MARTEDÌ 22 LUGLIO 2014 ANNO 139 - N. 172 In Italia EURO 1,40 www.corriere.it italia: 51575551575557 Milano, Via Solferino 28 - Tel. 02 62821 Roma, Piazza Venezia 5 - Tel. 06 688281 Servizio Clienti - Tel 02 63797510 mail: [email protected] Fondato nel 1876 un’estate italiana TUA CASA PROTEGGI LA OPPIA E RADD NZE! CA VA E LE TU De Filippo story Preferirei di no Eduardo disse a Peppino: I weekend in autostrada fratello, non ti voglio bene e quelle multe mancate Con il Corriere Rivive il mondo di Diabolik ed Eva di Paolo Di Stefano a pagina 23 Da oggi in edicola a 1 euro più il prezzo del quotidiano di Maria Laura Rodotà a pagina 23 Regolamento del concorso su www.uniqagroup.it SENATO: DUBBI REALI E PAURE INFONDATE Il reportage Mosca: caccia ucraino in zona. Ma Obama: non ostacolate le indagini LA DEMOCRAZIA NON È A RISCHIO «Così è stato colpito l’aereo» di MASSIMO FRANCO 9 771120 498008 40 7 2 2> Poste Italiane Sped. in A.P. - D.L. 353/2003 conv. L. 46/2004 art. 1, c1, DCB Milano S i può anche sostenere che ieri è cominciata la settimana decisiva per le riforme. Ma sarebbe la decima volta che si dice negli ultimi tre mesi, o giù di lì. Chissà, magari potrebbe diventare tale se il governo usasse meglio l’arte della mediazione. La prima giornata di votazioni al Senato semina qualche dubbio in proposito. L’atteggiamento verso le minoranze si è rivelato rigido: così rigido da favorire le critiche di sempre dentro il Pd e gli attacchi più strumentali e chiassosi delle opposizioni, fino all’ostruzionismo. Per una maggioranza che ne vuole uscire viva, e non solo vittoriosa, si tratta di prendere atto dei tempi parlamentari; e di non esasperare un percorso che prevede un esito storico e che dunque va facilitato, non intralciato. L’immagine del «masso sui binari», con la quale il premier Matteo Renzi ha additato i sabotatori della riforma, è efficace. Rende l’idea del treno in corsa, proiettato a forte velocità verso un traguardo e fermato proditoriamente. Il problema è che di «massi», nel senso di emendamenti, ce ne sono poco meno di ottomila. E se la tentazione di Palazzo Chigi è di identificare come ostacoli anche le critiche ragionevoli, l’ingombro rischia di gonfiarsi, e i sassolini di trasformarsi in macigni. Nella certezza della sconfitta, e sapendo che il governo ha fretta, gli avversari possono soltanto sperare di rallentarne la corsa. Tacciare chiunque resista alla riforma come un nostalgico della Prima Repubblica serve a metterlo di fronte alle proprie responsabilità, ma anche ad aizzarlo. Eppure, il testo iniziale oggi appare meno indigesto agli occhi di una larga maggioranza dei senatori grazie alle limature e al dialogo imbastiti nelle scorse settimane. Anche per questo è diventato difficile assecondare la tesi di un autoritarismo strisciante, cara agli avversari del premier. In agguato non ci sono dittature di coalizione, semmai squilibri istituzionali e pasticci. Il problema non può essere identificato nell’elezione indiretta dei senatori, legittima nel momento in cui si vuole superare il bicameralismo. Forse, ci si può chiedere se consiglieri regionali e sindaci siano l’espressione più genuina del «nuovo corso». Le spese incontrollate e gli inquisiti che alcuni enti locali regalano all’Italia dicono che l’inadeguatezza della classe politica comincia proprio da lì. Ma lasciamo scivolare sullo sfondo il dubbio che il Senato possa diventare un concentrato dei difetti delle Regioni. L’obiettivo dichiarato della riforma è quello di modernizzare il Parlamento; evitare le sovrapposizioni; e lasciare governare l’Esecutivo senza perdite di tempo. L’altro, più popolare, è di ridurre i costi della politica diminuendo il numero dei senatori a cento. Da queste premesse meritorie dovrebbe cominciare a prendere forma la nuova istituzione entro l‘8 agosto. Ma l’unico modo per riuscirci è di limitare drasticamente la discussione degli emendamenti. Il governo si aspetta che Palazzo Madama risolva il problema. L’ingorgo, tuttavia, è politico. E senza dialogo, per il «sì» occorrerà più tempo: molto più tempo. Invece di essere il laboratorio-principe della strategia della velocità renziana, il Senato ne mostrerebbe i limiti. Per piegare i passatisti, al presidente del Consiglio non basta avere ragione: occorre che gliela diano gli altri. Anche se Renzi ritiene di averla già avuta il 25 maggio: non dai senatori ma dagli elettori. I miliziani filorussi raccontano le ore della tragedia «I capi ci parlarono di un volo con i parà di Kiev» di LORENZO CREMONESI Ancora battaglia e vittime di DAVIDE FRATTINI, STEFANO MONTEFIORI, CECILIA ZECCHINELLI A ltro sangue a Gaza: i palestinesi morti sono 572, tra cui ancora molti bambini. Sterminata famiglia di 27 persone. I missili israeliani centrano anche un ospedale. Uccisi 7 soldati dello Stato ebraico, in totale sono 25. ALLE PAGINE 4 E 5 con un articolo di Avirama Golan bbiamo colpito un aereo di Kiev, ci hanno detto i nostri capi: pensavamo di affrontare i piloti ucraini atterrati col paracadute e ci siamo imbattuti in cadaveri di civili». È rivelatore il racconto al Corriere di un miliziano filorusso sugli istanti seguiti all’abbattimento del Boeing malese partito giovedì da Amsterdam. Secondo Mosca c’era un caccia ucraino nei cieli, Kiev nega, Obama invita a non ostacolare le indagini. E i resti di 282 delle 298 vittime (16 gli introvabili) sono nelle celle frigorifere di un treno in attesa di raggiungere l’Olanda. ALLE PAGINE 2 E 3 Farina, Gaggi UNIQA Protezione SpA - Udine Aut. ex art. 65 R.D.L. 29/04/1923 n. 966 Più tutele LA PRIVACY SU GOOGLE? ORA SARÀ AFFAR NOSTRO di EDOARDO SEGANTINI P er Stati Uniti e Ucraina, a tirare il missile che ha abbattuto giovedì l’aereo malese è stato un sistema Buk piazzato in un’area tra Snizhne e Torez. Il lancio è avvenuto alle 16.20. I colpevoli: i separatisti di Igor Besler, detto anche «Demonio». Ma forse tre «consiglieri» russi avrebbero assistito i miliziani anti Kiev. iù tutele per la privacy su Google. L’iniziativa è italiana e, per la prima volta in Europa, chi usa il grande motore di ricerca sarà protetto in modo preciso: arrivano le regole del Garante, in base alle quali «Big G» potrà usare i dati personali degli italiani solo con il loro consenso preventivo e dovrà dichiarare di svolgere questa attività a fini commerciali. È il frutto di un lavoro di preparazione, durante il quale l’Authority presieduta da Antonello Soro e la grande azienda Usa hanno collaborato attivamente. «Non si è puntato a definire un set di sanzioni, ma a scrivere le norme a cui Google dovrà attenersi». ALLE PAGINE 2 E 3 A PAGINA 18 I punti certi A Gaza cannonata su un ospedale «A Assicurazioni & Previdenza Intercettazioni e foto satellitari: le prove raccolte di GUIDO OLIMPIO P Allarme della Bundesbank. Ordini e fatturato in calo in Italia Si ferma anche la Germania Nuovi timori dell’Europa Israele si difende I torti non sono sullo stesso piano di BERNARD-HENRI LÉVY C osì dunque domenica scorsa, a Parigi, col pretesto di «difendere la Palestina», migliaia di uomini e donne se la sono presa di nuovo con gli ebrei. A questi imbecilli oltre che mascalzoni, o viceversa, ricordiamo, ad ogni buon conto, che mescolare ebrei e israeliani in una stessa riprovazione è il principio stesso di un antisemitismo che, in Francia, viene punito dalla legge. (Foto Cesura / Gabriele Micalizzi) CONTINUA A PAGINA 32 © RIPRODUZIONE RISERVATA L’industria fatica a ripartire. L’economia europea stenta a tenere il passo. E anche in Germania è stagnazione. La Bundesbank parla di stallo delle imprese e dell’edilizia. Solo la Gran Bretagna continua la sua corsa. I dati forniti ieri dall’Istat per l’Italia evidenziano un calo degli ordini e del fatturato dell’industria nel mese di maggio. Il tonfo degli ordinativi è del 2,1% rispetto ad aprile, dopo la crescita dei due mesi precedenti. Le commesse su base annua calano con un ribasso del 2,5%. La performance negativa dei mercati esteri e del mercato interno si fa sentire anche sui fatturati. ALLE PAGINE 6 E 7 Ducci, Marro Sabella, Sarcina, Stringa Prime gravidanze tra smentite e proteste. Ma ora le regole vanno applicate Il giallo della fecondazione eterologa di LUIGI RIPAMONTI T ra annunci, controlli e contestazioni si torna sulle opposte barricate. La fecondazione eterologa torna a dividere: i casi di gravidanza che sono stati segnalati a Roma e a Milano lasciano una scia di polemiche e sospetti. A Milano l’invio dei carabinieri del Nucleo antisofisticazioni (Nas) nella clinica diretta dal ginecologo Severino Antinori, apre un giallo: la gravidanza non ci sarebbe stata. Ma c’è anche chi contesta l’ispezione. A PAGINA 32 ALLE PAGINE 14 E 15 De Bac, Ravizza Caso Ilva Storie e cadute «Truffa allo Stato per i contributi» Riva condannato a sei anni e mezzo Quei campioni senza freni: le vite al limite di troppi pugili di LUIGI FERRARELLA di CLAUDIO COLOMBO A PAGINA 17 A PAGINA 19 Giannelli 2 Primo Piano Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # La tragedia nei cieli Un padre olandese La lettera: mister Putin le racconto mia figlia «Signor Putin, ringrazio i separatisti ucraini per l’omicidio della mia amata e unica figlia Elsemiek. Lei non la conosceva, signor Putin. Aveva 17 anni. Lo sa che voleva diventare ingegnere? Sa cosa avrebbe fatto l’anno prossimo con le sue amiche del cuore?». A scrivere è un padre olandese che si firma così: «Hans de Borst di Monster, la cui vita è distrutta». Una lettera aperta indirizzata al presidente russo rimbalza virale su Internet. Tra i girasoli dell’Ucraina Hans ha perso la figlia e la ex moglie, due dei 193 olandesi sull’Amsterdam-Kuala Lumpur. Fino a ieri l’Olanda aveva vissuto la tragedia quasi con silenziosa incredulità. Poche bandiere a mezz’asta, nessuna grande cerimonia di lutto, i festival d’estate come il megaconcerto Crazy Sexy Cool di Rotterdam che hanno proseguito con musiche e bevute. Il dolore e la rabbia di un popolo hanno trovato spazio nelle piazze di Internet o nei servizi delle tv internazionali. «Hanno ucciso quasi duecento olandesi — scrive Casper van Nierop su Facebook —. Perché non mandiamo i paracadutisti a recuperarli?». La Bbc intervista in Olanda la sorella di una Miliziani In alto il ribelle filorusso che ha ammesso l’abbattimento dell’aereo della Malaysia Airlines da parte dei separatisti. A destra uno dei treni adibito al trasporto dei corpi delle vittime (Epa) «I nostri capi ci hanno detto: abbattuto jet ucraino» DAL NOSTRO INVIATO giovane malese morta con il marito e i quattro figli che tornavano a casa dopo alcuni anni all’estero: «Era una ragazza gentile, vogliamo solo riaverla qui prima possibile». Invece Hans de Borst intinge il dolore nell’amarezza. Racconta la vita che sua figlia non vivrà: «L’anno prossimo, signor Putin, Elsemiek avrebbe superato la maturità con le amiche Julia e Marina. Era brava a scuola. Progetti? Voleva iscriversi all’università di Delft, fare ingegneria. Non vedeva l’ora. E adesso all’improvviso non c’è più. Dal cielo l’avete abbattuta in un Paese straniero dove c’è una guerra in corso». Elsemiek de Borst andava in Malaysia con la madre, il compagno di lei e il fratello. Andavano in vacanza. Elsemiek e gli altri 79 minorenni a bordo di quel volo: Kaela 21 mesi, Evie Maslin 10 anni, Piers van den Hende quindicenne con la faccia da grande... All’aeroporto di Schipol, da dove suo figlio Bryce è partito, Silene Fredriksz con una fotografia in mano manda una preghiera a Mosca: «Signor Putin, faccia tornare i miei ragazzi. Per favore». Alza la foto di Bryce, 23 anni, e della fidanzata ventenne Daisy: «Guardate come sono belli. Devono tornare». Hans de Borst invece non chiede nulla: «Signor Putin, signori separatisti, spero che siate fieri di mia figlia, fieri di averla abbattuta». Michele Farina © RIPRODUZIONE RISERVATA TOREZ — «Pensavamo di dover combattere i piloti ucraini appena arrivati a terra col paracadute e invece ci siamo imbattuti in cadaveri di civili. Tanti poveri resti di corpi, assieme a valigie e bagagli che nulla avevano di militare». Sono rivelatrici le parole del miliziano dell’unità combattente «Oplot» (roccaforte) incontrato ieri a mezzogiorno sulle banchine di cemento della stazioncina ferroviaria di Torez, presso i 5 vagoni (4 frigoriferi e quello nel mezzo con i motori diesel per la refrigerazione) dove è contenuto ciò che resta dei corpi raccolti tra i campi di girasole nell’Ucraina controllata dai separatisti filorussi. Rivelatrici perché lui le pronuncia in modo chiaramente naturale, senza pensarci sopra due volte, dopo aver raccontato della visita ai cadaveri poco prima da parte degli ispettori internazionali e alla fine di una lunga conversazione in cui spiega le consegne della sua unità chiamata a fare la guardia ai vagoni. Pure, sono rivelazioni importanti nella loro innocente semplicità. In verità, potrebbero aggiungere nuove prove alla tesi che incolpa i filorussi per aver erroneamente sparato il missile assassino, pensando invece di mirare a un aereo dell’esercito di Kiev. «Giovedì pomeriggio i nostri comandanti ci hanno ordinato di salire sui camion con armi e munizioni in quantità. Pochi minuti prima, forse dieci, avevano udito un grosso scoppio nel cielo. Abbiamo appena colpito un aereo dei fa- I ribelli filorussi: «Il Boeing malese scambiato per un aereo militare». Consegnate le scatole nere 298 Il mistero Ma restano molte ombre Foto satellitari e intercettazioni Tutti i punti certi delle indagini le vittime del volo MH17. Il Boeing della Malaysia Airlines si è schiantato il 17 luglio nell’Ucraina dell’Est, colpito da un missile. I corpi raccolti, fino a ieri sera, erano 282, caricati su un treno diretto a Kharkiv scisti di Kiev, ci hanno detto, ingiungendoci di fare attenzione per il fatto che c’erano informazioni per cui almeno una parte dell’equipaggio si era lanciato con i paracadute. Erano stati visti oggetti bianchi tra le nuvole. Forse avremmo dovuto combattere per catturarli», spiega il soldato. Ha l’ordine di non rivelare nome o grado. Nessuno lo fa tra i suoi compagni, saranno una decina sulla pensilina, il resto della «Oplot» sta di guardia tra i binari e alle porte del villaggio di Torez. Lui però dice di avere 31 anni, vive a Torez e da civile fa il minatore nella zona. Poi si fa fotografare ben contento di mostrare i sigilli appena posti ai tre vagoni dagli ispettori della Organizzazione per la cooperazione e la sicurezza europea (Osce). I corpi raccolti sono 282, il quarto vagone resta aperto per raccogliere gli ultimi. Il soldato insiste nello specificare che la zona resta tranquilla. «Stiamo facendo bene il nostro mestiere. Anche i commissari europei hanno Mosse e contromosse sul caso del volo MH17. Ognuno usa le proprie carte, cerca di proteggere le fonti e prova a confondere le idee all’avversario. Indizi solidi si mescolano con tesi creando incertezza. Su ogni aspetto si innesca un duello. Proviamo allora a fissare quanto è emerso fino a oggi premettendo che il quadro resta fluido. Il lanciatore Gli Usa, insieme a Kiev, sostengono che a tirare il missile sia stato un sistema Buk piazzato in un’area compresa tra Snizhne e Torez. Il lancio è avvenuto alle 16.20. I colpevoli: i separatisti di Igor Besler, detto anche «Demonio». Ma forse non erano soli. E si sta indagando sulla presenza di tre «consiglieri» russi che avrebbero assistito i miliziani. A disposizione degli insorti — sostiene l’accusa — almeno tre apparati missilistici arrivati dalla Russia nell’Est dell’Ucraina tra giugno e la metà di luglio. Su questo aspetto funzionari americani hanno sottolineato un aspetto: se Kiev sapeva del- dichiarato che i corpi sono conservati in modo soddisfacente, all’interno dei vagoni la temperatura è mantenuta tra lo zero e i meno cinque gradi», esclama. Quindi prosegue nel racconto riferito al giorno della tragedia: «Con i miei soldati cercavo di individuare i paracadute sul terreno e sugli alberi. A un certo punto, ho visto brandelli di tela in una radura. Li ho sollevati e ho trovato il corpo di una bambina che avrà avuto non più di cinque anni. Il viso era rivolto verso terra. È stato terribile. Allora ho capito Oggetti bianchi tra le nuvole «Ci hanno raccomandato di fare attenzione: una parte dell’equipaggio si era lanciato con i paracadute. Erano stati visti oggetti bianchi tra le nuvole» Armi Alcuni miliziani filorussi su un mezzo lanciamissili (Reuters) Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 3 # Il convoglio Destinazione Secondo quanto raccontato dal primo ministro malese Najib Razak il convoglio con i resti di 282 passeggeri ha lasciato ieri nel tardo pomeriggio la stazione di Torez diretto alla città di Kharkiv per essere preso in consegna da investigatori internazionali Gli altri corpi Il premier malese Najib Razak, che ha ricevuto assicurazioni dai capi dei separatisti a Donetsk, non ha dato informazioni sui rimanenti 16 corpi Le scatole nere Recuperate dai miliziani separatisti, che ieri hanno promesso di consegnarle alla squadra di investigatori malesi che quello era un aereo civile. Non militare. E questi erano tutti morti civili. Un groppo di valigie scoperchiate non ha fatto che confermare la scoperta». Da allora la «Oplot» è sempre rimasta sul luogo della tragedia. All’inizio come prima squadra di individuazione dei cadaveri, poi per fare la guardia ai rottami dell’aereo malese, infine come sentinella ai vagoni-obitorio. Eppure i suoi miliziani non sembrano avere alcun senso di colpa e contraddicono il capo fornendo la versione ufficiale. «Ovvio che non siamo stati noi ad abbattere l’aereo. Non disponiamo di missili capaci di sparare tanto in alto. Questo è un crimine commesso dai banditi che obbediscono al governo di Kiev. Facilmente è stato un loro caccia ad abbattere il Boeing delle linee aeree malesi», commentano. La loro ostilità nei confronti delle autorità di Kiev si è accompagnata ieri sino a metà pomeriggio a sprazzi di combattimenti presso l’aeroporto e la stazione ferroviaria di Donetsk, la capitale dei separatisti. In centro città le vittime accertate sono almeno quattro, tutte colpite vicino alla stazione. In serata, tuttavia, la situazione è parsa farsi meno tesa. A Donetsk hanno cessato di echeggiare i rombi degli spari. Soprattutto si è giunti a un accordo per la consegna dei cadaveri e delle scatole nere (consegnate ieri sera alle autorità malesi giunte a Donetsk). È stato concluso direttamente via telefonica tra il primo ministro Najib Razak e l’autoproclamato premier separatista Alexander Boradai. Una soluzione che sembra soddisfare i filorussi, visto che scavalca Kiev. Il treno con le celle frigorifere e i resti di almeno 282 vittime (pare che le restanti 16 siano introvabili perché incenerite dallo scoppio) dovrebbe muoversi nella notte, passare per Donetsk e raggiungere lo scalo di Kharkiv controllato dai regolari ucraini. Lo stesso presidente del governo di Kiev, Petro Poroshenko, conferma l’intesa. I Questo l’abbigliamento delle squadre di separatisti resti dei cadaveri e le scatole nere che hanno portato gli ultimi corpi sui vagoni frigo dovrebbero quindi essere traspornella stazione di Torez, a 15 chilometri dai tati ad Amsterdam a bordo di un Hercampi dove sono piovuti i resti del volo cules C130 olandese e scortato da un 17 abbattuto giovedì scorso team di inviati danesi e olandesi. Diplomazia Il presidente reagisce anche alle accuse dei conservatori Usa Obama incalza il Cremlino «La Russia rimetta in riga le sue milizie separatiste» Ma Mosca insinua una responsabilità di Kiev DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Dopo l’abbattimento del jet della Malaysia Airlines, Barack Obama esce di nuovo allo scoperto nel tentativo di mettere alle corde Vladimir Putin accusato di essere responsabile, sia pure in modo indiretto, di quanto accaduto: i separatisti ucraini filorussi sono stati armati e addestrati da Mosca, dicono a Washington. E ora, sostiene il presidente, stanno continuando a ostacolare le indagini sull’accaduto: «Cosa stanno cercando di nascondere? È tempo che la Russia eserciti la sua influenza, che è enorme, sui separatisti perché collaborino con le indagini internazionali. È il meno che possano fare». Parole dure quelle di Obama che cerca, così, di reagire anche alle accuse dei conservatori Usa che lo considerano troppo debole e privo di una strategia efficace per contrastare l’aggressività della Russia. Ma Mosca replica negando ogni responsabilità e alludendo in modo più o meno velato a un possibile ruolo del governo di Kiev nella strage che si è portata via la vita di 298 passeggeri e membri dell’equipaggio: nessuna accusa precisa, ma insinuazioni a raffica. E un monito affidato al premier Dmitri Medvedev, che gli americani hanno sempre considerato un interlocutore privilegiato nel dialogo di Mosca con l’Occidente: le nuove sanzioni Usa alimenteranno un’ondata di antiamericanismo in Russia che sarà difficile da arginare. Per chi critica Obama, invece, quelle sanzioni sono semplicemente troppo blande, visto che fin qui non hanno minimamente intaccato la spavalderia di Putin. I generali russi replicano alle accuse di Washington mostrando tracce radar che dimostrerebbero che il Boeing malese partito da Amsterdam e diretto a Kuala Lumpur era seguito a breve distanza — da tre a cinque chilometri — da un caccia dell’aviazione dell’Ucraina, uno Sukhoi 25. Aggiungono che a terra c’erano batterie di missili antiaerei Buk che poi sono state rimosse dall’esercito di Kiev e che al momento dell’abbattimento sull’area dell’ex Unione Sovietica volava un satellite spia americano. I russi non formulano accuse precise ma alludono a un ruolo degli Usa («il satellite era lì per caso?») e si chiedono perché un jet militare da attacco dell’Ucraina volasse così vicino ad un aereo di linea. Per gli americani e gli ucraini, però, quello Il vertice di oggi Mogherini: risposta Ue sarà unitaria ROMA — «Avremo una reazione coordinata, unitaria e forte: il ruolo della presidenza italiana è quello di facilitare il consenso tra tutti i 28 Paesi e credo che arriverà una riposta unitaria e forte dall’Europa», ha dichiarato ieri la ministra degli Esteri, Federica Mogherini, in merito alla situazione in Ucraina, nel corso di una conferenza stampa alla Farnesina con il sindaco di New York, Bill De Blasio. Alla vigilia del Consiglio Affari esteri dell’Unione Europea, che sarà presieduto oggi per la prima volta da Mogherini, la titolare della Farnesina ha aggiunto: «Non credo che ci saranno grandi differenze nella reazione che prenderemo insieme ai miei colleghi europei». La ministra ha aggiunto di aver discusso del dossier anche con i colleghi tedesco, francese e britannico. Maschere a Torez (Ap/Vadim Ghirda) la presenza dei Buk avrebbe dovuto allertare le compagnie aeree. Le intercettazioni In tutta la crisi ucraina le intercettazioni sono state parte della battaglia. Le ha usate Mosca contro Kiev e gli Usa. Ora avviene l’inverso. Le autorità locali affermano di aver captato dialoghi tra i capi separatisti e elementi del servizio militare russo Gru. Che cosa proverebbero? La presenza dei Buk. Il lancio di un missile contro un aereo. Il coinvolgimento di un’unità cosacca dopo il disastro per far sparire eventuali prove: un’accusa rilanciata ieri. Manovre per na- Occhi elettronici Per alcuni esperti gli occhi elettronici sono stati in grado di indicare la posizione del sistema di lancio Buk, altri appaiono più cauti russo è solo un esercizio nella vecchia e cara arte della disinformazione in un momento difficilissimo per il Cremlino. È lo stesso presidente ucraino Petro Poroshenko a negare in un’intervista alla Cnn che ci fosse un caccia di Kiev nella zona dell’abbattimento. Uno atto di terrorismo che Poroshenko paragona alla strage dell’11 settembre 2001, l’attacco di Al Qaeda alle Torri gemelle, e a quella di Lockerbie, il Jumbo della Pan Am esploso per un attentato di matrice libica. Oltretutto il Sukhoi 25, non è un intercettore ma un cacciabombardiere: è, cioè, solitamente armato per colpire obiettivi al suolo, non ha i missili necessari per abbattere un jet che vola ad alta quota. Obama alza il tono dello scontro con Putin perché tutte le informazioni di cui è in possesso lo portano a ritenere che i russi stiano continuando a fomentare la guerra nell’Ucraina orientale nonostante tutte le promesse fatte nei mesi scorsi. Dopo il ritiro delle truppe dai confini con l’Ucraina dove erano rimasti solo mille dei 40 mila soldati precedentemente ammassati, ora i fanti russi in assetto di guerra in quell’area sono di nuovo 12 mila. E fonti anonime ma ufficiali del governo americano dicono che Tracce radar I generali russi replicano alle accuse di Washington mostrando tracce radar che dimostrerebbero la presenza di un caccia ucraino vicino al jet malese l’intelligence Usa ha elementi che proverebbero che il Boeing 777 è stato abbattuto da un missile terra-aria SA-11 fornito dalla Russia ai separatisti. Un’arma che non avrebbe potuto essere usata senza l’assistenza e l’addestramento di chi l’ha consegnato alle milizie. Gli americani non hanno ancora certezze e infatti stanno esaminando migliaia di telefonate intercettate nei giorni scorsi e un gran numero di messaggi scambiati sulle reti sociali per cercare di scoprire il ruolo giocato da membri dell’esercito russo negli eventi che hanno portato alla strage. Ma il Segretario di Stato John Kerry ha spiegato che gli indizi messi insieme sono già molti. Soprattutto immagini di batterie missilistiche terra-aria che sono state trasportate dai territori ucraini controllati dai ribelli in Russia con almeno un missile mancante sulle rampe di lancio. Kerry sostiene che sono anche state registrate conversazioni telefoniche nelle quali i ribelli rivendicano l’abbattimento del volo MH 17. L’unico spiraglio viene dalla collaborazione dei ribelli sul recupero dei corpi delle vittime: alcuni esperti olandesi hanno finalmente avuto accesso all’area dove è caduto il jet della Malaysia Airlines mentre un convoglio con a bordo i resti di gran parte delle vittime è partito per una località dell’Ucraina dove le spoglie verranno consegnate agli olandesi. Lorenzo Cremonesi Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA scondere le scatole nere, anche se adesso gli insorti hanno accettato di consegnarle agli investigatori malesi. I satelliti Il secondo «set» di prove arriva dai satelliti statunitensi. Tre, specializzati nel tracciare i missili, avrebbero «visto» lancio e impatto. Controversa, invece, la localizzazione del punto di sparo. Per alcuni esperti gli occhi elettronici sono stati in grado di indicare la posizione del sistema Buk, altri appaiono più cauti. La Cia e l’agenzia per i satelliti Ngo, hanno in mano questo asso? Lo caleranno al momento opportuno? O vogliono solo far credere a Mosca di possederlo? I tre satelliti citati erano in buona compagnia. Sembrano che ve ne fossero altri, incaricati di monitorare l’evoluzione degli scontri in Ucraina. Hanno registrato qualcosa? Indiscrezioni sui media sostengono di sì, ma per ora non c’è nulla di ufficiale. Tanto è vero che il Cremlino ha subito rilanciato per vedere se quello americano è Leader Poroshenko posa dei fiori per le vittime del volo MH17 un bluff: «Mostrate le foto satellitari». In questa partita si sono inseriti anche ricercatori occidentali che, usando fonti aperte, hanno indagato per scoprire tracce dei mezzi degli insorti. I movimenti Dopo l’abbattimento dell’aereo passeggeri è partita la caccia al lanciatore. Sono apparse foto che ne mostrano uno in movimento e privo di un ordigno scortato da miliziani del Battaglione Vostok. Kiev ha sostenuto che sarebbe stato fatto sparire inserendolo in un lungo convoglio. E’ evidente che recuperare il Buk sarebbe fondamentale ai fini dell’inchiesta, anche se i russi, inizialmente, hanno sostenuto che l’apparato «colpevole» non sarebbe quello dei ribelli ma uno governativo. Gli altri aerei Non lontano — in termini aeronautici — dal Boeing della Malaysia Airlines c’erano dei velivoli militari? Il Cremlino ha affermato che ad una distanza compresa tra i 3 e i 5 chilometri volava un Sukhoi 25 ucraino ed ha presentato foto satellitari per dimostrarlo. Nella ricostruzione russa si nega la fornitura dei missili e si ipotizza che possa essere stato proprio il velivolo militare ad aprire il fuoco. Sul blog The Aviatonist di David Cenciotti, invece, è citato un esperto iraniano che fornisce un’altra versione: il jet malese era «scortato» da una coppia di Sukhoi 27, sempre governativi. Presenze, tutte da verificare, che portano ad altri scenari. 1) Gli aerei militari hanno fatto da esca e chi ha sparato pensava di avere un bersaglio legittimo: dunque una trappola. 2) Non si è trattato di un gesto deliberato ma i caccia tenendosi «vicini» al 777 hanno comunque indotto all’errore gli uomini della batteria. Da Kiev hanno smentito con forza. Quanto all’ipotesi della «scorta» sembra strano che una compagnia civile la accetti perché vorrebbe dire esporre il proprio jet a dei rischi. Guido Olimpio © RIPRODUZIONE RISERVATA 4 Primo Piano Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Medio Oriente Il conflitto Decine di morti, a Gaza colpito anche un ospedale In una sola famiglia 27 vittime Sono 25 i soldati israeliani uccisi ✒ Quello scontro Egitto-Qatar per l’egemonia di CECILIA ZECCHINELLI Tra la gente disperata di Gaza, in questi giorni, molti denunciano l’indifferenza degli Stati arabi. Ma la realtà è diversa e non necessariamente migliore: la Striscia non è stata dimenticata dai governi della regione, al contrario è al centro di una guerra diplomatica e geopolitica che riflette gli schieramenti emersi con il fallimento della Fratellanza musulmana al potere dopo le rivoluzioni. Lo scontro vede contrapposti tra loro soprattutto l’Egitto e il Qatar. Nel primo, il presidente Abdel Fattah Al Sisi ha già azzerato la Fratellanza, con centinaia di morti e migliaia di arresti, e appoggia apertamente la volontà di Israele di «annientare Hamas», che proprio dalla Fratellanza nacque e poi fu protetto. L’emiro del Qatar, al contrario, difende l’Islam politico con le sue due migliori armi, Al Jazeera e la diplomazia. Ma ora, al di là delle contrapposte posizioni, il Cairo e Doha stanno lottando per imporsi come mediatori di una tregua duratura a Gaza. Il prestigio internazionale per un tale successo — che ora pare lontano — rafforzerebbe lo Stato che lo ottenesse oltre che, ovviamente, indebolire il rivale. Nel 2012 fu proprio con la mediazione tra Hamas e Israele che il raìs islamico Mohammad Morsi ottenne riconoscimenti (e credito) mondiali. Non gli servirono molto: sette mesi dopo venne deposto da Al Sisi. Ma quest’ultimo oggi non può tollerare che la sua proposta venga accantonata a favore di quella del piccolo emirato islamico. «C’è un complotto dell’asse Hamas-Qatar-Turchia per togliere all’Egitto il ruolo di baluardo regionale», ha accusato il ministro degli Esteri Sameh Shukri, dopo il no di Hamas alla proposta egiziana. «Non ci risultano altre bozze sul tavolo, la nostra è la sola», ha aggiunto. In realtà a favore della mediazione di Doha non c’è solo la Turchia: oltre allo scomodo appoggio di Iran e Sudan, gli Stati Uniti hanno rapporti migliori con l’emirato di quanti ne abbiano con Al Sisi. E soprattutto il Qatar ha più ascolto presso Hamas. Ma l’Egitto ha schierato tutte le sue forze in questa lotta: i media interni inneggiano ai «bravi soldati d’Israele» (cosa mai vista), le piazze non si mobilitano per Gaza (mai successo), soprattutto Arabia Saudita e Emirati sono al suo fianco. Nell’impasse diplomatico che ne sta risultando, la lista dei morti a Gaza continua intanto ad allungarsi. © RIPRODUZIONE RISERVATA DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Lo ripete Benjamin Netanyahu, lo ripetono i suoi ministri: la missione è neutralizzare i tunnel scavati sotto la sabbia di Gaza. E aggiungono: «Non ci fermeremo fino alla fine». Perché sanno che la presenza al Cairo di John Kerry e di Ban Ki-moon segnala che gli americani e le Nazioni Unite adesso si stanno muovendo davvero per il cessate il fuoco. Da una delle gallerie sotterranee che emergono in Israele ieri è sbucato un commando palestinese. I miliziani sono stati individuati e nella battaglia sono stati uccisi quattro soldati israeliani (7 nella giornata portando il totale a 25). Gli estremisti morti sarebbero una decina. Le mosse più decise della diplomazia non frenano l’offensiva nella Striscia. In un solo raid contro l’abitazione di un comandante militare di Hamas sono state ammazzate 27 persone, tra loro 12 Rovine A destra le strade del quartiere di Shajaiya, a est di Gaza City, raso al suolo dai raid israeliani degli ultimi giorni nei quali hanno perso la vita centinaia di persone (Gabriele Micalizzi/Cesura) Tank Soldati israeliani sul confine della Striscia di Gaza trasportano proiettili che verranno sparati al di là del confine (Reuters) donne e bambini: facevano tutti parte della stessa famiglia allargata, l’attacco ha ridotto in macerie il palazzo. Un colpo di artiglieria ha centrato il terzo piano dell’ospedale Al Aqsa, uccidendo quattro persone. I portavoce dell’esercito accusano i combattenti fondamentalisti di sparare nascosti tra le case, vicino alle strutture sanitarie, di usare gli ospedali come depositi di armi. Nei quattordici giorni di guerra le vittime palestinesi sono 572, per la maggior parte civili, più della metà sono state ammazzate da quando è iniziata l’invasione di terra giovedì notte. Barack Obama, il presidente americano, ripete di «sostenere il diritto di Israele a difendersi»: «Ma sono molto preoccupato dal crescente numero di perdite civili palestinesi e di caduti israeliani». Malgrado la pressione militare, le fazioni sono riuscite a continuare con i lanci di razzi verso le città dall’altra parte. Le sirene sono risuonate nel sud e nel centro di Israele. Due missili sono stati intercettati sopra Tel Aviv. Commando Sgominato un commando palestinese sbucato da un tunnel: gli estremisti morti sarebbero una decina L’intelligence israeliana sostiene che Hamas e gli altri gruppi hanno ridotto di oltre la metà (tra depositi distrutti e razzi sparati) l’arsenale: se la stima era di 10 mila missili, ne restano 5 mila sufficienti per andare avanti settimane. I leader del movimento non mostrano segni di cedimento. Ismail Haniyeh, fino a un mese fa premier del governo nella Striscia, proclama in un discorso registrato che lo scontro proseguirà fino a quando le richieste dell’organizzazione non verran- no soddisfatte. Le elenca: apertura dei valichi, fine dell’embargo e delle restrizioni imposte da Israele, liberazione dei prigionieri che erano stati già scarcerati nel 2011 (in cambio del rilascio del caporale Gilad Shalit, sequestrato nel 2006) e riarrestati di recente. «Non torneremo mai indietro — dichiara — al tempo dell’aggressione, della morte lenta. Gaza diventerà il cimitero degli invasori, come lo è sempre stata nella Storia». Abu Mazen, il presidente palestinese, ha incontrato La crisi Medici senza Frontiere continua a operare nei Territori occupati: «Garantiamo la copertura giorno e notte» Il chirurgo italiano: «Chi paga il prezzo sono i civili» DAL NOSTRO CORRISPONDENTE GERUSALEMME — Il chirurgo è l’anestesista sono riusciti ad arrivare domenica mattina. La squadra per la sala operatoria è completa, a scarseggiare sono gli spazi per intervenire. L’ospedale Shifa è il più grande della Striscia, sta in mezzo alla città di Gaza. Qui vengono portati la maggior parte dei feriti, proprio domenica i sopravvissuti alla notte di battaglia nel quartiere di Shajaiya. «Hanno cominciato subito a lavorare, a questo punto abbiamo sei medici sul campo, turni di dodici ore per garantire la copertura giorno e notte», spiega a Gerusalemme Tommaso Fabbri, capomissione di Medici senza frontiere nei territori occupati. Anche il chirurgo appena entrato è un italiano, Cosimo Lequaglie. «Appena lasciato Israele e passato il valico di Erez, il nostro convoglio — racconta Fabbri — ha rischiato di venire coinvolto in un bombardamento, una casa a 400-500 metri di distanza è stata distrutta». Le corsie di Shifa sono travolte dall’emergenza. Allam Nayef, palestinese che lavora in terapia intensiva, spiega che le sei sale operatorie non sono mai vuote. La scelta più difficile è chi operare per primo. «A volte devi selezionare chi sembra avere più possibilità di farcela — dice all’agenzia Associated Press — e in L’organizzazione La nascita Medici senza frontiere nasce nel 1971 in seguito alla violenta guerra civile scoppiata in Nigeria. L’organizzazione è stata fondata da alcuni medici francesi, tra i quali Bernard Kouchner, ex ministro degli Esteri francese, con lo scopo di fornire aiuto alle persone in difficoltà Il lavoro Premio Nobel per la Pace nel 1999 l’organizzazione ha progetti in corso in oltre 70 Paesi in tutto il mondo. Dalla Guinea Conakry all’Afghanistan, dal Sud Sudan alla Papua Nuova Guinea. quel caos puoi prendere la decisione sbagliata. Quando torni per intervenire, la persona è già morta». L’équipe di Medici senza frontiere permette ai dottori locali di rimanere per qualche ora con le famiglie. «Sono sotto le bombe come tutti gli altri, devono lasciare la moglie, i figli negli appartamenti — continua Fabbri — con il terrore di non ritrovarli più. Sono coinvolti emotivamente». I farmaci, le garze, le parti di ricambio perfino per le lettighe e i letti, i ventilatori per sala rianimazione: manca di tutto e mancava da prima di questi quattordici giorni di guerra. «Stamattina cerchiamo di far entrare altro materiale, per ora su questa questione non abbiamo avuto problemi. Sarebbe fondamentale che gli egiziani aprissero il valico di Rafah, a sud della Striscia. Per ora sono passati pochi feriti, pochissime medicine», continua Fabbri. L’ospedale è stato coinvolto anche nelle dispute tra Al Fatah, del presidente Abu Mazen, e Hamas. Chi è stato assunto prima del giugno 2007, prima che i fondamentalisti prendessero il controllo della Striscia con le armi, ha continuato a ricevere lo stipendio. Gli altri sono rimasti tagliati fuori dai finanziamenti negli ultimi mesi, perché gli israeliani e parte della comunità internazionale hanno impedito ad Abu Mazen di pagare gli im- piegati pubblici di Hamas, diventati suoi dipendenti con la ritrovata unità nazionale. «Se venissimo qui ogni giorno solo per i soldi — commenta Nayef — questo posto non avrebbe medici e infermieri. Io non ho preso nulla da tempo, ma questi pazienti sono i nostri amici, le nostre famiglie, i nostri vicini di casa». Emergenza Negli ospedali della Striscia di Gaza le sale operatorie sono piene di feriti. Medicinali e garze scarseggiano e il lavoro di medici e infermieri si fa di giorno in giorno più duro (Lapresse) Succede così che un soccorritore apra il portellone dell’ambulanza e riconosca il volto coperto di sangue. Che un chirurgo debba operare un parente. Domenica è stata una giornata durissima. «Sono arrivati due fratellini, tutti e due in terapia intensiva. Da soli, senza i genitori. A Shifa — commenta Fabbri — si capisce che chi paga il prezzo sono i civili, la maggior parte delle persone che proviamo a salvare. Devono essere anche rispettati gli operatori e le strutture mediche, non si deve sparare contro o vicino a ambulanze e ospedali.Poche ore fa gli israeliani hanno bombardato l’ospedale Al Aqsa». L’esercito sostiene che i miliziani si nascondano nelle corsie, che le strutture sanitarie vengano usate come depositi per le armi, che sotto agli edifici siano stati costruiti bunker. «Come organizzazione medica non commentiamo né su Israele né su Hamas. Dico solo che gli ospedali devono essere protetti». D.F. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 5 # 572 morti palestinesi nei primi 14 giorni dell’offensiva israeliana contro Hamas nella Striscia di Gaza. I feriti sarebbero più di 3.350 molti dei quali anziani, donne e bambini La mappa Mar Mediterraneo CISGIORDANIA ISRAELE GAZA Valico di Erez Gerusalemme Beit Lahiya yaa Jabalia Jab ab Gazaa City ity tyy Quartiere di Shajaiya d G A Z A Deir al-Balah ISRAELE Kahn Yunis Rafah EGITTO La Francia si incendia, interviene il governo E ora si teme il contagio Slogan e insulti antisemiti alle manifestazioni DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Città bombardate dall’esercito israeliano ieri 100.000 sfollati (dato Onu) 6,5 km CORRIERE DELLA SERA Khaled Meshal, l’altro capo di Hamas, in Qatar. Preme perché il movimento islamista accetti la proposta formulata dall’Egitto, che resta però lontana dagli obiettivi di Meshal e Haniyeh. Il Cairo ha mediato con Israele un’intesa in cui garantisce ad Hamas di riaprire il valico di Rafah, a sud della Striscia, se venisse affidato al controllo delle forze di Abu Mazen. Per il resto il documento prevede di tornare alla calma stabilita dopo gli otto giorni di guerra nel 2012. Le trattative potrebbero Le reazioni Dopo gli scontri a Parigi e nelle periferie Razzi Hamas poteva contare su di un arsenale di 10.000 razzi, ora dovrebbero restarne la metà, sufficienti ad andare avanti per settimane venire complicate dall’annuncio di Hamas, che domenica notte ha proclamato di aver rapito un soldato israeliano. I portavoce delle forze armate non commentano. Il nome e il numero di matricola esibiti dai fondamentalisti corrisponderebbero a quelli di uno dei tredici militari uccisi nella battaglia a Shajaiya. I miliziani potrebbero essere riusciti a recuperare la piastrina identificativa o il cadavere. Davide Frattini @dafrattini © RIPRODUZIONE RISERVATA PARIGI — Il piccolo supermercato kosher Naouri, incendiato domenica a Sarcelles, era stato già attaccato nel settembre 2012: due persone erano entrate e avevano lanciato una granata, senza fare vittime. Allora si era parlato di una reazione alle vignette su Maometto pubblicate da Charlie Hebdo, stavolta il pretesto è la guerra a Gaza, ma è impossibile trovare una logica negli attacchi antisemiti. «Bisogna essere stupidi per credere che bruciando il negozio di un ebreo a Sarcelles si aiuti un palestinese di Gaza», dice lo scrittore Marek Halter. Eppure, a Sarcelles, la «piccola Gerusalemme» alla periferia di Parigi, tra le migliaia di persone che sono scese in strada per testimoniare solidarietà al popolo palestinese alcune hanno devastato il ristorante La Table, altre la farmacia Banon, altre ancora hanno incendiato automobili e tirato molotov contro la sinagoga, lanciato pietre contro la polizia e urlato «Allah è grande» accanto a «Morte agli ebrei». Le stesse formule ripetute il giorno prima nel quartiere parigino di Barbès, dove tra i manifestanti c’era chi bruciava bandiere israeliane con preteso gesto antisionista, aggiungendo però «Hitler aveva ragione», il più palese e truce e dei ritornelli antisemiti. La guerra a Gaza provoca proteste e libera l’antisemitismo in tutta Europa, ma è soprattutto la Francia — dove vivono le più grandi comunità musulmana ed ebraica del continente — a temere il con- tagio della violenza. Nei due giorni di disordini nella regione parigina ci sono stati circa 60 feriti (quasi tutti poliziotti) e una settantina di arresti, nel corso di cortei peraltro proibiti dalle autorità: la domenica precedente due sinagoghe erano state assaltate nel Marais (il cuore della Parigi ebraica), e il premier Manuel Valls aveva deciso di vietare le manifestazioni nella capitale, «non permetteremo che il conflitto israelo-palestinese venga importato qui», aveva dichiarato invano. Dopo gli scontri, il presiden- te François Hollande ieri pomeriggio ha ricevuto all’Eliseo i rappresentanti di tutte le religioni, e alla fine del colloquio l’influente rettore della Grande moschea di Parigi, Dalil Boubakeur, si è mostrato accanto al presidente del Concistoro israelita Joël Mergui, chiamandolo «mio amico», per esortare i fedeli musulmani «a evitare certe derive». L’Islam moderato, accusato spesso di non fare sentire la sua voce, in Francia non esita a condannare le violenze contro gli ebrei. Purtroppo, non è sufficiente. La nuova manifestazione indetta per domani sera a Parigi ha ricevuto il via libera del prefetto, vedremo se stavolta gli incidenti saranno evitati. Dove i cortei erano autorizzati — a Lille e Marsiglia in Francia, quasi ovunque nel mondo — non ci sono stati scontri. Ma se le vetrine fracassate si sono viste solo a Parigi e nella sua periferia, le violenze verbali erano dappertutto. Slogan antisemiti hanno macchiato manifestazioni non poi così pacifiche in Germania, Gran Bretagna, Belgio, Svizzera. A Berlino, giovedì, un gruppo di manifestanti con bandiere palestinesi gridava «Ebrei, ebrei, porci vigliacchi, uscite fuori e venite a battervi», e il giorno dopo l’imam Abu Bilal è stato filmato mentre nella moschea Al-Nur della capitale tedesca invocava Allah affinché uccidesse «tutti gli ebrei sionisti, senza risparmiarne uno». A Anversa i cori erano «massacrate gli ebrei» e «ebrei, ricordate Khaybar», allusione al massacro nell’Arabia saudita del VII secolo. Alcuni filo-palestinesi scesi in strada a Zurigo hanno promesso di «buttare in mare tutti gli ebrei», mentre cartelli molto in voga a Londra (ma pure a Sydney, in Australia), erano le ormai eterne variazioni, Gaza o non Gaza, sulla stella di Davide e la svastica nazista. Proteste in Europa Violenze a Parigi e a Sarcelles A Parigi e a Sarcelles, il 19 e 20 luglio, manifestazioni di protesta contro i raid israeliani su Gaza non autorizzate sono degenerate in violenza, con saccheggi di negozi, lanci di molotov contro le sinagoghe, auto incendiate. Ci sono stati scontri con la polizia con diversi feriti e dimostranti arrestati Migliaia di persone sfilano a Londra A Londra, decine di migliaia di persone hanno risposto all’appello di sette diverse organizzazioni, fra cui Stop the war, e hanno sfilato fra il 10 di Downing Street e l’ambasciata d’Israele per chiedere la fine dei bombardamenti israeliani su Gaza. La manifestazione si è svolta pacificamente Dimostrazione pacifica a Barcellona Stefano Montefiori @Stef_Montefiori © RIPRODUZIONE RISERVATA La scrittrice LA NOSTRA VERA SPERANZA: TENDERE LA MANO AL NEMICO L’autrice di AVIRAMA GOLAN I eri, quando il picchetto d’onore ha fatto il saluto militare al funerale di Eitan Barak, morto a vent’anni, ho capito fino a che punto avevamo sbagliato a pensare che la guerra in questo Paese fosse qualcosa che appartiene al passato. Noi, gli amici dei suoi genitori, pur avendo preso parte a tutti gli scontri avvenuti qui fin dagli anni ’50, pur avendo seppellito padri, fratelli, amici, figli, trovato riparo nei rifugi e raccolto frammenti di corpi nelle strade insanguinate delle città dopo attacchi terroristici, non avevamo mai smesso di manifestare per la pace e contro l’occupazione. Perché pensavamo che non ci sarebbero state più guerre? Per via dell’illusione di relativa calma degli ultimi anni. Nel 2008 mi sono trasferita a Sderot con il mio compagno, poco lontano dalla Striscia di Gaza, per manifestare solidarietà con i residenti bersagliati da insopportabili attacchi di razzi Qassam e per protestare contro l’indifferenza del governo nei loro confronti in campo economico e sociale. La protesta sociale scoppiata in Israele tre anni dopo ci aveva entusiasmato. Le distorte priorità nazionali ci sembravano il problema più urgente da affrontare. Ma la protesta ha preferito essere apolitica, timorosa di contestare apertamente il sostegno governativo degli insediamenti. E la nostra colpa è quella di non avere sottolineato abbastanza il fatto che gli insediamenti danneggiassero non solo la possibilità di un compromesso con l’altra parte, ma anche l’equilibrio economico e sociale di Israele. Sotto la calma apparente, infatti, ribolliva una catastrofe. Il neo liberalismo di Netanyahu, che rifiutava ogni responsabilità nei confronti dei ❜❜ La nostra colpa? Non aver sottolineato abbastanza il fatto che gli insediamenti sono un danno Scrittrice e giornalista Avirama Golan, 60 anni, è una scrittrice e giornalista israeliana. Scrive per il quotidiano Ha’aretz, conduce una trasmissione televisiva sui libri e è anche autrice e traduttrice di libri per bambini. In Italia ha pubblicato «I Corvi» (Giuntina) cittadini, promuoveva disparità economiche enormi e favoriva una corruzione senza precedenti nei rapporti fra potere economico e politico, minava la solidarietà della società israeliana e la frammentava in settori carichi di risentimento. Questa tendenza si è intensificata con la politica di rafforzamento degli insediamenti, di intimidazione e di incitamento all’odio. L’Autorità palestinese, dal canto suo, si è indebolita, mentre Hamas si è trincerato sempre più nei suoi tunnel. È bastato quindi un fiammifero per accendere la fiamma. Il rapimento e l’uccisione di tre ragazzi israeliani ha condotto all’assassinio di un ragazzino palestinese e a un’inarrestabile ondata di violenza da ambo le parti. Hamas si è scatenato e ora è difficile fermare la guerra. Ma, nonostante tutto, davanti al brutale terrorismo di Hamas, emerge la possibilità di un’alleanza tra Egitto, l’Autorità palestinese e Israele. Se Israele saprà cogliere questa opportunità e tendere una mano sincera ai suoi vicini, a mostrarsi disposto a fare concessioni per la pace senza rinunciare al proprio diritto alla sovranità e alla sicurezza, forse, finalmente, ci sarà un cambiamento. L’inattesa pioggia caduta questa mattina, a metà dell’arroventato mese di luglio, risveglia una speranza. (Traduzione di Alessandra Shomroni) © RIPRODUZIONE RISERVATA Alla manifestazione organizzata a Barcellona, hanno preso parte anche alcuni politici. Oltre a chiedere la fine delle operazioni militari su Gaza, i dimostranti hanno sollecitato il governo autonomo della città a interrompere ogni forma di cooperazione con Israele Slogan antisemiti nella capitale tedesca Nel corso delle dimostrazioni che si sono tenute a Berlino, i manifestanti hanno cantato motivi antisemiti. Le associazioni ebraiche hanno protestato con una lettera ai membri del parlamento tedesco, chiedendo protezione per i cittadini ebrei 6 Primo Piano Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Le imprese L’Europa La crescita GERMANIA L’industria non riparte, giù gli ordini E anche in Germania è stagnazione La previsione sul Pil Il banchiere: uno scivolone ma Berlino si rialzerà Il rigore? Non si discute DAL NOSTRO INVIATO BERLINO — Ieri locomotiva d’Europa, oggi auto ferma ai box? Con la stagnazione del secondo trimestre, si è forse bloccato lo sprint dell’economia tedesca, anche oltre la primavera 2014? «Improbabile», per Dirk Schumacher, economista europeo della sede di Francoforte di Goldman Sachs. Che cosa è successo? Come mai la Germania si è fermata? «I dati arrivano dopo un primo trimestre molto positivo, spinto anche da un inverno mite e da un buon andamento nel settore delle costruzioni. La debolezza del secondo trimestre è dunque in parte semplicemente una correzione, ma potrebbe anche essere dovuta a fattori imprevedibili, considerando che il Pil tedesco è generalmente volatile per il forte contributo del settore industriale». E adesso? La stagnazione proseguirà anche nei trimestri a seguire? «È improbabile. Tutti i fondamentali indicano una buona salute dell’economia: la crescita globale si sta riprendendo, le condizioni finanziarie sono molto vantaggiose e i redditi delle famiglie stanno crescendo, cosa che sta spingendo i consumi privati. Anche gli utili delle società stanno salendo e questo dovrebbe tradursi in maggiori investimenti». La stagnazione del secondo trimestre L’analista avrà un effetto sulle politiche tedesche verso il resto d’Europa? Berlino darà più spazio alla flessibilità nelle regole di bilancio europee? I tassi «È molto improbabile, dal momento che Mi aspetto l’interpretazione che il governo tedesco dà che i delle regole è indipendente dal ciclo economico. C’è anche da notare che il patto di starendimenti bilità permette già un qualche grado di flesdei Bund sibilità. Per esempio è possibile che i target salgano siano meno pressanti, in cambio di riforme all’1,6% entro strutturali che abbiano un impatto sull’equilibrio fiscale. Il governo tedesco sarà favorefine anno vole all’uso della flessibilità, ma non mi aspetterei altri cambiamenti, oltre a questo». Dopo la frenata di Berlino, che cosa succederà in futuro ai tassi d’interesse tedeschi «rasoterra»? «I rendimenti in Germania sono già molto bassi ed è difficile pensare che alcune debolezze economiche di breve periodo possano spingerli ancora più giù. Ci aspettiamo che i rendimenti dei Bund (i titoli di Stato, ndr) crescano all’1,6% entro fine anno». Lo stagnazione tedesca farà deragliare la debole ripresa nel resto dell’Eurozona? «No, perché ci aspettiamo che il secondo trimestre rappresenti un estremo. La crescita nell’area Euro sarà supportata da un miglioramento delle condizioni finanziarie, da un minore consolidamento fiscale e da una domanda estera più forte». ❜❜ Giovanni Stringa © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — L’economia del Vecchio Continente fatica a tenere il passo. I dati forniti ieri dall’Istat evidenziano un calo degli ordini e del fatturato dell’industria nel mese di maggio. Il tonfo degli ordinativi è del 2,1% rispetto ad aprile, una frenata che arriva dopo la crescita registrata nei due mesi precedenti. Tanto che le commesse su base annua calano con un ribasso del 2,5%. La performance negativa dei mercati esteri (-4,5% degli ordini) e del mercato interno (-0,2%) si fa inevitabilmente sentire anche sui fatturati. I ricavi dell’industria scendono a maggio dell’1%, confermando la congiuntura negativa del mese precedente. A differenza degli ordinativi il dato su base annua resta in positivo, seppure dello 0,1%. La lettura degli statistici è che possa trattarsi di un cosiddetto rimbalzo tecnico dopo i dati positivi dei mesi scorsi. Certo è che la spia di allarme resta. Non a caso, il ministro dello Sviluppo Economico, Federica Guidi, invita a mantenere «nervi saldi e pazienza» in attesa che le misure varate del governo entrino a regime. Resta che i dati «non fanno piacere, e c’è l’esigenza di andare avanti con le riforme strutturali». Il passaggio a vuoto dell’industria italiana fa il paio con quello, meno marcato, della Germania. Il rapporto mensile della Bundesbank (Banca Centrale) spiega che l’incertezza legata a fattori geopolitici sta pesando sul settore industriale. Il dato si riflette nella previsione che il Pil (prodotto interno lordo) nel secondo trimestre resti invariato rispetto a quanto segnato nei primi tre mesi dell’anno (+0,8%). Per la Bundesbank la crescita «ha perso notevolmente slancio» e il settore edile ha rallentato rispetto al buon andamento dei mesi invernali. La crisi tra Russia e Ucraina rappresenta un fattore di instabilità, che impatta sulla produzione industriale tedesca. Le previsioni della Bundesbank sulla stagnazione made in Germany Dati Istat Frenano gli ordinativi e i ricavi del settore industriale che a maggio scendono del 2,1% e 1% Il confronto Andamento piatto in Francia mentre solo Londra cresce ai tassi precedenti la crisi hanno contribuito allo sbandamento delle borse europee. I principali listini hanno chiuso in ribasso, con Milano (-1,48%) maglia nera al fianco di Francoforte (-1,11%). Intanto a faticare è anche la produzione industriale francese. Nei giorni scorsi i dati sull’output di maggio hanno evidenziato un calo dell’1,7%, dopo l’aumento dello 0,3% di aprile. Su base annua la flessione è del 2,3%. La lettura è, insomma, peggiore delle attese che indicavano una crescita dello 0,2%. Vale ricordare che nei primi tre mesi dell’anno in Francia l’economia ha registrato una crescita nulla. Un trend diverso da quello del Regno Unito, paese dove il Pil sta tornando a crescere ai livelli pre crisi. L’ufficio nazionale di statistica venerdì fornirà i dati, le stime parlano di un balzo dello 0,8% nel secondo trimestre, ossia lo stesso aumento già segnato in occasione del primo trimestre. In attesa che il resto dell’Eurozona si rimetta in marcia ieri a Roma il governo italiano ha aggiunto un tassello alle misure che dovrebbero contribuire al rilancio della crescita. Il ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, ha sottoscritto un protocollo per accelerare il pagamento dei debiti della P.a. Nell’operazione sono coinvolti un lungo elenco di soggetti che il ministro ha ringraziato, spiegando di ritenerli ciascuno «una maglia che concorre a comporre la catena» per il pagamento, entro il 2014, di circa 60 miliardi di debiti scaduti. Al tavolo, che prevede «l’indispensabile coinvolgimento da parte di tutti gli attori», si è illustrato il protocollo siglato dai rappresentanti di regioni, province, Anci, Confindustria, Abi, Cassa depositi e prestiti, e ordini professionali con l’obiettivo di onorare i debiti delle amministrazioni pubbliche. Tra le novità è prevista una nuova piattaforma per la certificazione dei crediti, che potranno essere ceduti alle banche con la garanzia dello Stato (il costo massimo sarà dell’1,9% e dell’1,6% oltre i 50 mila euro). Andrea Ducci 2015 +1,7 Debito pubblico (% sul Pil) La Bundesbank: stallo della manifattura e dell’edilizia. Borse in frenata Intesa al Tesoro per accelerare il pagamento di arretrati per 60 miliardi Dirk Schumacher (Goldman) 2014 in percentuale +1,9 74,5 70,7 La produzione industriale +4,2 +3,7 +3,4 in percentuale +1,8 +1,7 +1,3 0 dicembre 2013 gennaio 2014 febbraio marzo aprile maggio FRANCIA 2014 in percentuale La previsione sul Pil 2015 +0,7 +1,4 Debito pubblico (% sul Pil) 95,7 96,0 La produzione industriale +0,5 in percentuale 0 -1 -0,7 -2 -1,3 -4,2 dicembre 2013 gennaio 2014 febbraio marzo aprile maggio Fonte: Banca d’Italia; Eurostat; Istat; Fmi © RIPRODUZIONE RISERVATA Il vertice Guidi: imprese, entro l’anno Patto Ue per il rilancio Ministri dell’Industria riuniti per il Consiglio informale europeo sulla competitività ospitato a Milano nell’ambito del semestre di presidenza italiana della Ue. «Serve uno spirito di Rinascimento dell’industria — ha detto la responsabile dello Sviluppo economico Federica Guidi (foto) — perché l’Europa torni a essere locomotiva». Allo studio nuove forme di governance: «Il faro dev’essere una creazione di valore dell’industria al 20% del Pil europeo entro il 2020». In particolare il pacchetto clima-energia «per introdurre politiche più efficienti sui costi per i settori a rischio delocalizzazione». Come il siderurgico: «C’è crisi di sovracapacità in molti Paesi, noi vogliamo che il comparto resti in Italia» ha aggiunto Guidi prima di passare al capitolo Ilva («Abbiamo 4-5 manifestazioni internazionali d’interesse») e alla promessa di un industrial compact entro l’anno. Presente anche Ferdinando Nelli Feroci, nuovo commissario all’Industria: «Ho riscontrato convergenza sugli obiettivi italiani di crescita e occupazione giovanile». G. Valt. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Primo Piano italia: 51575551575557 7 134,5 133,1 ITALIA La previsione sul Pil in percentuale +1,3 +1,3 +1,2 2014 2015 L’analisi Solo la Gran Bretagna continua la sua corsa +1,1 +1,1 +0,8 +0,6 +0,2 Banca d’Italia Governo +0,6 +0,5 Commissione europea Debito pubblico (in % sul Pil) Fondo monetario Ocse L’industria Il fatturato (indici destagionalizzati) in percentuale +1 +1,2 +0,7 +1,1 +0,7 +0,3 I tedeschi non spendono Adesso l’Europa inizia ad aver paura +0,1 0 DAL NOSTRO INVIATO -0,3 -0,5 -0,1 -0,7 -1 -1,5 maggio giugno 2013 luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre gennaio febbraio marzo 2014 aprile maggio in percentuale Gli ordinativi (indici destagionalizzati) +4,9 +3,4 +2,4 +2,1 +3,6 +1,5 +1,4 0 -0,1 -2,2 -2,5 -2,1 -3,1 -4,9 maggio giugno 2013 luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre gennaio febbraio marzo 2014 La produzione (variazioni % su 12 mesi) 0 +0,9 aprile +1,3 maggio +1,4 +0,4 -0,4 -0,1 -1,2 -2,3 -1,8 -2,9 -3,8 -4,6 -4,6 maggio giugno 2013 luglio agosto settembre ottobre novembre dicembre gennaio febbraio marzo 2014 aprile maggio CORRIERE DELLA SERA LONDRA - Se ora anche la Germania rallenta, allora vuol dire che l’Europa rischia davvero di fermarsi. Che cosa succede nell’economia che da sola produce il 29% della ricchezza totale nella zona euro? La Bundesbank chiama in causa le «tensioni geopolitiche» nell’Est Ucraina e nel Medio Oriente. E spiega che nel secondo trimestre l’industria «ha scalato la marcia». La stessa cosa è accaduta in Italia, come ha riferito ieri l’Istat, ed è andata anche peggio in Francia. La spinta della manifattura europea, dunque, resta debole. Le basi di una crescita «sostenibile», come dicono gli economisti, sono ancora insicure, precarie. Se è così, almeno per questa volta non sono di grande aiuto le analisi del Fondo monetario internazionale che, curiosa coincidenza, proprio ieri ha rivisto le cifre tedesche, prevedendo un aumento più alto del pil: 1,9% a fine 2014 contro la precedente stima dell’ 1,7%. Se vogliamo guardare nei fondali di questa «stagnazione» non serve attardarsi su un paio di decimali in più o in meno. Come è noto la Germania ha convissuto meglio di tutti gli altri soci europei con la crisi finanziaria ed economica appoggiandosi sulle esportazioni nei vicini mercati Ue e in quelli lontani, Cina in testa. Da qualche mese, però, arrivano meno ordini da Paesi tuttora a corto di risorse. Risultato: l’industria tedesca ha dovuto, appunto «scalare la marcia». Dopo l’allarme della Bundesbank, diventa urgente riempire i vuoti lasciati dalle esportazioni con un aumento dei consumi interni, se si vuole riportare a pieni giri il motore delle imprese tedesche e, in seconda battuta, quello dei paesi partner. Ma il governo di Angela Merkel non sembra avere intenzione di favorire la staffetta tra domanda esterna e domanda interna. E’ un problema, innanzitutto, di investimenti pubblici. Il dogma costituzionale del deficit zero si è trasformato in un divieto quasi assoluto ad aumentare la spesa statale. Il Fondo monetario nota che la Germania sarebbe in condizione di stanziare fino allo 0,5% del pil senza violare le regole di bilancio nazionali ed europee. In valori assoluti fanno circa 13 miliardi di euro. Ma questa cifra potrebbe tranquillamente essere moltiplicata per due, per tre, per quattro. E il motivo è molto semplice: nei conti tedeschi il rapporto tra deficit e pil oggi è pari allo 0,1% e quindi in teoria esiste un margine pari a circa 75 miliardi di uscite, prima che il disavanzo raggiunga la soglia limite del 3% sul prodotto interno lordo. Quale leader politico, quale capo di Stato, quale commissario europeo avrebbe da obiettare se il governo tedesco decidesse di stanziare qualche decina di miliardi Leader Il primo ministro britannico David Cameron con la cancelliera tedesca Angela Merkel per migliorare le infrastrutture o i servizi del Paese? E’ evidente che i benefici si allargherebbero a tutto il sistema economico europeo. Ecco, dunque, il tema politico ricavabile dall’analisi della Bundesbank: anziché chiedere sconti a Bruxelles, bisognerebbe convincere la Cancelliera Merkel a investire molto di più. Un’altra traccia porta, invece, alla politica monetaria, come suggerisce Daniel Gros, economista tedesco, direttore del Ceps, il Centro di studi di politica europea con sede a Bruxelles. Osserva Gros: «L’idea di ridurre i tassi di interesse anche nel lungo periodo ha una controindicazione proprio in Germania, il Paese che acquista i bond di tutti. Per molti risparmiatori tedeschi, per esempio, i fondi complementari sono essenziali per integrare la pensione. Bene, nell’ultimo periodo il rendimento di questi fondi è sceso dal 3% all’1%. Ho calcolato che per gli Stati Uniti, Paese debitore, la riduzione di un punto percentuale del tasso di interesse si traduce in un risparmio di 70 miliardi di dollari. Per la Germania , che è Paese creditore, vale l’inverso, il reddito complessivo si riduce e di conseguenza calano i consumi». Investimenti pubblici quasi inesistenti, consumi privati timidi: ecco che cosa nasconde la stagnazione tedesca. Italia, Francia e poi su orbite più larghe, Spagna e Portogallo ne subiscono i contraccolpi. Solo la Gran Bretagna continua la sua corsa in una dimensione parallela. Ieri a Londra l’istituto di ricerca Item Club ha anticipato i numeri che saranno resi noti venerdì 25 luglio dall’Office for national statistics. La notizia è che il prodotto interno lordo britannico ritornerà al livello pre-crisi del 2008. Così mentre le economie continentali annaspano, la Gran Bretagna balza dello 0,8% solo nel secondo trimestre, con la prospettiva di raggiungere il 3,1% di crescita entro la fine del 2014. Il governo ha scelto una linea di sconti fiscali controversa, al limite del «dumping» nei confronti dei concorrenti europei. E comunque insostenibile per bilanci pubblici come quello italiano e francese. Non è a Londra, dunque, che si deve guardare. Giuseppe Sarcina [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Disoccupazione italiana L’intervento del ministero del Welfare sulle missioni internazionali. Il governo prepara il voto di fiducia sul decreto competitività I fondi per crescita e giovani tamponeranno l’emergenza I piani di Poletti per rifinanziare con 400 milioni la cassa in deroga ROMA — I dati sulla frenata dell’economia tedesca, uniti all’andamento negativo degli ordinativi e del fatturato dell’industria italiana, non possono non preoccupare il governo. Che a questo punto cerca di accelerare sulla crescita (è di ieri la notizia che anche sul decreto competitività verrà probabilmente chiesta la fiducia), ma, esattamente come i precedenti, si trova a dover fare i conti con l’emergenza sociale di una lunga recessione. Tanto è vero che solo pochi giorni fa ha dovuto spostare con un decreto interministeriale (Lavoro-Economia) 400 milioni di euro previsti per il pagamento della cassa integrazione in deroga nel 2014 a saldo dei sussidi 2013 che altrimenti sarebbero rimasti scoperti. Ma questo ovviamente ha aperto un buco quest’anno. Che sarà chiuso nei prossimi giorni con un emendamento al decreto legge di proroga delle missioni militari all’estero, che dovrebbe stanziare 400-500 milioni per il 2014. Soldi che potrebbero arrivare, tra l’altro, dai fondi non spesi per gli incentivi alle assunzioni dei giovani under 29, varati un anno fa dal governo Letta e che sono stati utilizzati dalle imprese molto meno del previsto. Con quel provvedimento si mettevano a disposizione 794 milioni fino a giugno 2015, per agevolare circa 100 mila assunzioni di giovani. Ma finora le domande accolte sono 22mila per una spesa stimata in circa 160-170 milioni. Un’ulteriore dimostrazione che i posti di lavoro non si creano per decreto e che non bastano gli incentivi, anche rilevanti (in questo caso si può arrivare fino a 11.700 euro per un assunzione con contratto a tempo indeterminato e fino a 7.800 euro per la stabilizzazione di un contratto a termine), per convincere un’imprenditore ad aumentare l’occupazione se alla base non c’è un aumento degli ordini, delle commesse, delle vendite. Senza contare che ormai il 67% delle assunzioni avviene con contratto a termine. Oggi e giovedì Cgil, Cisl e Uil saranno in piazza Montecitorio davanti alla Camera con i leader Susanna Camusso, Raffaele Bonanni e Luigi Angeletti per sollecitare il rifinanziamento della cassa in deroga, che secondo i sindacati dovrebbe andare ben oltre i 4-500 milioni previsti perché i lavoratori che altrimenti rischiano di restare senza sussidio sarebbero ben 150mila in tutta Italia, con picchi di 35mila in Lombardia e 28mila in Piemonte. Solo che questa della cassa integrazione in deroga si sta trasformando in una trappola per tutti. Per il governo che vorrebbe uscire da questa situazione emergenziale. La deroga, infatti, nacque nel 2009, sotto la spinta della crisi per estendere gli ammortizzatori sociali a quei settori non coperti dalla cassa ordinaria e straordinaria. Ma quello che doveva essere un provvedimento tampone si è dovuto rifinanziare di anno in anno e il sistema progressivamente è sfuggito dal controllo dello Stato, affidato com’è alla gestione delle Regioni che si limitano a dare il via libera agli accordi sindacali. Da almeno un anno è annunciato un Marco Sabella decreto che dovrebbe stringere i criteri di assegnazione della cassa in deroga e riportarla a regole unitarie gestite centralmente e a limiti di durata certi (non più di 8 mesi), al fine di evitare abusi. Ma né il governo Letta né quello attuale sono riusciti finora a passare dalle parole ai fatti. Col risultato che gli ammortizzatori in deroga continuano a pesare per qualche miliardo ogni anno sul bilancio dello Stato (2,4 miliardi nel 2013, diventati 2,8 con i 400 milioni aggiunti la scorsa settimana), visto che a differenza della cassa ordinaria e straordinaria non sono pagati con i contributi delle imprese ma con la fiscalità generale. Ma la cig in deroga rischia di trasformarsi in una trappola anche per gli stessi lavoratori, in particolare quando viene utilizzata per prolungare gli ammortizzatori ordinari scaduti (perché anche questo è consentito) magari in aziende senza futuro. Riepilogando: gli incentivi per assumere i giovani tra 18 e 29 anni si sono rivelati di scarso aiuto, eppure ci sono più di 2 milioni di giovani che non lavorano e non studiano; il ricorso agli ammortizzatori sociali resta su livelli record (circa 4 milioni di lavoratori all’anno ricevono per periodi più o meno lunghi un sussidio); le politiche attive stentano a decollare, compreso il programma europeo «Garanzia giovani». Anche per il governo Renzi la prima emergenza resta la disoccupazione. © RIPRODUZIONE RISERVATA Enrico Marro Welfare Lo scorso anno i trattamenti della Cig a carico del bilancio statale sono costati 2,8 miliardi Tesoro Il ministro Pier Carlo Padoan La bolla cinese Pechino scala la classifica del debito, raggiunti gli Usa P reoccupa la crescita del debito aggregato cinese che secondo una stima della Standard Chartered Bank, alla fine di giugno 2014 ha toccato un livello del 251% del Pil, con un balzo di oltre 100 punti percentuali in soli sei anni. Per debito aggregato si intende la somma del debito pubblico e delle passività delle famiglie, una grandezza che gli economisti giudicano più idonea del semplice debito dello Stato per valutare l’effettivo livello di equilibrio finanziario di un paese. Il valore del debito aggregato della Cina è ancora lontano dalla soglia-monstre del 415% del Giappone (che ha uno stock di debito dello Stato pari al 237% del prodotto interno lordo, oltre ai debiti delle famiglie). Ma si colloca ormai quasi allo stesso livello degli Stati Uniti (260% a fine giugno) e dell’Italia (oltre il 250%, valore in cui lo Stato pesa per il 136%). Il «Financial Times» sottolinea che a preoccupare è soprattutto la velocità di accumulo del debito (era pari al 148% del Pil cinese a fine 2008), un andamento che prefigura la possibilità di una crisi finanziaria della seconda economia del mondo. La rapida crescia è sostenuta dalla politica di «libertà del credito» sostenuta da Pechino, che teme un rallentamento della crescita accompagnato da un crollo dell’industria e dell’immobiliare. A giugno il nuovo credito erogato al settore privato è stato pari a 361 miliardi di dollari, quasi il doppio dello stesso mese del 2013. © RIPRODUZIONE RISERVATA 8 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Politica In Aula Il ministro: questa è la madre di tutte le riforme. La carica dei 7.850 emendamenti Muro al Senato, il voto slitta subito Per il governo corsa contro il tempo Boschi contestata dal M5S. E Finocchiaro auspica intese Corradino Mineo «Mi hanno chiamato pure dal Vaticano per dirmi: vada avanti» ROMA — «Pensi, mi hanno chiamato anche dal Vaticano». Come dal Vaticano? Sua Santità? «Ma no, un monsignore. Era davvero sincero e appassionato. Mi ha detto: vada avanti, siamo con voi». Corradino Mineo, irriducibile senatore pd ostile al disegno di legge Boschi, non deflette e vanta appoggi molto in alto. Monsignore a parte, l’ha convinta la replica di Anna Finocchiaro? «No, nel suo intervento ho visto il vuoto. Raccontano barzellette». È una riforma autoritaria? «È un testo inconsapevolmente autoritario. Ma finché c’è l’Europa, il rischio autoritarismo non c’è. Però rimane una riforma molto brutta». Cosa non le piace? «C’è la questione della non elettività del Senato. Se i senatori del Pd la votano sono morti. Il Pd è finito». Rischiate provvedimenti. «E che ci possono fare? Siamo almeno 13. Se ci espelli, il Senato lo puoi sciogliere subito». Altri rilievi? «La platea che elegge il capo dello Stato, bisogna cambiarla. E poi sono d’accordo con Casini». Su cosa? «Propone l’elezione del Presidente a suffragio universale dopo la terza votazione. Forse lo voto». Ma è il presidenzialismo. «Non usi quella parola, per il Pd è come il rosso per il toro. No, è invece una sorta di consolato. Un modo per frenare lo strapotere del premier». Poi c’è il referendum. «Mettere mano al referendum vuol dire essere in preda a un delirio di onnipotenza». Ma ce la fate a non farla approvare questa riforma? «Non so. Comunque abbiamo già vinto». In che senso? «Abbiamo stravinto dal punto di vista morale. Sui voti invece vediamo. Comunque è inutile cercare di fare in fretta. Se vinci e fai presto, ma poi per 30 anni ti tieni una brutta riforma, fai male». Favorevole al voto segreto? «Non sui punti chiave. Voglio che si sappia il nome di chi ha detto sì alla boiata del metodo di elezione dei nuovi senatori. E che resti nella storia». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA ROMA — Avanti sì. Ma piano, pianissimo. La discussione sulla riforma del Senato, che Matteo Renzi vorrebbe approvata in tempi da velocisti (entro, massimo, l’8 agosto, cioè prima della pausa estiva), parte tra litigi — vedi lo scontro in aula tra il ministro Maria Elena Boschi e i Cinque Stelle e quello sempre tra i pentastellati e il presidente Pietro Grasso cui tocca l’ingrato compito di fare da arbitro —, tattiche ostruzionistiche, citazioni più o meno dotte, battute. E si comincia anche con i calcoli, che sembrerebbero tagliare le gambe a qualsiasi tentativo di fare in fretta. Opposizioni (soprattutto Sel) e dissidenti hanno presentato 7.850 emendamenti, divisi in diversi faldoni: 842 pagine sull’articolo uno, 867 sull’articolo due, e così via. E chi conosce i tempi del Senato fa I calcoli Se ogni proposta di modifica fosse discussa anche solo un minuto servirebbero 130 ore presto a fare i conti: «Anche con un minuto a emendamento, senza discussione, ci vorrebbero 130 ore di aula, cioè tredici giorni». Da qui alla pausa estiva, ce ne sono quattordici. Ma, in mezzo, ci sono quattro decreti e le votazioni per i membri del Csm e della Consulta. Ci ha provato il ministro Maria Elena Boschi a scuotere l’aula e a dare un colpo di acceleratore. Risultato? Lo scontro con il M5S. La Boschi va all’attacco. Parla delle riforme come «della madre di tutte le battaglie del governo», un percorso «difficile ma affascinante, a cui l’esecutivo ha legato in modo indissolubile il proprio cammino». E poi affonda: «Qualcuno parla di svolta autoritaria: è un’allucinazione e come tutte le allucinazioni può essere smentita dalla forza della ragione». Citando Fanfani: «Le bugie in politica non servono, e parlare di svolta illiberale è una bugia». L’aula rumoreggia, soprattutto dai banchi di M5S si alzano proteste. La Boschi non cede: «Ci potrà essere ostruzionismo, ci farà sacrificare le ferie ma noi manterremo l’impegno di cambiare il Paese». Perché «il testo è ampiamente condiviso anche da partiti che non fanno parte della maggioranza, come Forza Italia» e perché «è da trent’anni che prendiamo a schiaffi l’occasione di portare a casa le riforme: è l’ultima chance per la nostra credibilità e c’è urgenza anche per la Ue». E avanti con un’altra citazione, stavolta di Fabrizio De André: «Non possiamo aspettare domani per avere nostalgia». Avanti col confronto, quindi, anche serrato. Perché «come sosteneva Pratolini non ha paura delle idee chi ne ha». Non è l’unica che si lancia in citazioni. Ma il discorso del ministro non «addolcisce» le opposizioni. «Metteremo — dice Vito Petrocelli, M5S — centomila sassi sui binari del treno delle riforme». Luigi Di Maio aggiunge: «Il lentissimo Pd e il lentissimo Renzi, avranno il coraggio di abolire l’immunità per i senatori?». E Loredana De Petris (Sel) insiste: «I nostri emendamenti (circa 6 mila, ndr) non li ritiriamo». Grillini e vendoliani hanno chiesto che il testo tornasse in commissione. L’aula, però, ha respinto. I Cinque Stelle hanno poi chiesto che i lavori venissero sospesi, nella giornata di oggi, per «un’informativa del ministro Mogherini su Gaza»: deci- I nodi Referendum, il quorum si abbassa ma ci vorranno 800 mila firme Il ddl sulle riforme innalza a 800 mila firme (contro le attuali 500 mila) la soglia necessaria per presentare i quesiti referendari. Contrario il M5S. Il quorum sarà invece abbassato e «mobile»: calcolato sulla metà dei votanti alle elezioni politiche immediatamente precedenti alla consultazione (attualmente è fissato a metà più uno degli aventi diritto) Palazzo Madama e i veti sul bilancio: i dubbi del Nuovo centrodestra Il testo del ddl uscito dalla commissione prevede che il nuovo Senato non voterà il bilancio dello Stato. Potrà però inoltrare alla Camera una richiesta di modifica. Per respingerla, e confermare il testo originario, i deputati dovranno esprimersi con la maggioranza assoluta. Ncd ha chiesto che il Senato non abbia competenze di bilancio L’elezione del capo dello Stato e l’ipotesi degli eurodeputati La riforma diminuisce il numero dei parlamentari chiamati a scegliere il presidente della Repubblica. Saranno 730 (630 deputati e 100 senatori) contro gli attuali 945. Per evitare che la Camera abbia un peso eccessivo nella partita sul Quirinale, Miguel Gotor (Pd) vorrebbe includere tra i grandi elettori anche gli eurodeputati italiani (attualmente 73) Il suggerimento E Casini manda un biglietto al ministro: spiazzateli con un patto costituzionale «Io se fossi in te farei un colpo di scena: un patto costituzionale». Pier Ferdinando Casini ha preso carta e penna, ieri in Aula, per dare a Maria Elena Boschi un suggerimento su come affrontare l’opposizione. In cosa consiste il «colpo di scena» indicato nel foglio recapitato alla titolare delle Riforme? Boschi, per il senatore udc, dovrebbe proporre: «Riducete drasticamente gli emendamenti (da 5.000 a 900 per intenderci) e io apro su alcuni punti». Poi la firma, con le iniziali: «P.F.». (BlowUp) sione rinviata a stamattina, tra proteste e bagarre. Ieri è iniziata l’esposizione delle modifiche, oggi (o giovedì) si parte con le votazioni. Poi sarà il tempo delle trattative: «Prima lo sfogatoio, poi ci si parla...», chiosa un senatore di lungo corso. Il relatore Roberto Calderoli, Lega, la butta lì: «Abbiamo fatto un buon lavoro in commissione, spero prosegua in aula. Non abbiamo detto che voteremo contro in Le citazioni I segnali Il relatore Calderoli: la Lega non voterà contro in modo preconcetto, ma c’è ancora da fare Amintore Fanfani Il ministro Boschi ha ricordato una massima del leader della Dc: «Le bugie in politica non servono» maniera preconcetta. Sulle autonomie c’è ancora da fare». L’altro relatore, la pd Anna Finocchiaro, cerca convergenze: «Ci sono quattro punti su cui si può approfondire: referendum, leggi di iniziativa popolare, partecipazione del Senato a decisioni europee e di bilancio. E poi le nomine delle istituzioni di garanzia, a cominciare dal capo dello Stato». In altre parole: i tempi delle votazioni sulle riforme «dipendono dall’intesa che si potrà trovare con alcune forze politiche, come M5S e Sel». Strada obbligata. Senza intesa, non ci sono le stesse «tagliole» delle leggi ordinarie o gli stessi meccanismi per superare l’ostruzionismo (come il «canguro» per accorpare emendamenti simili). E i dissidenti? Fanno le prove chiedendo il voto segreto, che sanno difficilissimo, su alcune questioni marginali. Un piccolo test, per ora, tanto per vedere l’effetto che fa. Ernesto Menicucci Vasco Pratolini Boschi ha citato anche le parole dello scrittore toscano: «Non ha paura delle idee chi ne ha» Fabrizio De André Citato anche un verso della canzone Se ti tagliassero a pezzetti: «Aspettare domani per avere nostalgia» © RIPRODUZIONE RISERVATA Il racconto Il fronte trasversale dei contrari La giornata dei «malpancisti» tra conteggi e tentennamenti ROMA — «Non chiamatemi dissidente» si indigna Augusto Minzolini e si capisce perché: «È una parola che rimanda a un’epoca che non mi appartiene». Se il termine non piace, le cronache politiche li chiamano indifferentemente frondisti, malpancisti, critici, contestatori. In Forza Italia preferiscono una versione autoprodotta, poco agile per la titolazione: «Senatori identitari». Comunque li si chiami, si aggirano per i corridoi di Palazzo Madama. I cronisti li inseguono, ma loro non hanno alcuna fretta. C’è tempo. Per le riforme e per parlare. Molti sono sinceramente convinti, indignati della «svolta autoritaria», preoccupati della china che sta prendendo l’architettura istituzionale. Altri sono volti noti delle cronache politiche, gente poco schiva, per nulla allergica a microfoni e telecamere. Quanti siano, lo scopriremo nei prossimi giorni, nelle votazioni degli emendamenti. Anche perché il fronte è frastagliato, trasversale tra gli schieramenti e dentro i partiti. La sentenza di assoluzione per Silvio Berlusconi avrebbe ricompattato gli incerti, ma Minzolini non ci crede: «Stupidaggini. Siamo tra i 17 e i 23». Forza Italia si conterà oggi. L’ex giornalista e Cinzia Bonfrisco guidano il fronte, ma ci sono anche i seguaci di Raffaele Fitto. Nel Pd una prima conta è stata fatta con il voto segreto: sono state presentate le prime due richieste, con 23 firme (20 è il minimo). Ma quanti siete davvero? «La matematica non è il mio forte — confessa Felice Casson —. Vamos a ver. Andiamo a vedere. Intanto tastiamo il polso all’Aula: li facciamo venire allo scoperto». Casson non apprezza la gestione del ddl: «Ci sono critiche alle rigidità eccessive. Qualcuno parla di ottusità». Il discorso della Boschi? «Preferisco non commentarlo». Incommentabile? «Non ho detto questo. Preferisco non parlarne e forse è peggio». La fronda da FI ai Dem Giornalista Augusto Minzolini, a destra, tra i primi oppositori di Forza Italia all’accordo sulle riforme, con Andrea Mandelli (Ansa) Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 9 Politica italia: 51575551575557 # Protagonisti Da sinistra, il ministro dell’Istruzione Stefania Giannini e la titolare delle Riforme Maria Elena Boschi durante i lavori di ieri a Palazzo Madama (Ansa); un primo piano della barchetta di carta appena costruita dalla senatrice del Pd Anna Finocchiaro, presidente della commissione Affari costituzionali e relatrice del ddl (Eidon); a destra, ancora la Finocchiaro mentre scambia una battuta con l’altro relatore del ddl, il vicepresidente leghista del Senato Roberto Calderoli (Mistrulli) Nunzia Catalfo Il retroscena Il capo del governo potrebbe chiedere un contingentamento o valutare alcune richieste di Sel Forzare o aprire alle correzioni Le due ipotesi sul tavolo di Renzi ROMA — «Mi sa che qualcuno non ha capito che ho la pelle dura»: Matteo Renzi ha compreso perfettamente che c’è chi gioca a trascinare la riforma del Senato a settembre. È questa la vera posta in gioco, non quella di un improbabile voto segreto. Da questo punto di vista il premier si dice abbastanza tranquillo. Sia Anna Finocchiaro che Luigi Zanda hanno avuto rassicurazioni (per quanto informali) dal presidente del Senato Pietro Grasso in tal senso. Dunque, il problema adesso è un altro: oltrepassare anche luglio ma comunque chiudere prima del 9 agosto. Anche perché per il 30 di quel mese il premier ha in programma il vertice con i leader dell’Unione Europea sulle nomine. E presentarsi a quel tavolo senza la riforma sarebbe per lui un bel problema. Renzi è quindi pronto a giocarsi anche questa partita: «Io vado avanti come un mulo», scherza con i fedelissimi. Ben conscio del fatto che «oltre alle resistenze dei senatori ci sono quelle passive della burocrazia che sono ben più forti e preoccupanti e noi non ci vogliamo far ridere dietro dagli italiani e dalle istituzioni europee che legano la flessibilità alle riforme». Il presidente del Consiglio ha due strade di fronte a sé. La prima è quella che, con un eufemismo, a Palazzo Madama si chiama «armonizzazione dei tempi». Ossia il contingentamento. Da chiedere a Grasso, eventualmente, la prossima settimana. Non prima, Esce dalla buvette Mario Mauro, presidente dei Popolari, dopo un lungo colloquio con Roberto Formigoni. Si toglie, con il sorriso, qualche sassolino dalla scarpa: «Ho visto Casini in aula, un discorso commovente». Addirittura. «Sì. Una volta dissi che era il Dudù di Renzi, ma sbagliavo. Dudù abbaia, lui bela». Mauro ha un suggerimento per Berlusconi: «Fossi in lui darei l’appoggio esterno al governo. per non dare l’aria di voler strozzare il dibattito. Oppure c’è un’altra via. Quella, cioè, di aprire su qualche emendamento di Sel (perché è da quel gruppo che vengono la maggior parte di proposte di modifica del ddl). In questo modo cadrebbero centinaia di emendamenti collegati e l’iter della riforma si velocizzerebbe. Ma su quali modifiche potrebbe aprire il governo? Sull’allargamento della platea degli elettori del capo dello Stato anche agli europarlamentari, per esempio, e sulla diminuzione del numero delle firme necessarie per i referendum (centomila in meno po- trebbe essere un compromesso accettabile). È ovvio che non di scelta contabile sui giorni si tratta, bensì politica, per questo l’esecutivo deve rifletterci bene sopra. Non sono quindi i dissidenti del Pd a impensierire Renzi: «Dove vogliono andare?», ripete spesso il premier. Una domanda retorica, naturalmente, giacché lui è convinto che non abbiano grandi spazi di manovra: «Alcuni — assicura ai suoi — rientreranno, altri no. Ma non mi pare che abbiano un coraggio da leoni, perché ogni volta che si tratta di contarsi o di parlare all’interno del gruppo scappano». Il premier non sembra intenzionato a concedere proprio nulla ai dissidenti del Pd: «Si comportano come se si trattasse di un caso di coscienza, votando in maniera difforme. Però non li sanzioneremo, basta che sia chiaro chi sono e che cosa vogliono in realtà. Per loro solo una sanzione morale». Stando al premier, nemmeno i frondisti di Forza Italia saranno moltissimi. Renzi, che quando parla con Berlusconi si rivolge al suo interlocutore dandogli del «lei», in maniera quasi ostentata, anche se il leader di Forza Italia preferisce parlargli con il più colloquiale «tu», in realtà sa di Il viaggio La tappa del premier in Angola Si è concluso il viaggio in Africa del premier Matteo Renzi, rientrato in Italia a tarda notte. Ieri l’ultima tappa a Luanda, in Angola, l’incontro con il presidente José Manuel Dos Santos e la visita al memoriale dedicato al leader angolano Agostinho Neto (Ansa) avere il coltello dalla parte del manico, con l’ex Cavaliere. Perciò è convinto, quando dice, come dice, che «Berlusconi non si sposterà di un millimetro rispetto agli accordi presi». Accordi «alla luce del sole», ci tiene a ribadire il premier, bollando come «fesserie» le voci di patti segreti tra lui e Berlusconi. Ci sono poi i leghisti. Loro nicchiano e alzano la posta, ma anche su questo versante Renzi si sente tranquillo. Probabilmente gli è giunta all’orecchio la voce secondo cui Roberto Calderoli, al Senato, cerca di convincere i meno convinti con questo semplice quanto efficace argomento: «Guardate che se non passa la riforma, quello ci manda a votare». Minaccia che ogni tanto viene ventilata anche da ambienti renziani, a dire il vero. Benché il leader continui a sostenere che si tratta di «stupidaggini». Infine, ci sono i grillini. Hanno presentato solo duecento emendamenti. E quindi non è su questo fronte che Renzi sposta la sua battaglia. Con i 5 Stelle, è impegnato in uno scontroconfronto, che potrebbe avere degli sviluppi, anche ai fini dell’allargamento della maggioranza. «So — ha spiegato il premier ai suoi — che sono peggio delle targhe alterne perché un giorno dicono una cosa e quello dopo un’altra. Ma noi dobbiamo rivolgerci a chi, lì dentro, ha a cuore l’Italia e non la tattica di Grillo, anche se al momento la linea più dialogante di Di Maio sembra minoritaria». Insomma, per farla breve, la parola d’ordine del premier resta la stessa: «L’obiettivo non cambia. Dobbiamo portare a casa il risultato in tempo utile». Ossia prima della chiusura dei lavori del Senato. Maria Teresa Meli © RIPRODUZIONE RISERVATA Indecisi Scilipoti: «Renzi stia attento, non faccia una riforma vergognosa. Se non la voto? Alt. Ho detto questo?» Scettico Domenico Scilipoti (FI), critico sul ddl, parla con il capogruppo Paolo Romani, tra i sostenitori dell’accordo (Ansa) Così metterebbe davvero in imbarazzo Renzi». Quanto ai «piccoli»: «Io avevo proposto un raggruppamento, in modo da essere interlocutori virili. Non mi hanno dato retta. Ora non credo che ci siano margini per correzioni di rotta». Tra i corsi e ricorsi della recente storia parlamentare, c’è il riapparire di Domenico Scilipoti, agopuntore prestato alla politica, attualmente a Critici Walter Tocci e Corradino Mineo, del Pd, firmatari del testo Chiti, sono contrari all’impianto del nuovo Senato (Ansa) Forza Italia. Gli ultimi borsini lo davano per dissidente, anzi «senatore identitario», ma la fronda potrebbe essere rientrata. Difficile da capire, tra metafore bibliche e arguzie sicule: «Diciamo che non sono come Sant’Agostino: non vedo la luce». Cioè? «Il figlio del mio nemico è mio amico». Renzi, dice? «Sì, stia attento, non faccia una riforma vergognosa». Quindi non la vota? «Alt. Ho detto questo? Io sono siciliano, ci tengo agli impegni. Lei è credente?». Più laico Riccardo Villari, che ebbe un momento di notorietà per la sua resistenza sulla poltrona di presidente della Commissione di vigilanza Rai (pagata con l’espulsione dal Pd). Dopo un passaggio all’Mpa e a Coesione nazionale, eccolo a Forza Italia, dove è stato indicato tra i perplessi: «Beh, diciamo che l’unica cosa che mi piace di questa riforma è il mio partito, che la sostiene». E quindi non la vota? «Guardi, io sono uno piuttosto indipendente, come sa. Però non vorrei essere inserito tra i sabotatori. Diciamo che se l’alternativa finale è tra prendere o lasciare, io prendo». Tra i critici del provvedimento c’è il pd Massimo Mucchetti, presentatore di un emendamento sulle minoranze linguistiche: «È possibile che su questo venga chiesto il voto segreto. Io non lo chiedo, ma magari altri sì. Comunque sui tempi la vedo lunga». C’è la possibilità di una stretta e di un contingentamento, però: «Sì, ma bisogna stare attenti. Io non vado allo scontro, ma altri sono pronti. Consiglio garbo». Per capire l’aria che tira, si può parlare con Vincenzo D’Anna, senatore di Gal, che si rivolge al ministro Boschi evocando il suo «viso angelico», senza risparmiare dotte citazioni (Popper, Locke, Tommaso Moro, Hobbes): «Ci hanno chiamato folli. Ma se dirsi folli significa richiamarsi a Moro e Locke, padri del liberalismo e del diritto dei cittadini che è antecedente allo Stato stesso, ebbene saremo tanto folli da utilizzare il regolamento del Senato per sbarrare la strada a una riforma liberticida». Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA La 5 Stelle si commuove: «In lacrime per la Carta» ROMA — A un certo punto crolla e scoppia in lacrime. Un pianto irrefrenabile, immortalato dal telefonino del collega a 5 Stelle Sergio Puglia. Che scrive: «Piange per il popolo italiano». Lei è Nunzia Catalfo, siciliana di 45 anni, eletta senatrice con i 5 Stelle. Non è la prima volta che scoppia in lacrime e non è la prima del Movimento. I colleghi condividono la foto sui social. Perché, come scrive Sara Paglini, «questa immagine parla più di mille parole. Siamo al Senato, si sta parlando di riforme e dello stravolgimento democratico voluto da Renzi & C. La nostra Nunzia non ce la fa e piange a dirotto. Questo è il sentimento che tutti noi del Movimento 5 Stelle stiamo provando in questo momento». Lacrime e rabbia, emotività e indignazione, i 5 Stelle non reggono più la tensione. La Catalfo ringrazia tutti per la solidarietà e spiega: «Vedere oggi quelle facce e quelle mani che si apprestano a votare lo scempio della Costituzione, mi ha fatto piangere. Piango per i miei figli e i nostri figli a cui vogliono consegnare un non futuro, piango perché vedo un popolo asservito, piango perché vedo dei rappresentati delle istituzioni senza spessore politico, piango perché la nostra Italia merita di più. Piango ma non mi arrendo». Al. T. © RIPRODUZIONE RISERVATA 10 Politica Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Il Movimento Ipotesi di espellere il dissidente Currò. Crimi: voglia di protagonismo Nei 5 Stelle la battaglia sulla leadership Anche Di Maio nel mirino La base disorientata dai continui cambi di strategia ROMA — Chi sa come sono andate le cose, un dirigente che ha contatti quotidiani con Grillo e Casaleggio, ne fa una ricostruzione edulcorata. Minimizza ma ammette: «Sì, abbiamo fatto degli errori. Eravamo convinti che lo streaming fosse andato bene. Grillo e Casaleggio l’hanno visto e non visto, ci sono stati dei lunghi blackout. Poi ci abbiamo tutti dormito una notte e al risveglio Grillo ci ha detto: questi ci stanno prendendo per il c., non lo capite?». Agnizione tardivamente condivisa con gli altri, che ha condotto il Movimento 5 Stelle allo stop al dialogo con il Pd e a una serie di giravolte che hanno disorientato la base ma anche i dirigenti. E che hanno creato non pochi grattacapi al volto scelto per la trattativa con Renzi, apprezzato per l’abilità diplomatica, ma inviso per un eccesso di protagonismo: Luigi Di Maio. Finito sotto attacco nel gruppo. C’è una questione di leadership, nella vicenda che tormenta i 5 Stelle. La leadership dei fondatori, oppressiva per alcuni e salvifica per altri. E quella dei giovani emergenti, come Di Maio. Ma c’è anche una questione di linea politica. Perché la spaccatura tra trattativisti e intransigenti è netta. L’ultima strada, quella che ha portato il blog a pubblicare un ennesimo appello al Pd, perché risponda su 6 punti della legge elettorale, è per una trattativa più di facciata che reale. Tanto è vero che le condizioni poste sembrano di difficile realizzazione. Ma la scelta di riaprire una finestra al dialogo è frutto delle pressioni interne. Non era piaciuta quella porta sbattuta all’improvviso, anche perché assegnava ai 5 Stelle il ruolo degli aventiniani, che si sottraggono al dialogo. Molto meglio ributtare la palla dall’altra parte. Le tensioni sulla linea si ripercuotono inevitabilmente sulla gestione interna. Non a caso è uscito allo scoperto Tommaso Currò. Che ha spara- Lo scandalo Mose Galan, no al terzo rinvio Oggi l’Aula vota sull’arresto L’ex governatore del Veneto Giancarlo Galan ha chiesto, ma non ottenuto, un terzo rinvio del voto della Camera sulla richiesta di arresto presentata per lui dai magistrati che indagano sulle tangenti del Mose. Il deputato di Forza Italia ha inviato una lettera alla presidente della Camera Laura Boldrini per chiedere uno spostamento della discussione a non prima del 20 agosto a causa del suo precario stato di salute. Salvo imprevisti dell’ultimo minuto la Camera invece oggi voterà sulla richiesta di arresto. La presidente di Montecitorio lo aveva anticipato settimana scorsa dopo il secondo rinvio: per decidere sul caso «la data del 22 luglio è ultimativa e non ulteriormente differibile». © RIPRODUZIONE RISERVATA to a zero contro Grillo e Casaleggio, contro lo streaming «poco serio» e contro il voto in rete «manipolato». Per Currò, che prova risentimento nei confronti del vicepresidente della Camera («mi ha emarginato in questi ultimi mesi»), è tutto sbagliato, tutto da rifare. Più di uno vedrebbe con piacere l’espulsione di Currò dal Movimento. Ma la stagione delle purghe pare passata e nessuno ha voglia di rimettere in moto la ghigliottina. Anche perché, ragionano nello staff, «quando siamo intervenuti è stato per due motivi: per un attacco frontale a Grillo, come nel caso di Adele Gambaro, o per un pericolo reale, quando si stava coalizzando un pezzo di opposizione interna, come nel caso di Orellana, Campanella, Battista e Bocchino». In questo caso, non si attribuisce a Currò la capacità di coagulare il disagio, che pure c’è. E così le reazioni verso la sua provocazione («Voglio un congresso, Grillo faccia il presidente e Casaleggio si candidi a segretario, se vuole davvero governare») sono di indifferenza o di disprezzo. Come nel caso di Gianluca Castaldi: «Currò? Abbiamo espulso per molto me- no. Se uno non si trova bene si può accomodare fuori». Vito Crimi utilizza un registro retorico che ha illustri predecessori (Renzi, rivolto a Fassina): «Currò chi? Congresso che?». Poi però lo liquida così: «Solo ca...te, voglia di protagonismo di qualcuno che ha tempo da perdere e vuole apparire a tutti i costi sui giornali. Ma noi dobbiamo lavorare». E proprio Crimi («il miglior politico a 5 Prudenza Sembra minoritaria l’idea di procedere a nuove epurazioni dopo l’ondata dell’anno scorso stelle», lo definisce Serenella Fucksia) prova ad assumere l’iniziativa con la richiesta di un referendum consultivo sulle riforme. Difficile che abbia un qualche esito, ma almeno tenta di far dimenticare il balletto dello streaming. In attesa che Casaleggio e Grillo (ieri omaggiato da molti per i suoi 66 anni) decidano la nuova strategia. Alessandro Trocino © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Politica 11 italia: 51575551575557 # Alla Treccani Il manoscritto presentato a Napolitano La riproduzione integrale di uno dei codici miniati più preziosi del Medioevo: il manoscritto noto come Bodley 264 (iniziato nel 1338 a Tournai, Belgio, e terminato a Londra nel 1410; conservato a Oxford) è stato ripubblicato in facsimile dall’Istituto Treccani. Alla presentazione nella sede dell’istituto ha preso parte anche il capo dello Stato Giorgio Napolitano (nella foto Ansa con Massimo Bray, direttore editoriale della Treccani, deputato pd ed ex ministro ai Beni culturali). Il Bodley 264 contiene la versione più completa del Roman d’Alexandre, il breve Alexander and Dindimus in inglese e la versione francese, Livres du graunt Caam, del Milione di Marco © RIPRODUZIONE RISERVATA Polo. ✒ La lettera Soglie e premio di maggioranza, così va cambiato l’Italicum ❜❜ Caro direttore, in una mia precedente intervista a questo giornale (rilasciata ad Alessandro Trocino, giovedì 17 luglio, p. 6,) avevo sollevato una critica alla «proposta alternativa» presentata dal M5S durante la trattativa con il Pd. La critica si basava sul fatto che anche la proposta del Movimento non corrispondeva a uno dei due criteri indicati dalla Corte costituzionale nella sua sentenza sul Porcellum, e cioè la necessità di indicare una soglia di voti minima per ottenere il premio di maggioranza (così la Corte: «l’assenza di una ragionevole soglia di voti minima per competere all’assegnazione del premio, è pertanto tale da determinare un’alterazione del circuito democratico definito dalla Costituzione»). L’idea del M5S di prevedere, per il primo turno, un proporzionale puro senza alcuna soglia di sbarramento, non teneva conto del fatto che, in questo modo, la probabile frammentazione del voto avrebbe portato al ballottaggio due partiti o coalizioni con una percentuale non particolarmente alta di voti raggiunti. A quel punto, il premio di maggioranza avrebbe finito per essere attribuito a una forza politica che sarebbe partita da una base di voto presumibilmente molto bassa, di modo da riproporre, così, il problema di una sproporzione irragionevole tra voti conseguiti e seggi assegnati. Per questa ragione, mi ero «smarcato» dal Movimento. Mi fa piacere constatare che ora il Movimento si sia «smarcato» da se stesso e dalla sua proposta. Insomma: la «proposta alternativa» è caduta nel nulla ed ora tutta l’attenzione si sposta sull’Italicum. Personalmente, non mi è chiaro, però, se sia stato compreso quale sia il vero limite dell’Italicum, il punto su cui rischia l’incostituzionalità. Cercherò di esporlo, sempre tenendo conto dei «paletti» posti dalla Consulta. L’Italicum ridisegna il premio di maggioranza (340 seggi) introducendo una soglia del 37% che appare seria e ragionevole. Il problema è che, nell’ipotesi in cui nessuna lista riesca ad ottenere il 37%, si prevede un ballottaggio tra liste o coalizioni di liste che abbiano ottenuto al primo turno i due migliori risultati, ed all’esito del quale alla lista vincitrice viene attribuito un premio di 327 seggi. È su questo punto che l’Italicum dev’essere corretto: occorre, infatti, che, per accedere al secondo turno — e, pertanto, per conseguire il premio di maggioranza — si preveda una soglia di voti minima, così come indicato dalla Corte. Sarebbe sufficiente stabilire, in questo senso, che al ballottaggio possano accedere le due liste più votate e che abbiano conseguito, al primo turno, almeno il 20% dei voti. In questo modo, il premio di maggioranza sarebbe attribuito non alla lista che semplicemente ha ottenuto un numero maggiore di voti, ma a quella che realmente rappresenta la maggioranza del Paese. Senza l’introduzione di questo o di un simile quorum, l’Italicum presenta profili di illegittimità costituzionali analoghi al Porcellum. Qualcuno potrà obiettare: e se nessuna lista raggiunge il 20%? In quel caso, non resterebbe che fare intervenire un sistema proporzionale con uno sbarramento selettivo. Introducendo le preferenze, superando le liste bloccate e indicando una soglia per il premio, si darebbe risposta ai due requisiti indicati dalla Corte. E l’Italicum non presenterebbe più alcun rischio. Paolo Becchi Docente universitario vicino al M5S © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena Le mosse per il disgelo. E domani l’incontro tra l’ex premier e Fitto Centrodestra, FI e Ncd ci provano Giovedì faccia a faccia con Berlusconi Fissato un pranzo con le delegazioni. Ma tra gli alfaniani c’è chi frena ROMA — Adesso manca soltanto la conferma ufficiale. Che arriverà probabilmente entro stasera, visto che oggi è in agenda un’altra telefonata tra Silvio Berlusconi e Angelino Alfano, che segue quella di domenica all’ora di cena. Dopodiché ci sarà una data chiave nella storia della ricomposizione del centrodestra. E quella data, con tutta probabilità, sarà giovedì 24 luglio. Dopodomani. A meno di incidenti di percorso, infatti, giovedì — all’ora di pranzo — Alfano, accompagnato da una delegazione del Nuovo centrodestra, dovrebbe varcare il portone di palazzo Grazioli. Insieme a lui, al momento, dovrebbero pranzare con Berlusconi il ministro dei Trasporti Maurizio Lupi, il capogruppo a Montecitorio Nunzia De Girolamo e anche il tandem di vecchi amici dell’ex Cavaliere composto da Fabrizio Cicchitto e Paolo Bonaiuti. Messa così sembra una rimpatriata. O magari l’occasione per ricucire rapporti umani e politici che la scissione del Popolo della libertà, andata in scena quando i berlusconiani decisero di togliere la fiducia al governo Letta all’alba della decadenza di Berlusconi dal Senato, aveva prodotto. Invece no. Nel menù del pranzo di giovedì a palazzo Grazioli, la portata principale non saranno le pennette tricolori tanto care all’ex premier. Bensì «le tappe» della ricomposizione del centrodestra. La fine della diaspora FI-Ncd, tanto per essere chiari. La tabella di marcia, o almeno quella che starebbe in cima ai desiderata di Berlusconi, sarebbe già stata fissata. L’avvio di un cantiere, la nascita di una costituente delle idee e, a seguire, una tornata di primarie. L’obiettivo minimo è la creazione di una federazione di partiti, che nella migliore delle ipotesi radunerebbe Forza Italia, Nuovo centrodestra, Fratelli d’Italia e la Lega Nord. Quello più ambizioso, invece, rimanda al «sogno» di riportare i moderati all’interno di un partito unico. Ma se sul versante di Forza Italia le «fronde» sembrano ormai rientrate — prova ne è la conferma del faccia a faccia tra Berlusconi e Fitto che andrà in scena domani pomeriggio — dentro il Nuovo centrodestra le sacche di resistenza rispetto a un nuovo abbraccio con l’ex premier non accennano ad arretrare. Tra i favorevoli al ritorno con l’ex Cavaliere ci sono soprattutto Lupi, la De Girolamo e anche la portavoce del partito, Barbara Saltamartini. Nel fronte dei contrari, che prova a resistere rispetto al richiamo della «casa del padre», ci sono il ministro della Salute Beatrice Lorenzin, l’ex titolare delle Riforme Gaetano Quagliariello, Renato Schifani e anche Cicchitto. «Berlusconi non pensi di essere lui ancora il leader della coalizione facendo derivare l’investitura dalla con- Divisioni e dialogo Le tensioni Settembre 2013, il Pdl minaccia il ritiro dal governo Letta. Il 2 ottobre Berlusconi fa marcia indietro e in Aula vota la fiducia all’esecutivo (foto Ansa). Ma crescono le tensioni nel Pdl tra chi vuole le larghe intese e chi chiede di passare all’opposizione Gli invitati Al tavolo con i leader anche il ministro Lupi, con gli ex consiglieri di Berlusconi Bonaiuti e Cicchitto La scissione Il 15 novembre, alla vigilia della riunione del Pdl che sancisce il ritorno a Forza Italia, Alfano annuncia la scissione: nasce il Nuovo centrodestra, con lui i ministri e sessanta parlamentari (nella foto Ansa con Lupi). FI lascia la maggioranza Il fronte del no Contrari a un accordo Lorenzin, Quagliariello e Schifani, che attacca: la sentenza non sposta indietro le lancette della storia Dopo il voto Le polemiche tra FI e Ncd si intensificano nella campagna per le Europee. Ma dopo il voto di maggio si riaprono i canali del dialogo. Nei partiti di centrodestra (FI, Ncd, FdI) c’è chi chiede primarie di coalizione (foto Eidon). Disgelo tra Berlusconi e Alfano 2010 raccontò di aver ricevuto offerte anche in denaro (poi smentì) per passare dalla parte del governo Berlusconi. Poco dopo lasciò effettivamente l’Idv e votò a favore dell’esecutivo di centrodestra. Nell’intervista alla Zanzara ha parlato anche del Senato: «Qui ci starebbe proprio una bella casa chiusa, una casa per appuntamenti fenomenale». clusione della vicenda giudiziaria che lo coinvolgeva», avverte proprio quest’ultimo. «Una sentenza non sposta indietro le lancette della storia. Né tantomeno quelle del centrodestra», rincara l’ex presidente del Senato Schifani. In questa complicatissima partita, Alfano si trova esattamente al centro. Toccherà a lui, durante un incontro coi ministri del suo partito, trovare una sintesi. Un primo tentativo proverà a farlo oggi, visto che il titolare del Viminale ha in programma un incontro con la delegazione di governo del suo partito proprio sul tema della federazione di partiti del centrodestra. Il tutto mentre Berlusconi, fresco di vittoria al processo Ruby e smanioso di accelerare il dossier della ricomposizione della sua vecchia coalizione, tornerà nella Capitale. In agenda, alle ore 17, l’ex Cavaliere ha la partecipazione alla presentazione del libro di Michaela Biancofiore, Il cuore oltre gli ostacoli. Sarà la prima occasione di mostrare il suo volto dopo l’assoluzione. Infatti, strano ma vero, dal giorno della sentenza di lui — in pubblico — s’è vista soltanto la mano destra. Sbucata all’improvviso dal finestrino della berlina che lo accompagnava fuori dalla Fondazione Sacra Famiglia di Cesano Boscone. © RIPRODUZIONE RISERVATA Tommaso Labate Il senatore azzurro: Palazzo Madama? Facciamoci una casa chiusa Razzi : io al guinzaglio di Silvio Sulle riforme «io voto come dice Berlusconi, lui dice quello che devo fare e lo faccio. Sono un fan, un suo dipendente, un fanatico. Schiavo? Sì, anche schiavo. È lui il capo, è che mi paga e sono al suo guinzaglio». Così il senatore di Forza Italia Antonio Razzi intervistato alla trasmissione radiofonica La Zanzara, su Radio24. Razzi, che fu eletto per la prima volta con l’Idv di Antonio Di Pietro, nel © RIPRODUZIONE RISERVATA L’intervista De Girolamo: noi di nuovo insieme anche con Fratelli d’Italia e Lega. Ma senza quote stile Pdl «Entro l’anno un congresso per riunirci» ROMA — «Il centrodestra ha senso soltanto se riunito». Tutti di nuovo insieme, appassionatamente? «Da Forza Italia a noi del Nuovo centrodestra, passando per Udc, Fratelli d’Italia e Lega. Dobbiamo costruire la coalizione dei prossimi vent’anni». Questo è il dire. E il fare? «Entro l’anno serve un congresso costituente che ci porti, a seconda di come saremo in grado di sviluppare il dialogo tra di noi, a una federazione di partiti o a un nuovo soggetto unico del centrodestra». Nunzia De Girolamo —- classe ‘75, ex ministro dell’Agricoltura, oggi capogruppo alla Camera del Nuovo centrodestra — quando ci fu la scissione tra berlusconiani e alfaniani scelse Alfano. Ma ha sempre mantenuto ottimi rapporti con Berlusconi. Oggi lancia il cuore oltre l’ostacolo. E, seguendo il filo rosso del «piano» attivato dall’ex Cavaliere all’indomani della sua assoluzione, lancia il congresso fondativo del riunificando centrodestra. «Entro l’anno, perché nel 2015 ci aspettano le regionali». Non le sembra di correre troppo? Fino a ieri voi e i berlusconiani eravate agli stracci... «Purtroppo i tempi della politica non rispecchiano quasi mai i tempi dei rapporti umani tra i politici. Adesso dobbiamo fare come si fa nelle famiglie italiane. Tutti attorno a un tavolo, ciascuno pronto a rinunciare a una parte di ciò che vorrebbe, ciascuno pronto a lasciarsi alle spalle veleni e rivendicazioni, ciascuno pronto a fare un passo indietro per farne insieme tanti in avanti». Il leader naturale è Berlusconi? «La forza degli uomini non si misura quando stanno in ascesa. Ma da come sanno rialzarsi quando cadono. Berlusconi, in questo, è imbattibile. La sua scelta di porsi come pacificatore, federatore e rifondatore del centrodestra va vista come un atto di generosità al quale non possiamo rinunciare. La leadership delle idee è senz’altro la sua». E la leadership vera e propria? ❜❜ Le strategie Berlusconi? Di fatto non si può dire che stia all’opposizione «Il candidato premier lo sceglieremo con le primarie». Non teme un effetto Pdl bis, come quando FI e An... «La fermo subito. Federazione o partito unico, dobbiamo accantonare il meccanismo delle quote e rinunciare ciascuno al proprio orticello sicuro. Basta col teatrino della Prima repubblica. Qua dobbiamo fare la Terza». Scusi, ma come la mette col fatto che voi state con Renzi al governo e Berlusconi no? «Noi non governiamo per Renzi. Siamo distanti su troppe cose da questa sinistra italiana. Governiamo per l’Italia, per cambiare le regole sul lavoro, per pagare i debiti della pubblica amministrazione con le imprese... E comunque Berlusconi...». Berlusconi? «Di fatto non si può dire che stia all’opposizione. È protagonista con Renzi del percorso di riforme, no?». T. Lab. © RIPRODUZIONE RISERVATA 12 italia: 51575551575557 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 13 italia: 51575551575557 Esteri Il caso La società fondata da Jack Ma dovrebbe raccogliere tra i 15 e i 20 miliardi di dollari Alibaba e i quaranta ladroni (cinesi) Chi guadagna dall’esordio in Borsa Figli e nipoti dell’élite celati dietro una cascata di società occulte Chi è DAL NOSTRO CORRISPONDENTE Brillante carriera Jack Ma (sopra), 49 anni, è il presidente di Alibaba Group, il colosso cinese dell’e-commerce che ha fondato nel 1999. Ex insegnante d’inglese, nel 2005 il World Economic Forum lo ha selezionato come Young Global Leader e il «Financial Times» lo ha nominato uomo dell’anno 2013 Giro d’affari Alibaba ha un giro d’affari di 250 miliardi di dollari, e copre l’80 per cento del commercio online della Repubblica popolare cinese: le sue vendite superano quelle di Amazon e di eBay combinate insieme. Nel 2013 il Gruppo ha creato Yu’e Bao, un conto di deposito on line che in nove mesi ha raccolto 81 miliardi di dollari. Ora Alibaba si appresta a sbarcare alla Borsa di New York PECHINO — È un’operazione che gli analisti di Wall Street prevedono da record: l’Ipo (offerta pubblica iniziale) con la quale il gigante cinese dell’e-commerce Alibaba si quoterà alla Borsa di New York dovrebbe raccogliere tra i 15 e i 20 miliardi di dollari e valutare l’azienda a una cifra vertiginosa di 200 miliardi di dollari. Ma su questa operazione pianificata dal geniale Jack Ma pesano diversi misteri, in stile molto cinese nonostante le regole americane. E in stile americano, ora che le carte dell’Ipo sono state presentate alla Sec (Securities & Exchange Commission statu- nitense), la stampa ha cominciato a indagare. Il titolo dell’inchiesta del New York Times è un segnale: «L’Ipo di Alibaba potrebbe rappresentare un gran colpo di fortuna per i figli dei leader cinesi». La storia è complessa, sembra un gioco di scatole cinesi: nel 2012 il gruppo fondato nel 1999 dall’ex insegnante di inglese Jack Ma ricomprò circa la metà della partecipazione che aveva venduto a Yahoo. Costo del «buy back» 7,6 miliardi di dollari. Per trovare quei fondi Alibaba aveva venduto azioni a investitori selezionati, tra i quali il fondo sovrano di Pechino e tre società cinesi. Un po’ macchinoso ma legale; solo che secondo il New York Ti- mes dietro quelle società c’erano (e ci sono) figli e nipoti di alcuni dei dirigenti di primo piano della nomenclatura comunista: in testa Winston Wen, figlio di Wen Jiabao, che nel 2012 era primo ministro di Pechino. Di Wen Jiabao e delle ricchezze enormi accumulate dalla sua famiglia, il giornale americano si è già occupato un paio d’anni fa in un’inchiesta che ha causato la reazione furiosa della censura cinese: il sito del quotidiano ha subito un oscuramento che ancora dura. Ora la rivelazione che una bella fetta di Alibaba è di proprietà del private equity New Horizon Capital fondato da Wen junior. E ci sono altri nomi eccellenti tra i compagni d’avventura di Jack Ma: il nipote dell’ex presidente cinese Jiang Zemin, il laureato di Harvard Alvin Jiang, che è partner di Boyu, altro finanziatore del «buy back» del 2012; Liu Lefei, il cui padre Liu Yunshan è a capo della propaganda del partito comunista; Wang Jun, figlio di Wang Zhen, ex vicepresidente cinese, che faceva parte degli «otto immortali», com’erano definiti gli anziani rivoluzionari maoisti che guidarono Pechino negli anni 80. Tutti questi figli, nipoti e discendenti vari dei «grandi», in Cina si chiamano «Principi rossi». L’e-commerce di Alibaba, svolto attraverso le efficientissime piattaforme Taobao e ✒ che per statuto in teoria può cambiare solo con il suo assenso. Ci sono altri due dettagli che aggiungono ombre sulla vicenda: la settimana scorsa Alibaba ha annunciato che l’Ipo, prevista per fine luglio, slitterà a settembre. Perché questo è un periodo di volatilità del mercato, hanno detto fonti anonime all’agenzia go- L’operazione Al termine dell’Ipo l’azienda potrebbe essere valutata fino a 200 miliardi di dollari vernativa Xinhua. E il giorno dopo, sempre la Xinhua ha riferito che Alibaba aveva chiamato la polizia per denunciare un tentativo di ricatto da parte di un organo di stampa: una rivista cinese avrebbe chiesto 300 mila dollari per non pubblicare notizie sgradite. Guido Santevecchi @guidosant © RIPRODUZIONE RISERVATA I 100 giorni delle studentesse rapite Perché il mondo non le dimentichi di MICHELE FARINA C Proteste Donne nigeriane manifestano per le ragazze rapite a Chibok il 14 aprile dagli islamisti di Boko Haram (Epa) Stati Uniti Tmall, l’anno scorso ha venduto prodotti per 250 miliardi di dollari, l’80 per cento del commercio online della Cina. I clienti registrati sono oltre 230 milioni. Valutazione complessiva del gruppo circa 200 miliardi, un primato mondiale: Amazon capitalizza in Borsa circa 137 miliardi, eBay 65. Così, anche un piccolo un per cento di Alibaba, ora che il gruppo si prepara a sbarcare al New York Stock Exchange, può rendere due miliardi di dollari a un Principe rosso. Fino a quando le carte non erano state depositate alla Sec americana la composizione della proprietà poteva rimanere ignota, com’è tipico a Pechino. Ora non più. E ci sono state polemiche anche in Cina, per motivi nazionalistici: Jack Ma infatti ha dovuto rivelare che i maggiori azionisti sono gli americani di Yahoo e i giapponesi di SoftBank che insieme hanno un 70 per cento delle azioni. Jack Ma avrebbe un 8 per cento, ma si è assicurato il controllo delle operazioni attraverso la composizione del consiglio di amministrazione ento giorni fa Boko Haram ha rapito le studentesse di Chibok. Per i terroristi è l’inizio della fine, disse il presidente Goodluck Jonathan. Non sembra proprio: oltre 200 ragazze sono ancora prigioniere. Dal 14 aprile i terroristi dell’«Educazione proibita» hanno preso altre giovani, attaccato scuole e chiese, bruciato altri villaggi. Hanno celebrato i 100 giorni di Chibok con la presa di Damboa, 200mila abitanti. E Goodluck? Dopo aver promesso all’eroina pakistana Malala di incontrare i familiari delle studentesse e di riportarle a casa alla svelta, si è rimangiato la prima promessa perché i parenti «fanno il gioco dell’opposizione». Per la seconda, nel centesimo anniversario della nascita della Nigeria, ha chiesto al Parlamento un miliardo di dollari da aggiungere ai 7 del budget della Difesa. Soldi che si disperdono in corruzione, visto che i soldati si devono comperare l’equipaggiamento e la sicurezza nel Nord-Est è appaltata a milizie coi moschetti. Il Parlamento nel frattempo è andato in vacanza. Due mesi. Bring back our girls: forse, un giorno, dopo l’estate. Boko Haram mantiene le promesse. E non va in vacanza. © RIPRODUZIONE RISERVATA Legalizzazione e depenalizzazione hanno dato vita a una nuova economia che cresce in modo esponenziale Negozi, distributori, turismo L’«erba» è una corsa all’oro E arriva anche la marijuana a domicilio DAL NOSTRO INVIATO NEW YORK — Fino a un anno e mezzo fa, per sbarcare il lunario e pagarsi le piccole spese al college di Seattle dov’era iscritto, Evan Cox consegnava pizze a domicilio. Ma quando lo Stato di Washington legalizzò la vendita di marijuana, lo studente ebbe l’idea della vita. Sarebbe occorso del tempo prima che si creasse una rete di negozi al dettaglio. Così Cox fondò Winterlife, servizio di marijuana con consegne a domicilio, la cannabis a casa vostra. Un «business con una coscienza», recita la pubblicità sul web della company, che oggi ha un fatturato di 1 milione di dollari al mese, dà lavoro a 50 persone e sostiene cause animaliste come quella degli scoiattoli orfani. L’esempio di Cox ha fatto scuola. Servizi di marijuana a domicilio sono da pochi mesi attivi in Colorado, il primo Stato americano che ne ha legalizzato il consumo e la vendita. Ma anche a New York, dove il governato- Le tappe Referendum Nel novembre del 2012 in Colorado e nello Stato di Washington gli elettori dicono «sì» alla legalizzazione della marijuana votando in un referendum contestualmente alle elezioni presidenziali Via libera Dal 1° gennaio 2014 in questi Stati è possibile acquistare marijuana in negozi e anche con consegne a domicilio. Anche lo Stato di New York ha depenalizzato il consumo e legalizzato la vendita a fini terapeutici re Andrew Cuomo ha depenalizzato il consumo e da poco legalizzato la vendita di erba a fini terapeutici. Una dozzina di servizi di questo tipo sono attivi tra Manhattan e Brooklyn: il numero verde si apprende col passaparola, per 50 dollari il corriere consegna una sola dose per volta, 2,5 grammi il limite di possesso consentito: se la polizia dovesse fermarlo, pagherebbe solo una multa. É facile dire che negli Stati Uniti la marijuana è la nuova pizza. In realtà è molto di più. E’ la nuova frontiera, come ai tempi della febbre dell’oro e della corsa al petrolio. Sia pur limitata a Colorado e Washington, ma Alaska e Oregon sono già in fase avanzata per imitarli, la legalizzazione dell’erba sta infatti producendo l’ennesima rivoluzione nell’economia. Migliaia di imprenditori e imbroglioni, investitori e disoccupati si precipitano a Ovest, in cerca di una nuova promessa di guadagno, che appare allo stesso tempo allettante e non priva di rischi. Con l’erba legalizzata in 2 Stati federali, altri 24 nei quali ne è permesso Vendita Un negozio che vende marijuana l’uso terapeutico, il volume d’affari della marijuana legale negli Usa è cresciuto in modo esponenziale: da 1,5 miliardi del 2013, la stima è che alla fine di quest’anno si assesti intorno a 2,6 miliardi. Ci sono al momento 80 società quotate in Borsa che gravitano interamente intorno al settore, anche se le autorità di controllo ne hanno sospese 5 per irregolarità e non smettono di lanciare avvertimenti sulla presenza di molti truffatori, ansiosi solo di ingannare investitori creduloni. Il business dell’erba cresce impetuoso. Da gennaio a oggi in Colorado sono stati autorizzati 200 negozi al dettaglio, mentre il settore nel suo complesso ha oltre 11 mila addetti. Il turismo verde è diventato una forza trainante dell’economia dello Stato delle Montagne Rocciose, con un aumento del 44% in sei mesi. L’indotto è infinito e ricco di opportunità: nascono società che vendono speciali sistemi d’irrigazione, illuminazione, fertilizzazione; aziende di software che sviluppano applicazioni per facilitare la gestione; studi legali che aiutano gli operatori a districarsi in una giungla legislativa ancora piena di trappole e contraddizioni. E poi ancora agenzie di viaggio dedicate al turismo dello sballo, società portavalori che assicurano il trasporto e la custodia di grosse somme in contanti che le banche non intendono accettare finché a livello federale la vendita rimarrà reato e loro rischiano di essere perseguite per rici- claggio. «Al momento avanziamo su un terreno molto sdrucciolevole», ammette Stephen Shearing, direttore esecutivo di American Green Inc., un’azienda dell’Arizona che ha messo a punto una macchinetta distributrice di marijuana, proprio come quelle del caffè e delle bevande gassate. Come nelle fasi più tumultuose del capitalismo americano, anche quella aperta dalla legalizzazione dell’erba ha i suoi lati oscuri. «Non è un mercato che nasce dal nulla, è un mercato nero che si legalizza, quindi ci sono ancora elementi di ambiguità. Molte nuove aziende fino all’altro ieri erano bande di spacciatori», spiega Robert Kane di Cannabis Science Inc., società medica di Colorado Springs, che sviluppa terapie mediche a base di tetracannabinolo. Ci sono ritardi nella concessione delle licenze, le richieste superano infinitamente quelle disponibili, e qui e là si registrano episodi di corruzione. Le notizie di truffe si moltiplicano. Quando in primavera la Securities and Exchange Commission ha sospeso 5 aziende con sede in Colorado e California, che operavano in un mercato parallelo, queste offrivano ancora titoli-spazzatura a una conferenza di investitori a Denver. Ma il fascino della nuova frontiera verde rimane irresistibile. La nuova corsa all’oro del capitalismo americano segue l’odore dolciastro e inconfondibile della marijuana. Anche se il rischio di arrivarci «fatti» è alto. Paolo Valentino © RIPRODUZIONE RISERVATA 14 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Cronache La tecnica e le regole Il caso Sarebbero almeno tre i casi a Roma. L’alt del governo: bisogna aspettare le nostre linee guida Prime gravidanze con l’eterologa Il giallo della coppia di Antinori Il ginecologo: fatta la fecondazione. I Carabinieri nella clinica: non risulta MILANO — L’Italia torna dopo dieci anni a eseguire la fecondazione eterologa. Ma lo fa tra le polemiche. E con il rischio di uno scandalo. Sono almeno tre le donne in attesa di un figlio con l’aiuto di una donatrice: i casi sono stati seguiti a Roma, con l’impianto di ovociti. Un quarto caso è stato annunciato anche a Milano alla clinica Matris, dove opera il famoso e chiacchierato ginecologo Severino Antinori. Proprio nel capoluogo lombardo, però, sono intervenuti i Nas per verificare la regolarità dell’accaduto e informare in tempo reale il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin. La questione è delicata. S’intrecciano più aspetti. Innanzitutto, a tre mesi di distanza dalla sentenza della Corte costituzionale che ha cancellato il divieto di eterologa sancito dalla legge 40, rimane aperto un interrogativo: in Italia è già possibile eseguire questo tipo di fecondazione oppure bisogna attendere una normativa mirata da parte del ministero della Salute? È uno scontro a colpi di norme e regolamenti. Evidentemente i medici che hanno seguito le pazienti di Roma e Milano sono convinti che basti il recente parere favorevole della Con- Fronti opposti Sopra, a sinistra, il ginecologo Severino Antinori, a destra, Beatrice Lorenzin, ministro della Salute. La clinica milanese del medico è stata ieri perquisita dal comando dei Carabinieri per la tutela della salute sulta. Ma non la pensano così al ministero, dov’è al lavoro un pool di venti esperti. Dopodiché a Milano c’è un’ulteriore complicazione, perché si moltiplicano i dubbi sull’operato del ginecologo Severino Antinori, 69 anni, pioniere della fecondazione assistita in Italia, ma sulla cui reputazione le voci sono decisamente discordi. Ci sono perplessità, infatti, non solo sulla liceità dell’intervento, ma addirittura sulla sua esistenza. Dopo il sopralluogo dei Nas, in serata è circolata l’ipotesi che il medico si sarebbe inventato la notizia della gravidanza eterologa solo per motivi di auto- La sentenza I contenziosi Le bocciature Il 9 aprile 2014 la Consulta sancisce l’incostituzionalità del divieto di fecondazione eterologa. È possibile ricorrere a donatori di ovociti e spermatozoi quando uno dei due partner è sterile In 10 anni la legge 40 sulla procreazione assistita ha visto per 28 volte l’intervento dei tribunali con la «riscrittura» di alcune sue parti con sentenza della Corte costituzionale Le altre parti della legge abbattute dai giudici: il divieto di produzione di più di tre embrioni, l’obbligo contemporaneo di Impianto degli embrioni prodotti e il divieto di diagnosi reimpianto (ma per le coppie infertili) Come funziona La fecondazione assistita eterologa prevede che almeno uno dei gameti (o entrambi) provenga da un donatore esterno alla coppia 4 Dopo due giorni l’embrione è pronto 3 Avviene la fecondazione Utero Ovaie 2 Gli ovuli vengono uniti agli spermatozoi (che possono provenire da un donatore) L’embrione 5 1 Si prelevano gli ovuli dalla futura madre viene trasferito nell’utero o dalla donatrice promozione. Illazioni pesantissime, che Antinori respinge con forza. Sarà possibile vederci chiaro nei prossimi giorni, con l’esito dell’ispezione dei Nas guidati da Paolo Belgi. Fin d’ora, però, una donna al telefono dalla Puglia assicura al Corriere: «Sono incinta grazie all’aiuto del professor Antinori e di Padre Pio. Mio marito è sterile. Dopo avere tentato invano la fecondazione a Lugano, in Svizzera, sono riuscita a realizzare il mio sogno a Milano, alla clinica Matris, dove tutti sono stati gentili. Ci sono stata due volte: una per il col- loquio, l’altra per l’impianto». Antinori stesso attacca: «Sono tutti atti intimidatori nei miei confronti, ma io non ho paura». Però un carabiniere confida: «Dai primi riscontri sulla documentazione il caso di Milano ci lascia molto perplessi». Delle gravidanze di Roma dà l’annuncio, invece, Filomena Gallo, segretario dell’Associazione Luca Coscioni, che vuole mantenere il riserbo sia sul medico che ha eseguito le tre eterologhe sia sulla clinica: «Non voglio speculare sulla vicenda — spiega —. Sono notizie che danno fiducia nel fu- L’imprenditore 94enne Morto Albrecht, il re dei supermercati Era l’uomo più ricco della Germania Karl Albrecht, cofondatore dell’impero del discount Aldi (un’abbreviazione tra Albrecht e discount) è morto mercoledì scorso a Essen, in Germania. Aveva 94 anni ed era l’imprenditore più ricco del Paese con un patrimonio personale stimato in 17,8 miliardi. Il suo gruppo, strettamente a conduzione familiare, è un colosso con 10 mila punti vendita tra Germania, Austria, Francia e Stati Uniti con un fatturato annuo di 40 miliardi di euro. L’idea vincente era stata quella di creare supermercati essenziali ma ricchi di offerte. Così Albrecht rivoluzionò le abitudini dei consumatori in Europa. Tanto abile negli affari quanto riservato nella vita privata, condotta lontano dai riflettori. © RIPRODUZIONE RISERVATA Sicilia Sul gommone alla deriva 5 cadaveri Ancora una tragedia nel Canale di Sicilia: i cadaveri di 5 migranti sono stati recuperati durante il soccorso ad un gommone semiaffondato. I naufraghi salvati sono 61, hanno raccontato che a bordo erano in 80. Australia Due pazienti guariscono dall’Aids dopo il trapianto del midollo spinale Grazie al trapianto del midollo spinale sono riusciti non solo a battere il cancro, ma anche a debellare il virus dell’Aids. Protagonisti della vicenda due pazienti australiani. L’annuncio ha preceduto di poche ore l’apertura a Melbourne della conferenza internazionale sull’Aids, funestata dalla morte dei delegati che erano a bordo del volo MH17 abbattuto in Ucraina. I due pazienti di Sydney sono stati trattati nell’ospedale St Vincent’s e sono diventati la seconda e terza persona al mondo ad essersi liberati dell’Hiv. Entrambi rimangono in terapia retrovirale come misura di cautela. I ricercatori ritengono che i trapianti di cellule staminali avranno un ruolo crescente nel trattamento dell’Hiv. © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Cronache 15 italia: 51575551575557 In Europa La legislazione sulla fecondazione assistita nell’Unione Europea Legenda Permessa Svezia Vietata Finlandia Nessuna legge Estonia Lettonia Eterologa Uso di gameti (ovuli o sperma) estranei alla coppia dei genitori Danimarca Lituania Irlanda Regno Unito Olanda Polonia Germania Belgio ** Rep. Ceca Belgio Slovacchia Austria Diagnosi pre-impianto Possibilità di selezionare gli embrioni sani prima dell’impianto Ungheria Francia Romania Slovenia ITALIA Portogallo Gestazione surrogata Gravidanza su commissione di single o coppie sterili (con i loro gameti, o quelli di donatori) Croazia Bulgaria Spagna Grecia Cipro Malta *solo parzialmente **solo la donazione di sperma Dossier alle Procure Le accuse contro Ubi Un dossier anonimo con accuse contro i vertici storici di Ubi Banca è stato trasmesso dall’associazione dei consumatori Adusbef alle Procure di Milano, Bergamo e Roma. © RIPRODUZIONE RISERVATA turo, ma che non devono essere strumentalizzate da parte di nessuno». La situazione di incertezza che si è creata, però, non aiuta le novemila coppie che vorrebbero avere un figlio con l’eterologa. La costituzionalista Marilisa D’Amico, tra i le- La testimonianza Dalla Puglia: «Certo che sono incinta: mio marito è sterile, siamo stati alla clinica Matris di Milano» gali che hanno presentato ricorso alla Consulta, assicura: «È la stessa sentenza della Corte costituzionale, la 162 dello scorso aprile, a chiarire che non c’è vuoto normativo. Sia il divieto di commercializzazione dei gameti sia la materia di anonimato sono regolati da norme già esistenti». Il governo la pensa diversamente. In mezzo alla disputa le coppie, in attesa di risposte e che sperano di non essere prese in giro. Simona Ravizza SimonaRavizza © RIPRODUZIONE RISERVATA Il retroscena L’obiettivo è arrivare a un decreto legge I paletti del ministero Regole per i donatori e sull’età delle donne ROMA — «I centri italiani non possono ancora partire con la fecondazione eterologa perché privi dell’autorizzazione regionale alla nuova attività. Bisogna aspettare un decreto legge che arriverà tra fine agosto e settembre». L’indicazione del ministero della Salute guidato da Beatrice Lorenzin è stata chiara e non altrimenti interpretabile appena, lo scorso aprile, i giudici della Corte costituzionale dichiararono illegittimo il divieto di ricorrere alle tecniche che prevedono l’impiego di gameti (spermatozoi e ovociti) appartenenti a donatori, quindi non alla coppia. E adesso, dopo gli annunci del ginecologo Severino Antinori (clinica Matris di Milano) e del segretario dell’Associazione Luca Coscioni, Filomena Gallo, che hanno rivelato l’esistenza di quattro gravidanze in corso nel capoluogo lombardo e a Roma ottenute con l’eterologa, i carabinieri dei Nas (Nucleo antisofisticazione) sono subito intervenuti. Il primo controllo cosiddetto preventivo a Milano, poi seguiranno quelli nella Capitale. Su richiesta del ministero di Lungotevere Ripa vogliono verificare se esistono le autorizzazioni necessarie, evenienza remota, se sono stati eseguiti test di selezione dei donatori e se ai genitori è stata garantita «ineccepibile» la qualità dell’intervento. Ancora prima che l’ispezione dei Carabinieri mettesse in dubbio l’esistenza della coppia fecondata da Antinori, al ministero l’annuncio del ginecologo era suonato come un modo per promuovere la sua clinica. Il ministro aspetta comunque un’informativa dettagliata sul caso. Di certo è in atto un braccio di ferro fra i centri, smaniosi di cominciare la nuova attività sdoganata dalla Consulta (la sentenza è stata pubblicata il 18 giugno e tra l’altro sottolineava come non ci sia un vuoto normativo), e il ministro che ribadisce: «Non ci opponiamo, rispetteremo in tutto e per tutto la decisione dei giudici, ma bisogna agire con tutte le garanzie per i cittadini e soprattutto per i bambini che nasceranno». Dunque si è pensato a un decreto legge con indicazioni univoche sui punti critici che riguardano princi- Lorenzin «Non vogliamo opporci alla decisione dei giudici, ma bisogna agire con tutte le garanzie per i cittadini e i bimbi che verranno» palmente i criteri di selezione dei donatori (cioè a quali test genetici e infettivi debbano essere sottoposti), la rintracciabilità dei gameti dai quali scaturisce una gravidanza e nascono bambini, il diritto all’anonimato dei «proprietari» di liquido seminale e ovociti, la questione del rimborso spese a questi volontarialtruisti oltre alla loro età massima. Si potrebbe prevedere che la donna non superi i 35 anni e l’uomo i 40 anni. Infine verrà indicato il numero massimo di figli di ogni madre o padre biologico. Tutto questo dovrebbe essere contenuto nel provvedimento atteso dopo l’estate. Il gruppo di esperti nominati dal ministero per valutare le iniziative da prendere, coordinati dal capo dell’ufficio legale Chiné, terminerà il suo lavoro oggi per consegnare alla Lorenzin un rapporto entro la fine del mese. Hanno convenuto che una legge è indispensabile e che semplici linee guida non sono sufficienti. È urgente uno strumento più forte, i tempi, è la rassicurazione, saranno rapidi. I centri di procreazione medicalmente assistita temono si tratti di una strategia per rinviare il più possibile l’avvio delle attività. Chi spinge per l’immediato via all’eterologa sostiene che esistono tutte le normative europee e i documenti delle società scientifiche per partire in totale sicurezza. L’eterologa però non piace ai cattolici, l’Italia prima del pronunciamento della Consulta era rimasta uno dei pochi Paesi ad averla estromessa con la legge del 2004 e la sua introduzione continua ad essere fortemente osteggiata. Margherita De Bac © RIPRODUZIONE RISERVATA 16 italia: 51575551575557 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Cronache 17 italia: 51575551575557 Il caso Ilva Sentenza più severa rispetto alle richieste. La difesa: «Finirà come il processo Ruby» «Riva raggirò lo Stato per i contributi» Condanna e confisca da 91 milioni Sovvenzioni all’export, al figlio dell’ex patron 6 anni e mezzo La vicenda La condanna Fabio Riva (nella foto), figlio dell’ex patron Emilio, titolare dell’Ilva di Taranto, è stato condannato ieri a Milano a sei anni e mezzo per una serie di contributi che avrebbe indebitamente ricevuto dallo Stato a sostegno dell’export di acciaio. Riva, colpito da ordine di cattura, si trova da alcuni mesi a Londra. Gli altri processi Lo stesso Riva è già stato condannato a sei anni dal tribunale di Taranto per una serie di morti per amianto nell’acciaieria. È invece stata depositata la richiesta di rinvio a giudizio per l’inchiesta principale, che riguarda i danni provocati all’ambiente dalle emissioni dell’Ilva a Taranto. In questo caso Riva è alla sbarra assieme a un’altra cinquantina di imputati, tra cui il governatore della Puglia Nichi Vendola MILANO — Che il modo con il quale per decenni lo Stato con i contributi pubblici della «legge Ossola» ha letteralmente gettato al vento centinaia di milioni di euro fosse una prateria sconfinata per le forbici di qualunque prossimo commissario alla revisione della spesa pubblica, era già fuor di dubbio. Da ieri, però, il Tribunale di Milano accoglie la prospettazione della Procura che quella prateria sia stata anche un campo di reati — associazione a delinquere finalizzata alla truffa allo Stato — quantomeno per l’Ilva e la famiglia Riva. Una truffa che ora, in primo grado, costa carissima agli imputati condannati in accoglimento integrale (e persino superiore) delle richieste dei pm Stefano Civardi e Mauro Clerici: 6 anni e mezzo di reclusione per Fabio Riva, figlio dello scomparso patron Emilio delle acciaierie di Taranto, inseguito da mandato d’arresto internazionale e riparato da tempo in Gran Bretagna; 3 anni ad Agostino Alberti, ex consigliere delegato di Riva Fire spa (la controllante di Ilva spa); 5 anni a Alfredo Lomonaco della finanziaria svizzera Eufintrade; ma soprattutto 91 milioni di euro confiscati a Riva Fire spa come profitto equivalente, altri 15 milioni di euro di provvisionale sul futuro risarcimento in sede civile a beneficio del ministero dello Sviluppo economico, e 1 milione e mezzo di euro di sanzione pecuniaria in base alla legge 231 sulla responsabilità amministrativa degli enti. E se il verdetto fosse poi confermato in Appello e Cassazione, farebbe scattare anche un anno di divieto di riceve- re sussidi pubblici per Riva Fire spa e Ilva spa, e la revoca e restituzione di tutti i finanziamenti pubblici già erogati a Ilva spa dalla Simest. Simest, Società italiana per le imprese che investono all’estero, è al 75% della Cassa Depositi e Prestiti, e per conto dello Stato eroga i contributi appunto della legge Ossola: nome del ministro che nel 1977 introdusse agevo- lazioni finalizzate a consentire alle imprese italiane esportatrici di offrire agli acquirenti esteri dilazioni di pagamento a 5 anni a tassi di interesse competitivi con i Paesi Ocse. Come? Grazie alla erogazione di contributi a fondo perduto dispensati appunto da Simest. Negli anni scorsi, ad esempio, una azienda italiana poteva vendere i propri prodotti a un acquirente estero con una dilazione del pagamento in 5 anni, emettendo cambiali internazionali che venivano poi scontate a un tasso intorno al 2,8% anziché a quello di mercato del 5,3%: la differenza era colmata appunto dall’aiuto dello Stato. Il pool reati economici diretto dal procuratore aggiunto Francesco Greco ha però contestato a Ilva spa di aver venduto non a un acquirente estero, ma L’imprevisto di aver interposto fittiziamente tra sé e il cliente estero finale la società svizzera Ilva Sa al solo fine (con il riacquisto immediato delle cambiali internazionali e l’intervento della finanziaria Eufintrade) di percepire i contributi della legge Ossola erogati da Simest: i 91 milioni sequestrati mesi fa dal gip Fabrizio D’Arcangelo e ora confiscati. Le difese ribattevano valorizzando le deposizioni proprio dei dirigenti di Simest, i quali in aula avevano spiegato come fossero consapevoli e disinteressati che Ilva Sa fosse interposta dai Riva, e come l’importante per la concessione dei contributi fosse solo la presenza dei requisiti formali in effetti esistenti: dunque, concludeva la difesa, nessun raggiro e nessu- Risarcimento Al ministero dello Sviluppo Economico 15 milioni di indennizzo. E stop ai sussidi all’azienda L’appello per Venezia Da Jane Fonda all’Aga Khan: «No grandi navi» Sono 63 le firme eccellenti tra premi Nobel, nomi della cultura, del cinema, della moda, da Norman Foster a Cate Blanchett a firmare l’appello per impedire il traffico delle grandi navi nel bacino di San Marco e nel Canale della Giudecca. Tra i firmatari: la principessa Firyal di Giordania, il principe Amyn Aga Khan, Richard Armstrong, direttore del Guggenheim Museum, Cristiana Brandolini d’Adda Agnelli, gli attori Michael Caine, Julie Christie, Michael Douglas, Jane Fonda, Don Johnson e lo stilista Hubert de Givenchy © RIPRODUZIONE RISERVATA na truffa. E anche nessun danno, visto che analisi del ministero dello Sviluppo Economico stimavano che 1 euro pubblico investito fruttasse un beneficio di 21 euro per l’azienda beneficiata dai contributi; e come 1 euro pubblico investito venisse ripagato allo Stato per 0,68 centesimi direttamente dal gettito fiscale dell’azienda beneficiata, e per il resto (e persino qualche frazione in più) dal gettito dell’indotto. Ecco perché ieri dopo la condanna i legali si dicevano fiduciosi che «in Appello finisca come nel processo Ruby». Ma intanto le giudici Tanga-Zelante-Borroni, che spiegheranno le motivazioni tra 90 giorni, sono evidentemente state persuase dalla tesi dell’accusa che la concessione dei contributi all’esportazione sia avvenuta in presenza di condizioni contrattuali che solo apparentemente rispettavano i presupposti di legge, e che invece erano create ad hoc al solo fine di lucrare indebitamente i quasi 100 milioni di euro di agevolazione. Luigi Ferrarella [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Varese Ribaltata la richiesta della procura, convinta dell’innocenza degli indagati La morte di Uva, a processo poliziotti e carabinieri Decisivo il racconto di un amico Ma secondo le perizie mediche sul corpo non c’erano lesioni letali Dietrofront: i sei poliziotti e il carabiniere incriminati per la morte di Giuseppe Uva, deceduto in una caserma di Varese nel giugno del 2008, devono comparire davanti alla Corte d’Assise per omicidio preterintenzionale e arresto illegale. Lo ha deciso ieri il gup Stefano Sala, ribaltando la richiesta del pm Felice Isnardi per il quale tutti gli imputati andavano prosciolti. Per il giudice, insomma, occorre un processo (messo in calendario il 20 ottobre prossimo) per stabilire se Giuseppe Uva, 42 anni, morì a causa di percosse e maltrattamenti subiti dopo l’arresto avvenuto per schiamazzi e ubriachezza. Il processo sarà il culmine di una battaglia pluriennale condotta da Lucia Uva, sorella della vittima e da alcune associazioni per i diritti dei detenuti convinte della responsabilità degli uomini in divisa. Una battaglia aspra, passata attraverso un cambio di pm, la riesumazione del cadavere di Uva, almeno tre perizie mediche, due supplementi di indagine e una serie infinita di accuse via mass media. «Dopo quattro anni ce l’abbiamo fatta, dedico questa decisione al dottor Agostino Abate che non ha mai voluto cercare la verità» ha detto Lucia Uva riferendosi al pm che inizialmente aveva chiesto l’archiviazione per poliziotti e carabinieri. «Purtroppo sul processo incombe il rischio della prescrizione, purtroppo si è perso troppo tempo» ha aggiunto Fabio Anselmo, avvocato di parte civile. «Finalmente ci sarà un processo in cui verranno valutati i fatti accaduti» ha aggiunto dal canto suo Luigi Manconi, il senatore del Pd in prima linea per chiedere indagini sul caso. Al processo si confronteranno due ricostruzioni diametralmente opposte del fatto. Secondo la procura di Varese non esiste alcuna certezza sul fatto che Uva sia morto in seguito a botte ricevute. Lo dimostrano le perizie medico legale a cui la vittima è stata sottoposta, l’ultima delle quali (collegiale, non di parte) ha attribuito il decesso a un «prolasso mitralico», una malformazione cardiaca di cui Giuseppe soffriva e che sarebbe risultata fatale in una situazione di forte stress co- La reazione La sorella della vittima: «Vittoria dopo quattro anni di battaglie» Le due tesi a confronto I pm: nessuna prova sulle botte all’arrestato 1 La procura di Varese ha chiesto il proscioglimento di carabinieri e poliziotti accusati della morte di Giuseppe Uva (foto a destra). Secondo i pm le perizie mediche smentiscono un nesso di causaeffetto tra il comportamento degli agenti e la morte di Uva e non ci sarebbero testimonianze attendibili in grado di sostenere un’accusa di omicidio La parte civile: in caserma la chiave del mistero 2 Per gli avvocati di parte civile il racconto del teste Alberto Biggiogero è attendibile e dettagliato: l’amico di Uva chiamò dal suo telefonino un’ambulanza spaventato dalle grida e richieste di aiuto provenienti dalla stanza in cui si trovava la vittima. È stato inoltre escluso che Uva sia morto per un errore dei medici che lo presero in consegna me quella maturata la sera dell’arresto (Uva era fuori di sé per l’arresto ed era completamente ubriaco). La difesa punterà invece a dare molto valore alla testimonianza di Alberto Biggiogero, l’uomo che venne condotto in caserma assieme a Uva e che giura di aver udito i fortissimi lamenti dell’amico provenire dalla stanzetta in cui era stato rinchiuso; in più potrà far valere il fatto che in un’inchiesta parallela sulla morte di Uva sono usciti assolti alcuni medici dell’ospedale di Varese, accusati di aver somministrato all’uomo una dose eccessiva di psicofarmaci per calmarlo. Se a uccidere Uva, in altre parole, non è stata l’overdose di medicine, le cause della tragedia vanno ricercate in quello che accadde quella notte nella caserma dei carabinieri di Varese. Controverse, infine, sono le testimonianze di alcuni infermieri dell’ospedale, a cui Uva avrebbe confidato di essere stato malmenato, smentite da altro personale dello stesso nosocomio. Claudio Del Frate @cdelfrate © RIPRODUZIONE RISERVATA Concordia: sui cassoni ritardo di un giorno DAL NOSTRO INVIATO ISOLA DEL GIGLIO (Grosseto) — Ancora un giorno. La Costa Concordia partirà domani mattina. Il rinvio sembrava nell’ordine delle cose, considerati gli ultimi due giorni di vento forte, con il libeccio che è arrivato a 32 nodi, impedendo il ritorno a riva della squadra del turno di notte, rimasta sul relitto fino alle tre. Non ha giovato la difficoltà a fissare i cassoni di galleggiamento S5 e S14 alla parte della nave deformata dall’urto sullo scoglio della Gabbianara e dal peso del resto della nave che la schiacciò sulla roccia. La notizia del rinvio ha portato con sé una buona dose di nervosismo tra addetti ai lavori e media, che ormai da una settimana abbondante convivono in spazi ristretti. Poco importa se Franco Gabrielli (foto) ha declassato la pratica a «mera questione prudenziale». Non ce la siamo sentiti di prendere una decisione notturna, ha detto il capo della Protezione civile, pensando anche agli approvvigionamenti dell’isola, carburante in primis, che richiedono programmazione. La scelta iniziale di una comunicazione trasparente non ha impedito il lievitare delle aspettative. «Niente fretta, con la fretta si sbaglia» dice Michael Thamm, amministratore delegato di Costa Crociere, arrivato ieri sull’isola perché convinto fosse il giorno decisivo. «Spero di non spostare ancora l’asticella della nostra pazienza» ha replicato Sergio Ortelli, sindaco del Giglio, mostrando irritazione. Sul lungoporto si aggirava una figura dolente e dignitosa, che chiedeva informazioni agli abitanti. Manuel Moreno è il padre di Israel, la 33esima vittima, il sommozzatore morto il primo febbraio mentre lavorava sul relitto a 10 metri di profondità. «Aveva una rosa dei venti tatuata sulla spalla. Amava il mare. Mi dispiace che non possa vedere la fine di questa storia. Ma so che è morto felice». Chi gli sopravvive, moglie e figlio di 10 anni venuti qui dalla Galizia, ha potuto contare sulla sensibilità anche economica dimostrata dalle istituzioni toscane. «Dalla Spagna non abbiamo avuto nulla» dice il signor Manuel. Dagli abitanti di quest’isola sono arrivate anche decine di lettere, raccolte in una piccola cartella rossa. «Gente fantastica, siamo qui per ringraziare». I gigliesi sono così. Il nervosismo di questi momenti non li tocca. Dopo due anni e mezzo, possono aspettare altre 24 ore. M. Ima. © RIPRODUZIONE RISERVATA 18 Cronache Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Internet Mountain View dovrà dichiarare di svolgere le attività di raccolta a fini commerciali Si potrà scegliere con un «clic» se offrire i dati personali a Google Le regole del Garante della Privacy. Il gigante Usa: collaboriamo di EDOARDO SEGANTINI P er la prima volta in Europa, la privacy di chi usa Google sarà tutelata in modo preciso: arrivano infatti le regole del Garante, in base alle quali «Big G» potrà usare i dati personali degli italiani solo con il loro consenso preventivo e dovrà dichiarare esplicitamente di svolgere questa attività a fini commerciali. La notizia è il frutto di un lavoro di preparazione durato un anno, durante il quale l’Authority presieduta da Antonello Soro e la grande azienda americana hanno collaborato attivamente. «Non si è puntato a definire un set di sanzioni, la cui efficacia sarebbe stata modesta, ma piuttosto a scrivere le norme a cui Google dovrà attenersi», afferma il portavoce dell’Autorità. Il provvedimento, più o meno direttamente collegato alla pronuncia della Corte di Giustizia europea sul diritto all’oblio, non si limita infatti a richiamare al rispetto della privacy, ma indica nel concreto le misure che Google dovrà adottare. La controparte americana conferma: «Abbiamo collaborato costantemente con il Garante per spiegare le nostre politiche di privacy e il modo in cui ci consentono di creare servizi più semplici ed efficaci. Continueremo a collaborare in futuro e analizzeremo il provvedimento per definire i prossimi passi». Ma che cosa cambia, concretamente, per gli utenti? Innanzitutto bisogna chiarire il punto di partenza. La web company ha già adottato alcune misure per adeguarsi alla normativa europea sulla protezione dei dati personali, ma lasciando aperte non poche criticità: in particolare, l’inadeguatezza delle informazioni agli utenti, la mancata richiesta di consenso alla «profilazione» (la catalogazione degli utenti a seconda delle loro preferenze) e l’incertezza dei tempi di conservazione dei dati. A tutto ciò il team di Soro promette di porre rimedio con una serie di «prescrizioni», cui Google dovrà adattarsi entro un anno e mezzo. La società dovrà spiegare, chiaramente, che i dati personali degli utenti sono re- Primi in Europa Siamo il primo Paese in Europa a mettere dei paletti a tutela degli utenti I punti Le informazioni 1 Google dovrà spiegare chiaramente che i dati personali degli utenti del motore di ricerca sono regolarmente monitorati e utilizzati per la pubblicità mirata (per mezzo della «profilazione») e che queste informazioni vengono raccolte anche con tecniche più sofisticate dei semplici cookie Il consenso dell’utente 2 Il motore di ricerca non potrà più dare per scontato che l’uso dei suoi servizi equivalga ad accettare senza condizioni le sue regole, ma dovrà ottenere un consenso preventivo per l’utilizzo dei dati personali. L’Autorità garante della privacy promette semplicità: ci sarà un banner da cliccare per dire sì o no I tempi per la cancellazione 3 Google sarà tenuta a cancellare i dati, entro due mesi dalle singole richieste, dai cosiddetti «sistemi attivi» (cioè i dati nell’immediata disponibilità dell’utente) ed entro sei mesi dai propri archivi. Entro il 30 settembre, poi, la società dovrà fornire al Garante della Privacy un protocollo di verifica che indichi tempi e modalità per i controlli Realtà aumentata golarmente monitorati e utilizzati per la pubblicità mirata (per mezzo della profilazione, appunto) e che tali dati vengono raccolti anche con tecniche più sofisticate dei semplici cookie. I cookie sono software che memorizzano informazioni sugli utenti, come ad esempio i siti web preferiti, o, in caso di ecommerce, il contenuto dei carrelli della spesa. Ma le tecniche di «tracciamento» sono sempre più raffinate: viene usato ad esempio il fingerprinting (letteralmente «rilevamento delle impronte» ndr), un sistema grazie al quale i dati vengono archiviati nei server delle società inserzioniste che li utilizzano. Google, in sostanza, non potrà più dare per scontato che l’uso dei suoi servizi equivalga ad accettare incondizionatamente le sue regole, ma dovrà ottenere un consenso preventivo per usare i dati personali. Inoltre sarà tenuta a cancellarli, entro due mesi dalle singole richieste, dai cosiddetti «sistemi attivi» (cioè i dati nell’immediata disponibilità dell’utente) ed entro sei mesi dai propri archivi. Entro il 30 settembre, poi, la società dovrà fornire al Garante della Privacy un protocollo di verifica che indichi tempi e modalità per i controlli. Un punto chiave è il modo con cui ognuno potrà dare o negare il proprio consenso al trattamento dei dati, che sarà tanto più efficace quanto più sarà facile da usare. L’Authority promette semplicità: ci sarà un banner che, se cliccato, consentirà all’utente di dire sì o no. Chi vorrà evitare la scelta sarà libero di continuare nella navigazione: ovviamente non dovrà poi lamentarsi se la sua privacy verrà (almeno commercialmente) violata. @SegantiniE [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA In Italia gli occhiali hi-tech I Google Glass sono approdati in Italia. Gli occhiali hi-tech di Mountain View, hanno fatto la loro comparsa sugli scaffali di alcuni negozi della penisola, soprendendo gli amanti dell’alta tecnologia che nei giorni scorsi hanno fatto un giro per negozi. ERano nelle vetrine di almeno due catene di elettronica: in due punti vendita di Mediaworld, a Roma e a Firenze, e in due negozi Saturn di Milano. In tutti, però, il prodotto per adesso è soltanto in esposizione. Il prezzo indicato dai cartellini negli store milanesi (subito immortalato da una foto pubblicata ieri dal sito AndroidWorld.it) è di 1.999,99 euro. La cifra è superiore ai 1.500 dollari a cui gli occhiali a realtà aumentata, ancora in fase sperimentale, sono disponibili per gli sviluppatori statunitensi, e alle mille sterline chieste nel Regno Unito. «La Google non ha autorizzato la vendita dei Glass in Italia — fa sapere l’azienda americana —, che restano acquistabili solo attraverso il programma Explorer e solo in Usa e Gran Bretagna. Dunque, non è nemmeno stato definito un prezzo per il nostro Paese». © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Cronache 19 italia: 51575551575557 Le storie Quando titoli mondiali e successi non bastano a risollevare un’esistenza Campioni sul ring, ko fuori Le vite senza regole dei pugili Loris Stecca È stato campione del mondo dei pesi supergallo Wba dal 22 febbraio 1984 al 26 maggio 1984 quando fu sconfitto da Victor Callejas (foto in basso, Olympia). Una carriera scandita da 55 incontri vinti, 2 pari e 2 sconfitte. Oggi ha 54 anni (foto a fianco) dei fratelli, Silvio, detto il Barbaro (oggi ha 47 anni), nel 2003 fu campione mondiale Wba dei mediomassimi. Gianluca, più giovane di quattro anni, è stato campione europeo dei welter junior. Silvio non nasconde il suo passato, ma sottolinea che la condanna di nove mesi è arrivata «soltanto» per favoreggiamento all’usura, mentre è stato assolto per il reato più grave, quello per associazione a delinquere per il reato di estorsione. A mostrare la faccia feroce per conto di una banda di strozzini è stato anche Mauro Galvano, campione mondiale ed europeo nei pesi supermedi agli inizi degli anni Novanta: arrestato nel 2010, è stato condannato in primo grado a sei anni e 6 mesi di carcere. In galera nel 2013 è finito per stalking anche Antonio Brancalion, 38 anni, campione italiano dei mediomassimi: nel 2004 patteggiò un anno e otto mesi per rapina ai danni di un’altra fidanzata. E nel 2009 il tribunale di Este lo ha condannato a due anni e sei mesi per aver maltrattato e usato violenza nei confronti di un’altra ex. Poi ci sono le immancabili storie di droga. Devis Boschiero, 33 anni, veneto, ex campione europeo dei superpiuma (il 10 ottobre disputerà la rivincita con il francese che l’ha battuto in febbraio, Romain Jacob) può raccontare la sua: un patteggiamento di 20 mesi, con pena sospesa, per spaccio. Dannazione e resurrezione («È stato l’errore più grande della mia vita»), con qualche recentissima appendice oscura, come il rifiuto a sottoporsi a un alcol-test dopo essere stato fermato dai carabinieri per guida senza patente. Il 16 ottobre prossimo sarà invece una giornata importante per Loris Stecca, romagnolo, 54 anni. È il giorno fissato dal tribunale di Rimini per l’ammissione delle prove nel processo che vede imputato l’ex campione mondiale dei pesi supergallo, fratello maggiore di Maurizio, oro olimpico nel 1984. Stecca senior è in carcere dal 27 dicembre 2013: secondo l’accusa, cercò di uccidere a coltellate, per questioni economiche, la socia con cui divideva una palestra a Viserba. La vicenda di Loris, uno dei talenti più puri della boxe italiana degli anni Ottanta, si scosta però da quel tipo di violenze che ha caratterizzato altre vite dannate di pugili. Semmai è la conseguenza di un disagio esistenziale esploso alla fine della carriera: va così spiegata anche la clamorosa protesta che Stecca mise in atto nel marzo 2008, quando salì su un ponte dell’autostrada A14 minacciando di buttarsi perché le autorità pugilistiche gli avevano impedito, per ragioni di età, il ritorno sul ring. Dagli spari a Ricci ai guai con la legge di Branco e Stecca Gambizzato Mirco Ricci, 24 anni, soprannome «Predator»: è campione italiano dei pesi mediomassimi Silvio Branco Si è ritirato lo scorso maggio a 47 anni da campione del mondo Silver Wbc dei pesi massimi leggeri. È stato più volte campione del mondo per varie sigle (Ibf, Wbu) ed è stato il primo italiano iridato nei medio massimi nella Wba nel 2003 (in basso colpisce Medhi Sahnoune, Ap Photo) di CLAUDIO COLOMBO V ite violente, lame di coltello, spari. Come quelli che hanno azzoppato, venerdì notte, Mirco Ricci, pugile romano con un soprannome minaccioso (il predatore), 24 anni, appena sceso dal ring dopo essersi confermato campione italiano dei pesi mediomassimi. Lampi di fuoco nella notte romana che doveva essere di festa e che invece, per poco, non precipita nella tragedia. Non c’è bisogno di scavare troppo nella vita di Mirco per capire che si tratta di un altro pugile che viaggia sempre al limite, spesso contromano, su strade pericolose. Già nel 2011, mentre usciva dalla palestra dopo l’allenamento, qualcuno gli aveva sparato colpendolo al gluteo. Indaga la polizia, e il pm ha già preso l’appuntamento per una serie di domande che dovrebbero far luce sulla vicenda. Il «predatore», dall’ospedale, fa sapere di essere felice per essere scampato alla morte: «Volevano farmi fuori. Era qualcuno pagato per fare un lavoro sporco». Sì, ma perché? Di sicuro, questa è un’altra storia di violenze e dannazione che pone al centro del ring un pugile italiano. Ricci non è il pri- mo, forse non sarà l’ultimo. Vietato demonizzare un mondo e un ambiente globalmente virtuoso come quello del ring; tuttavia c’è un filo rosso, duro come acciaio, che lega la noble art a vite vissute pericolosamente. Come se la boxe, sport che insegna soprattutto lealtà e rispetto delle regole, abdicasse in certi casi alla missione storica che ne ha fatto per decenni una disciplina sociale. Per mille che si «salvano» dalla povertà e dall’emarginazione, ci so- Con le donne Brancalion è finito di recente in carcere per stalking, dopo un patteggiamento per rapina e una condanna per violenza su una ex In attesa di processo Loris Stecca, dopo una vita di vittorie, è in prigione da dicembre, in attesa di processo, per il tentato omicidio della sua socia no pugili che, emergendo da situazioni ambientali difficili, non riescono ad uscire da percorsi di violenza e soprusi. L’elenco degli ultimi due decenni è lungo, doloroso, tormentato. Qualcuno ricorderà vicende incredibili come quella di Romolo Casamonica, buon dilettante (partecipò ai Giochi olimpici del 1984), campione italiano dei pesi welter negli anni Ottanta e Novanta, due volte sfidante al titolo europeo. Dalla gloria del ring a Regina Coeli: Romolo finisce pluri-arrestato (l’ultima volta nel 2012) per rapina, estorsione e usura. È considerato uno degli esponenti di spicco di un vero e proprio clan familiare nomade, ma con radici criminose ben piantate in tutto il Lazio. In passato non sono sfuggiti all’arresto e ad accuse pesanti anche i fratelli Branco, Silvio e Gianluca, idoli della boxe romana: nel 2002 finirono in manette con l’accusa di associazione a delinquere finalizzata a usura e estorsione nell’ambito dell’operazione denominata «Maiorca». Più che beniamini del pubblico di Civitavecchia, la loro città, secondo gli inquirenti i Branco erano diventati corpulenti esattori di una banda che prestava denaro a tassi che variavano tra il 1.200 e il 1.500%. Il maggiore Antonio Brancalion Veneto di 38 anni (a fianco) è stato campione dell’Unione Europea nel 2007. In carriera ha vinto 32 incontri, 7 pareggi e 2 sconfitte (nella foto in basso nello sfortunato incontro con Nathan Cleverly). È stato anche campione italiano nei supermedi (2002) e nei mediomassimi (2005) © RIPRODUZIONE RISERVATA Salute Nella futura classificazione diventerebbe prodotto «da inalazione», malgrado la presenza di tabacco. Fabbricata in Italia, arriverà nel 2015. Cade il divieto di spot La nuova sigaretta elettronica che si fumerà nei luoghi pubblici La bozza del decreto legislativo dice sì all’uso in bar e ristoranti Ma esperti e produttori sono divisi ROMA — C’è il tabacco ma sarà possibile fumarla al ristorante o al bar e anche farle pubblicità. La sigaretta elettronica di nuova generazione deve ancora arrivare sul mercato italiano, lo sbarco è previsto per l’anno prossimo. Ma ancor prima del debutto accende una nuova guerra fra produttori di sigarette classiche e produttori di sigarette elettroniche, che a colpi di lobby si contendono un mercato in difficoltà. La novità arriva dall’ultima bozza del decreto legislativo sulla tassazione dei tabacchi allo studio del ministero dell’Economia, che potrebbe finire sul tavolo del prossimo Consiglio dei ministri. Dice l’articolo 1 che la sigaretta elettrica di nuova generazione deve essere considerata non come un «prodotto da fumo» ma come un «prodotto da ina- lazione». Un salto di carreggiata che fa cadere tutti i divieti previsti per i concorrenti. E qui si impone un piccolo approfondimento tecnico. Per le vecchie sigarette tradizionali vale sia il divieto di fumo nei locali pubblici sia quello di pubblicità. Per le sigarette elettroniche già in commercio, che contengono nicotina ma non tabacco, la situazione è più complessa. Sulla pubblicità, dopo un periodo di divieto assoluto, la linea è stata ammorbidita ma i paletti sono tantissimi. Il divieto di fumo, invece, vale solo per le scuole mentre per i locali pubblici siamo al fai da te: se un ristorante vuole vietarle può farlo ma non c’è nessun obbligo. Per le sigarette elettroniche di nuova generazione, che a differenza di quelle vecchie hanno il tabacco, tutte queste regole cadrebbero in un colpo solo: libertà di fumo e libertà di pubblicità. Perché? Secondo il produttore si tratta di un dispositivo «a potenziale rischio ridotto». Il tabacco non viene bruciato ma solo riscaldato, la carta non c’è e quindi non esiste combustione. Ma non tutti la pensano così: «I prodotti da fumo diventano da inalazione? Come sarà 1 Tutto questo è ridicolo» dice Riccardo Polosa, professore ordinario di medicina interna e direttore del centro di prevenzione e cura del tabagismo all’Università di Catania. «Al pari del fumo presente nella combustione — aggiunge — va ricordato che anche in seguito a fenomeni chimici non combustibili si liberano fu- mi». Chi ha ragione? La sigaretta elettronica di nuova generazione è la risposta dei produttori tradizionali all’invasione degli «svapatori». A produrla sarà proprio la Philip Morris international che per la sua prima fabbrica in Europa ha fatto una scelta controcorrente: ha scartato la Germania e puntato sulla pro- Avrà due strutture: 1) un dispositivo con caricabatterie usb, con uno stick cavo dentro al quale collocare la sigaretta 2) la sigaretta con filtro e tabacco che non brucerà e quindi non dovrebbe essere nociva Stick e caricabatteria 2 Sigaretta con tabacco e filtro Batteria Fonte: Philip Morris, Forbes 2003 Inventata in Cina Il progetto La nuova sigaretta sarà prodotta in Italia a Valsamoggia, in provincia di Bologna Lo stabilimento pilota sarà a Zola Predosa (Bo) La nuova sigaretta Cronologia della sigaretta elettronica vincia di Bologna, dove prevede di dare lavoro a 600 persone con un investimento da mezzo miliardo di euro. Un esempio di quei famosi investimenti esteri sempre invocati come medicina per la nostra crisi industriale. Ha pesato anche questo nella scelta di lasciare la nuova sigaretta elettrica fuori dai divieti per i prodotti da fu- 2007 Brevetto internazionale Fonte di calore 2009 Introduzione in Italia delle prime versioni 2012-13 Boom della prima e-cig Un investimento da 500 milioni di euro e 600 nuovi posti di lavoro previsti Produzione di 30 miliardi di pezzi entro il 2016 2014 A ottobre i test delle nuove versioni 2015 L’arrivo previsto in Italia CORRIERE DELLA SERA mo? Chi ci va giù pesante è Massimiliano Mancini, presidente di Confindustria Anafe, l’associazione dei produttori delle sigarette elettroniche adesso in commercio. Dalla novità messa in campo dai rivali, specie se saranno davvero queste le regole, loro rischiano di prendere una mazzata peggiore di quella arrivata con l’aumento delle accise, che nel 2013 ha fatto scendere da 5 mila a 1.600 i punti vendita cancellando 4 mila posti di lavoro: «Quello che preoccupa — dice Mancini — è la totale assenza di trasparenza che c’è dietro certi procedimenti. Con un ruolo pervasivo, che rifugge ogni confronto reale, da parte di burocrazie autoreferenziali». Guerra fra produttori, appunto. Nel dubbio meglio smettere di fumare del tutto. Ma lo Stato non sarebbe contento: ogni anno, dalle tasse sul settore, incassa 14 miliardi di euro. Lorenzo Salvia @lorenzosalvia © RIPRODUZIONE RISERVATA 20 italia: 51575551575557 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Cronache 21 italia: 51575551575557 Una fotografa, un’immagine L’inchiesta La lunga giornata di una madre Una giovane donna italiana (ma potrebbe essere di qualsiasi Paese d’Europa) mangia assieme al suo bambino. È la maternità secondo la fotografa Malena Mazza. «Una volta i bambini restavano a casa, avevano spazi e tempi dedicati perché si credeva che non potessero capire quello che succedeva nel mondo. Ora, invece, condividono con le mamme la vita di tutti i giorni. Stanno meglio, e sono molto più svegli di quanto fossimo noi», spiega l’autrice della foto, tratta da un libro che ritraeva la donna in vari momenti di vita. Malena Mazza, bolognese, si occupa di bellezza, moda e arte, fotografando soprattutto donne. Una mamma con bambino e lavastoviglie è sulla copertina del catalogo della sua personale, Desperate housewives, attualmente a Verona. Dopodomani quattro sue foto saranno su un cartellone di Time Square, a New York. Foto di Malena Mazza, da «Quotidiano al femminile» (Peliti Associati, 2003) I personaggi e le questioni aperte per leggere la mappa del nuovo potere femminile in Italia. Il nostro viaggio nel presente (e nel futuro) continua con un «rapporto» sul tentativo di salvare l’occupazione femminile aiutando chi ha un bambino piccolo ma anche un posto. E vuole tenerselo Nido flessibile e gestito dal non profit Mamme al lavoro, le cose cambiano Dopo il flop del 2013 i buoni-baby sitter saranno più «semplici» e più alti di RITA QUERZE’ Mettere d’accordo famiglia e lavoro: chi ci prova tutti i giorni sa quanto sia faticoso. Se poi ci si mette di mezzo la crisi... Puf! l’anno europeo della conciliazione scompare come d’incanto. Doveva essere il 2014. Poi la Commissione Ue ha fatto marcia indietro. Il problema è che conciliare costa. Quando per molti (troppi) il problema diventa avercelo il posto di lavoro, la conciliazione rischia di diventare démodé. E invece no. È proprio con la crisi che tenere insieme famiglia e lavoro diventa più difficile. Perché quest’ultimo è più flessibile. Spesso sconfina nelle serate e nei fine settimana. Servirebbero asili nido, per cominciare. Ma anche maggiori detrazioni per colf e baby sitter. E così, forse, le coppie prenderebbero il coraggio a due mani e farebbero qualche figlio in più (oggi il tasso di natalità è fermo a 1,4 figli per donna). Invece l’Italia resta in fondo alla classifica europea per quanto riguarda la spesa per la famiglia. «Le migliori posizioni delle donne in politica o ai vertici delle aziende non devono ingannare — fa notare Loredana Taddei, responsabile politiche di genere della Cgil —. E’ come se si fosse creato un doppio binario. Da una parte quelle che hanno sfondato il soffitto di cristallo. Dall’altra la maggioranza delle donne, alle prese con un equilibrio famiglia-lavoro sempre più complesso». Nonostante le tante difficoltà, però, qualcosa si muove. Il welfare che non ti aspetti è quello che le aziende si inventano giorno dopo giorno insieme con i dipendenti. E poi c’è il non profit che contribuisce ad arricchire il ventaglio delle soluzioni. Infine la tecnologia crea nuove opportunità. Come la maggiore facilità a lavorare da casa quando utile. Se il Fisco non aiuta Per la prima volta in Italia è diminuito il numero di collaboratrici domestiche. Lo ha detto la settimana scorsa il Censis. Pessimo segno per chi deve «conciliare». Il fisco, poi, non aiuta. Le deduzioni sui contributi pagati per colf, baby sitter e badanti premiano chi guadagna di più. «Mettiamo che in un anno siano stati spesi mille euro in contributi per la colf. Se la famiglia ha un reddito basso a cui viene applicata un’aliquota del 23% allora risparmia 230 euro. I redditi più alti, con aliquote del 43%, risparmiano 430 euro», spiega Vincenzo Vita, responsabile dei Caf Cisl della Lombardia. Da notare: in Italia il tasso di occupazione femminile è così basso (46,3% a maggio) perché a non lavorare sono proprio le donne con redditi base. E allora sorge un dubbio: le deduzioni per colf e baby sitter non andrebbero forse aumentate proprio a vantaggio di questa fascia di popolazione? I numeri In basso In Italia il tasso di occupazione femminile continua ad essere basso. L’ultimo rilevato è di maggio: hanno un lavoro il 46,3 per cento delle donne. Basso anche il tasso di natalità, fermo a 1,4 figli per donna Il governo Fu l’allora ministro del Lavoro Elsa Fornero a introdurre, nel 2013, i «voucher» che avrebbero dovuto incentivare le mamme a rinunciare ai sei mesi di maternità facoltativa (pagati al 30% dello stipendio) in cambio di 300 euro al mese da spendere per baby sitter o asilo Insuccesso A fronte di uno stanziamento di 20 milioni di euro, sono arrivate solo 3.762 domande, per soddisfare le quali è stato speso «solo» il 37% della copertura Nuovi obiettivi La crisi ha avuto effetti negativi anche sulla nascita e soprattutto sul mantenimento degli asili nido aziendali. Di qui l’idea di rivolgersi al terzo settore (nella foto il portavoce del Forum del terzo settore Pietro Barbieri) Il voucher, questo sconosciuto A proposito di nidi e aiuti domestici, è esemplare la vicenda dei voucher fantasma. Introdotti dal ministro del Lavoro Elsa Fornero, avrebbero dovuto incentivare le mamme a rinunciare ai sei mesi di maternità facoltativa (pagati al 30% dello stipendio, a meno di integrazioni della singola azienda). In cambio di 300 euro al mese da spendere per la baby sitter o l’asilo (in tutto 1.800 euro). La misura era finanziata con 20 milioni di euro per il 2013, abbastanza per soddisfare 11 mila richieste. Poche, si dirà. Mica tanto: alla fine sono arrivate solo 3.762 domande, con il risultato che è stato speso solo il 37% dei fondi. Com’è possibile? Semplice: di questi voucher non sapeva niente nessuno. La domanda all’Inps si poteva fare solo online e in un periodo di tempo circoscritto a poche settimane nel mese di luglio dell’anno scorso. Il punto è che su questa misura sono stanziati altri 20 milioni per quest’anno e altrettanti per il 2015. Il governo ora è deciso a mutare le regole. Le novità (per chi volesse preparasi a fare domanda) saranno queste. Primo: una volta uscito il bando, che dovrebbe arrivare a giorni, la domanda potrà essere presentata entro il 31 dicembre 2014, quindi niente click day estivo. Secondo: il contributo passa da 300 a 600 euro mensili. Terzo: potranno approfittarne anche le lavoratrici del pubblico impiego, prima escluse. «Stiamo lavorando perché la misura sia operativa nel più breve tempo possibile — assicura Teresa Bellanova, sottosegretario al Lavoro con delega a pari opportunità e conciliazione —. L’obiettivo è recuperare i fondi inutilizzati e reinvestirli per la stessa misura. È urgente mettere in campo tutti Il nuovo bando A giorni uscirà il bando per poter usufruire delle detrazioni: la domanda potrà essere presentata fino al 31 dicembre gli strumenti che abbiamo a disposizione, da estendere gradualmente con un uso intelligente delle risorse. Promuoveremo inoltre una campagna di informazione». Il nido che c’è (ma costa troppo) In attesa di verificare come andrà a finire, non resta che spostare lo sguardo da colf e baby sitter all’altro pilastro della conciliazione: gli asili nido. La copertura delle materne è buona e a costi accessibili. Ma il Nuove formule Mettersi d’accordo sui tempi L’azienda prova il modello «agile» L’arma sempre meno segreta della conciliazione? È il welfare aziendale. Solo in Lombardia la Cisl ha contato nel 2013 oltre 60 intese aziendali che hanno l’obiettivo di mettere d’accordo famiglia e lavoro. Secondo un’indagine del laboratorio di ricerca Secondo Welfare, il 95% delle imprese è interessato a mettere in atto politiche di conciliazione. Perché? «Il dipendente che lavora bene è anche più produttivo. E non si sprecano risorse preziose», valuta Cetti Galante, che come amministratore delegato di Intoo (Gi Group) propone alle aziende pacchetti di misure per incentivare i dipendenti a non mollare davanti alla sfida del doppio impegno tra casa e ufficio. «Il welfare aziendale è uno strumento che va oltre la pura retribuzione e l’incentivo economico. Non solo soldi ma servizi. Questo migliora la cultura organizzativa e rende l’ambiente di lavoro più sostenibile», aggiunge Anna Zattoni, direttore generale di Valore D. Per quanto riguarda i contenuti degli accordi, la nuova frontiera è il lavoro agile, cioè la possibilità di scegliere in autonomia se lavorare da casa o dall’ufficio. Le aziende che stanno scegliendo questa strada sono sempre di più: Vodafone, Abb, Sanofi, Osram per fare solo qualche esempio. Ma c’è anche un altro aspetto della questione. Oltre il 90% delle imprese italiane ha meno di 15 dipendenti. Quindi, in prospettiva, la vera sfida sarà la messa in rete delle piccole imprese dei vari territori. Per metterle in condizione di proporre ai dipendenti veri e propri pacchetti di servizi. © RIPRODUZIONE RISERVATA nido resta un problema. Sul fronte dell’offerta dei posti qualcosa è migliorato. Secondo l’ultimo monitoraggio condotto dall’Istituto degli innocenti di Firenze, dal 2007 al 2012 sono stati stanziati 616 milioni per potenziare l’offerta dei nidi. Di questi 551 milioni sono già stati spesi (il 90%). Il risultato si vede perché i posti nei nidi sono passati da 210.500 di fine 2008 ai 260 mila di oggi. In modo corrispondente, il tasso di copertura è passato dal 12,5 al 17,8%. Certo, siamo ancora distanti dai 33 nidi ogni cento bambini di 0-3 anni che ci chiede l’Europa. Ma un passo avanti è stato fatto. D’altra parte, però, come spiega Aldo Fortunati dell’istituto degli Innocenti «si registrano segnali di crisi di tenuta del sistema per l’effetto che la crisi produce sia sulla capacità dei comuni di coprire i costi di gestione che su quella delle famiglie di versare le rette». In poche parole: il nido costa (fino a 700 euro al mese nel privato al Nord) e le famiglie non ce la fanno. «Di certo non può essere una via d’uscita il nido aziendale — smorza gli entusiasmi Sabina Guancia, presidente dell’Associazione per la famiglia di Milano —. Negli anni 90 e nei primi anni 2000 ci avevamo creduto. Poi gli incentivi pubblici sono venuti a mancare. E anche il modello in sé ha mostrato i suoi limiti — continua Guancia —. Oggi nemmeno in banca si lavora più dalle 9 alle 5. Inoltre i tempi dei bambini non sono quelli sempre più flessibili del lavoro. Senza contare i costi e la burocrazia che le aziende non si possono più permettere». Mentre un modello tramonta, uno nuovo si intravede all’orizzonte. È quello del nido non profit. Una recentissima indagine condotta dall’Istituto degli innocenti ha messo a confronto un campione di nidi pubblici con uno di nidi promossi dalla fondazione Aiutare i bambini. Il risultato è che la qualità, in questi ultimi, non lascia a desiderare, anzi. Per di più esiste una flessibilità oraria maggiore. E le rette sono più basse: 441 euro in media nei nidi non profit contro i 488 di quelli pubblici. Il terzo settore, però, non vuole essere preso per la fatina che (gratis) risolve tutti i problemi. Non c’è dubbio, dalle cooperative sociali alle associazioni il nostro settore può mettere in campo un effetto volano sulla raccolta fondi e un certo contenimento dei costi — fa presente Pietro Barbieri, portavoce del Forum del terzo settore —. Non dimentichiamo che il contratto nazionale della cooperazione sociale è già tra i meno convenienti. Il lavoro sociale va riconosciuto. Non vogliamo diventare la stampella di nessuno». rquerzè@corriere.it © RIPRODUZIONE RISERVATA 22 Cronache Sussidiario di LUCA MASTRANTONIO Scie nei cieli: «gombloddo» della chimica Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 L unghe o corte, tratteggiate, continue, a forma di fusillo o di filamento, larghe ma pure strette, molto persistenti, poco persistenti, fibrose, pettinate, turbolente o ben definite, a cancelletto (#) o a ics (x)... cosa sono? Scie chimiche: condensazioni provocate dal passaggio degli aerei con sostanze pericolose. Sono la quintessenza del complottismo pazzesco, perché si fatica a credere che qualcuno ci creda, ma è così (Pd ed M5S si rinfacciano l’avallo di questa bufala americana degli Anni 90). Certo: l’uomo cerca e trova regie occulte dietro grandi eventi storici da sempre, e la Storia è fatta anche di complotti riusciti, di cui non siamo a conoscenza; ma oggi il complottismo è cosmico, con la fine delle ideologie, la predominanza informativa del web e l’apoteosi dello storytelling, cioè l’arte di raccontare (complotto deriva dal francese complot, che indica qualcosa o qualcuno di avvolto assieme, coinvolto, radunato, e in inglese è plot, che vuol dire sia complotto che trama). Sono troppo no conduttore del Processo che ha portato in tv l’opinionismo fanatico e dilettantistico, emotivo e dietrologico, da Bar Sport. Difficile distinguere un paranoico da chi lo prende in giro. Come quando il 2 giugno in cielo volavano le Frecce Tricolori (foto) e qualcuno su Twitter scriveva (in maiuscolo, la verità si grida, o sgrida): «LE SCIE KIMIKE!!!». Parodia o epifania? criticalmastra.corriere.it @criticalmastra labili i confini tra verità e finzione, tra pedagogia e intrattenimento, tra Piero Angela (Quark) e Roberto Giacobbo (Voyager), tra il sito sciechimiche.org e l’ironico gruppo di studio «Protesi di un complotto»... Nell’era del vero-perché-strano in cui viviamo, il complotto oltre che pericoloso combustibile di negazionismi e dietrologie (l’Undici Settembre opera degli ebrei) è un diffuso gas esilarante: è «gombloddo», pronunciato e scritto con le consonanti sonore di Aldo Biscardi, il molisa- © RIPRODUZIONE RISERVATA Dino Zoff Il mio eroe segreto D i recente l’ho visto alla guida di un’Opel Corsa, ma nel quartiere dicono che ha sempre girato con macchine del genere. È rimasto quello di un tempo, alto, capelli folti, l’ossatura grossa del friulano, solo un po’ meno imponente. Ovvio che la gente lo riconosce, però nessuno lo importuna. Una volta ho sentito un uomo che diceva a suo figlio, quasi con rimprovero: tu non sai chi è quello, dopo ti faccio vedere su YouTube. Ma è stato un caso. È come se le persone intuissero che preferisce essere lasciato in pace, eppure non c’è niente di respingente nei suoi modi. Gli viene semplicemente accordata un’implicita richiesta di normalità. Un eroe stellare che esce dal bar col sacchetto della spesa. Un eroe stellare che aspetta seduto in macchina la moglie impegnata dal parrucchiere. Un eroe stellare che cambia le spazzole dei tergicristalli. La Collina Fleming vanta veline, tronisti, calciatori di seconda fascia, giornalisti televisivi, attori di fiction (più qualche illustre sceneggiatore): non mancano certo le occasioni in cui, incrociando uno per strada, vedi che ti guarda in attesa di essere fermato, fotografato, o come minimo blandito da un sorriso ossequioso. Lui si muove con la compostezza indifferente di chi non ha neanche bisogno di chiederti di essere ignorato. Recita così bene la parte del si- L’autore Mauro Covacich, nato a Trieste nel 1965, vive a Roma: è autore di romanzi, saggi, testi per la radio e progetti culturali gnor nessuno che può essere solo assecondato. Un eroe stellare alla riunione di condominio. Un eroe stellare che compra un ombrello dall’ambulante. Beninteso, non c’è niente di strano in questo comportamento, un’amica mi ha raccontato di essersi trovata una volta in coda alla cassa di una libreria insieme a Paul McCartney senza che nessuno battesse ciglio. Ma era a Londra, non a Roma. Lui è/fa Paul McCartney a Roma. Non avrei mai potuto pensare di diventare suo vicino di casa. Secondo la rivista World Soccer, è al quarantasettesimo posto nella classifica dei migliori calciatori del XX secolo. Inserito da Pelè nei Fifa 100. Per la Uefa uno dei cinquantadue Golden Players degli ultimi cinquant’anni. E lui sceglie i pomodori al mercato. La sua lezione in realtà mi arriva da molto lontano. Barcellona, 5 luglio 1982, l’Italia batte il Brasile 3-2. Pochi giorni dopo vinceremo il mondiale, ma sarà la partita coi verdeoro, credo quasi per tutti, la soddisfazione più grande. Ricordo di essere uscito dalla casa di amici dove avevamo urlato per un’ora e mezza ogni genere di cosa e di essermi trovato in mezzo a una città sfigurata dall’ebbrezza: sto parlando di Trieste, non proprio un posto dionisiaco (chissà cosa stava succedendo a Napoli, per dire, o qui a Roma?). Nel caos dei cortei strombazzanti, un ragazzo in Vespa ha investito una vecchia. Io e i miei amici ci siamo fermati un attimo insieme alle persone che aspettavano l’ambulanza, tutti ancora scalmanati con le trombette e i tricolori in mano. La vecchia aveva un osso che spuntava dal polpaccio, mugolava sull’asfalto, circondata, quasi soffocata dai curiosi. L’ambulanza se l’è portata via in fretta e dopo qualche minuto di smarrimento la gente, noi tutti, ci siamo rimessi a sventolare maglie e bandiere. Ricordo IL MITO IN UTILITARIA CHE PARÒ IL MONDO ILLUSTRAZIONE DI ALBERTO RUGGIERI di MAURO COVACICH un’estate italiana Per strada un papà dice al figlio: «Non sai chi è? Poi vediamo YouTube». Lui ha una piccola auto, fa la spesa, va al bar: nel 1982 dopo il Brasile festeggiò con un libro benissimo una specie di sentimento inerziale, qualcosa che mi costringeva a continuare la serata in giro per i locali (e poi a ubriacarmi) invece di tornarmene a casa assecondando quella sensazione di freddo dentro lo stomaco. Sono convinto che la sentissero anche i miei amici e tutti quelli che hanno assistito all’incidente. La vecchia, il suo osso, il suo timido pianto. Eppure nessuno ha avuto la forza di fermarsi. O per lo meno non io, che ho continuato controvoglia a far baldoria insieme al mio gruppo. E qui entra in scena lui, in una famosa intervista, dove racconta il dopopartita, quel dopopartita. Era il capitano, aveva parato quel colpo di testa impossibile di Oscar sul finale. I compagni volevano trascinarlo in discoteca a festeggiare, in beffa ai giornali spagnoli nei quali la più rosea delle previsioni parlava dell’Italia come vittima sacrificale del Brasile. E lui? Be’, lui e il suo compagno di stanza Scirea ringraziano, ma preferiscono separarsi dall’allegra comitiva. Cenano e si ritirano. Farsi vedere in giro così felici lascerebbe crede- La cucina dei romanzi Normalità ❜❜ È come se la gente intuisse che preferisce essere lasciato in pace re agli osservatori che anche a loro due pareva impossibile sconfiggere il Brasile. Tutta questa gioia scomposta tradisce incredulità, mentre loro non si sono mai sentiti inferiori agli avversari e l’ultima cosa che vogliono è che la stampa gli attribuisca un simile sentimento. E come avete festeggiato?, chiede il giornalista, stupefatto. Abbiamo parlato un po’, poi ci siamo messi a leggere un libro. Ecco un eroe stellare che legge un libro. Si chiama Dino Zoff. A passo leggero © RIPRODUZIONE RISERVATA di CRISTINA GABETTI di PAOLO DI STEFANO Minestra con pastina da Buzzi ai pensionati «L o scrittore che non parla mai di mangiare, di appetito, di fame, di cibo, di cuochi, di pranzi mi ispira diffidenza». Parola di Aldo Buzzi, autore di un libro di cucina molto sui generis, «L’uovo alla kok», dove si trovano preziose istruzioni pratiche non soltanto sugli ingredienti delle poppe di scrofa al forno ma anche sul modo migliore di fare scarpetta. Ecco, per esempio, la ricetta della pastina in brodo della pensione: «Portare a ebollizione il brodo (lungo ma grasso) in una pentola di alluminio non perfettamente pulita. Gettare la pastina (stelline). Chiamare una amica al telefono e stare al telefono il doppio del tempo necessario alla normale cottura della pastina. Spegnere il gas e quando la minestra è quasi fredda portarla in tavola e servirla nelle fondine gelate augurando buon appetito. “Grazie altrettanto”». Aldo Buzzi, L’uovo alla kok, Adelphi © RIPRODUZIONE RISERVATA La voce gentile dal call center e il dilemma se riattaccare L a lunga scia di telefonate messaggi mail e notifiche mi aspetta al varco. È sabato mattina. Non ho voglia di smaltire gli arretrati ma non posso rimandare. Inizio con le chiamate non risposte dando precedenza al numero sconosciuto in rosso seguito da un 5. Chi sarà mai la persona così perseverante? Driiin. «È la signora Cristina Gabetti...?». Accento straniero. Penso subito: call center. «Senti cosa ti offre», suggerisce la mia mente empatica, così rispondo: sì. Una donna, con tono cordiale, propone una nuova Sim per tablet a metà prezzo rispetto a quanto spendo ora. La voce va e viene. In casa il cellulare prende male, ma ho capito il senso. Mio marito coglie che mi stanno vendendo qualche cosa, e al mio secondo: «scusi?» suggerisce: «metti giù»! Ascolto la voce briosa e immagino la donna in una stanza umida e triste di un anonimo luogo remoto a Nordest. So che il suo obiettivo di vendita è più vicino se accetto la sua proposta. Si svegliano i ragazzi, ho voglia di stare con loro ma non ho il cuore di dire «mi richiami» e non posso spostarmi o cadrà la linea. Mi sento intrappolata. «Allora, signora Cristina, accetta»? Mio marito fa ancora segno di interrompere la conversazione… (Continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Un’estate fa di MARIA LUISA AGNESE Tronisti e veline Falene attratte dal Billionaire Cronache 23 italia: 51575551575557 S embra ieri ed è un’estate — o poco più — fa. Gli anni del Billionaire, della stagione sarda animata da Flavio Briatore e dai suoi seguaci, vivacizzata, si fa per dire, da Lele Mora che portava la sua corte di tronisti, veline e starlette a godersi un quarto d’ora di celebrità: ballavano una sola estate attirati come falene dalla luce farlocca della sua villa sulla collina di Cala Granu dove, distrattamente sdra- In Sardegna Flavio Briatore, la moglie Elisabetta Gregoraci ed Emilio Fede iato come un marajà su un divano a tre piazze, si faceva anche massaggiare i piedi dal favorito di turno. A due passi da lì il Berlusca accoglieva a Villa Certosa con la sua bandana nascondi-trapianto un Tony Blair sbigottito, si divertiva a fare il piacione con Putin e gli altri ospiti internazionali, frastornandoli con le eruzioni pirotecniche di un finto vulcano che una sera terrorizzò anche i poveri vacanzieri che chiamarono i pompieri. Solo uno dei tanti flash che hanno illuminato le nostre estati con il Cavaliere fanfarone e ganassa che d’estate dava il meglio di sé. E alimentava una fenomenologia del divertimento spaccone che è roba da soffitta, ormai. Una stagione che non sembrava finire mai è passata in un baleno. © RIPRODUZIONE RISERVATA Le relazioni pericolose Preferirei di no di MARIA LAURA RODOTÀ La patrimoniale delle multe mancate in autostrada I contrasti e i tentativi (inutili) di riappacificazione fra i De Filippo ILLUSTRAZIONE DI STEFANIA CAVATORTA di PAOLO DI STEFANO «A nni di veleno amarissimo». Così Eduardo De Filippo, il 7 luglio 1942, parlava del suo rapporto con Peppino rispondendo al tentativo di riconciliazione del fratello dopo i soliti dissapori. Siamo, appunto, nel 1942. La rottura definitiva sarebbe arrivata dopo. Ma intanto sono da tempo due galli in un pollaio: Eduardo accusa il fratello di rovinare i suoi «proponimenti artistici»; Peppino gli chiede di tornare a «studiare e lavorare» insieme «come ai nostri vecchi tempi», facendo appello anche alla sofferenza della madre. Ma la replica è feroce: un semplice colpo di spugna non può cancellare «l’offesa e il risentimento», né le «torture morali» inflittegli «sistematicamente, minuto per minuto». Eduardo è inflessibile, chiede un «chiarimento esauriente, onesto, sincero», perché «l’amore fraterno è un sentimento da asilo infantile»: «Se tu mi vuoi bene come ai primi tempi della nostra miseria, vuol dire che nulla puoi rimproverarmi… mentre io, e questo è il mio più grande dolore, non ti voglio bene come allora: ti temo». Le cose si aggiusteranno, provvisoriamente. Del resto, i contrasti e le ripicche venivano da lontano. Già da bambini i due De Filippo avevano imparato a recitare insieme: tutte le sere la madre usciva per raggiungere a teatro Eduardo Scarpetta e i fratelli ne approfittavano per improvvisare uno spettacolino, incaricando donna Filumena, la portiera del palazzo, di tirare su il sipario (la tapparella). A quel punto l’anziana coppia dirimpettaia, marito e moglie tedeschi, in cambio di una scatola di cioccolatini otteneva di poter assistere alla messa in scena. Siamo alla preistoria di una delle collaborazioni artistiche più acclamate. Verranno negli anni Venti i primi tentativi professionali, con alti e bassi (più bassi che alti), separazioni e ritorni all’ovile, cui si aggiunge la giovanissima Titina: prima la scaramantica Rivista che non piacerà di Michele Galdieri nel ’27, poi la ditta «Ribalta Gaia», Eduardo direttore artistico, Peppino direttore amministrativo. Dal ’31 l’impresa più duratura, la Compagnia del Teatro Umoristico: alla fine dell’anno, «Natale in casa Cupiello» sarà un trionfo anche per la critica. Il nome dei De Filippo passa di bocca in bocca, Eduardo e Peppino si dividono banconote da mille. Potrebbero continuare così ben oltre il novem- Quando Eduardo disse al fratello: non ti voglio bene Peppino, ti temo La storia Un rapporto tormentato I fratelli Eduardo e Peppino De Filippo hanno avuto un rapporto sempre pieno di contrasti e ripicche. Già da bambini avevano imparato a recitare assieme La rottura nel 1944 In quell’anno l’equilibrio precario tra i due si spezza per sempre. Eduardo vuole rivoluzionare il teatro mentre Peppino vuole puntare sul suo talento comico La morte del fratello minore Peppino morì nel 1980. Si narra che Eduardo fosse andato a trovarlo in agonia. Ma quando ebbe la notizia interruppe il suo spettacolo solo per qualche giorno bre 1944, quando l’equilibrio precario si spezza per sempre. Eduardo vuole comandare e Peppino preferisce sganciarsi: Eduardo vuole rivoluzionare con rigore la tradizione teatrale e pretende che il fratello sia funzionale al suo progetto, mentre Peppino vuole volare liberamente sulle ali del suo talento comico, che incontra sempre più l’entusiasmo popolare. Sulla scena, guardandosi a vista, incarnano personaggi e ruoli opposti, un po’ complementari un po’ incompatibili. Nel recensire uno spettacolo, Corrado Alvaro intravede, nel difficile equilibrio di tragico e comico, «la tirannia di Eduardo su Peppino timido e impacciato». Paola Quarenghi, nella cronologia del Meridiano di Eduardo, segnala contrasti già nel ’36, quando cominciano a circolare voci di una separazione. La loro collaborazione manda in delirio il pubblico, piace a tutti tranne che agli interessati. Poco dopo la morte della madre Luisa, il 21 giugno 1943, i De Filippo vengono ingaggiati al cinemateatro Filangeri di Napoli, lo stesso che aveva salutato il loro esordio. Poi passano al Reale e al Diana, dove avviene il litigio che tronca il loro sodalizio. La ragione contingente era la certezza da parte di Eduardo che il fratello avesse in corso trattative con il grande impresario Remigio Paone per uno spettacolo di rivista. Il 10 dicembre 1944 si scioglie la compa- gnia. Dalla stessa intervista del 1972 in cui Peppino svelerà ai quattro venti la paternità illegittima di Scarpetta, si viene a conoscere il suo stato d’animo: «I De Filippo fino a quando siamo stati riuniti non esistevano, c’era Eduardo e basta. Era lui il capo, lui il mattatore, lui il genio della famiglia». L’impressione è che alla lunga ciascuno vivesse l’altro come una camicia di forza. Trent’anni dopo Peppino tornerà a chiedere «perdono»: «La solitudine mi sta consumando poco per volta (…). Vorrei tanto che io e te dimenticassimo i vecchi rancori». Eduardo risponde all’«appello quasi disperato» evocando le diverse idee sul teatro, e passando poi alla rasoiata: «Io non ti voglio male; ti consiglio però di astenerti dall’attaccarmi pubblicamente (…); perché sebbene tali attacchi a me non facciano né caldo né freddo, mi danno il dolore del discapito che ne viene a te». Peppino morì il 26 gennaio 1980. Qualcuno ha raccontato che Eduardo fosse andato a trovare il fratello in agonia con un finale strappalacrime: in realtà quando ebbe la notizia, si limitò a interrompere per qualche giorno lo spettacolo al teatro Duse di Bologna. Qualche mese dopo dichiarò: «Peppino da vivo non mi mancava… mi manca molto adesso». © RIPRODUZIONE RISERVATA Diario dalle vacanze «AD ANAFI LEGGO TRAGEDIE GRECHE IN SPIAGGIA FANNO NUDISMO, IO NO» Chi è di GIORGIO MONTEFOSCHI C aro Mario, Anafi è davvero un’isola stupenda. La chora, come ti ho scritto nella precedente lettera, bianca, arroccata sulla montagna, è divertente perché non è troppo mondana e nello stesso tempo ha la gente «giusta» (greci, italiani, francesi) se uno volesse fare due chiacchiere. Il mare è spettacoloso. Le spiagge, protette dal meltemi, a cominciare da quella vicina al porto, si allineano alla sinistra del porto fino ad arrivare alla punta dell’isola che è la sua vera meraviglia: una pietra dolomia di trecento metri con in cima, in bilico, un piccolo monastero. Immaginati una delle Tre Cime di Lavaredo che esce da un’acqua blu, verde, cristallo. Ai suoi piedi c’è appunto l’ultima spiaggia (alla quale ti porta l’autobus che fa regolare servizio) che si chiama Monastiraki. Lì, comunque, non ci va mai quasi nessuno. Vanno alcuni in un’altra spiaggetta piccola che si chiama Klissidi e, la stragrande maggioranza, a Roukounas. È una spiaggia lunga, bordata di tamerici preziose per l’ombra, con una taverna alle spalle preziosa per rifocillarsi. Ci sono molti «capelloni» a Roukounas. Quasi tutti hanno le tende. La loro giornata la trascorrono quasi interamente sotto gli alberi, suonando chitarre o battendo su piccoli tamburi; arrotolandosi canne; andando e venendo dalla taverna per bibite rinfrescanti, in particolare birre. Nel tardo pomeriggio, quando il sole comincia a essere meno forte, qualcuno fa il bagno. Si distaccano dalle tamerici, fanno i pochi passi che li dividono dal mare e si tuffano. I ragazzi sono quasi tutti nudi. Le ragazze arrivano con un pareo che lasciano scivolare sulla sabbia e sono nude pure loro. Poi sguazzano; fanno dei giochi: tipo le ragazze che montano sulle spalle dei ragazzi o i ragazzi che passano sott’acqua in mezzo alle gambe delle ragazze; escono e, rimanendo nudi a quel punto, curano l’abbronzatura: supini o a pancia sotto. Sono molto felici. Io mi sono trovato un posticino sotto una tamerice davvero comodissimo e seguo più o meno il loro ritmo, facendo Narratore Giorgio Montefoschi, scrittore e critico, è nato a Roma nel 1946. Le prime due puntate di questo epistolario immaginario per il Corriere della Sera sono uscite il 20 luglio e ieri anche al tramonto belle passeggiate su e giù per la spiaggia. Devo dire che ci sono tante belle ragazze. Ma sai, quando sei in una natura incontaminata come questa, la nudità è quasi normale. Io, comunque, il costume non me lo tolgo. Vengono così le sei. Prendo il bus (ho provato a fare un ritorno a piedi alternando passo veloce e corsa, ma non ce l’ho fatta); mi faccio una doccia e, in terrazza, provo a leggere in attesa della cena. Ho portato il mio Classico Sansoni con tutto il Teatro Greco, l’unico romanzo scritto da Noel Coward intitolato «Il viaggio della regina» e il libro di Massimo Cacciari sull’Anticristo. Sono incerto se attaccare con l’«Alcesti» ( una tragedia che mi commuove sempre: sai la moglie che si sacrifica e muore al posto del marito) o con l’«Orestea», con quel prologo da brivido della scolta che aspetta le luci che annunciano la caduta di Troia. Vedremo. La stanza vicino alla mia è ancora vuota. Poco fa mi ha telefonato Costanza da Parigi: dice che Julien piange tutta la notte, Laura è sfinita e anche lei comincia a dare i numeri. Stiamo bene! Stasera andrò a cena in quella che sembra essere la taverna più «in»: Armenaki. La proprietaria oggi era a Roukounas: alta, capelli neri lunghi, abbronzatura perfetta. Una amazzone. Ciao. Lucio (3 — continua) © RIPRODUZIONE RISERVATA R iflessione post weekend, post andata e ritorno in autostrada. In una di quelle autostrade dove padri di famiglia, bravi bamboccioni, ragazze altrimenti coscienziose guidano come se fossero i nipoti scavezzacollo e strafatti di qualche boss da Narcostato. Sicuri, anche dopo lo sterminio degli occupanti dell’utilitaria troppo lenta davanti, di qualche genere di immunità. Si preferirebbe di no. Si vorrebbe non notare qualcosa che si era smesso di notare: la totale assenza di pattuglie autostradali. L’assenza impedisce agli imbecilli legalitari di superare a 130, se non vai oltre il limite di velocità devi rimanere a destra dietro i telonati. L’assenza rende pratica naturale e virile accorciare la distanza di sicurezza a 20 centimetri dal parafango di chi ti precede, tanto chi non muore si rivede, magari all’autogrill. L’assenza — questo dovrebbe far riflettere, dati i tempi e l’assenza di coperture — costa a tutti noi miliardi di euro. Colleghi più esperti di me sul tema della viabilità confermano: i controlli annuali in Germania sono tra i 6 e i 7 milioni. Da noi non si arriva a 1 milione. Quei 5-6 milioni di controlli in meno sono (sapendo come guidano molti italiani) almeno 3 milioni in meno di multe. In un weekend di luglio-agosto ci si potrebbe fare l’equivalente di una patrimoniale, con quelle multe. O quasi. A volte — spesso — gli stranieri sono perplessi. Uno mi ha citato Bruce Springsteen. E la sua Darlington County, su due ragazzi che nel weekend del 4 luglio vanno verso sud. Già alla seconda strofa si stupiscono: «eight hundred miles without seeing a cop», 800 miglia senza incontrare un poliziotto. Tra New York e New Jersey li avrebbero fermati mille volte. Insomma, l’Italia estiva pare una grande Dixie Highway (di prima: ora anche lì ti controllano, e costa caro). © RIPRODUZIONE RISERVATA L’axforisma di J-Ax Sapete che alcune popolazioni nomadi credono che le fotografie «rubino» una parte della tua anima? Sto cominciando a credere che sia tutto vero, ma solo quando ti fai scattare una foto insieme a un promoter di una discoteca 24 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Economia `V `ii ÀÃi /- > ÃiÌÌ>> >L Ìi *>ÃV -° > ÃiÌÌ>> /Ì ` -Ì>Ì >Ì ` iÜ 9À >}}À>Ì >i Ài Óä°ää /Ì /- Ì« ä{ä£ÉäÓÉ£x {]Óxä¯ £äÓ]än Ì« Èä£É££ÉÓÈ Ç]Óxä¯ £{Ó]Çn Ó]ÎÎ Ì« £ä£xÉä{É£x Î]äää¯ £ä£]{ Ì« £££xÉäÉÓÈ Î]£ää¯ ££x]ÓÈ £]ÈÈ Ì« £££xÉä{É£È Î]Çxä¯ £äx]Çä Ì« äÎä£ÉänÉÎ{ x]äää¯ ££]ÎÇ Î]ä `À> È°ÇÓn]{{ ä]Σ¯ £ iÕÀ /- Ì° - >Ài Ó£°È]n£ £]{ί À>VvÀÌi °È£Ó]äx £]££¯ £ iÕÀ £ÎÈ]Çää Þi /- Ì°-Ì>À £Ç°ä{]ä £]£{¯ *>À} >V{ä® Ü ià £Ç°äÇÎ]x ä]£È¯ } } Óä°{Σ]Óä £]{n¯ >Ã`>µ {°{Σ]äÓ ä]äί / i® -E* xää £°ÇÎ]În ä]Ó{¯ >`À` {°Îä{]Ç{ ä]Ç£¯ ÀÃ> V ÕÃ> £ä°{nÓ]ää ä]{ί ä]äx¯ ä]äǯ i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° Ó£äÇ iÌÌ ¯ /Ì i`° +ÕÌ° ,i`° ivv° Ó£äÇ iÌÌ ¯ £ iÕÀ ä]Ç£x ÃÌiÀi Û° r Ì« äÈ£xÉäÉ£Ç Ó]£ää¯ £äx]Ç£ £ iÕÀ £]Ó£{{ vÀ° ÃÛ° Û° r Ì« £Î£xÉäÉ£n £]Çää¯ £äx]x Ì« ää£ÉäÎÉÓä {]Óxä¯ ££{]ÈÓ ä]{£ £]äÎ Ì« äxä£ÉäÓÉÎÇ {]äää¯ £äx]Èn Ì« äÇä£ÉänÉÎ x]äää¯ ££n]nx VÌ äÇä£É£ÓÉ£{ ä]{Óä¯ £ää]£ Î]£Ç Î]Ó ä]£x £ iÕÀ ]ÓxÓ VÀ°ÃÛi° ä]Îί e £ iÕÀ £]{xÓ{ `°V>° ä]äȯ Ì« ££ä£ÉäÉÓ£ {]Çxä¯ ££n]ä{ Ì« ££ä£ÉäÎÉÓÓ x]äää¯ ££]{Î Ì« £Îä£ÉäÎÉÓ{ {]xää¯ ££x]È{ £]{Ç £]È{ Ó]£{ VÌ änä£ÉäÉ£x ä]Înä¯ £ää]£ VÌ ää£ÉäÇÉ£È ä]Îää¯ £ää]£È VÌ £££xÉä{É£n ä]ÇÓȯ £ä£]{{ ä]Σ ä]ÎÈ ä]Ç{ Authority L’Antitrust avvia un’istruttoria sulla vendita dei servizi «premium» di Tim, Wind, Vodafone e H3G La lente «Polizze e telefonini, clienti ingannati» AL GIUDICE USA LA CONTESA TRA HEDGE FUND E L’ARGENTINA Ivass: 15 milioni di assicurazioni occulte abbinate a conti correnti e viaggi P enultimo Tango (bond) a Buenos Aires, visto che difficilmente l’udienza di oggi davanti al giudice newyorkese Thomas Griesa scriverà la parola fine alla guerra tra il governo di Cristina Kirchner (foto) e gli hedge fund americani. La posta in gioco è il nuovo default da scongiurare che costerebbe a un paese già in recessione la somma teorica di 120 miliardi di dollari. Griesa è il giudice che ha imposto di rimborsare i fondi «Sei assicurato e forse non lo sai». Non poteva essere più azzeccato il titolo dato dall’Ivass all’indagine condotta sulle polizze «occulte». In pratica, coperture assicurative propinate ai consumatori a loro insaputa, nascoste in contratti di fornitura di luce e gas e pacchetti viaggio oppure abbinate a offerte commerciali, che spesso sono presentate come un benefit, come il rimborso delle spese mediche e di perdita di bagaglio nei viaggi o quelle che le banche offrono automaticamente ai nuovi correntisti. Un fenomeno che interessa 15 milioni di persone, con oltre 1.600 tipologie di «pacchetti» offerti, su cui l’Istituto per la Vigilanza sulle Assicurazioni vuole vedere chiaro. «In molti casi — scrive l’Autorità presieduta da Salvatore Rossi, direttore generale della Banca d’Italia — viene dichiarata la gratuità della copertura assicurativa, aspetto che dovrà essere approfondito per accertare che i relativi costi non siano ribaltati sui consumatori dai forni- speculativi che non avevano aderito agli scambi dei Tango bond con titoli “scontati” del 2005 e 2010. Il conto è 1,6 miliardi di dollari e andrebbe saldato contestualmente agli interessi sui titoli di chi invece accettò gli swap. Buenos Aires ha versato la somma dovuta a questi ultimi (539 milioni) al trustee Bank of New York Mellon ma il giudice ha bloccato il pagamento, il cui periodo di grazia scade il 30 luglio. Oggi Griesa dovrà decidere se consentire il saldo interessi o rigettare la richiesta in attesa che vengano soddisfatti gli hedge fund. Le polizze «occulte» IN ASSICURAZIONE CON: D’ARCO NUMERO DI ASSICURATI 9.176.000 Istituti bancari 2.338.000 Tour Operators e Agenzie di viaggio 1.800.000 Federazioni/Ass.ni sportive 15.274.000 661.000 Auto e concessionari Telefonia mobile 182.000 Aziende di trasporto marittimo e aereo 159.000 tori del bene/servizio principale». L’indagine è stata aperta il 31 ottobre 2013 e si è conclusa il primo marzo 2014. I risultati sono riferiti alla situazione esistente al 30 giugno 2013. Obiettivo dell’Ivass è quello di garantire che il consumatore sia consapevole di aderire a coperture assicurative nel momento in cui acquista beni o servizi di altra natura e dei relativi costi, al fine di beneficiarne in caso di bisogno. L’Ivass ha riscontrato, tra l’altro, la scarsa conoscibilità totale 958.000 Fornitori di acqua, gas e energia elettrica delle condizioni contrattuali e l’adesione con la formula del silenzio-assenso, vietata in Italia dalla normativa assicurativa per i contratti a distanza. Nel 61% dei casi il premio è inferiore a 30 euro. Quasi un quarto, tuttavia, è superiore ai 100 euro. Problemi anche con le mo- Nel mirino Nel mirino sono finite 34 compagnie italiane e dieci estere dalità di recesso. In alcuni casi, infatti, si chiede all’assicurato di recedere in modo esplicito dal contratto, sebbene l’adesione sia avvenuta in automatico. Nel mirino della rilevazione dell’Ivass sono finite 34 compagnie italiane e dieci estere. E anche dall’Antitrust giungono notizie poco rassicuranti per i consumatori. Nel bollettino settimanale, l’Autorità presieduta da Giovanni Pitruzzella ha informato di aver aperto quattro istruttorie a seguito di esposti presentati dal Codacons, nei confronti di Telecom Italia, Wind, Vodafone e H3G. Le indagini sono state aperte per accertare l’eventuale utilizzo di pratiche commerciali scorrette quali, ad esempio, servizi a pagamento (per esempio giochi) non richiesti ma addebitati. La compagnia «avrebbe fornito agli utenti di telefonia mobile servizi a pagamento (servizio Premium) non richiesti oppure richiesti inconsapevolmente e addebitato i relativi importi sul credito telefonico del consumatore». Fausta Chiesa © RIPRODUZIONE RISERVATA L’indagine Sulla telefonia mobile la prima mossa di Pitruzzella dopo i nuovi poteri sulle pratiche commerciali scorrette Giochi, meteo e oroscopi: così scatta la tariffa I consumatori: clienti abbonati e ignari. I rischi degli smartphone 149% aumento segnalazioni su servizi non richiesti Carlo Turchetti © RIPRODUZIONE RISERVATA ANAS S.p.A. DIREZIONE GENERALE AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI Sul foglio inserzioni della Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana n. 82 del 21/07/2014 è pubblicato l’avviso relativo all’appalto aggiudicato inerente la sottoindicata procedura aperta, con il criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa ai sensi degli artt. 81, 83 del D. Lgs. n. 163/06 s.m.i. e dell’art.283 commi 1, 2, 3 e 5 del D.P.R. 207/10. Oggetto: DGACQ13-13 - Fornitura di automezzi attrezzati per la manutenzione delle strade gestite dall’ANAS S.p.A. Tale fornitura è suddivisa nei seguenti lotti di gara: Lotto 1: n. 23 Autocarri pesanti a trazione semplice allestiti per operazioni di viabilità invernale con lama sgombraneve; Lotto 2: n. 22 Autocarri a trazione integrale allestiti per operazioni di viabilità invernale con lama sgombraneve; Lotto 3: n. 2 Automezzi portattrezzi piccoli a trazione integrale, Potenza min.100 kW, atti ad essere attrezzati con diversi attrezzi per la manutenzione stradale e forniti con lama sgombraneve e spargisale trasportato. Offerte ricevute: per il Lotto 1: n. 3; per il Lotto 2: n. 2; per il Lotto 3: n. 2. Aggiudicatario: Per i Lotti 1 - 2 - 3 MERCEDES-BENZ ITALIA S.p.A. - P. IVA 06325761002, con i seguenti importi offerti: per il Lotto 1 € 2.331.970,00 (euro duemilionitrecentotrent unomilanovecentosettanta/00), per il Lotto 2 € 2.976.160,00 (euro duemilioninovecento settantaseimilacentosessanta/00) e per Lotto 3 € 278.650,00 (euro duecentosettantotto milaseicentocinquanta/00). Tali importi sono comprensivi degli oneri per la sicurezza ed IVA esclusa. L’avviso integrale è stato inviato alla GUUE il 15/07/2014, pubblicato sul sito internet www.stradeanas.it e sul sito www.infrastrutturetrasporti.it. Roma, lì 22/07/2014 ÓΰÎnÇ]£{ ä]Ó¯ £]Îx£n `>À IL RESPONSABILE DELL’UNITÀ ACQUISTI Mauro FRATTINI VIA MONZAMBANO, 10 - 00185 ROMA Tel. 06/44461 - Fax 06/4454956 - 06/4456224 • sito internet www.stradeanas.it MILANO — «L’attivazione non richiesta di servizi a sovraprezzo costituisce una delle fattispecie maggiormente segnalate dagli utenti con riferimento ai servizi di comunicazione mobile». Comincia così un report dell’Agcom sui servizi “premium”: giochi, loghi, suonerie, oroscopi, pronostici di gioco che sempre più spesso gli utenti si trovano addebitati sul conto telefonico senza capire come e perchè. Una «pratica commerciale scorretta» che con l’avvento degli smartphone ha trovato terreno fertile. Basta una connessione Internet, una piccola disattenzione e il gioco è fatto (con una spesa che può arrivare anche a 20 euro mensili). Perché la modalità “wap” (il sistema di connessione a Internet via cellulare, ndr), come spiega bene il report inedito dell’Agcom, consente l’attivazione del servizio attraverso la connessione dati del cellulare senza che serva una conferma «attraverso digitazioni sulla tastiera terminale». Non è un caso che le segnalazioni all’Authority da parte dei consumatori sui “servizi premium” si siano moltiplicate fino ad arrivare, se si considera il periodo che va dal 2011 al 2013, a un incremento del 149%. Oltre 2.700 segnalazioni e 592 denunce vere e proprie. Con sanzioni per le principali compagnie telefoniche da oltre un milione e 700 mila euro negli ultimi quattro anni. È per questo che l’indagine avviata (e annunciata ieri) dall’Antitrust contro Telecom, Wind, Vodafone e H3g, non è un fulmine a ciel sereno. Dopo che la direttiva “consumer right” seguita da un decreto legislativo, ha conferito la competenza esclusiva della materia all’Antitrust, l’authority presieduta da Giovanni Pitruzzella ha aperto quattro istruttorie a seguito di esposti presentati dal Codacons. Quattro avvisi di avvio di procedimento con accuse precise da parte dei consumatori: le compagnie «avrebbero fornito agli utenti di telefonia mobile servizi a paga- mento non richiesti e/o richiesti inconsapevolmente addebitando i relativi importi sul credito telefonico». «Nello specifico — spiega il documento Antitrust — sarebbero state attuate le seguenti condotte: omissione di informazioni rilevanti, diffusione di informazioni non rispondenti al vero sull’oggetto del contratto di telefonia mobile e, in particolare, abilitazione dell’utente alla ricezione di servizi a pagamento durante la navigazione in mobilità». Per di più l’autorità rileva «l’implementazione da parte dell’operatore di telefonia mobile di un sistema automatico di trasferimento del numero di telefono dell’utente dal gestore ai Content Service Provider (CSP) che editano i contenuti digitali a pagamento e il successivo automatico addebito del servizio sul credito telefonico dell’utente senza che quest’ultimo abbia mai inserito il proprio numero telefonico o si sia, in altro modo conGiovanni Pitruzzella sapevole». E il problema, spiegano alcune fonti Agcom, molto spesso sono proprio questi provider che «vanno fuori dal controllo delle stesse compagnie telefoniche e nascono e muoiono come funghi». O meglio nascono, abbonano, incassano e poi muoiono. Fermare il sistema però può essere più semplice del previsto: basta infatti bloccare preventivamente tutti i servizi premium contattando il call center del proprio gestore telefonico. E dopo aver digitato 1,2,3,4,7,9 sperare di riuscire a parlare con un operatore. Corinna De Cesare corinnadecesare © RIPRODUZIONE RISERVATA 2.771 le segnalazioni di «false» attivazioni dal 2011 al 2013 Asse con Parigi Bnp custodirà 180 miliardi delle Generali Nuovo affare per Bnp Paribas in Italia. Protagonista, Generali che ha affidato un portafoglio di 180 miliardi alla banca depositaria del gruppo bancario francese. Si tratta di 130 miliardi di asset assicurativi che la compagnia guidata da Mario Greco possiede in Europa, più altri 50 miliardi di fondi amministrati dal Leone in Francia, Germania, Italia e Lussemburgo. La decisione è stata presa nell’ambito di un’operazione di ottimizzazione dei circa 500 miliardi di attivi del gruppo di Trieste ed è «un passo chiave nella ristrutturazione delle attività di asset management», ha spiegato Dominique Clair al comando di Generali Investment Europe, la principale società di gestione del gruppo. Bnp è stata scelta in quanto ha una dimensione globale nei servizi di custodia avendo rilevato questa attività da molti altri istituti, tra i quali anche Bpm. Un’area che invece le banche italiane hanno via via dimesso. Come Intesa Sanpaolo che ha ceduto a State Street. Daniela Polizzi © RIPRODUZIONE RISERVATA CONSORZIO AUTOSTRADE ITALIANE ENERGIA (CAIE) AVVISO DI GARA - CIG: 58581076D2 Il “Consorzio Autostrade Italiane Energia (CAIE)” indice bando di gara, a carattere comunitario, con procedura aperta ai sensi dell’art. 55, Comma 5 del D.Lgs. n. 163/2006 volta alla stipula di un accordo quadro del Consorzio CAIE, in qualità di centrale di committenza, per la fornitura di energia elettrica e servizi associati per un ammontare fino a 15 GWh +/20%, con circa 7 punti di prelevamento, per la durata di un (1) anno rinnovabile per (1) un altro anno ai medesimi patti e condizioni mediante comunicazione da formalizzare entro e non oltre i (6) sei mesi antecedenti la scadenza del termine di efficacia contrattuale, di comune accordo con il fornitore. Il consorziato, se aderisce all’accordo quadro, stipulerà un proprio contratto con l’appaltatore della durata di (1) un anno. Quantitativo dell’appalto: Euro 850.000,00 escluso oneri passanti, accise ed IVA. Luogo di consegna: Aeroporti di Roma. Il bando di cui sopra è stato inviato alla GUCE in data 18/07/2014 ed è pubblicato sulla GURI n. 82 - V Serie Speciale - del 21/07/2014. Termine per la presentazione delle domande di partecipazione: ore 12:00 del 18/09/2014. Il Responsabile del procedimento è l’Ing. Pier Francesco Del Conte. Le domande di partecipazione dovranno pervenire al Consorzio Autostrade Italiane Energia c/o EBC SRL - Lungotevere Prati n. 17 - 00193 Roma. Sul sito www.consorziocaie.it è possibile reperire la documentazione necessaria. Roma, lì 21/07/2014 ESTRATTO AVVISO DI GARA AGGIUDICATA ENTE APPALTANTE: Azienda Gestione Edifici Comunali del Comune di Verona, Via E. Noris 1, 37121 Verona - Tel. 045/8051311, Fax 045/8051308. OGGETTO DELL’APPALTO: Servizio Sostitutivo di Mensa mediante Buoni Pasto per i dipendenti di Agec e di Agec Onoranze Funebri SPA di Verona CIG 57057505D9. CRITERIO DI AGGIUDICAZIONE: Prezzo più basso. AGGIUDICATARIA: QUI!GROUP SPA - Via XX Settembre, 29/7 16121 Genova (GE) Verona, 14.07.2014 IL DIRIGENTE AREA GARE APPALTI ACQUISTI Avv. Federica Battesini Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 L’intervista «Oltre metà dei lavoratori in cassa dopo i nostri corsi trova un impiego» L’alleanza con Etihad D’ARCO I numeri di Alitalia Flotta 134 Passeggeri 24 mln Economia 25 italia: 51575551575557 Dipendenti 12.800 Fatturato 2,7 mld € (primi 9 mesi 2013) Alitalia, la frenata delle banche sulle condizioni di Poste ROMA — Ciò che è apparso essere una soluzione rischia di trasformarsi in un ostacolo. Venerdì scorso Francesco Caio, amministratore delegato di Poste Italiane, ha sciolto la riserva dando piena adesione al piano Alitalia-Etihad. Un annuncio secco seguito da un sospiro di sollievo da chi temeva un avvitamento dell’accordo per il salvataggio dell’ex compagnia di bandiera. L’impressione è stata che i 40 milioni di euro, che il gruppo postale ha messo a servizio dell’operazione (in autunno era entrata nel capitale versando 75 milioni per il 19,4% di Alitalia), andassero a finanziare l’equity commitment. In altri termini, le banche e i cosiddetti capitani coraggiosi confidavano che i soldi di Poste Italiane fossero destinati a garanzia delle perdite e dei contenziosi pregressi, circa 200 milioni di euro da deliberare in occasione dell’assemblea del 25 luglio, della vecchia Alitalia. Una ciambella, insomma, per alleviare il peso di ciò che resterà in capo alle banche dell’ex vettore. Nelle ore successive allo snello comunicato di Poste Italiane è emerso ciò che Caio, affiancato da Credit Suisse e dai legali dello studio Gianni Origoni Grippo Cappelli, ha elaborato come condizione per partecipare alla partita. In sintesi, la volontà del successore di Massimo Sarmi è di impiegare i 40 milioni di Poste per entrare con una quota del 5% nel capitale della nuova Alitalia. Quella in cui gli emiratini di Etihad avranno il 49%, mentre il resto farà capo a Cai (banche e imprenditori). Una mossa che ha spiazzato Etihad ma, soprattutto, Intesa San Paolo e Unicredit. Gli istituti ritengono poco accettabili le condizioni privilegiate dell’ingresso di Poste. Etihad potrebbe, invece, eccepire sul fatto che così facendo il modello di governance della nuova Alitalia si configurerebbe meno snello e agevole. Tre azionisti anziché due, con tutto ciò che ne consegue in termini di rappresentanza e forze in gioco in occasione del board e delle delibere assembleari. La battuta di arresto è innegabile. Tanto più considerato che il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, si era rallegrato dell’adesione di Caio, commentando che un altro tassello dell’operazione era andato al posto giusto. Oggi il consiglio di amministrazione di Poste Italiane prenderà visione del progetto di ingresso nella newco Alitalia, un passaggio che non necessariamente porterà ad una delibera o a una presa di impegno. Il board, presieduto da Luisa Todini, esaminerà, tra l’altro, le linee guida del piano di impresa a cui sta lavorando Caio in vista della quotazione in borsa. A valle del consiglio è previsto il primo incontro con il potente sindacato interno Slp Cisl (circa 64 mila iscritti di Poste Italiane), che ieri per bocca del segretario, Mario Petitto, ha messo le mani avanti spiegando che «il rischio concreto che Poste siano costrette a sottoscrivere un equity commitment verso Alitalia desta forti perplessità». Un altro fronte sindacale caldo è quello sul referendum sugli accordi siglati in materia di contratto nazionale e solidarietà nel trasporto aereo. La Uil, che non ha firmato l’accordo, oggi invierà alle altre sigle sindacali una lettera per chiedere una consultazione sull’intesa raggiunta sul costo del lavoro (31 milioni di risparmi). Per tutti gli attori in campo l’orizzonte temporale è la fine di luglio. Etihad intende firmare il contratto entro il mese e non accetterà incognite. Andrea Ducci © RIPRODUZIONE RISERVATA Fossa: «Formazione da tutelare Il piano giovani parte da lì» Il presidente Fondimpresa: riordino senza tagli a pioggia MILANO — A un certo punto arriva la parola forte. «Rapina». Rapina per una buona causa, per carità: Giorgio Fossa non metterà mai in discussione la necessità di rifinanziare la cassa integrazione in deroga e garantire, per questa via, almeno un reddito minimo ai tanti dipendenti delle tante aziende atterrate dalla Grande Crisi. Però se le relative risorse — com’è già successo nel 2013 — vengono recuperate tagliando dalle buste paga lo 0,30% destinato alla formazione, beh: «Si tappa una falla. Ma lo si fa in modo ragionieristico, andando a toccare uno dei pochi strumenti che abbiano dimostrato, tra le altre cose, di funzionare da volano per concrete politiche attive del lavoro. E allora: di quale “piano giovani” ci vengono a parlare, poi?». Direbbe le stesse cose, se non fosse parte in causa? Lei è presidente di Fondimpresa, il maggior fondo interprofessionale italiano: copre circa la metà dei contributi per la formazione trasferiti dall’Inps al sistema, ha oltre 173 mila imprese aderenti per un totale di 4,5 milioni di occupati, dal 2007 a oggi ha finanziato con 1,84 miliardi più o meno 67 mila piani per 3,7 milioni di partecipanti. Ma è il fondo alimentato e gestito da Confindustria con Cgil, Cisl, Uil. Il top di quelle rappresentanze cui Matteo Renzi guarda con noto intento rottamatore. «Primo: non è un fondo chiuso ai soci di Confindustria. Più del 40% dei nostri aderenti è iscritto ad altre associazioni. Secondo: sì, direi esattamente le stesse cose, visto che leggo sui giornali ricette, per la verità un po’ vaghe, di alleggerimento delle “voci improprie” in busta paga». Allude alle proposte di Matteo Richetti, uomo molto vicino al premier? «Anche. E faccio notare che quel capitolo è da sempre cavallo di battaglia delle imprese. Ma proprio per questo: non si può fare di ogni erba un fascio, puntare indiscriminatamente il dito Presidente Giorgio Fossa, numero uno del fondo interprofessionale Fondimpresa su tutto ciò che è frutto della bilateralità. È grazie alla sinergia delle parti sociali sul territorio che Fondimpresa, a chi chiede conto dei risultati, può presentarsi con questo dato tra i tanti: quando ci è stato chiesto di intervenire in via straordinaria per i lavoratori in Cig e in mobilità, ha poi trovato un lavoro il 55% di chi ha concluso un percorso formativo finanziato da noi — non organizzato, lo sottolineo: funzioniamo semplicemente da banca, vagliamo i piani presentati dalle aziende e se i requisiti ci sono giriamo i fondi alle aziende stesse. Di quel 55%, almeno la metà ha avuto un contratto a tempo indeterminato». Però non ha torto, Renzi, quando sul suo sito scrive: «Esiste un’offerta molto ampia di corsi che vivono solo per mantenere in vita chi li organizza». E dal vivo va giù ancora più pesante. «È innegabile: non tutto il mondo della formazione ha mostrato efficienza, trasparenza, efficacia. Renzi ha perfettamente ragione quando punta il dito contro “la formazione professionale degli amichetti”, quella che non serve ai lavoratori ma solo ai formatori. Però non può generalizzare. Deve permettere anche a noi di dimostrare e ri- ❜❜ ❜❜ Contributi contesi Al premier Renzi Dirottare i fondi per finanziare la Cig in deroga? Va bene solo ai ragionieri di Stato Distinguiamo modelli virtuosi da quelli che servono solo “agli amichetti” Roberto Meneguzzo si autosospende da Palladio Finanziaria Mediobanca torna al 7% di Carige Ubs al 2,6% di Mps (d.pol.) Roberto Meneguzzo fa un passo indietro. A comunicarlo al consiglio è lo stesso amministratore delegato di Palladio finanziaria che in una lettera scrive di autosospendersi dai poteri e dalle deleghe per «evitare che questioni riguardanti la sua persona abbiano a ledere gli interessi» della società. Il riferimento è al coinvolgimento del top manager La decisione vicentino, ora ai domiciliari, Il manager nell’inchiesta sul è coinvolto Mose. A renderlo noto nell’indagine è la stessa finanziaria veneta il cui board ieri veneziana ha preso atto della decisione e ha espresso «il proprio senso di riconoscimento e la massima solidarietà nei suoi confronti, certo che la sua totale estraneità ai fatti che gli vengono contestati sarà dimostrata», attraverso lee parole del presidente di Palladio, Roberto Ruozi. Il manager era stato raggiunto da un’ordinanza di misura cautelare dal tribunale di Venezia nell’ambito dell’inchiesta sul Consorzio Venezia nuova. (f.ch.) Mediobanca risale al 7% di Banca Carige, ricostituendo la partecipazione che aveva prima dell’avvio dell’aumento di capitale da 800 milioni di euro e che aveva ridotto sotto il 2% nel corso dell’operazione in seguito ad arbitraggi tra azioni e diritti. Piazzetta Cuccia, si legge nelle partecipazioni registrate dalla Consob, detiene il 7,037% di Carige. Fondazione Mediobanca, che aveva preannunciato Mediobanca la ricostituzione prestataria della quota a valle di Fondazione dell’aumento, è prestataria della Carige partecipazione, di cui è proprietaria la Fondazione Carige, debitrice della banca d’affari. E si riposiziona anche Ubs, tornata sopra il 2% di Mps dopo essere scesa sotto la soglia al termine dell’aumento di capitale dell’istituto che si è chiuso il 27 giugno scorso. Dall’11 luglio la banca svizzera detiene il 2,617% del capitale di Siena, di cui il 2,354% senza diritto di voto. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA 1 Sono in tutto 173 mila le aziende aderenti a Fondimpresa, il maggior fondo interprofessionale italiano, per un totale di circa 4,5 milioni di occupati I finanziamenti degli ultimi sette anni 2 A partire dal 2007 sono stati finanziati con una spesa di 1,87 miliardi 67 mila piani di formazione con 3,7 milioni di partecipanti Quanti sono riusciti a ricollocarsi 3 Ha trovato un impiego il 55% di chi ha concluso il percorso di formazione e almeno metà di questi ha avuto un contratto a tempo indeterminato Raffaella Polato TRIBUNALE CIVILE DI ROMA ANAS S.p.A. Compartimento della viabilità per la Sardegna AVVISO DI GARA ESPERITA GARA N° CALAV026-14_16A2014 - CIG 5713243D42 - CUP: F46G14000090001 Opere urgenti di completamento del tratto dal km. 35+000 al km 41+000 della SS 131 a seguito della risoluzione contrattuale - Categoria prevalente: OG3, Classifica VI, per l’importo di € 7.322.620,62 - Altre categorie: OS12-A, classifica III, per l’importo di € 983.645,19, OS10, classifica I, per l’importo di € 220.946,68. Importo complessivo € 8.950.417,47=. Offerte pervenute n.25, offerte ammesse 19, impresa migliore offerente ATI COSTRUZIONI SACRAMATI Spa/BEOZZO COSTRUZIONI Srl - BADIA POLESINE (RO); ribasso offerto -39,42%. Esito inviato alla GUCE il 11/07/2014 e pubblicato sulla G.U.R.I. n° 82 del 21/07/2014, albo Stazione Appaltante, albo comuni capoluogo Regione Sardegna, sito internet www.stradeanas.it. e sito informatico del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti. Maggiori informazioni e/o chiarimenti rivolgersi a: ANAS Spa (società con socio unico) - sede Compartimentale della Sardegna - Ufficio Gare Via Biasi, 27 - 09131 CAGLIARI - Tel. 070 52971 - Fax 070 5297268. Il Dirigente Amministrativo Dott.ssa Silvia Assunta Anna Mereu Banche Le aziende coinvolte e gli occupati © RIPRODUZIONE RISERVATA VIA BIASI, 27 - 09131 CAGLIARI Tel. 070/52971 - 070/5297268 sito internet www.stradeanas.it Inchiesta Mose Il lavoro vendicare le diversità. Un riordino è indispensabile. Ma esistono modelli virtuosi che nulla hanno a che fare con quelle zone grigie e che, anzi, possono costituire un esemplare benchmark di riferimento». Replica chiara: non è vero che «la formazione in Italia fa schifo» e che dovremmo «copiare dai tedeschi». Chiaro anche il benchmark: candida Fondimpresa. «Le cifre, le principali, le abbiamo viste. Aggiungo che il 70% delle aziende che si rivolgono a noi sono la spina dorsale del sistema produttivo italiano, ma anche la parte più esposta alla recessione e alle sue conseguenze: le piccole e medie imprese. Sappiamo di cosa ha bisogno il Paese per vincere la sfida dei mercati e della competitività: prodotti sempre più innovativi da macchinari sempre più aggiornati. Come lo si fa, se non con la formazione continua? Finisce che a 35 anni, in questo mondo, sei già vecchio». E spesso senza aver avuto un lavoro stabile neppure da giovane. «Appunto. E la differenza la fa la formazione. Invece siamo un Paese che ci investe molto meno rispetto ai nostri principali competitor, e parliamo di tagliare ancora. Se per finanziare la Cig in deroga dirotti 250 milioni dallo 0,30% che dalle buste paga va ai fondi interprofessionali, com’è successo nel 2013, va benissimo ai ragionieri di Stato. Ma poi non possono lamentare che si faccia poco per i giovani. Ci consentano piuttosto di investire quelle stesse risorse per loro e i risultati li vedranno». ADF AEROPORTO DI FIRENZE SPA Lombardia Informatica S.p.A. Via Taramelli, n. 26, 20124, Milano, Italia, Tel.: +39 02.39331.1, Fax: +39 02.39331.225 Estratto Bando Gara 2/2014/LI E’ indetta una gara mediante Procedura Ristretta per la vendita del 100% delle quote della società Lombardia Contact s.r.l., che svolge attività di contact center in materia di prenotazioni ospedaliere e assistenza tecnica informatica in forza di un contratto di 6 anni con opzione di un ulteriore anno. Valore base d’asta: euro 3.300.000,00 (euro tremilionitrecentomila/00). Criterio di Aggiudicazione: maggior rialzo sulla base d’asta. Sono ammesse solo offerte al rialzo. Per una breve descrizione dell’oggetto della gara consultare il bando ed i suoi allegati, scaricabili dal sito all’indirizzo di seguito indicato: www.lispa.it. Le modalità di presentazione dell’offerta verranno specificate nella lettera di invito. Il termine ultimo per il ricevimento della domanda di partecipazione è 23/10/2014 ore 15.00. La domanda andrà inviata secondo le modalità stabilite nel disciplinare di gara a Lombardia Informatica S.p.A., Funzione Affari Legali e Contrattuali, Via Taramelli n. 26, 20124, Milano, Italia. La documentazione di gara ai fini della partecipazione è disponibile all’indirizzo www.lispa.it. Lombardia Informatica Il Presidente - Davide Rovera Lombardia Informatica S.p.A. Il Responsabile del Procedimento - Sandro Sisler AVVISO RELATIVO AGLI APPALTI AGGIUDICATI Amministrazione Aggiudicatrice: Comune di Milano-Settore Spettacolo. Oggetto Appalto: affidamento della concessione in uso del Teatro degli Arcimboldi, sito in viale dell’Innovazione 20 - Milano, per attività culturali e di spettacolo. Importo base € 120.000,00 IVA esclusa. Procedura aperta offerta economicamente più vantaggiosa. Aggiudicataria I Pomeriggi Musicali Servizi Teatrali srl - via San Giovanni Sul Muro, 2 - 20121 Milano. Punteggio ottenuto 77,56, Rialzo 107%. Importo d’aggiudicazione € 248.400,00 IVA esclusa. Subappalto no. Provvedimento d’aggiudicazione n. 71 del 17/07/2014. Offerte ricevute 2 escluse 0. Bando GUCE S/5 del 04/04/2014. Il Direttore di Settore - Antonio Calbi ESTRATTO AVVISO PROCEDURA PER L’AFFIDAMENTO IN SUBCONCESSIONE DI UN’AREA PER L’ESERCIZIO DELL’ATTIVITA’ DI AVVOLGIMENTO BAGAGLI E VENDITA DI ACCESSORI E SERVIZI DA VIAGGIO PRESSO L’AEROPORTO DI FIRENZE AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A., con sede in Firenze, Via del Termine n. 11, cap 50127, comunica che è stato pubblicato sul sito internet www.aeroporto.firenze.it l’Avviso relativo alla procedura per l’affidamento in subconcessione di un’area di circa 6,5 mq. presso l’Aeroporto “Amerigo Vespucci di Firenze” attualmente ubicata presso l’area non sterile landside, zona check-in, al primo piano, da adibire esclusivamente all’esercizio dell’attività di avvolgimento bagagli e vendita di accessori e servizi da viaggio (di seguito anche, semplicemente, “Area”). La subconcessione sarà assegnata al miglior offerente, previo accertamento del possesso di tutti i requisiti minimi di partecipazione richiesti, sulla base dei parametri economici e tecnici meglio descritti nel relativo Avviso, nonché nella ulteriore documentazione di gara relativa alla procedura, a seguito dello svolgimento di una fase di rilancio relativa ai parametri economici, riservata ai primi due concorrenti della graduatoria provvisoria. Durata della subconcessione: 2 (due) anni decorrenti dalla data di sottoscrizione del contratto medesimo con facoltà di AdF di prorogare, agli stessi termini e condizioni, il contratto medesimo fino ad un massimo di 1 (un) anno. L’eventuale proroga, e la sua durata, verrà comunicata da AdF per iscritto con un preavviso di 60 giorni. Informazioni presso Ufficio Commerciale di AdF - Aeroporto di Firenze S.p.A. ([email protected]). Il Responsabile del Procedimento è stato individuato nella persona del Dott. Guido Vitali. Le offerte dovranno pervenire, in conformità con le modalità meglio descritte nel relativo Avviso, entro e non oltre le ore 17,00 del 12 settembre 2014 al seguente recapito: AdF Aeroporto di Firenze S.p.A. Via del Termine 11, 50127 Firenze Att. Ufficio Segreteria Firenze, 22 luglio 2014 L’Amministratore Delegato - Vittorio Fanti Sezione Fallimentare TERASYSTEM S.p.A. in liquidazione e Concordato Preventivo n. 24/2013 GD Dott. Giuseppe Di Salvo AVVISO DI VENDITA RAMO D’AZIENDA La Liquidazione Concordataria dei Beni di “Terasystem S.p.A. in liquidazione e Concordato Preventivo n. 24/2013” (la Procedura) comunica che nel quadro delle attivita’ finalizzate al realizzo delle attivita’ cedute, è interessata a cedere il ramo d’azienda costituto da: rapporti di lavoro con 17 dipendenti, ci cui 16 operativi più un direttore tecnico; - contratto per la fornitura di servizi di “data management” in favore di Telecom Italia stipulato in data 20.5.2011, con scadenza il 31.12.2015; - le liste clienti, il Know how commerciale, i programmi software, nonché le altre informazioni e dati di natura commerciale e, in generale, ogni altra informazione, dato o conoscenza relativi all’attività ed alla gestione del Ramo d’azienda (Informazioni Commerciali”). - Il diritto di utilizzo del marchio registrato Terasystem eventualmente integrabile con altre parole. La procedura di vendita si espletera’ mediante un’asta, che si terrà avanti il Notaio Luca Sabbadini di Roma, Via di Porta Pinciana il giorno 7 agosto 2014, ore 12.00; le relative operazioni proseguiranno, senza soluzione di continuità, fino al loro esaurimento. L’integrale disciplina della procedura e delle condizioni di vendita è contenuta nelle “NORME CHE REGOLANO L’INVITO A PRESENTARE OFFERTE DI ACQUISTO DEL RAMO D’AZIENDA COMPRESO NELL’ATTIVO DELLA PROCEDURA - DISCIPLINARE D’ASTA (in breve: “Disciplinare di vendita”). Ai fini della presentazione delle offerte segrete di acquisto, il prezzo base d’asta per l’acquisto del ramo d’azienda è stabilito nella misura di euro 585.000,00 (euro cinquecentottantacinquemila/00). Si fa fin d’ora presente che è’ previsto il versamento di una cauzione per un importo pari al 10% (diecipercento) del prezzo base d’asta e che saranno a carico dell’aggiudicatario tutti i costi, gli oneri ed i tributi inerenti l’aggiudicazione. Il Disciplinare di Vendita e tutta la documentazione inerente la procedura di vendita possono essere consultati o richiesti al Liquidatore Giudiziale con richiesta da inviare in forma scritta, via fax, al numero 06.45429222 o via e.mail all’indirizzo [email protected] indicando i recapiti per essere contattati. Per nformazioni 06.89361268. Il presente avviso, in ogni caso, non costituisce proposta irrevocabile né offerta al pubblico, né sollecitazione al pubblico risparmio, né impegna in alcun modo il Commissario Liquidatore a contrarre con gli offerenti. Roma, 3 luglio 2014 Il Liquidatore Giudiziale - Avv. Fabio Quojani AUTORITA’ PORTUALE DI RAVENNA ESTRATTO AVVISO DI AGGIUDICAZIONE L’Autorità Portuale di Ravenna, con sede in via Antico Squero 31 Ravenna, in data 12.06.2014 ha aggiudicato l’appalto pubblico del “Servizio di gestione e manutenzione del nuovo Ponte Mobile per l’attraversamento sul Canale Candiano in Ravenna” all’operatore AZIMUT S.p.a., con sede legale in via Trieste 90/A, Ravenna (IT) che ha offerto un ribasso del 11,33% sull’importo annuale posto a base di gara di € 291.508,77, corrispondente ad un importo annuale pari a € 258.478,76, cui andranno aggiunti € 7.950,23 relativi ad oneri per la sicurezza non soggetti a ribasso, per un importo annuale di € 266.428,99. Contratto triennale di € 799.286,97. Il contratto è subappaltabile al 30%. L’aggiudicazione è avvenuta mediante procedura aperta con criterio dell’offerta economicamente più vantaggiosa. Sono pervenute n. 4 offerte. Trasmissione dell’avviso di aggiudicazione alla G.U.U.E. in data 23.06.2014. Il Direttore Tecnico – Ing. Fabio Maletti 26 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 tel.02/6282.7555 - 02/6282.7422, fax 02/6552.436 Si precisa che ai sensi dell’Art. 1, Legge 903 del 9/12/1977 le inserzioni di ricerca di personale inserite in queste pagine devono sempre intendersi rivolte ad entrambi i sessi ed in osservanza della Legge sulla privacy (L.196/03). 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Bal. A Multiman. Bal. M Multiman. Eq. Afr. & Mid. East A Multiman. Eq. Afr. & Mid. East M Multiman.Target Alpha A SB Bond B SB Equity B SB Flexible B DB Platinum Agriculture Euro R1C A Comm Euro R1C A Currency Returns Plus R1C DB Platinum IV Croci Euro R1C B Croci Japan R1C B Croci US R1C B Dyn. Cash R1C A Paulson Global R1C E Sovereign Plus R1C A Systematic Alpha R1C A Fondi Unit Linked Quota/od. Quota/pre. Nome EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 1414,685 1338,115 1241,728 1199,619 118,048 117,718 77,579 80,735 104,537 1083,970 1161,011 1031,027 1415,278 1338,696 1241,863 1199,760 118,379 118,045 76,692 79,801 104,543 1084,108 1162,813 1031,546 17/07 EUR 18/07 EUR 18/07 EUR 58,660 108,580 937,830 58,630 109,760 938,720 121,000 8758,440 173,440 101,490 6017,830 107,320 10475,660 120,920 8745,810 172,190 101,490 6069,510 106,970 10483,880 Em. Loc. Cur. Debt A-Dis.M Em. Mkt Corp Bd A Euro Corp. Bond A Euro Corp. Bond A-Dis M Euro Short Term Bond A European Bond A-Dis Glob. Bond A-Dis Glob. Equity Income A Glob. Equity Income A-Dis Glob. Inv. Grade.Corp. Bd A-Dis M Glob. Structured Equity A-Dis Glob. Targeted Ret. A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond A Glob. Tot. Ret. (EUR) Bond E-Dis Greater China Eq. A India Equity E Japanese Eq. Advantage A Pan European Eq. A Pan European Eq. A-Dis Pan European Eq. Inc. A-Dis Pan European High Inc A Pan European High Inc A-Dis Pan European Struct. Eq. A Pan European Struct. Eq. A-Dis Renminbi Fix. Inc. A Renminbi Fix. Inc. EUR A-Dis US Equity A EH US High Yield Bond A US High Yield Bond A-Dis M US Value Equity A US Value Equity A-Dis 18/07 18/07 18/07 18/07 17/07 17/07 16/07 16/07 16/07 17/07 17/07 17/07 18/07 17/07 18/07 18/07 16/07 17/07 16/07 Flex Equity 100 Global Equity Maximum Progress Quality 16/07 16/07 16/07 16/07 16/07 ABS- I ABSOLUTE RETURN EUROPA BOND-A BOND-B EQUITY- I PRINCIPAL FINANCE 1 30/06 04/07 30/06 30/06 30/06 31/03 EUR JPY USD EUR EUR EUR EUR 11,015 5,645 5,306 6,551 7,185 EUR EUR EUR EUR EUR Kairos Multi-Str. A Kairos Multi-Str. B Kairos Multi-Str. I Kairos Multi-Str. P Kairos Income Kairos Selection Data Valuta 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR Tel: 848 58 58 20 Sito web: www.ingdirect.it 18/07 EUR Dividendo Arancio 18/07 EUR Convertibile Arancio 18/07 EUR Cedola Arancio 16/07 EUR Borsa Protetta Agosto 16/07 EUR Borsa Protetta Febbraio 16/07 EUR Borsa Protetta Maggio 16/07 EUR Borsa Protetta Novembre 18/07 EUR Inflazione Più Arancio 18/07 EUR Mattone Arancio 18/07 EUR Profilo Dinamico Arancio 18/07 EUR Profilo Equilibrato Arancio 18/07 EUR Profilo Moderato Arancio 18/07 EUR Top Italia Arancio 50,830 61,760 58,820 62,220 61,190 63,490 61,470 57,430 46,450 66,120 63,670 59,470 48,820 50,600 61,790 58,830 62,180 61,130 63,360 61,300 57,420 46,370 66,560 63,900 59,540 48,500 Quota/od. Quota/pre. 9,749 12,678 16,862 12,772 10,999 5,764 5,814 61,880 15,580 11,516 42,580 10,475 13,072 11,904 47,410 32,350 3113,000 17,540 15,830 11,840 18,970 13,710 14,530 13,810 10,704 9,603 14,340 11,903 10,702 32,910 31,460 9,707 12,688 16,860 12,771 10,996 5,760 5,812 61,760 15,550 11,510 42,320 10,446 13,067 11,900 47,370 32,250 3114,000 17,610 15,890 11,800 18,980 13,710 14,520 13,800 10,704 9,603 14,240 11,917 10,714 32,660 31,230 Tel: 02 77718.1 www.kairospartners.com 31/05 EUR 875792,556 867085,663 31/05 EUR 572375,300 566930,929 31/05 EUR 590472,785 584407,453 31/05 EUR 537936,773 532831,715 18/07 EUR 6,816 6,817 18/07 EUR 10,372 10,371 KAIROS INTERNATIONAL SICAV 16714,943 16535,470 5149,252 5161,988 771435,023 762273,652 771435,023 762273,652 621201,142 622586,663 60323,743 61951,842 USD USD EUR EUR EUR EUR USD USD USD USD USD EUR EUR EUR USD EUR JPY EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR USD USD USD USD KIS - America A-USD KIS - America P KIS - America X KIS - Bond A-USD KIS - Bond D KIS - Bond P KIS - Bond Plus A Dist KIS - Bond Plus D KIS - Bond Plus P KIS - Dynamic A-USD KIS - Dynamic D KIS - Dynamic P KIS - Emerging Mkts A KIS - Emerging Mkts D KIS - Europa D KIS - Europa P KIS - Europa X KIS - Global Bond P KIS - Income D KIS - Income P KIS - Italia P KIS - Italia X KIS - Key KIS - Key X KIS - Multi-Str. UCITS A USD KIS - Multi-Str. UCITS D KIS - Multi-Str. UCITS P KIS - Multi-Str. UCITS X KIS - Selection D KIS - Selection P KIS - Selection X KIS - Sm. Cap D KIS - Sm. Cap P KIS - Target 2014 X 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 17/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 17/07 USD EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR USD EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 278,820 196,100 197,440 173,130 123,750 128,040 126,690 131,670 133,840 175,330 122,080 124,400 130,680 128,890 122,650 124,970 125,610 104,170 103,910 107,490 134,250 133,240 141,570 144,540 153,680 112,900 115,810 116,750 124,180 126,290 125,960 99,400 104,270 100,300 282,620 198,770 200,130 173,090 123,720 128,010 126,650 131,630 133,810 175,540 122,230 124,550 131,300 129,490 124,270 126,610 127,260 104,260 104,030 107,600 134,910 133,760 141,530 144,500 154,230 113,300 116,220 117,130 124,190 126,300 125,970 99,500 104,370 100,300 La lista completa dei comparti Invesco autorizzati in Italia è disponibile sul sito www.invesco.it Invesco Funds Num tel: 178 311 01 00 www.compamfund.com - [email protected] 18/07 USD 1531,448 1532,936 Active Dollar Bond A 18/07 EUR 1672,619 1673,230 Active Emerging Credit A 18/07 EUR 1608,924 1609,529 Active Emerging Credit B 18/07 EUR 1458,078 1458,959 Active European Credit A 18/07 EUR 1395,527 1396,387 Active European Credit B Asia Balanced A Asia Balanced A-Dis Asia Consumer Demand A Asia Consumer Demand A-Dis Asia Infrastructure A Asian Bond A-Dis M Balanced-Risk Allocation A Em. Loc. Cur. Debt A 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 21/07 USD USD USD USD USD USD EUR USD 25,720 16,770 14,570 14,210 14,730 10,381 15,290 15,426 25,730 16,780 14,570 14,210 14,800 10,371 15,290 15,359 ASIAN OPP CAP RET EUR ADWISE L/S CAP RET EUR FLEX QUANTITATIVE HR6 A EUR HIGH GROWTH CAP RET EUR ITALY CAP RET A EUR SELECTED BOND DIS RET EUR SELECTED BOND CAP RET EUR VALUE OPP CAP RET EUR 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR 12,687 111,943 113,075 117,195 25,177 5,795 121,319 9213,666 12,752 111,966 113,255 116,793 25,151 5,801 121,448 9219,750 Nome Data Valuta Quota/od. Quota/pre. www.multistarssicav.com [email protected] T. +41 (0)91 640 37 80 18/07 EUR 102,140 102,200 18/07 EUR 104,070 103,890 18/07 EUR 149,140 145,200 18/07 EUR 1521,490 1481,210 Orazio Conservative A Sparta Agressive A WM Biotech A WM Biotech I www.newmillenniumsicav.com Distributore Principale: Banca Finnat Euramerica - Tel: 06/69933475 18/07 EUR 192,440 192,440 NM Augustum Corp Bd A 18/07 EUR 146,910 146,900 NM Augustum High Qual Bd A 18/07 EUR 136,630 136,600 NM Balanced World Cons A 18/07 EUR 139,010 138,980 NM Euro Bonds Short Term A 18/07 EUR 47,910 47,890 NM Euro Equities A 18/07 EUR 74,070 73,570 NM Global Equities EUR hdg A 106,350 106,390 NM Inflation Linked Bond Europe A 18/07 EUR 18/07 EUR 112,910 112,970 NM Italian Diversified Bond A 18/07 EUR 115,460 115,510 NM Italian Diversified Bond I 18/07 EUR 136,660 136,690 NM Large Europe Corp A 18/07 EUR 106,250 106,440 NM Market Timing A 18/07 EUR 107,230 107,420 NM Market Timing I 18/07 EUR 63,530 63,530 NM Q7 Active Eq. Int. A 18/07 EUR 105,590 105,630 NM Q7 Globalflex A 18/07 EUR 121,820 121,790 NM Total Return Flexible A 18/07 EUR 101,860 101,070 NM VolActive A 18/07 EUR 102,440 101,640 NM VolActive I Nome Data Valuta PS - EOS A PS - Equilibrium A PS - Fixed Inc Absolute Return A PS - Global Dynamic Opp A PS - Global Dynamic Opp B PS - Inter. Equity Quant A PS - Inter. Equity Quant B PS - Liquidity A PS - Opportunistic Growth A PS - Opportunistic Growth B PS - Prestige A PS - Quintessenza A PS - Quintessenza B PS - Target A PS - Target B PS - Titan Aggressive A PS - Total Return A PS - Total Return B PS - Valeur Income A PS - Value A PS - Value B 15/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 18/07 15/07 15/07 03/06 15/07 15/07 15/07 18/07 18/07 18/07 15/07 15/07 EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR EUR Quota/od. Quota/pre. 126,070 100,670 99,780 100,760 101,190 113,050 115,470 125,040 98,180 103,770 97,030 104,440 107,170 108,930 109,020 107,350 102,910 96,630 111,810 104,950 107,220 128,310 100,700 99,800 100,700 101,120 113,910 116,350 125,060 98,290 103,880 99,150 104,980 106,870 109,480 109,560 107,820 102,750 96,460 111,940 105,780 108,070 www.pegasocapitalsicav.com 18/07 18/07 18/07 18/07 17/07 17/07 Strategic Bond Inst. C Strategic Bond Inst. C hdg Strategic Bond Retail C Strategic Bond Retail C hdg Strategic Trend Inst. C Strategic Trend Retail C EUR USD EUR USD EUR EUR 107,230 107,380 105,740 105,850 103,660 101,440 107,190 107,340 105,700 105,820 103,890 101,660 www.sorgentegroup.com AUGUSTUM EQUITY EUROPE I AUGUSTUM G.A.M.E.S. A AUGUSTUM G.A.M.E.S. I 18/07 EUR 18/07 EUR 18/07 EUR 109,120 115,710 153,940 109,370 115,350 153,450 Numero verde 800 124811 [email protected] 18/07 EUR 7,053 Nextam Bilanciato 18/07 EUR 7,551 Nextam Obblig. Misto 18/07 EUR 6,462 BInver International A 18/07 EUR 5,722 Cap. Int. Abs. Inc. Grower D 18/07 EUR 5,426 CITIC Securities China Fd A 18/07 EUR 5,424 Fidela A 18/07 EUR 5,777 Income A 18/07 EUR 7,254 International Equity A 18/07 EUR 6,770 Italian Selection A 18/07 EUR 5,341 Liquidity A 18/07 EUR 4,974 Multimanager American Eq.A 18/07 EUR 4,708 Multimanager Asia Pacific Eq.A 18/07 EUR 4,470 Multimanager Emerg.Mkts Eq.A 18/07 EUR 4,578 Multimanager European Eq.A 18/07 EUR 5,342 Strategic A 18/07 EUR 6,161 Usa Value Fund A 18/07 EUR 5,599 Ver Capital Credit Fd A Tel: 0041916403780 www.pharusfunds.com [email protected] 18/07 EUR 114,230 PS - Absolute Return A 18/07 EUR 120,560 PS - Absolute Return B 18/07 EUR 110,640 PS - Algo Flex A 18/07 EUR 105,730 PS - Algo Flex B 18/07 EUR 86,680 PS - BeFlexible A 18/07 USD 85,300 PS - BeFlexible C 15/07 EUR 102,700 PS - Best Global Managers A 15/07 EUR 106,640 PS - Best Global Managers B 18/07 EUR 110,890 PS - Best Gl Managers Flex Eq A 18/07 EUR 164,170 PS - Bond Opportunities A 18/07 EUR 122,490 PS - Bond Opportunities B 7,036 7,546 6,473 5,703 5,424 5,447 5,778 7,228 6,758 5,340 4,987 4,705 4,480 4,600 5,332 6,111 5,604 114,430 120,770 111,410 106,460 86,560 85,170 103,250 107,210 110,740 164,290 122,580 Fondo Donatello-Michelangelo Due Fondo Donatello-Tulipano Fondo Donatello-Margherita Fondo Donatello-David Fondo Tiziano Comparto Venere Caravaggio di Sorgente SGR 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 31/12 EUR 51470,165 52927,939 EUR 46691,916 47475,755 EUR 27926,454 27116,197 EUR 58259,864 57863,932 EUR 468728,464 477314,036 2451,889 2506,583 EUR www.vitruviussicav.com 18/07 EUR Asian Equity B 18/07 USD Asian Equity B 18/07 USD Emerg Mkts Equity 18/07 EUR Emerg Mkts Equity Hdg 18/07 EUR European Equity 18/07 USD European Equity B 18/07 EUR Greater China Equity B 18/07 USD Greater China Equity B 18/07 USD Growth Opportunities 18/07 EUR Growth Opportunities Hdg 18/07 JPY Japanese Equity 18/07 USD Japanese Equity B 18/07 EUR Japanese Equity Hdg 18/07 CHF Swiss Equity 18/07 EUR Swiss Equity Hdg 18/07 USD US Equity 18/07 EUR US Equity Hdg 8a+ Eiger 8a+ Gran Paradiso 8a+ Latemar 8a+ Matterhorn 97,840 137,320 463,210 452,650 279,990 345,790 111,170 158,220 76,160 83,450 133,550 132,510 173,680 132,990 101,020 179,520 197,770 98,040 137,600 462,440 451,910 279,460 345,150 111,550 158,760 75,190 82,380 134,690 133,650 175,180 133,610 101,500 177,520 195,560 Tel 0332 251411 www.ottoapiu.it 18/07 EUR 6,126 6,101 18/07 EUR 5,227 5,239 18/07 EUR 5,903 5,897 11/07 EUR 814615,543 854760,583 Legenda: Quota/pre. = Quota precedente; Quota/od. = Quota odierna 13352B1B Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Economia/Mercati Finanziari 27 italia: 51575551575557 Piazza Affari MAIRE TECNIMONT IN RIALZO DOPO LA MAXICOMMESSA USA di GIACOMO FERRARI Sussurri & Grida Cattaneo ricomincia dal privato, come banchiere Venti banche per la liquidità di Telecom Lumberjack, gli azionisti turchi (d.pol.) C’è un tavolo affollato di banche al lavoro sulle e la campagna d’Europa Le tensioni in Ucraina e Medio Oriente continuano a condizionare l’andamento delle Borse, che in assenza di indicazioni dai dati macroeconomici internazionali navigano a vista e con volumi al di sotto della media. Negativi nella quasi totalità i listini europei, ma con ribassi contenuti, mentre quello italiano è stato decisamente il peggiore con il Ftse-Mib in calo dell’1,48%. Hanno pesato le perdite dei titoli bancari, per nulla aiutati dal lento miglioramento dello spread Bund-Btp, sceso ieri a 162 punti base. La Popolare Milano ha ceduto il 3,31%, seguita da Ubi Banca (-3,22%) e dalla Popolare dell’Emilia Romagna (-2,89%). Fra le blue-chips, tuttavia, la maglia nera è toccata a World Duty Free (3,39%), reduce dal buon rialzo di venerdì scorso. Giù inoltre Cnh Industrial (-2,55%). Soltanto due, fra i valori compresi nel paniere principale, i segni positivi: Salvatore Ferragamo (+0,82%) e Snam (+0,18%). Bene anche Maire Tecnimont (+1,37%) dopo la firma di un accordo da 1,6 miliardi di dollari negli Stati Uniti per la realizzazione di un nuovo complesso di fertilizzanti. Nel segmento Star balzo di It Way (+2,96%). (c.tur.) Gli uffici sono in allestimento in via Crescenzio a Roma, a due passi da piazza Cavour. Anche la squadra è ormai definita, cinque o sei partner selezionati da Flavio Cattaneo per avviare lo scouting dei futuri investimenti della Stable cash flow (Scf), la nuova avventura varata dall’ex amministratore delegato di Terna. Il nome prescelto è il fulcro del progetto. Dopo una carriera da manager pubblico (Fiera di Milano, Rai, la società dei tralicci) Cattaneo ricomincia nel privato con la casacca del banchiere d’affari. Ha deciso di concentrarsi su due settori, l’energia e il real estate, quelli che conosce meglio avendo esordito come imprenditore edile e concluso nell’elettricità. E su due mercati, Italia e Sudamerica, anche questi battuti nella lunga stagione a Terna con 15 operazioni di m&a. Sull’energia le priorità saranno rinnovabili, rigassificatori e altre infrastrutture in esercizio, mentre nel mattone si cercano occasioni tra gli immobili terziari messi a reddito. Il denominatore comune? Business con cash flow stabile, prevedibile. La Scf filierà un veicolo per ogni target, manterrà il ruolo di management company e coinvestirà assieme a un club deal di finanziatori (private equity, family office, altri istituzionali per lo più esteri). Ogni veicolo avrà un club di investitori, un rendimento atteso e una valorizzazione d’uscita che privilegia la quotazione. Cattaneo non pone un limite alla taglia. Chi gli ha parlato, spiega che non avrebbe difficoltà a mobilitare su un singolo affare anche 150 milioni tra equity e prestiti bancari. finanze di Telecom Italia. Si tratta di almeno una ventina di istituti, con Barclays in cabina di regia, che stanno rivedendo le condizioni di un finanziamento revolving per complessivi 7 miliardi. Per le banche finanziatrici si tratta di rinegoziare termini e condizioni del commitment (impegno) precedente su due linee da rispettivi 4 e 3 miliardi. Anche se sono disponibilità parzialmente utilizzate, per la direzione finanza guidata da Piergiorgio Peluso questa è una manovra chiave. Quei 7 miliardi rappresentano un cuscinetto di liquidità che la società guidata dall’amministratore delegato Marco Patuano può esporre a difesa del rating sul merito di credito (BB+ di S&P’s). Le revolving di Telecom hanno insomma una funzione di linee di scorta che le agenzie di rating utilizzano nel calcolo del margine di liquidità che nel primo trimestre era di 11,7 miliardi (di cui 6,5 provenienti proprio da quel finanziamento). E’ probabile che la tranche da 4 miliardi sia la prima a essere rinegoziata, anche se non va in scadenza in tempi stretti. Ma Telecom ha voluto sondare la possibilità di spuntare condizioni più favorevoli. Obiettivo che sembra raggiunto. Anche se la cifra potrebbe essere limata rispetto all’ammontare precedente. La manovra è in linea con quanto fatto a inizio luglio anche da Mauro Moretti, Ceo di Finmeccanica. © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA ÀÃ> Ì>>> i /Ì /i° © RIPRODUZIONE RISERVATA +ÕÌ>â `ÀiÌÌ> ÃÕ Ìiiv\ Û> +1"/ Ã}> ÌÌ] >` iÃi«\ +1"/ > ÕiÀ {nÓÓ{Ó° ÃÌ ä]x ÕÀ «iÀ -- ÀViÛÕÌ° v ÃÕ ÜÜÜ°VÀÀiÀi°ÌÉiV> *Àiââ 6>À° 6>À° >Ý >«Ì>â ,v° ,v° äÓä£Óä£{ iÕÀ® ¯® ¯® iÕÀ® iÕÀ® ` iÕÀ® °-° ,> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® ä]{Î Ó °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°Ó® ä]nÎÎ Vi>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]ÇÎä VÌi ÀÕ« I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° "® £Ç]£ää VµÕi *Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *® £]ӣΠVÃ}> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® £]£Óä `iÀ«°Àiâi °°°°°°°°°°°°°°°°°°® ££]Ç{ä i`ià I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]äÎ i`ià £{Ü I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7£{® ä]äää ivvi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £]ÎÈÎ ¢ ,iiÜ>Lið°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® p iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® Î]£{ä LiÌ iÃð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xxä «v°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® {]ÎÎÈ > `} °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® {]ÎÈ Ã>` -Ìà I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/-® Ç]ÓÎä ÌV *i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® p Ài> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® p ÃV«>Ûi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°- ® £]n£ ÃÌ>` I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® Ç]£Çx Ì>Ì> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® £]ÈÎä ÕÌ}À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® È]ÎÓx ÕÌÃÌÀ>`> / °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ££]Îää ÕÌÃÌÀ>`i iÀ° °°°°°°°°°°°°°°°°1/® £x]ÈÈä âÕÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°<® £n]nÓä E -«i>iÀà I°°°°°°°°°°°°° ® È]Îxä >V> iiÀ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]Óää >V> và I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £{]ä£ä >V> *«° > ,° °°°°°°°°°°°°°*® È]Îä >V> *«° -`À°°°°°°°°°°°°°*-"® Î]Îxn >V *«>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® ££]xää >V *«>Ài ܣ䰰°°°°°°°7*£ä® p >ÃViÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Ó]ÓÈ >ÃÌ}°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® Ó]{ää ÌiV I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® £ÓÇ]Çää V> >À}i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® ä]£{Î V> >À}i À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,,® £]Îxä V> >Ì I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{ÓÇ V> ÌiÀL>Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°® Î]Óxä V> *«°ÌÀÕÀ> i >â I °°°°°°°*® ä]ÈnÇ V> *«°>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*® ä]x V> *«°-«iÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*"® p V> *Àv °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,"® ä]ÎÎÎ V iÃÀ>â> °°°°°°°°°°°°°°°°® Ó]nÎn V iÃÀ>â> ÀV °°°°°°°°,® Ó]xÇä V ->Ì>`iÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°- /® Ç]Ónx V ->À`i}> ÀV °°°°°°°°°°°°°°°-,*® ££]Óxä ii /i> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ä]xÎx i} i °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{Îä i -Ì>L °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° -® ä]È{È iÃÌ 1 °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® Ó]££Ó >iÌÌ `ÕÃÌÀi I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]{ÓÇ >V>> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]xÇÈ iÃÃi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°--® ]äää iÀ> iÝ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® ä]ÎÈä iÀ >ÀÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® p â I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°<® Î]ÎÎä °iÀÀ>Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® Îä]{Èä À}ÃiÃ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® ä]ÇÇ À}ÃiÃ> ÀV°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°",® £]äää ÀiL I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ÓÈ]Óxä ÀÃV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]£äÓ ÀÕi ÕVi I°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £Ç]ÓÎä Õââ 1Vi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°<1® £Ó]Σä Õââ 1Vi ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°<1,® Ç]Îää >` Ì I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® {]ÓÇÓ >À ° I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® È]äÓä >ivv°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]{Îä >Ì>}Ài °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° /® Ó]{Çn >Ì>}Ài `°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £]äx >«>À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° *,® x]nx >«i Ûi °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® Ó]£nä >ÀÀ>À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,,® Ó]ÎÇÓ >ÌÌV> ð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° --® £È]{{ä i / iÀ>«°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° / ® Ó]ä£ä iLÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® £ä]{ää iiÌÀ I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® x]{{ä iÌ° >ÌÌi /À I °°°°°°°°°°°°°°°° /® Î]Ó£Ó iÀ>° ,VV iÌÌ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°, ® ä]ÓnÎ iÀÛi`°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® {]Çää °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]ä{Î °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]Óx VVi> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]Óx À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ,® £]ään >Ãà `ÌÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ä]ÓÓÓ (ir.cons.) Parte dal recente ingresso del fondo Turkven private equity, la nuova strategia di internazionalizzazione di Lumberjack, comprata nel 2012 da Zyilan Group, il più grande gruppo calzaturiero turco, con 500 milioni di fatturato e 3mila dipendenti. Tra gli obiettivi dei nuovi investitori c’è il rafforzamento della realtà italiana al di fuori del mercato domestico. Mentre il nuovo amministratore delegato di Lumberjack, Andrea Vecchiato, 41 anni, di Treviso, con un passato in Geox e Bata, racconta che «per la fine di quest’anno abbiamo intenzione di aprire 50 shop all’interno di retailer multimarca, nel 2015 invece vogliamo aumentare il numero dei Paesi in cui le collezioni saranno distribuite attraverso nuove partnership, inaugurando un altro centinaio di negozi, 50 sempre nel nostro Paese e gli altri in Turchia, Benelux, Grecia, Spagna, Francia, Germania e registrare un incremento del 30% del numero di scarpe vendute, a oggi un milione e mezzo». Nel 2014 l’azienda dovrebbe consolidare il fatturato di 50 milioni per crescere l’anno successivo. Prossima tappa i mercati asiatici e del Sudamerica. La quotazione non è per ora nei programmi di Lumebrjack «ma mai dire mai - dice Vecchiato - Intanto il fondo entrato nel capitale ha dimostrato di credere noi e dichiarato di voler rimanere per i prossimi 8/10 anni». Î]xÎ ÓÇ]ÈÈ ä]{Î ä]ÇÇ ä]{Ó ä]Çnä ³ä]Ón ³Ó]{Î Ç]x p £{]ÎÇ £x]nxä ä]Óx ³Èä]{x ä]Ç{ ³ä]ä ³È]ÈÇ £]äxä ³ä]£Ç ³Ó£]£ ]xx £]äÎ Î]Çx ä]äÎn p Ó]nÈ ä]äää ³£]nÇ ³Çä]ÎÇ ä]Çä£ p p p £]n£ x] Î]£ää £]{Î ³£ä]n ä]{ä ä]xä ³È]x{ Î]È ³Ó]ÓÎ p Î]Çää ä]Çx ³Î]x È]xÓx p p p p p p ³ä]xÈ ³££]ÓÎ £]Çn£ Ó]Óx È]Î È]È£ä ä]Îä ³£n]nÎ £È]Î£ä £]nÈ ³Î]Îx È]£Óä £]Ç{ £]Ç{ £ä]Çää ³£]äÎ ä]n £x]äää £]{Ç Ó]äÎ £n]{nÓ ä]Çn Ó]£È È]Îää {]ää £x]È{ £]Óää ä]xä ³]nä ££]xÇä Ó]n ³Ó]È£ x]äx £]ää Ó]£Ç Î]ÎäÎ Ó]Ó£ ³£ä]x n]ÇÓ p p p ³£]äÈ ä]x Ó]£Óä £]È{³££]ÈÓ ä]nÓÎ ³ä]Ç ³£ä]xÈ £ä]£ää {]äÓ ÓÓ]äÎ ä]£{Î ³Î]äx ³ÎÇ]äx ä]ä£ Î]xx ³È]Çx ä]룂 p ³{]{Î Î]än £]xn ³Î{]Ç£ ä]x£ä Î]Σ ³xä]ÓÈ ä]În{ p p p ä]Î ³Èx]Σ ä]£ ä]äÇ ³Ó]ää Ó]£{ Ó]xn ³ÓÈ]£ä Ó]äÎn ³ä]ä ³£Ó]x È]Ó{x ³ä]£n ³£Î]n ]xÎä ³£]ä³£ä{]x ä]Óx £]ÓÓ ³ä]Ó ä]{£x Ó]Óä ³Îä]äÈ ä]{ä ³ä]În ³{£]n{ £]{n Î]Î ³ä]{x ä]ÓÓ{ Î]n{ ³£x]ÈÈ ä]{x £]£ä ³ÈÈ]Óä x]£Îä £]Î {]n ä]ÎÎn p p p ä]Èä ³£Ó]nn Ó]nÇä ä]äÎ £Î]nÈ Ón]äää £]ÇÇ £Î]{ä ä]ÇÇ £]nÈ ³{]Ón ä]xä £]xÇ ³Ó]{{ £n]nnä ä]Ó ³Îä]x£ ä]äÇÈ ä]n£ Î{]ÎÈ £x]nÓä ä]Èx È]£ä ££]ÇÈä ä]{£ 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DI GARA L’A.S.L. Provincia di Milano 2 ha indetto gara a mezzo procedura aperta (Asta Pubblica) con modalità telematica mediante piattaforma SINTEL per l’aggiudicazione di: SERVIZIO DI PREVENZIONE DEL RANDAGISMO (ACCALAPPIAMENTO DI CANI E GATTI RANDAGI E GESTIONE CANILE SANITARIO) RECUPERO E SMALTIMENTO CARCASSE OCCORRENTI ALLE AZIENDE ASL MILANO 2, MILANO 1 E MILANO. Corrispettivo a base d’appalto: • Lotto 1 - ASL Milano 2 - € 212.236,50/anno (IVA esclusa) CIG 5809584C5E; • Lotto 2 - ASL Milano - € 25.602,00/anno (IVA esclusa) CIG 5811123267; • Lotto 3 - ASL Milano 1 - € 149.874,00/anno (IVA esclusa) CIG 5811275B3. Durata del contratto: 48 mesi. L’offerta deve essere presentata entro le ore 18:00 del giorno 09.09.2014. Il bando di gara integrale è stato trasmesso in data 30.06.2014 all’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali C.E.E.. Gli interessati possono scaricare i documenti relativi alle gare di cui sopra, direttamente dal sito dell’ASL (www.aslmi2.it) e dal sito per le gare telematiche Sintel (www.arca.regione.lombaria.it). Normativa di riferimento D.lgs n. 163/2006 e successive modificazioni e integrazioni. Il Responsabile Procedimento IL DIRIGENTE DEL SERVIZIO APPROVVIGIONAMENTI E LOGISTICA (Dr. Marco Ricci) iÀÛÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° 6® }iiÀ} I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® À}°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® À}Þ >«Ì>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® À}Þ >«Ì> £ÈÜ °°°°°°°°°°°°7 £È® ëÀiÌ I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,/® Õi`à °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°1® ÕÀÌiV I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® ÝÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°8"® Ý«ÀÛ> I°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°8*,® >V ,iiÜ>Lià I °°°°°°°°°,® iÀÀ>}>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® >Ì°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® `> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® iÀ> > I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® V>ÌiÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® iV> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® iVV>V>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°° ® ÕÃÝ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°1® >LiÌÌ *À°-°°°°°°°°°°°°°°°°°°® >à *Õð°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*® ivÀ> I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® iiÀ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°® iÝ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°"® ÀÕ«« `Ì° ¿Ã«ÀiÃð°°°°°°°°°°-® ÌiV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/® iÀ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,® {]äää {£]Óxä £]Îää ££]ÓÇä ä]£Ó p Ç]xÇä ä]nÓÇ Ó]äää Ón]ä ä]ÇÇä £]ÓÇÈ ÓÓ]£xä Ç]ÈÇx Î]äÇ{ È]Îää ä]ÇÎx {]£ää Ç]äää ä]xnx Ó]ää{ £]Σ {]ÎÎä Î]Èä £x]äÓä Ó]Çx{ £]ÓÓä £n]nÈä Ó]äÓä p Ó]{ £]În Ó]ää Î]£È p Ó]xÇ x]În Ó]£x Ó]ÓÈ ³Ó]Ç{ £]ÈÓ ³ä]nÓ £]ÇÎ ä]£Î x]nÎ ä]Ç{ ³£]än Ó]{{ ³ä]Çn Ó]{Î Ó]Îä £]x Ó]n £]£Ó ä]ÓÓ Ó]{n ä]x ä]Îä ³Ó{]Îä È]ä{ ³££]{Î ³£n]xÇ ÓÈ]äÎ p ³{Î]Çn ³Îä]Çx ³n]{È {]ä£ n]äÈ {]{ £]nä ³£ä]£ ³ÓÇ]äÓ £Î]£ä p p ³Ón]xÈ ³£]ÈÎ ÓÎ]ÈÎ Ó{]nÈ Ç]xÈ ³Î£]Ç ££]ÓÎ ³£]{Ç ]nÎ £x]ÓÇ ³ÓÎ]Î Î]£{ä {£]Óxä £È]Óxä ]Σ ä]£Ó p x]ÓÈx ä]È£ £]n£ Ón]£Èä ä]Ç{ £]ÓÓÓ Óä]Î{ä x]{x Ó]ÎÈä È]Îää ä]ÇÎx Î]nä x]{{x ä]{nÓ Ó]ää{ £]Σ {]Óxä Ó]ÇÈÓ £x]äÓä Ó]È{ä £]ÓÓä £Ç]nxä £]ÈÎä x]{ä Ç£]Ó x{]äxä xÓ{] Óä]{£ä Çä{ää]x £Ó]äÓä £Çän]È ä]£nn Ó£]n p p n]ÇÈx {ää]£ ä]nÇ{ £x]{ Ó]È{Ó Ç£]Î ÎÎ]ää Ç£Ç{]{ ä]x În]n £]{ä ÎÇx]x ÓÇ]Ènä ÎÇ£{]{ ]äÇä ÈÎ]x Î]xÇä £x]Ç n]xÈä ÓÈn]{ ä]Çnä £Ó{n]n {]£Çä Ó{Ç£]ä Ç]Îxx {äÇÈ]n ä]Ènn Óxä]Î Î]£n ÓÓ]ä Ó]£Çx xÈ]x x]äÓx £Ó]Ó {]ÎÎÈ xÎ]Î £Ç]{Îä ÓÎÎä] Î]{nÈ Ç£x]Ó £]xÓ xäx]x ÓÎ]nä ÎÓä]£ Ó]£ÇÓ Îä£Î]Ó £{°än°£{ £Ó°ä°£{ £{°£ä°£{ £{°££°£{ £Ó°£Ó°£{ £{°ä£°£x ÓÓ x£ nÎ ££{ £{Ó £Çx ]Ó ]Ç ]Èn ]{{ ]Óä ]nÈ ,i`° ä]ä£ ä]ä ä]£Ó ä]£Ó -V>`iâ> À *À° iÌÌ £Î°äÓ°£x £Î°äΰ£x £{°ä{°£x £{°äx°£x £Ó°äÈ°£x £{°äÇ°£x Óäx ÓÎÎ ÓÈx Óx ÎÓ{ ÎxÈ ]nxä ]nÓÈ ]Çnä ]Ç{n ]Ç£ä ]ÈÈä Ó]Çn ä]n£Î nÓn]£ Îx]{ p p p Î]ä ³È]ÈÓ Î]ää x]ÎÎä £äx]È *µÕ>`À °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*+® £]Çn ä]È£ ä]È£ £]ÇÈÈ Ó]Îxn n] ]În £ä]Óä £Ó]Îä xÎn]Ó *Ài E ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® ££]Îää £]Ç{ *Ài E ° ÀV °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* *® £ä]x{ä £]nÈ ³£ä]ÎÇ n]nää £ä]Îä *}À° -°>ÕÃÌ I°°°°°°°°°°°°°°°°°*-® È]nÇx £]Ç ³£Î]£Ç x]ää n]ÎÇx *}À>vV `ÌÀ>i°°°°°°°°°°°°°°°*"® ä]ÎÎÓ ³ä]£n ³£Ó]ÎÇ ä]Óx ä]{xÎ {Î]n *Àið°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,-® ä]{ÇÈ Î]{Î £È]Î ä]{ÇÈ ä]ÇÈ{ Ó{{]ä *ÀiÕ`> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® ä]ÎÓÎ ³Ó]Óx ³£Ó]{ä ä]Ón{ £Ó]n x]È ä]{äÇ xn]Ç *À> `ÕÃÌÀi I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,® £Î]äxä Ó]Ç ³Î]xä ]Óxä £x]Èä £În]Ó *ÀÞÃ> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°*,9® £x]ÈÇä ä]ÈÎ £x]nä £x]xää £]x{ä ÎÎxä]È , ,° i i`V I °°°°°°°°°°°°°°°°°°,® ä]ÓÇx ³ä]äÇ ³Ó]xä ä]ÓÈ{ ä]ÎÈx ,>ÌÌ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°,/® Ó]ÓÇ{ p ³Î]Èx Ó]£{ Ó]Èän , - 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20132 Milano - Fax 02 2588 6114 Tel. 02 2584 6665/6256 66 Via Valentino Mazzola, 66/D 00142 Roma Tel. 06 6882 86 8650 - Fax 06 6882 8682 Vico II San N Nicola alla Dogana, 9 80133 Napo Napoli Tel. 081 49 777 11 - Fax 081 49 777 12 -iÀÛâ Ì>> £x Ü>ÀÀ I°°°°°7-,£x® ä]ÎÇÇ Î]äÈ ³xÎ]nn ä]ÓÎx ä]xÓn Via Villari, 50 - 70122 Bari Tel. 080 5760 111 - Fax 080 5760 126 RCS MediaGroup S.p.A. Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano -iÃ>°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°--® £Ó]nÇä ³ä]xx ³n]Ó{ ££]Înä £{]£xä -- °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°--® ]££x -Ìià °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-® ä]än ³ä]Σ -> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°- ® £]nÎä ³£]ÈÇ ³Î{]ÈÈ -> >à °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-,® p £n]Ó Ç]Ó£x ]ÇÇä ÓäÈÈ] ä]äÈ ä]£Î£ {]ä Óän]Ç £]Îx Ó]ÓÇÓ {]Î{{ ³ä]£n ³Ç]{Ó Î]Ç{ {]x£È £{ÇÎÓ]n Î]{Îä £]£x £]nÓ Î]{äÈ {]nä {äÈ]Î - °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-"® È]Î{ä £]Î ³£ä]xx x]ÈÎä Ç]£nä xn] -À°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-, ® Ó]änÓ ä]ÇÈ Ó]ä{Ó Ó]ÎäÈ x]ä -«>Vi°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-*® p p Ó]Ç£ p p p p -«>Vi Ü>ÀÀ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7-*® p p p p p p -Ìiv>i I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® ä]Î{Î Ó]Ón È]äÎ ä]Î{ä ä]{ÈÓ Ó]n p p -Ìiv>i Àë I °°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/,® p -/VÀiiVÌÀ° °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°-/® È]ÇÓx p ³£Ç]{Ç Ç]ÎÈä p / />LÕÀ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°/*® Ó]Îxä ä]Èn ³{]Îx Ó]£Ç{ Ó]n£ä ÎÎ{]È />LÕÀ £ÎÜ °°°°°°°°°°°°°°°°°°°7/*£x® ä]xä p 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Gli interessati possono scaricare la documentazione di gara direttamente dal sito dell’ASL (www.aslmi2.it) e dal sito per le gare telematiche Sintel (www.arca.regione.lombaria.it). - L’offerta deve essere presentata entro le ore 18,00 del giorno 09.09.2014 Normativa di riferimento D.lgs n. 163/2006 e s.m.i.. Il bando di gara integrale è stato trasmesso in data 04.07.2014 all’Ufficio delle Pubblicazioni Ufficiali C.E.E. Il Responsabile Procedimento IL RESPONSABILE DELL’U.O.C. APPROVVIGIONAMENTI E LOGISTICA (Dr. Marco Ricci) Ó]£ÓÓ p *v>À> °°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°* ® >Ì > VÕÀ> `i½>}iâ> }À>ÃÌV> ,>`VÀ° iÌi ÕÀii\ ÛiÃÌ °° > °"°/° p x]ÎÓ *iÀÀi £ÓÜ°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°°7*,£Ó® ,i`° ä]£n ä]Óä ä]ÓÎ ä]ÓÎ ä]ÓÇ ä]Îä ÕÀLÀ *iÀ` £ ÃiÌÌ° £ iÃi Ó ià Πià { ià x iÃ È ià iÌi >ÕÀii "À Ó£ Õ} /° ÎÈä /° ÎÈx *iÀ` /°ÎÈä /°ÎÈx Ó£ Õ} ä]ä{ ä]äÈ ä]£xx ä]Óä{ ä]ÎäÎ ä]äxä ä]äÇ ä]£xÇ ä]ÓäÇ ä]ÎäÇ Ç ià n ià ià £ä ià ££ ià £Ó ià ä]ÎÎ ä]{nÈ ä]În ä]{Î -ÌiÀ> Û°V® -ÌiÀ> °V® -ÌiÀ> «ÃÌ°Ç{® ÀÕ}iÀÀ>` >Ài} Ì>> >Ài} -ÛââiÀ >Ài} À>ViÃi i>À iÌÌiÀ> Ó£{]x£ Ó{£]£ Ó£È]Ç Ó{x]È{ Ó£È]Ç Ó{x]È{ ÎÓ]{n £°ä££]£Ó £Ç£]ÈÎ £Ç]n£ £Çä]n £È]{Ó £Çä]nÎ £È]äÓ />Ãà >ÌÌ -iÀ> "À > ÕÀÉ}À°® Σ]xÓ Î£]xä "À `À> ÕÃ`ÉV>® £°Î£Ó]Çx £°Î££]xä À}iÌ > ÕÀÉ}°® p xÓÓ]{ *>Ì > ÕÀÉ}À°® p ÎÇ]Îä *>>` > ÕÀÉ}À°® p ÓÓ]äÇ Ì>> ÕÀ£Ç >>`> >>ÀV> >`> À>V> -VÌ ÌiÀÛ ä]£x ä]£x ä]n ä ä]£x ä]£x ä]£x ä]£x £ ä ä]x ä]£x iÀ>> >««i °° 1- -Ûiâ> -VÌ ÌiÀÛ ä]£x ä]£x ä]£ ä]x ä]Óx ä]Óx ä]Î ä]Óx ä]Óx ÀÃi ÃÌiÀi iÜ 9À Û>À iëÀiÃà `>À] > `À> «iVi] > <ÕÀ} vÀ>V ÃÛââiÀ° >Ì ` iÜ 9À 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quello di Alessandria, «luol Regno di Sardegna fu l’unico go dove veniva mantenuto a spese pubbliche un certo Stato preunitario italiano che numero di persone di lettere», le quali «non contribunon ebbe una definita politica ivano all’utilità della biblioteca soltanto con le loro cudelle antichità e delle belle arti. re, ma anche attraverso conferenze, tenendo vivo il È per questo motivo, argomenta con gusto per le belle lettere ed eccitando l’emulazione». efficacia Simone Verde in un libro di Una definizione alquanto riduttiva, aggravata dal fatto imminente pubblicazione per «I No- che — per i tempi moderni — non si faceva alcun cendi» Marsilio, Cultura senza Capita- no ai musei italiani, ma solo all’Ashmolean di Oxford. le. Storia e tradimento di un’idea italiana, che in ma- Al momento della Rivoluzione francese fu subito teria di tutela dei beni culturali, pur essendone stati esplicita «l’idea di soppiantare la città cristiana con italiani gli «inventori», tutto qui da noi precipitò, fin una capitale laica e illuminista dove il patrimonio sotdall’inizio, nella confusione. Confusione che, per così tratto alla Chiesa sarebbe stato da “rigenerare” in fundire, era stata «importata» dall’estero. zione delle aspirazioni del popolo liberato». Fu fin La Rivoluzione francese non aveva dato il buon dall’inizio chiarissimo che, diciamo così, «per costruesempio per quel che riguarda il rispetto ire Parigi bisognava umiliare Roma». e la conservazione della produzione artiIl 10 settembre 1790, per mettere ordistica dei tempi anteriori. La prima ondane nell’ingente patrimonio requisito, ta iconoclasta ebbe avvio già fin dall’inil’autorità municipale di Parigi si rivolse zio, il 14 luglio 1789 . Ma ad «accelerare il al pittore Gabriel-François Doyen per processo» fu una decisione fondamenta«stilare un inventario di quanto tenere e le per la storia della rivoluzione stessa: la di quanto mandare all’asta». Il fatto, senazionalizzazione dei beni della Chiesa condo Verde, «fu di incredibile imporvotata dall’Assemblea nazionale il 2 notanza storica se si pensa che l’atto stesso vembre di quello stesso 1789. Nazionalizdella cernita, della vendita e della catalozazione che, scrive Verde, «sottrasse un gazione significava far partecipare imimmenso patrimonio al suo millenario provvisamente dell’universo della quantutore, privandolo di ogni funzione». tità e dell’oggettualità elementi fino a La Chiesa di Roma aveva elaborato fin quel momento ritenuti dotati di poteri dai tempi di Giulio II (Papa nel periodo Il Pontefice magico-religiosi e implicava una valuta1503-1513) una strategia «abile e raffinazione razionale e laica mai avvenuta prita» per la difesa dei beni artistici, trasfor- Papa Giulio II (1443ma di reliquie, quadri, suppellettili di mando l’antica residenza di Innocenzo 1513) elaborò per culto, luoghi santi, tombe e gruppi staVIII sul colle del Belvedere nel «nucleo primo una strategia di tuari chiamati a celebrare il legame con il originario di quella che sarebbe diventa- tutela dei beni artistici. divino dei protagonisti dell’aristocrata la più ricca collezione di antichità nel Per lui Raffaello realizzò zia». Per i «partigiani della conservaziomondo, i Musei Vaticani». Da quel mo- le stanze in Vaticano: la ne» si trattava, «nell’immensa anamnemento la Roma cattolica, scrive Verde, si Stanza dell’Incendio di si» della catalogazione, di «trovare loro fece «cuore culturale, progettuale, crea- Borgo, quella di Eliodoro una nuova utilità». Se volevano salvare tivo dell’Europa, iniziando e organizzan- e quella della Segnatura questo insieme artistico dalla rovina, si do collezioni che servissero da palestra sarebbe dovuto «inventare un nuovo siper gli ingegni, attraendo, formando gli artisti e, gnificato a un patrimonio improvvisamente svestito quindi, la mente del sistema che stava alimentando la dell’aura sacra che ne aveva costituito il senso ultimo storia europea». Il 27 agosto del 1515, Leone X aveva nel contesto della società teocratica dell’ancien régiaffidato a Raffaello il compito di reperire attorno al- me». l’urbe marmi per la fabbrica di San Pietro, prescrivenNell’aprile del 1792 fu la guerra all’Austria. Nel condogli (ed è questa la cosa più rilevante) di salvare le testo di questo scontro militare, il 24 luglio di quelepigrafi utili per lo studio delle lettere e per «coltivare l’anno, il deputato Pierre-Joseph Cambon suggerì: «La l’eleganza della lingua latina». Questo provvedimen- guardia nazionale di Parigi ha cannoni fusi da Perrier; to, «sarebbe stato oggetto di mitopoiesi… interpreta- è importante che ne procuriamo altri uguali per tutti i to estensivamente come la nascita della figura di battaglioni di volontari nazionali; propongo perciò di ispettore alle belle arti». E, proprio per quella matrice far fondere le statue degli antichi tiranni... Abbiamo cattolico-romana, l’istituzione museo aveva suscitato soltanto un Enrico IV, ma abbiamo tre Luigi XIV». Le diffidenza tra gli intellettuali e i politici ostili alla parole di Cambon ebbero immediato effetto. «L’AsChiesa. È singolare, ad esempio, che la voce «Musée» semblea, dopo aver proclamato lo stato d’emergenza, I Una proposta L’idea di seguire i modelli stranieri Esce domani in libreria il saggio di Simone Verde Cultura senza Capitale. Storia e tradimento di un’idea italiana (Marsilio, pagine 352, 22). Il volume, che comprende anche un saggio di Andrea Emiliani, mette in luce gli errori e gli equivoci che hanno caratterizzato la tutela dei beni artistici e culturali in Italia e propone la nascita di un’apposita infrastruttura nazionale sul modello di quelle esistenti nei grandi Paesi occidentali. decreta che le statue esistenti sulle piazze pubbliche di Parigi siano tolte e sostituite con monumenti in onore della libertà», decretarono i rivoluzionari l’11 agosto del 1792, dopo la deposizione di Luigi XVI. Detto fatto. «In questo momento», annunciò il deputato Jean-Pierre Sers, «il popolo sta invadendo le pubbliche piazze e vuole demolire le statue dei re in Place Vendôme e in Place Louis XV (divenuta poi Place de la Concorde, ndr). Chiedo che le sezioni nominino commissari per prevenire i pericoli che potrebbero derivare dalla caduta di questi enormi ammassi». Non sorprende, osserva Verde, che il deputato Sers, nel preoccuparsi per le due statue equestri a Place Vendôme e a Place Louis XV — pur con a cuore la sorte dei capolavori di François Girardon e di Edmé Bouchardon —, quel giorno non ritenne di menzionare le qualità artistiche delle opere bensì la pericolosità relativa all’abbattimento «di una massa simile». Quell’11 agosto, il deputato Jacques-Alexis Thuriot riprese la proposta di Cambon: «Chiedo all’Assemblea di decretare che le statue (dei monarchi) vengano tolte e che vengano usate in maniera utile alla nazione, che vengano trasformate in monete o in cannoni … È necessario che l’Assemblea dia prova di grande carattere e ordini l’annientamento di tutti i monumenti dell’orgoglio e del dispotismo». È il momento «più drammatico per il patrimonio artistico dell’ancien régime», fa osservare l’autore: un decreto del 14 agosto intima addirittura di «impiegare in maniera utile alla difesa di ogni Comune della Francia la materia dei monumenti che si trovano nelle loro mura». Un membro della Convenzione nazionale — si legge nel verbale della seduta — «lamenta il modo in cui è applicato il decreto... Osserva che una parte di questi monumenti innalzati dall’idolatria sussiste ancora e che, lasciando in piedi monumenti sconfessati dalla libertà, si continua a mantenere il popolo nella superstizione per la monarchia... Chiede, quindi, che vengano prontamente demoliti». Il 22 agosto, meno di quindici giorni dopo la destituzione del re, si discusse che cosa fare del parco di Versailles. Il tema fu posto dal deputato Jean Dusaulx e immediatamente si levò una voce dall’emiciclo: «Che venga arato!». D’altronde, scrive Verde, si trattava del simbolo più flagrante dello sperpero monarchico. Agli occhi degli iconoclasti era la materializzazione «della dannosità di beni che sottraevano risorse necessarie a liberare il popolo dalla miseria». Il che portava con sé molte altre cose: «Se il parco di Versailles meritava di essere arato (per il fatto che la cultura non si mangia), una buona sorte non attendeva certo le tele commissionate dai monarchi dell’età dell’assolutismo a esaltazione del loro potere». Gabriel Bouquier, capo della commissione per il restauro delle opere d’arte del Louvre, nonché grande amico del pittore Jacques-Louis David, chiese pubblicamente che scomparissero «dalle collezioni repubblicane le tele Il cattivo esempio Durante la Rivoluzione francese opere di grande valore furono vendute all’asta e preziose statue di bronzo vennero fuse allo scopo di ricavarne pezzi d’artiglieria Israele In «Nostro figlio» (Atmosphere libri) Alon Altaras inventa una storia a sfondo autobiografico che parte da un episodio di violenza in caserma Scrivere un romanzo come risarcimento di un amore mancato di DARIA GORODISKY I onatan e Yael litigano rincorrendosi nella loro casa di Venezia, come capita tra fratello e sorella, in tutto il mondo. Con la voce dei suoi bimbi in sottofondo, Alon Altaras sorride e spiega che il suo ultimo libro appena uscito in Italia è il risarcimento di un amore mancato. Sì, «la compensazione di una cosa bellissima che non è avvenuta, e senza alcun motivo… Neta è stata l’unica donna con la quale abbia condiviso una profondissima intimità senza vivere l’aspetto erotico del rapporto». In realtà, in Nostro figlio (Atmosphere libri, tradotto in italiano insieme con la moglie Aline Cendon) c’è anche altro di autobiografico: la base Hatzor dell’aviazione israeliana dove il protagonista, Avi, incontra Neta; la difficoltà del giovane solda- to semplice a far fronte all’incarico di capo del magazzino di ricambi per cacciabombardieri; il ricorso allo psicologo per ottenere un ruolo di minor responsabilità. Poi però la storia si intreccia con la fantasia del romanziere e si srotola in un giallo psicologico sulla trama di venti anni di vita dei personaggi. Tutto ruota intorno al pretesto letterario di un episodio di molestie sessuali subito in caserma da Neta a opera di un gruppo di superiori, mentre Avi si allontana vilmente senza aiutarla. «Pura invenzione — sottolinea l’autore — Non c’è mai stata alcuna violenza. Anche se devo dire che, per le donne, la vita militare a volte non è facile». Nato a Tel Aviv nel 1960 da famiglia di origine romena, Altaras è scrittore noto in patria: cinque romanzi e quattro raccolte di poesie. Ma è ancora più famoso come traduttore dall’italiano in ebraico: è per questo che nel 2003 ha vinto il Premio Nazionale per la Traduzione del nostro ministero per i Beni e le attività culturali. Si è cimentato con calibri come Leopardi, Sanguineti, Gramsci, Tabucchi, Landolfi, Ginzburg, Pasolini, De Luca, per citarne alcuni. L’Italia, del resto, è sua nazione di adozione. Una passione nata ai tempi dell’università (è laureato in Letteratura e Storia moderna italiana all’Università di Tel Aviv) e consolidata dall’incontro con Tullio De Mauro: «Sono stato il suo unico allievo israeliano». E in Italia si è sposato, vive e insegna Letteratura e lingua ebraica: prima all’Università di Trieste, poi di Siena e adesso a Pisa. Negli anni scorsi sono stati pubblicati in italiano i suoi primi due ro- Il premio a Pontremoli Il Bancarella a Michela Marzano Per l’Opera Prima a Giuseppe Sgarbi Michela Marzano e Giuseppe Sgarbi Con L’amore è tutto: è tutto ciò che so dell’amore (Utet) Michela Marzano ha vinto la 62ª edizione del Premio Bancarella, organizzato dalla Fondazione Città del Libro, assegnato l’altra sera a Pontremoli (Massa e Carrara). Il libro ha ottenuto 109 dei 200 voti dei librai che assegnano il riconoscimento; gli altri finalisti del premio erano Ronald Balson, Volevo solo averti accanto (Garzanti); Alberto Custerlina, All’ombra dell’impero (Baldini & Castoldi); Albert Espinosa, Braccialetti rossi (Salani); Chiara Gamberale, Per dieci minuti (Feltrinelli); e Veit Heinichen, Il suo peggior nemico (e/o). Il Bancarella Opera Prima è andato, invece, a Giuseppe Sgarbi, padre di Elisabetta e Vittorio Sgarbi, che ha esordito a 93 anni con Lungo l’argine del tempo (Skira). manzi: Il vestito nero di Odelia e La vendetta di Maricika (entrambi della casa editrice Voland). Anche lì le donne sono centrali. È «la loro forza» ad affascinare Altaras. Quel potere femminile che può riuscire a trasformare il maschio — aguzzino o vigliacco — in vittima. Proprio come in Nostro figlio: il soldato che è fuggito mentre abusavano di Neta si troverà a dipendere da un universo completamente femminile. E, pur consapevole che «non sempre è possibile riparare a ciò che si è guastato quando eravamo giovani», tenterà in tutti i modi di risarcire il danno: il protagonista con azioni, lo scrittore con un libro. © RIPRODUZIONE RISERVATA Il libro: «Nostro figlio», di Alon Altaras, edito da Atmosphere libri, pagine 132, 14 Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Cultura 29 italia: 51575551575557 La lezione di Montanelli (su Pinterest) Il 22 luglio del 2001 moriva Indro Montanelli. A distanza di 13 anni, lo scrittore Paolo Di Paolo ne ha ricordato la grande lezione umana e professionale nel libro Tutte le speranze (Rizzoli). E oggi, nel giorno dell’anniversario, una Pinterest board (insieme di contributi scritti e fotografici) ne ripercorre la vita e ne attualizza il messaggio: www.pinterest.com/900diMontanelli insipide, le produzioni adulatrici e lascive che hanno offerto fin troppo agli occhi del popolo le immagini scioccanti di atti tirannici... di adulazioni avvilenti, di idee meschine, di fanatismo monacale, di misticità ridicole». Lo stesso Bouquier proporrà poi di scegliere «tra i più grandi quadri a soggetto storico raccolti nei diversi depositi di Parigi, quelli composti dal maggior numero di figure», così da poterli tagliare per far indovinare ai candidati di un esame l’identità di sagome e facce ricavate dalla distruzione del dipinto. In quel momento, però, i rivoluzionari francesi si accorsero che stavano imboccando una via senza ritorno. Fu a quel punto che il già citato Cambon, con un sofisma, propose una politica di tutela del patrimonio culturale. Bisogna «conservare» le immagini della famiglia dei Borbone, disse, che meritano la nostra riconoscenza eterna per averci fatto detestare i re... Rispettiamo, dunque, in nome delle arti, questi monumenti consacrati a siffatta monarchia; riuniamoli in un unico luogo per formarne un muséum». Dopodiché Cambon chiedeva «un rapporto sui mezzi per costruire questo monumento che, distruggendo l’idea della monarchia, conserverà i capolavori fin qui rinchiusi nei detestabili palazzi di siffatti nostri re». Le razzie sistematiche In seguito all’invasione dello Stato pontificio Parigi rimpinguò di molto le sue collezioni saccheggiando il sistema museale romano Nel 1794, il rivoluzionario abbé Grégoire (l’inventore del termine «vandalismo») scrisse: «Se le nostre armi vittoriose penetrano in Italia, la presa dell’Apollo del Belvedere e dell’Ercole Farnese saranno le più belle conquiste... Fu la Grecia che diede splendore a Roma, ma i capolavori delle repubbliche greche dovranno decorare il Paese degli schiavi?» La risposta evidente era un «no» e la conseguenza immediata era che la Repubblica francese di quei capolavori dovesse «diventare l’ultimo domicilio». L’ambizione, fa notare Verde, «era di rimpinguare con le razzie il patrimonio della Francia rivoluzionaria e depauperare il sistema museale romano, per svilirne il ruolo politico e simbolico agli occhi dell’aristocrazia e del mondo». Ma torniamo alla nascita dello Stato italiano e all’iniziale confusione di cui si è detto all’inizio. Nel 1861, il Regno d’Italia non voleva saperne dell’antichità e delle belle arti. Nella versione radicale del liberismo che caratterizzava il nostro Stato, scrive Verde, «la materia non doveva essere di competenza pubblica ma lasciata alle libere fluttuazioni del mercato e all’iniziativa filantropica della società civile». L’ideologia del laissez-faire, infatti, rimase per il momento indiscussa, «tanto più che la competizione tra nazioni sembrava imporre che nessun ostacolo dovesse esser messo alla proprietà, così come doveva farlo con il darwinismo sociale per favorire il progresso economico». Sulla materia, perciò, «lo Statuto albertino non prevedeva nessun tipo di sostegno esplicito, garanzia o limite all’esportazione, tranne una generica commissione consultiva». Il primo a porsi il problema fu lo stesso Cavour, che affidò all’erudito marchigiano Terenzio Mamiani, cu- gino di Giacomo Leopardi, il compito di elaborare una loro direttori, e il diritto di sorveglianza e di tutela nei soluzione. Inutilmente, dal momento che il 13 marzo comuni e nei consigli provinciali», proseguiva la lettedel 1871 il Senato decretò l’abolizione dei vincoli stabi- ra, «si potrebbe dimostrare l’insufficienza di tutto liti dallo Stato pontificio, che avevano obbligato gli questo col disordine in cui si trovano le nostre galleeredi delle collezioni principesche a non rie, collo stato deplorabile in cui sono ridisperderle nei rami secondari delle loro dotti i nostri monumenti e le altre opere Gli esperti illustri famiglie. Con il 1866, scrive Verde, d’arte». «prima che le ondate di espropri di beni A scrivere queste parole era Giovanni ecclesiastici portassero alla nascita di Battista Cavalcaselle, formatosi all’Acca Lo studioso collezioni e musei a carattere civico e lodemia delle belle arti di Venezia alla scuoGiovanni Battista cale, lo Stato unitario ereditò o si ritrovò la di Leopoldo Cicognara, partecipe in Cavalcaselle (nel sul suo territorio una lunga lista di racprima persona ad alcune imprese del Riritratto qui sotto) colte principesche o antiquarie, vecchi sorgimento (fu condannato a morte dagli denunciò con forza, nei abbozzi museali universalistici napoleoaustriaci), poi esiliato a Londra, dove era primi anni dopo l’Unità nici o pinacoteche delle corti preunitadivenuto grande amico del critico Joseph d’Italia, lo stato rie». Come il Museo di Capodimonte, Archer Crowe, assieme al quale avrebbe deplorevole in cui si Brera a Milano, l’Archeologico di Napoli, portato a termine, a seguito di un sogtrovavano i beni le Gallerie dell’Accademia di Venezia, gli giorno in Italia tra il 1857 e il 1861, la New artistici e l’inerzia dei Uffizi, la Galleria Sabauda di Torino, History of Painting in Italy from the 2nd governi su questo l’Estense di Modena, quella di Parma. Nel Century to the 16th Century. «Una sumimportante problema. 1870, con la presa di Roma, vennero ad ma inedita dell’arte italiana dopo un lavoIn precedenza Terenzio aggiungersi collezioni che comprendero di ricognizione sul territorio che assoMamiani (nel ritratto al vano i Musei Capitolini «ma che si estenmigliava molto alle missioni esplorative centro) aveva ricevuto devano a un numero elevatissimo di galvolute in Francia da François Guizot», la da Cavour l’incarico di lerie private che avevano un’importanza definisce Verde. elaborare una storica e artistica unica al mondo, come Seconda personalità che fa eccezione soluzione per evitare la collezione Torlonia, la Doria-Pamphilj, al disarmante quadro (quantomeno sotto la dispersione del la Borghese, la Corsini, la Barberini, la il profilo pubblico) dei sensibili alle arti patrimonio artistico Pallavicini e tante altre, le quali per l’intenell’Ottocento italiano è Adolfo Venturi, resse storico che rappresentavano avrebdal 1878 ispettore della Galleria Estense bero richiesto l’occhio vigile dello Stato». di Modena, pioniere della storia dell’arte L’immensità di questo patrimonio, teoriin Italia. Fu Venturi ad attivare, nel 1896, il camente sotto la tutela del ministero delprimo insegnamento accademico nel nola Pubblica Istruzione erede di quel Restro Paese di Storia dell’arte medievale e gno di Sardegna che aveva il difetto di cui moderna. E toccò a lui, nel 1898, essere si è detto all’inizio, «fu gestita fin dall’ininominato direttore della Galleria Corsini, zio all’insegna del caos». della quale riuscì a fare un museo rappreMentre in tutta Europa si dispiegavano sentativo dell’arte italiana. Una progressiva realizzazione del suo progetto, scrive le pratiche dello Stato culVerde, «che passava attraverso responsaturale, in Italia alla vigilia bilità amministrative e scientifiche, al fidell’Unità in questa direne di costruire quel sistema pubblico di zione si era mosso poco. E cui il Paese tanto faceva difetto». Ancor se qualcosa si era mosso, più con una rivista, le «Gallerie nazionali «lo aveva fatto troppo spesitaliane», che fu pubblicata per otto anni, so nella direzione sbagliadal 1894 al 1902. Con l’arrivo dei primi alta». Un esempio? A causa lievi usciti dal biennio di perfezionamendella crisi economica proto legato alla sua cattedra «fu chiaro che dottasi a seguito della coera nata una vera e propria scuola, da cui stituzione e dell’abbattipassarono, a vario titolo, personalità comento della Repubblica rome Pietro Toesca, Federico Hermanin e mana (1849) e per appianaRoberto Longhi… Venturi aveva così pore il bilancio dopo anni di sto le basi per un ceto tecnico-scientifico mala gestione del Monte di Pietà, nel con vocazione amministrativa, a soste1858 il Vaticano aveva accantonato l’editto gno di una infrastruttura nazionale che, del cardinale Bartolomeo Pacca per concome scrisse lui stesso in un celebre artisentire che l’enorme collezione del marcolo del 1902, imponeva si tirasse “un cachese Giampietro Campana, ex direttore tenaccio” contro l’esodo continuo di antifallimentare dell’istituzione di credito, fichità e opere d’arte sul mercato». nisse in mani straniere, andando a costiRisultato di tutto questo lavoro fu tuire parte significativa del Louvre, delun’importante legge voluta dal ministro l’Ermitage, e del Victoria and Albert MuNunzio Nasi. Verde lo giudica un «provseum. Adolfo Venturi vedimento estremamente cauto» e ha raNel 1863 il governo ricevette una rela(nella foto qui sopra) gione. Ma è un fatto che prevedeva (siazione dall’uomo incaricato di stilare un attivò nel 1896 il primo mo sempre nel 1902) l’inalienabilità del catalogo delle opere d’arte di proprietà insegnamento patrimonio pubblico ed ecclesiastico, ecclesiastica di Umbria e Marche, in cui si accademico di Storia manteneva sì il diritto di vendere all’estepoteva leggere: «L’esperienza di questi dell’arte medievale e ro, ma conferiva allo Stato i poteri di predue anni di governo italiano ha mostrato moderna: così creò una lazione. Un passo importante nella direche nessuna determinazione è stata prevera e propria scuola di zione giusta. Compiuto però quarantusa in questo senso (la creazione di un apstudiosi della materia n’anni dopo la nascita del nostro Stato posito sistema, ndr); ed anzi quello che è unitario. E se da noi le cose in questo stato fatto tornò piuttosto a danno che a vantaggio delle arti, onde, per poco che si continui in campo (come in molti altri) non vanno per il verso questa via, avrà il Paese a deplorarne delle tristi conse- giusto lo si deve a quell’incerta partenza dello Stato guenze». A chi volesse «sostenere che quella divisio- italiano, centocinquant’anni fa. ne non ha bisogno di specialità artistiche, perché vi [email protected] sono le accademie coi loro professori, le gallerie coi © RIPRODUZIONE RISERVATA La mostra Il Palazzo Reale di Milano ospita 90 opere del pittore abruzzese vissuto tra Otto e Novecento. Boschi, laghi e contadini per un Grand Tour onirico I paesaggi di Della Monica e la nostalgia di una bellezza immaginata di ROBERTA SCORRANESE L a bellezza della provincia italiana dell’Ottocento era scabra, povera, a volte dura. Eppure la pittura è riuscita a compiere una trasfigurazione spesso snobbata, specie nei decenni passati: i boschi surreali, i ruscelli limpidi e le torri dorate dai tramonti, paesaggi idillici restituiti dai colori dolci, sfioccati o centellinati secondo i dettami divisionisti, non hanno sempre goduto di fortuna critica. Dell’alessandrino Angelo Morbelli, per dire, si è sempre insistito sul carattere simbolico delle tele, lasciando scivolare in secondo piano la bellezza luminosa della natura — vera o immaginata che fosse, poco importa. Così come di Gennaro Della Monica, di origini teramane, si è sempre parlato poco al di fuori del perimetro abruzzese o di Napoli, dove ha vissuto. Ma le cose stanno cambiando: da domani (fino al 31 agosto) il Palazzo Reale di Milano ospita una consistente mostra (90 opere) dedicata a Della Monica, dal titolo signifi- «Contadinella in controluce», una tela di Della Monica. Da domani (fino al 31 agosto) il Palazzo Reale di Milano ospita una consistente mostra (90 opere) dedicata a Della Monica intitolata «L’Italia intatta» (catalogo edito da Umberto Allemandi) cativo: L’Italia intatta. E, come nota Philippe Daverio (curatore insieme a Paola Di Felice, Cosimo Savastano, Claudio Strinati), questo mutamento di prospettiva è dovuto anche a una diversa sensibilità italiana, consapevole che quella bellezza sta scomparendo e per questo nostalgica di boschi, ruscelli, montagne vestite di nuvole, contadine, mucche. È la poetica di Della Monica (1836-1917), un uomo curioso e colto, che imparò la lezione dei paesaggisti lombardi e dei macchiaioli per poi trasferirsi a Napoli, dove trovò piena compiutezza nella scuola di Resìna, la leggendaria comunità di artisti che nella seconda metà dell’800 accolse, tra gli altri, De Nittis, Palizzi e De Gregorio. «Un passaggio importante — sottolinea Paola Di Felice — perché è qui che si sviluppa un’attenzione particolare nei confronti del paesaggio, improntata alla ricerca del vero. Il cuore dell’opera dell’abruzzese Della Monica». La mostra ci prende per mano e ci conduce in una sorta di Grand Tour italiano, da Napoli a Firenze fino a Milano, passando però per l’Abruzzo, quella «terra di pastori» cantata da d’Annunzio e spesso relegata ai margini del dibattito culturale. «Eppure — sottolinea la storica dell’arte — è stato anche da ambienti più provinciali come l’Abruzzo che una certa idea d’Italia si è formata, nei secoli». Eccola, questa Italia, restituita dalle opere di Della Monica, infaticabile viaggiatore: cacciatori colti all’alba (il pittore restava sveglio anche notti intere per catturare i primi bagliori); radure tra i boschi in alta montagna (chiunque abbia visitato il cuore montano dell’Abruzzo riconoscerà quei capricci luminosi che maturano nelle ore tarde); casali cresciuti tra i pioppi che paiono lì da sempre, così come il contadino che osserva i mattoni. Presenze leggerissime, quelle della popolazione rurale, silenziose ma roventi nel profondo come sanno essere i braccianti evocati da Ignazio Silone. Lentamente si svela una terra dalla fisionomia solo apparentemente simile a quella lombarda o toscana, protagoniste di molta pittura dell’epoca. Affiora un’identità territoriale fortissi- ma, tellurica, nella quale, precisa Daverio «la formidabile ambiguità della pittura abolisce il tempo e si presenta con un forte senso di sognata attualità». Le opere di Della Monica (così come quelle di altri cantori della provincia ottocentesca) ci fanno riscoprire dunque un’Italia fatta di chiarori, montagne scolpite e bellezze naturali che le avanguardie del Novecento disintegreranno presto nella mattanza dei chiari di luna. Non a caso l’esposizione (promossa e prodotta dal Comune di Milano Cultura - Palazzo Reale, dai Comuni di Teramo e Napoli, da Regione Abruzzo e Ente Parco Nazionale del Gran Sasso e dei Monti della Laga) si sposterà a Castel dell’Ovo, dopo essere stata al Musée Maillol di Parigi. Un itinerario composito ma con una precisa integrità nei contenuti: Della Monica (come molti altri del suo tempo) è stato tutt’altro che provinciale. Ce lo dimostra la sua natura, dove il vero e il sogno si affiancano. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA 30 italia: 51575551575557 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Cultura 31 italia: 51575551575557 Le iniziative del Corriere Lettere d’amore Biblioteca Biglietti, cartoline, telegrammi, anche tre o quattro in un giorno: dove sei? Quando vieni? Perché non scrivi? Mi manchi Il piano dell’opera 1 2 di ROBERTO GALAVERNI L etteratura o vita? Il genere epistolare possiede, o per lo meno possedeva, un grado di convenzionalità retorica e di ritualità stilistica non inferiore a quello di generi senz’altro più riconosciuti e, in apparenza almeno, più formalizzati, come il romanzo, il racconto, la raccolta di liriche. È proprio la centralità della domanda che ho posto all’inizio ad aver determinato di volta in volta le sue modalità espressive, la disposizione della lingua, il passo della scrittura, il tono e la temperatura della voce. Tra lo scrivente e il destinatario di una lettera sussiste una sorta di patto implicito che rimanda al primato dell’esistenza vissuta rispetto alla trasfigurazione letteraria. Eppure, è vero che una lettera acquista la sua intensità proprio lì dove quel primato viene posto in questione dalla forza e insieme dall’impotenza delle parole. Come mettere in forma di parole la vita senza che la vita nelle parole si perda? Chi scrive una lettera non fa che porsi nel più radicale dei modi l’identica, fondamentale domanda da cui ha origine la stessa letteratura. Questa considerazione appare tanto più vera se la si rapporta alla più necessaria e rovente delle tipologie epistolari, quella delle lettere d’amore. 3 4 5 6 7 Mettere in parole i sentimenti La più sorgiva e irrefrenabile, ma anche la più infida, proprio perché a causa della sua universalità più di altre a rischio della cristallizzazione retorica, del luogo comune, della prevedibilità, del cliché. Proprio quando la vita batte con più forza che mai, l’attenzione verso la plausibilità della parola tocca il suo diapason. Alla parola s’affida la parte più importante di sé — perché tale è appunto l’amore —, ma sotto la sua stessa pressione anche la più ardente verità esistenziale rischia di realizzarsi nella più miserevole e insufficiente delle dichiarazioni amorose. Viceversa, le lettere d’amore più belle sono tali proprio perché riescono ciascuna a suo modo a vincere la sfida, e dunque a dirlo questo amore, a testimoniarlo attraverso la sua stessa dismisura ed eccedenza rispetto alla parola. Una grande lettera d’amore dice sempre che lì sulla pagina l’amore c’è, proprio e soltanto perché non riesce a starci. Da qualche parte nel profondo e Un viaggio chiamato amore, le corrispondenze amorose tra Rainer Maria Rilke e Lou Andreas-Salomé la prima, e tra Dino Campana e Sibilla Aleramo la seconda, sembrano porsi agli estremi esatti di questo arco che mette in tensione la possibilità e l’impossibilità della parola, l’intensificazione e l’inabilità del dire. Le due raccolte finiscono così per illuminarsi a vicenda. Nel caso di Rilke e della Salomé si tratta di un rapporto di lunga durata (1897-1926), cresciuto e sedimentato negli anni, che terminerà soltanto con la morte del poeta; una relazione fondata su di un amore prevalentemente spirituale, conoscitivo, dalle fortissime implicazioni di natura estetica e filosofica. All’inizio lui è un giovanissimo poeta, che però ha già chiara la condizione che sarà di tutta la sua esistenza: la consapevolezza e il dolore per la sua disarmonia rispetto alla vita, e la convinzione che questa dovrà trovare un superamento, un approdo fecondo non nella vita ma nella poesia. La Salomé è di quattordici anni maggiore di Rilke, e a quel punto è un’intellettuale, una studiosa di psicoanalisi, una scrittrice cosmopolita e anticonformista già piuttosto affermata. Fin da subito è lei la più esperta, ferma e chiaroveggente; e tale rimarrà fino all’ultimo, anche dopo che Rilke avrà scritto le Elegie Duinesi e i Sonetti a Orfeo. «Ti vengo incontro come una madre», gli scrive già nel 1901, «permettimi quindi di parlarti, come farebbe appunto una madre». Il termini del loro rapporto sono definiti per sempre. Tuttavia, è proprio a partire da queste coordinate che l’uno e l’altra trovano la loro libertà e precisione di dire. Alcune lettere sono formidabili, da un lato per la capacità di Rilke di mettere a nudo la sua personale inabilità alla vita, l’«angoscia» e il confronto con l’«Altro» che è in lui, le incertezze e i presentimenti sul fare poetico, la possente, straziante attrazione per la luce, la gioia, l’armonia delle cose, ma poi sempre, invariabilmente, il sentimento di una frattura non rimarginabile, quanto a sé almeno, tra la conquista estetica e il livello esistenziale. «Non oso quasi 8 Il genere epistolare, considerato minore, è il più vero Lo provano le dichiarazioni d’amore di Rilke e Campana interrogarmi sui miei passi avanti, perché tempo di scoprire», così le scrive ancora nel 1903, «che le loro orme girano in tondo e ritornano sempre verso quel maledetto punto desolato da cui sono ripartito già così tante volte». Per parte sua la Salomé con parole davvero ultrasensibili si rivela capace di ricucire ogni volta proprio questa ferita, riportando le vie misteriose del processo creativo dentro al grande alveo della vita del poeta, come parte di un’unica sofferta vicenda di perfezionamento spirituale a cui lei stessa partecipa integralmente: «come attendessi inconsciamente di ricevere il Tuo reale compimento della vita come se fosse il Mio». Con le lettere tra Campana e l’Aleramo siamo, in tutti i sensi, in un altro mondo. Non l’Europa cosmopolita, ma per lo più i paesini e i boschi dell’Appennino emiliano-romagnolo e toscano; non una relazione approfondita negli anni, ma un rapporto travolgente, esaltante e insieme autodistruttivo, bruciato per troppa forza in un brevissimo volgere di tempo (1916-1918 gli estremi del carteggio). Anche in questo caso si tratta di due scrittori: il poeta dei Canti Orfici (1914) e la Pagine di vita Una scena del film Adele H. - Una storia d’amore (1975) di François Truffaut con Isabelle Adjani (1955). Truffaut scrisse lettere alla Adjani per convincerla ad accettare la parte. L’illustrazione in alto è di Camilla Guerra Legami La Salomé era di 14 anni maggiore del poeta delle «Elegie Duinesi»; con la Aleramo due anni di amori orfici narratrice piuttosto affermata di Una donna, uscito nel 1906 sotto il suo vero nome, Rina Faccio. Ma è vero che questo amore appare così forte che la letteratura con tutte le sue parole viene come spazzata via. All’estremo opposto di quelle tra Rilke e la Salomé, le lettere d’amore tra Campana e l’Aleramo non provano nemmeno a dire, riconoscendo fin da subito senza ombra di equivoco la sterilità della parola rispetto a quel tutto rovente che è l’amore-passione. Così queste lettere si riducono in molti casi a lamentare l’assenza, niente più. Biglietti, cartoline, telegrammi, anche tre o quattro in un giorno: dove sei? quando vieni? perché non scrivi? sono triste perché non ci sei, mi manchi, ti amo; o anche «TI AMO», come le scriverà Campana. Nient’altro che la richiesta della presenza dell’altro e il ribadire, allo stesso modo, la presenza dell’amore, anche quando, come negli ultimi mesi, quell’amore si riconoscerà impossibile: «Dino, Dino! Ti amo. Ho visto i miei occhi stamane, c’è tutto il cupo bagliore del miracolo. Non so, ho paura. È vero che m’hai detto amore? Non hai bisogno di me. Eppure la gioia è così forte. Non posso scriverti. Verrò il 19, dovunque». Dovunque... I luoghi comuni dell’amore, si può dire. Ovvero le stesse parole che dovremmo tutti augurarci di avere scritto o di avere il privilegio di scrivere almeno una volta nella vita. Se l’amore può essere detto solo attraverso una tautologia, bisogna riconoscere che ha trovato qui la più essenziale delle sue tante lingue. © RIPRODUZIONE RISERVATA 9 10 11 12 13 14 15 16 La collana Con il «Corriere della Sera» a 6,90 euro. Disponibile anche in ebook Oggi in edicola il carteggio del poeta con Lou Salomé Dopo le Lettere d’amore ad Albertina Rosa scritte da Pablo Neruda, arriva oggi in edicola il secondo volume della collana «Lettere d’amore» proposta dal «Corriere della Sera», che in venti libri (in vendita a 6,90 più il prezzo del quotidiano, i primi tre sono disponibili anche in ebook a 3,99) mostrerà scrittori, artisti e scienziati dell’Otto e Novecento nell’inedita veste di innamorati. Da qualche parte nel profondo. Lettere 1897-1926 presenta, con introduzione di Sabrina Mori Carmignani, l’intenso carteggio tra il poeta e drammaturgo austriaco Rainer Maria Rilke e la psicanalista tedesca di origine russa Lou AndreasSalomé. I due si incontrarono a Monaco il 12 maggio 1897; lui era un giovane poeta ventiduenne e lei un’affermata intellettuale trentaseienne amica di Nietzsche (di cui curerà una delle prime biografie postume). Nacque un legame indefinibile e profondo che durò tutta la vita come dimostrano le lettere che si scambiarono fino alla morte di lui, nel 1926. AndreasSalomé fu per Rilke sostegno nei momenti di smarrimento e dubbio creativo: «Io ritengo che noi due siamo uniti nei gravi segreti della vita e della morte, siamo una sola cosa in ciò che in eterno unisce gli uomini. D’ora in poi potrai contare su di me». La collana prosegue il 29 luglio con l’amore tormentato tra Dino Campana e Sibilla Aleramo, seguiranno il 5 agosto le missive di Fernando Pessoa alla fidanzata e il 12 agosto le epistole di Frida Kalho a Alejandro Gómez Arias e Diego Rivera. (c.br.) © RIPRODUZIONE RISERVATA 17 18 19 20 15 luglio 2014 Pablo Neruda LETTERE D'AMORE AD ALBERTINA ROSA Introduzione di Giuseppe Bellini OGGI Rainer Maria Rilke Lou Andreas - Salomé DA QUALCHE PARTE NEL PROFONDO Sabrina Mori Carmignani 29 luglio Sibilla Aleramo Dino Campana UN VIAGGIO CHIAMATO AMORE. LETTERE 1916-18 Bruna Conti 5 agosto Fernando Pessoa LETTERE ALLA FIDANZATA Ophélia Queiroz e Antonio Tabucchi 12 agosto Frida Kahlo NEL MIO CUORE, NEL MIO SOGNO Roberta Scorranese 19 agosto Albert Einstein Mileva Maric CARA MILEVA Jurgen Renn e Robert Schulmann 26 agosto Ernest Hemingway TI PARLO DI ME Matteo Persivale 2 settembre Édith Piaf MIO AZZURRO AMORE. LETTERE INEDITE Cécile Guilbert 2 settembre Franz Kafka LETTERE A MILENA Ferruccio Masini 16 settembre Erich Maria Remarque Marlene Dietrich DIMMI CHE MI AMI. TESTIMONIANZE DI UNA PASSIONE Cristina Taglietti 23 settembre Oscar Wilde PER SEMPRE TUO. LE LETTERE A LORD ALFRED DOUGLAS Eleonora Carantini 30 settembre Rabindranath Tagore Victoria Ocampo NON POSSO TRADURRE IL MIO CUORE. LETTERE 1924-40 Maura Del Serra 7 ottobre Dylan Thomas LETTERE ALLE MIE DONNE Massimo Bacigalupo 14 ottobre Colette LETTERE A MISSY Samia Bordji e Frédéric Maget 21 ottobre Sigmund Freud LETTERE ALLA FIDANZATA 1882-1886 Daniela Monti 28 ottobre John Keats LEGGIADRA STELLA. LETTERE A FANNY BRAWNE Nadia Fusini 4 novembre Gabriele d'Annunzio LETTERE D'AMORE A BARBARA LEONI Federico Roncoroni 11 novembre Guillaume Apollinaire LOU, MIA REGINA Vittorio Orsenigo 18 novembre Elizabeth Barrett Browning Robert Browning D’AMORE E DI POESIA. LETTERE SCELTE 1845-1846 Ilaria Rizzato 25 novembre Boris Pasternak IL SOFFIO DELLA VITA Luigi Offeddu C.D.S. 32 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Corriere della Sera SMS Idee&opinioni Le news più importanti in anteprima sul tuo cellulare. Invia un sms con la parola CORRIERE al 4898984 Servizio in abbonamento (4 euro a settimana). Per disattivarlo invia RCSMOBILE OFF al 4898984 Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile LA GUERRA E I RIGURGITI ANTISEMITI ✒ La fecondazione eterologa torna a dividere: i casi di gravidanza segnalati a Roma e a Milano lasciano uno strascico di polemiche e sospetti. A Milano l’invio dei carabinieri del Nucleo antisofisticazioni (Nas) nella clinica Matris apre un giallo: la gravidanza non ci sarebbe nemmeno stata. Ma c’è chi contesta l’ispezione dell’Arma, lesiva del diritto di ricorrere a questa tecnica dopo che è stata di nuovo resa possibile in Italia. Tra annunci, controlli e contestazioni, si torna sulle opposte barricate. Giuristi preparati sottolineano che, non essendoci secondo la Corte costituzionale vuoto normativo su questo tema, non sarebbe giustificata l’invocazione da parte del ministro della Salute e di altri esponenti politici della necessità di stabilire regole e garanzie specifiche e tantomeno, ovviamente, l’arrivo dei Nas in una clinica in cui questa tecnica viene praticata. La replica, sempre in sintesi, è che garanzie tecniche e di qualità sono particolarmente necessarie, soprattutto alla luce di recenti eventi che hanno gettato nel panico più di una coppia, per errori in occasione di fecondazione omologa. Il dibattito su questo tema non è alla «prima puntata» — e, verosimilmente, nemmeno all’ultima. Se esiste buona fede da parte di tutti gli attori di questo dibattito è inutile porsi nella prospettiva del torto o della ragione. È forse più utile porsi nella prospettiva dell’opportunità. In quest’ottica, come cittadini che hanno giudicato un atto di civiltà la riammissione della fecondazione eterologa nel nostro Paese, riesce difficile scandalizzarsi se si chiede che chi vi accede abbia tutte le garanzie necessarie, che sono benvenute se vengono stabilite a favore dei potenziali genitori e dei futuri figli per proteggerli da eventuali derive «mercantilistiche». Ovviamente a patto che questo non nasconda solo un intento politico di rimandare sine die l’applicazione della legge. Ma sembrerebbe, in questo caso, una battaglia persa in partenza, visto che pare ben difficile che si possa tornare indietro. Luigi Ripamonti © RIPRODUZIONE RISERVATA IL DIRITTO ALLE VACANZE DI DE BLASIO IN EQUILIBRIO TRA CELLULARE E FAMIGLIA ✒ Da Angela Merkel a Tony Blair, le vacanze dei leader stranieri in Italia sono molto frequenti e la cosa non solleva polemiche particolari. Ma se a venire nel Bel Paese è il sindaco di New York, apriti cielo: da quando ha detto che sarebbe andato per 9 giorni a Roma, Napoli, Capri e nei luoghi d’origine della sua famiglia, Bill de Blasio è stato sottoposto a un vero bombardamento di critiche: «In ferie dopo appena sei mesi di lavoro? Uno scandalo!» «Bill è l’amministratore delegato della città più importante e complessa del mondo, non può allontanarsi tanto e per tanti giorni, i suoi predecessori non l’hanno mai fatto». Le critiche della stampa risentono dei rapporti difficili di de Blasio coi media che, fin dal suo insediamento, l’hanno accusato di essere un po’ pigro (dorme più dei suoi ex), di arrivare spesso in ritardo agli eventi di cui è protagonista e di prendere sottogamba i problemi materiali della città (come le strade solo parzialmente ripulite dalla neve dopo le bufere di un inverno record per il maltempo). Ma nella polemica un certo ruolo lo gioca anche l’idea un po’ distorta dell’etica del lavoro che hanno gli americani: un Paese nel quale il weekend è tendenzialmente sacro ma fare più di due settimane di ferie è considerato un lusso. Così, dopo essersi unito al- l’inizio al coro delle critiche, il New York Times ha trovato il coraggio di mettere la questione nella giusta prospettiva: Michael Bloomberg era uno stakanovista che in 10 anni non ha mai fatto una vacanza vera, ma era anche un miliardario che si prendeva i suoi break senza dare pubblicità alla cosa. Quando voleva si imbarcava sul suo jet privato e se ne andava alla sua villa a Bermuda. Se c’era un’emergenza lo chiamavano, e in poco più di due ore di volo era di nuovo a New York. Anche Rudy Giuliani non andava in vacanza, ma si concedeva lunghi weekend sulle spiagge degli Hamptons, a due ore d’auto dal municipio. De Blasio prende le ferie, ma nei weekend ha sempre partecipato ad eventi pubblici di ogni tipo. Via Internet e telefono è, poi, sempre in contatto coi collaboratori e il suo vice Tony Shorris sa come gestire gli affari cittadini, come già fa nelle frequenti assenze di un sindaco dal profilo politico molto alto che è spesso assorbito da eventi nazionali. Saper delegare e organizzare un team affidabile è importante quanto amministrare in prima persona, sottolinea il quotidiano che, alla fine, riconosce che de Blasio, oltre che ceo della Grande Mela, è anche padre e marito, e benedice il tour italiano del sindaco. Massimo Gaggi © RIPRODUZIONE RISERVATA EMILIA, SFIDA SULLE SPESE DELLA REGIONE TENSIONI TRA IL PD E LA CORTE DEI CONTI ✒ Sulla carta e nell’immaginario collettivo sembrerebbe una partita persa in questi tempi di spese pazze, eticamente discutibili e a volte penalmente rilevanti da parte di una politica regionale spesso messa alla berlina dalle magistrature di mezza Italia. Eppure una delle Regioni simbolo del Pd, l’Emilia-Romagna guidata dal dimissionario Vasco Errani, da almeno 2 anni ha ingaggiato un braccio di ferro con la Corte dei conti regionale, uno scontro tra poteri sul tema sempre scivoloso delle spese dei gruppi consiliari. L’ultima scintilla qualche giorno fa quando la Procura della magistratura contabile ha inviato a tutti i consiglieri regionali una raffica di «inviti a dedurre relativi alla presunta non inerenza di voci di spesa risalenti al 2012»: di fatto, una sorta di avviso di fine indagine nel quale si contesta la mala gestio dei fondi pubblici per circa 1,8 milioni di euro (taxi, auto, pasti, alberghi, autostrada, affitti, bollette, consulenze): «Atti esorbitanti — scrive la Procura —, fuori dal mandato istituzionale». La reazione della giunta a guida Pd e dell’intero consiglio è stata perentoria: si parla di «atti lesivi dell’autonomia regionale», si ricordano le due recenti sentenze della Consulta che hanno dato ragione alla Regione (la prima stabilendo che «il sindacato della Corte dei conti deve ritenersi documentale, non potendo addentrarsi nel merito delle scelte dei gruppi»; la seconda annullando le delibere sui conti del 2013), si fa presente che dal 2010 «i costi sono stati tagliati di 4,7 milioni di euro», si annuncia un ennesimo ricorso alla Consulta. Vedremo come finirà. Premesso che non siamo nel penale (ma comunque si parla di uso di fondi pubblici) e riconosciuto il diritto della Regione a difendere il proprio operato, la reattività con cui il Pd si è messo a capo di questo duello con la Corte dei conti, sommata ai diffusi «mal di pancia» sollevati nel partito dalla condanna di Errani nella vicenda Terremerse e solo in parte anestetizzati dai vertici, segnalano un cambio di passo, forse qualche criticità, nei rapporti tra Dem e magistratura. Una magistratura mai così attiva, nell’ex feudo rosso, come negli ultimi anni. Francesco Alberti © RIPRODUZIONE RISERVATA I torti diseguali di Israele e Hamas Il contrattacco non è un’aggressione di BERNARD-HENRI LÉVY SEGUE DALLA PRIMA Ricordiamo che nessuna indignazione, nessuna solidarietà nei confronti di una qualsiasi causa può, non dico autorizzare, ma scusare il gesto virtualmente pogromista che è il saccheggio, a Sarcelles, di una «farmacia ebraica» o di una «drogheria ebraica». A tali mascalzoni oltre che imbecilli, o viceversa, che la settimana precedente se la prendevano con due sinagoghe e, otto giorni dopo, recitano un remake penoso, e grazie al cielo ancora in modo minore, della notte dei cristalli, ripetiamo che questo tipo di azioni non trova spazio né in Francia né in alcun altro Paese dell’Europa contemporanea. Segnaliamo loro, en passant, che riunirsi dietro a razzi Qassam in cartapesta riproducenti le granate lanciate, alla cieca, su donne, bambini, vecchi, insomma sui civili di Israele, non è un atto anodino, ma un gesto di appoggio a un’impresa terroristica. A coloro che, fra questi, avevano realmente a cuore la causa di Gaza e sfilavano con striscioni su cui si evocavano le decine di innocenti uccisi dall’inizio della controffensiva israeliana, non saremo così crudeli da chiedere perché non sono mai lì, mai, sullo stesso selciato parigino, per piangere, non le decine, ma le decine di migliaia di altri innocenti uccisi, da circa quattro anni, nell’altro Paese arabo che è la Siria. Facciamo notare che i responsabili di queste vittime, delle decine di donne, bambini, vecchi — che, se l’avanzata criminale di Hamas non viene bloccata, saranno, domani, centinaia — sono due, non uno: il pilota che, prendendo di mira una rampa di missili iraniani nascosta nel cortile di un edificio, colpisce per errore l’edificio vicino; ma anche, se non innanzitutto, i mostri di cinismo che, al messaggio del pilota che annuncia di essere sul punto di sparare e invita i vicini a lasciare il quartiere per mettersi al riparo, rispondono invariabilmente: «Che nessuno si muova; che ognuno resti al proprio posto; che 10, 10.000 martiri sono pronti a offrire il proprio sangue alla santa causa, iscritta nella nostra Carta, della distruzione dello Stato degli ebrei». Quanto agli altri, a coloro che ritengono tali comportamenti causati da eccitazioni febbrili condivise, quanto ai mass media che continuano a evocare la «aggressione» israeliana, o la «prigione» che Gaza è diventata, o la «spirale» delle «violenze» e delle «vendette» che alimenterebbero questa guerra senza fine, obiettiamo che: non c’è aggressione, ma contrattacco di Israele di fronte alla pioggia di missili che, ancora una DORIANO SOLINAS FECONDAZIONE ETEROLOGA, SÌ A GARANZIE MA LA LEGGE VA APPLICATA SENZA RITARDI volta, si abbattono sulle sue città e che nessuno Stato al mondo avrebbe tollerato così a lungo; che Gaza è, in effetti, una sorta di prigione ma, avendola gli israeliani evacuata ormai da quasi dieci anni, non si capisce come potrebbero esserne i carcerieri. Cosa pensare, invece, di Hamas che mantiene l’enclave sotto il giogo, che tratta i propri abitanti come ostaggi e che, mentre gli basterebbe una parola o, comunque, una mano tesa perché cessi l’incubo, preferisce andare fino in fondo alla sua follia criminale? Fra le violenze e le vendette che ci vengono presentate come «simmetriche», fra l’omicidio dei tre adolescenti ebrei rapiti e trovati morti vicino a Hebron e l’omicidio del giovane palestinese bruciato vivo, due giorni più tardi, da una gang di barbari che disonorano gli ideali di Israele, esiste una differenza che non cambia nulla, ahimè, al lutto delle quattro famiglie ma che, per chi ha la possibilità e, quindi, il dovere di mantenere la mente fredda, cambia tutto: le autorità politiche, giudiziarie e morali di Israele sono inorridite per il secondo omicidio, l’hanno condannato senza riserve e hanno fatto in modo che i suoi presunti colpevoli fossero braccati e arrestati; per il primo, i cui autori non sono ancora stati trovati, bisognava avere un udito assai fine per sentire non fosse che una parola nei ranghi palestinesi: sì, una frase si è udita, quella di Khaled Meshaal, capo di Hamas in esilio, «che si congratulava» per le «mani» che hanno «rapito» i tre adolescenti brutalmente riqualificati, per l’occasione, «coloni ebrei»... Dubito che queste osservazioni possano avere qualche effetto sui jihadisti della domenica, sempre gli stessi che, un giorno, deplorano che gli si impedisca di ridere con l’umorista Dieudonné; un altro che gli si vieti di esprimere rispetto per Mohamed Merah; e un altro che la diplomazia francese non si schieri come un sol uomo dietro agli «indignati» pro Hamas. Quanto al resto della Francia, agli uomini e alle donne di buona volontà, a coloro che non hanno rinunciato al sogno di vedere, un giorno, questa terra finalmente condivisa, vorremmo tanto che rompessero il cerchio della disinformazione e della pigrizia di pensiero! No, fra Israele e Hamas, i torti non sono distribuiti in parti uguali. Sì, Hamas è un’organizzazione islamo-fascista da cui è urgente liberare anche gli abitanti di Gaza. E quanto al capo dell’Autorità palestinese, Mahmud Abbas, egli si rivolge alle Nazioni Unite affinché facciano «pressione» su Israele: ma non sarebbe più logico, più degno e soprattutto più efficace che si rivolgesse ai folli di Dio, che da qualche settimana sono ridiventati i suoi partner di governo, per esigere e ottenere da loro che depongano, senza indugio, le armi? Gli abitanti di Gaza meritano di essere qualcosa di meglio che scudi umani. I popoli della regione, tutti i suoi popoli, sono stanchi della guerra e del suo strascico di orrori: diamo una chance alla pace. Traduzione di Daniela Maggioni © RIPRODUZIONE RISERVATA L’ASSOLUZIONE DI BERLUSCONI E IL RUOLO DELLA MAGISTRATURA Un nuovo attore del sistema politico di PIERO OSTELLINO L’ assoluzione in Appello di Silvio Berlusconi per il caso Ruby non è stata una sorpresa, come i media l’hanno presentata, né un atto di giustizia, come si illude la destra. È stata un atto di Realpolitik da parte di una magistratura che pare sapere sempre quanto le convenga fare, e dire, per mantenere e consolidare il proprio potere. Non è stata un successo della Giustizia, ma un compromesso parapolitico maturato nelle particolari circostanze di una lotta di potere non regolata. Se Berlusconi fosse stato condannato anche in Appello, probabilmente ci sarebbe stata una reazione da parte dell’area cosiddetta moderata; reazione che, delegittimandola, avrebbe ridotto non solo l’autorità istituzionale, ma anche il potere politico di cui la magistratura dispone; avrebbe provocato un rivolgimento parlamentare, del quale anche il presidente della Repubblica avrebbe dovuto prendere atto, sciogliendo le Camere, indicendo nuove elezioni. Che nessuno vuole perché potrebbero vincerle «gli altri», più propensi a fare le riforme, compresa quella della Giustizia. Berlusconi potrebbe essere stato assolto non solo perché le ragioni della condanna precedente non stavano in piedi in punta di diritto, ma anche perché la sua assoluzione era «conveniente» al mantenimento delle cose come stavano. Sarebbe, però, fuorviante dedurne che l’accaduto sarebbe il frutto di un tacito accordo fra il Cavaliere e Renzi. Per cercare di ipotizzare co- me sono andate effettivamente le cose occorre provare a chiedersi come funziona il nostro sistema politico dopo che potere legislativo e potere esecutivo hanno di fatto delegato il potere giudiziario a esercitare un ruolo che costituzionalmente spetta loro; occorre partire dalla constatazione che la magistratura o, almeno, la parte più dinamica di essa, non è più — come era stata con la fine della Prima Repubblica, dopo la scomparsa dei partiti ad eccezione del Pci, e la discesa in campo di Berlusconi — un organismo al servizio, più o meno diretto, di una sinistra che non ce l’aveva fatta e non ce l’avrebbe mai fatta, da sola, a vincere le elezioni e a governare il Paese. Con il governo Renzi — nato a sinistra, ma sostenuto in Parlamento da una destra sempre più restia a farlo — la magistratura è in una botte di ferro. Si è liberata dell’ipoteca di essere il braccio giudiziario della sinistra, può influenzare il sistema politico in modo del tutto autonomo attraverso le sole sentenze anche se non è dato sapere se calcolate, come si insinua da destra, o casuali, come si sostiene a sinistra; non subirà la riforma di un sistema giudiziario che le riconosce una spropositata e invasiva discrezionalità. La magistratura è in gran parte, soprattutto se di sinistra, una corporazione come tante che — con buona pace della distinzione e separazione dei poteri — fa i propri interessi operando nel e sul sistema politico senza mandato popolare e non pagandone i costi. La sinistra — una forza conservatrice, erede del corporativismo organicista fascista — non ha più bisogno dell’aiuto della magistratura per vincere elezioni; è in grado di vincerle, anche a prescindere dalla carenze della destra, con i soli propri mezzi e di governare con l’appoggio di qualche opportunista. Le elezioni la sinistra le ha vinte con Renzi — che si è alleato con Berlusconi e che, da Berlusconi, si è persino truccato. Il governo Berlusconi, di destra, quanto a non attuare le riforme pur fingendo di volerle, non era stato da meno del governo Renzi, di sinistra. Renzi è funzionale al corporativismo come lo erano stati i governi del Cavaliere. Le maggiori corporazioni garantiscono lunga vita al furbo ragazzotto fiorentino a condizione che non tocchi nulla; perciò Renzi ne parla molto, fa poco e conta su quegli italiani che, dalla fine della Seconda guerra mondiale, coltivano la speranza in un «avvenire luminoso». Che la sinistra promette, a parole, quando è all’opposizione; non realizza quando va al potere. Le vicende giudiziarie di Berlusconi di questi giorni sono emblematiche del conservatorismo che grava sul funzionamento del sistema politico-istituzionale. Prima, c’è stata la condanna «esemplare» ad uso dei giustizialisti di destra e di sinistra; poi, l’assoluzione parimenti «esemplare» ad uso di pochi garantisti di ogni partito. In modo da accontentare tutti e fare in modo che tutto restasse come prima. [email protected] © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 33 italia: 51575551575557 Lettere al Corriere STORIA DELLA STRISCIA DI GAZA TERRA DI TUTTI E DI NESSUNO Risponde Sergio Romano Ci vuole spiegare quando, come e chi decise la nascita della «Striscia di Gaza», che ha tutta l’aria di essere una polveriera, un corpo estraneo, oltre a un problema senza soluzione? Cosa si prefiggeva Sharon con l’applicazione, nell’agosto del 2005, del «piano di disimpegno unilaterale», che prevedeva l’abbandono di tutti gli insediamenti ebraici nella Striscia e di quattro nella Cisgiordania settentrionale? Maura Bressani maurabressani@ hotmail.it Cara Signora, ualche dato anzitutto. La Striscia è un tratto di terra che si affaccia sul Mediterraneo confinando a sudovest con l’Egitto e a sudest con Israele. Ha una frontiera terrestre di 75 km e una linea costiera di 40 km. La sua popo- Q LA NOSTRA TOPONOMASTICA Capricci ideologici Caro Romano, a Sarajevo è stato inaugurato un monumento alla memoria di Gavrilo Princip, autore dell’attentato all’arciduca Francesco Ferdinando. A Gaetano Bresci, che uccise re Umberto I, è stata dedicata una lapide commemorativa a Carrara e Prato gli ha intitolato una via. Trova giusto che si commemorino persone che si sono macchiate di omicidi o il fatto che il loro bersaglio fosse un’altissima personalità istituzionale ne degrada in qualche modo la responsabilità rendendoli, da assassini, a quasi eroi? Che cosa li differenzia, per esempio, da Lee Harvey Oswald o da John Wilkes Booth, rispettivamente assassini di Kennedy e Lincoln, che sono altrettanto ricordati? Le lettere, firmate con nome, cognome e città, vanno inviate a: «Lettere al Corriere» Corriere della Sera via Solferino, 28 20121 Milano - Fax al numero: 02-62.82.75.79 lazione, calcolata nel 2014, ammonta a un milione e 816.379 persone con un’alta percentuale di giovani: 43,2% sotto i 14 anni, 20,6% fra i 15 e i 24 anni. Il 22,5 è disoccupato, il 38% vive al di sotto della linea di povertà. La sua economia è fortemente condizionata dal blocco israeliano delle sue frontiere terrestri e marittime, decretato all’epoca della seconda Intifada, iniziata nel 2000. Sul piano politico e amministrativo ha la sfortuna d’essere stata lungamente una terra di tutti e di nessuno. È una provincia palestinese, ma la Palestina ha confini incerti, soggetti ai mutamenti delle circostanze storiche e politiche. In epoca ottomana apparteneva alla Grande Siria, una regione storica dai confini altrettanto incerti che comprendeva la Palestina sino al Giordano, la Siria attuale e buona parte del Libano. Durante la prima guerra che non offendano i sentimenti e le memorie di una parte della società. Le targhe, purché non siano retoriche ed encomiastiche, hanno il merito di ricordare eventi che possono essere valutati diversamente ma non devono essere dimenticati. La toponomastica italiana andrebbe sottratta ai capricci ideologici dei consigli municipali. arabo-israeliana fu occupata dall’Egitto e divenne sede per qualche tempo di un effimero governo palestinese. Nella guerra del 1956, scoppiata dopo la nazionalizzazione egiziana del Canale di Suez, fu occupata dagli israeliani insieme al Sinai, ma restituita all’Egitto grazie all’intervento dell’Onu e degli Stati Uniti. Tornò nelle mani di Israele durante la «guerra dei sei giorni» (1967) con una popolazione aumentata dall’arrivo di circa 200.000 rifugiati palestinesi. Cominciarono allora gli insediamenti coloniali israeliani; e fu questa verosimilmente la principale ragione per cui Israele, nel Trattato di pace con l’Egitto del 1979, restituì il Sinai, ma con- Le immagini e le notizie Fra le immagini strazianti riportate dai media c’è quella di un padre palestinese che cerca rifugio con la figlia in una scuola. Altrettanto straziante è apprendere che ispettori Fatah sulla società palestinese. Quando Hamas vinse le elezioni palestinesi del 2005 e cacciò Al Fatah dalla Striscia, i fatti dimostrarono che il calcolo dei servizi israeliani non era sbagliato. Ma anche la scaltrezza talvolta può produrre risultati inattesi. Hamas, solidamente installata a Gaza, è oggi una continua minaccia per lo Stato israeliano. Nella storia recente di Gaza, la parentesi Sharon, a cui lei si riferisce nella sua domanda, fu certamente la fase più promettente. Ma non credo che il ritiro di circa 9.000 coloni fosse destinato a preparare l’avvento di un vero Stato palestinese. Penso piuttosto che Sharon volesse razionalizzare la geografia degli insediamenti eliminando quelli che erano più difficilmente difendibili e che impegnavano, per la loro sicurezza, una eccessiva forza militare. operative anche in piccoli territori e la guardia di Finanza ha finalità ben precise e determinate. Occorre quindi essere cauti sulle unificazioni! rottamazione e semplificazione. Eppure si tratta di un caso emblematico di riduzione delle tasse mediante il taglio delle spese. Nicodemo Settembrini Arezzo internazionali hanno scoperto in una scuola un deposito di missili! Giorgio Tescari, Milano UNIFICAZIONI / 1 Forze di polizia MEDIO ORIENTE servò il controllo di Gaza. Nel 1994, dopo la prima Intifada e gli accordi di Oslo, Israele trasferì il governo di buona parte della Striscia alla nuova Autorità Palestinese, ma conservò le zone dove sorgevano gli insediamenti e quella parte del territorio che gli consentiva di garantirne la sicurezza. La situazione peggiorò dopo il fallimento dei negoziati di Camp David, la passeggiata di Sharon sulla spianata delle moschee e lo scoppio della Seconda Intifada nel 2000. Fu quello il momento in cui Hamas acquistò maggiore visibilità, fece di Gaza una delle sue principali basi operative e fu condannata da molti come organizzazione terroristica. Ma qualcuno osservò che la nascita del «mostro», più di vent’anni prima, era stata favorita dai servizi israeliani, convinti allora che un fanatico movimento religioso avrebbe ridotto l’influenza dei laici di Al Si torna a parlare di unificare le forze di polizia. In teoria può sembrare facile, ma in realtà non lo è. Se si pensa alle loro funzioni istituzionali, la polizia di Stato opera prevalentemente nei capoluoghi di provincia, i carabinieri hanno le loro sedi © RIPRODUZIONE RISERVATA Antonio Gambino [email protected] UNIFICAZIONI / 2 RUSSIA E ITALIA Aci e Pra Aerei abbattuti La fusione Aci-Pra con la Motorizzazione, annunciata ad intervalli regolari negli ultimi 30 anni e per ultimo da Mattei Renzi, diventa una «eventualità». Significa, secondo me, che anche questa volta non se ne farà nulla, malgrado il continuo sbandieramento di Gli accusatori della Russia hanno fatto in fretta a trarre le conclusioni su chi ha abbattuto l’aereo nei cieli dell’Ucraina. Noi, a distanza di tanti anni, non riusciamo ancora a capire chi sono i colpevoli per la tragedia di Ustica... Filippo Testa Baldissero Torinese PROMESSE IMPOSSIBILI La tua opinione su sonar.corriere.it Usa: la vedova di un fumatore accanito avrà un risarcimento da 17 miliardi da Reynolds American. È giusto? Francesco Valsecchi Roma I monumenti occupano uno spazio pubblico e andrebbero costruiti in onore di persone Meglio tacere SUL WEB Risposte alle 19 di ieri La domanda di oggi Sì La Russia presenta la sua versione dei fatti sull’abbattimento dell’aereo malese. È credibile o meno? 16 No 84 «Mai più morti nel Mediterraneo, mai più guerre, mai più stragi come questa, mai più!» ... fino alla prossima volta! È proprio vero che un bel tacer non fu mai scritto. Enzo Bernasconi, Varese @ E-mail: [email protected] oppure: www.corriere.it oppure: [email protected] Il piccolo fratello di Paolo Di Stefano Calvino, Sciascia, Levi la scuola dei soliti noti N iente di nuovo sotto il solleone, da trenta-quarant’anni. Ogni estate che il Signore mandi benevolmente sulla Terra, le classifiche dei libri subiscono la solita stanca respirazione bocca a bocca della scuola. Provate a dare un’occhiata: vedrete lievitare nella narrativa italiana almeno quattro-cinque romanzi di Italo Calvino. Non La giornata di uno scrutatore, ma immancabilmente: Il sentiero dei nidi di ragno, l’intera trilogia a raffica, Le città invisibili. Poi: un paio di Pavese, un paio di Fenoglio, un paio di Sciascia. E Primo Levi. Pochi titoli (da decenni sempre quelli) per pagare lo scotto civile alla Resistenza, alla Shoah, alla mafia; quello di genere, dal neorealismo al fantastico; quello geografico distribuendo le parti tra Nord e Sud. Ce n’è (quasi) per tutti i gusti. Poi, non mancheranno mai, ogni estate: Il fu Mattia Pascal, La coscienza di Zeno, Il Gattopardo, L’isola di Arturo… Quest’estate, ovvio, non si può rinunciare alla Grande Guerra, dunque Lussu e Un anno sull’altipiano. È la coazione a ripetere delle letture per le vacanze, consigliate (o imposte) dagli insegnanti. Ha proprio ragione Paolo Di Paolo (La Stampa, 2 luglio), è un canone immutabile, istituzionale, privo di sorprese, di slanci, di coraggio. Se ne ricava un effetto di eterno presente o meglio di eterno passato: come se dagli anni Sessanta non ci fosse stato nessun ricambio generazionale (e culturale) tra gli insegnanti, come se gli studenti di oggi fossero esattamente quelli di trenta o quarant’anni fa, soprattutto coIl canone me se la letteratura non avesse immutabile prodotto alcuna pagina degna di fare timidamente capolino tra i dei libri classici del nostro tempo. Sì, da leggere qualcosa forse, eventualmente, molto eventualmente, ma sono per l’estate titoli scelti prima dal mercato e poi a ruota dai professori: troverete infatti, sparso qua e là, qualche libro di Eco, di Benni, di Ammaniti, di Baricco e non molto di più. Saranno gli studenti a essere conservatori andando a sbattere sempre negli stessi nomi, o saranno piuttosto gli insegnanti a caldeggiare con ossessione Calvino, Pavese, Sciascia e poco altro? Perché con loro non si sbaglia mai, sono l’usato sicuro. Anche senza volersi spingere spericolatamente sui viventi, non si capisce perché la scuola tagli fuori da mezzo secolo gente come Ortese, Soldati, Parise, Bianciardi, Morselli, Flaiano… E Fruttero & Lucentini? E Pontiggia? E Bufalino? E Consolo? E Tabucchi? E chissà quanti altri. Non sarebbe ora di rompere le righe dell’abitudine? Domenica sul Sole 24 Ore, Claudio Giunta sosteneva che è sbagliato permettere ai laureati in Lettere classiche di insegnare italiano nel triennio dei licei: per formazione, sono troppo orientati sul passato e poco sul contemporaneo. La vera lacuna però non è nella formazione, ma nella curiosità culturale. Quanti laureati in filologia italiana (e futuri insegnanti) conoscono Gianni Celati e Milo De Angelis? Il contemporaneo spesso è fantascienza: dunque se ne parlerà nel XXII secolo. Semmai. ❜❜ © RIPRODUZIONE RISERVATA Interventi & Repliche Nidasio Spunti per la riforma della giustizia Una ventata di aria fresca in una stanza da troppo tempo chiusa. Questo è l’effetto che scaturisce dalla sentenza della Corte di appello milanese del 18 luglio nel dibattito sulla giustizia, da vent’anni ostaggio delle vicende giudiziarie dell’ex premier. Un ventennio in cui, quasi al riparo di quelle vicende, si sono scontrate due fazioni che avevano, pur con finalità diverse, lo stesso obiettivo: la conservazione dello «status quo». Ne hanno fatto le spese — e che spese! — la cultura delle garanzie troppo spesso impugnata nel tentativo di salvaguardare gli interessi di un singolo e l’esigenza di una vera riforma del sistema Giustizia per troppo tempo rimasta negletta. Oggi questo nodo gordiano su cui si è avviluppata la società italiana sembra proprio potersi sciogliere. Attenzione: non perché vi sia stata l’assoluzione in Appello dell’ex premier ma perché la fisiologica conclusione del giudizio di secondo grado — con buona pace dei suoi numerosi detrattori — consente da un lato di poter affermare un valore costituzionale di fondamentale importanza quale è la libertà della giurisdizione; dall’altro riconsegna alla politica riformatrice spazi e territori dai quali si era tenuta lontana vuoi per opportunità vuoi per debolezza. Ecco, allora, che le condivisibili e opportune riflessioni di Enrico Maria Berruti («La riforma per una giustizia più credibile», Corriere del 20 luglio) offrono seri spunti per costruire un vero tavolo per una riforma strutturale della giustizia, che ne ridisegni i caratteri costituzionali nel rispetto della tradizione liberale e democratica, ma accogliendo le inevitabili istanze che provengono dalla modernità. Al Parlamento e all’Esecutivo spetta finalmente il compito di intraprendere questa strada abbandonando ogni tatticismo, come sembra essere il «gioco dei dodici pallini» dell’unica slide proiettata a fine giugno dal governo, così riassumendo il ruolo e la funzione che le competono. Alla magistratura spetta il compito di riposizionarsi entro gli spazi che l’attuale assetto costituzionale già delinea se interpretato correttamente; spazi da tempo abbandonati in ragione di una funzione di supplenza che ha trasformato la giurisdizione in uno strumento di lotta al fenomeno emergenziale di turno. All’Avvocatura spetta il compito, non facile, di saper interpretare e farsi portatrice degli interessi generali che necessitano di adeguata tutela e che al contempo sono espressione della società tutta e della sua © 2014 RCS MEDIAGROUP S.P.A. 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Viaggio nel tempo” € 8,30; con “English Express” € 12,39; con “Biblioteca della Montagna” € 10,30 34 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Spettacoli Festival di Venezia Settimana della Critica, in gara solo un regista italiano Dancing with Maria del goriziano Ivan Gergolet, documentario sulla celebre danzatrice argentina Maria Fux, è l’unico film italiano in concorso, fra i sette in gara, alla Settimana della Critica della Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia (27 agosto-6 settembre). Evento di chiusura fuori concorso invece sarà Arance e martello, opera prima di Diego «Zoro» Bianchi. La storia In carriera ha venduto 50 milioni di dischi e fatto la storia del rock, adesso l’artista ha prodotto il secondo album del gruppo italoamericano e domani salirà con loro sul palco a Roma ROMA — La mail: «Umberto, Alan ha sentito il tuo brano, mentre viaggiava in treno. Vuole lavorare con voi». Umberto di cognome fa Sulpasso ed è il cantante della band emergente italoamericana Urock. Alan è Parsons: 50 milioni di album venduti con il suono magniloquente e barocco del Project, ma anche l’uomo cresciuto all’ombra di sir George Martin (il quinto Beatle) durante le registrazioni di «Abbey Road» e «Let It Be», colui che ha curato il suono di «The Dark Side Of The Moon» dei Pink Floyd. È la storia di Davide che incontra Golia, anche se il finale non è quello scritto nella Bibbia: Parsons ha già prodotto due canzoni nel primo disco della band (età media 40 anni), ora non solo vuole lavorare di nuovo con gli Urock al secondo album ma, domani a Roma e giovedì a Treviso, suonerà con loro. «Per me sarà un’esperienza particolare perché farò qualcosa di diverso. Non vedo l’ora — racconta il mago inglese dei suoni —. Non è semplice instaurare subito un bel rapporto con una band». Il guru si trova a Guidonia per registrare con gli Urock le prime canzoni del loro nuovo album che uscirà a settembre o ottobre. «Per noi è il Paradiso — dice Umberto, il cantante — mi commuovo soltanto a parlarne. Quando mai capita che una band indie venga aiutata da un gigante della musica internazionale? È incredibile vedere Alan al lavoro. Ha anche suonato le tastiere in un nostro nuovo pezzo». Il primo incontro fra Parsons e gli Urock, poco più di due anni fa, è avvenuto via internet, dopo che la band gli inviò due canzoni dedicate a un amico scomparso, fan di «The Dark Side Of The Moon». Ricorda la band: «L’impresa sembrava irrealizzabile anche perché associazione mittelfest Comune di Cividale del Friuli Con il sostegno particolare Insieme Alan Parsons (65 anni), al centro, con gli Urock, band italoamericana guidata dal cantante Umberto Sulpasso, losangelino di padre italiano. Il primo incontro fra Parsons e gli Urock, poco più di due anni fa, è avvenuto via Internet: la band gli inviò due canzoni nonostante sul sito di Alan fosse scritto che ogni mail era «benvenuta ma era quasi impossibile avere una risposta». Non è andata così Alan Parsons e la favola Urock «Suono con la piccola band» Il guru della musica: dai Beatles ai Pink Floyd, ora sperimento Il profilo Chi è Alan Parsons è nato a Londra il 20 dicembre 1948. Musicista, cantante e tecnico del suono, fonda con Eric Woolfson il gruppo progressive rock The Alan Parsons Project (1975) Le collaborazioni Ha lavorato con famosi cantanti e band rock, tra cui: Beatles, Pink Floyd (con lui nella foto), Al Stewart sul sito di Alan era scritto che ogni mail era benvenuta ma era quasi impossibile avere una risposta». Dopo altri scambi di mail e mp3, un anno fa il maestro e gli «allievi» sono riusciti a stringersi la mano. Parsons ha suonato a Roma con il Project e ha chiesto agli Urock di aprire il concerto. Adesso i ruoli si sono ribaltati: Parsons è l’ospite nel live del gruppo romano. «È una persona straordinaria — commenta Sulpasso — e umile, come i grandi. Quando, dopo una chiacchierata via Skype, gli abbiamo timidamente chiesto se gli andava di suonare dal vivo un paio di canzoni con noi sembrava seccato. Ci siamo preoccupati. E lui: “Perché mi volete soltanto per due pezzi?”». È finita che insieme proporranno nove brani dal repertorio di Parsons. L’inglese dal «tocco d’oro», negli ultimi anni si è dedicato soprattutto alla sua carriera; ha prodotto il disco di Steven Wilson dei Porcupine Tree e il lavoro di Jake Shimabukuro, trentasettenne nato alle Hawaii conosciuto come il «Jimi Hendrix dell’ukulele». «Non credo che vincerà mai il disco di platino — scherza Parsons in tour per l’Europa —. Lavoro su quello che mi interessa ma non rifiuterei mai un milione di dollari, anche se un disco non mi piace. È bello passare ai giovani la mia conoscenza. Mi ricorda di quando ero giovane e iniziai a lavorare negli studi di Abbey Road». Aveva poco più di vent’anni e si ritrovò sul tetto della Apple al seguito dei Fab Four durante le riprese di «Get Back». «Hanno inciso Abbey Road in 8 settimane, furono rapidissimi — ricorda —. Non era molto per loro: impiegarono un anno per “Sgt Pepper’s”. E per “Dark side Of The Moon” i Pink Floyd ci hanno messo 8-9 mesi... avevano un budget illimitato. Però non lavoravamo tutti i giorni. Era molto rilassante». Quel disco è stato determinante per la sua carriera: «È vero, ma come spesso accade, nessuno pensava che ne avrem- L’accusa Allen: la politica nei film è deprimente mittelfestmusica «Non ho mai fatto film su temi politici. Sono di importanza cruciale, ma nell’ampia visione delle cose, solo le grandi domande contano. E le risposte alle grandi domande sono molto, molto deprimenti». Così Woody Allen (78 anni, nella foto) alla presentazione, a New York, del suo ultimo film Magic in the moonlight. «Ciò che raccomando è la distrazione. Penso a due tipi di registi, uno profondo, intellettuale, l’altro sciocco e di evasione, e non sono sicuro che non sia quest’ultimo a dare il miglior contributo». mo continuato a parlarne più di quarant’anni dopo». La vita in sala di registrazione stava stretta ad Alan che con Eric Woolfson creò nel ‘75 gli Alan Parsons Project. E arrivò anche il successo planetario di «Eye In The Sky». «Abbiamo perso il treno degli anni Ottanta... saremmo diventati una band da stadio se avessimo iniziato i live in quel periodo. Ma i sintetizzatori dell’epoca non erano in grado di riprodurre il nostro suono imponente». Le dispiace non essere diventato una rockstar Mr. Parsons? «Non mi chiami così, lo fa soltanto la polizia — ride —. E comunque no, non ho creato il Project per essere riconosciuto, per diventare l’Artista». Beatles, Pink Floyd, Al Stewart, Paul McCartney: un’altra vita, un’altra musica. «La creatività è crollata, non ci sono più grandi album. In parte perché le persone scaricano una canzone alla volta, non ascoltano più un disco intero. Il rock oggi viaggia sui telefonini, sull’iPad, siamo schiavi di internet. Guitar hero come Eric Clapton o Jeff Beck non esistono più, vittime del nuovo pop che ha bandito le chitarre. Nonostante tutto sono venute fuori delle belle progressive band come Radiohead, Tool e anche gruppi pop come i Maroon 5. Eppoi ci rimane il classic rock: Robert Plant, i Rolling Stones sono come la musica classica e avranno sempre i loro seguaci. Esistono ancora persone che amano ascoltare un pezzo di venti minuti e non una canzone che scivola via in 180 secondi. Per loro non è cambiato niente. E nemmeno per me». Sandra Cesarale © RIPRODUZIONE RISERVATA Cividale del Friuli 19-27 luglio 2014 www.mittelfest.org STEFANO BOLLANI CAMERATA SALZBURG COMBATTIMENTO AMSTERDAM GLAUCO VENIER SOFIJA GUBAJDULINA MARKUS STOCKHAUSEN ENRICO BRONZI Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 ✒ L’Osservatore premia Pasolini: il suo Gesù è il migliore del cinema Spettacoli 35 italia: 51575551575557 P asolini lo dedicò «alla cara, lieta, familiare memoria di Giovanni XXIII», ai tempi fu ben accolto ma la Chiesa non si pronunciò ufficialmente e l’Osservatore Romano scrisse che era «fedele al racconto, non all’ispirazione del Vangelo». Ma oggi, a 50 anni dall’uscita del Vangelo secondo Matteo (foto), il giudizio è sedimentato e il quotidiano della Santa Sede celebra il «capolavoro» a tutta pagina: «È probabilmente il più bel film su Gesù mai girato nella storia del cinema». La Filmoteca vaticana ha restaurato la pellicola. Una consacrazione: «Sembra completamente abbandonarsi al fluire della pagina evangelica». Gian Guido Vecchi © RIPRODUZIONE RISERVATA Redazioni in allarme. Rizzo Nervo: il piano lo conosciamo in tre Nelle redazioni della Rai, la data che tutti hanno cerchiato sul calendario è quella di domani. Alle 17 ci sarà il precda informale (il giorno dopo il consiglio voterà le linee generali), in cui verrà esposto il piano che dovrebbe riorganizzare l’informazione in azienda. I contenuti di questa operazione dai risvolti epocali sono ancora nascosti da Vertice Il dg Luigi Gubitosi e il presidente Anna Maria Tarantola una pesante coperta di mistero che i giornalisti, comprensibilmente, mal sopportano. L’umore è per tutti piuttosto teso, perché tra le varie ipotesi si è parlato di un accorpamento tra Tg3 (il cui direttore è Bianca Berlinguer), RaiNews 24 (guidata da Monica Maggioni) e tg locali; di una riduzione significativa del numero dei notiziari (specie quelli di mezza sera) e di una complessiva razionalizzazione dei costi. Inizialmente, sembrava fosse il Tg2 (anziché il Tg3) ad essere coinvolto nell’accorpamento, ma la sensazione delle ultime ore per la testata è quella dello scampato pericolo. La puntualità della riforma parrebbe in sintonia con il pensiero di Renzi, anche se in realtà il governo starebbe pensando a un piano editoriale più complessivo, che muoverebbe i primi passi già da settembre e su quattro ambiti: governance, nuova convenzione, canone e trasformazione della Rai in media company. E’ probabile quindi che questa disamina — a cui avrebbero dato il via libera il direttore generale Gubitosi e la presidente Tarantola — sia un segnale di inizio lavori. A sapere la verità, per il momento, sono solo in tre. Stanno lavorando al piano il direttore delle risorse umane Valerio Fiorespino, Carlo Nardello, direttore dello sviluppo strategico e l’ex consigliere (oltre che ex direttore del Tg3) Nino Rizzo Nervo. Che però non vuole parlare: «Fino a quando non lo si farà in consiglio, ci siamo imposti il silenzio. E’ un progetto, quindi andrà confrontato con gli altri. È un’organiz- Volto Bianca Berlinguer (54 anni) dirige il Tg3 dal 2009 Personaggi Entra in classifica il disco del musicista dedicato ai piccoli «Bach è perfetto per i bambini» Bahrami si scopre pianista pop H a poco più di tre mesi, un bel ciuffo di capelli scuri e va pazza per Bach. «Appena lo sente, subito sorride. Ogni pianto si dissolve come per magia» assicura Ramin Bahrami, celebre pianista iraniano, da poche settimane padre fierissimo dell’incantevole Shahin Maria. Che, nonostante la sua verdissima età, fa già parte del fans club del grande Johann Sebastian. «Del resto ha cominciato ad ascoltarlo ben prima di nascere, già dentro il ventre di sua madre» ricorda. Forse anche prima, quando era così piccina da non sapere ancora se sarebbe stata maschio o femmina… E già il suo cuoricino pulsava veloce, al ritmo di una giga o di una sarabanda. Ma si sa, Bach in casa Bahrami va come il pane. Papà Ramin lo celebra da sempre alla tastiera, mamma Maria Luisa Veneziano lo esegue all’organo. Così, quando Shahin Maria è venuta al mondo aveva già in dote più musica lei che gran parte dell’umanità nel corso di un’intera vita. «E visto che è nata di marzo, mese bachiano per eccellenza, l’anniversario di Johann Sebastian è il 21, oltre che primo giorno di primavera e inizio dell’anno zoroastriano, ho deciso di festeggiarla con un dono speciale: un disco ideato su misura per lei e per tutti i bimbi come lei». «Bach for Babies», da poco uscito da Decca e già entrato nella classifica pop, 61esimo posto, è pensato per loro. Una ricca sele- zione bachiana, dalle «Variazioni Goldberg» alle «Cantate sacre» alla «Passione secondo Matteo». Cui si aggiungono brani di altri autori, da Gluck a Mozart a Brahms, alcuni in trascrizioni storiche, altri in arrangiamenti curati dallo stesso Barhami. «Il filo comune che lega queste pagine è la ricerca d’intimità, di un dialogo mai gridato tra chi le ha create, chi le esegue e chi le ascolta. Bach insegna tutto questo. Dà ordine e armonia, aiuta le capacità motorie e l’equilibrio. Bach è la grande bellezza, l’antidoto per stimolare le difese immunitarie alla confusione e alla volgarità. Mia madre mi addormentava con “Ich habe genug”, la In concerto Ramin Bahrami, 27 anni, al pianoforte. Il suo disco «Bach for babies» è entrato nella classifica pop. «L’ho sperimentato su mia figlia — dice il musicista e neopapà — e ho visto che Bach funziona» stessa cantata apre la compilation per mia figlia. Non è mai troppo presto per accostarsi a quel mondo». Ma Bach non serve solo per far dormire meglio i bebè. «Non credo alla leggenda che le “Variazioni Goldberg” siano state scritte per alleviare l’insonnia di un nobile. Al contrario, quel viaggio tra architetture sonore che non sembra avere fine sollecita la nostra ansia di infinito… La musica, quando è grande, aiuta a risvegliare le menti. Mia nonna paterna soffriva di Alzheimer. Aveva cancellato ogni traccia del passato, persino i nomi di chi più aveva amato. Ma si ricordava benissimo i 50 lieder di Schubert che da giovane aveva cantato come soprano. La musica ci insegna a rinnovare i nostri sogni. Ci rende persone migliori». Da bebè e pure da grandi. «Questo disco l’ho pensato per i bimbi ma forse può aiutare anche gli adulti. In ciascuno di noi, sostiene Pascoli, vive per sempre un “fanciullino”. Che aspetta solo di essere ridestato». L’entusiasmo che la piccola Shahin Maria mostra per la musica di «zio» Bach spinge Ramin a un progetto anche più audace. Tra i tanti concerti già in programma (è artista in residence all’Emilia Romagna Festival, aprirà la stagione cameristica di Santa Cecilia, in autunno sarà a Milano con la Verdi) Bahrami vorrebbe aggiungerne uno molto speciale. «Un concerto aperto ai piccolissimi e ai loro genitori. Dove per una volta nessuno si debba scandalizzare se un bimbo piange o strilla. Un po’ inconsueto, vero. Ma mi piacerebbe provarci. Bach for Babies. Di qualsiasi età». Giuseppina Manin © RIPRODUZIONE RISERVATA Un match padre-figlio e quell’odio per il tennis che ha rivelato Agassi M zazione complessa, ci vorrà tempo perché si passi all’operatività». Nei corridoi del Tg3 si dice che per l’attuazione del piano bisognerà aspettare il 2015 e, pare, ci vorranno almeno tre anni perché arrivi a compimento. Ma la frustrazione della redazione è non capire «quale sia la missione editoriale. È giusto razionalizzare, ma perché si parla sempre dell’informazione e mai delle reti?», si chiedono confessando un certo nervosismo finché non sarà possibile rispondere alla domanda più temuta: «L’azienda vuole chiudere il Tg3?». Fino a domani le ipotesi resteranno tali. Ma Vittorio Di Trapani, segretario dell’Usigrai (il sindacato dei giornalisti Rai) vuole che un messaggio sia chiaro: «Non accetto fatti compiuti. Una riforma di questa portata non si cala dall’alto. Si deve discutere con chi il lavoro lo fa, con le redazioni». Anche il sindacato non ha le idee chiarissime su cosa accadrà: «Si susseguono ipotesi ma manca un’idea di rilancio complessivo. Non può essere una riforma che si fa per una testata, per un direttore. Se riforma deve essere, deve riguardare tutti». Per ribadire il concetto, ieri è uscito un comunicato, su cui si legge: «Parlare di riorganizzazione significa parlare di prodotto. Accorpare per accorpare sembra un escamotage per fare tagli lineari che portano risparmi marginali o favorire qualche direttore amico. Se viale Mazzini intende riformare l’informazione, si confronti con i comitati di redazione, senza dimenticare che sono i giornalisti quelli che poi fanno informazione». ille palle da tennis sparate in un’ora dal Drago nero, macchina inventata da un padre per forgiare un figlio imbattibile: dilatando episodi dell’autobiografia del campione André Agassi, Fanny & Alexander creano Us (Noi) concertoperformance a Santarcangelo. In scena, in lotta, Lorenzo (nella foto) e Geppy Gleijeses, figlio e padre anche nella vita, con modi opposti di fare teatro: fisicità fino all’atletismo l’uno, tradizione d’attore l’altro. I piani della finzione e della realtà, ma anche dell’energia si scambiano così in un triplo confronto spietato. Nel lavoro di Fanny & Alexander (Chiara Lagani e Luigi De Angelis) l’odio per il tennis rivelato da Agassi nel libro Open si trasforma però in sacrificio sublimante volontario: l’attore-atleta accetta la prova estenuante non per vincere ma per vincersi, superare i propri limiti, danzare se stesso in poetici movimenti da marionetta. Tensione nel pubblico; verità della fatica in Lorenzo; interventi stranianti (troppi, forse) di Geppy tra urla di «uccidimi il Drago», slang napoletano, pezzi di repertorio: la partita eccezionale — con il figlio più adulto del genitore — finisce qui in un falò della rete. E i due — Amleto junior e senior — spariscono insieme. Us prosegue il tema (avviato in Discorso Celeste a Castrovillari) del rapporto sport-fede, del credere nello straordinario, nel divino, con o senza dèi, e lo completa col radiodramma Open, cronaca differita del surreale match. Se nella vicina Polverigi il paese è coro-spettatore (per Reckless, Gomez Mata, Glen çaçi), al 44° Festival romagnolo esso entra in una festa pensante che schiera l’impegno politico dei Motus col nuovo Caliban Cannibal e Nella Tempesta complice Shakespeare; la danza che si fa parola con Kinkaleri; la parola danza con Loris Lacoste; l’animalità tecnica della Montero Freitas; la purezza dei 4 Le Supplici alla Piattaforma balinese di Michele De Stefano, Leone d’argento alla Biennale di Venezia. Chiara Maffioletti Claudia Provvedini © RIPRODUZIONE RISERVATA © RIPRODUZIONE RISERVATA Viale Mazzini Domani nuova riunione del Cda. Il governo punta a un riordino complessivo dell’azienda a partire dall’autunno Rai, tensioni sulla riforma dei tg Spaventa l’ipotesi accorpamento Teatro a Santarcangelo 36 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 # Sport Le parole di Prandelli Questo il grido d’allarme lanciato dall’ex c.t. Cesare Prandelli nell’intervista rilasciata ieri al Corriere della Sera ❜❜ Nei nostri club giocano il 38% di italiani. Puntare sui vivai? Ma sono pieni di stranieri... ❜❜ In Germania la squadra più importante non è il Bayern o il Borussia, ma la nazionale ❜❜ Gerrard, addio all’Inghilterra Steven Gerrard come Philip Lahm. Dopo l’ormai ex capitano della Germania, anche il centrocampista del Liverpool ha annunciato l’addio alla propria nazionale. Ma se Lahm aveva lasciato dopo aver vinto il Mondiale (13 luglio, 1-0 contro l’Argentina), Gerrard dice addio al termine di una spedizione davvero deludente per l’Inghilterra. La mossa L’annuncio dell’ex calciatore del Milan: correrò per la poltrona di presidente Il regista della svolta Albertini si propone per la Federazione «Me l’hanno chiesto in tanti Il calcio va rimesso al centro di tutto» MILANO — In un lunedì con tempo autunnale, simile a quello del 23 luglio 2012, quando Giovanni Malagò annunciò che sarebbe sceso in campo per guidare il Coni, è finita l’epoca della candidatura unica alla guida della Federcalcio. Il pressing successivo alle dimissioni di Abete e Prandelli (24 giugno) ha spinto Demetrio Albertini, dimissionario già prima del Mondiale, a correre per il vertice federale nell’elezione dell’11 agosto. «Mi metto a disposizione; me lo hanno chiesto in tanti da quando si è dimesso Abete. Mi ha fatto piacere soprattutto trovare gente per strada, tifosi non votanti, che mi chiedevano di rappresentare il calcio nei prossimi anni. Non me l’aspettavo, ma è stata una sensazione che ha rafforzato la speranza di poter promuovere un cambiamento reale e di non tradire mai la passione. L’obiettivo è quello di riportare al centro di tutto il Calcio. Ho sempre fatto il regista e mi piacerebbe essere il regista del cambio di marcia, ma spero soprattutto di rappresentare un’opportunità per il calcio e per le persone che lo amano come me. Un terzo della mia carriera l’ho fatta in giacca e cravatta: in 14 manifestazioni, ho faticato molto più come organizzatore che come giocatore. Eppure dopo anni di impegno al servizio del calcio a titolo volontaristico, c’è ancora chi non accetta l’idea che un ex calciatore possa guidare, rappresentare e coordinare la federazione». Albertini ha indicato tre priorità. La prima: la governabilità. «Dobbiamo puntare a un modello snello ed efficiente. Oggi la somma di due componenti può produrre il 51% in assemblea e restare in minoranza in Consiglio. È venuto il momento di valorizzare all’interno della Figc le specificità del sistema professionistico e dilettantistico. Senza il lavoro delle componenti non si giocherebbero le partite, eppure non si riesce ad agire tutti insieme: mancano l’armonizzazione e la sinergia verso un obiettivo comune che il calcio italiano ancora non si è dato». Secondo punto: il progetto sportivo. «Mi spiace sentir parlare soltanto del numero delle squadre nei campionati o di modelli stranieri da imitare. Anche il termine cantera è diventato uno spot. Siamo diversi dalla Germania e non sarebbe nemmeno giusto copiarne il modello, però in Germania gli stranieri che giocano in serie A sono il 34% e in Italia il 54%. Chiudere le frontiere è impensabile, ma qualcosa possiamo fare anche noi. L’obiettivo deve essere quello di ridare competitività e sostenibilità al nostro calcio. Il resto ne è la conseguenza: riduzione delle squadre Pro; allargamento della base; revisione dei criteri di inserimento nelle rose». Terzo punto: valorizzazione del calcio sul territorio, con il ruolo «fondamentale dei dilettanti e il reclutamento come punto centrale». In sintesi: «Il rispetto per il calcio che ho nel cuore non può essere speso in una campagna elettorale basata sulla voglia di poltrone piuttosto che sulla necessità di fornire competenze, conoscenze e trasferimento delle conoscenze». Albertini ha dribblato l’argomento c.t.: «Con i nomi che leggo, si può scegliere a occhi chiusi; lo sceglierà il nuovo presidente». Per diventarlo, occorre presentare le candidature entro domenica. Assocalciatori e Assoallenatori sono già pronte, ma ❜❜ Cambio di marcia ❜❜ Competitività ❜❜ Il nuovo c.t. Mi piacerebbe essere il regista del cambio di marcia, spero di rappresentare un’opportunità per il calcio Chiudere le frontiere è impensabile ma qualcosa possiamo fare: dobbiamo recuperare competitività Con i nomi che leggo, si può pescare a occhi chiusi: lo sceglierà il nuovo presidente non è escluso che l’appoggio ad Albertini possa arrivare da una parte di una Lega, magari quella di A, sulla spinta di Andrea Agnelli (giovedì l’assemblea). L’ex vicepresidente parte indietro rispetto a Carlo Tavecchio («ho una grande stima di lui»), ma da qui all’11 agosto tutto è possibile, in linea con le speranze di Albertini, che punta su consensi da raccogliere in senso trasversale in chi crede in un cambiamento deciso e in un progetto realmente nuovo. Poi le elezioni si vincono e si perdono, ma la dialettica elettorale resta un segno di progresso. Fabio Monti Albertini è un uomo Il dibattito Dopo le frasi di Prandelli, il presidente della Lega di A respinge le accuse: «Rapporti sereni e di collaborazione» perbene, ma anche lui sa che non è sono mancati. Ricordiamo un di base, creando tanti centri federali a una persona «Noi sempre disponibili, anche agli stage non duro sfogo di Conte quando Prandellivello territoriale, e altri dedicati ai li convocò Chiellini. giovani talenti con il coinvolgimento che cambia Sì alla A a 18 squadre e meno retrocessioni» «Ripeto, in termini generali i rapdei club. Dall’altro lato però la Germaporti sono sereni. Poi è importante nia fa più facilmente diventare tedeil sistema MILANO — Maurizio Beretta, pre- così come ci è stata presentata. Certa- che, oltre al livello istituzionale, ci siaschi e convocabili per la nazionale ra© RIPRODUZIONE RISERVATA Beretta: «Non sono i club ad aver ucciso la nazionale» ❜❜ In Italia, dopo il sorteggio, tre giorni a gridare «vergogna». Poi tutto dimenticato sidente della Lega di A: sostiene l’ex c.t. Cesare Prandelli che in Germania la squadra più importante è la nazionale, mentre da noi contano solo i club. Domanda a bruciapelo: sono stati i club a uccidere la nazionale? «Assolutamente no e per tantissime ragioni. I club sono sempre stati molto attenti alle richieste della nazionale, che ora può sfruttare nove finestre a biennio, di dieci giorni l’una. Una formula che è stata razionalizzata e largamente condivisa a livello internazionale. I club seguono con interesse, partecipazione e anche sacrificio le attività delle nazionali perché in ogni finestra si spostano molti giocatori. In più, quando c’è stato chiesto, la Lega di A ha dato immediata disponibilità ai due giorni per i famosi stage». Ma i giocatori, durante gli stage, secondo gli accordi non potevano toccare il pallone. Solo test fisici. «Noi abbiamo accolto la richiesta, mente gli stage arrivavano in una fase delicata delle competizioni. Comunque sono stati qualcosa in più rispetto agli altri Paesi: dimostrano il clima di disponibilità, confermato da altri esempi». Tipo? «Da quando in Federazione c’è Sacchi, le società hanno rivisto i calendari delle giovanili per dare più spazio alle varie Under 17, 21. C’è una forte identità di interessi: la nazionale cresce con i giocatori dei club e i giocatori possono crescere con la nazionale». I problemi di comunicazione però Modello Germania «Copiamo il meglio: centri federali con la supervisione dei club e convocazioni più facili per i giocatori con altre origini» no confronto e dialogo anche a livello personale tra il c.t. e gli allenatori». Allora forse è un problema culturale: nel Paese dei mille campanili si fa più fatica ad amare la nazionale? «Non vedo contrapposizione, anzi una passione alimenta l’altra: se i club non fossero seguiti da almeno 16 milioni di tifosi, se il calcio in Italia non fosse un fenomeno così importante, coinvolgente e trasversale, sarebbe più difficile anche la mobilitazione per la nazionale». E allora, se non sono stati i club, chi ha ucciso la nazionale? «Intanto vorrei sottolineare che, il Mondiale in Brasile è stato un momento di grande amarezza, perché c’erano legittime aspettative, però è stato un torneo con tante sorprese, in cui si sono sovvertiti molti pronostici. Ora bisogna reagire in modo scientifico, non emotivo. Impostare programmi, guardando al meglio degli altri Presidente Maurizio Beretta (Ansa) movimenti, senza negare nelle polemiche». Ora il punto di riferimento sembra la Germania, dove gli stranieri sono il 34%, mentre da noi i calciatori italiani sono in minoranza. «In Germania da un lato si è lavorato intelligentemente sulla formazione gazzi con altre origini: sfrutta nel modo migliore la multietnicità. Inoltre quello tedesco è uno dei pochi campionati a 18 squadre». Una riforma possibile in Italia? «Serve il consenso, la Lega di A deve maturare una posizione. Tutti i poteri li ha l’assemblea ma lì si può avviare una riflessione. La mia, personalissima, opinione è che ci si possa ragionare, a patto di ridurre le retrocessioni, altrimenti si rischia di compromettere la stabilità complessiva». Per la presidenza federale si è candidato Demetrio Albertini, la maggioranza della Lega di A sembra intenzionata ad appoggiare Tavecchio. «Credo che noi dobbiamo guardare ai contenuti. L’assemblea di Lega finora ha seguito il percorso più corretto, dopodomani ci riuniremo e vedremo quali sono le nostre priorità». Arianna Ravelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Sport 37 italia: 51575551575557 # Pallanuoto: Settebello ai quarti Scherma: sciabola a secco Basket: oggi Hackett in procura Agli Europei di Budapest, il Settebello passa le eliminatorie ma non vince il girone e non è già in semifinale: domani dovrà giocare nei quarti. Più che il pareggio con la Grecia (9-9) ha deciso la goleada del Montenegro contro la Georgia (17-2): l’Italia per essere prima avrebbe dovuto battere i greci con 12 gol di scarto. Oggi quarti per il Setterosa: alle 18 (RaiSport2) sfida alla Grecia. Daniel Hackett, che ha lasciato senza permesso il raduno dell’Italia, oggi a Roma viene ascoltato dal procuratore della Fip: forse c’è disgelo tra la Federazione e il giocatore, che rischia una squalifica e la risoluzione del contratto con Milano. Intanto l’EA7 ingaggia l’ex pro Linas Kleiza, lituano, ala di 2,03. Varese tessera Ed Daniel, ala di 2 metri, quest’anno a Pistoia. Al Mondiale di Kazan, la sciabola azzurra resta a secco. Nelle prime prove a squadre, solo le ragazze sfiorano il podio (i maschi, quinti, out nei quarti con l’Ungheria): prima sprecano un’occasione in semifinale con la Francia, poi dilapidano un +5 (da 40-35 a 41-45) nella finale con l’Ucraina per il bronzo. Oggi medaglie nel fioretto e qualificazioni nella spada (RaiSport1, ore 17). Ha 42 anni Demetrio Albertini è nato a Besana Brianza il 23 agosto 1971. È sposato, due figli (Federico e Costanza) Da calciatore 14 trofei Cresciuto nel vivaio del Milan, ha giocato un anno al Padova (1990-1991), prima di tornare in rossonero, dove è rimasto fino al 2002 (5 scudetti, 2 Champions League, una Intercontinentale, 2 Supercoppe europee, 3 Supercoppe italiane), quando è passato all’Atletico Madrid (2002-2003), poi alla Lazio (2003-2004, Coppa Italia), all’Atalanta (2004-2005), per chiudere al Barcellona dal gennaio al giugno 2005 In nazionale Esordisce in azzurro il 21 dicembre 1991 (Italia-Cipro 2-0): vicecampione del mondo nel 1994; secondo all’Europeo 2000. Un infortunio al tendine d’Achille gli impedisce di andare al Mondiale 2002 e chiude la carriera in azzurro con 79 presenze e 3 gol Da dirigente Nel maggio 2006, è diventato vicecommissario della Figc. Vicepresidente federale nel 2007 (dopo l’elezione di Abete); nel 2010 ottiene la responsabilità del club Italia. Il 5 aprile 2013 è stato confermato nella carica di vice. Nel maggio 2014 l’annuncio delle dimissioni a fine Mondiale L’inchiesta Nelle finali Primavera in campo il 35% di stranieri . Solo 8 baby calciatori su 100 in A con la stessa maglia La grande crisi dei vivai Italia agli ultimi posti per strutture e investimenti Poche anche le ore di allenamento per i giovani «Puntare sui settori giovanili!, dicono. Ma se sono pieni di stranieri? Di cosa stiamo parlando?». Cesare Prandelli nell’intervista di ieri al Corriere della sera è sbottato. Demetrio Albertini ieri ha insistito sul rilancio dei vivai. Perché i giocatori eleggibili per la nazionale sono sempre meno: 38% secondo Prandelli, 45 % secondo i dati dell’ultimo campionato. Ma anche la qualità, oltre alla quantità, lascia a desi- a 30 anni dopo aver alzato la Coppa: a 22 anni nel mondiale vinto dagli azzurri era già titolare. Da noi, dove giocatori utilizzati sopra i 30 anni sono stati il 29% dei 612 impiegati nell’ultimo torneo di serie A, Balotelli e Immobile, 24enni con prole, sono considerati ancora genericamente dei «giovani». Ma in Bundesliga, dove i club devono investire il 10% del fatturato sui vivai, si spendono 4.4 milioni di euro a società per i settori giovanili, in serie A 2.75. Juventus, Miper cento dei giocatori lan, Inter, Napodi A ha più di 30 anni. li, Roma e Lazio In Germania sono il 15% hanno convocato per il loro ritiderare: nelle otto squadre impe- ro estivo 52 giocatori dal 1994 in gnate nelle ultime finali scudetto poi: 23 sono stranieri. Ma il punto Primavera (vinte dal Chievo) gli della questione, in un calcio globale stranieri in campo erano il 35 %. in cui i grandi club ragionano su La Bundesliga nel 2000 schierava scala mondiale, forse non è nemil 30 % di giocatori con più di 30 an- meno questo. Il punto è che l’obietni. Nell’ultimo campionato i «vec- tivo di produrre giocatori pronti chietti» erano il 15 %, l’esatta metà, per la prima squadra viene realizzaa testimonianza di come il ringio- to sempre meno. Gli unici ventenni vanimento del campionato e di che hanno già maturato esperienze conseguenza della nazionale di significative con i «grandi» sono il Low sia stato costante e nel nome senegalese-spagnolo Keita, talento della qualità e della concorrenza. della Lazio ex Barcellona, il milaniPer questo non deve sorprendere sta Cristante, gli interisti M’Baye e troppo se in Germania il capitano Kovacic. I giocatori che hanno giodella nazionale Philip Lahm si ritira cato almeno tre anni nel vivaio di 29 una squadra di A per poi continuare la loro esperienza con la stessa maglia sono appena 8 su 100 in Italia, la percentuale più bassa d’Europa. Dove non esiste solo il modello tedesco: secondo uno studio condotto sul campo dello Standard Liegi dall’associazione italiana preparatori atletici di calcio(Aipac), rispetto al Belgio siamo indietro nelle strutture, nell’investimento sullo staff a tempo pieno per i giovani e, Simbolo Simone Scuffet, 18 anni, portiere dell’Udinese. In sei mesi ha rifiutato Milan e Atletico Madrid (Forte) fattore chiave, anche sulle ore di allenamento: forse non è solo una coincidenza che i ragazzi delle giovanili azzurre siano quasi sempre più «crudi» sul piano atletico dei loro coetanee. E meno male che nelle liste Uefa c’è l’obbligo di inserire 4 giocatori «autoprodotti» e 4 che siano usciti dal vivaio di un’altra squadra italiana: così almeno qualche ragazzo della Primavera ha l’opportunità di vedere la Champions senza pagare il biglietto. La Juve ha due giocatori cresciuti con la maglia bianconera, campioni d’Italia con la Primavera nel 2004: Marchisio e Giovinco. Da allora nessun giocatore si è affermato stabilmente, anche se Marrone e De Ceglie hanno dato il loro contributo alla causa. Il Milan è fermo ad Abate e De Sciglio, in attesa di capire il valore di Cristante. L’Inter ha Andreolli, il Napoli, Insigne. La Roma ha le colonne Totti e De Rossi, a cui si appoggiano buoni giocatori come Florenzi e speranze come Romagnoli. La questione non è campanilistica: produrre al proprio interno giocatori per la prima squadra, come testimoniano i casi di Barcellona, Ajax (con il suo obiettivo programmatico: «ogni due anni, tre giocatori per la prima squadra»), Bayern Monaco, Arsenal o nel nostro piccolo, l’Atalanta (che ha 8 giocatori usciti dal vivaio), rappresenta un grosso vantaggio economico (la vendita di Balotelli, arrivato a 16 anni, è un esempio della buona produttività del vivaio interista) e uno strumento fondamentale per mantenere l’identità di un club, soprattutto se multinazionale. Ripartire dai ragazzi, ragionando sul lungo periodo, conviene. Sotto tutti i punti di vista. (4 / fine. Le precedenti puntate sono state pubblicate il 18, 19 e 20 luglio) Paolo Tomaselli © RIPRODUZIONE RISERVATA Mercato Balotelli-Arsenal Wenger dice no Morata subito k.o. Juve preoccupata I galacticos sembrano appartenere sempre di più ad un altro sistema solare. A un attacco che già conta Mister 100 milioni (cioè Bale) e il bi-Pallone d’oro CR7, pagato 94 milioni nell’estate del 2009, il Real Madrid aggiunge un’altra figurina. E che figurina. James Rodriguez, una delle stelle del Mondiale brasiliano con sei gol segnati, dovrebbe essere presentato oggi, dopo la firma sul contratto di sei anni a 7,5 milioni di euro. Le merengues versano nelle casse del Monaco 80 milioni di euro, consentendo ai monegaschi (che lo avevano pagato l’anno scorso 40 milioni al Porto) di effettuare una mega plusvalenza. Sul piede di partenza Di Maria su cui è già piombato il Psg, il cui mercato è bloccato però dalle regole del fair play finanziario. Lo sceicco Al Khelaifi avrebbe perciò proposto a Florentino Perez il trasferimento in prestito del giocatore, con pagamento (dei 60 milioni) nel 2015. Formula rifiutata dal Real: ecco perché il club parigino sta ora pensando di vendere per 63 milioni al Manchester United Edinson Cavani. I club di casa nostra non hanno di questi Un attacco Real problemi. Ne hanno però altri: la Juventus, per esempio, è alle prese con l’infortunio record di Alvaro Morata. Al secondo giorno d’allenamento, lo spagnolo ha riportato una lesione al ginocchio destro: rischia un mese di stop. Magra consolazione allora l’ufficializzazione di Evra — contratto biennale — da ieri bianconero: il Man-U incasserà 1,2 milioni di sterline (in due rate). Oggi la Juventus sferrerà l’assalto decisivo al centrocampista dell’Udinese Pereyra che ieri ha salutato i milioni di euro compagni. Mancano solo le firme per la cifra pagata dal Real l’accordo: i bianconeri versano 1,5 per James Rodriguez milioni di euro per il prestito (a 11 milioni è fissato il riscatto). Nell’affare rientra anche il cartellino di Sorensen, valutato 3,5 milioni. Poi i bianconeri penseranno a un altro attaccante: Lukaku, Lavezzi, Shaqiri e Nani i nomi più gettonati. Anche il Milan ha i suoi problemi: Mario Balotelli, ritenuto non incedibile, si aggregherà questa sera a New York alla squadra in partenza nel pomeriggio per la tournée americana (già negli Usa anche Muntari, Essien e Honda). Ieri l’Arsenal, per bocca del suo allenatore Wenger, ha chiuso le porte a Supermario. «Abbiamo preso milioni di euro Sanchez, teniamo Giroud. Davanti versati al Tottenham siamo al completo, non c’è posto per dal Real per Gareth Bale altri attaccanti. Non ci sono offerte per Balotelli e non ne faremo». Morale: Balo per il momento resta. Il sogno per l’attacco di Pippo Inzaghi è Cerci, oggetto di discussione anche domenica sera nel vertice di Arcore. Problema: l’assalto all’esterno del Torino potrà partire però solo dopo la cessione di Robinho, che non parte per la tournée negli Usa. Il tempo stringe: i legali del brasiliano, dopo aver incontrato ieri mattina Adriano Galliani e l’avvocato Lorenzo Cantamessa, hanno avuto un nuovo summit ieri sera. Si studia la formula del prestito dell’attaccante a una milioni di euro squadra brasiliana (Santos in pole pagati dal Real nel 2009 sul Flamengo) per 6 mesi, un anno o per Cristiano Ronaldo 18 mesi; ma ci sono anche altre opzioni non legate al Brasile. Capitolo Inter: ieri Piero Ausilio è partito per l’Inghilterra per definire l’affare Medel. Il centrocampista del Cardiff viene valutato 9 milioni di euro dagli inglesi, mentre i nerazzurri sono disposti a spenderne 7. Si tratta. Il Napoli sogna Cristoph Kramer del Bayer Leverkusen, ma Rudi Voeller lo blinda: «Sono solo voci, giocherà ancora un anno al Borussia Mönchengladbach e poi tornerà al Bayer». Simone Scuffet, intanto, ha spiegato i motivi del suo rifiuto all’Atletico Madrid. «Ho scelto di restare qui, Udine è il posto migliore per crescere». Paulinho lascia il Livorno, rifiuta il Verona e firma un accordo di tre anni con l’Al Arabi. Prosegue la trattativa Astori fra il Cagliari (che lo vorrebbe trattenere) e la Lazio che propone Novaretti. 80 100 94 Monica Colombo © RIPRODUZIONE RISERVATA 38 italia: 51575551575557 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 Sport 39 italia: 51575551575557 F1 La Ferrari e l’azienda leader dei freni irritate per gli attacchi Lauda ora si scusa ma la Rossa non ci sta Freddezza con l’ex Mercedes-Brembo, dubbi sulle accuse Sono casi che rientrano nello storico rapporto di amore e odio tra l’Italia e l’area di lingua tedesca. Un po’ si litiga, un po’ si fa pace. Niki Lauda ieri ha telefonato a Luca di Montezemolo, già suo direttore sportivo, e al presidente della Ferrari ha porto le scuse per l’intervista a El Pais nella quale ha definito la F14 T (e non solo: nel giudizio è accomunata la McLaren Mp4-29) «una macchina di m...». Perdonato, colui che fu icona del Cavallino? La risposta è «ni». Si sa che Niki è un tipo rude e deciso, che non le manda a dire, ma a Maranello non sono di sicuro piaciuti lo stile e il frasario verso una scuderia che negli anni 70 gli ha permesso di centrare due Mondiali e di porre le basi del suo mito, completato dal terzo titolo vinto — ma guarda un po’ — con la McLaren nel 1984. I dati di fatto sono eloquenti: la Rossa di quest’anno è lì da vedere, nelle difficoltà e nelle prestazioni tutt’altro che esaltanti. Da un suo ex pilota non si pretende la negazione della verità, ma nemmeno ci si aspetta un’uscita tanto greve: l’irritazione, già smorzata domenica dal team principal Marco Mattiacci («Di Lauda preferiamo rammentare i successi con i nostri colori»), non è montata. Ma non è ancora svaporata: probabilmente se ne riparlerà la prossima settimana, quando Niki sarà ospite di Montezemolo a Maranello per discutere anche dei correttivi da proporre per migliorare la F1 attuale. Lauda, oggi dirigente della Mercedes, è diventato un alleato della Ferrari sul progetto di riunire le varie componenti del circus per affrontare un quadro che è sempre più negativo. Gli indicatori della disaffezione verso il campionato, infatti, sono più allarmanti che mai. Giusto per fermarsi al pianeta-Italia, il Gp di Germania, in rapporto all’edizione del 2013, ha fatto registrare un -38% sul fronte del numero medio di telespettatori della Rai (che ha trasmesso in differita) e una flessione del 30% dei dati di Sky, titolare dei primi diritti. Gli «Stati Generali» invocati da Montezemolo, dunque, sono più che opportuni e stanno approdando al primo obiettivo: L’incontro Niki la prossima settimana a Maranello per discutere su come migliorare la Formula1 Coppia collaudata fare sì che abbiano luogo. Ma c’è un altro fronte aperto nelle relazioni turbolente italoteutoniche, perché non è necessario arrivare alla Merkel per scoprire il fenomeno: basta fermarsi alla F1. È il caso del disco del freno anteriore scoppiato Fernando Alonso, 32 anni, sulla Ferrari F14T, quarta con 116 punti nella classifica costruttori guidata dalla Mercedes a 366 punti. Lo spagnolo è quarto nella classifica piloti con 97 punti (Getty Images) sabato in qualifica sulla macchina di Lewis Hamilton. La Mercedes ha reagito in maniera dura: «Inaccettabile, anche perché non è la prima volta che capita» ha dichiarato Toto Wolff, l’uomo forte del team (assieme a Lauda). Bersaglio: ancora l’Italia, nel senso della Brembo, partner del team leader del Mondiale. A bocce ferme, e dopo una gara filata via senza inconvenienti, non ci sono reazioni ufficiali. Ma le indiscrezioni non mancano, anche perché qualcosa non quadra. Primo: non è vero che è la reiterazione di altri episodi. Secondo: se i dischi italiani sono stati giudicati insicuri, perché allora sono stati riproposti — così risulta — sul retrotreno di entrambe le monoposto, dopo che la Mercedes aveva annunciato il passaggio totale (avallato dalla Fia) a materiali della Carbone Industrie che già Rosberg aveva utilizzato sull’avantreno? Di più: è da escludere un errore del team? La presenza del presidente della Daimler, Dietrich Zetsche, ha fatto sì che fosse più facile scaricare la colpa sul fornitore? La Brembo tace, ma è certo che non abbia gradito certe dichiarazioni estreme. Peraltro, quanto prima analizzerà con i tecnici della scuderia la situazione: i guasti non devono più verificarsi. Nessuno ha la convenienza a tirare la corda; di sicuro non ce l’ha la Brembo, che in Germania ha visto il fatturato crescere del 23,3% grazie agli accordi commerciali con la Mercedes per le vetture stradali. Più che il rapporto di amore e odio tra noi e i tedeschi, qui c’è di mezzo il «grano». Flavio Vanetti © RIPRODUZIONE RISERVATA Ciclismo Il vincitore del 1965 attende nel club dei super il siciliano: «La corsa vale meno senza Froome e Contador? Mica li ha buttati a terra Vincenzo...» Gimondi incorona Nibali: «Che talento, sembra me» «Difficile dirlo. Di certo ci lega un’altra analogia: al Giro di Toscana, da neoprofessionista con la Salvarani, feci schifo. Arrivò una letteraccia a tutti: se non vincete, niente stipendio. Più o meno come la mail che l’Astana ha mandato al team alla vigilia del Tour. Ebbene, quell’anno Adorni vinse il Giro e io il Tour. I bilanci si fanno alla fine». Cosa si prova sul podio di Parigi? «Impossibile da spiegare. Io mi ricordo come fosse ieri l’urlo degli italiani quando entrai al Parco dei Principi. Sia in Francia che in Belgio non eravamo trattati con i guanti, all’epoca. Ricordo l’orgoglio e il senso di riscatto». È anche in questo sentimento che risiede la grandezza di aggiudicarsi la Grande Boucle? «Certo. Nibali sta rilanciando il nostro movimento ma dico bravi anche a Trentin e De Marchi. Avrei piacere che Alessandro vincesse una tappa. Corridori con le palle, altro che storie! Il ciclismo italiano è vivo». Pantani re del Tour ’98. Gioia e dolori. Nibali cancella il Pirata o nella grande anima del Tour c’è posto per tutti? «Il ciclismo ha un cuore enorme. Imprese e ricordi non si possono cancellare. Quando mi chiedono di Pantani, io dico: Santuario di Oropa (Giro ’99 ndr), vi ricordate? Quello è il mio Marco». Felice, una lacrimuccia domenica le scenderà? «Io non mi emoziono mai più di tanto. Ma i ricordi non si dimenticano. Quelle sono le mie strade. Quello è il mio Tour». «Bravi nelle grandi corse a tappe, con un’analogia: pure il mio sponsor mi criticò prima di quel Tour...» Si riparte oggi 155 176 237,5 57 82 102 124,5 18 56 65 GIOVEDÌ Hautacam 1520 m La Mongie 1734 m Col du Tourmalet 2115 m Baréges 1300 m Ayros Arbouix 458 m Ossun 383 m 48 © RIPRODUZIONE RISERVATA DOMANI Saint-Lary - Pla D’Adet Pau 1654 m 195 m Nay 249 m 31 Gaia Piccardi Col de Peyresourde 1569 m Col de Val Louron Azet 1580 m 13 Col du Portillon 1292 m Port de Balès 1755 m 216 Che idea si è fatto del siciliano? «Corre bene, è attento, tranquillo, ha una squadra all’altezza: non vedo come possa perderlo, questo Tour magico». Lo conosce personalmente? «Venne a trovarmi a Bergamo dopo aver sbancato il Giro. In questi giorni avrei voluto chiamarlo per un saluto ma credo abbia cambiato numero di cellulare. E poi non vorrei disturbarlo...». Appello a Nibali: risponda a Gimondi, sennò è lesa maestà... «Alla fine, per capirci, basterebbe una pacca sulle spalle». A quale grande campione somiglia? Bagnéres de-Bigorre 524 m 123 Bossòst 718 m 85 Saint-Girons 395 m 50 Saint-Béat 507 m 25 OGGI Bagnères de Luchon Saint-Gaudens 632 m 378 m Barbazan 442 m km Pailhès 318 m Colle de Fanjeaux 348 m Carcassone 130 m «Vinsi una Milano-Sanremo senza Eddy: aveva la bronchite. Vale meno, mi dissero: meglio primo senza Merckx che secondo dietro il Cannibale, risposi». Secondo tormentone: i sospetti di doping. «Io, fossi in Nibali, da qui a Parigi alla prossima domanda sul doping mi alzerei e me ne andrei. A che servono i test, allora? Il problema è dei perdenti, che non sanno più cosa inventarsi. Ma lui non si farà turbare». Anche Nibali, come lei nel ’65, ha quasi sempre indossato la maillot jaune. «Quello che conta è averla addosso a Parigi. Portarla tanti giorni ha più un effetto mediatico che altro». Col de Portet-d’Aspet 1069 m Col des Ares 815 m IL TRITTICO DA BRIVIDI Vincitore Felice Gimondi, 71 anni, ha conquistato il Tour nel 1965 (Ap) Colle de Loucrup 530 m Classifica generale 1. Nibali (Ita, nella foto) in 66.49’37’’ 2. Valverde (Spa) a 4’37’’ 3. Bardet (Fra) a 4’50’’ 4. Pinot (Fra) a 5’06’’ 5. Van Garderen (Usa) a 5’49’’ 6. Peraud (Fra) a 6’08’’ 7. Mollema (Ola) a 8’33’’ 8. Konig (Rce) a 9’32’’ 9. Ten Dam (Ola) a 10’01’’ 10. Rolland (Fra) a 10’48’’ 11. Van den Broeck (Bel) a 11’02’’ 12. Zubeldia (Spa) a 11’10’’ 13. Rui Costa (Por) a 12’57’’ 14. F. Schleck (Lus) a 14’37’’ 15. Porte (Aus) a 16’19’’ 16. Kwiatkowski (Pol) a 19’24’’ 17. Trofimov (Rus) a 19’30’’ 18. Thomas (Gbr) a 20’18’’ Così oggi 16ª tappa, CarcassonneBagnères de Luchon, 237,5 km Così in tv ore 14.15: Eurosport ore 15: Raitre e RaiSport2 Belpech 245 m DALLA NOSTRA INVIATA CARCASSONNE — Il passaggio di consegne tra pioniere ed erede, domenica a Parigi, ahinoi non ci sarà. Felice Gimondi, 71 anni, indimenticato re del Tour ’65, è a casa, Bergamo, con il fuoco di Sant’Antonio. Felice, sì («Incredibile Nibali: da due settimane vivo attaccato alla tv»), e furibondo («Mi avevano invitato però non potrò esserci: troppi dolori»). Gimondi, i Pirenei, da oggi, cambieranno la classifica? «Non se ne parla: salvo clamorosi imprevisti, per gli altri non c’è più nulla da fare». Dove l’ha vinto Nibali questo Tour? «Sul pavé, quinta tappa. Ad Arenberg ha costruito il capolavoro. Sui Pirenei lo rifinirà». Nibali potrebbe essere il terzo italiano a conquistare il Tour negli ultimi 50 anni. «È cambiato il ciclismo. Ai miei tempi si correva diversamente: le tappe erano più aperte, si andava in fuga sulla penultima salita; oggi si lavora più per la squadra. Le bici sono più leggere, sono più potenti». Si rivede nello Squalo? «Ha caratteristiche diverse: è più leggero e più forte in salita. Io ero più bravo a cronometro. Ma in comune abbiamo il talento per le grandi corse a tappe». Gimondi, Merckx, Anquetil, Hinault, Contador sono i soli vincitori di Giro, Tour e Vuelta. «Auguro a Vincenzo di entrare nel nostro club: non sarebbe in cattiva compagnia...». Anche lei non se la cavava malaccio sul pavé... «Ci ho vinto la Roubaix ’66, che diamine!». Primo tormentone: senza Froome e Contador il Tour vale meno? «Ma non li ha mica buttati in terra Vincenzo! Se sono caduti sono cavoli loro. Merckx, quel diavolo, non cadeva mai!». Osso duro, eh? Riti, calorie e recupero No a Twitter, sì a Skype La giornata in giallo tra mirtilli e patate lesse CARCASSONNE — Sveglia elettronica? No, manuale: tre colpi bussati alla porta tra le sette e le otto del mattino da Joost De Maeseneer, medico Astana. Così cominciano ogni giorno le sedici ore in giallo di Vincenzo Nibali. Per le cinque o sei della gara è lui responsabile del suo destino, nelle altre dieci un team di fiancheggiatori gli organizza la vita nei minimi dettagli. Consumato tre ore prima della partenza, il brunch di Nibali è un mix di ingredienti convenzionali (150/200 grammi di pasta conditi con olio e parmigiano, 80 di bresaola, pane bio, spremuta di arancia, miele e marmellata) e meno: purea di mirtillo antistress, avena e cereali macerati nel latte la sera prima (così non fermentano nello stomaco), proteine purissime se tira aria di tappa dura. Puntualissimo d’intestino, poi Nibali sale sul bus: in viaggio verso la partenza più chiacchiere che musica (Vincenzo preferisce il dialogo alle cuffiette permanenti Balotelli-style), telefono spento (ha twittato solo quattro volte dall’inizio del Tour) e silenzio nei 15’ di riunione tecnica. Prima di scendere si controlla la radiolina, cordone ombelicale con l’ammiraglia. Niente chiacchiere o musica via auricolare: solo i messaggi sintetici («Vai». «Aspetta». «Attento») che il d.s. Shefer detta in italiano e poi traduce in kazako. Il menù di corsa prevede panini (marmellata, miele, prosciutto), barrette, gel energetici (bomba calorica per i finali di tappa) e tre tipi di bevande (acqua, sali minerali e carboidrati) fino a un massimo di sei litri. Nibali passa tra le braccia dei suoi fedelissimi dopo il traguardo. L’ora di «protocollo maglia gialla» lo priva della possibilità di farsi la doccia e rilassarsi sul bus, che parte senza di lui. Michele Pallini, il massaggiatore, gli passa subito un bibitone di proteine e carboidrati. L’alimentazione nelle ore successive è legata a due fattori: il peso perso e il consumo energetico in corsa calcolato dal computer di bordo. Durante il viaggio verso l’albergo Vincenzo divora comunque una porzione di patate bollite o di riso. Fino ad oggi ha bruciato circa 3.600 kilocalorie medie a tappa, cui il coach Slongo aggiunge le 1.700 del metabolismo basale. Dalle 5.300 calorie totali Slongo sottrae quelle del cibo consumato e quindi spedisce istruzioni via sms allo chef Daniele Zaneri per la cena. In media Nibali si deve accontentare di 1200/1400 calorie che poi sono due etti di pasta, un po’ di carne, una fetta di crostata. Olio: poco. Acqua: liscia. Prima e/o dopo cena il siciliano ha tre appuntamenti fissi: un’ora col massaggiatore, 20’ con l’osteopata Paoletti e da oggi anche 30’ con l’agopuntore De Smedt. Tra una seduta e l’altra, c’è spazio per la musica e per la chiamata Skype con il tablet: il saluto della piccola Emma è il modo giusto per finire la giornata. Marco Bonarrigo 40 90 95 106 131 145,5 © RIPRODUZIONE RISERVATA 40 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Con profonda tristezza Giuliana con i figli Pietro e Silvia, Matteo e Giovanna, Letizia e Luca, Cecilia e Lucio annuncia la scomparsa del Prof. Mario Lampertico Lo ricordiamo con grandissimo affetto per le sue straordinarie doti di generosità, intelligenza e di riconosciuta capacità professionale.- I funerali si svolgeranno martedì 22 luglio alle ore 11 presso la chiesa dellIstituto Leone XIII. - Milano, 20 luglio 2014. Partecipano al lutto: Luciana Jachia. Nella Pellegatta. Lo Studio Commercialisti Associati, Giorgio Pierini, Daniele Mandelli, Vincenzo Manni e Cristina Passarella. Achille e Margherita Balossi Restelli. Erberto Mariapiera e figli. Natti Cesaris. Raimondo e Renata Targetti. Paolo e Gisella Balp. Lello, Gabri Rubini e figli. Lilly Schneble. Nico e Roberta con affetto. Luca e Lorenza, Tommaso, Giacomo e Francesco, Davide, Andrea e Pietro ricordano con tanto affetto il loro Con molto affetto ci stringiamo a Giuliana e ai suoi figli nel ricordo di Mario Lampertico Con te, caro amico, abbiamo condiviso molta parte delle nostre vite.- Basilico, Bonetti, Bellini, Coppi, Jordan, Pavesi, Rainoldi. - Milano, 21 luglio 2014. Maria con Marina, Giancarlo e Alessandra abbraccia affettuosamente, Giuliana, Pietro, Matteo, Letizia e Cecilia nel ricordo di Mario amico carissimo di tutta la vita e sempre presente. - Milano, 21 luglio 2014. Partecipano al lutto: Le amiche Giulia e Mariolina con affetto. Franco Ceccon. Lia Kerbaker con Federico e Mara, Andrea e Sarah con affetto partecipa al dolore della famiglia per la perdita di Mario La sorella Mariella, Paolo, Elisabetta e Caterina con mariti, figli e pronipote, ricordano con amore lindimenticabile Mario - Milano, 21 luglio 2014. Partecipano al lutto: Gabriella e Beatrice Lombardini. Gigi con Rea, Guido, Roberto, e Marina sono affettuosamente vicini a Giuliana, Pietro, Matteo, Letizia e Cecilia nel ricordo di Mario cognato e zio maginifico. - Milano, 21 luglio 2014. Paola e Giorgio con Elena Laura e Michele e le rispettive famiglie abbracciano affettuosamente Giuliana ed i suoi figli, riconoscenti a Mario per la premurosa ed efficiente assistenza che ha sempre prestato. - Milano, 21 luglio 2014. Silvia e Franco Acerboni con Francesca, Stefano e Giovanni sono affettuosamente vicini a Giuliana e figli nel ricordo del Prof. Mario Lampertico cugino carissimo e straordinaria figura di medico. - Milano, 21 luglio 2014. Fiorella, Vittorio Borghini e figli sono affettuosamente vicini a Giuliana e figli in questo dolorosissimo momento per la perdita di Mario Lampertico - Milano, 21 luglio 2014. Laura e Umberto con Cecilia e Giulia, Annamaria e Luigi, partecipano al dolore di Giuliana, Pietro, Matteo, Letizia, Cecilia e delle loro famiglie per la scomparsa del caro marito e papà Mario Lampertico - Milano, 21 luglio 2014. Gianlorenzo e Mariarosa ricordano con affetto e simpatia il caro consuocero Mario Per la scomparsa del papà Mario Lampertico Nel ricordo del grande amico di sempre Mario Pici Giuliana Marco Marta Elisabetta e le loro famiglie abbracciano con grande affetto Giuliana e figli. - Milano, 21 luglio 2014. Con grande dolore siamo vicini a Giuliana figli e a tutti i suoi cari per la perdita del nostro indimenticabile amico di una vita Prof. Mario Lampertico Mario Grazia Simonetta Francesco Isabella. - Milano, 21 luglio 2014. Partecipano al lutto: Ruggero Fiorenza e figli. Franco e Bettina piangono la perdita del carissimo Mario e si uniscono a Giuliana e figli nel ricordo. - Milano, 21 luglio 2014. Ferri e Giovanna, Aldo e Detta con i figli sono vicini al loro caro amico Pietro, a Silvia, Luca e Lolli per la perdita del suo papà Mario Lampertico - Milano, 21 luglio 2014. Franca con Carlo, Filippo e Andrea e Luisa con Oscar, Vincenzo e Carlo, conservando un caro ricordo di Mario abbracciano con affetto Giuliana e i figli Pietro, Letizia, Matteo e Cecilia. - Milano, 21 luglio 2014. Eldo Anna Maily piangono con Giuliana e figli il carissimo Mario uomo di grande bontà e umanità. - Milano, 21 luglio 2014. Misa, Marco e Paolo con le loro famiglie si stringono con affetto a Giuliana e a tutti i Lampertico in questo momento di dolore nel ricordo di Mario amico indimenticabile di tutta la vita. - Milano, 21 luglio 2014. Partecipano al lutto: Andrea e Paola Pirera. Antonio e Brunella con Roberta, Cesare e Valeria, ricordano commossi la generosa amicizia, le alte doti di professionalità ed i preziosi consigli di Mario Lampertico grandissimo medico; ed è vicina con profonda amicizia e affetto alla cara Giuliana e ai figli. - Varese, 21 luglio 2014. Roberta, Gabriella, Giovanna, Ilaria, Marco, Manlio, Ruggiero, Alessandra, Francesca, Alessandro, Pierluigi e Fabio abbracciano affettuosamente Angela nel momento della scomparsa del papà avv. Nicola Lupone - Milano, 21 luglio 2014. Marina Pezza, i collaboratori ed i dipendenti di R&A Studio Legale sono vicini allAvvocato Roberto Lupone ed alla sua famiglia nel dolore per la perdita del padre Lucia come dice il tuo nome, sei stata una luce nella mia vita.- Nel buio della tua assenza mi resta il ricordo del tuo affetto, della tua generosità e della tua sapienza.- Tua sorella Mariagrazia. - Mandello del Lario, 21 luglio 2014. LaClerici, casa amata da tutti noi, non sarà più la stessa Lucia Zuccoli Clerici ci ha lasciato.- I cugini Brambilla Brunner e Guagnellini si stringono con affetto a Francesco Emma Orsola e famiglie. - Erba, 21 luglio 2014. Avv. Nicola Lupone - Milano, 21 luglio 2014. Il Dipartimento di Studi Internazionali, Giuridici e Storico-Politici dellUniversità degli Studi di Milano partecipa commosso al dolore del suo Direttore professoressa Angela Lupone per la scomparsa del padre Avv. Nicola Lupone Ascoltare senza giudicare.- Questa era la tua più grande dote.- Ciao zia Lucia Maurizio Nicoletta Elena e Marco. - Milano, 21 luglio 2014. Manù e Marcello con Marco ed Isabella abbracciano forte Emma nel ricordo della sua grande mamma Lucia - Monte Marenzo, 21 luglio 2014. Avv. Nicola Lupone - Milano, 21 luglio 2014. Nicola Lupone Partecipano al lutto: Francesco e Gabriella Mottola con Ignazio. Maurizio Ciconali e tutti i dipendenti di First Service Srl e Idra Srl partecipano al dolore della famiglia Capra per la scomparsa del caro Umberto I dirigenti e il personale di Dimensione Ambiente ed Ecotecno partecipano con grande commozione al lutto di Stefano e Marco Capra per la perdita del loro caro papà Umberto - Cesara, 20 luglio 2014. Il personale di Sis Srl partecipa al grave lutto che ha colpito la famiglia Capra per la scomparsa del fondatore Umberto Capra Gli amici di una vita Antonio ed Alessandra ricordano Contornata dallaffetto dei suoi cari si è spenta ieri Lucia Zuccoli Clerici Anna Maria Guarneri ved. Anzanello Dott. Mario Lampertico papà Lucia con affetto e rimpianto. - Moniga del Garda, 21 luglio 2014. A Lucia - Milano, 21 luglio 2014. Vittorio e Linda Rocchetti si uniscono al dolore di Cecilia e della famiglia per la scomparsa del con laffetto di sempre la tua amica Anna. - Milano, 21 luglio 2014. papà Professoressa - Genova, 21 luglio 2014. Carlo ed Elisabetta, con Pietro ed Elena, sono affettuosamente vicini a Cecilia nel lutto per la perdita del suo papà Dott. Mario Lampertico - Milano, 21 luglio 2014. Liliana Rivolta e famiglia sono vicini in questo triste momento a Lidia, Giovanna, Paola e a tutta la famiglia per la perdita del caro Antonello Lucia Ci ha arricchito con passione, conoscenze e affetto, accompagnandoci negli anni del liceo.Non la dimenticheremo mai.- I suoi alunni della III Classico C maturita 2011 Collegio San Carlo. - Milano, 21 luglio 2014. Aldo, Alberta con Lorenzo e Francesca partecipano commossi al dolore dei figli e familiari tutti per la perdita della cara Lucia - Milano, 21 luglio 2014. - Milano, 21 luglio 2014. Nenno Pasqui e gli amici di sempre. - Milano, 21 luglio 2014. Antonello Sacco Antonello Sacco Partecipa al lutto: Alessandra Sangregorio. - Cesara, 20 luglio 2014. Umberto Capra Ne danno annuncio il figlio Roberto e la nuora Oriana.- Si ringraziano per lassistenza professionale ed umana i medici ed il personale del reparto rianimazione dellospedale di Seriate.- Si ringrazia per tutta lassistenza e laffetto ladorata Svetlana.- I funerali si terranno a Milano presso la parrocchia di Santa Maria del Rosario in piazza del Rosario 1.- Per conferma del giorno e dellorario telefonare allo 02.468281. - Milano, 21 luglio 2014. mamma ti ho voluto e ti vorrò sempre tanto bene.- Tuo figlio Roberto. - Milano, 21 luglio 2014. Ciao nonna un bacio grandissimo con tanto amore, ci mancherai molto.- Le tue nipoti Lucrezia e Ludovica. - Milano, 21 luglio 2014. Ciao Anna Con il sorriso e la saggezza dei classici hai illuminato la nostra vita.- Ci mancherai.- Cristina, Laura, Roberta, Alessandro, Valentina, Silvia, Simone, Gianni. - Milano, 21 luglio 2014. un abbraccio forte con tanto affetto.- Tua nuora Oriana. - Milano, 21 luglio 2014. Ciao Lucia indimenticabile Professoressa Clerici.- Non ci hai insegnato solo latino e greco: hai lasciato un segno indelebile in tutti noi.- Ti ricordiamo con affetto.- Gli alunni del corso D 1981-82 Liceo Beccaria. - Milano, 21 luglio 2014. Andrea e Laura Busnelli si stringono affettuosamente alla famiglia Clerici Zuccoli per la perdita di Partecipano al lutto: Luigi, Luigia, Massimiliano, Luisa ed Alessia Pedrotti. Ciao Anna sarai sempre con me.- Con tantissimo affetto Svetlana. - Milano, 21 luglio 2014. Cara Anna Un altro amico degli anni belli ci ha lasciato.Francesco con Anna, Giò e Piero con Paola, insieme ai loro figli, tristissimamente colpiti, abbracciano con grande affetto Jole e Andrea nel momento del distacco di - Milano, 21 luglio 2014. sarai sempre nei nostri cuori.- Le tue cognate Gina, Wanda, Norma e Loredana ed i tuoi cognati Rinaldo, Nino e Gigi. - Milano, 21 luglio 2014. Lo Studio Busnelli e Persegato è vicino alla famiglia Clerici Zuccoli per la scomparsa della cara Marika e Virginia abbracciano Grazia Benedetta commosse per la perdita di Alberto Alessandri Lucia Zuccoli Clerici Alberto Truniger - Milano, 21 luglio 2014. Lucia Zuccoli Clerici - Milano, 21 luglio 2014. Cari Donatella, Flavio, Milena e Liliana vi siamo vicini e ci uniamo al vostro dolore per la perdita di Carlo Alberto Famiglie Degani con figli e famiglia Zaupa. - Negrar, 21 luglio 2014. Siamo vicini a Donatella e alla famiglia Recchia per la perdita dellamico Carlo Alberto I tuoi collaboratori dellAzienda Agricola Recchia. - Negrar, 21 luglio 2014. LOrdine degli Avvocati di Milano sentitamente partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa dell Avv. Carlo Alberto Recchia - Milano, 21 luglio 2014. Avv. Carlo Alberto Recchia Ernesto e Maria Luisa Vismara con Luigi ed Elena ricordano con affetto stima e riconoscenza lamico carissimo Avv. Carlo Alberto Recchia e si stringono a Donatella. - Milano, 21 luglio 2014. Dopo breve malattia è venuto a mancare il Dott. Adriano Maggi Cavaliere della Repubblica Italiana Commendatore dellOrdine di San Gregorio Magno.- Lo annunciano con tanto affetto e dolore: la moglie Marisa, il fratello Armando, i nipoti Carlo e Stefania.- Il rito funebre sarà celebrato martedì 22 luglio alle ore 15.15 nella chiesa parrocchiale San Giorgio in Limbiate (MB). - Milano, 21 luglio 2014. Partecipano al lutto: La famiglia Pogliani. Ida e Vittorio De Vincenzi. Alfredo e Letizia Piacenza. La famiglia Folla. La famiglia Vassena. La famiglia Ontano. Armando, Carlo con Stefania si uniscono al dolore di Marisa per la scomparsa di - Milano, 20 luglio 2014. Carla, Toto, Lilly e Marina con i loro figli partecipano al cordoglio per la scomparsa del caro Nino Buganza e sono vicini con affetto a Tina e Marco. - Milano, 21 luglio 2014. Federico, Guido, Andrea, Paolo, Antonio e tutti i colleghi di Credit Suisse sono vicini a Marco e alla sua famiglia per la scomparsa del padre Antonio Buganza - Milano, 21 luglio 2014. Il Presidente Antonio DAmato, i componenti del Consiglio Direttivo e tutti i colleghi della Federazione Nazionale dei Cavalieri del Lavoro, profondamente rattristati, partecipano al dolore dei familiari per la scomparsa del collega Cavaliere del Lavoro Giulio Viezzoli Virginia Saletti Anna Fendi Venturini con la sua famiglia ricorda affettuosamente la sua grande amica Virginia.La Santa Messa sarà celebrata oggi nella parrocchia SantEugenio in viale delle Belle Arti 10 alle ore 11.30. - Roma, 22 luglio 2014. Gigio Caro tesoro, Rossella e Chiara con Alessandro e Cecilia, ti ricordano sempre con tanto amore come se fossi qui.- Un grosso bacio. - Milano, 22 luglio 2014. Chicca con Gino ricorda con immenso amore Luigi (Gigio) Meddi - Milano, 22 luglio 2014. Caro protagonista della ricerca e dello sviluppo dellindustria delle telecomunicazioni. - Roma, 21 luglio 2014. Giorgio Campagnano alach la olamò, è andato nel suo mondo.- Sia il suo ricordo di benedizione.- Lo annunciano la moglie Paola, i figli Patrizia con Aharon e Enrico con Tamara.- Il funerale si terrà il giorno 22 luglio 2014 alle ore 15 presso il cimitero di Prima Porta, riquadro Israelitico.- Uno speciale ringraziamento a Liliana ed Anca. - Roma, 22 luglio 2014. Si è spento Giuseppe Soresini Ada, Laura e Sandro lo abbracciano con infinita tenerezza.- Ringraziano di cuore le amiche Enrica, Carla, Viviana e Angela per il costante affettuoso aiuto e tutto il personale della Residenza Santa Lucia di Milano per lassistenza prestata. - Milano, 21 luglio 2014. Gigio sono passati due anni da quando ci hai lasciato, e noi ti ricordiamo sempre con tanto affetto e nostalgia.- Zia Rina, Gini, Laura e Stefania. - Milano, 22 luglio 2014. Pietro con Francesca ricorda ogni giorno con affetto Gigio lamico di una vita. - Milano, 22 luglio 2014. 22 luglio 2009 - 22 luglio 2014 "La memoria ed il ricordo tengono in vita le persone che abbiamo amato". Tullia, Paolo, Massimo, Filippo, Daniela, Antonella, Elga, Matteo, Francesca e Roberta ricordano con affetto e tenerezza Daniele Maré - Milano, 22 luglio 2014. "Ricordati che a volte il silenzio è la risposta migliore". 2009 - 2014 Virgilio Galassi I funerali il 22 luglio alle ore 15 al cimitero di Lambrate.- Maggie, Dana, Mara con Federico, Florrie, Chiara con Federico, Stefano con Anna. - Milano, 21 luglio 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari Dani Il tempo non conta.- Mara. - Milano, 22 luglio 2014. Vittorio, Maria Rosaria e Nicoletta ricordano con infinito affetto e nostalgia papà e mamma Avv. Salvatore Grimaldi Giovanni Mezzasalma Ne danno il triste annuncio la moglie Anna con i figli, i nipoti e tutti i parenti.- Funerali il 22 luglio, parrocchia San Benedetto, via Caterina da Forlì 19 Milano, alle ore 11. - Milano, 19 luglio 2014. e Amalia Malafronte Grimaldi - Roma, 22 luglio 2014. La nipote Simonetta annuncia il decesso dellamata zia Maria Sofia DallOglio compianta da amici e conoscenti per la sua generosità, finezza di sentimenti e dedizione al prossimo. - Roma, 21 luglio 2014. È mancato allaffetto dei suoi cari il rag. Franco Lucchini Grazie per tutto quello che ci hai dato.- Le tue figlie, i generi, i nipoti e i pronipoti. - Milano, 21 luglio 2014. Da sedici anni il caro Gian Ercole Rovida vive nei nostri cuori.- Ora Lena è con te: fate buona musica!- Luisa, famigliari, amici. - Blevio, 22 luglio 2014. La moglie Edvige, i figli Rossella e Davide, Tiziana e tutti i familiari di Angelo Scapuzzi ringraziano per la vicinanza della commossa partecipazione al lutto. - Milano, 22 luglio 2014. Adriano e ne ricordano con commozione il rigore, lonestà al servizio delle istituzioni. - Milano, 21 luglio 2014. Dott.ssa Maria Lazzari Ci uniamo al dolore della sua famiglia porgendo le nostre più sentite condoglianze.- Gli ex colleghi dirigenti in quiescenza Honeywell Italia e Europe. - Milano, 21 luglio 2014. Giannantonio, Vanda, Massimo e Luca profondamente commossi per la scomparsa di Maria Lazzari collega dalle mille qualità e carissima amica, si uniscono al grande dolore di Renato, Silvia ed Emanuele. - Milano, 21 luglio 2014. I condomini di via Pontaccio n. 14 Milano si uniscono al dolore della famiglia per la perdita della sig.ra Maria Lazzari Ciao Lucia Clerici Zuccoli Ciao Carlo Alberto - Milano, 20 luglio 2014 - Milano, 21 luglio 2014. - Cesara, 21 luglio 2014. Lucia Flavio e Susanna con Nanà e Alessandro si stringono affettuosamente a Donatella nel ricordo dellamico fraterno - Milano, 21 luglio 2014. Sandro. - Milano, 21 luglio 2014. Ti vogliamo bene Avv. Carlo Alberto Recchia Paolo, Maria Teresa, Aglaia e Gianfranco Vignoli abbracciano Donatella e partecipano al lutto della famiglia Recchia. - Milano, 21 luglio 2014. LOrdine degli Avvocati di Milano sentitamente partecipa al lutto dei familiari per la scomparsa dell Lucia Lucia, con Carlo e i ragazzi per noi una seconda famiglia, ci avete accolto e cresciuto insieme ai nostri genitori.- Ci mancano già le tue lezioni di latino, di letteratura e di vita, fra un arrosto e un buon vino, i tuoi rimbrotti materni e il tuo affetto per noi.- Ci manchi già tu.- Chiara e Vincenzo. - Mandello del Lario, 21 luglio 2014. - Milano, 21 luglio 2014. Lo Studio Tommasi e il condominio di via Caprera 6 Milano, sono vicini alla famiglia nel dolore per la scomparsa dell - Cesara, 20 luglio 2014. - Milano, 21 luglio 2014. Prof. Mario Lampertico Nicola Lupone Sempre vicini a te, a Silvana e a Linda.- Enrico e Silvia. - Milano, 21 luglio 2014. Partecipano al lutto: Le famiglie Catanzaro. Carla Laura Pietro e Francesca sono affettuosamente vicini a tutti i Lampertico nel ricordo di Giovanna Panza di Biumo con Alessandro, Maria Giuseppina, Federico, Giovanni, Giulio e le loro famiglie partecipa addoloratissima la scomparsa del Ercole, Mariagrazia, Anna, Camilla, Carluccio, Giuliana, Luisa, Emilia, Franco, Rosella, Giorgio, Carlo, Carla, Pierangelo, Alfredo. - Mandello del Lario, 21 luglio 2014. Caro Roberto, ti abbracciamo con tutto il nostro bene nel giorno in cui saluti il tuo papà Il personale e i collaboratori di Noveletric Srl partecipano al grande dolore che ha colpito la famiglia Capra per la scomparsa del fondatore Riccardo e tutta la famiglia Sieli si stringono con tanto affetto a Gaietta Paola e Costanza ricordando il papà caro amico di tutta una vita, e della sua grande professionalità e disponibilità. - Milano, 21 luglio 2014. Lucia Zuccoli Clerici porge le sue più sentite condoglianze ai famigliari tutti e, come una sorella, stringe Irma in un affettuoso abbraccio, ricordando la lunga operosa vita di Nicola, il suo continuo e competente impiego professionale, il suo rigore morale sostenuto dalla fede e la sua costante affettuosa dedizione alla famiglia. - Milano, 20 luglio 2014. - Milano, 21 luglio 2014. e partecipano con grande affetto al dolore di Giuliana, dei figli e di tutti i famigliari. - Milano, 21 luglio 2014. Mario Insieme ai nostri figli e nipoti ricorderemo per sempre, per la sua generosità sconfinata e per la sua luminosa intelligenza, la nostra insostituibile sorella e cognata Carlo Alberto Recchia I colleghi delle Unità Operative Gastroenterologia della Fondazione Policlinico e della Unità Operativa Epatologia Ospedale San Giuseppe, Università degli Studi di Milano, sono affettuosamente vicini al Dottor Pietro Lampertico e alla famiglia per la scomparsa del padre Tutti i colleghi e i collaboratori di Milano e di Genova dello Studio Legale Giovanardi Fattori sono vicini allAvvocato Cecilia Lampertico per la perdita del Mario Lampertico Lucia Zuccoli Clerici I funerali si terranno oggi, martedì 22 alle 15 nella chiesa di Crevenna, Erba. - Erba, 21 luglio 2014. Gabriella Locatelli con Cetti e Rosa, ricorda con profondo affetto la generosità di cuore di Avv. Nicola Lupone amico di una vita. - Milano, 21 luglio 2014. - Milano, 21 luglio 2014. Andrea è affettuosamente vicino a Cecilia e a tutta la sua famiglia in questo momento di grande dolore per la perdita del caro papà Francesco, Emma e Orsola con le famiglie annunciano con dolore la morte della loro adorata mamma Eleonora De Micheli Garibotto con famiglia molto addolorata per la scomparsa dell Mario è vicino con grande tristezza e affetto allamico fraterno Francesco e ai familiari per la perdita della mamma Manolo e Dadi piangono la scomparsa del carissimo amico Mario Lampertico Partecipano al lutto: Arianna Bortolin con mamma e papà. Giuseppe Lozza. Andrea e Bonnie Sironi partecipano al dolore di Pietro e famiglia. - Milano, 21 luglio 2014. - Milano, 21 luglio 2014. e sono affettuosamente vicini a Giuliana e figli con un abbraccio. - Vacciago, 21 luglio 2014. mamma - Milano, 21 luglio 2014. nonno Mario - Milano, 20 luglio 2014. Averti come è stato il più bel dono che potessimo desiderare.Ti porteremo sempre con noi.- Salutaci il papà.Francesco, Emma e Orsola. - Erba, 21 luglio 2014. RCS MediaGroup S.p.A. - Via Rizzoli,8 - 20132 Milano SERVIZIO ACQUISIZIONE NECROLOGIE ATTIVO DA LUNEDI A DOMENICA 13.30-19.30 CON SUPPLEMENTO 20% SULLA TARIFFA BASE Tel. 02 50984519 - Fax 02 25846003 www.necrologi.corriere.it e-mail: [email protected] SI ACCETTANO RICHIESTE VIA WEB, E-MAIL E CHIAMATE DA CELLULARI SOLO DIETRO PAGAMENTO CON CARTA DI CREDITO L’INVIO DI UN FAX DEVE ESSERE ACCOMPAGNATO DA COPIA DI UN DOCUMENTO DI IDENTITA’ - Milano, 21 luglio 2014. TARIFFE BASE IVA ESCLUSA: È mancato allaffetto dei suoi cari Corriere della Sera Gazzetta dello Sport PER PAROLA: Necrologie: € 5,00 Adesioni al lutto: € 10,00 Necrologie: € 1,90 Adesioni al lutto: € 3,70 A MODULO: Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 540,00 Solo anniversari, trigesimi e ringraziamenti: € 258,00 Pierino Tortelotti Ne danno il triste annuncio la moglie Virginia, i figli, Stefano con Francesca, Marco con Giulia, le sorelle, Marcella, Danila con Antonio, e i suoi amati nipoti.- A tutti coloro che gli hanno voluto bene il nostro sentito affetto. - Lanzo dIntelvi, 20 luglio 2014. Alba e Monica con Massimo, partecipano commossi al dolore di Katia, Stefano e Marco per la perdita del caro Pierino amico di sempre. - Milano, 21 luglio 2014. Il Sindaco di Milano Giuliano Pisapia e la Giunta Comunale sono vicini alla famiglia per la scomparsa di Corrado Tomassini già Consigliere del Comune di Milano. - Milano, 21 luglio 2014. Il Presidente Basilio Rizzo e il Consiglio Comunale di Milano partecipano con profondo cordoglio al lutto per la scomparsa di Corrado Tomassini già Consigliere del Comune di Milano. - Milano, 21 luglio 2014. I colleghi di Eris Program sono vicini ad Aldo e Mariagrazia in questo triste momento per la perdita della madre Rachele Longoni ved. Rotta - Milano, 21 luglio 2014. Diritto di trasmissione: pagamento anticipato € 1,67 - pagamento differito € 5,00 L’accettazione delle adesioni è subordinata al pagamento con carta di credito Servizio fatturazione necrologie: tel. 02 25846632 mercoledì 9/12.30 - giovedì/venerdì 14/17.30 fax 02 25886632 - e-mail: [email protected] Servizio sportello da lunedì a venerdì Milano: Via Solferino 36 orario continuato dalle 9 alle 17.45 Informativa ai sensi dell’art. 13 D.Lgs. 196/2003 (“Codice in materia di protezione dei dati personali”). Conformemente all’impegno e alla cura che la nostra società dedica alla tutela dei dati personali, La informiamo sulle modalità, finalità e ambito di comunicazione e diffusione dei Suoi dati personali e sui Suoi diritti, in conformità all’art. 13 del D. Lgs. 196/2003. Per permetterle di usufruire dei servizi offerti da RCS MediaGroup S.p.A., la stessa deve trattare alcuni Suoi dati. I dati personali che Lei fornirà al Titolare, verranno registrati e conservati su supporti elettronici protetti e trattati con adeguate misure di sicurezza. I dati saranno trattati da RCS MediaGroup S.p.A. esclusivamente con modalità e procedure necessarie per fornirLe il servizio da Lei richiesto. I dati non saranno diffusi ma potranno essere comunicati, sempre per la predetta finalità, a RCS MediaGroup S.p.A., oltre che a società che svolgono per nostro conto compiti di natura tecnica od organizzativa strumentali alla fornitura del servizio richiesto, e che sono stati nominati Responsabili del Trattamento. Lei ha diritto di conoscere, in ogni momento, quali sono i Suoi dati e come essi sono utilizzati. Ha anche il diritto di farli aggiornare, integrare, rettificare o cancellare, chiederne il blocco ed opporsi al loro trattamento. Ricordiamo che questi diritti sono previsti dal Art.7 del D. Lgs 196/2003. Per ogni informazione riguardo ai diritti può rivolgersi, a tal fine, al Responsabile del trattamento dei dati personali di RCS MediaGroup S.p.A. scrivendo allo stesso c/o RCS MediaGroup S.p.A. Divisione Pubblicità - Via Rizzoli, 8 - 20132 Milano. Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 41 italia: 51575551575557 Il Tempo Ogni giorno le PREVISIONI della tua città sempre con te Digita: mobile.corriere.it nel browser del telefonino Il servizio è gratuito salvo i costi di connessione internet previsti dal piano tariffario del proprio operatore Maggiori informazioni su www.corriere.it/mobile 6 7;( 3;; 7;7 3;7 7(;2 & 7;72 6 7;6 7(;7 3;; 7(;; 6 7;; ; 7;; 7 7; -&2( -".2 (.2 &:" "$&( (-"&( ($(& &(6 "-&: &(& -5" )/58/:"'% ,#0 5'/$, "%5/00 )/ '" "# %5/' 8 # / #)"% " '/ 05 '% /'90" 5$)'/#" "80"1 5$)' $"#"'/ #5/'9* '$%" )/ "# )/'0"8' ## 055"$% ,#0 5'/$, 9'#9 9/0' 05 $ # 08' 08"5' /05%' '//%5" "%05"#" 055%5/"'%#" '% /'90" 5$)'/#" "80" 0)" %## '/ )'$/""% 08 "9/0 / # '/ "% ))%%"%'* #"' 08## "0'# $"'/" '05 "% %/* ,+5"$ %*(..( -" (2&: *($" 2&:-( $"-" '05 '/"%' %'9 '#'% '$ $)'00' * #/" 5%" "#%' /%5' %:" /"05 "/%: /8" %'% -+8"# )'#" /" '5%: 5% $-%( #/$' # /' #"/" 8/ " #" '# 89'#' ')/5' "'" '90" $)'/#" 9 '/5' '/5 '#5' '/5 #$' %8 %'% '05 /" '#'% '#:%' /0" #"/" )' )0 43 )' )/ )/ 44 4/ 4; 33 4 4 4) 4' /%' "'" %8 )' 4; 4 ) ) 4) 4) 44 33 3 43 43 43 40 89'#'0' -+8"# 00"% "#%' )'#" #" #/$' $)'/# %"& %8 )/ 4) 4 )' 44 43 4 43 3 3 4; 4 4' 3; ')/5' /$ /8" 0/ "0 '5%: * #/" "$"%" 9 %"& %8 ) ) 4) ) )/ 4 ) 4) 43 4' 4) 4 3 4' '90" '$ '/"%' /%5' /"05 "% %:" /'% %"& %8 44 ) )/ 43 4) 44 )/ 4 4) 43 4 4 4 43 6 3 6 8 1 7 5 7 1 2 4 LA SOLUZIONE DI IERI Puzzles by Pappocom 9 3 4 8 6 2 8 4 9 Altri giochi su www.corriere.it 1 7 2 4 8 7 5 1 9 6 2 3 6 1 9 2 4 3 7 8 5 1 5 8 9 3 4 2 6 7 9 3 2 6 7 1 5 4 8 7 6 4 8 5 2 3 1 9 2 4 1 3 9 7 8 5 6 8 7 6 1 2 5 9 3 4 "6 -$"&( -.6" - (&- %.2-% "&& $-( -"" "$&( &#- 5-.2 (% -$$(& -" ".(& "-& 2& 5&"." $-" 5 9 3 4 8 6 1 7 2 $!" !&!" a 6,90 euro più il prezzo del quotidiano (#9( &(56- 9&9 !"( &2"( 7 (-# $ "-( & -&".( (. &$. .$& "% "-2 Da oggi con il Corriere il secondo volume della collana «Lettere d’amore». In edicola «Da qualche parte nel profondo» di Rainer Maria Rilke e Lou Andreas-Salomé. -. ((2 &#(# 5$ Da oggi con il Corriere Lettere d’amore secondo libro: poesie di Rilke Come si gioca Bisogna riempire la griglia in modo che ogni riga, colonna e riquadro contengano una sola volta i numeri da 1 a 9 3 2 5 7 6 8 4 9 1 2(($% (*&!& 5$"&( !"&( " Sudoku Diabolico 2 $."&#" .$( "%5-( "55' %"& $)'00' 5%" /'5'% 8%' "/%: %'9 $)/" '00' %"& '# " % "/'#:"'% "%05"# "%5/00 )/5 ## /"'%" %5/#" 8/') +8## %8"%!#%" #'#$%5 "# "5//%' %5/'!055%5/"'%# '% /'90" 5$)'/#" "80"1 $'05 "%"#5/:"'%" " /" 8$" 5#%5" /"8%'%' "# '/ 905 # %' %"5' #'#$%5 # '/9" '% #5/ )"' 0)/0 )/9# #.#5 )/00"'% '% # 5$)' 05"9' 08# /05' # '%5"%%5* "( &"-( 5&(. "-. "-(" (. 5& "22 $ *( "22 $ .."( Oggi su www.corriere.it I più letti Tecnologia Google e privacy Riforme Il Garante ha fissato i paletti: entro 18 mesi più trasparenza Voto al Senato Foto mercoledì la 1 Concordia, partenza verso Genova Fabio Caressa: «Accetto 2 le critiche, ma ... » Donetsk, no 3 Shakhtar all’Ucraina di sei calciatori Bimbo di 5 mesi precipita 4 dalle scale: è gravissimo Lauda: «La Ferrari? 5 Niki Ha fatto un’auto di m...» I trucchi con iPhone Ecco come scattare al meglio usando il cellulare: i consigli Usa Corsie per cellulari A Washington per chi parla con lo smartphone marciapiedi dedicati Prosegue oggi il voto sulle riforme costituzionali (Senato e Titolo V). Sul tavolo il pacchetto di ottomila emendamenti Contestata il ministro Boschi, accusata di «svolta autoritaria» 42 Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera italia: 51575551575557 Tv in chiaro Teleraccomando ,>£ di Maria Volpe PER RIFLETTERE PER DISTRARSI Il business della droga Sua altezza reale compie un anno Seconda puntata del programma di reportage a cura di Mimmo Lombezzi e Lorena Bari. La droga (foto) è il secondo business mondiale dopo quello del sesso, con un fatturato di quasi 300 miliardi di dollari. Stasera un viaggio da Villa Maraini, centro assistenza per tossico dipendenze nell’ambito della Croce Rossa Italiana, alla comunità di San Patrignano. Dal Brasile, dove a Parintins il vescovo Don Giuliano Frigeni ha creato un centro educativo per strappare al loro destino i ragazzi di strada, al Sudan del Sud, dove il fenomeno dei ragazzi di strada è l’ultimo prodotto di uno sterminio. A un anno di distanza dalla nascita dell’erede al trono di Inghilterra, stasera un documentario dedicato al primogenito della coppia reale formata da William e Kate Middleton (foto). Il 22 luglio 2013, al St. Mary’s Hospital, nasceva infatti George Alexander Louis, noto come sua altezza reale George, principe di Cambridge.La sua nascita ha anche sconvolto il protocollo: non era mai capitato che due genitori reali trascorressero le prime settimane da mamma e papà lontano dai riflettori. William e Kate infatti si sono rifugiati a Bucklebury, luogo dove vive la famiglia Middleton. BlogNotes Italia 1, ore 23.55 Il principe George - Un anno dopo; Sky Uno, ore 20.15 ,>Ó ,>Î ,iÌi{ À>°Ì À>°Ì À>°Ì È°ää 1," 7-° ÌÌÕ>ÌD È°£ä ,1 "° ÌÌÕ>ÌD È°Îä / £° È°{x 1 "// -//° ÌÌÕ>ÌD ££°Óx " //" x° ÃiÀi £Î°Îä /", ° £{°ää / £ " "° ÌÌÕ>ÌD £{°äx ° ->« "«iÀ> £x°ää *,° /iiv £È°xä , *, /" /", ° /*" ° £Ç°ää / £° £Ç°£ä -// ,//° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi iÀ> >ii] i`iÀV +Õ>À>Ì> £n°xä ,<" / ° 6>ÀiÌD° `ÕVi >`iÕà Óä°ää /", ° Óä°Îä / / / 66 /° 6`ivÀ>iÌ -, Ó£°Óä ½ " ,"° À>>ÌV] iÀ>>] Óä£Ó®° ,i}> ` iLÀ`}i° ÕÃi B À] *>ÌÀ V Ìi] V >i> >Þ° i «À}À>>\ /} £ Èä ÃiV` Ç°{ä / 9 ° /v n°Óx -", "° /iiv °{x *-" *,"° /iiv £ä°Îä /Ó - -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°{x °°°-// " "-/1° ÌÌÕ>ÌD £ä°xx Îΰ ,ÕLÀV> ££°äx /Ó / *,° ÌÌÕ>ÌD ££°Óä "-/," " ,9° /iiv £Ó°£ä "-/, ,"° /iiv £Î°ää / Ó ", "° £{°ää //" //" 8° ÌÌÕ>ÌD £x°Îä ,9 76-° /v £Ç°ää 1, "-/,° /iiv £Ç°{x / Ó - °°-° £Ç°xä , / -*",/° £n°£x / Ó° £n°{x "--," ,8° /iiv Óä°Îä / Ó Óä°Îä° n°ää ", -//° ÌÌÕ>ÌD £ä°£ä "*" "<<° VÕiÌ £ä°Óä " "° ££°£ä / Î 1/° £Ó°ää / ΰ £Ó°£x - ", 7-/ ° /iiv £Î°ää /*" -/",° ÌÌÕ>ÌD £Î°{ä ," 1° V° £{°ää / ," ° £{°Óä / ΰ £{°xä /, *<< ,° ÌÌÕ>ÌD £{°xx / Î °°-° £x°ää /"1, , Óä£{\ £È§ Ì>««>\ >ÀV>ÃÃi >}iÀià `i ÕV ° Và £n°ää " < Óä£{° VÕiÌ>À £°ää / ΰ £°Îä / ," ° Ó£°ää " \®° -iÀi Ó£°£ä -+1, -* ", ££° /iiv° / iV] À`}> Ì>>Þ ÓÓ°xx / "" 7° /iiv° Õ>> >À}ÕiÃ] >ÌÌ âÕV ÀÞ] ÀV i *>>L Óΰ£x / ,-° ½<" *,//° 6>ÀiÌD° `ÕVi ÀV iÀÌ ä°Îä / £ "//° /*" ° ,>{ >>ix Ì>>£ >Ç /Û i`>ÃiÌ°ÌÉÀiÌi{ i`>ÃiÌ°ÌÉV>>ix i`>ÃiÌ°ÌÉÌ>>£ / { / 7-° <",,"° /iiv 6 ° /iiv -/,//" *"<° /iiv , // ½/ ° ÌÌÕ>ÌD / { /", ° , ° /iiv " -*",/" ",1° ÌÌÕ>ÌD 1, -/,//" Ó£° /iiv 1 9 1 -9 /"7 ° >âi] i}ÉvÀ>V>] £Ç£®° ,i}> ` ,ij ÃVÞ /*, / {° / { /", ° , " /6 ° 6>ÀiÌD È°ää / x *, * ° ÌÌÕ>ÌD n°ää / x // ° n°xx ° ££°ää ",1° ÌÌÕ>ÌD° £Î°ää / x° £Î°{x 1/1° ->« £{°{x 1" " *"° /> Ã Ü £È°£ä -/,&\ 1 ", " "° À>>ÌV] iÀ>>] Óä£Ó®° ,i}> ` 1 >Õ>° >Ì >À> iÞiÀ] i vv>] iÀ`i ViÀ° i «À}À>>\ /}VÆ iÌi°ÌÆ /}x ÕÌ £n°Óä 1", ,° /iiÛi> £°ää -,/"° /iiÛi> È°£x , -° -iÀi È°{ä , 1-° /iiv Ç°Îä 8 ] *, *-- 1,,,° /iiv n°Óx /° /iiv °Óx , 1 ° V° £ä°Îx / ÎÈä ,° VÕiÌ>À ££°£ä 1° VÕiÌ>À £Ó°Óx -/1" *,/"° £Î°ää -*",/ -/° £{°ää " " 1 < " ° 6>ÀiÌD £{°äx -*-" ° >ÀÌ £{°Îx 1/1,° >ÀÌ £x°ää /° /iiv £È°{ä "° ° /iiv £n°Îä -/1" *,/"° £°Óä °-° - , ° /iiv° 7> °*iÌiÀÃ] >À} i}iLiÀ}iÀ] >ÀÞ ÕÀ`> È°ää / Ç° È°xx "6 -° ÌÌÕ>ÌD Ç°ää " 1- ,-- -/*° ÌÌÕ>ÌD Ç°Îä / Ç° Ç°xä " 1- /"° ÌÌÕ>ÌD Ç°xx " 1-° ÌÌÕ>ÌD °{x " ,° ÌÌÕ>ÌD ££°ää " ° /> Ã Ü £Î°Îä / Ç° £{°ää / Ç ," ° ÌÌÕ>ÌD £{°{ä -/,-9 E 1/ ° /iiv £È°{ä "--," ",,° /iiv° *iÀÀi `Þ] ÀÕ >`iÀ] Ìi> Õ>` £n°£x ½-*//", , 9° /iiv° iÌÌiÃ] >i >ÃiÞ] «Ã Óä°ää "° ÌÌÕ>ÌD Óä°£ä " ,/° /iiv Óä°Îx 1 *"-/" -"° ->« Ó£°äx 1° ÌÌ° `ÕVi > iÀ>] Ã>LiÌÌ> >À}>À] >À>> «Ài £°xx /*-/ ½",° ->« "«iÀ> Óä°Îä -,/"° /iiÛi> Ó£°£x ½", 6/ / 7° /iiv° iÃÃV> ,>i] À>`> >ÀÌ° ÓΰÓä ½-//° ÌÌ° Óä°ää / x° Óä°{ä **,-- -*, /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä - *1' ,° i`>] Ì>>] Óään®° ,i}> ` Õ >vÀi`>° >Õ` Ã] Ì> >«À] ÕÃi««i >ÌÌÃÌ Ó£°£ä " ,° /iiv° iÃÃi -«iViÀ] />ÞÀ iÞ] V> ,>ÞÕ` Óΰxx " "/-° ÌÌÕ>ÌD° `ÕVi Liââ £°£x - -- 9° ,i>ÌÞ Óä°ää / Ç° Óä°Îä " ° /> Ã Ü Ó£°£ä "/6 " ° °] À>V>] Óä£ä®° ,i}> ` i> *iÀÀi jÀð iÌ *iÛÀ`i] Ã>Lii >ÀÀj] Ài> À>ÛÌÌ>° Óΰxä / Ó° ä°äx * " 8*,-- "//6" "° ,i>ÌÞ° `ÕVi ÃÌ>Ì `i> iÀ>À`iÃV> ÓΰÓx / ," ° ÓΰÎä /Î "// -//° ÓΰÎx /" ΰ ä°äx ,*",/ 1/° ÌÌÕ>ÌD ÓΰÓx ", ,9° À>>ÌV] L] Óää®° ,i}> ` "ÛiÀ *>ÀiÀ° i >ÀiÃ] ÀÌ ] ,iLiVV> > Óΰ{ä /1",- ° /iiv° >Ì > , Þà iÞiÀÃ] iÀÞ >Û] >Ì>i ÀiÀ £°Óä / x "//° Ó°äx -*",/ -/° Ó°Îä -/1" *,/" ", /° ΰää /"* " ° +Õâ° `ÕVi ÀV *>« ÓÓ°{ä /,/ /° -iÀi ä°Óx / Ç° ä°{ä " ° /> à ܰ `ÕVi ->Û -ÌÌi] iÃÃ>`À> ->À` ,>x ,> -ÌÀ> ,> Õ« ,i> /i È°ää È°xä Ç°Óä n°£x £ä°{x ££°Îä £Ó°ää £{°ää £x°Îä £È°Îx £n°xä £n°xx £°Îx >Ç°Ì ÌÛ°Ì £{°£x -/ 6/ *,° 6>ÀiÌD £x°£ä /-\ - //½ -iÀi £È°ää £È /° 6>ÀiÌD £Ç°Óä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD £Ç°xä / "° 6>ÀiÌD £n°xä / , ,- *-"° 6>ÀiÌD £°xä , <" \ " </¶ 6>ÀiÌD Óä°£x £È /° 6>ÀiÌD Ó£°£ä /-/" ° -iÀi ÓÓ°ää *""+1" --1 " / 6,° -iÀi ii>Þ /6 £Ç°ää 9 /-° ÕÃV>i £n°ää /9° /iiv £°ää *,// " /,"**"° -iÀi £°Îä 6 -- Ó° -iÀi Óä°ää +1 " -/ "° 6>ÀiÌD Óä°Îä ", *-1° ÕÃV>i Óä°{x 1", ,"° 6>ÀiÌD Ó£°£x ,"" ° 6>ÀiÌD Ó£°Îä *- -/ Ó° VÕ,i>ÌÞ ÓÓ°ää " /"1, {° ÕÃV>i 2 -/$/ ?$! $/!2 Film e programmi Una bella sfida per Claudio Bisio Redford e Newman assi della truffa Un sindacalista (Claudio Bisio, foto), emarginato dai suoi stessi compagni, deve occuparsi di una cooperativa che vuole reinserire nel mondo del lavoro dei malati psichici. Si può fare Canale 5, ore 21.10 Usa, anni 30. Henry e Johnny (Robert Redford e Paul Newman, foto insieme) invece della pistola preferiscono usare l’astuzia. Organizzano una truffa ai danni del boss locale. La stangata Iris, ore 21 Quando il passato torna a farsi vivo Pif alla scoperta di artisti eccentrici Il passato di Jenny (Jessica Raine) ritorna: una telefonata e una lettera da un uomo misterioso la mette in crisi. Chummy (Miranda Hart) coltiva dubbi sul suo futuro con Peter. L’Amore e la vita - Call the... Rete4, ore 21.15 Nuova puntata del programma di Pif. Questa sera si concentra nel mostrare gli stili di vita più eccentrici e disparati, da chi si nutre con cibi scaduti a chi con i rifiuti fa opere d’arte. Il testimone Mtv, ore 21.10 À>°Ì À>°Ì Ç°ää Îä ," ° -iÀi Ç°Óx ,/ ° -iÀi n°£ä / "-/ 7",° -iÀi n°xx 7,"1- £Î° -iÀi °{x ,1-° -iÀi £ä°Îä -*" /° -iÀi ££°£x -/,° -iÀi £Ó°{x 6 ° -iÀi £Î°{ä -/,/ / /-° /iiv £{°Îä " /", 7"° -iÀi £x°Óä " /, ° -iÀi £È°äx -/,° -iÀi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x 7,"1- £Î° -iÀi £n°Îx / "-/ 7",° -iÀi £°Óä " /", 7"° -iÀi Óä°Óx -/,/ / /-° /iiv Ó£°£ä / / " /° âi®° ,i}> ` iÃÃi 6° ð ÓÓ°{x 7" , ° ÌÌ° ÓΰÓä -""/ ¼ 1* -*, " 1",t âi®° ,i}> ` V >i >Ûð £È°äx "<< ,"° "«iÀ> £°£ä , 7- ", "° £°£x ,° ÕÃV> Óä°{ä *--*,/"1/° ÌÌ° Ó£°£x ½1"" - < *--/"° À>°®° >ÕÀÃB° Óΰää - ,"1 - ,"1 ° ÀÌiÌÀ>}} Óä°xä /*" -/",° VÕiÌ Ó£°Îä ,- " -/,", ,° VÕiÌ ÓÓ°Îä // / ° VÕiÌ ÓΰÓä /*" -/",° VÕiÌ ä°äx ", " -/",° VÕiÌ ,> ,> *ÀiÕÀ>°Ì Ûi £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x /"*<"° /iiÛi> £°£x ,//" -° -iÀi Óä°£x "--," ,° -iÀi Ó£°£ä -1° 6>ÀiÌD ä°Óä 1 " /, 6-//6"° ÃiÀi À>°Ì À>°Ì £È°ää " - 1,/9° £Ç°{ä , 7- ", "° £Ç°{x ,+1,"° £°{ä , " /," , 1° Ó£°£x ½", /* ",° ÓΰÎä ", /" / / *, "//,° À>°Ì Ài>ÌiÌÛ°Ì >Ãà /Û >Ý >Ç` V>ÃÃ°Ì `>Ý°Ì >Ç°Ì £Ç°xx 7 8 1° >ÀÌ £n°Óä 1* , Óä£ÎÉÓä£{° ÌÌÕ>ÌD £n°{x * / *, --° /iiv £°Îx 6"//° /iiv Óä°Óx /1//" ,/"° /v Ó£°£x 1 1 * ° >ÀÌ ÓÓ°äx 7 8 1° >ÀÌ £°xä "// 1* ° ÌÌÕ>ÌD Óä°Óä 1 1" 1-° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä " 1° ÌÌÕ>ÌD Óΰää , - "- -° ÌÌ° Óΰxx // -/,"-° ÌÌÕ>ÌD £Ó°Óä *"" ",- "° -iÀi £{°£ä " " ° -iÀi £È°ää / ", "° ÌÌÕ>ÌD £È°Îä / -*",/° ÌÌÕ>ÌD £Ç°ää -/,//" *"<° -iÀi Ó£°ää " " ° -iÀi ÓÓ°Îä 7E",,° /iiv £n°Îx , 6° VÕiÌ>À £°Îä , //"t V° Óä°Óä " *1 ° VÕiÌ>À Ó£°£ä , +1//," ,1"/° ÌÌÕ>ÌD ÓÓ°ää -/ ½ "1° ÌÌ° ÓÓ°xä 1/"° VÕiÌ>À Óΰ{ä /", /-° ÌÌÕ>ÌD £x°äx / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD £È°xx -°"°-° //° ,i>ÌÞ £n°xx / Ç° £°ää "" ° ÌÌÕ>ÌD £°£ä 1" ° ÌÌÕ>ÌD Ó£°£ä -°"°-° //° ,i>ÌÞ Óΰ£ä / ,° "< -"7° 6>ÀiÌD ,> 99 Àà i >x /Û Óäää À>°Ì £n°xx "9° >ÀÌ £°£ä - ½",-"° >ÀÌ £°Îä - /"*" "° >ÀÌ Óä°£ä *** *° >ÀÌ Ó£°Óä "6° >ÀÌ Ó£°{x ,"° >ÀÌ ÓÓ°{x 1" "// " 6" 9" 9"° ÌÌÕ>ÌD Àði`>ÃiÌ°Ì £{°£Ç <<,° /iiv £x°Óx / äÇÇ ½", / " 1,",° £Ç°Óx " ° £°£È 1 *°° /iiv Óä°äÇ <<,° /iiv Ó£°ä£ -/ /° ÓΰΠ/, ", " ",° ViÌÛ°Ì £°£x , 1" /8-° VÕiÌ>À Óä°£x , "1- ° VÕiÌ>À Ó£°£ä -/, 1-/, -/,-° 6>ÀiÌD Óΰ£x - ½--" - -° i`>ÃiÌ°Ì £n°Îä /-° /iiv £°Óx "--* ,° /v Óä°£x 1 *, ° /iiv Ó£°£ä " " -1, -/6° ÕÃV> ä°£x 1" " *"° /> Ã Ü £°Îx -° ÌÛÓäää°Ì £°ää ½-*//", ,, ° /iiv Óä°ää ,"-," "1,- ,/° ,i}i Óä°Îä / /° Ó£°äx / - 1*"° /i>ÌÀ Óΰää -* ,/,"- ° ÌÌÕ>ÌD Corriere della Sera Martedì 22 Luglio 2014 43 italia: 51575551575557 Pay Tv Film e programmi Cooper e compagni in giro per il mondo Alan, Phil e Stu (da sinistra: Zach Galifianakis, Bradley Cooper ed Ed Helms, foto insieme) sono al centro di nuove avventure, in un viaggio on the road attorno al mondo. Una notte da leoni 3 Sky Cinema 1, ore 21.10 Ron Perlman aiuta il genere umano -Þ i> -«ÀÌ ££°äx ///", "97"" `ÀiÌÌÀi `i} ÃÌÕ`à *>À>ÕÌÕ> V>ÀV> Õ ÕÛ >ÃÃÕÌ] Õ «½ ÌÌi] ` ë>Ài V¢ V i >ÛÛii ÃÕ ÃiÌ° ->À> }Õ> > À>vvV>° -Þ i> >ÃÃVà £Ó°£x 1 *, * /1//" " 1> ViiÀiÌ> >iÀV>> ° -Ìiî à >À> «iÀ`ÕÌ>iÌi ` Õ iÀi`i ° >LÞ® > ÌÀ iÕÀ«i° -Þ i> >Þ £Î°£x *, / " ° i>Ì ÌiÀ«ÀiÌ> > >> `i½ÌÀÛiÀÃ> ° Ài° *iÀ «>ÕÀ> V i «ÃÃ> V«iÀi ÃÕ ÃÌiÃà iÀÀÀ] i ViÀV> Õ Õ°°° -Þ i> *>Ãà £{°£ä , *"/ / "< "ÃV>À }}Ã] Õ ÕÃÃÌ> V>À>Ì>] Ûii ÌÀ>ëÀÌ>Ì i v>Ì>ÃÌV ,i} ` "â° *ÀiµÕi `i ViiLÀi v `i £Î° -Þ i> >Þ £x°ää , ",- > ÕÃV> i} > ¼xä] À>VVÌ>Ì >ÌÌÀ>ÛiÀà i ÛÌi ` >VÕ Ì ÕÃV> V i >ÛÀ>À «iÀ > iÃà ,iVÀ`à ` V>}° -Þ i> *>Ãà £È°ää " "/ 1 6" -*///" v>ÌÌ V i > «iÀ «ÀÌ>}ÃÌ> L >}}Ã] V>ÀV>Ì `> >`>v ` Ã>Û>Ài Ài} ` ÀiLÀ° *ÀiµÕi `i º -}Ài `i} i»° -Þ i> >Ý £Ç°Óx ½, { " / / ,6 « Õ `iÛ>ÃÌ>Ìi V>Ì>VÃ>] -`] i} i >Þ] Ãi«>À>Ì `>> ÃÕ> v>}>] `ÛÀ> >vvÀÌ>Ài Ì «iÀV «iÀ ÌÀ>Ài ÕÌ° -Þ i> Ìà £n°{x / ääÇ ,-" " 1Ì ääÇ `i½iÀ> ,° Ài° > V>âi º ÛiÜ Ì > »] m `i ÕÀ> ÕÀ>° ° 7>i m Õ V>ÌÌÛ ÕÃÕ>iÆ V ° ið -Þ i> >ÃÃVà £°ää -, ,i>i `i> v>Û> `i £x{ `ÀiÌÌ> `> ° 7`iÀ° -° *>V «iÀ > «>ÀÌi ÌiÀ«ÀiÌ>Ì> `> ° i«LÕÀ] ÃVi}i > i VÛViÌi ° "À`° -Þ i> Ìà ӣ°ää +1 -¶ ° ° 6Ìj ÛiÃÌi «> `i VV ««ÀÌÕÃÌ> ÕV i v `ÀiÌÌ `> ° >> i >LiÌ>Ì iÃÃV° -Þ i> >ÃÃVà 1 " -89 1 "// << -// i «À > `i ÛiViÌ >À i VÌÀ i> V>«>}> ÌÀ > iÜ 9À° *À> «iV> ` 7° i V ° >ÀÀÜ° -Þ i> ÕÌ -"1/ */" ½>}iÌi `i½L ià ViÀV> ÌÕÌÌ ` ` ÀÌÀ>VV>Ài ½>ÃÃ>Ãà ` iÃ] ÃÕ vÀ>ÌÀi V >Ûi° -Þ i> >Ý -iÀi /Û ÌÀ>ÌÌiiÌ ,>}>ââ VÕiÌ>À £{°ää / -/, -, ÃiÞ >i £x°äx ,"* 6 Ý vi £È°ää 6/, Vi`i £Ç°ää 6"// ÃiÞ >i £n°ää /- ÃiÞ >i £°£ä * / *, -- ,> Õ« Óä°äx , - Ý Ài Ó£°ää - "- - Ý Ài ½, 1 6"/ Ý / "" 7 Ý vi Ó£°£ä 76,9 ÃiÞ >i Ó£°Óä /1 , Vi`i Ó£°xä ½, 1 6"/ Ý ÓÓ°ää 9-//, 1 6*," ÃiÞ >i ÓÓ°xä /- ÃiÞ >i Óΰää *** <1 i`à ££°£x /"* " " -Þ 1 £Ó°äx -/, 1-/, -Þ 1 £Î°ää 1 " "<, " Ý vi £{°ää ,/ ½- "/ / / 6°"°® -Þ 1 £x°ää *, */," ,> Õ« £È°{x *, / -*""] *" / ,6-/" ",6 £n°Îx ,/ , -Þ 1 £°Óx "-- - -Þ 1 Ó£°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°ää 6-/ -*"- " /," -1" , ÓÓ°Óx /"1, ÃiÞ >i Óΰ{x *," / ,1 79 1- £Ó Ý vi £Ó°ää 91"t <8 Ó £Î°äx "," iÀ>} £{°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £x°ää ,1, -"7 >ÀÌ iÌÜÀ £È°ää "9 // - , i`à £È°£x 6 /1, / >ÀÌ iÌÜÀ £Ç°ää 9 // *" 9\ ½ < iÀ>} £n°ää 7 8 1 i`à £°äx 1"6 66 /1, */, * i`à Óä°ää -/6 1 6,- >ÀÌ iÌÜÀ Ó£°ää 1"6 66 /1, */, * i`à ӣ°£ä /" Ó £{°£x --" ,-/1," ÃÌÀÞ >i £È°äx £Ó 6 -1 --" ÃÌÀÞ >i £È°£ä " //" ÃVÛiÀÞ -ViVi £Ç°ää --/," ,// ÃÌÀÞ >i £n°ää ÃÌÀÞ >i £°ää , ÃÌÀÞ >i Óä°ää , +1//," ,1"/ ÃVÛiÀÞ >i Ó£°ää /,/ 1 /,-\ " -" - 6ÃVÛiÀÞ >i ÓÓ°ää - *"--\ ----** ÃVÛiÀÞ >i Óΰää £äää " *, ",, ÃVÛiÀÞ -ViVi £{°Îx 7/ 7" 7 /° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £x°£ä ,° "1- 6-" ° /iiv " £x°ÓÓ / 6*, ,-° /iiv 9 £x°{Ó 6 / 9,° *ÀiÕ i> £È°ää ,° "1- 6-" ° /iiv " £È°££ 1 *, ° /iiv 9 £È°{x *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £È°x , E - *5 , ° /Û 9 £Ç°Óä " " ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Ç°{Ó "1/ "9 1 ,<<"° *ÀiÕ i> £n°äÓ *,- , ,/" ° /iiv " £n°{Ó / 6*, ,-° /iiv 9 £°ää -*9 -° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £°Îä " /, ° /iiv 9 £°Î£ £Ç ,/", " "° *ÀiÕ i> £°{ä ,9 ° /iiv " Óä°Ó£ " /, ° /iiv 9 Ó£°£ä ÓÓ°Îx Óΰäx ä°£x ä°Óä ""*,\ 1 " -*///" >i «iÀ`i > }i i v} Õ V`iÌi `½>ÕÌ° ½ÕV > ëÀ>ÛÛÛiÀi m V>i] «iÀ] V i `ÛiÀÀD > ÃÕ> Ã>Ûiââ>° -Þ i> *>Ãà 1 "// " Î > vÕ}}i `>½Ã«i`>i «ÃV >ÌÀV VÕ m ÃÌ>Ì ÀV Õà i ÃÕ >V ÌiÌ> ` À>VVÕvv>À «À> V i Ã> ÌÀ«« Ì>À`° -Þ i> £ 9 *,- > V>«ÀVVÃ> À`> ViÀV> ÌÕÌÌ ` ` LiÀ>Àà ` i] > `> V i ÃÕ >>Ìi -Ìi« >i > V >>Ì >vvV m à «ÌiÃÃi VVÕ«>Ài ` i° -Þ i> ÕÌ " / -6,' > «iV> Ãi}> vÀÌÕ>Ì VÌÀ ÌÀ> ° ÌV VV i ° iÀ}>° *iÀ > ÃiµÕiâ> `i Ã}] V>LÀ¢ ->Û>`À >° 1 "ÃV>À° -Þ i> >ÃÃVà / 9 ½ // > ÃiÃà >½>Ài V> m «Ù LÀiÛi `i «ÀiÛÃÌ° ,i}> ` *>ÌÀVi jÀi>Õ° -Þ i> ÕÌ / ,/ " / 1 ,i>i `i> Ã>}> À}>À> V ,° >VV ° -Ì>ÛÌ> m Õ À>}>ââ >iÀV> > ÌÀ>ÃviÀÀà > *iV ] VÌÀ>` LÕ ` ÌÕÀ° -Þ i> >Þ £{°ää -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £{°£x -"\ , --" ,- 1 " /ÕÀ `i À>Vi° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £È°Îä ,19\ -1, - / i ,Õ}LÞ >«Ã « Óä£Î -Þ -«ÀÌ Ó £Ç°Îä -"\ " " /"1, ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £Ç°{x "\ , -, >«>Ì ÕÀ«i 1£° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ £n°äx - ,\ *" / " Óä£{ ",//" - -+1, ® ,>-«ÀÌ £ £°xx 1/""-"\ /1-9 / -* / vviÀÌ> ÕÀëÀÌ Óä°ää "/" -"\ -6< >Ì> i>}Õi -«ii`Ü>Þ° ÀiÌÌ> ÕÀëÀÌ Ó£°ää 1/""-"\ - " " /1, " >«>Ì ÕÀ«i -«ii`Ü>Þ ÕÀëÀÌ Ó£°Îä 1/""-"\ /"," /" `ÞV>À -Þ -«ÀÌ Ó ÓÓ°Óx 1/""-"\ /1-9 / -* / vviÀÌ> ÕÀëÀÌ ÓÓ°Îä -"\ , --" ,- 1 " /ÕÀ `i À>Vi ÕÀëÀÌ Il principe Nuada guida le truppe alla sconfitta definitiva del genere umano. Ma entra in gioco Hellboy (Ron Perlman, foto), figlio dell’Inferno strappato nel ‘44 ai nazisti da un professore. Hellboy Sky Cinema Hits, ore 22.55 Tre donne tradite meditano vendetta Tre donne (Amber Heard, Heather Graham, Jennifer Coolidge, foto insieme), tutte tradite, tutte mollate, decidono insieme di consumare una feroce vendetta che colpisca gli ex nei loro punti più deboli. Come ti ammazzo l’ex Sky Cinema Passion, ore 22.35 Alessandro Siani si trasferisce a Milano i`>ÃiÌ *ÀiÕ Trasferito a Milano, Mattia (Alessandro Siani) si stabilisce in casa dell’amico Alberto (Claudio Bisio). Sarà dura vincere la tradizionale diffidenza dei meridionali verso il Nord. Benvenuti al Nord Premium Cinema, ore 21.15 £Ó°£x ",,/"7 ° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £Î°{Ó " /, ° /iiv 9 £Î°xÎ ½", /, 1" *"--° *ÀiÕ i> £{°£ä " * ",/"° - Ü -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> £{°Îä , *, ° /iiv 9 A fil di rete di Aldo Grasso Formula 1, le emozioni sono negli imprevisti L a passione è tutto. Domenica, la tappa del Tour de France era piuttosto noiosa, ma l’attenzione per ogni pedalata di Vincenzo Nibali era spasmodica: speriamo che la pioggia non lo faccia cadere. Sempre domenica, si è svolto il Gran premio di Germania, a Hockenheim. Per la Ferrari un’altra domenica amara. Eppure, rispetto al solito, la gara è stata abbastanza interessante. Fatta questa necessaria premessa, bisogna dire che c’è un’evidente sproporzione tra l’apparato televisivo che l’automobiliVincitori e vinti smo esibisce e lo show che vediamo. Penso alla ricchezza del Wanda mosaico interattivo offerto da Perdelwitz Sky, dalle riprese on-board alI sentimenti l’interattività, dalle riprese dalla tedeschi pit lane al Race Control, dal Live superano Timing al Race Tracker. gli amori italiani. C’è stato il duello tra Alonso e Film tv Made in Ricciardo, su cui lo spagnolo ha Germany per Rai1: avuto la meglio con manovre da «Katie Fforde - Il applausi; c’è stato il terzo posto sogno di Harriet» (con di Lewis Hamilton, con una gaWanda Perdelwitz) è ra «monstre»: partito 20° per seguito da 2.763.000 aver sostituito la scatola del spettatori, e uno share cambio, ha rimontato alla grandel 15,5% de. Ma è mancata l’emozione per la vittoria finale, come spesLeonardo so succede: Nico Rosberg è staPieraccioni to in testa dal primo all’ultimo Gli amori giro. italiani A un certo momento, ci sono superati dai state critiche alla direzione di sentimenti tedeschi. gara per non aver consentito Prima serata di l’ingresso della safety car quanCanale 5 con Leonardo do, verso la fine della gara, la Pieraccioni e il suo Sauber di Sutil si è girata re«Pesce innamorato»: stando pericolosamente al cenla commedia è seguita tro della strada. da 2.407.000 Non per fare i cinici, ma orspettatori, mai le emozioni della Formula 1 13,6% di share sono quelle fornite da incidenti (paura per Massa!), da scontri, da testacoda, da tutti quei marchingegni che sono stati inseriti per rendere più attraente la corsa: l’ala mobile, l’ERS (Energy Recovery Systems), il cambio gomme, il tubo di scappamento inclinato verso l’alto, i motori V6 turbo da 1.6 litri… Può darsi che se la Ferrari fosse in testa al campionato queste considerazioni parrebbero inutili, ma in F1 la sproporzione tra esibizione mediatica ed emozione è innegabile. © RIPRODUZIONE RISERVATA Forum «Televisioni»: www.corriere.it/grasso Videorubrica «Televisioni»: www.corriere.tv Óä°ÓÇ ,9 ° /iiv " Óä°{ä *," / , / Ó° VÕiÌ>À -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Ó£°£x 6 1/ ",° *ÀiÕ i> Ó£°£x "--* ,° /iiv 9 Ó£°£x /," , "° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> ÓÓ°äÈ "--* ,° /iiv 9 ÓÓ°Î{ *-9 ° /iiv " ÓÓ°xn *½ /1 ° /iiv 9 Óΰän /1// " /," /1//° *ÀiÕ i> ÓΰÓx " --" 1 / *, ""-° -ÌÕ` 1ÛiÀÃ> Óΰx£ -° /iiv 9 ä°xÓ ½1"" ½ "° *ÀiÕ i> ä°xx -° /iiv 9 44 italia: 51575551575557 Assistance Martedì 22 Luglio 2014 Corriere della Sera
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