CAIUGET Notizie 5-14

1 - CAI UGET NOTIZIE N.5
ANNO
XXXVII
- N.5
- 2SETTEMBRE
- OTTOBRE
ANNO
XXXII
XXXIV
--N.
N.1
-- MARZO
MARZO -- APRILE
APRILE
2009
2009 2014
BIMESTRALEDI
DIINFORMAZIONE
INFORMAZIONEDEL
DEL
BIMESTRALE
CLUB
ALPINO
ITALIANO
SEZIONE
UGET
TORINO
CLUB ALPINO ITALIANO - SEZIONE UGET - -TORINO
CORSOFRANCIA
FRANCIA
192- -10145
TORINO
011/53.79.83
GALLERIA
CORSO
SUBALPINA
192
- 10145
10123TORINO
TORINO- -TEL.
- TEL.
TEL.011/53.79.83
011/53.79.83
AUTORIZ.TRIB.
TRIB.SALUZZO
SALUZZON.
N.64/73
64/73DEL
DEL13/10/1973
13/10/1973
AUTORIZ.
TariffaAssociazioni
AssociazioniSenza
SenzaFini
FinididiLucro:
Lucro:
Tariffa
PosteItaliane
ItalianeS.P.A
S.P.ASpedizioni
SpedizioniininAbbonamento
AbbonamentoPostale
Postale- -D.L
D.L353/2003
353/2003
Poste
(conv.
in
L.
27/02/2004
n.
46)
art.1,
comma
2
DCB“Torino”
“Torino”
(conv. in L. 27/02/2004 n. 46) art.1, comma 2 DCB
Va r i a z i o n e q u o t a s o c i a l e
La quota sociale 2015 per i soci
ordinari di tutte le sezioni del CAI
subirà un aumento di euro 1,50.
La sede centrale destinerà la
somma raccolta al finanziamento
del Fondo Permanente Rifugi.
CCC
Coro chiama Coro
Capita tutti gli anni, il notiziario di
settembre - ottobre non contiene le
notizie dell'estate che vi attendete
perché è stato stampato a luglio.
I calendari delle ferie nostre e della
tipografia impongono questa scelta.
Dovrete pazientare fino al prossimo
numero quando ormai le attese e i
programmi saranno proiettati verso la
stagione della neve.
25 settembre 2014, ore 21
nel salone della sede
verranno presentati i corsi della
Scuola di alpinismo “Alberto
Grosso”
in programma per
l'anno accademico 2014-15:
Arrampicata su roccia
Cascate di ghiaccio
Arrampicata libera
Arrampicata ragazzi
Alpinismo
Il corso di ginnastica
presciistica e prealpinistica
avrà il seguente calendario:
6 ottobre 2104 - 30 aprile 2015
Lunedì e giovedì
19-20 - 20-21
Palestra Santa Giulia
A pagina 2 un aggiornamento su
questo progetto del Coro CAI
UGET
WWF
A pagina 3 informazioni su questa
importante associazione
ambientalista.
Alpinismo giovanile
A pagina 7 cronache dell'attività
coi giovanissimi
E' soltanto scritto sulla sabbia...ma anche questa volta il nome del CAI - UGET ha valicato i confini nazionali!
(Maggio 2014, trekking del Verdon, a pagina 6)
2 - CAI UGET NOTIZIE N. 5
“Coro Chiama Coro”
Laboratorio di canto corale organizzato
dal Coro CAI UGET
Il Coro CAI UGET è una delle più consolidate
realtà corali piemontesi e celebrerà, nel 2017, il
70° anniversario della sua nascita.
Il segreto di questa longevità è la passione di tutti i
coristi che hanno cantato nel Coro, unita ad un
costante ricambio e a strategici debutti di giovani
sempre convinti e appassionati.
In attesa di soffiare su quelle settanta candeline,
abbiamo deciso che il migliore regalo che
possiamo farci è di insegnare e trasmettere la
nostra passione per il canto popolare. È nato così il
laboratorio di divulgazione del canto corale Coro
Chiama Coro, destinato a tutti i giovani di età
compresa tra i 18 ed i 35 anni appassionati di
montagna e di musica.
Questo laboratorio non è una mera operazione di
reclutamento. Il fine principale di Coro Chiama
Coro è portare il maggior numero di giovani ad
avvicinarsi al canto corale, con particolare
attenzione al canto popolare, e dare vita ad un
movimento che possa crescere negli anni e portare
alla formazione di nuove realtà corali, rinforzare
quelle esistenti e, più semplicemente, destare
interesse per quella che è la nostra passione.
Coro Chiama Coro nasce dalla consapevolezza di
avere a disposizione un patrimonio ed una
tradizione culturale e musicale sterminata. Siamo
convinti che, proprio in una città come Torino dove
le montagne sono la nostra cornice quotidiana, ci
siano giovani voci, energia e passione per
mantenere vivo il canto corale e diffonderne i
valori e la ricchezza.
Il progetto si basa su incontri bisettimanali,
ciascuno suddiviso in due momenti:
- una lezione di vocalità, gestita da un'insegnante
di canto;
- un momento di sperimentazione del “cantare
insieme”, in cui ci si confronterà con le
componenti più spontanee e strutturate del canto
popolare.
Inoltre, del corso dell'anno, il laboratorio prevede
alcune giornate di studio e confronto con grandi
maestri del canto corale nelle sue diverse
declinazioni.
Ascolteremo e canteremo con esperti delle origini
del canto popolare, del suo consolidamento
musicale, delle sue interconnessioni e
contaminazioni con la musica classica dei grandi
compositori e delle evoluzioni nella musica
moderna a cappella.
Coro Chiama Coro è stato presentato il 18 giugno
scorso presso il salone del CAI UGET alla
Tesoriera. Passato, presente e futuro del Coro si
sono intrecciati in diversi momenti. Da un antico
reperto audio del nostro archivio abbiamo
ascoltato le parole del primo direttore, Gilberto
Zamara, che sfumavano su Alpini in Montagna,
eseguita nel primo concerto di un coro di musica
popolare al Conservatorio di
Torino. Lo stesso canto, eseguito
dal Coro di oggi, ha aperto il
video di presentazione del
progetto, al quale sono seguiti gli
interventi del presidente Andrea
Costantino, del direttore Beppe
Varetto e della nostra insegnante
di vocalità, Arianna Stornello. Il
tutto alla presenza di un
interessato Assessore alla
Cultura del Comune di Torino,
Maurizio Braccialarghe,
appassionato estimatore del
canto popolare. Infine, alcuni di
noi hanno improvvisato un Coro
in versione ridotta per spiegare
come è strutturato un canto, e
quali sono le funzioni melodiche
delle singole voci, e non sono poi
mancate le richieste di bis! Il
futuro? Era tutto nell'interesse
dei giovani presenti, ed in tutti
quelli che parteciperanno alla
prima edizione di Coro Chiama
Coro!
Alessandro Arato
MEMO L'elenco delle uscite sociali in programma è accessibile
sul libretto-programma distribuito a gennaio a tutti i soci (per i più
distratti, reperibile ancora in segreteria). Il libretto è consultabile sul
sito www.caiuget.it. Ricordiamo inoltre che, ormai da anni,
iscrivendosi al servizio UGET “mailing list” si può ricevere sulla
propria posta elettronica una comunicazione dettagliata degli eventi
in programma con frequentissimi aggiornamenti (due volte al mese).
E' sufficiente richiederlo seguendo la procedura qui descritta.
MAILING LIST CAI UGET Per ricevere ogni 15 giorni
informazioni sulle attività del CAI UGET attraverso una mail,
andate sul sito del CAI UGET http://www.caiuget.it/wordpress/ e
nel riquadro a destra “servizi della sezione” cliccate su “mailing
list”. Nella videata che appare scrivete nella finestra il vostro
indirizzo di posta elettronica (dove volete ricevere la mail) e cliccate
sul bottone “iscriviti”. Riceverete, sulla posta elettronica che avete
indicato, una mail di richiesta conferma di iscrizione (per evitare che
vengano iscritte persone a loro insaputa). Basta cliccare sul tasto
"Rispondi" e poi "Invia“, la mail viene inviata e riceverete una mail
di notifica della iscrizione.
3 - CAI UGET NOTIZIE N.5
I nostri vicini
WWF Sezione Regionale Piemonte e Valle d'Aosta
Meridiane in Valpragelato
Dallo scorso mese di marzo la sezione regionale del WWF
si è stabilita nelle “antiche scuderie”, lo stesso edificio che
ospita l'UGET. Tutti i nostri soci sanno che questa
associazione ha specifiche finalità nel campo ambientale,
molto vicine a quanto è sentito in ambito CAI, ma per sapere
di più abbiamo chiesto un incontro all'Assistente Regionale
del WWF, sig. Fabio Porcari.
La meridiana è un tipo di orologio solare composto da un'asta
metallica (detta gnomone) piantata in un muro sul quale viene
dipinto un quadrante dove l'ombra dell'asta stessa, col passare del
tempo, segna le ore del giorno. Questo modo di misurare il tempo
risale, indipendentemente, agli Egiziani, ai Babilonesi, ai Greci
ed anche in alcune culture americane precolombiane, mentre i
Romani usavano meridiane portatili.
Non solo nelle città, ma anche nelle campagne ed in montagna si
usava questo sistema per misurare il tempo. Nella Valpragelato se
ne trovavano molte, sempre accompagnate da un motto in
francese o latino, che, purtroppo, stanno scomparendo per
incuria, smodata voglia di “modernità” etc.
Vorrei qui ricordarne alcune che ancora si possono vedere in
valle, prima che scompaiano del tutto:
Pourrières: sulla casa parrocchiale spicca la meridiana con
un'iscrizione in latino, tratta dalla Bibbia, Libro di Giobbe, che
recita: Heu, fugiunt velociores cursore (Ahimé, fuggono
sottinteso le ore più veloci del corridore). Una battuta a metà tra
una osservazione esistenziale ed una sportiva (ma quando fu
dipinta la meridiana il Giro d'Italia non passava ancora da qui).
Ancora un'altra meridiana qui dice: Vitae homini mensura (Io
sono la misura della vita dell'uomo). Più curiosa quella di casa
Challier: Datam do, nego negatam (Se il sole mi dà la luce, io do
l'ora se me la nega, la nego anch'io).
Diamo per scontato che i soci del CAI UGET conoscano il
simpatico panda riprodotto sul logo della vostra
associazione, ormai diffuso in tutto il mondo, ma
sappiamo poco o nulla della sua storia.
Il marchio del panda è uno più conosciuti e stimati al
mondo: un simbolo di impegno, concretezza e positività per
la tutela degli ecosistemi naturali e per il futuro dell'uomo.
Il World Wide Fund for Nature è stato fondato in Svizzera
nel 1961 ed è oggi la più importante organizzazione per la
conservazione della natura. La sua missione è “costruire un
mondo in cui l'uomo possa vivere in armonia con la natura”.
Immaginiamo che i soci siano ormai molto numerosi.
A oltre 50 anni dalla fondazione il WWF ha più di 5 milioni
di soci distribuiti in 5 continenti e sviluppa progetti per la
conservazione della natura in oltre 100 paesi.
La sola Sezione Regionale Piemonte e Valle d'Aosta oggi
conta 24 mila soci.
Parliamo allora di questa sezione regionale.
Nasce negli anni '70 e in quanto parte di un'organizzazione
internazionale si afferma rapidamente nell'ambiente
dell'ambientalismo subalpino, dove già operano altre
associazioni quali Pro Natura. La Sezione dispone di una
biblioteca con libri, videocassette e cd-rom.
Sul territorio piemontese e valdostano si sono strutturate
sette sezioni e alcuni gruppi volontari locali che supportano
in tutta la regione il lavoro del WWF. Citiamo a titolo di
esempio alcune delle iniziative a livello regionale.
Non si può dimenticare l'impegno profuso dopo le
catastrofiche alluvioni del 1994 e del 2000. Negli stessi
anni ha realizzato un "check-up" dei Parchi regionali al fine
di avanzare proposte operative di miglioramento delle
singole realtà.Chiuso il terribile capitolo dell'ACNA di
Cengio, il WWF è impegnato nell'esigere un pieno recupero
ambientale dell'area. Alle soglie del 1995, nasce il Progetto
Lupo per creare le condizioni per una pacifica convivenza
dell'uomo con questo animale e, negli anni successivi, la
mostra itinerante sulle foreste. Nel 2007 viene organizzata
l'Assemblea nazionale dell'Associazione e, nel 2012, la
premiazione del “Panda d'oro” svolta al Monte dei
Cappuccini nello splendido Museo Nazionale della
Montagna.
Non si può dimenticare il Centro di Educazione Ambientale
di Villa Paolina (Asti) che è diventato il punto di riferimento
nazionale per tutte le attività di educazione del WWF Italia.
Ci sono poi le Oasi storiche: Bosco Tenso, Bellinzago, La
Bula, Val Bormida, il Verneto di Rocchetta Tanaro con
ontani secolari, il Giardino Botanico d'Oropa, Bosco Lago,
l'Oasi affiliata Forteto della Luja.
Ringraziamo il sig. Porcari formulando l'auspicio di
future collaborazioni e aggiungiamo, per chi intende
contattare il WWF, che l'orario di apertura è 8'30-13'30
dal lunedì al Giovedì.
Traverses: quella sulla casa parrocchiale dice: La vie passe
comme l'ombre (La vita passa come un'ombra) e quella su casa
Lantelme, in latino, conferma: Vita fugit sicut umbra. Ed ancora a
casa Bertin, fin dal 1825, dice l'iscrizione ammonitrice ed un
poco funerea: Memor ultimae, utere praesenti (Ricordandoti
dell'ultima ora, usa bene quella presente).
Grand Puy: la meridiana di casa Ferrier, datata 1775, recita: Ma
première mesure finie un'autre de bien près la suit mais, mortel,
votre carrière fournie vous voilà dans une longue nuit (Finita la
mia prima misura un'altra la segue da vicino ma, o mortale,
compiuta la tua carriera eccoti in una lunga notte). Sulla casa di
Serafino Guiot, una delle poche in italiano, dice: Triste sorte,
passa il tempo, viene la morte. Non molto più allegra è quella che
spicca sull'altra casa Guiot: Le soleil et l'ombre suivent nos jours
pas à pas et quelque nuit sombre marquerait notre trepas (Il sole
e l'ombra seguono passo a passo i nostri giorni e qualche notte
oscura e triste segnerà il nostro trapasso). E ancora su casa
Giuseppe Guiot: Si le soleil ne m'éclaire, je ne puis vous satisfaire
(Se il sole non m'illumina, non posso soddisfarvi).
Souchères Hautes: la meridiana dipinta sulla facciata della casa
Bonetti ricorda: Le temp passe, l'heure de la mort s'approche
l'heure nous suit, nous tient de proche (Il tempo passa, l'ora della
morte s'avvicina l'ora ci segue e ci sta accanto).
Souchères Basses: sul lato Ovest della cappella dice l'iscrizione:
Vulnerant omnes ultima necat (Feriscono tutte, l'ultima uccide).
Più poetica l'iscrizione della meridiana del lato sud della
cappella: Le soleil est ma vie et l'ombre ma parole (Il sole è la mia
vita, l'ombra la mia parola).
Rif: la meridiana di casa Friquet ammonisce cupamente: En
regardant l'heure qu'il est pensez à la mort et tenez vous préts
(Guardando l'ora di adesso pensate alla morte e tenetevi pronti).
Anche qui l'allegria regna sovrana...
( pfb )
Continua a pagina 6
4 - CAI UGET NOTIZIE N. 5
Utilizzo per costruzioni della
VEGETAZIONE MONTANA
Facendo seguito a quanto pubblicato sul numero scorso,
proponiamo la seconda parte di una lezione tenuta da Beppe
Gavazza al recente corso di escursionismo. Argomento: i
principali vegetali usati dalle genti montane per sopperire al
fabbisogno di materiali da costruzione.
Per edificare i locali ove vivere e custodire animali e scorte
alimentari, le genti di montagna hanno da sempre utilizzato le
pietre recuperate in loco pulendo i terreni da destinare a
pascolo o coltivo; raramente hanno cavato dalla roccia i
blocchi da costruzione, eccezion fatta per le pietre piatte dei
tetti (le lose). Agganciate o incastrate nei muri a secco, o al più
con un cemento di fango, occorrevano delle travi per
pavimenti, balconi, tetti che non marcissero per l'umidità. Il
legno che potevano procurare in loco che meglio si prestava
era il larice. La pianta appartiene al genere “Larix” e in Europa
è largamente diffusa la specie “decidua” ovvero che perde le
foglie. Si tratta di una pinacea con foglie ad ago a ciuffi di
numero molto variabile (fino a 25/30) e pigne piccole, tozze,
pendenti e legnose. E' l'unico “pino” che perde le foglie nella
stagione fredda: è riconoscibile facilmente in autunno e
inverno. La corteccia è bruna profondamente solcata lungo il
tronco, spessa anche 3 o 4 cm dall'aspetto a strati. I semi del
larice, leggeri ed alati, trovano difficoltà nell'attraversare la
cotica erbosa. Le genti di montagna lo sapevano e, per favorire
un così prezioso alleato, al posto voluto preparavano una
piccola piazzola zappata. L'alleanza con il larice non si
limitava a prelevare il legno, ma durava anche durante la
crescita perché, diversamente da altre piante utili, sotto le sue
fronde poteva crescere l'erba e non infastidiva i coltivi o i
pascoli. La caratteristica del legno di resistere all'acqua ha per
contraltare la difficoltà di lavorazione per la durezza del
durame della venatura: solitamente è stato usato per le parti
strutturali e al più fatto in tavole per scandole o impiantito di
balconi.
I montanari delle quote inferiori a 1300 m erano più fortunati
perché potevano coltivare il castagno che, oltre a servire per
legname da costruzione, dava anche nutrimento. “Castanea
sativa” appartiene alla famiglia delle fagacee (provate a
confrontare un seme di faggio e una castagna e capirete) ed è
originario dell'Asia conquistata dai Romani: venne importato
per ottenere alimento per animali. Successivamente si
apprezzarono le qualità della pianta, oltre che a scopo
alimentare, e si diffuse la coltivazione. Il legno contiene
tannino che non permette l'attecchimento di parassiti vegetali.
Dunque un legno durevole, non facilmente lavorabile per usi
non strutturali, ottenibile a getto continuo: le radici non
perdono mai la capacità di emettere polloni, ovvero sono
sempre in grado di ripristinare nuove piante al posto del fusto
appena prelevato. Si vedono ceppaie di castagno così vaste
che occorrono più persone per poterle abbracciare. Le foglie
piane, dentellate, lanceolate sono lunghe anche 20 cm e, perse
in autunno, formano sul terreno un tappeto che non permette
ad altre piante di poter germogliare. La corteccia è grigia e
liscia da giovane, grigio scuro e rugosa nelle piante vecchie.
I mobili e le suppellettili venivano costruiti con abete rosso,
bianco, pino cembro e, in basso, anche di quercia, acero
montano, faggio.
L'abete rosso, detto così per il rosso che risalta tra le fessure
della corteccia, è una pianta molto diffusa sulle Alpi. “Picea
abies” è una pinacea (sembra un bisticcio di parole), non un
abete. Le foglie ad ago sono persistenti, inserite sui rami
singolarmente, disposte a raggiera e le pigne, lunghe fino a 10
cm, sono squamose e pendenti. La corteccia è grigia,
leggermente rugosa, fessurata. Contrariamente al larice, a cui
contende il territorio, l'abete predilige i versanti ombrosi.
Quando trova la copertura di altre piante pioniere, come il
larice, riesce a crescere anche su versanti assolati: crescendo
supera ed ombreggia i larici che deperiscono e cedono il
territorio. Le peccete (i boschi di abete rosso) sovente sono
miste con larice e pino cembro. Il legno è di facile lavorabilità,
non troppo pesante, ha come elemento fastidioso la resina che
limita il campo di utilizzo (non va bene per alimenti e mobilio
se non dopo un lungo invecchiamento): è un ottimo legno da
ardere.
“Pinus cembra”, cembro (cirmolo) risultava più adatto per
mobili e suppellettili: gode della fama di non essere aggredito
dai tarli (gli xilofagi in genere). E' una pinacea (pigne
pendenti legnose) con foglie ad ago raggruppate a fascetti di
5, leggermente curve: la corteccia è grigio scuro rugosa. Il suo
legno è sempre stato considerato adatto per mobili per la
venatura regolare e leggermente rosata. Nei boschi la sua
presenza dichiara l'esistenza della sua migliore alleata per la
propagazione: la nocciolaia. L'uccello si nutre dei semi del
cembro e forma scorte di semi sotterrati che poi germogliano.
A fornire un legno facile da lavorare e senza resina ci pensava
l'abete bianco, detto così per la corteccia leggermente rugosa
di colore grigio chiarissimo, quasi argentea. “Abies alba” è un
abete con le pigne squamose erette sui rami. Le foglie ad ago
non sono pungenti (la punta è arrotondata), recano due linee
bianche sulla lunghezza della foglia nella pagina inferiore e
sono inserite sui rami a pettine formando un piano
orizzontale. La caratteristica delle foglie fa sì che le abetine ( i
boschi di abete bianco) siano i boschi più bui noti nelle Alpi
(Selva Nera ad esempio).
Un legno molto utile per la caratteristica di flessibilità e durata
è il frassino maggiore. Manici di utensili agricoli e sci sono
stati costruiti fino a non molti anni fa utilizzando questo
legno. La pianta si riconosce dalla corteccia grigio bruna
rugosa e dalle foglie caduche, composte da un picciolo
principale al quale si attaccano le foglie semplici, disposte su
due file opposte in numero dispari, da 7 a 11. “Fraxinus
excelsior” appartiene al genere oleracee (ulivo) e la
caratteristica che maggiormente lo individua in periodo di
riposo vegetativo è la gemma invernale (dalla quale spuntano
a Primavera le nuove foglie) di colore nero intenso: nessuna
altra pianta emette gemme di colore nero.
Per fabbricare arnesi da cucina (cucchiai,
scodelle,mestoli,ecc.) erano utilizzati legni senza odori o
colori dominanti dal legno chiaro e facilmente lavorabile. I
più utilizzati erano l'acero (di solito il montano, ma poteva
essere anche il riccio a quote inferiori) e il faggio: dal colore
decisamente candido, l'acero, leggermente più rosso, il
faggio. Nel periodo invernale l'acero montano (acer
pseudoplatanus) si può individuare dalla corteccia grigia
ruvida coperta da licheni di diversi colori: a terra, foglie a
cinque punte leggermente arrotondate con un lungo picciolo
(il doppio della misura della foglia) e inconfondibili i semi
alati con l'ala ricurva.
L'altra pianta con semi alati è il frassino, ma l'ala è diritta. Il
faggio (fagus sylvatica) si riconosce dalla corteccia grigio
chiara e liscia: a terra, foglie piccole rosso-brune con picciolo
breve leggermente ondulate, frammiste a “faggiole” ovvero i
semi contenuti in piccole custodie a forma di pera aperta dalla
parte opposta al picciolo. Solitamente il faggio forma
popolamenti senza altre essenze a causa della forte copertura
fogliare, sia verde che caduta a terra, che blocca la
germogliazione.
Quando era necessario un legno resistente ad usura, duro e
durevole si ricorreva alla quercia che per contraltare è ricco
5 - CAI UGET NOTIZIE N.5
di tannino, dunque tinge di marrone ciò che entra in
contatto. Le querce sui fianchi delle montagne
nostrane sono di due tipi: il rovere e la roverella.
La roverella non ha mai avuto un uso che andasse oltre
legna da ardere: ha crescita lenta e contorta (da cui il
nome popolare di roverella, perché sembra non voler
crescere), si riconosce dalla corteccia nera fortemente
rugosa (da cui il nome piemontese di “rol neira”) e per
la caratteristica di tenere le foglie sui rami fino alla
primavera quando spuntano le nuove. La foglia è
semplice caratteristicamente a piccoli lobi sul
contorno della lamina fogliare: la foglia della rovere
non è molto diversa. Ciò che le differenzia si nota in
primavera sulle foglie nuove: le foglie della roverella
sono leggermente pelose in specie sulla pagina
inferiore, da cui il nome classificatore “quercus
pubescent”. Entrambe le querce producono come
frutto ghiande usate per alimentazione animale: più
gradite quelle della rovere (quercus petrea) meno
tanniche, meno amare.
Sovente a delineare il tratto di sentiero a contatto con le
case delle frazioni, quasi a creare un vezzoso prologo
al lavoro o al riposo a seconda del senso di percorrenza,
si trovano filari di bosso (buxus sempervirens) dalle
foglie minute e fitte sui rami.
Pianta legnosa di lento accrescimento viene tuttora
impiegata per formare siepi ornamentali in giardini e
cimiteri: suo è il caratteristico odore che si sente in
quasi tutti i cimiteri. Pianta a foglie persistenti dal
legno durissimo è riconoscibile in ogni stagione, anche
in caso di fioritura per causa dei fiori piccoli e gialli che
non ne modificano l'aspetto. Il legno trovava impiego
in piccoli oggetti che avessero necessità di durezza:
manici di coltello, calci di fucile, spolette di telaio,
giocandosi il merito con la “berretta del prete”
(euonimus europeus) altro cespuglio a lenta crescita
non facilmente riconoscibile in primavera.
(b.g.)
Una gara sugli “ski” nel 1925
Da un cassetto dell'amico Marziano sono usciti dei fogli di giornale
piuttosto ingialliti, due pagine del quindicinale “LA
MONTAGNA”, pubblicato a Torino il 28 febbraio 1925. Troviamo
titolone a piena pagina, l'occhiello recita “adunata sciistica
piemontese”, lunghe descrizioni di una gara svoltasi a
Bardonecchia il 23 febbraio. Era in palio la “Coppa La Montagna”
dello Sci Club Torino.
I concorrenti dovevano salire verso il Colomion, discendere a Les
Arnaud, risalire lungo il versante opposto e raggiungere Borgo
Vecchio.
In testa la gara è stata dominata dal duello fra Lillo Colli e Ottorino
Mezzalama, concluso con la vittoria di misura di Colli. Le numerose
fotografie sono quasi illeggibili.
Inevitabile qualche considerazione.
- La firma dell'articolo principale è una sorpresa: Giovanni
Ferraris, uno dei fondatori dell'UGET, i mitici sei del Musinè.
- Lillo Colli, il vincitore della gara, era socio UGET, guida e
maestro di sci, gestore di rifugi, morto ormai anziano nell'agosto '71
di ritorno da un'ascensione al Monviso.
- Ottorino Mezzalama, il secondo classificato, correva per i colori
dello Sci Club Torino. Considerato uno dei fondatori dello
scialpinismo, è morto vittima di una slavina nel 1931. A lui è
dedicato un rifugio in alta Val d'Ayas e il mitico Trofeo Mezzalama
sui ghiacciai del Monte Rosa.
- Scorrendo l'elenco dei concorrenti troviamo numerosi altri ugetini
tra cui Riccardo Merseburger, giunto 4° all'arrivo, era un
altoatesino che ha dato un grande contributo allo sviluppo dei primi
decenni della nostra sezione. Il 7° arrivato, Ferruccio Panatti, era
sciatore agonista ancora attivo nel secondo dopoguerra.
- Una sorpresa trovare al 27° posto Pier Giorgio Frassati, il futuro
Beato, con i colori della “Giovane Montagna”.
- Un'ultima considerazione, personale. Il termine “Adunata
sciistica”, che compare nel sottotitolo, suscita in chi scrive queste
note il ricordo di noiosissime “adunate” del sabato, vissute in divisa
da Balilla intorno al 1940.
pfb
6 - CAI UGET NOTIZIE N. 5
Un trekking dello scorso mese di maggio
Au revoir, Verdon!
Lo aspettavamo. Prenotato da mesi. Il primo trekking della
stagione. Le Gole del Verdon. Qualche viso nuovo, qualche
faccia nota. Trentacinque. Due pullmini presi a noleggio, uno
gentilmente messo a disposizione da un partecipante ed un
paio di macchine al seguito. C'è chi ha dismesso le ciaspole, e
inforca fiero gli scarponi. C'è chi ha lasciato a casa sci e pelli,
ma solo per qualche giorno, e c'è chi si rimette in moto dopo
un inverno pigro, ma non troppo pigro, a giudicare dal passo
che tutti abbiamo tenuto dall'inizio alla fine!
Sappiamo che il meteo non sarà miracoloso, ma sapremo
anche essere più veloci della pioggia e terminare l'escursione
prima che arrivi il diluvio? Certo che sì. I capigita (Anna
Ughetto e Guido Scarnera) adattano e scambiano le
escursioni in base al meteo, ed eccoci a percorrere il Sentiero
dell'Imbut.
Verdon. Quando vediamo il fiume, capiamo il perchè del
nome: il colore Verde Acqua non è solo nelle matite FaberCastell! E spicca ancora di più, dall'alto, risalendo le rocce
verticali del sentiero Vidal. Una sosta al provvidenziale bar
dell'Hotel des Chevaliers ci risparmia il grosso della pioggia,
ma non le pietre saponetta che rendono l'ultimo nostro tratto
di rientro tutt'altro che noioso.
Verdon. E finalmente tocca al Sentiero Martel, che deve il
nome a colui che nel 1880 diresse la prima spedizione di
discesa all'interno del canyon. Grazie Signor Martel, ci hai
regalato una bella camminata, tra gole strette e spiagge
spettacolari! Qualcuno di noi osa fare il bagno, mentre la
maggior parte si limita a fare “pucia” con i piedi.
Potevamo farci mancare la classica foto di gruppo con tanto di
“CAI UGET” impresso sulla sabbia?
Il sentiero affianca il fiume per un tratto lungo. Talmente
lungo che poi chi ha voglia di rifarselo per tornare indietro?
Ma rifarselo non serve: la sera prima i capigita hanno lasciato
un'auto all'arrivo, per riportare gli autisti a prendere i pulmini
e caricarci tutti. E noi? Prima, sotto i lampi al belvedere del
Point Sublime: sublime vedere il fiume, elettrizzante essere
appoggiati alla ringhiera quando arriva un lampo. Poi, a
dissetarci con una birra al bar, in attesa di essere recuperati dai
nostri autisti. Dura la vita, eh?
Verdon. Il breve Sentier des Pecheurs ci regala altri splendidi
panorami, e laghetti di ninfee senza ninfee, nella gita di fine
trekking.
E poi via si va. Si torna a ca.
Chi con qualche sacchetto di lavanda, chi con formaggi di
capra: profumi diversi, che ricordano lo stesso splendido
lungo weekend.
Silvia Tessa
Continua da pagina 3
Villarmond: a casa Bergoin dice l'iscrizione: Sol fugiens
semel hora venit (Il sole se ne fugge, ma una volta e per
sempre viene l'ora - sottinteso della morte). Molto
incoraggiante anche questa.
Borgata Sestrières: questa meridiana sembra, a prima
vista, un poco meno cupa per via di un gioco di parole, ma
non scherza neanch'essa: Ora ne te rapiat hora (Prega
affinché il tempo non ti travolga).
La Ruà: vecchia casa parrocchiale: Amicis, quaelibet hora
(Per gli amici, a qualunque ora).
Granges: casa Pastre: Femme, sois soumise à ton mari
comme au soleil je le suis (Donna sii sottomessa a tuo
marito, com'io lo sono al sole). Sarà ancora vero? Cosa ne
pensavano le donne della borgata?
Dario Gardiol
7 - CAI UGET NOTIZIE N.5
ALPINISMO GIOVANILE ( a cura di Enzo Gilli)
11 Maggio
TRUC SAN MARTINO (872 m)
Sfidando il tempo avverso abbiamo salito questa cima della Val
di Susa a partire dall'Orrido di Foresto. Partiti accompagnati dal
vento e da qualche goccia di pioggia.
Sulla vetta il vento era fortissimo e l'aria molto fredda, così
siamo rapidamente scesi al Pian Colore in un angolo carino e
riparato dal vento, dove abbiamo potuto pranzare, giocare e, per
i più stanchi, prendere un po' di sole. Anche questa volta
eravamo accompagnati dal cane Leo che si è comportato in
modo eccellente.
Il Truc San Martino è una montagna rocciosa situata nella
Riserva naturale dell'Orrido di Foresto nei comuni di Bussoleno
e di Susa. La riserva comprende molte specie vegetali tra cui
molto raro in Piemonte il Ginepro coccolone (juniperus
oxycedrus).
L'itinerario che percorre l'Orrido di Foresto è invece di tipo
alpinistico (Via Ferrata).
21 - 22 giugno
RIFUGIO GUIDO REY (1778 m)
Da Chateau, il sabato pomeriggio, siamo saliti al rifugio
in circa un'ora e, dopo aver sistemato gli zaini nelle
camerette , abbiamo fatto un po' di ricreazione , giochi da
tavolo , tiro con l'arco e via via.
Dopo cena abbiamo preparato un bel falò vicino a due
TeePee indiani. Tutti in cerchio abbiamo cantato e
raccontato aneddoti, ammirando ogni tanto il cielo
stellato.
Verso le 23,00 tutti a nanna per essere pronti e riposati per
il giorno successivo.
Al mattino, dopo un'ottima colazione, siamo partiti per la
prima meta: Rocher de la Garde, 2222 m.
Successivamente siamo saliti verso il Passo dell'Orso
(Bivacco Blanchetti) attraverso il vecchio ricovero XI.
A quota 2410 m però, lungo il traverso terminale prima
del Passo, abbiamo deciso di comune accordo, dato il
tempo un po' stretto disponibile, di ritornare lungo il
cammino dell'andata.
Sosta al piccolissimo pianoro nei pressi della “Porta”
(anzi solo più un telaio di quest'ultima) poi siamo ridiscesi
verso il rifugio Guido Rey .
Nel nostro percorso abbiamo incontrato solo due piccoli
nevai attraversati agevolmente sia all'andata che al
ritorno.
Al rifugio, preparati gli zaini, dopo un po' di gioco e di
riposo, riempite le borracce di acqua fresca siamo ripartiti
per Chateau Beaulard .
Le ragazze (cinque) ed i ragazzi (quattro) sono stati
veramente bravi.
Ringraziamenti
Claudio Scrizzi, gestore
del rifugio G. Rey,
ringrazia gli animatori
del nostro Gruppo di
Alpinismo Giovanile che
lo hanno coadiuvato
nell'iniziativa di portare
scolaresche della Val di
Susa in escursione al
Rifugio. Ha ricevuto una
lettera con i complimenti
delle insegnanti.
8 - CAI UGET NOTIZIE N. 5
Il lago Galambra
Sul numero di maggio-giugno di questo
notiziario campeggiava in prima
pagina un disegno degli anni '60 di
Gianni Bevilacqua: nel lago Galambra
si rispecchiava il fronte dell'omonimo
ghiacciaio. Gianni ha anche espresso
un suo dubbio scrivendo Ma questo
l a g o
c ’ è
a n c o r a ?
La risposta non ha tardato
ad arrivare. Riccardo Valchierotti ha inviato una sua foto del 2009, qui
riprodotta, dove si vede chiaramente che il lago c'è ancora ma il ghiacciaio è
sparito.
CAI Cultura
Visite a mostre, a musei … Continuano le
attività culturali degli "amici del Mercoledì”.
Gli interessati sono invitati a contattare Anna
Bordoni (tel. 011480846).
AVVISO AI NAVIGANTI
Pacific Crest Trail - Dall'inizio di luglio fino
all'autunno il socio Lorenzo Barbiè condurrà
un Blog, con cadenza settimanale, sul
quotidiano La Stampa. Ripercorrerà a
puntate il lungo cammino del Pacific Crest
Trail da lui percorso nel 2008. Una lunga
strada, dai confini col Mexico sino in
Canada, attraverso le montagne e i deserti
dell' Ovest Americano.
L'indirizzo web per accedere è:
Http://www.lastampa.it/Blogs/oltre-lefrontiere
Cambio della guardia
Con il presente numero di CAI UGET
NOTIZIE termina la mia collaborazione in
qualità di redattore. Dopo 21 anni.
Ringrazio tutte le persone con cui ho
collaborato, in primis Mario Piva, e
formulo i migliori auguri a Matteo
Guadagnini che, con la sua squadra,
raccoglie il testimone. Ringrazio anche mia
moglie Gabriella che in tutti questi anni ha
collaborato e sopportato quest'attività.
E' stata una bella esperienza.
Pier Felice Bertone
CAI UGET NOTIZIE
Direttore Responsabile:
Alberto Riccadonna.
Redazione (comm.Comunicazione):
Pier Felice Bertone, Roberta Cucchiaro, Mara
Piccinin
Composizione:
Elena Facchinato, Emilio Garbellini.
Stampa: La Grafica Nuova, via Somalia 108,
10127 Torino
Testi, immagini, idee per il numero di
novembre - dicembre 2014 di
CAI UGET NOTIZIE
devono pervenire alla redazione entro il
30 settembre 2014
INFO SEGRETERIA
[email protected]
I bollini 2015 saranno disponibili nel mese di novembre.
Quote associative 2014: Ordinari € 46, Familiari € 28, Cinquantennali € 29,
Giovani (dal 1997) €16, secondo socio giovane € 9. Recapito postale a
domicilio di CaiUgetNotizie: € 2.
Come rinnovare:
- in segreteria
- versamento su c/c postale 22763106 intestato CAI UGET
- bonifico bancario su c/c IT 59 P 03268 01199 052858480950 intestato a Cai
Uget Torino.
Aggiungere le spese postali per l'invio del bollino a casa, 2 €.
Nuovi Soci: l’iscrizione costa 4 € più la quota annuale. E’ richiesta 1 foto
tessera. I nuovi Soci ricevono: distintivo, tessera, Statuto del CAI e della
Sezione. I Soci usufruiscono di sconti sulle tariffe dei rifugi, ricevono la
Rivista del CAI e un buono gratuito per 1 pernottamento presso il rifugio
Guido Rey. Sono assicurati per infortuni nelle attività sociali e per l'intervento
del soccorso alpino nelle attività sociali e personali.
Orario Segreteria
Lunedì chiuso Martedì, Mercoledì e Venerdì 16-19 - Giovedì 10-13 e 2023 - Sabato 10-13.
Sottosezione di Trofarello: c/o ANA v.le della Resistenza, 21.
Apertura Sede a tutti i Soci: Giovedì 20-22,30
Info: Paolo Mogno 335.6861229.