Urgenze Mediche PRIME FASI DI GESTIONE Crisi Iperglicemiche e Coma Ipoglicemico Anafilassi e Shock Anafilattico Crisi ipertensive: Urgenze ed Emergenze Dolore Toracico e Sindrome Coronarica Acuta Ictus Cerebrale e TIA Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione Le più gravi complicanze acute del diabete (tipo I° e tipo II°) sono: Osmolarità plasmatica (mOsm/l): (Glicemia + Sodiemia x 2) /18 1. Chetoacidosi diabetica (DKA) tipo 1° Sindrome caratterizzata da: • Iperglicemia non controllata (>250 mg/dl) • Disidratazione estrema con iperosmolarità plasmatica (variabile) • Acidosi metabolica (pH <7.3 e HCO3 -<15 mEq/l) e Chetonuria 2 2. Sindrome iperglicemica iperosmolare (HHS) tipo 2° Termine preferibile a “coma iperosmolare” e “sindrome iperglicemica iperosmolare non chetosica”, in quanto questa condizione può non presentare coma e può essere associata a possibile chetosi Sindrome caratterizzata da: • SEVERA iperglicemia gravemente non controllata (>600 mg/dl) • Disidratazione estrema con SEVERA iperosmolarità plasmatica (>320 mOsm/l) • Equilibrio acido-base: pH > 7.3 e HCO3 ->15 mEq/l e Chetonuria POSSIBILE 2 3. Coma ipoglicemico Ipoglicemia severa < 40 mg/dl con severa neuroglicopenia che determina alterazioni dello stato di coscienza, incapacità ad eseguire ordini complessi e/o semplici, convulsioni e coma. Chetoacidosi diabetica (DKA): triade Acidosi: Iperglicemia: Ipercloremica (inib. Anidrasi carbonica) tipo 1° Fattori precipitanti DKA Fino al 60%: Infezioni Terapia insulinica inadeguata Esordio del diabete Chetosi: Fino al 15%: Malattie cardiovascolari Altre cause Diabete Stress IGT uremica da farmaci acidosi lattica Digiuno Alcolismo Ipoglicemia Sindrome iperglicemica iperosmolare (HHS) tipo 2° Fattori precipitanti Infezioni – Terapia insulinica inadeguata – Esordio del diabete HHS Iperglicemia: Diabete Stress IGT Malattie acute: eventi cardiovascolari e IMA embolia polmonare ematoma subdurale pancreatite acuta occlusione intestinale insufficienza renale o dialisi colpo di calore, ipotermia, ustioni endocrine:tireotossicosi, s. Cushing Farmaci/terapia: Simpatocomimetici -bloccanti, -bloccanti Calcio-antagonisti, diuretici Steroidi, immunosoppressori Nutrizione parenterale Patogenesi della HHS e della DKA Deficit RELATIVO di insulina (HHS) Proteolisi Sintesi proteica Amino Utilizzazione Glucosio Glicogenolisi Gluconeogenesi Glicosuria Disidratazione e perdita di elettroliti Acidi HHS Deficit ASSOLUTO di insulina (DKA) IPERGLICEMIA Lipolisi Chetogenesi Deplezione di bicarbonati IPEROSMOLARITA' CHETOACIDOSI DKA Quadro clinico della HHS e della DKA HHS DKA Decorso lento e insidioso, di giorni o settimane in diabetici di tipo 2; Decorso ed evoluzione rapida (<24 ore) soprattutto nel tipo 1; Sintomi e segni: Sintomi e segni: - da iperglicemia: poliuria, polidipsia, dimagrimento, astenia - da iperglicemia: poliuria, polidipsia, dimagrimento, astenia - da disidratazione: cute e mucose secche, bulbi oculari infossati, ipotensione, tachicardia, sudorazione fredda - da disidratazione: cute e mucose secche, bulbi oculari infossati, ipotensione, tachicardia; - gastrointestinali: nausea, vomito - gastrointestinali: nausea, vomito - Alterazione stato di coscienza, fino al coma, segni neurologici focali, convulsioni, areflessia, Babinski + - Alterazione stato di coscienza - da acidosi e deplezione di K+: - Astenia, inappetenza, nausea, vomito - Dolori addominali simil addome acuto - Respiro di Kussmaul rapido e profondo, compensatorio a pH < 7.2 - Alito fruttato acetonemico In rosso elementi in diagnosi differenziale 1. Chetoacidosi diabetica (DKA) tipo 1° 2. Sindrome iperglicemica iperosmolare (HHS) tipo 2° Sindrome caratterizzata da: Sindrome caratterizzata da: Iperglicemia non controllata (>250 mg/dl) SEVERA iperglicemia gravemente non controllata (>600 mg/dl) Disidratazione con iperosmolarità plasmatica (variabile) Disidratazione estrema con SEVERA iperosmolarità plasmatica (>320 mOsm/l): cute e mucose secche, bulbi oculari infossati, ipotensione, tachicardia, sudorazione fredda Acidosi metabolica: Respiro di Kussmaul rapido e profondo, compensatorio a pH < 7.2 Chetonuria Alito fruttato acetonemico Equilibrio acido-base e Chetonuria POSSIBILE Trattamento della DKA e della HHS IN GURADIA MEDICA: 1 Correzione disidratazione 2 Correzione iperglicemia OSPEDALIZZAZIONE 3 IN OSPEDALE: Correzione squilibrio elettrolitico 4 Correzione acidosi (DKA) Soltanto in corso di DKA Correzione della disidratazione: 1500 ml di NaCl 0,9% Deficit di H20: 6 L nella DKA (100 ml/kg) e 9 L nella HHS (150 ml/Kg) Reperire Accesso Venoso Soluzione 0.9% NaCl: • • 1500 ml (20 ml/Kg/h) carico in 1 ora 250-1000 ml nelle successive 2 ore (5-10 ml/Kg/h) In corso di iperosmolarità extracellulare produzione protettiva di osmoli idiogenici intracellulari; se correzione rapida dell' iperosmolarità non sufficiente riaggiustamento dell’osmolarità cerebrale e iperidratazione dei neuroni cerebrali. Ciò comporta 2-24 ore dopo l'inizio della terapia EDEMA CEREBRALE con cefalea, incontinenza, rapido deterioramento della coscienza, convulsioni, bradicardia, arresto respiratorio. Pertanto correzione GRADUALE in 24-48 ore del deficit di acqua e sodio. In OSPEDALE: Dopo 2000 ml di NaCl 0,9%, se natriemia >155 mEq/l: • Soluzione 0.45% NaCl (125-250 ml/h) max 1000 ml • Glucosata 5%quando glicemia <250 mg/dl DKA o <300 mg/dl HHS Correzione dell'iperglicemia: 0,1 U.I./Kg Actrapid e.v. Premessa: L’iperglicemia è dovuta sia al deficit di insulina che alla disidratazione. Obiettivo: Riduzione della glicemia di 50-75 mg/dl ogni ora di trattamento, fino a raggiungere valori glicemici di: • 180-250 mg/dl in corso di DKA • 250-300 mg/dl in corso di HHS. ACTRAPID: 0.1 - 0.15 UI/kg in bolo e.v. (no bolo <20 anni) + infusione continua 0.1 UI/kg/h in soluzione 0.9% NaCl se la glicemia non scende di 50-70 mg/dl nella 1ª ora 0.2 UI/Kg/h In OSPEDALE: Evitare l’iperglicemia da precoce sospensione insulina e.v. e inadeguato rimpiazzo con insulina s.c. Quando glicemia <250 mg/dl nella DKA o <300 mg/dl nella HHS, dimezzare l’infusione di Actrapid ed iniziare infusione di Glucosata 5% Trattamento della DKA e della HHS IN GURADIA MEDICA: 1 Correzione disidratazione 2 Correzione iperglicemia OSPEDALIZZAZIONE 3 IN OSPEDALE: Correzione squilibrio elettrolitico 4 Correzione acidosi (DKA) Soltanto in corso di DKA Coma ipoglicemico Si parla di ipoglicemia quando la concentrazione ematica di glucosio è inferiore a 70 mg/dl. CAUSE: La complicanza acuta più frequente del trattamento farmacologico dei soggetti affetti da Diabete Mellito di tipo 1 e 2; Una conseguenza iatrogena di un trattamento intensivo della malattia o una interazione farmacologica per patologie intercorrenti; Una conseguenza dell'età avanzata che si accompagna ad alterazione dei sistemi di controregolazione e ad una riduzione/assenza dei sintomi di allarme all'ipoglicemia; Una conseguenza di un periodo di digiuno o dell'interruzione di una NE/NPT; Il 50 % delle ipoglicemie avvengono di notte, soprattutto tra la mezzanotte e le tre del mattino, quando il fabbisogno insulinico è ridotto; nelle ore notturne, durante il sonno, non si è sempre in grado di avvertire i sintomi premonitori. L'insulina intermedia (NPH) iniettata prima di cena ha la massima azione tra mezzanotte e le tre del mattino, e pertanto il suo effetto può risultare eccessivo proprio nelle ore in cui il fabbisogno insulinico è ridotto. L'IPOGLICEMIA severa (< 40 mg/dl) aumenta di 3 volte il rischio di morte! Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione IPOGLICEMIA: EVOLUZIONE CLINICA IPOGLICEMIA LIEVE-MODERATA: 70-40 mg/dl IPOGLICEMIA LIEVE Tremori – Sudorazione Palpitazioni IPOGLICEMIA MODERATA Tremori – Sudorazione - Palpitazioni Confusione Mentale – Irritabilità IPOGLICEMIA SEVERA < 40 mg/dl Stato di Coscienza Alterato Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione TRATTAMENTO IPOGLICEMIA IPOGLICEMIA LIEVE- MODERATA <60mg/dl >40 mg/dl 15 gr di Glucosio per os (incremento della glicemia di circa 40 mg/dl a 20 minuti) 20 gr di Carboidrati a lento assorbimento per os L'effetto del trattamento sull'ipoglicemia può essere solo temporaneo (es. terapia con ipoglicemizzanti orali con durata d'effetto maggiore). Pertanto, la glicemia deve essere misurata ogni 15 minuti fino al riscontro di almeno due valori normali consecutivi >100 mg/dl. IPOGLICEMIA SEVERA <40 mg/dl: 20 g di Glucosio e.v. in 1-3 min. Reperire Accesso Venoso Infusione e.v. di 50 ml di Glucosata al 33% (330 mg/ml): bolo di 16,5 g di Glucosio Seguiti da infusione e.v. di Glucosata al 5 % (50 mg/ml) Mantenere quindi un accesso venoso e mantenere la glicemia tra 100 e 150 mg/dl; : 100 ml/h (5 g di Glucosio/ora) FOLLOW-UP Controllo glicemico ogni ora per le prime 6 ore, poi ogni 2 ore; in taluni casi è prudente l'osservazione fino a 24-48 ore (terapia con ipoglicemizzanti orali a lunga durata) Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione Insuline: Durata d'azione Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione Ipoglicemizzanti orali: Durata d'azione Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione ANAFILASSI L’anafilassi è una “fisiologica” risposta infiammatoria di difesa finalizzata ad inattivare una sostanza estranea, che talvolta risulta esagerata causando essa stessa danno tissutale. Lo shock anafilattico costituisce la più grave espressione clinica di una reazione anafilattica-anafilattoide ed è caratterizzato essenzialmente da ipotensione e difficoltà respiratoria. REAZIONE ANAFILATTICA Reazioni immuno-mediate; Interazione IgE-anticorpo REAZIONE ANAFILATTOIDE Reazioni NON immuno-mediate a meccanismo non noto Il meccanismo fisiopatologico alla base delle manifestazioni cliniche è analogo sia che si tratti d una vera reazione allergica, mediata da anticorpi IgE, che di una reazione di tipo anafilattoide, che non comporta l’impegno di anticorpi IgE. Infatti in entrambi casi si verifica una degranulazione dei mastociti con liberazione dei mediatori preformati (istamina, serotonina, PAF, leucotrieni e prostaglandine) e dei nuovi mediatori che vengono risintetizzati rapidamente. Altri fattori entrano in gioco per spiegare la variabilità delle manifestazioni cliniche: Coinvolgimento di altri mediatori Meccanismi e quantità del mediatore liberato Quantità e stato dei recettori Meccanismi protettivi dell’ospite Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione ANAFILASSI: Una rapida liberazione di notevoli quantità di mediatori provoca vasodilatazione, aumento della permeabilità capillare, edema delle mucose e broncospasmo che possono portare a shock ed asfissia. VASODILATAZIONE: Ipotensione eShock CONTRAZ. MUSCOLATURA LISCIA: Broncospasmo Asma, Dolore addominale AUMENTO PERMEABILITA’: Orticaria, Angioedema, Edema laringeo, Asfissia ANAFILASSI e Shock L’anamnesi positiva per una precedente reazione allergica è l’unico elemento predittivo di una REAZIONE ANAFILATTICA POSSIBILI CAUSE DI ANAFILASSI Cibi (Noccioline, Noci, Pesce, Uova, Latte, Sesamo, Legumi) Farmaci (Antibiotici, Anestetici per via endovenosa, Aspirina e FANS, Mezzi di contrasto in endovena, Oppioidi) Puntura di ape o vespa Gomma di lattice DIAGNOSI Deve essere valutato: Stato di coscienza Pervietà vie respiratorie superiori ed inferiori (edema, stridore, dispnea, asma, o apnea) Sistema cardiovascolare (ipotensione) Cute (orticaria, angioedema) Sistema gastrointestinale (dolore addominale, nausea). La riduzione della mortalità è direttamente proporzionale alla tempestività del trattamento iniziale! Rapida diagnosi differenziale: Reazioni vaso-vagali Ischemia miocardica Epilessia ecc... Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione ANAFILASSI e shock: Quadro clinico In genere si manifesta entro pochi minuti dall’esposizione all’agente scatenante e la reazione tende ad essere tanto più grave quanto più precoce è la sintomatologia; Talvolta può manifestarsi anche a distanza di alcune ore. 1. 1. 1. • • 4. 4. Prurito, eritema (65%) Orticaria ed angioedema (22%) Ipotensione marcata con collasso circolatorio per assenza di ritorno venoso (vasodilatazione-permeabilizzazione) CAUSA DI MORTE NEL 25 % dei casi Ostruzione delle vie aeree (40%) (soprattutto negli asmatici) Disfonia ed edema della glottide con difficoltà ad inghiottire CAUSA DI MORTE NEL 75 % dei casi Asma, oppressione toracica ed edema polmonare (vie aeree inferiori) Perdita di coscienza o un episodio convulsivo possono essere il primo segno della anafilassi. Nusea, vomito, crampi addominali e diarrea TRATTAMENTO: European Resuscitation Council Guidelines for Resuscitation CHIAMARE AIUTO!! 118 MEDICALIZZATA Interrompere la somministrazione dell'allergene e tutti i sedativi o farmaci vaso-depressori • TRENDELEMBURG • Accesso venoso • Pervietà vie aeree + O2 100% • Monitoraggio PAO e SpO2 Terapia di prima istanza: ESPANSIONE Volume ematico: 2-4 litri di cristalloidi (0,5 -1,5 litri di colloidi) ADRENALINA: » i.m. (1:1.000) 0,5 ml (½ fiala) ripetibile dopo 5 min. ATROPINA 1f. » e.v. Boli (1:10.000) a piccoli boli da 0,5 -1 ml in base alla risposta clinica ogni 3-5 min. » BAMBINI: e.v. Boli (1:10.000) 0,1 ml/Kg Terapia di seconda istanza: ANTISTAMINICI anti H1 /H2 (ostacolano l’interazione recettoriale dell'stamina): Clorfeniramina (Trimeton) 10-20 mg e.v. e Ranitidina (Ranidil) 50 mg e.v. CORTISONICI (potenziano l’azione dei beta agonisti, inibiscono una ulteriore liberazione dei mediatori e prevengono l’aggregazione di neutrofili e piastrine): Idrocortisone 5 mg/Kg (1 g) E.V. da ripetere dopo 6 ore (onset lungo 4-6-ore – soprattutto negli asmatici) BRONCODILATATORI: Aminofillina (5 mg/Kg e.v.) - Salbutamolo (4 mcg/Kg e.v.) da DILUIRE in FLEBO da 100 ml di Fisiologica L’adrenalina ha un ruolo chiave nel trattamento dello shock anafilattico: Stimolazione alfa adrenergica: Aumento delle resistenze vascolari periferiche e dei valori di pressione arteriosa e miglioramento del flusso coronarico, diminuzione dell’angio-edema e dell’orticaria. Stimolazione beta1: Migliore performance miocardica. Stimolazione beta2: Broncodilatazione con risoluzione delle crisi asmatiche e aumento della produzione di AMPciclico con riduzione della liberazione dei mediatori. Se presenza di arresto cardiocircolatorio e/o asfissia procedere con Criocotirotomia ed ALS Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione LE EMERGENZE IPERTENSIVE La diagnosi di ipertensione: valutazione del paziente 1. Ambiente sereno, posizione confortevole per almeno 5’ 1. Usare una cuffia appropriata alle dimensioni del braccio 2. Effettuare 2 o più letture a distanza di almeno 2’ 3. Ripetere le misurazioni (2 visite successive entro 7-15 gg.) Valori diagnostici di ipertensione Arteriosa: 140/90 mmHg (130/80 nei diabetici o nefropatici con proteinuria) MISURAZIONE DELLA PAO: 1. CORRETTO POSIZIONAMENTO DELLA CUFFIA E DELLO STETOSCOPIO MISURAZIONE DELLA PAO: 2. USARE UNA CUFFIA APPROPRIATA Se un adulto ha una circonferenza > 33 cm, usare il “bracciale per obesi” (cm 12 x 40 anziché 12 x 26) P.A. normale: dipende da bilancia tra gettata cardiaca e resistenze periferiche Le resistenze periferiche sono determinate dalle piccole arterie, che contengono cellule muscolari lisce in grado di contrarsi e modulare il tono di parete. La maggior parte dei sogg. con ipertensione essenziale ha gittata Normale e aumento delle resistenze. FATTORI CHE INFLUENZANO IL TONO VASCOLARE 1. NEUROTRASMETTITORI LIBERATI DALLE TERMINAZIONI DEL SNA (es. noradrenalina) 2. MEDIATORI/ORMONI CIRCOLANTI (es. angiotensina II, adrenalina) 3. SOSTANZE PRODOTTE LOCALMENTE DALL’ENDOTELIO (es. Nitrossido, PGI2) IL SISTEMA RENINA-ANGIOTENSINA App. juxtaglomerulare produce RENINA in risposta a: - ipoperfusione glomerulare - introito di sale - tono simpatico ALDOSTERONE (ritenzione di H20 e sale) IL SISTEMA NERVOSO AUTONOMO DEFINIZIONI IPERTENSIONE ESSENZIALE: • la forma più frequente nella popolazione • patogenesi incerta • Scorretti stili di vita (es. eccessivo introito di sale, obesità) • Predisposizione genetica IPERTENSIONE SECONDARIA: ad alcune condizioni patologiche ben definite, nelle quali spesso si ha una iperproduzione di sostanze che aumentano la pressione. CAUSE DI IPERTENSIONE SECONDARIA - 1 LA STENOSI DELL’ARTERIA RENALE CAUSE DI IPERTENSIONE SECONDARIA - 2 L’IPERALDOSTERONISMO PRIMITIVO Adenoma surrenalico con iperproduzione di ALDOSTERONE 2 possibili meccanismi di ipertensione secondaria: 1) stenosi dell’arteria renale; 2) adenomi del surrene che producono aldosterone CAUSE DI IPERTENSIONE SECONDARIA - 3 FEOCROMOCITOMA rene sx rene dx aorta Feocromocitomi bilaterali (tumori del surrene che producono catecolamine in eccesso) in pz. con neoplasie endocrine multiple (tipo IIa) Valutazione Clinica: 1. Anamnesi • durata e gravità dell’ipertensione, •terapia farmacologica in atto e sua efficacia, • uso/abuso di simpaticomimetici o di cocaina, • presenza al momento della visita di sintomi suggestivi di danni d’organo: - dolore anginoso o dorsale (D.A.) - dispnea (E.P.A.) - sintomi neurologici quali cefalea, convulsioni, o alterazione della coscienza (encefalopatia i.) Valutazione Clinica: 2. Esame Obiettivo Sono presenti danni d’organo? • PAO in posizione supina ed eretta (se possibile) ai 2 arti • obiettività cardiaca • obiettività neurologica • funduscopia Il punto di Erb, componente aortica del secondo tono cardiaco e di soffi cardiaci causati da alterazioni della valvola aortica. DANNI D’ORGANO NELLE E. I.: RETINOPATIA di IV GRADO Esame del fundus con oftalmoscopio: emorragie retiniche lineari o a fiamma, e papilledema. Valutazione Clinica: 3. Esami in D.E. Se presenti segni e sintomi di danno d’organo: Dolore anginoso o dorsale (D.A.) Dispnea (E.P.A.) Sintomi neurologici quali cefalea, convulsioni, alterazione della coscienza (encefalopatia ipertensiva) Papilledema OSPEDALIZZAZIONE • azotemia, creatinina • emocromo • elettroliti • es. delle urine • (marcatori di miocardiocitolisi) • ECG • Rx torace CRISI Ipertensive Severo incremento dei valori pressori (PAO > 180/120 mmHg): URGENZE EMERGENZE SENZA danno d’organo acuto CON danno d’organo acuto •L’urgenza può essere trattata mediante somministrazione orale di farmaci. •Non richiede ricovero ma follow-up ambulatoriale. Esame clinico per valutare/escludere un possibile danno d’organo Iniziare trattamento con terapia orale e monitorare il paziente Se PAO < 160/90 dimettere il paziente Richiedere eventuali esami ematochimici di base, valutando l’opportunità a fornire iniziali indicazioni terapeutiche Danno d’organo acuto: Sindrome coronarica acuta Aneurisma dissecante dell’aorta Edema polmonare Encefalopatia ipertensiva, Stroke ischemico o emorragico Sanguinamento di un vaso arterioso (inclusa Emorragia Subaracnoidea) Eclampsia Feocromocitoma Uso di droghe/farmaci (cocaina, simpaticomimetici) EMERGENZA Ipertensiva Severo incremento dei valori pressori (PAO > 180/120 mmHg) CON danno d’organo acuto. Sindrome coronarica acuta - Aneurisma dissecante dell’aorta - Edema polmonare - Encefalopatia ipertensiva, Stroke ischemico o emorragico - Sanguinamento di un vaso arterioso (inclusa Emorragia Subaracnoidea) – Eclampsia Feocromocitoma - Uso di droghe/farmaci (cocaina, simpaticomimetici) 1. Esame clinico per valutare/escludere un possibile danno d’organo 2. Iniziare trattamento con terapia ENDOVENOSA e monitorare il paziente OSPEDALIZZAZIONE DANNI D’ORGANO • Encefalo: • Rene: insufficienza renale. • Cuore: • Aorta: encefalopatia ipertensiva, infarto o emorragia cerebrale. ischemia miocardica, infarto, insufficienza cardiaca. dissecazione aortica. • Placenta: eclampsia. AUTOREGOLAZIONE DEL FLUSSO EMATICO CEREBRALE In sogg. normali, entro limiti ampi (P.A.M. media di 60-120 mmHg), il flusso cerebrale rimane costante (es.: vasocostrizione evita “iperperfusione” quando P.A. e viceversa) A valori >220/110 (anche >160/100 in sogg. precedentemente normotesi) si può avere perdita completa dell’autoregolazione, con vasodilatazione ed edema cerebrale) ENCEFALOPATIA IPERTENSIVA Sindrome cerebrale acuta causata da perdita dell’autoregolazione vascolare locale Clinica: cefalea (frontale, a “ casco ” , occipitale), stato confusionale, sonnolenza, stuporecoma, vomito, alterazioni del visus (annebbiamento, cecità, scotomi scintillanti, diplopia), nistagmo, segni neurologici focali, crisi convulsive parziali o generalizzate. Se non trattata: coma e morte. Terapia: la riduzione della PAO deve essere efficace e progressiva; I scelta: labetalolo e.v. perché non aumenta la Pressione endocranica! ENCEFALOPATIA IPERTENSIVA R.M.: A/B= normale C/D: leucoencefalopatia posteriore (sopr. sostanza bianca parietooccipitale) ipertensiva reversibile. DIAGNOSI DIFFERENZIALE: •infarto? •emorragia cerebrale? Approccio terapeutico differente! TAC! Emorragia del putamen Stroke ischemico Trattare solo se PA > 220/120 mmHg •se PA > 180/105 per trombolisi OBIETTIVI TERAPEUTICI NELL’ENCEFALOPATIA IPERTENSIVA • Riduzione della P.A. media di circa il 20%, oppure raggiungimento di una P.A. diastolica di 100 mmHg (qualunque sia il valore di partenza) entro la prima ora. Prima scelta: labetalolo e.v. perché non aumenta la Pressione endocranica! • Utilizzare anticonvulsanti per via parenterale (benzodiazepine, barbiturici). INSUFFICIENZA RENALE ACUTA Può essere causa o conseguenza di una Emergenza Ipertensiva. Fisiopatologia: lesioni vascolari acute del rene con arterite proliferativa e necrosi fibrinoide deficit di perfusione Clinica: oliguria, edemi, scompenso cardiaco, encefalopatia, papilledema Laboratorio: creatinina e azotemia, proteinuria, segni di emolisi (microangiopatica) CLONIDINA perché non riduce il flusso renale, spesso in associazione a furosemide PRE-ECLAMPSIA Sindrome che compare durante la gravidanza, caratterizzata da: • ipertensione • proteinuria • edemi agli arti e al volto può complicarsi in ECLAMPSIA (convulsioni), possibile anche coagulazione intravascolare disseminata (CID) 50% nelle ultime 5-6 settimane 40% nel travaglio 10% nella I giornata di puerperio Prima scelta: labetalolo e.v. perché non aumenta la Pressione endocranica! TERAPIA ANTI-IPERTENSIVA NELLA PRE-ECLAMPSIA O NELLA ECLAMPSIA 1. Espletare il parto ed espellere la placenta prima possibile. 2. Magnesio e.v. per prevenire la convulsione, e quindi l’evoluzione pre-eclampsia→eclampsia. (Vasodilatazione e atonia uterina…..) Prima scelta: labetalolo e.v. perché non aumenta la Pressione endocranica! TERAPIA ANTI-IPERTENSIVA NELLE SINDROMI CORONARICHE ACUTE Una “crisi” ipertensiva grave può precipitare un’ischemia miocardica anche in assenza di malattia coronarica ostruttiva, attraverso uno “stress” della parete miocardica ispessita ( della richiesta di O2). In questi casi particolarmente utili i nitrati e.v., ed anche i β-bloccanti e.v. Evitare i vasodilatatori puri perchè potrebbero le richieste di O2 per tachicardia riflessa. CRISI IPERTENSIVE DA ABUSO DI DROGHE Cocaina: blocca ricaptazione della noradrenalina (neurone pregangliare) NA a livello dei recettori post-gangliari tono simpatico PAO. Vasocostrizione sopratutto coronarica angina, IMA. Terapia: Nitrati e.v. DISSECAZIONE AORTICA •non rara (incidenza in aumento) •poco conosciuta e diagnosticata in vivo •presentazione polimorfa e fuorviante •storia naturale estremamente infausta •necessaria diagnosi tempestiva Strati (tonache) della parete aortica 1. Intima (interna, a contatto con il sangue) 2. Media 3. Avventizia (esterna) Come avviene la dissecazione aortica? … quando una lacerazione della t. intima permette al sangue di penetrare all’interno della t. media scollandola progressivamente sfruttando la “vis a tergo” dovuta alla pressione arteriosa. Ciò provoca due passaggi per il sangue: il lume vero (normale) e il lume falso che si viene a creare. Cosa comporta la D.A.? Man mano che il falso lume aumenta si riduce il flusso nel lume vero. Inoltre, la dissecazione può coinvolgere l’origine dei rami arteriosi principali (carotidi, coronarie, a. renali…), ed anche la valvola aortica e/o il pericardio. Ne consegue ipossia tissutale DA:classificazione anatomo-chirurgica tipo A: coinvolta l’aorta ascendente indipendentemente dal sito di inizio e dalla propagazione distale. Trattamento preferenziale chirurgico tipo B: NON coinvolge l’aorta ascendente. Possibile trattamento medico e/o mediante protesi endovascolari (stent) DA:fisiopatologia L’ematoma dissecante può: - coinvolgere le sedi di uscita dei rami collaterali (coronarie, tronchi epiaortici, ecc.) occludendoli con meccanismo talora a valvola danni d’organo ischemici - comprimere le strutture adiacenti (es. mediastiniche) - rompersi in pericardio (tamponamento), cavo pleurico sx, o peritoneo DA:clinica DOLORE: insorgenza acuta, spesso severo (ma può mancare del tutto nel 10%!), coinvolge distretti somatici diversi (retrosternale, collo, mandibola, regione interscapolare, addome, arti inferiori), talora migra secondo la propagazione della dissezione (tipica “marcia del dolore”), può avere fasi di remissione. Origina direttamente dall’aorta o dai tessuti ischemici. Sintomi neurovegetativi: nausea, vomito, sudorazione, altri possibili sintomi d’esordio: shock, sincope, segni neurologici focali (vasi epiaortici), dispnea (tamponamento), oligo-anuria (a. renali). EO: scomparsa o riduzione dei polsi, comparsa di soffio cardiaco (insufficienza aortica), turgore giugulare, segni bassa gittata DA:diagnosi Radiografia del torace Allargamento dell’arco aortico (particolarmente significativo se è possibile il confronto con radiogrammi precedenti), calcificazioni all’interno del margine aortico esterno. 3 mesi prima in PS DA:diagnosi Angio-TAC T= lume vero F = lume falso ricostruzione d’immagine del caso precedente. la dissezione origina poco dopo la succlavia sx e si estende a tutta l’aorta addominale. TERAPIA ANTI-IPERTENSIVA NELLA DISSECAZIONE AORTICA L’E.I. più drammatica (elevata mortalità!) La P.A. sistolica dovrebbe essere ridotta a 100–110 mmHg il più rapidamente possibile Farmaci: β-bloccanti (o labetalolo) Nitroprussiato (per evitare tachicardia riflessa) Urgenza Ipertensiva: terapia Target Pressorio Tempi raggiungimento target Tempi di osservazione 20-25% PA iniziale 24-48 ore 6-36 ore 20-25% PA iniziale 24-48 ore 6-36 ore 20-25% PA iniziale 24-48 ore 6-36 ore Diuretici dell’ansa 20-25% PA iniziale 24-48 ore 6-36 ore Farmaci di scelta (somministrazione orale) ACE-inibitori (sartani se nota intolleranza ad ACE-inibitori Ca-antagonisti a lunga durata di azione Beta bloccanti TERAPIA Emergenza Ipertensiva Tipo emergenza Farmaci di scelta (e.v.) Target pressorio Tempi raggiungimento target Sindrome coronarica acuta Vasodilatatori (nitroglicerina) Beta-bloccanti (labetalolo, metoprololo, esmololo) 20-25% PA iniziale Pochi minuti Insufficienza acuta del Ventricolo Sin Vasodilatatori (nitroglicerina) + Diuretici dell’ansa 20-25% PA iniziale Pochi minuti Dissezione Aortica Cruciale Riduzione PAO, FC e contrattilità Beta-bloccanti (labetalolo, metoprololo, esmololo) Vasodilatatori (nitroglicerina) Preferibile PAS < 100 mmHg Assicurare diuresi >30 ml/h Pochi minuti Feocromocitoma Alfa-bloccanti (fentolamina) + Labetalolo (I scelta) + Nitroglicerina se necessario 20-25% PA iniziale Pochi minuti Crisi ipertensiva dopo intervento ch. Labetalolo (e altri beta-bloccanti) Clonidina Fenoldopam PA < 140/90 Graduale Stroke ischemico Labetalolo (I scelta); + Nitroglicerina se necessario 10-15 % PA iniziale Graduale Trattare solo se PA > 220/120 mmHg o se PA > 180/105 per trombolisi Stroke emorragico Trattare solo se PA > 180/105 Labetalolo (I scelta); + Nitroglicerina se necessario PA < 185/110 se trombolisi Entro 1-2 ore Lieve riduzione CLONIDINA CATAPRESAN fl. 0,15 mg i.m. o e.v. Diluire in 10 ml NaCl 0,9% e iniettare a piccoli boli) Meccanismo: a-agonista centrale (effetto simpaticolitico) Indicazioni: crisi ipertensive nell’insufficienza renale perché non riduce il flusso renale, spesso in associazione a furosemide Inizio d’azione: 5-10’ Durata: 6-8 h EC: sonnolenza/sedazione (non indicata nei pz. con mm. del SNC), vertigini ecc..) Attenzione alle crisi ipertensive da sospensione brusca LABETALOLO a/b bloccante, indicato nella > parte delle E.I. (no se è presente scompenso cardiaco). Trandate® fl. 100 mg in 20 ml - 5 mg/ml posologia: piccoli boli da 5-10 mg oppure 1-2 mg/min in infusione e.v.; in pratica: 4 fl. in 250 cc Gluc. al 5% a 60 ml/h valutando frequentemente PAO e polso. Inizio azione: 5-10’ Durata: 3-6 h Effetti Collaterali: ipotensione ortostatica (il pz. deve rimanere a letto), bradicardia, scompenso, broncospasmo (nei pz. con BPCO), nausea, vomito. Diversamente dai vasodilatatori diretti non aumenta pressione endocranica NITROGLICERINA (VENITRIN® fl. EV da 5 mg) Indicazioni: crisi ipertensive associate a segni o sintomi cardiaci (angina, IMA, Edema polmonare), oppure ad abuso di cocaina. Ampio range terapeutico: 10-100 g/min In pratica: 2 fl. in 250 ml fis. o gluc. 5% (40 mcg/ml) •iniziare a 10 g/min (15 ml/h) – azione immediata •aggiustamenti: aumentare di 10 g/min (15 ml/h) ogni 5 min Controindicazioni: glaucoma; ipertensione endocranica EC: cefalea; arrossamento e calore al volto, metaHb DIURETICI: Furosemide/Lasix® Diuretico e venodilatatore delle grosse vene > Riduce il precarico Indicato soprattutto se si associa edema polmonare/insufficienza ventricolare sinistra. Dolore Toracico Il dolore toracico è uno dei sintomi più comuni e complessi per il quale il paziente giunge al P.S. È presente in molteplici malattie ma non è un sintomo specifico. Il dolore toracico non traumatico interessa 5 milioni di persone/anno negli USA, di cui meno del 50% ha una S.C.A. (di cui il 10-15% ha un IMA e il 30-35% un'angina instabile). CAUSE DI DOLORE TORACICO: MALATTIE CARDIACHE MALATTIE MUSCOLO-SCHELETRICHE Angina pectoris e Infarto del miocardio Artrite e costo-condrite (S. di Tietze) Ipertensione polmonare Patologie del disco intervertebrale Pericardite Spasmi muscolari Prolasso della valvola mitrale MALATTIE NEUROLOGICHE PATOLOGIE AORTICHE Neurite intercostale Dissezione Herpes Zoster MALATTIE POLMONARI MALATTIE GASTRO-INTESTINALI Pneumotorace Reflusso gastro-esofageo Embolia Polmonare Disordini motori esofagei (spasmi) Polmonite/Pleurite/Tumore Colica biliare, colecistite acuta Ulcera peptica Importante è l’attenzione verso le condizioni potenzialmente pericolose per la vita e causa di dispnea: 1. Sindrome coronarica acuta (SCA) 2. Embolia polmonare 3. Dissezione aortica 4. Rottura di esofago La Sindrome coronarica acuta (SCA) rimane la preoccupazione numero uno per il MMG Mancata diagnosi più frequente in: - pazienti giovani - sintomi atipici - con pochi ECG di controllo La cardiopatia ischemica: algoritmo diagnostico e terapeutico delle principali applicazioni cliniche CLASSIFICAZIONE DELLE SCA Si suddividono per la presenza o l'assenza di un sopraslivellamento persistente del tratto ST: •diversa fisiopatologia delle due manifestazioni principali della cardiopatia ischemica •una profonda diversità del trattamento medico. STEMI, (infarto miocardico acuto "classico", ischemia transmurale miocardica): •Occlusione trombotica acuta dell'arteria coronarica responsabile dell'infarto. •Riaprire il vaso coronarico nel più breve tempo possibile (terapia trombolitica – angioplastica) •La rapidità della ricanalizzazione del vaso coronarico condiziona infatti pesantemente la prognosi N-STEMI/UA: •Assenza di un'occlusione trombotica acuta dell'arteria coronarica •Approccio più graduale, caratterizzato dalla stabilizzazione farmacologica e da un approccio interventistico mirato; •La presenza di insufficienza ventricolare sinistra, di necrosi miocardica segnalata da markers enzimatici specifici come le troponine, prognosi peggiore e procedure interventistiche precoci. SCA: Sindrome Coronarica Acuta (STEMI – NSTEMI/UA) Presenza di DOLORE retrosternale: durata > 30-40 min: non alleviato nè da riposo né da isosorbide/trinitrina SEGNI e SINTOMI: Dolore oppressivo con senso di costrizione toracica che si irradia al collo, al dorso, alla mandibola, a spalle e braccia, all’epigastrio; L'intensità del dolore è in genere molto forte, di tipo costrittivo o urente, mai trafittivo, spesso accompagnato da una sudorazione fredda e da un senso imminente di morte; Possono anche essere presenti: ansia, astenia, dispnea, sincope, nausea, vomito, malessere generale; Nel caso di infarto miocardico di tipo inferiore (o "diaframmatico") il dolore insorge all'epigastrio e può essere confuso con un dolore all'addome o allo stomaco e quindi di origine non cardiaca; Spesso si riscontrano ipertensione e tachicardia in corso di infarto anteriore o laterale ed un'ipotensione associata a bradicardia in quelli inferiori: l'infarto inferiore va gestito con un atteggiamento più conservativo per il rischio di ipotensione e shock; All'auscultazione del cuore è possibile apprezzare uno sdoppiamento paradosso del 2° tono (anticipazione della chiusura della valvola polmonare) definito 3° tono, o anche (nelle forme più gravi) uno sdoppiamento paradosso del 1° tono (apertura brusca della valvola atrioventricolare sinistra) per stasi/ipertensione del Ventricolo Sinistro. Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione SCA: Stadiazione clinica dell'IMA Se presenti segni di insufficienza ventricolare sinistra, all'auscultazione si apprezzerà la presenza di rantoli. Le Classi di Killip (segni di insufficienza ventricolare sinistra) ci permettono di classificarne la gravità: Classi di Killip I- Assenza di rantoli alle basi polmonari e di terzo tono. (6%)* II- Presenza di rantoli polmonari in meno del 50% dei campi polmonari. (17%)* III- Rantoli polmonari su più del 50% dei campi polmonari. (38%)* IV- Shock cardiogeno: PA <90 mmHg, FC >100, oligoanuria, segni di vasocostrizione periferica. (81%)* * probabilità di decesso a 30 giorni IMA ad alto rischio IMA a rischio medio-basso Killip ≥ 2 Killip 1 PAS < 100 - FC >100 Età > 75 anni IMA “esteso”( segni di IMA in 6 derivazioni) PAS > 100 - FC <100 Età < 75 anni IMA non “esteso”( segni di IMA in meno di 6 derivazioni) Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia Rianimazione COSA FARE: Raccogliere l'anamnesi (durata e caratteristiche del dolore) Misurare PAO, Fc, RR ed SpO2 Sostenere le funzioni vitali del paziente (ABC) Appena possibile eseguire ECG a 12 derivazioni MORFINA: 2 mg e.v./s.c. ripetibile ogni 5 min. fino a max. 0,15 mg/Kg (trattamento del dolore anginoso che non si risolve con nitrati); da evitare nel pz. ipoteso o a rischio di ipovolemia (segni di IMA inferiore: dolore epigastrico e/o ipotensione) ASPIRINA: 300 mg O.S. oppure FLECTADOL 250 mg e.v. (antiaggregazione piastrinica che diminuisce la mortalità più del 20%.); È importante segnalare la somministrazione di aspirina in sede preospedaliera con una nota da inviare con il paziente NITRATI: 1 puff di NATISPRAY ad intervalli di 5 min fino ad un massimo di 3 puff. Oppure TRINITRINA cpr 0,3 mg s.l. o CARVASIN cpr 5 mg s.l. (venodilatatori ad azione sulle grosse vene che riducono il ritorno venoso ed il precarico, diminuendo pertanto il lavoro e quindi la richiesta di ossigeno del miocardio); Non somministrare nitroglicerina se: PAOS < 90 mmHg, calo pressorio > 30 mmHg in paziente iperteso, bradicardia <50bpm, tachicardia (>100 bpm); IMA inferiore con possibile interessamento ventricolo dx. OSSIGENO a 4 l/min. mantenendo la SpO >94-96% OSPEDALIZZAZIONE 2 Reperire un Accesso Venoso periferico! Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione COSA FARE: TERAPIA CON B-BLOCCANTE: SIC (secondo indicazione clinica) L'uso dei beta-bloccanti e.v. non risulta standardizzato e universale per protocollo di gestione risultando strettamente dipendente dall'indicazione clinica e quindi controindicato in caso di: 1. Segni di insufficienza ventricolare (classe Killip > 1) 2. Evidenza clinica di uno stato di bassa portata 3. Aumentato rischio di evoluzione di shock cardiogeno: a. età > 70 anni b. pressione arteriosa < 120 mmHg c. frequenza cardiaca > 100 o < 60 b/min d. lungo intervallo di esordio dell’infarto 4. BAV I° (Intervallo PR > 0,24”) oppure BAV II° e III° 5. Asma bronchiale o malattia reattiva delle vie respiratorie METOPROLOLO 5 mg e.v. (in 5 min.) + 5 mg e.v. dopo 15 min. Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione CONCLUDENDO, COSA FARE: S.C.A. STEMI GESTIONE STRETTAMENTE TEMPO-DIPENDENTE ST sopraslivellato > 1 mm (0,1 mV) in almeno due derivazioni periferiche contigue e/o > 2 mm (0,2 mV) in almeno due derivazioni precordiali contigue; blocco di branca sx (BBS) di nuova insorgenza (documentato con ECG recente) NSTEMI/UA GESTIONE MENO TEMPO-DIPENDENTE Depressione ischemica segmento ST > 0,5 mm (0,05 mV) o inversione onda T o tracciato ECG non specifico o normale INDICATA RIPERFUSIONE IMMEDIATA NON INDICATA RIPERFUSIONE IMMEDIATA Farmacologica (Trombolisi) Meccanica (PTCA primaria) Terapia Medica Precoce strategia invasiva (PTCA primaria) STEMI OSPEDALIZZAZIONE Sì TERAPIA MEDICA: Sì M.A.N.O. BETA-BLOCCANTE (SIC) Sì PLAVIX 600 mg per OS EPARINA 60 UI/Kg e.v. (MAX. 4000 UI) E No TROMBOLISI N-STEMI/UA Sì Sì No Anamnesi Emorragica No LA TROMBOLISI SI PRATICA SOLO IN CASO DI STEMI CON DOLORE COMPARSO DA NON PIU' DI 12 ORE E SOLO SE NON DISPONIBILE EMODINAMICA ENTRO 90 MINUTI O ENTRO 120 MINUTI IN CASO DI STEMI (IMA) A RISCHIO MODERATO-BASSO. LINEE GUIDA SPREAD 2010 ICTUS CEREBRALE Stroke Prevention and Educational Awareness Diffusion Improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale e/o globale (coma) delle funzioni cerebrali, di durata superiore alle 24 ore o ad esito infausto, non attribuibile ad altra causa apparente se non a vasculopatia cerebrale (OMS). Attacco ischemico transitorio (Transient Ischaemic Attack: TIA), improvvisa comparsa di segni e/o sintomi riferibili a deficit focale cerebrale o visivo attribuibile ad insufficiente apporto di sangue, di durata inferiore alle 24 ore (OMS). ICTUS 200.000 EVENTI L'ANNO 80% ICTUS ISCHEMICO 20% ICTUS EMORRAGICO UOMINI DI 70 ANNI CAUSE: Aterosclerosi; Cardioembolia. QUADRO CLINICO: 80% EMORRAGIA INTRAPARENCHIMALE 20% EMORRAGIA SUBARACNOIDEA UOMINI DI 60 ANNI NELL'85% DEI CASI ROTTURA DI ANEURISMA IN DONNE DI 50 ANNI CAUSE: Ipertensione, angiopatia amiloide,malformazioni arterovenose, aneurismi, tumori,coagulopatia Deficit neurologico focale; Alterazione dello stato di coscienza; Cefalea, nausea e vomito; Crisi epilettiche; Rigidità nucale e fotofobia (Emorragia Sub-Aracnoidea) Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione TC encefalo: ictus ischemico/emorragico L'ictus è un'urgenza medica che merita un ricovero immediato in ospedale perché solo la TAC encefalo può rapidamente diagnosticare sede, natura ed origine del danno cerebrale. Pertanto non è possibile con il semplice esame clinico differenziare se trattasi di Ictus emorragico oppure di Ictus ischemico. Qualunque trattamento medico è successivo a questa fase di differenziazione: ICTUS ISCHEMICO TROMBOLISI ANTIAGGREGAZIONE ANTICOAGULAZIONE (cardioembolia) ICTUS EMORRAGICO TRATTAMENTO CHIRURGICO Trasporto immediato in Pronto Soccorso! OSPEDALIZZAZIONE L’ospedale che riceve malati con ictus deve assicurare: • TC disponibile 24 ore su 24; DA ESEGUIRSI IL Più PRESTO POSSIBILE • laboratorio sempre funzionante per esami ematici, compresi quelli della coagulazione; • consulenze cardiologiche e neurologiche immediate. (Stroke Unit) Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione ICTUS CEREBRALE In attesa dei mezzi di soccorso e prima dell'esecuzione della TAC encefalo..... COSA FARE: Somministrare ossigeno Definire il momento e l'ora dell'insorgenza dei segni e dei sintomi (trombolisi entro 3 ore....) Monitorare le funzioni vitali (ritmo cardiaco e frequenza cardiaca, pressione arteriosa, SpO 2) Garantire la pervietà delle vie aeree (ABC) e la ventilazione Monitorare e lo stato neurologico: GCS (Glasgow Coma Scale) Monitorare glicemia (infondere glucosata solo se la glicemia è < 70 mg/dl !!) Monitorare la temperatura corporea evitando l'ipertermia con mezzi fisici ed antipiretici (paracetamolo) COSA NON FARE: Somministrare ipotensivi, specie quelli ad azione rapida; Somministrare soluzioni glucosate se non vi è ipoglicemia severa (< 70 mg/dl); Somministrare sedativi se non strettamente necessario; (non va trattata una prima crisi epilettica, né vanno somministrati farmaci a scopo profilattico) NON infondere eccessive quantità di liquidi; NON somministrare steroidi. Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione A (Pervietà vie aeree) B (Respirazione/ventilazione) Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione C (circolo) La Pressione arteriosa va trattata evitando sempre BRUSCHI cali pressori e solo se dopo due misurazioni successive a distanza di 5 min, risulta: ICTUS EMORRAGICO: PAO > 180/105 mmHg Se PAO > 180/105 mmHg (in 2 misurazioni distanziate di 20 min.): TRATTARE con Labetalolo Se PAO > 230/140 mmHg: TRATTARE con Venitrin in infusione continua ICTUS ISCHEMICO: PAO > 220/120 mmHg se PAO compresa tra 220/120 mmHg e 180/105 mmHg la terapia va rimandata. Se Trombolisi, mantenere PAO < 180/105 mmHg Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione D (Disability – valutazione neurologica) Glasgow Coma Scale Trattamento ipertensione endocranica (comparsa di anisocoria): Agenti osmotici Furosemide Iperventilazione Farmaci sedativi Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione D (Disability – valutazione neurologica) Cincinnati Pre-Hospital Stroke Scale Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione GRAZIE Dott. Pietro Perconti Specialista in Anestesia e Rianimazione
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