LG OLED 55” in prova Il TV dei sogni è realtà

estratto da dday.it
In un paio di giorni abbiamo subito
una doppia doccia fredda sui nostri
desideri di banda larga. La prima
è arrivata dal report sullo stato di
Internet di Akamai, che posiziona
l’Italia agli ultimissimi posti in Europa e comunque tra il 40° e il 70°
posto nel Mondo nelle classifiche
di penetrazione e velocità media
e di picco. Un Paese, l’Italia, che
riterrebbe di avere titolo a sedere
nel consesso del G8.
La seconda doccia fredda arriva
dal rapporto Caio sulla diffusione
di Internet. Non tanto perché la
fotografia che ne esce stupisca più
di tanto, ma perché oramai inizia
ad apparire chiaro, anche da una
relazione “morbida” come quella di
Caio, che una diffusione dignitosa
della banda larga, ammesso che tutto vada per il meglio, non arriverà
prima del 2020, forse anche oltre.
Il tessuto industriale italiano si sta
sfaldando, com’è naturale che sia
con un costo del lavoro elevato,
troppo elevato rispetto ai redditi;
e non è più solo un problema del
Mezzogiorno ma anche dell’operoso Nord, come, per esempio, dimostra il caso Electrolux. Neelie Kroes,
commissaria europea per l’agenda
digitale, in un recente intervento proprio in Italia ha ricordato
come Internet crei cinque posti di
lavoro ogni due persi. Peccato che
la sensazione sia che i posti persi
siano in Italia e che quelli creati da
Internet prevalentemente all’estero.
La commissaria Kroes è olandese
e l’Olanda è prima assoluta nelle
classifiche europee di diffusione
della banda larga e velocità media
di connessione: più facile dal suo
punto di vista essere ottimisti.
Ovviamente il “nemico” che
alimenta la crisi non è Internet che
ruba posti di lavoro; Internet è solo
la (possibile) salvezza. Il nemico ce
l’abbiamo in casa: decenni di malagestione della cosa pubblica e anche
della cosa privata, se è vero com’è
vero che Telecom Italia privatizzata
ha abbandonato ogni piano sensato
di cablaggio in fibra.
Politici e funzionari si sono macchiati per decenni di malversazioni,
così tanto da creare l’equazione
nella testa della gente che gestione
pubblica è uguale a ruberia. E che
quindi sia sempre meglio il libero
mercato, anche se fatto a colpi di
privatizzazioni affrettate. Ma oggi
abbiamo davanti agli occhi come la
mancanza di una programmazione
delle infrastrutture a medio e lungo
termine ci abbia messo all’angolo,
con le prospettive di diventare, in
Haier entra “decisa” Lenovo compra in
nel mercato italiano svendita Motorola
smartphone
15 da Google
08
Prova: Basi sonore
per TV, un successo
meritato
46
LG OLED 55” in prova
Il TV dei sogni è realtà
Dopo tanta attesa, l’OLED LG sotto torchio nel nostro lab
Immagini spettacolari e nero perfetto. Prezzo a 6.499€
36
Test shock: la gente
preferisce le foto
dello smartphone
44
02 e 03
Inchiesta verità: i risultati di
un’indagine alla cieca su foto
stampate in A4. Se la foto è
“facile” vince lo smartphone
Internet: Italia vergogna
d’Europa. Caio: nel 2020
andremo tutti a 30mb/s
un’economia accelerata solo dalla
Rete, agli ultimi posti in Europa e
con le aree già industrialmente depresse che si avviano a confermarsi
cyber-deserti senza speranza.
Perché una rivista di tecnologia
parla - e in maniera sintetica e
quindi semplicistica - di politica
industriale? Perché una diffusione
rapida dell’infrastruttura di rete è
una necessità non più per la sola
comunità dei tecnologi o per le imprese ma per tutta la Nazione. Una
necessità urgente per la quale dovrebbero valere le leggi speciali, le
deroghe, i commissari straordinari
con poteri altrettanto straordinari.
Si deve passare senza indugio - per
la salvezza nazionale - alla confisca
della rete fisica a Telecom Italia,
proprio come negli anni ’50 si sono
confiscati i campi ai contadini dove
dovevano passare le autostrade,
considerate allora infrastrutture
strategiche. Il discorso si sposti
solo sulla corretta valorizzazione
dell’indennizzo da riconoscere a
Telecom per l’esproprio.
Ma la rete deve tornare al più
presto nella gestione statale, magari
proprio sotto il controllo dello stesso Caio, e su di essa si devono innestare investimenti a medio e lungo
termine per accelerare lo sviluppo
e la diffusione di Internet anche
oltre la convenienza economica di
breve. Adesso non si scherza più,
adesso è il momento di cambiare. Anche perché vale sempre il
vecchio adagio: “In tempi di grandi
cambiamenti, chi non cambia deve
essere cambiato”.
Gianfranco GIARDINA
48
Test Motorola Moto G
completo e compatto
40
PlayStation 4 in
prova: viva il gaming

Confiscare la
rete a Telecom:
un dovere
nazionale
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Presentato il rapporto Caio sulla banda larga e il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Unione Europea
La difficile situazione della banda larga in Italia
L’obiettivo è il raggiungimento della copertura totale a 30 Mbit/s entro il 2020, ma siamo ancora indietro


iovedì 30 gennaio il Governo
ha presentato il rapporto commissionato la scorsa estate a
Francesco Caio, il commissario di Governo per l’Agenda Digitale, sullo stato della diffusione della banda larga e
il raggiungimento degli obiettivi imposti dall’Unione Europea. La “non
notizia” è naturalmente che l’Italia è
indietrissimo per quanto riguarda la
banda larga “di prossima generazione”, la rete cioè che deve garantire
una copertura superiore ai 30 Mbit/s
e in prospettiva a 100 Mbit/s. La conferenza stampa ha visto il Presidente
del Consiglio Enrico Letta proclamare la primaria importanza per il sistema Paese Italia della creazione di una
rete di telecomunicazioni moderna e
la determinazione dello Stato a vigilare sui privati affinché gli obiettivi
vengano raggiunti, perché “la Banda Larga rappresenta un interesse
pubblico primario per il Paese”. Letta non è entrato in alcun modo nelle
specifico su come vincolare a questi
obiettivi le aziende private, parlando
di “poteri con sfumature varie di invasività se questi impegni vincolanti
non sono raggiunti”. Chi si aspettava
qualcosa sulla a lungo dibattuta scorporazione della rete Telecom rimarrà
deluso: per Letta si tratta dell’ultima
ratio, il provvedimento ultimo che il
Governo intende utilizzare solo nel
caso questi vincoli non verranno
rispettati. Letta ha però posto l’accento su come lo Stato non intende
essere solo spettatore, ma vuole avere da ora in avanti un ruolo attivo su
questo problema, non sostituendosi
ai privati, ma intervenendo con forza là dove l’azione dovesse fallire, e
i motivi di preoccupazione, come ci
accingiamo a vedere, evidentemente non mancano. La parola è infatti
passata a Caio, che ha illustrato i dati
salienti del suo rapporto (disponibile integralmente qui). Dati che non
riservano molte sorprese per chi ha
già sotto gli occhi lo stato della rete
italiana. Innanzitutto, si ritiene rag-
torna al sommario
giunto l’obiettivo 2013,
quello che prevede la
copertura del 100%
della popolazione con
La banda larga in Italia
la banda larga di prima generazione, vale a
dire una banda minima garantita di dall’Unione Europea. Gli attuali piani
2 Mbit/s. A parte il fatto che chiama- degli operatori puntano, come stratere nel 2014 questa banda larga è al gia per la diffusione della nuova rete,
limite della provocazione, il rapporto sull’utilizzo dell’architettura FTTcab,
sottolinea come ci siano comunque cioè con rete in fibra ottica non fino
ancora 2 milioni di linee “problema- all’abitazione degli utenti, ma fino
tiche”, che cioè, per un motivo o per l’armadio di strada. A causa, o grazie,
un altro, questa banda non riescono alla peculiarità della rete italiana, in
a offrirla. Dove l’Italia è però molto cui gli armadi sono abbastanza vicini
indietro è il raggiungimento del- alle abitazioni, ciò dovrebbe consenl’obiettivo 2020, la copertura totale tire con l’evoluzione delle tecnologie
con linee da 30 Mbit/s o più. In que- xDSL di arrivare comunque già a vesta mappa si può constatare lo stato locità intorno ai 50 Mbit/s. Proprio
attuale, dove la sfumatura più chiara questa evoluzione tecnologica da una
indica una copertura dello 0%. Caio parte, e la crescente domanda di bandice che, per quanto riguarda la tap- da stimolata da servizi come quelli
pa intermedia, il raggiungimento di video on demand, sono visti da
cioè del 50% della copertura entro il Caio come degli stimoli anche com2016/2017, i segnali sono positivi e merciali per il perseguimento della
i piani di sviluppo degli operatori, a diffusione della banda larga da parte
cui la commissione ha avuto accesso, degli operatori, almeno fino al 50%
sono risultati essere già in fase avan- della copertura, ragione per cui non
zata di messa in opera. Il problema sarebbero neccessari interventi da
però è la copertura del 100% e qui si parte dello stato almeno per questo
parla letteralmente di parti rilvanti obiettivo. Il problema è il raggiundel Paese “senza alcuna prospettiva gimento del 100% della copertura a
definita” di copertura a 30 Mbit/s 30 Mbit/s e il 50% a 100 Mbit/s. Qui
entro il 2020. Le prime stime indi- non solo l’intervento del Pubblico è
cherebbero una copertura del 70% necessario, ma anche dal punto di
del territorio entro la data chiesta vista dei piani degli operatori non
ci sono piani significativi, proprio in
virtù della rete FTTcab, insufficiente
per portare i 100 Mbit/s nelle case
degli utenti. Per questo motivo, il
rapporto raccomanda l’istituzione
di un monitoraggio sistematico dei
piani di sviluppo della banda larga
da parte dello Stato che tenga sotto
controllo parametri come gli investimenti effettuati, la banda erogata, gli
indicatori della qualità del servizio e
l’evoluzione tecnologica. Questi dati,
ha precisato Caio, devono essere
utilizzati come base per intervenire
concretamente per il raggiungimento
degli obiettivi di copertura. Oltre al
monitoraggio, il rapporto propone la
promozione della condivisione degli
investimenti e delle infrastrutture tra
gli operatori, un più ampio ricordo ai
fondi strutturali messi a disposizione
dall’Unione Europea, e l’utilizzo dello spettro in favore di servizi wireless
a banda larga per le zone più problematiche. Il Governo definirà nei
prossimi giorni la matrice di vincoli
e obiettivi che dovrà pilotare gli investimenti degli operatori di telecomunicaizioni per l’ammodernamento
della rete italiana entro i termini dettati dall’UE, vincoli che nelle parole
del Presidente Enrico Letta saranno
tradotti “nelle modalità più stringenti e operative possibili”. Soddisfatta per il momento anche AsstelAssotelecomunicazioni che per voce
del presidente Cesare Avenia dichiara che “gli operatori Tlc potranno
finalmente contare su un contesto
politico-istituzionale concretamente
favorevole ai loro sforzi, destinati a
generare un rilevante ciclo d’investimenti, con ricadute decisive per
la crescita e la competitività del
Paese”, sottolineando però come il
Governo si debba ora impegnare a
rimuovere gli ostacoli burocratici,
soprattutto per quanto riguarda il
“regolamento scavi” e la revisione dei
metodi di rilevazione delle emissioni
elettromagnetiche per l’espansione
della copertura LTE. A questo link, la
sintesi del rapporto Caio, così come
pubblicata dal Governo.

G
di Paolo CENTOFANTI
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Ultimo rapporto di Akamai sullo Stato di Internet: situazione allarmante
Banda larga, l’Italia vergogna d’Europa
Mentre l’Europa guida l’adozione dello standard IPv6, l’Italia non c’è
di Paolo CENTOFANTI
C
to ad un anno fa. Per finire, ecco la
penetrazione della larga banda con
connessioni superiori ai 10 Mbit/s:
È qui che si vede come l’Europa cresce nettamente in modo molto più
veloce dell’Italia, mentre la penetrazione rimane molto bassa, troppo.
Una vergogna appunto. La ricetta
per uscire dalla crisi economica del
nostro sistema paese non sarà forse
tutta nella rete, ma perdere un treno
così importante di di sicuro non ci
porterà da nessuna parte.
PEOPLE & MARKET Il fondatore dell’ex Megaupload lancia il servizio musicale per tutti
Baboom, lo streaming firmato Kim Dotcom
Kim Dotcom lancia la preview del servizio di streaming musicale Baboom
Il primo disco che si può ascoltare è proprio il suo e si intitola Good Times
I
di Paolo CENTOFANTI
l controverso imprenditore tedesco Kim Dotcom ha più volte
annunciato che avrebbe lanciato


ome sta la rete italiana? Male,
anzi malissimo. La banda larga cresce, ma non abbastanza,
non come il resto dell’Europa o persino dell’area mediterranea allargata,
e il quadro fotografato dall’ultimo
rapporto sullo stato di Internet da
Akamai è non solo drammatico, ma
allarmante: l’Italia sta perdendo il
treno. In tre statistiche chiave, velocità media di connessione, velocità
di picco e penetrazione delle connessioni superiori ai 10 Mbit/s, l’Italia è
praticamente ultima in Europa, contendendosi le ultime posizioni con
Turchia, Sud Africa ed Emirati Arabi,
paesi che, è bene sottolineare, hanno
una morfologia del territorio ben più
problematica della nostra. E mentre
l’Europa guida l’adozione dello standard IPv6, evoluzione del protocollo
di rete adatta alle sfide di un mondo
sempre più connesso, l’Italia non c’è.
Il rapporto completo è disponibile
qui, ma nei link di seguito pubblichiamo alcune delle tabelle chiave.
Nella classifica della velocità di
connessione media, vale la pena
sottolineare come l’Italia sia l’unico
paese europeo sotto i 5 Mbit/s. Un
miglioramento rispetto a un anno
fa, ma addirittura in calo rispetto al
trimestre precedente. Guardando
la velocità media di picco della rete
italiana, non solo siamo in fondo
alla classifica, ma il dato è persino in
significativo peggioramento rispet-
torna al sommario
una nuova piattaforma di distribuzione di musica “anti-major”. Ora è
possibile avere un’anteprima di Baboom, questo il nome scelto da Kim
Dotcom per il suo servizio di strea-
ming, aperto a tutti e senza bisogno
di intermediari. E nel suo solito stile
“megalomane”, Kim Dotcom lancia
la preview con un disco d’eccezione, il suo “Good Times”. Da quello
che si può vedere, il servizio appare
in realtà molto curato nell’interfaccia web, interamente in HTML 5, e
in grado di ospitare oltre a musica
in streaming, anche video, immagini e download. Nella preview si
intravedono anche un feed social,
un’area dedicata a promozioni, la
possibilità di costruire una propria
libreria e una funzionalità Jukebox
che al momento non ha una descrizione. Il lancio è previsto più avanti, per fine 2014.
La Corea
vuole il 5G
entro la fine
del decennio
Il governo della Corea
del Sud stanzia un
miliardo e mezzo di
dollari per arrivare
allo sviluppo di reti
mobili 5G sul proprio
territorio
di Paolo CENTOFANTI
Un miliardo e mezzo di dollari, questa la cifra stanziata dal
governo della Corea del Sud
insieme all’industria locale per
supportare lo sviluppo dell’infrastruttura cellulare di quinta
generazione. L’obiettivo è arrivare a superare il gigabit/s
in download per utente, con
performance superiori a quelle
dell’LTE-Advanced, già in roll
out in Corea del Sud. Se tutto va come deve, la prima rete
dimostrativa potrebbe già debuttare per le Olimpiadi Invernali di Pyeong Chang del 2018,
per arrivare al lancio dei primi
servizi commerciali degli operatori nel 2020. Attualmente
non esiste alcun vero standard
internazionale per il 5g, e diverse aziende come Samsung
e Huawei stanno sperimentando le loro soluzioni. Il vero 4g,
LTE-Advanced, deve ancora essere lanciato nella maggior parte del mondo e prevede ancora
diversi step evolutivi, prima di
lasciare il passo a tecnologie del
tutto nuove.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Neil Young terrà un
keynote al music film
interactive festival di
Austin per presentare
i dettagli del suo
servizio musicale
in alta risoluzione
di Paolo CENTOFANTI


A quanto pare, Neil Young è pronto a togliere i veli a Pono, la sua
piattaforma per la distribuzione
di musica in alta risoluzione. Il
lancio dovrebbe avvenire durante
il prossimo SXSW 2014 di Austin,
il festival dedicato alla musica, al
cinema e all’interattività, che nel
programma di conferenze relative all’industria discografica vede
proprio un keynote di Neil Young.
“Stiamo cercando di far suonare
meglio la musica alivello tecnico. Abbiamo un lettore che è in
grado di riprodurre qualsiasi
cosa hanno creato digitalmente
i musicisti, e sta per arrivare.
Lo annunceremo al SXSW, si
chiama Pono”, ha dichiarato lo
stesso Neil Young la scorsa settimana durante una conferenza.
Pono comprenderà da quello che
si sa attualmente, sia un lettore
portatile compatibile con musica
ad alta risoluzione, sia uno store
dedicato a dischi in formato lossless e in alta risoluzione, ma non
è ancora chiaro se si tratterà di un
formato del tutto nuovo. Il keynote è previsto per l’11 marzo 2014.
torna al sommario
PEOPLE & MARKET Trimestrale Apple con ricavi record e profitti invariati rispetto al 2012
Record iPhone e iPad, ma il titolo cala
Nonostante le forti vendite di iPhone e iPad, il titolo ha perso l’8% nell’after market
A
di Emanuele VILLA
pple ha pubblicato i risultati finanziari del trimestre appena
concluso e, come da previsione,
le cifre coinvolte sono astronomiche.
Prima cosa: oltre allo scontato passo
avanti rispetto al trimestre precedente (d’altronde stiamo misurando il
periodo natalizio), si segnala il record
assoluto di ricavi, 57,6 miliardi USD
contro i 37,5 del trimestre precedente
e i 54,4 dell’anno scorso, mentre l’utile
d’esercizio è sostanzialmente lo stesso
dell’ultimo trimestre 2012, 13,1 mld
USD, comunque superiore a quello di
due anni fa (13,06 mld USD) e di tutti i
quarter precedenti. Ciò nonostante, il
titolo ha perso l’8% nell’after market, e
questo non tanto in virtù dei dati della
trimestrale, quanto di previsioni per
il prossimo trimestre che non hanno
soddisfatto le previsioni degli analisti:
nonostante si dovrebbero vedere i primi frutti dell’accordo con China Mobile, la previsione è dell’ordine dei 42-44
mld USD di ricavo con margine lordo
tra 37 e 38%, inferiori rispetto alla stima media degli analisti, che prevedeva
46 miliardi. Ma torniamo al trimestre
appena concluso: oltre a contare sull’impennata fisiologica delle vendite,
questa trimestrale ha dalla sua (per la
prima volta) la nuova gamma di iPad
ed è il primo trimestre a poter contare
integralmente su iPhone 5S e 5C, per i
quali Apple non fornisce dati di vendita separati. Le vendite di iPhone hanno fatto registrare un nuovo record:
51 milioni in tre mesi contro i 47 milioni di un anno fa e i 33 milioni dello
scorso trimestre, ma anche iPad ha
ottenuto dati da record con 26 milioni
di pezzi “shipped” contro i 22,9 dell’ultimo periodo del 2012. Confronto
impietoso, ovviamente, col trimestre
precedente, che aveva totalizzato 14,1
milioni di pezzi. Apple ha poi fornito
anche i dati dei propri Mac, che lungi
da essere comparabili con il segmento
“mobile” (iPhone/iPad/iPod), fanno
segnare (YoY, anno su anno) un +19%
in unità vendute e un +16% nei ricavi, che si posizionano a 6,39 mld USD
con 4.837.000 unità vendute. Il segno
meno, come prevedibile, è pesante
sull’iPod, che fa registrare 973 milioni USD di ricavi contro i 2.1 mld USD
dello scorso anno (-52% in unità vendute e -55% ricavi).
PEOPLE & MARKET Sarà giunta al termine l’avventura telefonica di HP, iniziata nel 2010?
Qualcomm compra i brevetti Palm da HP
L’azienda annuncia di aver rilevato da HP tutti i brevetti di Palm, IPAQ e Bitfone
di Paolo CENTOFANTI
L’
operazione “Palm” di HP si
può dire che è giunta definitivamente a conclusione.
Dopo aver ceduto WebOS, ora è
Qualcomm ad aggiudicarsi più di
1400 brevetti che furono di Palm
e che HP aveva acquisito nel 2010.
HP aveva rilevato Palm come mossa strategica per entrare nel campo
mobile con i dispositivi WebOS.
Ma dopo aver lanciato i primissimi
prodotti, HP gettò la spugna quasi immediatamente dopo. WebOS
fu trasformato in un
progetto open source
che ora è entrato a far
parte della piattaforma smart TV di LG. Il
resto della proprietà
intelettuale di Palm è
finito invece ora nelle
mani di Qualcomm. Il
portfolio è composto
per la precisione da
più di 1400 brevetti
già assegnati e validi negli Stati Uniti, più altri 1000 invece riconosciuti
da altri paesi internazionali. Si trat-
ta di brevetti relativi alle tecnologie
di telefonia mobile, settore chiaramente strategico per Qualcomm.

Pono, l’audio
HD di Neil
Young, sarà
presentato al
SXSW 2014
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET LG ha pubblicato i risultati dell’ultimo trimestre 2013 e dell’intero anno
Un buon 2013 per LG, utili in salita
L’azienda è in salute: bene i TV, bisogna rendere più “profittevoli” i telefoni
di Emanuele VILLA
L
L’accordo in tema
di brevetti sarà valido
per i prossimi 10 anni
Sarà la grande alleanza
contro Apple?
di Paolo CENTOFANTI
con un +18% di ricavi rispetto al trimestre precedente e +28% rispetto
al 2012. LG annuncia, inoltre, di aver
raggiunto i 13,2 milioni di unità vendute in 3 mesi, con un aumento del
54% anno su anno. Il segmento, però,
ha registrato una perdita operativa di
43 miliardi di won, che da un lato migliora il risultato dello scorso trimestre (-79,7 miliardi), ma deve anche
fare i conti con il +56,5 mld won del
2012. Contano senz’altro le forti spese
di marketing per permettere a LG di
restare in corsa con i competitor più
agguerriti, Samsung e Apple in testa.
In tutto il 2013, la divisione è comunque in attivo, con un +70,9 mld di
won. E ora tocca a G Pro 2.
PEOPLE & MARKET Google ha acquistato per 400 milioni di dollari la startup DeepMind
Google punta sull’intelligenza artificiale
L’azienda acquisita è un autentico fuoriclasse nell’intelligenza artificiale
di Emanuele VILLA
G
oogle ha confermato di aver
acquistato la startup inglese DeepMind, per una cifra
che, sebbene non annunciata ufficialmente, si dovrebbe aggirare
sui 400 milioni di dollari. Come si
può notare dall’entità della cifra, e
dal fatto che lo stesso Larry Page
avrebbe condotto la trattativa personalmente, si tratta di un’acquisizione molto importante, nonostante il nome DeepMind sia senz’altro
sconosciuto al grande pubblico.


G ha pubblicato il bilancio dell’ultimo trimestre 2013, che
comprende anche i dati dell’intero anno. Buone notizie per quanto
riguarda quest’ultimo: 58,14 tn won
di ricavi e 222,70 mld won di profitto
netto rappresentano un incremento
importante rispetto al 2012, incremento che si nota anche nell’utile di
esercizio che è passato da 1,22 tn won
del 2012 a 1,28 del 2013. Più variegata la situazione dell’ultimo trimestre
2013: i ricavi da vendite sono aumentati del 7,4% rispetto al Q3 2013
e dello 0,8% anno su anno (Q4 2012)
ed è salito anche il profitto d’esercizio,
che è passato da 218 mld won a 238
mld won superando le previsioni degli analisti che annunciavano un 223
mld di won. Forte crescita rispetto
al 2012: nello stesso periodo, infatti,
LG aveva totalizzato 117 mld won. In
rosso invece l’utile netto del trimestre,
nonostante un notevole passo avanti
rispetto al 2012: se nel Q4 2012 LG
aveva dichiarato -478 miliardi won,
quest’anno siamo a -64. LG spiega il
risultato con significative spese non
operative e con il pesante rafforzamento
di KRW (won) nel
mercato delle valute
(forex) rispetto alle
controparti americana e giapponese, con
cui l’azienda ha forti
rapporti
commerciali. Hanno pesato
molto anche le fluttuazioni valutarie e
l’immensa volatilità delle valute dei
paesi emergenti. Vediamo i segmenti
più interessanti: Home Entertainment
è incoraggiante, con +18% di ricavi rispetto al trimestre precedente ma un
-6% anno su anno causa riduzione
della domanda globale. Ciò nonostante, abbiamo un aumento del profitto
d’esercizio causa maggiori vendite di
prodotti hi-end, ovvero OLED e 4K.
Da notare che LG prevede per il 2014
l’impennata del proprio business
OLED, come confermato dalla massiccia presenza di questa tecnologia
al CES appena concluso (unica tra le
grandi, tra l’altro). I telefoni richiedono attenzione: la divisione Mobile
Communications chiude il trimestre
torna al sommario
L’azienda descrive la sua attività
principale nella realizzazione di
algoritmi per le simulazioni, per
l’e-commerce e i giochi: secondo
Recode, che per primo ha battuto
la notizia, DeepMind è un’azienda
di assoluta eccellenza nel campo
dell’intelligenza artificiale ed è
popolata da autentici talenti, ha
ottenuto 50 milioni di dollari di
finanziamenti e dispone di almeno
50 collaboratori. Come poi rientri
nei piani di Google è tutto da scoprire, ma pare che l’azienda si stia
concentrando su un sistema esper-
Patto di ferro
tra Google
e Samsung
to di consigli per l’e-commerce, cui
Google potrebbe attingere in modo
proficuo. Staremo a vedere.
Secondo il Financial Times,
Google e Samsung hanno stretto
un accordo per lo sfruttamento
dei brevetti e proprietà intellettuali. Non sono emersi dettagli
ma si sottolinea la durata di dieci
anni dell’accordo, in modo da evitare per un lungo periodo qualsiasi contenzioso tra le due aziende.
L’accordo riguarderà le proprietà
intellettuali di una vasta gamma
di tecnologie e anche tutto ciò che
riguarda le cosidette “tecnologie
indossabili”. Tra le righe qualcuno
potrebbe vedere una grande allenza contro il “nemico” Apple. Tra
le dichiarazioni rilasciate, spicca
quella di Allen Lo, consigliere
in tema di brevetti per Google.
“Lavorando insieme con accordi
come questi, possiamo ridurre il
rischio di contenziosi e concentrarci sulla ricerca e l’innovazione”. In perfetta sintonia Seungho
Ahn, direttore del Centro di proprietà intellettuali di Samsung:
“Samsung e Google stanno mostrando al resto delle industrie
che c’è più da guadagnare con la
cooperazione, piuttosto che impegnarsi in estenuanti battaglie
legali”. Vedremo se e come questo accordo determinerà i futuri
aggiornamenti di Android verso
tutti gli altri produttori di smartphone e tablet con il sistema operativo di Google.

estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Contrazione dei profitti rispetto al Q3 per Samsung, è la prima volta
Samsung, ricavi record ma utili giù
Tra le cause del calo, le elevate spese di marketing e un premio ai dipendenti
di Emanuele VILLA
S
ba fronteggiare un mercato molto più
competitivo rispetto agli scorsi anni
e capace di contrastarne le manovre
sia in fascia alta (con Apple & Co) sia
in ambito mid e entry level, l’azienda
precisa di essere comunque soddisfatta delle performance degli smartphone e dei tablet (laddove si parla
di vendite a +100% grazie ai nuovi
Galaxy Tab) e spiega la contrazione negli utili (che nel solo segmento
mobile è di -18% rispetto al trimestre
precedente) con spese di marketing
molto elevate, un forex avverso alle
operazioni della multinazionale (che
com’è noto, ha clienti e fornitori in
tutto il mondo e quindi opera con
decine di valute, ma paga i dividendi
in won) e anche un premio una-tantum ai dipendenti per il ventennale
dell’attuale strategia gestionale dell’azienda. Mentre la divisione display
è in calo, pur totalizzando 110 miliardi di won di profitto operativo, le vendite di TV sono in crescita: la divisione Consumer Eletronics (capitanata
dai TV, appunto) ha fatto registrare
un profitto di 660 miliardi di won,
con un incremento dell’88% rispetto
al trimestre precedente. I ricavi sono
stati di 14,27 tn won, dei quali 10,07
solo della divisione Visual Display.
PEOPLE & MARKET Microsoft nell’ultimo trimestre “vola”, nonostante Windows a -3%
Microsoft: Xbox è forte, Surface migliora
Xbox One vende bene, Office cresce e Surface inizia a generare risultati
M
di Emanuele VILLA
icrosoft ha pubblicato il bilancio dell’ultimo trimestre
2013 facendo registrare
dati molto positivi nella maggior
parte dei settori. Partiamo da qualche numero: l’azienda ha totalizzato vendite per 24,5 mld USD contro
un’aspettativa degli analisti di 23,7
mld, mentre il reddito netto si è
assestato a 6,56 mld USD. Tutti i
dati fondamentali sono superiori
rispetto allo scorso anno: ricavi per
24,5 mld contro i 21,49 del 2013,
profitto d’esercizio a 7,97 mls contro i 7,77 e reddito netto di 6,56 mld
contro i 6,38 dello scorso anno. Le
vendite dei PC continuano a calare
e Windows ne risente con un -3%


amsug Electronics conferma la
riduzione nei profitti rispetto al
trimestre precedente, proprio
come previsto dagli analisti e dalla
stessa azienda. I ricavi complessivi
fanno addirittura segnare un record
e crescono rispetto allo scorso trimestre (59,28 trilioni di won contro
i 59,08 del Q3/13), ma il profitto
d’esercizio è sceso da 10,16 tn won a
8,31 tn won.
Rispetto allo scorso anno (Q4/12),
invece, si segnala un aumento importante dei ricavi ma una lieve flessione
dell’utile di esercizio, che passa da
8,84 tn won a 8,31 tn won: cresce invece l’utile netto, che passa dai 7,04
tn won ai 7,30 tn won di quest’anno.
Volendo valutare la flessione rispetto al trimestre precedente, tutti gli
occhi sono ovviamente puntati sugli
smartphone, fiore all’occhiello dell’azienda: nonostante Samsung deb-
torna al sommario
sullo scorso anno, ma
il dato è compensato
da una crescita dei
profitti legati a Windows Phone, un ampliamento della base
abbonati a Office 365
(3,5 milioni, contro i 2
della precedente rilevazione) e a un importante miglioramento
della situazione su
Surface: nonostante Microsoft non
fornisca dati dettagliati sulle vendite, segnala un incremento notevole
nei ricavi, che passano da 400 milioni USD del trimestre precedente
a 893 milioni di questo bilancio.
Dal canto suo, Xbox One contribuisce al risultato con 3,9 milioni
di unità vendute ai retailer, delle
quali 3 milioni sono state vendute
direttamente agli utenti. Buoni risultati anche per Xbox 360, tutt’altro che “dimenticata” dal bilancio
Microsoft: la console della passata
generazione ha totalizzato 3,5 milioni di unità vendute.
Philips vende
a TPV il resto
delle quote
del settore TV
Philips ha deciso
di uscire del tutto dal
settore TV vendendo
il resto delle sue quote
della joint venture con
TP Vision. Il gruppo
cinese continuerà
a utilizzare
il brand Philips
di Paolo CENTOFANTI

estratto da dday.it
Philips ha deciso di vendere il
restante delle sue quote nella
joint venture TP Vision, relativa
alla produzione di televisori, al
gruppo cinese TPV Technology.
Philips manteneva, fino ad oggi,
ancora il 30% delle quote, ma
il controllo della divisione TV
era già di fatto in mano a TPV,
che dal 2011 utilizza il marchio
Philips sui nuovi televisori. Così
continuerà a essere, in base a
un accordo che permetterà di
tenere “vivo” lo storico marchio di TV, in cambio del 2,2%
sulle vendite di TV in diritti.
Si abbassano però i compensi
minimi dovuti a Philips per lo
sfruttamento del marchio, che
passano da 50 milioni di euro
a 40 milioni. La vendita delle
quote di Philips verrà firmata entro il primo trimestre del
2014 e dovrebbe venire completata nel secondo quarto dell’anno, con l’approvazione da parte
dell’azionariato TPV e degli organismi di controllo.
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Si riaccende la questione dell’ “oscuramento” dei canali Rai su Sky
Caccia di evasori Rai tra gli abbonati Sky
Ma Sky risponde subito: non concederà l’accesso al proprio database di clienti
C
om’è noto, i rapporti tra Rai
e Sky non sono propriamente
idilliaci. A riaccendere la questione dell’ “oscuramento” dei canali Rai sulla piattaforma satellitare ci
pensa una dichiarazione del DG di
Rai Luigi Gubitosi, secondo cui sarebbe pronto a interrompere da subito l’oscuramento delle trasmissioni “a patto che la Pay TV ci sostenga
nella battaglia di civiltà contro chi
inganna noi e il fisco evadendo il
canone”. Dalle dichiarazioni del DG,
molti hanno dedotto che Rai voglia
mettere le mani sul database di milioni di utenti Sky (quasi 5, secondo
le ultime rilevazioni dell’estate scorsa) sapendo che tra essi si annida
una quota considerevole di evasori
del canone. La risposta dell’emittente satellitare non si è fatta attendere ed è, come prevedibile, di segno
database Sky, ma chiederebbe alla
TV di Murdoch di verificare essa
stessa se tra i propri abbonati si
celino situazioni fuori legge. Dopo
di che, cosa andrebbe fatto è tutto
da capire: segnalare a Rai? Direttamente al fisco? Secondo le fonti de
La Stampa, “da parte di Sky sarebbe corretto esercitare, per lo meno,
una sorta di moral suasion sugli abbonati che non dovessero risultare
in regola con il canone”.
iTunes U e iBooks aprono alle scuole italiane
Più spazio su iTunes per il materiale didattico e i libri di testo interattivi su iBooks
I
n molti lo ignorano, ma iTunes
Store nasconde una splendida
sezione dedicata al materiale didattico per scuole e università: corsi
completi con lezioni video, appunti
e presentazioni. Su iTunes U è già
possibile da qualche tempo trovare,
oltre alla sterminata offerta di corsi
in inglese, anche materiale di istituti italiani, ma i docenti americani
possono creare anche libri interattivi per iPad, grazie all’app gratuita
iBooks Author, da pubblicare su una
sezione apposita dell’iBooks store
dedicata ai libri di testo. Oggi Apple
ha annunciato l’espansione di questa
sezione a livello internazionale in 50
Paesi, insieme all’iTunes U Course
Manager, che raggiunge ora 70 Paesi, in entrambi i casi Italia compresa. In questo modo i professori ita-
torna al sommario
liani potranno affiancare a lezioni e
appunti su iTunes U, anche libri in
formato elettronico su iBooks leggibili su iPad e Mac. La sezione na-
Il Mac compie 30 anni.
Una timeline sul sito
Apple testimonia le
tappe più importanti
del suo cammino
di Emanuele VILLA
PEOPLE & MARKET Si espande la sezione di iTunes Store dedicata alla didattica in 70 Paesi


di Emanuele VILLA
fermamente negativo:
Sky non intende concedere un bel nulla
(“Sky non violerà mai
la privacy dei propri
abbonati. La richiesta della Rai di avere
accesso alle informazioni sensibili degli
abbonati Sky per verificare il pagamento
del canone è quindi
“irricevibile”, dicono i rappresentanti dell’azienda) per non violare
la privacy dei propri utenti, a maggior ragione dopo due sentenze (Tar
e Consiglio di Stato) che hanno - di
fatto - dato ragione all’emittente
satellitare. La Stampa aggiunge
poi di aver sentito alcune fonti Rai
le quali hanno precisato al quotidiano di non aver richiesto alcuna
violazione della privacy. La Rai non
vorrebbe accedere direttamente al
Tanti auguri
al Mac!
turalmente è aperta anche ai gruppi
editoriali e ai libri a pagamento che
normalmente è possibile trovare nei
canali tradizionali.
Il 24 gennaio 2014, il Mac ha
compiuto 30 anni dalla prima
commercializzazione (avvenuta
il 24 gennaio 1984), e a Cupertino hanno pensato di dedicargli un bel tributo. Il sito Apple
è stato aggiornato per l’occasione: una timeline che testimonia
l’evoluzione del Mac, anno dopo
anno. Nel video visibile qui,
l’evoluzione del Mac segue un
processo temporale: anno per
anno, dal primo MacIntosh, con
foto di Jobs, Woz e dello storico
team, fino al nuovo Mac Pro, che
promette di raggiungere livelli
prestazionali mai visti prima,
con in più un design originale e
innovativo. Ma si parla anche del
MacIntosh 2, il Macintosh portatile del 1989, il Power Mac del
1995, l’iMac, il Power Mac G4,
G5, Mac Book Air, Mac Book Pro
e display retina: non c’è un solo
anno nella storia del Mac che non
valga la pena di essere ricordato
da Apple, con tanto di immagini,
aneddoti e approfondimenti. Chi
ha un Mac può interagire segnalando con quale modello (e in
quale anno) è entrato in questo
universo e qual è stata la principale attività di utilizzo: gioco,
lavoro, video, internet, ecc. Alla
fine, si potranno consultare i risultati del sondaggio.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Google ha venduto la divisione mobility di Motorola per 2,91 mld di dollari
Lenovo compra Motorola da Google
Lenovo si prepara a entrare di forza sul mercato degli smartphone Android
di Roberto PEZZALI
G
Una ricerca di Juniper
dichiara 20 milioni di
phablet venduti nel
mondo durante il 2013,
con una previsione di
120 milioni nel 2018. Il
mercato cresce
A questo link, il tweet:
https://twitter.com/google/statuses/428653486490664960
brevetti dell’azienda, Lenovo aveva
bisogno di trovare un partner forte
per conquistare il mercato americano e raccogliere quote di mercato
nel mondo mobile. Google si libera
anche della sua divisione più scomoda, quella che avrebbe potuto creare
malumori tra i partner: da adesso in
poi si concentrerà soprattutto sulla
realizzazione di dispositivi Deve-
loper Edition. Dopo aver acquisito
la divisione server business X86 di
IBM in settimana Lenovo continua
così la sua campagna acquisti, e finalmente mette a segno un punto
importante in un mercato strategico
che aveva da tempo cercato di aggredire (lo scorso anno provò a prendere Blackberry). Si preannuncia un
anno interessante.
PEOPLE & MARKET Il touchID dell’iPhone 5S avrebbe affascinato i consumatori più del 5C
Tim Cook ammette: 5S batte 5C a tavolino
La composizione della domanda iPhone 5S /5C non ha soddisfatto le aspettative
C
di Emanuele VILLA

ome anticipato per il commento
del bilancio, Apple non ha diffuso dati di vendita separati per
i propri modelli di iPhone, limitandosi a comunicare un record complessivo di 51 milioni di terminali “shipped”
negli ultimi tre mesi. Ma da tempo
circolano voci sul fatto che l’azienda
sia tanto soddisfatta delle vendite del
modello superiore (iPhone 5S), quanto delusa da quelle del modello colorato (5C). Chi dice che l’azienda abbia
tagliato la produzione di iPhone 5C,
chi che non abbia più intenzione di
produrre iPhone “plastificati” in futuro e via di seguito. Ma nessuna di queste notizie è da considerarsi ufficiale.
torna al sommario
Ciò che invece proviene da Tim Cook
in persona è l’ammissione che le previsioni del “mix” iPhone 5S/5C sono
state disattese: la composizione della
domanda (iPhone 5C/iPhone 5S) è
stata diversa da quanto inizialmente
ipotizzato. Sempre Cook ha aggiunto che iPhone 5S è stato “più forte”
di 5C, e questo ha richiesto un po’
di tempo per adeguare l’offerta all’effettiva richiesta dei consumatori.
Motivi? Diversi, ma quello su cui si
sofferma Cook è sostanzialmente il
TouchID, che ha realmente affascinato i consumatori, facendo pendere
l’ago della bilancia verso il modello
superiore rispetto a 5C. Il resto sono
tutte supposizioni: Cook avrà voluto
dire che effettivamente non ci sarà un
secondo iPhone colorato? Che il prossimo anno 5S diventerà il prodotto di
gamma media e scomparirà il 5C?
Ovviamente non vi è alcuna certezza
in merito, soprattutto considerando
che l’attuale iPhone 5C è comunque
un ottimo punto d’accesso ad iOS e
che le sue performance vadano valutate su un periodo più lungo. Ma
staremo a vedere...
di Emanuele VILLA
A testimonianza del successo
del segmento di mercato che
comprende smartphone con dimensione di display superiore
ai 5,4’’ (i cosiddetti “Phablet”),
Juniper Research parla di 20
milioni di phablet venduti nel
2013. Il dato è significativo, se
si considera che il primo Galaxy Note di Samsung, datato
2011, impiegò quattro mesi per
vendere 2 milioni di esemplari; ancor più interessanti sono
però le previsioni per i prossimi
anni, visto che secondo Juniper
arriveremo a un mercato da 120
milioni di esemplari nel 2018,
segno che le dimensioni oversize del display, a dispetto di chi
ne critica la portabilità ridotta
rispetto agli smartphone tradizionali, è considerata un plus da
una fetta rilevante di utenti. Il
mercato è dominato dal Galaxy
Note di Samsung, la cui terza
incarnazione ha totalizzato 5
milioni di unità in una settimana, ma le alternative non mancano e coinvolgono tutti i grandi
nomi del mercato (ad eccezione
di Apple).


oogle ha venduto Motorola
Mobility ai cinesi di Lenovo:
dopo averla acquisita nel 2012
per 12.5 miliardi di dollari Google ha
ceduto ora la divisione a Lenovo per
soli 2.9 miliardi di dollari, anche se nel
pacchetto mancano la maggior parte
dei brevetti Motorola che Google si
tiene in tasca. A Lenovo vanno quindi
tutti gli smartphone, 2000 brevetti e
la licenza d’uso sui brevetti rimanenti, e Lenovo pagherà Google con 660
milioni di dollari in contanti, 750 milioni di dollari in azioni e il restante
nei prossimi tre anni in tre diverse
tranches. Ecco il post di Larry Page:
“We’ve just signed an agreement to
sell Motorola to Lenovo for $2.91 billion” http://t.co/PKDXrTq6Oe pic.
twitter.com/vLcDBXlvIh
Un affare per entrambi: Google con
l’acquisizione di Motorola era interessata soprattutto al pacchetto di
20 milioni
di phablet
venduti
nel 2013
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Saranno disponibili telegiornali, previsioni del tempo e trasmissioni storiche
TVsvizzera.it per tutti gli italiani
La TV elvetica di lingua italiana ha aperto un sito per vedere le trasmissioni di RSI
S
appiamo che il titolo può trarre
in inganno, però la notizia merita attenzione: la televisione svizzera di lingua italiana ha aperto un sito
web chiamato tvsvizzera.it. Accedendo
al sito si potranno vedere in streaming,
ma non in diretta, le trasmissioni autoprodotte da RSI e prive di problemi
di copyright: le edizioni del telegiornale, le previsioni del tempo (cioè la Meteo), l’apprezzata rubrica giornalistica
Falò e altri programmi dei canali RSI
La1 e RSI La2. Inoltre, c’è una sezione
vintage per i nostalgici con sigle, trasmissioni storiche come Giochi senza
frontiere e Scacciapensieri. Oltre ai
filmati sono disponibili tutti i contenuti web in tema di notizie locali del
Canton Ticino e di attualità a livello
nazionale e mondiale. Altri contenuti
sono disponibili sulle omonime pagine social di Facebook e Twitter. Per i
più giovani lettori è necessario ricordare che negli anni ‘70 la TV svizzera
italiana era diventata visibile in mezza
Italia, trasmetteva a colori quando la
Rai era ancora ferma al bianco e nero,
i suoi telegiornali erano preferiti per
l’indipendenza politica, mentre le
previsioni del tempo erano infallibili.
Con l’avvento del digitale terrestre la
trasmissione della TV svizzera oltre
confine è stata bloccata per non violare i copyright su trasmissioni sportive
e serie tv statunitensi. Attualmente i
due canali tv svizzeri sono ricevibili
in digitale terrestre solo nelle zone di
confine delle province di Como, Lec-
co, Sondrio e Varese, mentre nelle
province di Trento e Bolzano la RSI
La1 è visibile grazie ad accordi specifici. Il canale più ambito dagli italiani
è pero La2, dove vengono trasmessi
tutti gli avvenimenti sportivi che in
Italia sono visibili solo sulle pay tv. Il
nuovo sito avrà una redazione dedicata, in modo da trasmettere agli utenti
italiani e mondiali quella che viene
chiamata “svizzeritudine”, ovvero i
valori e i sentimenti nazionali dei cittadini della Confederazione elvetica.
Un suggerimento ai dirigenti della TV
di Lugano: fare un accordo con qualche produttore di TV e inserire i loro
contenuti in un’applicazione Smart tv
simile a quella della Rai o di La7, in
modo da avere i contenuti più rapidamente a portata di telecomando.
PEOPLE & MARKET Google dichiara 16,8 mld di dollari di ricavi, battendo le previsioni
Ricavi record per Google, ma Motorola è un peso
Bene Nexus 5 e Play Store, male per Motorola, ma per l’ultima volta: adesso tocca a Lenovo
di Emanuele VILLA
C
onsiderando un consensus
(media delle previsioni degli
analisti) nell’ordine dei 16,75
mld USD, si può dire che Google abbia nuovamente battuto ogni record.
Sì, perché con 16,86 mld USD di ricavi (Q3 2013), l’azienda di Mountain View supera sia il risultato dello
scorso trimestre (14,89 mld USD),
sia quello dello scorso anno, fermo a
14,42 mld USD; il tutto si quantifica
in un incremento del 17% rispetto
al 2012. Gli utili per azione sono di
12,01 dollari, meno di quanto previsto da Wall Street, che posizionava
questo parametro a 12,26 USD: ciò
nonostante, il titolo Google è leggermente cresciuto nell’after market.
L’utile d’esercizio è stato di 3,92 mld
USD, quello netto di 3,38 mld USD:
entrambi i dati superano sia le performance dello scorso trimestre (2,97
mld USD di utili netti), sia quelle


di Roberto FAGGIANO
torna al sommario
dello scorso anno
(2,89 mld USD):
la maggior parte
degli introiti proviene direttamente
dai siti di proprietà Google (67%).
Molto interessante,
al fine della valutazione delle performance dell’azienda
sulla base del suo
modello di business, è il parametro
dei Paid Clicks, che questo trimestre
è cresciuto del 31% rispetto al 2012,
mentre il costo per click è invece sceso dell’11% anno su anno. Secondo
Patrick Pichette, CFO di Google, i
risultati del trimestre hanno risentito anche delle buone performance
di Google Play Store, sia in termini
di app che di contenuti, così come
dei buoni risultati di Nexus 5 e, nei
Paesi in cui sono commercializzati,
anche dei Chromebook. Ovviamente
in tutto ciò bisogna valutare il peso
di Motorola, che se fino ad oggi ha
rappresentato una voce di bilancio
importante, diverrà a breve parte
integrante di Lenovo: in questo trimestre, Motorola ha perso 384 mln
USD, un peggioramento notevole
rispetto ai -248 mln USD del precedente trimestre e i 152 milioni dell’ultimo quarter del 2012. Vedremo
a breve se la nuova gestione riuscirà
a rimettere in carreggiata l’azienda,
riportandola ai fasti di un tempo.
Microsoft ha
scelto il suo
nuovo CEO?
Satya Nadella sarebbe
in lizza - secondo
qualche testata
americana - per venire
designato il nuovo CEO
di Microsoft. Manca
però ancora l’ufficialità
di Paolo CENTOFANTI

estratto da dday.it
Satya Nadella, ingegnere, da 20
anni in Microsoft e attualmente Senior Vice President nella divisione
ricerca e sviluppo dei servizi cloud
per le aziende, sarebbe in prima
fila per la poltrona di CEO lasciata
libera da Steven Ballmer. Lo ha rivelato Bloomberg, con conferme
che arrivano dal New York Times
e il Wall Street Journal. Tutte le
testate precisano che la scelta non
è ancora stata ufficializzata e potrebbero esserci ancora dei ripensamenti ma Nadella è considerato
la prima scelta per la successione
alla guida di Microsoft. Secondo
Bloomberg, non solo Nadella diventerà CEO, ma ci sarà anche un
avvicendamento nel consiglio di
amministrazione, con Bill Gates
che abbandonerà il ruolo di presidente del consiglio, lasciando
il posto a John Tomphson. Satya
Nadella ha collezionato diversi
successi nella sua carriera in varie
divisioni legate al mercato Business di Microsoft, mentre non ha
mai avuto un ruolo attivo di primo
piano nello sviluppo dei prodotti
consumer, pur avendo collaborato
anche con i team di Office e Bing.
Steve Ballmer ha annunciato che
lascerà il suo attuale incarico di
CEO entro il prossimo agosto.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Ecco i 3 nuovi azionisti di Loewe nel nuovo iter di riassetto della società
Loewe, la proprietà resta in Germania
Svelati nomi e volti dei nuovi azionisti
I manger hanno esperienze ai vertici europei di Apple, Dell e Bang&Olufsen
di Emanuele VILLA
Constantin Sepmeier fa parte di una famiglia di imprenditori
giunta alla terza generazione. Ha
un curriculum prevalentemente finanziario, e ha ricoperto ruoli sia
interni che esterni al gruppo di famiglia, ma ha sempre governato le
aziende nelle quali ha lavorato con
spirito imprenditoriale e con un’ottica maganeriale a tutto tondo. Non
risultano, però, esperienze legate al
settore dell’elettronica di consumo,
né particolari conoscenze tecniche e
commerciali del mercato specifico.
ticolare, e gli Stati Uniti. Da questo
punto di vista non si può escludere
che abbia avuto un ruolo nella definizione dell’accordo strategico con
Hisense, mentre appare chiaro che
nel futuro sarà lui l’uomo chiave per
il potenziamento della sinergia con
il colosso industriale cinese.
Stefan Kalmund, dopo aver lavorato per vent’anni nel fondo di investimenti di proprietà della famiglia,
è passato per alcune esperienze
come partner di fondi terzi. La sua
specializzazione è nell’espansione
produttiva e commerciale delle imprese tedesche verso mercati esteri,
soprattutto la Cina, riguardo alla
quale pare avere un’esperienza par-
Jan Gesmar-Larsen è un manager di lunga data che, negli anni
90 è stato vice-presidente di Apple
EMEA (gli è succeduto Diego Piacentini, già AD di Apple Italia), ma
vanta anche esperienze più recenti
in Bang&Olufsen e in Dell. Tra le
altre cose, Gesmar-Larsen ha avuto
diverse esperienze lavorative in Italia: 5 anni a Ivrea con Olivetti negli


er Loewe finisce l’iter iniziato il
31 luglio, quando le casse della società si sono dimostrate
insufficienti per far fronte agli impegni: il procedimento di riassetto
previsto dal diritto tedesco è andato
a buon fine e sono stati scelti i nuovi finanziatori (e di fatto acquirenti)
del gruppo. Il nome della holding
che acquisirà gli asset principali di
Loewe, rilevandone anche la maggior parte dei dipendenti (si parla di
430 addetti su 550 totali) è Panthera
GmbH, una società di nuova formazione con sede a Monaco di Baviera e
con tre azionisti di riferimento. I “tre
moschettieri” che hanno rilevato le
attività di Loewe e che garantiranno
continuità al marchio sono due “rampolli” di famiglie imprenditoriali tedesche e un manager di lungo corso,
già presidente europeo di Apple.
Vediamoli in dettaglio:
torna al sommario
Nei PC desktop,
HP torna a spingere
Windows 7 sotto
“grande richiesta da
parte dei clienti”
Stefan Kalmund
Constantin Sepmeier
Jan Gesmar-Larsen
anni ’80 e altri due anni a Milano
con Hal Systems negli anni 2000.
Al di là del taglio occupazionale
previsto, che sta sollevando qualche polemica, si inizia a profilare
una sorte non felicissima per gli attuali azionisti di borsa di Loewe: il
bilancio tra il ricavo della vendita e
i debiti in essere potrebbe non essere drasticamente positivo e qualche
fonte inizia a parlare di una possibilità di azzeramento del valore
delle azioni. Gli azionisti potrebbero quindi rimanere a bocca asciutta dalla liquidazione della vecchia
Loewe, tra cui anche Sharp, che dovrebbe detenerne un pacchetto tra
il 20 e il 30%.
Mossa aggressiva da parte di
HP negli Stati Uniti: secondo
quanto riportato da The Verge,
l’azienda ha appena inviato una
newsletter ai propri clienti nella
quali sostiene che “Windows 7
è tornato”. In pratica, con l’attuale promozione HP punta a
rilanciare il sistema operativo
della precedente generazione,
offrendo 150$ di “risparmi” sui
prodotti Windows 7. Ma è soprattutto la motivazione a far riflettere: secondo l’azienda, il sistema operativo Microsoft torna
in attività “by popular demand”,
ovvero a grande richiesta da
parte dei propri clienti. Che HP
sia molto seria nella sua iniziativa lo si desume dal fatto che i
PC desktop della sezione home
(sito USA) sono offerti di base
con Windows 7 e possibilità di
“aggiunta” di Windows 8 solo in
fase di configurazione avanzata.
Colpo basso nei confronti di Microsoft? Va detto che HP è una
delle ultime aziende a puntare in
modo significativo (sia in ramo
home che business) sui PC desktop, laddove i vantaggi di Windows 8, quanto meno quelli della coesistenza dei due ambienti
(desktop e metro), sono davvero
relativi. Da più parti si sostiene
che Windows 9, che Microsoft
annuncerà al prossimo Build di
aprile, segnerà un relativo ritorno al passato, per soddisfare
le differenti esigenze di chi usa
Windows su un PC fisso e chi su
un notebook o un tablet.

P
di Gianfranco GIARDINA
HP: “A grande
richiesta
ritorna
Windows 7”
Addio a
Windows XP
Bancomat
a rischio
hacker
Ad aprile Microsoft
finirà di supportare
Windows XP, installato
su oltre il 95% dei
Bancomat mondiali. Le
banche corrono ai ripari
di V. R. BARASSI


La stragrande maggioranza degli sportelli Bancomat di tutto
il mondo (le stime parlano del
95%) funziona grazie a Windows
XP, e con l’avvicinarsi di aprile le
banche dovranno affrontare un
grande problema poichè, dopo 13
anni di onorata “carriera” (precisamente l’8 di aprile), Microsoft
smetterà ufficialmente di supportarlo. Ciò significa che l’azienda
di Redmond non rilascerà più
aggiornamenti di sicurezza, quegli
stessi aggiornamenti che hanno
permesso a Windows XP di vivere
molto più di quanto preventivato
in origine. Niente aggiornamenti
significa ovviamente meno sicurezza e il solo pensiero di lasciare
in balia di esperti hacker centinaia
di migliaia di sportelli Bancomat
in tutto il mondo fa letteralmente
rabbrividire. Già da diverso tempo
le banche sono al corrente della
cosa ma ben pochi istituti hanno
già provveduto ad aggiornare i
propri ATM. Il passaggio a Windows 7 (non si parla di Windows
8 al momento) non è però così
semplice come possa sembrare
sulla carta: i requisiti hardware
potrebbero diventare un problema e moltissimi istituti saranno
costretti ad aggiornare anche
fisicamente le varie postazioni.
Alcuni analisti hanno stimato che
meno del 15% degli ATM di tutti
gli USA saranno aggiornati entro
l’8 di aprile.
torna al sommario
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Nintendo rivede le previsioni di vendita
Wii U, previsioni in calo
Stimati 2,8 mln di pezzi venduti contro i 9 iniziali
R
di Emanuele VILLA
educe da una stagione natalizia
tutt’altro che esaltante, Nintendo ha rivisto con vigore le proprie previsioni di vendita di Wii U
per il 2014 (periodo che va da aprile
2013 a marzo 2014) passando dai 9
milioni iniziali ad appena 2,8 attuali.
Non è cosa da poco, è un taglio di 2/3
rispetto alla previsione iniziale a causa di un periodo natalizio che ha dato
ben poche soddisfazioni all’azienda
giapponese: come se non bastasse, a
rendere in salita la strada di Wii U ci
hanno pensato anche le console next
gen di casa Sony e Microsoft, entrambe capaci di risultati notevoli fin
dai primi giorni di lancio. Nintendo
ha rivisto anche le previsioni di ven-
dita del software, che passa da 3,8
milioni di titoli a 1,9 milioni, la metà
esatta. In questo caso, però, ci troviamo di fronte a un miglioramento
rispetto a quello del 2013; non si può
dire lo stesso per Nintendo 3DS, visto che l’azienda stimava di venderne
18 milioni e ha ridotto la previsione a
15,5 milioni. Vedremo che succederà
alla pubblicazione del bilancio, ma
fin da oggi l’azienda prevede la possibilità di dichiarare un rosso di 35
miliardi di Yen.
PEOPLE & MARKET I dubbi delle società con base negli USA
Microsoft va contro la NSA
Cloud storage fuori dagli USA
U
di V. R. BARASSI
ltimamente gli USA, tra problemi con il sistema sanitario e scandalo
datagate, non se la stanno passando proprio bene e la gente fa fatica
a fidarsi dello Stato che tramite la NSA ne ha combinate di cotte e di
crude. Nel corso dei mesi sono usciti sempre più dettagli sui controlli operati
dall’Agenzia della Sicurezza Nazionale e ogni giorno, nonostante Obama & co.
puntino a minimizzare, le cose sembrano andare peggio.
Moltissime aziende con base negli USA si sono “ribellate”, e tra queste c’è
Microsoft: la società di Redmond ha annunciato che molto presto offrirà agli
utenti americani un servizio di cloud storage basato su server localizzati al di
fuori dei confini USA e quindi lontano dagli occhi indiscreti della NSA. L’agenzia, infatti (sebbene qualcuno nutra seri dubbi anche riguardo a questo), non
ha giurisdizione al di fuori della federazione statunitense e non può
- ufficialmente - ficcare il naso in
qualcosa che sta fuori dagli USA (in
Europa le leggi sulla privacy sono
decisamente più restrittive). Microsoft avrebbe preso questa decisione
dopo la scoperta della sorveglianza
che la NSA ha per anni riservato a
cittadini brasiliani ed europei con
base negli Stati Uniti.
Amazon
spedirà i
prodotti
prima
dell’acquisto
Il colosso
dell’e-commerce vuole
ora spedire prima
dell’acquisto del
prodotto. Follia?
di V. R. BARASSI
Gli acquisti sul web stanno diventando sempre più popolari
e proprio per questo motivo
Amazon sta pensando di evolversi ancora una volta. Dopo
aver pensato ai droni e alle consegne anche la domenica, sta
ora prendendo in considerazione un’altra folle idea: inviare i
prodotti prima dell’ordine. A
rivelarlo è il Wall Street Journal, che ha scovato un brevetto
che ha dell’incredibile. Amazon
in questi anni ha raccolto un’infinità di dati e ora potrebbe essere giunto il momento di sfruttarli; l’azienda sta pensando di
rivoluzionare il sistema in cui si
muovono - tra i vari hub - i prodotti del proprio catalogo: sfruttando i risultati delle ricerche,
le liste dei desideri e i prodotti
più cliccati, Amazon prevederebbe con buona probabilità
quale prodotto un utente stia
cercando di acquistare. Una volta acquisita la “quasi certezza”
di un ordine e unite le probabili necessità di un determinato
numero di utenti, Amazon renderebbe disponibile il prodotto
presso l’hub Amazon più vicino
all’utente e di preparare l’ordine
(pacco incluso) in attesa di quello definitivo. L’idea è geniale e,
qualora fosse davvero messa in
atto, garantirebbe la drastica riduzione dei tempi di consegna.
Ora si deve solo capire come
Amazon deciderà di implementare tale “innovazione”.

estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PEOPLE & MARKET Icecat fotografa lo stato dell’e-commerce mondiale: l’Italia cresce (+27%)
L’e-commerce italiano è in crescita
In Italia, HP e Philips sono i marchi top e le custodie per cellulari sono gettonatissime
I
cecat è un’azienda specializzata
nella pubblicazione di data-sheet
di milioni di prodotti tecnologici,
un database sterminato comprendente più di 7000 brand e punto di
riferimento per decine di migliaia di
siti di e-commerce tecnologico. Ecco
perché le rilevazioni di Icecat sono
importanti per fotografare lo stato
dell’ecommerce non solo nel nostro
Paese, ma in tutto il mondo. Le ultime
statistiche fornite da Icecat segnalano
una crescita interessante del canale
ecommerce, soprattutto nei paesi più
colpiti dalla crisi economica. Il sito segnala come la Grecia faccia segnare un
+198% nel 2013, ma sono alti anche
i dati di Portogallo (+27%), Spagna
(+20%) e anche quelli italiani, per i
quali Icecat dichiara un +27% rispetto
allo scorso anno. Crescita persistente,
ma meno sostenuta, anche per i mercati e-commerce più maturi, in particolare per Germania, USA, Regno
Unito, Paesi Bassi, Canada e i Paesi
del Nord-Europa, che mostrano incrementi compresi tra il 10 e il 20%.
Altri dati facilmente prevedibili sono
l’incremento esponenziale nei Paesi a rapida espansione del web: Sud
Africa (+104%), Cina (+74%), Brasile
(+42%) e via dicendo. Altra curiosità
riguarda i marchi “top” dell’ecommerce: HP in testa con 350.000.000
di download, ma la crescita maggiore
la fa segnare Philips, che supera quest’anno i 100.000.000 di download
grazie alla fortissima spinta di Saeco,
che beneficia dell’esperienza e delle
strategie e-commerce di Philips. A seguire Sony, Samsung, Lenovo, Asus,
Kingston, Canon, Toshiba e Acer. In-
fine, davvero curiose le rilevazioni per
categoria, che identificano i prodotti
di maggior successo nell’ecommerce
mondiale: dominano ancora i notebook, ma l’impennata è per le custodie di telefoni cellulari (304%) e per i
tablet (+310%), ma Icecat segnala una
crescita davvero importante dell’illuminazione domestica e di altre categorie del “bianco”, come aspirapolveri
(+275%), frigoriferi (+198%) e macchine del caffè: ottime le performance
dei TV, con un +192%.
PEOPLE & MARKET Rapporto IDC sugli smartphone, che fa registrare una nuova annata record
Più di 1 mld gli smartphone venduti nel 2013
Domina Samsung, mentre nel settore dei terminali cellulari Nokia è seconda
I
di Emanuele VILLA
DC ha pubblicato il rapporto annuale sul mercato degli smartphone, rapporto che fa registrare una
nuova annata record per i dispositivi
mobile. Nel 2013 le vendite dei soli
smartphone hanno superato il miliardo di unità per la prima volta nella loro
storia, con un +38% rispetto all’anno
prima: il dato complessivo, che considera smartphone e telefoni cellulari, è di 1,8 miliardi di unità, con un
incremento del 4,8% rispetto al 2012.
Nel periodo natalizio si sono venduti
488 milioni di dispositivi mobili, con
un incremento dello 0,8% rispetto
all’anno prima: questo è inferiore
rispetto alle previsioni di IDC, che
supponeva un +3,7%. La ricerca IDC
continua parlando dei “top player”
del mercato smartphone e del telefoni


di Emanuele VILLA
torna al sommario
cellulari. Per quanto riguarda il primo, e considerando i soli dati annuali,
Samsung è l’assoluto dominatore della
scena con un market share del 31,3%
e 313,9 milioni di unità “shipped” nel
2013. Enorme l’incremento in volume, da 219,7 milioni ai 313,9 citati,
mentre il market share è cresciuto di
un solo punto percentuale, soprattutto
in considerazione della concorrenza.
Apple non ha problemi a mantenere
la seconda posizione, con un solido
market share del 15,3% e 153,4 milioni
di unità vendute: pur crescendo le vendite rispetto all’anno scorso (135 - 153
mln), Apple fa registrare una riduzione del proprio market share dal 18,7%
al 15,3%, e tutti guardano all’accordo
con China Mobile come possibilità di
conquistare nuovi spazi nel mercato
globale. Huawei, LG e Lenovo hanno
un market share simile, e sono tutte
in crescita: Huawei passa da 29,1 a
48,8 milioni di terminali venduti ed è
ora al terzo posto con 1 punto percentuale di market share in più rispetto
all’anno scorso. LG è passata da 26,3
mln a 47,7 mln di terminali e Lenovo
da 23,7 mln a 45,5 mln. Considerando
il mercato complessivo dei terminali
cellulari, Samsung domina col 24,5%
del mercato (446 milioni di unità vendute), ma è Nokia al secondo posto
con vendite pari 251 milioni di unità e
un market share del 13,8%.
DDT: in
arrivo una
nuova asta
frequenze
Verrà pubblicato a
breve un nuovo bando
per l’assegnazione
di nuove frequenze
per la TV digitale.
Rai, Mediaset e
Telecom non potranno
partecipare
di Paolo CENTOFANTI
Dopo il blocco scaturito dall’insediamento del nuovo governo,
riprende l’iter per assegnare
nuovi lotti di frequenze per il
digitale terrestre. A margine
di un convegno, il viceministro
dello Sviluppo Economico Antonio Catricalà ha dichiarato
infatti che il nuovo regolamento
per la gara è quasi ultimato. Il
bando verrà presentato la prossima settimana ed escluderà la
partecipazione alla gara dei tre
maggiori operatori già presenti
con abbondanza di multiplex
sull’etere italiano: Mediaset,
Rai e Telecom Italia Media non
potranno concorrere all’acquisizione di nuove frequenze. Il
viceministro non si è sbilanciato sulla possibilità di arrivare a
chiudere l’asta entro fine anno:
“È la prima volta che indico
un’asta” ha dichiarato. La scorsa estate il ministero aveva dato
il via libera alla conversione delle frequenze del mai decollato
DVB-H in DVB-T, ma dell’asta
“ex beauty contest” per i nuovi
multiplex si erano perse le tracce, impantanata tra i dubbi dell’Unione Europea, il nodo delle
interferenze e quello della banda dei 700 MHz da condividere
con la telefonia. Una volta noto
il regolamento, si potrà capire
se Sky Italia avrà la possibilità
di allargare la sua presenza anche su digitale terrestre.

estratto da dday.it
L’INNOVAZIONE
PARTE DA QUI
Now It’s All Possible
www.lg.com/it
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TV E VIDEO Hard disk con film in 4K precaricati e Netflix, così Samsung lancia il 4K in Europa
Samsung, arriva il 4K starter pack
Potrà contenere fino a 50 film in Ultra HD, il servizio costerà 299 euro
La major ha
comunicato ai cinema
negli Stati Uniti che
non distribuirà più film
in formato 35mm: da
The Wolf of Wall Street
l’azienda è digital-only
di Paolo CENTOFANTI
S
Emanuele VILLA
in cui è già disponibile.
Proprio sul versante Netflix potrebbero esserci grosse novità
in arrivo, come ha riportato il
Wall Street Journal, pare infatti
che il popolare servizio di streeming stia stringendo gli accordi necessari per il lancio del servizio in
primavera in Francia, Germania e
altri paesi europei.
TV E VIDEO L’emittente TV NHK ha trasmesso video 8K in banda UHF su una tratta di 27 Km
8K sul DTT: NHK dimostra che si può fare
Il traguardo è stato raggiunto con sistemi di codifica e modulazione avanzati
di Paolo CENTOFANTI
L’

emittente TV giapponese
NHK e il suo rinomato laboratorio di ricerca e sviluppo, continuano la loro corsa verso
l’obiettivo di lanciare trasmissioni
TV in formato 8K, annunciando il
torna al sommario
raggiungimento di un nuovo traguardo. NHK è infatti riuscita a
trasmettere, senza perdita di qualità, un segnale 8K lungo una distanza di 27 Km utilizzando un canale UHF. Precedentemente, NHK
era riuscita a completare la messa
in onda in 8K su digitale terrestre,
ma solo in un raggio di poco più
di 4 Km. Il nuovo traguardo è stato raggiunto combinando diverse
tecniche: modulazione OFDM con
codifica QAM fino a 4096 livelli
e trasmissione MIMO sfruttando
contemporaneamente sia la polarizzazione verticale che orizzontale del canale UHF (da 5,57 MHz).
Il segnale 8K è stato compresso
in H.264, con un bitrate massimo
di 91,8 Mbit/s. Chiaramente, con
queste caratteristiche al momento
è difficile ipotizzare di inviare più
di un segnale TV su una singola
frequenza. La roadmap di NHK
prevede di iniziare le trasmissioni
regolari in 8K a partire dal 2020 in
Giappone, prima con il satellite e
successivamente anche utilizzando
il digitale terrestre.
Manca la comunicazione ufficiale, ma Paramount ha deciso
di abbandonare la pellicola per
la distribuzione cinematografica
dei propri film. È la prima major
a prendere questa decisione, ma
da più parti si suppone che le
altre “grandi” hollywoodiane seguiranno a ruota. Paramount ha
notificato la propria decisione
ai cinema americani, stabilendo
che The Wolf of Wall Street è il
primo film del nuovo corso dell’azienda: Anchorman 2 è stato
l’ultimo titolo distribuito in versione 35mm per i cinema non
ancora aggiornati alla proiezione
digitale. Si fa notare, comunque,
che la decisione vale al momento
solo negli Stati Uniti, dove il 92%
dei cinema ha già effettuato il
passaggio al digitale, mentre nel
resto del mondo Paramount continuerà (ma non si sa fino a quando) a distribuire i propri blockbuster anche in 35mm. Ma ormai il
dado è tratto e, come anticipato,
si suppone che le altre major seguano la mossa in tempi brevi:
d’altronde, 20th Century Fox
aveva già preallertato i cinema
della propria intenzione di abbandonare il 35mm nel 2011, ed
era subito seguita l’analoga decisione da parte di Disney.


amsung ha confermato che
offrirà anche in Europa uno
starter pack 4K da abbinare ai
nuovi TV Ultra HD appena presentati al CES di Las Vegas.
Proprio in quella sede avevamo intravisto il componente principale di
questo pack, un hard disk da 1 TByte
che conterrà diversi film in 4K, tra
cui Star Trek: Into Darkness e Life
of Pi. Alcuni film saranno precaricati, insieme a clip e documentari,
altri verranno scaricati sul dispositivo più avanti, fino a un totale di 50
titoli. L’hard disk e il servizio avranno in Europa un costo di 299 euro.
L’altro elemento della promozione
del 4K di Samsung è costituito dal
servizio di streaming Netflix, che il
produttore dice che fornirà sui suoi
TV anche in Europa a partire da
marzo, presumibilmente nei paesi
Paramount
abbandona
il 35mm
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE L’offerta destinata al nostro Paese prevede una gamma completa di smartphone e di tablet, per più di 10 prodotti
Haier entra “decisa” nel mercato mobile italiano
Tutti i prodotti sono sviluppati e prodotti da Haier, utilizzano Android e sono certificati Google
troduzione graduale di nuovi modelli fino alla
prossima estate. Si parte subito con la gamma
entry e media: W701, per esempio, è il prodotto
di base con un display da 3,5’’, processore dual
core da 1 GHz, dual SIM, 512 Mb RAM e 4 GB
di storage, mentre subito sopra troviamo W716
con display da 4’’ FWVGA (854x480), dual core
da 1.3 GHz, dual SIM, 512 MB e 4GB di storage. Disponibili da subito anche W757, col suo
display da 5’’ FWVGA (840x480), il processore
dual core da 1.3 GHz, dual SIM, RAM da 512 MB,
4 GB di storage e 3 mpixel di camera, e W867
con display da 5,5’’ QHD (960×540), processore
quad core da 1.3 GHz, 1 GB di RAM, dual SIM e 4
GB storage. I top di gamma arriveranno a marzo
con l’atteso W990, dal design ultraslim, Android
4.4, processore Octa Core e display
da 6’’ Full HD IPS; molto interessante anche L901, dotato di display
da 5’’ IPS, processore quad core, Android 4.3 e connettività LTE.
Parallelamente alla gamma smartphone, Haier entra nel mercato italiano anche con 2 tablet, che rispecchiano le dimensioni di display più
comuni e diffuse in questa categoria
di apparecchio. Il più piccolo si chiama Mini 781 e si segnala come tablet
più sottile al mondo con 6,6 mm di
spessore, il tutto per 290 grammi di
peso. Tra l’alluminio, la costruzione
Haier W867, con display da 5,5” QHD e CPU quad core 1,3 GHz curata, il display 4:3 IPS e Android


aier ha organizzato una conferenza stampa
per annunciare il suo ingresso ufficiale nel
mercato italiano degli smartphone e dei
tablet e presentare contestualmente una line-up
completa di prodotti. La decisione di entrare nel
mercato italiano va messa in relazione alla forte
espansione della divisione mobile dell’azienda
in altri Paesi: non dimentichiamo, infatti, che
Haier detiene un market share del 7% in Asia e
dell’1,5% in Cina. Durante la conferenza è stata delineata la strategia d’ingresso dell’azienda
in questo mercato: solo prodotti Android, il più
possibile aggiornati all’ultima versione, tutti
certificati Google, sviluppati e prodotti in casa,
su progetto Haier. Per quanto concerne le dimensioni di display andiamo da 4’’ a 6’’, anche
retina, con fotocamera fino a 13 mpixel e processori Dual/Quad e anche Octa-Core per i top
di gamma: in questo momento Haier propone
una versione stock di Android, ma procederà a
forti interventi di customizzazione nel corso del
tempo. Tutti gli smartphone proposti sul mercato italiano sono Dual SIM. Per quanto concerne
la distribuzione sul territorio, Haier ha stretto
una partnership con Technoit, azienda che può
vantare presenza su tutta la distribuzione della
telefonia in Italia con una forte penetrazione nel
mondo dei “telecom specialist” (per un totale di
circa 1.900 punti vendita).
Per quanto concerne, invece, l’assistenza, Haier
si affida a Video Pacini, azienda che opera con
più di 100 operatori e capace di gestire in un
anno (2013) più di 500.000 prodotti per riparazioni e aggiornamenti vari.
Alla presentazione si è parlato anche (e soprattutto) dell’offerta di smartphone, che vedrà l’in-
torna al sommario

H
di Emanuele VILLA
Il tablet Haier Maxi 1043, utilizza una scocca in
alluminio e ha uno spessore di soli 6, 9mm
4.2, Mini 781 si pone in competizione diretta
con il riferimento del settore, l’onnipresente
iPad Mini. Tra le altre caratteristiche il processore quad core da 1,6 GHz e la doppia fotocamera,
da 5 e 2 megapixel. Il tablet “grande” è invece
il Maxi 1043, anch’esso basato su design slim
(6,9mm di spessore) e scocca in alluminio, ma
con display IPS da 10,1’’ a risoluzione Full HD.
Meritevoli di considerazione il processore quad
core da 1.6 GHz, la RAM da 2 GB, la connettività completa di mini-HDMI 1.3 e la doppia fotocamera, anche in questo caso da 5 e 2 megapixel. Tra le altre caratteristiche, Haier promette
un’autonomia di utilizzo continuo di 6 ore: la
disponibilità è prevista per aprile.
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Spicca il doppio sensore per la parte fotografica nel prossimo smartphone HTC
HTC punta su One 2 per risollevarsi
A Barcellona il nuovo top di gamma One 2, noto con il nome in codice di M8
H
TC non si arrende. Nonostante gli ultimi dati finanziari non
promettano nulla di buono,
l’azienda punta a risollevarsi mediante un “mix” di diversi fattori:
con lo smartphone One Max, con la
partnership con China Mobile e con
un nuovo terminale, che presumibilmente verrà presentato a Barcellona e commercializzato subito dopo.
Lo riporta Bloomberg, secondo cui
le caratteristiche di punta del nuovo modello saranno un display più
ampio, un piccolo cambiamento di
design rispetto all’One attualmente
in commercio (che, ricordiamolo, è
uno dei terminali più belli sul mercato) e un doppio sensore per la fotocamera. A parte l’ormai consueto
processore Snapdragon top di gamma e i 2 GB di RAM, non si sa molto
di più di questo ipotetico One 2, se
non che il display sarà compreso tra
i 5’’ e i 5,9’’ del One Max. La massima
curiosità è però relativa al comparto
fotografico, per il quale HTC dovrebbe impiegare due sensori affiancati
continuando con la tecnologia Ultrapixel inaugurata con il primo One:
l’ipotesi che il
secondo
foro
sulla
cover
posteriore sia
un lettore di
impronte non
convince, e che
il secondo sensore serva per
lo scatto o la
ripresa 3D nep-
pure (non ci risulta che la cosa stia
tornando di moda); piuttosto, secondo Bloomberg il doppio sensore dovrebbe servire per favorire la messa a
fuoco e/o per variare dinamicamente la profondità di campo a scatto già
effettuato. Ne sapremo senz’altro di
più nelle prossime settimane, quando con l’avvicinarsi dell’MWC anche
i rumor si moltiplicheranno.
MOBILE La corsa ai multicore per smartphone non si ferma e Huawei arriva a quota 8
Huawei, 8 core e LTE per smartphone super
Il nuovo SoC HiSilicon a 8 core è ormai pronto, con un nuovo modem LTE
I
di Roberto PEZZALI
l primo SoC a 8 core di Huawei è
pronto: dopo aver realizzato la versione a 4 core del suo processore
HiSilicon, Huawei ha terminato lo
sviluppo e ha iniziato la produzione
del modello più evoluto che prevede
appunto l’affiancamento di una CPU
Cortex A7 a una CPU quad Cortex A15
plus. La configurazione in questo caso
sarebbe la big.LITTLE già adottata
da altri produttori ma non è chiaro
se questi core potranno anche funzionare contemporaneamente come
nel caso degli ultimi SoC Mediatek.
Huawei per la realizzazione dei suoi
nuovi core ha utilizzato la tecnologia
produttiva a 28 nanometri, e con questo processo produttivo non ha realizzato solo il K3V3, che è appunto quello a 8 core, ma anche un nuovo K3V2
Pro che sostituisce l’attuale K3V2
usato quest’anno su molti prodotti
tra i quali l’Ascend D. La vera novità


di Emanuele VILLA
torna al sommario
però riguarda la presenza del modem LTE multibanda integrato,
una componente questa spesso
sottovalutata ma responsabile
della fortuna di produttori come
Qualcomm: un modem integrato
garantisce non solo la costruzione di smartphone più sottili ma
anche un consumo minore. Secondo Richard Yu, chairman di
Huawei Devices, il
2014 sarà l’anno dei
processori a 8 core
e a 64 bit su smartphone e tablet, uno
step questo che ci
prepara a una nuova
ed ennesima generazione di smartphone
Android dove l’hardware è sovradimensionato e il software
non è sempre pronto
a seguire le innovazioni di CPU e GPU.
È di AUO il
display da 6”
più risoluto
al mondo
2.560x1.440 pixel stipati
in un display da 6” per
una densità di oltre
500ppi. Usato sul Vivo
XPlay 3D, è pronto per
la mass production
di Roberto PEZZALI
AU Optronics lancia la corsa ai
phablet next gen: 1920x1080 non
è più una risoluzione sufficiente
per un top di gamma e quindi
rilascia un nuovo pannello da 6”
WQHD, ovvero da 2560x1440
pixel. Con una risoluzione di 500
ppi questo schermo è il più risoluto del mercato, un vero record
che ha già spinto i produttori più
intraprendenti ad annunciare
smartphone basati su questo display. Il primo prodotto, infatti,
è stato annunciato a fine dicembre e sarà presto disponibile sul
mercato: è il cinese Vivo XPlay
3S. Tra le caratteristiche del pannello AUO, realizzato con tecnologia Advanced Hyper-Viewing
Angle (AHVA), troviamo anche
una cornice sottilissima, solo
0.9 mm. AUO è già in grado di
produrre in grossi volumi questo
particolare display e per i prossimi mesi prevede anche una possibile riduzione del taglio senza
sacrificare la risoluzione. Ma serve davvero un pannello così risoluto? Sicuramente al marketing:
il Full HD su uno smartphone
pare già eccessivo.

estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Probabile vita breve per l’attuale top di gamma LG che ha già un successore
LG G3 a maggio come il Galaxy S5?
Dalla Corea arrivano le prime voci sul prossimo top smartphone di LG
Uscita anticipata a maggio per non lasciare troppo mercato a Samsung?
L
G G2 potrebbe avere vita breve;
è questo ciò che dicono le ultime
voci provenienti direttamente
dalla Corea del Sud, secondo cui LG
sarebbe in procinto di lanciare al più
presto un nuovo device high end della gamma smartphone. È quasi certo
che l’azienda asiatica sfrutterà il prossimo MWC 2014 come trampolino di
lancio di G Pro 2, phablet con display
da 5,9 pollici QHD ma nei mesi a
seguire potrebbe arrivare anche il
successore di G2. LG G3, denominazione probabile ma tutt’altro che confermata, avrà presumibilmente un
display più grande del predecessore:
MOBILE
Samsung colora
il Galaxy S4 Mini
Samsung annuncia la disponibilità italiana di Galaxy S4
Mini in 5 colori diversi: Pink,
Yellow, Orange, Purple e
Blue. Non si tratta solo di una
personalizzazione colorata
della cover posteriore ma un
completo restyling del telefono a livello estetico. Le caratteristiche tecniche restano
ovviamente le stesse della versione regolare disponibile in
finitura bianca e nera: display
da 4,3’’ qHD Super AMOLED,
CPU dual core da 1.7 GHz su
Android 4.2.2 con Touchwiz
e svariate personalizzazioni
Samsung, tra cui il Samsung
Hub, Group Play, ChatOn,
WatchOn, S Health, S Travel,
S Translator e altro ancora.
Il prezzo resta lo stesso della
versione “standard”: 399 euro
al pubblico, IVA inclusa.


di Vittorio Romano BARASSI
torna al sommario
si passerà dai 5,2
pollici dell’attuale modello ai 5,5
del prossimo, il
quale avrà anche
risoluzione QHD
da 2.560x1.440
pixel. Nulla si sa
sulla piattaforma
hardware, ma il
nuovo Snapdragon 805 pare essere un degno candidato; sul fronte
fotocamera si parla di un modulo da
16 Megapixel con stabilizzatore ottico
mentre le dimensioni e il peso del device dovrebbero rimanere pressoché
identiche a quelle del G2. LG avrebbe
deciso di “accorciare” la vita di G2 e
di lanciare G3 il 17 di maggio per non
lasciare troppo spazio a Samsung
che, proprio a maggio, presenterà il
suo Galaxy S5. I possessori di G2 non
saranno molto contenti.
Nokia punta
su un “mini”
Lumia 1520
Arrivano dalla Cina i rumor su
quello che potrebbe essere il primo
dispositivo Nokia equipaggiato con
Windows Phone 8.1: si tratterebbe
si una versione “mini” del Lumia
1520, il quale dovrebbe condividere con il fratello maggiore quasi
tutte le specifiche tecniche, display
e fotocamera a parte. I rumor parlano di un display da “soli” 4.3” con
risoluzione di 1.920x1.080 pixel,
la medesima del fratello maggiore.
Visto il corpo più piccolo, Nokia
avrebbe deciso di rinunciare alla
fotocamera da 20 MP del Lumia
1520 originale e di inserire un
modulo PureView da 14 MP;
mentre sotto la scocca ci saranno
2GB di RAM, 32GB di memoria
non espandibile e batteria da
3.000mAh con supporto per la
ricarica wireless.
MOBILE Il sistema operativo di Mozilla arriva anche sui tablet, con tanto di requisiti
Tablet con Firefox OS: svelate le specifiche
CPU quad core da 1.0 GHz, 2GB di RAM e display da 10.1” e 1.280x800 pixel
di Vittorio Romano BARASSI
D
opo gli smartphone basati
su Firefox OS, è arrivato il
momento di scoprire il primo tablet architettato intorno allo
stesso sistema operativo. A svelare
le caratteristiche tecniche del tablet
in questione è stato proprio uno
sviluppatore del team di Mozilla, il
quale sul proprio blog ha rivelato
tutti i dettagli del caso. Il tablet,
dal target budget/entry level, sarà
assemblato intorno a un processo-
re A31 (ARM Cortex A7) quad core
da 1.0 GHz con grafica PowerVR
SGX544MP2; il quantitativo di
RAM è stato fissato in 2GB mentre
saranno 16 i GB di memoria flash
a disposizione dell’utente, il quale
potrà sfruttare anche un pratico
slot di espansione per microSD. Il
display, ma lo si sapeva già, sarà
un 10.1 pollici IPS da 1.280x800
pixel mentre il comparto fotografico sarà affidato a due moduli rispettivamente da 5 e 2 Megapixel.
Non mancheranno, infine, Wi-Fi
“n”, Bluetooth, GPS e una grossa
batteria da 7.000 mAh. Il tablet, a
quanto pare, non dovrebbe tardare
molto ad approdare sui principali
mercati emergenti (a breve scopriremo quali brand lo adotteranno),
realtà dove Firefox OS, grazie a
dispositivi offerti a prezzi davvero
concorrenziali e a convenienti accordi con le società telefoniche, sta
pian piano riuscendo a conquistare piccole fette di mercato. Difficile
prevedere un arrivo in Europa; ma
potremmo presto essere smentiti.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
Motorola annuncia
l’inizio della
distribuzione europea
di Moto X, il suo
telefono top di gamma.
Francia, Germania e
UK i primi Paesi scelti
di Emanuele VILLA


Il telefono “Made in USA” per
eccellenza sta per arrivare nel
vecchio continente: l’azienda
ha comunicato l’inizio della
distribuzione in Francia, Germania e Inghilterra a partire
da febbraio. Il prezzo di listino
scelto da Motorola è 429 euro,
un prezzo interessante per un
top di gamma che, in quanto a
specifiche tecniche, si differenzia in modo evidente dal Moto
G (già disponibile, anche da
noi). Nessuna notizia, al momento, per quanto concerne il
lancio italiano, e non è chiaro
se in Europa saranno disponibili tutte le opzioni di personalizzazione di Moto X accessibili
ai clienti americani (il Moto
Maker Program). Ovviamente
vi terremo aggiornati.
torna al sommario
MOBILE Spunta in rete il manuale del Tab 3 Lite, un tablet entry level con CPU dual core
Samsung Galaxy Tab 3 Lite, il tablet per tutti
In arrivo una versione “easy” del Tab 3 con specifiche di base e basso prezzo
D
di Emanuele VILLA
opo le versioni Pro presentate a Las Vegas, è in arrivo il
Galaxy Tab 3 Lite, prodotto
che Samsung mostrerà (presumibilmente) al Mobile World Congress
di Barcellona. L’ha confermato
indirettamente la stessa Samsung
dopo aver pubblicato il manuale
dell’utente sul proprio sito polacco: la sigla del modello sarà SMT110, che corrisponde alla variante
“solo Wi-Fi” del tablet in questione. Secondo quanto si apprende
dai rumor delle ultime ore, Galaxy
Tab 3 Lite sarà basato su Android
Jelly Bean 4.2 e avrà un processore dual core da 1.2 GHz, display da
7’’ con risoluzione 1024x600, 1 GB
di RAM, una fotocamera da 2 Megapixel e 8 GB di storage interno,
oltre alla batteria da 3600 mAh. Si
tratterà, di conseguenza, di un tablet pensato per l’utente “casual”,
con prezzo di listino accessibile e
prestazioni accettabili per l’uso di
tutti i giorni ma senza esagerare col
carico di lavoro o con la componente videoludica. I prezzi di listino,
ovviamente non ancora comunicati
dall’azienda, dovrebbero orientarsi
sui 169 e 259 euro.

Motorola
Moto X arriva
in Europa a
429 euro
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE LG propone la sua versione di phablet partendo dal design del top di gamma G2
LG G PRO Lite: 5.5’’ e pennino sotto i 300€
Ampio display da 5.5”, pennino e caratteristiche tecniche di livello medio
Il G PRO Lite di LG è un phablet che punta le sue carte sul prezzo invitante
M
di Emanuele VILLA
entre Samsung si prepara
a presentare la versione
“economica” del Note 3
(news qui sopra), LG ha anticipato
i tempi e ha già lanciato (anche in
Italia) il suo smartphone/phablet
di fascia medioalta, terminale
che risponde al
nome di LG G
PRO Lite (sigla
D682). Il look
ricorda chiaramente
quello
del
notissimo
G2, col quale
condivide alcune funzionalità
ma, rispetto allo
smartphone top
di gamma, il G
PRO Lite vuole
ampliare
leg-
germente lo schermo, aggiungervi
il pennino per le note a mano libera
e ridimensionare le caratteristiche
tecniche, così da poterlo proporre
sul mercato a un prezzo di circa 270
euro. Lo schermo è un LCD IPS da
5.5’’ (rispetto ai 5.2’’ del G2) con
risoluzione di 960x540 pixel e ri-
vestimento Gorilla Glass 2, mentre
il sistema operativo scelto da LG è
Android Jelly Bean 4.1.2. Per quanto concerne le specifiche tecniche
più importanti, segnaliamo il processore Dual-Core 1GHz Mediatek
MT6577 con GPU PowerVR SGX
531, la fotocamera principale da 8
Megapixel con
sensore BSI, il
doppio speaker
audio, 1 GB di
RAM e 8 GB di
memoria integrata, con possibilità di espansione via schede
microSD. Non
manca, infine,
una batteria da
3140 mAh, con
100 ore di autonomia dichiarata
in stand by e 4 in
conversazione.
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Il social network di Zuckerberg punta a rivisitare a fondo il concetto di “quotidiano”
Facebook reinventa le news con Paper
Il 3 febbraio esce negli USA, e solo per iOS, Paper, l’anti-Flipboard di Facebook
C
he Facebook stesse tentando
di inventare qualcosa di nuovo
lo si sapeva, e si sapeva anche
che la prima manifestazione sarebbe
stata un’app mobile in qualche modo
legata al mondo delle notizie, come
una sorta di Flipboard basato sull’infinito database del social network
n.1 al mondo. Ed ecco arrivare Paper,
app che Facebook mette a disposizione dei soli utenti iPhone a partire
dal 3 febbraio negli USA (ma non tarderà sugli altri App Store mondiali,
speriamo) e che rappresenta la prima
manifestazione tangibile dei Facebook Creative Labs. L’idea di Zuckerberg è notevole: invece di aumentare
in modo esponenziale le funzionalità
core di Facebook, l’azienda vuole attingere al suo database sterminato di
notizie, contenuti, foto, video ecc, e
proporli all’interno di diverse app per
dispositivi mobile, ognuna dedicata
a specifiche esigenze ed esperienze
d’uso personalizzate. Paper è quindi il primo passo di un progetto più
vasto che si concretizzerà nei mesi e,
forse, negli anni. Ma di cosa si tratta?
Il concetto è molto ampio ed è una
sorta di riorganizzazione ragionata
del news feed attuale, con un design
da quotidiano virtuale di ultimissima
generazione. Oggi aprendo l’app mobile di Facebook ci si trova di fronte
a un wall infinito che, a seconda degli amici, dei Like, delle storie sponsorizzate, ecc. potrebbe mostrare
troppi interventi rispetto a quanti si
possono (e si vogliono) seguire. Ma
soprattutto potrebbe mostrare contenuti che non ci interessano. Paper è
una prima soluzione a ciò: all’interno
di un ambiente sviluppato in senso
orizzontale è possibile selezionare le
proprie aree d’interesse e costruire in
questo modo il proprio “quotidiano”
virtuale, i cui post sono una combinazione delle news più importanti sele-
zionate da autori e giornalisti in carne
ed ossa (assunti ad hoc da Facebook
nei mesi scorsi) e da un apposito algoritmo di Paper, il cui fine è sì quello di mettere in evidenza l’articolo e
l’intervento più importante ma anche
scoprire nuovi autori, nuovi blogger,
siti e contenuti che fanno tendenza
(conterà il numero di Like, presumibilmente). Paper potrebbe quindi diventare un formidabile strumento di
auto-promozione: vedere il proprio
contenuto promosso (gratuitamente) da Paper per via della bontà del
contenuto e dei like ricevuti potrebbe
generare risultati di visibilità inauditi, e questo a prescindere dall’avere
o meno una pagina e promuoverla
a pagamento. In ogni caso lo proveremo presto, sperando che arrivi in
Italia in tempi brevi.
Saranno le dimensioni, sarà
il form factor,
ma è difficile
che qualcuno
compri un
tablet con lo
scopo di usarlo
come fotocamera in tutto e
per tutto. Ma c’è chi, come Sony,
ha in gamma le famose “lenti”
QX, che nonostante le apparenze
sono fotocamere fatte e finite
da agganciare fisicamente allo
smartphone e controllare tramite
quest’ultimo.Con l’apposito
adattatore SPA-TA1, le stesse CyberShot QX10 e QX100 possono
essere collegate ai tablet, come il
Sony Tablet Z. L’aggancio standard presente sulle due “ottiche”
permette la loro installazione
solo su apparecchi con un’altezza
massima di 75 mm (gli smartphone, tipicamente), mentre con
l’adattatore si va da 85 a 190 mm.
L’accessorio verrà inizialmente
lanciato sul mercato giapponese
(circa 25 euro) ma non è esclusa
l’estensione al resto del mondo.
Paper by Facebook
MOBILE L’ottimo sistema anti-vibrazioni dei Lumia sarà disponibile per altri telefoni
La stabilizzazione ottica di Nokia è per tutti
Scaduto il contratto di uso esclusivo delle tecnologie di ST Microelectronics
L
di Paolo CENTOFANTI
a tecnologia di stabilizzazione
ottica di immagine, che Nokia
ha utilizzato in esclusiva nelle fotocamere di diversi modelli di
smartphone Lumia, è ora disponibile anche ad altri produttori.
Nokia aveva infatti un accordo di
esclusiva con ST Microelectronics
per l’utilizzo del suo sistema di stabilizzazione giroscopico a due assi
L2G2IS, contratto che a quanto
pare ora è scaduto. Ciò dà la facoltà a STm di offrire il componente,
che ha un costo di 1,7 dollari al


di Emanuele VILLA
Sony “adatta”
le lenti QX
ai tablet
torna al sommario
pezzo su quantitativi di 1.000 unità, a tutti i produttori interessati.
Quello dello stabilizzatore non era
l’unico componente di STm che
Nokia aveva ottenuto in esclusiva
per i suoi prodotti. Qualcuno ricorderà il caso
del
microfono
ad ampia dinamica di STm che
era finito anche
nell’HTC
One,
prima della fine
del contratto di
esclusiva. La vicenda aveva por-
tato Nokia a chiedere persino il
ritiro del prodotto di HTC. Quello
che è certo è che ora la stabilizzazione di immagine sugli smartphone potrà diffondersi ulteriormente,
il che non è affatto un male.
Estratto dal quotidiano online
www.dday.it
Registrazione Tribunale di Milano
n. 416 del 28 settembre 2009
direttore responsabile
Gianfranco Giardina
editing
Claudio Stellari
Alessandra Lojacono
Simona Zucca
Maria Chiara Candiago
Massimo Monti
Editore
Scripta Manent Servizi Editoriali srl
via Gallarate, 76 - 20151 Milano
P.I. 11967100154
Per informazioni
[email protected]
Per la pubblicità
[email protected]

estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Le lenti potranno misurare il livello di glicemia in modo immediato e indolore
Da Google le lenti a contatto smart
Annunciato da “Big G” un progetto per lenti a contatto contro il diabete
di Paolo CENTOFANTI
L
lo zucchero supera una certa soglia
critica. La tecnologia non è ancora
pronta per l’utilizzo sul campo ma
Google ha dichiarato che i test clinici
stanno aiutando a migliorare il prototipo nella direzione giusta.
Il team di doubleTwist ha rilasciato
una nuova app su Google Play
Store che viene pubblicizzata come
un registratore di iTunes Radio.
Scopo dell’app è infatti quello di
permettere di registrare le canzoni
“in onda” su iTunes Radio da un
Mac o un dispositivo iOS su uno
smartphone o tablet Android. Più
che il fine dell’app è il mezzo a
destare curiosità: essenzialmente
doubleTwist AirPlay Recorder trasforma il dispositivo Android in un
componente AirPlay a cui un iPhone o iTunes può inviare l’audio da
riprodurre. Solo che in questo caso
l’audio viene registrato e compresso
in un file. La procedura è quanto di
più macchinoso ci possa venire in
mente e ci ricorda un po’ i tempi in
cui registravamo su cassetta ciò che
veniva passato alla radio.
MOBILE Tra le proposte di IK Multimedia, oltre al nuovo iRig Mic HD, spicca un controller per iOS davvero particolare
La musica su iPad si suona a “gesture” con iRing
Da IK Multimedia tante soluzioni per chi fa musica con dispositivi iOS, da iRing ai nuovi microfoni
di Paolo CENTOFANTI
Durante il CES 2014 IK Multimedia
ha annunciato un nuovo prodotto e
mostrato alcune novità che arriveranno nel corso dell’anno. La novità
più grande è l’ingegnoso controller
iRing, una sorta di anello che permette alle app musicali per iOS di
tenere traccia dei movimenti della
mano, per controllare fino a 6 parametri. Le gesture possono essere a
una o due mani, a seconda di quanti


a tecnologia migliore è quella
che aiuta davvero le persone,
come le lenti a contatto smart
su cui Google ha annunciato di stare
lavorando. Nulla a che vedere con i
Google Glass però: si tratta infatti
di un nuovo metodo per monitorare costantemente il livello di glicemia nei malati di diabete. L’idea è
quella di analizzare le lacrime, una
delle secrezioni utili per misurare la
glicemia, il tutto con un metodo decisamente meno invasivo del prelievo di sangue. La lente a contatto, già
in fase di sperimentazione, integra
un sensore per la glicemia e un trasmettitore wireless miniaturizzati e
infilati in due sottilissimi strati di
materiale morbido per le lenti. Attualmente i dati vengono trasmessi
a un’unità esterna ma Google sta
esplorando l’idea di integrare anche
un LED che possa avvertire in tempo reale chi indossa la lente, quando
DoubleTwist
registra da
AirPlay
torna al sommario
“anelli” si indossano, e vengono tradotte in comandi oppure in parametri MIDI a seconda dell’applicazione.
IK Multimedia ha infatti rilasciato
anche un SDK a licenza gratuita,
che gli sviluppatori di applicazioni
potranno utilizzare per integrare il
supporto ad iRing. Con il dispositivo
IK Multimedia fornisce già due app:
iRing Music Maker e iRing FX/Controller. Il primo programma consente di creare musica con i gesti della
mano, permettendo di sperimentare
con il nuovo controller. La seconda
app è più sofisticata
e permette di utilizzare iRing con altre
app musicali fin da
subito utilizzando
sia Audiobus che
il nuovo bus audio
di iOS 7 Inter-App
Audio. Ma come
funziona
iRing?
L’anello è dotato
di tre marker che possono essere
tracciati utilizzando la fotocamera
frontale di iPhone e iPad. L’app di
IK integra il sistema di visione che
permette così di determinare la posizione spaziale dell’anello e riconoscere le gesture. iRing avrà un costo
di 19.99 euro. Tra le altre novità in
arrivo anche un nuovo controller
MIDI a pad, denominato iRig Pads,
più un nuovo supporto per aste della
serie iKlip per iPhone con aggancio
a molla. Presso lo stand del CES,
IK Multimedia ha anche presentato
nuove versioni del suo microfono
analogico iRig Mic con un look più
giovane e colori simili a quelli dell’iPhone 5C. Questa nuova versione
si chiama iRig Voice e verrà affiancata anche da un altro microfono
con connettore lightning e che avrà
il nome di iRig Mic HD, evoluzione del primo microfono per iPhone
e iPad. Se il primo modello, come
l’orginale iRig, utilizzava la presa
mini-jack per cuffie e microfono dei
dispositivi mobile, iRig Mic HD è un
dispositivo digitale che con i cavi in
dotazione può essere collegato via
USB, connettore iPod o Lightning.
iRig Mic HD integra un convertitore
analogico digitale a 24 bit, pre-amplificatore a basso rumore e campiona il suono a 44.1 e 96 KHz. Di
corredo al microfono ci sono tre app
gratuite di IK Multimedia: VocaLIVE, iRig Recorder e AmpliTUBE,
quest’ultima disponibile anche per
Mac. iRig Mic HD sarà disponibile
nel secondo quarto dell’anno a un
prezzo di 79,99 euro.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
SMARTHOME Dal presidente Andrea Merloni sono stati annunciati i primi elettrodomestici “domotici” entro fine anno
HomeLab, la domotica all’italiana non convince
Annunciato il passaggio nella fase “open” del consorzio che riunisce, tra gli altri, Indesit e Bticino


omeLab, il consorzio di aziende tutto
italiano per l’automazione domestica, si
apre al mondo ed è pronto ad accettare
nuove “affiliazioni”. Questo è stato l’annuncio
dato a Milano, presso la sede di Indesit Group,
in un’affollata conferenza stampa. Lo scopo
del consorzio è creare una lingua comune che
permetta a impianto elettrico, impianto di sicurezza, climatizzazione, motorizzazione, elettrodomestici e così via, di dialogare tra loro in un
sistema intelligente e - cosa che oramai è diventata un “must” - controllabile da device mobile.
Si tratta ovviamente di una ricerca - quella del
linguaggio comune in home automation - assolutamente condivisibile ma che ancora non ha
visto comparire all’orizzonte soluzioni davvero
in grado di sfondare. L’interesse di Google per
l’automazione domestica, dimostrato dall’acquisto di Nest (che fa termostati intelligenti),
ha scatenato nuove dinamiche attorno al settore. Andrea Merloni, presidente della holding di
famiglia che controlla Indesit, è anche il presidente di HomeLab e ha fatto gli onori di casa,
raccontando la filosofia dietro HomeLab. In
pratica - secondo Merloni - nello scenario digitale non si vince più da soli ed è necessario fare
sistema; a questo si somma il vanto di un’iniziativa tutta italiana, giunta al secondo anno
di età e pronta al salto di qualità. I membri attuali sono pochi: oltre a Indesit e Ariston (facenti capo alla stessa famiglia Merloni), quelli
di spicco sono Bticino, Teuco Guzzini, Elica e
l’Università Politecnica delle Marche. Il “pezzo forte” della proposta di HomeLab è il “linguaggio comune”, praticamente il protocollo di
comunicazione proposto che è “aperto”, ovverosia gratuitamente disponibile per chiunque
voglia implementarlo sui propri apparecchi,
rendendoli disponibili al mercato: si tratta di
OpenWebNet. Però OpenWebNet, “venduto” in
conferenza stampa come un’elaborazione originale del consorzio, non è affatto una novità:
si tratta del protocollo che Bticino già utilizza
per i propri sistemi MyHome. Quindi aperto
sì, ma tutt’altro che “indipendente”: davvero
difficile pensare che qualche altra azienda concorrente di Bticino possa aderire con serenità al
consorzio che si vuole aprire a tutta l’industria.
E proprio questo ci sembra un punto critico:
la notizia sarebbe che HomeLab e il protocollo OpenWebNet diventano aperti a chi volesse
partecipare, ma non è stato fatto alcun nome
torna al sommario
di nuovi aderenti. Tra
l’altro, con il gruppo
Indesit in odore di
vendita (notizie danno alcuni gruppi concorrenti come possibili acquirenti), il futuro
stesso di HomeLab
sembra in dubbio. E
con altri protocolli
open già sul mercato
e ben diffusi in Europa, come per esempio
KNX, questa iniziativa
ci appare un po’ “provinciale”, tutta italiana in un mondo che
va globalizzandosi. Come lo stesso Merloni
confessa: “Se non facciamo niente, tra un po’
arriva Google e impone gli standard che gli
fanno comodo”. Si può essere patriottici quanto
si vuole, ma pensare che HomeLab possa frenare Google è quantomeno ambizioso, se non addirittura da pazzi. Dopo la conferenza stampa è
stato mostrato un sistema funzionante: nulla di
più che la solita dimostrazione di domotica, con
la particolarità della lavatrice e del frigorifero
integrati nel sistema. I primi elettrodomestici
compatibili - ha detto Merloni - arriveranno
nella seconda metà di quest’anno. “Anche Samsung - ha spiegato Merloni - ha fatto vedere
qualcosa al CES, ma l’ha fatto con il suo protocollo chiuso e con la sua app. Noi siamo per un
protocollo aperto”. Le soluzioni di connettività
degli elettrodomestici Indesit saranno Zigbee o
Powerline; non ci sono i margini - ha spiegato
Merloni - per implementare in un elettrodomestico un modulo Wi-Fi che costa 20 dollari, con
i prezzi “battagliati” del mercato. Anche se - va
detto - un router Wi-Fi sono in tanti ad averlo in
casa, mentre per inserire in impianto apparecchi con connettività Zigbee o Powerline, serve
un bridge aggiuntivo, ovviamente a carico del
consumatore. Un altro aspetto delicato è stato
sottolineato da Merloni: HomeLab è contraria
alle certificazioni, che troppe volte si dimostrano inutilmente costose per le aziende; che chi
vuole implementi autonomamente il protocollo e lanci i prodotti. Su questo punto ci siamo
permessi di obiettare che se poi si dovessero
verificare incompatibilità tra prodotti diversi
(e quindi implementazioni diverse dello stesso
protocollo) per il consumatore sarebbe poi molto difficile capire dove stanno le responsabilità;
l’utente rischia di trovarsi con un sistema di
home automation non pienamente funzionante
senza potersi lamentare con nessuno, perché i
singoli apparecchi funzionano e quello che viene meno, per incompatibilità puntuali, è il dialogo tra apparecchi. Andrea Merloni è invece
certo che il “popolo della rete”, con Facebook
e Twitter saprebbe come farsi giustizia e “punire”, seppur mediaticamente, eventuali aziende
ree di cattive implementazioni del protocollo.
Prediamo atto di questa visione “salvifica” dei
social network, ma resta il fatto che chi avesse comperato l’apparecchio che dialoga male si
potrà anche sfogare online, ma nella sostenza
resta “fregato”. Insomma, per poter diventare
un linguaggio comune di successo, veramente
adottato da buona parte dell’industria, servirebbe una maggiore regolamentazione: troppo
“open” non va. La notizia “bomba” però Andrea
Merloni l’ha data collateralmente, proprio parlando dell’inutilità di certe certificazioni: il 60%
dei competitor di Ariston - ha affermato Merloni - barano sulle certificazioni delle classe energetica degli elettrodomestici. Questo ci pare
davvero uno spunto interessante, che merita un
approfondimento: peccato solo che Merloni si
sia astenuto dal fare i nomi.
HomeLab Open World

H
di Gianfranco GIARDINA
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE La società Secret Circle vuole realizzare lo smartphone più sicuro di sempre
Blackphone, smartphone Android anti-spiate
Blackphone sarà un terminale fortemente orientato alla sicurezza e alla privacy
MOBILE
Google Play
Movie su iOS ma
non si possono
comprare film
Google ha lanciato l’app che
permette di riprodurre i film
acquistati su Play Store anche
su dispositivi iOS. Il servizio
di Google diventa così multi
piattaforma, seppure con
alcuni importanti limiti. In
primo luogo i film non possono essere acquistati direttamente dall’app per iOS, questo
per evitare di pagare dazio ad
iTunes, ma probabilmente anche per non andare incontro
al rifiuto dell’app sullo Store.
Del resto è così anche per
Play Books e Play Music, già
su iOS. Inoltre, al momento,
lo streaming dei film avviene
solo su Wi-Fi e non c’è la
possibilità di salvare in locale i
contenuti per riprodurli quando si è offline. Questo è forse
il limite maggiore, visto che su
smartphone e tablet l’utilizzo
più frequente di questi servizi
è proprio in mobilità.
Tre nuovi terminali
NGM appartenenti
alla linea Dynamic,
smartphone Android
dual SIM a meno di 200€
di Emanuele VILLA
rà tutto quello che ci si aspetta da
un moderno cellulare Android ma
al momento non sono state rivelate ulteriori specifiche o dettagli. La
presentazione ufficiale avverrà il
prossimo febbraio al Mobile World
Congress di Barcellona, appuntamento durante il quale Blackphone
aprirà anche le prenotazioni per chi
è interessato ad acquistare i primi
esemplari del dispositivo.
MOBILE Smartphone dal buon rapporto prezzo/hardware
HTC Desire 601: LTE a 299€
di Emanuele VILLA
C
essato il periodo di esclusiva TIM, HTC annuncia la disponibilità sull’
“open market” di Desire 601, un prodotto che, a giudicare dalle caratteristiche tecniche, si posiziona nella fascia media dell’offerta attuale.
Per 299 euro di listino, HTC sostiene di aver creato Desire 601 per “permettere agli utenti di vivere un’esperienza Premium a una fascia di prezzo decisamente conveniente”. Ma parliamo del terminale. HTC Desire 601 ha un
display da 4,5’’ con risoluzione qHD (960x540) ed è basato su un processore
Snapdragon 400 dual core da 1.4 GHz, con Android Jelly Bean basato su piattaforma HTC Sense. La memoria RAM è di 1 GB e quella di storage è da 8
GB con espansione microSD fino a 64 GB. Come caratteristica molto interessante, considerando la fascia del prodotto, Desire 601 è un terminale 4G/LTE
800/900/1800/2600 MHz e utilizza tecnologie esclusive di HTC come HTC
BoomSound, HTC Connect, HTC BlinkFeed e HTC Zoe, oltre a disporre di una
fotocamera da 5MP con sensore
BSI, sensori vari ed eventuali (accelerometro, prossimità, luce ambientale, GPS) e un doppio speaker
frontale per una buona qualità in
vivavoce e anche (qualora si rivelasse utile) per ascoltare un po’ di
musica. La batteria è da 2.100 mAh
che corrispondono, secondo le rilevazioni del produttore, a 12,8 ore
di conversazione 3G e 440 ore di
NGM lancia sul mercato italiano
tre nuovi smartphone Android
contraddistinti dalla caratteristica dual SIM e dalla linea Dynamic: Racing GP, Racing 2 e
Racing 3. Dynamic Racing GP è
dotato di display da 4,5’’ con risoluzione 854x480 pixel, processore quad core da 1.2 GHz, Android
4.2.1 e 4GB di memoria integrata,
espandibili con memorie microSD. Dynamic Racing GP è un
terminale HSPA+ e non manca la
consueta dotazione di Bluetooth,
Wi-Fi, GPS e sistema di scrittura
Swiftkey 4. Il prezzo di listino,
comprensivo di 4 cover colorate,
è di 199 euro. Poi troviamo, un
gradino sotto, Dynamic Racing 2
e Dynamic Racing 3. Il primo ha
display da 4,5’’ con risoluzione
854x480 pixel e fotocamera da
8MP ma incorpora un processore
dual core da 1.3 GHz, dispone della funzione di “3G dinamico” usata da NGM per sfruttare al meglio
le due SIM ed è venduto con 3 cover intercambiabili; mentre Dynamic Racing 3, pur ricalcandone
larga parte delle specifiche tecniche, è più piccolo con schermo da
4’’ e 800x480 pixel. Il processore
è lo stesso dual core Cortex A7 da
1,3 GHz e la memoria è da 4GB,
espandibile con microSD. Il sistema operativo è Android 4.2.2.
Dynamic
Racing 2 è
proposto a
169,90 euro
e Dynamic
Racing 3 a
149,90 euro.
NGM DYNAMIC RACING 2 E 3


a società di sicurezza Silent
Circle e il produttore spagnolo
Geeksphone annunciano oggi
di aver dato vita a una nuova azienda denominata Blackphone. La
nuova società ha uno scopo ben preciso: produrre il primo smartphone
dedicato a chi tiene in modo assoluto alla propria privacy. Lo smartphone sarà basato su una versione
modificata di Android denominata
PrivateOS che offrirà agli utenti
tutti gli strumenti per tenere sotto
controllo i propri dati: “effettuare
e ricevere chiamate sicure, scambiarsi messaggi sicuri, memorizzare e scambiare file in modo sicuro,
effettuare video chat sicure, navi-
gare in modalità
privata e anonimizzare tutte le
proprie attività
attraverso una
VPN”. Come ci
viene raccontato
in questo video
di presentazione,
Blackphone consentirà di comunicare sfruttando la crittografia, anche se poi non si entra nel dettaglio
su come verrebbe garantita la sicurezza delle telefonate e degli SMS.
Tra i nomi coinvolti nel progetto c’è
anche Phil Zimmermann, il creatore dello schema di crittografia PGP
utilizzato da anni per lo scambio di
messaggi cifrati e ora presidente di
Silent Circle. Lo smartphone offri-
torna al sommario

L
di Paolo CENTOFANTI
NGM Dynamic
Racing: dual
SIM e low cost
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Prezzi di listino molto contenuti e caratteristiche tecniche in linea per gli ultimi phablet nati in casa Mediacom
Mediacom PhonePad G: si telefona fino a 7 pollici
Presentati tre nuovi phablet con dimensioni del display da 5 a 7 pollici e caratteristiche entry level
MOBILE
HP torna
a fare telefoni...
per l’India
HP torna ufficialmente sul
mercato degli smartphone.
Dopo il pasticcio WebOS,
HP ha annunciato due nuovi
dispositivi Android 4.2 con
display rispettivamente da 6
e 7 pollici che HP ha deciso
di chiamare VoiceTab. I dettagli sui due apparecchi non
sono molti: il display ha una
risoluzione di 1280x720 pixel
per lo Slate 6 e di 1280x800
pixel per lo Slate 7; entrambi
montano un processore quad
core non meglio identificato e sono di tipo dual SIM.
La caratteristica forse più
interessante è quella dello
spessore, visto che lo Slate
6 è sottile 8,98 mm mentre
lo Slate 7 arriva a 9,5 mm. Al
momento Slate 6 VoiceTab
e Slate 7 VoiceTab sono stati
annunciati esclusivamente
per il mercato indiano e non
si hanno indicazioni per
quanto riguarda una distribuzione nel resto del mondo.


ediacom ha presentato i nuovi PhonePad della serie G,
modelli dallo schermo molto
ampio e dal prezzo contenuto. Primo
modello in gamma è PhonePad Duo
G500, con display da 5’’ a risoluzione
960x540 e disponibile nelle finiture rubber black, rubber blue e shiny
blue. Costa 179 euro di listino e offre
una dotazione tecnica di base, i cui
aspetti più interessanti sono sempre
le dimensioni del display, il processore quad core da 1,2” e, soprattutto, il dual SIM. Per il resto abbiamo
Android 4.2, 1 GB di RAM, 4 GB di
memoria di storage integrata, doppia
fotocamera (8 Megapixel e 2 Megapixel), GPS, Bluetooth e slot micro-
torna al sommario
MEDIACOM PHONEPAD DUO G500
SD. Salendo di dimensioni (ma non
di prezzo) troviamo PhonePad G700,
prodotto che nonostante i 7” di diagonale viene classificato come phablet, a
sottolineare la presenza di una sezione telefonica. Caratteristiche tecniche
anch’esse di base, per un prezzo di
listino addirittura inferiore all’altro:
147,90 euro IVA inclusa. I dati di targa sono il display da 7’’ con 1024x600
pixel, il processore MTK6577 ARM
Cortex A9 dual core 1.2GHz, 1 GB di
RAM, Android 4.1 come sistema operativo, 8 GB di flash interna con slot
microSD e la fotocamera principale
da 5 MP. Terza e ultima novità è PhonePad G702 (167,90€): stessa filosofia del precedente ma caratteristiche
tecniche di livello superiore. Il display
è sempre un 7” ma con risoluzione di
MOBILE Il Wall Street Journal conferma i recenti rumor
Un iPhone fino a 5” nel 2014?
D
di Emanuele VILLA
a qualche mese si parla dei piani di Apple per il 2014, anno in cui
l’azienda dovrebbe rinnovare la propria offerta con un iPhone 6 ed
eventuali novità inedite. I rumor circa possibili iPhone sottilissimi,
più grandi, più potenti ecc. sono già iniziati: questa è la volta del Wall
Street Journal, secondo cui gli iPhone da 4,5’’ e 5’’ sarebbero già previsti
per quest’anno ed entrambi basati su un design simil-5S, metallico e sottile. Secondo il WSJ non ci sarebbero programmi per sviluppare un altro
telefono con chassis color-plastificato: iPhone 5C rimarrebbe in gamma
ma non avrà un successore nella prossima generazione. Sempre secondo
il Journal, l’iPhone da 4,5’’ sarebbe già pronto per la produzione di massa,
mentre il progetto di quello da 5’’ sarebbe ancora in fase di finalizzazione.
Al momento, nessuna caratteristica tecnica è trapelata ma è chiara l’intenzione di Apple di differenziare la propria offerta e “aggredire” nuove fette di
mercato, approfittando del successo dei
terminali over-size,
su cui Samsung &
Co. puntano da anni.
Nonostante gli ottimi
risultati, al momento
Apple non prevede un
ingresso nel segmento dei phablet, nonostante l’avvicinamento sia tangibile.
MEDIACOM PHONEPAD G700
1280 x 800 punti, il processore è un
quad core da 1,2 GHz e la RAM è da 1
GB, mentre la fotocamera principale è
da 3 MP. Non mancano, ovviamente,
gli 8 GB di memoria integrata, Android 4.2 e lo slot microSD, oltre al
modulo 3G poiché, come anticipato,
si tratta formalmente di un phablet.
Acer Liquid Z5
dual SIM senza
pretese a 190€
Un po’ in sordina Acer ha lanciato su molti mercati asiatici ed alcuni europei, Italia compresa, lo
smartphone entry level Liquid Z5
a un prezzo di circa 190€. Design
minimalistico e caratteristiche
tecniche tutt’altro che entusiasmanti sono “il succo” di questo
dispositivo, il quale risulta essere
interessante più che altro per la
possibilità di montare a bordo
due diverse schede microSIM.
Liquid Z5 è equipaggiato con un
processore dual core Mediatek MT6572 da 1.3 GHz (GPU
Mali-400) e 512MB di memoria
RAM; la memoria flash è di 4 GB
(espandibile tramite microSD),
il display è un LCD da 5 pollici
di diagonale con risoluzione di
854x400 pixel mentre la batteria
è da 2.000mAh.
Fotocamera principale da 5MP
con flash LED,
modulo frontale
VGA, Wi-Fi n e
Android 4.2 Jelly
Bean chiudono il
cerchio.

M
di Emanuele VILLA
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Il 1320 è un phablet dal prezzo aggressivo ma con qualche sacrificio hardware
Nokia Lumia 1320 in Italia: 6” a 349€
Il fratello minore del 1520 ha schermo sempre da 6” ma hardware ridotto
N
okia porta in Italia il Lumia
1320: lo smartphone, inizialmente destinato ai paesi
in via di sviluppo (è una versione
ridotta del 1520), sarà in vendita
a 349 euro in diversi colori nei negozi del nostro Paese a partire dal
10 febbraio. “Da sempre Nokia si
impegna a portare l’innovazione
a tutti i consumatori affinché tutti
abbiano accesso alle migliori esperienze possibili. Il Lumia 1320 racchiude in 6 pollici tutto il mondo
imaging Nokia, oltre ad alcune app
esclusive per esplorare un mondo
senza confini”, ha detto Paola Cavallero, General Manager di Nokia
Italia. Il Lumia 1320 è comunque
MOBILE
Nel 2015 Google
abbandona il
brand Nexus?
Quello dei prodotti Nexus
realizzati da vari produttori
su specifiche Google potrebbe
essere un esperimento giunto
a conclusione. Lo rivela il “solito” Eldar Murtazin con una
delle sue soffiate via Twitter
che spesso (ma non sempre)
si rivelano esatte. Da quanto
si evince da questo tweet, il
programma Nexus verrà sostituito dalle Google Play Edition di prodotti commerciali
già esistenti, soluzione che
Google ha adottato sul mercato americano già con HTC,
LG, Samsung e Sony. Ci sarà a
quanto sembra un cambio di
brand da Google Play Edition
a qualcosa d’altro ma lo scopo
rimarrà quello di offrire agli
utenti la possibilità di provare Android così come Google
l’ha pensato. Ciò permetterà a
Google di contare su prodotti
già in produzione di massa,
senza dover investire su modelli realizzati ad hoc.


di Roberto PEZZALI
torna al sommario
uno smartphone completo, e le sue
dimensioni hanno permesso di usare una batteria da 3.400 mAh che
dovrebbe assicurare una autonomia
in 3G di 20 ore e in stand-by di 670
ore: sotto la scocca in policarbonato
batte uno Snapdragon 400 con 1 GB
di RAM accompagnato da 8 GB per
l’archiviazione. Il pezzo pregiato
del 1320 è comunque il display, anche se rispetto al 1520 chi compra
il 1320 deve accontentarsi di uno
schermo IPS da 720p (Gorilla Glass
3 e uso con guanti). Ridotta anche
la fotocamera: solo 5 Megapixel con
autofocus e flash, un modulo che
sicuramente scatterà buone foto
ma che non può essere paragonabile agli altri gioielli firmati Nokia
con tecnologia PureView. L’Italia è
terra fertile per Windows Phone, e
la scelta di Nokia di portare anche
questo prodotto potrebbe portare
anche a riscontri positivi tra chi
vuole uno smartphone Windows
Phone con schermo grande senza
spendere troppo.
MOBILE Lo smartphone Android di Nokia sempre più vicino
Nokia X è l’Android low cost
L
di Emanuele VILLA
e notizie e i leak su Nokia Normandy sono in piena accelerazione, a distanza di qualche settimana dall’atteso debutto al Mobile World Congress 2014. Nessuna notizia è ufficiale al momento ma dopo le immagini per la stampa e le foto “rubate”, la scheda di Normandy è addirittura
comparsa presso un importante retailer asiatico (vietnamita, per la precisione), che ne conferma il look e le caratteristiche tecniche. Vediamo anche
l’interfaccia, credibile poiché sembra una
sorta di rielaborazione di Android con in
mente le tile di Windows Phone. Il retailer sostiene che il telefono supporti l’intera suite Google ma questo non è per nulla
certo: le news precedenti, infatti, annunciavano un telefono completamente svincolato dai tradizionali servizi dell’azienda
di Mountain View. Staremo a vedere: nel
frattempo, il solito evleaks ci dice che il
telefono si chiamerà Nokia X, mentre
per quanto concerne le caratteristiche
tecniche si segnala il display da 4’’ FWVGA (854x480 pixel), Android 4.4 KitKat,
processore Snapdragon 200 dual core da
1 GHz, 512 MB di RAM, 4 GB di storage,
capacità dual SIM e una fotocamera principale da 5 Megapixel senza flash. Nessun
prezzo, per il momento.
iOS in auto
ecco le prime
immagini
Uno sviluppatore
pubblica un video di
come funziona “iOS
in the car” in iOS 7.0.3,
l’interfaccia per auto
che permetterà di
interagire con l’iPhone
di Paolo CENTOFANTI
Apple aveva annunciato tra le
nuove funzionalità di iOS 7 “iOS in
the car”, interfaccia che consente
di collegare e integrare un iPhone
con il sistema di intrattenimento
di bordo delle vetture compatibili. Ma al di là di questo annuncio,
ancora poco si sa del funzionamento di questo sistema. Uno
sviluppatore, Steven TroughtonSmith, dopo aver pubblicato alcuni screenshot, ha poi caricato
su YouTube un video che mostra
il funzionamento di un’app prototipo che estende allo schermo
da plancia dell’auto le mappe di
Apple. Si tratta essenzialmente di
un’interfaccia ottimizzata per gli
schermi da auto e che permette
di controllare alcune funzionalità.
Da quello che dice lo sviluppatore,
al momento la versione di iOS in
the car cucinata all’interno di iOS
7.0.3 funziona unicamente con le
app Apple di iPhone e non supporta il multitasking ma permette
di controllare solo l’applicazione
in primo piano sullo smartphone
(anche a schermo bloccato). Il
sistema supporta schermi touchscreen ma il sistema di controllo
principale è vocale via Siri. Sono
comunque previsti grossi cambiamenti per iOS 7.1.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE Interessante capire come Samsung farà a ottenere i dati in stile Google Now
Samsung e l’interfaccia simil-Google Now
Evleaks pubblica le immagini della homescreen del prossimo Galaxy S5
di Paolo CENTOFANTI
per l’utente, dai compleanni agli impegni, dai concerti agli esercizi commerciali in zona, ma senza dimenticare cose di base come le email, gli
appuntamenti e via dicendo. Resta
da capire, cosa evidenziata anche
da The Verge, come Samsung potrà
collezionare i dati necessari per ren-
dere completo il proprio servizio: è
vero che l’azienda ha il suo store di
app e tantissime applicazioni realizzate ad hoc per i dispositivi portatili,
ma la quantità di informazioni cui
può attingere non è paragonabile a
quella di Google. Staremo a vedere...
graficamente non è male.
MOBILE Manca l’ufficialità ma gli indizi sono davvero tanti: il Galaxy S5 è ormai pronto
Galaxy S5 vedrà la luce il 23 febbraio
Samsung dovrebbe presentare l’atteso top di gamma a un evento pre-MWC
V
di Emanuele VILLA

alanga di rumor sul Galaxy S5,
a testimonianza del fatto che il
telefono è (quasi) pronto per il
mercato. Avevamo già anticipato la
presentazione al Mobile World Congress, ora ne abbiamo un’ulteriore
conferma: Eldar Murtazin di Mobile
Review, la stessa persona che lo scorso anno annunciò (azzeccandoci) la
data di lancio del Galaxy S4, è certo
che Galaxy S5 venga presentato a
Barcellona il 23 febbraio in un evento
precedente all’apertura delle porte
della fiera. Compatibilmente con la
presentazione al MWC, il terminale
dovrebbe essere disponibile sul mercato a partire dalla fine di aprile, con
il “solito” prezzo dei flagship Samsung (669€) e tutte le caratteristiche
leaked nelle scorse settimane, quindi
display da 5,2’’ con risoluzione “su-
torna al sommario
per” di 2560 x 1440, Exynos di ultima generazione
o Qualcomm Snapdragon
805 (a seconda dei mercati, un po’ come capita oggi
con Note 3), 3 GB di RAM,
16 Megapixel di fotocamera
con tecnologia Isocell, sensore d’impronte, una nuova
Touchwiz di cui parliamo
nella news qui sopra e una
batteria da 3.000 mAh.
VideoLAN ha rilasciato un importante aggiornamento della
versione per iOS di VLC che
introduce diverse novità, oltre
all’ottimizzazione per iOS 7.
Quella che spicca maggiormente è l’aggiunta del supporto per
le codifiche VP9 e soprattutto
HEVC, anche se al momento,
senza accelerazione hardware, rimarrà di utilità piuttosto
limitata. Un iPad di quarta generazione, infatti, non riesce a
riprodurre con fluidità video in
HEVC, almeno non in HD (non
abbiamo ancora avuto l’opportunità di testare con un iPhone
5S e il suo processore a 64 bit).
Tra le altre novità, l’altra di
maggiore interesse è la funzione di scaricamento dei file da
server UPnP direttamente sul
dispositivo. Migliorato anche il
trasferimento dei file da PC via
Wi-Fi, che nella versione precedente non era molto affidabile, e aggiunto il supporto per
Google Drive, che si affianca a
quello per Dropbox. L’applicazione è come al solito gratuita.

E

VideoLAN ha
rilasciato una nuova
versione di VLC per
iOS che introduce
diverse novità tra
cui il supporto per le
codifiche HEVC e VP9
di Emanuele VILLA
vleaks colpisce ancora: dopo
aver pubblicato foto di mockup,
prodotti finiti e altre novità hitech, questa volta ci propone un incontro ravvicinato con la lockscreen
e la homescreen del Galaxy S5. Basta dare un’occhiata all’impostazione per rendersi conto delle notevoli
somiglianze con Google Now, piattaforma che Mountain View costruisce
istante per istante attingendo ai dati
di navigazione di Chrome, alla posta
Gmail, ai dati GPS, a Google+ e via
dicendo. La mossa Samsung avrebbe senso, d’altronde l’attuale lockscreen, con le sue limitate possibilità
di configurazione, ben si presta a un
rimaneggiamento totale: a giudicare
dalle immagini pubblicate, l’intenzione di Samsung è quella di pubblicare tutte le informazioni rilevanti
VLC porta
la decodifica
HEVC su iOS
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE È un processo laborioso aggiornare uno smartphone Android, vedere per credere
HTC spiega gli aggiornamenti di Android
In una lunga infografica i passaggi per aggiornare uno smartphone Android
A
ggiornare uno smartphone Android non è affatto semplice,
soprattutto se è uno smartphone di un operatore: HTC ha realizzato una infografica che mostra per
intero la catena dell’update, dal momento in cui Google rilascia il primo
framework alle certificazioni finali
prima del rilascio. L’infografica è
completissima, ed è divisa in 5 fasi
diverse: dalla fase preliminare di valutazione del nuovo codice alla fase
di sviluppo e integrazione con l’eventuale interfaccia custom. La fase più
lunga e delicata è la certificazione e
il test: se lo smartphone è una Google Edition la strada non è lunga, ma
se è uno smartphone destinato a un
operatore telefonico ci vogliono an-
che settimane per sistemare il tutto.
L’infografica è realizzata da HTC ma
ovviamente si adatta ad ogni smartphone Android, e da una rapida lettura si capisce bene che i punti critici
sono tre: il sopporto dei produttori
di hardware che devono rilasciare i
driver per i loro SoC e gli altri componenti, l’integrazione con la propria
piattaforma (HTC Sense in questo
caso) e l’analisi e il test di ogni ope-
ratore che venderà poi lo smartphone. La situazione è ovviamente ben
diversa per Apple, che con iOS non
ha questi problemi: l’hardware è
suo, l’interfaccia custom non esiste
e non ci sono neppure esigenze particolari degli operatori: il software è
unico. Migliore la situazione anche
di Windows Phone, che non ha problemi di personalizzazioni di interfaccia ma deve comunque adattare
i driver e sviluppare versioni diverse
di firmware per i diversi operatori.
Spalmando il grafico sul numero di
operatori presenti e sulla quantità di
smartphone Android disponibili, si
capisce perché le aziende si danno
da fare solo per aggiornare gli smartphone più venduti e di fascia alta:
i tempi, le risorse e i costi per un
update non sono indifferenti.
MOBILE I nuovi Xperia E1 e T2 Ultra si rivolgono a due fasce di utenti ben distinti
Da Sony due nuovi smartphone Xperia
Ecco l’entry level E1 e il T2 Ultra quad core
Le novità Sony mobile hanno prestazioni bilanciate e prezzo interessante
N
di Roberto PEZZALI
onostante il CES sia ormai passato, Sony continua ad annunciare novità. L’azienda giapponese ha pubblicato un comunicato
stampa nel quale vengono svelate due
new entry della gamma di smartphone Xperia: si tratta di due dispositivi
che andranno ad occupare, rispettivamente, la fascia media e quella bassa
del mercato e che vedranno la luce
solo a secondo trimestre inoltrato.
Xperia T2 Ultra, che sarà commercializzato a un prezzo di circa 399€, è uno
smartphone LTE extra-large equipaggiato con un non meglio specificato
processore Snapdragon quad core da
1.4 GHz, 1 GB di RAM e 8 GB di storage (espandibile tramite microSD). Il
display è un LCD dotato di tecnologia
Triluminos (emulata) da 6 pollici di
diagonale e dalla risoluzione di 720


di Roberto PEZZALI
torna al sommario
linee sul lato corto (c’è anche Mobile
BRAVIA Engine 2); la batteria è da
3000mAh mentre le fotocamere sono
due: un modulo frontale da 1.1MP e
uno principale da ben 13 Megapixel.
Il tutto, NFC compreso, è racchiuso in
uno chassis dallo spessore di 7.6 millimetri. Il secondo dispositivo annunciato è Xperia E1, chiaramente un prodotto entry level che punta tutto sul
“fattore Walkman”: è infatti dotato di
speaker in grado di veicolare musica
SONY XPERIA T2 ULTRA
ad alto volume e le tecnologie xLoud
e ClearAudio+ sono pensate per garantire un audio pulito e bilanciato.
Inoltre, chi acquisterà questo dispositivo potrà accedere gratuitamente per
30 giorni al catalogo del servizio Sony
Music Unlimited. Il resto delle specifiche tecniche è tutt’altro che esaltante: processore Snapdragon 200 dual
core da 1.2 GHz, 512 MB di RAM e
4 GB di spazio di storage non espandibile. Chiudono il
cerchio il display da
4” WVGA e la batteria da 1700mAh. Il
prezzo di partenza,
non ufficialmente
comunicato, sarà
presumibilmente
fissato a 179€.
SONY XPERIA E1
Google lancia
le montature
fashion per i
suoi Glass
Google annuncia la
collezione di montature
in titanio per i suoi
Google Glass. 225
dollari in più sui 1.500
del pacchetto base
di Paolo CENTOFANTI
Se siete portatori di occhiali e siete intrigati dai Google Glass, c’è
una buona notizia per voi. Google
ha infatti annunciato una serie di
montature come opzione per chi
è in lista per ricevere il dispositivo in questa fase. Per montare
le proprie lenti sui Google Glass
(l’unità elettronica è la stessa,
cambia solo la montatura), occorre aggiungere, ai 1.500 dollari
dell’attuale versione, 225 dollari
per la montatura. Questa è realizzata in titanio ed è disponibile in
quattro versioni diverse: Curve,
Thin, Split, Bold. Altre forme e
colori saranno presto disponibili
stando all’annuncio pubblicato
dall’account Google Glass ufficiale su Google+. Qui un video che
introduce la Titanium Collection:
Montature Google Glass
Basteranno le nuove montature a
rendere più “discreta” questa tecnologia? Ne riparleremo quando
sarà davvero sul mercato.

estratto da dday.it
La lavatrice intelligente
Un concentrato di tecnologia
mai visto prima.
Classe energetica
A+++ -40%
Con un consumo energetico
annuo di 118 kWh, Intelius
è la lavatrice con la maggiore
efficienza energetica sul
mercato (giugno 2012 – GfK).
Haier
Smart Technologies
Smart Drive Motor®
Motore Inverter innestato al
cestello della lavatrice per
un’ incredibile riduzione delle
vibrazioni e della rumorosità.
Smart Dosing
Grazie al serbatoio per
detersivo e ammorbidente,
Intelius ne dosa
automaticamente la
giusta quantità e il risparmio
è assicurato!
Smart Detecting®
Un sistema intelligente di
rilevamento della durezza
dell’acqua si associa a
Smart Dosing per avere
un perfetto ciclo di lavaggio.
Smart Dual Spray®
Due spray intelligenti
lavano fibre e pelucchi lasciati
sulla guarnizione dopo
ogni ciclo di lavaggio.
Scopri la nuova
INTELIUS.
www.haier.it
estratto da dday.it
Comparso brevemente
sul sito di Adobe
un riferimento a
Lightroom Mobile
di Paolo CENTOFANTI


Adobe sarebbe pronta al lancio di
una versione mobile del suo programma di elaborazione di foto,
Lightroom. Riferimenti a Lightroom Mobile sono stati infatti
individuati sul sito di Adobe da
9to5mac, prima che questi fossero rimossi. Si tratterebbe di una
versione appositamente studiata
per tablet, anche se al momento
non è chiaro quali funzionalità
del software originale offrirà. In
passato Adobe aveva mostrato
un prototipo di Lightroom per
iPad ma questa è stata probabilmente completamente rivista
con l’uscita di iOS 7. Quello che
sembra certo è che l’app prevederà anche un abbonamento da
99 dollari all’anno, che offrirà
la possibilità di sincronizzare le
foto da elaborare con uno spazio cloud e su dispositivi diversi.
Ciò dovrebbe consentire così di
lavorare sulla propria libreria di
immagini sia da PC che da iPad e
senza dover copiare tutti i file in
locale sul tablet. Non è chiaro se
Lightroom Mobile sarà diponibile anche su altre piattaforme, ma
la fugace presenza sul sito Adobe
(e un utente è persino riuscito già
ad abbonarsi al servizio cloud)
sembra indicare che il lancio ufficiale sia abbastanza vicino.
torna al sommario
MOBILE Drive Nano USB e Tablet Card microSDHC, con capienza di 8, 16 e 32 GB
Verbatim, flash drive per smartphone e tablet
Due nuovi prodotti Verbatim pensati appositamente per device portatili
V
di Emanuele VILLA
erbatim presenta una nuova
gamma di flash drive pensata
appositamente per gli utenti
di smartphone e tablet Android.
Si chiama Drive Nano USB Store
‘n’ Go ed è composta da un drive
USB fino a 32 GB e un adattatore
microUSB dotato della specifica On
The Go (OTG). In pratica, questo
piccolo adattatore, che si collega
all’onnipresente micro USB dello
smartphone/tablet Android, permette di collegare al dispositivo
le periferiche compatibili: citando
l’esempio del comunicato stampa
ufficiale “gli utenti possono (per
esempio, ndr) trasferire o copiare
le proprie fotografie su tablet o
smartphone Android collegando
direttamente la fotocamera digitale”. Ovviamente il drive USB
compatto può essere usato in modo
indipendente dall’adattatore, per le
normali esigenze di storage di tutti
i giorni. Altro prodotto presentato
oggi è la Tablet Card microSDHC,
che include un adattatore SD Card
compatibile con tablet e smartphone Android/Windows 8. La Card
microSDHC da 32GB (di colore rosso) è dotata di certifica Speed Class
10 e Speed Class UHS-I 1 ed è pensata per supportare appieno anche
il video HD. Le alternative, di colore blu e verde, sono rispettivamente da 16GB (blu) o da 8GB (verde),
ed entrambe di Speed Class 10. Per
quanto riguarda i prezzi al pubblico, Drive Nano USB è proposto a
9.99€, 15.90€ e 29.90€ a seconda
del taglio di memoria (rispettivamente 8, 16 e 32 GB); Tablet Card
microSDHC costa invece 11.90€,
18.90€ e 34.90€, anche in questo
caso per 8, 16 e 32 GB di storage.

Lightroom
in arrivo
su iPad con
abbonamento
da 99$ l’anno
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
DRIVE NANO USB STORE ‘N’ GO
MOBILE Oltre a un hardware al top, il prossimo smartphone Sony rinnova anche l’interfaccia
Sirius è il nuovo “super” smartphone Sony
Schermo da 5,2’’ 1080p, fotocamera da 20 MP, registrazione 4k e 3GB di RAM
D
di Emanuele VILLA
opo la presentazione dello Z1
Compact al CES di Las Vegas, ci si aspetta da Sony un
nuovo terminale di alta gamma, che
verrà presumibilmente mostrato al
Mobile World Congress di febbraio.
Si parlava di Z2 e di Z1L, in realtà
Sony parrebbe riferirsi (stando ai
leaks, ovviamente) ad esso come
Sirius, un terminale hi-end con
display da 5,2’’ 1080p (ricordiamo
che lo Z1 ha un display da 5’’) e che,
rispetto a Z1, mostra uno chassis un
po’ più sottile, e presumibilmente
anche più leggero. Dati tecnici ovviamente di alto profilo, tra cui lo
Snapdragon 800 da 2.3 Ghz con
GPU Adreno 330 e 3 GB di RAM: il
telefono, secondo i rumor più attendibili, avrà una fotocamera da 20.7
Megapixel e potrà registrare video
in 4K, un po’ come il Galaxy Note
3. Il sistema operativo sarà ovviamente Android KitKat 4.4.2. Interessante la funzionalità USB DAC
per la riproduzione di brani audio
ad alta definizione quando collegato a un amplificatore esterno,
e ci sarà anche lo Smart Backlight
Control che alza, abbassa e spegne
lo schermo a seconda che l’utente
lo stia guardando o meno. Inoltre,
parrebbe certo l’inserimento di una
Simple Home, una versione semplificata della homescreen classica
con accesso alle app usate più di
frequente e ai numeri di telefono
più importanti, una funzionalità
di segreteria telefonica evoluta, la
funzione Smart Call che permette di
rispondere alla chiamata in arrivo
semplicemente alzando il telefono,
e un aggregatore di news e feed social su cui Sony sta lavorando.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
MOBILE I modelli NEX puntano sulla perfetta simbiosi tra sistema car Hi-Fi e smartphone
Da Pioneer i navigatori sempre più connessi
Le novità car di Pioneer sono una vera esperienza di intrattenimento connesso
di Roberto FAGGIANO
di Emanuele VILLA
pRadio per interfacciarsi con qualsiasi smartphone Apple e Android,
sempre per tutti i modelli è stato potenziato il collegamento Bluetooth
ed è disponibile il Mirrorlink (con
adattatore opzionale) per portare
sullo schermo della radio tutte le applicazioni dello smartphone. Inoltre
i possessori di iPhone delle ultime
due generazioni potranno usare il
sistema vocale Siri per “parlare” con
la radio o ascoltare i messaggi senza distrarsi dalla guida. Con i nuovi
navigatori sarà possibile sfruttare
la funzione AvicSync che permette
di ottenere tutte le informazioni in
tempo reale di TomTom HD Traffic e sfruttarle per evitare code e
lavori stradali tramite il navigatore.
Integrata anche l’applicazione Aha
radio che organizza i contenuti web
maggiormente utilizzati rendendoli
più facilmente accessibili. Il doppio ingresso HDMI permette poi di
collegare altre sorgenti, come per
esempio una telecamera posteriore.
Infine i nuovi modelli sono ora compatibili con musica FLAC, ascoltabile anche dalle prese USB disponibili.
Disponibilità da marzo.
MOBILE Nonostante l’ottimo rapporto qualità/prezzo del Moto G, si può fare di più
Motorola vuole uno smartphone da 50 dollari
Smartphone super low-cost da una parte, personalizzazione per la fascia alta
di Emanuele VILLA
A
bbiamo recensito in questo numero il Motorola Moto G, trovandolo uno smartphone decisamente interessante in virtù di un
prezzo molto contenuto. Ma l’azienda vuole spingersi oltre, raggiungendo il prezzo di listino di 50 dollari. In
un’intervista con TrusterReviews, infatti, Dennis Woodside (CEO Motorola) ha affermato: “In buona parte
del mondo 179 euro sono una bella
cifra, e c’è un grosso mercato al di
sotto”. Motorola sta quindi pensando a un terminale super-economico,


Sony modifica il maxi
smartphone che da
phablet diventa un tablet
a tutti gli effetti. 6,4’’ Full
HD, Snapdragon 800 e
8MP di fotocamera
torna al sommario
già in lavorazione ma del quale non è
noto il nome né eventuali caratteristiche tecniche: molto probabile, però,
che l’azienda non accetti particolari
rinunce sul fronte dell’esperienza di
utilizzo, e che quindi il terminale “super-economico”, pur molto
limitato sotto il profilo della
potenza, possa rivelarsi comunque interessante. Novità anche per quanto concerne la strategia per i telefoni
hi-end: com’è noto, Moto X
permette un limitato spettro di personalizzazioni, ma
nelle intenzioni del CEO
di Motorola sarà possibile in futuro
(molto prossimo, si parla di 1 anno)
decidere anche la dimensione dello
schermo e molte delle funzionalità.
Che si riferisca a Project Ara? Più
che probabile…
Stiamo assistendo alla prima trasformazione di uno smartphone
in tablet. È successo con Sony
Xperia Z Ultra, il “gigantesco”
smartphone da 6,4’’ cui Sony ha
recentemente eliminato la parte
cellulare trasformandolo in un
tablet Wi-Fi a tutti gli effetti. In
effetti, Sony deve aver realizzato
che 6,4’’ siano troppi anche per il
segmento dei phablet e che questa dimensione sia più adatta a
un tablet che a uno smartphone.
Il prodotto verrà lanciato a breve
sul mercato giapponese per un
prezzo equivalente di 399 euro
non ci sono ancora notizie certe
circa l’estensione ad altri mercati.
Le caratteristiche tecniche, parte
radio esclusa, restano invariate
rispetto alla versione “normale”:
troviamo quindi lo chassis waterproof dallo spessore ridottissimo
(6,5 mm, che Sony comunica essere “il più sottile al mondo”), il
display Full HD, lo Snapdragon
800 da 2.2 GHz e, sotto il profilo fotografico, un modulo da 8
Megapixel Exmor RS. Vi terremo
aggiornati su eventuali arrivi del
prodotto in Italia.

T
ra auto che guidano da sole o
con le quali si può dialogare
senza distrarsi dalla guida, i
tradizionali sistemi di navigazione
sembrano ormai obsoleti. Ma bastano pochi aggiornamenti per poter
apprezzare un classico sistema doppio DIN da plancia. Le ultime novità
Pioneer sono proprio in questa direzione con la nuova serie di modelli
definita NEX - Networked Entertainment eXperience - che sono ormai l’estensione degli smartphone.
Sul mercato europeo i nuovi modelli
devono adattarsi alle diverse frequenze radio e quindi mantengono
la denominazione AVIC. Il nuovo
top di gamma è l’AVIC F-60DAB
che monta per la prima volta uno
schermo capacitivo da 7 pollici per
portare anche in auto l’esperienza
di precisione e rapidità dei migliori tablet; dopo il modello di punta
le novità proseguono con i modelli
AVIC-F960BT e F960DAB, l’AVIC
F860BT e il modello senza navigatore AVH-X8600BT. Tutti i modelli
sono compatibili con la già nota Ap-
Sony Xperia Z
Ultra diventa
ufficialmente
un tablet
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
SMARTHOME Allo European Forum il “bianco” Samsung che arriveranno a breve in Italia
Gli elettrodomestici smart di Samsung
Presentati la lavatrice con il Wi-Fi e il frigorifero con zone separate intelligenti
R
di Emanuele VILLA
educe dal CES 2014, Samsung
ha presentato allo European
Forum 2014 i prodotti più significativi che vedremo nel nostro
Paese durante i prossimi mesi. Oltre
a TV Ultra HD curvi, il Galaxy Note
Pro e TabPRO, la Galaxy Camera 2, la
mirrorless NX30 troviamo anche due
grandi elettrodomestici particolarmente interessanti: la lavatrice Blue
Crystal e il frigorifero Food ShowCase.

La prima è una lavatrice dal design
particolare, con oblò over-size (il più
ampio sul mercato) e display smart
touch da 5’’ per la gestione dell’apparecchio. Blue Crystal è ovviamente
ricca di tecnologie: Wi-Fi per il controllo da smartphone e tablet o da
remoto via PC, ma anche il sistema
Auto Optimal Wash che gestisce autonomamente il detersivo e l’acqua
sulla base del carico e del livello di
sporco, Ecolavaggio, il motore Digital
Inverter e il sensore anti-vibrazione.
Nessuna notizia, al momento, per il
prezzo di listino europeo.
La novità del frigorifero Side by Side
Food ShowCase, invece, sta nella
divisione in due aree: ShowCase e
InnerCase, la prima destinata ai cibi
ad uso quotidiano, la seconda conserva gli alimenti utilizzati meno
frequentemente. La porta ShowCase
consente di risparmiare energia grazie alla minore dispersione di temperatura, garantita anche dal rivestimento interno Metal Cooling. L’area
ShowCase (clicca qui per un video) si
compone di tre aree: Cooking Zone,
per gli alimenti da cuocere, Family
Zone per le bevande, e quella dedicata ai bambini (Kids Zone). Il sistema
Multi Air Flow, presente all’interno
della sezione InnerCase, assicura una
distribuzione omogenea della temperatura tra i vari scomparti.
Denon DA-300USB: il PC diventa audiophile
Nuovo convertitore audio Denon: spicca la compatibilità con la musica DSD
D

opo una breve apparizione in
una convention dello scorso
anno, giunge ora sul mercato
il nuovo convertitore audio di Denon
DA-300USB (399 euro). All’apparenza un prodotto convenzionale con
un’estetica piuttosto anonima, ma
all’interno il quadro è molto più interessante. Il nuovo DAC è in grado di
convertire anche segnali audio in alta
definizione DSD 2.8 e 5.6, gli stessi
dei dischi SACD e disponibili anche in
download da alcuni siti specializzati. Il
nuovo convertitore, poi, è compatibile
con i Flac fino a 192 kHz oltre che con
torna al sommario
tutti gli altri formati audio convenzionali. La circuitazione di conversione
impiegata è la Advanced AL32, la
stessa già utilizzata dai migliori lettori
audio Denon di CD e SACD. L’utilizzo
principale è previsto tramite ingresso
USB da PC, ma ci sono anche ingressi
digitali ottici e coassiali per altre sorgenti. Per l’utilizzo con PC Windows è
necessario scaricare un apposito software, mentre con
computer Mac non
saranno necessarie
altre operazioni.
Per completare le
funzioni è presente
Bucato l’appuntamento
del CES, un portavoce
della Blu-ray Disc
Association dice
che i lavori per la
realizzazione delle
specifiche andranno
avanti nel 2014
di Paolo CENTOFANTI
HI-FI & HOME THEATER Tante funzioni interessanti, tra cui l’amplificatore per la cuffia
di Roberto FAGGIANO
Blu-ray Disc
4K, specifiche
per fine anno
anche un amplificatore per cuffia con
regolazione del volume, sul pannello
frontale c’è un display OLED di controllo a orientamento automatico con
indicazione della sorgente e del tipo di
segnale in ingresso. L’apparecchio è
molto compatto, tanto da poter essere
sistemato anche in verticale sul supporto in dotazione.
Nonostante i timidi annunci
dell’IFA, a Las Vegas di Blu-ray
Disc in 4K non si è parlato minimamente. In realtà, il processo
per estendere il formato Blu-ray
Disc anche al supporto di video
in Ultra HD sarebbe ancora in
corso. Lo rivela The Hollywood
Reporter che ha raccolto una
dichiarazione del portavoce
della Blu-ray Disc Association
Victor Matsuda. Secondo quanto riportato non si vedranno
dischi in 4K prima della fine
dell’anno, e solo recentemente la BDA avrebbe dato il via
libera all’esplorazione delle
alternative per consentire la
memorizzazione di video in Ultra HD. Da quello che si lascia
intendere, la scelta delle tecnologie da utilizzare è ancora tutta
da fare, il che lascia presagire
ancora tempi lunghi. L’ultimo
aggiornamento delle specifiche
Blu-ray Disc riguarda l’introduzione dei supporti da 100 e 128
GB BDXL, avvenuta nel lontano 2010 e senza alcun reale
riscontro commerciale. Ma fine
2014/inizio 2015 potrebbe essere troppo tardi per un supporto
fisico Ultra HD. Al CES 2014 la
parola d’ordine per i contenuti
4K è stata “streaming”.

estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PC & MULTIMEDIA Samsung porta in Europa il monitor UD590, con pannello TN Ultra HD
Samsung UD590, 4K a prezzo “umano”
Il monitor arriverà a marzo, il prezzo non è ufficiale ma si parla di 600 euro
A
lla
convention
europea,
Samsung ha mostrato una
novità molto interessante
nella categoria dei monitor, un
prodotto presentato inizialmente
al CES di Las Vegas ma che sarà in
vendita anche in Europa. Si tratta
del monitor UD590 da 28’’ (sigla
completa: U28D590D), un prodotto caratterizzato da un design
curato e dal pannello TN da 4K
di risoluzione. Il design riprende
le tradizionali linee squadrate dei
monitor da computer aggiungendovi un bel piedistallo cromato,
mentre per quanto concerne le
specifiche tecniche si parla di un
pannello TN da 1 ms di risposta
(GtG), 300 cd/m2, contrasto di
1000:1, angoli di visione di 170°
orizzontale e 160°
verticale e svariate
connessioni,
tra cui due HDMI
1.4, 1 DisplayPort
(connessione
esclusiva
per
usare il display a
4K/60Hz) e audio jack. Inoltre,
nel
comunicato
ufficiale Samsung
si pone l’accento
sulle funzioni per
il multitasking, come Samsung
Picture in Picture (PIP) 2.0, che
supporta fino a più sorgenti Full
HD, e Picture by Picture (PBP), che
connette due diversi PC ad un unico monitor rispettando le proprie
risoluzioni del desktop. Il nuovo
monitor arriverà tra marzo e apri-
Un modder tedesco ha
realizzato una replica
del Mac Pro usando
un cestino da bagno
comprato su Amazon
Le prestazioni non
sono però le stesse
di Roberto PEZZALI
le: per quanto riguarda il prezzo,
il comunicato Samsung non ne fa
menzione, ma sono apparsi i primi street price dedicati ai paesi
del Nord Europa: convertendo in
euro, parliamo di circa 600 €, ma
ovviamente occorre attendere il
prezzo di listino ufficiale.
PC & MULTIMEDIA Presentato un prototipo di server per salvare i dati di uso meno frequente
Facebook registra i dati su 10.000 Blu-ray
Con la nuova soluzione Facebook conta di ridurre i costi fissi del 50%
di Emanuele VILLA
C
hi usa Facebook spesso si interroga sulla capacità di storage dell’azienda e di come
possa far fronte all’inserimento costante di video e immagini da parte
di più di un miliardo di utenti. Il
problema non è secondario poiché,
con i numeri in gioco, l’uso di una
tecnologia al posto di un’altra può
fare una differenza di bilancio non
indifferente. Ecco perché Facebook
ha escogitato una soluzione interessante per lo storage dei contenuti
visti raramente, come appunto le
immagini e i video con il minor numero di accessi o i dati di backup. Si
tratta di un’architettura di cold storage basata su 10.000 Blu-ray disc
per un totale di 1 petabyte di dati. I
dischi usati sarebbero le versioni da
100 GB e l’obiettivo è raggiungere


di Emanuele VILLA
torna al sommario
una capacità di storage di 5 petabyte
per cabinet. Le prestazioni non sono
le stesse degli strumenti tradizionali
(hard disk), ma Facebook conta su
un risparmio del 50% sui costi fissi e
dell’80% sull’energia, dati enormi se
si considerano i numeri in gioco.
Facebook ha poi pubblicato un vi-
Mac Pro
clonato
usando una
pattumiera
deo dimostrativo (ing) in cui si vede
il cabinet, che è alto più di 2 metri, e
anche la struttura interna di dischi
e cartucce, con tanto di gestione
tramite bracci meccanici che hanno
il compito di spostare i dischi dalla
loro posizione a uno dei 16 masterizzatori integrati. Merita una visione.

estratto da dday.it
La replica di un Mac Pro utilizzando un cestino da bagno comprato su Amazon a 29 euro, è questa l’ultima trovata di un modder
tedesco. L’utente ha realizzato un
particolarissimo “hackintosh”,
ovvero un PC costruito per far
girare, non certo legalmente,
OSX. Il risultato, escludendo le
prestazioni che non possono essere assolutamente allineate a
quelle del piccolo gioiello made
in Usa, non è affatto male per
essere un prodotto artigianale:
all’interno sono stati inseriti una
scheda Gigabyte z87n WiFi, un
processore Core i3 Haswell e una
scheda grafica 7750 Radeon.Non
mancano neppure i doppi dischi
(SSD e tradizionale) e un sistema
di raffreddamento con singola
ventola in perfetto stile “Mac
Pro”. Il prodotto finito misura 18
cm di diametro e 26 cm di altezza e al termine della creazione è
stato pure dipinto di rosso come
la Limited Edition realizzata per
l’asta di beneficienza da Sotheby.
Qui i le fase della costruzione e i
dettagli del componenti usati con
il procedimento dettagliato.
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
PC & MULTIMEDIA LaCie ha presentato Fuel, hard disk esterno wireless per device Apple
LaCie Fuel, 1 TB di spazio per l’iPad
Estende la memoria di iPhone, iPad e Mac ed è compatibile con AirPlay
di Emanuele VILLA
L
Pannello MVA,
SmartImage Lite,
TrueVision, MHL e
audio stereo da 14 watt
per il monitor Full HD
Philips 284E5QHAD
Disponibile a 299€
di Giuseppe LANDOLFI
LaCie Fuel - movie clip
PC & MULTIMEDIA Aggiornamento per la tecnologia di collegamento dei monitor via USB
DisplayLink, monitor 4K collegati in USB
Disponibile il nuovo chipset DL-5500, supporta la risoluzione Ultra HD
di Roberto PEZZALI
D
isplayLink, la tecnologia che
permette di collegare monitor
esterni ai computer sfruttando la porta USB, è stata finalmente
aggiornata e, grazie al nuovo chip,
supporta il 4K. Il consorzio che propone e spinge questo tipo di connessione ha rilasciato sul mercato
il DL-5500 e, proprio con quest’ultima versione di chipset, sarà possibile collegare display Ultra HD senza necessariamente utilizzare una
scheda video che gestisce questo segnale. Il DL-5500 supporta segnali
fino a 3840 x 2160 su una singola
connessione USB 3.0, ma non bisogna aspettarsi miracoli perché l’elaborazione viene fatta dalla CPU e
per gestire un display di questo tipo
non basta certo la CPU di un note-


aCie ha presentato Fuel, un
hard disk wireless esterno dedicato a dispositivi Apple, quindi
iPhone, iPad e Mac. Il suo obiettivo
è quello di estendere la dotazione
di memoria interna del dispositivo
(principalmente iPad e iPhone) permettendo l’immediata condivisione
dei contenuti. Lo si porta con sé, si
caricano i contenuti nel suo HDD
integrato da 1 TB e poi li si riproduce direttamente dallo strumento
mobile. Non solo, visto che tramite
AirPlay è anche possibile riprodurre
i file musicali di Fuel su un wireless
speaker esterno (o altro dispositivo
audio certificato AirPlay) oppure
guardare un video in streaming sul
TV tramite Apple TV. Per la condivisione, il trasferimento e lo streaming dei file, LaCie Fuel crea la pro-
pria rete Wi-Fi,
quindi si può
utilizzare senza necessità di
accesso diretto
a Internet (con
conseguente
consumo del
piano
dati);
volendo, però,
lo stesso Fuel
può fungere da
hotspot condividendo la connessione Internet
tra tutti i dispositivi connessi. L’apparecchio si può anche collegare
al Mac via USB 3.0, accelerando i
tempi di trasmissione dati, mentre
per quanto concerne iPad e iPhone,
usa l’app Seagate Media, disponibile gratuitamente su App Store. Il
prezzo, fissato per gli USA, è di 199
dollari con HDD da 1 TB.
torna al sommario
book. Il nuovo controller DL-5500,
ovviamente, non si ferma qui: utilizzando un adattatore da DisplayLink
a DisplayPort la risoluzione d’uscita
sale a 4096x3072, mentre è assicurata anche la retrocompatibilità
con connessioni USB 2.0: in quest’ultimo caso, però, potrebbero
Philips
284E5QHAD
Monitor 28″
MVA a buon
prezzo
verificarsi perdite di fotogrammi
e un calo vistoso della qualità. Al
momento ancora nessun produttore
ha annunciato monitor dotati della
nuova connessione DisplayLink 4K,
ma l’arrivo di monitor 4K “low cost”
presentati al CES di Las Vegas dovrebbe portare presto novità.
MMD, azienda licenziataria del
marchio Philips Monitor, annuncia il lancio del display Philips
284E5QHAD. Il monitor da 28”
utilizza un pannello con tecnologia MVA (Multi-domain Vertical
Alignment) che promette angoli
di visione elevati (anche se non
pari a quelli degli IPS) e tempi
di risposta molto buoni. Grazie a
SmartImage Lite, inoltre, l’utente può ottimizzare dinamicamente contrasto, saturazione del
colore e brillantezza dell’immagine, in tempo reale. Tra le altre
caratteristiche troviamo l’interfaccia Mobile HD Link (MHL)
che permette di connettere il display a dispositivi portatili, come
gli smartphone, purché compatibili, così da poter riprodurre file
audio con i due speaker da 7 watt
e i filmati in risoluzione Full HD.
Mentre si utilizza lo schermo per
videogiochi, foto, filmati o app, il
dispositivo mobile è in carica. Il
monitor Philips 284E5QHAD è
già disponibile al prezzo al pubblico di 299 euro, IVA inclusa.

estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
GAME & MOVIE Sentenza relativa alla causa tra Nintendo e PCBox per le cartucce R4
Corte UE: è legale sbloccare le console
Emessa sentenza della Corte di Giustizia UE sulle modifiche alle console
Sono legali se il crack serve per far girare altri programmi non protetti
di Roberto PEZZALI
L
invece che lo scopo di Nintendo sia
impedire l’utilizzo di software indipendenti destinati alla lettura di film,
video e file MP3 sulle console, sebbene tali software non consistano in una
copia illegale di videogiochi. Sulla scia
di questa sentenza si potrebbe considerare “legale” anche un eventuale
jailbreak o root di uno smartphone, e
allo stesso modo il “crack” delle nuove
console che potrebbero anche essere
vendute già modificate. Siamo certi
che questa storia non si ferma qui.
GAME & MOVIE Tomb Raider per PS4: più definizione, dettagli e fluidità rispetto a PS3
Tomb Raider mostra la potenza “next-gen”
Giochi PS4 e Xbox One: molto meglio di quelli della generazione precedente?
U
di Emanuele VILLA
na delle domande più ricorrenti all’indomani del lancio delle
console next gen riguarda lo
scarto nei confronti della generazione precedente: quanto sono “migliori” i giochi di PS4 e Xbox One rispetto
a quelli analoghi della generazione
passata? Una domanda cui è molto
difficile dare una risposta definitiva,
considerando che ci vorrà del tempo
prima che l’hardware delle due macchine venga sfruttato appieno. Ma un
gioco, Tomb Raider, ci permette di
fare un primo paragone tra le due generazioni, considerando l’imminente
uscita di Tomb Raider: Definitive
Edition per Xbox One e PS4, edizione che prende le mosse dal lavoro
effettuato per le console precedenti


a Corte di Giustizia dell’Unione
Europea ha emesso una sentenza che farà discutere: modificare
una console (ma può essere estesa agli
smartphone) può essere legale se questa integra sistemi di protezione che
vanno oltre gli ambiti della console
stessa. Tutto nasce da una richiesta
del Tribunale di Milano, da anni alle
prese con la causa tra Nintendo e
l’azienda che ha venduto sul territorio
italiano le cartucce R4 per la Nintendo
DS, PCBox. È vero che le cartucce R4
servono per far funzionare quelle che
molti chiamano copie di “backup” (ma
poi l’originale non c’è mai), ma è anche vero che tramite la cartuccia R4 si
possono caricare applicativi di terze
parti, gli homebrew. Il Tribunale di
Milano si è rivolto alla Corte di Giusti-
zia chiedendo di chiarire quali siano
i diritti di Nintendo ai sensi della direttiva sull’armonizzazione del diritto
d’autore, e la Corte ha stabilito che il
produttore della console, Nintendo in
questo caso, è protetto contro l’elusione solo quando le misure introdotte
siano dirette a impedire l’utilizzazione
di videogiochi contraffatti. Fondamentalmente una console è un apparecchio nato per giocare e le protezioni dovrebbero essere esclusivamente
quelle necessarie per impedire di caricare un gioco copiato: nulla dovrebbe
impedire a un possessore della console di sfruttare la console per caricare
giochi sviluppati da terzi, applicativi e
altri software. I giudici danno ragione
in parte a PCBox: Nintendo riteneva
che i dispositivi R4 fossero prodotti
nati per eludere le misure tecnologiche di protezione dei giochi, PCBox
torna al sommario
aggiungendovi alcuni elementi esclusivi per la next-gen (che ormai non è
più “next”).
IGN ha realizzato un video di confronto, che riportiamo qui e che illustra come gli sviluppatori hanno
riaperto un progetto ormai finalizzato e vi hanno aggiunto sia elementi
precedentemente scartati (per non
contrastare con la limitata potenza
del sistema) sia alcuni completamente nuovi. Colpiscono senz’altro
le texture molto più definite, i movimenti più fluidi, la maggior profondità di campo, le ombre estremamente dettagliate e molto altro.
Asus
Cerberus
la cuffia
per gamer
Asus presenta
Cerberus, una cuffia
pensata per chi vuole
avere alte prestazioni
di gioco. Driver al
neodimio da 60 mm,
2.5 metri di cavo e
microfono sganciabile
di Emanuele VILLA
Asus presenta le cuffie Cerberus,
pensate per hardcore gamer e
compatibili con tutti gli strumenti di gioco domestici, dalle
console di ultima generazione ai tablet, dai PC/Mac agli
smartphone. Le caratteristiche
tecniche sono interessanti e permettono a Cerberus di “dire la
sua” anche in ambiti esterni al
gaming, come la musica e i film:
Cerberus ha driver in neodimio
da 60 mm inseriti in padiglioni
molto ampi, da 100 mm di diametro con isolamento esterno,
e include un microfono ad asta
unidirezionale con filtro in spugna. Il cavo è da 1,2 metri ma è
compresa una prolunga da 1,3
metri per permettere l’utilizzo
anche con sorgenti distanti dal
punto di visione, come spesso
accade con le console. Inoltre,
il microfono può essere estratto
per l’uso con dispositivi smart,
mobili o più semplicemente per
ascoltare la musica. La disponibilità è prevista per il mese di
febbraio a 59,90 euro.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
DIGITAL IMAGING È presente la possibilità di registrazioni video Full HD, ma nella X-T1 Fujifilm non punta sul video
X-T1, anteprima del nuovo gioiellino Fujifilm
L’attenzione
è
puntata
sul
mirino
e
il
corpo
Abbiamo provato per qualche ora (e scattato alcune foto) la nuova mirrorless Fujifilm X-T1
Impressiona il mirino elettronico, che ha una resa davvero vicina a quella di un mirino ottico


la X-T1 la prima novità Fujifilm
per il 2014: Fujifilm amplia la
serie X aggiungendo un altro
modello che segue la stessa filosofia (e gli stessi principi) dei modelli
precedenti, progredendo però sotto il profilo dell’inquadratura e del
corpo macchina. La X-T1 eredita
dai migliori modelli della serie X tre
elementi fondamentali: il sensore
X-Trans CMOS da 16 MP di seconda generazione, il processore EXR
Processor II e il design tipico della
famiglia che tanto piace per il richiamo alle macchine di un tempo. È
proprio sul design del corpo macchina che Fujifilm ha investito molto
con la X-T1: nella parte superiore del
corpo macchina sono presenti ben 5
selettori meccanici, accompagnati
dalle classiche ghiere e da 6 tasti personalizzabili. Il fotografo esigente,
che non ama navigare nei menù per
cambiare il setup, troverà nella X-T1
una compagna di viaggio ideale che
farà tornare alla mente i piacevoli ricordi delle fotocamere di un tempo.
Rivisto anche il corpo in magnesio
della fotocamera: 80 punti di protezione assicurano resistenza ad acqua
e polvere, permettendo l’uso della
fotocamera anche a temperature
inferiori allo zero (-10°). Fujifilm ha
pensato anche di rivedere tre obiettivi per facilitare l’accoppiamento
con la fotocamera in situazioni critiche: XF18-135mm F3.5-5.6 R OIS
WR, XF16-55mmF2.8 R OIS WR e
XF50-140mmF2.8 R OIS WR saranno disponibili nel corso dell’anno
e assicureranno lo stesso livello di
protezione dagli agenti atmosferici.
L’altro punto chiave è il mirino: se,
infatti, sensore e processore restano
uguali, il nuovo mirino, basato sempre su un OLED da 2.36 milioni di
pixel, ha un ritardo di soli 0.005 ms
e un fattore di ingrandimento 0.77x.
torna al sommario
Fujifilm, spostando il mirino sull’asse ottico della macchina (non è più
decentrato) assicura performance
simili a quelle del mirino di una reflex, sia come campo di visione sia
come reattività e precisione. Rivisto
interamente anche il sistema di gestione del fuoco grazie ad una nuova
interfaccia nel mirino oculare: Split
Image e Focus Peak permettono di
scattare con fuoco manuale in piena
sicurezza. Tra le altre caratteristiche
della X-T1 troviamo la compatibilità con le veloci schede di memoria
SDXC UHS II, la raffica di 8 fps,
51200 ISO di sensibilità e il modulo
Wi-Fi integrato. Il prezzo si allinea a
quello degli altri top di gamma della
serie X: 1.299 euro solo corpo, 1.649
euro in kit con abbinato il versatile
XF 18-55mm F2.8-4 R.
Prime impressioni
e qualche scatto
Abbiamo avuto modo di provare la
nuova Fujifilm mettendo le mani su
un campione definitivo della X-T1,
che si posiziona tra la X-E2 e la XPro 1. Fujifilm XT-1 non è una fotocamera rivoluzionaria, ma un’ennesima evoluzione dei modelli top
della serie X realizzata ascoltando
le indicazioni di chi ha provato i
modelli precedenti. Fuji sembra
aver fatto ciò che ogni azienda dovrebbe fare: raccogliere indicazioni,
analizzarle e applicare quelle più
corrette. Dopo aver usato per circa
un’ora la X-T1 ci accorgiamo che effettivamente le migliorie sono tantissime, ma solo chi ha potuto usare
i modelli precedenti sarà in grado
di apprezzarle appieno. Se si vuole
raccontare la X-T1 e spiegare perché
è diversa da una X-E2, i punti su cui
insistere sono due: il corpo macchina tropicalizzato e con regolazioni
quasi esclusivamente manuali e il
mirino elettronico, l’unico mirino
che come resa si avvicina davvero a

È
di Roberto PEZZALI
quello di una reflex. Grazie alla rivisitazione del sistema di lenti posto
di fronte all’OLED da 2 MP, Fujifilm è riuscita a creare un oculare
che restituisce un’immagine più
grande di quella di un mirino ottico
di una Full Frame. Il mirino elettronico è da sempre uno dei punti
deboli di una mirrorless rispetto
alle reflex, ma nel caso di questa
X-T1 il divario è davvero minimo.
Fujifilm ha lavorato anche sul driver del pannello OLED garantendo
una latenza minima: il tempo di ritardo del pannello è effettivamente
bassissimo con pochissime scie anche nei movimenti di camera veloci. Gli ingegneri giapponesi hanno
pensato poi di sfruttare in modo
intelligente questo mirino decisamente ampio (vedi foto in basso a
sinistra): premendo un tasto si può
configurare la modalità di visione,
passando da una “piena” a una leggermente ridotta per arrivare a uno
split dove in una piccola finestra di
fianco al mirino principale vediamo
l’ingrandimento del dettaglio per
la messa a fuoco fine manuale. La
X-T1 è pensata per l’uso evoluto e
sembra quasi voler dire “io odio
l’automatico”: tutti gli strumenti
per usare la fotocamera in manuale
ci sono, messa a fuoco inclusa grazie (ad esempio) al focus peaking
configurabile in tre diversi colori.
L’altro punto di forza della X-T1 è
il corpo: piccolo, con un buon grip
e tantissime ghiere meccaniche per
la felicità di chi non vuole passare
dai menù se non per la configura-
segue a pagina 35 
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
DIGITAL IMAGING Con la fotocamera, presentate anche due nuove ottiche compatte
Olympus E-M10 è la OM-D che costa poco
Olympus lancia un nuovo modello della famiglia OM-D dal costo accessibile
Mirino e sensore dei modelli top, ma più compatta e costa solo 699$ (il corpo)
di Roberto PEZZALI
L
zo molto concorrenziale: 699$ solo
corpo, 799$ in kit con il 14-42mm
F3.5-5.6. Non sono pochi, ma se consideriamo che per le sorelle maggiori serve molto di più, questa piccola
OM-D potrebbe catturare l’interesse
di molti “fotoappassionati”.
delle ghiere: il corpo macchina è
piccolo e le ghiere sono tante, pertanto qualche sacrificio dal punto di
vista ergonomico è stato fatto. Restando sempre in tema di design, la
macchina non dispone di flash integrato (viene dato un piccolo flash
opzionale). Tra le altre particolarità
segnaliamo la tropicalizzazione:
scatto fino a -10° (non l’abbiamo
potuto provare) e oltre 80 diversi
punti di intervento per inserire nel
corpo macchina le giuste guarnizioni rendendolo così impenetrabile
agli agenti atmosferici. Abbiamo
potuto apprezzare questa particolare cura nello sportellino della card,
con lo slot che oltretutto è il primo
ad accettare le nuovissime SD Card
super veloci. Sulle performance
non abbiamo molto da dire: autofocus, sensore e processore sono
gli stessi della X-E2, e sotto il profilo delle prestazioni non dovrebbe
cambiare nulla. Abbiamo scattato
alcune fotografie in JPEG: purtroppo l’illuminazione non era ottimale ma presto avremo modo di fare
Microsoft
SkyDrive
diventa
OneDrive
Il popolare servizio di cloud
storage SkyDrive cambia
nome e diventa ufficialmente OneDrive. Il motivo
è presto detto: l’azienda è
spesso bersaglio di cause a
tutela di marchi registrati, come appunto Metro e
SkyDrive; per quest’ultimo,
la causa è stata intentata
dall’emittente satellitare
Sky, che ha vinto piuttosto
rapidamente imponendo
un cambio di strategia (leggasi, di nome) a Microsoft.
Non si sa quando il nuovo
servizio verrà inaugurato e
se conterrà nuove funzionalità rispetto al classico
SkyDrive, ma quel che è
certo è che ci si può già
registrare su onedrive.com,
seguire il blog e attendere
istruzioni ulteriori.
DIGITAL IMAGING
Fujifilm X-T1
segue Da pagina 34 
zione iniziale. Il 90% delle opzioni di scatto della X-T1 può essere
modificato anche da fotocamera
spenta, perché per ISO, tempi, diaframmi, esposizione e modalità di
scatto esiste una ghiera meccanica
dedicata. A questa si aggiungono 6
tasti configurabili a piacere posizionati in un punto facilmente accessibile. L’unica cosa alla quale forse
bisogna abituarci è la disposizione
Clicca sulle foto sopra per vedere l’originale degli scatti realizzati con la Fujifilm X-T1


a famiglia OM-D di Olympus si
allarga per fare spazio alla nuova E-M10. Olympus continua
a seguire la fortunata scia delle sue
mirrorless hi-end proponendo un
modello più compatto e più economico, che non rinuncia, però, alla
dotazione tecnica che ha permesso
ai modelli top performance da fotocamera di fascia alta. E-M10, nonostante le dimensioni compatte, ruba
dalla E-M5 il sensore da 16 MP in
formato 4:3 senza filtro passa basso
ed eredita anche dalle serie superiori
il processore d’immagine TruePic VII
(25600 ISO massimi), il Wi-Fi integrato e il mirino elettronico da 1.44
MP. Una vera OM-D quindi, anche se
a qualcosa si deve pur rinunciare e in
questo caso Olympus ha modificato
il sistema di stabilizzazione portan-
dolo dai 5 assi dei modelli top a soli
“3 assi” su questa piccola E-M10. Il
sistema di stabilizzazione è integrato
nel corpo macchina e non sulle lenti e
agisce muovendo il sensore per compensare movimenti e vibrazioni. L’altra rinuncia rispetto al modello top
è la tropicalizzazione: il
corpo, comunque robusto, non è sigillato dagli
agenti atmosferici con la
fotocamera che va quindi usata in condizioni
standard. Insieme alla EM10 Olympus lancia due
nuove ottiche compatte,
un pancake M.ZUIKO
DIGITAL 25mm F1.8 che
equivale a un 50 mm e
il collassabile M.ZUIKO
DIGITAL 14-42mm F3.55.6 EZ. E-M10 arriverà a
fine febbraio a un prez-
PEOPLE & MARKET
torna al sommario
molte più foto. La X-T1 può contare
su un reparto ottiche di grandissima qualità (la cosa vale anche per il
kit) e i risultati sono sotto gli occhi
di tutti. L’unica critica che si può
muovere a Fujifilm è di aver trascurato la sezione di ripresa video:
la fotocamera riprende in Full HD,
ma chi vuole usare la camera per le
riprese fa meglio a cercare altro. XT1, come gli altri modelli della serie
X, nasce come fotocamera pura e il
video è solo una necessaria aggiunta, ma non certo una delle feature
di punta.

estratto da dday.it
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Dopo anni di attesa, il TV OLED è finalmente una realtà. Le immagini sono spettacolari e riproduce il nero perfetto
LG 55EA980V, il primo OLED non si scorda mai
È veramente il ritorno del televisore di qualità? Lo abbiamo testato e una cosa è certa: il futuro è questo
Connessioni complete
Sul fronte dei collegamenti non ci sono sorprese. Tutti i connettori sono alloggiati sul
retro del TV, parte su un pannello verticale
che guarda lateralmente, parte verso il basso,
questi ultimi in un pozzetto che può essere coperto da uno sportellino in dotazione. Troviamo l’ormai standard set di ingressi: 4 HDMI,
SCART (tramite dongle in dotazione), compo-
LG 55EA980V - da 6.499 euro
Sottile, leggero e... curvo!
TV sottili come un foglio di carta è una delle promesse della tecnologia OLED e il 55EA980V di LG
sfoggia uno degli schermi più sottili mai visti: il
pannello è infatti spesso meno di un centimetro e
lo spessore del TV è concentrato soprattutto nella
parte centrale, dove trova posto l’inevitabile elettronica per il suo funzionamento. Il pannello è poi
praticamente edge to edge, cioè con una cornice di
pochi millimetri. Il TV è leggerissimo per essere
un 55”, appena 17,2 kg inclusa la base che è parte integrante del sinuoso design del prodotto. La
costruzione è curata e ben rifinita, ma il cabinet
rimane pur sempre sostanzialmente in plastica.
Il dettaglio estetico più interessante è costituito
dalla base in plexiglas trasparente che lascia il TV
come sospeso sul suo appoggio. La base tiene lo
schermo leggermente inclinato all’indietro, presupponendo l’installazione su un mobile basso.
Incastonati agli estremi della base trasparente
troviamo i due diffusori piatti, assistiti da altri
Quality
9
Longevity
7
Design
Simplicity
D-Factor
Value
9
6
10
7
nent. A ciò si aggiungono l’uscita digitale ottica, la
presa Ethernet, 3 porte USB di cui una anche 3.0,
lo slot CI+. Il TV integra i sintonizzatori DVB-T2,
DVB-S2 e DVB-C, quest’ultimo inutilizzato in Italia. Il TV supporta un gran numero di formati audio/video tramite il lettore multimediale integrato, integra il decoder DTS, ma a dispetto di quanto
inizialmente ipotizzato non è ancora compatibile
con la nuova codifica HEVC, almeno non da file.
Il TV è dotato di connettività Bluetooth, Wi-Fi e
NFC, quest’ultima utilizzabile per il pairing di
smartphone e tablet Miracast.
Doppio telecomando
I menù del 55EA980V ricalcano quelli degli ultimi TV di fascia alta di LG, con l’ultima versione
dell’interfaccia Smart TV del produttore. Ne abbiamo parlato già approfonditamente nella prova
del 47LA740S a cui vi rimandiamo per la descrizione completa. Si tratta di una piattaforma che
purtroppo privilegia tutte le funzioni accessorie,
dalle app ai server multimediali, a scapito di quelle più utilizzate: impostazioni, selezione canale e
ingressi esterni. Anche il telecomando a giroscopio sarà pratico nelle funzioni Smart TV, ma tutte


on è difficile capire perché gli appassionati
aspettino da così tanto tempo i primi TV
OLED: si tratta della prima nuova vera
tecnologia di TV da più di un decennio a questa
parte e la prima che potenzialmente può offrire
la perfezione di immagine. Con il plasma che ormai sta procedendo verso il suo tramonto e l’LCD
che, nonostante tutte le evoluzioni tecnologiche
degli ultimi anni, non è mai riuscito a offrire una
qualità di riferimento, l’OLED è a oggi l’unico
candidato credibile per riportare l’attenzione sulla qualità di immagine. Quello di LG è il primo
modello commerciale di TV OLED di una certa
dimensione consumer ad arrivare sul mercato e
la curiosità e la volontà di scoprire se è un prodotto in grado di soddisfare le incredibili aspettative che si sono create intorno al mito dell’OLED
sono chiaramente alle stelle.
due woofer che puntano verso il basso, coperti
dal pannello in plastica su cui è agganciata la
base, che curva all’interno proprio in presenza
degli altoparlanti. I diffusori in realtà fanno
il loro lavoro in modo più che dignitoso, con
una resa sonora superiore alla media dei TV
dell’ultimo periodo, seppure un prodotto del
genere esiga un impianto HT dedicato e fatto
come si deve.
torna al sommario

N
di Paolo CENTOFANTI
le altre operazioni diventano più complesse, lente
e snervanti (lo abbiamo imparato a nostre spese
calibrando il TV). Fortunatamente in Italia è fornito anche un telecomando di tipo tradizionale,
che non abbiamo però potuto vedere dato che nell’esemplare giunto in redazione non era incluso.
In dotazione oltre ai due occhialini 3D, leggeri e
decisamente eleganti, troviamo anche la webcam
che va montata sulla cornice superiore del TV.
Calibrazione eccellente
Prima ancora di partire con la visione di qualche
filmato abbiamo proceduto con un’analisi della
calibrazione di fabbrica. Il TV offre diversi profili
pre-impostati, ma il candidato ideale è ovviamente quello certificato THX. Il profilo si è confermato
non perfetto ma comunque sufficientemente vicino ai riferimenti per quanto riguarda i parametri
principali, quindi bilanciamento della scala di
grigi, spazio colore e gamma. Questa impostazione non può essere modificata in alcun modo
(i parametri sono bloccati), ma rappresenta una
dignitosa soluzione out of the box per chi non ha
segue a pagina 37 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST
TV LG 55EA980V
tempo/voglia/possibilità di effettuare una complessa calibrazione.
Per chi, invece, vuole “sporcarsi le mani” ci sono
due banchi di impostazioni ISF che consentono di
Scala di grigio (Calibrazione ISF)

Gamut (Calibrazione ISF)

regolare qualunque aspetto dell’immagine del TV,
fino al controllo del bilanciamento del bianco su 20
punti della scala di grigio. Utilizzando il profilo ISF
siamo riusciti a ottenere con relativa semplicità un
comportamento molto vicino al riferimento anche
con il semplice controllo a 2 punti sul bilanciamento del bianco. Solo per aggiustare la resa sul 10% di
grigio siamo ricorsi ai controlli sulla scala a 20 step
di grigio. Come si nota dal grafico in alto, abbiamo
ottenuto un delta E inferiore a 2 su tutta la scala, un
valore che indica un’ottima precisione.
Solo il gamma non siamo riusciti a portarlo sopra i
2,3 come valore (il riferimento è 2,4), anche selezionando l’apposito valore nella relativa impostazione.
La linearità è comunque molto buona, ma va anche
detto che come con i plasma, anche per l’OLED di
LG si tratta di un parametro difficile da valutare,
visto che sulla dinamica influisce in ogni momento
il livello di luminosità media dell’immagine visua-
torna al sommario
lizzata. Ciò crea una disparità tra i segnali test e i
video che guardiamo tutti i giorni. La luminosità
massima del bianco più forte è diversa se consideriamo un bianco a tutto schermo o un piccolo riquadro su fondo nero, visto che nel primo caso il
TV limita l’intensità luminosa massima. Il gamut è
praticamente allineato al riferimento
Rec.709 e abbiamo dovuto correggere di un minimo solo il primario
del blu rispetto alle impostazioni di
default, che lo vedevano un po’ meno
saturo. Ma come si vede dal grafico a
fianco, lo spazio colore è da manuale.
E il contrasto? Beh, qui viene il bello,
perché dove l’immagine è nera i pixel
sono semplicemente spenti e non c’è
nulla da misurare: il livello del nero è
“0” il che vuol dire che il rapporto di
contrasto è essenzialmente illimitato. Per questo motivo anche i consumi, un po’ come nel plasma, dipendono dall contenuto dell’immagine e
della sua luminosità. Abbiamo fatto
un testo con spezzoni di diversi tipi
di filmati e a TV calibrato, ottenendo
un consumo medio di 84,6 Watt, inferiori ai 100 Watt dichiarati da LG,
probabilmente relativi al banco di
impostazioni di default. In ogni caso
il TV è, come consumi, abbastanza
allineato a un LCD di classe A e persino A+. Sempre parlando di misure
strumentali e banchi di impostazioni,
la modalità gioco offre un input lag
intorno ai 20 ms, che curiosamente
con tutti gli altri profili, anche disabilitando tutte le elaborazioni possibili,
sale a un minimo di 100 ms, un po’
troppo per giocare.
Le impressioni di visione
Immagini spettacolari
E allora, come si vede questo OLED? È veramente
quello che stavamo tutti aspettando? Se avete letto
il nostro approfondimento sulla calibrazione fino
alla fine, allora non vi sarà scappato il dettaglio
più importante: questo TV è capace di riprodurre
il nero perfetto. Dove il segnale è “0” i pixel sono
spenti. Questo aspetto da solo pone l’immagine
visualizzata dal TV LG a prima vista un grosso
gradino sopra qualsiasi TV, anche il migliore dei
plasma. Diciamo a prima vista perché sono tanti
gli aspetti da valutare, ma il rapporto di contrasto
è uno di quelli a cui siamo più sensibili quando
guardiamo un TV, la caratteristica che ci porta, a
volte ancora prima della risoluzione, a preferire
un’immagine piuttosto che un’altra. Non solo i
neri sono evidentemente perfetti, ma il TV OLED
di LG è anche dotato di una dinamica ecceziona-
le (il bianco supera le 300 cd/m2 se vogliamo),
mentre la precisione sulle ombre e sfumature di
colore più scure sono eccezionali. Altro aspetto
che colpisce immediatamente è la resa cromatica:
i colori sono caldi, morbidi, per nulla artificiosi e
ricordano quelli del plasma o del mai dimenticato
CRT analogico. L’immagine con il migliore materiale è definita, scolpita, tridimensionale ma mai
eccessivamente analitica o artificiale. Certo se il
materiale non è eccellente i difetti non scompaiono, ma non vengono nemmeno terribilmente accentuati, come spesso accade con molti LCD. Prova ne è che le mediocri trasmissioni via digitale
terrestre in definizione standard, con tutti i loro
difetti, rimangono pienamente godibili anche sulla ragguardevole dimensione di 55 pollici. Buona
la resa delle sfumature, così come i transienti da
chiaro scuro e viceversa. Tutto perfetto quindi?
Ci sono ancora alcuni aspetti da considerare. Il
primo riguarda la risoluzione in movimento. Non
abbiamo effetto scia come negli LCD, ma il livello di dettaglio tende comunque a diminuire nel
caso di panoramiche delle riprese o elementi in
movimento rapido. In generale possiamo dire di
essere anche in questo caso come resa molto vicini al plasma, ma senza i difetti che accompagnano
quella tecnologia. Per intenderci qui non abbiamo
alcun effetto di dithering o rumore elettronico di
altro tipo. Ma visualizzando, ad esempio, un pattern a griglia che si muove rapidamente, si nota
come i contorni diventano meno definiti. LG integra il suo sistema di interpolazione, piuttosto customizzabile, e che migliora decisamente questo
aspetto, al prezzo dell’introduzione di “effetto telenovela” più o meno accentuato e, a seconda della configurazione,
di qualche artefatto di movimento.
Inoltre, il sistema
di processing introduce alcuni artefatti come dettagli
che si impastano
e
trascinamenti
localizzati, che in
alcuni limitati casi
persistono anche
quando l’interpolazione
viene
completamente
disabilitata.
Ciò
capita tipicamente
sui volti, oppure
ancora in immagini
ricche di elementi
come pioggia, fumo
o nebbia. Come
segue a pagina 38 

segue Da pagina 36 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST
TV LG 55EA980V
detto capita in un numero limitato di situazioni
e sinceramente in alcuni casi si verifica e in altri
del tutto simili no, senza alcun motivo apparente. Detto questo noi abbiamo trovato l’immagine
sempre convincente sotto il profilo del dettaglio,
con qualsiasi tipo di materiale, 50, 60 o 24 Hz
che fossero. Il materiale a 24 Hz dei Blu-ray Disc
esibisce il classico flickering e c’è un’impostazione
definita “Real Cinema” attiva di default e che assicura la visualizzazione in formato nativo. Il TV
supporta il 3D con occhiali passivi (due forniti in
dotazione) e la resa trae vantaggio dalla velocità
del pannello OLED. Se siamo in posizione ideale
l’immagine è completamente priva di ghosting e
l’effetto 3D è sicuramente molto preciso. Purtroppo questa tecnologia mette un limite sulla definizione complessiva e si nota. Inoltre, il filtro FPR
che ricopre il pannello, genera un pattern di linee
che a volte può essere notato sugli elementi più
brillanti di un fotogramma anche nella visione
in 2D. Due aspetti critici sono rappresentati poi

dall’uniformità e la longevità del pannello. Per
quanto riguarda il primo punto, nella normale
visione non costituisce un particolare problema,
ma visualizzando una schermata grigio scura (dal
5 al 20%) è possibile notare come il pannello, su
questo livello di luminosità, sia totalmente privo
di uniformità. La parte destra dello schermo è decisamente più scura, mentre al centro si notano
delle macchie. L’effetto sparisce salendo di livello
sulla scala di grigio, anche se comunque la parte
destra dello schermo rimane sempre un po’ meno
luminosa. Mentre poi sappiamo che i materiali
che costituiscono i pixel andranno in corso a un
inesorabile deterioramento, non siamo ancora
in grado di quantificarne l’effetto. Possiamo però
dire che c’è il rischio di pixel difettosi. L’esemplare
in prova, giunto appositamente dalla Corea, dopo
alcuni giorni di utilizzo ha cominciato a presentare un totale di 5 subpixel danneggiati: 2 rossi,
2 blu e uno bianco. Quest’ultimo è quello che un
occhio attento riuscirà a notare durante la visione
di un normale video. Aumentaranno durante il
ciclo di vita del TV? Non possiamo dirlo, ma è un
fattore da tenere a mente. Due parole, infine, sulla
curvatura dello schermo. È il primo TV curvo che
proviamo ma sinceramente non abbiamo trovato
nulla di positivo da dire a questo proposito. Per
apprezzare la sensazione di “immersione” durante un film bisognerebbe disporsi molto vicino allo
schermo (in realtà il raggio di curvatura è 5 metri
e questa dovrebbe essere la distanza ideale massima), ma stiamo parlando di un 55” Full HD e
la risoluzione non regge. Inoltre solo lo spettatore
esattamente al centro può godere di questo ipotetico effetto immersivo, e così vicino allo schermo
non è che ci sia posto per altri. Da lontano quello
che si percepisce è la leggera deformazione dello
schermo, che magari nei film si nota poco, ma con
tutti gli altri tipi di contenuti, specie dove c’è grafica fissa diventa evidente. Questione di gusti, ma
dopo decenni che ci sono voluti per conquistare
lo schermo piatto, ora perché vogliamo curvarlo?
Oltre alla necessità di creare un prodotto unico ed
esclusivo, dettata probabilmente dal già alto prezzo di listino, non ne comprendiamo il motivo.
Conclusioni
Dopo questa prova possiamo dire che l’OLED è
sicuramente all’altezza di tutte le più rosee aspettative. La qualità di immagine, già a questa prima
generazione, è nel complesso superiore a quella
di qualsiasi altro TV di oggi o del passato: contrasto e resa cromatica sono superlativi e la qualità
di immagine lascia a bocca aperta. Come ogni
prodotto di prima generazione non è esente da
difetti, a cominciare dal prezzo. Ci sono poi dubbi
sulla longevità del pannello e c’è ancora da lavorare su aspetti quali la risoluzione in movimento,
mentre lo schermo curvo, anche se alla lunga ci
si abitua, è qualcosa di cui sinceramente faremmo volentieri a meno. Nello specifico di questo
modello LG c’è poi l’interfaccia Smart TV troppo
pasticciata e macchinosa, mentre l’assenza di un
telecomando tradizionale è imperdonabile. Ma a
parte tutto questo è chiara una cosa, d’ora in poi
vogliamo solo OLED.
TV E VIDEO Foded Space ha sviluppato una codifica che permette di memorizzare video fino a 12 bit in un flusso a 8 bit
Blu-ray Disc in Deep Color? La tecnologia ora è disponibile
I costi di licenza del sistema sono “modesti”, ma sono necessari nuovi lettori con decoder integrato
R
di Paolo CENTOFANTI

icordate il Deep Color? Si tratta di
un’estensione della codifica del colore da 8
bit a 10, 12 e persino 16 bit per componente
cromatica, di cui si è iniziato a parlare in ambito
consumer con l’introduzione del suo supporto
all’interno delle specifiche HDMI 1.3. Nonostante ciò, gli attuali standard HDTV sono tutti
a 8 bit, Blu-ray Disc compreso, anche se molti
TV e videoproiettori sono in effetti in grado di
accettare segnali video Deep Color. L’azienda
Folded Space ha ora annunciato un particolare
sistema, denominato Deep Color Content Encoding o DCE, che consente di codificare video a
12 bit all’interno di un flusso a 8 bit. DCE ha così
torna al sommario
il vantaggio di permettere di realizzare Blu-ray
Disc con video nativo deep color, mantenendo
la retrocompatibilità con lettori e televisori non
in grado di visualizzare segnali a 12 bit. I 4 bit
aggiuntivi per componente sono infatti memorizzati in modo invisibile all’interno del video a
8 bit, con un minimo incremento del livello di
bitrate del segnale compresso.
La situazione ricorda un po’ quella dell’HDCD
(qualcuno se lo ricorda?), un sistema che permetteva di realizzare CD Audio con la dinamica
di un segnale a 20 bit in un normale flusso a 16
bit. Allo stesso modo, occorre che il lettore Bluray Disc includa un apposito decoder DCE, affinché possa decodificare la maggiore gamma di
colori disponibile nei dischi codificati in questo
modo. Per stimolarne l’adozione, Folded Space
si dice pronta a dare in licenza gratuita il suo sistema di codifica, mentre l’algoritmo di decodifica, quello che entrerà nei lettori Blu-ray, avrà
un costo di licenza “modesto”.

segue Da pagina 37 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Console al passo coi tempi, potente e semplice: poca multimedialità, gioco più social, migliorato il controller
PlayStation 4: Sony riporta il gaming al centro
Sette anni dopo la PS3, Sony cambia tutto e torna a concentrarsi soprattutto sull’esperienza di gioco
di Paolo CENTOFANTI
S

PlayStation 4 - da 399 euro
Quality
9
Longevity
9
Design
Simplicity
D-Factor
Value
9
8
9
8
Design: dalle curve agli spigoli
Sony ha sempre cercato di imprimere alle sue
console un design avveniristico e la storia si ripete sicuramente con la PlayStation 4, di cui tutto si può dire tranne che abbia un aspetto banale. Se la prima versione della PlayStation 3 era
all’insegna delle curve, qui ci troviamo di fronte
a spigoli netti e vividi. Potremmo descrivere la
PS4 banalmente come un parallelepipedo, visto che di fatto questo è, ma Sony è riuscita a
imprimere una buona dose di aggressività senza strafare, creando un oggetto bello da vedere
che lo si disponga in orizzontale oppure in verticale. La PS4 è molto più piccola di quello che
sembrava dai primi rendering, con dimensioni
molto vicine a quella della PS3 Slim. Il frontale
è pulitissimo e da spenta non si scorgono interruttori e lo stesso slot del drive è appena visibile


ono passati sette anni dal lancio della PS3,
in ambito tecnologico un periodo lunghissimo in cui sono cambiate tante cose.
La PlayStation 3 non solo doveva raccogliere
l’eredità della PS2, una delle console di maggior successo di sempre, ma nacque anche sotto
l’ombra di quella guerra dei formati che vedeva
contrapposti HD DVD e Blu-ray Disc, simbolo di
un’epoca in cui il supporto fisico contava ancora.
La PS3 aveva tanti obiettivi ambiziosi, a partire
dall’allora innovativo processore Cell - poi rivelatosi piuttosto complesso da gestire per gli sviluppatori di videogiochi - fino all’intenzione di
porsi come la centrale di intrattenimento multimediale definitiva.
Sette anni dopo, la distribuzione dei contenuti
tramite Internet comincia a prendere il sopravvento, smartphone e tablet sono spesso più utilizzati dei TV e la console deve soprattutto fare
una cosa bene: regalare la migliore esperienza
di gioco possibile. Sembrano essere queste le
linee guida che hanno portato alla nascita della
nuova PlayStation 4. Sony ha detto addio all’architettura Cell decidendo di adottare quella x86,
decisamente più developer friendly, e ha rimesso il gaming al centro sia nelle funzionalità che
banalmente nell’interfaccia utente. Fatta piazza
pulita della maggior parte degli “orpelli” multimediali, Sony ha adeguato ai tempi le caratteristiche hardware, migliorato il controller, infuso
una maggior componente social all’esperienza di
gioco e ha realizzato una console semplice, potente e dal design aggressivo.
torna al sommario
nella “fossetta” che spezza il profilo. La qualità
dei materiali non è molto diversa da quella delle
ultime due versioni della PS3 e la console appare robusta. Sulla parte superiore, al raccordo
tra la superficie lucida e quella opaca, una guida
in plastica si illumina all’accensione di diversi
colori a seconda dello stato di funzionamento,
creando un effetto elegante.
Collegamenti essenziali
Sul frontale troviamo le due porte USB 3.0 per
il collegamento delle periferiche. Queste possono essere impostate per rimanere alimentate
anche con la console in stand-by, permettendo
così finalmente di ricaricare i controller anche
a PlayStation spenta. Tutte le connessioni sono
poste come di consueto sul retro, dove non troviamo chissà quali sorprese: HDMI (solo 1.4),
Ethernet, uscita digitale ottica e connettore ausiliario proprietario è tutto quello che abbiamo
a disposizione. I connettori sono “infilati” nelle
feritoie che contraddistinguono il pannello posteriore, disposizione che crea qualche problema
di visibilità durante i collegamenti se guardiamo
la console dall’alto verso il basso. Il connettore
ausiliario permette di collegare la videocamera
segue a pagina 41 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST
Sony PlayStation 4
segue Da pagina 40 
PlayStation Camera che, per contenere il prezzo
di listino, Sony ha deciso di non includere insieme alla console. Prima dell’uscita sul mercato
europeo si è parlato di qualche problema con il
connettore HDMI, ma francamente noi non abbiamo notato nulla di anomalo.
Salto generazionale
Controller più completo

Il nuovo controller DualShock 4 superficialmente può sembrare non troppo dissimile da quello
della PS3, ma anche qui ci sono diverse novità.
La più evidente, a livello hardware, è naturalmente il touchpad posto al centro e che consente
agli sviluppatori di integrare anche delle gesture
multi-touch all’interno dei controlli dei nuovi
videogiochi. Il nuovo Dualshock è leggermente
più “pieno” rispetto alla versione precedente, of-
torna al sommario
frendo così una migliore ergonomia. Altra novità
è la presa audio per l’auricolare mono fornito in
dotazione, ma il DualShock 4 integra anche un
piccolo altoparlante che svolge esattamente la
stessa funzione. Si tratta di un ulteriore canale
audio che può essere sfruttato dagli sviluppatori: in Killzone 4 viene utilizzato, ad esempio, per
riprodurre dei log audio che vengono recuperati
durante il gioco. Compare poi il nuovo comando
“share” che consente durante una partita di condividere in pochi click schermate e filmati della propria partita. I tasti “select” e “start” sono
stati, infine, sostituiti da un unico comando “option”. Sul “muso” del DualShock c’è anche un
grosso LED che principalmente è pensato per il
tracking tramite PlayStation Camera, in modo
non diverso dal PlayStation Move. Per il resto
rimane il collegamento via Bluetooth alla console e l’integrazione di accelerometro, giroscopio e
sistema di vibrazione.
Interfaccia più semplice ma ricca
L’interfaccia XrossMediaBar della PS3, per un
certo periodo utilizzata come base su una vasta
gamma di prodotti Sony, all’epoca era qualcosa
sicuramente di originale e mai visto prima, ma
soprattutto presentava la console non più come
una macchina esplicitamente dedicata ai videogiochi, ma anche come un sistema
multimediale completo. La prima
cosa che salta all’occhio avviando
per la prima volta la PS4 è proprio
come questo approccio sia stato
per lo più abbandonato e non è
un’esagerazione dire che la componente multimediale sia stata
riportata decisamente in secondo
piano. Se è vero che i “quadrotti”
dedicati all’audio e al video hanno
ancora lo stesso peso degli altri,
l’attenzione è qui tutta per i vi-
deogiochi, ben in primo piano appena accediamo con il nostro utente. Del resto la PS4 non è
praticamente più un vero lettore multimediale:
legge DVD e Blu-ray Disc certo, ma non i CD Audio, non c’è più il client DLNA e l’unico modo
di riprodurre contenuti è costituito dai servizi
Music e Video Unlimited di Sony, oltre al servizio Infinity di Mediaset disponibile con un’app
da scaricare dal PlayStation Store. L’interfaccia
è stata semplificata al massimo nella navigazione, ma allo stesso tempo resa più dinamica
con il feed delle attività nostre e dei nostri amici
di gioco e i dati dei giochi installati sul nostro
sistema. In generale il nuovo menù trae ispirazione dal redesign del PlayStation Store, con
grosse icone quadrate e un look “post Windows
8”. Tutti i menù secondari, come le impostazioni, il proprio profilo, i trofei e quant’altro, sono
stati “nascosti” in un secondo ordine di icone,
che crea una barra più piccola sopra il menù
principale. Anche il menù delle impostazioni è
stato radicalmente semplificato e razionalizzato.
Abbiamo notato un cambiamento nel comportamento dell’uscita HDMI rispetto alla PS3, con
l’impossibilità di forzare l’uscita 1080p a 24 Hz
per la riproduzione di Blu-ray Disc, opzione che
risultava utile in alcune configurazioni (specie
se tra console e TV c’è qualche altro componente
HDMI). Per il resto le impostazioni audio/video
non hanno subìto grossi cambiamenti.
Impressioni d’uso
Valutare la bontà della nuova console in questa
fase è ancora difficile. Tutto dipende da come gli
sviluppatori addomesticheranno la nuova piattaforma e ci vorrà ancora un po’ per capirne le vere
potenzialità. Basti confrontare uno dei primi titoli PS3 con gli ultimi: anche solo graficamente “il
segue a pagina 42 


Per quanto riguarda ciò che si nasconde all’interno della console ormai è stato detto di tutto
e di più nei mesi che hanno portato all’uscita
della nuova PlayStation, soprattutto in ottica di
confronto con l’Xbox One di Microsoft. Come
è ormai noto, Sony ha deciso di abbandonare
l’architettura Cell che tanto ha fatto penare gli
sviluppatori PS3, almeno nei primi anni, optando per la più tradizionale tecnologia x86 a 64
bit. Il cuore computazionale della PS4 è firmato
AMD ed è costituito da una APU che integra in
un solo “pacchetto” una doppia CPU quad core
Jaguar per un totale di otto core, affiancata da
una GPU Radeon custom con capacità di calcolo di picco teorica fino a 1.83 Tera FLOPS,
il tutto assistito da 8 GB di memoria RAM
GDDR5 a 2.75 GHz. Come pietra di paragone,
si pensi che la PlayStation 3 è dotata di appena
512 MByte di RAM di cui solo 256 dedicati alla
scheda grafica. Anche la PS4 è dotata di lettore
Blu-ray Disc, con capacità di lettura fino a 6x
e questa prima versione integra un Hard Disk
da 500 GB. Sul fronte della connettività la PS4
supporta il WiFi 802.11n, mentre il Bluetooth si
ferma alla versione 2.1.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
GAME & MOVIE Pensato per i gamer, che hanno bisogno della lag più bassa possibile
GameBuddy, per lo streaming “senza lag”
Un progetto su Kickstarter promette streaming video con latenza bassissima
di Emanuele VILLA
È
partito su Kickstarter un progetto interessante per un prodotto
che non solo offre lo streaming
video su rete locale, ma promette di
farlo a bassissima latenza per assecondare le aspettative dei gamer. A differenza dello streaming video da una
postazione all’altra, il gaming richiede
la più bassa lag possibile: al di sopra
di una certa soglia (che varia da gioco
a gioco, ma possiamo considerare un
100 ms), il gioco non è più divertente
e la sconfitta è assicurata. GameBuddy è un piccolo scatolotto bianco, alimentato via USB o a batteria (funge
In pratica, qui il parametro base è
la lag, sulla base della quale il codec
decide, istante per istante, la migliore qualità possibile. In questo modo
GameBuddy promette latenze negli
ordini dei 30 a 60 ms, oppure sui 100
ms se viene impiegato un solo dispositivo, altra cosa su cui gli sviluppatori
si stanno concentrando. Qui il video
di presentazione.
Headset
per controllare
la “gamer rage”
Sam Matson, designer
di Seattle, ha pensato un
headset (prototipo per Xbox)
per controllare la “gamer
rage”, la tensione agonistica durante il gioco. Come?
Valutando le variazioni di
tensione (battito cardiaco e
pressione sanguigna) e regolando la difficoltà del gioco:
normale se si è rilassati, più
difficile se scatta la gamer
rage. L’aumento di difficoltà
del gioco potrebbe riportare l’attenzione alla partita
gestendo la “rabbia” in modo
costruttivo.
TEST

Sony PlayStation 4
segue Da pagina 41 
giorno e la notte”. Sony ci ha fornito per la prova
una PayStation 4 accompagnata da quello che
è probabilmente il titolo di punta della line up
di lancio della nuova console, Killzone: Shadow
Fall. Si tratta di un gioco che è perfetto per far
percepire il salto generazionale tra la PlayStation
4 e le console precedenti. Grafica a 1080p, frame
rate a 30 fps costanti e senza cedimenti, effetti di
luce e livello di dettaglio degli scenari semplicemente inarrivabili su una PS3. Anche gli stessi
livelli sono molto più aperti rispetto a Killzone
3. Visivamente Killzone è perfettamente riuscito,
mentre alcune dinamiche di gioco per sfruttare il
nuovo controller ci sono sembrate un po’ forzate. Il touchpad, in particolare, al momento ci ha
restituito la stessa sensazione iniziale di quello


anche da battery pack), con una presa
HDMI cui collegare la sorgente video e il TV. Il dispositivo permette il
mirroring dello schermo del PC, della
console, dello smartphone, del tablet,
ecc., il tutto con la minor lag possibile.
Secondo i realizzatori, ciò è possibile
grazie a una tecnologia video proprietaria chiamata NoLAG (un nome, un
programma). Questa tecnologia differisce dai codec tradizionali in quanto
al posto di impiegare buffer di ampie
dimensioni, che per definizione introduce delay, regola il bitrate istante
per istante a seconda del contenuto e
dello stato della rete, e tutto per mantenere la latenza più bassa possibile.
GAME & MOVIE
torna al sommario
della PS Vita: interessante ma di dubbia reale
utilità. Oltre alle potenzialità grafiche (comunque ancora tutte da esprimere davvero), Killzone
ci ha dato la possibilità di avere un assaggio di
altre caratteristiche della nuova console, come
l’installazione e caricamenti in background: inserendo il disco la barra di installazione dura
poche decine di secondi per poi lasciare il posto
all’introduzione e al menù iniziale di gioco. L’installazione in realtà sta ancora proseguendo, ma
il gioco parte molto più rapidamente. I tempi di
caricamento in realtà sono in linea con quelli dei
giochi della PS3: basta ricaricare un livello precedente, interrompendo una partita in corso, per
rendersene conto. Ma il più delle volte il trucco
funziona. Una cosa che abbiamo notato nei giorni che abbiamo avuto a disposizione è come la
nuova console sia decisamente più rumorosa
rispetto alla PS3:
sia il drive Blu-ray
Disc che la ventola
si fanno sentire di
più.
Quest’ultima,
in particolare, dopo
qualche minuto di
gioco comincia ad
andare velocemente
su di giri. Per quanto riguarda l’utilizzo
come lettore Blu-ray
Disc non c’è molto
da dire. I tempi di
caricamento dei dischi sono lunghi allo
stesso modo della PS3 e le opzioni a disposizione
essenzialmente le stesse. Purtroppo la riproduzione di DVD lascia, invece, il tempo che trova,
con un upscaling (o meglio deinterlacing) decisamente inferiore rispetto alla PS3. Va detto che
il player multimediale della PS4 è stato rilasciato
dopo l’immissione sul mercato (era incluso nel
primo aggiornamento del firmware disponible
alla prima accensione) ed è probabile che Sony
fosse un po’ in ritardo da questo punto di vista.
Non è da escludere che molte cose cambino con i
prossimi aggiornamenti.
Conclusioni: perfetta per giocare
Multimedialità sotto tono
Ci vorrà ancora un po’ di tempo prima di decretare se la PlayStation 4 di Sony è la console di
nuova generazione che si aspettava davvero, ma
le premesse ci sono tutte. È un gran bell’oggetto da vedere, il controller è stato migliorato e i
primi titoli lasciano intravvedere quali possono
essere le potenzialità del nuovo hardware. Nelle prossime revisioni si potrebbero migliorare
alcuni aspetti costruttivi come la rumorosità,
mentre la nuova interfaccia è piacevole e più
semplice della XrossMediaBar. Al momento è
una console pensata per fare bene una sola cosa:
giocare. Chi si aspettava un’evoluzione della PS3
anche in senso multimediale rimarrà molto deluso infatti, con una macchina che con Blu-ray
Disc fa giusto il compitino e nel caso dei DVD
lo fa pure sotto la sufficienza. Ma siamo ormai
nell’era dello streaming e del video on demand e
forse Sony ce lo sta solo facendo capire.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Operazione di marketing sulla scia del successo delle cuffie o vero amore per la musica? Il servizio è molto curato
Beats Music, è davvero quello che mancava?
Ha debuttato negli USA il servizio di musica di Beats Audio. In attesa di averlo in Italia lo abbiamo provato


disponibile, al momento solo negli Stati Uniti,
Beats Music, il servizio di streaming musicale
creato da Beats Audio. Il marchio è famoso
soprattutto per la gamma di cuffie firmate Dr. Dre,
prodotti che hanno riscosso un successo planetario,
ma da tempo l’azienda di Jim Iovane era al lavoro
su un servizio di streaming e ne aveva persino acquisito uno tempo addietro (MOG). Ma c’è davvero
spazio per un nuovo attore in un settore sempre più
affollato? Il dubbio è legittimo visto che da Spotify
a Rdio, passando per Deezer, offrono più o meno la
stessa cosa: un immenso serbatoio da cui attingere
musica. Beats Music fin dal suo primo annuncio ha
voluto sottolineare come avrebbe messo al centro
il fattore “emozionale” della musica, e la possibilità
di trovare davvero la musica giusta per il momento
adatto, cosa che secondo i creatori del servizio, non
è possibile avere con l’attuale offerta. Beats Music
nasce prima di tutto come servizio mobile e da oggi
è possibile scaricare
dalle versioni US di Play
Store e App Store la relativa applicazione per
smartphone. Abbiamo
scaricato l’app per iOS
che, sorpresa, al momento funziona anche
in Italia, permettendo
di provare il servizio per
una settimana. Quello
che serve è un account
americano ad iTunes
o Play Store. La prima differenza rispetto a tutti
gli altri servizi di streaming è che, al momento di
creare il proprio profilo, Beats Music dedica un po’
di tempo a scoprire quali sono i nostri gusti: oltre
a qualche dato anagrafico, Beats ci chiede prima
quali sono i nostri generi preferiti o che detestiamo.
Ci vengono presentati come una serie di bolle: un
torna al sommario
tap vuol dire che il genere ci piace, due tap
lo amiamo, una lunga
pressione e segnaliamo che lo detestiamo.
Il passo successivo è
analogo, ma dedicato
agli artisti, con una
lista che possiamo aggiornare quante volte
vogliamo. Fatto questo, qualche secondo
di elaborazione, e siamo pronti a iniziare.
L’app di Beats Music
è divisa in quattro sezioni principali: Just
for You, The Sentence,
Higlights e Find It. Tutte e quattro sono dedicate
alla scoperta di musica che può interessarci e questa è già una differenza rispetto agli altri servizi:
la ricerca all’interno del catalogo passa significativamente in secondo piano. Anche gli altri servizi
offrono un feed di consigli ma non in modo così
articolato o personalizzato. Just for You è una raccolta di playlist e album che potrebbero interessarci, selezionate in base ai nostri gusti, espressi in fase
di iscrizione e successivamente in base ai nostri
ascolti e ai successivi raffinamenti. Rispetto ad altri servizi di streaming, con Beats Music possiamo
sempre indicare se una canzone che ascoltiamo ci
piace o meno.
The Sentence è forse la funzione più originale. Si
tratta di un generatore di playlist automatico basato sul completamento di una frase (Sentence appunto), che indica dove siamo, come ci sentiamo,
con chi siamo e cosa vorremmo ascoltare, del tipo
“sono sul treno e mi sento assonnato con altri zombie e vorrei ascoltare del punk”. Beats Music offre
migliaia di combinazioni possibili e anche in questo
caso le canzoni vengono selezionate in base ai nostri gusti. L’algoritmo di raccomandazione sembra
dai primi ascolti funzionare molto bene, ma solo il
tempo dirà effettivamente quanto.
Highlights è la sezione più tradizionale, con una
selezione di musica offerta da vari esperti di musica, come giornalisti, critici, musicisti e produttori.
Find It, infine, permette di sfogliare playlist create
dal team editoriale di Beats Music, sfogliando per
genere, attività o curatore della playlist stessa. E la
possibilità di ascoltare quello che si vuole dal catalogo di 20 milioni di brani? Non manca, ma è per
così dire relegata nella sidebar.

È
di Paolo CENTOFANTI
Da qui è possibile cercare per titolo, artista, album;
possiamo seguire artisti per rimanere aggiornati
tramite notifiche sulle novità e costruire in modo
molto immediato e intuitivo la nostra libreria, che
poi potremo sfogliare al solito modo (artista, album, ecc), una cosa di cui con Spotify si sente molto
la mancanza. Salvare un disco per l’ascolto offline è
immediato, così come creare playlist. Le prime impressioni sono di un servizio molto curato, anche
se all’inzio l’app può sembrare disorientante per la
quantità di musica offerta, ma l’obiettivo è proprio
questo: offrirci continuamente qualcosa da ascoltare. Per capire quanto bene lo fa occorre un po’ di
tempo, per dare l’opportunità all’app di apprendere
i nostri gusti. C’è da dire che nelle prime ore di utilizzo non siamo incappati in quei consigli imbarazzanti che spesso propinano altri servizi del genere
anche dopo svariati mesi di utilizzo, un risultato
che fino ad ora avevamo ottenuto solo con Pandora.
La complessità del servizio ci lascia supporre, inoltre, che prima di vedere una localizzazione italiana
del servizio occorrerà aspettare diverso tempo. Ma
speriamo di sbagliarci, naturalmente.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Abbiamo fotografato il Duomo di Milano e la Galleria del Corso con diversi dispositivi; vediamo i risultati del nostro test
Fotocamere vs smartphone, sfida all’ultima foto
Stampate su carta fotografica, quasi tutti preferiscono le foto fatte con lo smartphone. Un paradosso


vero che la reflex scatta foto migliori di uno
smartphone? La risposta è scontata: sì. Sono
troppi i fattori in gioco, dalla dimensione del
sensore alla qualità delle ottiche: impossibile per
un piccolo modulo fotografico da smartphone rivaleggiare con un sensore Full Frame grosso 40 volte
tanto. Eppure ora siamo in grado di dimostrare che
la maggior parte delle persone preferisce la foto di
uno smartphone, o che comunque non esistono differenze tangibili.
L’esperimento che abbiamo condotto è semplice:
presi svariati smartphone, fotocamere compatte,
mirrorless e reflex, abbiamo scattato due fotografie
con le impostazioni automatiche, una al Duomo di
Milano con una buona illuminazione e una in Galleria del Corso a Milano con meno luce e qualche
particolare “difficile”. Gli scatti, visti al computer
in pixel size (ovvero al 100%) non lasciano spazio a
dubbi: quelli della reflex hanno poco rumore, buona
nitidezza e attenzione ai dettagli, ma mano a mano
che scendiamo di livello, passando alle compatte e
agli smartphone la resa qualitativa scende. È naturale, fisiologico: nessuno fa miracoli e le dimensioni del sensore contano molto di più dei megapixel.
Bisogna aggiungere però che le fotografie non sono
fatte per essere viste al 100% col computer esaminando minuziosamente i dettagli: c’è chi le carica
sui social network, chi le usa per fare libri, chi le mostra sul TV e chi le stampa. La risoluzione, in questo
caso, interessa poco e pochi megapixel sono sufficienti a reggere sia la visualizzazione che la stampa.
Ecco perché abbiamo preso i nostri file e li abbiamo
fatti stampare in due formati (18x13 e A4) su carta
fotografica di qualità Fujifilm Fujicolor Crystal Archive; infine, li abbiamo mostrati a un campione di
torna al sommario
più di cento persone. Ai partecipanti abbiamo chiesto di scegliere le tre foto migliori, senza
sapere qual è la macchina usata
e basandosi sull’istinto.
I risultati sono sorprendenti: lo
scatto di una reflex viene scelto
da meno del 10% del campione,
mentre gli smartphone trionfano. Non possiamo neppure dire
che il campione non è qualificato: abbiamo tenuto le fotografie
nello zaino per circa un mese e
le abbiamo mostrate a colleghi,
addetti ai lavori, fotografi e amici, e il risultato non è cambiato.
La tendenza generale è quella di preferire, sulla
stampa, le foto fatte dai prodotti sui quali avremmo
scommesso di meno.
Un altro dato curioso è la difficoltà nel scegliere una
foto nel formato più piccolo, quello delle classiche
fotografie 18 x 13: tolto il bilanciamento del bianco,
l’esposizione e la resa cromatica a livello di definizione e nitidezza, gli scatti sono praticamente identici e per scegliere il migliore bisogna davvero fare
attenzione al dettaglio, ma anche qui le fotocamere
con ottiche più grandi ne escono penalizzate perché non sempre ai bordi, scattando in automatico
(con diaframma scelto dalla fotocamera), la foto è
nitidissima. Lo smartphone, invece, con la sua lente minuscola riesce a garantire uguale nitidezza ai
bordi come al centro.
Ai risultati del nostro test è ovviamente possibile trovare una giustificazione: i produttori di smartphone
lavorano molto in digitale sull’immagine consapevoli del fatto che le loro foto poi finiranno, con risoluzione evidentemente inferiore, su schermi Full
HD, su Internet (spesso a 1.000 pixel di larghezza) e
stampate. Una foto che al 100% dell’ingrandimento
può sembrare un disastro per la quantità di artefatti
e l’assenza di dettaglio, ridotta poi a un formato più
piccolo guadagna quell’incisività che manca invece
allo scatto più morbido e naturale della mirrorless
o della reflex. Siamo certi che un RAW di una mirrorless o di una reflex, opportunamente modificato
e processato, avrebbe cambiato gli esiti della prova
ma il nostro voleva essere un test semplice, immediato che rispettasse le condizioni d’uso abituali di
un turista che spesso scatta in automatico e non
cerca fotografie troppo sofisticate.
Il test è replicabile da chiunque; abbiamo scelto di
non rivelare i modelli selezionati per non trasformare il test in una prova di qualità tra smartphone e
reflex: possiamo dire che tra gli smartphone ci sono
un Sony Xperia Z1, un iPhone 5S, un Nokia Lumia
e un LG G2 mentre per le fotocamere abbiamo scelto due compatte da 200 euro e 300 euro circa, una
mirrorless da 700 euro e una reflex Full Frame.

È
di Roberto PEZZALI
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST La nuova Tivoli non delude dal punto di vista della qualità audio, ma non eguaglia il fascino dei modelli in legno
Tivoli Audio Albergo: la radio targata 2014
Non solo radio FM con doppia sveglia ma anche diffusore con Bluetooth. Qualità e prezzo elevati
Una radio da albergo?
Prenotiamo subito!
Tivoli Audio definisce questa radio come ideale
per una stanza d’albergo grazie alla sua semplicità, ma dubitiamo che un hotel si precipiti a ordinarne qualche centinaio per le proprie camere:
vista la qualità, il prezzo e le dimensioni, un oggetto del genere sarebbe costantemente a rischio
di furto. Chi ha soggiornato in grandi alberghi 5
stelle sa bene che magari potrà trovare un sofisticato sistema audio/video Bang & Olufsen a
disposizione dei clienti, ma mai oggetti di valore
che possano facilmente infilarsi in una valigia. E
poi l’epoca delle sveglie sul comodino in hotel è
finita da un pezzo.
Prima sensazione, meglio
Model One
Chi scrive ha avuto in prova la prima radio Tivoli
Audio, chiamata One e tuttora in vendita a 199
euro o 269 euro per la versione con Bluetooth,
nel 2001. Se confrontiamo quel primo modello,
tutto legno e raffinatezza, con questa nuova versione tutta plastica, la vincitrice è senza ombra di
dubbio Model One. Il primo modello non avrà la
funzione sveglia, le preselezioni e il telecomando,
ma il fascino è ineguagliabile.


torna al sommario
Tivoli Audio Albergo - da 299 euro
Quality
8
Longevity
8
Design
Simplicity
D-Factor
Value
8
7
8
8
Facile ma non troppo
Torniamo alla nostra Albergo, alla ricerca di tanta auspicata semplicità di utilizzo. Accensione
e volume sono molto comodi sul lato superiore
o ancora meglio dal telecomando. Facile anche
l’impostazione delle due sveglie tramite pulsante e manopoline sul frontale. Sempre molto
semplice fissare le cinque preselezioni, anche se
sono poche. Quando ci addentriamo nelle altre
operazioni di uso meno frequente, come la modalità di sintonia, l’illuminazione del display e la
regolazione dell’equalizzatore, le cose si complicano. Per queste operazioni bisogna entrare in un
menù non proprio chiarissimo: noi, per esempio,
volevamo togliere quell’eccesso in gamma bassa
così fastidioso nell’ascolto radio e abbiamo lottato a lungo con i tasti e con un manuale poco
chiaro prima di riuscirci.
All’ascolto è una vera Tivoli Audio
Passiamo all’ascolto, dove per fortuna la Albergo
non delude. Basta accendere la radio e trovare la
prima stazione: non abbiamo mosso l’antenna
dalla sua posizione ripiegata e subito la ricezione è perfetta con l’indice di intensità segnale al
massimo. Lo stadio di sintonia è proprio quello
delle prime Tivoli, anche se ora siamo passati
al digitale abbandonando la manopola rotante.
Come detto cinque preselezioni sono poche, ma
comunque si possono facilmente sintonizzare
altre stazioni dal telecomando e per fare più rapidamente la sintonia basta inserire la funzione
Autoscan che si ferma solo sulle stazioni migliori
in modo automatico. L’ascolto è di ottimo livello,
anche se a nostro parere il mobile in legno e l’accordo reflex inferiore del Model One raggiunge
una qualità ancora migliore. Qui l’accordo reflex
posteriore complica la sistemazione in librerie o
ripiani con poco spazio disponibile sul retro.
Per meglio saggiare la qualità sonora, abbiamo
anche sfruttato l’ingresso via Bluetooth, raggiungendo ancora risultati pregevoli e comparabili
con quelli di diffusori di dimensioni analoghe ma
senza radio. Molto buone le voci e più che sufficiente l’estensione in gamma bassa, la pressione sonora raggiungibile senza avere distorsione
è notevole, in modo da poter sonorizzare anche
locali di medie dimensioni. Questi aspetti migliorano il rapporto qualità/prezzo dell’oggetto,
altrimenti non proprio favorevole. La nuova radio Tivoli, quindi, conferma le qualità di ricezione degli altri modelli, senza però raggiungere il
fascino dei primi modelli con cabinet in legno. La
disponibilità del Bluetooth rende la Albergo una
seria alternativa ai soliti diffusori per smartphone, nonostante il prezzo elevato.

S
di Roberto FAGGIANO
i chiama Albergo la nuova radio di Tivoli
Audio. Costa 299 euro, ha la sintonia digitale per FM e AM (volendo anche DAB ma
il prezzo sale a 349 euro), la doppia sveglia e la
connessione Bluetooth per riprodurre musica da
smartphone e tablet. L’estetica è curata anche
se i materiali usati sono semplice plastica e una
cornice in legno è disponibile solo come opzione
a pagamento da 69 euro. La finitura è disponibile in colori diversi: oltre alla versione bianca
con frontale rosso, è disponibile in versione tutta bianca, tutta nera oppure bianca con frontale
azzurro o verde. Sul pannello frontale dominano
due elementi, il grande altoparlante e il display
digitale che può illustrare la frequenza radio, le
informazioni RDS oppure ora e data, anche quando è spenta. Una serie di piccoli tasti permette di
accedere alla sintonia e alle impostazioni della
doppia sveglia, il tutto replicato sul telecomando
in dotazione. Sul retro dell’apparecchio c’è l’antenna telescopica, un ingresso ausiliario per altre
sorgenti, l’uscita per la cuffia e per un eventuale
secondo diffusore (opzione da 99 euro) per trasformarla in radio stereo.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Riusciranno i concorrenti a superare il “maestro” Bose? Sotto esame la resa sonora ma non solo...
Diffusori basi-TV in prova, un successo meritato
Abbiamo messo a confronto il Bose Solo TV con i modelli concorrenti di LG, Panasonic e Philips
Bose Solo TV, il più semplice
Panasonic HTE80, il più compatto
La verità svelata sull’audio
dei programmi TV
Prima di iniziare il confronto vero e proprio vale la
pena parlare delle differenze che abbiamo riscontrato tra le componenti audio dei canali televisivi.
Sono differenze che normalmente è difficile cogliere, dato che le modeste prestazioni sonore dei
televisori tendono a livellare verso il basso le prestazioni. Le prime notevoli differenze emergono
tra le tracce audio dei canali Rai e Mediaset in versione HD e normale. I programmi in alta definizione della Rai sul canale 501 del digitale terrestre,


Il segreto del diffusore Bose è svelato dal suo telecomando, che riporta solo i tasti per accensione,
volume e mute: l’utente medio non desidera altro.
Le dimensioni del mobile (52 x 7 x 31 cm) non sono
casuali, l’altezza piuttosto elevata permette di usare altoparlanti di buon diametro per una migliore
resa sonora. Inoltre il doppio accordo reflex posteriore aumenta la resa in gamma bassa senza doiver
usare subwoofer separati. Larghezza e profondità
sono sufficienti per TV con una base non troppo
elaborata e con dimensioni medie (32 - 40 pollici), buona ma non straordinaria anche la tenuta
del peso del TV fino a 18 kg. Gli ingressi sono tre:
digitale ottico e coassiale oltre all’analogico stereo,
tutti con cavi in dotazione. La finitura è piuttosto
modesta, soprattutto in relazione al prezzo.
torna al sommario
di Roberto FAGGIANO
piaciuto subito al mercato nonostante il prezzo non
certo economico di 399 euro. Il successo ha attirato
le attenzioni di tutti i principali marchi di elettronica, rapidamente corsi ai ripari con diffusori simili
nel concetto ma piuttosto diversi nella forma. Così
Panasonic HTE80 è il più compatto del confronto,
forse troppo per TV di grande formato; anche la
base dovrà restare nell’ambito dei 46 x 28 cm del
diffusore per poterlo sostenere adeguatamente; il
peso massimo tollerato è di 30 kg. Molto buona
la versatilità che prevede presa HDMI, ingresso
digitale ottico e analogico oltre al Bluetooth con
NFC; in compenso non troviamo nessun cavo in
dotazione. Il sistema audio prevede l’impiego di
due larga banda e due woofer in accordo reflex.
Sul frontale c’è un display con luminosità regolabile che è indispensabile per poter regolare tutti i
parametri disponibili tramite il piccolo telecomando in dotazione.
abbiamo pensato di mettere a confronto il diffusore
Bose con alcuni dei suoi rivali: LG Soundplate 340
(399 euro), Panasonic HTE80 (300 euro) e Philips HTL4110B (249 euro). Sapranno battere la loro
fonte ispiratrice? Leggete la prova per saperlo.
ottico con cavetto in dotazione seppure affiancato
dal collegamento Bluetooth per riprodurre musica
da smartphone e tablet. Sul telecomando troviamo
l’unica funzione aggiuntiva, l’effetto Sound Cinema per dare maggiore corpo e profondità a film e
programmi di spettacolo. Ci sono i comandi anche
sul diffusore, ma sono sul lato posteriore e quindi
inaccessibili nell’uso quotidiano.
Philips HTL 4110B
un vero diffusore in legno
LG Soundplate 340
sottile ma larghissimo
Un diffusore piatto e largo (70 x 4 x 32 cm) sembra
fatto apposta per supportare senza problemi anche
i TV con le basi più complesse e larghe, con tenuta
di ben 38 kg; il profilo sottile poi è sempre piacevole alla vista. Molto elaborata la struttura interna del
diffusore, che prevede un doppio sub rivolto verso
il basso con accordi reflex laterali. Stranamente
limitata la versatilità: solo un ingresso digitale
quelli in HD nativo e non solo upscalato, offrono
la doppia traccia standard e Dolby Digital: alcuni
TV impostano sempre la traccia standard e fanno
perdere molta qualità, impostando invece la traccia Dolby - in genere stereo ma a volte addirittura
5.1 - il guadagno in qualità è notevole e i diffusori
in prova hanno mostrato prestazioni nettamente
migliori. Quindi ricordate di impostare questa
modalità sul TV per non perdere in qualità sonora. I canali Mediaset HD (504, 505 e 506) invece
trasmettono sempre in Dolby Digital stereo, un
buon passo in avanti rispetto ai canali standard,
Manopola per accensione e volume, mobile in legno e display di controllo: approccio insolito per
questo diffusore per TV. Dal punto di vista acustico
c’è anche un sub rivolto verso il basso con accordo
reflex posteriore. Le dimensioni privilegiano la larghezza e penalizzano la profondità (70x7x32 cm), il
che potrebbe essere un problema con TV di grande
formato, in compenso il peso sopportabile è fino a
22 kg. La versatilità è quasi esagerata, troviamo infatti la presa HDMI, ingressi digitali ottico e coassiale, un analogico sul retro e uno laterale oltre a
una presa USB laterale. Se non bastasse c’è anche
il Bluetooth con NFC. Il telecomando a ovetto tipico di Philips permette di gestire ogni parametro in
modo intuitivo. Il prezzo di listino molto invitante
è un’altra gradita caratteristica dell’HTL4110B.
anche quando il programma è solo upscalato. Con
i programmi in HD nativo c’è un ulteriore miglioramento che i diffusori in prova mostrano chiaramente. Ci sono poi notevoli differenze di qualità
addirittura all’interno della stessa rete, indice dei
diversi sistemi di registrazione che non sempre i
tecnici di emissione riescono a controllare. Notevoli gli sbalzi di volume tra un canale e l’altro, per
non dire di alcuni canali locali che sparano sempre
in alto il volume credendo di farsi sentire meglio.
segue a pagina 47 

D
opo il successo di tante soundbar molto simili tra loro, Bose ha spiazzato i concorrenti
lanciando Solo TV, un diffusore che funge
da supporto per il televisore anziché da mettere
davanti al TV. Un semplice accorgimento che è
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST
Diffusori per TV
Inizia il confronto
Vinca il migliore


Il Bose Solo TV incarna l’anima di ogni prodotto
Bose: impossibile non riuscire ad usarlo nemmeno
per l’utente meno esperto in materia. Basta collegare TV e diffusore con il cavo ottico in dotazione,
attaccare la presa di corrente e sedersi in poltrona. Infatti non c’è nulla da regolare o impostare se
non il volume, perfino la sorgente viene selezionata automaticamente. La resa è subito accattivante,
morbida e ampia, in poche parole piacevole da
ascoltare con qualsiasi programma TV.
Se poi il segnale è quello stereo multicanale dai canali HD o da una sorgente esterna, il Solo migliora
ulteriormente con un netto allargamento del fronte sonoro, ben oltre le dimensioni del diffusore.
Attenzione però alla collocazione: se la parete
posteriore è troppo vicina si rischia un pesante
rimbombo a causa del doppio accordo reflex posteriore; si può rimediare ostruendo parzialmente
i due fori ma il problema non è da sottovalutare.
Con il tempo poi la semplicità rivela la sua faccia
nascosta: con la musica ci piacerebbe avere una
resa più dettagliata sugli acuti, con lo sport ci piacerebbe sentirci di più tra gli spettatori, con i film
più spettacolari vorremmo effetti più coinvolgenti. Complessivamente però il diffusore Bose non
delude nella resa quotidiana e il compromesso sui
risultati è accettabile. L’obiettivo di un ascolto migliore rispetto ai diffusori integrati nel televisore è
raggiunto, purtroppo però a caro prezzo.
Il diffusore LG ha un solo ingresso per il TV e
quindi la messa in opera più che semplice è obbligata, solo se anche il TV è un LG predisposto
si può contare sulla sincronizzazione automatica
Sound Sync. Iniziamo l’ascolto dai programmi tv
e rimaniamo piuttosto perplessi, con il parlato ci
sono buoni progressi rispetto al TV ma non quelli
che ci aspettavamo in rapporto al prezzo. I bassi
tendono a sconfinare, specie se inseriamo l’effetto
Cinema Sound. Prestazioni migliori con i film ma
c’è sempre l’impressione di qualcosa di esagerato
sui bassi, nel nostro caso le vibrazioni si estendono dal tavolo dove è piazzato il diffusore fino al
pavimento; le impressioni d’ascolto in gran parte
restano anche con i canali tv HD. Passiamo alla
riproduzione musicale tramite Bluetooth e francamente non siamo ancora pienamente soddisfatti:
l’eccesso di bassi si fa meno evidente ma le voci
escono sottili e con poco dettaglio; sul tema molti
diffusori per smartphone di prezzo analogo saprebbero fare di meglio. Qualche controllo sugli
effetti avrebbe giovato alla resa e avrebbe consentito un adattamento ai gusti personali.
Il diffusore Panasonic ha l’ingresso HDMI che crea
torna al sommario
il migliore rapporto con il televisore:
usando la presa ARC il TV riconosce
il diffusore esterno e si commuta subito per il suo utilizzo, così si potrà
semplicemente usare il telecomando del TV per cambiare il volume.
Per il collegamento Bluetooth poi
c’è anche l’NFC, basta avvicinare lo
smartphone allo spigolo destro e il
contatto è stabilito. Durante l’uso, il
Panasonic si è rivelato l’esatto contrario del Bose: il diffusore giapponese può fare di meglio ma va impostato ogni volta per dare il massimo.
Ci sono una miriade di parametri
da variare, su toni ed effetti, teoricamente per ogni programma se
vogliamo ottenere le migliori prestazioni, in pratica dopo poco tempo
ci si stanca e si mette l’impostazione
su stereo o standard. Meglio, molto
meglio con l’ascolto musicale, dove
si può anche sfruttare una app che
raccoglie la musica archiviata sullo smartphone o
tablet. Qui la resa è molto buona con ottime voci e
grande dettaglio, uniti a una gamma medio-bassa
corposa e dinamica; unico difetto la provenienza
netta dei suoni dal diffusore, con scarsa estensione virtuale oltre i suoi limiti fisici. Quindi il Panasonic è un buon diffusore e dall’ottimo rapporto
qualità/prezzo che però darà il meglio solo con la
costante regolazione dei diversi parametri, poco
adatto allo zapping insomma ma ottimo per chi
vuole ascoltare un film come si deve.
Il diffusore Philips è il più versatile e allo stesso tempo quello che costa meno, un buon inizio.
Il telecomando in dotazione è ricco di tasti per
altrettante regolazioni, non è difficile cambiare
rapidamente anche gli effetti in base al programma. La resa sonora è subito un bel passo avanti rispetto al televisore, non manca la potenza e
il display frontale permette di avere tutto sotto
controllo. I diversi effetti sonori sono ben riscontrabili all’ascolto ma una relativa spiegazione sul
manuale non sarebbe stata inutile. Per esempio,
se le posizioni Warm, Bright e Clear sono abbastanza ovvie per chi conosce la lingua inglese,
non altrettanto si può dire per Balanced e soprattutto Personal, che dovrebbe implicare una regolazione fine dell’effetto: ma in quale modo? Molto
utile anche la regolazione dei toni per adattare la
resa alla collocazione del diffusore. Per l’ascolto
musicale si può sfruttare il Bluetooth con NFC:
basta avvicinare il telefono e il collegamento è
fatto. Con la musica la resa sonora è ottima, tanto
che vorremmo subito un suono meno concentrato sul diffusore, meno inscatolato e più ampio;
qui l’effetto migliore è il Balanced che è appunto
molto bilanciato e senza ombra di eccessi in gamma bassa, anzi è fin troppo controllato.
Vince Philips, ma l’ingombro
è eccessivo
Difficile trarre conclusioni su questa prova comparativa: Bose ha fatto un buon lavoro e gli sfidanti hanno cercato, con un esito più o meno
convincente, di realizzare qualcosa di diverso
ma altrettanto valido. Rimane però su tutto un
grande interrogativo: vale la pena di aggiungere
questi diffusori con il loro costo, oppure sarebbe
stato più utile investire la cifra su un televisore migliore o più grande? Ma torniamo al confronto. Il Soundplate di LG ci è sembrato troppo
caro rispetto alle prestazioni e alla versatilità; è
piacevolmente sottile e gradevole alla vista ma
la sua resa sonora non ci ha convinto. A parità
di prezzo la sfida con Bose è persa.
Più aperto il confronto con il Panasonic, molto
compatto (fin troppo) e ben suonante può dare
un bel contributo alla resa dei programmi tv e
anche alla riproduzione musicale, però è veramente complesso da usare se vogliamo sfruttarlo a fondo. La sfida con Bose è vinta per le
prestazioni e il rapporto qualità/prezzo, persa
invece per la semplicità d’uso.
Il Philips è un vero diffusore con un ottimo rapporto qualità/prezzo e una versatilità quasi esagerata per la categoria, è abbastanza semplice
da usare e può dire la sua anche con la musica.
La sfida con Bose è vinta su tutti i fronti, tranne
che sulle dimensioni: l’ingombro in larghezza
potrebbe essere eccessivo in rapporto alla ridotta profondità.

segue Da pagina 46 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Motorola torna in Europa con uno smartphone di qualità privo però di slot microSD e con una fotocamera deludente
Motorola Moto G in prova: completo e compatto
Siamo rimasti piacevolmente sorpresi da questo dispositivo mid-range disponibile a un prezzo aggressivo
di V. R. BARASSI
S
i chiama Moto G ed è il dispositivo attraverso
cui Motorola, ormai a tutti gli effetti un brand
di Google, ha deciso di affrontare il temibile
mercato europeo. In attesa del fratello maggiore
Moto X, già in vendita negli USA e presto anche qui
da noi, ci siamo dedicati alla prova approfondita di
questo nuovo dispositivo mid-range, che promette
faville grazie a una scheda tecnica davvero niente
male e - soprattutto - a un prezzo di listino assolutamente aggressivo: 199 € per il modello da 8 GB e
229 € per quello da 16 GB.
Poco spazio
e niente slot per microSD
Design pulito e qualità non al top
Ma che display!

Aperta la confezione, ci ritroviamo dinanzi a un dispositivo dal design semplice, quasi “scontato”. Non
è affatto brutto ma in Motorola (Google) hanno preferito non correre alcun rischio: linee arrotondate e
niente spigoli. Lo smartphone ha dimensioni nella
media (129.9 x 65.9 x 11.6 mm) e anche il peso di
143 grammi non fa affatto gridare al miracolo; certo
torna al sommario


Partiamo proprio con il doveroso appunto sul
quantitativo di memoria: oggigiorno è azzardato
proporre al pubblico un dispositivo con soli 8 GB
di memoria a bordo. Se si va nello store e si prova a
scaricare 2-3 giochi di ultima generazione si rischia
immediatamente di esaurire lo spazio fisico a disposizione; uno dei - pochi - punti deboli di Moto
G è proprio questo: il modello consegnatoci per
la prova è quello con soli 8 GB di memoria ROM,
quantitativo a cui bisogna “sottrarre” circa 2.5 GB
riservati al sistema operativo Android. Risultato?
Poco più di 5.5 GB a disposizione dell’utente. Meglio spendere qualcosa di più per la versione da 16
GB. In Motorola avrebbero potuto risolvere il problema aggiungendo un pratico slot microSD, ma
purtroppo non c’è: se vi piace giocare o guardare
film andate diritti sul modello da 16 GB.
Motorola Moto G - da 199 euro
Quality
8
Longevity
8
Design
Simplicity
D-Factor
Value
7
8
7
9
è che non si tratta di un dispositivo leggero ma non
possiamo neppure affermare che questo Moto G sia
un peso massimo: ogni grammo è ben distribuito
e ci si scorda facilmente del numero recitato dalla
scheda tecnica.
Sul lato destro vi sono il tasto per accensione/
sblocco del dispositivo e il bilanciere del volume;
sopra c’è il jack da 3.5mm e un piccolo microfono
per la riduzione dei rumori ambientali; sotto troviamo l’ingresso per il cavo microUSB e il microfono principale di sistema. Sul retro sono presenti
tre elementi: altoparlante di sistema, fotocamera e
flash LED. La costruzione è in plastica ed è meglio
non aspettarsi troppo sul fronte delle finiture; la cover posteriore è rimovibile (operazione necessaria
per inserire la micro SIM) e sostituibile (Motorola
punta molto sulla personalizzazione), caratteristica
che non gioca a favore della solidità: qualche piccolo scricchiolio c’è, ma su un dispositivo da 199
€ è assolutamente accettabile. A una costruzione
non esaltante, ma in linea con soluzioni analoghe
della stessa fascia di mercato, Motorola ha saputo
abbinare un display che la stragrande maggioranza
dei concorrenti possono solo sognare: parliamo di
un LCD IPS da 4.5” di diagonale con risoluzione di
1280x720 pixel (326 pixel per pollice) in grado di
regalare davvero tante soddisfazioni. Il pannello si
vede bene da ogni angolazione, i colori sono sempre
fedeli e la luminosità è adeguata; anche sotto la forte luce solare il display si legge bene e l’unica critica
che possiamo rivolgere nei confronti di Moto G è
a carico del sensore di luminosità ambientale, perfetto nelle situazioni di luce forte ma molto meno
preciso quando l’illuminazione è scarsa (il display
risulta fin troppo buio quando la luce cala). Tra la
capsula auricolare e la fotocamera secondaria c’è
anche un comodo LED di notifica che “pulsa” alla
ricezione dei messaggi. Il vetro frontale è un Gorilla
Glass 3 di Corning. Ottimo.
Le prestazioni soddisfano, ma occhio al multitasking sfrenato
Il Moto G giunto in redazione era dotato di sistema
operativo Android Jelly Bean 4.3 ma dopo qualche
giorno di prova è comparso il tanto atteso messaggio che ci invitava ad aggiornare ad Android KitKat
4.4.2. Meno di 200 MB, qualche minuto di attesa
segue a pagina 49 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST
Smartphone Motorola Moto G
Niente NFC né LTE?
Ne guadagna la batteria
Pian piano la connettività LTE/4G si sta inserendo
anche nella fascia medio-bassa del mercato ma in
Motorola hanno fatto finta di non vedere: Moto G è
uno smartphone “solo” 3G e difficilmente gli acquirenti si lamenteranno di tale assenza. Presenti WiFi “n”, Bluetooth 4.0 LE (ma niente NFC) e aGPS; i
sensori sono quelli standard: oltre a quelli di lumi-
Motorola Moto G
Video realizzato in notturna


ed ecco nuovamente il nostro Moto G pronto a mostrare i muscoli. Già, perché se con Jelly Bean quasi
mai ci siamo ritrovati ad affrontare rallentamenti
o indecisioni, possiamo affermare la stessa cosa
anche con la release più recente. Solo spremendo
a fondo il device (soprattutto se lo si fa per diversi
giorni di fila) e praticando un multitasking “pesante” si riesce a rallentare il sistema, situazione cui
però ci si ritrova difficilmente durante l’uso di tutti i
giorni. In queste condizioni, alla lunga, il “solo” GB
di RAM a disposizione si fa sentire e anche il processore Snapdragon 400 (MSM8226) da 1.2 GHz
quad core arriva con l’acqua alla gola.
Chi acquista un terminale da 199 € non può pretendere il massimo, ma Moto G riesce a stupire; grazie
alla grafica integrata Adreno 305 si riesce a giocare
senza alcun problema anche ai titoli di ultima generazione e c’è abbastanza potenza a disposizione
anche per riprodurre impegnativi file multimediali
(magari facendosi aiutare da qualche software scaricabile dallo store). In condizioni normali Moto
G sembra un vero top di gamma: fluido, reattivo e
veloce nel lancio delle applicazioni. Anche il browser se la cava bene: Chrome, unico software per la
navigazione preinstallato, si destreggia alla grande,
con qualche indecisione solo in occasione di caricamenti impegnativi o nella gestione di più tab. Sul
fronte della personalizzazione non aspettatevi molto: Android è in versione “stock” e Motorola non ha
inserito alcuna applicazione proprietaria, se non un
tool per rendere più semplice e immediato il trasferimento di dati personali (contatti, messaggi, email,
foto, video) da un terminale Android all’altro. Ci
sono tutte le app Google e nient’altro. Una questione di filosofia e, anche in questo caso, di risparmio.
torna al sommario
nosità ambientale e di prossimità vi sono accelerometri e bussola digitale. Ottima è stata la scelta di
Motorola di equipaggiare Moto G con una batteria
da 2070 mAh; grazie a questo componente, non
rimovibile, è possibile arrivare anche a due giorni
di utilizzo “medio”, mentre con un uso più intenso
non si farà mai fatica a coprire un’intera giornata.
E non preoccupatevi se dimenticate di spegnerlo
di notte: il draining in stand-by è modesto. Sotto il
profilo telefonico Moto G si difende bene; la qualità
delle chiamate è più che sufficiente ma non aspettatevi miracoli poiché l’audio restituito dalla cuffia
auricolare è sempre leggermente ovattato. Molto
meglio fanno i microfoni: chi ci ascolta riesce sempre ad apprezzare un suono pulito. Niente da dire
sull’altoparlante di sistema: la qualità non è eccelsa
ma si sente discretamente (nonostante la posizione,
la leggera curvatura della cover posteriore permette
al suono di propagarsi meglio) e difficilmente perderete una chiamata in entrata.
Fotocamera deludente
si doveva fare di più
Inutile girarci troppo attorno: la qualità della fotocamera di Moto G è scadente. Motorola ha scelto di
affidarsi a un modulo da 5 Megapixel (2592х1944
pixel) con autofocus e flash LED a supporto che
non è mai riuscito a impressionarci.
Di giorno le fotografie risultano abbastanza povere
di dettagli e dai colori decisamente sbiaditi mentre
di notte la situazione peggiora drasticamente; gli
scatti singoli, analizzati da vicino, mostrano il lavoro del sistema di eliminazione del rumore il quale
però, ovviamente, elimina buona parte del microdettaglio. Il sistema anti-rumore non funziona
nella modalità scatto multiplo (basta tenere il dito
sul display per scattare a raffica) ed è facilmente apprezzabile quanto questo incida sulla qualità finale degli scatti. In aggiunta a queste problematiche
(oltre a un bilanciamento del bianco da rivedere)
c’è anche da fare una considerazione sul sistema di
messa a fuoco: è lento e raramente riesce a garantire una precisione anche solo sufficiente. Inutile è
poi sperare di affidarsi alla modifica di vari parametri di scatto per migliorare la qualità degli stessi:
il software fotocamera offre ben poche possibilità
di personalizzazione e solo la modalità HDR (che si
attiva anche automaticamente) è capace di regalare
un po’ di brio in più alle foto. Il flash è abbastanza
potente ma serve a poco; anzi, spesso finisce per
impastare e appiattire ancora di più gli scatti (per
vedere i nostri scatti clicca qui).
Moto G, come praticamente tutti gli altri smartphone della categoria, è anche capace di registrare
filmati a 1280x720 pixel; vista la qualità fotografica
era lecito non aspettarsi granché ed effettivamente i
video sono tutt’altro che esaltanti. Di giorno le cose
vanno benino (ma l’assenza di qualsiasi tipo di sta-
bilizzazione si fa sentire), mentre la sera si capisce
quanta fatica faccia Moto G a gestire la luminosità.
Presente anche una fotocamera frontale da 1.3 Megapixel: fa il suo lavoro e poco più.
Ok, il prezzo è giusto
Motorola Moto G è uno smartphone dalle due facce: la prima evidenzia la maturità di un sistema
operativo in grado di girare senza problemi anche
su hardware non proprio “all’ultimo grido” (ma
perfettamente ottimizzato) e la seconda è chiaramente indice del fatto che, per mantenere bassi i
costi, qualche rinuncia andava fatta.
La scelta di Motorola ci è apparsa sin da subito chiara: l’intenzione era quella di mettere in commercio
uno smartphone senza fronzoli in grado di regalare
prestazioni analoghe a quelle dei top-di-gamma ma
a un prezzo di listino praticamente dimezzato. Miracoli non se ne potevano fare ma Motorola si è impegnata tantissimo e il risultato finale, sotto questo
punto di vista, è davvero eccezionale poiché Moto G
(in condizioni normali, non di stress) non ha nulla
da invidiare a concorrenti ben più costosi. Android
4.4.2, nonostante abbia a disposizione solo 1 GB di
RAM, pare essere stato disegnato per questo device.
Che dire poi del display? Davvero superlativo se si
considera il segmento di mercato. Uno smartphone,
però, non è solo questo: si può passare sopra a una
qualità costruttiva non al top e all’assenza di NFC o
LTE, ma ci hanno lasciato l’amaro in bocca la limitata quantità di spazio a disposizione e una fotocamera di qualità scarsa. Moto G nella sua versione
da 8 GB (lo ripetiamo, attenzione allo spazio perché
è poco e non c’è slot per microSD), viene offerto a
199 €, prezzo certamente adeguato alle caratteristiche tecniche di un prodotto destinato alla fascia
media del mercato e a un pubblico abbastanza variegato (le cover intercambiabili lo rendono adatto
anche ai più giovani). Con qualche attenzione in più
avremmo potuto parlare di un piccolo capolavoro
ma alcuni limiti ci impediscono di sbilanciarci fino
a questo punto. Moto G è un Google Phone puro
e alcuni utenti potrebbero restare spiazzati dall’assenza di applicazioni proprietarie e/o utility varie.
Detto questo, una cosa però possiamo affermarla
con piacere: bentornata Motorola.
Motorola Moto G
Video realizzato durante il giorno

segue Da pagina 48 
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Un controller da gioco con batteria integrata in cui è facile innestare iPhone 5 o 5s; ben costruito ma le performance...
Logitech PowerShell, il gamepad per iOS 7
Abbiamo provato PowerShell con i pochi giochi disponibili: 99 euro ben spesi? Scopriamolo insieme
di Roberto PEZZALI
i
Il controller Logitech PowerShell è ben costruito, solido e integra una batteria supplementare da 1500
mAh. Discreta la disposizione e il feed dei tasti mentre il D-Pad è poco preciso.
Logitech PowerShell - da 99 euro
Quality
4
Longevity
4
Design
Simplicity
D-Factor
Value
7
8
8
4
Performance di gioco altalenanti

Il grip è abbastanza buono, anche se la forma non
è ergonomica come quella di un pad per Xbox: le
dimensioni e la struttura “piatta” non sono fatte
per partite prolungate tuttavia si riesce a giocare
per almeno un’ora senza stancarsi e affaticarsi.
Discreti la disposizione e il feed dei tasti, mentre
non si può dire la stessa cosa del D-Pad da utilizzare per gestire i movimenti: è talmente poco
preciso che si rimpiange il touchscreen. Logitech
ha scelto di non inserire uno stick analogico e la
scelta si riflette poi sulle performance di gioco,
che a nostro parere non sono affatto accettabili:
torna al sommario
giocare a LEGO Lord of The Ring è abbastanza
snervante. In alcuni giochi, per i quali non servono spostamenti in diagonale, il controller si
comporta in maniera sufficiente, ma per il resto il comportamento è inadeguato, soprattutto
se consideriamo la fascia di prezzo a cui viene
proposto. Al momento, inoltre, la lista dei giochi
compatibili è davvero ristretta, ma non è colpa
di Logitech: il controller è compatibile con tutti i giochi che integrano le gaming API di iOS 7
e sta ai produttori di giochi integrarle nelle app
tramite aggiornamenti. I giochi compatibili sono
visibili in questa lista aggiornata sul sito di Logitech. Nel complesso non possiamo dare la sufficienza al PowerShell: è vero che ha una batteria
integrata ma il prezzo giusto per questo prodotto
sarebbe di 39 euro, non di più, e questo con un
D-Pad per il controllo all’altezza.
PowerShell non ha quindi né prezzo né performance sufficienti, ed è un peccato perché
Logitech ha curato in modo molto attento altri
dettagli come la possibilità (tramite adattatore) di inserire un iPod Touch oppure attaccare
un jack per le cuffie. Disegnare un buon pad di
gioco non è affatto semplice, eppure Logitech
dovrebbe avere una certa esperienza in ambito
di periferiche gaming: attendiamo fiduciosi la
prossima generazione.


Phone 5 come console portatile? Apple ha
integrato in iOS 7 le API per creare controller esterni e Logitech (ma non è la sola) si è
subito messa al lavoro per realizzare un controller da gioco adattabile allo smartphone. Il
risultato è Logitech PowerShell, un controller
con batteria integrata, all’interno del quale è
possibile innestare in modo facile e immediato
lo smartphone Apple in versione 5 e 5s (ma anche l’iPod Touch).
Non ci siamo ovviamente lasciati sfuggire l’occasione di provarlo, più che altro per capire se il
prezzo di 99 euro è giustificato dalle sue performance. Il responso? Assolutamente no, e vi spieghiamo perché. I più pignoli potrebbero notare
che 99 euro per un accessorio/controller sono
davvero troppi: la PSP costa 99 euro (ed è una
console completa), i controller per le console costano meno e sono fatti meglio. Con questo non
vogliamo dire che Logitech PowerShell è costruito male, anzi, è solido e integra anche una batteria supplementare da 1500 mAh, tuttavia il costo
sembra davvero elevato per quello che questa
soluzione offre.
estratto da dday.it
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
TEST Supera la prova di ascolto a pieni voti sia per la musica sia per i film, questo sintoamplificatore di Pioneer
Pioneer VSX-528, campione di qualità/prezzo
Buone prestazioni per questo sintoampli HT con AirPlay, DLNA, HTC Connect e MHL da 350 euro
N
di Roberto FAGGIANO
onostante il prezzo di listino di 352,79 euro,
il VSX-528 è nella fascia media dei sintoamplificatori audio/video di Pioneer, ma
è anche il modello base se consideriamo l’accesso
al web e le relative funzioni. La configurazione dei
canali d’uscita è per cinque diffusori con 100 watt
ciascuno più subwoofer attivo, che è poi quella
più diffusa in questa fascia di prezzo. Il pannello
frontale è massiccio, ma i controlli sono limitati
per non creare confusione: oltre alle grandi manopole per volume e selezione sorgente, altri tasti
sono dissimulati alla base del grande display. Tutto comunque è disponibile più comodamente dal
telecomando, che non brilla per la finitura ma ha
comunque una buona ergonomia. Il 528 è disponibile con finitura nera o argento.

Ottimo rapporto qualità/prezzo
Facciamo alcune considerazioni sul prezzo. Già
il listino è piuttosto invitante, ma al momento
il 528 si può acquistare anche a poco più di 260
euro, una cifra con la quale è già difficile trovare un amplificatore stereo di qualità accettabile.
Qui, invece, ci sono cinque canali amplificati, la
sezione di decodifica Dolby e dts, la conversione
digitale/analogico, la sezione network con app
dedicata, AirPlay e la radio. La nostra prova non è
stata influenzata da queste considerazioni, quindi nessun “buonismo” in riferimento al prezzo.
Versatile ma niente Wi-Fi
La possibilità di collegare sorgenti audio e video
a questo apparecchio è più che sufficiente, quasi
esuberante in tema di prese HDMI; per gli ingressi digitali audio, invece, solo un ottico e un
Pioneer VSX-528 - 352,79 euro
Quality
Longevity
8
torna al sommario
8
Design
Simplicity
D-Factor
Value
7
8
8
9
coassiale ma non mancano tre ingressi audio/video analogici per le sorgenti più datate. Peccato
manchi un convertitore video interno, quindi in
caso di utilizzo di lettori DVD con uscita video
composito o component non si potrà usare l’HDMI e bisognerà armarsi di pazienza per ripetere
i collegamenti analogici verso il TV. Ci sono ingressi diretti anche
sul pannello frontale, con una presa
USB per dispositivi
Apple oppure chiavette con musica
liquida (compatibile fino ai Flac a 192
kHz), un ingresso
MHL, la compatibilità con HTC Connect
e perfino un ingresso video composito
nel remoto caso di
collegamento di un
Il Pioneer VSX-528 offre 6 ingressi HDMI (uno è sul frontale dell’apparecchio)
e una uscita, non è prevista la funzione di conversione del formato video.


vecchio iPod. Il collegamento alla rete è solo tramite cavo e non c’è nemmeno il Bluetooth che va
acquistato a parte.
Costruzione economica
ma rispettabile
Uno sguardo all’interno di questo Pioneer non
svela inevitabilmente nulla di rivoluzionario, si
rimane nello standard della categoria ma sempre su un buon livello e abbastanza ordinato.
La parte di alimentazione è appena sufficiente,
con trasformatore tradizionale e capacità di 2 x
8.200uF più altre minori dedicate ai canali Surround, non molto per la potenza dichiarata di
100 watt per canale (8ohm, 0,09% THD). L’amplificatore utilizza transistor tradizionali fissati
sul dissipatore di calore. La sezione di controllo
e decodifica contiene componenti di buona qualità: vediamo un processore DSP Texas della famiglia 3200, un chip video Silicon image 19573
e un convertitore multicanale AKM 4588. Massiccio e senza risonanze il telaio.
segue a pagina 52 
n.83 / 3 FEBBRAIO 2014
HI-FI & HOME THEATER Buone prestazioni e versatilità. Prezzo di listino di 499 euro
Denon, soundbar con doppia HDMI
DHT-S514 ha subwoofer wireless separato, doppio ingresso HDMI e Bluetooth
D
enon lancia la soundbar con
subwoofer separato. La nuova soundbar DHT-S514 (499
euro) vuole subito sfidare i migliori
concorrenti per prestazioni e soprattutto versatilità: gli ingressi, infatti,
comprendono due prese HDMI, audio digitale ottico e coassiale, segnale
stereo analogico e un ripetitore del segnale del telecomando per il TV, utile
quando il diffusore va a coprire il sensore del televisore. Inoltre, c’è il collegamento senza fili Bluetooth con aptX
per riprodurre musica da smartphone
e tablet. La larghezza di un metro rende la soundbar particolarmente adatta
a TV con schermo da 40-42’’, mentre
il subwoofer è sviluppato in profondi-
tà con misure di 31x34 cm. Dal punto
di vista acustico la soundbar sfrutta
un sistema a due vie con midwoofer
ellittico e tweeter, mentre il subwoofer impiega due altoparlanti in accordo reflex con condotto posteriore a U.
La potenza disponibile è di 2x10 watt
(0,7% THD) per la soundbar
e 49 watt (0,7% THD) per il
subwoofer. La soundbar può
decodificare segnali Dolby
Digital e DTS ma c’è anche
una piccola sezione DSP con
diversi effetti simulati per segnali stereo. Grazie alla presenza degli ingressi HDMI, il
volume può essere regolato
direttamente dal comando
del televisore, ma comunque
in dotazione c’è un piccolo
telecomando per tutte le funzioni.
Molto completa la dotazione di accessori che comprende tutti i cavi di collegamento (HDMI incluso), piedini di
altezza diversa per la migliore collocazione su un ripiano e lo schema di
foratura per il fissaggio a parete.
Valanga
di indiscrezioni
su Xbox One
Tanti i rumors negli ultimi
giorni dedicati a Xbox One,
la cui fonte è un poster anonimo sul forum di NeoGAF. È
pressoché certo che il primo
major-update arriverà a
marzo: niente di sconvolgente ma andrà a correggere
una serie di bug soprattutto
sui contenuti e le funzionalità social. Poi ci sono altre
indiscrezioni (non confermate), come la potenziale
limited Titanfall Edition di
Xbox One, ma anche la possibile uscita di una versione
bianca della console, di
diversi accessori Bluetooth e
di una versione di Xbox One
senza il drive Blu-ray.
TEST
Pioneer VSX-528
segue Da pagina 51 
Un’app con alti e bassi
L’applicazione disponibile da parte di Pioneer
è piuttosto generica perché si adatta all’intera
produzione del marchio giapponese, questo ha
probabilmente causato qualche squilibrio nella
completezza delle varie funzioni. Per esempio,
dopo la grande schermata con una coreografica
manopola del volume, si passa al lungo elenco di
sorgenti disponibili e si perde il controllo del volume a mano di abbandonare la schermata della
sorgente; mancano anche le impostazioni base,
per le quali bisogna usare il menù su schermo
con grafica molto elementare.


di Roberto FAGGIANO
GAME & MOVIE
torna al sommario
Impostazioni facili e automatiche
Alla prima accensione dell’apparecchio è necessario inserire il microfono per le funzioni di
auto calibrazione, operazione piuttosto lunga
ma poi correggibile manualmente se qualche
risultato non dovesse convincere. Inoltre, per
i puristi del suono è possibile inserire le funzioni Direct e Pure Direct che escludono ogni
correzione tonale per sorgenti multicanale o
stereofoniche. C’è perfino un controllo di fase
per migliorare le prestazioni con diffusori difficili in materia. Per l’ascolto c’è una completa
sezione DSP che integra le decodifiche standard
Dolby e dts, ma non è questo il punto di forza di
Pioneer con prestazioni della posizione Advanced surround poco utili rispetto a una colonna
sonora ben registrata.
Iniziamo l’ascolto con la saga di Star Wars ottenendo prestazioni di tutto rispetto, stupisce
soprattutto l’autorevolezza della gamma bassa
affidata ai diffusori frontali (impostati su Large)
e l’ottima ricostruzione tridimensionale, altezza compresa. Risultati ancora ottimi con l’altra
saga di Indiana Jones e la versione director’s
cut di Blade Runner. Passando a film meno curati nell’aspetto surround (specie nella versione
in italiano), però, ci accorgiamo che il Pioneer
è un fedele riproduttore di ciò che è registrato:
risultati ottimi con colonne sonore dts ben calibrate, prestazioni nella media se viceversa il film
non eccelle nell’audio o semplicemente non ha
bisogno di particolari effetti. Il 528 non fa miracoli e nessuno nemmeno glieli chiede a questo
prezzo. La potenza disponibile ci è sembrata più
che sufficiente in un locale di medie dimensioni,
togliendoci quelle perplessità suscitate dalla vista interna della sezione di alimentazione.
Passando alla musica in stereofonia ottenuta
dall’ingresso digitale, le buone sensazioni proseguono dimostrando che questo 528 non intacca la buona fama del marchio. Ritroviamo, però,
la tendenza a non perdonare difetti di registrazione, forse anche a causa di una risposta in
frequenza molto estesa sugli acuti che non cade
nello stridente ma può provocare alla lunga fatica d’ascolto. Questo difetto emerge soprattutto
con i brani MP3 riprodotti in streaming, dove
però vince la comodità del controllo da tablet
Android oppure direttamente via Air Play con il
nostro iPod. Se, invece, volete ascoltare musica
Flac da una chiavetta USB la procedura è fastidiosa perché sul display non compare il contenuto della memoria, bisognerà ogni volta accendere lo schermo e scegliere i brani dal menù.
Questo sintoamplificatore è comunque promosso a pieni voti, ben utilizzabile con film e musica
anche in stanze di media cubatura. Da curare
l’abbinamento con i diffusori: con quello che si
risparmia con questo Pioneer si potrà investire
di più sulla voce del sistema.

estratto da dday.it