La frutticoltura biologica Difesa antiparassitaria Sondrio, 25 marzo 2014 Martino Salvetti Scopi della frutticoltura biologica Scopo principale: produzione di alimenti vegetali sani ed equilibrati, senza impiego di sostanze chimiche di sintesi per la fertilizzazione e la difesa dai parassiti e dalle erbe spontanee competitrici. Obiettivo ricco di stimoli sia per la frutticoltura professionale che per quella familiare, raggiungibile attraverso l’adozione di un nuovo ed articolato sistema colturale. Un problema di approccio Applicare il metodo di coltivazione biologica non consiste semplicemente nel sostituire un prodotto chimico con uno consentito dal Reg. Cee 2092/91. Approccio molto più approfondito Fondamentale il complesso delle interazioni che agisce sui diversi esseri viventi che costituiscono l’agroecosistema frutteto (il melo, il suolo, le erbe spontanee, gli aspetti della difesa e della concimazione). Importanti - - - le pratiche agronomiche, l’accurata scelta varietale, dei portinnesti, della forma d’allevamento e dei sesti d’impianto frutteto in equilibrio vegeto-produttivo che riduca la suscettibilità alle malattie. Gli interventi fitosanitari vanno dunque attivati solo per mantenere la presenza dei patogeni sotto la soglia di danno. PROSPETTIVE DI GESTIONE ECOCOMPATIBILE Difesa e incremento degli antagonisti naturali Diversità botanica Utilizzo di miscele attrattive per insetti utili (es. Buntbarsche) Il periodo di conversione Se si comincia a coltivare col metodo biologico un frutteto già esistente, si deve affrontare il discusso problema della conversione. Per definizione (Reg. Cee 2092/91) la conversione di una coltura perenne deve avvenire almeno tre anni prima che il raccolto si possa definire “da agricoltura biologica”. L’organismo di controllo, con il consenso dell’autorità competente (Mipaf), può abbreviare tale periodo, tenuto conto dell’utilizzazione anteriore degli appezzamenti. Se il frutteto proveniva da una coltivazione ad agricoltura integrata, senza utilizzo di diserbanti o con l’impiego del Bacillus thuringiensis come insetticida, si può valutare la riduzione a 2 anni di conversione. Es: una notifica di coltivazione col metodo biologico eseguito il 31 agosto 2012 consentirà la vendita di mele “da agricoltura biologica in conversione” nella campagna 2013; il periodo di conversione terminerà il 31 agosto 2014, quindi il raccolto 2014 potrà essere certificato “da agricoltura biologica”. DI ASSOLUTA IMPORTANZA 1)-la localizzazione geografica del frutteto e quindi la sua vocazione in rapporto alla coltura scelta, la presenza di varietà antiche legate al territorio 2) -una buona esposizione (assenza di ristagni di umidità, corretta insolazione); 3) l’impostazione data al frutteto: Aspetti importanti per la progettazione del frutteto bio UBICAZIONE: CLIMA Temperatura Precipitazioni Luce Importanti la temperatura media annuale e la durata del periodo vegetativo; per una frutticoltura biologica redditizia dovrebbe essere superiore ai 235 giorni; in Europa centrale per esempio la coltivazione intensiva di drupacee si può effettuare quando la fioritura dei meli si verifica prima del 1015 maggio. Temperature medie mensili del periodo 1973-2002 con il periodo 2003-2013 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 1973-2002 2003-2013 a confronto Temperature medie mensili del periodo 1973-2002 con il periodo 2003-2013 25,0 20,0 15,0 10,0 5,0 0,0 -5,0 1973-2002 2003-2013 a confronto Precipitazioni medie mensili del periodo 1973-2002 confronto con il periodo 2003-2013 a 140,00 120,00 100,00 80,00 60,00 40,00 20,00 0,00 aprile maggio giugno 1973-2002 luglio 2003-2013 agosto settembre ottobre Rispetto dei fattori di contenimento naturali Rispetto dei pronubi Scopi della frutticoltura biologica Importante il mantenimento e l'incremento della sostanza organica nel suolo, perché essa sostiene la biomassa vivente (batteri, funghi, alghe, protozoi, micro e mesofauna) e garantisce con la sua lenta mineralizzazione, operata senza sosta dai microrganismi, l’equilibrata nutrizione delle piante. Si rileva uno stato di generale benessere e resistenza alle patologie nelle piante coltivate in suoli equilibrati e ricchi di sostanza organica (almeno 2,5 - 3%). Scopi della frutticoltura biologica Impiego di fertilizzanti organici (Reg.Ce 834/07 è 889/08) ammesso in quantità massima di 170 kg/ettaro/anno di azoto somministrabile al terreno, La normativa comunitaria inoltre ne prevede l’impiego soltanto in caso di comprovata necessità ed è per questo che, nella gran parte dei casi, l’uso è vincolato al rilascio di un’apposita autorizzazione da parte dell’organismo di controllo. Il letame, per quanto di difficile reperimento ed utilizzazione, rimane la sostanza organica di riferimento in tema di fertilizzazione. Difesa Avversità non parassitarie Avversità parassitarie perdita di oltre un terzo della produzione agricola potenziale mondiale Difesa la nuova Direttiva sull'uso sostenibile agrofarmaci, che disciplinerà le modalità d'impiego dei fitofarmaci, si prefiggono l'obiettivo di incentivare una difesa fitoiatrica a basso impiego di mezzi di lotta chimici, in sintonia con la crescente sensibilità dell'opinione pubblica per la sicurezza alimentare ed il rispetto dell'ambiente Difesa A partire dal 1° gennaio 2014 infatti devono essere applicati solamente sistemi di protezione integrata delle colture oltre, ovviamente, al metodo di produzione biologico. È evidente che occorre promuovere l'uso "sostenibile" dei fitofarmaci privilegiando i mezzi biologici di difesa Agroecosistema Trattamento Dati meteo Monitoraggio Difesa I l regolamento 2092/91 e successive modifiche consentono l’utilizzo di insetticidi di origine naturale come Piretro, Azadiractina, Spinosad, di oli bianchi e paraffinici, e saponi di potassio. E’ possibile inoltre impiegare mezzi tecnici come le trappole a feromoni per la cattura di massa o il monitoraggio degli insetti dannosi, oppure organismi antagonisti come insetti, acari, nematodi, batteri, funghi e virus, oggi disponibili in formulati che ne consentono un agevole impiego. Difesa Contro i funghi parassiti è necessaria un’attenta prevenzione volta ad evitare il verificarsi delle condizioni che ne favoriscono lo sviluppo, tuttavia è consentito l’impiego del rame (max 6 kg/ettaro/anno di rame metallo) nei suoi diversi formulati – poltiglia bordolese, ossicloruri e idrossidi - e dello zolfo, bagnabile o in polvere, unitamente ad attivatori delle difese naturali della pianta come Propoli di api ed estratti di alghe, bicarbonato di sodio e argille. Di difficile impiego, quali coadiuvanti nella difesa dai parassiti su ampie superfici, sono i macerati ed i decotti di diverse piante, anche se oggigiorno diversi preparati erboristici a base di aglio, equiseto, assenzio, ortica ne facilitano l’impiego pratico. Ticchiolatura-Venturia inaequalis Manifestazioni sulle foglie Manifestazioni su frutto E’ la più grave avversità del melo, provoca danni su foglie, frutti, fiori, e a volte, rametti. Sui frutti i sintomi possono comparire in qualsiasi stadio di sviluppo; essi appaiono sottoforma di piccole macchie di colore bruno che lentamente si estendono. Sui giovani frutticini si possono verificare gravi malformazioni, fenditure e caduta dei frutti malati. Sui fiori le infezioni si manifestano con piccole macchie brunastre a carico di petali, calice e peduncolo. L’attacco sul fiore si può manifestare più tardi nella cavità calicina del frutto. I rami possono essere colpiti quando sono ancora allo stato erbaceo. Suscettibilità: molto suscettibili: Red delicious, Rome beauty, Rubra, Mutsu, Golden Delicious, Gala Poco suscettibili o resistenti: Florina, Golden Orange, Goldrush, Modì, Fujon ecc. Difesa: la difesa chimica delle varietà suscettibili inizia a schiusura gemme con sali di rame, per poi proseguire con trattamenti preventivi prima dell’inizio delle precipitazioni. Difesa Riduzione dell’inoculo, ovvero delle forme svernanti presenti sul terreno (pseudoteci nelle foglie cadute a terra). A tal fine: Raccogliere le foglie e bruciarle (aspirarle o fresarle) Trattare le foglie, sia in pianta che sul terreno, con urea Utilizzare le varietà resistenti Difesa diretta Come mezzi chimici ammessi nel biologico sono efficaci solo rame e polisolfuro di calcio Rame: nelle sue forme chimiche di ossicloruro, idrossido o solfato Minimo dosaggio di rame metallo/hl efficace: 20-30 g/hl Possibile l’utilizzo di dosi basse, ma con interventi ripetuti Può causare rugginosità e filloptosi data dose p.a. puro/hl dose p.a.puro/ha dose in litri prodotto commerciale/ha ml 40 400 2 ml 30 300 1,5 ml 20 200 1 ml 40 400 2 ml 20 200 1 ml 30 300 1,5 180 1800 9 principio attivo rame 20% dose 23-mar piena rame 20% dose 27-mar ridotta rame 20% metà 02-apr dose rame 20% dose 05-apr piena rame 20% metà 10-apr dose rame 20% dose 18-apr ridotta totale rame La resistenza al dilavamento del rame dipende dal dosaggio (a 20 g di rame metallo resiste al dilavamento di 40 mm, a dosi maggiori resiste anche 50-60 mm di pioggia). Il rame agisce inizialmente legandosi alle spore e svolgendo azione fungistatica; il rame ha un’eccezionale capacità di accumulo nelle spore. I Sali di rame rilasciano quantità crescenti di ione rame per azione della CO2 presente nell’aria; le trasformazioni strutturali ad opera della CO2 portano alla formazione di composti più solubili; raggiunta la concentrazione ottimale di rame solubile, queste si mantengono per una decina di giorni, poi decrescono fino al livello di partenza. Il rame accumulato nelle spore inibisce l’attività degli enzimi respiratori, denatura le strutture proteiche delle membrane, modifica i processi redox, si lega alle strutture degli enzimi che portano il radicale solfidrilico AZIONE MULTISITO-NO RESISTENZA. La resistenza al dilavamento è di circa 40 mm, ma la maggior parte del prodotto (quasi il 90%) viene asportata dai primi 10 mm di pioggia. La parte rimanente è quella che rimane attiva Trascorso il tempo di carenza (20 giorni) il livello di residui riscontrato sui frutti è sempre inferiore al limite consentito per legge (20 ppm) ed è compreso tra 2 e 5 ppm Vantaggi e svantaggi del rame Vantaggi: fungicida ad ampio spettro, abbastanza resistente al dilavamento, attivo con presenza di acqua, non suscettibile di resistenza Il rame nella pianta interagisce a livello di tutte le vie metaboliche e agisce direttamente nella sintesi della lignina; la carenza è causa di sterilità del polline Eccita l’accrescimento apicale, aumenta la traspirazione, è indispensabile per la sinetsi della clorofilla Svantaggi: metallo pesante, si accumula nei terreni , è pericoloso quanto più il pH è basso A pH 6 la soglia di tossicità è 10 ppm, a pH 4 è 25 ppm Tende ad accumularsi nella parte superficiale di terreno esplorata dalle radici, e quindi è più tossico per es. per il melo che non per la vite Tuttavia solo il 20% del rame presente nel terreno è disponibile, essendo c.ca l’80% assorbito dalla parte inorganica e quindi non disponibile. L’eccesso di rame svolge azioni di antagonismo e sinergismo nell’assorbimento degli altri elementi (es. Fe) Polisolfuro di calcio Il polisolfuro di calcio, o zolfo calcico, è un prodotto di origine inorganica a base di zolfo e calcio, in formulazione liquida solubile. Il polisolfuro di calcio è un prodotto liquido concentrato, con aggiunta di inerti e coadiuvanti, fondamentali per la stabilizzazione e la permanenza della soluzione. Esso fa parte dei prodotti naturali utile, insieme ai prodotti di origine vegetale, per il controllo naturale delle avversità delle piante, poichè dotato di attività fungicida. Possiede attività "estintiva" fintanto che persiste sulla vegetazione; dopodichè si ha attività protettiva esercitata dallo zolfo. E' infatti utilizzato per il controllo della Monilia, ticchiolatura, bolla e oidio. L'azione tossica è espletata dallo zolfo attivo (mono e polisolfurico), coadiuvata dalla naturale causticità dei prodotto. Il polisolfuro infatti, una volta irrorato sulle piante, libera zolfo sotto forma di idrogento solforato (H2S) allo stato gassoso, penetrando e diffondendosi nei tessuti, con azione tossica per molti insetti e funghi o crittogame. Il polisolfuro di calcio non è tossico per insetti utili e ambiente, se utilizzato nel modo corretto. coltura avversità Epoca utilizzo Pesco Susino Ciliegio Albicocco Monilia Bolla Oidio Melo pero Ticchiolatura oidio pre-fioritura (da gemme gonfie a bottoni fiorali) 50 kg/ettaro (20-30 melo e pero) post-fioritura 20-30 kg/ettaro (15-22 melo e pero) successivi 20 kg/ettaro (10-15 melo e pero) Vivai fruttiferi Vite Oidio 15-30 Kg/ettaro note Ha anche azione diradante Carenza 30 giorni Polisolfuro di calcio: esempio di utilizzo data principio attivo 21-apr polisolfuro di calcio lit. 24-apr polisolfuro di calcio lit. 27-apr polisolfuro di calcio lit. 29-apr polisolfuro di calcio lit. 02mag polisolfuro di calcio lit. 07mag polisolfuro di calcio lit. 10mag polisolfuro di calcio lit. 21mag polisolfuro di calcio lit. 30mag polisolfuro di calcio lit. 08-giu polisolfuro di calcio lit. 11-giu polisolfuro di calcio lit. dose p.a. puro/hl dose dose in litri prodotto p.a.puro/ha commerciale/ha 1 1,2 1,2 1,2 10 12 12 12 1 10 1,2 12 1 10 1 10 1 0,8 0,8 11,4 10 8 8 114 Il polisolfuro ha una azione preventiva in prefioritura quantificabile in 2-3 giorni e dalla fioritura in 1-2 giorni. La resistenza al dilavamento è di circa 30 mm. Deve essere utilizzato con la foglia bagnata. Occorre avere presente alcune raccomandazioni legate alla causticità del prodotto, in particolare si deve fare attenzione a maneggiarlo e sarebbe opportuno utilizzare un atomizzatore dedicato, in quanto il prodotto imbratta parecchio, anche filtri e membrane, e occorre lavare accuratamente l’attrezzatura dopo l’utilizzo. Oidio:Podosphaera leucotricha I sintomi dell’infezione di mal bianco si ritrovano sulle foglie e sui germogli, ma è possibile riscontrarli anche su fiori e frutti Le foglie appaiono ricoperte da una polvere bianco-grigiastra. Nelle prime fasi dell’infezione questo rivestimento può essere difficilmente rilevabile; in un secondo tempo il micelio è così sviluppato da costituire una specie di ragnatela. I fiori infetti appaiono deformi e cadono facilmente. I sintomi sui frutti consistono in alterazioni della forma, dimensioni e presenza di rugginosità. La conservazione del patogeno in inverno avviene come micelio nelle gemme; in alcuni ambienti anche i cleistoteci possono perpetuare il patogeno. L’infezione primaria inizia a partire dagli organi svernanti; seguono le infezioni secondarie ad opera dei conidiofori Le condizioni ottimali per le infezioni oidiche sono: T compresa tra 19 e 23 °C e elevata UR. La pioggia battente è di ostacolo a questa malattia in quanto le strutture di diffusione secondaria (conidi) nel mezzo liquido perdono la loro germinabilità. Le varietà ticchiolatura resistenti sono particolarmente sensibili all’oidio Terapia Il solo principio attivo registrato nel biologico, realmente efficace contro l’oidio è lo zolfo Tipologie di zolfo: Zolfo bagnabile Zolfo liquido (Thiopron, Heliosufre ecc.) Zolfo in polvere, di miniera Azione anche su ticchiolatura Il bicarbonato di potassio (KHC) è una sostanza naturale. Essa viene anche utilizzata nel settore alimentare e dal punto di vista della tossicologia umana è da considerare non problematico. Esso è inserito in di verse direttive internazionali per l’agricoltura biologica. Il bicarbonato di potassio possiede un largo spettro d’azione ed una elevata efficacia fungicida. Essa si fonda sull’elevato valore del pH ed al contenuto di ioni carbonato e bicarbonato. In Europa attualmente il bicarbonato di potassio non è registrato come agrofarmaco. É comunque in corso una richiesta per la registrazione del bicarbonato di potassio (nome commerciale Armicarb® in sede europea. Il prodotto formulato Armicarb®, è stato utilizzato per il contenimento di ticchiolatura, oidio, alternaria, fumaggini e Gleosporium. Contro la ticchiolatura e l’oidio soprattutto il prodotto Armicarb presentava un’efficacia interessante. I risultati invece nei confronti delle fumaggini e del Gleosporium non sono ancora completi. Con elevati dosaggi ed un frequente utilizzo i carbonati provocavano anche delle bruciature fogliari e della rugginosità. Un ripetuto utilizzo del bicarbonato di potassio in estate provocò un aumento del rapporto K/Ca nella polpa dei frutti con un conseguente aumento della butteratura amara e delle perdite nella fase di conservazione Cancri ramealida Nectria, Phompopsis ecc. Nectria: formazione di piccole tacche depresse sugli organi legnosi; la pianta reagisce vistosamente formando una barriera cicatriziale. Formazione di cancri aperti. Formazione di tumori di forma allungata. In alcune zone umide si può avere anche l’attacco ai frutti Sphaeropsis: aree cancerose brunastre, allungate e depresse, in corrispondenza delle quali la corteccia presenta profonde fessurazioni. Le foglie perdono facilmente turgore, si accartocciano e infine disseccano e cadono. Frutti: maculature nerastre della buccia e della polpa, durante la conservazione in magazzino. Phomopsis: formazione di una zona cancerosa sugli organi legnosi, con vistose modificazioni del tessuto corticale in corrispondenza della porzione di legno invasa dal fungo. I cancri si confondono facilmente con quelli di Nectria e Sphaeropsis; un’analisi sicura è possibile solo mediante indagine microscopica. Fattori predisponenti i cancri: Ferite grosse, anche in seguito a potature, e non cicatrizzate, eccessi di umidità, di concimazioni azotate. Difesa: cicatrizzazione dei tagli e delle ferite, asportazione delle parti malate, dei residui di potatura, evitare i ristagni idrici e gli eccessi di azoto. N.B.: le infezioni possono favorire gli attacchi di bostrico Interventi chimici: Sali di rame Insetti dannosi Qualunque parassita interessi la nostra coltura, è di fondamentale importanza anche in agricoltura biologica il concetto di soglia di intervento: questo è il livello di presenza del fitofago o parassita, che giustifica anche economicamente un intervento antiparassitario, superato il quale non ha più senso intervenire perché non sarà più possibile limitare il danno, ovvero avrò già raggiunto la soglia di danno e il fitofago non sarà più controllabile Insetti: generalità Apparato boccale masticatore Apparato boccale masticatore In quali insetti lo troviamo? Larve e adulti di coleotteri Larve di lepidotteri Grilli e cavallette Apparato boccale pungente succhiante Apparato boccale pungente succhiante Cimici In quali insetti lo troviamo? Afidi o pidocchi delle piante puzzolenti…… Cicli vitali degli insetti Olometaboli farfalla coleottero Cicli vitali degli insetti Eterometaboli cavalletta cimice CRISOPE COCCINELLE SIRFIDI FITOSEIDI PARASSITOIDI Scopazzi del melo Si tratta di una malattia provocata da un fitoplasma, un organismo simile a un virus. Viene trasmessa mediante innesto su piante malate, anastomosi (contatti) radicali e attraverso un insetto vettore: la psilla. Ci sono diverse specie di psille potenziali vettori della malattia (Psylla mali, Cacopsylla picta e altre). Perché si chiamano scopazzi? Perché scope i rami assumono l’aspetto…..di Principali insetti dannosi AFIDI (PIDOCCHI) AFIDE GRIGIO No trattamenti AFIDE VERDE No trattamenti AFIDE LANIGERO Piretro Azadiractina AFIDE DELLE GALLE ROSSE L’afide sverna come uovo sui rametti di 2-3 anni. Alla rottura delle gemme si ha la nascita delle fondatrici; il loro accrescimento avviene molto lentamente. Durante il periodo primaverile si susseguono 34 generazioni, ma già a partire dalla terza compaiono le femmine migranti che vanno sull’ospite secondario (piante del genere Plantago). In inverno l’afide ritorna sul melo La Disaphys plantaginea viene ostacolata da numerosi predatori e parassiti: Adalia bipunctata, Harmonia conclobata, Coccinella decempunctata, le larve dei neurotteri crisopidi ed emerobidi, quelle dei ditteri sirfidi, del cecidomide Aphidoletes aphidimiza e altri. L’afide grigio del melo è il più pericoloso perché deforma i frutti; è importante effettuare una difesa chimica in prefioritura o in postfioritura con imidacloprid, pirimicarb, azadiractina, thiametoxam, acetamiprid. Azadiractina, estratto dalla pianta del neem o Azadirachta indica. Nota da oltre duemila anni per i suoi impieghi medicamentosi e come insetticida. Fu il tedesco Schmutterer, nel 1959, durante una spedizione in Sudan organizzata allo scopo di studiare le locuste, a notare come queste risparmiavano solo l'albero del Neem. L'azadiractina e gli altri limonoidi possiedono un’interessante attività insetticida, svolta con differenti meccanismi di azione, il principale dei quali consiste in un effetto chitino inibitore che si manifesta con un'azione juvenizzante simile a quella degli insetticidi IGR di sintesi, oltre alla repellenza e alla fagodeterrenza. In alcune specie fitofaghe, come la Dorifora della patata, è stata anche accertata una riduzione della fecondità delle femmine adulte. Questi prodotti non possiedono quindi alcun effetto abbattente, agiscono principalmente per ingestione e per contatto e possiedono una comprovata attività sistemica, particolarmente interessante nelle applicazioni per fertirrigazione. Il piretro e le piretrine naturali sono estratte dai fiori di alcune piante appartenenti al genere Chrysantemum. Hanno un'azione abbattente immediata nei confronti di tutti gli insetti ed una scarsissima persistenza nell'ambiente (a 48 ore dal trattamento non si trovano residui); non sono tossiche per l'uomo. I prodotti a base di piretro vanno usati preferibilmente verso sera perché le piretrine sono fotolabili, cioè si dissolvono con la luce. Sono più efficaci se la soluzione è leggermente acidificata con acido citrico, aceto o succo di limone. La vegetazione trattata va bagnata abbondantemente. Piretro e piretrine sono insetticidi ad ampio spettro, pertanto dannosi all’entomofauna utile. Usare un preparato a base di pezzetti di sapone di marsiglia sciolti in acqua bollente, circa 20 g/litro , spruzzando a freddo. Raccolta manuale ed eliminazione Gli afidi verdi non sono temibili come l’afide grigio, perché non provocano deformazione dei giovani frutti. Aphis pomi colonizza la pagina inferiore delle foglie provocando un debole accartocciamento fogliare del lembo. Rhopalosiphum insertum (afide migrante) provoca accebtuati accartocciamneti, ma i danni provocati sono più apparenti che reali, e già durante la fioritura o poco dopo abbandona il melo per andare sugli ospiti secondari. Cocciniglia di S. Josè (Quadraspidotus perniciosus) Le 1 2 cocciniglie sono insetti appartenenti all’ordine dei Rincoti omotteri. Colonizza il tronco, i rami, i frutti e a volte le foglie provovando evidenti incrostazioni (1). Le punture provocano e la saliva iniettata nei tessuti provocano la comparsa di alterazioni rossastre (2) 3 4 L’insetto sverna con neanidi di prima e seconda età e a volte con femmine adulte. Ogni femmina genera 150-200 neanidi (3). Queste, dopo un periodo di mobilità (sono trasportate anche dal vento) si fissano e iniziano a formare un follicolo, che è una struttura protettiva che poi diventa grigio ardesia (4) e ultimano lo sviluppo con due mute. In natura sono contenute da un parassitoide: la Prospaltella perniciosi (5) Prodotti utilizzabili: olio bianco e polisolfuro di calcio 5 Tortricidi ricamatori della frutta Archips podanus Pandemis cerasana Hedya nubiferana…………..e molte altre!! Lepidotteri ricamatori della frutta Sono lepidotteri le cui larve compiono erosioni sulle giovani foglioline del melo e in seguito anche sui frutticini. Compiono un numero di generazioni variabile tra 2 e 3 a seconda delle zone. Utilizzabile il Bacillus thuringiensis batterio sporigeno che vive nel terreno. Quando viene ingerito mediante vegetali contaminati, il batterio sporula nell'ospite liberando tossine dette tossine Bt o più esattamente delta-endotossine (innocue per gli esseri umani) che danneggiano il tratto digerente delle larve di Ditteri come le zanzare o causando nei bruchi di molti Lepidotteri una malattia paralitica. La Carpocapsa (Cydia pomonella) E’ un lepidottero tortricide originario dei paesi del mediterraneo, ormai diffuso in tutta Europa e in gran parte del mondo. Si sviluppa a spese di melo e pero, ma attacca anche cotogno, nespolo, kaki, noce e più raramente anche albicocco, pesco e susino. Carpocapsa (Cydia pomonella) Tipo di danno sui frutti: la larva penetra all’interno puntando decisamente verso il centro dei frutti, dove si trovano i semi. Divora anche i semi formando una galleria che si riempie di rosura e di escrementi. Carpocapsa (Cydia pomonella) CICLO DI SVILUPPO: I generazione Inverno-aprile Aprile Maggio Maggio-Giugno Maggio Carpocapsa (Cydia pomonella) CICLO DI SVILUPPO II generazione Giugno Luglio-agosto Giugno-agosto Giugno-agosto Tignola orientale del pesco (Cydia molesta) E’ un lepidottero dannoso alle drupacee (pesco, susino ecc.) ma può compiere danni anche sulle pomacee Tignola (Cydia molesta) CICLO DI SVILUPPO: I generazione Inverno-marzo Aprile Aprile Aprile-maggio Aprile Tignola (Cydia molesta) CICLO DI SVILUPPO II generazione Maggio Giugno-luglio Giugno Giugno-luglio Tignola (Cydia molesta) CICLO Luglio Ottobre DI SVILUPPO III generazione Luglio-ottobre Luglio-ottobre Luglio-ottobre DIFFERENZE TRA CARPOCAPSA E CYDIA DEL PESCO Sistemi alternativi di lotta a Carpocapsa e altri lepidotteri del melo Utilizzo di semiochimici: tecnica della confusione mediante feromoni. I feromoni sono le sostanze biologicamente più attive che si conoscano. Il feromone emesso da una sola femmina vergine di una farfalla (0.00002 mg) è in grado di eccitare in condizioni climatiche favorevoli migliaia di maschi entro un raggio di alcuni Km I feromoni e la confusione sessuale Feromone deriva dal greco Phero: porto e ormao: stimolo Sono messaggeri chimici intraspecifici. Sono sostanze talora volatili, talora no. Sono percepiti da sensilli chemiorecettori localizzati sulle antenne e sui pezzi boccali. Il comportamento del maschio, semplificando molto, è abbastanza costante e tipico per diverse specie e si svolge così: quando sulle sue antenne (sede dell’olfatto – costituito da migliaia di sensilli chemiorecettori che inviano i dati al cervello) giungono, via corrente d’aria, le molecole dei componenti il feromone femminile, il maschio inizia a volare controvento. Tipologie di diffusori diversi: sono prodotti polimerici a forma di spaghetto, che vengono applicati alle piante. I diffusori vengono applicati alle piante mediante carro raccolta. Hanno una durata compresa tra 120 e 180 giorni (da 4 a 6 mesi) Virus della granulosi Il CpGV è un virus che attacca solo le larve della carpocapsa. Tali virus sono stati scoperti nel 1964 e a partire dalla fine del 1980 si possono trovare in commercio. Attualmente in Europa sono presenti sul mercato diversi preparati a base di CpGV i quali vengono impiegati a scopo terapeutico su una superficie coltivata stimabile in ca. 100.000 ha. I prodotti a base di CpGV possono essere applicati con atomizzatori convenzionali. Le larve di carpocapsa assumono il virus per ingestione, inducendone la morte a causa di una sistematica infezione virale. Il decorso dell’infezione virale nella larva può essere suddiviso in due fasi: nella prima fase vengono attaccate le cellule dell’intestino medio; nella seconda vengono attaccati anche altri organi. Prove ed osservazioni negli ultimi quindici anni hanno confermato come i trattamenti a base di virus della granulosi siano efficaci. Nematodi entomopatogeni Sono entomopatogeni quegli organismi che instaurano con l'insetto un rapporto di parassitismo vero e proprio che si manifesta con una patologia a carattere infettivo. L'agente eziologico della patologia è in genere un microrganismo, ma in questa categoria vengono fatti rientrare anche i Nematodi. I Nematodi sono chiamati anche vermi cilindrici perché presentano un corpo cilindrico a sezione trasversale circolare, differendo così dai platelminti (o vermi piatti) i quali mostrano uno schiacciamento dorso-ventrale. Nematodi entomopatogeni Steinernema carpocapsae è un organismo particolarmente indicato contro le larve svernanti di diversi insetti fitofagi, fra cui la carpocapsa (Cydia pomonella). Nematodi entomopatogeni Rintracciano le larve svernanti e penetrano all’interno attraverso le aperture dell’insetto. All’interno della larva, i nematodi rilasciano batteri simbionti del genere Xenorhabdus, che causano la morte dell’insetto nel giro di 48 ore. I nematodi si moltiplicano all’interno della larva e possono provocare, se le condizioni climatiche lo permettono, l’infezione di altri insetti ospiti. La mancanza di insetti ospite causa una diminuzione drastica della popolazione nematodi. Cemiostoma e Litocollete Mina a placche (stigtatonomio) Leucoptera scitella Mine puntiformi (pticonomi) di Phyllonoricter blancardella Sesia del melo (Synanthedon myopaeformis) E’ un lepidottero sesidae (1). La sua larva xilofaga attacca il melo, meno frequentemente il pero e di rado altre rosacee. Le larve (2) si insediano prevalentemente le piante debilitate e vecchie, e sono favorite dalla presenza di cancri corticali (3), tumori o spaccature conseguenti agli attacchi di afide lanigero, o tagli di potatura mal cicatrizzati. Sono anche in grado di compiere attacchi a carico del punto di innesto su alcuni portinnesti clonali come M9, specialmente in presenza di disaffinità varietale. 1 3 2 Rodilegni 1 Rodilegno giallo (Zeuzera pyrina) Lepidottero cosside che attacca melo, pero, altre piante da frutto e svariate piante forestali e ornamentali. Le larve (1) minano inizialmente la parte distale dei germogli (2), poi scavano 1 gallerie ascendenti nel midollo, nella zona sottocorticale del tronco (3). 2 3 Ciclo di sviluppo: 4 5 Il rodilegno si evolve con un ciclo di 1-2 anni. Gli adulti (4) volano tra maggio e luglio, dopo la fecondazione le femmine depongono le uova in ammassi dentro gallerie larvali, fessure dei rami ecc.(5). Le larve che nascono dopo 11-15 giorni compiono inizalmente attacco a livello dei germogli penetrando poi nel tronco dopo essere uscite 6-7 volte. Trascorrono l’inverno sempre come larve; quindi si incrisalidano dando origine agli adulti dopo circa 20 giorni. Contro questo insetto si può applicare la cattura massale con trappole a feromoni 6 posizionate in alto rispetto alle piante (6) 2 Rodilegno rosso (Cossus cossus) Lepidottero 1 2 cosside che attacca un notevole numero di piante arboree e può evolversi anche sul carciofo e la barbabietola. Attacca soprattutto le piante in cattive condizioni vegetative. Le larve (1) scavano gallerie soprattutto nella zona del colletto, nel tronco e nelle grosse branche, interessando strati sottocorticali e poi legno (2). 3 4 5 Il ciclo avviene in tre anni. Gli adulti (3) sfarfallano da metà giugno a metà agosto. Hanno costumi notturni. Le uova vengono deposte dalle femmine nelle anfrattuosità del tronco e delle grosse branche, e nelle gallerie larvali al colletto delle piante. In inverno sospendono l’attività. Nel secondo anno si approfondiscono nel legno. Nel terzo anno la larva matura provoca un foro nella corteccia tamponandolo con rosura e qui si incrisalida. Si può incrisalidare anche all’esterno (5). Ragnetto rosso dei fruttiferi e ragnetto rosso comune Differenze tra i due ragnetti Danni causati Sono ragnetti dannosi ai fruttiferi e particolarmente a melo e pero. Il danno è causato dalla sottrazione del contenuto cellulare che porta ad una forte diminuzione dell’attività fotosintetizzante delle foglie. Queste assumono un colore grigio bronzeo, si disseccano e poi cadono prematuramente. Le infestazioni di ragnetti sono la conseguenze di pratiche errate (utilizzo di insetticidi abbattenti, di ditiocarbammati ecc.) Psilla del pero (Psylla pyri) Le neanidi e le ninfe di questo insetto infestano foglie, germogli e rametti in via di lignificazione e producono un’abbondante melata che imbratta la vegetazione e i frutti e sulla quale si sviluppa la fumaggine, che interferisce sulla fisiologia della pianta. L’attacco della psilla arresta l’accrescimento dei germogli e causa talora il disseccamento e la caduta delle foglie, con negative ripercussioni sulla nutrizione delle gemme e conseguentemente sulla produzione dell’annata successiva. Le infestazioni accentuano inoltre una forma di deperimento vegetativo denominata “Pear decline”, una grave malattia causata da micoplasmi, microorganismi trasmessi dalla psilla. Difesa: La psilla viene combattuta in natura dagli eterotteri Orius e Nabis, e soprattutto da Anthocoris nemoralis,ma anche da coccinelle, crisope, e l’imenottero parassitoide Prionomitus mitratus. AnthoPAK contiene 500 individui in un materiale disperdente, che vengono portati in campo in primavera. Si tratta di un predatore molto mobile ed attivo volatore che viene introdotto in 2-3 tempi per un totale di 1.5002.000 individui per ettaro. PRODOTTI UTILIZZABILI IN FRUTTICOLTURA BIOLOGICA GRAZIE PER L’ATTENZIONE
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