Modalità Modalità di classificazione virale Tipo di acido nucleico: RNA o DNA, singola elica o doppia elica, strategia di replicazione Dimensioni e morfologia: tipo di simmetria, numero di capsomeri, capsomeri, presenza o assenza di pericapside Sensibilità Sensibilità agli agenti fisici e chimici, in particolare l'etere Proprietà Proprietà immunologiche Tropismo d'ospite e tropismo cellulare Patogenesi Sintomatologia Modalità Modalità naturali di trasmissione VMN SARS SARS - Severe Acute Respiratory Syndrome - è una sigla che sta per Sindrome Acuta Respiratoria Grave, una forma di polmonite atipica atipica (infezione che interessa prevalentemente i tessuti interstiziali del polmone, senza un impegno evidente degli spazi alveolari) apparsa apparsa per la prima volta nel novembre 2002 nella provincia del Guangdong in Cina. È apparsa a Hong Kong e in Vietnam nel tardo febbraio 2003, poi anche in altri paesi per via di viaggi internazionali di individui individui infetti. La malattia è stata identificata per la prima volta dal medico italiano Carlo Urbani; la sua mortalità mortalità varia dal 7% al 15% dei casi, secondo le diverse fonti. I sintomi iniziali sono di tipo influenzale: febbre, mialgia, letargia, letargia, sintomi gastrointestinali, tosse, mal di gola e altri sintomi aspecifici. aspecifici. L'unico sintomo comune a tutti i pazienti è una febbre superiore a 38 °C. Successivamente può apparire dispnea. Nella maggior parte dei casi i sintomi appaiono entro 2 - 3 giorni successivi all'esposizione. Circa il 10% - 20% dei casi richiedono la ventilazione artificiale. Nell’ Nell’80% circa dei casi la malattia evolve spontaneamente verso la guarigione. Pag. SARS Il 12 marzo 2003 l'OMS inviò un allerta a tutte le nazioni. I media parlarono di una nuova pandemia globale, evocando i fantasmi della spagnola e della peste. SARS è ancora considerata una malattia relativamente rara, con poco meno di 9000 casi concentrati prevalentemente in Cina, Hong Kong, Taiwan, Singapore e Canada e un numero di decessi intorno a 800. L'epidemia umana è stata dichiarata estinta all'inizio dell'estate del 2003. L’ultimo focolaio di casi di SARS si sarebbe verificato ad aprile 2004 per una contaminazione avvenuta presso il laboratorio dell’ dell’Istituto Nazionale di Virologia di Pechino. Morbillo Suddiviso in 4 stadi: Periodo d'incubazione: 1010-14 giorni. Periodo prodromico: prodromico: 22-4 giorni. Caratterizzato da enantemi della bocca (macchie (macchie di Koplik) Koplik) in corrispondenza dei molari. Inoltre febbre, rinite, congiuntivite, tosse. Periodo esantematico: esantematico: esantema maculomaculo-papulare, che inizia dal collo posteriormente, dietro le orecchie e al volto, per diffondersi al tronco e agli arti; gli elementi confluiscono fra loro. Successivamente si verifica una lieve desquamazione furfuracea. furfuracea. La febbre aumenta per poi abbassarsi rapidamente il giorno dopo la scomparsa dell'esantema. Periodo della convalescenza: scompaiono la febbre e l'esantema. L'ultimo sintomo a scomparire è la tosse. Complicanze: otite media (10% dei casi), polmonite e broncopolmonite (5(5-7%), encefalite (0,1%), PESS. Pag. Parotite Tumefazione e dolore a carico delle ghiandole salivari e soprattutto della parotide, monomono- o bilaterale. Periodo d'incubazione: 1414-25 giorni. Febbre di scarsa entità entità. Il 3030-40% delle infezioni è subclinico. Complicanze: meningite (1(1-10% dei casi), orchiorchiepididimite (25% nell'adolescente o nell'adulto) più più spesso monolaterale. Rosolia Esantema maculomaculo-papulare generalizzato, della durata di tre giorni, linfadenopatia retroretro-auricolare, occipitale e cervicale laterale, con scarsa febbre. Periodo d'incubazione: 1212-23 giorni. L'infezione rubeolica, rubeolica, più più frequente tra i 5 e i 9 anni, può presentarsi con tre modalità modalità: 1) infezione senza malattia, cioè cioè in forma asintomatica (25(2530% dei casi) 2) tumefazione linfoghiandolare, linfoghiandolare, con febbre, senza esantema (20(20-25% dei casi) 3) malattia confermata con il quadro classico completo (50% dei casi). Complicanze più più frequenti: porpora trombocitopenica (1 caso su 3000) ed encefalite (1 caso su 55-6000). La rosolia è importante soprattutto per le potenzialità potenzialità teratogene che il virus ha dimostrato (nelle donne in gravidanza) nei confronti del feto, tanto più più gravi quanto più più è precoce l'infezione: - cataratta - sordità sordità - malformazioni cardiache. Pag. Varicella Periodo d'incubazione: 1414-16 giorni. Sintomi prodromici: prodromici: febbre (fino a 38,5 °C), malessere, anoressia, cefalea. Dopo 2424-48 ore compare l'esantema, inizialmente costituito da macule eritematose e pruriginose; queste, nel giro di qualche ora ora evolvono in vescicole (ripiene di un liquido chiaro), che diventano crostose dopo 33-7 giorni. L'esantema inizia dalla testa, diffonde al tronco e poi alle estremità estremità; compare a gittate successive e quindi si riscontrano elementi con vario grado di evoluzione. La varicella è una malattia talmente benigna che non richiede alcun tipo di trattamento; spesso è necessario usare agenti contro il prurito. Nei casi più più gravi di varicella e di zoster (complicanze, varicella in adolescenti e adulti, immunocompromessi) immunocompromessi) il farmaco di elezione è l'aciclovir l'aciclovir perché perché ha una bassa tossicità tossicità. È importante che la terapia antivirale sia iniziata precocemente: si riscontra una riduzione del numero dei giorni nei quali appaiono nuove gittate di vescicole ed è presente febbre, nonché nonché una riduzione nella gravità gravità delle lesioni cutanee e dei sintomi sistemici (nella varicella); si riduce la possibilità possibilità d'insorgenza della nevralgia postpost-erpetica (nello zoster). Herpes zoster Riattivazione del virus della varicella, rimasto in forma latente nei gangli nervosi sensitivi del midollo spinale e dei nervi cranici, dopo il superamento della varicella. Il virus muove verso la periferia lungo il nervo sensitivo fino alla cute. La principale complicanza dello zoster è la nevralgia postpost-erpetica: quando il dolore permane per oltre sei settimane dalla comparsa dello zoster. Pag. Vaiolo Due forme di vaiolo, causate da differenti ceppi dello stesso virus: virus: - vaiolo maggiore, con esantema più più esteso, febbre più più elevata e maggior grado di prostrazione; ha una letalità letalità di oltre il 30% negli adulti, del 4040-50% nei bambini <1 anno. L'ultimo caso si è verificato in Bangladesh nel 1975. - vaiolo minore, malattia meno grave; ha una letalità letalità di circa l'1%. L'ultimo caso si è verificato in Somalia nel 1977. Il periodo d'incubazione è in media di 12 giorni. Lo stadio prodromico inizia bruscamente, con febbre elevata, cefalea, dolori muscolari, prostrazione, nausea e vomito, dolore alla schiena; il periodo prodromico dura 22-4 giorni. Vaiolo Successivamente, circa 24 ore prima che compaia l'esantema, si manifesta l'enantema, costituito da piccole macchie rosse sulla lingua e sulla mucosa orooro-faringea; queste lesioni si allargano rapidamente e si ulcerano. Quindi compare l'esantema, con macule inizialmente al volto, poi alle estremità estremità e infine al tronco: in 24 ore l'esantema è diffuso a tutto il corpo. Dopo 22-3 giorni le macule divengono papule e dopo 33-4 giorni vescicole, contenenti un liquido opalescente, poi opaco e infine torbido. Al 6° 6°-7° giorno tutte le lesioni sono pustolose. Il liquido viene lentamente assorbito nelle pustole, finché finché, alla fine della 2a settimana, si formano le croste. Durante la 3a settimana le croste cadono e lasciano un'area di cute depigmentata. Pag. Caratteristiche dell'HIV Il virus dell'immunodeficienza umana (HIV, acronimo dall'inglese Human Immunodeficiency Virus) è l'agente responsabile della sindrome da immunodeficienza acquisita (AIDS). È un retrovirus del genere Lentivirus, caratterizzato cioè cioè dal dare origine a infezioni croniche, che sono scarsamente sensibili alla alla risposta immunitaria ed evolvono lentamente ma progressivamente e che, se non trattate, possono avere un esito fatale. HIV è suddiviso in due ceppi: HIVHIV-1 e HIVHIV-2. HIVHIV-1 è prevalentemente localizzato in Europa, America e Africa centrale ed è di gran lunga la causa più più comune di AIDS. HIVHIV-2 si trova per lo più più in Africa occidentale e Asia e determina una sindrome clinicamente più più moderata rispetto al ceppo HIVHIV-1. Caratteristiche dell'HIV HIV è fornito di un pericapside che ospita le glicoproteine di membrana gp120 e gp41: gp41: la conoscenza di queste proteine è stata di particolare importanza nella lotta al virus poiché poiché agendo su di esse si può rallentare o frenare il contagio di nuove cellule. La gp120 è infatti una sorta di chiave che il virus utilizza per trovare le le particolari cellule umane in grado di replicarlo. La gp120 funziona quindi da antirecettore che aggancia HIV al recettore recettore corrispondente sulle cellule bersaglio (una particolare proteina denominata CD4). Le cellule umane CD4CD4-positive sono subito agganciate, diventando bersagli dei virus: nell'organismo umano quelle più più ricche di CD4 sono alcuni tipi di linfociti, cruciali nel processo di difesa immunitaria. La gp41 invece interviene quando i virus sono già già agganciati, fondendo le membrane virali con la membrana cellulare e permettendo la penetrazione penetrazione di HIV all'interno delle cellule; per questo è denominata proteina di fusione. fusione. Pag. Caratteristiche dell'HIV Le cellule dotate di maggiori recettori CD4 nell'organismo umano sono i linfociti CD4 positivi. Si tratta di cellule particolarmente importanti nel sistema immunitario che, attraverso messaggi biochimici, riconoscono i vari vari ospiti indesiderati dell'organismo (virus, batteri, protozoi, funghi, funghi, vermi e cellule tumorali) e attivano i settori del sistema immunitario immunitario di volta in volta più più idonei a contrastarne la presenza. Ciò che annienta queste cellule non è tanto la presenza del virus, ma il suo processo di replicazione, in particolare nell'ultima fase fase quando i nuovi virus lasciano la cellula perforandone la membrana membrana e uccidendola (gemmazione). Un numero inadeguato di linfociti CD4+ paralizza il sistema immunitario, esponendo l'organismo al rischio di qualsiasi infezione e tumore. HIV è in grado di infettare anche altre cellule che possiedono, seppure in quantità quantità minore, il recettore CD4. All'interno del capside è contenuto il materiale genetico del virione, costituito da due copie di RNA identiche a polarità polarità positiva. Inoltre vi sono contenuti gli enzimi della trascrittasi inversa (una DNA polimerasi RNARNA-dipendente), dipendente), della proteasi e dell'integrasi. Caratteristiche dell'HIV Una volta entrato nella cellula ospitante, si attiva un processo di installazione definitivo; l'enzima della trascrittasi inversa trascrive trascrive l'RNA come DNA il quale, grazie all'integrasi, si integra nel genoma genoma della cellula ospite. La cellula infettata può attivare subito la replicazione virale, oppure può rimanere inattiva per un periodo di tempo compreso tra mesi e anni, comportandosi esattamente come una cellula non infetta. Le cellule infettate che non producono virus sono dette "latentemente infette" e costituiscono un serbatoio di HIV ineliminabile, che garantisce al virus la sopravvivenza nell'organismo ospitante a tempo indeterminato, per l'intera durata durata della vita del soggetto. Occasionalmente l'infezione latente si attiva, quando il virus obbliga obbliga la cellula ospitante a produrre le proteine e l’ l’acido nucleico virale (RNA) che si assemblano all'interno della stessa cellula fino a creare virioni completi, che poi sono espulsi per gemmazione. Non è chiaro quale sia l'input che dà dà l'avvio alla trascrizione del genoma virale, ma sicuramente è legato a tutte le occasioni di stimolazione del sistema immunitario ed è probabilmente indotto da un insieme di stimoli: antigeni, citochine o anche infezioni da parte di altri virus. Pag. Caratteristiche dell'HIV Caratteristica tipica del virus HIV, e dei retrovirus in particolare, particolare, è la spiccata tendenza a mutare: durante i cicli replicativi vengono frequentemente compiuti errori che portano a creare virus più più o meno diversi dall'originale. Queste mutazioni sono per lo più più svantaggiose per il virus, che genera una cospicua serie di virus modificati destinati a scomparire. scomparire. Capitano comunque mutazioni vantaggiose, che permettono al virus di acquisire resistenza ai farmaci e alla risposta immunitaria dell'individuo ospitante. HIV, nei rapporti col proprio ospite, ha quindi due distinte opzioni, opzioni, entrambe vantaggiose per il virus: l’ l’infezione latente, previa trascrizione e integrazione, e la replicazione. Nel primo caso esso si garantisce un serbatoio inamovibile di genomi virali; nel secondo è messa in atto la possibilità possibilità di infettare un numero sempre maggiore di cellule CD4+. Caratteristiche dell'HIV I nuovi virioni, come già già detto, fuoriescono dalla cellula che li ha prodotti per gemmazione, provocando sulla superficie cellulare delle delle lacerazioni che uccidono la cellula stessa. I virus vengono espulsi nel torrente circolatorio e in larga parte parte vengono neutralizzati dalla risposta immunitaria umorale. Alcuni infettano nuove cellule CD4+, perpetuando l'infezione. Si arriva così così a concentrazioni sempre maggiori di virus nel sangue e in altri liquidi biologici (soprattutto quelli genitali), il cui cui contatto con il sistema circolatorio di altri individui può portare a nuovi nuovi contagi. Il danno provocato da HIV, che porta alla sindrome di immunodeficienza acquisita, è dunque conseguenza della sola replicazione virale, mentre lo stato di latenza non induce immunodeficienza. Pag. Caratteristiche dell'HIV Il virus presenta diverse modalità modalità di trasmissione: sessuale; ematica; verticale (madre(madre-figlio). La più più diffusa (85%) è quella sessuale (il virus si isola dal liquido seminale e dal fluido vaginale), seguita dal contatto con sangue (le categorie a rischio sono i tossicodipendenti che usano droghe per per via endovenosa condividendo la stessa siringa tra più più persone; ma l'infezione si può verificare attraverso strumenti per tatuaggi tatuaggi e piercing) o emoderivati infetti (attualmente il rischio d'infezione d'infezione tramite emoderivati è stato drasticamente ridotto tramite l'uso di procedure di screening su tutti i campioni e al trattamento con processi virucidi sui prodotti emoderivati). Nei paesi in via di sviluppo particolarmente importante è la trasmissione verticale; questa può avvenire sia durante la gravidanza per passaggio transtrans-placentare (20(20-40%), sia durante il parto (40(40-70%) e infine nell'allattamento (15(15-20%). Caratteristiche dell'HIV I linfociti perduti per via della replicazione dell'HIV vengono ricostruiti dall'organismo ma, a lungo andare, le quantità quantità sempre maggiori di virus immessi nel sistema circolatorio ne infettano un numero sempre crescente; la loro quantità quantità scende inesorabilmente al di sotto di una soglia critica (200 per microlitro di sangue, a fronte di 12001200-600/µ 600/µL in un individuo sano), che rende di fatto l'organismo attaccabile con successo da qualsiasi agente patogeno. In circa la metà metà dei casi l'infezione acuta è asintomatica e, anche quando è caratterizzata da sintomi, il quadro clinico è poco specifico, facilmente confondibile con una sindrome influenzale protratta. Un 2020-30% di casi mostra un quadro clinico più più complesso e sospetto, con febbre protratta e non altrimenti interpretabile, manifestazioni esantematiche similsimil-morbillose, morbillose, linfonodi ingrossati, quadri meningei che indicano la presenza di HIV nel sistema nervoso centrale. Pag. Caratteristiche dell'HIV La fase acuta viene interrotta dalla comparsa della risposta immunitaria, che richiede circa 22-8 settimane, attraverso la produzione di anticorpi antianti-HIV e linfociti citotossici. I primi in particolare inattivano un'alta quantità quantità di virus libero immesso nel sistema circolatorio. La fine della fase acuta quindi mostra un'importante riduzione della della carica virale, la ripresa del numero dei linfociti CD4+ e la scomparsa scomparsa dei segni clinici, se presenti. La rilevazione di anticorpi antianti-HIV è riscontrabile con uno specifico test ELISA (Enzyme (Enzyme--Linked ImmunoSorbent Assay), Assay), il test HIV. I soggetti positivi al test sono definiti sieropositivi. La sieropositività sieropositività è una condizione che perdura per tutta la vita di chi ha contratto l’ l’infezione, indipendentemente dallo stadio e dal grado di immunodeficienza, ed esprime l'avvenuto contagio e il perdurare dell'infezione. Caratteristiche dell'HIV La fase di latenza clinica (o cronica), in assenza di terapie può può durare da qualche anno a oltre 15. Dal punto di vista clinico le condizioni del soggetto sono per lo lo più più stabili, ma dal punto di vista virologico la replicazione persiste, persiste, in particolare nei tessuti linfatici, sebbene tenuta sotto controllo controllo dalla risposta immunitaria. Il tessuto linfatico che ospita la replicazione va però incontro a un progressivo deterioramento, che nel tempo compromette la capacità capacità di reintegrare i linfociti distrutti dal virus. Pag. Caratteristiche dell'HIV Gradualmente la carica virale riacquista forza, mentre resta progressivo e costante l'assottigliamento dei livelli di linfociti linfociti CD4+ presenti nel sangue. Quando il numero di linfociti scende al di sotto della soglia critica critica (tra 400/µ 400/µL e 200/µ 200/µL), l'organismo non riesce più più a difendersi da una serie di microrganismi scarsamente patogeni in condizioni normali, normali, detti opportunisti, tra cui tutta una serie di ospiti abituali e del tutto innocui dell'organismo (virus, batteri, funghi e protozoi). L'opportunità L'opportunità che questi organismi hanno di sviluppare una malattia, e trasformarsi quindi in patogeni, è fornita dal basso numero di linfociti CD4+. Sarcoma di Kaposi Tra le infezioni opportunistiche dell'Aids è frequente il sarcoma di Kaposi. Kaposi. È un tumore maligno correlato all'azione di un virus appartenente alla famiglia degli Herpesvirus, Herpesvirus, l'HHVl'HHV-8, noto anche come KSHV (sigla inglese che sta per Kaposi SarcomaSarcoma-associated Herpes Virus, ossia Herpesvirus associato al sarcoma di Kaposi). Kaposi). L'HHVL'HHV-8 infatti è stato riscontrato in più più del 95% delle lesioni tumorali di questo tipo. Si osserva una proliferazione vascolare caratterizzata dallo sviluppo di papule che successivamente evolvono in placche (proliferazione di strutture vascolari che interessano il derma) e poi in noduli blu/rosso (con proliferazione di cellule fusate) che colpiscono la cute o le mucose e i visceri (apparato gastroenterico, gastroenterico, genitale o, più più raramente, polmonare). Il loro incremento è lento sia nella misura che nel numero, diffondendosi comunque alle aree più più prossimali. Pag. Herpes simplex labiale L'herpes labiale è causato prevalentemente dal virus Herpes simplex 1 (HSV(HSV-1); in minor misura è sostenuto da Herpes simplex 2 (HSV(HSV-2), solitamente causa di herpes genitale. Viene contratto nell'infanzia attraverso saliva, baci o in generale generale tramite contatto interumano durante la fase infettiva. Una volta che l'herpes ha infettato l'organismo rimane latente fino al momento di manifestarsi. Il virus dell'herpes labiale può manifestarsi a causa di diversi fattori scatenanti: - bruschi sbalzi di temperatura - esposizione prolungata e non controllata ai raggi solari (sia in in estate che in inverno) - attacchi febbrili, stati influenzali e parainfluenzali - periodi prolungati di forte stress - alimentazione scorretta - stato di gravidanza e improvvisi sbalzi ormonali. Herpes simplex labiale Si insedia a livello del nucleo del ganglio di Gasser del nervo trigemino, dove rimane in forma latente per poi subire riattivazioni riattivazioni in situazioni di leggera immunodepressione, soprattutto nel caso di stress, e dare un'ulcera fredda a livello della giunzione del labbro labbro e della cute circostante. Si presenta come un'eruzione formata da numerose vescicole, seguita dalla formazione di croste. È dolorabile alla pressione. Durante la fase clinica le vescicole contengono il virus vivo e vi è dunque la possibilità possibilità di trasmissione. Dura normalmente una settimana. La malattia è cronica e non può essere curata definitivamente. Tuttavia la durata delle manifestazioni può essere ridotta da farmaci farmaci antivirali, anestetici e creme (come quelle all'ossido di zinco o al solfato di zinco) applicati tempestivamente sull'area cutanea interessata. Pag. Herpes simplex labiale Tra gli antivirali sono efficaci l'aciclovir l'aciclovir e il penciclovir, penciclovir, che possono velocizzare la guarigione anche del 10%. Il famciclovir e il valaciclovir, valaciclovir, assunti per via orale possono risultare più più efficaci con una somministrazione singola ad alte dosi, rispetto al trattamento trattamento tradizionale a basse dosi per 55-7 giorni. È possibile riconoscere, già già 1212-16 ore prima che il virus compaia in superficie, i primi sintomi: prurito, bruciore, irritazione e dei dei puntini doloranti nell'area cutanea interessata dall'infezione. Sarebbe bene, a questo punto, applicare tempestivamente i relativi farmaci prima che l'infezione stessa si sviluppi completamente e il virus si duplichi. duplichi. Herpes simplex genitale L'herpes genitale è causato principalmente dal virus Herpes simplex di tipo 2 (HSV(HSV-2) e trasmesso prevalentemente per contatto venereo. L'herpes simplex genitale si manifesta con lesioni focali eritematoeritematoedematoedemato-papulopapulo-vescicolari localizzate sulla mucosa vulvare (vestibolo, piccole labbra o sulla cute delle grandi labbra) o peniena peniena (glande, solco balanobalano-prepuziale o sulla cute di asta e prepuzio). Le lesioni evolvono verso piccole ulcere dolenti. Come per l'herpes simplex labiale o cutaneo, l'herpes simplex genitale tende a recidivare con frequenza notevolmente variabile da soggetto a soggetto (stress psicopsico-fisico, episodi influenzali, malattie sistemiche acute o riacutizzazioni di malattie croniche). La comparsa delle classiche vescicole erpetiche è preceduta da prurito e/o bruciore locale. Nei soggetti immunocompententi, immunocompententi, l'infezione primaria deve essere trattata per almeno 77-10 giorni con uno di questi farmaci: Aciclovir orale, dose di 400 mg per 3 volte al giorno Valaciclovir orale, dose di 1000 mg per 2 volte al giorno Famciclovir orale, dose di 250 mg per 3 volte al giorno. Queste terapie non prevengono tuttavia la comparsa delle recidive. recidive. Pag. Mononucleosi infettiva La mononucleosi infettiva è una malattia molto contagiosa, causata dal virus di EpsteinEpstein-Barr (EBV). Questo virus possiede delle glicoproteine di superficie in grado di legare un recettore espresso in diverse cellule dell'organismo, tra cui i linfociti B e le cellule cellule dell'orofaringe. La denominazione della malattia è dovuta alla caratteristica presenza nel sangue, in livelli superiori alla norma, di cellule mononucleate mononucleate normali (linfociti e monociti) e di cellule mononucleate specifiche. specifiche. Nei Paesi industrializzati la malattia colpisce prevalentemente soggetti in età età giovanegiovane-adulta, con una netta prevalenza negli adolescenti. Il contagio può avvenire tramite uno scambio di saliva (infatti questa patologia viene definita anche malattia del bacio), ma anche indirettamente, attraverso oggetti entrati in contatto con la saliva saliva di un soggetto infetto (mani, posate, bicchieri, spazzolini, giocattoli). giocattoli). Il virus rimane latente nell'ospite anche dopo la guarigione. Nei Nei soggetti infettati l'eliminazione del virus con la saliva continua continua per circa un anno; tuttavia, passato questo periodo, l'eliminazione del virus continua in maniera saltuaria per tutta la vita. Mononucleosi infettiva In circa il 90% dei casi sono presenti febbre, astenia, malessere malessere e cefalea, che insorgono dai 30 ai 60 giorni dopo l'esposizione nei nei giovanigiovani-adulti e in 1010-15 giorni nei bambini. Successivamente si manifesta una faringotonsillite di vario grado con un quadro essudativo o pseudomembranoso che può ricordare l'infezione da Streptococcus pyogenes o addirittura da Corynebacterium diphtheriae. diphtheriae. La linfoadenopatia, linfoadenopatia, quasi sempre presente, è riscontrabile tipicamente a livello cervicale laterale. I linfonodi sono intensamente intensamente dolenti alla palpazione. La splenomegalia, dimostrabile in più più del 50% dei casi, può associarsi variabilmente a modesta epatomegalia. In circa il 5% dei casi di mononucleosi insorgono complicanze di diversa gravità gravità. La complicazione grave più più frequente è la rottura della milza. La sovrainfezione batterica faringofaringo-tonsillare è invece la complicanza locale più più frequente. Nella maggioranza dei casi, comunque, la malattia decorre in non più più di 4 settimane senza complicazioni di alcun tipo. Pag. Epatite B Originariamente nota come "epatite da siero", la malattia è causa di epidemie in alcune parti dell'Asia e in Africa ed è a carattere endemico in Cina. Circa un quarto della popolazione mondiale, più più di due miliardi di persone, è stato contagiato dal virus dell'epatite B ed esistono circa 350350-400 milioni di portatori cronici del virus. La trasmissione di epatite B avviene tramite esposizione a sangue sangue infetto o a fluidi corporei come sperma e secrezioni vaginali. La prevalenza di malati varia da oltre il 10% in Asia allo 0,5% negli Stati Uniti e in Europa settentrionale. Si stima che ogni anno 4,5 milioni di soggetti contraggano il virus virus e che solo una parte di essi vada incontro ad epatite cronica, cirrosi cirrosi ed epatocarcinoma cellulare; secondo l'Organizzazione mondiale della sanità sanità, l'epatite B provoca oltre 600 000 decessi annui per le conseguenze croniche della malattia. Epatite B Le vie di infezione includono la trasmissione verticale (ad esempio esempio attraverso il parto), la trasmissione orizzontale nei primi anni di vita (morsi, lesioni e abitudini sanitarie) e da adulti (contatto sessuale, sessuale, uso di droghe per via endovenosa). In zone a bassa prevalenza, come i territori continentali degli Stati Uniti e l'Europa occidentale, l'iniezione di droghe e i rapporti sessuali non protetti sono le vie principali di infezione. In aree a prevalenza moderata, che comprendono l'Europa orientale, orientale, Russia e Giappone, in cui 22-7% della popolazione è cronicamente infetta, la malattia è diffusa soprattutto tra i bambini. Nelle zone ad alta prevalenza come la Cina e Sud Est Asiatico, la la trasmissione durante il parto è la modalità modalità più più frequente. Pag. Epatite B La malattia esordisce con un malessere generalizzato, perdita di appetito, nausea, vomito, dolori muscolari, febbre lieve, urine scure, e procede quindi allo sviluppo di ittero (dovuto ad un aumento della della bilirubina nel sangue). È stato notato che il prurito può essere un possibile sintomo di tutti i tipi di virus dell'epatite. La malattia si protrae per un paio di settimane e poi migliora gradualmente nella maggior parte delle persone colpite. L'infezione cronica (persistenza dell'HBsAg dell'HBsAg,, e quindi dell'infezione, oltre 6 mesi) da virus dell'epatite B può essere asintomatica o può essere associata ad una infiammazione cronica del fegato (epatite (epatite cronica) che può condurre alla cirrosi dopo un periodo di diversi diversi anni. Questo tipo di infezione aumenta drammaticamente l'incidenza l'incidenza di carcinoma epatocellulare (tumore del fegato). La storia naturale dell'infezione è completamente diversa a seconda che l'infezione venga contratta nella prima infanzia, nel qual caso caso si assiste ad una percentuale di cronicizzazione in oltre il 90% dei dei casi, o in età età adulta; in quest'ultimo caso la guarigione avviene in oltre il 90% dei casi. Epatite C L'epatite C (in origine definita "epatite non A non B") è spesso asintomatica, ma la sua cronicizzazione può condurre alla cirrosi, cirrosi, che risulta generalmente evidente dopo molti anni. In alcuni casi, casi, la cirrosi epatica potrà potrà portare a sviluppare insufficienza epatica, cancro del fegato, varici esofagee e gastriche. L'HCV è trasmesso principalmente per contatto diretto con il sangue infetto, spesso dovuto all'uso di droghe per via endovenosa, a presidi medici non sterilizzati, a trasfusioni di sangue e a tatuaggi e piercing con attrezzature non sterili. Il virus dell'epatite C, sebbene con frequenza di gran lunga inferiore inferiore a quella del virus dell'epatite B e/o dell’ dell’HIV, si trasmette per via sessuale. Tale trasmissione avviene solo se durante l'atto vi è scambio di sangue. Non sono infettanti né né lo sperma, né né la saliva, né le secrezioni vaginali. Si stima che circa 130130-170 milioni di persone al mondo siano infettate dal virus dell'epatite C. Il virus persiste nel fegato di circa l'85% delle persone infette. infette. Questa infezione persistente può essere trattata con i farmaci. Complessivamente il 5050-80% dei pazienti trattati guarisce, mentre coloro che sviluppano cirrosi o cancro possono necessitare di un trapianto di fegato. Pag. Epatite C Si ritiene che l'HCV sia responsabile, a livello mondiale, del 27% 27% delle cirrosi epatiche e del 25% degli epatocarcinomi. In Italia vi sono circa 1 milione di persone infette. La coinfezione col virus HIV è comune e circa il 25% dei pazienti HIV positivi sono anche infettati da HCV. L'infezione da epatite C provoca sintomi acuti nel 15% dei casi. Essi sono generalmente lievi e vaghi, tra cui una riduzione dell'appetito, stanchezza, nausea, dolori articolari o muscolari e perdita di peso. La maggior parte dei casi di infezione acuta è accompagnata da ittero. L'infezione si risolve spontaneamente nel nel 1010-50% dei casi. Circa l'80% delle persone esposte al virus sviluppano un'infezione un'infezione cronica. Dopo numerosi anni, l'epatite C cronica può portare allo allo sviluppo di cirrosi epatica e cancro al fegato. L'epatite C è causa, in tutto il mondo, del 27% dei casi di cirrosi epatica e del 25% dei dei casi di carcinoma epatocellulare. epatocellulare. La cirrosi epatica può condurre a ipertensione portale, ascite (accumulo di liquido nell'addome), varici (vene dilatate, soprattutto soprattutto nello stomaco ed esofago), ittero. Epatite C La ricerca dell'epatite C tipicamente inizia con l'analisi del sangue sangue per rilevare la presenza di anticorpi contro l'HCV grazie ad un test immunoenzimatico. immunoenzimatico. Il trattamento farmacologico di riferimento è una combinazione di interferone alfa pegilato e ribavirina, ribavirina, da assumersi per un periodo di 24 o 48 settimane, a seconda del genotipo del virus HCV. Nel corso del 2011, sono stati approvati due nuovi farmaci antivirali, il boceprevir e il telaprevir, telaprevir, che andranno ad affiancare l'interferone e la ribavirina contro i genotipi più più difficili da trattare, in particolar modo il genotipo 1. Al 2012, non è ancora disponibile un vaccino efficace nella prevenzione dall'infezione da parte del virus dell'epatite C, tuttavia tuttavia alcuni sono in fase di sviluppo e i primi risultati sono incoraggianti. incoraggianti. Pag. Epatite D Il virus dell'epatite D (HDV), chiamato anche "virus delta", è un virus difettivo che contagia l’ l’uomo solo se è già già presente l’ l’HBV, il virus responsabile dell'epatite B (coinfezione (coinfezione o sovrainfezione). sovrainfezione). La trasmissione è sempre parenterale. Può esserci una coinfezione da virus delta o una superinfezione. Nel primo caso si può avere una cronicizzazione dell'infiammazione dell'infiammazione con una sintomatologia più più grave; nel secondo si può avere una epatite fulminante che porta rapidamente a morte. In tutto il mondo oltre 15 milioni di persone sono coco-infettate. infettate. HDV è raro nei paesi più più sviluppati ed è per lo più più associato all'uso di droghe per iniezione. La diffusione dell'epatite D è sovrapponibile a quella dell'epatite B. Rabbia La rabbia è una malattia che colpisce gli animali a sangue caldo e può essere trasmessa all'uomo (zoonosi). L'animale serbatoio è solitamente il pipistrello, mentre l'infezione umana è mediata solitamente da cani nel ciclo urbano o da volpi nel ciclo silvestre in Europa, e da altri canidi selvatici nel resto del mondo. Il virus della rabbia viene trasmesso generalmente in seguito a morsicatura: nelle fibre muscolari compie la prima replicazione e successivamente migra a livello delle fibre nervose, cosa che spiega spiega il particolare decorso della malattia. Il virus può avanzare circa 5/6 cm al giorno progredendo verso il il SNC, per cui la morsicatura in faccia risulta essere la più più pericolosa. Il virus invade poi tutto il sistema nervoso centrale, decorrendo decorrendo infine nuovamente verso la periferia lungo gli assoni dei nervi cranici (in particolare il trigemino) attraverso cui arriva alle ghiandole salivari. Qui compie un'altra replicazione, modalità modalità con cui il virus cerca di diffondersi appunto attraverso il morso. Pag. Rabbia La patologia si sviluppa nell'uomo dopo un'incubazione che varia da 10 giorni a un anno (di solito dalle 3 alle 8 settimane), la cui durata durata varia molto in rapporto alla sede di inoculazione e alla carica virale, virale, in tre fasi: Fase prodromica: prodromica: dopo il morso si possono rilevare sintomi aspecifici, quali febbre, cefalea, mialgia. L'unico sintomo specifico, che si si presenta nel 60% dei casi, è una parestesia nella sede del morso. Fase di latenza o "rabbia furiosa". Tipica di questa fase è l'idrofobia, un laringospasmo doloroso in seguito al tentativo di far bere il paziente paziente (negli animali tale sintomo non si verifica). Fase terminale, quando cioè cioè il virus ha colonizzato i tessuti del sistema nervoso centrale e in cui si hanno sintomi neurologici. La sintomatologia prevalente (75% dei casi) è di tipo furioso (forma furiosa), con aggressività aggressività, irascibilità irascibilità, perdita di senso dell'orientamento, allucinazioni, iperestesia, meningismo, lacrimazione, lacrimazione, aumento della salivazione, paralisi delle corde vocali e idrofobia. idrofobia. Nel restante 25% dei casi si ha una sintomatologia di tipo paralitico paralitico (forma paralitica). In ogni caso, la comparsa dei sintomi specifici dopo la fase di latenza prelude pressoché pressoché sempre ad un esito infausto della patologia (per arresto cardiaco e insufficienza respiratoria), salvo pochissimi casi isolati di remissione. Licantropia Si chiama licantropia clinica quella rara sindrome psichiatrica che induce chi ne è affetto a credere di potersi trasformare in un animale. La sindrome costringe chi ne soffre a voler assomigliare ad un animale, spesso ad un lupo, nell'aspetto ma principalmente nel comportamento. Si tratta soltanto di una forma di delirio che si può esprimere in diversi disturbi psichiatrici di personalità personalità di tipo paranoide o in alcune forme di psicosi. Tale delirio, definito "zooantropico" zooantropico" è rappresentato dalla convinzione patologica di un soggetto di trasformarsi in un animale. Non si conosce la fonte dalla quale è nata la credenza sui licantropi (dal greco lykos, lykos, che significa lupo e anthropos, anthropos, uomo) e che in seguito furono definiti "lupi mannari" (dal latino lupus hominarius, hominarius, che sta per lupo simile all'uomo), resta il fatto che in numerosissime numerosissime leggende o storie è onnipresente questa inquietante figura. Una visione del genere fu alimentata soprattutto a partire dagli anni Trenta con la produzione di film horror sull'argomento. Oggi, nonostante la gente consideri l'esistenza del licantropo solo una una leggenda, vi è ancora, per alcuni, la credenza che la licantropia sia una malattia ben definita che, ovviamente senza l'aumento di peli peli e la crescita dei denti, induca ugualmente un uomo ad assumere l'atteggiamento di un lupo, facendolo ululare e camminare a quattro quattro zampe nelle notti di luna piena. Pag. Rabbia Esiste un vaccino che può essere somministrato prima di un'infezione (a scopo profilattico) o dopo una sospetta inoculazione inoculazione del virus (a scopo terapeutico) con dosi ripetute ai giorni 1, 3, 3, 7, 14, 28, (90) dal morso. In questo secondo caso si associa anche la somministrazione di globuline iperimmuni prelevate da pazienti già già vaccinati; tale somministrazione è particolarmente importante in caso di morso vicino al sistema nervoso centrale (ad esempio in faccia) perché perché il virus rischia di infettare il SNC prima dell'avvenuto sviluppo dell'immunità dell'immunità vaccinale. Il vaccino è costituito da virus coltivato su linee cellulari e inattivato con -propionolattone. propionolattone. Epatite A HAV, una volta ingerito, penetra attraverso l'epitelio orofaringeo orofaringeo o intestinale nella circolazione sanguigna. Il sangue lo trasporta nel fegato, qui HAV si lega agli epatociti, epatociti, penetra nel loro citoplasma e si replica; i virioni così così prodotti sono espulsi dall'epatocita per esocitosi nella bile per essere poi eliminati eliminati con le feci. Il virus è riscontrabile nelle feci a partire da una decina di giorni dopo la sua ingestione e prima della comparsa di ittero o di anticorpi anticorpi specifici contro HAV. Gli anticorpi antianti-HAV in seguito ad un'infezione permangono a vita. HAV si trasmette quasi esclusivamente per via orooro-fecale, generalmente mediante l'ingestione di acqua o cibo contaminato (spesso costituito da molluschi bivalvi come ostriche, vongole o cozze che filtrano acqua con residui fecali contenenti il virus). virus). Il capside di HAV è particolarmente resistente per un picornavirus: sopravvive infatti in acqua dolce o salata, resiste ai detergenti, detergenti, sopporta temperature fino a 60 °C e ambienti a pH 1. Il periodo medio di incubazione è intorno alle 4 settimane. Pag. Epatite A I sintomi dell'epatite A sono caratterizzati da esordio improvviso improvviso 151550 giorni dopo l'ingestione e sono costituiti principalmente da malessere, perdita di appetito, astenia, nausea, vomito, dolore addominale e febbre nella fase prepre-itterica; itterica; urine scure, feci chiare, comparsa di ittero e prurito nella fase itterica. Nel bambino, spesso asintomatico, la manifestazione prevalente è la diarrea. L'ittero, molto frequente negli adulti (70(70-80%), meno frequente nei bambini dai 66-17 anni (40(40-50%), è invece raro (meno del 10% dei casi) nei bambini piccoli sotto i 6 anni. La guarigione completa avviene in 22-4 settimane dall'esordio dei sintomi. L'epatite A non cronicizza mai. La mortalità mortalità per epatite A è in genere dello 0,1% o comunque inferiore allo 0,5%, ma aumenta in soggetti anziani o debilitati. debilitati. È possibile sia l'immunizzazione passiva con immunoglobuline che la vaccinazione. L'immunizzazione prepre-esposizione con immunoglobuline è indicata in caso di viaggi in paesi tropicali o in paesi in via di sviluppo. sviluppo. Il vaccino conferisce protezione dopo 4 settimane dalla prima dose dose ed è efficace fino a 20 anni dopo la vaccinazione. Epatite E L'epatite virale E (HEV) è una malattia autolimitante, con un periodo di incubazione di sei settimane. È maggiormente diffusa nel Medio Oriente, nel Messico, in India e negli stati limitrofi; l'età l'età di maggiore incidenza si attesta fra i 15 e i 34 anni. I pochi casi riscontrati in Italia sono tutti d'importazione, ovvero ovvero identificati in soggetti che si erano recati in zone ad alto rischio. rischio. I sintomi più più frequenti sono: anoressia, febbre, dolori addominali, vomito, nausea, rash, rash, artralgia e diarrea. Fra le fonti di infezioni, la più più comune è l'acqua contaminata da feci. La mortalità mortalità dipende molto dai soggetti che contraggono tale epatite. Ad esempio, l’ l’epatite E presenta un alto tasso di mortalità mortalità nelle donne in gravidanza (approssimativamente del 20%), specialmente durante il primo trimestre. Comunque, in generale è più più mortale dell'epatite A. Per i casi più più gravi può essere necessario il trapianto del fegato. Il primo vaccino contro il virus dell'epatite E è stato approvato dalle autorità autorità competenti in Cina. Il nome commerciale del vaccino è Hecolin. Hecolin. Pag. Gastroenterite da rotavirus Periodo d'incubazione: 11-2 giorni. L'enterite da rotavirus varia ampiamente nei suoi aspetti clinici: da forme asintomatiche o molto molto lievi a forme gravi con disidratazione e collasso circolatorio (un (un caso su 50 infezioni). La malattia è preceduta da scarsa febbre e da vomito, cui segue una diarrea acquosa con 1010-20 scariche nelle 24 ore. Il quadro intestinale diarroico dura per 55-7 giorni, anche se tende a risolversi spontaneamente. La disidratazione può insorgere all'improvviso, soprattutto nei lattanti, sia per le forti perdite di acqua e di sali, sia per l'impossibilità l'impossibilità di bere a causa del vomito. Entro i 3 anni di vita quasi tutti i bambini, di tutto il mondo, si sono infettati con i rotavirus. rotavirus. Il fatto che i bambini si infettino precocemente (lattanti) farebbe farebbe escludere che i rotavirus siano trasmessi attraverso l'acqua o i cibi contaminati con le feci. Probabilmente basta un inoculum piccolo, come è possibile nella diffusione delle goccioline di saliva nel contatto fra una persona persona e un'altra, o tramite oggetti. D'altra parte la malattia si manifesta nei climi temperati durante durante la stagione invernale, proprio come avviene per tutti gli altri virus virus che colpiscono le vie aeree superiori. Poliomielite La poliomielite, spesso chiamata polio o paralisi infantile, è una malattia acuta, altamente contagiosa che si diffonde da individuo individuo a individuo principalmente per via orooro-fecale. Circa il 90% delle infezioni da polio non causano sintomi, ma in circa l'1% dei casi il virus penetra nel sistema nervoso centrale, dove dove colpisce di preferenza i neuroni motori, portando a debolezza muscolare e paralisi flaccida acuta. Epidemie di polio hanno paralizzato migliaia di persone, soprattutto soprattutto bambini; in caso di paralisi del diaframma, poteva portare alla morte per soffocamento. Nel 1910 gran parte del mondo ha sperimentato un drammatico aumento di casi di polio, e le epidemie sono diventate eventi regolari, regolari, soprattutto nelle grandi città città e durante i mesi estivi. Pag. Poliomielite Ormai rara nel mondo occidentale, la poliomielite è ancora endemica nel sud dell'Asia e in Nigeria. Dopo la diffusione del vaccino antipoliomielite a metà metà degli anni 1950, l'incidenza della malattia è diminuita drasticamente in molti paesi industrializzati. Uno sforzo globale per l'eradicazione della polio è iniziato nel 1988, grazie all'Organizzazione Mondiale della Sanità Sanità (OMS), all'UNICEF e al Rotary International. Questi interventi hanno ridotto del 99% il numero dei casi diagnosticati all'anno: dai circa 350.000 casi registrati nel 1988 ai 483 casi nel 2001. Nel 2000 la polio è stata ufficialmente eliminata in 36 Paesi del Pacifico occidentale, comprese la Cina e l'Australia. L'Europa è stata dichiarata libera dalla polio nel 2002. Poliomielite Sono stati identificati tre sierotipi di poliovirus: poliovirus: il poliovirus di tipo 1 (PV1), di tipo 2 (PV2) e di tipo 3 (PV3), ognuno con una proteina proteina del capside leggermente diversa. Tutti e tre sono estremamente virulenti e producono gli stessi sintomi della malattia. PV1 è il sierotipo che si riscontra più più di frequente e quello più più strettamente correlato alla paralisi. Il periodo di incubazione è di solito compreso tra sei e venti giorni. I poliovirus colonizzano il tratto gastrointestinale, specificamente l'orofaringe e l'intestino. Dopo l'infezione iniziale le particelle virali sono escrete, escrete, per diverse settimane, con le feci, che pertanto risultano infette. La malattia malattia si trasmette principalmente per via fecalefecale-orale, orale, con l'ingestione di cibo contaminato o acqua. I meccanismi attraverso i quali il poliovirus si diffonde al sistema nervoso centrale sono poco conosciuti. Pag. Poliomielite In circa l'1% delle infezioni, il poliovirus si diffonde lungo i rami di alcune fibre nervose, replicandosi e distruggendo preferenzialmente preferenzialmente i neuroni motori del midollo spinale, del tronco encefalico o della della corteccia motoria. Ciò porta allo sviluppo della poliomielite paralitica, le cui diverse diverse forme (spinale, bulbare e bulbospinale) bulbospinale) sono caratterizzate dalla diversa entità entità del danno neuronale e dell'infiammazione prodotta, oltre che dalla diversa regione del sistema nervoso interessata. I primi sintomi della polio paralitica comprendono febbre alta, mal di testa, rigidità rigidità della schiena e del collo, debolezza asimmetrica dei muscoli, difficoltà difficoltà a deglutire, dolori muscolari, parestesie assimilabili a formicolii, irritabilità irritabilità, stitichezza e difficoltà difficoltà a urinare. Le paralisi si sviluppano in genere da uno a dieci giorni dopo i primi sintomi e progrediscono per due o tre giorni, fermandosi nel momento in cui si interrompe la febbre. A seconda dei nervi coinvolti, possono presentarsi diversi tipi di paralisi. La polio spinale è la forma più più comune, caratterizzata da paralisi asimmetrica che spesso coinvolge le gambe. La polio bulbare bulbare porta alla debolezza dei muscoli innervati dai nervi cranici. La polio bulbospinale è una combinazione di paralisi bulbare e spinale. Poliomielite spinale La poliomielite spinale è la forma più più comune di poliomielite paralitica. È il risultato dell'invasione virale dei motoneuroni della materia grigia del midollo spinale, che sono responsabili del movimento dei muscoli degli arti, del torace e dell'addome. Quando i neuroni spinali muoiono si verifica la conseguente debolezza dei muscoli che erano innervati dai neuroni persi. Con la distruzione delle cellule nervose, i muscoli non ricevono segnali segnali dal cervello o del midollo spinale. Senza la stimolazione nervosa si verifica atrofia muscolare, l'arto diventa flaccido e debole e il il controllo sempre più più scarso fino ad arrivare alla completa paralisi. Il virus può influenzare muscoli su entrambi i lati del corpo, ma ma più più spesso la paralisi è asimmetrica. Pag. Poliomielite bulbare La polio bulbare costituisce circa il 2% dei casi di poliomielite poliomielite paralitica, e si verifica quando il poliovirus invade e distrugge i nervi nella regione bulbare del tronco encefalico (mesencefalo + romboencefalo + ponte + bulbo). Danni in questa regione del cervello colpiscono i nervi cranici ed i muscoli da essi innervati, producendo manifestazioni cliniche tipiche tipiche dell'encefalite e difficoltà difficoltà di respirazione, di parola e di deglutizione. I nervi colpiti più più critici sono il nervo glossofaringeo (che controlla in parte la deglutizione, le funzioni nella lingua e il gusto), il nervo vago (che invia segnali al cuore, all'intestino e ai polmoni), e il nervo nervo accessorio che controlla il movimento superiore del collo. A causa dell'effetto sulla deglutizione, secrezioni di muco possono possono accumularsi nelle vie respiratorie, provocando il soffocamento. Poliomielite bulbospinale Circa il 19% di tutti i casi di poliomielite paralitica presentano presentano sia sintomi bulbari, sia spinali. Questo sottotipo si chiama poliomielite poliomielite respiratoria o poliomielite bulbospinale. bulbospinale. Quando il virus colpisce la parte superiore del midollo spinale cervicale, a livello delle vertebre cervicali C3C3-C5, la paralisi si verifica nel diaframma. I nervi critici colpiti sono il nervo frenico, che spinge il diaframma diaframma per gonfiare i polmoni, e quelli che controllano i muscoli necessari necessari per la deglutizione. Con la perdita di questi nervi, viene colpita la respirazione, resa resa più più difficile o impossibile senza il supporto di un ventilatore. La poliomielite bulbospinale può portare, inoltre, alla paralisi delle braccia e delle gambe e può anche influenzare la deglutizione e la funzionalità funzionalità cardiaca. Pag.
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