qui - Extramagazine

Pure al Festival
Speciale
San
Valentino
Foto di Donato Gasparro
Settimanale di attualità, politica, cultura ed eventi ANNO VIX - N° 7 - 13 febbraio 2015 - € 0,50
TUTTE IN RIGA
Dopo la settimana intensiva passata a parlare
di Sanremo, diamoci un taglio! La primavera promette
nuove tendenze per capelli e acconciature, senza mai
abbandonare la cara e vecchia riga… in mezzo
Wonderland
DALLA PROPOSTA ALL’ALTARE
San Valentino, tempo d’amore e progetti. Il vostro lui che si fa avanti non è che il primo
passo verso l’evento più atteso della vita. Dalla decisione di sposarsi alla scelta dell’abito,
ecco il matrimonio passo dopo passo, con l’aiuto di chi di cerimonie se ne intende
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Editoriale 3
controcorrente
Είμαι Έλληνας
di Vito Pietro Corrente
L’uomo d’acciaio
Ha fatto discutere il carro raffigurante
un gigantesco mostro con tanto di tuba
con la scritta Ilva e denti come bulloni
d’acciaio per divorare le vite degli operai. E accaduto durante la prima sfilata
dei carri allegorici al Carnevale di Putignano. Intanto Giovanna du Lac Capet,
moglie di Emilio Riva, ha scritto per
Mondadori il libro “Emilio Riva, l’ultimo uomo d’acciaio”.
N
egli ultimi anni, e in
particolare negli ultimi
mesi, ho assistito allo
svolgersi di grandi mobilitazioni popolari a
sostegno di un vasto spettro di eventi che hanno colpito la sensibilità
dell’opinione pubblica occidentale.
Ultima, in ordine di tempo, la grande manifestazione parigina contro la
barbarie terroristica di ogni segno in
generale e del terrorismo islamico in
particolare. Bene, tutto molto emozionante e di grande impatto emo-
tivo. Quando partecipiamo a queste
manifestazioni di democrazia diretta
di milioni di uomini e di donne diamo
per scontate molte cose, perchè fanno
parte del DNA delle popolazioni occidentali ed europee in particolare, e
non ci soffermiamo più a chiederci
da chi e da cosa ci viene questa consapevolezza. Eppure tutto ha avuto
un inizio e questo inizio ha avuto un
tempo ed un luogo : la Grecia classica ! Tutto quello che noi siamo oggi,
il concetto di partecipazione e di democrazia, ma anche il senso intimo
della spiritualità, la ricerca dell’armonia e della bellezza sia spirituale
che materiale, la capacità di elaborare il Pensiero moderno ci vengono
da una terra meravigliosa e da uomini e donne che più di 2500 anni fa
hanno disegnato l’etica e l’estetica
dell’Uomo moderno. Se tutto questo
è innegabile, e se ne siamo coscienti,
mi chiedo perchè, nella democratica
Europa Comunitaria, nessuno senta
il bisogno di scendere in piazza per
solidarizzare con un Paese e con un
Popolo che viene massacrato, anche
nella sua dignità, nel nome degli interessi più sporchi e criminali della finanza mondiale. E’ innegabile che la
gestione della cosa pubblica greca sia
stata minata, nei decenni scorsi, da
corruzzione e sprechi non più tollerabili, ma questo non puo’ giustificare
una condanna alla povertà ed alla disperazione di alcuni milioni di persone. Allora voglio ribadire con forza
il concetto del titolo del mio editoriale: Είμαι Έλληνας, io sono Greco!
Io sono Greco perchè essendo nato
in Puglia sono un figlio della Magna
Grecia. Io sono Greco perchè generato dalla terra di Taranto, ho sangue
Spartano nelle vene. Io sono Greco
perchè quanto accade oggi alla Grecia potrà accadere anche al mio Paese se non metteremo fine alla tirannia
tecnocratica di Bruxelles (incredibile
come per esprimere i nostri concetti
usiamo parole greche: tirannia, tecnocrazia, ecc.). Io sono Greco perchè
non voglio vivere in un continente
germanocentrico. Io sono Greco perchè non voglio seppellire la memoria
del sacrificio a cui ha sottoposto quel
Paese la furia nazista durante l’ultimo conflitto mondiale. Io sono Greco perchè i tedeschi si sono sempre
rifiutati di pagare i danni di guerra
quantificati dai trattati internazionali
e oggi, i nipotini di quella stirpe maledetta, vogliono imporre condizioni
capestro a una popolazione già ridotta allo stremo delle sue forze. Tutto
questo accade sotto i nostri occhi
senza che una sola voce si alzi nella
“civile Unione Europea” delle burocrazie finanziarie. Είμαι Έλληνας.
Extra Magazine Piazza Vittorio Veneto n. 2 - 74015 Martina Franca (TA)
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CRONACA
13 febbraio 2015 / n.7
Sette brevi in sette righe
Passeggiata fatale
Racale (Lecce) Una distrazione, un cedimento
della scogliera o forse un passo maldestro: ed è
tragedia. Un uomo di 79 anni, Vito Fersini, è morto
cadendo in mare dagli scogli di Torre Suda dove
stava passeggiando insieme alla moglie lungo un
camminamento su un tratto di scogliera bassa. E’
stato soccorso da alcuni passanti ma quando sul
posto sono giunti i sanitari del 118 era già deceduto
per le lesioni riportate.
È stata l’ernia?
Bari È morto per un banale intervento di ernia addomi-
nale. Arresto cardiocircolatorio è scritto ufficialmente sul
referto medico. L’uomo, un 55enne di Triggiano, si era
ricoverato per sottoporsi ad intervento per laparocele, ma
poche ore dopo l’operazione ha avvertito un malore ed è
deceduto. È accaduto lo scorso 5 febbraio nell’ospedale
Mater Dei di Bari. Dieci le persone formalmente iscritte nel registro degli indagati dalla Procura di Bari con
l’accusa di omicidio colposo. Si tratta dei medici e degli
infermieri del reparto di chirurgia dell’ospedale barese.
Riassunta Zoe
Bari Il governatore della Puglia, Nichi Vendola,
ha annunciato la notiziari del reintegro della
lavoratrice 52enne da parte della multinazionale
Lyondell Basell (azienda che opera all’interno
del Petrolchimico dell’area industriale di Brindisi) malata di cancro. Vendola riferisce che è
stato sottoscritto l’accordo che permetterà a Zoe
di rientrare al lavoro il prossimo 16 febbraio.
«Zoe – ha commentato Vendola - ha vinto per la
dignità del lavoro di tutte le lavoratrici».
Autotrasportatori arrabbiati
Taranto Mantengono il presidio davanti alla
portineria C dell’Ilva di Taranto e consentono l’ingresso solo a 20 mezzi per rifornire
di materie prime l’Ilva gli autotrasportatori
dell’indotto che sono alla quarta settimana
di mobilitazione e rivendicano il pagamento
dei crediti vantati nei confronti del Siderurgico. Nei giorni scorsi si è svolta la seconda
marcia dei tir dalla fabbrica alla città di
Taranto con un sit in davanti al Municipio.
Via ai dragaggi
Taranto Il Consiglio di Stato ha respinto
la richiesta di sospensiva dell’affidamento
dei lavori relativi ai dragaggi dei fondali
nel porto di Taranto avanzata dall’impresa Grandi Lavori Fincosit, che aveva
impugnato un provvedimento del Tar
di Lecce. L’Autorità portuale ora potrà
procedere alla stipulazione del contratto.
I dragaggi consentiranno di portare i fondali dagli attuali 14 metri a 16,50 metri
per permettere l’arrivo a Taranto delle
portacontainer di ultima generazione.
Villette al posto di aziende
Bari Granito, pietra di Trani, parquet e lussuosi
balconcini costituirebbero i prospetti delle 145
villette costruite abusivamente laddove avrebbero dovuto realizzare aziende. Il giudice monocratico del Tribunale di Bari Marina Chiddo
ha condannato per lottizzazione abusiva 144
persone a pene comprese fra i 18 mesi di arresto
e 35mila euro di ammenda e i 2 mesi di arresto
e 12mila euro di ammenda. La sentenza è stata
emessa al termine del processo sulla presunta
lottizzazione abusiva nella zona artigianale di
Giovinazzo.
Nel campo nascono bombe
Statte Venticinque bombe a mano della seconda
guerra mondiale, di fabbricazione inglese, sono state
trovate in un terreno di contrada Todisco. A fare la
scoperta è stato un contadino che ha arato il terreno
con il trattore e ha dissotterrato i residuati bellici
in maniera fortuita. Sono intervenuti i carabinieri
della locale stazione, coadiuvati dagli artificieri
antisabotaggio del Reparto operativo di Taranto. I
militari hanno messo in sicurezza la zona e preso in
consegna gli ordigni, trovati in aperta campagna su
un’area di circa dieci metri.
Per la cronaca in diretta vai sul sito www.extramagazine.eu
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6 Quando si ama
Speciale
San
Valentino
Ora come allora
E tra
Nelle foto, a partire dall’alto a
sinistra. La chiesa di Vico del
Gargano dove è molto sentito il
culto di San Valentino. Il
“vicolo del bacio” a Vico del Gargano e la cripta di SanValentino a
Terni. In basso un santino.
L’amore
è come la tosse
Ovvero, come recita l’adagio, è impossibile
nasconderlo. Ma la saggezza popolare dice ben altro:
vediamo insieme detti e tradizioni della festa più
romantica, con un occhio ai single e alla Taranto di ieri
A
di Titty Battista
ccertato che il Valentino che
si festeggia è per la Chiesa il
santo patrono di Terni, vediamo chi era questo Santo.
Vescovo e martire, fu a lungo maltrattato e imprigionato e, pur di difendere la sua fede, di notte fu decapitato.
Si hanno prove sicure dell’esistenza di un
culto antico presso la Basilica eretta nel
350 sulla via Flaminia a Roma nel punto
in cui si pensa che abbia avuto luogo il
suo martirio. Alcuni storici sostengono
che possa essere stato sacerdote di Roma
e nominato in seguito vescovo di Terni.
Sono poco chiare le origini della connessione di San Valentino con gli innamorati. Geoffrey Chaucer, scrittore e poeta
inglese, suppone che possano derivare
dal fatto che gli uccelli il 14 di febbraio scelgono le loro compagne; secondo
un’altra teoria la festa fu istituita per cristianizzare quella romana dei Lupercali.
C’era infatti l’usanza superstiziosa dei
pagani secondo cui il 15 febbraio i ragazzi tiravano a sorte i nomi delle ragazze
della Dea Giunone; allora molti pastori
sostituirono i nomi dei Santi nei bigliettini distribuiti in questo giorno.
Per quanto riguarda la tradizione europea,
ricordiamo che in Inghilterra il giorno di
San Valentino si spediscono bigliettini
d’amore anonimi.
In Belgio, Francia ed America due giovani, di nome Valentino e Valentina, estratti
a sorte si legano per un anno in una sorta
di fidanzamento pubblico.
In Italia e Germani i fidanzati festeggiano
il loro legame scambiandosi dei doni.
In Puglia è festa grande a Vico del Gargano, in provincia di Foggia, dove San
Valentino viene festeggiato come patro-
no. Si narra che ai vichesi fu concesso
dal Papa Paolo V di potersi scegliere un
nuovo patrono. Sembra che sia stato lo
stesso Valentino a scegliere i vichesi e
non viceversa, nelle catacombe romane dove si era recata la delegazione di
notabili per procedere all’adozione di
un martire patrono. Il capo della delegazione urtò contro un braccio sporgente da un locale. Ebbe la sensazione
di essere stato fermato. Era il braccio
di San Valentino che, insieme ad altre
reliquie, fu prelevato e portato festosamente a Vico dove lo attendeva una
Chiesa stracolma di arance e di limoni
offerti alla vista del nuovo patrono. Era
il 14 febbraio 1618.
Vico del Gargano possiede anche un suo
“Vicolo del bacio”, è quello che collega
via San Giuseppe al Rione Terra. E’ lungo circa 30 metri e largo appena 50 cm.
Leggenda vuole che questo vicolo fosse
una sorta di luogo benedetto per coppie
di innamorati. I fidanzatini si davano
appuntamento nel vicolo che attraversavano più volte da direzioni opposte per
potersi toccare a ogni passaggio.
Altra tradizione è che, chiunque lo voglia, può donare al proprio innamorato
o innamorata un arancio, preso dall’addobbo alla statua del Santo alla persona
cara con la consapevolezza che il frutto si
trasformerà, secondo la tradizione, in uno
speciale filtro d’amore.
Ma se gli innamorati hanno la loro festa
non sono da meno i single che festeggiano il loro San Faustino il 15 febbraio. Il
nome Faustino deriva dal latino e significa propizio e favorevole. Il Santo oltre
ad essere il patrono dei single è anche il
patrono di Brescia. Faustino si convertì al
Cristianesimo e da allora in poi evangelizzò tutte le terre del Bresciano e
fu decapitato il 15 febbraio.
Si pensa che il patronato sui single
possa derivare dal fatto che anche
quella di Faustino fu inizialmente una
vita solitaria e poi missionaria.
Concludiamo la presente nota accennando alle usanze tarantine di ieri con
riferimento al fidanzamento. Quando
le famiglie del fidanzato e della fidanzata erano concordi si riunivano
in un incontro che i tarantini chiamavano “il Parlamento”. Si parlava
infatti della dote che avrebbe portato
la fidanzata (panni a sei, a dodici e a
ventiquattro). Altro argomento che si
affrontava era quello riguardante la
batteria da cucina. Si parlava anche
di oggetti di oro compreso il famoso
brillante che il fidanzato si impegnava a regalare alla fidanzata.
Semplice era la discussione sul mobilio perché si diceva in dialetto “ava-
stene ‘u liette e ‘a banche”, cioè
bastava un letto per dormire e un
tavolo per mangiare.
Talvolta tale incontro veniva solennizzato con un documento redatto
da un notaio. I tarantini chiamavano
questo documento “stizzo”, che altro non era che la deformazione di
“schizzo” o “preventivo”. Il fidanzato poteva andare a casa della fidanzata ma seduto a debita distanza
dalla stessa.
Si fissava poi il giorno del matrimonio e si programmavano la lista delle persone da invitare, l’orchestrina
che doveva suonare, i dolci e le bevande da servire agli invitati.
La cerimonia nuziale veniva preceduta da quella della promessa che si
faceva in Chiesa e che i tarantini chiamavano con il termine di “spaccare ‘a
Croce” perché nel passato erano quasi tutti analfabeti e dovendo firmare il
documento, l’unica cosa che sapevano fare erano tratti di penna verticale,
il primo spaccato trasversalmente dal
secondo, cioè il segno della Croce.
Mi piace, a conclusione di questa lunga nota, ricordare alcuni detti dialettali tarantini: “matremonie e ddegnetate
so da ‘u Ciele destinate”, cioè non si
muove foglia che Dio non voglia.
L’altro detto consigliava di non prendersi una donna brutta e ricca perché
i soldi vanno via come il vento ma la
bruttezza ti rimane davanti per tutta
la vita.
E, ricordatevi che: “l’amore è come la
tosse, non si può tenere nascosto”.
Auguri a tutti gli innamorati.
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Caleidoscopio
duca Carlo Eugenio di Württemberg,
Giuseppe Aprile rimase fino al marzo
1769, interpretando i suoi cavalli di
battaglia, fra cui La schiava liberata,
che fu l’ultima opera cantata a Stoccarda (18 dicembre 1768).
A metà marzo del 1769, Giuseppe
Aprile, con il pretesto di dover ritornare in patria per breve tempo, si allontanò da Stoccarda. Alla sua partenza
lasciò molti debiti, contratti soprattutto
con la cassa della corte, perdendo così
– “per aver cantato una sola opera”.
la buona opinione che il duca aveva
Da una lettera del conte Giuseppe Fi- di lui. Di ritorno in Italia, nel gennaio
nocchietti, scritta il 29 dicembre 1759, 1770, egli fu dapprima a Milano, dove
si rileva come Giuseppe Aprile riscon- Wolfgang Amedeo Mozart lo udì cantrasse ancora grande successo al teatro tare e ne elogiò, in una lettera scritta
S. Benedetto di Venezia, durante il car- alla sorella il 26 gennaio, la “bella voce
nevale 1759/60.
uguale”. La sua interpretazione fece
Nel 1760 Napoli chiedeva a gran voce scrivere ancora a Mozart (lettera alla
il suo rientro, ma da Stoccarda, dove sorella del 5 giugno dello stesso anno)
si era trasferito nuovamente, lo stesso che l’Aprile cantava “impareggiabilAprile rispondeva che gli impegni ar- mente”.
tistici assunti all’estero e in Italia gli Negli anni successivi continuò a svolimpedivano di tornare nella città parte- gere un’intensa attività concertistica,
nopea, prima della fine del 1762.
esibendosi nei maggiori teatri italiani:
Testimonianza della sua ascesa nell’ar- Torino, Firenze, Roma.
te operistica fu data anche dal maestro Nel 1783 fece ritorno a Napoli e fu
Giovanni Marco Rusubito
riammesso,
tini, che in una sua
come primo soprano
lettera scritta al padre
della Regia Cappella,
il 22 marzo 1764, deoccupando il posto del
scriveva l’Aprile “non
defunto Gaetano Majosoltanto un perfetto
rano (1710/1783), detto
cantante, ma anche un
Caffarelli. L’ultima notiottimo attore”.
zia che si ha di una sua
Richiestissimo a Naesecuzione pubblica è
poli, Giuseppe Aprile
quella della celebraziovi ritornò per essere
ne alla festa di Maria SS.
scritturato al teatro S.
Addolorata nella chiesa
Carlo nella stagione
dei Servi di Maria a Na1765/66 per cantare
poli, il 17 e 18 settembre
nel Re Pastore di N.
1785.
Piccinni (30 maggio);
Dal 1790, smesso di
nel Creso di A. Sacchicantare, si dedicò escluLa copertina del libro
ni (4 novembre); Rosivamente alla composidi Angelo Marinò,
molo ed Ersilia di J. A.
zione e all’insegnamen“Giuseppe Aprile.
Hasse (25 dicembre)
to del canto. Tra i suoi
L’idolo di Napoli nel
ed infine nell’Arianna
allievi viene annoverato
Settecento musicale
e Teseo di P. Cafaro
anche Domenico Cimaitaliano ed europeo”,
(20 gennaio. 1766).
rosa (1749/1801).
Edizioni ETS.
Nel novembre 1767,
Quando si ritirò definidopo essersi esibito a
tivamente dalle scene e
Palermo, tornò a Stocdall’insegnamento, volle tornare nelcarda, accompagnato questa volta dal la sua città natale. Arrivato a Martina
fratello Raffaele, eccellente violinista. Franca il 12 luglio 1798, trovò la città
Al quale viene riferita la postilla “Apri- scossa da agitazioni e fermenti popolari
le junior 600 fiorini”, come appare sot- causati della leva obbligatoria ordinata
to la scrittura di Giuseppe, che di fiorini dal governo borbonico che si apprestane ricevette 6000 l’anno. Alla corte del va a combattere i Francesi che avevano
occupato Roma. Contro l’ingiusta e
indiscriminata ripartizione della leva
il popolo di Martina Franca insorse e
soltanto per merito e intercessione di
Giuseppe Aprile, il quale godeva sempre di grande fama e prestigio, furono
scongiurati disordini e l’incendio della
casa del sindaco. Proclamata, il 9 febbraio 1799 nella provincia e a Martina
Franca, la repubblica, Giuseppe Aprile,
insieme con i fratelli Michele e Raffaele, vi aderì, armandosi per difendere
la città dall’assalto dei sanfedisti e dal
loro saccheggio. I fratelli Aprile furono arrestati e processati ma poi, per
Il metodo apriliano
sopravvenuta amnistia, prosciolti.
è introdotto da 21
Giuseppe Aprile si spense a Martina
regole “indispensabili
Franca l’11 gennaio 1813.
per gli studenti e i
Come compositore, Giuseppe Aprile
dilettanti di musica
vocale”, che delineano è ricordato per numerosissime musiche vocali - arie, duetti con o senza
in modo semplice e
strumenti. Quasi tutte le parole delle
sintetico alcuni dei
sue opere sono state scritte del rimipunti essenziali nella
nese Aurelio de’ Giorgi Bertola.
gestione della voce.
Il metodo di canto di Giuseppe
Aprile è rappresentato dai celebrati
solfeggi stampati per la prima volta
a Londra da Broderip (1791), e
ancora oggi usati nei conservatori
di musica. Una delle più recenti
edizioni italiane è quella di L. Soffredini, stampata a Milano nel 1942
dalla casa Ricordi.
Giuseppe Aprile
Quella voce
meravigliosa
Cantore evirato, nato a Martina Franca, espressione della grande
scuola musicale napoletana, ‘Sciroletto’ – così venne soprannominato appartenne a quella schiera di cantanti e compositori pugliesi
emigrati verso Napoli che nel Settecento eccellevano non solamente
a Napoli e in tutta Italia, ma nell’intera Europa
di Oscar Nardelli
G
iuseppe Aprile nasce a Martina Franca il 28 ottobre 1732,
da Fortunato e da Anna Vita
Cervellera. Ricevette la sua
prima educazione musicale
dal padre notaio, che era anche un appassionato cultore di musica e cantore nella Collegiata di Martina Franca.
All’età di undici anni il padre, poiché Giuseppe era dotato di bella voce, non esitò a
farlo evirare. (Nella storia della musica,
furono detti castrati i cantanti maschi che
avevano subito la castrazione prima della
pubertà, allo scopo di mantenere la voce
acuta in età adulta).
Il 28 aprile 1751, come risulta da un atto
notarile venuto recentemente alla luce, Giuseppe Aprile si recò a Napoli per essere ammesso alla scuola privata di Gregorio Scirolì, rinomato maestro della reale Cappella di
quella città (da qui il soprannome Scirolino
o Sciroletto, che gli venne attribuito). Il 23
settembre dell’anno successivo, alla morte
di Francesco Guardia, Giuseppe Aprile fu
assunto, con uno stipendio mensile di 20 carlini, come soprano
nella Cappella Regia di Napoli
e qui, per la prima volta, cantò
come “ultima parte” al teatro San
Carlo nella stagione 1753/54.
Il 25 aprile 1754 si recò a Roma
per cantare in un oratorio sacro,
e alla fine dello stesso anno ritornò nuovamente a Roma per
esibirsi al teatro Alibert. Successivamente, in occasione del
carnevale, a cavallo degli anni
1755/1756, si trasferì a Parma
per cantare al Teatro ducale.
Ormai divenuto famoso e affermato soprano, anziché tornare a Napoli, come avrebbe dovuto alla fine delle rappresentazioni a
Parma, Giuseppe Aprile preferì dimettersi
dalla Regia Cappella per poter continuare a
cantare nei maggiori teatri italiani e stranieri. Verso il 1760 lo troviamo a Stoccarda che
si esibisce, come uno dei soprani più celebri
dell’epoca, di fronte alla corte del duca Carlo Eugenio di Württemberg.
A conferma della fama raggiunta c’è anche
la notizia, riferita dal Cotarelo y
Mori (storico e letterato spagnolo 1857/1936), del pagamento di 600 doppioni d’oro di
salario, più 100 per le spese del
viaggio, per l’interpretazione
eseguita il 30 maggio 1758 al
Teatro Real Carlos III de Aranjuez. in Spagna. “A fine rappresentazione ricevette anche 903
reali di gratifica. Non male”
- commenta il Cotarelo y Mori
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Un tè con me
Quale personaggio storico avresti voluto essere?
«Giuseppe Garibaldi».
Di quale personaggio letterario
avresti voluto rivestire i panni?
«L’Avvocato Guido Guerrieri di Carofiglio…mi piace troppo».
Quale mestiere ti sarebbe piaciuto fare?
«Il contadino».
Canzone preferita?
«Altra bella domanda…”Tu non mi
basti mai” di Lucio Dalla».
questa settimana
Gianni Carbotti
Cosa c’è sul tuo comodino?
«Una piccola immagine sacra di Madonna col bambino, un’altra di San
Francesco d’Assisi e una decina di
libri tra i più amati, conservati gelo-
guet (scrittore meraviglioso morto a
vent’anni), Primo Levi….».
Oggetto del desiderio?
«Curare la regia di un film».
Oggetto talismano?
«Un vecchio maglioncino verde da
cui non riesco a separarmi».
L’ultima zingarata?
«Essere riuscito a compiere lo stesso
tragitto di Papaleo (nel suo splendido
Basilicata coast to coast) insieme ai
miei amici di sempre con un vecchio
pulmino ansimante».
Cosa ti fa più ridere?
«Prendermi in giro e prendere in giro,
ma con garbo…».
Cosa ti fa più paura?
«L’indifferenza».
Luogo del cuore?
«I miei trulli e il mio tratto di
mare».
Cane o gatto?
«Cane, fortissimamente cane,
al mio Tommy manca solo la
parola, per il resto comunica
molto più agevolmente di tanta gente di mia conoscenza».
di Rosa Colucci
I
l tratto principale del tuo carattere?
«Un estroverso malinconico».
Con quale politico, possibilmente pugliese, riuscirebbe più piacevole un
viaggio auto da Taranto a
Roma?
«Niki Vendola».
Il tuo principale difetto?
«La generosità».
Se potessi cambiare qualcosa in
te?
«Vorrei essere cattivo…».
Secondo la legge del contrappasso, quale sarebbe
la tua pena più grande?
«Diventare arido, senza
emozioni».
Se potessi cambiare qualcosa nella tua città?
«Vorrei veder circolare solo pedoni e biciclette».
Cosa non dovrebbe
mai mancare nel tuo
frigo?
«Una bottiglia di negramaro».
Stato d’animo attuale?
«Work in progress».
Indignato o rassegnato?
«Indignato…ma mai rassegnato».
«Vorrei aver seguito prima le mie
passioni».
La cosa di cui vai più fiero?
«I miei figli, i miei libri e di essere ancora
in grado di commuovermi per le cose più
tenere, la nascita di una nuova creatura,
un bambino che tira i primi calci a un
pallone, due innamorati che si tengono
per mano».
Cosa non riesci a capire delle donne?
«Bella domanda… credo che la
donna più che capita vada amata,
giorno per giorno, come se fosse
l’ultimo».
Qual è la prima cosa che faresti se ti reincarnassi in una donna?
«Mi taglierei i baffetti».
E quella di cui ti penti di più?
E tra
E nell’armadio?
«Le mie amate giacche».
samente come reliquie, Fitzgerald,
Carofiglio, Gramellini, Kant, Goethe, Dostoevskij, Alda Merini, Radi-
C’è qualcosa che dici
in privato e che neghi in pubblico?
«Assolutamente no, forse…qualche
parolaccia…!?».
Gianni Carbotti,
laureato, impiegato, 55 anni . Dice di sé: «Mi piace il calcio da sempre (giocarlo e non vederlo…) sin da quando avevo sei anni,
coi piedini di legno (alcuni dicono che quelli ce li ho ancora…) e spero di poterlo praticare sino a ottant’anni. Ma non solo, mi
piace moltissimo nuotare e fare lunghe passeggiate, immerso nel verde della nostra bellissima valle munito da un inseparabile
arbusto secco nella mano destra. La passione beh, non è difficile indovinarla, è il motivo per cui mi trovo indegnamente su
queste pagine: la scrittura! È stata proprio attraverso la scrittura che ho scoperto forse la parte più misteriosa del mio essere:
nella vita pragmatico e razionale, nel mio mondo parallelo, da scrittore, romantico e passionale. E naturalmente di pari passo
viaggia già da diversi anni la passione per il teatro. Grazie al bellissimo sodalizio artistico nato con Pasquale Nessa, talento puro
ed innato, ho avuto la gioia di entrare a piccoli passi in questo fantastico mondo, partecipando non solo come autore alla messa
in scena dei miei lavori, “Dove comincia il mare” e “I giorni rubati”, ma anche come coadiutore (e vi assicuro che c’è tanto da
fare dietro le quinte, scene, costumi ecc.) in tutte le rappresentazioni che la nostra Compagnia “Le quinte” mette in scena già da
diversi anni col Teatro Pubblico Pugliese. I difetti lascio che siano gli altri a rinvenirli, così come i pregi. Sicuramente saranno
più i primi che i secondi. L’unica cosa però che riesco a dire di me stesso è che credo di essere una persona vera, senza maschere.
Per quanto riguarda i progetti, anzi i sogni, quelli non mancano mai. Qualcosa trapela dalle risposte. Continuiamo a vivere,
giorno per giorno, questo è già un bel progetto, non trovate!?».
E
tra
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Quante storie
Salento/Talento
La (stra)ordinarietà
del quotidiano
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Due immagini tratte dal fondo della parrocchia di San Guido.
Il sito del progetto è http://www.tiricordidivialeuca.it/
“Ti ricordi di via Leuca?”, così Lecce si racconta.
Il ritratto di un quartiere e della sua gente
attraverso volti, luoghi e immagini inedite
di Francesca Garrisi
Due foto provenienti dal fondo della
famiglia Pallara. Chi vuole partecipare
con immagini e filmati può chiamare il
393.9257077 o scrivere a [email protected] per fissare un appuntamento. Il materiale può essere consegnato presso l’Archivio di Cinema del
Reale, in via Coppola 3 a Lecce.
Dal fondo della famiglia D’Anna
I
colori della foto non lasciano
spazio a dubbi. Risale a metà
degli anni Novanta, e ritrae una
coppia di giovani immigrati indiani nel giorno del matrimonio.
Intorno, amici e parenti vestiti leggeri,
probabilmente è una domenica di primavera, o forse d’inizio estate. Accanto agli sposi, un prete dal sorriso largo
e complice. Si tratta di don Pasquale,
una di quelle figure che resta vivida e
presente, e che lascia traccia di sé per-
fino in chi non lo ha conosciuto direttamente, nonostante fisicamente non
ci sia più da circa vent’anni, ormai.
Un’istantanea, questa, che, inconsapevolmente, aveva “catturato” l’anima
di un quartiere, anticipando i cambiamenti della sua comunità. Quella nata
e vissuta intorno a via Leuca, a Lecce.
La foto è uno dei tasselli che compone
il progetto “Ti ricordi di via Leuca?”,
curato dall’associazione Cinema del
Reale all’interno del programma di Ri-
generazione Urbana dedicato alla storica
via del comune salentino.
Così gli organizzatori presentano l’iniziativa: «l’idea è quella di realizzare un vero
e proprio ritratto di quartiere attraverso
le testimonianze fotografiche e filmiche
realizzate negli anni dai suoi abitanti.
Far emergere ricordi e testimonianze. Un
patrimonio di conoscenza che a sua volta
potrà essere fruito, proprio come accade
in una biblioteca, da artisti visivi, studiosi e soprattutto dagli stessi abitanti».
“Ti ricordi di via Leuca?” rappresenta la
Storia che si alimenta e (ri)costruisce attraverso le storie. Storie di (stra) ordinaria
quotidianità tenute insieme da una ricerca
costante. Un work in progress che vuole
“mappare” e raccontare la metamorfosi
del quartiere, uno dei più multietnici e popolosi di Lecce, attraverso i volti e i suoi
luoghi più emblematici. Così, scorrono
davanti agli occhi scene che ripercorrono
uno spaccato temporale vastissimo, dai
primi del Novecento agli anni Settanta.
Foto in bianco e nero, istantanee a colori
e pellicole Super8 restituiscono una via
Leuca molto diversa e lontana da quella
di oggi. Una zona decentrata e povera,
percorsa quasi esclusivamente da biciclette, nel periodo tra gli anni Cinquanta
e Settanta. Quanti, soprattutto tra quelli
che hanno vissuto via Leuca in anni recenti, se la sarebbero immaginata così?
Il progetto sta rimettendo in gioco la memoria dell’intera comunità, dei suoi centri di aggregazione, e dei singoli. Il fondo
fotografico donato dalla chiesa di San
Guido, punto di riferimento per il quartiere, si è rivelato, ad esempio, una vera
e propria “miniera”, un forziere che ha
custodito preziose tracce della storia sociale di Lecce. A questo si sono aggiunti
i fondi delle famiglie Pallara, Giancane
e D’Anna.
«Abbiamo in mente mille idee e tanto da
fare. Per iniziare, dopo aver raccolto il
materiale, lo digitalizziamo e riconsegniamo al legittimo proprietario. Abbiamo realizzato un sito web per raccogliere
piccole storie di vita a partire da vecchie
film o fotografie di famiglia. Produrremo
delle visioni e delle videoinstallazioni
pubbliche per raccontare attraverso le
vostre immagini la storia del quartiere.
In futuro, le metteremo a disposizione di
chi volesse studiarle o utilizzarle all’interno di produzioni audiovisive, mostre
o libri. Tutto questo, sempre dopo essere
stati autorizzati dall’Archivio e dagli autori o titolari delle immagini».
“Ti ricordi di via Leuca?” è stato presentato nei giorni scorsi presso il Bar Massimo, e al momento è ospitato dal Foto
Studio Diaframma di Viale Otranto. Un
pretesto e un’occasione per consentire
agli abitanti del quartiere di conoscersi,
socializzare, condividere esperienze e
pezzi di ricordi. Così, tra un caffè e un
pasticciotto, volti e luoghi ritrovano i
propri nomi. E noi, il nostro posto nella
comunità.
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Tendenze
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Pure al Festival
TUTTE IN RIGA
Dopo la settimana intensiva passata davanti
alla televisione a parlare e sparlare di musica e vestiti
a Sanremo, diamoci un taglio! La primavera promette
nuove tendenze per capelli e acconciature, senza mai
abbandonare la cara e vecchia riga… in mezzo
di Serena Mellone
L
aterale o in mezzo, la riga
è la nuova (o vecchia) tendenza per la nuova stagione primavera-estate 2015.
A darci subito un esempio
la bella Rocio che scende le scale
del Palco dell’Ariston con un fantastico Armani Privè con corpetto
gioiello e una acconciatura d’ispirazione iberica con “cipolla e riga”(1),
presentata sulle passerelle anche dal
madrileño domiciliato a NewYork,
Delpozo, che propone un hair look
che garantisce ordine per tutto la
giornata (2). Non trascura questo
tipo di look anche “Errico Maria” di
Ostuni, per le sue meravigliose spose (3). Morbidi e cascalati, sempre
in riga, quelli di Viktor&Rolf (4), o
di qualsiasi donna che non ha voglia
di stirarsi i capelli, tutta natura! Da
ragazzina invece il finish di Original
Hunter (5), con capelli bloccati da
forcine con orecchie in bella vista,
per una adolescente super bon ton.
Rock-zombie quello proposto da
Vera Wang, che più che d’amare è da
dimenticare (6). Laterale la riga per
i capelli di Maison Rabih Kayrouz
(7), onde più definite e ordinate per
lo stile sfoggiato da Emma Marrone, con un hair look con contaminazioni decisamente anni 20/30,
compreso l’abito da cerimonia di
Scogliamiglio (8). Più se stessa, e
sempre in riga durante le conferenza
stampa: Emma si presneta tutta salentina, con capelli “allu sole e allu
vientu”!(9). In corto e laterale, il secondo outfit, della Pippa Nazionale
(10) Arisa (con un abito di Daniele
Carlotta, ovvero colui che ha disegnato il vestito da sposa di Belen), a
lanciare la tendenza del capello corto con la riga laterale, in passerella
Lie Sang-Bong (11).Un po’ cafona
l’immagine proposta da Prada (12):
riga imprecisa e capelli lasciati al
vento, come un calciatore dopo un
la partita… insomma Siani sul palco
di Sanremo! (13).
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Di amore, scarpe e altre (dis)avventure
Con te fino “alle Ternità”
Ovvero quando l’amore è talmente cieco
che non fa vedere quello che si scrive
di Marta Coccoluto
A
9
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poco più di 24 ore
da San Valentino,
sono riuscita a sapere dov’è che vanno
davvero le coppie
felici. Al ristorante davanti a un
bel piatto di riso ai petali di rosa?
Macché. A farsi un massaggio di
coppia al cioccolato? Nossignore! A Verona sotto al balcone che
fu di Romeo e Giulietta? Ma no,
qualcosa di più. Molto di più. Le
coppie felici, quelle innamorate sul serio, quelle che nulla di
mortal fattezza potrà mai separare, vanno “insieme fino alle
Ternità”. Badate bene, non “insieme fino all’eternità”, ma proprio alle Ternità. Dev’essere un
posto molto romantico, da amori
perfetti e senza dubbi, inciampi
e difficoltà di sorta: ecco perché a cercarlo sul mappamondo
proprio non l’ho trovato. Però
se siete in crisi d’amore, o sul
punto di festeggiare San Faustino, sbriciando come ho fatto
io sull’esilarante pagina Facebook “Scartare corteggiatori e
potenziali amanti per gli errori
grammaticali”, oltre a un potenziale compagno con cui arrivare alle Ternità, potete trovare consolazione e sentirvi
un bel po’ fortunate nell’aver
scampato i festeggiamenti.
Certo, non è che sia allegria
proprio per tutti, del resto si
sa l’amore non è solo rose
e fiori: spiccano i delusi e
i tristi per amore, come chi
si dichiara “agnentato da lei”,
chi ricorda che “con oggi fossero stati due anni” e chi “soffre l’allontananza”, la cui unica
speranza è che finisca “il turd
de forz” amoroso. Grandi soddisfazioni ce le regalano gli intraprendenti, che talvolta tagliano
corto, “mi dai la micizia?”, altri
vanno subito al sodo “ma ce lai
il boy freens?”. Qualcuno tenta
di solleticare la curiosità “ben
venuta in touailet nel mondo
dei sogni e dell’immagginazione, e se ora mi trovassi sotto le
lenzuola con te?! ...divideresti
il cuscino?”, altri passano alle
minacce, velate “Ma quanto sei
figa? È inlegale!”, e non “Io un
giorno ti ruba e ti porta londana”. Del resto l’amore vero è
lì “dove osano le acquile”. E
quindi perché mollare davanti
il di lei granitico silenzio e non
rincarare con un “Sei una splendezza, banbola, belissima anche
se non rispondi”, o non chie-
dere “E se domani mi verrebbe
voglia di te?”, magari mandando
anche un “bacio infronte”? Chi
ha qualche chiletto in più tiri un
sospiro di sollievo, che all’utente medio non piacciono le donne “tropo magre che sembrano
uno stuzzi cadente”. Hanno una
degna rappresentanza anche gli
amanti delle metafore, brevi
come “Profumi come un ambre
magique”, focalizzate sull’attualità “i tuoi occhi erano profondi
più del buco dello zono!”, ma
anche lunghe, meditate e sofferte, il cui senso si perde insieme
ai congiuntivi e alla grammatica da prima elementare. Come
l’autoproclamatosi “Botticelli al
tuo cospetto”, che poi fosse un
pittore è un dettaglio, che scrive dello “stupore di vedere una
Venere sorgere dalle acque che
venendoci in contro lasciasse
una scia di intenso erotismo e
una inebriante sensualità per poi
essere inghiottita e sparire nella selva che la custodirà come
l’ostrica la sua perla.” Qualcuna
fa bene a ricordarci che
le cose semplici della vita, come
“il profumo del cafe, il ciampelone sfornato e il tuo uomo
affianco, cosa volere di più?”,
sono quelle più preziose, un altro
che è buona educazione non far
mancare gli auguri di un “Buon
Natale, ammagliatrice”, la cui
“sensualità non si crea ne si impara celai dentro che espolde
rilasciando attorno ha te un’alone”. Certo, i dubbi restano, tanto
da far chiedere ad alcuni “Chissà
se arriverasse...”, che poi siamo
sicuri che “L’amore ce?”, e poi,
in fondo, “L’amore cosé?”, ma
uno spazio alla speranza resta
comunque, “Avvolte speriamo
che l’amore ce”, anche se è inevitabile che alla fine “si soffra
danzia”. Che poi, se “esplodere
di follia avvolte è pericoloso ma
è l’unica cosa che ti fa d’avvero
sentire vivo”, chissà l’audacia di
aprire un vocabolario.
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Brave ragazze
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Da poco impegnata
anche col cinema
tradizionale,
recitando
una parte nel film
“The Moaning of
the virgin ghost”,
ovvero “Il gemito
della vergine
fantasma”.
Un titolo eloquente
che compendia
magistralmente
la vocazione
primaria di questa
splendida artista.
Tutto vero
Tera Patrick finalmente in Italia
L’artista americana per la prima volta nel Belpaese a marzo
e aprile con un tour che toccherà diverse località, in esclusiva
con la Fantasy Studio Agency del duo Alexia Mell e Davide Gambin
di Gisberto Muraglia
T
era Patrick, porno-colosso
mondiale, sbarca a marzo per la prima volta nella
sua strepitosa carriera nel
Belpaese per dar vita a un
tour che toccherà diverse importanti
città italiane fino ad aprile. L’artista
americana fa il suo debutto italiano
in esclusiva con la Fantasy Studio
Agency rappresentata dal duo Alexia
Mell e Davide Gambin.
Tera Patrick, classe ’76, al secolo
Linda Ann Hopkins Shapiro, deve la
sua non comune bellezza al suo patrimonio genetico, giacché di padre
inglese e di madre thailandese. Nota
infatti al grande pubblico per la sua
carnagione ambrata e per i suoi stupendi tratti asiatici che la rendono il
prototipo del porno-genere “asian”,
tanto ricercato e apprezzato dai cultori della materia. Oltre ad aver recitato in numerosissimi film, tra cui gli
immortali porno-chic di Andrew Blake, Tera può vantare l’onore di essere
stata l’unica modella nel mondo ad
aver posato sia per Playboy che per
Penthouse. Negli ultimi anni Tera è
approdata all’imprenditoria: ha lanciato il suo sito www.terapatrick.
com, e promuove su altre piattaforme telematiche una personale linea
di oggettistica, dal nome Fleshlight,
creata per il piacere maschile e femminile. Non ha appeso il tanga al
chiodo, perché di recente ha posato su
FHM Magazine Slovenia in compagnia di miss Taiwan Jenifer Gonzalez
e per Maxim Mexico. Da poco impegnata anche col cinema tradizionale,
recitando una parte nel film “The Moaning of the virgin ghost” che, per chi
non ha studiato la lingua di Shakespeare, altro non vuol dire che “Il gemito della vergine fantasma”. Un titolo
eloquente che compendia magistralmente la vocazione primaria di questa splendida artista. Ha raccontato i
particolari della sua vita avventurosa
nel suo memoriale “Sinner Takes All”,
un racconto on the road delle sue mirabolanti peripezie, che l’hanno sballottata
in giro per il mondo – circa ottanta paesi
– tra storie e aneddoti vari.
Il pubblico italiano, cresciuto con i suoi
film, attende di poter saggiare dal vivo
le prorompenti qualità della performer
americana, che si contraddistingue negli spettacoli oltre che per la proverbiale bellezza, anche per il magnetico
trasporto e la travolgente sensualità. La
realizzazione di questo sogno la si deve
soprattutto al grande impegno della sempre attiva showgirl Alexia Mell e Davide
Gambin, i due rappresentanti della Fantasy Studio Agency con cui la Patrick ha
firmato un contratto di esclusiva per il
territorio italiano. Nuvolera (BS), Rottofreno (PC), Vicenza, Cremona e Alba
Adriatica (TE) sono solo alcune città
che avranno l’onore di ospitare la fama
mondiale di Tera Patrick. Lo stivale attende impaziente la prima volta di Tera
Patrick… in Italia.
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LOVE
is
d
e
e
n
u
o
y
l
Al
La ragazza baciò
il ranocchio na.
e divenne una ra
Ennio Flaiano,
Don’t forget,
1967-1972
(postumo 1976)
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San Valentino: tempo di
gali, cene a due, weekend
o primi appuntamenre
ti.
Ma, soprattutto, tempo romantici
Noi abbiamo pubblicato
i più belli fra quelli scelti di baci.
dai nostri lettori.
lpevole
Per il bacio cont
di una sa a,ste
accetterei la pezione.
di
come una bene
Lacrime
Emil Cioran,
e santi, 1937/86
– Ma come
hai imparato
a baciare cosìci?
– Vendendo baso
per il soccor e.
invernal
Il tuo bacio è come un
ck / che ti morde col
e assai facile al knocro
suo swing /
k-out / che ti fulm
in
a
su
l ring.
Adriano Celentano, Il tu
o bacio è come un rock
, 1959
n
Tony Curtis e Marily o
un
alc
qu
Monroe, in A
piace caldo, 1959
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16 Copertina
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L’evento
Nelle foto, l’Evento sposi organizzato da Wonderland, in viale della Libertà 4 a Martina
Franca. Lo staff di Wonderland offre – oltre
a una vasta scelta di bomboniere e oggettistica - consulenza per l’individuazione e la scelta
con i fornitori di servizi: ambientazione per il
ricevimento nuziale, fioristi per gli addobbi,
servizi di noleggio di autovetture di rappresentanza, fotografi ecc. Oltre a questo ruolo essenzialmente logistico, è possibile anche richiedere
un “direttore artistico” della cerimonia e del
ricevimento.
Wonderland
DALLA PROPOSTA
ALL’ALTARE
San Valentino, tempo d’amore e progetti. Il vostro lui che si fa
avanti non è che il primo passo verso l’evento più atteso della vita.
Dalla decisione di sposarsi alla scelta dell’abito, ecco il matrimonio
passo dopo passo, con l’aiuto di chi di cerimonie se ne intende
di Roberta Criscio - Foto di Donato Gasparro
C
i sono donne che sono fortemente contrarie a ogni
tipo di smanceria. Proprio
non sopportano quelle forme di romanticismo ostentato e di fronte a un uomo inginocchiato prenderebbero il largo in men
che non si dica. Altre, equilibrate,
mature e pragmatiche, affrontano
la scelta di sposarsi come una decisione presa di comune accordo
fra un discorso e l’altro. «Andiamo a teatro, stasera? Ordiniamo
cinese per cena? Ci sposiamo la
prossima estate?».
E poi ci sono loro, le inguaribili
tenerone. Quelle cresciute a pane
e commedie americane, che so-
gnano una proposta in grande stile, con
tanto di diamante dentro un bicchiere
di champagne, servito a una cena nel
ristorante più chic della città, o meglio
ancora sulla terrazza, al chiarore della luna, osservati dalle stelle. Ma la
proposta, signore, non è che il primo
passo da affrontare. E fino al fatidico
giorno di gradini da salire ce ne saranno un bel po’. Intanto procediamo con
ordine e magari affidiamoci a professionisti, capaci di curare tutto, dai fiori
all’abito, dal ristorante alla
tipologia di cerimonia e naturalmente la bomboniera.
E se il nome è importante,
allora Wonderland di Martina Franca è davvero un paese delle meraviglie per i futuri sposi e in genere per chi
vuole festeggiare un evento
o una cerimonia importante.
Lo staff di Wonderland, capitanato da Roberto e Mau-
rizio Putignano, segue la coppia dal
principio fino al termine, e a volte anche oltre, la cerimonia e il ricevimento del matrimonio fornendo tutta una
serie di servizi: dall’auto al bouquet,
dalla ricerca di location al fotografo,
dalle bomboniere all’animazione, dalla
consulenza al coordinamento del giorno del matrimonio.
Credit
Bomboniere Wonderland
Abiti Maria Calella
e Petrelli Uomo
Fotografo Donato Gasparro
Autovetture Dream Cars
Fiori Michele Zaurino
Animazione E20IDEA
Si ringrazia Deco Mobili
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L’abito
E qui veniamo all’abito. Ah, l’abito! Croce
e delizia di ogni donna. Lo si sogna in un
modo, ma forse è più adatto in un altro. Si
parte con un’idea e si finisce con l’indossare
qualcosa di radicalmente diverso che ci ha
conquistato al primo sguardo. Perché, gli
uomini questo non lo sanno, ma quando
una promessa sposa entra in un atelier e
viene avvolta da quintali di nuvole di taffetà,
perde la testa. Sì, la perde davvero. E sogna
di provare ogni modello, ogni abito esposto.
Da quello strettissimo al più vaporoso che
esista; da quello bianco a quello avorio, fino
ad arrivare al rosso, all’azzurro, e al verde.
Dal vestito più eccentrico e appariscente,
per chi vuole stupire, a quello più classico
e semplice. Non c’è una regola per sapere
quale sarà l’abito più adatto, perché quando si indossa quello giusto, lo si capisce. O
almeno questo è quanto dicono quelle che ci
sono già passate. È questione di sentimenti,
di alchimie; proprio come quando si capisce
che quello è l’uomo giusto. Ecco, così è per
l’abito. Nelle foto, l’abito da sposa e da cerimonia è firmato Maria Calella, quello dello
sposo è di Petrelli.
La data (e l’auto)
Anzitutto, è d’obbligo stabilire il più presto possibile una
data. Poiché è impensabile
organizzare tutto il resto se
non si sa a grandi linee in che
periodo si intende convolare
a nozze. Ogni scelta futura
è subordinata alla data.
In base al periodo scelto si
può iniziare a dare forma
all’evento. Nei mesi estivi si
può osare con una bella funzione celebrata in un elegante
giardino, all’ombra di delicati alberi in fiore. In quegli
invernali è l’abbigliamento
a fare da padrone. In ogni
caso scegliete bene il mezzo,
macchina o carrozza che sia,
con cui recarvi sul luogo della
cerimonia. L’auto delle foto è
targata Dream Cars.
Fiori, trucco e parrucco
Per entrambi i settori, l’imperativo è: semplicità. Vietato
esagerare con acconciature che sembrano dei monumenti
da fare invidia ai patrimoni dell’Unesco. Al bando il makeup eccentrico e iper-colorato. Più si è semplici, meglio è.
Dunque, assolutamente sì a: chignon classici o capelli lasciati sciolti sulle spalle e lievemente mossi; ombretti tenui
abbinati a blush e rossetti dai toni delicati. Stesso discorso
anche per i fiori, lo dice anche il guru dei fioristi Michele
Zaurino.
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La bomboniera
E per la bomboniera?
Se pensate all’ennesimo ninnolo da esporre
in bella mostra sul mobile del salotto, sbagliate di
grosso. Quest’anno puntate sull’utilità: posateria,
profumatori mille fiori milano, libri di poesie – sì,
avete capito bene! – , caffettiere e piantine grasse,
vere o anche di cera. E se optaste per oggetti
eco-solidali e realizzati artigianalmente, ebbene,
avreste una marcia in più: avreste trovato
il perfetto connubio fra originalità e gradimento
(noi vi consigliamo quelle di Cuore Matto,
tutto da Wonderland).
Servizio fotografico
Sono tante le cose da organizzare prima del
grande evento. Ma non temete: i mesi che precedono il matrimonio saranno bellissimi e indimenticabili. E la soddisfazione di vedere una
festa ben riuscita vi ripagherà di ogni stress e
fatica, soprattutto quando sfoglierete l’album
di nozze. Il servizio fotografico di queste pagine
è firmato Donato Gasparro, prendete nota.
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Incontri 21
Antonio Biancolillo
Tutti i poeti
che io sono
Ha scoperto tardi la sua passione per la poesia, andando
alla ricerca di quella parte di sogni che «a tutti spetta di diritto».
Intanto scrive emozioni per ricordare a se stesso non chi è, ma di essere
di Cosima Borrelli
partecipando a concorsi
letterari ottenendo lusinghieri apprezzamenti
e un successo di critica
encomiabile.
S
econdo Umberto Saba
la poesia “è un momento di felicità, uno stato
di grazia improvviso che
fa ritrovare all’uomo il
senso dell’umanità, della fraternità e
dell’ottimismo, beni insostituibili che
l’asprezza della vita gli aveva fatto dimenticare. Egli allora ritrova se stesso,
i più veri e profondi valori della vita,
il calore degli affetti, la serenità”. Il
mondo poetico di Antonio Biancolillo
è ricco di introspezione e suggestione.
Le sue liriche amorose sono un dualismo di corpo e anima in grado di assecondare la forza emotiva di profondi
sentimenti, che passano dalla malinconia alla passione, in brevi attimi. Tema
centrale è l’amore, che coglie nelle
sue tonalità più intime e pulsanti, più
delicate e sublimi. Ma ai tumulti della
passione si affianca anche la pace del
cuore che solo l’amore riesce a donare.
Antonio è poeta intimamente ispirato e
dalle ricche sfumature di sentimento,
in grado di liberare l’animo dalle pene
del vivere dando voce ad ansiose meditazioni, dilemmi, conflitti e delusioni
che si susseguono ubbidendo al ritmo
della vita in un affannoso racconto dei
viaggi di un’anima, andando incontro a
dolore, smarrimento, senso di sconfitta
e percezione della libertà. Antonio ha
Partiamo con una
domanda che ravviva il fondo dell’anima di ogni poeta:
cos’è l’esperienza
della poesia per Antonio Biancolillo e
cosa significa essere poeta oggi?
«E’ l’uomo che vive i
suoi turbamenti nelle
lunghe notti, un accanirsi con se stesso e di
andare oltre ogni primo
pensiero di sé, immersi nel buio del respiro
e viaggiare nei distesi
mari di pensieri cercando di andare in quei
luoghi inaccessibili ad
altri… in un oceano onirico per lasciarsi catturare da un’onda di profondi sentimenti.
Poeta, essere poeti in una realtà che
non riuscirà mai a capire se in quei
versi nasconde un pianto straziante, e
riuscire a donare un sorriso per non
mostrare ciò che ha nel cuore. Il poeta
ti sa portare oltre quella soglia dove le
emozioni le puoi toccare e farle tue.
Tra le mani del poeta, un pensiero
prende vita nella sua forma di parole
dettate dal cuore… dall’anima e che
hanno potere sul mondo reale per dettagli rapiti a sensazioni di tempo che
mai trova riposo e mai volge indietro
il suo passo. Scrive emozioni… che
mai più potrà ritrovarle se non rileggendole…».
Quando nasce in lei l’esigenza
di affidare alla scrittura i suoi
pensieri e il suo sentire più profondo?
«Scopro la gioia per la poesia già tardi, all’età di 54 anni, e da lì nasce la
passione di fermare le sensazioni della
mia anima e del mio osservare. Come
nella maggior parte dei poeti, c’è sempre alla base qualcosa di forte che ha
colpito un periodo di vita.
Un gioco che, poi, è diventato una necessità nel vivere la mia quotidianità,
andando alla ricerca di una parte di
NEL TEMPO TUO
Scrivo versi,
i tuoi versi,
al di là della nebbia
ma non so se funzionano
quando ti cerco così goffamente
respirando nel tempo tuo
il tempo mio per te
e tocco emozioni
incrociando penna invadente
a domandare le mie domande
su fogli di cielo dell’ultima luce
di un raggio luminoso
che distinguo
a diradar nebbie di Avalon
tra quei rami di odori
e pettinate nuove immagini
senza padrone
a cancellar vertigini graffiate
tra riflessi di specchi
a parlar di sogni
spiati nel silenzio
e che si lasciano amare
ma che sembrano
andarsene come gli altri
inafferrabili
a non rispondere
alla mia carne
loro cibo.
sogni che a tutti spetta di diritto; sogni
che possiamo trovare ovunque, e principalmente dentro noi stessi.
Siamo convinti che tutto quello che ci
circonda ci sembra dovuto, scontato,
perché lo vediamo... ma quante realtà
ci perdiamo.
E allora ?
Scoprire me stesso dentro me stesso,
diverso da quello che penso. Cerco di
scoprirmi ma non mi risponderò, cerco
di vivere ma so che non vivrò se non
sarà interessante.
Non importa chi sono, l’importante è
che sono…».
In ogni poesia c’è una briciola
dell’anima del poeta. Qual è la poesia dov’è più presente Antonio Biancolillo?
«In quella ricerca di me stesso… in quel
devastante odore che non si allontana… il
sofferto Ritorno a quella pagina già tutta
scritta, nel suo orizzonte distante, che mi
chiede sempre chi sono… ed ecco in quel
tempo… a scrivere versi nel tempo del destino».
Quali sono state le letture più significative nel suo percorso di vita?
Qual è un poeta a lei caro?
«Come ho già detto all’inizio, mi sono dedicato già tardi all’arte della lettura anche
se amavo il Montale, il Foscolo, il Leopardi, Ungaretti, ma poi mi sono instradato su
Tagore, Alda Merini, Salinas, Prévert, e il
grande amore di Neruda… Poi amo tantissimo Paulo Coelho…».
Nella sua penna entra tutta la vita
nei suoi molteplici aspetti; l’amore,
gli affetti, la lotta, il dolore lacerante per chi è diviso tra passato
e presente, il silenzio che urla. La
silloge lancia un messaggio luminoso che punta sulla profondità
interiore che induce ad andare incontro al reale lasciando emerge la
parte più pura di sé, che è vero spirito e prendendo le distanze da un
vivere frenetico e spersonalizzato,
da alienazione, allontanamento
dell’essere da se stesso. Del resto
non è forse questa la funzione etica della poesia?
«Entrare in quel mondo e immergersi in
quell’oceano onirico, lasciarsi catturare
dalle sue onde, assecondare la forza emotiva di profondi sentimenti, che passano
dalla malinconia alla passione, in brevi
attimi.
Desideri, paure... passano veloci davanti
agli occhi, afferrarli e fermare il tempo
così da non rincorrere inutili mete in inutili affanni. Tante volte si insegue sempre
un orizzonte che non si avvicina mai e calpestiamo la realtà del tempo che scorre.
Cercare in ogni piccolo attimo quelle giuste sensazioni ed emozioni che la vita sa
donarci incessantemente, mai fermarsi al
primo pensiero, oltrepassarlo con la giusta
dose dell’amore di cui siamo fatti, senza
quell’idea fissa di poterlo spiegare, guardando sempre dietro di me … nella parte
opposta, facendo finta di un suo disegno
che si deve cercare su orizzonti lontani…
ma è così chiaro il Suo abito…mai uguale
al vestito che immaginavo… perché sono
io stesso l’impeccabile bellezza da condividere…».
Quale rapporto si stabilisce tra un
poeta e la società?
«Il poeta è visto come uno stravagante,
folle nelle sue convinzioni… ma in quel
pizzico di follia esiste tutta quella verità
dell’amore e della libertà dei sogni e della
speranza che potrà essere sempre di aiuto
e che in esse ci si possa rigenerare dalle
realtà degenerate della società. Per me lo
è stato e credo che lo sia per tanti quando
riescono a mettere la loro esperienza tra i
versi di un poeta.
E’ un momento in cui riescono a provare
quei passi di strade sconosciute anche se
per un attimo per quell’attimo hanno provato un viaggio diverso. Questo rapporto
di emozioni e sensazioni sono riuscito
sempre a captarlo… negli altri…».
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Segnalibro
E tra
di Maria Rosaria Chirulli
I
Libri
Se i granai non
si riempiono
I recenti dati ISTAT sul progressivo calo dei lettori, soprattutto al Sud,
ci hanno suggerito di effettuare un’indagine presso la Biblioteca
“Isidoro Chirulli” di Martina Franca. Esigui gli investimenti
dell’amministrazione comunale sul fronte dell’acquisto,
ma c’è un “pollicino sognante” che in silenzio semina libri
come antidoto contro ogni apocalittica previsione
risultati dell’indagine ISTAT
sulla produzione di libri e sulla
lettura in Italia, fotografano una
realtà che merita riflessioni e
proposte. La realtà è la seguente: aumenta la produzione di libri (in
Italia si pubblicano 160 libri al giorno)
diminuisce il numero dei lettori. Attenzione però: ritenere i due fenomeni concatenati è un luogo comune che
rischia di trasformarsi in stereotipo e
nuocere all’uno e all’altro. Come stereotipo è considerare il libro e, quindi,
la scrittura, cartacea o digitale, al vertice nella piramide relativa alle forme
di diffusione culturale.
Oggi, comunque, occupiamoci di libri
e lettura.
A livello nazionale i lettori sono scesi
dal 43% del 2013 al 41,4% del 2014.
Si è aggravato anche il dato geografico: al nord legge il 48% e al Sud il
29,4%. E fra le famiglie più sprovviste
di libri vi sono quelle pugliesi. Nella
nostra Regione, infatti, il 17,9% delle
famiglie non possiede neppure un libro
e il 70,8% nel 2014 non ne ha letto
alcuno.
Sono stati questi dati a suggerirci di recarci nella Biblioteca “Isidoro Chirulli” di Martina Franca. Le biblioteche
rappresentano una risorsa per il territorio, non solo perché “conservando”
i testi li rendono fruibili a un’utenza
più ampia, ma anche perché contribuiscono a delineare i contorni dell’immaginario degli utenti di quello spazio
e la visione sul mondo. La biblioteca,
infatti, intesa come luogo di raccolta
di una pluralità di libri, ognuno dei
quali con la sua verità e il suo valore,
aiuta a fornire il “profilo ideale” della
comunità nella quale è ospitata, ed è
espressione di scelte, gusti, interessi,
specifiche vocazioni territoriali. Parafrasando un noto proverbio, si potrebbe dire “dimmi che libri custodisci e ti
dirò chi sei”.
Grazie alla disponibilità e competenza
dimostrate dalla direttrice della Biblioteca “Isidoro Chirulli”, Giuseppina
Basile, abbiamo raccolto alcuni dati
interessanti, che confermano quello
che è il trend nazionale: il taglio degli
investimenti sull’acquisto dei libri e
un numero sempre più esiguo di lettori
abituali. Nello scorso 2014 l’Amministrazione Comunale ha destinato all’acquisto dei libri la somma di 350 euro.
Una cifra modesta, con la quale a mala
E tra
13 febbraio 2015 / n.7
pena si saranno potuti acquistare 50
testi. I criteri che hanno orientato
le scelte per gli acquisti sono stati
i seguenti: da un lato assecondare
i gusti di quanti ricorrono ai prestiti in biblioteca, dall’altro tenere
conto delle classifiche dei libri più
venduti. «Allora potremo prendere
qui in prestito le “50 sfumature”?»,
– chiediamo scherzosamente. «No,
non le abbiamo acquistate» – ci
risponde altrettanto scherzosamente
la Direttrice. Meno scherzosamente
chiediamo se possiamo trovare in biblioteca i romanzi di De Giovanni, o
il bellissimo saggio “Un millimetro
più in là” di Marino Sinibaldi, presentato un paio di mesi fa proprio a
Martina, o “Zero, zero, zero” di Roberto Saviano. «I tanti autori che
vengono a Martina Franca – ci riferisce la Direttrice – non lasciano
copia del loro libro. Le dirò di più:
mentre ci arrivano molte copie di
volumi di autori che risiedono in
altre regioni, sono pochi gli autori locali che donano i loro testi».
Questo aspetto, tuttavia, per noi non
rappresenta un limite, quanto piuttosto una provocazione, una scelta che
ha un senso: sollecitare un concreto
investimento (mediante acquisto da
parte dell’ente pubblico) in campo
culturale. Martina Franca annovera scrittori che si stanno affermando a livello nazionale, pensiamo a
Donato Carrisi, Mario Desiati,
Giancarlo Liviano D’Arcangelo,
Daniele Semeraro (il cui ultimo romanzo “Na’ jé m’” è stato premiato
dalla Rai e verrà pubblicato a marzo
sempre per conto della Rai); pensiamo all’antologia “A Sud del Sud dei
Santi”, curata da Michelangelo Zizzi, che raccoglie cento anni di produzione letteraria pugliese in versi;
pensiamo ad autori e autrici che
puntano sulla scrittura come veicolo
di espressione di idee e storie nelle
quali credono e alle quali dedicano
tempo, sforzo e impegno, operatori
culturali sui quali si dovrebbe concretamente investire. I nomi sono
tanti e non li indichiamo per non
incorrere in qualche involontaria
omissione. In tempi di magra come
questi un segnale simbolico sarebbe
proprio l’acquisto dei libri scritti da
ciascuno e la creazione all’interno
della biblioteca, di uno spazio riservato alle voci che il territorio di
Martina Franca ha espresso, voci
che in futuro potrebbero diventare
oggetto di studio e ricerca letteraria
o sociologica.
Alla direttrice chiediamo quali sono
stati i libri acquistati. Questi alcuni
titoli: “Storia di una lumaca che scoprì l’importanza della lentezza” di
Sepulveda; “La Sirena” di Camilla
Läckberg, “Diario di una schiappa”
di Jeff Kinney , “Non volare via” di
Sara Rattaro, “Inseguendo un’ombra” di Andrea Camilleri, “Libertà” di J. Franzen, “La casa sopra
i portici” di C. Verdone, “Effetto
Bergoglio” a cura di Padre Livio
Fanzaga/Saverio Gaeta, “La voce
invisibile del vento” di C. Sanchez,
“Finchè le stelle saranno in cielo”
23
tivo è il numero delle presenze che
si sono registrate nello scorso anno:
16.200. La Biblioteca di Martina
Franca è, dunque, abbastanza frequentata (considerando 250 giorni
annui, i frequentatori giornalieri nel
2014 sono stati 64); essa è soprattutto luogo di studio e consultazione, a
frequentarla sono in genere studenti
di scuola e università. Si potrebbe
pensare, ad esempio, di proporre ai
frequentatori che abitualmente utilizzano la biblioteca come luogo di
ricerca o di studio, delle rapidissime
segnalazioni di libri (classici o contemporanei), con incursioni a sorpresa in forma di creativi spot pub-
«Donare libri alla biblioteca
della città è un progetto
che porto avanti
da vari anni, è un gesto
attraverso il quale
lasciare la memoria
dei nostri amori».
Alfonso Pozzi
di K. Harmel, “Il nuotatore” di J.
Zander, “Non cambiare mai” di J.
Sorensen, “Tornati dall’aldilà” di
A. Socci, “Prigioniero del cielo” di
C.R. Zafòn.
Ed ora qualche dato.
Nel 2014 gli iscritti alla biblioteca
sono stati 650: un numero piuttosto
basso, sebbene rispetto al 2013 si sia
registrato un incremento di 30 unità.
(Si riporta – nella foto - il grafico
con numeri e percentuali distribuiti
per fascia d’età) I libri prestati sono
stati 2500; 800 tra DVD e CD.
Pertanto, considerando il numero degli iscritti (650) possiamo calcolare
il numero dei libri presi in prestito
nel corso del 2014 da ciascun utente: quasi quattro, un dato che conferma il trend nazionale. Significa-
blicitari che alimentino il desiderio
di leggere un determinato testo.
Mentre la direttrice ci fornisce le
informazioni, lo sguardo è catturato
da una colonna di volumi in fase di
catalogazione. Prendiamo il volume
che è in alto: “La notte della cometa”
di Sebastiano Vassalli: si tratta della
biografia di Dino Campana. «Questi libri – ci informa la Direttrice,
intuendo la nostra curiosità – sono
il frutto di una donazione, del
nostro più generoso donatore, il
professore Alfonso Pozzi». Il nome
immediatamente risveglia i ricordi:
docente presso l’ex Istituto “Alfonso Motolese”, per anni referente
della biblioteca scolastica, nonché
promotore e sostenitore convinto,
insieme a Clara Redente, Donatella
Rossi Marinosci (attuale Dirigente
della Scuola Media “Amedeo d’Aosta”) ed altri docenti, della creazione
della biblioteca “ULISSE” . Lo spazio nacque nel 2001 con un accordo di rete fra la scuola elementare
“A.R. Chiarelli” , presso cui è ubicata, la Scuola Media “G. Battaglini” e l’Istituto Professionale di stato
I.P.S.S “A.Motolese-Don Milani”
e tra gli obiettivi prioritari vi era,
appunto, la promozione della lettura. Il prof. Pozzi era ed è un lettore
forte, un bibliofilo, fu lui a fornire
un elenco ragionato dei testi da far
acquistare dalla nascente Biblioteca
“Ulisse”.
Salutiamo e ringraziamo la direttrice della Biblioteca Comunale e
contattiamo il prof. Pozzi, per conoscere le ragioni del suo generoso
gesto. «Donare libri alla biblioteca
della città è un progetto che porto avanti da vari anni, è un gesto
attraverso il quale lasciare la memoria dei nostri amori. In effetti
la principale destinataria dei miei
libri è stata la Biblioteca di Taranto, mia città d’origine, alla quale
ho finora donato circa 2000 volumi, che sono stati raccolti in un
vero e proprio albo a me dedicato.
Sa, – ci spiega – con gli anni che
passano il tempo, anche quello per
leggere, si fa più prezioso. E così
ho pensato di donare i libri che ho
letto e amato ma che certamente
non potrò più rileggere, tenendo
per me i volumi sui quali tornare
di tanto in tanto».
Mentre il professor Pozzi ci parla
del suo amore per i libri e la lettura,
rileggiamo la breve nota (datata 5
maggio 1996) riportata sul volume
“La notte della cometa” di Vassalli
dedicato a Dino Campana e donato
alla biblioteca di Martina: “E’ un’intensa biografia: con questo poeta
stralunato che scrive versi e che è
sempre in viaggio. Un Rimbaud italiano.” La nostra mente corre così
al “pollicino sognante” del poeta
francese e immagina che ad essere
“sgranati” e lasciati dietro i suoi passi non siano i versi, ma i libri che un
giorno verranno raccolti e amati da
nuovi lettori, convinti, contro ogni
apocalittica previsione, che in realtà
per la lettura non ci sarà una fine, ma
un clinamen, una deviazione casuale
e imprevedibile della capacità mutante e migrante della lettura a farsi
beffa dei suoi seppellitori.
24
13 febbraio 2015 / n.7
Nuvolette
E tra
L’OROSCOPO
DRAGONERO
dal 13 al 20 febbraio 2015
Walter Trono, “l’uomo delle tavole”
Dopo la storia breve uscita a luglio 2014, arriva un racconto
suddiviso in due albi. A marzo e aprile approdano
in edicola i numeri 22 e 23 di Dragonero, serie fantasy
edita da Bonelli, che contengono la storia “L’uomo delle foreste”,
realizzata dal disegnatore martinese
di Pierluigi Rota
D
opo la storia disegnata
per lo spin off di 35 tavole, uscita a luglio 2014
sul n. 14 “Lo sguardo
della bestia”, a marzo e
aprile, sui numeri 22 e 23 della serie
fantasy Dragonero, Walter Trono ritorna con una storia lunga.
Trono si cimenta -per la prima volta su
Dragonero, ma anche nella sua carriera- con un racconto che si sviluppa su
due albi (per un totale di
oltre 150 tavole). Dragonero n. 22, intitolato
“L’uomo delle foreste”,
arriverà in edicola dal
10 marzo prossimo. Il
soggetto e la sceneggiatura sono opera esclusiva di Luca Enoch.
Ecco il sunto presente
sul sito della Bonelli
(www.sergiobonellieditore.it): «Ai margini
dell’immensa foresta di
Vetwasilvhe, nel centro dell’Erondàr,
una belva misteriosa sta facendo strage di cacciatori, attaccandoli persino
nei loro capanni e senza lasciare superstiti. Gli abitanti dei paesi limitrofi iniziano ad evitare la foresta, che è
la loro unica fonte di cibo e materie
prime, e la regione inizia a soffrire la
fame. Ian e Gmor vengono inviati, con
un carico di armi per la caccia grossa,
ARIETE
21.03 - 20.04
Un imprevisto di lavoro o di salute
vi renderà nervosi come una molla
pronta a scattare per un niente.
a un presidio fortificato dove si stanno
radunando cacciatori e bestiarii da ogni
dove, ansiosi di guadagnarsi un trofeo
eccezionale...».
Salvatore Porcaro (che esordisce nella
serie bonelliana) ha realizzato le matite
dello spin off contenuto nel numero 23.
Walter Trono, martinese, classe 1987,
dal 2009 collabora con diverse
case editrici italiane ed estere
in qualità di autore completo,
illustratore e inchiostratore.
Tra le sue pubblicazioni più
importanti, alcune miniserie
realizzate per le Edizioni Star
Comics: The Secret (episodio
3, 2011), Legion 75 (episodio
4, 2012) e Davvero (episodio
1, 2012). Attualmente fa parte dello staff di disegnatori di
Dragonero, la serie fantasy edita da Sergio Bonelli Editore.
diVERSI
L
di Cataldo Basile
GIORNATE DI GIOIA
La gioia l’unica fonte di giovinezza
è nella mia vita sin dal mattino
di certe giornate tristi;
dal giorno prima;
c’è gioia quando amo
amo quando parlo
e ascolto e avverto
le parole che dico
leggere come l’aria.
TORO
21.04 - 20.05
Se siete reduci dall’influenza
non strafate. L’oroscopo di questa settimana vi suggerisce di
accettare gli aiuti: un consiglio
spassionato potrebbe essere
prezioso.
GEMELLI
21.05 - 21.06
il 14 febbraio vi ricorda qualcosa? Attenti a non dimenticare
le ricorrenze perché chi vi sta vicino vi sta mettendo alla prova.
CANCRO
22.06 - 22.07
Il lavoro lascerà poco spazio
alla vita privata e dovrete fare
appello alla vostra diplomazia
per fare in modo che nessuno
si offenda.
LEONE
23.07 - 23.08
Sarà l’atmosfera di San Valentino ma l’oroscopo di questa
settimana vi vede particolarmente nostalgici.
VERGINE
24.08 - 22.09
Cercate di vedere il bicchiere
mezzo pieno se volete superare questo momento di scoramento altrimenti non riuscirete a godervi niente.
BILANCIA
23.09 - 22.10
Il Carnevale vi farà ritrovare
un po’ di umorismo. Ma attenzione: ricordatevi di sorridere
anche quando togliete la maschera. Accettate le critiche se
sono costruttive.
SCORPIONE
23.10- 22.11
Nessun rapporto sopravvive
senza rispetto. Dal canto vostro cercate di essere meno
pungenti e spigolosi.
SAGITTARIO
23.11 - 21.12
Il detto che l’oroscopo di questa settimana vi dedica è “chi
troppo vuole nulla stringe”. Attenzione alle bugie che hanno
veramente le gambe corte.
Saturno ostile vi complica le
cose: fate appello alla vostra
tenacia.
CAPRICORNO
22.12-20.01
Se tutto vi sembra sfuggire di
mano cercate di scendere a
compromessi con la Dea bendata. Siate comprensivi con il
partner ed evitate lo scontro.
AQUARIO
21.01 - 19.02
Fuori è freddo ma il vostro cuore resta caldo e carico di speranze. Attenzione però perché
Giove vi rema contro. Nel week
end state lontani dai provocatori.
PESCI
20.02 - 20.03
Non vi fate impietosire da vittimismo. State per chiudere
una parentesi che vi teneva in
catene e assaporerete di nuovo
il gusto della libertà.
E tra
13 febbraio 2015 / n.7
IL CARDIO NON
FA DIMAGRIRE!
Si può dimagrire senza una dieta ferrea? I personal trainer
dicono che bastano semplici regole e giusti stimoli metabolici con
l’esercizio fisico. Camminare fa bene ma non fa dimagrire! …
un approccio scientifico rivoluzionario per dimagrire!
di Paolo Carrieri *
R
aggiungere il peso forma è diventato un problema che assilla una
larga parte della popolazione ripercuotendosi
pesantemente su aspetti non solo di
tipo sanitario ma anche psicologico
e quindi sociale. Motivazioni ben diverse, evidenziano come anche fasce
di popolazioni che dovrebbero essere
ben in forma per via del loro lavoro
(sportivi, forze militari speciali), soffrano della condizione di sovrappeso
con conseguente ed inevitabile scadimento della loro capacità di prestazione e quindi professionali.
Innanzitutto occorre chiarire i termini
specifici:
- PERDERE PESO: far scendere l’ago
della bilancia. La prima perdita, se non
si fa intenso esercizio muscolare, è a
carico della massa magra, essenzialmente acqua e quindi massa muscolare. L’effetto è deleterio per tutta una
serie di ragioni (perdita di forza e di
energia, aspetto flaccido e svuotato) e
si diventa così “falsi magri”.
- PERDERE MASSA GRASSA: ridurre la quantità di grasso contenuto
nelle cellule adipose. E’ l’effetto che
andrebbe sempre ricercato perché è il
grasso in eccesso il vero nemico della
salute, dell’estetica e della funzionalità
fisica e motoria.
- DIMAGRIRE: significa realmente
perdere la massa grassa in eccesso,
quella che ci appesantisce e che ci fa
sentire a disagio con il nostro corpo.
Dimagrire non significa, quindi, perdere semplicemente peso!
- LE PERCENTUALI DI MASSA MAGRA E MASSA GRASSA: sono i valori percentuali rispetto al peso totale
e si misurano generalmente attraverso
la plicometria, l’impedenziometria o
altri metodi molto sofisticati.
Il movimento e l’attività fisica in generale, di qualunque tipo, sono importantissimi per il benessere e la buona
salute: riducono il rischio d’insorgenza di malattie legate allo stile di vita
sedentario (malattie cardiovascolari,
alcuni tipi di tumori, diabete, osteoporosi), migliorano anche la resistenza,
l’agilità e la coordinazione, rafforzano
le ossa e i muscoli, riducono il livello
di grassi nel sangue e nel corpo, fanno
ottenere infine una sensazione di benessere psicofisico. Tutto molto utile,
ma non è detto che si scenda di peso.
DIMAGRIRE? TANTA ATTIVITÀ FISICA SOPRATTUTTO MUSCOLA-
RE E CONTROLLO ALIMENTARE!
Le persone ci chiedono come fare per
dimagrire velocemente e, spesso tra i
tanti errori, hanno usato persino il digiuno per perdere peso, pensando così
di “rimettersi in forma” in poco tempo. La pratica di mangiare pochissimo
per perdere peso è la più pericolosa
(insieme all’uso di farmaci), senza
considerare che dopo aver usato tutte
le strategie per dimagrire velocemente, noncuranti del proprio benessere,
tutti i chili persi saranno ripresi velocemente.
A che prezzo si può far scendere la
bilancia non mangiando? Con o senza
l’aggiunta di “finti sistemi” dimagranti
non si ottengono risultati di qualità. E’
bene precisare che senza un adeguato
e personalizzato programma di attività
fisica i risultati saranno effimeri.
Sarà bene quindi, che chi ci tiene veramente alla propria salute e al proprio
benessere e desidera trovare il giusto
metodo per dimagrire deve (dopo
aver avuto l’ok dal proprio medico)
rivolgersi ad un preparatore fisico, ad
un bravo Personal Trainer e solo così
potrà ricevere tutte le indicazioni del
caso.
FACCIO MOLTO “CARDIO” MA
NON DIMAGRISCO!
Innanzitutto per dimagrire bene occorre un metodo ad hoc studiato da
un personal trainer che preservi la
massa magra e questo si può ottenere
unicamente con un programma che
consenta di mantenere un buon tono
muscolare.
Un blando lavoro aerobico (basta calcolare: (220-età)/65-70% della propria
massima frequenza cardiaca) fa bene
e contribuisce al miglioramento delle
condizioni generali di salute e di benessere psicofisico, ma brucia poche
calorie e non crea sufficienti stimoli
al metabolismo muscolare. Un’ora
di camminata a passo svelto può far
bruciare da 150 a 250 calorie; poco
rispetto a ciò che si può ottenere accelerando il metabolismo!
PER DIMAGRIRE REALMENTE
OCCORRE BEN ALTRO!
“Perché sento sempre parlare di cardio
brucia-grassi?” Errori di fondo e mancanza di conoscenza della fisiologia e
della biochimica dell’esercizio fisico e
ognuno dice la sua generando molta
confusione!
L’errore di fondo parte da affermazioni
della medicina preventiva che, secondo le indicazioni del CDC - Promoting
25
Fitness&Benessere
Physical Activity - A guide for community
action del 1999 occorre:
- fare almeno 30 minuti di attività fisica intensa o moderata per almeno 5 giorni alla
settimana (non necessariamente tutti in una
volta);
- camminare: 10.000 passi al giorno (con
una intensità sufficiente ad aumentare moderatamente la frequenza
cardiaca, per un periodo di almeno 10 minuti).
Per la World Healt Organization (Organizzazione Mondiale della Salute): occorrono
almeno 30 minuti di attività fisica moderata nella maggior parte dei giorni della settimana per ridurre la mortalità e le malattie
cardiovascolari. Con 45-60 minuti nella
maggior parte o tutti i giorni della settimana si evita anche il sovrappeso. Da queste
indicazioni, diventate raccomandazioni
dei medici, nasce la LEGGENDA METROPOLITANA che per bruciare i grassi
basta camminare o mantenere la frequenza
cardiaca nel range aerobico. Questa mezza verità, responsabile dei scarsi risultati
di dimagrimento della maggior parte dei
praticanti è supportata da tanto di tabelle e
diagrammi presenti su cyclette e tapis roulant. I costruttori, probabilmente, mettono
in bella vista queste tabelle pensando bene
di tutelarsi per far evitare sforzi eccessivi a
soggetti di cui non si conoscono né le condizioni di salute né le intenzioni.
IL PROBLEMA DEI RISCHI LEGATI
ALL’ATTIVITÀ
Alcuni esitano ad iniziare (e i medici a prescrivere) un’attività pesante o uno sport,
per il timore di incidenti cardiovascolari o
per paura di problemi ortopedici. In realtà
l’infarto o la morte improvvisa durante
l’attività fisica sono eventi estremamente
rari e i rischi associati ad uno stile di vita
sedentario superano di gran lunga quelli di
sport anche molto intensi. Per uno specialista di Scienze Motorie gli acciacchi fisici
non sono un limite per far svolgere attività intensa. Negli anni 60 e 70 gran parte
della comunità medica era indifferente se
non contraria allo sport; i medici che suggerivano ai pazienti di fare “la ginnastica”
erano il 15 per cento. Ora siamo nell’era in
cui anche in Italia tutti i medici dovrebbero prescrivere di routine l’esercizio fisico,
soprattutto ortopedici e cardiologi, ovviamente con la supervisione del Dottore
Specialista in Scienze Motorie e Sportive
ove si richieda una particolare competenza da parte dell’istruttore. Se non vi sono
problemi di salute o problematiche di tipo
ortopedico che a parere del medico ne controindicano la pratica, i valori di frequenza
cardiaca dei programmi brucia-grassi devono essere ben più elevati.
MA QUALE AEROBICA! UN APPROCCIO RIVOLUZIONARIO PER DIMAGRIRE
Fermo restando la validità del detto: “PIU’
SE NE FA, MEGLIO E’!… UN PO’ E’
MEGLIO DI NIENTE!” il miglioramento
della condizione fisica dipende dal tipo e
dall’intensità dell’attività. Con il supporto
dei più recenti studi scientifici nel prossimo
numero di EXTRAMAGAZINE spiegheremo come sia possibile cambiare modo
di dimagrire e ottenere risultati sbalorditivi
con il giusto esercizio fisico. Tutti possono
uscire finalmente dalle strette maglie delle diete ipocaloriche e non essere vittime
dei tanti rimedi che promettono miracoli
in cambio di denaro o perdere tempo con
inefficaci attività cardio brucia-grassi. Finalmente i risultati estetici che apprezziamo alle star sono a disposizione di tutti con
un’attività motoria capace di dare segnali
di stimolo metabolico. Ricorda che se vuoi
avere dei risultati devi spingere sull’acceleratore, lo hanno capito Madonna e amici,
che si allenano meglio di molti atleti professionisti di nostra conoscenza!
* Dottore in Scienze Motorie, Specialista in Chinesiologia
Correttiva e Rieducativa, Educatore Fisico, ISEF, Preparatore Atletico e Sportivo, Personal Trainer, Direttore
Tecnico del MOVING CLUB.
PSYCHE
di Alessandro Montrone*
MASCHERE
NUDE
Mia figlia che al momento frequenta il liceo
è una ragazza normalissima. Non è bravissima e non è una somara a scuola. Ha un
sacco di amiche e da quello che ho capito
ha anche degli amici maschi. Per carnevale sta preparando non so cosa con la sua
comitiva. Fin qui tutto bene. Il fatto che mi
preoccupa è che ha comprato un vestito a
maschera che onestamente non mi piace.
È troppo fuori luogo. La scopre troppo è
scollacciato, corto e mette in risalto le sue
forme in maniera per me non appropriata
ad una ragazza e sa come è cattiva la gente. A mio marito non ho ancora detto nulla.
Ma non penso propio che è d’accordo. Mi
devo preoccupare? Che significa tutto questo? Cosa posso fare da madre?
Una madre
L’episodio da lei narrato, non unico nel suo genere, afferisce per molti versi ad una questione di più
larga portata, innanzitutto antropologica, e solo in
secondo luogo di mia stretta competenza.
Infatti, da che mondo è mondo, il mascheramento
assolve in tutte le latitudini delle funzioni ben specifiche, codificate in ogni cultura umana da regole
implicitamente condivise. Dal punto di vista antropologico, il mascheramento non implica – come si
suole pensare – necessariamente la copertura del
volto, ma riguarda più in generale la trasformazione dell’aspetto e, di conseguenza, del comportamento: l’individuo in questo processo si depersonalizza per impersonare qualcos’altro. Nel suo
caso sembra che l’oggetto di tale impersonificazione sia, a prescindere dal pretestuoso feticcio scelto, la femminilità stessa, esasperata in maniera, a
suo dire, iperbolica. Pare, quindi, che la momentanea deregolamentazione del Carnevale rappresenti per sua figlia un’occasione per giocare con la
propria esordiente femminilità, per sperimentare il
proprio potenziale seduttivo, per cercare di sciogliere quell’ambiguità, tutta adolescenziale, in cui
si confondono attrazione e repulsione, trasporto
e paura nei confronti di tutto ciò che riguarda la
sfera relazionale. E la maschera, nella sua profonda ambiguità, compendia, in questo caso, proprio
le succitate contraddizioni, giacché funge sia da
invito potenzialmente equivoco che da protezione “anonimizzante”: essa, pertanto, palesa uno
slancio relazionale dove l’interessato si illude di
aggirare eventuali responsabilità e ricadute dissimulando i propri consueti connotati identitari.
Quest’esperienza limite, per quanto protetta possa
essere, proietta sua figlia in un gioco la cui posta
risulta commisurata all’audacia stessa del capo
scelto per l’occasione: se dovesse davvero indossarlo, verrebbe sottoposta, in misura molto maggiore del solito, al giudizio degli altri, al rischio
della loro disapprovazione, nonché a quello (altrettanto distruttivo) della loro eventuale eccessiva
approvazione.
E se, in relazione a tutto ciò, dovesse ravvisare nella ragazza una controproducente volontà di piacere a tutti i costi, tanto pressante da rovinare tutto
il resto, non esiti ad avviare subito un discorso di
natura psicoterapeutica. Per il momento non si imponga, appuri le intenzioni della ragazza e le spieghi quel che si è finora detto: quanto una maschera
sia più atta a esporre che a nascondere.
*Psicologo e Psicoterapeuta
Scrivete a
Alessandro Montrone
e-mail: [email protected]
26
13 febbraio 2015 / n.7
E tra
brevi
As Martina
Ha più da perdere
il Benevento
Ciullo e i suoi attendono al “Tursi” la capolista,
privi anche di Arcidiacono e Tomi
di Mauro Mari - Foto di Lino Cassano
A
llungano ancora Benevento e Salernitana
in cima alla classifica.
Tra i granata risulta
ancora decisivo Caetano Calil, di nuovo capocannoniere
del girone con 13 centri. I sanniti
rispondono senza affanni con due
reti nel primo tempo alla Lupa
Roma (Padella e Alfageme). Sarà
di fatto una corsa a due a decretare
la prima promossa in serie B.
Gli uomini di Brini sono ora attesi dalla prova del Tursi, la tana
dell’As Martina dove il bravo Ciullo sta costruendo la salvezza della
sua squadra (19 punti su 27 fatti
in casa). Martina che alMenti si é
confermato tra le formazioni più in
forma del torneo. Contro la Juve
Stabia ha sfoderato tutto il suo cinismo in avanti e il suo ardore nel
resistere con audacia alle sfuriate
delleVespe padrone di casa, ormai
a 9 punti di distacco dalla vetta,
e costrette a guardarsi alle spalle dal ritorno del Lecce. Mentre i
tifosi contestano Tesoro, e Tesoro
cambia il terzo allenatore della stagione, i giallorossi agguantano il
quarto posto in classifica. Decide
una saetta da fuori di Papini, che
regala al nuovo Bollini il successo
contro il Savoia, il primo della sua
gestione.
In coda si muove solo la Reggina,
che raccoglie un ottimo pari a Barletta (2 a 2). Il pari di Messina e
Cosenza contro Paganese e Casertana rinfocola la bagarre per sfuggire al quintultimo posto. Cinque
squadre in due punti (Messina, Cosenza, Melfi a 25, Martina e Lupa
Roma a 27) si guardano a distanza con sospetto: una di loro dovrà
giocarsi la permanenza attraverso i
play-out.
“E’ il duro lavoro
che cambia le cose”
Imperdibile appuntamento per gli
amanti delle armi marziali. Domenica 15 febbraio al PalaCampitelli di
Grottaglie si esibiranno i migliori atleti italiani di Tai Ji Quan e Qi Gong,
nell’ambito del Gran Prix organizzato
dal Centro Sportivo Educativo Nazionale.
Accanto al Maestro Gianfranco Pace,
caposcuola del Taiji in Italia e responsabile tecnico della ITKA (International Taijiquan KungFu Association), ci
saranno i commissari tecnici Davide
Migliorisi, Giuseppe Paterniti, Gianbattista Scavo e Michele Grassi.
Il Maestro Grassi, martinese, è il responsabile tecnico nazionale ITKA.
Con la sua scuola Il Fiore d’Oro, e
gli altri tecnici Yuri Sokera, Daniele
Romero e Salvo Sarpaci, contribuisce
all’insegnamento e alla diffusione sul
territorio nazionale di questa pratica,
che è disciplina e sport insieme. Nelle
ultime prove di qualificazioni ai campionati italiani, tenutesi a Barletta lo
scorso autunno, Il Fiore d’Oro ha collezionato 29 medaglie con i suoi atleti. Insieme al Maestro Pace, Michele
Grassi e gli altri hanno organizzato i
campionati del mondo di Massa Carrara, lo scorso anno. Essi hanno sancito per l’ITKA l’entrata a far parte della
WTKA.
“È il duro lavoro che cambia le cose –
spiega il Maestro Grassi – Non ci sono
segreti. Umiltà, pratica, studio e perseveranza è il motto della nostra scuola. La mia più grande soddisfazione è
vedere i ragazzi crescere e diventare
consapevoli del loro destino. Al di la
di titoli e medaglie, è questa la mia più
grande vittoria”.
M.M.
E tra
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Sport
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Prospettive
La Futura
é adesso
Continua il lavoro della scuola calcio martinese
che dopo due anni di attività può vantare un ottimo
consenso tra le famiglie e i “campioni di domani”.
Un successo a cui stanno contribuendo vecchie glorie del
Martina come Antonio Tripepi, Castagna e Palese
L
a storia della scuola
calcio martinese Futura
Martina parte nell’ottobre del 2013, dall’idea
dell’attuale presidente
Angelo Angelini e subito coadiuvato -e incoraggiato- dagli altri
componenti del direttivo: il vice
presidente Ruggero Scorza e gli allenatori Angelo Cervellera, Antonio Cordola, Francesco Semeraro.
Nel primo anno di vita gli allievi
della scuola erano 60, iscritti nelle categorie primi calci, pulcini,
esordienti. Nell’anno calcistico
2014/2015 la serietà professionale
del lavoro svolto e il passaparola
fatto dai genitori dei
ragazzi hanno fatto si
che il numero dei giovani calciatori della
scuola si triplicasse,
portandosi agli attuali 173 iscritti in tutte
le varie categorie dai
primi calci fino agli
allievi provinciali.
L’esordio positivo e
la bontà dei programmi futuri, ha convinto
ad entrare a far parte
del gruppo altre grosse professionalità come
Antonio Tripepi, allenatore praticante FIGC ed ex bandiera del
Martina Calcio, come responsabile
tecnico coadiuvato dagli ex calcia-
tori del Martina Davide Castagna e Mimmo Palese, esperti e
veri professionisti.
E’ stato un vero boom per questa neonata società apolitica e
laica che nel breve volgere di 2 anni
è divenuta un punto di riferimento
per molte famiglie martinesi.
I componenti del consiglio direttivo per consolidare questo successo
e crescere ulteriormente, coltivano il progetto di creare per la ASD
FUTURA MARTINA una struttura sportiva dove far allenare tutti
i ragazzi. Attualmente, infatti, le
4 strutture su cui ci si allena comportano sia gravi disagi di natura
logistica che notevole dispendio di
energie fisiche ed economiche.
Il sogno nel cassetto quindi è quello
di creare un proprio campo sportivo,
magari sensibilizzando un gruppo di
persone che credano nel “progettoFutura” e ne condividano lo spirito
guida che è prima di
tutto di natura sociale,
perseguendo l’obiettivo di divenire punto
di aggregazione e di
vita per i giovani dai 4
ai 16 anni e delle loro
famiglie. Infine, creare
una scuola calcio altamente professionale e
radicata sul territorio
capace di valorizzare i
giovanissimi calciatori ed aiutare alcuni di
essi ad inseguire i propri sogni.
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Sport
E’ L’ORA DEL DERBY
TARANTO-BRINDISI PER I PLAY-OFF
La squadra di Battistini ospita gli adriatici dell’ex
Molinari per una sfida ad alta quota. La società
applica prezzi popolari per la gara con il team del
presidente Flora. La Juniores a Francavilla i Sinni
T
aranto-Brindisi è
molto più di un
derby. I rossoblù
domenica, al di là
delle frasi di circostanza, si giocano un’importante chance per proseguire la
marcia verso un miglior piazzamento play-off. Il Brindisi
dell’ex Hernan Molinari,
seppur staccato di un solo
punto dalla squadra allenata
da Pierfrancesco Battistini,
ha da recuperare la partita rinviata la scorsa settimana con
la Fidelis Andria. Per questo
sarà fondamentale fare risultato pieno per Prosperi e
compagni, che dopo lo 0-0
ottenuto sul campo del Bisceglie hanno visto aumentare
a 8 punti il distacco dalla seconda piazza della classifica,
occupata sempre dal sorprendente Potenza.
… BUON SAN VALENTINO
Quella con il Brindisi sarà
una gara dal sapore particolare, dunque, per molteplici
motivazioni. Ragione che ha
spinto la società del presidente Campitiello ad attuare la
politica dei prezzi popolari,
attraverso l’iniziativa “Taranto Grande Amore”, in concomitanza con il weekend di
scacchi
LUIGI DELFINO ESPUGNA
IL TORNEO PROVINCIALE 2015
Podio tutto tarantino, con Antonio Varvaglione e
Giuseppe Indelicati rispettivamente secondo e terzo
classificato. Ottima performance dell’AD Itria
Scacchi che conquista svariati riconoscimenti.
E
di Angelo Fornaro
ccoci di nuovo
nella ormai celeberrima sede
dell’AD Taranto
Scacchi, presso
l’accogliente Associazione
ABFO, dove nei giorni 31
Gennaio, 2 Febbraio e 7, 8
Febbraio si è disputato uno
dei primi e più importanti
tornei dell’anno: il Provinciale Assoluto 2015.
Si è rivelata una manifestazione
splendidamente
riuscita, nella quale ciascuno è diventato vincitore:
dall’organizzatore
all’arbitro, sino ai
singoli partecipanti. Il clima che si
è vissuto assieme
agli sfidanti prima e dopo ogni
partita è stato di
assoluta armonia,
sia perché per Itria
Scacchi è stata una piacevole occasione di incontro
con i compagni tarantini,
sia perché numerose sono
state le possibilità di nuove
conoscenze e di confronto
con chi pochi minuti prima
era seduto dinanzi a darci
battaglia.
Parafrasando il Presidente
dell’ABFO, Andrea Occhinegro, i rapporti di amicizia
nati e consolidati durante
queste manifestazioni influenzano positivamente ciascuno di noi ma sono, oltre-
San Valentino. Prezzi ridotti,
duque: 5 euro per la Curva,
10 euro in Gradinata, mentre
15 euro costerà il tagliando di
Tribuna Laterale. Nei prezzi
indicati è escluso, ovviamente,
il diritto di prevendita.
BORSINO
Sul fronte tecnico, Battistini
dovrebbe avere tutti gli effettivi a disposizione, eccezion
fatta per Giampaolo Ciarcià,
che sta concludendo il recupero personalizzato dal lungo
infortunio e dovrebbe rientrare tra una ventina di giorni al
massimo. Qualche problema
lo hanno accusato in settimana
il difensore Porcino e l’attaccate Mignogna, ma entrambi
dovrebbero essere della partita.
Se il primo dovrebbe rientrare
nell’undici titolare, il secondo
potrebbe partire dalla panchina
e dare il proprio contributo nel
corso del derby.
NEL SEGNO DI IACOVONE
Lo scorso 6 febbraio è caduto il
37esimo anniversario della tragica scomparsa di Erasmo Iacovone, indimenticato bomber
che ha fatto sognare la Serie A
ai tifosi ionici negli anni ’70.
Per omaggiare il “mito” rossoblù, in occasione della gara di
domenica con il Brindisi, i calciatori del Taranto faranno il
loro ingresso in campo con la
maglia numero 9 appartenuta
all’attaccante di Capracotta.
SETTORE GIOVANILE
Dopo la brutta sconfitta interna
subita sabato scorso per mano
del Bisceglie, che si è imposto
per 2-0 al “Comunale” di Statte, il Taranto di Michele Cazzarò sarà di scena sul campo
del Francavilla in Sinni, per la
quinta giornata di ritorno del
campionato Juniores. Paladini
e compagni sono staccati dai
lucani di due punti (23 per il
Francavilla, 21 per gli ionici).
Per cui una vittoria equivarrebbe al sorpasso in classifica.
tutto, utili socialmente. Egli ha,
infatti, ringraziato tutti, giacché,
ad ogni occasione vede aumentare il numero dei partecipanti,
che sensibilizzati alla causa della sua Associazione, portano in
dono qualcosa di utile per i più
bisognosi. Questa, dunque, è la
più grande vittoria che si possa
conseguire: la solidarietà tra gli
uomini nata dalla passione per il
“nobile gioco”.
Nella serata di Domenica la gara
ha chiuso i battenti nel migliore
dei modi, proponendo una ricca
premiazione per coloro i quali si
sono maggiormente distinti durante la competizione.
Il primo classificato assoluto,
ossia campione provinciale, è
stato il Maestro Luigi Delfino,
ormai noto ai nostri lettori. Il secondo e terzo posto sono stati,
rispettivamente, del Candidato
Maestro Antonio Varvaglione
e del Maestro Giuseppe Indelicati.
Nella categoria U16 sono stati
premiati nell’ordine Pierluigi
Corrente, Luca Vantaggio, primo anche della categoria NC, e
Fulvio Occhinegro.
Erano previsti riconoscimenti anche per i primi classificati
nelle varie categorie nazionali,
tra questi Valter Pesce 3N, Francesco Zito 2N e Leo Simone 1N
e per la Campionessa Provinciale Chiara Di Bartolo.
Mi piacerebbe terminare riportando il pensiero del Maestro
Giuseppe Indelicati, uno dei
più forti giocatori della regione, resosi protagonista durante
la premiazione perché con le
sue parole ha incoraggiato tutti,
in particolare i giovani,
esortandoli a continuare
a giocare, a coltivare e
apprezzare sempre più gli
Scacchi. Egli ha pronunciato una frase stupenda
che rimarrà scolpita nella
mia memoria per sempre:
“La bruciante passione
per il gioco degli Scacchi,
dal momento in cui si impossessa di voi, vi accompagna
fedelmente e incessantemente
tutta la vita.”
E tra
E tra
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11 febbraio 2015
Itria Scacchi
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A.D. Taranto Scacchi
In copertina
foto di donato gasparro
Risultato dell’Es.321
1. Dh6+ Rxh6 2. Th8 #
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