miliardi per sostenere l’acquisto di Antonveneta — rilasciarono alla Fondazione una «fairness opinion» sul prezzo di acquisto dell’istituto padovano. Enorme il danno stimato: 3 miliardi. La decisione è stata assunta ieri dalla deputazione generale dell’ente di Palazzo Sansedoni sulla base dei pareri legali dei professori Giorgio De Nova e Ugo Pomante. Anche in seguito alle «fairness opinion» sul valore di Antonveneta la Fondazione Mps nel 2008 decise di smobilizzare 3 miliardi di investimenti per impegnarsi nel rafforzamento patrimoniale di Mps: 2,5 miliardi per sottoscrivere metà dell’aumento da 5 miliardi e 490 milioni per acquistare metà del bond Fresh da un miliardo. La mossa di Palazzo Sansedoni è la seconda parte dell’azione legale decisa dai nuovi vertici, e segue la causa decisa lo scorso marzo verso i componenti della deputazione amministratrice delle due precedenti gestioni, verso Jp Morgan — advisor della Fondazione nel 2008 — e verso il pool di 12 banche (capitanato sempre dalla banca Usa) che nel 2011 erogò all’ente un prestito da 600 milioni per finanziare la copertura dell’aumento di Mps da 2 miliardi. Ennesima fumata nera, invece, per la nomina del successore di Mansi alla presidenza. La deputazione generale si riaggiornerà il 25, 29 e 30 luglio. Fabrizio Massaro fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Gli annunci si ricevono tutti i giorni su: www.piccoliannunci.rcs.it [email protected] oppure nei giorni feriali presso l’agenzia: Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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US Income 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 30/06 30/06 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 30/06 30/06 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. 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Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1345,921 1241,940 1199,846 118,113 117,778 76,692 79,801 104,543 1082,212 1155,452 1028,216 1336,011 1241,679 1199,605 118,058 117,721 76,283 79,366 105,159 1083,125 1156,489 1029,050 16/07 EUR 17/07 EUR 17/07 EUR 58,630 109,760 938,720 58,560 109,350 940,550 120,920 8758,440 172,190 101,490 6069,510 106,970 10475,660 122,300 8745,810 174,450 101,490 6131,170 106,720 10483,880 Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 16/07 16/07 16/07 15/07 15/07 09/07 09/07 09/07 15/07 15/07 15/07 17/07 17/07 17/07 17/07 09/07 16/07 16/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/06 04/07 30/06 30/06 30/06 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 11,015 5,645 5,306 6,551 7,185 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 17/07 EUR Dividendo Arancio 17/07 EUR Convertibile Arancio 17/07 EUR Cedola Arancio 16/07 EUR Borsa Protetta Agosto 16/07 EUR Borsa Protetta Febbraio 16/07 EUR Borsa Protetta Maggio 16/07 EUR Borsa Protetta Novembre 17/07 EUR Inflazione Più Arancio 17/07 EUR Mattone Arancio 17/07 EUR Profilo Dinamico Arancio 17/07 EUR Profilo Equilibrato Arancio 17/07 EUR Profilo Moderato Arancio 17/07 EUR Top Italia Arancio 50,600 61,790 58,830 62,220 61,190 63,490 61,470 57,420 46,370 66,560 63,900 59,540 48,500 51,060 62,010 58,780 62,180 61,130 63,360 61,300 57,300 46,390 65,880 63,470 59,290 49,600 Quota/od. 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UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 15/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 16/07 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 282,620 198,770 200,130 173,090 123,720 128,010 126,650 131,630 133,810 175,540 122,230 124,550 131,300 129,490 124,270 126,610 127,260 104,390 104,030 107,600 134,910 133,760 141,530 144,500 154,230 113,300 116,220 117,130 124,190 126,300 125,970 99,500 104,370 100,300 867085,663 566930,929 584407,453 532831,715 6,817 10,413 281,960 198,310 199,660 172,970 123,560 127,840 126,430 131,400 133,570 175,140 121,950 124,270 131,220 129,430 122,310 124,610 125,240 104,400 104,030 107,600 133,710 132,810 142,080 145,060 153,880 113,050 115,960 116,890 124,490 126,610 126,210 100,310 105,220 100,310 Euro 240,00/kg. •GIOIELLERIA CURTINI via Unione 6 - 02.72.02.27.36 335.64.82.765 MM Duomo-Missori Acquistiamo •AUTOMOBILI E FUORISTRADA, Il Corriere della Sera e La Gazzetta dello Sport con le edizioni stampa e digital offrono quotidianamente agli inserzionisti una audience di oltre 8 milioni di lettori, con una penetrazione sul territorio che nessun altro media è in grado di ottenere. 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Quota/pre. www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 17/07 EUR 102,200 102,390 17/07 EUR 103,890 104,270 17/07 EUR 145,200 148,270 17/07 EUR 1481,210 1512,530 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 17/07 EUR 192,440 192,540 NM Augustum Corp Bd A 17/07 EUR 146,900 146,870 NM Augustum High Qual Bd A 17/07 EUR 136,600 136,640 NM Balanced World Cons A 17/07 EUR 138,980 138,930 NM Euro Bonds Short Term A 17/07 EUR 47,890 48,400 NM Euro Equities A 17/07 EUR 73,570 74,320 NM Global Equities EUR hdg A 106,390 106,280 NM Inflation Linked Bond Europe A 17/07 EUR 17/07 EUR 112,970 113,100 NM Italian Diversified Bond A 17/07 EUR 115,510 115,650 NM Italian Diversified Bond I 17/07 EUR 136,690 136,700 NM Large Europe Corp A 17/07 EUR 106,440 106,330 NM Market Timing A 17/07 EUR 107,420 107,310 NM Market Timing I 17/07 EUR 63,530 63,700 NM Q7 Active Eq. Int. A 11/07 EUR 105,630 105,320 NM Q7 Globalflex A 11/07 EUR 121,790 122,250 NM Total Return Flexible A 17/07 EUR 101,070 101,920 NM VolActive A 17/07 EUR 101,640 102,490 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - Bond Opportunities B PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 17/07 15/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 15/07 15/07 03/06 15/07 15/07 15/07 17/07 17/07 17/07 15/07 15/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 122,580 126,070 100,700 99,800 100,700 101,120 113,910 116,350 125,060 98,290 103,880 97,030 104,440 107,170 108,930 109,020 107,350 102,750 96,460 111,940 104,950 107,220 122,510 128,310 101,050 99,790 100,290 100,710 113,130 115,550 125,060 98,090 103,670 99,150 104,980 106,870 109,480 109,560 107,820 102,720 96,430 111,890 105,780 108,070 www.pegasocapitalsicav.com 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,190 107,340 105,700 105,820 103,660 101,440 107,390 107,540 105,880 105,980 103,890 101,660 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 17/07 EUR 17/07 EUR 17/07 EUR 109,370 115,350 153,450 110,050 116,000 154,320 Numero verde 800 124811 [email protected] 17/07 EUR 7,036 Nextam Bilanciato 17/07 EUR 7,546 Nextam Obblig. Misto 17/07 EUR 6,473 BInver International A 17/07 EUR 5,703 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 17/07 EUR 5,424 CITIC Securities China Fd A 17/07 EUR 5,447 Fidela A 17/07 EUR 5,778 Income A 17/07 EUR 7,228 International Equity A 17/07 EUR 6,758 Italian Selection A 17/07 EUR 5,340 Liquidity A 17/07 EUR 4,987 Multimanager American Eq.A 17/07 EUR 4,705 Multimanager Asia Pacific Eq.A 17/07 EUR 4,480 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 17/07 EUR 4,600 Multimanager European Eq.A 17/07 EUR 5,332 Strategic A 17/07 EUR 6,111 Usa Value Fund A 17/07 EUR 5,604 Ver Capital Credit Fd A 7,071 7,554 6,481 5,729 5,432 5,429 5,778 7,288 6,847 5,340 4,991 4,704 4,488 4,585 5,356 6,156 5,605 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 17/07 EUR Asian Equity B 17/07 USD Asian Equity B 17/07 USD Emerg Mkts Equity 17/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 17/07 EUR European Equity 17/07 USD European Equity B 17/07 EUR Greater China Equity B 17/07 USD Greater China Equity B 17/07 USD Growth Opportunities 17/07 EUR Growth Opportunities Hdg 17/07 JPY Japanese Equity 17/07 USD Japanese Equity B 17/07 EUR Japanese Equity Hdg 17/07 CHF Swiss Equity 17/07 EUR Swiss Equity Hdg 17/07 USD US Equity 17/07 EUR US Equity Hdg 98,040 137,600 462,440 451,910 279,460 345,150 111,550 158,760 75,190 82,380 134,690 133,650 175,180 133,610 101,500 177,520 195,560 98,330 138,010 464,190 453,640 281,550 347,720 112,130 159,580 76,180 83,460 134,810 133,760 175,330 134,740 102,350 178,210 196,320 Tel: 0041916403780 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] 16/07 USD 1536,388 1535,896 Active Dollar Bond A 16/07 EUR 1679,348 1678,408 Active Emerging Credit A 16/07 EUR 1615,431 1614,545 Active Emerging Credit B 16/07 EUR 1458,957 1457,457 Active European Credit A 16/07 EUR 1396,402 1394,983 Active European Credit B 16/07 EUR 1422,896 1412,396 Active European Equity A Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD USD 25,730 16,780 14,570 14,210 14,800 10,371 15,290 15,359 9,707 25,710 16,770 14,610 14,250 14,720 10,358 15,300 15,372 9,715 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,752 111,966 113,255 116,793 25,151 5,801 121,448 9219,750 12,721 112,089 113,026 118,519 25,276 5,810 121,620 9222,744 www.pharusfunds.com [email protected] 17/07 EUR 65,990 PS - 3P Cosmic A 17/07 CHF 65,190 PS - 3P Cosmic C 17/07 EUR 114,430 PS - Absolute Return A 17/07 EUR 120,770 PS - Absolute Return B 17/07 EUR 111,410 PS - Algo Flex A 17/07 EUR 106,460 PS - Algo Flex B 17/07 EUR 86,560 PS - BeFlexible A 17/07 USD 85,170 PS - BeFlexible C 15/07 EUR 102,700 PS - Best Global Managers A 15/07 EUR 106,640 PS - Best Global Managers B 17/07 EUR 110,740 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 17/07 EUR 164,290 PS - Bond Opportunities A 66,400 65,630 114,150 120,480 110,820 105,890 86,490 85,100 103,250 107,210 110,580 164,200 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 17/07 EUR 6,101 6,190 17/07 EUR 5,239 5,233 17/07 EUR 5,897 5,920 11/07 EUR 814615,543 854760,583 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352AEB Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Sussurri & Grida Piazza Affari IL BALZO DI FERRAGAMO FINMECCANICA IN CALO Il poker online di Montecarlo finisce in tribunale a Napoli di GIACOMO FERRARI È terminata in progresso (+0,65% l’indice Ftse-Mib) l’ultima seduta della settimana per Piazza Affari, caratterizzata (così come per le altre Borse europee) da estrema volatilità a causa delle tensioni geopolitiche che dominano la scena internazionale. Nessun impatto, invece, dai dati macro diffusi in giornata, a cominciare dall’indice di fiducia dei consumatori rilevato negli Usa dall’Università del Michigan, risultato in calo. Sul listino italiano ha brillato in particolare Salvatore Ferragamo (+5,22%), promossa da un report di Exane Bnp Paribas. Progressi anche per A2A (+4,09%) e Banco Popolare (+3,80%), che guida il recupero dei bancari, tutti in crescita ad eccezione di Monte Paschi (-0,38%) nonostante il leggero peggioramento dello spread Bund-Btp, arrivato a fine giornata a 164 punti base. Bene, inoltre, World Duty Free (+2,22%), seguita da Saipem (+2,13%), mentre nel segmento Star si sono distinte Nice (+5,19%) e Gefran (+3,37%). Hanno perso terreno, invece, fra i titoli primari, Autogrill (-1,75%), Unipolsai (-1,44%), Cnh Industrial (-1,19%), Prysmian (-1,07%) e Finmeccanica (-1,03%). ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° (f.mas.) Tra i molti casinò, hotel e ristoranti di lusso che gestisce a Montecarlo, la Société des Bains de Mer (Sbm) — quotata a Parigi ma controllata saldamente dal governo di Alberto II — può essere considerata una specie di Iri del Principato di Monaco. Tra i suoi business più recenti c’è il gioco online, gestito attraverso il colosso francese Betclic, di cui Sbm ha il 50%. Ma ora questa partecipazione è nel mirino della magistratura italiana: al tribunale di Napoli Nord, davanti alla giudice Annamaria Buffardo, è pendente contro Sbm una richiesta di sequestro conservativo per sua quota in Betclic, fino a 75 milioni di euro di valore. A fare ricorso è stato un imprenditore napoletano, Mario Loffredo, 55 anni, che tra il 2007 e il 2008 aveva inventato con alcuni soci una piattaforma innovativa di poker online — quando il fenomeno era agli albori — e che si considera vittima di una truffa da parte di manager e consulenti della Sbm che gli avrebbero fatto perdere soldi, azienda e know how informatico. Al tribunale di Como il 23 maggio è cominciato il processo per truffa contro sette persone: Bernard Lambert, Stephane Morandi, JeanMarie Cornutello, Eric Cicero, Jean-Francois Chiavazza, Francois Poher ed Axel Hoppenot. La figura più rilevante è Lambert, per dieci anni e fino al 2011 direttore generale della Sbm. Secondo la procura di Como, i sette avrebbero millantato amicizia e rapporti privilegiati con Alberto II per convincere Loffredo e il socio Davide Molisani a versare nel 2008 a titolo di intermediazione, A Korn Ferry l’incarico di trovare il successore di Gamberale in F2i per agevolare la pratica autorizzativa presso il governo monegasco, 1,15 milioni di euro per un’alleanza tra la loro Extreme Gaming Pro (Egp, società maltese che operava da Campione d’Italia) e la Sbm: l’idea era di lanciare il «Montecarlo Poker Tour», un campionato internazionale di poker sportivo la cui finale avrebbe dovuto tenersi nei casinò del Principato. Le trattative (annunciata anche alla stampa) andarono avanti fino a metà novembre 2008, quando venne firmato il contratto in seguito al quale Egp chiuse il sito per far partire quello con Montecarlo. L’accordo però non sarebbe stato più considerato valido da Sbm perché non sarebbe arrivata l’autorizzazione del governo, in quanto il gioco online sarebbe stato vietato a Montecarlo. Solo che — è la tesi di Egp — appena quattro giorni dopo la Sbm siglò un accordo con Betclic per un’analoga piattaforma di poker online. Il dibattimento riprenderà a novembre. Il 30 luglio parte invece la causa civile per danni contro i sette imputati e contro la Sbm (che non ha risposto a una richiesta di commento), parallela alla richiesta di sequestro. L’obiettivo degli italiani è però Alberto II, che a dire di Loffredo sarebbe stato informato delle trattative sia dagli uomini della Sbm sia dallo stesso imprenditore italiano. Tuttavia una prima citazione per danni è stata respinta dal governo del Principato, in quanto un Capo di Stato non sarebbe citabile in giudizio. Ma una seconda notifica verso Montecarlo sarebbe già in viaggio. (c.tur.) Sarà la Korn Ferry a selezionare la rosa dei candidati tra cui scegliere il successore di Vito Gamberale alla guida di F2i. La società di head hunting, guidata da Maurizia Villa, è stata incaricata dagli sponsor di maggior peso del fondo d’infrastrutture, a partire da Cdp, Intesa Sanpaolo, Unicredit e Ardian (ex Axa private equity). Proprio il fondo francese aveva mostrato irritazione per l’asse Cdp-Intesa-Fondazione Cariplo che voleva traslocare in F2i Renato Ravanelli, l’ex dg di A2a. Un trasloco che a qualcuno è suonato come un risarcimento. Proprio il modo in cui è maturata la candidature — più che il nome — hanno indotto Ardian a chiedere una procedura di selezione che si attenesse ai canoni della best practice per il più grande investitore in infrastrutture dedicato a un solo paese (1,8 miliardi il primo fondo e 1,2 il target del secondo). Resta da vedere se l’incarico a Korn Ferry prefigura una vera selezione competitiva o se alla fine sarà proprio Ravanelli il nome predestinato a uscire vincitore per sostituire Gamberale, che ai grandi soci ha confermato la volontà di lasciare a 70 anni (festeggia il 3 agosto). Tra i papabili circolati a livello d’indiscrezione ci sarebbero il cfo di Telecom, Piergiorgio Peluso, e Marco Morelli, vice chairman investment banking di Bofa-Merrill Lynch per Europa e Medio Oriente. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]x£ä Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nÎ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]Çää VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £Ç]£ää VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]Ó£È VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]££ä `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® ££]ÇÓä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÎ i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÎÎn ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]£n LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xxn 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è scomparso poco dopo l’inaugurazione della sua mostra alla Neue Nationalgalerie di Berlino. L’artista tedesco aveva 86 anni; fondatore del Gruppo Zero, aveva diretto dal ’74 al ’93 il Center for advanced visual studies del Mit di Cambridge (Massachusetts). A renderlo famoso furono le sue gigantesche installazioni a Monaco per l’Olimpiade del 1972. Beni culturali Un finanziamento da 10 milioni di euro che prevede la chiusura al traffico e la valorizzazione dell’intera area archeologica di GIAN ANTONIO STELLA «I l basolato ci danneggia i suv. Non si potrebbe fare qualcosa? Che so, coprirlo con una lastra di cristallo...». La contessa Marisela Federici, racconta divertito e affranto agli amici il commissario per l’Appia Antica Mario Tozzi, proprio non riusciva a capire perché mai non si trovasse una soluzione per quella pavimentazione posata a partire dal 312 a.C. da Appio Claudio Cieco. Che fastidio, per lei e gli ospiti dei party nella sua villa, sobbalzare su quelle basole! Che la regina dei salotti potesse uscirsene con frasi simili si sapeva. Un giorno, alle telecamere di Riccardo Iacona, invitò quanti si suicidano per mancanza di lavoro a darsi da fare: «Lavorassero un po’ di più invece di lamentarsi tanto!». Ma lo stesso fastidio per quel basolato antico, potete scommetterci, lo provano senza dirlo molti di quelli che usano tutti i giorni la «Regina Viarum» come fosse una bretella stradale. Ad esempio consoli e proconsoli della politica e della burocrazia: senza il traffico e i semafori dell’Appia Nuova o della Tuscolana l’aeroporto di Ciampino pare più vicino: vuoi mettere la comodità? Certo, dalla tomba di Cecilia Metella a Torricola il traffico sarebbe vietatissimo. Ci sono cartelli con la sbarra del divieto d’accesso. E qualche tratto, qua e là, è contromano. Ma su quella che è la più celebre strada del mondo antico, che i grandi viaggiatori risalivano a piedi o a cavallo sostando alle catacombe di San Callisto, alla Villa di Massenzio o al tumulo dei Curiazi, circolano nei giorni di punta, denuncia la direttrice Alma Rossi, duemila macchine l’ora. Sfiorando i temerari turisti che camminano verso le catacombe filo filo al muro dove San Pietro incontrò L’Appia Antica salvata da Autostrade È l’Operazione Grand Tour Ma le associazioni di tutela impallinano il progetto ROMA Ariccia Troia Formia Capua Canosa Benevento Bari Bitonto Aquilonia LEGENDA Venosa Gravina Egnazia Brindisi Taranto via Appia via Appia A i Traiana C.D.S. Gesù: «Quo vadis, Domine?». Per non dire dei giganteschi autotreni a due piani carichi di auto per la Hyundai, che sta ancora lì dopo aver ricevuto la disdetta del contratto dal Comune di Roma addirittura ventidue anni fa. Antonio Cederna aveva visto tutto già nel 1953: «La via Appia Antica si avvia a diventare l’insufficiente corridoio di scolo dei vari quartieri che le stanno sorgendo ai lati». E ancora prima di lui aveva indovinato Wolfgang Goethe decantando la «solidità dell’arte muraria. Questi uomini lavoravano per l’eternità ed avevano calcolato tutto, meno la ferocia devastatrice di coloro che son venuti dopo ed innanzi ai quali tutto doveva cedere». Sono decenni che il Parco dell’Appia Antica, Regina Viarum In alto da sinistra: uno scorcio dell’Appia Antica nei pressi di Roma, il tratto di strada all’uscita dalle catacombe e il tumulo dei Curiazi, lungo il percorso della «Regina Viarum» (foto Nicolò Musumeci). I lavori per la costruzione vennero iniziati nel 312 a.C. dal console Appio Claudio Cieco e si conclusero nel 191 a.C. 3.500 ettari in larghissima parte storicamente in mano ai privati, attende una vera sistemazione che metta ordine in un caos dove hanno spazio, oltre ai meravigliosi resti archeologici, case di cura e depositi di auto confiscate, garage del Cotral (il Consorzio trasporti pubblici) e sfasciacarrozze, centri sportivi con piscine fuorilegge e ville di miliardari col vizietto dell’abuso. Basti dire che, un quarto di secolo dopo la fondazione, il «Piano Parco» è ancora in sospeso. E galleggia tra competenze e sensibilità diverse: i Comuni di Roma e Ciampino, la Provincia e la Regione, le Soprintendenze di Roma e del Lazio, quella archeologica, quella per i Beni architettonici e il Paesaggio e, per le catacombe, la Pontificia commissione di archeologia sacra. Tema: come possono gli amanti dell’arte e i turisti in genere riconoscere come un unico parco archeologico d’importanza planetaria un grande e caotico impasto di eccezionali testimonianze monumentali sparpagliate un po’ qua e un po’ là e spesso difficili da trovare come la stupenda isola verde della Torre del Fiscale, affidata a un manipolo di appassionati volontari, isola che ospita grandiosi acquedotti ma è assediata da palazzoni-alveari e dal traffico dell’Appia Nuova e della Tuscolana? È in questo panorama di bellezza e degrado, prati verdi e mostruosità edilizie e disordine generale, panorama assai diverso dall’idea bucolica dell’Agro Romano coperto di fascinose rovine, che è nato il progetto «Operazione Grand Tour». Voluto per «valorizzare e rendere fruibile per romani e turisti l’“esperienza” dell’Appia Antica» attraverso una serie di iniziative finanziate anche da «Autostrade per l’Italia». E subito impallinato dall’Associazione Bianchi Bandinelli, dal Comitato per la Bellezza, da Salviamo il paesaggio, da Italia Nostra: «Un’operazione inverosimile». Perché? Per «l’aspetto più sconcertante: la mobilità privata su gomma come elemento irrinunciabile e caratterizzante». Del resto, Autostrade non è forse «pronta a mettere a disposizione le proprie tecnologie autostradali, realizzando attività di comunicazione e marketing, punti di ristoro, laboratori e mostre»? «Robe da matti!», ribattono Mario Tozzi e l’Ente Parco: «Il progetto è nero su bianco: “chiusura al traffico con una nuova area Ztl” per ridurre al minimo del minimo i passaggi di macchine, restringimento delle corsie automobilistiche, nuovo limite inderogabile di velocità a 30 chilometri l’ora imposto con “tutor” e autovelox, controlli elettronici a tutti i sedici varchi d’ingresso, piste ciclabili per unire le varie parti del parco, stazioni di “bike sharing”, agriturismi con aziende agricole vere per conservare Modelli Dal «bike sharing» agli agriturismi: un accordo di «mecenatismo puro» ispirato a quello a suo tempo siglato da Hewlett-Packard per Ercolano ciò che resta dell’Agro Romano, bus elettrici per collegare i siti. E da cosa e da chi dovrebbe essere difeso, il parco?» Da «Autostrade», spiegano le associazioni citate. Non si fidano. Neanche se il progetto, così è scritto, si ispira «all’accordo Hewlett-Packard-Ercolano». Cioè il modello di mecenatismo che piace perfino ai più diffidenti difensori dei tesori monumentali italiani: «In nome di Antonio Cederna, l’uomo cui si deve la salvezza dell’Appia Antica e la modernità della sua concezione, ci opponiamo con determinazione all’accordo Beni culturali-Società Autostrade. E in nome di Cederna lanciamo un appello a quanti in Italia e nel mondo civile non sono disposti a barattare la storia e la cultura per un piatto di lenticchie». Per cominciare, replicano dall’Ente Parco, non sono lenticchie, perché alla fine Autostrade potrebbe scucire dieci milioni di euro. E poi si tratterebbe di «mecenatismo puro. Esattamente come quello che è accaduto per la Piramide Cestia con percorso da tutti ritenuto esemplare». E il peso del colosso privato in cabina di regia? «Nessuna cabina di regia unica» e «tanto meno le Soprintendenze sono esautorate dal loro ruolo o delegittimate». E la mobilità su gomma? «L’intero progetto si basa sulla chiusura definitiva al traffico privato di tutta l’Appia Antica da Porta San Sebastiano a Frattocchie». E Autostrade cosa avrebbe da guadagnarci? «Neanche un marchio sui cartelloni. Solo lo sgravio fiscale e la possibilità di dire: è una cosa bella e l’abbiamo fatta anche noi». Basterà a rassicurare chi pensa che comunque «pecunia olet» e tanta bellezza non dovrebbe essere contaminata dal denaro infetto di chi, orrore!, costruisce strade a sei corsie? Scommettiamo: no. Ma anche chi guarda con occhio torvo ogni intervento privato dovrebbe chiedersi: è giusto, in questi tempi di vacche magre, rinunciare a priori a finanziamenti preziosi prima ancora di vedere gli accordi firmati e protocollati? E quanto pesano, in queste diatribe, le gelosie sulle competenze? Mah... © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Critica Il narratore di «E baci» e «Sentire le donne» esplora la distinzione tra cultura alta e passatempo Elzeviro Il saggio di Franco Rella uscito da Bompiani L’ORIZZONTE DEL SAPERE TRA ARTE E FILOSOFIA I ❜❜ Un’indagine che non si stanca di contrapporre «alla verità una verità possibile» questo punto di vista, è rappresentata dal suo ultimo libro, Forme del sapere (Bompiani, pp. 206, 20), che conduce in modo ancora più radicale il confronto con la tradizione metafisica interrogandone la genesi stessa: così, nei primi capitoli, campeggia la figura di Socrate nel suo ambiguo ruolo di nume tutelare della filosofia platonica e di vittima sacrificale che questa finisce col lasciarsi alle spalle in quanto «individualità inassimilabile», pietra dello scandalo tanto rispetto all’ordine ideale, quanto a quello politico delineato nelle Leggi: un sacrificio che, conclude Rella, «non ha portato la filosofia più prossima agli dei, ma più vicina ai reggitori della città, agli uomini che hanno potere». Se dunque fin dalle sue origini la metafisica «si muove attraverso una violenza sacrificale», d’altra par- Lo scrittore non è mai un autore La letteratura è fuori commercio; l’intrattenimento nasce morto di ALDO BUSI te anche l’opera d’arte «incorpora violenza nella sua stessa organizzazione, che forza l’atto creativo all’interno di una struttura formale»; come pure violenza è l’atto critico che «disgrega l’opera e la ricompone nel suo universo di senso» allo stesso modo in cui l’opera aveva disgregato e riorganizzato la vita. La scommessa di Rella è che questa seconda violenza, propria dello spazio estetico ed ermeneutico e aliena da ogni fine di potere, «extraterritoriale» come Socrate rispetto alle leggi della polis, possa essere fatta valere positivamente contro la prima e spezzarne la tendenza all’omologazione. Si tratta, insomma, di disegnare «un nuovo orizzonte di sapere» mediante l’intreccio «tra un’arte che spinge la sua interrogazione verso la filosofia e in qualche modo ne sconvolge l’assetto, e una filosofia che attraversa il territorio dell’arte...». A questo genere di indagine filosofica Rella dà il nome di «saggio», sulla scorta delle riflessioni di Adorno e di Benjamin: una modalità di scrittura e di pensiero che «non conclude mai», che non si stanca di contrapporre «alla verità una verità possibile», e che per questo non è soltanto «la grande scrittura teorica della nostra modernità», ma prima ancora un’occasione di riscatto per la filosofia in quanto tale, se il filosofo dev’essere non il reggitore della città, come voleva Platone, ma «il custode e al tempo stesso il critico dei pensieri attraverso cui la città si pensa, delle parole e delle immagini attraverso cui la città si rappresenta e si racconta»; se insomma al sacrificio inaugurale della metafisica deve ormai contrapporsi lo sforzo, per dirla con Kafka, di «uscire dalla schiera degli uccisori». © RIPRODUZIONE RISERVATA C he uggiosa stravaganza quella di suddividere le opere letterarie in autoreferenziali, cioè che parlerebbero autobiograficamente dell’autore che le scrive, e in altro-da-sé, cioè che parlerebbero della società e del vasto mondo esterno (?) all’autore! Oltretutto senza avere ancora operato con taglio netto la separazione tra scrittore e autore, cioè tra letteratura, che il fiasco un po’ se lo va a cercare, e, si spera, industria, fatturato (il testo alquanto mediocre di uno scrittore mi coinvolgerà sempre di più del meglio confezionato libro con commissario incorporato di autore), e senza alcun snobistico moralismo, giusto a vantaggio di entrambi gli scriventi — per sorvolare sulla pletora di quanti Biografia si descrivono nei blog e nei talk show come «attore e scrittore», «comico e scrittore», «pittore e scrittore», per arrivare all’ossimoro per eccellenza, «giornaliAldo Busi, 66 sta e scrittore». anni. I suoi Io, per scoragultimi libri sono giarla e quindi E baci (2013) e reprimerla, arriSentire le donne verei a teorizzare (2014), addirittura la entrambi usciti sciocchezza tutta per l’Editoriale accademica di il Fatto (foto suddividere quanto pubbliBAMSphoto) c a to i n o p e r e scritte bene o scritte male — sempre soprassedendo al fatto che quando uno non sa scrivere, scrive bene, sicché ci sono almeno due modi per scrivere male convogliati entrambi nell’unico modo buono per tutti di non sapere affatto scrivere, e di solito chi non ha neppure un pensiero suo fa i compitini più perfetti e perfettamente in regola con le norme del bello scrivere e dell’ottimo pensare, altrui. Secondo un comune buon senso ancora del tutto ideale, l’unico metro di giudizio critico possibile da adottare per includere ed escludere dall’attuale lettura è tra opere di regime e nel regime di autori, pertanto coccolate dal IMMAGINE TRATTA DA WWW.PENNABLU.IT, SITO DI SCRITTURA CREATIVA E PER IL WEB di PAOLA CAPRIOLO n un dialogo incessante con le arti, la poesia, la grande letteratura, Franco Rella è andato esplorando negli anni la possibilità di un «pensiero forte» e eticamente responsabile che reagisca alla grande crisi della modernità ponendosi come alternativa alla totalizzazione metafisica; un cammino che per sua natura non può né vuole mettere capo a un sistema, ma piuttosto a un intreccio sempre più fitto e fecondo dei temi e delle prospettive. Una tappa fondamentale, da Cultura 43 italia: 51575551575557 mercato e dai non lettori, e opere di scrittori che vi si oppongono, che si oppongono a ogni possibile regime e, non appropriabili subito, perdurano in ogni regime, invise, poco lette, magari ammirate ma da lontano, senza mai farle avvicinare troppo perché ancora bruciano l’ipocrisia dell’io e di ogni relazione civile e politica e sentimentale tra codesti io e non permettono scampo ai sentimentalismi, ai sessualismi, ai familismi, alle superstizioni, alle religioni, agli assolutismi — anche tecnologici —, agli avventismi, alle reincarnazioni, ai migliorismi della scienza e della stessa economia, in altre parole, all’intrattenimento da qualsivoglia consolazione di progresso promesso e non mantenuto (soprattutto grazie a quelli che ci hanno creduto e poi però hanno letto noir per tutta la vita e osano lamentarsi o fare la voce querula della vittima fintamente, Mercato La data di scadenza di ogni singola opera — e del suo autore — è conforme al suo grado di omologazione nel tempo per l’appunto, inconsolabile); le prime, mere pubblicazioni, prendono solo quanto più possibile c’è da prendere, cioè da incassare, dal regime, dai suoi luoghi comuni e dai suoi sudditi, e se ne guardano bene dal cambiare una sola virgola al mondo così com’è, le seconde, che da mere pubblicazioni attingono nel tempo — e poi caso mai assurgono per sempre — alla dignità di opere, danno solo e, anche se sono più spiritose e divertenti, vivono di necessità per autocombustione sacrificale senza averne l’aria e senza attribuirsi alcun orfismo o sacralità d’accatto: in tutta semplicità antisacerdotale rivoluzionano o almeno aggiornano la condizione di beota stupidità di ogni regime e dell’umana fatalità che lo legittima e se ne sostenta (tra alti lamenti d’obbligo, va da sé). La data di scadenza di ogni singola opera — e del suo autore — è conforme al suo grado di omologazione nel tempo: un’opera omologata è un’opera estinta; se non la si brucia, è perché non vale lo zolfo di un fiammifero, non certo perché il pregiudizio buonista vorrebbe che coi libri non si fanno falò: si aspetta direttamente l’inestinguibile benefattore piromane in tournée dopo aver fatto tappa alla biblioteca di Alessandria. Da qui il fatto che le opere preferite al momento di ogni momento sono quelle nate morte, punto. Nell’impossibilità di prevedere l’omologazione futura o futuribile di un’opera ora o prima immessa sul mercato, l’unico interrogativo possibile e passabile della critica, a prescindere dall’immediato successo di vendita e consenso «critico» dell’opera medesima, è: quanto è nata già morta? Quanto fa da compiaciuto specchio al morto non lettore che la fa propria, di fatto lasciandoci ancora un po’ della sua già scarsa vita a disposizione? Si potrebbe intanto stabilire subito chi è uno scrittore e chi, per quanto di moda, un becchino. Certo, occorrerebbe però un critico non di regime e non nel regime perché una domanda simile possa porsi e un simile filtro imporsi. Infatti, a parte me, che non sono nemmeno un critico, non l’ho mai sentita formulare da nessuno da che mondo è mondo. © RIPRODUZIONE RISERVATA Aldo Busi parla di libri scritti bene e libri scritti male. Quali sono secondo voi? Ditelo su Corriere.it Anniversari Le iniziative del ministero per il centenario dalla nascita dell’artista umbro L’accordo Un polo da 70 milioni di volumi. Ferri (e/o): «Bene, ma ci sarà meno concorrenza» Il miracolo di Burri: una mostra al Guggenheim e il restauro a Gibellina Feltrinelli e Messaggerie Nasce il colosso italiano della distribuzione di libri Burri al lavoro, 1977 (Foto A.Amendola) gio che con il titolo Sacco è stata messa in cornice da tal Burri», mentre fu un ex ministro delle Finanze, il socialdemocratico Luigi Preti, a chiedere l’istituzione di una commissione d’inchiesta per lo «sgorbio». L’affaire Burri divise l’Italia, e ci fu anche chi arrivò a chiedere l’intervento degli uffici di igiene o l’uso del ddt sui lavori di colui che stava diventando uno dei grandi maestri del contemporaneo. Altri tempi, appunto. Oggi per il © RIPRODUZIONE RISERVATA di ROBERTA SCORRANESE U n polo della distribuzione da 70 milioni di volumi l’anno. È la «massa critica» dell’accordo, annunciato ieri, tra Messaggerie Italiane e Feltrinelli: una joint venture che, se l’Antitrust non darà parere negativo, potrebbe cambiare la fisionomia dell’architettura editoriale e libraria in Italia. L’intesa (controllata al 70 per cento da Messaggerie e al 30 dal Gruppo Feltrinelli) unisce le società di distribuzione intermedia delle due grandi realtà italiane: Messaggerie Libri, Fastbook e Opportunity per il primo protagonista e Pde/Promozione e distribuzione editoriale per il secondo. La parte della promozione resta indipendente ma, per il resto, il «colosso nascente» promette una piccola rivoluzione per i librai e gli editori. Alberto Ottieri, amministratore delegato di Messaggerie Italiane, parla di «un nuovo sistema che aiuterà i piccoli editori indipendenti e anche le librerie ad avere servizi più efficienti». In sostanza: unendo le forze, i libri dovrebbero essere meglio distribuiti, con più attenzione ai titoli, ai cataloghi Dipendenti 472 milioni 828 enture (%) tv te nella join uo E per Alberto Burri — artista da decenni ormai riconosciuto come uno dei massimi protagonisti del secondo Novecento, in Italia e non solo — cominciano ad arrivare gli omaggi solenni nella più classica delle occasioni: il centenario della nascita, evento che cadrà il prossimo anno, 2015. Una serie di iniziative, alcune già note, altre no, presentate ieri a Roma nella sede del ministero per i Beni culturali dopo che già il Parlamento aveva approvato ad aprile, all’unanimità, la legge contenente le «Disposizioni per la celebrazione del centenario della nascita» dell’artista nato a Città di Castello il 12 marzo 1915 e scomparso a Nizza nel 1995. Segno (buono) dei tempi: a celebrarlo oggi è dunque quello stesso Parlamento che nel 1959, ad esempio, fece fuoco e fiamme quando uno dei celebri Sacchi di Burri, peraltro nome già assai noto a livello internazionale, fu esposto, ed era la prima volta, in un museo statale, la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma. A tuonare all’epoca fu soprattutto il senatore del Pci Umberto Terracini, indignato per la «sporca e sdrucita tela da imballag- Fatturato Dipendenti 70 30 Q di EDOARDO SASSI medico umbro convertito all’arte dopo il campo di prigionia in Texas, grande cantore della materia, per decenni bersagliato come prototipo di tutti gli scandali in tema d’arte contemporanea, è giunto il tempo dei riconoscimenti ufficiali: «Uno dei grandi del Novecento», l’ha definito il ministro Dario Franceschini presentando ieri con Bruno Corà, presidente della Fondazione Palazzo Albizzini Collezione Burri di Città di Castello, le tante iniziative per il 2015 che il ministero non finanzierà, ma che comunque pone sotto la sua «egida». Tra queste spicca per importanza la retrospettiva con oltre cento opere al Guggenheim Museum di New York (ottobre 2015), a cura di Emily Braun, che solo successivamente sarà riallestita, in Germania prima e a Città di Castello poi (primavera 2016). E ancora un film, un convegno e un summit internazionale di artisti (2015), sempre nel centro umbro. Del programma del centenario fan parte anche l’annunciata uscita di un nuovo Catalogo generale in sei volumi, il restauro e completamento del Grande Cretto di Gibellina in Sicilia, gigantesca opera di land art che versa in condizioni disastrate, nonché la ricostruzione a Milano, grazie ai disegni originali, del Teatro Continuo nel Parco Sempione. Progettata nel 1973 per la Triennale, la piattaforma scenica fu demolita nel 1989 dall’amministrazione comunale. Tra i primi appuntamenti, la mostra «Burri incontra Piero della Francesca» a Sansepolcro, Arezzo, dal 19 settembre. 430 milioni Fatturato 1.700 (meno resa) e alle esigenze dei librai. È questo il nodo: la distribuzione intermedia è in stretto contatto, allo stesso tempo, con libraio e editore e spesso è proprio questa sinergia che non funziona. Dunque, secondo le intenzioni, l’intesa dovrebbe «oliare» meglio la macchina, offrendo, continua Ottieri, «a tutti gli editori indipendenti il massimo accesso al mercato». Roberto Rivellino, direttore generale Corporate del Gruppo Feltrinelli, aggiunge: «La distribuzione comprende una parte logistica e una commerciale, il trasporto e il magazzino. Credo che unendo le forze si possa arrivare a condizioni migliori per tutti». E i piccoli editori indipendenti che cosa dicono? Per Sandro Ferri, direttore delle edizioni e/o, «ci sono due aspetti. Uno, positivo, è che una realtà così grande potrà fronteggiare meglio la sfida di Amazon, che punta a grandi fette di mercato con libri a basso prezzo e spesso a scapito delle librerie. Uno, meno positivo, è che fino a oggi si poteva scegliere tra Messaggerie e Pde. Adesso questa alternativa, diciamo pure possibilità di competizione, non c’è più. E dunque, come spesso succede, se un piccolo editore non si trova bene con un distributore, le possibilità diminuiscono». L’annuncio è arrivato nel giorno in cui si è materializzata una conferma importante: Amazon lancia Kindle Unlimited, un abbonamento da 9,99 dollari al mese per l’accesso illimitato alla sua libreria digitale di ebook e audiolibri. L’alleanza italiana, che punta invece alla valorizzazione del libro fisico, per Ottieri ha un valore forse ancora maggiore alla luce delle novità americane: «La cultura del libro fisico continua ad avere una sua forza proprio per la sua natura differente. Se si agisce sui costi, su una ottimizzazione dei canali, se si valorizzano titoli e cataloghi e se le librerie riusciranno ad adeguarsi ai tempi, il libro materiale resisterà eccome». [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile CRISI UCRAINA, UNA VIA D’USCITA A dire bravi siamo tutti capaci. È facile, fa sentire meglio e non costa niente. Ma quanti papà e mamma lo avrebbero fatto davvero, questa è la domanda. Ci vuole coraggio, a pronunciare un «no» così pesante. Avrebbe guadagnato quasi cinque milioni di euro, avrebbe giocato in una delle più forti squadre europee, insomma, avrebbe svoltato per sempre. Ora, adesso. Perché nello sport non puoi sapere cosa succederà domani. Invece Donatella e Fabrizio Scuffet hanno pensato che per il figlio Simone, ancora minorenne ma già con la patente di nuovo Buffon, fosse meglio restare ancora un anno a Udine. Per una ragione molto semplice. Vogliono che prenda un vero diploma da ragioniere nell’istituto dove ha cominciato a studiare e non in una delle molte scuole barzelletta che infestano l’Italia. A ognuno il suo mestiere, ogni tanto ce ne dimentichiamo. Quello dei Pozzo, proprietari dell’Udinese, è vendere i giocatori. I coniugi Scuffet fanno i genitori. Lo sappiamo tutti, non è facile. La voglia di proiettare ambizioni e frustrazioni è quasi un istinto naturale. Li immagini che sollevano la coppa dei Campioni, che esultano come Tardelli ai Mondiali di Spagna. Poi riapri gli occhi e c’è la realtà, la vita vera. Con legioni di aspiranti titolari della Nazionale che hanno fallito e adesso ridono dentro a un bar, per dirla con De Gregori. I signori Scuffet sono descritti come gente semplice. Lei casalinga, lui bidello e insegnante di volley. Le cronache locali riferiscono come non abbiano mai interferito nell’attività del figlio. Non conoscono neppure allenatore e dirigenti dell’Udinese. Si preoccupano soltanto del clamore intorno a lui. Al momento giusto, hanno esercitato un diritto carico di responsabilità pensando alla persona, e non all’ipotetica stella dello sport. A cosa fosse meglio per la sua vita e non per la sua carriera. Simone non diventa missionario in Africa, resta a giocare e guadagnare in un buon club. Ma la scelta dei suoi genitori è così straordinariamente contro corrente, così fuori moda, che viene comunque voglia di ringraziarli, Donatella e Fabrizio. Per la loro semplice normalità, per questa lezione di educazione civica. Marco Imarisio © RIPRODUZIONE RISERVATA PUBBLICAZIONI BASATE SU DATI FALSI LA PROPOSTA DI UNA SANZIONE PENALE ✒ Scienziati imbroglioni da giudicare come criminali? Forse. L’idea è di un ricercatore di Toronto, Zulfiqar A. Bhutta, che la lancia sulle pagine del British Medical Journal. Il problema è serio perché, negli ultimi anni, si sono moltiplicati gli studi scientifici che vengono prima pubblicati e, poi, ritirati perché risultano falsi, spesso deliberatamente. Ma, intanto, i risultati di queste ricerche possono avere un impatto importante per la salute delle persone e anche un costo per la comunità. Come è successo dopo lo studio di Andrew Wakefield, che aveva correlato l’autismo al vaccino trivalente per morbillo-parotite-rosolia, smentito dopo anni: centinaia di bambini, nel frattempo, non sono stati vaccinati. Oppure dopo un lavoro che dimostrava come l’atrazina (un pesticida) potesse provocare un cambiamento di sesso nelle rane. I dati erano fasulli, ma per provarlo l’Epa, l’agenzia americana dell’ambiente, ha sborsato un bel po’ di quattrini. Ecco perché, secondo Buttha, chi si rende responsabile di una frode scientifi- ca, andrebbe perseguito penalmente. Non tutti, però, sono d’accordo e auspicano un atteggiamento più preventivo che punitivo, ritenendo che la criminalizzazione possa minare la fiducia nella ricerca scientifica. E forse è questa la strada più corretta, ma va intrapresa al più presto. Intanto occorre rendere più trasparente il sistema di revisione (peer review) di una ricerca prima della pubblicazione: in pratica quest’ultima viene analizzata da «pari» che poi decidono, ma spesso non sono immuni da conflitti di interesse (favoriscono gli amici, bloccano i lavori che possono competere con i loro, per esempio). È indispensabile, poi, che gli autori di uno studio scientifico rendano disponibili tutti i dati sui quali si basano i loro risultati: molti non lo vogliono fare e pochi giornali li richiedono per la pubblicazione. Sarebbe, infine, auspicabile che questi dati siano open, cioè disponibili a tutti, in modo che chiunque li possa valutare e, di conseguenza, giudicare la qualità del lavoro. Adriana Bazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA FACEBOOK LANCIA IL PULSANTE «COMPRA» DUBBI SULL’INTRUSIONE NELLE NOSTRE VITE ✒ Premi un bottone e acquisti. Facebook sta sperimentando l’introduzione di un pulsante «Buy» (Compra) per promuovere le vendite delle aziende attraverso il social network. L’idea è quella di stimolare lo shopping, consentendo agli utenti di comprare senza abbandonare Facebook: che, ovviamente, riscuote una lauta percentuale. Il magico bottone, che appare al piede delle inserzioni pubblicitarie, è per ora limitato a un gruppo scelto di piccole e medie imprese americane. Ma è solo l’inizio, perché l’azienda di Mark Zuckerberg — che dalla pubblicità trae la propria ricchezza — vuole far crescere i ricavi e sviluppare il suo ruolo nel commercio. Nella promozione delle vendite, del resto, il social network è già un colosso: quest’anno salirà all’8 per cento della spesa pubblicitaria digitale globale, in forte aumento rispetto al 5,8 per cento dell’anno scorso. Google, numero uno, è attestata al 31 per cento. L’aspetto interessante è che, soltanto fino a poco tempo fa, le aziende consideravano Facebook più come un veicolo per farsi conoscere che come un canale di vendita. Ma i tempi cambiano e le aziende migliori sono quelle che capiscono più in fretta quando è il momento di cambiare a loro volta. Per questo, oggi, «Zuck» vuole sfondare nella pubblicità degli acquisti diretti e collocarsi, in sostanza, al confine con l’e-commerce. Di fatto, anzi, la comparsa del pulsante «Compra» lascia intravvedere una Facebook che dell’e-commerce intende diventare protagonista, in concorrenza diretta con il gigante Amazon. Ma il social network sa anche di avere una problema di reputazione: è criticato perché si arricchisce vendendo i dati personali degli utenti. La posta è alta, e una partita molto delicata è quella che si gioca intorno alla pubblicità mobile, che gira sugli smartphone e sui tablet. In questo mercato, nei primi tre mesi dell’anno, i guadagni di Facebook sono quasi triplicati e i ricavi pubblicitari sono cresciuti dell’82 per cento. E con il mobile commerce crescono anche i rischi di intrusione nelle vite degli altri. Cioè le nostre. Edoardo Segantini @SegantiniE © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli indizi sull’abbattimento dell’aereo impongono a Putin la scelta del dialogo di FRANCO VENTURINI SEGUE DALLA PRIMA Tutti i dubbi, fino a prova contraria, sono ancora leciti. A lanciare il missile assassino sono stati davvero i ribelli filorussi, incuranti di confermare in questo modo la presenza sul loro territorio di armi sofisticate e di personale addestrato venuti appunto dalla Russia? Oppure sono state le forze regolari di Kiev, che dispongono di tali armi e sanno usarle, nell’intento di esporre i filorussi (e Mosca) alla condanna del mondo intero e ai conseguenti castighi sanzionatori? L’inchiesta internazionale reclamata ieri dall’Onu prenderà del tempo e troverà sul suo cammino non pochi ostacoli, a cominciare dalla piena disponibilità e dall’integrità delle scatole nere dell’aereo. Ma gli indizi sin qui disponibili, raccolti dai satelliti Usa e dal monitoraggio di internet, oltre a confermare l’utilizzo di un missile Sam-11 lanciato da una zona sotto il controllo dei separatisti, rivelano che i ribelli filorussi si erano inizialmente vantati di aver abbattuto un cargo militare proveniente da Kiev, mentre in quelle ore nessun aereo del genere risulta colpito o caduto. Un errore, un depistaggio? Tutto è possibile quando le guerre scatenano anche la disinformazione, ma i ribelli filorussi sono oggettivamente in cima alle probabilità di colpevolezza diretta. E poi, alle loro spalle, c’è il colpevole politico. C’è quel Vladimir Putin che, volendo difendere i suoi interessi strategici nell’Ucraina orientale dopo essersi annesso la Crimea, ha sistematicamente rifornito i ribelli d’oltre confine. Ha rifiutato, come gli occidentali gli chiedevano a gran voce, di rendere impermeabile una frontiera che lui voleva conservare spalancata. Ha consentito a un buon numero di «volontari», di certo filtrati dai servizi di Mosca, di andare a combattere contro le forze regolari di Kiev che tentavano di riconquistare il terreno perduto. Non si è curato di dissimulare — cosa peraltro non facile — alcuni carri armati senza insegne che provenienti dal territorio russo prendevano la via di Donetsk. Insomma Putin, accanto a qualche gesto distensivo (il dialogo con Poroshenko, la revoca dell’autorizzazione parlamentare all’invasione) ha per mesi gettato olio sul fuoco che divampava nell’Ucraina orientale, contando probabilmente di arrivare in posizione di forza a un DORIANO SOLINAS IL DIPLOMA VIENE PRIMA DEI MILIONI LA LEZIONE DI MAMMA E PAPÀ SCUFFET negoziato che presto o tardi doveva garantirgli la concessione di una ampia autonomia alle province ucraine abitate da filorussi e sede di importanti interessi economici di Mosca. Se questo era il calcolo del Cremlino, il meno che si possa dire è che l’abbattimento dell’aereo e la morte di trecento innocenti di varie nazionalità sono fatti per sconvolgerlo. Messo sotto accusa dagli indizi già esistenti circa la colpevolezza dei ribelli filorussi e dei loro consiglieri russi, Putin è ora ancora più esposto a quelle sanzioni economiche «totali» che Obama ha tenuto di riserva per eventi di eccezionale gravità. E stavolta difficilmente gli europei potrebbero non seguire o essere più morbidi di Washington, come è stato il caso finora. Al Vecchio Continente, del resto, Obama ha riservato ieri una osservazione che ❜❜ Sono emerse già molte verità. Paradossalmente la tragedia del Boeing malese potrebbe avvicinare la distensione suona come una critica: quanto è accaduto è una sveglia per l’Europa, ha detto, ora è chiaro che la crisi Ucraina non può essere circoscritta. Tutti promettono di attendere i «fatti» dell’inchiesta internazionale, ma in realtà, per evitare un duro castigo alla Russia, lo zar del Cremlino ha davanti a sé una scelta obbligata: cambiare rotta in tempi brevi, sigillare quel confine, esercitare la propria influenza sui separatisti ucraini e dialogare con il presidente ucraino Poroshenko e con l’Occidente dopo aver imposto ai suoi alleati separatisti quella tregua che in queste ore tutti reclamano. Se Putin deciderà di procedere pragmaticamente su questa via pur mantenendo ragionevoli richieste sul tema dell’autonomia regionale in Ucraina orientale, e se Obama gli concederà un minimo di tempo, la tragedia del MH17 potrebbe paradossalmente diventare il triste trampolino di una svolta politica in senso stabilizzatore. Ma se dal Cremlino continueranno invece a venire i segnali minacciosi reclamati dagli ipernazionalisti talvolta in polemica con lo stesso Putin, allora prepariamoci a quel peggio che sempre si nasconde nella parola guerra. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA ANTIBERLUSCONISMO E MORALISMO Ruby, storia di un romanzo sbagliato di LUCA MASTRANTONIO I l «caso Ruby» rischia di diventare la storia di un brutto romanzo, sbagliato, diventato subito film che molti antiberlusconiani si sono fatti in testa senza neanche averlo scritto o girato. Perché i più morbosi e pigri, tra i moralisti e i giustizialisti del fronte antiCav, in questi quattro anni del Rubygate, si sono limitati a mettere assieme intercettazioni scabrose, battute da caserma, satira e canzoni, perizie psicologiche e sessuali: dando per scontata la sua colpevolezza, aspettano il «visto, si stampi!» della Giustizia italiana per trasformare questo canovaccio triviale da Commedia dell’arte nella tragedia di una nazione. Ma l’assoluzione di Silvio Berlusconi dall’accusa di concussione e prostituzione minorile, se sarà confermata eventualmente in Cassazione, destinerà al macero il loro libretto, rosso. La cui efficacia narrativa resta nel titolo fornito dal Cav stesso, quando parlò di Karima el Mahroug come della «nipote di Mubarak». Magistrati, escort, comici, intellettuali, cantanti, direttori di giornali stranieri: chiunque, nel machiavellismo spicciolo, va bene per delegittimare il Cav. E così sono spesso finite sullo stesso piano le critiche del direttore dell’Economist Bill Emmott, che nel 2005 bocciò Berlusconi come Unfit, inadatto, a «guidare l’Italia» e nel 2012 girò il docufilm Girlfriend in a Coma (la ragazza è l’Italia), e le «rivelazioni» di Patrizia D’Addario, escort; il tormentone di Elio e le Storie Tese («Bunga Bunga con Lele... stai attento che vai in galera per colpa dell’Africa...») e lo scivolone del pm Ilda Boccassini, che nella sua requisitoria arrivò a dire che Karima è «una ragazza intelligente, di quella furbizia orientale, propria delle sue origini». Ma davvero il clamore ricercato dalla recente graphic novel Ruby-Sesso e potere ad Arcore, di Gianni Barbacetto, Manuela D’Alessandro e Luca Ferrara, è altro dalla provocazione dello spot che Karima ha girato per un libro di Luigi Marra? La nipote di Mubarak rischia di restare un romanzetto rosa, triviale, triste, non certo quel romanzo storico che dovrebbe esprimere la Weltanschauung di Berlusconi. Una «visione del mondo» corrotta a tutti i livelli, secondo quanti vedono nel Rubygate un super-processo morale, politico e giudiziario, ovvero il «popolo viola» rabbioso di odio, con i suoi intellettuali organici o di ventura, di sinistra ortodossa, come Andrea ❜❜ Magistrati, escort, comici, intellettuali, cantanti, giornalisti stranieri: chiunque andava bene per delegittimare il Cavaliere Camilleri, o meno ortodossa, come Roberto Saviano, che nel 2011 in tv parlò della «solitudine da nonno» di Berlusconi e della «sessualità che arriva allo scambio, all’estorsione, al racket» e dedicò la laurea honoris causa in Legge alla Boccassini e agli altri pm del caso Ruby. E ancora, sul carro rosa anti-Cav, salivano tanto le ex consorti (Veronica Lario) quanto le neofemministe (Lorella Zanardo), le vetero (Lidia Ravera) e le ninfo-moraliste (Melissa P.). Tra i pochi dissidenti, nelle file anti-Cav, il libertino Aldo Busi, mentre Marcello Veneziani, pur fedele al Cav, criticò il voto in Parlamento che rivendicava la buonafede di Berlusconi. Nel 2011, al Palasharp di Milano, Libertà e Giustizia organizzò una manifestazione per chiedere le dimissioni di Berlusconi. Umberto Eco si esibì in una delle sue battute trascendentali, kantiane: «Credevamo che il nostro Presidente avesse in comune con Mubarak solo una nipote, invece ha anche il vizietto di non voler dare le dimissioni». Applausi, avanti un altro. Provò a fare un importante distinguo Susanna Camusso, ricordando che alla sua Cgil interessava la «giustizia sociale», non solo quella della «magistratura»: ma per molti c’è solo la giustizia dei magistrati, espressione che la dice lunga sulla confusione che in questi anni ha regnato nelle menti degli antiberlusconiani più duri. @criticalmastra © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 45 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere Caro Brunazzo, eter Carrington (95 anni nello scorso maggio) ha accumulato nella sua vita molti primati. E’ in politica dal 1938, quando ereditò il seggio P PROCESSO CIVILE La mediazione Caro Romano, il governo sta per presentare un progetto per la riforma della giustizia civile. Invio alcune considerazioni su uno degli aspetti del processo civile: la mediazione. Dopo numerose raccomandazioni della Ue all’Italia a usare la mediazione per snellire il processo civile, il Parlamento, nel 2010, approvò una legge per la mediazione obbligatoria. Vi fu la proliferazione dei tentativi di mediazione e molti si conclusero positivamente. Cambiata la legge per motivi di costituzionalità, pur confermando la obbligatorietà della mediazione, è stata stabilita la presenza obbligatoria accanto alle parti dell’avvocato e lo si è ritenuto «ipso iure» mediatore. Con questa e altre modifiche la mediazione non solo non è decollata, ma è stata @ E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] LE MOLTE VITE DI CARRINGTON Il dubbio MINISTRO GENTILUOMO MELOMANE di Piero Ostellino Risponde Sergio Romano Guardando alcuni documentari che raccontano la vita politica di Margaret Thatcher, mi sono imbattuto in un paio di interviste rilasciate da Lord Carrington. Mi ha piacevolmente impressionato, in particolare, la logica con cui l’ex-ministro degli Esteri parla delle proprie dimissioni all’epoca della guerra delle Falkland. Se non ricordo male, Lord Carrington era il Segretario Generale della Nato quando lei vi rappresentava l’Italia; potrebbe fare un ritratto di questo interessante personaggio? Vittore Brunazzo [email protected] Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 del padre nella Camera dei Lord. Ha conquistato una medaglia al valore sul campo di battaglia in uno dei più duri scontri con le forze tedesche nei Paesi Bassi alla fine della Seconda guerra mondiale. È il solo sopravvissuto dell’ultimo governo presieduto da Winston Churchill (era Segretario all’Agricoltura nel 1951). È stato, nell’ordine, Primo Lord dell’Ammiragliato, ministro della Difesa e capo del Foreign Office. È il solo ministro degli Esteri che abbia rassegnato le dimissioni per una colpa quanto meno discutibile (non aveva previsto l’invasione argentina delle isole Falkland nel 1982). Quando ritornò alla vita pubblica e divenne segretario generale della Nato nel 1984, i principali problemi politicomilitari discussi nelle riunioni che si tenevano sotto la sua presidenza erano tre: i missili SS20 che l’Unione Sovietica affossata. L’avvocato, per cultura, formazione e convenienza non è portato a concludere la mediazione, vuole andare al processo e quindi si è ottenuto l’effetto contrario: allungamento dei tempi e ulteriore costo per i cittadini, altro che decongestionamento dei processi civili. Condivide le mie considerazioni? vento e ha aggiunto che quelli degli ultimi anni avevano peggiorato tutte le crisi del MedioOriente. Vi è un altro aspetto della vita Carrington con cui ho qualche familiarità: la sua passione per la musica e il suo amore per il Covent Garden di cui fu per molti anni consigliere. Non aveva mai visto la Scala e riuscii a portarlo con me, durante un viaggio a Milano, per una rappresentazione del Barbiere di Siviglia. In un’altra occasione, quando eravamo a Napoli per una visita alla base della Nato, la stagione del San Carlo, purtroppo, era già terminata. Ma riuscimmo comunque a vedere il teatro. Passammo attraverso le sale del circolo dei proprietari dei palchi e ci affacciammo infine sulla sala. Mi colpì il suo silenzio. Sembrava quello di un fedele sulla soglia del tempio. non ha mosso un dito in questa direzione! COGNOMI contro la liberalizzazione dello Stato italiano. CINA LE RESPONSABILITÀ Una nota società della Corea del Sud ha interrotto il rapporto di collaborazione con una ditta cinese dopo avere appreso che l’azienda assumeva bambini per impiegarli addirittura nella catena di montaggio. Si spera che le industrie, soprattutto quelle occidentali, seguano l’esempio della Corea del Sud. Aereo abbattuto Non tutti gli avvocati vogliono allungare le cause e la scelta (mediare o no) dipende in ultima analisi dalle parti. Ma credo che lei ci abbia raccontato l’ennesima vittoria di una corporazione professionale Giudizio positivo di Renzi sull’incontro con i 5 Stelle. Questa volta ci sarà un accordo sulla legge elettorale? to di mediare fra serbi, croati e bosniaci per tenere insieme i pezzi di un Paese che si stava sgretolando. Si mise al lavoro con le armi dell’esperienza e del buon senso, non ebbe maggiore fortuna di tutti coloro che ereditarono il suo incarico negli anni seguenti. L’anno scorso, durante un dibattito radiofonico, ha lasciato trapelare un certo rimpianto per gli anni della guerra fredda. È convinto che il vero problema sia stato il collasso dell’Unione Sovietica. Prima era necessario agire con prudenza per evitare uno scontro nucleare. Durante la guerra fredda la Jugoslavia non si sarebbe divisa, Saddam Hussein non avrebbe attaccato il Kuwait e non vi sarebbe stata una guerra afghana. Interrogato dal Daily Telegraph, più recentemente, sulla crisi siriana dopo l’uso di armi chimiche, ha risposto che non avrebbe mai raccomandato un inter- Ermanno Padovan [email protected] Aniello D’Ambrosio Brescia La tua opinione su sonar.corriere.it aveva cominciato a installare nei suoi territori occidentali alla fine degli anni Settanta; i missili Cruise e Pershing che gli americani si accingevano a installare in alcuni Paesi dell’Alleanza, fra cui l’Italia; il progetto americano per la collocazione nello spazio di armi strategiche che avrebbero reso l’America invulnerabile. Quando lasciò l’Alleanza nel 1988, il presidente degli Stati Uniti Ronald Reagan e il leader sovietico Michail Gorbaciov avevano trovato un accordo sul problema dei missili e il cielo sopra l’Europa si era considerevolmente schiarito. La Nato non fu l’ultimo incarico pubblico di Carrington. Nel 1991 ebbe l’ingrato compi- Mi domando come sia possibile che in Europa non sia stato preso nessun provvedimento di interdizione dello spazio aereo al di sopra di un Paese praticamente in guerra. Penso che il peso della tragedia aerea in Ucraina grava soprattutto su chi, potendo e dovendolo fare, Bambini sfruttati Andrea Papa Reggio Calabria SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Decisione rinviata per il ministro degli Esteri europeo. Fa bene Renzi a tener duro sul nome di Mogherini? 38 No 62 © RIPRODUZIONE RISERVATA Consiglio salomonico Una soluzione semplice ed immediata è far sì che la mamma trasmetta il cognome al figlio maschio e il padre alla figlia femmina al momento della nascita, garantendo così una vera parità di diritti e, perché no?, un cambiamento nella tradizione patriarcale. Simonetta Fileccia, Venezia SIENA Senza azienda turistica? Scrivo da Siena dove sto trascorrendo una vacanza. Ospitalità alberghiera squisita e siamo contenti. Ma non c’è traccia di ufficio turistico. Ci dicono che è stato chiuso per mancanza di risorse. I parcheggi a pagamento sono molto costosi e si utilizzano solo con la moneta. Se si aggiunge la tassa di soggiorno, si rischia che i turisti scelgano altre mete! Laura Sau, Verbania Collaboratori capaci per il leader di successo D alla vicenda della nomina del nuovo responsabile della politica estera dell’Unione Europea, l’Italia non esce bene e il governo Renzi malissimo. L’Italia mostra di non avere alcun peso. Il governo mostra di essere una raccolta di belle figliuole del «giro di amicizie e di conoscenze» del presidente del Consiglio, forse (forse) più adatte a partecipare ad un concorso di bellezza e di eleganza, che a fare il ministro. Il ragazzotto fiorentino dovrebbe rileggersi il capitolo XXII del Principe, De his quos a secretis principes habent, dove si spiega che la credibilità dell’uomo di governo dipende da quella di chi lo circonda. Probabilmente, lo aveva studiato al liceo, ma lo ha palesemente dimenticato. Il governo è, copyright europeo, «tante parole e pochi fatti». Parole magnificate, da noi, da un sistema informativo di regime e buone solo a incantare chi è già propenso a considerarlo l’ultima spiaggia prima di nuove elezioni. Che, a quanto pare, nessuno, a cominciare dal presidente della Repubblica, vuole e che non si indicono in quanto — tipicamente di ogni tendenza autoritaria — non si crede né alla loro funzione democratica, né al loro possibile esito politico. Alcuni Paesi si sono opposti alla nomina del nostro ministro degli Esteri, accusando, ambiguamente, la Mogherini di essere «troppo filorussa». Un modo sufficientemente strampalato, e assai poco credibile, per far capire che non è quella la vera ragione dell’opposizione e per non dire — il che sarebbe poco gentile nei confronti di una signora — che la ragione è un’altra: perché la ritengono inadeguata. Renzi ha reagito, chiedendo «il rispetto dovuto ad un Paese fondatoViene ignorata re». Come reagiva il duce contro l’Inghilterra anche quando la colpa la massima dell’arretratezza dell’Italia era italiana. Poiché le sue parole senza codi Machiavelli hanno successo, il nostro ne sull’entourage strutto fa uso, furbescamente e cinicamente, anche quando sono solo chiacdel Principe chiere. Il mio auspicio è che la disputa europea si concluda per il meglio per l’Italia, e per la signora Mogherini che manco conosco; ma le premesse non sono incoraggianti. Ho cercato di spiegare perché non ritengo che questo governo sia riformista. La reazione di alcuni lettori è che mostrerei del livore nei confronti del capo del governo. Quella che, in ogni Paese normale, sarebbe una critica politica è interpretata, da noi, come una preconcetta manifestazione di ostilità personale. Occorre dare atto a Renzi di aver capito che non siamo un Paese normale e, almeno sotto un certo aspetto, di essere un politico tradizionale, che si cura di se stesso e non del Paese che governa: sa fare marketing, contro ogni prova contraria, al punto di promettere una riduzione delle tasse e, contemporaneamente, di aumentarle senza che a qualcuno venga in mente di segnalare l’incongruenza e di denunciarla... Che accadesse durante il Ventennio era nell’ordine delle cose. Non lo è adesso. Se Renzi si sta rivelando una forma di rivalutazione di Mussolini — ancorché non sotto il profilo autoritario, ma per la demagogica capacità di raccontare balle — non andiamo proprio bene... Per favore, qualcuno gli ricordi che ci aspettiamo governi, non che dia spettacolo di sé... [email protected] ❜❜ Interventi & Repliche L’«adozione» degli embrioni Le osservazioni di Melania Rizzoli (Corriere, 12 luglio) all’intervista del ministro della Salute Beatrice Lorenzin sulla fecondazione eterologa (Corriere, 7 luglio) meritano qualche chiarimento. L’intervento del ministro serve a creare le condizioni per attuare la sentenza della Consulta sull’eterologa, con tutte le garanzie possibili per la sicurezza sanitaria. Su tutto il resto della fecondazione assistita, il Parlamento poteva e può intervenire quando vuole. Riguardo al destino degli embrioni congelati, il ministro ha dichiarato che sarà disciplinata l’adozione degli embrioni, il che apre una possibilità concreta per il destino di quelli attualmente crioconservati, come anche suggerito da un parere del Comitato nazionale di Bioetica sulla loro «Adozione per la © RIPRODUZIONE RISERVATA nascita». È infatti noto, scientificamente, che non esiste una «data di scadenza» degli embrioni crioconservati, e che sono nati bambini sani anche da embrioni conservati da 20 anni. La «adozione» di cui parla il ministro, si riferisce quindi agli embrioni, e non agli ovuli, come scrive la Rizzoli: per questi si prevede l’«egg sharing», cioè la donazione di quelli in sovrannumero, per cui ogni donna sceglie se e quanti donarne, e quindi se e quanti conservarne per eventuali futuri tentativi. In altre parole, la conservazione dei propri ovociti per futuri tentativi, suggerita dalla Rizzoli, è già una pratica comune, ed è implicita nell’egg sharing. Per quanto riguarda la diagnosi preimpianto, attualmente si può accedere alle tecniche di Pma per problemi di sterilità, e non per selezionare gli embrioni: siamo in attesa di un pronunciamento della Consulta su questo punto, e solo allora si potrà entrare nel merito. Riguardo il tragico caso dello scambio di embrioni, esiste già una normativa italiana sulla qualità delle procedure di sicurezza e tracciabilità per le cellule, che vale anche per la fecondazione assistita, che va oltre l’etichettatura indicata dalla Rizzoli e riguarda l’intero sistema, e che purtroppo non è stata attuata nel «Pertini» e nel precedente caso del San Filippo Neri. Assuntina Morresi, componente Comitato nazionale per la Bioetica Listino: anche in Umbria futuro stop Allievi del pianista Vincenzo Vitale Ieri nel pezzo «La tecnica virtuosa di Vincenzo Vitale» di Paolo Isotta, tra i nomi degli allievi del maestro Vincenzo Vitale è saltato quello di Vittorio Bresciani. Ci scusiamo. CONSIGLIO DI AMMINISTRAZIONE DIRETTORE RESPONSABILE PRESIDENTE Angelo Provasoli Ferruccio de Bortoli VICE PRESIDENTE Roland Berger CONDIRETTORE Luciano Fontana VICEDIRETTORI Antonio Macaluso Daniele Manca Giangiacomo Schiavi Barbara Stefanelli AMMINISTRATORE DELEGATO Pietro Scott Jovane Sede legale: Via Angelo Rizzoli, 8 - Milano Registrazione Tribunale di Milano n. 5825 del 3 febbraio 1962 Responsabile del trattamento dei dati (D. Lgs. 196/2003): Ferruccio de Bortoli [email protected] - fax 02-6205.8011 © COPYRIGHT RCS MEDIAGROUP S.P.A. DIVISIONE QUOTIDIANI Tutti i diritti sono riservati. Nessuna parte di questo quotidiano può essere riprodotta con mezzi grafici, meccanici, elettronici o digitali. Ogni violazione sarà perseguita a norma di legge. CONSIGLIERI DIREZIONE, REDAZIONE E TIPOGRAFIA 20121 Milano - Via Solferino, 28 Tel. 02-62821 Fulvio Conti, Teresa Cremisi, Luca Garavoglia, Attilio Guarneri, Piergaetano Marchetti, Laura Mengoni DISTRIBUZIONE m-dis Distribuzione Media S.p.A. Via Cazzaniga, 19 - 20132 Milano - Tel. 02-2582.1 - Fax 02-2582.5306 DIRETTORE GENERALE DIVISIONE MEDIA Alessandro Bompieri PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano - Tel. 02-25846543 - www.rcspubblicita.it PREZZI DI VENDITA ALL’ESTERO: Albania € 2,00; Argentina $ 20,50 (recargo envio al interior $ 1,00); Austria € 2,00; Belgio € 2,00; Canada CAD 3,50; CH Fr. 3,00; CH Tic. 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Questo è l’orientamento che sta emergendo nell’elaborazione della proposta di nuova legge elettorale, attualmente in discussione nella Commissione per le riforme statutarie e regolamentari e che dovrebbe essere approvata in Aula entro il prossimo mese di settembre. EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. Centro stampa 09034 Elmas (Ca) - Via Omodeo, 5 - Tel. 070-60.131 • BEA printing sprl 16 rue du Bosquet - 1400 Nivelles - Belgium • Speedimpex USA, Inc. 38-38 9th Street Long Island City - NY 11101 USA • CTC Coslada Avenida de Alemania, 12 - 28820 Coslada (Madrid) - Spagna • La Nación Bouchard 557 - 1106 Buenos Aires - Argentina • Miller Distributor Limited Miller House, Airport Way, Tarxien Road – Luqa LQA 1814 - Malta • Hellenic Distribution Agency (CY) Ltd 208 Ioanni Kranidioti Avenue, Latsia - 1300 Nicosia - Cyprus • FPS Fernost Presse Service Co. Ltd 44/10 Soi Sukhumvit, 62 Sukhumvit Road, Bang Chark, Phrakhanong - Bangkok 10260 - Thailandia na + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20. In Campania, Puglia, Matera e prov., non acquistabili separati: lun. Corsera + CorrierEconomia del CorMez. € 0,93 + € 0,47; m/m/g/d Corsera + CorMez. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorMez. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Veneto, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorVen. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorVen. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. In Trentino Alto Adige, non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,47; ven. Corsera + Sette + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47; sab. Corsera + IoDonna + CorTrent. o CorAltoAd. € 0,93 + € 0,50 + € 0,47. A Bologna e prov. non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + CorBo € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorBo € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. A Firenze e prov. non acquistabili separati: l/m/m/g/d Corsera + CorFi € 0,62 + € 0,78; ven. Corsera + Sette + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78; sab. Corsera + Io Donna + CorFi € 0,62 + € 0,50 + € 0,78. PREZZI: *Non acquistabili separati, il venerdì Corriere della Sera + Sette € 1,90 (Corriere € 1,40 + Sette € 0,50); il sabato Corriere della Sera + IoDonna € 1,90 (Corriere € 1,40 + IoDonna € 0,50). A Como e prov., non acquistabili separati: m/m/g/d Corsera + Cor. Como € 1,20 + € 0,20; ven. Corsera + Sette + Cor. Como € 1,20 + € 0,50 + € 0,20; sab. Corsera + IoDon- La tiratura di venerdì 18 luglio è stata di 465.790 copie ISSN 1120-4982 - Certificato ADS n. 7682 del 18-12-2013 Hong Kong HK$ 45; Thailandia THB 190; UK Lg. 1,80; Ungheria Huf. 650; U.S.A. USD 5,00. ABBONAMENTI: Per informazioni sugli abbonamenti nazionali e per l’estero tel. 0039-02-63.79.85.20 fax 02-62.82.81.41 (per gli Stati Uniti tel. 001-718-3610815 fax 001-718-3610815). ARRETRATI: Tel. 02-99.04.99.70. 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Viaggio nel tempo” € 8,80; con “English Express” € 12,89; con “Biblioteca della Montagna” € 10,80 46 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli A Giffoni Pif: ormai sono un Belén al maschile «Prima non mi calcolava nessuno. Ora, a quasi un anno da La mafia uccide solo d’estate, sono un Belén al maschile... Tutti mi riconoscono, mi fermano». Scherza così Pif, ospite della giornata d’apertura del Festival di Giffoni dopo il successo del suo primo film da regista. Il film Il leader dei Rolling Stones ha prodotto «Get on up» sulla vita del padrino del soul ❜❜ Idolo Un cantante che ha abbattuto muri. Ci ha portato in un viaggio che riflette la complessità dell’animo umano Anni 60 James Brown (19332006) e Mick Jagger. A destra, Chadwick Boseman nel film Jagger fa rivivere James Brown: successo, cadute e orgoglio nero «Un rivoluzionario della musica, anche il rock gli deve molto» NEW YORK — James Brown rivive sullo schermo grazie a Mick Jagger. «Il padrino del soul è stato e resta una delle più significative presenze della musica del Ventesimo secolo. A lui (compositore, cantante, tastierista, ballerino, attore, autentico showman), tutti dobbiamo qualcosa. Le sue innovazioni hanno contributo anche all’evoluzione di tanti generi, compresa la disco music. Per me è un punto di riferimento fondamentale», dice il leader dei Rolling Stones tra i produttori di Get on up, biografia del grande interprete morto nel 2006. Nella prossima stagione cinematografica saranno tantissimi i ritratti di personaggi celebri ma il primo ad arrivare in Usa in estate e a seguire subito in Italia sarà proprio il film su Brown con la regia di Tate Taylor. Chadwick Boseman è il protagonista. Il re del soul appare sullo schermo nell’intero arco della sua carriera (da bambino povero nel associazione mittelfest più profondo Mississippi e da ragazzino ribelle interpretato naturalmente da giovanissimi attori). Viola Davis ha il ruolo della madre di Brown. «Un’attrice capace di spezzare i cuori più cinici e incalliti», dice Jagger. La figura di questa mamma picchiata da un marito violento, che lascia quel bambino da solo sulle strade non avendo al- tre possibilità (poi lo ritroverà al massimo del successo) è una sequenza straziante. Nell’era Obama l’orgoglio nero ha un peso importante sullo schermo in numerose pellicole e nessuno più di James Brown è una leggenda per gli afroamericani, un idolo perché dai ghetti più poveri arrivò alla celebrità. La colonna so- Doppio riconoscimento Schoonmaker e Wiseman, Leoni d’oro alla carriera Doppio Leone d’oro alla carriera alla 71esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica. Il riconoscimento andrà alla montatrice Thelma Schoonmaker e al regista e documentarista Frederick Wiseman. Lo ha deciso il cda della Biennale di Venezia presieduto da Paolo Baratta su proposta del direttore della Mostra del Cinema (che si apre il 27 agosto e chiude il 6 settembre) Alberto Barbera. Con Thelma Schoonmaker per la prima volta viene premiato un montatore. In carriera, vanta anche tre Oscar: per Toro scatenato, The Aviator e The Departed. Frederick Wiseman è un documentarista indipendente: ha realizzato nella sua carriera 39 documentari e 2 film di finzione. mittelfestdanza Comune di Cividale del Friuli Con il sostegno particolare Cividale del Friuli 19-27 luglio 2014 www.mittelfest.org nora sarà una festa per tutti gli appassioni di musica. Si ascolta quasi l’intero repertorio di Brown tra cui naturalmente Mr.Dynamite. Racconta Boseman, attore impegnato anche sulle scene teatrali di Broadway, star dell’autunno anche per il kolossal Gods of Egypt: «Il nostro lavoro è stato totalizzante anche per le ricerche più che minuziose sulla vita di James, dai ghetti alle esibizioni all’Apollo Theater o all’Olympia a Parigi. Tutto è stato ricostruito con estrema cura e verità. Il compositore Thomas Newman (che ha creato le colonne sonore di tanti film da Road to perdition a Erin Brockovich), ci ha aiutato nel lungo e complesso mosaico. Ho sentito moltissimo la responsabilità di questa mia interpretazione, ho rivissuto ogni momento, compreso il concerto di Brown al Boston Garden dopo l’assassinio di Martin Luther King. La sua Mick e il cinema Mick Jagger, 70 anni, ha recitato in una decina di film: debuttò nel ‘70 con «Sadismo». Ha prodotto «Enigma» (2001) con la sua Jagged Films. JeanLuc Godard (‘68) e Martin Scorsese (2008) hanno diretto due docu-film sugli Stones morte, avvenuta quando aveva 73 anni, nel dicembre del 2006, registrò una emozione collettiva davvero unica e il suo funerale fu un evento collettivo» C’è poi il Brown negli aspetti più intimi. «Come il suo vivacissimo rapporto con tante donne, ci sono la sua solitudine nei lunghi tour e il suo impegno non certo solo come showman, ma come leader dei movimento dei Diritti Civili. Per l’America, la canzone di Brown I ‘m black and I’m proud ha per tutti gli afroamericani (dai più poveri a quelli che hanno studiato ad Harvard e a Yale) un’importanza unica. Il film affronta anche i suoi rapporti con la politica. Ci sono per esempio la sua tournée in Vietnam, le sue apparizioni alla Casa Bianca». Mike Jagger non nasconde la sua soddisfazione per essere entrato nella produzione: «Brown ha aperto per tutti i musicisti del mondo molte porte e ha abbattuto muri. Ci ha portato in un viaggio che riflette la complessità, la ricchezza, le cadute, le dipendenze, le redenzioni dell’animo umano. Per me è stato un onore sapere che Keith Jenkins, un membro della band di Brown dal 1994 al 2006, aveva accettato di essere tra i supervisori del film». Dan Aykroyd, nel ruolo dell’agente e manager di Brown, ricorda anche quando il musicista volle partecipare al film The Blues Brothers: «Da ragazzo non mancavo un suo concerto a Montreal o a Toronto, quando lo conobbi capii perché fosse così abile nel conquistare immense platee. James amava la gente, era camaleontico. Ha saputo essere il direttore d’orchestra della sua esistenza della sua esistenza, delle sue band, dei suoi show e di immense platee di ogni etnia». Giovanna Grassi © RIPRODUZIONE RISERVATA JAN FABRE ˇÍ & OTTO BUBENÍC ˇEK JIR SCAPINO BALLET Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Spettacoli 47 italia: 51575551575557 L’anticipazione I mille volti dell’autore: docufilm su Raiuno in prima serata Viaggio in Sicilia con Camilleri Lo scrittore visto dai suoi allievi Teresa Mannino narratrice: così ho scoperto un maestro A settembre Il progetto Un lungo viaggio con Teresa Mannino alla scoperta di Andrea Camilleri. È il progetto messo in campo da Raiuno e che a settembre manderà in onda in prima serata A ndrea Camilleri il maestro, il letterato, il regista, il funzionario Rai; Andrea Camilleri il marito, il padre, l’amico, il collega; Andrea Camilleri e la sua Sicilia, la sua casa, il suo privato; Andrea Camilleri l’insegnante, i suoi studenti, l’Accademia Nazionale d’arte Drammatica di Roma. I mille volti di un uomo che il grande pubblico ha conosciuto tardi, ma che ha mille vite da raccontare. E Rai1 le racconterà. In un docufilm, «che molto probabilmente andrà in onda il 6 settembre, giorno del suo compleanno» spiega Giancarlo Leone, direttore di Rai1 che ha accolto con grande entusiasmo la proposta di Gloria Giorgianni (produzione Anele) insieme a Sellerio Editore di realizzare un film che tratteggiasse i mille volti di questo ottantottenne capace di incantare coetanei e giovani. Come Teresa Mannino, classe ‘70, attrice comica. È stata scelta lei come narratrice di questo lavoro. Lei che va a conoscere il Maestro e che va a cercare i suoi amici per sapere di lui. Camilleri compare nel docufilm e con lui — oltre alla Mannino — compaiono i suoi «alunni», i suoi amici di un tempo, i suoi affetti. Le riprese tra Roma e la Sicilia si sono svolte a marzo e aprile. «Quello che mi interessava di più era raccontare il Ca- Insieme Teresa Mannino (43) e Andrea Camilleri (89): su Rai1 andrà in onda un docufilm sul grande scrittore milleri uomo — spiega Mannino in stato di grazia per quei due mesi a contatto con un “grande uomo” —. Sono tante le cose che mi hanno colpito: la perfetta fusione di ragione e sentimento. È un uomo totalmente libero che non giudica mai». Quanto la sicilianità è stata un collante per il vostro rapporto? «Importante, ma non determinante. Certo una svolta nel nostro rapporto c’è stata quando, durante il viaggio, ci siamo fermati a Porto Empedocle (do- ve è nato Camilleri quasi 89 anni fa, ndr) e quando Andrea mi ha fatto conoscere le “sue” zone agrigentine». Racconti il Camilleri più privato. Cosa l’ha colpita della vita quotidiana dello scrittore: cosa gli piace fare, come vive la vecchiaia? «È sposato da piu di 50 anni con una donna meraviglioGUARDA il trailer del docufilm su Camilleri su www.corriere.it «The Normal Heart» Ruffalo e Julia Roberts nel cast. In arrivo su Sky Amori gay, misteri, pregiudizi Quando l’America scoprì l’Aids DALLA NOSTRA INVIATA TAVOLARA — «I funerali sono diventai la nostra vita sociale». Erano i primissimi anni Ottanta e la malattia che i giornali si ostinavano a chiamare «il cancro dei gay» aveva iniziato a mietere vittime nell’indifferenza generale. A New York l’attivista e scrittore Ned Weeks inizia una battaglia contro il silenzio delle istituzioni, la rassegnazione di tanti amici convinti che nulla possa sconfiggere l’evidenza («Non ci aiutano perché non gli piacciamo»), la paura di troppi a dichiararsi, le resistenze dell’amministrazione Reagan che solo nel 1985 si decise a pronunciare la parola Aids. È «The Normal Heart», lo spettacolo di Larry Kramer andato in scena nel 1985 e che dopo quasi 30 anni di tentativi è diventato un film targato Hbo. Sky Cinema (grazie a un accordo di esclusiva) lo trasmetterà il prossimo settembre ma domani sera sarà in anteprima italiana per il pubblico del Festival di Tavolara «Una notte in Italia». Prodotto da Brad Pitt è interpretato da Mark Ruffalo, Julia Roberts, Matt Bomer, Alfred Molina, tutti candidati ai prossimi Emmy Awards dove ha inanellato 16 nomination, comprese quelle del regista Ryan Murphy («Glee», «Nip/Tuck») e di Kramer stesso per la sceneg- giatura. All’epoca fu uno dei fondatori dell’organizzazione Gay Men’s Health Crisis, il personaggio di Ned è il suo alter ego. Non ha mai smesso di combattere, prima contro i pregiudizi, ora contro il rischio dell’oblio. «È il film del cuore del presidente Obama», ha ricordato Piera Detassis, direttrice artistica di Tavolara Festival. In arrivo su Sky Cinema — bouquet di lusso tra i duemila titoli dell’anno — altri grandi film 16 candidature Emmy Joe Mantello e Mark Ruffalo nel film per la tv che ha collezionato 16 nomination ai prossimi Emmy Awards. Sarà a settembre la prima delle sei proposte Hbo in esclusiva su Sky Cinema Hbo: «Phil Spector» con Al Pacino e Helen Mirren, il «Mike Tyson» di Spike Lee, «Muhammad Alì» di Stephen Frears e «Dietro i candelabri» di Soderbergh con Michael Douglas. Dopo la messa in onda lo scorso maggio, «The Normal Heart» ha conquistato la critica Usa. Ha convinto il tono scelto dal regista che mescola abilmente denuncia, rabbia, paura, inadeguatezza della comunità scientifica (attraverso il personaggio di Julia Roberts, la dottoressa Emma Brookner), conflitti interni tra l’irriducibile Weeks e gli altri attivisti. E sentimenti. «The Normal Heart» è anche una grande storia d’amore tra Ruffalo e Matt Bomer (il fidanzato di Weeks, giornalista del Time). E di amori. Si comincia prima della tempesta, nel 1981, a Fire Islands, dove i gay di New York festeggiano l’arrivo dell’estate sulle note dei Tom Tom club Genius of Love rivendicando la libertà sessuale come una bandiera politica. Ci si ritrova anni dopo a fare la conta di centinaia di amici e amori scomparsi. La parola fine, ricorda il film, non è ancora stata scritta. Sono 36 milioni i morti di Aids. E 6.000 le persone che si infettano ogni giorno. Stefania Ulivi © RIPRODUZIONE RISERVATA sa, donna Rosetta, che con garbo ci diceva quando era il caso di andarcene da casa perché temeva che lui si stancasse. Ma lui ci teneva lì altri 10 minuti. Anche di lei mi sono innamorata. Una bella coppia. Gli affetti per lui sono tutto. Ha tre figlie con cui ha un bel rapporto. Sono protettive e molto riservate». Mannino dice di aver cercato disperatamente qualcuno che le parlasse male di Camilleri, che le confidasse i suoi difetti. Ma niente. «L’unico che me li ha Le tappe e gli amici Le riprese del docufilm tra Roma e la Sicilia si sono svolte a marzo e aprile. Due mesi durante i quali Teresa Mannino ha cercato di scoprire i lati più segreti dello scrittore. I due, poi, sono arrivati fino a Porto Empedocle, dove Camilleri è nato quasi 89 anni fa. Mannino dice di aver cercato disperatamente qualcuno che le confidasse i difetti dello scrittore. Ma niente. «L’unico che me li ha raccontati è stato Camilleri». Insieme hanno incontrato inoltre un po’ di allievi, come Zingaretti (nella foto sopra), Gifuni, Lo Cascio che sono rimasti legati allo scrittore raccontati è stato Camilleri». Insieme hanno incontrato un po’ di allievi, come Zingaretti, Gifuni, Lo Cascio che sono rimasti legati allo scrittore, perché lui «è stato un insegnante non impositivo. Le lezioni continuavano anche dopo l’Accademia, a casa sua. Era generoso, si dava tanto ai suoi allievi». A firmare il film sono Claudio Canepari e Paolo Santolini. Loro due e tutti quelli che hanno lavorato al progetto sono unanimi nel definirlo «straordinario. Un uomo che ha grande successo nel mondo, non ha problemi di soldi, ma se entri in casa sua nulla è cambiato, vive come prima. È un uomo in pace che accetta tutte le fasi della vita». Tutto questo lo vedremo appunto il 6 settembre. Sottolinea Leone: «È una operazione molto importante in prima serata, quasi ardita come quella recente su Dario Fo. Ma abbiamo il dovere di farlo e sarà sorprendente questo docufilm. Un Camilleri inedito che racconta se stesso con pudore, intimità, grazia, profondità ci fa capire il segreto del suo successo». E a lei Teresa Mannino cosa è rimasto di questo lungo viaggio con il Maestro? «Questo percorso mi ha cambiata. Guardo le cose in maniera diversa, mi viene voglia di leggere e studiare. E mi ha insegnato moltissimo. Un giorno mi ha detto: “La regia del tuo spettacolo te la devi fare tu. Chi meglio di te può saperlo?”. E io: “Ma non è presuntuoso?”. E lui: “Già quando scrivi sei presuntuoso. Portalo all’eccesso”». Maria Volpe © RIPRODUZIONE RISERVATA Brevi TRATTO DA «OPEN» A teatro lo spettacolo sull’incubo di Agassi La sfida tra Andre Agassi e il «drago» sparapalline raccontata dal campione nel suo libro, Open, è diventata uno spettacolo teatrale. La compagnia sperimentale Fanny & Alexander ha fatto propria l’istantanea più famosa della biografia dell’ex tennista americano, trasformando quella gara tra l’uomo e la macchina in un’inedita danza-concerto (tre quarti d’ora senza sosta) su un improvvisato campo da tennis. La prima di «Us» è andata in scena giovedì sera, con cinque giorni di ritardo sul previsto, allo Sferisterio di Santarcangelo. LONDRA «Così fan tutte» Un debutto italiano Un debutto italiano al Covent Garden nell’ambito del Jette Parker Young Artists Programme, cioè un’Europa di giovani declinata in arte. Michele Gamba dirige domani nella capitale britannica il primo atto di «Così fan tutte». Diplomato in composizione al Conservatorio di Milano e laureato in filosofia, Gamba, è assistente di Antonio Pappano, direttore della Royal Opera House a Londra con il quale collabora e collaborerà in 6 diverse composizioni nel 2014-2015. Ha partecipato a festival e concerti in Europa, ad opere come «La Boheme», «Tosca» o «Sigfrido». 48 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Sport Lahm dice addio alla nazionale Torino: c’è il Brommapojkarna Colpo di scena inatteso nella festa della Germania campione del mondo di calcio: Philipp Lahm, capitano della squadra che ha trionfato in Brasile, ha infatti annunciato che la finale contro l’Argentina è stata la sua ultima partita con la maglia della nazionale. Il giocatore del Bayern Monaco debuttò nel 2004 contro la Croazia: chiude a 30 anni dopo 113 incontri. Il Torino esordirà nel terzo turno preliminare di Europa League (31 luglio - 7 agosto) contro la vincente della sfida tra gli svedesi del Brommapojkarna e gli irlandesi dei Crusaders. Lo ha stabilito il sorteggio di ieri a Nyon. Verosimilmente i granata di Ventura affronteranno la formazione svedese, che ha vinto per 4-0 la gara di andata del secondo turno preliminare. Prova di forza Stravince nel giorno del centenario di Bartali, ricorda Casartelli dedicandogli il successo, rafforza la maglia gialla, è il Tour di Vincenzo: «Pareva di stare a Messina ma senza venticello». Il coraggio di De Marchi 70,5 132,5 142,5 DALLA NOSTRA INVIATA Il commento Combatte e vince anche la diffidenza L’ ultima vittoria italiana in salita, nel corpo a corpo con gli avversari, con la maglia gialla addosso era stata di un certo Fausto Coppi, sul Puy de Dome, 17 luglio 1952. Mario Fossati, in un articolo raccolto nel libro su quel Tour appena uscito per Il Saggiatore («Coppi»), alla sera interpella Biagio Cavanna, il mitico massaggiatore cieco di Fausto. Il tema, guarda caso, è il calvario degli avversari: «Un uomo che rinuncia — risponde l’orbo impastando i muscoli di Fausto — prende delle cattive abitudini. Bisogna sempre respingere le soluzioni più facili». Nibali sembra ascoltarlo e non rinuncia a dare spettacolo. In fin dei conti oggi c’è un’altra tappa molto dura e l’azzurro poteva anche fare qualche calcolo in più. Ma adesso la maglia gialla corre contro se stessa e contro la sottile diffidenza che lo circonda, come era stato un anno fa per il britannico Froome. Nibali non è Coppi, né Gimondi, né Pantani. Ma ha già vinto un Giro. Ha conquistato la Vuelta e l’anno scorso ha fallito il bis per aver sottovalutato il 42enne Horner, un errore che non ripeterà. Sul podio del Tour, sempre al terzo posto, il messinese era già salito 2 anni fa: solo Alberto Contador ha un curriculum migliore, ma lo può scrivere sul gesso della gamba che si è appena rotto. Dal 2008 nel ciclismo è stato introdotto il passaporto biologico, prima e meglio rispetto agli altri sport. Il doping non è certo scomparso. Ma Nibali ha sempre fatto un percorso a testa alta, senza ombre. È vero, come gli hanno ricordato, in Francia: ha debuttato nella Fassa Bortolo di Dario Frigo, corre per Alexandre Vinokourov, espulso per doping dal Tour 2007 e accusato con prove chiare di aver comprato una «Liegi». Ma di fronte a questo Tour, viene voglia solo di guardare avanti, al giorno dopo: senza rinunciare a godersi il cammino — ancora con diverse insidie, ci mancherebbe — verso una vittoria storica. Respingere le soluzioni più facili stavolta può significare non pensare sempre male. E godersi la cavalcata di Nibali tra pavé, Vosgi, Alpi e Pirenei. Con fiducia ed emozione capaci di resistere al tempo. Sperando non passino altri sessantadue anni. p.tom. © RIPRODUZIONE RISERVATA CHAMROUSSE — C’è una luce da giorno zero della creazione, quassù. E il Tour di Vincenzo Nibali, certamente, lo è. Bici, cuori e asfalto roventi. «Pareva di stare a Messina ma senza venticello: più salivo, meglio mi sentivo». E allora è partito, a 6 km da Chamrousse ha arpionato Konig e Majka, i predatori di giornata, lasciandosi dietro Valverde e Pinot a scannarsi tra loro; e poi, a due chilometri dalla Fiamma Rossa, ha scelto la solitudine per l’impresa, la cifra stilistica del Risoul 1.855m 1.095m - Guillestre 94,5 1.568m - Arvieux 2.058m Col du Lautaret 82 2.360m Col d’Izoard 40 41,5 54 1.502m Le Monètier les-Bains 1.456m La Grave la Meije 721m - La Paute 718m - Bourg-d’Oisans 332m - Vizille 8,5 km 933m - Le Freney-d’Oisans LA TAPPA DI OGGI Grenoble 312m 161,5 177 Le roi Vincenzo Nibali, 29 anni, primo in solitudine sul traguardo di Chamrousse: è ormai il re incontrastato del Tour (LaPresse) Inarrestabile Gattopardo nei lunghi mesi di allenamenti in quota: è andato a cercarsi la frescura del verde e il refrigerio della vittoria (la terza), aveva promesso l’impresa per legittimare il suo Tour ed eccola, gli altri sbracati e lui nobile e fiero, non ha il naso triste come una salita (ieri 100 anni dalla nascita di Ginettaccio, 18 luglio 1914, Ponte a Ema) ma i francesi s’incavolano (Pinot quinto), eccome se s’incavolano. Nibalì, c’est plus facile. Dentro una tappa così enorme e assolata, con il plotone spaccato dalle fughe (strepitoso Alessandro De Marchi della moritura Cannondale, che cede solo sull’ultima salita: l’anno prossimo andrà a fare il gregario di Vincenzino nostro all’Astana), dal caldo, dalle montagne, ci sta tutto. Ci stanno Bartali e Casartelli (ieri l’anniversario della morte: 18 luglio 1995, col Portet d’Aspet), cui Nibali rivolgerà un pensiero d’affetto («Ero un ragazzino davanti alla tv e mi ricordo quel momento tragico molto bene»), e ci sta tutta l’antiretorica di un campione che in 18 km al 7.2%, quando la strada s’impenna diventando metafora e non solo dolorosa sfida, non deve riscattare gli stenti della guerra o i poveri natali né tacitare il diavolo che lo mangia dentro, come quel Marco Pantani con cui si sprecano paragoni, assonanze, collegamenti: roba per cui la maglia Fuga trionfale di Nibali sulle Alpi «Più salivo e meglio mi sentivo Stento a crederci». E oggi l’Izoard gialla, nel suo tascapane griffato Astana, non ha spazio. Sarà per questo, perché viaggia con bagaglio leggero e piè veloce, che Nibali si sta annettendo questo Tour un pezzettino alla volta, oggi ancora Alpi con l’Izoard e da martedì i torridi Pirenei, avanza con la Il retroscena Lo schiaffo di Slongo, il richiamo di Vinokourov Così è nata la stagione perfetta di Vincenzo CHAMROUSSE — Una mail può cambiarti la vita. Due possono farti vincere il Tour. Metà dello scorso gennaio: Paolo Slongo, allenatore di Nibali, riceve da Vincenzo il consueto messaggio di posta elettronica con gli allenamenti settimanali. Decodifica i file, scuote la testa, risponde al volo: «Domani vengo a Lugano. Fatti trovare a casa: dobbiamo parlare». Slongo: «Non sono un duro, ma con Vincenzo ho dovuto giocare a farlo. Durante un ritiro mi è capitato di invitarlo a fare le valigie e tornarsene a casa. Se non ci metti impegno, era il concetto, perdi tempo e ne fai perdere a me. A Lugano gli ho detto che, continuando così, al Tour avrebbe fatto una figura da chiodi. La settimana dopo era un altro corridore». Nibali non è un pigro, ha l’indole del corridore di altri tempi. A fine stagione seppellisce la bici in cantina, prende peso e quindi fatica a rimettersi in moto. La nascita di sua figlia Emma non è stato un incentivo ad affrettare i tempi. L’«inverno un po’ balordo di Nibali» (la definizione è di Davide Cassani, il c.t. della nazionale) è stato, paradossalmente, la prima chiave del suo Tour fino a oggi vincente. Da marzo a maggio il siciliano ha sofferto per trovare il ritmo giusto, incassando pesanti debacle alla Milano-Sanremo e alla Parigi-Nizza e guadagnando solo una risicata sufficienza alla Liegi. È lì che è arrivato il «richiamo» dell’Astana («Se continuate a non vincere, assieme a voi salta tutta la squadra» gli ha scritto via mail l’algido boss Vinokourov). È stato il secondo pungolo dell’anno dopo Le batoste Anche le batoste alla MilanoSanremo e alla Parigi-Nizza alla fine si sono rivelate salutari il sermone invernale di Slongo. Nibali ha incassato, meditato, sofferto un durissimo Giro del Delfinato corso sempre aggrappato alla ruota di un Contador che sembrava atleta di un altro pianeta. Poi è cambiato tutto. L’inverno frenetico e nevrotico dei favoritissimi Froome e Contador ha fatto compiere loro un errore tanto classico quanto grave: l’anticipo del picco di forma. A Leeds sono arrivati in calando, nervosi, pieni di acciacchi. Nibali, come da manuale del corridore perfetto, è partito con un chilo di troppo, l’ha smaltito soltanto adesso, dopo due settimane di corsa. Si è comportato come uno studente di talento, ma un po’ pigro, che ha terminato il primo trimestre pieno d’insufficienze. Rimboccate le maniche, è diventato (aspettando l’esame di maturità sui Pirenei) il più bravo della classe. Marco Bonarrigo © RIPRODUZIONE RISERVATA La classifica Ordine di arrivo 13ª tappa Saint Etienne - Chamrousse 197 km 1. Nibali (Ita) in 5.12’29’’ media 37,9 km/h 2. Majka (Pol) 3. Konig (R.Ceca) 4. Valverde (Spa) 5. Pinot (Fra) 6. Van Garderen (Usa) 7. Bardet (Fra) 8. Ten Dam (Ola) 9. Peraud (Fra) 10. F. Schleck (Lus) a 10’’ a 11’’ a 50’’ a 53’’ a 1’23’’ s.t. a 1’36’’ a 2’09’’ s.t. Classifica generale 1. Nibali (Ita) in 56.44’03’’ 2. Valverde (Spa) a 3’37’’ 3. Bardet (Fra) a 4’24’’ 4. Pinot (Fra) a 4’40’’ 5. Van Garderen (Usa) a 5’19’’ 6. Peraud (Fra) a 6’06’’ 7. Mollema (Ola) a 6’17’’ 8. Van den Broeck (Bel) a 6’27’’ 9. Rui Costa (Por) a 8’35’’ 10. Konig (R.Ceca) a 8’36’’ Così oggi 14ª tappa Grenoble - Risoul 177 Km Così in Tv ore 14.15 Eurosport ore 15.05 Rai Tre e Rai Sport 2 Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Sport 49 italia: 51575551575557 Scherma: sciabolatori a secco Volley: Italia-Brasile in semifinale Pallanuoto: bis del Setterosa Italia deludente e a secco nella prima giornata in cui il Mondiale di scherma di Kazan ha assegnato le medaglie: la sciabola non ha raggiunto il podio né con gli uomini né con le donne. Solo il veterano Aldo Montano merita la sufficienza: ha perso 15-12 nei quarti con il russo Kovalev, poi medaglia d’oro. Oggi è tempo di riscatto con il fioretto: diretta su Raisport1 dalle 16.50. A Firenze, davanti al presidente del Consiglio Matteo Renzi, l’Italia ha raggiunto le semifinali della World League: 3-0 (25-14, 25-22; 25-21) all’Australia. Storica qualificazione anche per l’Iran, che ha piegato il Brasile 3-1. Stasera alle 20.30 gli azzurri affronteranno i sudamericani campioni del mondo (diretta Raisport1), mentre l’Iran se la vedrà con gli Usa alle 17.30. Inchiesta Nell’ultima stagione, 420 mila spettatori in più, ma i grandi tornei sono lontani Dopo aver parlato del livello tecnico, in costante discesa, della serie A, la nostra inchiesta continua. In questa seconda puntata, focus sugli stadi, vecchi, scomodi e ormai quasi sempre semideserti, e sul Palazzo, dove molti pensano più alle poltrone che alle cose da fare soavità di chi non ha messaggi da spedire al mondo, soltanto la gioia di far correre veloce, in ogni stagione (freddo, pavé, montagne, caldo), la sua bicicletta. Senza paroloni («Volevo guadagnare sui rivali e ce l’ho fatta. Sono contento. Stento a crederci ma mi godo il momento») e aggettivi roboanti, raccontare la tappa in cui Nibali spiana prima l’inedito col de Plaquit e poi — dopo 180 km di tramestio dei gregari tra borracce, pipì fatte al volo, nausee e vomiti, con Fuglsang che scivola in curva e va lungo perdendo contatto con il suo capitano —, Chamrousse (1730 m), o cara. Alla base della salita lo aspettano 37 gradi. La fuga di De Marchi si sta spegnendo, il gruppo è un rosario di uomini cotti che si sgranano (Kwiatkowski, Rodriguez, Porte arriverà con 8’48’’ di ritardo, au revoir podio di Parigi); la coppia Konig-Majka sbrana Valverde e prova a pungere Nibali, risalito come con lo skilift, ma lo Squalo ha la pellaccia troppo dura per cascarci. «Toccavo la bici ed era bollente. Ho sofferto però ho una condizione altissima che mi aiuta. L’idea era collaborare ma poi ho forzato il ritmo con una grande azione. Grandissima? Grazie, lo dite voi... Per me è stata una liberazione». L’antiretorica nibaliana non prevede superlativi. Con la classifica (degli altri) ridisegnata, Valverde secondo a 3’37’’ e Bardet credibile terzo (a 4’24’’), il Gattopardo chiude la porta del castello. «È ancora lunga, vediamo gli avversari come reagiscono, sto attento agli imprevisti». Ride spesso, sinceramente divertito dalle domande, dalle situazioni. Mai visto al Tour, dicono i vecchi suiveurs. Ha gli occhi allegri da italiano in gita. E questa non è retorica. È la pura verità. Gaia Piccardi © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Qualche spettatore in serie A è tornato: 420mila in totale, sono 11mila in più a week end. Non è tanto, non è poco, la media a partita (23.310) resta comunque mediocre. E dalle tribune del calcio professionistico, complice anche la cura dimagrante della serie C, è scomparso oltre un milione di spettatori nel giro di 5 anni: da 14 milioni e 400mila ci siamo riassestati a 13 milioni e 200. Il campionato principale ha un’affluenza media vicina a quella di un’altra stagione nera del calcio italiano: anche nel 1966 la nazionale era reduce da due eliminazioni consecutive al Mondiale e sugli spalti dei nostri stadi principali l’affluenza era molto simile a quella delle ultime stagioni. Che gli altri grandi campionati, Germania (43.400 spettatori a partita di media), Inghilterra (36.600), Spagna (27.000) siano sempre davanti a noi, non è un mistero e il distacco si accentua sempre di più. Ma anche la Liga Mx, il campionato messicano sempre più ricco di investimenti, ha ormai un seguito di spettatori maggiore di quello della serie A: quasi 25mila spettatori a partita di media. Lo studio? Lo vogliono gratis In un contesto del genere, deprimente per le società e per le tv che trasmettono uno spettacolo che spesso si svolge in scenari desolanti, la necessità di migliorare il prodotto dovrebbe essere la priorità assoluta per una buona parte delle nostre società. Qualcosa nei mesi scorsi sembrava essersi messo in moto. Ma, solo per fare un esempio, uno studio straniero di architetti, entrato in contatto con alcuni club di A per verificare la possibilità di dare vita a un progetto concreto, si è visto chiedere il cosiddetto «studio di fattibilità» (parcella sui 100mila euro) a titolo gratuito: non vale la pena spendere neppure lo stipendio di Agli Europei di Budapest, seconda vittoria per il Setterosa: 13-10 alla Russia. Oggi, tra i maschi: Italia-Montenegro (ore 19, Raisport2). GOLF — Francesco e Edoardo Molinari e Manassero passano il taglio al British Open. Nettamente in testa, dopo 2 giri, Rory McIlroy (-12), seguito da Dustin Johnson (-8) Francesco Molinari è terzo con altri 5 giocatori a -6. Ultimo stadio un terzino di riserva di una squadra di terza fascia a per dare inizio al progetto di un impianto di proprietà? Evidentemente per qualche presidente italiano, no. Primi passi, con lentezza La Fiorentina quel passo lo ha ter- Impianti vecchi e semideserti L’esempio della Juve è l’eccezione Ora qualcosa comincia a muoversi ma a Roma tutto resta in bilico Battuti dal Messico La media di presenze è 23.310 a partita, meno del campionato messicano Gli studi di fattibilità gratis minato da pochi giorni: «Era di nostra competenza presentare lo studio di fattibilità – ha detto ieri il presidente onorario Andrea Della Valle -. È il primo mattone vero di un progetto che non sarà veloce, perché la burocrazia ha i suoi tempi, ma veramente adesso cominciamo a guardare con ottimismo a un futuro ancora più importante». Nel frattempo, della Juve e del suo Stadium rischiamo di farne un monumento in una serie A con poco coraggio imprenditoriale e ancora meno programmazione: le modifiche alla legge sugli stadi hanno ridotto gli alibi. Il Sassuolo del presidente di Confindustria Squinzi è stato bravo a salire in A e a rimanerci. Ma anche a comprare per pochi milioni (circa 4) l’ex stadio del Giglio di Reggio Emilia, diventato il secondo impianto di proprietà del campionato. L’Udinese, nel tentativo mai facile di contenere i costi e i tempi di realizzazione sta ristrutturando il Friuli: alla fine del prossimo campionato o all’inizio di quello successivo tutto dovrebbe essere a posto. E le altre? La notizia che arriva da Cagliari, dove è stato approvato il progetto per portare a 12mila posti la ca- Progetti e realtà Il plastico del nuovo stadio della Roma: il progetto è in attesa di approvazione. Sotto, lo stadio Is Arenas di Quartu Sant’Elena dove il Cagliari ha giocato spesso senza tifosi per ragioni di sicurezza (Ansa, LaPresse) pienza del derelitto Sant’Elia, dev’essere accolta positivamente dopo il tentativo di giocare a Is Arenas, le partite in campo neutro, a porte chiuse o con 5.000 spettatori. Ed è tutto dire. A Roma è tutto in bilico L’equilibrio tra la troppa burocrazia e l’eccessiva disinvoltura con cui si vuole costruire dei mini-villaggi attorno ai nuovi impianti, non si riesce ancora trovare. In consiglio comunale qualche difficoltà di troppo la sta incontrando non a caso la Roma riguardo al suo progetto, presentato in Campidoglio a marzo da Pallotta al sindaco Marino: una commissione tecnica del Comune lo sta valutando e ha promesso di dare un parere sulla «pubblica utilità» dell’opera entro fine luglio. È proprio su questo punto che si sta giocando la partita più importante: dei 270 milioni previsti per le infrastrutture — strade, trasporti pubblici, potenziamento della metropolitana — la società costruttrice dello stadio ne investirà in un primo momento solo 50, il resto saranno coperti con la costruzione di un Centro Direzionale che comprenderà negozi, uffici, un megastore dello sponsor tecnico, due torri che ospiteranno un centro commerciale. Un milione di metri cubi di cemento che hanno già messo in allarme le associazioni ambientaliste, ma anche alcuni tra quelli che dovranno votare in Consiglio la variante al piano regolatore. Da parte del sindaco Marino e di alcuni assessori sono arrivate però delle rassicurazioni ai vertici della società giallorossa e ad Eurnova, la società che fa capo al costruttore Luca Parnasi, proprietario dei terreni sui quali sorgerà la nuova casa romanista. Entro fine luglio arriverà il primo responso: se la conferenza dei servizi del Comune darà parere positivo si procederà ad una nuova conferenza di servizi che coinvolgerà anche la Regione e che dovrà esprimersi entro 180 giorni per dare il via libera ai lavori. Se il parere sarà negativo, il Comune chiederà di modificare il progetto secondo i suoi criteri, prima di esaminarlo di nuovo. (2 / continua) Gianluca Piacentini Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Elezioni Figc Grandi manovre, ma poche idee Tavecchio quasi in porto ma i calciatori insistono avanti con un candidato Si avvicina il 27 luglio, termine ultimo per presentare la candidatura all’elezione del nuovo presidente della Federcalcio (11 agosto, 278 delegati) e c’è aria di novità. Salvo ripensamenti, questa volta i candidati saranno davvero due: uno è Carlo Tavecchio, che in questo momento ha tutti i numeri dalla sua parte per raccogliere la successione di Giancarlo Abete; l’altro può essere Demetrio Albertini, che prenderà una decisione a metà settimana oppure un altro candidato, che sarà comunque l’espressione delle componenti tecniche (soprattutto Assocalciatori). È la base che vuole una candidatura che rappresenti un segnale di vero rinnovamento, come ha spiegato anche Campana, senza nulla togliere al valore di Tavecchio, che ha lavorato molto per la Lega Dilettanti e senza riferimenti all’età (71 anni). Ieri è stato giorno di Consiglio federale (via libera all’iscrizione di Brescia e Varese in B) e Albertini ha cercato di sintetizzare così la situazione: «C’è ancora una settimana di consultazioni, personalmente non ho chie- Giovane Albertini, 42 anni (Bozzani) sto e non mi hanno dato nessun mandato. Ricevo tante telefonate trasversali; mi chiedono di trovare il consenso, ma capisco anche che per qualcuno il problema è che sono stato un giocatore». Ulivieri, che guida i tecnici e che ieri ha incontrato Tavecchio, con il quale ha parlato di progetti legati al Settore Tecnico, è convinto che «Albertini potrebbe trovare convergenze importanti. Deve essere lui a parlare con Lotito, Macalli e Tavecchio». E a proposito dell’assemblea di A di giovedì, che ha dato mandato ad Agnelli e Lotito di stilare un programma da sottoporre ai candidati, il presidente dell’Aic, Tommasi, ha spiegato: «L’assemblea di A ha prodotto pochi effetti. L’importante è dare un segnale forte al sistema, ma da quello che emerge al momento questo segnale è difficile da trovare». Ed è per questo che un candidato in alternativa a Tavecchio alla fine ci sarà. Anche perché uscire sconfitti da un’assemblea federale non è la fine del mondo. La decisione della Lega di A di affidare la stesura di un programma di interventi ad Agnelli e Lotito (giovedì la nuova assemblea) è stato interpretato da Tavecchio, che vede avvicinarsi il traguardo, come un segnale di distensione: «L’interesse del sistema è che ci sia una pax nella Lega più importante; se questo avviene è un bene per tutti». Salvo precisare: «Il programma lo stila il presidente federale, non lo fa la Lega. Il presidente fa il programma; le Leghe poi lo controllano». Resta il fatto che la coincidenza fra crisi istitu- zionale e crisi tecnica rende necessaria una vera rifondazione della Figc e che, per questo, non è soltanto necessario trovare un presidente federale che sia deciso a cambiare passo, ma avere un governo forte e coeso, che sostenga il lavoro di chi guida la Figc. Per questo sarà significativo leggere il programma dei club di A (per ora ci si è fermati al metodo, in attesa del merito e di un accordo che resta complesso), perché da anni la Lega brilla per litigi, tensioni, brutte figure, mancanza di proposte e unità di intenti soltanto sui soldi dei diritti tv. Adesso in Lega si gioca a carte, come hanno fatto giovedì i presidenti di Genoa (Preziosi) e Sampdoria (Ferrero, da verificarne la posizione, in base alle Noif), dimostrando qual è il senso delle istituzioni di alcuni dirigenti di società. Ieri il presidente della Lega, Beretta, ha annunciato che Agnelli ha tutti i pre-requisiti per entrare in Consiglio federale e che anche in serie A (come in B) verrà adottata la bomboletta per stabilire la posizione della barriera sulle punizioni. Quando si dice: le righe contano più dele idee. Fabio Monti © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 italia: 51575551575557 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 Sport 51 italia: 51575551575557 Mercato L’indonesiano nomina Bolingbroke nuovo ceo. Robinho, prima in Brasile poi ad Orlando. La Juve fa felice Allegri con Pereyra Thohir fa i conti: «Noi superiori al Milan... nei ricavi» MILANO — Juve scatenata. L’inizio dell’era Allegri coincide con una forte accelerazione sul mercato. I bianconeri infatti hanno raggiunto l’accordo con l’Udinese per l’acquisto di Roberto Pereyra, 23 anni, jolly argentino di centrocampo, che può giocare da interno ma anche da trequartista e quindi rinforzo ideale per il nuovo tecnico. Lunedì prossimo sarà il giorno delle firme: arriverà in prestito con diritto di riscatto fissato a 12 milioni. All’Udinese, che valuta Pereyra 20 milioni, andrano anche Sorensen e un giovane. Jolly Roberto Pereyra, 23 anni, giocherà nella Juventus (Afp) E non è finita qui. L’intervento diretto di Allegri è stato utile a confermare gli affari Evra e Morata (18 milioni al Real Madrid che potrà ricomprarlo sborsandone 36). Il giovane attaccante spagnolo è sbarcato ieri sera a Torino e oggi sosterrà le visite mediche. Le preoccupazioni per i bianconeri arrivano da Arturo Vidal. «Non penso che si sia chiuso un ciclo, magari resto tutta la vita nella Juventus — ha detto il centrocampista ai media cileni —. Quando arriverò in Italia parlerò con l’allenatore e vedremo che cosa succederà. So dell’interesse di Real Madrid e Manchester United, ma di queste cose si preoccupa il mio agente». Erick Thohir, intanto, fa i conti. «Se non aumentiamo le entrate, diventa difficile essere competitivi — rileva il presidente nerazzurro dall’Indonesia — . Il nostro termine di paragone è il Milan, un club della stessa città che gioca nello stesso stadio. Ora l’Inter è superiore nelle entrate. La serie A però non ha lo stesso appeal di qualche anno fa». I nerazzurri si rafforzano anche in società: Thohir ha scelto Michael Bolingbroke, ex Manchester United, come chief executive officer. Domani sera Silvio Berlusconi assisterà all’amichevole fra Monza e Milan e ospiterà a cena Adriano Galliani e Filippo Inzaghi per fare il punto sul mercato. Discuteranno anche della campagna abbonamenti? Ieri El Shaarawy per invogliare i tifosi indecisi che non hanno rinnovato ha chiamato personalmente una decina di loro per invitarli a sottoscrivere la tessera. Sereno in vista sul fronte Seedorf: nei giorni scorsi Dario Lorenzetti, legale dell’olandese, ha incontrato Le- andro Cantamessa, avvocato del Milan. I toni sono parsi più concilianti: sembra tramontare l’ipotesi della causa per risarcimento danni. Affari: lunedì Galliani incontrerà Marisa Ramos, agente di Robinho. Si studia il prestito al Santos o al Flamengo fino a gennaio, quando il brasiliano dovrebbe trasferirsi a Orlando. Capitolo Fiorentina. Andrea Della Valle resta prudente su Cuadrado: «Proveremo a trattenerlo ma se il ragazzo non ha gli stimoli giusti ne prenderemo atto». Filippo Bonsignore Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista Dopo l’ennesima parolaccia il campione si spiega: «E da adesso basta polemiche» Fognini: tennis, insulti e pentimenti «Vorrei fare pace con me stesso» «Nessun razzismo. E poi ci rimetto sempre io: non sfrutto il talento» Mea culpa, mea culpa, mea maxima culpa. «Sono pentito. Il primo a essere dispiaciuto sono io». Fabio Fognini non è cattivo, è che lo disegnano così. Lui certo, tra improperi, minacce all’arbitro, racchette rotte («Dall’inizio della stagione sulla terra meno di cinque, te lo giuro…») e multe (27.500 $ solo a Wimbledon), ci mette del suo. Premeditazione? Mai. Autolesionismo? Forse. «Di certo, quello che se la prende nel (bip) sono sempre io». In un’intervista con il geniale reprobo del tennis i bip sono tanti, però necessari. Fabio, finché s’incavola con se stesso o con il fato passi. Ma l’insulto al rivale («zingaro di bip») è un salto di qualità pesante. «Lo ammetto. Non c’era malizia né cattiveria. Ad Amburgo non ce l’avevo con Kraijnovic. Chi mi conosce sa cosa faccio quando sbrocco davvero e che ero frustrato per come stavo giocando però è difficile spiegarlo a tutti». Proviamoci. «Mentre sono in campo che lotto, la gente è a casa davanti alla tv a grattarsi le ascelle, prontissima a criticare. Da quel match è uscita solo quella brutta parola e si è scatenato un polverone». E si stupisce? «Ma no, ormai non mi (bip) nemmeno più. Tanto sono sempre i soliti nullafacenti: insultano me o Balotelli o chi gli sta sulle (bip). Sono scommettitori, fru- Numero 15 Fabio Fognini, 27 anni, numero 15 del mondo, in aprile ha battuto Murray in Coppa Davis (Ap) strati, gente che sa solo pensare male». Un’analisi un po’ basica. «Io non so più come dirlo: con Kraijnovic non ho nessun problema. Non sono razzista. È che in quel momento avevo perso energia e la voglia di combattere». Tutta la stagione sulla terra è stata turbolenta. «Sono sotto un’enorme pressione. Volevo fare bene però sapevo che ripetere i risultati dell’anno scorso (titoli di Stoccarda e Amburgo più finale a Umago, ndr) era impossibile. Mi sono fatto in- ❜❜ Le critiche ❜❜ Le aspettative Io in campo che lotto, la gente davanti alla tv: facile criticare Tutti pensano che io dovrei vincere sempre: chi l’ha detto? fluenzare». Teme un’altra multa? «Spero di no! Pago multe su multe. Non ho ucciso nessuno. Ho detto una parola grave e mi sono sentito male. Ora vorrei solo mettere fine alle polemiche. Punto e a capo. Sbagliando s’impara…». È una frase fatta o la verità? «Quando sono diventato n.13 del mondo avete scritto che ero cambiato, il nuovo Fognini, bla, bla, bla. Poi all’improvviso regredisco a quando avevo 18 anni… Ci vorrebbe più moderazione nei giudizi. La colpa è solo mia, però ora vorrei uscire dall’occhio del ciclone». Quei cattivoni dei giornalisti. «Eh, io ci metto la benzina ma se non la metteste anche voi sarebbe meglio!». Non ritwittare tutti gli insulti sarebbe un inizio. «È vero. Forse è sbagliato. Tanto quelli non capiscono nemmeno che li prendo per il (bip)!». Non è che il ruolo di bad boy le dà un certo autocompiacimento? «No, no, me lo voglio levare. Ma se è tutta la vita che fai il meccanico non è che da un giorno all’altro puoi diventare elettricista. Voglio darci un taglio però». Come? «Ci sto lavorando, sapendo che non potrò mai piacere a tutti. Ma mi dà fastidio questa sensazione che ho addosso: dovunque vado, la gente pensa che devo vincere. Ma chi l’ha detto?». Fino alla Davis a Napoli, con la vittoria su Murray, ci aveva abituati bene. «Vero? Anch’io vorrei vincere sempre. Il primo a restarci di (bip) quando perdo sono io. Questa mentalità italiana, però, non funziona». Non c’è il rischio di perdere troppe energie nelle polemiche e, magari, un po’ di voglia di tennis? «Io la voglia ce l’ho eccome. Ora che non ho più punti importanti da difendere spero di tornare a giocare tranquillo». Alla fine, Fabio, quello che ci rimette (classifica, prize money, tornei) è lei. «Lo so. Non sfruttare il mio talento va solo contro me stesso. Ma le (bip) aiutano a crescere. Ne ho fatte tante: a 27 anni dovrei essere adulto!». Lasciamoci con una promessa. «Vorrei tanto fare pace con me stesso». Auguri (di cuore). ni poteri e un doppio incarico: direttore tecnico, responsabile per lo chassis e supervisore del progetto 2015. È uno degli uomini più importanti nella riorganizzazione della Ferrari. Ripercorre gli ultimi mesi: «L’arrivo di Mattiacci ha galvanizzato molti di noi». E prevede altri cambiamenti all’orizzonte, «piccoli e grandi». Sembra non riguardino Nikolas Tombazis, che nelle ultime settimane era dato in bilico: «Resta il capo designer, ho un rapporto normale di lavoro con lui». Poi Allison chiarisce il suo nuovo ruolo: «Fare in modo che i vari reparti lavorino insieme, coordinare gli sviluppi del telaio e quelli del motore». La sua missione è evitare i compartimenti stagni o «l’effetto silos», secondo la teoria di Mattiacci. Sul fallimento della F14 T, Allison è netto: «Poco carico aerodinamico, scarsa potenza rispetto D.t. James Allison, 46 anni, direttore tecnico e braccio destro del team principal Mattiacci (Colombo) ai concorrenti. In più, è una macchina difficile da guidare pure per piloti sensibili come i nostri. E consuma le gomme molto velocemente». Da qui l’ingegnere aerospaziale inglese, col brevetto da pilota e la passione per il volo, è ripartito nel progettare il domani. Insieme ai piloti. La scorsa settimana, Alonso era a Maranello. Il direttore tecnico gli ha illustrato i programmi e le novità future non solo per l’anno prossimo. Lo ha fatto anche con Kimi Raikkonen. Ma il caso dello spagnolo è diverso: il suo contratto scade nel 2016 e per restare, oltre alla contropartita economica, vuole essere sicuro di poter lottare per quel titolo che gli sfugge di mano da troppo tempo. La prima giornata di prove libere di Fernando è fatta di luci e ombre: un buon terzo tempo in mattinata, solo nono al pomeriggio. Sostiene di non aver notato differenze Oggi qualifiche Prove libere (P1) 1. Rosberg (Mercedes) in 1’19’’131 2. Hamilton (Mercedes) a 0’’065 3. Alonso (Ferrari) a 0’’292 8. Raikkonen (Ferrari) a 1’’079 Prove libere (P2) 1. Hamilton (Mercedes) in 1’18’’341 2. Rosberg (Mercedes) a 0’’024 3. Ricciardo (Red Bull) a 0’’102 4. Raikkonen (Ferrari) a 0’’546 9. Alonso (Ferrari) a 0’’988 Diretta su SkySportF1 Su SkysportF1HD, P3 (ore 11) e qualifiche (14) Scoppia di nuovo un caso Hackett (foto) nella nazionale di basket. Ma se nell’estate 2013 la rinuncia all’azzurro da parte del giocatore, ora di Milano e all’epoca di Siena, era legato alla preoccupazione per un problema a un tendine d’Achille, stavolta la defezione è inspiegabile. Per la Federazione è assenza ingiustificata. Ieri Hackett si è presentato a Trieste assieme a Melli (che ha rinnovato con Milano fino al 2015) e a Gentile per sostenere i test medici: i tre erano stati esentati dalla prima parte della preparazione per le qualificazioni all’Europeo 2015. Ma se Melli non ha superato le visite (dovrà essere operato per la pulizia di un tendine: la nazionale lo perde), Gentile e Hackett erano idonei. Daniel ha però deciso di lasciare: arriverà una squalifica, ormai è chiaro che con l’Italia è rottura. Piove sul bagnato pure sul piano sportivo: ieri la nazionale ha debuttato con un k.o. contro il Montenegro (76-60) nel torneo di Sarajevo. La Fip, infine, ha ufficializzato il -2 a Bologna e il -4 a Montegranaro (vicina però alla sparizione) per irregolarità amministrative. Capo d’Orlando, invece, rileva Siena in serie A. © RIPRODUZIONE RISERVATA Atletica Super Gatlin nei 200 corre a ritmo di Bolt nel guidare senza il Fric, il sistema di collegamento delle sospensioni rimosso da tutti team per evitare possibili squalifiche. Hamilton e Rosberg, invece, qualche problemino lo hanno accusato, anche se le Mercedes continuano comunque a girare più veloci di tutti: un round per Nico, l’altro per Lewis. Senza il Fric, sembra trovarsi più a suo agio Raikkonen, che nella seconda manche è stato quarto e ha fatto meglio di Alonso. Ma il venerdì è stata soprattutto la giornata di Susie Wolff. Dopo il k.o. tecnico di Silverstone per colpa della macchina, la collaudatrice della Williams è riuscita a completare 22 giri. Quindicesimo tempo, a soli due decimi da Felipe Massa. Insieme al marito Toto, numero uno della Mercedes, quest’anno avrà di che festeggiare. (g. ro.) A Montecarlo, 10ª tappa della Diamond League, Gatlin (foto), 32 anni, ha corso i 200 in 19”68 (-0,5 m/s di vento), miglior tempo dell’anno, quasi a ritmo di Bolt. Ha battuto Ashmeade (19”9) e Lemaitre (20”04). Nei 1.500, grande tempo per Kiplagat (3’27”64); m 2,30 per Fassinotti nell’alto (m 2,40 per Bondarenko). A Rovereto, partita ieri l’edizione n. 104 dei campionati italiani (fino a domani), ultimo test verso gli Europei di Zurigo (12-17 agosto). Molti assenti: per infortunio (Giorgi, Lamantia, Borsi, Salis); per precauzione (Howe) o programmazione (Gibilisco)). Ieri primi titoli per Rubino el la Palmisano (10 km di marcia). Da seguire Libania Grenot e Galvan (400); gli emergenti Federica Del Buono (1.500) e Bonvecchio (giavellotto); Caravelli e Pennella (100hs) e la Rosa (peso). La Trost nell’alto deve ritornare oltre m 1,90, dopo l’infortunio. Il duello GrecoDonato nel triplo non varrà per il titolo, perché entrambi faranno solo la finale. Oggi (22 titoli in palio) diretta tv su Rai Sport 2 dalle 20.15 alle 22.15. Daniele Sparisci © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Allison, l’uomo della speranza: «So come rilanciare la Ferrari» DAL NOSTRO INVIATO Hackett lascia la nazionale Nuovo caso Gaia Piccardi F1 A Hockenheim, le Mercedes dominano le prove libere. Il d.t. di Maranello parla del futuro e «conferma» il capo-progettista Tombazis HOCKENHEIM — L’uomo della speranza rossa ha gli occhi chiari, dosa le parole consapevole della sfida che ha davanti: riportare la Ferrari in alto e cancellare per sempre l’eredità del presente. Lo smacco dei doppiaggi, le lotte per il quinto e il sesto posto, l’eliminazione in qualifica. Ma non quest’anno. Ormai è andato. James Allison per i tifosi del Cavallino è già diventato «Mister 2015». L’uomo a cui spetta l’ultima parola nello sviluppo della nuova monoposto. Voluto da Stefano Domenicali, che lo ha riportato a Maranello(dove aveva già lavorato fino al 2005 prima di andare in Renault), è diventato in poco tempo il braccio destro di Marco Mattiacci. «È deciso, non ha paura di dire quello che pensa e si prende i suoi rischi» così lo descrive il team principal. Ad Allison sono stati dati pie- Basket © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Elda Monina Trotti Costanza, Luigi con Chiara ricordano con infinito amore la loro amata nonna Elda - Casale Monferrato, 18 luglio 2014. Antonio Maria e Mariella Marocco, Terry e Attilio con Antonio e Minni, Valentina e Paolo con Mariellina, Tommaso e Lorenzo sono con grande affetto vicini a Serena e Giancarlo con Costanza e Luigi e piangono con loro la scomparsa dellindimenticabile, carissima Elda - Torino, 18 luglio 2014. Adriana e Giorgio Squinzi e famiglia profondamente addolorati sono vicini alla famiglia Cerutti in questo momento di dolore per la scomparsa della signora Elda Monina - Milano, 18 luglio 2014. Ernesto e Ivana Pellegrini con Valentina e Alessandro partecipano commossi al dolore di Serena e Giancarlo per la scomparsa della cara mamma Elda Monina - Milano, 18 luglio 2014. Diana Bracco De Silva abbraccia con amicizia Serena, Giancarlo e figlioli nel dolore per la perdita della mamma sig.ra Elda Monina - Milano, 18 luglio 2014. Gianni e Fosca Mora, con figli e nipoti partecipano sentitamente al grave lutto di Serena e Giancarlo e dei loro figli per la scomparsa della signora Elda Monina Trotti - Parma, 18 luglio 2014. Andrea ed Elena Mora, con Giampaolo e Bianca Maria, si uniscono con affetto al grande dolore di Serena, Giancarlo, Costanza e Luigi e di tutti i loro famigliari per la scomparsa della signora Elda Monina Trotti - Parma, 18 luglio 2014. Gian Marco e Letizia Moratti si uniscono affettuosamente al dolore di Serena per la scomparsa della cara mamma Elda Monina Trotti - Milano, 18 luglio 2014. Antonio e Marilù DAmato si stringono con affetto a Serena e Giancarlo e partecipano con profondo cordoglio al dolore della famiglia tutta per la scomparsa della cara sig.ra Elda Monina Trotti - Napoli, 19 luglio 2014. Gianfranco DAmato partecipa con grande commozione allimmenso dolore di Serena, Giancarlo e della famiglia tutta per la perdita della cara sig.ra Elda Monina Trotti - Napoli, 19 luglio 2014. Pier Francesco e Sonia Saviotti partecipano al dolore di Serena e dei suoi famigliari per la perdita della mamma Elda Monina Trotti - Milano, 18 luglio 2014. La famiglia Straniero è vicina a Luigi per la perdita del padre Alberto Codecasa nostro carissimo amico. - Milano, 18 luglio 2014. Gigliola Paolo Flavia Marzia Nicolò salutano e ringraziano lamico di sempre Alberto Ti penseremo. - Segrate, 14 luglio 2014. Manuela Grassi ricorda con affetto e nostalgia la dolce tolleranza e lo humour di Adriana Antolini e Mimma Noziglia ricordano con profondo affetto la loro amica e maestra Dina Vallino - Genova, 19 luglio 2014. Alda e Massimo, con Virginia ed Ersilia si stringono con tanto affetto a Fiorenza nellimmenso dolore per la perdita della sorella Dina Vallino - Milano, 17 luglio 2014. Annamaria e Michele Bezoari piangono la perdita dellindimenticabile amica e collega Dina Vallino e si stringono affettuosamente a Marco, Stefano e ai familiari. - Pavia, 18 luglio 2014. La famiglia Schlesinger piange con profondo affetto la carissima Dina Vallino unendosi al dolore di Marco e Stefano. - Milano, 18 luglio 2014. Massimo Bonfantini con Luciana e i figli Bertrando e Carlo, e gli amici degli anni universitari Donatella Zazzi ed Emilio Renzi con Giovanna Venturino, si stringono al carissimo Marco e a Stefano nel loro dolore per la scomparsa di Dina Vallino Macciò - Milano, 17 luglio 2014. È mancato Giuliano Bossi Cavaliere della Repubblica La compagna Renza Bini ne dà lannuncio.- Il funerale si terrà lunedì 21 luglio, ore 11 in Milano, chiesa San Pietro in Sala. - Milano, 17 luglio 2014. Guido, Gloria e Piergiuliano annunciano la scomparsa del papà Giuliano Bossi Renza con il figlio Luca affranta piange la scomparsa di Isabella Rizzoli nel ventisettesimo anniversario della sua scomparsa. - Monte Carlo, 19 luglio 2014. il suo porto sicuro. - Milano, 17 luglio 2014. Pia e Riccardo con i rispettivi figli ricorderanno con affetto e rimpianto il caro amico Giuliano Bossi Anna Checchi Ci manchi tanto e mai come ora abbiamo avuto bisogno di averti vicina.- Con tanta malinconia Cinzia e papà. - Peschiera Borromeo, 19 luglio 2014. - Viareggio, 18 luglio 2014. Il 18 luglio 2014 è mancato il Dott. Alberto Ferrazzi Lo annunciano con profondo dolore e rimpianto i figli Francesco ed Alessandro, la sorella Piera, la famiglia e gli amici tutti.- Grazie a tutti coloro che gli sono stati vicino in questi lunghi e difficili mesi di malattia. - La Spezia, 18 luglio 2014. Il Geometra Mario Gerini ricorda con riconoscenza, dolore ed affetto il Dott. Alberto Ferrazzi Dina Vallino 1987 - 2014 Amore infinito sei sempre accanto a me.- La mamma Lyuba ricorda la figlia Giuliano Dott.ssa Dina Vallino Antonella Granieri, Franco Borgogno - Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica, Dipartimento Psicologia, Università degli Studi di Torino - partecipano al dolore per la perdita della cara Rina Pigliaru - Milano, 18 luglio 2014. - Milano, 17 luglio 2014. Cristina Mondadori e le psicoterapeute del Centro Benedetta DIntino onlus ricorda con commozione la che ci ha insegnato la psicoanalisi infantile con sapienza e tenerezza.- Siamo tutte affettuosamente vicine alla famiglia. - Milano, 18 luglio 2014. Il Presidente della Società Umanitaria Piero Amos Nannini e lumanitaria tutta partecipano commossi al dolore che ha colpito il professor Francesco Pigliaru per la perdita della sua cara mamma con cui ha condiviso tanti anni di professione. - La Spezia, 18 luglio 2014. I dipendenti della Società Edilizia Tirrena SpA colpiti dal grande lutto lasciato dalla prematura scomparsa del 19 luglio 2007 - 19 luglio 2014 Anna Ferrari Bosisio È presente nelle nostre vite con immutato amore.- Alberto, Claudia e Monica. - Milano, 19 luglio 2014. 19 luglio 1989 - 19 luglio 2014 La famiglia ricorda con immutato affetto ANITA BRACCO COPPINI Riposa vicino al marito Fulvio e alla figlia Adriana. Milano, 19 luglio 2014 Dott. Alberto Ferrazzi si stringono alla famiglia in questo momento di immenso dolore. - La Spezia, 18 luglio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano pioniera nellinsegnamento della consultazione partecipata nella scuola. - Torino, 18 luglio 2014. Collaboratori e soci tutti di Air Vergiate Srl e Aero Club Alessandro Passaleva di Vergiate commossi salutano al suo ultimo decollo lamico pilota Ing. Giuseppe Longo SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE Maurizio Lenzi ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 Le figlie Lalla e Marcella con Sergio e Fabrizio, Angela con i nipotini Alessia, Riccardo, Paola e Cecilia piangono limprovvisa scomparsa dellamato Pino.- I funerali si svolgeranno oggi 19 luglio 2014 nella chiesa di Santa Maria del Suffragio alle ore 14.45 corso XXII Marzo, Milano. - Milano, 18 luglio 2014. Paolo, Renata e Claudia Crini si uniscono con affetto al dolore di Lalla e Marcella per la scomparsa di Pino Longo amico e maestro indimenticabile. - Milano, 18 luglio 2014. Giancarlo Capitani, Annamaria Di Ruscio, Riccardo Zanchi e tutta NetConsulting sono vicini a Lalla e ai suoi familiari nel dolore per la scomparsa di Pino Longo uomo di grandi valori e indimenticabile amico di una vita. - Milano, 18 luglio 2014. Roberta e Toti con Ale e Annina, Nietta e Giorgio con Alessandra, Valentina, Stefano e Lorenzo, Rosa e Alberto con Fabio, Daniela, Diana e Alessandro piangono lamico Pino che ricorderanno sempre con affetto e gratitudine per lintelligenza, la competenza e la passione che per venticinque anni ha donato al sodalizio. - Sesto Calende, 17 luglio 2014. Alessandro Munari, con Raffaele Cavani, Francesca Broussard e tutti i colleghi dello Studio Munari Cavani, ricorda con affetto lamico Maurizio Lenzi CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: e le sue non comuni doti umane e professionali. - Milano, 19 luglio 2014. I soci e le maestranze di Tecnocolor si uniscono al dolore della moglie Anna, dei figli Stefano e Cristina e dei parenti tutti e danno il triste annuncio della morte del Dott. Giorgio Lazzerini PER PAROLA: A MODULO: Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti:€ 540,00 Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Le esequie avverranno il giorno 22 luglio 2014 alle ore 10.30 nella chiesa SantAntonio da Padova, Piazza Giovanni XXIII, Corsico. - Trezzano sul Naviglio, 18 luglio 2014. Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Sergio Lazzerini e famiglia unitamente alla mamma Rosa annunciano la morte del Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Dott. Giorgio Lazzerini fratello e insostituibile compagno di lavoro. - Milano, 18 luglio 2014. Ci mancherai. - Milano, 18 luglio 2014. Gigliola abbraccia affettuosamente Lalla e Marcella nel ricordo del loro papà Mario Felicetti e Antonella Mariani porgono le più sincere condoglianze allamico Giorgio Panelli e famiglia per la perdita della moglie Pino Longo grande amico e maestro. - Milano, 18 luglio 2014. LAffiche tutta saluta Pino Longo amico caro. - Milano, 18 luglio 2014. Giuliana, Alberto, Alessandra sono affettuosamente vicini a Pia e a Lucia Valentina in questo dolorosissimo momento per la perdita di Franco - Cortina dAmpezzo, 18 luglio 2014. Lola Gnecchi Ruscone Maria è vicina allamica Pia ed a Lucia nel dolore per la scomparsa di ed è vicina, con Marco e Cosimo, a Francesco, Luisa e alla famiglia tutta. - Milano, 18 luglio 2014. Francesco Zampieri - Milano, 18 luglio 2014. Vera e ricordano i viaggi fatti nel passato. - Predazzo, 18 luglio 2014. Il condominio Capo Pomaro di via San Michele di Pagana n. 27 a Rapallo e lAmministratore Geometra Domenico Cianci, si stringono al dolore della famiglia Panelli per la perdita della cara Vera Tarabini - Rapallo, 18 luglio 2014. Ciao Cristina (Titti) Anzil ti vorremo bene sempre.- Marina, Giovanni, Giovanna, Nina e parenti tutti.- Per il giorno e lora dei funerali si prega chiamare lImpresa San Siro al numero 02.32867. - Milano, 18 luglio 2014. fondazionecorriere.it Design A+G È mancata serenamente Lo annunciano con infinita tristezza la figlia Serena con il marito Giancarlo ed i nipoti Costanza, Luigi con Chiara.- I funerali saranno celebrati a Casale Monferrato in Cattedrale lunedì 21 alle ore 10.30.- Eventuali offerte andranno devolute allAssociazione Italiana Linfomi AIL. - Casale Monferrato, 18 luglio 2014. Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 53 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 7 8=8= 8=84 ( 8*=( 4 8=7= = 8== 8 8*= 3 8*=8 = 8=8 3 8=7 ( 8=* -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" 0%6 +122$)' .266. )'6$'9 )&$'1 6966 % +'$2)% +1 ) $ )' 2)% );9'-9 2%;) -9%" 1);2$) 29 ;26 %+$, 1 )&'$ %0%6 +122$)' 1 % )1 +1 %011$;) %% +1691<$)' %2" 6)1& % -9% +)161 1);2$ 6&+)1%$ $' 26'2$)' % )1 ;26 ;12) 9)' +16 % )1 '61) 21, ')1 2)% $6) % '61)#9, 1 $'$<$) 266$&' + $)1&'6) +$: 262) 29% 611$6)1$) )' +$) +$: $92 );9'-9, ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" )26 )1$') '); )%) ' )& &+)22) , %1$ 6'$ $%') 1'6) '<$ 1$26 $1'< 19 $ ')' /-9$% +)%$ 1$ )6'< 6' $-%( %1&) % "1) %$1$ 91 $ %$ )% 9;)%) )+16) $) $ );2$ &+)1%$ ; )16) )16 )%6) )16 %&) %8 ')' )26 1$ )%) ' )%<') 12$ %$1$ )' ) 43 4; 4) 4) )' 4 4' 3; 34 3 3; 34 1') $) $ %8 )0 ) 4) )' 4; 44 4) 40 3; 34 4' 33 3; 33 9;)%)2) /-9$% 22$' $%') +)%$ %$ %1&) &+)1% %"& %8 )0 44 4) 4; 4) 4; 44 4/ 3; 3; 3) 33 34 3; )+16) 1& 19 $ 21 $2 )6'< , %1$ $&$'$ ; %"& %8 4; )0 ) 4; ) 44 )' 3) 4' 3) 4' 4 3) 3) );2$ )& )1$') 1'6) 1$26 $' '<$ 1)' %"& %8 )/ 4; 4; 44 ) 4; 4; 33 3; 34 34 3; 3) 3) 9 8 7 3 Puzzles by Pappocom 7 6 4 5 6 5 5 2 7 2 8 2 9 Altri giochi su www.corriere.it 4 3 6 3 9 8 LA SOLUZIONE DI IERI 1 4 2 8 7 3 5 6 1 9 6 7 5 9 8 1 4 2 3 7 6 4 8 5 2 3 9 1 8 3 1 4 9 7 2 5 6 5 9 2 6 1 3 8 4 7 1 8 3 5 6 4 9 7 2 9 5 7 3 2 8 1 6 4 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 5&"." $-" 2 4 6 1 7 9 5 3 8 $!" !&!" a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano &(56- 9&9 !"( &2"( 7 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% Da martedì con il Corriere il secondo volume della collana «Lettere d’amore». In edicola «Da qualche parte nel profondo» di Rainer Maria Rilke e Lou Andreas-Salomé. (#9( "-2 -. ((2 &#(# 5$ Da martedì con il Corriere Lettere d’amore secondo libro: poesie di Rilke Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 3 1 9 2 4 6 7 8 5 2(($% (*&!& 5$"&( !"&( $ Sudoku Diabolico 4 1 $."&#" .$( "%5-( $66) %"& &+)22) 6'$ 1)6)' 9') $1'< '); &+1$ )22) %"& )% $ )11'6$ $'26$%$ 6%'6$" $'6122') %091)+ )$'6% )' '9$ $92 +$) 1);2$ 1-9'6$ %)%&'6 )16$ 29% ') '$6) 29% )1 ;26 %% +'$2)% $1$, %61 <$)' $'26$% )' 1);2$ 6&+)1%$ $' +16$)%1 +)&1$$'$ 29%% 1 $)'$ %%'$" 29 -9%% $'6)1') % 1 1) 29%% '$';$ %6 +122$)' % 6&+) 26$;) 29% 126) % )'6$''6, "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( Oggi su www.corriere.it I più letti Disastro in Ucraina Volti e storie Formula 1 Volo Malaysia, dal super tifoso alla ricercatrice: chi sono le vittime. Foto. La prova di Susie Tumore al cuore caso Conte, la verità. 1 IlSfoghi, mercato, tensioni Aereo abbattuto, steward 2 cambia turno e muore «Missile dalla 3 Obama: zona dei separatisti» Aereo abbattuto: 298 4 morti, 80 sono bambini Berlusconi assolto 5 Ruby, «Magistrati ammirevoli» Il dramma di Correa Atletico Madrid, carriera a rischio per il 19enne argentino. Le foto. Spettacolo raro Danza delle mante Avvistato un gruppo di mobule al largo di Bordighera: le foto. Gp di Germania, Mercedes avanti nelle prove libere a Hockenheim. E occhi puntati sulla collaudatrice Susie Wolff. Per lei 15esimo tempo a soli 2 decimi da Massa 54 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER RIFLETTERE Fiorella Mannoia Serata in ricordo canta a Sorrento di Paolo Borsellino Dalla Marina Grande di Sorrento, il consueto appuntamento estivo intitolato a Caruso, il più celebre tenore italiano. Quest’anno il tema scelto è il mare. E proprio «Vide´o mare quant’è bello», l’incipit del famosissimo brano «Torna a Surriento» farà da apripista. Ad interpretare alcune delle più famose canzoni dedicate al mare tanti artisti tra cui Fiorella Mannoia ( foto) vincitrice del Premio Caruso, che proporrà uno dei suoi più grandi successi «Pescatore». Conducono la serata Elisa Isoardi e Flavio Montrucchio. Serate dedicate a Borsellino ( foto) in occasione del 22° anniversario della strage di via D’Amelio, l’attentato in cui persero la vita il giudice e gli agenti della sua scorta. Su Tv2000 alle 19 il docufilm Il secondo tempo, sull’eredità di Falcone e Borsellino. Su Rai Storia alle 21, «Borsellino»: il Procuratore Nazionale Antimafia Franco Roberti ricorda l’impegno e l’eredità ricevuta dal giudice Paolo Borsellino e l’importanza del metodo investigativo del pool antimafia. E alle 22, per il ciclo «Diario civile», va in onda «Vite contro la mafia». Una notte per Caruso Rai1, ore 21.20 In ricordo di Borsellino Tv2000 e Rai Storia, dalle 19 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ >>ix Ì>>£ >Ç i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ /Û À>°Ì À>°Ì À>°Ì i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix >Ç°Ì ÌÛ°Ì n°Óx +1, / / * /° VÕ° °ää / £° °äx ,- ,"° V° °xx / £ °°-° £ä°ää 8/° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä +1, / / -* ° VÕ° ££°Óä 6, ",<<" / -//° ÌÌ° £Ó°Óx "" ,/½-\ *,"1 -*", (° VÕ° £Î°Îä /", ° £{°ää 1° ÌÌÕ>ÌD £x°Óä ° ->« "«iÀ> £È°£ä 1 " " 6 /"° /iiv £Ç°ää / £° /*" ° £Ç°£x -1 ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x *--" ", "6-/° ÌÌÕ>ÌD £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD Óä°ää /", ° Óä°Îä , / -*",/° ,ÕLÀV> -, Óä°Îx / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ Ó£°Óä 1 "// *, ,1-" *," ,1-" Óä£{° 6>ÀiÌD° `ÕVi Ã> Ã>À` i >Û ÌÀÕVV n°xx -1 6 - "° ÌÌÕ>ÌD °Îä , *, /" *1 /" 1,"*° £ä°ää 6" "<< <° ££°Óx "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £Î°Îä -, " 6, -//° ÌÌÕ>ÌD £{°ää , , ½1/" ," -1 "-/,° £x°Îx -+1, -* "" ° /iiv £È°Óä -+1, -* -/" ,° /iiv £Ç°£ä -+1, -* *-° /iiv £n°ää / Ó - °°-° £n°äx , *," , ",1 £° ÕÌ° £°Îx "--," ,8° /iiv n°£ä 1 ", / *,/ ",° ÌÌ° n°xä , "° ÌÌ° £ä°Îx ½","" ,-" ° £Ó°ää / ΰ /" ΰ £Ó°£x /, -// ° ,ÌV>V £Ó°{x - ", 7-/ ° /iiv £Î°Îx /1 /1\ 6 6° VÕ° £{°ää / ," ° /"° £{°Óä / ΰ /" ΰ £{°xä /Î °°-° £{°xx , *9,° ÌÌ° £x°ää /"1, , Óä£{\ £x§ Ì>««>\ ÀiLi ,ÃÕ° Và ÀiÌÌ>® £n°£ä -/, 1," ° /iiv £°ää / ΰ £°Îä / ," ° /"° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£x ,"/ *",*,/"° V i n°{ä -/,//" *"<° /iiv £ä°{x , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx /*, / {° ££°Îä / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Ó°ää , ° /iiv £{°ää " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä /," ½/ ° 6>ÀiÌD £È°Îx *","/° /iiv £n°xä /*, / {° £n°xx / { /", ° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°Îx , " /6° 6>ÀiÌD £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD° n°ää / x // ° °£x /,"° -iÀi £ä°ää 6,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì " -/6° £Î°{ä -° /iiv £{°{ä ,/" ½-//° £Ç°ää ,/° £°ää -,/"° /iiÛi>° i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi Óä°ää / x° i «À}À>>\ iÌi°Ì Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD° `ÕVi À}> *>>Ã] 6ÌÌÀ ÀÕÌÌ È°£x , -° -iÀi Ç°ää /1//" ° -iÀi Ç°{ä 6/ - " " ° -iÀi n°Óä 9° /iiv °Óä -11,/",9° /iiv £ä°Óä ° /iiv £Ó°£ä " -" " " / 1° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óx -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £Î°äx -*",/ -/° £{°äx " ,° /iiv £È°xä /7/ - /"" -/, Ó° £n°Îä -/1" *,/"° i «À}À>>\ iÌi°Ì £°ää , "9-° È°ää / Ç° i «À}À>>\ iÌiÆ "ÀÃV«Æ /À>vvV È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD° i «À}À>>\ /} >Ç Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää " "° ÌÌÕ>ÌD ££°{ä " 1-° ÌÌÕ>ÌD £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä ] 1 " -,," ° /iiv £È°{ä *,"-- 1 *-/","° £n°£x ½-*//", , 9° /iiv° Óä°ää / Ç° £Ó°{ä /½- 1* "** " /," /*"° 6>ÀiÌD £Î°Îä 8 " / \ ,6 / 8° 6>ÀiÌD £{°Îä * \ 1"6 ° 6>ÀiÌD £x°Îä / 8 / 79 ,/", " -¶ 6>ÀiÌD £È°Óä / " Ó° 6>ÀiÌD £n°£ä £È /° 6>ÀiÌD £°£ä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£ä /-\ - //½ -iÀi Ó£°£ä /-/" ° -iÀi Óΰää "" -° Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°äx *,"-- ,"--" - 1° / ÀiÀ] iÀ>>] Óä£Ó®° ,i}> ` iÝ -V `Ì° > />`iÀ] >ÕÀ> `i iÀ] >Ì >À> / >L>V ° ÓÓ°{x 1/,° /iiv Óä°{ä " ,/° /iiv Ó£°äx ° À>>ÌV] 1Ã>] ÓääÈ®° ,i}> ` i>`À â?iâ ?ÀÀÌÕ° À>` *ÌÌ] >Ìi >V iÌÌ] >i >ÀV> iÀ>° ÓΰÎx / ΰ Ó£°Îä / /-/° /iiv Ó{°ää ½-//° ÌÌÕ>ÌD ä°äx *-9 "° / ÀiÀ] 1Ã>] £n®° ,i}> ` Õà 6> ->Ì° 6Vi 6>Õ} ] i iV i Ó£°£ä ,"-1 * ,\ +1//," -1/1, ½",° ÃiÀi ÓΰÎä È *-- " *,-° / ÀiÀ] Ì>>] Óä£Ó®° ,i}> ` >LiÀÌ >Û>° À>} iÀ Ó£°£ä ,<< /* ° >Ì>ÃÌV] Óään®° ,i}> ` V>à >ÀÞ° ,>« >l >Ìâ] `mi Ý>ÀV «ÕÃ] j i}À>`° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°Îä " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` Ó£°£ä "--," ,/° /iiv° ÀÕ ÀiiÀ Óΰää / Ç° Óΰ£x "--," ,/° /iiv Óΰxä -- -, // -/,° /iiv ä°xx /£ "//° £°£ä /, ,"--° Óΰ{x / Ó° ää°ää /Ó "--,° ÌÌÕ>ÌD ää°{x /Ó -/",° ÌÌÕ>ÌD £°Îä /Ó <,° ÌÌÕ>ÌD Óΰxä / ," ° Óΰxx ", , ° VÕVÌ° `ÕVi >ÀL>À> i ,Ãà £°ää / Î Ó°äx / { / 7-° Ó°Óx " " £n£° 6>ÀiÌD {°Óx *, " --"° i`>] £n£® £°Îä / x "//° £°xä ,-- -/*° i «À}À>>\ iÌi°Ì Ó°ää **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Óΰ£ä * ,° i`>] Ì>>] £Ç®° ,i}> ` *«° `Ài> Û] >À> ÀÃi° £°ää " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` £°{ä "6 -° ÌÌÕ>ÌD ,>{ ,>x ,> -ÌÀ> ii>Þ /6 £x°ää **- / " -/ /"1,° 6>ÀiÌD £x°Îä 9 -1, /-° ÕÃV>i £È°xx 9 /° £Ç°ää 9 /-° Õð £n°ää /9° /iiv £n°xx 9 /° £°ää ", *-1 -/ " ° ÕÃV>i £°Îä ,"" -/ " ° 6>ÀiÌD Óä°ää " /"1, {° ÕÃV>i Ó£°ää ,6 *° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää 6 -- Ó -/ "° -iÀi 2 -/$/ ?$! $/!2 "*1/ Film e programmi Iñárritu dirige Pitt e Blanchett Iñárritu racconta la storia di una coppia (Brad Pitt, foto, e Cate Blanchett), in viaggio per «ritrovarsi». Ma una serie di imprevisti scateneranno una catena di eventi dolorosi. Babel Rai3, ore 21.05 Il marchese Sordi alla corte del Papa Nella Roma papalina del 1809 il marchese Onofrio del Grillo (Alberto Sordi, foto) trascorre le sue giornate nell’ozio più completo, tra bettole e amori clandestini Il marchese del Grillo Iris, ore 21 Pif incontra Alla scoperta chi dice no alla mafia della costa laziale Una maratona dedicata all’approfondimento di Pif su tutte quelle persone che hanno deciso con coraggio di dire no al pizzo e alle altre minacce criminali. Il testimone Mtv, ore 21.10 Tappa in due delle più rinomate località balneari della costa meridionale del Lazio, San Felice Circeo e Terracina, in provincia di Latina. Con Bevilacqua. Sereno Variabile Estate Rai2, ore 13.30 À>°Ì À>°Ì È°£ä -, 7,-° ÌÌÕ>ÌD È°Îä 1- ° ÌÌÕ>ÌD È°xä -, 6/ -/,° -iÀi Ç°{ä - /1,9° -iÀi °£ä *,6° -iÀi £ä°{x " /", 7"° -iÀi £Ó°Óx " /" *, "//,° £{°äx , *9,° ÌÌÕ>ÌD £{°£x -/, /, 6 ½1/ ," /,° £È°ää 7" , ° ÌÌÕ>ÌD £È°Óx *-° -iÀi £Ç°xx , 7- ", "° £n°ää ,"/,- E --/,-° /iiv £°Îä , *9,° ÌÌÕ>ÌD £°{ä ½, 1 6"/° -iÀi Ó£°£ä "-/ 7-*,,° -iÀi ÓÓ°{x ° À>>ÌV® £Ç°Îä , 7- ", "° £Ç°Îx 1/" "° "«iÀ> Óä°Óx , *9,° ÌÌÕ>ÌD Óä°Îx 1+° VÕiÌ>À Ó£°£x - " 1,,° /i>ÌÀ ÓÓ°xä 1"6 - *"/ ° VÕiÌ>À Óä°ää 6,/ <" --° VÕiÌ Óä°Îä ", " -/",° VÕiÌ Ó£°Îä " -/",° VÕiÌ ÓÓ°Îä ,- " ///" *//" " 66 <° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°Óx , 7- ", "° £Ç°Îä ,"--" - 6 / "° -iÀi £°Óä , *9,° ÌÌÕ>ÌD £°Îä , " /° Ó£°£x /1// 6,/° ÃiÀi Óΰäx ° -iÀi À>°Ì À>°Ì £n°Óä , 7- ", "° £n°Óx , *9,° ÌÌÕ>ÌD £n°Îx - / " 7" *,"1" " ° Ó£°£x " /, *"< 61" 1-/<° Óΰää " 7-° -iÀi ,> Õ« À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` `>Ý°Ì V>ÃÃ°Ì >Ç°Ì £n°{x * / *, --° /iiv £°£ä * / *, --° /iiv £°Îx -/,8 " /," -,° Ó£°ää 1 1 * ° >ÀÌ Ó£°Óx 1 1 * ° >ÀÌ Ó£°xä 7 8 1° >ÀÌ £°Óä -"- " "6,° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " ,"--" ,--" /," " *-9 1-° ÌÌÕ>ÌD Óΰää , 1",° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää 7E",,° /iiv ££°Îx -," ° -iÀi £x°£ä , E ,6° ÌÌ° £È°Îä ° £°ää 7E",,° /iiv Óä°{ä " " ° -iÀi ÓÓ°{ä , E ,6° ÌÌÕ>ÌD £°ää ,-/", / *5 *<< " "° ÌÌÕ>ÌD £°Îä - ", , 1° 6>ÀiÌD Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä /"* "",\ , *- ° ÌÌ° ÓÓ°ää -7",-\ *- /" , *iÃV> £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌ° £°{ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Îä -,/" 6, ,° Óΰ{ä 1 888" ° /> Ã Ü ä°xx " E "° ÌÌÕ>ÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä - /"*" "° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä 1"6 66 /1, */, * ° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £{°xÓ 1 *, 6//",° £Ç°äÈ / 9,-° £°£Ç ,- ° Ó£°ää , - ,"° Óΰxä -/ - " Óä£{° 6>ÀiÌD ä°£È 6" " **° ViÌÛ°Ì £°ää "/ -* /",° 6>ÀiÌD Óä°ää , ° 6>ÀiÌD Ó£°£ä - ½--" - -° Óΰ£x 6"/ ½,"-° VÕ° Ó{°ää 6"/ ½,"-° VÕiÌ>À i`>ÃiÌ°Ì £Ç°£ä " /" -*"-° VÕ° £n°ää 8/, "6, " /" ° VÕ° Óä°ää 9 9 / -° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ,- 1 *"½°°° Óΰää 8 -/9° ÌÌÕ>ÌD ÌÛÓäää°Ì £n°Îä / Óäää° £°ää - " " /*"° Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îx / /° Ó£°£ä <" " ,° 6>ÀiÌD ÓΰÎä 1", " ° ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Sabato 19 Luglio 2014 55 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi L’indiano Depp salva la vita di Hammer Caduto in un’imboscata, Lone Ranger (Armie Hammer) viene lasciato in fin di vita nel deserto. Lo salva Tonto (Johnny Depp, foto con Hammer), indiano comanche: i due diventano amici inseparabili. The Lone Ranger Sky Cinema Hits, ore 21.10 Un topolino diventa uno chef -Þ i> -«ÀÌ ££°£ä , ½1"" *" +Õ>ÌÌÀ "ÃV>À\ }À v] Ài}>] ÃVii}}>ÌÕÀ> i >ÌÌÀi «ÀÌ>}ÃÌ> > ° vv> «iÀ ½ÌiÀ«ÀiÌ>âi `i vÀ>Ìi >ÕÌÃÌV° -Þ i> >ÃÃVà £Ó°{x *< / - ÕÀ>Ìi > -iV`> ÕiÀÀ> `>i] µÕ>ÌÌÀ «iÀÃi à ÀvÕ}> ÃÕi Vi ÌÀ > Àiâi°°° À}i ° } i> i £ÈÆ "ÃV>À° -Þ i> *>Ãà £Î°Îx / 8 iÀÀÞ ° *ÌÌ® i ->>Ì > ° ,LiÀÌî à iÌÌ ÃÕi ÌÀ>VVi ` Õ½>ÌV> «ÃÌ>] V >>Ì> º/ i iÝV>»° i`> «V ÀÕÃVÌ>° -Þ i> Ìà £{°xä 1 6/ -"//"-"*, ½>`iÃViÌi Vi ViÀV> Õ «ÃÌ i ` `« > ÀÌi `i> >`Ài i ½«ÀÛÛà ÌÀ>ÃviÀiÌ «ÃÌi `> «>`Ài° -Þ i> >Þ £x°{ä / /7/ -\ , 7 *,/ Ó «Ù `À>>ÌV] V m ÕÌ V>«Ì `i> Ã>}>° i> à m ÌÀ>ÃvÀ>Ì> Û>«À i ÌÌ> Ãii > `Ü>À` «iÀ Ã>Û>Ài > v}>° -Þ i> Ìà £È°{ä /,"9 ÃÃ> ÞÜ`> L>Ã>Ì ÃÕ «i> iÀV] V ° *ÌÌ i «> ` V i i` ° >> i ÀÕ ` ÌÌÀi° -Þ i> £ £Ç°xä -, / " /,,", ->À> à ÀiV> V >VÕ >V Õ> V>Ã> ÃÕ >} «iÀ ÌÀ>ÃVÀÀiÀi `ii ÌÀ>µÕi Û>V>âi° i >VµÕi «iÀ¢ à viÃÌ>Ìi°°° -Þ i> >Ý £°£ä // *",/ ½1 6,-" -iÌ }>iÌÌ ÌÀ> «ÀÌ>}ÃÌ `i> «iV>] ° >Üi i 1° / ÕÀ>] >LiÌ>Ì> i vÕÌÕÀ° >Ì >} "ÃV>À° -Þ i> ÕÌ £°Îx -/,8 " /," -, ÛÛiÌÕÀ> > ,> `i} iÀ > VÀi>Ì `> ÃVÞ i 1`iÀâ° `½>>âi `i £nx° ,> Õ« Ó£°ää / ääÇ 1 - / / `] >>à -° iÀÞ i ÃiÃÌ i ÕÌ `] «À> ` º> `Ài >»®] `iÛi v>À ÕVi ÃÕ V>L>iÌ i iÀV>Ì `i `>>Ì° -Þ i> >ÃÃVà / ," 9 ",,", * /1, -"7 1> V««> -° ->À>` i ° ÃÌÜV® LÕÃÃ> >i «ÀÌi ` Õ V>ÃÌi\ ½>ÌÌi`i Õ> ÌÌi ` ÌÀ>Ã}ÀiÃà V ÌÀ>ÃiÃÃÕ>i `ÌÌ° ÕÀÌiÀ /° ÕÀÀÞ®° -Þ i> ÕÌ ,//"1 Ì« vÀ>ViÃi ,jÞ] vÕÌÕÀ V iv] >LL>`> > V>«>}> i Û> > ÛÛiÀi ii v}i ÃÌÌÃÌ>Ì Õ v>à ÀÃÌÀ>Ìi «>À}° -Þ i> >Þ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää £x°Îx £È°£ä £Ç°£ä £n°ää £°ää Óä°£ä Óä°Îä Óä°xä Ó£°ää £{°ää £x°ää £È°Óä £Ç°£x £n°ää £{°ää "9 // - , i`à £x°ää -*" " Vi`i £È°äx - 9 /"*" " ÃiÞ >i £È°Îx -* ""- Ó £Ç°ää ," "" " +1-/ -,7"" i`à £Ç°£ä / "" 9 /1 - -"7 iÀ>} £n°£ä " " >ÀÌ iÌÜÀ £°äx 7 8 1 i`à Óä°ää -*" " Vi`i Óä°{ä ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°{x /" Ó Ó£°ää 1 1 * ,> Õ« Ó£°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} £{°ää /,/ 1 /,-\ " -" - 6- ÃVÛiÀÞ >i £x°Óä ,* ,*"\ "*,<" , 1*," ÃVÛiÀÞ >i £È°£x - ÃVÛiÀÞ >i £Ç°£ä " -/" -\ ÃVÛiÀÞ >i £n°ää /-", ÃÌÀÞ >i £°ää -" ÃÌÀÞ >i Óä°ää 1 -1,66 ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää "" - ,- ÃVÛiÀÞ >i ," " 9 ÃÌÀÞ >i Ó£°xx 61 " " ' " " >Ì> i}À>« V £{°Óä "--* ,° /iiv 9 £{°ÎÈ ½ ° *ÀiÕ i> £x°äx -° /iiv 9 £x°{ 6 / 9,° *ÀiÕ i> £È°äx "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°äÈ / ° /iiv " £È°äÇ -° /iiv 9 £È°ÎÎ *-9 ° /iiv " £È°Îx , ,"/ /" ,,° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°xx , 9° /iiv 9 £Ç°Ó ,<9] -/1*] "6°° *ÀiÕ i> £Ç°Îä *-9 ° /iiv " £Ç°{{ , *, ° /iiv 9 Ó£°£ä ÓÓ°{x ÓÓ°xx Óΰää 9, ½-" -/," 1 >Ài Ûii À>«Ì i ÌÀ>ëÀÌ>Ì ÃÕ Õ½Ã> `Ûi >VÕ Õ > «>}>Ì «iÀ >`>Ài > V>VV> ` iÃÃiÀ Õ>° -Þ i> >Ý /1// " 6/ -° ââ `À}i Õ> «iV> V «ÀÌ>}ÃÌ> ° <}>ÀiÌÌ i ÀÕ ` >Û`i] Õ VÕV V i «iÀ`i >ÛÀ i à iÌÌi `ÃVÕÃÃi° -Þ i> *>Ãà - "/ Õi >}iÌ ÃÌÌ V«iÀÌÕÀ> v} ` iÃÃiÀi ë>VV>ÌÀ ½Õ >½Ã>«ÕÌ> `i½>ÌÀ° iââ] V½m > V>ÌÌÕÀ> ` Õ LÃà iÃÃV>° -Þ i> £ ½, 1 6"/ , ½iÀV> > «>ÀÌÀi `>} > 6iÌ i½>Vâ> ÌÀ> `ià ,° i À® i >Ý ° 7`î° ÌiÃÌ>iÌ ` -° ii° -Þ i> ÕÌ 7- ,- "// - " /, ",-t 1 >i>ÌÀi ÌiÌ> V Ìi>V> ` «ÀÌ>Ài > ÃÕ> õÕ>`À> ` L>ÃiL> > ÃÕVViÃð 7° >ÌÌ >Õ° -Þ i> >Þ /- "1- / / " / -/,/ >`Ài i v}> à ÌÀ>ÃviÀÃV V>«>}> i ÃV«À V i > V>Ã> >VV>Ì >> À m ÃÌ>Ì> ` ÀiViÌi Ìi>ÌÀ ` Õ `«« V`° -Þ i> £ £{°{x "\ " " Óä£{ / "-/ , ,>-«ÀÌ £ £x°{x "\ /, 16 /1-iÀi -Þ -«ÀÌ £ £È°xx - ,\ *" / " Óä£{ ",//" - 61® ,>-«ÀÌ £ £Ç°Îä -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°{ä - ,\ *" / " Óä£{ ",//" 61® ,>-«ÀÌ £ £°äx - ,\ *° " ° Óä£{ ",//" - ,>-«ÀÌ £ Óä°ää "\ 1, , >«>Ì ÕÀ«i 1£° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Óä°Îä "\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Ó£°{x 1/""-"\ /"," /" `ÞV>À° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°{x -"\ , " ,-"1 /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ Óΰää -" ,\ / -" , /"1,\ - / , ° £ *,/ -Þ -«ÀÌ £ ä°Îä "\ 1, , >«>Ì ÕÀ«i 1£ ÕÀëÀÌ Remy (nell’immagine) è un topolino che adora la buona cucina: finirà per lavorare in un grande ristorante dove aiuterà lo sguattero Alfredo Linguini a diventare un grande chef. Ratatouille Sky Cinema Family, ore 21 Silvio Muccino rovina Verdone Un manager d’albergo (Carlo Verdone) licenzia una dipendente sospettata di furto. Il figlio della donna (Silvio Muccino, foto con Verdone) decide di vendicare la madre rovinandogli la vita. Il mio miglior nemico Sky Cinema Comedy, ore 21 Ó£°£x Ó£°Óx Ó£°Îä Ó£°{ä Ó£°{x Ó£°xx -/ Ý vi ½, 1 6"/ Ý 1-/ E 9 ÃiÞ >i - Ý Ài /- ÃiÞ >i *," Ý Ài 6 ÃiÞ >i / /",9 Ý - E / Vi`i 1-/ E 9 ÃiÞ >i - "// 9 Ý Ài / /",9 Ý -/ Ý vi /1 , Vi`i / /",9 Ý /- ÃiÞ >i /1 , Vi`i /- ÃiÞ >i - "// 9 Ý Ài Luca Zingaretti chef Casanova i`>ÃiÌ *ÀiÕ Luca Zingaretti è uno chef, bambinone che ama tante donne diverse (Michela Cescon, Rosalinda Celentano e altre). Tutte corrono al suo capezzale mostrandosi intelligenti e ironiche. Tutte le donne della mia vita Sky Cinema Passion, ore 21 ££°äÓ -1/-° /iiv " ££°äÇ *,//9 // ,-° /iiv 9 ££°{n -1/-° /iiv " ££°xx *,//9 // ,-° /iiv 9 £Ó°äx " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°£È 1 ° /Û *ÀiÕ i> £°£ä £°Îx £°{ä Óä°Óä Ó£°ää Ó£°£ä ÓÓ°ää ÓÓ°Óx * ," ÃiÞ >i *, */," ,> Õ« -, " -Þ i> >Ý , 1" -Þ 1 6- 1 * / -Þ 1 "-- - -Þ 1 / -Þ 1 1 " "<, " Ý vi / -Þ 1 6-/ -*"- " /," -1" , ,/ ½- "/ / / 6°"°® -Þ 1 " /" -*"-t ,/ ½- "/ / / 6°"°® -Þ 1 /"1, ÃiÞ >i £Ó°Îä " -" " 6<° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ó°Îx -1/-° /iiv " £Ó°{Î "--* ,° /iiv 9 £Î°Ó£ -1/-° /iiv " £Î°ÎÓ "--* ,° /iiv 9 £{°äx " --" 1 / *, ""-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°ä -1/-° /iiv " A fil di rete di Aldo Grasso Quel confine incerto tra noto e ignoto D a un po’ di tempo, subito dopo «Blob» e prima di «Un posto al sole», Rai3 propone una serie storica che ha fatto scuola: «Ai confini della realtà» («The Twilight Zone», 1959). La collocazione, il bianco e nero, i temi trattati contribuiscono non poco a creare un effetto straniante. Ogni episodio è introdotto da una voce fuori campo che ci accompagna in una misteriosa dimensione, a contatto con l’inspiegabile e il soprannaturale, e con il mistero della vita Vincitori e vinti oltre la morte. Nella versione italiana dice: «Esiste una rePiero gione tra la luce e l’oscurità, tra Angela la scienza e la superstizione, Piero Angela tra l’oscuro baratro dell’ignoto supera e le vette luminose del sapere. ancora È la dimensione dell’immagiFilippo Bisciglia. nazione, è una regione che si Prima serata del trova ai confini della realtà». giovedì in compagnia Nella versione originale del di «Superquark», con creatore Rod Sterling si parla Angela: gli spettatori invece di quinta dimensione della prima rete Rai (forse ci sono già problemi sono 3.105.000, con la quarta, così il testo è staper una share to cambiato). L’espressione del 16,1% twilight zone del titolo originale è un termine che nell’Air Filippo Force descrive la fase in cui un Bisciglia aeroplano vola nell’alta atmoFilippo sfera e passa dalla luce al buio. Bisciglia Per Sterling è la zona che sepasuperato ra il noto dall’ignoto, vasta e da Piero Angela. inesplorata, popolata da aliePrima serata del ni, robot, angeli e diavoli, ma giovedì in compagnia anche piena di premonizioni e di «Temptation di sogni. Si è sempre detto che Island»: per Bisciglia ogni storia cercava di rappree le coppie di Canale sentare l’inconscio della socie5 2.892.000 tà americana fra gli anni Cinspettatori, quanta e Sessanta: la solitudi15,5% di share ne, la condizione di spaesamento, la paranoia e il conformismo della Guerra Fredda, i nascenti conflitti sociali e ideologici, l’incertezza del futuro. Ed è certamente vero. Ma rivisti oggi, gli episodi conservano una loro forza espressiva che li eleva a classici della tv. Nel 1983 Joe Dante, John Landis, Steven Spielberg e George Miller hanno firmato un film ispirato alla serie composto da quattro episodi di cui tre sono rifacimenti di vecchie puntate. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv £n°Óx *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°Îx *, /""° /iiv 9 £°ää ,"< ,6, 1 "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°Ó{ 1 ° ÃiÀi 9 £°Ó Ó -"/ "/° *ÀiÕ i> £°Îx ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x -""/,° *ÀiÕ i> Ó£°£x , 1° /iiv 9 Ó£°£x 1/9 -"*° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÇ , 1° /iiv 9 ÓÓ°än / ° /iiv " 56 italia: 51575551575557 Sabato 19 Luglio 2014 Corriere della Sera
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