Strumenti musicali e Angeli musicanti nel Tabernacolo dei Linaioli: una proposta di interpretazione Gabriele Rossi Rognoni La conoscenza degli strumenti musicali e delle tecniche esecutive in uso in Europa prima del XVI secolo è tuttora basata in massima parte sulle fonti iconografiche: i primi trattati sistematici sull’argomento, infatti, iniziano ad apparire solo dall’ultimo decennio del Quattrocento, mentre i primi trattati illustrati appaiono un ventennio più tardi, quando la musica strumentale inizia un percorso che la porterà, entro l’inizio del secolo successivo, ad emanciparsi da quella vocale acquisendo una dignità e caratteri propri. In ambito fiorentino, più specificamente, le prime testimonianze di una tradizione costruttiva di strumenti musicali sono individuabili già nella Divina Commedia, ma è solo a partire dalla collezione di strumenti musicali di Lorenzo il Magnifico – raccolta con evidenti intenti enciclopedici – che inizia ad emergere qualche indicazione relativa a un ideale di completezza sonora, alle tipologie e alle caratteristiche degli strumenti disponibili. Sebbene le fonti pittoriche costituiscano quindi la principale fonte per la conoscenza degli strumenti musicali del primo Quattrocento, esse presentano spesso caratteri che, per il disinteresse, l’incapacità o l’impossibilità del pittore ad offrire una raffigurazione tecnicamente accurata degli strumenti, ne limitano l’utilità ai fini della ricostruzione di informazioni sonore relative a modelli di cui sovente non si è conservato nemmeno un esemplare (si pensi, ad esempio, all’organo portativo o al salterio medievale). Inoltre i contesti delle raffigurazioni, che rispondono spesso a significati simbolici più che verosimili, possono essere fuorvianti, anziché d’aiuto nel tentativo di ricostruire un panorama sonoro di cui altrimenti restano poche tracce. È quindi indispensabile, prima di discutere gli indizi che si possono trarre da una specifica raffigurazione, tentare di verificarne la verosimiglianza sia attraverso il confronto con altre fonti coeve, sia, in particolar modo, attraverso uno studio del metodo seguito dal pittore per le proprie raffigurazioni: sia esso basato sulla rappresentazione dal vero, su schizzi sistematicamente riprodotti o sulla memoria e l’invenzione. Gli strumenti musicali compaiono in maniera piuttosto ricorrente in circa un quinto delle opere attribuite al Beato Angelico, prevalentemente nell’ambito di cori angelici (con la sola eccezione di uno Sposalizio della Vergine in cui due trombe sono suonate da esseri umani) 1. Gli strumenti che vi si trovano raffigurati presentano diversi gradi di accuratezza a seconda soprattutto delle dimensioni della rappresentazione, più che del rilievo che rivestono nella scena, ma sono sempre dotati di elementi – a volte minimi – che indicano l’utilizzo di modelli reali riprodotti con una certa attenzione. Escludendo per un momento il Tabernacolo dei Linaioli, gli strumenti che si trovano rappresentati sono i seguenti (in ordine di frequenza di rappresentazione) 2: liuto (7), organo portativo (5), tromba dritta (5), bombarda (5), viola da braccio (5), salterio a testa di porco (4), ribeca (3), strumenti ad arco non identificabili (2), tamburo a cornice (2), flauto e tamburino (2), liuto piccolo (1), cimbali (1), arpa (1). Si tratta di uno spettro piuttosto ampio delle tipologie di strumenti diffuse all’epoca, all’interno del quale si trovano diversi strumenti che presentano dettagli identificativi ricorrenti che indicano l’utilizzo dell’identico modello anche a molti anni di distanza (è il caso, quantomeno, di diverse delle raffigurazioni di liuto, salterio e ribeca) così da far supporre che la bottega dell’artista si servisse di modelli reali che avevano in dotazione stabile o di cui possedevano gli schizzi (ma la raffigurazione di alcuni di essi in posizioni e prospettive molto differenti farebbe piuttosto propendere per la prima ipotesi). Non sembra invece di poter individuare, generalmente, una specifica attenzione alle posizioni delle mani e del corpo sufficiente a trarre verosimili indicazioni sulla tecnica esecutiva dell’epoca, come avviene quando gli strumenti, ai fini della raffigurazione, sono affidati a modelli che non li sanno suonare o quando i musicisti sono raffigurati sulla base della memoria o dell’immaginazione. 39 Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato 38. Particolare dell’organo portativo di un Angelo musicante I dieci Angeli musicanti del Tabernacolo dei Linaioli costituiscono invece un caso del tutto eccezionale nella produzione del Beato Angelico tanto per il dettaglio della raffigurazione degli strumenti, a tratti quasi fotografico, quanto per l’estrema cura con cui vengono riprodotte le posizioni delle mani dei musicisti – tutti eccetto uno ritratti durante l’esecuzione musicale – testimoniata anche da 39. Particolare della ribeca di un Angelo musicante 40 alcune correzioni e ripensamenti di posizioni che, pur esteticamente equivalenti, sarebbero state tecnicamente “scomode”. Gli Angeli musicanti occupano nel Tabernacolo una posizione molto insolita – disposti in maniera simmetrica lungo l’arco superiore e i due lati della cornice della tavola – che se da un lato li esclude dal soggetto principale, dall’altro conferisce loro uno spazio autonomo in cui, come si tenterà di dimostrare più avanti, si veicola uno specifico concetto. Al culmine del gruppo stanno due angeli, che si fronteggiano simmetricamente, che sono gli unici a non imbracciare uno strumento né, a giudicare dalle espressioni dei volti e dagli atteggiamenti del corpo, ad essere impegnati nel canto. Sotto di loro, scendendo lungo il lato sinistro, si trova un angelo che suona un organo portativo dotato di una doppia fila di canne, l’anteriore di tredici canne dettagliatamente raffigurate tanto nelle proporzioni quanto nei dettagli costruttivi. Allo stesso modo è accurata la posizione della mano dell’angelo che suona utilizzando esclusivamente le prime tre dita della mano destra, mentre la sinistra è impegnata ad azionare il piccolo mantice situato dietro lo strumento, di cui si vede l’estremità tra le dita (Fig. 38). Sotto di lui un suonatore di ribeca il cui strumento ed archetto sono resi, ancora, con grande accuratezza evidenziando alcuni dettagli costruttivi come la staffa – il breve tratto di corda di budello che assicura la cordiera al bottone –, il ponticello e i tre piroli per il tensionamento delle corde, oltre al sistema di fissaggio del crine all’asta dell’archetto (Fig. 39). Proseguendo verso il basso si trova un angelo – unico a non essere ritratto nell’atto di suonare – che sorregge una tromba “ad esse” di cui 40. tromba a esse, particolare della mano sinistra dell’angelo in cui si evidenzia lo spostamento del secondo nodo, ora sotto il dito indice G. Rossi Rognoni, Strumenti musicali e angeli musicanti nel Tabernacolo dei Linaioli … 41. Particolare del tamburo a cornice di un Angelo musicante 42. Particolare dei fori di diteggiatura della bombarda di un Angelo musicante sono riportati alcuni dettagli costruttivi, come la presenza e la posizione dei “nodi”, spesse ghiere metalliche che coprono e rinforzano le giunzioni tra pezzi di canneggio prima e dopo le curve o gomiti, e la tornitura del bocchino. L’accuratezza nella raffigurazione, tuttavia, è molto inferiore ai due strumenti sopra descritti e un indizio interessante che indica che lo strumento deve essere stato ritratto separatamente, prima di tracciare le mani dell’angelo, viene dal ripensamento della posizione del secondo nodo partendo dal bocchino, quello dopo il primo gomito, che era originariamente più vicino alla curva ed è stato poi spostato in maniera da essere coperto dall’indice dell’angelo (che risulta infatti un po’ sollevato) per non correre il rischio che venisse confuso con un antiestetico “sesto dito” (Fig. 40). L’angelo successivo suona un tamburo a cornice dotato di sei serie di piattini metallici, ritratto con minimo dettaglio, ma nondimeno con intenti di verosimiglianza tanto nello strumento (c’è una specifica attenzione ad evidenziare il fatto che i piattini metallici sono più di uno per ciascuna serie, elemento esteticamente irrilevante, ma musicalmente fondamentale), quanto nella tipica posizione della mano rilassata del musicista (Fig. 41). A completare la serie di sinistra, in prossimità della base della cornice, un angelo gonfia evidentemente le gote mentre suona la bombarda, strumento ad ancia doppia dal suono fragoroso del quale, con tratto quasi impercettibile, vengono indicati anche i fori di diteggiatura relativi alla mano sinistra che a questo scopo viene ritratta con le dita leggermente sollevate in una posizione non efficiente per la produzione di alcuna nota musicale (Fig. 42). Proseguendo poi con i corrispondenti angeli situati lungo il lato destro della cornice, sotto l’angelo al culmine in preghiera se ne trova uno intento a suonare una coppia di cimbali con una tipica impugnatura che impone un movimento verticale – in contrasto con quello orizzontale cui si è oggi abituati per gli analoghi piatti d’orchestra – (Fig. 43) e ancora un suonatore di salterio il cui strumento, di piccole dimensioni, con una grande rosetta centrale e altre tre più piccole disposte a triangolo, è raffigurato con tanta cura che non solo è possibile contarne le corde, ventisei, ma che ciascuna di 43. Particolare dei cimbali di un Angelo musicante 41 Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato 44. Particolare del salterio di un Angelo musicante 45. Particolare del tamburo a cornice di un Angelo musicante esse corrisponde con esattezza a una caviglia – un perno che ne permette il tensionamento – infisso nella fascia sinistra (Fig. 44). Vale la pena, quindi, di registrare che le prime dodici corde al grave poggiano su sezioni quasi parallele del ponticello e sembrano – senza che la cosa paia riconducibile a problemi di prospettiva – essere più ravvicinate tra loro, mentre le successive quattordici verso l’acuto giacciono sulle sezioni curve, diminuiscono quindi molto più rapidamente di lunghezza e sono più distanti l’una dall’altra. Altrettanto accurata è la rappresentazione delle due penne d’uccello strette tra la terza falange dell’indice e del medio dell’angelo per pizzicare le corde. Sotto di lui un angelo sta suonando un tamburo a cornice, analogo a quello che si trova, una posizione più in basso, a sinistra, ma con cinque – anziché sei – serie di piatti metallici tutte triple, ritratto in posizione tergale, in maniera da mostrare l’interno della pelle che è dipinta di rosso e decorata con una rosetta dorata (Fig. 45). La serie prosegue con un suonatore di tromba “da tirarsi”, dotata cioè di una sezione di canneggio, la più vicina all’imboccatura, libera di scorrere telescopicamente nel canneggio principale in maniera da permettere un allungamento e un accorciamento della lunghezza acustica dello strumento durante l’esecuzione (una tecnica analoga si trova nel trombone che apparirà poco più tardi). 46. Particolare dell’imboccatura della tromba da tirarsi, di un Angelo musicante 42 G. Rossi Rognoni, Strumenti musicali e angeli musicanti nel Tabernacolo dei Linaioli … 47. Particolare del sistema di tensionamento delle pelli del tamburo di un Angelo musicante 48. Particolare del flauto a tre fori di un Angelo musicante Qui lo strumento è raffigurato in maniera alquanto approssimativa, idealizzata e priva di particolari. È invece accurata la posizione dell’angelo che preme con la mano destra il bocchino contro le labbra, mentre la sinistra sorregge lo strumento e lo fa scorrere, quando necessario, lungo il tratto telescopico (Fig. 46). Infine l’angelo più prossimo alla base suona con la mano sinistra un tamburo a due pelli dotato di una corda di risonanza. Qui il dettaglio si spinge sino a raffigurare correttamente il sistema di tensionamento della pelle che avviene grazie a tiranti laterali a “V” lungo i quali scorre un anellino che, avvicinato o allontanato dalla pelle, permette di aumentarne o allentarne la tensione (Fig. 47). Nell’altra mano sorregge uno strumento appena abbozzato con una striscia bianca sulla quale, molto sbiadito, si intravede un piccolo rettangolo scuro prossimo all’estremità superiore (Fig. 48): deve essere identificato con un flauto a tre fori, strumento analogo al flauto dolce che si suona con una sola mano mentre l’altra, appunto, è intenta a dare il ritmo percuotendo il tamburo. L’eccezionalità della raffigurazione degli strumenti descritti deriva, oltre che dalla cura – come si è detto insolita – nelle posizioni dei musicisti e nei dettagli degli strumenti, dal fatto che ciascuno di essi presenta caratteristiche che lo distinguono chiaramente dai modelli utilizzati ricorrentemente per le altre opere del Beato Angelico, che alcuni di essi costituiscono degli unica nella sua produzione (è il caso quantomeno della tromba a esse e della tromba da tirarsi che non compaiono in altre opere), mentre alcuni di quelli abitualmente preferiti dall’Angelico sono qui assenti (come nel caso del liuto): elemento ancor più sorprendente se si considera invece la ripetizione di uno strumento di moderato interesse decorativo come il tamburo a cornice. Se la raffigurazione non ripete un modello ricorrente e non è ispirata a motivi di completezza della strumentazione, né di efficacia estetica si può allora ipotizzare che essa sia determinata da criteri simbolici e, vista la cura dedicata agli elementi tecnici dell’esecuzione musicale e del funzionamento degli strumenti, forse anche sonora. L’ensemble costituito dai dieci angeli, tuttavia, sarebbe sonoramente squilibrato (il suono della ribeca e del salterio sarebbero completamente coperti da quello delle trombe e delle percussioni) e non corrispondono ad alcuna prassi nota corrispondendo, al contrario, ad ambiti sociali ed esecutivi differenti. La situazione cambia radicalmente se, anziché considerare i dieci strumenti come gruppo unitario, se ne isolano dei gruppi individuando tre fasce orizzontali così costituite (dall’alto al basso): 1. quattro angeli con organo portativo, cimbali, ribeca e salte43 Il Tabernacolo dei Linaioli del Beato Angelico restaurato rio; 2. quattro angeli con tromba a esse, tromba da tirarsi e due tamburi a cornice; 3. una bombarda e un flauto e tamburino. In questo modo il primo concerto è interamente costituito da strumenti dal suono tenue e tintinnante, che ben si conciliano e integrano tecnicamente e musicalmente tra loro, legati a una simbologia sacra (il salterio legato all’iconografia del Re David e l’organo portativo, qualche decennio più tardi, a quella di Santa Cecilia). Il secondo concerto, invece, dal suono fragoroso e percussivo, è anch’esso musicalmente coerente, con l’interazione tra tromba ad esse e tromba da tirarsi per l’ambito acuto e grave della scala, sottolineate dalla percussione scrosciante dei tamburi con sonagli, e corrisponde a una forte simbologia celebrativa. Il terzo gruppo – forse non a caso il più esiguo – è infine caratterizzato da due strumenti dal suono forte e penetrante, destinati alla danza 1 Beato Angelico, Sposalizio della Vergine, Firenze, Museo di San Marco, in G. Bonsanti, 44 all’aperto e quindi legati alla corporeità, due strumenti, insomma, di rango certamente inferiore e fortemente legati al mondo terreno. Così ripartiti, quindi, gli strumenti del Tabernacolo dei Linaioli illustrano efficacemente, attraverso la musica, un percorso di emancipazione dalla condizione terrena, attraverso la gloria, alla musica spirituale e, infine, alla pura contemplazione in preghiera o, secondo le teorie sistematizzate da Severino Boezio, alla musica delle sfere la quale, generata dalla rotazione dei pianeti, non è percepibile all’orecchio umano. Gli Angeli musicanti del Tabernacolo acquistano quindi un significato simbolico che va ben oltre quello rivestito dai gruppi di Angeli musicanti normalmente inseriti ai piedi o ai lati della Vergine nelle altre opere del Beato Angelico e dei suoi contemporanei e che giustifica l’eccezionalità e la cura nella scelta dei soggetti e la collocazione insolita. Beato Angelico: catalogo completo, Firenze, 1998, p. 131, n. 40. La cifra tra parentesi indica il numero di opere in cui è stato individuato lo strumento. 2
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