SABATO 10 MAGGIO 2014 ANNO 139 - N. 110 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Difendersi dal Web Come viaggiare in Rete senza lasciare tracce Tempi liberi LOBBY DA REGOLARE, NORME DA SEMPLIFICARE di Corinna De Cesare a pagina 25 Giannelli Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano 9 771120 498008 40 5 1 0> © RIPRODUZIONE RISERVATA Renzi contro i tecnici del Senato e mostra il cedolino con il bonus Settegiorni C’ è la figlia, poi ci sono i figli. E per la figlia già sette mesi fa aveva organizzato la discesa in campo: «Mai avrei immaginato di trovarmi su questo palco», è l’incipit del discorso scritto per Marina, che Silvio Berlusconi ha riletto nei giorni scorsi, trovandolo ormai superato. A logorare quel testo è stato il radicale cambio di scenario, in base al quale l’erede — se per davvero decidesse di misurarsi con il consenso — dovrebbe fare i conti con gli altri figli del Cavaliere, «perché Renzi e Grillo sono figli di Berlusconi», CONTINUA A PAGINA 10 secondo l’ex ministro Matteoli. ALLE PAGINE 12 E 13 Ducci, M. Franco, Galluzzo, Guerzoni Il caso Sopaf «Così si trucca un appalto» I FRATELLI MAGNONI E I CONTROLLI INESISTENTI Expo e sanità, nelle intercettazioni le regole della spartizione di SALVATORE BRAGANTINI di LUIGI FERRARELLA Con jet e navi nella penisola occupata E xpo e sanità, le regole per truccare un appalto nelle intercettazioni che hanno portato all’arresto di 7 persone tra cui l’ex pci Primo Greganti e l’ex dc Gianstefano Frigerio: uno degli arrestati ha cercato di nascondere negli slip la contabilità delle tangenti. Cassazione Confermata la condanna a Dell’Utri il SERVIZIO A PAGINA 9 ALLE PAGINE 2 E 3 Sideri, Soglio REUTERS / MAXIM SHEMETOV Trovata una lettera dell’ex presidente libanese Gemayel a Scajola: aiuterò Matacena di GIOVANNI BIANCONI e FIORENZA SARZANINI L’armata di Putin, show in Crimea «A di FABRIZIO DRAGOSEI U n battello davanti alle navi da guerra. Con dentro Vladimir Putin. È lo show che il presidente russo ha offerto a Sebastopoli alla folla entusiasta dei neo-russi di Crimea. Dopo la parata sulla Piazza Rossa il leader russo ha deciso di festeggiare così la vittoria sul nazismo. Una chiara provocazione per Kiev, Usa ed Europa. A PAGINA 16 di GIUSI FASANO ALLE PAGINE 18 E 19 Gasperetti «Il Senato è un’istituzione che merita rispetto, non un carrozzone». Parole dure quelle usate dal presidente del Senato Pietro Grasso in difesa dei tecnici di Palazzo Madama finiti nel mirino del premier Matteo Renzi. Avevano avanzato dubbi sulle coperture del bonus da 80 euro e giovedì sera in tv Renzi li aveva bacchettati, accusandoli di dire «cose false». Ieri li ha definiti «burocrati» e a dimostrare che non ci sono problemi di coperture ha «twittato» il cedolino di una busta paga di maggio portatogli dal ministro Pier Carlo Padoan: «Le coperture dunque ci sono. Gli 80 euro pure». Uno degli arrestati ha cercato di nascondere negli slip i post-it con la contabilità delle tangenti L’insospettabile che torturava le donne on mi volevano, le donne, nemmeno quand’ero ragazzo». È la frase chiave della confessione di Riccardo Viti, 55 anni, idraulico, sposato, un uomo apparentemente tranquillo e normale. Eppure è lui lo stupratore di prostitute, l’uomo che ha violentato e lasciato a morire la romena Andreea Cristina sotto un cavalcavia, il maniaco sadico al quale decine di uomini hanno dato la caccia per giorni e ora è accusato di almeno altre dieci violenze su altrettante donne. di Francesco Verderami QUEL DISCORSO PER MARINA Il delitto di Firenze Il violentatore seriale confessa e racconta i rifiuti del passato «N di Sergio Romano nel supplemento Il caso degli 80 euro Il premier contesta i dubbi sulle coperture. Grasso reagisce di ANTONIO POLITO dere che Greganti e Frigerio siano due vecchi giapponesi rimasti a combattere da soli nella giungla di Tangentopoli: rappresentano tuttora la commistione tra affari e politica. Il Signor G, scrive il Gip, è ancora «persona legata al mondo delle società cooperative di area Pd», e nelle intercettazioni ne spuntano molte di coop rosse per cui si prodigava. E Frigerio poteva ancora promettere incontri ad Arcore e biglietti di raccomandazione a un ministro. Per questo sembra un po’ semplicistico liquidare la questione, come ha fatto ieri Renzi, auspicando che «la politica non metta becco». Perché se la politica non cambia il modo in cui gestisce il denaro pubblico, a metterci il becco rimarrà di nuovo e soltanto l’opera di repressione dei magistrati, e tra vent’anni saremo ancora qui. C’è poi una seconda grande differenza con Tangentopoli: ed è che stavolta la Procura di Milano è divisa. Il coordinatore del pool per i reati contro la pubblica amministrazione, Alfredo Robledo, non ha firmato i provvedimenti. Il procuratore capo, Edmondo Bruti Liberati, ha spiegato che il suo collaboratore «non condivideva l’impostazione dell’inchiesta». Questo vuol dire che era possibile un’altra impostazione? Che dietro lo scudo dell’obbligatorietà dell’azione penale esiste invece un margine cospicuo di discrezionalità, che si può scegliere un modo o un altro di esercitarla, e tempi diversi? E se sì, meglio affrettare gli arresti prima che sia troppo tardi per salvare l’Expo, o meglio evitare di farli in piena campagna elettorale? Questi dubbi sono oggi legittimi, e non giovano alla credibilità dell’azione dei magistrati. E anche di questo la politica non dovrebbe lavarsi le mani. Il centenario La Grande Guerra 1914-1918 che è finita solo nel 1945 Domani LA RAGNATELA DEGLI AFFARISTI P Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 Oggi uoi sciogliere il Pci, il Pds, i Ds, ma non puoi sciogliere Primo Greganti. Puoi sciogliere la Dc, ma non Gianstefano Frigerio. La lezione dell’inchiesta di Milano, anche se finisse con una raffica di assoluzioni, è che non basta abbattere i partiti o cambiargli nome per risanare la politica. Anzi: la malapolitica senza partiti può essere perfino peggio. I faccendieri, gli intrallazzatori e i tangentari esisteranno finché ce ne sarà richiesta sul mercato, cioè finché saranno necessari per fare incontrare «imprenditori a caccia di appalti e manager pubblici a caccia di carriere», come ha scritto ieri Luigi Ferrarella sul Corriere. E questo accadrà fin quando sarà la politica a distribuire appalti e carriere, gare e presidenze di enti. Per moralismo, per non imitare gli americani, non abbiamo portato alla luce del sole il lavoro di lobbying, inevitabile quando più privati competono per ottenere commesse pubbliche. E dunque ci teniamo l’immoralità di scambi che avvengono al buio tra chi può e chi paga, intermediati da chi conosce. Non è cambiato infatti l’essenziale. Nascosta sotto una foresta di norme astruse e inefficaci che dovrebbero garantire la trasparenza, è rimasta intatta la discrezionalità del potere politico; il prezzo con cui ci si aggiudica una gara non conta niente perché tanto poi lo si può rialzare; imprese finte e imprese vere sono messe sullo stesso piano in un’economia di relazione dove conta non quello che sai fare, ma a chi sai arrivare. C’è una differenza con vent’anni fa, ed è che allora i grandi partiti prendevano il 5%, e oggi al circolo Tommaso Moro di Milano, secondo l’accusa, bastava lo 0,80%. Ma attenzione a cre- In Italia (con “IO Donna”) EURO 1,90 www.corriere.it italia: 51575551575557 Piacenza Trasparenza Il corteo all’Ikea anti Cobas per riprendere a lavorare Made in Italy Via i segreti sugli alimenti che importiamo di DARIO DI VICO il SERVIZIO A PAGINA 18 A PAGINA 45 Il cardinale iuteremo Matacena». Gli investigatori sono certi che il mittente della lettera «al mio caro Claudio» sia l’ex presidente libanese Gemayel. È stata sequestrata a Scajola in casa dopo l’arresto. Bagnasco: rischio rivolta senza Grillo A PAGINA 5 - A PAGINA 6 A PAGINA 15 Macrì, Piccolillo di ALDO CAZZULLO C orruzione e reati finanziari sempre ci saranno, ma la società civile risponde in modi diversi a questi eventi nei diversi Paesi; tutto sta a vedere come si lavora per prevenirli prima, e poi come si reagisce quando essi si verificano. Infiacchito da decenni di tolleranza per ogni malversazione, il nostro organismo non produce quasi più gli anticorpi per combatterle prima, e gli antidoti per evitare le ricadute poi. A Milano, per il crollo di una finanziaria un tempo blasonata, la Sopaf, sono finiti in prigione i tre fratelli Magnoni, persone di notevole peso nell’ambiente finanziario. Quando purtroppo avvengono, scandali simili devono essere occasioni di riscatto da cogliere per emendarci e rafforzare gli anticorpi a protezione dell’organismo. CONTINUA A PAGINA 52 A PAGINA 21 Massaro 2 Primo Piano Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Appalti e tangenti Come sarà L’Esposizione universale si svolgerà a Milano dal 1° maggio al 31 ottobre 2015 Le carte Palazzo Italia «Il protettore, poi nove anni di rate Così ti fai il capitolato su misura» Expo e sanità, il sistema spiegato da un factotum dell’ex dc Frigerio L’accordo con Greganti. «Ragazzi, adesso c’è la Città della Salute» MILANO — Il manuale d’istruzioni della catena di montaggio degli appalti truccati, l’autopsia in diretta dei «delitti» compiuti nei lavori della sanità o delle opere pubbliche come Expo: il Virgilio che guida in questo girone infernale è, in una impagabile intercettazione ambientale nel circolo culturale milanese «Tommaso Moro» dell’arrestato ex dc ed ex parlamentare berlusconiano Gianstefano Frigerio, il suo factotum di fiducia: l’indagato Giovanni Rodighiero, orgoglioso il 31 luglio 2012 di magnificare il sistema a un non identificato dirigente sanitario tanto desideroso di esservi ammesso. marinayachting.it Il santo protettore «I primari, i medici che gareggiano, vengono e vanno dai politici perché la Sanità è gestita dai politici — esordisce Rodighiero — . Allora se tu hai il santo protettore», che nel contesto sarebbe Frigerio, «il santo protettore ne prende atto (delle tue esigenze ndr), ti chiede il curriculum e poi va a parlare con chi di dovere... Se gli garantisce il direttore generale che lo porta quello là, questo si afferma... fa la gara e vince lui...». Il risultato è che «lui è riconoscente a Gianstefano» e «Gianstefano è riconoscente al direttore generale». E «dato che soldi non ce ne sono sempre», o «si rompe le scatole al direttore generale di dargli un po’ di soldi o di mettere questo cavolo di macchinario che serve... capito?». Fatto su misura per te Si può così passare alla fase due: la gara d’appalto per il tipo di fornitura in questione, e cioè — riassume il gip Fabio Antezza — «i meccanismi tramite i quali si riesce a predeterminare l’aggiudicazione a favore delle imprese per cui opera l’associazione, in primo luogo con il confezionamento ad hoc di bandi di gara e capitolati». Anche qui lo spiega Rodighiero, che fa l’esempio di una gara da 40 milioni di euro nella ristorazione in ambito ospedaliero: «C’è il provveditore e c’è l’ingegnere che stanno preparando il tutto, l’ingegnere l’ho fatto conoscere all’azienda. Come è pronto il documento (lo schema del bando ndr), viene dato a una persona fidata, va in azienda, glielo dà, lo guardano... “questo non va bene e questo va ❜❜ I pagamenti Se hai vinto c’è un accordo a monte: tieni la tua parte, il resto lo dai a quelli ❜❜ Gli arrestati Nascosti negli slip i post-it con la contabilità delle tangenti bene... c’è da aggiungere questo questo e questo... farla su misura a me”... Viene ridato, l’ingegnere mette dentro e toglie (quello che l’impresa aveva chiesto di aggiungere e levare ndr), il provveditore e l’ingegnere sono in sintonia. E quando è pronto il capitolato, è stato fatto su misura a te e non ad altri». Terzo tempo: adesso c’è da concordare il prezzo per la corruzione. «Se hai vinto, c’è un accordo a monte, che tu devi riconoscere ics...». Anche con rateizzazioni della mazzetta: l’appalto «viene dato a te, perché si chiude con l’accordo a te e tu sei l’uomo che deve andare dal direttore generale a dargli i soldi, ogni anno... Subito tutti non li hai... hai un anticipo annuale alla firma. Quando hai vinto l’appalto, un ics... ti tieni la tua parte e il resto gliela dai a quello là... l’anno prossimo quando fanno i pagamenti gli dai la rata... per nove anni». Questione di credibilità Quarta e ultima fase: il mantenimento degli accordi. E qui, per quanto buffo possa sembrare nel contesto tangentizio, la credibilità è tutto. L’importante è che l’accordo sia osservato qualunque cosa succeda, perfino se quel determinato manager statale corrotto dovesse cambiare posto: «Lui va via? Vai avanti a dargliela, eh?... è sempre stato così». Perciò i componenti dell’associazione a delinquere temono come la peste quegli imprenditori che non siano puntuali nel rispettare la tabella dei pagamenti programmati. Lo si ascolta, in un’altra intercettazione, quando il 15 marzo 2013 uno dei mediatori che collaborano con Frigerio, Walter Iacaccia, gli esprime l’irritazione per un imprenditore che non sta onorando una rata di 50.000 euro, che Frigerio a sua volta attende di dover poi consegnare a un pubblico ufficiale: «Io gli ho semplicemente detto (all’imprenditore inadempiente ndr): non devi farmi fare figure di cacca... perché se tu fai così, non sai cosa ti precludi... ma soprattutto non puoi più chiedere favori... Ma che persona sei? Io ci metto la faccia sempre... ma porca miseria, ma tu pensi veramente di poter lavorare senza di noi?». Smentite da Lupi e Bersani Ieri, intanto, dai politici evocati «de relato» nelle intercettazioni sono arrivate altre smentite. Dopo aver letto che Frigerio asseriva «devo mandare un biglietto a Maurizio Lupi con il nome di Antonio Rognoni (allora direttore generale uscente di Infrastrutture Lombarde 57,5 57,5m Volume: 13.000 mq su sei piani 900 pannelli piani e curvi m altezza 25 m 2.000 tonnellate di cemento biodinamico ndr) per suggerirlo come presidente Anas», l’alfaniano ministro delle Infrastrutture ieri ha dichiarato «con assoluta certezza di non aver mai ricevuto quel biglietto né alcun altro tipo di comunicazione». Di «illazioni o millanterie» aveva già parlato anche l’ex segretario pd Pierluigi Bersani, citato il 7 settembre 2012 da Frigerio che aggiornava Rognoni sul progetto della Città della Salute a Sesto San Giovanni, del valore di 323 milioni e con stazione appaltante proprio Infrastrutture Lombarde: «Ho sentito un po’ a Roma Bersani e poi gli altri sulla Città della Salute, tu devi cominciare a fare delle riflessioni, poi, senza responsabilità tue, mi dici come far partire un colosso macello perché è una cosa grossa... Poi Bersani mi ha detto “a sinistra cosa fate?”, bisogna che senta, se Rognoni mi dice Manutencoop per me va bene». Ma per Bersani questo discorso non c’è mai stato. Le buste sigillate con le offerte relative alla gara ancora da aggiudicare per la realizzazione della Città della Salute sono fra le carte che l’altro ieri gli inquirenti hanno sequestrato a margine dei 7 arresti: a detta del gip, per l’associazione capeggiata da Frigerio era «necessario coinvolgere da subito un grande pool di imprese», procedendo «in accordo con Primo Greganti» e spingendo sulla «Cooperativa Manutencoop» (il cui indagato amministratore Claudio Levorato è una delle 12 persone per cui il gip ha respinto l’arresto per carenza di esigenze cautelari) «in quanto la coop ha i necessari collegamenti» a sinistra, là dove Frigerio si ritiene «coperto» appunto da Greganti, il «compagno G» già arrestato in Il documento Nell’ordinanza del Tribunale di Milano i magistrati evidenziano la presunta modalità di «confezionamento» ad hoc dei bandi di gara ✒ Il severissimo (e inutile) codice etico di Maltauro di MASSIMO SIDERI A leggere oggi il Codice etico pubblicato nel settembre del 2012 dal gruppo Maltauro — e firmato dal consiglio di amministrazione guidato, fino all’arresto per presunte irregolarità, da Enrico Maltauro — è difficile non sorridere. Si tratta di un codice severissimo, con tutti i crismi. In pratica accettare o offrire qualcosa che non fosse una caramella con quelli che vengono definiti i «portatori di interesse (siano essi dipendenti, clienti, fornitori, Pubblica amministrazione, ecc.)» avrebbe dovuto fare scattare sanzioni tali da disincentivare il malaffare. Addirittura si garantisce l’anonimato a chi, scoperto l’illecito del collega o del capo, lo denunci (a chi se si tratta della punta della piramide? Particolari). In 12 pagine c’è tutto: ambiente, sicurezza, lavoro, condotte societarie, tutti principi tesi «in particolare modo ad evitare reati contro la pubblica amministrazione». Correttezza, trasparenza, informazione, rettitudine: il codice è un trattato filologico sull’onestà. A tal punto che, in alcuni passaggi, sembra quasi esagerato e potrebbe indurci a pensare: esagerati! Questi sono dei talebani dell’integrità fisica e morale! D’altra parte si potrebbe anche ricordare che la Enron, madre, padre e intera progenie degli scandali Usa, era stata premiata dagli sceriffi di Wall Street della Sec per la qualità della governance. La tentazione, forte, è sorridere: bustarelle e tangenti non fanno rima con etica ma sembrano fare rima con «codice etico», puro avatar della sostanza che vorrebbe imbrigliare con la stampa a caratteri mobili. Eppure il tema si pone: a cosa servono i codici etici nelle società? Forse possono essere utili per dissuadere il dipendente ad accettare il regalo di Natale che non sia panettone e spumante. Ma quando uno sa di rischiare la galera la «sanzione aziendale», forse, fa sorridere proprio chi sta pagando la mazzetta di turno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # DECUMANO EXPO CENTER LAKE ARENA CASCINA TRIULZA GLI INVESTIMENTI 1,3 miliardi ACCESSO OVEST pubblici PONTE EXPO-FIERA 1 miliardo da Paesi partecipanti 350 milioni SERRE (agroecosistemi) EXPO-FIERA da aziende private PIAZZA ITALIA COLLINA Area Expo Rho Pero 147 MILANO JOINT CORPORATE I PADIGLIONI Brasile Francia O RD EM E P ROGRESS SO O PADIGLIONI REGIONALI Cina CARDO OPEN AIR THEATRE Spagna Germania 20 milioni Visitatori attesi in sei mesi Partecipanti ufficiali ACCESSO EST Usa Emirati Arabi Uniti CORRIERE DELLA SERA Mani pulite vent’anni fa. Sin dal settembre 2012, ritiene quindi il gip, «il sodalizio imposta la consueta strategia di individuazione delle opzioni anche politiche in grado di assicurare un intervento efficace, e degli imprenditori da favorire con avvicinamento e corteggiamento». Che le intercettazioni possano sempre avere più spunti di lettura, del resto, affiora persino nel caso di Rognoni, sul cui conto l’arrestato Sergio Cattozzo (ex segretario dell’Udc ligure e collaboratore di Frigerio) il 20 gennaio di quest’anno esprimeva delusione dopo un iniziale periodo di abboccamenti reciproci, concordando con Frigerio su quanto fosse invece il caso di investire meno su Rognoni e più sul successore Angelo Paris, general manager di Expo 2015 pure arrestato giovedì: «...perché fra poco c’è la Città della Salute, ragazzi!... E siccome Rognoni a noi non ha dato niente, non abbiamo nemmeno debiti nei suoi confronti». Greganti il cinese Greganti, per parte sua, appare molto interessato a ritagliarsi un ruolo nella realizzazione del padiglione della Cina (con la quale ha noti legami d’affari) all’Expo 2015. Il 21 marzo scorso, al telefono con il liquidatore di Tempi Moderni S.r.l., Greganti — annota il gip — «sottolinea che la Cina ha intenzione di predisporre l’intero padiglione in modalità self-built», cioè costruendoselo da sola, «tuttavia Greganti riferisce di aver comunque rappresentato l’importanza della sua mediazione», per la quale sembrerebbe tenere rapporti con l’ambasciata di Pechino e mandare una memoria in Cina. La contabilità nelle mutande Intanto le comiche, come talvolta accade, fanno capolino al confine di cose serie. E così giovedì, durante le perquisizioni Gdf contemporanee all’arresto delle 7 persone, Cattozzo è quasi riuscito a far sparire davanti ai militari, strappandoli da una agenda e nascondendoli nelle mutande, alcuni post-it. I foglietti, una volta recuperati dall’imbarazzante nascondiglio, si sono rivelati annotazioni di cifre e percentuali e nomi: forse proprio la medesima contabilità delle tangenti su una gara di Expo 2015 che i pm Antonio D’Alessio e Claudio Gittardi avevano ascoltato in una intercettazione. L’intervista Il responsabile delle Politiche agricole: la copertura economica è stata garantita, stiamo lavorando Martina: ora una task force e 60 milioni Il ministro e gli impegni del governo: martedì dal premier azioni costruttive Expo avrà un’interfaccia tecnica a Roma MILANO — «Sembra che il passato voglia fermare il futuro e non possiamo permettercelo. Affiorano persone e metodi antichi che non possono compromettere la buona riuscita di questo evento, una opportunità enorme per il nostro Paese». Il ministro Maurizio Martina si occupa di Expo con le deleghe che il governo gli ha assegnato, se ne è occupato da sottosegretario nel governo Letta e, prima ancora, aveva seguito tutta l’operazione da consigliere regionale lombardo e leader del Pd milanese. L’altra mattina ha ascoltato presto in tivù la notizia degli arresti: «Non ci volevo credere, mi pareva tutto surreale». Poi ha realizzato. Come prima cosa, ha chiamato il commissario Giuseppe Sala per esprimergli la sua solidarietà e poi sono cominciate le tele- fonate con il premier Matteo Renzi e con i colleghi di governo: «Subito abbiamo capito che il passaggio era molto difficile e quindi serviva come risposta un segnale molto forte. Per questo abbiamo organizzato l’incontro a Milano di martedì prossimo e posso già anticipare che non si tratterà di un incontro formale». Azioni concrete? «Il governo si presenterà anzitutto per ribadire la propria fiducia al commissario, a tutti i lavoratori e alla società. Per ripetere che l’Italia vuole fortemente questa Expo. E per dare il proprio apporto costruttivo». Lo avevate detto anche durante l’ultima visita di Renzi: che ne è stato della task force operativa promessa in quella occasione? «Martedì ci sarà. E sarà l’interfaccia tecnica di Expo a Roma». 10 191 Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA miliardi di euro L’ammontare, secondo stime ufficiali, del valore aggiunto dell’indotto — sull’intero territorio nazionale — grazie a Expo 2015 mila La stima dei nuovi posti di lavoro che si creerebbero in Italia grazie alle attività legate all’Esposizione universale che si terrà a Milano l’anno prossimo I 120 milioni di euro che mancano al bilancio 2014? «Sessanta sono un problema che deve risolvere il socio camera di Commercio. Per gli altri 60, la quota che la Provincia non verserà, il governo, tramite il ministero delle Infrastrutture, si è impegnato a garantire la copertura e lavorerà anche nei prossimi giorni». Esempi di impegno concreto? «Il governo è ogni giorno concretamente impegnato per Expo. Lunedì sera abbiamo incontrato il segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon con il ministro Mogherini. Il ministro Lupi sta lavorando su trasporti e infrastrutture. Franceschini su turismo e cultura. Giannini su studenti e scuole. Io faccio la mia parte sull’agroalimentare. E potrei andare avanti con altri colleghi. Noi ci siamo e siamo anche rispettosi del ruolo e del lavoro di Sala. Ha chiesto alcuni giorni per riflettere e pensare a come ripartire: noi gli staremo a fianco». Detta così, non suona un po’ come uno scaricabarile? «Su questo, non deve esserci neppure l’ombra di un dubbio. Sala è commissario unico di governo e ha un ruolo preciso che rispettiamo. Sa tenere la barra dritta. Non è il momento in cui ognuno deve dire come la vede e la butta lì: si creerebbe soltanto il caos». Questa vicenda potrebbe mettere a rischio l’Expo? «Non dobbiamo scherzare. Io non voglio smarrire l’obiettivo cruciale che l’Italia ha con l’esposizione: rilanciare il Paese e mostrare al mondo che cosa siamo in grado di fare. L’altra sera per iniziativa del Chi è Le origini Maurizio Martina (sopra) è nato 35 anni fa a Calcinate (Bergamo). Ha un fratello e una sorella. Dal 2007 è sposato con Mara ed è padre di due figli La formazione Martina ha frequentato l’Istituto agrario di Bergamo ed è laureato in Scienze politiche In politica Ha iniziato la sua carriera politica nella Sinistra giovanile. Nel 2004 è stato eletto segretario dei Ds bergamaschi, quindi ha guidato il partito a livello lombardo La nomina Dal 22 febbraio scorso è stato nominato ministro delle Politiche agricole, alimentari e forestali governo eravamo a Roma con il segretario generale dell’Onu a presentare il lavoro che le Nazioni Unite potranno fare insieme al nostro Paese nel 2015: il segretario generale è volato in Italia a dire che quello della sicurezza alimentare, tema della Expo, sarà uno degli argomenti cruciali dei prossimi anni anche in relazione all’agenda post Bali per i nuovi obiettivi del millennio». Insomma, non si rinuncia all’Expo? «Assolutamente no. Il mondo ci sta guardando e dobbiamo essere all’altezza della situazione, anche nei passaggi difficili. E poi Expo è il Surreale «Quando ho sentito degli arresti mi è parso surreale, sembra che il passato voglia fermare il futuro» futuro, è l’orizzonte nuovo, è l’occasione. E, dopo questa vicenda, Expo è anche la chiave per capire come deve cambiare l’Italia, la metafora di un cambiamento necessario». Ministro, ma lei non è scoraggiato dopo questo episodio? «Lo sconforto c’è stato e ti viene da pensare che sia tutto molto, troppo complicato. Ma poi esce la reazione positiva che spero coinvolga tutti: io non accetto l’idea che in questo Paese non si possano raggiungere obiettivi alti perché c’è una crisi sistemica che lo impedisce. Questo è un banco di prova cruciale». Elisabetta Soglio © RIPRODUZIONE RISERVATA Milano L’appello in mensa del Commissario a tutta la squadra: «Dobbiamo crederci» Sala prepara tre nomine e rivede il progetto: cantiere da semplificare per stare nei tempi MILANO — Una mozione degli affetti, una chiamata all’unità e allo spirito di squadra. Si sono viste anche lacrime ieri mattina nella mensa della sede di Expo a Molino Dorino, dove il commissario unico Giuseppe Sala si è presentato per incontrare tutti i dipendenti della società, scossi e disorientati dopo l’arresto del super manager Angelo Paris. Sala ha invitato a restare uniti e a usare questi giorni per riflettere: «Lo sto facendo anche io. Tutti dobbiamo ritrovare motivazioni ed entusiasmo per ricominciare più convinti di prima», ha spiegato. Ma non è solo momento di riflessioni. Dall’altra sera il commissario Sala è già al lavoro con un gruppo ristretto di dirigenti per affrontare i problemi più concreti lasciati aperti dalla clamorosa e improvvisa uscita di scena di Paris. Non va dimenticato che prima del capo della direzione Costruzioni la magistratura, nell’ambito di un’altra inchiesta, aveva già decapitato il cantiere indagando l’ex direttore Alberto Porro, che faceva capo a Paris e che era stato sostituito dal giovane ingegnere Diego Riccardo Robuschi. «Dobbiamo rafforzare la squadra», ha ripetuto ieri Sala ai suoi. Anche perché nel frattempo non è ancora stato in- Sostituzioni in vista Non sarà sostituito soltanto Angelo Paris, si pensa ad altri due nuovi innesti nella società «Un successo» Il Bureau International des Expositions: «L’inchiesta? Non commentiamo. Ma Expo sarà un successo» dividuato neppure il Responsabile unico di procedimento (Rup) che si era concordato di nominare dopo l’ultimo vertice con il premier Renzi. Il commissario è in contatto con il ministro alle Infrastrutture Maurizio Lupi anche per la scelta del direttore dei lavori, che deve essere indicato di concerto con il ministero: unica idea condivisa è che dovrà essere un professionista «non lombardo» a maggiore garanzia di essere estraneo a ogni possibile giro di interessi più o meno leciti. Sulla scrivania di Sala ci sono già un paio di nomi: uno di questi ingegneri ha già avuto un primo contatto, ma la scelta non è stata fatta. E ancora: il premier Renzi, atteso in sede per martedì, dovrà portare nomi e via libera alla task force che era stata annunciata un mese fa e che terrà i rapporti con Sala. L’incontro di martedì è cruciale: il com- Al lavoro Il commissario governativo di Expo 2015 Giuseppe Sala, nato nel 1958, durante un sopralluogo al cantiere: la manifestazione aprirà i battenti il 1° maggio del prossimo anno missario porrà al governo le condizioni per ripartire insieme. E presenterà anche una sorta di «pacchetto semplificazione», per limare dove possibile i lavori del cantiere e garantire il rispetto dei tempi. Un esempio? Il Padiglione Zero, affidato a Davide Rampello, ci sarà: ma rivisto e semplificato. Dopo Renzi, mercoledì sarà in sede il segretario generale del Bureau International des Expositions (l’organismo internazionale che gestisce le esposizioni), Vicente Loscertales: «Non commentiamo i recenti eventi perché ci sono indagini in corso — hanno fatto sapere ieri dal Bie — ma non abbiamo dubbi sul fatto che questa fase verrà superata e l’Expo 2015 sarà un grande successo». E. So. Ro. Ver. © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 italia: 51575551575557 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 Politica e giustizia Il caso Le carte La lettera di Gemayel trovata in casa di Scajola «Lo portiamo in Libano» verso la pianificata conservazione dell’operatività diretta del Matacena... Ciò che merita di essere sottolineato è l’utilizzo distorto di pregressi rapporti con esponenti politici libanesi, che vengono piegati verso interessi di parte finalizzati a concordare le modalità di una operazione diretta a procurare la “evasione” di un soggetto condannato in via definitiva». Anche la candidatura sfumata dell’ex titolare del Viminale al Parlamento europeo, secondo l’accusa rientrava nei piani del gruppo che fa capo a Matacena. «Lo stesso Scajola — scrivono i pubblici ministeri — diviene funzionale nel complessivo panorama criminale, proprio in quanto interlocutore istituzionale proiettato verso una candidatura di rilievo alle prossime elezioni europee. La reazione scomposta di cui si rende protagonista Scajola nel momento in cui realizza di essere stato estromesso, è la migliore conferma del particolare interesse, non solo personale, verso quell’ambito politico sovranazionale particolarmente appetibile». Nella ricostruzione della procura viene evidenziato «il sistema perverso e illegale finalizzato a garantire ancora oggi la utilizzabilità di canali privilegiati di arricchimento anche in ambito comunitario». Venti righe al computer scritte dall’ex presidente «Caro Claudio, Matacena avrà un documento» ROMA — Una lettera di una ventina di righe scritta al computer, in lingua francese, per garantire che «la persona potrà beneficiare in maniera riservata della stessa posizione di cui attualmente gode a Dubai. Avrà un documento di identità. Della questione si occuperà un mio incaricato e troveremo un modo per far uscire la persona dagli Emirati Arabi e farlo arrivare in Libano». È indirizzata a «mio caro Claudio», si conclude con un «amichevolmente», ed è stata sequestrata a Claudio Scajola durante la perquisizione effettuata dopo l’arresto. In calce c’è una sigla illeggibile, ma gli investigatori della Dia sono convinti che il mittente sia l’ex presidente libanese Amin Gemayel. Proprio lui sarebbe infatti il terminale della «rete» tessuta per favorire la latitanza dell’ex parlamentare del Pdl Amedeo Matacena, aiutandolo a trasferirsi da Dubai a Beirut e così a sfuggire all’esecuzione della condanna definitiva a cinque anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa, inflitta in Italia. Nella missiva l’autore specifica che «per poter agire bisogna soltanto aspettare che si trovi un accordo per la formazione del nuovo governo». Ma soprattutto rassicura l’ex ministro italiano sulla consapevolezza che «la que- va». Le misure La richiesta delle misure cautelari per Amedeo Matacena, sua moglie Chiara Rizzo e altri cinque L’interesse «autonomo» di Scajola verso l’operatività di Matacena Nella richiesta di arresto i pm scrivono: «La determinazione che caratterizza l’agire dello Scajola dimostra in modo inattaccabile che lo stesso è portatore di un interesse autonomo A Beirut L’ex presidente del Libano Amin Gemayel: ha ricoperto il suo incarico dal 1982 al 1988 (Epa/Hamzeh/Ansa) Il ruolo di mediatore «Decidi, mi sono esposto» L’8 ottobre scorso, quando Matacena viene liberato dopo essere stato fermato a Dubai, Scajola contatta la moglie Chiara Rizzo. Scajola: «Allora, senti sono contentissimo, stanotte ho dormito bene fino alle sette e mezza di mattina, ieri sera l’ho detto subito a Maria Teresa che tu mi hai chiamato per dirmi che Amedeo ti aveva detto la notizia, te l’aveva data Amedeo a te». Rizzo: «Sì». Scajola: «E che ti ha ... e che ti ha detto, “avverti per primo Claudio perchè Claudio ci è stato molto vicino!”». Rizzo: «Okay». Scajola: «“Maria Teresa” (verosimilmente Verda Maria Teresa, moglie di Scajola, ndr) mi ha detto, “se la senti ancora, un abbraccio forte ❜❜ ❜❜ stione merita la massima attenzione e il mio incaricato ti terrà informato». forte!”, punto ... seconda cosa, tu, qualunque cosa tu abbia bisogno adesso, qualunque cosa, telefonami, dalla più scema alla più importante, capito?». Rizzo: «Va bene». Scajola: «Per andare giù ti serve qualcosa?». Rizzo: «No, no, non mi serve niente». Scajola: «Non hai bisogno di...». Rizzo: «No, niente, grazie, non ho bisogno di niente ... che fai tu?». Scajola: «Sei sicura, tranquilla». Rizzo: «Sicura... tranquilla!». ... OMISSIS ... Rizzo: «Ma ora la notizia uscirà, secondo te?». Scajola: «Ma io aspetterei ... se serve te la faccio uscire io ma, bisogna aspettare, prima sappiamo bene le motivazioni». Rizzo: «No, ora se la tengono ... no, no, io non la voglio, però, per dirti ... per dirti, prima fanno 50.000 pagine, “ah, ecco ... così, colà ... “, ora voglio vederla tutta per vedere, no?». Scajola: «Eh, si, ma lì ce la giochiamo poi bene... ieri sera ho ricevuto un messaggino...». Il ruolo di mediatore con gli esponenti libanesi ricoperto da Scajola emerge in maniera chiara proprio dalle sue conversazioni con la moglie di Matacena, Chiara Rizzo. Il 10 dicembre scorso, dopo aver avuto alcuni contatti riguardanti la permanenza di Matacena a Dubai, l’ex ministro la chiama «siccome dobbiamo definire quelle cose, volevo sapere se ti interessano o se non ti interessano perché bisogna prendere delle decisioni perché io mi sono esposto... e sono di tre generi le decisioni, una... non so se mi riesco a far capire, una è quella laggiù dove io devo dare delle risposte». Uomini di scorta usati anche da Chiara Rizzo Disposizioni perché vadano all’estero senza “gli attrezzi” La scorta usata anche dalla signora per spostamenti più agevoli I magistrati — il procuratore di Reggio Calabria Federico Cafiero De Raho, il suo sostituto Giuseppe Lombardo e il sostituto procuratore nazionale antimafia Francesco Curcio — accusano Scajola di aver favorito la latitanza di Matacena «per tutelare gli interessi di natura economico-imprenditoriale in comune e portare a buon fine le operazioni in corso» e di aver «messo a disposizione un completo apparato logistico e una fitta rete di relazioni personali». Di questo apparato fa parte anche la scorta dell’ex ministro che, evidenziano i pubblici ministeri, «risulta parte attiva e determinante a garantire agevoli spostamenti nel territorio italiano della moglie di Matacena». Non solo. I pedinamenti e le intercettazioni dimostrano come Scajola «si spinge a dare disposizioni che la scorta si rechi in territorio estero senza “gli attrezzi”». Spesso Scajola utilizza gli uomini della scorta anche per effettuare controlli per conto della signora Matacena. Annotano gli investigatori: «La prudenza e le procedure utilizzate per lo spostamento da Montecarlo a Milano e l’attenzione dimostrata per situazioni ritenute anomale — vedi il caso dell’autovettura di cui Stefano (uno dei poliziotti inseriti nel dispositivo di tutela, ndr) si annota la targa e per la quale Scajola si adopera per sapere il proprietario — non fanno altro che confermare la natura illecita della condotta, particolarmente grave per la piena consapevolezza che si registra in capo al predetto e per la strumentalizzazione verso fini antigiuridici, ed ancor prima eticamente riprovevoli, del suo ruolo pubblico e della particolare influenza che ne deri- Utilizzo distorto di rapporti con esponenti politici stranieri piegati verso interessi di parte Giovanni Bianconi Fiorenza Sarzanini © RIPRODUZIONE RISERVATA 6 Primo Piano Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Politica e giustizia La giornata L’inchiesta L’ex ministro in carcere non risponde al giudice La difesa di Berlusconi Il leader di FI: arresto assurdo e umiliante REGGIO CALABRIA — Una notte insonne, in isolamento, a ricordare dettagli e circostanze per difendersi dall’accusa contestata dalla Procura di Reggio Calabria di aver favorito la latitanza di Amedeo Matacena, ex deputato di Forza Italia, condannato in via definitiva a cinque anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Claudio Scajola ex ministro dell’Interno, si era preparato a rispondere al Gip, ieri pomeriggio, nell’interrogatorio di garanzia, ma il suo legale Giorgio Perroni l’ha frenato e consigliato di «avvalersi della facoltà di non rispondere». Perché, ha spiegato il legale, «è necessario fare un interrogatorio più completo e preciso la prossima settimana, non avendo avuto modo di parlare con il mio assistito e perché ci sono 38 faldoni da studiare». E deve essere stata dura convincere l’ex ministro vista la voglia di parlare, «sono tranquillo e riuscirò a chiarire tutto». Per i magistrati di Reggio Calabria c’è poco da chiarire. Ieri Silvio Berlusconi ha detto che «è assurdo e umiliante mettere in carcere una persona che ha fatto il ministro dell’Interno solo perché ha aiutato a trasferire un amico latitante». La Procura di Reggio Calabria la pensa in maniera diversa, tant’è che ha deciso di presentare ricorso al Tribunale del Riesame contro la decisione del Gip di rigettare l’aggravante dell’articolo 7, per aver favorito un’associazione mafiosa. Scajola — secondo il ragionamento della Procura reggina — favorendo la latitanza di Matacena avrebbe messo in atto una serie di comporta- menti che avrebbero dovuto, nelle intenzioni, mascherare società e conti che altrimenti potevano essere sottoposti a sequestro». Un passaggio che il procuratore Cafiero de Raho considera determinante perché «ipotizza che le società di Matacena siano state utilizzate dalla ‘ndrangheta per arrivare ai salotti dell’alta finanza». Ieri Amedeo Matacena tramite il suo avvocato Enzo Caccavari ha detto di essere «fiducioso nell’operato della magistratura» e di «riuscire a dimostrare la mia innocenza». Il Gip Olga «Mamma» in codice Il deputato fuggito a Dubai nelle conversazioni veniva indicato come «mamma» Tarzia scrive che Claudio Scajola si «è messo a disposizione» di Chiara Rizzo, moglie dell’armatore Matacena. I primi contatti telefonici tra i due risalgono al 2 agosto 2013. Scajola e Rizzo usano parole in codice per discutere di come spostare dagli I pedinamenti 15 gennaio L’ex ministro Claudio Scajola nei filmati degli inquirenti in auto in compagnia di Chiara Rizzo, la moglie di Amedeo Matacena Emirati Arabi al Libano il latitante Matacena. «C’era il timore che venisse emessa la sentenza nel procedimento pendente a Dubai, cui sarebbe potuta conseguire l’espulsione da quel Paese, con il rischio di essere tratto in arresto e trasferito in Italia», scrive il gip Olga Tarzia. Nel linguaggio criptico Amedeo Matacena è la «mamma». Scajola tranquillizza Chiara Rizzo riferendole di avere «contatti con un ministro in carico in quello Stato»(Libano). La Dia ha documentato che Claudio Scajola poteva contare sull’aiuto di Vincenzo Speziali, un calabrese residente a Beirut sposato con la nipote di Amin Gemayel, ex presidente del Libano. Carlo Macrì [email protected] La carriera Nato a Imperia 66 anni fa, è stato sindaco della sua città per la Dc, poi in Forza Italia (anche come coordinatore) e ministro dell’Interno e dello Sviluppo economico L’arresto Giovedì mattina Scajola (nella foto Carconi/Ansa) è stato arrestato nell’ambito dell’inchiesta condotta dalla Procura di Reggio Calabria, con l’accusa di essersi prodigato a favore di Amedeo Matacena, ex parlamentare di Forza Italia, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa e attualmente a Dubai I coinvolti Custodia cautelare in carcere diposta, oltre che per Scajola, anche per Amedeo Matacena e la moglie Chiara Rizzo, e per Martino Politi, collaboratore della famiglia Matacena. Ai domiciliari invece la madre di Matacena, Raffaella De Carolis, la segretaria Maria Grazia Fiordalisi, la segretaria di Scajola Roberta Sacco e Antonio Chillemi, anche lui collaboratore dei Matacena © RIPRODUZIONE RISERVATA Il ritratto Secondo l’accusa, Scajola totalmente «asservito» L’auto alla moglie di Matacena Lei: su di me si sono dette falsità ROMA — «Sto rientrando in Italia. Mi voglio mettere a disposizione della giustizia. Mi scusi tanto... non mi sento bene». Al telefono da Palazzo «Le Victoria», al numero 13 della prestigiosa Boulevard Princess Charlotte di Montecarlo, Chiara Rizzo, la moglie dell’ex senatore pdl latitante Amedeo Matacena, risponde con voce provata: «Su di me sono state dette tante cose ingiuste». Ma davvero sta tornando? «Sì, sì, ma datemi un po’ di tempo. Voglio soltanto abbracciare i miei figli. Non voglio altro». Il sogno dorato della bionda quarantatreenne, che da Messina ha scalato le vette dell’alta società, affascinando politici, ministri e imprenditori, si è infranto giovedì fragorosamente su quelle righe dell’ordinanza di custodia cautelare che la rende ufficialmente latitante, finché non si presenterà come ieri prometteva. Considerata l’«anello di congiunzione indispensabile» per «l’intera operazione di mascheramento» del marito, sfuggito a un mandato di cattura per concorso esterno in associazione mafiosa. Nell’intrigo ’ndrangheta-politicamassoneria, che fa da sfondo alla fuga di Matacena, Chiara Rizzo è l’elemento più brioso. Il 25 febbraio di quest’anno, in piena latitanza del marito, viene colta da un paparazzo, al «Festival de la Comedie» di Montecarlo, con l’ingegnere Francesco Gaetano Bellavista Caltagirone e scambiata per la «sua signora». Un equivoco nato forse dal rapporto di amicizia di Lady Matacena con l’imprenditore romano, finito sotto inchiesta per il porto turistico di Imperia, che spesso l’ha ospitata per il week-end nella casa vicino Nizza. A Imperia Chiara Rizzo era vista spesso sfrecciare sulla Porsche Cayenne in compagnia di Claudio Scajola che, secondo l’ordinanza di custodia cautelare, le era completa- L’alta società Messinese, due figli, nel 2010 è tra le undici donne più belle di Monaco Tante amicizie nell’alta società monegasca L’anello Per l’accusa è l’«anello di congiunzione indispensabile» per «l’intera operazione di mascheramento» del marito mente «asservito». E le aveva messo «a disposizione un complesso apparato logistico ed una fitta rete di relazioni personali, per tutelare gli interessi di natura economica». Ma anche a Montecarlo Chiara Rizzo riscuoteva un discreto successo personale. Nel 2010 era comparsa fra le 11 più belle «Women of Monaco», in un libro fotografico i cui proventi erano stati devoluti all’Association Mondiale Amis De l’Enfance, della principessa Grace. Nata a Messina, due figli. La sua storia con l’ex parlamentare azzurro, conosciuto a Panarea, l’aveva raccontata in una rivista patinata della Costa Azzurra: Il foglio italiano. Dove dichiarava: «Tutto ruota attorno alla famiglia, la mia bella, unica, indissolubile famiglia e i suoi amici». Monaco per lei era «un’utopia realizzata» dove «avvengono cose che nelle altre parti del mondo stentano a realizzarsi». Il primo duro colpo arriva con l’arresto del marito a Dubai. Lei si lamenta con l’amica Elvira che «non era vero quello che gli hanno detto che poteva andare» e che invece «appena arrivato lo hanno preso». Poi le manovre per la fuga di lui. Le telefonate con l’ex ministro dell’Interno che, secondo i magistrati, pianifica con lei la latitanza della «mamma» (per gli inquirenti il marito in fuga). E le offre un amichevole sostegno, informandosi delle sue condizioni e augurandole «sogni d’oro». Quelli che, se torna, Chiara Rizzo dovrà fare dietro le sbarre. Virginia Piccolillo © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 italia: 51575551575557 7 8 italia: 51575551575557 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 9 Politica e giustizia La sentenza «Sette anni a Dell’Utri» La condanna è definitiva La Cassazione conferma, arriva l’ordine di carcerazione ROMA — Ricorso rigettato, sentenza definitiva, condanna confermata. L’ex senatore Marcello Dell’Utri, braccio destro di Silvio Berlusconi prima nelle imprese edilizie e televisive e poi in quella politica, co-fondatore di Forza Italia, deve scontare sette anni di carcere per concorso esterno in associazione mafiosa. Per quasi un ventennio, dal 1974 al 1992, è stato il mediatore e il garante di un accordo tra i boss di Cosa nostra e il suo capo, Berlusconi appunto, che ha portato soldi ai primi e protezione al secondo. Così ha stabilito ieri sera la quinta sezione penale della corte di Cassazione,pochi minuti prima delle 22, nella semioscurità del «palazzaccio» di piazza Cavour e nella stessa aula in cui fu pronunciata, quasi un anno fa, la condanna definitiva dell’ex presidente del Consiglio. Ora è toccato a uno dei suoi principali collaboratori, che però non era presente ma piantonato in una stanza d’ospedale di Beirut, dov’è stato arrestato La mediazione con la mafia Per vent’anni, fino al ‘92, secondo i giudici è stato mediatore e garante di un accordo tra i boss di Cosa nostra e Berlusconi il 12 aprile su richiesta italiana. Il ministero della Giustizia aveva già presentato la domanda di estradizione, ma ora cambierà il titolo della richiesta: una consegna non più per eseguire una «misura cautelare» di tipo preventivo, bensì per un ordine di carcerazione già emesso ieri sera dalla Procura generale di Palermo per dare corso a una condanna definitiva. Stamattina gli uffici del Guardasigilli invieranno la missiva con l’aggiornamento della situazione a Beirut, dove nei prossimi giorni si avvierà un’altra battaglia, dall’esito incerto. Con altre regole: quelle dei codici libanesi e della diplomazia. Il destino di Dell’Utri ora non dipende più dalla giustizia italiana, che ha dichiarato definitivamente la colpevolezza dell’imputato. Il quale, immaginando questo esito, s’era dato alla «latitanza preventiva» . Una scelta di cui ieri ha parlato ai giudici supremi uno dei suoi difensori, l’avvocato Massimo Krogh: «È un uomo provato, perché vent’anni di indagini e processi senza conclusioni tangibili fiac- La vicenda Il processo Rinviato a giudizio nel 1997, nel 2004 Marcello Dell’Utri è condannato dal Tribunale di Palermo a 9 nove anni e interdizione perpetua dai pubblici uffici per concorso esterno in associazione mafiosa Il ricalcolo Nel 2010 la Corte d’appello riduce la pena a 7 anni: i giudici ritengono provati i rapporti di Dell’Utri con la mafia fino al 1992, mentre lo assolvono per i fatti successivi In Appello La Cassazione nel 2012 annulla parzialmente la sentenza di secondo grado e dispone un nuovo giudizio in Appello: il 25 marzo 2013 viene confermata la condanna a 7 anni In Libano In vista della pronuncia della Cassazione, la Corte di appello di Palermo emette il mese scorso un ordine di arresto per Dell’Utri, per pericolo di fuga L’estradizione Emesso l’ordine d’arresto si scopre che Dell’Utri è già a Beirut, dove è tutt’ora piantonato in ospedale in attesa che la giustizia libanese decida sull’estradizione La battaglia per evitare l’estradizione A Beirut l’attesa in ospedale I legali lo vedranno oggi DAL NOSTRO INVIATO BEIRUT — Prescrizione, reato inesistente, persecuzione: anche dopo la condanna definitiva a 7 anni di carcere, sarà questa la strategia legale per ottenere in Libano la scarcerazione di Marcello Dell’Utri, che ieri ha atteso la sentenza della Cassazione nella stanza dell’ospedale Al Hayat di Beirut, dove è piantonato dal 16 aprile scorso, 4 giorni dopo l’arresto. Solo oggi gli avvocati Akram Azoury e Nasser Al Kalil potranno comunicargli la decisione della Cassazione. I legali stanno perfezionando le mosse per attaccare la richiesta di estradizione trasmessa dall’Italia ma non ancora giunta al procuratore generale Samir Hammud. Il trattato Italia-Libano prevede che non venga concessa l’estradizione se il reato è prescritto anche in uno solo dei due stati. «Dell’Utri può essere processato per fatti fino al ‘92. In Libano la prescrizione, che scatta dopo 10 anni, è arrivata nel 2002», anche se il cammino difensivo diventa più impervio con la condanna definitiva perché il trattato sostanzialmente prevede il riconoscimento delle sentenze. L’estradizione avviene, inoltre, se il reato è previsto in entrambi i Paesi e il concorso esterno in associazione mafiosa, secondo Azoury, «non può essere paragonato alla “associazione di malfattori” libanese», anche se ci sono giuristi che la pensano diversamente. I legali proveranno anche a «buttarla» in politica, perché non si estrada se c’è il sospetto di una persecuzione. «Questo è un affare politico in Italia» ripete Azoury. Non parla di un complotto, ma sottolinea: «Forza Italia è stata fondata nel 1994 e proprio quell’anno l’inchiesta è cominciata». Giuseppe Guastella © RIPRODUZIONE RISERVATA cano chiunque e possono far perdere la testa. Con un’iniziativa personale, che io non condivido ma posso comprendere, ha fatto quello che ha fatto...». E l’altro difensore, Giuseppe Di Peri, dopo la condanna aggiunge: «Per l’iter dell’estradizione non cambia molto, vedremo come andrà a finire». Considerazioni che non hanno inciso sul giudizio finale, dove si cristallizza una situazione di colpevolezza già pronunciata per tre volte nella sentenza di primo grado e nelle due di appello, inframmezzate da un annullamento in Cassazione, due anni fa. Resta intatta l’assoluzione per i fatti successivi al 1992, quindi nel rafforzamento di Cosa nostra assicurato dall’ex senatore non rientra la nascita di Forza Italia. Ma per il resto, attraverso il vero e proprio «accordo» stipulato grazie a lui tra Berlusconi e i boss, «Dell’Utri ha consentito che l’associazione mafiosa consolidasse il proprio potere». Le tappe Marcello Dell’Utri il 25 marzo 2013 fuori dalla Corte d’Appello di Palermo Il patto ha continuato a funzionare anche nel periodo, a cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta, in cui il braccio destro dell’allora imprenditore milanese s’era formalmente distaccato dalle aziende del futuro premier. «Dell’Utri è sempre rimasto colui che garantiva Berlusconi da Cosa nostra e Berlusconi a Cosa nostra», ha ribadito nella sua requisitoria il sostituto procuratore generale Aurelio Galasso, chiedendo la conferma della condanna. Non solo con la vecchia mafia dei boss Bontate e Teresi, che s’incontrarono con Berlusconi nel maggio 1974, in un appuntamento organizzato proprio da Dell’Utri, ma anche con i Corleonesi di Totò Riina, che tra il 1980 e il 1981 spazzò la leadership palermitana e conquistò il potere dentro l’organizzazione criminale. Stabilendo nuove regole e decidendo lui che cosa fare con gli interlocutori interni e esterni a Cosa nostra. E così, quando nel 1984 i fratelli Pullarà, che si consideravano gli eredi di Bontate, cominciarono a pretendere un po’ troppo da Dell’Utri (e quindi da Berlusconi, che materialmente pagava), il «mediatore» fece presenti le proprie rimostranze, che arrivarono al padrino corleonese. Il quale mise a tacere gli affiliati che avanzavano richieste eccessive, estromettendoli dalle tangenti. Anche questa storia è diventata una prova a carico di Dell’Utri: «Riina preferì tutelare lui rispetto ai suoi capifamiglia, i pagamenti pretesi raddoppiarono perché lo decise lui, ma non risulta che Berlusconi e Dell’Utri se ne siano lamentati», ha sostenuto il pm Galasso. E c’era un motivo non solo economico che spinse il «capo dei capi» a «tutelare» il rapporto con Dell’Utri, com’è scritto nella sentenza confermata: «Riina non aveva fatto mistero del fatto che l’interesse che lo spingeva a curare questo canale di approvvigionamento era anche quello di natura politica. Dell’Utri, per il boss mafioso, rappresentava un contatto determinante con Silvio Berlusconi e dunque, a suo avviso, con l’onorevole Bettino Craxi». Parole che ripropongono gli intrecci mai del tutto svelati tra mafia e politica, e che da ieri sera sono entrate in maniera definitiva nella storia giudiziaria d’Italia. Chiuso il capitolo processuale, ora se ne apre un altro, per tentare di far scontare la pena al condannato. Giovanni Bianconi © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Primo Piano Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Politica e giustizia L’ex premier Camice bianco e lezione con l’esperta Berlusconi tra i malati di Alzheimer Il debutto ai servizi sociali. Poi scherza: ho cercato facce nuove per il partito La vicenda La sentenza Dalla condanna definitiva alla decadenza Lo scorso primo agosto Silvio Berlusconi viene condannato definitivamente dalla Corte di cassazione a 4 anni (di cui 3 coperti da indulto) per frode fiscale nell’ambito del processo Mediaset. Il 27 novembre Palazzo Madama vota la sua decadenza da senatore, come previsto dalla legge Severino in seguito alla condanna Le pene Interdizione e affidamento in prova Il 18 marzo la Cassazione conferma la pena accessoria di 2 anni di interdizione dai pubblici uffici. Il 15 aprile il Tribunale di sorveglianza accoglie la richiesta dell’ex premier di poter scontare i 12 mesi di pena residua con l’affidamento in prova ai servizi sociali, misura alternativa ai domiciliari Le misure L’assistenza ai disabili nel Milanese Una volta a settimana, per almeno 4 ore consecutive (per un minimo totale di 168 ore), Berlusconi dovrà assicurare «assistenza» o «animazione» agli anziani disabili della Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone, nel Milanese, e tenere comportamenti consoni a civile convivenza, decoro e rispetto delle istituzioni Il sostituto pg L’avviso a non diffamare i singoli pm Il sostituto procuratore generale Lamanna ha ricordato che Berlusconi rischierebbe la revoca dei servizi sociali se cedesse al riflesso non tanto di esprimersi aspramente sulla giustizia quanto di diffamare o calunniare singoli pm. Se poi il Tribunale giudicasse fallita la prova, espierebbe i 12 mesi di pena da capo ai domiciliari CESANO BOSCONE — La Dicono che sia stato «serio», contato delle barzellette, e ha giacca con la spilla di Forza Italia Il primo giorno «umile», che si sia dilungato alternato risposte riflessive ad poggiata sull’appendiabiti. Il ca- Più tardi dice di aver nelle presentazioni, che abbia altre scherzose che hanno promice bianco indossato sopra la raccontato barzellette. evitato spettacoli inopportuni: vocato imbarazzo, fastidio e una maglietta a girocollo blu scuro e vi son poveri signori così flagel- certa rabbia in Sacra Famiglia. Se i pantaloni di taglio sartoriale. «C’è tanta dedizione. Ho lati dall’Alzheimer che d’im- per esempio «Ho visto tanta deLe gambe accavallate ora da una visto persone che provviso non riconoscono i pro- dizione verso i malati» e «purparte ora dall’altra. Sedie e tavo- potrebbero tenere in mano pri figli quarantenni. Lui non ha troppo non ho dato nulla, sono lino da giardino nel prato di erba lo spogliatoio del Milan» detto nulla all’arrivo e nulla al- stato un disturbo», nello stesso curata. Un angolo d’ombra a ril’uscita, salvo un «È andata be- tempo, pur ricordando(si) l’indosso del portico. Un uomo che ne». Ma alle diciotto, in un’in- vito al silenzio da parte del Triascolta; una donna che parla, fra tervista all’emittente Telelom- bunale, «Ho incontrato persone le mani ha gli occhiali da sole e bardia, ha confessato d’aver rac- che potrebbero tenere in mano alcuni fogli di carta pielo spogliatoio del Milan» oppure ni di regole, consigli e «sono stato a Cesano per cercare istruzioni che consefacce nuove per il mio partito». gnerà al nuovo ospite. Che poi, a sgusciare in mezzo al Metà della prima caos (130 giornalisti accreditati) mattinata ai servizi sociali Silvio Berlusconi L’impatto l’ha trascorsa a lezione da Giuliana Mura, reDall’interno dicono che è sponsabile della resistato serio e umile. Subito denza San Pietro, uno l’ingresso in una camera dei reparti della Sacra con quattro pazienti Famiglia. Tre nuclei, sessanta anziani in maggioranza malati d’Alzheimer, età media e a districarsi nel poderoso serottant’anni, uno stadio vizio d’ordine (poliziotti, caradella malattia mediobinieri, una decina di guardie avanzato che l’ex predell’Ivri solitamente di turno a mier ha visto in svariaMediaset), di volti nuovi per il te, disperate manifestapartito uno ce n’è stato. Sonia zioni: il vomito sul baFatnassi, 34 anni, accento bergavaglio, le operazioni di masco, papà di Tunisi, laurea e igiene personale conmaster, candidata per le Eurodotte dagli operatori, il pee con Forza Italia, con furbizia faticoso coordinamene tenacia ha raggiunto le vicito motorio al ritmo di nanze del reparto San Pietro. Lì musica, con la guida dei avrebbe voluto proporre a Bermedici, nella palestra lusconi un incontro di lavoro, della riabilitazione. Ressa Cameraman, fotografi e cronisti ieri a Cesano Boscone per Berlusconi (Ap) «per esporgli le mie idee». SeNon l’hanno accolto con caffé e biscotti, non gli hanno risparmiato la quotidianità: Il governatore in visita allo stabilimento della Beretta sceso dalla macchina, accompagnato dalla scorta alla porta a vetri dell’ingresso, nella hall Berlusconi ha incontrato Michele Restelli, a capo delle residenze «Siamo molto orgogliosi di avere qui in Lombardia una assistenziali della Sacra Famiproduzione di eccellenza come le armi della storica fabbrica glia. Ha girato a destra, oltre la Beretta»: lo ha detto il presidente della Lombardia, Roberto porta che s’apre digitando un Maroni, in visita allo stabilimento dell’azienda di Gardone codice segreto e conduce ai corVal Trompia, in provincia di Brescia (foto Cavicchi). Durante ridoi dalle pareti chiare. Subito la giornata il governatore ha inaugurato il nuovo balipedio, l’hanno fatto accomodare in una ovvero la galleria di tiro per il collaudo delle armi, e ha prima camera (quattro malati), provato pistole e mitra. l’hanno portato in altri spazi, © RIPRODUZIONE RISERVATA l’hanno condotto al primo piano. Maroni con il mitra: eccellenza lombarda nonché è stata bloccata dalla calca dei suddetti giornalisti, una baraonda tale che con probabilità, da venerdì, a sentire la telefonata del giudice di Sorveglianza Beatrice Crosti al direttore della Sacra Famiglia Paolo Pigni, si starà tutti quanti all’esterno. Male l’offensiva della generosa Sonia; un successone quella della signora Noemi, astutamente posizionatasi all’uscita. L’ex premier, nell’andarsene, l’ha notata, ha aperto la portiera, le ha stretto la mano. Già che ci siamo, ci sarebbe un terzo e ultimo personaggio di giornata: Pippo Fiorito, 65 anni, sindacalista del Cub, la Confederazione unitaria di base, in azione a inizio mattinata. Fiorito, pensando d’essere un cavallo imbizzarrito, alla comparsa di Berlusconi ha iniziato a correre. Insisteva invocando, naturalmente non per stesso, la galera. Fiorito ha promesso nuovi colpi, non banali proteste ma «performance». L’hanno placcato e cacciato. Anche Berlusconi ha annunciato sorprese. «Porterò orologi del Milan» ha detto a Telelom- bardia. Cosa succederà venerdì? Il personale della Sacra Famiglia, inchiodato al silenzio da circolari che evocano licenziamenti per comportamenti non idonei (al San Pietro i cellulari di dottori e infermieri son stati sigillati negli armadietti), mormora nella pausa pranzo. «Una situazione offensiva». Gente che lavora da trent’anni s’è vista chiedere la carta d’identità al portone. Al Pio XI, nella palazzina che ospita direzione e ambulatori, incontriamo una signora calabrese, di Gioia Tauro. È qui per una visita. Ha un bastone e l’affanno. «Di solito mi accompagnano in macchina, oggi non si poteva e sono venuta a piedi per i viali dell’istituto». Il reparto San Pietro confina con la palazzina Santa Rita. Ci sono ragazzi con gravi problemi psichici. Avanzano scomposti nel giardino, si appendono alle reti, si accasciano. Qualcuno, nell’attesa di Silvio Berlusconi, li riprende con la telecamera e chiede che ne pensano. Andrea Galli © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena L’incipit: «Mai avrei immaginato di trovarmi su questo palco....». Poi la frenata Quel discorso per Marina preparato sette mesi fa SEGUE DALLA PRIMA «Di Berlusconi, Renzi a suo modo ripropone l’epopea della rivoluzione liberale per il cambiamento dello Stato. Mentre Grillo — a detta del dirigente forzista — ha ereditato il profilo antipolitico», compresa la prosa iconoclasta, la stessa che venti anni fa contraddistingueva il Cavaliere, impegnato a bonificare la «cloaca romana». Non è un caso, quindi, se l’ex premier aveva tentato di avvicinare i leader del Pd e dei Cinquestelle, perché in entrambi aveva rivisto un pezzo di se stesso. Ora che i due sembrano avergli strappato ruolo e primato, offrendosi agli elettori come i capi di un nuovo bipolarismo, Berlusconi si rammarica per quello che considera un suo errore: «Ho sbagliato e mi morderei la lingua», ha ammesso il Cavaliere, quando alcuni dirigenti gli hanno rimarcato i «troppi endorsement» a favore del premier democratico. Ma le difficoltà non possono esse- re ridotte a questo passo falso. È vero, inseguendo l’abbraccio con Renzi, Berlusconi ha disatteso una regola aurea della politica, che ha sempre ripetuto ai suoi adepti e che lo ha reso vincente: «Non c’è grande partito senza un grande nemico». Ma il leader del Pd, non avendo l’imprinting comunista, impedisce oggi di ripro- Settegiorni porre il vecchio schema. C’è invece un altro problema, di cui il Cavaliere è consapevole, e che di fatto è stato evidenziato con il rilancio del marchio Forza Italia: un’operazione simile a quella decisa agli inizi degli anni Novanta dalla Dc, che ripropose il simbolo del Ppi perché sperava con un ritorno alle origini di rigenerarsi. L’idea del futuro incarnato dall’eventuale discesa in campo di Marina resta così all’orizzonte per esorcizzare il declino, sebbene sia ancora legato a molte, troppe variabili. Di certo quel discorso — preparato lo scorso autunno — prefigurava la fine immediata della legislatura e il ritorno alle urne. Adesso tutto è cambiato, e c’è un motivo se il possibile «sacrificio» della figlia non pare aver acceso l’immaginario di quella parte dell’elettorato azzurro che — a detta dei rilevamenti demoscopici — sarebbe per il momento intenzionata a disertare il voto. Il fatto è che gli «altri figli» di Berlusconi stanno cannibalizzando la competizione, come si fossero divisi l’eredità politica e mediatica del Cavaliere. Anche se nulla è scontato, visto che ieri non c’è stato sondaggista a non aver preso le distanze da se stesso e dai propri numeri. Diamanti su Repubblica ha esortato i lettori alla «prudenza», D’Alimonte sul Sole li ha invitati alla «cautela». L’unica certezza è «l’incertezza», per dirla con Pagnoncelli sul Corriere. Ma è evidente che Forza Italia non decolla, se Berlusconi ha già cambiato comunicazione in campagna elettorale. All’inizio c’era la sfida con Grillo per il secondo posto, ora — come se avesse già metabolizzato il terzo posto — cerca di invogliare l’elettorato, puntando al superamento di una certa «quota». Già, ma quale? Se fosse «quota 20%» si tratterebbe del peggior risultato mai ottenuto da Berlusconi in undici competizioni dal ‘94 ad oggi. Perciò da ieri ha preso a parlare del 25%. Resta la preoccupazione di ritrovarsi il giorno dopo le urne dietro Renzi e Grillo, inseguito dalla profezia di Alfano che — dopo la separazione — disse che «senza di noi Forza Italia sarà un terzo polo». Il fatto è che la disgregazione del centrodestra potrebbe anticipare una crisi di sistema, che le ultime inchieste rischiano di accelerare. Infatti il leader di M5S — come nel ‘94 fece Berlusconi — vellica il giustizialismo, perché nel fuoco purificatore in cui Lo scorso autunno Il testo era stato preparato di fronte all’ipotesi di una fine immediata della legislatura e di un ritorno alle urne si vedono bruciare gli altri è più facile pensare di purificare se stessi. «O noi o loro», dice Grillo: un concetto semplice e rivoluzionario, con cui prova ad accomunare tutti gli avversari. E Renzi, l’altro «figlio» di Berlusconi, prova ad evitare l’equiparazione con il Cavaliere, e contrappone alla «rabbia» del capo dei grillini la «speranza» del suo esecutivo. Perché, ecco la novità, dai sondaggi è emerso che una parte consistente di elettori considera Renzi il leader di un «partito del governo». La partita elettorale dunque è vista come una sfida a due, e sembra al momento oscurare il ruolo dell’ex premier. Gli effetti di questo nuovo scenario saranno chiari solo all’apertura delle urne, ma la morsa in cui si trova Berlusconi fa capire che sono pochi i margini di azione. Per questo motivo ha frenato i propri istinti e ha evitato la rottura sulle riforme con Renzi, per non consegnarsi a Grillo. Il Cavaliere, che sette mesi fa aveva preparato il discorso per la figlia, deve vedersela con i suoi «figli». Francesco Verderami © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Primo Piano 11 italia: 51575551575557 La spilla Silvio Berlusconi lascia la Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone dov’era arrivato in mattinata per il primo giorno di servizio sociale nella struttura. Con lui, il direttore dei servizi residenziali della fondazione, Michele Restelli. L’ex presidente del Consiglio indossava una giacca e una maglia blu: sul bavero spiccava una spilletta di Forza Italia (nel tondo) (Photomasi) La protesta Il sindacalista Cub Pippo Fiorito ieri davanti alla fondazione: «Noi lavoratori italiani abbiamo un sogno, Berlusconi a San Vittore» (foto Aldo Liverani) La strategia I sondaggi e le preoccupazioni in Forza Italia La rincorsa per le urne: i conti si faranno nell’ultima settimana L’ex Cavaliere alza i toni sul governo ROMA — Torna a parlare della sentenza Mediaset, definendola «politica» e difende a spada tratta quello che è stato uno degli uomini a lui più vicini, cioè Claudio Scajola. Silvio Berlusconi va all’attacco sul terreno più delicato, quello della giustizia, che continua a portargli guai diretti e indiretti. Ma indurisce i toni anche rispetto al governo. Giurando che non è lui ad essere «sotto il ricatto di Renzi», ma semmai «siamo noi che potremmo non dargli i voti per le riforme». Se non è una minaccia, è comunque il messaggio che deve passare assieme a quello netto che con Renzi non è previsto alcun avvicinamento post-elettorale: «Siamo all’opposizione di questo governo e non vi potremmo rientrare neppure dopo le elezioni europee». Il leader azzurro sente la necessità di riprendere ad alzare i toni nella campagna a tappeto su radio, tv nazionali, tivù locali (ieri a TeleLombar- dia) che sta conducendo senza tregua e con un’energia nella quale nemmeno i suoi speravano. Ma i risultati di tanti sforzi non sembrano ancora premiare Forza Italia. I sondaggi dei vari istituti, nonostante registrino piccolissimi avanzamenti, continuano a stimare il partito azzurro sotto il 20%, e non segnalano alcun roboante «effe t to B e r l u s c o n i » s u l l a campagna. I suoi fedelissimi non disperano, sono convinti che «i conti si faranno nell’ultima settimana», e spingono perché l’ex premier sia presente in tutte le occasioni possibili: oggi dovrebbe essere presente all’iniziativa animalista organizzata da Miche- la Vittoria Brambilla, la prossima settimana a Roma partec i p e r à a d u e i n i z i a t i ve pubbliche. Nemmeno l’ipotesi Marina lasciata filtrare e usata in qualche modo dall’ex Cavaliere sembra sia servita a ringalluzzire il popolo azzurro, tanto che Berlusconi ieri ha parlato di una Forza Italia che si può reggere benissimo «senza un Berlusconi». E resta difficile dare il senso di un’opposizione spietata a Renzi quando i toni restano soft (anche perché, gli è stato suggerito, al suo mondo il premier sta «simpatico» e andare giù troppo duri sarebbe controproducente) e la linea poco chiara: «Non mettiamo il ti- Opposizione «Siamo all’opposizione di questo governo e non vi potremmo rientrare neppure dopo il voto» L’avviso «Non siamo sotto ricatto. Semmai noi potremmo non dare i voti per le riforme» mer al governo», è la precisazione spesso ripetuta. Sulle riforme soprattutto gli stop and go tra sostegno e critiche stanno provocando confusione fuori e dentro il partito. E parecchie liti. Berlusconi dice di puntare molto sul suo ruolo di unico vero appoggio sul quale può contare Renzi per mandare in porto le riforme, che potrebbe trasformarlo in «padre della Patria», e fargli da trampolino per le prossime Politiche che si terranno «tra un anno, un anno e mezzo» e che dovranno vedere la vittoria «dei moderati». In caso contrario, annuncia, allora «lascerei». E però, su quale rapporto tenere con Renzi il partito è spaccato, con Denis Verdini e Renato Brunetta su opposte barricate. Resta insomma un rebus quale sarà alla fine l’atteggiamento di Berlusconi nel dopo elezioni, e quanto dipenderà dai risultati ottenuti. Lui cerca di spargere ottimismo, assicura che il suo partito arriverà al 25%. Ma la preoccupazione tra gli azzurri è tanta, e nessuno se la sente di scommettere nemmeno sulla prosecuzione della legislatura: «Se Renzi vuole — dice un fedelissimo — stacca la spina quando vuole». E per una Forza Italia che non uscisse solida al voto più difficile degli ultimi anni, sarebbe «un problema enorme». Paola Di Caro © RIPRODUZIONE RISERVATA [żżŞȰɕ¥ ˺¥džưŌ¥ ȐŞȰ ưǚǚ¥ɕȰưĵDZdž¥̉ưDZǡư żưǡDZ ¥dž ɜȀɏ̍Ƅɏɧ̍ȀƎ ȐŞȰ /DZȰŌ /ưŞȹɕ¥ ɜ ȐDZȰɕŞ ȀȗƎ 0lL Ǧɧ ¥ żȰDZǡɕŞ Ōư ȰDZɕɕ¥ǚ¥̉ưDZǡŞ DZ ȐŞȰǚɮɕ¥ Ōư ɮǡ¥ ˺ŞɕɕɮȰ¥ ưǚǚ¥ɕȰưĵDZdž¥ɕ¥ ŞǡɕȰDZ ưdž ɜȀɏȀɧɏɧ̍̍Ǝ Ş ȐDZȹȹŞŌɮɕ¥ Ō¥ ¥džǚŞǡDZ ɉ ǚŞȹưȗ vDZdžDZ ȐŞȰ ˺ŞɕɕɮȰŞ ưǡ ȹɕDZĵǂņ ƖȰ¥̉ưŞ ¥dž ĵDZǡɕȰưĦɮɕDZ ŌŞư /DZȰŌ l¥ȰɕǡŞȰȗ 9l} Ş ĵDZǡɕȰưĦɮɕDZ ȐŞȰ džDZ ȹǚ¥džɕưǚŞǡɕDZ ȐǡŞɮǚ¥ɕưĵư Şȹĵdžɮȹưȗ /DZȰŌ /ưŞȹɕ¥Ņ ĵDZǡȹɮǚư Ō¥ ɜņɜ ¥ Ɂņɧ džưɕȰưɏȀ̍̍ ǂǚ ȒĵưĵdžDZ ǚưȹɕDZȓɀ ŞǚưȹȹưDZǡư [ɧ Ō¥ ŦɁ ¥ ȀɜŦ Ɩɏǂǚȗ SŞȹȹ¥ƖƖưDZ ȐɮĦĦdžưĵưɕ¥ȰưDZ ĵDZǡ żưǡ¥džưɕđ ȐȰDZǚDZ̉ưDZǡ¥džŞȗ LŞ ưǚǚ¥Ɩưǡư ȐȰŞȹŞǡɕ¥ɕŞ ȹDZǡDZ ¥ ɕưɕDZdžDZ ȐɮȰ¥ǚŞǡɕŞ ưdždžɮȹɕȰ¥ɕư˺DZ Ş ȐDZȹȹDZǡDZ ĵDZǡɕŞǡŞȰŞ ¥ĵĵŞȹȹDZȰư ¥ Ȑ¥Ɩ¥ǚŞǡɕDZȗ [9UU}99 v[L[ S009[ [9UU}99 /[q v }}} L 0SS 0lLȗ /DZȰŌ /ưŞȹɖ¥ 0lL ĵDZǡ džưǚ¥ Ş vUȵ - ǦȗǦƄ̎ /9U[ - Ɋȗ̎̎̎ 9 U}009 żDZȰŌȗưɖ 12 Primo Piano Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Verso il voto Il caso Europee, soglia del 4% all’esame della Consulta Sì al ricorso di Besostri, il legale anti Porcellum. I piccoli partiti: va tolta come in Germania La Nota di Massimo Franco L’ira del premier rivela il timore di altri attacchi L o scontro di ieri tra il presidente del Senato e quello del Consiglio era in incubazione da tempo. Pietro Grasso assisteva con crescente irritazione agli attacchi di Matteo Renzi e dei suoi seguaci al ruolo dell’assemblea di Palazzo Madama e alle proposte di riforma. E quando il premier ieri è sbottato contro le valutazioni dei tecnici del Senato sulla copertura finanziaria di una serie di provvedimenti del governo, a cominciare dagli 80 euro da distribuire grazie alla riduzione dell’Irpef, il conflitto ha preso forma senza più diplomatismi. Palazzo Chigi è nervoso per i ritardi e le resistenze nella maggioranza soprattutto a livello parlamentare; e preoccupato per le elezioni europee del 25 maggio. Per questo, tende a vedere nei rilievi del Senato un pezzo di quella «strategia dello scetticismo» che considera una sorta di sabotaggio strisciante della sua politica. In modo simmetrico e opposto, Grasso dà voce alla filiera istituzionale irritata dalle parole d’ordine renziane che, è la tesi, contribuisce a una delegittimazione costante di alcuni organi dello Stato per ragioni esclusivamente elettorali. L’esito sono le scintille emerse ieri tra due esponenti di vertice del Pd e delle istituzioni: una polemica scivolosa e velenosa, piombata nel bel mezzo di una campagna e l e t to r a l e n e l l a quale il fantasma di Beppe Grillo si dilata ogni giorno di La tensione con più. Non si confronGrasso sulle tano solo due vericoperture evoca tà ma due atteggiamenti agli antipoil voto e le di. «Non mi si dica critiche europee che non ci sono coperture finanziarie», ribadisce Renzi. «Chi dice che non ci sono deve spiegare perché, altrimenti è semplicemente un tentativo di comunicare cose inesatte...». Per il premier, d’altronde, onorare quella promessa è fondamentale. Già adesso, sia Forza Italia che soprattutto il movimento 5 stelle lo accusano di avere realizzato poco. Il grillino Luigi Di Maio, vicepresidente della Camera, lo punge sostenendo che ha fatto meno, nei primi settanta giorni di governo, del suo predecessore Enrico Letta. La reazione di Renzi va inquadrata su questo sfondo di tensioni; e sulla determinazione a rilanciare un’immagine di decisionismo e di concretezza. «Io faccio questa battaglia con la consapevolezza di non dover chiedere il permesso a tutti, ai burocrati, a tutti i partiti della coalizione», replica a Grasso. «Preferisco chiedere scusa domani che il permesso oggi». La preoccupazione nasce anche dal timore che la «Nota di lettura» stilata dal Servizio Bilancio del Senato possa diventare un’arma elettorale brandita da quanti diffidano delle proposte del governo; e usata contro l’Italia quando a giugno l’Unione europea valuterà la richiesta di rinvio del pareggio di bilancio. Per lui, gli 80 euro di bonus sono diventati una sorta di talismano della propria credibilità: tanto da chiamare a testimone lo stesso ministro dell’Economia. «Pier Carlo Padoan mi ha portato a vedere i primi cedolini degli 80 euro. Le coperture dunque ci sono. Gli 80 euro pure», annuncia. Deve smentire la narrativa catastrofista di un Grillo che raffigura la situazione economica come un disastro al quale Renzi non ha ancora dato rimedio; e quella di un Berlusconi che dice di poter ricattare il premier, e non di esserne ricattato, sulle riforme istituzionali. Insomma, da qui al 25 maggio per lui non sarà una passeggiata. E forse neanche dopo. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — A due settimane dal 25 maggio, la costituzionalità della legge elettorale per le elezioni europee viene messa in discussione. Anzi, secondo i grillini sarebbe addirittura «in bilico». A riaprire il dibattito sul sistema di voto per Strasburgo è l’ordinanza con cui il Tribunale di Venezia — che ritiene «irrazionale» la soglia di sbarramento al 4 per cento — chiama in causa la Consulta: toccherà alla Corte costituzionale decidere, tra qualche mese, se l’asticella è davvero troppo bassa. I partiti minori festeggiano e il Movimento 5 Stelle non perde l’occasione di attaccare la maggioranza e le forze tradizionali: «Sono finiti — scrive su Facebook il vicepresidente della Camera, Luigi Di Maio —. Ora è a rischio la validità delle elezioni europee». Un allarme che i costituzionalisti ritengono ingiustificato. Per il Tribunale di Venezia la soglia che tiene fuori i partiti più piccoli «non appare sostenuta da alcuna motivazione razionale che giustifichi la limitazione della rappresentanza», visto che il Parlamento europeo non dà la fiducia e dunque non ha problemi di «stabilità». Fissare l’asticella al 4 per cento è una scelta «priva di giustificazione, irrazionale e comporta la svalutazione della volontà di parte anche consistenze dell’elettorato». Chi vota per partiti che non raggiungono la soglia non viene rappresentato al Parlamento europeo e questo, per il Tribunale di Venezia, è in conflitto con l’articolo 48 della Costitu- La vicenda Il Tribunale accoglie la richiesta 1 Il Tribunale di Venezia ha accolto il ricorso di uno dei legali che già impugnò il Porcellum: la legge elettorale per le Europee finirà di fronte alla Consulta I dubbi dei giudici sullo sbarramento 2 I dubbi riguardano lo sbarramento. Non la soglia, il 4%, ma lo sbarramento in sé: sarebbe immotivato, per i giudici, perché il Parlamento Ue non dà fiducia a un governo Il voto di maggio resta valido 3 Il ricorso non pregiudica il voto del 25 maggio. Neppure dopo una decisione della Consulta: le sentenze non sono retroattive L’incognita dei non eletti 4 Potrebbero invece causare problemi le questioni non definite: come i possibili ricorsi al Tar di quanti non sono stati eletti perché sotto la soglia zione, che fissa i princìpi di eguaglianza e pari dignità del diritto di voto. «È una prima, parziale vittoria dei ricorsi» esulta l’avvocato socialista Felice Besostri, lo stesso che impugnò (con successo) il Porcellum. Il pronunciamento del giudice della terza sezione civile del Tribunale di Venezia, Maurizio Gianfrida, ha galvanizzato le forze minori. «Una decisione assolutamente corretta», approva il leghista Roberto Calderoli. Per la copresidente del Partito verde europeo, Monica Frassoni, l’abolizione dello sbarramento sarebbe «un antidoto all’astensione». Anche i dirigenti del Centro democratico ritengono il rinvio alla Consulta «una buona notizia per la democrazia», chiedono di fare presto e si augurano, per dirla con Pino Pisicchio, che la Corte s’incarichi di «riparare a una furia semplificativa che per il Parlamento europeo non ha senso». Di opposto avviso i partiti più grandi, a cominciare dal Partito democratico. «La soglia al 4 per cento a mio modo di vedere non è irragionevole — prova a placare gli animi il sottosegretario agli Affari regionali, Gianclaudio Bressa —. Altro conto è se sia troppo alta, ma questa è una valutazione politica, non giuridica». La speranza dei piccoli partiti è che l’Italia segua l’esempio della Germania, dove la Corte costituzionale ha annullato lo sbarramento per le Europee. Gianluca Susta di Scelta civica chiede al governo di «intervenire con un provvedimento d’urgenza» per mettere in Selfie Il premier Matteo Renzi ieri a Firenze si è fermato con due cittadine per uno scatto veloce sul telefonino (Ansa) sicurezza la legge. Ma in realtà il rischio che le elezioni vengano annullate se la Consulta dovesse dichiarare incostituzionale la legge non esiste, su questo almeno i giuristi sono d’accordo. E anche il presidente del Tribunale di Venezia, Arturo Toppan, assicura che il ricorso non tocca l’attuale tornata elettorale. Il problema, semmai, riguarda la maggioranza di governo e le eventuali ripercussioni della notizia che arriva da Venezia sull’iter parlamentare dell’Italicum. Se mai la Consulta dovesse bocciare la soglia di sbarramento al 4 per cento, i nemici del sistema elettorale frutto del patto tra Matteo Renzi e Silvio Berlusconi verranno rafforzati nei loro convincimenti. M. Gu. © RIPRODUZIONE RISERVATA Gli scenari I giuristi: in caso di incostituzionalità le elezioni non saranno invalidate, lo sbarramento resterà Il verdetto arriverà dopo le urne Ma i risultati non cambieranno ROMA — Nessun terremoto in arrivo, le elezioni Europee non sono a rischio. I costituzionalisti si interrogano sulla decisione del Tribunale di Venezia e si dividono sulla legittimità dello sbarramento, ma su una cosa sembrano tutti d’accordo: l’aver chiesto alla Consulta di dissipare i dubbi sulla costituzionalità del sistema di voto non avrà ripercussioni sul «verdetto» che uscirà dalle urne il 25 maggio. Le elezioni saranno valide, anche se la Corte dovesse accogliere il ricorso. E i partiti che resteranno al di sotto dell’asticella non potranno impugnare il responso elettorale. «Sotto il profilo giuridico non vedo alcun riflesso — conferma il giurista Augusto Barbera, ordinario di Diritto costituzionale a Bologna —. La Corte se ne occuperà solo tra qualche mese, a elezioni ormai avvenute». Su questo aspetto è d’accordo Roberto D’Alimonte: «Così come la bocciatura del Porcellum non ha avuto effetti sugli eletti al Parlamento italiano nel 2013, qualunque scelta venga fatta dalla Corte costituzionale non avrà effetti sulle Europee». Ma il professore della Luiss è molto critico con i giudici di Venezia. Intervistato dall’Huffington Post, D’Alimonte giudica «una autentica follia» l’aver accettato il ricorso a poco più di due settimane dal voto, perché «crea una situazione ambigua». Anche il giuri- sta Gianluigi Pellegrino non vede pericoli sulle Europee, mentre prevede ripercussioni sulla legge elettorale per le elezioni politiche italiane: «La decisione del Tribunale di Venezia non si ribalta sull’Italicum, ma ha comunque delle conseguenze politiche perché rappresenta un forte richiamo al legislatore a moderare le soglie di sbarramento». Alzarle troppo, insomma, esporrebbe il sistema al rischio di incostituzionalità. Per Barbera, invece, fissare l’asticella per entrare a Strasburgo è del tutto legittimo, tanto che nel 2002 la Consulta emanò una direttiva in cui «diceva espressamente che gli Stati debbono adottare un sistema elettorale proporzionale, ma possono prevedere una clausola di sbarramento fino al 5 per cento». E nel 2010, con la sentenza 271, i supremi giudici «sia pure tra le righe, fecero intendere di essere favorevoli allo sbarramento». Al di là del merito giuridico, il professor Barbera è rimasto sorpreso per la decisione di Venezia: «La considero una regressione culturale, che riporta i sistemi elettorali molto indietro. Spero che la Consulta respinga il ricorso, perché la governabilità è un valore. Se non fosse preoccupante, La polemica D’Alimonte: follia accettare il ricorso a due settimane dal voto Il capo del governo rivendica la scelta «Ho penato, ma ora Manzione è qui» In divisa Antonella Manzione, 50 anni «Me l’hanno fatto penare, ma ora la Manzione è qui». Cioè a Palazzo Chigi. Così il premier Matteo Renzi ha rivendicato — intervistato ieri da Virus su Raidue — la vicenda della nomina di Antonella Manzione, ex comandante della polizia municipale del Comune di Firenze ed ex direttore generale di Palazzo Vecchio, alla guida del dipartimento Affari giuridici di Palazzo Chigi. Una nomina che ha visto un botta e risposta con la Corte dei Conti. In un primo momento si era parlato di uno stop da parte della magistratura contabile alla nomina di Manzione, a causa della presunta mancanza dei requisiti previsti. Poi, all’inizio del mese, è arrivato il via libera. E giovedì l’ex comandante dei vigili fiorentini è entrata in carica e ha partecipato al preconsiglio, riunione preparatoria del Consiglio dei ministri. © RIPRODUZIONE RISERVATA farebbe un po’ sorridere...». E la tempistica? «Sotto il profilo politico, non è bellissimo che sia avvenuto a pochi giorni dal voto». Paolo Armaroli, professore di Diritto pubblico comparato a Genova, la vede da destra e non concorda con i colleghi che difendono lo sbarramento: «Il mio vecchio amico liberale Aldo Bozzi diceva così, “è bene che le minoranze, anche le più estreme, si agitino in Parlamento piuttosto che nel Paese”. Nel 1985 guidò la prima bicamerale ed era uomo di grande saggezza». E se tra i giuristi prevale la convinzione che un eventuale pronunciamento della Consulta contro lo sbarramento non avrà riflessi sulle Europee, Armaroli prevede il caos: «Il fatto che la Corte deciderà a babbo morto creerà un problema, ci saranno le geremiadi di tutti i partiti che non avranno raggiunto la soglia». Le elezioni potrebbero essere invalidate? «No, il risultato non si potrà rimettere in discussione». A favore della costituzionalità della legge si spende Luciano Violante, che auspica un giudizio a tempo di record: «La frammentazione della rappresentanza sarebbe un serio ostacolo. Sarebbe opportuno che la Corte decidesse il prima possibile». Dello stesso avviso Stefano Ceccanti: «Le ragioni politiche per le quali il Parlamento italiano decise cinque anni fa di introdurre lo sbarramento alle Europee, sono ragionevoli. E quindi perfettamente compatibili con una Costituzione che non canonizza nessuna formula elettorale». Monica Guerzoni © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Sui pedali con Nardella Primo Piano 13 italia: 51575551575557 Il governo Su Twitter il documento con il bonus. Poletti: via i diritti acquisiti se ci sono privilegi Renzi-Grasso, scontro sugli 80 euro «La copertura c’è, ecco il cedolino» Il premier: dai tecnici del Senato dati falsi. La replica: ci rispetti DAL NOSTRO INVIATO Ha scelto la bicicletta, Matteo Renzi, per andare a inaugurare ieri un collettore fognario lungo l’Arno, a Firenze, insieme al vicesindaco Dario Nardella, candidato alle Comunali (Corbis) FIRENZE — Arriva nella sua città in macchina, dopo un’intervista nella Capitale. Partecipa a Palazzo Vecchio a un dibattito sul futuro dell’Unione europea, si muove in bicicletta per 3 chilometri, per inaugurare un tratto del collettore degli scarichi, come se fosse ancora sindaco, poi pranza con Schultz e torna a Roma in treno ed è di nuovo uno studio tv. Fra uno spostamento e l’altro è la polemica con il presidente del Senato a tenere banco: per Pietro Grasso sono «inaccettabili» le critiche del premier ai funzionari di Palazzo Madama, per Renzi invece nessuna critica, semplicemente «non posso chiedere il permesso ai burocrati» per quello che sto facendo. È uno scontro inedito, istituzionale, gravido di incomprensioni. Roberto Calderoli si associa alla difesa di Grasso, «ho deciso, lo querelo, Renzi è pubblico ufficiale, è la seconda volta in pochi giorni, non si può consentire tutto a e tutti...». Sotto accusa le parole del p presidente del Consiglio sui tecnici del servizio Bilancio di Palazzo Madama, presunti colpevoli di «aver detto il falso», ovvero che non ci sono coperture, o che sono dubbie, sul bonus Irpef. Anche per Grasso è troppo, l’accusa di falsità porta con sé il dolo, lui non può fare a meno di difendere l’istituzione che presiede, «sino a quando esisterà è giusto che tutti la rispettino». Come se non bastasse, a metà pomeriggio, lo stesso Renzi su Twitter pubblica la foto delle prime buste paga con gli 80 euro in più, «oggi Pier Carlo Padoan mi ha portato a vedere i primi cedolini degli 80 euro. Le coperture dunque ci sono». «Il presidente Grasso tende a difendere l’istituzione che presiede, lo comprendo, capisco il suo ruolo. Io non sto attaccando il Senato, dico che il Senato va superato, che il bicameralismo perfetto ha combinato danni all’Italia. Io sono per ridurre i posti e i costi dei politici, poi i manager, le strutture pubbliche, i sindacati, tutti devono fare un pò di lavoro di cinghia. Tanti mi dicono giusto, però inizia tu. Io inizio, ho dimezzato le spese di Palazzo Chigi», aggiunge a Virus, su Rai2, in serata. Renzi continua sostenendo che «se ci sono obiezioni di merito si risponde nel merito», mettendo ancora nel mirino i tecnici del Senato. Peccato che i loro rilievi siano lunghi 164 pagine, si fa presente nello staff di Grasso, che volentieri avrebbe fatto a meno di rispondere al presidente del Consiglio, ma che si trova costretto a farlo perché in qualche modo «la misura è stata superata». Del resto, sostiene la seconda carica dello Stato, i funzionari del servizio Bilancio «fanno opera di controllo doveroso ai sensi della Costituzione e non sono certo animati da alcuno spirito di parte o di vendetta». Ma non solo: «Io sono garante dell’autonomia e dell’indipendenza delle valutazioni fatte dai senatori. Valutazioni che non possono essere considerate in parte valide e in parte carta straccia». Insomma, aggiunge, «non posso accettare che si metta in discussione la serietà, l’autonomia e l’indipendenza degli uffici del Senato». Non parla di Senato, ma comunque dell’opera di rinnovamento del governo il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti: «Se il diritto acquisito è un privilegio ingiustificato allora non si deve tenere, bisogna avere il coraggio di dire che ci sono delle cose che non ci stanno, perché ingiuste». M.Gal. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il cedolino Ieri il premier Matteo Renzi ha postato su Twitter la foto di una busta paga tipo con il bonus: «Le coperture dunque ci sono. Gli #80euro pure» Il retroscena Palazzo Chigi si tiene le porte aperte ma lo schema di gioco è cambiato Commissari Ue, D’Alema in bilico. Ci sono altri nomi Restano le distanze con Letta che nel recente incontro con il premier avrebbe negato la sua disponibilità DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — «Vi presento il prossimo presidente della Commissione europea». Quando Martin Schultz fa il suo ingresso al ristorante Latini, all’ora di pranzo, Renzi ha appeno finito di posare per dei selfie ed accoglie ad alta voce il candidato dei socialisti europei alla carica più alta dell’Unione. È una battuta, ovviamente, ma anche un pronostico. Non per nulla, poco dopo, nella cantina del ristorante, sei posti in tutto lontani da occhi indiscreti, il capo del governo non fa mistero di puntare ad essere il leader europeo con il numero più alto di rappresentanti nel futuro gruppo parlamentare socialista. Fra un pronostico e un’ambizione ci sono ovviamente, e non è un dettaglio, le elezioni del prossimo 25 maggio: equilibri e contrappesi fra socialisti, popolari e liberali potrebbero essere in qualche modo imprevedibili. Nessuno sa di preciso quanti euroscettici siederanno nel prossimo Parlamento europeo, quanto saranno necessarie logiche di grande coalizione nella formazione della futura Commissione. Eppure di queste cose si deve discutere subito e Renzi lo fa prima con Barroso e poi con lo stesso Schultz: ovvio che si parli anche del candidato italiano alla Commissione e qui affiora qualche novità. L’occasione degli incontri è la tradizionale giornata dedicata allo Stato dell’Unione, a Palazzo Vecchio, evento ai massimi livelli di dibattito (c’è anche Napolitano) sul futuro della costruzione europea. Quale sarà il nome che Renzi avanzerà per un posto nella Commissione, dopo le elezioni, potrebbe essere un dettaglio marginale, ma non è così. È una curiosità che serpeggia fra gli addetti ai lavori, i diplomatici, gli staff che sono arrivati da Bruxelles. Proprio per questo, quanto una fonte che partecipa agli incontri riassume il clima dicendo che alla fine potrebbe esserci una sorpresa, una persona «out of the box», fuori dagli schemi, al clima di incertezza si aggiunge in qualche modo una notizia. L’ex premier Massimo D’Alema, o l’altro ex Enrico Letta, sono entrambi nomi di cui finora si è scritto e dibattuto, in modi diversi. Lo schema attuale, invece, sembra non li preveda più. Sembra, perché chiedere allo staff di Renzi è al momento prematuro quanto inutile. Nel Pd, fonti vi- cine al presidente del Consiglio, confermano l’indiscrezione che arriva da Firenze: nessuno dei due ex premier sarebbe in cima alla lista del presidente del Consiglio. Per la verità, nel caso di Letta, anche se in modo ufficioso, c’è stato sempre un netto rifiuto ad essere considerato un candidato: in ballo potrebbero esserci la delega all’Agricoltura, o alla Concorrenza, persino la poltrona della signora Ashton, dunque la (debole) politica estera della Ue, ma in tutti i casi l’ultimo presidente del Consiglio si è sempre tirato fuori, con più di un disagio personale. Anche in modo diretto con Renzi, nell’ultimo incontro dei due a Palazzo Chigi, qualche settimana fa. Sembra che uno che dei motivi del faccia Le fonti pd Nel partito c’è chi sospetta che «dietro l’apertura di Matteo ci fosse poi la volontà di rottamare» In gioco Tra altri, per quel posto nel governo europeo si parla di Gianni Pittella o Paolo De Castro In Europa Massimo D’Alema ed Enrico Letta, candidati per un posto nella Commissione Ue. Al centro, Romano Prodi, che l’ha guidata dal ‘99 al 2004 (Corbis) a faccia, tenuto riservato per alcuni giorni, sia stato proprio la candidatura italiana alla Commissione della Ue: il premier avrebbe avanzato una disponibilità a proporre il suo predecessore, Letta avrebbe rifiutato in modo netto. «Non si è ricostruito alcun tipo di fiducia, è emersa la sensazione che Renzi volesse acquisire una disponibilità per poi rottamare entrambi, sia Letta sia D’Alema», dicono sempre nel partito democratico. «Per le nomine delle istituzioni comunitarie dobbiamo avere una visione non burocratica», ha detto ieri Renzi, nel suo discorso a Palazzo Vecchio, aggiungendo che nel semestre di presidenza italiana della Ue Roma punterà ad introdurre dei meccanismi di premialità per gli Stati che fanno più riforme strutturali. Nel frattempo nel Pd qualcuno fa il nome di Gianni Pittella, oggi vicepresidente vicario del parlamento euroepo, altri quello di Paolo De Castro, più volte ministro e parlamentare italiano, oggi parlamentare europeo, consulente speciale di Romano Prodi quando il professore guidava la Commissione, grande esperto di questioni agricole. Ma a Palazzo Chigi invece dicono semplicemente che nulla è ancora deciso. Renzi ha discusso con Schultz e Barroso di una candidatura rimasta finora coperta? «Semplicemente no comment», è la risposta. Marco Galluzzo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il servizio Bilancio Quei «signor no» destinati ai conflitti con la politica ROMA — Un misto tra rassegnazione e spirito di servizio. Anche questa volta, dalle parti di Palazzo Madama, i funzionari del servizio Bilancio del Senato hanno accolto le bordate della politica come in altre occasioni. La novità, posto che sia tale, risiede semmai nel fatto che ad attaccarli sia stato Matteo Renzi, un premier che, predicando l’esigenza di cambiare verso, ha finito per prendersela ancora una volta con loro. Proprio come molti suoi predecessori che non ci stavano ai rilievi e alle osservazioni sulla solidità delle cosiddette coperture economiche dei provvedimenti. Il destino dei funzionari del servizio Bilancio è analogo a quello della Ragioneria generale dello Stato: vestire i panni dei signor no, alimentando l’ira di chi occupa la stanza dei bottoni. Certo, non è facile digerire l’accusa di fare previsioni «false» sulle coperture del bonus Irpef e derubricarla come consueta deriva della classe politica. Tanto più in una struttura dove lavorano quattro funzionari che lamentano la cronica carenza di mezzi e risorse. I funzionari con cui se l’è presa Renzi sono Renato Loiero, che in veste di consigliere parlamentare anziano si occupa di raccogliere tutta la documentazione dei testi legislativi; Giuseppe Delreno, che quantifica gli oneri connessi ai testi legislativi in materia di entrate, e Daniele Bassetti, il cui lavoro misura gli effetti contabili dei testi in materia di spesa. Il quarto uomo è Melisso Boschi, un esperto di macroeconomia, che valuta gli impatti dei provvedimenti sulla finanza pubblica. Nessuno di loro è dirigente, con stipendi, quindi, distanti dal tetto di 240 mila euro fissato dal decreto Irpef. Da oltre due anni il Senato tarda nell’indicare un nuovo dirigente alla direzione del Servizio Bilancio (l’ex direttore, Clemente Forte è andato in pensione). La lunga attesa alimenta il sospetto che possa fare comodo lasciare l’ufficio sguarnito di un capo. In attesa di capire quale sorte toccherà al Senato e ai suoi funzionari, laddove Palazzo Madama dovesse diventare l’organo delle autonomie locali, per i funzionari del Servizio Bilancio corre l’obbligo di valutare tutti gli atti legislativi e predisporre la documentazione informativa per le commissioni. Anche se in una scarna paginetta di un provvedimento sono indicate quantificazioni per svariati miliardi di euro. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Primo Piano Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Verso le elezioni Il confronto Napolitano: «Combattere i populismi Più Europa contro i vizi della politica» I protagonisti Il presidente a Firenze con i candidati alla guida della Commissione Ue Jean-Claude Juncker ex premier lussemburghese Partito popolare europeo DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE — Al mattino, il premier Matteo Renzi, gettando uno sguardo indietro negli anni: «Oggi quello che preoccupa non è più quello spread lì, dei conti, ma lo spread del populismo, la differenza tra ciò che i cittadini si aspettano e ciò che vedono realizzato». Al pomeriggio, il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, appena arrivato in treno a Firenze da Roma: «Renzi ha trovato una bella espressione. Io sono preoccupato per i populismi, poi lo spread è una cosa un po’ diversa...». Lo scandalo giudiziario intorno all’Expo 2015, aggiunge il capo dello Stato rispondendo ai giornalisti, riguarda «vicende strettamente italiane, non le tirerei adesso in ballo», ma in ogni caso «la risposta peggiore sarebbe l’astensionismo o un voto di rigetto verso l’Europa». Anche se «di astensionismo le elezioni europee hanno sempre sofferto ma qualsiasi previsione catastrofica o azzardata non mi convince». È linguaggio diplomatico, consapevole delle responsabilità che ogni parola si porta dietro, ma non basta a celare del tutto la preoccupazione che sta sotto. Tutto questo accade a Palazzo Vecchio, nella giornata dedicata allo «stato dell’Unione». E gli avvisi ai naviganti non potrebbero essere più chiari. Si parla di Europa con Martin Schulz presidente Europarlamento Partito socialista europeo Palazzo Vecchio Il presidente Giorgio Napolitano con Enrico Rossi (centro), presidente della Toscana e Dario Nardella vicesindaco di Firenze (Ansa) i 4 principali candidati alla presidenza della Commissione Europea: l’ex presidente dell’Eurogruppo JeanClaude Juncker, il presidente del Parlamento Europeo, Martin Schulz, il leader dei liberaldemocratici europei Guy Verhofstadt e quello dei Verdi, José Bové. Se quelli di Napolitano e di Renzi fossero degli allarmi limitati a qualche sondaggio pre-elettorale, desterebbero forse meno eco. Ma evidentemente, sia il capo dello Stato che quello del governo, come pure i loro interlocutori della Ue, hanno avuto sotto gli occhi nelle ultime ore le stesse analisi di scenario che sono sul tavolo di tutti i governi d’Europa: la tendenza all’astensione resta ovunque alta, e i vari partiti anti-europeisti, dalla Finlandia alla Grecia, sembrano saldare la loro ascesa in una sorta di freccia comune, che punta al cuore stesso della costruzione comunitaria. Ed è un’alta marea difficile da ignorare. Altre volte, Napolitano aveva indicato il rischio di certe derive. Però a meno di 3 settimane dal voto, e con queste cifre che concordano un po’ in tutti i Paesi, il tono è ancora più assorto e severo del solito. Come quello di Renzi, del resto: «L’attenzione ai conti è stata un dovere per i governi precedenti. Lo spread ha agitato i sonni dei governanti come Mario Monti, che ringrazio per il suo afflato europeista. Ma se Monti viveva come preoccupazione quotidiana l’andamento dei mercati e la tenuta finanziaria del Paese, oggi quello che preoccupa non è più quello spread lì». Ma appunto, «lo spread del populismo». Diagnosi condivisa anche dai leader europei presenti, sia pure con diversi accenti critici. Uno per tutti, Verhofstadt: astensionisti ed euroscettici gridano forte, ma «potremo uscire da questa crisi solo se faremo un salto in avanti Guy Verhofstadt ex premier del Belgio Alleanza liberaldemocratica José Bové politico no global francese Partito verde europeo verso l’integrazione europea, questa è la posta in gioco in queste elezioni». E ancora: «la via in avanti non è fare nuovi debiti o dire che siamo già fuori dalla crisi, come alcuni dicono, perché ci siamo ancora in mezzo: la via per uscirne è fare una Ue più integrata, di banche, energia, servizi digitali, telecomunicazioni». Al suo arrivo, il presidente della Repubblica aveva rimarcato il senso della sua presenza istituzionale: «Io sono qui per sottolineare il valore eccezionale dell’evento che sta per compiersi... la legittimazione della scelta del presidente della Commissione in un’aperta competizione tra candidati di partiti europei è una svolta importantissima». Quanto alla politica che si lascia corrompere, «anche il superamento di fenomeni di corruzione che in questi giorni si Contro l’astensione «Lo scandalo Expo? La risposta peggiore sarebbe l’astensionismo o un voto di rigetto verso l’Europa» sono manifestati in Italia, e che non sono però esclusivi del nostro Paese, è legato molto alla creazione di qualcosa che sia un impegno di solidarietà e anche a regole comuni». Cioè, ancora una volta, alla costruzione europea: «Mi auguro che l’evoluzione dei partiti politici vada verso la creazione di partiti sempre più europei perché più i partiti diventano europei più possono superare le strettoie e le degenerazioni della politica nazionale». Luigi Offeddu [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Primo Piano 15 italia: 51575551575557 La Chiesa e l’Italia Le scelte L’intervista Il presidente della Cei: il successo di Grillo? Da una parte preoccupa perché è un fenomeno di ripulsa, dall’altra ammaestra Bagnasco: attenti a quei poteri occulti che puntano a una società più debole «Esistono interessi economici e politici con una volontà precisa» dal nostro inviato ALDO CAZZULLO GENOVA — Cardinale Bagnasco, oggi il Papa incontra gli scolari italiani a San Pietro. La Chiesa denuncia da tempo l’emergenza educativa. La scuola italiana non è una delle componenti di questa emergenza? «L’emergenza educativa è l’obiettivo pastorale del decennio per i vescovi italiani. Ed è sotto gli occhi di tutti. Vede come primi soggetti la famiglia, la scuola, la Chiesa e la società nel suo insieme. Siamo tutti in emergenza, compresa la società. Dobbiamo non soltanto rifare le strutture scolastiche, ma soprattutto rifare la struttura dell’umano e la struttura culturale del nostro Paese. Che a mio avviso sta perdendo le proprie caratteristiche essenziali e storiche — ideali, valori, visione antropologica —, in nome di un mondialismo che è un valore solo se fa confluire e non azzera tutte le identità culturali». Intende dire che l’Italia sta perdendo la sua identità? «Certo. C’è un decadimento dell’identità culturale del nostro Paese. Ma dove va a finire il dialogo tra le culture, se si cammina verso l’omologazione? Si dia- ❜❜ La simpatia per il Papa fa bene all’anima, lui non vuole certo promuovere un culto della sua persona loga quando qualcuno ha da apportare qualcosa di proprio. Se invece si va verso un’uniformità che azzera le diverse identità, non si ha un arricchimento culturale e civile; si ha una poltiglia indistinta». Quali sono le cause? L’immigrazione? La globalizzazione? «Ma no. La causa più remota e più vera, al di là dei fattori che vengono indicati di solito, è una volontà precisa di azzeramento, di uniformità, di omogeneizzazione. Il risultato è un indebolimento delle persone e delle società». Una «volontà precisa» da parte di chi? «Di coloro che hanno interesse a che le società siano sempre più deboli, smarrite, quindi facili preda di interessi economici, politici, ideologici. Di fronte allo smarrimento e alla debolezza, chi è più forte e ha le idee più chiare ha buon gioco». Si riferisce al laicismo, al relativismo? «Sono ancora denominazioni troppo vaghe. Qualcuno parla di poteri occulti. Ognuno veda». Poteri economici? O forze spirituali? «Penso innanzitutto ai poteri economici e finanziari. Esistono centrali internazionali, forze e centri di potere più o meno chiari che non hanno nulla di istituzionale e nessuna legittimità democratica». Esiste anche una lettura dietrologica del fenomeno… «Non bado alle dietrologie. Bado ai segni». Quali sono i segni? «Siamo di fronte a un’esplosione a catena. La violenza dilagante. La corruzione. Il dissolvimento di un codice deontologico che non può essere solo individuale, per cui ognuno dà testimonianza di sé e ha finito. Questo è insufficiente. C’è un codice deontologico che deve essere sociale. Una società ha un suo volto; e il volto della società, come il volto di un uomo, è fatto anche di valori morali e di ideali alti. Il decadimento del quadro valoriale è concomitante con il forte individualismo, dove l’io individuale diventa una prigione a se stesso, tagliando i ponti con gli altri e diventando così legge autoreferenziale. Il bene e il male, la verità e la menzogna sono giudicati solo in base al proprio giudizio individuale, a prescindere dal bene comune. E il bene comune richiede sempre il sacrificio personale». La pensa così anche il Papa? «Il Santo Padre spessissimo condanna la logica del profitto selvaggio. Già il Concilio disse che se il profitto prende il sopravvento sull’uomo e sulla società, la uccide, la devasta. L’abbiamo visto, lo stiamo anco- Il profilo Guida della Cei Il cardinale Angelo Bagnasco (foto), 71 anni, è arcivescovo di Genova e presidente della Conferenza episcopale italiana dal 2007, quando ha preso il posto del cardinale Camillo Ruini La Chiesa Nato a Pontevico, in provincia di Brescia, da una famiglia genovese, ha frequentato il liceo classico presso il seminario arcivescovile di Genova ed è stato ordinato presbitero per l’arcidiocesi di Genova il 29 giugno 1966 dal cardinale Giuseppe Siri. È stato nominato cardinale nel 2007 da papa Benedetto XVI ra vedendo. Anche se vedo segni di cambiamento. In diversi ambienti avverto una presa di coscienza che occorre avere valori morali di onestà, di correttezza, di giustizia, di equità, di spirito di sacrificio, senza i quali la società affonda. Si comincia a capire che non si possono pretendere i profitti più alti possibili nel minor tempo possibile. Ragionare in questi termini vuol dire creare un disastro economico e finanziario, come abbiamo visto». Ma i fattori che hanno causato la crisi sono ancora tutti qui. «Non siamo assolutamente fuori dalla crisi. Forse non potremo mai esserlo, perché siamo nel tempo e nella natura umana. Certo uscire dalla crisi per ritornare come prima sarebbe una lezione persa. Dobbiamo ritrovare la sicurezza occupazionale e un livello medio di vita più dignitoso per tutti, soprattutto i più deboli e i giovani; ma con una sapienza nuova. Se ricominciamo a ragionare come prima, allora non abbiamo capito nulla. E tutto sarà peggio di prima». Di solito, quando si parla di scuola, la Chiesa chiede diritti e aiuti per la scuola privata. Si riferisce a questo? «Non è così. Ma lo Stato democratico non deve pretendere il monopolio dell’educazione. Deve rico- noscere la libertà e il diritto nativo dei genitori di educare i figli secondo le proprie visioni, dentro un quadro generale garantito dallo Stato. Non a caso non si parla più di scuole private ma di scuole paritarie. Non dobbiamo averne paura. Vanno riconosciute anche sul piano pratico. Oggi i genitori devono pagare due volte: le tasse allo Stato e le rette alla scuola; e questa è ingiustizia». Che impressione le fa l’entusiasmo che circonda papa Francesco? Non c’è il rischio che nasca una sorta di culto? «Il Papa è molto consapevole di questo, disincantato, realista. Non vuole certo promuovere o alimentare un eventuale culto alla sua persona. Questa espressione di grande simpatia è cosa buona, fa bene all’anima. Non credo che si potrà parlare di un culto, che certo è totalmente fuori dall’orizzonte del Santo Padre». La Conferenza episcopale che lei presiede viene a volta pensata come un retaggio della Chiesa ratzingeriana. C’è del vero? «I vescovi seguono il Papa sempre e comunque. Basta leggere quello che papa Francesco dice e scrive. Parlare di contrapposizione è pretestuoso. Il prossimo 19 maggio sarà il Santo Padre a introdurre l’assemblea generale della Cei. Gliel’ho chiesto io, lui l’aveva già nel cuore, e quindi ha aderito molto volentieri». Non vede però elementi di discontinuità tra il pontificato di Francesco e quello di Benedetto XVI? Nell’intervista al Corriere, papa Bergoglio ha detto di non riconoscersi nell’espressione «valori non negoziabili», finora pietra miliare della Chiesa. «In questo caso direi che è ampliato il concetto dei valori, che sono profondamente connessi l’uno all’altro. Nello stesso tempo, il Santo Padre ha scritto nell’Evangelii Gaudium e ha detto al Pontificio consiglio per la vita che la vita umana è sacra e inviolabile, dal concepimento a tutte le sue fasi, ed è il fondamento di tutti gli altri diritti. La lettura che mira a contrapporre un Papa a un altro mi pare totalmente infondata, pur riconoscendo che siamo di fronte a personalità e a stili comunicativi diversi. Il fatto che Francesco ci abbia chiesto subito di rivedere lo statuto della Cei con la massima libertà è un segno interessante, che abbiamo colto molto volentieri. Tutta l’opera pastorale e di governo del Santo Padre in questo primo anno di pontificato ha portato segni di novità che rispondono alla sua forte personalità». Sarà ancora il Papa a scegliere il capo della Cei? «L’orientamento dei vescovi italiani è che la nomi- Il Papa: promuovere una mobilitazione etica mondiale Ban Ki-moon invita Francesco a visitare l’Onu Ieri papa Francesco ha incontrato nella sala del Concistoro del Palazzo apostolico della Città del Vaticano il segretario dell’Onu Ban Ki-moon (foto Ansa). Presenti anche i vertici delle Nazioni unite, riuniti a Roma per l’incontro semestrale di coordinamento strategico. Ban Ki-moon ha invitato il pontefice a visitare la sede dell’Onu a New York. Il Papa, rivolgendosi alla delegazione ha detto: «Vi invito a promuovere insieme una vera mobilitazione etica mondiale». © RIPRODUZIONE RISERVATA na, previa una consultazione, spetti sempre al Papa, in nome del peculiare legame che come vescovo di Roma ha con la Chiesa italiana». Dai Sinodi sulla famiglia verranno aperture sulle unioni civili, almeno sul piano dei diritti individuali? «La dottrina della Chiesa e anche i vescovi italiani hanno sempre manifestato il rispetto per le scelte individuali di ciascuno, dentro però a una valutazione di tipo morale che corrisponde alla dottrina cattolica. È stato rilevato molte volte come in ambito giuridico non pochi diritti che vengono invocati siano già riconosciuti dal codice civile. Sotto questo profilo, a livello di individui non mi pare ci siano novità da prevedere. Diverso sarebbe il discorso di diritti legati a una coppia, analogamente al matrimonio». Qui la vostra contrarietà è assoluta? «Sì». Come giudica il lavoro di Renzi? «Cerca di muoversi con velocità. Questo è un dato in se stesso apprezzabile. Bisogna vedere se a questa buona intenzione corrisponderanno conclusioni che incidano sulla carne viva della gente, che brucia per la sofferenza del lavoro che non si trova o viene perduto, per la mancanza della casa, per le sofferenze delle famiglie». Voi cosa chiedete? Il quoziente familiare? «Il Santo Padre ha detto che la famiglia è disprezzata e maltrattata. Aggiungerei, se posso: disprezzata sul piano culturale, maltrattata sul piano politico e sociale. Il numero dei figli deve pesare. Deve essere un criterio per la fiscalità, non solo con detrazioni ma anche con incentivi diretti. L’inverno demografico investe anche l’Italia, a cominciare dalla mia Genova. Mentre altri Paesi vicini, come la Francia, sono demograficamente meno poveri di noi». ❜❜ La Chiesa paga le tasse sugli immobili. Un vescovo guadagna 1.300 euro: la spending review l’abbiamo fatta Quando la Chiesa parla di fiscalità vengono subito in mente l’Ici e l’Imu… «La Chiesa paga le imposte sugli immobili. Le ha sempre pagate. Con le disposizioni prese dai precedenti governi, se c’erano punti da chiarire sono stati chiariti. Una fetta consistente degli introiti dello Stato viene dalla Chiesa. Venga a fare un giro con me nei vicoli di Genova: vedrà i migliaia di pasti che prepariamo nelle nostre mense, i piccoli alloggi che abbiamo allestito per le ragazze madri e per i padri separati, che dormono in macchina, se ancora ce l’hanno. Sento lamentele per il tetto di 240 mila euro agli stipendi pubblici. Sa quanto guadagna un vescovo? Milletrecento euro. Il parroco e il curato ancora meno. Sono sei anni che non ci sono aumenti. Nessuno si lamenta, nessuno fa il martire. Diciamo che la spending review l’abbiamo già fatta». Ha mai conosciuto il suo concittadino Grillo? «Lui dice di sì, ma io non ricordo di averlo mai incontrato personalmente». Il Movimento 5 Stelle è il primo partito tra i giovani italiani. Che effetto le fa? «Da una parte, preoccupa. Dall’altra, ammaestra. Preoccupa perché è un fenomeno di rivolta, di ripulsa, di rifiuto; in sostanza, di sfiducia. Ma se una società non è tenuta insieme dalla fiducia reciproca, degenera nel tutti contro tutti. Distruggere non basta, occorre costruire. Però per chiedere fiducia occorre essere affidabili, onesti, coerenti. Non solo la politica, tutti i soggetti che hanno responsabilità pubbliche, dagli imprenditori ai media alla magistratura, sono chiamati più degli altri a riflettere se sono davvero credibili e degni di fiducia, affinché la contestazione vuota, il “tutti a casa”, si converta in una posizione costruttiva e propositiva». Sta dicendo che i politici non hanno capito che devono cambiare? «Ai politici ho detto che devono prendere molto sul serio il disagio diffuso specialmente tra la gente media e più povera. E tra i giovani che non trovano lavoro. Non basta dichiarare buone intenzioni, se ogni giorno viene fuori un fatto che sembra andare in senso opposto: corruzione, privilegi. Nello stesso tempo, si tende a mettere in prima pagina i sospetti e a enfatizzarli per giorni e giorni, anziché cercare la verità. Se la società intera deve diventare educativa, allora tutti — la politica, i media, i vari corpi dello Stato — devono riflettere sul proprio modo di parlare, informare, non per nascondere la verità ma per dare il giusto peso alle cose». © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Esteri La crisi Dopo la parata trionfale sulla Piazza Rossa a Mosca durante la quale ha esaltato il «patriottismo onnipotente» Navi e aerei, show di Putin in Crimea Il leader russo festeggia la vittoria sul nazismo nella penisola occupata La festa La data Il 9 maggio in Russia viene celebrata la Giornata della Vittoria in memoria della capitolazione della Germania nazista durante la Seconda guerra mondiale. (nella foto sotto i festeggiamenti nell’est dell’Ucraina) Il viaggio Ieri migliaia di persone hanno accolto l’arrivo del presidente russo Putin a Sebastopoli, in Crimea. Decine di aerei militari, caccia, bombardieri, elicotteri da combattimento sono sfrecciati in cielo per sottolineare l’evento criticato dalla Nato e dall’Occidente MOSCA — Giovedì c’era stata l’esibizione delle capacità nucleari, con lancio di missili da due sottomarini e da un bombardiere strategico. Ieri la parata sulla Piazza Rossa, con reparti arrivati pure dalla Crimea riconquistata, e il bagno di folla a Sebastopoli. La storica base della flotta russa sul Mar Nero ha celebrato il suo ritorno nel seno della Grande Madre Russia, con Vladimir Putin che ha sfilato in battello davanti alle navi da guerra e i cacciabombardieri che volavano sulle teste di decine di migliaia di neo-russi entusiasti. Ha parlato di «verità storica» e di rispetto della memoria degli antenati il presidente russo. Per poi imbarcarsi in una tirata sul diritto dei popoli all’autodeterminazione. Affermazioni che potrebbero rivelarsi pericolose un domani di fronte alle repubbliche islamiche del Caucaso dove i fremiti indipendentisti non si sono mai sopiti, nonostante le due guerre cecene. Ma in questo caso il messaggio era diretto a Kiev e, forse ancora di più, a Bruxelles e a Washington, dove si continua a La parata Il presidente russo Vladimir Putin parla alla parata della Marina militare nel Giorno della Vittoria, a Sebastopoli, in Crimea. È la prima volta del presidente russo in Crimea dall’annessio ne(AP Photo/ Ivan Sekretarev) non accettare l’avvenuta annessione della Crimea in attesa di quello che potrà avvenire nei prossimi giorni, quando sarà un’altra ampia fetta di Ucraina a scegliere la secessione. La visita del presidente russo Vladimir Putin in Crimea è «provocatoria e inutile» per la portavoce del dipartimento di Stato Usa Jen che sembrava una apertura di Putin. Il suo appello a rimandare la consultazione popolare è stato snobbato. Ma è immaginabile che i capetti locali possano veramente dire «no» al presidente russo che li appoggia, garantisce loro la necessaria copertura politico-militare e un domani dovrebbe accoglierli? Il sospetto che «l’invito» era stato avanzato perché fosse respinto è forte, sia a Kiev che a Washington. È quindi improbabile che il gesto del presidente russo possa servire a non far scattare nuove sanzioni se, come tutto lascia prevedere, il referendum si svolgerà domani. Il suo valore sarà poi tutto da dimostrare, visto anche che il conflitto in corso rende impossibile uno svolgimento regolare della consultazione. Lo si è visto a Mariupol, importante città sul Mare d’Azov, dove scontri violentissimi si sono accesi per La reazione La visita del leader del Cremlino, per gli Usa, è «una provocazione, la Crimea è dell’Ucraina» Psaki, che ha sottolineato come la Crimea «appartiene all’Ucraina». «Noi consideriamo l’annessione della Crimea illegittima e illegale e non la riconosciamo», aveva ripetuto il segretario della Nato Anders Fogh Rasmussen dall’Estonia dove si era recato per tranquillizzare i tre Paesi baltici che hanno al lo- ro interno forti minoranze russe. E Putin gli ha indirettamente risposto approfittando delle celebrazioni per la fine della Seconda guerra mondiale (a giugno pare che il presidente russo andrà pure in Francia dove incontrerà i leader occidentali). I missili Topol lanciati dall’Europa e arrivati dopo pochi minuti nel poligono in Estremo Oriente; quelli cruise partiti dal bombardiere TU-95 e diretti verso bersagli a Occidente (naturalmente sempre sul suolo russo) volevano dire una cosa sola: la Crimea ormai non si tocca più. I nuovi violenti scontri che si sono registrati ieri nell’Ucraina dell’Est dopo il rifiuto dei filorussi di sospendere il referendum sull’indipendenza hanno, di fatto, neutralizzato quella Barroso «Una crisi pericolosa» «La questione ucraina è la più grande minaccia alla sicurezza europea dalla caduta del muro di Berlino, ha un potenziale di destabilizzazione molto maggiore della crisi nei Balcani. Una soluzione politica però è possibile»: lo ha detto il capo della Commissione Ue José Barroso a Firenze. «La Ue ha deciso di sostenere Kiev. Servirebbe un’azione più forte? Dipende dagli Stati». il controllo della stazione di polizia. Esercito e guardia nazionale avrebbero ucciso una ventina di indipendentisti. Alla fine l’edificio in fiamme è stato abbandonato dai contendenti. I tentativi di ridare la parola alla diplomazia continuano, ma con scarsi risultati. Il segretario di Stato Kerry ha ieri telefonato al ministro degli Esteri Lavrov, ma i due hanno solo espresso le rispettive divergenti posizioni. La Russia continua a chiedere una trattativa per arrivare a uno Stato federale con l’Est dell’Ucraina che abbia anche poteri in politica estera. Per bloccare qualsiasi ipotesi di avvicinamento alla Nato. Fabrizio Dragosei @Drag6 © RIPRODUZIONE RISERVATA Proposta Una linea superveloce e un tunnel tra Siberia e Alaska Pechino-New York in treno La Cina progetta il futuro Grandi pulizie Addetti ai treni superveloci puliscono l’esterno di un locomotore nella stazione di Tianjin, nel nord della Cina. Nella Repubblica Popolare ci sono 13 mila km di linee ad alta velocità. Tra pochi anni arriveranno a 25 mila km PECHINO — Il futuro secondo il Celeste Impero. Due giorni di treno per arrivare negli Stati Uniti partendo da Pechino. È questo l’ambizioso progetto sui cui starebbero lavorando tecnici cinesi, secondo quanto scrivono il China Daily e il Beijing Times. Una linea di oltre 13.000 chilometri, più lunga della leggendaria transiberiana. Secondo i tecnici, con una velocità media di 350 chilometri orari, si riuscirà, partendo dalla capitale cinese, risalendo per la Siberia, attraversando lo stretto di Bering in un tunnel (che se realizzato diventerebbe il più lungo al mondo sotto il mare) per poi percorrere Alaska e Canada, a raggiungere in due giorni le maggiori città americane. Un sogno? I cinesi hanno già dimostrato in passato di poter stupire per quanto riguarda l’alta velocità. Fino ad ora, hanno costruito la ferrovia più alta del mondo (quella che da Pechino arriva alla capitale del Tibet, Lhasa) e la più lunga linea ad alta velocità al mondo (da Pechino a Canton, 2.300 chilometri in otto ore). La Cina ha realizzato in tutto 13.000 chilometri di linee superveloci, con l’obiettivo di raggiungere i 25.000 chilometri nel 2020, e un investimento totale di 300 miliardi di dollari. Ora Pechino vuole concretizzare il collegamento tra Cina, Russia, Canada e Usa: un progetto all’apparenza avveniristico. Il tunnel nello stretto di Bering prevede la stessa tecnologia ipotizzata per quello tra la Cina e Taiwan, di cui si parla dal 1996, ma che è stato approvato solo dalla Cina nel 2013, e non dalla «provincia ribelle». Altre idee sono sul piatto: come una linea che da Londra via Parigi, Berlino, Varsavia, Kiev e Mosca dovrebbe arrivare in Cina, attraverso Kazakistan o Siberia. Si vedrà se tutto questo sarà fantascienza o realtà. Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Radicalismo Esteri 17 italia: 51575551575557 La trama dei gruppi estremisti dall’Atlantico all’Oceano Indiano. Il nuovo fronte del Centrafrica devastato dalle violenze L’economista e la chimica I sogni delle ragazze Musulmani nei Paesi dell’Africa 0-1% MAROCCO Anche Abubakar Shekau tiene famiglia. In un video del 2012 il leader di Boko Haram annunciava vendetta contro le forze di sicurezza nigeriane che avevano cominciato ad arrestare decine di parenti (anche suoi) come strumento di pressione: «Avete preso le nostre donne? Aspettate di vedere cosa succederà alle vostre». Dal 2013 Shekau ha dato il via ai sequestri, in un’escalation culminata nel rapimento di massa delle duecento studentesse di Chibok il 14 aprile. C’è chi sostiene che questo crimine danneggerà anche l’immagine di Boko Haram, erodendo il sostegno silenzioso di cui ha in parte goduto fuori e dentro la Nigeria. Di certo ne aumenterà il prestigio all’interno di quella «fascia jihadista» che cinge e minaccia «la pancia» dell’Africa dall’Atlantico all’Oceano Indiano. E’ vero che si tratta di una minaccia largamente minoritaria, in un panorama di convivenza inter-religiosa radicata e diffusa a sud del Sahara. Su un miliardo di africani, i musulmani sono circa un terzo: il loro modello non è certo Shekau, semmai il re del cemento nigeriano Aliko Dangote, l’uomo più ricco del continente. Ed è vero che l’estremità orientale della «fascia» integralista, Al Shebaab, non la fa più da padrone come un tempo nella disastrata Somalia. Però il raggio di azione dei «Giovani» miliziani somali si è ampliato: cellule di Al Shebaab sono state segnalate a Tanga, una delle principali città costiere TUNISIA 1-25% Ansar Dine 25-75% ALGERIA Mujao LIBIA Centrafrica Kenya Sudafrica MAURITANIA MALI NIGER della Tanzania, Paese dove i cattolici sono il 20% della popolazione e i musulmani il 35%: lì il verbo della jihad arriva dal mare, dall’isola di Zanzibar (a grande maggioranza islamica) dove sta guadagnando terreno il gruppo estremista Uamsho («risveglio» in swahili) che predica la violenza contro i cristiani. Sempre sul fronte orientale, nel vicino Kenya, le frange autoctone che sostengono gli estremisti somali vengono braccate dalle forze di sicurezza, specie dopo la strage al Westgate shopping center di Nairobi che l’anno scorso ha fatto 67 vittime. Un mese fa a Mombasa, dove la moschea Musa è considerata un fortino dei violenti, è stato ucciso Abubakar Ahmed alias Makaburi (Tomba), campione della retorica integralista che aveva giustificato la strage di donne e bambini al Westgate in base al principio della ritorsione caro a Boko Haram. Lo sceicco Tomba, così chiamato per la sua fiera opposizione ai riti della sepoltura giudicati non conformi al «vero Islam», usciva dal palazzo di giustizia dove (per l’ennesima volta) i magistrati non erano riusciti a incriminarlo. A ucciderlo, secondo i suoi sostenitori, gli uomini uno squadrone della morte legato alla polizia. Se potessero, è quello che farebbero in Nigeria con Shekau. Si ritiene che il leader di Boko Haram si nasconda in un rifugio sicuro oltre il confine: nel nord del Camerun (dove aveva già trascorso un periodo di Al Sh Shebaab h b b CHAD SUDAN 34% Etiopia Camerun Al Qaeda nel Maghreb Islamico 94% 50% Nigeria 21% Boko Haram BURKINA FASO 15% NIGERIA REP. CENTRAFRICANA 1,5% CAMERUN Ansaru A Gruppi integralisti islamici ETIOPIA SUD SUDAN 10% UGANDA KENYA SOMALIA Boko Haram CONGO Il suo quaderno di scuola scritto fitto fitto è il simbolo dell’«eresia» che l’ha trasformata in una preda degli integralisti islamici. Hauwa Ntakai è una campionessa di pallavolo e da grande voleva fare l’infermiera o l’economista, ora chissà. Tenuta prigioniera dai Boko Haram ormai da tre settimane insieme alle sue compagne, magari starà rimpiangendo di essere tornata a scuola per dare l’ultimo esame, dopo settimane passate a casa: gli istituti della zona da marzo erano chiusi per l’allerta terrorismo. «Le immagini riprese dallo spazio a grande distanza mostrano Zanzibar TANZANIA ADF N l ADF-Nalu Tutte le piste della Jihad dalle scuole nigeriane alle spiagge di Zanzibar ANGOLA ZAMBIA ZIMBABWE BOTSWANA NAMIBIA Influenza I miliziani di Al Shebaab hanno perso terreno in Somalia ma hanno allargato il loro raggio d’azione con basi in Tanzania EGITTO 75-100% Senegal I quaderni Gli alleati di Boko Haram nell’Africa sub-sahariana SUD AFRICA convalescenza in seguito a una ferita) o in Niger. Secondo un recente rapporto dell’Onu il gruppo che ha rapito le studentesse di Chibok sta sondando il terreno in cerca di approdi e proseliti anche nella Repubblica Centrafricana, approfittando del vuo- Nelle piazze Londra Due manifestanti ieri a un corteo londinese per le liceali rapite. Lo striscione recita: «Le donne hanno diritto all’istruzione nell’Islam» (Afp) MADAGASCAR MOZAMBICO Port Harcourt Studenti nigeriani manifestano contro il fallimento del governo federale nel salvare le ragazze a Port Harcourt (Epa) U Uamsho h to di potere e della carneficina in corso a Bangui e dintorni. In quell’area anche la leadership di Al Qaeda nel Maghreb Islamico ha «fiutato» buone possibilità per espandersi verso Sud, bypassando Mali e Chad dove ultimamente non ha vita facile. Gli scontri inter-confessionali che da alcuni mesi devastano il Centrafrica (la pallida presenza di una task-force francese non basta a dare sicurezza alla popolazione civile) portano anche questo effetto collaterale. La «pulizia religiosa» perpetrata dalle milizie cristiane anti-balaka (dopo le violenze commesse dai musulmani Seleka) costituiscono un terreno fertile per i gruppi radicali esterni. E non solo: la nascita di una milizia di auto-difesa denominata «Resistenza musulmana», forte di cinquemila armati, rappresenta un ulteriore passo verso l’abisso, in attesa che la (lenta) missione dell’Onu si palesi all’orizzonte non prima del 15 settembre. Bambini fatti a pezzi con i machete, donne trascinate dai pullman e violentate mentre fuggono dal loro Paese, dalle loro case: le migliaia di vittime (ora soprattutto musulmane) del Centrafrica non hanno un hashtag che certifichi il loro dramma. Ma sono molto più «vicine» alle ragazze straziate di Chibok di quanto possiamo essere noi su Twitter. Oggetti Un quaderno e una camicetta (Wall Street Journal) chiaramente la curvatura della terra. La prova che la terra è rotonda», annotava Hauwa nel suo quaderno. Un’eresia per gli estremisti islamici. Tra le quasi 300 ragazze rapite il 14 aprile nel dormitorio del liceo di Chibok, nord est della Nigeria, c’erano anche Margaret Yama, 17 anni, e la sua migliore amica, Awa. Elizabeth Joseph, che leggeva la Bibbia con la lanternina di notte. E Hauwa Mutah (sopra, una sua camicetta), sesta di nove figli, che vuole diventare una biochimica. Ora 194 delle ragazze in mano ai Boko Haram hanno un volto e un nome: il registro di classe, andato in fiamme la notte della tragedia, è stato ricostruito dalla preside della scuola. Senza l’aiuto di poliziotti o soldati. Quei soldati accusati ieri da Amnesty International di essere stati avvertiti dell’imminente attacco alla scuola e di non aver fatto nulla per fermarlo. Michele Farina @mfarina9 A. Mu. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Milano Pinacoteca di Brera 9 aprile 13 luglio 2014 da martedì a domenica 8.30-19.15 la biglietteria chiude alle 18.40 Bellini Direzione Regionale per i Beni Culturalie Paesaggistici della Lombardia Soprintendenzaper i Beni Storici Artistici ed Etnoantropologici di Milano Giovanni La nascita della pittura devozionale umanistica Sponsor tecnici Produzione, comunicazione e catalogo Con il contributo di www.mostrabellinimilano.it www.brera.beniculturali.it 18 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache Firenze In azione da 15 anni, il suo Dna in altri tre casi. La svolta grazie a un agente che lo identificò Preso il killer della ragazza crocifissa La prima confessione alla mamma Gli indizi «Ho fatto uno sbaglio». Ha 55 anni, è sposato. Trovato in casa lo scotch Le telecamere e i Il campione biologico dettagli del furgone sul nastro adesivo 1 Il furgone di Riccardo Viti fu filmata la notte dell’omicidio dalle telecamere sparse lungo il suo tragitto. Era riconoscibile da una macchia sul tettuccio; dalla assenza di una borchia copricerchio e da vari graffi FIRENZE — Davanti alla madre e agli agenti che fanno irruzione all’alba nel suo appartamento con un fermo per omicid i o vo l o n ta r i o , h a q u a s i un’espressione liberatoria. Confessa subito, senza esitazione, «sono stato io, ho fatto una bischerata». L’anziana lo guarda smarrita negli occhi, si porta le mani alla testa. Poi una domanda, la più disperata: «Ma allora sei tu il mostro?». Lui abbassa lo sguardo e annuisce. «Sì, sono io». Un’ora più tardi, in una stanza della questura di Firenze, Riccardo Viti, Il ricordo dell’agente sul fermo precedente 3 2 Gli inquirenti avevano trovato un campione biologico sul nastro adesivo utilizzato per bloccare le braccia della prostituta romena. Il Dna è risultato identico a quello dell’idraulico fiorentino 55 anni, idraulico, incensurato, una moglie ucraina, due genitori che abitano con lui e che nulla hanno mai immaginato, racconterà ogni particolare, anche il più crudo. Alternando momenti di disperazione e pianto ad altri di estrema lucidità. È lui «la bestia» (così, con un’espressione sopra le righe, l’ha definito il questore di Firenze Raffaele Micillo), catturata dopo tre giorni di lavoro straordinario delle forze di polizia che ricevono anche i ringraziamenti del premier Matteo Renzi ieri in città. È lui il Telecamere Il furgone di Viti filmato la notte dell’omicidio (Photomasi) «maniaco seriale della porta accanto», l’uomo qualunque capace di trasformarsi, come spiega il pm Paolo Canessa, in un «sadico che gode sessualmente nel veder soffrire le sue vittime». È lui il killer di Andreea Cristina Zamfir, 26 anni, prostituta romena, crocifissa a una sbarra e seviziata sotto il viadotto dell’Autosole nell’hinterland di Firenze, e lasciata agonizzare per più di un’ora per un’emorragia interna. Durante l’interrogatorio, durato più di sette ore, Viti ammette di aver violentato almeno altre cinque donne, con la solita odiosa modalità, usando manici di scopa, due dei quali sono stati appena trovati nel garage della sua casa di via Locchi, insieme ai rotoli di nastro adesivo dell’ospedale di Careggi (dove lavora la moglie ucraina che si trova all’estero) con i quale legava e «crocifig- Le parole della madre La donna davanti al figlio e gli agenti: «Ma allora sei stato tu, sei tu il mostro?» Riccardo Viti nel 2012 era stato fermato da una Volante per una lite con una prostituta. Avrebbe preteso dei giochi sessuali. Un agente si è ricordato l’episodio e lo ha segnalato agli inquirenti geva» le prostitute. «Ma forse ce ne sono state altre, non riesco a ricordare. Quando urlavano io scappavo, non andavo oltre», spiega il maniaco. Potrebbero essere più di dieci e le indagini proseguono per cercare di stabilire il numero esatto. E il massacro di Andreea? «Io non la volevo ammazzare», risponde l’idraulico, spiegando che quel «gioco erotico», che aveva pattuito con la vittima per trenta euro, è «andato oltre» gli è sfuggito di mano. E forse proprio da questa dichiarazione partirà la difesa dell’uomo che, oltre a chiedere la perizia psichiatrica, punterà sulla non volontarietà del delitto. Molto difficile da dimostrare. Per gli investigatori Viti potrebbe aver degenerato in sadismo i suoi incontri con le prostitute da circa quindici anni. Il maniaco seriale è stato individuato grazie ad alcuni indizi primari. L’identikit ricavato dalle testimonianze delle prostitute, i filmati delle telecamere di sorveglianza del furgone Fiat Doblò grigio dell’idraulico, la testimonianza dell’agente delle volanti Paolo De Giorgi che il primo maggio del 2012 identificò Riccardo Viti dopo essere intervenuto durante un litigio tra una prostituta e un cliente che pretendeva di legarla. E infine i Dna, del delitto e di altre tre aggressioni, assolutamente compatibili con il profilo genetico del sospettato. Fuori dalla questura, dopo l’interrogatorio, c’è tanta gente ad aspettare l’assassino di Andreea. Lo insultano violentemente, gli gridano d’impiccarsi. Lui sfila a testa a bassa e si infila nell’auto. Marco Gasperetti [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Piacenza I Cobas dei facchini bloccano gli accessi allo stabilimento Lo sciopero al contrario di Ikea Corteo per tornare a lavorare Si sono radunati davanti al municipio in piazza Cavalli e in 250 hanno chiesto di incontrare il sindaco di Piacenza Paolo Dosi. È nata così la prima manifestazione anti-Cobas che si ricordi. Siamo nella valle della logistica, quel tratto di Emilia che va da Piacenza a Bologna e nel quale sono insediati i grandi depositi merci delle multinazionali della grande distribuzione e dell’ecommerce. Da giorni davanti allo stabilimento piacentino di Le Mose, il centro logistico dell’Ikea è scontro tra i facchini e la multinazionale svedese. Sono scene che si sono già viste sempre all’Ikea lo scorso anno e davanti anche alla Granarolo di Bologna. All’origine del conflitto ci sono provvedimenti presi dall’Ikea nei confronti di 33 lavoratori della cooperativa San Martino, per lo più nord-africani. Il gruppo si era reso responsabile dell’occupazione di un reparto per difendere un loro collega al quale era stata cambiata la mansione visto che gli era scaduto il patentino di carrellista. Il Si-Cobas è l’unico organismo presente, chiede il ritiro delle misure aziendali e accusa gli svedesi di ricorrere ad abusi amministrativi. Ma, secondo il sindaco Dosi, non è così perché l’Ispettorato del lavoro che ha esaminato ben 1.200 buste paga non ha riscontrato niente di anomalo. Già lo scorso anno i Cobas avevano bloccato il deposito piacentino nel quale lavorano 450 addetti, italiani, nordafricani ed est-europei. Dopo un lungo contenzioso, una laboriosa trattativa e qualche Incidenti Gli scontri tra manifestanti e agenti all’Ikea di Piacenza (Ansa) concessione era tornata la pace. Ma questa volta i lavoratori dell’Ikea e il sindaco Dosi sono contrati a qualsiasi trattativa. Sostengono che i Cobas chiedono di negoziare solo per legittimarsi ed inserire i loro attivisti dentro gli stabilimenti. Come nei casi che si sono verificati a Bologna e a Padova le vertenze, spalleggiate da giovani dei centri sociali, servono L’appoggio del sindaco Dosi: «In un momento di crisi simile l’azione di pochi facinorosi non può essere tollerata» a far assumere dalle aziende i facchini più legati all’organizzazione. Ne nasce spesso anche un confronto difficile tra le imprese, timorose di portarsi in casa degli attivisti violenti e le prefetture più inclini a trovare la mediazione per ripristinare la legalità. È difficile a questo punto dire cosa accadrà a Piacenza. È certo che la manifestazione di ieri segna una forte discontinuità perché finora le aziende colpite erano rimaste da sole a fronteggiare i Cobas, stavolta non solo c’è stata una mobilitazione dal basso («vogliamo tornare a lavorare, non possiamo rischiare lo stipendio per delle persone che non si adattano a disposizioni di sicurezza che valgono per tutti») ma il Comune, la Provincia di Piacenza e le forze politiche hanno preso coscienza del problema. L’Ikea dal canto suo di fronte ai picchetti duri dei giorni scorsi ha chiuso l’impianto — che serve non solo l’Italia ma alcune aree del Mediterraneo — e per ora non è dato sapere quando si possa tornare alla normalità. Secondo i sindaco Dosi «è paradossale che in un momento di crisi acuta e di disoccupazione galoppante chi ha, per sua fortuna, un lavoro non possa esercitarlo per l’azione strumentale e ideologica di pochi facinorosi». Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 In manette Riccardo Viti, incensurato di 55 anni, ieri dopo l’interrogatorio e la confessione è stato portato nel carcere fiorentino di Sollicciano (Ansa) Il verbale L’ammissione dell’idraulico: non volevo che finisse così, speravo la trovassero come le altre Vita da maniaco insospettabile «Le donne non mi volevano Così le legavo e poi le seviziavo» DAL NOSTRO INVIATO La vittima Il delitto La ventiseienne romena Andreea Cristina Zamfir (a lato, Photomasi), uccisa il 5 maggio da Riccardo Viti, era sposata con il suo connazionale Yean Ion Manta, 36 anni. La coppia aveva due figli di 4 e 2 anni che attualmente vivono in Romania con i genitori del marito. La donna era arrivata in Italia sei anni fa insieme ad alcuni familiari FIRENZE — «Non mi volevano. Le donne non mi hanno voluto nemmeno quand’ero ragazzo. Con loro non ho mai avuto fortuna». Riccardo Viti parla di un passato lontano. «Quand’ero ragazzo», dice. Cioè quando aveva vent’anni. E adesso ne ha cinquantacinque. Torna indietro a un giorno preciso: «Ricordo che mentre facevo il militare ho sfogliato un fumetto e ho visto l’immagine di una donna seviziata con un bastone. È nata da lì la mia passione per i giochi erotici sadici e siccome nessuna mi considerava ho cominciato a frequentare le prostitute e a soddisfare i miei istinti con loro perché a loro potevo chiedere di fare tutto quello che mi piaceva...». L’interrogatorio è in questura. Lo stupratore di prostitute, l’uomo che ha violentato e lasciato a morire Andreea Cristina sotto un cavalcavia, il maniaco al quale decine di uomini hanno dato la caccia per cinque giorni adesso è lì, davanti il pubblico ministero Paolo Canessa, al capo della squadra mobile Lorenzo Bucossi e al maggiore del nucleo investigativo dei carabinieri Carmine Rosciano. Ha l’aria dimessa ed è lucido abbastanza per capire che sarà vecchio, molto vecchio, quando uscirà dalla prigione. «Ho fatto una bischerata» aveva detto a sua madre e suo padre quando all’alba ave- Roma Due malviventi in scooter si sono finti suoi ammiratori Rapina con botte a Renato Zero Via l’orologio da 45 mila euro ROMA — Ai poliziotti ha detto di non essersi spaventato. Ma per Renato Zero non deve essere stato lo stesso un bel pomeriggio. Due rapinatori in motorino lo hanno seguito ieri alle 17 all'interno del complesso residenziale dove il cantante romano abita in via della Camilluccia e gli hanno strappato dal polso un orologio da 45 mila euro. L’ultimo assalto di banditi specializzati in questo genere di colpi, che agiscono ogni giorno - più volte al giorno -, nei quartieri della Roma bene: sono quasi sempre napoletani in trasferta (per lo più in treno), ma da qualche tempo vengono affiancati da rapinatori romani, come basisti o come complici. Di bande la polizia ne ha già arrestate molte, ma il fenomeno non si placa. Fra le loro vittime - sono parecchie decine solo nell’ultimo anno e mezzo, non poche quelle minacciate con la pistola alla testa - anche attori (Lino Banfi aggredito in ascensore a piazza Bologna, i banditi sono stati poi bloccati), sportivi, imprenditori. Ieri pomeriggio il copione è stato simile ad altri: Zero rientrava a casa al volante di una Porsche bianca: varcato il cancello, ha rallentato nei pressi del gabbiotto del custode, poi ha proseguito la marcia nel vialetto d’ingresso. A quel punto i banditi uno biondino, con la barba, l’altro moro, entrambi con giacche scure - lo hanno seguito su uno scooter chiaro. «Ahò, faccelo salutà», hanno gridato al portiere che ha pensato fossero fan all’inseguimento del loro idolo. «Sorcini» a caccia di un autografo. E forse è proprio quello che ha finito per ingannare il «cantattore», come viene considerato Zero, uno degli arti- Cantautore Renato Zero (il cui vero nome è Renato Fiacchini) è nato a Roma 63 anni fa. Il cantautore ha pubblicato 35 album e ha venduto più di 45 milioni di copie (foto di Riccardo Sanesi / LaPresse) sti italiani che hanno venduto il maggior numero di dischi (oltre 45 milioni). Secondo il racconto fatto alla polizia il cantante si sarebbe sporto dal sedile per voltarsi, con il finestrino abbassato e il braccio sinistro fuori, ma a quel punto uno dei rapinatori lo ha colpito alla testa con un pugno e gli ha strappato l’orologio, una versione di Audemars Piguet Black Hawk particolarmente preziosa. Stordito, sicuramente sorpreso, Zero - che poi ha preferito non recarsi in ospedale, ha avuto Brindisi Bimbo muore sotto un cancello Un bimbo di sette anni è morto schiacciato dal cancello di una villa in corso di ristrutturazione a San Vito dei Normanni (Brindisi). Il cancello a causa dei lavori non era fissato sui binari. qualche graffio su un polso - non ha avuto il tempo di reagire. I banditi sono tornati su via della Camilluccia e sono scomparsi. È possibile che siano stati ripresi dalle telecamere della videosorveglianza all’ingresso. Dall’accento non si capisce se fossero romani oppure no, ma sono in corso accertamenti sullo scooter usato per l’aggressione e sulla sua provenienza. Gli investigatori della Squadra mobile, diretti da Renato Cortese, hanno ascoltato il racconto dell’artista al quale sono state anche mostrate delle foto segnaletiche dei pregiudicati per questo genere di reati. Una ricerca non facile anche perché i banditi indossavano i caschi e gli occhiali da sole. Fra le ipotesi c’è anche quella - confermata poi in altre occasioni - che i rapinatori siano entrati in azione dopo aver pedinato il cantante forse non soltanto nella giornata di ieri, ma anche prima. Sapevano dove abita, conoscevano i suoi orari e hanno colpito proprio quando si sentiva più al sicuro. A casa. Rinaldo Frignani © RIPRODUZIONE RISERVATA vano bussato alla sua porta, una casa popolare alla periferia nord-ovest della città. Vive lì (in un appartamento comunicante con quello dei suoi genitori) da quando si è sposato, nel 2005, con una ucraina, madre di un ragazzo nato da un matrimonio precedente. Lei e suo figlio non sono in Italia da molti giorni e non c’erano nemmeno domenica sera quando, per l’ennesima volta lui è uscito alla ricerca della ragazza di turno. Viti spiega che «come sempre non l’ho scelta con criteri precisi, semplicemente andavo con la prima che accettava la mia offerta». Andreea Cristina Zamfir, 26 anni, gli ha detto sì per 30 euro. «Siamo andati sotto il cavalcavia e le ho proposto quello che proponevo a tutte: di legarla e lasciarmi fare il mio gioco erotico». Il copione dei suoi incontri («di solito una o due volte alla settimana») è sempre lo stesso: si accorda per un prezzo base, le porta in luoghi isolati (spesso gli stessi), chiede che si spoglino mentre sono ancora in macchina e poi propone il suo «gioco sadico», a volte alzando il prezzo. La sua versione: «Loro scendevano dall’auto, io le legavo e cominciavamo. Se tutto andava bene poi le slegavo e le riportavo indietro, se cominciavano a urlare o scalciare o si rifiutavano, io scappavo via e poi buttavo i vestiti e le borsette strada facendo». Che scappasse via è vero ma alcune delle sue vittime raccontano che «continuava anche se io lo imploravo di smettere». Le sevizie, le urla, facevano parte di quello che lui chiama «gioco». Anche se l’arresto è per l’episodio più tragico, l’unico finito con la morte della ragazza, gli investigatori sono certi di potergli attribuire almeno una decina di casi, e siamo soltanto all’inizio delle indagini. Perché di ragazze che «cominciavano a urlare o scalciavano o si rifiutavano» ce ne In carcere Riccardo Viti, 55 anni, fiorentino. Di professione idraulico, è sposato con una donna di nazionalità ucraina ❜❜ Il fumetto porno Mentre facevo il militare ho sfogliato un fumetto e ho visto quelle immagini È cominciato tutto lì sono diverse, tutte riuscite in qualche modo a liberarsi dopo la fuga di lui, e tutte testimoni della brutalità di quell’uomo che fino a ieri mattina non aveva un nome. Riccardo Viti di mestiere fa l’idraulico e nel suo quartiere è conosciuto perché fa il giudice di karatè per i ragazzini, disciplina di cui lui è cintura nera. Un’arte marziale richiede un certo grado di autocontrollo, di equilibrio. Lui sembrava averne più del necessario, era «un uomo mite» nel racconto di chi l’ha conosciuto fino a ieri mattina. La sua attività negli ultimi anni non rendeva quasi nulla e lui si e era ritrovato a vivere con i soldi di sua moglie, che lavora in una ditta di pulizie. Nessun guadagno, quindi pochi, pochissimi soldi anche per le prostitute. «Una volta pagavo anche 150 euro, negli ultimi tempi sono sceso a 30» racconta lui. Si spiega così la ricerca delle ragazze più disperate, spesso quelle costrette a prostituirsi per procurarsi la droga. Con il passare degli anni la «passione per il sadismo» si è spinta sempre un po’ più in là. «Mi sono accorto subito l’altra sera che sono andato oltre... ho avuto paura e sono stato egoista, ho pensato soltanto a me e sono scappato via. Credevo che si sarebbe liberata, come le altre. E invece il giorno dopo ho saputo dalla televisione che era morta. Ci ho pensato in continuazione... non volevo che finisse così». Nel fascicolo dell’inchiesta ci sono i fotogrammi del Fiat Doblò (di suo padre) che lui ha usato per caricare le ragazze. Sono immagini recuperate dalle telecamere nella zona della città più battuta dalle prostitute. La sera del 4 si vede quell’auto passare alle 23.49. Chi guida — cioè lui — indossa qualcosa di rosso. Accanto si intuisce la sagoma di una seconda persona che porta una camicia o una giacca bianca. Adesso sappiamo che era lei, Andreea Cristina. E che stava andando incontro alla morte. Giusi Fasano @GiusiFasano © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 Cronache Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 La Giornata della memoria Il ricordo delle vittime del terrorismo Boldrini: «Troppe opacità nello Stato» ROMA — Vittime due volte. Dell’eversione, rossa e nera, che li ha falciati a centinaia. E dell’ansia di amnesia dietro la quale l’Italia si è spesso riparata, archiviando in fretta i loro nomi. A risarcimento di quella doppia ingiustizia nel 2007 fu istituita la «Giornata della memoria per le vittime del terrorismo». Il capo dello Stato volle onorarla ospitando al Quirinale ogni 9 aprile — anniversario dell’assassinio di Aldo Moro nel 1978 — cerimonie ad alto contenuto simbolico ed emotivo, che hanno poi avuto come palcoscenico anche le sedi di altre istituzioni. Come Montecitorio. Ed è là che la presidente della Camera, Laura Boldrini, affiancata dal presidente del Senato, Piero Grasso, da rappresentanti del governo e dallo stesso Giorgio Napolitano, ha accolto ieri superstiti e familiari dei caduti negli anni di piombo e nelle stragi. A tutti ha rivolto un discorso duro e senza attenuanti per le istituzioni che non hanno saputo fare pulizia (e dunque i conti) con la nostra storia recente. «Fa male sapere che in alcuni settori dell’apparato statale, In Aula I familiari delle vittime quello Stato democratico per la cui difesa i vostri cari sono caduti, si annidavano figure opache più inclini a deviare che a ricercare la verità. Per questo resta ancora attuale come non mai la domanda di trasparenza». Ora, per elaborare quel lutto collettivo, dopo che «troppo spesso sono finiti sotto i riflettori dei media più gli autori dei delitti che le vittime», la parola va ai parenti dei morti e dei feriti. Che anche così, ha detto ancora Boldrini, «sentono la concreta vicinanza di tutto il Paese». Ma è chiaro che occasioni simili, per quanto solenni, non bastano. La memoria va trasmessa e alimentata con una continua azione di pedagogia civile. Ad esempio incoraggiando e premiando, com’è accaduto ieri, le tante scuole che hanno attivato una preziosissima «Rete degli archivi per non dimenticare». Pure questo può servire da spinta per alzare il velo su certe verità coperte dal segreto alle quali non è giusto rassegnarsi. È la richiesta di Sabina Rossa, figlia di Guido, l’operaio dell’Italsider di Genova ammazzato nel 1979 per aver denunciato chi distribuiva materiali delle Br in fabbrica, che dallo Stato pretende «risposte, ragioni e responsabilità». Certo, un «passo avanti» si è avuto con la decisione, da tutti «apprezzata», del premier Renzi di far «declassificare gli atti relativi alle stragi». Una scelta da cui forse si potrà «ripartire», concordano con un po’ di speranza in più molti dei presenti all’incontro. Da Manlio Milani, marito di Livia Bottardi, uccisa dalla bomba di Piazza della Loggia a Brescia, a Franco Sirotti, fratello di Silver Sirotti, annichilito nella strage del treno Italicus. M.Br. © RIPRODUZIONE RISERVATA L’inchiesta Gli avvocati: la sua richiesta di asilo non fu registrata cumento mette in luce le contraddizioni del Viminale: si tratta del rapporto alla Procura di Roma del 3 giugno 2013 firmato da Luca Armeni e Renato Cortese, dirigenti della Questura, dove si dà conto che i poliziotti che erano intervenuti nella notte del 29 maggio nella villa romana di Alma Shalabayeva avevano ritrovato uno scambio di e-mail tra l’avvocato De Bavier e l’avvocato Riccardo Olivo dove lo svizzero descriveva precisamente chi è Alma e chi è il marito. Il Viminale era quindi perfettamente a conoscenza dello status di dissidente del marito e dei pericoli che correva sua moglie in caso di espulsione. Ma un altro documento è stato acquisito dalla procura di Perugia. Si tratta di una dettagliata cronologia dei fatti che l’ex ministro degli Affari esteri Bonino aveva a suo tempo inviato al presidente Napolitano. Avvenimenti seguiti al 31 maggio, perché Emma Bonino e il suo dicastero erano stati tenuti fino ad allora all’oscuro di tutto. E qui emergono le schizofrenie della politica: i silenzi di Alfa- Verbali incompleti, contraddizioni e ricatti Le carte su Shalabayeva Indagine dei pm di Perugia riapre il caso A meno di un mese dalla concessione dello status di rifugiato politico ad Alma Shalabayeva e alla figlia Alua il caso giudiziario si riapre. La notizia può preoccupare e non poco il Viminale dove atterrisce l’idea che i documenti che sembravano dimenticati stanno per essere rimessi in fila, uno ad uno, a ricordare quel che accadde in quelle 67 ore, dalla sera del 28 al pomeriggio del 31 maggio 2013. La Procura della Repubblica di Pe- TRIBUNALE DI L’AQUILA FALL. N. 5/12 R.F. Vendita invito a offrire: 10/06/2014 ore 10.30: Lotto unico - Comune di L’Aquila - Zona industriale di Bazzano. Cessione di azienda avente per oggetto l’attività nel settore della produzione di semilavorati e verniciatura in alluminio. L’azienda, è stata concessa in fitto, con scadenza il 30/06/2013 ed è rinnovato in mancanza di disdetta di ulteriori sei mesi e così di seguito fino alla vendita del complesso aziendale. Prezzo base: Euro 12.666.452,00 in caso di gara aumento minimo Euro 100.000,00. Vendita senza incanto e con incanto: 10/06/2014 ore 10.00: Piena proprietà di immobili nel Comune di Grassobbio (BG) via Lungoserio, 38: Lotto A. Palazzina uffici e autorimessa con un piano interrato e n. 3 p. f. t., sviluppantesi su un’area di mq 2.510,00. Prezzo base: Euro 930.000,00 in caso di gara aumento minimo Euro 10.000,00. Lotto B - Beni Mobili Arredi e Stigliature per ufficio contenuti all’interno del fabbricato costituente il lotto “A”. Prezzo base: Euro 23.900,00 in caso di gara aumento minimo Euro 1.000,00. Innanzi al curatore Dott. Omero Martella c/o lo studio in L’Aquila, Portici di S. Bernardino, 2. Deposito offerte entro le 12 del 09/06/2014 in Cancelleria Fallimentare. Maggiori info in Cancelleria Fallimentare e c/o il curatore Dott. Omero Martella tel. 0862 27142 - 0862 419878 e c/o il custode giudiziario IVG Istituto di Vendite Giudiziarie di Bergamo tel. 035 234967 su www.giustizia.abruzzo.it e www.astegiudiziarie.it (Cod. A262782,A262783). Il Fallimento n. 889/2013, dichiarato dal Tribunale di Roma, vende complesso aziendale di proprietà della Società Luca Falaschi S.r.l., adibito al servizio di trasporto scolastico e disabili, già operante in circa 30 Comuni. Annuncio rivolto ai soggetti in possesso dell’autorizzazione min. all’esercizio della professione di trasportatore su strada di persone (iscrizione al REN). Non ammessa manifestazione di interesse per persona da nominare. Info e manifestazioni di interesse entro il 22.05 alla PEC [email protected]. Per la pubblicità legale e finanziaria rivolgersi a: Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano Tel. 02 2584 6665/6256 - Fax 02 2588 6114 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San Nicola alla Dogana, 9 80133 Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano rugia ha aperto un fascicolo sul caso Shalabayeva e chiama in causa la responsabilità di un magistrato in ordine all’espulsione della moglie del banchiere e dissidente kazako Mukhtar Ablyazov e della loro figlia Alua avvenuta a Roma un anno fa. Sulla base di un passaporto diplomatico emesso della Repubblica Centrafricana dichiarato falso e poco dopo rivelatosi autentico, in nemmeno tre giorni il Viminale aveva consegnato Alma nelle mani del Presidente ka- In Italia Alma Shalabayeva (a destra) con una delle figlie, Madina, durante la conferenza stampa dopo il ritorno a Roma, il 27 dicembre scorso (Reuters / Max Rossi) La vicenda Tribunale di Milano Prima Sezione Civile Il Tribunale di Milano nella persone del giudice dott. Patrizio Gattari ha pronunciato la seguente sentenza nella causa civile iscritta al n. 17825/2011 R.G. promossa da Carlo De Benedetti (omissis) contro Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Società Europea di Edizioni Spa in persona del legale rappresentante pro-tempore PQM Il Tribunale di Milano, definitivamente pronunciando nella causa promossa, con citazione notificata il 16/3/2011, da Carlo De Benedetti nei confronti di Vittorio Feltri, Alessandro Sallusti e Società Europea di Edizioni Spa, nel contraddittorio tra le parti, contrariis reiectis, così provvede: 1. Accertato che l’articolo/editoriale di Alessandro Sallusti pubblicato sulla prima pagina del quotidiano “il Giornale” del 7 febbraio 2011 con il titolo “De Benedetti a Milano, comparsata da 800 milioni” e il titolo “Il Padrino” pubblicato sopra la foto di Carlo De Benedetti sulla prima pagina del quotidiano “il Giornale” del 6 febbraio 2011 costituiscono diffamazioni a mezzo stampa lesive dell’onore e della reputazione di Carlo De Benedetti, condanna i convenuti Alessandro Sallusti e Società Europea di Edizioni Spa, in solido, a pagare all’attore Carlo De Benedetti a titolo di risarcimento del danno non patrimoniale la somma complessiva di euro 90.000,00 oltre interessi al tasso legale della presente sentenza al saldo. (omissis) Così deciso in Milano il 19/3/2014 Il Giudice Dott. Patrizio Gattari POLYMNIA VENEZIA SRL A.O.U. S.U.N. AVVISO ESITO DI GARA D’APPALTO - CIG: 52019408AE Amministrazione aggiudicatrice: Polymnia Venezia srl, Dorsoduro 3488/U, 30124 Venezia. Denominazione conferita all’appalto dall’amministrazione aggiudicatrice: Procedura aperta per l’affidamento dell’appalto concernente la realizzazione dell’intervento denominato M9-Polo Culturale e Museo del Novecento, Mestre Venezia. Bando pubblicato: sulla G.U.U.E. in data 27/06/2013, sulla G.U.R.I. n. 78 V Serie Speciale del 05/07/2013 nonché su due quotidiani a diffusione nazionale e due a diffusione locale il 07.07.2013. Procedura e criterio di aggiudicazione: procedura aperta, offerta economicamente più vantaggiosa. Data di aggiudicazione dell’appalto: 14.03.2014. Numero di offerte pervenute: 13. Nome e indirizzo dell’operatore economico aggiudicatario: Impresa Costruzioni Giuseppe Maltauro S.p.A., viale dell’Industria n. 42, 36100 - Vicenza. Valore finale totale dell’appalto: € 30.212.428,98 (di cui € 1.043.393,08 per oneri di sicurezza non soggetti a ribasso). DATA DI TRASMISSIONE DEL PRESENTE AVVISO ALLA GUUE: 28/04/2014. Venezia, 10/05/2014 POLYMNIA VENEZIA SRL Il RUP - Arch. Plinio Danieli Azienda Ospedaliera Universitaria Via S.M. di Costantinopoli 104 - 80138 - NAPOLI AVVISO DI GARA E' indetta per il giorno 12/06/2014 alle ore 9:30, procedura aperta, ai sensi del D.Lgs.n.163/2006, per l’affidamento triennale dei servizi manutentivi di impianti tecnologici in uso presso le strutture AOU SUN (raffrescamento, riscaldamento, elettrici, elevatori, prevenzione e controllo legionella, porte automatiche, antincendio), a fronte di un importo complessivo tri-ennale presunto pari ad € 3.240.000,00. Il bando integrale - pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale dell'Unione Europea n. 2014/S 078-136339 del 19/04/2014 e i documenti di gara possono essere prelevati dal sito internet www.policliniconapoli.it IL DIRETTORE GENERALE Dr. Pasquale Corcione Il blitz Nella notte fra il 28 e il 29 maggio, 50 agenti della Squadra mobile prelevano Alma Shalabayeva e la figlia Alua, di 6 anni, dalla villa di Casal Palocco, alle porte di Roma, dove vivono L’espulsione L’accusa: il passaporto della donna, emesso dalla Repubblica Centrafricana, viene dichiarato falso. Alma Shalabayeva e la figlia vengono espulse e il 31 maggio sono imbarcate su un jet privato diretto ad Astana, capitale del Kazakistan La revoca Dopo le polemiche politiche, il 10 luglio, Palazzo Chigi ordina un’inchiesta. Il 12 luglio viene revocata l’espulsione Le indagini Il 25 settembre l’ambasciatore kazako, il consigliere per gli affari politici e l’addetto agli affari consolari a Roma finiscono nel registro degli indagati Il ritorno Grazie all’impegno dell’allora ministro degli Esteri Emma Bonino, il 27 dicembre Shalabayeva e la piccola Alua rientrano a Roma zako Nursultan Nazarbayev. Dittatore a tutto tondo. Il 19 luglio il ministro Alfano aveva incassato una fiducia a denti stretti quando M5S e Sel ne avevano chiesto le dimissioni al Senato, e il Pd, pur smontando pezzo a pezzo la sua ricostruzione dei fatti, con un triplo carpiato l’aveva salvato. Ora i fatti appaiono più chiari, almeno secondo gli avvocati di Alma Shalabayeva che due mesi fa hanno depositato un esposto alla Procura di Roma finito successivamente a Perugia. Centrale è la descrizione di cosa avvenne all’udienza presso il Cie di Ponte Galeria il 31 maggio, alla presenza del Giudice di Pace Stefania Lavore. In aula sono presenti gli avvocati di Alma, Federico e Riccardo Olivo e il legale svizzero della famiglia Ablyazov Charles de Bavier, che parla perfettamente italiano. Con enfasi segnalano che Alma è moglie di un dissidente kazako, che rischia la per- L’espulsione La moglie del dissidente kazako fu espulsa sulla base di un passaporto dichiarato falso ma poi rivelatosi autentico secuzione se rimandata nel suo Paese e che per questo intende chiedere asilo all’Italia. Ma di tutto questo, scrivono i legali nell’esposto, non vi è traccia nel verbale di udienza. I poliziotti dell’Immigrazione presenti in aula hanno una strana fretta e tutto si chiude in poche decine di minuti, perché Alma deve essere rapidamente trasferita all’aeroporto di Ciampino dove un aereo la aspetta per il ritorno in Kazakistan. «Omissione nella verbalizzazione e nella decisione — scrivono gli avvocati — che implicano valutazione di carattere penale con riferimento ai reati di falso e di abuso». Eppure nella relazione del capo della Polizia Pansa, ribadita dallo stesso ministro Alfano chiamato a rispondere dei fatti in Parlamento, si ripeteva che Alma Shalabayeva non aveva mai fatto cenno alla richiesta di asilo così come alla condizione di dissidente del marito. Ma anche su questo un nuovo do- no e le forzature della Bonino che conquista prima la revoca del decreto di espulsione (12 luglio) e infine riporta a Roma la Shalabayeva (27 dicembre). Il 13 giugno, in vista dell’incontro di Napolitano con il presidente della Commissione Ue Barroso previsto per il giorno dopo, Bonino informa del caso kazako il Consigliere diplomatico del presidente perché è lei a infilare il «fuori sacco Shalabayeva» nel fascicolo del colloquio e a fare in modo che Barroso rivolga una precisa domanda a Napolitano sull’argomento. Ed è sempre lei a respingere il ricatto del governo di Nazarbayev che aveva deciso di negare il sorvolo del territorio kazako alle nostre truppe di ritorno dall’Afghanistan visto l’eccesso di esposizione del governo di Astana in virtù del superattivismo del ministro italiano. E c’è la strana storia di due milioni di dollari che alcune autorità kazake avevano chiesto personalmente alla Shalabayeva in cambio dell’autorizzazione a tornare in Italia e di fronte al suo no la nuova la richiesta «scontata» di un solo milione avanzata agli avvocati di Alma che rifiutano di pagare quel che appariva a tutti gli effetti un riscatto verso chi l’aveva rapita. Ma i kazaki non mollano l’osso neppure oggi. Da ultimo emerge la lettera dell’ambasciatore della Repubblica Centrafricana a Parigi Emmanuel Bongopassi al ministro degli Esteri Leonie Banga-Bothy datata 12 febbraio 2014, nella quale comunica che il suo omologo kazako nella capitale francese chiede che i passaporti diplomatici rilasciati a Mukhtar Ablyazov e alla moglie Alma vengano annullati. I kazaki offrono importanti aiuti economici e Bongopassi sembra sponsorizzare lo scambio. Proprio la presunta nullità del passaporto di Alma fu causa dell’espulsione dall’Italia, un documento che le autorità africane dichiararono immediatamente autentico e sulla bontà del quale nessuno ha più dubbi. Il 18 febbraio è il ministro degli Esteri centrafricano a replicare al collega kazako che Bongopassi è stato rimosso e che quei passaporti sono autentici. Paolo Mondani © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Milano L’inchiesta sul crac della Sopaf: fondi sottratti al patrimonio della società e portati all’estero. Sequestrati sessantacinque immobili Quei 79 milioni «scippati» agli enti pensioni I fratelli Magnoni arrestati per aver alleggerito le casse di ragionieri, medici e giornalisti La famiglia Ai vertici da più di quarant’anni Insieme Nella foto grande Aldo Magnoni, 65 anni, e, a destra, il fratello Giorgio, nato nel 1941. Sopra, il fratello minore Ruggero, 63 anni. I tre sono da ieri ai domiciliari. In arresto è finito anche il figlio di Giorgio Magnoni, Luca (foto Imagoeconomica) Da Sindona a Lehman Brothers La dinastia dell’alta finanza Ruggero protagonista nella scalata a Telecom MILANO — C’è un’intercettazione che mostra bene il differente approccio alla finanza dei fratelli Giorgio e Ruggero Magnoni, arrestati ieri — insieme con il fratello Aldo, tutti ai domiciliari — nell’inchiesta per il crac della holding quotata Sopaf: «Ti spiego, la continuità (aziendale di Sopaf, ndr) rispetto alla liquidazione ha due vantaggi, uno che liquidi meglio i beni, e su questo non si discute...», dice Giorgio al fratello il 10 ottobre 2012 quando già la situazione del gruppo era drammatica. E Ruggero: «[...] Giorgio, devo spiegarti le cose... a te che c... te ne frega? Hai intenzione di fare il liquidatore in continuità della... Le tappe non capisco [...] La somma siccome è a vantaggio degli altri e non tuoi... a te cosa te ne frega?». E Giorgio: «Ci sarà anche un minimo di orgoglio oppure tu dici che..». «No!». «Beh, io ce l’ho!». Giorgio, il moderato. Ruggero, il duro. Una autentica dinastia di finanzieri, la loro. Il padre Giuliano entrò in affari con Michele Sindona all’inizio degli anni 70. Il rapporto fu cementato dal matrimonio di una figlia di Sindona con uno degli otto figli (5 maschi, 3 femmine) di Magnoni, Pier Sandro, che si conquistò la fiducia del suocero tanto da diventare manager di punta della Banca Privata Italiana, fallita nel 1974 per un buco di 255 miliardi. Una vicenda che non scoraggiò i fratelli dall’entrare anch’essi in finanza. Giorgio, classe 1941, ha cominciato come investment banker presso la Dillon Read e poi si è dedicato ai fondi di investimento. Aldo, 1948, ha scelto della Banca Privata Italiana), il maggiore dei figli di Giuliano, divenne poi genero Le operazioni Il minore dei tre fratelli ora ai domiciliari, Ruggero, è stato vicepresidente di Lehman Brothers, ha partecipato alla scalata a Telecom e, nel 2005, tentato quella alla Fiat Gli anni Settanta I fratelli Magnoni arrestati ieri sono figli di Giuliano, entrato in affari all’inizio degli anni 70 con Michele Sindona, di cui Pier Sandro (sotto, al processo per il crac l’immobiliare. Ma è Ruggero, classe 1951, il pesce grosso: laurea in Bocconi e master alla Columbia, per oltre trent’anni è stato plenipotenziario in Italia di Lehman Brothers fino al crac, poi top banker nella giapponese Nomura (Nomura Italia precisa di non aver avuto rapporti con lui). «Ho perso circa 25 milioni dal fallimento», ha raccontato, «ma non è la parte preponderante del mio patrimonio». Negli anni Novanta dalle mani di Ruggero Magnoni passano le più importanti privatizzazioni, a partire da Comit. È stato il banchiere «bipartisan» per i suoi rapporti strettissimi sia con Carlo De Benedetti fin dai tempi di Olivetti sia con Silvio Berlusconi («Che fai, continui a lavorare con quel comunista?», era l’approccio usuale del Cavaliere), che aiutò nella quotazione di Mediaset e nell’affare Telepiù. Ma l’operazione alla quale è indissolubilmente legato è la scalata di Roberto Colaninno e Emilio Gnutti a Telecom Italia, nel 1999. Lì i Magnoni giocano su due tavoli: Ruggero ne è l’ispiratore e il finanziatore con Lehman, Giorgio gestisce l’Oak Fund che è azionista di Bell, il veicolo lussemburghese usato per l’opa ostile. Nel 2005, sempre con Lehman, Ruggero prova addirittura a scalare la Fiat ai tempi del «bond convertendo». Quell’anno però a fare il colpo grosso è Giorgio, rilevando Sopaf, la finanziaria fondata nel 1980 da Jody Vender e considerata un blasone di Piazza Affari, ricco di 148 milioni di patrimonio. Nuovo azionista di controllo è la Lm Etve di Magnoni, controllata dalla sua Acqua Blu, con soci di prestigio. Anche Ruggero è azionista in proprio con il 7% circa. È l’apice della forza della famiglia: hanno partecipazioni anche in Immsi, Meliorbanca, Smi. Ma il periodo d’oro dura poco. A dare il colpo di grazia a Sopaf è nel 2012 il tracollo della partecipata Banca network investimenti (Bni), piccolo istituto fondato nel 2003 dalla Popolare di Lodi di Giampiero Fiorani. A Sopaf costa almeno 100 milioni. A far precipitare le cose per la holding fu anche il «no» secco di Ruggero a coprire un aumento di capitale, sia pure di pochi milioni: «Abbiamo perso una fortuna», dice sempre nella telefonata Ruggero a Giorgio, «vai a fare qualcosa dove possiamo guadagnare dei soldi». Fabrizio Massaro @fabriziomassar0 © RIPRODUZIONE RISERVATA MILANO — Il turbocapitalismo divora le pensioni dei ragionieri: ben 52 milioni di euro, che dai fondi della Cassa dei Ragionieri sono stati prelevati dai comparti del veicolo lussemburghese della Sopaf dei fratelli Magnoni dove erano depositati, sono stati fatti transitare estero su estero in conti off-shore, poi fatti rientrare in Italia nella disponibilità di due società e qui dirottati a pioggia verso svariate destinazioni. E quando la Cassa ha chiesto lo smobilizzo degli investimenti nei diversi comparti in cui erano distribuite le proprie risorse, le sono stati liquidati solo i comparti Global Bonds e Macro Trend per 91,5 milioni: sugli altri due, Equilibrium ed Equilibrium Plus, le società di gestione Adenium Sicav e Adenium Sgr hanno comunicato che lo smobilizzo avrebbe comportato una svalutazione del 50%. È una — forse la più impressionante per le possibili conseguenze non solo economiche ma anche sociali — delle imputazioni che ieri hanno indotto il gip Donatella Banci Buonamici, su richiesta del pm Gaetano Ruta, a mettere agli arresti domiciliari una delle famiglie più in vista nella finanza italiana, i tre fratelli Magnoni: Ruggero, 63enne ex vice presidente Europa di Lehman Brothers, poi attivo in Nomura Italia; Aldo, 66 anni, che fu ideatore dell’«Oak Fund» nella scalata Telecom; e Giorgio, 74 anni, figlio di quel Giuliano che fu socio e consuocero del bancarottiere Michele Sindona. Agli arresti anche il figlio di Giorgio, il 43enne Luca; Andrea Toschi, che è stato presidente di Arner Bank; Alberto Ciaperoni, amministratore della società di gestione risparmio Adenium; e Gianluca Selvi, dominus della società Hps. Le accuse sono, a vario titolo, associazione a delinquere finalizzata a bancarotta, truffa aggravata, appropriazione indebita, frode fiscale e riciclag- 52 65 20 Milioni La somma sottratta alla cassa dei ragionieri. In tutto è di 79 milioni l’entità del danno perpetrato, secondo i pm, dagli arrestati ai danni delle casse di previdenza di alcune categorie professionali Gli immobili sequestrati dalla Guardia di Finanza di Milano, per lo più nel centro città, riconducibili agli indagati (una decina oltre agli arrestati) nell’inchiesta. Sotto sequestro anche auto e oltre 250 rapporti bancari Milioni L’ammontare presunto del danno per l’Enpam, l’ente previdenziale dei medici. All’Inpgi, l’ente nazionale di previdenza dei giornalisti, sarebbero invece stati «scippati» sette milioni di euro gio, con l’aggravante della transnazionalità dei reati in Austria, Svizzera, Madeira, Lussemburgo, Isole Bermuda e Mauritius. Il fulcro è la bancarotta della Sopaf, «gestita nelle forme della più radicale illegalità: la società si è posta nelle relazioni negoziali con le sue controparti secondo una logica truffaldina, ha lucrato vantaggi ulteriori derivanti dalla evasione fiscale, i fondi introitati sono poi stati dirottati verso soggetti esterni» (tra i quali, per una operazione da 5 milioni, viene indicata la «Ovo Italia» controllata da una società del conduttore tv Andrea Pezzi). Ma spiccano i 100 milioni bruciati nella controversa avventura in Banca Network; una truffa immobiliare, ai danni della Cassa di Risparmio di Ferrara per 17 milioni; e ipotesi di truffe per 27 milioni ai danni degli enti previdenziali Enpam (medici) ed Inpgi (giornalisti) nella negoziazione di strumenti finanziari. Qui per la GdF si tratta di «operazioni obiettivamente pregiudizievoli per gli enti previdenziali, se non altro perché avvenute per valori di cui non sono chiari sul piano negoziale i criteri di determinazione, sulla base di transazioni in cui di fatto Sopaf si è interposta maturando plusvalenze — le differenze tra il prezzo di acquisto e quello di rivendita agli enti previdenziali — di cui manca la giustificazione economica». Nei due enti non ci sono indagati allo stato, anche se «ancora sullo sfondo, richiedendo i necessari approfondimenti», resta «il ruolo degli organi apicali degli enti previdenziali»: alcune mail, infatti, «documentano una consuetudine di rapporti molto stretta dei massimi dirigenti degli enti in questione (Camporese, Parodi e Saltarelli) con i vertici di Sopaf e Five Stars». Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache La storia Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Luigi Cassar in lizza per il premio del 2014. Una scoperta nata quasi per caso e voluta dalle archistar La scheda Il premio L’European Inventor Award è un riconoscimento che ogni anno viene attribuito a ricercatori, aziende prodotti che si sono particolarmente distinti nel campo dell’innovazione. La consegna del premio avverrà il 17 giugno a Berlino. Ognuno può votare esprimendo il suo parere online. Il candidato In lizza quest’anno c’è il chimico italiano Luigi Cassar, 76 anni, che per conto di Italcementi ha sviluppato e brevettato un particolare tipo di calcestruzzo in grado di ridurre l’inquinamento del 50% nell’area circostante l’edificio rivestito con quel particolare materiale «Il mio cemento che pulisce l’aria» Il chimico di Bergamo selezionato tra i migliori inventori d’Europa In bianco sotto, Luigi Cassar; in alto la chiesa Dives in Misericordia di Roma e altri due edifici realizzati col cemento ecologico ❜❜ Il personaggio Ma l’Italia non è accogliente con i ricercatori. Competitività non significa costi e salari bassi C’è anche l’Oscar europeo per la miglior invenzione. E soprattutto c’è un ricercatore italiano entrato per il 2014 nella «rosa» dei pretendenti al riconoscimento che guarda a un futuro e a un mondo migliori. Luigi Cassar corona oltre mezzo secolo di vita trascorso nei laboratori chimici proponendo per il premio il suo cemento mangiasmog: grazie a questo ritrovato, si è aperta la possibilità di costruire palazzi che, invece di togliere ossigeno e aria pulita, la restituiscono all’ambiente. Un cemento, insomma, che funziona come un albero. Esiste ancora un’Italia che sa innovare e che si appassiona ai brevetti; fa specie semmai che ad incarnare tale eccellenza sia un distinto signore di 76 anni e non un giovane. «Sono ormai in pensione da qualche anno e ho 9 nipoti; alcuni di loro vivono in Australia e negli Stati Uniti e stanno valutando la possibilità di rimanere in quei paesi» dice Cassar anticipando un giudizio poco lusinghiero sulle prospettive della ricerca in Italia. Per quasi vent’anni la «casa» dell’inventore del cemento ecologico è stata l’Italcementi di Bergamo, nei cui laboratori è nato il materiale ora in lizza per l’European Inventor Award. Ma prima di fermarsi nella cittadina lombarda Cassar ha fatto tappa in mezzo mondo: nato a Tripoli nel ‘38, è approdato ai laboratori della Montedison nel ‘61 passando poi per esperienze negli Stati Uniti, in Svizzera e poi ancora nella Montedison divenuta nel frattempo Enimont. «Lì mi sono reso conto — In edicola In vacanza con i bambini Una nuova guida pratica Vacanze a misura di bambino: adesso per organizzarle c’è la guida In viaggio con mamma e papà, in regalo questo mese con le testate Io e il mio Bambino e Insieme (in edicola completamente rinnovate). Offre itinerari a misura di famiglia, realizzati in collaborazione con Dove, il mensile di Rcs dedicato al mondo dei viaggi. Dalle spiagge attrezzate della Liguria e dell’Emilia ai «Familien Hotel» delle Dolomiti, dalle dolci colline della Toscana alle spiagge «selvagge» della Puglia e della Sardegna con indicazioni su luoghi, sport e attrazioni per bambini da 0 a 10 anni. In più tanti consigli per organizzare al meglio la vacanza e tutte le informazioni utili per viaggiare in sicurezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA racconta il chimico — che la ricerca non era più un impegno concreto per l’Italia, nemmeno per un grande gruppo come Enimont. Per fortuna ho potuto proseguire il mio lavoro in Italcementi». E qui prende forma il cemento mangiasmog. Che come spesso capita a molte invenzioni, nasce grazie a una buona dose di casualità. «Gli architetti e i costruttori — ricorda Cassar — ci chiedevano di mettere a punto un intonaco bianco in grado di resistere alle intemperie e mante- nere brillantezza e candore. Partendo dal fatto che il cemento ha un superficie porosa abbiamo creato un materiale che reagisce alla luce solare». La chiave di volta è stata l’impiego di ossido di titanio, capace appunto di restare «più bianco del bianco» proprio se esposto alla luce. E così sono nati, verso la fine degli anni 90 edifici tirati a lucido col nuovo rivestimento, il primo dei quali è stata la chiesa Dives in Misericordia, costruita a Roma dall’archistar americana Richard Meier. Ma testando la resistenza del cemento si sono scoperti gli effetti collaterali inaspettati. «I rilievi da noi effettuati — ecco ancora le parole dell’inventore — ci dimostravano che nell’aria attorno all’edificio diminuiva del 50% la concentrazione di ossidi di azoto, di anidride solforosa, di formaldeide. Prova e riprova abbiamo dimostrato che non si trattava di un caso ma di una azione innescata proprio dal nostro cemento. Che a quel punto è stato brevettato come mangiasmog». Sarebbe però ingeneroso dire che il risultato è stato raggiunto solo grazie a un colpo di fortuna. «Fondamentale è stata la collaborazione che Italcementi ha instaurato con il Cnr, con l’università di Ferrara, con il centro di ricerche della Comunità Europea di Ispra, per i test di validazione». «Da parte nostra abbiamo investito in ricerca l’equivalente del 5% del totale delle vendite del gruppo» afferma da parte sua Carlo Pesenti, consigliere delegato di Italcementi. Ma l’Italia di oggi è un posto accogliente per un ricercatore? «Assolutamente no - riprende il discorso Cassar - . I centri sono troppo piccoli, talmente piccoli che spesso non hanno nemmeno il tempo di leggere tutte le nuove pubblicazioni scientifiche. E questo rappresenta già un gap notevole. Ma poi vedo un disimpegno, salvo lodevoli eccezioni, da parte delle imprese, della politica, dei sindacati sull’argomento. Troppo spesso si fa coincidere la competitività di un sistema con i bassi costi di produzione, con i bassi salari. E invece è vero il contrario: se si vuole innovare bisogna pagare bene le persone». E invece mille euro al mese restano un sogno per molti giovani ricercatori. Era così anche negli anni ‘60 quando lei mise piede alla Montedison? «I raffronti sono difficili ma un fatto me lo ricordo bene. Quando negli anni 80 tornai in Italia lavorando per Enimont accettai uno stipendio inferiore a quello che mi garantivano in Svizzera. Poco male, ma purtroppo mi resi ben presto conto che l’innovazione e la ricerca non erano già allora ritenuti una priorità persino in un grande gruppo come quello per cui lavoravo». Claudio Del Frate @cdelfrate © RIPRODUZIONE RISERVATA Venezia Il Comune: problemi di cassa Regata storica al verde In Canal Grande arriva la gondola sponsorizzata La scelta Alle regate veneziane da domani le imbarcazioni che partecipano alle gare potranno esporre un logo con lo sponsor Prima i giganteschi cartelloni pubblicitari sui palazzi da restaurare, poi i vaporetti con la griffe di Renzo Rosso che finanzierà il restyling del Ponte di Rialto e ora pure il simbolo galleggiante di Venezia: la gondola. Lo sponsor è arrivato anche lì, sui fianchi delle «signore» della laguna, piegate alla necessità di fare cassa. La pubblicità comparirà solo su quelle che parteciperanno alla regate veneziane ma tanto basta a far cadere un mito di resistenza alla modernità. A chiederlo sono stati proprio i regatanti, giovani e meno giovani, che vorrebbero così cercare di mantenere vive le tradizionali gare veneziane altrimenti destinate al tramonto, come testimonia il sensibile ridimensionamento dei premi per i vincitori. Su tutte la regata storica in Canal Grande della prima domenica di settembre, dove quest’anno si assisterà all’anomalo spettacolo della gondola sponsorizzata. La rottura dello storico divieto è arrivata fra un sospiro e l’altro dal Comune: «Si tratta di una delibera in via sperimentale per la stagione 2014 — cerca di arginare le polemiche Roberto Panciera, assessore allo Sport e tradizioni — La dimensione del logo non potrà superare i trenta centimetri per settanta e riguarderà le sole imbarcazioni da regata, cioè le gondole da corsa, diciamo. E tutte le altre: gondolini, pupparini, caorline e mascarete». Contrari sono naturalmente i puristi del remo, vecchi maestri in pensione come Palmiro Fongher, dodici successi alla «storica», che in questa scelta vedono una profanazione della tradizione. Panciera allarga le braccia: «Non c’è solo Fongher e non ci sono solo i campioni in pensione a Venezia. Molti altri si sono detti favorevoli e hanno capito che oggi è necessario sposare la tradizione con i tempi che cambiano e le risorse di bilancio che si sono ridotte sensibilmente. Basti pensare che il premio in qualche regata è sceso addirittura sotto i cento euro. A fronte di allenamenti che coprono l’intero anno». Domani prima regata della storia di Venezia con gondole sponsorizzate . A. P. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Cronache 23 italia: 51575551575557 Un’immagine una storia #italiavoltapagina La sfida dei nuovi italiani A sinistra Zeina Ayache, nata a Genova con origini libanesi. Laureata in Scienze della Comunicazione, è musicista, produttrice di musica elettronica e giornalista. Si è avvicinata al mondo della comunicazione per raccontare ciò che più le interessa: musica, cinema ma anche multiculturalità. Attraverso i diversi lavori lasciati e persi da Milano a Brema, Zeina ha scoperto quanto sia importante sapersi sempre reinventare: oggi è una «precaria per scelta» come lei stessa si definisce, con due grandi passioni, le canzoni e il suo cane greco Teseo. Ora sta studiando per diventare educatrice cinofila Fotografia di Bruno Zanzottera (Parallelozero) Verso il futuro La grande azienda telefonica partner dell’iniziativa lanciata dal «Corriere della Sera»: una raccolta di storie e di idee positive per disegnare il rilancio dell’Italia «Un Paese più digitale e più semplice Così gli operatori spingono la crescita» Il piano di Vodafone Italia: investimenti e fibra per la rete di famiglie e imprese Si può partire dai freddi numeri come i 6,6 miliardi di contributo economico diretto e indiretto che Vodafone Italia dà al Paese e le 36.500 persone occupate considerando i 6.500 dipendenti e un indotto di 30 mila persone tra partner e fornitori (dati da bilancio sociale sulla base di metodologie Kpmg). Si potrebbe partire anche dalle ancora più fredde antenne (o siti come li chiamano i tecnici) e dalle ramificazioni infinite di fibra ottica che si nascondono sotto marciapiedi, strade, cantine e che sono diventate, di fatto, vitali tanto quanto acqua, gas ed elettricità. Non avere Internet non è più un «digital divide». È un «divide» e basta. Ma in definitiva per comprendere il vero impatto del gruppo guidato in Italia da Aldo Bisio, ormai non solo concentrato sulla telefonia mobile come pensiamo tutti ma anche su quella fissa, bisogna pensare alle reti come alla nervatura della maggior parte delle nostre azioni quotidiani. A noi sembra di avere in mano solo degli smartphone, dei tablet, o di essere davanti a dei computer o a una televisione. In realtà, usando un’immagine analogica, è come se avessimo un filo a nostra disposizione, sempre e ovunque, in cui fare transitare la più importante delle esperienze dell’essere umano: la comunicazione. Da quando accendiamo la televisione a quando lavoriamo o andiamo a correre con l’app per monitorare percorsi, calorie e performance. Nell’era dell’economia della condivisione la comunicazione è ormai in tutto. Intendiamoci: un operatore come Vodafone con un fatturato annuo di 7 miliardi di euro investe per business, ma il risvolto sociale è l’altra faccia della medaglia. Senza il primo non esiste il secondo. Basterebbe prendere l’Agenda digitale europea 2020 del commissario Neelie Kroes, lo studio voluto dal precedente governo Letta per capire quali sono le tappe dell’Italia in questo percorso o, ancora, le stime che mettono ormai in relazione diretta la banda larga con la velocità di crescita del Prodotto Interno lordo. Due per tutte: l’ultimo studio dell’Agcom e del ministero dello Sviluppo economico valuta nel 3% del Pil il contributo che viene dalla banda ultra larga. Per la World Bank il 10% in più di banda larga corrisponde a una crescita dell’1,5% dell’economia. Una «molla» per l’Italia Prendiamo il piano Spring o «molla». Vodafone Italia è tornata ad essere per il gruppo inglese il secondo mercato europeo per importanza. Lo dicono i numeri dell’operazione che l’amministratore delegato globale, Vittorio Colao, aveva preannunciato subito dopo avere chiuso a fine 2013 con Verizon uno scambio del valore di 130 miliardi di dollari. La «molla» per l’Italia sarà di 1,8 miliardi di euro in un biennio (1,5 miliardi I numeri 6,6 miliardi Il contributo diretto e indiretto che Vodafone Italia dà al Paese. Quello diretto è di 5,9 miliardi di cui: 1) 3,4 alle imprese tramite investimenti in immobilizzazion i, acquisti di beni e servizi, interessi e affitti; 2) 2,2 miliardi alla Pubblica amministrazion e come imposte, tasse e investimenti in frequenze 4G e 355 milioni alle famiglie come salari, stipendi, Tfr, rimborsi e contributi 3,6 miliardi Gli investimenti previsti grazie anche al piano Spring per il 2014-2015 in Italia (una cifra che fa dell’Italia il Paese dove verranno investiti più miliardi) 1.500 comuni L’obiettivo a due anni è coprire il 95% della popolazione con le reti 3G di ultima generazione, portare la fibra a 7 milioni di famiglie (pari al 30% della popolazione) e il 4G a 1.500 comuni entro marzo 2015. di sterline). Una cifra che raddoppia di netto gli investimenti di Vodafone in Italia portandoli nel 2014-15 a 3,6. A questi, di rigore, andrebbero aggiunti circa 3 miliardi di euro, valore della quota poco sotto il 23% in Vodafone Italia ceduta da Verizon. Vodafone, dunque, punta fortemente sull’Italia come si evince anche dal confronto con le «molle» biennali che riceveranno gli altri principali Paesi: 1,2 miliardi di sterline per la Germania, 700 milioni per l’India, 300 per la stessa Gran Bretagna, 330 per la Turchia e altri 300 milioni di sterline per il Sud Africa. Insomma, l’Italia è la country che ha ricevuto la fetta più importante. Ma, al netto della cifra assoluta, la variabile importante sarà l’indirizzo che questi soldi prenderanno: spingere sulla rete 4G e coprire 150 città con la fibra in Fttc (fiber to the cabinet, cioè il cavo che arriva fino agli armadi telefonici di quartiere) entro il 2016. L’obiettivo a due anni è coprire il 95% della popolazione con le reti 3G di ultima generazione, portare la fibra a 7 milioni di famiglie (pari al 30% della popolazione) e il 4G a 1.500 comuni entro marzo 2015. Tornando alle relazioni tra banda larga e crescita si ottiene il grado di importanza collettiva di questi investimenti privati. Le te- Il villaggio della comunicazione A Milano il gruppo ha investito 300 milioni di euro per la realizzazione del Vodafone Village che era stato inaugurato a giugno del 2012 e dove è stato trasferito il quartier generale italiano L’intervento Ecco perché credere nella ripresa Per far ripartire la crescita occorre che le imprese siano le prime ad avere fiducia nei fondamentali del Paese. Si intravedono segnali di ripresa, che nonostante alcune incognite, dobbiamo saper cogliere e rilanciare. Se da una parte servono politiche industriali che incidano sui fattori che frenano gli investimenti nazionali e internazionali, dall’altra è responsabilità delle aziende adottare uno sguardo di lungo periodo e ritrovare il coraggio di rischiare. La fase di transizione che stiamo attraversando richiede un forte impulso di riforma per semplificare e modernizzare il Paese. Dalla Pubblica Amministrazione, al mondo delle imprese fino alla società civile. E’ necessario ripensare alle logiche con cui le aziende scelgono di investire, sia per sviluppare nuovi progetti industriali, sia per introdurre nuove tecnologie capaci di generare crescita futura. In questo contesto il settore delle telecomunicazioni, che contribuisce complessivamente con oltre il 2% del Pil, ha per sua natura un ruolo di forte traino. Perché sono le reti, mobili e fisse, che rendono possibili nuovi modelli di business moderni e veloci, e favoriscono l’accesso ad un mercato globale anche per le piccole e medie imprese italiane, distribuite sul territorio e spesso portatrici di imprenditorialità e di eccellenza. Ed è ancora dalla digitalizzazione che possiamo creare quel salto di produttività capace di rendere competitive le nostre imprese, in un mercato sempre più internazionale e complesso. In Italia, nonostante la crisi dei consumi, il flusso dei dati scambiati sulle reti sta crescendo in modo esponenziale, con una tendenza a raddoppiare ogni due anni. Questo è un segno di grande vitalità che tiene il Paese al passo con l’Europa. Le tecnologie digitali comportano enormi investimenti, con largo anticipo sui tempi di adozione dei servizi, con ritorni differiti ma che generano già da subito occupazione diretta e indiretta in modo sostenibile nel tempo. Grazie alla dimensione globale e alla importante capacità finanziaria, Vodafone può investire con determinazione, anche in una fase di contrazione di mercato. Abbiamo fiducia nella capacità di ripresa del Paese, alla quale vogliamo contribuire. Anche per questo abbiamo deciso di raddoppiare gli investimenti in Italia, con un piano straordinario (Spring), per lo sviluppo di infrastrutture di rete, mobile e fissa, di nuova generazione. 3,6 miliardi di euro nei prossimi due anni, il maggior investimento in crescita organica a capitale internazionale in Italia. È un contributo concreto a un Paese che deve e ha grande voglia di trasformarsi, per tornare ad essere protagonista della ripresa che in Europa è già partita. Aldo Bisio Amministratore delegato Vodafone Italia lecomunicazioni sono un po’ come il gas nelle nostre case: c’è ma non si vede. Siamo ormai abituati a considerare gli operatori come l’evoluzione del telegrafo, quelli che ci permettono di parlare, comunicare, postare foto, video e tweet ma in realtà le telecomunicazioni sono un abilitatore di crescita. Da notare che nelle slide di Colao sugli investimenti — che grazie a «Spring» passeranno a livello globale da 12,1 miliardi di sterline a 19,1 — si parlava anche di «investimenti inorganici» a seconda delle opportunità di mercato. In poche parole acquisizioni di altre aziende in Italia. Il risultato di questo investimento si dirama verso tutti, famiglie e aziende anche tradizionali. Forse, in parte, non se ne rendono pienamente conto nemmeno gli ingegneri che ci lavorano: provate a immaginare di staccare le fibre in giro per il Paese. Ormai sarebbe come staccare la corrente elettrica, forse peggio. Dalla banca alle informazioni meteo ogni servizio si collega a Internet. Ed è normale, anzi necessario, che lo sviluppo del business di qualunque azienda passi dalla rete ormai (pensate solo a come il commercio elettronico sta diventando una nuova potente strada verso l’export anche per la Pmi). È in quest’ottica che il gruppo ha investito 3 milioni di euro a Milano per la realizzazione del Vodafone Experience Center, appena inaugurato: 700 metri quadrati nel Village che vogliono diventare un laboratorio interattivo per sviluppare i servizi dedicati alle aziende. Il contatore digitale I risparmi arrivano in diverse forme. Facciamo un esempio: Italgas ha iniziato a montare nelle aziende il contatore digitale e presto partirà con le case degli italiani. L’obiettivo in 5 anni è dotare un milione di famiglie di un contatore che grazie al collegamento via «sim» Vodafone dialoghi in tempo reale con Italgas. Dunque: risparmi in termini di costo-opportunità per chi non dovrà attendere in casa l’arrivo del fatidico addetto. L’azienda libererà risorse che potranno essere usate in lavori più qualificati: e si risparmierà quel costoso servizio di ridondanza che si viene a creare quando si paga più o meno e poi un ufficio specifico deve essere preposto ai conguagli (che, comunque la si veda, sono delle inefficienze). Altro esempio: nel 2012 ogni individuo in Italia in rete «consumava» 8 giga al mese. Nel 2017 si attende un consumo pari a 25 giga. Vodafone si sta attrezzando per andare incontro alle esigenze delle famiglie (pensiamo solo alla televisione Ultra HD o alla musica in streaming). I clienti che hanno un collegamento in fibra già oggi consumano tre volte quello delle famiglie in Adsl: ergo, se allarghi la banda le persone la utilizzano. Massimo Sideri © RIPRODUZIONE RISERVATA SUL SITO Hai un’idea su come far ripartire l’Italia? Scrivi a italiavoltapagina. corriere.it 24 italia: 51575551575557 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 25 italia: 51575551575557 Tempiliberi Viaggi Benessere Moda Food Orgoglio italiano «Una prospettiva di vigore per uscire dalla depressione» realizzata dal Censis/Eni 32 mila sagre per 250 mila giornate e un fatturato intorno ai 700 milioni di euro. È l’Italia amata da 28 milioni di persone che fanno gite fuori porta, tra piaceri della tavola e bellezza del paesaggio. Orgogliose del patrimonio italiano 71% Artistico culturale Design Enogastronomico 27% Creatività socievolezza 28% Tecnologia Famiglia Niente tracce Tutti i consigli per sfuggire alle banche dati che saccheggiano il Web e ci trasformano in consumatori. Le informazioni su una donna incinta valgono 1 dollaro e 50 di CORINNA DE CESARE ILLUSTRAZIONE DI GIANCARLO CALIGARIS N el 1997 quando decise di lasciare le ricerche sull’intelligenza artificiale a cui stava lavorando all‘Università di Washington, Greg Linden aveva appena 24 anni. Rinunciò al dottorato per passare a lavorare in una stat up locale che vendeva libri online. L’idea che lo aveva affascinato era, banalmente, quella di aiutare i clienti a trovare quello che cercavano. Fu assunto come programmatore da una certa Amazon che all’epoca impiegava una decina di redattori per proporre nuovi titoli raccogliendo enormi quantità di dati sui suoi clienti: cosa acquistavano, cosa si fermavano a guardare senza comprare e per quanto tempo. Poi l’intuizione: e se avesse raccomandato libri ai suoi clienti in base alle preferenze di acquisto? L’idea divenne una domanda di brevetto presentata da Linden nel 1998. Oggi, sedici anni dopo, si stima che un terzo delle vendite di Amazon venga dai suoi sistemi di raccomandazione e personalizzazione estesi ormai ai tostapane, gadget, peluche e innumerevoli altri prodotti. Perché se c’è qualcosa che sul web ha un valore economico certo, si tratta dei nostri dati personali: chi siamo, quanti anni abbiamo, cosa cerchiamo su Internet, dove viviamo, se abbiamo figli, gatti o cani. Mentre ogni giorno accendiamo il nostro laptop davanti al caffè, centinaia di aste online in tempo reale si accaparrano informazioni sulla nostra navigazione a colpi di euro tramite società specializzate in data brokering. Perché? Per offrirci prodotti giusti al momento giusto. In gergo lo chiamano RTB, RealTime Bidding ed è un sistema che consente di intercettare e mostrare in tempo reale annunci pubblicitari a un target mirato e selezionato in base a esigenze, comportamenti e abitudini che si mostrano sul web. Tutto, ovviamente, nel rispetto della legge. «Se una categoria di utenti è particolarmente inseguita, si può arrivare anche a dati venduti a 50 euro a persona — spiega Lucio Mormile, International Publisher Director di Ebuzzing, sito esperto nel posizionamento di contenuti pubblicitari online —. Più l’informazione è dettagliata e più il prezzo sale». Janet Vertesi, professoressa di sociologia all’Università di Princeton ha fatto un esperimento: rimasta incinta, ha cercato per nove mesi di nascondere la notizia al web. Non è stato affatto facile. «In media online i dati di una persona vengono scambiati a 10 centesimi — ha detto Vertesi — quelli di una donna in gravidanza salgono a un dollaro a cinquanta». I neogenitori sono un target incredibilmente prezioso per le aziende: dal latte ai pannolini, dal ciuccio alle vitamine, la propensione alla spesa di una nuova famiglia è più ampia. E i futuri genitori possono essere «tracciati» sin dall’acquisto dell’acido folico. «Il passato è il prologo» scriveva Shakespeare e i big data lo conservano gelosamente attraverso algoritmi. Sottrarsi non è semplice, come spiega bene «Big Data», libro definito dal New York Times «illuminante» e pubblicato in Italia a fine 2013 da Garzanti. Secondo gli autori Viktor Mayer-Schönberger e Kenneth Cukier, professore di Oxford e data editor di The Economist, i dati sono oggi quello che era il petrolio per l’economia industriale. Per nascondere al web la sua gravidanza la professoressa Vertesi si è assicurata che nessuno dei suoi amici e familiari pubblicasse su Facebook informazioni «sensibili». Ha comprato sempre in contanti tutto il necessario per il suo bambino ed è andata online solo con Tor, il sistema che consente una navigazione anonima su Internet e protegge gli utenti dall’analisi del traffico. «Ha una brutta reputazione per il traffico di droghe e il trading di BitCoin — ha precisato — ma io lo usavo per andare Come nascondere la vita privata? su BabyCenter.Com». Janet si è accorta che nascondere informazioni personali ai tempi di Internet è una vera fatica: Google, per dare un’idea, processa oltre 24 petabyte di dati al giorno, cioè un volume pari a mille volte la quantità di tutto il materiale a stampa della Biblioteca del Congresso degli Stati Uniti. Gli iscritti a Facebook cliccano «Mi piace» o lasciano commenti più di tre miliardi di volte al giorno creando un percorso digitale che le aziende analizzano per capire le loro preferenze. Come tutelarsi? Oltre alle leggi e alle authority che proteggono la nostra privacy, secondo Vertesi (che ha poi raccontato il suo esperimento in un convegno a Brooklyn ripreso da Mashable.com) manca quel buon Un esperimento a Princeton: tenere «segreta» a tutti una gravidanza. Beffando la Rete Single di Antonella Baccaro Elefanti in tutù Per uomini che imitano le donne C onfessiamolo: non c’è accessorio maschile che noi femminucce non abbiamo finora saccheggiato. Dal «chiodo» allo stivaletto cattivo, dalla cravatta al Borsalino, apparire un po’ garçon è ormai una civetteria che ci concediamo, tra le tante che la moda ci consente. Da un po’ di tempo a questa parte però, anche i nostri potenziali partner si sono fatti coraggio mutuando alcune mode femminili, in omaggio a quell’indistinzione sessuale che sembra essere la cifra del futuro. Nessun problema: viva la libertà. Magari però un po’ di buon gusto non guasterebbe. Per interpretare bene la femminilità ci vuole grazia. Ecco qualche consiglio per non apparire come elefanti col tutù... Sacca. Il borsello no, quello per fortuna non è più tornato. Quanto al marsupio, neanche senso per cui dovremmo «essere più consapevoli delle informazioni che cediamo ai server». «I nostri dati sono da sempre un bene economico, dobbiamo solo imparare a scambiarli consapevolmente senza avere paura. Anche perché — aggiunge Carlo Alberto Carnevale Maffè, docente di strategia all’Università Bocconi — se le imprese riescono a capire che cosa vogliono i consumatori, mettono sul mercato solo quello che vendono. Senza sprechi e offrendo la possibilità di risparmiare». E per chi volesse ispessire il proprio «sistema immunitario» online? «Tutti i browser consentono di cancellare i cookie — aggiunge Maffè —, bisogna pulire la cronologia, respingere le richieste di privacy. È pure possibile na- vigare in maniera anonima ma si rischia di restare sulla superficie: se si vuole andare a fondo bisogna bagnarsi. Sul web è tutto gratis e un prezzo da pagare c’è sempre. Chi vuole restare anonimo per esempio non dovrebbe iscriversi a Facebook, visto che da contratto si cede tutto quello che si pubblica». In generale, una certa dose di buon senso non fa mai male: usare un buon antivirus e tenere aggiornati i driver del pc può aiutare. Così come tenere a mente la massima più citata nel mondo hacker attribuita a Kevin Mitnick: «L’unico computer sicuro é un computer spento». E non connesso a Internet. corinnadecesare lo consideriamo: escludiamo che possa star bene a qualcuno che non sia un parcheggiatore. Vi resta la tracolla, che fa un po’ postino, e lo zaino. Concentriamoci su quest’ultimo per svelarvi un segreto: non è necessario tenerlo incollato sul dorso qualsiasi cosa succeda. Ho visto uomini, trasformati in tartarughe ninja, infilarsi su autobus stracolmi pretendendo di non posare la sacca, col risultato di occupare due posti. Ne ho visti altri fendere la folla assestando «zainate» a destra e a manca. Amici cari, la borsa non è un’arma. Ricordatevelo. Gonna. La indossano ancora in pochi, i più coraggiosi. Ma in tanti fanno la prova d’estate. Col pareo. Noi donne lo sappiamo: un bel drappo intorno ai fianchi risolve tanti problemi. Due avvertimenti: il pareo non può essere indossato nè all’altezza delle ascelle, nè sotto la pancia. Se questa è tanta, meglio una maglietta. Fidatevi. Colori. Succede a una certa età che gli uomini scoprano i colori. Ed è tutto un fiorire di rosso fragola, arancio mandarino, giallo limone. Va bene, ma non tutti insieme, please. Sopracciglia. Magari adesso pensate di essere fighissimi con quelle ali di gabbiano disegnate sugli occhi. Vi inviterei però a pensare a quando di anni ne avrete il doppio, e quelle arcate lì vi faranno assomigliare a un bonzo. Smettete prima che sia troppo tardi. Cerchietti. D’accordo, avete i capelli lunghi come Buffon. Ma il cerchietto fa tanto secchiello. L’estate è vicina. Rinsavite. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 26 Tempi liberi Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare Le idee Tendenze I nuovi rivestimenti «su misura» realizzati con estro e manualità Se le pareti parlano a voce alta Solidarietà Opere uniche di architetti e designer per Seràgnoli A Classici, iperrealisti, stile writer I muri oggi raccontano storie come opere uniche e personali Le tecniche fatte a mano Nessuna è di serie: le nuove carte da parati prevedono motivi «su misura» o modificabili, fatti a mano oppure riprodotti a computer da un disegno. Vari i supporti: per i motivi a mano si usa carta opaca a rolli con larghezze variabili e altezze in base alla parete; anche la carta può essere fatta a mano. Le versioni «di serie» adottano supporti in vinile oppure materiali dall’effetto materico, resistenti a umidità e assestamenti della parete. Skyline Nel ristorante di tendenza Liza a Beirut, la parete decorata, creata da Idarica Gazzoni, così come il profilo della città sullo sfondo vrapposti in un processo di accumulazione», afferma. Una relazione ancora più stretta tra noi e la nostra rappresentazione. Non a caso oggi le carte da parati, come le grandi opere d’arte realizzate su commessa, sono «su misura». «Cinque collezioni, soggetti naturali con alberi ed erbari, dipinti con tempere ad acqua, con cui comporre il proprio bosco», spiegano Orsola Clerici e Chiara Troglio di Picta Papers, nuovo marchio lanciato alle 5 Vie nell’ultimo fuori Salone. Sul web (da fine mese) si potranno scegliere soggetti, colori, indicare le misure e avere già il preventivo: «Con la possibilità di modularlo sulle proprie esigenze», sottolineano. Il fatto a mano, il valore di tecniche antiche riportate su carta: «Motivi con velature, colori poltronafrau.com Da William Sawaya a Mario Botta, da Daniel Libeskind ad Alessandro Mendini, ma anche Philippe Stark e Massimiliano e Doriana Fuksas, solo per citarne alcuni: sono i progettisti che hanno donato un’opera esclusiva (sopra, una coppia di sedie di Sandro Chia) o un oggetto personalizzato per una buona causa. Le opere sosterranno il progetto «Do ut Do 2014 Design per Hospice» a favore della Fondazione Hospice Seràgnoli, tra le più attive in Italia nell’attività di formazione e assistenza attraverso le cure palliative. La «collezione» di oggetti e opere sarà esposta al pubblico in tre occasioni: al Maxxi di Roma, nel Corner D, dal 16 al 18 maggio con ingresso libero, in seguito dal 22 al 25 maggio al Madre di Napoli e dal 22 settembre al 19 ottobre al Mambo di Bologna. All’iniziativa benefica hanno risposto nomi importanti del mondo della creatività, tra designer, artisti ed aziende produttrici: le opere saranno assegnate tramite estrazione a chi avrà sostenuto le attività della Fondazione. È possibile partecipare all’estrazione con una donazione a partire da 5.000 euro alla Fondazione Hospice MT.C. Seràgnoli Onlus. Il 24 ottobre, al Mast di Bologna avverrà l’estrazione finale. l primo piano di un palazzo fine Ottocento, nella parte storica di Beirut, stanze che si snodano attorno a un salone: il nuovo ristorante Liza. Dalle pareti vetrate si scorgono muri dai motivi tutti diversi: decori effetto maiolica, la riproduzione di banconote giganti, uno skyline di grattacieli, intrichi di foglie. Sembrano affreschi ma sono carte da parati. Idarica Gazzoni, con il suo marchio Arjumand, ne è l’autrice: «Doveva essere un luogo in cui respirare le peculiarità di un paese, un insieme di tradizioni e modernità intrecciate tra loro», spiega, ed ecco l’idea di far parlare le pareti: «Con l’interior decorator Maria Ousseimi abbiamo scelto i temi forti di Beirut: le tipiche piastrelle da pavimento, banconote anni 50 — simbolo dell’attitudine al commercio — che riproducevano i paesaggi più belli del Libano, un panorama di grattacieli ispirati dalle ceramiche di artiste locali, il banano così diffuso qui. Suggestioni di un paese contradditorio ma vivo e stimolante». Un soggetto diverso in ogni stanza, creato appositamente e trasformato in carta da parati. L’effetto è uno scenario in cui «entrare» e sentirsi parte di una realtà. Per un ricercato luogo pubblico ma, oggi soprattutto, a casa nostra. Il rilancio delle carte da parati, dopo i classici motivi ripetuti, si sposta verso temi figurativi in grado di svilupparsi su tutta la parete e persino in un’intera stanza. Soggetti da dipinto iperrealista, persone, grafismi, scritte stile writer, ispirazioni che spaziano dal Seicento alla pop art e oltre. Esasperazione della voglia di decoro oppure modo per raccontare se stessi? Potrebbe essere quasi un transfert dalla persona alle pareti della propria abitazione, ipotizza il semiologo Paolo Fabbri: «La pelle della casa — il muro — considerata alla stregua di quella vera. Come lo stampato di un abito che si è trasformato in un tatuaggio. Oppure gli stessi quadri, prima appesi alla parete trattata come fosse una pagina bianca, poi riportati direttamente sulla sua superficie, con graffiti e scritte conservati e so- Giselle, designed by Mario Ferrarini creati con terre e pigmenti. Anche il supporto nasce appositamente, una carta-fodera telata che dà un effetto materico», spiegano i decoratori di Fabs Carte, che a breve intendono aprirsi anche all’arte contemporanea. Motivi artistici, citazioni o commistioni tra generi: nelle nuove carte da parati (quasi) tutto è possibile. Come spiega Christian Benini, ex fotografo fondatore di Wall & Decò, che dieci anni fa ha iniziato a sperimentare la resa scenografica delle carte da parati: «La manualità, il gesto come punto di partenza: un disegno, un collage, una foto, un motivo in gesso, poi elaborati a computer e trasferiti sul supporto». Designer, artisti, writer autori dei quasi 500 soggetti a catalogo: «Motivi unici ma poi adattati in base alle misure della parete», precisa. La parete che diventa «nostra», per raccontare una storia, una passione, insomma dire qualcosa di noi: può essere un vaso di rose giganti (i fiori rimangono un motivo evergreen) oppure le carte dai disegni grafici sfalsati e non combinabili: pareti sempre diverse, nessuno scarto né stress da posa errata. Insomma, muri in grado di vivere da soli, senza bisogno degli arredi: «Meno funzione e più finzione», asserisce Fabbri che però afferma il rischio della sovrasaturazione: «Una sorta di “rumore visivo” che richiede a un certo punto la sospensione». Senza bisogno di tornare al muro bianco: come una quinta teatrale, anche la carta da parati si può cambiare. Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 27 italia: 51575551575557 di Marco Vinelli Uomini & oggetti Vasetti di marmellata e bottoni Così nacque l’icona di Sapper D Icone metropolitane Di Wall & Decò, carta da parati Flat Icons: motivi grafici stilizzati, stampati e rielaborati a computer in base alle dimensioni della parete; il supporto è in vinile con base in tessuto non tessuto Dipinto a mano «Albero» di Fabs Carte, dipinto a mano con tempere a pigmenti naturali e velature su supporto in carta-fodera telata. In mostra fino a domani al Museo Minguzzi a Milano A prova d’errore Di All The Fruits, carta da parati Cut & Paste, design Stephan Cheetham e Jessica Pinotti: motivi diversi, da posare senza vincoli di accostamenti né scarti a quando è nata, nel 1972, ne sono stati venduti centinaia di migliaia (forse milioni) di esemplari in tutto il mondo. Si tratta della lampada Tizio, ideata da Richard Sapper per Artemide, un progetto semplice solo in apparenza. La Tizio è nata come alternativa più moderna alla celebre Anglepoise che, pur essendo ancora molto funzionale, non poteva più essere considerata il massimo della modernità. Le soluzioni adottate per la vecchia lampada erano ormai datate: lampadina ad incandescenza, impostazione tecnico-ingegneristica che lasciava pochissimo spazio allo stile. Problema non facile per Sapper: come conciliare versatilità e modernità? L’impostazione progettuale prevedeva un apparecchio a doppio braccio, regolabile. Il primo problema che si è presentato all’attenzione di Sapper, per una lampada di questo tipo, era quello dei contrappesi per equilibrarla. Sapper, nelle fasi di studio, aveva impiegato dei vasetti di marmellata vuoti, legati alle estremità dei bracci, che venivano riempiti d’acqua fino a raggiungere il punto di stabilità. Per assicurare un ampio raggio di azione della luce, infatti, è necessario utilizzare dei bracci controbilanciati, uno primario e uno secondario, come un sistema perfettamente equilibrato. Inoltre, per ottenere la corretta bilanciatura e impedire che Dal macro al micro Accanto, di Inkiostro Bianco Noblesse Oblige, collezione Charmant: motivo a stampa digitale su fibra di vetro, dalla trama evidente, isolante, anti umidità. Sopra, Shadow di Picta Papers, disegno di alberi dipinto a mano su carta opaca, da combinare a piacere con un apposito programma web di Paolo E. Nava Ce l’ho fatta Dopo il diploma, concorsi e progetti La mia avventura nata allo specchio F Messaggi Paolo E. Nava (1989) scrive sul suo specchio-notes Message Mirror Premiato Posate legate da un filo elastico invitano i commensali a dialogare tra loro realizzato per l’azienda Lago. Insomma, la collaborazione tra me e Luca Maria ha funzionato: ci siamo aggiudicati anche il premio Lissone Design, «design for food, design to feed» patrocinato dall’Expo 2015 con il progetto Binomio, e il premio Design and Innovation con il progetto I-do Robot esposto alla Triennale di Milano. jÈ dal nostro entusiasmo per un design trasversale, e dall’insegnamento etico acquisito dalla collaborazione professionale con mio padre, che nasce lo studio NAVA+NAVA design: uno studio a 360 gradi, nel quale sono entrati anche i mei due fratelli Jonathan (1983) e Alexander (1985). Con sede nelle città d’avanguardia Milano, Shanghai e Amburgo, poli lavorativi dei fondatori, il progetto è ancorato alle esperienze di mobilità e di business internazionale in cui siamo calati e mira a fondere in soluzioni armoniche le idee più innovative tra le culture di Asia ed Europa. © RIPRODUZIONE RISERVATA more than lamps pure emotions Rituals, design: L+R Palomba foscarini.com ad: designwork / photo: Massimo Gardone iglio di due architetti, Paolo Nava ed Emanuela Venturini, sono cresciuto a stretto contatto con il design e l’arte contemporanea. Il lavoro dei miei genitori, aperto a sperimentazioni artistiche e indagini sensoriali, e i frequenti incontri con grandi maestri come Bruno Munari, Gianfranco Ferré o Gualtiero Marchesi, mi hanno incoraggiato a intraprendere un percorso creativo improntato al superamento dell’accostamento tradizionale design–oggetto. Una mission che si è consolidata durante i miei studi in campo artistico: sono nato nel 1989 e dopo un diploma all’ISA di Giussano, la laurea con lode in product design all’università NABA. La mia tesi dal titolo Maniacal Mirrors, seguita da Vered Zaykovsky e valutata da Alessandro Guerriero, ideata con il collega e amico Luca Maria Arosio (1988), presenta una collezione di specchi che analizza il rapporto tra uomo e superficie riflettente. L’abbiamo esposta al Fuori Salone del mobile, nel 2012, ed è stata ampiamente discussa dalla critica. Abbiamo avuto la menzione speciale Young & Design, ottenuta a n c h e l ’ a n n o s u c c e s s i vo c o n O b e l i s c u s s o fa , c h e a b b i a m o Rigore creativo Il designer tedesco Richard Sapper (1932) e la sua Tizio, creata nel 1972 e tuttora prodotta da Artemide. Si trova nelle collezioni di design dei musei di tutto il mondo la lampada collassi sotto il proprio peso, se allungata al massimo, è necessario un diffusore molto piccolo con una «testa» di dimensioni ridotte. La scelta era caduta su una lampadina alogena, ancora poco diffusa, che aveva il pregio di garantire una resa luminosa elevata a fronte di un ingombro piccolissimo. La giusta frizione tra i bracci fu risolta con un semplice «bottone automatico» di derivazione sartoriale. Ma la ssoluzione veramente iinnovativa fu quella di u utilizzare le aste dei bracci come co conduttori elettrici in modo da eliminare gli antiestetici fili a vista vista. In pratica, l’energia elettrica aarrivava al trasformatore (racchiuso nella base che, con il proprio pe peso, abbassava il baricentro favorendo l’equilibrio del sistema) sistem che ne riduceva il voltaggio, consentendo di poter afferrare i bracci senza prendere la scossa. La forma lineare ed elegante, priva di fronzoli, fro aveva dato anche quel tocco di modernità richiesto dal progetto. E il design così misurato e raffinato, il colore rigorosamente nero (almeno nei primi anni) ha reso la Tizio adatta ad ogni ambientazione. In breve tempo la lampada di Artemide è diventata uno status symbol destinato alle scrivanie più importanti. La Tizio è tuttora in produzione. © RIPRODUZIONE RISERVATA 28 Tempi liberi Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare L’architettura Città da vivere Da Marsiglia a San Paolo, i progetti esaltano la funzione sociale Appuntamenti Castelvecchio di Carlo Scarpa A Verona festa e musica Solo i grandi architetti osano, se decidi di collocare la statua di Cangrande della Scala, tra i simboli di Verona, su una sorta di trampolino in calcestruzzo. Solo i grandi come Carlo Scarpa, al quale è dedicato «Buon compleanno Castelvecchio. 50 anni con Carlo Scarpa», dal 16 al 18 maggio (www.comune.verona.it). A mezzo secolo esatto dal restauro del Castello veronese trasformato in un esempio mondiale di museografia. Di sera, Castelvecchio si illuminerà con una installazione di Marco Nereo Rotelli (parole di Andrea Zanzotto e disegni di Scarpa) sul jazz di Paolo Fresu; visite guidate all’archivio del Maestro; e video-interviste proiettate nella Torre del Mastio. Tornando alla statua di Cangrande, ai suoi piedi l’omaggio sonoro di Luigi Nono: «A Carlo Scarpa e i suoi infiniti possibili». (P. Aq.) © RIPRODUZIONE RISERVATA Coperte e «aeree», le piazze 2.0 tornano centro di aggregazione I n origine fu l’agorà, centro dinamico della città greca e luogo di riunione della collettività. Da lì, la funzione della piazza quale luogo di aggregazione venne esportato prima all’impero romano e poi, nei secoli successivi, le funzioni sociali dello spazio aperto sopravvissero nei paesi latini. Nel medioevo la piazza era differenziata a seconda delle funzioni: davanti al Duomo per le processioni e i riti religiosi della città, davanti al palazzo Comunale per i processi e le condanne. E infine, quella del mercato, luogo di commercio ma anche di discussione, di diffusione delle notizie. Fino alla seconda metà del secolo scorso, quando apparvero in Usa i primi supermercati, le funzioni del mercato quale centro di contatti personali non vennero mai meno. L’unica «invenzione» per migliorarne la fruibilità, fu di circondarla di portici, come nella piazza Ducale di Vigevano (su cui domina la torre del Bramante), realizzata verso la fine del 1400. Nella visione urbana ottocentesca, invece, la piazza stava perdendo quella caratteristica di aggregatore sociale, dal momento che, nel frattempo, erano sorti ambienti/aree specificamente destinati, come l’arena o lo stadio, per gli eventi sportivi, il teatro o l’auditorium per quelli culturali, la sala assembleare per quelli politici, i tribunali, per amministrare la giustizia. La piazza, quindi, era diventata soprattutto una «bucatura» nel tessuto cittadino, che conteneva un elemento “forte”, per segnare il punto di fuga nelle prospettive dei grandi viali, generati dagli sven- Dalle forme ludiche ai cablaggi, le moderne agorà diventano teatro di eventi, shopping e musei tramenti della città medievale, o un edificio pubblico, a fare da fondale monumentale. Ma, se finora la piazza aveva caratteristiche mutuate sul modello degli «Square», la piazzagiardino ottocentesca inglese, l’urbanistica europea aveva concepito un modello ricorrente di slargo rettangolare o comunque regolare, occupato nell’area centrale da una zona verde, talvolta organizzata attorno ad un monumento, oggi la piazza 2.0 è andata oltre. Intanto, va di moda il modello coperto, per favorire l’aggregazione e per sfruttare il luogo anche in condizioni climatiche negative. Poi, vengono adottati una serie di accorgimenti, dall’illuminazione ai cablaggi, in modo renderla «predisposta» agli usi più disparati. E vengono sperimentati modelli compositivi che vanno dal «fuori-scala» all’effetto «ludico». Nella Praça do Patriarca, a San Paolo, un progetto di Paulo Mendes da Rocha del 1992, l’enorme «ala» che la ricopre parzialmente ha determinato effettivamente un fuori-scala rispetto alle dimensioni dell’area ma è assolutamente proporzionata se la lettura comprende anche i grattacieli che incombono sullo spazio urbano. E si tratta di una situazione diversa rispetto, ad esempio, al fuori-scala ottenuto da Aldo Rossi a Milano, con il Monumento a Pertini in cui manca il confronto con l’altezza degli edifici. Tra gli interventi più recenti non si può trascurare la sistemazione del Porto Vecchio di Marsiglia, realizzata lo scorso anno da Norman Foster: l’area attorno al molo, prima vietata al passaggio, è stata trasformata in una enorme piazza con spazi per manifestazioni pubbliche, mercato ed eventi. È stato livellato e allargato lo spazio pedonale per favorire l’accessibilità, sono state eliminate le installazioni portuali (che verranno realizzate in un nuovo complesso) ed è stata costruita una sottilissima pensilina (46x22 metri) in acciaio inossidabile a specchio, quale location di eventi. Ma una delle piazze più recenti (e meglio riuscite) è probabilmente la Plaza de la Encarnacion a Siviglia: la sequenza di «ombrelloni ondulati» che la caratterizza è la più grande struttura in legno del mondo. Il Metropol Parasol, progettato dall’architetto tedesco Jürgen Mayer fa parte della riqualificazione dell’area ed è inserito nel cen- In Svizzera Costruita per i genitori, racchiude i principi del maestro Quella piccola casa sul lago Il progetto di Le Corbusier è una poesia nata 90 anni fa U Via del Lavoro 31016 Cordignano, Treviso T. +39 0438 368040 www.itlas.it na poesia in forma di casa. Un progetto che è narrazione per immagini, segni, simboli. Un racconto di poco più di sessanta metri quadrati, con l’occhio sul lago e un giardino sulla testa. La Villa «Le Lac» di Le Corbusier, una casetta che sembra una lunga scatola chiara, seminascosta sulle rive del lago Lemano a Corseaux, vicino Vevey, in Svizzera, compie novant’anni. E il testo poetico che l’ha raccontata, Une petite maison, ne fa 60. Era infatti il 1924 quando i genitori di Charles-Edouard Jeanneret-Gris, noto come Le Corbusier, si insediavano nella casetta che il figlio aveva pensato per loro. Pensato, prima ancora che progettato. Perché qui l’idea dell’architettura viene prima del luogo. «Ho preso spesso il rapido Parigi-Milano — scriverà l’architetto, maestro del Movimento Moderno — e, con la planimetria in tasca, abbiamo cercato il terreno per molto tempo. Ma un giorno, dall’alto delle montagne, abbiamo scoperto il posto adatto». Questa dimensione «umana» nel pensare l’abitazione su misura per quelle persone (il padre era uno smaltatore di quadranti d’orologio, la madre una pianista) cresce insieme alla casetta, che è la perfetta realizzazione dell’espressione 64 mq La Villa «Le Lac» misura circa 64 metri quadrati, ha una lunghezza di16 metri per 4 di larghezza corbuseriana «machine-à-habiter», macchina per abitare. I muri del giardino definiscono uno spazio interno a cielo aperto. La lunga finestra a nastro che lascia «entrare» il lago, il salone quale cuore della casa, funzionale e pratico per due persone anziane. All’interno sono custoditi ancora molti oggetti originali, come la ribaltina e il comò Le visite da giugno Sulla sponda del Lemano La Villa «Le Lac», si trova sulle sponde del Lemano, a Corseaux, nei pressi di Vevey. Oggi è un museo e viene gestito dall’associazione Villa «Le Lac» Le Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 29 italia: 51575551575557 Vecchi e nuovi portici Siviglia La magia del vuoto-pieno che ha inizio nel «broletto» Il Metropol Parasol, sopra il quale si può passeggiare, nella Plaza de la Encarnacion è la nuova icona di Siviglia. Il progetto è di Jürgen Mayer-Hermann di LUCA MOLINARI N Marsiglia La pensilina in acciaio del Porto Vecchio, di Norman Foster San Paolo La Praça do Patriarca progettata da Paulo Mendes da Rocha tro medievale di Siviglia. La struttura in legno, ispirata ai funghi, permette di creare ombre cangianti durante le varie fasi della giornata ed è stata pensata per «contaminare» meno possibile le rovine romane rinvenute nel sottosuolo, visto che poggia sul terreno in soli sei punti. Ospita nel complesso un museo archeologico, un mercato, una piazza sopraelevata, bar, ristoranti e una terrazza panoramica a 28 metri d’altezza, accessibile da un percorso pedonale che offre uno sguardo sui vecchi quartieri della città. Il primato europeo Marco Vinelli A Milano la più grande Il Palazzo Lombardia, il grattacielo che ospita gli uffici e la presidenza della Regione, progettato dallo studio americano Pei, Cobb, Freed & Partners accoglie la piazza coperta più grande d’Europa (nella foto). Si tratta di uno spazio di forma ogivale di 4.ooo mq, in grado di accogliere oltre 3.000 persone, protetto da una struttura trasparente posta a 32 metri d’altezza. © RIPRODUZIONE RISERVATA disegnati da Le Corbusier nei suoi anni di gioventù, la poltrona reclinabile di madame Jeanneret. E, intorno, gerani, miosotidi, tanto verde perché, annota, «potrebbe arrivare un cane». È stato più volte notato che questo progetto ingloba tre dei famosi cinque punti che Le Corbusier ha indicato come centrali nell’architettura mo- Corbusier. Sul sito villalelac.ch si trovano tutte le informazioni, anche quelle pratiche: la casetta pensata dall’architetto per i genitori tra il 1923 e il 1924 (successivamente modificata dallo Tavolo di lavoro Le Corbusier (1887-1965) ha ideato, tra l’altro, Villa Savoye (1928-31). Sotto, da sinistra, l’esterno della Villa «Le Lac» e una parte del soggiorno stesso Le Corbusier, negli anni Cinquanta) è visitabile dal 6 giugno al 7 settembre, il venerdì, sabato e domenica dalle 10 alle 17. L’indirizzo esatto è Route de Lavaux 21, Corseaux. derna: il tetto-giardino, la pianta libera, la lunga finestra. Ma quello che più si impone in questo minimonumento alla funzionalità (oggi museo visitabile dal 6 giugno al 7 settembre) è una suggestiva poetica dell’abitare, condensata nel saggio Une Petite Maison. Il paesaggio che diventa parte integrante della costruzione, con il panorama come elemento progettuale, echeggia un bellissimo aforisma di Le Corbusier: «L’architettura si cammina». Ossia: la freddezza delle planimetrie deve lasciare il posto all’esperienza dei luoghi. O, ancora: «Bisogna limitare il paesaggio, affinché conti davvero»: una dichiarazione di umanità che ritroveremo nel Corbusier pittore, «mestiere» che ha esercitato soprattutto nella parte finale della sua vita, fino alla morte, nel 1965. Questa casa, dunque, potrebbe essere letta come un testamento spirituale non finito o, meglio, rimaneggiato e rivisto negli anni successivi: l’abitare come scarnificazione fino a comprendere i bisogni primari. Insediarsi, delimitare, includere e escludere, guardare. Un po’ come le parole alle quali, in Rien n’est transmissible que la pensée, affida il suo neo-umanesimo: «Ho 77 anni e la mia morale si può riassumere nelle parole bisogna fare. Vale a dire agire con modestia, esattezza, precisione». È la vera lezione del maestro svizzero? Forse ne ha date di più importanti per l’architettura (dalla Ville Savoye alla Cappella di Ronchamp); però, questa è poesia. Roberta Scorranese [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA ei miei ricordi di ragazzo, nato e cresciuto in Lombardia, il Broletto era un luogo anomalo, diverso da tutti gli altri che abitualmente attraversavo e che mi davano il senso delle gerarchie e dell’importanza dei luoghi nella città. Posto sempre al centro, ma apparentemente defilato, era come sospeso in un tempo differente e alternativo rispetto agli altri spazi urbani, smaterializzato dalle nebbie invernali e ombra refrigerante nelle umide giornate d’estate, stanza aperta di passaggio più che luogo in cui fermarsi. Ne percepivi l’importanza per le lapidi e i busti montati lungo i muri e anche per una sensazione di rispettosità che trasudava quello strano edificio porticato senza una funzione apparente. In alcuni periodi dell’anno le volte in pietra e mattoni offrivano protezione a fiere stagionali, mercatini, celebrazioni, ma senza che questi eventi ne scalfissero quella fissità quasi metafisica. In quel silenzio desolante che sembrava regnare da sempre potevi intuire la memoria sbiadita di un passato comunale, in cui l’indipendenza laica della comunità da ogni forma di potere assoluto si tradusse in uno spazio semplice, aperto alla città e trasparente grazie ai suoi portici, di tutti perché senza piedistalli e capace di offrire al primo piano un’aula coperta per ogni evento che non fosse imperiale o clericale. Molte città del Nord Italia di una certa importanza ne sono dotate, ma spazi porticati con una funzione mi- sta e laica si potevano ritrovare a quasi tutte la latitudini della nostra vecchia Europa a testimoniare un passato in cui le comunità sentivano il bisogno di dare forma a uno luogo in cui trovarsi, affrontare le decisioni più importanti e celebrare la propria identità civile. Quella che sembrava una tipologia urbana superata è stata progressivamente ripresa e rielaborata in quest’ultimo decennio in molte città continentali come spazio capace di ridare identità a luoghi che sembravano senza soluzione. Nel lento processo di ridisegno delle centinaia di piazze europee si è progressivamente capito che non bastava una bella pavimentazione o l’invenzione d’improbabili «folies» d’architetto, ma che, invece, lo spazio porticato avrebbe potuto rappresentare una risorsa facilmente riconoscibile e dall’utilizzo molto flessibile. E così una monumentale piazza sopra-elevata porticata a Siviglia oggi funge da copertura degli scavi archeologici e da nuovo mirador urbano; un portico alto e leggero progettato dalla coppia italiana Secchi e Viganò diventa la nuova piazza protetta di uno dei teatri più importanti di Anversa, oppure un portico in legno goticheggiante disegnato da Robbrecht & Daem a Ghent restituisce misura e qualità a uno spazio centrale informe della città. A distanza di tanti secoli questa strana architettura ibrida tra vuoto e pieno è capace d’insegnarci ancora come ripensare la città del XXI secolo. © RIPRODUZIONE RISERVATA * Promozione valida solo per l’Italia dal 15 aprile al 30 giugno 2014. Lista dei rivenditori aderenti e condizioni sul sito www.mdfitalia.it/flow.jsp 30 Tempi liberi Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare Questa è l a mia casa Marco Morosini A Pesaro in un villino dei primi del Novecento il designer «gioca» con arredi che richiamano le icone classiche e quelle balneari Ludico Il divano-libreria a forma di giostra L’asta Le ceramiche di Picasso si battono online Pablo Picasso conobbe Suzanne e Georges Ramiè alla mostra annuale di ceramiche di Vallauris in Francia nel 1946. Ne nacque una collaborazione lunga 25 anni in cui il celebre pittore creò 633 ceramiche uniche, in edizione limitata. Vasi, piatti, targhe ma anche servizi completi per la tavola, decorati con temi tipici di corride, ritratti e natura. Fino al 17 maggio Christie’s propone un’asta online di queste opere, con base a partire da 5 mila dollari. L’ aria di mare, prima ancora che dalla finestre, a casa di Marco Morosini si respira già sull’uscio. A dare il benvenuto non uno zerbino, ma una corda di juta, di quelle che si usano sulle imbarcazioni, attorcigliata e fissata con delle viti per formare un disco piatto. Una volta entrati si capisce come il designer pesarese abbia realizzato quello che a parole era riuscito solo a Gino Paoli con il cielo: mettere il mare tra quattro pareti. Lungomare di Pesaro: tra hotel e stabilimenti spunta un villino dei primi del ‘900, una di quelle case costruite per passare le vacanze al mare. «L’ha comprata mio padre, qui dentro era tutto dipinto di verde scuro, un colore che non c’entrava nulla con la tradizione balneare, c’era un armadio gigante nel bel mezzo dello spazio tra cucina e ingresso. Ho annullato tutto», racconta il designer pesarese, creatore del marchio Brandina, che qui viene a trascorrere i suoi periodi di riposo. Il lavoro di recupero è stato lungo e meticoloso, così come quello per riempirla. In casa infatti non ci sono mobili classici, ma pezzi unici usciti dall’estro di questo creativo 41enne che ha lavorato anche al fianco di Oliviero Toscani. «Io al mare devo tutto, è la mia fonte di ispirazione». Basta guardare il tavolo dell’ingresso: un piano in cristallo tondo che ha le sue gambe in una dozzina di tronchi recuperati in spiaggia dopo alcune mareggiate. «Li taglio e li pulisco, sono già stati in acqua e sale a lungo, non hanno bisogno di essere trat- Luce In cucina lavello in marmo di Carrara Ho messo il mare in ogni stanza (e i libri in una giostra parigina) tati». La luce viene da una serie di lampadine incastonate in un lampadario a raggiera in filo di ferro acidato, ispirato alle vecchie nasse per le lumachine di mare. In un angolo una cuccia in cristallo del progetto «Dog is a god», uno dei tanti del vulcanico progettista. Ce ne sono altre due, una a forma di valigia, anche nel salotto che affaccia sulla spiaggia. Per se- THE ONLY SHADE dersi qui c’è l’imbarazzo della scelta: due di- gno, rifoderate con il colorato materiale dei vani e la libreria-giostra («mi son messo a lettini da sole che hanno fatto la fortuna degli schizzarla dopo aver visto una giostra agli accessori «Brandina». «C’è una passione e Champs-Élysées»), con sopra dei morbidi una poesia in questi vecchi oggetti... oggi è spicchi bianchi e neri e sotto lo spazio per i li- tutto così veloce!», si rammarica il designer. bri. Poi la poltrona «Pigra», costruita con pel- Una volta seduti si viene baciati dalla luce le tesa su un unico tubo piegato e l’omaggio della terza finestra della stanza. Per arrivare alla sedia «Egg» di Arne Jacobsen, «ma qui c’è alla stanza da letto, uno spazio neutro riemsolo lo scheletro, bianco». Davanti al cami- pito con scansie e due file verticali di vasi netto un tavolinetto estensibile in Corian e accanto alcune lampade in ceramica. Sopra una delle tante opere della serie «Uomini uomini», esposte all’istituto di cultura italiana di Los Angeles, e di cui la casa è piena. In sala da pranzo troneggia un tavolo in cristallo e ferro che riecheggia i vecchi tavoli da ping pong di cemento che si vedevano nei lidi degli anni 70. Intorno sedie in ferro saldato e pelle colorata, sopra Passioni Marco Morosini, 41 anni, circondato da oggetti e vasi. Sopra, una lampada sferica la sala con il tavolo in ferro e cristallo e sedie in ferro e pelle colorata. imprigionata da un mazzo di ferri. A separarla dall’ingresso un fuori misura, pronti a ospitare tanto verde. grande sipario bianco, che ondeggia quando Nella zona notte il letto è a baldacchino in entra la brezza marina. maiolica, chiuso da zanzariere, i comodini In cucina il pavimento in rovere si inter- sono due vecchie casse; su uno di essi rompe per lasciare spazio a piastrelle floreali un’abat-jour sferica. Nel bagno attiguo una in graniglia. Il lavello è in marmo di Carrara e vasca sorretta da zampine, un lavabo in pietra arriva da un restauratore di Arezzo. Il banco grigia e uno specchio montato su una vecchia da lavoro, ottenuto da un unico legno di albe- porta e ancora un altro tappeto di corda. ro africano, poggia su armadietti e ospita il «Non sembra, ma io lavoro molto con le mapiano cottura. Tra questo e la vecchia creden- ni... ». Andrea Rinaldi za un tavolino in ferro da giardino per fare la © RIPRODUZIONE RISERVATA colazione, circondato da vecchie sedie in le- Selezionato: ADI Design Index 2013 Su corriere.living.it Shade è la nuova collezione di finestre e portefinestre progettata da Giuseppe Bavuso: ricerca e design per un progetto innovativo, ad alto contenuto tecnologico. Una nuova definizione di estetica ispirata alla massima essenzialità. www.shade.ercoitalia.it A Camogli, in piccolo Verde Costa Azzurra Tra i cactus del Cile Il rifugio di un’universitaria milanese, ristrutturato dall’architetto Lorenzo Trompetti, è un buen retiro di soli 35 metri quadrati all’ultimo piano di una casa torre del borgo marinaro della Riviera di Levante. C’è tutto, in piccolo, sfruttando le tecniche salva-spazio della barca. (Foto Anna Positano) A Villefranche-sur-Mer una villa costruita tra i ‘70 e gli ‘80 in stile provenzale è stata ripensata dallo studio CLS con ampio utilizzo del colore e dei richiami marini. Il primo piano è dedicato alla zona notte con una grande area Spa, e nel rigoglioso giardino un solarium in teak. (Foto Andrea Martiradonna) Casa Pite, a due ore di macchina da Santiago del Cile, si erge a dispetto dell’ambiente inospitale: cactus, dislivelli e crepacci. Merito dell’architetto Smiljan Radic Clarke. La casa si struttura in tre corpi, il volume principale ospita la zona giorno con un living a strapiombo sul mare. (Foto di Jean Luc Laloux) Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 31 italia: 51575551575557 Abitare Questa è la mia casa Pier Luigi Pizzi Il grande scenografo e la sua abitazione a Venezia dominata da una vasta e raffinata collezione Vivo tra quadri del Seicento È il mio personale teatro Antiquamente (per mercatini) di Wladimir Calvisi Foto storiche, memorabilia (e frati tra gli espositori) Un giovane frate ci viene incontro sorridendo indicandoci la sua bancarella. È divisa in due parti: da un lato tante cose usate di uso quotidiano; dall’altro vecchi pezzi, spiegherà, sempre in modo allegro e non invasivo, provenienti da chiese e monasteri. «Tutto autorizzato, eh!», sottolinea, «cose finite nelle cantine o che andavano restaurate». Barba lunga, saio, sandali, mostra con orgoglio una sorta di quadro di oltre un metro e mezzo per un metro che «rappresenta un’intera congregazione e avrà 200 anni». Come mai una bancarella al mercatino? «Raccogliamo fondi per i missionari, e questo è un buon metodo. Ci sono tante cose che restano inutilizzate per mesi, anni o decenni. E a molti, invece, possono interessare». Succede anche questo a Borgo D’Ale (Vercelli, la terza domenica di ogni mese, via Bianzé, dalle 7 alle 17 circa). L’appuntamento con l’antiquariato è nella struttura dell’ex mercato ortofrutticolo, sotto enormi tettoie che, se da un lato rendono la camminata meno attraente rispetto ai vicoli di un paesino, dall’altro proteggono decisamente da pioggia o sole. È uno degli appuntamenti più importanti del nord Italia, con esattamente vent’anni di tradizione. «È nato un po’ casualmente nel 1994 — racconta il sindaco Mario Enrico — con 60 espositori, poi è cresciuto. Anche la Bbc ci ha fatto uno speciale». Lui stesso è un appassionato e qui ha trovato delle foto storiche dei combattenti del paese caduti nella Prima Guerra Mondiale, «che custodisco in ufficio gelosamente». Tanti gli espositori, tra i 400 e i 500, tantissimi i visitatori, anche dall’estero, e molto variegata la scelta, con pezzi di ottima qualità. È facile da raggiungere dall’autostrada, il parcheggio è ampio e all’interno dell’area c’è un bar dove è anche possibile mangiare. Da fare. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA L a casa di Pier Luigi Pizzi, a Venezia, non è una casa ma un museo. Nel soggiorno, il colpo d’occhio lascia senza fiato: una quadreria del XVII secolo. Il dipinto a cui il regista e scenografo milanese è più affezionato è il Cristo che Ribera realizzò su rame. Ma la sua collezione è dominata dal ‘600 italiano: Luca Giordano, Guercino, Guido Reni… Il nome di Pizzi si associa alla Compagnia dei Giovani, di Valli, De Lullo Falk e a Luca Ronconi, senza contare la lirica a cui si dedica dal 1952. Ha alle spalle settecento spettacoli, e la prima cosa a cui pensi vedendo quest’uomo nato nel 1930 è la sua energia. È al lavoro per Un ballo in maschera di Verdi con cui aprirà l’Arena di Verona, a Venezia ha appena «rifatto» Palazzo Mocenigo che ospita il museo del costume e del profumo, poi l’Alceste di Gluck che La Fenice non ha mai rappresentato… Questa è la casa di chi vive nelle immagini e nel teatro, col gusto che Pizzi coltiva per le simmetrie e l’equilibrio delle forme. Era l’atelier di Tiziano, non lontano dalla dimora di Goldoni. Ma tra le due abitazioni quella che si dovrebbe visitare è «Ca’ Pizzi». Per due volte ha esposto le sue tele in pubblico, in mostre a San Marino e Madrid. «Però me ne separo malvolentieri», dice lui, e intanto ci accorgiamo che, dalla cravatta ai pantaloni fino alle scarpe, è in tinta con le stoffe che rivestono le pareti: color cotto. «Trovo che sia uno straordinario sfondo a questa pittura tenebrosa». Casa e studio coprono mille metri quadrati. I soffitti, con le travi che portano il fregio del palazzo, sono alti otto metri. Venezia c’è nell’insieme di marmi e nei vetri piombati alle finestre. L’arredo è fatto da elementi di scenografia, i divani ocra e gli obelischi in legno fanno da supporto ai vasi di Murano. Tutto disegnato da lui, che nasce architetto. Ai lati del soggiorno, i busti di cartapesta di quattro Cesari. Ma non c’è ostentazione. «La collezione è il risultato dei risparmi di una vita, nata in epoche in cui era possibile fare certi acquisti, non ho comprato qualsiasi cosa a qualsiasi prezzo. La mia fortuna è che sono quadri difficili che non piacciono alle signore bene». Sono quadri di figure, per lo più sacre. Il soggetto dominante è San Sebastiano: ne possiede ben quattro di Luca Giordano, e poi Guido Reni, Salvator Rosa, Francesco Del Cairo, Giuseppe Maria Crespi… «La pittura è una passione tardiva nata trent’anni fa. Non mi interessa l’autore, ma il quadro. Sono stati oggetto di studio, molti hanno cambiato attribuzione». Pizzi non nasce collezionista: lo è diventato. Tutto è nato da una sua fortunata mostra d’arte al Grand Palais di Parigi sulla pittura italiana del 600, «che in qualche modo cambiò il modo di esporre, dove anteposi la spettacolarità alla cronologia e alla didattica». Così prese a studiare i pittori, fino a quando un amico mercante nipote di Giovanni Testori, Edoardo Testori, gli propose di acquistare San Giovanni Battista al fonte, di Cecco del Caravaggio. Ecco un giovane col cappello piumato del Guercino, l’Amore dormiente con cui Artemisia Gentileschi rimanda a un mondo mitico e elegiaco, l’apocalittico Angelo sterminatore di Bloemaert o il Cristo alla colonna che Francesco Furini drappeggiò, nelle parti intime, di soffice schiuma bianca. L’adiacente sala da pranzo è la continuazione della quadreria, e da lì si accede alla francescana camera da letto, dove spicca una copia dal Louvre che raffigura un angelo che scrive la sua fedeltà sulla sabbia e in riva all’acqua, «la cosa mi divertiva molto». Non ci sono ricordi personali, se non foto di due grandi amiche, la sceneggiatrice Paola Ojetti e il mezzosoprano Lucia Valentini Terrani, e dei suoi genitori (il padre, industriale, cacciò di casa Pier Luigi, che vedeva il suo futuro nel teatro). La cucina è di servizio, stanze per gli ospiti manco a parlarne. Per non farsi mancare nulla ci sono, fino allo studio al piano inferiore, Guccione, Manzù, De Pisis, Casorati, Li- Color cotto Pier Luigi Pizzi e il salone in color cotto («Ideale per questa pittura tenebrosa»): l’arredo è fatto con elementi delle sue scenografie. Agli angoli, busti dei Cesari. (Fotoservizio Andrea Pattaro) Chi è Un architetto e 700 spettacoli Nato a Milano nel 1930, Pier Luigi Pizzi è approdato alla regia dopo una formazione come architetto. Nel 1955 l’esordio, al fianco della compagnia De LulloFalk-Guarnieri-Valli, poi una lunghissima carriera che lo ha visto impegnato come regista, scenografo e costumista. Ha firmato oltre 700 spettacoli, non solo nel teatro e nella lirica, ma anche al cinema e alla televisione. Presente nei più importanti teatri e festival del mondo, ha ottenuto riconoscimenti internazionali, tra cui il titolo di Officier des arts et des lettres in Francia. Tra le principali regie liriche L’ Orlando furioso (1978); Faust (1980); Rinaldo (1985); Les troyens (1990); Aida (1999); Salomé (2000); Traviata (2003). Nelle foto sopra, il suo studio e il Cristo su rame del Ribera (1591-1652) la de Nobili, e il quadro di Schifano, sei pannelli di plexiglass, intitolato Io sono infantile, ispirato a Winnie the Pooh. Si continua con statue, gessi, la testa che riproduce il Laocoonte del Bernini... La vera grande bellezza? Ca’ Pizzi. «Non considero la bellezza come un valore estetico ma, ancora prima, etico. La bellezza è onestà». Questo ben di Dio in cui Pizzi ❜❜ Filosofia di vita Per me la bellezza è un valore etico, non estetico convive serenamente («ho fatto del bello una filosofia di vita») è illuminato da lampade alogene e (la sera) da candele. La tv? «Ah… è chiusa nell’armadio». Ma Pizzi è tutt’altro che un uomo del passato. Si può dire, piuttosto, che ha nostalgia di domani. Valerio Cappelli © RIPRODUZIONE RISERVATA 32 Milano Via Solferino, 36 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). RESPONSABILE ristorazione senior. 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Nel caso di immobili esenti dall’indicazione, riportare la dicitura “Immobile non soggetto all’obbligo di certificazione energetica”. Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 33 italia: 51575551575557 Abitare Quelli che sperimentano Il rilancio Federico Palazzari ha rivitalizzato il marchio Nemo grazie a un catalogo di icone e modelli innovativi «Da Perriand ai nuovi creativi Così la luce mi ha stregato» Anniversari La «Bourgie» festeggiata dagli artisti L Storia e ricerca Federico Palazzari nello showroom di Nemo a Milano, tra le luci di Le Corbusier e Perriand. A destra, la lampada In the Wind di A. Mihake, prodotta con un innovativo macchinario per la torsione delle barre in alluminio (foto D. Piaggesi ) Omikron Design: «Non sapevo nulla. Mi misi a studiare: fornitori, prodotti, tecniche». Una dedizione totale, che diede i suoi frutti: «Diventammo noti per qualità e velocità nelle forniture, una piccola macchina efficiente. Ed ecco la prima grande commessa: luci tailor-made per i negozi Lanvin in tutto il mondo, e da qui molte altre». Traguardi ambiziosi («Grandi maestri a catalogo — da Magistretti a Branzi —, la ricerca di nuovi designer») e nel 2006 la decisione di rilevare le quote del socio, anni da solo e la relazione con Cassina: «Forniture contract importanti, un rapporto basato sull’affidabilità». Ecco la proposta nata quasi per caso e nel 2012 l’acquisizione del 51 per cento di Nemo. L’impulso: un nuovo catalogo («Dà la visione strategica»), la produzione riportata interamente in Italia («Molte lavorazioni sono eccelse qui»), le scommesse vinte: «Per produrre la lampada di un giovane architetto giapponese, Arihiro Mihake, abbiamo messo a punto un macchinario di torsione delle barre in alluminio: non esisteva, ora è pochi chilometri da Milano», dice, mentre indica la serie «In the Wind». Prodotti e designer nuovi, ma la volontà è allargare il catalogo storico: «Entro l’anno vorrei unire tutti i pezzi di Le Corbusier e Perriand in una mostra, lavorando con le due fondazioni. Prima tappa a Roma, poi itinerante, per raccontare questa storia». E Omikron? «L’obiettivo è portare il suo know how “dentro” Nemo: rimarrà come divisione architetturale. Le mie competenze nascono in quell’ambito e non le rinnego, anzi: mi hanno permesso di arrivare qui». Silvia Nani © RIPRODUZIONE RISERVATA collage studio - photo tommaso sartoti Cinque creativi newyorkesi si mettono in gioco per i 10 anni della Bourgie, la lampada disegnata per Kartell da Ferruccio Laviani. A New York, il 19 maggio, in Green Street, nel flagship Kartell si alzerà il velo sulle interpretazioni elaborate da cantanti come Pharrell Williams e studi come Snarkitecture. «Abbiamo chiesto a firme non solo del design, di reinventare il mito Bourgie», dicono alla Kartell, «come hanno già fatto i nostri designer da Starck (sua la lampada con i bijoux) a Lissoni». I pezzi unici andranno all’asta benefica su kartell.com ampade. Un modello a due diffusori contrapposti, l’altro a riflettore, a illuminare il divano LC3: Lampe de Marseille e Projecteur 165 sono anch’essi progetti di Le Corbusier. Più in là, le Pivotante à Poser di Charlotte Perriand — un corpo cilindrico, a sezioni, ruota svelando la luce — compongono un collage sulla parete. Federico Palazzari, 42 anni, ad di Nemo, le guarda, le orienta: a lui si deve, in nemmeno due anni, il rilancio del marchio. Ultima tappa, l’apertura (per la Design Week) del primo monomarca a Milano: «Serviva un punto di riferimento: fondamentale “toccare” il prodotto, più ancora che con un mobile». Lo dice lui che ha basato sull’esperienza concreta la sua formazione, di cui Nemo (acquisita circa due anni fa rilevando le quote di maggioranza dal gruppo Poltrona Frau) è il punto di arrivo: «Collegio navale, poi studi di legge. Nessun legame con il design». La professione di avvocato esercitata in Cina e i primi contatti con clienti di arredo: «Iniziai a frequentare le fiere». Rientrato in Italia, l’occasione: «Un amico architetto che aveva una piccola azienda di illuminazione mi propose di diventare socio». Era il 1998, il marchio si chiamava DESIGN PORTRAIT. Sophie ama Ray e l’arte contemporanea. Ray è disegnato da Antonio Citterio. www.bebitalia.com B&B Italia Store Milano, via Durini 14, Tel. 02 76 44 41 - [email protected] 34 Tempi liberi Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Abitare I nuovi artigiani Fratelli Stefano e Andrea Aschieri, brianzoli, e il loro Wood’d, primo marchio italiano per «skin» di tablet e smartphone Legno di famiglia con un cuore hi-tech «Fatto a mano e di qualità: è la ricetta con cui abbiamo successo nel mondo» Design e arte A New York maggio a tutto stile Dopo il debutto-test un anno fa, New York City fa il bis con la NYCxDesign 2014, la kermesse inaugurata ieri (fino al 20 maggio). Nel 2013 erano stati 350 gli eventi in 190 location nella metropoli. L’ambizione? Accendere i riflettori sull’anima artistica della città, coinvolgendo negozi, produttori e designer. Dietro al progetto: NYC & Company, il sindaco di NY e il City Council. E il cuore di NYCxDesign è l’edizione newyorkese di Frieze (fino al 12 al Randall’s Island Park di Manhattan), la rassegna d’arte contemporanea che ha debuttato a Londra in Regent’s Park nel 2003 ed è ormai un evento clou del settore. Tanto da essere esportata anche nella città sull’Hudson. I fratelli Andrea e Stefano Aschieri hanno sempre rifiutato di entrare a far parte dell’azienda di famiglia, in Brianza, che lavora il legno da quasi sessant’anni. Il nonno aveva iniziato con la produzione di stuzzicadenti in legno. Negli anni 80 i genitori hanno deciso di inserire piccoli articoli in legno. «Ognuno di noi ha cercato di trovare altrove la propria strada». Andrea, dopo il diploma in Fashion business all’Istituto Marangoni di Milano, per un paio di anni ha lavorato come visual merchandiser, Stefano dopo essersi diplomato in Fotografia presso l’IIF ha cominciato a frequentare il corso di Media design della Naba. «Qualche anno di esperienza in giro e poi siamo tornati qui, nel laboratorio di legno del nonno, dove tutto è cominciato. Il legno lo conosciamo bene, fa parte del dna di famiglia, ne conosciamo i metodi di lavorazione, i pregi e i difetti». All’inizio del 2012 decidono di creare insieme qualcosa di concreto partendo dal know-how familiare. Si presentano al Macef di Milano con il nuovo marchio Wood’d (www.woodd.it) esponendo le loro skin e cover per Iphone e Ipad. «Ora abbiamo ampliato i prodotti, con una collezione di oggettistica di design in legno, portariviste modulari in multistrato di betul- Betulla & C. Eco Lettore musicale Impresa Stefano e Andrea Aschieri, 23 e 27 anni, una formazione in Media design e Fashion business Tecniche I prodotti Wood’d La serie Dopo il «falegname» Anders Lunderskov e il «fabbro» Gianluca Pacchioni, con i fratelli Aschieri continua il nostro viaggio tra i nuovi protagonisti del design. Figure che vantano un doppio talento: la capacità di progettare oggetti e arredi e quella di produrli da sé, con sapienza artigianale, nel solco della tradizione dei mestieri d’arte la, taglieri e docking station. Il prodotto di punta rimangono le skin per l’Iphone, che creano una sensazione tattile unica, tipica del legno». Nella lavorazione abbinano diversi metodi dai più classici ai più innovativi, come il laser-cut che serve per decorare le cover di legno. Fanno tutto loro, Andrea si occupa di design, produzione e vendita. Stefano della comunicazione, web e social media. «Ci teniamo molto a oc- cuparci direttamente di tutto, soprattutto della produzione, dal progetto alla realizzazione», spiegano. «Dobbiamo riuscire a seguire la produzione a livello industriale per esigenze di mercato, ma alcuni passaggi della produzione devono essere fatti a mano, l’assemblaggio delle docking station, l’applicazione del legno, la carteggiatura e la verniciatura di alcuni prodotti. Il progetto? Partiamo da uno schizzo, e cerchiamo subito di creare l’oggetto, così da poterlo prendere fra le mani e capire come procedere. Ci piace lavorare il legno perché è presente nella nostra famiglia da sempre e per noi rappresenta il saper fare. La possibilità di creare qualcosa di concreto partendo da un materiale vivo, mai uguale a se stesso. Il legno si modifica con il tempo e porta i segni di tutto ciò che subisce. I nostri prodotti stanno esattamente a metà tra l’industriale e l’artigianale». Il desiderio dei fratelli Ascheri è che Wood’d diventi sempre più un marchio di lifestyle, mantenendo nel tempo le stesse caratteristiche di artigianalità e qualità. Esportano in tutta Europa, in Giappone, Singapore e Corea del Sud. Lauretta Coz Stile Legno e pelle per tablet © RIPRODUZIONE RISERVATA made in italy FLEXFORM SPA MEDA (MB) ITALIA www.flexform.it [email protected] GROUNDPIECE design by ANTONIO CITTERIO A . D . N ATA L I A C O R B E T TA / F O T O G R A F I A M A R I O C I A M P I La kermesse Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 35 italia: 51575551575557 Abitare Scegliere il borgo Carovigno Il centro pugliese, nel cuore della Valle d’Itria, è uno scrigno di ricchezze dove il passato si sposa con il futuro Masserie, ulivi e antiche mura Qui la vita è un cerchio magico Vivere e lavorare Il potatore di ulivi Antonio Carlucci, 43 anni, quinta generazione di potatori di ulivi: «Sono un osservatore privilegiato. Dalle chiome degli alberi vedo il mare e mi godo questa terra fertile che regala olio delicato e verdura buonissima esposta davanti agli usci di tutte le case. Noi siamo gente che sa darsi una mano in ogni momento». L’imprenditore Daniele Capriglia, 31 anni, titolare della Masseria Salinola: «La laurea in economia e il master in management li ho messi consapevolmente al servizio di questa terra che vanta una tradizione millenaria di ospitalità. La terra, il sole, il mare ma soprattutto i giovani sono le leve per valorizzare la ricchezza della Valle d’Itria». Il re della calce Vito Molignini, 39 anni, «lu carcarulu»: «Tinteggio tutte le case del paese e del Salento con la calce prodotta nella mia fornace, che per la sua forma chiamo “la bottiglia di mattoni”. L’estetica qui è importante. Il bianco delle abitazioni, l’azzurro del mare, il verde luccicante degli ulivi: questa bellezza è così tanta da far girare la testa». A ntonio sale sulla scala alta sei metri e pota gli ulivi come un barbiere attento a non lasciare cicatrici su questi alberi secolari. Vito Lu Carcarulu ne raccoglie i rami e li brucia «trasformandoli» in candida calce. Quella che poi Daniele spalma come un velo di zucchero sulla sua masseria del ‘700, alle cui pareti ha… appeso la pergamena del Master in Management del turismo salutando una carriera nelle multinazionali dell’ospitalità. Carovigno, borgo della Valle d’Itria di origine messapica — le mura originarie sono rimaste parzialmente in piedi — raccolto intorno al castello, a forma di nave, Dentice di Frasso, che estende le sue propaggini sin dentro il Mare Adriatico, c’è insomma la prova provata che la vita si svolge tutta in circolo. La legge non scritta tramandata da questa gente contadina che nei secoli dei secoli ha «servito» signori normanni, svevi, angioini, aragonesi e pure veneziani, è che I prezzi in questo feudo agreste della vicina, bella e rinomata Ostuni , vivere «è una faccenda da sbrogliare tutti insieme — spiega Antonio Carlucci, 43 anni —, per raccogliere i frutti di una natura che con noi di Carovigno è stata generosa. Io che vivo praticamente coNon solo me il Barone Rampante di Calvino, stando per gli inglesi sempre sopra gli alberi, lo posso dire perGli inglesi lo ché ho la vista lunga… e da lassù vedo sino hanno già capito. al mare. Prendiamo proprio i miei ulivi: siaE approfittando di mo potatori da cinque generazioni, mio un prezzo al metro nonno svolgeva questa professione dentro quadro che va il castello, io avevo rinunciato per fare il dagli 800 ai 1.200 fabbro ma poi sono tornato sui miei… pioli euro stanno di legno. Le scale che usiamo sono ancora le facendo sue, anche se a volte ci avvaliamo dei cesti buonissimi affari. meccanici, insomma la tradizione e l’innoMa... c’è ancora vazione si sposano. E gli ulivi sono appunto tempo. Scorrendo una ricchezza del nostro territorio e trai siti di annunci smettono una serenità all’anima soltanto a immobiliari guardare questa macchia lucente e i tronchi dedicati alla che paiono scolpiti dall’uomo anziché dalla compravendita di natura. Con l’olio, che dal nostro paese abitazioni della viaggia in tutta Italia, condiamo la verdura, provincia di in particolare quei grappoli di pomodoro Fiaschetto di Torre Guaceto (c’è un avamposto cinquecentesco che adesso non serve più ad avvistare i saraceni ma il pendolino e l’usignolo di fiume, ovvero gli uccelli più rap- Ostuni presentativi della riserva Carovigno – ndr) che hanno una BRINDISI polpa così saporita. Qui, basta allungare una maFrancavilla Mesagne no… e hai da mangiare». Fontana A Carovigno, tutti gli P U G L I A abitanti del borgo antico, famoso anche per i suoi sbandieratori festeggiati a Pasqua quando si celebra la festa della «Nzegna», hanno Brindisi, si scopre un soprannome che è anche la «chiave» per infatti che a scardinare lo scrigno di una storia familiaCarovigno si può re. Vito Molignini, 39 anni, anche se supera acquistare ad il metro e ottanta centimetri, per tutti è Viesempio un tucciu Curtu Lu Carcarulu. «Di vero c’è solo quadrilocale a 125 la seconda parte, quella che indica la mia mila euro, una professione, ereditata dal nonno e da mio villa di 100 mq padre che come me facevano la calce. Ho lacon veranda e sciato i miei studi all’Università di Bari per giardino coltivato continuare questo lavoro antico legato alle a ulivo al prezzo di tradizioni della mia terra. Così perlustro le 260 mila euro. campagne, raccolgo le potature di ulivo e Possibilità altro materiale biologico, e li posiziono sotvantaggiose to la mia piramide di pietra, quella che io anche in pieno chiamo, per la sua forma, la bottiglia di centro storico mattoni. Il procedimento è sempre uguale dove si trovano da centinaia di anni: dalla cottura ricavo bilocali a partire l’ossido di calce, ovvero quella tintura bianda 35 mila euro. ca che serve per tinteggiare tutte le case del Salento. Anche Carovigno ha il colore del latte grazie a me. Io dico che qui si campa solo con l’aria, nel senso che non serve altro, c’è tutto. E di questo, noi che siamo religiosi, ringraziamo la Madonna del Belvedere nel santuario che una scalinata affrescata collega alle grotte sottostanti». Il terzo anello del cerchio magico di Carvigni, come si pronuncia in dialetto locale, coltiva e «vive» la campagna, anche se Vivace A destra, i famosi sbandieratori di Carovigno in piazza. Sopra, il Castello Dentice di Frasso, d’origine normanna, intorno al quale sorge il borgo, un’oasi agreste vicinissima ad Ostuni avrebbe potuto ricoprire un ruolo dirigenziale più remunerativo in una città più trendy. «Ma questo è un paese vivissimo! Durante il giorno ogni casa è una bottega perché le massaie sono solite mettere davanti agli usci e sui davanzali un piatto con sopra l’ortaggio che vendono. Basta suonare il campanello e compare un tesoro di squisitezze — racconta il 31 enne Daniele Capriglia, titolare della Masseria Salinola —; e poi la sera da Porta Nuova sino alla piazza centrale è un continuo sciamare di persone che siedono ai tavolini per prendere gli aperitivi, passeggiano sotto le mura del Castello e nei giardini. E poi che tuffi nelle spiagge di Torre Guaceto e nel vicino Parco delle dune di Ostuni! Non credo che la mia sia stata una rinuncia bensì un destino piacevolmente ineluttabile: gestire la masseria e le terre dei miei avi dando un contributo manageriale e di entusiasmo a queste terre di cari ulivi e care vigne». Luca Bergamin © RIPRODUZIONE RISERVATA 36 Tempi liberi italia: 51575551575557 Abitare are Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Terrazzo e dintorni Sempre vverde «Orticola» a Milano con i migliori vivaisti e idee green Fiori antichi e micro orti La voglia pazza di natura sboccia tra i grattacieli Londra Al Chelsea sea Flower Show o alla omaggio Grande guerra Un giardino, anzi due, per dire war no more. A cento anni dalla prima guerra mondiale il Chelsea Flower Show 2014 (20-24 maggio), l’evento più atteso della Season londinese, modello ispiratore di tante iniziative a partire da Orticola, quest’anno rende omaggio alla Grande guerra. Dopo aver tagliato, nel 2013, la boa di un secolo di esposizioni nell’area del Chelsea Hospital, e dopo aver rinnovato la sponsorship con M&G Investments. La designer Charlotte Rowe con ABF, The Soldier’s Charity, sta infatti realizzando il giardino No Man’s Land ispirato alle trincee. Mentre Matthew Keightley, con la charity Hope on the Horizon, costruirà uno spazio verde che disegnerà una croce, in omaggio alla decorazione al valore militare. Il fratello di Matthew, Michael, pilota della Raf, ha servito in Afghanistan. © RIPRODUZIONE RISERVATA P iù che cappelli, sono installazioni. Germogli e rami, frasche e ramoscelli, boccioli e corolle intrecciati con nastri e capelli delle signore milanesi, passeggiano tra i vialetti dei Giardini Pubblici di via Palestro che, da ieri fino a domani, ospitano Orticola. Alla 19 esima edizione della mostra mercato di fiori e piante, se 128 espositori e vivaisti hanno ridisegnato il paesaggio con agrumi e crassulacee, roseti e sfacciate macchie di peonie, come da tradizione le «sciure» della Milano bene all’inaugurazione, giovedì pomeriggio, hanno sfoggiato sculture tra il floreale e l’arboreo sulle teste fresche di coiffeur. Ma sono le piante, i fiori, la frutta e gli ortaggi i protagonisti della tre giorni milanese (www.orticola.org) che risponde a un bisogno di verde non solo cittadino: un italiano su tre ha un orto, praticano gardening 8 italiani su 10 mentre 23 milioni coltivano piantine aromatiche e il 24% vede crescere piante da frutto. E a proposito di frutta, Ugo Fiorino, dei vivai toscani Belfiore (un nome, un destino), espone solo frutta antica. Come il susincocco, che risale al Rinascimento. «Da quarant’anni SHOWROOM: MILANO ROMA BOLOGNA PARMA GENOVA TORINO BRESCIA FIRENZE PALERMO CATANIA COSENZA VIENNA MADRID BARCELLONA BILBAO BRUXELLES MONACO ABIDJAN ISTANBUL BEIRUT TEL AVIV VARSAVIA PECHINO TAIPEI BANGKOK AHMEDABAD NEW YORK CHICAGO MIAMI CITTÀ DEL MESSICO BRASILIA BELO HORIZONTE SAN PAOLO THE SPIRIT OF PROJECT Dal ‘600 il «susincocco» ritrovato Peperoni e cactus tra le coppie insolite recupero varietà antiche di piante da frutto, che si propagano solo con l’innesto — racconta Fiorino —. Dunque, bisogna cercare la pianta madre, selezionare un ramoscello, innestarlo e aspettare che un nuovo albero si formi». Un lavoro di pazienza e ricerca che l’ha portato sulle pendici del Vesuvio dove ha ritrovato la pianta che secoli fa era coltivata in Vaticano, e che per questo è chiamata «albicocca del papa». Delle piante che espone — la mela Decio o la pera Allora, che già gli antichi romani coltivavano —, non troveremo esemplari in commercio: possiamo però piantare un albero, e aspettarne i frutti. «Solo la mela annurca, già Fino a domani Per la 3 giorni 128 espositori tra cui 14 specialisti di rose. Attività per i bimbi, corsi e l’invito a osare «nuovi balconi» PANNELLI SCORREVOLI VELARIA, CONTENITORI SELF, MENSOLE EOS, TAVOLO MANTA DESIGN G.BAVUSO VISIT WWW.RIMADESIO.IT dipinta dal Botticelli — spiega Fiorino — è un frutto antichissimo che possiamo ancora gustare». La voglia di recuperare il verde che fu dei nostri antenati, si esprime nel Giardino delle Rose italiane, che con 14 vivaisti specializzati propone centinaia di ibridi creati in Italia negli anni a partire dall’Ottocento. Come la «Bella di Monza», una piccola rosa color porpora creata da Luigi Villoresi, giardiniere dell’arciduca Ferdinando, o la rosa «Strambio» ibridata nel 1824 da Giovanni Casoretti. A cespuglio, tappezzanti, rampicanti, a fiori semplici e doppi, per gli appassionati di questo fiore, che comprende circa 150 specie, sarà difficile scegliere quale varietà non portare a casa. Ma ci sono anche fiori meno nobili come i coloratissimi nasturzi (tropaeolum) che scendono a cascata in tutte le gradazioni, dal giallo all’arancio al rosso, o le generose clematidi (clematis) che si avviticchiano all’insù, in una tavolozza di lilla, viola, pervinca, azzurri e rosa hanno trovato il meritato spazio (Maian per nasturzi, Valleversa le clematidi). O una collezione di pomodori che la piccola start-up Res Naturae di due poco più che ventenni propone orgogliosamente a pochi metri dai roseti. «Orticola non ha nulla da invidiare a manifestazioni come il Chelsea Flower Show», assicura Giacomo Foglia, di Ceresio Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 37 italia: 51575551575557 10x7 Il mattone-orto di Tommaso Mancini Dietro il giardino di Carlo Contesso Sculture Un cappello creativo (foto D. Piaggesi) Sim, gruppo che sostiene la mostra milanese che, come quella britannica, è nata nell’Ottocento. I 16 Giardini di Orticola, ovvero le proposte che fanno quest’anno i vivaisti, sono abbinamenti insoliti: peonie grandi come ananas con erbacee, piccoli fiori alpini o sempreverdi che formano grandi ciuffi colorati, lavanda con gerani, felci e frutti, agrumi e cactacee. Oppure un giardino da guardare e annusare, ma anche da mangiare («un giardino per essere bello deve essere buono»), come suggeriscono i vivai Anna Peyron e Cascina di Bollate: a Susanna Magistretti per il lavoro nella cooperativa sociale nata all’interno del carcere di Bollate, dove lavorano giardinieri liberi e giardinieri detenuti, è stato assegnato (da Eberhard Italia) il premio Miglior Vivaista. L’idea è dunque mischiare le piante, i colori, i profumi: osare, basta con il classico balcone di gerani rossi. Molto meglio i peperoni con i cactus. Lo stesso vale per i centrotavola. Orticola propone anche corsi per adulti e bambini: a Bouquet’O’Clock (oggi alle 10 e alle 17) si impara come comporre un centrotavola in 30 minuti, ma non solo con i fiori, anche con i peperoni o il rosmarino. Intanto i bambini potranno pedalare sulla speciale bicicletta Bicipulper nell’area Comieco (Consorzio Nazionale Recupe- ro e Riciclo Imballaggi a Base Cellulosica), macinando carta e acqua e vedendo così come si ottiene un nuovo foglio di carta. Ai bambini si è ispirato Carlo Gabriele, architetto del verde che ha riempito la fontana di origami in polistirene estruso a forma di ninfee e cigni: «Volevo costruire oggetti che riportassero all’infanzia, a una dimensione magica — dice — perché il giardino è magia e tutti da bambini almeno un origami l’abbiamo fatto. In realtà questi non sono piegati ma incollati e avvitati, ma fa parte della magia». Anche un mattone, se studiato da un punto di vista botanico può trasformarsi, sino a diventare un orto: è l’idea di OrtoBrick, mattoncino di terra fertile con semi di piante orticole nelle varietà rucola, prezzemolo o basilico. «È pensato per chi vive in appartamento e desidera un pezzo di terra da coltivare — spiega Tommaso Mancini, che ha inventato l’orto formato 10 centimetri per 7 —. Una sfida: perché se non conosci la potenza della natura, la sperimenti in fretta. Non basta bagnare il mattone: dopo la germinazione si formano microzolle che vanno spaccate. I germogli vanno poi distribuiti in vasi più grandi. Nasce così l’orto e con quello la passione per il verde». Anna Tagliacarne © RIPRODUZIONE RISERVATA In Piemonte Lo spettacolo delle Commande: 4mila peonie in fiore Gabriella, Lodovico e Carlo Salvi Del Pero apriranno (nuovamente) al pubblico la loro tenuta di famiglia in frazione Tuninetti di Carmagnola (Torino) dal 16 al 18 maggio. L’occasione per ammirare un giardino di 4 mila peonie, frutto della passione per questo fiore di una famiglia piemontese che ha fatto di un hobby, un business sin dai primi anni 90. Nei tre giorni anche laboratori di composizione floreale guidati da Ercole Moroni e dalla flower designer, Anna Tacca Acquati. Si potranno inoltre ammirare oli, acquarelli e litografie di Mariarosa Gaude. Durante la rassegna sarà inoltre possibile devolvere offerte ai volontari di Arica Onlus. © RIPRODUZIONE RISERVATA La fiera A «Bucolica», il 24 e 25, artigianato di qualità Un bio arsenale contro l’armata bavosa Vivere in campagna con stile tutto italiano O ttocentomila metri quadrati di parco. Hai voglia a organizzare feste e festicciole. Se non è vivere in campagna, questo. E allora, ritorniamoci, per il secondo anno consecutivo, a Villa Castelbarco, tra le più belle dimore storiche della Lombardia. Siamo a Vaprio d’Adda, tra il naviglio della Martesana e il fiume Adda, a pochi chilometri da Milano. Non ci andremo certo in carrozza, sabato 24 e domenica 25 maggio, in occasione di «Bucolica. Il vivere country», ma sarà come fare un tuffo nel passato (visite guidate al Parco o nelle grotte della Villa) o nel futuro che ritorna. «Stiamo riscoprendo il piacere e il bello del vivere in campagna, soprattutto grazie all’artigianato di qualità», osserva Luigi Michielon, presidente di Doge, l’agenzia che organizza l’evento. Tra i 180 espositori, il meglio del made in Italy, e non solo: dalle ceramiche veneziane, di San Marco di Vicenza a quelle tarantinogrottagliesi, di Franco Fasano (18esima generazione), dai casali toscani ridisegnati col tocco dello studio d’architettura milanese Piero Castellini, al piacere di un buon sigaro toscano proposto dai romani dell’Officina del sigaro, fino ai suggerimenti della Vecchia Inghilterra o dell’America presidenziale in puro stile Kennedy (meglio se Jackie). Per i patiti del rito delle cinque in punto, una buona tazza di thè da servire in giardino. Li chiamano Tea Party, ma la politica non c’entra: tutti seduti attorno a un tavolo di ferro forgiato (quelli presentati dagli emiliani di Reggio, Artefare, meritano d’essere visti, ndr) e sotto a un gazebo d’altri tempi, è bello sentirsi parte del club dell’Afternoon Tea Country-Coloniale. Tendenzialmente esclusive le proposte di Bucolica? Ma se alto e basso giocano alla pari in questo parco infinito. Basti pensare alla mostra di Silvia Manazza, artista dell’ago, spago e fil di ferro: per la serie, se un gruppo di detenuti le chiedesse un suggeri- dino», a cura di Filippo Pizzoni, architetto, paesaggista e storico del giardino, ci si occupa di progettazione, restauro e conservazione di parchi e giardini storici. Con lui, le «Donne in fiore», su tutte, Silvia Ghirelli, che racconta una favola al contrario: «Da piccola mi sono persa in un labirinto di siepi di bosso: non ho mai trovato la strada d’uscita, da allora sono felice». www.bucolicacountry.com n certi giardini la battaglia con l’armata bavosa non è mai finita, quindi è d’uopo una rinfrescata ad armi e tattiche. Se non ve la sentite di prenderle vive e poi ucciderle buttandole nell’acqua salata ci sono vari metodi. La mattina le trovate raccolte sotto una grossa tavola o un pezzo di plastica nero, ma una buccia di un’anguria o una mezza arancia la testa in giù le attira di più, come pure il mangime per cani o gatti posto sotto un secchio, lasciando una fessura per farle passare. Se preferite che si affoghino da sole potete interrate un contenitore colmo di birra, o meglio ancora di acqua con miele e lievito. Come deterrenti si possono usare uno strato di alghe marine, fresche o secche, o aghi di pino, ma funziona meglio una sottile fascia di rame alta almeno 5 centimetri intorno a vasi e aiuole. Attenzione che non una singola foglia faccia da ponte: non saltano, ma son brave a trovare passaggi di fortuna. Gusci d’uovo frantumati, polvere di caffè, polvere di diatomee e sale hanno troppe controindicazioni. Potete assoldare alleati: scarabei e nematodi sono venduti per la lotta biologica. Evitate il lumachicida classico che è tossico, piuttosto uccidetele sul colpo cospargendole di sale, o con meno successo spruzzatele con una miscela di una parte di ammoniaca e sei d’acqua, o aceto e acqua in parti uguali. Peppe Aquaro [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA mento su come evadere, lei non avrebbe dubbi: ready made delle lenzuola da gattabuia. Scherzi a parte, soffermatevi pure sui suoi cactus di stoffa, sembrano straordinariamente veri e falsi allo stesso tempo, diciamo pure un prestito della fantasia grafica del disegnatore Art Spiegelman. Già, ma la «due giorni» non si chiamerebbe Bucolica senza uno sguardo oltre il giardino, dalle quote rosa delle Paesaggiste. Che si sono meritate un convegno, sabato 24, alle 11, «Le grandi paesaggiste nella storia del giar- 38 Tempi liberi Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Moda Cabina armadio A BROOKLYN Da New York Sfilata cruise con mille invitati internazionali Ritorno al foulard L’omaggio di Dior all’american style Traguardi Cucinelli quota 100 boutique nel mondo Boutique numero 100 per Brunello Cucinelli. Il traguardo raggiunto questa settimana con l’inaugurazione prima di Vienna (numero 99) e poi di Seul. Soddisfatto l’imprenditore di Solomeo, per la sua azienda e per il made in Italy: «Simbolo autentico che promuove materie prime di eccellenza, sartorialità, creatività e artigianalità, vero testimonial del lifestyle italiano nel mondo». gant.com U n tramonto rosso sull’East River. I grandi barconi gialli con la scritta Dior perlata. Poi i marinai con fazzoletto e blusa in grigio e gli ufficiali in blazer blu e pantaloni bianchi. Champagne e succo di pesca. La musica di American Beauty. Donne vestite da ragazze e ragazze vestite da donne: qualche abito lungo, molte mini, diamanti grandi come ciliege, stiletto, boccoli e bocche a cuore. Sedie sdraio e chaise longue sul piazzale davanti all’ex arsenale marittimo di Brooklyn: un enorme parallelepipedo di vetro vista Manhattan. La location per la sfilata cruise di Dior é spettacolare: «omaggio» all’american style, è scritto nel programma. I boat vanno e vengono: mille invitati da tutto il mondo accolti dal presidente e ad Sidney Toledano. Anche fra le «celeb», c’è Rihanna ma anche Laetitia Casta abbarbicata al nuovo fidanzato (italiano, ancora), Lorenzo Distante. Poi Chiara Mastroianni e Marillon Cotillard. Le ex top Linda Evangelista e Helena Christensen. E Peter Marino già in versione estiva: al posto del chiodo, un gilet di pelle nera sulla pelle nuda. Parterre più effervescente rispetto a quello da settimana della moda. Non ci sono la stanchezza e la La parola E ora si dice «carré» Oggi il foulard fa più chic chiamarlo carré, nome che deriva semplicemente dal fatto che, è quadrato. Sono stati gli anni Ottanta a imporlo con quel nuovo termine. L’oggetto in sè è molto versatile: ora copricapo, ora sciarpa, ora top, ora cintura. L’elogio di Dior lo vuole anche montato ad abito noia da rituale ripetuto di nove/dieci show al giorno. Così anche l’ora di ritardo passa leggera. E al calare del sole, quando il cielo si fa scuro e si accendono le mille luci di New York parte la musica: regia o magia? A saperlo. Comunque per consentire agli ospiti di ammirare lo spettacolo (fuori), è stato costruito (dentro) un piano rialzato a cinque metri da terra e di fronte alla parete di vetro un’altra a specchio di quasi 30 metri, con un pavimento di migliaia di led. Escono le modelle, a gruppi. Atteggiamento veloce, newyorkese. «Quando cammino per la città — spiega lo stilista Raf Simons nelle annotazioni, ben consapevole dell’impulso che ha dato al mercato americano con la sua visione della moda Dior — e vedo tutte queste donne ne colgo la forza e la convinzione. Qui c’è veramente qualcosa di particolarmente vivace. La cultura pop, la fluidità, l’energia». Ecco il taglio Bar, quello che inventò monsieur Christian (la vita stretta e poi fianchi a baschina) nel 1947 e mai dimenticato, per giacche nere su pantaloni impeccabili o a mini-abito: un must della nuova era. E dopo il saggio didascalico il vero omaggio all’american style, gli abiti fluidi, vivaci, costruiti partendo da un elemento stilistico preciso: il Oltre mille invitati allo show e poi un centinaio alla cena e infine il party. Fra le bellissime: Rihanna e Chiara Mastroianni sempre più rassomigliante al papà carrè. Simons prende in mano la situazione con piglio e si lancia sicuro, senza traccia alcune delle timidezze degli inizi di due anni fa, e disegna con uno o più foulard top, abiti asimmetrici e svolazzanti, vesti lunghe e leggere, e persino un sandalo francescano sportivo che si allaccia alla caviglia. Vincono i motivi floreali che piacevano a monsieur e ristampati come erano o reinterpretati con pennellate a colori accesi dallo staff creativo. Più tradizionali le interpretazioni in seta, originali quando i carrè sono invece in macramè o in organza. Raffronti e confronti e azzardi: elementi con i quali le americane giocano da sempre. Lunghezze per lo più al ginocchio, sopra o sotto. Sottane svasate o plissé: molto American Beauty, già. Spalle nude, scolli drappeggiati: molto idem come sopra. Colori «sicuri»: nero, rosso, champagne, carne, grigio. Accenni di giallo e arancio e azzurro cielo ormai nel curriculum di Simons. La collezione è ricca, commerciale, completa per un guardaroba versatile da City e da Hamptons, fra impegni e spensieratezze: il Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 39 italia: 51575551575557 Celebrazione Il restauro di preziosissimi oggetti liturgici Le dame nel castello, Vhernier ha trent’anni e «salva» i gioielli Mostra sui «tesori del gghetto» di Venezia VETRI F FERRIES BOATS Barconi gialli con la scritta Dior in grigio perla hanno portato i mille ospiti sulla East River, nell’hangar tutto vetri dell’ex arsenale di Brooklyn Lavora molto sulle asimmetrie Raf Simons, da sempre. E il gioco gli riesce facile quando drappeggia e sovrappone i carré di seta cappotto di tweed doppiato in arancio e tratteggiato di nero ai tagli. E non c’è un giorno o una sera connotati ma un approccio pop a sdrammatizzare: l’abito sirena lungo e nero per esempio ha un top, impercettibilmente bustier, di raso colorato. «Volevo introdurre l’idea del divertimento anche nelle silhouette forti con un elemento leggero in ogni look — continua nella spiegazione lo stilista —. Questa libertà è qualcosa che io ammiro da sempre nel modo di vestire delle americane». L’applauso alla fine è sincero. Tutti in banchina. A bordo delle Dior Boat: stessi marinai, stessi comandanti. Il rientro è suggestivo tanto quanto con il Chrysler Building illuminato di rosso e l’Empire di bianco e Brooklyn con i suoi fari gialli. E pensare che il sogno era proprio quello di sfilare lassù, sul ponte: questa era la big surprise che tutti si aspettavano, ma i permessi non sono arrivati per via del fatto che bloccare uno degli accessi a Manhattan per tutte quelle ore sarebbe stato troppo. Così la decisione della location «a terra». Non è la prima volta che la maison sfila a New York, è vero. E certo sul ponte di Brooklyn sarebbe stato clamoroso, ma anche la scelta dell’arsenale e dei battelli e tutto il resto (cene e party) ha avuto un bell’impatto sugli ospiti arrivati da tutto il mondo: India, Giappone, Russia, Europa, Sud America. Sfilata, cena placé e party al «Boom Boom». Finale con botto, appunto. Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA Il foulard usato come tomaia dei nuovi sandali sportivi da indossare sull’abito di seta elegante e scivolato: tipicamente y american style orse mancavaa giusto un valletto, all’ingresso, ad annunciare laa lunga lista di nomi blasonati, maa per il resto gli ingredienti nobiliari di un film s e t te ce n tes co c’erano tutti: il castello, le dame ingioiellate in abiti fruscianti, i cavalieri in nero. C’era tutta l’aristocrazia (o almeno quel che ne resta), arrivata da New York, Mosca, Berlino, Parigi e Venezia — alla cena organizzata dal marchio italiano di gioielleria Vhernier per celebrare i suoi trent’anni al Belvedere di Vienna, la residenza estiva che il principe Eugenio di Savoia fece costruire agli inizi del XVIII secolo dall’architetto Hildebrandt. Il museo, esempio di architettura barocca con il suo grande parco, custodisce la più importante collezione d’arte moderna austriaca, da Monet a Van Gogh a Segantini. Nel Palazzo d’inverno, la residenza di città del comandante dell’armata austriaca, è stata ospitata invece la mostra itinerante «I tesori del ghetto di Venezia» (partita dalla lagunare Ca’ d’Oro). Oggetti liturgici in oro e argento del culto ebraico finemente lavorati tra il XVII e il XX secolo, sopravvissuti alle razzie dei nazisti e ora tornati a risplendere grazie al restauro sostenuto da Vhernier. «Sono stati ritrovati per caso dietro un’intercapedine durante la ristrutturazione della sinagoga di Venezia dove un rabbino li nascose prima di essere deportato e ucciso a Auschwitz. Erano corrosi. Sono tornati magnifici grazie all’impegno di Venetian Heritage, onlus che raggruppa alcune importanti famiglie internazionali decise a salvaguardare il patrimonio artistico veneziano e alla bravura dei nostri maestri orafi», racconta Emanuele Liotti, vicepresidente della maison di gioielli davanti alle bacheche con la corona usata per adornare la custodia della Torah, la bacinella, il Di culto Uno dei «Tesori del ghetto di Venezia» in mostra a Vienna. Oggetti in oro e argento restaurati da Vhernier Mondanità Due giorni di mondanità e cultura nei bei palazzi della capitale austriaca per festeggiare i 30 anni della maison di gioielleria milanese. Sotto l’anello freccia della nuova collezione piatto battesimale, le pigne d’argento sbalzato e cesellato che ornano i bastoni di legno. «Cerchiamo di far capire ai nostri clienti che facciamo cose utili alla cultura e non strettamente commerciali», spiega il presidente Carlo Traglio che ha rilevato Vhernier nel 2001. La cultura al posto dei testimonial famosi? «I nostri clienti vogliono l’esclusività assoluta. Le star spesso sono costrette per contratto a indossare gioielli che non amano affatto. Ma un orecchino o un ciondolo è l’estensione della propria personalità. Le nostre testimonial lo scelgono perché ne apprezzano il design contemporaneo, come ha fatto Jennifer Lopez con gli orecchini sfoggiati durante la trasmissione American Idol. O Celine Dion che ha acquistato personalmente cinque bracciali per un valore di mezzo milione di dollari», prosegue Traglio accolto con i suoi ospiti dalla capitale austriaca con una due giorni di visite guidate nei principali musei, dal Kunsthistorische Museum alla galleria TBA21 che Francesca d’Asburgo, nata von Thyssen Bornemisza, moglie dell’arciduca Karl, ha trasformato in una casa per artisti work in progress, partecipando attivamente all’art movie con l’artista islandese Ragnar Kjartansson. L’arte in scena ma i gioielli comunque protagonisti. Maria Teresa Veneziani © RIPRODUZIONE RISERVATA Idee Il marchio festeggia i primi 100 anni del reggiseno con una nuova campagna e il «bra» sartoriale. Per una lingerie su misura Di che coppa siete? Triumph lancia la sfida alle donne D all’idea al prodotto, pronto da indossare, passano circa sei mesi. Pochi centimetri di stoffa (in questo caso di pizzo o Lycra), ma molto lavoro dietro, per confezionare quel reggiseno che il 76% delle donne vorrebbe perfetto e che invece troppo spesso è sbagliato. Secondo uno studio condotto da Triumph su oltre 10 mila donne, quasi 8 donne su 10 hanno confessato di aver indossato, più di una volta, la taglia sbagliata di reggiseno, per un acquisto frettoloso o per aver trascurato dettagli importanti come la misura delle coppe. C’è di più: il 73 % delle donne ha rivelato come il modello sbagliato di intimo sia in grado di influenzare la fiducia in se stesse incidendo negativamente sulla giornata. «È normale, gli indumenti che stanno più a contatto con la nostra pelle sono quelli che in un certo senso condizionano il nostro modo di sentir- ci»,commenta Silvana Longa, da vent’anni direttore marketing del gruppo presente in 120 paesi nel mondo e che impiega più di 36 mila persone. Per questo, tenuto conto (sempre secondo lo studio) che il 30% delle donne non ha mai usufruito di un servizio di consulenza sul giusto modello di reggiseno, l’azienda ha ideato Triumph Stand Up Fit 2014. Un vero e proprio «bra-fitting» per festeggiare i primi 100 anni di vita dell’indumento intimo più controverso della storia. Oltre a una guida online ricca di consigli, il servizio offre un servizio gratuito nei punti vendita per «assistenza»: le clienti possono fissare un appuntamento on-line per una prova personale nei negozi Triumph, oltre 2.000 nel mondo. La festa di presentazione del reggiseno «sartoriale» è stata giovedì corso nel Brandland Triumph di Piazza Cordusio, a Milano, con un percorso storico e sensoriale che ha messo in scena le fasi principali di produzione del reggiseno e i cinque «core fit», ovvero i cinque modelli base di reggiseno. «Non tutte sanno che il ferretto è il modello da consigliare se la base del seno è stretta, mentre quello senza ferretto è per chi ha i seni ben divisi in centro», spiega Silvana Longa. I trucchi non finiscono qui: se il seno ha protesi in silicone, va Boudoir Una delle stanze ricreate da Triumph per mostrare 5 diversi tipi di reggiseno. A destra il bozzetto del Minimizer evitato in ogni modo il ferretto. Mentre se si ha troppo seno e lo si vuole comprimere un po’, c’è il modello «Minimizer», un reggiseno riducente che diminuisce otticamente di una taglia. Per chi non ha tempo di un appuntamento con gli esperti, il modo per calcolare la coppa/taglia perfetta si trova sul sito www.triumph.com/it. Il conto è facile: prima si misura il giro sotto-seno, poi il giro sopra-seno. La differenza tra le due misurazioni corrisponde alla coppa, indicizzata in una speciale tabella. «In 125 anni abbiamo messo a punto una competenza che oggi ci consente di offrire 73 taglie diverse — spiega Longa, che adesso punta a rivolgersi alle donne comuni — Per la campagna abbiamo scelto cinque tipi femminili diversi, che corrispondo a cinque diversi reggiseni. Donne belle e possibili». M. Pro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Anniversari Sessant’anni di moda «made in Florence» Un concerto di Andrea Bocelli, che accenderà le nuove luci su Ponte Vecchio(«proprio io che non ho la luce, sono felice di poter “illuminare” un luogo così meraviglioso», ha commentato il cantante), nottate di filmati e documentari inediti (dedicati ai cosiddetti «modivori») sulla nascita della moda nel capoluogo fiorentino: dalla «Sala Bianca», dove apparvero le prime passerelle italiane, fino a Pitti Immagine. Un viaggio nella leggendaria sartoria Tirelli da 15 premi Oscar, con una selezione di capi icona per il mondo del cinema e le grandi opere liriche. Ma a festeggiare i sessant’anni del Centro di Firenze per la moda italiana (Cfmi) con un programma di eventi dal titolo Firenze hometown of fashion durante il prossimo Pitti Uomo (16-20 giugno), saranno grandi marchi internazionali born in Florence che hanno contribuito a diffondere il made in Italy : Gucci, Salvatore Ferragamo, Emilio Pucci, Ermanno Scervino e Roberto Cavalli. «Un unicum a livello mondiale — ha spiegato ieri Stefano Ricci, presidente del Cfmi durante la presentazione dell’iniziativa al ministero dello Sviluppo economico — reso possibile da una capacità manifatturiera con lavorazioni di alto artigianato e dalla creatività che da sempre la città esprime». Per sostenere la manifestazione, che vede tra i protagonisti anche un omaggio dell’artista Francesco Vezzoli, una mostra su Firenze realizzata da Vogue Italia e un focus sulla tradizione sartoriale partenopea, il ministero dello Sviluppo economico ha investito due milioni di euro (800 mila euro Pitti, altri fondi da una griffe e una banca). «Oggi vogliamo aiutare le imprese ad affrontare la globalizzazione — ha spiegato il viceministro Carlo Calenda — e la collaborazione con Pitti rappresenta un progetto pilota che sarà replicato con altre fiere, dall’Expo di Milano a Cibus, fino al Salone del Mobile, puntando sull’internazionalizzazione e sui buyer in Italia per una proposta più ampia dello stile di vita italiano». Flavia Fiorentino © RIPRODUZIONE RISERVATA Errata corrige Per un errore la rubrica «VitaDigitale», pubblicata ieri a pagina 41 del Corriere della Sera, è stata attribuita a Paolo Ottolina. L’autore è invece Federico Cella. Ce ne scusiamo con gli interessati e con i lettori 40 Tempi liberi Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Moda Le idee Il rosso e il bianco il nuovo ad Tassinari: ecco come rilanceremo il brand Sportivi «duri e puri» La rinascita di un marchio Shopping E i fiori conquistano gli outlet I fiori sono tornati su abiti, bluse e pure su pantaloni e accessori. Un segno di romantico ottimismo che gli stilisti hanno voluto mandare alle donne. I giardini, del resto, da sempre ispirano la creatività dei sarti, come dimostra l’inedita mostra d’abiti d’epoca «Forever Florals», organizzata negli outlet McArthurGlen da A.N.G.E.L.O, il marchio di Angelo Caroli di Lugo, considerato un pioniere del settore. Il Vintage Fashion Festival prenderà il via in contemporanea dal 20 maggio all’8 giugno nei centri di Noventa di Pieve, Castel Romano e La Reggia, per poi raggiungere Serravalle e Barberino di Mugello (dal 12 giugno al 29). La storia dei fiori sul corpo delle donne comincia negli anni 20 con i primi abiti di sartoria fioriti e prosegue ai ‘50 con l’abito corolla che Christian Dior (foto in alto) disegnò proprio come antidoto alla crisi (imponeva di tornare a vestirsi e accessoriarsi con cura), per arrivare ai petali pop di Gianni Versace. La novità è che gli abiti d’antan si potranno ammirare, acquistare e anche barattare. Nei temporary store del celebre marchio vintage sarà infatti allestita una zona di raccolta dove i visitatori potranno portare i loro abiti e accessori griffati d’antan (tassativamente tra gli anni 20 agli anni 60) per ricevere una valutazione e quindi decidere se lasciarli in conto vendita o scambiarli. Fino al 29 giugno, inoltre, si potrà partecipare al concorso «Vinci una borsa vintage». All’esplosione di fiori farà quindi seguito quella della musica. Dal 12 luglio infatti riparte il Summer festival con un ricco calendario di eventi che per tutta l’estate animeranno le piazze dello shopping. Tra i protagonisti attesi in pedana Alexia e i Platinum Abba, per arrivare al 19 luglio con il jazz d’autore di maestri del calibro di Franco Cerri, John Feltis, Chico Freeman e Steve Nelson. La cultura e l’intrattenimento fanno bene agli affari. M.T.V. © RIPRODUZIONE RISERVATA E ra l’agosto del ’79 e la foto di papa Giovanni Paolo II con un cappellino piumino bianco calato a proteggersi da una nevicata fitta-fitta fece il giro del mondo. E con lo scatto anche quella scritta in corsivo rosso: Conte of Florence. Per Romano Boretti, l’allora proprietario della griffe, fu uno dei tanti colpi — fortuna o intuito? Vai a saperlo— che segnarono il successo del brand. Poi arrivarono i sottomaglioni del presidente Sandro Pertini, le fascette di Tomba (Alberto) la bomba, le t-shirt dei green di Costantino Rocca e così via. Ora che l’azienda è passata di mano, nel 2012 alla D&K di Altopascio ( q u e l l a d i D e k ke r e Kejo), in un intervento di salvataggio in extremis (negli ultimi anni qualcosa non aveva funzionato e la società era andata in liquidazione) sembra di nuovo che il mix fortuna/intuito abbia ricominciato a girare a favore. «Tutto risale all’aprile del 2012 — racconta Massimo Tassinari, il nuovo ad —. E mo toscani, faccio una premessa, noi siamo abbiamo una meravigliosa e sana azienda che si affaccia su distese di viti e olivi... attò per proDunque: Mediobanca ci contattò coltà, la Conporci un’azienda in grave difficoltà, ai perplesso. te of Florence, appunto. Restai rdi: ero uno Ma subito affiorarono i ricordi: sciatore agonista, con quei cappellini e ciuto. Un quelle sotto-maglie c’ero cresciuto. nricordo felice, buon segno penno sai. Così all’approccio seguirono ne i contatti e poi la costituzione ce della società, Conte of Florence Distribution Spa che rilevò in affitto di ramo di azienda buona parte della struttura: il marchio fondato nel 1953, quindi con oltre sessant’anni di storia, la distribuzione retail estera e quella italiana». n Italia qualNon è la prima volta che in er affezione cuno interviene quasi più per ler o, più reche mercato: vedi i casi Moncler cente, K-way. ho presa alla «Dico solo che la decisione l’ho ina di amici, fine di una cena con una ventina ati, commercoetanei cinquantenni, avvocati, ndo seppero cialisti e ingegneri, che quando tervento coche stavo pensando a quell’intervento minciarono, tutti, a ricordaree episodi ed oggetti legati a quel marchio: ho capito into attorno a somma che c’era molto affetto quel nome». La foto di Giovanni Paolo II con un cappellino e le fascette di Alberto Tomba fecero il giro del mondo E ora Conte of Florence ci riprova Qui sopra l’ad Massimo Tassinari con una polo della nuova era Conte of Florence. Sotto lo schizzo di un completo “storico” da sci degli anni Settanta/Ottanta Un nuovo filone: il romantic business? «Non le nascondo però che non è stato soltanto una questione di cuore, per quanto mi abbia dato la spinta decisiva. Poi ci sono state le ricerche e la certezza che c’era un margine. Così abbiamo assunto 240 persone, aperto quattro negozi in Italia (Firenze, Pescara, Treviso e Faenza) e altrettanti, alcuni a giorni, all’estero (Sofia, Belgrado, Riga e sud della Spagna)». Un investimento notevole, di questi tempi. «Dieci milioni, in 24 mesi. Ma era un gran bel pezzo di storia italiana, sarebbe stato un peccato se fosse finita all’estero, Corea o Cina. Il nostro sforzo è anche stato quello di tenere proprio parte della produzione in Italia: ben il 45 per cento è a Firenze». La storia di Boretti ha già un che di leggendari gendario: anche solo per aver, negli anni Cin Cinquanta, inglesizzato il nome: da Con Confezioni Tessili di Firenze a, prenden le prime lettere Con... Te..., e dendo poi of Florence. «Non solo, lui disegnò con righello e squadra persino il simbolo. E sempre suo squadra, l’intuito di distribuire, negli anni Settanta, più capp cappellini possibili sulle piste da sci: fu trion per l’immagine». un trionfo E ora dai cappellini a...? «Siam un’azienda con core business nei «Siamo spa e stiamo portando lì la nostra capi spalla esperien E poi curiosando negli archivi esperienza. scop ho scoperto che il primo oggetto che fece parlare di Conte of Florence fu una borsa che Bor Boretti disegnò e mise in vetrina e anrub Ecco dunque anche accessori. E dò a ruba. poi un ttotal look sportswear duro e puro: siamo rrimasti in pochi a farlo veramente. Rifuggi Rifuggiamo ogni collegamento con il fashion e non vogliamo essere un brand tecnico» tecnico». Però allo a sport «vero» siete molto legati? «Cert «Certo, siamo i fornitori delle nazionali di sci di Russia e Norvegia e siamo nel golf come pa partner in molti circuiti». In rosso ros e bianco? «Natu «Naturalmente». Paola Pollo © RIPRODUZIONE RISERVATA Diana Luna campionessa di golf in Conte of Florence nel 2009 Nuova apertura Evelyne Chétrite, direttore creativo e fondatrice del gruppo: mi sono ispirata anche alla mia vita in Marocco Sandro Paris raddoppia e cerca mademoiselles a Milano E leganza discreta. Fluida come il magma metropolitano. Da Saint Germain al Quadrilatero, lo chic androgino di Sandro Paris raddoppia la sua presenza sotto la Madonnina: dopo il punto vendita a La Rinascente, il marchio francese di prêt-à-porter ha aperto una boutique in via Manzoni (angolo via Bigli). Missione: conquistare le milanesi, sofisticate, con lo stile disinvolto della Ville Lumière. «Aprire un negozio a Milano, una delle città europee più importanti per la moda — sottolinea Evelyne Chétrite, direttore creativo e fondatrice del gruppo nel 1984 — era un nostro grande desiderio. Puntiamo a fidelizzare il pubblico locale, ma anche a intercettare la clientela internazionale di passaggio in città». La collezione estiva, cosmopolita, inanella look tra i più versatili. Cifra comune, la femminilità rivisitata in chiave garçonne. Eclettica come il guardaroba, per necessità prima che per capriccio: è così che tagli e trasparenze, dal sensuale effetto vedo-non vedo, si affiancano alle righe navy, ai pantaloni di pelle nera, alle canotte «bobcat» e ai top strizzati. Outfit componibili per assonanza o per ossimoro. Filo conduttore, «una reinterpretazione moderna dello stile degli anni Novanta — spiega Chétrite — per una sensualità raffinata che strizza l’occhio al mondo maschile». Tusa o mademoiselle, la cliente tipo «ha circa trent’anni, lavora e sa quello che vuole». Abituata a muoversi con passo dinamico nello spazio, fisico e digitale. Propensa all’acquisto, ma non compulsiva: esperta, piuttosto, nel mixare abiti e accessori. Sincretismo culturale figlio della globalizzazione, che riflette il percorso della Chétrite. Nata a Rabat, in Marocco, da bambina respira il fascino della moda: Il marchio Le origini Cresciuta in Marocco, Evelyne Chétrite fonda il brand a Parigi nel 1984 Influenze La stilista si ispira alla sua terra e allo chic disinvolto, androgino, delle parigine Stile Rabat A sinistra l’attrice americana Jessica Alba, 33 anni, con il pantalone Sandro Paris. Li indossa mentre va alla Honest Company, azienda di prodotti naturali per i bambini e la cura della casa di cui è co-fondatrice «Mio nonno era camiciaio e mia zia sarta — ricorda — per cui sono cresciuta tra stoffe e macchine da cucire». Studia giurisprudenza, la famiglia la vorrebbe avvocato, «ma nella mia testa sono sempre stata una stilista». La svolta arriva nel 1984, in una boutique parigina di Saint Germain: qui, l’uomo che poi sarebbe diventato suo marito la assume come stilista. Ed è qui che le suggestioni della sua terra si fondono con quelle del Vecchio Continente: «Ho disegnato le mie collezioni osservando i francesi e ispirandomi alla mia vita in Marocco — spiega — . Di Rabat conservo il ricordo dei suk e del negozio di camicie di mio nonno. Mia zia, sarta, mi confezionava vestiti su misura, mentre mia madre indossava dei semplici caftani bianchi, impreziositi da cinture argentate». Maria Egizia Fiaschetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Tempi liberi 41 italia: 51575551575557 # Controcopertina Famiglie Modelli Da «Will & Grace» a «Modern family»: grazie ai telefilm l’omosessualità esce dagli stereotipi e si «normalizza» La tv batte i luoghi comuni Coppie gay, così «banali» di VIVIANA MAZZA e ELENA TEBANO Tendenze Piangersi addosso? La verità è che fa bene di Costanza Rizzacasa d’Orsogna E’ tutta colpa del Principe della collina di Candy e di quel suo «Sei più carina quando ridi che quando piangi». Oltre che il falso mito di una società iperproduttiva e vincente a tutti i costi, che bolla l’emotività, specie femminile, come isterismo e debolezza. Oggi però un libro, della psicoterapeuta Tina Gilbertson, insegna le meraviglie del «constructive wallowing», il piangersi addosso costruttivo, secondo cui crogiolarsi nell’autocommiserazione è la via per il benessere e la felicità. Il moroso vi ha mollate? Scordatevi i «Non fargli vedere che soffri» e il corso di kickboxing: afferrate una scatola di Kleenex e singhiozzate come non ci fosse domani. Perché il farsi coraggio, far buon viso, sono in realtà dannosi. In alto i fazzoletti, viva Bridget Jones. Solo permettendo a noi stessi di star male possiamo ripartire. Addirittura, fare Calimero con regolarità rafforzerebbe il sistema immunitario, riducendo i rischi di pressione alta e desiderio in calo. C’è il test per capire se è il momento (Se rispondete «Penso a chi sta peggio» è ora di aprire i rubinetti), e le istruzioni sul come e dove farlo. Cinque minuti al giorno, anche in coda alle Poste. Nelle lacrime non è mai annegato nessuno. «I mass media e il mondo dell’intrattenimento plasmano la cultura e, se vuoi cambiare la mentalità, sono un ottimo modo per fare capire qualcosa alle persone. Non puoi sperare che accada solo attraverso i giornali». Seduta davanti a un caffè in una libreria indipendente di Nolita, a Manhattan, Piper Kerman, autrice quarantenne del bestseller autobiografico «Orange is the New Black» parla del suo libro (appena uscito in Italia con Rizzoli) e della serie tv a esso ispirata (grande successo su Netflix), iscrivendoli in un lungo cammino che ha portato al punto in cui «oggi, una relazione lesbica può essere rappresentata in televisione come una cosa normale». Ma «Orange is the New Black» fa anche più di questo: raccontando i 15 mesi trascorsi da Piper in prigione per complicità nel traffico di droga gestito da una fidanzata che poi ha lasciato per mettersi con (il futuro marito) Larry, è forse la prima serie tv a presentare l’idea della fluidità sessuale come «una cosa normale». Quando qualcuno le raccomanda di non «tornare gay» nel momento in cui si troverà rinchiusa tra sole donne in prigione, Piper replica: «Non diventi semplicemente gay, ognuno di noi si colloca da qualche parte lungo uno spettro, come la scala di Kinsey». Tra i suoi fan ci sono molte donne «gay, etero e di età diverse» — sottolinea l’autrice — in un Paese in cui 17 Stati hanno legalizzato i matrimoni gay e la maggioranza dei cittadini (il 54%) si esprime a favore. È una svolta avvenuta in meno di 15 anni: nel 2001 il 51% era contrario alle nozze gay e solo il 35% favorevole. E, forse, se si è arrivati a questo punto, una parte del merito è proprio delle serie tv. «Come Will & Grace: col tempo hanno cambiato il modo in cui viene vista la comunità lgbt». Il paragone di Kerman non è casuale: trasmessa (e ritrasmessa) sulla Nbc a partire dal 1998, «Will & Grace» è una sitcom sull’amicizia tra un avvocato gay (Will) e una decoratrice di interni etero (Grace). Negli Usa ha conquistato decine di milioni di spettatori e dato il nome a una teoria sociologica, l’effetto Will & Grace: se le ricerche mostrano che chi conosce gay o lesbiche ha livelli più bassi di omofobia e una maggiore tendenza a sostenere i diritti lgbt, guardarli in tv è un po’ come conoscerli. In realtà già l’anno prima (nel 1997) la comica Ellen DeGeneres aveva fatto coming out sulla copertina di Time (titolo: «Yep, I’m gay») segui- Gli americani e le nozze gay Contrari CONTRARI/A FAVORE A favore 60% 54 57 40% 39 35 20% 2001 2002 2003 00 0 0 2004 2005 2006 2007 2008 08 0 8 2009 2010 2011 2012 2013 20 20 2014 20 di mezzo mondo. Insieme hanno creato però uno spazio nuovo in tv e un immaginario che ha reso i gay e le lesbiche meno «alieni». Da allora i personaggi omosessuali sono diventati sempre più frequenti nei telefilm: passando da «The L Word» (2004), ambientato a Los Angeles, che ha reso «glamour» una comunità di sole lesbiche, al coro scolastico di «Glee» (2009), sul network conservatore Fox, che ha dato un volto agli adolescenti gay e all’omofobia nei loro confronti. E pian piano sono cambiati anche i gay della tv. Oggi sono sempre più spesso genitori moderni con pregi e difetti (tra cui l’essere a volte noiosi): da «Grey’s Anatomy» (2005) a «The Fosters» (2013), serie trasmessa sulla rete per famiglie Abc Family su una coppia di madri modello alla prese con adolescenti irrequieti. Anche quando sono giovani, non è detto che abbiano quell’aura di trasgressione: in «Looking» (dallo scorso gennaio su Hbo), per esempio, che racconta la vita di tre ventenni omosessuali a San Francisco, mecca del divertimento gay, la preoccupazione maggiore del protagonista, Paddy, è trovare un fidanzato. I cli- Oltre la tradizione Borghesi, lontani dagli eccessi, non trasgressivi, sempre più spesso, genitori modello: come è cambiata l’immagine «tradizionale». E vecchia LA DIVISIONE PER GENERAZIONI Millennials (dal 1981) Generazione silenziosa (1928-45) Generazione X (1965-80) 68 Baby boomers (1946-64) DIFFERENZA FRA UOMINI E DONNE 60% 60% 49 40% 51 55 48 38 32 Donne 40% 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 ta a stretto giro dal suo personaggio nell’omonima sitcom «Ellen». Ma il telefilm fu presto cancellato per mancanza di ascolti — e ci sarebbero voluti 10 anni per capire che quel gesto aveva cambiato la tv: oggi Ellen ha il suo talk show e ha ospitato due volte gli Oscar. «Will & Grace» invece La27ora © RIPRODUZIONE RISERVATA La27ora ha aderito alle petizioni di Ipetition , Amnesty International e di Change.org. Il troppo amore e la troppa colpa verso chi si ama di Silvia Lo Vetere 38 50 20% Fonte: PewResearch Religion & Public Life Project Figli e genitori anziani: una relazione difficile 58 32 21 20% Perché #BringBackOurGirls non resti un hashtag Uomini Flirt telefonici, digitali o reali E lei che lo scopre Ma io sarei capace di perdonare un tradimento? 01 02 03 04 05 06 07 08 09 10 11 12 13 14 CORRIERE DELLA SERA è stato subito un successo di massa, grazie alla capacità di giocare con gli stereotipi. Will, «borghese» e senza eccessi, fuori da ogni luogo comune sui gay, era «introdotto» dalla spalla Jack, che li incarnava tutti: artista, eccentrico, promiscuo, come l’omosessuale del «Vizietto» e delle commedie ché non sono certo scomparsi, le sitcom in generale ne sono piene: un prezzo dell’«inclusione» è il fatto che Cam, il partner di Mitch in Modern family, resusciti tutti i luoghi comuni di Peg Bundy, la moglie stridula di «Sposati con figli». Ma i personaggi gay dei telefilm di oggi (quasi sempre ce n’è almeno uno) non sono tutti stereotipati: da Omar in «The Wire» (se credi che sia un killer a sangue freddo, aspetta che gli ammazzino il fidanzato) a Max di «Happy Endings», assai meno metrosexual dei suoi amici etero, a «House of Lies» dove nella vita autodistruttiva del consulente finanziario (etero) Marty (Don Cheadle) l’aspetto più normale è la fluidità sessuale del figlio, per finire con «Broad City», che spinge la comica Amy Poehler a commentare: «Oggi tutti gli under-26 mi sembrano gay». Ecco che questi personaggi non servono più a raccontare (solo) l’omosessualità ma storie di vita. E di famiglia. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tempiliberi di Carla Signoris go live fvg 42 italia: 51575551575557 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 43 italia: 51575551575557 Economia Sempre in contatto con la tua energia axpo.com 800.199.978 `V `ii ÀÃi /- >L > ÃiÌÌ>> i > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]ÈÓ ä]äÈ Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{ä]Ó{ Ó]xÇ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £äÓ]£Ç ä]ÓÈ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££Ó]ÇÓ £]ä Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Çä ä]Îä Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££n]{£ Î]£È `À> È°n£{]xÇ ä]Îȯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài ÓÓ°ÇnÇ]{ £]xä¯ À>VvÀÌi °xn£]{x ä]Óǯ £ iÕÀ £{ä]£{ää Þi /- Ì°-Ì>À £n°nÓn]{Ç ä]nn¯ *>À} >V{ä® Ü ià £È°xÎÈ]£Ç ä]ä¯ } } Ó£°nÈÓ] ä]£Ó¯ e ä]Óx¯ e Ó£°Îä]££ £]xȯ {°{ÇÇ]Ón ä]Èȯ >Ã`>µ {°ä{]{£ ä]äx¯ / i® £{°£]x -E* xää £°nÇ{]££ ä]än¯ >`À` £ä°{nÇ]Óä ä]n¯ £]ÎÇn£ `>À £]Óί £]Óǯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ääx iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° ääx iÌÌ ¯ £ iÕÀ ä]n£ÇÓ ÃÌiÀi ä]Çί Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äÈ]ä£ £ iÕÀ £]Ó£nÈ vÀ° ÃÛ° Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]Óx Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££Ó]n ä]ÈÎ £]{ä Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]n£ Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]È£ VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£ä Î]£È Î]Σ ä]xx £ iÕÀ ]ä£n VÀ°ÃÛi° ä]Óǯ £ iÕÀ £]{Óx `°V>° £]È{¯ Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££x]ÇÇ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££Ç]ÈÈ Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££Î]xn £]n{ £]Ó Ó]Î VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]äÓ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]xÈä¯ ] VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ää]x ä]Èn ä]Ç£ ä] ä]äȯ e I mercati Produzione industriale sotto le attese. Standard&Poor’s migliora il giudizio sul Portogallo BLACKROCK SPIEGA LA FINANZA IN PIAZZA (BECCARIA) D opo aver fatto shopping in Piazza Affari, BlackRock esce dalle segrete stanze del trading e va in una piazza vera, a Milano, per spiegare l’alta finanza «alla luce del sole». L’evento, organizzato da Assofinance, giunto alla sua seconda edizione, e premiato anche quest’anno dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano con la Medaglia di Rappresentanza, si svolgerà oggi dalle 10 del mattino fino alle 18 in piazza Beccaria, a pochi passi del Duomo. Tra gli operatori, trader e manager, a rispondere alle domande dei cittadini anche Emanuele Bellingeri, responsabile per l’italia di iShare, la piattaforma Etf (Exchange Traded Funds) di BlackRock, tra gli sponsor principali dell’iniziativa, insieme a Invesco. L’idea della piazza non è casuale, visto che in piazza nascono gli scambi, oggi «invisibili» perché eseguiti in modo elettronico, sempre più veloci e spesso poco decifrabili dai non addetti ai lavori. La scelta piazza Beccaria, legata ai grandi ideali di giustizia sociale, oltre che alle teorie economiche, riporta inoltre un altro tema sensibile in tempi di grande crisi. Perciò si riparte da qui, perché anche i big dell’industria ormai hanno capito che l’educazione finanziaria è alla base dello sviluppo del risparmio. Giu. Fer. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tassi ai minimi, i Btp rendono il 2,9% Lo spread scende a quota 145 punti, poi risale. Piazza Affari perde l’1,6% MILANO — Nuovo record, al ribasso, per lo spread tra Btp decennale e Bund tedesco, ieri sceso fino a 145 punti base, con un rendimento del 2,89%, prima di risalire di nuovo, in chiusura di seduta, fino a sfiorare quota 150 punti (con il rendimento al 2,95%). Ma il differenziale tra i titoli di Stato di Italia e Germania resta ai minimi storici dall’introduzione dell’euro, grazie alla spinta, sebbene ancora soltanto a parole, del presidente della Bce, Mario Draghi. Pur lasciando fermi i tassi, Draghi ha affermato che, in mancanza di un miglioramento della situazione, la Banca centrale europea è pronta ad agire già dalla prossima riunione del 5 giugno per contrastare la bas- Così il differenziale con la Germania 2,95% 250 IERI il rendimento del Btp decennale 225 200 149 punti base 175 150 125 Novembre Dicembre 2013 sa inflazione e fermare la corsa dell’euro. Ma l’effetto dell’annuncio dell’Eurotower, che giovedì aveva galvanizzato le Borse e indebolito (lievemente) l’euro, è durato poco. E ieri hanno chiuso in rosso tutti i listini europei, con Piazza Affari maglia nera del Continente. An- Gennaio Febbraio Marzo Aprile 2014 che a causa dei dati deludenti sulla produzione industriale, a marzo in calo dello 0,5% su base mensile e dello 0,4% su base annua. A Milano l’indice Ftse Mib è sceso dell’1,56%, a Londra il Ftse 100 è arretrato dello 0,36%, il Dax di Francoforte ha perso lo 0,27%, a Parigi il Cac 40 è scivolato dello 0,66% Maggio D’ARCO La lente mentre l’Ibex 35 di Madrid è andato giù dello 0,98%. Oltreoceano, invece, dopo un’avvio negativo, a circa un’ora dalla chiusura, Wall Street era tornata sopra la parità. In una giornata senza grandi di notizie, un segnale positivo per tutta l’eurozona è però arrivato da Lisbona: Stan- dard & Poor’s ha migliorato da «negativo» a «stabile» l’outlook sul rating sovrano del Portogallo, con rating invariato a «Bb». All’inizio della prossima settimana ripartirà, intanto, la tornata d’aste italiane di metà mese. Si parte lunedì con i Bot, con un’offerta di 6,5 miliardi di euro di Buoni a 12 mesi. Martedì sarà la volta dell’offerta a medio-lungo, in cui il Tesoro lancerà il nuovo Btp triennale maggio 2017, cedola 1,15%, a cui aggiungeranno le riaperture del Btp 7 anni maggio 2021, e dei due titoli lunghi febbraio 2037 e agosto 2034. Se la storia ha i suoi corsi e ricorsi, come diceva Giambattista Vico, la politica economica non è da meno. Il secolo scorso ha visto l’altalenarsi di liberismo e socialdemocrazia, mentre quello attuale mette sotto i riflettori la crescita e i conti pubblici. Anche loro, a fasi alterne. Con il crac Lehman l’attenzione dei politici e degli economisti si è concentrata sul rilancio della crescita, anche attingendo alle risorse statali; poi è arrivata la tempesta sul debito europeo, e il focus si è spostato sulla tenuta dei conti pubblici; quindi, con l’economia in reces- sione-post-austerity, il fulcro della questione è tornato ad essere l’importanza della crescita, soprattutto per combattere la pesantissima disoccupazione. Adesso, però, pur continuando a sottolineare il ruolo fondamentale della crescita, economisti e Francoforte Tra i presenti, il membro del comitato esecutivo dell’Eurotower, Benoît Cœuré banchieri centrali tornano ad alzare il velo sulla «spia rossa» del debito. Che - va detto - per molti non si è mai spenta. Ieri, per esempio, a Ginevra si sono incontrati docenti universitari, gestori di «hedge fund», esponenti dell’americana Fed e - per la Bce il membro del comitato esecutivo Benoît Cœuré. Le orecchie erano rivolte alla relazione di Lucrezia Reichlin della London Business School - ed ex direttore generale della ricerca alla Bce - sul delicato argomento del debito pubblico: un lavoro a quattro firme a cui hanno partecipato anche Luigi Benoît Cœuré La liquidità Il ruolo dell’allentamento monetario delle banche centrali e della relativa «exit strategy» Bpm, profitti in crescita a 64 milioni Buttiglione del fondo Prevan Howard, Vincent Reinhart di Morgan Stanley e il docente Philip Lane. Il nodo della sostenibilità dei conti ha quindi raccolto l’attenzione dei protagonisti del momento sul mercato, dai grandi fondi d’investimento fino alle banche centrali. E non poteva essere altrimenti, visto che i primi comprano debito e le seconde cercano di fare in modo che l’offerta resti appetibile. Uno dei punti della questione, più dibattuti nelle sale operative come nelle aule universitarie: il debito è a valori storicamente molto alti, eppure i tassi restano bassissimi, anche per la grande massa di liquidità pompata da molte banche centrali. Uno dei rischi è che quest’ultima allenti la presa prima che lo faccia il peso del debito. Bpm registra nel primo trimestre un utile netto di 64,3 milioni (+12,3%) grazie alla crescita dei ricavi core: il margine di interesse è aumentato dell’8,1% a 206,1 milioni e le commissioni nette del 6,5% a 140,4 milioni. Quanto ai ricavi totali, i proventi operativi del gruppo milanese si attestano a 442,1 milioni (+3,3%). La raccolta complessiva è stabile a 51,5 miliardi, mentre gli impieghi alla clientela calano dell’1,6% a 32,8 miliardi. Il difficile contesto economico si fa sentire anche sulla qualità del credito, con il totale dei crediti dubbi cresciuti del 5,8% a 5,6 miliardi. Le rettifiche per 85,3 milioni effettuate nel primo trimestre mantengono peraltro il grado di copertura per le attività deteriorate al 35,6%. A fine marzo il patrimonio netto del gruppo Bpm si attesta a 3.797 milioni. L’amministratore delegato Giuseppe Castagna ha preannunciato l’intenzione di riproporre ai soci, nell’assemblea 2015, una riforma della governance disegnata sullo schema bocciato a sorpresa lo scorso marzo. Giovanni Stringa © RIPRODUZIONE RISERVATA Giuliana Ferraino @16febbraio © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso La relazione dell’economista Lucrezia Reichlin all’incontro svizzero. Il nodo delle politiche monetarie Hedge fund e banche centrali, la riunione di Ginevra sul debito I conti © RIPRODUZIONE RISERVATA 44 Economia Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Internet Nel mirino il mercato della musica in streaming Negoziato all’ultimo miglio Apple tenta la carta dello Spotify di qualità Wall Street scettica Electrolux, tra sgravi ricerca e meno Irap verso l’intesa-Arlecchino Tre miliardi per le cuffie Beats di Dr Dre Per capire come mai Apple sarebbe in procinto di offrire 3,2 miliardi di dollari per Beats Electronics — il produttore di cuffie premium che ha lanciato, con il rapper Dr Dre e il discografico di Springsteen e degli U2 Jimmy Iovine, il servizio di musica in streaming Beats Music — bisogna guardare ai dati dell’industria musicale Usa: nel primo trimestre 2014 il download (leggi iTunes) ha perso la stessa quota guadagnata dallo streaming, che lo sta cannibalizzando. Nel 2013, sempre negli Usa, i download sono calati del 6% secondo i dati di Nielsen SoundScan. Così Apple, con quella che sarebbe la più grande acquisizione nella sua storia, punta ad entrare nell’era post-iTunes o era-Spotify, il servizio più cool lanciato in Europa da Daniel Ek. In termini di qualità musicale, per adesso, siamo allo stesso livello dei competitor: lo streaming premium viaggia a 320kbps, lo standard per gli Mp3, lontano dalla qualità dei cd (che, come sottolineano i musicofili è, a sua volta, lontano da quella del vinile) ma simile a quello del download dei file musicali. Ma in particolare l’algoritmo dietro Beats Music non si limita a capire quale musica consigliarti sulla base della tua età o delle tue scelte: cerca anche di capire la tua storia e di proporti la musica che ascoltavi da adolescente anche se oggi hai 42 anni. Beats Music è un marchio molto conosciuto dagli ap- passionati. Ha esordito nel 2008 con un paio di cuffie audio, poi la linea si è ampliata includendo altri auricolari e anche le casse Beatbox. Gadget dal suono potente, alla moda e anche costosi che per altro sono venduti da anni negli Apple Store. A gennaio la società aveva lanciato il servizio di musica in streaming con 20 milioni di brani in catalogo, in concorrenza con Spotify e Deezer. Non è la prima volta che Beats è stata adocchiata da una big della tecnologia: Htc aveva una partecipazione del 25% che si è conclusa nel settembre 2013, quando i taiwanesi hanno ceduto la loro quota. Secondo i rumor circolati l’accordo tra le due società dovrebbe essere siglato la prossi- Sodalizio Apple verso l’acquisto di Beats Music per potenziare il suo comparto musica. In alto, il numero uno di Apple, Tim Cook. Qui a fianco, il rapper Dr Dre, scopritore di Eminem, ma anche sponsor di Beats insieme al discografico Jimmy Iovine ma settimana. Lo stesso Iovine sarebbe in trattativa con Apple per entrare come consigliere speciale. Un’operazione non da poco, visto che è anche il presidente di etichette discografiche del calibro di Interscope, Geffen e A&M, di proprietà di Universal Music Group, all’interno delle quali figurano artisti come Lady Gaga ed Eminem. Per adesso Wall Street ha reagito con le vendite su Apple. Massimo Sideri @massimosideri © RIPRODUZIONE RISERVATA Come recita la tradizione dei grandi accordi sindacali, la vertenza Electrolux si avvia alla conclusione tra continui colpi di scena. Giovedì notte si è sfiorata la rottura clamorosa dopo che i rappresentanti dell’azienda avevano lasciato il tavolo di trattativa organizzato in un albergo di Mestre, poi ieri mattina in una seduta che nel gergo si chiama “ristretta” si è ripreso il filo del negoziato e si è deciso, opportunamente, di lavorare alla chiusura del contenzioso a Roma in sede ministeriale. L’appuntamento è per lunedì 12 nel pomeriggio al dicastero dello Sviluppo economico (Mise) e al termine di quella che si prospetta come una “no stop” si dovrebbe tagliare il traguardo. È abbastanza evidente che i contendenti arrivano all’ultimo miglio affaticati e in qualche caso con le ossa rotte. L’azienda ha pagato per la vertenza un prezzo altissimo in termini di immagine e i sindacati si sono spaccati con un inedito posizionamento che ha visto la Fiom più propensa a chiudere e la Uilm più intransigente. L’intesa che si chiuderà assomiglia giocoforza a un vestito di Arlecchino. Ognuno dei soggetti interessati ha portato un lembo di tessuto e alla fine si è confezionato l’unico abito possibile nelle condizioni date. Ma se è stato chiaro sin dal primo momento come quella dell’Electrolux si configurasse come una vertenza-pilota non si può dire che finisca con una soluzione-pilota. Ci sono incentivi per la ricerca, c’è un taglio Irap finanziato dalla Regione Friuli Venezia Giulia, c’è la decontribuzione dei contratti di solidarietà inserita nel decreto Poletti sul lavoro, c’è uno scambio tra intensità della prestazione e riduzione di salario tutto ancora da quadrare. Ad attenersi rigorosamente alla cronaca c’è un intervento di reindustrializzazione con l’arrivo sulla scena di un imprenditore disposto a insediarsi vicino all’impianto di Stabilimento Lo stabilimento del gruppo Electrolux di Porcia, Pordenone Porcia e a prendersi in carico 150 lavoratori individuati tra gli esuberi Electrolux. A dir la verità non si hanno molte notizie su Mister X e sui programmi della sua nuova avventura imprenditoriale ma sicuramente lunedì in sede ministeriale qualcosa di più concreto dovrà venir fuori. Anche perché le indiscrezioni parlano non solo di una volontà del ministro Federica Guidi di accelerare tempi e procedure ma è possibile anche che in sede finale possa intervenire il premier Matteo Renzi. Che, non dimentichiamo, è stato presente quando si è annunciato l’accordo di programma per Piombino e ha fatto il bis in occasione della comunicazione della vendita del 40% di Ansaldo Energia alla Shanghai Electric. L’ultimo ostacolo sulla strada dell’intesa è il contenzioso che si è aperto sulla riduzione di 5 minuti delle pause chiesta dall’azienda. Una parte del sindacato (la Fiom) non ne vuol sapere ed è disponibile invece a trattare offrendo un taglio compensativo su alcuni istituti salariali (il più importante è il pagamento delle festività che cadono di sabato) per un valore totale di 250 euro annui. Ma la Uilm finora non è stata dello stesso avviso sostenendo che il taglio dei salari era stato accantonato e sarebbe sbagliato per il sindacato ritirarlo fuori. Toccherà agli uomini del Mise armarsi di ago e filo e operare l’ennesima cucitura. Dario Di Vico © RIPRODUZIONE RISERVATA I colossi della pubblicità Omnicom-Publicis, salta la fusione franco-americana Maurice Levy di Publicis (a sinistra) e John Wren di Omnicom firmavano il 28 luglio scorso l’accordo del secolo per far nascere il primo gruppo al mondo della pubblicità. Ieri l’annuncio che non se ne farà nulla. Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Economia 45 italia: 51575551575557 Intervista Il presidente dell’associazione: dati record con masse gestite per 1.391 miliardi L'assemblea «Il risparmio non va punito Premio a chi investe per 5 anni» Seat, Farina e Percassi per la fusione con Dmail «Avanti le cause agli ex» Lombardo (Assogestioni): prelievo ridotto al 13% L’Italia torna a risparmiare. Non lo fa come alla fine degli anni Novanta, quando metteva da parte oltre il 20% del reddito, ma rispetto ai minimi del 2013, quando era scesa al 12%, il primo trimestre dell’anno ha segnato l’inversione di tendenza, con una crescita di almeno un punto percentuale. Tra fondi e gestioni, in tre mesi la raccolta ha toccato i 29 miliardi - 19 solo a marzo - e le masse gestite sono al massimo storico di 1.391 miliardi di euro. Un record che spinge il presidente di Assogestioni, Giordano Lombardo, a guardare oltre e a chiedere al governo una normativa fiscale in grado di incentivare l’industria del risparmio. Soprattutto nel lungo periodo. Presidente, dal primo luglio si alzano le tasse sui proventi del risparmio, mentre altrove Francia, Gran Bretagna - il risparmio viene incentivato. Siamo alle solite? «Credo sia il momento di cambiare. Il governo ha appena messo mano alla tassazione delle rendite finanziarie. Se viene accolto il principio che il risparmio rappresenta una risorsa da investire nel Paese, mi aspetto qualche misura a sostegno di comportamenti virtuosi dei risparmiatori». Ma le casse sono vuote, non è tempo di incentivi. A cosa pensa? «Penso a forme di rimodula- L’industria del risparmio gestito Fondi Giordano Lombardo zione nel tempo del prelievo fiscale. Ad esempio, se l’investitore non smobilizza per almeno 5 anni paga la metà del 26 per cento di tassazione, che a breve sarà la regola. Se mantiene l’investimento per 10 o più anni, l’aliquota scende a zero». Ma così si favoriscono i grandi patrimoni. «No, basta porre un limite annuale per incentivare i piccoli risparmiatori. E il maggior gettito che ne uscirebbe, ampliando la base imponibile, ripagherebbe il Fisco dalla rimodulazione delle aliquote. Sarebbe un segnale importante per il Paese». Una nuova legge sul risparmio? «Ma no! Basta una riga. Basta concentrarsi sull’opzione temporale, indipendentemente dalla tipologia degli strumenti. Auspichiamo davvero che il governo riconsideri la tassazione degli strumenti finanziari. Anche il Febbraio 2014 Marzo Febbraio Marzo 2014 14.450 616.687 634.093 GESTIONI PORTAFOGLI 5.380 4.354 746.080 756.603 553 515 99.316 100.171 4.827 3.840 616.761 658.132 Retail Istituzionali TOTALE 18.804 11.816 1.362.495 1.390.696 Fonte: Assogestioni D’ARCO presidente della Consob, Vegas, lunedì scorso, si è mosso in questa direzione». Speranze. La certezza è che dal prossimo 1° luglio le tasse aumenteranno. ❜❜ Investitori esteri Dai grandi fondi internazionali un bellissimo segnale di fiducia nell’Italia cupazione dei consumatori, a fronte all’impossibilità di fare trasparenza sulla provenienza degli alimenti». Una mancanza di trasparenza che ha favorito anche il verificarsi di inganni a danno di prodotti simbolo del made in Italy, con il concentrato di pomodoro proveniente dalla Cina, l’olio di oliva proveniente dalla Spagna o i prosciutti provenienti dalla Germania “spacciati” per made in Italy. Lorenzin ha disposto l’immediata costituzione di un comitato che definirà le modalità attraverso cui saranno rese disponibili le informazioni sulla provenienza dei prodotti agro-alimentari «a chi dimostrerà un legittimo interesse all’utilizzo di tali dati». Corinna De Cesare Sanità Beatrice Lorenzin © RIPRODUZIONE RISERVATA Cento tecnici andranno in Cina Daimler richiama i pensionati a lavoro Un registro e un segreto. Trecento nomi di ex dipendenti ora in pensione. Con loro tutti i trucchi dei linguaggi di programmazione tali da renderli gli unici depositari dei sistemi informatici alla base dei processi di automazione industriale di Daimler (proprietaria del marchio Mercedes-Benz). Così ora che il produttore tedesco di autovetture sta conoscendo una nuova rinascita grazie al boom di richieste provenienti dalla Cina non c’è alternativa se non richiamare questi “arzilli” tecnici e ingegneri, gran parte dei quali veleggia oltre i 70 anni, e inviarli nell’estremo Oriente a risolvere i (potenziali) conflitti nella transizione tra nuovi e vecchi sistemi 2014 6.435 Alimentari e forniture dall’estero Via il segreto (doganale) di Stato commerciali delle materie prime provenienti dall’estero per la produzione alimentare. Finora — ha spiegato in una nota — una complessa normativa doganale ha impedito l’accessibilità dei dati senza significative ragioni legate alla tutela della riservatezza. Provocando gravi turbative sul mercato ed ansia e preoc- 2014 FONDI Made in Italy Il ministro Lorenzin: «Pubblici i flussi delle materie prime» MILANO — «Un segreto di Stato». Roberto Moncalvo, il presidente di Coldiretti li aveva definiti così in un’intervista al Corriere, i dati sui flussi commerciali dei cibi che arrivano alle frontiere italiane. «Se queste informazioni fossero pubbliche — aveva aggiunto — sarebbe facile capire quali sono le industrie che importano prodotti dall’estero e poi li piazzano sugli scaffali con il bollino made in Italy». Il 33% della produzione complessiva dei prodotti agroalimentari venduti in Italia ed esportati con il marchio “made in Italy”, contiene infatti ancora oggi materie prime straniere all’insaputa dei consumatori. Ieri l’annuncio del ministro della Salute Beatrice Lorenzin: «Saranno resi pubblici i flussi PATRIMONIO GESTITO RACCOLTA NETTA Valori espressi in milioni di euro informatici. Per ora di quei 300 ne sono stati richiamati un centinaio, rivela il capo del personale, Wilfried Porth. Ognuno dei quali viene contrattualizzato come consulente esterno e riceve un compenso giornaliero “personalizzato”, lontano - assicurano dal quartier generale di Stoccarda - dagli ultimi stipendi percepiti prima della quiescenza. La vicenda innesca due paradossi: 1) I linguaggi di programmazione delle macchine sono ancora territorio dei più vecchi. 2) Che fine fa il decantato modello duale tedesco di alternanza scuola-lavoro se anche Bosch e Otto Group hanno ammesso di ricorrere ai pensionati? Fabio Savelli © RIPRODUZIONE RISERVATA «Il quadro complessivo della tassazione sui proventi del risparmio va rivisto. Purtroppo da luglio aumenteranno le disparità di trattamento tra gli strumenti. Alcuni al 26%, i titoli di Stato al 12,5%. Allargandosi la forchetta, la decisione di investimento rischia di divenire una specie di arbitraggio fiscale, un fatto che sarebbe sbagliato sia dal punto di vista teorico che pratico, ossia dell’allocazione del proprio stock di ricchezza». Il risparmio come risorsa per il Paese. Ma come? «Penso a canalizzare parte del risparmio verso le aziende e l’economia reale, diversificando e minimizzando il rischio. Anche in Italia il finanziamento alle imprese attraverso il canale bancario è destinato a scendere in percentuale». Pensa ai mini bond? «Per le caratteristiche strutturali delle imprese italiane potrebbero diventare una sorta di specialità nazionale. Ci sono già oltre venti fondi, tra lanciati e pronti a partire, con gli investimenti in mini-bond. Un segnale nella direzione giusta». Grandi fondi internazionali stanno investendo in Italia e nelle sue banche, da Unicredit a Intesa, da Mps al Banco… «Un bellissimo segnale, tutt’altro che effimero. Sono molto fiducioso. Investimenti di queste dimensioni e di questa forza non si vedevano da tanti anni. È un segnale di fiducia nella capacità di ripresa congiunturale dell’Italia». Dall’assemblea di Generali a quella di oggi di Ubi, il ruolo dei fondi è sempre più importante. Tanto da influire anche sulla governance delle aziende, anche di quelle pubbliche. «È un cambiamento che viene da lontano, un lavoro pluriennale in cui noi operatori del gestito abbiamo giocato un ruolo di stimolo e di propulsione ma che ha incontrato grande apertura da parte di molti emittenti. Soprattutto tengo a sottolineare che, in quanto investitori istituzionali, non abbiamo alcun interesse nel contrapporci aprioristicamente al management. Il nostro obiettivo comune è che l’azienda sia gestita nell’interesse di tutti gli azionisti». Stefano Righi @Righist © RIPRODUZIONE RISERVATA Una frecciata alla Consob, ritenuta tanto presente e incalzante oggi quando distratta in passato, inaugura a sorpresa l’assemblea di bilancio di Seat Pagine Gialle che si chiude con la notizia, in diretta, dell’arrivo dell’offerta vincolante targata Farina-Percassi. Il bilancio 2013 (-462 milioni) è stato approvato e ora il futuro delle Pagine Gialle potrebbe passare da un’integrazione con Dmail. La manifestazione d’interesse vincolante porta la firma della D.Holding, posseduta al 50% ciascuno dall’imprenditore bergamasco ed ex calciatore di serie A, Antonio Percassi (Atalanta, Kiko) e dallo stampatore Vittorio Farina (gruppo Ilte). L’obiettivo è, appunto, avviare un processo di integrazione con la quotata Dmail (vendite online) di cui Percassi è azionista di riferimento con il 17% insieme agli alleati Gianluigi Viganò (11% tramite una holding di Madeira) e Adrio De Carolis (10%). Si integrerebbero i canali di vendita e il network editoriale di Dmail con la rete di 1.300 agenti delle Pagine Gialle. L’offerta è soggetta a due condizioni: l’omologa della ristrutturazione dei debiti di Dmail (anch’essa insolvente) e l’ok al Il presidente concordato Seat modificato con la proposta Dmail. Il «Su questo cda Consob è intervenuta consiglio dell’azienda torinese si è riservato la più che su quello valutazione. L’offerta, degli ultimi 10 anni» secondo quanto finora trapelato, prevede un mix di contanti (40 milioni) e carta, cioè azioni Dmail. Dalla Consob intanto sono state indirizzate ai vertici Seat richieste di integrazioni informative sui temi della continuità aziendale, report dei revisori e compensi. Le risposte sono state date durante l’assemblea ma con una coda polemica. “Sono arrivate ieri alle 15 - ha commentato il presidente di Seat, Guido de Vivo - e avrebbe dovuto rispondere il cda: non hanno brillantemente pensato che per convocare un cda ci vogliono almeno 24 ore”. I chiarimenti richiesti da Consob su auditors e continuità aziendale? «Sono gli stessi dello scorso anno - ha fatto notare il presidente all’assemblea - ma allora Consob non ci aveva chiesto nulla». Conclusione velenosissima: «Stanno facendo più interventi su questo cda che su quello dei 10 anni precedenti». Cioè gli amministratori contro i quali e’ partita l’azione di responsabilità. In Borsa Seat ha chiuso ieri a 0,0019 euro (+11,76%), Dmail a 4,15 euro (+5%). © RIPRODUZIONE RISERVATA 46 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AcomeA SGR - numero di tel. 800.89.39.89 [email protected] Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Data Valuta Quota/od. Quota/pre. AZ F. Best Cedola DIS 07/05 EUR 5,117 5,112 Asia Consumer Demand A 08/05 USD 13,450 13,510 PS - Best Global Managers B 06/05 EUR 106,150 106,260 AZ F. Best Equity 07/05 EUR 5,084 5,088 Asia Consumer Demand A-Dis 08/05 USD 13,110 13,170 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 08/05 EUR 107,840 108,220 AZ F. Bond Target 2015 ACC 07/05 EUR 5,981 5,977 Asia Infrastructure A 08/05 USD 13,660 13,630 PS - Bond Opportunities A 08/05 EUR 163,030 162,930 AZ F. Bond Target 2015 DIS 07/05 EUR 5,487 5,483 Asian Bond A-Dis M 08/05 USD 10,167 10,158 ASIAN OPP CAP RET EUR 08/05 EUR 11,551 11,555 PS - Bond Opportunities B 08/05 EUR 121,560 121,490 Balanced-Risk Allocation A 08/05 EUR 14,710 14,720 FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR 08/05 EUR 109,941 109,891 PS - Dynamic Core Portfolio A 08/05 EUR 98,930 98,940 15,120 15,010 FLEX STRATEGY RET EUR 08/05 EUR 92,199 91,996 PS - EOS A 06/05 EUR 133,210 131,460 HIGH GROWTH CAP RET EUR 08/05 EUR 120,231 118,174 PS - Equilibrium A 08/05 EUR 100,840 100,820 ITALY CAP RET A EUR 08/05 EUR 25,537 25,371 PS - Fixed Inc Absolute Return A 08/05 EUR 99,180 99,140 SHORT DURATION CAP RET EUR 08/05 EUR 903,632 902,851 PS - Global Dynamic Opp A 08/05 EUR 100,380 100,450 PS - Global Dynamic Opp B 08/05 EUR 100,600 100,670 PS - Inter. Equity Quant A 08/05 EUR 107,930 107,940 PS - Inter. Equity Quant B 08/05 EUR 110,130 110,140 PS - Liquidity A 08/05 EUR 124,750 124,730 PS - Opportunistic Growth A 08/05 EUR 95,960 95,870 PS - Opportunistic Growth B 08/05 EUR 101,210 101,110 PS - Prestige A 06/05 EUR 98,150 98,380 PS - Quintessenza A 06/05 EUR 102,650 102,160 PS - Quintessenza B 06/05 EUR 105,750 105,240 PS - Target A 06/05 EUR 106,370 105,940 PS - Target B 06/05 EUR 106,380 105,950 PS - Titan Aggressive A 06/05 EUR 103,150 102,920 PS - Total Return A 08/05 EUR 101,720 101,860 PS - Total Return B 08/05 EUR 95,250 95,380 PS - Valeur Income A 08/05 EUR 110,640 110,560 PS - Value A 06/05 EUR 102,860 102,420 PS - Value B 06/05 EUR 105,040 104,580 AZ F. Bond Target 2016 ACC 07/05 EUR 5,397 5,396 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] Nome AcomeA America (A1) 08/05 EUR 15,883 15,843 AZ F. Bond Target 2016 DIS 07/05 EUR 5,118 5,116 Bluesky Global Strategy A 07/05 USD 1515,693 1512,157 Em. Loc. Cur. Debt A 08/05 USD AcomeA America (A2) 08/05 EUR 16,383 16,341 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op ACC 07/05 EUR 5,137 5,135 Bond Euro A 07/05 EUR 1240,107 1240,008 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M 08/05 USD 9,640 9,570 AcomeA Asia Pacifico (A1) 08/05 EUR 4,034 4,007 AZ F. Bond Target 2017 Eq Op DIS 07/05 EUR 5,137 5,135 Bond Euro B 07/05 EUR 1198,881 1198,797 Em. Mkt Corp Bd A 08/05 USD 12,177 12,157 AcomeA Asia Pacifico (A2) 08/05 EUR 4,148 4,119 AZ F. Bond Target Giugno 2016 ACC 07/05 EUR 5,629 5,625 Bond Risk A 07/05 EUR 1443,583 1443,325 Euro Corp. Bond A 08/05 EUR 16,630 16,627 AcomeA Breve Termine (A1) 08/05 EUR 14,684 14,658 AZ F. Bond Target Giugno 2016 DIS 07/05 EUR 5,208 5,204 Bond Risk B 07/05 EUR 1382,883 1382,653 Euro Corp. Bond A-Dis M 08/05 EUR 12,647 12,645 AcomeA Breve Termine (A2) 08/05 EUR 14,842 14,815 AZ F. Bond TargetSettem.2016 ACC 07/05 EUR 5,858 5,858 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. A 07/05 EUR 1641,808 1636,951 Euro Short Term Bond A 08/05 EUR 10,926 10,926 CompAM Fund - Em. Mkt. Corp. B 07/05 EUR 1580,535 1575,876 European Bond A-Dis CompAM Fund - SB Bond B 06/05 EUR 1071,227 1071,352 Glob. Bond A-Dis AcomeA ETF Attivo (A1) AcomeA ETF Attivo (A2) 08/05 EUR 4,580 08/05 EUR 4,507 4,691 4,616 AZ F. Bond TargetSettem.2016 DIS 07/05 EUR AZ F. Cash 12 Mesi 07/05 EUR 5,518 5,351 5,518 5,351 08/05 EUR 5,638 08/05 USD 5,811 08/05 EUR 17,282 17,234 AZ F. Cash Overnight 07/05 EUR 5,257 5,257 CompAM Fund - SB Equity B 06/05 EUR 1109,626 1113,193 Glob. Equity Income A 08/05 USD 61,130 60,570 08/05 EUR 17,477 17,429 AZ F. Cat Bond ACC 30/04 EUR 5,305 5,304 CompAM Fund - SB Flexible B 06/05 EUR 1010,009 1011,058 Glob. Equity Income A-Dis 08/05 USD 15,400 15,250 AcomeA Europa (A1) 08/05 EUR 13,443 13,307 AZ F. Cat Bond DIS 30/04 EUR 5,268 5,286 European Equity A 07/05 EUR 1401,220 1407,445 Glob. Inv. Grade.Corp. Bond A-Dis M 08/05 USD 11,417 11,448 AcomeA Europa (A2) 08/05 EUR 13,783 13,644 AZ F. CGM Opport Corp Bd 07/05 EUR 6,050 6,046 European Equity B 07/05 EUR 1326,757 1332,671 Glob. Structured Equity A-Dis 08/05 USD 40,690 40,560 AcomeA Globale (A1) 08/05 EUR 11,122 11,059 AZ F. CGM Opport European 07/05 EUR 6,776 6,796 Multiman. Bal. A 06/05 EUR 115,754 116,010 Glob. Targeted Ret. A 08/05 EUR 10,398 10,397 AcomeA Globale (A2) 08/05 EUR 11,537 11,471 AZ F. CGM Opport Global 07/05 EUR 6,217 6,237 Multiman. Bal. M 06/05 EUR 115,296 115,549 AcomeA Italia (A1) 08/05 EUR 21,191 20,805 AZ F. CGM Opport Gov Bd 07/05 EUR 5,548 5,548 AcomeA Italia (A2) 08/05 EUR 21,749 21,353 AZ F. Commodity Trading 07/05 EUR 4,402 4,414 AcomeA Liquidità (A1) 08/05 EUR 8,908 8,906 AZ F. Conservative 07/05 EUR 6,453 6,466 AcomeA Liquidità (A2) 08/05 EUR 8,909 8,907 AZ F. Core Brands 07/05 EUR 5,592 AcomeA Paesi Emergenti (A1) 08/05 EUR 6,332 6,319 AZ F. Corporate Premium ACC 07/05 EUR AcomeA Paesi Emergenti (A2) 08/05 EUR 6,507 6,494 AZ F. Corporate Premium DIS 07/05 EUR Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A 08/05 EUR 12,902 12,903 72,823 Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis 08/05 EUR 11,790 11,791 Greater China Eq. A 08/05 USD 44,040 44,360 India Equity E 08/05 EUR 26,960 26,920 5,585 Japanese Eq. Advantage A 08/05 JPY 2881,000 2866,000 5,531 5,520 Pan European Eq. A 08/05 EUR 17,550 17,440 5,257 5,246 Pan European Eq. A-Dis 08/05 EUR 15,840 15,740 Pan European Eq. Inc. A-Dis 08/05 EUR 11,750 11,700 Pan European High Inc A 08/05 EUR 18,750 18,730 Pan European High Inc A-Dis 08/05 EUR 13,640 13,620 Pan European Struct. Eq. A 08/05 EUR 14,110 14,060 Pan European Struct. Eq. A-Dis 08/05 EUR 13,420 13,370 Renminbi Fix. Inc. A 08/05 USD 10,590 10,579 Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis 08/05 EUR 9,213 9,214 US Equity A EH 08/05 EUR 14,210 14,070 US High Yield Bond A 08/05 USD 11,893 11,886 AcomeA Patrimonio Aggressivo (A1) 08/05 EUR 3,931 3,908 AZ F. Dividend Premium ACC 07/05 EUR 5,614 5,604 AcomeA Patrimonia Aggressivo (A2) 08/05 EUR 4,048 4,025 AZ F. Dividend Premium DIS 07/05 EUR 4,965 4,956 72,719 Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M 30/04 EUR 75,746 75,845 Multiman.Target Alpha A 30/04 EUR 103,953 104,346 DB Platinum AcomeA Patrimonio Dinamico (A1) 08/05 EUR 5,249 5,213 AZ F. Emer. Mkt Asia 07/05 EUR 5,628 Agriculture Euro R1C A 06/05 EUR 68,490 67,960 Comm Euro R1C A 08/05 EUR 113,090 112,820 Comm Harvest R3C E 06/05 EUR 74,490 74,360 5,651 AcomeA Patrimonio Dinamico (A2) 08/05 EUR 5,355 5,318 AZ F. Emer. Mkt Europe 07/05 EUR 3,129 3,078 AcomeA Patrimonio Prudente (A1) 08/05 EUR 6,253 6,197 AZ F. Emer. Mkt Lat. Am. 07/05 EUR 4,927 4,888 AcomeA Patrimonio Prudente (A2) 08/05 EUR 6,390 6,333 AZ F. European Dynamic 07/05 EUR 5,170 5,170 AcomeA Performance (A1) 08/05 EUR 21,912 21,707 AZ F. European Trend 07/05 EUR 3,312 3,312 AcomeA Performance (A2) 08/05 EUR 22,233 22,024 AZ F. Formula 1 Absolute 07/05 EUR 5,260 5,311 AZ F. Formula 1 Alpha Plus ACC 30/04 EUR 5,583 5,578 Currency Returns Plus R1C 08/05 EUR 934,860 935,350 DB Platinum IV 08/05 EUR Croci Euro R1C B AZ F. Formula 1 Alpha Plus DIS AZ F. Formula Target 2014 Invictus Global Bond Fd 06/05 EUR 07/05 EUR Invictus Macro Fd Sol Invictus Absolute Return 08/05 EUR 106,673 80,123 102,269 30/04 EUR 07/05 EUR 5,522 4,753 Croci Japan R1C B 08/05 JPY 7978,820 7908,220 Croci US R1C B 08/05 USD 162,230 163,060 Dyn. Cash R1C A 07/05 EUR 101,530 101,530 Paulson Global R1C E 30/04 EUR 6156,720 6120,120 Sovereign Plus R1C A 08/05 EUR 107,210 107,140 Systematic Alpha R1C A 07/05 EUR 10321,000 10321,770 US High Yield Bond A-Dis M 4,753 AZ F. Formula Target 2015 ACC 07/05 EUR 6,043 6,039 79,564 AZ F. Formula Target 2015 DIS 07/05 EUR 5,548 5,544 AZ F. Formula 1 Conserv. 07/05 EUR 4,960 4,960 AZ F. Global Curr&Rates ACC 07/05 EUR 4,356 4,347 AZ F. Global Curr&Rates DIS 07/05 EUR 4,104 4,095 AZ F. Global Sukuk ACC 30/04 EUR 4,951 4,925 AZ F. Global Sukuk DIS 30/04 EUR 4,856 4,925 AZ F. Hybrid Bonds ACC 07/05 EUR 5,293 5,288 AZIMUT CAPITAL MANAGEMENT SGR - tel.02.88981 AZ F. Hybrid Bonds DIS 07/05 EUR 5,182 5,177 08/05 USD 08/05 USD US Value Equity A 08/05 USD US Value Equity A-Dis 10,788 31,260 29,890 Quota/pre. Nome www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 Orazio Conservative A 08/05 EUR 100,690 100,380 Sparta Agressive A 08/05 EUR 101,160 100,970 WM Biotech A 08/05 EUR 134,810 137,050 WM Biotech I 08/05 EUR 1372,420 1395,240 www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 NM Augustum Corp Bd A 08/05 EUR 190,570 190,150 NM Augustum High Qual Bd A 08/05 EUR 146,160 145,980 NM Balanced World Cons A 08/05 EUR 134,240 134,090 NM Euro Bonds Short Term A 08/05 EUR 138,290 138,210 NM Euro Equities A 08/05 EUR 47,810 47,320 NM Global Equities EUR hdg A 08/05 EUR 70,950 71,010 NM Inflation Linked Bond Europe A 08/05 EUR 105,510 105,330 NM Italian Diversified Bond A 08/05 EUR 112,250 112,020 NM Italian Diversified Bond I 08/05 EUR 114,610 114,370 NM Large Europe Corp A 08/05 EUR 135,540 135,320 NM Market Timing A 08/05 EUR 105,650 105,590 NM Market Timing I 08/05 EUR 106,420 106,350 NM Q7 Active Eq. Int. A 08/05 EUR 61,270 61,480 NM Q7 Globalflex A 02/05 EUR 104,730 104,610 NM Total Return Flexible A 02/05 EUR 122,120 121,860 NM VolActive A 08/05 EUR 98,870 98,740 NM VolActive I 08/05 EUR 99,360 99,220 10,781 31,050 29,690 www.pegasocapitalsicav.com Strategic Bond Inst. C 08/05 EUR 106,760 106,660 Strategic Bond Inst. C hdg 08/05 USD 106,930 106,830 Strategic Bond Retail C 08/05 EUR 105,360 105,260 Strategic Bond Retail C hdg 08/05 USD 105,470 105,360 Strategic Trend Inst. C 08/05 EUR 103,810 103,650 Strategic Trend Retail C 08/05 EUR 101,690 101,540 Fondo Donatello-Michelangelo Due 31/12 EUR 51470,165 52927,939 Fondo Donatello-Tulipano 31/12 EUR 46691,916 47475,755 Fondo Donatello-Margherita 31/12 EUR 27926,454 27116,197 Fondo Donatello-David 31/12 EUR 58259,864 57863,932 Fondo Tiziano Comparto Venere 31/12 EUR 468728,464 477314,036 Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 EUR Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com Fondi Unit Linked 07/05 Flex Equity 100 www.azimut.it - [email protected] 118,260 5,535 106,466 104,220 119,660 Quota/od. 5,808 AcomeA Eurobbligazionario (A2) 30/04 EUR Data Valuta 5,643 AcomeA Eurobbligazionario (A1) Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Nome Kairos Multi-Str. A 31/03 EUR 873555,970 873230,021 Kairos Multi-Str. B 31/03 EUR 571470,686 571552,756 Kairos Multi-Str. I 31/03 EUR 588531,969 588092,605 Global Equity 07/05 5,339 EUR Maximum 07/05 5,183 EUR Progress 07/05 6,393 EUR Azimut Dinamico 07/05 EUR 26,337 26,325 AZ F. Income ACC 07/05 EUR 6,295 6,300 Azimut Formula 1 Absolute 07/05 EUR 7,024 7,105 AZ F. Income DIS 07/05 EUR 5,808 5,812 Azimut Formula 1 Conserv 07/05 EUR 6,891 6,892 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 ACC 07/05 EUR 4,565 4,553 Azimut Formula Target 2013 07/05 EUR 6,924 6,923 AZ F. Int. Bd Targ. Giugno 2016 DIS 07/05 EUR 4,279 4,268 KAIROS INTERNATIONAL SICAV Azimut Formula Target 2014 07/05 EUR 6,733 6,733 AZ F. Institutional Target 07/05 EUR 5,537 5,543 KIS - America A-USD 07/05 USD 267,970 267,900 AZ F. Italian Trend 07/05 EUR 3,705 3,771 KIS - America P 07/05 EUR 188,420 188,370 KIS - America X 07/05 EUR 189,530 189,480 07/05 Quality www.sorgentegroup.com 11,076 EUR Kairos Multi-Str. P 31/03 EUR 537043,435 537063,412 Kairos Income 07/05 EUR 6,804 6,805 Kairos Small Cap 07/05 EUR 10,390 10,398 AUGUSTUM EQUITY EUROPE I 08/05 EUR 110,930 109,740 AUGUSTUM G.A.M.E.S. A 08/05 EUR 112,220 111,980 AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 08/05 EUR 149,120 148,800 7,020 EUR Azimut Garanzia 07/05 EUR 12,888 12,889 Azimut Prev. Com. Crescita 30/04 EUR 11,073 11,031 AZ F. Lira Plus ACC 07/05 EUR 4,894 4,879 ABS- I 31/03 EUR 15709,208 14994,109 07/05 EUR 4,794 4,779 ABSOLUTE RETURN EUROPA 02/05 EUR 5020,233 4999,473 Azimut Prev. Com. Crescita Cl. C 30/04 EUR 11,086 11,042 AZ F. Lira Plus DIS Azimut Prev. Com. Equilibrato 30/04 EUR 12,137 12,092 AZ F. Macro Dynamic 07/05 EUR 5,973 5,962 BOND-A 28/02 EUR 721205,818 703354,240 Azimut Prev. Com. Equilibrato Cl. C 30/04 EUR 12,145 12,098 AZ F. Opportunities 07/05 EUR 5,195 5,198 BOND-B 28/02 EUR 721205,818 703354,240 Azimut Prev. Com. Garantito 30/04 EUR 11,002 10,923 AZ F. Pacific Trend 07/05 EUR 3,916 3,989 EQUITY- I 31/03 EUR 608277,667 608644,044 Azimut Prev. Com. Protetto 30/04 EUR 11,904 11,865 AZ F. Patriot ACC 07/05 EUR 6,633 6,638 PRINCIPAL FINANCE 1 31/12 EUR Azimut Prev. Com. Protetto Cl. C 30/04 EUR 11,913 11,872 AZ F. Patriot DIS 07/05 EUR 6,156 Azimut Prev. Com. Obbli. 30/04 EUR 10,226 10,177 AZ F. Qbond 07/05 EUR 5,261 Azimut Prev. Com. Obbli. Cl. C 30/04 EUR 10,226 10,177 AZ F. Qinternational 07/05 EUR Azimut Reddito Euro 07/05 EUR 17,518 17,534 AZ F. QProtection Azimut Reddito Usa 07/05 EUR 5,923 5,920 Azimut Scudo 07/05 EUR 8,731 Azimut Solidity 07/05 EUR Azimut Strategic Trend 2451,889 2506,583 Numero verde 800 124811 [email protected] Nextam Bilanciato 08/05 EUR 6,902 6,859 Nextam Obblig. Misto 08/05 EUR 7,400 7,386 BInver International A 08/05 EUR 6,395 6,336 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 08/05 EUR 5,506 5,468 Asian Equity B 08/05 EUR 93,880 93,850 CITIC Securities China Fd A 08/05 EUR 4,832 4,810 Asian Equity B 08/05 USD 131,790 131,740 Fidela A 08/05 EUR 5,487 5,480 Emerg Mkts Equity 08/05 USD 440,820 441,100 Income A 08/05 EUR 5,711 5,703 Emerg Mkts Equity Hdg 08/05 EUR 430,620 430,910 International Equity A 08/05 EUR 6,990 6,942 European Equity 08/05 EUR 282,450 280,000 Italian Selection A 08/05 EUR 7,130 7,040 European Equity B 08/05 USD 349,100 346,070 Liquidity A 08/05 EUR 5,340 5,339 Greater China Equity B 08/05 EUR 102,340 103,130 Multimanager American Eq.A 08/05 EUR 4,691 4,668 Greater China Equity B 08/05 USD 145,680 146,780 68,590 KIS - Bond A-USD 08/05 USD 171,530 171,240 KIS - Bond D 08/05 EUR 122,780 122,600 KIS - Bond P 08/05 EUR 126,890 126,700 KIS - Bond Plus A Dist 08/05 EUR 125,590 125,380 KIS - Bond Plus D 08/05 EUR 130,690 130,470 6,160 KIS - Bond Plus P 08/05 EUR 132,690 132,470 5,254 KIS - Dynamic A-USD 08/05 USD 174,210 173,990 5,113 5,096 KIS - Dynamic D 08/05 EUR 121,340 121,190 07/05 EUR 5,236 5,228 KIS - Dynamic P 08/05 EUR 123,590 123,430 AZ F. Qtrend 07/05 EUR 4,979 4,978 KIS - Emerging Mkts A 07/05 EUR 121,030 121,720 8,747 AZ F. Renminbi Opport 07/05 EUR 5,251 5,259 Dividendo Arancio 08/05 EUR 49,230 48,760 KIS - Emerging Mkts D 07/05 EUR 119,530 120,220 8,858 8,861 AZ F. Reserve Short Term 07/05 EUR 6,302 6,302 Convertibile Arancio 08/05 EUR 60,990 60,700 KIS - Europa D 08/05 EUR 125,820 124,150 Multimanager Asia Pacific Eq.A 08/05 EUR 4,373 4,346 Growth Opportunities 08/05 USD 68,610 07/05 EUR 6,222 6,234 AZ F. Short Term Gl High Yield ACC 07/05 EUR 5,103 5,102 Cedola Arancio 08/05 EUR 58,860 58,680 KIS - Europa P 08/05 EUR 127,970 126,270 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 08/05 EUR 4,161 4,121 Growth Opportunities Hdg 08/05 EUR 75,150 75,130 Azimut Trend America 07/05 EUR 12,367 12,293 AZ F. Short Term Gl High Yield DIS 07/05 EUR 5,025 5,024 Borsa Protetta Agosto 07/05 EUR 61,890 61,890 KIS - Europa X 08/05 EUR 128,510 126,790 Multimanager European Eq.A 08/05 EUR 4,561 4,550 Japanese Equity 08/05 JPY 123,160 122,370 Azimut Trend Europa 07/05 EUR 13,312 13,311 AZ F. Solidity ACC 07/05 EUR 6,012 6,015 Borsa Protetta Febbraio 07/05 EUR 60,400 60,480 KIS - Global Bond P 07/05 EUR 102,460 102,410 Strategic A 08/05 EUR 5,221 5,191 Japanese Equity B 08/05 USD 122,170 121,370 Azimut Trend Italia 07/05 EUR 18,803 19,145 AZ F. Solidity DIS 07/05 EUR 5,617 5,619 Borsa Protetta Maggio 07/05 EUR 63,310 62,770 KIS - Income D 08/05 EUR 104,130 104,130 Usa Value Fund A 08/05 EUR 5,817 5,807 Japanese Equity Hdg 08/05 EUR 160,160 159,130 Azimut Trend Pacifico 07/05 EUR 6,550 6,684 AZ F. Strategic Trend 07/05 EUR 5,718 5,728 Borsa Protetta Novembre 07/05 EUR 60,970 61,090 KIS - Income P 08/05 EUR 107,670 107,670 Ver Capital Credit Fd A 08/05 EUR 5,573 5,566 Swiss Equity 08/05 CHF 131,860 131,130 07/05 EUR 5,045 5,040 Inflazione Più Arancio 08/05 EUR 56,620 56,490 KIS - Italia P 08/05 EUR 132,770 131,740 Swiss Equity Hdg 08/05 EUR 100,120 99,560 US Equity 08/05 USD 165,470 164,740 US Equity Hdg 08/05 EUR 182,150 181,330 61951,842 59550,161 Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it Azimut Trend Tassi 07/05 EUR 10,208 10,215 AZ F. Top Rating ACC Azimut Trend 07/05 EUR 27,428 27,413 AZ F. Top Rating DIS 07/05 EUR 5,045 5,040 Mattone Arancio 08/05 EUR 45,910 45,190 KIS - Italia X 08/05 EUR 131,930 131,120 AZ F. Trend 07/05 EUR 6,016 6,012 Profilo Dinamico Arancio 08/05 EUR 64,520 64,410 KIS - Key 08/05 EUR 133,660 134,390 AZ F. US Income 07/05 EUR 5,359 5,357 Profilo Equilibrato Arancio 08/05 EUR 62,130 62,080 KIS - Key X 08/05 EUR 136,340 137,090 AZ FUND MANAGEMENT SA - tel.00352 2663811 AZ F. Active Selection 07/05 EUR 5,399 5,409 Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com [email protected] AZ F. Active Strategy 07/05 EUR 5,078 5,086 Profilo Moderato Arancio 08/05 EUR 58,310 58,320 KIS - Multi-Str. UCITS A USD 07/05 USD 150,280 150,930 AZ F. Alpha Man. Credit 07/05 EUR 5,472 5,470 Top Italia Arancio 08/05 EUR 51,490 50,330 KIS - Multi-Str. UCITS D 07/05 EUR 110,470 110,960 PS - 3P Cosmic A 08/05 EUR 74,150 AZ F. Alpha Man. Equity 07/05 EUR 4,775 4,792 KIS - Multi-Str. UCITS P 07/05 EUR 113,210 113,700 PS - 3P Cosmic C 08/05 CHF 73,510 73,380 AZ F. Alpha Man. Them. 07/05 EUR 3,517 3,521 Abs. UK Dynamic Fd P1 09/05 GBP 1,472 1,464 KIS - Multi-Str. UCITS X 07/05 EUR 114,010 114,500 PS - Absolute Return A 08/05 EUR 112,870 112,760 AZ F. American Trend 07/05 EUR 3,129 3,111 Abs. UK Dynamic Fd P1 H 09/05 EUR 1,616 1,608 KIS - Selection D 08/05 EUR 123,420 123,240 PS - Absolute Return B 08/05 EUR 119,040 118,910 AZ F. Asset Plus 07/05 EUR 5,519 5,522 Abs. UK Dynamic Fd P2 09/05 GBP 1,504 1,495 KIS - Selection P 08/05 EUR 125,360 125,180 PS - Algo Flex A 08/05 EUR 109,810 110,050 AZ F. Asset Power 07/05 EUR 5,334 5,344 Abs. UK Dynamic Fd P2 H 09/05 EUR 1,687 1,677 KIS - Selection X 08/05 EUR 125,000 124,850 PS - Algo Flex B 08/05 EUR 104,820 105,050 AZ F. Asset Timing 07/05 EUR 5,024 5,026 UK Abs. Target Fd P1 09/05 GBP 1,187 1,190 Invesco Funds KIS - Sm. Cap D 08/05 EUR 101,790 101,300 PS - BeFlexible A 08/05 EUR 85,240 85,340 AZ F. Best Bond 07/05 EUR 5,341 5,337 UK Abs Target Fd P2 09/05 EUR 1,135 1,138 Asia Balanced A 08/05 USD 24,570 24,560 KIS - Sm. Cap P 08/05 EUR 106,600 106,090 PS - BeFlexible C 08/05 USD 84,020 84,130 AZ F. Best Cedola ACC 07/05 EUR 5,659 5,653 UK Abs Target Fd P2 09/05 GBP 1,216 1,220 Asia Balanced A-Dis 08/05 USD 16,160 16,150 KIS - Target 2014 X 08/05 EUR 100,220 100,220 PS - Best Global Managers A 06/05 EUR 102,420 102,550 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it www.vitruviussicav.com 74,130 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 8a+ Eiger 08/05 EUR 6,283 6,215 8a+ Gran Paradiso 08/05 EUR 5,268 5,275 8a+ Latemar 08/05 EUR 5,986 5,954 8a+ Matterhorn 02/05 EUR 856702,492 860696,577 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13351DDB Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Piazza Affari INDICI GIÙ CON BPER E BANCO RECUPERA IL TITOLO FIAT di GIACOMO FERRARI Sussurri & Grida L’ex ministro libico Ben Yezza all’assemblea dell’Eni Superata l’euforia per gli annunci della Bce, le Borse europee sono tornate alla normalità, con gli indici in leggero calo e il ritorno delle preoccupazioni per la situazione in Ucraina. Appesantito dai titoli bancari, il Ftse-Mib ha invece decisamente virato al ribasso, chiudendo in calo dell’1,56%, secondo peggior risultato nel Vecchio Continente dopo il Psi 20 di Lisbona (-1,78%). Nel comparto del credito gli arretramenti hanno toccato livelli significativi, nonostante il permanere dello spread (intorno ai 150 punti base), ai minimi dall’introduzione dell’euro. In particolare la Banca popolare dell’Emilia Romagna ha lasciato sul campo il 7% del suo valore. Di poco inferiori le variazioni negative di Banco Popolare (-5,76%), Mediobanca (5,39%) e Popolare Milano (-5%) che a mercati chiusi ha comunicato i risultati del primo trimestre (con utili in aumento). Fra gli industriali male Prysmian (5,35%), colpita dai downgrade degli analisti (JP Morgan ha tagliato il target price a 18 euro) dopo i conti trimestrali. Fra i segni positivi, infine, Snam (+1,59%), Autogrill (+1,52%) e Fiat (+1,21%), rimbalzata dopo i recenti ribassi. (s.agn.) Il ritorno del fondo sovrano libico sulla scena della finanza italiana. Quella dell’altro giorno all’assemblea degli azionisti dell’Eni potrebbe non essere un’apparizione unica del Libyan Investment Authority, che si è presentato al palazzo romano dell’Eur forte di più di 42 milioni di azioni del Cane a sei zampe, pari all’1,16% del capitale (in soldoni: una fiche di 800 milioni di euro). Gli azionisti libici potrebbero averci preso gusto e ripresentarsi nelle prossime occasioni anche alle assise di Unicredit e di Finmeccanica. Come socio dell’istituto di credito si trova, per la verità, la Central bank of Libya (2.9%), mentre il fondo sovrano ha in prima persona il 2,01% del gruppo della difesa. Non è dato sapere se anche nel prossimo futuro (le assemblee Unicredit e Finmeccanica sono in calendario per martedì e giovedì prossimi) il Lia sarà rappresentato dal medesimo delegato. All’Eni si è vista seduta in sala una vecchia conoscenza degli uomini del gruppo guidato ora da Claudio Descalzi: Abdulrahman Ben Yezza, ex ministro del petrolio di Tripoli tra il 2011 e il 2012, ed ex presidente di Eni Oil & co, joint venture tra il Cane a sei zampe e la compagnia petrolifera nazionale libica, la Noc. Sembra, inoltre, che Ben Yezza e il Lia si siano avvalsi anche della consulenza legale di un grande studio internazionale americano: Curtis, Mallet-Prevost, Colt&Mosle. @stefanoagnoli © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° Unicredit, parte la procedura sugli Chopard, dagli orologi all’Hôtel esuberi Vendôme (ri.que.) Parte il conto alla rovescia per la vertenza sui 5.482 esuberi Unicredit. Ieri una delegazione della banca guidata dal responsabile del personale, Paolo Cornetta, ha incontrato i sindacati e formalizzato l’avvio della procedura. Ora ci sono 50 giorni di tempo per arrivare a un accordo. Sempre ieri da registrare lo sciopero di Uccmb, Unicredit credit management bank, la controllata dell’istituto che si occupa di recupero crediti destinata alla cessione. In Italia Unicredit ha poco meno di 50 mila dei suoi 147 mila addetti. Nell’incontro di ieri a Milano si è andati poco oltre la formale apertura della procedura. La riduzione del personale auspicata dalla banca corrisponde all’11% dell’organico e dovrà avvenire da qui al 2018. Entro questo termine 2.794 dipendenti Unicredit matureranno i requisiti per la pensione. L’istituto valuta la possibilità di evitare il ricorso al fondo di solidarietà del settore. In queste prime mosse del confronto dura la posizione dei sindacati della categoria. «Dal 2007 al 2018, i posti persi in Unicredit saranno circa 35mila, tra esuberi, prepensionamenti, esternalizzazioni e blocco del turn over – fa i conti Mauro Morelli, segretario nazionale della Fabi –. Se l’azienda confermerà l’obiettivo di congelare il contratto integrativo e tagliare il welfare, la trattativa partirà in salita». (giu.fer.) Chopard entra nel business degli hotel. Il marchio svizzero degli orologi e dei gioielli ha acquisito l’Unione Hôtelière Parisienne, la società che possiede l’Hôtel Vendôme a Parigi. L’edifico, costruito nel 1723 da Pierre Perrin, è al numero 1 di Place Vendôme, la piazza su cui si affacciano le vetrine dei più noti marchi della gioielleria mondiale. Al primo piano si trova l’hotel, un 5 stelle, costituito da 29 camere di cui 10 suite, oltre a un ristorante di una certa fama. Il piano terra, invece, ospita la boutique Chopard. L’operazione, di cui non è stato comunicato il valore, rientra nella strategia del gruppo svizzero di sviluppare una rete di boutique di proprietà, ma allo stesso rappresenta il primo passo di un progetto di diversificazione nel lusso. «Le possibilità di sinergia tra questi due mondi del lusso sono molteplici», spiegano dall’azienda familiare, che ha sede a Meyrin, vicino a Ginevra. E prevedono altri «investimenti in futuro». Del resto non è la prima volta che le griffe del lusso sbarcano nel settore dell’ospitalità: da Armani a Bulgari, da Ferragamo a Lvmh, da Missoni a Ferretti, il business degli hotel di lusso è diventato uno passaggio chiave per sviluppare attorno al marchio uno stile di vita. Oltre, naturalmente, ad assicurarsi location di prima qualità per le proprie boutique. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]Îä Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nÈÎ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]ää VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £]xä VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]äxä VÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]ÎÓx `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® £Î]Îä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ä{Ó i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]ää£ ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÓÎn ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]ÈÎä LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]Èä£ «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]Ç{ä > `} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® {]ÓÓä Ã>` -Ìà 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In particolare un libro presentato ieri, Tutta la luce del mondo di Aldo Nove, edito da Bompiani, non è solo un libro su san Francesco d’Assisi, ma un romanzo sull’uomo e sul suo rapporto con il Il mercato Calano più le copie vendute del valore complessivo. Cavallero (Mondadori): basta protezionismo da uno dei nostri inviati CRISTINA TAGLIETTI TORINO — Da come sono andati i primi due giorni, anche quest’anno il Salone del libro sarà probabilmente un successo, benché magari possa non riuscire ad arrivare alle 400 mila presenze che sperano gli organizzatori. Il presidente, Rolando Picchioni, parla di un 4 per cento in più il primo giorno rispetto allo scorso anno; molti editori, piccoli e grandi, si dichiarano soddisfatti di come stanno andando le vendite. Tuttavia la spending review si nota in qualche stand ma soprattutto nella minor presenza di ospiti stranieri. Sempre di più il Lingotto è una bolla dalla quale l’editoria trae una boccata d’ossigeno e segnali di speranza nel tenebroso scenario attuale. Uno scenario ribadito ieri dal convegno dell’Aie (l’Associazione italiana editori) in cui sono stati presentati i dati Nielsen relativi al primo trimestre 2014: tutti (o quasi) con il segno meno. Si sono venduti 1,4 milioni di libri in meno rispetto allo stesso periodo dello scorso anno, si è registrato un -6,8% a copie e un -5,3% a valore e non consola il fatto che ci siano molti Paesi in rosso (soltanto l’India segna un più 11,3 per cento). La variazione a volume è più importante di quella a valore anche perché sembra stia tramontando il tempo dei libri low I minori cost e infatti si reDi Sora (Voland): serve gistra lo spostamento negli acquila legge tedesca sui sti dalle fasce di costi fissi. I titoli per prezzo basso (1-5 ragazzi con il segno più euro) ai libri di fascia intermedia (720). Il segno più si vede solamente nel settore bambini, che porta una variazione positiva dello 0,3 per cento del mercato a valore. Laura Donnini, amministratore delegato di Rcs Libri, fa notare che «la riduzione del prezzo medio non ha portato lettori. La grande distribuzione è stata distrutta, sono stati venduti i libri a 0,99 e non gli altri, quindi si tratta di un’operazione che non ha portato nuovi acquirenti. A questo si aggiunge anche un uso spropositato delle promozioni che ancora una volta ha ingolfato il mercato senza benefici. La risposta non può essere solo il digitale, anche se l’innovazione è necessaria». L’ebook non sarà la soluzione di tutti i problemi, aggiunge Vincenzo Russi, responsabile del settore digitale del gruppo Messaggerie italiane, «anche perché la crescita dell’ebook va sostenuta complessivamente attraverso un ecosistema che ne permetta un accesso più alto: apparecchi diversi, reti ecc. L’esperienza che dobbiamo costruire deve garantire la continuità che si aspetta il lettore Folla all’esterno del Lingotto di Torino, ieri, per la XXVII edizione del Salone del Libro (foto Alessandro Di Marco/Ansa) I low cost in crisi, il Salone no Gli editori ringraziano i bimbi Donnini (Rcs): il taglio del prezzo medio non porta lettori e che invece adesso non trova». Uno scenario negativo in cui tutti sono a rischio, piccoli e grandi, anche se è stato Antonio Monaco — editore di Sonda e presidente del Gruppo piccoli editori in seno all’Aie — a dare corpo al fantasma che aleggia anche al Salone: «Un editore medio, che fa trenta titoli, con questa crisi perde circa 200 mila euro all’anno. È chiaro che se va a chiedere risorse non trova nessuna risposta e il margine di sopravvivenza, stando così le cose, è di venti mesi. Molti editori saranno a rischio di chiusura nel 2015». Ma anche i grandi non possono stare tranquilli, aggiunge Monaco commentando il meno 4,2 per cento dei titoli pubblicati: «Qui la decrescita felice non c’entra niente, è uno stato di necessità. Un mercato che si ridimensiona porta inevitabilmente i soggetti forti a fare delle scelte. -6,8% I dati dell’editoria nel primo trimestre 2014: sono stati venduti 1,4 milioni di libri in meno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Le vendite hanno registrato un -6,8% a copie e un -5,3% a valore e non consola il fatto che siano molti i Paesi in rosso Avremo una trasformazione importante a livello di acquisizioni. Forse nel giro di qualche anno non ci potremmo più permettere i sei grandi gruppi editoriali attuali, magari diventeranno due». Se grandi e piccoli sono sostanzialmente d’accordo sulla diagnosi, i pareri sono diversi riguardo alle possibili soluzioni. Riccardo Cavallero, amministratore delegato di Mondadori Libri,ammette che i grandi editori di oggi possono non essere quelli di domani, ma sulla situazione ha un’idea molto chiara: «Ci stiamo muovendo in un mercato protezionistico, che si è configurato in questo modo per la paura dei grandi player». Il riferimento è alla legge Levi che limita gli sconti al 15%: «Una scelta difensiva — sostiene Cavallero — che non porta da nessuna parte, solo a un lento strozzamento del mercato dove i più piccoli finiscono con il soffrire di più. Questa legge, nata con un disegno ideologico, non garantisce la pluralità. Non stiamo sviluppando il mercato, c’è un rallentamento nel digitale, si stanno distruggendo i paperback. E non è vero che si pubblica di meno. Anzi con il digitale si pubblica di più, è un altro strumento». La soluzione per Cavallero è «non avere paura del diavolo. Bisogna puntare sui servizi, sul digitale. Negli Stati Uniti operano in un mercato libero completamente e si sono ripresi». Daniela Di Sora di Voland, che non ha fatto mistero delle difficoltà della casa editrice ammettendo di aver chiesto aiuto con una mail a una trentina di amici, è di tutt’altro avviso: «La situazione è pesantissima, servono regole certe anche nel campo del libro. Non è un caso che in Germania legga l’80 per cento della popolazione, in Francia il 60, da noi il 40. Ieri ho ascoltato il ministro Franceschini: ha fatto un discorso appassionato, si vede che ama i libri, ma questo non basta. Ci vogliono interventi precisi, una legge che venga fatta rispettare. Perché non prendere una legge che funziona altrove, in Germania per esempio, dove il prezzo è fisso, e portarla anche da noi?». Il Salone è una boccata di ossigeno anche per Voland. «Giovedì è andato meglio del giovedì dello scorso anno. Ma forse comprano di più qui perché ci trovano meno in libreria». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Cultura 49 italia: 51575551575557 Questo in ogni ambito, spiega Nove: «La stessa editoria è un segno di questa tendenza, mettiamo in scena di continuo grandi eventi che poco dopo non sono nulla. Sui social network vale il continuo cazzeggio su tutto, calcio, metafisica. Il tweet di un cantante ha più valore del più serio articolo del più grande critico. E noi perdiamo la scommessa della cultura, il tramandare. Non si salva alcuna memoria o memorabilità». mondo; e mostra come raccontando una storia medioevale, imbevuta di una spiritualità profonda quale è quella del Poverello, si possa parlare in realtà di oggi. «Il Medioevo — inizia Aldo Nove — era un mondo dove tutto ha senso, il che per me è stimolante perché ora viviamo in un mondo che ci sommerge di informazioni, codici, parole che però non vanno da nessuna parte. Stiamo andando verso una specie di rumore bianco». Una trasformazione sembra però in atto nella Chiesa, con un Papa come Bergoglio che prende il nome proprio da Francesco. «In Bergoglio ci sono molte cose che mi incuriosiscono — afferma Nove —, così come nel suo predecessore con quel gesto clamoroso. Non seguo ciò che accade nella Chiesa, ma è chiaro che qualcosa accade, c’è l’intenzione di rivivificare la vita spirituale». Quella spiritualità che in Francesco era amore. E che secondo Nove è anche una strada possibile per il mondo di oggi: «L’amore per questa cosa bellissima di cui facciamo parte, noi come le stelle e il cielo. L’uomo del ’900 si è staccato dal mondo in un’autoreferenzialità perversa, ma san Francesco, che scrive la prima poesia in volgare, che altro fa se non rendere l’uomo partecipe di tutto l’universo, e viceversa?». Ida Bozzi © RIPRODUZIONE RISERVATA «Fuocofuochino» Il dialogo Lo scrittore e il cardinale di fronte alle grandi domande dell’universo laico Il marchio «più povero del mondo» e il suo ricchissimo catalogo Tutte le parole per dire il Bene Magris e Ravasi contro il nulla DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Afro Somenzari, di Guastalla (Reggio Emilia), fa l’operatore in un centro per anziani. Nel 2009 ha fondato «Fuocofuochino», distribuito da Corraini TORINO — Si chiama Fuocofuochino, «la più povera casa editrice del mondo». Povera ma bella, viste le due antologie, curatissime, pubblicate ed esposte nello stand Corraini che distribuisce il marchio. Domani Fuocofuochino — cioè il fondatore Afro Somenzari, operatore in una struttura per anziani di Guastalla — incontra il pubblico con altri editori indipendenti, Pulcinoelefante e Henry Beyle, per Officina di Giuseppe Culicchia (14.30, Sala professionali). La casa editrice è nata per gioco nel 2009: la prima edizione, in 11 esemplari numerati destinati ad amici, è la testimonianza, raccolta nella casa di riposo, di un anziano che vedeva i vampiri. «Poi ho spedito una mail a Gianni Celati che mi ha mandato un breve inedito». Quindi altri testi di poche pagine: Paolo Colagrande, Paolo Albani, Alberto Casiraghy, Guido Conti, Roberto Barbolini, Giuseppe Pederiali, Guido Davico Bonino, Valerio Magrelli, Pupi Avati, Maurizio Maggiani, Don Backy e altri. «Libri» ora raccolti in due volumi illustrati il primo da Gianluigi Toccafondo, il secondo da Guido Scarabottolo. In uscita il terzo con le tavole di Ugo Nespolo. Cr. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA Messaggerie e Pde I distributori : «Stiamo discutendo se fonderci». E i piccoli tremano DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Visitatori al XXVII Salone del Libro di Torino in corso fino a lunedì 12 maggio al Lingotto: l’afflusso del primo giorno è cresciuto del 4% sul 2013 (Ansa) TORINO — La distribuzione è uno dei temi caldi del Salone. Si parla con preoccupazione di una possibile operazione che coinvolge due dei maggiori distributori, Messaggerie e Pde (la società dal 2008 fa parte del gruppo Feltrinelli) che con Mondadori e Rcs si dividono il mercato della distribuzione. La possibile concentrazione fa paura soprattutto ai piccoli, preoccupati di rimanere schiacciati dai grandi gruppi che controllano tutta la filiera. Secondo le voci la fusione si farebbe entro l’anno con il 70% a Messaggerie e il 30 a Feltrinelli. Claudio Fanzini, amministratore delegato di Messaggerie, nega che ci siano accordi ma ammette «un’ipotesi di collaborazione distributiva che in futuro potrebbe coordinare l’attività per renderla più semplice ed efficace. Dobbiamo capire se ci sono i presupposti anche perché la realizzazione pratica coinvolge molti aspetti. Ne stiamo parlando, ma al momento nulla di fatto né scadenze». Una ipotesi di fusione comporterebbe anche la valutazione dell’Antitrust: «Certo, c’è anche questo aspetto, però secondario. Il mercato offre possibilità di scelta, ci sono Mondadori, Rizzoli, De Agostini». Cr. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tre I come modello : interrogazione, inquietudine, incontro da uno dei nostri inviati GIAN GUIDO VECCHI TORINO — Il Nero: «Non sono uno che dubita. Però sono uno che fa domande». Il Bianco: «E che differenza c’è?». Il Nero: «Be’, secondo me chi fa domande vuole la verità. Mentre chi dubita vuole sentirsi dire che la verità non esiste». Claudio Magris ha appena finito di deplorare la vecchia storia del confronto tra cattolici e laici, «è ora di farla finita perché è una scorrettezza linguistica e logica, laico è un modo di pensare», il direttore de «La Stampa» Mario Calabresi modera il dialogo e difatti lo definisce semplicemente «un incontro tra due persone che pensano», e così il cardinale Gianfranco Ravasi comincia da Sunset Limited e Cormac McCarthy: il dialogo drammatico e serrato, in forma teatrale, tra un professore bianco ateo e un nero che cerca di persuaderlo a non ammazzarsi. Le domande. «Ecco, io credo che il grande dramma del nostro tempo, e non solo nella comunicazione della Chiesa, sia che ormai non si voglia interrogare, che si rimanga indifferenti, incolori», riflette il cardinale. «Quel vuoto di cui parla Bernanos e che non è assenza, perché l’assenza è nobile, ma il nulla. Mentre invece, come diceva Oscar Wilde, le risposte sono capaci di darle tutti, ma per fare le domande vere ci vuole un genio...». La sala del Lingotto è colma di lettori, si parla di «Comunicare la fede nella società», quest’anno il tema del Salone è il bene. «Cosa difficilissima, parlare del bene», nota Magris, mentre invece «sembra molto facile parlare del male, che ha una sua fascinazione». Ma è un’illusione: «È facile atteggiarsi a trasgressivo, ma chi lo fa dovrebbe avere il coraggio di fare davvero i conti, con il male: faccia l’apologia del traffico d’organi di bambini. Le grandi religioni, invece, non hanno mai indorato la pillola: sanno cosa è il male». Il cardinale Ravasi tornerà sul tema anche fuori dalla sala, rispondendo alle domande di chi gli chiede delle trecento ragazze rapite in Nigeria dagli islamisti fanatici di Boko Haram: «Il grande male del mondo è anche una grande occasione perché l’uomo venga provocato e cominci a interro- Il cardinale Gianfranco Ravasi, 71 anni, al Lingotto di Torino (foto Ansa) Domani alle 15 Il saggio di Franco sul Papa Nel libro Il Vaticano secondo Francesco (Mondadori, pagine 192, 18) Massimo Franco ha messo a fuoco i termini della grande sfida lanciata dal pontefice sudamericano per riformare la Curia romana e consentire alla Chiesa cattolica di affrontare i problemi che ne hanno offuscato l’immagine nel mondo. Il saggio di Franco sarà presentato al Salone di Torino domani alle 15, nella Sala Bianca: ne discuteranno con l’autore lo storico Alberto Melloni e il sociologo Franco Garelli. Modera l’incontro il condirettore del «Corriere della Sera», Luciano Fontana garsi. Che ci siano queste ragazze sottoposte a una situazione di ignominia assoluta, quasi bestiale, paradossalmente questo fatto riesce a scuotere anche quelli che rimarrebbero indifferenti, superficiali, banali, davanti alle violenze minime, quotidiane». Il problema è come parlarne. Magris racconta di suo padre che stava morendo, «non era praticante e ci interrogammo se fosse o meno il caso di ricevere i conforti religiosi. Mi disse: sappi che queste sono le cose importanti, su cui non si scherza». Il problema è che «esiste una falsificazione oggettiva del messaggio della Chiesa e questo dipende in parte dal fatto che sovente la Chiesa stessa non riesce a proporre in modo chiaro il suo messaggio a livello per così dire intermedio, un piano altrettanto necessario di quello alto perché è sulla divulgazione media che ciascuno di noi basa la propria conoscenza del mondo». Come il peccato originale, esemplifica lo scrittore triestino, e la percezione «che sia una specie di superstizione, una stupidaggine, quando invece mi viene in mente una bellissima pagina di Karl Rahner che spiega che non si tratta di una tendenza a delinquere ereditata dai nostri progenitori, ma del fatto che nasciamo in un mondo che è in qualche modo condeterminato dalle colpe altrui, che dobbiamo sentirci corresponsabili anche se innocenti: altri- menti perché dovremmo scandalizzarci del traffico di bambini, se non lo abbiamo fatto noi?». Ed è qui che il cardinale Ravasi interviene a spiegare che «le religioni consolano, anche, ma il loro primo compito è quello di inquietare. Presentare il tema del male e della colpa ha un grande valore, anche se purtroppo è stato fatto spesso in maniera semplificata». L’interrogazione, l’inquietudine. «E poi aggiungerei una terza “i” : l’incontro. Che per un cristiano è quello con Gesù, anzitutto, ma anche con l’altro. Il cristianesimo non è per sua natura integralista o chiuso in se stesso, anche se purtroppo a volte è stato così». Il che significa che la chiesa dovrebbe anche «porre l’accento sulla potenzialità razionale del suo insegnamento», osserva ancora Magris: «Ricordare che il miste- Il male È più facile parlarne perché ha un suo fascino, ma quando è assoluto scuote anche gli indifferenti e i banali ro non è un incubo terrorizzante ma ciò che si cerca di conoscere. Come diceva Chesterton: da quando gli uomini non credono più in Dio, non è che non credano a nulla. Credono a tutto». Alla fine, è inevitabile, si parla di Francesco: «Il fatto che il Papa dica che il discernimento si dà nella narrazione, che non basta solo proclamare ma per capire veramente bisogna calarsi nella vita delle persone, di ogni uomo e donna concreti, questo credo sia un linguaggio che abbia molte più possibilità di arrivare al cuore e alla mente di ciascuno», dice Magris. I gesti, ma anche la parola come simbolo, conclude Ravasi tra gli applausi: «Chi di voi non ricorda espressioni come la Chiesa ospedale da campo, i pastori con l’odore delle pecore, il sudario che non ha tasche?». Certo non è facile. Le ultime parole nel Nero di Sunset Limited suonano come una preghiera: «Se volevi che lo aiutassi, perché non mi hai dato le parole giuste?». © RIPRODUZIONE RISERVATA Rivincite Alla Centofiori di Milano, dove l’accoglienza e i dibattiti degli autori con il pubblico raccontano una via possibile al rinnovamento «Arrenderci? Mai». La riscossa dei librai tradizionali Psicologo e un po’ stakanovista L’alchimia del successo dell’indipendente fra gli scaffali di ANNACHIARA SACCHI C ome in un porto sicuro, «devo fare un regalo, cosa mi suggerisce?». Come in salotto di amici, «l’ho letto, stupendo, il secondo è ancora meglio del primo». Come dallo psicologo, «quel romanzo non ti piace, scartalo. L’altro, invece, è perfetto per te». Ci sono ancora posti come questo. Librerie in cui fermarsi e perdersi, dove raccontare e raccontarsi, confrontare autori e impressio- ni. Dove le persone contano più degli scaffali, la fiducia tra cliente e acquirente più di una promozione. Alla Centofiori di Milano questa magica formula dell’accoglienza si ripete ogni giorno. E non tanto per i ventisettemila titoli presenti, le belle vetrine, la disposizione eccellente dei volumi. Gli alchimisti, come sempre, sono i proprietari. «Che cento fiori sboccino, che cento scuole di pensiero gareggino». Dal celebre slogan di Mao Zedong prese nome nel 1975 la mitica libreria di piazzale Dateo. Altra epoca, il negozio era specializzato in testi di psicologia, gli studenti milanesi iscritti all’Università di Padova si rifornivano qui. Poi un trasloco ventennale per colpa di un cantiere infinito, la Centofiori trasferita in un prefabbricato poco lontano dove non era difficile incontrare Giuseppe Pontiggia e, dal 2005, due nuovi soci: Andrea Spazzali e Roberto Tartaglia. Dieci anni in crescita, da allora. Nonostante la concorrenza delle grandi catene e degli ebook, nonostante Amazon e il progressivo calo di lettori. Una libreria indipendente che ce la fa. Andrea, che ha quarantasette anni e a diciotto lavorava in una libreria scolastica, spiega: «La ricetta è semplice, molto lavoro e sapersi rinnovare». Passa un cliente in bicicletta: «Bello Andrea, l’ho ap- Andrea Spazzali, uno dei soci della libreria pena finito, grazie, avevi ragione». Ecco il segreto. Buoni consigli, tanti autori che almeno una volta alla settimana chiedono di presentare le loro opere tra gli scaffali di piazzale Dateo (oggi pomeriggio alle 18.30 c’è Marcelo Figueras con Kamchatka, lunedì Lauren Groff con Arcadia). La lista di attesa è lunga, anche perché il pubblico della Centofiori — altro ingrediente di questo successo — è appassionato, attento, avido di novità. E sa scegliere: da anni Andrea e Roberto si affidano ai pareri dei clienti. Come Luciano, che ogni due giorni passa e prende un libro. Lo paga solo se gli è piaciuto, altrimenti lo restituisce. Ma questa indulgenza è ammessa «solo perché il suo fiuto è infallibile», scrive Matteo Eremo nel libro La voce dei libri. Undici strade per fare libreria oggi (Marcos Y Marcos), storia di undici librerie indipendenti che hanno sconfitto la crisi. L’anima di un negozio. I suoi proprietari (aiutati dalle preparatissime Veronica, Irene, Sarah), i clienti, gli happening, le presentazioni della domenica mattina in cui la strada si riempie e a volte servono i megafoni per consentire a tutti di ascoltare. Il tavolo in cui compaiono i titoli selezionati dai proprietari, «proponiamo cose gradevoli, interessanti e senza refusi». Studio e passione. «Mai fermarsi, la concorrenza è spietata e noi non possiamo permetterci di fare sconti», ammette Andrea. Ma si lascia scappare un sorriso: «Svegliarmi la mattina ed essere felice di andare in libreria credo sia il più grande lusso che mi potesse capitare». © RIPRODUZIONE RISERVATA 50 italia: 51575551575557 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Cultura 51 italia: 51575551575557 DIVULGAZIONE SCIENTIFICA Il premio «Galileo» a un saggio di de Waal su etica e scimpanzé «La legge morale dentro di noi è nata ben prima delle religioni», sostiene Frans de Waal (nella foto), illustre primatologo olandese che insegna alla Emory University di Atlanta (Stati Uniti). Per dimostrarlo, lo scienziato ha scritto il saggio «Il bonobo e l’ateo. In cerca di umanità fra i primati» (Raffaello Cortina, pagine 334, 28), che presenta oggi al Salone del Libro di Torino, presso la Sala azzurra (ore 17), insieme a Telmo Pievani, in un incontro intitolato «Fisiologia del bene». Il lavoro di de Waal, che parte dal comportamento dei bonobo (o scimpanzè nani), ha inoltre affascinato ragazzi delle scuole superiori di tutte le province italiane, che lo hanno letto e ne hanno decretato la vittoria al premio Galileo per la divulgazione scientifica. La giuria presieduta da Nicoletta Maraschio, presidente dell’Accademia della Crusca, aveva scelto cinque libri, che poi sono stati distribuiti agli studenti Il caso «Il direttore», romanzo (Chiarelettere) dell’autore di «L’uomo che sussurra ai potenti» Un giornale, le banche e le inchieste Il fotoromanzo dei poteri forti Gli incroci di finanza e informazione nella trama di Luigi Bisignani di PIERLUIGI BATTISTA I l nuovo romanzo di Luigi Bisignani uscito dall’editore Chiarelettere, Il direttore, inizia con una precisazione e con un prologo a fumetti (che oggi, in modo più moderno e sofisticato, potrebbe essere definito graphic novel). La precisazione è che i personaggi e i luoghi raccontati nel libro siano esclusivo «frutto dell’immaginazione dell’autore»: il che dovrebbe essere ovvio, trattandosi di fiction, ma tanto ovvio non è se dell’uomo che sussurrava ai potenti si è detto che con questo libro abbia voluto sussurrare qualche allusione al «Corriere della Sera» (potrebbe però essere una congettura infondata: il giornale raccontato nel libro è molto diverso da questo giornale, così come effettivamente è). Il prologo della graphic novel potrebbe invece significare che con questo libro Luigi Bisignani ha voluto mescolare generi e forme espressive diversi per giungere a un esito narrativo e politico insieme molto speciale e indicativo dello spirito del mondo in cui viviamo: il fotoromanzo dei poteri forti. Nel primo fotogramma si scorge un uomo dai tratti duri e vagamente spietati, un uomo elegante, seduto a un ristorante dove il lusso si sposa con la riservatezza, nell’atto di sorbire una frugale minestra (i veri potenti non si prestano alla volgarità delle grandi abbuffate). Di fronte a lui un altro uomo, che resta con il cucchiaio sospeso a mezz’aria mentre lo sguardo si appunta preoccupato su un telefono cellulare che suona appoggiato al tavolo coperto da una candida tovaglia. La didascalia del fotoromanzo crea la suspense giusta: «Fu in quel momento... che il cellulare si mise a vibrare». E il I Corsivi del «Corriere» Buzzati e Ginzburg gratis «Un critico dovrebbe avere in testa, secondo me, una visione del mondo netta e limpida, dove fossero nettamente presenti l’idea del grande e il piccolo, e del vero e del falso», scrive Natalia Ginzburg in Vivere il romanzo. Si interroga sul ruolo della critica e racconta i tormenti della scrittura. Nessuna interrogazione ma idee nette, invece, erano quelle del progetto segreto di Dino Buzzati: un quotidiano alla sua maniera. Voleva che raccontasse i fatti senza commenti, una narrazione secca corredata da grandi foto: un foglio moderno, come testimonia ne Il giornale segreto. Si tratta di due testi agili ma di grande spessore, legati al mondo dell’informazione e dell’editoria. Anche oggi e per tutta la durata del Salone del Libro di Torino, saranno disponibili gratis come ebook. È il regalo ai lettori da parte del «Corriere» e della Fondazione Corriere della Sera che offrono due titoli della collana I Corsivi, due testi inediti scaricabili dal sito: www.icorsivi.corriere.it (c.br.) Il «Proscenio» che apre il romanzo «Il direttore» di Luigi Bisignani. Le due tavole in bianco e nero sono state realizzate dall’autore di fumetti e illustratore Sergio Ponchione (Asti, 1975) fumetto: «È il Cardinale Aimone, Presidente». E poi iniziano le danze. In questo prologo si crea l’atmosfera giusta per creare il fotoromanzo dei poteri forti. È vero, lo dice lo stesso Bisignani che nelle stanze discrete del potere italiano ha avuto un ruolo di eminenza grigia, di consigliere nell’ombra, di cucitore di relazioni che tengono insieme il mondo della politica e quello dell’economia e della finanza, il «potere» di una volta sta «sfaldandosi nel più becero dei modi», i «poteri forti» appaiono sfibrati, minacciati da evidenti «segni di cedimento», indeboliti dallo svanire degli equilibri politici che ne avevano garantito l’immenso, sebbene umbratile, spazio di manovra. Ma proprio per questo, come avveniva sempre nei fotoromanzi, si può calcare la mano, imprimere caratteri fortemente manichei ai personaggi. I cattivi sono cattivi. I tremebondi sono tremebondi. I carrieristi sono carrieristi. I cronisti coraggiosi sempre messi ai margini, costretti a tacere. Nell’intreccio di poteri raffigurato nelle forme del romanzo popolare la realtà perde ogni sfumatura, smarrisce ogni chiaroscuro. Se sei un banchiere impelagato nei giochi torbidi del potere, devi essere per forza una forza del Male, certamente colto e raffinato, amante della musica e frequentatore dei concerti di Salisburgo, dell’arte, dei locali eleganti ma non pacchiani, tutto un frusciare, un sussurrare, un alludere cifrato, un colpire con eleganza e senza pietà, un ordinare al direttore del «tuo» giornale servigi inconfessabili. Se sei un direttore di un grande giornale, devi essere uno disposto ad accantonare la coscienza, metterti al servizio dei malvagi, occultare, pilotare, tramare, ricatta- Nuove vie I testi, l’anno scorso ancora nel cassetto, poi digitali, ora vengono stampati Dall’ebook alla carta, sì al sogno Il «light-publishing» promuove le opere migliori da uno dei nostri inviati ALESSIA RASTELLI TORINO — Il sentimentale Che cosa resta dell’amore di Rosita Romeo; il giallo Inutili omicidi di Filippo Avigo; il thriller Il reality della paura di Giulio Galli; il romanzo di ambientazione storica La schiava dei Tudor di Isabella Izzo. Quattro libri di carta in vendita in anteprima al Salone di Torino. Fino a pochi giorni fa, solo in ebook. L’anno scorso ancora opere nel cassetto. A realizzare il sogno dei loro autori, è stato Libromania, portale che si definisce di light-publishing. Ovvero, un servizio a metà tra l’autopubblicazione e l’editoria tradizionale, creato da De Agostini Libri e Newton Compton. «Dal lancio di dodici mesi fa a oggi, aspiranti scrittori hanno caricato sul nostro sito cinquecento opere. Dopo averle lette e selezionate, ne abbiamo pubblicate quarantuno in ebook», racconta Stefano Bordigoni, amministratore delegato di Libromania. Di quest’anno, l’idea di proporre su carta alcuni titoli. «Il periodo di vita elettronica di questi libri ci ha permesso di capire che erano letti e apprezzati, così abbiamo deciso di lanciarli anche sul mercato tradizionale, che non è composto dagli stessi lettori degli ebook», spiega Bordigoni. La scelta è in linea con quanto già osservava lo scorso giugno l’Ufficio studi dell’Associazione italiana editori nel libro Prospettiva self-publishing. Cioè che, come dimostrano i casi di Amanda Hocking, E.L. James o dell’italiana Anna Premoli (anche lei ieri al Salone), il vero salto si fa solo con l’uscita su carta. E che, quindi, gli stessi autori, anche i più fortunati in versione elettronica, alla fine desiderano la pubblicazione tradizionale. Per la quale, comunque, aumentano i casi, analoghi a quello di Libromania, in cui l’autopubblicazione viene usata come test per decidere se mandare o meno il libro in stampa. Tanto che talvolta sono gli stessi editori cartacei ad avviare collaborazioni con Oggi alle 18.30 Tutti a lezione dai vincitori di Masterpiece Il primo e la seconda classificata al talent letterario Masterpiece saranno oggi al Salone del Libro. Alle 18.30, in Sala Azzurra, l’incontro «Masterpiece fa scuola», con il vincitore Nikola P. Savic (Vita Migliore è uscito a fine aprile da Bompiani) e Raffaella Silvestri, il cui libro, La distanza da Helsinki è uscito il 7 maggio. Con gli scrittori Andrea De Carlo e Giancarlo De Cataldo, anche Andrea Vianello, Elisabetta Sgarbi, Laura Donnini (ad Rcs Libri), Lorenzo Mieli e Alessandro Lostia di FremantleMedia, Annamaria Catricalà, capostruttura di Rai3, e Luigi De Siervo, direttore commerciale della Rai. chi fornisce servizi di self-publishing. Un esempio, oggi al Salone (spazio Book to the future, ore 21) nell’incontro «Il libro digitaceo», dedicato alla piattaforma Meetale. Ovvero un servizio di autopubblicazione diventato nel giro di pochi anni, racconta Fabio Biccari, uno dei fondatori, «involontario incubatore di scrittori cartacei». Cita Nicky Persico, «scoperto da Baldini&Castoldi sul nostro sito» e il piccolo editore Arpeggio libero «iscrittosi alla nostra community per scovare gli esordienti più seguiti». Altro caso, ancora dal Lingotto, 20 lines, piattaforma per l’autopubblicazione di testi brevi che ha dato vita al concorso Big Jump con Amazon e Rizzoli. Sul suo sito ha diffuso estratti di ebook usciti con Kdp, il servizio di selfpublishing del gruppo di Seattle, e li ha fatti votare dai suoi utenti. Tra i più apprezzati, Rizzoli ne sceglierà e ne pubblicherà tre: due in digitale, uno su carta. @al _rastelli © RIPRODUZIONE RISERVATA affinché esprimessero le loro preferenze. Il premio, organizzato dal Comune di Padova, è giunto all’ottava edizione: il suo obiettivo, partendo dalla città che ospitò Galileo nei suoi anni più felici, è sostenere e diffondere la cultura scientifica. De Waal, nato nel 1948, è autore di numerosi studi editi anche in Italia. Tra gli altri: «Far la pace tra le scimmie» (Rizzoli, 1990); «La scimmia che siamo» (Garzanti, 2006); «L’ età dell’empatia» (Garzanti, 2011). La collana Il libro «Il direttore» di Luigi Bisignani (pagine 256, 16) fa parte della nuova collana Narrazioni, con la quale l’editore Chiarelettere, specializzato nella saggistica, ha cominciato a pubblicare romanzi Uno dei tratti caratteristici della collana Narrazioni è che i romanzi si aprono con un «proscenio» a fumetti. La prima uscita della nuova collana di Chiarelettere è stata il libro di Luca Rastello «I Buoni» (pagine 204, 14) re. E così la giornalista che ha eccellenti rapporti con le Procure, che si presta a mettere le sue riservate informazioni al servizio non della verità ma della manipolazione e della persecuzione mediatico-giudiziaria del nemico. E il giornalista con la schiena diritta e il fascino dell’uomo stazzonato sulle ragazze. E sullo sfondo il Vaticano, i servizi segreti, i doppiogiochisti, le spie, i comprimari del potere, una fauna ricca e variegata che nel romanzo dei poteri forti devono per forza avere un ruolo essenziale. E la realtà? Ma questa è narrativa pura, non c’entra la realtà, o la sua fotografica e cronistica riproduzione. Nella realtà non è tutto così netto, tranchant, melodrammatico, fissato nelle pose statuarie dei fotoromanzi dove i buoni sono buoni e i cattivi sono veramente cattivi. I giornali, nella realtà, non funzionano così e Bisignani, che è giornalista, lo sa molto bene. Ma nella fiction i caratteri devono essere emblemi di una condizione morale: non è possibile che un cattivo possa fare il buono, o viceversa, non è possibile che un giornale pubblichi delle notizie perché è giusto pubblicare le notizie e non per partecipare al rito sanguinario della cancellazione per via mediatica e giudiziaria di un nemico inerme, o pericoloso. La novità sta nel fatto che i «poteri forti», un tempo riveriti e temuti, oggi possono diventare in Italia protagonisti di una fiction a tinte rutilanti. E su questo terreno Bisignani, che già in passato si è cimentato con la forma del romanzo, dimostra di avere stoffa e talento. In un romanzo sui giornali, i giornali reali e fatti dalle persone e non dai protagonisti di una pulp fiction non devono trovare per forza un luogo in cui rispecchiarsi con realismo. Basta seguire una trama avvincente e piena di sorprese e lasciarsi trasportare dalla narrazione: dove la realtà, quella più irregolare di qualunque melodramma, appare molto lontana. © RIPRODUZIONE RISERVATA 52 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile IL CASO SOPAF-MAGNONI ✒ Il virus della poliomielite è di nuovo in marcia e l’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms) ha decretato «lo stato di allerta per la salute pubblica globale». Negli ultimi tempi Pakistan, Siria e Camerun hanno esportato casi di malattia e da qui in avanti potrebbe accadere il peggio dal momento che i mesi estivi sono quelli più a rischio di trasmissione. Così l’infezione potrebbe raggiungere l’Europa (soprattutto attraverso i profughi siriani, come ha avvertito la rivista inglese Lancet) e le possibilità di contagio diventare concrete. Perché è vero che la popolazione è vaccinata, ma la maggior parte (a partire dal 2002 quando è stata certificata l’eradicazione della polio dalla Regione europea) ha ricevuto il vaccino Salk (per iniezione) e non più il Sabin (per bocca) perché il secondo poteva provocare, anche se raramente, paralisi flaccida, ma il primo è meno efficace nel proteggere dalla malattia. La poliomielite doveva essere la terza malattia infettiva, dopo il vaiolo e la peste bovina degli animali, a scomparire dalla faccia della Terra, ma non sta succedendo, nonostante le ampie campagne di vaccinazione in tutto il mondo. Complici i Talebani, che nelle zone tribali del Pakistan hanno bandito le vaccinazioni accusando gli operatori sanitari di spionaggio, e la guerra civile in Siria, che ha disgregato il sistema sanitario. Così l’Oms raccomanda che siano vaccinati tutti coloro che escono dalle tre nazioni esportatrici di virus. Ma altri sette Paesi hanno segnalato casi di malattia come Afghanistan, Guinea Equatoriale, Etiopia, Iraq, Israele, Somalia e Nigeria. Pochi in totale: 68 nei primi mesi del 2014, ma che, appunto, preoccupano proprio perché si era a un passo dall’eradicazione della malattia. Molti Paesi occidentali polio free, infatti, rischiano di non essere più attrezzati per affrontare un’eventuale emergenza, come si stanno rivelando fragili di fronte al riemergere di un’altra malattia che sembrava appannaggio del passato: la tubercolosi. Ecco perché è indispensabile mettere in atto qualsiasi sforzo per promuovere la somministrazione del vaccino nei Paesi con casi di infezione, ma anche tenere alta la guardia in Occidente. Adriana Bazzi [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA LA PAURA DELLA RETE A DUE VELOCITÀ UN’ALTRA ARMA PER I DEMAGOGHI VIRTUALI ✒ Un documento della Federal Communications Commission americana, contenente nuove regole sulla Net neutrality, sta creando allarme nel mondo web. E non c’è da stupirsene: la neutralità della Rete, cioè la possibilità di pagare un unico pedaggio indipendentemente dalla quantità di dati utilizzata, è infatti considerata da alcuni diritto inviolabile. Questo tabù è messo oggi in discussione dalla bozza di regolamento della Fcc, che, se approvata, farebbe nascere Internet a due velocità: una corsia più rapida riservata a chi paga di più e una carreggiata più lenta per gli altri. Alla base della rivoluzione normativa non c’è un capriccio teorico dell’Authority ma un sommovimento reale che sta cambiando Internet in profondità. L’enorme aumento del traffico dati fisso e mobile, il boom degli smartphone e la diffusione dei tablet richiedono forti investimenti nelle reti di telecomunicazione. E creano benefici soprattutto per i colossi che quei dati producono, come Google, Netflix e Amazon, e in misura inferiore per le società di telecomunicazione che li trasportano sulle pro- prie infrastrutture. Le reti fisse in fibra ottica, così come le nuove generazioni tecnologiche mobili, richiedono investimenti forti. Non è quindi sorprendente che a sollecitare la «doppia Internet» siano aziende come Verizon in America ma anche Vodafone e Deutsche Telekom in Europa. La Fcc ha insomma ragioni più che fondate per voler ripensare la Net Neutrality, checché ne dicano i nuovi demagoghi digitali. Nessuno, del resto, s’indigna se in autostrada un camion paga più di una moto. O se l’utente del Telepass o il viaggiatore del Frecciarossa versano un sovrappiù in cambio di comodità e velocità. Perché questa regola non dovrebbe valere per le autostrade virtuali? Profitti e costi dell’innovazione devono essere ripartiti in modo più equo: tra chi gestisce le infrastrutture, chi aggrega i dati e chi li utilizza (cioè tutti noi), e che ha sacrosanto diritto a migliori prestazioni. Anche Google e gli altri signori della Rete possono contribuire a pagare il conto. Edoardo Segantini [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA PREGHIERA, UNA TRADIZIONE AMERICANA LA CORTE SUPREMA E UNA SOCIETÀ PIÙ LAICA ✒ Dal 1999 le riunioni del consiglio comunale di Greece, una città di centomila abitanti nello stato di New York, si aprono con una preghiera, affidata a turno al rappresentante di una delle chiese presenti in loco. Un gruppo di cittadini ha contestato l’iniziativa, in nome dei pari diritti di chi non crede e di chi crede diversamente. Il municipio ha difeso l’invocazione cristiana, nelle varie versioni confessionali: non ha voluto organizzare preghiere ecumeniche o interreligiose né ha invitato ministri in rappresentanza di religioni non cristiane. La controversia è finita in tribunale. Lunedì scorso, la Corte suprema ha infine deciso in favore del comune di Greece. Ancorché confessionale, la preghiera organizzata da un organo comunale non lede il divieto d’istituire una religione di Stato previsto dal primo emendamento della costituzione degli Stati Uniti. Per il giudice Kennedy, estensore della sentenza, la preghiera in occasioni pubbliche è diventata col tempo «parte dell’eredità e della tradizione nazionale». Invocando la benedizione di Dio sulle scelte compiute in nome della comunità si sottolinea l’importanza dei riti civili e si riconosce, scrive ancora Kennedy, il «ruolo della religione nella vita di tanti privati cittadini». La decisione rafforza la crescente distanza della Corte suprema dall’interpretazione del primo emendamento in chiave di laicità, di neutralità delle istituzioni, di separazione tra Stato e chiese. La costituzione, ci dice ora la corte, è violata non quando il governo preferisce una chiesa a un’altra, o la religione alla non religione, ma soltanto quando, scrivono i giudici Scalia e Thomas, il governo usa del suo potere per «finanziare la chiesa, obbligare ai precetti religiosi o interferire nelle dottrine religiose». L’orientamento è chiaro, ma tutt’altro che unanime. Specchio di un’America in cui crescono i non cristiani e gli agnostici, la Corte si è spaccata. Hanno sottoscritto la decisione solo cinque giudici, tutti cattolici, su nove. Sarà arduo conciliare l’America cristiana della tradizione con le tante fedi dell’America d’oggi. Marco Ventura © RIPRODUZIONE RISERVATA I controlli inesistenti della finanza L’esempio Usa che non vogliamo vedere di SALVATORE BRAGANTINI SEGUE DALLA PRIMA Servirebbe spietatezza nell’analisi delle nostre manchevolezze, ma purtroppo questo non è carattere tipico della nostra società: siamo inclini al perdono dato alla leggera, nella speranza che un giorno, se toccasse a noi averne bisogno, lo riceveremmo con altrettanta facilità. Tutti dobbiamo augurarci che gli arrestati possano provare la propria innocenza rispetto ai gravi reati loro contestati. Se i fatti sono quelli ieri resi noti, tuttavia, bisogna pur prenderne atto, al di là della loro qualificazione giuridica. In Sopaf si sono potute realizzare operazioni finanziarie almeno spericolate, senza grandi ostacoli, fino all’irruzione della magistratura. Dobbiamo domandarci dove era, in quel caso, la moltitudine di livelli di controllo che la nostra farraginosa legislazione impone a tutti, onesti e disonesti. Non produciamo né gli anticorpi né gli antidoti, perché non sembriamo prendere nota di questi comportamenti, non ne percepiamo la gravità, fino a quando si spalancano le porte del carcere. I controlli spettano sempre a qualcun altro, la responsabilità non è mai nostra. Se non emergono elementi che un magistrato ritenga penalmente rilevanti, finché non scattano le manette, per noi nulla accade; e anche dopo non è detto che cambi qualcosa. In questa luce andava letta la proposta del ministero dell’Economia volta a vietare la nomina in Consiglio di amministrazione (Cda) di persone che abbiano riportato condanne, proposta che i grandi fondi d’investimento hanno invece bocciato in assemblea Eni: l’han fatto, evidentemente, nella corretta sì, ma astratta, convinzione che spetti al Cda sfiduciare un amministratore «macchiato». Ne soffre la nostra reputazione, in un mondo già di per sé incline ad affibbiarci un giudizio morale negativo sommario, forse ingiusto ma del quale non possiamo scordarci. Con tutti i loro ben noti difetti, gli Usa mostrano la reazione giusta di un grande Paese ad eventi che minano le basi della convivenza civile: bisogna guardarsi dentro per cogliere al proprio interno, e stroncare, i sintomi di una grave malattia. La Securities and Exchange Commission (Sec), organo di controllo dei mer- CONC LA POLIOMIELITE DI NUOVO IN MARCIA ANCHE L’OCCIDENTE TORNA IN PERICOLO cati mobiliari americani, dopo un glorioso passato veniva da una lunga stagione di appannamento, ravvisabile nella mancanza di attivismo nella lunga incubazione della grande crisi finanziaria, o nella mancata reazione alle segnalazioni sulle anomalie delle gestioni (poi rivelatesi truffaldine) di Bernard Madoff. Dall’inizio della crisi è toccato a due donne presidenti, prima Mary Schapiro (esperta di mercati finanziari), poi a Mary Jo White, ex procuratrice distrettuale a New York, rimettere la Sec sul binario giusto. Davanti ai disastri della crisi, Schapiro aveva badato al sodo, cercando di far pagare il massimo possibile per le loro malefatte alle investment bank; queste pagavano sì ma senza riconoscere alcuna violazione di norme, anche per depotenziare le indagini penali (su cui negli Usa anche la Sec è competente). È stata la magistratura, a partire della decisione del giudice federale Jed Rakoff, a costringere la Sec a invertire la rotta, respingendo la sua proposta di un «patteggiamento» con Citicorp. Dopo di lui anche altri giudici federali hanno respinto proposte simili, sostenendo che esse pur assicurando buoni incassi, impediscono l’indispensabile risanamento di un ambiente finanziario gravemente malato. È più importante far emergere i fatti, e costringere i responsabili ad assumersene le responsabilità, che incassare i soldi, anche tanti soldi. Di qui la scelta della nuova presidente, White, che ha preso una linea determinata, andando fino in fondo nelle indagini; ne sono venuti incassi miliardari, ben superiori ai «patteggiamenti», ma soprattutto è cominciata a venir fuori la verità. Non c’è bisogno di imitare in toto la Sec, che costituisce perfino società di copertura per adescare e incastrare potenziali criminali; basterebbe che noi almeno usassimo bene le risorse che abbiamo, senza atteggiamenti retrò (come quello della Consob per i calcoli probabilistici sul rendimento dei titoli offerti al pubblico). Prendiamo però esempio da White, che ha lanciato un grande piano di investimenti in tecnologia informatica, essenziale per decifrare programmi e algoritmi utili a realizzare le strategie di trading. Big data sconvolgerà anche la vigilanza. La lezione sarebbe chiara, per chi avesse voglia di ascoltarla: controlli più semplici, ma con chiara attribuzione e riconoscimento delle responsabilità, un po’ più di schiena dritta da parte di tutti. E indagini senza paraocchi per far emergere i fatti. © RIPRODUZIONE RISERVATA BUON GOVERNO Einaudi, un’eredità attuale e scomoda di PAOLO SILVESTRI* I n questi ultimi anni, alcune delle più alte cariche dello Stato hanno avvertito il bisogno di un richiamo all’eredità di Luigi Einaudi. Un’eredità complessa, e forse più scomoda di quanto sembri, che sintetizzerei nel compito che Einaudi affidava ai liberali di ogni generazione: custodire quel «bene supremo che è la libertà dell’uomo», in vista di un «ideale» buon governo, nella consapevolezza di una tensione incolmabile con il reale e di una ricerca che, dunque, è sempre aperta. Ma se «buon governo» è ormai uno slogan abusato, qual è il senso più autentico del buon governo einaudiano? Oggi come allora, è sempre dopo una «crisi»che la ricerca ricomincia. Per Einaudi essa emergeva dall’urgenza di ricostruire le istituzioni liberali distrutte dalla prima guerra mondiale, dal fascismo e dalla crisi economica del 1929. Ma oggi più che mai è vera la sua tesi secondo cui il problema economico non può risolversi solo con mezzi economici, essendo parte di un più ampio assetto «spirituale e morale». Il liberismo sostenuto da Luigi Einaudi si regge innanzitutto su regole morali: quanto più lo Stato aumenta la sua ingerenza nell’economia, tanto più aumentano le occasioni di connivenze e corruzione, di sovraccarico del bilancio statale, di ricerca di rendite e di svilimento della libera iniziativa individuale, e di sfiducia generalizzata verso lo Stato e la classe politica. Pochi pensatori furono, più di Einaudi, cantori dell’uomo libero, responsabile e artefice del suo destino, che lotta, cade e si rialza, «imparando a proprie spese a vincere ed a perfezionarsi» (La bellezza della lotta, 1923). L’idea di fecondità della lotta veniva da lui estesa alla società civile e alle istituzioni, nei termini di concorrenza e discussione critica. Muovendo da questo principio, Einaudi ha combattuto con coraggio innumerevoli battaglie riformiste: contro il paternalismo politico, i monopoli, il privilegio, la burocrazia, le corporazioni, l’«assalto alle risorse pubbliche», e contro le ingiustizie perpetrate dai pochi e dai «furbi» a danno dei molti. Preconizzando la fine del principio di sovranità, Einaudi si è spinto a immaginare un mercato unico europeo e una Europa politica, con una moneta unica e istituzioni e bilancio federali. Ha combattuto per il valore delle associazioni intermedie come peculiare tessuto connettivo della società civile, e per le autonomie locali più vicine al cittadino. Ha poi insistito sull’importanza di un ampio ceto medio, per la sua funzione di «mediazione» nei termini di equilibrio e coesione sociale, in vista di una società non eccessivamente sperequata e in grado di garantire una maggiore eguaglianza nei punti di partenza. Un’eguaglianza che avrebbe però dovuto ri- conoscere le ragioni del merito: una società che nega la fecondità della lotta, della varietà e del dissenso, non solo impedisce l’emersione dei migliori ma si preclude, in senso più ampio, qualunque prospettiva di miglioramento. Ecco perché la società liberale da lui auspicata è ancora davanti a noi, non dietro di noi. Tale società può dirsi «aperta» se non ha paura di rischiare. Essa deve lasciare spazio agli «intraprendenti», affinché «possano continuamente rompere la frontiera del noto, del già sperimentato, e muovere verso l’ignoto ancora aperto all’avanzamento materiale e morale dell’umanità» (In lode del profitto, 1957). La parola «aperta»traduce l’istanza che tale società rimanga, per così dire, «ideale», e dunque sempre pronta al cambiamento, non perfetta ma perfettibile, lungo un cammino di tentativi ed errori. Per questo il buon governo non può che configurarsi come problema e come ricerca. Niente di più lontano da uno slogan. La lotta di Einaudi contro i mali del suo tempo dev’essere testimonianza che il futuro è sempre aperto, e che un altro mondo è ancora e sempre possibile. Anche per noi è arrivato il momento di ricostruire. Avremo il coraggio di rischiare? Sapremo essere all’altezza di quel sogno? *docente di filosofia all’Università di Torino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 53 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere VOGLIO RIAVERE IL MIO DENARO FRASE FAMOSA DI LADY THATCHER Risponde Sergio Romano L’ex premier Berlusconi, in una recente intervista, ha criticato la politica economica europea, in quanto «l’Italia paga somme importanti, ma riceve molto meno». A sostegno della sua tesi, ha ricordato una frase pronunciata da Margaret Thatcher, ex premier inglese, passata alla storia come «I Want my money back». In quale occasione la pronunciò e come andò a finire? Franco Lanzaro [email protected] Caro Lanzaro, a frase fu pronunciata al Consiglio europeo di Dublino nel settembre 1979, poche settimane dopo le elezioni britanniche che avevano assicurato a Margaret Thatcher, leader del partito conservatore, la carica di Primo ministro. Conoscevamo le sue L CONTRO LA PENA DI MORTE Senza se e senza ma Caro Romano, a proposito della pena di morte, non ho compreso se lei è favorevole o contrario. Può uscire dal riserbo e farlo sapere a noi lettori? Mario Corti, Treviso Contrario «senza se e senza ma». Sulla tesi di Beccaria, secondo cui l’ergastolo sarebbe più efficace della pena di morte, ho qualche dubbio. Ma credo anche io che lo Stato, nell’esercizio della giustizia, non abbia il diritto di uccidere. ALL’ESTERO E IN ITALIA Dibattiti sulle elezioni In vista delle elezioni europee, le televisioni tedesca e austriaca (Zdf e Oerf) hanno trasmesso un dibattito fra i due principali candidati alla presidenza della commissione, che ho scoperto essere Schultz e Junker. La discussione, a volte anche serrata e vivace, ha riguardato ovviamente i principali argomenti che l’Ue Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 posizioni. Sapevamo che era stata particolarmente critica sulla adesione britannica alla Comunità e che vedeva nell’Europa «dirigista» di Jean Monnet un intollerabile ostacolo al suo progetto liberista per la modernizzazione e il rilancio dell’economia britannica. Il denaro di cui pretendeva la restituzione era quella parte del bilancio comunitario inglese che eccedeva la somma dei vantaggi garantiti all’agricoltura britannica. La questione era già stata negoziata da Bruxelles con il governi laburisti verso la metà degli anni Settanta e il negoziato si era allora concluso con una correzione temporanea che avrebbe ridotto il deficit britannico. Ma la correzione sarebbe scaduta il 1° gennaio 1980 ed era quella l’occasione di cui Margaret Thatcher intendeva valersi per riaprire la partita. dovrà affrontare nei prossimi anni. Che differenza rispetto ai dibattiti in corso in Italia: qui le elezioni vengono vissute dai politici come una indagine demoscopica sui partiti e i temi europei sono del tutto assenti. Immaturità politica e democratica o ignoranza? Certo i comportamenti dei politici non ci fanno onore. Cominciò così un duro braccio di ferro che è stato descritto bene nel libro di Bino Olivi sulla storia politica dell’integrazione europea dal 1948 al 2000 (L’Europa difficile, Il Mulino, 2000). La Francia resistette tenacemente anche perché vedeva nella pretesa britannica una minaccia alla politica agricola comune: un baluardo che anche il generale De Gaulle aveva difeso con le unghie e coi denti. Fu deciso che il problema del bilancio britannico sarebbe stato esaminato nel quadro più ampio del rafforzamento delle politiche comuni e di una graduale riforma della politica agricola, destinata a evitare i grandi finché le riforme toccheranno gli interessi dei politici. Ecco la prova: alcune decisioni sono state rinviate e/o saranno riviste dopo le prossime elezioni europee. Confronto bonus e Imu Dov’erano coloro che in questi giorni condannano Renzi per il bonus di 80 euro ai lavoratori dipendenti a basso reddito quando Berlusconi, in occasione delle ultime elezioni Da quanti anni sentiamo parlare di riforme? Ho la sensazione che nemmeno questo governo agirà in questo senso e farà riforme importanti: questo almeno La tua opinione su sonar.corriere.it L’ufficio di presidenza della Vigilanza Rai: contraria a par condicio prima serata con Renzi, Berlusconi e Grillo. Giusto? politiche, con la mancetta dell’Imu ha recuperato non pochi voti? L’abolizione dell’Imu aveva una copertura? Non dimentichiamo che l’arrivo dell’euro ha di fatto dimezzato il potere d’acquisto di pensioni e salari. Ridare ai cittadini qualcosa è giustizia sociale. Ma come? In un Paese dove si vota un giorno sì e l’altro pure, o quanto meno si è in periodo pre-elettorale, che dovrebbero fare? Le elezioni dovrebbero diventare un salvacondotto per i lestofanti? E la faccenda è pure bipartisan! Dopo le ultime chicche, viene da ripensare alla fatidica frase del buon Indro: «Il più pulito ha la rogna». Luigi Nale, Modena MONTANELLI E I LESTOFANTI GIUSTIZIA SOCIALE Davvero necessari? necessario, contro. La rivincita degli eredi di Jean Monnet andò in scena a Milano nel Castello Sforzesco, il 28 e il 29 giugno 1985, quando il Consiglio europeo, presieduto da Bettino Craxi, discusse la riforma dei trattati. La Gran Bretagna, come previsto, si oppose a qualsiasi riforma che avrebbe rafforzato gli organi comunitari a spesa delle sovranità nazionali. Il cancelliere tedesco Helmut Kohl propose la convocazione di una conferenza intergovernativa per la riforma del Trattato, Craxi mise la proposta ai voti e il no di Margaret Thatcher fu sostenuto soltanto da due Paesi: Danimarca e Grecia. Era il primo passo verso l’Atto unico europeo e il Trattato per la creazione di un mercato unico e una moneta unica, firmato a Maastricht il 7 febbraio 1992. Decimo Pilotto Tombolo (Pd) Alessandro Andeani Chiavari(Ge) RINVII DELLE RIFORME sprechi di cui era considerata responsabile. Si voleva che una eventuale concessione a Londra fosse decisa ribadendo il principio dell’integrazione e facendo progressi verso quell’obiettivo. La soluzione prospettata dalla Commissione fu quella di aumentare dall’1% all’1,4% la quota dell’Iva ricavata dai dazi con cui i Paesi membri finanziavano il bilancio della Comunità. Come scrive Olivi, «una modulazione del contributo Iva a favore dei Paesi meno “favoriti” avrebbe permesso la “compensazione” reclamata dai britannici». Una vittoria del Regno Unito? Fu questa, naturalmente, la tesi di Margaret Thatcher. Ma questa lunga diatriba ebbe il risultato di dimostrare che i progressi dell’Europa verso la sua unità si sarebbero fatti senza la Gran Bretagna e, se Quella battuta «Sembra di essere tornati ai tempi di Tangentopoli. Ma non hanno nulla di meglio da fare questi magistrati? Sembra che prendano di mira sempre noi proprio in tempo di elezioni». Così si lamenta gran parte dei nostri politici. SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì Daimler (gruppo automobilistico tedesco) richiama al lavoro dipendenti pensionati. Approvate? 57 No 43 © RIPRODUZIONE RISERVATA Umberto Brusco Bardolino (Vr) INTERCETTAZIONI Telefonate maldestre Quello che stupisce nei fatti di corruzione arricchimenti illeciti, ecc... che vengono alla luce continuamente è, secondo me, la grande stupidità di questi personaggi che, pur sapendo di essere continuamente sotto la lente d’ingrandimento della magistratura e di essere magari intercettati, parlano dei loro loschi affari al telefono! Luciana Alberini [email protected] Interventi & Repliche Liceali rapite: invito ad agire Il rapimento delle 276 ragazze in Nigeria e la dichiarazione dei rapitori di volerle vendere come schiave è la prova di una pericolosa mentalità annidata in alcuni musulmani che li porta a giustificare se stessi per ogni atto esecrabile. D’accordo: questi sono solo una minoranza, mentre la maggioranza dei musulmani non oserebbe mai compiere simili atti; ma gli estremisti possono agire perché i musulmani moderati non fanno niente per opporsi alle azioni degli estremisti. In questa occasione non ho visto nessuna importante autorità musulmana alzare la voce pubblicamente contro simili azioni terroristiche; hanno detto qualcosa soltanto i rappresentanti di piccole comunità che vivono in occidente. Ma si è trattato di voci flebili, forse tese a dare un minimo di soddisfazione agli occidentali. Tutto questo mi rende timoroso della forte immigrazione musulmana di cui siamo oggetto da anni: i terroristi islamici finiranno per cercare di imporci le loro regole? Un’ultima osservazione, Non ho notato nessuna manifestazione di fronte alle ambasciate dei Paesi musulmani. Eppure qualche anno fa presero posizione e federo grandi manifestazioni contro Silvio Berlusconi per le escort. Mario Bartolini [email protected] Modifiche alla Costituzione Molti vogliono cambiare la Costituzione sostenendo che non va bene in quanto se fosse «a modo» non passerebbe mai di moda. Credo piuttosto che «non a modo» siano la maggior parte di coloro che si occupano della cosa pubblica perché, anteponendo interessi personali e di parte all’interesse del Paese, non si attengono a quanto indicato nella nostra Carta. Due esempi fra tutti. 1) Certi partiti non «concorrono con metodo democratico a determinare la politica nazionale», come prevede l’art. 49, ma cercano di imporre, con qualsiasi mezzo, anche con accordi sotto banco, il loro volere legato ad © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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La corruzione è figlia del sistema dirigistico e burocratico che facilita l’invasione, da parte della politica, di ambiti propri della società civile e ne incrementa la naturale propensione alla ricerca dell’«utile», la categoria dell’Economia rispetto a quella di «giusto», propria dell’Etica (Benedetto Croce). Che i reati siano individuati e che gli (eventuali) colpevoli siano perseguiti è nell’ordine fisiologico delle cose in uno Stato degno di questo nome; confondere magistratura, polizia, carabinieri e manette con la politica è un’anomalia. Che risale all’interpretazione di Tangentopoli, quando la corruzione che presiedeva al finanziamento illecito dei partiti - fu attribuita alla disonestà personale di singoli politici e la possibilità di una sua soluzione fu affidata alla (improbabile) moralità del maggiore partito di opposizione (il Pci), peraltro finanziato non meno illecitamente dall’Unione Sovietica. Il punto più alto dell’ipocrisia nazionale fu raggiunto da parte di chi, in Parlamento, ignorò il discorso di Craxi, che sollecitava la politica a farsi carico delle disfunzioni del sistema e a porvi autonomamente rimedio. Se l’appello fosGli arresti non stato accolto si sarebbe evitasono la prova che se to di assegnare alla magistratura un ruolo di supplenza politica. la democrazia Che essa avrebbe, poi, esercitasa eliminare to, e ancora esercita, con misure che hanno finito con avere, e le mele marce hanno, lo stesso effetto di quelle nell’Urss degli anni Trenta: di cambiare la classe politica per via giudiziaria invece che democratica. La corruzione non è diminuita, ma è aumentata, il Paese è nelle mani dei magistrati e, forse, non è neppure un caso che si sia escluso e si continui ad escludere di andare presto ad elezioni. Siamo tornati all’enunciazione (culturalmente regressiva) — ora ci si è messo pure Grillo — che il comunismo «è giusto, ma è applicato male». Caro Grillo, il comunismo, come ogni teoria filosofica della conoscenza — che è metafisica, astratta e trascendentale e che fallisce nella sua traduzione operativa — non è una filosofia sbagliata; «no, lo sbaglio sta nel voler applicare l’inapplicabile» (Giovanni Sartori). Marx aveva pur irriso allo Stato rappresentativo, aveva pur sostenuto che «l’importante era che cambiasse il soggetto storico e tutto sarebbe andato per il meglio, indipendentemente dalle forme (si capisce, “giuridiche”) in cui il nuovo soggetto si sarebbe organizzato, aveva pur preteso di costruire una teoria della “democrazia proletaria” e dell’estinzione dello Stato sulla base delle “labili intuizioni” della Comune di Parigi!» (Norberto Bobbio). [email protected] ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Staino FONDATO NEL 1876 CONDIRETTORE @ PUBBLICITÀ RCS MediaGroup S.p.A. 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I nostri costituenti avevano ben presente, nonostante anche loro rappresentassero singolarmente interessi di parte, il bene del Paese e si comportarono di conseguenza scrivendo una carta che, anche se necessita di piccoli aggiustamenti per essere adeguata ai tempi, risponde perfettamente agli scopi per i quali fu scritta: basterebbe applicarla con onestà. Attenzione, quindi, a non fare danni! Gian Paolo Squillace, Como EDIZIONI TELETRASMESSE: RCS Produzioni Milano S.p.A. 20060 Pessano con Bornago - Via R. Luxemburg - Tel. 02-95.74.35.85 • RCS Produzioni S.p.A. 00169 Roma - Via Ciamarra 351/353 - Tel. 06-68.82.8917 • Seregni Padova s.r.l. 35100 Padova - Corso Stati Uniti 23 - Tel. 049-87.00.073 • Tipografia SEDIT Servizi Editoriali S.r.l. 70026 Modugno (Ba) Via delle Orchidee, 1 Z.I. - Tel. 080-58.57.439 • Società Tipografica Siciliana S.p.A. 95030 Catania - Strada 5ª n. 35 - Tel. 095-59.13.03 • L’Unione Sarda S.p.A. 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La vita del “Papa buono” nelle sue parole” € 11,80; con “La grande cucina italiana” € 11,80; con “Lucia Annibali, Io ci sono” € 14,80; con “Holly e Benji ” € 11,89; con “English da Zero” € 12,89; con “English Express” € 7,89; con “Biblioteca della Montagna” € 10,80 54 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli A sei mesi dal primo intervento Cancro alla pelle, Hugh Jackman operato di nuovo Mai dimenticarsi della protezione solare. È l’invito che la star di Hollywood Hugh Jackman, 45 anni, ha rivolto ai suoi fan dopo aver rivelato di aver subito, a sei mesi dal precedente, un nuovo intervento per rimuovere un tumore alla pelle del viso. «Un altro carcinoma basocellulare — ha twittato l’attore —. Per favore, per favore, per favore, usate la protezione solare!». L’intervista In arrivo «The Hunting Party», sesto cd della band americana attesa in Italia per l’unico concerto il 10 giugno all’Ippodromo di Milano Il gruppo Da sinistra, il dj Joe Hahn (37 anni); il rapper Mike Shinoda (37); il chitarrista Brad Delson (36); il cantante Chester Bennington (38); il bassista Dave Farrell (37) e il batterista Rob Bourdon (35) Su Wall Street si abbatte il rock dei Linkin Park comunicazione in rete. Ci crediamo non certo solo come business, ma perché rendono concreta la creazione di un tessuto connettivo tra coloro che amano, seguono, studiano il nostro lavoro. Ma non siamo “polarizzati” solo sulla nostra musica: ci interessa molto anche il lavoro degli altri. Ascoltiamo moltissime band e apprezziamo il lavoro di colleghi come, ad esempio, Arcade Fire, Naked & Famous, Deftones, Bad Brains, Vampire Weekend. Non certo soltanto quello dei Coldplay. Oggi ci sono tante e nuove e giovani e interessanti formazioni musicali, dal Canada al Giappone, dall’Europa alla Nuova Zelanda: il panorama è sempre più vasto, più ricco e non è riservato solo agli ap- Shinoda: i testi del nuovo album parlano del potere economico ma anche d’amore LOS ANGELES — «È il nostro sesto album ed è anche il nostro lavoro più maturo e complesso. E, sì, tra le dodici canzoni di “The Hunting Party” ne spunta anche qualcuna un po’ romantica... Ma noi da sempre lavoriamo sul crossover: rock, soul music, hip hop, pop, nu-metal, rap, elettronica… E anche quella che io definisco musica da “native spirit”», dichiara Mike Shinoda, voce, tastiera e chitarra, nonché fondatore dei Linkin Park. La band Usa, formatasi a Los Angeles nel 1996, ha venduto oltre 60 milioni di album, vinto due Grammy, e dal 2003 continua a essere nella classifica di MTV come una tra le più affermate formazioni musicali. Tra un mese il gruppo arriva in Italia: polverizzati in pochi giorni i biglietti per l’unica data, il 10 giugno all’Ippodromo di Milano. Nell’albergo sulla collina del Sunset Boulevard, la band ha allestito una saletta in cui è possibile ascoltare alcuni brani dell’album (che uscirà ovunque a metà giugno, ndr), a cominciare dal primo che apre la tracklist, «Keys to the Kingdom». Ma Shinoda tiene soprattutto a far ascoltare «Until it’s gone», e afferma: «Non lavoriamo per arrivare primi nelle classifiche di Billboard, ma per comunicare alla platea il nostro amore per la musica. Riusciamo sempre, alm e n o q u e s t o c i auguriamo, a trasmettere qualcosa di positivo al pubblico che da anni ci segue e ci sostiene. Se dovessi dare di questo nostro lavoro una definizione, direi che parole e note dipingono uno scenario con tematiche forti, anche sociali, spirituali, ma che prima di tutto creano emozioni, attese, tensioni». Prosegue: «Sono canzoni che indagano sul potere di Wall Street, come in “All for Nothing”, o la difficoltà delle relazioni, dei sentimenti. E ci sono vari “ospiti”, come, a esempio, il rapper Rakim, l’armeno-americano Daron Malakian, il chitarrista dell’Oregon Pahe Hamilton… Noi della band, quando non siamo in ritiro in Arizona, dove ci piace “creare” la nostra musica, viviamo tutti a Los Angeles». Senza alcuna pole- La carriera Gli esordi I Linkin Park hanno fatto il loro ingresso nell’alternative rock nel 1996 diventando una delle band di maggior successo dell’ultimo decennio, con oltre 60 milioni di dischi venduti in tutto il mondo Brani inediti «The Hunting Party» (nella foto la copertina)è il sesto album in studio del gruppo. Di impronta fortemente rock, contiene 12 brani inediti. L’uscita è prevista per il 17 giugno mica o risposta a qualche critica, spiega: «Qualcuno sostiene che i nostri brani spesso sono agli antipodi tra loro. Può anche essere vero, ma a tutti noi piace comporre un mosaico di generi, a tutti noi piace l’elettronica, tutti ascoltiamo sempre musica classica. I titoli dei motivi sono stati scelti a uno a uno, condensano il senso di ogni canzone, da “War” a “Wasteland”, da “Rebellion” a “Final Masquerade”, fino al motivo che chiude l’album, “A line in the sand”. È stato magnifico lavorare con Rakim e da tempo tutti noi della band pensavamo alla possibilità di uno scambio con lui: non solo è un ottimo musicista, ma ha una sua integrità creativa e una forte spiritualità che traspone nelle sue liriche. Comunica invariabilmente emozioni anche a chi non è un esperto di musica rap o hip hop. E a me, che per anni sono stato incerto se scegliere la carriera da pittore e disegnatore/illustratore o quella da musicista, visto che ho studiato arte in uno dei migliori college di Pasadena, ma anche Rakim e Daron Malakian paiono davvero anche pittori della musica. E, come me, anche Malakian è un pittore». Alcuni componenti della band si conoscono dai tempi del liceo e certo non pensavano di diventare rocker di professione. «Ci riunivamo nella mia stanza, suonavamo, componevamo, ci trasmettevamo le influenze che avevano nutrito la nostra passione per la musica. Oggi abbiamo club di fan in tutto il mondo — racconta Shinoda a fianco di Chester Bennington — e moltissimi anche in Giappone. Siamo tutti convinti sostenitori dei moderni strumenti di Il messaggio Il leader: «Con le canzoni vogliamo trasmettere musica e invitare il nostro pubblico alla riflessione» passionati e agli “iniziati”, ma a tutti coloro che aprono una radio e ascoltano e che prediligono quella che io chiamo la musica multigenere e multi-strumentale. C’è sempre una grande energia nel nostro lavorare in gruppo e non manca la speranza, anche se in “Rebellion” cantiamo “we lost before we start” (abbiamo perso prima di cominciare)». Conclude: «L’obiettivo dell’album? Non è facile rispondere, dopo tanti anni di ricerca continua attraverso la musica elettronica, il rock sperimentale, il sound etnico, l’hard rock. Diciamo che, con le sonorità e le liriche delle dodici canzoni che compongono l’album, vogliamo trasmettere musica, ma anche invitare alla riflessione». Giovanna Grassi Sul palco Mike Shinoda, tra i fondatori dei Linkin Park, durante un concerto © RIPRODUZIONE RISERVATA La web serie Da domani, sul sito del quotidiano, un canale interamente dedicato alla fiction ideata da Cotroneo con le puntate della prima e della seconda stagione Compleanno per le mamme imperfette Lucia e le altre festeggiano con il Corriere.it MILANO — È passato un anno. E Chiara Guerrieri, assieme alle sue amiche Marta, Irene e Claudia non potevano non festeggiare il primo compleanno della serie che le vede protagoniste, «Una mamma imperfetta». Il regalo per loro e per tutti i fan della fiction di Ivan Cotroneo è il ritorno da domani della prima e della seconda stagione online, su Corriere.it, in un canale interamente dedicato. «È una ricorrenza che non potevamo non festeggiare», commenta Lucia Mascino, la bionda Chiara che in ogni episodio (di otto minuti) parla guardando dritto in camera, come se dalla sua stanza riuscisse a dialogare con chi la guarda dal proprio pc o dallo schermo della tv (dopo il debutto online la serie è andata anche in onda su Rai2). Una volta soffiato su questa prima can- delina, è tempo di bilanci... «Che dire, quest’anno è volato — confessa l’attrice —. Il bilancio non può che essere super positivo, in dodici mesi sono successe un sacco di cose e l’affetto Insieme Le attrici protagoniste di «Una mamma imperfetta»; da sinistra: Alessia Barela (39 anni, interpreta Marta), Anna Ferzetti (33, Irene), Lucia Mascino (37, Chiara) e Vanessa Compagnucci (38, Claudia) della gente per questa serie si sente tutto: io ormai vado in giro con i dvd di “Una mamma imperfetta” e li regalo a chi me li chiede». Un anno fa, di questi tempi, nessuno avrebbe sospet- tato quello che poi è successo... «Fa impressione riflettere su quante cose siano cambiate. C’è stato il riscontro della gente, poi ci sono stati i premi (il CineCiak d’Oro, il Nastro d’argento per la Il progetto migliore serie web e il Premio Bellisario)... e poi c’è l’affetto verso questo progetto che mi piacerebbe molto potesse proseguire. Sono davvero molto felice che adesso si possa ritrovare la serie online, lo chiedevano in molti». Lo pensa anche Anna Ferzetti, che nella fiction interpreta la mamma più dolce e sognatrice, Irene: «Un anno fa questa serie proponeva quattro volti nuovi che erano quelli di noi protagoniste. Tutte lavoravamo da tempo, certo, ma non eravamo identificate con un progetto in particolare. Ora invece la gente per strada ti riconosce come una mamma della “Mamma imperfetta”. La forza di questa idea è parlare realmente delle donne di oggi. Le mamme raccontate sono io». E proprio mentre lo dice la interrompe la vocina della seconda delle sue figlie (avute con Pierfrancesco Favino): ha due anni e vuole giocare con lei. «Ecco la conferma di quello che stavo dicendo — ride —. Le cose Il canale A un anno dal suo debutto «Una mamma imperfetta» torna da domani su «Corriere.it», con un canale dedicato Riconoscimenti La serie ideata da Ivan Cotroneo (foto) e prodotta da Indigo Film, 21, «Corriere della Sera» e Rai Fiction ha vinto il CineCiak d’Oro, il Nastro d’argento e il Premio Bellisario. Il format è stato venduto in molti Paesi all’estero che abbiamo raccontato accadono realmente. Il giorno in cui abbiamo girato l’episodio dell’ispezione in mensa, non ci credevo nemmeno io, ma ho ricevuto una mail dalla scuola di mia figlia in cui informavano che a v r e b b e r o a p p u n to f a t to un’ispezione. Mi ha fatto impressione, ammetto». Ora, anche chi si fosse perso il debutto di questa fiction (prodotta da Indigo Film e 21) già venduta negli Stati Uniti, in Germania, Francia e Spagna (e ci sono trattative in corso in molti altri Paesi), potrà recuperare attraverso il canale su Corriere.it. «L’idea forte alla base, oltre alla scrittura — riprende Ferzetti — è stata intercettare un pubblico che magari non vede la tv, ma che, attraverso il pc, ha deciso di dedicarsi otto minuti per vederci. E in quegli otto minuti Ivan Cotroneo è riuscito a raccontare la realtà». Chiara Maffioletti © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Il debutto Spettacoli 55 italia: 51575551575557 «Announo» condotto da Innocenzi fa il 10% di share: più ascolti di «Servizio pubblico». Renzi ospite, i ragazzi protagonisti Giulia supera il maestro Santoro: per prepararmi ho visto «Amici» «Io e Pif? Due mondi opposti, ma andremo a vivere insieme» L’ allieva batte il maestro. Considerazione scontata quanto inaspettata. Giulia Innocenzi, al suo debutto come conduttrice di Announo su La7, costola di Servizio pubblico, ipnotizza 2,2 milioni di spettatori (10% di share), un risultato che Santoro non aveva più ottenuto negli ultimi due mesi. L’ultima puntata del suo programma anzi aveva toccato il minimo stagionale (5,6%). L’allieva batte il maestro? «Questa trasmissione l’ha voluta lui, lui l’ha creata insieme a tutta la squadra di Sevizio pubblico — risponde Giulia Innocenzi —. La vittoria è della squadra. Senza il maestro Announo non esisterebbe». Che consigli le ha dato Santoro? «Mi ha detto di far emergere le storie dei ragazzi che sono in studio, la loro vita vissuta. Il rischio era quello di farli diventare dei piccoli politici, di avere dei mini-opinionisti. Invece se la gente li ascolta è perché sa che rappresentano dei mondi con storie diverse: mondi diversi che si incontrano». Per attaccarla la chiamano santorina. Quanto le dà fastidio? «Sono abituata ormai. Un giornale ha fatto un articolo sulle mie scarpe». Beh è in buona compagnia, c’è chi ne fa sui calzini dei giudici... Ride. «Posso dire che queste cose ormai non mi toccano. Un quotidiano ha fatto anche un sondaggio: “Perché Announo è andato bene? Perché c’era Renzi, perché non c’era Santoro, per le scarpe della Innocenzi?». Chi è In studio Giulia Innocenzi nello studio di «Announo»: il programma andrà in onda ancora per tre puntate Renzi ha dopato gli ascolti? «Il programma è andato bene fin dall’inizio, anche senza di lui. E poi la curva degli ascolti è sempre salita fino alla fine». Per prepararsi si è riguardata una vecchia puntata di «Amici»: perché? «Il primissimo Amici era l’unico programma dove i giovani parlavano senza che gli autori facessero delle costruzioni su di loro. Oggi i giovani li vedi solo in talent o reality, e lì non emergono le persone per quello che sono, ma gli schemi che gli costruiscono intorno. Maria De Filippi è la conduttrice che è riuscita e riesce di più a empatizzare con i giovani». L’aveva colpita anche un programma di Mtv... «Era una trasmissione con Tony Blair che parlava in mezzo a tanti giovani della guerra in Iraq. Mi è rimasta nel cuore la domanda di un ragazzo: “Non si sente di avere le mani sporche di sangue?”. Un giornalista non l’avrebbe mai fatta». La carriera Giulia Innocenzi è nata a Rimini nel 1984. Da cinque anni lavora con Santoro: prima in Rai con «Annozero», ora a La7 con «Servizio pubblico» La vita privata Giulia Innocenzi è fidanzata da tre anni con Pif (insieme nella foto sopra), ovvero Pierfrancesco Diliberto (Palermo, 1972) che in tv ha raggiunto il successo con «Le iene» di Italia 1 prima e «Il testimone» di Mtv poi Brevi «BERSAGLIO MOBILE» L’ansia del debutto? «Sono molto razionale e vado come un treno. Però la cosa che mi faceva stare peggio era la responsabilità nei confronti degli altri. Mi avevano dato fiducia e non volevo deluderla. Sapevo delle potenzialità del programma, se avesse fallito era colpa mia». È da cinque anni che sta (professionalmente) con Santoro. Da tre invece (sentimentalmente) con Pif. L’altra sera ha battuto pure lui: «Il testimone» ha fatto l’1,2% di share. Ride di nuovo. «Beh le sue erano repliche... E comunque l’1,2 % è molto, di solito fa meno». Che consigli le ha dato Pif? «Mi ha detto solo una cosa: sei brava, l’importante è che tu sia te stessa». L’impressione superficiale è che lui sia svagato e trasandato, lei centrata e precisa. Cosa avete in comune? «Partiamo dal fatto che io sono di Rimini e lui di Palermo: due mondi opposti. Io da ragazzina andavo in discoteca, lui a mangiarsi la pizza. Io sono più estroversa, lui più introverso. Quello che ci accomuna più di tutto è che facciamo il nostro lavoro cercando di cambiare in meglio le cose, ognuno nel suo ambito. Lui sa parlare con tutti, riesce a coinvolgere sul tema della lotta alla mafia anche a chi non ne è interessato. Io sono partita dall’attivismo politico, ma mi sono ritrovata a fare la giornalista e ho capito che con la televisione posso fare di più che con la politica». Gira voce che siate parecchio disordinati. «Vinco io, ma è una gara al ribasso. Lui dice che la mia stanza sembra una cabina di una nave con il mare mosso. Adesso andiamo pure a vivere insieme, vedremo cosa verrà fuori». Buona navigazione. Renato Franco © RIPRODUZIONE RISERVATA Sciopero a La7: salta il talk di Mentana Niente Bersaglio mobile. Ieri sera il programma condotto da Enrico Mentana (come altri programmi di La7) non è andato in onda a causa dello sciopero dei lavoratori non giornalisti. Il conduttore ha anche smentito l’ipotesi di uno scontro con Cairo: «Per rispetto nei confronti di chi sta scioperando non ho mai preso in considerazione l’ipotesi di andare in onda con Bersaglio mobile. Lo sforzo informativo del mio tg in questa giornata (ieri, ndr) è concentrato solo sulle due edizioni principali del TgLa7 per rispetto del telespettatore e di chi sciopera». CON RUSSELL CROWE Cina, scatta la censura per il film «Noah» La censura ha bloccato la distribuzione in Cina del film Noah, il kolossal americano nel quale la parte del protagonista è affidata all’attore australiano Russell Crowe. I media cinesi non hanno chiarito quali siano le ragioni che hanno indotto a censurare il film, che già è stato bandito da alcuni Paesi musulmani (Bahrein, Indonesia, Malaysia, Qatar, Emirati Arabi Uniti). Noah è anche stato criticato dalle organizzazioni fondamentaliste cristiane Usa. Il ritratto che il film fornisce di Noè è stato giudicato troppo poco convenzionale. 56 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera 67 77 86 114 126 143 160 BELFAST 13m 6 Carrickfergus 78 Knocknagulliach 6 Glenarm 40 261 Cushendall Road 3 Glenariff 44 Ballymena 22 km 45 Ballybogey 9 Bushmills 4 Ballycastle 21 Antrim Sport BELFAST 73m 64 Ballymoney (A26) italia: 51575551575557 195 202 219 Crono di World Cup: Zanardi vola Alex Zanardi ha vinto la crono della World Cup paracycling road di Castiglione della Pescaia (Grosseto). Nessun problema per il campione del mondo e olimpico che ha chiuso i 15 km con il tempo record di 21’51’’88. Successo di Podestà nella Mh3. La gara di Castiglione con quella di Segovia (Spagna), attribuisce i punteggi di classificazione per le ParaOlimpiadi di Rio 2016. CORRIERE DELLA SERA Ciclismo Caduta rovinosa di Martin, problemi per Rodriguez Un Tuft al cuore Il canadese è la sorpresa Al Giro già ansie e distacchi DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BELFAST — Un Tuft al cuore del Giro. La prima maglia rosa se la infila un grizzly canadese che a diciotto anni se n’era andato in bici per mille chilometri verso l’Alaska, con un carrettino e un cane da 30 chili. Nipote di una leggenda norvegese dello sci degli anni 30 e figlio di un t a g l i a l e g n a , S ve i n « T h e Strong» (il forzuto) festeggia in modo speciale il 37° compleanno: il barbuto esploratore, argento nella cronometro mondiale di Varese 2008, viene premiato dalla sua squadra, la favoritissima australiana Orica, avvantaggiata dalla strada semi asciutta nella fase iniziale della cronosquadre di Belfast. Un tuffo nei ricordi rosa, che oggi potrebbero anche tornare d’attualità: il 40enne Alessandro Petacchi, nonno della cor- sa, limita con la sua truppa belga il distacco ad appena 5’’ e oggi nella prima volata può sognare di tornare in cima al Giro, a cinque anni dall’ultima volta e nel giorno di un altro compleanno, quello del figlio Ale junior. Un tuffo, imprevisto e profondo, nella classifica generale. La crono, annaffiata in maniera poco democratica dalla ingestibile pioggia fredda dell’Ulster, aumenta i distacchi e crea già illusioni e ansie: Joaquin Rodriguez due anni fa aveva perso il Giro l’ultimo giorno a Milano per 16’’, contro il primo canadese in rosa, Ryder Hesjedal. Ieri il catalano si è subito spuntato l’affilatissima basetta: penultimo posto di squadra, con addirittura 1’28’’ di distacco dal colombiano Uran (compagno di Petacchi) e 1’26’’ dal guerriero Evans. La prima rosa Il canadese Svein Tuft, 37 anni compiuti ieri, è la prima maglia rosa del Giro d’Italia 2014: nella foto grande guida il drappello dell’Orica GreenEdge verso la vittoria. In alto l’irlandese Daniel Martin soccorso dopo la caduta con la Garmin-Sharp (Afp, Ansa) Non è certo un caso che Rigoberto e Cadel un anno fa fossero sul podio dietro a Nibali: la loro partenza è sparata anche rispetto al grande favorito Quintana, a 50’’ dal connazionale e Pozzovivo, a 53’’. La Cannondale di Ivan Basso fa meglio della Movistar di Quintana di 2’’ e non può lamentarsi. Su di giri l’Astana, che un anno fa ha vinto la corsa e ora ci riprova con Scarponi e Aru: i 33’’ di distacco da Uran sono un’ottima notizia. Perché è stata una cronometro con tantissimo pubblico, meteoropatica e più complicata del previsto: solo le prime tre squadre sono partite all’asciutto e le ultime sono state di nuovo avvantaggiate dalla strada meno bagnata. Raramente si è visto un volo rovinoso come quello di Daniel Martin, stella irlandese caduta in rettilineo con altri tre compagni e già fuori dal Giro che domani arriva a Dublino. Considerato che il nipote del grande Stephen Roche era scivolato anche all’ultima curva della Liegi-Bastogne-Liegi, sarà meglio ricordarsi che il simbolo dell’Irlanda è il trifoglio e non il quadrifoglio. Ma in fondo le cose bisogna prenderle come vengono, come insegna la parabola di Tuft, che dopo la separazione dei genitori ha lasciato la scuola ed è partito verso l’avventura con la mountain bike e il cane Bear, Petacchi ci prova In una crono complicata dal meteo Petacchi limita i distacchi (solo 5’’) e in volata oggi tenta il colpo diventando professionista dopo i 25 anni: «Mai avrei pensato a un regalo del genere a fine carriera. È davvero un giorno da ricordare, anche se già oggi dovrò difendermi dai velocisti». Più vecchio debuttante nel dopoguerra al Tour nel 2013, Tuft si è tolto la soddisfazione di arrivare ultimo classificato a Parigi, tutto scassato, «con le vibrazioni sui Campi Elisi che mi hanno fatto vedere le stelle». Del resto Svein, che oggi vive ad Andorra, tante volte ha dormito all’aperto o con la tenda nei boschi, letteralmente «Into the Wild». Ma la natura selvaggia dello sprint e di una tappa lungo la costa ventosa e piovosa, stavolta potrebbe non piacergli per nulla. E, come a lui, anche a molti altri. Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA La storia Tre anni fa ricominciò a pedalare senza aspettare l’ok dei medici ieri, 32enne, ha esordito nella corsa più importante La seconda vita di Colli, per lui la corsa è tutta una discesa Un tumore osseo, tre interventi «Lotto, soffro ed è bellissimo» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BELFAST — Era al palo. Un palo vero. Il semaforo di Parabiago. Solo tre anni fa. Daniele l’abbracciava, esausto e grato. Stringeva quel samaritano verniciato di giallo, piantato all’incrocio dello stradone, che l’aiutava quando non s’aiutava più nemmeno lui. Ansimante, sudato. Febbraio 2011, per la prima volta Daniele era risalito sul sellino, in sella alla vita: «I medici m’avevano detto d’aspettare una quarantina di giorni. Ma io volevo vedere se ce la facevo ancora… ». In garage, la bici aveva pazientato nove mesi per rivederlo nascere. Un parto difficile. Daniele era Coraggio Daniele Colli è nato a Rho (Mi) il 19 aprile 1982. Corre per la Yellow Fluo (Bettini) uscito di casa, l’amico Federico dietro. S’era mosso piano. Cauto. Spaventato. Aveva ricominciato lento dov’era rimasto prima del cancro, un anno prima: dai pedali. Avanti una gamba, poi l’altra, un po’ più forte… «Andavo a dieci all’ora. Mi passavano davanti anche i ragazzini. Il muscolo era uno straccio. Un male cane. Erano solo quattordici chilometri, mi sembrava di fare la Milano-Sanremo. A ogni stop m’aggrappavo a un lampione, a un cartello, al semaforo. Perché i dottori del Galeazzi m’avevano detto di non appoggiare la gamba a terra, di non permettermi una caduta. Ma anche perché alla fine non ce la facevo più. Era durissima. Mi sentivo un ex corridore… ». Correre oggi è niente. Appoggiare la gamba è zero. La pioggia non conta. E chi se ne frega del Tuft canadese volante, della cima dello Zoncolan che non sarà mai roba per lui, «io nasco passi- A Roma Il Papa benedice la maglia Vicino alla gente e vicino allo sport, tutti gli sport. Papa Francesco ha benedetto in Vaticano la maglia rosa, simbolo del primato nel Giro d’Italia (nella foto), partito ieri da Belfast. Anche la corsa ha ricevuto la benedizione del Santo Padre sta veloce» … Tre anni dopo Daniele Colli, trentaduenne non più verde, con la Neri Sottoli schizza giallo fluo come un catarinfrangente fra i murales di Belfast, tredicesimi. Basta muri del pianto, è l’esordio al Giro e ormai non c’è paura di nulla: «Sono tornato corridore. Mi sento uno che ha già vinto. Fatico, lotto. Patisco cose che non auguro nemmeno al mio peggior nemico. Poi però penso agli ostacoli della vita che ho dovuto superare e tutto è bellissimo. Mi sento di nuovo il bambino di Rho che a sette anni cominciava a tirare in prima categoria». Il lungo giro a ostacoli di Daniele partì da un dolorino al ginocchio sinistro, passò per la diagnosi d’un tumore osseo e per un medico dubbioso, «può anche essere maligno», continuò per la depressione, tre interventi, un buco nella gamba di cinque centimetri: «Mi arrabbiavo. Io dicevo: farò la Vuelta. L’ospedale che raffreddava: forse avrai una vita normale, ma correre… Ho scoperto che la vita e il ciclismo s’assomigliano: se le cose vanno male, c’è la tua famiglia e poi sei solo». Qualche amico, il comico Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Sport 57 italia: 51575551575557 Superbike, messa bene l’Aprilia Blatter non molla: mi ricandido Atletica: Ukhov vola già a 2,41 A Imola prima giornata di prove libere del Mondiale superbike 5 piloti racchiusi in 182 millesimi: del britannico Rea (Pata Honda World Superbike), vincitore ad Assen, il miglior crono (1’48’’147) nel combinato dei primi due turni. Alle sue spalle il campione in carica Sykes (Kavasaki e i due piloti dell’Aprilia Melandri e Guintoli. Quinto Giugliano su Ducati. Sepp Blatter, presidente della Fifa, non molla e a 78 anni ha ribadito al quotidiano svizzero Blick che intende ricandidarsi: «Il mio mandato sta per finire, ma la mia missione non è terminata. Sono in buona salute, perché dovrei interrompere il mio lavoro?». Finora solo Jerome Champagne ha annunciato la candidatura, mentre Michel Platini, presidente Uefa, è tatticamente in attesa. A Doha, prima tappa della Diamond League (senza Bolt), con un grande risultato (atteso): il russo Ukhov ha vinto l’alto con m 2,41, davanti a Kynard, Drouin e Barshim tutti a m 2,37.Sesto Fassinotti a 2,24. Nei 1.500, successo di Asbel Kiprop (3’29”18). Sconfitta a sorpresa nei 3.000 per la Dibaba, in una gara corsa a ritmi eccezionali dalla keniana Hellen Obiri in 8’20”68. Sorprese Contro la Lazio una partita delicata per l’Europa League: arriva anche Thohir Zanetti, serata speciale d’addio l’Inter è invitata a vincere Messaggi da tutto il mondo, web impazzito per il capitano l Le classifiche 1ª tappa Cronosquadre Belfast-Belfast, 21,7 km 1. Orica GreenEdge in 24’42’’ (media 52,712 km/h) 2. Omega Pharma-Quickstep a 5’’ 3. Bmc Racing Team a 7’’ 4. Tinkoff-Saxo a 23’’ 5. Team Sky a 35’’ 6. Astana Pro Team a 38’’ 8. Movistar a 55’’ 22. Garmin-Sharp a 3’26’’ Classifica generale 1. Tuft (Can) in 24’52’’ 2. Durbridge (Aus) s.t. 3. Weening (Ola) s.t. 6. Santaromita (Ita) s.t. 8. Brambilla (Ita) a 5’’ 9. Uran Uran (Col) s.t. 12. Petacchi (Ita) s.t. 15. Evans (Aus) a 7’’ 27. Roche (Irl) a 23’’ 28. Majka (Pol) s.t. 40. Scarponi (Ita) a 38’’ 50. Basso (Ita) a 53’’ 56. Quintana (Col) a 55’’ 103. Pellizotti (Ita) a 1’14’’ 113. Ulissi (Ita) a 1’20’’ 119. Cunego (Ita) s.t. 131. Rodriguez (Spa) a 1’33’’ 155. Colli (Ita) a 2’28’’ 165. Hesjedal (Can) a 3’26’’ 197. Fernandez (Spa) a 10’11’’ Così oggi 2ª tappa, Belfast-Belfast di 219 km Così in tv ore 14.30 Eurosport, ore 15.05 Raitre, ore 15.10 RaiSport2 MILANO — Travolta dall’affetto del mondo per l’addio al calcio di Javier Zanetti, l’Inter deve evitare di farsi travolgere dalla Lazio, in questa serata speciale, a sei giorni dal disastro del derby e in un momento del campionato nel quale non è più possibile sbagliare, se si vuole conquistare un posto in Europa League. La curva Nord rimane chiusa (discriminazione territoriale verso i tifosi del Napoli), ma per il resto San Siro sarà esaurito, perché la serata coincide con l’ultima apparizione da calciatore di Zanetti (partenza in panchina, poi si vedrà) nello stadio dove il capitano aveva esordito in campionato il 27 agosto 1995, contro il Vicenza (1-0), a 22 anni appena compiuti(10 agosto). San Siro che torna a riempirsi per Zanetti (856 partite ufficiali in nerazzurro) è anche un messaggio a Thohir, che sbarca oggi a Milano e sarà in tribuna: gli interisti vogliono i campioni e in cambio offrono partecipazione, passione, lo stadio pieno, grandi incassi. Un’Inter di medio cabotaggio non è in linea con la storia, la tradizione, gli usi e i costumi di chi la segue; nel 1995 il cambio di passo aveva coinciso con gli acquisti di Ince, Zanetti, Ganz e Roberto Carlos, prima che Ronaldo nel 1997 cambiasse il corso degli eventi nella prima fase della presidenza di Moratti. Walter Mazzarri, apparso ancora scosso per quanto accaduto nel derby («siccome sono l’allenatore, mi prendo colpe e responsabilità, com’è giusto che sia, è stato un incidente, ma possiamo riscattarci»), spera nell’ultimo regalo del capitano, contro la Lazio che lunedì celebra i 40 anni dal primo scudetto: San Siro compatto e mobilitato per spingere la squadra a raccogliere una vittoria in casa che non arriva dal 9 marzo (1-0 al Torino). Zanetti ha fatto impazzire anche il mondo del web: l’hashtag del profilo @inter Le quote Snai 1 X 2 ore 18 OGGI VERONA-UDINESE 2,05 3,60 3,40 (Tommasi) ore 20.45 INTER-LAZIO 1,70 3,75 4,75 (Massa) DOMANI ore 12.30 ATALANTA-MILAN 5,75 4,00 1,55 (Rizzoli) ore 15.00 BOLOGNA-CATANIA 2,00 3,50 3,50 (Rocchi) 3,85 3,25 2,00 LIVORNO-FIORENTINA 4,00 3,80 1,80 (Giacomelli) SAMPDORIA-NAPOLI 3,50 3,40 2,05 (Chiffi) SASSUOLO-GENOA (Gervasoni) TORINO-PARMA (Damato) 1,45 4,25 7,00 2,10 3,30 3,50 ore 17,45 ROMA-JUVENTUS 2,45 3,40 2,75 (Russo) Fonte: Snai - Dati: Monica Colombo C.D.S. Classifica JUVENTUS ROMA NAPOLI FIORENTINA INTER TORINO PARMA MILAN VERONA LAZIO 856 gare Zanetti, 40 anni, all’ultima partita a San Siro: con l’Inter 856 gare e 16 trofei vinti (Ansa, Fotogramma) di Twitter in pochi minuti è balzato al primo posto dei trend italiani; ha scalato le classifiche anche all’estero ed è esplosa la partecipazione su Facebook, Twitter e Instagram. L’Inter ha invitato tutti a cambiare la propria immagine di profilo con quella celebrativa del capitano, che è possibile scaricare su inter.it. Nel frat- tempo sono arrivati migliaia di messaggi e di elaborazioni fotografiche celebrative e nella parte cinese del sito del club sarà pubblicata una raccolta di immagini di tifosi che si sono fotografati o fatti fotografare con la maglia del capitano. Prima di cominciare, sul led di bordocampo apparirà la scritta «C’è solo un capitano»; nel riscaldamento i giocatori indosseranno una maglia con la scritta «Zanetti 4 grazie», riprodotta anche nella maxi-maglia che verrà sistemata in mezzo al campo. Finita la gara con la Lazio, Zanetti saluterà tutti con un giro sul prato; l’Inter gli ha preparato una clamorosa sorpresa e sarà un modo per dire grazie a chi in 19 anni ha corso per tutti e ha aiutato il club a vincere tutto. Il colpo di scena sarebbe se il capitano annunciasse: «Scusate, abbiamo scherzato; gioco ancora due anni». E Moratti (ieri ad Appiano), in mezzo al campo: «Io riprendo l’Inter, il contratto per il capitano è pronto». Ma il tempo è passato e come cantava nel 1974 Mina, che in passato ha duettato con Zanetti (2007), «non gioco più/ me ne vado». Fabio Monti Livorno svolta a destra, presidente un ex parà Francesco Battistini Marco Gasperetti made-man Stefano Bandecchi, 53 anni, manovale, ex pescatore (e poi parà, missino e berlusconiano) che partito da Livorno, dove è nato nel rione di Shanghai, il più popolare della città, lo stesso che ha dato i natali anche a Cristiano e Alessandro Lucarelli, è andato a Roma a fondare radio e giornali online. E poi da vecchio maestro elementare ha capito che il suo core business era l’educazione e ha investito Moggi consulente Trattativa in dirittura, la curva più rossa per ora non protesta. «Il mio consulente sarà Moggi» decine di milioni di euro per creare un’università privata di Roma: la Niccolò Cusano, riconosciuta dal Miur, con un campus all’americana di 16 mila metri quadrati e 12 mila studenti e gli affari pare vadano a gonfie vele. Tra i professori Davide Vannoni, lo psicologo del metodo Stamina, e Maurizio Costanzo, che insegna sociologia della Comunicazione. Bandecchi ha intavolato una trattativa difficile con il più astuto dei presidenti, Aldo Spinelli. E quando tutto sembrava concluso (si parla di un affare dai 12 ai 15 milioni di euro) e l’università annunciava trionfalmente d’essere praticamente proprietaria della società amaranto al Livornese Stefano Bandecchi, 53 anni, ha fondato un’università privata che ha 12mila studenti 96 85 72 61 57 55 54 54 53 53 ATALANTA SAMPDORIA UDINESE GENOA CAGLIARI SASSUOLO CHIEVO BOLOGNA CATANIA LIVORNO Inter Lazio 3-5-2 1 Handanovic 23 Ranocchia 25 Samuel 35 Rolando 2 Jonathan 88 Hernanes 17 Kuzmanovic 10 Kovacic 55 Nagatomo 9 Icardi 8 Palacio 3-5-2 1 Berisha 20 Biava 27 Cana 3 Dias 15 Gonzalez 5 Biglia 24 Ledesma 6 Mauri 17 Pereirinha 11 Klose 87 Candreva 47 44 42 41 39 31 30 29 26 25 Arbitro: MASSA di IMPERIA Tv: ore 20.45, Sky Sport 1 e Calcio 1 Premium Calcio Verona Udinese (4-3-3) 1 Rafael 4 Pillud 18 Moras 22 Maietta 33 Agostini 26 Sala 30 Donadel 10 Hallfredsson 21 Gomez 9 Toni 7 Marquinho (4-3-2-1) 22 Scuffet 27 Widmer 5 Danilo 11 Domizzi 34 Gabriel Silva 7 Badu 3 Allan 66 Pinzi 37 Pereyra 17 Nico Lopez 10 Di Natale Arbitro: TOMMASI di Bassano Tv: ore 18, Sky Calcio 1 Premium Calcio Serie B 38a giornata © RIPRODUZIONE RISERVATA Il caso Bandecchi, già simpatizzante missino ed ex candidato per Forza Italia, sta per acquistare il club © RIPRODUZIONE RISERVATA 37a giornata CAGLIARI-CHIEVO (Doveri) Bruno dei Fichi d’India da sostenere nella malattia parallela. Qualcosa in cui credere, qualunque cosa: «Leggevo Lance Armstrong. Certe frasi come “davanti al cancro che cos’è un male alle gambe?”, le ho qui dentro — Daniele si batte il petto — e quand’è finita fuori la storia del doping ho pensato che il suo tumore però non era un falso, era dieci volte peggio del mio, e non mi cambiava gli orizzonti». Il passista veloce ha perso contratti e squadre, classiche e gare semplici. Pedala pedala, sono arrivati tempi e cronometro migliori: «Quando ho vinto una gara, un avversario è venuto ad abbracciarmi: certe cose, solo nel ciclismo… ». Non è qui a fare solo il testimonial: «La tappa di Foligno sembra giusta per me, chissà… ». Una volta, al Tour, Armstrong passò in un paesino. C’erano dei bambini calvi per la chemio che lo salutavano felici con uno striscione: «Merci Lance!». Finì come finì, una tristezza. Oggi c’è Daniele: quello striscione, rimettetelo per lui. LIVORNO — Un ex parà della Folgore, già simpatizzante missino e candidato per Forza Italia, vuole diventare il nuovo presidente del Livorno. Soltanto un lustro fa, un annuncio del genere avrebbe provocato una mezza rivolta tra gli ultrà amaranto. Come già accaduto in passato con alcuni calciatori in odore di destra presentati nella campagna acquisti e poi gentilmente dimenticati per non fare imbestialire «quelli della Nord», la curva più rossa del calcio italiano, dove sventolano bandiere con Che Guevara, la falce e il martello, stendardi con strani simboli cirillici e si festeggia la nascita di Stalin. Stavolta però fischia un vento più tollerante per il self- Serie A 99%, è arrivata la frenata dell’attuale patron. Bandecchi però non si è dato per vinto. È certo che il Livorno sarà suo e ha anche tirato fuori dal cappello il classico coniglio. Sapete chi è? Luciano Moggi. «Non ci sarà scelta tecnica del Livorno che non passerà da una sua valutazione o da un suo consiglio», ha rivelato l’imprenditore. Affermazione che ha subito scatenato qualche reazione. Perché se Moggi ha subito la sanzione della preclusione alla permanenza in qualsiasi rango e categoria della Figc, resta difficile capire come farà in qualche modo a fare il consigliere del Livorno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Ieri Empoli-Crotone Padova-Cesena Oggi ore 15 Avellino-Spezia (Ostinelli) Bari-Juve Stabia (Borriello) Latina-Ternana (Bruno) Modena-Novara (Gavillucci) Palermo-V. Lanciano (Abbattista) Pescara-Siena (Minelli) Reggina-Brescia (Fabbri) Trapani-Cittadella (Candussio) Varese-Carpi (Pinzani) 3-1 0-1 Classifica PALERMO EMPOLI* CESENA* CROTONE* LATINA V. LANCIANO SPEZIA MODENA TRAPANI SIENA (-8) AVELLINO 78 65 59 58 58 55 54 53 53 52 52 BARI (-4) CARPI BRESCIA PESCARA TERNANA VARESE CITTADELLA NOVARA PADOVA * REGGINA (-3) JUVE STABIA (*) Una partita in più Tutti i gol e le immagini della giornata su 51 49 49 47 45 43 42 40 35 25 18 58 Sport Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Panchine in bilico Il Milan pensa all’ex allenatore della Roma che sarà a Milano la prossima settimana, la Juventus attende notizie Basket Petrucci ai presidenti «Quadro inquietante» Fermo Luciano Spalletti, 55 anni, ha allenato dal 2009 al 2014 lo Zenit San Pietroburgo (Ansa) Trattativa Antonio Conte, 44 anni, da tre stagioni alla guida della Juventus con cui ha vinto 3 titoli (LaPresse) Seedorf licenziato Conte-Agnelli rinvio con una battuta La società aspetta Spalletti vede Galliani ma valuta alternative Berlusconi di nuovo contro il tecnico MILANO — Il de profundis sull’esperienza di Clarence Seedorf sulla panchina milanista è stato recitato all’ora dell’happy hour da Silvio Berlusconi a Telelombardia. «Alla Sacra Famiglia ho incontrato molte persone che potrebbero gestire lo spogliatoio del Milan e farsi amare dai giocatori». Chi avesse in mente Berlusconi con quella battuta non è dato sapere. Di certo la frase pronunciata, pur con tono scherzoso, e arrivata dopo le dichiarazioni poco rassicuranti dell’altro giorno («Del futuro decideremo a fine campionato»), chiude senza se e senza ma l’avventura dell’olandese alla guida dei rossoneri. Giudicato inadeguato a ricoprire il ruolo di tecnico, Seedorf a due gare dal termine della stagione, con l’obiettivo Europa League ancora da centrare, appare completamente delegittimato. Le battute sul sarto sibilate ai tempi di Zaccheroni («Non è adatto alla stoffa di qualità che ha») sono un buffetto sulla guancia se paragonate alla dichiarazione «definitiva» dedicata all’attuale tecnico. Eppure dall’entourage di Seedorf non trapela preoccupazione per l’affermazione che sa di licenziamento imminente, non intravvedendo un nesso fra le parole del presidente e la figura dell’allenatore. Anzi le persone vicine a Clarence forniscono un’interpretazione sui generis alla battuta considerandola riferita alla società. «Ho in mente un nome ma non lo dico» ha poi confessato Berlusconi fuori onda lasciando intendere che il prescelto non sarà Inzaghi. Chissà se il nome misterioso è quello di Luciano Spalletti, già vicino alla panchina rossonera nell’estate del 2010 quando poi arrivò Massimiliano Allegri. Dopo i contatti telefonici degli ultimi giorni, il tecnico esonerato dallo Zenit a marzo (ma legato ai russi da un altro anno di contratto), sarà a Milano la prossima settimana. «Per questioni personali» ha precisato il tecnico di Certaldo, in teoria intenzionato a rimanere fermo la prossima stagione (con lo stipendio di 4,5 milioni di euro garantito dallo Zenit). Però intanto è previsto un incontro con Adriano Galliani il quale sonderà la disponibilità dell’allenatore toscano ad accontentarsi di uno stipendio più basso (magari dopo aver incassato una buonuscita dai russi). La trattativa è complessa anche perché Spalletti si attende rinforzi di quali- 20 presenze in totale sulla panchina del Milan per Clarence Seedorf: 10 vittorie, 2 pareggi e 8 sconfitte tà. La campagna acquisti sarà affidata a Rocco Maiorino, già responsabile scouting rossonero. Promosso sul campo dopo l’addio di Braida, blocca l’arrivo di nuovi ds, da Sogliano a Giovanni Galli, da Pradè a Berta. Chissà se la decisione troverà d’accordo tutte le anime del Milan. Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA Pronto il piano B: Mancini o Simeone TORINO — L’attesa continua. Il futuro di Antonio Conte e della panchina della Juventus sono ancora da scrivere. La giornata di ieri infatti, indicata nelle previsioni come decisiva, non ha portato novità. L’incontro tra il tecnico bianconero e il presidente Andrea Agnelli non c’è stato. Slittato, si presume, ai primi AFGHANISTAN - Centro chirurgico per vittime di guerra di Kabul ECCO IL TUO 5 PER MILLE Con il tuo 5 per mille costruiamo ospedali, curiamo le vittime della guerra e della povertà, formiamo il personale locale e promuoviamo il rispetto dei diritti umani. Dona il tuo 5 per mille a EMERGENCY. Codice fiscale 971 471 101 55 EMERGENCY w w w. e m e r g e n c y. i t 149 presenze in totale sulla panchina della Juventus per Antonio Conte: 100 vittorie, 34 pareggi e 15 sconfitte giorni della prossima settimana. Dopo Roma-Juve, dunque, ogni giorno sarà buono per diventare quello della verità. L’epilogo del caldo venerdì torinese si è delineato attorno a metà pomeriggio. Dopo l’allenamento, Conte era atteso nella sede del club, in centro a Torino, dove al lavoro c’erano lo stesso Agnelli, l’amministratore delegato Marotta, raggiunti poi dal direttore sportivo Paratici. All’esterno, media, tifosi e semplici curiosi in quantità. Con il passare delle ore, però, ha preso corpo una delle eventualità che si erano ipotizzate nella vigilia ricca di sussurri e grida più o meno controllati. E cioè che nessun appuntamento fosse davvero in agenda tra dirigenti e allenatore. Così in effetti è stato. Anche perché già giovedì c’era stato un contatto a Vinovo e sembra che non siano emersi fatti nuovi di portata tale da richiedere un nuovo incontro dopo poche ore. Rinvio, dunque; con la consapevolezza che, allungando un po’ (ma non troppo) i tempi, anche Conte, potrebbe ritrovare serenità e forze perdute. Le posizioni restano cristallizzate. Conte non vuole replicare l’esperienza dell’Inter del Triplete, squadra vincente ma che non si è rinnovata dopo i successi. Mira a un profondo ricambio di giocatori, guardando anche ai giovani, così da costruire un nuovo ciclo. Per continuare a vincere e alzare il livello degli obiettivi a quota Europa. L’idea di fondo di innestare nuove energie, e quindi nuovi uomini, è condivisa dalla società che però non può distogliere l’attenzione dall’equilibrio dei conti. Per proseguire, di pari passo con i successi, nell’opera di risanamento del bilancio perseguita in modo vincente in questi anni. La chiave sarà trovare la sintesi. E non sarà facile. Mai come in questo caso non si può dare per scontato il finale della storia. Logico, dunque, pensare a un piano B, a una Juventus che deve voltare pagina. Il borsino dei possibili sostituti contempla sempre gli stessi protagonisti. Il nome forte è ancora quello di Roberto Mancini. In calo Spalletti, su cui ora c’è forte il Milan, sale il gradimento per Diego Simeone. Filippo Bonsignore © RIPRODUZIONE RISERVATA Come una mina nello stagno che si stava imputridendo, adesso l’arresto di Ferdinando Minucci comincia a fare l’onda. I cerchi si allargano «all’intero sodalizio criminale che aveva nel presidente Minucci il suo ideatore e regista». Oltre a lui, alla sua segretaria, Olga Finetti, a Stefano Sammarini, titolare della Essedue Promotion e al suo direttore finanziario, Nicola Lombardini, che sono i 4 già agli arresti domiciliari, sotto indagine ci sono anche Alberto Galluzzi, titolare di alcune società speculari alla Essedue Promotion, e il g.m. della Mens Sana Siena, Jacopo Menghetti. Nel circolo vizioso del denaro dei contratti di immagine, infatti, il 20% lo trattenevano le società di Galluzzi, il 10% la Essedue di Sammarini, il 7% il presidente senese Minucci. Ma il cerchio si allarga anche per i giocatori: i 17 originariamente indagati sono già saliti a 25. Per il momento nessun italiano, ma molte società stanno tremando. Intanto, nel pomeriggio di ieri, il presidente della Fip, Gianni Petrucci, sentendosi «in diritto e in dovere» ha spedito una lettera a tutti i presidenti della serie A, lamentando, con vaga ironia, lo spazio che il basket in un sol Passato Petrucci e Minucci giorno aveva recuperato sui media, però in negativo. Chiaro, nella sua missiva, quando si dichiarava «interdetto» per non aver mai sentito, nei 15 mesi trascorsi dal suo insediamento, nessuno dei suddetti presidenti. Perplesso, come molti, per la frettolosa elezione (8 febbraio) di Minucci alla presidenza della Legabasket. Prudente, nel non voler emettere giudizi che spettano soltanto alla Magistratura, senza tuttavia negare «l’urgenza di un quadro inquietante». Concludendo che li aspetta tutti, i presidenti, attorno allo stesso tavolo, per ricostruire il presente e costruire il futuro. Ecco, il futuro. Che a nessuno venga in mente, in questo vuoto di potere, di riproporre Valentino Renzi, lui stesso ha detto, per come è stato trattato, di non volerne più sapere. Sarebbe mancanza di dignità, sia da parte di chi eventualmente lo ripropone, che di chi accetta. Sarebbe soltanto la grande stagnazione. Werther Pedrazzi © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 Formula 1 Il presidente più vicino alla squadra «Ora chiarezza e decisioni più rapide» Campione in crisi Saluti Luca di Montezemolo con Fernando Alonso (Colombo) Montezemolo uomo ai box «Non abbiamo lavorato bene» «Tutto il possibile per vincere, nuovi tecnici compresi» DA UNO DEI NOSTRI INVIATI Il processo Un punto per Bernie MONACO — Nel processo a Bernie Ecclestone (accusato di corruzione) è stato il giorno di Gerard Gribkowsky, dirigente della Bayern Lb in carcere per corruzione e frode. Gribkowsky ha dichiarato che Bernie gli ha offerto 10 milioni «per evitare una causa» e poi «altri 80», ma ha anche ammesso di «aver usato un documento per fare pressioni». Un punto per Bernie che sostiene di aver pagato perché ricattato. Sport 59 italia: 51575551575557 BARCELLONA — È venuto in Catalunya per vedere Fernando Alonso e Kimi Raikkonen beccare in prova un secondo e mezzo dalla Mercedes di Lewis Hamilton? No. O meglio, non solo. Purtroppo le botte in pista, e nella fattispecie pure la lotta con gomme ribelli, appartengono ai tempi moderni della Rossa. Ma Luca di Montezemolo è giunto a Barcellona per partire dai tempi passati: «Qui Michael Schumacher vinse la prima gara con la Ferrari». Non si stanno scomodando scaramanzie, piuttosto è un omaggio a un amico impegnato in una battaglia estrema, al di fuori dei confini abituali di un nastro d’asfalto: «Schumi ha fatto tanto per noi, adesso vediamo che cosa riuscirà a fare per se stesso: siamo fiduciosi e molto vicini a lui e alla fami- glia». Anche alla squadra, oggi, Montezemolo è vicinissimo. E lo ribadisce. Dopo l’addio di Stefano Domenicali, la scelta di Marco Mattiacci — seduto lì a fianco — l’ha riportato a giorni che lo riguardano sia come sottoposto («Rammento quando Enzo Ferrari mi nominò ds») sia come dirigente: «Assunsi Jean Todt e per un po’ lo seguii: conosceva solo i rally». Ma il progetto di affidarsi all’uomo che per il Cavallino ha girato il mondo è stato ponderato. Montezemolo, infatti, ha chiarito alcuni aspetti: non c’erano candidature alternative; non sarà un «one man show, perché Mattiacci nel team dovrà iniettare sempre di più determinazione, chiarezza organizzativa e rapidità decisionale»; il mandato è a lunga scadenza «e Le due Mercedes in testa nelle prove libere Così ieri 1. Hamilton (Gbr) Mercedes 2. Rosberg (Ger) Mercedes 3. Ricciardo (Aus) Red Bull 4. Alonso (Spa) Ferrari 5. Raikkonen (Fin) Ferrari 6. Magnussen (Dan) McLaren 8. Massa (Bra) Williams 1’25’’524 1’25’’973 1’26’’509 1’27’’121 1’27’’296 1’27’’788 1’27’’824 Così oggi ore 14: qualifiche Tv: diretta SkySportF1, differita Raidue ore 18 Così domani ore 14: Gp di Spagna Tv: diretta SkySportF1, differita Raiuno ore 21 non c’è contraddizione rispetto all’idea di guardare anche a questo campionato, da concludere in maniera migliore di come l’abbiamo avviato. I tempi del Mondiale (nel senso della vittoria, ndr)? Avrei voluto che fossero già ora. Se siamo a questo punto si vede che non abbiamo lavorato bene». È ancora necessario sbattersi nella rimonta, su un pianeta in crisi per i costi («Serve una riduzione ma tramite nuove norme, non con il tetto ai budget») e in apnea alla voce spettacolo e prestazioni: «Con Alonso ho commentato che le migliori auto della Gp2 sono veloci tanto quanto quelle di coda della F1». Ma questa è materia «per le sedi competenti» e, giusto per non rimediare attacchi, da trattare nel futuro, parola che ricorre sovente nel parlato di Montezemolo. Il futuro si lega infatti a una Ferrari risoluta a tornare a vincere: «Per riuscirci, faremo tutto ciò che è necessario». Anche sul mercato dei tecnici? «Dappertutto. A proposito? Chi è il prossimo che ci attribuite?» Adrian Newey, presidente… «Ma ce n’è uno forte pure alla Sauber (ci stanno anche le battute)… Vi dico che non lasceremo nulla di intentato». Dunque, anche con Newey? «O con Ross Brawn, magari lo convinceremo. O con Bob Bell, che non conosco ma che secondo voi è già nostro. Però tanti si dimenticano che abbiamo già il bravissimo James Allison, che lavora a testa bassa per il 2015». Ecco il punto: «L’anno prossimo non avremo più scuse». Almeno non si deluderanno i tifosi che a Montmelò hanno esposto questo striscione: «Montezemolo, ogni suo successo è un nostro successo». Adesso, in F1, non funziona precisamente così. © RIPRODUZIONE RISERVATA Crediamo che anche il migliore dei materiali possa essere sempre migliorato: Super Titanio 5 volte più resistente del normale titanio Collezione 5 volte più resistente del normale titanio 40% più leggero dell’acciaio inox Vetro Zaffiro, prezioso ed inscalfibile da 178 a 298 euro Flavio Vanetti Energia inesauribile grazie alla carica luce € 278 La giornataccia di Vettel la sua Red Bull dura solo quattro giri DA UNO DEI NOSTRI INVIATI BARCELLONA — «Suzie» l’ha tradito ancora. Si è spenta dopo 4 giri come quegli amori che non decollano mai. Sebastian Vettel (foto) guarda la sua macchina «spiaggiata» al lato della pista, s’improvvisa pompiere con un estintore in mano, poi si arrende e torna ai box con una faccia truce. Un cortocircuito ha mandato in tilt i cavi elettrici della sua Red Bull. Risultato: il tedesco ha saltato quasi tutta la giornata delle prove libere perché per riparare il guasto ci volevano ore. Colpa dei sensori e delle centraline sparse ovunque, che a volte fanno cilecca. Sulla RB10 del 4 volte campione del mondo succede spesso. In Australia Vettel si è ritirato per un problema alla «power unit» Renault, nei test invernali ha avuto inconvenienti di ogni tipo. Quinto nella classifica mondiale dietro ad Alonso e Hulkenberg, un terzo posto in Malesia il miglior piazzamento stagionale. Bottino magrissimo per l’«enfant prodige» della Formula 1, abituato a festeggiare titoli disegnando gli «otto» sull’asfalto in barba ai commissari. Tanto più se ai box ti ritrovi il volto sorridente di Daniel Ricciardo, che gira forte dietro allo squadrone Mercedes. Vettel dopo il k.o. minimizza: «È stato un piccolo problema con grandi conseguenze». A Montmelò il tedesco si è presentato con un nuovo telaio (in realtà si tratta di quello che ha già utilizzato nei test quest’inverno) per cercare di capire l’origine dei suoi mali. C’è chi dice derivino dal suo stile di guida che non si adatta ai controlli elettronici, come il drive by wire, introdotti dal regolamento quest’anno. Ma nessuno nel team di Milton Keynes ha ancora trovato una spiegazione. E se le cose andranno avanti così, «Seb» che colleziona le macchine con le quali ha vinto i 4 Mondiali e le chiama per nome, non vedrà l’ora di dire addio all’infedele «Suzie». Daniele Sparisci © RIPRODUZIONE RISERVATA 60 di italia: 51575551575557 La famiglia annuncia commossa la scomparsa Romeo Cociancich istriano dalla tempra inossidabile, uomo appassionato della vita, marito padre e nonno con un cuore immenso.- Le esequie si terranno a Milano, parrocchia San Giuseppe Calasanzio, via Don Gnocchi, 16 alle ore 14.45 di sabato 10 maggio. - Milano, 9 maggio 2014. Partecipano al lutto: Pino e Rita Nicoletti. Noemi e Fausto con Francesco Silvia Liliana Marco ricordano con affetto e stima Romeo ed abbracciano Luisella ed i suoi cari. - Milano, 9 maggio 2014. Maria Vittoria e Serena con Giorgio e Alice annunciano con immenso dolore la morte di Roberto Caja uomo eccezionale buono onesto gentile.- Un grazie di cuore a tutti coloro che lo hanno assistito: il nostro medico di famiglia Dottor Marco Frangi, le Dottoresse Bergamini, Mirabile e Granata dellIstituto dei Tumori, il Dottor Croce, la signora Donata e tutta lequipe dellUnità di Cure Palliative dellOspedale Buzzi.- I funerali si terranno lunedì 12 maggio alle ore 11 presso la parrocchia Santa Maria di Lourdes. - Milano, 9 maggio 2014. Amedeo Giovanna, Gianguido Lella, Giancarlo Riccarda, Angelo Liliana piangono la perdita del loro grande amico Roberto Caja - Milano, 9 maggio 2014. Il marito Pietro, i figli, le nuore, i nipoti e pronipoti annunciano con dolore la scomparsa di Maurizio e Luciano piangono la scomparsa della carissima amica Carla Damia Paglia Leda (Dea) Ramella Pralungo Per informazioni sui funerali telefonare allo 02.9988612. - Milano, 9 maggio 2014. e condividono il loro dolore con i tanti che le hanno voluto bene. - Milano, 8 maggio 2014. Cinzia e Dino, Elisabetta, Emmanuelle e Ermanno, Gianna e Vittorio, Giovanna, Gudrun e Marco, Laura Ferrari, Monica e Maurizio, Silvia e Giorgio, Silvia e Paolo, Simona e Paolo sono vicini con affetto a Gigi e ai fratelli per la perdita della cara mamma Partecipano al lutto: Mietta, Arnaldo, Tina, Ina, Renato, Patrizia, Adonis, Raffaella, Madelyn, Anna Caterina, Maria e Giovanni, Nicoleugenia, Adriana e Diego. Carla Damia Paglia - Milano, 9 maggio 2014. Enrico Poliero e i dipendenti del gruppo Geotea si uniscono al dolore della famiglia Paglia in questo doloroso momento per la scomparsa di Carla Damia Paglia Paolo e Antonia Giuggioli sono vicini al Senatore Roberto Cociancich in questo momento di grande dolore per la perdita del padre Partecipano al lutto: Francesca Massimo, Viviana Luca, Silvia Luca. - Vado Ligure, 9 maggio 2014. Romeo Cociancich La Fondazione Ravasi Garzanti, a nome di tutti i componenti dei suoi organi, partecipa al dolore della famiglia e dellAssociazione Seneca per la perdita dell Lo staff del Gruppo Corvette si unisce al dolore della famiglia per la scomparsa della - Milano, 9 maggio 2014. Gli Avvocati Cino Raffa Ugolini, Laurent Scarna, Daniele Caneva, Nicoletta Colombo, Gianpaolo Locurto, Gianluca Fucci e Marco Lucchini, insieme a tutti i colleghi e al personale degli Studi CRW & Partners e Caneva e Associati, sono vicini al socio e amico Roberto e a tutta la sua famiglia per la perdita del padre Romeo Cociancich - Milano, 8 maggio 2014. Partecipa al lutto: La Dottoressa Maria Grazia Abbattista. Il Presidente, il Consiglio di Amministrazione, tutto il Management e lo staff Guy Carpenter Srl si uniscono al dolore del figlio Roberto e dei familiari, per la scomparsa di Romeo Cociancich - Milano, 9 maggio 2014. Il Presidente Claudio Rotti con i Vice Presidenti, il Consiglio Direttivo, il Segretario Generale ed il personale tutto di AICE (Associazione Italiana Commercio Estero) partecipa commosso al grave lutto che ha colpito la famiglia e ricorda con grande stima ed affetto il Dott. Romeo Cociancich - Milano, 9 maggio 2014. La Direzione e la Redazione del Corriere della Sera sono vicine a Paola e alla famiglia nel ricordo del padre Luigi Cagnazzi - Milano, 9 maggio 2014. Antonio Macaluso, Barbara Stefanelli, Daniele Manca, Gian Giacomo Schiavi e Luciano Fontana abbracciano forte Paola per la perdita del suo papà Luigi Cagnazzi - Milano, 9 maggio 2014. Partecipano al lutto: Paolo Baldini. Silvia Bassignana. Stefano Beretta. Barbara Brambilla. Laura Buffa. Enrico Caiano. Emily Capozucca. Ivana Ceriani. Flavio Chiesa. Silvia Covucci. Luciano Ferraro. Stefania Filippi. Lenny Francavilla. Rita Derosas. Gabriella Orlandi. Laura Girardi. Roberta Meda. Luciano Micconi. Antonio Morra. Elena Moschetta. Maurizio Natta. Ornella Portalupi. Venanzio Postiglione. Rosa Putignano. Giulio Rangheri. Paolo Rastelli. Anna Sismondini. Vittoria Tognoli. Gianpaolo Tucci. R.S.U. CGIL. Simona Boccedi. Fabio Buso. Sara Caffulli. Massimo Colombi. Vittorio Lestingi. Giancarlo Martinelli. Fulvio Matarese. Emanuele Mina. Stefano Poletti. Francesco Rota. Sergio e Paola Erede partecipano al grande dolore di Madelyn per la perdita dellamato padre Lawrence Levy - Milano, 9 maggio 2014. ing. Roberto Caja ricordandone il grande impegno sociale e la mite determinazione in favore degli scopi della fondazione quale suo consigliere di amministrazione. - Milano, 9 maggio 2014. sig.ra Carla Damia Paglia - Masate, 9 maggio 2014. Renato, Andrea e Barbara si stringono con affetto a Gianni e famiglia per la perdita della mamma sig.ra Carla Damia Paglia - Milano, 9 maggio 2014. Partecipano al lutto: Mario Cera. Marino Busnelli. Orso Bugiani. Paola Giudici. Tutto lo staff di Doctor Dentist esprime le più sentite condoglianze per la scomparsa della Roberta e i volontari di Seneca ricordano con grande rimpianto il loro Presidente - Milano, 9 maggio 2014. Roberto Caja insostituibile esempio e riferimento per sensibilità e onestà intellettuale partecipando al dolore dei familiari. - Milano, 9 maggio 2014. La moglie Tina, le figlie Martina e Federica, il nipotino Francesco, i generi Gianni e Lorenzo, la sorella Teresa con Paolo, i fratelli Massimo e Luciano, la suocera Lucia, le cognate Lella con Walter, Maria con Tommy ed i nipoti tutti addolorati annunciano limprovvisa scomparsa del caro Notaio Alberto Cuocolo di 59 anni.- I funerali si svolgeranno in Lecco sabato 10 maggio alle ore 14.30 nella Basilica di San Nicolò, indi la cara salma verrà tumulata nel cimitero di Napoli.- La camera ardente è allestita presso lospedale Manzoni di Lecco sino alle ore 13.30 di sabato.- Si ringrazia anticipatamente tutti coloro che vorranno partecipare. - Lecco, 8 maggio 2014. Guglielmo Marconi, Roberto Marconi, Achille Saverio, Gianluca Sanvito, Silvia Colombo e Luciana Buttero sono vicini alla famiglia per la scomparsa del Notaio Dott. Alberto Cuocolo e ricordano i lunghi anni di proficua collaborazione. - Milano, 9 maggio 2014. Il Direttore, il personale medico, infermieristico e amministrativo della Clinica Chirurgica I dellOspedale San Gerardo di Monza, sono vicini al Dottor Giovanni Colombo nelloccasione della perdita della cara mamma Tellian Tacqui - Monza, 9 maggio 2014. I condomini di via Bronzino 10, Milano, e lAmministrazione Ferrari Papetti Francapi partecipano al dolore dei familiari per la scomparsa del Dott. Luigi Bagnasco - Milano, 9 maggio 2014. sig.ra Carla Damia Paglia La moglie Clara e i figli Cristina e Adi annunciano limprovvisa scomparsa del loro amato Volfrano Menozzi marito e padre sempre presente e guida esemplare nei momenti importanti della vita. - Milano, 9 maggio 2014. Partecipano al lutto: Alberto, Laura e i nipoti Andrea, Alberto e Lucrezia. Abbiamo perso il nostro caro Marino Anesa Lo annunciano la moglie e compagna di vita Mariuccia, i figli Marco e Giulio con Francesca e i nipoti Leonardo e Samuele.- I funerali verranno celebrati il giorno 10 maggio alle ore 10.30 presso la parrocchia di Semonte (BG). - Milano, 8 maggio 2014. Andrea Torazzi piange la scomparsa del carissimo amico Luigi Guidi Buffarini scrittore, letterato, uomo di immensa cultura e di ancor più grande bontà. - Milano, 8 maggio 2014. Giovanna con la mamma annuncia la scomparsa dellamato papà Filippo Pellicciari un particolare ringraziamento al personale dellIstituto Redaelli, palazzina 3. - Milano, 9 maggio 2014. 10 maggio 2009 - 10 maggio 2014 Biagio Melloni Con infinita nostalgia la tua Esterina. - Milano, 10 maggio 2014. Nel giorno del suo compleanno, la famiglia ricorda con affetto Antonio Respigo - Milano, 10 maggio 2014. Era, Mila, Deanna con famiglie piangono limprovvisa scomparsa dellamato fratello “Assenza, più acuta presenza…” (Attilio Bertolucci) Volfrano Menozzi - Milano, 9 maggio 2014. Profondamente colpiti per limprovvisa scomparsa del caro E’ passato un anno da quando il nostro TAI OTTAVIO MISSONI Nino Menozzi Francesco e Ottavia Iandolo con i figli abbracciano con affetto Clara, Adelmo e Cristina in questo momento di grande dolore. - Milano, 9 maggio 2014. È mancata allaffetto dei suoi cari Franca Mele ved. Della Frera Consolati e certi dellabbraccio del Padre eterno lo annuncia il figlio Guido con Claudia, i nipoti Francesco, Maria Giulia e Jonathan, la consuocera Maria ed i parenti tutti.- La camera ardente è allestita presso il Polo Geriatrico Riabilitativo di Cinisello Balsamo, via dei Lavoratori n. 133.- I funerali avranno luogo in Barlassina (MB) sabato 10 maggio alle ore 14.30 presso la parrocchia di San Giulio, preceduti alle ore 14 dalla recita del Santo Rosario.- I familiari ringraziano tutti coloro che parteciperanno. - Cinisello Balsamo - Barlassina, 9 maggio 2014. ci ha lasciati. Con Vittorio e Maurizia nel cuore, lo ricordano con infinita tenerezza, amore e gratitudine, Rosita la sua sposa, i figli Luca con Judith, Angela con Bruno, gli amati nipoti Margherita con Eugenio, Ottavio, Jennifer con Tommaso, Francesco, Giacomo, Teresa, Marco, Michelangelo e Madeleine. San Francisco - Sumirago, 9 maggio 2014 Ieri nonno RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano Mario Ceccarelli ci ha lasciati.- Noi tutti, i figli Monica e Paolo, i nipoti Andrea Federico Giulia e Michele, Cristina, la famiglia e Angela lo salutiamo con tanto affetto. - Milano, 10 maggio 2014. Rossella e Susanna abbracciano forte la cara amica Monica nel momento della perdita del papà Mario Ceccarelli - Milano, 10 maggio 2014. Il fratello Gerardo Broggini e famiglia sono vicini ad Ornella e figli per la scomparsa del SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: Prof. Romano Broggini - Milano, 9 maggio 2014. Mimma Allorio con i figli partecipa al dolore di Gerardo e della sua famiglia per la scomparsa del fratello Romano Broggini - Milano, 9 maggio 2014. Ci stringiamo forte al nostro amico Alberto nel dolore per la scomparsa dellamata Simona Facchetti Alessandro, Federica, Cecilia e Ludovica. - Milano, 9 maggio 2014. PER PAROLA: A MODULO: Corriere della Sera Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti:€ 540,00 Gazzetta dello Sport Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 61 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 8) +) 5>> 9>> 5> 9> > 9>> 9>+4 9> > 5>9 9>8 5 9>9 9 9>9) 9>94 -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" $(* &:(% $& 7',* 21 ,1<&(7'(7 :*(* 2: !1( ,17 && 1!$*($ $7&$( 2&<* $ *(2:7$ 1*<2$ * 7',*1&$ 2:&& &,$- '17% :( ,122$*( !$:(!1 2:&&07&$ ,*17(* :( ,!!$*1'(7* !(1& & 7',* 2:&& (*271 ($2*&3 1*<2$ 7',*1&$ (# *17$ $(71221((* 2*,177:77* & 1!$*($ (71&$ 1$7$# ,*$ (# ,17 $ .:&& '1$$*(&$- <1'* (# :( '*17* &* 71'$*- 1*&% '$!&$*11- ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" *27 *1$(* (*< *&*!( *' ',*22* - &1$ 7($ $&(* 1(7* (=$ 1$27 $1(= 1:!$ (*( /.:$& ,*&$ 1$ *7(= 7 $-%( &1'* &!#1* !&$1$ :1 $ &$ *& :<*&* *,17* $*!!$ *<2$ ',*1&$ < *17* *17 *&7* *17 &'* %8 (*( *27 1$ *&*!( *&=(* 12$ !&$1$ ' )4 ) )4 )3 )4 )) 4) 44 44 4 40 4 4 1(* $*!!$ %8 / )3 )) )) ) ) )' 44 43 43 4 4) 43 :<*&*2* /.:$& 22$( $&(* ,*&$ &$ &1'* ',*1& %"& %8 0 )3 )3 )3 )3 ' ) 44 44 44 4 4 4 43 *,17* 2 7 1 9 8 6 6 3 Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 6 3 4 3 5 LA SOLUZIONE DI IERI Puzzles by Pappocom 2 8 5 5 6 2 7 9 1 Altri giochi su www.corriere.it 1 3 5 4 1 2 3 4 7 5 6 9 8 6 8 4 3 1 9 7 2 5 9 5 7 8 6 2 1 3 4 2 9 1 6 5 3 8 4 7 8 4 5 7 2 1 3 6 9 7 3 6 9 4 8 5 1 2 1' 1:!$ 21 $2 *7(= - &1$ $'$($ < Sudoku Diabolico 8 3 4 7 9 1 8 6 2 5 3 3 6 2 5 9 7 4 8 1 $."&#" .$( -$"&( %.2-% "6 -.6" - (&- 5$"&( 2(($% (*&!& "%5-( "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 -" ".(& (% -$$(& "-& 2& 5&"." $-" !$77* %"& ',*22* 7($ 1*7*( :(* $1(= (*< ',1$ *22* %"& *& $ 0(7$$&*( && ==*11 *1'$ # $(<2* :*( ,17 $ 277*1$ & (*271* *(7$((7- ',* 27$& 2*&!!$7* 2:&& ($2*& 1$ .:&& $7&$( !1( ,17 && 1($ =*( (71&$ :1*,- & &:22* ,17:17* 7&(7$* *($=$*( *17'(7 $& 7',* 2:& !(* ($7* *( 7',*1&$ ,$*!!3 ,1$,$7=$*($ ,$; 2,12 2:&& =*( 277(71$*(&$ ,$; *1$(7&$ &&0:1*,- 5 1 8 2 3 4 9 7 6 %"& %8 )) / ' ); / )3 / 4 44 43 4) )/ 43 4 *<2$ *' *1$(* 1(7* 1$27 $( (=$ 1*( %"& %8 )) )) )4 )3 )3 )4 )4 4 43 4 4 43 43 4 $!" !&!" &#(# &(56- 9&9 In edicola con il Corriere La biblioteca di Papa Francesco Il primo libro In edicola con il Corriere della Sera il primo libro della collana «La biblioteca di Papa Francesco», in collaborazione con Civiltà Cattolica. Disponibile il a 10,90 euro romanzo di Ethel Mannin più il prezzo del quotidiano Tardi ti ho amato. !"( &2"( 7 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% "-2 $ (#9( -. ((2 5$ !"&( "22 $ .."( "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( Oggi su www.corriere.it I più letti Tecnologia Apple vuole musica GP di Barcellona Punta su Beats che da gennaio vende anche musica in streaming Prove per la pole Nigeria crocifissa: Riccardo 1 Donna Viti ha confessato Luisa Ranieri madrina a 2 Venezia: non mi accettavo su Expo: sette 3 Terremoto arresti. Ma Procura divisa David Tepper, il manager 4 più pagato al mondo al 33,8%, Grillo al 23 5 Pd Berlusconi sotto il 20 Capo di Boko Haram In sette punti chi è Shekau, colui che ha rapito 200 ragazze Sfortuna Quando colpisce I 21 scatti che fermano l’attimo in cui il destino ti volta le spalle. Foto Alle 14 iniziano le prove per la griglia di partenza del Gp di Spagna. Ieri nelle libere il più veloce è stato Hamilton. Dietro le due Mercedes la Red Bull di Ricciardo. Alonso quarto. 62 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER DISTRARSI PER CONOSCERE Emma in trasferta Mehta dirige a Copenaghen il Maggio Musicale È°ää È°äx È°xx Ç°ää Ç°Óx n°ää n°Óä °ää °Îä £ä°Óä ££°£x ££°{x In diretta, da Copenaghen (Danimarca), la finale della 59ª edizione dell’Eurovision Song Contest. Si conoscerà così la canzone vincitrice del concorso europeo musicale che quest’anno ha visto affrontarsi 37 canzoni in rappresentanza delle tv pubbliche di altrettanti Paesi europei, dall’Islanda all’Armenia, dalla Russia al Portogallo. Emma (foto) è la portabandiera italiana a Copenaghen: la vincitrice del Festival di Sanremo 2012 sarà in concorso con «La mia città», di cui è anche autrice. A guidare il pubblico italiano, le voci fuori campo di Linus e Nicola Savino. In diretta l’Opening Gala per l’apertura dell’Opera di Firenze. In programma, diretti da Zubin Mehta (foto), il quarto atto dall’«Otello» di Giuseppe Verdi, con Gregory Kunde e Maria Agresta; «La Valse» di Ravel, con la coreografia di Davide Bombana seguita da «After the rain» di Arvo Pärt, con la coreografia di Christopher Wheeldon e l’étoile Alessandra Ferri; e il primo atto dalla «Tosca» di Giacomo Puccini, con Fiorenza Cedolins, Marco Berti e Ambrogio Maestri. L’Orchestra e il Coro sono quelli del Maggio Musicale Fiorentino, mentre il corpo di ballo è quello di Maggiodanza. Eurovision Song Contest 2014 Rai2, ore 21 Concerto Sinfonico Rai5, ore 20.30 £Î°Îä £{°ää £{°Îä £È°Îx £È°{x £n°xä Óä°ää Óä°Îä ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì À>°Ì 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD /","° ÌÌ° , *9,° ÌÌ° / £° 1 "// ° 6>ÀiÌD / £° /£ ""° ÌÌ° / £° / £ °°-° 6, ",<<" /° ÌÌÕ>ÌD 1 "// -/", 6,° ÌÌÕ>ÌD *,"6 1" "° 6>ÀiÌD /", ° -9 ,6,° ÌÌ° -/"° /> Ã Ü / £° ,// *<< - */,"° ÌÌÕ>ÌD ½,/° +Õâ /", ° , / -*",/° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> È°Îä 6,/ -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää <",,"° /iiv Ç°Óx --° /iiv °ää -1 6 - "° ÌÌÕ>ÌD £ä°ää - / 7",° ÌÌÕ>ÌD £ä°{ä ," ° ÌÌÕ>ÌD ££°Óä <<"", " ° 6>ÀiÌD £Î°ää / Ó ", "° £Î°Óx , ° ,ÕLÀV> £{°ää 6"9, /",9° ,>}>ââ £x°{ä - */,"° /v £Ç°£ä -, " 6,° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x / Ó °°-° £Ç°xä , *," -* ",1 £\ *Ì >i +Õ>vV i *Ì >i° ÕÌLà £n°xx äc 1/"° ,ÕLÀV> £°Îx "1 /"7 ° /iiv È°ää 1", ",,"° "- ® 6-/° ÌÌ° Ç°ää , 6/° /iiv Ç°xä - "/° °Îä ½-, -/"° ÌÌÕ>ÌD ££°ää /, /° ÌÌ° ££°Îä /, *,""//" /° ÌÌÕ>ÌD £Ó°ää / ΰ £Ó°Óx /, -// ° ,ÌV>V £Ó°xx /, / /° ÌÌÕ>ÌD £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°{x / Î *8° ÌÌÕ>ÌD £{°xx /Î °°-° £x°ää , *9,° ÌÌ° £x°äx ," ½/ Óä£{\ Ó§ Ì>««>\ iv>ÃÌ iv>ÃÌ Ó£n ®° Và £È°xä *," --" /**° ,ÕLÀV> £Ç°{x /6 /° /> Ã Ü £°ää / ΰ Óä°Îä / Ó Óä°Îä° Ó£°ää 1,"6-" -" " /-/° ÕÃV>i° `ÕVi ÕÃ] V> ->Û ä°£x , *9,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi À>ViÃV> >V ä°Óä -/" -*, /° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> £°£x / Ó° £°Îä /Ó "--,° ÌÌ° Ó°£x / Ó -/",° , " / -// ° ÌÌÕ>ÌD -, Óä°Îx , /1"° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ,"-" ,"° V° Ó£°Îä ---° }À>vV] ÕÃÌÀ>É iÀ>>ÉÌ>>] Óää®° 8>ÛiÀ -V Ü>ÀâiLiÀ}iÀ° ÀÃÌ>> >«Ì` Óΰ{x ","° À>>ÌV] 1Ã>] Ó䣣®° ÀL iÀÃi° >Ì > >Li >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ >Ç°Ì ÌÛ°Ì / { / 7-° 6 ° /iiv 1 /,° /iiv < *" - 1° ,ÕLÀV> ëÀÌÛ> 1 *,9- -/",9° VÕ,i>ÌÞ , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /", ° / /6 ",-° /iiv - ", "° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD " - ,/9° ,i>ÌÞ , " /6 -* ° 6>ÀiÌD *","/\ - *","/° / { /", ° -,/"° /iiÛi> È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° °£ä -1*,*,/-° ÌÌÕ>ÌD £ä°Îä , ,/" £Î ,--1 /"° ,i>ÌÞ ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD £Î°ää / x° £Î°{ä /", " 69° À>>ÌV] 1Ã>] Óää®° ,i}> ` `ÀiÜ ° À° iÀi`Ì Ài] >iÀ >VÀvÌ] *>ÃV>i ÕÌÌ £x°Óx -,/"° /iiÛi> £È°£ä 6,--"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi -Û> /vv> £n°xä 6 / 1 /,"t +Õâ° `ÕVi iÀÀÞ -VÌÌ° i «À}À>>\ /} x ÌV«>âi È°£ä /- *" 6/° -iÀi È°{x / / *, /1// 6/° /iiv Ç°Óx /,1 -" ] 6*° -iÀi n°Óä ° /iiv £ä°£ä " "1/° £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°ää -*",/ -/° £Î°{ä , ,/" £Î° ,i>ÌÞ £{°£ä -*-" ° >ÀÌ £{°Îx /" E ,,9° >ÀÌ £{°{x , *,8 -1*, *,"6\ « Ì>> >ÃÃi -Õ«iÀ«i *ÀÛi° ÌVVà £x°xx , 1/ ½ "° £n°äx 6 -/,° 6>ÀiÌD £n°Îä -/1" *,/"° £°ää ° È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌ° Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°xä " 1- /"° ÌÌ° Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌ° ££°ää 6-" ,, ° /> Ã Ü £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/, - , - "° /iiv £È°{ä "7"9° 7iÃÌiÀ] 1Ã>] £xn®° ,i}> ` iiÀ >Ûið i À`] >V i] > >à v° £n°£ä ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i >ÃiÞ] «Ã £{°Îä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £x°Îä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £È°Óä / " ΰ 6>ÀiÌD £n°£ä 6 66, ° 6>ÀiÌD £°£ä - ""9 7"77° 6>ÀiÌD Óä°£ä , 9"1 / " ¶ 1 -*, /" ½",° 6>ÀiÌD Ó£°£ä ,/" ,9"\ ,/ *, -"° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää , 1"1- --\ 6, , "/-° 6>ÀiÌD ÓΰÎä /, { " ,-6"° £°Îä / ," ° Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä /*" ° /> à ܰ `ÕVi >L >â° ««> >}iÀL>V Ó£°Îä 1--\ * , - "*,/° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi LiÀÌ }i> Óä°Îä /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Ó£°Îä "° âi] } }É1Ã>] £nn®° `ÀiÜ >Ûð -ÌiÛi -i>}>] - >À -Ìi] iÀÞ -Û> ÓΰÓä -- ,/ {° ÌÌÕ>ÌD Óä°ää / x° Óä°{ä -/,- "/< 6" ½,,1 <° /} ->ÌÀV° `ÕVi V>ÀÀ> i *Vi Ó£°£ä ° 6>ÀiÌD° `ÕVi ° i «« ä°Îä -* /x° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä 1 ½*,- "° i`>] 1Ã>] ÓääÇ®° ,i}> ` / - >`Þ>V° -ÌiÛi >Ài] À}> Àii>] >ÕÀi À> >° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°Ì Óä°ää / Ç° Óä°Îä "//" <<" -/"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ Ó£°£ä "--," ,/° /iiv° ÀÕ ÀiiÀ ä°{x / Ç -*",/° ä°xä "6 -° ÌÌ° Óΰ{ä / ΰ Óΰxx / ," ° ä°ää 1 ", " *,/1,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ,LiÀÌ> *iÌÀiÕââ ÓΰÓx *,° / ÀiÀ] 1Ã>] £x®° ,i}> ` `ÀiÜ -«ið `Þ À>ÜvÀ`] 7> >`Ü £°Îä / x "//° £°{ ,-- -/*° Ó°ää -/,- "/<° /} ->ÌÀV° `ÕVi V>ÀÀ> i *Vi Óΰäx ° i`>] 1Ã>] £®° ,i}> ` /i` ii° ``i ÕÀ« Þ] >ÀÌ >ÜÀiVi ä°xx "//" <<"° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi ÀÕLiÀ £°Îx " ,° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi /â>> *>i> ,> -ÌÀ> ,> Õ« È°£ä Ç°Óä n°£x °Óä °xä £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £Ó°xx £{°ää £x°Îä £È°Óä £Ç°ää £n°xx £°Îx ii>Þ /6 £x°ää ,"" -/ "° 6>ÀiÌD £x°Îä 9 / ,8° 6>ÀiÌD £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää " 1*9 9 -/ "° ÕÃV>i £°ää ", *-1 -/ " ° ÕÃV>i Óä°ää <," "1,° /iiv Ó£°ää 1", ,"° 6>ÀiÌD ÓÓ°ää " " "° V° Óΰää , ",,", -/",9 Ó° /iiv 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Ranieri canta per De Filippi Carell come Noè si prepara al diluvio ,>{ Prosegue il talent guidato da Maria De Filippi. Ospiti dei duetti, Massimo Ranieri (foto) per la squadra dei Bianchi e Mario Biondi per i Blu. Alla giuria si aggiunge Raoul Bova. Amici Canale 5, ore 21.10 Un ex anchorman (Steve Carell, foto) appena eletto al Congresso Usa, viene scelto da Dio per costruire un’arca che dovrà salvare amici e conoscenti da un diluvio biblico. Un’impresa da Dio Italia 1, ore 21.10 Bernardini fa spazio Lino Banfi nominato al giro d’Italia allenatore di calcio Per dare spazio alla diretta del Giro d’Italia, la trasmissione da Massimo Bernardini viene posticipata. Ospiti la conduttrice Mara Venier, il dj Federico Russo, la giornalista Maria Volpe. Tv Talk Rai3, ore 17.45 Oronzo Canà (Lino Banfi), allenatore disoccupato, viene ingaggiato da una squadra di calcio neopromossa in serie A. Ma la campagna acquisti del presidente non promette bene... L’allenatore nel pallone Iris, ore 21 È°£ä È°Îä È°xx Ç°äx Ç°Îx °äx £ä°Îx £Ó°£x £Î°xä £{°ää £x°Îx £È°£ä £È°xx £Ç°xä £Ç°xx £n°{ä £°Óx £°Îx Ó£°£ä ÓÓ°xä ,>x À>°Ì À>°Ì -, 7,-° ÌÌ° 1- ° ÌÌÕ>ÌD -/,° ÌÌ° 1//""9 9 "° V° -/,° -iÀi 9" ° -iÀi " /", 7"° -iÀi , ° , *9,° ÌÌ° "/",79° -* 1//""9] / 1//"° V° " / 11° /iiv -- /" --° -iÀi , 7- ", "° 6 ° -iÀi -*" /° -iÀi , *9,° ÌÌÕ>ÌD 1° -iÀi "-/ 7-*,,° -iÀi /,- /" -° / ÀiÀ®° ,i}> ` >Û` >ÀV° £n°{x ," ,9 ," <" "**"° V° Óä°Óä , *9,° ÌÌ° Óä°Îä " 1- ", / " Óä£{° ÕÃV> ÓΰÎä *,"// <° ÌÌÕ>ÌD Ó{°ää 6 //, -"7° /> Ã Ü £Ç°£ä ,7 *1 / 6-/° VÕiÌ £n°ää , x{° VÕiÌ £n°Îä ,7 ," ° VÕiÌ Óä°Îä £Ó *, ,- /° V° Ó£°£x , 1,,° VÕiÌ ÓÓ°ää -11+° VÕiÌ Óΰää ,°°° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £x°Îä "--° -iÀi £Ç°£x , 7- ", "° £Ç°Óä /1// 1- 1",° -iÀi £°ää , *9,° ÌÌ° £°äx " "1 -/° Ó£°£x , /", "° ÃiÀi Óΰäx 6,' 6 //° À>°Ì £Î°{x £x°{ä £Ç°Óä £Ç°Óx £Ç°Îx À>°Ì / 7,-/,° "9-° , 7- ", "° , *9,° ÌÌ° <" -" ° £°Îx - " 1 **° Ó£°£ä / ," / ° ÓΰÓx /,,° À>°Ì ,i> /i Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* 1- ° -«iÌÌ>V £n°{x "1- " 1-° /iiv £°Îä **1 //" ,"--" -"/ -"-*//° Óä°xx 7 8 1° >ÀÌ ÓÓ°£ä 1 1 * ° >ÀÌ £n°Îx ,9 "--\ -"19° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 8/, "6,\ " /" -1, ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " ,"--" ,--" /," " *-9 1-° ÌÌÕ>ÌD Óΰäx 6/ /° ÌÌÕ>ÌD °{ä £Ó°£x £{°xä £x°Îx 7E",,° /v *,"/"° ÌÌÕ>ÌD , E ,6° ÌÌ° ,1-/9 -6"° £n°äx 7E",,° /v Óä°xä 1 -/, "° -iÀi Óΰää , E ,6° ÌÌÕ>ÌD £n°Îx +1, ° V° £°Îä 1 / -1 /° ÌÌ° Óä°Óä , //"t V° Ó£°£ä ,6, " -/,*iÃV> ÓÓ°ää *, 1 *1 " , *iÃV> ÓÓ°xä /,, -,* / -" ° ÌÌÕ>ÌD £Ç°{x 5 //° ÌÌÕ>ÌD £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°Óx 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°Óä +1 -, ",/° ÓΰÓä " /" -*"-° VÕ,i>ÌÞ ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°{x **° >ÀÌ £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - * / 6®° >ÀÌ £°Îä "//",-- *1 ° >ÀÌ £°xä ,/" " < "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä - ½",-"° >ÀÌ Àði`>ÃiÌ°Ì £{°ä / - ",° £È°Óx --" t ÌÌÕ>ÌD £È°xÈ "97""] 6," /° £n°xn - - ° Ó£°ä£ ½ /", *" ° ÓΰäÎ ½ ,, ",- /,° ViÌÛ°Ì i`>ÃiÌ°Ì £°Îä , 1"° VÕiÌ>À Óä°ää , ° 6>ÀiÌD Ó£°äx "/", " */,<° ÓÓ°xä ",- ° ä°ää ---"] , *"/ ° ½,-,/° VÕiÌ>À £Ç°£ä " 66 /1, ¼£{ , , -6<<,° ÌÌÕ>ÌD £n°äx - ,° ,i>ÌÞ £n°Îx "* -* ° -iÀi £n°{ä " -° Ó£°££ * "- ½",° Óΰää 8 -/9° ÌÌÕ>ÌD Óΰ{ä " 66 /1, ¼£{ , , -6<<,° ÌÌÕ>ÌD ÌÛÓäää°Ì Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Óx 1", ", "° ÌÌ° Óä°xx / /° Ó£°Óä º", < "» " ° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°£x --, 6,° Ó{°ää //" "//° Corriere della Sera Sabato 10 Maggio 2014 63 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Eredità per Sandler che realizza un sogno La vita di un pizzaiolo aspirante poeta (Adam Sandler, foto) cambia radicalmente grazie all’eredità lasciatagli da un lontano parente. Su di lui si avventano avvoltoi e giornalisti in cerca di scoop. Mr. Deeds Studio Universal, ore 21.15 Butler protegge la vita del presidente Eckhart -Þ i> -«ÀÌ £ä°ää 6" *,-" ,V Õà i V>ÀViÀi iÃÃV> ` *ÕiLÌ] ÀÛi ° Lî ÌÀÛ> Õ> ëiÀ>â> }À>âi > Õ À>}>ââ ` >° -Þ i> >Ý ££°ää / / -/ " ÌÌÀ>ÛiÀà } VV ` Õ ÃÕ««iÌi ` iÌÌiÀ>ÌÕÀ> v ÀÌÀ>i ` VÛiâ>i ÃÃÌi> ` ÃÌÀÕâi >iÀV>° -Þ i> ÕÌ £Ó°ää *, " *" -*"-" i À}>ââ> >ÌÀ° Õ m Õ Li i`V V i ÃÌ> «iÀ ëÃ>Àà i ÌÀ> `Õi ÃVVV> > ÃVÌ>°°° -Þ i> *>Ãà £Î°{x 1 ", " *,/1, 1 }À ` >ÛÀ `i «ÀiÌÀi ÀÕÃà *° i ««®° `iÌV>Li ½i«Ã` V ° -À` i «> ` >` ÀV° -Þ i> >ÃÃVà £{°Óx / 79 ÕÀ>Ìi Õ> LÕviÀ> ` iÛi `i £{ä] ÃiÌÌi «À}iÀ ÃV>««> `> Õ Õ>} ÃÛiÌV° - Õ LiÀ > µÕ>à ViÀÌ>iÌi ÀÌ°°° -Þ i> ÕÌ £È°{ä , -- > ÃÌÀ> ÛiÀ> ` Õ «iÀ> V i] i> *> `i> ÕiÀÀ> `>i] >VViÌÌ> ` >ÃV`iÀi >VÕ iLÀi ii v}>ÌÕÀi `i> VÌÌD° -Þ i> ÕÌ £Ç°£ä ," /9 *iÀ Ãi}ÕÀi Õ V>Ã] `iÌiVÌÛi Þ />}}>ÀÌ Ã ÌÀÛ> VÛÌ Õ ÃV>`> VÕ m «V>Ì >V i Ã`>V ` iÜ 9À° -Þ i> >Ý £°ää ë}>ÀiÃÌ> i] ÃÌ>À `i ÕL 8µÕÃÌi] `ÛiÌ> iÌÀi `i `V>Ûii / i `° - >ÀiÀD `i> ÃÀi> `i À>}>ââ° -Þ i> *>Ãà ӣ°ää -, "/ À>`à /Ì¢ iVi -VÃV>VV>] i½À> V>ÃÃV v `ÀiÌÌ `> ° >ÌÌ V -° Ài° iÀ>Li ½À}> ` «>ÃÌ>ÃVÕÌÌ>° -Þ i> >ÃÃVà // 6, 7>``> > £ä > i ÛÛi À>L> ->Õ`Ì> `Ûi i m «iÀiÃà >`>Ài LViÌÌ>° > À>}>ââ> ÌiÌ> VÕµÕi ½«ÃÃLi° -Þ i> ÕÌ "/ 1 ," +1//," <* V>} Ì m ÃÕ«iÀiÀi ` Õ> ÃiÀi ÌÛ] > µÕ>` ÃV>««> `> ÃiÌ Ã Ài`i VÌ V i ÃÕ «ÌiÀ vÕâ>° -Þ i> >Þ - , <",," ° «Ã ÀiÃVi > ÌÀ>ÃvÀ>Ài L>`Ì ° >`iÀ>Ã Õ «iÀviÌÌ Ã«>`>VV\ <ÀÀ° -Þ i> >Ý , ," "6 ",/ " 6,/ "ÃV>À > ° ,LiÀÌà «iÀ ½ÌiÀ«ÀiÌ>âi ` À ÀVÛV ] `> V i > `iÕV>Ì i L>ÌÌÕÌ -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £Ó°£x £Î°äx £{°ää £x°ää £È°ää £Ç°äx £n°£ä £°ää Óä°ää Ó£°ää £Ó°£x *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi £Î°£ä 1 1" Ó Ý vi £{°ää - ""9"" "-/," " -- >ÀÌ iÌÜÀ £x°äx ½- / / -Þ 1 £È°ää /1//" 1 " -Þ 1 £Ç°Óä 1 ", /" -Þ i> *>Ãà £n°Óx *" ½ // -Þ 1 Óä°ää 1 1" Ó Ý vi Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , Ó£°£ä 1 ", -/, 1- -Þ 1 ÓÓ°ää " /" -*"-t Óΰää 11/", -, Óΰ£x /"1, ÃiÞ >i Óΰ{x , /,"*"/ £Î°ää * /, ,"- E "° iÀ>} £{°äx "9 // - , iÀ>} £x°ää "9 // - , i`à £È°ää 1"6 66 /1, */, * i`à £Ç°ää ," / " 9- Ó £n°£ä " " >ÀÌ iÌÜÀ £°ää ,1// //6 >ÀÌ iÌÜÀ Óä°£ä 1"6 66 /1, */, * i`à Óä°Óä "9 // - , Ó Ó£°äx 7 /" E ,,9 -"7 iÀ>} £{°£ä "-"-° "-- " -*<" >Ì> i}À>« V £x°äx -/1* +1,/" >Ì> i}À>« V £È°äx ½, ½ < ÃÌÀÞ >i £Ç°ää --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i £n°ää /-", ÃÌÀÞ >i £°ää -" ÃÌÀÞ >i Óä°ää 9/1-/,- ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää , +1//," ,1"/ 7", /"1, ÃVÛiÀÞ >i £{°Óx / ",- ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Î / ", -° /iiv 9 £{°x{ 1 9 *"*° *ÀiÕ i> £x°ÓÈ +1 "° - Ü " £x°Ón / 6*, ,-° /iiv 9 £È°ää "1 /9° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°äÓ / ° /iiv " £È°£È / 6*, ,-° /iiv 9 £Ç°ä{ "--* ,° /iiv 9 £Ç°Ó£ 6° *ÀiÕ i> £Ç°Ó{ ---° /iiv " £Ç°xÎ "--* ,° /iiv 9 £n°£x "- 1*° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £n°{Ó *,//9 // ,-° /iiv 9 £n°{x "1 /"7 -" <,"° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°ÎÓ *, /""° /iiv 9 £°Î{ ,° "1- 6-" ° /iiv " £°ÎÇ -"" / , --° *ÀiÕ i> Óä°ÓÓ , 1° /iiv 9 Óä°Ó{ ,° "1- 6-" ° /iiv " Ó£°£ä ÓÓ°{ä Óΰ£x ä°Îä £°ää Õ> }À>`i V«>}>° -° -`iÀLiÀ} ° -Þ i> *>Ãà 6 1/" *,- /t *i««] LLÌiV>À Õ «>iÃi ` Ì>}>] Ûii «iÀ iÀÀÀi iiÌÌ *ÀiÃ`iÌi `i> ,i«ÕLLV>° i >««ÀvÌÌiÀD «iÀ V>L>Ài «>iÃi° -Þ i> £ ½", 1, /, >ÀV] VÀÌV iÌÌiÀ>À ` }À i VÀÃÌ> `> ` ÃiÀ>] «iÃ> V i ½>Ài `ÕÀ > >Ãà Π> > « VÌÀ> Vi° -Þ i> Ìà , ", 1 `ÕÃÌÀ>i ` «ÀÛV> ° ° -VÌÌ® ViÀV> > v}>] vÌ> i½>LiÌi `ii «ÀÃÌÌÕÌi° *° -V À>`iÀ] ÃVii}}>ÌÕÀi ` º/>Ý ÀÛiÀ»° -Þ i> >ÃÃVà ",, ½ > ÃÌÀ> ` ÌÀi `i V i Õ½ÃiÌÌ> `i -Õ` Ì>> à ÌÀÛ> VÃÌÀiÌÌi > v>À vÀÌi VÕi «iÀ Ã>Û>Àà > «ii° -Þ i> £ - ° ,Ã] > ÃÕ iÃÀ` Vi>Ì}À>vV] `iÃVÀÛi ` `i> `iµÕiâ> À}>ââ>Ì>° *ÀÌ>}ÃÌ> `i> ÛVi`> m ° -Õ?Àiâ° -Þ i> >ÃÃVà 1" *,- / *ÀiÃ`iÌi vÀ>ViÃi > Vi ÃÕ> VÕV> «iÀÃ>i ÀÌiÃi >LÀ>] v>Ã> «ÀviÃÃÃÌ> V i VµÕÃÌ> *>>ââ° -Þ i> £ £{°£x -1,\ Óä£Ó -Ü>ÌV Àà *À 9>V Ì E -> £{°Îä -"\ /-/ -/° Ó£n Çc À `½Ì>>° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°xä "\ În ", / ÀiÌÌ> -iÀi ° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ £ £x°ää / -\ -9 -/1" ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £x°Îä / -\ £ - /* 7À` /ÕÀ >ÃÌiÀà £äää >`À`° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°{x 6\ *,/ < /À>Ã>Ì >VµÕià 6>LÀi Ó䣣 9>V Ì E -> £n°£x 6\ *,- *, 9>V Ì E -> £°ää 1/""-"\ 1,"-*",/ -/ *,- -*79 ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ / -\ Ó - /* 7À` /ÕÀ >ÃÌiÀà £äää >`À`° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó Óä°Óä *6""\ *9 " , { >«>Ì Ì>> vii Óä£ÎÉÓä£{ ,>-«ÀÌ £ Ó£°£x -1,\ -1, / *-\ -1, 1 9>V Ì E -> Ó£°{ä 1/""-"\ *"`ÞV>À° ÀiÌÌ> -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°ää -"\ /-/ -/° Ó£n Çc À `½Ì>> ÕÀëÀÌ Óΰ£ä +1/<" \ ",- , / ÕÀëÀÌ Óΰ£x 9 / E - 9>V Ì E -> L’attore scozzese Gerard Butler nei panni dell’ex agente dei servizi segreti Mike Banning che potrebbe salvare la vita al presidente degli Stati Uniti d’America (Aaron Eckhart, foto con Butler). Attacco al potere Sky Cinema 1, ore 21.10 Il cane a cartoni con i superpoteri Bolt (nell’immagine) è il caneattore perfetto, per lui non esiste differenza tra set e vita. Fuori dalla campana di vetro dei grandi studios, scopre però che i suoi superpoteri non funzionano. Bolt - Un eroe a quattro zampe Sky Cinema Family, ore 21 Ó£°£ä ÓÓ°ää ÓÓ°xä Óΰ£x ÓΰÎä -*-" Ý / /",9 Ý -- ÃiÞ >i 7/ "9- ,> Õ« 1-/ E 9 ÃiÞ >i °-°° Ý Ài 1-/ E 9 ÃiÞ >i 6 ÃiÞ >i *," Ý Ài - < /, Ý Ài / /",9 Ý "9 " *,"" Ý vi /1 , Vi`i /- ÃiÞ >i / -*"6, 1 ÃiÞ >i ," -" Ó -", /- ÃiÞ >i Cosa ha causato il disastro del Vajont? i`>ÃiÌ *ÀiÕ Nel 1963, a causa di una colossale frana nella Valle del Vajont, muoiono 2000 persone. Il documentario analizza gli errori che sono stati commessi e che hanno provocato un tale disastro. Vajont: una tragedia immensa National Geographic, ore 20.55 £Ó°Óä 1," ",,° /iiv " £Ó°{x 6, ,1<° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Î°äÇ / , 1,/ 7" ,-/" ° *ÀiÕ i> £Î°äÇ 1," ",,° /iiv " £Î°äÇ , *, ° /iiv 9 £Î°x{ 1," ",,° /iiv " £Î°x{ , 1° /iiv 9 A fil di rete di Aldo Grasso Ci voleva più cautela nel rifare Berselli A l programma «Quel gran pezzo dell’Italia. Era già tutto scritto ma ci eravamo distratti» manca un elemento fondamentale. Manca Edmondo Berselli. Capisco l’intenzione degli autori (Marzia Barbieri Berselli, Riccardo Bocca, Romano Frassa, Andrea Quartarone), capisco il loro profondo amore, ma capisco anche che Edmondo è insostituibile. Proprio per questo sarei andato più cauto. Senza di lui è impossibile rifare l’operetta morale sugli intelligenti d’Italia, si rischia la parodia. Vincitori e vinti «Venerati maestri», il libro su cui poggia la prima di sei puntaGiulia te ispirate ai suoi scritti e alle sue Innocenzi memorabili intuizioni, era un Giulia testo venato da una tristezza maInnocenzi linconica (la tristezza di chi ha batte letto molto, di chi ha buon guFiammetta Cicogna. sto, di chi è dotato di una prosa Buono l’esordio di smagliante) che qui si stenta a «Anno Uno», con ritrovare, resta solo il cabaret. ospite il Premier Il programma, condotto in Matteo Renzi e la studio da Riccardo Bocca, voce conduzione della fuori campo di Gioele Dix e inInnocenzi: per terventi in stile guru di Carlo 2.203.000 spettatori, Freccero, gioca sulla famosa tri10% di share logia di Alberto Arbasino, a proposito delle figurette e figuracce Fiammetta culturali in Italia: si inizia come Cicogna «giovane promessa», ci si conFiammetta solida nella condizione di «soliCicogna to stronzo», ci si innalza infine superata alla stima del «venerato maeda Giulia Innocenzi. stro» (Rai3, giovedì, ore 22.50). Su Italia 1 in prima Certo, il materiale di repertoserata va in onda rio è sempre molto interessante una nuova puntata di (il giovane Benigni, il giovane «Wild - Oltrenatura», Battiato, il giovane Moretti, il con la Cicogna: giovane Ferrara, il giovane Vasco per 1.274.000 Rossi, il giovane Baricco…), spespettatori, 6,3% cie se accompagnato dai testi di di share Edmondo, ma appena si ritorna in studio si perde «il gesto eccentrico, il tocco marginale, lo scarto inatteso dell’ironia». «Nei momenti di malumore, sempre più frequenti, io confesso che non mi piace nulla. Non mi piace un romanzo, non mi piace un film, la musica, la televisione, non mi piace praticamente niente di quanto vien prodotto in Italia». Questo l’incipit di «Venerati Maestri». Possiamo farlo nostro, chiedendo scusa per il malumore? © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Óä°Îä "7 1/° /iiv -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óä°{x / , --,¶° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x / 9/"7 "1/7- 1",° *ÀiÕ i> Ó£°£x ,° -° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äx / 6*, ,-° /iiv 9 ÓÓ°x{ / ", -° /iiv 9 ÓÓ°xx " 1-° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÎ°ä£ -/, - < ",° *ÀiÕ i> ÓΰäÈ 1," ",,° /iiv " Óΰ£ä "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰ{È *,//9 // ,-° /iiv 9 Óΰxx 1," ",,° /iiv " ä°În "--* ,° /iiv 9 64 italia: 51575551575557 Sabato 10 Maggio 2014 Corriere della Sera
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