SUD PONTINO IL GIORNALE DI LATINA FONDI VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2015 27 Incidente probatorio per la turista Usa che accusò di abusi sessuali un infermiere Ricordi sbiaditi di una violenza La donna non è entrata in aula, niente riconoscimento. E la difesa punta sulle tante contraddizioni P di MIRKO MACARO er fornire la propria versione sulla notte in cui sostiene di essere stata violentata da un infermiere fondano in servizio al Fatebenefratelli, è appositamente partita dall’America. Ma, arrivata presso il Tribunale penale di Roma per l’incidente probatorio, mercoledì ha fornito una testimonianza cheavrebbedato nuove“frecce”alla difesa dell’indagato, il 36enne Armando Renzitelli, da ottobre sospeso dal servizio e agli arresti domiciliari. “Alla luce delle risultanze, ne chiederò l’immediata scarcerazione”, ha detto l’avvocato Alessandro Parisella, secondo il quale le accuse si sono sgonfiate. “Ci sono diverse incongruenze e contraddizioni. E, tra le altre cose, quanto ricostruito nell’occasione dalla giovane è del tutto compatibile con l’attività normalmente svolta dal personale sanitario in situazionidel genere”.Ovvero incasi di forte ebbrezza alcolica, stato in cui la 23enne statunitense presunta vittima giunse al pronto soccorso dell’ospedale capitolino, una notte dello scorso luglio. In servizio in quelle ore, c’era l’infermiere di Fondi poi arrestato. In particolare, secondo quanto denunciato ai carabinieri, al risveglio dal suo stato di semi-incoscienza la turista SPERLONGA Due mesi per le botte all’amico della moglie g Il Fatebenefratelli si sarebbe trovata praticamente immobilizzata alla lettiga e senza pantaloni, col 36enne intento a palpeggiarla, e dileguatosi prima che lei riuscissea lanciare l’allarme. Nel corso dell’interrogatorio volto a “cristallizzare” quei momenti, in oltre due ore qualcosa pare però cambiato. “Come per il pantalone”, ha spiegato il legale dell’infer- SPERLONGA L’appello di Faiola per l’ospedale di Fondi g L’ospedale San Giovanni di Dio a Fondi “Dobbiamo tornare a far sentire la voce di tutti, e con questa petizione Zingaretti non potrà non tenere conto delle peculiarità e delle esigenze del territorio”. Esorta la cittadinanza a partecipare alla raccolta firme in difesa dell’ospedale di Fondi, il sindaco facente funzione di Sperlonga Francesco Faiola, che interviene nelle polemiche sull’atto aziendale dell’Asl pontina confermando il proprio appoggio all’iniziativa popolare lanciata nei giorni scorsi dal primo cittadino fondano Salvatore De Meo. “Zingaretti non ci ha lasciato scelta – ha detto - abbiamo più volte sollecitato un incontro urgente per scongiurare eventuali tagli e strette sui servizi, ma finora ha tirato dritto sen- za alcuna ragione. L’atto aziendale, così com’è, rischia di ridimensionare fortemente l’attività del San Giovanni di Dio, che però rende servizio ad un bacino di utenti che nella stagione estiva arriva quasi a raddoppiare. Per questo resta fondamentale garantire la piena funzionalità del pronto soccorso che, stando all’atto, rischia di essere fortemente ridimensionato”. Non solo. Faiola, si è soffermato su alcuni degli altri punti fermi della petizione in corso: “Bisogna evitare i ridimensionare alcune eccellenze, come ad esempio il reparto di Ostetricia-Ginecologia. E poi, basta veramente poco per riattivare altri servizi importanti e vitali, quali quello della Rianimazione”. miere. “Questa volta ha detto che le era solo stato sbottonato”. Una delle varie circostanzeda punto interrogativo su cui adesso punta la difesa. Come anche alcune ore di vuoto, prima del malore che ha portato la giovane in ospedale. Ma ad essere importante, per il legale delfondano,è forsesoprattuttoun particolare: dicendodi nonsentir- sela, mercoledì la 23enne anziché entrare in aula ha preferito la via dell’audizione protetta. Portando ad un mancato riconoscimento dell’indagato che, assieme a diverse contraddizioni,porterà astretto giro di posta alla richiesta di remissione in libertà dell’infermiere. Comunque vada, avviato al giudizio immediato. Condannato per aver mandato in ospedale il presunto amante della moglie. Un improvviso raptus, che ad un 60enne sperlongano è costato una pena di due mesi e venti giorni per il reato di lesioni volontarie, disposta mercoledì dal giudice del Tribunale di Terracina Pierluigi Taglienti. I fatti contestati si sono registrati nel 2012, quando il marito “furioso” e l’altro, un 40enne fondano, si sono casualmente incontrati nel parcheggio di un supermercato di Fondi. Il 60enne era convinto che quell’uomo avesse intrecciato una relazione con la consorte, dalla quale in quel periodo si stava separando. Con certe premesse, è bastato poco per una sfuriata. Breve ma intensa: un pugno e un calcio, col secondo colpo che ha portato alla frattura della mano del supposto amante. Finito al pronto soccorso e poi dalla polizia. E che, in occasione della sua deposizione in Tribunale, ha negato con decisione ogni addebito: a suo dire, lui e la donna erano semplici conoscenti. Particolari comunque ininfluenti, nel processo che lo vede protagonista come vittima dell’aggressione. Col marito geloso, difeso dall’avvocato Sandro D’Ovidio, che alla fine si è visto condannare, portando gli avvocati di parte civile, Luca Velletri e Marco Rotunno, ad affilare le armi in vista di una cospicua richiesta di risarcimento. Certamente una storia molto delicata e che probabilmente i tre protagonisti avrebbero preferito mantenere nascosta. M.M. LENOLA E LA COMUNITA’ MONTANA Guerra per le poltrone davanti al prefetto Una guerra per una poltrona. Con un’eco che, tra accuse e colpi di scena, partendo dalle colline di paese è arrivata dritta al capoluogo. Fino ai vertici di piazza della Libertà: ieri mattina il sindaco di Lenola Andrea Antogiovanni ha chiesto un incontro al prefetto Pierluigi Faloni. Alla XXIIesima Comunità Montana la nomina dell’assessore in rappresentanza del Comune lenolese sta diventando sempre più un caso. Pareva chiuso con la nomina “a ostacoli” di Marco Mastrobattista. Invece è ancora aperto, ed anzi pronto a deflagrare. I vertici dell’ente montano, in mano a Forza Italia, mercoledì hanno infatti reso noto di non ritenere valida l’ultima seduta. E di ritenere dunque irregolare l’elezione di Mastrobattista, in quota Ncd e designato proprio in occasione di quella riunione di fine gennaio, che aveva visto anche il momentaneo intervento dei carabinieri. Tranne il lenolese Severino Marrocco, l’altro dei candidati all’assessorato, tra assenze e “fughe” dall’aula di forzisti non ce n’erano, e si stava propendendo per far saltare la seduta. Decisione contestata da Mastrobattista, che da lì a poco, dopo aver chiamato le forze dell’ordine ed essere ri- g La Prefettura in Piazza della Libertà a Latina corso allo statuto comunitario, è stato eletto dai pochi presenti. Braccio di ferro finito? No: il presidente del consiglio della comunità montana Aldo Farina crede che la nomina non sia valida per un vizio procedurale. E per il prossimo 12 feb- braio ha convocato un nuovo consiglio, che all’ordine del giorno vede appunto la revoca della delibera d’incarico a Mastrobattista e una nuova elezione. Intenzioni che hanno portato la controparte ad insorgere: i continui ritardi nell’ele- zione starebbero danneggiando la comunità lenolese, e l’amministrazione comunale di cui Mastrobattista è parte integrante promette battaglia. A cominciare dalla “bussata”del sindaco al Prefetto. M.M.
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