Romano Del Gaudio Settimanale di attualità, politica, cultura ed eventi ANNO VIX - N° 4 - 23 gennaio 2015 - € 0,50 Invito alla ragione L’assunzione di responsabilità e il rispetto del patto elettorale nell’intervento del consigliere comunale che analizza questo non facile momento dell’Amministrazione di Martina Franca Antonio Catucci, uno dei titolari dell’omonima masseria in contrada Capitolo a Martina Franca. - foto di donato ancona - ANTONIO CATUCCI TRA ORTO E FORNELLI Cucina genuina a Km zero: dalla produzione propria direttamente in tavola. È questo il nuovo trend, insieme alla riscoperta di sapori antichi rivisti in chiave contemporanea e con un occhio di riguardo all’ecosostenibilità Matteo Pizzigallo Il detto, il non detto e l’indicibile A lezione di geopolitica con il professore martinese, uno dei più quotati studiosi di diplomazia economica e relazioni euro mediterranee 2 23 gennaio 2015 / n.4 E tra E tra 23 gennaio 2015 / n.4 Editoriale 3 controcorrente MI ARRENDO, INCONDIZIONATAMENTE di Vito Pietro Corrente “Ahi serva Italia, di dolore ostello,/nave senza nocchiere in gran tempesta,/non donna di province, ma bordello!” (Dante – Purgatorio, canto VI). 9 luglio 1978 Sandro Pertini; 3 luglio 1985 Francesco Cossiga; 28 maggio 1992 Oscar Luigi Scalfaro; 18 maggio 1999 Carlo Azeglio Ciampi; 15 maggio 2006 Giorgio Napolitano. È del tutto evidente, al colto e all’inclita, quanto rapida sia stata la parabola discendente della più alta carica dello Stato nei trentasette anni trascorsi dal suo punto più alto, Sandro Pertini. Uomini di parte, quasi mai super Volto coperto da passamontagna, pistola in pugno, fa irruzione nel negozio di telefonia a Manduria (in provincia di Taranto) e i poliziotti che passavano da lì proprio in quel momento lo agguantano alle spalle. Solo un attimo dopo scoprono che non si tratta di un rapinatore ma di Umberto Sardella, il comico barese di Mudù, intento a girare uno spot per un negozio di telefonia. È finita con una stretta di mano e due risate, ma anche con una denuncia per procurato allarme a carico dell’attore-regista. partes, che non hanno mai rappresentato l’intera Nazione ma solo una parte di essa, a mio avviso la peggiore, certamente quella minoritaria nel sentire popolare. Oggi siamo nuovamente alle prese con il tragicomico rituale che precede l’elezione del prossimo Capo dello Stato. In perfetta coerenza etica ed intellettuale, i propositi di voltare pagina per arrivare alla nomina di un uomo non divisivo, di una personalità di alto profilo civile ed istituzionale, vera sintesi delle anime della Nazione, si sono materializzate nei nomi dei candidati in pectore. Chi sono? La rosa è degna del miglior “tragico Fantozzi”. In ordine di preferenze: Giuliano Amato, Romano Prodi, Anna Finocchiaro, Pierferdinando Casini, Walter Veltroni. Outsider Pietro Grasso e Laura Boldrini. Un magnifico, rutilante caravan serraglio di personaggi che, a vario titolo e con minori o maggiori responsabilità, hanno contribuito all’eutanasia di questo nostro misero Paese. Siccome noi Italiani siamo un popolo dalla memoria corta, mi permetto di riesumare brevi cenni biografici di alcuni dei nostri “magnifici sette”. Giuliano Amato, il Dottor Sottile, politico di lungo corso, deputato dall’83, amico e consigliere economico di Bettino Craxi nonché suo ministro nei governi presieduti, non si fa scrupolo di tradirlo quando nel ’92 scoppia la tempesta di Tangentopoli. Per questo tradimento verrà ricompensato con la Presidenza del Consiglio che si fa ricordare per la finanziaria lacrime e sangue di 93 mila miliardi di lire e il prelievo forzoso del 6 per mille da tutti i conti correnti dei cittadini. Il Professor Romano Prodi, l’uomo del destino della sinistra riformista italiana, uomo con tanti scheletri nell’armadio. Vicenda della vendita, o della svendita, della SME; caso CirioBertolli-De Rica; Nomisma e le consulenze pubbliche; affaire Telekom Serbia; dossier Mitrokhin; e chi più ne ha più ne metta. Dimenticavo che gli dobbiamo un ringraziamento particolare per il disastro Euro nel quale ci ha precipitati. Finocchiaro, Casini e Veltroni, per la loro inconsistenza politica meriterebbero a mala pena una breve nota a margine nella storia patria recente, e invece si trovano a correre per la prima carica dello Stato. Di fronte a questa nuova nefandezza della nostra politica, un vero e proprio scempio del rispetto che si deve ai cittadini di questa nazione, non so voi, ma io mi arrendo definitivamente. E anche incondizionatamente! Extra Magazine Piazza Vittorio Veneto n. 2 - 74015 Martina Franca (TA) 4 23 gennaio 2015 / n.4 E tra E tra 23 gennaio 2015 / n.4 5 CRONACA Sette brevi in sette righe Incubo finito (?) Statte Un 29enne di Taranto è stato arrestato poiché responsabile di atti persecutori nei confronti di una donna di Statte. L’uomo in passato ha addirittura investito volontariamente, con la propria auto, la vittima, colpevole di rifiutare le sue avances, e rendendosi così responsabile anche del più grave reato di tentato omicidio. Lo stesso, inoltre, pubblicava su alcuni social network annunci a sfondo sessuale e foto riferite alla donna, arrivando anche ad attivare e/o modificare le condizioni di forniture di utenze domestiche intestate alla vittima, facendo credere di essere la parte interessata. Rifiuti sommersi Sannicandro Di Bari SUna notevole quantità di rifiuti, pericolosi e non, è stata interrata in uno dei versanti del torrente Picone, in località Parco delle Grotte, in area sottoposta a vincolo paesaggistico. I tre proprietari del terreno sono stati denunciati per discarica abusiva oltre che per violazione della normativa a tutela del paesaggio. Dall’analisi dello stato dei luoghi e delle ortofoto è emerso che, nel corso degli anni, è stata svolta una costante attività di riempimento di parte dell’alveo del torrente, per nascondere i rifiuti e ottenere una maggiore superficie coltivabile. 32 arresti contro la mafia Foggia IUn’ordinanza di custodia cautelare è in corso d’esecuzione nella provincia di Foggia e in varie località d’Italia nei confronti di 32 indagati per estorsioni e tentato omicidio aggravati dal metodo mafioso. Il provvedimento, emesso su richiesta della Direzione distrettuale antimafia di Bari, viene eseguito dai Carabinieri del Comando provinciale di Foggia. Gli indagati sono anche accusati (a vario titolo) di associazione finalizzata al traffico di droga, detenzione illegale d’armi, rapina, ricettazione, danneggiamento ed altro. Tarallini volanti I pacchetti da 25 grammi del «Tarallificio dei Trulli» sono arrivati in ogni angolo del mondo grazie a un contratto stipulato tra la compagnia di bandiera italiana e l’azienda della famiglia Recchia di Alberobello. Ma lo scorso 31 dicembre scade il contratto e per l’azienda nostrana iniziano i problemi. Da novembre l’Alitalia non paga le fatture già scadute. D’altronde, pagando l’Alitalia a sessanta giorni, quelle scadute a novembre sono le forniture di settembre e così via. Ad oggi il Tarallificio vanta un credito di 116mila euro di cui 76mila con fatture, appunto, già scadute. . Tre arresti per tentato omicidio Bari Ordinanza di custodia cautelare a tre presunti appartenenti al clan Campanale, ritenuti responsabili del duplice tentato omicidio avvenuto la sera del 12 ottobre 2013 nel capoluogo pugliese ai danni di due presunti esponenti del clan rivale Lorusso. La misura è stata emessa nei confronti di Giacomo Campanale, 44 anni, Felice Campanale, 28, e Alessio Centanni, 23, ritenuti responsabili, a vario titolo, di tentato omicidio aggravato, porto e detenzione illegale di armi da fuoco, ricettazione e violazione degli obblighi della sorveglianza speciale. Bersaglio mancato Trani A 80 anni ha cercato di suicidarsi - questo quanto ritiene la polizia – con una coltellata al cuore ma ha mancato di poco il bersaglio. La lama è rimasta conficcata nel petto, precisamente nella parete del cuore nel ventricolo destro. Quando i parenti se ne sono accorti, hanno chiamato i sanitari del 118 che, temendo di ledere il cuore estraendo l’arma, lo hanno condotto prima all’ospedale di Trani e poi in quello di Andria. Troppo pericoloso estrarre il coltello, tanto che è stato deciso di trasferire l’ottantenne Policlinico di Bari, dove il delicato intervento è stato concluso con successo. Assalto al portavalori Foggia Per una rapina ad un furgone portavalori l’autostrada A16 è stata chiusa al traffico in entrambi i sensi di marcia tra Candela (Foggia) e Lacedonia (Avellino). L’assalto è stato compiuto ai danni di un portavalori della Securpol di Caivano (Napoli), ma non è andato a buon fine perchè il commando è fuggito senza portare via il bottino. Un vigilante sarebbe rimasto leggermente ferito da una scheggia di vetro. Prima di fuggire i rapinatori hanno dato fuoco a tre mezzi: due si trovano alle spalle del portavalori, l’altro davanti al mezzo. Per la cronaca in diretta vai sul sito www.extramagazine.eu 23 gennaio 2015 / n.4 6 Attualità E tra Due giornate, due convegni Taranto come Torino come Matera L’Associazione “Le Città che Vogliamo” ha realizzato due incontri per creare un asse tra la Capitale della Cultura 2019 e il nostro territorio MATERA La rivincita passa per la cultura Da “vergogna nazionale”, come fu definita, a laboratorio urbanistico e sociologico. Il riscatto di una città che ora lavora per diventare capitale della cultura europea. Con tutta una serie di benefici di cui godrà anche la Puglia di Oscar Nardelli D al 1985 due città dell’Unione Europea vengono designate, per un anno, capitali della cultura. Per il 2019 sono risultate vincitrici: Matera per l’Italia e Plodiv per la Bulgaria. La “città europea della cultura” venne concepita per la prima volta il 13 giugno 1985, su iniziativa del Ministro della Commissione Europea, Melina Merkouri (artista, cantante e politica greca, nata ad Atene il 18 ottobre 1920), ed è stata concepita come mezzo per avvicinare le varie culture europee e i suoi cittadini. Negli anni l’iniziativa si è sviluppata con sempre maggiore successo dimostrando di attrarre, nella città prescelta, migliaia di visitatori da tutto il mondo. Per il 2019, in Italia, erano in lizza sei città: Cagliari, Lecce, Perugia, Ravenna, Siena e, appunto, Matera. La città di Matera ha presentato un dossier composto da 123 pagine, suddiviso in 7 capitoli e comprensivo di 15 progetti “bandiera”, oltre ai sotto progetti che prevedevano il coinvolgimento non solo di Matera, ma di quasi tutto il territorio della Basilicata: dal Cilento all’alta Murgia, nonché il Pollino, ed è riuscita a spuntarla su tutte le altre concorrenti, risultando a Bruxelles la prescelta, avendo ottenuto 7 voti sui 13 disponibili. Il 17 ottobre 2014, in una cerimonia pubblica tenutasi a Roma, alla presenza del Ministro per i Beni Culturali Franceschini, ne è stata data ufficialmente notizia dal Presidente della Giuria Internazionale europea, Steve Green. L’impulso che ha permesso di dare avvio all’intera operazione è stato l’accordo finanziario tra il Comune di Matera e la Regione Basilicata, il cui contributo dovrebbe aggirarsi, per il Comune di 5,2 milioni di euro e per la Regione di 25 milioni di euro, complessivamente quasi il 70% dell’intera operazione. Per la parte residua il Governo Nazionale dovrebbe contribuire con una somma pari a 11 milioni di Euro. Poi vanno aggiunti altri Enti territoriali, come le Provincia di Matera e di Potenza; il Comune di Potenza e la Camera di Commercio. Vanno altresì aggiunti gli sponsor Nazionali come le Poste Italiane, ENI, FIAT, nonché aziende locali operanti sul territorio della Basilicata e della Puglia. Come slogan Matera ha scelto “Open Future”, e la Fondazione Matera/Basilicata 2019, nata il 3 settembre 2014, presieduta dal Sindaco di Matera Salvatore Adduce, presto passerà la mano ad un nuovo comitato organizzatore, il quale si metterà all’opera per rappresentare e organizzare al meglio lo sviluppo operativo dell’intera manifestazione. Le norme e la tempistica prevedono che il 70%, del budget sia destinato ai progetti e ai programmi culturali; il 18% per la promozione e il marketing e il 12% per coprire le spese generali di gestione e del personale. La spesa complessiva verrà comunque dilazionata nell’arco di tempo di 9 anni, dal 2014 al 2022. (Per dare inizio al progetto nel 2014, Matera ha già speso il 4/% del budget complessivo, pari a 1.517,816 euro). Naturalmente investimenti, spese e cifre, non possono essere considerati ufficiali, poiché potrebbero subire ritocchi, sia al rialzo che al ribasso. Il calendario delle manifestazioni è stato concepito in modo tale da poter effettuare gli interventi preparatori dilazionandoli negli anni, per poi culminare nel 2019, con la presentazione dell’intero evento culturale che, comunque, non terminerà nel 2019, ma proseguirà per altri 3 anni, sino al 2022. Dei 15 progetti bandiera, due denominati Flagship (nave ammiraglia), prevedono: 1) I-Dea, progetto per la realizzazione dell’istituto demoetnoantropologico (studio della demografia, etnografia, antropologia culturale), luogo in cui l’arte e la scienza si incontreranno, con la condivisione degli archivi regionali, in Italia e in Europa; 2) Open Design school, progetto che prevede, a partire già dal 2015, la creazione di una scuola di design sul territorio Lucano, per permettere di sviluppare localmente gran parte delle strutture e della tecnologia, per la realizzazione dell’intero evento “Matera 2019”. Intorno a queste due grandi iniziative, gravitano altri importanti sotto progetti, che prevedono: laboratori di musica folkloristica e classica; poesia, prosa, danza, teatro, artigianato, agricoltura, cucina e pane tipici del territorio, nonché lo studio e la diffusione delle peculiarità della Città e dell’intera Regione Basilicata, con convegni, mostre, Progetti importanti, già finanziati e in corso d’opera, sono anche la realizzazione del campus universitario (stanziamento di 30 milioni di euro), la Bradanica - rimodernamento della ferrovia FAL Bari-Matera (costo previsto 90.750.000 euro) e l’ampliamento della scuola di restauro della Sovrintendenza (costo 5 milioni di euro). Le Poste Italiane, per l’occasione emetteranno un annullo speciale per festeggiare Matera 2019: capitale europea della Cultura. Il Comune di Tito, per festeggiare la nomina di Matera ha preceduto tutti realizzato per lo scorso Natale, l’albero più grande della Basilicata. di Fabiana Spada E dopo Matera capitale della Cultura 2019, ecco che per Taranto potrebbero aprirsi molte possibilità dal punto di vista turistico e naturalmente economico. A sfruttare l’occasione e perché no, una possibilità di futuro, Gianni Liviano con l’Associazione “Le Città Che Vogliamo” ha organizzato nella settimana appena trascorsa due giornate a Taranto e a Martina, con l’obbiettivo di costruire nuove visioni di comunità per i prossimi anni; tema centrale dei due incontri è stato “come costruire una nuova vision della città ?”. Taranto in effetti potrebbe essere il Porto di Matera e perché no, anche la sua stazione , ospitando i milioni di turisti che verranno a far visita alla Città dei Sassi nei prossimi anni; in questa maniera la nostra città e tutto il nostro territorio provinciale gioverebbe moltissimo, ma è vero anche che bisogna essere preparati. Ragion per cui l’Associazione “Le Città che Vogliamo” ha voluto creare un momento di confronto per un unico progetto di sintesi, al fine di creare un asse tra Taranto e Matera, attraverso un ragionamento sulla comunità del 2020. I due incontri svoltisi a Taranto e a Martina, rispettivamente al Salone della Provincia e al Park Hotel San Michele, sono stati caratterizzati da un unico obiettivo per costruire una visione di comunità per i prossimi anni, per costruire una nuova asse dal punto di vista economico e sociale legate alle opportunità che Matera offre alle città del nostro territorio. I due convegni sono stati scansionati da 13 interventi, 13 professionalità che si sono alternati per fornire spiegazioni, istruzioni e consigli, il tutto condito con la moderazione di Gianni Liviano e con le ciliegine sulla torta rappresentate da Paolo Verri (direttore di Matera Capitale 2019 e degli eventi di Expo 2015), il prof. Valentino Castellani (già sindaco di Torino, città che ha fatto il salto dall’industria dell’auto alla capitale dello sport 2015) e Michele Emiliano. Nel convegno ha illustrato le linee di possibili intersezioni tra i territori di Taranto e Matera, il prof. Francesco Semeraro a nome del comitato “Taranto 2019”. E tra 23 gennaio 2015 / n.4 7 Romano Del Gaudio Invito alla ragione L’assunzione di responsabilità e il rispetto del patto elettorale nell’intervento del consigliere comunale che analizza questo non facile momento dell’Amministrazione di Martina Franca di Francesco Mastrovito L a guerra a colpi di comunicati stampa, dichiarazioni a denti stretti e rapporti personali che iniziano a sfilacciarsi, stanno provocando più di qualche malumore nella maggioranza che sostiene l’Amministrazione guidata da Franco Ancona. A rendere ancora più complicata la situazione, è l’avvicinarsi delle elezioni regionali che porta i probabili candidati a fare dell’Amministrazione una vittima del “fuoco amico”. Anche le voci che vorrebbero un cambio in seno alla maggioranza (NCD/UDC al posto di MeP) non contribuisco a rasserenare il clima. In questo quadro, si inserisce il consigliere comunale del Partito democratico Romano Del Gaudio che, facendo un’onesta analisi dei primi due anni e mezzo di amministrazione, invita tutti alla ragione e al rispetto dell’iniziale patto elettorale sottoposto agli elettori. Romano Del Gaudio, questi sembrano essere giorni difficili per la maggioranza che sostiene Franco Ancona. Quanto è seria la situazione? «All’infuori di alcune criticità legate alla prossima campagna elettorale per le regionali, non credo ci siano problemi seri. Non dimentichiamo che, direttamente o indirettamente, abbiamo in seno alla maggioranza ben quattro candidati (Donato Pentassuglia, Giuseppe Cervellera, Francesco Laddomada e Antonio Martucci, ndr). Se gli animi ora si stanno accendendo, è solo per questo. Per il resto, non ci sono consiglieri comunali motivati da interessi o questioni personali da risolvere che possono ledere la maggioranza o il percorso di maggioranza». Quindi c’è il rischio che campagna elettorale incida pesantemente sul cammino dell’Amministrazione. «La campagna elettorale deve rimane fuori dall’Amministrazione. E’ normale che il risultato elettorale dipenda anche da quello che fa un’amministrazione; se ci sono delle criticità, queste devono essere giustamente sollevate, ma l’atteggiamento non può essere quello di strumentalizzare quello che non va per capitalizzare dei voti. Non è un atteggiamento leale. Invito un po’ tutti a ragionare, a definire un percorso da fare insieme in un atteggiamento collegiale. Dobbiamo evidenziare quelle che sono le priorità e andare avanti. Non possiamo permetterci di buttare per aria un progetto soltanto perché qualcuno ha un mal di pancia, qualcuno fa un passo indietro, qualcun altro in avanti o c’è chi accelera o chi rallenta. Questo non possiamo permetterlo a nessuno. Abbiamo sottoscritto un patto e dobbiamo portarlo a termine». Ecco, che cosa non va? «Per esempio abbiamo sbagliato ad aumentare le tasse. E’ prioritario rivedere il bilancio e limare alcune situazioni per attutire e ridimensionare la tassazione; i cittadini non ce la fanno più». Quindi, l’aumento della pressione fiscale non era dovuta esclusivamente alle decisioni del governo centrale. «Ci sono stati degli sprechi come, per esempio, l’assegnazione di alcuni incarichi o delle manifestazioni inutili. Molte cose sono state fatte in maniera superficiale. Adesso un attento e oculato atteggiamento nei confronti del bilancio che andremo a redigere tra febbraio e marzo, ci chiede di rivedere alcune cose. Non possiamo vessare i cittadini perché non abbiamo verificato nei dettagli voci come i residui attivi, passivi o quant’altro. Noi dobbiamo veramente pulire questo bilancio e non possiamo più permetterci sprechi. Se dobbiamo evitare di fare qualche manifestazione per fare altro, allora lo dobbiamo fare. Dobbiamo avere il coraggio di farlo. Questo deve essere il nostro atteggiamento». Si parla ormai da tempo di qualche problema tra le forze che compongono la maggioranza, con la possibilità che il gruppo NCD/UDC sostituisca quello dei Moderati e Popolari di Martucci e Caroli. «Io non voglio che ci siano elementi di rottura nella nostra maggioranza, dove c’è solo bisogno di sintesi e di individuare quelle che sono le cose più importati da portare a termine. L’impostazione di questa amministrazione è rigida, seria e convinta; è fatta di regole, di ripristino della macchina amministrativa, di rilancio economico della nostra città. I discorsi personalistici non possono compromettere questo cammino. Certo in proiezione, cioè in un prossimo mandato, ingloberei i centristi nell’UDC/NCD ma, in questo momento, io non posso ledere il patto iniziale che lega i partiti che compongono l’attuale maggioranza. Noi prima di tutto dobbiamo portare a termine il nostro programma, poi saranno i cittadini a giudicarci. Oggi io non posso aprire a nessuno, se non in una dialettica opposizione/maggioranza su quelle che sono questioni importanti». Quindi, ognuno al suo posto nel rispetto del proprio ruolo. «Io voglio ascoltarla l’opposizione. Se vogliono essere laboratorio politico, vogliono darci un contributo, che ben ven- ga. Io apro nelle commissioni come in tutte le situazioni possibili; del resto sono sempre stato aperto al dialogo, io non ho problemi al confronto. Però non posso pensare che entrino in una nuova giunta, anche perché non credo ci siano i presupposti per fare un discorso di questo tipo. Se poi qualcuno che è già in campagna elettorale, vuole strumentalizzare tutto questo per accaparrarsi dei voti, lo faccia pure ma questo è un modo di fare che trovo ingiusto e i martinesi devono sapere che sono di fronte a una situazione “parallela” che niente ha a che fare con il nostro progetto di città. A me piace, per esempio, quando il consigliere Marraffa in consiglio comunale dice: “scusate, ma su scala provinciale state ragionando come rilanciare il territorio?”. Io su questi temi voglio il confronto con l’opposizione, ma oggi non posso aprire e mettere dentro figure che sicuramente non hanno sottoscritto il nostro patto iniziale, non lo condividono nè tanto meno ritengono Franco Ancona la figura che li possa rappresentare». A proposito di Franco Ancona: cosa dovrebbe fare il sindaco in un momento come questo? «Invito il sindaco a relazionarsi con tutta la sua maggioranza; l’invito a fare delle riunioni di maggioranza al più presto per limare alcune questioni e correggerne alcune altre. L’importante è trovare un punto d’incontro. Ripeto, tutelare il progetto iniziale è una cosa importantissima. Non avere la capacità, di dare le risposte alla città e far capire che cosa volevamo fare e andare a casa inutilmente perché ci sono dei limiti caratteriali, limiti di altro genere è una doppia sconfitta. Lui in veste di sindaco, ha una doppia responsabilità. Se ci sono delle criticità le conosce ed è giusto che si correggano senza arroganza e orgoglio. Lo stesso Sindaco che è stato sempre punto di riferimento e garanzia di tutti, qualche “sgarbetto” ce l’ha fatto, perché probabilmente riteneva che relazionarsi su tutto con la maggioranza, significava perdere anche del tempo. Obiettivamente i partiti, come i laboratori politici, spesso e volentieri non danno risposte immediate; invece, in politica, a volte servono anche delle risposte immediate». Come sono stati questi due anni e mezzo di Amministrazione? «Abbiamo fatto tanto, anche se molte cose non si vedono. Dico anche questo: la città ancora non vede nulla. La nostra compagine politica si accende, guarda caso, su situazioni come quella che stiamo vivendo, mentre è mogia, assente, non fa iniziative quando deve testimoniare quello che si sta facendo in amministrazione». E i prossimi anni? «Ci sono altri due anni e mezzo per capitalizzare quello che abbiamo fatto e per dare altre risposte alla città. Molte cose sono state anche sbagliate, così com’è naturale. Ma siamo lì per correggere gli errori e per fare cose buone e per bene. Se poi qualcuno vuole fare altro, lo dicesse e uscisse dalla maggioranza. Ci sono altri che possono entrare in consiglio e fare bene». Un esempio delle cose da fare? «Rilanciare economicamente la città; investire su quello che è il ragionamento che si sta facendo con gli altri comuni per dare, veramente, alla Valle d’Itria la capacità di essere un polo turistico attrattivo. Interagire con la Provincia e il comune di Taranto sul decreto Renzi e reperire finanziamenti, perché l’indotto ILVA è tutta la provincia e non esclusivamente Taranto. Questo è il nostro lavoro, questo deve fare la nostra squadra. Non farsi caratterizzare dalle campagne elettorali o da alcuni episodi». Dopo le dimissioni di Pasculli da capogruppo consiliare, il suo nome era circolato come quello del successore. Lunedì sera poi, nella riunione del gruppo, lei è entrato papa e ne è uscito cardinale. «Una sintesi sul mio nome c’era stata e io ero anche disponibile a ricoprire quel ruolo. Ma la mia condizione era che su quella maggioranza bisognava magari limare un po’ i toni, verificare le situazioni, trovare delle soluzioni perché delle criticità ci sono. Obiettivamente non è andato tutto liscio come l’olio: concorsi, dirigenti, incarichi, manifestazioni. Diciamo che qualcosa non ha rispettato quello che era il patto iniziale». A questo punto che cosa succederà alle regionali? «Io lavorerò, senza ombra di dubbio, per Donato Pentassuglia che ha determinato questo progetto di centro sinistra. E’ stato lui il grande fautore e io lo tutelerò, anche perché gli interlocutori regionali e provinciali sono fondamentali, importantissimi. Una città deve avere dei riferimenti affinché ottenga dei finanziamenti, per la tutela della viabilità, dell’ospedale. Funziona così. Non è destra o sinistra, ma è il tuo interlocutore che riesce a determinare alcune situazioni. A Martucci e agli altri candidati auguro di essere eletti, rimanendo nella convinzione che fare operazioni “gamba tesa” su altre compagine politiche non è una cosa giusta. Io contrasto questo modo di agire e non condivido il documento della segreteria del PD, il partito che nella coalizione deve avere il maggior senso di responsabilità, perché è un elemento in più di rottura». Qual è la strada da percorrere? «Io chiedo a tutti a fare un passo indietro, a vestirsi di responsabilità, a ragionare, ad avere un vero senso di responsabilità. Tutti, dai consiglieri ai partiti, devono focalizzare l’importanza del momento e ricordare la fortissima responsabilità che ci hanno dato i cittadini a quali, noi, dobbiamo delle risposte. Non ci si può ubriacare di personalismo o per una campagna elettorale. Non si può pensare di andare in giro e di chiedere voti se non si sono date risposte sul quello che è il progetto della nostra città. Parlo di noi consiglieri comunali che vogliamo fare, vogliamo contribuire e poi litighiamo come i capponi di manzoniana memoria andando in giro a chiedere i voti per fare i consiglieri regionali. Dobbiamo prima tutelare quello che è stato il nostro patto, il nostro progetto; prima di ogni altra cosa. Chi non fa questo dovrebbe uscire dalla maggioranza, dovrebbe non appartenere a questa maggioranza». 23 gennaio 2015 / n.4 8 Uno su 10.000 Quei bambini dal viso di folletto In seguito alla segnalazione di alcuni casi nel nostro territorio, abbiamo approfondito le manifestazioni di una malattia rara, la Sindrome di Williams, con l’indicazione dei contatti a cui far riferimento di Mauro Guitto Da tempo l’Associazione Italiana Sindrome di Williams Onlus (AISW) si occupa, tra le varie finalità, di promuovere e divulgare le conoscenze sulla sindrome di Williams. Per sostenerla potete trovare a questo link i riferimenti: http://www.aisw.it/index. php/it/sostieni-l-aisw. Altro importante riferimento: Associazione Italiana Sindrome di Williams, Resp. Regionale Sig.ra Rossella Stapane, tel. 0833861680. C i sono purtroppo persone e malattie di cui non parla quasi nessuno perché relativamente pochi sono gli ammalati che ne soffrono, motivo per il quale l’opinione pubblica rivolge una maggiore attenzione alle patologie più diffuse. E allora ne parliamo noi perché è giusto che anche un solo malato affetto da malattie rare riceva la giusta attenzione e le cure necessarie. Parliamo della “Sindrome di Williams” (SW), una malattia genetica rara, non degenerativa, che si presenta una volta ogni 10.000 nascite. Consiste in un disordine neurocomportamentale congenito dovuto alla mancanza o alla mutazione del cromosoma 7 e interessa diverse aree dello sviluppo tra cui quella cognitiva, del linguaggio e psicomotoria. Non è una malattia ereditaria, salvo casi eccezionali, non è causata da fattori medici, ambientali o psicosociali. Le principali caratteristiche della Sindrome di Williams: caratteristiche facciali, anomalie cardiovascolari, ipercalcemia neonatale, sviluppo psico-motorio e cognitivo, accrescimento, anomalie genitourinarie, anomalie oculari, odontoiatriche, otorinolaringoiatriche, del tessuto connettivo e scheletriche, della cute, apparato endocrino-metabolico. Come tutte le malattie rare, anche questa malattia necessita di elementi fondamentali: diagnosi, gestione, ricerca, formazione e informazione. I malati vengono seguiti sulla base delle linee guida ottenute nel tempo dall’insieme delle esperienze mediche, dei familiari dei pazienti e di quanti hanno potuto rilevare informazioni sulla malattia. Queste, suddivise in fasce di età, forniscono delle raccomandazioni su una serie di test e screening da fare. Chi è affetto dalla Sindrome di Williams ha bisogno di aiuto costante: economico, fisico, psicologico, sanitario. Chi è meno fortunato non può contare nemmeno sui parenti più stretti ma ha comunque bisogno del costante e prezioso aiuto che non sempre le strutture sanitarie riescono a fornire al meglio per tanti motivi (organizzativi, economici, strutturali, logistici). A loro volta i parenti, seppur attrezzati di fede e tanto amore, hanno il gravoso compito di dover accudire quotidianamente la persona ammalata tra mille difficoltà perché servono continuamente soldi, tempo e pazienza. Alcuni giorni fa (12 dicembre 2014) su RaiUno durante la 25esima maratona di Telethon per sensibilizzare le persone ad aiutare chi soffre di malattie genetiche sostenendo economicamente la ricerca, abbiamo assistito alla testimonianza di Martina Giancola, una bambina di 8 anni affetta dalla Sindrome di Williams. Tutti dunque possiamo sostenere la ricerca e aiutare sia gli ammalati sia coloro (familiari e volontari) che impiegano e impegnano ore della loro vita per aiutare il prossimo con tantissimi sacrifici e senza ritorni economici. E tra Ecco alcuni aspetti clinici della SW: Anomalie del tessuto connettivo e scheletriche Le alterazioni delle fibre elastiche predispongono i pazienti all’iperlassità articolare, alle ernie (ombelicale ed inguinale), al reflusso gastro-esofageo, alla diverticolosi del colon (che può esitare nelle coliche e nella stipsi) e della vescica. Sono comuni le alterazioni nelle curve fisiologiche del rachide, in particolare scoliosi, cifosi e iperlordosi. Inoltre, può essere limitata la prono-supinazione dell’avanbraccio, per la presenza di una sinostosi radioulnare. Non è raro l’alluce valgo. Nei pazienti più anziani è presente osteopenia/osteoporosi. Anomalie della cuteLa cute è soffice, con tendenza all’invecchiamento precoce. Le unghie possono essere ipoplastiche. E’ presente un incanutimento precoce dei capelli (ingrigimento precoce dei capelli).Difetto di accrescimentoLa SW si caratterizza per uno scarso accrescimento intrauterino, un basso peso neonatale, uno scarso accrescimento ponderale nei primi mesi di vita, un miglioramento della crescita staturale negli anni successivi, ed un’accellerazione intorno agli 8-9 anni, con tendenza alla pubertà precoce.Oltre ad essere correlato al difetto genetico, il ritardo d’accrescimento ha concause comuni nelle difficoltà all’alimentazione, nelle complicanze gastro-intestinali, compresi i diverticoli, e nella celiachia.Caratteristiche facciali Le caratteristiche facciali della SW consentono di inquadrare correttamente, a livello clinico, i pazienti. I dismorfismi facciali comprendono l’appiattimento della porzione media del viso, con sopracciglia rade, la costrizione bitemporale, la radice del naso infossata, l’epicanto, la pienezza dei tessuti periorbitali, l’iride dall’aspetto “a stella”, il naso corto con narici anteverse, l’ipoplasia della regione mascellare, il filtro lungo, la bocca larga, le labbra carnose con eversione del labbro inferiore, la micrognazia. E tra 23 gennaio 2015 / n.4 1 Scuola 9 2 Hand-joy Diamoci una mano La mano artificiale ideata e realizzata dall’alunno del “Majorana” Francesco Bruno conquista un’importante azienda milanese di Maria Lucchese « Hand-joy la mano artificiale ideata e interamente realizzata dall’alunno Francesco Bruno della 4BT liceo, con la supervisione del prof. Marzano, docente di informatica, è approdata a Milano presso un’azienda leader del settore tecnologico per futuri sviluppi sulla realizzazione e messa sul merca- to del prodotto». Queste le parole di esordio della dirigente dell’IISS “Majorana” che con grande entusiasmo aggiunge: «I contatti con manager e aziende nazionali e internazionali alla fiera “Job&Orienta” di Verona a novembre scorso, e i prestigiosi riconoscimenti ricevuti, stanno già dando i primi risultati. Ancora una volta, Michele Lauria Arrivederci Capitano! È stato il Direttore Didattico del II Circolo di Martina, dal 1978 al ‘97, affrontando il periodo più critico di quella scuola dovuto al crollo di un soffitto. Il suo ricordo nelle parole di un’insegnante di Maria Carmela Basile* U no slogan alquanto insistente in prossimità del 27 gennaio, Giornata della memoria, è Per non dimenticare. E’ proprio questo monito che mi spinge a ricordare il Dott. Michele Lauria, venuto a mancare a Taranto, martedì 13, Direttore Didattico del II Circolo di Martina, dal 1978 al ‘97, affrontando il periodo più critico del Circolo dovuto al crollo di un soffitto, per fortuna in piena estate, che costrinse la popolazione scolastica a peregrinare tra diversi plessi: Sant’Eligio, Ateneo Bruni, Marconi, Asilo Nido Primavera. La peregrinatio fu dura ma lui, il capitano, riuscì, non senza problemi e difficoltà, a mantenere viva la sua ciurma (come egli stesso ebbe modo di affermare). Sento di doverlo ricordare perchè proprio in un preciso periodo storico, il nostro, in cui si parla tanto di buona scuola e di scuola come luogo da cui deve rinascere la nazione, l’assurdo è che un uomo di scuola, che tanto ha dato in passato alla scuola, se ne vada in assoluto silenzio e che non sia ricordato almeno da quelle persone, quei professionisti che hanno lavorato o lavorano, in quella scuola che lui ha diretto. Credo che sia un dovere, da parte di chi In foto, 1) La mano artificiale Hand-joy. 2) Francesco Bruno in riunione con uno dei dirigenti, Giorgio Bressan,il primo a fiutare la portata innovativa del progetto presentato dal “Majorana” a Verona. 3) L’alunno della 4 BT liceo del “Majorana” presenta la sua idea al team tecnico durante una riunione in azienda, nella sede di Milano. con orgoglio e soddisfazione, il nostro istituto raccoglie un’altra concreta attestazione di merito, grazie alla politica dell’”imparare facendo” che contraddistingue la didattica adottata dai nostri docenti per alunni sempre più attenti e interessati ai cambiamenti nel mondo della tecnologia». De Lorenzo S.p.A. Engineering Training Solutions: questa la società italiana, leader mondiale nella progettazione e produzione di apparecchiature tecnologiche in vari ambiti tra cui: elettrotecnica, elettronica, automazione, telecomunicazioni, energia, che ha accolto il progetto Hand-joy. Giorgio Bressan, uno dei dirigenti che, alla mostra Job&Orienta, aveva manifestato un palese interesse al progetto, non è mancato all’appuntamento promesso a novembre. «Ci ha presentato la storia e la mission dell’azienda, - conclude Francesco Bruno, ideatore della mano artificiale ha qualche anno in più e l’ha conosciuto di ricordarlo e di farlo conoscere alle nuove generazioni, alunni e docenti, in quanto anche lui ha fattivamente contribuito all’affermazione, sul territorio martinese, di una giovane scuola, allora, la Scuola Paolotti. Come ha contribuito, in passato, il direttore Lauria all’affermazione di quella scuola? Stimolando attivamente e costantemente il personale scolastico o meglio, la comunità scolastica, come egli preferiva dire, ad aggiornarsi costantemente per migliorare ,in un processo di educazione permanente, la propria capacità di insegnamento. La sua attenzione era rivolta non solo alle discipline predilette, la Lingua italiana e la Storia, ma anche a tutte quelle educazioni che con i diversi linguaggi potessero facilitare l’apprendimento di tutti i ragazzi, anche i più svantaggiati, profondamente convinto del valore della scuola pubblica. Pertanto, negli anni ottanta, promosse, coadiuvato anche dalla spinta innovativa dei Nuovi Programmi dell’85, di cui fu formatore, una serie di attività di aggiornamento su nuove tematiche: psicomotricità, comunicazione circolare, attività teatrali, espressive, grafiche e manuali. Per questo motivo aveva anche partecipato attivamente alla nascita e alla cura di una rivista “Cultura ed Innovazione”, insieme ad altri dirigenti ed ispettori di quel tempo, in servizio al Provveditorato 3 illustrandoci tutti i settori in cui opera questa società internazionale. Il team tecnico al quale ho presentato il progetto hand-joy, ha subito mostrato entusiasmo per l’idea con la garanzia di inserirlo nei loro progetti e, per me, un probabile contratto di collaborazione». di Taranto. Era una persona, come già accennato, molto attenta al pianeta handicap in quanto convinta che anche il diversabile, con gli opportuni interventi di tutte le Agenzie educative e con l’utilizzo dei linguaggi cosiddetti “alternativi” potesse effettuare un minimo percorso, perciò accanito sostenitore della famosa Legge 517. Altri aspetti importanti della sua personalità professionale furono la spinta verso l’intercultura, quando il fenomeno era agli albori, e la ricerca. Era un uomo di scuola, alla ricerca non solo di nuove soluzioni per essere al passo dei cambiamenti ma anche alla ricerca del bello e dell’Assoluto. Lui che ,inizialmente, si definiva agnostico era sempre alla ricerca dei perchè della vita, della storia dell’umanità,del perchè gli altri avessero il dono della fede. Negli ultimi anni, andato in pensione, prima nella tanto amata campagna martinese dove viveva con la sua signora e, dopo, nella sua Taranto, dove i figli avevano esatto che tornasse, aveva continuato a ricercare, stimolato anche dai problemi di salute, un confronto dialettico e, sempre più positivo tra fede e ragione, aiutato dalla lettura degli scritti di Sant’Agostino e raggiungendo una notevole serenità. Arrivederci capitano e... grazie ! *Insegnante, Classe 4^ sez.A, I.C.Giovanni XXIII 10 23 gennaio 2015 / n.4 Protagonisti Matteo Pizzigallo, Teo per gli amici di Martina Franca è Professore Ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di Napoli e all’Accademia dell’Aeronautica militare di Pozzuoli ed è uno dei più quotati studiosi di diplomazia economica e relazioni euromediterranee. Autore di oltre quaranta pubblicazioni scientifiche alcune delle quali tradotte anche in lingua inglese e in lingua araba. Giornalista, iscritto all’Ordine nazionale, collabora con diverse Riviste e con le pagine culturali del quotidiano La Gazzetta del Mezzogiorno. È opinionista di riferimento per la politica estera del giornale Radio Rai e di Rai TG1mattina. Matteo Pizzigallo Il detto, il non detto e l’indicibile A lezione di geopolitica con il professore martinese, uno dei più quotati studiosi di diplomazia economica e relazioni euro mediterranee di Valeria Semeraro I nizia con l’intento di analizzare la situazione medio orientale con la “freddezza e la distanza di un anatomo patologo” ma, alla fine dell’incontro, è un fiume in piena, travolgente. Il professor Matteo Pizzigallo, Teo per gli amici di Martina Franca come lui stesso ci tiene a sottolineare, ha ammaliato una sala di duecento persone per due intere ore analizzando la questione medio orientale, in modo particolare con riferimento alla Siria e all’Iraq, in una interessante iniziativa organizzata dal Rotary Club di Martina Franca. Utilizzando le categorie de “Il detto, il non detto e l’indicibile” il professore, Ordinario di Relazioni Internazionali all’Università di Napoli e all’Accademia dell’Aeronautica militare di Pozzuoli e uno dei più quotati studiosi di diplomazia economica e relazioni euro mediterranee, ha trattato un tema complesso e delicato con la semplicità e la chiarezza del grande luminare. Un contributo di sensibilità e di stimolo verso la pace attraverso una comunicazione vera, diretta e volta a trasmettere l’autenticità delle informazioni. La “lectio magistralis”, svolta con il tono non del docente ma di chi vuol condividere, con passione ed entusiasmo, la conoscenza della materia con “gli amici” della propria città, ha suscitato un dibattito stimolante nella Martina pensante, nella “città della pace e della solidarietà”, come direbbe il professor Antonio Scialpi. A margine dell’incontro abbiamo avuto il privilegio di porre qualche domanda al professor Pizzagallo. Che cosa non si può ancora sapere su ciò che sta accadendo in Medio Oriente? «In realtà quel che non si può ancora sapere è ben poco; invece quello che ancora non si può dire con chiarezza per non urtare la sensibilità dei potenti è che gli Stati Uniti non hanno finora concepito una strategia politica credibile e condivisa per l’Oriente Mediterraneo. La strategia americana appare dunque incerta e oscillante fra varie opzioni: dai bombardamenti aerei all’intervento militare sul campo, alle sanzioni economi- E tra che e altro ancora. L’aspetto più grave è che questa incerta linea politica viene di fatto imposta agli Alleati europei generando ulteriori difficoltà e incomprensioni». C’è chi ritiene che i conflitti in Medio Oriente siano religiosi e di civiltà e c’è chi è convinto che la religione non abbia nulla a che vedere con questi fatti dovuti, invece, a questioni geostrategiche, economiche e sociali. Dove sta la ragione, se sta da qualche parte, e chi è la vera vittima di questa situazione? «Per quel che può valere la mia opinione, mi sembra che, pur senza sottovalutare la componente legata al fanatismo religioso, la madre “matrigna” di tutte le questioni che destabilizzano il Medio Oriente è la forte volontà dei vari Attori statuali e non statuali presenti sul territorio, di metterne in discussione e distruggere il vecchio assetto geopolitico definito tempo fa dalle grandi potenze occidentali e di disegnare, invece, una nuova “carta” dell’intero scacchiere dal Mediterraneo al Golfo Persico che tenga conto dei nuovi interessi e dei nuovi protagonisti. In mezzo a tutto ciò, come sempre, le vittime designate sono le inermi popolazioni civili». I fatti del Medio Oriente influenzano il nostro mondo orma da anni. Dall’11 settembre alla strage di Parigi... un suo commento sui recenti fatti che hanno colpito la capitale della Francia. «I fatti di Parigi suscitano orrore e dolore. Ogni volta che si tenta di soffocare o peggio si soffoca con la violenza la voce di un intellettuale, chiunque esso sia, qua- In foto, Pizzigallo con i suoi studenti e un momento dell’incontro che ha visto gli interventi delle autorità rotariane (Paolo Vinci, Guelfo Strippoli e Angelo Di Summa), dell’assessore alle attività Culturali, Antonio Scialpi, e la partecipazione del Sindaco di Martina, Franco Ancona e delle autorità politiche e militari della città. E tra 11 23 gennaio 2015 / n.4 lunque cosa egli dica, si spegne sempre un frammento di libertà. Abbiamo dunque bisogno di vigilare sempre e produrre anticorpi come ad esempio la straordinaria marcia popolare di Parigi cui hanno idealmente partecipato tutti gli intellettuali liberi del mondo e i credenti ‘adulti’ di tutte le religioni del mondo». Per quanto concerne la posizione europea manca una visione strategica globale in campo di politica estera. Eppure i Paesi membri mediterranei – in particolare Italia (che lei ha definito “Il ponte sul Mediterraneo”) Francia e Spagna, pur nelle difficoltà economiche e finanziarie che stanno attraversando – dovrebbero essere in prima linea nell’orientare e definire le linee guida e i contenuti dell’azione e della politica dell’Unione Europea. In questa nostra apatia di pensiero quanto influisce l’instabilità americana. «Come ho già detto, l’atteggiamento ondivago degli Stati Uniti in Medio Oriente produce instabilità ed incertezze che si ripercuotono anche sull’atteggiamento dei loro Alleati europei dai quali gli Stati Uniti stessi pretendono sempre un allineamento costante senza deviazioni. Dai tempi della sciagurata coalizione dei “volenterosi” a quelli più recenti delle sanzioni economiche alla Russia. Per quel che riguarda l’Italia mi sembra importante aggiungere che la nostra Diplomazia ed i nostri Servizi di Intelligence, pure in un quadro di sostanziale fedeltà ai vincoli atlantici ed europei, cercano di ritagliarsi un autonomo spazio di manovra nel Mediterraneo nel quadro dell’antica tradizione politica italiana ispirata alla cooperazione e al dialogo». Sui mercati asiatici il prezzo del petrolio ha raggiunto un nuovo minimo dal 2009, toccando quota 47,41 dollari per il barile. Ciò dipende esclusivamente da un calo di domanda dovuto all’utilizzo di altri combustibili o anche su questo tema c’è qualcosa di indicibile? «Il possesso e il controllo del mercato energetico sono da sempre il terreno privilegiato di scontro della moderna conflittualità interimperialistica fra le grandi multinazionali che, inevitabilmente, coinvolgono anche i rispettivi Governi di riferimento. Attualmente è in atto una fase acuta di quella conflittualità che nella fattispecie attiene alle ripercussioni politico internazionali innescate dal possibile utilizzo dello shale gas, che potrebbe sconvolgere assetti consolidati. Per correttezza va subito detto però che, prima di formulare ipotesi e valutazioni che potrebbero rivelarsi avventate, occorre attendere e monitorare la durata del fenomeno e l’evoluzione del mercato nei prossimi mesi». Col senno di poi Ma il terrorismo non si combatte con le sfilate Passerella dei Grandi sugli Champs Elysées dopo gli orrori di Parigi. Ma non servono marce: urgono leggi e azioni governative di Oscar Nardelli D omenica 11 gennaio 2015, a Parigi, sono scesi in piazza più di 2 milioni di cittadini, e con loro i “Grandi del mondo”. L’attentato alla sede del giornale satirico Charlie Hebdo, avvenuto alle ore 11,30 del 7 gennaio, dove degli uomini armati di Kalasnikov, sparando all’impazzata, ha provocato l’uccisione di 12 persone e ferite altre 11; e altre 8 sono state le vittime causate dai successivi interventi terroristici: una poliziotta, 4 ostaggi, 2 attentatori e un loro complice, ha lasciato tutti sbigottiti e col fiato sospeso. Abbiamo visto i politici, tutti schierati in prima fila, che manifestavano. Il quotidiano francese Le Monde ha stimato che in tutta la Francia, quella domenica, abbiano sfilato, per manifestare contro il terrorismo, più di 4 milioni di cittadini. Il Ministro degli Interni francese, Manuel Carlos Valls, ha dichiarato che è stata la più grande manifestazione popolare mai tenutasi prima in Francia. Scrivendo quello che penso, probabilmente farò stecca nel coro, e molti non saranno d’accordo su quello che dico, ma mi chiedo, e la mia è una semplice domanda: c’è bisogno di scendere in piazza e manifestare in assemblee oceaniche per dimostrare che siamo tutti contro il terrorismo? contro la violenza cieca e becera, contro il fanatismo I grandi del mondo sfilano a Parigi contro il terrorismo dopo che due terroristi hanno attaccato la sede del settimanale satirico Charlie Hebdo uccidendo 12 persone, e quattro clienti di un negozio di cibo kosher, per la religione ebraica, e tre estremisti islamici sono rimasti uccisi in due distinti raid legati al primo attacco. contro il dilagante fenomeno che sta opprimendo ormai tutto il pianeta. Se non interverranno precise risoluzioni governative, né due né tre e nemmeno cento milioni di manifestanti, potranno mai fermare il terrorismo e il fanatismo violento. Invece i Grandi del Mondo cosa hanno fatto? Si sono indignati, questo sì. Poi? Poi si sono messi tutti in posa, stretti stretti, per non sfuggire agli occhi attenti dei media e, in prima fila, hanno sfilato insieme a ranno a diramare solenni proclami e a sfilare. Un po’ come fanno le Autorità locali, nelle processioni del Santo Patrono: salutando, sorridendo, stringendo distrattamente mani tese e all’occorrenza anche abbracciando perfetti sconosciuti. Allora cosa è cambiato dall’11 settembre 2001 a oggi? Cosa si è fatto da allora per contrastare e sconfiggere il terrorismo, la violenza armata e l’infiltrazione di nuclei sovversivi? Io dico poco, o forse molto poco o addirittura, nulla. Salvo le eccellenti operazioni di intelligence e di polizia dei singoli Stati coinvolti, di vere azioni governative congiunte non ne ho notizia, ma questa sarà, senz’altro, una mia lacuna. Siamo tutti inermi di fronte al terrorismo e questo, noi italiani, lo sappiamo già dal 12 dicembre 1969, quando in piazza Fontana, a Milano, una bomba causò la morte di 17 persone. Ce lo hanno ribadito anche Se non interverranno precise risoluzioni governative, né due né tre e nemmeno cento milioni di manifestanti potranno mai fermare il terrorismo e il fanatismo violento. Invece i Grandi del Mondo cosa hanno fatto? Si sono indignati, questo sì. Poi? Poi si sono messi tutti in posa. intollerante? Credo di no. Penso che in un Continente democratico come il nostro, non ce ne sia bisogno. Dovrebbe essere insito, esplicito, radicato e riconosciuto da tutti che il terrorismo, il fanatismo e la violenza cieca, vanno contro ogni logica democratica di libertà d’espressione e di pensiero: i sacrosanti diritti dei cittadini, che i francesi conoscono bene: Liberté, Egalité, Fraternité. Avrei trovato invece coerente, per la gravità dei fatti, che a Parigi, e magari in tutte le Capitali europee, alle ore 11,30 di domenica 11 gennaio, si fosse osservato un minuto di silenzio in ricordo e per rispetto delle vittime. Avrei preferito che i Governanti, presenti a Parigi quel giorno, invece di sfilare, si fossero riuniti per trovare delle risoluzioni congiunte, adeguate e schiaccianti, milioni di cittadini. E dopo l’esposizione mediatica, cosa è successo? E’ successo che ognuno è tornato a casa propria. Parigi ha disposto maggiori controlli negli aeroporti e nei luoghi “sensibili”, dislocando maggiori Forze dell’Ordine. Il Belgio si è accorto improvvisamente di avere in casa il suo da fare per scovare e neutralizzare cellule impazzite. E in Italia? In Italia si temono probabili attentati contro il Vaticano, e allora, anche lì, è stata rinforzata la vigilanza; e la Capitale ha chiesto alle autorità preposte, ulteriori rinforzi. I Governanti cosa hanno deciso? Questo non è dato sapere, almeno io non lo so. Forse, dopo il prossimo attentato, che coinvolgerà altre città e vite innocenti, ricomince- il 18 maggio 1974, in piazza della Loggia a Brescia, quando un’ altra bomba provocò la morte di 8 persone. Ci è stato confermato il 2 agosto 1980, con la strage di Bologna, che causò 85 vittime. E poi ci sono state le brigate rosse e quelle nere. E ci sono stati gli anni di piombo e le bombe della mafia. Ma quando credevamo finalmente di esserne usciti, di esserci liberati del fenomeno, ecco che è arrivato l’11 settembre 2001, con il terrorismo internazionale e il suo fanatismo estremo, che ha provocato altre 3000 vittime. Nonostante manifestazioni di piazza, cortei celebrazioni, fiaccolate, siamo e restiamo sempre sotto scacco. E Parigi ne è l’orribile conferma. 12 23 gennaio 2015 / n.4 Salento/talento E tra In mostra Singolarità (in) comune Stanza, la creazione artistica tra unicità e condivisione. Le Manifatture Knos ospitano in questi giorni i lavori di tre artisti, eterogenei e complementari di Francesca Garrisi Q ual è il luogo simbolo dell’individualità, quello che, per eccellenza, rimanda all’idea di intimità? Indubbiamente la stanza. Può quindi sembrare paradossale che sia proprio questo il nome scelto per un’esperienza artistica di gruppo, d’altronde la creatività si muove da sempre sul filo dell’assurdo, del provocatorio. Così Stanza, in corso presso le Manifatture Knos di Lecce, pone l’accento sulla molteplicità delle interpretazioni del reale, riflettendo la pluralità di visioni che lo caratterizzano. Animano/abitano lo spazio espositivo tre artisti: Giulia Gazza, Marco Vitale e Francesco Romanelli, che hanno simbolicamente occupato un’ala dell’edificio mettendo insieme i propri lavori più recenti, rivisitati alla luce del nuovo, peculiare, contesto. Si possono definire minimali le creazioni di Giulia Gazza, che si ispira al pensiero del filosofo Levinas. Al centro di tutto, il rapporto tra l’io e l’altro, che prende forma attraverso il punto, tratto inconfondibile della sua poe- tica. Così ad esempio, un suo allestimento precedente, Appunti, si caratterizzava per l’equidistanza dei punti e la loro equivalenza dal punto di vista percettivo. In Stanza invece, Giulia Gazza dà vita a una sorta di ossessione controllata, attraverso una miriade di piccoli punti che proliferano in uno spazio ordinato, ricavato su brandelli di plastica. Marco Vitale parte invece dal concetto di calpestio, e confezione un’installazione composta da circa duemila istantanee di corpi femminili e maschili. La pelle nuda è colpita da continui riverberi, che hanno un che di psichedelico. Questo lavoro è stato realizzato fotografando amici e amiche intenti nei gesti più diversi. Il campionario di braccia e teste in movimento che ne deriva è una sorta di catalogo di uma- Due dei lavori presenti in Stanza. A sinistra un’opera di Francesco Romanelli e a destra un’opera di Giulia Gazza. Per ulteriori informazioni, è possibile visitare il sito delle Manifatture Knos (http://www.manifatureknos.org/) voro è attraversato dal ritmo, da giochi di forza che evocano rigore geometrico ed esistenziale. Ingrediente primario la matematica, sia in fase di progettazione che di realizzazione. Stanza si propone quindi come momento dedicato alla conoscenza, da praticare attraverso le modalità più diverse: ragione e istinto, cerebralità e affettività. Perché sono questi i tratti comuni di arte e vita, ciò che le rende, come due sorelle, inconfondibilmente figlie della stessa matrice, anche quando intraprendono percorsi assai distanti. Uno dei lavori di Giulia Gazza esposti all’interno di Appunti. nità anonime, ma in cui ci possiamo facilmente riconoscere. L’artista intende così riflettere sulla continua corsa all’apparire, all’esibizione, e sul culto maniacale del fisico, che caratterizza il nostro tempo. Francesco Romanelli, esponente della Poesia Visiva, presenta invece il progetto Poset, realizzato su grandi cartoni retinati. In ogni reticolo è stato colorato di bianco un numero ben determinato di spazi, secondo una rigorosa progressione che produce una scansione fisica e temporale. Questo la- Pagine Sparse, lavoro di Francesco Romanelli incentrato sulla ricerca semantica. E tra 23 gennaio 2015 / n.4 13 23 gennaio 2015 / n.4 14 Antonianna Pastore E tra Compleanno a tre cifre Attorniata da centinaia di nipoti l’arzilla signora festeggia i cent’anni: auguri! di Rosa Maria e Benvenuto Messia E’ Nonna Antonianna, guarda dal suo balcone l’ultima nevicata… poca cosa per lei, che ricorda quelle memorabili del 1929, 1938, 1949, 1956, 1963 e del 1987... … con la torta dei 100 anni. Da notare gli stessi capelli dei 20 anni… … e qui con la figlia Rosaria, il figlio Santino e la nuora Mimina… interessante scoprire che a Martina sono tante le persone che si accingono a spegnere 100 candeline, o che lo hanno fatto da poco. Il 28 dicembre, prima che la neve imbiancasse il nostro paese, Antonianna Pastore, classe 1914, circondata da figli, nipoti e persone care ha festeggiato questo importante traguardo della sua vita! Decido di incontrarla dopo qualche giorno, l’appuntamento è alle 15.00 ed io, strano a crederci, sono puntualissima, così mi apre Ida, una delle sue nipoti, mentre la figlia Rosaria sta terminando di sistemare la cucina e la nostra cara centenaria è dinanzi allo specchio a sistemarsi i capelli prima e il fazzoletto poi. Mi saluta sorridendo e mi chiede:“Benvenute nenge véne?”, la rassicuro dicendole che ci raggiungerà presto, reduce da un provino per un film a Lecce, se ci fermiamo a riflettere, solo un attimo, ci rendiamo conto che l’età anagrafica ormai, per molti, vuol dire ben poco. Antonianna mi fa accomodare, poi si siede accanto a me e risponde con precisione alle mie domande, mi racconta che ancora piccolina, ha perso la mamma, morta di spagnola e che il fratellino aveva soli quindici mesi. Così il papà si risposa e nascono nove figli, lei si ritrova ad essere la quarta di quattordici figli. Il dafare in casa non manca, per questo a scuola non era possibile andare sempre, soprattutto per una donna, e tra un’assenza e l’altra, arrivata alla terza elementare, lascia gli studi; con un papà geloso e una famiglia numerosa, gli anni sono trascorsi tranquillamente sì, ma senza particolari avvenimenti da ricordare. Fin quando un amico di famiglia le consegna un biglietto…ha così inizio la sua storia d’amore con Francesco Agrusta, “ sarto molto bravo, di quelli di una volta” . Dopo il matrimonio, lei lo ha sempre aiutato, anche dopo l’arrivo dei tre, amatissimi, figli: Rosaria, Santino e Maria Idria, quest’ultima purtroppo nata con un“problema al cuore”, che la porta ad essere “molto fragile”; nonostante le numerose cure, a soli 17 anni muore, lasciando nel cuore della sua mamma un dolore, che ancora le si legge negli occhi, quando parla di lei. Una vita vissuta per il marito e per i figli, con la volontà di avere una famiglia unita e serena. Tanto lavoro in casa e nella bottega sartoriale, uni- … festeggiata da figli, nipoti, pronipoti e parenti… co diversivo il ballo, “molto molto di rado, però”. Nel 2001 Francesco muore e lei si ritrova senza l’amore della sua vita, ma circondata dai figli e, visti i tanti fratelli e sorelle, dall’affetto di 166 nipoti, dei quali ricorda perfettamente i nomi, il lavoro che svolgono, anche coniugi e figli. Benvenuto nel frattempo è arrivato e gli scatti la imbarazzano, un po’ per timidezza, un po’ perché teme di non essere abbastanza in ordine: in questo le donne non hanno età. Mentre parla si alza per offrirci dei cioccolatini che ha sistemato, da sola, precedentemente su un vassoio e dice alla figlia di prepararci il caffè, le dico che non ne bevo, allora mi propone un limoncello, mi “incanto” ad ascoltarla e a vederla così attiva. La figlia Rosaria, che vive con lei da qualche anno, dopo essere rimasta vedova, mi racconta che negli anni scorsi Antonianna ha avuto seri problemi di salute ed ha anche subito due interventi, ma è sempre riuscita a superare con forza questi periodi di difficoltà, “Stóche bónarĕdde”, rispondeva a chi le chiedeva: “Còme stĕ’?” Al mattino si alza intorno alle 7.30, spolvera, sistema la camera, riordina la casa, decide cosa mangiare e avvia la cucina, che resta sempre il suo regno, infatti, immancabilmente dice a sua figlia “Statte fette tŭ”. Mangia tutto, ogni tanto anche la frittura, non beve caffè, ma qualche volta un po’ di liquore. Dopo pranzo un po’ di riposo: sulla poltrona in inverno, a letto d’estate. Il pomeriggio, rammaricata, dice di non riuscire a fare molto, guarda la tv, si intrattiene con chi la va a trovare e poi, dopo “Affari tuoi” va a letto. E’ trascorsa un’ora, o meglio, è volata, devo correre a scuola, mi alzo e mentre mi stringe la mano per salutarmi, noto i suoi capelli scuri, con pochissimi fili bianchi: questo, la sua memoria, la sua intelligenza, la sua capacità di essere autonoma, attenta a tutto e a tutti, fanno sì, che non dimostri affatto la sua età e fa sperare che…se l’età della pensione si allontana sempre più, la vita si adegua, si adatta, si allunga. … è già pronta per festeggiare allegramente il prossimo Carnevale: gente allegra, campa 100 anni... e anche più! … qui risponde brillantemente alle domande dell’intervistatrice Rosa Maria e della nipote Ida… E tra 23 gennaio 2015 / n.4 Extra experience Racconto “bollente” I russi, le orecchiette e la Valle d’Itria Difficile comunicare con i nuovi turisti, quelli provenienti dall’est. E se è complicato spiegare dove ci si trova, figuriamoci come avvisare della terrina che scotta di Oscar Nardelli D ov’è la Valle D’Itria? La Valle d’Itria è una porzione di territorio della Puglia centrale, a cavallo tra le province di Bari, Brindisi e Taranto e il suo territorio si estende tra gli abitati di Locorotondo, Cisternino e Martina Franca. Ma non tutti lo sanno. In una splendida domenica di sole, abbiamo deciso di andare a pranzo a Martina Franca, in una trattoria dove eravamo già stati, e che meritava che ci tornassimo. Quando siamo arrivati i tavoli erano già quasi tutti occupati, e quelli vuoti, prenotati. Ma essendo solo in due, io e mia moglie, i camerieri fecero di tutto per accontentarci: sistemarono un tavolo a ridosso del terrazzo, da cui si godeva una splendida vista. Noi, ringraziammo e ci sedemmo. Il nostro tavolo, apparecchiato da un solerte e simpatico cameriere, è stato subito invaso da piatti contenenti mille tipi di antipasti. Tra i quali spiccavano delle ciotole fumanti, che probabilmente raggiungevano la temperatura di 1000 gradi Fahrenheit; e contenenti involtini di melanzane, di carne e mozzarel- la fusa. Il cameriere ci raccomandò di non toccarle con le dita, perché, precisò, erano appena state tolte dal forno a legna, dove venivano collocate per far fondere le mozzarelle e il contenuto degli involtini di melanzane. Dopo gli antipasti sono arrivate le immancabili orecchiette al sugo, con la sua bella polpetta sistemata al centro del piatto, come una ciliegia sulla torta. Abbiamo atteso un po’ prima di ordinare i secondi, così mia moglie, approfittando della sospensione uscì sulla terrazza per fumare una sigaretta; quando, poco dopo, l’ho raggiunta, la trovai in compagnia di altre persone. Una coppia, probabilmente di nazionalità Russa o comunque dell’est Europeo, perché non riuscii a comprende una sola parola di quello che si dicevano mentre si scambiavano il binocolo per guardare a turno il territorio circostante. Dopo qualche minuto la coppia venne raggiunta da un cameriere, che in perfetta tenuta: camicia bianca, pantaloni e gilet neri, gli informava, più a gesti che a parole, che il loro tavolo era pronto e che potevano accomodarsi. L’uomo, un robusto signore sulla cinquantina, con un abito grigio, una cravatta impossibile e una grossa cintura ai pantaloni (che comunque non riusciva a trattenere la prominenza del ventre), approfittò della presenza del cameriere per chiedergli: «Dove Valle D’Itria?». Il cameriere, non sapendo come spiegarsi, spostando il tovagliolo dalla mano destra all’avambraccio sinistro, con un gesto del braccio fece un ampio semicerchio che comprendeva Locorotondo, il lontano altipiano di Cisternino e la sottostante zona. «Questa Valle D’Itria» rispose, abbassando il braccio. «No, questa Martina Franca», ribatté il cliente. Allora il cameriere, avvicinandosi di più al muretto di contenimento del terrazzo, ripeté il gesto del semicerchio, ma questa volta più lentamente e scandendo: «Questa Valle D’Itria. Questa tutta Valle D’Itria. Questa». E continuò ad indicare con la mano l’ampio territorio circostante. L’uomo, poco convinto, tolse dalle mani della moglie il binocolo e portandoselo agli occhi, fece anche lui dei semicerchi, però con la testa; girandola prima da sinistra verso destra e poi da destra verso sinistra. Abbassato il binocolo, 15 sempre meno convinto, l’uomo si rivolse ancora al cameriere ripetendogli, dopo aver cercato sul suo cellulare il traduttore: «Dove preciso Valle D’Itria?». Il cameriere, ormai stremato, non sapeva più cosa rispondere; quando gli venne in soccorso un suo collega, che chiamandolo gli chiese: «Che caa……volo fai qui», correggendosi in tempo, vedendo noi sul terrazzo, ma soprattutto le signore. Il cameriere, allargando le braccia e insaccando il collo dentro le spalle, dette un’ultima occhiata scoraggiata alla coppia e ripetendo: «Questa Valle D’Itria», sparì dietro il collega che lo stava cercando. Forse per un senso latente d’ospitalità verso gli stranieri, forse perché conosce bene le difficoltà che si incontrano all’estero quando non si conosce la lingua del luogo, mia moglie, inaspettatamente, si avventurò in una incerta spiegazione, continuando dove aveva lasciato il cameriere: «Questa è la Valle D’Itria». A questo punto, per evitare di essere coinvolto in quell’improbabile dialogo tra sordi, seguii i due camerieri e ordinai arrosto misto con contorno. Tornata anche mia moglie, le chiesi ironicamente: «Allora, dove si trova la Valle D’Itria?». «Qui sotto», mi rispose sorridendo, mentre sceglieva i pezzi di carne che voleva mettersi nel piatto. Poco dopo rientrò anche la coppia e, prima di sedersi al loro tavolo, si rivolse a mia moglie con un riconoscente sorriso e un inchino esagerato, dicendo: «Da Da. Dziekuje»: Il marito, dopo essersi seduto e aver dato un’occhiata al suo cellulare, tradusse, in uno stentato italiano: «Sì sì. Grazie signoro». «Ma come sei riuscita a fargli capire dove si trova la Valle D’Itria?», chiesi incuriosito a mia moglie. E lei candidamente: «Gli ho indicato i trulli». Elementare, pensai. Ma lasciai cadere l’argomento, per non darle troppa soddisfazione. Mentre stavamo finendo di prendere il caffé, alla coppia straniera, arrivarono le famigerate terrecotte infuocate e vedendo che il cameriere lasciava gli antipasti, senza avvertirli della pericolosità di quelle ciotole, lo invitai a farlo. «E come glielo spiego?», si limitò a rispondermi. Allora mia moglie volle tornare ancora in soccorso della coppia, spiegando, questa volta solo a gesti, di non toccare con le dita quelle roventi scodelle. Ma non fece in tempo, la signora aveva già lasciato le sue impronte, comprensive della pelle dei polpastrelli, sui bordi dei contenitori ancora fumanti. Noi chiedemmo il conto, pagammo e salutammo. Salutammo anche la coppia dell’Est, ma non rispose. La signora era intenta, con gli occhi che le lacrimavano, a raffreddare le dita nel ghiaccio e il marito, ritengo in russo, a sacramentare. 23 gennaio 2015 / n.4 16 Copertina ANTONIO CATUCCI TRA ORTO E FORNELLI Cucina genuina a Km zero: dalla produzione propria direttamente in tavola. È questo il nuovo trend, insieme alla riscoperta di sapori antichi rivisti in chiave contemporanea e con un occhio di riguardo all’ecosostenibilità di Mauro Guitto - Foto di Donato Ancona T erzo classificato al Campionato Nazionale di Cucina Contadina, un concorso enogastronomico tenutosi recentemente ad Arezzo nella 13esima edizione del Salone nazionale dell’agriturismo e dell’agricoltura multifunzionale Agri@Tour dedicato ai piatti della tradizione italiana: un bel traguardo per questo cuoco tutto “nostrano”. Abbiamo raggiunto Chef Catucci per i lettori di Extra. Chef, è soddisfatto del risultato ottenuto al Campionato di Cucina Contadina? «Sono molto soddisfatto non solo per me ma anche per i risultati conseguiti dalla Puglia». Ci parli della sua cucina. «La mia cucina la definisco a km zero, dall’orto e dall’allevamento alla cucina, dal vitigno alla tavola». Lei è proprietario della Masseria Catucci di Martina Franca. Cosa propone di solito ai suoi clienti? «Una vasta scelta di prodotti elaborati al momento. Dalle fritture a base di erbe spontanee come la borragine e le cicorie selvatiche. La vera innovazione sta nel riscoprire i vecchi piatti capendo come venivano realizzati e quali esigenze dovevano soddisfare in modo da riprodurli fedelmente». Il piatto più apprezzato ? «Le fave e cicoria». Quello che le piace di più cucinare? «Mi diverte tanto cucinare le verdure fritte con la pastella. Dai carfiofi ai cardi fritti, alla borragine fritta, l’instalata di crespigno (detto sivone in Puglia)». Il suo rapporto con la carne? «Noi abbiamo un allevamento bovino e degli animali da cortile come conigli e galline. Bolliti e grigliate, entrecote di bovino oltre a filetti e costate. La carne è assolutamente presente nei miei menu». Mangiare sano per lei cosa vuol dire? «Significa controllare la filiera: per i vegetali dalla semina alla coltivazione e per gli animali dalla nascita fino alla macellazione. Così facendo, ciò che fai dopo in cucina non potrà che essere genuino. Questo è quello che voglio dimostrare con la mia attività: la possibilità di controllare gli alimenti dalla coltivazione e dall’allevamento alla tavola». La sua è una cucina a km zero. L’orto è dunque importante nei suoi piatti. «Il mio orto e il mio allevamento rive- E tra stono la massima importanza». Avendo praticamente tutto a disposizione, quando va a fare la spesa cosa acquista? «Se per esempio capita che mi manca l’insalata sono costretto ad andare a comprarla. Gli investimenti che ho fatto non sono ancora bastati per fare tutto in casa mia. L’olio di oliva e il vino che produco mi sono sempre bastati ma se qualche volta dovessero mancare sarei costretto a comprarli pur non potendo fidarmi pienamente della genuinità del prodotto acquistato». Ritiene che con il suo modo di fare cucina si possa cucinare tutto nella sua azienda? «Molti dicono che la pizza e il pesce non siano da agriturismo ma se io produco olio di oliva e vino bianco perché non posso comprare pesce buono per servirlo a tavola? Riguardo alla pizza, la preparo con il 99% dei prodotti che produco io: la farina, l’olio di oliva, la passata di pomodoro fatta da noi con il pomodoro coltivato da noi». Secondo lei è sufficiente per fare una buona pizza pur non avendo un pizzaiolo professionista? «La professionalità è al primo posto per realizzare una buona pizza. Se in futuro avrò la possibilità assumerò un pizzaiolo professionista». Si ispira a uno chef in particolare? «Mi piace Gordon Ramsey ma E tra 23 gennaio 2015 / n.4 17 All’Agri@Tour ha trionfato la Puglia rurale con i suoi prodotti tipici, per citarne alcuni dall’olio extravergine d’oliva al pane di Altamura, la cipolla di Acquaviva, il vino bianco della Valle D’Itria, i taralli di Bitonto e Palo del Colle, la mandorla di Toritto e il cece nero di Cassano delle Murge. Ma è stato anche il trionfo delle aziende e degli chef che hanno conquistato il primo posto con le “Orecchiette alle cime di rapa” di Rosa Lella della Masseria Ferri di Ostuni. Al secondo posto l’azienda agricola siciliana “Le Terre di Mezzo Madonie” di Castellana Sicula (PA). Sul terzo gradino del podio è invece salito lo chef Antonio Catucci della Masseria Catucci di Martina Franca con il suo “Torrone di miele, mandorle e purcidduzzi”. La Puglia ha ottenuto una ulteriore soddisfazione grazie all’agriturismo Monte Paolo Dimora Charme di Conversano (BA) che si è aggiudicato il premio speciale “Fra tradizione e innovazione” con una “Impanata di fave e cicorie con olive fritte accompagnata da crostini fritti”. Nella foto in alto, il piatto 3° posto al Campionato Cucina Contadina non mi ispiro a nessuno in particolar modo». Un programma di cucina che le piace ? «Li guardo raramente. Ho visto qualche volta e mi è piaciuto “Kitchen Nightmares” di Gordon Ramsey negli anni scorsi». Prima di salutarla, vuole regalare una ricetta ai lettori di Extra ? «Una spaghettata con cornaletti (peperoni verdi a forma di cornetto detti anche “friggiteli”). Vanno fatti appassire in poco olio di oliva con dell’aglio in camicia e pomodorini ciliegini ben maturi. Cucinare per circa 10 minuti con un po’ di basilico fino ad appassire il peperone. Aggiustare di sale, saltare in padella gli spaghetti appena cotti al dente. Una spruzzata di cacio ricotta e una foglia di basilico per decorare il tutto. Questo piatto lo si potrà assaggiare in masseria quando avremo a disposizione i cornaletti freschi nei mesi di aprile/maggio». Antonio Catucci, uno dei titolari dell’omonima masseria in contrada Capitolo a Martina Franca. Grazie Chef per la disponibilità. «Grazie a voi e vi aspetto nella mia masseria». 18 Tendenze 23 gennaio 2015 / n.4 1 Primavera in vista Tutta in giallo zafferano Dite pure addio ai colori fluo anni 80. Per la prossima primavera-estate 2015 i colori si trasformeranno in amabili e calde tonalità africane: verde foresta, blu cielo e dune di color sabbia e ocra di Serena Mellone D opo gli eccessi cromatici della scorsa stagione, la primavera-estate 2015 promette di far riposare gli occhi e scaldare il cuore con colori ispirati alla calda terra del sud. Leggero e fresco l’abito Gucci dalle stampe pluviali, super accessoriato di giacca-gilet jungle in ecopelle (1) e scarpe in stampa pitonata con “stretta alle caviglie” (di dubbio gusto!). Dallo stile più urbano, sempre Gucci, il trench scamosciato color ocra, con super bottoni e foulard old school al collo, indossabile anche come abito (2). Bello e sbarazzino quello lanciato da Burberry Prorsum (3) dalle stampe pareo, tondi bottoni in osso e sandali comodi e coloratissimi, in alternativa se siete in movimento delle belle running New Balance (4) o un paio di sandali platform in canapa e pelle di Salvatore Ferragamo (5). Super svolazzante l’abito in tulle di Burberry Prorsum (6), che ricorda i volatili tropicali dalla lunghe piume e dai colori brillante, sdrammatizzato da un giubbino “vinilico”. Tra i miei preferiti le collezioni di Dries Van Noten che propone un look casual, comodo e colorato da tribù metropolitana, ottimo per l’ufficio con pantaloni morbidi e giacca maschile, da sfoggiare la sera anche con super tacchi (7). Più delicato e romantico lo stile della collezione primavera-estate di Michel Kors che spiazza tutti con tradizionale tema floreale fatti da paillettes su gonne di tulle da ballerina (8), ma per le super safari non mancano i tagli semplici e dritti con l’abbinamento camicia e gonna a tinta unita color “nulla” e borda di pelle con tracolla pitonata! (9). 2 3 8 9 E tra E tra 19 23 gennaio 2015 / n.4 4 5 Di amore, scarpe e altre (dis)avventure Non c’ è trippa per gatte Non si mangia, non si compra, non si cucca. Tempi duri per noi ragazze a Pitti Uomo 6 F di Marta Coccoluto 7 Alla ricerca del bello Mattia passa il testimone Aperti ancora i casting per diventare il volo (e corpo) immagine della Janoct D omenica 25 gennaio presso il Lounge Bar Otium di via Roma a Pulsano la Janoct, Agenzia di formazione e lancio moda, cinema e immagine, unica agenzia al sud tra le più importanti d’Italia, sceglierà attraverso una selezione davanti ad attenta giuria il prossimo Testimonial Nazionale Janoct 2015. Mattia Lo Cascio, Testimonial Nazionale 2014, giovane pugliese ventunenne, bello e impossibile ma non solo, già alle vette del successo in Italia, passerà lo scettro come da contratto ad aprile al nuovo testimonial. Per chi volesse provarci, i Casting Nazionali Janoct sono ancora aperti. Per info e-mail castingnazionalijanoct@ gmail.com e www.janoct.it In foto, Mattia Lo Cascio, testimonial nazionale Janoct 2014 idanzati gelosi? Padri Mariano di Vaio, noto modello, apprensivi? Mariti so- in maniche di camicia azzurra, spettosi? Che lo siate, ciuffo abbondante effetto bagnato o che in quanto fidan- e labbra carnose arriva nella nozate, figlie e moglie li stra direzione? Devo ammettere subiate, ho la ricetta giusta per che sì, un momento di normalità concedersi piacevoli giorni se- lo abbiamo vissuto, ma è bastato parati che facciano stare dentro a che dietro passasse Gianni Fonuna botte di ferro gli uni e pro- tana, noto fashion trendsetter, vare un casto orgasmo le altre: che sarà anche un po’ più in su la quattro giorni di Pitti Uomo. con l’età e non svetterà sugli altri Uomini, mandate lì le vostre (Gianni perdonami, ma il giornadonne, sicuri e senza la minima lismo impegnato esige sempre preoccupazione: non se le filerà un tributo), ma è stato capace nessuno. E quando dico nessuno, di far venire fuori incontrollati i intendo nessuno. E non perché ci fino allora soffocati ‘gridolini’ e sia una concorrenza spietata di di scatenare la voglia di fotogramodelle e hostess: farcisi aggrappate, neanche fosse è che lì, non c’è proprio trippa per gatte. E per di più le gatte non sono neanche affamate. Sì, qualche fugace sguardo di qualche uomo l’ho incrociato, ma solo per un breve istante. Era uno sguardo che implorava di non fare la spia. “Non mi guardare sai, delatrice!” (se no anche con questa giacchetta azzurro carta zucchero, anche col calzino di lurex argento e perfino con la pochette sottobraccio non Nella foto, io “avvinta come l’edera” sarei più credibile). Se sei a Scott Schuman (“The Sartorialist”). donna, a Pitti uomo ti notano di più se ti butti addosso un appunto di Vaio. Sarà a causa del tappeto afgano da 15 kg fingendo rapimento estatico dato da chilodisinvoltura nell’incedere, così metri di vestiti, borse e scarpe? che tutti si scervellino a pensare O forse gli alcolici offerti negli quale stilista lo ha fatto e come stand (che mangiare fa troppo mai non avevano colto il trend, provinciale) erano stati allungati che se ti tiri giù da gara e giri col bromuro e, stante il copioso e con lo sguardo ammiccante e protratto consumo, eravamo tutti la bocca leggermente dischiusa preda di una sedazione di massa? (che funziona sempre). Non ho Non so dirvi, ma non ci sono da visto una coscia, una mezza tetta temere neanche gli eventi serali in evidenza, neanche una piccola fuori fiera, troppo stanche per residuale, fisiologica percentuale trascinarcisi. Evitato anche il pedi gattamortismo, né tantomeno ricolo che in quattro giorni il conammaraggi, abbordaggi e rimor- to corrente sia dilapidato: a Pitti chi vari. E lo stesso vale per noi non si può acquistare nulla (solo donne: Sergio Múñiz compare saccheggiare i cadeau). Certo che all’improvviso da dietro l’ango- a pensarci bene – non si mangia, lo? Ah, ma no, guarda che scar- la tentazione della carne è sconope… troppo a punta. Poi, il nero sciuta, lo shopping è vietato – il di giorno? No, dai, così anonimo. prossimo anno invece che sulla Roba che non abbiamo leccato lo moda mi butto sulla Kermesschermo del televisore quando se “Dilf tra i fornelli”, che in era all’Isola dei Famosi solo per un modo o in un altro, a bocca decenza ma a Pitti non lo vor- asciutta non resto di certo. remmo nemmeno in saldo. E se 20 23 gennaio 2015 / n.4 E tra E tra 23 gennaio 2015 / n.4 Il cielo in una pagina 21 Figli delle stelle Se Aldebaran gioca a nascondino Tra le sorprese che ha in serbo l’anno appena iniziato c’è anche un cielo spettacolare: comete visibili a occhio nudo, eclissi, una superluna e piogge di stelle cadenti. Ecco tutti gli appuntamenti astronomici del 2015 di Titty Battista - foto di Benvenuto Messia I n questo 2015, proclamato dall’Unesco Anno Internazionale della Luce e delle tecnologie basate sulla Luce, il cielo ci regalerà numerosissimi spettacoli pieni di luce. Tante sorprese, di cui alcune, grazie alla scienza, possono essere rivelate fin d’ora: quello che ammireremo da gennaio in poi è un cielo a dir poco spettacolare. Ce lo rivela l’Ansa attraverso le rivelazioni dell’astrofisico Gianluca Masi, curatore scientifico del Planetario della Capitale. Si è partiti con un grande spettacolo di stelle cadenti Quadrantidi lo scorso 4 gennaio. Quanti conoscono però il motivo per cui le stelle cadono? Durante le sere estive a chi non è mai capitato di alzare gli occhi verso il cielo alla ricerca di qualche stella cadente? Ognuno, prima o poi, nel vedere quelle lontane scie luminose, si è ritrovato ad esprimere un desiderio, legandolo ad un fenomeno celeste così rapido e suggestivo. La fantasia popolare le ha definite “stelle che cadono” ma le scie luminose che vediamo nel cielo non possono essere stelle in caduta libera perché le stelle sono, come il Sole, corpi enormi e caldissimi, composti da idrogeno ed elio principalmente, che terminano le loro lunghissime vite esplodendo o spegnendosi in modo più o meno burrascoso. Osservando questo fenomeno ci viene subito in mente una stella morente e, forse proprio per questo, gli uomini vorrebbero che portasse con sé, nel suo ultimo viaggio, un desiderio da lasciare chissà dove. Le stelle cadenti si possono osservare durante tutto l’anno con una media di circa una per ogni quarto d’ora, anche se nella tradizione popolare è noto che se ne abbia la maggiore concentrazione nel mese di agosto, tanto da attribuirle al pianto di San Lorenzo, martirizzato il 10 agosto del 258 d.C.. Infatti, anche quest’anno, il picco delle Perseidi avverrà proprio ad agosto, esattamente il 13, quando una pioggia stupefacente di stelle potrà godere anche dell’ulteriore vantaggio di non essere disturbata dalla luce della Luna. Le meteore, questo il nome esatto delle stelle cadenti, sono degli oggetti innocui per la Terra perché, in ogni caso, non riescono a raggiungere la superficie ter- restre ma si disgregano già negli strati più alti dell’atmosfera, a circa 100 chilometri dal suolo. Sempre a gennaio, ma il 24, si prevede una tripla eclissi su Giove da parte delle sue lune Io, Callisto ed Europa. Osservare l’evento dall’Italia non sarà facile e per ammirare lo spettacolo sarà necessario avere a disposizione un orizzonte libero. Negli ultimi giorni di gennaio è previsto, invece, l’arrivo di un gigantesco asteroide. Esattamente alle 17,49 ora italiana del 26 gennaio l’asteroide 2004 BL86 (questo il nome affibbiatogli dalla Nasa) passerà a 1.2 milioni di chilometri di distanza dal nostro pianeta. Naturalmente è una distanza di tutta sicurezza per il nostro pianeta. E sicuro sarà anche lo spettacolo perché l’oggetto sarà brillante e visibile dall’Italia anche con binocoli e piccoli telescopi. Vibrante l’attesa per l’arrivo di questo asteroide, quindi, che sarà il più grande ad avvicinarsi al nostro pianeta fino al 2027 quando passerà, ancora più vicino alla terra, l’asteroide 1999 AN10. Il 6 febbraio il pianeta Giove darà, invece, spettacolo perchè sarà in opposizione al Sole e quindi al meglio della sua visibilità. Per il 20 marzo un’eclissi di Sole sarà totale nell’Artico e parziale al 60% dall’Italia, mentre il 4 aprile la Luna sarà la protagonista del cielo con un’eclissi totale, purtroppo invisibile dall’Europa. Il 23 maggio sarà la volta di Saturno, in opposizione al Sole, e il 5 giugno Venere sarà al massimo della sua visibilità serale. Sempre in giugno potrebbe essere visibile ad occhio nudo anche la cometa C/2014 Q1 PanSTARRS. Ancora due pianeti saranno i protagonisti del cielo estivo: il primo luglio è prevista una spettacolare congiunzione tra Venere e Giove, che appariranno vicinissimi. Anche il cielo d’autunno sarà da non perdere: il 28 settembre si prevede un’eclissi di Luna totale che sarà perfettamente visibile dal nostro Paese e coinciderà con la minima distanza Luna-Terra. Quindi in concomitanza dell’eclissi si potrà osservare la cosiddetta Luna piena al perigeo (chiamata volgarmente “superluna”), evento astronomico che si verifica quando una notte di Luna piena coincide con il perigeo lunare, ossia quando il nostro satellite si trova più vicino alla Terra. Tradotto in quel che si vedrà nel cielo, la Luna potrà apparire fino al 14% più grande e fino al 30% più luminosa rispetto a una normale notte di plenilunio, cosa che aumenterà la spettacolarità e unicità di questa eclissi lunare. Il 29 ottobre, inoltre, la Luna occulterà una delle stelle più luminose, Aldebaran, che sembrerà nascondersi dietro la Luna e poi sbucare dall’altra parte. Qualche giorno più tardi arriverà anche la terza cometa dell’anno, Catalina, che potrebbe essere anch’essa visibile ad occhio nudo e si prevedono altri sciami di meteore spettacolari. In novembre le Alfa Monocerotidi e in dicembre le Geminidi saranno al massimo di visibilità. Il 23 dicembre, infine, Aldebaran giocherà di nuovo a nascondino con la Luna. E poi storici appuntamenti per due missioni spaziali con sonde automatizzate che raggiungeranno due pianeti (o meglio planetoidi, date le loro piccole dimensioni) svelandoci i loro misteri e fotografando per la prima volta i loro volti da distanza ravvicinata. Ci sarà molto da fare, cari amici, quindi armiamoci di un buon binocolo e buona fortuna. 22 23 gennaio 2015 / n.4 Incontri Ogni donna un universo Mia madre, Alda Merini Viaggio nelle sfumature del cuore e nelle parole della figlia della grande poetessa. Intervista Ad Emanuela Carniti Merini: «Una personalità fortissima e fragile» di Cosima Borrelli L a poetessa dei navigli è stata una voce poetica tra le maggiori del nostro secondo Novecento, nei suoi versi la poesia è vita e necessità, parola attiva, energia primordiale e creativa, intensità feconda, lama affilata che penetra nella carne e apre a un profondo sentire; è anima messa a nudo, lontana dal frastuono vacuo del mondo... Per Alda Me- rini la poesia è stata la salvezza dall’ esperienza devastante del manicomio, perché essa è fedele compagna che educa il cuore, apre la mente, riempie i vuoti, cura le ferite. L’unico compito che ha il E tra poeta è quello di prendere la vita è farne oro colato. Un profondo sentire femminile quello che anima la Merini, nelle sue liriche potenti c’è tutto l’ abbandono alla nuda verità della poesia, alla sua capacità di aprire squarci nell’abisso del proprio sentire seminando residui preziosi di passione. Nei suoi versi un messaggio: attraversando il dolore si può rinascere, più consapevoli, più forti. È la spinta al risveglio interiore, perché il dolore permette di “toccare” la verità della vita, di assaporare l’esistenza fino in fondo e di trasformare l’esperienza del manicomio in esperienza d’amore. Che cosa apre il terreno alla poesia? Spesso il dolore, ma anche la gioia. Sono le emozioni il terreno fertile su cui nasce la poesia. Mi piace ricordarla col titolo di una sua opera: ‘”Più bella della poesia è stata la mia vita”: un chiaro esempio di come la violenza possa attraversare la vita di una persona eppure non spegnerne l’ardore. Per una donna vissuta per alcuni periodi sotto l’ombra del disagio, della malattia e di varie difficoltà, questa sua affermazione non è altro che la prova di una forza d’animo che percorre insieme vita e poesia. Con Emanuela, una delle figlie di Alda, riviviamo il ricordo di una donna straordinaria e di una grande intellettuale difficilmente classificabile. Alda Merini, l’ape furibonda, è stata senza ombra di dubbio una delle maggiori poetesse del nostro tempo. Nonostante il vissuto travagliato e burrascoso ha dimostrato che la donna è un essere splendido che brama ogni giorno e può arrivare fino alla cima dell’universo. Alda ha cercato di trarre il bene anche dalle sue esperienze negative, dalla E tra 23 gennaio 2015 / n.4 sua fragilità d’animo, dalla sua battaglia interiore, diceva infatti: “Io la vita l’ho goduta tutta, a dispetto di quello che vanno dicendo sul manicomio. Io la vita l’ho goduta perché mi piace anche l’inferno della vita e la vita è spesso un inferno…. per me la vita è stata bella perché l’ho pagata cara”. La sua vita testimonia come la violenza possa attraversare la vita di una persona, eppure non spegnerne l’ardore. Questo è l’insegnamento che ha lasciato anche a voi figlie? «Ovviamente rispondo a titolo personale e non a nome di tutte le mie sorelle. Personalmente questo messaggio insito nelle parole e anche nella vita di mia madre ha avuto un’eco profonda nella mia vita e ha lasciato dentro di me un grande insegnamento che mi ha anche aiutato nei momenti difficili della vita in cui sembra impossibile andare avanti e farcela. Certamente il suo senso dell’umorismo o il trovare il lato ridicolo nelle situazioni più scabrose si è ben amalgamato con il mio carattere». “Ho avuto quattro figlie allevate poi da altre famiglie. Non so neppure come ho trovato il tempo per farle. Si chiamano Emanuela, Barbara, Flavia e Simonetta. A loro raccomando sempre di non dire che sono figlie della poetessa Alda Merini. Quella pazza. Rispondono che io sono la loro mamma e basta, che non si vergognano di me. Mi commuovono”. Sono parole forti ma estremamante materne. Emanuela, lei che ricordo ha di Alda come madre, donna e poetessa? Si possono scindere questi aspetti in sua madre? «Ogni donna è un universo e mia madre, in particolar modo, credo abbia rappresentato l’archetipo femminile in ogni sua sfaccettatura. Dalla profetessa alla Grande madre; dall’aspetto crudele del femminino alla maternità più pura, dalla meretrice (come lei stessa si è definita in una sua poesia) alla mistica. Scindere questi aspetti è oltremodo impossibile, essendo mia madre una donna estremamente complessa e mutevole non solo nei giorni ma nello stesso scorrere dei minuti. Questo era un aspetto difficile ma anche stimolante della sua personalità. Una personalità fortissima e fragile nel contempo che non cessava mai di stupire!». Oggi che lei e le sue sorelle Flavia, Barbara e Simona siete diventate donne e vi siete riconciliate con la complessa figura materna, avete comprenso che è stata la poesia a salvare Alda, da bambine però avete sperimentato sulla vostra pelle come la poesia sia stata poco cle- 23 mente con voi, sottraendovi le attenzioni e l’amore di vostra una madre. L’amore innato e primordiale per la poesia la assorbivano quasi completamente, tanto da affermare: “Il vero poeta non deve avere parenti”. Un figlio però non può capire queste parole, chiede solo gesti, presenza e amore incondizionato. Come avete vissuto questo suo mettere al primo posto l’amore per la poesia? «Ovviamente la poesia me l’ha sottratta. Sapevo, ho sempre saputo, che veniva prima di tutto, prima di ogni affetto, anche se ne era obbligatoriamente dipendente. Ho cercato di capire, di comprendere, anche se, come figlia, è stato molto difficile e tutto ciò ha creato (a volte) distanze e incomprensioni. Solo con l’avanzare dell’età prima, e con la sua morte poi, sono riuscita ad accettare mia madre nella sua interezza e complessità. Da adulti si riesce, per fortuna, a vedere i propri genitori come persone oltre che come madre o padre». Emanuela, qual è il suo ricordo più vivo e forte di Alda come madre? «Mia madre, pur con tutti i limiti dovuti a questa “chiamata” alla poesia prima e alle difficoltà emotive accadute dopo il ricovero, è sempre stata, a suo modo, una madre . I suoi sentimenti nei confronti di noi figlie sono sempre stati amorevoli e di grande attaccamento emotivo. Laddove l’emergere di un’emotività esagerata la bloccava, cercava di ovviare con aiuti concreti: unico modo che le permetteva di non soccombere al marasma di emozioni che in lei era molto dirompente. Ho dei bei ricordi legati alla prima fanciullezza e, più tardi, quando, ritrovata serenità e ripresa la scrittura a pieno ritmo, mamma era serena e spiritosa come la ricordavo. Era anche una madre severa e poco incline al compromesso.Ciò che diceva era legge, e poco c’era da discutere quando una decisione era stata da lei presa. Ricordo le sue sonate al pianoforte, le sue barzellette, ma anche i grandi pianti e le disperazioni». “Il Poeta deve parlare, deve prendere prendere questa materia incandescente che è la vita e farne oro colato. Perché la Poesia educa il cuore, la Poesia fa la vita, riempie certe brutte lacune, alle volte anche la fame, la sete, il sonno. Magari anche la ferita di un grande amore, un amore che è finito, o un amore che sta per nascere…”. Secondo lei è questo il fine ultimo e vero della poesia? «Credo di sì. Secondo me la poesia, come quasi tutte le forme d’arte, nasce da un’urgenza. Un bisogno direi primario come la fame o la sete. A questo punto l’artista deve soccombere a questo “bisogno” e dar forma a ciò che emerge dalle profondità della sua anima e lasciarsi trasportare oltre se stesso e il proprio IO». Il poeta è interprete della Bellezza viva e sublime che viene da un regno migliore, quello dell’anima, quindi non ha senso considerare la produzione artistica in base alla vita privata dell’artista, sarebbe una grande cosa smettere di leggere dichiarazioni che la etichettano come la “pazza del Naviglio” e riconoscerla semplicemente come Grande Poetessa in grado di dare voce al proprio abisso.La pensa così? «Credo e spero che mia madre non sia più considerata come la “pazza del Naviglio” e mi stupisco che ancora ci siano queste dichiarazioni in merito. Chi non conosce la sofferenza psichica e si limita a etichettare una persona sofferente di travagli interiori chiamandoli semplicemente “sintomi” senza mai domandarsi nulla rispetto alla sua vita, alle vicissitudini personali, sociali e storiche, non conosce nulla neppure di se stesso! Non ho mai condiviso la classificazione organicistica e psichiatrica della malattia. Discorso prettamente occidentale che classifica e divide, parcellizzando la persona in singoli organi da curare e sintomi da etichettare! In ogni caso la mia opinione vale relativamente. Bisognerebbe fare una valutazione partendo dall’amore che le persone dimostrano verso la poetica di nostra madre, dall’ alto riconoscimento che personalità di ogni campo le hanno tributato, dalle raccolte firme per portarla al riconoscimento del Premio Nobel, dal tributo che il Comune di Milano le ha fatto promuovendo per lei i Funerali di Stato...». 24 23 gennaio 2015 / n.4 Nuvolette COMIXFACTOR Talenti del fumetto da scovare Il Labo di Taranto continua a investire sul talento e a promuovere i giovani fumettisti emergenti. Sul finire del 2014, il team di creativi tarantini ha lanciato un vero e proprio Talent dedicato al fumetto e alle promesse della Nona Arte. Candidature e selezioni entro il 31 gennaio di Pierluigi Rota L’ Associazione culturale Labo di Taranto continua a investire sul talento e a promuovere i giovani fumettisti emer- genti. Sul finire del 2014, il team di creativi tarantini ha lanciato ComiXFactor, un vero e proprio Talent dedicato al fumetto e alle promesse della Nona Arte. Il Contest, rivolto ad aspiranti fumettisti tra i 18 e i 40 anni, si svolgerà in più fasi, nell’arco dei prossimi dieci mesi. La prima fase (“scouting”), è partita il 14 dicembre scorso, in occasione della mostramercato Taranto Comix, Oltre che direttamente, le selezioni avverranno anche a distanza, tramite l’invio di materiale via mail e con colloqui su Skype. Tra tutti coloro che proporran- no i propri lavori, verranno selezionati gli aspiranti che accederanno al Talent. La fase di selezione si concluderà il 31 gennaio 2015. Il 2 febbraio verranno comunicati i nomi dei selezionati che accederanno alla successiva fase. Alla fase 1 (“scouting”), infatti, ne seguirà una di formazione intensiva della durata di tre giorni. Una full immersion con lezioni frontali a cura degli insegnanti specializzati di Labo, i quali seguiranno i giovani fumettisti in qualità di tutor per l’intera durata del Talent. La fase 2 proseguirà con un seminario al mese per i successivi tre mesi. I seminari saranno curati da professionisti del settore di fama nazionale e internazionale. Al termine della fase 2 è previsto un esame che consentirà agli aspiranti fumettisti di accedere alla fase successiva. La valutazione sarà affidata a una commissione esaminatrice esterna, una giuria tecnica composta da disegnatori e sceneggiatori di successo. Nella fase 3 ci sarà un concorso. I “finalisti” proporranno un progetto originale che verrà valutato innanzitutto da una giuria di qualità (formata da giornalisti, blogger ed editor) che assegnerà un voto a ciascun lavoro, valutando il materiale ricevuto. Le valutazioni della giuria di qualità resteranno segrete sino alla chiusura della votazione del pubblico, che avverrà online sulla pagina Facebook “ComiXfactor”. Le votazioni del pubblico verranno effettuate dall’1 al 30 settembre 2015. Il vincitore sarà decretato dalla somma di voti del pubblico e della giuria di qualità. Il progetto vincitore sarà pubblicato con una tiratura di 500 copie (di cui 50 spetteranno all’autore) e verrà promosso da Labo in eventi di settore e con un tour di presentazioni. Il regolamento completo è su http://labofumetto.blogspot.it. Recentemente il talent è stato aperto anche agli sceneggiatori: saranno consentite partecipazioni “in tandem”. Gli sceneggiatori potranno partecipare solo se in coppia con un disegnatore (che disegnerà il loro fumetto). Le modalità di partecipazione restano le medesime. C’è tempo fino a tutto gennaio per candidarvi. Se avete la possibilità di recarvi a Taranto, i responsabili del Labo vi aspettano tutti i giovedì di gennaio presso la libreria Gilgamesh, in via Oberdan 45/A. Se invece non siete delle nostre parti (il concorso è aperto agli aspiranti fumettisti di tutta Italia), potete inviare una mail con le vostre generalità, un portfolio allegato e un contatto Skype per sostenere un colloquio a [email protected]. Q diVERSI di Cataldo Basile QUALCOSA DA DIRE Nel silenzio di un giorno passato a parlare e a discutere si ricordano le parole, le più antiche che siano e in noi nasce, un senso del buono e del giusto che finisce nel silenzio. E tra L’OROSCOPO dal 23 al 30 gennaio 2014 ARIETE 21.03 - 20.04 La salute procede tra alti e bassi e potrebbe richiedere dei controlli. A tavola controllatevi. TORO 21.04 - 20.05 Quella che per voi è stabilità per chi vi sta vicino potrebbe essere noioso monotonia quindi state attenti a non trascurare le esigenze del partner. GEMELLI 21.05 - 21.06 Avete bisogno di continui stimoli il che vi rende un po’ impaziente ora che vi state adagiando su situazioni comode. CANCRO 22.06 - 22.07 Avete in mente una sorpresa che riuscirà alla perfezione. Ma a volte dovreste anche pensare a quello di cui avete bisogno voi. LEONE 23.07 - 23.08 Ni la salute: siete un po’ stanchi e provati e questo vi rende anche nervosi. Dormite di più e lamentatevi meno con il partner. L’oroscopo vi invita quindi a non essere troppo rigidi. VERGINE 24.08 - 22.09 Siete dove volete essere con chi volete essere il che vi rende beati. Difficile che qualcosa possa turbare questo stato di grazia quindi godetevi questa settimana. BILANCIA 23.09 - 22.10 L’oroscopo prevede viaggi, soprattutto se avete persone care che vivono lontano e che desiderate rivedere. Al ritorno però dovrete fare i conti con le finanze e i progetti lavorativi lasciati da parte. SCORPIONE 23.10- 22.11 Vi basta poco per accontentarvi e in questa settimana siete felici e di buon umore anche se non ci sono stati eventi di particolare importanza. SAGITTARIO 23.11 - 21.12 L’oroscopo suggerisce prudenza negli investimenti ma anche sulle prese di posizione drastiche. Prima di dire qualcosa di potenzialmente definitivo pensateci bene. CAPRICORNO 22.12-20.01 Come per vostra natura questa settimana sbatterete le corna su una situazione che da tempo avete cercato di non vedere. AQUARIO 21.01 - 19.02 In questa settimana saprete perfettamente dire che profumo ha la felicità: è quello di casa vostra, in cui finalmente tutte le cose sembrano girare nel verso giusto. PESCI 20.02 - 20.03 In questa settimana saprete perfettamente dire che profumo ha la felicità: è quello di casa vostra, in cui finalmente tutte le cose sembrano girare nel verso giusto. E tra 23 gennaio 2015 / n.4 NUOVI E VECCHI CIRCUITI A CONFRONTO Stanchi delle solite attività di palestra? Fate fatica ad approcciarvi ai classici attrezzi? A voi ci pensa il Circuit Training: soddisfa in poco tempo ogni esigenza! di Paolo Carrieri * I nomi delle ultime novità nel mondo del fitness sono tanti, ma quasi tutti prevedono l’allenamento a circuito: Cross fit, Cross Gym, Pitbull Training, Military Fitness, Military Training, Boot Camp, Functional Training, TRX, Sospension Training, Allenamento Funzionale, Switching, Easy Line, Cross Fire, ... Oramai sono tante le palestre che per stare al passo con le innovazioni hanno inserito all’interno della propria struttura queste novità, che attirano e danno risultati. Si tratta di discipline che in realtà tanto nuove non sono ma che utilizzano nuove e svariate attrezzature prodotte proprio per queste attività. Il problema è che, per sviluppare al meglio tali discipline, sono necessari ampi spazi e strutture apposite e, in alcuni casi, impalcature e tralicci che possano sostenere il tutto in assoluta sicurezza. CARATTERISTICHE COMUNI Gli allenamenti che per brevità definiremo funzionali a circuito sono basati sullo studio e sulla pratica della forza funzionale e di tutte le sue varianti, siano esse legate alla resistenza che alla potenza o forza pura. Sono presenti inoltre aspetti come la coordinazione, la velocità, il condizionamento aerobico, la resistenza cardiovascolare, ecc.. Si tratta di allenamenti che sviluppano tutte le qualità fisiche e consentono uno sviluppo globale e armonico delle doti di forza, coordinazione, flessibilità, agilità, resistenza e reattività neuromuscolare. La particolarità di queste tipologie di workout è che puntano ad allenare tutte le qualità fisiche che servono ad ogni movimento, nella vita di tutti i giorni. Quindi le doti di forza, resistenza, equilibrio, mobilità articolare, flessibilità e propriocettività , su tutti e tre i piani di movimento del corpo nello spazio hanno una valenza altamente utilitaristica. Una leggera differenza la possiamo riscontrare nella proposta di allenamenti come Boot Camp o Military Training, dove l’idea é quella di proporre l’attività fisica tipica delle forze armate risultando alla fine un allenamento vario e divertente. Si utilizza la palestra ma anche spazi all’aperto, sfruttando tutto ciò che in “open air” si può trovare, cioè staccionate, scalinate, gradoni, salite ripide, terreni sconnessi, alberi, attrezzi di fortuna e quant’altro. In questi corsi si comunica che, a seconda delle caratteristiche dei partecipanti, gli obiettivi saranno il miglioramento delle capacità coordinative o condizionali, la postura e la mobilità articolare, ma soprattutto le capacità aerobiche e la tonificazione muscolare. In ogni caso ciascun allenamento è strutturato con esercizi “funzionali” nel rispetto delle più innovative metodiche di allenamento. SOMIGLIANZE CON IL CIRCUIT TRAINING Il denominatore comune di questi alternativi metodi è un allenamento a circuito strutturato su varie stazioni, con tempi di recupero molto brevi. In realtà, quindi, si tratta dell’intramontabile Circuit Training, l’allenamento a circuito che consente di migliorare contemporaneamente la forza, la potenza, la resistenza, la coordinazione, la velocità ma anche la funzionalità dell’apparato cardio-respiratorio. Esistono numerose varianti del metodo, a seconda delle capacità che si desidera migliorare. Il Circuit Training è pertanto efficace nella preparazione fisica di diversi sport, come pure per il fitness e per il dimagrimento, come appunto le novità del momento. Il Circuit Training fu ideato nel 1956 da Morgan e Adamson, due professori del Dipartimento di Educazione Fisica dell’Università di Leeds, in Inghilterra. STRUTTURA DI UN ALLENAMENTO A CIRCUITO Nell’allenamento a circuito si passa da una stazione all’altra e, in ognuna, si eseguono determinati esercizi per un tempo o per un numero di ripetizioni prefissato. Più persone possono allenarsi insieme nello stesso circuito, cambiando 25 Fitness&Benessere contemporaneamente stazione. Il circuito termina quando sono stati eseguiti tutti gli esercizi nell’ordine stabilito. Può essere percorso una sola volta o può essere ripetuto più volte. Nel circuit training si scelgono esercizi con i pesi liberi, con macchine a contrappesi, con piccoli e grandi attrezzi e possono essere inclusi anche diversi esercizi ginnici quali balzi, salti, saltelli, trazioni, flessioni, piegamenti, esercizi di corsa, scatti, allunghi, corsa sul posto a ginocchia alte (skip alto) o corsa veloce sul posto (skip basso). Non manca inoltre l’uso di macchine per l’allenamento cardiovascolare come cyclette, vogatore, tapis roulant, step, ecc. Un circuito dovrebbe essere composto da almeno 8 esercizi/stazioni. Un Circuit Training efficace deve essere strutturato per un tempo compreso fra 15 e 45 minuti. La durata è in base agli obiettivi prefissati e al livello di allenamento delle persone. Il numero delle stazioni potrebbe essere anche più alto, fino a 15 o addirittura 20. In ogni stazione si esegue un numero di ripetizioni medio alte (tra le 12 e le 20) oppure si sviluppa il massimo numero di ripetizioni che si riesce ad eseguire in un tempo prestabilito (ad esempio in 30 secondi). In ogni caso in ciascun esercizio il carico dovrebbe essere tale da poter concludere le ripetizioni avvertendo un’adeguata fatica. E’ consigliabile inoltre aumentare il peso o il numero di ripetizioni dopo qualche seduta, per far sì che lo stimolo sia sempre efficace. Secondo il metodo originale, invece, il numero di ripetizioni dovrebbe essere calcolato sulla base del numero massimo che l’atleta riesce ad eseguire in un precedente test, entro un limite di tempo. Nella seduta di allenamento a circuito si dovrebbe eseguire solo la metà delle ripetizioni realizzate nel test, e l’obiettivo è eseguire il circuito in un tempo sempre più breve. Morgan e Adamson proponevano il Circuit Training senza alcun recupero. Oggi si tende a far sì che il recupero fra le stazioni sia breve (15 secondi circa) se si vuole ottenere uno stimolo allenante per la resistenza cardiorespiratoria. Tra un circuito e l’altro è possibile inserire una pausa contenuta tra 1 e 3 minuti. Tale pausa ha l’obiettivo di consentire un buon recupero ma senza raffreddarsi. CIRCUITO SUPER TECNOLOGICO O MINIMALISTA? Sono tante le analogie tra il Circuit Training, inventato una sessantina di anni fa da Morgan e Adamson e le attività che si stanno affermando in questo momento. È giusto comunque riconoscere che le cose oggi sono un po’ diverse anche perché dalla ideazione del Circuit Training, l’attività motoria è molto cambiata, il fitness è incredibilmente cresciuto e molti studi e nuovi attrezzi hanno migliorato ciò che già esisteva da tempo. Ma è anche possibile eseguire un programma d’allenamento che si avvicina a queste novità utilizzando i presupposti del Circuit Training, rispolverando le sempre pur valide tecniche di ginnastica educativa, ginnastica artistica, atletica leggera e le utili ed efficaci metodologie di allenamento. Per le attrezzature si possono sfruttare tutto ciò che abbiamo a disposizione dagli step alle fitball, dagli elastici ai manubri, dai bilancieri ai push power o body bar, dalle tavole propriocettive alla corda, dalle palle di gomma piuma o plastica, alla vecchia spalliera e infine il “miracoloso” corpo libero. Vi aspettiamo per proporvi i nostri Circuit Training!! * Dottore in Scienze Motorie, Specialista in Chinesiologia Correttiva e Rieducativa, Educatore Fisico, ISEF, Preparatore Atletico e Sportivo, Personal Trainer, Direttore Tecnico del MOVING CLUB. PSYCHE di Alessandro Montrone* Favonio Ho letto su internet che c’è una persona che non riesce a staccarsi dal fon che tiene sempre acceso anche per andare a dormire. Anche a me piace tenere acceso il fon dopo che mi lavo e certe volte me lo sparo pure in faccia e rimango tranquilla per qualche minuto. Quello che non capisco è però come si può diventare così attaccati al fon? Anna Con molta probabilità i testi in cui lei si è imbattuta afferiscono, direttamente o indirettamente, ad un noto caso clinico, reso popolare negli Stati Uniti da un documentario della serie «My strange addiction» («La mia strana dipendenza», t.d.r.). Si tratta, appunto, di una giovane donna che ha sviluppato un legame molto particolare con l’asciugacapelli: non se ne separa quasi mai durante il giorno, anzi accompagna col gettito d’aria calda molte delle sue attività domestiche; e, per conciliare il sonno, se lo tiene accesso sul letto per tutta la notte, noncurante del pericolo di incendio nonché delle piccole scottature che di tanto in tanto così facendo accidentalmente si procura. Benché in apparenza fanta-psichiatrico, questo caso – che in assenza di prove contrarie potremmo pure considerare televisivo e finzionale – presenta di certo degli elementi di plausibilità, che lo rendono, se non proprio reale, almeno realistico. Questa semplice storia può, infatti, ben prestarsi come possibile modello del fenomeno “dipendenza”, qui enucleato in alcuni dei suoi aspetti essenziali. All’occhio clinico non sfugge, infatti, la particolare connotazione soggettiva attribuita all’asciugacapelli, che, in questo caso, sembra fungere, in tutto e per tutto, da oggetto transizionale, nello specifico da sostituto meccanico della funzione contenitiva genitoriale, da ausilio esterno di cui la donna in questione abitualmente si serve per regolare i propri stati interni giovandosi dell’effetto fisiologico di questa caratteristica stimolazione multisensoriale: lo stimolo termico elicita una prevedibile risposta edonica; quello acustico, poiché trattasi di rumore bianco a bassa frequenza, isola (l’individuo) dall’ambiente mascherando il rumore di sottofondo, e induce (come ampiamente dimostrato in laboratorio) inibizione comportamentale, rilassamento, sonnolenza. Come può ben notare, la dipendenza scaturisce (come in molti altri casi) dall’incontro fatale, spesso meramente fortuito, con uno stimolo capace di suscitare delle reazioni fisiologiche particolarmente gradite, che l’individuo in questione impara man mano ad utilizzare per sospendere la propria vita emotiva, per rifugiarsi in un paradiso artificiale, che, in ragione del nocumento arrecato, isola e logora; lasciando, nella migliore delle ipotesi, che tutto scorra senza esser stato davvero vissuto, come sospeso in un vento caldo. *Psicologo e Psicoterapeuta Scrivete a Alessandro Montrone e-mail: [email protected] 26 23 gennaio 2015 / n.4 E tra nuoto nelle piscine Albatros le qualificazioni regionali 2015 L As Martina Che bel Martina, complimenti Ciullo Superate le critiche iniziali, il tecnico salentino si gode ora la sua squadra, frutto di lavoro e perseveranza. E attende i rinforzi promessi dalla società di Mauro Mari - Foto di Lino Cassano P iace questo Martina. Piace ai tifosi, perché con cuore e ordine tattico non molla mai la presa. Piace a Salvatore Ciullo, che ha plasmato questo gruppo nel carattere e sul campo. Piace alla Dea Bendata, che ne premia l’audacia con qualche legno qua e là. E’ molto cambiato il Martina del tecnico salentino. Rispetto a quello visto ad inizio stagione commette meno (molti meno..) pasticci in fase difensiva; è messo meglio in campo e sa far male in attacco con ripartenze fulminee, ma mai sviluppate a caso. Va dato atto a Ciullo dell’ottimo lavoro che sta portando avanti, specie dopo aver perso Amodio e Carretta, per restare ai titolari. Il valore aggiunto di questa squadra sembra essere proprio il suo tecnico, che ha saputo far fronte ad una rosa ridotta all’osso e infarcita di giovani, reinventando mille volte la sua squadra. Ha saputo trasmetterle fiducia nei propri mezzi, umiltà e disciplina tattica, fino al punto di giocare a viso aperto negli stadi dei squadroni. Prendere ad esempio l’evoluzione di Bleve, passando per Memolla, fino ad arrivare alla rinascita di Carretta e Montalto. In molti in questo Martina sono riusciti a superare le difficoltà iniziali e ad arrivare ad esprimersi ottimamente. Segno che la forza di questa squadra è proprio il gruppo e la piena fiducia che ripone nel suo allenatore. Diamo a Ciullo i suoi meriti, perché da più parti, chi scrive compreso, non si sono mai lesinate critiche. In un calcio in cui l’allenatore paga immediatamente per tutti, in questo caso la pazienza e la fiducia della società stanno portando i loro frutti. Alzi la mano chi avrebbe pensato ad un Martina così avvincente, ad inizio stagione. Anche senza Montalto, Tomi, Patti e Magrassi, per restare ai titolari, a Salerno i blasonati padroni di casa hanno dovuto trattenere il respiro fino all’ultimo minuto, prima di conquistare i tre punti. Non si è vista la solita squadra materasso che si chiude nella propria area per 90 minuti. Il Martina ha interpretato una partita intelligente, concedendo pochissimo agli avversari e tenendoli sempre all’erta, ripartendo in velocità con scambi brevi alla ricerca dello spazio. Da martedì Ciullo può contare anche su Rosario Bucolo, esperto centrocampista arrivato dal Messina. In via di definizione l’ingaggio di Vincenzo Pepe, giocatore esperto che può dare un valore aggiunto notevole alla causa biancoazzurra. Il Martina spera di trattenere anche Montalto e Arcidiacono. Alla chiusura del mercato manca poco. Speriamo non finisca come a Salerno… a FIN Puglia ha scelto gli impianti dell’Albatros Sporting Club di Martina Franca e Massafra, per ospitare le gare di qualificazione ai prossimi Campionati Regionali Caratteristiche di questi impianti sono lo spazioso e arioso piano vasca, il pratico parcheggio, la tribuna, la professionalità nella gestione di eventi. L’impianto di MASSAFRA ospiterà domenica 18 Gennaio 2015 le gare di Nuoto per le Fasi di Qualificazione Regionale della CategoriaASSOLUTI ( Ragazzi, Juniores, Cadetti) della Federazione Italiana Nuoto. E ancora, l’1 Febbraio 2015 presso la struttura Albatros di MARTINA FRANCA, altro vanto dell’impiantistica del nuoto pugliese si svolgeranno le gare per le Qualificazioni Regionali della Categoria ESORDIENTI. Grandi e prestigiosi eventi per il nuoto Italiano in questa fase dell’Anno Sportivo 2014/2015. Con queste qualificazioni comincia per gli atleti il periodo più intenso, quello delle gare, dopo mesi di preparazione e duro allenamento. Tutto il gruppo sportivo Albatros è ovviamente orgoglioso di ospitare questi eventi e partecipare con la propria squadra a queste prestigiose manifestazioni della FIN. Una scelta dal sapore di premio da parte della Federazione per aver premiato la serietà e la professionalità della Società Sportiva Albatros che da tanti anni, con costante impegno e scrupolosa dedizione valorizza lo sport, in particolar modo il nuoto. Un grande in bocca al lupo ai numerosi partecipanti, in particolar modo ai padroni di casa, i ragazzi della squadra Albatros, da parte dei dirigenti dell’associazione: ” E’ un’immensa soddisfazione nonché emozione nel vedere quelli che per noi, fino a qualche anno fa, erano sirenette e cavallucci marini, partecipare e nuotare con grinta e passione nelle qualificazioni per le gare regionali. La Direzione e tutto lo Staff di istruttori e allenatori augurano un anno pieno di gioie a tutti e vi invitano a visitare le strutture Albatros per tutte le notizie riguardanti il meraviglioso mondo del nuoto e darvi informazioni sui nuovi corsi di nuoto in partenza a Febbraio, per grandi e piccini!” M.M. E tra 23 gennaio 2015 / n.4 Sport Marcello Massafra Amore al primo colpo Convocato per un raduno nazionale a livello collegiale nel centro di preparazione olimpica, il giovane atleta martinese vede i primi frutti per anni di sacrificio e duro allenamento. Inseguendo quel sogno chiamato Nazionale di taekwondo… di Donatello Cito Q uando un conterraneo si fa valere a grandi livelli, contribuisce a rendere onore alla nostra terra. Se si tratta di un giovane che con tanto impegno raggiunge la convocazione in un contesto nazionale, la soddisfazione è ancora più grande. A portare in alto il nome di Martina Franca –ma anche di tutta la provincia jonica- ci ha pensato il giovane Marcello Massafra che ha conquistato una prestigiosa convocazione per il prossimo raduno nazionale. Con Marcello abbiamo scambiato qualche battuta all’indomani della partenza, occasione ideale per farci raccontare di come sia nato l’amore con il taekwondo. Un amore nato al primo colpo. L’approdo in un raduno nazionale, un primo passo verso sogno che si realizza. Marcello, quali sono le tue emozioni del momento? «Provo semplicemente tanto orgoglio per esser riuscito a raggiungere uno degli obiettivi che mi ero prefissato». Un risultato raggiunto dopo una serie di successi centrati con grande bravura. Quali sono le vittorie che ti hanno permesso di ricevere la chiamata per un raduno nazionale? «Per vestire i colori della nazionale ci vorrà ancora del tempo, per ora sono convocato per un raduno collegiale nel centro di preparazione olimpica. La mia convocazione è dovuta all’ottimo piazzamento fatto lo scorso campionato italiano tenutosi a Pozzuoli: purtroppo il titolo italiano mi è sfuggito di un solo punto». Com’è scoccata la scintilla tra te e il taekwondo? Chi ha contribuito al tuo avvicinamento a questa disciplina? «Ho scoperto quest’arte marziale per puro caso, quando un conoscente mi invitò a fare una prova, è stato senza dubbio amore a prima vista». Cosa ti ha spinto ha prediligere un’arte marziale a discapito di altre discipline più diffuse come il calcio? «Ho preferito fare uno sport del genere perché dopo ben undici anni di pratica ero letteralmente stufo e disgustato del calcio, non dello sport in sé ma di tutto l’universo che ci gira intorno; vedere persone raggiungere la loro massima bassezza sociale fomentati da ragazzi che corrono dietro un pallone è sempre stato qualcosa di inconcepibile». Quali sono i modelli a cui ti ispiri? «Non ho un vero e proprio modello al quale mi ispiro, questo sport è talmente diffuso e praticato che ogni atleta 27 d’alto livello può essere di ispirazione». Quali sono le tue ambizioni personali dopo aver tagliano il traguardo nazionale? «L’ambizione (utopica) più grande che ho è quella di entrare a far parte della rosa dei grandi che hanno scritto la storia di questo sport». Dove ti vedi tra 10 anni? «Tra 10 anni non saprei, questo sport mi ha cambiato la vita drasticamente e in un tempo tanto breve che ora come ora non saprei nemmeno dove potrei trovarmi tra un mese». A chi senti di dover rivolgere un particolare ringraziamento? «Ci sono davvero un infinità di persone che vorrei ringraziare, ma tra queste quelle a cui sono maggiormente grato sono il mio maestro Domenico l’Erario senza il quale oggi non sarei qui, il ringraziamento che rivolgo a lui supera di gran lunga la mia capacità di espressione, e non posso far altro che essergli grato per tutti i consigli che mi ha dato e che ogni giorno puntualmente mi dà per migliorarmi come persona e come atleta. In egual misura vorrei ringraziare Martino Demita, presidente dell’A.S.D Taekwondo Martina Franca, della cui società sono stato eletto direttore tecnico, il quale nell’apice del mio decadimento morale ha fatto tutto ciò che era in suo potere per risollevarmi. Infine, vorrei ringraziare tutti i miei compagni di squadra per aver creduto in me e per avermi accettato nella grande famiglia che è il taekwondo Taranto». Infine, come vuoi salutare i nostri lettori di Extra Magazine? «Saluto tutti i lettori dando loro il consiglio di provare quest’arte marziale perché da molti è considerata una vera e propria panacea, che si parli di mente o di corpo». 28 23 gennaio 2015 / n.4 Sport TARANTO CON PIERFRANCESCO BATTISTINI COMINCIA IL POST-FAVO Il nuovo tecnico dei rossoblù esordirà domenica nella sfida casalinga contro il Francavilla in Sinni. L’obiettivo sarà rivitalizzare una squadra scivolata a -14 dalla capolista Andria I di Gabriele Russano l Taranto ha scelto il nuovo allenatore. Si tratta di Pierfrancesco Battistini, chiamato in settimana a sostituire l’esonerato Massimiliano Favo. Il tecnico campano paga la sconfitta subita domenica sul pantano di Cava dei Tirreni e un cammino altalenante della squadra precipitata a quattordici punti di distacco dalla capolista Fidelis Andria. Battistini avrà il compito di dare nuova verve Migno- gna e compagni, centrando l’obiettivo minimo, ossia il piazzamento play-off. Il neo allenatore ionico ha subito trovato l’intesa con il diesse Montervino e il presidente Campitiello, scegliendo la piazza rossoblù praticamente a scatola chiusa e senza esitazioni. Pierfrancesco Battistini, romano di 44 anni, proviene dall’esonero del febbraio scorso subito a Reggio Emilia, con il non esaltante cammino dei granata nel campionato di Lega ITRIA SCACCHI CERCA CASA Anno nuovo sede nuova per la nostra Associazione. Nel frattempo continua con grande partecipazione il secondo Torneo Sociale con Metodo Keiser. Interessante sfida nel panorama scacchistico internazionale:Carlsen vs Caruana. di Angelo Fornaio C osì recitava l’oggetto della mail inviata dal Presidente Valerio Sprecacenere ai membri del Consiglio Direttivo il 15 Gennaio. Questa frase riecheggia il celeberrimo film “Totò cerca casa”, ma ringraziando l’Assessore Antonio Scialpi e il Vicesindaco del Comune di Martina Franca, si riusciranno ad evitare le peripezie del grande Antonio De Curtis. Fortunatamente gli organi comunali hanno preso a cuore le attività dell’Itria Scacchi, vagliando in tempo record la sistemazione più idonea e ottimale per la prosecuzione dell’opera di attrazione al “nobile gioco”. E’ doveroso da parte nostra, comunque, ringraziaretutti i membridell’Associazione Arma Aeronautica per la cortese ospitalità, che ci ha permesso di nascere e di crescere in questo nostro primo anno di vita, sponsorizzando la nostra attività. Intanto l’anno scacchistico è partitomagnificamente. In vista del Campionato provinciale di Taranto, che Pro. In precedenza, però, si è distinto per il doppio salto di categoria portando alla rinascita il Perugia, risalito nel giro di due anni dalla Serie D alla Prima Divisione di Lega Pro. Dal punto di vista tattico il Taranto non dovrebbe cambiare assetto, dal momento che, come Favo, anche Battistini adopera come modulo il 4-23-1. Fattore che potrebbe facilitare l’adattamento dei calciatori ai dettami del nuovo tecnico. ESORDIO COL FRANCAVILLA La prima sulla panchina ionica per il neo-tecnico sarà proprio allo “Iacovone”: domenica pomeriggio il Taranto ospiterà il Francavilla in Sinni. Nonostante non stia disputando un campionato come quello dello scorso anno, la compagine lucana allenata da Ranko Lazic resta comunque una squadra temibile e in grado di mettere in difficoltà qualunque vedrà disparati scacchisti darsi battaglia in un unico girone, dal livello di principiante a quello di maestro, tutti i Circoli che aderiranno all’evento si stanno allenando. Itria Scacchi, ad esempio, sta utilizzando il Torneo Sociale per mettere alla prova i suoi giocatori e misurarne il grado di preparazione. Domani 24 gennaio, infatti, si svolgerà l’ultimo dei sei turni previsti dal Torneo Keiser, aperto a tutti gli interessati, poiché il regolamento concede la possibilità di inserirsi in qualsiasi momento. Da rilevare l’ottimo impatto che ha avuto questa competizione,testimoniatodai circa venti partecipanti che ne hanno apprezzato la formula. La giornata di venerdì 16 Gennaio è stata molto emozionante dal punto di vista internazionale, poichè al Tata Steel Masters 2015 è andata in scena la sfida Caruana-Carlsen. Il vincitore è stato il norvegese Campione del Mondo, rimettendo in ordine la gerarchia, che vedeva il nostro connazionale Fabiano Caruana accostarsi lentamente al punteggio del primo scacchista in rating. Coloro che hanno potuto seguire in diretta questo match entusiasmante, hanno assistito ad un vero e proprio scontro fra titani! Hanno pregustato quello che tra un anno potrebbe essere il Match per il Titolo Mondiale, con la stessa formula vista nel 2014 per lo scontro tra Anand e Carlsen. Per scagionare Fabiano, possiamo affermare che Magnus Carlsen sta attraversando un periodo di forma davvero brillante, collezionando una serie di vittorie consecutive. Caruana, però,si è fatto perdonare, vincendo e convincendo, nella partita contro Van Wely, disputata domenica 18 Gennaio. Vi riporteremo i risultati di questo interessantissimo ed avversario. Lo ha dimostrato, tenendo testa a tute le squadre di vertice. Per l’occasione Battistini non potrà contare su Giampaolo Ciarcià, che pure è ormai sulla via del completo recupero dopo il lungo infortunio che lo costringe ai box da oltre due mesi. Il centrocampista ha ripreso a lavorare sul campo, girando a parte. Non dovrebbe recuperare in tempo neppure Nicolas Ibojo, il quale sta svolgendo dei cicli fisioterapici per recuperare dai problemi muscolari. SETTORE GIOVANILE Dopo il beffardo 1-1 subito a tempo praticamente scaduto nella prima del 2015 contro il Roccella, il Taranto di Michele Cazzarò vuol ritrovare la vittoria. Ci proveranno i rossoblù sul campo dell’Hinterreggio. La gara in terra di Calabria si disputerà domani pomeriggio alle 14:30 ed è valida per la terza giornata di ritorno del campionato Juniores. impegnativo torneo nel prossimo numero, sperando di leggere il nome di Fabiano sul podio. E tra E tra Registrazione Tribunale di Taranto n. 14/07 del 26 settembre 2007 Direttore Responsabile Rosa Colucci Art Director Carmela Marangella Assistente grafica Elena Colucci Contributor Cosima Borrelli Paolo Carrieri Maria Rosaria Chirulli Salvino Chetta Donatello Cito Vito Pietro Corrente Roberta Criscio Marta Coccoluto Francesca Garrisi Mauro Guitto Antonio Lucarelli Mauro Mari Serena Mellone Alessandro Montrone Pierluigi Rota Gabriele Russano Fabiana Spada Fotografie Donato Ancona Webmaster Francesco Cervino (ATTIVA WEB) Problema numero 318 Muove il Bianco Matto in due mosse Special Guest Benvenuto Messia Diffusione Extra Magazine è un settimanale distribuito nelle province di Taranto, Bari e Brindisi Stampa Martano Editrice s.r.l. Via delle Magnolie Zona industriale, Bari Editore Soc. Coop. Extramœnia Edizioni Dove giocare a scacchi A Martina Franca A.D. Scacchi Martinese Sede: Via La San Felice,36 presso il Villaggio di Sant’Agostino (ex Istituto Suore Salesiane) nel centro storico di Martina Franca. Telefono: 334-6951781 Direttore Amministrativo Francesco Mastrovito Redazione Piazza Vittorio Veneto 2 - 74015 Martina Franca Tel.: 080.4859850 Fax: 080.4833679 E-mail: [email protected] Web site: www.extramagazine.eu Gli articoli pubblicati, salvo accordo scritto, s’intendono ceduti a titolo gratuito. Scritti e e-mail: [email protected] disegni, anche se non pubblicati, non si restitui- Facebook: Circolo Scacchi Martina è stampato su carta riciclata. www.scacchimartina.com A.D. Itria Scacchi Sede: Via Pergolesi n°48 Telefono: 320-7614702 scono. Questo giornale rispetta l’ambiente, Chiuso in redazione il 22 gennaio 2015 e-mail: [email protected] Facebook: Itria Scacchi A Taranto A.D. Taranto Scacchi Sede: Via Lago di Montepulciano n°1 presso A.B.F.O. 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