Virologia sistematica

Modalità
Modalità di classificazione virale
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Tipo di acido nucleico: RNA o DNA, singola elica o
doppia elica, strategia di replicazione
Dimensioni e morfologia: tipo di simmetria, numero di
capsomeri,
capsomeri, presenza o assenza di pericapside
Sensibilità
Sensibilità agli agenti fisici e chimici, in particolare
l'etere
Proprietà
Proprietà immunologiche
Tropismo d'ospite e tropismo cellulare
Patogenesi
Sintomatologia
Modalità
Modalità naturali di trasmissione
VMN
SARS
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

SARS - Severe Acute Respiratory Syndrome - è una sigla che sta per
Sindrome Acuta Respiratoria Grave, una forma di polmonite atipica
atipica
(infezione che interessa prevalentemente i tessuti interstiziali del
polmone, senza un impegno evidente degli spazi alveolari) apparsa
apparsa
per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong
in Cina.
È apparsa a Hong Kong e in Vietnam nel tardo febbraio 2003, poi
anche in altri paesi per via di viaggi internazionali di individui
individui infetti.
La malattia è stata identificata per la prima volta dal medico italiano
Carlo Urbani; la sua mortalità
mortalità varia dal 7% al 15% dei casi, secondo
le diverse fonti.
I sintomi iniziali sono di tipo influenzale: febbre, mialgia, letargia,
letargia,
sintomi gastrointestinali, tosse, mal di gola e altri sintomi aspecifici.
aspecifici.
L'unico sintomo comune a tutti i pazienti è una febbre superiore a 38
°C. Successivamente può apparire dispnea. Nella maggior parte dei
casi i sintomi appaiono entro 2 - 3 giorni successivi all'esposizione.
Circa il 10% - 20% dei casi richiedono la ventilazione artificiale.
Nell’
Nell’80% circa dei casi la malattia evolve spontaneamente verso la
guarigione.
Pag.
SARS
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
Il 12 marzo 2003 l'OMS inviò un allerta a tutte le nazioni.
I media parlarono di una nuova pandemia globale, evocando i
fantasmi della spagnola e della peste.
SARS è ancora considerata una malattia relativamente rara, con
poco meno di 9000 casi concentrati prevalentemente in Cina, Hong
Kong, Taiwan, Singapore e Canada e un numero di decessi intorno a
800.
L'epidemia umana è stata dichiarata estinta all'inizio dell'estate del
2003.
L’ultimo focolaio di casi di SARS si sarebbe verificato ad aprile 2004
per una contaminazione avvenuta presso il laboratorio dell’
dell’Istituto
Nazionale di Virologia di Pechino.
Morbillo
 Suddiviso
in 4 stadi:
 Periodo d'incubazione: 1010-14 giorni.
 Periodo prodromico:
prodromico: 22-4 giorni. Caratterizzato da
enantemi della bocca (macchie
(macchie di Koplik)
Koplik) in
corrispondenza dei molari. Inoltre febbre, rinite,
congiuntivite, tosse.
 Periodo esantematico:
esantematico: esantema maculomaculo-papulare, che
inizia dal collo posteriormente, dietro le orecchie e al
volto, per diffondersi al tronco e agli arti; gli elementi
confluiscono fra loro. Successivamente si verifica una
lieve desquamazione furfuracea.
furfuracea. La febbre aumenta per
poi abbassarsi rapidamente il giorno dopo la scomparsa
dell'esantema.
 Periodo della convalescenza: scompaiono la febbre e
l'esantema. L'ultimo sintomo a scomparire è la tosse.
 Complicanze: otite media (10% dei casi), polmonite e
broncopolmonite (5(5-7%), encefalite (0,1%), PESS.
Pag.
Parotite
Tumefazione e dolore a carico delle ghiandole salivari e
soprattutto della parotide, monomono- o bilaterale. Periodo
d'incubazione: 1414-25 giorni. Febbre di scarsa entità
entità. Il
3030-40% delle infezioni è subclinico.
 Complicanze: meningite (1(1-10% dei casi), orchiorchiepididimite (25% nell'adolescente o nell'adulto) più
più
spesso monolaterale.

Rosolia
Esantema maculomaculo-papulare generalizzato, della durata di tre
giorni, linfadenopatia retroretro-auricolare, occipitale e cervicale
laterale, con scarsa febbre.
Periodo d'incubazione: 1212-23 giorni.
 L'infezione rubeolica,
rubeolica, più
più frequente tra i 5 e i 9 anni, può
presentarsi con tre modalità
modalità:
 1) infezione senza malattia, cioè
cioè in forma asintomatica (25(2530% dei casi)
 2) tumefazione linfoghiandolare,
linfoghiandolare, con febbre, senza esantema
(20(20-25% dei casi)
 3) malattia confermata con il quadro classico completo (50%
dei casi).
 Complicanze più
più frequenti: porpora trombocitopenica (1
caso su 3000) ed encefalite (1 caso su 55-6000).
 La rosolia è importante soprattutto per le potenzialità
potenzialità
teratogene che il virus ha dimostrato (nelle donne in
gravidanza) nei confronti del feto, tanto più
più gravi quanto più
più
è precoce l'infezione:
- cataratta
- sordità
sordità
- malformazioni cardiache.
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Pag.
Varicella
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
Periodo d'incubazione: 1414-16 giorni. Sintomi prodromici:
prodromici: febbre
(fino a 38,5 °C), malessere, anoressia, cefalea.
Dopo 2424-48 ore compare l'esantema, inizialmente costituito da
macule eritematose e pruriginose; queste, nel giro di qualche ora
ora
evolvono in vescicole (ripiene di un liquido chiaro), che
diventano crostose dopo 33-7 giorni.
L'esantema inizia dalla testa, diffonde al tronco e poi alle
estremità
estremità; compare a gittate successive e quindi si riscontrano
elementi con vario grado di evoluzione.
La varicella è una malattia talmente benigna che non richiede
alcun tipo di trattamento; spesso è necessario usare agenti
contro il prurito.
Nei casi più
più gravi di varicella e di zoster (complicanze, varicella in
adolescenti e adulti, immunocompromessi)
immunocompromessi) il farmaco di elezione
è l'aciclovir
l'aciclovir perché
perché ha una bassa tossicità
tossicità.
È importante che la terapia antivirale sia iniziata precocemente: si
riscontra una riduzione del numero dei giorni nei quali appaiono
nuove gittate di vescicole ed è presente febbre, nonché
nonché una
riduzione nella gravità
gravità delle lesioni cutanee e dei sintomi
sistemici (nella varicella); si riduce la possibilità
possibilità d'insorgenza
della nevralgia postpost-erpetica (nello zoster).
Herpes zoster
Riattivazione del virus della varicella, rimasto in forma
latente nei gangli nervosi sensitivi del midollo spinale e
dei nervi cranici, dopo il superamento della varicella. Il
virus muove verso la periferia lungo il nervo sensitivo
fino alla cute.
 La principale complicanza dello zoster è la nevralgia
postpost-erpetica: quando il dolore permane per oltre sei
settimane dalla comparsa dello zoster.
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Pag.
Vaiolo
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Due forme di vaiolo, causate da differenti ceppi dello stesso virus:
virus:
- vaiolo maggiore, con esantema più
più esteso, febbre più
più elevata e
maggior grado di prostrazione; ha una letalità
letalità di oltre il 30% negli
adulti, del 4040-50% nei bambini <1 anno.
L'ultimo caso si è verificato in Bangladesh nel 1975.
- vaiolo minore, malattia meno grave; ha una letalità
letalità di circa l'1%.
L'ultimo caso si è verificato in Somalia nel 1977.
Il periodo d'incubazione è in media di 12 giorni.
Lo stadio prodromico inizia bruscamente, con febbre elevata,
cefalea, dolori muscolari, prostrazione, nausea e vomito, dolore alla
schiena; il periodo prodromico dura 22-4 giorni.
Vaiolo
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Successivamente, circa 24 ore prima che compaia l'esantema, si
manifesta l'enantema, costituito da piccole macchie rosse sulla
lingua e sulla mucosa orooro-faringea; queste lesioni si allargano
rapidamente e si ulcerano.
Quindi compare l'esantema, con macule inizialmente al volto, poi alle
estremità
estremità e infine al tronco: in 24 ore l'esantema è diffuso a tutto il
corpo.
Dopo 22-3 giorni le macule divengono papule e dopo 33-4 giorni
vescicole, contenenti un liquido opalescente, poi opaco e infine
torbido.
Al 6°
6°-7° giorno tutte le lesioni sono pustolose. Il liquido viene
lentamente assorbito nelle pustole, finché
finché, alla fine della 2a settimana,
si formano le croste.
Durante la 3a settimana le croste cadono e lasciano un'area di cute
depigmentata.
Pag.
Caratteristiche dell'HIV
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Il virus dell'immunodeficienza umana (HIV, acronimo dall'inglese
Human Immunodeficiency Virus) è l'agente responsabile della
sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS).
È un retrovirus del genere Lentivirus, caratterizzato cioè
cioè dal dare
origine a infezioni croniche, che sono scarsamente sensibili alla
alla
risposta immunitaria ed evolvono lentamente ma progressivamente e
che, se non trattate, possono avere un esito fatale.
HIV è suddiviso in due ceppi: HIVHIV-1 e HIVHIV-2.
HIVHIV-1 è prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa
centrale ed è di gran lunga la causa più
più comune di AIDS.
HIVHIV-2 si trova per lo più
più in Africa occidentale e Asia e determina una
sindrome clinicamente più
più moderata rispetto al ceppo HIVHIV-1.
Caratteristiche dell'HIV
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HIV è fornito di un pericapside che ospita le glicoproteine di membrana
gp120 e gp41:
gp41: la conoscenza di queste proteine è stata di particolare
importanza nella lotta al virus poiché
poiché agendo su di esse si può rallentare o
frenare il contagio di nuove cellule.
La gp120 è infatti una sorta di chiave che il virus utilizza per trovare le
le
particolari cellule umane in grado di replicarlo.
La gp120 funziona quindi da antirecettore che aggancia HIV al recettore
recettore
corrispondente sulle cellule bersaglio (una particolare proteina denominata
CD4).
Le cellule umane CD4CD4-positive sono subito agganciate, diventando bersagli
dei virus: nell'organismo umano quelle più
più ricche di CD4 sono alcuni tipi di
linfociti, cruciali nel processo di difesa immunitaria.
La gp41 invece interviene quando i virus sono già
già agganciati, fondendo le
membrane virali con la membrana cellulare e permettendo la penetrazione
penetrazione di
HIV all'interno delle cellule; per questo è denominata proteina di fusione.
fusione.
Pag.
Caratteristiche dell'HIV
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Le cellule dotate di maggiori recettori CD4 nell'organismo umano
sono i linfociti CD4 positivi.
Si tratta di cellule particolarmente importanti nel sistema
immunitario che, attraverso messaggi biochimici, riconoscono i vari
vari
ospiti indesiderati dell'organismo (virus, batteri, protozoi, funghi,
funghi,
vermi e cellule tumorali) e attivano i settori del sistema immunitario
immunitario
di volta in volta più
più idonei a contrastarne la presenza.
Ciò che annienta queste cellule non è tanto la presenza del virus,
ma il suo processo di replicazione, in particolare nell'ultima fase
fase
quando i nuovi virus lasciano la cellula perforandone la membrana
membrana
e uccidendola (gemmazione).
Un numero inadeguato di linfociti CD4+ paralizza il sistema
immunitario, esponendo l'organismo al rischio di qualsiasi
infezione e tumore.
HIV è in grado di infettare anche altre cellule che possiedono,
seppure in quantità
quantità minore, il recettore CD4.
All'interno del capside è contenuto il materiale genetico del virione,
costituito da due copie di RNA identiche a polarità
polarità positiva. Inoltre
vi sono contenuti gli enzimi della trascrittasi inversa (una DNA
polimerasi RNARNA-dipendente),
dipendente), della proteasi e dell'integrasi.
Caratteristiche dell'HIV
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Una volta entrato nella cellula ospitante, si attiva un processo di
installazione definitivo; l'enzima della trascrittasi inversa trascrive
trascrive
l'RNA come DNA il quale, grazie all'integrasi, si integra nel genoma
genoma
della cellula ospite.
La cellula infettata può attivare subito la replicazione virale, oppure
può rimanere inattiva per un periodo di tempo compreso tra mesi e
anni, comportandosi esattamente come una cellula non infetta.
Le cellule infettate che non producono virus sono dette
"latentemente infette" e costituiscono un serbatoio di HIV
ineliminabile, che garantisce al virus la sopravvivenza
nell'organismo ospitante a tempo indeterminato, per l'intera durata
durata
della vita del soggetto.
Occasionalmente l'infezione latente si attiva, quando il virus obbliga
obbliga
la cellula ospitante a produrre le proteine e l’
l’acido nucleico virale
(RNA) che si assemblano all'interno della stessa cellula fino a creare
virioni completi, che poi sono espulsi per gemmazione.
Non è chiaro quale sia l'input che dà
dà l'avvio alla trascrizione del
genoma virale, ma sicuramente è legato a tutte le occasioni di
stimolazione del sistema immunitario ed è probabilmente indotto da
un insieme di stimoli: antigeni, citochine o anche infezioni da parte
di altri virus.
Pag.
Caratteristiche dell'HIV
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Caratteristica tipica del virus HIV, e dei retrovirus in particolare,
particolare, è la
spiccata tendenza a mutare: durante i cicli replicativi vengono
frequentemente compiuti errori che portano a creare virus più
più o
meno diversi dall'originale.
Queste mutazioni sono per lo più
più svantaggiose per il virus, che
genera una cospicua serie di virus modificati destinati a scomparire.
scomparire.
Capitano comunque mutazioni vantaggiose, che permettono al virus
di acquisire resistenza ai farmaci e alla risposta immunitaria
dell'individuo ospitante.
HIV, nei rapporti col proprio ospite, ha quindi due distinte opzioni,
opzioni,
entrambe vantaggiose per il virus: l’
l’infezione latente, previa
trascrizione e integrazione, e la replicazione.
Nel primo caso esso si garantisce un serbatoio inamovibile di
genomi virali; nel secondo è messa in atto la possibilità
possibilità di infettare
un numero sempre maggiore di cellule CD4+.
Caratteristiche dell'HIV
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I nuovi virioni, come già
già detto, fuoriescono dalla cellula che li ha
prodotti per gemmazione, provocando sulla superficie cellulare delle
delle
lacerazioni che uccidono la cellula stessa.
I virus vengono espulsi nel torrente circolatorio e in larga parte
parte
vengono neutralizzati dalla risposta immunitaria umorale.
Alcuni infettano nuove cellule CD4+, perpetuando l'infezione.
Si arriva così
così a concentrazioni sempre maggiori di virus nel sangue
e in altri liquidi biologici (soprattutto quelli genitali), il cui
cui contatto
con il sistema circolatorio di altri individui può portare a nuovi
nuovi
contagi.
Il danno provocato da HIV, che porta alla sindrome di
immunodeficienza acquisita, è dunque conseguenza della sola
replicazione virale, mentre lo stato di latenza non induce
immunodeficienza.
Pag.
Caratteristiche dell'HIV
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Il virus presenta diverse modalità
modalità di trasmissione:
sessuale;
ematica;
verticale (madre(madre-figlio).
La più
più diffusa (85%) è quella sessuale (il virus si isola dal liquido
seminale e dal fluido vaginale), seguita dal contatto con sangue (le
categorie a rischio sono i tossicodipendenti che usano droghe per
per
via endovenosa condividendo la stessa siringa tra più
più persone;
ma l'infezione si può verificare attraverso strumenti per tatuaggi
tatuaggi e
piercing) o emoderivati infetti (attualmente il rischio d'infezione
d'infezione
tramite emoderivati è stato drasticamente ridotto tramite l'uso di
procedure di screening su tutti i campioni e al trattamento con
processi virucidi sui prodotti emoderivati).
Nei paesi in via di sviluppo particolarmente importante è la
trasmissione verticale; questa può avvenire sia durante la
gravidanza per passaggio transtrans-placentare (20(20-40%), sia durante il
parto (40(40-70%) e infine nell'allattamento (15(15-20%).
Caratteristiche dell'HIV
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I linfociti perduti per via della replicazione dell'HIV vengono
ricostruiti dall'organismo ma, a lungo andare, le quantità
quantità sempre
maggiori di virus immessi nel sistema circolatorio ne infettano un
numero sempre crescente;
la loro quantità
quantità scende inesorabilmente al di sotto di una soglia
critica (200 per microlitro di sangue, a fronte di 12001200-600/µ
600/µL in un
individuo sano), che rende di fatto l'organismo attaccabile con
successo da qualsiasi agente patogeno.
In circa la metà
metà dei casi l'infezione acuta è asintomatica e, anche
quando è caratterizzata da sintomi, il quadro clinico è poco
specifico, facilmente confondibile con una sindrome influenzale
protratta.
Un 2020-30% di casi mostra un quadro clinico più
più complesso e
sospetto, con febbre protratta e non altrimenti interpretabile,
manifestazioni esantematiche similsimil-morbillose,
morbillose, linfonodi ingrossati,
quadri meningei che indicano la presenza di HIV nel sistema
nervoso centrale.
Pag.
Caratteristiche dell'HIV
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


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
La fase acuta viene interrotta dalla comparsa della risposta
immunitaria, che richiede circa 22-8 settimane, attraverso la
produzione di anticorpi antianti-HIV e linfociti citotossici.
I primi in particolare inattivano un'alta quantità
quantità di virus libero
immesso nel sistema circolatorio.
La fine della fase acuta quindi mostra un'importante riduzione della
della
carica virale, la ripresa del numero dei linfociti CD4+ e la scomparsa
scomparsa
dei segni clinici, se presenti.
La rilevazione di anticorpi antianti-HIV è riscontrabile con uno specifico
test ELISA (Enzyme
(Enzyme--Linked ImmunoSorbent Assay),
Assay), il test HIV.
I soggetti positivi al test sono definiti sieropositivi.
La sieropositività
sieropositività è una condizione che perdura per tutta la vita di
chi ha contratto l’
l’infezione, indipendentemente dallo stadio e dal
grado di immunodeficienza, ed esprime l'avvenuto contagio e il
perdurare dell'infezione.
Caratteristiche dell'HIV



La fase di latenza clinica (o cronica), in assenza di terapie può
può
durare da qualche anno a oltre 15.
Dal punto di vista clinico le condizioni del soggetto sono per lo
lo più
più
stabili, ma dal punto di vista virologico la replicazione persiste,
persiste, in
particolare nei tessuti linfatici, sebbene tenuta sotto controllo
controllo dalla
risposta immunitaria.
Il tessuto linfatico che ospita la replicazione va però incontro a un
progressivo deterioramento, che nel tempo compromette la capacità
capacità
di reintegrare i linfociti distrutti dal virus.
Pag.
Caratteristiche dell'HIV



Gradualmente la carica virale riacquista forza, mentre resta
progressivo e costante l'assottigliamento dei livelli di linfociti
linfociti CD4+
presenti nel sangue.
Quando il numero di linfociti scende al di sotto della soglia critica
critica
(tra 400/µ
400/µL e 200/µ
200/µL), l'organismo non riesce più
più a difendersi da una
serie di microrganismi scarsamente patogeni in condizioni normali,
normali,
detti opportunisti, tra cui tutta una serie di ospiti abituali e del tutto
innocui dell'organismo (virus, batteri, funghi e protozoi).
L'opportunità
L'opportunità che questi organismi hanno di sviluppare una
malattia, e trasformarsi quindi in patogeni, è fornita dal basso
numero di linfociti CD4+.
Sarcoma di Kaposi
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Tra le infezioni opportunistiche dell'Aids è frequente il sarcoma di
Kaposi.
Kaposi.
È un tumore maligno correlato all'azione di un virus appartenente
alla famiglia degli Herpesvirus,
Herpesvirus, l'HHVl'HHV-8, noto anche come KSHV
(sigla inglese che sta per Kaposi SarcomaSarcoma-associated Herpes
Virus, ossia Herpesvirus associato al sarcoma di Kaposi).
Kaposi).
L'HHVL'HHV-8 infatti è stato riscontrato in più
più del 95% delle lesioni
tumorali di questo tipo.
Si osserva una proliferazione vascolare caratterizzata dallo
sviluppo di papule che successivamente evolvono in placche
(proliferazione di strutture vascolari che interessano il derma) e poi
in noduli blu/rosso (con proliferazione di cellule fusate) che
colpiscono la cute o le mucose e i visceri (apparato gastroenterico,
gastroenterico,
genitale o, più
più raramente, polmonare).
Il loro incremento è lento sia nella misura che nel numero,
diffondendosi comunque alle aree più
più prossimali.
Pag.
Herpes simplex labiale
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L'herpes labiale è causato prevalentemente dal virus Herpes simplex
1 (HSV(HSV-1); in minor misura è sostenuto da Herpes simplex 2 (HSV(HSV-2),
solitamente causa di herpes genitale.
Viene contratto nell'infanzia attraverso saliva, baci o in generale
generale
tramite contatto interumano durante la fase infettiva. Una volta che
l'herpes ha infettato l'organismo rimane latente fino al momento di
manifestarsi.
Il virus dell'herpes labiale può manifestarsi a causa di diversi fattori
scatenanti:
- bruschi sbalzi di temperatura
- esposizione prolungata e non controllata ai raggi solari (sia in
in
estate che in inverno)
- attacchi febbrili, stati influenzali e parainfluenzali
- periodi prolungati di forte stress
- alimentazione scorretta
- stato di gravidanza e improvvisi sbalzi ormonali.
Herpes simplex labiale
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

Si insedia a livello del nucleo del ganglio di Gasser del nervo
trigemino, dove rimane in forma latente per poi subire riattivazioni
riattivazioni in
situazioni di leggera immunodepressione, soprattutto nel caso di
stress, e dare un'ulcera fredda a livello della giunzione del labbro
labbro e
della cute circostante.
Si presenta come un'eruzione formata da numerose vescicole,
seguita dalla formazione di croste. È dolorabile alla pressione.
Durante la fase clinica le vescicole contengono il virus vivo e vi è
dunque la possibilità
possibilità di trasmissione.
Dura normalmente una settimana.
La malattia è cronica e non può essere curata definitivamente.
Tuttavia la durata delle manifestazioni può essere ridotta da farmaci
farmaci
antivirali, anestetici e creme (come quelle all'ossido di zinco o al
solfato di zinco) applicati tempestivamente sull'area cutanea
interessata.
Pag.
Herpes simplex labiale


Tra gli antivirali sono efficaci l'aciclovir
l'aciclovir e il penciclovir,
penciclovir, che possono
velocizzare la guarigione anche del 10%. Il famciclovir e il
valaciclovir,
valaciclovir, assunti per via orale possono risultare più
più efficaci con
una somministrazione singola ad alte dosi, rispetto al trattamento
trattamento
tradizionale a basse dosi per 55-7 giorni.
È possibile riconoscere, già
già 1212-16 ore prima che il virus compaia in
superficie, i primi sintomi: prurito, bruciore, irritazione e dei
dei puntini
doloranti nell'area cutanea interessata dall'infezione. Sarebbe bene, a
questo punto, applicare tempestivamente i relativi farmaci prima che
l'infezione stessa si sviluppi completamente e il virus si duplichi.
duplichi.
Herpes simplex genitale
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L'herpes genitale è causato principalmente dal virus Herpes simplex
di tipo 2 (HSV(HSV-2) e trasmesso prevalentemente per contatto venereo.
L'herpes simplex genitale si manifesta con lesioni focali eritematoeritematoedematoedemato-papulopapulo-vescicolari localizzate sulla mucosa vulvare
(vestibolo, piccole labbra o sulla cute delle grandi labbra) o peniena
peniena
(glande, solco balanobalano-prepuziale o sulla cute di asta e prepuzio). Le
lesioni evolvono verso piccole ulcere dolenti.
Come per l'herpes simplex labiale o cutaneo, l'herpes simplex
genitale tende a recidivare con frequenza notevolmente variabile da
soggetto a soggetto (stress psicopsico-fisico, episodi influenzali, malattie
sistemiche acute o riacutizzazioni di malattie croniche).
La comparsa delle classiche vescicole erpetiche è preceduta da
prurito e/o bruciore locale.
Nei soggetti immunocompententi,
immunocompententi, l'infezione primaria deve essere
trattata per almeno 77-10 giorni con uno di questi farmaci:
Aciclovir orale, dose di 400 mg per 3 volte al giorno
Valaciclovir orale, dose di 1000 mg per 2 volte al giorno
Famciclovir orale, dose di 250 mg per 3 volte al giorno.
Queste terapie non prevengono tuttavia la comparsa delle recidive.
recidive.
Pag.
Mononucleosi infettiva
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La mononucleosi infettiva è una malattia molto contagiosa, causata
dal virus di EpsteinEpstein-Barr (EBV). Questo virus possiede delle
glicoproteine di superficie in grado di legare un recettore espresso in
diverse cellule dell'organismo, tra cui i linfociti B e le cellule
cellule
dell'orofaringe.
La denominazione della malattia è dovuta alla caratteristica presenza
nel sangue, in livelli superiori alla norma, di cellule mononucleate
mononucleate
normali (linfociti e monociti) e di cellule mononucleate specifiche.
specifiche.
Nei Paesi industrializzati la malattia colpisce prevalentemente
soggetti in età
età giovanegiovane-adulta, con una netta prevalenza negli
adolescenti.
Il contagio può avvenire tramite uno scambio di saliva (infatti questa
patologia viene definita anche malattia del bacio), ma anche
indirettamente, attraverso oggetti entrati in contatto con la saliva
saliva di
un soggetto infetto (mani, posate, bicchieri, spazzolini, giocattoli).
giocattoli).
Il virus rimane latente nell'ospite anche dopo la guarigione. Nei
Nei
soggetti infettati l'eliminazione del virus con la saliva continua
continua per
circa un anno; tuttavia, passato questo periodo, l'eliminazione del
virus continua in maniera saltuaria per tutta la vita.
Mononucleosi infettiva
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In circa il 90% dei casi sono presenti febbre, astenia, malessere
malessere e
cefalea, che insorgono dai 30 ai 60 giorni dopo l'esposizione nei
nei
giovanigiovani-adulti e in 1010-15 giorni nei bambini.
Successivamente si manifesta una faringotonsillite di vario grado
con un quadro essudativo o pseudomembranoso che può ricordare
l'infezione da Streptococcus pyogenes o addirittura da
Corynebacterium diphtheriae.
diphtheriae.
La linfoadenopatia,
linfoadenopatia, quasi sempre presente, è riscontrabile
tipicamente a livello cervicale laterale. I linfonodi sono intensamente
intensamente
dolenti alla palpazione.
La splenomegalia, dimostrabile in più
più del 50% dei casi, può
associarsi variabilmente a modesta epatomegalia.
In circa il 5% dei casi di mononucleosi insorgono complicanze di
diversa gravità
gravità. La complicazione grave più
più frequente è la rottura
della milza. La sovrainfezione batterica faringofaringo-tonsillare è invece la
complicanza locale più
più frequente.
Nella maggioranza dei casi, comunque, la malattia decorre in non più
più
di 4 settimane senza complicazioni di alcun tipo.
Pag.
Epatite B

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


Originariamente nota come "epatite da siero", la malattia è causa di
epidemie in alcune parti dell'Asia e in Africa ed è a carattere
endemico in Cina.
Circa un quarto della popolazione mondiale, più
più di due miliardi di
persone, è stato contagiato dal virus dell'epatite B ed esistono circa
350350-400 milioni di portatori cronici del virus.
La trasmissione di epatite B avviene tramite esposizione a sangue
sangue
infetto o a fluidi corporei come sperma e secrezioni vaginali.
La prevalenza di malati varia da oltre il 10% in Asia allo 0,5% negli
Stati Uniti e in Europa settentrionale.
Si stima che ogni anno 4,5 milioni di soggetti contraggano il virus
virus e
che solo una parte di essi vada incontro ad epatite cronica, cirrosi
cirrosi
ed epatocarcinoma cellulare; secondo l'Organizzazione mondiale
della sanità
sanità, l'epatite B provoca oltre 600 000 decessi annui per le
conseguenze croniche della malattia.
Epatite B

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

Le vie di infezione includono la trasmissione verticale (ad esempio
esempio
attraverso il parto), la trasmissione orizzontale nei primi anni di vita
(morsi, lesioni e abitudini sanitarie) e da adulti (contatto sessuale,
sessuale,
uso di droghe per via endovenosa).
In zone a bassa prevalenza, come i territori continentali degli Stati
Uniti e l'Europa occidentale, l'iniezione di droghe e i rapporti
sessuali non protetti sono le vie principali di infezione.
In aree a prevalenza moderata, che comprendono l'Europa orientale,
orientale,
Russia e Giappone, in cui 22-7% della popolazione è cronicamente
infetta, la malattia è diffusa soprattutto tra i bambini.
Nelle zone ad alta prevalenza come la Cina e Sud Est Asiatico, la
la
trasmissione durante il parto è la modalità
modalità più
più frequente.
Pag.
Epatite B

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
La malattia esordisce con un malessere generalizzato, perdita di
appetito, nausea, vomito, dolori muscolari, febbre lieve, urine scure,
e procede quindi allo sviluppo di ittero (dovuto ad un aumento della
della
bilirubina nel sangue).
È stato notato che il prurito può essere un possibile sintomo di tutti i
tipi di virus dell'epatite.
La malattia si protrae per un paio di settimane e poi migliora
gradualmente nella maggior parte delle persone colpite.
L'infezione cronica (persistenza dell'HBsAg
dell'HBsAg,, e quindi dell'infezione,
oltre 6 mesi) da virus dell'epatite B può essere asintomatica o può
essere associata ad una infiammazione cronica del fegato (epatite
(epatite
cronica) che può condurre alla cirrosi dopo un periodo di diversi
diversi
anni. Questo tipo di infezione aumenta drammaticamente l'incidenza
l'incidenza
di carcinoma epatocellulare (tumore del fegato).
La storia naturale dell'infezione è completamente diversa a seconda
che l'infezione venga contratta nella prima infanzia, nel qual caso
caso si
assiste ad una percentuale di cronicizzazione in oltre il 90% dei
dei casi,
o in età
età adulta; in quest'ultimo caso la guarigione avviene in oltre il
90% dei casi.
Epatite C
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
L'epatite C (in origine definita "epatite non A non B") è spesso
asintomatica, ma la sua cronicizzazione può condurre alla cirrosi,
cirrosi,
che risulta generalmente evidente dopo molti anni. In alcuni casi,
casi, la
cirrosi epatica potrà
potrà portare a sviluppare insufficienza epatica,
cancro del fegato, varici esofagee e gastriche.
L'HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il
sangue infetto, spesso dovuto all'uso di droghe per via
endovenosa, a presidi medici non sterilizzati, a trasfusioni di
sangue e a tatuaggi e piercing con attrezzature non sterili.
Il virus dell'epatite C, sebbene con frequenza di gran lunga inferiore
inferiore
a quella del virus dell'epatite B e/o dell’
dell’HIV, si trasmette per via
sessuale. Tale trasmissione avviene solo se durante l'atto vi è
scambio di sangue. Non sono infettanti né
né lo sperma, né
né la saliva,
né le secrezioni vaginali.
Si stima che circa 130130-170 milioni di persone al mondo siano
infettate dal virus dell'epatite C.
Il virus persiste nel fegato di circa l'85% delle persone infette.
infette.
Questa infezione persistente può essere trattata con i farmaci.
Complessivamente il 5050-80% dei pazienti trattati guarisce, mentre
coloro che sviluppano cirrosi o cancro possono necessitare di un
trapianto di fegato.
Pag.
Epatite C
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


Si ritiene che l'HCV sia responsabile, a livello mondiale, del 27%
27%
delle cirrosi epatiche e del 25% degli epatocarcinomi. In Italia vi
sono circa 1 milione di persone infette. La coinfezione col virus HIV
è comune e circa il 25% dei pazienti HIV positivi sono anche
infettati da HCV.
L'infezione da epatite C provoca sintomi acuti nel 15% dei casi.
Essi sono generalmente lievi e vaghi, tra cui una riduzione
dell'appetito, stanchezza, nausea, dolori articolari o muscolari e
perdita di peso. La maggior parte dei casi di infezione acuta è
accompagnata da ittero. L'infezione si risolve spontaneamente nel
nel
1010-50% dei casi.
Circa l'80% delle persone esposte al virus sviluppano un'infezione
un'infezione
cronica. Dopo numerosi anni, l'epatite C cronica può portare allo
allo
sviluppo di cirrosi epatica e cancro al fegato. L'epatite C è causa, in
tutto il mondo, del 27% dei casi di cirrosi epatica e del 25% dei
dei casi
di carcinoma epatocellulare.
epatocellulare.
La cirrosi epatica può condurre a ipertensione portale, ascite
(accumulo di liquido nell'addome), varici (vene dilatate, soprattutto
soprattutto
nello stomaco ed esofago), ittero.
Epatite C
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La ricerca dell'epatite C tipicamente inizia con l'analisi del sangue
sangue
per rilevare la presenza di anticorpi contro l'HCV grazie ad un test
immunoenzimatico.
immunoenzimatico.
Il trattamento farmacologico di riferimento è una combinazione di
interferone alfa pegilato e ribavirina,
ribavirina, da assumersi per un periodo
di 24 o 48 settimane, a seconda del genotipo del virus HCV.
Nel corso del 2011, sono stati approvati due nuovi farmaci
antivirali, il boceprevir e il telaprevir,
telaprevir, che andranno ad affiancare
l'interferone e la ribavirina contro i genotipi più
più difficili da trattare,
in particolar modo il genotipo 1.
Al 2012, non è ancora disponibile un vaccino efficace nella
prevenzione dall'infezione da parte del virus dell'epatite C, tuttavia
tuttavia
alcuni sono in fase di sviluppo e i primi risultati sono incoraggianti.
incoraggianti.
Pag.
Epatite D
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
Il virus dell'epatite D (HDV), chiamato anche "virus delta", è un virus
difettivo che contagia l’
l’uomo solo se è già
già presente l’
l’HBV, il virus
responsabile dell'epatite B (coinfezione
(coinfezione o sovrainfezione).
sovrainfezione).
La trasmissione è sempre parenterale.
Può esserci una coinfezione da virus delta o una superinfezione.
Nel primo caso si può avere una cronicizzazione dell'infiammazione
dell'infiammazione
con una sintomatologia più
più grave; nel secondo si può avere una
epatite fulminante che porta rapidamente a morte.
In tutto il mondo oltre 15 milioni di persone sono coco-infettate.
infettate. HDV è
raro nei paesi più
più sviluppati ed è per lo più
più associato all'uso di
droghe per iniezione.
La diffusione dell'epatite D è sovrapponibile a quella dell'epatite B.
Rabbia
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La rabbia è una malattia che colpisce gli animali a sangue caldo e
può essere trasmessa all'uomo (zoonosi).
L'animale serbatoio è solitamente il pipistrello, mentre l'infezione
umana è mediata solitamente da cani nel ciclo urbano o da volpi nel
ciclo silvestre in Europa, e da altri canidi selvatici nel resto del
mondo.
Il virus della rabbia viene trasmesso generalmente in seguito a
morsicatura: nelle fibre muscolari compie la prima replicazione e
successivamente migra a livello delle fibre nervose, cosa che spiega
spiega
il particolare decorso della malattia.
Il virus può avanzare circa 5/6 cm al giorno progredendo verso il
il
SNC, per cui la morsicatura in faccia risulta essere la più
più pericolosa.
Il virus invade poi tutto il sistema nervoso centrale, decorrendo
decorrendo
infine nuovamente verso la periferia lungo gli assoni dei nervi
cranici (in particolare il trigemino) attraverso cui arriva alle
ghiandole salivari.
Qui compie un'altra replicazione, modalità
modalità con cui il virus cerca di
diffondersi appunto attraverso il morso.
Pag.
Rabbia
La patologia si sviluppa nell'uomo dopo un'incubazione che varia da 10
giorni a un anno (di solito dalle 3 alle 8 settimane), la cui durata
durata varia
molto in rapporto alla sede di inoculazione e alla carica virale,
virale, in tre
fasi:
 Fase prodromica:
prodromica: dopo il morso si possono rilevare sintomi aspecifici,
quali febbre, cefalea, mialgia. L'unico sintomo specifico, che si
si presenta
nel 60% dei casi, è una parestesia nella sede del morso.
 Fase di latenza o "rabbia furiosa". Tipica di questa fase è l'idrofobia, un
laringospasmo doloroso in seguito al tentativo di far bere il paziente
paziente
(negli animali tale sintomo non si verifica).
 Fase terminale, quando cioè
cioè il virus ha colonizzato i tessuti del sistema
nervoso centrale e in cui si hanno sintomi neurologici.
 La sintomatologia prevalente (75% dei casi) è di tipo furioso (forma
furiosa), con aggressività
aggressività, irascibilità
irascibilità, perdita di senso
dell'orientamento, allucinazioni, iperestesia, meningismo, lacrimazione,
lacrimazione,
aumento della salivazione, paralisi delle corde vocali e idrofobia.
idrofobia.
 Nel restante 25% dei casi si ha una sintomatologia di tipo paralitico
paralitico
(forma paralitica).
 In ogni caso, la comparsa dei sintomi specifici dopo la fase di latenza
prelude pressoché
pressoché sempre ad un esito infausto della patologia (per
arresto cardiaco e insufficienza respiratoria), salvo pochissimi casi
isolati di remissione.
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Licantropia
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


Si chiama licantropia clinica quella rara sindrome psichiatrica che
induce chi ne è affetto a credere di potersi trasformare in un animale.
La sindrome costringe chi ne soffre a voler assomigliare ad un
animale, spesso ad un lupo, nell'aspetto ma principalmente nel
comportamento. Si tratta soltanto di una forma di delirio che si può
esprimere in diversi disturbi psichiatrici di personalità
personalità di tipo
paranoide o in alcune forme di psicosi. Tale delirio, definito
"zooantropico"
zooantropico" è rappresentato dalla convinzione patologica di un
soggetto di trasformarsi in un animale.
Non si conosce la fonte dalla quale è nata la credenza sui licantropi
(dal greco lykos,
lykos, che significa lupo e anthropos,
anthropos, uomo) e che in
seguito furono definiti "lupi mannari" (dal latino lupus hominarius,
hominarius,
che sta per lupo simile all'uomo), resta il fatto che in numerosissime
numerosissime
leggende o storie è onnipresente questa inquietante figura.
Una visione del genere fu alimentata soprattutto a partire dagli anni
Trenta con la produzione di film horror sull'argomento. Oggi,
nonostante la gente consideri l'esistenza del licantropo solo una
una
leggenda, vi è ancora, per alcuni, la credenza che la licantropia sia
una malattia ben definita che, ovviamente senza l'aumento di peli
peli e la
crescita dei denti, induca ugualmente un uomo ad assumere
l'atteggiamento di un lupo, facendolo ululare e camminare a quattro
quattro
zampe nelle notti di luna piena.
Pag.
Rabbia



Esiste un vaccino che può essere somministrato prima di
un'infezione (a scopo profilattico) o dopo una sospetta inoculazione
inoculazione
del virus (a scopo terapeutico) con dosi ripetute ai giorni 1, 3,
3, 7, 14,
28, (90) dal morso.
In questo secondo caso si associa anche la somministrazione di globuline iperimmuni prelevate da pazienti già
già vaccinati; tale
somministrazione è particolarmente importante in caso di morso
vicino al sistema nervoso centrale (ad esempio in faccia) perché
perché il
virus rischia di infettare il SNC prima dell'avvenuto sviluppo
dell'immunità
dell'immunità vaccinale.
Il vaccino è costituito da virus coltivato su linee cellulari e inattivato
con -propionolattone.
propionolattone.
Epatite A
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HAV, una volta ingerito, penetra attraverso l'epitelio orofaringeo
orofaringeo o
intestinale nella circolazione sanguigna.
Il sangue lo trasporta nel fegato, qui HAV si lega agli epatociti,
epatociti,
penetra nel loro citoplasma e si replica; i virioni così
così prodotti sono
espulsi dall'epatocita per esocitosi nella bile per essere poi eliminati
eliminati
con le feci.
Il virus è riscontrabile nelle feci a partire da una decina di giorni dopo
la sua ingestione e prima della comparsa di ittero o di anticorpi
anticorpi
specifici contro HAV.
Gli anticorpi antianti-HAV in seguito ad un'infezione permangono a vita.
HAV si trasmette quasi esclusivamente per via orooro-fecale,
generalmente mediante l'ingestione di acqua o cibo contaminato
(spesso costituito da molluschi bivalvi come ostriche, vongole o
cozze che filtrano acqua con residui fecali contenenti il virus).
virus).
Il capside di HAV è particolarmente resistente per un picornavirus:
sopravvive infatti in acqua dolce o salata, resiste ai detergenti,
detergenti,
sopporta temperature fino a 60 °C e ambienti a pH 1.
Il periodo medio di incubazione è intorno alle 4 settimane.
Pag.
Epatite A
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I sintomi dell'epatite A sono caratterizzati da esordio improvviso
improvviso 151550 giorni dopo l'ingestione e sono costituiti principalmente da
malessere, perdita di appetito, astenia, nausea, vomito, dolore
addominale e febbre nella fase prepre-itterica;
itterica; urine scure, feci chiare,
comparsa di ittero e prurito nella fase itterica.
Nel bambino, spesso asintomatico, la manifestazione prevalente è la
diarrea.
L'ittero, molto frequente negli adulti (70(70-80%), meno frequente nei
bambini dai 66-17 anni (40(40-50%), è invece raro (meno del 10% dei casi)
nei bambini piccoli sotto i 6 anni.
La guarigione completa avviene in 22-4 settimane dall'esordio dei
sintomi.
L'epatite A non cronicizza mai.
La mortalità
mortalità per epatite A è in genere dello 0,1% o comunque
inferiore allo 0,5%, ma aumenta in soggetti anziani o debilitati.
debilitati.
È possibile sia l'immunizzazione passiva con immunoglobuline che
la vaccinazione.
L'immunizzazione prepre-esposizione con immunoglobuline è indicata
in caso di viaggi in paesi tropicali o in paesi in via di sviluppo.
sviluppo.
Il vaccino conferisce protezione dopo 4 settimane dalla prima dose
dose
ed è efficace fino a 20 anni dopo la vaccinazione.
Epatite E
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
L'epatite virale E (HEV) è una malattia autolimitante, con un periodo
di incubazione di sei settimane.
È maggiormente diffusa nel Medio Oriente, nel Messico, in India e
negli stati limitrofi; l'età
l'età di maggiore incidenza si attesta fra i 15 e i
34 anni.
I pochi casi riscontrati in Italia sono tutti d'importazione, ovvero
ovvero
identificati in soggetti che si erano recati in zone ad alto rischio.
rischio.
I sintomi più
più frequenti sono: anoressia, febbre, dolori addominali,
vomito, nausea, rash,
rash, artralgia e diarrea.
Fra le fonti di infezioni, la più
più comune è l'acqua contaminata da feci.
La mortalità
mortalità dipende molto dai soggetti che contraggono tale
epatite. Ad esempio, l’
l’epatite E presenta un alto tasso di mortalità
mortalità
nelle donne in gravidanza (approssimativamente del 20%),
specialmente durante il primo trimestre.
Comunque, in generale è più
più mortale dell'epatite A.
Per i casi più
più gravi può essere necessario il trapianto del fegato.
Il primo vaccino contro il virus dell'epatite E è stato approvato dalle
autorità
autorità competenti in Cina. Il nome commerciale del vaccino è
Hecolin.
Hecolin.
Pag.
Gastroenterite da rotavirus
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Periodo d'incubazione: 11-2 giorni. L'enterite da rotavirus varia
ampiamente nei suoi aspetti clinici: da forme asintomatiche o molto
molto
lievi a forme gravi con disidratazione e collasso circolatorio (un
(un
caso su 50 infezioni).
La malattia è preceduta da scarsa febbre e da vomito, cui segue
una diarrea acquosa con 1010-20 scariche nelle 24 ore. Il quadro
intestinale diarroico dura per 55-7 giorni, anche se tende a risolversi
spontaneamente.
La disidratazione può insorgere all'improvviso, soprattutto nei
lattanti, sia per le forti perdite di acqua e di sali, sia per
l'impossibilità
l'impossibilità di bere a causa del vomito.
Entro i 3 anni di vita quasi tutti i bambini, di tutto il mondo, si sono
infettati con i rotavirus.
rotavirus.
Il fatto che i bambini si infettino precocemente (lattanti) farebbe
farebbe
escludere che i rotavirus siano trasmessi attraverso l'acqua o i cibi
contaminati con le feci.
Probabilmente basta un inoculum piccolo, come è possibile nella
diffusione delle goccioline di saliva nel contatto fra una persona
persona e
un'altra, o tramite oggetti.
D'altra parte la malattia si manifesta nei climi temperati durante
durante la
stagione invernale, proprio come avviene per tutti gli altri virus
virus che
colpiscono le vie aeree superiori.
Poliomielite
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La poliomielite, spesso chiamata polio o paralisi infantile, è una
malattia acuta, altamente contagiosa che si diffonde da individuo
individuo a
individuo principalmente per via orooro-fecale.
Circa il 90% delle infezioni da polio non causano sintomi, ma in circa
l'1% dei casi il virus penetra nel sistema nervoso centrale, dove
dove
colpisce di preferenza i neuroni motori, portando a debolezza
muscolare e paralisi flaccida acuta.
Epidemie di polio hanno paralizzato migliaia di persone, soprattutto
soprattutto
bambini; in caso di paralisi del diaframma, poteva portare alla morte
per soffocamento.
Nel 1910 gran parte del mondo ha sperimentato un drammatico
aumento di casi di polio, e le epidemie sono diventate eventi regolari,
regolari,
soprattutto nelle grandi città
città e durante i mesi estivi.
Pag.
Poliomielite

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Ormai rara nel mondo occidentale, la poliomielite è ancora endemica
nel sud dell'Asia e in Nigeria. Dopo la diffusione del vaccino
antipoliomielite a metà
metà degli anni 1950, l'incidenza della malattia è
diminuita drasticamente in molti paesi industrializzati.
Uno sforzo globale per l'eradicazione della polio è iniziato nel 1988,
grazie all'Organizzazione Mondiale della Sanità
Sanità (OMS), all'UNICEF e al
Rotary International. Questi interventi hanno ridotto del 99% il
numero dei casi diagnosticati all'anno: dai circa 350.000 casi
registrati nel 1988 ai 483 casi nel 2001.
Nel 2000 la polio è stata ufficialmente eliminata in 36 Paesi del
Pacifico occidentale, comprese la Cina e l'Australia.
L'Europa è stata dichiarata libera dalla polio nel 2002.
Poliomielite
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Sono stati identificati tre sierotipi di poliovirus:
poliovirus: il poliovirus di tipo 1
(PV1), di tipo 2 (PV2) e di tipo 3 (PV3), ognuno con una proteina
proteina del
capside leggermente diversa.
Tutti e tre sono estremamente virulenti e producono gli stessi
sintomi della malattia.
PV1 è il sierotipo che si riscontra più
più di frequente e quello più
più
strettamente correlato alla paralisi.
Il periodo di incubazione è di solito compreso tra sei e venti giorni.
I poliovirus colonizzano il tratto gastrointestinale, specificamente
l'orofaringe e l'intestino.
Dopo l'infezione iniziale le particelle virali sono escrete,
escrete, per diverse
settimane, con le feci, che pertanto risultano infette. La malattia
malattia si
trasmette principalmente per via fecalefecale-orale,
orale, con l'ingestione di
cibo contaminato o acqua.
I meccanismi attraverso i quali il poliovirus si diffonde al sistema
nervoso centrale sono poco conosciuti.
Pag.
Poliomielite
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In circa l'1% delle infezioni, il poliovirus si diffonde lungo i rami di
alcune fibre nervose, replicandosi e distruggendo preferenzialmente
preferenzialmente i
neuroni motori del midollo spinale, del tronco encefalico o della
della
corteccia motoria.
Ciò porta allo sviluppo della poliomielite paralitica, le cui diverse
diverse
forme (spinale, bulbare e bulbospinale)
bulbospinale) sono caratterizzate dalla
diversa entità
entità del danno neuronale e dell'infiammazione prodotta,
oltre che dalla diversa regione del sistema nervoso interessata.
I primi sintomi della polio paralitica comprendono febbre alta, mal di
testa, rigidità
rigidità della schiena e del collo, debolezza asimmetrica dei
muscoli, difficoltà
difficoltà a deglutire, dolori muscolari, parestesie
assimilabili a formicolii, irritabilità
irritabilità, stitichezza e difficoltà
difficoltà a urinare.
Le paralisi si sviluppano in genere da uno a dieci giorni dopo i primi
sintomi e progrediscono per due o tre giorni, fermandosi nel
momento in cui si interrompe la febbre.
A seconda dei nervi coinvolti, possono presentarsi diversi tipi di
paralisi. La polio spinale è la forma più
più comune, caratterizzata da
paralisi asimmetrica che spesso coinvolge le gambe. La polio bulbare
bulbare
porta alla debolezza dei muscoli innervati dai nervi cranici. La polio
bulbospinale è una combinazione di paralisi bulbare e spinale.
Poliomielite spinale



La poliomielite spinale è la forma più
più comune di poliomielite
paralitica. È il risultato dell'invasione virale dei motoneuroni della
materia grigia del midollo spinale, che sono responsabili del
movimento dei muscoli degli arti, del torace e dell'addome.
Quando i neuroni spinali muoiono si verifica la conseguente
debolezza dei muscoli che erano innervati dai neuroni persi. Con la
distruzione delle cellule nervose, i muscoli non ricevono segnali
segnali dal
cervello o del midollo spinale. Senza la stimolazione nervosa si
verifica atrofia muscolare, l'arto diventa flaccido e debole e il
il
controllo sempre più
più scarso fino ad arrivare alla completa paralisi.
Il virus può influenzare muscoli su entrambi i lati del corpo, ma
ma più
più
spesso la paralisi è asimmetrica.
Pag.
Poliomielite bulbare
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
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La polio bulbare costituisce circa il 2% dei casi di poliomielite
poliomielite paralitica,
e si verifica quando il poliovirus invade e distrugge i nervi nella regione
bulbare del tronco encefalico (mesencefalo + romboencefalo + ponte +
bulbo).
Danni in questa regione del cervello colpiscono i nervi cranici ed i
muscoli da essi innervati, producendo manifestazioni cliniche tipiche
tipiche
dell'encefalite e difficoltà
difficoltà di respirazione, di parola e di deglutizione.
I nervi colpiti più
più critici sono il nervo glossofaringeo (che controlla in
parte la deglutizione, le funzioni nella lingua e il gusto), il nervo vago
(che invia segnali al cuore, all'intestino e ai polmoni), e il nervo
nervo
accessorio che controlla il movimento superiore del collo.
A causa dell'effetto sulla deglutizione, secrezioni di muco possono
possono
accumularsi nelle vie respiratorie, provocando il soffocamento.
Poliomielite bulbospinale

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

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Circa il 19% di tutti i casi di poliomielite paralitica presentano
presentano sia
sintomi bulbari, sia spinali. Questo sottotipo si chiama poliomielite
poliomielite
respiratoria o poliomielite bulbospinale.
bulbospinale.
Quando il virus colpisce la parte superiore del midollo spinale
cervicale, a livello delle vertebre cervicali C3C3-C5, la paralisi si
verifica nel diaframma.
I nervi critici colpiti sono il nervo frenico, che spinge il diaframma
diaframma
per gonfiare i polmoni, e quelli che controllano i muscoli necessari
necessari
per la deglutizione.
Con la perdita di questi nervi, viene colpita la respirazione, resa
resa più
più
difficile o impossibile senza il supporto di un ventilatore.
La poliomielite bulbospinale può portare, inoltre, alla paralisi delle
braccia e delle gambe e può anche influenzare la deglutizione e la
funzionalità
funzionalità cardiaca.
Pag.