anno XXV numero 1 gennaio 2014 torino medica comunicazione informazione formazione la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino INNOVAZIONE E TRADIZIONE PER UNA NUOVA MEDICINA Equità e solidarietà: parole chiave della nostra professione Sommario La Rivista è inviata a tutti gli iscritti all’Ordine dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri di Torino e provincia e a tutti i Consiglieri degli Ordini d’Italia. numero 1 gennaio 2014 anno XXV numero 1 gennaio 2014 torino medica comunicazione informazione formazione la rivista dell’ordine dei medici chirurghi e odontoiatri della provincia di torino INNOVAZIONE E TRADIZIONE PER UNA NUOVA MEDICINA 14 19 Equità e solidarietà: parole chiave della nostra professione “Siamo di fronte ad una medicina travolgente nei suoi aspetti medicoscientifici- ha affermato Bianco. Una medicina travolgente soprattutto per la capacità di sollecitare innovazioni, di carattere diagnostico, terapeutico e nei sistemi sanitari. Questa professione interpreta i cambiamenti in atto con dedizione, ma anche certamente con qualche disagio nel saper cogliere queste trasformazioni e poterle declinare come potenzialità e non come limiti. Direzione, Redazione, Corso Francia 8 - 10143 Torino Tel. 011 58151.11 r.a. Fax 011 505323 [email protected] www.omceo.to.it Presidente Amedeo Bianco Vice Presidente Guido GIUSTETTO Segretario Ivana GARIONE 4 8 12 22 25 26 29 Tesoriere Guido REGIS Consiglieri Domenico BERTERO Tiziana BORSATTI Emilio CHIODO Riccardo DELLAVALLE Ezio GHIGO Anna Rita LEONCAVALLO Elsa MARGARIA Aldo MOZZONE prima pagina Editoriale Lo sciamano Mario Nejrotti prima pagina Tribuna “Interpretate questa professione come una grandissima speranza” Nicola Ferraro Discutendo di odontostomatologia Lo strano caso del favoreggiamento dell’abusivismo Patrizia Biancucci 38 42 45 46 50 Il dedalo Federazioni incompiute Emanuele Davide Ruffino Germana Zollesi Lo stetoscopio uemo: Aldo Lupo è il nuovo presidente Nicola Ferraro Paziente o Persona! Giuliano Bono Cultura Un Buon Natale diverso alle Molinette Com. Stampa 48 60 La ricerca in Provincia Quel mal di Mall Franco A. Fava Le nostre radici La faro compie trent’anni Nicola Ferraro Un uomo buono, serio, capace Giuliano Maggi Dai congressi Le differenze ignorate Gabriella Tanturri Una camminata al giorno... Com. Stampa Rubriche Bisturi Rosso Servizi dell’Ordine Comunicati Corsi e congressi in pillole Congressi La badante Giuseppe Scarso Cultura è salute Inserto staccabile AAVV Renato TURRA Roberto VENESIA Rosella ZERBI Patrizia BIANCUCCI (Od.) Gianluigi D’AGOSTINO (Od.) Bartolomeo GRIFFA (Od.) Commissione Odontoiatri Gianluigi D’AGOSTINO Presidente Patrizia BIANCUCCI Claudio BRUCCO Bartolomeo GRIFFA Paolo ROSATO TORINO MEDICA Revisori dei Conti Riccardo FALCETTA Presidente Carlo FRANCO Angelica SALVADORI Vincenzo MACRI’ Supplente Direttore responsabile: Direttore: Amedeo Bianco Mario Nejrotti Caporedattore: Nicola Ferraro Aut. del Tribunale di Torino n. 793 del 12-01-1953 Pubblicità: SGI Srl Via Pomaro 3-10136 Torino 011 359908 / 3290702 Fax 011 3290679 e-mail: [email protected] - www.sgi.to.it Progetto e Realizzazione Grafica SGI Srl Stampa La Terra Promessa Onlus NOVARA Chiuso in redazione il 7 gennaio 2014 gennaio 2014 3 prima pagina Editoriale a cura di Mario Nejrotti Come abbiamo cercato di documentare su Torino Medica di dicembre, il fenomeno della contraffazione dei farmaci è globale e tocca anche il nostro Paese. Si “tarocca” di tutto e a volte in quello che si spaccia manca del tutto il principio attivo. L’AIFA da alcuni anni dedica particolare attenzione al tema della contraffazione farmaceutica, come testimoniato dalle diverse iniziative promosse nel tempo e oggi coordinate nell’ambito di una Unità Operativa dedicata. La percentuale di medicinali contraffatti sul mercato globale si attesterebbe intorno al 7%, con punte significative che raggiungerebbero addirittura il 50% in alcuni paesi in Africa e in Asia. Le statistiche dell’Unione Europea registrano un incremento del 384% di falsi medicinali sequestrati nel 2006 rispetto a quanto avvenuto nel 2005: ultimi dati certi sul fenomeno. Queste notizie che derivano da siti ufficiali (Aifa in primo luogo) danno per scontata una domanda agghiacciante: ma quanti saranno i morti ogni anno causati da questo traffico criminale? Difficile dirlo; ma sono tanti, troppi e in teoria potremmo trovarci di fronte ad una strage silenziosa e anche per questo inquietante. L’augurio di un buon 2014 che il Direttore e la redazione porgono ai lettori (in primo luogo a tutti i medici iscritti all’OMCeO di Torino) è di ricordare sempre il loro insostituibile ruolo di sorveglianza, denuncia e opposizione frontale ad ogni fatto, evento, situazione internazionale capace di mettere in scacco la tutela della salute. Per farlo si è scelta la narrativa che spesso arricchisce la riflessione grazie al coinvolgimento emotivo. Quella che segue è la conclusione del racconto pubblicato su Torino Medica di dicembre 2013: a tutti noi l’augurio di anno sereno, ricco di profonde soddisfazioni personali e professionali. La redazione di TM Approfondimenti con QR code http://www.informasalus.it http://www.agenziafarmaco.gov.it http://www.iss.it 4 gennaio 2014 Lo sciam (continua dallo scorso numero) di Mario Nejrotti mano Capo IV Il padre non voleva, ma tutti loro erano decisi a tornare al villaggio con le nuove medicine: il capo avrebbe capito, se avessero detto la verità. Ogni popolo ha i suoi delinquenti. Quando arrivarono, il figlio del capo era morto da tre giorni e altri quattro bambini con lui. L’epidemia di carbonchio si stava diffondendo. I disperati della Terra, però, spesso sanno essere molto pragmatici. Pensava Alberto. Il capo sapeva per certo che i morti non si possono più aiutare e il tempo della vendetta si può rimandare, ma i malati si devono curare. Se quello smilzo Dactari bianco era tornato, senza che nessuno lo obbligasse e aveva chiesto di aiutarli, mettendo rischio la vita sua e degli altri, non era lui l’assassino di suo figlio e dei bambini morti in quei giorni. Solo dopo lo sciamano avrebbe dovuto parlare ancora con il giovane dottore, ma ogni cosa a suo tempo. Leisan sembrava contento di rivederlo, non po- teva scordare che gli aveva salvato la vita e sicuramente si sentiva rincuorato di avere qualcuno che lo aiutasse a fronteggiare l’epidemia. Pensava Alberto. Quindici giorni dopo erano tutti distrutti dalla stanchezza, ma finalmente non si era registrato nessun nuovo caso. Gli antibiotici erano quasi esauriti, ma avevano funzionato. Le infermiere erano state bravissime, i suoi due amici anche e ormai per tutti erano “Dactari ja mungu”. Avevano dovuto bruciare quasi tutte le pelli di rivestimento delle capanne, ma l’epidemia sembrava circoscritta. “Se non dormo subito finisce che mi sdraio qui su qualche pelle, che sia infetta o no.” Pensava Alberto. Stava andando alla sua capanna, quando Leisan si avvicinò e con il suo inglese, fatto in buona parte di parole di Swahili, lo pregò di andare con lui per bere la bevanda del ringraziamento. “Se non c’è dentro anfetamina pura – pensava Alberto – gli crollo lì, ma non posso dirgli di no. u gennaio 2014 5 prima pagina Editoriale “Un fumo profumato ristagnava nell’aria. Respirarlo faceva sentire la testa leggera, ma non faceva tossire”. 6 È stato molto generoso con noi e non posso offenderlo.” Salirono sul piano roccioso che sovrastava il villaggio. Un anfiteatro naturale: in mezzo una roccia piatta e cava al centro, in cui era stato acceso un fuoco da una delle donne dello sciamano. Un fumo profumato ristagnava nell’aria. Respirarlo faceva sentire la testa leggera, ma non faceva tossire. “Mi sembra di essere nella cascina di Franco l’estate scorsa…” Pensava Alberto, mentre gli veniva da sorridere. Intorno all’altare, sedili di pietra. Cinque donne cantilenavano una nenia che un po’ alla volta entrava nel cervello, ma aveva sopportato ben altro, quando andava dai suoi amici alla festa del canto popolare. Pensava Alberto. Leisan lo fece sedere e stette in piedi accanto a lui, mentre un’altra donna gli porgeva una coppa di legno dipinto. Il medico annusò: “Latte e sangue: è la bomba energetica dei murani: se la bevono quando sono lontani dal villaggio, al pascolo, e il sangue lo prendono un poco per ogni animale per non indebolirli.” Non era entusiasta di tirare giù quell’intruglio. “Pazienza, – pensava Alberto, mentre deglutiva – almeno lo faccio contento.” L’ultima cosa che sentì fu il cantilenare crescente delle donne e un sapore che non avrebbe dovuto esserci, come di spezie che non aveva mai assaggiato prima. “Noce moscata?” Pensava Alberto, mentre precipitava in un buio fitto, in cui continuava a sentire il canto delle donne che diventava sempre più ossessivo. “Perché non smettono, almeno posso dormire? Ma dormo già?” Pensava Alberto. Ma non era sonno, era una oscurità solida, lui era appoggiato al bordo di qualcosa e sotto i suoi piedi sentiva il vuoto, come se stesse seduto su un profondissimo burrone. Sentì nel buio la presa asciutta e forte della mano di Leisan. “Kwenda huko.” “Perché dobbiamo andare via?” Poi si sentì precipitare ad una velocità enorme, ma nello stesso tempo gli sembrava di essere fermo. “Accidenti, è come se la mia mente seguisse quella di Leisan e vedessi con i suoi occhi. La cosa più strana è che non ho paura. Ma se qui sotto c’è qualche cosa di solido, mi sfracello.” Pensava Alberto e un po’ gli veniva da ridere, chissà perché. Vide il mare, il giorno e poi di nuovo la notte. Una grande città vicino all’acqua: bellissima. Acciaio e cristallo. Grattacieli immensi, moltitudine gennaio 2014 di persone e auto, rumore, agitazione, luci. Poi silenzio, buio e calma. Sentiva la stretta di Leisan e poi non furono più soli. Non li vedeva, ma li percepiva chiaramente: erano bambini e uno certamente era il figlio del capo, erano intorno a loro e stavano cantando a bocca chiusa una melodia triste e nello stesso tempo minacciosa. Alberto sentì un brivido corrergli lungo la schiena. Sdraiato davanti a loro un uomo dormiva in un letto dalle linee modernissime. Nella stanza con lui non c’era nessun altro. Leisan si avvicinò lentamente. Alberto vedeva il suo viso: era di pietra, mentre il canto dei bambini diveniva sempre più veloce e acuto, quasi un sibilo modulato. Lo stregone toccò il torace all’uomo con il suo bastone, mentre a fior di labbra ripeteva poche, incomprensibili parole. Quello si risvegliò di colpo e si mise seduto sul letto, con gli occhi sbarrati dal terrore. Fu un attimo, girò lo sguardo intorno e incontrò anche quello di Alberto, poi ricadde sul cuscino, addormentato. “So perché siamo qui. Leisan ha bisogno di quello che conosco e della mia forza e io glieli darò, perché è giusto così.” Pensava Alberto. Si svegliò ricordando di aver sognato uno di quegli strani sogni, anche belli a pensarci, che ti sembra di volare e lo spazio non è più così grande e puoi spostarti a una velocità incredibile. Gli restava l’impressione di aver fatto qualche cosa di giusto, ma non riusciva a ricordare che cosa. Si lavò la faccia. Poi fischiettando, si diresse al dispensario. Se non ci fossero stati nuovi casi per tutta la settimana, la loro attività sanitaria avrebbe potuto in breve ritornare alla routine e avrebbero pure incominciato la campagna di vaccinazione dei bambini. Passando davanti alla capanna dello sciamano, lo vide accoccolato sulla soglia, appoggiato al suo bastone del comando: alzò una mano in segno di saluto. Leisan gli rispose: “I bambini ti salutano. Se ne sono andati più contenti.” “Grazie.” Rispose, un po’ imbambolato perché non aveva capito bene. “Sono proprio un popolo gentile. In Ospedale da noi più nessuno dei malati ti ringrazia, se va tutto bene e guarisce. Ormai è tutto dovuto… Forse me ne verrò in Africa per sempre.” Pensava Alberto. Capo V “A Wall Street il titolo della Universal Enterprise venne ritirato per eccesso di ribasso”. La luce filtrava dai vetri fotosensibili delle ampie finestre, che guardavano la città da molto in alto. Man mano che il sole saliva si scurivano e solo un comando elettronico, regolato o manualmente o collegato ad una sveglia musicale, poteva interrompere il processo automatico al livello desiderato. Edward J. Thomson si agitava nel dormiveglia nel letto dalle linee modernissime all’ultimo piano del grattacielo della Universal Enterprise, multinazionale con interessi planetari in ogni campo dall’industria, al commercio, all’estrazione delle materie prime, alle telecomunicazioni. Lui abitava lì, da solo, dieci piani sopra al suo ufficio da Amministratore Delegato. Non riusciva ad aprire gli occhi, aveva la sensazione di aver avuto un incubo terribile. Non riusciva a scrollarsi di dosso la paura che aveva generato quel sogno, che per altro non ricordava bene. Solo se si concentrava da sentire male dentro la testa, vedeva occhi di bambini. Gli pareva che lo guardassero con odio, ma forse non era odio, era tristezza. Non sapeva neanche lui. Doveva assolutamente risvegliarsi: quell’angoscia sul petto era fastidiosa. Era incominciata da quando quell’uomo nero, con tutte le collane sul petto tinto di rosso, lo aveva toccato con il bastone. Poi era andata aumentando. “Non c’è nessun uomo nero. Non sono più un bambino, quando la tata voleva spaventarmi.” Pensava E.J.Thomson con rabbia verso se stesso e quelle paure infantili non degne di lui. La sveglia si attivò, spandendo nell’atmosfera ovattata della stanza le note del Concerto per tromba di Haydn, che a lui piaceva tanto e che lo faceva destare dolcemente, pieno di energia per tutti gli impegni e gli affari di cui doveva occuparsi: gli azionisti da lui si aspettavano solo successi e crescita dei dividendi. Non c’era nient’altro che avesse importanza: né i campi di azione per gli affari, né i mezzi per mantenere il profitto. Era tutto come un gioco e lui era bravo a giocare. Con uno sforzo, che gli sembrò enorme, si strappò al sonno e si ritrovò seduto sul letto. Attese. Era sveglio. Era tutto finito, pensava E.J.Thomson, gli incubi della notte se erano andati con il sole che oramai filtrava discreto dalle vetrate atermiche, soffusamente azzurrate. Si sentì tutto bagnato. Dio come era sudato! Il mal di testa non se n’era andato: era lì dietro la fronte, che scottava. Doveva avere una febbre da cavallo. L’oppressione sul petto, invece di scomparire si era trasformata in bruciore, quando l’aria cercava di entrare. Tentò di fare alcuni respiri profondi: al terzo ebbe una crisi di tosse spaventosa, che lo piegò sul letto. “Mi sono beccato l’influenza. Ormai arriva in tutte le stagioni. Ora telefono a Henry, che mi metterà a posto in quattro e quattr’otto. Con tutti i soldi che gli do, se non riesce a mandarmi alla riunione di oggi alle cinque, lo licenzio e troverà difficile avere un qualunque altro lavoro in tutto il Distretto.” Pensava E.J.Thomson – Henry stava appoggiato alla parete, fuori dalla migliore stanza della clinica più attrezzata ed esclusiva della città, dove aveva fatto ricoverare da tre giorni il signor E.J.Thomson, in assoluta riservatezza, su sue precise indicazioni, per non creare allarmi in Borsa e subito dopo aver diagnosticato una polmonite bilaterale molto estesa, con dispnea ingravescente e insufficienza respiratoria. Era molto preoccupato e discuteva con un collega: il migliore infettivologo presente sulla piazza. Il paziente stava peggiorando rapidamente, ma la cosa assolutamente incomprensibile era che il batterio isolato dai focolai era un comune Pneumococco, sensibile praticamente a tutti gli antibiotici della corrente farmacopea. Ma se venivano somministrati a lui, non solo sembrava che fossero inefficaci, ma a ogni tentativo, le condizioni del tessuto polmonare sembravano peggiorare. Pensava Henry. Ormai il paziente era attaccato al respiratore e ciò che temeva di più era una grave setticemia con uno shock. “Basterà avere ancora un po’ di pazienza e troveranno ciò che mi serve. Sarò in piedi per la riunione della fusione alla fine della prossima settimana.” Pensava E.J.Thomson. Il giorno dopo la febbre aveva raggiunto livelli preoccupanti, neanche il materasso refrigerato riusciva a tenerla bassa. Praticamente tutti i polmoni erano invasi dal pneumococco più banale e sensibile agli antibiotici che si fosse visto da molto tempo in quel modernissimo laboratorio. “Dovrò avvertire il Consiglio di Amministrazione dell’Universal, ormai il signor Thomson non può aiutarlo più nessuno: morirà entro oggi.” Pensava Henry, sinceramente dispiaciuto di non essere riuscito a guarire quel cliente, che da solo gli pagava la rata dello spaventoso mutuo per la villa che aveva comprato da poco. “E tu chi sei? Io ti ho già visto.” Pensò di chiedere E.J.Thomson. “Sono Leisan e sono venuto a dirti che devi morire oggi.” “Questi incubi stanno diventando fastidiosi, ma passerà e tutto andrà bene.” Pensava E.J.Thomson. Il monitor alle sue spalle divenne piatto e un sibilo acuto si diffuse nella stanza. A Wall Street il titolo della Universal Enterprise venne ritirato per eccesso di ribasso. ¢ gennaio 2014 7 prima pagina “interpretate come una grandi Tribuna a cura di Nicola Ferraro e Rosa Revellino Questa l’esortazione del Presidente Amedeo Bianco agli oltre 300 nuovi medici iscritti all’OMCeO di Torino che hanno pronunciato il Giuramento Professionale l’8 dicembre scorso nel Centro Congressi “Santo Volto” in Via Nole, angolo Via Borgaro a Torino. È stata la conclusione forte, profonda e molto partecipata della Cerimonia Medaglie 2013 che ha commosso molti giovani dottori. La cerimonia ha raccolto oltre 700 persone in uno spazio razionale, moderno, accogliente e molto bello, progettato dall’architetto svizzero Mario Botta. In un’assolata ma fredda mattina di dicembre sono stati premiati gli iscritti all’Ordine con 70, 60 e 50 anni di laurea che hanno dato il benvenuto nella professione di medico ai nuovi iscritti. LAUREATI NEL 1943 (70 ANNI DI LAUREA) LAUREATI NEL 1962 (50 ANNI DI LAUREA) Prof. BRICCARELLO Lincoln Dr.ssa GALANTE Anna Maria LAUREATI NEL 1953 (60 ANNI DI LAUREA) Prof. ANGELI Alberto Dr. APPENDINO Guido Dr. ARTURI Ferdinando Dr. AUTILIO Fedele Prof. BAIMA BOLLONE Pierluigi Prof. BALBI Luigi Dr. BARONCELLI Piergiorgio Prof. BARTOLI Ettore Giuseppe Dr. BESSOLO Giuseppe Dr. BIGANO Giuseppe Dr. BINI Piero Prof. BUSSOLATI Giovanni Dr. BUZIO Giancarlo Dr. CARBONE Paolo Dr.ssa CIVALLERO Paola Prof. COCUZZA Sebastiano Dr. COLOMBO Romano Dr. CORTI Roberto Dr. COTTA RAMUSINO Mario Prof. DE FILIPPI Pier Giuseppe Dr. DE GUIDI Giovanni Prof. DE SANCTIS Carlo Prof. DEI POLI Nerino Prof. DELFINO Ugo Dr. DELLEPIANE Mario Dr.ssa DEPETRIS Maria Pia Dr. DI CAPUA Mario Prof.ssa FAGIANI Maria Bruna Prof. FERRARI Giuseppe Prof. FIORUCCI Giovanni Carlo Dr. FORNERO Pietro Prof. FOSSATI Gian Claudio Dr.ssa GALFRE’ Catterina Dr. GRANDI Romolo Dr. GRASSANO Giuseppe Dr. GRILLO Antonio Dr. AIMINO Agostino Dr. ALETTI Luciano Dr.ssa ANDRINA Delibera Dr. BAROCELLI Carlo Dr. BERNI Aroldo Dr.ssa BERTOLINI Franca Dr. CACCIA Silvio Dr. CAPPITELLI Giorgio Dr. CASTAGNERIS Carlo Dr. CORNAGLIA Alfredo Dr. DEL PONTE Ezio Prof. GIACOBINI Ezio Dr.ssa LUNEL Maria Grazia Dr. MAGISTRONI Carlo Dr. MANGANARO Carmelo Prof. MASSAIOLI Napoleone Prof. NIGRO Nevio Dr. NOSENGO Serafino Dr. PERINO Mario Prof. PILERI Alessandro Prof. RESEGOTTI Luigi Prof. SARTORIS Silvio Dr. SEBASTIANO Nicola Prof. TOBIA Luigi Prof. VENTURI Romano Prof. VERCELLOTTI DALL’AGLIO Ermanno 8 gennaio 2014 Prof. IBBA Franco Dr. LAZZARI Giorgio Prof.ssa LUMARE Aurora Dr. MACCHI Emilio Dr.ssa MAGI Maria Teresa Dr. MAGISTRETTI Fulvio Dr. MAGLIACANI Gilberto Dr. MAIMONE Giuseppe Dr. MALPANGOTTO Giacinto Dr.ssa MARCHIARO Giovanna deceduta 29/10/2012 Prof. MARCHISIO Ottavio Dr.ssa MARONE Adriana Dr.ssa MASSARO Anna Prof. MATONE Sergio Dr. MEDA Gian Carlo Dr. MEO Giuseppe deceduto 28/01/2013 Prof. MONTICONE Gianfranco deceduto 13/05/2012 Dr. MORO Giovanni Prof. NEGRO PONZI Alessandro Dr.ssa NORELLI Maria Teresa Dr. OLLINO Ezio Dr.ssa PUTIGNANO Liliana Dr. RAVARINO Giovanni deceduto 5/6/2013 Dr. RIELLA Ezio Dr. RIVALTA Giovanni Dr.ssa ROBUTTI Valeria Dr.ssa ROVERE Franca Dr. SARDI Gian Franco Prof. SENA Luigi Massimino Dr.ssa STROM Silvana Prof. TAPPERO Paolo Dr. THOVEZ Giovannino Dr. TOSI Roberto Dr.ssa VERGANI Elena Dr. VIGADA Guglielmo interpretate questa professione randissima speranza” La Cerimonia, dopo il Lingotto, l’Aula Magna delle Molinette, il Teatro Carignano e Colosseo è approdata in una parte della città che è il simbolo visivo e vivente della nuova cultura post-industriale che sta radicalmente cambiando Torino. La scelta dei luoghi dove avviene il passaggio del testimone professionale tra vecchi e nuovi iscritti all’Ordine non è mai stata casuale o dettata soltanto da necessità logistiche: i luoghi dove lo spettacolo diventa cultura vera e da vivere si sono alternati ai luoghi di scambio e di dibattito delle conoscenze medico-scientifiche… Questa volta la scelta è stata davvero carica di profondi significati culturali che Torino ha prodotto, elaborato ed ha trasformato in patrimonio strategico per la gestione del presente e del futuro. IL COMPLESSO ARCHITETTONICO DEL SANTO VOLTO A TORINO Comprende una grande chiesa di rito cattolico inaugurata l’8 dicembre 2006, uffici ecclesiastici diocesani e il funzionale Centro Congressi dove si è tenuto l’evento organizzato dall’OMCeO di Torino l’8 dicembre scorso. La realizzazione come si afferma su Wikipedia “…è stata costruita lungo la “Spina 3”, ovvero quella parte del comune di Torino compresa tra i quartieri San Donato, Parella e Madonna di Campagna un tempo regno di fabbriche (Michelin, Teksid, Deltasider S.p.A., Pianelli&Traversa), acciaierie, poi decaduta e oggetto negli ultimi anni di interventi di riqualificazione urbana dove negli anni ‘80 e ‘90 esistevano solo impianti industriali obsoleti e dismessi… Nella zona si sono insediati 15.000 nuovi abitanti e presto anche le rive della Dora Riparia verranno trasformate in un verdeggiante parco pubblico”. L’edificio religioso è anche una sorta di summa visibile del cammino religioso e culturale, compiuto non soltanto dalla Diocesi torinese dopo il Concilio Vaticano II ma da Torino nel suo complesso. Un cammino iniziato negli anni ’60 con l’arcivescovo Mons. Michele Pellegrino, tra i primi ad avviare nella Chiesa Cattolica le nuove e innovative linee guida di gestione amministrativa delle comunità ecclesiali coinvolgendo anche i fedeli in questo ruolo. Nello stesso tempo egli istituì una pastorale del lavoro attenta ai nuovi bisogni e ai nuovi fermenti che sorgevano nel mondo del lavoro industriale. A Torino, in questo clima postconciliare ricco di stimoli ed entusiasmi (per qualcuno eccessivi, discutibili e per altri censurabili) tramontarono i “cappellani del lavoro” e sorsero le nuove figure dei “pretioperai” che condividevano con i destinatari del loro apostolato la dimensione religiosa della vita facendo proprie la fatica, le difficoltà e le speranze dei lavoratori. La costruzione della Chiesa del Santo Volto fu approvata da alcuni e criticata da altri. La Curia, guidata dal Cardinale Poletto, non soltanto non negò questa divergenza ma la trasformò in dibattito aperto che coinvolse cittadini, i fedeli e religiosi attraverso le tribune offerte dai giornali laici e cattolici. Capofila delle due sensibilità che si confrontavano apertamente due preti operai. I religiosi della Diocesi vennero chiamati al voto e i favorevoli alla costruzione vinsero di misura e l’edificio (criticato da molti anche per motivi estetici) venne costruito. La sua forma, il contesto, i simboli (sobri ma profondissimi che arricchiscono questa architettura) racchiudono in maniera misteriosa, completa e commovente questo spicchio di storia, della Città, della Chiesa e del Mondo. u La ciminiera, alla cui base sorge la cella campanaria della Chiesa del Santo Volto, è diventata il simbolo della speranza che è in ogni uomo. Foto pubblicate per gentile concessione dell’autore, Alfonso D’Angelo gennaio 2014 9 prima pagina Tribuna Con puntualità svizzera il Segretario dell’Ordine Ivana Garione alle 9.00 ha dato avvio alla cerimonia dando il benvenuto ai convenuti in una sala gremita. Il Presidente Amedeo Bianco ha poi brevemente ricordato i significati più profondi di una cerimonia che, anno dopo anno, sa caricarsi di contenuti condivisi che allontanano il rischio di cadere nell’enfasi o peggio nella retorica. “Equità e solidarietà, parole chiave della nostra professione” “Siamo di fronte ad una medicina travolgente nei suoi aspetti medico-scientifici - ha affermato Bianco. Una medicina travolgente soprattutto per la capacità di sollecitare innovazioni, di carattere diagnostico, terapeutico e nei sistemi sanitari. Questa professione interpreta i cambiamenti in atto con dedizione, ma anche certamente con qualche disagio nel saper cogliere queste trasformazioni e poterle declinare come potenzialità e non come limiti. E poi c'è il rapporto tra l'attesa delle persone e il percepito delle stesse persone che non sempre riesce a trovare un equilibrio. In una sorta di mare di mezzo in cui la nostra professione è chiamata per dare un'armonia e per esercitare una prossimità con i bisogni dei cittadini. Nel momento in cui non si può dire un “sì” bisogna essere vicini alle persone, saperlo dire. Questo è un grande tema della modernità intorno a cui lavorare per la formazione dei giovani messi costantemente di fronte a richieste incalzanti e risposte veloci; e non bisogna per questo isolarsi nei santuari della scienza perfetta ma cercare di stare sempre vicino, accanto, in ascolto. Occorre coniugare - ha poi aggiunto il Presidente - la forza dell'evidenza al saper accogliere la forza delle speranze: è su questo tavolo che si gioca una partita unica in cui si dirà se Medicina e Medico, sono, sono stati e continueranno ad essere quella opportunità di emancipazione, di sviluppo, di identità civile e di riconoscimento collettivo, intorno al quale saldare in modo forte alcuni concetti chiave della nostra civiltà deontologica e giuridica: cioè l'equità e la solidarietà. Questi valori non li avremo mai definitivamente in tasca, ma lavoreremo per far in modo che equità e solidarietà siano e rimangano le parole chiave della nostra professione”. La consegna delle medaglie, riconoscimento all’impegno professionale svolto per decenni nel rispetto dell’impegno deontologico di cui l’Ordine è il custode e il garante per i cittadini, è stata come tutti gli anni un momento di festa, di riflessione, di commozione, di incontro e partecipazione personale. I Consiglieri e gli esponenti dell’esecutivo si sono alternati sul palco mentre il Presidente Bianco, anche quest’anno ha saputo trovare per ognuno degli iscritti più anziani chiamati a ricevere il riconoscimento parole d’accoglienza calde, personali e non formali. La presenza frequente sul palco di mogli, figli e nipoti, l’accoglienza del Presidente Bianco, il contesto gradevole del luogo ha creato il clima più favorevole di festa in cui si respirava l’orgoglio sereno dell’appartenenza alla professione medica. Un clima che ha contagiato i nuovi scritti nel momento in cui hanno pronunciato il Giuramento professionale. (testo a lato) 10 gennaio 2014 Consapevole dell’importanza e della solennità dell’atto che compio e dell’impegno che assumo, giuro:di esercitare la medicina in libertà e indipendenza di giudizio e di comportamento rifuggendo da ogni indebito condizionamento; di perseguire la difesa della vita, la tutela della salute fisica e psichica dell’uomo e il sollievo della sofferenza, cui ispirerò con responsabilità e costante impegno scientifico, culturale e sociale, ogni mio atto professionale; di curare ogni paziente con eguale scrupolo e impegno, prescindendo da etnia, religione, nazionalità, condizione sociale e ideologia politica e promuovendo l’eliminazione di ogni forma di discriminazione in campo sanitario; di non compiere mai atti idonei a provocare deliberatamente la morte di una persona; di astenermi da ogni accanimento diagnostico e terapeutico; di promuovere l’alleanza terapeutica con il paziente fondata sulla fiducia e sulla reciproca informazione, nel rispetto e condivisione dei principi a cui si ispira l’arte medica; di attenermi nella mia attività ai principi etici della solidarietà umana contro i quali, nel rispetto della vita e della persona, non utilizzerò mai le mie conoscenze; di mettere le mie conoscenze a disposizione del progresso della medicina; di affidare la mia reputazione professionale esclusivamente alla mia competenza e alle mie doti morali; di evitare, anche al di fuori dell’esercizio professionale, ogni atto e comportamento che possano ledere il decoro e la dignità della professione; di rispettare i colleghi anche in caso di contrasto di opinioni; di rispettare e facilitare il diritto alla libera scelta del medico; di prestare assistenza d’urgenza a chi ne abbisogni e di mettermi, in caso di pubblica calamità, a disposizione dell’autorità competente; di osservare il segreto professionale e di tutelare la riservatezza su tutto ciò che mi è confidato, che vedo o che ho veduto, inteso o intuito nell’esercizio della mia professione o in ragione del mio stato; di prestare, in scienza e coscienza, la mia opera, con diligenza, perizia e prudenza e secondo equità, osservando le norme deontologiche che regolano l’esercizio della medicina e quelle giuridiche che non risultino in contrasto con gli scopi della mia professione. Il saluto delle Autorità e il Giuramento Professionale Dopo la consegna delle Medaglie e prima della parte finale dell’evento che ha saputo davvero legare passato, presente e futuro della Medicina e della Sanità le Autorità presenti in sala hanno salutato i convenuti. Al microfono si sono alternati: Giuseppe De Filippis, Direttore sanitario dell’ A.O. Ordine Mauriziano di Torino; Don Mario Brunetti, Direttore dell’Ufficio Diocesano per la Pastorale della Salute; Maria Lucia Centillo, consigliera comunale al Comune di Torino; Giovanna Briccarello, Direttore Generale dell’ASL TO1 che ha accompagnato alla premiazione il padre: prof. Lincoln Briccarello, classe 1917 e laurea nel 1943, il più anziano tra i premiati. Il Giuramento Professionale è stato quest’anno un passaggio della manifestazione particolarmente toccante: il contesto, il clima creatosi, la folta presenza di giovani neolaureati… Le parole di Amedeo Bianco che hanno preceduto la pronuncia delle parole di quest’impegno che legherà per la vita i nostri giovani medici descrivono bene questo clima solenne e festoso. “Oggi – ha detto il Presidente – si ascoltano testimonianze dei colleghi, consigli, racconti. E toccherà alla vostra sensibilità interpretare queste raccomandazioni e farle diventare arte. Sarà importante da una parte inseguire la fame di novità di conoscenza e di competenze. E dall’altra non essere mai sazi di questo sapere. “Portate sempre con voi un’idea: cioè che questa è una professione di vicinanza, di prossimità. In cui bisogna declinare la scienza con quella storia di quella persona in quel momento. Portate con voi la voglia di sentire ma anche, paradossalmente, di patire con chi sta accanto a voi. Interpretate questa professione come una grandissima speranza. Riempitevi la testa di curiosità e il cuore di emozioni e sarete tutti bravi medici”. ¢ Nella prima foto in alto, da sin. Ivana Garione, Giuseppe De Filippis, Maria Lucia Centillo, Amedeo Bianco, Giovanna Briccarello, Don Marco Brunetti Sotto, Giorgio Cappitelli, già Consigliere anziano dell’OMCeO di Torino, con la sua famiglia per la premiazione dei 60 anni di laurea gennaio 2014 11 Discutendo di odontostomatologia di Patrizia Biancucci Componente CAO Torino Lo strano caso del favoreggiamento dell’abusivismo VERBALE DELLA RIUNIONE DELLA COMMISSIONE ODONTOIATRI DI TORINO, DI CUI ALL’ART. 6 DELLA LEGGE 409/85 DECISIONE a carico del dott. XX, nato a… il…, iscritto all’Albo degli Odontoiatri di questo Ordine al n.ro... ADDEBITI “L’aver il dott. XX, nella sua qualità di odontoiatra in rapporto convenzionale con l’A.S.L. di…, consentito lo svolgimento di attività professionale all’interno della struttura pubblica da parte dei collaboratori odontotecnici permettendo a soggetti non abilitati l’esercizio della professione odontoiatrica. Fatti per i quali il dott. XX è stato rinviato a giudizio per rispondere del reato di cui all’art.348 c.p. commesso in… in data anteriore prossima al giugno 2010 in violazione del precetto deontologico di cui all’art.67 del vigente codice di deontologia medica”; “l’aver il dott. XX con giudizio valutativo dell’operato del collega dr. YY fomentato ed indotto il paziente di quest’ultimo a promuovere azione giudiziaria poi risultata priva di fondamento. Fatti pervenuti a conoscenza dell’Ordine in data…. MOTIVI In data…perveniva all’OMCeO di Torino la trasmissione di una segnalazione ricevuta dall’OMCeO di … a carico del dott. XX, iscritto all’Albo Odontoiatri di Torino. La segnalazione concerneva la richiesta di valutazione della condotta professionale del precitato odontoiatra che nel visitare un paziente in cura al dott. ZZ, aveva screditato il suo operato al punto da spingere il paziente a sporgere denuncia, poi risultata priva di qualunque fondamento tanto che il dott. ZZ era stato assolto. Veniva, quindi, disposta un’istruttoria, nel corso della quale l’A.S.L. di… comunicava di aver sospeso cautelarmente dal servizio il dott. XX, rinviato a giudizio per esercizio abusivo della professione commesso in concorso con gli odontotecnici operanti nell’Ospedale di…, ai quali delegava il compimento di atti propri della professione odontoiatrica. In data… il dott. XX aveva fatto pervenire le sue deduzioni al primo esposto, mentre in data…rispondeva alla segnalazione dell’A.S.L. Sulla scorta di queste risultanze in data…veniva deliberata l’apertura del presente procedimento, contestando al dott. XX due addebiti come in epigrafe. L’incolpato compariva avanti la Commissione in data…dichiarando di aver riportato condanna per il reato di esercizio abusivo della professione e di aver proposto appello avverso la sentenza in data… pronunciata dal Tribunale di.... La verifica operata nel contraddittorio consentiva di conoscere una realtà poco edificante. L’incolpato affermava, infatti, che la sua condanna era conseguenza delle sue scelte di gestione dell’ambulatorio odontoiatrico del quale risultava responsabile, le cui prestazioni erano salite da €15.000 a €8.000 all’anno con sottrazione di pazienti al mercato della libera professione. Le dichiarazioni rese lasciavano trasparire una modalità gestionale del lavoro molto particolare, che portava a ritenere necessario acquisire la sentenza di condanna pronunciata dal Tribunale. La seduta veniva sospesa e l’incolpato invitato a fornire copia del documento che egli trasmetteva in data… nella sola parte dispositiva, dalla quale era possibile conoscere esclusivamente che il dott. XX era stato condannato a due mesi di reclusione e a € 15.000,00 di multa, ma non anche le condotte di cui si era reso responsabile. Veniva, quindi, sollecitata la trasmissione del testo integrale della sentenza che perveniva solo nell’an- 12 gennaio 2014 Questa rubrica, “NOTE A MARGINE”, è lo spazio dedicato all’attività della Commissione Albo Odontoiatri, che non si limita al controllo di comportamenti professionali incongrui eventualmente sanzionabili, ma è principalmente quella di INFORMARE: la storia dell’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Torino dimostra tra l’altro che la maggior parte dei comportamenti scorretti deriva dalla non conoscenza delle regole. Questa volta partiamo da un libro scritto ad uso e consumo di noi odontoiatri per cercare insieme qualche utile spunto di riflessione sul contesto lavorativo che affrontiamo quotidianamente e sull’evoluzione del nostro profilo professionale. Questa rubrica nasce infatti dalla convinzione che dare INFORMAZIONI UTILI equivale sempre a migliorare la nostra professionalità. In questo numero parleremo dello strano caso del favoreggiamento all’abusivismo. no…, dalla cui lettura è emerso un quadro sconcertante, costituito dal sodalizio tra il dott. XX e alcuni odontotecnici trasformati nei suoi aiuti e assistenti, in spregio alle più elementari regole sui limiti delle competenze di questi artigiani. Il N.A.S. aveva scoperto una singolare catena di produzione delle prestazioni indiscutibilmente lievitate da €1.500 a €8.000 all’anno grazie a manodopera di abusivi che con la compiacente condotta del dott. XX lavoravano alla poltrona …..., protetti dal convincimento dell’inviolabilità della struttura, essendo inimmaginabile che un …..possa agevolare l’esercizio abusivo della professione odontoiatrica. L’incolpato si è difeso assumendo di essere all’oscuro dell’operato dei suoi odontotecnici, ma anche questa sua giustificazione è risultata sconfessata dalla sentenza nella quale sono riportate le testimonianze di molti pazienti che hanno dichiarato di aver ricevuto cure dall’odontotecnico che metteva loro le mani in bocca, nella piena consapevolezza del dott. XX che poi controllava il lavoro, suggeriva le modifiche, supervisionava, andava e veniva sovrintendendo all’operato degli odontotecnici. Il numero dei testimoni è così elevato e le loro dichiarazioni così univoche e concordanti da non lasciare alcun dubbio nella Commissione sulla piena responsabilità del primo addebito. Più delicata risulta, invece, la prova del secondo addebito, anch’esso in buona parte deducibile dai richiami alla sentenza assolutoria del dott. ZZ, ritenuti, tuttavia, insufficienti a costituire prova piena dell’istigazione lamentata a carico del dott. XX, nei cui confronti rimane esclusivamente un sospetto inidoneo ad un’affermazione di sua responsabilità. L’incolpato va pertanto dichiarato responsabile del primo dei due addebiti, la cui gravità induce alla sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per la durata di mesi quattro. Il dott. XX è, infatti, un affermato professionista che rivestiva la carica .…. e conosceva perfettamente il rischio al quale si esponeva deliberatamente per incrementare il volume delle prestazioni della …..... Si tratta di una condotta riprovevole, in contrasto con l’art.67 del Codice di Deontologia medica violato nella forma più smaccata, all’interno di un ospedale dove mai nessuno avrebbe potuto neppure lontanamente dubitare non lavorassero odontoiatri, adeguatamente sorvegliati dal …... Eppure, se ciò è successo è perché la coscienza professionale è stata calpestata senza una ragione, senza alcun rispetto per il paziente e per la sua sicurezza, perché se all’odontotecnico non è consentito operare nella bocca ciò ha la sua ragione anche nell’intento di tutela della sicurezza del paziente. Il fatto che l’incolpato non abbia manifestato alcun ravvedimento dell’accaduto non consente poi alcuna attenuante della sua responsabilità. P.Q.M. dichiara il dott. XX responsabile dell’addebito contestato di cui al capo 1 dell’incolpazione per il quale infligge la sanzione della sospensione dall’esercizio della professione per la durata di mesi quattro. Assolve dall’addebito di cui al capo 2. ¢ CODICE DEONTOLOGICO ESERCIZIO ABUSIVO DELLA PROFESSIONE E PRESTANOMISMO Art. 67 E’ vietato al medico collaborare a qualsiasi titolo o di favorire, anche fungendo da prestanome, chi eserciti abusivamente la professione. Il medico che nell’esercizio professionale venga a conoscenza di prestazioni mediche o odontoiatriche effettuate da non abilitati alla professione o di casi di favoreggiamento dell’abusivismo, è obbligato a farne denuncia all’Ordine territorialmente competente. CODICE PENALE ABUSIVO ESERCIZIO DI UNA PROFESSIONE Art. 348 Chiunque abusivamente esercita una professione, per la quale è richiesta una speciale abilitazione dello Stato, è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa da centotre euro a cinquecentosedici euro. gennaio 2014 13 Il dedalo Se dovessimo spiegare, non ad un marziano, ma ad un nostro connazionale di qualche altra regione, che cosa sono state le Federazioni, proveremmo un certo imbarazzo... Proprio sulle colonne di questa rivista quando apparvero le Federazioni ci si chiese se si trattava di “superaziende” o di “miniregioni” (Torino Medica n. 2 del febbraio 2012) poiché i compiti assegnati rendevano alquanto confusi i reali obiettivi che s’intendevano perseguire e, di conseguenza, le potenzialità operative. La legislatura era iniziata prospettando un modello di separazione concorrenziale tra produttori ed erogatori [sul modello dei purchaser (compratori) 14 gennaio 2014 e provider (azienda che offre servizi) del sistema anglosassone, adottato in Lombardia] per “sterzare” verso un modello dirigista basato sulla divisioni del territorio in grandi aree gestite da un unico ente. Ai dubbi sull’impostazione “filosofica” si sono aggiunte le segnalazioni di irrazionalità erogati- federazioni incompiute Emanuele Davide Ruffino Germana Zollesi Riprogrammare la sanità piemontese Statisticamente la spesa sanitaria pro capite di un piemontese si posiziona tra le più elevate a livello italiano: euro 1.975 superato solo da un abitante di Lazio, Liguria, Molise e Valle d’Aosta, ma soprattutto preoccupa l’andamento del deficit va: il documento noto come “addendum” del Ministero della Salute, segnalava quante duplicazioni ci sono sul territorio piemontese e quanti reparti risultano sottodimensionati, obbligando a proporre soluzioni impostate sulle cosiddette economie di scala: cioè la ricerca di dimensioni ottimali per rendere razionale l’erogazione dei servizi. Tale necessità era già emersa nella gestione della cosa sanitaria di Regioni quali la Lombardia o l’Emilia Romagna dove sono in corso significative revisioni u gennaio 2014 15 Il dedalo degli assetti amministrativi-gestionali: la soluzione Piemontese si è concretizzata nell’aggiunta di un nuovo livello gerarchicoburocratico con una natura giuridica privatistica. Questo ulteriore livello è subito entrato in conflitto con le preesistenti aziende generando soluzioni profondamente diverse da una Federazione all’altra. Ci si è illusi che solo attribuendo una veste “privata” a questi nuovi enti, automaticamente trovassero applicazione principi manageriali. L’analfabetismo economico-organizzativo in cui il Piemonte si aggroviglia da anni, ha fatto il resto: in ogni Federazione si è acuito lo scontro tra i diversi soggetti coinvolti vanificando i buoni propositi, e così i piani per un accentramento degli acquisti, per un magazzino unico centralizzato, per una logistica efficace, per un sistema informativo interfacciabile, per un benchmarking (confronto sistematico tra aziende analoghe per ottenere miglioramenti gestionali reciproci) trasparente sono rimasti buoni propositi. Il Piemonte e gli altri La nostra è la Regione che ha cambiato più assessori nell’ultimo decennio e anche per quanto concerne il numero di cambi al vertice delle aziende siamo in pole position. Ciò si è inserito in una cronica mancanza di formazione della classe dirigente che, associata a una non precisa direzione negli obiettivi, ha portato ad assumere decisioni annullate prima ancora che sortissero effetti, lasciando spazio a discrezione e pressapochismo che si sono immediatamente trasformati in ennesimi appesantimenti burocratici. Mentre il sistema dichiara di voler diminuire le sovrastrutture amministrative non impegnate direttamente nell’erogazione dei servizi, sono stati posti in essere nuovi accanimenti burocratici, dagli obblighi legislativi, alle richieste di report mai utilizzati, dalle preoccupazioni degli organi di controllo per non aver segnalato tempestivamente il degenerare delle situazioni, all’incapacità di gerarchizzare gli interventi e via di seguito. In questo contesto ha continuato a trionfare la preoccupazione di non inceppare in qualche errore o in qualche sanzione e soprattutto di asservire il livello gerarchico superiore. Se si chiede ad un dirigente medico o amministrativo impegnato nella realtà piemontese qual è la mission che è chiamato a perseguire, le risposte sarebbero del tutto discordanti: si parte dal rifiuto di ogni forma di razionalizzazione (“vogliono solo che si risparmi”), alle risposte che negano la presenza del problema sanitario (“il sistema non può dirci cosa e come si deve curare”), all’accettazione supina del problema (“si deve fare ciò ci viene ordinato”) e via di seguito, rilevando una grave disunità d’intenti. Le informazioni sulla funzionalità del sistema, nonostante le continue richieste di dati, risultano del tutto confuse: oggi infatti, nessun primario sa se il suo livello organizzativo è il più efficace o il più dispendioso all’interno del panorama piemontese, ma a tutti viene richiesto di risparmiare, così come non si attivano forme di benchmark che segnalino quali strutture sanitarie o ammi- 16 gennaio 2014 nistrative, tra azienda ed azienda assorbono maggiori risorse in proporzione dei compiti assegnati. L’incapacità di gestire la crisi ha invece portato spesso a prospettare riduzioni indifferenziate o scarsamente motivate, penalizzando così chi già aveva operato in modo corretto, lasciando sempre più insoddisfatti i bisogni ed accrescendo i costi sociali (dai viaggi della speranza, ai maghi e alle fattucchiere drammaticamente presenti anche nelle nostre realtà). La continua generazione di deficit ha evidenziato come il settore non sia stato in grado di rispettare i parametri stabiliti a livello programmatico, dimostrando l’incapacità di autogovernarsi. La chiave di volta è superare l’attuale analfabetismo economico ridando al sistema una gestione corretta delle risorse non più basata sul rincorrere ieraticamente i casi di “malasanità” (magari creati ad arte per indirizzare i finanziamenti), ma di riprogettare il sistema nel suo complesso partendo dal presupposto che ogni spesa sostenuta dovrà rispondere, oltre ai requisiti formali, anche ad appropriati parametri econometrici: dall’analisi marginalista al calcolo del break event point (punto di pareggio) alle simulazioni degli effetti prodotti. Uno scenario ancora tutto da costruire. Le inutili tradizioni manageriali Eppure il Piemonte vanta antiche e consolidate tradizioni manageriali che dovrebbero aiutare a superare l’attuale impasse. Le resistenze a qualsivoglia cambiamento rilevano come nell’attuale sistema diverse siano le componenti interessate a mantenere lo status quo, permettendo così il perseverare nell’attuale meccanismo di spesa. Oggi la crisi economica e l’insostenibilità organizzativa obbligano a un salto di mentalità per ritrovare uno stile manageriale con la consapevolezza che la velocità dei cambiamenti non riguarda soltanto il Piemonte: nell’America, simbolo dell’imprenditorialità, con Obama più del 50% della sanità è pubblica, mentre nella Cina comunista, più del 50% della sanità viene pagata direttamente dai cittadini in un mercato selvaggiamente privatistico. Qualche anno fa, pochi si arrischiavano ad ammonire che sarebbe stato opportuno adottare soluzioni drastiche per evidenziare maieuticamente il degenerare della situazione, mentre oggi si è avviata una gara tra chi riesce a formulare le previsioni più catastrofiche, senza però formulare soluzioni concrete. Solo qualche anno fa andavano ancora di moda formulazioni sintattiche quali “finanza creativa” o “trovar fondi nelle pieghe di bilancio”, e risultava vincente chi non segnalava nei bilanci gli adeguamenti contrattuali o prospettava fantomatici introiti con la vendita del patrimonio immobiliare o procurava contenziosi per evitare di rilevare situazioni ormai compromesse. Anche molti fornitori non hanno lesinato a fornire beni e servizi convinti che prima o poi, si sarebbero tradotti in titoli di credito da richiedere, con gli interessi, al momento opportuno. Alcune imprese fornitrici, che oggi si lamentano, sono state coscientemente complici nel generare questa situazione acquisendo crediti e possibilità di rivendicare posizioni di favore (ad esempio rivendicando la richiesta di interessi in caso di riduzioni di attività o di perdita nelle gara d’appalto). u STOCK DEL DEBITO REGIONE PIEMONTE CASSA Milioni di Euro 2000 292 2001 452 2002 773 2003 1.033 2004 1.612 2005 2.683 2006 3.545 2007 3.440 2008 4.114 2009 4.846 2010 5.830 2011 6.153 2012 ? gennaio 2014 17 Il dedalo L’assetto del sistema è ormai fuori controllo per una spesa che cresce senza offrire servizi aggiuntivi, anzi minacciando di sopprimere quelli già esistenti. 18 Ma c’è forse un aspetto ancor più inquietante: la non capacità/volontà di far conoscere la reale situazione. Si ha quasi l'impressione che gli accanimenti burocratici e il continuo cavillare su ogni singola questione, sia un modo per distrarre l'attenzione dalla crescita del deficit e dalla non sostenibilità del sistema. Se la risoluzione dei problemi non è rintracciabile con un approccio top down (a tappe, ponendo l'attenzione prima sui punti fondamentali) è necessario che dagli stessi operatori si sviluppino proposte per superare l'impasse del momento. L’impellenza della crisi porta infatti a riscoprire i pochi angoli di elaborazione culturale in ambito sanitario, individuando soluzioni idonee e facendo tesoro delle esperienze nazionali e internazionali simulando adattamenti nella nostra realtà. Gli amministratori al tempo della crisi Una delle manifestazioni tipiche nei periodi di crisi è la confusione che assale gli stessi addetti ai lavori e che, nel caso della Sanità rischia di tradursi in angoscia per i pazienti. Sembra quasi di essere in presenza di un’euforia contabile, con il trionfo della speranza che chiamando le cose in un modo diverso si possano risolvere i problemi: si pensa di superare la situazione ridefinendo le tariffe o attribuendo budget determinati più dalle momentanee difficoltà che in funzione di precisi programmi. Anche le ipotesi di vendita del patrimonio edilizio per garantire, ancora per qualche mese, lo status quo, sono destinate a fallire così come non ha prodotto effetti la cartolarizzazione del 2009. L’assetto del sistema è ormai fuori controllo per una spesa che cresce senza offrire servizi aggiuntivi, anzi minacciando di sopprimere quelli già esistenti, mentre il potere d’acquisto per gran parte degli addetti al settore diminuisce progressivamente. Fino al 2012 la spesa sanitaria ha presentato una tendenza alla crescita ben superiore al tasso inflazionistico, ma tale situazione difficilmente si potrà mantenere immutata, obbligando la Sanità a rivedere i suoi assetti strutturali. Occorre ricostruire una vera governance del settore sanitario individuando dei decision maker (coloro che debbono prendere decisioni operative), in grado di operare un tentativo di razionalizzazione e di de-burocratizzazione. Per fare questo occorre però un substrato culturale che al Piemonte sembra mancare ma che assolutamente gli serve. ¢ gennaio 2014 Lo stetoscopio UEMO: ALDO LUPO È IL NUOVO PRESIDENTE Nicola Ferraro Vittoria della delegazione FNOMCeO nella tornata elettorale che si è svolta a Istanbul il 16 novembre scorso per il rinnovo degli organi direttivi dell’Unione Europea dei Medici di Medicina Generale (UEMO), l’Organizzazione europea che rappresenta circa 500.000 medici di medicina generale attraverso le Associazioni professionali e gli Ordini nazionali dei 22 Paesi membri. Aldo Lupo, torinese, eletto più volte nel recente passato nel Consiglio dell’OMCeO di Torino dove ha anche rivestito la carica di Vice Presidente, si è laureato nel 1976 a Torino. Specializzato in Malattie dell’apparato digerente e Fisioterapia è socio della Simg e del Royal College of General Practitioner. La sua esperienza nell’ambito della rappresentanza medica e delle associazioni cliniche comprende, oltre all’OMCeO di Torino e all’UEMO (di cui è vicepresidente dal 2012), anche la partecipazione alla CUF (poi Aifa), alla Commissione Oncologica Nazionale e alla Commissione Cure Palliative della Regione Piemonte. Nella foto: la delegazione italiana alla UEMO, da sinistra a destra: il dr. Giuseppe Augello, il Dr. Giuseppe Enrico Rivolta, il dr. Aldo Lupo, il dr. Marco Patierno e il dr. Carlo Maria Teruzzi. Completa la delegazione il dr. Antonino Maglia, non presente in questo scatto Le modalità dell’elezione In lizza a Istanbul per la presidenza UEMO, insieme all’Italia, anche la delegazione tedesca della Deutscher Hausärzteverband. L’assemblea elettorale, divisa tra due nazioni così rilevanti e rappresentative nell’ambito del panorama europeo, alla fine ha dato la sua preferenza alla candidatura italiana, grazie alla credibilità del programma politico elaborato dalla delegazione italiana e sostenuto dalla FNOMCeO. Aldo Lupo ha brillantemente presentato in Assemblea il programma italiano ed ha anche saputo spendere con la massima chiarezza la sua credibilità conquistata sia a livello nazionale che internazionale, grazie anche ai 15 anni di esperienza maturati in ambito UEMO. Oltre ad Aldo Lupo (Torino), gli altri membri italiani del direttivo UEMO eletti a Istanbul sono Giuseppe Enrico Rivolta (Como) e Giuseppe Augello (Agrigento): rispettivamente Segretario Generale e Tesoriere UEMO. Il resto della delegazione italiana presente ad Istanbul era costituita da Antonino Maglia (Vibo Valentia), Carlo Maria Teruzzi (Monza e Brianza) e Marco Patierno (Bologna). Dopo un anno di affiancamento all’uscente Presidenza ungherese, la Presidenza italiana entrerà nei pieni poteri il 1° gennaio 2015, per il quadriennio 2015-2018. u Link al portale FNOMCeO per gli approfondimenti sul pezzo Come si è arrivati alla elezione di Aldo Lupo Nel proprio Curriculum Vitae presentato in assemblea elettiva Aldo Lupo ha rivendicato con orgoglio che, pur avendo due specializzazioni mediche ha, da sempre, esercitato esclusivamente come medico di Medicina Generale. Egli ha poi proposto e presentato in maniera efficace la sua squadra sostenuta dalla FNOMCeO: Giuseppe Enrico Rivolta e Giuseppe Augello alla quale si può aggiungere la stessa FNOMCeO che rappresenta circa i 350.000 medici italiani e che ospiterà tutte le attività amministrative della UEMO: organizzative, di management, di comunicazione e informazione. In riferimento al programma, concordato con la delegazione FNOMCeO, il neo-presidente ha illustrato in modo molto credibile, e in dettaglio, i tre punti principali da sviluppare organicamente nel quadriennio 2014 – 2018: –– sfruttare l’efficacia e l’efficienza della UEMO nel perseguire gli interessi legittimi della professione –– aumentare il peso politico della UEMO –– migliorare il metodo di lavoro interno della UEMO gennaio 2014 19 Lo stetoscopio LA ROAD-MAP OPERATIVA che cosa come Aumentare credibilità e peso politico 1. 2. 3. 4. 5. 6. Migliorare l’efficienza organizzativa e 1. di lavoro 2. 3. 4. 5. Ottenere il riconoscimento di specialità 1. per la medicina generale 2. Aderendo all’EMA come associazione (l’UEMO soddisfa i criteri EMA per questo) Stabilendo rapporti con l’OCSE e con ogni altra agenzia internazionale utile Ampliando la partecipazione ai progetti dell’Unione Europea Stabilendo partnership stabili con associazioni scientifiche della MG (WONCA, EQUIP, EURACT ...) Stando «ossessivamente» presenti sui media, con un addetto stampa dedicato della FNOMCeO Gruppi di Lavoro sulla cura dei migranti Distinguendo tra gruppi di lavoro temporanei e permanenti Lavorando nel periodo tra le riunioni attraverso il sito web: Link per le indagini rapide, forum ecc Creando un gruppo di lavoro temporaneo sui metodi di lavoro, da introdurre nell’assemblea di Zagabria (maggio 2014) Creando un gruppo di lavoro permanente per la comunicazione interna (un delegato da ogni Stato membro) Per mezzo del supporto della FNOMCeO sulla gestione e l’organizzazione Presentando e accreditando le caratteristiche educative condivise da tutti gli Stati membri Con attività di lobby specifica attraverso un apposito «responsabile lobby» Gli obiettivi personali del Presidente Non pretendere di insegnare a tutti che Promuovere la democrazia interna e la partecipacosa la UEMO dovrebbe essere, ma… zione, ascoltando le opinioni e le aspettative di tutti Programmare accuratamente i metodi e le attività di lavoro 20 gennaio 2014 LA NOSTRA INTERVISTA AL PRESIDENTE UEMO Dottor Lupo, quanto dura la presidenza Uemo? Ha la durata di quattro anni, e si estenderà dal gennaio 2015 al dicembre 2018; il 2014 sarà però un anno “propedeutico”, di affiancamento alla presidenza uscente, per facilitare la transizione degli aspetti amministrativi e gestionali, oltre che il passaggio di consegne degli aspetti più propriamente “politici”. L’Italia forse non ha in questo momento un grande appeal internazionale: quindi un’elezione in controtendenza la sua… La vittoria elettorale, ottenuta in competizione con la delegazione tedesca, mi sembra davvero un piccolo miracolo, se consideriamo lo schiacciante peso politico ed economico che la Germania ha nell’immaginario collettivo, in particolare delle nazioni dell’Est e del Nord dell’Europa, al momento maggiormente rappresentate (a causa della temporanea assenza di Francia e Grecia) nel panorama degli elettori. Ritengo che le componenti del successo siano state determinate dalle differenze di contenuto e di presentazione tra il programma tedesco e il nostro programma, che ho inizialmente elaborato e poi condiviso con gli altri componenti della delegazione italiana, dai quali sono stati forniti utili suggerimenti e integrazioni: 1. Sul piano dei contenuti, dall’articolazione e completezza del nostro programma; comprendendo in questo la proposta non della candidatura di un singolo alla presidenza, ma la dichiarazione di una squadra di lavoro completa, comprendente i colleghi che assumeranno il ruolo di Segretario e Tesoriere, ed i funzionari FNOMCeO già noti all’assemblea per la loro storica partecipazione alle varie assemblee del passato; 2. Sul piano della presentazione, dalla sua maggior vivacità e comprensibilità, per la quale mi è stata di aiuto l’esperienza di anni di attività formativa (i delegati delle nazioni votanti hanno potuto avere un’idea chiara e immediata delle intenzioni, piuttosto che una generica dichiarazione di voler potenziare l’efficacia dell’organizzazione, quale quella fornita dal candidato tedesco). Infine, (e ritengo immodestamente non da ultimo) ha contato la conoscenza personale di lunga data, legata alla mia pluriennale presenza in UEMO e ai miei personali contatti con esponenti autorevoli della medicina generale internazionale. In concreto cosa intende fare nel quadriennio che la vedrà Presidente? Il programma dichiarato in Assemblea elettorale è stato centrato su tre aspetti operativi principali: 1.Aumento di peso politico e credibilità della UEMO; 2. Miglioramento dell’efficacia operativa dell’associazione; 3.Riconoscimento della medicina generale come specialità, a livello europeo. Per il primo punto ho proposto l’intensificazione della partecipazione (già avviata da due anni) ai progetti delle varie Direzioni Generali dell’Unione Europea, in modo da consolidare una partnership stabile con la Commissione e il Consiglio d’Europa; l’ingresso nell’ente regolatorio europeo sui farmaci (l’EMA), come associazione e non solo con la presenza, anch’essa da qualche anno già attiva e documentabile, di “liaison officers”; l’inizio di un’interlocuzione con l’OCSE; la partnership regolare con le associazioni scientifiche europee della medicina generale (WONCA, EQUIP, EURACT e altre); l’intensificazione della presenza di UEMO sui media rivolti alla Medicina Generale. Per il secondo punto ho prospettato la riorganizzazione dei gruppi di lavoro interni all’UEMO: sulla formazione specialistica, sulla formazione permanente, sull’assistenza transfrontaliera, sulle attività preventive, sulla collaborazione interprofessionale; e inoltre la creazione di gruppi di lavoro sull’organizzazione interna e sulla comunicazione. Per il terzo punto ho proposto, considerato che in sedici delle ventisette nazioni dell’UE la Medicina Generale è riconosciuta come specialità, che le strette analogie dei curricula formativi tra queste e le nazioni in cui non vi è ancora tale riconoscimento vengano censite, evidenziate e prospettate all’Unione, anche attraverso una specifica attività di contatto con i parlamentari europei. Ho infine assunto un impegno personale a garantire l’ascolto di tutte le voci: la democrazia interna pretende la partecipazione di tutti i rappresentanti degli Stati Membri (tenuto conto che la mission della UEMO è orientata al miglioramento della politica professionale e non ai contenuti scientifici) per definire le strategie politiche della futura Medicina Generale in Europa. ¢ “La vittoria elettorale, ottenuta in competizione con la delegazione tedesca, mi sembra davvero un piccolo miracolo, soprattutto se consideriamo lo schiacciante peso politico ed economico che la Germania ha nell’immaginario collettivo...” gennaio 2014 21 Lo stetoscopio Dal 2002 nella sala di attesa di alcuni ambulatori di Medicina Generale del torinese è presente questo manifesto: “Il medico di famiglia è un medico specialista della persona”. Giuliano Bono Medico di Famiglia Paziente o Persona Questa filosofia fa seguito ad una elaborazione, che per l’Italia è partita dal 1983 con la fondazione della SIMG- Società Italiana di Medicina Generale, braccio scientifico del maggior sindacato dei medici convenzionati col SSN: la FIMMG. E che ha portato all’elaborazione della Medicina Generale come disciplina autonoma. Proprio nel 2002 esce la Definizione Europea di Medicina Generale/ Medicina di Famiglia di WONCA EUROPE e qui proprio si legge che questa disciplina: “…sviluppa un approccio centrato sulla persona, orientato all’individuo, alla sua famiglia e alla comunità alla quale appartengono. La medicina di famiglia si occupa di persone e dei loro problemi nel loro contesto di vita, non di patologie impersonali o casi”. In questo documento quando si usa il termine paziente lo si fa nell’accezione di patient oriented (approccio centrato sul paziente). Il medico di medicina generale (MMG) si occupa quindi di persone, malate o sane, nel loro ambiente naturale. Dire che uno è un paziente significa farlo entrare in una categoria, stigmatizzarlo con un etichetta: un epilettico, non un malato di epilessia; un ulceroso non una persona affetta da ulcera duodenale. Così una persona diventa oggetto di cura, protocolli, linee guida. Cioè perde la sua individualità, la sua fragilità, la sua debolezza. 22 gennaio 2014 Clinica tra persona e paziente. Nel termine paziente (colui che soffre), è implicito anche il concetto di pazienza, di sopportazione. Mi viene in mente che il contrario di paziente è esigente. Il termine paziente rimanda all’immagine di una persona stesa nel letto, su cui sovrasta fisicamente un’autorità, un altro diverso, con un camice, deciso in nome di una scienza, che si propaganda esatta, e che esatta non è mai nella pratica clinica (clinica proprio dal greco kliné, letto) a esercitare una forma di governo che giustifica tutti suoi giudizi e le sue decisioni con il bene del malato. È il paradigma delle malattie infettive, su cui si è costruita la clinica come la intendiamo noi a partire dall’Ottocento. Questo paradigma entra in crisi negli anni ‘70 del XX Secolo, proprio quando da noi sembrano vinte le malattie infettive. Il rapporto medico/paziente è sempre un rapporto asimmetrico, un up/down ma, se l’altro è soltanto oggetto di cura tutto, ciò che il medico decide, nella sua soggettività, nella sua limitatezza, nella sua inevitabile fallibilità, è giustificato. L’up/down è sproporzionato. Se l’altro è persona, cioè soggetto adulto, autonomo capace di u gennaio 2014 23 Lo stetoscopio intendere e volere, disposto a esercitare interessi e desideri, provvisto di diritti, entra nella relazione come essere senziente, degno di sincerità e rispetto (sincerità e rispetto sono le parole che sintetizzano tutto il nostro Codice Deontologico: nella versione attuale del 2006 la parola “rispetto” è ripetuta 37 volte). Quando un mio assistito entra nel mio studio medico non è ancora un paziente: è un soggetto portatore di un problema, per cui si sente meno persona secondo la sua scala di valori, può essere entrato in una regressione che lo rende più fragile, talvolta quasi un bambino disposto ad affidarsi ad un altro, un professionista della salute. E quando, e se, alla fine del mio percorso decisionale, sono in grado di diagnosticargli una malattia, non lo chiamo paziente, non è un altro caso di …, preferisco dirgli “Signor Rossi: lei è malato di…”. Professionista della salute, ovvero della relazione Ciascun professionista del campo della salute è prima di tutto un professionista della relazione. La relazione è lo strumento per comprendere cosa sta succedendo in quella persona. La relazione è anche la base di una possibile guarigione: questo è il punto raggiunto dalle ricerche delle neuroscienze: si pensi ai neuroni specchio, all’empatia e all’ascolto, alla possibilità di intervenire sull’altro modificando i suoi processi fisiopatologici. Questa è la medicina del XXI secolo. L’incontro tra due persone: l’una portatrice del suo problema, titolare della sua infermità; l’altro esperto di biologia umana, disponibile all’ascolto. Persona è ogni essere umano in quanto tale, senza distinzione di sesso, età, condizione sociale, a cui sono riconosciuti diritti fondamentali. Mi viene da dire che persona è sinonimo di bisogno di ascolto (nel teatro greco-romano gli attori erano maschere, cioè mezzi efficaci alla propagazione del suono: non esistevano microfoni). Altroché paziente, caso clinico, su cui esercitare un potere: il paternalismo medico entra in crisi proprio col declino della figura del paziente, come dice Ivan Cavicchi. Nel linguaggio ordinario paziente continua ad essere usato per abitudine da tutti. Nei congressi medici ci riempiamo la bocca di buone intenzioni per quel “paziente” immateriale, che non esiste, che è una idea di paziente. Persona è un essere concreto di carne e sangue: proprio lui, non un altro “caso”. Ed è così che poi avvengono le offese alle persone, come denunciato da Lucia Fontanella: una paziente che ha scritto un piccolo libro “La comunicazione diseguale” che io consiglio a tutti i giovani colleghi in formazione per diventare i medici di medicina generale di domani. ¢ 24 gennaio 2014 Cultura N. Ferraro Da un comunicato stampa di Pierpaolo Berra Angeli: dalla Scuola Media Manzoni di Nichelino alle Molinette. Non è la cronaca di un ricovero anomalo ma di un augurio di Buon Natale veramente diverso e originale. Due angeli messaggeri creati dagli studenti di questa scuola hanno fatto il loro ingresso il 21 dicembre 2013 scorso nella Chiesa dell’Ospedale Molinette della Città della Salute e della Scienza di Torino: qui hanno partecipato, insieme ai destinatari dell’augurio (i malati e chi li cura), alla Messa Natalizia celebrata dal cappellano ospedaliero don Alessio Matteo. un buon natale diverso alle molinette Perché questa scultura La professoressa Valeria Scuteri, docente della suddetta scuola ed artista di chiara fama, ha scolpito e realizzato con gli studenti delle classi terze (sezioni A, B e C) queste due opere con materiale di riciclo. Le figure rappresentano Angeli messaggeri con frasi augurali destinate alle persone che soggiornano e lavorano in ospedale. Sin dall’inizio il lavoro della professoressa è stato pensato e condiviso con gli allievi e con il dirigente scolastico Claudio Menzio per dare un segno visibile di vicinanza affettiva a chi soffre ed alle persone che se ne prendono cura. I due angeli, rimasti in mostra nel periodo natalizio nella Chiesa delle Molinette, sono quindi un messaggio d’amore e simboleggiano l’abbraccio con il quale confortare e sostenere le persone “toccate dal dolore” nella loro faticosa lotta quotidiana per la vita e per far capire loro che non devono mai perdere la speranza. Molte fedi ed una sola specie umana Nella scuola ci sono ragazzi che professano diverse religioni ed è proprio lavorando insieme alla scultura degli angeli che hanno capito che non esiste fede che possa impedire la collaborazione per realizzare un’opera che porta un messaggio d’amore e solidarietà. Sono stati utilizzati materiali di recupero e carta da riciclo per scolpire le due figure che sono state appoggiate su un paravento usato un tempo negli ospedali. Partendo da questo oggetto di divisione, che rappresenta però anche una forma di protezione della dignità e dell’individualità dei malati nei loro momenti più delicati ed intimi, si è voluto trasformarlo in un supporto che rivendica rispetto. Inoltre il metallo della struttura dà luce e valorizza le gambe degli angeli, che volontariamente sono state lasciate scoperte per meglio far capire che gli angeli scolpiti sono figure spirituali che però conoscono debolezze e fragilità. Un valore simbolico che può aiutare i malati, ma anche coloro che li assistono. La loro presenza discreta ci ricorda, e proprio a Natale, che la tutela della salute non consiste soltanto nell’eseguire correttamente un intervento medico-sanitario: spesso la cura efficace è proprio un gesto d’amore gratuito, un dono della propria umanità. ¢ gennaio 2014 25 Cultura IMMIGRAZIONE E RELAZIONE D’AIUTO Un importante settore d’integrazione lavorativa e sociale a disposizione dell’immigrazione soprattutto extracomunitaria è quella della relazione d’aiuto. Persone che giungono nel nostro Paese ed in Europa in generale, spinti dalla povertà e dalla sofferenza, trovano frequentemente impiego a contatto con il dolore fisico e psichico, in particolare come badanti, spesso a tempo pieno. Ciò può comportare una situazione di stress emotivo a cui è difficile sottrarsi per la paura di perdere il posto di lavoro. A ciò si aggiunga che il tipo di attività svolta è sovente poco compatibile con una vita affettiva e familiare che risulta frammentaria e contrastata. Per quanto si riesca a fare a livello pubblico e privato, appare ancora insufficiente l’aiuto fornito a chi è impegnato nell’assistenza sociosanitaria, considerate le notevoli difficoltà organizzative in tale settore. 26 gennaio 2014 Giuseppe Scarso la badante “Chi è quella brutta vecchiaccia con la faccia da pazza che si intrufola in casa mia e mi fissa con quello sguardo arcigno?” disse per l’ennesima volta passando davanti al grande specchio del soggiorno. Poi, come al solito, si rivolse a me, insultandomi, inveendo che non ero capace a fare il mio lavoro, che non potevo badare a nessuno, tanto meno a lei. Mi investì in modo ancora più violento del solito, dandomi della ladra e della bugiarda, accennò ad alzarmi le mani addosso come già aveva fatto in passato, ma questa volta si ritrasse impaurita. Io non avevo fatto nulla per difendermi, ma qualcosa, forse nel mio sguardo, l’aveva fermata, anzi si era tirata indietro spaventata, come non le era mai capitato. Quella volta, infatti, io avevo avvertito una rabbia che non avevo mai provato prima. Avevo sempre cercato di capire e sopportare quella vecchia demente affidata alle mie cure. Sapevo che dovevo pazientare, faceva parte del mio lavoro, soprattutto, se me lo volevo conservare, ma quella volta era stato diverso. Non so perché. Tutto ero come al solito. Era un sabato mattino, mancava poco alla mia libera uscita del fine settimana. La figlia era appena entrata per rilevarmi. Io non l’avevo sentita entrare ed ero sbottata contro la vecchia con la veemenza di tutte le volte che avevo ingoiato senza reagire. Me ne trovai contro due, la madre e la figlia, che non si fa così contro una povera malata, che cosa mi era preso, ero impazzita? Non chiesi scusa, anzi risposi, tenni testa. Ne nacque una lite da cui non si potè uscire che con il mio licenziamento. Scappai nella mia stanza. Fra lacrime e singhiozzi preparai le mie valigie, due in tutto, grandi, pesanti e piene di una vita che mi trascinavo appresso. Quando tornai nel salotto erano entrambe sedute sul sofà ad aspettarmi. Ci eravamo date tutte una calmata. Ci furono delle scuse, un tentativo di comprensione reciproca, di rappacificazione. Eravamo tutte consapevoli delle conseguenze di una così grave e precipitosa decisione. Ebbi un attimo di incertezza, ma fu solo un transitorio momento di ripensamento. Dissi che non me la sentivo di restare, chiesi che mi capissero, ribadii che me ne sarei andata. Se volevano un preavviso glielo avrei concesso, ma visto che erano state loro a licenziarmi, mi sentivo libera, tornare anche solo per pochi giorni sarebbe stato un tormento. La figlia ne convenne, mi lasciò libera da quel momento dicendomi che sarei stata pagata per tutto quel mese con il solito bonifico bancario. Le acque si erano calmate. Chiesi se potevo lasciare le valigie ancora nella mia stanza. Sarei tornata a prenderle appena avessi avuto un posto dove lasciarle, anche se non avevo nessuna voglia di tornare, nemmeno per un breve istante. La figlia aveva capito e si offrì di farmele recapitare all’indirizzo che avrei indicato anche per telefono. Ci lasciammo con una stretta di mano, un arrivederci che era un addio, un sorriso che nascondeva un lamento. Uscita dalla porta, mi ritrovai per strada con un senso di libertà come non avevo mai vissuto, ma anche di estraneità come se vedessi quella via per la prima volta dopo tanti anni che ci abitavo. Mi sembrava di tornare a respirare la vita. Presi l’autobus e scesi alla prima fermata di un paese della riviera a pochi chilometri da dove ero partita quel mattino. Attraversai la passeggiata contornata da splendide palme e mi sedetti su una panchina di fronte al mare. Si era fatto pomeriggio, un pomeriggio lattiginoso. Il sole a tratti faceva capolino fra le nuvole grigie che lasciavano un alone di luce sbiadita sopra l’orizzonte. Il mare era del colore dell’argento. La risacca sembrava parlarmi di me. Avevo trentacinque anni. Venivo da un paese lontano, quasi all’altro capo del mondo. Prima clandestina, poi regolare e integrata, avevo lavorato sempre come badante presso diverse famiglie. Della mia vita sentimentale c’era poco da raccontare e la risacca ne sembrava quasi rincresciuta. C’era stato qualche uomo, pochi in verità, cinque, forse sei. Qualcuno era durato un po’ di giorni, un paio qualche anno, ma non c’era stato un vero amore, solo solitudini che si annullavano mettendosi insieme. Se pensavo all’amore dovevo andare indietro al ragazzo della mia adolescenza, conosciuto al mio villaggio di pescatori, amico dei miei fratelli, ma era ormai un ricordo sbiadito che solo a tratti si faceva vivo e luminoso come il sole di quel pomeriggio. Fui distratta dai miei pensieri notando un’anziana coppia che si era seduta su una panchina poco distante dalla mia. La loro pacatezza mi faceva pensare a due coniugi affiatati nella vita. Così mi piaceva pensare perché sentivo con nostalgia che così io non sarei stata mai. Poi lo vidi. u gennaio 2014 27 Cultura “Rispondevo. Gli davo corda. Non è che mi piacesse più di tanto. Se ne usciva anche con qualche parola volgare, imprecazioni del gergo comune, ma mai offensiva nei miei confronti, mai un apprezzamento pesante. Scherzava, cercava di farmi ridere, sapeva che se una donna ride il più è fatto. Io ridevo, talora di gusto, a volte sorridevo anche se non ne avevo tanta voglia. Faceva il buffone, era il mio giullare di quel pomeriggio. Mi distraeva ed era ciò di cui avevo bisogno” 28 Camminava poco distante, aveva appena superato la panchina dell’anziana coppia e mi aveva già adocchiata. Sapevo di essere ancora attraente allo sguardo degli uomini, dimostravo meno dei miei anni. Già altra volte ero stata arpionata per strada o in treno. Una volta ne era seguita una storia durata qualche mese, le altre le avevo troncate ancora prima che potessero iniziare. Soltanto qualcuna era durata una notte d’amore o poco più, tanto da non figurare nel conto, anche se il ricordo poteva essere dolce, più delle altre che erano durate più a lungo. Non mi sbagliavo. Giunto presso di me mi agganciò con una banale scusa. Gli sorrisi e questo bastò per incoraggiarlo. Non riusciva a stare fermo. Andava avanti e indietro, si avvicinava e si allontanava, gesticolava, parlava di sé e domandava di me. Rispondevo. Gli davo corda. Non è che mi piacesse più di tanto. Se ne usciva anche con qualche parola volgare, imprecazioni del gergo comune, ma mai offensiva nei miei confronti, mai un apprezzamento pesante. Scherzava, cercava di farmi ridere, sapeva che se una donna ride il più è fatto. Io ridevo, talora di gusto, a volte sorridevo anche se non ne avevo tanta voglia. Faceva il buffone, era il mio giullare di quel pomeriggio. Mi distraeva ed era ciò di cui avevo bisogno. Ero al sicuro, con la luce del giorno, in una passeggiata a mare frequentata da tanta gente che ci passava davanti, qualcuno si sedeva su altre panchine. Avrei potuto liberarmene quando avessi voluto, ma non lo feci. Si sedette accanto a me. Continuava a raccontare, a divertirmi, a farmi sorridere. Aveva quarantasette anni e lavorava ogni tanto sì e ogni tanto no, quanto gli bastava per tirare avanti: andava bene così, si sentiva libero. Decidemmo di passeggiare un po’, poi di cenare insieme e la sera mi ritrovai nel suo mini-alloggio nella parte popolare del paese in un casermone grigio e anonimo. Mi ci ero lasciata condurre io, più di quanto mi ci avesse portato lui, così, senza pensare, passo dopo passo, senza sapere che quella era casa sua e non restava che salire. La notte facemmo l’amore. Il giorno dopo mi svegliai tardi in un mattino luminoso. Mi guardai intorno per radunare ricordi e pensieri, separandoli dai sogni. Mi voltai sentendo un respiro che mi accarezzava il volto. Il capo appoggiato sul cuscino mi guardava fisso, con sguardo intenso. Gli sorrisi. Lui mi sparò, così a bruciapelo: “Mi vuoi sposare?”. Non me l’aspettavo, rimasi sbigottita ed è dire poco. Incredula, divertita da un inusuale senso di incosciente spensieratezza, mi sentii rispondere : “Sì”. Che cosa è stata la mia vita dopo di allora? Me lo sono chiesta molte volte e me lo chiedo adesso mentre guardo mia figlia china sui libri di scuola. Fa la terza elementare. A parte lei c’è poco da dire. Non è cambiato molto da quel pomeriggio d’inizio autunno in cui il sole faceva capolino fra le nuvole grigie. Lui ha continuato a cercare di essere il mio giullare, ma non più così allegro, almeno non sempre, anzi, sempre di meno. Assai spesso è di umore scuro che alterna a momenti in cui regala spensierata allegria. Lui beve fino a ubriacarsi, ma questo capita raramente. Frequenti sono i litigi, ma non mi ha mai alzato le mani addosso. Mia figlia piange quando ci vede litigare. Allora lui la guarda, si rattrista e chiede scusa abbracciandoci entrambe. Lavora, ora sì, ora no. Io continuo a fare la badante e mando avanti la casa. A volte sogno di tornare al mio paese, al mio villaggio per incontrare quel ragazzo della mia adolescenza, ma mi rendo conto che più che un viaggio nello spazio, lo è nel tempo. Tuttavia, una cosa, forse l’ho capita anche se posso sbagliarmi: non è vero che è meglio soli che male accompagnati, semmai il contrario. ¢ gennaio 2014 La ricerca in Provincia QUEL MAL DI MALL TRA SALUTE E SHOPPING LE PRATICHE DI CONSUMO CONTEMPORANEO Franco A. Fava Sociologo e curatore del MECC Museo & Laboratorio Europeo sul Commercio e i Consumatori on line (CISI-Unito: http:// cisiweb.unito. it/Progetti/Siti_ web_e_applicati/ MECC/default.aspx) 38 L’avvento nel nostro Paese, sin dalla fine degli anni ’50, della grande distribuzione organizzata (gdo) (1), con i supermercati prima e i centri commerciali poi, nelle sue differenti declinazioni di format commerciali, come outlet, ipermercati e retail park (parco commerciale costituito da un raggruppamento di vari esercizi commerciali specializzati con accesso del pubblico dal parcheggio) non ha trasformato soltanto le metodologie dello shopping, bensì anche i nostri stili di vita, di consumo, nonché anche i rapporti sociali nel nostro agire quotidiano (2). Il cambiamento avvenuto nel commercio contemporaneo, con la diffusione della metodologia del self service (3) ha enfatizzato e privilegiato il rapporto del consumatore con le “cose”, rispetto ai contatti con le persone. Difatti nel commercio tradizionale, ancora presente nei negozi a conduzione individuale, familiare o associata e nei marcati rionali, il rapporto tra cliente ed esercente assolve ancora oggi ad un ruolo di interazione sociale, oltre a quello propriamente commerciale. Nelle grandi strutture commerciali del commercio contemporaneo il consumatore privilegia, oppure è inconsapevolmente costretto a subire, il rapporto con la merce senza più alcuna mediazione con il commerciante, relegando una parte degli acquisti ad una funzione di mero approvvigionamento per le necessità domestiche, rendendo le relazioni sociali asimmetriche (ove da un lato si pone il consumatore e dall’altro i beni, escludendo le persone dedite alla commercializzazione), mentre nel commercio tradizionale il rapporto tra cliente e commerciante si caratterizzava dalla simmetria nel rapporto di relazione con l’altro (cliente-mercante) (4). gennaio 2014 Ben Shahn, “Supermarket” (1957) Box boys at Von’s Market in Crenshaw Shopping Center in Los Angeles (1962) Nuove piazze per nuove comunità L’avvento del commercio moderno, segnato dalla nascita dei primi grandi magazzini del lusso a Parigi (La belle Jardiniere 1824 e poi di Bon Marche 1852 ed a Milano Aux villes d’Italie 1865, poi denominata da Gabriele D’Annunzio, La Rinascente**, nel 1911) ha rappresentato un importante evento sociale, come ad esempio quello correlato all’emancipazione della donna, “una sorta di «paradiso senza Adamo», che ha reso legittima e socialmente accettata la presenza delle donne in pubblico” (Di Nucci 2005). Inoltre la proposta di abbigliamento pronto ad essere indossato (prêt-à-porter), la diffusione di accessori per la moda e in generale per la casa, sono stati elementi che hanno segnato lo sviluppo dell’industria manifatturiera rivolta al grande pubblico, contribuendo alla creazione di un’industria del “quotidiano”, alternativa a quella meccanica, rappresentata all’inizio del ‘900 dall’avvento dell’automobile e della successiva motorizzazione di massa. I centri commerciali progettati negli ultimi decenni come agorà, ubicati nelle periferie inurbate, al fine di organizzare questi “non luoghi” come occasioni d’incontro e di relazione sociale (la piazza), si sono inevitabilmente trasformati in luoghi di passaggio, di presenza, di appartenenza ad una nuova comunità, identificata in termini generali di consumatori/avventori tout court. L’avvio del primo supermercato a libero accesso negli Usa nel 1916 (Piggly Wiggly – Memphis, Tennessee), ha innovato il settore del commercio, eliminando le mediazioni tra commerciante e cliente e sviluppando i prodotti preconfezionati messi a disposizione dalla nascente industria alimentare. Nel 1957 prima a Milano, con l’Esselunga del cav. Caprotti, e poi a Torino nel 1959, con i supermercati della famiglia Garosci e a Bergamo con quelli di Emilio Lombardini, il nostro Paese si affacciava lentamente al nuovo mondo dei consumi, attraverso i supermarket prima e gli ipermercati poi (7). ** Nel 1865 i fratelli Luigi e Ferdinando Bocconi aprono in Via Santa Radegonda a Milano il primo negozio italiano in cui vengono venduti abiti pre-confezionati. Si cerca di seguire l’esempio di Le Bon Marché, il grande magazzino aperto a Parigi nel 1838 che aveva spopolato in Francia. L’iniziativa riscuote un enorme successo anche in Italia. Nel 1917 il Senatore Borletti rileva l’azienda e incrementa il livello di eleganza dell’emporio e della qualità della merce venduta, sempre però con un occhio al prezzo. Nello stesso edificio trovano spazio anche una banca e un ufficio postale. Gabriele D’Annunzio nel 1917 la ribattezza “La Rinascente” dopo la ricostruzione seguita all’incendio che l’aveva completamente distrutta e l’azienda diventa anche luogo di ritrovo di artisti. Durante gli anni del “Boom” si avviano iniziative avveniristiche per il nostro Paese: si dà spazio al disegno industriale che diventerà la cifra identificativa del “made in Italy” e si fonda il Premio Compasso d’Oro assegnato ai beni di consumo esteticamente rilevanti. gennaio 2014 39 La ricerca in Provincia Sin dagli anni Ottanta i centri commerciali hanno rappresentato in Italia una nuova realtà identificata come luoghi di “rappresentazione” della società dei consumi: “io consumo dunque sono” (8). Nella società dell’immagine e del consumo la partecipazione alla ritualità della pratica del consumo, oltre alle ragionevoli necessità di vita quotidiana, diventa una delle forme di relazione non più con le persone bensì con le merci, come mezzo di affermazione sociale, al fine di soddisfare un desiderio di omologazione, in una società apparentemente orientata nel garantire opportunità per tutti (9). I fenomeni patologici dei comportamenti e degli stili di vita si sono evidenziati nelle pratiche di consumo nei luoghi del commercio contemporaneo, come ad esempio quelli correlati all’iperconsumo (oniomania -10-), alla scorretta alimentazione nei fast food, incoraggiati dell’immagine stereotipata proposta dalle seduzioni pubblicitarie, ai rapporti sociali mediati dal consumo, ed altro ancora, hanno segnato il nostro tempo, identificando in alcuni casi fenomeni di patologie sociali, correlate ad un rapporto scorretto con il consumo di beni e di cibi. I centri commerciali sono luoghi frequentati ma non necessariamente socializzanti, in quanto nella loro funzione strumentale il rapporto della dimensione sociale risulta essere secondaria e non fondante nella relazione con l’altro. Commercio contemporaneo di beni e servizi Un altro aspetto interessante, relativo ai nuovi luoghi del commercio, è correlato alla tendenza di ritrovare nei centri commerciali non soltanto l’offerta di beni ma anche di servizi alla persona. Nelle gallerie commerciali oltre alla presenza di servizi assicurativi, bancari, di agenzie di viaggio ed altro ancora, da qualche tempo si sono diffusi nuovi servizi rivolti alla salute e al fitness. Le parafarmacie, gli studi di odontotecnici, le palestre sono oggi una realtà presente nei Mall (centri commerciali), mentre in prospettiva anche la presenza di studi associati di medici potranno offrire visite specialistiche a prezzi low cost per sopperire alle liste di attesa per l’accesso ai servizi sanitari pubblici, oppure, come già accade negli Usa, agli alti costi sanitari offerti dal mercato. Questi ultimi servizi rappresenteranno nuove realtà di offerte al consumatore, con il rischio di proporre servizi sanitari come un qualsiasi “prodotto” di consumo, diffondendo e sollecitando bisogni indotti di “consumi sanitari”, non necessariamente giustificati, anche dal punto di vista della prevenzione. Il rischio di trasformare i luoghi del commercio in “fabbriche del retail” (11) per un consumo autoreferenziale e non correlato ai bisogni ed alla qualità del consumo, rappresenta una preoccupante forma di comportamento sociale, slegato al bisogno ed orientato al solo consumo (12). Un’eventuale, quanto utile, studio epidemiologico, nell’ambito della medicina sociale correlato agli stili di vita ed ai comportamenti dei consumatori, potrebbe contribuire a diffondere una cultura consapevole nelle pratiche di consumo, al fine di migliorare le condizioni di vita da un lato e dall’altro proporre modelli di consumo sostenibili e di qualità (13), emancipando il consumatore dalla tentazione di identificare la propria felicità, parafrasando un’affermazione di Robert Franck (14), come condizione correlata ai consumi dei nostri pari. 40 gennaio 2014 NOTE 1) Sul tema della grande distribuzione organizzata nel settore alimentare vedasi: Colla E. (2002), La grande distribution européenne: nouvelles stratégies de differenciation et de croissance internazionale, Paris , Vuibert, Thil E. (1966), Les inventeurs du commerce moderne: des grands magasins aux bebes-requins, Paris, Arthaud . 2) Per una storia sociale della gdo: Fava F. A., Garosci R. (2008), C’era una volta il Supermarket…, Milano, Sperling & Kupfler. 3) Clarence Saunders (1981 – 1953) è stato il precursore del sistema di libero accesso (self service) nella sua drogheria (Piggly Wiggly) a Memphis nel 1916, organizzando il libro accesso del pubblico nel suo store, attraverso l’introduzione di tornelli ruotanti e l’esposizione della merce sugli scaffali con il pagamento della spesa alla cassa. 4) Sull’identificazione dei gruppi sociali in relazione alle pratiche di consumo: Codeluppi V. (2002), Il gruppo sociale, in V. Codeluppi, “La sociologia dei consumi”, Roma, Carocci. 5) Sul tema dei non luoghi: Augé M. (2009), Nonluoghi. Introduzione ad una antropologia della surmodernità, Milano, Elèuthera. 6) King Kullen, inaugurato nel 1930 nel quartiere di Queens a New York, è stato il primo supermercato moderno dotato di un ampio posteggio per le automobili al fine di favorire l’accesso del pubblico dei consumatori. 7) Franco A. Fava, Il commercio in vetrina. Il Museo & laboratorio del Commercio e dei Consumatori (MECC), in Hevelius’webzine, n. 2/2013. 8) Ritzer G. (2008), La religione dei consumi: cattedrali, pellegrinaggi e riti dell’iperconsumismo, Bologna, Il Mulino. 9) Il brand è oggi diventato un segno distintivo non solo dei prodotti ma anche degli stili di consumo: Codeluppi V. (2002), Il potere della marca, Torino, Bollati Boringhieri. 10) Il termine dell’oniomania (dal greco onios = “in vendita,” mania = follia) è stato coniato dagli psichiatri Emil Kraepelin e Eugen Bleuler, i quali identificarono i sintomi della sindrome da acquisto compulsivo nella seconda metà del diciannovesimo secolo. 11) Sull’analisi organizzativa dell’industria della gdo è di prossima pubblicazione il seguente studio: Fava F.A., (2013), Le fabbriche del retail. 12) Bauman Z. (2008), Vittime collaterali del consumismo in Bauman Z., “Consumo dunque sono”, Bari, Laterza,. 13) Sulle pratiche di consumo consapevole e di identità del consumatore, vedasi: Parmigiani P. (2001), Consumatori alla ricerca di sé. Percorsi di identità e pratiche di consumo, Milano, Franco Angeli. Codeluppi V. (2003), Il potere del consumo, Torino, Bollati Boringhieri Compagner Luigi (a cura di) (2013), Shopping compulsivo: l’altra faccia dello shopping, Milano, Odon ed. Bourdieu P., La Distinzione. Critica sociale del gusto, Bologna, Il Mulino. Daniel Kahneman (2007), Economia della felicità, Milano, Il Sole 24 ore. Bruni L. (2004), L’economia, la felicità e gli altri: un’indagine su beni e benessere, Roma, Città Nuova. 14) «La felicità è normalmente legata al consumo relativo: essa dipende da quanto il nostro consumo si differenzia da quello dei nostri pari» (Robert Frank) Le nostre radici Nicola Ferraro la faro compie trent’anni Nelle foto, dall’alto: la sala della conferenza stampa; il professor Alessandro Calciati; da sinistra, Oscar Bertetto e Giuseppe Cravetto 42 gennaio 2014 Il 20 dicembre scorso, nella Sala Consiglio dell’Ordine a Villa Raby, si è tenuta la conferenza stampa della Fondazione FARO che ha celebrato la ricorrenza dei 30 anni dell’attività di assistenza ai malati affetti da malattie cronico-degenerative e bisognosi di cure palliative. Sono intervenuti il Presidente della Fondazione FARO Giuseppe Cravetto, il Presidente Onorario Prof. Alessandro Calciati che ha ricordato la nascita nel 1983 della FARO per assistere i malati oncologici, il Vice Presidente Oscar Bertetto, che ha spiegato il ruolo delle cure palliative nell’umanizzazione della Medicina, e Alessandro Valle, Direttore Sanitario della Fondazione, che ha approfondito il tema delle cure palliative destinate non solo ai malati oncologici. qualche cifra La FARO, acronimo di Fondazione Assistenza Ricerca Oncologica è una Fondazione onlus che nasce trent’anni fa per assistere, a casa o in hospice, i malati affetti da patologie croniche in fase avanzata; per diffondere la cultura delle Cure Palliative tra coloro che, a diverso titolo, operano professionalmente nel campo delle malattie croniche ed invalidanti; per realizzare l’integrazione con tutte le risorse del “Servizio Pubblico”; per agire sulla rappresentazione collettiva della malattia, della sofferenza e della morte. Ciascun membro dei gruppi d’intervento è chiamato ad aderire ai valori deontologici della propria figura professionale. Alla Fondazione si affianca l’Associazione “Amici della FARO onlus”. Una rete di oltre 200 volontari che affianca i professionisti nell’espletamento della missione medicoassistenziale individuata trent’anni fa. Una missione che all’epoca aveva quasi il sapore dell’eresia. Il prof. Alessandro Calciati e il gruppo dei medici fondatori della Faro perseguirono infatti con decisione una provocatoria volontà: cancellare dal loro lessico professionale la frase, purtroppo ancora ricorrente, “Non c’è più nulla da fare; portatelo a casa”. In realtà quei medici e quel personale sanitario sapevano che, al di là delle apparenze, si poteva invece fare molto, sapevano che lì iniziava il percorso delle cure palliative: nate molti anni prima nei paesi anglosassoni e quasi sconosciute nel nostro. ¢ La Fondazione FARO fornisce assistenza a casa o in hospice agli ammalati affetti da patologie croniche in fase avanzata. L’équipe domiciliare è costituita da 50 fra medici, infermieri, psicologi, fisioterapisti e assistenti sociali. L’assistenza domiciliare copre la città di Torino, la cintura e le Valli di Susa e di Lanzo, quest’ultima con una delegazione locale. Considerato anche l’hospice e il Progetto di assistenza psicologica alle famiglie fragili, “Protezione famiglia”, le persone che lavorano in FARO sono circa 120. A loro si aggiungono circa 200 volontari, la cui attività è totalmente gratuita, riuniti nell’Associazione Amici della FARO. I pazienti assistiti nel 2012 sono stati 883 a livello domiciliare e 301 in hospice. A fine novembre 2013 erano rispettivamente 927 e 437. Il costo annuale della struttura è di circa 5.500.000 euro coperti: • per 3.000.000 dai rimborsi ASL • per 370.000 dai contributi annuali della Compagnia di San Paolo, Fondazione CRT e Fondazione Benassi • per la differenza ci si affida alle donazioni, al 5 per mille e ai lasciti testamentari. gennaio 2014 43 Le nostre radici UN UOMO BUONO, SERIO, CAPACE Giuliano Maggi Professore Emerito di Chirurgia Toracica Il 16 dicembre 2013 è mancato all’età di 93 anni il professor Angelo Emilio Paletto. Diresse l’Istituto di Patologia Chirurgica delle Molinette dal 1968 al 1990. Ereditò la scuola di Luigi Biancalana e la sviluppò nel campo della Chirurgia Generale e in quello della Chirurgia Toracica: dodici suoi allievi sono diventati professori universitari e molti altri sono diventati primari o professori associati. A noi, con l’esempio, insegnò che il malato è la cosa più importante per un medico e che gli studenti sono la ragione dell’attività di un docente. Fu un chirurgo capace, attento e curioso di ogni novità, ma quando noi, suoi allievi, volevamo cimentarci in campi inesplorati, chiedeva che ci si ponesse sempre nelle migliori condizioni per il malato. Chi è stato accanto a lui per molti anni si sente ora un po’ più solo, ma il suo ricordo di uomo “buono e serio” rimarrà nei nostri cuori. Addio Professore, riposi in pace. ¢ Dicembre 1980: il prof. Angelo Emilio Paletto a Taormina nel teatro greco-romano. Foto scattata dal prof. Giuliano Maggi gennaio 2014 45 Dai congressi Le differenze igno un corso e una sfida Gabriella Tanturri Coordinatrice Commissione Pari Opportunità OMCeO di Torino Perché “Le differenze ignorate”? Perché al di là della sfera riproduttiva, la donna, fino ai primi anni ’90, non veniva presa in considerazione nei libri di testo o nei trial clinici: di fatto, non esisteva. 46 gennaio 2014 orate Sabato 19 ottobre e sabato 9 novembre 2013, presso la sala della “Carrozzeria” nella nuova sede dell’OMCeO di Torino (Villa Raby), si è svolto il primo corso residenziale organizzato dall’Ordine, diventato a giugno 2013 provider nazionale ECM. Un corso impegnativo, di due giornate, ricco di contenuti clinici innovativi perché la Medicina di Genere è una sfida e un obiettivo strategico per la formazione medica. La sindrome del Q-T lungo orfana delle donne Un esempio per spiegare cosa, concretamente, questo significava. La sindrome del Q –T lungo, condizione di rischio di torsione della punta cardiaca, di sincope e di morte improvvisa, è caratterizzata dal prolungamento del tratto Q – T. È stata addirittura causa di ritiro di farmaci dal mercato: Cisapride, ritirata dalla FDA nel 2000, e Terfenadina, nel 1997. Questa sindrome ha un’incidenza nettamente superiore nelle donne, perché il tratto Q – T dopo la pubertà è fisiologicamente più lungo di 20 msec; pertanto essere donna è considerato uno dei principali fattori di rischio. Più di 100 farmaci, alcuni di largo consumo (macrolidi, amiodarone, ciprofloxacina, azitromicina, clorpromazina, fluconazolo…) prolungano il tratto Q –T e/o possono causare torsione della punta. È di fondamentale importanza, per medici e pazienti, disporre di queste informazioni ed evitare associazioni terapeutiche a rischio. Guardiamo ora un testo di Medicina Interna importante come l’Harrison: due volumi, quasi 3.000 pagine. Ho in mano la prima edizione italiana della XII edizione in lingua inglese: maggio 1992. Alle tachiaritmie sono dedicate 18 pagine. I pazienti sono sempre identificati come “il paziente”, con il maschile sempre adoperato come “neutro”. Non sono citate differenze tra maschi e femmine, in quanto non sono citate le femmine. Le donne compaiono nel capitolo successivo, sulle cardiopatie congenite, alla voce “complicanze nelle donne gravide” (la sfera riproduttiva, appunto). La stessa impostazione si ritrova nel capitolo sulla cardiopatia ischemica. Specificità fisiologica e patologica degli organismi femminili La cultura medica non aveva conoscenza né coscienza di una specificità fisiologica e patologica degli organismi femminili. Si comincia a parlare di “Medicina di genere” a cavallo degli anni ’90. I fattori “scatenanti” sono stati probabilmente due: le problematiche culturali sollevate da numerosi e importanti gruppi di donne in America, e l’aumento delle laureate in Medicina, con l’arrivo di alcune presenze femminili negli alti livelli dirigenziali. Nel 1988 la United States Public Health Service pubblica i risultati di una analisi condotta su quanto esisteva di conosciuto sulla fisiologia femminile. Il rapporto, dopo aver analizzato le pubblicazioni delle principali riviste mediche del mondo nei precedenti tre anni, conclude che, con l’eccezione della biologia riproduttiva, quasi nessuno studio clinico include le donne nelle coorti studiate. Era infatti universalmente assunto che la biologia umana fosse identica in entrambe i sessi. Gli uomini fornivano gruppi stabili, relativamente meno vulnerabili e meno costosi per l’investigazione clinica. I risultati erano estesi alle donne senza ulteriori modifiche o verifiche. gennaio 2014 47 Dai congressi *Yentl: “Yentl è la protagonista di uno dei più bei racconti di I. B. Singer; è una ragazza ebrea che desidera studiare la Torah (le sacre scritture) ma, non essendole consentito di frequentare la yeshiva, (la scuola nella quale si studia la Torah) è costretta a travestirsi da maschio per poter coronare il suo desiderio. La Medicina ha preso in prestito il nome della protagonista di questo racconto per definire, con il termine di “sindrome di Yentl”, la possibilità che le strategie diagnostiche e terapeutiche non siano offerte in maniera simile agli uomini e alle donne (ovvero sia che le donne siano discriminate).” Citazione da: www. sicardiologia.it/index. php?option=com_con tent&task=view&id=2 64&Itemid=450 Nel 1990 iniziano significative e dirette indagini sulla normale fisiologia cardiaca e sulle malattie cardiovascolari nelle donne. Nel 1991 Bernardine Healy, prima direttrice donna nella storia del più importante Ministero della Salute del mondo, l’U.S. National Institute of Health, sulla rivista New England Journal of Medicine parla di “Yentl* Syndrome” a proposito del comportamento discriminante dei cardiologi nei confronti delle donne. E nel 1993 la FDA (Food and Drug Administration) emette le linee guida, fissando le regole affinché entrambi i generi siano presi in considerazione durante le varie fasi di sviluppo dei farmaci e i risultati statistici siano valutati per genere (“Guidelines for the study and evaluation of gender differences in clinical evaluation of drugs”). Così incomincia finalmente la raccolta dei dati e la ricerca anche sulle donne, prima in Cardiologia e sugli effetti dei farmaci, poi poco per volta, a macchia di leopardo, su sempre più numerose patologie e specialità. Nasce la Medicina di Genere Lo sviluppo di una medicina critica, gender oriented, orientata cioè a cogliere le differenze di genere rispetto ai processi di salute e malattia, ha permesso, negli ultimi anni, di svelare l’arcano di molteplici fallimenti diagnostici e terapeutici nei confronti delle donne e della loro salute. La Medicina di Genere è lo studio, nelle scienze biomediche, delle differenze legate al genere di appartenenza, non solo da un punto di vista anatomo/fisiologico, ma anche delle differenze biologiche, funzionali, psicologiche, sociali e culturali, oltre che di risposta alle cure. Con un’attenzione particolare agli studi descrittivi e alle ricerche che individuano i meccanismi nascosti che determinano le disparità, permettendo di ritrovare evidenze per interventi efficaci volti a raggiungere l’equità nei trattamenti in tema di salute e assistenza sanitaria. Una serie ormai vasta di studi dimostra che la fisiologia degli uomini e delle donne è diversa e tale diversità influisce profondamente sul modo in cui una patologia si sviluppa, viene diagnosticata, curata e affrontata dalle persone. Questi recenti sviluppi della Medicina di Genere hanno infatti indicato che la diagnostica medica sottovaluta o non tiene conto delle condizioni di vita delle donne nella determinazione della diagnosi e dei piani di trattamento, favorendo così una serie di fallimenti che sono di grave pregiudizio per la salute e la vita stessa della donna. Inoltre la Medicina di Genere ha messo in luce come l’orientamento all’osservazione della donna di tipo prevalentemente naturalistico crei un effetto di nascondimento per altri tipi di eziologia del malessere, facendo velo in particolare alle interazioni ed ai nessi tra salute delle donne e condizioni di oppressione e violenza familiare. La violenza contro le donne è un problema di salute pubblica, e tale viene considerato dall’OMS (report 2013) e dalla World Health Organization . L’attività dell’OMCeO di Torino e il corso di due giornate La Commissione Pari Opportunità, per il triennio 2012 – 2014, si è dedicata alle tematiche, strettamente interconnesse, della Medicina di genere e della Violenza. Il corso di due giornate è scaturito dal nostro impegno all’interno dell’OMCeO di Torino, e dalla coscienza del ruolo fondamentale che l’OMCeO stesso riveste come formatore: oggi non avviene ancora in misura soddisfacente, in diversi ambiti della Medicina e della Farmacologia, che il concetto di “diversità tra generi” garantisca a tutti, uomini o donne, il migliore trattamento auspicabile in funzione delle specificità di genere. Molte nozioni, oramai acquisite in ambito specialistico sulle differenze tra il genere maschile e quello femminile, non sono ancora entrate nel corredo nozionistico della maggioranza dei medici, e molte patologie soffrono ancora del “pregiudizio di genere” (pensiamo alle patologie polmonari e all’infarto del miocardio per le donne, all’osteoporosi per gli uomini) con conseguenze negative sia diagnostiche che terapeutiche. 48 gennaio 2014 Abbiamo proposto un programma articolato, con approfondimento di quegli argomenti su cui le certezze scientifiche, frutto della ricerca di genere, sono al momento più fondate: Cardiologia, Farmacologia eDiabetologia in primis . Ma abbiamo anche portato argomenti che contrastassero i pregiudizi di genere ancora diffusi (la tavola rotonda sulle malattie e i tumori polmonari, e l’approfondimento sull’osteoporosi), abbiamo voluto fornire nozioni sulle differenze di genere in relazione a malattie diffuse come le epatiti, e abbiamo inserito una tematica, come le differenze tra i generi nelle sepsi severe, che presenta, nei suoi risultati ancora in corso di indagine, aspetti quasi provocatori. La parte finale del corso è stata integralmente dedicata al peso delle diseguaglianze nei determinanti di salute e di malattia, di cui la violenza è parte fondamentale, anche se non è la sola. È stato un grande lavoro corale: tra relatrici e relatori, moderatrici, corsiste, fotografe, partecipanti a titolo vario…. dodici persone della Commissione sono entrate nei lavori del corso. Il corso è stato aperto da Ivana Garione, segretario dell’OMCeO di Torino, in prima giornata, e nel corso della seconda giornata hanno portato i loro saluti Amedeo Bianco, Presidente OMCeO di Torino e FNOMCeO, e Emilia Di Biase, Presidente della Commissione Sanità del Senato. Si rimanda alle quattro interviste audiovisive su www. videomedica.org (digitare nello spazio dedicato alla ricerca le parole “Le differenze ignorate”). Questo corso ha portato elementi innovativi per modificare la pratica clinica quotidiana dei colleghi che vi hanno partecipato come corsisti? A giudicare dalla vivacità del dibattito, che ha seguito ogni relazione, la risposta è positiva. A giudicare dalla volontà espressa dall’OMCeO di replicare questo corso, con le stesse caratteristiche, nel 2014… anche. E nel 2014 sarà attivato anche un corso specifico dell’OMCeO di Torino sulla tematica della violenza. Grazie a tutte e tutti, di cuore, per la collaborazione. “Questo corso ha portato elementi innovativi per modificare la pratica clinica quotidiana dei colleghi che vi hanno partecipato come corsisti? A giudicare dalla vivacità del dibattito, che ha seguito ogni relazione, la risposta è positiva. A giudicare dalla volontà espressa dall’OMCeO di replicare questo corso, con le stesse caratteristiche, nel 2014… anche!” gennaio 2014 49 Dai congressi Ha colpito senza dubbio l’attenzione dei giornalisti la notizia che è possibile fare uscire dal capitolo del buonsenso alcuni aspetti comportamentali “virtuosi” e inserirli nelle più solide conoscenze dell’Oncologia. Ci sono infatti rilievi clinico-sperimentali, da poco pubblicati, che una camminata di 30 minuti al giorno con un’alimentazione sobria riducono il rischio di cancro, in particolare della mammella, del 20-30% e soprattutto della sua recidiva. Stiamo parlando di uno studio effettuato negli ultimi cinque anni presso l’ospedale Sant’Anna di Torino, pubblicato sulla rivista internazionale “Breast Cancer Research and Treatment”, e presentato a questo convegno. Ma c’era già stato un prologo a questo evento congressuale. Come i nostri lettori ricorderanno, Torino Medica ha ospitato una piccola guida e un articolo esplicativo del prof. Carlo Campagnoli sul significato clinico, medico, epidemiologico e preventivo dei comportamenti virtuosi di cui si è discusso a fine novembre alle Molinette. Al centro di quella comunicazione sempre l’alimentazione corretta e la necessità del movimento per rimanere in salute. “Dieci immagini da ricordare”, il titolo della pubblicazione ospitata dalla rivista e diffusa in altre 15.000 copie tramite le Associazioni e le Farmacie. Una camminata Il convegno “Stili di vita per contrastare il cancro mammario”, tenutosi presso l’Aula Magna dell’Ospedale Molinette di Torino il 28 novembre scorso, ha avuto un successo che è andato ben oltre le aspettative. Successo di pubblico (l’Aula Magna di Corso Bramante a Torino era straripante) e mediatico. Dal buonsenso alla clinica Il sovrappeso, ma anche, in parte indipendentemente dal peso, la sedentarietà ed una alimentazione ricca di zuccheri raffinati, grassi soprattutto saturi e proteine di origine animale, determinano alterazioni metaboliche ed ormonali che facilitano la crescita dei tumori in generale, ed in particolare, nella donna in menopausa, dei tumori della mammella. Questo risulta da numerosi studi, tra cui lo studio EPIC che segue prospetticamente oltre 500.000 persone reclutate in dieci Paesi europei con abitudini alimentari molto diverse. Di grande importanza il fatto che un adeguato stile di vita emerge sempre più come strumento di prevenzione delle recidive tumorali ed integra efficacemente le terapie. Come tale è pubblicizzato dal progetto DIANA dell’Istituto Tumori di Milano e nell’ambito della Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta. È raccomandata un’alimentazione sobria, autenticamente di tipo mediterraneo: pasta di grano duro, cereali integrali, verdure, pesce. È raccomandata soprattutto l’attività fisica: una camminata di buon passo di 30-40 minuti cinque volte alla settimana riduce del 20-30% il rischio di cancro della mammella ed anche, nelle donne che ne siano già state affette, il rischio di recidiva. Questi benefici (cui è da aggiungere una riduzione del rischio di cancro del colon) si sommano a quelli ben noti per gli apparati cardiovascolare e muscolo-scheletrico. Ricordiamo che le malattie cardiovascolari continuano ad essere, da anni, la prima causa di morte a livello mondiale e che le cosiddette “malattie metaboliche” falcidiano il ricco Occidente ma minacciano anche tutte le popolazioni che hanno imboccato la strada dello sviluppo economico. Nel panorama epidemiologico globale si registra con sempre maggior frequenza il passaggio dai problemi drammatici causati dalla sotto-alimentazione (quando non si tratta di vera e propria fame) agli effetti negativi sulla salute di un’alimentazione più abbondante ma scorretta. Diventa quindi ogni giorno più sbagliato pensare che i pericoli di questa emergenza sanitaria (che in Occidente falcidia la salute dei suoi abitanti) non sia un problema di salute pubblica che riguarda in modo totale la nostra specie. Lo studio torinese A partire dal 2008 è stato svolto presso l’ospedale Sant’Anna della Città della Salute e della Scienza di Torino il Progetto “Individuazione e contrasto delle alterazioni endocrino-metaboliche favorenti la recidiva del carcinoma mammario” (responsabili Clementina Peris e Grace Rabacchi; responsabile scientifico professor Carlo Campagnoli). Il progetto si è avvalso dapprima del sostegno finanziario della Regione Piemonte e successivamente della Fondazione CRT ed in particolare 50 gennaio 2014 camminata al giorno... NicFer Dal comunicato stampa di Pierpaolo Berra della Compagnia di San Paolo. Vi hanno collaborato gli epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano, i Centri torinesi della Rete Oncologica e le associazioni GADOS del Sant’Anna e RAVI delle Molinette. I risultati sono stati oggetto di relazioni e pubblicazioni a congressi e su riviste internazionali. Il Progetto ha avuto come punto focale proprio il convegno tenutosi il 28 novembre scorso alle Molinette con il patrocinio di Regione Piemonte, OMCeO di Torino, Scuola di Medicina Università di Torino, FIMMG, SIMG e con l’intervento del Oscar Bertetto e di altri esponenti della Rete Oncologica e del CPO di Torino, e del dottor Berrino e della dottoressa Pasanisi, epidemiologi dell’Istituto Tumori di Milano. gennaio 2014 51 rubriche bisturi rosso a cura di Roberto Lalario In questa puntata vi suggerisco un delizioso ristorante “di nicchia” e poi parlerò di olio e vino: due cardini della tradizione italiana. Ristorante ratatui TORINO Via San Rocchetto 34 Tel. 0117716771 Chiuso la domenica e lunedì a pranzo. Provato settembre 2013 frantoio spinelli Larciano (PT) via Spinelli 118 www.frantoiospinelli.it Per eventuali acquisti Marco Nieloud: cell. 347.2604294 Enoteca Il Vinaio TORINO Via Cibrario 38 tel. 011480277 OLIO, VINO E… IL “RATATUI” Il ristorante che propongo è il “Ratatui”, un simpatico posticino dietro piazza Risorgimento, in una piccola via quasi all’angolo con Via Nicola Fabrizi. In estate è simpatico mangiare nel cortiletto pieno di piante e accogliente; d’inverno, ovviamente, meglio l’interno che è comunque molto carino. Il personale è molto simpatico e gentile e vi dà all’occorrenza preziosi consigli. Il menù e vario e varia frequentemente: vi sono piatti tradizionali della cucina piemontese e anche ottime possibilità “etniche” e vegetariane. Io ho gustato ottimi gnocchi ai formaggi, e una sublime insalata di orzo e verdure con legumi. Presenti anche paccheri con pescatrice e secondi di carne. Il vino della casa è buono e fa ottima compagnia alle vivande. I dolci variano assai e sono fatti in casa. Un locale “di nicchia” delizioso per un pranzo o una cena “in famiglia” o con amici. Prezzo fantastico da 15 a 35 €!! E passiamo a parlare di olio. Mi è capitato, grazie alla gentile guida di un amico, di scoprire in Toscana un autentico gioiello: un piccolo frantoio rimesso in funzione con dedizione ed amore per la terra e la tradizione olearia italiana. Ho assaggiato un olio fragrante e genuino con le caratteristiche “toscane”: morbido, non troppo forte e amaro ma di gusto fresco e vigoroso, l’ideale per la bruschetta, per la “soma d’aij” e/o le insalate più varie e creative. Ne ho acquistato una piccola scorta e poi mi rammaricavo col proprietario della difficoltà logistica di arrivare fin lì per poter acquistare tale prelibatezza e… sorpresa goduriosa! Mi veniva comunicata l’esistenza di un provvidenziale cugino abitante proprio a Torino che funge da collegamento e da agente di vendita in loco! Ed è per questo, cari colleghi che ve lo propongo! Delicatessen a domicilio! Quindi vi fornisco il link del frantoio se volete bearvi delle immagini deliziose della collina toscana e, cosa più importante, il nome e il cellulare del gentilissimo cugino, da me solertemente contattato e che ha dato la sua cortese disponibilità per tutti noi se vogliamo anche bearci del sapore delizioso dell’olio prodotto sulla collina toscana! E chiudiamo alla grande con Bacco!! L’enoteca che vi segnalo è “Il Vinaio”, non lontano da Piazza Statuto. Gestori di grande esperienza e ottimi consigli. Prezzi per tutte le tasche e qualità eccellente. Vini di ogni genere da tutte le regioni e super alcolici di gran pregio fra cui alcuni rhum da commuoversi e dei cognac da meditarci una vita. All’occorrenza elegante servizio di “impacchettamento” e segnalo anche diversi scaffali colmi di prelibatezze gastronomiche: dalle salse alle marmellate, al cioccolato, ai “bagnetti” vari! Da leccarsi i baffi!!! gennaio 2014 53 rubriche I servizi dell’Ordine CASELLE PEC L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Cer tificata (PEC), attivate nel 2010. Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da par te degli iscritti. PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a [email protected] PORTALE WEB www.torinomedica.com Il portale d’informazione indipendente e senza pubblicità dell’OMCEO della provincia di Torino. Oltre a notizie e articoli su sanità, salute, farmaci...dall’Italia e dal mondo, potrete vedere filmati, interviste, serivzi, inchieste, quando lo desiderate voi. Non tutte le notizie, ma notizie per tutti! ATTRIBUZIONE CODICE PIN Per la compilazione del certificato di malattia on line. Continua il servizio, attivato dall’Ordine, per l’attribuzione del codice PIN a favore dei medici liberi professionisti (non dipendenti e non convenzionati) per la compilazione della certificazione di malattia on line. Per attivare la procedura di attribuzione, telefonare alla Segreteria Amministrativa allo 011.5815111 54 gennaio 2014 WEB area www.omceo.to.it Tutto ciò che occorre sapere sull’Ordine ad iniziare dall’Albo degli iscritti www.torinomedica.com Le più importanti notizie di aggiornamento medico-scientifico con accesso diretto alle fonti www.videomedica.org La nostra rivista audiovisica con servizi, inchieste e interviste www.omceotorinoservizi.com Il portale dedicato alle Associazioni riconosciute dall’Ordine ed ai servizi erogati Newsletter Iscrivetevi da torinomedica.com per riceverla gratuitamente sulla vostra mail www.facebook.com/omceo dicembre 2013 55 rubriche Servizi dell’Ordine COMUNICAZIONE ORARIO UFFICI Lunedì Martedì Mercoledì Giovedì Venerdì 8.30-13.30 8.30-13.30 8.30-13.30 8.30-13.30 8.30-13.30 14.00-17.30 14.00-17.30 14.00-17.30 14.00-17.30 14.00-17.30 Si comunica anche che l’Ufficio Previdenza (pratiche Enpam), per motivi organizzativi, osserva il seguente orario: Lunedì 8.30-13.30 Martedì 8.30-13.30 Mercoledì8.30-13.30 Giovedì 8.30-13.30 Venerdì 8.30-12.30 Il Segretario dell’OMCeO della provincia di Torino D.ssa Ivana Garione Agli iscritti La “Federazione Sanitari Pensionati e Vedove” si occupa della risoluzione dei problemi economicosociali dei medici, farmacisti, veterinari che godono di una pensione e dei loro famigliari. Per maggiori informazioni o per accedere ai servizi dell’Ente, si può telefonare alla signora Teresa Gariglio, 333/8440475, Presidente provinciale dell’Ente, o al dott. Giorgio Cappitelli, 348/6703250, Presidente regionale. (RTM) Per comunicare un cambio di indirizzo Si chiarisce agli iscritti che la procedura corretta per la segnalazione all’Ordine di un cambio di residenza o di indirizzo prevede obbligatoriamente la compilazione dell’apposito modulo scaricabile all’indirizzo: www.omceo.to.it à area servizi à segreteria à modulistica à modulo variazione indirizzo Questo modulo deve essere inviato via mail all’indirizzo [email protected] o inviato tramite fax al numero 011505323 Inoltre si pregano gli iscritti di segnalare alla segreteria amministrativa eventuali disguidi di spedizione della rivista Torino Medica. La Redazione di Torino Medica (RTM) caselle pec L’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della provincia di Torino ha deliberato di rinnovare la convenzione con POSTECOM per la gestione delle caselle di Posta Elettronica Certificata (PEC), attivate nel 2010. Il rinnovo della convenzione prevede le stesse modalità di adesione precedentemente adottate e cioè il pagamento a carico di questo Ordine provinciale delle caselle attivate da parte degli iscritti. PER INFORMAZIONI: telefonare allo 011.5815108 oppure inviare mail a [email protected] La Redazione di Torino Medica (RTM) 56 gennaio 2014 PRESENTAZIONE DEL CORSO FAD Il corso presenta un altro capitolo in tema di “Clinical Governance”: questa volta parliamo di “appropriatezza”, argomento che investe il moderno esercizio professionale medico ed odontoiatrico ed in generale sanitario e trova grande spazio nel nostro codice di deontologia medica. Il corso gratuito eroga 15 crediti ECM La versione “blended” del corso è accreditata per medici chirurghi e odontoiatri ed è disponibile in formato cartaceo nel numero speciale “QUADERNI ECM/FAD de LA PROFESSIONE N. 2/2012” All’interno del numero troverà il questionario di valutazione da compilare in ogni sua parte (anagrafica e risposte a scelta multipla) che Le permetteranno, rispondendo almeno all’80% in modo corretto, di ottenere 15 crediti ECM. In tutti gli Ordini provinciali sono disponibili copie cartacee del corso FAD o potrà richiederle direttamente alla Federazione Nazionale Ordini dei Medici Chirurghi e Odontoiatri (FNOMCeO) al n. 06/6841121 La C.G. EDIZIONI MEDICO SCIENTIFICHE di Torino, partner FNOMCeO per queste iniziative, spedirà gratuitamente al suo indirizzo copia del numero speciale. Il QUESTIONARIO, correttamente compilato dovrà essere inviato via fax al n. 06/68411209 Per verificare successivamente l’esito del corso telefonare al n. 06/6841121 (centralino automatico) oppure visualizzare il risultato sul portale www.fnomceo.it trascorsi almeno 30 giorni lavorativi dall’invio del fax. Il servizio di HELP DESK, erogato direttamente da FNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 tel. 011/5815110 - Fax 011/7432113 - e-mail: [email protected] gennaio 2014 57 rubriche Comunicati AVVISO ai MEDICI in possesso di diploma di FORMAZIONE SPECIFICA in MEDICINA GENERALE I Medici che hanno conseguito il diploma di Formazione Specifica in Medicina Generale possono darne comunicazione alla segreteria dell’Ordine dei Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino: il titolo sarà inserito nell’Albo dei Medici Chirurghi analogamente a quanto avviene per i titoli di Specializzazione. L’attestato potrà essere inviato anche via mail al seguente indirizzo: [email protected],it o via fax al numero: 011/505323. Il Segretario OMCeO Dr.ssa Ivana Garione PROGRAMMA NAZIONALE ESITI NUOVO CORSO ECM AGENAS/FNOMCEO Dal 23 settembre è attivo il corso on line ECM sul Programma Nazionale Esiti (PNE) realizzato da Agenas e FNOMCeO con il coinvolgimento della Federazione IPASVI. Per accedere al corso è necessario connettersi alla Homepage del sito web del Programma Nazionale Esiti (PNE) tramite link presenti sui siti internet di Agenas, FNOMCeO, Ministero della Salute, IPASVI. Attraverso le attività di PNE, il Ministero della Salute si avvale di AGENAS per lo svolgimento delle funzioni di valutazione dei risultati (outcomes) delle prestazioni assistenziali e delle procedure medico-chirurgiche nell’ambito del Servizio sanitario nazionale. Obiettivi del corso sono la diffusione delle competenze necessarie a una corretta lettura e interpretazione dei contenuti di PNE, attraverso l’apprendimento di alcuni fondamenti di metodologia epidemiologica applicata alla valutazione comparativa di esito. Crediti: il corso, del tutto gratuito, eroga 12 crediti ECM (Codice ECM 69597). L’attestazione dei crediti, una volta superato il corso, è disponibile nella “Situazione crediti” in alto a destra, appena entrati sulla piattaforma. Le professioni accreditate sono: medico, odontoiatra, infermiere, infermiere pediatrico, assistente sanitario. Accesso: a chi si è registrato per i precedenti corsi ricordiamo che è necessario passare dal sito FNOMCEO o IPASVI per accedere ai corsi; E’ necessario passare dal sito della propria Federazione per il controllo ogni anno. ATTENZIONE: Il sistema è basato su sessioni di lavoro; qualora si rimanga inattivi per più di 20 minuti la sessione scade e si deve quindi effettuare nuovamente l’accesso con ID e PIN. 58 gennaio 2014 CORSO FAD APPROPRIATEZZA 2013 - 2014 N° EVENTO 2603 - 79138 Si comunica che la validità del corso è stata prorogata fino al 18/11/2014 (salvo diverse disposizioni che saranno comunicate). Si ricorda che questo corso ECM può essere seguito soltanto in modalità on line. Il servizio HELP DESK, erogato direttamente da FNOMCeO (sede Ordine Medici Chirurghi e Odontoiatri della Provincia di Torino) è attivo dal Lunedì al Venerdì dalle ore 9.30 alle ore 13.00 tel. 011/5815110 – Fax 011/7432113 – e-mail: [email protected] si ricordiamo che è necessario passare sito FNOMCEO o IPASVI può accedere ai corsi; è necessario passare dal sito della propria Federazione per il controllo ogni anno. rubriche Corsi e congressi in pillole Vengono qui pubblicate gratuitamente, di ogni congresso approvato dalla redazione: - data del convegno - titolo del convegno - luogo del convegno. Gli eventi di cui si dà notizia sono, come sempre, quelli che si tengono dal mese successivo a quello del numero pubblicato. quando 14 febbraio 2014 dove TORINO Museo Nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli” Corso Unità d’Italia 40 quando 21, 22, 23 febbraio 2014 dove u XII GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO INFANTILE Adolescenti e giovani adulti ammalati di tumore: guarire di più, guarire meglio (VEDI SPAZIO NEI CONGRESSI A PAGAMENTO) u IV LIVELLO DI MUSICOTERAPIA DIDATTICA Tenuto da Prof.ssa Manfredi Cinzia e da Dott. Messaglia Roberto Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme Centro Musicoterapia Benenzon Italia ® Via Piazzi, 41 quando 15 marzo 2014 dove Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme Centro Musicoterapia Benenzon Italia ® Via Piazzi, 41 quando 4, 5 e 6 aprile 2014 dove EMOZIONALE u VOCE Viaggio nell’universo sonoro di corpo e mente attraverso l’uso della voce Condotto da Lorenzo Pierobon u III LIVELLO DI MUSICOTERAPIA DIDATTICA Tenuto da Prof.ssa Manfredi Cinzia e da Dott. Messaglia Roberto Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme Centro Musicoterapia Benenzon Italia ® Via Piazzi, 41 quando 12 aprile 2014 dove Torino - Cooperativa Sociale Isoinsieme Centro Musicoterapia Benenzon Italia ® Via Piazzi, 41 quando 12 aprile 2014 dove Torino - Centro Congressi “Unione Industriale Torino” Via Fanti 17 u DISCUSSIONE DELLA MONOGRAFIA PER IL CONSEGUIMENTO DEL DIPLOMA DI TECNICO NEL MODELLO BENENZON CONVEGNO AMIAR u 14° Agopuntura e Medicine non Convenzionali nella prevenzione e nel benessere psico-fisico Evento ECM n° 820-82472, con 4 crediti formativi (VEDI SPAZIO NEI CONGRESSI A PAGAMENTO) gennaio 2014 59 congressi Torino, 14 febbraio 2014 Museo Nazionale dell’Automobile “Avv. Giovanni Agnelli” Corso Unità d’Italia 40 XII GIORNATA MONDIALE CONTRO IL CANCRO INFANTILE INFORMAZIONE IMPORTANTE Cari lettori, molti iscritti certamente sanno che questa rivista da anni non rappresenta un peso per il bilancio del nostro Ordine in quanto i costi più onerosi di composizione, stampa e spedizione sono sostenuti direttamente dalla società editoriale SGI (Società Generale dell’Immagine). Infatti la raccolta delle inserzioni pubblicitarie ha consentito fin ora alla SGI di sostenere tali costi. La crisi economica che ha colpito tutti i settori e che tutti viviamo in prima persona ha determinato però uno squilibrio in questo bilancio di entrate-uscite: infatti, a fronte dell’aumento dei costi di carta, stampa e spedizione si è verificata una diminuzione della raccolta delle inserzioni pubblicitarie. In queste condizioni non sarebbe pertanto possibile, per Torino Medica, proseguire la pubblicazione e la propria missione istituzionale a costo zero come da noi desiderato. Tra le tante soluzioni possibili, quella meno gravosa e più praticabile è apparsa la riduzione del numero di pagine della rivista, realizzata pur senza rinunciare ai contenuti. Ma ciò purtroppo non è sufficiente. Pertanto d’accordo con l’editore, dal numero di ottobre 2012 della rivista, gli annunci dei convegni e degli eventi sul giornale e sul sito Web saranno pubblicati a titolo oneroso. La documentazione di questi eventi, una volta decisa la loro pubblicabilità, unita alla richiesta di pubblicazione, sarà trasmessa alla concessionaria SGI che provvederà ad indicare l’ammontare del costo in relazione alla dimensione dello spazio richiesto. Per informazioni preliminari sulle condizioni economiche gli inserzionisti possono rivolgersi direttamente alla dottoressa Daniela Cazzaro, presso SGI, al n° telefonico 011.359908 L’Esecutivo e la Direzione auspicano che tempi migliori possano consentire di poter tornare a fornire questo servizio gratuitamente agli organizzatori dei convegni e degli eventi formativi. Il Presidente dell’OMCeO della provincia di Torino Amedeo Bianco 60 gennaio 2014 Adolescenti e giovani adulti ammalati di tumore: guarire di più, guarire meglio Gli adolescenti e i giovani adulti ammalati di tumore hanno presentato, negli ultimi anni, un miglioramento della probabilità di guarigione meno significativo rispetto a quello registrato nei bambini. Questi pazienti si trovano in una terra di confine, tra l’oncologia pediatrica e l’oncologia dell’adulto, in cui non sono ancora ben definiti i limiti di età per l’accesso ai rispettivi centri di cura e l’arruolamento in protocolli clinici specifici. Inoltre, adolescenti e giovani adulti presentano aspetti e bisogni complessi e peculiari, legati all’insorgenza della malattia neoplastica durante una delicata fase di crescita fisica, psicologica e sociale. Il convegno è dedicato all’analisi delle cause implicate nella minore risposta alle terapie, al confronto dell’organizzazione delle cure secondo l’oncologia pediatrica e quella dell’adulto, all’approfondimento della presa in carico globale e alla ricerca di possibili interventi con l’obiettivo di… GUARIRE DI PIU’, GUARIRE MEGLIO. Programma 9,30 Accoglienza 10,00 Presentazione dell’evento A. Biondi - Presidente AIEOP F. Fagioli - Dir. SC Oncoematologia Pediatrica A. Ricci - Presidente FIAGOP F. Sarchioni - Presidente UGI Saluto delle Autorità GUARIRE DI PIÙ F. Frassoni - A. Pession Epidemiologia 10,30 Quanti adolescenti e giovani adulti si ammalano ogni anno in Italia, quali sono i tipi di tumore e dove vengono curati R. Rondelli Diagnosi 10,45Oncologo R. Parasole 11,00Psicologo C. A.Clerici 11,15 Medico di famiglia G. Bono Arruolamento nei trials clinici 11,30 La realtà dell’Oncologia pediatrica: accesso ai centri di cura, protocolli e risultati. F. Locatelli - M. Massimino 12,00 La realtà dell’Oncologia dell’adulto: accesso ai centri di cura, protocolli e risultati. M. Aglietta - F. Pane 12,30Esperienze dei Centri AIEOP E. Barisone - M.Conte - A. Ferrari - M.Mascarin 13,15 Lunch GUARIRE MEGLIO F. Fagioli - M. Bertolotti 14,15 Riabilitazione e attività fisica M. Jankovic 14,30 Sessualità e fertilità E. Biasin - M. Zecca 14,45 Gli aspetti psicosociali Adolescenti e giovani adulti C. Favara 15,00 La famiglia P. Gritti La scuola Scuola ospedaliera: opportunità e risorse S. Ferraro L’istruzione domiciliare e ospedaliera: tra diritto allo studio e inclusione S. Suraniti 15,40 Silenzio, Ospedale: il rispetto per chi studia. La professione dello studente ospedalizzato T. Catenazzo 15,50 Scuole di appartenenza e scuola ospedaliera, necessità di una buona collaborazione G. Bodrito 16,00 Progettare la scuola del futuro per l’inserimento nel mondo del lavoro Fondazione Agnelli IL CENTRO DI CURA CHE VORREMMO G. Basso - A. Biondi 15,15 15,30 16,15 Documento congiunto AIEOP-AIOM-SIE-FIAGOP A. Ferrari 16,30 Le reti regionali R. Ferraris 16,45 Cosa chiede la FIAGOP A. Ricci 17,00 Dynamo Camp per gli adolescenti 17,10 Discussione A. Biondi - F. Fagioli - A. Ricci - F. Sarchioni 20,30 Concerto UGI in occasione della Giornata mondiale contro il cancro infantile Conservatorio G. Verdi MODERATORI E RELATORI Aglietta Massimo - Candiolo Barisone Elena - Torino Basso Giuseppe - Padova Bertolotti Marina - Torino Biasin Eleonora - Torino Biondi Andrea - Monza Bodrito Giorgio - Torino Bono Giuliano - Torino Catenazzo Tiziana - Torino Clerici Carlo A. - Milano Conte Massimo - Genova Fagioli Franca - Torino Favara Cinzia - Catania Ferrari Andrea - Milano Ferraris Raffaella - Torino Ferraro Speranzina - Roma Frassoni Francesco - Genova Gritti Paolo - Napoli Jankovic Momcilo - Monza Locatelli Franco - Roma Mascarin Maurizio - Aviano Massimino Maura - Milano Pane Fabrizio - Napoli Parasole Rosanna - Napoli Pession Andrea - Bologna Ricci Angelo - Genova Rondelli Roberto - Bologna Sarchioni Franco - Torino Suraniti Stefano - Torino Zecca Marco - Pavia SEGRETERIA SCIENTIFICA Elena Barisone [email protected] Marina Bertolotti [email protected] Emma Sarlo Postiglione [email protected] Chiara Comotti [email protected] SEGRETERIA ORGANIZZATIVA Segreteria FIAGOP Onlus Valeria Casadio 329.6524346 - [email protected] MODALITA’ DI ISCRIZIONE Le iscrizioni al convegno scadranno il 24.1.2014 e saranno accettate fino ad esaurimento dei posti. La scheda di iscrizione è scaricabile dal sito www.fiagop.it Patrocini richiesti Ministero della Salute, Università degli Studi di Torino Regione Piemonte, Comune di Torino AIOM, FIMMG, FIMP, SIE, SIPO Rete Oncologica del Piemonte e Valle d’Aosta OMCEO Torino Ordine degli Psicologi del Piemonte 17,30 Chiusura dei lavori gennaio 2014 61 congressi Torino, 12 aprile 2014 Centro Congressi “Unione Industriale Torino” Via Fanti 17 XIV CONVEGNO A.M.I.A.R. AGOPUNTURA E MEDICINA NON CONVENZIONALE NELLA PREVENZIONE E NEL BENESSERE PSICO-FISICO L’evento assegna 4 crediti formativi ECM Presidente: Piero Ettore Quirico Segreteria scientifica: G.B. Allais, G. Lupi, A. Magnetti Segreteria organizzativa: Centro Studi Terapie Naturali e Fisiche - tel. 011.3042857 Sito web: www.agopuntura.to.it e-mail: [email protected] Patrocini richiesti: Regione Piemonte, Città di Torino, Ordine dei Medici di Torino F.I.S.A. - Federazione Italiana delle Società di Agopuntura F.I.A.M.O. - Federazione Italiana Associazioni Medici Omeopati S.I.R.A.A. - Società Italiana Riflessoterapia, Agopuntura, Auricoloterapia PROGRAMMA PRELIMINARE Ore 9,00 Introduzione dei lavori Intervento del Presidente FNOMCeO A. Bianco Intervento del Presidente FISA C. M. Giovanardi Ore 9,30 Sessione 1 Moderatori: G.B Allais, M. Giaccone Agopuntura e Medicina Cinese per la prevenzione ed il benessere psico-fisico P.E. Quirico Omeopatia, prevenzione, alimentazione e attività fisica A.Magnetti L’Agopuntura nel controllo del dolore G. B. Allais Prevenzione: fitoterapia e nutraceutica, quali risorse e quali pericoli? Vademecum ad uso dei medici e dei cittadini P. Brusa, M. Giaccone Discussione Ore 11,20 Break Ore 11,40 Sessione 2 Moderatori: C. Benedetto, P. E. Quirico Ruolo dell’Agopuntura nel benessere dell’anziano tra mito e realtà 62 gennaio 2014 M. Simoncini L’Omeopatia per il benessere della donna E. Rossi L’Agopuntura nella regolazione del Sistema Immune G. Lupi Ruolo della dietetica cinese nella prevenzione L. Moraglio Discussione Ore 13,20 Break - Pausa pranzo Ore 14,30 Sessione 3 Moderatori: M. Simoncini, A. Magnetti Il benessere, lo stress e la Neuroauricoloterapia C. Ripa Il benessere della donna nella terza età: studio pilota su una miscela di piante a base di scutellaria per il mantenimento e la salute delle ossa. A. Dianin La Medicina Ayurvedica nella prevenzione e nel benessere psico-fisico A. Chiantaretto L’Agopuntura nei pazienti in dialisi peritoneale migliora lo stato di benessere S. Barbieri L’osteopatia come scienza preventiva del benessere. F. Mautino Discussione Ore 16,25 Break Ore 16,40 Sessione 4 Workshop - Metodiche antistress e per benessere psicofisico Moderatori: A. Chiantaretto, G. Lupi Veglia, ipnosi, meditazione: un viaggio tra i diversi stati di coscienza E. Jaretti Sodano L’Agopuntura nella prevenzione dei disturbi stress correlati A. Olivero Il Qigong per il benessere psico-fisico L. Baratto Ayurveda e pratiche quotidiane psicofisiche di benessere (meditazione, yoga, automassaggio) per la longevità S. Gargano Discussione Ore 18,15 Chiusura dei lavori Compilazione questionario ECM
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