In caso di mancato recapito rinviare a: ufficio poste Roma (Romanina) per la restituzione al mittente previo addebito “Poste Italiane S.p.A. - Spedizione in Abbonamento Postale D.L. 353/2003 (Conv. in L. 27/02/2004 n. 46) Art. 1 Comma 1 - DCB Roma FEDERPROPRIETÀ-ARPE Mensile della Costituita ed operante dal 1944 Novembre 2014 • n° 11 Il mistero della Fede SOMMARIO Novembre 2014 06 4 ■ Editoriale Monti, Letta, Renzi, LA CASA è un bancomat 6■ Gli italiani firmano contro le tasse In piazza contro la patrimoniale sulla casa 10■ Diventa legge il decreto sblocca-italia Buoni propositi ma norme contraddittorie di Marcello Cruciani 13■ Banche promosse e bocciate Il “buco” del Monte dei Paschi di Sergio Menicucci 14 ■Urbanistica Mobilità e pianificazione dei nodi urbani di Roberto Marraffa 26 16 ■ Sesto anno di crisi in Italia Poveri, disoccupati e tartassati 18 ■ Insediata la commissione Juncker-Katainen-Moscovici Roma e Parigi nel mirino di Bruxelles di Ludovica Amisano 20 ■ Dati censuari Pubblicate le statistiche catastali di Gianni Guerrieri 38 23 ■ Il testo del d.d.l. La legge di stabilità 2015 di Alessandro Caneba 25 ■ IL PUNTO Il Sindaco dimezzato 26 ■ Urbanistica Note sul restauro di Via Giulia di Pietro Samperi 48 28 ■ Commedia dell'assurdo al Costanzi Un'Opera da tre soldi di Gianluigi Indri 32 ■ Intervista al direttore generale dell’Ama Fiscon: “Avanti tutta con la raccolta differenziata” di Sandro Forte 35 ■ Il futuro incerto del Collegio Nazareno La più antica scuola di Roma a un passo dalla chiusura di Omar Ebrahime 36 ■Ambiente Bisogna approfittare dei bonus energetici di Giuseppe Sappa 38 ■ Decreto Sblocca-Italia Risorse idriche e dissesto idrogeologico di Gabriele Troilo 40 ■GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci 41 ■Fisco Le tasse sulla casa dopo separazione o divorzio di Salvatore Albanese 42 ■ Eque riparazioni contro l’irragionevole durata del processo Il risarcimento spetta ai singoli condomini di Mauro Mascarucci 44 ■ Importante novità per il mercato immobiliare Il “rent to buy” finalmente entra nel nostro ordinamento di Alberto Celeste 46■ SCADENZARIO 48 ■ Mostra retrospettiva Al Vittoriano la plasticità dinamica di Mario Sironi di Luigi Tallarico 50 ■ TABELLE ISTAT PETER EISENMAN “Piranesi Prix de Rome” alla carriera - RISTRUTTURAZIONE E NOLEGGIO pag 05 pag 08 - PRONTO INTERVENTO E VIDEOISPEZIONE pag 22 - ASCENSORI pag 30 LE TROVI ANCHE SU: www.romaedilizia.it www.arpe.roma.it «Peter Eisenman è la figura di architetto e teorico che maggiormente ha elaborato sia in chiave concettuale, sia in chiave progettuale e realizzativa il tema della crisi dei saperi tradizionali basati sui paradigmi della modernità. Se da una parte ne ha annunciato la crisi, contestuale a quella dei grandi sistemi narrativi, dall’altra ne ha proposto una nuova ricapitolazione attraverso l’implementazione di nuove chiavi di formalizzazione e nuove “tecnologie” performative per il progetto. Eisenman ha instaurato un intenso rapporto con l’architettura classica, originato dall’incontro con gli architetti italiani del Rinascimento, Andrea Palladio o Jacopo Barozzi da Vignola tra gli altri e della modernità, in particolare Giuseppe Terragni. Il Piranesi Prix de Rome alla carriera è assegnato a Peter Eisenman, guardando essenzialmente alla sua opera teorica, con particolare riferimento al concetto di “archeologia”, intesa come tecnica progettuale ba- sata sulla stratificazione e ancora, con riferimento al recente studio dedicato a Giovanni Battista Piranesi e al Campo Marzio dell’Antica Roma, qui parzialmente esibito», con questa motivazione l’architetto newyorkese, a cui abbiamo dedicato la foto di copertina del n. 12/2007, ha ricevuto alla Casa dell’Architettura, presso l’Acquario Romano l Piranesi Prix de Rome come riconoscimento alla carriera. C’è da aggiungere che Eisenman ha attivato l’adesione al mondo archeologico-immaginario di Piranesi con l’opera The Piranesi Variations in cui vengono combinate in modo estremamente efficace didattica e ricerca. L’impatto che egli ebbe sulle generazioni dei suoi studenti negli anni Novanta fu non solo impressionante ma anche simile a quello che il Campo Marzio dell’Antica Roma di Piranesi ebbe nel Settecento per gli architetti e studiosi di architettura. r. m. In copertina: Peter Eisenman, Social Housing IBA presso Checkpoint Charlie (Berlino, 1981-1985) Concessionaria per la pubblicità: tel.: 06.84.19.226 www.team83.it Direttore editoriale: Massimo Anderson • Direttore responsabile: Giuseppe Magno • Amministrazione: Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma • Tel.: 06485611 (r.a.) • Fax: 064746062 - [email protected] • Editrice: ARPE - Via San Nicola da Tolentino, 21 - 00187 - Roma • Stampa: ARTI GRAFICHE POMEZIA - Roma • Via Vaccareccia, 57 - 00040 - Pomezia (Roma) Contiene I.P. Autorizzazione - Tribunale di Roma n. 4740 del 19/7/1955 • Periodicità mensile - Spedizione in abbonamento postale 45% art. 2 c. 20/b L. 662/96 - Filiale di Roma - 2003 © Tutti i diritti riservati. È consentita la riproduzione di articoli, citando la fonte. Tiratura 19.990 copie - Finito di stampare nel mese di Novembre 2014 Sei nella categoria RISTRUTTURAZIONE e NOLEGGIO La passione per la ristrutturazione Tel. 06.35510640 [email protected] EDILIZIA, RISTRUTTURAZIONE PRONTO INTERVENTO Tel. 06.41734277 www.orazietti.net tecnologia strumenti, macchinari e attrezzature sempre all’avanguardia nell’edilizia Tel. 06.85353333 www.eliseovacca.it Tel. 06.4103531 www.romedil.it Impresa del mese questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it RESTAURI EDILI STRUMENTI, MACCHINARI E ATTREZZATURE SEMPRE ALL’AVANGUARDIA Ristrutturazioni e manutenzioni stabili Rifacimento frontalini balconi e cornicioni Opere di impermeabilizzazione Sostituzione e riparazione grondaie pluviali Pratiche occupazione suolo pubblico e certificazioni di cessato pericolo Sopralluoghi e preventivi gratuiti Pagamenti agevolati Tel. 06.4103531 r.a. Fax 06.4103532 www.romedil.it • [email protected] Via di Vannina, 84• 00156 (RM) 4 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Impresa di Dicembre: ELISEO VACCA e e ditoriale R enzi ripete la manovra fiscale che fu varata dall’al- ponente manifestazione di S. Giovanni con la CGIL. gido Monti e poi da Letta. Il Presidente del ConAll’interno del P.D. il clima è teso dalle tante polemiche siglio a corto di idee e in presenza di una finan- interne, dallo Jobs Act alla legge di stabilità (Bilancio). In ziaria “taroccata” nelle entrate, come denuncia questa, a parole, si parla di una manovra “espansiva” ma anBruxelles, non trova di meglio che aumentare la tassazione, che, di meno tasse. In realtà il governo da una parte prometgià insopportabile, sul ceto-medio. te di toglierle, ma dall’altra aumenta la tassazione con nuovi Vengono penalizzati in prima linea i cittadini che vivo- balzelli. La conferma arriva con l’aumento del costo della no nella abitazione propria dalla quale non ricavano nessun benzina e delle sigarette, dell’IRPEF e dell’IRAP. Non ci reddito mentre il fisco arbitrariamente lo pretende (una pa- sarà per i pensionati la rivalutazione dei contributi versati e trimoniale). La giustificazione è quella di una sinistra che per i proprietari di casa e per i loro inquilini, dopo il salasso resta classista e predica: “tassare i patrimoni immobiliari (ma del 16 ottobre, sta arrivando per il 16 dicembre il pesante non fa questo Renzi?) perché finora i proprietari hanno pagato conto del saldo della TASI. meno di altre categorie” sottacendo la pluralità delle tasse e Imponenti imposte che vengono sperperate da una disdei balzelli che già gravano sulla casa in forma insostenibi- sennata incapacità a gestire la cosa pubblica mentre potreble. Eppure Renzi, come Tremonti, ha fatto riferimento al ri- bero essere utilizzate per dar vita ad una seria politica della sparmio privato investito in immobili a garanzia del nostro casa. Sono di questi giorni gli episodi di edifici pubblici che debito pubblico. vengono lasciati in balia dell’occupazione abusiva, spesSecondo recenti calcoli le varie imposte, gabelle, contri- so gestita dal racket e dalle organizzazioni criminali che buti obbligatori, etc. la mano pubblica riesce, nell’arco del speculano sul dramma dei senzatetto e sulle lungaggini (a ciclo vitale di una casa volte nelle irregolarità) media (poco più di quanella assegnazione delle ranta anni) ad impossescase popolari. Il tutto si sarsi di gran parte del suo trasforma in una lotta tra valore! poveri. Anche questo è il Parliamo anche del dramma del Paese pergoverno dei ragazzi della ché dai tempi dei tempi via Pal. Il Presidente del (Tupini, Fanfani) non vi Consiglio, che è anche seè stata una vera politica di Massimo Anderson, gretario del P.D., invade sulla casa per le fasce detutte le TV (pubbliche e Presidente Nazionale di FEDERPROPRIETÀ boli. private) nel tentativo di Un' assenza tanto più far passare i suoi messaggi e le sue valutazioni, ricorrendo ai grave quanto più pressante appare la necessità di risponmetodi del più spinto marketing. dere tempestivamente, con interventi adeguati e politiche La strategia dei mille giorni e lo slogan del “passo dopo innovative (case a riscatto), ai nuovi bisogni di lavoratori, passo” annunciato da Renzi si sta scontrando con una real- giovani coppie, anziani, studenti, immigrati (in regola). tà economica e politica caotica. Oggi in Italia i fatti dimo- Senza provvedimenti strutturali le tensioni abitative e sostrano che la realtà è più amara del previsto: aumentano le ciali, come testimoniano i recenti fatti di cronaca, non postasse, diminuiscono gli investimenti, le fabbriche e le ditte sono non aggravarsi, anche di fronte a possibili strumentachiudono e i lavoratori dipendenti scendono in piazza. Qua- lizzazioni. si 6 milioni di pensionati “vivono” con meno di mille euro al Per questi motivi FEDERPROPRIETA’ chiede al Presimese, la metà delle famiglie italiane è alle prese con figli e dente del Consiglio l’abolizione della tassa sulla prima casa parenti senza lavoro. E’ evidente e concreta la tensione so- per chi l’abita (migliaia e migliaia di italiani hanno sottociale. Lo dice l’ISTAT che ha fotografato una realtà ama- scritto la nostra richiesta). FEDERPROPRIETA’ (con il ra: oltre 17 milioni di italiani sono a rischio povertà; al Sud Coordinamento) chiede un aumento dei benefici fiscali per crolla tutto ed è ripresa l’emigrazione dei giovani e non. chi aderisce ai contratti agevolati (estendendoli a tutto il Il programma riformatore resta una semplice afferma- territorio nazionale). In questo contesto in cui si avverte il zione retorica. problema dell’emergenza abitativa è indispensabile rilanLa gente è delusa e frastornata anche perché il consenso ciare il ruolo dell’edilizia residenziale pubblica e privata del 40 per cento dato a Renzi alle elezioni europee di mag- non con le parole e le elemosine. Al contrario non vi è nulla gio era stato il prodotto della novità e della speranza. Ora il di tutto questo nella legge di stabilità. P.D. si è diviso profondamente: una parte ha celebrato i suoi Per Monti, Letta, Renzi la casa è diventata un bancomat riti alla Leopolda e un’altra parte ha trovato sfogo nella im- per pagare gli errori della politica. Monti, Letta, Renzi, LA CASA è un bancomat la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 5 Gli italiani firmano contro le tasse I commenti dei cittadini che si sono avvicinati ai banchetti di ARPEFEDERPROPRIETÀ. Dichiarazione del presidente Massimo Anderson S ono stati migliaia gli italiani che hanno raccolto l’appello di ARPE-FEDERPROPRIETÀ e sono andati in massa a firmare ai banchetti organizzati per tre settimane consecutive (27 settembre, 4 e 11 ottobre) in nove piazze diverse di Roma in difesa dei diritti dei proprietari di casa ai quali i governi, succedutisi dal 2011, non hanno fatto altro che aumentare in maniera esponenziale il prelievo fiscale. La stessa iniziativa è stata spontaneamente seguita in tantissime altre località tanto è vero che, dopo aver visto questo genere di mobilitazione che ha riguardato non solo le grandi città, come Genova, Torino e Milano, ma anche Comuni più piccoli come Ischia, Capri, Crotone, Lucca, Partinico, hanno deciso di scendere in piazza (come segnaliamo nelle pagine di questa stessa rivista) anche le forze politiche con iniziative analoghe. «Questo dimostra – ha dichiarato il Presidente di ARPE-FEDERPROPRIETÀ, Massimo Anderson – 6 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 quanto fosse obbligatoria e tempestiva la nostra iniziativa che ha trovato facile supporto in tutti coloro ormai ai limiti della resistenza civile e con una serie di difficoltà nel fare fronte alle continue richieste di uno Stato che usa i proprietari di casa per fare cassa e coprire le proprie incapacità a uscire dalla crisi economica. È un fatto che, negli ultimi anni, è diminuito notevolmente il nu- mero di possessori di abitazione, un parametro spesso usato a livello europeo, per dimostrare che l’Italia era in grado di rispettare gli impegni presi e pagare i debiti. Se questa tendenza dovesse ancora crescere, com’è facilmente prevedibile, verrà a mancare anche questa forma di garanzia più volte utilizzata dai nostri governi». Non sono mancati i commenti piccati fra le persone che si recavano a firmare. Marisa Tarisciotti che ha sottoscritto la scheda al banchetto di Piazza Tuscolo non ha esitato ad affermare: «Continuano a spremerci come limoni. Le imposte sulla casa sono più che triplicate in tre anni passando dagli undici miliardi del 2011 ai trenta di quest’anno. Non è più sostenibile che noi si debba fare continui sacrifici per colpa di chi non esita a tartassarci senza riuscire, come si legge su tutti i giornali, a limitare gli sprechi delle Regioni che raggiungono oltre 82 miliardi l’anno. Forse chiudendo gli uffici di rappresentanza in Nicaragua o le 493 auto blu della Valle d’Aosta si potrebbero realizzare quei risparmi più che sufficienti per non farci sentire cittadini di serie b. Basta pensare che 82 miliardi di sprechi sono quasi il triplo di quanto lo Stato incasserà dalle tasse sulla casa. Non sarebbe meglio evitare gemellaggi con le isole Fiji, pranzi e cene a spese nostre e pagare i telefonini o le mutandine di pizzo acquistate dai consiglieri per non farci sentire presi in giro». Non è mancato chi ha fatto una serie analisi economica del momento legata proprio al crollo del settore dell’edilizia che ha portato alla chiusura di centinaia di aziende nel settore e al licenziamento di migliaia di muratori andati a gonfiare ulteriormente il già numeroso esercito dei disoccupati. Il signor Simone Peruzzini ha dichiarato: «Come pensano di rilanciare l’edilizia se per acquistare prime case dalle imprese di costruzione l’IVA passerà dal 4 al 10%. Le giovani coppie, che sono fra le più interessate all’acquisto di un’abitazione, sono penalizzate tre volte. La prima perché vedono aumentare il costo della casa, la seconda perché, non avendo quasi mai un lavoro a tempo indeterminato, non riescono ad accedere ai mutui, la terza perché è finita l’epoca in cui i genitori potevano, facendo sacrifici, aiutare i propri figli a risolvere i loro problemi. Il bello che l’aumento dell’imposta è stato giustificato con la scusa di compensare la riduzione dell’a- liquota IVA sulle spese di ristrutturazione. Siamo alla follia. Con una mano dicono di darti e con due ti tolgono. È un provvedimento suicida che penalizza ancora, se ce ne fosse bisogno, un settore già abbondantemente in crisi». In effetti, sono sempre di più le famiglie che si trovano di fronte a situazioni tali per cui, pur di non sborsare cifre impossibili su quelle che magari erano le antiche residenze dei nonni in paesini di montagna o di campagna e che, come seconde case, sono sottoposte al pagamento dell’IMU e della Tasi, preferiscono demolirle e rinunciare ai loro sentimenti, ai loro ricordi d’infanzia. Del resto non si può neanche tentare di venderle perché, in queste condizioni, non c’è nessuno che voglia acquistarle o almeno affittarle. E se questo vale per le abitazioni, che si trovano soprattutto in zone collinari o montagnose molto difficili da raggiungere, la stessa cosa vale per quei capannoni che, costruiti nel periodo in cui lo svi- luppo economico dell’Italia lasciava prevedere un loro facile utilizzo, adesso non trovano neppure chi sia interessato a prenderli in affitto. Per questo sono sempre di più quelli che preferiscono abbatterli piuttosto che continuare a pagare a vuoto. Pensare che basterebbe una regola semplicissima: i fabbricati che non forniscono reddito non sono sottoposti ad alcuna tassazione. Anche sullo specifico argomento delle difficoltà di trovare i dati sui quali pagare le aliquote non è mancato chi ha potuto fare del facile umorismo. La signora Roberta Simone che si è avvicinata al banchetto di piazza Vescovio ha, infatti, affermato: «Renzi ci aveva assicurato che i cittadini avrebbero ricevuto a casa l’entità dei versamenti da fare. Addirittura i Comuni avrebbero predisposto dei bollettini precompilati. In realtà è stato difficile anche individuare le aliquote del proprio Comune e capire se era possibile avere diritto alle detrazioni oppure no. Alla faccia della semplificazione. Non solo ma ci sono anche Comuni che hanno cambiato in corso d’opera le aliquote dell’IMU da versare per il saldo di dicembre per cui bisogna rifare i conteggi se non si vuole incorrere in errori che comporterebbero sicura- la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 7 Sei nella categoria RISTRUTTURAZIONE e NOLEGGIO RESINE INDUSTRIALI srl IMPERMEABILIZZAZIONI - RISTRUTTURAZIONI uno SPETTACOLO di RISTRUTTURAZIONI Tel. 06.5218579 www.cimcostruzioni.com Tel. 06.71356277 www.resine.it TRE EMME EDILIZIA VUOI FAR PARTE DELLE AZIENDE SELEZIONATE? UNA BUONA RISTRUTTURAZIONE DURA UNA VITA. Tel. 06.9051049 [email protected] Impresa del mese chiama ora il 06.8419226 questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it RESINE INDUSTRIALI srl IMPERMEABILIZZAZIONI - RISTRUTTURAZIONI • IMPERMEABILIZZAZIONI TERRAZZE CONDOMINIALI • INTERVENTI SENZA DEMOLIZIONE Resine Industriali srl Via di Torre S. Anastasia, 67 RM tel. 06 71356277 • fax 06 71356107 8 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Impresa di Dicembre: CIM COSTRUZIONI GARANZIA del LAVORO DI 10 ANNI www.resine.it w mente altre ammende da pagare. Alla faccia della semplificazione. Se tanto mi dà tanto, chissà cosa intende fare il Presidente del Consiglio quando annuncia che dal prossimo anno vi sarà sulla casa una tassa unica. Speriamo di non dover rimpiangere Imu e Tasi». La necessità di un’unica imposizione per quanto riguarda la casa, oltre alla semplificazione, con norme uniformi per la tassazione locale, era uno dei punti qualificanti delle proposte di ARPE-FEDERPROPRIETÀ. Fra quelle maggiormente apprezzate da chi ha sostenuto l’iniziativa c’era an- che la possibilità di dilazionare i pagamenti in rate trimestrali senza interesse e, soprattutto, la fine di una politica che si basi sempre e unicamente sul rincaro delle tasse sull’abitazione. Come ha sottolineato il presidente Massimo Anderson: «Ci troviamo di fronte ad una vera e propria patrimoniale che, con le scadenze di dicembre, vanificherà quei benefici effetti che le tredicesime portavano nelle famiglie nel periodo natalizio. Speriamo che di tutto questo si ricordi la Befana quando nel 2015 do- vrà portare tanto carbone a quei politici che non si vergognano di razzolare nelle tasche dei contribuenti». Ro. Ro. In piazza contro la patrimoniale sulla casa Renato Brunetta, il presidente dei parlamentari di Forza Italia, ha rotto qualsiasi indugio e ritiene sia giunto il momento di dare voce a tutti quelli che protestano per il carico fiscale sulla casa che sta dissanguando le famiglie italiane. Gli ha fatto subito da sponda il vicepresidente del Senato, Maurizio Gasparri, invitando tutti a scendere in piazza per «sensibilizzare gli italiani e marcare la nostra differenza con il governo della sinistra». La data più probabile è quella di metà novembre. Il presidente della Commissione Bilancio, on Daniele Capezzone, ha recentemente dichiarato: «Sull’abolizione della tassa sulla casa sono già pronti i miei emendamenti, più volte presentati in Parlamento. Ovviamente saranno ripresentati per togliere al Governo ogni alibi. Sono lieto della convergenza di tanti colleghi e del gruppo». Nei giorni precedenti lo stesso Silvio Berlusconi aveva accusato il Governo di prendere in giro gli italiani sulle tasse ma è stato proprio Brunetta a diffondere un dossier relativo al peso dell’imposizione fiscale sulla casa. Questi i punti più interessanti della sua ricerca che corrisponde con i dati spesso evidenziati dall’Ufficio Studi di ARPE-Federproprietà. «Basta tasse sulla prima casa. Cancelliamo tre anni infami di patrimoniali sulle famiglie italiane. Torniamo al sistema di tassazione degli immobili com’era con Berlusconi. Caratteristi- che: è esclusa la prima casa; sostituisce la componente immobiliare di Irpef; non prevede aumenti di aliquota legati ai cosiddetti servizi indivisibili, per i quali si pagano le già salate addizionali regionali e comunali. Nel 2011 (governo Berlusconi, quindi prima casa esente) il gettito derivante dalla tassazione sugli immobili in Italia ammontava a 11 miliardi di euro, diventati 24 miliardi con l’IMU di Monti nel 2012 e in continuo aumento fino a 30 miliardi con l’IMU e la Tasi di Letta e di Renzi nel 2013 e nel 2014: un aumento di circa venti miliardi, tutti gravanti sulle tasche degli italiani, che noi dal 2015 vogliamo restituire. Torniamo a un gettito totale di 11 miliardi, e le risorse necessarie per finanziare questa misura, pari a circa 20 miliardi di euro, le troviamo utilizzando il meglio della Spending review del commissario Cottarelli: un lavoro certosino che non merita di rimanere nel cassetto. E attraverso la non riproposizione dell’imbroglio degli 80 euro: una misura iniqua, ingiusta, che nessun effetto ha prodotto sui consumi in Italia, né sulla ripresa». Gli si può forse dare torto? la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 9 DIVENTA LEGGE IL DECRETO SBLOCCA-ITALIA Buoni propositi ma norme contraddittorie Alcune misure, che dovrebbero favorire il rilancio del settore costruzioni, penalizzano la manutenzione, il recupero e la riqualificazione edilizia e urbanistica. La semplificazione amministrativa non si vede. Positivi il “rent to buy” e la parziale liberalizzazione delle locazioni di Marcello Cruciani A nnunciato prima dell’estate e poi pubblicato alla ripresa dei lavori parlamentari a settembre, il decreto legge n. 133 c.d. Sblocca-Italia è stato convertito in legge dopo un iter che ha visto l’approvazione di numerose modifiche che, in alcuni casi, hanno finito per mutare non poco l’impianto normativo originario. Che il Parlamento intervenga in sede di conversione in legge di un decreto è un fatto normale e sinonimo di democrazia, ma che siano approvate varianti sostanziali al testo proposto dal Governo approvate anche dalla stessa maggioranza che lo sostiene, è un fatto per così dire nuovo. Anche perché in questa fase sono state introdotte disposizioni che alla fine non hanno un vero e proprio carattere di urgenza, ma che possono costituire il primo passo verso obiettivi più ambiziosi. Basti pensare alla norma sul regolamento edilizio tipo, comunale, che costituirà, se ben gestito un importante elemento di semplificazione e unificazione in una babele di definizioni di livello locale: forse non si arriverà ancora alla definizione univoca di superficie utile o calpestabile, ma magari si saprà cosa è un portico, un 10 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 sottotetto ecc. Quindi nei prossimi mesi ci sarà un nuovo tema su cui lavorare, magari con l’obiettivo sì di unificare, ma nello stesso tempo di non bloccare tutto in attesa dei necessari adeguamenti a livello locale, sperando che pure questa volta la questione non rimanga inevasa com’è sino ad ora accaduto per i decreti attuativi del piano casa per l’housing sociale o per altri temi importanti soprattutto per ridurre il consumo del suolo. E al riguardo, come non rimanere perplessi di fronte alla modifica, proposta alla Camera e condivisa dal Senato, per l’introduzione di un contributo straordinario nel caso in cui le varianti urbanistiche generino valore per i proprietari. Si tratta di un argomento delicato che andava definito in forma organica nell’ambito dell’annunciata riforma della legge urbanistica nazionale e più in generale del provvedimento sul consumo del suolo. La sensazione che si ricava leggendo prima il testo del decreto e poi la legge di conversione è che alla fine si sia provato ad anticipare la riforma urbanistica, all’inizio timidamente e poi con molta più forza, accoppiando temi strategici con altri per così dire correnti. Qualcosa è andata a buon fine, mentre per altre questioni è accaduto diversamente, come per le opere di urbanizzazione che, nei grandi interventi, il Governo avrebbe voluto mantenere nella disponibilità dei promotori e non trasferirle al Comune con buona pace anche delle indicazioni comunitarie. Altrettanto dicasi per l’annunciata liberalizzazione della manutenzione e dei frazionamenti delle unità immobiliari, nonché delle destinazioni d’uso, poiché i vari emendamenti approvati rischiano di creare più problemi che vantaggi e dove si è riusciti, senza non poca fatica, a porre rimedio all’errore contenuto nel testo iniziale con il quale anche gli interventi di manutenzione straordinaria avrebbero rischiato di essere onerosi in termini di contributi da corrispondere al Comune! E meno male che si vuole incentivare il recupero urbano e la conservazione del patrimonio edilizio! Sul piano procedurale l’articolo 17 del decreto-legge prevede una serie di modifiche di vario genere al testo unico dell’edilizia, partendo dai micro interventi di manutenzione e dal frazionamento e accorpamento delle unità immobiliari e da una serie di nuovi adempimenti amministrativi per gli interventi di manutenzione straordinaria, per arrivare, appunto, al contributo straordinario nelle trasformazioni urbanistiche e all’approvazione delle convenzioni da parte del consiglio comunale. Si tratta di una serie di provvedimenti importanti che vanno a incidere non poco sulla struttura normativa del testo unico dell’edilizia, ma che delineano un quadro abbastanza diverso da quello di origine del Governo, ma che soprattutto, e questa è una stranezza, se non una particolarità, non vanno nella direzione della semplificazione amministrativa che invece il Governo intende perseguire. Insomma i buoni propositi di rilanciare l’attività dell’edilizia privata ancora una volta si vanno a scontrare con indirizzi normativi che alla fine sono di segno opposto e addirittura contrastano con quelli più generali ai quali si dovrebbe conformare sempre di più l’attività del futuro. Vale a dire la manutenzione, il recupero e la riqualificazione edilizia e urbanistica. In proposito e vista l’estensione del territorio gravato da vincoli di natura ambientale, si spera che la questione degli interventi sottoposti ad autorizzazione paesaggistica abbia finalmente trovato una sistemazione definitiva dopo quattro modifiche in poco più di un anno. L’assunzione di responsabilità nell’autorizzare o meno un intervento da parte dell’amministrazione comunale nel caso in cui il sovrintendente non esprima il parere nel termine previsto non può certo considerarsi, come qualcuno intende far credere, un assalto senza regole al territorio, ma viceversa si configura come un atto conseguente non solo agli indirizzi di trasformazione contenuti nel piano urbanistico, ma anche rispetto alla tutela del paesaggio. Il decreto-legge n. 133 non solo ha operato in una prospettiva di avvio di un processo di revisione amministrativa per l’edilizia privata, ma anche per tentare il rilancio del mercato immobiliare che versa in un grave stato di crisi conseguente al blocco delle vendite, ma anche al rilascio dei permessi di costruire e dei titoli abilitativi in genere che nel 2013 sono stati equivalenti a quelli del 1936! Le misure varate dal decreto-legge già citato difficilmente saranno sufficienti ad attuare un rilancio del settore immobiliare, ma comunque hanno il merito di provarci dopo anni di provvedimenti che andavano nella direzione di scoraggiare proprio questo tipo di investimenti. Innanzitutto la norma dell’acquisto dell’immobile con proprietà differita e cioè quella formula che viene ormai correntemente identificata come rent to buy [v. anche Celeste a pag. 44, ndr] che consente di diventare proprietari di un immobile o di un garage o comunque di un’altra tipologia edilizia, a condizione che si sia persona fisica, versando il corrispettivo in un arco temporale predeterminato durante il quale il contratto è soggetto alla trascrizione per un periodo massimo di dieci anni proprio in un’ottica di trasparenza e garanzia per il promissario acquirente. La regolamentazione di tale fattispecie contrattuale va a i n t er o r d e sig n ng srl www.npl-id.it Via di S. Costanza, 13 00198 Roma Via Luigi Lucatelli, 15 00159 Roma Tel/fax 06.89013501 E-mail [email protected] Manutenzione e ristrutturazione Installazione impianti fotovoltaici e domotica C O NTAT TACI 06. 890135018161987 la PROPRIETÀ335 edilizia • Novembre 2014 11 fare chiarezza su una tipologia che in questi ultimi anni aveva delineato soluzioni spesso al limite della legalità e che, in molti casi, non hanno certo tutelato le parti. D’altro canto la crisi economica e il restringimento del credito al settore immobiliare hanno evidenziato l’esigenza di prevedere forme dilazionate nel tempo tali da consentire, per gli acquirenti, il pagamento del corrispettivo in un modo più graduale e in questo senso il rent to buy può rappresentare una possibile soluzione ovviamente a condizione che il venditore sia in grado di fare fronte a una gestione immobiliare comprensiva di affitto piuttosto che a una vendita di tipo tradizionale. Per altro la questione rimane ancora non completamente risolta sugli aspetti fiscali che evidenziano zone d’ombra sulle quali è auspicabile un intervento chiarificatore. In parallelo e ricalcando in parte il modello adottato in Francia negli anni passati, è stato previsto che l’acquisto di un’abitazione destinata alla locazione a canone concordato o convenzionato per un periodo di almeno otto anni, consenta il recupero in un identico periodo, per l’acquirente del 20% della spesa sostenuta con un tetto massimo di 300.000 euro. La locazione dovrà avere carattere continuativo possibilmente con lo stesso soggetto, ma è ammesso che esso possa variare. Si tratta di un incentivo importante per il comparto immobiliare nel suo complesso che dovrà essere ulteriormente messo a punto con un successivo provvedimento regolamentare nel quale definire altri importanti aspetti quali la trasmissibilità dell’agevolazione nel caso si debba alienare l’immobile prima che essa sia stata recuperata per intero ecc. A prescindere dalle ennesime disposizioni in materia di valorizzazione e dismissioni di immobili, finalmente si è riusciti a dare un primo colpo, verso la liberalizzazione, alla normativa sulle locazioni per gli immobili adibiti ad uso diverso dall’abitazione. Si tratta dei contratti riguardanti gli 12 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 immobili di maggiori dimensioni con un canone di locazione cospicuo ed è un segno importante verso il mercato che ormai tende a non riconoscersi, per le dinamiche in atto nel commercio, nei contratti di lunga durata inseriti in un contesto regolamentare estremamente rigido. Ciò detto c’è da auspicare che nei prossimi mesi il provvedimento possa contribuire al rilancio economico del Sistema Paese. UNA LETTERA Tasse e libertà Premetto che il sottoscritto ritiene che la storia sia storia di lotta di tasse e che tasse e libertà siano due vasi comunicanti di cui l'uno cresce a spese dell'altro. Le tasse sono il prezzo che paghiamo per vivere in una società civile, ma il modo in cui si tassa, come si riscuote e come si spende determina se siamo ricchi o poveri, liberi o schiavi e, cosa più importante, se siamo buoni o cattivi. Ritengo che il discorso delle tasse sulla casa debba essere illuminato dalla comprensione della strategia fiscale generale di cui fa parte. Frazionare la critica al fisco secondo i vari settori sociali interessati e non tenere conto della strategia fiscale generale impedisce non solo di ridurre il peso del fisco, ma di comprendere l'insieme e questo rende invincibile l'esattore. Per quanto riguarda la proprietà edilizia, il bombardamento fiscale sta punendo i proprietari come se possedere una casa fosse un reato. Come conciliano i Soloni del fisco gli articoli 52 e 53 della costituzione con l'aggressione fiscale? Come giustificano l'aver provocato il crollo dei valori immobiliari, vanificando i risparmi di milioni di italiani e conseguentemente aver provocato il blocco dell'edilizia? Perché é necessario non trattare la fiscalità relativa alle proprietà immobiliari isolandola dal contesto della strategia nazionale? Perché i governanti, di qualunque colore, pretendono che la categoria richiedente la riduzione delle tasse sia in grado di suggerire dove prendere le compensazioni o dove praticare gli eventuali tagli? Eguaglianza, ma verso il basso! Ricordo uno slogan elettorale: «Che anche i ricchi piangano!». Non «Che anche i poveri ridano!». Da allora il clima di invidia e di odio, propiziato da trasmissioni TV, giornali e comportamenti demenziali di alcuni esponenti politici, è cresciuto tra gli italiani. Al punto che, paradossalmente, la scena politica è dominata da tre leader che hanno fatto dell'antipolitica il loro cavallo di battaglia: Berlusconi Grillo e Renzi. Perciò, ferma restando la necessità di una lotta settoriale da parte dei proprietari di case, volta a far capire quanto sia moralmente ingiusto l'accanimento fiscale e quanto sia economicamente ottuso impoverirli ulteriormente, occorre schierarsi contro la strategia fiscale nazionale e suggerire le alternative. Le condizioni che determinano l'economia sono, in ordine d’importanza, la sovranità nazionale, la strategia fiscale e quella monetaria. La sovranità fissa gli obiettivi, fisco e moneta sono gli strumenti. Se la sovranità, ceduta e confiscata, fissa come obiettivo l'abbattimento del debito e il pareggio di bilancio con un fisco rapace e senza massicce iniezioni di liquidità, il risultato è quello che vediamo. Bisogna dimezzare tutte le tasse e coprire l'eventuale riduzione delle entrate stampando moneta. Sperando in un’inversione di rotta decisa dall'alto, ricordo a chi sta in basso che, purtroppo, da sempre, una tassa che è pagata non viene mai tolta! Antonio Delle Fratte BANCHE PROMOSSE E BOCCIATE Il “buco” del Monte dei Paschi Deficit di 2,9 miliardi di euro tra MPS e Carige. Nella banca genovese potrebbe entrare come azionista Andrea Bonomi di Sergio Menicucci I l sistema bancario italiano è complessivamente solido? Sì, secondo la Banca d’Italia, nonostante i ripetuti shock subiti dall’economia del nostro Paese negli ultimi sei anni. La crisi finanziaria mondiale, quella dei debiti sovrani, la doppia recessione, non potevano non avere serie conseguenze. La difesa del sistema bancario da parte di Palazzo Koch si fonda sul differente livello di aiuti di Stato di cui hanno potuto giovarsi le banche europee. Secondo i dati Eurostat, i sistemi bancari e finanziari hanno beneficiato di cospicui interventi da parte dei rispettivi Governi: 250 miliardi in Germania, 60 in Spagna, circa 50 in Olanda e Irlanda, poco più di 40 in Grecia, 20 in Austria e Belgio, 18 in Portogallo. In Italia il sostegno pubblico è stato di soli quattro miliardi. Nella maggioranza dei Paesi europei il capitale pubblico ha giocato un ruolo fondamentale. Non così in Italia. Infatti, dalle valutazioni delle attività di bilancio e dagli stress test della BCE, condotti assieme all’autorità europea EBA, sulla base dei bilanci al 31 dicembre 2013 lo scenario è particolarmente negativo per l’Italia. Su 131 banche europee esaminate solo 25 sono state bocciate e di queste nove sono italiane: Monte dei Paschi di Siena (MPS), Carige di Genova, Veneto Banca, Credito Valtellinese, Popolare di Vicenza, Popolare di Sondrio, Popolare di Milano, Popola- re dell’Emilia Romagna e Banco Popolare. Va peraltro fatto rilevare che cinque di questi istituti di credito italiani hanno realizzato operazioni di rafforzamento patrimoniale nel corso del 2014. Il deficit patrimoniale del Monte dei Paschi di Siena (forse la più antica banca del mondo) e di Carige arriva a un totale di 2,9 miliardi. Tra le altre banche bocciate in Europa, ce n’è una austriaca, due belghe, una greca, una portoghese, una slovena, una cipriota, una irlandese. Nessuna tedesca. Questo ha fatto scattate sospetti e riserve sui metodi adottati per le valutazioni. Se si fossero adottati i criteri previsti da Basilea3, come sarà dal 2019, le banche bocciate sarebbero state 36 fra le quali 5 tedesche, di cui il New York Times ha evidenziato la debolezza sulla leva finanziaria. Con gli stress test 2014 già si sapeva che l’arbitro avrebbe fischiato a senso unico: infatti si è creata una situazione di disparità tra i vari paesi. Dei 10 miliardi di euro che dovranno essere raccolti dagli istituti bocciati, solamente a Mps e Carige sono mancati quasi tre miliardi, come già detto. Dopo un lunedì nero in Borsa, che è seguito alla diffusione dei risultati dello stress test, le banche hanno recuperato a Piazza Affari e il Governo si è mostrato disposto a soccorrere MPS concedendo a Rocca Salimbeni [la sede centrale, a Siena, di MPS, ndr] più tempo per rimborsare i miliardi dei Monti bond che ha ancora in pancia e a rinviare i 750 milioni in scadenza nel 2015-16. Al capezzale della banca senese, dal dopoguerra guidata ed egemonizzata dal PCI, e poi dal PDS e infine dal PD con i suoi rappresentanti in Comune, sta arrivando Mediobanca di Alberto Nigel che ha chiuso il trimestre 2014 con 525 milioni di ricavi. Sul tavolo dell’amministratore Viola e del presidente Alessandro Profumo anche il lancio di alcuni strumenti già previsti nel piano che dovrà essere accettato dalla BCE e dall’Unione europea. Piazzetta Cuccia è stata sempre molto vicina alla “banca rossa”. Per Carige la soluzione dovrebbe essere quella dell’aumento di capitale (500 milioni) con l’ingresso di un azionista privato (si parla dell’imprenditore Andrea Bonomi), dopo le crisi provocate anche qui dalle ingerenze della politica del Comune da sempre guidato dal centrosinistra e dalle pressioni di alcuni Cardinali. Mentre l’unione politica dell’Europa è ancora lontana, sta avanzando quella dei banchieri. Tra poco ci sarà il via libera all’unione bancaria che affida alla BCE e alla nuova autorità bancaria di controllo (EBA) la vigilanza e la disciplina dell’eventuale fallimento delle banche. Preoccupa che con gli stress test si siano registrate differenze di trattamento tra banche e banche nella valutazione degli attivi e nella prova di resistenza agli choc dell’economia reale. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 13 URBANISTICA Mobilità e pianificazione dei nodi urbani Il dislocamento degli uomini e delle cose è elemento essenziale delle relazioni contemporanee, al punto di incidere profondamente sull’indirizzo di crescita delle strutture urbane e territoriali di Roberto Marraffa* T ra la disciplina urbanistica e gli strumenti per la pianificazione e il controllo della mobilità corre un rapporto di carattere strategico che invece occupa nei fatti un posto incredibilmente ridotto. È sufficiente osservare gli sviluppi delle aree di più recente insediamento per cogliere la difficoltà ricorrente di un dialogo tra urbanisti e trasportisti [ingegneri dei trasporti, ndr]. La mancanza di tale dialogo è stata spesso alla base dei contrasti di fondo rilevabili tra le politiche infrastrutturali degli esperti del trasporto e le scelte localizzative dei principali generatori di mobilità effettuate dai responsabili della pianificazione generale, con la stessa convinzione, circa l’elevato grado di autonomia concettuale della propria disciplina, espressa dai trasportisti È peraltro innegabile che la struttura degli insediamenti e la stessa forma urbana assumono un ruolo decisivo nel favorire od ostacolare l’efficienza della rete infrastrutturale, cioè della capacità di assicurare l’elevato carico, la razionale distribuzione e il conseguente rapido deflusso del traffico. Nelle vicende urbane del nostro Paese si possono distinguere, per linee generali, alcuni modelli insediativi di riferimento che possono essere associati in linea di massima con le formazioni territoriali del Nord-Ovest, del Nord-Est, del Centro e del Sud. Le agglomerazioni del Nord-Est e di una parte del Centro14 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Nord si sono formate in rapporto allo sviluppo delle piccole e medie imprese (PMI) e alla modernizzazione dell’agricoltura; quelle di una parte del Centro si sono formate in rapporto alle PMI, al turismo e alla semplice crescita degli insediamenti sul territorio; infine, gran parte di quelle del Sud si sono formate sulla crescita demografica e urbana e su un’economia terziaria di livello mediobasso. La variabilità di questi modelli e la loro diversa reazione alla generale tendenza postindustriale verso il decentramento implicano la considerazione di due diverse problematiche: quella concernente i crescenti costi di congestione funzionale delle precedenti gestioni centralizzate, in relazione ai rapporti tra attività produttive e servizi, mercati e residenza della forza lavoro, e quella connessa all’introduzione d’innovazioni tecnologiche nella produzione e nelle economie di relazione, cioè di trasporto e comunicazione. La ristrutturazione industriale che ha fatto seguito all’automazione di interi comparti produttivi o all’autonomia di singole componenti del ciclo produttivo, ha comportato una diversa articolazione delle imprese, con decentramento delle sezioni a maggiore intensità di mano d’opera, oppure disaggregando alcuni cicli particolari da delegare a nuove PMI. Sul territorio tutto questo si è tradotto in un’amplificazione della crescita urbana diffusa e ha comportato costi crescenti che hanno valorizzato le prestazioni della struttura insediativa attraverso la dotazione di infrastrutture efficienti e non congestionate, la presenza di servizi alla popolazione, alle imprese, e infine lo stabilirsi di un clima socio-culturale aperto alle innovazioni. Dove l’offerta di localizzazione decentrata è stata cospicua, i tempi di adeguamento dell’insediamento alle nuove condizioni di sviluppo sono stati più brevi. Dove invece tale offerta è stata limitata, la fase di sviluppo del terziario e dei servizi si è sovrapposta alle problematiche irrisolte dell’insediamento produttivo. Sarà utile citare qualche esempio sui comportamenti insediativi. Circa l’Emilia e la Puglia, si può osservare, ad esempio, che queste Regioni mostrano una sostanziale stabilità del rapporto tra aree centrali e il resto del territorio, dove l’area metropolitana considerata non supera il 20%, in termini di peso demografico, dell’insediamento regionale complessivo. Diverso è il caso del rapporto interno all’area metropolitana fra centro principale e corona, che mostra evidenti variazioni a favore della corona, specialmente a Bologna, dove il centro cede otto punti di peso percentuale, conservando tuttavia una forte prevalenza. Il dato principale di valenza regionale e interregionale nel Veneto e in Emilia è costituito dalla conservazione, se non dal rafforzamento del carattere policen- trico dello sviluppo socio-economico e insediativo. La perdita demografica registrata dal centro di Bologna è compensata da una ripartizione in parti uguali tra corona e Regione che evidenzia come sia il complesso dell’insediamento regionale a supportare i processi di trasformazione. Nel caso di Bari e della Puglia si assiste invece a un forte sviluppo della corona all’interno di un rapporto costante tra l’area metropolitana e la Regione, fenomeno che dimostra un rafforzamento e quindi una ristrutturazione di questo nodo urbano, a differenza di Bologna dove l’impostazione policentrica regionale consente di ridurre la produzione di strutture e di utilizzare o recuperare elementi preesistenti. Da tutto questo emerge con chiarezza che la mobilità degli uomini e delle cose è elemento essenziale delle relazioni contemporanee, oltre che funzione primaria, strettamente interdipendente con le altre, al punto di incidere profondamente sulle modalità di crescita delle strutture urbane e territoriali. Emerge con altrettanta chiarezza la connessione tra la qualità dello sviluppo e il livello di relazioni che la struttura insediativa è in grado di assicurare, cioè della capacità di comunicazione tra i diversi centri urbani. Ora, tanto per uscire dall’indeterminazione del discorso teorico generale, risulta chiaro da quanto detto sin’ora che, ad es., l’articolazione plurimodale del “Corridoio Adriatico” offre grandi prospettive a una domanda di comunicazione. È pertanto evidente che la separazione tra gli strumenti di governo del territorio e l’apparato che presiede alla disciplina del traffico, non ha proprio ragione di esistere. Tuttavia, non si può fare a meno di rilevare che gli effetti indotti dai trasporti sulle trasformazioni territoriali hanno in realtà posto dei vincoli all’integrazione tra strategia di piano e interventi infrastrutturali. Questi ultimi rispondono spesso a logiche tese più alla realizzazione di rendite differenziali che alla costruzione di uno spazio di produzione e distribuzione. I più recenti interventi sulla rete infrastrutturale non sembrano negare tali finalità. Non possiamo riferirci a interventi su stazioni marittime, ma possiamo farlo per alcuni progetti che hanno interessato le stazioni ferroviarie dell’Europa occidentale, dove si osserva come, accanto alle strategie tese alla riqualificazione di ambiti caratterizzati da degrado fisico e funzionale, si accompagnino logiche di valorizzazione non coerenti con le qualità tecniche e formali del nodo ferroviario e con la specificità del tessuto urbano interessato. Per citare i casi più noti ricorderò dell’intervento ormai storico sulla Gare Montparnasse a Parigi, al progetto La Part-Dieu di Lione, alle trasformazioni di alcune stazioni londinesi (Liverpool Street, Broad Street …) all’intervento sulla stazione centrale di Stoccolma, ricostruita insieme ai massici blocchi di edifici, necessari per massimizzare la redditività degli investimenti, ma non certo per ridurre fenomeni di congestione urbana. Anche alcune esperienze di pianificazione italiana, pur inserendo l’intervento infrastrutturale all’interno dello strumento di pianificazione urbanistica, gli assegnano comunque un ruolo marginale, legato soprattutto alle sue caratteristiche tecniche, negandone a volte la stessa specificità: dall’interramento completo e riorganizzazione in superficie con viali urbani che aggregano vaste aree da trasformare con l’insediamento di nuove funzioni nella spina centrale del p.r.g. di Torino, al progetto d’integrazione, con immissioni congestionanti di cubature direzionali-commerciali, delle aree ferroviarie delle stazioni romane Tiburtina, Ostiense, Trastevere e San Pietro, al progetto passante ferroviario di Milano, che nasce come soluzione di un problema tecnico, per acquisire solo in seguito valenze ben più complesse, tali cioè da ridefinire l’assetto funzionale della città in assenza di piano. Si tratta di valenze, spesso cavalcate da politiche locali, devianti e tutt’altro che trasparenti, che devono farci diffidare di progetti urbani elaborati fuori di un disegno unitario generale delle città. Perché la realizzazione del corridoio Adriatico non inneschi operazioni di questo genere, devastanti per le città, è necessario che il contrasto esistente tra la complessità dei fenomeni che concorrono alla trasformazione degli insediamenti urbani e l’attuale carattere esclusivamente edilizio della disciplina urbanistica sia superato attraverso un nuovo quadro normativo in cui il controllo dei fattori che generano mobilità nelle città interagisca con le prescrizioni che disciplinano l’attività edilizia e la localizzazione delle funzioni urbane. Alla soddisfazione di questa esigenza di rivitalizzazione della normativa urbanistica deve sovrapporsi il sostegno di un’attenta vigilanza politica da esercitare al fine di reprimere sul nascere ogni tentazione di deviazione dagli scopi primari socio-economici che si vogliono realizzare. Attenzione quindi verso tutte quelle operazioni progettuali in cui la redditività degli investimenti è raggiunta con localizzazioni di generatori di mobilità non dimensionati sulla capacità di assorbimento dell’area di pertinenza, con il rischio di alimentare ulteriormente la congestione urbana. Dalla qualità del governo urbano dipende il successo di molte economie e di intere regioni densamente abitate. È questo, in ultima analisi, il punto di approdo di una riflessione che non riguarda solo alcune città italiane, ma l’intero sistema urbano continentale. *Urbanista FEDERPROPRIETÀ NAPOLI - Il presidente nazionale, on. Massimo Anderson, nell’ambito della riorganizzazione della federazione, ha nominato l’avvocato Vincenzo Vitiello delegato della sede di Napoli, sita in via Tino da Camaino 9. ANCONA - Il presidente nazionale ha designato l’avvocato Federica Pelosi delegata della FEDERPROPRIETÀ di Ancona, con sede in piazza Stamira 13. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 15 SESTO ANNO DI CRISI IN ITALIA Poveri, disoccupati e tartassati Sono quasi sei milioni i pensionati con meno di mille euro al mese. Cresce il numero di case occupate da abusivi. Il premier Renzi stenta a risolvere i problemi del lavoro P overi, disoccupati, tartassati, senza figli o quasi, con una casa ridotta a bancomat per coprire i buchi del deficit pubblico, oppure presa d’assalto dagli abusivi dai senza tetto, dai disperati (cresce il dramma degli sfratti), acquistati dai cinesi marchi aziendali di prestigio che facevano il vanto del made in Italy, distrutto l’apparato industriale, licenziamenti in aumento (Terni, Alitalia, Meridiana, Ilva di Taranto). La fotografia che mostra il sistema Italia non è a colori e neppure in bianco e nero. L’immagine che riflette è sfuocata, fuori fase. Gli ultimi dati dell’Istat e quelli degli altri enti di ricerca internazionali mettono in evidenza che 17 milioni di cittadini sono considerati poveri, che 3.236 mila persone sono senza lavoro con una percentuale del 12,6% sul totale e record negativo dal 2004 quando iniziò la serie storica. A questi occorre aggiungere circa 2 milioni di “scoraggiati”, coloro che non studiano e non cercano lavoro. Quelli che le statistiche chiamano “ inattivi”, come i bambini. L’Italia, comunque, è sempre un paese di 60 milioni di abitanti (anche se ormai perfino al Sud avvengono più decessi che nascite), che schiera una forza lavoro di 22 milioni e 465 mila persone, con un tasso di occupazione pari al 55,9%. A livello di occupazione stanno peggio soltanto Spagna, Portogallo, Grecia e Cipro. Il disagio sociale è più sentito dai pen- 16 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 sionati che ricevono dall’INPS un assegno mensile inferiore a mille euro (in totale 5,8 milioni), dai giovani (i senza lavoro nella fascia di età tra i 14 e i 34 anni sono stati a settembre 2014 il 42,9% con un leggero miglioramento rispetto ai precedenti mesi quando la percentuale oscillò intorno al 43,5%), dai milioni di lavoratori che sono in cassa integrazione (spesso essendo i datori di lavoro in difficoltà ricevono l’assegno anche con 2-3 mesi di ritardo, quando tutto va bene). La cruda realtà dei numeri evidenzia che un italiano su quattro è nella soglia della povertà, che se si perde il posto, difficilmente si torna a essere ricollocati nel mercato del lavoro. Il crollo di tutti i poli dell’acciaio (per l’Ilva dovrebbe arrivare una cordata indiana mentre la Thyssen Krupp per Terni non recede dalle sue posizioni e non pagherà i lavoratori finchè non cesserà lo sciopero) preoccupa non solo per la perdita di posti di lavoro ma anche per l’indebolimento del sistema industriale. Siamo ormai al sesto anno di crisi economica e le condizioni, non solo italiane ma dell’intera Eurozona, sono critiche. La Germania frena ancora nell’ultima parte dell’anno con le vendite al dettaglio ai minimi al 2007 e con le esportazioni in affanno per la debolezza dei mercati esteri. Secondo un altro approfondimento statistico il 26% delle famiglie non sarebbe in grado di far fronte, con le proprie ri- sorse, a una spesa improvvisa di 1000 euro. C’è di peggio. Il 74% delle famiglie non è in grado di affrontare una spesa di 10 mila euro. L’Istat, però, osserva che è passato dal 29 al 33 per cento il numero delle famiglie che negli ultimi 12 mesi sono riuscite a mettere da parte qualche euro. Come mai? La prima spiegazione è che il valore del risparmio è nel DNA degli italiani, i quali così ridiventato “formichine”. Alla domanda sulle prospettive future l’87% degli intervistati ha risposto che la crisi in corso (la più grave da decenni) durerà altri cinque anni. Da questa considerazione arriva l’adozione di misure per “rimodulare”, in famiglia, le strategie di spesa. L’incertezza e il timore dell’aggravarsi della situazione consigliano di non impegnarsi in acquisti onerosi, in rate troppo lunghe, di utilizzare gli indumenti e le scarpe che erano stati riposti negli armati. È cresciuto il riciclaggio di abiti e oggetti per l’infanzia che parenti e amici altrimenti avrebbero portato alla Caritas. Si è dato un taglio anche alla “pizza del sabato sera”, ai quotidiani (quelli gratuiti si leggono sempre di più) ai settimanali, al teatro, ai concerti pop e agli stadi. Cambia la filosofia della vita. L’incertezza ha fatto crescere la preferenza per la liquidità (i denari contanti servono per le bollette e la benzina) e il ricorso ai depositi in conto corrente mentre si contrae il fascino tutto italiano del mattone, a causa delle tasse sempre più elevate e dei rischi delle occupazioni selvagge. Fa riflettere il caso della coppia di anziani che in un paesino della Sicilia, presso Comiso, si è “tumulata” nel proprio appartamento per non consegnarlo a chi lo aveva acquistato all’asta per soli 30 mila euro. È la radiografia di tanti drammi della povertà e dell’emarginazione, con abusivi che a Milano come a Roma occupano le case popolari. Ci sono anziani che spesso sono costretti a rimandare il ricovero in ospedale per non lasciare solo l’appartamento, che sarebbe immediatamente espropriato dai delinquenti (in 3 casi su 4 la casa è occupata da cittadini stranieri che si servono di organizzazioni criminali che per 500 euro sfondano le porte e le finestre permettendo in poco tempo l’occupazione). Tra Milano e Roma sono stati registrati 15 mila alloggi espropriati, con i legittimi conduttori (in prevalenza anziani ) cacciati. L’allarme è grande perché oltre la metà della ricchezza delle famiglie italiane è costituita da abitazioni. Per anni la casa ha rappresentato una forma d’investimento anche per il futuro dei figli ma l’aumento della tassazione (il carico fiscale sul patrimonio immobiliare è stato calcolato in 52,3 miliardi nel 2014, dai 49,5 dell’anno precedente) l’ha scoraggiato perché meno redditizio di altri. È stato verificato che 31 miliardi sono riconducibili al possesso dell’immobile (IMU, Tasi, Tari, imposta di scopo), 9,3 miliardi è il gettito della redditività degli immobili (Irpef, Ires, Registro, bollo) e 11,9 miliardi riferiti al trasferimento degli immobili (IVA, imposte varie). Con questi elementi negativi i prezzi delle case sono in continua discesa e i tempi per concludere una transazione sempre più lunghi (nel 2014 le compravendite sono scese da 800 mila dell’anno precedente a 400 mila) con il rischio, quindi, di perdite in conto capitale. Si sta assistendo in Italia a un ridimensionamento sociale che il governo e il Parlamento non riescono ad arrestare sia per la negativa congiuntura internazione sia per la mancanza di strategie idonee a causa delle divergenze e delle divisioni politiche. Il premier Matteo Renzi, a Palazzo Chigi dal 22 febbraio, ha preso molti impegni e ha tracciato un percorso di mille giorni per far ripartire il sistema Italia. Gli effetti-annunci per ora l’hanno portato a ottenere alcuni risultati “mediatici” e politici (il Pd alle Europee di maggio ha sfiorato il 41% dei voti). Superata l’estate, i nodi sono venuti al pettine e i pochi patti rispettati sono stati inferiori alle attese e agli annunci tanto che a novembre la percentuale di gradimento del premier è scesa al 54 dal precedente 61 per cento. Il jobs act e il decreto Sblocca Italia (già convertito in legge) contengono più buoni propositi per il futuro che atti concreti per rilanciare la crescita. Gran parte delle misure sul mercato del lavo- ro è rimandata ai decreti attuativi della legge delega di cui non si conoscono bene i contorni. La pubblica Amministrazione è ancora fortemente in ritardo nel pagamento del debito nei confronti delle imprese (mancano ancora 50-60 miliardi). Il pacchetto giustizia (riforma del processo civile, norme contro la criminalità economica, responsabilità civile dei magistrati) è ancora nei cassetti di Palazzo Chigi e del Parlamento. Gli interventi nell’edilizia scolastica ritardano, come è assente, nonostante i ripetuti disastri, un programma straordinario per i dissesti idrogeologici. L’anno che si sta chiudendo registra forti tensioni che potrebbero sfuggire al controllo come si è verificato nella giornata nera degli scontri tra Polizia e lavoratori delle acciaierie di Terni, giunti a Roma per opporsi allo smantellamento di un centro industriale di alto livello e grandi tradizioni e per protestare sotto l’Ambasciata tedesca per la decisione della Thyssen Krupp di licenziare 550 lavoratori in Italia mentre garantisce il posto di lavoro a quelli tedeschi fino al 2020. E come se i guai occupazionali non bastassero ecco licenziati 1700 dipendenti della Meridiana e mille da parte dell’Alitalia a Fiumicino come avvio dell’operazione di mobilità decisa dopo l’acquisto da parte della società degli Emirati Arabi del 49% dell’ex compagnia di bandiera. (smen) Costi per 250 miliardi gravano sulle imprese Le imprese italiane sopportano un costo annuo di circa 250 miliardi di euro tra tasse, contributi previdenziali e ritardi burocratici (pagamenti, blocco delle pratiche, etc). È un peso record in Europa secondo l’ufficio studi dell’Associazione Confartigianato di Mestre (Cgia) che ha stimato tutti gli sforzi e impegni richiesti alle imprese che devono far fronte a un credito concesso con il contagocce, con una burocrazia che accresce vincoli, ritardi e difficoltà interpretative, con una giustizia civile lentissima. Le aziende italiane contribuiscono al gettito fiscale per oltre 110 miliardi senza contare le tasse comunali sugli immobili strumentali o altri tributi locali. Sono stati stimati in 95 miliardi di euro nel 2012 i contributi a carico delle imprese versati solo per la copertura previdenziale dei propri dipendenti. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 17 INSEDIATA LA COMMISSIONE JUNCKER-KATAINEN-MOSCOVICI Roma e Parigi nel mirino di Bruxelles Riconosciuti gli sforzi soprattutto dell’Italia e della Francia di venire incontro alle richieste di correzioni rispetto ai primi documenti inviati entro il 15 ottobre di Ludovica Amisano L a nuova Commissione europea, guidata dal lussemburghese popolare JeanClaude Juncker, è entrata in funzione dal primo novembre con un compromesso. Dopo alcune settimane di tensioni e contrasti, di lettere e correzioni Bruxelles ha dato il primo via libero ai bilanci previsionali di Italia, Francia, Austria, Malta e Slovenia con una riserva. Non essendo state riscontrate “gravi inadempienze” delle regole UE la Commissione ha riconosciuto gli sforzi soprattutto dell’Italia e della Francia di venire incontro alle richieste di correzioni rispetto ai primi documenti inviati entro la ormai fatidica data del 15 ottobre, appuntamento annuale ormai fisso per gli Stati dell’Eurozona. Nessuna bocciatura dei progetti di legge di stabilità (ex Finanziaria) e prova superata. Ma i primi giudizi sulle manovre non escludono la ri- Renzi, le tasse, l’Irap e i giochi di prestigio Aveva assicurato tutti che avrebbe diminuito le tasse perché consapevole che è l’unico metodo per far ripartire l’economia e per questo il Presidente del Consiglio Matteo Renzi, aveva garantito, dal 2015 per tre anni, una deduzione integrale per le aziende che assumevano a tempo indeterminato. La realtà, come spesso accade con le promesse di Renzi, è molto diversa e addirittura prevede un aumento dell’Irap a livello retroattivo. Non finiscono mai di stupire le novità inserite nelle varie versioni della “Legge di Stabilità”, quella che, per altro, ha patito molto prima di ottenere la “bollinatura” da parte della Ragioneria dello Stato. Il testo definitivo prevede, infatti, il ritorno dal 3,5 al 3,9 dell’aliquota Irap con retrodatazione all’1 gennaio 2014. Tutto questo nonostante l’articolo 3 dello Statuto dei diritti del contribuente preveda che le «disposizioni tributarie non hanno effetto retroattivo». E pensare che l’Italia era considerata la “Patria del Diritto”. Non basta perché, per i fondi pensione, che vedranno la loro tassazione passare dall’11,5 al 20% dall’1 gennaio 2015, ci sarà un anticipo operativo dei prelievi già dal 2014. Aumenta anche la tassazione sulla previdenza dei professionisti che passa dall’attuale 20% al 26 per cento. Tutto questo utilizzando il sistema delle “deroghe” allo Statuto stesso che, tradotto dal burocratese, vuole dire solo una cosa: le regole esistono ma noi le cambiamo come e quando vogliamo, se c’è comodo per fare cassa. 18 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 L’abbraccio tra Angela Merkel e JeanClaude Junker chiesta di nuove correzioni future. Per quest’anno «le regole non cambiano» si è affrettato a spiegare il commissario finlandese Jyrki Katainen (il politico di cui la Cancelliera Angela Merkel si fida per il rispetto della politica di rigore finanziario) anche se riconosce che «con riferimento alla congiuntura economica attuale la situazione in quest’ultimo anno è cambiata». Prima che la Commissione emetta una valutazione finale (prevista per la fine di novembre) gli uffici di Bruxelles hanno ricevuto il compito di analizzare la qualità e la quantità dei dati di deficit e di debito. Le correzioni dei conti che Italia e Francia hanno proposto in fretta dopo aver ricevuto la lettera di Katainen hanno evitato un clamoroso shock di vasta portata politica ed economica (con scatenamento della speculazione) prima che s’insediasse Juncker e i suoi ventotto commissari tra cui c’è, come responsabile del controllo dei conti, il socialista francese Pierre Moscovici più propenso ad allargare le maglie della flessibilità per varare politiche espansive che favoriscano la crescita, come d’altronde chiedono i socialdemocratici tedeschi che fanno parte della grande coalizione tra CDU-CSU e SPD in Germania. Il riconoscimento della necessità di un dialogo aperto tra le grandi Nazio- L’ECOLOGICA ni europee deriva anche dalle difficoltà e dal rallentamento dell’economia tedesca che provoca una minore espansione dell’export, fattore finora trainante. Il dialogo aperto deriva anche dallo scenario politico che si è formato al Parlamento di Strasburgo che in pratica ha spartito le leve di comando tra la colazione dei Popolari e Liberali e i Socialisti, di cui fanno parte sia Matteo Renzi sia François Hollande, preoccupati dalla crescita dei partiti euroscettici e dalla spinta antieuropea di Londra. Nelle settimane decisive intorno alla fine di ottobre c’è stato un fitto lavorio diplomatico, una serie di consultazioni tra la Commissione (l’uscente Josè Barroso voleva essere più rigido) e alcuni Stati membri per richiedere informazioni ed evidenziare i timori sulle bozze di legge di bilancio che i vari Parlamenti andavano approvando (la sovranità dei Parlamenti è sempre minore). Il caso italiano preoccupava. La legge di stabilità al Senato è passata soltanto con 161 voti tra cui quello determinante di Orellana, transfuga dal Movimento 5 Stelle. Dopo la variazione al DEF che aggiornava gli obiettivi programmatici sulla riduzione insufficiente del deficit strutturale per il 2015, Bruxelles, nei fatti, ha imposto all’Italia di rivedere il testo promettendo nuove misure per altri 4,5 miliardi, tali da portare l’aggiustamento strutturale a circa lo 0,3% del PIL come voleva Bruxelles. La vicenda può essere interpretata in tanti modi: per il Ministro Padoan il dialogo aperto con la Commissione segna «i tratti di una nuova Europa e il riconoscimento della sostanziale coerenza del budget con il quadro delle regole europee». Secondo altri osservatori, l’Italia e la Francia restano sotto osservazione e la minaccia di rimettere mano alle misure economiche per restare dentro i vincoli. Nella nota di variazione si osserva che l’Italia avrà un indebitamento netto normale pari al 2,6% in linea con quanto richiesto dalle istituzioni europee e dal Patto di stabilità e crescita. Il 3%, come dimostra la Francia che si trova in condizioni di maggiore precarietà dell’Italia, non è un limite invalicabile dell’indebitamento ma un valore di riferimento. Qualunque passo però che si discostasse da questo sarà valutato successivamente. Evitata la bocciatura, Italia e Francia restano a rischio di procedure come quella per il debito elevato e per gli squilibri economici. La procedura d’infrazione, per ora, è scongiurata. Altro aspetto sono le riforme. «L’Italia, osserva Katainen, il luterano considerato braccio armato del PPE in Commissione, sta adottando riforme radicali, bisogna vedere se tutte saranno attuate». Tuttavia il termine “riforme strutturali” è estraneo ai Trattati UE, è uno di quei regolamenti che in parte Renzi vorrebbe “rottamare”. Qualche spiraglio positivo comunque c’è. L’Italia ha chiuso con Bruxelles l’accordo di partenariato sull’utilizzo dei Fondi strutturali per il periodo 2014/2020 per un importo complessivo di 43 miliardi.Il problema è che questi fondi servono solo per co-finanziare i progetti e spesso le Regioni italiane non sono state in grado di presentare e realizzare i progetti nei tempi previsti. Consulenze e Certificazioni Energetiche i.net t t e i z www.ora • Disostruzione colonne di scarico con canal-jet • Videoispezioni e disostruzione fognature • Costruzioni e ripristino reti fognanti • Pulizia colonne e pozzetti • Contratti di manutenzione to Pronto Interven 24 ore su 2 4 335.60.27.462 335.12.53.360 335.72.23.937 Via di Pietralata, 181 - 00158 Roma tel. 06.41.73.42.77 | 06.41.73.42.70 fax 06.41.73.42.82 [email protected] preventivi gratuiti sconti particolari agli associati ARPE la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 19 DATI CENSUARI Pubblicate le statistiche catastali Le informazioni diffuse dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate consentono di apprezzare l’enorme lavoro che richiederà l’attuazione della riforma del sistema estimativo di Gianni Guerrieri A fine ottobre sono state pubblicate dall’Osservatorio del mercato immobiliare dell’Agenzia delle entrate le «Statistiche catastali 2013», un volume formato pdf, scaricabile dal sito http://www.agenziaentrate. gov.it/wps/content/Nsilib/Nsi/Documentazione/omi/Pubblicazioni/ Statistiche+catastali/ in cui sono riportati i dati censuari del catasto edilizio italiano. In particolare, sono forniti il numero di unità immobiliare relativamente a ciascun gruppo e categoria catastale (un mix tra destinazione d’uso e tipologia), l’ammontare delle rendite, la qualificazione dell’intestatario delle unità immobiliare (se persona fisica o no), la distribuzione territoriale. Sono poi svolte delle elaborazioni in ordine alla misura (per vano, per superficie o per volume) delle unità immobiliari “ordinarie”, quelle per le quali la rendita catastale è basata su tariffe d’estimo per classe di merito. L’interesse per queste statistiche, oltre che di carattere generale (perché consentono una conoscenza numerica del patrimonio immobiliare italiano) risiede nel fatto che è possibile apprezzare la dimensione enorme che richiederà l’attuazione dell’art. 2, della legge delega dell’11 marzo 2014 n. 23, con20 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 cernente la riforma del sistema estimativo catastale. Si apprende anzitutto che le unità immobiliari censite in catasto, inclusi i “beni comuni censibili” e comprensive di quelle “scovate” con la campagna dei cosiddetti “immobili fantasma” (immobili esistenti mai censiti in catasto), ammontano a circa 63,5 milioni, per un ammontare di rendita complessiva pari a circa 37 miliardi di euro. Oltre il 97% delle unità immobiliari sono “ordinarie” nel senso sopra precisato. Il restante 3% (circa 1,6 milioni) sono unità “speciali o particolari” che si distinguono per il fatto che la rendita non è determinata secondo tariffe d’estimo ma con la stima diretta di ciascuna unità immobiliare. Si tratta di opifici, industrie, grandi strutture commerciali, porti, aeroporti, ecc. Al contrario, l’ammontare della rendita complessiva solo per circa il 70% dipende dalle unità immobiliari ordinarie. Il restante 30% è attribuito alle categorie D ed E. Se osserviamo nel dettaglio il gruppo A, al netto della categoria A10 che rappresenta gli uffici, possiamo osservare le categorie catastali per le unità immobiliare ad uso residenziale. Nella tabella 2 è riportata la serie storica delle statistiche dal 2007 al 2013 del numero di unità immobiliari per categoria. Poiché sono disponibili le serie storiche con incluse le province autonome di Trento e Bolzano solo per gli ultimi due anni (2012 e 2013), per osservare l’intero periodo indicato con una serie storica omogenea, si è dovuto necessariamente “nettizzare” gli anni 2012 e 2013 delle unità immobiliari censite nel catasto tavolare delle due province autonome sopra indicate. Data questa premessa, si evidenzia che la quota di abitazioni civili ed economiche rappresenta la stragrande maggioranza delle abitazioni. La loro quota sul totale delle abitazioni va dal 69% del 2007 al 72% del 2013. Il trend di crescita delle abitazioni tra il 2007 e il 2013 (vedi tabella 3) segna complessivamente un +8,1%. Nel commentare questo dato occorre considerare che questo incremento non è imputabile alle nuove costruzioni, ma è la risultante di un mix di fenomeni diversi: del saldo tra fusioni STOCK (n. unità`) Rendita (in euro) A 35.271.468 18.163.116.197 B 195.534 1.329.437.208 C 26.385.247 5.998.971.569 Sub totale 61.852.249 25.491.524.974 D 1.501.819 10.771.873.680 E 169.448 700.251.377 Totale 63.523.516 36.963.650.031 Tabella 1: variazioni tendenziali del numero di unità immobiliari compravendute Fonte: OMI-Agenzia delle entrate - Include le province autonome di Trento e Bolzano e incorporazioni di unità immobiliari già esistenti, di processi amministrativi di rettifica (tipico esempio è stato l’iscrizione in catasto degli “immobili fantasma”), dell’iscrizione di nuove costruzioni o di ampliamenti di edificazioni già esistenti. È interessante osservare alcuni fenomeni. Anzitutto la drastica riduzione (20,4%) nel periodo 2007-2013 delle unità immobiliari censite in A/5 definite in catasto come ultrapopolari. Tale riduzione è da ascrivere principalmente agli effetti dei riclassamenti avvenuti in alcuni Comuni italiani ai sensi dell’art. 1 commi 355 e 336 della legge n. 311/2004. Il co. 335 prevedeva che per le microzone comunali selezionate tra quelle aventi un rapporto tra valore di mercato e valore catastale abbondantemente lontano dal rapporto medio comunale, i Comuni potevano richiedere all’allora Agenzia del territorio (oggi incorporata nell’Agenzia delle entrate) di provvedere alla verifica del classamento delle unità immobiliari di quelle microzone selezionate. In effetti, soprattutto nei centri storici sussistevano situazioni in cui il classamento (per mancata variazione richiesta della parte a seguito di interventi di ristrutturazione o per la profonda mutazione del tessuto urbano della città) era fermo agli anni di impianto del catasto urbano (dal 1939 agli inizi del ‘60). Il comma 336, invece, rendeva possibile, sempre su richiesta del Comune la possibilità di modificare il classamento a seguito di interventi edilizi non dichiarati in catasto. Solo a Roma sono stati riclassati, a seguito del comma 335, circa 175 mila immobili su più di 224 mila ubicati in diciassette zone “anomale”. Tale operazione ha comportato «la sostanziale scomparsa di alcune vecchie categorie non più attuali, come ad esempio quella ultrapopolare (A/5), e la forte riduzione delle abitazioni di tipo popolare (A/4) ed economico (A/3), che erano ancora presenti in diverse zone del A1 Signorile 2007 2008 2009 2010 2011 2012 2013 35.680 36.732 36.385 36.291 36.154 35.694 36.197 A2 Civile 10.480.934 10.817.919 11.093.017 11.330.912 11.580.391 11.763.287 11.948.669 A3 Economico 11.178.254 11.431.139 11.637.545 11.821.498 12.061.170 12.270.050 12.359.311 A4 Popolare 5.688.269 5.673.259 5.672.572 5.665.910 5.683.426 5.701.157 5.653.564 A5 Ultrapopolare 1.174.479 1.132.215 1.098.443 1.068.257 1.035.957 992.704 934.767 A6 Rurale 892.253 859.111 833.421 808.526 782.429 751.233 713.059 1.926.653 1.993.667 2.058.375 2.118.819 2.193.650 2.237.196 2.266.865 34.227 34.288 34.427 34.628 35.007 35.098 35.036 A7 Villini A8 Ville A9 Castelli A10 Tipiche dei luoghi Totale 2.404 2.430 2.451 2.463 2.519 2.481 2.455 15.568 17.086 17.435 18.061 18.696 19.082 19.242 31.428.721 32.586.535 32.485.071 32.905.365 33.429.399 33.807.982 33.969.165 Tabella 2: numero unità immobiliari residenziali Fonte: OMI – Agenzia entrate – vari anni; al netto delle le province autonome di Trento e Bolzano Centro». Per converso l’aumento delle categorie A/3 e A/2 (rispettivamente nel periodo 2007-2013 +10,6% e +14%) oltre che di altri fenomeni risente particolarmente del nuovo classamento dato alle unità immobiliari A/5. La riduzione nel periodo considerato (20% circa) della categoria A/6 (rurale) è invece dovuta alle più recenti normative in merito alla classificazione dei fabbricati che hanno diritto alle agevolazioni per la ruralità (i cosiddetti “fabbricati rurali”) peraltro oggetto di contenzioso. L’incremento della categoria A/7 (villini) per circa 340 mila unità tra il 2007 e il 2013 (+17,7%) è invece possibile che sia da imputare con maggior prevalenza sia alle nuove costruzioni ultimate nel periodo considerato, sia al frazionamento di unità in precedenza unifamiliari. In effetti, com’è noto, una parte non trascurabile del nuovo patrimonio abitativo ha assunto la tipica configurazione delle “villette a schiera” soprattutto nel Centro-Nord. Infine, è interessante osservare in base alle statistiche catastali dell’Agenzia delle entrate che circa l’88% delle unità immobiliari sono intestate a persone fisiche. Tale quota dipende essenzialmente dagli intestatari persone fisiche di unità immobiliari del gruppo A destinate ad abitazione (con l’esclusione di A/10 che sono uffici) o di unità incluse nel gruppo C prevalentemente a destinazione commerciale (negozi, botteghe), o per lo più unità pertinenziali alle abitazioni (cantine, posti auto, box). 2008 2009 2010 2011 2012 2013 2013/2007 A1 Signorile 2.9% -0.9% -0.3% -0.4% -1.3% 1.4% 1.4% A2 Civile 3.2% 2.5% 2.1% 2.2% 1.6% 1.6% 14.0% A3 Economico 2.3% 1.8% 1.6% 2.0% 1.7% 0.7% 10.6% A4 Popolare -0.3% 0.0% -0.1% 0.3% 0.3% -0.8% -0.6% A5 Ultrapopolare -3.6% -3.0% -2.7% -3.0% -4.2% -5.8% -20.4% A6 Rurale -3.7% -3.0% -3.0% -3.2% -4.0% -5.1% -20.1% A7 Villini 3.5% 3.2% 2.9% 3.5% 2.0% 1.3% 17.7% A8 Ville 0.2% 0.4% 0.6% 1.1% 0.3% 0.2% 2.4% A9 Castelli 1.1% 0.9% 0.5% 2.3% -1.5% -1.0% 2.1% A11 Tipiche dei luoghi 9.8% 2.0% 3.6% 3.5% 2.1% 0.8% 23.6% 3.7% -0.3% 1.3% 1.6% 1.1% 0.5% 8.1% Totale Tabella 3: variazione annuale numero unità immobiliari residenziali Fonte: Ns elaborazioni su tabella 2; al netto delle le province autonome di Trento e Bolzano la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 21 Sei nella categoria PRONTO INTERVENTO e VIDEOISPEZIONI Specialisti dell’ambiente • Pronto Intervento Fognario • Spurgo e ripristino fognature • Verifica asseverata • Video ispezione Tel. 335.7470642 [email protected] Tel. 06.6243874 [email protected] Sopralluoghi e preventivi gratuiti da ingegnere idraulico Verifica conformità impianti fognari previa videoispezione L’ECOLOGICA Consulenze e Certificazioni Energetiche è la DURATA delle proprie OPERE la FORZA di un’IMPRESA Tel. 06.6149331 [email protected] Impresa del mese Tel. 06.41734277 [email protected] questa ed altre categorie anche su www.romaedilizia.it TEL E FAX: 06.6149331 • CELL.: 335.1202598 - 335.1202600 www.edilsoluzioni.com • [email protected] • Via Titta Ruffo, 3 - 00167 Roma • CONTRATTI DI MANUTENZIONE • COSTRUZIONI RETI FOGNANTI A NORMA UNI EN 12056/3 • RIPRISTINO RETI FOGNANTI • DISOSTRUZIONE FOGNATURE • SANIFICAZIONI AMBIENTALI • VIDEOISPEZIONI PRONTO INTERVENTO FOGNATURE 800.37.00.77 Abilitazione legge 37/08 (ex 46/90) categorie A,B,C,D,E,F,G. la FORZA di un’IMPRESA 22 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Impresa di Dicembre: BONIFICHE AMBIENTALI è la DURATA delle proprie OPERE IL TESTO DEL D.D.L. La legge di stabilità 2015 Il Governo ha inviato al Parlamento il disegno di legge approvato dal Consiglio dei Ministri il 15 ottobre u.s. di Alessandro Caneba R iportiamo di seguito quelle che, sulla base dei testi a oggi disponibili, sono le principali novità del disegno di legge sulla stabilità, quella che un tempo si chiamava Finanziaria. Riduzione dell’Irap: la modifica riguarda le aziende che potranno dedurre integralmente dalla base imponibile Irap, il costo del lavoro riferito ai lavoratori dipendenti a tempo indeterminato. Credito d’imposta per ricerca e sviluppo: le aziende che incrementano le spese riguardanti la ricerca e lo sviluppo potranno avere un bonus del 25% delle spese sostenute in più rispetto alla media degli ultimi tre anni. Ristrutturazione edilizia e risparmio energetico: le agevolazioni fiscali per gli interventi di recupero del patrimonio edilizio e le detrazioni per risparmio energetico sono prorogate fino al 31 dicembre 2015. Confermati gli “sconti” nella misura, rispettivamente, del 50 e 65 per cento. Salvo nuove proroghe, le agevolazioni in questione scenderanno al 36 e al 55 per cento dal 2016. Nuovo regime agevolato per gli autonomi: cambiano e sono riordinati i regimi agevolati per i soggetti IVA. Sono previste varie soglie di volumi d’affari all’interno dei quali poter optare per il regime agevolato. L’imposta sostitutiva passa dal 5% al 15%. Bonus degli 80 euro: entra a regime il bonus degli 80 euro introdotto nel 2014, sono inoltre previsti stanziamenti per le famiglie con più figli a carico e per figli neonati. TFR dei privati in busta paga: su scelta volontaria il dipendente può, per tre anni, accreditare mensilmente il trattamento di fine rapporto maturato nel periodo. Decontribuzione per i neo assunti: esonero per tre anni dal versamento dei contributi previdenziali per datori di lavoro privati che assumono a tempo indeterminato. Fondi pensione e previdenza integrativa al 26%: rivista la tassazione dei fondi Pensioni, della previdenza privata e complementare e delle polizze vita che passerà al 26%. Lotta all’evasione: modifiche ed estensione dell’inversione contabile ad alcuni settori maggiormente a rischio. Ampliamento temporale dell’utilizzo del “ravvedimento operoso”. Maggiore utilizzo delle banche dati e dei controlli incrociati. Controllo delle anomalie invitando il contribuente preventivamente all’accertamento. Spending review: circa metà della manovra è basata su tagli alla spesa pubblica, tagli lineari a Ministeri, Regioni ed enti locali oltre che a interventi sulla sanità. Ravvedimento per tardiva presentazione del mod. 770 L’art. 13, d.lgs. n. 472/1997 e successive modificazioni, consente di regolarizzare, mediante il ravvedimento operoso, le violazioni commesse in sede di predisposizione e di presentazione della dichiarazione e di pagamento delle imposte dovute. L’omessa presentazione delle dichiarazioni entro il termine stabilito può essere regolarizzata presentando una dichiarazione entro i 90 giorni successivi alla scadenza, utilizzando lo strumento del ravvedimento operoso. Il termine di presentazione del modello 770 è scaduto lo scorso 19.9.2014, ma grazie alla proroga del d.p.c.m. pubblicata nella Gazzetta Ufficiale 04.08.2014, n. 179 è possibile utilizzare il “ravvedimento” e presentare il modello 770/2014 entro il 18 dicembre 2014. La violazione sarà così sanata con il versamento spontaneo di una sanzione ridotta pari a euro 25,80, ferma restando l'applicazione delle sanzioni relative alle eventuali violazioni riguardanti il pagamento dei tributi, se dovuti. Il pagamento deve essere eseguito contestualmente alla presentazione del “770” tardivo utilizzando il modello F24 con il codice 8911 anno 2014. Possono procedere al ravvedimento tutti i contribuenti a condizione che la violazione non sia stata già constatata e, comunque, non siano iniziati accessi, ispezioni, verifiche o altre attività amministrative di accertamento delle quali l’autore, o i soggetti obbligati in solido, abbiano avuto formale conoscenza. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 23 Costituita ed operante dal 1944 Tuteliamo i diritti dei proprietari di immobili da 70 anni e rappresentiamo oltre 200mila associati a Roma e Provincia CAMPAGNA ASSOCIATIVA 2014 AVRAI UN’ASSISTENZA TECNICO LEGALE GRATUITA E QUALIFICATA TUTTO L’ANNO NESSUN AUMENTO!!! QUOTE SOCIALI SERVIZIO PAGHE E CONTRIBUTI PRIVATI COSTI ANNUALI Compilazione cedolino, foglio presenza, inoltro Uniemens mensile, mod. CUD, autoliquidazione INAIL, calcolo TFR annuale, fac-simile 770/2014 relativo ai soli compensi del personale dipendente Fino a 3 unità immobiliari Da 4 a 5 unità immobiliari Da 6 a 10 unità immobiliari CONDOMINI Fino a 2 scale Fino a 3 scale Fino a 4 scale Fino a 5 scale Fino a 6 scale 100,00 € 120,00 € 145,00 € Telematico 160,00 € 181,00 € 203,00 € 222,00 € 239,00 € L'iscrizione all'ARPE-FEDERPROPRIETÀ ti TUTELA come proprietario e con CASACONSUM come consumatore e GARANTISCE i diritti dei datori di lavoro e dei lavoratori con i contratti collettivi nazionali di lavoro sottoscritti dalla CONFSAL con FEDERPROPRIETÀ ed altri componenti del Coordinamento unitario dei proprietari immobiliari per: 1) Dipendenti da proprietari di fabbricati 2) Colf e badanti A tali contratti possono aderire tutti Cartaceo Servizio buste paga colf COSTI PER SINGOLO SERVIZIO Trasmiss. telematica assunzione e licenziamento dipendenti Quesito con risposta scritta Lettera legale di preavviso Certificazioni ritenute d’acconto 432,21 € 480,51 € 130,00 € 25,00 € 95,76 € 95,76 € 5,00 € N.B. I costi dei servizi sono da considerarsi al netto dell'IVA. ARPE - Sede Sociale: Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma Tel. 06.485611 (r.a.) - Fax 06.4746062 www.arpe.roma.it - [email protected] Coordinate bancarie e postali per i versamenti Associazione Romana della Proprità Edilizia (solo per le quote associative) C/C postale n° 592006 IBAN IT13S0760103200000000592006 C/C bancario 24 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Banca Generali IBAN IT25P0307503200CC0040176080 la PROPRIETÀ edilizia • Marzo 2014 Arpeservizi srl (per tutti i servizi) C/C postale n° 18430041 IBAN IT71O0760103200000018430041 C/C bancario UniCredit IBAN IT33G0200805075000400098724 SERVIZI ai SOCI GLI UFFICI DELL’ASSOCIAZIONE SONO APERTI: dal lunedì al giovedì 9:00-13:00 e 15:00-18:00; venerdì 9:00-13:00 Via S. Nicola da Tolentino, 21 - 00187 Roma - Tel. 06.48.56.11 • SERVIZI OPERATIVI CAF Dal lunedì al giovedì: 9:30 - 12:30 e 15:00 - 18:30; venerdì: 9:30 - 12:30 CONTRATTI DI LOCAZIONE ASSISTENZA E INFORMAZIONI Lunedì dalle 15:30 alle 18:30; Venerdì dalle 10:00 alle 13:00 STIPULA Mercoledì dalle 9:00 alle 13:00 e dalle 15:00 alle 18:00 Solo per appuntamento REDAZIONE TABELLE MILLESIMALI Lunedì dalle 10:00 alle 13:00; Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 e dalle 15:30 - 18:30 COMPILAZIONE E PRESENTAZIONE MOD. 770 Dal lunedì al mercoledì dalle 9:30 alle 12:30 e dalle 15:00 alle 18:30; Giovedì e Venerdì dalle 9:30 alle 12:30 ELABORAZIONE BUSTE PAGHE Martedì e giovedì dalle 9:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:00 alle 18.30 • CONSULENZE LEGALE GENERALE Dal lunedì al venerdì dalle 10:00 alle 13:00; dal lunedì al giovedì dalle 15:30 alle 18:30 LEGALE GENERALE, DIRITTO AMMINISTRATIVO E PENALE Martedì dalle 10:00 alle 13:00 LEGALE: EQUITALIA-GERIT Tutti i martedì dalle 10:00 alle 13:00 DIRITTO DI FAMIGLIA Tutti i giovedì dalle 10:00 alle 13:00 CATASTO ED ESTIMO Lunedì dalle 10:00 alle 13:00; giovedì dalle 15:30 alle 18:30 DIRITTO DEL LAVORO (COLF E BADANTI) Giovedì e venerdì dalle 10:00 alle 13:00 REGIME SANZIONATORIO AMMINISTRATIVO (CONTRAVVENZIONI ELEVATE DAI COMUNI) Martedì dalle 10:00 alle 13:00 CASACONSUM DIRITTI DEI CONSUMATORI Il primo giovedì del mese dalle 15:30 alle 18.30 NOTARILE (COMPRESE COOP EDILIZIE) 1° e 3° mercoledì di ogni mese dalle 11:00 alle 13:00 DIRITTO DEL LAVORO (PORTIERI) Lunedì dalle 10:00 alle 13:00 Giovedì dalle 15:30 alle 18:30 IMPIANTISTICA, SICUREZZA E PREVENZIONE INCENDI mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30; Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 URBANISTICA, EDILIZIA lunedì dalle 10:00 alle 13:00; mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 15:30 alle 18:30; DIRITTO TRIBUTARIO martedì e venerdì dalle 11:00 alle 13:00; martedì dalle 15:30 alle 18:30; giovedì dalle 10:00 alle 13:00 GESTIONE ENERGETICA E AMBIENTALE Mercoledì dalle 10:00 alle 13:30 e dalle 15:30 alle 18:30 Giovedì dalle 10:00 alle 13:00 MANUTENZIONE ORDINARIA E STRAORDINARIA Su appuntamento NUOVO RISTRUTTURAZIONI, PROGETTAZIONE ED ESECUZIONE Ing. F. Balistrieri Solo su appuntamento CONVOCAZIONE DELL’ASSEMBLEA DEI SOCI L’Assemblea dei Soci dell’Associazione Romana della Proprietà Edilizia (ARPE) è convocata, presso la sede sociale di via San Nicola da Tolentino n. 21 - Roma, per le ore 20.00 del giorno 26/01/2014 in prima convocazione, con il seguente ordine del giorno: 1. Comunicazioni del Presidente; 2. Approvazione bilancio di previsione per l’esercizio finanziario 2015; 3. Elezione dei Componenti del Consiglio Direttivo, del Collegio dei Probiviri e del Collegio dei Revisori dei Conti; 4. Nomina della Commissione di verifica dei poteri per la successiva Assemblea; 5. Eventuali e varie. In caso di mancanza del numero legale dei Soci in prima convocazione, l’Assemblea si terrà, ai sensi dell’art. 9 dello Statuto, in seconda convocazione sempre nella stessa sede, il giorno successivo 27/01/2015. alle ore 9.30. Dopo la proclamazione degli eletti, i Componenti del nuovo Consiglio Direttivo restano convocati per le ore 10.30 presso la sede sociale per la nomina del Presidente, dei Vice Presidenti, del Tesoriere e degli altri componenti del Comitato Esecutivo, ai sensi dell’art. 11 dello statuto. IL PUNTO Il Sindaco dimezzato La capitale dei Rom, la città sott'acqua, la metropolitana C appena inaugurata e già allagata, la guerra sui matrimoni gay e l'aumento vertiginoso, anche per i residenti, del costo dei parcheggi e dei permessi per entrare nelle Ztl. Insomma, per il Sindaco di Roma il bilancio è assolutamente fallimentare: in Campidoglio si è andati avanti molto a colpi di spot, come la pedonalizzazione dei Fori Imperiali e del cosiddetto Tridentino che ha scatenato le reazioni furibonde di residenti e commercianti. Altrove nulla è stato fatto. Per il rischio pioggia il 5 novembre tutta la città si è fermata per ordine del Prefetto. Precauzione che se ha salvato, in parte, dal rischio di paralisi da traffico non è servita a evitare che la metro C, finisse sott'acqua nella tratta Pantano-San Giovanni a pochi giorni dall'inaugurazione. E mentre i romani arrancano in mezzo al traffico con un trasporto pubblico disastroso (l'Atac rischia il fallimento per via di un buco miliardario), Ignazio Marino è in guerra con il ministro dell'Interno Alfano, per aver voluto registrare platealmente in Campidoglio i matrimoni che alcune coppie gay avevano celebrato all'estero. L’invito del prefetto a cancellare un atto non previsto dalla Costituzione è stato disatteso da Marino, che si è dichiarato inflessibile nella sua battaglia per i diritti civili. Intanto, il prezzo dei permessi per il centro storico è più che raddoppiato, mentre i politici capitolini non pagano niente, neanche per l'abbonamento a Metrebus e per la card delle strisce blu. Infine, l'ultima grana nella quale è incappato il Sindaco è quella del parcheggio della sua ormai famosa Panda rossa nello spazio destinato ai senatori (ma non agli “ex”). Poi è esplosa un'altra polemica riguardante otto multe per l’entrata nella Ztl con il permesso scaduto. Il Campidoglio si è giustificato spiegando che il sindaco aveva diritto al tagliando di accesso e c'era stato solo un ritardo nella consegna, affermazione contestata dalle opposizioni, ma la polemica diventa sempre più rovente. Non stupisce dunque che un sondaggio commissionato dal presidente della Regione regali un risultato disastroso per il sindaco, bocciato da più della metà dei romani. E non stupisce che nel Pd ormai sia guerra aperta tra chi – come Nicola Zingaretti e in parte il premier Matteo Renzi – vorrebbe sbarazzarsi dell'attuale Sindaco andando a nuove elezioni e i consiglieri comunali del partito democratico che fanno quadrato attorno al primo cittadino perché non gradiscono di dover fare una nuova campagna elettorale. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 25 URBANISTICA Note sul restauro di Via Giulia Nel corso dell’incontro dedicato dall’Accademia di San Luca alla strada voluta dal Papa Giulio II e progettata nel 1500 da Bramante è stato votato un documento con precisi suggerimenti alle Autorità sulla sistemazione della straordinaria area di Pietro Samperi* I l 21 ottobre u.s. l’Accademia di San Luca ha organizzato un incontro sul tema «Bramante e via Giulia - Un problema di restauro urbanistico» al quale sono stati invitati a intervenire studiosi, storici, urbanisti, architetti, autorità cittadine e nazionali, per riflettere sulle questioni ancora aperte che riguardano il progetto di uno dei nodi urbani più importanti di Roma che, subìta la grande furia devastatrice dei piani mussoliniani, è rimasto ancora irrisolto. Ha introdotto il presidente dell’Accademia, Paolo Portoghesi, che ha sintetizzato le vicende legate alla sistemazione del vuoto urbano creato dalle demolizioni degli ultimi anni ’30 del secolo scorso per realizzare un collegamento scenografico con il Gianicolo e le iniziative che, fin dai primissimi anni Ottanta, sono state ipotizzate per ricostruire la continuità della storica via Giulia, con le proposte più recenti imperniate sulla realizzazione di un parcheggio sotterraneo e vaghe soluzioni circa l’edilizia fuori terra, il tutto complicato dalla scoperta di resti archeologici di un certo interesse. Sono seguiti numerosi interventi (Frommel, Maffei, Purini, Ravaglioli, Strinati, Giovanetti, la presidente del I Municipio e altri), ispirati dalle varie qualificazioni professionali e relative esperienze, a partire da una rassegna storica della progettazione e realizzazione di quella strada, voluta dal Papa Giulio II e progettata nel 1500 da Bramante, fino agli ultimi avvenimenti, che hanno visto le amministrazioni comunali incapaci di assumere iniziative concrete di fronte a un problema certamente complesso e delicato. Non solo non si è concepito un progetto di 26 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 sistemazione, ma neppure a stabilire i paletti necessari per redigerlo. Nel mio intervento, ho accennato anzitutto al tema della sistemazione delle aree demolite negli anni ’30 sui due lati del tratto centrale di via Giulia, all’altezza del vicolo della Moretta, su cui si discute dal dopoguerra senza risultati. Non si tratta solo dell’inerzia del Comune, ma anche dei dubbi della cultura architettonica in materia di vuoti urbani nel centro storico, fra i quali l’area demaniale attigua alla Camera dei deputati, espropriata prima della guerra per far posto all’espansione degli uffici. Essa ebbe una norma “su misura” inserita nel decreto d’approvazione del p.r.g. del 1962 e un grande concorso per il progetto, cui partecipò il Gotha dell’architettura italiana, ma che si concluse con un nulla di fatto. La proposta di realizzare sotto l’area a sud della strada un parcheggio, in contrasto con il p.r.g., ha riaperto negli ultimi anni il problema, senza trovare una soluzione condivisa, spostando correttamente l’interesse sull’intera strada, da cui il termine di “restauro urbanistico”, che coinvolge direttamente l’Amministrazione comunale, non meno che la cultura urbanistica e architettonica. L’incarico conferito a Bramante di costruire la nuova strada, sulla sinistra del Tevere, al fine di migliorare i collegamenti del Vaticano con la città a ovest e con Trastevere, comprendeva il ruolo che essa avrebbe assunto, oggi definibile “direzionale”, attraverso la costruzione di edifici d’importanza pubblica, a cominciare dal Palazzo dei Tribunali, mai realizzato, ma di cui si notano ancora parti del basamento. I due ruoli avrebbero concorso ad attribuirle un’importanza anche al di là della “moda” residenziale, manifestata nei secoli seguenti dalla qualità architettonica di molti edifici e dai relativi riflessi sul carattere che dovrà ora mantenere o assumere, attraverso interventi di manutenzione e rinnovo. La conservazione e la salvaguardia del patrimonio edilizio, previste dal p.r.g. per il “centro storico”, riguardano non solo le strutture edilizie ma anche le sistemazioni stradali, la disciplina del traffico e le eventuali modifiche di destinazioni d’uso. L’assetto della strada, ancora compatibile con le caratteristiche originarie fino alla prima metà degli anni ‘30, mutò notevolmente con gli sventramenti avvenuti nel tratto centrale al fine di costruirvi il liceo Virgilio (completato nel 1939) e di realizzare un nuovo accesso al Gianicolo da Corso Vittorio Emanuele (Chiesa Nuova) in asse con ponte Mazzini e lo spostamento del carcere di Regina Coeli. Dopo l’esproprio e le demolizioni, le vicende belliche non consentirono di realizzare le sistemazioni citate, ma esse apparvero incompatibili con i nuovi criteri di tutela dei centri storici e furono sostituite da proposte spesso eversive, creandosi così una situazione insostenibile, fino alle proposte attuali, imperniate su un parcheggio sotterraneo. Senza entrare nel merito di queste proposte e relative procedure seguite, si ricordano le difficoltà del sottosuolo romano in materia archeologica e idrogeologica, con un accavallarsi di soluzioni contro il p.r.g., rese possibili da macchinazioni e deroghe, assai gravi trattandosi del centro storico. Circa gli aspetti squisitamente urbanistici, non appare condivisibile nessuna delle soluzioni sul tappeto e vanno affrontate alcune condizioni di base, irrinunciabili, tenendo conto delle leggi e della disciplina urbanistica fondamentale per qualunque intervento nel centro storico di Roma, interpretata secondo le attuali acquisizioni culturali. Anzitutto, si tratta di due aree di proprietà comunale, per una delle quali la concessione comunale per il parcheggio non evita il rispetto delle regole stabilite dagli strumenti legislativi e urbanistici. Il problema principale è la ricostruzione delle aree demolite e le relative caratteristiche. Il p.r.g. del 1962 non l’avrebbe consentita, tanto che per l’analogo caso dell’area presso la Camera, il DPR di approvazione prescrisse esplicitamente la ricostruzione, non già riferita all’edificio preesistente, ma alla più ampia necessità di spazi richiesti per uffici. Quando in Consiglio Superiore dei LL.PP. fu discusso il problema, per la mia proposta di definire le caratteristiche del nuovo edificio non in base alle esigenze della Camera ma a quella di risolvere degnamente l’immagine di quello spazio, sul quale prospettano i muri ciechi degli edifici limitrofi, fui tacciato di «trattare il Parlamento della Repubblica alla stregua dei Mulini Pantanella». Mi dette ragione l’esito negativo del concorso deciso dalla Commissione di giudizio per le conseguenze delle eccessive dimensioni stabilite dal bando. Il p.r.g. vigente, classificando le aree demolite “Tessuto T3”, consente la ricostruzione, che risponde all’opportunità storica di ripristinare l’originaria immagine della strada, rispettando volume (nei limiti di legge), sagoma e destinazioni. Diverso il caso del parcheggio che, nel rispetto dei resti archeologici, potrebbe essere realizzato, superando il divieto del p.r.g., a condizione di non richiamare nuovo traffico, sottraendo aree di sosta in superficie equivalente a quella del parcheggio, da riservare ai residenti della zona. Le aree liberate dalla sosta in superficie potrebbero divenire marciapiedi, con eventuale percorso ciclabile, limitando il traffico veicolare dell’attuale ZTL ai mezzi diretti agli edifici latistanti. In base a questi criteri e al patrimonio di idee e proposte - accettabili o meno emerse in questi anni, il Comune dovrà anzitutto stabilire chiaramente i contenuti fondamentali degli interventi, non solo per le aree demolite, ma anche per altri eventuali interventi intesi a salvaguardare e valorizzare una strada la cui storicità sta non solo nel trovarsi in quell’ambito, ma anche – e soprattutto – nelle vicende e negli artisti che hanno presieduto alla sua costruzione. Seguiranno le condizioni economiche relative all’uso degli edifici e del parcheggio, nonché le procedure per un corretto svolgimento dei lavori, a cominciare dalla scelta del progetto e dalla gestione dei nuovi edifici e del parcheggio, in un’ottica urbanistica più ampia. Questa proposta richiede un “punto e a capo” rispetto ai precedenti della vicenda con la possibilità di “derogare” alle decisioni assunte … in deroga immotivata alla disciplina vigente per operazioni di questo tipo, che, ove confermate, diverrebbero precedenti pericolosissimi per l’intero centro storico. Infine, si potrebbe fornire agli organi comunali competenti l’assistenza di un organo collegiale di esperti di chiara fama, nella fase della scelta del progetto e nel corso della sua realizzazione. Al termine dell’incontro, il presidente Portoghesi ha proposto ai partecipanti un documento, votato all’unanimità e inviato a tutte le Autorità preposte alle decisioni relative, che appresso si riporta. «In seguito all’incontro tenutosi nella sede dell’Accademia Nazionale di San Luca il 16 ottobre 2014, i sottoscritti chiedono alle Autorità preposte alle decisioni relative alla sistemazione dell’area di via Giulia modificata dalle demolizioni della fine degli anni Trenta: che sia verificata l’opportunità e la legittimità del progetto presentato dalla ditta appaltatrice perché contraddice le delibere comunali del 2008 e del 3/7/2014 e la convenzione del 2008, in quanto non prevede una costruzione interrata, ma un volume edilizio sporgente quasi 5 metri dal livello del suolo all’incrocio tra via Bravaria e vicolo delle Prigioni; che il problema sia sottoposto a una valutazione del Consiglio superiore dei beni culturali; che si ponga allo studio la possibilità di utilizzare i fondi europei per la sistemazione dei ruderi delle Scuderie di Augusto; che si prenda in considerazione l’opportunità di bandire un concorso internazionale che affronti la programmata trasformazione come problema di restauro urbano». * Urbanista la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 27 COMMEDIA DELL'ASSURDO AL COSTANZI Un'Opera da tre soldi Il teatro lirico della Capitale alle prese con una grave crisi economica e di credibilità. Chiude i battenti l’Orchestra sinfonica di Roma di Gianluigi Indri « È scherzo o è follia siffatta profezia», ripete Riccardo, protagonista de Il ballo in maschera verdiano, più incredulo che preoccupato dopo che la strega Ulrica aveva predetto la sua morte «per man di un amico». E le stesse ma angosciose domande ce le poniamo anche noi dopo che il Consiglio di amministrazione dell’Opera di Roma ha deciso di licenziare musicisti e coristi e di ricorrere all’esternalizzazione degli orchestrali per le produzioni future, a ridosso dell’inaugurazione della prossima stagione invernale. Non più con la direzione di Muti, che ha deciso di abdicare e di dedicarsi alle sue molteplici e lucrose attività lontano dalla Capitale. Una decisione resa pubblica dallo stesso maestro in un breve comunicato in cui annuncia di «rinunciare alla direzione dell’Aida, e agli altri impegni futuri con il Teatro dell’Opera di Roma». Ma come si fa a realizzare un’opera o un balletto ricorrendo a “manodopera esterna”, come se i musicisti fossero 28 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 operai chiamati a riparare un guasto o a svolgere un intervento urgente. Un musicista o un corista non possono garantire una rappresentazione di buon livello senza interagire e collaborare con direzione, solisti e regia. Occorrono prove, prove e ancora prove. Come affermava Victor De Sabata, il più grande e ispirato dei nostri direttori, più volte acclamato alla guida dell’orchestra romana, come tanti suoi prestigiosi colleghi, da Marinuzzi, a Serafin, Von Karajan, Shippers, Solti, Giulini e più recentemente Patanè e Sinopoli che negli ultimi anni avevano risollevato le sorti del teatro. Perché la storia dell’Opera di Roma è contrassegnata da grandi successi e memorabili stagioni che le hanno consentito di entrare nell’Olimpo delle grandi istituzioni musicali, al pari delle Staatsoper di Vienna e Berlino, del Covent Garden di Londra, del Metropolitan di New Work. Per anni ha conteso alla Scala il primato italiano ospitando i più grandi interpreti di tutti i tempi: Gigli, Lauri Volpi, Bechi, Di Stefano, Price, Tebaldi, Genger, Del Monaco, Corelli, Cossotto, Ghiaruv, Siepi, Cappuccilli, Gobbi, Anderson, Horne, Simionato, Bergonzi, Domingo, Carreras, Pavarotti, Kraus, Stella e l’inimitabile Anita Cerquetti, scomparsa recentemente, che sostituì la divina Callas nella storica Norma del ‘58. Una straordinaria leggenda iniziatasi nel 1880 per merito dell’impresario teatrale Domenico Costanzi che diede il nome all’edificio in stile rinascimentale. Nel 1928 il teatro venne notevolmente ampliato e ristrutturato dall’architetto Piacentini e assunse il nome di Teatro Reale dell’Opera. Poi Teatro dell’Opera di Roma. Oltre 120 anni di successi dall’inaugurazione con la Semiramide di Rossini fino alle tristi vicende dei giorni nostri, con lo sciopero degli orchestrali che ha fatto precipitare la situazione, provocando l’annullamento di numerosi spettacoli del cartellone estivo di Caracalla, ponendo un serio interrogativo sulla prossima stagione invernale. Non abbiamo fatto l’elenco delle presenze di straordinari cantanti per un mero fatto celebrativo, ma per ribadire, ove ve ne fosse bisogno, che un grande teatro di tradizione non merita un finale così drammatico. La responsabilità della presente crisi va comunque attribuita non solo agli orchestrali e ai coristi, ma anche al Consiglio di Amministrazione e ai dirigenti che con sperperi e negligenze hanno fatto precipitare il teatro nel caos. Il presidente del Cda è il sindaco Marino, preoccupato più di accogliere balordi e sbandati che non a soddisfare le richieste di migliaia di romani e turisti. Negli ultimi dieci anni si è accumulato un deficit di 170 milioni di euro. Troppi, anche per un’istituzione prestigiosa come il Costanzi; contemporaneamente gli annunciati sponsor non sono intervenuti per risollevare le sorti del Teatro e quei pochi che hanno deciso di partecipare economicamente alle attività del Teatro sono scappati di fronte all’atteggiamento di dirigenti e maestranze. Qui non intendiamo ripercorrere pedissequamente i motivi che hanno gettato sul lastrico il Costanzi. Da alcuni più noti come gli assurdi benefit concessi a musicisti e coristi, i quali prendevano un premio per esibirsi all’aperto anche se non partecipavano alla rappresentazione e tante altre facezie su cui si sono soffermati ampiamente i mass-media, senza però approfondire adeguatamente altri sprechi come certe mastodontiche regie del passato costate centinaia di milioni di lire. Mentre osserviamo come altri teatri lirici prestigiosi sono molto meno generosi nell’assecondare le manie di qualche bizzarro regista. Al Festival di Salisburgo la maggior parte delle opere sono eseguite in forma di concerto (senza scene) e i biglietti (che costano tra i 60 e i 500 euro) occorre prenotarli almeno con sei mesi di anticipo. Se poi ci confrontiamo con il numero delle rappresentazioni che sono eseguite in altri importanti teatri, il quadro è ancora più desolante: mediamente circa 250 l’anno a Berlino, Budapest, Monaco, Praga, Londra, un po’ meno all’Opéra di Parigi, a fronte di 60 di Roma. Ma negli anni 1970-90, la situazione era ancora peggiore. a causa di una sottomissione completa della di- rezione del teatro al potere politico di allora. Con esecuzioni in cui erano più numerose le comparse sul palcoscenico che il pubblico in sala, con i professori d’orchestra intenti a scaldare i seggiolini. Erano gli anni dello sperpero “per ragion di Stato”, in cui era molto più conveniente per certe aziende anche nelle istituzioni culturali andare in rosso che non puntare a risultati positivi. Oggi – soprattutto per la mancanza di fondi – non è più possibile ripianare i disastri provocati da amministratori non all’altezza della situazione e incapaci di sottrarsi ai ricatti di una parte, anche minoritaria, delle maestranze. Chiudiamo questo articolo con un’altra triste notizia. L’Orchestra sinfonica di Roma, dopo undici anni e tante peripezie, ha dovuto terminare gli spettacoli. La Fondazione della Cassa di Risparmio ha deciso di interrompere la collaborazione con l’istituzione, che non ha la forza di andare avanti da sola, nonostante la qualità delle esecuzioni, seguite sempre da un pubblico numeroso e partecipe. Un duro colpo per la cultura della Capitale e per gli ottanta musicisti, soprattutto giovani, rimasti privi di contratto. Ci auguriamo un ripensamento da parte della Fondazione e che gli amanti della bella musica possano continuare a frequentare l’Auditorium della Conciliazione. INTERVISTA A ISABELLA AMBROSINI Difficilmente superabile la crisi degli enti lirici Isabella Ambrosini, direttore dell'Orchestra Roma Sinfonica e del Coro di Roma Tre D i fronte a un panorama musicale negativo, soprattutto in Italia perché all’estero la situazione è completamente diversa, con piacere registriamoo i successi di un coro ed ensemble, formati soprattutto da giovani musicisti. Quali difficoltà incontrano per potersi affermare nel nostro Paese? Lo abbiamo chiesto a Isabella Ambrosini, direttore dell’Orchestra Roma Sinfonica e del Coro Roma Tre, due ensemble che hanno rappresentato recentemente al Teatro Palladium della Capitale i Carmina Burana di Carl Orff. Le difficoltà sono soprattutto due, e la prima è di grande attualità in questo momento, soprattutto a Roma, ed è dovuta al progressivo calo dell’offerta di lavoro per i musicisti dovuto alla chiusura delle grandi orchestre e alla crisi degli enti lirici e musicali, e questo mentre negli altri paesi, soprattutto in Estremo Oriente dove si investe assai di più nella cultura musicale e nella produzione operistica, i nostri musicisti sono molto richiesti. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 29 Sei nella categoria ASCENSORI synergy azzurro Spirito italiano synergy azzurro, l’ascensore studiato per il condominio Tecnologia tedesca e design italiano, uniti per adattarsi ad ogni vano preesistente, riducendo le opere civili ed i consumi, aumentando le prestazioni e la sicurezza. 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Non solo il teatro dell’Opera di Roma, ma anche il San Carlo di Napoli, che sono i casi più emblematici. Ma ci sono altri teatri, il Regio di Torino e La Fenice di Venezia, che stanno offrendo degli spettacoli di ottimo livello. Come si è arrivati a questa situazione? La situazione del Teatro dell’Opera di Roma – che conosco abbastanza bene essendo cresciuta in una famiglia dove quella del palco all’opera era una tradizione irrinunciabile, tradizione che io ho conservato essendo tuttora sostenitrice del teatro e titolare di un palco per le prime – a mio giudizio pare emblematica di un certo modo, purtroppo tipicamente italiano, di gestire il nostro patrimonio culturale: la grande sfida per la ripresa del nostro Paese, anche a livello economico, si gioca molto sulla nostra capacità di valorizzare l’enorme patrimonio culturale che possediamo, di cui fa parte ovviamente la musica e l’opera, creazione genuinamente italiana. Ma per fare questo occorre tenere presente che la cultura deve essere sostenuta dai fruitori, cioè dal pubblico, come avviene da sempre all’estero, e come è avvenuto in Italia con il melodramma che, nato come genere di “avanguardia’ nel 1600 a Firenze e destinato a un pubblico elitario, diventò rapidamente il genere musicale più amato dal pubblico prima di Napoli, poi di tutta la penisola e poi del resto del mondo, facendo la fortuna dei teatri, degli impresari, dei compositori, dei cantanti! Un teatro come il nostro pur glorioso Costanzi, che da troppi anni pare aver smarrito la bussola dell’obiettivo “pubblico”, che non ritenga prioritario coinvolgere e attrarre i giovani, gli stranieri interessati alla cultura che da sempre affollano la nostra città e gli amanti della musica in generale, con una programmazione costantemente stimolante, fatta di titoli, direttori, allestimenti e interpreti – non importa se classici o contemporanei, giovani o meno – comunque interessanti, e con un numero di spettacoli a stagione almeno al livello della media europea, un teatro come questo, che per questi motivi si rende anche poco appetibile per gli sponsor privati, soprattutto in tempi così difficili, è destinato purtroppo a una crisi profonda e difficilmente, sic stantibus rebus, reversibile. D. - Ma oltre ai teatri lirici, anche le più rinomate orchestre in Italia sono costrette a chiudere o a ridurre la produzione. Negli anni abbiamo perduto tre delle quattro orchestre sinfoniche della RAI (è rimasta soltanto quella di Torino) e l’Orchestra Sinfonica di Roma, tanto per citare i casi più eclatanti, mentre all’estero c’è un continuo proliferare di ottimi complessi sinfonici. In Italia forse ci sono troppi conservatori, oltre sessanta, e poche orchestre, e tanti giovani a spasso. Che ne pensa? In Italia, effettivamente, il numero dei conservatori è troppo alto, soprattutto oggi che gli studenti iscritti sono notevolmente diminuiti, anche a causa di una riforma che, non tenendo conto della specificità dell’insegnamento della musica, non ha giovato in primis ai conservatori stessi. Inoltre, eccezion fatta per la riconosciuta eccellenza di alcuni di essi, il livello medio dell’insegnamento impartito è sceso notevolmente negli ultimi anni. Ma il vero problema è che a fronte di un così alto numero di conservatori, che continuano a produrre schiere di diplomati nelle più disparate discipline musicali, in Italia si stanno rapidamente esaurendo le opportunità di lavoro per i giovani musicisti, a causa soprattutto di una politica indifferente ormai da tanti anni alla cultura musicale, che non è riuscita a inserire l’insegnamento della musica nella scuola media superiore – dandole la dignità che le spetta al pari di altre discipline come ad es. la storia dell’arte – che non sa valorizzare e gestire le eccellenze musicali ancora presenti in Italia, e tantomeno sa cogliere i nuovi fermenti delle formazioni giovanili che si stanno sviluppando nel nostro Paese sull’esempio delle orchestre giovanili sudamericane, e che sta così allontanando sempre di più il pubblico, soprattutto quello giovane, dalla musica “colta”. D. - Infine ci può tratteggiare un breve profilo della sua ensemble e dei prossimi impegni? Dopo il debutto con i Carmina Burana di Carl Orff, inaugurerò nel gennaio 2015, con Cavalleria Rusticana, la nuova stagione concertistica di orchestra e coro al Palladium, con un programma che prevede produzioni operistiche, sinfoniche e lirico-sinfoniche. g. i. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 31 INTERVISTA AL DIRETTORE GENERALE DELL’AMA Fiscon: “Avanti tutta con la raccolta differenziata” È la sfida del futuro: si punta al 50% entro l’anno e al 65% per il 2015 di Sandro Forte I l problema dei rifiuti a Roma (e certamente non solo qui) è all’ordine del giorno. I cittadini si lamentano delle strade ingombre di immondizia, dei cassonetti strapieni e di una raccolta differenziata che in alcuni quartieri lascia a desiderare. D’altra parte non è facile smaltire i rifiuti, dato che tutti i Municipi e tutti i Comuni vicino alla Capitale non vogliono discariche sui loro territori. Particolarmente colpita la periferia, come ad esempio la Borghesiana, nel VI Municipio, dove si moltiplicano le segnalazioni di disagi legati allo smaltimento dei rifiuti. Una mini discarica a cielo aperto si è formata nel quartiere Belvedere-Valle Fiorita (nei pressi di Tor Bella Monaca) e una video-denuncia è stata presentata per il degrado di via Nardodipace, sempre alla Borghesiana, una strada letteralmente invasa dai rifiuti su entrambi i lati della carreggiata. Non va meglio a Ponte di Nona, dove in alcune strade i cassonetti per la raccolta sono insufficienti e resta irrisolto il problema delle discariche abusive. Nei giorni scorsi si è avuta notizia che potrebbe sorgere a Guidonia Montecelio un nuovo impianto di trattamento dei rifiuti al servizio della Capitale. Come ha annunciato il primo cittadino del Comune dell’hinterland capitolino, Eligio Rubeis, è arrivata, infatti, la richiesta da parte di una società romana, la Trasformambiente srl, che opera nel settore per la realizzazione di un impianto di trattamento. In par- Dalla bici alla Panda Che strano! Ignazio Marino non era quello che si faceva fotografare mentre raggiungeva il Campidoglio accompagnato dalla scorta, tutti rigorosamente in bicicletta a dimostrazione del disprezzo per le auto in genere e per quelle di rappresentanza in particolare. Ma, come si sa, un conto è ciò che si vuol far credere, un conto è la realtà. Per questo il Sindaco ha molto spesso sostituito le due ruote con una Panda rossa che, come denunciato dai quotidiani, era parcheggiata illegalmente nello spazio riservato ai senatori della Repubblica. Un privilegio che a Marino ha perso, non facendo più parte della categoria. Adesso spunta un’altra vicenda assurda. Dal 24 giugno ad agosto il sindaco è stato multato ben otto volte per essere entrato nella zona Ztl senza aver rinnovato il permesso. Multe non pagate e alle quali è stato apposto il codice come se ci fosse un ricorso al giudice di pace o al prefetto. Il problema è che il sindaco non può avere una lite con il Comune che guida, pena l’immediata decadenza. E allora? Come ha scritto sul Corriere della Sera, Ernesto Menicucci, esiste una lista bianca alla quale, secondo il Campidoglio, sarebbe stata iscritta la vettura dal 25 di giugno. Peccato che, se così fosse, ai varchi automaticamente non sarebbe scattata la segnalazione. Per questo, dopo le giustificazioni contraddittorie del suo entourage, Marino ha denunciato ai carabinieri che qualcuno, manomettendo i computer del Campidoglio, ha eliminato il suo nome fra gli aventi diritto. Dopo la Casa Bianca, gli hacker colpiscono anche il Sindaco di Roma. Che onore! 32 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 ticolare, la richiesta avanzata riguarda l’individuazione di «siti idonei per l’implementazione e lo sviluppo di una nuova tecnologia per la separazione e gassificazione di residui solidi urbani». E i lotti individuati sono su un terreno adiacente alla statale Tiburtina all’interno del perimetro del piano d’insediamento produttivo Pip 2 Tavernelle. «Potrebbe – ha spiegato Rubeis – con molta probabilità trattarsi della struttura industriale di cui ha parlato su un importante quotidiano il sindaco di Roma Ignazio Marino, ancora alle prese con l’annoso, irrisolto, problema romano dei rifiuti». In merito Rubeis – fra i primi cittadini più unico che raro per una scelta del genere – si è detto disponibile a valutare la possibilità dell’insediamento anche in vista di una “collaborazione” tra sindaci proprio mentre sta prendendo corpo la nuova Città Metropolitana. Ma nel frattempo che si può fare? La Proprietà Edilizia l’ha chiesto a Giovanni Fiscon, direttore generale di Ama, l’azienda incaricata della raccolta e dello smaltimento dei rifiuti, il più grande operatore in Italia nella gestione integrata dei servizi ambientali, con 7.800 dipendenti e quasi 3.300.000 utenti. D. - La situazione del decoro nella città di Roma presenta una serie di problematiche. Come pensa Ama di risolverle? La nostra azienda svolge un servizio nevralgico per la città di Roma. Assicurare decoro e pulizia sull’intero territorio della Capitale è un compito complesso e di grande responsabilità, che il personale di Ama cerca di svolgere quotidianamente al meglio. Sicuramente lo stimolo a fare di più e sempre meglio deve essere una costante del nostro lavoro ma lo sforzo dell’azienda, di concerto con l’amministrazione di Roma Capitale, è massimo sia nelle aree centrali sia in quelle periferiche. Le nostre strutture operano quotidianamente in un territorio cittadino fatto di realtà complesse, ognuna con le sue problematiche e specificità. D. - Le difficoltà d’intervento sono di ordine politico (legislazione insufficiente, burocrazia, mancanza di fondi, incapacità, inciviltà, ecc.) e/o tecnico (carenza di personale e mezzi, ecc.)? Il nuovo management di Ama, all’atto del suo insediamento, ha predisposto una serie di linee programmatiche tese a migliorare le prestazioni “operative” dell’azienda. Tra le strategie messe in campo nell’ultimo periodo figurano l’ottimizzazione dei giri di raccolta stradale, con l’incremento delle frequenze di svuotamento dei contenitori dei materiali riciclabili, e il riassetto organizzativo teso a migliorare l’efficacia e l’efficienza dei servizi erogati. A ciò si aggiunge il miglioramento del- la disponibilità della flotta veicolare. Obiettivi, questi, che coniugano il contenimento dei costi con la contestuale implementazione dei servizi effettuati. D. - Il problema delle discariche, in particolare, come intende risolverlo Ama? Perché non si punta sui termovalorizzatori, come avviene con successo, per esempio, a Parigi? L’attuale amministrazione di Roma Capitale ha compiuto una scelta epocale con la chiusura, a ottobre 2013, della discarica di Malagrotta, che per trenta anni ha rappresentato l’unico sito di conferimento dei rifiuti cittadini. La sfida del futuro, infatti, è quella di puntare forte sulla raccolta differenziata. Un fattore di discontinuità e rottura, rispetto al passato da cui possono e devono finalmente scaturire nuovi scenari che permettano di percorrere una strada finalmente virtuosa, oltre che sostenibile dal punto di vista ambientale ed economico. D. - Qual è lo stato della raccolta differenziata? E’ vero che molti cittadini, pur di non farla, vanno a sca- ricare i loro rifiuti nei cassonetti dei Municipi che ancora non l’hanno? Ama e Roma Capitale sono impegnate in un piano di sviluppo della raccolta differenziata, che adesso raggiunge una percentuale vicina al 40% e coinvolgerà entro la fine dell’anno oltre un milione e 800 mila romani, per raggiungere poi tutta la città entro la fine del 2015. Si tratta di un progetto ambizioso, che punta al 50% di differenziata per il 2014 e al 65% per il 2015. In sintesi, il piano prevede la semplificazione e ottimizzazione dei sistemi di raccolta in tutta la città, con l’applicazione di due soli modelli: il domiciliare/ condominiale (“porta a porta”) e la raccolta stradale opportunamente riorganizzata. Tutto ciò passa, ovviamente, anche attraverso una capillare opera d’informazione e sensibilizzazione della cittadinanza verso comportamenti responsabili e corretti. Per quanto riguarda il cosiddetto “pendolarismo” dei rifiuti, inoltre, Ama ha potenziato l’attività degli agenti accertatori sul territorio per sanzionare gli eventuali conferimenti scorretti. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 33 PORTIERCASSA Prestazioni aumentate a favore degli aderenti al Contratto di Lavoro FEDERPROPRIETÀ - ARPE - UPPI CONFAPPI - CONFSAL A) RIMBORSO INDENNITÀ GIORNALIERA MALATTIA DEL PORTIERE è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 33,00 dal 4° al 20° giorno di malattia - Euro 39,00 dal 21° al 180° giorno di malattia La prestazione viene corrisposta una volta ogni 365 giorni. DOCUMENTI NECESSARI del dipendente e del datore di lavoro caso di ricovero ospedaliero pagamento delle indennità di cui chiede il rimborso • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Nei casi di Infortuni ( esclusi infortuni sul lavoro) occorre il verbale di pronto soccorso nonché idonea documentazione dalla quale risultino le modalità dell’evento Via Barberini, 29 - 00187 Roma tel. 06.48.56.11 (r.a.) - 06.42.01.22.94 fax 06.42.00.42.36 D) RIMBORSO SPESE MEDICHE PER I LAVORATORI CON ETÀ SUPERIORE AI 40 ANNI (estendibile al nucleo famigliare) è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 200, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia delle fatture relative alle prestazioni mediche • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa (Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Certificato stato di famiglia E) BORSA DI STUDIO ISCRIZIONE I° ANNO UNIVERSITÀ è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 600, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia dei versamenti relativi alla 1° e 2° rata universitaria Polizza • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) F) BORSA DI STUDIO CON VOTAZIONE 100/100 PER 5° ANNO SCUOLA MEDIA SUPERIORE B) ASSEGNO PER LA NASCITA DI UN FIGLIO è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 1000, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Certificato di diploma è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 500, 00 per ciascun nato DOCUMENTI NECESSARI • Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) G) CONTRIBUTO PER FAMIGLIE IN CUI è E PRESENTE UN DIVERSAMENTE ABILE CON PERCENTUALE MAGGIORE O UGUALE AL 65% è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 2000,00 per coniuge disabile C) CONTRIBUTO PER IL DECESSO DEL PORTIERE è DELLA PRESTAZIONE ENTITA Euro 300, 00 DOCUMENTI NECESSARI • Copia degli ultimi 6 modelli F24 riportanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) il lavoro è un DIRITTO proteggerlo una CONQUISTA 34 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 DOCUMENTI NECESSARI • Certificato rilasciato dall’INPS che attesti l’invalidità del disabile • Copia degli ultimi 6 modelli F24 ripor tanti il versamento contributivo effettuato alla Portiercassa ( Mod F24 con causale contributo PORT sezione INPS) • Consegna documenti entro il 28/2 IL FUTURO INCERTO DEL COLLEGIO NAZARENO La più antica scuola di Roma a un passo dalla chiusura La Fondazione che gestisce la sede dell’istituto ha avviato le procedure per il passaggio dell’immobile a imprenditori alberghieri decisi a fare della struttura un hotel di lusso del centro storico di Omar Ebrahime P rima scuola popolare gratuita capitolina, perché così la concepì e la volle San Giuseppe Calasanzio (1557-1648), il fondatore della congregazione degli Scolopi, gli iniziatori delle benemerite “scuole pie”, come veicolo di educazione integrale umana e cristiana in tempi in cui la miseria a Roma – soprattutto nelle fasce giovanili – era tutt’altro che marginale. Così nacque nel 1630 il Collegio Nazareno, giusto a un passo da piazza di Spagna, in pieno centro storico. Non c’era allora lo Stato unitario, ma la prima pionieristica scuola pubblica aperta a tutti, tra le più antiche d’Europa, nacque così: dall’iniziativa “dal basso” – diremmo oggi – di un religioso appassionato dell’educazione, oltre che del Vangelo, che spese tutta la sua vita al servizio costante dei poveri e degli emarginati nel corpo come nello spirito, perché se era diffusa la povertà materiale, non lo era certo di meno quella spirituale, morale e culturale. Oltre a quest’idea d’istruzione pubblica gratuita ante litteram, il Calasanzio affermò poi anche una prima proposta organica di educazione integrale (si ricordi che siamo ben prima dell’Illuminismo) in cui la scuola è vista come un “luogo educativo completo” più che come servizio di istruzione obbligatoria da erogare, piaccia o no, alla collettività. Da allora il Collegio Nazareno è diventato sinonimo di educazione alta, nobile e di qualità guadagnandosi l’attenzione di fior di Papi (Pio IX), Santi futuri maestri dell’educazione (da san Filippo Neri a don Bosco), storici di indubbio livello (von Pastor). Tutto questo fino a un paio di anni fa, quando la Fondazione omonima che gestisce i locali di Palazzo Tonti ha deciso repen- tinamente – in spregio della volontà del Fondatore, delle previsioni dello Statuto e incurante della memoria storica unica che il Collegio rappresenta ancora oggi per Roma – di avviare le procedure amministrative per il passaggio dell’immobile a imprenditori alberghieri decisi a fare della grandiosa struttura l’ennesimo hotel lussuoso dell’area. Le perplessità sulla legittimità dell’intera operazione non toccano solamente gli ovvi aspetti di opportunità e rilevanza storico-territoriale (che pure non mancano, dal momento che il carattere pubblico dell’istituzione scolastica e la sua centralità nella pluralità dell’offerta formativa capitolina nonostante i periodi di crisi non sono mai venuti meno) ma anche questioni più propriamente giuridiche perché la Fondazione è iscritta – fin dal 2001 – nel registro regionale delle persone giuridiche private e sottoposta quindi alla vigilanza della Regione Lazio stessa. Facendo leva su quest’ultimo aspetto in particolare, lo scorso luglio proprio in Consiglio regionale è stata presentata un’interrogazione. Questa volta da via della Pisana la risposta è arrivata dopo poco tempo e ha comportato – per ora – la richiesta di acquisizione della documentazione concernente i bilanci e le recenti attività di gestione. Un primo risultato ottenuto è stato quindi quello di fermare – almeno momentaneamente – un’operazione spericolata che mirava a cancellare in un sol colpo quasi quattro secoli di educazione umana e cristiana nel silenzio e nell’indifferenza generale. Senza parlare poi dell’indubbia rilevanza artistica dei locali che pure – da soli – richiederebbero un’attenzione e una tutela apposita in ragione del patrimonio culturale che rappresentano, notoriamente riconosciuto. La chiusura di una scuola, ovunque sia, non è mai una bella notizia. Ma in un Paese normale, con una classe dirigente sensibile al bene comune, la chiusura del glorioso collegio romano, alla luce di quanto esposto e per le immediate ricadute sul territorio – facilmente intuibili – dovrebbe essere già all’attenzione del Parlamento. Non domani, ma oggi stesso. Interrogazioni alla Regione e al Comune Il capogruppo di Forza Italia alla Regione, Luca Gramazio, ha presentato un’interrogazione al presidente Zingaretti per sapere, entro i limiti di legge, se l’Amministrazione regionale è a conoscenza dei fatti, con riferimento all’intenzione del CDA della Fondazione “Collegio Nazareno” di alienare Palazzo Tonti; se l’Amministrazione regionale, qualora risulti vero, ha posto in essere, per quanto di propria competenza, gli atti di controllo e vigilanza sull’amministrazione della predetta fondazione; se questa Amministrazione regionale, ritiene opportuno che si realizzi l’operazione immobiliare, soprattutto alla luce della rilevanza sociale, storica e culturale del Collegio Nazareno; se non si ritiene opportuno porre in essere ogni atto di competenza volto a evitare la chiusura dell’istituto. Un’analoga interrogazione è stata presentata in Campidoglio dal Consigliere Giovanni Quarzo. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 35 AMBIENTE Bisogna approfittare dei bonus energetici È importante cogliere l’occasione degli incentivi fiscali per investire in lavori che abbiano in prospettiva la capacità di abbattere realmente i consumi e le emissioni di CO2 nell’atmosfera di Giuseppe Sappa* A ll’ultimo summit internazionale sull’ambiente, che avrebbe dovuto affrontare i problemi inerenti al risparmio energetico e alla riduzione di emissione di CO2 , cioè di anidride carbonica, nei processi di produzione di energia, erano assenti rappresentanti di Cina e India. I loro Paesi sono giganti industriali che immettono enormi quantità di CO2 nell’atmosfera, per via della preponderanza di centrali termoelettriche (soprattutto alimentate da carbone) che vi operano. Non si può sapere, oggi, se saranno presenti ai prossimi incontri, ma è possibile affermare che questo tema rimane ineludibile se si vuole davvero intrapren- dere la strada della conservazione del pianeta. Le conseguenze di un’immissione indiscriminata di CO2 sono note e non è il caso, in questa sede, di soffermarsi ulteriormente su di esse; omettiamo anche di approfondire le ragioni del fallimento di tanti tentativi sperimentali di ingabbiare la CO2 , prodotta dalle centrali energetiche, e iniettarla nel sottosuolo, contando sulla sua dissoluzione nelle acque sotterranee. Se la strada da perseguire è quella del risparmio energetico, può essere interessante soffermarsi sullo stato dell’arte nel nostro Paese delle politiche intraprese per ridurre i consumi energetici e in particolare sugli effetti degli incentivi fiscali, Il fotovoltaico va forte Nel 2013 sono di ben 6 miliardi di euro le ricadute economiche derivanti da investimenti in energie rinnovabili, fra le quali si distingue il fotovoltaico, che ha generato 1,8 miliardi di euro; quindi, a seguire, le bioenergie (1,2 miliardi), eolico (960 milioni), geotermia (440 milioni) e mini idroelettrico (660 milioni) di euro. È quanto emerso da uno studio condotto da Althesys per conto di Greenpeace che, oltre ad analizzare la situazione nel 2013, si estende fino al 2030, ipotizzando le ricadute future, che per quell’anno potrebbero ammontare a circa 135 miliardi di euro. Per allora, secondo le previsioni, sarà l’eolico a fornire il contributo maggiore, anche se il fotovoltaico resterà una rinnovabile su cui continuare a investire. Tornando ai giorni nostri, a beneficiare delle energie rinnovabili non sono solo gli investitori, ma anche l’erario, che nel 2013 ha potuto beneficiare di una contribuzione fiscale pari a circa 1,2 miliardi di euro. E non solo: investendo sulle rinnovabili sono nati nuovi posti di lavoro, con 64 mila persone impiegate nel settore. A ringraziare più di tutti, però, è l’ambiente: basti pensare che nel 2013, grazie alle energie rinnovabili, le emissioni di CO2 si sono ridotte di circa 38 milioni di tonnellate. 36 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 introdotti negli ultimi anni, per favorire il risparmio energetico domestico. È noto che dal 2011 il Governo, nel tentativo di sortire un duplice effetto, ha varato dei bonus fiscali, che prevedono una detrazione fino al 65%, recuperabile in rate decennali, di quanto speso per ristrutturazioni o interventi sul patrimonio edilizio finalizzati a ottenere un risparmio energetico, attraverso sia la riduzione dei consumi, sia l’abbattimento delle dispersioni. Come già accennato, questo provvedimento, reiterato nel 2012, nel 2013, e ancora vigente nel 2014, aveva lo scopo di favorire gli investimenti finalizzati al risparmio energetico, ma anche quello, più generale, di dare un po’ d’ossigeno all’industria edilizia, particolarmente sofferente in questi tempi di crisi. Speriamo che il legislatore abbia pensato anche a orientare questo settore industriale verso la ristrutturazione e il recupero edilizio, piuttosto che verso le nuove costruzioni, che raggiungono, enormi percentuali di invenduto. Allo stesso tempo questo è uno dei vari provvedimenti legislativi tesi a far affiorare il sommerso che, in passato, si è annidato proprio, e molto, in queste attività. I numeri, in termini strettamente economici, sembrano dare ragione al legislatore. Infatti, i dati del 2011, parlano di 17,7 miliardi di euro investiti nella ristrutturazione edilizia e per il risparmio energetico, cresciuti a 19,2 nel 2012; e al 27,8, nel 2013, registrando un incremento del 46% rispetto all’anno precedente. Per l’inizio del 2014, i dati, riferiti al solo primo bimestre, rivelano 5.8 miliardi di euro, investiti in interventi riconducibili a tali provvedimenti legislativi. Questo valore, se riferito al medesimo periodo del 2013, rappresenta il 54% in più, che sembra confermare il trend crescente. È possibile che in questo modo sia stata favorita l’immissione sul mercato di patrimoni e risparmi privati, attratti dalla detrazione fiscale, ma è indubbio che ciò abbia dato, e stia dando ancora, un importante supporto alla sopravvivenza del settore edilizio. Allo stesso tempo queste attività sembrano andare nella direzione indicata dal recente report Ecofys [società di consulenza specializzata nel campo dell’energia e dell’ambiente, ndr], che individua nella cosiddetta green building e nella gestione sostenibile degli edifici, cioè in quegli interventi di profonda ristrutturazione degli edifici domestici, la strada necessaria per raggiungere gli obiettivi di risparmio energetico stabiliti a livello europeo. Ove queste iniziative trovassero spazio in un programma coordinato a livello europeo, le previsioni stimano in un risparmio del 40% nell’utilizzo dell’energia e, addirittura del 60%, per quanto riguarda il gas, entro il 2030. Non tutto, però, è rose e fiori. Infatti, se i numeri suscitano qualche ottimismo, dal punto di vista strettamente tecnico, per quanto riguarda l’Italia, rimangono alcuni dubbi sull’effettivo beneficio energetico degli investimenti registrati a seguito dell’introduzione degli incentivi. Infatti, non c’è convergenza di vedute sull’indirizzo di tali interventi, nel senso che più di qualcuno sostiene che, la maggior parte di essi, sia orientata verso la ristrutturazione del patrimonio edilizio, più che verso il risparmio energetico. Allo stesso tempo è opinione di alcuni, non pochi e non sprovveduti, che la politica d’incentivazione fiscale, in favore delle ristrutturazioni edilizie e degli interventi finalizzati al risparmio energetico, nel medio periodo, potrebbe rivelarsi troppo onerosa, per le sempre troppo esangui casse dello stato. La politica in atto potrà, infatti, rivelarsi effettiva- In Israele il 90% delle abitazioni utilizzano il solare termico per l’acqua sanitaria. Nella foto i tetti di Gerusalemme mente vantaggiosa se saprà inserirsi in un quadro generale di ripresa economica, in grado di assorbire il mancato gettito fiscale derivante da tali incentivi, che hanno orizzonte decennale. Diversamente potrebbe rivelarsi un costo troppo elevato per l’Erario. Pur tenendo presente tali aspetti, occorre però affermare che la strada intrapresa è comunque corretta sia perché indirizzata nella stessa direzione indicata dall’Unione Europea, sia perché, se perseguita correttamente, cioè raggiungendo, realmente, obiettivi di risparmio energetico nel breve, medio termine, è destinata a ridurre notevolmente i costi energetici del nostro Paese che, com’è noto, sono mediamente più alti, anche in termini unitari, dei principali partner e competitori europei. E allora non resta che ribadire l’importanza di continuare a utilizzare questi incentivi fiscali per le ristrutturazioni edilizie in generale, e per gli interventi finalizzati al risparmio energetico, cercando di privilegiare sempre più questo secondo ramo di facilitazioni, perché è quello che, in ogni caso è destinato a produrre benefici sia al singolo proprietario sia, più in generale, all’intero quadro generale delle risorse pubbliche dello Stato. In que- sto campo ci sono interventi di tipo passivo, tesi a ridurre le dispersioni termiche, come la semplice sostituzione degli infissi, con altri di più recente concezione, provvisti di doppio vetro e taglio termico, o come la realizzazione di un cappotto isolante, interno o esterno. Ma ci sono anche interventi di tipo attivo, che nel medio termine potrebbero anche produrre profitti per il proprietario dell’immobile. Ad es. l’installazione di pannelli fotovoltaici, o di microturbine eoliche, che, se opportunamente progettati, possono fornire l’energia elettrica per l’autoconsumo ed anche in eccesso per essere venduta al gestore di energia elettrica, con inevitabile beneficio economico. Se, invece, nel campo degli interventi di tipo attivo, non s’intende inoltrarsi in iniziative apparentemente troppo articolate, può essere sufficiente limitarsi alla sostituzione della caldaia a gas con una a condensazione. L’importante è cogliere quest’occasione degli incentivi fiscali per investire in opere che abbiano in prospettiva la capacità di abbattere realmente i consumi energetici. *Associato di Geologia, Università “La Sapienza” di Roma la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 37 DECRETO SBLOCCA-ITALIA Risorse idriche e dissesto idrogeologico I perfezionamenti normativi aprono la strada a necessari urgenti investimenti privati, mentre i piani e i programmi di salvaguardia del territorio sono in attesa di adeguati stanziamenti pubblici di Gabriele Troilo U n nuovo passo avanti nella normalizzazione del settore consente di superare i perversi effetti dei referendum del 2011, mentre si registra anche un tentativo di unificazione o quanto meno di coordinamento delle azioni della pubblica Amministrazione comunque riguardanti l’acqua, come risorsa e come rischio. Sul numero di maggio 2014 abbiamo ancora una volta affrontato il complesso tema degli esiti referendari del 2011 alla luce di alcune deliberazioni dell’Autorità competente (ora denominata «per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico») quali oggetto di positive sentenze del TAR della Lombardia, che consentono di affermare l’avvenuto superamento della fase critica indotta appunto da quei referendum per un settore di vitale importanza per l’economia del nostro Paese, ma soprattutto per i cittadini stessi. Interviene ora il Governo con il decreto-legge 12.9.2014, n. 133 (c.d. Sblocca Italia), con una serie di disposizioni (la maggior parte inserite quali modifiche e integrazioni nel decreto legislativo 3.4.2006 n. 152 recante norme in materia ambientale), che mirano a fissare alcuni punti fondamentali per l’ordinato svolgersi dell’azione amministrativa in un quadro di certezze per gli operatori del servizio idrico integrato. In attesa delle sempre possibili modifiche in sede di conversione, è utile un pur sommario riepilogo delle più rilevanti novità. 38 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Anzitutto va sottolineata la conferma che, al riguardo, si applica la “normativa nazionale in materia di organizzazione dei servizi pubblici a rete di rilevanza economica”. Si pone così fine alle illazioni che qualcuno ha cercato di trarre dagli esiti referendari in ordine a una strampalata definizione dell’acqua come bene comune, concetto che non soltanto non corrisponde alla realtà con manifesti contorni di ambiguità né al dettato costituzionale (art. 42, co. 1), ma urta contro gli interessi degli utenti ad avere un servizio efficace, efficiente ed economico. Si va quindi nella giusta direzione non certo della privatizzazione della risorsa che è e rimane pubblica ma della sua gestione. Si nota peraltro che l’affidamento del servizio idrico integrato in conformità delle disposizioni che regolano i contratti pubblici, in armonia con le direttive europee, non impedisce la partecipazione alle gare delle aziende pubbliche, ma le obbliga – in poche parole – a formalizzare un piano industriale come gli altri aspiranti gestori (art. 7, co. 1, n.4). Non mancano nel d.l. n. 133 citato disposizioni atte a normalizzare, se non altro sotto il profilo formale, le definizioni ma anche nella sostanza il funzionamento dell’organizzazione del servizio a livello locale. Intendiamo riferirci anzitutto alla sostituzione della locuzione troppo caratterizzata “autorità d’ambito” (organi che, in effetti, sarebbero aboliti in forza del c.d. emendamento Calderoli frutto dei vaneggiamenti del legislatore di qualche anno fa) con quella meno impegnativa e buona per tutte le stagioni di “enti di governo dell’ambito”. Di questi si assicura tra l’altro la costituzione e il funzionamento – anche in applicazione del principio dell’unicità della gestione – con il ricorso a più efficaci poteri sostitutivi esercitati dal competente presidente della Regione (meglio si direbbe della Giunta regionale), attraverso modifiche mirate agli art. 147 e segg. del d.lgs. 152. Nel contempo si affida allo Stato (Autorità per l’energia elettrica, il gas e il sistema idrico) il compito di redigere la convenzione-tipo sulla quale gli enti predetti dovranno esemplare la convenzione per la regolazione del servizio idrico integrato (tale compito era, sulla base delle precedenti disposizioni, di competenza delle Regioni): è quel che serve per porre mano ai cospicui investimenti dei quali il settore necessita nell’interesse dei cittadini-utenti. È del resto a tutti noto che lo stato delle reti di acquedotto e fognatura è pietoso, con sprechi della risorsa in quantità spaventose (in alcune zone prossimi al 70%) e rischi d’inquinamento e di rilevanti contributi ai dissesti idrogeologici. Al riguardo non può sottacersi che il continuo richiamo alle c.d. buone pratiche cioè alla necessità che ci sia una particolare attenzione dei singoli in funzione del risparmio, ma anche della salvaguardia del territorio, non è sbagliato (si pensi alle opere idrauliche di 4° categoria delle vecchie norme ottocentesche), ma certo non risolutivo: la salvaguardia e l’assetto del territorio non possono che essere assicurati da provvedimenti pubblici di pianificazione di ampio respiro, fermi restando i contributi che i privati possono dare nell’ambito dei procedimenti di partecipazione, ma soprattutto con l’organizzazione imprenditoriale per la realizzazione dei piani e degli interventi. Né d’altro canto possono essere trascurate le esperienze negative registratesi in sede locale per una spesso criminale accondiscendenza delle autorità comunali verso interventi fautori di presenti e futuri dissesti (si pensi, ad esempio, all’edilizia assentita su argini, golene e simili). Si aggiunge che all’Autorità competente si affidano funzioni di supporto all’attività delle Regioni, in varie circostanze. Il decreto-legge n. 133 si spinge anche a dettare ulteriori regole per il trasferimento della risorsa da Regione a Regione, qualora interessino anche più Distretti idrografici, confermandone l’interesse nazionale (come già disposto dall’art. 17 della legge n. 36/1994) con una serie di adeguamenti semplificatori dell'art. 158 del d.lgs.n. 152. Con l’art. 158 bis si dichiarano di pubblica utilità le opere e gli interventi previsti nei piani d’ambito, con apposito piano d’investimento, i cui progetti sono approvati dagli enti di governo degli ambiti con valore di titolo abilitativo; fin qui tutto bene in funzione di snellimento procedurale. Un maggior approfondimento meriterebbe la disposizione che attribuisce a tale approvazione il valore di variante agli strumenti di pianificazione urbanistica e territoriale, esclusi i piani paesaggistici, tenuto tra l’altro conto che l’art. 12, co. 7, della legge 6.12.1991 n. 394 (legge quadro sulle aree protette) dispone che i piani dei parchi sostituiscono «a ogni livello i piani paesistici, piani territoriali o urbanistici e ogni altro strumento di pianificazione». Quale norma intesa alla salvaguardia ambientale, quest’ultima dovrebbe prevalere anche sull’art. 158 bis, ma è auspicabile che, in sede di conversio- ne, intervenga un qualche chiarimento per evitare perplessità nell’azione amministrativa e incertezze tra gli operatori privati. Particolare attenzione porta il decreto n. 133 alla mitigazione del rischio idrogeologico e al dissesto relativo, a partire da fenomeni d’esondazione e alluvione con norme già in corso di modifica in funzione della negativa esperienza della particolare e preoccupante criticità costituita dai recenti fatti di Genova e non solo. Deve indicarsi come positivo anche il tentativo di collegare in qualche modo gestione della risorsa e governo idraulico, attraverso l’intervento ad esempio delle Autorità di Distretto, ma il tema potrà approfondirsi quando si avrà il quadro definitivo della legge di conversione, ma può anche al momento rilevarsi come vi sia un palese tentativo, in funzione semplificatoria, acceleratoria ed efficientatrice, di un espandersi dei compiti dello Stato, tema che dovrebbe meglio essere affrontato in sede di dibattito parlamentare sul disegno di legge governativo sulle modifiche, fra l’altro, del titolo V della parte II della Costituzione (A.S. n. 1429). In tale sede è anche auspicabile non certo una resurrezione pura e semplice della disposizione contenuta nell’art. 1 del vecchio t.u. sulle opere idrauliche 25.7.1904 n. 523, che escludeva l’intervento della magistratura nel corso delle calamità, ma almeno una norma che privilegi in ogni caso la salvaguardia della vita dei cittadini. Chiudiamo queste righe citando una curiosità (preoccupante) che sembrerebbe preludere a un massiccio ritorno – nell’era delle privatizzazioni o presunte tali – a uno Stato costruttore cioè realizzatore diretto di opere ed edifici, con proprie strutture ad hoc, con la facoltà di giovarsene attribuita dal decreto in esame anche alle Regioni, per le materie in argomento, senza necessità di gare a evidenza pubblica. Al riguardo, a parte l’inevitabile preoccupazione, ci chiediamo se in via generale non sarebbe stato più utile porre a disposizione di Regioni ed enti locali gli uffici dell’Amministrazione statale che già esercitano tradizionalmente i compiti di stazione appaltante, con una netta riduzione del numero di soggetti incaricati e delle relative procedure e spese, come già da qualcuno proposto: in buona sostanza, in questo momento di crisi socio-economica, non c’è bisogno di altre imprese edili, ma di maestri “procedurali”, anche per troncare sul nascere possibili esiti contenziosi sulla cui perniciosità non occorre insistere. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 39 GIURISPRUDENZA di Mauro Mascarucci* 1) Appalti: responsabilità del condominio e dell’amministratore Spesso, quando si tratta di lavori effettuati nel condominio, dai quali siano derivati eventi dannosi a terzi, i conflitti sfociano in cause di risarcimento danni in cui i giudici sono chiamati a stabilire e a ripartire il grado di responsabilità tra la ditta appaltatrice, l’amministratore, il direttore dei lavori (che può coincidere con l’amministratore stesso) e l’assemblea condominiale che ha autorizzato i lavori e scelto, di norma, la ditta. Quasi sempre, le contestazioni principali che vengono mosse all’amministratore attengono alla sua eventuale responsabilità a titolo di culpa in eligendo e in vigilando. Secondo la Cassazione civile, sez. III, sentenza 30.09.2014 n. 20557, costituisce pacifica giurisprudenza l’affermazione secondo cui in tema di appalto, è di regola l’appaltatore che risponde dei danni provocati a terzi ed eventualmente anche dell’inosservanza della legge penale durante l’esecuzione del contratto, attesa l’autonomia con cui egli svolge la sua attività nell’esecuzione dell’opera o del servizio appaltato. Il controllo e la sorveglianza del committente, invece, si limitano all’accertamento e alla verifica della corrispondenza dell’opera o del servizio affidato all’appaltatore con l’oggetto del contratto. In tale contesto, una responsabilità del committente nei riguardi dei terzi è configurabile solo quando si dimostri che il fatto lesivo sia stato commesso dall’appaltatore in esecuzione di un ordine impartitogli da un rappresentante del committente stesso. È stata poi riconosciuta una responsabilità del committente anche quando sia configurabile in capo al medesimo una culpa in eligendo, per aver affidato il lavoro a un’impresa priva delle necessarie capacità tecniche. Il condomino che ritenga di essere stato danneggiato da un’omessa vigilanza da parte del condominio nell’esecuzione dei lavori non può considerare l’ammini40 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 stratore come un soggetto terzo ed estraneo; dovrà comunque rivolgere la propria pretesa risarcitoria nei confronti del condominio il quale, a sua volta, valuterà se esistono gli estremi di una rivalsa nei confronti dell’amministratore. 2) Acqua e ascensore si pagano secondo i millesimi Secondo la Corte di cassazione, sentenza n. 17557/2014 della seconda sezione è illegittima la deliberazione assembleare che pone, nella ripartizione delle spese per acqua e ascensore, un maggior onere contributivo a carico delle unità immobiliari abitate da più persone. In pratica è irrilevante il numero di persone che occupano l’appartamento, in quanto solo una previsione regolamentare (contrattuale) può imporre un criterio che tenga conto di tale composizione numerica. Tale principio di diritto (applicabile anche agli immobili adibiti a studi professionali) è stato sancito affrontando il caso di un condomino che ha impugnato la delibera con la quale l’assemblea aveva approvato il rendiconto dell’anno di gestione appena trascorso, dove la ripartizione delle spese dell’ascensore (ma anche dell’acqua) era errato in quanto, a parità di millesimi e di piano, l’onere di contribuzione era maggiore nel caso di famiglie più numerose. La Cassazione ha precisato che per le spese di gestione del servizio ascensore è applicabile, per analogia, in mancanza di deroga con patto negoziale intervenuto tra tutti i condomini, la regola posta dall’articolo 1124 c.c. relativa alla ripartizione delle spese di manutenzione e ricostruzione delle scale, secondo cui il riparto avviene, per metà, in ragione del valore dei singoli piani o porzioni di piano, per l’altra metà in misura proporzionale all’altezza di ciascun piano dal suolo. La delibera assembleare ritenuta invalida dalla Cassazione, stabiliva, a parità di caratura millesimale e di livello di piano, un onere di contribuzione alle spese di gestione dell’impianto di ascensore più elevato a carico dei condomini con famiglia più numerosa, e un esonero parziale per i proprietari di unità che l’amministratore abbia accertato essere disabitate. 3) Decoro architettonico della facciata condominiale Secondo la Cassazione civile, sez. II, sentenza 06.10.2014 n. 20985, costituisce innovazione lesiva del decoro architettonico del fabbricato condominiale, e come tale vietata, non solo quella che ne alteri le linee architettoniche, ma anche quella che comunque si rifletta negativamente sull’aspetto armonico di esso, a prescindere dal pregio estetico che possa avere l’edificio e che la relativa valutazione spetta al giudice di merito, ed è insindacabile in sede di legittimità ove non presenti vizi di motivazione. In questa pronuncia la Corte di cassazione ha avuto modo di ribadire quale sia la corretta modalità di applicazione dell’art. 1120 c.c. in un’ipotesi in cui un condomino aveva posizionato sulla facciata condominiale dei condizionatori. I condomini che avevano posizionato i condizionatori sostenevano la tesi secondo cui non vi era stata alcuna alterazione del decoro architettonico anche sulla base del rilievo che l’amministrazione pubblica, rilasciando il provvedimento di assenso all’intervento avrebbe confermato la piena compatibilità paesaggistica, urbanistica e ambientale del posizionamento dei condizionatori. La Corte di cassazione si è però mostrata di contrario avviso. Secondo la sentenza, premesso che il fabbricato aveva struttura e linee architettoniche residenziali ed era inserito in un ambito paesaggistico protetto, era facilmente evincibile, dalle fotografie prodotte, la lesione al decoro architettonico dell’edificio. *Avvocato, consulente FISCO Le tasse sulla casa dopo separazione o divorzio L’assegnazione giudiziale dell’immobile a un ex coniuge rappresenta l’insorgere di un diritto di abitazione a favore dell’assegnatario, con conseguenti obblighi fiscali di Salvatore Albanese I n caso di separazione o divorzio quale dei due coniugi deve pagare l’Imu? E ancora, nel caso frequente in cui sia la moglie a rimanere nella casa coniugale con i figli sorge la domanda se il marito (separato o divorziato che sia), proprietario della casa coniugale al 100 o al 50%, essendo poi proprietario di un’altra casa adibita ad abitazione principale, non debba pagare l’Imu sull’immobile rimasto alla moglie con i figli come se fosse una seconda casa. Per rispondere a quanto sopra esposto, va subito detto che l’assegnazione della casa coniugale a un ex coniuge, disposta in seguito al provvedimento del giudice di separazione legale, annullamento o divorzio, rappresenta l’insorgere di un diritto di abitazione a favore dell’ex coniuge stesso, a prescindere da una sua eventuale percentuale di proprietà sull’immobile. Va da sé che anche per l’ex marito la casa in cui vive la moglie, non va considerata una seconda casa di cui è proprietario, poiché assegnata alla moglie, questa ne ha un diritto reale di godimento indipendentemente da chi sia il proprietario, e un’eventuale Imu dovrebbe pagarla lei. Il marito non la deve più dichiarare perché utilizzata dalla consorte come abitazione principale. Ciò è quanto prevede la legge n. 44/2012 che così recita: «ai soli fini dell’applicazione dell’imposta municipale propria […], l’assegnazione della casa coniugale al coniuge, disposta a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effet- ti civili del matrimonio, s’intende in ogni caso effettuata a titolo di diritto di abitazione». Diritto che fa sorgere l’obbligo del versamento dell’Imu in capo all’ex coniuge assegnatario. Pertanto, da quanto sopra detto sui coniugi separati, il pagamento dell’Imu spetta al 100% all’ex coniuge che risulta assegnatario della casa coniugale anche nel caso in cui non sia proprietario. Il regime è quello previsto per le abitazioni principali per quanto attiene aliquote e detrazioni. Soggetto passivo resta l’assegnatario giudiziale anche nel caso in cui il fabbricato, durante il matrimonio, fosse detenuto in comodato gratuito, ma non anche nell’ipotesi di locazione, in quanto, in tale situazione, egli gode dell’utilizzo dell’immobile in virtù di quanto sancito dall’art. 6 della legge n. 392/1978. Un aspetto importante da rilevare per quanto concerne l’Imu sta nel fatto che il legislatore ha escluso dalla tassazione la casa coniugale (purché non di lusso) anche nell’ipotesi in cui l’assegnatario abbia la dimora abituale o la residenza anagrafica in altro luogo. La casa assegnata all’ex coniuge è assimilata all’abitazione principale e, quindi, poiché dal 2014 non è dovuta l’Imu sull’abitazione principale, l’ex coniuge assegnatario nulla dovrà pagare per la suddetta imposta. Rimane la Tasi, che è un tributo per i servizi indivisibili collegato all’erogazione e alla fruizione di servizi comunali. Il presupposto impositivo della Tasi è il possesso o la detenzione, a qualsiasi titolo, di fabbricati, ivi compresa l’abitazione principale, e di aree edificabili, come definiti ai sensi dell’imposta municipale propria, ad eccezione, in ogni caso, dei terreni agricoli. Il pagamento è effettuato in autoliquidazione, ossia il cittadino è tenuto a calcolare l’imposta dovuta. Anche nel caso della Tasi, l’assegnazione della casa coniugale al coniuge, disposta a seguito di provvedimento di separazione legale, annullamento, scioglimento o cessazione degli effetti civili del matrimonio, s’intende effettuata a titolo di diritto di abitazione. Di conseguenza, il soggetto passivo d’imposta per l’immobile è il coniuge assegnatario, che ha diritto all’applicazione delle agevolazioni previste per l’abitazione principale: aliquota massima 3,3 per mille e detrazione. Ciò è quanto chiarito dal Ministero dell’economia e delle finanze, il quale, rispondendo a uno specifico quesito, ha affermato che «il coniuge è titolare del diritto di abitazione e, indipendentemente dalla quota di possesso dell’immobile è il solo che paga la Tasi con l’aliquota e la detrazione, eventualmente prevista, per l’abitazione principale. Se, invece, la casa assegnata fosse in locazione (esempio, casa in locazione abitata dai coniugi prima della separazione, poi assegnata dal giudice della separazione a uno di essi), la Tasi deve essere calcolata dal proprietario con l’aliquota prevista dal Comune per gli immobili diversi dall’abitazione principale e l’importo ottenuto sarà pagato in parte dal proprietario e in parte dal locatario, in base alle quote deliberate dal Comune». la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 41 EQUE RIPARAZIONI CONTRO L’IRRAGIONEVOLE DURATA DEL PROCESSO Il risarcimento spetta ai singoli condomini Il principio, affermato da un recentissimo verdetto della Cassazione, è però contrastato da altre sentenze che invece ammettono la legittimazione del condominio ad agire, basandosi sulla giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell’uomo di Mauro Mascarucci* C on la sentenza 18.09.2014 n.19663 le Sezioni unite risolvono la questione riguardante la legittimazione dei singoli condomini ad agire in giudizio per far valere il diritto all’equa riparazione per la durata irragionevole del processo presupposto intentato dal condominio, in persona dell’amministratore, del quale i condomini stessi non siano stati parti. Al riguardo, l’ordinanza interlocutoria n. 21062/2012 aveva rilevato che la Corte, con sentenze della prima sezione civile 23 ottobre 2009 n. 22558; 14 ottobre 2011, n. 21322 e 17 ottobre 2011, n. 21461, nell’affermare il difetto di potere rappresentativo in capo all’amministratore del condominio in ordine al diritto fatto valere in giudizio concernente l’equo indennizzo ai sensi della legge n. 89/2001, aveva osservato, anzitutto, che il condominio è privo di personalità giuridica in quanto unicamente ente di gestione delle cose comuni e l’amministratore può agire in virtù della sola delibera assembleare anche non unanime a tutela della gestione delle stesse mentre, per quanto concerne i diritti che i condomini vantano unicamente uti singuli, è necessario lo specifico mandato da parte di tutti i condomini. In base a siffatta premessa si è quindi ritenuto non esservi dubbio sul fatto che il diritto all’equo indennizzo per l’irragionevole durata di un processo non spetti all’ente condominiale, che è preposto unicamente alla gestione della cosa comune, in quanto l’eventuale patema d’animo conseguente alla pendenza 42 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 del processo incide unicamente sui condomini che quindi sono titolari uti singuli del diritto a risarcimento. L’enunciato principio di esclusività della titolarità del diritto all’equa riparazione in capo ai condomini uti singuli è contrastato da altro indirizzo, che invece ammette la legittimazione del condominio ad agire in base alla legge n. 89/2001. Di siffatto ultimo indirizzo (in relazione alla fattispecie propria del condominio) sono espressione, segnatamente, Cass., 18 febbraio 2005, n. 3396; Cass., 24 novembre 2005, n. 24841 e Cass., 17 aprile 2008, n. 10084, esse adducono a sostegno della propria tesi la posizione assunta dalla giurisprudenza della Corte EDU (si veda, in particolare, sebbene in dette pronunce non sia esplicitamente citata, la sentenza Comingersoll S.A. v. Portugal, del 6 aprile 2000), secondo cui anche per le persone giuridiche (e, più in generale, per i soggetti collettivi) il danno non patrimoniale, inteso come danno morale soggettivo, e non diversamente da quanto avviene per gli individui persone fisiche, conseguenza normale, ancorché non automatica e necessaria, della violazione del diritto alla ragionevole durata del processo, di cui all’art. 6 della Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali, a causa dei disagi e dei turbamenti di carattere psicologico che la lesione di tale diritto solitamente provoca alle persone preposte alla gestione dell’ente o ai suoi membri. La richiamata ordinanza interlocutoria precisa, peraltro, che la citata Cass. n. 10084/2008 (seguita poi da Cass., 11 dicembre 2009, n. 25981) esclude che in capo all’amministratore del condominio, in difetto di mandato assembleare, sussista il potere di intraprendere azioni non conservative quale quella relativa al diritto all’equa riparazione di cui alla legge n. 89/2001, il quale è ancorato all’accertamento della violazione dell’art. 6 della Convenzione CEDU, e cioè di un evento autonomo e diverso da quello oggetto del giudizio presupposto, ex se lesivo di un diritto della persona alla definizione di detti procedimenti in una durata ragionevole, e avente per oggetto un indennizzo per il pregiudizio sofferto dal soggetto per il periodo eccedente tale durata. Il principio della spettanza ai soggetti collettivi del danno non patrimoniale da durata irragionevole del giudizio si è andato consolidando nella giurisprudenza della Corte di cassazione con specifico riferimento alle società, sia di capitali (Cass., 22 dicembre 2004, n. 23789; Cass., 23 agosto 2005, n. 17111; Cass., 12 luglio 2011, n. 15250; Cass., 8 maggio 2012, n. 7024), che di persone (Cass., 10 aprile 2003, n. 5664; Cass. 30 settembre 2004, n. 19647; Cass., 16 febbraio 2005, n. 3118; Cass., 2 febbraio 2007, n. 2246; Cass., 14 maggio 2010, n. 11761). La medesima giurisprudenza appena richiamata ha, peraltro, puntualizzato che il diritto alla trattazione delle cause entro un termine ragionevole è riconosciuto dall’art. 6, p. 1, della Convenzione, specificamente richiamato dalla legge n. 89/2001, art. 2 solo con riferimento alle cause “proprie” e, quindi, esclusivamente in favore delle “parti” della causa nel cui ambito si assume avvenuta la violazione e non anche di soggetti che siano ad essa rimasti estranei, essendo irrilevante, ai fini della legittimazione, che questi ultimi possano aver patito indirettamente dei danni dal protrarsi del processo; ciò al fine di escludere detto diritto in capo ai soci che non siano stati parti del giudizio al quale abbia partecipato soltanto la società (di capitali o di persone). In riferimento alle controversie concernenti la legge n. 89/2001, art. 2, deve aggiungersi che il diritto alla trattazione delle cause entro un termine ragionevole è riconosciuto dall’art. 6, par. 1, della Convenzione citata, specificatamente richiamato dalla legge n. 89/2001, art. 2, solo in relazione alle cause proprie e quindi esclusivamente in favore delle parti della causa nel cui ambito si assume avvenuta la violazione e non anche in favore dei soggetti che siano ad essa rimasti estranei (v. Cass., sent. n. 23173 del 2012). Al riguardo, si è rilevato che il pregiudizio risarcibile si ricollega non alla situazione soggettiva che costituisce l’oggetto del processo presupposto, ma alle sofferenze correlate alla protrazione ingiustificata dello stesso; in tale ambito appare imprescindibile la partecipazione a tale causa, che, per altro, soprattutto nel giudizio civile, è sempre sorretta da un interesse non di mero fatto, ma giuridico, che sussiste anche in relazione al c.d. intervento adesivo o dipendente (Cass., sent. n. 23173, cit.). Secondo la dottrina, la risarcibilità del danno morale resta ancorata saldamente alla qualità di parte processuale, pena la possibile duplicazione dei risarcimenti, come ritenuto da quella giurisprudenza che giudica irrilevante il disagio patito dai soci o dall’amministratore della società, anche se ai limitati effetti dell’accoglimento dell’ulteriore pretesa d’indennizzo da questi azionata in proprio. Il che deve naturalmente valere anche per i soci delle società di persone le quali, pur essendo prive di personalità giuridica, costituiscono un autonomo centro d’imputazione soggettiva di rapporti giuridici, anche agli effetti della c.d. legge Pinto (v. Cass., sent. n. 3118/2005). Ne consegue che il singolo condominio non può essere ritenuto parte qualora sia rappresentato dall’amministratore. Sicché, posto che comunque, in tema di equa riparazione per irragionevole durata del processo ai sensi della legge n. 89/2001, art. 2, anche per le persone giuridiche e i soggetti collettivi il danno non patrimoniale, inteso come danno morale soggettivo, è, non diversamente da quanto avviene per gli individui persone fisiche, conseguenza normale, ancorché non automatica e necessaria, della violazione del diritto alla ragionevole durata del processo, di cui all’art. 6 della Convenzione medesima, a causa dei disagi e dei turbamenti di carattere psicologico che la lesione di tale diritto solitamente provoca alle persone preposte alla gestione dell’ente o ai suoi membri (v., ex plurimis, Cass., sent. n. 13986 del 2013), deve, perciò ammettersi la legittimazione del condominio ad agire in base alla legge, sia pure solo in presenza di mandato assembleare, non sussistendo in capo all’amministratore il potere di intraprendere azioni non conservative quale quella relativa al diritto all’equa riparazione di cui alla legge n. 89/2001. Per altro verso, deve escludersi che il singolo condomino che non sia stato parte, in senso formale, nel processo presupposto sia legittimato ad agire per l’equa riparazione del danno da irragionevole durata del processo ex legge n. 89/2001. Mette conto, infine, richiamare sul punto, a ulteriore suffragio della tesi come sopra accolta, la sentenza delle Sezioni unite n. 6072/2013, con la quale è stata risolta in senso negativo la questione della legittimazione degli ex soci di società che, parte in un giudizio di durata irragionevole, volontariamente si sia cancellata dal registro delle imprese senza aver agito per l’accertamento e la liquidazione del diritto all’equo indennizzo, a succedere alla società estinta nella titolarità del credito indennitario. In tale pronuncia si è rilevato che il credito oggetto del processo presupposto, sorto originariamente in capo alla società, che era parte di detto giudizio lungamente protrattosi, era controverso e perciò richiedeva l’accertamento e la liquidazione nel momento in cui la società aveva deciso di farsi cancellare dal registro delle imprese: siffatta scelta aveva implicato la tacita rinuncia della società al credito in questione, manifestandosi incompatibile con la volontà di pervenire al concreto accertamento e alla liquidazione del credito stesso, per poter poi provvedere all’eventuale ripartizione del ricavato tra i soci. *Avvocato, consulente la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 43 IMPORTANTE NOVITÀ PER IL MERCATO IMMOBILIARE Il “rent to buy” finalmente entra nel nostro ordinamento Nel decreto-legge Sblocca-Italia, art. 23, si introducono forme contrattuali che consentono al conduttore l’immediato conseguimento del godimento della res, diluendo nel tempo l’impegno finanziario volto all’acquisto, e si permette al locatore la collocazione fruttuosa dell’immobile di Alberto Celeste* T ra le pieghe del decretolegge 12 settembre 2014, n. 133, meglio noto come decreto sblocca Italia – pubblicato nella Gazzetta Ufficiale n. 212 del 12 settembre 2014 e recante «Misure urgenti per l’apertura dei cantieri, la realizzazione delle opere pubbliche, la digitalizzazione del Paese, la semplificazione burocratica, l’emergenza del dissesto idrogeologico e per la ripresa delle attività produttive» – si rinviene l’art. 23, il quale disciplina un’importante novità per il mercato immobiliare, con interessanti riflessi per il settore abitativo e il comparto edilizio. Ci si riferisce all’istituto del rent to buy, diffuso soprattutto nel mondo anglosassone, e che finalmente trova legittimo ingresso anche nel nostro ordinamento, laddove i risultati raggiunti da questa nuova fattispecie legale forse potevano essere realizzati, con esiti non del tutto collimanti, mediante altri negozi collegati (si pensi a un’opzione di acquisto collegata alla locazione, o una locazione con preliminare di futura vendita, oppure una vendita con riserva della proprietà). L’articolo in esame – rubricato «Disciplina dei contratti di godimento in funzione della successiva alienazione di immobili» – è articolato in otto capoversi, che regolamentano l’affare segnatamente sul versante civilistico, tralasciando, però, gli aspetti fiscali (ci si è sùbito preoccupati, ad esempio, di evitare la duplicazione di imposte su somme che, dapprima, vengono qualificate come “canoni” a titolo di corrispettivo del concesso godimento del 44 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 bene e, poi, sono imputate al “prezzo” della cessione del medesimo immobile). La scelta del Governo, di offrire una disciplina giuridica a queste ipotesi contrattuali totalmente prive, fino al 13 settembre 2014, di tutela specifica, recepisce sostanzialmente i suggerimenti del Notariato, espressi in particolare nel corso del convegno tenutosi a Roma nel novembre del 2013 e presentati al Senato il 15 aprile 2014, in occasione dell’audizione avvenuta per la discussione del c.d. piano casa (decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, convertito nella legge 23 maggio 2014, n. 80). La novella intende, in tal modo, dare cittadinanza in Italia a forme contrattuali finalizzate a consentire al conduttore l’immediato conseguimento del godimento della res, diluendo nel tempo, come acquirente, l’impegno finanziario volto al suo acquisto, e, parimenti, permettere al locatore la collocazione fruttuosa dell’immobile, con conseguente sgravio, come venditore, dei costi sostenuti per la precedente costruzione. È sotto gli occhi di tutti la crisi che sta attraversando il pianeta immobiliare, tenuto conto anche delle difficoltà che incontrano le famiglie per ottenere dagli istituti di credito prestiti per comprare l’abitazione, il che ha comportato la nascita di prassi contrattuali diversificate e flessibili, ma tutte tese a rinviare, a un futuro prossimo, gli effetti definitivi della compravendita dell’appartamento, ma assicurando, nell’immediato, ai potenziali acqui- renti, da un lato, di avere sùbito la disponibilità dell’alloggio anelato e, dall’altro, di detrarre parzialmente le somme corrisposte per tale godimento dal prezzo finale da versare all’acquisto, senza considerare anche il vantaggio di accantonare la liquidità relativa ai costi da posticipare, a titolo di notaio e imposte varie. In ogni caso, chiunque (un privato, un costruttore, un imprenditore, ecc.) può rivestire il ruolo di contraente in tale affare, come qualsiasi immobile (nuovo, usato, ristrutturato, e non per forza per soddisfare esigenze abitative) può essere oggetto dell’accordo. Resta fermo che la nuova disciplina, per un verso, trovando oramai una sua tipizzazione legale, non impone più il rinvio alle discipline speciali, segnatamente in materia locatizia (leggi nn. 431/1998 e 392/1978 riguardo a immobili urbani adibiti, rispettivamente, a uso abitativo e non abitativo), e, per altro verso, lascia pur sempre un ampio margine all’autonomia contrattuale, nel senso che le parti – salvi i “paletti” di cui appresso – risultano libere di bilanciare come desiderano i lori interessi, ad esempio, fissando la durata del godimento del bene, determinando la quota di canone imputabile a corrispettivo della successiva vendita, contemplando clausole di recesso o penali, disciplinando diversamente gli effetti dell’eventuale inadempimento, stabilendo la possibile cessione della posizione contrattuale, e quant’altro. Passando in rassegna i capoversi di cui si compone l’art. 23 citato, si rileva che il comma 1 stabilisce: «i contratti, di- versi dalla locazione finanziaria, che prevedono l’immediata concessione del godimento di un immobile, con diritto per il conduttore di acquistarlo entro un termine determinato imputando al corrispettivo del trasferimento la parte di canone indicata nel contratto, sono trascritti ai sensi dell’art. 2645-bis c.c.», aggiungendo che «la trascrizione produce anche i medesimi effetti di quella di cui all’art. 2643, comma 1, n. 8), c.c.»; si specifica che, ai summenzionati contratti, «si applicano gli artt. 2668, comma 4, 2775-bis e 2825-bis c.c.», precisando che «il termine triennale previsto dal comma 3 dell’art. 2645-bis c.c. é elevato a tutta la durata del contratto e comunque a un periodo non superiore a dieci anni» (comma 3, prima parte). Innanzitutto, risulta chiara l’intenzione della decretazione d’urgenza di differenziare la fattispecie in esame da quella denominata “locazione finanziaria”: nell’ipotesi in esame, infatti, si registra un contratto di locazione, corredato dal patto secondo cui, quando l’importo dei canoni pagati per un certo tempo abbia raggiunto la cifra stabilita come prezzo per la cessione della proprietà dell’immobile, l’iniziale locazione si converte in una compravendita; così il rent to buy consente alle parti di finanziarsi l’un l’altro, perché, in pratica, permette al proprietario dell’immobile di ricavare un reddito prima ancora della vendita e all’acquirente di prenotare l’investimento futuro, traendo però immediata utilità dal godimento del bene, il tutto senza ricorrere, con indubbio risparmio, a banche o altri intermediari specializzati. Nello specifico, il rent to buy contempla due fasi, di cui la prima volta all’immediata concessione in godi- mento dell’immobile a fronte del pagamento di un canone e la seconda tesa al trasferimento definitivo dello stesso immobile con imputazione al prezzo finale della parte dei canoni indicata nell’accordo. In parole povere, l’inquilino (futuro proprietario) entra sùbito nella casa che ha scelto di acquistare, pagando al venditore un acconto; poi, versa mensilmente un importo equivalente a un normale affitto, il quale viene, però, solo per una parte considerato come canone di locazione (per così dire, a fondo perduto) mentre l’altra parte viene “salvata” andando a creare un deposito (per così dire, in conto futuro acquisto) che, sommato all’acconto iniziale, porterà all’accantonamento totale una volta terminato il programma; al momento del rogito, infine, resterà da saldare solamente una data percentuale del prezzo complessivo. In secondo luogo, si sottolinea l’elevato livello di tutela garantito dalla trascrizione di tali contratti, i quali, pertanto, devono rivestire la forma dell’atto pubblico o della scrittura autenticata: in buona sostanza, si richiama la disciplina della trascrizione del contratto preliminare, nel senso che, ove seguita dalla vendita definitiva, la trascrizione della locazione rende inopponibili al conduttore acquirente tutte le iscrizioni o trascrizioni eseguite medio tempore nei confronti del locatore alienante, salvo un prolunga- mento della durata massima della c.d. efficacia prenotativa (il termine di 3 anni risulta protratto fino a tutta la durata del contratto originario, ossia non estesa a un’eventuale nuova locazione conseguente alla rinnovazione tacita e, comunque, per un periodo non superiore a 10 anni). Per il resto, si rinvia alle disposizioni normative concernenti la cancellazione della trascrizione, il privilegio speciale sull’immobile a garanzia dei crediti di restituzione del futuro acquirente qualora l’alienante sia inadempiente, l’ipoteca iscritta sull’immobile oggetto dell’accordo; chiude la tutela la prevista opponibilità ai terzi del contratto riguardo alla fase del godimento, anche nell’ipotesi in cui quest’ultima sia infranovennale. I commi da 2 a 5 si occupano dettagliatamente dell’eventuale inadempimento e delle connesse forme di tutela reciproca per entrambi i contraenti. Nello specifico, si prevede che «il contratto si risolve in caso di mancato pagamento, anche non consecutivo, di un numero minimo di canoni, determinato dalle parti, non inferiore a un ventesimo del loro numero complessivo» (comma 2); il legislatore vuole così stabilire un “livello minimo” di gravità dell’inadempimento con effetto solutorio, al fine di evitare che un occasionale o minimo omesso versamento dei canoni periodici possa esporre il potenziale acquirente al rischio di perdere la facoltà di opzione, pur avendo già corrisposto gran parte degli acconti di prezzo della futura vendita. Trovano, altresì, applicazione «le disposizioni degli articoli da 1002 a 1007 nonché degli articoli 1012 e 1013 del codice civile, in quanto compatibili»: in pratica, differenziandosi rispettosi alla locazione, si richiamano le norme la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 45 che disciplinano l’usufrutto quanto a inventario, garanzia, carico delle spese di manutenzione, pretese di terzi, ecc., sempre con il limite della compatibilità. In caso di inadempimento, si prevede, inoltre, l’applicazione dell’art. 2932 c.c. (comma 3, alla fine), contemplando la possibilità di una sentenza costitutiva che tenga luogo del contratto definitivo. Qualora, poi, il contratto di cui al comma 1 abbia per oggetto un’abitazione, si dispone che il divieto per il notaio di stipula dell’atto di vendita definitivo, di cui all’articolo 8 del decreto legislativo 20 giugno 2005, n.122, «opera fin dalla concessione del godimento» (comma 4). Infine (comma 5), in caso di risoluzione per inadempimento del concedente, si prescrive che «lo stesso deve restituire la parte dei canoni imputata al corrispettivo, maggiorata degli interessi legali», contemperando la retroattività degli effetti della risoluzione con la parziale imputabilità dei canoni versati al prezzo della compravendita; a sua volta, nell’ipotesi di risoluzione per inadempimento del conduttore, «il concedente ha diritto alla restituzione dell’immobile e acquisisce interamente i canoni a titolo di indennità, se non é stato diversamente convenuto nel contratto», come una sorta di penale, trattenendo tutti gli importi versati e così compensando l’occupazione dell’immobile fino a quel momento. Il comma 6 si preoccupa del possibile fallimento di uno dei paciscenti, approntando le opportune tutele, cercando di bilanciare equamente l’interesse dei creditori con l’esigenza di assicurare la stabilità dei rapporti giuridici. Più precisamente, se fallisce il concedente, «il contratto prosegue», fatta salva l’applicazione dell’art. 67, comma 3, lett. c), del regio decreto 16 marzo 1942, n. 267 – meglio nota come legge fallimentare – e successive modificazioni (escludendo così la revocatoria a tutela della posizione del conduttore con diritto all’acquisto che abbia trascritto), mentre, qualora sia il conduttore a fallire, troverà applicazione l’art. 72 del regio decreto n. 267/1942 e successive modificazioni (tutelando il potenziale acquirente che abbia trascritto il proprio titolo), con la puntualizzazione che, se il curatore si scioglie dal contratto, operano le disposizioni di cui al comma 5 (rimettendo al curatore, previa l’autorizzazione del comitato dei creditori, di valutare se continuare o meno il rapporto). Gli ultimi due capoversi prevedono, rispettivamente, che, «dopo l’art. 8, comma 5, del decreto-legge 28 marzo 2014, n. 47, convertito con modificazioni, dalla legge 23 maggio 2014, n. 80, è aggiunto il seguente: “5-bis. Le disposizioni del presente articolo si applicano anche ai contratti di locazione con clausola di trasferimento della proprietà vincolante per ambedue le parti e di vendita con riserva di proprietà, stipulati successivamente alla data di entrata in vigore della presente disposizione”», e che «l’efficacia della disposizione di cui al comma 7 è subordinata al positivo perfezionamento del procedimento di autorizzazione della Commissione Europea di cui all’art. 107 del Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea (TFUE), di cui é data comunicazione nella Gazzetta Ufficiale». *Magistrato 46 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 Codice E1, posizione contributiva Nel primo trimestre successivo all’inizio del rapporto lavorativo ho aderito a Ebilcoba e ho versato il contributo, con il codice E1. Tutti i trimestri successivi ho pagato con i MAV, così come mi sono arrivati, precompilati dall’INPS, pensando che la mia adesione a Ebilcoba fosse registrata all’Ente previdenziale. In seguito ho scoperto che, al momento del pagamento, avrei dovuto sempre ripetere il riferimento al codice E1 di Ebilcoba, ma non so come dovrei fare, poiché i modelli MAV inviati dall’INPS sono precompilati. Vorrei anche sapere se posso sanare la mia posizione contributiva verso Ebilcoba in modo da acquisire la continuità di versamenti che mi consentirebbe di ottenere il rimborso in caso di malattia della mia colf. (Renato Biondi) Risponde il consulente, avv. Diletta Bocchini L’INPS invia trimestralmente i bollettini MAV precompilati, soltanto con l’importo dei contributi in base all’orario di lavoro dichiarato al momento dell’assunzione. Pertanto è necessario, a ogni pagamento, calcolare i contributi Ebilcoba (€ 0,03 sulla paga oraria), inserire l’importo e indicare il Codice E1 nell’apposita casella. Per fare questo occorre rigenerare telematicamente il MAV e inserire i dati e gli importi riguardanti Ebilcoba, entrando nel sito www.inps.it, sezione Contributi domestico - Servizi online; poi accedere alla posizione del datore di lavoro con i codici fiscali e il numero del rapporto lavorativo; quindi si deve cliccare “modifica” e indicare nel nuovo MAV i contributi Ebilcoba e il codice E1. Automaticamente sarà ricalcolato l’importo dovuto. Si potrà quindi procedere alla stampa del nuovo MAV. Per recuperare i contributi di Ebilcoba non versati, si dovranno calcolare, con lo stesso procedimento, tutti i trimestri mancanti e poi comunicare a Ebilcoba che i contributi pagati in quel trimestre includono anche quelli precedenti. EBILCOBA OFFRE • Un servizio di consulenza per l’applicazione del C.C.N.L. Colf e Badanti e di elaborazione delle buste paga nei giorni lunedì, martedì e mercoledì dalle 10:00 alle 13:00; • un servizio gratuito di consulenza legale, anche per eventuali contenziosi, nei giorni giovedì e venerdì, dalle 10:00 alle 13:00. Informazioni su tutti i servizi offerti da Ebilcoba possono essere reperite presso la sede di via San Nicola da Tolentino 21, Roma, tel. 06485611 – [email protected] – www.ebilcoba.it Scadenzario Novembre 2014 GIORNO PRINCIPALI ADEMPIMENTI 30 (prorogato a lunedì 1° dicembre) Chi: Condominio, privati Che cosa: Versamento imposta di registro sui contratti di locazione nuovi o rinnovati tacitamente con decorrenza 01/11/2014 di cui non si è optato per la cedolare secca Come: Modello F23 presso banche, agenzie postali o concessionari Codice tributo: 107T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati - intero periodo 108T-Imposta di registro per affitto fondi rustici 112T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati-annualità successive 114T-Imposta di registro per proroghe (contratti di locazione e affitti) 115T-Imposta di registro per contratti di locazione fabbricati - prima annualità Chi: Amministratore, privati che presentano la dichiarazione dei redditi - Unico 2014. Che cosa: Versamento della 2° o unica rata di acconto Irpef ed Irap relativo all'anno 2014 Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate per i titolari di partita IVA. Codice tributo: 4034 Irpef; 3813 Irap Chi: Contribuenti che presentano la dichiarazione dei redditi - Unico 2014 - tenuti all'iscrizione nell'apposita gestione separata INPS. Che cosa: Versamento del 2° acconto per il 2014 del contributo INPS - Gestione separata lavoratori autonomi Come: Modello F24 tramite home banking, in via telematica tramite intermediari abilitati oppure con il servizio fisco online dell’Agenzia delle entrate per i titolari di partita IVA. Codice tributo: P10 - Versamenti dei professionisti già iscritti ad altra forma pensionistica obbligatoria – acconti e saldo non rateizzati. PXX – Versamenti dei professionisti privi di altra copertura previdenziale, con contribuzione comprensiva di aliquota pensionistica e di aliquota assistenziale – acconti e saldo non rateizzati Chi: Locatori, persone fisiche, non titolari di partita Iva, proprietari di unità immobiliari abitative locate che abbiano esercitato l’opzione per il regime della cedolare secca. Che cosa: Versamento del secondo o unico acconto della cedolare secca. Come: Modello F24 con modalità telematiche, ovvero presso Banche, Agenzie Postali, Agenti della riscossione. Codice tributo: 1841 – Imposta sostitutiva dell’Irpef e delle relative addizionali, nonché delle imposte di registro e di bollo, sul canone di locazione relativo ai contratti aventi ad oggetto immobili ad uso abitativo e le relative pertinenze locate congiuntamente all’abitazione – Art- 3, d.lgs. n. 23/2011 – ACCONTO II RATA o ACCONTO IN UNICA SOLUZIONE N.B. per il pagamento delle imposte dovute da Unico, saldo 2013 e primo acconto 2014, è possibile utilizzare il pagamento rateale. Si rinvia al sito dell’Agenzia delle entrate per le scadenze delle singole rate. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 47 MOSTRA RETROSPETTIVA Al Vittoriano la plasticità dinamica di Mario Sironi di Luigi Tallarico U na selezionata retrospettiva delle opere di Mario Sironi (1885-1961) è in svolgimento al complesso del Vittoriano, a Roma, fino all’8 febbraio 2015, curata da Elena Pontiggia, in collaborazione con l’Archivio Sironi di Romana Sironi. La rassegna è da considerarsi una lezione di grandezza e a dimensione corale della “Città dell’uomo moderno”, che al di là del rigore plastico delle strutture, rappresenta la prospettiva dinamica riservata a chi la vive e vi lavora, ritenendosi soggetto di relazione in quanto considera la comunità come la sua comunità, la società come la sua società. Nei mirabili cicli pittorici delle “Periferie urbane”, come in quelli aperti al tema “Il lavoro”, Sironi ha affrontato il mito dell’architettura del presentefuturo per la necessità, avvertita in piena temperie futurista (dal”Camion” del 1914 al “Ciclista” del 1916) di affermare e vivere il senso costruttivo Mario Sironi, Paesaggio urbano (1940) 48 la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 delle forme pittoriche riconoscendo alla pittura di illuminare «la parte integrante dell’architettura», come dice Pontiggia, evidenziando il cromatismo del desolato paesaggio urbano con le strutture fatiscenti e i binari rilucenti della rete tranviaria. L’artista ha in effetti trattato la difficile soluzione del problema spaziale, con l’intento di portare nella “Città nuova” l’atmosfera esterna, secondo il lirismo architettonico di Sant’Elia e di Boccioni, di rendere quindi il collegamento della struttura con la luce dell’ambiente i timbri della “strada tumultuante”. Invero il colore, linguaggio decorativo e di contingenza lirica, non contrasta con la plasticità della struttura architettonica, atteso il potente rilievo della luce a dimensione dinamica e che ha il merito di unificare i momenti dell’ideazione e dell’esecuzione, della teoresi e della prassi. In effetti Sironi, da futurista-espressionista, estraneo all’ésprit impressionistico, ha sollevato la pittura dagli impegni intimistici e privati, elevandola dal chiuso degli appartamenti ai grandi spazi, alle navate dei templi, alle aule dei palazzi pubblici, onde consentire ai protagonisti del nostro tempo di vivere, con la realtà in atto, la forza e la solennità della Storia. Come documentato da un nutrito carteggio e dal richiamo dei bozzetti di grafica, fortemente espressivi tra luci e ombre, il percorso espositivo si avvale dei segni incisivi che danno un ritmo e una tensione vitalissima ai particolari, perfino ai «frammenti», diceva Sironi, in modo che ogni lavoro, anche in fase preparatoria, possa rappresentare la «vera opera completa» specie se collocata in un ambiente «in stretta relazione con lo spazio architettonico». Lo sviluppo di questi lavori tra pittura e architettura non è segnato dalla razionalità oggettiva e dalla concettualità dello spazio chiuso cubista, ma è teso ad animare «l’ambiente architettonico emotivo», proprio del dinamismo-plastico boccioniano, con l’intento di delineare regole, misure e insegnamenti validi per il «vivere comune» e per esprimere la parlata come la koinè stessa di una comunità in ascesa. D’altra parte il rimando allo stile di vita della comunità emerge dal riscontro critico, in quanto storico, dei contenuti delle opere che confermano le aperture di Sironi ai momenti della sua poetica, in cui alla pittura delle “Periferie urbane” succede il mosaico dell’”Italia corporativa”; dall’opera esposta nel 1924 alla Biennale veneziana, l’”Architetto”, prende consistenza ideologica la vetrata della Carta del lavoro” al Ministero ora dello sviluppo economico; dal bassorilievo del “Popolo italiano” discendono le megalo- grafie degli stand espositivi sull’arte e il lavoro italiani nel mondo. Pertanto non poteva un “poeta civile”, come Sironi, non far seguire, son sue parole, «alle corrispondenze di una idea la corrispondenza di uno stile», ribadendo che «lo stile è la vita stessa del popolo italiano». E infatti dopo 130 anni dalla nascita e 53 dalla morte, non ci si poteva aspettare una retrospettiva uniforme e basata sulla compiacenza intimistica e di portata estetizzante, dal momento che la sua arte è intrisa «di forza e di dramma» (Pontiggia) ed è portata a esprimere quella sofferta modernità costruita giorno dopo giorno, secondo i linguaggi dell’avanguardia futurista usati nei tempi della storia. Da qui la verità, sostenuta da Federico Nietzsche («Cambiamento di valori equivale a cambiamento di direzione») e che ha consentito a Sironi, in sintonia con i mutamenti operati dai futuristi, l’allargamento alla cultura dei nuovi problemi della società, senza trascurare l’importanza qualificante dei valori dell’arte, sostenuti dalla “superiore e sostanziale gerarchia” delle discipline di ordine formale. Per cui ha confermato la necessità di «liberare l’arte dagli elementi soggettivi e arbitrari», dettati da una «speciosa originalità che è voluta – diceva Sironi – dalla sola vanità», in contrasto con il continuo «rinnovamento di ritmi, di equilibri, di spirito costruttivo» richiesti invece dalle esigenze della cosa comune. Per questo non basta invocare la tradizione che non passa, dal momento che il termine traditio (“passaggio”), come quello di origine ellenica (“crisi” o “transizione”), non significa sosta o arresto, ma continuità di un presente elevato a rango di valore permanente. Per cui, nella specie, il cambiamento ha riguardato le particolari prospettive architettoniche, rispetto all’urbanesimo coatto ottocentesco, nonché l’assunzione di responsabilità culturali e sociali, rispetto alla condizione del lavoratore vincolato dalla tradizione che non passa. In realtà il cambiamento – ha scritto Giovanni Gentile nel libro pubblicato postumo “Genesi e struttura della società” (1943-1946) – è in rapporto alla «creazione della grande industria e l’avanzata del lavoratore, nella scena della grande storia, ha modificato profondamente il concetto moderno di cultura». E subito dopo il filosofo dell’attualismo ha ribadito che «era cultura dell’intelligenza soprattutto artistica e letteraria, e trascurava quella vasta zone dell’umanità … che lavora da uomo … dispiegando quella stessa attività del pensiero», onde risolvere i problemi in cui si snoda la nostra esistenza in atto. Del resto, nella retrospettiva del Vittoriano sono evidenziati gli scenari urbani e l’orgoglio, non privo di patimenti, dei lavoratori di aver costruito la nuova realtà sotto la spinta degli eventi della storia e del “vero superiore”. In un secolo, vaticinato come “secolo del lavoro” – nel quale il lavoratore è uscito dalla condizione sociale di salariato per assumere quella di produttore, direttamente interessato agli sviluppi della comunità – Mario Sironi ha consolidato il concetto gentiliano e bottaiano del protagonismo del lavoro, rivendicando al lavoratore «l’alta dignità che l’uomo, pensando, aveva scoperto nel pensiero». Ricordando Luciano Pontuale All’età di 81 anni, è venuto a mancare l’arch. prof. Luciano Pontuale, componente del Consiglio direttivo nazionale di FEDERPROPRIETÀ, che i nostri lettori ben conoscono anche come collaboratore di alto livello di questa rivista. Nell’ambito della Sua vita esplicò funzioni e incarichi pubblici di vario genere, dando prova di grande professionalità e competenza, ma anzitutto ponendo in luce doti umane e di carattere, da chiunque l’abbia conosciuto apprezzate, che lo videro, tra l’altro, in prima linea con tutta la sua professionalità in occasione delle gravi calamità della frana di Agrigento e del terremoto dell’Irpinia. Prima di vincere il concorso per professore ordinario di Urbanistica nell’Università di Genova, era stato funzionario di spicco del Ministero dei lavori pubblici, dove aveva anche ricoperto la carica di Vicecapo di Gabinetto dei Ministri Bucalossi e Compagna, mentre lo vediamo, tra i primi in Italia a occuparsi della tutela e della salvaguardia dei centri storici, come firmatario della Carta di Gubbio. Era stato anche consigliere nazionale del Partito Repubblicano Italiano, nel cui ambito si è segnalato per l’azione di supporto ai lavori dei Gruppi parlamentari. La Sua attività di progettista si era articolata su vari livelli soprattutto come urbanista (si ricordano i piani di Pistoia, Carrara e Ravenna), ma anche come architetto (in particolare, di notevole rilievo è la ristrutturazione – da 3 a 9 piani – della Clinica oculistica dell’Università di Genova e la nuova caserma dei Carabinieri di Levanto); non va però dimenticato lo studio condotto dai Suoi studenti sull’assetto del Ponente genovese con particolare riferimento ad aree ed edifici dismessi sulla base di Sue intuizioni e direttive ancora valide. L’elencazione è sommaria, in quanto affidata alla pura e semplice memoria di chi lo conobbe, perché la Sua particolare riluttanza a magnificare e pubblicizzare le proprie opere (come oggi è in voga) non lo fece comparire sulla scena della professione per quanto effettivamente valeva, ma gli amici lo piangono proprio come persona di alte qualità umane e morali unite a un forte e convinto senso dello Stato. la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 49 Colf e badanti: come pagare i contributi Tramite MAV - Il MAV fornito dall’INPS non comprende il versamento ad Ebilcoba. Per ottenere il rimborso della malattia della Colf e/o Badante e tutti gli altri importanti vantaggi il datore di lavoro deve riprodurre ogni trimestre un nuovo MAV dal sito internet www.inps inserendo il codice E1 applicando la seguente procedura: 1) servizi on line: per tipologia di utente; cittadino. 2) pagamento contributi lavoratori domestici: pagamento di un singolo o più rapporti di lavoro; inserimento del codice fiscale del datore di lavoro e del codice di rapporto di lavoro; cliccare su “modifica”; inserire nel campo “c.org” il codice E1; inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. 3) conferma la modifica. METODI DI PAGAMENTO ALTERNATIVI Online sul sito www.inps.it - Selezionare nel campo “codice organizzazione” il codice “E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Con Home Banking - Se si dispone del servizio di Banca via internet, accedere alla sezione “conto on line” >pagamenti > contributi INPS selezionando nel campo cod. org E1” ed inserire l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. Presso le tabaccherie “Reti amiche” - È necessario fornire i dati relativi ai contributi previdenziali INPS, ed inserire nel campo cod. org E1 l’importo risultante dalla moltiplicazione di € 0,03 per le ore lavorate nel trimestre. N. B. Non si deve assolutamente versare il contributo a Ebilcoba congiuntamente ai versamenti previdenziali INPS, ma è necessario distinguere i due importi nelle due caselle altrimenti non è possibile ottenere i vantaggi del nostro contratto. COEFFICIENTI MENSILI PER LA RIVALUTAZIONE DEL TFR Tfr maturato fino al periodo compreso tra Mese AUMENTI PREZZI AL CONSUMO OPERAI E IMPIEGATI Indice ISTAT Diff. Incidenza % 75% di «e» «c» «d» «e» «f» «b» «a» Tasso fisso 1,5% Totale«f»+«g» Coefficiente di coefficiente di rivaluta- rivalutazione zione progressivo «g» «h» Montante mese Montante progressivo «l» «m» «i» 2014 - Da computare su quanto risultava accantonato al 31-12-2013 a titolo di TFR LUGLIO 15-7 14-8 107,3 0,1 0,186741 0,140056 0,875 0,015056 312,025687 1,01008562 4,119 87456 AGOSTO 15-8 14-9 107,5 0,4 0,373483 0,280112 1,000 1,280112 313,042047 1,01280112 4,13042047 SETTEMBRE 15-9 14-10 107,10 0,5 0,00000 0,00000 1,125 1,12500000 314,167047 1,01125000 4,14167047 PUBBLICATE NELLA GAZZETTA UFFICIALE A NORMA DELL’ART. 81 DELLA LEGGE 27 LUGLIO 1978, N. 392 Nel prospetto che segue sono riportate le variazioni percentuali, annuali e biennali, dell’indice Istat, da valere per gli aggiornamenti dei canoni locatizi. 2012 mese Settembre Rispetto al 2011 V.% tot. = 3,10 V. 75% = 2,325 Rispetto al 2010 V.% tot. = 6,20 V. 75% = 4,65 2013 Rispetto al 2012 V.% tot. = 0,80 V. 75% = 0,60 Rispetto al 2011 V.% tot. = 3,90 V. 75% = 2,923 2014 Rispetto al Rispetto al 2013 2012 V.% tot. = -0,1 V.% tot. = 0,70 V. 75% = -0,075 V. 75% = 0,525 N.B Si ricorda che per l’aggiornamento del canone si deve far riferimento all’indice Istat del mese precedente la decorrenza del contratto. Per esigenze di spazio,in questo riassunto non appare la tabella relativa agli indici del costo della vita; per tale tabella, così come per la consultazione di quelle arretrate relative all’indice dei prezzi al consumo e ai coefficienti mensili per la rivalutazione del TFR, gli interessati potranno chiedere telefonicamente dati e chiarimenti agli uffici dell’ARPE o prendere visione direttamente dei relativi dati sul sito Internet: www.arpe.roma.it L’UMIDITA CREA PROBLEMI? tel. 06. 841.59.74 Via Chiana, 13 • 00198 RM [email protected] 50 recupero locali umidi // indagini strumentali // perizie giurate la PROPRIETÀ edilizia • Novembre 2014 SI ESEGUONO PERIZIE DIAGNOSTICHE Prima di interventi errati e controproducenti, affidati alle nostre ricerche strumentali per ottenere la migliore soluzione. to a c r e m l u s i n da 30a n RIQUALIFICAZIONE EDILIZIA la FORZA di un’IMPRESA è la DURATA delle proprie OPERE • PRONTO INTERVENTO RIMOZIONE PERICOLO CON RILASCIO DI CERTIFICAZIONE TECNICA • RISTRUTTURAZIONE E RESTAURO FACCIATE • RIFACIMENTO PAVIMENTAZIONI E OPERE DI SISTEMAZIONE ESTERNA • IMPERMEABILIZZAZIONI TERRAZZI - TETTI • RECUPERO LEGALE DEL CEMENTO/AMIANTO • RIFACIMENTO FOGNATURE A NORMA UNI EN 12056/3 • IMPIANTI DI SOLLEVAMENTO ED ANTIRIGURGITO GARANZIA ASSOLUTA ITALSOA S.p.A. Professionisti offrono, in sede, assistenza TECNICA Aziendacertificata ISO 2001/2008 ORGANISMO DI ATTESTAZIONE Attestazione n. 4210/58/01 Abilitazione legge 37/08 (ex 46/90) categorie A,B,C,D,E,F,G. Via Pasquale II, 208 - 00168 Roma TEL E FAX: 06.6149331 www.edilsoluzioni.com [email protected]
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