Settimanale E enti Anno 7 N° 41 Lunedì 28 luglio 2014 Lombardia Spedizione con tariffa Posta Target Magazine conv. naz./304/2008 del 01-06-2008 Realizzazione editoriale a cura di New Business Media Srl CHIMICA, FARMACEUTICA & BIOTECH Ecco una carrellata di imprese che spiccano per innovazione. RICERCA Fondazioni e centri ricerca che continuano a investire in conoscenza e puntano sulla condivisione delle conoscenze. Dalla ricerca medica all’astrofisica spaziale. E dal 6 al 12 ottobre, per la Settimana del Biotech, è in programma una fitta agenda di appuntamenti in tutta Europa © Sergey Nivens - Fotolia.com Da pag. 2 © Minerva Studio - Fotolia.com Da pag. 9 ■ BANDO IDROGENO E CELLE A COMBUSTIBILE / Dalla Commissione Europea 93 milioni di budget nell’ambito di Horizon 2020 Un settore dalle ampie potenzialità di crescita Il programma quadro europeo per la ricerca e l’inovazione. Obiettivo ridurre la dipendenza dagli idrocarburi 93 MILIONI DI EURO il budget che la Commissione Europea destina al bando “Idrogeno e celle a combustibile” 6 NOVEMBRE 2014 il termine ultimo per l’invio delle candidature per partecipare al bando C on un budget di 93 milioni di euro, la Commissione Europea ha pubblicato il primo bando relativo all’iniziativa “Idrogeno e celle a combustibile” nell’ambito di Horizon 2020, il nuovo Programma quadro europeo per la ricerca e l’innovazione. La scadenza per l’invio delle candidature è fissata al 6 novembre 2014. Il bando riguarda un settore promettente, che potrebbe contribuire a raggiungere obiettivi considerati cruciali a livello europeo: contrastare le emissioni di anidride carbonica, ridurre la dipendenza energetica da idrocarburi che compongono il petrolio e il gas naturale - combustibili fossili costosi e inquinanti - e sostenere la crescita economica anche con la creazione di nuovi posti di lavoro. Dalle tecnologie legate all’idrogeno e alle celle a combustibile, l’Unione europea si aspetta in particolare applicazioni innovative in grado di innovare i sistemi di trasporto, facilitare la generazione distribuita e far fronte alla natura “discontinua” di energie rinnovabili come quella eolica. Per er accelerare l’introduzione sul mercato di queste tecnologie c’è la Fuel cells and hydrogen joint undertaking undertaking, la partnership pubblicoprivata che, a livello europeo, unisce gli sforzi di tre grandi stakeholder: la Commissione Europea; il gruppo N.Erghy, che raccoglie centri di ricerca e università europee e che rappresenta la comunità scientifica di riferimento; il gruppo New Energy World Industry Grouping, composto da grandi industrie e da Pmi leader in questi settori. La partnership porta avanti una serie di iniziative mirate, a cominciare dalla promozione di bandi come quello appena pubblicato. L L’obiettivo è sostenere le azioni di ricerca e innova- zione e i progetti dimostrativi più innovativi e vicini al mercato, orientati verso tre grandi priorità: stoccaggio dell’idrogeno, trasporto su strada e infrastrutture e produzione efficiente di energia. Diverse le novità dei bandi di Horizon 2020. Innanzitutto, l’iniziativa in tema di idro- © LaCozza - Fotolia.com Commissione Europea in partnership con N.Erghy e New Energy World Industry Grouping geno e celle a combustibile è articolata in due pilastri: energia e trasporti, affiancati da un’altra linea di azioni trasversali. I nuovi bandi, inoltre, non sono più suddivisi in ambiti tecnologici, ma sono organizzati in “sfide” e problemi, a cui i partecipanti sono chiamati a rispondere proponendo le soluzioni che ritengono più adatte per raggiungere gli obiettivi specificati nel bando. Grande attenzione è riservata infine alla diffusione dei risultati. In quest’ottica, i nuovi bandi richiedono ai partecipanti di elaborare un dettagliato piano di disseminazione e di valorizzazione dei risultati. 2 Chimica, Farmaceutica & Biotech Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ ASSOBIOTEC / Dal 6 al 12 ottobre manifestazioni in tutta Europa ■ ASSICC / Dal 1946 rappresenta le imprese italiane dell’intero settore chimico Una settimana all’insegna del biotech Per l’unione europea del farmaco Anche in Italia si celebrano le molteplici applicazioni delle biotecnologie Tra gli associati anche le realtà di logistica, trasporti e consulenza D al 6 al 12 ottobre si svolgerà in tutta Europa la seconda edizione della Settimana del biotech. Saranno sette giorni dedicati al racconto delle esperienze sulle biotecnologie nei loro diversi settori di applicazione. Assobiotec, l’Associazione nazionale per lo sviluppo delle biotecnologie, che fa parte di Federchimica, è il partner italiano della manifestazione e promotore di numerose iniziative per sviluppare il ruolo delle biotecnologie nel miglioramento della qualità della vita. Sono in programma 15 dibattiti, 11 laboratori, 2 spettacoli teatrali, una mostra d’arte, 2 flash mob, 2 corsi di formazione, 4 “play decide” (giochi di ruolo a tema) e un’intera giornata di Porte Aperte a cui hanno aderito su tutto il territorio nazionale 25 realtà tra imprese e centri E enti TERRITORIO | ISTITUZIONI DIN NEWSLETTER Settimanale Anno 7 - Numero 41 Lunedì 28 luglio 2014 | Tra feste e convegni di ricerca operanti nel settore. L’obiettivo è coinvolgere il più ampio numero di attori e platee di diversa natura (sono 20 a oggi le città italiane coinvolte), focalizzandosi di volta in volta sulle diverse Direttore responsabile: Mattia Losi IMPRESE Registrazione Tribunale di Milano numero 208 del 21 marzo 2005 Realizzazione editoriale a cura di: New Business Media Srl Via Eritrea, 21 20157 Milano Stampatori: ll Sole 24 Ore S.p.A. Via Busto Arsizio, 36 20151 Milano; Il Sole 24 Ore S.p.A. Via Tiburtina Valeria; Km 68,7 - 67061 Agente: Carsoli (Aq); AREA MEDIA sas Stampa Quotidiana Via Nannetti, 2/e S.r.l - Via Galileo 40122 Bologna Galilei, 280/A 40059 Tel.: 051 6492589 Località Fossatone Fax: 051 5282079 Mail: [email protected] Medicina - (Bo); applicazioni delle biotecnologie. In questo modo si potrà contribuire ad aumentare la consapevolezza del pubblico e l’attenzione delle istituzioni sull’impatto positivo che le biotecnologie hanno, e avranno sempre più, su tutti gli aspetti della vita dell’uomo: dalla salute all’alimentazione e all’ambiente, senza tralasciare l’importante contributo fornito dalle biotecnologie all’economia in termini di competitività, crescita e creazione di nuovi posti di lavoro altamente qualificati. Secondo i dati del Rapporto “Biotecnologie in Italia 2014”, realizzato da Assobiotec in collaborazione con EY, oggi in Italia il settore delle biotecnologie è composto da 422 imprese impegnate in Ricerca e Sviluppo e vale oltre 7 miliardi di euro di fatturato. Con le sue 264 imprese l’industria biotecnologica italiana si colloca al terzo posto in Europa, dopo Germania e Regno Unito, per numero di realtà “pure biotech”. Il programma dettagliato della Settimana europea del biotech (in continuo aggiornamento) è consultabile sul sito Internet: www.assobiotec.it. D al 1946 Assicc rappresenta le imprese italiane di commercio, produzione e distribuzione di prodotti chimici, ma anche aziende della logistica, trasporti, consulenza e altri servizi ausiliari al settore chimico. Con oltre 250 imprese associate - delle quali un centinaio appartengono al settore della chimico-farmaceutica e sono specializzate nella commercializzazione di sostanze attive farmaceutiche - che costituiscono circa il 75% del fatturato totale del mercato nazionale, Assicc si configura, oggi, come un indiscusso punto di riferimento per la chimica in Italia. A latere dei servizi di formazione - con particolar riferimento ai corsi inerenti il progetto Reach focalizzati sulla sostenibilità ambientale della chimica - di assistenza sulle normative del settore e di supporto strategico alle aziende, l’Associazione ricopre un importante ruolo di interlocutore presso istituzioni, enti territoriali, nazionali e internazionali, ed è attualmente concentrata ad affrontare gli aspetti applicativi delle normative che più coinvolgono gli operatori del settore del- Il vice-presidente Sergio Fontana la chimico-farmaceutica, e al confronto con le autorità competenti sulle figure dell’importatore, del distributore e del depositario nonché del broker di sostanze attive. Sergio Fontana, vice presidente e coordinatore del settore chimico-farmaceutico Assicc, afferma “Noi vogliamo che a un mercato comune europeo corrispondano delle regole comuni europee. L’Italia ha infatti, per esempio, recepito la normativa europea 2011/62 ma ha attuato delle modifiche con delle norme più restrittive che, ad oggi, creano degli svantaggi competitivi per le aziende associate”. Lo sforzo associativo mira pertanto a tutelare gli interessi dell’intera categoria attraverso un costante, proficuo dialogo sull’argomento con tutti gli stakeholder, come ad esempio avviene con il ministero della Salute e con l’Aifa. “Non da meno - conclude Fontana - lavoriamo anche per unificare la stessa interpretazione della norma italiana, che ad oggi viene talvolta applicata diversamente da regione a regione”. L’auspicio è dunque quello di arrivare a un ministero della Salute europeo con regole uguali in tutta Europa che facilitino un’equa competizione. ■ NMS / Nerviano Medical Sciences: nodo chiave della Rete Oncologica Lombarda e fiore all’occhiello della ricerca in Italia. Spicca in Europa per le sue attività diversificate Grazie alle nanotecnologie nuove risposte contro il cancro Un’accelerazione dai prestigiosi accordi internazionali e dal filo diretto con le case farmaceutiche e l’Istituto Nazionale dei Tumori L a ricerca e lo sviluppo finalizzati alla scoperta di nuovi prodotti per la cura del cancro, la ricerca di sinergie e alleanze con società del comparto biofarmaceutico impegnate nel settore oncologico e con la comunità scientifica, la crescita dell’area dei servizi di ricerca per lo sviluppo preclinico e farmaceutico, la scoperta e l’implemento di terapie anticancro innovative, non solo grazie allo sfruttamento delle piattaforme tecnologiche e delle competenze interne, ma anche mediante la creazione di alleanze con l’industria farmaceutica e la comunità scientifica, inclusa la Rete Oncologica Lombarda. Una mission ben definita. Un impegno che Nerviano Medical Sciences (Nms) si è assunta diversi anni fa, lavorando con dedizione per il miglioramento della vita dell’uomo. Nerviano Medical Sciences è la più grande azienda italiana e una tra le più significative in Europa nel settore della ricerca e sviluppo farmaceutico specializzato nel settore oncologico. Si tratta di un centro di ricerca indipendente dotato di attività diversificate: si va dall’attività di produzione farmaci per con- to terzi a quella di preparazione dei principi attivi (sia per il gruppo che per il mercato) passando attraverso il monitoraggio della ricerca clinica e preclinica. Non ci sono altri esempi di questo tipo in Italia: Nerviano Medical Sciences è un unicum anche perché svolge la propria ricerca sostenuta da un azionista pubblico mantenendo comunque tutte le caratteristiche di una struttura privata. Un processo che si è sviluppato in maniera efficace dal 2009 quando il neo presidente Alberto Sciumè dettò le linee guida di un progetto che sta dando i frutti desiderati: apertura al mercato, legame con la ricerca accademica e con il sistema sanitario lombardo, accesso a target terapeutici specifici. Step by step, per ampliare e migliorare il panorama di cervelli presenti nella struttura: proprio come nel 2011 quando è stato siglato un importante accordo di collaborazione internazionale con il professor Mauro Ferrari e con il professor Marco Pierotti. Mauro Ferrari è considerato il padre della nanomedicina, per attività di ricerca congiunta con l’Istituto Nazionale dei Tumori. Marco Pierotti è stato La sede del Nerviano Medical Sciences Una camera sterile presidente dell’Organization of European Cancer Institutes nel triennio 2008-2011 e della Società Italiana di Cancerologia, autore di oltre 400 pubblicazioni su oncologia sperimentale, immunologia, biochimica e biologia molecolare. In que- sto modo Nerviano Medical Sciences si è aperta alle nanotecnologie per lo sviluppo di nuovi trattamenti in ambito oncologico. E ancora l’ingresso del professor Carlo Maria Croce nel board di Nerviano Medical Sciences: il ricercatore di fama internazionale è stato nominato Vice Presidente di Nms con delega alla direzione scientifica del Centro nel 2011. In questi anni ha sviluppato in Italia attività di ricerca d’avanguardia in particolare in ambito oncologico. E poi accordi importanti con realtà nazionali e internazionali, una tra tutti Novartis, con la quale è stato stipulato un contratto che gestisce i diritti di licenza esclusiva per sviluppare una serie di composti oncologici di proprietà del Centro. Ha la responsabilità esclusiva di condurre ulteriori ricerche sulle molecole oggetto dell’accordo, oltre che di svilupparle e commercializzarle. Oppure l’accordo di licenza con una biotech americana per due inibitori di importanti tirosino-chinasi, siglato nel novembre 2013: 113 milioni di dollari il valore complessivo del deal che valorizza le strutture di ricerca del Centro, direttamente coinvolte nelle fasi di scoperta, brevettazione e sviluppo industriale delle due molecole. Un nuovo, prestigioso accordo internazionale che segna il nuovo corso di Nerviano Medical Sciences, sempre più protagonista sulla scena della ricerca biomedica internazionale. Nello stesso anno anche il gruppo di Ricerca Servier, società europea leader del settore farmaceutico e della ricerca, ha annunciato una partnership di collaborazione e di licenza globale per lo sviluppo e la commercializzazione di una molecola first-in-class scoperta a Nerviano. Tale molecola inibisce la chinasi Ttk/Mps1, un bersaglio che regola la mitosi ed è sovraespresso in molti tumori ed è considerato un target nuovo e molto promettente in oncologia. Insomma Nerviano Medical Sciences rappresenta un vero e proprio centro di ricerca industriale, con tutto ciò che questo termine significa, cioè la necessità che i ricercatori ottengano risultati. Altrimenti i conti non tornano. Il futuro si strutturerà su alcune imprescindibili direttrici: l’implementazione della ricerca con attività di relazione sviluppata verso operatori finanziari e società farmaceutiche oltre a una strategia legata ad attività straordinarie per rendere più leggera la situazione debitoria creatasi prima del 2009. Il futuro in questo settore, quindi, passa anche dall’Italia. Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Chimica, Farmaceutica & Biotech 3 ■ LUPI / Lundbeck Pharmaceuticals Italy conta oltre 100 dipendenti a Milano e altri 110 presso lo stabilimento di chimica fine di Padova. Un altro si trova in Danimarca La casa farmaceutica punta sul know-how italiano Si concentra negli ambiti neurologico e psichiatrico. Importanti investimenti in Italia per lo sviluppo integrale di nuovi famaci P untare all’eccellenza per migliorare la qualità della vita di centinaia di milioni di persone che, in tutto il mondo, soffrono di disturbi psichiatrici e neurologici. È un’identità forte quella della Lundbeck. E a dir poco unica nel panorama delle case farmaceutiche internazionali. Il Gruppo festeggerà nel 2015 un secolo di storia nella ricerca sul sistema nervoso centrale. Testimonianza eloquente di un’azienda che, anche in tempi di crisi, continua a credere nel Bel Paese. Soprattutto, di un’azienda che lo fa da vent’anni: quest’anno ricorre l’anniversario della sua presenza nello Stivale. In Italia dal 1994 dove conta oltre 100 dipendenti a Milano, Lundbeck sceglie nel 2000 di investire anche in produzione, dato il ruolo strategico che il nostro Paese riveste nel Gruppo, con uno dei due stabilimenti di chimica fine a Padova (l’altro è in Danimarca) e oltre 110 persone che vi lavorano: il Lupi, acronimo di Lundbeck Pharmaceuticals Italy. Lundbeck è un caso di successo quasi unico, se pensiamo a quanto accade ed è accaduto nell’ultimo decennio nel panorama farmaceutico italiano, con la dismissione degli investimenti in produzione e in ricerca e sviluppo di gruppi internazionali quali Roche, Glaxo e Novartis. Insomma, quest’azienda farmaceutica va assolutamente controcorrente e sceglie di investire: nei macchinari per la produzione, nella ricerca chimico-farmaceutica e nel potenziamento della conoscenza del team di Lupi. Tanto da rendere il know-how della squadra padovana di portata internazionale, a testimoniare come ogni nuova molecola sia un’opportunità per diventare riferimento a livello internazionale e per affrontare nuove sfide. Decisiva la presenza in Italia di competenze individuali e di team d’altissimo livello. “La bravura, la competenza e la creatività dei professionisti italiani è ben nota in tutta Europa - afferma Ralph Fassey, amministratore delegato di Lundbeck -. Non a caso si è puntato sul team di Padova, poiché ritenuto fin dall’inizio con esperienza e capacità superiori a quelli della stessa L’amministratore delegato Ralph Fassey casa madre per la sintesi dei principi attivi dei prodotti per il sistema nervoso centrale”. Si parla non solo di produzione, bensì anche di identificazione e ingegnerizzazione dei nodi del processo produttivo e della sua industrializzazione. A Padova sono prodotti i principi attivi di molti dei farmaci Lundbeck per il mercato europeo e addirittura mondiale. Ovvero, l’escitalopram, la memantina e di recente la vortioxetina e il nalmefene, gli ultimi nati dalla ricerca Lundbeck, che rappresentano il futuro di questa’azienda da sempre totalmente focalizzata sui disturbi del sistema nervoso centrale. Dunque, valore su valore, misurabile con i successi consolidati che vedono Lundbeck continuare a scommettere sull’Italia in maniera specialistica. “La cultura aziendale - sottolinea Fassey - è incentrata sulla ricerca costante dell’eccellenza, con una specializzazione in un settore molto impegnativo, che ci permette di condividere con i medici italiani i frutti delle nostre ricerche e di mettere a disposizione nuove molecole in ambito neurologico e psichiatrico”. Senza tralasciare una riflessione importante: “L’industria farmaceutica continua Fassey - potrebbe essere un motore eccellente della ripresa economica in Italia. Basterebbe una semplice presa di coscienza da parte della classe politica. E regole certe, stabilità e trasparenza”. Che significa per Lundbeck poter continuare ad assicurare ai pazienti e ai loro famigliari risposte a bisogni terapeutici ancora insoddisfatti. Oltre che cogliere di certo un’ulteriore occasione di giocare Subito politiche di rilancio. È l’ultima possibilità L’integrazione col Piano del Lavoro della Cgil per delineare strumenti, competenze e orientamenti per lo sviluppo iamo a un punto di non ritorno: se non si ferma la deindustrializzazione in atto, se non si interviene con politiche economiche e sociali, con risorse private e pubbliche di sostegno al mercato interno e al tessuto produttivo, il Paese rischia il tracollo, incapace di agganciare i timidi segnali di ripresa”. È questo l’allarme lanciato dalla Filctem, Federazione nata, in seno alla Cgil, dall’unione di tre grandi storie, quelle degli operatori chimici, tessili e dell’energia, che da tempo promuove una vera e propria politica industriale integrata nei confronti del Governo e delle imprese su innovazione di processo e di prodotto. Il segretario generale di Filctem Lombardia Rosalba Cicero afferma: “Tutto questo è ancora più preoccu- pante se consideriamo che la stessa ripresa produttiva, qualora si affermasse, non farebbe recuperare i livelli occupazionali persi. Infatti, la prospettiva che si sta delineando, a seguito della forte contrazione dei consumi, vede la redistribuzione di pezzi importanti di filiere produttive e riorganizzazioni aziendali. Ne derivano cambiamenti negli asset che porteranno magari a un re- Rosalba Cicero, segretario generale Filctem - Cgil Lombardia cupero della produzione ma non è detto che ciò porti benefici per l’occupazione”. In questo scenario la Lombardia, pur caratterizzata da un apparato produttivo più strutturato rispetto al resto d’Italia e dalla presenza di settori importanti fra cui quello chimico farmaceutico, ha gradatamente perso pezzi importanti di industria manifatturiera e intere aree industriali. Per questo da una parte si tratta di difendere ciò che esiste, mentre dall’altra si tratta di ri-progettare una nuova struttura produttiva, innovata e di qualità, senza la quale non sarà possibile creare le condizioni per la crescita e lo sviluppo. Da qui l’impegno della struttura regionale confederale per la costruzione di un Piano del Lavoro della Cgil, finalizzato a delineare strumenti, competenze e orientamento sul tipo di sviluppo necessario al Paese. “Entrando nello specifico della situazione del settore chimico in Lombardia e delle sue prospettive - afferma Cicero - è emerso che, pur ancora un ruolo strategico, di primo piano, nell’ambito della produzione e della ricerca clinica in Italia. Lo stabilimento produttivo di Padova, LuPi ■ FILCTEM LOMBARDIA / La rappresentanza regionale di chimici, tessili, energia e manifatture. Parla il segretario generale Cicero “S L’industria farmaceutica: un motore eccellente della ripresa economica in Italia con 5.000 posti di lavoro persi dall’inizio della crisi, la nostra regione mantiene un ruolo di leader non solo in Italia ma anche nel contesto europeo. Nonostante le potenzialità esistenti, non possiamo tuttavia ignorare che in questi anni abbiamo subito un impoverimento in questo settore, che ha accentuato la fragilità di tutto il sistema produttivo non solo in Lombardia, ma anche a livello nazionale”. Per quanto riguarda la crisi che attraversa la chimica di base, le cause che hanno determinato questa situazione sono molteplici, a partire dalla presenza sempre più preponderante nei mercati internazionali dei Paesi emergenti e dei Paesi produttori di petrolio, che possono vantare un alto grado di competitività dato dall’approvvigionamento delle materie prime. In questo senso Filctem guarda con preoccupazione all’assenza di una politica industriale del sistema Paese e alle scelte di convenienza che le imprese, a partire dall’Eni, hanno compiuto, privilegiando attività più redditizie a scapito delle attività chimiche. Buona parte del futuro della chimica si gioca però anche sulla capacità di innovazione sul versante della chimica fine e della chimica specialistica, due ambiti che caratterizzano la chimica presente nel nostro Paese e in cui si ritrovano realtà di eccellenza ma anche i noti limiti di capacità competitiva. Nonostante ciò, il settore chimico-farmaceutico si è difeso meglio di altri in questa lunga crisi e presenta grandi opportunità di sviluppo. “Per la crescita di un comparto strategico come è quello chimico - conclude Cicero - sarebbe necessario che il Paese, a partire dalla Regione Lombardia, si doti di un progetto di politica industriale che sostenga la crescita tecnologica e dimensionale delle imprese; svolga un ruolo attivo affinché le aziende facciano sistema, favorisca la nascita di comuni piattaforme tecnologiche, e incentivi la ricerca. Non possiamo illuderci che un apparato produttivo composto prevalentemente da aziende di dimensioni medio-piccole, anche se di successo, possa affrontare da solo, senza alcun sostegno, le sfide innovative e tecnologiche necessarie per disegnare il futuro della chimica nella nostra regione e quindi nel Paese”. 4 Chimica, Farmaceutica & Biotech Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ BISI LOGISTICA / Nata nel 1966, oggi è all’avanguardia in Europa e partner di aziende chimiche e farmaceutiche Tutte le soluzioni per gestire le “merci pericolose” I plus dell’azienda: strutture e tecnologie all’avanguardia integrate nei gestionali delle aziende clienti, personale altamente specializzato S i contano sulle dita di una mano le aziende logistiche del Nord Italia che hanno le autorizzazioni indispensabili per lo stoccaggio delle cosiddette “merci pericolose”. Bisi Logistica, nata addirittura nel 1966, si è specializzata in questo segmento dal 2006 e, grazie a una crescita costante, oggi è all’avanguardia in tutta Europa. L’azienda, che ha sede a Milano e si sta ampliando con la costruzione di un nuovo magazzino a fianco della struttura esistente, è in grado di stoccare qualsiasi tipologia di prodotti pericolosi, da quelli per l’ambiente agli infiammabili, tossici, comburenti e aerosol. In pratica, tutti tranne gli esplosivi e i radioattivi. “Abbiamo scelto un mercato di nicchia qual è quello dello stoccaggio dei prodotti pericolosi - dice Berardo Bisi, amministratore delegato di Bisi Logistica -, perché tutte le grosse imprese lo hanno escluso per la complessità e i costi derivanti. Quindi siamo tra le poche ditte logistiche ad avere un’autorizzazione di questo tipo in Italia: per ottenerla occorrono cinque o sei anni, le risorse necessarie, le competenze tecniche e un sistema gestionale continuamente efficiente. Inoltre - prosegue Bisi - l’iter prevede controlli quasi ogni mese da parte di vari enti come Vigili del fuoco, Arpa, Inail, Protezione civile. La normativa è abbastanza restrittiva: si tratta della ‘direttiva Seveso’, seguita al disastro di Seveso del 1976. L’Europa decise di adottarla per coinvolgere tutte le aziende chimiche nella regolamentazione dello stoccaggio e manipolazione di prodotti chimici”. L’alta specializzazione consente a Bisi Logistica di sviluppare un mercato e rapportarsi anche a grandi gruppi internazionali. L’azienda ha conseguito le certificazioni Iso 9001 per la qualità, Iso 14001 per l’ambiente, Oh Sas 18001 per la sicurezza ed è prossima alla Sqas (Safety & Quality assessment system), autorizzazione specifica delle Operazioni di picking con l’ausilio di diverse tecnologie di prelievo Uno scorcio delle operazioni di carico Caratteristiche generali I Corsi di Laurea in Biotecnologie e in Biotecnologie Industriali sono fortemente caratterizzati da un’ampia multidisciplinarietà. L’obiettivo specifico è quello di fornire solide basi teoriche e sperimentali nelle diverse tecniche utilizzabili in ambito professionale biotecnologico. assicurando allo studente l’acquisizione di una elevata padronanza di metodi e contenuti scientifici negli ambiti propri delle Biotecnologie Industriali. Particolare attenzione è rivolta all’applicazione pratica delle nozioni acquisite, tramite un elevato numero di CFU (21) da dedicare ad attività sperimentali multidisciplinari di laboratorio nella Laurea di I livello, mentre gli studenti del corso Magistrale dedicheranno l’intero ultimo anno al proprio progetto di ricerca sperimentale. È possibile completare il percorso formativo col conseguimento del Dottorato in Scienza della Vita. Test di ammissione (I livello): 9 Settembre 2014 (225 posti disponibili, di cui 5 riservati a studenti extra UE) Laurea Magistrale: colloquio valutativo delle conoscenze, da tenersi in data da stabilirsi, entro il 15 Settembre 2014. linee guida per il trasporto. Bisi Logistica si distingue per tutte queste autorizzazioni, ma anche per aver investito tantissimo in tecnologie, strutture e personale. Esempi concreti sono il magazzino in costruzione, che verrà dedicato ai prodotti a temperatura controllata, con quattromila posti pallet in più, e i sistemi gestionali per gestire in sicurezza le varie aziende, a partire da tecniche classiche come la Fifo (First in first out). “Per le aziende di chimica, farmaceutica e quant’altro spiega Bisi - possiamo gestire i lotti di produzione, le date di scadenza e i numeri di matricola, grazie a un sistema in radiofrequenza che mappa interamente il magazzino e traccia tutto il materiale dall’ingresso fino all’uscita, prima con un controllo di qualità e quantità, poi verificando lo stato delle merci, il rispetto dei lotti e del numero dei colli”. È un’etichetta barcode a tracciare ogni movimento di ciascun prodotto. Il tutto viene gestito dal sistema informatico di Bisi Logistica, che si interfaccia con i diversi sistemi gestionali delle aziende con cui lavora, dando loro la possibilità di conoscere in tempo reale le quantità disponibili. “Nel trasporto - aggiunge Berardo Bisi - abbiamo un sistema di track and trace, utile per avere la traccia della spedizione dalla partenza all’arrivo a destinazione, e il Pod (Proof of delivery), che è la copia della bolla scannerizzata e digitalizzata con la firma del cliente finale. Ogni cliente può scaricarla dal nostro portale attraverso una password e una username private e regolarsi così sui tempi di consegna”. Di recente la Bisi Logistica si è dotata di una piccola flotta di mezzi isotermici, che permettono di effettuare consegne, ove necessario, con una temperatura controllata in tutte le stagioni. Adatti in particolare ai settori della chimica e farmaceutica, questi mezzi constano di una tecnologia che documenta le temperature durante il percorso. Ma il fiore all’occhiello rimane la formazione del personale. “L’azienda è formata in prima battuta da persone - precisa Bisi - e noi cerchiamo di motivarle e coinvolgerle con piani di miglioramento aziendali per la sicurezza e per la qualità”. Università di Milano-Bicocca… ...Formiamo Biotecnologi dal 1995 Sbocchi professionali Le conoscenze acquisite nel corso della Laurea di I livello consentono un inserimento nel mondo del lavoro in enti di ricerca pubblici e privati, industria biotecnologica, farmaceutica, energetica, cosmetica, nutrizionale e della chimica fine. I laureati Magistrali in Biotecnologie Industriali potranno essere inseriti sia in piccole, medie e grandi imprese sia in Enti Pubblici (Università, CNR, ASL, ecc.) con funzioni di elevata responsabilità nel campo della ricerca, produzione, analisi e consulenza relativamente allo sviluppo ed alla conduzione di processi produttivi biotecnologici, tenendo conto dei risvolti etici, tecnici e giuridici. Informazioni Generali Presidente del Consiglio di Coordinamento Didattico: Prof. Enzo Martegani Dipartimento di Biotecnologie e Bioscienze Ed. U3 - P.zza della Scienza 2 –- 20126 Milano Segreteria Didattica 02-6448.3346 – 3332 – 3327 [email protected] [email protected] [email protected] http://www.biotecnologie.unimib.it Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Chimica, Farmaceutica & Biotech 5 ■ DISAT / La Sezione Chimica del dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia dell’Università degli Studi dell’Insubria di Como gestisce i corsi di laurea e le attività di ricerca Chimica, la laurea che apre davvero tutte le porte Dalla hydrogen fuel economy alla medicinal chemistry, sono parecchie le aree di ricerca attivate presso la nuova palazzina attrezzata È parte di noi, del nostro vivere quotidiano: è forma e sostanza, oggetti e formule. È il cuore pulsante di materiali di uso comune, che riempiono le nostre case. Plasma il pianeta: è la chimica, materia affascinante che l’Italia rappresenta in modo egregio anche a livello di settore industriale. La buona competenza nasce però tra le aule delle università, specie in quegli atenei che possono vantare un rapporto molto stretto tra docenti e studenti. È questo il caso che si verifica presso la Sezione Chimica all’interno del dipartimento di Scienza e Alta Tecnologia (DiSat) dell’Università degli Studi dell’Insubria di Como. La Sezione organizza e gestisce il corso di laurea di I livello in Chimica e Chimica Industriale e quello magistrale in Chimica. Anche se con mansioni diverse a seconda del livello di formazione, entrambe i corsi conducono a un facile inserimento del laureato nell’ambito produttivo, come indicato dagli ultimi dati statistici ottenuti dal Consorzio Alma Laurea. “A parte il livello e la qualità della formazione di indubbio valore forniti agli studenti, acquisiti grazie all’impegno quotidiano dei docenti e al favorevole rapporto numerico tra studenti e docenti - spiega Gianluigi Broggini, presidente del Consiglio di Corso di Studi di Chimica - le strette relazioni che alcuni membri dell’area chimica hanno coltivato e rinforzato nel tempo con le attività sul territorio giocano un ruolo importante, conducendo alla possibilità di tesi esterne e di linee di ricerca condotte internamente, ma dirette verso le esigenze del territorio”. La Sezione è anche composta da 22 ricercatori, impegnati nell’ambito della ricerca di base e applicata. Tra poche settimane, il mondo “chimico” dell’Università dell’Insubria subirà un importante cambiamento di tipo “logistico”. I membri della Sezione Chimica avranno, infatti, accesso alla nuova palazzina situata in via Valleggio, un’interessante realizzazione architettonica, attrezzata con aule studio e laboratori, che completa e integra gli edifici dell’insediamento universi- Un laboratorio didattico della Sezione di Chimica del DiSat Il nuovo edificio della Sezione Chimica dell’Università dell’Insubria tario di area scientifico-tecnologica. Questo permetterà una migliore organizzazione delle attività di ricerca, aumentandone l’efficienza e l’efficacia grazie all’interscambio di idee tra i ricercatori, così necessario allo sviluppo e al consolidamento delle nuove tematiche di ricerca multidisciplinari. “Siamo infatti certi - prosegue il presidente - che la presenza sotto lo stesso tetto di tutte le sotto-aree chimiche, ovvero analitica, chimica-fisi- ca, inorganica e organica, favorirà una costante interazione tra profili complementari”. Come detto, la Sezione Chimica è anche innovazione e ricerca, elementi imprescindibili per gli studenti e per un rapporto ottimale con le imprese. Per quanto riguarda gli aspetti tecnologici delle linee di ricerca attive, va sicuramente citato lo spiccato interesse nei confronti della hydrogen fuel economy per quanto riguarda la produzione d’idro- geno, con studi sulla fermentazione batterica di feedstock non commestibile, sulle celle a combustibile alimentate da idrocarburi pesanti, e sulla foto-ossidazione dell’acqua per mezzo di materiali semiconduttori a base di biossido di titanio. Le problematiche inerenti allo stoccaggio e trasporto dell’idrogeno sono invece affrontate attraverso lo sviluppo di materiali capaci di assorbire grandi quantità di gas, intrinsecamente “ad alta energia” e direttamente utilizzabili nei motori a combustibile. Nell’ambito della medicinal chemistry vanno evidenziate alcune linee dirette alla progettazione, sintesi e valutazione biologica di nuovi farmaci intelligenti. In quest’area, gli studi sono prevalentemente focalizzati su molecole dotate di attività antitumorale che modulano l’interazione tra le proteine responsabili dell’insorgenza delle malattie, mimandone i siti di contatto. Sono inoltre allo studio nanomateriali antibatterici di natura policationica in grado di trasportare e rilasciare principi attivi specifici. ■ UNIMI / Il dipartimento di Chimica dell’Università di Milano impegna 86 docenti in corsi riconosciuti dalla European Chemistry Thematic Network Association Ricerca di base e applicata, con respiro internazionale Avviato il primo master Industrial Chemistry completamente in lingua inglese e due nuovi laboratori specialistici all’avanguardia L a ricerca, la didattica e la produzione scientifica di elevato livello internazionale sono i tratti distintivi del dipartimento di Chimica dell’Università di Milano (www.chimica.unimi.it), che vede impegnati 86 docenti tra professori e ricercatori e dispone di laboratori di ricerca, attrezzature e strumentazioni avanzate. Il dipartimento promuove attività di ricerca d’avanguardia, con particolare attenzione alle tematiche che presentano caratteristiche di attualità e innovazione sia nel campo della ricerca di base (sviluppo delle conoscenze), sia in quello della ricerca applicata (rivolta alle esigenze dell’industria e della società). Oggi più che mai la chimica può e deve giocare un ruolo importante in temi cruciali per l’umanità quali l’energia, la salute, il cibo, l’ambiente, i nuovi materiali “intelligenti” e la gestione delle risorse. Il dipartimento di Chimica di Unimi condivide tutte queste nuove sfide. L’offerta formativa comprende i corsi di laurea triennale in Chimica e Chimica Industria- le e i corsi di master (laurea magistrale) in Scienze Chimiche e Industrial Chemistry, che sono tra i primi in Italia ad aver ricevuto, rispettivamente, il label Eurobachelor e il label Euromaster, assegnati dall’European Chemistry Thematic Network Association. Dall’anno accademico 20142015, il master Industrial Chemistry si terrà completamente in lingua inglese, diventando il primo corso in Italia di carattere chimico a garantire questa opportunità. I corsi chimici dell’Università degli Studi di Milano si qualificano, quindi, come scuole di eccellenza in ambito internazionale. Insieme alle Università Paris Descartes, Paris Diderot e Strasbourg, il dipartimento milanese partecipa al master “Sciences, Technologies, Santé - In silico drug design”, che offre una formazione teorica nella progettazione di nuovi principi attivi in campo farmaceutico. Il dipartimento annovera poi due corsi di dottorato in Chimica e Chimica Industriale, che hanno durata triennale e prevedono un’intensa attività di formazione e ricerca: sono strutturati con un’impostazione internazionale, tanto che la didattica si svolge interamente in inglese, anche con docenti stranieri, e il dottorando può trascorrere periodi di ricerca in rinomati laboratori esteri. È contemplata pure la possibilità di redigere la tesi di dottorato su argomenti indicati da un’industria, lavorando sia nell’ateneo, sia presso l’industria interessata. Inoltre, alcune tesi finanziate dai progetti Marie Curie dell’Unione Europea possono essere realizzate in collaborazione con centri di ricerca e aziende europee. In aggiunta alla promozione dell’attività di ricerca di base, tipica dell’istituzione universitaria, il dipartimento si propone nei confronti del mondo esterno (industrie, enti di ricerca pubblici e privati, fondazioni, agenzie, ecc.) come punto di riferimento culturale e di supporto pratico per la ricerca chimica di interesse più propriamente industriale e applicativo. A tal proposito sono in via di Laureandi in laboratorio mentre preparano la tesi sperimentale perfezionamento due nuovi laboratori specialistici. Il primo, lo SmartMatLab Centre, è un laboratorio multifunzionale e centro di formazione all’interfaccia tra accademia e industria, dedicato allo sviluppo, alla caratterizzazione avanzata e alla sperimentazione preapplicativa di materiali “intelligenti” in dispositivi fotovoltaici, optoelettronici e sensoristici. Lo SmartMatLab Centre punta così al trasferimento tecnologico dei prodotti di eccellenza e a fornire alle imprese del territorio una serie di tecniche e competenze avanguardistiche. Le attività formative sono aperte gratuitamente a tutti gli esterni. Il secondo laboratorio riguarda invece i materiali polimerici di interesse industriale e ha lo scopo di creare una rete interdisciplinare delle competenze presenti nel dipartimento di Chimica e anche in altri dipartimenti dell’ateneo. Questa rete avrà effetti positivi sulla formazione dei giovani, sulla collaborazione con le aziende del settore e sulla partecipazione a bandi di finanziamento nazionale e internazionale. 6 Chimica, Farmaceutica & Biotech Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ DISFARM / Dipartimento di Scienze Farmaceutiche dell’Università di Milano Professionisti a scuola di brevetti S.r.l. Un corso per la protezione di invenzioni e processi innovativi La chimica di domani MCI GEL ® and Bioseparation and RP Chromatographic media ReliSorb™ Chromatographic resins for biopolymers purification and Ion exchange and adsorbent resins ReliChrom™ Ready to use pre-packed columns ReliZyme™ Enzyme carriers Ion exchange and adsorbent resins EC www.resindion.com Via Roma, 55 - 20082 Binasco (MI) Italia Tel. +39 02 900130221/223 - Email: [email protected] I brevetti sono, anche nel nostro Paese, strumento essenziale per proteggere invenzioni e processi innovativi. Il tema è prioritario in ogni ambito merceologico, soprattutto in quello farmaceutico. Questo è il motivo per cui il corso di perfezionamento in Brevettistica che si tiene in seno all’Università degli Studi di Milano nasce ed è gestito all’interno del DiSFarm (dipartimento di Scienze Farmaceutiche). Il corso, spiega Giorgio Abbiati, ricercatore universitario, che da sempre si occupa della segreteria organizzativa: “Consta di 125 ore di lezione che si tengono il venerdì pomeriggio. Il target è variegato, e composto da neolaureati, persone in cerca di occupazione, persone che lavorano in azienda. Molti docenti sono esterni al mondo accademico, e afferenti al mondo dell’industria e degli studi brevettuali”. Tipicamente, i corsisti hanno una formazione scientifica, ma non mancano, a ogni edizione, persone che hanno anche una competenza legislativa-giurisprudenziale. Gli iscritti al corso (in media 12 per ogni edizione), prose- Facciata dell’Università degli studi di Milano. Foto tratta dall’archivio di ateneo gue Abbiati: “Ricevono nozioni in merito ai brevetti, ai requisiti di brevettabilità, alle procedure di brevettazione, ai marchi, alle azioni giudiziarie in campo brevettuale, alla ricerca bibliografica e documentale. Come si può intuire, si tratta di un’introduzione al mondo della brevettistica, capace di creare una figura essenziale per il mondo aziendale, quella del trait d’union tra lo studio brevettuale e l’inventore. Spesso, infatti, l’inventore ragiona con la mente dello scienziato, mentre il consulente in brevetti si muove con altre logiche, per ■ YSTEM / L’azienda nata a maggio 2012 vanta una compagine societaria di formazione mista, accademico-scientifica e imprenditoriale Medicina rigenerativa e nuovi farmaci Lo spin-off milanese si concentra sulla nutraceutica e la ricerca di terapie per patologie tutt’ora prive di cura Y stem nasce come spin-off dell’Università degli Studi di Milano nel maggio 2012, in seguito a un approccio più manageriale maturato dal suo promotore, nonché attuale presidente, Yvan Torrente, ricercatore e medico in neurologia presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano. La società, attiva nel settore delle biotecnologie e della medicina rigenerativa, nasce per l’appunto con una compagine societaria di formazione mista, accademico-scientifica e imprenditoriale, atta a superare l’impasse che spesso grava sugli spin-off universitari, molto validi da un punto di vista scientifico-tecnologico, e tuttavia carenti nel traslare l’eccellenza in un approccio market-oriented. Il core business della società è principalmente orientato allo sviluppo di tecnologie e metodologie volte a proporre soluzioni innovative di medicina rigenerativa, così come allo sviluppo di nuovi farmaci. Caratterizzazione di un muscolo distrofico umano: in rosa, le cellule staminali muscolari; in verde, il sarcolemma della fibra La società si avvale di un consolidato know-how relativamente all’utilizzo delle cellule staminali nella terapia diretta alle patologie neuro-muscolari e degenerative, supportato da numerose pubblicazioni di rilevanza internazionale e da studi clinici effettuati nell’ambito della rigenerazione tessutale. Più in dettaglio, il portfolio dei prodotti e dei servizi offerti comprende la produzione di terreni di coltura cellulare altamente performanti, ready-to-use e customizzabili in base alle esigenze del singolo cliente, anche combinati a supporti polimerici 2D o 3D; la fornitura di modelli animali murini immunodepressi scid/mdx e scid/Blaj certificati; servizi di caratterizzazione di specifiche linee cellulari primarie umane e test di citogenetica; servizi orientati alla farmaco-genomica; supporto ad attività di drug discovery e drug delivery; integratori alimentari a complemento delle terapie di base, specialmente finalizzati alla rigenerazione tessutale. In aggiunta, muovendo i presupposti dall’ambiente clinico Yvan Torrente, presidente di Ystem, ricercatore e medico in neurologia presso l’Ospedale Maggiore Policlinico di Milano oltre che accademico, Ystem offre servizi di consulenza per lo sviluppo di studi clinici nell’ambito della medicina rigenerativa, non solo nelle fasi ex ante, circa la fattibilità e la sicurezza degli stessi, ma anche nelle fasi ex post, con particolare riguardo al follow up dei pazienti. A complemento delle terapie di base, Ystem ha approcciato il settore della nutraceutica quale supporto per la prevenzione e la cura di specifiche patologie, specialmente in ambito neurodegenerativo e muscolare. È in questo settore che si inseriscono lo sviluppo di un brevetto europeo finalizzato a un miglioramento delle prestazioni muscolari in stati patologici del muscolo e l’organizzazione di convegni. “Abbiamo approcciato la nu- la protezione dell’idea e per la verifica dell’elemento innovativo. Una persona capace di coniugare i due aspetti diventa preziosa”. Il corso (www.brevettistica. unimi.it), che giungerà in settembre alla dodicesima edizione, riscuote sempre un ottimo successo: i partecipanti, in molti casi, dopo averlo frequentato, modificano il loro ruolo aziendale. Le aziende stesse sono disponibili a investire in questo genere di formazione, sia per la tempistica (le lezioni il venerdì pomeriggio), sia per la serietà dell’ente organizzatore. traceutica un po’ per sfida, in seguito ad alcune intuizioni e studi preclinici - spiega Yvan Torrente -. Le sue potenzialità, unite a un supporto scientifico importante, ci hanno condotto a un impegno sempre maggiore in ambito di R&D così come a livello informativo-divulgativo. Abbiamo scelto interlocutori e partner, ma anche il nostro pubblico, sia nel mondo accademico che commerciale. Credo sia stata questa la carta vincente dei convegni che abbiamo ideato. Finora abbiamo organizzato un ciclo di tre appuntamenti dal titolo ‘Alimentazione come prevenzione e cura nelle malattie neurodegenerative, cardiovascolari e metaboliche’ e un convegno più articolato su ‘La nutraceutica nella prevenzione delle malattie dismetaboliche e neurodegenerative’, tenutisi presso La Fondazione Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico e l’Università degli studi di Milano”. Ystem si rivolge al mercato di riferimento, il biotech, con una gamma di prodotti e servizi complementari e accessori, altamente flessibili e customizzabili. “Ci prefiggiamo un rafforzamento delle risorse impiegate nell’area di ricerca & sviluppo della società - conclude Torrente -, finalizzato a un avanzamento nella terapia di patologie fino a oggi prive di cura, che possa essere alla portata di tutti e con un approccio limitatamente invasivo”. Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Chimica, Farmaceutica & Biotech 7 ■ CITOZEATEC / Trent’anni di esperienza nelle Bio-tecnologie industriali a conversioni enzimatiche sequenziali per produrre i propri integratori alimentari Entrano in laboratorio solo sostanze naturali e sane Da prodotti agricoli assolutamente non transgenici, coltivati su terreni a perfetta sanità biochimica. Ricerca di base nelle università C itozeatec utilizza le più avanzate bio-tecnologie industriali a conversioni enzimatiche sequenziali per produrre i propri integratori alimentari, che vengono definiti biodinamici grazie alla loro capacità di favorire i metabolismi bioenergetici intracellulari fondamentali per tutti gli altri metabolismi della cellula. L’esperienza di oltre trent’anni di lavoro dei ricercatori nel campo delle bio-tecnologie delle conversioni enzimatiche costituisce il know-how alla base delle ricerche che hanno portato a identificare sia gli enzimi, sia le sequenze enzimatiche che, “copiando” le medesime sequenze biologiche della cellula umana, hanno permesso di “costruire” specifici substrati nutrizionali riconoscibili da parte degli enzimi cellulari. Questi possono così utilizzarli per liberarsi di eventuali antagonisti presenti nei loro siti attivi ed essere nuovamente disponibili per le attività enzimatiche correlate al metabolismo glucidico e ai cicli metabolici che hanno nel ciclo di Krebs il loro denominatore comune. Gli enzimi, infatti, sono le unità funzionali del metabolismo cellulare. Organizzati in sequenze, catalizzano le numerose reazioni attraverso le quali le sostanze nutrienti sono degradate, estraendone energia e piccoli precursori che a loro volta sono utilizzati per la sintesi di molecole indispensabili a tutte le funzioni vitali. Le ricerche di base, condotte La ricerca evidenzia la predisposizione degli integratori biodinamici a “comunicare” con i metabolismi intracellulari Per affrontare il ring ma anche la vita Un mix di zuccheri, altre vitamine e oligoelementi per aumentare l’energia nello sport come nel lavoro R principalmente presso l’Università di Tor Vergata e altre sedi dal 2010 in modo continuativo, mettono in evidenza una serie di dati che tendono a confermare la particolare predisposizione degli integratori alimentari biodinamici a “entrare in comunicazione biochimica” con i metabolismi intracellulari. Tutto ciò rende realistica la possibilità di favorire un’efficace regolazione dell’omeostasi dinamica dell’organismo umano in situazioni metaboliche più o meno compromesse come nei casi di astenia, patologie croniche, “fatigue” o in momenti di maggior richiesta di attività metabolica energetica come avviene nell’attività sportiva a vari livelli. Le referenze Citozeatec (citozym, ergozym, ergozym plus, citovigor, dulcozym e propulzym) sono preparati con prodotti agricoli assolutamente non transgenici, coltivati su terreni a perfetta sanità biochimica. Quando si fa riferimento alla biochimica occorre prestare attenzione a non confondere i processi biochimici con i processi chimici classici. La biochimica del corpo umano non può prescindere dall’attività degli enzimi e questi determinano la esatta conformazione “spaziale” delle molecole biologiche che dipende specificatamente dal tipo di legami esistenti tra atomo e atomo, ma soprattutto dall’energia di questi legami e dalla distribuzione delle ca- riche esterne (elettroni) nella molecola. Un esempio efficace rispetto a questi argomenti lo offre la pianta dello Stramonio che, nonostante la sua alta produzione isultati sul ring, sui campi da tennis, di calcio, e sui campi della vita quotidiana anche allettata pongono in evidenza che la nuova integrazione biodinamica di Citozeatec può offrire un aiuto determinante. Questi risultati indotti da un insieme di zuccheri e altre vitamine e oligoelementi, ricchi di energie e di informazioni, sono oggi a disposizione dello sportivo e di quanti vogliono potenziare l’energetica a tutti i livelli come documentano straordinari risultati sportivi e ancora più straordinari risultati su altri fronti, dove la ripresa delle attività enzimatiche ed energetiche aiuta i pazienti in partite contro le ulcere, i danni vascolari da placche ateromasiche (vengono ridotte); è di supporto in associazione alle terapie contro i tumori e in varie altre patologie che richiedono un rafforzamento energetico e del sistema enzimatico. Tutto ciò favorendo la correzione dei difetti dell’alimentazione moderna segnalati nella Raccomandazione Ue del 28 aprile 2010 e relativa all’iniziativa di una programmazione congiunta nel settore della ricerca di una alimentazione sana per una vita sana. di alcaloidi, che la rendono una pianta altamente tossica, può funzionare come porta innesto per quella della melanzana, producendo comunque ottime melanzane. Tutto ciò avviene mediante enzimi e rRna enzima, che sintetizzano molecole specifiche per la melanzana senza che le sostanze tossiche possano alterarne il frutto. Numerose ricerche confermano le proprietà di questi prodotti e ne documentano le capacità che sono state illustrate. Ogni prodotto viene sottoposto ad attente ricerche. Per ulteriori informazioni, consultare il sito Internet: www.citozeatec.it Reazioni cataboliche che scacciano l’alcool Il Citoethyl, grazie al suo apporto ai substrati specifici agli enzimi endogeni, aiuta la cellula a velocizzare l’eliminazione dei cataboliti C itoethyl, uno dei prodotti della gamma Citozeatec è stato studiato da una ricerca del Dipartimento di biologia dell’Università Tor Vergata, che ne ha messo in luce tutte le caratteristiche e capacità. Esso sfrutta gli enzimi e i loro processi per aumentare la velocità di conversione di molecole potenzialmente tossiche come l’alcool. Con il suo mix di substrati ottimali ottiene, come documentato, un’accelerazione di reazione catabolica con conseguente riduzione del tasso alcoolemico in tempi ristretti. Il Citoethyl (www.prosit-shop.de) apporta substrati specifici agli enzimi endogeni, rendendolo a tutti gli effetti un attivatore di metabolismo, aiutando la cellula a velocizzare la conversione e l’eliminazione dei cataboliti, alcool compreso. Come noto, quando si assume una bevanda alcoolica, l’alcool in essa contenuto viene metabolizzato in minima parte nello stomaco prima che venga assorbito e raggiunga il sangue. L’alcool è una so- stanza tossica per l’organismo, soprattutto per il sistema nervoso, e deve essere metabolizzato dal fegato per essere reso inoffensivo. In pratica circa il 90-98% dell’alcool ingerito viene metabolizzato in una quantità pari a circa 7-10gr./h. Ciò significa che per eliminare la quantità di alcool fornita da mezzo litro di vino da 13° di alcool possono essere necessarie circa 6-9 ore. Proprio per queste ragioni è importante, nel mettersi alla guida, controllare che il tasso alcoolemico sia nei termini di legge e quindi di aver eliminato la maggior parte dell’alcool ingerito. Il Citoethyl, confezionato in flaconcini monodose, favorisce l’eliminazione degli effetti tossici dell’alcool e la riduzione del tasso alcoolemico più rapidamente rispetto ai tempi di eliminazione naturale. La conferma di questo processo di accelerazione viene dalle ricerche fino ad ora condotte a livello universitario attraverso diversi lavori a partire da studi osservazionali sull’uo- mo sano e fino alla pubblicazione internazionale “Reduction of breath alcohol levels in healthy subjects by Citoethyl” apparsa sull’International journal of nutrition and food sciences nel 2013. Vi sono inoltre due prodotti della gamma Citozeatec - Citozym, Citovigor - importanti nell’ambito dello svolgimento della pratica sportiva. Riguardo questo argomento vi è una ricerca condotta ancora una volta dall’Università di Tor Vergata incentrata sull’effetto riduttivo di questi prodotti sui Ros (sostanze reattive all’ossigeno), dovuta ad un notevole incremento degli enzimi endogeni quali: catalasi (Cat), superossidodismutasi (Sod), glutatione ossidasi (Gsh). Grazie a questo lavoro, nel 2010 è stato organizzato e si è tenuto un convegno nazionale con riferimento alla pratica sportiva della pallavolo cui ha partecipato anche il professor Vittorio Colizzi. Non da ultimo vi sono ricerche condotte dalle università, anche a livello internazionale, sulla riduzione delle placche ateromasiche della carotide mediante l’utilizzo degli integratori Citozym e Propulzym della gamma Citozeatec. Questo importante lavoro ha condotto ad un convegno internazionale svoltosi nell’aula magna dell’Università di Tor Vergata. 8 Chimica, Farmaceutica & Biotech Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ MEDSPA / La famiglia D’Antonio inaugura nel 2011 la casa di cosmetici all’avanguardia, registrando, da allora, un trend in continua crescita Tradizione e ricerca per la vera bellezza Due marchi: Miamo, prodotti cosmeceutici con attivi antietà e Nutraiuvens, integratori alimentari con basso apporto calorico M edspa è un’azienda giovane che si distingue per la voglia di garantire a chiunque il benessere e la possibilità di vivere nella migliore condizione fisica. Ecco perché ogni prodotto viene studiato e realizzato secondo rigorosi canoni di funzionalità. A capo di un percorso ricco di risultati positivi, iniziato nel 2011, figurano Giovanni e Camilla D’Antonio, da considerare figli d’arte nel mondo della bellezza: il padre, Camillo D’Antonio, è un affermato chirurgo plastico, e la madre, Elena Aceto di Capriglia, è una farmacista attiva nel campo dell’anti-aging. Anima scientifica della startup è Camilla, giovane farmacista e ricercatrice nel settore dell’anti-aging negli Stati Uniti, mentre alla guida della sezione manageriale figura Giovanni che, seppur molto giovane, è già forte di una preparazione accademica e di una grande passione per l’imprenditoria. L’azienda propone due marchi affini per finalità e modus operandi, ma caratterizzati dalle diverse funzioni che sono destinati a svolgere: Miamo e Nutraiuvens. Giovanni D’Antonio, amministratore di Medspa Miamo è una linea di prodotti cosmeceutici che utilizza principi attivi mirati in grado di migliorare e preservare bellezza e giovinezza della pelle ed è stata studiata per accompagnare chi voglia prendersi cura del proprio corpo. Tre le linee proposte (Ancever, Longevity Plus, Total Face Care), con l’obiet- tivo di andare incontro alle esigenze proprie delle diverse fasce d’età e garantire un rimedio sicuro alle problematiche cutanee, dalle macchie ai segni dell’invecchiamento. Tutti i prodotti sono sottoposti a sofisticate analisi scientifiche con l’utilizzo di tecniche all’avanguardia che permettono di misurare e verificare le qualità e dispongono di un bollino di qualità certificato che ne attesta l’efficacia. Medspa ha investito il suo sapere scientifico anche nella ricerca nutrizionale dando vita a Nutraiuvens, brand completamente nuovo di integratori alimentari con basso apporto calorico e con funzioni innovative. L’azienda approccia così anche il mondo della nutraceutica, e vi entra facendo leva sulla voglia di vivere a lungo in buona salute. Fin dal momento del lancio, Nutraiuvens ha riscosso grande successo con i 4 integratori (Skin-detox, Menoreact, Vitamina D3, Multiact) destinati a tutte le fasi della vita: dal supporto al benessere cutaneo in generale, potenziando il benesse- re della donna in pre e post menopausa, fino ad arrivare a un integratore di vitamina D3 e a un multivitaminico in grado di dare davvero il pieno di energia. Tutti i brand e le loro linee dispongono di un sito internet con relativo e-shop, dove è possibile leggere la scheda del prodotto ed effettuare un ordine on-line, con la sicurezza di un servizio di recapito a domicilio e di assisten- za per qualsiasi imprevisto. In particolare, i farmacisti - fascia di fondamentale interesse per Medspa - all’interno dei siti possono disporre di un’area specifica, in cui poter effettuare la registrazione, consultare il materiale tecnico dei prodotti, fare ordini e richiedere espositori o cartelli per le proprie vetrine personalizzati in base alla grafica e alle dimensioni segnalate. Da sinistra, due novità Miamo: Gentle makeup remover, soluzione struccante viso-occhi, per rimuovere delicatamente trucco e impurità anche dalle pelli più sensibili. L’estratto di tè verde, potenziato dall’estratto di cetriolo, prolunga il benessere e la giovinezza della pelle, grazie alla sua azione antiossidante. Nutriente multi-attiva, Restructuring 24h Cream risponde alle necessità delle pelli più esigenti, contrastando l’invecchiamento e agendo direttamente sulle diverse matrici biologiche implicate nello skin-aging ■ CPC BIOTECH / Dal 2007 biotecnologie industriali al servizio della piccola e media impresa farmaceutica. Fatturato a 1,4 milioni Ricerca italiana al top e burocrazia ferma al palo Dalle due stanze in affitto al Cnr di Napoli al capannone di 1.400 mq “su al nord”. Bene le esportazioni L e idee hanno un valore. E laddove sono proficue, rafforzate da buona volontà e supportate dall’ambizione sono strategiche e premiano. È il caso di Cpc Biotech. Siamo nel 2007 e a Fabio Arenghi, ricercatore, viene l’idea di creare una società nell’ambito delle biotecnologie industriali. La propone a un piccolo gruppo di imprenditori italiani del settore farmaceutico, che ci credono, decidono di investirci e di avere fiducia nella potenzialità del progetto. Così, in un paio di stanze del Cnr di Napoli, in affitto, prendono il via i primi laboratori di quella che attualmente è una delle realtà più prepotenti nel settore. Già nel 2011 ecco un ulteriore passo importante: l’acquisto di un capannone di 1.400 metri quadrati a Burago di Molgora, in Monza Brianza, dove il team si trasferisce e costruisce laboratori all’avanguardia. Oggi, dopo sette anni appena, questa è una società di primo piano nel panorama della ricerca e sviluppo e della produzione di bioprodotti anche per conto terzi, con prodotti commercializzati nel mondo per merito pure di accordi con Da sinistra: una vista dello stabilimento di Burago Molgora (MB) e Fabio Arenghi, fondatore di Cpc Biotech importanti multinazionali. Per intenderci, la Cpc Biotech vale 1,4 milioni di euro per fatturato, di cui l’80-90% estero, con Europa, India, Australia, Turchia e Sud-est Asiatico in prima linea. Conta 7 dipendenti e, soprattutto, continua a concentrare le sue forze su ricerca e sviluppo. Principalmente sono due le aree in cui è attiva. La prima riguarda lo sviluppo e produzione di enzimi (biocatalizzatori) per controlli di qualità su farmaci e bevande/alimenti: vengono sviluppati ex novo enzimi at- traverso il clonaggio di geni, da diversi organismi, codificanti specifiche attività enzimatiche o putative attività enzimatiche. La seconda è lo scalaggio e produzione industriale di enzimi conto terzi. Insomma, partendo da zero, in tempi non certo felici, Cpc Biotech non molla la presa e fa della crisi un’opportunità, per crescere, cercare nuovi mercati e aggredirli con successo. In altre parole, un esempio eloquente di come, in concreto, se si crede nella propria mission, i risultati arrivano e gli obiettivi si raggiungono con profitto. “La nostra realtà, allo stesso modo di molte altre in settori diversi, comporta necessariamente un forte impegno nelle attività di ricerca - dice Fabio Arenghi, che guida il team fin dall’inizio -. Senza una continua ricerca non si può pensare di avere una lunga vita aziendale”. E ciò rende Cpc Biotech in assoluta controtendenza. “Al riguardo, la società applica abbastanza frequentemente bandi pubblici regionali, ministeriali, Cee, per cercare di ottenere finanziamenti che permet- tano di portare avanti ricerche innovative”, dice Arenghi. Però, anche dove vi sono le migliori premesse non mancano le note dolenti, come per i fondi per la ricerca, appunto: “Sono pochi e, per carità, se non ce ne sono non si può fare diversamente dice Arenghi - il problema vero è che andrebbero gestiti bene, cosa che invece non accade affatto. L’ho provato in prima persona, per via di ritardi nella stipula delle graduatorie e nell’erogazione dei fondi: situazione del resto attualissima poiché abbiamo partecipato Ogni brand, inoltre, comunica anche attraverso i social network, chiave fondamentale per instaurare un vero e proprio dialogo quotidiano con i consumatori. I risultati del suo percorso sono stati riscontrati fin dal primo anno di vita quando, dopo un rapido lancio, Miamo fatturava già più di 45.270 euro pur rivolgendosi quasi esclusivamente ai privati. Il 2012 ha segnato l’inizio dell’attività in farmacia, registrando un’immediata crescita, con un fatturato giunto a 392.500 euro, per un valore di produzione totale di 472.000 euro. Nel 2013 si sono registrati ancora maggiori successi: con un fatturato di 855.500 euro, il brand registrava un valore di produzione vicino al milione di euro. Risultati positivi anche per il primo semestre del 2014, mentre l’azienda debutta nel Principato di Monaco e negli Stati Uniti e tesse nuove trattative per i mercati svizzero e britannico. Per ulteriori informazioni consultare i siti Internet: www.miamo.com oppure: www.acnever.com. a un progetto europeo per il quale la parte tecnica scientifica è stata valutata a livello europeo e quella amministrativa demandata ai singoli Stati. Il progetto presentato in Comunità da noi italiani, soggetto capofila, è stato approvato. Ci siamo noi, un’azienda di Napoli e l’università La Sapienza di Roma, insieme a un’azienda spagnola e un centro di ricerca finlandese. La data di partenza era settembre 2011 e fine settembre 2013 quella di chiusura, in pratica due anni. Bene, tutti sono partiti nella data prevista eccetto la compagine italiana in quanto il Miur ha voluto fare la sua valutazione, benché la parte tecnicoscientifica fosse di competenza europea. Così - sottolinea Arenghi - per noi italiani la partenza è stata gennaio 2012, con un ovvio scollamento dai partner, oltretutto in quello che era un lavoro d’equipe. Non solo: nei 2 anni di progetto avrebbe dovuto esserci il rimborso delle spese sostenute a intervalli regolari di 6 mesi, avvenuto per tutti e non per noi italiani, che siamo ancora in attesa. Questo è il punto fondamentale perché così le aziende non sono aiutate di sicuro. Sono solo alcuni degli aspetti cruciali per chi oggi fa ricerca e imprenditoria, con i quali ci si scontra ogni giorno, senza trascurare la questione dei controlli e delle ispezioni, insieme a molto altro ancora”. Ma Cpc Biotech continua a impegnarsi come sempre nel suo lavoro, in settori di nicchia, molto particolari e specifici. Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Ricerca ■ AB MEDICA / Realtà italiana, nata nel 1984, leader nell’importazione e nella produzione delle tecnologie più avanzate in vari settori del medicale Oggi le neuroscienze parlano italiano Anche grazie alle apparecchiature hi-tech per il monitoraggio cerebrale messe a punto dall’azienda S i chiama Cyberbrain e promette di essere una rivoluzione nell’ambito del monitoraggio e del controllo dei segnali bioelettrici provenienti dal cervello. Sviluppato da ab medica, azienda italiana leader nell’innovazione per la salute, Cyberbrain è un dispositivo medico impiantabile per l’acquisizione e il monitoraggio degli impulsi cerebrali, che rappresenta, allo stato dell’arte, un sistema intracranico innovativo. Impiantato, trasmette i segnali via wireless consentendo di mappare i segnali nervosi e l’emissione di impulsi a distanza per il controllo, per esempio, delle crisi epilettiche e del dolore e per la gestione delle brain computer interfaces come gli arti robotici e gli esoscheletri. E se Cyberbrain è impiantato nel cervello del paziente, un altro importante frutto del lavoro di ricerca del gruppo è un caschetto indossabile esternamente che consente la registrazione e la trasmissione di segnali cerebrali in scenari di neuroriabilitazione (per esempio pazienti post ictus o affetti da malattie neurodegenerati- Cyberbrain ab medica, headquarters ve). Il dispositivo permette di supportare la valutazione e la validazione degli esercizi previsti dal protocollo di riabilitazione; integrare, secondo un approccio multidisciplinare, il segnale cerebrale acquisito con altri parametri vitali, in un sistema unico e certificato, e interagire, in maniera intelligente, con l’ambiente circostante o con piattaforme di telemonitoraggio, attivando ed erogando servizi innovativi e adattivi (come allarmi, richiesta di interventi, “second opinion”). Il caschetto e Cyberbrain sono solo due dei numerosi progetti avviati negli ultimi anni dal gruppo ab medica e sviluppati dal dipartimento interno di ricerca & sviluppo, con lo scopo di ampliare la gamma dell’offerta mediante prodotti e servizi innovativi. Investimenti in attività di ricerca e sviluppo, sinergie con le aziende del gruppo, in questo modo ab medica ha rapidamente consolidato il proprio ruolo di riferimento sul mercato nazionale nella diffusione e commercializzazione di prodotti medicali tecnologicamente innovativi e avanzati per la diagnosi, cura e monitoraggio domiciliare dei pazienti. L’obiettivo di ab medica è coprire l’intera filiera dell’innovazio- ne, dalla ricerca industriale allo sviluppo precompetitivo, fino all’ingegnerizzazione e commercializzazione, grazie alle competenze ed esperienze maturate e alla collaborazione con partner industriali e scientifici d’eccellenza. La mission di ab medica è: “For people who care”. Uno slogan che rappresenta la missione di questa realtà: migliorare la qualità della cura e della vita del paziente mediante la ricerca, lo sviluppo e la diffusione di nuove tecnologie mininvasive per ridurre rischi, traumi post-operatori, costi e tempi delle procedure. ab medica è la prima azienda privata ■ FONDAZIONE MONDINO / La Fondazione Istituto Neurologico Nazionale Casimiro Mondino nasce entro l’orbita dell’ateneo Pavese Quando la ricerca aiuta il sistema sanitario Dalla formazione dei medici alla cura del paziente. La neurologia italiana è all’avanguardia in ogni ambito S volgere, promuovere e favorire la ricerca scientifica inerente alla prevenzione, alla diagnosi e alla cura delle malattie del sistema nervoso dell’adulto e dell’età pediatrica. È questa la missione della Fondazione Istituto Neurologico Naziona- le Casimiro Mondino, realtà con sede a Pavia conosciuta in tutto il mondo per la qualità della sua attività assistenziale e scientifica. La storia della fondazione ha origini antiche e prestigiose che si richiamano direttamente a Camillo Golgi, La sede della Fondazione Mondino a Pavia premio Nobel nel 1906 e padre delle moderne neuroscienze. Nel 1898 Casimiro Mondino, allievo di Golgi, fu chiamato dall’ateneo pavese per l’insegnamento della psichiatria. Fu proprio lui a fondare una realtà all’avanguardia nella cura delle malattie nervose, che diresse fino al 1924, anno della sua morte, lasciando erede del proprio patrimonio la Fondazione Casimiro Mondino, che si sviluppò su nuove e autonome basi con la direzione di Ottorino Rossi, capostipite della scuola neurologica Pavese. L’attività della Fondazione Mondino dimostra ogni giorno il suo valore, sfruttando il potenziale di professionisti, risorse e tecnologie a propria disposizione. Al centro di tutto c’è sempre il paziente. In qualità di istituto di ricovero e cura a carattere scientifico (Irccs), prestigioso riconoscimento del ministero della Salute che il Mondino vanta ormai da più di 40 anni, la Fondazione ha come principio guida la conduzione di attività di ricerca i cui prodotti siano trasferibili al sistema sanitario nazionale. Nella struttura clinica e di ricerca della Fondazione è anche Il laboratorio integrato il polo di riferimento dell’università di Pavia per le discipline inerenti la neurologia e la neuropsichiatria infantile. Un’integrazione che - anche attraverso attività didattiche e di training - rende la Fondazione Mondino un attore di prima grandezza nella realtà della ricerca, dell’assistenza e della formazione nel campo della neurologia italiana ed europea. La struttura sanitaria include tre dipartimenti interni (neurologia d’urgenza, neurologia e neuroriabilitazione, neurodiagnostica) e due dipartimenti inter-ospedalieri (neuropsichiatria infantile e oncologia) con 131 posti letto e dieci per day-hospital/macroattività complesse. A ciò si aggiungono attività ambulatoriali e servizi diagnostici che sfruttano le più moderne tecnologie, come la risonanza magnetica 3 Tesla per le neuroimmagini, analisi di next generation sequencing per la diagnostica genetica ed Eeg/Emg ad alta risoluzione in campo neurofisiologico. La ricerca della Fondazione Mondino si articola su otto tematiche principali, finanziate dal ministero della Salu- 9 italiana per numero e qualità di partnership con le ditte produttrici leader di settore. Negli ultimi 20 anni ab Medica ha avuto un ruolo determinante nel rendere l’Italia un centro di riferimento in Europa per quanto riguarda la chirurgia mininvasiva e la robotica, introducendo le tecnologie più avanzate al mondo quali il robot chirurgico da Vinci e il sistema per radiochirurgia stereotassica Cyberknife. ab medica, un turnover di quasi 100 milioni nel 2013 e 180 dipendenti, investe più del 5% del fatturato in progetti ricerca e sviluppo nell’ambito dell’innovation health, medical device ed enabling technology, con un portafoglio di oltre 15 brevetti all’attivo. Le attività di ricerca e innovazione tecnologica del gruppo sono tese a creare un ecosistema che abbia il paziente al centro, con l’ambizione di coprire tutto il ciclo della salute del cittadino: genetica per la medicina predittiva e personalizzata e prevenzione primaria, telepresenza e teleconsulto ospedalieri per l’high acuity e per il paziente cronico, tele-riabilitazione domiciliare, che garantisce la continuità di cura del paziente dall’acuto al cronico e dall’ospedale al territorio. ab medica lavora, inoltre, accanto ai medici e ai pazienti sulla ricerca organizzativa, che grazie anche all’uso delle tecnologie, consente di migliorare l’efficienza e l’efficacia del sistema salute e di aumentare l’empowerment del paziente. te: malattie cerebrovascolari, neuroinfiammazione e neuro-oncologia, malattie neurodegenerative (Parkinson, Alzheimer e sclerosi laterale amiotrofica), neuropsichiatria infantile e dell’adolescenza, cefalee croniche e dolore neuropatico, neuroriabilitazione, epilessia, plasticità sinaptica e circuiti cerebrali. Da queste tematiche, che disegnano il perimetro entro cui operano i ricercatori del Mondino, emergono tre aree di eccellenza, integrate con iniziative di ricerca internazionale, supportate da ulteriori finanziamenti europei: neuroscienze computazionali e connettomica, che studiano la modellistica neuronale e la possibilità di ricostruire il funzionamento dei circuiti cerebrali mediante supercomputer, integrandosi con le attività dello Human Brain Project, finanziato su base decennale dalla Commissione Europea nell’ambito dei Fet Flagship Programmes; ricerca traslazionale sulle malattie neurodegenerative dei gangli della base, pre-clinica e clinica, mirata all’identificazione di nuove strategie diagnostiche e terapeutiche, inserita nei piani dei Centers of Excellence in Neurodegeneration europei; ricerca traslazionale nel campo della nocicezione, sui meccanismi alla base dell’emicrania e del dolore neuropatico, integrata con iniziative promosse nell’ambito dei Programmi Quadro della Commissione Europea che proseguiranno con Horizon 2020. 10 Ricerca Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ UNIMI / Capofila del progetto internazionale è il dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano, insieme a partner di Spagna, Slovenia, Grecia e Svizzera Social&Smart, il social network degli elettrodomestici Ottimizzare l’utilizzo di lavatrice o microonde. Per passare alla realizzazione serve il coinvolgimento dei big del settore S viluppare un social network dove scambiarsi segnali e istruzioni macchina invece di pareri e consigli sugli elettrodomestici. - Per lavare capi più o meno particolari, cuocere le pietanze o altro. - Per mettere a fattor comune conoscenze che derivano dai dati di esercizio inviati da ogni singolo apparecchio e dal suo utilizzatore. È questo il mondo dell’Internet delle cose di cui propone un’implementazione completa il progetto Social&Smart che ha come capofila il dipartimento di Informatica dell’Università degli Studi di Milano e che comprende altri sette partner da Spagna, Slovenia, Grecia e Svizzera. Social&Smart, spiega Bruno Apolloni, docente di Informatica responsabile del progetto, prevede a livello prototipale l’utilizzo di schede Arduino. Con questo hardware viene assemblato un dispositivo “vampiro” che si attacca al bus dei dati nell’elettronica degli elettrodomestici (come si può vedere nelle foto) per realizzare l’interfaccia wi-fi che li connette a un router domestico. Attraverso questo dispositivo si va a sovrascrivere il software origi- algoritmi di intelligenza computazionale per produrre ricette ottimali. In pratica, l’intelligenza del social network fa tesoro delle tante storie di richieste-ricettevalutazioni che provengono dai suoi membri per elaborare istruzioni personalizzate a ognuno di loro. Apolloni fa il caso di una lavatrice. Per farla funzionare al meglio bisogna individuare i parametri di esercizio della macchina in corrispondenza di specifiche del task da eseguire. A questo si aggiunga che le spe- L’utente vede una macchina del pane, se non che al posto dei led compare una scheda Arduino Il dispositivo di interfaccia inserito nella lavatrice che permette lo scambio di dati nale dei microcontrollori per implementare ricette elaborate dal social network sotto forma di set di comandi elettronici. Dal punto di vista tecnologico è poi presente un protocollo molto leggero di comunicazione (mqtt-light) per gestire in maniera sicura le connessioni all’interno di una comunità massiccia di utenti, un’architettura a vari livelli che risiede nel cloud, per gestire la comunità, e cifiche sono spesso vaghe (bucato morbido) e le relazioni dirette tra parametri di esercizio e risultato (quantità sapone - efficacia sulle macchie) non sempre completamente definite. “A fronte di queste incertezze, le case costruttrici puntano su risultati mediamente buoni che possano soddisfare la maggior parte degli utenti. Per converso, Internet delle cose punta a risultati buoni singolarmente per ogni utente” - continua Bruno Apolloni -. Se devo lavare in serata le mie tute sportive consumando poca acqua, lo comunico al social network con pochi dettagli operativi riguardanti la quantità e la composizione del bucato. Dopo di che, il mio coinvolgimento si riduce a caricare e scaricare il cestello della lavatrice. Tuttavia, perché il social network possa elaborare le istruzioni più adatte da mandare alla lavatrice, è necessario che conosca le mie preferenze attraverso la storia dei feedback che ho espresso sui precedenti task. “In sostanza, da un lato stiamo aggiungendo manopole virtuali all’elettrodomestico per una ‘sintonizzazione’ fine, e d‘altra parte, siccome sintonizzare in maniera opportuna la temperatura dell’acqua o il numero di giri della centrifuga è difficile sul piano cognitivo, comunichiamo in forma standard cosa piace o non piace con l’attuale settaggio dei parametri e lasciamo il compito di modificarli per noi a chi lo sa fare: l’intelligenza computazionale della social network” - conclude Apolloni -. Il progetto, finanziato dalla Ue, oltre a semplificare la vita degli utenti punta a proporre un nuovo modello di business ai produttori, che in questo modo potranno avere un rapporto continuo con i loro clienti, seguirli anche nella fase di manutenzione e assistenza, nonché acquisire una grande mole di dati avendo una completa visione del loro parco macchine. In sostanza la vendita del prodotto sarà solo il momento iniziale di un processo che si protrae nel tempo e permette ai produttori di fornire continui servizi a una clientela molto più fidelizzata. Quello che manca per passare dalla fase prototipale alla realizzazione dell’ecosistema è proprio il coinvolgimento dei big del settore, che devono mettere in campo la loro voglia e capacità di innovare. ■ UNIMIB / Dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e Scienze della Terra dell’Università Bicocca EuroCold: l’eccellenza sotto zero L’ambiente dell’Antartide riprodotto in un laboratorio di ricerca unico per gli scienziati L a ricerca italiana riesce a dare il meglio di sé anche “a bassissima temperatura”. Esiste, infatti, a Milano un luogo particolare, nel quale è possibile simulare le condizioni fredde che si verificano per esempio in Antartide, sia per quanto riguarda la temperatura che la “pulizia dell’aria”. Ci troviamo nel complesso dell’Università Bicocca. Qui è stato inaugurato, lo scorso anno, in seno al dipartimento di Scienze dell’Ambiente e del Territorio e Scienze della Terra, EuroCold, un complesso di laboratori che non ha eguali nel nostro Paese, e che ha pochi rivali anche in Europa. Cosa succede in questi ambienti? Spiega il responsabile scientifico, Valter Maggi, anche professore associato dell’università: “Riusciamo a mantenere la temperatura a -50°. Una parte del laboratorio, oltre a essere fredda, è anche mantenuta con aria filtrata e pulita, proprio come se ci si trovasse in Antartide. Con queste condizioni, è possibile effettuare analisi e ricerche e testare per esempio gli strumenti come si fosse realmente nel luogo più freddo del pianeta”. EuroCold è un tesoro prezioso per gli scienziati: qui afferiscono sia gruppi di ricerca dell’università, che studiosi di altri enti di ricerca. “Unica struttura pubblica di questo genere, per la sua grandezza e la sua complessità, EuroCold è anche richiesto dalle aziende che intendono eseguire misurazioni e test su diversi materiali, o verificare il funzionamento Il laboratorio a -50° C durante le fasi di lavorazione di “carote” antartiche di strumenti a basse temperature”. Proprio la grandezza è uno dei punti di forza della struttura. EuroCold, che si sviluppa su una superficie di 600 metri quadri ed è composto da una camera a -50° di 40 mq e da una camera di interscambio tenuta a -30° di 20 mq. Ci sono poi due laboratori “puliti” da 16 metri quadri l’uno, uno freddo (a -20°) e uno a temperatura ambiente (+20°). Un laboratorio esterno è di supporto e un’enorme sala motori garantisce il mantenimento delle temperature. Quali analisi e studi vengono eseguiti a EuroCold? Il complesso di laboratori non è “uno tra i tanti” presenti nel Paese. La sua unicità è data proprio dal tipo di ricerca che viene eseguita e dal fatto di essere il deposito nazionale dei componenti di ghiaccio del Progetto Nazionale di Ricerca in Antartide. Spiega infatti Maggi: “Non tutti sanno che l’Italia è inserita nei piani di ricerca sull’Antartide, dal 1985. Il Miur gestisce proprio un progetto che ha come scopo lo studio del ghiaccio di quella porzione del pianeta. Ebbene, tutto il materiale che proviene Una “carota” durante le fasi di misurazione dall’Antartide, in termini di campioni di ghiaccio, estratti sia dai ricercatori italiani che internazionali, viene stoccato presso EuroCold. Il laboratorio fornisce poi ai gruppi di ricerca la possibilità di eseguire degli studi sui campioni. Ricordo che si tratta di campioni unici, per i quali è fondamentale un corretto stoccaggio, sia in termini di tempi che di maneggiamento”. EuroCold è anche impegnato in diversi progetti di carotaggio di ogni genere di ghiacciaio; qui è possibile simulare le situazioni che si verificano nei ghiacciai e anche studiare l’impatto che l’uomo ha su queste formazioni. “Presso i nostri depositi sono anche presenti i campioni di ghiaccio più vecchi del pianeta, che raggiungono gli 820 mila anni”. Dopo aver lavorato e studiato campioni di ghiaccio provenienti dalle Ande, dall’Himalaya, dal Nord America, oggi i ricercatori di EuroCold sono impegnati a individuare un luogo che abbia traccia di ghiaccio risalente a 1,5 milioni di anni fa. Questo genere di ricerca si compone sia degli studi in laboratorio, che delle spedizioni direttamente in loco. Il professor Maggi ha già partecipato, per esempio, a dieci spedizioni. “Ritengo infatti che l’esperienza sia fondamentale per lavorare meglio in laboratorio: per comprendere con precisione come lavorare con il ghiaccio, occorre aver visitato i luoghi in cui il ghiaccio è ubicato”. Attorno a EuroCold ruotano studiosi e ricercatori di ogni genere di disciplina scientifica, dai geologici, ai chimici, ai fisici, agli ingegneri, agli scienziati della materia, ai medici. Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Ricerca 11 ■ FONDAZIONE D’AMICO / Costituita nel 2004 per volontà dei coniugi D’Amico-Allegri, ha proseguito la trentennale attività dell’Associazione per la ricerca in nefrologia In prima linea per combattere le malattie renali Questa realtà si è distinta, a livello internazionale, nella coltivazione di alcuni tipi di cellule e nello studio delle lesioni del rene L a scarsità di fondi destinati alla ricerca e la non altissima attenzione alle malattie renali non frenano l’attività della Fondazione D’Amico. Costituita nel 2004 per volontà dei coniugi D’Amico-Allegri, la Fondazione ha proseguito la trentennale attività dell’Associazione per l’aggiornamento e la ricerca in nefrologia. Da quindici anni il laboratorio della Fondazione è guidato da Maria Pia Rastaldi, e dal 2008 si localizza all’interno del Policlinico di Milano dove sette operatori si occupano della ricerca di base delle patologie delle cellule del glomerulo, l’unità filtrante del rene. Il laboratorio lavora in collaborazione con la divisione di Nefrologia dell’Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano grazie a una convenzione stipulata con l’omonima fondazione. La maggior parte delle malattie renali sono legate infatti ai problemi di filtrazione che determinano la proteinuria, ovvero la presenza di proteine nell’urina. “Si tratta di malattie con differenti gradi di gravità che conosciamo I ricercatori della Fondazione D’Amico che si occupano della ricerca di base delle patologie delle cellule del glomerulo ancora poco nonostante in questi anni siano stati fatti notevoli passi avanti”, spiega Maria Pia Rastaldi. La sottovalutazione di questo tipo di malattie, anche a livello dei programmi ministeriali, è tanto più ingiustificata visto che la frequenza delle malattie renali croniche che evolvono verso l’insufficienza renale è in netto aumento negli ultimi anni in tutti i Paesi del mondo. Quando l’insufficienza renale arriva al suo stadio terminale, sono possibili terapie salvavita quali il trattamento a tempo indeterminato con il rene artificiale (la cosiddetta dialisi regolare periodica) e il trapianto di rene. Soluzioni che, oltre a peggiorare la qualità della vita del paziente, sono estremamente costose, per cui sono di fatto accessibili a tutti gli strati sociali solo dove esiste un sistema sanitario pubblico. Anche il costo della dialisi, oltre a essere particolarmente elevato, è in continua ascesa. Per questo è necessario incentivare la ricerca che oggi si concentra soprattutto sulle malattie renali che più fre- quentemente colpiscono la popolazione e sono all’origine di più del 50% dei casi di necessità di trattamento dialitico. Si tratta in particolare, nell’età adulta, delle malattie vascolari del rene, legate ad arteriosclerosi e ipertensione arteriosa e la nefropatia che complica assai frequentemente il diabete di tipo II, e, nell’età pediatrica e giovanile, delle glomerulonefriti croniche, delle nefropatie interstiziali (infezioni, ostruzione Il laboratorio della Fondazione lavora con la divisione di Nefrologia dell’Irccs Ca’ Granda Ospedale Maggiore Policlinico di Milano ■ UCADH / L’University Consortium for Adaptive Disorders and Head Pain comprende gli atenei di Pavia e Insubria-Varese Gioco di squadra contro il “mal di testa” Sei milioni di italiani soffrono di questa patologia, di cui restano molti aspetti da chiarire N on è solo un fastidio, nè rappresenta sempre un “di cui” di altre patologie. La cefalea primaria è una patologia a sé stante, che brilla purtroppo di luce propria. È una vera e propria malattia che porta dolore cronico, che ha pesanti ripercussioni sulla quotidianità e sulla socialità delle persone che ne soffrono. È un costo per la comunità e una causa di disabilità. Comprenderne appieno le cause, capire come sia possibile giungere a profilassi e terapie personalizzate è lo scopo di Ucadh - University Consortium for Adaptive Disorders and Head pain, un consorzio universitario composto da due università, Pavia e Insubria-Varese, dall’Istituto Neurologico Nazionale C. Mondino sempre di Pavia e dall’ospedale Fondazione Macchi di Varese. Attorno all’Ucadh ruotano poi centri associati, ciascuno dei quali vanta competenze specifiche. Obiettivo comune di tutte le strutture, spiega Cristina Tassorelli, vice coordinatore, “è quello di capire e curare le cefalee, soprattutto 1. UNIVERSITÀ DI PAVIA Irccs Mondino, Headache Science Center Irccs San Matteo - Dolore oro-facciale - Cefalea endocrina e riproduttiva - Sistema tronco-encefalico e nevralgie craniche. 2. UNIVERSITÀ INSUBRIA DI VARESE Ospedale di Circolo & Fondazione Macchi - Gestione della cefalea e del rischio clinico. 5. UNIVERSITÀ DI PISA Cefalee e disturbi del sonno. 3. UNIVERSITÀ LA SAPIENZA DI ROMA - Diagnosi e terapia delle comorbidità - Cefalea e dolore nell’età dello sviluppo. 6. UNIVERSITÀ AVOGADRO DI NOVARA Pharmacogenetica. 4. UNIVERSITÀ DI FERRARA Valutazione della disabilità e del disagio sociale. 7. UNIVERSITÀ DELLA CALABRIA Neurofarmacologia della plasticità neuronale. La struttura dell’Ucadh raccoglie numerose competenze cliniche e pre-cliniche distribuite in tutto il nostro Paese, per affrontare in maniera globale la poliedricità del problema “cefalee”: dagli aspetti più prettamente assistenziali, ai modelli di base per lo studio in laboratorio quelle primarie, molto frequenti nella popolazione, al punto che pare ne soffrano 6 milioni di italiani. È vero che di questa patologia già molto si conosce, ma è altrettanto vero che molte tessere del ‘puzzle cefalea’ devono an- cora essere identificate. Per esempio, è necessario chiarire parte dei meccanismi che portano al verificarsi delle cefalee e quelli che favoriscono la loro trasformazione da episodiche a croniche”. L’attività del consorzio, che delle vie urinarie o uso inappropriato di alcuni farmaci) e delle malattie ereditarie (la più importante e diffusa fra le quali è la malattia policistica dei reni). I progressi a cui accennava Maria Pia Rastaldi “hanno permesso di comprendere meglio come prevenire la proteinuria”. Un lavoro importante, svolto anche in collaborazione con centri di ricerca europei, americani e più recentemente cinesi. In questo network internazionale che combatte contro le ha sede a Pavia, mira dunque a comprendere, ma anche a fornire competenze, per esempio in merito alla valutazione dei dati clinici, agli aspetti di pronto soccorso per un intervento rapido e mirato; vengono anche inda- gati gli aspetti farmacologici. “La cefalea non riguarda solo il sistema del dolore, investe anche numerose altre strutture cerebrali deputate al controllo di funzioni comportamentali, psicologiche, ormonali e quant’altro. Gli attacchi di emicrania, per esempio, si caratterizzano per la presenza di fastidio alla luce e nausea-vomito, ma si associano anche a stanchezza, flessione del tono dell’umore, necessità di isolamento. Tutto si interfaccia, e tutto deve ssere compreso”, precisa Tassorelli. Ecco perché l’Ucadh possiede, per esempio, anche un laboratorio nel quale si studiano i riflessi neurofisiologici dei pazienti o una sede in cui si studiano i rapporti fra sonno e cefalea. “La ricerca prosegue e sempre nuovi farmaci vengono lanciati sul mercato, ma la richiesta dei pazienti è più stringente e urgente delle soluzioni terapeutiche disponibili, farmacologiche e non. Per questo il nostro impegno deve essere senza tregua”. L’Ucadh - che ha come presidente Giuseppe Nappi, vicepresidente Graziano Leonardelli, coordinatore scientifico Giorgio Sandrini e Giorgio Bono come membro fondatore del board direzionale - si occupa anche di education: ha infatti una scuola di respiro internazionale, nella quale vengono formati i medici di base e gli specialisti. Strettissimo è poi malattie del rene, la Fondazione milanese si è ritagliata uno spazio importante a livello mondiale nella coltivazione di alcune tipologie di cellule e nell’interpretazione delle lesioni del rene. Senza contare che la responsabile delle attività di ricerca è una dei due scienziati europei che partecipano al comitato scientifico che organizza l’edizione 2014 del congresso americano di nefrologia. Dal punto di vista della ricerca, la Fondazione D’Amico partecipa a un programma per lo sviluppo di farmaci intelligenti. I sette ricercatori che lavorano nel laboratorio di Milano si occupano infatti anche dello sviluppo di nanomedicine che dovranno lavorare in modo diverso rispetto ai farmaci tradizionali. Questo tipo di preparati indirizzeranno i vettori solo alle cellule che hanno bisogno di cure tralasciando le altre. In pratica i farmaci andranno solo dove effettivamente servono. Una ricerca resa possibile dalla partnership con il Policlicnico, che fa parte del Cen, Centro europeo di nanomedicina. il legame con le associazioni dei pazienti affetti da cefalea (Alleanza Cefalalgici–Al.Ce. ed European Headache Alliance–Eha). Come detto, attorno all’Ucadh ruotano diversi centri specializzati. Per esempio, a Pavia sono in atto sinergie con neurologi del Mondino e con dentisti, ginecologi ed endocrinologi. Alla Sapienza di Roma l’expertise è incentrata sul mal di testa che colpisce i bambini, mentre a Pisa si studiano i rapporti tra la cefalea e il sonno. A Novara, invece, l’attenzione è nei confronti degli aspetti farmacologici: “Si collabora con la farmacogenetica per capire perché e come un certo farmaco funziona meglio su alcuni soggetti, per arrivare, un domani, a scegliere, sulla base di un semplice esame del sangue, il farmaco più efficace e meglio tollerato per ogni singolo individuo”. A Ferrara, invece, si indagano gli aspetti legati allo svantaggio sociale e alla disabilità (intesa come impossibilità di condurre una vita normale). Le strutture - come quella di Pavia - sono anche predisposte per il ricovero dei pazienti. “Spesso, purtroppo, la sintomatologia è troppo forte, e la cura attraverso farmaci sintomatici alla lunga non risulta efficace. In questi casi il ricovero diventa essenziale”, conclude Tassorelli. Per ulteriori informazioni consultare il sito Internet: www.ucadh.org. 12 Ricerca Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ GRUPPO MULTIMEDICA / Una realtà composita che mira a valorizzare la salute in quanto diritto/dovere del cittadino Ricerca al centro per costruire il futuro della sanità Screening e cura del diabete, medicina perinatale e cura delle patologie oculari tra i progetti più innovativi e di pregio del Gruppo L a mission del Gruppo MultiMedica – 30 anni d’impegno nella sanità con un Irccs, 3 ospedali, un centro ambulatoriale multispecialistico, un Polo scientifico e tecnologico in collaborazione con tre Università e il Cnr, e Bio-Ker, azienda specializzata nello sviluppo di nuovi farmaci biologici – è assicurare non solo servizi sanitari ma salute. Per questo, oltreché nell’assistenza, le strutture del Gruppo (2.230 le persone al lavoro secondo gli indirizzi e la vigilanza della Regione Lombardia e del ministero della Salute) sono impegnate da anni in progetti di ricerca, prevenzione, formazione e promozione di una cultura che valorizzi la salute, intesa come diritto/dovere di ogni cittadino. Rispondono a questi obiettivi due progetti di ricerca che hanno al centro una “malattia sociale” come il diabete e un percorso innovativo di presa in carico della donna incinta e del nascituro quale sviluppo maturo e completo della medicina perinatale (all’Ospedale San Giuseppe di Milano). È finalizzato alla diagnosi precoce del diabete il progetto “Diapason” che sta impegnando in forma congiunta l’Irccs MultiMedica, l’Università degli Studi di Milano, la Fondazione Invernizzi, la Regione e il ministero della Salute sotto il coordinamento del direttore dell’Uo di Diabetologia e Malattie Metaboliche dell’Irccs, il dottor Stefano Genovese. “Il presupposto del nostro lavoro - spiega il medico - è costituito dall’evidenza che il 10% circa dei casi di diabete emergono a seguito di diagnosi di una complicanza della malattia. Gli studi - prosegue - evidenziano che mediamente il diabete è diagnosticato con 5 anni di ritardo rispetto alla sua reale comparsa, poiché l’aumento della glicemia è asintomatico”. La questione assume un peso rilevante per la diffusione che tale patologia ha nel Paese e a livello internazionale. In Italia un recente studio epidemiologico su dati Istat indica nel 2012 un 5,5% della popolazione colpita dalla malattia, con un crescendo dai 55 anni per arrivare al 20% di prevalenza nella popolazione con oltre 75 anni. In sostanza, spiega lo studio, “circa 3,3 milioni di persone soffrono di diabete (di cui oltre il 90% da diabete di tipo 2) e a questi va aggiunta una quota stimabile di circa 1 milione di persone che, pur avendo la malattia, non ne sono a conoscenza”. È a quest’ultimo aspetto del problema che il progetto Diapason intende dare una risposta, prefigurandosi come un “screening opportunistico”, cioè indirizzato alla popolazione a rischio. “Abbiamo coinvolto la Cmmc, una cooperativa di Medici di medicina generale milanesi, da tempo impegnati in un modello di gestione integrata delle cronicità - spiega il dottor Genovese -. Ai loro assistiti, compresi tra i 40 e i 75 anni e con fattori di rischio, è somministrato un questionario denominato Findrisc (è disponibile sul sito www.multimedica.it). Il punteggio che si ottiene corrisponde ad una percentuale di rischio di ammalarsi nei prossimi 10 anni”. A partire dai 9 punti il rischio è del 10%, se si arriva ai 20 punti la possibilità di ammalarsi arriva al 50%. Quando si superano i 9 punti nel questionario “gli assistiti sono inviati alla nostra Unità Operativa - illustra il dottor Genovese - per essere sottoposti ad alcuni esami atti a verificare se si sia già in presenza di diabete. Uno di questi esami, non invasivo, riguarda la misurazione dell’Age nella pelle, ovvero dei prodotti avanzati di glicosilazione che si accumulano se la glicemia è alta”. Per misurare l’Age si usa una macchina di nuova concezione che stimola con luce ultravioletta la loro naturale fluorescenza, rendendoli Farmaci di frontiera per una cura più agevole delle maculopatie L a ricerca MultiMedica contro le malattie oculari causate dall’invecchiamento e dal diabete è attualmente mirata allo sviluppo di nuovi farmaci di sintesi per la terapia della maculopatia. La scommessa è estremamente importante: riuscire a produrre farmaci da istillare come un semplice L’effetto di una nuova molecola di sintesi da instillare nell’occhio al pari di un collirio collirio grazie al basso peso molecolare e alla maggiore diffusibilità delle molecole con cui sono prodotti. “Un obiettivo strabili con semplici istillazioni oculari, rappresentando un che, una volta raggiunto, migliorerebbe in modo assai signi- significativo passo in avanti rispetto all’attuale terapia che ficativo la prevenzione e la cura di queste gravi malattie”, af- consiste nell’iniezione di farmaci direttamente nell’occhio (per ferma il dottor Giancarlo Tonon, co-direttore del programma esempio Lucentis, o Avastin...) La degenerazione maculare legata all’età e l’edema maculare di ricerca. Lo studio è condotto dai dototri Sandro De Falco e Menotti causato dal diabete sono malattie che colpiscono l’area centrale Ruvo del Cnr di Napoli, pionieri in questi studi, con la co- della retina, detta appunto macula che consente la visione cendirezione di Giancarlo Tonon di Bio-Ker, società del Gruppo trale, necessaria per distinguere i dettagli e guidare, leggere, riconoscere oggetti. Queste malattie sono provocate dalla prolifeMultiMedica.. I nuovi farmaci di sintesi che si stanno sviluppando hanno razione di vasi sanguigni sotto la macula. In Europa si contano un peso molecolare di 2.232 dalton, (le molecole degli attuali 20 milioni di persone che soffrono di gravi disturbi della vista e farmaci hanno un peso molecolare tra i 50.000 e i 150.000 si prevede un aumento drammatico di queste patologie a causa dalton) caratteristica che li rende potenzialmente sommini- dell’invecchiamento della popolazione e del diabete. così misurabili. “Finalità del progetto è dimostrare che l’accumulo di Age nella pelle ha valore diagnostico al pari della misurazione della glicemia o dell’emoglobina glicata nel sangue – sottolinea il dottor Genovese -. Studi del genere sono stati compiuti in piccoli progetti in altri Paesi, ma noi intendiamo validare il metodo in Italia e confermarlo con un ampio campione di soggetti coinvolti”. Diapason, infatti, attuerà lo screening su 750 soggetti a rischio, individuati tra 1500. “I dati preliminari dello studio – conclude il medico – saranno presentati in occasione dell’Expo 2015, dedicata ai temi della nutrizione. La non corretta alimentazione, infatti, è causa del diabete e, di contro, un’assunzione corretta del cibo può rappresentare un buon antidoto all’esplicarsi della patologia”. Un approccio integrato a gravidanza e nascite Con uno staff medico di prim’ordine, l’ospedale San Giuseppe di Milano garantisce un servizio eccellente di Medicina Perinatale U n’accoglienza alla futura madre e al nascituro che integra in forma sistematica le diverse competenze professionali mediche e degli operatori sanitari dell’ambito materno-infantile: questo è, in sintesi, l’innovazione dei percorsi di cura che il Dipartimento materno infantile dell’ospedale San Giuseppe di Milano, diretto dal professor Stefano Bianchi, mette in pratica per dar vita ad un reale approccio di Medicina Perinatale. “Una specialità medica sviluppatasi tra gli anni Ottanta e Novanta, grazie alle intuiMedicina Perinatale zioni ed all’infaticabile impegno di figure come la Prof.ssa Jolanda Minoli, dacché il feto è stato concepito come un bambino in utero, al fine di creare un continuum dal punto di vista diagnostico, e laddove possibile anche di cura, prima e dopo la nascita”, premette il professor Bianchi. Se questo è il presupposto teorico, la messa in pratica della Medicina Perinatale ha spesso dovuto fare i conti con la difficoltà di sintesi delle diverse componenti sanitarie che interagiscono con madre e bambino. “Favoriti anche dalle nostre dimensioni, né Il progressivo aumento della diffusione del diabete ha indotto il Gruppo a impegnarsi nel progetto Diapason Nel 2012 la commissione Sanità del Senato ha commissionato uno studio sul diabete, definito “paradigma della cronicità”, per mettere insieme tutte le evidenze epidemiologiche e scientifiche di una “malattia sociale” rispetto alla quale occorre ribadire “il ruolo primario della prevenzione”. “Potete trovate il questionario Findrisc e le modalità per la sua compilazione sul sito internet www.multimedica.it”. troppo piccole, né troppo grandi, abbiamo potuto realizzare un Dipartimento in cui l’integrazione di competenze è una realtà: – sintetizza il medico - ginecologo, ostetrica, psicologo, neonatologo, pediatra… tutti sono concentrati in forma coordinata sulla gravidanza prima e sul nascituro poi. L’idea è quella della costruzione di percorsi sempre più personalizzati, nel rispetto delle regole mediche e di sicurezza”. In situazioni patologiche, inoltre, l’équipe materno infantile è in dialogo con gli altri specialistici, per esempio con il diabetologo nel caso di diabete gestazionale. Altro plus dell’approccio della Medicina Perinatale è la possibilità di offrire alla donna un percorso individuale e, per quanto possibile rispondente alle proprie aspettative, nella gestione della gravidanza e del parto nel rispetto della salute propria e del nascituro. Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Ricerca 13 ■ INAF / Osservatorio di Brera e Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica sono le sedi lombarde dell’Istituto Nazionale di Astrofisica Specchi sempre più all’avanguardia per scrutare il cielo L’Italia vanta la leadership nella produzione di ottiche per astronomia X. Altra sfida per la tecnologia replicante: i telescopi ottici F in dai tempi di Galileo, che per primo guardò il cielo con l’ausilio di uno strumento ottico, chi vuole vedere meglio e più lontano deve poter contare su uno strumento più evoluto di quelli che l’hanno preceduto. Per migliorare un apparecchio astronomico si può agire sul parametro delle dimensioni, costruendo specchi sempre più grandi, oppure sul parametro della qualità, realizzando specchi superlevigati, capaci di controllare autonomamente la loro forma per avere prestazioni sempre ottimali. Le sedi lombarde dell’Istituto Nazionale di Astrofisica (Inaf), ovvero lo storico Osservatorio di Brera e il più giovane Istituto di Astrofisica Spaziale e Fisica Cosmica (Iasf), da anni sperimentano metodi per costruire e misurare (con tecniche innovative, basate per esempio su elementi olografici) specchi di tutte le forme e dimensioni. Gli specchi vengono poi realizzati da industrie lombarde per essere utilizzati nei quattro angoli del globo. Negli anni ‘80 la necessità di limitare il peso degli specchi, che gli astronomi volevano sempre più grandi, ha obbligato a usare lastre di vetro sottili che risultavano quindi facilmente deformabili, peggiorando le prestazioni dei telescopi. “Per risolvere il problema - dice Patrizia Caraveo, direttore dello Iasf - a Milano è stato sviluppato il controllo attivo degli specchi. Molti piccoli pistoni comandati da un computer rimettono in forma lo specchio, che così è sempre perfetto”. Si è trattato del primo passo per potenziare la qualità delle immagini raccolte dai telescopi a terra, ulteriormente migliorabili con la tecnica adattiva che compensa la turbolenza atmosferica ricostruendo un’immagine nitida. Il primo sistema di ottica attiva sviluppato a Milano è ora esposto al Deutsches Museum Masterpieces of Science and Technology di Monaco di Baviera. “I nostri istituti - precisa Filippo Zerbi, responsabile dei progetti da terra dell’Inaf - hanno anche collaborato, all’interno di gruppi internazionali, alla costruzione degli strumenti sofisticati che sono A Brera “spazio alle scuole” (e non solo) L’immagine dell’app che fa vedere in tempo reale i dati della missione Swift il complemento essenziale dei grandi telescopi. Nomino solo X-Shooter, uno spettrografo installato in uno dei quattro grandi telescopi del Vlt in Cile e richiestissimo dagli astronomi che utilizzano gli strumenti dell’European Southern Observatory”. L’astronomia ottica è solo una parte della ricerca astronomica. Gli istituti lombardi sono stati anche precursori nell’utilizzo degli specchi in astronomia X. Si tratta di specchi davvero speciali, di forma grossomodo cilindrica, internamente ricoperti di un sottile strato d’oro pensato per far scivolare i raggi X, che rimbalzano sullo specchio come i sassi lanciati radenti all’acqua nello stagno. A Milano è stata messa a punto la tecnica di produzione “a replica” degli specchi X. La tecnologia, passata all’industria, ha reso l’Italia leader nella produzione di ottiche per astronomia X. “Sono italiani - sottolinea Oberto Citterio, decano delle ottiche replicanti - gli specchi che stanno volando su XmmNewton, il grande osservatorio X dell’Agenzia Spaziale Europea, e su Swift, lo strumento della Nasa che da 10 anni caccia i lampi di raggi gamma e tutte le sorgenti variabili del cielo X e gamma. Anche la missione tedesca eRosita monta specchi X costruiti in Lombardia e ci sono piani per Athena, la grande missione dell’Esa appena selezionata, che tra una dozzina d’anni prenderà il posto di Xmm”. La tecnologia “a replica” è economicamente molto vantaggiosa ed è stata adattata per Il satellite Agile, decisivo per la scoperta della variabilità dell’emissione dalla nebulosa del Granchio costruire specchi per le più svariate esigenze. Per abbattere i costi, sia di fabbricazione sia di trasporto, le superfici vengono costruite a pezzi preformati che poi si montano come in un gigantesco puzzle. Ma ora la grande sfida per la tecnologia replicante sono i telescopi che andranno a formare il Cherenkov Telescope Array (Cta), un osservatorio internazionale che rappresenta la frontiera nel campo dell’astrofisica delle altissime energie. È un insieme di strumenti progettati per rivelare fotoni 10 trilioni di volte più energetici di quelli della luce visibile, prodotti dai fenomeni più violenti che avvengono nell’universo. Una volta penetrati nell’atmosfera, questi fotoni producono una cascata di particelle secondarie che emettono una brevissima luminescenza bluastra: è la “luce Cherenkov”. “I nostri telescopi - spiega Giovanni Pareschi, direttore dell’Osservatorio di Brera - devono essere capaci di rivelare questo debole bagliore, ma, per battere la concorrenza internazionale, Il rendering del telescopio Astri I l museo dell’Osservatorio di Brera dell’Inaf espone gli strumenti storici usati dagli astronomi milanesi nel corso di oltre due secoli. Lo strumento con il quale Schiaparelli vide (o credette di vedere) i canali di Marte è ancora al suo posto sui tetti di palazzo Brera, dove può essere visitato e utilizzato dal pubblico, quando le condizioni meteorologiche lo permettono. Anche le cupole di Merate, dove gli astronomi si erano rifugiati all’inizio del Novecento per sfuggire alle luci di Milano, accolgono visite serali (www.oa-brera.inaf.it). La sede di Brera dell’Inaf fa inoltre “spazio alle scuole” traducendo l’astronomia contemporanea in elementi di matematica e fisica, ma anche filosofia, arte e letteratura. Gli insegnanti hanno così la possibilità di sviluppare parte dei programmi attraverso l’astronomia, tema che riesce sempre a risvegliare l’interesse degli studenti. Per restare connessi con gli strumenti in orbita e sapere tutto sugli ultimi risultati, si possono scaricare le app gratuite Swift Nasa e Agile Science, che portano direttamente sugli smartphone i mostri del cielo. Per maggiori informazioni visitare il sito http://sky4you.iasf-milano.inaf.it. devono anche essere leggeri e poco costosi”. “Grazie ai finanziamenti Inaf - prosegue Pareschi - prima attraverso il progetto Bandiera Astri e ora attraverso il progetto premiale Teche. it, abbiamo progettato un telescopio innovativo che stiamo costruendo ‘end-to-end’. Verrà installato in settembre in Sicilia, all’osservatorio Inaf di Serra la Nave, sulle pendici dell’Etna”. Con i suoi quattro metri di diametro, lo specchio segmentato montato sul prototipo di Astri (www.brera.inaf. it/astri) sarà il più grande specchio sul suolo italiano, ma studierà i mostri dell’universo, non le normali stelle. Patrizia Caraveo, direttore dello Iasf, riflessa sulla superficie dorata di uno specchio X (foto di Gerald Bruneau) Milano: l’astronomia spaziale tra passato e futuro Dall’invenzione delle ottiche X per BeppoSax, il primo satellite scientifico italiano, alle missioni dell’Agenzia Spaziale Europea “È stato Giuseppe Occhialini a iniziare l’astronomia spaziale a Milano alla fine degli Anni ‘60 e da allora non abbiamo mai smesso”. A dirlo è Giovanni Bignami, presidente dell’Inaf, che non dimentica gli anni della sua tesi con il mitico e temutissimo Beppo. “A Milano - continua Bignami - negli anni ‘80 abbiamo inventato le ottiche X per BeppoSax, il primo satellite scientifico italiano, e negli Anni ‘90 abbiamo coordinato la costruzione dello strumento Epic, da 15 anni felicemente operativo a bordo di Xmm-Newton”. Sempre a Milano è stata realizzata una parte della strumentazione del telescopio per astronomia gamma Agile, la prima missione scientifica italiana costruita da un’industria spaziale con sede in Lombardia. Benché di piccole dimensioni, la missione Agile, interamente gestita da Inaf e Asi, si è dimostrata competitiva a livello mondiale, portando in Italia, nel 2013, il Premio Bruno Rossi dell’American Astronomical Society. Gli istituti Inaf lombardi sono coinvolti nelle missioni europee del futuro, dalla progettazione degli strumenti di Athena, il nuovo grande osservatorio europeo per astronomia X, alla messa a punto del progetto per un calibratore degli specchi X della nuova missione (nella sede di Merate), fino alla collaborazione a Solar Orbiter, dedicato allo studio del Sole, e a Euclid, lo strumento che indagherà sulla natura dell’energia oscura che permea tutto l’universo. “Un’attività a tutto campo - conclude Bignami - che dipende in buona parte dal lavoro dei nostri giovani ricercatori precari, ai quali speriamo di poter dare una stabilità, perché sarebbe impensabile perdere tutta l’esperienza e le capacità che hanno acquisito”. 14 Ricerca Eventi Lunedì 28 luglio 2014 ■ PLASMAPROMETEO / Centro di eccellenza per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico di Regione Lombardia e Università di Milano Bicocca La ricerca partner delle imprese, nel campo dei plasmi Incoraggia lo scambio di informazioni tra imprese e mondo accademico, a favore di soluzioni innovative costruite su esigenze concrete C reare know-how, sostenere il progresso scientifico, realizzare una robusta sinergia tra università e industria, formare team qualificati ad alta specializzazione in ambito tecnologico. Nel caso di PlasmaPrometeo, Centro di eccellenza per la ricerca, l’innovazione e il trasferimento tecnologico nel campo dei plasmi, il grande distinguo nel panorama della ricerca applicata sta negli obiettivi e nei risultati ottenuti. Ovvero nell’aver indirizzato la ricerca fortemente sull’applicazione finale, che per aziende e Pmi significa opportunità di sviluppo e di progresso, insomma innovazione pura. È l’imperativo che nel 2004 ha portato all’accordo di programma tra Università degli studi di Milano - Bicocca e Regione Lombardia per dare vita appunto a PlasmaPrometeo. Alla base un approccio assolutamente inedito, rivolto a incoraggiare lo scambio di informazioni tra équipe accademica e imprese, in una condivisione dei risultati più innovativi derivanti dalle attività del Gruppo Plasmi del dipartimento di Fisica dell’Università degli studi di Milano-Bicocca. Evidente lo scopo: estendere la conoscenza e, grazie a un congiungimento non indifferente di forze, accrescere la qualità scientifica e la sua portata, per renderla più visibile e attraente, a vantaggio del mondo industriale e della produzione. Il tutto usufruendo di finanziamenti nazionali ed europei per progetti di ricerca, di dimostrazione e di trasferimento tecnologico, così da innescare un processo di finanziamento della ricerca in università Le applicazioni industriali del plasma L Un plasma prodotto a bassa pressione può essere impiegato per modificare le proprietà di superficie ed emette luce nel visibile, come una lampada al neon e investire in nuove ricerche applicative con aziende. Tra i principali obiettivi del Centro si pone senza dubbio la ricerca e il trasferimento tecnologico all’industria e alle imprese, per via della possibilità concreta di orientare le proprie attività alla realtà aziendale e alle sue esigenze. PlasmaPrometeo gioca il ruolo assolutamente strategico di partner delle imprese nella ricerca e sviluppo di tecnologie all’avanguardia e del loro inserimento nel mercato, con forte valenza sia a livello internazionale che europeo. Soprattutto è partner di una rete di eccellenza europea, Plasmatech, “Network of excellence for plasma technology for textiles, health, food and environment”, per la divulgazione e promozione delle tecnologie a plasma, attraverso la quale collabora con diverse aziende e centri di ricerca a livello europeo. Oltre a servizi mirati per aziende e Pmi, il Centro Gocce d’acqua su un tessuto reso superidrorepellente dal plasma: sulla superficie rugosa del tessile è stato depositato un sottile strato di silicone a scienza continua a mettersi alla prova con innovazioni e applicazioni che, grazie a tecnologie di ultima generazione, sono in grado di rivoluzionare completamente il mondo dell’industria. È il caso delle tecnologie al plasma, ormai tanto diffuse da divenire un processo standard in settori come la microelettronica e l’ottica. Ma non solo. Perché oggi il loro uso si è allargato a tessile, farmaceutico, packaging, cartario, alimentare, beni culturali e a molti altri comparti industriali. Il merito va all’efficacia d’impiego di tali tecnologie e alla sorprendente versatilità nei processi di superficie, che di fatto hanno consentito di soppiantare tecniche meno flessibili. Non basta. Un apporto sostanziale, pressoché insostituibile, è quello nell’ambito della tutela ambientale, dove si sono ottenuti non pochi vantaggi con trattamenti al plasma rispetto a quelli superficiali tradizionali. La spiegazione è semplice: la tecnologia del plasma è un processo a secco che non richiede solventi o prodotti chimici a rischio per l’ambiente. lombardo si dota delle più moderne apparecchiature e strumentazioni. Tra queste vi sono reattori a plasma (bassa pressione e pressione atmosferica), sistemi di controllo dei processi, sistemi di diagnostica dei plasmi, strumentazione per le analisi chimico-fisiche dei materiali e dei gas, sistemi di impiantazione ionica e manipolazione su scala nanometrica delle superfici, e infine modelli teorici di simulazione delle scariche nei gas. Per ulteriori informazioni consultare il sito Internet: w w w. p l a s m a p r o m e t e o . unimib.it Depositi a plasma che imitano la natura nella scala microscopica del millesimo di millimetro: strutture colonnari e ad albero Nuove superfici tessili create mimando la natura I trattamenti al plasma ampliano notevolmente le possibilità funzionali dei materiali e tessuti, senza inquinare l’ambiente E fficacia, versatilità, vantaggi sotto ogni profilo. La ricerca di nuovi processi di trattamento dei materiali con la tecnologia dei plasmi soppianta le tecniche meno flessibili e guadagna terreno anche in campo tessile. In prima linea naturalmente il Centro d’eccellenza PlasmaPrometeo: diversi i brevetti depositati, tra cui due specificatamente sul trattamento dei tessili a pressione atmosferica, dei quali il più recente, sui rivestimenti funzionalizzanti, è del 2013. In più il Centro ha collaborato e collabora nell’ambito di progetti nazionali ed europei con importanti aziende tessili, tra queste ci sono Loro Piana, Gruppo Saati e Pirelli. “Grazie alle recenti scoperte del plasma atmosferico, è possibile impiegare il plasma per il trattamento dei tessili alle velocità attuali di produzione. E creare, imitando la natura, superficie tessili super idrorepellenti, oleorepellenti, antimacchia, nonché multifunzionalità di superficie che non modificano le proprietà organolettiche, di mano, di traspirabilità e di colorazione”. A spiegarlo è Claudia Riccardi, direttrice del Centro di ricerca PlasmaPrometeo. Partiamo proprio dalla super idrorepellenza: artificialmente, con l’uso dei processi a plasma, è possibile creare superfici super idrorepellenti mediante l’applicazione sulle superfici tessili di depositi specifici molto sottili, invisibili (milionesimi di millimetro), che modificano le proprietà chimiche insieme alla struttura microscopica. “Spesso le fibre tessili naturali - dice il direttore - presentano già naturalmente strutture microscopiche, quindi con il plasma è sufficiente modificare la proprietà chimica, ad esempio depositando o legando molecole idrofobiche sulla superficie”. Su questa superficie modificata, una goccia d’acqua rimane come sospesa; tra la goccia d’acqua e la superficie tessile si intrappola uno strato di aria. Ed è il risultato di due effetti: il deposito idrorepellente creato con il plasma e la struttura microscopica del tessile. Un’altra proprietà delle superfici super idrorepellenti è l’effetto autopulente (le gocce d’acqua che rotolano sulla superficie rimuovono da questa le impurità presenti in forma di polvere). Vi è poi l’aumento della tingibilità e della stampabilità, nonché la proprietà antibatterica per il tessile tecnico, insieme a scivolosità, attrito, antistaticità e filtrazione. Soprattutto, si depositano quantità molto piccole di prodotto chimico, centesimi di grammo al m2, contro grammi al m2 ottenuti con i processi convenzionali attualmente impiegati nell’industria. “Dunque si risparmia in consumo di materiali - sottolinea la ricercatrice -. Oltretutto, i processi al plasma non impiegano l’acqua poiché sono processi a secco, pertanto nel settore produttivo tessile si ha grande risparmio di acqua”. Si può dire che le tecnologie al plasma sono a basso impatto ambientale. Fattori particolarmente importanti dell’innovazione della tecnologia a plasma sono che si generano nuovi prodotti o si modifica la loro destinazione d’uso. Da qui la possibilità per un materiale trattato di essere impiegato in applicazioni tecnologiche diverse da quelle tradizionali grazie alle nuove proprietà di superficie, benché continui a mantenere tutte le usuali proprietà di volume. “Sono trattamenti utili in presenza di materiali con adeguate proprietà di volume, ma le cui proprietà di superficie non soddisfano la destinazione d’uso - spiega ancora la Riccardi -. Ad esempio pensiamo ai materiali impiegati nella realizzazione di protesi, by-pass ed in generale di tutti i dispositivi che devono risiedere nel corpo umano. La maggior parte di questi materiali non possiede però le caratteristiche di superficie adatte a questo tipo di applicazioni e ciò ne limita l’utilizzo. In tale caso i trattamenti al plasma sono una soluzione ottimale in quanto permettono di modificare la superficie, andando così ad aumentare la capacità del biomateriale di integrarsi con i tessuti, senza modificare le caratteristiche di bulk del materiale”. Il ruolo del plasma nel trattamento dei materiali è quello di dissociare molecole di gas creandone di nuove chimicamente reattive che, interagendo con la superficie, ne modificano le proprietà chimiche e fisiche. Si parla di processo plasmo-chimico, o processo chimico indotto dal plasma. Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Ricerca 15 ■ FONDAZIONE CIFE / Il Centro Internazionale di Fotonica per Energia è stato fondato a Milano nel 2012 da Politecnico, Cnr e Pirelli ed è diretto da Giorgio Grasso Il fotovoltaico intelligente che batte crisi e concorrenza Il prototipo, già sviluppato, inserito in un progetto pluripartecipato per la produzione. A fine anno già sui tetti di alcuni atenei U n pannello fotovoltaico intelligente dalle caratteristiche e resa tali da sbaragliare la crisi e la concorrenza. Lo ha studiato e sviluppato la Fondazione Cife, il Centro Internazionale di Fotonica per Energia fondato a Milano nel 2012 da Politecnico, Cnr e Pirelli e presieduto da Lucio Pinto. E adesso, dopo averlo sviluppato, ha inserito il prototipo in un progetto pluripartecipato per la messa in produzione del pannello. Ma come si configura questa nuova soluzione fotovoltaica intelligente? “Da una parte spiega Giorgio Grasso, direttore generale di Cife - consente l’accumulo elettrico grazie a un super capacitore che supera i problemi dati da una batteria, e dall’altra permette l’accumulo termico catturando circa il 70% del calore che abitualmente va disperso, con la possibilità di convogliarlo in una macchina termica per il raffrescamento degli edifici (solar cooling)”. Dunque la Fondazione Cife ha realizzato un pannello che non solo trasforma l’energia solare in energia elettrica, ma che è anche in grado di accumulare tale energia, se non im- Il direttore Giorgio Grasso (a sinistra) con la squadra dei ricercatori del Cife mediatamente utilizzata, per rilasciarla quando serve. Si fa così un passo avanti notevole per consumare sul posto l’energia prodotta, in particolare nelle utenze residenziali. “Attualmente per queste utenze - prosegue Grasso - in genere la quota di autoconsumo arriva al 30%. Con la nostra soluzione si può arrivare all’80% di autoconsumo”, grazie a un componente elettronico integrato (il super capacitore) sulla parte posteriore che ha la stes- sa vita del pannello e che ne aumenta la capacità elettrica. “Se si ha un pannello di 200 watt - specifica Grasso - l’accumulo può essere compreso tra i 200 e i 400 Wh, corrispondente a 1-2 ore di energia prodotta con irraggiamento a pieno sole”. Per un utilizzo intelligente di tale funzione, il pannello deve sapere quando accumulare e quando rilasciare energia elettrica alla rete. Perciò è dotato di una scheda elettronica nella quale risiede un software di energy management che comunica con la rete elettrica per determinare in modo interattivo quanta energia produrre e quanta immagazzinare. Il pannello fa fare progressi al sistema del fotovoltaico anche sul fronte dell’accumulo termico, grazie alla sua caratteristica di pannello statico a bassa concentrazione. “Attualmente - afferma Grasso - i pannelli trasformano in energia elettrica circa il 15-20% dell’energia solare che captano, mentre la parte rimanente si disperde in calore. La conformazione statica a bassa concentrazione del nostro pannello permette di concentrare la luce di un fattore 4-7 e, attraverso uno scambiatore di calore con fluido a base di nanoparticelle, di produrre il calore ad alta temperatura - (circa 80-90 gradi) - una possibile applicazione di tali pannelli è l’alimentazione di macchine di solar cooling per il raffrescamento degli ambienti”. In sostanza, con il calore non più disperso “si può produrre condizionamento con energia locale”, sintetizza Grasso, trovando così un’alter- Il pannello fotovoltaico intelligente nativa alla creazione di picchi di richiesta di energia alla rete durante il periodo estivo. Da un punto di vista tecnologico il nuovo pannello ha il concentratore fotonico sotto la copertura di vetro, e nello strato sottostante presenta celle fotovoltaiche di silicio ad alta efficienza. Nello strato ancora inferiore è posizionato lo scambiatore di calore fluido, e nella parte retrostante sono attivi il supercondensatore e la relativa elettronica di carica/ scarica e controllo. Dopo la ricerca, la validazione dei risultati e la richiesta di brevettazione già inoltrata, la Fondazione sta per veder realizzato il processo di industrializzazione dei pannelli intelligenti. Grazie infatti al “Progetto scuola” sostenuto da fondi della Regione Lombardia nell’ambito dei bandi di smart city e al quale partecipano la Fondazione con l’Università di Brescia, il Politecnico di Milano, la società A2A e una decina di aziende private, entro un anno i pannelli fotovoltaici intelligenti saranno operativi sui tetti di alcuni edifici dell’ateneo di Brescia e del Politecnico. ■ FONDAZIONE BERLUCCHI / Nata il 14 ottobre 2000 dopo la scomparsa di Guido Per la cultura della medicina palliativa Accanto al sostegno alla ricerca scientifica, l’internazionalizzazione e il non profit S ono le cure palliative l’ultima frontiera dell’impegno della Fondazione Guido Berlucchi. Nella consapevolezza che la lotta al cancro non debba mai perdere di vista la qualità di vita del malato, la Onlus bresciana, con sede a Borgonato in Franciacorta (Brescia), ha scelto di essere soggetto attivo per far crescere la cultura della medicina palliativa sull’interno territorio nazionale. “Non più un semplice soggetto in grado sostenere con ingenti risorse la ricerca scientifica in campo oncologico, ma un protagonista che concorre alla realizzazione di un nuovo modello di cure - spiega il presidente della Fondazione Berlucchi, Alessandro Paterlini -. Per questo abbiamo dapprima iniziato a collaborare con l’Asl di Brescia per un periodo di 3 anni e un contributo di 340.000 euro. Successivamente, la nostra disponibilità e un impegno finanziario di 300.000 euro hanno permesso all’Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali (Age.Na.S) di sviluppare su scala nazionale iniziative inerenti al tema della palliazione domiciliare, come l’importante progetto sperimentale Teseo-Arianna”. “Recentemente - prosegue il presidente Paterlini - abbiamo iniziato una collaborazione con le storiche fondazioni Floriani e Lefebvre per potenziare gli strumenti di controllo indispensabili a rendere questo settore sanitario, in crescente sviluppo, adeguato alle realtà di una domanda in aumento e a necessità sempre più pressanti. La Fondazione, insomma, sta dimostrando non solo Alessandro Paterlini e Franco Ziliani nuovo interesse, ma un profondo coinvolgimento a tutti i livelli, testimoniato anche dal legame sempre più stretto con la Società italiana cure palliative”. La vicinanza con l’ex segretario della stessa Società italiana cure palliative, consulente da pochi giorni della Fondazione bresciana, Gianlorenzo Scaccabarozzi, dimostra quanta sia l’attenzione verso questa criticità che dal pianeta salute si configura sem- pre più un’emergenza sociale. Questo riposizionamento operativo in direzione della medicina palliativa, tuttavia, non comporta per la Fondazione un minor impegno nei confronti degli obiettivi tradizionali che da quasi quindici anni ne caratterizzano la mission. Non viene meno, quindi, il sostegno alla ricerca scientifica con 200.000 euro stanziati solo nell’ultimo anno per le borse di studio a giovani ricercatori e per i progetti sviluppati da professionisti affermati. Di recente, poi, la Fondazione ha puntato in modo deciso sull’internazionalizzazione, deliberando un finanziamento di 150.000 euro annui per due anni, per un progetto di collaborazione tra la prestigiosa università statunitense di Yale e l’Università degli Studi di Brescia, per l’applicazione delle nanotecnologie contro i tumori dell’ovaia. Prosegue positivamente anche la collaborazione con altre importanti realtà del no profit privato bresciano. Con una di queste la Fondazione Berlucchi ha unito le forze per finanziare con una borsa di studio un corso di 5 anni alla nuova Scuola di specialità on- Il consiglio d’amministrazione della Fondazione Berlucchi all’ingresso della storica sede in Franciacorta cologica che l’Università Statale di Brescia ha avviato con l’ultimo anno accademico, mentre nei mesi scorsi, insieme ad altre tre fondazioni locali, ha contribuito a un progetto dell’Asl, che ha allestito un’unità mobile per raggiungere i numerosi comuni del territorio per il pap test in aree della provincia bresciana meno servite da presidi sanitari fissi. Negli ultimi anni, infine, non sono mancati interventi a favore delle strutture sanitarie bresciane. Nel 2010, insieme alla Poliambulanza, la Fondazione ha contribuito alla realizzazione del Centro di Radioterapia Guido Berlucchi all’interno della clinica bresciana, finanziando con 1 milione e 600.000 euro l’acquisto di un acceleratore lineare. La Fondazione ha inoltre donato, con un esborso di circa due milioni di euro, una sofisticata apparecchiatura Pet/Ct all’Ospedale Civile di Brescia per il Centro intitolato a Guido Berlucchi, presso la Medicina Nucleare, inaugurato il 21 novembre 2011. La Fondazione, nata il 14 ottobre 2000 con la scomparsa di Guido Berlucchi, è guidata da un Consiglio di Amministrazione che si avvale del supporto di un Comitato Tecnico Scientifico presieduto da Ermanno Ancona. Il presidente onorario è Francesco Carpani Glisenti, presidente Alessandro Paterlini, consiglieri Ermanno Ancona, Giambattista Bruni Conter, Guido Carpani Glisenti, Maria Pia Ferrettini, Ninì Ferrari, Enrico Gialdini Porro Savoldi, Pierangelo Gramignola, Giuseppe Onofri, Andrea Pelizzari, Augusto Preti, Arturo Ziliani, infine il direttore è Angiolino Legrenzi. 16 Eventi Lunedì 28 luglio 2014 Diamo valore al passato per costruire il futuro. Conoscere il passato per capire il futuro. Oltre 100 anni di esperienza al tuo servizio. 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