estratto da dday.it In un paio di giorni abbiamo subito una doppia doccia fredda sui nostri desideri di banda larga. La prima è arrivata dal report sullo stato di Internet di Akamai, che posiziona l’Italia agli ultimissimi posti in Europa e comunque tra il 40° e il 70° posto nel Mondo nelle classifiche di penetrazione e velocità media e di picco. Un Paese, l’Italia, che riterrebbe di avere titolo a sedere nel consesso del G8. La seconda doccia fredda arriva dal rapporto Caio sulla diffusione di Internet. Non tanto perché la fotografia che ne esce stupisca più di tanto, ma perché oramai inizia ad apparire chiaro, anche da una relazione “morbida” come quella di Caio, che una diffusione dignitosa della banda larga, ammesso che tutto vada per il meglio, non arriverà prima del 2020, forse anche oltre. Il tessuto industriale italiano si sta sfaldando, com’è naturale che sia con un costo del lavoro elevato, troppo elevato rispetto ai redditi; e non è più solo un problema del Mezzogiorno ma anche dell’operoso Nord, come, per esempio, dimostra il caso Electrolux. Neelie Kroes, commissaria europea per l’agenda digitale, in un recente intervento proprio in Italia ha ricordato come Internet crei cinque posti di lavoro ogni due persi. Peccato che la sensazione sia che i posti persi siano in Italia e che quelli creati da Internet prevalentemente all’estero. La commissaria Kroes è olandese e l’Olanda è prima assoluta nelle classifiche europee di diffusione della banda larga e velocità media di connessione: più facile dal suo punto di vista essere ottimisti. Ovviamente il “nemico” che alimenta la crisi non è Internet che ruba posti di lavoro; Internet è solo la (possibile) salvezza. Il nemico ce l’abbiamo in casa: decenni di malagestione della cosa pubblica e anche della cosa privata, se è vero com’è vero che Telecom Italia privatizzata ha abbandonato ogni piano sensato di cablaggio in fibra. Politici e funzionari si sono macchiati per decenni di malversazioni, così tanto da creare l’equazione nella testa della gente che gestione pubblica è uguale a ruberia. E che quindi sia sempre meglio il libero mercato, anche se fatto a colpi di privatizzazioni affrettate. Ma oggi abbiamo davanti agli occhi come la mancanza di una programmazione delle infrastrutture a medio e lungo termine ci abbia messo all’angolo, con le prospettive di diventare, in Haier entra “decisa” Lenovo compra in nel mercato italiano svendita Motorola smartphone 15 da Google 08 Prova: Basi sonore per TV, un successo meritato 46 LG OLED 55” in prova Il TV dei sogni è realtà Dopo tanta attesa, l’OLED LG sotto torchio nel nostro lab Immagini spettacolari e nero perfetto. Prezzo a 6.499€ 36 Test shock: la gente preferisce le foto dello smartphone 44 02 e 03 Inchiesta verità: i risultati di un’indagine alla cieca su foto stampate in A4. Se la foto è “facile” vince lo smartphone Internet: Italia vergogna d’Europa. Caio: nel 2020 andremo tutti a 30mb/s un’economia accelerata solo dalla Rete, agli ultimi posti in Europa e con le aree già industrialmente depresse che si avviano a confermarsi cyber-deserti senza speranza. Perché una rivista di tecnologia parla - e in maniera sintetica e quindi semplicistica - di politica industriale? Perché una diffusione rapida dell’infrastruttura di rete è una necessità non più per la sola comunità dei tecnologi o per le imprese ma per tutta la Nazione. Una necessità urgente per la quale dovrebbero valere le leggi speciali, le deroghe, i commissari straordinari con poteri altrettanto straordinari. Si deve passare senza indugio - per la salvezza nazionale - alla confisca della rete fisica a Telecom Italia, proprio come negli anni ’50 si sono confiscati i campi ai contadini dove dovevano passare le autostrade, considerate allora infrastrutture strategiche. Il discorso si sposti solo sulla corretta valorizzazione dell’indennizzo da riconoscere a Telecom per l’esproprio. Ma la rete deve tornare al più presto nella gestione statale, magari proprio sotto il controllo dello stesso Caio, e su di essa si devono innestare investimenti a medio e lungo termine per accelerare lo sviluppo e la diffusione di Internet anche oltre la convenienza economica di breve. Adesso non si scherza più, adesso è il momento di cambiare. Anche perché vale sempre il vecchio adagio: “In tempi di grandi cambiamenti, chi non cambia deve essere cambiato”. Gianfranco GIARDINA 48 Test Motorola Moto G completo e compatto 40 PlayStation 4 in prova: viva il gaming Confiscare la rete a Telecom: un dovere nazionale n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Presentato il rapporto Caio sulla banda larga e il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Unione Europea La difficile situazione della banda larga in Italia L’obiettivo è il raggiungimento della copertura totale a 30 Mbit/s entro il 2020, ma siamo ancora indietro iovedì 30 gennaio il Governo ha presentato il rapporto commissionato la scorsa estate a Francesco Caio, il commissario di Governo per l’Agenda Digitale, sullo stato della diffusione della banda larga e il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Unione Europea. La “non notizia” è naturalmente che l’Italia è indietrissimo per quanto riguarda la banda larga “di prossima generazione”, la rete cioè che deve garantire una copertura superiore ai 30 Mbit/s e in prospettiva a 100 Mbit/s. La conferenza stampa ha visto il Presidente del Consiglio Enrico Letta proclamare la primaria importanza per il sistema Paese Italia della creazione di una rete di telecomunicazioni moderna e la determinazione dello Stato a vigilare sui privati affinché gli obiettivi vengano raggiunti, perché “la Banda Larga rappresenta un interesse pubblico primario per il Paese”. Letta non è entrato in alcun modo nelle specifico su come vincolare a questi obiettivi le aziende private, parlando di “poteri con sfumature varie di invasività se questi impegni vincolanti non sono raggiunti”. Chi si aspettava qualcosa sulla a lungo dibattuta scorporazione della rete Telecom rimarrà deluso: per Letta si tratta dell’ultima ratio, il provvedimento ultimo che il Governo intende utilizzare solo nel caso questi vincoli non verranno rispettati. Letta ha però posto l’accento su come lo Stato non intende essere solo spettatore, ma vuole avere da ora in avanti un ruolo attivo su questo problema, non sostituendosi ai privati, ma intervenendo con forza là dove l’azione dovesse fallire, e i motivi di preoccupazione, come ci accingiamo a vedere, evidentemente non mancano. La parola è infatti passata a Caio, che ha illustrato i dati salienti del suo rapporto (disponibile integralmente qui). Dati che non riservano molte sorprese per chi ha già sotto gli occhi lo stato della rete italiana. Innanzitutto, si ritiene rag- torna al sommario giunto l’obiettivo 2013, quello che prevede la copertura del 100% della popolazione con La banda larga in Italia la banda larga di prima generazione, vale a dire una banda minima garantita di dall’Unione Europea. Gli attuali piani 2 Mbit/s. A parte il fatto che chiama- degli operatori puntano, come stratere nel 2014 questa banda larga è al gia per la diffusione della nuova rete, limite della provocazione, il rapporto sull’utilizzo dell’architettura FTTcab, sottolinea come ci siano comunque cioè con rete in fibra ottica non fino ancora 2 milioni di linee “problema- all’abitazione degli utenti, ma fino tiche”, che cioè, per un motivo o per l’armadio di strada. A causa, o grazie, un altro, questa banda non riescono alla peculiarità della rete italiana, in a offrirla. Dove l’Italia è però molto cui gli armadi sono abbastanza vicini indietro è il raggiungimento del- alle abitazioni, ciò dovrebbe consenl’obiettivo 2020, la copertura totale tire con l’evoluzione delle tecnologie con linee da 30 Mbit/s o più. In que- xDSL di arrivare comunque già a vesta mappa si può constatare lo stato locità intorno ai 50 Mbit/s. Proprio attuale, dove la sfumatura più chiara questa evoluzione tecnologica da una indica una copertura dello 0%. Caio parte, e la crescente domanda di bandice che, per quanto riguarda la tap- da stimolata da servizi come quelli pa intermedia, il raggiungimento di video on demand, sono visti da cioè del 50% della copertura entro il Caio come degli stimoli anche com2016/2017, i segnali sono positivi e merciali per il perseguimento della i piani di sviluppo degli operatori, a diffusione della banda larga da parte cui la commissione ha avuto accesso, degli operatori, almeno fino al 50% sono risultati essere già in fase avan- della copertura, ragione per cui non zata di messa in opera. Il problema sarebbero neccessari interventi da però è la copertura del 100% e qui si parte dello stato almeno per questo parla letteralmente di parti rilvanti obiettivo. Il problema è il raggiundel Paese “senza alcuna prospettiva gimento del 100% della copertura a definita” di copertura a 30 Mbit/s 30 Mbit/s e il 50% a 100 Mbit/s. Qui entro il 2020. Le prime stime indi- non solo l’intervento del Pubblico è cherebbero una copertura del 70% necessario, ma anche dal punto di del territorio entro la data chiesta vista dei piani degli operatori non ci sono piani significativi, proprio in virtù della rete FTTcab, insufficiente per portare i 100 Mbit/s nelle case degli utenti. Per questo motivo, il rapporto raccomanda l’istituzione di un monitoraggio sistematico dei piani di sviluppo della banda larga da parte dello Stato che tenga sotto controllo parametri come gli investimenti effettuati, la banda erogata, gli indicatori della qualità del servizio e l’evoluzione tecnologica. Questi dati, ha precisato Caio, devono essere utilizzati come base per intervenire concretamente per il raggiungimento degli obiettivi di copertura. Oltre al monitoraggio, il rapporto propone la promozione della condivisione degli investimenti e delle infrastrutture tra gli operatori, un più ampio ricordo ai fondi strutturali messi a disposizione dall’Unione Europea, e l’utilizzo dello spettro in favore di servizi wireless a banda larga per le zone più problematiche. Il Governo definirà nei prossimi giorni la matrice di vincoli e obiettivi che dovrà pilotare gli investimenti degli operatori di telecomunicaizioni per l’ammodernamento della rete italiana entro i termini dettati dall’UE, vincoli che nelle parole del Presidente Enrico Letta saranno tradotti “nelle modalità più stringenti e operative possibili”. Soddisfatta per il momento anche AsstelAssotelecomunicazioni che per voce del presidente Cesare Avenia dichiara che “gli operatori Tlc potranno finalmente contare su un contesto politico-istituzionale concretamente favorevole ai loro sforzi, destinati a generare un rilevante ciclo d’investimenti, con ricadute decisive per la crescita e la competitività del Paese”, sottolineando però come il Governo si debba ora impegnare a rimuovere gli ostacoli burocratici, soprattutto per quanto riguarda il “regolamento scavi” e la revisione dei metodi di rilevazione delle emissioni elettromagnetiche per l’espansione della copertura LTE. A questo link, la sintesi del rapporto Caio, così come pubblicata dal Governo. G di Paolo CENTOFANTI n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Ultimo rapporto di Akamai sullo Stato di Internet: situazione allarmante Banda larga, l’Italia vergogna d’Europa Mentre l’Europa guida l’adozione dello standard IPv6, l’Italia non c’è di Paolo CENTOFANTI C to ad un anno fa. Per finire, ecco la penetrazione della larga banda con connessioni superiori ai 10 Mbit/s: È qui che si vede come l’Europa cresce nettamente in modo molto più veloce dell’Italia, mentre la penetrazione rimane molto bassa, troppo. Una vergogna appunto. La ricetta per uscire dalla crisi economica del nostro sistema paese non sarà forse tutta nella rete, ma perdere un treno così importante di di sicuro non ci porterà da nessuna parte. PEOPLE & MARKET Il fondatore dell’ex Megaupload lancia il servizio musicale per tutti Baboom, lo streaming firmato Kim Dotcom Kim Dotcom lancia la preview del servizio di streaming musicale Baboom Il primo disco che si può ascoltare è proprio il suo e si intitola Good Times I di Paolo CENTOFANTI l controverso imprenditore tedesco Kim Dotcom ha più volte annunciato che avrebbe lanciato ome sta la rete italiana? Male, anzi malissimo. La banda larga cresce, ma non abbastanza, non come il resto dell’Europa o persino dell’area mediterranea allargata, e il quadro fotografato dall’ultimo rapporto sullo stato di Internet da Akamai è non solo drammatico, ma allarmante: l’Italia sta perdendo il treno. In tre statistiche chiave, velocità media di connessione, velocità di picco e penetrazione delle connessioni superiori ai 10 Mbit/s, l’Italia è praticamente ultima in Europa, contendendosi le ultime posizioni con Turchia, Sud Africa ed Emirati Arabi, paesi che, è bene sottolineare, hanno una morfologia del territorio ben più problematica della nostra. E mentre l’Europa guida l’adozione dello standard IPv6, evoluzione del protocollo di rete adatta alle sfide di un mondo sempre più connesso, l’Italia non c’è. Il rapporto completo è disponibile qui, ma nei link di seguito pubblichiamo alcune delle tabelle chiave. Nella classifica della velocità di connessione media, vale la pena sottolineare come l’Italia sia l’unico paese europeo sotto i 5 Mbit/s. Un miglioramento rispetto a un anno fa, ma addirittura in calo rispetto al trimestre precedente. Guardando la velocità media di picco della rete italiana, non solo siamo in fondo alla classifica, ma il dato è persino in significativo peggioramento rispet- torna al sommario una nuova piattaforma di distribuzione di musica “anti-major”. Ora è possibile avere un’anteprima di Baboom, questo il nome scelto da Kim Dotcom per il suo servizio di strea- ming, aperto a tutti e senza bisogno di intermediari. E nel suo solito stile “megalomane”, Kim Dotcom lancia la preview con un disco d’eccezione, il suo “Good Times”. Da quello che si può vedere, il servizio appare in realtà molto curato nell’interfaccia web, interamente in HTML 5, e in grado di ospitare oltre a musica in streaming, anche video, immagini e download. Nella preview si intravedono anche un feed social, un’area dedicata a promozioni, la possibilità di costruire una propria libreria e una funzionalità Jukebox che al momento non ha una descrizione. Il lancio è previsto più avanti, per fine 2014. La Corea vuole il 5G entro la fine del decennio Il governo della Corea del Sud stanzia un miliardo e mezzo di dollari per arrivare allo sviluppo di reti mobili 5G sul proprio territorio di Paolo CENTOFANTI Un miliardo e mezzo di dollari, questa la cifra stanziata dal governo della Corea del Sud insieme all’industria locale per supportare lo sviluppo dell’infrastruttura cellulare di quinta generazione. L’obiettivo è arrivare a superare il gigabit/s in download per utente, con performance superiori a quelle dell’LTE-Advanced, già in roll out in Corea del Sud. Se tutto va come deve, la prima rete dimostrativa potrebbe già debuttare per le Olimpiadi Invernali di Pyeong Chang del 2018, per arrivare al lancio dei primi servizi commerciali degli operatori nel 2020. Attualmente non esiste alcun vero standard internazionale per il 5g, e diverse aziende come Samsung e Huawei stanno sperimentando le loro soluzioni. Il vero 4g, LTE-Advanced, deve ancora essere lanciato nella maggior parte del mondo e prevede ancora diversi step evolutivi, prima di lasciare il passo a tecnologie del tutto nuove. estratto da dday.it estratto da dday.it Neil Young terrà un keynote al music film interactive festival di Austin per presentare i dettagli del suo servizio musicale in alta risoluzione di Paolo CENTOFANTI A quanto pare, Neil Young è pronto a togliere i veli a Pono, la sua piattaforma per la distribuzione di musica in alta risoluzione. Il lancio dovrebbe avvenire durante il prossimo SXSW 2014 di Austin, il festival dedicato alla musica, al cinema e all’interattività, che nel programma di conferenze relative all’industria discografica vede proprio un keynote di Neil Young. “Stiamo cercando di far suonare meglio la musica alivello tecnico. Abbiamo un lettore che è in grado di riprodurre qualsiasi cosa hanno creato digitalmente i musicisti, e sta per arrivare. Lo annunceremo al SXSW, si chiama Pono”, ha dichiarato lo stesso Neil Young la scorsa settimana durante una conferenza. Pono comprenderà da quello che si sa attualmente, sia un lettore portatile compatibile con musica ad alta risoluzione, sia uno store dedicato a dischi in formato lossless e in alta risoluzione, ma non è ancora chiaro se si tratterà di un formato del tutto nuovo. Il keynote è previsto per l’11 marzo 2014. torna al sommario PEOPLE & MARKET Trimestrale Apple con ricavi record e profitti invariati rispetto al 2012 Record iPhone e iPad, ma il titolo cala Nonostante le forti vendite di iPhone e iPad, il titolo ha perso l’8% nell’after market A di Emanuele VILLA pple ha pubblicato i risultati finanziari del trimestre appena concluso e, come da previsione, le cifre coinvolte sono astronomiche. Prima cosa: oltre allo scontato passo avanti rispetto al trimestre precedente (d’altronde stiamo misurando il periodo natalizio), si segnala il record assoluto di ricavi, 57,6 miliardi USD contro i 37,5 del trimestre precedente e i 54,4 dell’anno scorso, mentre l’utile d’esercizio è sostanzialmente lo stesso dell’ultimo trimestre 2012, 13,1 mld USD, comunque superiore a quello di due anni fa (13,06 mld USD) e di tutti i quarter precedenti. Ciò nonostante, il titolo ha perso l’8% nell’after market, e questo non tanto in virtù dei dati della trimestrale, quanto di previsioni per il prossimo trimestre che non hanno soddisfatto le previsioni degli analisti: nonostante si dovrebbero vedere i primi frutti dell’accordo con China Mobile, la previsione è dell’ordine dei 42-44 mld USD di ricavo con margine lordo tra 37 e 38%, inferiori rispetto alla stima media degli analisti, che prevedeva 46 miliardi. Ma torniamo al trimestre appena concluso: oltre a contare sull’impennata fisiologica delle vendite, questa trimestrale ha dalla sua (per la prima volta) la nuova gamma di iPad ed è il primo trimestre a poter contare integralmente su iPhone 5S e 5C, per i quali Apple non fornisce dati di vendita separati. Le vendite di iPhone hanno fatto registrare un nuovo record: 51 milioni in tre mesi contro i 47 milioni di un anno fa e i 33 milioni dello scorso trimestre, ma anche iPad ha ottenuto dati da record con 26 milioni di pezzi “shipped” contro i 22,9 dell’ultimo periodo del 2012. Confronto impietoso, ovviamente, col trimestre precedente, che aveva totalizzato 14,1 milioni di pezzi. Apple ha poi fornito anche i dati dei propri Mac, che lungi da essere comparabili con il segmento “mobile” (iPhone/iPad/iPod), fanno segnare (YoY, anno su anno) un +19% in unità vendute e un +16% nei ricavi, che si posizionano a 6,39 mld USD con 4.837.000 unità vendute. Il segno meno, come prevedibile, è pesante sull’iPod, che fa registrare 973 milioni USD di ricavi contro i 2.1 mld USD dello scorso anno (-52% in unità vendute e -55% ricavi). PEOPLE & MARKET Sarà giunta al termine l’avventura telefonica di HP, iniziata nel 2010? Qualcomm compra i brevetti Palm da HP L’azienda annuncia di aver rilevato da HP tutti i brevetti di Palm, IPAQ e Bitfone di Paolo CENTOFANTI L’ operazione “Palm” di HP si può dire che è giunta definitivamente a conclusione. Dopo aver ceduto WebOS, ora è Qualcomm ad aggiudicarsi più di 1400 brevetti che furono di Palm e che HP aveva acquisito nel 2010. HP aveva rilevato Palm come mossa strategica per entrare nel campo mobile con i dispositivi WebOS. Ma dopo aver lanciato i primissimi prodotti, HP gettò la spugna quasi immediatamente dopo. WebOS fu trasformato in un progetto open source che ora è entrato a far parte della piattaforma smart TV di LG. Il resto della proprietà intelettuale di Palm è finito invece ora nelle mani di Qualcomm. Il portfolio è composto per la precisione da più di 1400 brevetti già assegnati e validi negli Stati Uniti, più altri 1000 invece riconosciuti da altri paesi internazionali. Si trat- ta di brevetti relativi alle tecnologie di telefonia mobile, settore chiaramente strategico per Qualcomm. Pono, l’audio HD di Neil Young, sarà presentato al SXSW 2014 n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET LG ha pubblicato i risultati dell’ultimo trimestre 2013 e dell’intero anno Un buon 2013 per LG, utili in salita L’azienda è in salute: bene i TV, bisogna rendere più “profittevoli” i telefoni di Emanuele VILLA L L’accordo in tema di brevetti sarà valido per i prossimi 10 anni Sarà la grande alleanza contro Apple? di Paolo CENTOFANTI con un +18% di ricavi rispetto al trimestre precedente e +28% rispetto al 2012. LG annuncia, inoltre, di aver raggiunto i 13,2 milioni di unità vendute in 3 mesi, con un aumento del 54% anno su anno. Il segmento, però, ha registrato una perdita operativa di 43 miliardi di won, che da un lato migliora il risultato dello scorso trimestre (-79,7 miliardi), ma deve anche fare i conti con il +56,5 mld won del 2012. Contano senz’altro le forti spese di marketing per permettere a LG di restare in corsa con i competitor più agguerriti, Samsung e Apple in testa. In tutto il 2013, la divisione è comunque in attivo, con un +70,9 mld di won. E ora tocca a G Pro 2. PEOPLE & MARKET Google ha acquistato per 400 milioni di dollari la startup DeepMind Google punta sull’intelligenza artificiale L’azienda acquisita è un autentico fuoriclasse nell’intelligenza artificiale di Emanuele VILLA G oogle ha confermato di aver acquistato la startup inglese DeepMind, per una cifra che, sebbene non annunciata ufficialmente, si dovrebbe aggirare sui 400 milioni di dollari. Come si può notare dall’entità della cifra, e dal fatto che lo stesso Larry Page avrebbe condotto la trattativa personalmente, si tratta di un’acquisizione molto importante, nonostante il nome DeepMind sia senz’altro sconosciuto al grande pubblico. G ha pubblicato il bilancio dell’ultimo trimestre 2013, che comprende anche i dati dell’intero anno. Buone notizie per quanto riguarda quest’ultimo: 58,14 tn won di ricavi e 222,70 mld won di profitto netto rappresentano un incremento importante rispetto al 2012, incremento che si nota anche nell’utile di esercizio che è passato da 1,22 tn won del 2012 a 1,28 del 2013. Più variegata la situazione dell’ultimo trimestre 2013: i ricavi da vendite sono aumentati del 7,4% rispetto al Q3 2013 e dello 0,8% anno su anno (Q4 2012) ed è salito anche il profitto d’esercizio, che è passato da 218 mld won a 238 mld won superando le previsioni degli analisti che annunciavano un 223 mld di won. Forte crescita rispetto al 2012: nello stesso periodo, infatti, LG aveva totalizzato 117 mld won. In rosso invece l’utile netto del trimestre, nonostante un notevole passo avanti rispetto al 2012: se nel Q4 2012 LG aveva dichiarato -478 miliardi won, quest’anno siamo a -64. LG spiega il risultato con significative spese non operative e con il pesante rafforzamento di KRW (won) nel mercato delle valute (forex) rispetto alle controparti americana e giapponese, con cui l’azienda ha forti rapporti commerciali. Hanno pesato molto anche le fluttuazioni valutarie e l’immensa volatilità delle valute dei paesi emergenti. Vediamo i segmenti più interessanti: Home Entertainment è incoraggiante, con +18% di ricavi rispetto al trimestre precedente ma un -6% anno su anno causa riduzione della domanda globale. Ciò nonostante, abbiamo un aumento del profitto d’esercizio causa maggiori vendite di prodotti hi-end, ovvero OLED e 4K. Da notare che LG prevede per il 2014 l’impennata del proprio business OLED, come confermato dalla massiccia presenza di questa tecnologia al CES appena concluso (unica tra le grandi, tra l’altro). I telefoni richiedono attenzione: la divisione Mobile Communications chiude il trimestre torna al sommario L’azienda descrive la sua attività principale nella realizzazione di algoritmi per le simulazioni, per l’e-commerce e i giochi: secondo Recode, che per primo ha battuto la notizia, DeepMind è un’azienda di assoluta eccellenza nel campo dell’intelligenza artificiale ed è popolata da autentici talenti, ha ottenuto 50 milioni di dollari di finanziamenti e dispone di almeno 50 collaboratori. Come poi rientri nei piani di Google è tutto da scoprire, ma pare che l’azienda si stia concentrando su un sistema esper- Patto di ferro tra Google e Samsung to di consigli per l’e-commerce, cui Google potrebbe attingere in modo proficuo. Staremo a vedere. Secondo il Financial Times, Google e Samsung hanno stretto un accordo per lo sfruttamento dei brevetti e proprietà intellettuali. Non sono emersi dettagli ma si sottolinea la durata di dieci anni dell’accordo, in modo da evitare per un lungo periodo qualsiasi contenzioso tra le due aziende. L’accordo riguarderà le proprietà intellettuali di una vasta gamma di tecnologie e anche tutto ciò che riguarda le cosidette “tecnologie indossabili”. Tra le righe qualcuno potrebbe vedere una grande allenza contro il “nemico” Apple. Tra le dichiarazioni rilasciate, spicca quella di Allen Lo, consigliere in tema di brevetti per Google. “Lavorando insieme con accordi come questi, possiamo ridurre il rischio di contenziosi e concentrarci sulla ricerca e l’innovazione”. In perfetta sintonia Seungho Ahn, direttore del Centro di proprietà intellettuali di Samsung: “Samsung e Google stanno mostrando al resto delle industrie che c’è più da guadagnare con la cooperazione, piuttosto che impegnarsi in estenuanti battaglie legali”. Vedremo se e come questo accordo determinerà i futuri aggiornamenti di Android verso tutti gli altri produttori di smartphone e tablet con il sistema operativo di Google. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Contrazione dei profitti rispetto al Q3 per Samsung, è la prima volta Samsung, ricavi record ma utili giù Tra le cause del calo, le elevate spese di marketing e un premio ai dipendenti di Emanuele VILLA S ba fronteggiare un mercato molto più competitivo rispetto agli scorsi anni e capace di contrastarne le manovre sia in fascia alta (con Apple & Co) sia in ambito mid e entry level, l’azienda precisa di essere comunque soddisfatta delle performance degli smartphone e dei tablet (laddove si parla di vendite a +100% grazie ai nuovi Galaxy Tab) e spiega la contrazione negli utili (che nel solo segmento mobile è di -18% rispetto al trimestre precedente) con spese di marketing molto elevate, un forex avverso alle operazioni della multinazionale (che com’è noto, ha clienti e fornitori in tutto il mondo e quindi opera con decine di valute, ma paga i dividendi in won) e anche un premio una-tantum ai dipendenti per il ventennale dell’attuale strategia gestionale dell’azienda. Mentre la divisione display è in calo, pur totalizzando 110 miliardi di won di profitto operativo, le vendite di TV sono in crescita: la divisione Consumer Eletronics (capitanata dai TV, appunto) ha fatto registrare un profitto di 660 miliardi di won, con un incremento dell’88% rispetto al trimestre precedente. I ricavi sono stati di 14,27 tn won, dei quali 10,07 solo della divisione Visual Display. PEOPLE & MARKET Microsoft nell’ultimo trimestre “vola”, nonostante Windows a -3% Microsoft: Xbox è forte, Surface migliora Xbox One vende bene, Office cresce e Surface inizia a generare risultati M di Emanuele VILLA icrosoft ha pubblicato il bilancio dell’ultimo trimestre 2013 facendo registrare dati molto positivi nella maggior parte dei settori. Partiamo da qualche numero: l’azienda ha totalizzato vendite per 24,5 mld USD contro un’aspettativa degli analisti di 23,7 mld, mentre il reddito netto si è assestato a 6,56 mld USD. Tutti i dati fondamentali sono superiori rispetto allo scorso anno: ricavi per 24,5 mld contro i 21,49 del 2013, profitto d’esercizio a 7,97 mls contro i 7,77 e reddito netto di 6,56 mld contro i 6,38 dello scorso anno. Le vendite dei PC continuano a calare e Windows ne risente con un -3% amsug Electronics conferma la riduzione nei profitti rispetto al trimestre precedente, proprio come previsto dagli analisti e dalla stessa azienda. I ricavi complessivi fanno addirittura segnare un record e crescono rispetto allo scorso trimestre (59,28 trilioni di won contro i 59,08 del Q3/13), ma il profitto d’esercizio è sceso da 10,16 tn won a 8,31 tn won. Rispetto allo scorso anno (Q4/12), invece, si segnala un aumento importante dei ricavi ma una lieve flessione dell’utile di esercizio, che passa da 8,84 tn won a 8,31 tn won: cresce invece l’utile netto, che passa dai 7,04 tn won ai 7,30 tn won di quest’anno. Volendo valutare la flessione rispetto al trimestre precedente, tutti gli occhi sono ovviamente puntati sugli smartphone, fiore all’occhiello dell’azienda: nonostante Samsung deb- torna al sommario sullo scorso anno, ma il dato è compensato da una crescita dei profitti legati a Windows Phone, un ampliamento della base abbonati a Office 365 (3,5 milioni, contro i 2 della precedente rilevazione) e a un importante miglioramento della situazione su Surface: nonostante Microsoft non fornisca dati dettagliati sulle vendite, segnala un incremento notevole nei ricavi, che passano da 400 milioni USD del trimestre precedente a 893 milioni di questo bilancio. Dal canto suo, Xbox One contribuisce al risultato con 3,9 milioni di unità vendute ai retailer, delle quali 3 milioni sono state vendute direttamente agli utenti. Buoni risultati anche per Xbox 360, tutt’altro che “dimenticata” dal bilancio Microsoft: la console della passata generazione ha totalizzato 3,5 milioni di unità vendute. Philips vende a TPV il resto delle quote del settore TV Philips ha deciso di uscire del tutto dal settore TV vendendo il resto delle sue quote della joint venture con TP Vision. Il gruppo cinese continuerà a utilizzare il brand Philips di Paolo CENTOFANTI estratto da dday.it Philips ha deciso di vendere il restante delle sue quote nella joint venture TP Vision, relativa alla produzione di televisori, al gruppo cinese TPV Technology. Philips manteneva, fino ad oggi, ancora il 30% delle quote, ma il controllo della divisione TV era già di fatto in mano a TPV, che dal 2011 utilizza il marchio Philips sui nuovi televisori. Così continuerà a essere, in base a un accordo che permetterà di tenere “vivo” lo storico marchio di TV, in cambio del 2,2% sulle vendite di TV in diritti. Si abbassano però i compensi minimi dovuti a Philips per lo sfruttamento del marchio, che passano da 50 milioni di euro a 40 milioni. La vendita delle quote di Philips verrà firmata entro il primo trimestre del 2014 e dovrebbe venire completata nel secondo quarto dell’anno, con l’approvazione da parte dell’azionariato TPV e degli organismi di controllo. n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Si riaccende la questione dell’ “oscuramento” dei canali Rai su Sky Caccia di evasori Rai tra gli abbonati Sky Ma Sky risponde subito: non concederà l’accesso al proprio database di clienti C om’è noto, i rapporti tra Rai e Sky non sono propriamente idilliaci. A riaccendere la questione dell’ “oscuramento” dei canali Rai sulla piattaforma satellitare ci pensa una dichiarazione del DG di Rai Luigi Gubitosi, secondo cui sarebbe pronto a interrompere da subito l’oscuramento delle trasmissioni “a patto che la Pay TV ci sostenga nella battaglia di civiltà contro chi inganna noi e il fisco evadendo il canone”. Dalle dichiarazioni del DG, molti hanno dedotto che Rai voglia mettere le mani sul database di milioni di utenti Sky (quasi 5, secondo le ultime rilevazioni dell’estate scorsa) sapendo che tra essi si annida una quota considerevole di evasori del canone. La risposta dell’emittente satellitare non si è fatta attendere ed è, come prevedibile, di segno database Sky, ma chiederebbe alla TV di Murdoch di verificare essa stessa se tra i propri abbonati si celino situazioni fuori legge. Dopo di che, cosa andrebbe fatto è tutto da capire: segnalare a Rai? Direttamente al fisco? Secondo le fonti de La Stampa, “da parte di Sky sarebbe corretto esercitare, per lo meno, una sorta di moral suasion sugli abbonati che non dovessero risultare in regola con il canone”. iTunes U e iBooks aprono alle scuole italiane Più spazio su iTunes per il materiale didattico e i libri di testo interattivi su iBooks I n molti lo ignorano, ma iTunes Store nasconde una splendida sezione dedicata al materiale didattico per scuole e università: corsi completi con lezioni video, appunti e presentazioni. Su iTunes U è già possibile da qualche tempo trovare, oltre alla sterminata offerta di corsi in inglese, anche materiale di istituti italiani, ma i docenti americani possono creare anche libri interattivi per iPad, grazie all’app gratuita iBooks Author, da pubblicare su una sezione apposita dell’iBooks store dedicata ai libri di testo. Oggi Apple ha annunciato l’espansione di questa sezione a livello internazionale in 50 Paesi, insieme all’iTunes U Course Manager, che raggiunge ora 70 Paesi, in entrambi i casi Italia compresa. In questo modo i professori ita- torna al sommario liani potranno affiancare a lezioni e appunti su iTunes U, anche libri in formato elettronico su iBooks leggibili su iPad e Mac. La sezione na- Il Mac compie 30 anni. Una timeline sul sito Apple testimonia le tappe più importanti del suo cammino di Emanuele VILLA PEOPLE & MARKET Si espande la sezione di iTunes Store dedicata alla didattica in 70 Paesi di Emanuele VILLA fermamente negativo: Sky non intende concedere un bel nulla (“Sky non violerà mai la privacy dei propri abbonati. La richiesta della Rai di avere accesso alle informazioni sensibili degli abbonati Sky per verificare il pagamento del canone è quindi “irricevibile”, dicono i rappresentanti dell’azienda) per non violare la privacy dei propri utenti, a maggior ragione dopo due sentenze (Tar e Consiglio di Stato) che hanno - di fatto - dato ragione all’emittente satellitare. La Stampa aggiunge poi di aver sentito alcune fonti Rai le quali hanno precisato al quotidiano di non aver richiesto alcuna violazione della privacy. La Rai non vorrebbe accedere direttamente al Tanti auguri al Mac! turalmente è aperta anche ai gruppi editoriali e ai libri a pagamento che normalmente è possibile trovare nei canali tradizionali. Il 24 gennaio 2014, il Mac ha compiuto 30 anni dalla prima commercializzazione (avvenuta il 24 gennaio 1984), e a Cupertino hanno pensato di dedicargli un bel tributo. Il sito Apple è stato aggiornato per l’occasione: una timeline che testimonia l’evoluzione del Mac, anno dopo anno. Nel video visibile qui, l’evoluzione del Mac segue un processo temporale: anno per anno, dal primo MacIntosh, con foto di Jobs, Woz e dello storico team, fino al nuovo Mac Pro, che promette di raggiungere livelli prestazionali mai visti prima, con in più un design originale e innovativo. Ma si parla anche del MacIntosh 2, il Macintosh portatile del 1989, il Power Mac del 1995, l’iMac, il Power Mac G4, G5, Mac Book Air, Mac Book Pro e display retina: non c’è un solo anno nella storia del Mac che non valga la pena di essere ricordato da Apple, con tanto di immagini, aneddoti e approfondimenti. Chi ha un Mac può interagire segnalando con quale modello (e in quale anno) è entrato in questo universo e qual è stata la principale attività di utilizzo: gioco, lavoro, video, internet, ecc. Alla fine, si potranno consultare i risultati del sondaggio. estratto da dday.it estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Google ha venduto la divisione mobility di Motorola per 2,91 mld di dollari Lenovo compra Motorola da Google Lenovo si prepara a entrare di forza sul mercato degli smartphone Android di Roberto PEZZALI G Una ricerca di Juniper dichiara 20 milioni di phablet venduti nel mondo durante il 2013, con una previsione di 120 milioni nel 2018. Il mercato cresce A questo link, il tweet: https://twitter.com/google/statuses/428653486490664960 brevetti dell’azienda, Lenovo aveva bisogno di trovare un partner forte per conquistare il mercato americano e raccogliere quote di mercato nel mondo mobile. Google si libera anche della sua divisione più scomoda, quella che avrebbe potuto creare malumori tra i partner: da adesso in poi si concentrerà soprattutto sulla realizzazione di dispositivi Deve- loper Edition. Dopo aver acquisito la divisione server business X86 di IBM in settimana Lenovo continua così la sua campagna acquisti, e finalmente mette a segno un punto importante in un mercato strategico che aveva da tempo cercato di aggredire (lo scorso anno provò a prendere Blackberry). Si preannuncia un anno interessante. PEOPLE & MARKET Il touchID dell’iPhone 5S avrebbe affascinato i consumatori più del 5C Tim Cook ammette: 5S batte 5C a tavolino La composizione della domanda iPhone 5S /5C non ha soddisfatto le aspettative C di Emanuele VILLA ome anticipato per il commento del bilancio, Apple non ha diffuso dati di vendita separati per i propri modelli di iPhone, limitandosi a comunicare un record complessivo di 51 milioni di terminali “shipped” negli ultimi tre mesi. Ma da tempo circolano voci sul fatto che l’azienda sia tanto soddisfatta delle vendite del modello superiore (iPhone 5S), quanto delusa da quelle del modello colorato (5C). Chi dice che l’azienda abbia tagliato la produzione di iPhone 5C, chi che non abbia più intenzione di produrre iPhone “plastificati” in futuro e via di seguito. Ma nessuna di queste notizie è da considerarsi ufficiale. torna al sommario Ciò che invece proviene da Tim Cook in persona è l’ammissione che le previsioni del “mix” iPhone 5S/5C sono state disattese: la composizione della domanda (iPhone 5C/iPhone 5S) è stata diversa da quanto inizialmente ipotizzato. Sempre Cook ha aggiunto che iPhone 5S è stato “più forte” di 5C, e questo ha richiesto un po’ di tempo per adeguare l’offerta all’effettiva richiesta dei consumatori. Motivi? Diversi, ma quello su cui si sofferma Cook è sostanzialmente il TouchID, che ha realmente affascinato i consumatori, facendo pendere l’ago della bilancia verso il modello superiore rispetto a 5C. Il resto sono tutte supposizioni: Cook avrà voluto dire che effettivamente non ci sarà un secondo iPhone colorato? Che il prossimo anno 5S diventerà il prodotto di gamma media e scomparirà il 5C? Ovviamente non vi è alcuna certezza in merito, soprattutto considerando che l’attuale iPhone 5C è comunque un ottimo punto d’accesso ad iOS e che le sue performance vadano valutate su un periodo più lungo. Ma staremo a vedere... di Emanuele VILLA A testimonianza del successo del segmento di mercato che comprende smartphone con dimensione di display superiore ai 5,4’’ (i cosiddetti “Phablet”), Juniper Research parla di 20 milioni di phablet venduti nel 2013. Il dato è significativo, se si considera che il primo Galaxy Note di Samsung, datato 2011, impiegò quattro mesi per vendere 2 milioni di esemplari; ancor più interessanti sono però le previsioni per i prossimi anni, visto che secondo Juniper arriveremo a un mercato da 120 milioni di esemplari nel 2018, segno che le dimensioni oversize del display, a dispetto di chi ne critica la portabilità ridotta rispetto agli smartphone tradizionali, è considerata un plus da una fetta rilevante di utenti. Il mercato è dominato dal Galaxy Note di Samsung, la cui terza incarnazione ha totalizzato 5 milioni di unità in una settimana, ma le alternative non mancano e coinvolgono tutti i grandi nomi del mercato (ad eccezione di Apple). oogle ha venduto Motorola Mobility ai cinesi di Lenovo: dopo averla acquisita nel 2012 per 12.5 miliardi di dollari Google ha ceduto ora la divisione a Lenovo per soli 2.9 miliardi di dollari, anche se nel pacchetto mancano la maggior parte dei brevetti Motorola che Google si tiene in tasca. A Lenovo vanno quindi tutti gli smartphone, 2000 brevetti e la licenza d’uso sui brevetti rimanenti, e Lenovo pagherà Google con 660 milioni di dollari in contanti, 750 milioni di dollari in azioni e il restante nei prossimi tre anni in tre diverse tranches. Ecco il post di Larry Page: “We’ve just signed an agreement to sell Motorola to Lenovo for $2.91 billion” http://t.co/PKDXrTq6Oe pic. twitter.com/vLcDBXlvIh Un affare per entrambi: Google con l’acquisizione di Motorola era interessata soprattutto al pacchetto di 20 milioni di phablet venduti nel 2013 n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Saranno disponibili telegiornali, previsioni del tempo e trasmissioni storiche TVsvizzera.it per tutti gli italiani La TV elvetica di lingua italiana ha aperto un sito per vedere le trasmissioni di RSI S appiamo che il titolo può trarre in inganno, però la notizia merita attenzione: la televisione svizzera di lingua italiana ha aperto un sito web chiamato tvsvizzera.it. Accedendo al sito si potranno vedere in streaming, ma non in diretta, le trasmissioni autoprodotte da RSI e prive di problemi di copyright: le edizioni del telegiornale, le previsioni del tempo (cioè la Meteo), l’apprezzata rubrica giornalistica Falò e altri programmi dei canali RSI La1 e RSI La2. Inoltre, c’è una sezione vintage per i nostalgici con sigle, trasmissioni storiche come Giochi senza frontiere e Scacciapensieri. Oltre ai filmati sono disponibili tutti i contenuti web in tema di notizie locali del Canton Ticino e di attualità a livello nazionale e mondiale. Altri contenuti sono disponibili sulle omonime pagine social di Facebook e Twitter. Per i più giovani lettori è necessario ricordare che negli anni ‘70 la TV svizzera italiana era diventata visibile in mezza Italia, trasmetteva a colori quando la Rai era ancora ferma al bianco e nero, i suoi telegiornali erano preferiti per l’indipendenza politica, mentre le previsioni del tempo erano infallibili. Con l’avvento del digitale terrestre la trasmissione della TV svizzera oltre confine è stata bloccata per non violare i copyright su trasmissioni sportive e serie tv statunitensi. Attualmente i due canali tv svizzeri sono ricevibili in digitale terrestre solo nelle zone di confine delle province di Como, Lec- co, Sondrio e Varese, mentre nelle province di Trento e Bolzano la RSI La1 è visibile grazie ad accordi specifici. Il canale più ambito dagli italiani è pero La2, dove vengono trasmessi tutti gli avvenimenti sportivi che in Italia sono visibili solo sulle pay tv. Il nuovo sito avrà una redazione dedicata, in modo da trasmettere agli utenti italiani e mondiali quella che viene chiamata “svizzeritudine”, ovvero i valori e i sentimenti nazionali dei cittadini della Confederazione elvetica. Un suggerimento ai dirigenti della TV di Lugano: fare un accordo con qualche produttore di TV e inserire i loro contenuti in un’applicazione Smart tv simile a quella della Rai o di La7, in modo da avere i contenuti più rapidamente a portata di telecomando. PEOPLE & MARKET Google dichiara 16,8 mld di dollari di ricavi, battendo le previsioni Ricavi record per Google, ma Motorola è un peso Bene Nexus 5 e Play Store, male per Motorola, ma per l’ultima volta: adesso tocca a Lenovo di Emanuele VILLA C onsiderando un consensus (media delle previsioni degli analisti) nell’ordine dei 16,75 mld USD, si può dire che Google abbia nuovamente battuto ogni record. Sì, perché con 16,86 mld USD di ricavi (Q3 2013), l’azienda di Mountain View supera sia il risultato dello scorso trimestre (14,89 mld USD), sia quello dello scorso anno, fermo a 14,42 mld USD; il tutto si quantifica in un incremento del 17% rispetto al 2012. Gli utili per azione sono di 12,01 dollari, meno di quanto previsto da Wall Street, che posizionava questo parametro a 12,26 USD: ciò nonostante, il titolo Google è leggermente cresciuto nell’after market. L’utile d’esercizio è stato di 3,92 mld USD, quello netto di 3,38 mld USD: entrambi i dati superano sia le performance dello scorso trimestre (2,97 mld USD di utili netti), sia quelle di Roberto FAGGIANO torna al sommario dello scorso anno (2,89 mld USD): la maggior parte degli introiti proviene direttamente dai siti di proprietà Google (67%). Molto interessante, al fine della valutazione delle performance dell’azienda sulla base del suo modello di business, è il parametro dei Paid Clicks, che questo trimestre è cresciuto del 31% rispetto al 2012, mentre il costo per click è invece sceso dell’11% anno su anno. Secondo Patrick Pichette, CFO di Google, i risultati del trimestre hanno risentito anche delle buone performance di Google Play Store, sia in termini di app che di contenuti, così come dei buoni risultati di Nexus 5 e, nei Paesi in cui sono commercializzati, anche dei Chromebook. Ovviamente in tutto ciò bisogna valutare il peso di Motorola, che se fino ad oggi ha rappresentato una voce di bilancio importante, diverrà a breve parte integrante di Lenovo: in questo trimestre, Motorola ha perso 384 mln USD, un peggioramento notevole rispetto ai -248 mln USD del precedente trimestre e i 152 milioni dell’ultimo quarter del 2012. Vedremo a breve se la nuova gestione riuscirà a rimettere in carreggiata l’azienda, riportandola ai fasti di un tempo. Microsoft ha scelto il suo nuovo CEO? Satya Nadella sarebbe in lizza - secondo qualche testata americana - per venire designato il nuovo CEO di Microsoft. Manca però ancora l’ufficialità di Paolo CENTOFANTI estratto da dday.it Satya Nadella, ingegnere, da 20 anni in Microsoft e attualmente Senior Vice President nella divisione ricerca e sviluppo dei servizi cloud per le aziende, sarebbe in prima fila per la poltrona di CEO lasciata libera da Steven Ballmer. Lo ha rivelato Bloomberg, con conferme che arrivano dal New York Times e il Wall Street Journal. Tutte le testate precisano che la scelta non è ancora stata ufficializzata e potrebbero esserci ancora dei ripensamenti ma Nadella è considerato la prima scelta per la successione alla guida di Microsoft. Secondo Bloomberg, non solo Nadella diventerà CEO, ma ci sarà anche un avvicendamento nel consiglio di amministrazione, con Bill Gates che abbandonerà il ruolo di presidente del consiglio, lasciando il posto a John Tomphson. Satya Nadella ha collezionato diversi successi nella sua carriera in varie divisioni legate al mercato Business di Microsoft, mentre non ha mai avuto un ruolo attivo di primo piano nello sviluppo dei prodotti consumer, pur avendo collaborato anche con i team di Office e Bing. Steve Ballmer ha annunciato che lascerà il suo attuale incarico di CEO entro il prossimo agosto. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Ecco i 3 nuovi azionisti di Loewe nel nuovo iter di riassetto della società Loewe, la proprietà resta in Germania Svelati nomi e volti dei nuovi azionisti I manger hanno esperienze ai vertici europei di Apple, Dell e Bang&Olufsen di Emanuele VILLA Constantin Sepmeier fa parte di una famiglia di imprenditori giunta alla terza generazione. Ha un curriculum prevalentemente finanziario, e ha ricoperto ruoli sia interni che esterni al gruppo di famiglia, ma ha sempre governato le aziende nelle quali ha lavorato con spirito imprenditoriale e con un’ottica maganeriale a tutto tondo. Non risultano, però, esperienze legate al settore dell’elettronica di consumo, né particolari conoscenze tecniche e commerciali del mercato specifico. ticolare, e gli Stati Uniti. Da questo punto di vista non si può escludere che abbia avuto un ruolo nella definizione dell’accordo strategico con Hisense, mentre appare chiaro che nel futuro sarà lui l’uomo chiave per il potenziamento della sinergia con il colosso industriale cinese. Stefan Kalmund, dopo aver lavorato per vent’anni nel fondo di investimenti di proprietà della famiglia, è passato per alcune esperienze come partner di fondi terzi. La sua specializzazione è nell’espansione produttiva e commerciale delle imprese tedesche verso mercati esteri, soprattutto la Cina, riguardo alla quale pare avere un’esperienza par- Jan Gesmar-Larsen è un manager di lunga data che, negli anni 90 è stato vice-presidente di Apple EMEA (gli è succeduto Diego Piacentini, già AD di Apple Italia), ma vanta anche esperienze più recenti in Bang&Olufsen e in Dell. Tra le altre cose, Gesmar-Larsen ha avuto diverse esperienze lavorative in Italia: 5 anni a Ivrea con Olivetti negli er Loewe finisce l’iter iniziato il 31 luglio, quando le casse della società si sono dimostrate insufficienti per far fronte agli impegni: il procedimento di riassetto previsto dal diritto tedesco è andato a buon fine e sono stati scelti i nuovi finanziatori (e di fatto acquirenti) del gruppo. Il nome della holding che acquisirà gli asset principali di Loewe, rilevandone anche la maggior parte dei dipendenti (si parla di 430 addetti su 550 totali) è Panthera GmbH, una società di nuova formazione con sede a Monaco di Baviera e con tre azionisti di riferimento. I “tre moschettieri” che hanno rilevato le attività di Loewe e che garantiranno continuità al marchio sono due “rampolli” di famiglie imprenditoriali tedesche e un manager di lungo corso, già presidente europeo di Apple. Vediamoli in dettaglio: torna al sommario Nei PC desktop, HP torna a spingere Windows 7 sotto “grande richiesta da parte dei clienti” Stefan Kalmund Constantin Sepmeier Jan Gesmar-Larsen anni ’80 e altri due anni a Milano con Hal Systems negli anni 2000. Al di là del taglio occupazionale previsto, che sta sollevando qualche polemica, si inizia a profilare una sorte non felicissima per gli attuali azionisti di borsa di Loewe: il bilancio tra il ricavo della vendita e i debiti in essere potrebbe non essere drasticamente positivo e qualche fonte inizia a parlare di una possibilità di azzeramento del valore delle azioni. Gli azionisti potrebbero quindi rimanere a bocca asciutta dalla liquidazione della vecchia Loewe, tra cui anche Sharp, che dovrebbe detenerne un pacchetto tra il 20 e il 30%. Mossa aggressiva da parte di HP negli Stati Uniti: secondo quanto riportato da The Verge, l’azienda ha appena inviato una newsletter ai propri clienti nella quali sostiene che “Windows 7 è tornato”. In pratica, con l’attuale promozione HP punta a rilanciare il sistema operativo della precedente generazione, offrendo 150$ di “risparmi” sui prodotti Windows 7. Ma è soprattutto la motivazione a far riflettere: secondo l’azienda, il sistema operativo Microsoft torna in attività “by popular demand”, ovvero a grande richiesta da parte dei propri clienti. Che HP sia molto seria nella sua iniziativa lo si desume dal fatto che i PC desktop della sezione home (sito USA) sono offerti di base con Windows 7 e possibilità di “aggiunta” di Windows 8 solo in fase di configurazione avanzata. Colpo basso nei confronti di Microsoft? Va detto che HP è una delle ultime aziende a puntare in modo significativo (sia in ramo home che business) sui PC desktop, laddove i vantaggi di Windows 8, quanto meno quelli della coesistenza dei due ambienti (desktop e metro), sono davvero relativi. Da più parti si sostiene che Windows 9, che Microsoft annuncerà al prossimo Build di aprile, segnerà un relativo ritorno al passato, per soddisfare le differenti esigenze di chi usa Windows su un PC fisso e chi su un notebook o un tablet. P di Gianfranco GIARDINA HP: “A grande richiesta ritorna Windows 7” Addio a Windows XP Bancomat a rischio hacker Ad aprile Microsoft finirà di supportare Windows XP, installato su oltre il 95% dei Bancomat mondiali. Le banche corrono ai ripari di V. R. BARASSI La stragrande maggioranza degli sportelli Bancomat di tutto il mondo (le stime parlano del 95%) funziona grazie a Windows XP, e con l’avvicinarsi di aprile le banche dovranno affrontare un grande problema poichè, dopo 13 anni di onorata “carriera” (precisamente l’8 di aprile), Microsoft smetterà ufficialmente di supportarlo. Ciò significa che l’azienda di Redmond non rilascerà più aggiornamenti di sicurezza, quegli stessi aggiornamenti che hanno permesso a Windows XP di vivere molto più di quanto preventivato in origine. Niente aggiornamenti significa ovviamente meno sicurezza e il solo pensiero di lasciare in balia di esperti hacker centinaia di migliaia di sportelli Bancomat in tutto il mondo fa letteralmente rabbrividire. Già da diverso tempo le banche sono al corrente della cosa ma ben pochi istituti hanno già provveduto ad aggiornare i propri ATM. Il passaggio a Windows 7 (non si parla di Windows 8 al momento) non è però così semplice come possa sembrare sulla carta: i requisiti hardware potrebbero diventare un problema e moltissimi istituti saranno costretti ad aggiornare anche fisicamente le varie postazioni. Alcuni analisti hanno stimato che meno del 15% degli ATM di tutti gli USA saranno aggiornati entro l’8 di aprile. torna al sommario n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Nintendo rivede le previsioni di vendita Wii U, previsioni in calo Stimati 2,8 mln di pezzi venduti contro i 9 iniziali R di Emanuele VILLA educe da una stagione natalizia tutt’altro che esaltante, Nintendo ha rivisto con vigore le proprie previsioni di vendita di Wii U per il 2014 (periodo che va da aprile 2013 a marzo 2014) passando dai 9 milioni iniziali ad appena 2,8 attuali. Non è cosa da poco, è un taglio di 2/3 rispetto alla previsione iniziale a causa di un periodo natalizio che ha dato ben poche soddisfazioni all’azienda giapponese: come se non bastasse, a rendere in salita la strada di Wii U ci hanno pensato anche le console next gen di casa Sony e Microsoft, entrambe capaci di risultati notevoli fin dai primi giorni di lancio. Nintendo ha rivisto anche le previsioni di ven- dita del software, che passa da 3,8 milioni di titoli a 1,9 milioni, la metà esatta. In questo caso, però, ci troviamo di fronte a un miglioramento rispetto a quello del 2013; non si può dire lo stesso per Nintendo 3DS, visto che l’azienda stimava di venderne 18 milioni e ha ridotto la previsione a 15,5 milioni. Vedremo che succederà alla pubblicazione del bilancio, ma fin da oggi l’azienda prevede la possibilità di dichiarare un rosso di 35 miliardi di Yen. PEOPLE & MARKET I dubbi delle società con base negli USA Microsoft va contro la NSA Cloud storage fuori dagli USA U di V. R. BARASSI ltimamente gli USA, tra problemi con il sistema sanitario e scandalo datagate, non se la stanno passando proprio bene e la gente fa fatica a fidarsi dello Stato che tramite la NSA ne ha combinate di cotte e di crude. Nel corso dei mesi sono usciti sempre più dettagli sui controlli operati dall’Agenzia della Sicurezza Nazionale e ogni giorno, nonostante Obama & co. puntino a minimizzare, le cose sembrano andare peggio. Moltissime aziende con base negli USA si sono “ribellate”, e tra queste c’è Microsoft: la società di Redmond ha annunciato che molto presto offrirà agli utenti americani un servizio di cloud storage basato su server localizzati al di fuori dei confini USA e quindi lontano dagli occhi indiscreti della NSA. L’agenzia, infatti (sebbene qualcuno nutra seri dubbi anche riguardo a questo), non ha giurisdizione al di fuori della federazione statunitense e non può - ufficialmente - ficcare il naso in qualcosa che sta fuori dagli USA (in Europa le leggi sulla privacy sono decisamente più restrittive). Microsoft avrebbe preso questa decisione dopo la scoperta della sorveglianza che la NSA ha per anni riservato a cittadini brasiliani ed europei con base negli Stati Uniti. Amazon spedirà i prodotti prima dell’acquisto Il colosso dell’e-commerce vuole ora spedire prima dell’acquisto del prodotto. Follia? di V. R. BARASSI Gli acquisti sul web stanno diventando sempre più popolari e proprio per questo motivo Amazon sta pensando di evolversi ancora una volta. Dopo aver pensato ai droni e alle consegne anche la domenica, sta ora prendendo in considerazione un’altra folle idea: inviare i prodotti prima dell’ordine. A rivelarlo è il Wall Street Journal, che ha scovato un brevetto che ha dell’incredibile. Amazon in questi anni ha raccolto un’infinità di dati e ora potrebbe essere giunto il momento di sfruttarli; l’azienda sta pensando di rivoluzionare il sistema in cui si muovono - tra i vari hub - i prodotti del proprio catalogo: sfruttando i risultati delle ricerche, le liste dei desideri e i prodotti più cliccati, Amazon prevederebbe con buona probabilità quale prodotto un utente stia cercando di acquistare. Una volta acquisita la “quasi certezza” di un ordine e unite le probabili necessità di un determinato numero di utenti, Amazon renderebbe disponibile il prodotto presso l’hub Amazon più vicino all’utente e di preparare l’ordine (pacco incluso) in attesa di quello definitivo. L’idea è geniale e, qualora fosse davvero messa in atto, garantirebbe la drastica riduzione dei tempi di consegna. Ora si deve solo capire come Amazon deciderà di implementare tale “innovazione”. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PEOPLE & MARKET Icecat fotografa lo stato dell’e-commerce mondiale: l’Italia cresce (+27%) L’e-commerce italiano è in crescita In Italia, HP e Philips sono i marchi top e le custodie per cellulari sono gettonatissime I cecat è un’azienda specializzata nella pubblicazione di data-sheet di milioni di prodotti tecnologici, un database sterminato comprendente più di 7000 brand e punto di riferimento per decine di migliaia di siti di e-commerce tecnologico. Ecco perché le rilevazioni di Icecat sono importanti per fotografare lo stato dell’ecommerce non solo nel nostro Paese, ma in tutto il mondo. Le ultime statistiche fornite da Icecat segnalano una crescita interessante del canale ecommerce, soprattutto nei paesi più colpiti dalla crisi economica. Il sito segnala come la Grecia faccia segnare un +198% nel 2013, ma sono alti anche i dati di Portogallo (+27%), Spagna (+20%) e anche quelli italiani, per i quali Icecat dichiara un +27% rispetto allo scorso anno. Crescita persistente, ma meno sostenuta, anche per i mercati e-commerce più maturi, in particolare per Germania, USA, Regno Unito, Paesi Bassi, Canada e i Paesi del Nord-Europa, che mostrano incrementi compresi tra il 10 e il 20%. Altri dati facilmente prevedibili sono l’incremento esponenziale nei Paesi a rapida espansione del web: Sud Africa (+104%), Cina (+74%), Brasile (+42%) e via dicendo. Altra curiosità riguarda i marchi “top” dell’ecommerce: HP in testa con 350.000.000 di download, ma la crescita maggiore la fa segnare Philips, che supera quest’anno i 100.000.000 di download grazie alla fortissima spinta di Saeco, che beneficia dell’esperienza e delle strategie e-commerce di Philips. A seguire Sony, Samsung, Lenovo, Asus, Kingston, Canon, Toshiba e Acer. In- fine, davvero curiose le rilevazioni per categoria, che identificano i prodotti di maggior successo nell’ecommerce mondiale: dominano ancora i notebook, ma l’impennata è per le custodie di telefoni cellulari (304%) e per i tablet (+310%), ma Icecat segnala una crescita davvero importante dell’illuminazione domestica e di altre categorie del “bianco”, come aspirapolveri (+275%), frigoriferi (+198%) e macchine del caffè: ottime le performance dei TV, con un +192%. PEOPLE & MARKET Rapporto IDC sugli smartphone, che fa registrare una nuova annata record Più di 1 mld gli smartphone venduti nel 2013 Domina Samsung, mentre nel settore dei terminali cellulari Nokia è seconda I di Emanuele VILLA DC ha pubblicato il rapporto annuale sul mercato degli smartphone, rapporto che fa registrare una nuova annata record per i dispositivi mobile. Nel 2013 le vendite dei soli smartphone hanno superato il miliardo di unità per la prima volta nella loro storia, con un +38% rispetto all’anno prima: il dato complessivo, che considera smartphone e telefoni cellulari, è di 1,8 miliardi di unità, con un incremento del 4,8% rispetto al 2012. Nel periodo natalizio si sono venduti 488 milioni di dispositivi mobili, con un incremento dello 0,8% rispetto all’anno prima: questo è inferiore rispetto alle previsioni di IDC, che supponeva un +3,7%. La ricerca IDC continua parlando dei “top player” del mercato smartphone e del telefoni di Emanuele VILLA torna al sommario cellulari. Per quanto riguarda il primo, e considerando i soli dati annuali, Samsung è l’assoluto dominatore della scena con un market share del 31,3% e 313,9 milioni di unità “shipped” nel 2013. Enorme l’incremento in volume, da 219,7 milioni ai 313,9 citati, mentre il market share è cresciuto di un solo punto percentuale, soprattutto in considerazione della concorrenza. Apple non ha problemi a mantenere la seconda posizione, con un solido market share del 15,3% e 153,4 milioni di unità vendute: pur crescendo le vendite rispetto all’anno scorso (135 - 153 mln), Apple fa registrare una riduzione del proprio market share dal 18,7% al 15,3%, e tutti guardano all’accordo con China Mobile come possibilità di conquistare nuovi spazi nel mercato globale. Huawei, LG e Lenovo hanno un market share simile, e sono tutte in crescita: Huawei passa da 29,1 a 48,8 milioni di terminali venduti ed è ora al terzo posto con 1 punto percentuale di market share in più rispetto all’anno scorso. LG è passata da 26,3 mln a 47,7 mln di terminali e Lenovo da 23,7 mln a 45,5 mln. Considerando il mercato complessivo dei terminali cellulari, Samsung domina col 24,5% del mercato (446 milioni di unità vendute), ma è Nokia al secondo posto con vendite pari 251 milioni di unità e un market share del 13,8%. DDT: in arrivo una nuova asta frequenze Verrà pubblicato a breve un nuovo bando per l’assegnazione di nuove frequenze per la TV digitale. Rai, Mediaset e Telecom non potranno partecipare di Paolo CENTOFANTI Dopo il blocco scaturito dall’insediamento del nuovo governo, riprende l’iter per assegnare nuovi lotti di frequenze per il digitale terrestre. A margine di un convegno, il viceministro dello Sviluppo Economico Antonio Catricalà ha dichiarato infatti che il nuovo regolamento per la gara è quasi ultimato. Il bando verrà presentato la prossima settimana ed escluderà la partecipazione alla gara dei tre maggiori operatori già presenti con abbondanza di multiplex sull’etere italiano: Mediaset, Rai e Telecom Italia Media non potranno concorrere all’acquisizione di nuove frequenze. Il viceministro non si è sbilanciato sulla possibilità di arrivare a chiudere l’asta entro fine anno: “È la prima volta che indico un’asta” ha dichiarato. La scorsa estate il ministero aveva dato il via libera alla conversione delle frequenze del mai decollato DVB-H in DVB-T, ma dell’asta “ex beauty contest” per i nuovi multiplex si erano perse le tracce, impantanata tra i dubbi dell’Unione Europea, il nodo delle interferenze e quello della banda dei 700 MHz da condividere con la telefonia. Una volta noto il regolamento, si potrà capire se Sky Italia avrà la possibilità di allargare la sua presenza anche su digitale terrestre. estratto da dday.it L’INNOVAZIONE PARTE DA QUI Now It’s All Possible www.lg.com/it estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TV E VIDEO Hard disk con film in 4K precaricati e Netflix, così Samsung lancia il 4K in Europa Samsung, arriva il 4K starter pack Potrà contenere fino a 50 film in Ultra HD, il servizio costerà 299 euro La major ha comunicato ai cinema negli Stati Uniti che non distribuirà più film in formato 35mm: da The Wolf of Wall Street l’azienda è digital-only di Paolo CENTOFANTI S Emanuele VILLA in cui è già disponibile. Proprio sul versante Netflix potrebbero esserci grosse novità in arrivo, come ha riportato il Wall Street Journal, pare infatti che il popolare servizio di streeming stia stringendo gli accordi necessari per il lancio del servizio in primavera in Francia, Germania e altri paesi europei. TV E VIDEO L’emittente TV NHK ha trasmesso video 8K in banda UHF su una tratta di 27 Km 8K sul DTT: NHK dimostra che si può fare Il traguardo è stato raggiunto con sistemi di codifica e modulazione avanzati di Paolo CENTOFANTI L’ emittente TV giapponese NHK e il suo rinomato laboratorio di ricerca e sviluppo, continuano la loro corsa verso l’obiettivo di lanciare trasmissioni TV in formato 8K, annunciando il torna al sommario raggiungimento di un nuovo traguardo. NHK è infatti riuscita a trasmettere, senza perdita di qualità, un segnale 8K lungo una distanza di 27 Km utilizzando un canale UHF. Precedentemente, NHK era riuscita a completare la messa in onda in 8K su digitale terrestre, ma solo in un raggio di poco più di 4 Km. Il nuovo traguardo è stato raggiunto combinando diverse tecniche: modulazione OFDM con codifica QAM fino a 4096 livelli e trasmissione MIMO sfruttando contemporaneamente sia la polarizzazione verticale che orizzontale del canale UHF (da 5,57 MHz). Il segnale 8K è stato compresso in H.264, con un bitrate massimo di 91,8 Mbit/s. Chiaramente, con queste caratteristiche al momento è difficile ipotizzare di inviare più di un segnale TV su una singola frequenza. La roadmap di NHK prevede di iniziare le trasmissioni regolari in 8K a partire dal 2020 in Giappone, prima con il satellite e successivamente anche utilizzando il digitale terrestre. Manca la comunicazione ufficiale, ma Paramount ha deciso di abbandonare la pellicola per la distribuzione cinematografica dei propri film. È la prima major a prendere questa decisione, ma da più parti si suppone che le altre “grandi” hollywoodiane seguiranno a ruota. Paramount ha notificato la propria decisione ai cinema americani, stabilendo che The Wolf of Wall Street è il primo film del nuovo corso dell’azienda: Anchorman 2 è stato l’ultimo titolo distribuito in versione 35mm per i cinema non ancora aggiornati alla proiezione digitale. Si fa notare, comunque, che la decisione vale al momento solo negli Stati Uniti, dove il 92% dei cinema ha già effettuato il passaggio al digitale, mentre nel resto del mondo Paramount continuerà (ma non si sa fino a quando) a distribuire i propri blockbuster anche in 35mm. Ma ormai il dado è tratto e, come anticipato, si suppone che le altre major seguano la mossa in tempi brevi: d’altronde, 20th Century Fox aveva già preallertato i cinema della propria intenzione di abbandonare il 35mm nel 2011, ed era subito seguita l’analoga decisione da parte di Disney. amsung ha confermato che offrirà anche in Europa uno starter pack 4K da abbinare ai nuovi TV Ultra HD appena presentati al CES di Las Vegas. Proprio in quella sede avevamo intravisto il componente principale di questo pack, un hard disk da 1 TByte che conterrà diversi film in 4K, tra cui Star Trek: Into Darkness e Life of Pi. Alcuni film saranno precaricati, insieme a clip e documentari, altri verranno scaricati sul dispositivo più avanti, fino a un totale di 50 titoli. L’hard disk e il servizio avranno in Europa un costo di 299 euro. L’altro elemento della promozione del 4K di Samsung è costituito dal servizio di streaming Netflix, che il produttore dice che fornirà sui suoi TV anche in Europa a partire da marzo, presumibilmente nei paesi Paramount abbandona il 35mm estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE L’offerta destinata al nostro Paese prevede una gamma completa di smartphone e di tablet, per più di 10 prodotti Haier entra “decisa” nel mercato mobile italiano Tutti i prodotti sono sviluppati e prodotti da Haier, utilizzano Android e sono certificati Google troduzione graduale di nuovi modelli fino alla prossima estate. Si parte subito con la gamma entry e media: W701, per esempio, è il prodotto di base con un display da 3,5’’, processore dual core da 1 GHz, dual SIM, 512 Mb RAM e 4 GB di storage, mentre subito sopra troviamo W716 con display da 4’’ FWVGA (854x480), dual core da 1.3 GHz, dual SIM, 512 MB e 4GB di storage. Disponibili da subito anche W757, col suo display da 5’’ FWVGA (840x480), il processore dual core da 1.3 GHz, dual SIM, RAM da 512 MB, 4 GB di storage e 3 mpixel di camera, e W867 con display da 5,5’’ QHD (960×540), processore quad core da 1.3 GHz, 1 GB di RAM, dual SIM e 4 GB storage. I top di gamma arriveranno a marzo con l’atteso W990, dal design ultraslim, Android 4.4, processore Octa Core e display da 6’’ Full HD IPS; molto interessante anche L901, dotato di display da 5’’ IPS, processore quad core, Android 4.3 e connettività LTE. Parallelamente alla gamma smartphone, Haier entra nel mercato italiano anche con 2 tablet, che rispecchiano le dimensioni di display più comuni e diffuse in questa categoria di apparecchio. Il più piccolo si chiama Mini 781 e si segnala come tablet più sottile al mondo con 6,6 mm di spessore, il tutto per 290 grammi di peso. Tra l’alluminio, la costruzione Haier W867, con display da 5,5” QHD e CPU quad core 1,3 GHz curata, il display 4:3 IPS e Android aier ha organizzato una conferenza stampa per annunciare il suo ingresso ufficiale nel mercato italiano degli smartphone e dei tablet e presentare contestualmente una line-up completa di prodotti. La decisione di entrare nel mercato italiano va messa in relazione alla forte espansione della divisione mobile dell’azienda in altri Paesi: non dimentichiamo, infatti, che Haier detiene un market share del 7% in Asia e dell’1,5% in Cina. Durante la conferenza è stata delineata la strategia d’ingresso dell’azienda in questo mercato: solo prodotti Android, il più possibile aggiornati all’ultima versione, tutti certificati Google, sviluppati e prodotti in casa, su progetto Haier. Per quanto concerne le dimensioni di display andiamo da 4’’ a 6’’, anche retina, con fotocamera fino a 13 mpixel e processori Dual/Quad e anche Octa-Core per i top di gamma: in questo momento Haier propone una versione stock di Android, ma procederà a forti interventi di customizzazione nel corso del tempo. Tutti gli smartphone proposti sul mercato italiano sono Dual SIM. Per quanto concerne la distribuzione sul territorio, Haier ha stretto una partnership con Technoit, azienda che può vantare presenza su tutta la distribuzione della telefonia in Italia con una forte penetrazione nel mondo dei “telecom specialist” (per un totale di circa 1.900 punti vendita). Per quanto concerne, invece, l’assistenza, Haier si affida a Video Pacini, azienda che opera con più di 100 operatori e capace di gestire in un anno (2013) più di 500.000 prodotti per riparazioni e aggiornamenti vari. Alla presentazione si è parlato anche (e soprattutto) dell’offerta di smartphone, che vedrà l’in- torna al sommario H di Emanuele VILLA Il tablet Haier Maxi 1043, utilizza una scocca in alluminio e ha uno spessore di soli 6, 9mm 4.2, Mini 781 si pone in competizione diretta con il riferimento del settore, l’onnipresente iPad Mini. Tra le altre caratteristiche il processore quad core da 1,6 GHz e la doppia fotocamera, da 5 e 2 megapixel. Il tablet “grande” è invece il Maxi 1043, anch’esso basato su design slim (6,9mm di spessore) e scocca in alluminio, ma con display IPS da 10,1’’ a risoluzione Full HD. Meritevoli di considerazione il processore quad core da 1.6 GHz, la RAM da 2 GB, la connettività completa di mini-HDMI 1.3 e la doppia fotocamera, anche in questo caso da 5 e 2 megapixel. Tra le altre caratteristiche, Haier promette un’autonomia di utilizzo continuo di 6 ore: la disponibilità è prevista per aprile. n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Spicca il doppio sensore per la parte fotografica nel prossimo smartphone HTC HTC punta su One 2 per risollevarsi A Barcellona il nuovo top di gamma One 2, noto con il nome in codice di M8 H TC non si arrende. Nonostante gli ultimi dati finanziari non promettano nulla di buono, l’azienda punta a risollevarsi mediante un “mix” di diversi fattori: con lo smartphone One Max, con la partnership con China Mobile e con un nuovo terminale, che presumibilmente verrà presentato a Barcellona e commercializzato subito dopo. Lo riporta Bloomberg, secondo cui le caratteristiche di punta del nuovo modello saranno un display più ampio, un piccolo cambiamento di design rispetto all’One attualmente in commercio (che, ricordiamolo, è uno dei terminali più belli sul mercato) e un doppio sensore per la fotocamera. A parte l’ormai consueto processore Snapdragon top di gamma e i 2 GB di RAM, non si sa molto di più di questo ipotetico One 2, se non che il display sarà compreso tra i 5’’ e i 5,9’’ del One Max. La massima curiosità è però relativa al comparto fotografico, per il quale HTC dovrebbe impiegare due sensori affiancati continuando con la tecnologia Ultrapixel inaugurata con il primo One: l’ipotesi che il secondo foro sulla cover posteriore sia un lettore di impronte non convince, e che il secondo sensore serva per lo scatto o la ripresa 3D nep- pure (non ci risulta che la cosa stia tornando di moda); piuttosto, secondo Bloomberg il doppio sensore dovrebbe servire per favorire la messa a fuoco e/o per variare dinamicamente la profondità di campo a scatto già effettuato. Ne sapremo senz’altro di più nelle prossime settimane, quando con l’avvicinarsi dell’MWC anche i rumor si moltiplicheranno. MOBILE La corsa ai multicore per smartphone non si ferma e Huawei arriva a quota 8 Huawei, 8 core e LTE per smartphone super Il nuovo SoC HiSilicon a 8 core è ormai pronto, con un nuovo modem LTE I di Roberto PEZZALI l primo SoC a 8 core di Huawei è pronto: dopo aver realizzato la versione a 4 core del suo processore HiSilicon, Huawei ha terminato lo sviluppo e ha iniziato la produzione del modello più evoluto che prevede appunto l’affiancamento di una CPU Cortex A7 a una CPU quad Cortex A15 plus. La configurazione in questo caso sarebbe la big.LITTLE già adottata da altri produttori ma non è chiaro se questi core potranno anche funzionare contemporaneamente come nel caso degli ultimi SoC Mediatek. Huawei per la realizzazione dei suoi nuovi core ha utilizzato la tecnologia produttiva a 28 nanometri, e con questo processo produttivo non ha realizzato solo il K3V3, che è appunto quello a 8 core, ma anche un nuovo K3V2 Pro che sostituisce l’attuale K3V2 usato quest’anno su molti prodotti tra i quali l’Ascend D. La vera novità di Emanuele VILLA torna al sommario però riguarda la presenza del modem LTE multibanda integrato, una componente questa spesso sottovalutata ma responsabile della fortuna di produttori come Qualcomm: un modem integrato garantisce non solo la costruzione di smartphone più sottili ma anche un consumo minore. Secondo Richard Yu, chairman di Huawei Devices, il 2014 sarà l’anno dei processori a 8 core e a 64 bit su smartphone e tablet, uno step questo che ci prepara a una nuova ed ennesima generazione di smartphone Android dove l’hardware è sovradimensionato e il software non è sempre pronto a seguire le innovazioni di CPU e GPU. È di AUO il display da 6” più risoluto al mondo 2.560x1.440 pixel stipati in un display da 6” per una densità di oltre 500ppi. Usato sul Vivo XPlay 3D, è pronto per la mass production di Roberto PEZZALI AU Optronics lancia la corsa ai phablet next gen: 1920x1080 non è più una risoluzione sufficiente per un top di gamma e quindi rilascia un nuovo pannello da 6” WQHD, ovvero da 2560x1440 pixel. Con una risoluzione di 500 ppi questo schermo è il più risoluto del mercato, un vero record che ha già spinto i produttori più intraprendenti ad annunciare smartphone basati su questo display. Il primo prodotto, infatti, è stato annunciato a fine dicembre e sarà presto disponibile sul mercato: è il cinese Vivo XPlay 3S. Tra le caratteristiche del pannello AUO, realizzato con tecnologia Advanced Hyper-Viewing Angle (AHVA), troviamo anche una cornice sottilissima, solo 0.9 mm. AUO è già in grado di produrre in grossi volumi questo particolare display e per i prossimi mesi prevede anche una possibile riduzione del taglio senza sacrificare la risoluzione. Ma serve davvero un pannello così risoluto? Sicuramente al marketing: il Full HD su uno smartphone pare già eccessivo. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Probabile vita breve per l’attuale top di gamma LG che ha già un successore LG G3 a maggio come il Galaxy S5? Dalla Corea arrivano le prime voci sul prossimo top smartphone di LG Uscita anticipata a maggio per non lasciare troppo mercato a Samsung? L G G2 potrebbe avere vita breve; è questo ciò che dicono le ultime voci provenienti direttamente dalla Corea del Sud, secondo cui LG sarebbe in procinto di lanciare al più presto un nuovo device high end della gamma smartphone. È quasi certo che l’azienda asiatica sfrutterà il prossimo MWC 2014 come trampolino di lancio di G Pro 2, phablet con display da 5,9 pollici QHD ma nei mesi a seguire potrebbe arrivare anche il successore di G2. LG G3, denominazione probabile ma tutt’altro che confermata, avrà presumibilmente un display più grande del predecessore: MOBILE Samsung colora il Galaxy S4 Mini Samsung annuncia la disponibilità italiana di Galaxy S4 Mini in 5 colori diversi: Pink, Yellow, Orange, Purple e Blue. Non si tratta solo di una personalizzazione colorata della cover posteriore ma un completo restyling del telefono a livello estetico. Le caratteristiche tecniche restano ovviamente le stesse della versione regolare disponibile in finitura bianca e nera: display da 4,3’’ qHD Super AMOLED, CPU dual core da 1.7 GHz su Android 4.2.2 con Touchwiz e svariate personalizzazioni Samsung, tra cui il Samsung Hub, Group Play, ChatOn, WatchOn, S Health, S Travel, S Translator e altro ancora. Il prezzo resta lo stesso della versione “standard”: 399 euro al pubblico, IVA inclusa. di Vittorio Romano BARASSI torna al sommario si passerà dai 5,2 pollici dell’attuale modello ai 5,5 del prossimo, il quale avrà anche risoluzione QHD da 2.560x1.440 pixel. Nulla si sa sulla piattaforma hardware, ma il nuovo Snapdragon 805 pare essere un degno candidato; sul fronte fotocamera si parla di un modulo da 16 Megapixel con stabilizzatore ottico mentre le dimensioni e il peso del device dovrebbero rimanere pressoché identiche a quelle del G2. LG avrebbe deciso di “accorciare” la vita di G2 e di lanciare G3 il 17 di maggio per non lasciare troppo spazio a Samsung che, proprio a maggio, presenterà il suo Galaxy S5. I possessori di G2 non saranno molto contenti. Nokia punta su un “mini” Lumia 1520 Arrivano dalla Cina i rumor su quello che potrebbe essere il primo dispositivo Nokia equipaggiato con Windows Phone 8.1: si tratterebbe si una versione “mini” del Lumia 1520, il quale dovrebbe condividere con il fratello maggiore quasi tutte le specifiche tecniche, display e fotocamera a parte. I rumor parlano di un display da “soli” 4.3” con risoluzione di 1.920x1.080 pixel, la medesima del fratello maggiore. Visto il corpo più piccolo, Nokia avrebbe deciso di rinunciare alla fotocamera da 20 MP del Lumia 1520 originale e di inserire un modulo PureView da 14 MP; mentre sotto la scocca ci saranno 2GB di RAM, 32GB di memoria non espandibile e batteria da 3.000mAh con supporto per la ricarica wireless. MOBILE Il sistema operativo di Mozilla arriva anche sui tablet, con tanto di requisiti Tablet con Firefox OS: svelate le specifiche CPU quad core da 1.0 GHz, 2GB di RAM e display da 10.1” e 1.280x800 pixel di Vittorio Romano BARASSI D opo gli smartphone basati su Firefox OS, è arrivato il momento di scoprire il primo tablet architettato intorno allo stesso sistema operativo. A svelare le caratteristiche tecniche del tablet in questione è stato proprio uno sviluppatore del team di Mozilla, il quale sul proprio blog ha rivelato tutti i dettagli del caso. Il tablet, dal target budget/entry level, sarà assemblato intorno a un processo- re A31 (ARM Cortex A7) quad core da 1.0 GHz con grafica PowerVR SGX544MP2; il quantitativo di RAM è stato fissato in 2GB mentre saranno 16 i GB di memoria flash a disposizione dell’utente, il quale potrà sfruttare anche un pratico slot di espansione per microSD. Il display, ma lo si sapeva già, sarà un 10.1 pollici IPS da 1.280x800 pixel mentre il comparto fotografico sarà affidato a due moduli rispettivamente da 5 e 2 Megapixel. Non mancheranno, infine, Wi-Fi “n”, Bluetooth, GPS e una grossa batteria da 7.000 mAh. Il tablet, a quanto pare, non dovrebbe tardare molto ad approdare sui principali mercati emergenti (a breve scopriremo quali brand lo adotteranno), realtà dove Firefox OS, grazie a dispositivi offerti a prezzi davvero concorrenziali e a convenienti accordi con le società telefoniche, sta pian piano riuscendo a conquistare piccole fette di mercato. Difficile prevedere un arrivo in Europa; ma potremmo presto essere smentiti. estratto da dday.it estratto da dday.it Motorola annuncia l’inizio della distribuzione europea di Moto X, il suo telefono top di gamma. Francia, Germania e UK i primi Paesi scelti di Emanuele VILLA Il telefono “Made in USA” per eccellenza sta per arrivare nel vecchio continente: l’azienda ha comunicato l’inizio della distribuzione in Francia, Germania e Inghilterra a partire da febbraio. Il prezzo di listino scelto da Motorola è 429 euro, un prezzo interessante per un top di gamma che, in quanto a specifiche tecniche, si differenzia in modo evidente dal Moto G (già disponibile, anche da noi). Nessuna notizia, al momento, per quanto concerne il lancio italiano, e non è chiaro se in Europa saranno disponibili tutte le opzioni di personalizzazione di Moto X accessibili ai clienti americani (il Moto Maker Program). Ovviamente vi terremo aggiornati. torna al sommario MOBILE Spunta in rete il manuale del Tab 3 Lite, un tablet entry level con CPU dual core Samsung Galaxy Tab 3 Lite, il tablet per tutti In arrivo una versione “easy” del Tab 3 con specifiche di base e basso prezzo D di Emanuele VILLA opo le versioni Pro presentate a Las Vegas, è in arrivo il Galaxy Tab 3 Lite, prodotto che Samsung mostrerà (presumibilmente) al Mobile World Congress di Barcellona. L’ha confermato indirettamente la stessa Samsung dopo aver pubblicato il manuale dell’utente sul proprio sito polacco: la sigla del modello sarà SMT110, che corrisponde alla variante “solo Wi-Fi” del tablet in questione. Secondo quanto si apprende dai rumor delle ultime ore, Galaxy Tab 3 Lite sarà basato su Android Jelly Bean 4.2 e avrà un processore dual core da 1.2 GHz, display da 7’’ con risoluzione 1024x600, 1 GB di RAM, una fotocamera da 2 Megapixel e 8 GB di storage interno, oltre alla batteria da 3600 mAh. Si tratterà, di conseguenza, di un tablet pensato per l’utente “casual”, con prezzo di listino accessibile e prestazioni accettabili per l’uso di tutti i giorni ma senza esagerare col carico di lavoro o con la componente videoludica. I prezzi di listino, ovviamente non ancora comunicati dall’azienda, dovrebbero orientarsi sui 169 e 259 euro. Motorola Moto X arriva in Europa a 429 euro n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE LG propone la sua versione di phablet partendo dal design del top di gamma G2 LG G PRO Lite: 5.5’’ e pennino sotto i 300€ Ampio display da 5.5”, pennino e caratteristiche tecniche di livello medio Il G PRO Lite di LG è un phablet che punta le sue carte sul prezzo invitante M di Emanuele VILLA entre Samsung si prepara a presentare la versione “economica” del Note 3 (news qui sopra), LG ha anticipato i tempi e ha già lanciato (anche in Italia) il suo smartphone/phablet di fascia medioalta, terminale che risponde al nome di LG G PRO Lite (sigla D682). Il look ricorda chiaramente quello del notissimo G2, col quale condivide alcune funzionalità ma, rispetto allo smartphone top di gamma, il G PRO Lite vuole ampliare leg- germente lo schermo, aggiungervi il pennino per le note a mano libera e ridimensionare le caratteristiche tecniche, così da poterlo proporre sul mercato a un prezzo di circa 270 euro. Lo schermo è un LCD IPS da 5.5’’ (rispetto ai 5.2’’ del G2) con risoluzione di 960x540 pixel e ri- vestimento Gorilla Glass 2, mentre il sistema operativo scelto da LG è Android Jelly Bean 4.1.2. Per quanto concerne le specifiche tecniche più importanti, segnaliamo il processore Dual-Core 1GHz Mediatek MT6577 con GPU PowerVR SGX 531, la fotocamera principale da 8 Megapixel con sensore BSI, il doppio speaker audio, 1 GB di RAM e 8 GB di memoria integrata, con possibilità di espansione via schede microSD. Non manca, infine, una batteria da 3140 mAh, con 100 ore di autonomia dichiarata in stand by e 4 in conversazione. n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Il social network di Zuckerberg punta a rivisitare a fondo il concetto di “quotidiano” Facebook reinventa le news con Paper Il 3 febbraio esce negli USA, e solo per iOS, Paper, l’anti-Flipboard di Facebook C he Facebook stesse tentando di inventare qualcosa di nuovo lo si sapeva, e si sapeva anche che la prima manifestazione sarebbe stata un’app mobile in qualche modo legata al mondo delle notizie, come una sorta di Flipboard basato sull’infinito database del social network n.1 al mondo. Ed ecco arrivare Paper, app che Facebook mette a disposizione dei soli utenti iPhone a partire dal 3 febbraio negli USA (ma non tarderà sugli altri App Store mondiali, speriamo) e che rappresenta la prima manifestazione tangibile dei Facebook Creative Labs. L’idea di Zuckerberg è notevole: invece di aumentare in modo esponenziale le funzionalità core di Facebook, l’azienda vuole attingere al suo database sterminato di notizie, contenuti, foto, video ecc, e proporli all’interno di diverse app per dispositivi mobile, ognuna dedicata a specifiche esigenze ed esperienze d’uso personalizzate. Paper è quindi il primo passo di un progetto più vasto che si concretizzerà nei mesi e, forse, negli anni. Ma di cosa si tratta? Il concetto è molto ampio ed è una sorta di riorganizzazione ragionata del news feed attuale, con un design da quotidiano virtuale di ultimissima generazione. Oggi aprendo l’app mobile di Facebook ci si trova di fronte a un wall infinito che, a seconda degli amici, dei Like, delle storie sponsorizzate, ecc. potrebbe mostrare troppi interventi rispetto a quanti si possono (e si vogliono) seguire. Ma soprattutto potrebbe mostrare contenuti che non ci interessano. Paper è una prima soluzione a ciò: all’interno di un ambiente sviluppato in senso orizzontale è possibile selezionare le proprie aree d’interesse e costruire in questo modo il proprio “quotidiano” virtuale, i cui post sono una combinazione delle news più importanti sele- zionate da autori e giornalisti in carne ed ossa (assunti ad hoc da Facebook nei mesi scorsi) e da un apposito algoritmo di Paper, il cui fine è sì quello di mettere in evidenza l’articolo e l’intervento più importante ma anche scoprire nuovi autori, nuovi blogger, siti e contenuti che fanno tendenza (conterà il numero di Like, presumibilmente). Paper potrebbe quindi diventare un formidabile strumento di auto-promozione: vedere il proprio contenuto promosso (gratuitamente) da Paper per via della bontà del contenuto e dei like ricevuti potrebbe generare risultati di visibilità inauditi, e questo a prescindere dall’avere o meno una pagina e promuoverla a pagamento. In ogni caso lo proveremo presto, sperando che arrivi in Italia in tempi brevi. Saranno le dimensioni, sarà il form factor, ma è difficile che qualcuno compri un tablet con lo scopo di usarlo come fotocamera in tutto e per tutto. Ma c’è chi, come Sony, ha in gamma le famose “lenti” QX, che nonostante le apparenze sono fotocamere fatte e finite da agganciare fisicamente allo smartphone e controllare tramite quest’ultimo.Con l’apposito adattatore SPA-TA1, le stesse CyberShot QX10 e QX100 possono essere collegate ai tablet, come il Sony Tablet Z. L’aggancio standard presente sulle due “ottiche” permette la loro installazione solo su apparecchi con un’altezza massima di 75 mm (gli smartphone, tipicamente), mentre con l’adattatore si va da 85 a 190 mm. L’accessorio verrà inizialmente lanciato sul mercato giapponese (circa 25 euro) ma non è esclusa l’estensione al resto del mondo. Paper by Facebook MOBILE L’ottimo sistema anti-vibrazioni dei Lumia sarà disponibile per altri telefoni La stabilizzazione ottica di Nokia è per tutti Scaduto il contratto di uso esclusivo delle tecnologie di ST Microelectronics L di Paolo CENTOFANTI a tecnologia di stabilizzazione ottica di immagine, che Nokia ha utilizzato in esclusiva nelle fotocamere di diversi modelli di smartphone Lumia, è ora disponibile anche ad altri produttori. Nokia aveva infatti un accordo di esclusiva con ST Microelectronics per l’utilizzo del suo sistema di stabilizzazione giroscopico a due assi L2G2IS, contratto che a quanto pare ora è scaduto. Ciò dà la facoltà a STm di offrire il componente, che ha un costo di 1,7 dollari al di Emanuele VILLA Sony “adatta” le lenti QX ai tablet torna al sommario pezzo su quantitativi di 1.000 unità, a tutti i produttori interessati. Quello dello stabilizzatore non era l’unico componente di STm che Nokia aveva ottenuto in esclusiva per i suoi prodotti. Qualcuno ricorderà il caso del microfono ad ampia dinamica di STm che era finito anche nell’HTC One, prima della fine del contratto di esclusiva. La vicenda aveva por- tato Nokia a chiedere persino il ritiro del prodotto di HTC. Quello che è certo è che ora la stabilizzazione di immagine sugli smartphone potrà diffondersi ulteriormente, il che non è affatto un male. Estratto dal quotidiano online www.dday.it Registrazione Tribunale di Milano n. 416 del 28 settembre 2009 direttore responsabile Gianfranco Giardina editing Claudio Stellari Alessandra Lojacono Simona Zucca Maria Chiara Candiago Massimo Monti Editore Scripta Manent Servizi Editoriali srl via Gallarate, 76 - 20151 Milano P.I. 11967100154 Per informazioni [email protected] Per la pubblicità [email protected] estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Le lenti potranno misurare il livello di glicemia in modo immediato e indolore Da Google le lenti a contatto smart Annunciato da “Big G” un progetto per lenti a contatto contro il diabete di Paolo CENTOFANTI L lo zucchero supera una certa soglia critica. La tecnologia non è ancora pronta per l’utilizzo sul campo ma Google ha dichiarato che i test clinici stanno aiutando a migliorare il prototipo nella direzione giusta. Il team di doubleTwist ha rilasciato una nuova app su Google Play Store che viene pubblicizzata come un registratore di iTunes Radio. Scopo dell’app è infatti quello di permettere di registrare le canzoni “in onda” su iTunes Radio da un Mac o un dispositivo iOS su uno smartphone o tablet Android. Più che il fine dell’app è il mezzo a destare curiosità: essenzialmente doubleTwist AirPlay Recorder trasforma il dispositivo Android in un componente AirPlay a cui un iPhone o iTunes può inviare l’audio da riprodurre. Solo che in questo caso l’audio viene registrato e compresso in un file. La procedura è quanto di più macchinoso ci possa venire in mente e ci ricorda un po’ i tempi in cui registravamo su cassetta ciò che veniva passato alla radio. MOBILE Tra le proposte di IK Multimedia, oltre al nuovo iRig Mic HD, spicca un controller per iOS davvero particolare La musica su iPad si suona a “gesture” con iRing Da IK Multimedia tante soluzioni per chi fa musica con dispositivi iOS, da iRing ai nuovi microfoni di Paolo CENTOFANTI Durante il CES 2014 IK Multimedia ha annunciato un nuovo prodotto e mostrato alcune novità che arriveranno nel corso dell’anno. La novità più grande è l’ingegnoso controller iRing, una sorta di anello che permette alle app musicali per iOS di tenere traccia dei movimenti della mano, per controllare fino a 6 parametri. Le gesture possono essere a una o due mani, a seconda di quanti a tecnologia migliore è quella che aiuta davvero le persone, come le lenti a contatto smart su cui Google ha annunciato di stare lavorando. Nulla a che vedere con i Google Glass però: si tratta infatti di un nuovo metodo per monitorare costantemente il livello di glicemia nei malati di diabete. L’idea è quella di analizzare le lacrime, una delle secrezioni utili per misurare la glicemia, il tutto con un metodo decisamente meno invasivo del prelievo di sangue. La lente a contatto, già in fase di sperimentazione, integra un sensore per la glicemia e un trasmettitore wireless miniaturizzati e infilati in due sottilissimi strati di materiale morbido per le lenti. Attualmente i dati vengono trasmessi a un’unità esterna ma Google sta esplorando l’idea di integrare anche un LED che possa avvertire in tempo reale chi indossa la lente, quando DoubleTwist registra da AirPlay torna al sommario “anelli” si indossano, e vengono tradotte in comandi oppure in parametri MIDI a seconda dell’applicazione. IK Multimedia ha infatti rilasciato anche un SDK a licenza gratuita, che gli sviluppatori di applicazioni potranno utilizzare per integrare il supporto ad iRing. Con il dispositivo IK Multimedia fornisce già due app: iRing Music Maker e iRing FX/Controller. Il primo programma consente di creare musica con i gesti della mano, permettendo di sperimentare con il nuovo controller. La seconda app è più sofisticata e permette di utilizzare iRing con altre app musicali fin da subito utilizzando sia Audiobus che il nuovo bus audio di iOS 7 Inter-App Audio. Ma come funziona iRing? L’anello è dotato di tre marker che possono essere tracciati utilizzando la fotocamera frontale di iPhone e iPad. L’app di IK integra il sistema di visione che permette così di determinare la posizione spaziale dell’anello e riconoscere le gesture. iRing avrà un costo di 19.99 euro. Tra le altre novità in arrivo anche un nuovo controller MIDI a pad, denominato iRig Pads, più un nuovo supporto per aste della serie iKlip per iPhone con aggancio a molla. Presso lo stand del CES, IK Multimedia ha anche presentato nuove versioni del suo microfono analogico iRig Mic con un look più giovane e colori simili a quelli dell’iPhone 5C. Questa nuova versione si chiama iRig Voice e verrà affiancata anche da un altro microfono con connettore lightning e che avrà il nome di iRig Mic HD, evoluzione del primo microfono per iPhone e iPad. Se il primo modello, come l’orginale iRig, utilizzava la presa mini-jack per cuffie e microfono dei dispositivi mobile, iRig Mic HD è un dispositivo digitale che con i cavi in dotazione può essere collegato via USB, connettore iPod o Lightning. iRig Mic HD integra un convertitore analogico digitale a 24 bit, pre-amplificatore a basso rumore e campiona il suono a 44.1 e 96 KHz. Di corredo al microfono ci sono tre app gratuite di IK Multimedia: VocaLIVE, iRig Recorder e AmpliTUBE, quest’ultima disponibile anche per Mac. iRig Mic HD sarà disponibile nel secondo quarto dell’anno a un prezzo di 79,99 euro. estratto da dday.it estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 SMARTHOME Dal presidente Andrea Merloni sono stati annunciati i primi elettrodomestici “domotici” entro fine anno HomeLab, la domotica all’italiana non convince Annunciato il passaggio nella fase “open” del consorzio che riunisce, tra gli altri, Indesit e Bticino omeLab, il consorzio di aziende tutto italiano per l’automazione domestica, si apre al mondo ed è pronto ad accettare nuove “affiliazioni”. Questo è stato l’annuncio dato a Milano, presso la sede di Indesit Group, in un’affollata conferenza stampa. Lo scopo del consorzio è creare una lingua comune che permetta a impianto elettrico, impianto di sicurezza, climatizzazione, motorizzazione, elettrodomestici e così via, di dialogare tra loro in un sistema intelligente e - cosa che oramai è diventata un “must” - controllabile da device mobile. Si tratta ovviamente di una ricerca - quella del linguaggio comune in home automation - assolutamente condivisibile ma che ancora non ha visto comparire all’orizzonte soluzioni davvero in grado di sfondare. L’interesse di Google per l’automazione domestica, dimostrato dall’acquisto di Nest (che fa termostati intelligenti), ha scatenato nuove dinamiche attorno al settore. Andrea Merloni, presidente della holding di famiglia che controlla Indesit, è anche il presidente di HomeLab e ha fatto gli onori di casa, raccontando la filosofia dietro HomeLab. In pratica - secondo Merloni - nello scenario digitale non si vince più da soli ed è necessario fare sistema; a questo si somma il vanto di un’iniziativa tutta italiana, giunta al secondo anno di età e pronta al salto di qualità. I membri attuali sono pochi: oltre a Indesit e Ariston (facenti capo alla stessa famiglia Merloni), quelli di spicco sono Bticino, Teuco Guzzini, Elica e l’Università Politecnica delle Marche. Il “pezzo forte” della proposta di HomeLab è il “linguaggio comune”, praticamente il protocollo di comunicazione proposto che è “aperto”, ovverosia gratuitamente disponibile per chiunque voglia implementarlo sui propri apparecchi, rendendoli disponibili al mercato: si tratta di OpenWebNet. Però OpenWebNet, “venduto” in conferenza stampa come un’elaborazione originale del consorzio, non è affatto una novità: si tratta del protocollo che Bticino già utilizza per i propri sistemi MyHome. Quindi aperto sì, ma tutt’altro che “indipendente”: davvero difficile pensare che qualche altra azienda concorrente di Bticino possa aderire con serenità al consorzio che si vuole aprire a tutta l’industria. E proprio questo ci sembra un punto critico: la notizia sarebbe che HomeLab e il protocollo OpenWebNet diventano aperti a chi volesse partecipare, ma non è stato fatto alcun nome torna al sommario di nuovi aderenti. Tra l’altro, con il gruppo Indesit in odore di vendita (notizie danno alcuni gruppi concorrenti come possibili acquirenti), il futuro stesso di HomeLab sembra in dubbio. E con altri protocolli open già sul mercato e ben diffusi in Europa, come per esempio KNX, questa iniziativa ci appare un po’ “provinciale”, tutta italiana in un mondo che va globalizzandosi. Come lo stesso Merloni confessa: “Se non facciamo niente, tra un po’ arriva Google e impone gli standard che gli fanno comodo”. Si può essere patriottici quanto si vuole, ma pensare che HomeLab possa frenare Google è quantomeno ambizioso, se non addirittura da pazzi. Dopo la conferenza stampa è stato mostrato un sistema funzionante: nulla di più che la solita dimostrazione di domotica, con la particolarità della lavatrice e del frigorifero integrati nel sistema. I primi elettrodomestici compatibili - ha detto Merloni - arriveranno nella seconda metà di quest’anno. “Anche Samsung - ha spiegato Merloni - ha fatto vedere qualcosa al CES, ma l’ha fatto con il suo protocollo chiuso e con la sua app. Noi siamo per un protocollo aperto”. Le soluzioni di connettività degli elettrodomestici Indesit saranno Zigbee o Powerline; non ci sono i margini - ha spiegato Merloni - per implementare in un elettrodomestico un modulo Wi-Fi che costa 20 dollari, con i prezzi “battagliati” del mercato. Anche se - va detto - un router Wi-Fi sono in tanti ad averlo in casa, mentre per inserire in impianto apparecchi con connettività Zigbee o Powerline, serve un bridge aggiuntivo, ovviamente a carico del consumatore. Un altro aspetto delicato è stato sottolineato da Merloni: HomeLab è contraria alle certificazioni, che troppe volte si dimostrano inutilmente costose per le aziende; che chi vuole implementi autonomamente il protocollo e lanci i prodotti. Su questo punto ci siamo permessi di obiettare che se poi si dovessero verificare incompatibilità tra prodotti diversi (e quindi implementazioni diverse dello stesso protocollo) per il consumatore sarebbe poi molto difficile capire dove stanno le responsabilità; l’utente rischia di trovarsi con un sistema di home automation non pienamente funzionante senza potersi lamentare con nessuno, perché i singoli apparecchi funzionano e quello che viene meno, per incompatibilità puntuali, è il dialogo tra apparecchi. Andrea Merloni è invece certo che il “popolo della rete”, con Facebook e Twitter saprebbe come farsi giustizia e “punire”, seppur mediaticamente, eventuali aziende ree di cattive implementazioni del protocollo. Prediamo atto di questa visione “salvifica” dei social network, ma resta il fatto che chi avesse comperato l’apparecchio che dialoga male si potrà anche sfogare online, ma nella sostenza resta “fregato”. Insomma, per poter diventare un linguaggio comune di successo, veramente adottato da buona parte dell’industria, servirebbe una maggiore regolamentazione: troppo “open” non va. La notizia “bomba” però Andrea Merloni l’ha data collateralmente, proprio parlando dell’inutilità di certe certificazioni: il 60% dei competitor di Ariston - ha affermato Merloni - barano sulle certificazioni delle classe energetica degli elettrodomestici. Questo ci pare davvero uno spunto interessante, che merita un approfondimento: peccato solo che Merloni si sia astenuto dal fare i nomi. HomeLab Open World H di Gianfranco GIARDINA estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE La società Secret Circle vuole realizzare lo smartphone più sicuro di sempre Blackphone, smartphone Android anti-spiate Blackphone sarà un terminale fortemente orientato alla sicurezza e alla privacy MOBILE Google Play Movie su iOS ma non si possono comprare film Google ha lanciato l’app che permette di riprodurre i film acquistati su Play Store anche su dispositivi iOS. Il servizio di Google diventa così multi piattaforma, seppure con alcuni importanti limiti. In primo luogo i film non possono essere acquistati direttamente dall’app per iOS, questo per evitare di pagare dazio ad iTunes, ma probabilmente anche per non andare incontro al rifiuto dell’app sullo Store. Del resto è così anche per Play Books e Play Music, già su iOS. Inoltre, al momento, lo streaming dei film avviene solo su Wi-Fi e non c’è la possibilità di salvare in locale i contenuti per riprodurli quando si è offline. Questo è forse il limite maggiore, visto che su smartphone e tablet l’utilizzo più frequente di questi servizi è proprio in mobilità. Tre nuovi terminali NGM appartenenti alla linea Dynamic, smartphone Android dual SIM a meno di 200€ di Emanuele VILLA rà tutto quello che ci si aspetta da un moderno cellulare Android ma al momento non sono state rivelate ulteriori specifiche o dettagli. La presentazione ufficiale avverrà il prossimo febbraio al Mobile World Congress di Barcellona, appuntamento durante il quale Blackphone aprirà anche le prenotazioni per chi è interessato ad acquistare i primi esemplari del dispositivo. MOBILE Smartphone dal buon rapporto prezzo/hardware HTC Desire 601: LTE a 299€ di Emanuele VILLA C essato il periodo di esclusiva TIM, HTC annuncia la disponibilità sull’ “open market” di Desire 601, un prodotto che, a giudicare dalle caratteristiche tecniche, si posiziona nella fascia media dell’offerta attuale. Per 299 euro di listino, HTC sostiene di aver creato Desire 601 per “permettere agli utenti di vivere un’esperienza Premium a una fascia di prezzo decisamente conveniente”. Ma parliamo del terminale. HTC Desire 601 ha un display da 4,5’’ con risoluzione qHD (960x540) ed è basato su un processore Snapdragon 400 dual core da 1.4 GHz, con Android Jelly Bean basato su piattaforma HTC Sense. La memoria RAM è di 1 GB e quella di storage è da 8 GB con espansione microSD fino a 64 GB. Come caratteristica molto interessante, considerando la fascia del prodotto, Desire 601 è un terminale 4G/LTE 800/900/1800/2600 MHz e utilizza tecnologie esclusive di HTC come HTC BoomSound, HTC Connect, HTC BlinkFeed e HTC Zoe, oltre a disporre di una fotocamera da 5MP con sensore BSI, sensori vari ed eventuali (accelerometro, prossimità, luce ambientale, GPS) e un doppio speaker frontale per una buona qualità in vivavoce e anche (qualora si rivelasse utile) per ascoltare un po’ di musica. La batteria è da 2.100 mAh che corrispondono, secondo le rilevazioni del produttore, a 12,8 ore di conversazione 3G e 440 ore di NGM lancia sul mercato italiano tre nuovi smartphone Android contraddistinti dalla caratteristica dual SIM e dalla linea Dynamic: Racing GP, Racing 2 e Racing 3. Dynamic Racing GP è dotato di display da 4,5’’ con risoluzione 854x480 pixel, processore quad core da 1.2 GHz, Android 4.2.1 e 4GB di memoria integrata, espandibili con memorie microSD. Dynamic Racing GP è un terminale HSPA+ e non manca la consueta dotazione di Bluetooth, Wi-Fi, GPS e sistema di scrittura Swiftkey 4. Il prezzo di listino, comprensivo di 4 cover colorate, è di 199 euro. Poi troviamo, un gradino sotto, Dynamic Racing 2 e Dynamic Racing 3. Il primo ha display da 4,5’’ con risoluzione 854x480 pixel e fotocamera da 8MP ma incorpora un processore dual core da 1.3 GHz, dispone della funzione di “3G dinamico” usata da NGM per sfruttare al meglio le due SIM ed è venduto con 3 cover intercambiabili; mentre Dynamic Racing 3, pur ricalcandone larga parte delle specifiche tecniche, è più piccolo con schermo da 4’’ e 800x480 pixel. Il processore è lo stesso dual core Cortex A7 da 1,3 GHz e la memoria è da 4GB, espandibile con microSD. Il sistema operativo è Android 4.2.2. Dynamic Racing 2 è proposto a 169,90 euro e Dynamic Racing 3 a 149,90 euro. NGM DYNAMIC RACING 2 E 3 a società di sicurezza Silent Circle e il produttore spagnolo Geeksphone annunciano oggi di aver dato vita a una nuova azienda denominata Blackphone. La nuova società ha uno scopo ben preciso: produrre il primo smartphone dedicato a chi tiene in modo assoluto alla propria privacy. Lo smartphone sarà basato su una versione modificata di Android denominata PrivateOS che offrirà agli utenti tutti gli strumenti per tenere sotto controllo i propri dati: “effettuare e ricevere chiamate sicure, scambiarsi messaggi sicuri, memorizzare e scambiare file in modo sicuro, effettuare video chat sicure, navi- gare in modalità privata e anonimizzare tutte le proprie attività attraverso una VPN”. Come ci viene raccontato in questo video di presentazione, Blackphone consentirà di comunicare sfruttando la crittografia, anche se poi non si entra nel dettaglio su come verrebbe garantita la sicurezza delle telefonate e degli SMS. Tra i nomi coinvolti nel progetto c’è anche Phil Zimmermann, il creatore dello schema di crittografia PGP utilizzato da anni per lo scambio di messaggi cifrati e ora presidente di Silent Circle. Lo smartphone offri- torna al sommario L di Paolo CENTOFANTI NGM Dynamic Racing: dual SIM e low cost estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Prezzi di listino molto contenuti e caratteristiche tecniche in linea per gli ultimi phablet nati in casa Mediacom Mediacom PhonePad G: si telefona fino a 7 pollici Presentati tre nuovi phablet con dimensioni del display da 5 a 7 pollici e caratteristiche entry level MOBILE HP torna a fare telefoni... per l’India HP torna ufficialmente sul mercato degli smartphone. Dopo il pasticcio WebOS, HP ha annunciato due nuovi dispositivi Android 4.2 con display rispettivamente da 6 e 7 pollici che HP ha deciso di chiamare VoiceTab. I dettagli sui due apparecchi non sono molti: il display ha una risoluzione di 1280x720 pixel per lo Slate 6 e di 1280x800 pixel per lo Slate 7; entrambi montano un processore quad core non meglio identificato e sono di tipo dual SIM. La caratteristica forse più interessante è quella dello spessore, visto che lo Slate 6 è sottile 8,98 mm mentre lo Slate 7 arriva a 9,5 mm. Al momento Slate 6 VoiceTab e Slate 7 VoiceTab sono stati annunciati esclusivamente per il mercato indiano e non si hanno indicazioni per quanto riguarda una distribuzione nel resto del mondo. ediacom ha presentato i nuovi PhonePad della serie G, modelli dallo schermo molto ampio e dal prezzo contenuto. Primo modello in gamma è PhonePad Duo G500, con display da 5’’ a risoluzione 960x540 e disponibile nelle finiture rubber black, rubber blue e shiny blue. Costa 179 euro di listino e offre una dotazione tecnica di base, i cui aspetti più interessanti sono sempre le dimensioni del display, il processore quad core da 1,2” e, soprattutto, il dual SIM. Per il resto abbiamo Android 4.2, 1 GB di RAM, 4 GB di memoria di storage integrata, doppia fotocamera (8 Megapixel e 2 Megapixel), GPS, Bluetooth e slot micro- torna al sommario MEDIACOM PHONEPAD DUO G500 SD. Salendo di dimensioni (ma non di prezzo) troviamo PhonePad G700, prodotto che nonostante i 7” di diagonale viene classificato come phablet, a sottolineare la presenza di una sezione telefonica. Caratteristiche tecniche anch’esse di base, per un prezzo di listino addirittura inferiore all’altro: 147,90 euro IVA inclusa. I dati di targa sono il display da 7’’ con 1024x600 pixel, il processore MTK6577 ARM Cortex A9 dual core 1.2GHz, 1 GB di RAM, Android 4.1 come sistema operativo, 8 GB di flash interna con slot microSD e la fotocamera principale da 5 MP. Terza e ultima novità è PhonePad G702 (167,90€): stessa filosofia del precedente ma caratteristiche tecniche di livello superiore. Il display è sempre un 7” ma con risoluzione di MOBILE Il Wall Street Journal conferma i recenti rumor Un iPhone fino a 5” nel 2014? D di Emanuele VILLA a qualche mese si parla dei piani di Apple per il 2014, anno in cui l’azienda dovrebbe rinnovare la propria offerta con un iPhone 6 ed eventuali novità inedite. I rumor circa possibili iPhone sottilissimi, più grandi, più potenti ecc. sono già iniziati: questa è la volta del Wall Street Journal, secondo cui gli iPhone da 4,5’’ e 5’’ sarebbero già previsti per quest’anno ed entrambi basati su un design simil-5S, metallico e sottile. Secondo il WSJ non ci sarebbero programmi per sviluppare un altro telefono con chassis color-plastificato: iPhone 5C rimarrebbe in gamma ma non avrà un successore nella prossima generazione. Sempre secondo il Journal, l’iPhone da 4,5’’ sarebbe già pronto per la produzione di massa, mentre il progetto di quello da 5’’ sarebbe ancora in fase di finalizzazione. Al momento, nessuna caratteristica tecnica è trapelata ma è chiara l’intenzione di Apple di differenziare la propria offerta e “aggredire” nuove fette di mercato, approfittando del successo dei terminali over-size, su cui Samsung & Co. puntano da anni. Nonostante gli ottimi risultati, al momento Apple non prevede un ingresso nel segmento dei phablet, nonostante l’avvicinamento sia tangibile. MEDIACOM PHONEPAD G700 1280 x 800 punti, il processore è un quad core da 1,2 GHz e la RAM è da 1 GB, mentre la fotocamera principale è da 3 MP. Non mancano, ovviamente, gli 8 GB di memoria integrata, Android 4.2 e lo slot microSD, oltre al modulo 3G poiché, come anticipato, si tratta formalmente di un phablet. Acer Liquid Z5 dual SIM senza pretese a 190€ Un po’ in sordina Acer ha lanciato su molti mercati asiatici ed alcuni europei, Italia compresa, lo smartphone entry level Liquid Z5 a un prezzo di circa 190€. Design minimalistico e caratteristiche tecniche tutt’altro che entusiasmanti sono “il succo” di questo dispositivo, il quale risulta essere interessante più che altro per la possibilità di montare a bordo due diverse schede microSIM. Liquid Z5 è equipaggiato con un processore dual core Mediatek MT6572 da 1.3 GHz (GPU Mali-400) e 512MB di memoria RAM; la memoria flash è di 4 GB (espandibile tramite microSD), il display è un LCD da 5 pollici di diagonale con risoluzione di 854x400 pixel mentre la batteria è da 2.000mAh. Fotocamera principale da 5MP con flash LED, modulo frontale VGA, Wi-Fi n e Android 4.2 Jelly Bean chiudono il cerchio. M di Emanuele VILLA n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Il 1320 è un phablet dal prezzo aggressivo ma con qualche sacrificio hardware Nokia Lumia 1320 in Italia: 6” a 349€ Il fratello minore del 1520 ha schermo sempre da 6” ma hardware ridotto N okia porta in Italia il Lumia 1320: lo smartphone, inizialmente destinato ai paesi in via di sviluppo (è una versione ridotta del 1520), sarà in vendita a 349 euro in diversi colori nei negozi del nostro Paese a partire dal 10 febbraio. “Da sempre Nokia si impegna a portare l’innovazione a tutti i consumatori affinché tutti abbiano accesso alle migliori esperienze possibili. Il Lumia 1320 racchiude in 6 pollici tutto il mondo imaging Nokia, oltre ad alcune app esclusive per esplorare un mondo senza confini”, ha detto Paola Cavallero, General Manager di Nokia Italia. Il Lumia 1320 è comunque MOBILE Nel 2015 Google abbandona il brand Nexus? Quello dei prodotti Nexus realizzati da vari produttori su specifiche Google potrebbe essere un esperimento giunto a conclusione. Lo rivela il “solito” Eldar Murtazin con una delle sue soffiate via Twitter che spesso (ma non sempre) si rivelano esatte. Da quanto si evince da questo tweet, il programma Nexus verrà sostituito dalle Google Play Edition di prodotti commerciali già esistenti, soluzione che Google ha adottato sul mercato americano già con HTC, LG, Samsung e Sony. Ci sarà a quanto sembra un cambio di brand da Google Play Edition a qualcosa d’altro ma lo scopo rimarrà quello di offrire agli utenti la possibilità di provare Android così come Google l’ha pensato. Ciò permetterà a Google di contare su prodotti già in produzione di massa, senza dover investire su modelli realizzati ad hoc. di Roberto PEZZALI torna al sommario uno smartphone completo, e le sue dimensioni hanno permesso di usare una batteria da 3.400 mAh che dovrebbe assicurare una autonomia in 3G di 20 ore e in stand-by di 670 ore: sotto la scocca in policarbonato batte uno Snapdragon 400 con 1 GB di RAM accompagnato da 8 GB per l’archiviazione. Il pezzo pregiato del 1320 è comunque il display, anche se rispetto al 1520 chi compra il 1320 deve accontentarsi di uno schermo IPS da 720p (Gorilla Glass 3 e uso con guanti). Ridotta anche la fotocamera: solo 5 Megapixel con autofocus e flash, un modulo che sicuramente scatterà buone foto ma che non può essere paragonabile agli altri gioielli firmati Nokia con tecnologia PureView. L’Italia è terra fertile per Windows Phone, e la scelta di Nokia di portare anche questo prodotto potrebbe portare anche a riscontri positivi tra chi vuole uno smartphone Windows Phone con schermo grande senza spendere troppo. MOBILE Lo smartphone Android di Nokia sempre più vicino Nokia X è l’Android low cost L di Emanuele VILLA e notizie e i leak su Nokia Normandy sono in piena accelerazione, a distanza di qualche settimana dall’atteso debutto al Mobile World Congress 2014. Nessuna notizia è ufficiale al momento ma dopo le immagini per la stampa e le foto “rubate”, la scheda di Normandy è addirittura comparsa presso un importante retailer asiatico (vietnamita, per la precisione), che ne conferma il look e le caratteristiche tecniche. Vediamo anche l’interfaccia, credibile poiché sembra una sorta di rielaborazione di Android con in mente le tile di Windows Phone. Il retailer sostiene che il telefono supporti l’intera suite Google ma questo non è per nulla certo: le news precedenti, infatti, annunciavano un telefono completamente svincolato dai tradizionali servizi dell’azienda di Mountain View. Staremo a vedere: nel frattempo, il solito evleaks ci dice che il telefono si chiamerà Nokia X, mentre per quanto concerne le caratteristiche tecniche si segnala il display da 4’’ FWVGA (854x480 pixel), Android 4.4 KitKat, processore Snapdragon 200 dual core da 1 GHz, 512 MB di RAM, 4 GB di storage, capacità dual SIM e una fotocamera principale da 5 Megapixel senza flash. Nessun prezzo, per il momento. iOS in auto ecco le prime immagini Uno sviluppatore pubblica un video di come funziona “iOS in the car” in iOS 7.0.3, l’interfaccia per auto che permetterà di interagire con l’iPhone di Paolo CENTOFANTI Apple aveva annunciato tra le nuove funzionalità di iOS 7 “iOS in the car”, interfaccia che consente di collegare e integrare un iPhone con il sistema di intrattenimento di bordo delle vetture compatibili. Ma al di là di questo annuncio, ancora poco si sa del funzionamento di questo sistema. Uno sviluppatore, Steven TroughtonSmith, dopo aver pubblicato alcuni screenshot, ha poi caricato su YouTube un video che mostra il funzionamento di un’app prototipo che estende allo schermo da plancia dell’auto le mappe di Apple. Si tratta essenzialmente di un’interfaccia ottimizzata per gli schermi da auto e che permette di controllare alcune funzionalità. Da quello che dice lo sviluppatore, al momento la versione di iOS in the car cucinata all’interno di iOS 7.0.3 funziona unicamente con le app Apple di iPhone e non supporta il multitasking ma permette di controllare solo l’applicazione in primo piano sullo smartphone (anche a schermo bloccato). Il sistema supporta schermi touchscreen ma il sistema di controllo principale è vocale via Siri. Sono comunque previsti grossi cambiamenti per iOS 7.1. estratto da dday.it estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE Interessante capire come Samsung farà a ottenere i dati in stile Google Now Samsung e l’interfaccia simil-Google Now Evleaks pubblica le immagini della homescreen del prossimo Galaxy S5 di Paolo CENTOFANTI per l’utente, dai compleanni agli impegni, dai concerti agli esercizi commerciali in zona, ma senza dimenticare cose di base come le email, gli appuntamenti e via dicendo. Resta da capire, cosa evidenziata anche da The Verge, come Samsung potrà collezionare i dati necessari per ren- dere completo il proprio servizio: è vero che l’azienda ha il suo store di app e tantissime applicazioni realizzate ad hoc per i dispositivi portatili, ma la quantità di informazioni cui può attingere non è paragonabile a quella di Google. Staremo a vedere... graficamente non è male. MOBILE Manca l’ufficialità ma gli indizi sono davvero tanti: il Galaxy S5 è ormai pronto Galaxy S5 vedrà la luce il 23 febbraio Samsung dovrebbe presentare l’atteso top di gamma a un evento pre-MWC V di Emanuele VILLA alanga di rumor sul Galaxy S5, a testimonianza del fatto che il telefono è (quasi) pronto per il mercato. Avevamo già anticipato la presentazione al Mobile World Congress, ora ne abbiamo un’ulteriore conferma: Eldar Murtazin di Mobile Review, la stessa persona che lo scorso anno annunciò (azzeccandoci) la data di lancio del Galaxy S4, è certo che Galaxy S5 venga presentato a Barcellona il 23 febbraio in un evento precedente all’apertura delle porte della fiera. Compatibilmente con la presentazione al MWC, il terminale dovrebbe essere disponibile sul mercato a partire dalla fine di aprile, con il “solito” prezzo dei flagship Samsung (669€) e tutte le caratteristiche leaked nelle scorse settimane, quindi display da 5,2’’ con risoluzione “su- torna al sommario per” di 2560 x 1440, Exynos di ultima generazione o Qualcomm Snapdragon 805 (a seconda dei mercati, un po’ come capita oggi con Note 3), 3 GB di RAM, 16 Megapixel di fotocamera con tecnologia Isocell, sensore d’impronte, una nuova Touchwiz di cui parliamo nella news qui sopra e una batteria da 3.000 mAh. VideoLAN ha rilasciato un importante aggiornamento della versione per iOS di VLC che introduce diverse novità, oltre all’ottimizzazione per iOS 7. Quella che spicca maggiormente è l’aggiunta del supporto per le codifiche VP9 e soprattutto HEVC, anche se al momento, senza accelerazione hardware, rimarrà di utilità piuttosto limitata. Un iPad di quarta generazione, infatti, non riesce a riprodurre con fluidità video in HEVC, almeno non in HD (non abbiamo ancora avuto l’opportunità di testare con un iPhone 5S e il suo processore a 64 bit). Tra le altre novità, l’altra di maggiore interesse è la funzione di scaricamento dei file da server UPnP direttamente sul dispositivo. Migliorato anche il trasferimento dei file da PC via Wi-Fi, che nella versione precedente non era molto affidabile, e aggiunto il supporto per Google Drive, che si affianca a quello per Dropbox. L’applicazione è come al solito gratuita. E VideoLAN ha rilasciato una nuova versione di VLC per iOS che introduce diverse novità tra cui il supporto per le codifiche HEVC e VP9 di Emanuele VILLA vleaks colpisce ancora: dopo aver pubblicato foto di mockup, prodotti finiti e altre novità hitech, questa volta ci propone un incontro ravvicinato con la lockscreen e la homescreen del Galaxy S5. Basta dare un’occhiata all’impostazione per rendersi conto delle notevoli somiglianze con Google Now, piattaforma che Mountain View costruisce istante per istante attingendo ai dati di navigazione di Chrome, alla posta Gmail, ai dati GPS, a Google+ e via dicendo. La mossa Samsung avrebbe senso, d’altronde l’attuale lockscreen, con le sue limitate possibilità di configurazione, ben si presta a un rimaneggiamento totale: a giudicare dalle immagini pubblicate, l’intenzione di Samsung è quella di pubblicare tutte le informazioni rilevanti VLC porta la decodifica HEVC su iOS n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE È un processo laborioso aggiornare uno smartphone Android, vedere per credere HTC spiega gli aggiornamenti di Android In una lunga infografica i passaggi per aggiornare uno smartphone Android A ggiornare uno smartphone Android non è affatto semplice, soprattutto se è uno smartphone di un operatore: HTC ha realizzato una infografica che mostra per intero la catena dell’update, dal momento in cui Google rilascia il primo framework alle certificazioni finali prima del rilascio. L’infografica è completissima, ed è divisa in 5 fasi diverse: dalla fase preliminare di valutazione del nuovo codice alla fase di sviluppo e integrazione con l’eventuale interfaccia custom. La fase più lunga e delicata è la certificazione e il test: se lo smartphone è una Google Edition la strada non è lunga, ma se è uno smartphone destinato a un operatore telefonico ci vogliono an- che settimane per sistemare il tutto. L’infografica è realizzata da HTC ma ovviamente si adatta ad ogni smartphone Android, e da una rapida lettura si capisce bene che i punti critici sono tre: il sopporto dei produttori di hardware che devono rilasciare i driver per i loro SoC e gli altri componenti, l’integrazione con la propria piattaforma (HTC Sense in questo caso) e l’analisi e il test di ogni ope- ratore che venderà poi lo smartphone. La situazione è ovviamente ben diversa per Apple, che con iOS non ha questi problemi: l’hardware è suo, l’interfaccia custom non esiste e non ci sono neppure esigenze particolari degli operatori: il software è unico. Migliore la situazione anche di Windows Phone, che non ha problemi di personalizzazioni di interfaccia ma deve comunque adattare i driver e sviluppare versioni diverse di firmware per i diversi operatori. Spalmando il grafico sul numero di operatori presenti e sulla quantità di smartphone Android disponibili, si capisce perché le aziende si danno da fare solo per aggiornare gli smartphone più venduti e di fascia alta: i tempi, le risorse e i costi per un update non sono indifferenti. MOBILE I nuovi Xperia E1 e T2 Ultra si rivolgono a due fasce di utenti ben distinti Da Sony due nuovi smartphone Xperia Ecco l’entry level E1 e il T2 Ultra quad core Le novità Sony mobile hanno prestazioni bilanciate e prezzo interessante N di Roberto PEZZALI onostante il CES sia ormai passato, Sony continua ad annunciare novità. L’azienda giapponese ha pubblicato un comunicato stampa nel quale vengono svelate due new entry della gamma di smartphone Xperia: si tratta di due dispositivi che andranno ad occupare, rispettivamente, la fascia media e quella bassa del mercato e che vedranno la luce solo a secondo trimestre inoltrato. Xperia T2 Ultra, che sarà commercializzato a un prezzo di circa 399€, è uno smartphone LTE extra-large equipaggiato con un non meglio specificato processore Snapdragon quad core da 1.4 GHz, 1 GB di RAM e 8 GB di storage (espandibile tramite microSD). Il display è un LCD dotato di tecnologia Triluminos (emulata) da 6 pollici di diagonale e dalla risoluzione di 720 di Roberto PEZZALI torna al sommario linee sul lato corto (c’è anche Mobile BRAVIA Engine 2); la batteria è da 3000mAh mentre le fotocamere sono due: un modulo frontale da 1.1MP e uno principale da ben 13 Megapixel. Il tutto, NFC compreso, è racchiuso in uno chassis dallo spessore di 7.6 millimetri. Il secondo dispositivo annunciato è Xperia E1, chiaramente un prodotto entry level che punta tutto sul “fattore Walkman”: è infatti dotato di speaker in grado di veicolare musica SONY XPERIA T2 ULTRA ad alto volume e le tecnologie xLoud e ClearAudio+ sono pensate per garantire un audio pulito e bilanciato. Inoltre, chi acquisterà questo dispositivo potrà accedere gratuitamente per 30 giorni al catalogo del servizio Sony Music Unlimited. Il resto delle specifiche tecniche è tutt’altro che esaltante: processore Snapdragon 200 dual core da 1.2 GHz, 512 MB di RAM e 4 GB di spazio di storage non espandibile. Chiudono il cerchio il display da 4” WVGA e la batteria da 1700mAh. Il prezzo di partenza, non ufficialmente comunicato, sarà presumibilmente fissato a 179€. SONY XPERIA E1 Google lancia le montature fashion per i suoi Glass Google annuncia la collezione di montature in titanio per i suoi Google Glass. 225 dollari in più sui 1.500 del pacchetto base di Paolo CENTOFANTI Se siete portatori di occhiali e siete intrigati dai Google Glass, c’è una buona notizia per voi. Google ha infatti annunciato una serie di montature come opzione per chi è in lista per ricevere il dispositivo in questa fase. Per montare le proprie lenti sui Google Glass (l’unità elettronica è la stessa, cambia solo la montatura), occorre aggiungere, ai 1.500 dollari dell’attuale versione, 225 dollari per la montatura. Questa è realizzata in titanio ed è disponibile in quattro versioni diverse: Curve, Thin, Split, Bold. Altre forme e colori saranno presto disponibili stando all’annuncio pubblicato dall’account Google Glass ufficiale su Google+. Qui un video che introduce la Titanium Collection: Montature Google Glass Basteranno le nuove montature a rendere più “discreta” questa tecnologia? Ne riparleremo quando sarà davvero sul mercato. estratto da dday.it La lavatrice intelligente Un concentrato di tecnologia mai visto prima. Classe energetica A+++ -40% Con un consumo energetico annuo di 118 kWh, Intelius è la lavatrice con la maggiore efficienza energetica sul mercato (giugno 2012 – GfK). Haier Smart Technologies Smart Drive Motor® Motore Inverter innestato al cestello della lavatrice per un’ incredibile riduzione delle vibrazioni e della rumorosità. Smart Dosing Grazie al serbatoio per detersivo e ammorbidente, Intelius ne dosa automaticamente la giusta quantità e il risparmio è assicurato! Smart Detecting® Un sistema intelligente di rilevamento della durezza dell’acqua si associa a Smart Dosing per avere un perfetto ciclo di lavaggio. Smart Dual Spray® Due spray intelligenti lavano fibre e pelucchi lasciati sulla guarnizione dopo ogni ciclo di lavaggio. Scopri la nuova INTELIUS. www.haier.it estratto da dday.it Comparso brevemente sul sito di Adobe un riferimento a Lightroom Mobile di Paolo CENTOFANTI Adobe sarebbe pronta al lancio di una versione mobile del suo programma di elaborazione di foto, Lightroom. Riferimenti a Lightroom Mobile sono stati infatti individuati sul sito di Adobe da 9to5mac, prima che questi fossero rimossi. Si tratterebbe di una versione appositamente studiata per tablet, anche se al momento non è chiaro quali funzionalità del software originale offrirà. In passato Adobe aveva mostrato un prototipo di Lightroom per iPad ma questa è stata probabilmente completamente rivista con l’uscita di iOS 7. Quello che sembra certo è che l’app prevederà anche un abbonamento da 99 dollari all’anno, che offrirà la possibilità di sincronizzare le foto da elaborare con uno spazio cloud e su dispositivi diversi. Ciò dovrebbe consentire così di lavorare sulla propria libreria di immagini sia da PC che da iPad e senza dover copiare tutti i file in locale sul tablet. Non è chiaro se Lightroom Mobile sarà diponibile anche su altre piattaforme, ma la fugace presenza sul sito Adobe (e un utente è persino riuscito già ad abbonarsi al servizio cloud) sembra indicare che il lancio ufficiale sia abbastanza vicino. torna al sommario MOBILE Drive Nano USB e Tablet Card microSDHC, con capienza di 8, 16 e 32 GB Verbatim, flash drive per smartphone e tablet Due nuovi prodotti Verbatim pensati appositamente per device portatili V di Emanuele VILLA erbatim presenta una nuova gamma di flash drive pensata appositamente per gli utenti di smartphone e tablet Android. Si chiama Drive Nano USB Store ‘n’ Go ed è composta da un drive USB fino a 32 GB e un adattatore microUSB dotato della specifica On The Go (OTG). In pratica, questo piccolo adattatore, che si collega all’onnipresente micro USB dello smartphone/tablet Android, permette di collegare al dispositivo le periferiche compatibili: citando l’esempio del comunicato stampa ufficiale “gli utenti possono (per esempio, ndr) trasferire o copiare le proprie fotografie su tablet o smartphone Android collegando direttamente la fotocamera digitale”. Ovviamente il drive USB compatto può essere usato in modo indipendente dall’adattatore, per le normali esigenze di storage di tutti i giorni. Altro prodotto presentato oggi è la Tablet Card microSDHC, che include un adattatore SD Card compatibile con tablet e smartphone Android/Windows 8. La Card microSDHC da 32GB (di colore rosso) è dotata di certifica Speed Class 10 e Speed Class UHS-I 1 ed è pensata per supportare appieno anche il video HD. Le alternative, di colore blu e verde, sono rispettivamente da 16GB (blu) o da 8GB (verde), ed entrambe di Speed Class 10. Per quanto riguarda i prezzi al pubblico, Drive Nano USB è proposto a 9.99€, 15.90€ e 29.90€ a seconda del taglio di memoria (rispettivamente 8, 16 e 32 GB); Tablet Card microSDHC costa invece 11.90€, 18.90€ e 34.90€, anche in questo caso per 8, 16 e 32 GB di storage. Lightroom in arrivo su iPad con abbonamento da 99$ l’anno n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 DRIVE NANO USB STORE ‘N’ GO MOBILE Oltre a un hardware al top, il prossimo smartphone Sony rinnova anche l’interfaccia Sirius è il nuovo “super” smartphone Sony Schermo da 5,2’’ 1080p, fotocamera da 20 MP, registrazione 4k e 3GB di RAM D di Emanuele VILLA opo la presentazione dello Z1 Compact al CES di Las Vegas, ci si aspetta da Sony un nuovo terminale di alta gamma, che verrà presumibilmente mostrato al Mobile World Congress di febbraio. Si parlava di Z2 e di Z1L, in realtà Sony parrebbe riferirsi (stando ai leaks, ovviamente) ad esso come Sirius, un terminale hi-end con display da 5,2’’ 1080p (ricordiamo che lo Z1 ha un display da 5’’) e che, rispetto a Z1, mostra uno chassis un po’ più sottile, e presumibilmente anche più leggero. Dati tecnici ovviamente di alto profilo, tra cui lo Snapdragon 800 da 2.3 Ghz con GPU Adreno 330 e 3 GB di RAM: il telefono, secondo i rumor più attendibili, avrà una fotocamera da 20.7 Megapixel e potrà registrare video in 4K, un po’ come il Galaxy Note 3. Il sistema operativo sarà ovviamente Android KitKat 4.4.2. Interessante la funzionalità USB DAC per la riproduzione di brani audio ad alta definizione quando collegato a un amplificatore esterno, e ci sarà anche lo Smart Backlight Control che alza, abbassa e spegne lo schermo a seconda che l’utente lo stia guardando o meno. Inoltre, parrebbe certo l’inserimento di una Simple Home, una versione semplificata della homescreen classica con accesso alle app usate più di frequente e ai numeri di telefono più importanti, una funzionalità di segreteria telefonica evoluta, la funzione Smart Call che permette di rispondere alla chiamata in arrivo semplicemente alzando il telefono, e un aggregatore di news e feed social su cui Sony sta lavorando. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 MOBILE I modelli NEX puntano sulla perfetta simbiosi tra sistema car Hi-Fi e smartphone Da Pioneer i navigatori sempre più connessi Le novità car di Pioneer sono una vera esperienza di intrattenimento connesso di Roberto FAGGIANO di Emanuele VILLA pRadio per interfacciarsi con qualsiasi smartphone Apple e Android, sempre per tutti i modelli è stato potenziato il collegamento Bluetooth ed è disponibile il Mirrorlink (con adattatore opzionale) per portare sullo schermo della radio tutte le applicazioni dello smartphone. Inoltre i possessori di iPhone delle ultime due generazioni potranno usare il sistema vocale Siri per “parlare” con la radio o ascoltare i messaggi senza distrarsi dalla guida. Con i nuovi navigatori sarà possibile sfruttare la funzione AvicSync che permette di ottenere tutte le informazioni in tempo reale di TomTom HD Traffic e sfruttarle per evitare code e lavori stradali tramite il navigatore. Integrata anche l’applicazione Aha radio che organizza i contenuti web maggiormente utilizzati rendendoli più facilmente accessibili. Il doppio ingresso HDMI permette poi di collegare altre sorgenti, come per esempio una telecamera posteriore. Infine i nuovi modelli sono ora compatibili con musica FLAC, ascoltabile anche dalle prese USB disponibili. Disponibilità da marzo. MOBILE Nonostante l’ottimo rapporto qualità/prezzo del Moto G, si può fare di più Motorola vuole uno smartphone da 50 dollari Smartphone super low-cost da una parte, personalizzazione per la fascia alta di Emanuele VILLA A bbiamo recensito in questo numero il Motorola Moto G, trovandolo uno smartphone decisamente interessante in virtù di un prezzo molto contenuto. Ma l’azienda vuole spingersi oltre, raggiungendo il prezzo di listino di 50 dollari. In un’intervista con TrusterReviews, infatti, Dennis Woodside (CEO Motorola) ha affermato: “In buona parte del mondo 179 euro sono una bella cifra, e c’è un grosso mercato al di sotto”. Motorola sta quindi pensando a un terminale super-economico, Sony modifica il maxi smartphone che da phablet diventa un tablet a tutti gli effetti. 6,4’’ Full HD, Snapdragon 800 e 8MP di fotocamera torna al sommario già in lavorazione ma del quale non è noto il nome né eventuali caratteristiche tecniche: molto probabile, però, che l’azienda non accetti particolari rinunce sul fronte dell’esperienza di utilizzo, e che quindi il terminale “super-economico”, pur molto limitato sotto il profilo della potenza, possa rivelarsi comunque interessante. Novità anche per quanto concerne la strategia per i telefoni hi-end: com’è noto, Moto X permette un limitato spettro di personalizzazioni, ma nelle intenzioni del CEO di Motorola sarà possibile in futuro (molto prossimo, si parla di 1 anno) decidere anche la dimensione dello schermo e molte delle funzionalità. Che si riferisca a Project Ara? Più che probabile… Stiamo assistendo alla prima trasformazione di uno smartphone in tablet. È successo con Sony Xperia Z Ultra, il “gigantesco” smartphone da 6,4’’ cui Sony ha recentemente eliminato la parte cellulare trasformandolo in un tablet Wi-Fi a tutti gli effetti. In effetti, Sony deve aver realizzato che 6,4’’ siano troppi anche per il segmento dei phablet e che questa dimensione sia più adatta a un tablet che a uno smartphone. Il prodotto verrà lanciato a breve sul mercato giapponese per un prezzo equivalente di 399 euro non ci sono ancora notizie certe circa l’estensione ad altri mercati. Le caratteristiche tecniche, parte radio esclusa, restano invariate rispetto alla versione “normale”: troviamo quindi lo chassis waterproof dallo spessore ridottissimo (6,5 mm, che Sony comunica essere “il più sottile al mondo”), il display Full HD, lo Snapdragon 800 da 2.2 GHz e, sotto il profilo fotografico, un modulo da 8 Megapixel Exmor RS. Vi terremo aggiornati su eventuali arrivi del prodotto in Italia. T ra auto che guidano da sole o con le quali si può dialogare senza distrarsi dalla guida, i tradizionali sistemi di navigazione sembrano ormai obsoleti. Ma bastano pochi aggiornamenti per poter apprezzare un classico sistema doppio DIN da plancia. Le ultime novità Pioneer sono proprio in questa direzione con la nuova serie di modelli definita NEX - Networked Entertainment eXperience - che sono ormai l’estensione degli smartphone. Sul mercato europeo i nuovi modelli devono adattarsi alle diverse frequenze radio e quindi mantengono la denominazione AVIC. Il nuovo top di gamma è l’AVIC F-60DAB che monta per la prima volta uno schermo capacitivo da 7 pollici per portare anche in auto l’esperienza di precisione e rapidità dei migliori tablet; dopo il modello di punta le novità proseguono con i modelli AVIC-F960BT e F960DAB, l’AVIC F860BT e il modello senza navigatore AVH-X8600BT. Tutti i modelli sono compatibili con la già nota Ap- Sony Xperia Z Ultra diventa ufficialmente un tablet n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 SMARTHOME Allo European Forum il “bianco” Samsung che arriveranno a breve in Italia Gli elettrodomestici smart di Samsung Presentati la lavatrice con il Wi-Fi e il frigorifero con zone separate intelligenti R di Emanuele VILLA educe dal CES 2014, Samsung ha presentato allo European Forum 2014 i prodotti più significativi che vedremo nel nostro Paese durante i prossimi mesi. Oltre a TV Ultra HD curvi, il Galaxy Note Pro e TabPRO, la Galaxy Camera 2, la mirrorless NX30 troviamo anche due grandi elettrodomestici particolarmente interessanti: la lavatrice Blue Crystal e il frigorifero Food ShowCase. La prima è una lavatrice dal design particolare, con oblò over-size (il più ampio sul mercato) e display smart touch da 5’’ per la gestione dell’apparecchio. Blue Crystal è ovviamente ricca di tecnologie: Wi-Fi per il controllo da smartphone e tablet o da remoto via PC, ma anche il sistema Auto Optimal Wash che gestisce autonomamente il detersivo e l’acqua sulla base del carico e del livello di sporco, Ecolavaggio, il motore Digital Inverter e il sensore anti-vibrazione. Nessuna notizia, al momento, per il prezzo di listino europeo. La novità del frigorifero Side by Side Food ShowCase, invece, sta nella divisione in due aree: ShowCase e InnerCase, la prima destinata ai cibi ad uso quotidiano, la seconda conserva gli alimenti utilizzati meno frequentemente. La porta ShowCase consente di risparmiare energia grazie alla minore dispersione di temperatura, garantita anche dal rivestimento interno Metal Cooling. L’area ShowCase (clicca qui per un video) si compone di tre aree: Cooking Zone, per gli alimenti da cuocere, Family Zone per le bevande, e quella dedicata ai bambini (Kids Zone). Il sistema Multi Air Flow, presente all’interno della sezione InnerCase, assicura una distribuzione omogenea della temperatura tra i vari scomparti. Denon DA-300USB: il PC diventa audiophile Nuovo convertitore audio Denon: spicca la compatibilità con la musica DSD D opo una breve apparizione in una convention dello scorso anno, giunge ora sul mercato il nuovo convertitore audio di Denon DA-300USB (399 euro). All’apparenza un prodotto convenzionale con un’estetica piuttosto anonima, ma all’interno il quadro è molto più interessante. Il nuovo DAC è in grado di convertire anche segnali audio in alta definizione DSD 2.8 e 5.6, gli stessi dei dischi SACD e disponibili anche in download da alcuni siti specializzati. Il nuovo convertitore, poi, è compatibile con i Flac fino a 192 kHz oltre che con torna al sommario tutti gli altri formati audio convenzionali. La circuitazione di conversione impiegata è la Advanced AL32, la stessa già utilizzata dai migliori lettori audio Denon di CD e SACD. L’utilizzo principale è previsto tramite ingresso USB da PC, ma ci sono anche ingressi digitali ottici e coassiali per altre sorgenti. Per l’utilizzo con PC Windows è necessario scaricare un apposito software, mentre con computer Mac non saranno necessarie altre operazioni. Per completare le funzioni è presente Bucato l’appuntamento del CES, un portavoce della Blu-ray Disc Association dice che i lavori per la realizzazione delle specifiche andranno avanti nel 2014 di Paolo CENTOFANTI HI-FI & HOME THEATER Tante funzioni interessanti, tra cui l’amplificatore per la cuffia di Roberto FAGGIANO Blu-ray Disc 4K, specifiche per fine anno anche un amplificatore per cuffia con regolazione del volume, sul pannello frontale c’è un display OLED di controllo a orientamento automatico con indicazione della sorgente e del tipo di segnale in ingresso. L’apparecchio è molto compatto, tanto da poter essere sistemato anche in verticale sul supporto in dotazione. Nonostante i timidi annunci dell’IFA, a Las Vegas di Blu-ray Disc in 4K non si è parlato minimamente. In realtà, il processo per estendere il formato Blu-ray Disc anche al supporto di video in Ultra HD sarebbe ancora in corso. Lo rivela The Hollywood Reporter che ha raccolto una dichiarazione del portavoce della Blu-ray Disc Association Victor Matsuda. Secondo quanto riportato non si vedranno dischi in 4K prima della fine dell’anno, e solo recentemente la BDA avrebbe dato il via libera all’esplorazione delle alternative per consentire la memorizzazione di video in Ultra HD. Da quello che si lascia intendere, la scelta delle tecnologie da utilizzare è ancora tutta da fare, il che lascia presagire ancora tempi lunghi. L’ultimo aggiornamento delle specifiche Blu-ray Disc riguarda l’introduzione dei supporti da 100 e 128 GB BDXL, avvenuta nel lontano 2010 e senza alcun reale riscontro commerciale. Ma fine 2014/inizio 2015 potrebbe essere troppo tardi per un supporto fisico Ultra HD. Al CES 2014 la parola d’ordine per i contenuti 4K è stata “streaming”. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PC & MULTIMEDIA Samsung porta in Europa il monitor UD590, con pannello TN Ultra HD Samsung UD590, 4K a prezzo “umano” Il monitor arriverà a marzo, il prezzo non è ufficiale ma si parla di 600 euro A lla convention europea, Samsung ha mostrato una novità molto interessante nella categoria dei monitor, un prodotto presentato inizialmente al CES di Las Vegas ma che sarà in vendita anche in Europa. Si tratta del monitor UD590 da 28’’ (sigla completa: U28D590D), un prodotto caratterizzato da un design curato e dal pannello TN da 4K di risoluzione. Il design riprende le tradizionali linee squadrate dei monitor da computer aggiungendovi un bel piedistallo cromato, mentre per quanto concerne le specifiche tecniche si parla di un pannello TN da 1 ms di risposta (GtG), 300 cd/m2, contrasto di 1000:1, angoli di visione di 170° orizzontale e 160° verticale e svariate connessioni, tra cui due HDMI 1.4, 1 DisplayPort (connessione esclusiva per usare il display a 4K/60Hz) e audio jack. Inoltre, nel comunicato ufficiale Samsung si pone l’accento sulle funzioni per il multitasking, come Samsung Picture in Picture (PIP) 2.0, che supporta fino a più sorgenti Full HD, e Picture by Picture (PBP), che connette due diversi PC ad un unico monitor rispettando le proprie risoluzioni del desktop. Il nuovo monitor arriverà tra marzo e apri- Un modder tedesco ha realizzato una replica del Mac Pro usando un cestino da bagno comprato su Amazon Le prestazioni non sono però le stesse di Roberto PEZZALI le: per quanto riguarda il prezzo, il comunicato Samsung non ne fa menzione, ma sono apparsi i primi street price dedicati ai paesi del Nord Europa: convertendo in euro, parliamo di circa 600 €, ma ovviamente occorre attendere il prezzo di listino ufficiale. PC & MULTIMEDIA Presentato un prototipo di server per salvare i dati di uso meno frequente Facebook registra i dati su 10.000 Blu-ray Con la nuova soluzione Facebook conta di ridurre i costi fissi del 50% di Emanuele VILLA C hi usa Facebook spesso si interroga sulla capacità di storage dell’azienda e di come possa far fronte all’inserimento costante di video e immagini da parte di più di un miliardo di utenti. Il problema non è secondario poiché, con i numeri in gioco, l’uso di una tecnologia al posto di un’altra può fare una differenza di bilancio non indifferente. Ecco perché Facebook ha escogitato una soluzione interessante per lo storage dei contenuti visti raramente, come appunto le immagini e i video con il minor numero di accessi o i dati di backup. Si tratta di un’architettura di cold storage basata su 10.000 Blu-ray disc per un totale di 1 petabyte di dati. I dischi usati sarebbero le versioni da 100 GB e l’obiettivo è raggiungere di Emanuele VILLA torna al sommario una capacità di storage di 5 petabyte per cabinet. Le prestazioni non sono le stesse degli strumenti tradizionali (hard disk), ma Facebook conta su un risparmio del 50% sui costi fissi e dell’80% sull’energia, dati enormi se si considerano i numeri in gioco. Facebook ha poi pubblicato un vi- Mac Pro clonato usando una pattumiera deo dimostrativo (ing) in cui si vede il cabinet, che è alto più di 2 metri, e anche la struttura interna di dischi e cartucce, con tanto di gestione tramite bracci meccanici che hanno il compito di spostare i dischi dalla loro posizione a uno dei 16 masterizzatori integrati. Merita una visione. estratto da dday.it La replica di un Mac Pro utilizzando un cestino da bagno comprato su Amazon a 29 euro, è questa l’ultima trovata di un modder tedesco. L’utente ha realizzato un particolarissimo “hackintosh”, ovvero un PC costruito per far girare, non certo legalmente, OSX. Il risultato, escludendo le prestazioni che non possono essere assolutamente allineate a quelle del piccolo gioiello made in Usa, non è affatto male per essere un prodotto artigianale: all’interno sono stati inseriti una scheda Gigabyte z87n WiFi, un processore Core i3 Haswell e una scheda grafica 7750 Radeon.Non mancano neppure i doppi dischi (SSD e tradizionale) e un sistema di raffreddamento con singola ventola in perfetto stile “Mac Pro”. Il prodotto finito misura 18 cm di diametro e 26 cm di altezza e al termine della creazione è stato pure dipinto di rosso come la Limited Edition realizzata per l’asta di beneficienza da Sotheby. Qui i le fase della costruzione e i dettagli del componenti usati con il procedimento dettagliato. n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 PC & MULTIMEDIA LaCie ha presentato Fuel, hard disk esterno wireless per device Apple LaCie Fuel, 1 TB di spazio per l’iPad Estende la memoria di iPhone, iPad e Mac ed è compatibile con AirPlay di Emanuele VILLA L Pannello MVA, SmartImage Lite, TrueVision, MHL e audio stereo da 14 watt per il monitor Full HD Philips 284E5QHAD Disponibile a 299€ di Giuseppe LANDOLFI LaCie Fuel - movie clip PC & MULTIMEDIA Aggiornamento per la tecnologia di collegamento dei monitor via USB DisplayLink, monitor 4K collegati in USB Disponibile il nuovo chipset DL-5500, supporta la risoluzione Ultra HD di Roberto PEZZALI D isplayLink, la tecnologia che permette di collegare monitor esterni ai computer sfruttando la porta USB, è stata finalmente aggiornata e, grazie al nuovo chip, supporta il 4K. Il consorzio che propone e spinge questo tipo di connessione ha rilasciato sul mercato il DL-5500 e, proprio con quest’ultima versione di chipset, sarà possibile collegare display Ultra HD senza necessariamente utilizzare una scheda video che gestisce questo segnale. Il DL-5500 supporta segnali fino a 3840 x 2160 su una singola connessione USB 3.0, ma non bisogna aspettarsi miracoli perché l’elaborazione viene fatta dalla CPU e per gestire un display di questo tipo non basta certo la CPU di un note- aCie ha presentato Fuel, un hard disk wireless esterno dedicato a dispositivi Apple, quindi iPhone, iPad e Mac. Il suo obiettivo è quello di estendere la dotazione di memoria interna del dispositivo (principalmente iPad e iPhone) permettendo l’immediata condivisione dei contenuti. Lo si porta con sé, si caricano i contenuti nel suo HDD integrato da 1 TB e poi li si riproduce direttamente dallo strumento mobile. Non solo, visto che tramite AirPlay è anche possibile riprodurre i file musicali di Fuel su un wireless speaker esterno (o altro dispositivo audio certificato AirPlay) oppure guardare un video in streaming sul TV tramite Apple TV. Per la condivisione, il trasferimento e lo streaming dei file, LaCie Fuel crea la pro- pria rete Wi-Fi, quindi si può utilizzare senza necessità di accesso diretto a Internet (con conseguente consumo del piano dati); volendo, però, lo stesso Fuel può fungere da hotspot condividendo la connessione Internet tra tutti i dispositivi connessi. L’apparecchio si può anche collegare al Mac via USB 3.0, accelerando i tempi di trasmissione dati, mentre per quanto concerne iPad e iPhone, usa l’app Seagate Media, disponibile gratuitamente su App Store. Il prezzo, fissato per gli USA, è di 199 dollari con HDD da 1 TB. torna al sommario book. Il nuovo controller DL-5500, ovviamente, non si ferma qui: utilizzando un adattatore da DisplayLink a DisplayPort la risoluzione d’uscita sale a 4096x3072, mentre è assicurata anche la retrocompatibilità con connessioni USB 2.0: in quest’ultimo caso, però, potrebbero Philips 284E5QHAD Monitor 28″ MVA a buon prezzo verificarsi perdite di fotogrammi e un calo vistoso della qualità. Al momento ancora nessun produttore ha annunciato monitor dotati della nuova connessione DisplayLink 4K, ma l’arrivo di monitor 4K “low cost” presentati al CES di Las Vegas dovrebbe portare presto novità. MMD, azienda licenziataria del marchio Philips Monitor, annuncia il lancio del display Philips 284E5QHAD. Il monitor da 28” utilizza un pannello con tecnologia MVA (Multi-domain Vertical Alignment) che promette angoli di visione elevati (anche se non pari a quelli degli IPS) e tempi di risposta molto buoni. Grazie a SmartImage Lite, inoltre, l’utente può ottimizzare dinamicamente contrasto, saturazione del colore e brillantezza dell’immagine, in tempo reale. Tra le altre caratteristiche troviamo l’interfaccia Mobile HD Link (MHL) che permette di connettere il display a dispositivi portatili, come gli smartphone, purché compatibili, così da poter riprodurre file audio con i due speaker da 7 watt e i filmati in risoluzione Full HD. Mentre si utilizza lo schermo per videogiochi, foto, filmati o app, il dispositivo mobile è in carica. Il monitor Philips 284E5QHAD è già disponibile al prezzo al pubblico di 299 euro, IVA inclusa. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 GAME & MOVIE Sentenza relativa alla causa tra Nintendo e PCBox per le cartucce R4 Corte UE: è legale sbloccare le console Emessa sentenza della Corte di Giustizia UE sulle modifiche alle console Sono legali se il crack serve per far girare altri programmi non protetti di Roberto PEZZALI L invece che lo scopo di Nintendo sia impedire l’utilizzo di software indipendenti destinati alla lettura di film, video e file MP3 sulle console, sebbene tali software non consistano in una copia illegale di videogiochi. Sulla scia di questa sentenza si potrebbe considerare “legale” anche un eventuale jailbreak o root di uno smartphone, e allo stesso modo il “crack” delle nuove console che potrebbero anche essere vendute già modificate. Siamo certi che questa storia non si ferma qui. GAME & MOVIE Tomb Raider per PS4: più definizione, dettagli e fluidità rispetto a PS3 Tomb Raider mostra la potenza “next-gen” Giochi PS4 e Xbox One: molto meglio di quelli della generazione precedente? U di Emanuele VILLA na delle domande più ricorrenti all’indomani del lancio delle console next gen riguarda lo scarto nei confronti della generazione precedente: quanto sono “migliori” i giochi di PS4 e Xbox One rispetto a quelli analoghi della generazione passata? Una domanda cui è molto difficile dare una risposta definitiva, considerando che ci vorrà del tempo prima che l’hardware delle due macchine venga sfruttato appieno. Ma un gioco, Tomb Raider, ci permette di fare un primo paragone tra le due generazioni, considerando l’imminente uscita di Tomb Raider: Definitive Edition per Xbox One e PS4, edizione che prende le mosse dal lavoro effettuato per le console precedenti a Corte di Giustizia dell’Unione Europea ha emesso una sentenza che farà discutere: modificare una console (ma può essere estesa agli smartphone) può essere legale se questa integra sistemi di protezione che vanno oltre gli ambiti della console stessa. Tutto nasce da una richiesta del Tribunale di Milano, da anni alle prese con la causa tra Nintendo e l’azienda che ha venduto sul territorio italiano le cartucce R4 per la Nintendo DS, PCBox. È vero che le cartucce R4 servono per far funzionare quelle che molti chiamano copie di “backup” (ma poi l’originale non c’è mai), ma è anche vero che tramite la cartuccia R4 si possono caricare applicativi di terze parti, gli homebrew. Il Tribunale di Milano si è rivolto alla Corte di Giusti- zia chiedendo di chiarire quali siano i diritti di Nintendo ai sensi della direttiva sull’armonizzazione del diritto d’autore, e la Corte ha stabilito che il produttore della console, Nintendo in questo caso, è protetto contro l’elusione solo quando le misure introdotte siano dirette a impedire l’utilizzazione di videogiochi contraffatti. Fondamentalmente una console è un apparecchio nato per giocare e le protezioni dovrebbero essere esclusivamente quelle necessarie per impedire di caricare un gioco copiato: nulla dovrebbe impedire a un possessore della console di sfruttare la console per caricare giochi sviluppati da terzi, applicativi e altri software. I giudici danno ragione in parte a PCBox: Nintendo riteneva che i dispositivi R4 fossero prodotti nati per eludere le misure tecnologiche di protezione dei giochi, PCBox torna al sommario aggiungendovi alcuni elementi esclusivi per la next-gen (che ormai non è più “next”). IGN ha realizzato un video di confronto, che riportiamo qui e che illustra come gli sviluppatori hanno riaperto un progetto ormai finalizzato e vi hanno aggiunto sia elementi precedentemente scartati (per non contrastare con la limitata potenza del sistema) sia alcuni completamente nuovi. Colpiscono senz’altro le texture molto più definite, i movimenti più fluidi, la maggior profondità di campo, le ombre estremamente dettagliate e molto altro. Asus Cerberus la cuffia per gamer Asus presenta Cerberus, una cuffia pensata per chi vuole avere alte prestazioni di gioco. Driver al neodimio da 60 mm, 2.5 metri di cavo e microfono sganciabile di Emanuele VILLA Asus presenta le cuffie Cerberus, pensate per hardcore gamer e compatibili con tutti gli strumenti di gioco domestici, dalle console di ultima generazione ai tablet, dai PC/Mac agli smartphone. Le caratteristiche tecniche sono interessanti e permettono a Cerberus di “dire la sua” anche in ambiti esterni al gaming, come la musica e i film: Cerberus ha driver in neodimio da 60 mm inseriti in padiglioni molto ampi, da 100 mm di diametro con isolamento esterno, e include un microfono ad asta unidirezionale con filtro in spugna. Il cavo è da 1,2 metri ma è compresa una prolunga da 1,3 metri per permettere l’utilizzo anche con sorgenti distanti dal punto di visione, come spesso accade con le console. Inoltre, il microfono può essere estratto per l’uso con dispositivi smart, mobili o più semplicemente per ascoltare la musica. La disponibilità è prevista per il mese di febbraio a 59,90 euro. estratto da dday.it estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 DIGITAL IMAGING È presente la possibilità di registrazioni video Full HD, ma nella X-T1 Fujifilm non punta sul video X-T1, anteprima del nuovo gioiellino Fujifilm L’attenzione è puntata sul mirino e il corpo Abbiamo provato per qualche ora (e scattato alcune foto) la nuova mirrorless Fujifilm X-T1 Impressiona il mirino elettronico, che ha una resa davvero vicina a quella di un mirino ottico la X-T1 la prima novità Fujifilm per il 2014: Fujifilm amplia la serie X aggiungendo un altro modello che segue la stessa filosofia (e gli stessi principi) dei modelli precedenti, progredendo però sotto il profilo dell’inquadratura e del corpo macchina. La X-T1 eredita dai migliori modelli della serie X tre elementi fondamentali: il sensore X-Trans CMOS da 16 MP di seconda generazione, il processore EXR Processor II e il design tipico della famiglia che tanto piace per il richiamo alle macchine di un tempo. È proprio sul design del corpo macchina che Fujifilm ha investito molto con la X-T1: nella parte superiore del corpo macchina sono presenti ben 5 selettori meccanici, accompagnati dalle classiche ghiere e da 6 tasti personalizzabili. Il fotografo esigente, che non ama navigare nei menù per cambiare il setup, troverà nella X-T1 una compagna di viaggio ideale che farà tornare alla mente i piacevoli ricordi delle fotocamere di un tempo. Rivisto anche il corpo in magnesio della fotocamera: 80 punti di protezione assicurano resistenza ad acqua e polvere, permettendo l’uso della fotocamera anche a temperature inferiori allo zero (-10°). Fujifilm ha pensato anche di rivedere tre obiettivi per facilitare l’accoppiamento con la fotocamera in situazioni critiche: XF18-135mm F3.5-5.6 R OIS WR, XF16-55mmF2.8 R OIS WR e XF50-140mmF2.8 R OIS WR saranno disponibili nel corso dell’anno e assicureranno lo stesso livello di protezione dagli agenti atmosferici. L’altro punto chiave è il mirino: se, infatti, sensore e processore restano uguali, il nuovo mirino, basato sempre su un OLED da 2.36 milioni di pixel, ha un ritardo di soli 0.005 ms e un fattore di ingrandimento 0.77x. torna al sommario Fujifilm, spostando il mirino sull’asse ottico della macchina (non è più decentrato) assicura performance simili a quelle del mirino di una reflex, sia come campo di visione sia come reattività e precisione. Rivisto interamente anche il sistema di gestione del fuoco grazie ad una nuova interfaccia nel mirino oculare: Split Image e Focus Peak permettono di scattare con fuoco manuale in piena sicurezza. Tra le altre caratteristiche della X-T1 troviamo la compatibilità con le veloci schede di memoria SDXC UHS II, la raffica di 8 fps, 51200 ISO di sensibilità e il modulo Wi-Fi integrato. Il prezzo si allinea a quello degli altri top di gamma della serie X: 1.299 euro solo corpo, 1.649 euro in kit con abbinato il versatile XF 18-55mm F2.8-4 R. Prime impressioni e qualche scatto Abbiamo avuto modo di provare la nuova Fujifilm mettendo le mani su un campione definitivo della X-T1, che si posiziona tra la X-E2 e la XPro 1. Fujifilm XT-1 non è una fotocamera rivoluzionaria, ma un’ennesima evoluzione dei modelli top della serie X realizzata ascoltando le indicazioni di chi ha provato i modelli precedenti. Fuji sembra aver fatto ciò che ogni azienda dovrebbe fare: raccogliere indicazioni, analizzarle e applicare quelle più corrette. Dopo aver usato per circa un’ora la X-T1 ci accorgiamo che effettivamente le migliorie sono tantissime, ma solo chi ha potuto usare i modelli precedenti sarà in grado di apprezzarle appieno. Se si vuole raccontare la X-T1 e spiegare perché è diversa da una X-E2, i punti su cui insistere sono due: il corpo macchina tropicalizzato e con regolazioni quasi esclusivamente manuali e il mirino elettronico, l’unico mirino che come resa si avvicina davvero a È di Roberto PEZZALI quello di una reflex. Grazie alla rivisitazione del sistema di lenti posto di fronte all’OLED da 2 MP, Fujifilm è riuscita a creare un oculare che restituisce un’immagine più grande di quella di un mirino ottico di una Full Frame. Il mirino elettronico è da sempre uno dei punti deboli di una mirrorless rispetto alle reflex, ma nel caso di questa X-T1 il divario è davvero minimo. Fujifilm ha lavorato anche sul driver del pannello OLED garantendo una latenza minima: il tempo di ritardo del pannello è effettivamente bassissimo con pochissime scie anche nei movimenti di camera veloci. Gli ingegneri giapponesi hanno pensato poi di sfruttare in modo intelligente questo mirino decisamente ampio (vedi foto in basso a sinistra): premendo un tasto si può configurare la modalità di visione, passando da una “piena” a una leggermente ridotta per arrivare a uno split dove in una piccola finestra di fianco al mirino principale vediamo l’ingrandimento del dettaglio per la messa a fuoco fine manuale. La X-T1 è pensata per l’uso evoluto e sembra quasi voler dire “io odio l’automatico”: tutti gli strumenti per usare la fotocamera in manuale ci sono, messa a fuoco inclusa grazie (ad esempio) al focus peaking configurabile in tre diversi colori. L’altro punto di forza della X-T1 è il corpo: piccolo, con un buon grip e tantissime ghiere meccaniche per la felicità di chi non vuole passare dai menù se non per la configura- segue a pagina 35 n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 DIGITAL IMAGING Con la fotocamera, presentate anche due nuove ottiche compatte Olympus E-M10 è la OM-D che costa poco Olympus lancia un nuovo modello della famiglia OM-D dal costo accessibile Mirino e sensore dei modelli top, ma più compatta e costa solo 699$ (il corpo) di Roberto PEZZALI L zo molto concorrenziale: 699$ solo corpo, 799$ in kit con il 14-42mm F3.5-5.6. Non sono pochi, ma se consideriamo che per le sorelle maggiori serve molto di più, questa piccola OM-D potrebbe catturare l’interesse di molti “fotoappassionati”. delle ghiere: il corpo macchina è piccolo e le ghiere sono tante, pertanto qualche sacrificio dal punto di vista ergonomico è stato fatto. Restando sempre in tema di design, la macchina non dispone di flash integrato (viene dato un piccolo flash opzionale). Tra le altre particolarità segnaliamo la tropicalizzazione: scatto fino a -10° (non l’abbiamo potuto provare) e oltre 80 diversi punti di intervento per inserire nel corpo macchina le giuste guarnizioni rendendolo così impenetrabile agli agenti atmosferici. Abbiamo potuto apprezzare questa particolare cura nello sportellino della card, con lo slot che oltretutto è il primo ad accettare le nuovissime SD Card super veloci. Sulle performance non abbiamo molto da dire: autofocus, sensore e processore sono gli stessi della X-E2, e sotto il profilo delle prestazioni non dovrebbe cambiare nulla. Abbiamo scattato alcune fotografie in JPEG: purtroppo l’illuminazione non era ottimale ma presto avremo modo di fare Microsoft SkyDrive diventa OneDrive Il popolare servizio di cloud storage SkyDrive cambia nome e diventa ufficialmente OneDrive. Il motivo è presto detto: l’azienda è spesso bersaglio di cause a tutela di marchi registrati, come appunto Metro e SkyDrive; per quest’ultimo, la causa è stata intentata dall’emittente satellitare Sky, che ha vinto piuttosto rapidamente imponendo un cambio di strategia (leggasi, di nome) a Microsoft. Non si sa quando il nuovo servizio verrà inaugurato e se conterrà nuove funzionalità rispetto al classico SkyDrive, ma quel che è certo è che ci si può già registrare su onedrive.com, seguire il blog e attendere istruzioni ulteriori. DIGITAL IMAGING Fujifilm X-T1 segue Da pagina 34 zione iniziale. Il 90% delle opzioni di scatto della X-T1 può essere modificato anche da fotocamera spenta, perché per ISO, tempi, diaframmi, esposizione e modalità di scatto esiste una ghiera meccanica dedicata. A questa si aggiungono 6 tasti configurabili a piacere posizionati in un punto facilmente accessibile. L’unica cosa alla quale forse bisogna abituarci è la disposizione Clicca sulle foto sopra per vedere l’originale degli scatti realizzati con la Fujifilm X-T1 a famiglia OM-D di Olympus si allarga per fare spazio alla nuova E-M10. Olympus continua a seguire la fortunata scia delle sue mirrorless hi-end proponendo un modello più compatto e più economico, che non rinuncia, però, alla dotazione tecnica che ha permesso ai modelli top performance da fotocamera di fascia alta. E-M10, nonostante le dimensioni compatte, ruba dalla E-M5 il sensore da 16 MP in formato 4:3 senza filtro passa basso ed eredita anche dalle serie superiori il processore d’immagine TruePic VII (25600 ISO massimi), il Wi-Fi integrato e il mirino elettronico da 1.44 MP. Una vera OM-D quindi, anche se a qualcosa si deve pur rinunciare e in questo caso Olympus ha modificato il sistema di stabilizzazione portan- dolo dai 5 assi dei modelli top a soli “3 assi” su questa piccola E-M10. Il sistema di stabilizzazione è integrato nel corpo macchina e non sulle lenti e agisce muovendo il sensore per compensare movimenti e vibrazioni. L’altra rinuncia rispetto al modello top è la tropicalizzazione: il corpo, comunque robusto, non è sigillato dagli agenti atmosferici con la fotocamera che va quindi usata in condizioni standard. Insieme alla EM10 Olympus lancia due nuove ottiche compatte, un pancake M.ZUIKO DIGITAL 25mm F1.8 che equivale a un 50 mm e il collassabile M.ZUIKO DIGITAL 14-42mm F3.55.6 EZ. E-M10 arriverà a fine febbraio a un prez- PEOPLE & MARKET torna al sommario molte più foto. La X-T1 può contare su un reparto ottiche di grandissima qualità (la cosa vale anche per il kit) e i risultati sono sotto gli occhi di tutti. L’unica critica che si può muovere a Fujifilm è di aver trascurato la sezione di ripresa video: la fotocamera riprende in Full HD, ma chi vuole usare la camera per le riprese fa meglio a cercare altro. XT1, come gli altri modelli della serie X, nasce come fotocamera pura e il video è solo una necessaria aggiunta, ma non certo una delle feature di punta. estratto da dday.it estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Dopo anni di attesa, il TV OLED è finalmente una realtà. Le immagini sono spettacolari e riproduce il nero perfetto LG 55EA980V, il primo OLED non si scorda mai È veramente il ritorno del televisore di qualità? Lo abbiamo testato e una cosa è certa: il futuro è questo Connessioni complete Sul fronte dei collegamenti non ci sono sorprese. Tutti i connettori sono alloggiati sul retro del TV, parte su un pannello verticale che guarda lateralmente, parte verso il basso, questi ultimi in un pozzetto che può essere coperto da uno sportellino in dotazione. Troviamo l’ormai standard set di ingressi: 4 HDMI, SCART (tramite dongle in dotazione), compo- LG 55EA980V - da 6.499 euro Sottile, leggero e... curvo! TV sottili come un foglio di carta è una delle promesse della tecnologia OLED e il 55EA980V di LG sfoggia uno degli schermi più sottili mai visti: il pannello è infatti spesso meno di un centimetro e lo spessore del TV è concentrato soprattutto nella parte centrale, dove trova posto l’inevitabile elettronica per il suo funzionamento. Il pannello è poi praticamente edge to edge, cioè con una cornice di pochi millimetri. Il TV è leggerissimo per essere un 55”, appena 17,2 kg inclusa la base che è parte integrante del sinuoso design del prodotto. La costruzione è curata e ben rifinita, ma il cabinet rimane pur sempre sostanzialmente in plastica. Il dettaglio estetico più interessante è costituito dalla base in plexiglas trasparente che lascia il TV come sospeso sul suo appoggio. La base tiene lo schermo leggermente inclinato all’indietro, presupponendo l’installazione su un mobile basso. Incastonati agli estremi della base trasparente troviamo i due diffusori piatti, assistiti da altri Quality 9 Longevity 7 Design Simplicity D-Factor Value 9 6 10 7 nent. A ciò si aggiungono l’uscita digitale ottica, la presa Ethernet, 3 porte USB di cui una anche 3.0, lo slot CI+. Il TV integra i sintonizzatori DVB-T2, DVB-S2 e DVB-C, quest’ultimo inutilizzato in Italia. Il TV supporta un gran numero di formati audio/video tramite il lettore multimediale integrato, integra il decoder DTS, ma a dispetto di quanto inizialmente ipotizzato non è ancora compatibile con la nuova codifica HEVC, almeno non da file. Il TV è dotato di connettività Bluetooth, Wi-Fi e NFC, quest’ultima utilizzabile per il pairing di smartphone e tablet Miracast. Doppio telecomando I menù del 55EA980V ricalcano quelli degli ultimi TV di fascia alta di LG, con l’ultima versione dell’interfaccia Smart TV del produttore. Ne abbiamo parlato già approfonditamente nella prova del 47LA740S a cui vi rimandiamo per la descrizione completa. Si tratta di una piattaforma che purtroppo privilegia tutte le funzioni accessorie, dalle app ai server multimediali, a scapito di quelle più utilizzate: impostazioni, selezione canale e ingressi esterni. Anche il telecomando a giroscopio sarà pratico nelle funzioni Smart TV, ma tutte on è difficile capire perché gli appassionati aspettino da così tanto tempo i primi TV OLED: si tratta della prima nuova vera tecnologia di TV da più di un decennio a questa parte e la prima che potenzialmente può offrire la perfezione di immagine. Con il plasma che ormai sta procedendo verso il suo tramonto e l’LCD che, nonostante tutte le evoluzioni tecnologiche degli ultimi anni, non è mai riuscito a offrire una qualità di riferimento, l’OLED è a oggi l’unico candidato credibile per riportare l’attenzione sulla qualità di immagine. Quello di LG è il primo modello commerciale di TV OLED di una certa dimensione consumer ad arrivare sul mercato e la curiosità e la volontà di scoprire se è un prodotto in grado di soddisfare le incredibili aspettative che si sono create intorno al mito dell’OLED sono chiaramente alle stelle. due woofer che puntano verso il basso, coperti dal pannello in plastica su cui è agganciata la base, che curva all’interno proprio in presenza degli altoparlanti. I diffusori in realtà fanno il loro lavoro in modo più che dignitoso, con una resa sonora superiore alla media dei TV dell’ultimo periodo, seppure un prodotto del genere esiga un impianto HT dedicato e fatto come si deve. torna al sommario N di Paolo CENTOFANTI le altre operazioni diventano più complesse, lente e snervanti (lo abbiamo imparato a nostre spese calibrando il TV). Fortunatamente in Italia è fornito anche un telecomando di tipo tradizionale, che non abbiamo però potuto vedere dato che nell’esemplare giunto in redazione non era incluso. In dotazione oltre ai due occhialini 3D, leggeri e decisamente eleganti, troviamo anche la webcam che va montata sulla cornice superiore del TV. Calibrazione eccellente Prima ancora di partire con la visione di qualche filmato abbiamo proceduto con un’analisi della calibrazione di fabbrica. Il TV offre diversi profili pre-impostati, ma il candidato ideale è ovviamente quello certificato THX. Il profilo si è confermato non perfetto ma comunque sufficientemente vicino ai riferimenti per quanto riguarda i parametri principali, quindi bilanciamento della scala di grigi, spazio colore e gamma. Questa impostazione non può essere modificata in alcun modo (i parametri sono bloccati), ma rappresenta una dignitosa soluzione out of the box per chi non ha segue a pagina 37 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST TV LG 55EA980V tempo/voglia/possibilità di effettuare una complessa calibrazione. Per chi, invece, vuole “sporcarsi le mani” ci sono due banchi di impostazioni ISF che consentono di Scala di grigio (Calibrazione ISF) Gamut (Calibrazione ISF) regolare qualunque aspetto dell’immagine del TV, fino al controllo del bilanciamento del bianco su 20 punti della scala di grigio. Utilizzando il profilo ISF siamo riusciti a ottenere con relativa semplicità un comportamento molto vicino al riferimento anche con il semplice controllo a 2 punti sul bilanciamento del bianco. Solo per aggiustare la resa sul 10% di grigio siamo ricorsi ai controlli sulla scala a 20 step di grigio. Come si nota dal grafico in alto, abbiamo ottenuto un delta E inferiore a 2 su tutta la scala, un valore che indica un’ottima precisione. Solo il gamma non siamo riusciti a portarlo sopra i 2,3 come valore (il riferimento è 2,4), anche selezionando l’apposito valore nella relativa impostazione. La linearità è comunque molto buona, ma va anche detto che come con i plasma, anche per l’OLED di LG si tratta di un parametro difficile da valutare, visto che sulla dinamica influisce in ogni momento il livello di luminosità media dell’immagine visua- torna al sommario lizzata. Ciò crea una disparità tra i segnali test e i video che guardiamo tutti i giorni. La luminosità massima del bianco più forte è diversa se consideriamo un bianco a tutto schermo o un piccolo riquadro su fondo nero, visto che nel primo caso il TV limita l’intensità luminosa massima. Il gamut è praticamente allineato al riferimento Rec.709 e abbiamo dovuto correggere di un minimo solo il primario del blu rispetto alle impostazioni di default, che lo vedevano un po’ meno saturo. Ma come si vede dal grafico a fianco, lo spazio colore è da manuale. E il contrasto? Beh, qui viene il bello, perché dove l’immagine è nera i pixel sono semplicemente spenti e non c’è nulla da misurare: il livello del nero è “0” il che vuol dire che il rapporto di contrasto è essenzialmente illimitato. Per questo motivo anche i consumi, un po’ come nel plasma, dipendono dall contenuto dell’immagine e della sua luminosità. Abbiamo fatto un testo con spezzoni di diversi tipi di filmati e a TV calibrato, ottenendo un consumo medio di 84,6 Watt, inferiori ai 100 Watt dichiarati da LG, probabilmente relativi al banco di impostazioni di default. In ogni caso il TV è, come consumi, abbastanza allineato a un LCD di classe A e persino A+. Sempre parlando di misure strumentali e banchi di impostazioni, la modalità gioco offre un input lag intorno ai 20 ms, che curiosamente con tutti gli altri profili, anche disabilitando tutte le elaborazioni possibili, sale a un minimo di 100 ms, un po’ troppo per giocare. Le impressioni di visione Immagini spettacolari E allora, come si vede questo OLED? È veramente quello che stavamo tutti aspettando? Se avete letto il nostro approfondimento sulla calibrazione fino alla fine, allora non vi sarà scappato il dettaglio più importante: questo TV è capace di riprodurre il nero perfetto. Dove il segnale è “0” i pixel sono spenti. Questo aspetto da solo pone l’immagine visualizzata dal TV LG a prima vista un grosso gradino sopra qualsiasi TV, anche il migliore dei plasma. Diciamo a prima vista perché sono tanti gli aspetti da valutare, ma il rapporto di contrasto è uno di quelli a cui siamo più sensibili quando guardiamo un TV, la caratteristica che ci porta, a volte ancora prima della risoluzione, a preferire un’immagine piuttosto che un’altra. Non solo i neri sono evidentemente perfetti, ma il TV OLED di LG è anche dotato di una dinamica ecceziona- le (il bianco supera le 300 cd/m2 se vogliamo), mentre la precisione sulle ombre e sfumature di colore più scure sono eccezionali. Altro aspetto che colpisce immediatamente è la resa cromatica: i colori sono caldi, morbidi, per nulla artificiosi e ricordano quelli del plasma o del mai dimenticato CRT analogico. L’immagine con il migliore materiale è definita, scolpita, tridimensionale ma mai eccessivamente analitica o artificiale. Certo se il materiale non è eccellente i difetti non scompaiono, ma non vengono nemmeno terribilmente accentuati, come spesso accade con molti LCD. Prova ne è che le mediocri trasmissioni via digitale terrestre in definizione standard, con tutti i loro difetti, rimangono pienamente godibili anche sulla ragguardevole dimensione di 55 pollici. Buona la resa delle sfumature, così come i transienti da chiaro scuro e viceversa. Tutto perfetto quindi? Ci sono ancora alcuni aspetti da considerare. Il primo riguarda la risoluzione in movimento. Non abbiamo effetto scia come negli LCD, ma il livello di dettaglio tende comunque a diminuire nel caso di panoramiche delle riprese o elementi in movimento rapido. In generale possiamo dire di essere anche in questo caso come resa molto vicini al plasma, ma senza i difetti che accompagnano quella tecnologia. Per intenderci qui non abbiamo alcun effetto di dithering o rumore elettronico di altro tipo. Ma visualizzando, ad esempio, un pattern a griglia che si muove rapidamente, si nota come i contorni diventano meno definiti. LG integra il suo sistema di interpolazione, piuttosto customizzabile, e che migliora decisamente questo aspetto, al prezzo dell’introduzione di “effetto telenovela” più o meno accentuato e, a seconda della configurazione, di qualche artefatto di movimento. Inoltre, il sistema di processing introduce alcuni artefatti come dettagli che si impastano e trascinamenti localizzati, che in alcuni limitati casi persistono anche quando l’interpolazione viene completamente disabilitata. Ciò capita tipicamente sui volti, oppure ancora in immagini ricche di elementi come pioggia, fumo o nebbia. Come segue a pagina 38 segue Da pagina 36 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST TV LG 55EA980V detto capita in un numero limitato di situazioni e sinceramente in alcuni casi si verifica e in altri del tutto simili no, senza alcun motivo apparente. Detto questo noi abbiamo trovato l’immagine sempre convincente sotto il profilo del dettaglio, con qualsiasi tipo di materiale, 50, 60 o 24 Hz che fossero. Il materiale a 24 Hz dei Blu-ray Disc esibisce il classico flickering e c’è un’impostazione definita “Real Cinema” attiva di default e che assicura la visualizzazione in formato nativo. Il TV supporta il 3D con occhiali passivi (due forniti in dotazione) e la resa trae vantaggio dalla velocità del pannello OLED. Se siamo in posizione ideale l’immagine è completamente priva di ghosting e l’effetto 3D è sicuramente molto preciso. Purtroppo questa tecnologia mette un limite sulla definizione complessiva e si nota. Inoltre, il filtro FPR che ricopre il pannello, genera un pattern di linee che a volte può essere notato sugli elementi più brillanti di un fotogramma anche nella visione in 2D. Due aspetti critici sono rappresentati poi dall’uniformità e la longevità del pannello. Per quanto riguarda il primo punto, nella normale visione non costituisce un particolare problema, ma visualizzando una schermata grigio scura (dal 5 al 20%) è possibile notare come il pannello, su questo livello di luminosità, sia totalmente privo di uniformità. La parte destra dello schermo è decisamente più scura, mentre al centro si notano delle macchie. L’effetto sparisce salendo di livello sulla scala di grigio, anche se comunque la parte destra dello schermo rimane sempre un po’ meno luminosa. Mentre poi sappiamo che i materiali che costituiscono i pixel andranno in corso a un inesorabile deterioramento, non siamo ancora in grado di quantificarne l’effetto. Possiamo però dire che c’è il rischio di pixel difettosi. L’esemplare in prova, giunto appositamente dalla Corea, dopo alcuni giorni di utilizzo ha cominciato a presentare un totale di 5 subpixel danneggiati: 2 rossi, 2 blu e uno bianco. Quest’ultimo è quello che un occhio attento riuscirà a notare durante la visione di un normale video. Aumentaranno durante il ciclo di vita del TV? Non possiamo dirlo, ma è un fattore da tenere a mente. Due parole, infine, sulla curvatura dello schermo. È il primo TV curvo che proviamo ma sinceramente non abbiamo trovato nulla di positivo da dire a questo proposito. Per apprezzare la sensazione di “immersione” durante un film bisognerebbe disporsi molto vicino allo schermo (in realtà il raggio di curvatura è 5 metri e questa dovrebbe essere la distanza ideale massima), ma stiamo parlando di un 55” Full HD e la risoluzione non regge. Inoltre solo lo spettatore esattamente al centro può godere di questo ipotetico effetto immersivo, e così vicino allo schermo non è che ci sia posto per altri. Da lontano quello che si percepisce è la leggera deformazione dello schermo, che magari nei film si nota poco, ma con tutti gli altri tipi di contenuti, specie dove c’è grafica fissa diventa evidente. Questione di gusti, ma dopo decenni che ci sono voluti per conquistare lo schermo piatto, ora perché vogliamo curvarlo? Oltre alla necessità di creare un prodotto unico ed esclusivo, dettata probabilmente dal già alto prezzo di listino, non ne comprendiamo il motivo. Conclusioni Dopo questa prova possiamo dire che l’OLED è sicuramente all’altezza di tutte le più rosee aspettative. La qualità di immagine, già a questa prima generazione, è nel complesso superiore a quella di qualsiasi altro TV di oggi o del passato: contrasto e resa cromatica sono superlativi e la qualità di immagine lascia a bocca aperta. Come ogni prodotto di prima generazione non è esente da difetti, a cominciare dal prezzo. Ci sono poi dubbi sulla longevità del pannello e c’è ancora da lavorare su aspetti quali la risoluzione in movimento, mentre lo schermo curvo, anche se alla lunga ci si abitua, è qualcosa di cui sinceramente faremmo volentieri a meno. Nello specifico di questo modello LG c’è poi l’interfaccia Smart TV troppo pasticciata e macchinosa, mentre l’assenza di un telecomando tradizionale è imperdonabile. Ma a parte tutto questo è chiara una cosa, d’ora in poi vogliamo solo OLED. TV E VIDEO Foded Space ha sviluppato una codifica che permette di memorizzare video fino a 12 bit in un flusso a 8 bit Blu-ray Disc in Deep Color? La tecnologia ora è disponibile I costi di licenza del sistema sono “modesti”, ma sono necessari nuovi lettori con decoder integrato R di Paolo CENTOFANTI icordate il Deep Color? Si tratta di un’estensione della codifica del colore da 8 bit a 10, 12 e persino 16 bit per componente cromatica, di cui si è iniziato a parlare in ambito consumer con l’introduzione del suo supporto all’interno delle specifiche HDMI 1.3. Nonostante ciò, gli attuali standard HDTV sono tutti a 8 bit, Blu-ray Disc compreso, anche se molti TV e videoproiettori sono in effetti in grado di accettare segnali video Deep Color. L’azienda Folded Space ha ora annunciato un particolare sistema, denominato Deep Color Content Encoding o DCE, che consente di codificare video a 12 bit all’interno di un flusso a 8 bit. DCE ha così torna al sommario il vantaggio di permettere di realizzare Blu-ray Disc con video nativo deep color, mantenendo la retrocompatibilità con lettori e televisori non in grado di visualizzare segnali a 12 bit. I 4 bit aggiuntivi per componente sono infatti memorizzati in modo invisibile all’interno del video a 8 bit, con un minimo incremento del livello di bitrate del segnale compresso. La situazione ricorda un po’ quella dell’HDCD (qualcuno se lo ricorda?), un sistema che permetteva di realizzare CD Audio con la dinamica di un segnale a 20 bit in un normale flusso a 16 bit. Allo stesso modo, occorre che il lettore Bluray Disc includa un apposito decoder DCE, affinché possa decodificare la maggiore gamma di colori disponibile nei dischi codificati in questo modo. Per stimolarne l’adozione, Folded Space si dice pronta a dare in licenza gratuita il suo sistema di codifica, mentre l’algoritmo di decodifica, quello che entrerà nei lettori Blu-ray, avrà un costo di licenza “modesto”. segue Da pagina 37 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Console al passo coi tempi, potente e semplice: poca multimedialità, gioco più social, migliorato il controller PlayStation 4: Sony riporta il gaming al centro Sette anni dopo la PS3, Sony cambia tutto e torna a concentrarsi soprattutto sull’esperienza di gioco di Paolo CENTOFANTI S PlayStation 4 - da 399 euro Quality 9 Longevity 9 Design Simplicity D-Factor Value 9 8 9 8 Design: dalle curve agli spigoli Sony ha sempre cercato di imprimere alle sue console un design avveniristico e la storia si ripete sicuramente con la PlayStation 4, di cui tutto si può dire tranne che abbia un aspetto banale. Se la prima versione della PlayStation 3 era all’insegna delle curve, qui ci troviamo di fronte a spigoli netti e vividi. Potremmo descrivere la PS4 banalmente come un parallelepipedo, visto che di fatto questo è, ma Sony è riuscita a imprimere una buona dose di aggressività senza strafare, creando un oggetto bello da vedere che lo si disponga in orizzontale oppure in verticale. La PS4 è molto più piccola di quello che sembrava dai primi rendering, con dimensioni molto vicine a quella della PS3 Slim. Il frontale è pulitissimo e da spenta non si scorgono interruttori e lo stesso slot del drive è appena visibile ono passati sette anni dal lancio della PS3, in ambito tecnologico un periodo lunghissimo in cui sono cambiate tante cose. La PlayStation 3 non solo doveva raccogliere l’eredità della PS2, una delle console di maggior successo di sempre, ma nacque anche sotto l’ombra di quella guerra dei formati che vedeva contrapposti HD DVD e Blu-ray Disc, simbolo di un’epoca in cui il supporto fisico contava ancora. La PS3 aveva tanti obiettivi ambiziosi, a partire dall’allora innovativo processore Cell - poi rivelatosi piuttosto complesso da gestire per gli sviluppatori di videogiochi - fino all’intenzione di porsi come la centrale di intrattenimento multimediale definitiva. Sette anni dopo, la distribuzione dei contenuti tramite Internet comincia a prendere il sopravvento, smartphone e tablet sono spesso più utilizzati dei TV e la console deve soprattutto fare una cosa bene: regalare la migliore esperienza di gioco possibile. Sembrano essere queste le linee guida che hanno portato alla nascita della nuova PlayStation 4. Sony ha detto addio all’architettura Cell decidendo di adottare quella x86, decisamente più developer friendly, e ha rimesso il gaming al centro sia nelle funzionalità che banalmente nell’interfaccia utente. Fatta piazza pulita della maggior parte degli “orpelli” multimediali, Sony ha adeguato ai tempi le caratteristiche hardware, migliorato il controller, infuso una maggior componente social all’esperienza di gioco e ha realizzato una console semplice, potente e dal design aggressivo. torna al sommario nella “fossetta” che spezza il profilo. La qualità dei materiali non è molto diversa da quella delle ultime due versioni della PS3 e la console appare robusta. Sulla parte superiore, al raccordo tra la superficie lucida e quella opaca, una guida in plastica si illumina all’accensione di diversi colori a seconda dello stato di funzionamento, creando un effetto elegante. Collegamenti essenziali Sul frontale troviamo le due porte USB 3.0 per il collegamento delle periferiche. Queste possono essere impostate per rimanere alimentate anche con la console in stand-by, permettendo così finalmente di ricaricare i controller anche a PlayStation spenta. Tutte le connessioni sono poste come di consueto sul retro, dove non troviamo chissà quali sorprese: HDMI (solo 1.4), Ethernet, uscita digitale ottica e connettore ausiliario proprietario è tutto quello che abbiamo a disposizione. I connettori sono “infilati” nelle feritoie che contraddistinguono il pannello posteriore, disposizione che crea qualche problema di visibilità durante i collegamenti se guardiamo la console dall’alto verso il basso. Il connettore ausiliario permette di collegare la videocamera segue a pagina 41 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Sony PlayStation 4 segue Da pagina 40 PlayStation Camera che, per contenere il prezzo di listino, Sony ha deciso di non includere insieme alla console. Prima dell’uscita sul mercato europeo si è parlato di qualche problema con il connettore HDMI, ma francamente noi non abbiamo notato nulla di anomalo. Salto generazionale Controller più completo Il nuovo controller DualShock 4 superficialmente può sembrare non troppo dissimile da quello della PS3, ma anche qui ci sono diverse novità. La più evidente, a livello hardware, è naturalmente il touchpad posto al centro e che consente agli sviluppatori di integrare anche delle gesture multi-touch all’interno dei controlli dei nuovi videogiochi. Il nuovo Dualshock è leggermente più “pieno” rispetto alla versione precedente, of- torna al sommario frendo così una migliore ergonomia. Altra novità è la presa audio per l’auricolare mono fornito in dotazione, ma il DualShock 4 integra anche un piccolo altoparlante che svolge esattamente la stessa funzione. Si tratta di un ulteriore canale audio che può essere sfruttato dagli sviluppatori: in Killzone 4 viene utilizzato, ad esempio, per riprodurre dei log audio che vengono recuperati durante il gioco. Compare poi il nuovo comando “share” che consente durante una partita di condividere in pochi click schermate e filmati della propria partita. I tasti “select” e “start” sono stati, infine, sostituiti da un unico comando “option”. Sul “muso” del DualShock c’è anche un grosso LED che principalmente è pensato per il tracking tramite PlayStation Camera, in modo non diverso dal PlayStation Move. Per il resto rimane il collegamento via Bluetooth alla console e l’integrazione di accelerometro, giroscopio e sistema di vibrazione. Interfaccia più semplice ma ricca L’interfaccia XrossMediaBar della PS3, per un certo periodo utilizzata come base su una vasta gamma di prodotti Sony, all’epoca era qualcosa sicuramente di originale e mai visto prima, ma soprattutto presentava la console non più come una macchina esplicitamente dedicata ai videogiochi, ma anche come un sistema multimediale completo. La prima cosa che salta all’occhio avviando per la prima volta la PS4 è proprio come questo approccio sia stato per lo più abbandonato e non è un’esagerazione dire che la componente multimediale sia stata riportata decisamente in secondo piano. Se è vero che i “quadrotti” dedicati all’audio e al video hanno ancora lo stesso peso degli altri, l’attenzione è qui tutta per i vi- deogiochi, ben in primo piano appena accediamo con il nostro utente. Del resto la PS4 non è praticamente più un vero lettore multimediale: legge DVD e Blu-ray Disc certo, ma non i CD Audio, non c’è più il client DLNA e l’unico modo di riprodurre contenuti è costituito dai servizi Music e Video Unlimited di Sony, oltre al servizio Infinity di Mediaset disponibile con un’app da scaricare dal PlayStation Store. L’interfaccia è stata semplificata al massimo nella navigazione, ma allo stesso tempo resa più dinamica con il feed delle attività nostre e dei nostri amici di gioco e i dati dei giochi installati sul nostro sistema. In generale il nuovo menù trae ispirazione dal redesign del PlayStation Store, con grosse icone quadrate e un look “post Windows 8”. Tutti i menù secondari, come le impostazioni, il proprio profilo, i trofei e quant’altro, sono stati “nascosti” in un secondo ordine di icone, che crea una barra più piccola sopra il menù principale. Anche il menù delle impostazioni è stato radicalmente semplificato e razionalizzato. Abbiamo notato un cambiamento nel comportamento dell’uscita HDMI rispetto alla PS3, con l’impossibilità di forzare l’uscita 1080p a 24 Hz per la riproduzione di Blu-ray Disc, opzione che risultava utile in alcune configurazioni (specie se tra console e TV c’è qualche altro componente HDMI). Per il resto le impostazioni audio/video non hanno subìto grossi cambiamenti. Impressioni d’uso Valutare la bontà della nuova console in questa fase è ancora difficile. Tutto dipende da come gli sviluppatori addomesticheranno la nuova piattaforma e ci vorrà ancora un po’ per capirne le vere potenzialità. Basti confrontare uno dei primi titoli PS3 con gli ultimi: anche solo graficamente “il segue a pagina 42 Per quanto riguarda ciò che si nasconde all’interno della console ormai è stato detto di tutto e di più nei mesi che hanno portato all’uscita della nuova PlayStation, soprattutto in ottica di confronto con l’Xbox One di Microsoft. Come è ormai noto, Sony ha deciso di abbandonare l’architettura Cell che tanto ha fatto penare gli sviluppatori PS3, almeno nei primi anni, optando per la più tradizionale tecnologia x86 a 64 bit. Il cuore computazionale della PS4 è firmato AMD ed è costituito da una APU che integra in un solo “pacchetto” una doppia CPU quad core Jaguar per un totale di otto core, affiancata da una GPU Radeon custom con capacità di calcolo di picco teorica fino a 1.83 Tera FLOPS, il tutto assistito da 8 GB di memoria RAM GDDR5 a 2.75 GHz. Come pietra di paragone, si pensi che la PlayStation 3 è dotata di appena 512 MByte di RAM di cui solo 256 dedicati alla scheda grafica. Anche la PS4 è dotata di lettore Blu-ray Disc, con capacità di lettura fino a 6x e questa prima versione integra un Hard Disk da 500 GB. Sul fronte della connettività la PS4 supporta il WiFi 802.11n, mentre il Bluetooth si ferma alla versione 2.1. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 GAME & MOVIE Pensato per i gamer, che hanno bisogno della lag più bassa possibile GameBuddy, per lo streaming “senza lag” Un progetto su Kickstarter promette streaming video con latenza bassissima di Emanuele VILLA È partito su Kickstarter un progetto interessante per un prodotto che non solo offre lo streaming video su rete locale, ma promette di farlo a bassissima latenza per assecondare le aspettative dei gamer. A differenza dello streaming video da una postazione all’altra, il gaming richiede la più bassa lag possibile: al di sopra di una certa soglia (che varia da gioco a gioco, ma possiamo considerare un 100 ms), il gioco non è più divertente e la sconfitta è assicurata. GameBuddy è un piccolo scatolotto bianco, alimentato via USB o a batteria (funge In pratica, qui il parametro base è la lag, sulla base della quale il codec decide, istante per istante, la migliore qualità possibile. In questo modo GameBuddy promette latenze negli ordini dei 30 a 60 ms, oppure sui 100 ms se viene impiegato un solo dispositivo, altra cosa su cui gli sviluppatori si stanno concentrando. Qui il video di presentazione. Headset per controllare la “gamer rage” Sam Matson, designer di Seattle, ha pensato un headset (prototipo per Xbox) per controllare la “gamer rage”, la tensione agonistica durante il gioco. Come? Valutando le variazioni di tensione (battito cardiaco e pressione sanguigna) e regolando la difficoltà del gioco: normale se si è rilassati, più difficile se scatta la gamer rage. L’aumento di difficoltà del gioco potrebbe riportare l’attenzione alla partita gestendo la “rabbia” in modo costruttivo. TEST Sony PlayStation 4 segue Da pagina 41 giorno e la notte”. Sony ci ha fornito per la prova una PayStation 4 accompagnata da quello che è probabilmente il titolo di punta della line up di lancio della nuova console, Killzone: Shadow Fall. Si tratta di un gioco che è perfetto per far percepire il salto generazionale tra la PlayStation 4 e le console precedenti. Grafica a 1080p, frame rate a 30 fps costanti e senza cedimenti, effetti di luce e livello di dettaglio degli scenari semplicemente inarrivabili su una PS3. Anche gli stessi livelli sono molto più aperti rispetto a Killzone 3. Visivamente Killzone è perfettamente riuscito, mentre alcune dinamiche di gioco per sfruttare il nuovo controller ci sono sembrate un po’ forzate. Il touchpad, in particolare, al momento ci ha restituito la stessa sensazione iniziale di quello anche da battery pack), con una presa HDMI cui collegare la sorgente video e il TV. Il dispositivo permette il mirroring dello schermo del PC, della console, dello smartphone, del tablet, ecc., il tutto con la minor lag possibile. Secondo i realizzatori, ciò è possibile grazie a una tecnologia video proprietaria chiamata NoLAG (un nome, un programma). Questa tecnologia differisce dai codec tradizionali in quanto al posto di impiegare buffer di ampie dimensioni, che per definizione introduce delay, regola il bitrate istante per istante a seconda del contenuto e dello stato della rete, e tutto per mantenere la latenza più bassa possibile. GAME & MOVIE torna al sommario della PS Vita: interessante ma di dubbia reale utilità. Oltre alle potenzialità grafiche (comunque ancora tutte da esprimere davvero), Killzone ci ha dato la possibilità di avere un assaggio di altre caratteristiche della nuova console, come l’installazione e caricamenti in background: inserendo il disco la barra di installazione dura poche decine di secondi per poi lasciare il posto all’introduzione e al menù iniziale di gioco. L’installazione in realtà sta ancora proseguendo, ma il gioco parte molto più rapidamente. I tempi di caricamento in realtà sono in linea con quelli dei giochi della PS3: basta ricaricare un livello precedente, interrompendo una partita in corso, per rendersene conto. Ma il più delle volte il trucco funziona. Una cosa che abbiamo notato nei giorni che abbiamo avuto a disposizione è come la nuova console sia decisamente più rumorosa rispetto alla PS3: sia il drive Blu-ray Disc che la ventola si fanno sentire di più. Quest’ultima, in particolare, dopo qualche minuto di gioco comincia ad andare velocemente su di giri. Per quanto riguarda l’utilizzo come lettore Blu-ray Disc non c’è molto da dire. I tempi di caricamento dei dischi sono lunghi allo stesso modo della PS3 e le opzioni a disposizione essenzialmente le stesse. Purtroppo la riproduzione di DVD lascia, invece, il tempo che trova, con un upscaling (o meglio deinterlacing) decisamente inferiore rispetto alla PS3. Va detto che il player multimediale della PS4 è stato rilasciato dopo l’immissione sul mercato (era incluso nel primo aggiornamento del firmware disponible alla prima accensione) ed è probabile che Sony fosse un po’ in ritardo da questo punto di vista. Non è da escludere che molte cose cambino con i prossimi aggiornamenti. Conclusioni: perfetta per giocare Multimedialità sotto tono Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di decretare se la PlayStation 4 di Sony è la console di nuova generazione che si aspettava davvero, ma le premesse ci sono tutte. È un gran bell’oggetto da vedere, il controller è stato migliorato e i primi titoli lasciano intravvedere quali possono essere le potenzialità del nuovo hardware. Nelle prossime revisioni si potrebbero migliorare alcuni aspetti costruttivi come la rumorosità, mentre la nuova interfaccia è piacevole e più semplice della XrossMediaBar. Al momento è una console pensata per fare bene una sola cosa: giocare. Chi si aspettava un’evoluzione della PS3 anche in senso multimediale rimarrà molto deluso infatti, con una macchina che con Blu-ray Disc fa giusto il compitino e nel caso dei DVD lo fa pure sotto la sufficienza. Ma siamo ormai nell’era dello streaming e del video on demand e forse Sony ce lo sta solo facendo capire. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Operazione di marketing sulla scia del successo delle cuffie o vero amore per la musica? Il servizio è molto curato Beats Music, è davvero quello che mancava? Ha debuttato negli USA il servizio di musica di Beats Audio. In attesa di averlo in Italia lo abbiamo provato disponibile, al momento solo negli Stati Uniti, Beats Music, il servizio di streaming musicale creato da Beats Audio. Il marchio è famoso soprattutto per la gamma di cuffie firmate Dr. Dre, prodotti che hanno riscosso un successo planetario, ma da tempo l’azienda di Jim Iovane era al lavoro su un servizio di streaming e ne aveva persino acquisito uno tempo addietro (MOG). Ma c’è davvero spazio per un nuovo attore in un settore sempre più affollato? Il dubbio è legittimo visto che da Spotify a Rdio, passando per Deezer, offrono più o meno la stessa cosa: un immenso serbatoio da cui attingere musica. Beats Music fin dal suo primo annuncio ha voluto sottolineare come avrebbe messo al centro il fattore “emozionale” della musica, e la possibilità di trovare davvero la musica giusta per il momento adatto, cosa che secondo i creatori del servizio, non è possibile avere con l’attuale offerta. Beats Music nasce prima di tutto come servizio mobile e da oggi è possibile scaricare dalle versioni US di Play Store e App Store la relativa applicazione per smartphone. Abbiamo scaricato l’app per iOS che, sorpresa, al momento funziona anche in Italia, permettendo di provare il servizio per una settimana. Quello che serve è un account americano ad iTunes o Play Store. La prima differenza rispetto a tutti gli altri servizi di streaming è che, al momento di creare il proprio profilo, Beats Music dedica un po’ di tempo a scoprire quali sono i nostri gusti: oltre a qualche dato anagrafico, Beats ci chiede prima quali sono i nostri generi preferiti o che detestiamo. Ci vengono presentati come una serie di bolle: un torna al sommario tap vuol dire che il genere ci piace, due tap lo amiamo, una lunga pressione e segnaliamo che lo detestiamo. Il passo successivo è analogo, ma dedicato agli artisti, con una lista che possiamo aggiornare quante volte vogliamo. Fatto questo, qualche secondo di elaborazione, e siamo pronti a iniziare. L’app di Beats Music è divisa in quattro sezioni principali: Just for You, The Sentence, Higlights e Find It. Tutte e quattro sono dedicate alla scoperta di musica che può interessarci e questa è già una differenza rispetto agli altri servizi: la ricerca all’interno del catalogo passa significativamente in secondo piano. Anche gli altri servizi offrono un feed di consigli ma non in modo così articolato o personalizzato. Just for You è una raccolta di playlist e album che potrebbero interessarci, selezionate in base ai nostri gusti, espressi in fase di iscrizione e successivamente in base ai nostri ascolti e ai successivi raffinamenti. Rispetto ad altri servizi di streaming, con Beats Music possiamo sempre indicare se una canzone che ascoltiamo ci piace o meno. The Sentence è forse la funzione più originale. Si tratta di un generatore di playlist automatico basato sul completamento di una frase (Sentence appunto), che indica dove siamo, come ci sentiamo, con chi siamo e cosa vorremmo ascoltare, del tipo “sono sul treno e mi sento assonnato con altri zombie e vorrei ascoltare del punk”. Beats Music offre migliaia di combinazioni possibili e anche in questo caso le canzoni vengono selezionate in base ai nostri gusti. L’algoritmo di raccomandazione sembra dai primi ascolti funzionare molto bene, ma solo il tempo dirà effettivamente quanto. Highlights è la sezione più tradizionale, con una selezione di musica offerta da vari esperti di musica, come giornalisti, critici, musicisti e produttori. Find It, infine, permette di sfogliare playlist create dal team editoriale di Beats Music, sfogliando per genere, attività o curatore della playlist stessa. E la possibilità di ascoltare quello che si vuole dal catalogo di 20 milioni di brani? Non manca, ma è per così dire relegata nella sidebar. È di Paolo CENTOFANTI Da qui è possibile cercare per titolo, artista, album; possiamo seguire artisti per rimanere aggiornati tramite notifiche sulle novità e costruire in modo molto immediato e intuitivo la nostra libreria, che poi potremo sfogliare al solito modo (artista, album, ecc), una cosa di cui con Spotify si sente molto la mancanza. Salvare un disco per l’ascolto offline è immediato, così come creare playlist. Le prime impressioni sono di un servizio molto curato, anche se all’inzio l’app può sembrare disorientante per la quantità di musica offerta, ma l’obiettivo è proprio questo: offrirci continuamente qualcosa da ascoltare. Per capire quanto bene lo fa occorre un po’ di tempo, per dare l’opportunità all’app di apprendere i nostri gusti. C’è da dire che nelle prime ore di utilizzo non siamo incappati in quei consigli imbarazzanti che spesso propinano altri servizi del genere anche dopo svariati mesi di utilizzo, un risultato che fino ad ora avevamo ottenuto solo con Pandora. La complessità del servizio ci lascia supporre, inoltre, che prima di vedere una localizzazione italiana del servizio occorrerà aspettare diverso tempo. Ma speriamo di sbagliarci, naturalmente. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Abbiamo fotografato il Duomo di Milano e la Galleria del Corso con diversi dispositivi; vediamo i risultati del nostro test Fotocamere vs smartphone, sfida all’ultima foto Stampate su carta fotografica, quasi tutti preferiscono le foto fatte con lo smartphone. Un paradosso vero che la reflex scatta foto migliori di uno smartphone? La risposta è scontata: sì. Sono troppi i fattori in gioco, dalla dimensione del sensore alla qualità delle ottiche: impossibile per un piccolo modulo fotografico da smartphone rivaleggiare con un sensore Full Frame grosso 40 volte tanto. Eppure ora siamo in grado di dimostrare che la maggior parte delle persone preferisce la foto di uno smartphone, o che comunque non esistono differenze tangibili. L’esperimento che abbiamo condotto è semplice: presi svariati smartphone, fotocamere compatte, mirrorless e reflex, abbiamo scattato due fotografie con le impostazioni automatiche, una al Duomo di Milano con una buona illuminazione e una in Galleria del Corso a Milano con meno luce e qualche particolare “difficile”. Gli scatti, visti al computer in pixel size (ovvero al 100%) non lasciano spazio a dubbi: quelli della reflex hanno poco rumore, buona nitidezza e attenzione ai dettagli, ma mano a mano che scendiamo di livello, passando alle compatte e agli smartphone la resa qualitativa scende. È naturale, fisiologico: nessuno fa miracoli e le dimensioni del sensore contano molto di più dei megapixel. Bisogna aggiungere però che le fotografie non sono fatte per essere viste al 100% col computer esaminando minuziosamente i dettagli: c’è chi le carica sui social network, chi le usa per fare libri, chi le mostra sul TV e chi le stampa. La risoluzione, in questo caso, interessa poco e pochi megapixel sono sufficienti a reggere sia la visualizzazione che la stampa. Ecco perché abbiamo preso i nostri file e li abbiamo fatti stampare in due formati (18x13 e A4) su carta fotografica di qualità Fujifilm Fujicolor Crystal Archive; infine, li abbiamo mostrati a un campione di torna al sommario più di cento persone. Ai partecipanti abbiamo chiesto di scegliere le tre foto migliori, senza sapere qual è la macchina usata e basandosi sull’istinto. I risultati sono sorprendenti: lo scatto di una reflex viene scelto da meno del 10% del campione, mentre gli smartphone trionfano. Non possiamo neppure dire che il campione non è qualificato: abbiamo tenuto le fotografie nello zaino per circa un mese e le abbiamo mostrate a colleghi, addetti ai lavori, fotografi e amici, e il risultato non è cambiato. La tendenza generale è quella di preferire, sulla stampa, le foto fatte dai prodotti sui quali avremmo scommesso di meno. Un altro dato curioso è la difficoltà nel scegliere una foto nel formato più piccolo, quello delle classiche fotografie 18 x 13: tolto il bilanciamento del bianco, l’esposizione e la resa cromatica a livello di definizione e nitidezza, gli scatti sono praticamente identici e per scegliere il migliore bisogna davvero fare attenzione al dettaglio, ma anche qui le fotocamere con ottiche più grandi ne escono penalizzate perché non sempre ai bordi, scattando in automatico (con diaframma scelto dalla fotocamera), la foto è nitidissima. Lo smartphone, invece, con la sua lente minuscola riesce a garantire uguale nitidezza ai bordi come al centro. Ai risultati del nostro test è ovviamente possibile trovare una giustificazione: i produttori di smartphone lavorano molto in digitale sull’immagine consapevoli del fatto che le loro foto poi finiranno, con risoluzione evidentemente inferiore, su schermi Full HD, su Internet (spesso a 1.000 pixel di larghezza) e stampate. Una foto che al 100% dell’ingrandimento può sembrare un disastro per la quantità di artefatti e l’assenza di dettaglio, ridotta poi a un formato più piccolo guadagna quell’incisività che manca invece allo scatto più morbido e naturale della mirrorless o della reflex. Siamo certi che un RAW di una mirrorless o di una reflex, opportunamente modificato e processato, avrebbe cambiato gli esiti della prova ma il nostro voleva essere un test semplice, immediato che rispettasse le condizioni d’uso abituali di un turista che spesso scatta in automatico e non cerca fotografie troppo sofisticate. Il test è replicabile da chiunque; abbiamo scelto di non rivelare i modelli selezionati per non trasformare il test in una prova di qualità tra smartphone e reflex: possiamo dire che tra gli smartphone ci sono un Sony Xperia Z1, un iPhone 5S, un Nokia Lumia e un LG G2 mentre per le fotocamere abbiamo scelto due compatte da 200 euro e 300 euro circa, una mirrorless da 700 euro e una reflex Full Frame. È di Roberto PEZZALI estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST La nuova Tivoli non delude dal punto di vista della qualità audio, ma non eguaglia il fascino dei modelli in legno Tivoli Audio Albergo: la radio targata 2014 Non solo radio FM con doppia sveglia ma anche diffusore con Bluetooth. Qualità e prezzo elevati Una radio da albergo? Prenotiamo subito! Tivoli Audio definisce questa radio come ideale per una stanza d’albergo grazie alla sua semplicità, ma dubitiamo che un hotel si precipiti a ordinarne qualche centinaio per le proprie camere: vista la qualità, il prezzo e le dimensioni, un oggetto del genere sarebbe costantemente a rischio di furto. Chi ha soggiornato in grandi alberghi 5 stelle sa bene che magari potrà trovare un sofisticato sistema audio/video Bang & Olufsen a disposizione dei clienti, ma mai oggetti di valore che possano facilmente infilarsi in una valigia. E poi l’epoca delle sveglie sul comodino in hotel è finita da un pezzo. Prima sensazione, meglio Model One Chi scrive ha avuto in prova la prima radio Tivoli Audio, chiamata One e tuttora in vendita a 199 euro o 269 euro per la versione con Bluetooth, nel 2001. Se confrontiamo quel primo modello, tutto legno e raffinatezza, con questa nuova versione tutta plastica, la vincitrice è senza ombra di dubbio Model One. Il primo modello non avrà la funzione sveglia, le preselezioni e il telecomando, ma il fascino è ineguagliabile. torna al sommario Tivoli Audio Albergo - da 299 euro Quality 8 Longevity 8 Design Simplicity D-Factor Value 8 7 8 8 Facile ma non troppo Torniamo alla nostra Albergo, alla ricerca di tanta auspicata semplicità di utilizzo. Accensione e volume sono molto comodi sul lato superiore o ancora meglio dal telecomando. Facile anche l’impostazione delle due sveglie tramite pulsante e manopoline sul frontale. Sempre molto semplice fissare le cinque preselezioni, anche se sono poche. Quando ci addentriamo nelle altre operazioni di uso meno frequente, come la modalità di sintonia, l’illuminazione del display e la regolazione dell’equalizzatore, le cose si complicano. Per queste operazioni bisogna entrare in un menù non proprio chiarissimo: noi, per esempio, volevamo togliere quell’eccesso in gamma bassa così fastidioso nell’ascolto radio e abbiamo lottato a lungo con i tasti e con un manuale poco chiaro prima di riuscirci. All’ascolto è una vera Tivoli Audio Passiamo all’ascolto, dove per fortuna la Albergo non delude. Basta accendere la radio e trovare la prima stazione: non abbiamo mosso l’antenna dalla sua posizione ripiegata e subito la ricezione è perfetta con l’indice di intensità segnale al massimo. Lo stadio di sintonia è proprio quello delle prime Tivoli, anche se ora siamo passati al digitale abbandonando la manopola rotante. Come detto cinque preselezioni sono poche, ma comunque si possono facilmente sintonizzare altre stazioni dal telecomando e per fare più rapidamente la sintonia basta inserire la funzione Autoscan che si ferma solo sulle stazioni migliori in modo automatico. L’ascolto è di ottimo livello, anche se a nostro parere il mobile in legno e l’accordo reflex inferiore del Model One raggiunge una qualità ancora migliore. Qui l’accordo reflex posteriore complica la sistemazione in librerie o ripiani con poco spazio disponibile sul retro. Per meglio saggiare la qualità sonora, abbiamo anche sfruttato l’ingresso via Bluetooth, raggiungendo ancora risultati pregevoli e comparabili con quelli di diffusori di dimensioni analoghe ma senza radio. Molto buone le voci e più che sufficiente l’estensione in gamma bassa, la pressione sonora raggiungibile senza avere distorsione è notevole, in modo da poter sonorizzare anche locali di medie dimensioni. Questi aspetti migliorano il rapporto qualità/prezzo dell’oggetto, altrimenti non proprio favorevole. La nuova radio Tivoli, quindi, conferma le qualità di ricezione degli altri modelli, senza però raggiungere il fascino dei primi modelli con cabinet in legno. La disponibilità del Bluetooth rende la Albergo una seria alternativa ai soliti diffusori per smartphone, nonostante il prezzo elevato. S di Roberto FAGGIANO i chiama Albergo la nuova radio di Tivoli Audio. Costa 299 euro, ha la sintonia digitale per FM e AM (volendo anche DAB ma il prezzo sale a 349 euro), la doppia sveglia e la connessione Bluetooth per riprodurre musica da smartphone e tablet. L’estetica è curata anche se i materiali usati sono semplice plastica e una cornice in legno è disponibile solo come opzione a pagamento da 69 euro. La finitura è disponibile in colori diversi: oltre alla versione bianca con frontale rosso, è disponibile in versione tutta bianca, tutta nera oppure bianca con frontale azzurro o verde. Sul pannello frontale dominano due elementi, il grande altoparlante e il display digitale che può illustrare la frequenza radio, le informazioni RDS oppure ora e data, anche quando è spenta. Una serie di piccoli tasti permette di accedere alla sintonia e alle impostazioni della doppia sveglia, il tutto replicato sul telecomando in dotazione. Sul retro dell’apparecchio c’è l’antenna telescopica, un ingresso ausiliario per altre sorgenti, l’uscita per la cuffia e per un eventuale secondo diffusore (opzione da 99 euro) per trasformarla in radio stereo. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Riusciranno i concorrenti a superare il “maestro” Bose? Sotto esame la resa sonora ma non solo... Diffusori basi-TV in prova, un successo meritato Abbiamo messo a confronto il Bose Solo TV con i modelli concorrenti di LG, Panasonic e Philips Bose Solo TV, il più semplice Panasonic HTE80, il più compatto La verità svelata sull’audio dei programmi TV Prima di iniziare il confronto vero e proprio vale la pena parlare delle differenze che abbiamo riscontrato tra le componenti audio dei canali televisivi. Sono differenze che normalmente è difficile cogliere, dato che le modeste prestazioni sonore dei televisori tendono a livellare verso il basso le prestazioni. Le prime notevoli differenze emergono tra le tracce audio dei canali Rai e Mediaset in versione HD e normale. I programmi in alta definizione della Rai sul canale 501 del digitale terrestre, Il segreto del diffusore Bose è svelato dal suo telecomando, che riporta solo i tasti per accensione, volume e mute: l’utente medio non desidera altro. Le dimensioni del mobile (52 x 7 x 31 cm) non sono casuali, l’altezza piuttosto elevata permette di usare altoparlanti di buon diametro per una migliore resa sonora. Inoltre il doppio accordo reflex posteriore aumenta la resa in gamma bassa senza doiver usare subwoofer separati. Larghezza e profondità sono sufficienti per TV con una base non troppo elaborata e con dimensioni medie (32 - 40 pollici), buona ma non straordinaria anche la tenuta del peso del TV fino a 18 kg. Gli ingressi sono tre: digitale ottico e coassiale oltre all’analogico stereo, tutti con cavi in dotazione. La finitura è piuttosto modesta, soprattutto in relazione al prezzo. torna al sommario di Roberto FAGGIANO piaciuto subito al mercato nonostante il prezzo non certo economico di 399 euro. Il successo ha attirato le attenzioni di tutti i principali marchi di elettronica, rapidamente corsi ai ripari con diffusori simili nel concetto ma piuttosto diversi nella forma. Così Panasonic HTE80 è il più compatto del confronto, forse troppo per TV di grande formato; anche la base dovrà restare nell’ambito dei 46 x 28 cm del diffusore per poterlo sostenere adeguatamente; il peso massimo tollerato è di 30 kg. Molto buona la versatilità che prevede presa HDMI, ingresso digitale ottico e analogico oltre al Bluetooth con NFC; in compenso non troviamo nessun cavo in dotazione. Il sistema audio prevede l’impiego di due larga banda e due woofer in accordo reflex. Sul frontale c’è un display con luminosità regolabile che è indispensabile per poter regolare tutti i parametri disponibili tramite il piccolo telecomando in dotazione. abbiamo pensato di mettere a confronto il diffusore Bose con alcuni dei suoi rivali: LG Soundplate 340 (399 euro), Panasonic HTE80 (300 euro) e Philips HTL4110B (249 euro). Sapranno battere la loro fonte ispiratrice? Leggete la prova per saperlo. ottico con cavetto in dotazione seppure affiancato dal collegamento Bluetooth per riprodurre musica da smartphone e tablet. Sul telecomando troviamo l’unica funzione aggiuntiva, l’effetto Sound Cinema per dare maggiore corpo e profondità a film e programmi di spettacolo. Ci sono i comandi anche sul diffusore, ma sono sul lato posteriore e quindi inaccessibili nell’uso quotidiano. Philips HTL 4110B un vero diffusore in legno LG Soundplate 340 sottile ma larghissimo Un diffusore piatto e largo (70 x 4 x 32 cm) sembra fatto apposta per supportare senza problemi anche i TV con le basi più complesse e larghe, con tenuta di ben 38 kg; il profilo sottile poi è sempre piacevole alla vista. Molto elaborata la struttura interna del diffusore, che prevede un doppio sub rivolto verso il basso con accordi reflex laterali. Stranamente limitata la versatilità: solo un ingresso digitale quelli in HD nativo e non solo upscalato, offrono la doppia traccia standard e Dolby Digital: alcuni TV impostano sempre la traccia standard e fanno perdere molta qualità, impostando invece la traccia Dolby - in genere stereo ma a volte addirittura 5.1 - il guadagno in qualità è notevole e i diffusori in prova hanno mostrato prestazioni nettamente migliori. Quindi ricordate di impostare questa modalità sul TV per non perdere in qualità sonora. I canali Mediaset HD (504, 505 e 506) invece trasmettono sempre in Dolby Digital stereo, un buon passo in avanti rispetto ai canali standard, Manopola per accensione e volume, mobile in legno e display di controllo: approccio insolito per questo diffusore per TV. Dal punto di vista acustico c’è anche un sub rivolto verso il basso con accordo reflex posteriore. Le dimensioni privilegiano la larghezza e penalizzano la profondità (70x7x32 cm), il che potrebbe essere un problema con TV di grande formato, in compenso il peso sopportabile è fino a 22 kg. La versatilità è quasi esagerata, troviamo infatti la presa HDMI, ingressi digitali ottico e coassiale, un analogico sul retro e uno laterale oltre a una presa USB laterale. Se non bastasse c’è anche il Bluetooth con NFC. Il telecomando a ovetto tipico di Philips permette di gestire ogni parametro in modo intuitivo. Il prezzo di listino molto invitante è un’altra gradita caratteristica dell’HTL4110B. anche quando il programma è solo upscalato. Con i programmi in HD nativo c’è un ulteriore miglioramento che i diffusori in prova mostrano chiaramente. Ci sono poi notevoli differenze di qualità addirittura all’interno della stessa rete, indice dei diversi sistemi di registrazione che non sempre i tecnici di emissione riescono a controllare. Notevoli gli sbalzi di volume tra un canale e l’altro, per non dire di alcuni canali locali che sparano sempre in alto il volume credendo di farsi sentire meglio. segue a pagina 47 D opo il successo di tante soundbar molto simili tra loro, Bose ha spiazzato i concorrenti lanciando Solo TV, un diffusore che funge da supporto per il televisore anziché da mettere davanti al TV. Un semplice accorgimento che è estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Diffusori per TV Inizia il confronto Vinca il migliore Il Bose Solo TV incarna l’anima di ogni prodotto Bose: impossibile non riuscire ad usarlo nemmeno per l’utente meno esperto in materia. Basta collegare TV e diffusore con il cavo ottico in dotazione, attaccare la presa di corrente e sedersi in poltrona. Infatti non c’è nulla da regolare o impostare se non il volume, perfino la sorgente viene selezionata automaticamente. La resa è subito accattivante, morbida e ampia, in poche parole piacevole da ascoltare con qualsiasi programma TV. Se poi il segnale è quello stereo multicanale dai canali HD o da una sorgente esterna, il Solo migliora ulteriormente con un netto allargamento del fronte sonoro, ben oltre le dimensioni del diffusore. Attenzione però alla collocazione: se la parete posteriore è troppo vicina si rischia un pesante rimbombo a causa del doppio accordo reflex posteriore; si può rimediare ostruendo parzialmente i due fori ma il problema non è da sottovalutare. Con il tempo poi la semplicità rivela la sua faccia nascosta: con la musica ci piacerebbe avere una resa più dettagliata sugli acuti, con lo sport ci piacerebbe sentirci di più tra gli spettatori, con i film più spettacolari vorremmo effetti più coinvolgenti. Complessivamente però il diffusore Bose non delude nella resa quotidiana e il compromesso sui risultati è accettabile. L’obiettivo di un ascolto migliore rispetto ai diffusori integrati nel televisore è raggiunto, purtroppo però a caro prezzo. Il diffusore LG ha un solo ingresso per il TV e quindi la messa in opera più che semplice è obbligata, solo se anche il TV è un LG predisposto si può contare sulla sincronizzazione automatica Sound Sync. Iniziamo l’ascolto dai programmi tv e rimaniamo piuttosto perplessi, con il parlato ci sono buoni progressi rispetto al TV ma non quelli che ci aspettavamo in rapporto al prezzo. I bassi tendono a sconfinare, specie se inseriamo l’effetto Cinema Sound. Prestazioni migliori con i film ma c’è sempre l’impressione di qualcosa di esagerato sui bassi, nel nostro caso le vibrazioni si estendono dal tavolo dove è piazzato il diffusore fino al pavimento; le impressioni d’ascolto in gran parte restano anche con i canali tv HD. Passiamo alla riproduzione musicale tramite Bluetooth e francamente non siamo ancora pienamente soddisfatti: l’eccesso di bassi si fa meno evidente ma le voci escono sottili e con poco dettaglio; sul tema molti diffusori per smartphone di prezzo analogo saprebbero fare di meglio. Qualche controllo sugli effetti avrebbe giovato alla resa e avrebbe consentito un adattamento ai gusti personali. Il diffusore Panasonic ha l’ingresso HDMI che crea torna al sommario il migliore rapporto con il televisore: usando la presa ARC il TV riconosce il diffusore esterno e si commuta subito per il suo utilizzo, così si potrà semplicemente usare il telecomando del TV per cambiare il volume. Per il collegamento Bluetooth poi c’è anche l’NFC, basta avvicinare lo smartphone allo spigolo destro e il contatto è stabilito. Durante l’uso, il Panasonic si è rivelato l’esatto contrario del Bose: il diffusore giapponese può fare di meglio ma va impostato ogni volta per dare il massimo. Ci sono una miriade di parametri da variare, su toni ed effetti, teoricamente per ogni programma se vogliamo ottenere le migliori prestazioni, in pratica dopo poco tempo ci si stanca e si mette l’impostazione su stereo o standard. Meglio, molto meglio con l’ascolto musicale, dove si può anche sfruttare una app che raccoglie la musica archiviata sullo smartphone o tablet. Qui la resa è molto buona con ottime voci e grande dettaglio, uniti a una gamma medio-bassa corposa e dinamica; unico difetto la provenienza netta dei suoni dal diffusore, con scarsa estensione virtuale oltre i suoi limiti fisici. Quindi il Panasonic è un buon diffusore e dall’ottimo rapporto qualità/prezzo che però darà il meglio solo con la costante regolazione dei diversi parametri, poco adatto allo zapping insomma ma ottimo per chi vuole ascoltare un film come si deve. Il diffusore Philips è il più versatile e allo stesso tempo quello che costa meno, un buon inizio. Il telecomando in dotazione è ricco di tasti per altrettante regolazioni, non è difficile cambiare rapidamente anche gli effetti in base al programma. La resa sonora è subito un bel passo avanti rispetto al televisore, non manca la potenza e il display frontale permette di avere tutto sotto controllo. I diversi effetti sonori sono ben riscontrabili all’ascolto ma una relativa spiegazione sul manuale non sarebbe stata inutile. Per esempio, se le posizioni Warm, Bright e Clear sono abbastanza ovvie per chi conosce la lingua inglese, non altrettanto si può dire per Balanced e soprattutto Personal, che dovrebbe implicare una regolazione fine dell’effetto: ma in quale modo? Molto utile anche la regolazione dei toni per adattare la resa alla collocazione del diffusore. Per l’ascolto musicale si può sfruttare il Bluetooth con NFC: basta avvicinare il telefono e il collegamento è fatto. Con la musica la resa sonora è ottima, tanto che vorremmo subito un suono meno concentrato sul diffusore, meno inscatolato e più ampio; qui l’effetto migliore è il Balanced che è appunto molto bilanciato e senza ombra di eccessi in gamma bassa, anzi è fin troppo controllato. Vince Philips, ma l’ingombro è eccessivo Difficile trarre conclusioni su questa prova comparativa: Bose ha fatto un buon lavoro e gli sfidanti hanno cercato, con un esito più o meno convincente, di realizzare qualcosa di diverso ma altrettanto valido. Rimane però su tutto un grande interrogativo: vale la pena di aggiungere questi diffusori con il loro costo, oppure sarebbe stato più utile investire la cifra su un televisore migliore o più grande? Ma torniamo al confronto. Il Soundplate di LG ci è sembrato troppo caro rispetto alle prestazioni e alla versatilità; è piacevolmente sottile e gradevole alla vista ma la sua resa sonora non ci ha convinto. A parità di prezzo la sfida con Bose è persa. Più aperto il confronto con il Panasonic, molto compatto (fin troppo) e ben suonante può dare un bel contributo alla resa dei programmi tv e anche alla riproduzione musicale, però è veramente complesso da usare se vogliamo sfruttarlo a fondo. La sfida con Bose è vinta per le prestazioni e il rapporto qualità/prezzo, persa invece per la semplicità d’uso. Il Philips è un vero diffusore con un ottimo rapporto qualità/prezzo e una versatilità quasi esagerata per la categoria, è abbastanza semplice da usare e può dire la sua anche con la musica. La sfida con Bose è vinta su tutti i fronti, tranne che sulle dimensioni: l’ingombro in larghezza potrebbe essere eccessivo in rapporto alla ridotta profondità. segue Da pagina 46 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Motorola torna in Europa con uno smartphone di qualità privo però di slot microSD e con una fotocamera deludente Motorola Moto G in prova: completo e compatto Siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questo dispositivo mid-range disponibile a un prezzo aggressivo di V. R. BARASSI S i chiama Moto G ed è il dispositivo attraverso cui Motorola, ormai a tutti gli effetti un brand di Google, ha deciso di affrontare il temibile mercato europeo. In attesa del fratello maggiore Moto X, già in vendita negli USA e presto anche qui da noi, ci siamo dedicati alla prova approfondita di questo nuovo dispositivo mid-range, che promette faville grazie a una scheda tecnica davvero niente male e - soprattutto - a un prezzo di listino assolutamente aggressivo: 199 € per il modello da 8 GB e 229 € per quello da 16 GB. Poco spazio e niente slot per microSD Design pulito e qualità non al top Ma che display! Aperta la confezione, ci ritroviamo dinanzi a un dispositivo dal design semplice, quasi “scontato”. Non è affatto brutto ma in Motorola (Google) hanno preferito non correre alcun rischio: linee arrotondate e niente spigoli. Lo smartphone ha dimensioni nella media (129.9 x 65.9 x 11.6 mm) e anche il peso di 143 grammi non fa affatto gridare al miracolo; certo torna al sommario Partiamo proprio con il doveroso appunto sul quantitativo di memoria: oggigiorno è azzardato proporre al pubblico un dispositivo con soli 8 GB di memoria a bordo. Se si va nello store e si prova a scaricare 2-3 giochi di ultima generazione si rischia immediatamente di esaurire lo spazio fisico a disposizione; uno dei - pochi - punti deboli di Moto G è proprio questo: il modello consegnatoci per la prova è quello con soli 8 GB di memoria ROM, quantitativo a cui bisogna “sottrarre” circa 2.5 GB riservati al sistema operativo Android. Risultato? Poco più di 5.5 GB a disposizione dell’utente. Meglio spendere qualcosa di più per la versione da 16 GB. In Motorola avrebbero potuto risolvere il problema aggiungendo un pratico slot microSD, ma purtroppo non c’è: se vi piace giocare o guardare film andate diritti sul modello da 16 GB. Motorola Moto G - da 199 euro Quality 8 Longevity 8 Design Simplicity D-Factor Value 7 8 7 9 è che non si tratta di un dispositivo leggero ma non possiamo neppure affermare che questo Moto G sia un peso massimo: ogni grammo è ben distribuito e ci si scorda facilmente del numero recitato dalla scheda tecnica. Sul lato destro vi sono il tasto per accensione/ sblocco del dispositivo e il bilanciere del volume; sopra c’è il jack da 3.5mm e un piccolo microfono per la riduzione dei rumori ambientali; sotto troviamo l’ingresso per il cavo microUSB e il microfono principale di sistema. Sul retro sono presenti tre elementi: altoparlante di sistema, fotocamera e flash LED. La costruzione è in plastica ed è meglio non aspettarsi troppo sul fronte delle finiture; la cover posteriore è rimovibile (operazione necessaria per inserire la micro SIM) e sostituibile (Motorola punta molto sulla personalizzazione), caratteristica che non gioca a favore della solidità: qualche piccolo scricchiolio c’è, ma su un dispositivo da 199 € è assolutamente accettabile. A una costruzione non esaltante, ma in linea con soluzioni analoghe della stessa fascia di mercato, Motorola ha saputo abbinare un display che la stragrande maggioranza dei concorrenti possono solo sognare: parliamo di un LCD IPS da 4.5” di diagonale con risoluzione di 1280x720 pixel (326 pixel per pollice) in grado di regalare davvero tante soddisfazioni. Il pannello si vede bene da ogni angolazione, i colori sono sempre fedeli e la luminosità è adeguata; anche sotto la forte luce solare il display si legge bene e l’unica critica che possiamo rivolgere nei confronti di Moto G è a carico del sensore di luminosità ambientale, perfetto nelle situazioni di luce forte ma molto meno preciso quando l’illuminazione è scarsa (il display risulta fin troppo buio quando la luce cala). Tra la capsula auricolare e la fotocamera secondaria c’è anche un comodo LED di notifica che “pulsa” alla ricezione dei messaggi. Il vetro frontale è un Gorilla Glass 3 di Corning. Ottimo. Le prestazioni soddisfano, ma occhio al multitasking sfrenato Il Moto G giunto in redazione era dotato di sistema operativo Android Jelly Bean 4.3 ma dopo qualche giorno di prova è comparso il tanto atteso messaggio che ci invitava ad aggiornare ad Android KitKat 4.4.2. Meno di 200 MB, qualche minuto di attesa segue a pagina 49 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Smartphone Motorola Moto G Niente NFC né LTE? Ne guadagna la batteria Pian piano la connettività LTE/4G si sta inserendo anche nella fascia medio-bassa del mercato ma in Motorola hanno fatto finta di non vedere: Moto G è uno smartphone “solo” 3G e difficilmente gli acquirenti si lamenteranno di tale assenza. Presenti WiFi “n”, Bluetooth 4.0 LE (ma niente NFC) e aGPS; i sensori sono quelli standard: oltre a quelli di lumi- Motorola Moto G Video realizzato in notturna ed ecco nuovamente il nostro Moto G pronto a mostrare i muscoli. Già, perché se con Jelly Bean quasi mai ci siamo ritrovati ad affrontare rallentamenti o indecisioni, possiamo affermare la stessa cosa anche con la release più recente. Solo spremendo a fondo il device (soprattutto se lo si fa per diversi giorni di fila) e praticando un multitasking “pesante” si riesce a rallentare il sistema, situazione cui però ci si ritrova difficilmente durante l’uso di tutti i giorni. In queste condizioni, alla lunga, il “solo” GB di RAM a disposizione si fa sentire e anche il processore Snapdragon 400 (MSM8226) da 1.2 GHz quad core arriva con l’acqua alla gola. Chi acquista un terminale da 199 € non può pretendere il massimo, ma Moto G riesce a stupire; grazie alla grafica integrata Adreno 305 si riesce a giocare senza alcun problema anche ai titoli di ultima generazione e c’è abbastanza potenza a disposizione anche per riprodurre impegnativi file multimediali (magari facendosi aiutare da qualche software scaricabile dallo store). In condizioni normali Moto G sembra un vero top di gamma: fluido, reattivo e veloce nel lancio delle applicazioni. Anche il browser se la cava bene: Chrome, unico software per la navigazione preinstallato, si destreggia alla grande, con qualche indecisione solo in occasione di caricamenti impegnativi o nella gestione di più tab. Sul fronte della personalizzazione non aspettatevi molto: Android è in versione “stock” e Motorola non ha inserito alcuna applicazione proprietaria, se non un tool per rendere più semplice e immediato il trasferimento di dati personali (contatti, messaggi, email, foto, video) da un terminale Android all’altro. Ci sono tutte le app Google e nient’altro. Una questione di filosofia e, anche in questo caso, di risparmio. torna al sommario nosità ambientale e di prossimità vi sono accelerometri e bussola digitale. Ottima è stata la scelta di Motorola di equipaggiare Moto G con una batteria da 2070 mAh; grazie a questo componente, non rimovibile, è possibile arrivare anche a due giorni di utilizzo “medio”, mentre con un uso più intenso non si farà mai fatica a coprire un’intera giornata. E non preoccupatevi se dimenticate di spegnerlo di notte: il draining in stand-by è modesto. Sotto il profilo telefonico Moto G si difende bene; la qualità delle chiamate è più che sufficiente ma non aspettatevi miracoli poiché l’audio restituito dalla cuffia auricolare è sempre leggermente ovattato. Molto meglio fanno i microfoni: chi ci ascolta riesce sempre ad apprezzare un suono pulito. Niente da dire sull’altoparlante di sistema: la qualità non è eccelsa ma si sente discretamente (nonostante la posizione, la leggera curvatura della cover posteriore permette al suono di propagarsi meglio) e difficilmente perderete una chiamata in entrata. Fotocamera deludente si doveva fare di più Inutile girarci troppo attorno: la qualità della fotocamera di Moto G è scadente. Motorola ha scelto di affidarsi a un modulo da 5 Megapixel (2592х1944 pixel) con autofocus e flash LED a supporto che non è mai riuscito a impressionarci. Di giorno le fotografie risultano abbastanza povere di dettagli e dai colori decisamente sbiaditi mentre di notte la situazione peggiora drasticamente; gli scatti singoli, analizzati da vicino, mostrano il lavoro del sistema di eliminazione del rumore il quale però, ovviamente, elimina buona parte del microdettaglio. Il sistema anti-rumore non funziona nella modalità scatto multiplo (basta tenere il dito sul display per scattare a raffica) ed è facilmente apprezzabile quanto questo incida sulla qualità finale degli scatti. In aggiunta a queste problematiche (oltre a un bilanciamento del bianco da rivedere) c’è anche da fare una considerazione sul sistema di messa a fuoco: è lento e raramente riesce a garantire una precisione anche solo sufficiente. Inutile è poi sperare di affidarsi alla modifica di vari parametri di scatto per migliorare la qualità degli stessi: il software fotocamera offre ben poche possibilità di personalizzazione e solo la modalità HDR (che si attiva anche automaticamente) è capace di regalare un po’ di brio in più alle foto. Il flash è abbastanza potente ma serve a poco; anzi, spesso finisce per impastare e appiattire ancora di più gli scatti (per vedere i nostri scatti clicca qui). Moto G, come praticamente tutti gli altri smartphone della categoria, è anche capace di registrare filmati a 1280x720 pixel; vista la qualità fotografica era lecito non aspettarsi granché ed effettivamente i video sono tutt’altro che esaltanti. Di giorno le cose vanno benino (ma l’assenza di qualsiasi tipo di sta- bilizzazione si fa sentire), mentre la sera si capisce quanta fatica faccia Moto G a gestire la luminosità. Presente anche una fotocamera frontale da 1.3 Megapixel: fa il suo lavoro e poco più. Ok, il prezzo è giusto Motorola Moto G è uno smartphone dalle due facce: la prima evidenzia la maturità di un sistema operativo in grado di girare senza problemi anche su hardware non proprio “all’ultimo grido” (ma perfettamente ottimizzato) e la seconda è chiaramente indice del fatto che, per mantenere bassi i costi, qualche rinuncia andava fatta. La scelta di Motorola ci è apparsa sin da subito chiara: l’intenzione era quella di mettere in commercio uno smartphone senza fronzoli in grado di regalare prestazioni analoghe a quelle dei top-di-gamma ma a un prezzo di listino praticamente dimezzato. Miracoli non se ne potevano fare ma Motorola si è impegnata tantissimo e il risultato finale, sotto questo punto di vista, è davvero eccezionale poiché Moto G (in condizioni normali, non di stress) non ha nulla da invidiare a concorrenti ben più costosi. Android 4.4.2, nonostante abbia a disposizione solo 1 GB di RAM, pare essere stato disegnato per questo device. Che dire poi del display? Davvero superlativo se si considera il segmento di mercato. Uno smartphone, però, non è solo questo: si può passare sopra a una qualità costruttiva non al top e all’assenza di NFC o LTE, ma ci hanno lasciato l’amaro in bocca la limitata quantità di spazio a disposizione e una fotocamera di qualità scarsa. Moto G nella sua versione da 8 GB (lo ripetiamo, attenzione allo spazio perché è poco e non c’è slot per microSD), viene offerto a 199 €, prezzo certamente adeguato alle caratteristiche tecniche di un prodotto destinato alla fascia media del mercato e a un pubblico abbastanza variegato (le cover intercambiabili lo rendono adatto anche ai più giovani). Con qualche attenzione in più avremmo potuto parlare di un piccolo capolavoro ma alcuni limiti ci impediscono di sbilanciarci fino a questo punto. Moto G è un Google Phone puro e alcuni utenti potrebbero restare spiazzati dall’assenza di applicazioni proprietarie e/o utility varie. Detto questo, una cosa però possiamo affermarla con piacere: bentornata Motorola. Motorola Moto G Video realizzato durante il giorno segue Da pagina 48 estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Un controller da gioco con batteria integrata in cui è facile innestare iPhone 5 o 5s; ben costruito ma le performance... Logitech PowerShell, il gamepad per iOS 7 Abbiamo provato PowerShell con i pochi giochi disponibili: 99 euro ben spesi? Scopriamolo insieme di Roberto PEZZALI i Il controller Logitech PowerShell è ben costruito, solido e integra una batteria supplementare da 1500 mAh. Discreta la disposizione e il feed dei tasti mentre il D-Pad è poco preciso. Logitech PowerShell - da 99 euro Quality 4 Longevity 4 Design Simplicity D-Factor Value 7 8 8 4 Performance di gioco altalenanti Il grip è abbastanza buono, anche se la forma non è ergonomica come quella di un pad per Xbox: le dimensioni e la struttura “piatta” non sono fatte per partite prolungate tuttavia si riesce a giocare per almeno un’ora senza stancarsi e affaticarsi. Discreti la disposizione e il feed dei tasti, mentre non si può dire la stessa cosa del D-Pad da utilizzare per gestire i movimenti: è talmente poco preciso che si rimpiange il touchscreen. Logitech ha scelto di non inserire uno stick analogico e la scelta si riflette poi sulle performance di gioco, che a nostro parere non sono affatto accettabili: torna al sommario giocare a LEGO Lord of The Ring è abbastanza snervante. In alcuni giochi, per i quali non servono spostamenti in diagonale, il controller si comporta in maniera sufficiente, ma per il resto il comportamento è inadeguato, soprattutto se consideriamo la fascia di prezzo a cui viene proposto. Al momento, inoltre, la lista dei giochi compatibili è davvero ristretta, ma non è colpa di Logitech: il controller è compatibile con tutti i giochi che integrano le gaming API di iOS 7 e sta ai produttori di giochi integrarle nelle app tramite aggiornamenti. I giochi compatibili sono visibili in questa lista aggiornata sul sito di Logitech. Nel complesso non possiamo dare la sufficienza al PowerShell: è vero che ha una batteria integrata ma il prezzo giusto per questo prodotto sarebbe di 39 euro, non di più, e questo con un D-Pad per il controllo all’altezza. PowerShell non ha quindi né prezzo né performance sufficienti, ed è un peccato perché Logitech ha curato in modo molto attento altri dettagli come la possibilità (tramite adattatore) di inserire un iPod Touch oppure attaccare un jack per le cuffie. Disegnare un buon pad di gioco non è affatto semplice, eppure Logitech dovrebbe avere una certa esperienza in ambito di periferiche gaming: attendiamo fiduciosi la prossima generazione. Phone 5 come console portatile? Apple ha integrato in iOS 7 le API per creare controller esterni e Logitech (ma non è la sola) si è subito messa al lavoro per realizzare un controller da gioco adattabile allo smartphone. Il risultato è Logitech PowerShell, un controller con batteria integrata, all’interno del quale è possibile innestare in modo facile e immediato lo smartphone Apple in versione 5 e 5s (ma anche l’iPod Touch). Non ci siamo ovviamente lasciati sfuggire l’occasione di provarlo, più che altro per capire se il prezzo di 99 euro è giustificato dalle sue performance. Il responso? Assolutamente no, e vi spieghiamo perché. I più pignoli potrebbero notare che 99 euro per un accessorio/controller sono davvero troppi: la PSP costa 99 euro (ed è una console completa), i controller per le console costano meno e sono fatti meglio. Con questo non vogliamo dire che Logitech PowerShell è costruito male, anzi, è solido e integra anche una batteria supplementare da 1500 mAh, tuttavia il costo sembra davvero elevato per quello che questa soluzione offre. estratto da dday.it n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 TEST Supera la prova di ascolto a pieni voti sia per la musica sia per i film, questo sintoamplificatore di Pioneer Pioneer VSX-528, campione di qualità/prezzo Buone prestazioni per questo sintoampli HT con AirPlay, DLNA, HTC Connect e MHL da 350 euro N di Roberto FAGGIANO onostante il prezzo di listino di 352,79 euro, il VSX-528 è nella fascia media dei sintoamplificatori audio/video di Pioneer, ma è anche il modello base se consideriamo l’accesso al web e le relative funzioni. La configurazione dei canali d’uscita è per cinque diffusori con 100 watt ciascuno più subwoofer attivo, che è poi quella più diffusa in questa fascia di prezzo. Il pannello frontale è massiccio, ma i controlli sono limitati per non creare confusione: oltre alle grandi manopole per volume e selezione sorgente, altri tasti sono dissimulati alla base del grande display. Tutto comunque è disponibile più comodamente dal telecomando, che non brilla per la finitura ma ha comunque una buona ergonomia. Il 528 è disponibile con finitura nera o argento. Ottimo rapporto qualità/prezzo Facciamo alcune considerazioni sul prezzo. Già il listino è piuttosto invitante, ma al momento il 528 si può acquistare anche a poco più di 260 euro, una cifra con la quale è già difficile trovare un amplificatore stereo di qualità accettabile. Qui, invece, ci sono cinque canali amplificati, la sezione di decodifica Dolby e dts, la conversione digitale/analogico, la sezione network con app dedicata, AirPlay e la radio. La nostra prova non è stata influenzata da queste considerazioni, quindi nessun “buonismo” in riferimento al prezzo. Versatile ma niente Wi-Fi La possibilità di collegare sorgenti audio e video a questo apparecchio è più che sufficiente, quasi esuberante in tema di prese HDMI; per gli ingressi digitali audio, invece, solo un ottico e un Pioneer VSX-528 - 352,79 euro Quality Longevity 8 torna al sommario 8 Design Simplicity D-Factor Value 7 8 8 9 coassiale ma non mancano tre ingressi audio/video analogici per le sorgenti più datate. Peccato manchi un convertitore video interno, quindi in caso di utilizzo di lettori DVD con uscita video composito o component non si potrà usare l’HDMI e bisognerà armarsi di pazienza per ripetere i collegamenti analogici verso il TV. Ci sono ingressi diretti anche sul pannello frontale, con una presa USB per dispositivi Apple oppure chiavette con musica liquida (compatibile fino ai Flac a 192 kHz), un ingresso MHL, la compatibilità con HTC Connect e perfino un ingresso video composito nel remoto caso di collegamento di un Il Pioneer VSX-528 offre 6 ingressi HDMI (uno è sul frontale dell’apparecchio) e una uscita, non è prevista la funzione di conversione del formato video. vecchio iPod. Il collegamento alla rete è solo tramite cavo e non c’è nemmeno il Bluetooth che va acquistato a parte. Costruzione economica ma rispettabile Uno sguardo all’interno di questo Pioneer non svela inevitabilmente nulla di rivoluzionario, si rimane nello standard della categoria ma sempre su un buon livello e abbastanza ordinato. La parte di alimentazione è appena sufficiente, con trasformatore tradizionale e capacità di 2 x 8.200uF più altre minori dedicate ai canali Surround, non molto per la potenza dichiarata di 100 watt per canale (8ohm, 0,09% THD). L’amplificatore utilizza transistor tradizionali fissati sul dissipatore di calore. La sezione di controllo e decodifica contiene componenti di buona qualità: vediamo un processore DSP Texas della famiglia 3200, un chip video Silicon image 19573 e un convertitore multicanale AKM 4588. Massiccio e senza risonanze il telaio. segue a pagina 52 n.83 / 3 FEBBRAIO 2014 HI-FI & HOME THEATER Buone prestazioni e versatilità. Prezzo di listino di 499 euro Denon, soundbar con doppia HDMI DHT-S514 ha subwoofer wireless separato, doppio ingresso HDMI e Bluetooth D enon lancia la soundbar con subwoofer separato. La nuova soundbar DHT-S514 (499 euro) vuole subito sfidare i migliori concorrenti per prestazioni e soprattutto versatilità: gli ingressi, infatti, comprendono due prese HDMI, audio digitale ottico e coassiale, segnale stereo analogico e un ripetitore del segnale del telecomando per il TV, utile quando il diffusore va a coprire il sensore del televisore. Inoltre, c’è il collegamento senza fili Bluetooth con aptX per riprodurre musica da smartphone e tablet. La larghezza di un metro rende la soundbar particolarmente adatta a TV con schermo da 40-42’’, mentre il subwoofer è sviluppato in profondi- tà con misure di 31x34 cm. Dal punto di vista acustico la soundbar sfrutta un sistema a due vie con midwoofer ellittico e tweeter, mentre il subwoofer impiega due altoparlanti in accordo reflex con condotto posteriore a U. La potenza disponibile è di 2x10 watt (0,7% THD) per la soundbar e 49 watt (0,7% THD) per il subwoofer. La soundbar può decodificare segnali Dolby Digital e DTS ma c’è anche una piccola sezione DSP con diversi effetti simulati per segnali stereo. Grazie alla presenza degli ingressi HDMI, il volume può essere regolato direttamente dal comando del televisore, ma comunque in dotazione c’è un piccolo telecomando per tutte le funzioni. Molto completa la dotazione di accessori che comprende tutti i cavi di collegamento (HDMI incluso), piedini di altezza diversa per la migliore collocazione su un ripiano e lo schema di foratura per il fissaggio a parete. Valanga di indiscrezioni su Xbox One Tanti i rumors negli ultimi giorni dedicati a Xbox One, la cui fonte è un poster anonimo sul forum di NeoGAF. È pressoché certo che il primo major-update arriverà a marzo: niente di sconvolgente ma andrà a correggere una serie di bug soprattutto sui contenuti e le funzionalità social. Poi ci sono altre indiscrezioni (non confermate), come la potenziale limited Titanfall Edition di Xbox One, ma anche la possibile uscita di una versione bianca della console, di diversi accessori Bluetooth e di una versione di Xbox One senza il drive Blu-ray. TEST Pioneer VSX-528 segue Da pagina 51 Un’app con alti e bassi L’applicazione disponibile da parte di Pioneer è piuttosto generica perché si adatta all’intera produzione del marchio giapponese, questo ha probabilmente causato qualche squilibrio nella completezza delle varie funzioni. Per esempio, dopo la grande schermata con una coreografica manopola del volume, si passa al lungo elenco di sorgenti disponibili e si perde il controllo del volume a mano di abbandonare la schermata della sorgente; mancano anche le impostazioni base, per le quali bisogna usare il menù su schermo con grafica molto elementare. di Roberto FAGGIANO GAME & MOVIE torna al sommario Impostazioni facili e automatiche Alla prima accensione dell’apparecchio è necessario inserire il microfono per le funzioni di auto calibrazione, operazione piuttosto lunga ma poi correggibile manualmente se qualche risultato non dovesse convincere. Inoltre, per i puristi del suono è possibile inserire le funzioni Direct e Pure Direct che escludono ogni correzione tonale per sorgenti multicanale o stereofoniche. C’è perfino un controllo di fase per migliorare le prestazioni con diffusori difficili in materia. Per l’ascolto c’è una completa sezione DSP che integra le decodifiche standard Dolby e dts, ma non è questo il punto di forza di Pioneer con prestazioni della posizione Advanced surround poco utili rispetto a una colonna sonora ben registrata. Iniziamo l’ascolto con la saga di Star Wars ottenendo prestazioni di tutto rispetto, stupisce soprattutto l’autorevolezza della gamma bassa affidata ai diffusori frontali (impostati su Large) e l’ottima ricostruzione tridimensionale, altezza compresa. Risultati ancora ottimi con l’altra saga di Indiana Jones e la versione director’s cut di Blade Runner. Passando a film meno curati nell’aspetto surround (specie nella versione in italiano), però, ci accorgiamo che il Pioneer è un fedele riproduttore di ciò che è registrato: risultati ottimi con colonne sonore dts ben calibrate, prestazioni nella media se viceversa il film non eccelle nell’audio o semplicemente non ha bisogno di particolari effetti. Il 528 non fa miracoli e nessuno nemmeno glieli chiede a questo prezzo. La potenza disponibile ci è sembrata più che sufficiente in un locale di medie dimensioni, togliendoci quelle perplessità suscitate dalla vista interna della sezione di alimentazione. Passando alla musica in stereofonia ottenuta dall’ingresso digitale, le buone sensazioni proseguono dimostrando che questo 528 non intacca la buona fama del marchio. Ritroviamo, però, la tendenza a non perdonare difetti di registrazione, forse anche a causa di una risposta in frequenza molto estesa sugli acuti che non cade nello stridente ma può provocare alla lunga fatica d’ascolto. Questo difetto emerge soprattutto con i brani MP3 riprodotti in streaming, dove però vince la comodità del controllo da tablet Android oppure direttamente via Air Play con il nostro iPod. Se, invece, volete ascoltare musica Flac da una chiavetta USB la procedura è fastidiosa perché sul display non compare il contenuto della memoria, bisognerà ogni volta accendere lo schermo e scegliere i brani dal menù. Questo sintoamplificatore è comunque promosso a pieni voti, ben utilizzabile con film e musica anche in stanze di media cubatura. Da curare l’abbinamento con i diffusori: con quello che si risparmia con questo Pioneer si potrà investire di più sulla voce del sistema. estratto da dday.it
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