Guerra per le poltrone davanti al prefetto

SUD PONTINO
IL GIORNALE DI LATINA
FONDI
VENERDÌ 6 FEBBRAIO 2015
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Incidente probatorio per la turista Usa che accusò di abusi sessuali un infermiere
Ricordi sbiaditi di una violenza
La donna non è entrata in aula, niente riconoscimento. E la difesa punta sulle tante contraddizioni
P
di MIRKO MACARO
er fornire la propria versione sulla notte in cui
sostiene di essere stata
violentata da un infermiere fondano in servizio al Fatebenefratelli, è appositamente partita dall’America. Ma, arrivata
presso il Tribunale penale di Roma
per l’incidente probatorio, mercoledì ha fornito una testimonianza
cheavrebbedato nuove“frecce”alla difesa dell’indagato, il 36enne
Armando Renzitelli, da ottobre
sospeso dal servizio e agli arresti
domiciliari. “Alla luce delle risultanze, ne chiederò l’immediata
scarcerazione”, ha detto l’avvocato
Alessandro Parisella, secondo il
quale le accuse si sono sgonfiate.
“Ci sono diverse incongruenze e
contraddizioni. E, tra le altre cose,
quanto ricostruito nell’occasione
dalla giovane è del tutto compatibile con l’attività normalmente
svolta dal personale sanitario in situazionidel genere”.Ovvero incasi di forte ebbrezza alcolica, stato in
cui la 23enne statunitense presunta vittima giunse al pronto soccorso dell’ospedale capitolino, una
notte dello scorso luglio. In servizio in quelle ore, c’era l’infermiere
di Fondi poi arrestato. In particolare, secondo quanto denunciato
ai carabinieri, al risveglio dal suo
stato di semi-incoscienza la turista
SPERLONGA
Due mesi per le botte
all’amico della moglie
g
Il Fatebenefratelli
si sarebbe trovata praticamente
immobilizzata alla lettiga e senza
pantaloni, col 36enne intento a
palpeggiarla, e dileguatosi prima
che lei riuscissea lanciare l’allarme.
Nel corso dell’interrogatorio volto
a “cristallizzare” quei momenti, in
oltre due ore qualcosa pare però
cambiato. “Come per il pantalone”, ha spiegato il legale dell’infer-
SPERLONGA
L’appello di Faiola
per l’ospedale di Fondi
g
L’ospedale San Giovanni di Dio a Fondi
“Dobbiamo tornare a far sentire la voce di tutti, e con questa petizione Zingaretti non
potrà non tenere conto delle
peculiarità e delle esigenze del
territorio”. Esorta la cittadinanza a partecipare alla raccolta firme in difesa dell’ospedale
di Fondi, il sindaco facente
funzione di Sperlonga Francesco Faiola, che interviene nelle
polemiche sull’atto aziendale
dell’Asl pontina confermando
il proprio appoggio all’iniziativa popolare lanciata nei giorni scorsi dal primo cittadino
fondano Salvatore De Meo.
“Zingaretti non ci ha lasciato
scelta – ha detto - abbiamo più
volte sollecitato un incontro
urgente per scongiurare eventuali tagli e strette sui servizi,
ma finora ha tirato dritto sen-
za alcuna ragione. L’atto aziendale, così com’è, rischia di ridimensionare fortemente l’attività del San Giovanni di Dio,
che però rende servizio ad un
bacino di utenti che nella stagione estiva arriva quasi a raddoppiare. Per questo resta fondamentale garantire la piena
funzionalità del pronto soccorso che, stando all’atto, rischia di essere fortemente ridimensionato”. Non solo. Faiola, si è soffermato su alcuni degli altri punti fermi della petizione in corso: “Bisogna evitare i ridimensionare alcune eccellenze, come ad esempio il
reparto di Ostetricia-Ginecologia. E poi, basta veramente
poco per riattivare altri servizi
importanti e vitali, quali quello della Rianimazione”.
miere. “Questa volta ha detto che
le era solo stato sbottonato”. Una
delle varie circostanzeda punto interrogativo su cui adesso punta la
difesa. Come anche alcune ore di
vuoto, prima del malore che ha
portato la giovane in ospedale. Ma
ad essere importante, per il legale
delfondano,è forsesoprattuttoun
particolare: dicendodi nonsentir-
sela, mercoledì la 23enne anziché
entrare in aula ha preferito la via
dell’audizione protetta. Portando
ad un mancato riconoscimento
dell’indagato che, assieme a diverse contraddizioni,porterà astretto
giro di posta alla richiesta di remissione in libertà dell’infermiere.
Comunque vada, avviato al giudizio immediato.
Condannato per aver mandato in ospedale il presunto
amante della moglie. Un
improvviso raptus, che ad
un 60enne sperlongano è
costato una pena di due
mesi e venti giorni per il
reato di lesioni volontarie,
disposta mercoledì dal giudice del Tribunale di Terracina Pierluigi Taglienti.
I fatti contestati si sono
registrati nel 2012, quando
il marito “furioso” e l’altro,
un 40enne fondano, si sono casualmente incontrati
nel parcheggio di un supermercato di Fondi. Il 60enne era convinto che
quell’uomo avesse intrecciato una relazione con la
consorte, dalla quale in
quel periodo si stava separando. Con certe premesse,
è bastato poco per una sfuriata. Breve ma intensa: un
pugno e un calcio, col secondo colpo che ha portato
alla frattura della mano del
supposto amante. Finito al
pronto soccorso e poi dalla
polizia. E che, in occasione
della sua deposizione in
Tribunale, ha negato con
decisione ogni addebito: a
suo dire, lui e la donna erano semplici conoscenti.
Particolari comunque ininfluenti, nel processo che lo
vede protagonista come
vittima
dell’aggressione.
Col marito geloso, difeso
dall’avvocato
Sandro
D’Ovidio, che alla fine si è
visto condannare, portando gli avvocati di parte civile, Luca Velletri e Marco
Rotunno, ad affilare le armi in vista di una cospicua
richiesta di risarcimento.
Certamente una storia
molto delicata e che probabilmente i tre protagonisti
avrebbero preferito mantenere nascosta.
M.M.
LENOLA E LA COMUNITA’ MONTANA
Guerra per le poltrone davanti al prefetto
Una guerra per una poltrona.
Con un’eco che, tra accuse e
colpi di scena, partendo dalle
colline di paese è arrivata dritta
al capoluogo. Fino ai vertici di
piazza della Libertà: ieri mattina il sindaco di Lenola Andrea
Antogiovanni ha chiesto un
incontro al prefetto Pierluigi
Faloni.
Alla XXIIesima Comunità
Montana la nomina dell’assessore in rappresentanza del Comune lenolese sta diventando
sempre più un caso. Pareva
chiuso con la nomina “a ostacoli” di Marco Mastrobattista.
Invece è ancora aperto, ed anzi
pronto a deflagrare.
I vertici dell’ente montano,
in mano a Forza Italia, mercoledì hanno infatti reso noto di
non ritenere valida l’ultima seduta. E di ritenere dunque irregolare l’elezione di Mastrobattista, in quota Ncd e designato proprio in occasione di
quella riunione di fine gennaio, che aveva visto anche il
momentaneo intervento dei
carabinieri. Tranne il lenolese
Severino Marrocco, l’altro dei
candidati all’assessorato, tra
assenze e “fughe” dall’aula di
forzisti non ce n’erano, e si stava propendendo per far saltare
la seduta. Decisione contestata
da Mastrobattista, che da lì a
poco, dopo aver chiamato le
forze dell’ordine ed essere ri-
g
La Prefettura in Piazza della Libertà a Latina
corso allo statuto comunitario,
è stato eletto dai pochi presenti. Braccio di ferro finito? No:
il presidente del consiglio della
comunità montana Aldo Farina crede che la nomina non sia
valida per un vizio procedurale. E per il prossimo 12 feb-
braio ha convocato un nuovo
consiglio, che all’ordine del
giorno vede appunto la revoca
della delibera d’incarico a Mastrobattista e una nuova elezione. Intenzioni che hanno portato la controparte ad insorgere: i continui ritardi nell’ele-
zione starebbero danneggiando la comunità lenolese, e
l’amministrazione comunale
di cui Mastrobattista è parte
integrante promette battaglia.
A cominciare dalla “bussata”del sindaco al Prefetto.
M.M.