1 - CAI UGET NOTIZIE N.5 ANNO XXXVII - N.5 - 2SETTEMBRE - OTTOBRE ANNO XXXII XXXIV --N. N.1 -- MARZO MARZO -- APRILE APRILE 2009 2009 2014 BIMESTRALEDI DIINFORMAZIONE INFORMAZIONEDEL DEL BIMESTRALE CLUB ALPINO ITALIANO SEZIONE UGET TORINO CLUB ALPINO ITALIANO - SEZIONE UGET - -TORINO CORSOFRANCIA FRANCIA 192- -10145 TORINO 011/53.79.83 GALLERIA CORSO SUBALPINA 192 - 10145 10123TORINO TORINO- -TEL. - TEL. TEL.011/53.79.83 011/53.79.83 AUTORIZ.TRIB. TRIB.SALUZZO SALUZZON. N.64/73 64/73DEL DEL13/10/1973 13/10/1973 AUTORIZ. TariffaAssociazioni AssociazioniSenza SenzaFini FinididiLucro: Lucro: Tariffa PosteItaliane ItalianeS.P.A S.P.ASpedizioni SpedizioniininAbbonamento AbbonamentoPostale Postale- -D.L D.L353/2003 353/2003 Poste (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2 DCB“Torino” “Torino” (conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2 DCB Va r i a z i o n e q u o t a s o c i a l e La quota sociale 2015 per i soci ordinari di tutte le sezioni del CAI subirà un aumento di euro 1,50. La sede centrale destinerà la somma raccolta al finanziamento del Fondo Permanente Rifugi. CCC Coro chiama Coro Capita tutti gli anni, il notiziario di settembre - ottobre non contiene le notizie dell'estate che vi attendete perché è stato stampato a luglio. I calendari delle ferie nostre e della tipografia impongono questa scelta. Dovrete pazientare fino al prossimo numero quando ormai le attese e i programmi saranno proiettati verso la stagione della neve. 25 settembre 2014, ore 21 nel salone della sede verranno presentati i corsi della Scuola di alpinismo “Alberto Grosso” in programma per l'anno accademico 2014-15: Arrampicata su roccia Cascate di ghiaccio Arrampicata libera Arrampicata ragazzi Alpinismo Il corso di ginnastica presciistica e prealpinistica avrà il seguente calendario: 6 ottobre 2104 - 30 aprile 2015 Lunedì e giovedì 19-20 - 20-21 Palestra Santa Giulia A pagina 2 un aggiornamento su questo progetto del Coro CAI UGET WWF A pagina 3 informazioni su questa importante associazione ambientalista. Alpinismo giovanile A pagina 7 cronache dell'attività coi giovanissimi E' soltanto scritto sulla sabbia...ma anche questa volta il nome del CAI - UGET ha valicato i confini nazionali! (Maggio 2014, trekking del Verdon, a pagina 6) 2 - CAI UGET NOTIZIE N. 5 “Coro Chiama Coro” Laboratorio di canto corale organizzato dal Coro CAI UGET Il Coro CAI UGET è una delle più consolidate realtà corali piemontesi e celebrerà, nel 2017, il 70° anniversario della sua nascita. Il segreto di questa longevità è la passione di tutti i coristi che hanno cantato nel Coro, unita ad un costante ricambio e a strategici debutti di giovani sempre convinti e appassionati. In attesa di soffiare su quelle settanta candeline, abbiamo deciso che il migliore regalo che possiamo farci è di insegnare e trasmettere la nostra passione per il canto popolare. È nato così il laboratorio di divulgazione del canto corale Coro Chiama Coro, destinato a tutti i giovani di età compresa tra i 18 ed i 35 anni appassionati di montagna e di musica. Questo laboratorio non è una mera operazione di reclutamento. Il fine principale di Coro Chiama Coro è portare il maggior numero di giovani ad avvicinarsi al canto corale, con particolare attenzione al canto popolare, e dare vita ad un movimento che possa crescere negli anni e portare alla formazione di nuove realtà corali, rinforzare quelle esistenti e, più semplicemente, destare interesse per quella che è la nostra passione. Coro Chiama Coro nasce dalla consapevolezza di avere a disposizione un patrimonio ed una tradizione culturale e musicale sterminata. Siamo convinti che, proprio in una città come Torino dove le montagne sono la nostra cornice quotidiana, ci siano giovani voci, energia e passione per mantenere vivo il canto corale e diffonderne i valori e la ricchezza. Il progetto si basa su incontri bisettimanali, ciascuno suddiviso in due momenti: - una lezione di vocalità, gestita da un'insegnante di canto; - un momento di sperimentazione del “cantare insieme”, in cui ci si confronterà con le componenti più spontanee e strutturate del canto popolare. Inoltre, del corso dell'anno, il laboratorio prevede alcune giornate di studio e confronto con grandi maestri del canto corale nelle sue diverse declinazioni. Ascolteremo e canteremo con esperti delle origini del canto popolare, del suo consolidamento musicale, delle sue interconnessioni e contaminazioni con la musica classica dei grandi compositori e delle evoluzioni nella musica moderna a cappella. Coro Chiama Coro è stato presentato il 18 giugno scorso presso il salone del CAI UGET alla Tesoriera. Passato, presente e futuro del Coro si sono intrecciati in diversi momenti. Da un antico reperto audio del nostro archivio abbiamo ascoltato le parole del primo direttore, Gilberto Zamara, che sfumavano su Alpini in Montagna, eseguita nel primo concerto di un coro di musica popolare al Conservatorio di Torino. Lo stesso canto, eseguito dal Coro di oggi, ha aperto il video di presentazione del progetto, al quale sono seguiti gli interventi del presidente Andrea Costantino, del direttore Beppe Varetto e della nostra insegnante di vocalità, Arianna Stornello. Il tutto alla presenza di un interessato Assessore alla Cultura del Comune di Torino, Maurizio Braccialarghe, appassionato estimatore del canto popolare. Infine, alcuni di noi hanno improvvisato un Coro in versione ridotta per spiegare come è strutturato un canto, e quali sono le funzioni melodiche delle singole voci, e non sono poi mancate le richieste di bis! Il futuro? Era tutto nell'interesse dei giovani presenti, ed in tutti quelli che parteciperanno alla prima edizione di Coro Chiama Coro! Alessandro Arato MEMO L'elenco delle uscite sociali in programma è accessibile sul libretto-programma distribuito a gennaio a tutti i soci (per i più distratti, reperibile ancora in segreteria). Il libretto è consultabile sul sito www.caiuget.it. Ricordiamo inoltre che, ormai da anni, iscrivendosi al servizio UGET “mailing list” si può ricevere sulla propria posta elettronica una comunicazione dettagliata degli eventi in programma con frequentissimi aggiornamenti (due volte al mese). E' sufficiente richiederlo seguendo la procedura qui descritta. MAILING LIST CAI UGET Per ricevere ogni 15 giorni informazioni sulle attività del CAI UGET attraverso una mail, andate sul sito del CAI UGET http://www.caiuget.it/wordpress/ e nel riquadro a destra “servizi della sezione” cliccate su “mailing list”. Nella videata che appare scrivete nella finestra il vostro indirizzo di posta elettronica (dove volete ricevere la mail) e cliccate sul bottone “iscriviti”. Riceverete, sulla posta elettronica che avete indicato, una mail di richiesta conferma di iscrizione (per evitare che vengano iscritte persone a loro insaputa). Basta cliccare sul tasto "Rispondi" e poi "Invia“, la mail viene inviata e riceverete una mail di notifica della iscrizione. 3 - CAI UGET NOTIZIE N.5 I nostri vicini WWF Sezione Regionale Piemonte e Valle d'Aosta Meridiane in Valpragelato Dallo scorso mese di marzo la sezione regionale del WWF si è stabilita nelle “antiche scuderie”, lo stesso edificio che ospita l'UGET. Tutti i nostri soci sanno che questa associazione ha specifiche finalità nel campo ambientale, molto vicine a quanto è sentito in ambito CAI, ma per sapere di più abbiamo chiesto un incontro all'Assistente Regionale del WWF, sig. Fabio Porcari. La meridiana è un tipo di orologio solare composto da un'asta metallica (detta gnomone) piantata in un muro sul quale viene dipinto un quadrante dove l'ombra dell'asta stessa, col passare del tempo, segna le ore del giorno. Questo modo di misurare il tempo risale, indipendentemente, agli Egiziani, ai Babilonesi, ai Greci ed anche in alcune culture americane precolombiane, mentre i Romani usavano meridiane portatili. Non solo nelle città, ma anche nelle campagne ed in montagna si usava questo sistema per misurare il tempo. Nella Valpragelato se ne trovavano molte, sempre accompagnate da un motto in francese o latino, che, purtroppo, stanno scomparendo per incuria, smodata voglia di “modernità” etc. Vorrei qui ricordarne alcune che ancora si possono vedere in valle, prima che scompaiano del tutto: Pourrières: sulla casa parrocchiale spicca la meridiana con un'iscrizione in latino, tratta dalla Bibbia, Libro di Giobbe, che recita: Heu, fugiunt velociores cursore (Ahimé, fuggono sottinteso le ore più veloci del corridore). Una battuta a metà tra una osservazione esistenziale ed una sportiva (ma quando fu dipinta la meridiana il Giro d'Italia non passava ancora da qui). Ancora un'altra meridiana qui dice: Vitae homini mensura (Io sono la misura della vita dell'uomo). Più curiosa quella di casa Challier: Datam do, nego negatam (Se il sole mi dà la luce, io do l'ora se me la nega, la nego anch'io). Diamo per scontato che i soci del CAI UGET conoscano il simpatico panda riprodotto sul logo della vostra associazione, ormai diffuso in tutto il mondo, ma sappiamo poco o nulla della sua storia. Il marchio del panda è uno più conosciuti e stimati al mondo: un simbolo di impegno, concretezza e positività per la tutela degli ecosistemi naturali e per il futuro dell'uomo. Il World Wide Fund for Nature è stato fondato in Svizzera nel 1961 ed è oggi la più importante organizzazione per la conservazione della natura. La sua missione è “costruire un mondo in cui l'uomo possa vivere in armonia con la natura”. Immaginiamo che i soci siano ormai molto numerosi. A oltre 50 anni dalla fondazione il WWF ha più di 5 milioni di soci distribuiti in 5 continenti e sviluppa progetti per la conservazione della natura in oltre 100 paesi. La sola Sezione Regionale Piemonte e Valle d'Aosta oggi conta 24 mila soci. Parliamo allora di questa sezione regionale. Nasce negli anni '70 e in quanto parte di un'organizzazione internazionale si afferma rapidamente nell'ambiente dell'ambientalismo subalpino, dove già operano altre associazioni quali Pro Natura. La Sezione dispone di una biblioteca con libri, videocassette e cd-rom. Sul territorio piemontese e valdostano si sono strutturate sette sezioni e alcuni gruppi volontari locali che supportano in tutta la regione il lavoro del WWF. Citiamo a titolo di esempio alcune delle iniziative a livello regionale. Non si può dimenticare l'impegno profuso dopo le catastrofiche alluvioni del 1994 e del 2000. Negli stessi anni ha realizzato un "check-up" dei Parchi regionali al fine di avanzare proposte operative di miglioramento delle singole realtà.Chiuso il terribile capitolo dell'ACNA di Cengio, il WWF è impegnato nell'esigere un pieno recupero ambientale dell'area. Alle soglie del 1995, nasce il Progetto Lupo per creare le condizioni per una pacifica convivenza dell'uomo con questo animale e, negli anni successivi, la mostra itinerante sulle foreste. Nel 2007 viene organizzata l'Assemblea nazionale dell'Associazione e, nel 2012, la premiazione del “Panda d'oro” svolta al Monte dei Cappuccini nello splendido Museo Nazionale della Montagna. Non si può dimenticare il Centro di Educazione Ambientale di Villa Paolina (Asti) che è diventato il punto di riferimento nazionale per tutte le attività di educazione del WWF Italia. Ci sono poi le Oasi storiche: Bosco Tenso, Bellinzago, La Bula, Val Bormida, il Verneto di Rocchetta Tanaro con ontani secolari, il Giardino Botanico d'Oropa, Bosco Lago, l'Oasi affiliata Forteto della Luja. Ringraziamo il sig. Porcari formulando l'auspicio di future collaborazioni e aggiungiamo, per chi intende contattare il WWF, che l'orario di apertura è 8'30-13'30 dal lunedì al Giovedì. Traverses: quella sulla casa parrocchiale dice: La vie passe comme l'ombre (La vita passa come un'ombra) e quella su casa Lantelme, in latino, conferma: Vita fugit sicut umbra. Ed ancora a casa Bertin, fin dal 1825, dice l'iscrizione ammonitrice ed un poco funerea: Memor ultimae, utere praesenti (Ricordandoti dell'ultima ora, usa bene quella presente). Grand Puy: la meridiana di casa Ferrier, datata 1775, recita: Ma première mesure finie un'autre de bien près la suit mais, mortel, votre carrière fournie vous voilà dans une longue nuit (Finita la mia prima misura un'altra la segue da vicino ma, o mortale, compiuta la tua carriera eccoti in una lunga notte). Sulla casa di Serafino Guiot, una delle poche in italiano, dice: Triste sorte, passa il tempo, viene la morte. Non molto più allegra è quella che spicca sull'altra casa Guiot: Le soleil et l'ombre suivent nos jours pas à pas et quelque nuit sombre marquerait notre trepas (Il sole e l'ombra seguono passo a passo i nostri giorni e qualche notte oscura e triste segnerà il nostro trapasso). E ancora su casa Giuseppe Guiot: Si le soleil ne m'éclaire, je ne puis vous satisfaire (Se il sole non m'illumina, non posso soddisfarvi). Souchères Hautes: la meridiana dipinta sulla facciata della casa Bonetti ricorda: Le temp passe, l'heure de la mort s'approche l'heure nous suit, nous tient de proche (Il tempo passa, l'ora della morte s'avvicina l'ora ci segue e ci sta accanto). Souchères Basses: sul lato Ovest della cappella dice l'iscrizione: Vulnerant omnes ultima necat (Feriscono tutte, l'ultima uccide). Più poetica l'iscrizione della meridiana del lato sud della cappella: Le soleil est ma vie et l'ombre ma parole (Il sole è la mia vita, l'ombra la mia parola). Rif: la meridiana di casa Friquet ammonisce cupamente: En regardant l'heure qu'il est pensez à la mort et tenez vous préts (Guardando l'ora di adesso pensate alla morte e tenetevi pronti). Anche qui l'allegria regna sovrana... ( pfb ) Continua a pagina 6 4 - CAI UGET NOTIZIE N. 5 Utilizzo per costruzioni della VEGETAZIONE MONTANA Facendo seguito a quanto pubblicato sul numero scorso, proponiamo la seconda parte di una lezione tenuta da Beppe Gavazza al recente corso di escursionismo. Argomento: i principali vegetali usati dalle genti montane per sopperire al fabbisogno di materiali da costruzione. Per edificare i locali ove vivere e custodire animali e scorte alimentari, le genti di montagna hanno da sempre utilizzato le pietre recuperate in loco pulendo i terreni da destinare a pascolo o coltivo; raramente hanno cavato dalla roccia i blocchi da costruzione, eccezion fatta per le pietre piatte dei tetti (le lose). Agganciate o incastrate nei muri a secco, o al più con un cemento di fango, occorrevano delle travi per pavimenti, balconi, tetti che non marcissero per l'umidità. Il legno che potevano procurare in loco che meglio si prestava era il larice. La pianta appartiene al genere “Larix” e in Europa è largamente diffusa la specie “decidua” ovvero che perde le foglie. Si tratta di una pinacea con foglie ad ago a ciuffi di numero molto variabile (fino a 25/30) e pigne piccole, tozze, pendenti e legnose. E' l'unico “pino” che perde le foglie nella stagione fredda: è riconoscibile facilmente in autunno e inverno. La corteccia è bruna profondamente solcata lungo il tronco, spessa anche 3 o 4 cm dall'aspetto a strati. I semi del larice, leggeri ed alati, trovano difficoltà nell'attraversare la cotica erbosa. Le genti di montagna lo sapevano e, per favorire un così prezioso alleato, al posto voluto preparavano una piccola piazzola zappata. L'alleanza con il larice non si limitava a prelevare il legno, ma durava anche durante la crescita perché, diversamente da altre piante utili, sotto le sue fronde poteva crescere l'erba e non infastidiva i coltivi o i pascoli. La caratteristica del legno di resistere all'acqua ha per contraltare la difficoltà di lavorazione per la durezza del durame della venatura: solitamente è stato usato per le parti strutturali e al più fatto in tavole per scandole o impiantito di balconi. I montanari delle quote inferiori a 1300 m erano più fortunati perché potevano coltivare il castagno che, oltre a servire per legname da costruzione, dava anche nutrimento. “Castanea sativa” appartiene alla famiglia delle fagacee (provate a confrontare un seme di faggio e una castagna e capirete) ed è originario dell'Asia conquistata dai Romani: venne importato per ottenere alimento per animali. Successivamente si apprezzarono le qualità della pianta, oltre che a scopo alimentare, e si diffuse la coltivazione. Il legno contiene tannino che non permette l'attecchimento di parassiti vegetali. Dunque un legno durevole, non facilmente lavorabile per usi non strutturali, ottenibile a getto continuo: le radici non perdono mai la capacità di emettere polloni, ovvero sono sempre in grado di ripristinare nuove piante al posto del fusto appena prelevato. Si vedono ceppaie di castagno così vaste che occorrono più persone per poterle abbracciare. Le foglie piane, dentellate, lanceolate sono lunghe anche 20 cm e, perse in autunno, formano sul terreno un tappeto che non permette ad altre piante di poter germogliare. La corteccia è grigia e liscia da giovane, grigio scuro e rugosa nelle piante vecchie. I mobili e le suppellettili venivano costruiti con abete rosso, bianco, pino cembro e, in basso, anche di quercia, acero montano, faggio. L'abete rosso, detto così per il rosso che risalta tra le fessure della corteccia, è una pianta molto diffusa sulle Alpi. “Picea abies” è una pinacea (sembra un bisticcio di parole), non un abete. Le foglie ad ago sono persistenti, inserite sui rami singolarmente, disposte a raggiera e le pigne, lunghe fino a 10 cm, sono squamose e pendenti. La corteccia è grigia, leggermente rugosa, fessurata. Contrariamente al larice, a cui contende il territorio, l'abete predilige i versanti ombrosi. Quando trova la copertura di altre piante pioniere, come il larice, riesce a crescere anche su versanti assolati: crescendo supera ed ombreggia i larici che deperiscono e cedono il territorio. Le peccete (i boschi di abete rosso) sovente sono miste con larice e pino cembro. Il legno è di facile lavorabilità, non troppo pesante, ha come elemento fastidioso la resina che limita il campo di utilizzo (non va bene per alimenti e mobilio se non dopo un lungo invecchiamento): è un ottimo legno da ardere. “Pinus cembra”, cembro (cirmolo) risultava più adatto per mobili e suppellettili: gode della fama di non essere aggredito dai tarli (gli xilofagi in genere). E' una pinacea (pigne pendenti legnose) con foglie ad ago raggruppate a fascetti di 5, leggermente curve: la corteccia è grigio scuro rugosa. Il suo legno è sempre stato considerato adatto per mobili per la venatura regolare e leggermente rosata. Nei boschi la sua presenza dichiara l'esistenza della sua migliore alleata per la propagazione: la nocciolaia. L'uccello si nutre dei semi del cembro e forma scorte di semi sotterrati che poi germogliano. A fornire un legno facile da lavorare e senza resina ci pensava l'abete bianco, detto così per la corteccia leggermente rugosa di colore grigio chiarissimo, quasi argentea. “Abies alba” è un abete con le pigne squamose erette sui rami. Le foglie ad ago non sono pungenti (la punta è arrotondata), recano due linee bianche sulla lunghezza della foglia nella pagina inferiore e sono inserite sui rami a pettine formando un piano orizzontale. La caratteristica delle foglie fa sì che le abetine ( i boschi di abete bianco) siano i boschi più bui noti nelle Alpi (Selva Nera ad esempio). Un legno molto utile per la caratteristica di flessibilità e durata è il frassino maggiore. Manici di utensili agricoli e sci sono stati costruiti fino a non molti anni fa utilizzando questo legno. La pianta si riconosce dalla corteccia grigio bruna rugosa e dalle foglie caduche, composte da un picciolo principale al quale si attaccano le foglie semplici, disposte su due file opposte in numero dispari, da 7 a 11. “Fraxinus excelsior” appartiene al genere oleracee (ulivo) e la caratteristica che maggiormente lo individua in periodo di riposo vegetativo è la gemma invernale (dalla quale spuntano a Primavera le nuove foglie) di colore nero intenso: nessuna altra pianta emette gemme di colore nero. Per fabbricare arnesi da cucina (cucchiai, scodelle,mestoli,ecc.) erano utilizzati legni senza odori o colori dominanti dal legno chiaro e facilmente lavorabile. I più utilizzati erano l'acero (di solito il montano, ma poteva essere anche il riccio a quote inferiori) e il faggio: dal colore decisamente candido, l'acero, leggermente più rosso, il faggio. Nel periodo invernale l'acero montano (acer pseudoplatanus) si può individuare dalla corteccia grigia ruvida coperta da licheni di diversi colori: a terra, foglie a cinque punte leggermente arrotondate con un lungo picciolo (il doppio della misura della foglia) e inconfondibili i semi alati con l'ala ricurva. L'altra pianta con semi alati è il frassino, ma l'ala è diritta. Il faggio (fagus sylvatica) si riconosce dalla corteccia grigio chiara e liscia: a terra, foglie piccole rosso-brune con picciolo breve leggermente ondulate, frammiste a “faggiole” ovvero i semi contenuti in piccole custodie a forma di pera aperta dalla parte opposta al picciolo. Solitamente il faggio forma popolamenti senza altre essenze a causa della forte copertura fogliare, sia verde che caduta a terra, che blocca la germogliazione. Quando era necessario un legno resistente ad usura, duro e durevole si ricorreva alla quercia che per contraltare è ricco 5 - CAI UGET NOTIZIE N.5 di tannino, dunque tinge di marrone ciò che entra in contatto. Le querce sui fianchi delle montagne nostrane sono di due tipi: il rovere e la roverella. La roverella non ha mai avuto un uso che andasse oltre legna da ardere: ha crescita lenta e contorta (da cui il nome popolare di roverella, perché sembra non voler crescere), si riconosce dalla corteccia nera fortemente rugosa (da cui il nome piemontese di “rol neira”) e per la caratteristica di tenere le foglie sui rami fino alla primavera quando spuntano le nuove. La foglia è semplice caratteristicamente a piccoli lobi sul contorno della lamina fogliare: la foglia della rovere non è molto diversa. Ciò che le differenzia si nota in primavera sulle foglie nuove: le foglie della roverella sono leggermente pelose in specie sulla pagina inferiore, da cui il nome classificatore “quercus pubescent”. Entrambe le querce producono come frutto ghiande usate per alimentazione animale: più gradite quelle della rovere (quercus petrea) meno tanniche, meno amare. Sovente a delineare il tratto di sentiero a contatto con le case delle frazioni, quasi a creare un vezzoso prologo al lavoro o al riposo a seconda del senso di percorrenza, si trovano filari di bosso (buxus sempervirens) dalle foglie minute e fitte sui rami. Pianta legnosa di lento accrescimento viene tuttora impiegata per formare siepi ornamentali in giardini e cimiteri: suo è il caratteristico odore che si sente in quasi tutti i cimiteri. Pianta a foglie persistenti dal legno durissimo è riconoscibile in ogni stagione, anche in caso di fioritura per causa dei fiori piccoli e gialli che non ne modificano l'aspetto. Il legno trovava impiego in piccoli oggetti che avessero necessità di durezza: manici di coltello, calci di fucile, spolette di telaio, giocandosi il merito con la “berretta del prete” (euonimus europeus) altro cespuglio a lenta crescita non facilmente riconoscibile in primavera. (b.g.) Una gara sugli “ski” nel 1925 Da un cassetto dell'amico Marziano sono usciti dei fogli di giornale piuttosto ingialliti, due pagine del quindicinale “LA MONTAGNA”, pubblicato a Torino il 28 febbraio 1925. Troviamo titolone a piena pagina, l'occhiello recita “adunata sciistica piemontese”, lunghe descrizioni di una gara svoltasi a Bardonecchia il 23 febbraio. Era in palio la “Coppa La Montagna” dello Sci Club Torino. I concorrenti dovevano salire verso il Colomion, discendere a Les Arnaud, risalire lungo il versante opposto e raggiungere Borgo Vecchio. In testa la gara è stata dominata dal duello fra Lillo Colli e Ottorino Mezzalama, concluso con la vittoria di misura di Colli. Le numerose fotografie sono quasi illeggibili. Inevitabile qualche considerazione. - La firma dell'articolo principale è una sorpresa: Giovanni Ferraris, uno dei fondatori dell'UGET, i mitici sei del Musinè. - Lillo Colli, il vincitore della gara, era socio UGET, guida e maestro di sci, gestore di rifugi, morto ormai anziano nell'agosto '71 di ritorno da un'ascensione al Monviso. - Ottorino Mezzalama, il secondo classificato, correva per i colori dello Sci Club Torino. Considerato uno dei fondatori dello scialpinismo, è morto vittima di una slavina nel 1931. A lui è dedicato un rifugio in alta Val d'Ayas e il mitico Trofeo Mezzalama sui ghiacciai del Monte Rosa. - Scorrendo l'elenco dei concorrenti troviamo numerosi altri ugetini tra cui Riccardo Merseburger, giunto 4° all'arrivo, era un altoatesino che ha dato un grande contributo allo sviluppo dei primi decenni della nostra sezione. Il 7° arrivato, Ferruccio Panatti, era sciatore agonista ancora attivo nel secondo dopoguerra. - Una sorpresa trovare al 27° posto Pier Giorgio Frassati, il futuro Beato, con i colori della “Giovane Montagna”. - Un'ultima considerazione, personale. Il termine “Adunata sciistica”, che compare nel sottotitolo, suscita in chi scrive queste note il ricordo di noiosissime “adunate” del sabato, vissute in divisa da Balilla intorno al 1940. pfb 6 - CAI UGET NOTIZIE N. 5 Un trekking dello scorso mese di maggio Au revoir, Verdon! Lo aspettavamo. Prenotato da mesi. Il primo trekking della stagione. Le Gole del Verdon. Qualche viso nuovo, qualche faccia nota. Trentacinque. Due pullmini presi a noleggio, uno gentilmente messo a disposizione da un partecipante ed un paio di macchine al seguito. C'è chi ha dismesso le ciaspole, e inforca fiero gli scarponi. C'è chi ha lasciato a casa sci e pelli, ma solo per qualche giorno, e c'è chi si rimette in moto dopo un inverno pigro, ma non troppo pigro, a giudicare dal passo che tutti abbiamo tenuto dall'inizio alla fine! Sappiamo che il meteo non sarà miracoloso, ma sapremo anche essere più veloci della pioggia e terminare l'escursione prima che arrivi il diluvio? Certo che sì. I capigita (Anna Ughetto e Guido Scarnera) adattano e scambiano le escursioni in base al meteo, ed eccoci a percorrere il Sentiero dell'Imbut. Verdon. Quando vediamo il fiume, capiamo il perchè del nome: il colore Verde Acqua non è solo nelle matite FaberCastell! E spicca ancora di più, dall'alto, risalendo le rocce verticali del sentiero Vidal. Una sosta al provvidenziale bar dell'Hotel des Chevaliers ci risparmia il grosso della pioggia, ma non le pietre saponetta che rendono l'ultimo nostro tratto di rientro tutt'altro che noioso. Verdon. E finalmente tocca al Sentiero Martel, che deve il nome a colui che nel 1880 diresse la prima spedizione di discesa all'interno del canyon. Grazie Signor Martel, ci hai regalato una bella camminata, tra gole strette e spiagge spettacolari! Qualcuno di noi osa fare il bagno, mentre la maggior parte si limita a fare “pucia” con i piedi. Potevamo farci mancare la classica foto di gruppo con tanto di “CAI UGET” impresso sulla sabbia? Il sentiero affianca il fiume per un tratto lungo. Talmente lungo che poi chi ha voglia di rifarselo per tornare indietro? Ma rifarselo non serve: la sera prima i capigita hanno lasciato un'auto all'arrivo, per riportare gli autisti a prendere i pulmini e caricarci tutti. E noi? Prima, sotto i lampi al belvedere del Point Sublime: sublime vedere il fiume, elettrizzante essere appoggiati alla ringhiera quando arriva un lampo. Poi, a dissetarci con una birra al bar, in attesa di essere recuperati dai nostri autisti. Dura la vita, eh? Verdon. Il breve Sentier des Pecheurs ci regala altri splendidi panorami, e laghetti di ninfee senza ninfee, nella gita di fine trekking. E poi via si va. Si torna a ca. Chi con qualche sacchetto di lavanda, chi con formaggi di capra: profumi diversi, che ricordano lo stesso splendido lungo weekend. Silvia Tessa Continua da pagina 3 Villarmond: a casa Bergoin dice l'iscrizione: Sol fugiens semel hora venit (Il sole se ne fugge, ma una volta e per sempre viene l'ora - sottinteso della morte). Molto incoraggiante anche questa. Borgata Sestrières: questa meridiana sembra, a prima vista, un poco meno cupa per via di un gioco di parole, ma non scherza neanch'essa: Ora ne te rapiat hora (Prega affinché il tempo non ti travolga). La Ruà: vecchia casa parrocchiale: Amicis, quaelibet hora (Per gli amici, a qualunque ora). Granges: casa Pastre: Femme, sois soumise à ton mari comme au soleil je le suis (Donna sii sottomessa a tuo marito, com'io lo sono al sole). Sarà ancora vero? Cosa ne pensavano le donne della borgata? Dario Gardiol 7 - CAI UGET NOTIZIE N.5 ALPINISMO GIOVANILE ( a cura di Enzo Gilli) 11 Maggio TRUC SAN MARTINO (872 m) Sfidando il tempo avverso abbiamo salito questa cima della Val di Susa a partire dall'Orrido di Foresto. Partiti accompagnati dal vento e da qualche goccia di pioggia. Sulla vetta il vento era fortissimo e l'aria molto fredda, così siamo rapidamente scesi al Pian Colore in un angolo carino e riparato dal vento, dove abbiamo potuto pranzare, giocare e, per i più stanchi, prendere un po' di sole. Anche questa volta eravamo accompagnati dal cane Leo che si è comportato in modo eccellente. Il Truc San Martino è una montagna rocciosa situata nella Riserva naturale dell'Orrido di Foresto nei comuni di Bussoleno e di Susa. La riserva comprende molte specie vegetali tra cui molto raro in Piemonte il Ginepro coccolone (juniperus oxycedrus). L'itinerario che percorre l'Orrido di Foresto è invece di tipo alpinistico (Via Ferrata). 21 - 22 giugno RIFUGIO GUIDO REY (1778 m) Da Chateau, il sabato pomeriggio, siamo saliti al rifugio in circa un'ora e, dopo aver sistemato gli zaini nelle camerette , abbiamo fatto un po' di ricreazione , giochi da tavolo , tiro con l'arco e via via. Dopo cena abbiamo preparato un bel falò vicino a due TeePee indiani. Tutti in cerchio abbiamo cantato e raccontato aneddoti, ammirando ogni tanto il cielo stellato. Verso le 23,00 tutti a nanna per essere pronti e riposati per il giorno successivo. Al mattino, dopo un'ottima colazione, siamo partiti per la prima meta: Rocher de la Garde, 2222 m. Successivamente siamo saliti verso il Passo dell'Orso (Bivacco Blanchetti) attraverso il vecchio ricovero XI. A quota 2410 m però, lungo il traverso terminale prima del Passo, abbiamo deciso di comune accordo, dato il tempo un po' stretto disponibile, di ritornare lungo il cammino dell'andata. Sosta al piccolissimo pianoro nei pressi della “Porta” (anzi solo più un telaio di quest'ultima) poi siamo ridiscesi verso il rifugio Guido Rey . Nel nostro percorso abbiamo incontrato solo due piccoli nevai attraversati agevolmente sia all'andata che al ritorno. Al rifugio, preparati gli zaini, dopo un po' di gioco e di riposo, riempite le borracce di acqua fresca siamo ripartiti per Chateau Beaulard . Le ragazze (cinque) ed i ragazzi (quattro) sono stati veramente bravi. Ringraziamenti Claudio Scrizzi, gestore del rifugio G. Rey, ringrazia gli animatori del nostro Gruppo di Alpinismo Giovanile che lo hanno coadiuvato nell'iniziativa di portare scolaresche della Val di Susa in escursione al Rifugio. Ha ricevuto una lettera con i complimenti delle insegnanti. 8 - CAI UGET NOTIZIE N. 5 Il lago Galambra Sul numero di maggio-giugno di questo notiziario campeggiava in prima pagina un disegno degli anni '60 di Gianni Bevilacqua: nel lago Galambra si rispecchiava il fronte dell'omonimo ghiacciaio. Gianni ha anche espresso un suo dubbio scrivendo Ma questo l a g o c ’ è a n c o r a ? La risposta non ha tardato ad arrivare. Riccardo Valchierotti ha inviato una sua foto del 2009, qui riprodotta, dove si vede chiaramente che il lago c'è ancora ma il ghiacciaio è sparito. CAI Cultura Visite a mostre, a musei … Continuano le attività culturali degli "amici del Mercoledì”. Gli interessati sono invitati a contattare Anna Bordoni (tel. 011480846). AVVISO AI NAVIGANTI Pacific Crest Trail - Dall'inizio di luglio fino all'autunno il socio Lorenzo Barbiè condurrà un Blog, con cadenza settimanale, sul quotidiano La Stampa. Ripercorrerà a puntate il lungo cammino del Pacific Crest Trail da lui percorso nel 2008. Una lunga strada, dai confini col Mexico sino in Canada, attraverso le montagne e i deserti dell' Ovest Americano. L'indirizzo web per accedere è: Http://www.lastampa.it/Blogs/oltre-lefrontiere Cambio della guardia Con il presente numero di CAI UGET NOTIZIE termina la mia collaborazione in qualità di redattore. Dopo 21 anni. Ringrazio tutte le persone con cui ho collaborato, in primis Mario Piva, e formulo i migliori auguri a Matteo Guadagnini che, con la sua squadra, raccoglie il testimone. Ringrazio anche mia moglie Gabriella che in tutti questi anni ha collaborato e sopportato quest'attività. E' stata una bella esperienza. Pier Felice Bertone CAI UGET NOTIZIE Direttore Responsabile: Alberto Riccadonna. Redazione (comm.Comunicazione): Pier Felice Bertone, Roberta Cucchiaro, Mara Piccinin Composizione: Elena Facchinato, Emilio Garbellini. Stampa: La Grafica Nuova, via Somalia 108, 10127 Torino Testi, immagini, idee per il numero di novembre - dicembre 2014 di CAI UGET NOTIZIE devono pervenire alla redazione entro il 30 settembre 2014 INFO SEGRETERIA [email protected] I bollini 2015 saranno disponibili nel mese di novembre. Quote associative 2014: Ordinari € 46, Familiari € 28, Cinquantennali € 29, Giovani (dal 1997) €16, secondo socio giovane € 9. Recapito postale a domicilio di CaiUgetNotizie: € 2. Come rinnovare: - in segreteria - versamento su c/c postale 22763106 intestato CAI UGET - bonifico bancario su c/c IT 59 P 03268 01199 052858480950 intestato a Cai Uget Torino. Aggiungere le spese postali per l'invio del bollino a casa, 2 €. Nuovi Soci: l’iscrizione costa 4 € più la quota annuale. E’ richiesta 1 foto tessera. I nuovi Soci ricevono: distintivo, tessera, Statuto del CAI e della Sezione. I Soci usufruiscono di sconti sulle tariffe dei rifugi, ricevono la Rivista del CAI e un buono gratuito per 1 pernottamento presso il rifugio Guido Rey. Sono assicurati per infortuni nelle attività sociali e per l'intervento del soccorso alpino nelle attività sociali e personali. Orario Segreteria Lunedì chiuso Martedì, Mercoledì e Venerdì 16-19 - Giovedì 10-13 e 2023 - Sabato 10-13. Sottosezione di Trofarello: c/o ANA v.le della Resistenza, 21. Apertura Sede a tutti i Soci: Giovedì 20-22,30 Info: Paolo Mogno 335.6861229.
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