69 05 luglio 2014 IL SETTIMANALE de il Quotidiano Immobiliare 02 editoriale Raccontiamo l’EIRE Tre giorni di real estate a tutto campo Abbiamo deciso di raccontare nell’odierno numero de Il Settimanale quanto di buono è stato detto e fatto nell’ultima edizione di EIRE a dimostrazione di come la manifestazione sia servita alla comunità immobiliare a prescindere da alcune considerazioni, per riflettere sul futuro della manifestazione, portate avanti dal nostro giornale. Senza insegnare nulla agli organizzatori di EIRE riteniamo che quanto illustrato in questo numero possa essere un esempio di come strutturare un’edizione futura molto più concentrata sulla ‘cultura’ del real estate e sul confronto tra gli operatori: cosa peraltro della quale il nostro sistema immobiliare ha immensamente bisogno. Pensiamo inoltre con la presente pubblicazione di dare modo a quanti non hanno potuto partecipare a tutti i convegni e le manifestazioni (ovviamente impossibile) di fornire una sintesi degli interventi e delle relazioni presentate (questo sarebbe un servizio utile per il futuro da suggerire agli amici di Ge.Fi.). il Quotidiano Immobiliare nel suo piccolo ha dedicato alla manifestazione di quest’anno 5 giornalisti, tre tecnici per le riprese tv, una troupe esterna, portando in fiera tutte le sue attrezzature video e di ripresa. Abbiamo realizzato in studio 16 forum coinvolgendo 60 ospiti, una ventina di interviste e ripreso integralmente il convegno iniziale oltre a intervenire con i propri giornalisti a 10 convegni di cui troverete i contenuti in questo numero. Abbiamo svolto inoltre un intenso lavoro di post produzione per montare tutto il girato e sviluppare il materiale raccolto distribuendolo sui vari giornali. Questo numero vuole anche aprire il terreno per quanti vorranno portare i loro suggerimenti su come debbano articolarsi le prossime edizioni di EIRE, fermo restando che trattandosi di un evento creato da una società privata è nella sua piena facoltà deciderne la formula e le modalità. Guglielmo Pelliccioli fondatore ed editorialista de il Quotidiano Immobiliare Specialists in: • Fit out of Offices, Retail, Restaurants & Hospitality • Sustainable Refurbishments • New Buildings work in progress Oliva Costruzioni & Servizi s.r.l. Napoli | Milano www.olivacostruzioni.com [email protected] 04 deals delle ultime due settimane deals MILANO 19,7 MLN GENOVA 150 MLN Allianz e Ing hanno completato l'acquisizione del centro commerciale Fiumara di Genova da CBRE Global Investors per una cifra attorno ai 150 mln di euro. Fiumara dispone di 120 negozi disposti su tre livelli, oltre a diversi servizi. La superficie dedicata a spazi commerciali è di circa 25mila mq a cui si aggiungono 15mila mq di parco divertimenti. Atlantic 2 Berenice, fondo immobiliare chiuso gestito da IDeA FIMIT SGR, ha ceduto un immobile a uso uffici/commerciale interamente locato sito a Milano, via Tazzoli 6. Ad acquistare è stata Axa Reim SGR per conto del fondo Axa Selectiv' Immo. L'edificio di 7.154 mq su sette piani è formato da sei livelli di uffici, un piano terra adibito a ristorante e due livelli sotterranei di parcheggi. BUSSOLENGO (VR) 48 MLN I fondi comuni di investimento immobiliare chiusi Amundi RE Italia e Amundi RE Europa, gestiti da Amundi RE Italia SGR, hanno perfezionato la vendita, ad Auchan SpA e a Gallerie Commerciali Italia SpA, del centro commerciale di Bussolengo (Verona), detenuto in comproprietà in eguale misura dai menzionati fondi, al prezzo di 48 mln di euro. 0 05 deals delle ultime due settimane Scarica la TABELLA DEALS COMPLETA in excel Vai alla TABELLA DEALS 2014 cinisello balsamo (mi) - 4,88 mln e MILANO - 5,44 MLN Il Fondo Atlantic 1, fondo comune di investimento immobiliare gestito da IDeA FIMIT SGR ha perfezionato la cessione di due immobili siti a Cinisello Balsamo (MI) e Milano. Il primo, sito in Viale Fulvio Testi angolo Via Sirtori, Cinisello Balsamo (MI), a destinazione commerciale, uso supermercato, è stato venduto per complessivi 4,88 mln di euro. Il secondo, sito in Via Vincenzo Monti 55, Milano, è a destinazione commerciale, uso supermercato, ed è stato venduto per complessivi 5,44 mln. origgio (va) 16,65 MLN Il fondo Valore Immobiliare Globale, gestito da Castello SGR, ha venduto un edificio a uso logistico nel comune di Origgio (Varese) per 16,65 mln di euro. L’asset, dotato di una superficie di 47.140 mq, era stato acquistato nel 2006 per 41,3 mln, mentre al 31/12/2013 l’edificio era valutato 20,4 mln. La vendita ha comportato una perdita del 59,7% rispetto al costo d’acquisto e del 18,4% rispetto all’ultima valutazione. 06 agenda della settimana AGENDA 2° Rapporto 09 PRESENTAZIONE sul mercato immobiliare 2014 roma mercoleDì VAI Organizza: Nomisma in collaborazione con Cassa Depositi e Prestiti Roma: presso la sede di Cassa Depositi e Prestiti - Via Castelfidardo 1, con inizio alle ore 10.15 Group: Piano di sviluppo internazionale 10 Jihua e progetto di partnership con le Pmi italiane MILANO gioveDì VAI Organizza: Jihua Park, Arcotecnica Group, Italy China Development Milano: presso la Sala Bramante del Palazzo delle Stelline - Corso Magenta 61, con inizio alle ore 14.30 Setting: case history di UN edificio 10 Green certificato Leed Gold segrate (MI) gioveDì VAI Organizza: Lombardini22 con Bureau Veritas, GBC, REbuild, Shako Italia Segrate (MI): presso il Segreen Business Park - Via San Bovio 3, con inizio alle ore 10.00 DI ALTA FORMAZIONE 10 CORSO Standard di valutazione Rics torino gioveDì VAI Organizza: RICS Italia Torino: presso la sede di FIMAA - Via Casalis 33, giovedì 10 e venerdì 11 luglio NOMISMA OUTLOOK FLASH Analisi delle esportazioni italiane Italia – Export performance dell'Italia rispetto ai partner euro sui fattori estensivo e intensivo (differenze tra variazioni logaritmiche in %, 2010-13) 20 20 15 15 10 10 5 5 0 0 -5 -5 -10 -10 -15 -15 -20 -20 -25 -25 -30 -30 estensivo estensivo intensivo intensivo Italia/Germania Italia/Germania Fonte: elaborazioni Nomisma su dati Eurostat Italia/Francia Italia/Francia Italia/Spagna Italia/Spagna Come vanno le esportazioni italiane? E’ un fatto noto che la domanda estera netta (export meno import) è stata l’unica componente di spesa che nella recessione ha fornito un contributo a sostegno del PIL. Ciò è stato possibile anche per una performance delle vendite italiane nei mercati di sbocco migliore rispetto agli anni passati. La spinta è provenuta non tanto dall’estensione del menu di prodotti-destinazioni in cui si articola l’export italiano, quanto da una sostanziale intensificazione dello sforzo di esportazione a parità di prodotti esportati e destinazioni servite. Mentre sul primo fronte (estensione) la performance dell’Italia è stata negativa rispetto ai partner, sul secondo (intensità) i risultati sono stati molto migliori. In estrema sintesi, alla base dell’aumento delle esportazioni italiane tra 2010 e 2013, c’è l’aumento di volume delle esportazioni degli stessi prodotti verso le stesse destinazioni (combinazioni prodotti-destinazioni quasi inalterate), mentre per la Spagna l’incremento è dovuto alla capacità di trovare nuovi mercati di sbocco per gli stessi prodotti esportati nel 2010. 0 Il Property Management che crea valore. Gestiamo ogni anno grandi numeri: • Asset under Management: 8,4 mld di Euro • Superfici: 5,6 mln di mq • Canoni: 360 mln di Euro • Manutenzioni: 45 mln di Euro • Imposte: 45,5 mln di Euro www.bsps.it 09 Rigenerare è la parola d’ordine Il convegno inaugurale di EIRE di Guglielmo Pelliccioli “Il punto centrale del cambiamento siamo noi” ha esordito Antonio Intiglietta, presidente di EIRE, nel suo intervento di apertura al convegno inaugurale, fissando la barra delle tre giornate della manifestazione. L’Italia è un Paese formidabile che possiede, negli oltre 8.000 comuni in cui è suddivisa, un patrimonio immobiliare variegato ma di altissimo pregio. In molti casi questi asset sono in rovina o lontani da qualsiasi progetto di recupero. ”È giusto che la comunità immobiliare non si curi di questi aspetti? Che non si prenda il rischio imprenditoriale di valorizzare il Paese?” Si è chiesto provocatoriamente Intiglietta invitando le principali società a non avere una visione miope del loro lavoro ma ad assumersi anche dei rischi imprenditoriali. È stato un intervento forte che partiva dalla constatazione, vissuta girando il territorio, di quanto poco faccia l’industria del real estate fuori dai principali centri urbani. Indirettamente gli ha risposto il presidente di Assoimmobiliare Aldo Mazzocco, sottolineando come il cambiamento debba avvenire nelle città. “E se non si cambia rimaniamo fuori, distaccati dalla concorrenza che si muove più velocemente di noi” ha sottolineato esordendo nel suo intervento a braccio. La centralità delle città è la polarizzazione a cui l’industria del real estate deve guardare e tendere, e un ruolo fondamentale rigenerare è la parola d'ordine 10 rigenerare è la parola d'ordine lo avranno sempre di più le infrastrutture al punto da diventare parte integrante del real estate. Legato a questo pensiero centrale Mazzocco ha illustrato per sommi capi gli altri punti da tenere sotto osservazione: non consumo del territorio, valorizzazione del patrimonio come opportunità, qualità della vita anche nelle periferie, industria immobiliare diffusa su tutto il territorio, innovazione nei materiali e nei processi di produzione delle case, capire la domanda introducendo concetti di marketing anche nel real estate, regole e norme semplici, velocità nelle decisioni e nelle risposte degli enti, regia della parte pubblica, decisione sul mercato residenziale del futuro tra affitto o proprietà. Non facciamo più case che se rimangono invendute diventano housing sociale. convegno inaugurale: le relazioni integrali ANTONIO INTIGLIETTA Giovanni Maria Paviera EIRE Cassa Depositi e Prestiti Gian Maria Gros Pietro Gianni Locatelli Intesa Sanpaolo Fondazione OIC Onlus-Civitas Vitae Ada Lucia de Cesaris Aldo Mazzocco Comune di Milano Assoimmobiliare Anna Marson Regione Toscana Maurizio Lupi Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti 1 11 Retail e stranieri: un amore così grande Retail e stranieri: un amore così grande Prossimo obiettivo conquistare Fondi e Casse di Marco Luraschi Lo scorso anno secondo i dati di BNP Paribas RE la metà del volume dei deals corporate del mercato italiano hanno riguardato direttamente o indirettamente il settore retail, il 2014 è iniziato nello stesso modo come circa il 50% dei deals ascrivibili al retail. Nei giorni scorsi Allianz RE ha chiuso ufficialmente il processo di acquisizione del centro commerciale Fiumara a Genova (150 mln di euro), con un importante progetto di potenziamento, e ha in pipeline due grossi investimenti nel settore high street a Roma e Trieste (due immobili di proprietà) a conferma del forte commitment dell'investitore tedesco nel settore. Il commerciale tendenzialmente capta gli investimenti stranieri all'inizio della ripresa economica e quindi questo dato va letto in ottica positiva, si crede nel retail Alcune considerazioni dal convegno ‘2014 Italian Retail Market’ organizzato da TopLegal in collaborazione con Carnelutti Studio Legale Associato, il 26 giugno in occasione di EIRE. 12 Retail e stranieri: un amore così grande perché fondamentalmente si crede che la capacità di spesa degli italiani resti immutata o tenda a crescere nei prossimi anni, ovviamente scegliendo prodotti di qualità e di assoluto rendimento. Secondo gli investitori internazionali, oggi, il settore retail ha indubbie caratteristiche che lo fanno preferite ad altre asset class: possiede un adeguato cap rate, c'è buona disponibilità di asset interessanti soprattutto al Centro Nord Italia, esiste finanziabilità sul settore più che su altri, si è creato un certo allineamento tra domanda e offerta sul prezzo. Complessivamente, secondo molti investitori internazionali il commerciale italiano ha fondamentali migliori rispetto ad altre asset class, anche se ultimamente si è registrata una ripresa di interesse per il direzionale e la logistica. Il settore inoltre è più facilmente leggibile, ha avuto un repricing più chiaro e trasparente rispetto ad altri, sono in cantiere alcuni sviluppi che vedranno la luce nei prossimi anni con iter probabilmente più veloci rispetto al passato quando la crisi ha congelato e costretto al ripensamento di moltissimi progetti. Detto del forte interessamento da parte degli investitori internazionali (dapprima opportunistici e ora anche di lungo periodo) c'è ancora una criticità: tendenzialmente i fondi pensione Al convegno, moderato da Benedetta Amisano di Carnelutti Studio Legale Associato, hanno partecipato Orfeo Borgato di BNP Paribas REIM, Mauro Montagner di Allianz RE, Corrado Trabacchi di Orion Capital Managers e Roberto Zoia di IGD SIIQ. Retail e stranieri: un amore così grande e le casse di previdenza italiane, che rappresentano una delle fette più potenti del mercato investimenti, non amano troppo il settore commerciale. Storicamente non è la loro asset class preferita, anche quando hanno deciso di passare dall'investimento diretto a quello indiretto spesso hanno preferito settori tradizionali come il direzionale prime (che però scarseggia). I problemi secondo questi soggetti sono: una gestione troppo complicata, conduttori numerosi, necessità di una grande specializzazione. Allora, come si può conquistare questa grande disponibilità di liquidità? Alcuni operatori studiano operazioni che possano offrire all'investitore garanzie particolari e configurare la gestione come una sorta di locazione di lungo periodo, in modo da poter concedere all'investitore un certezza maggiore di lungo periodo e liberarlo dalle possibili difficoltà di piccoli singoli operatori del centro commerciale. le interviste de ilqi realizzate a eire 2014 roberto zoia benedetta amisano IGD SIIQ Partner Studio Legale Carnelutti mauro montagner Alliaz Real Estate Rigenerazione e trasformazione delle città Rigenerazione e trasformazione delle città Recuperare storia, bellezza, valori sociali e potenzialità delle nuove opere di Marina Bettoni “Parlare di trasformazione richiede una visione ampia, in grado di cogliere cioè la capacità dei singoli di rivoluzionare e trasformare la realtà”, ha affermato l’AD di IPI, Vittorio Moscatelli. Rigenerazione e trasformazione: le città non si accontentano di nascere una sola volta un titolo suggestivo per presentare ad EIRE in modo decisamente originale alcuni grandi progetti di riqualificazione urbana, come il Lingotto a Torino, Porta Nuova a Milano, la ristrutturata Marina di Pisa o il waterfront di Messina. Originalità proposta con l’intervento di Giacomo Zito, autore della trasmissione Destini Incrociati di Radio 24 e Sky Arte, storyteller che ha saputo magistralmente catturare l’attenzione con il racconto di 4 personaggi simbolo di scienza, storia, industria e spettacolo intrecciato con 4 temi che toccano profondamente la rigenerazione urbana: la bellezza, la funzione la contaminazione e la socialità. Un percorso che i relatori hanno continuato illustrando le logiche di sviluppo sociale e ambientale da cui nascono i nuovi scenari della città ed evidenziare come la "rigenerazione" sia un concetto chiave dell'evoluzione sociale, economica, culturale e urbana del nostro Paese. Adriano Olivetti, l’uomo della celebre Lettera 22 usata da Montanelli, personaggio rappresentativo del concetto di bellezza quando ebbe l’idea di togliere le pareti di muratura e sostituirle con vetrate nelle sue aziende, di creare i primi asili nido e congedi per maternità e inserire biblioteche nelle fabbriche. Corradino D’Ascanio, uomo fissato con il volo, i gabbiani, gli aquiloni, ideatore per la Piaggio della mitica Vespa, SOCIETà ipi 1 15 Rigenerazione e trasformazione delle città e presentato come simbolo della funzione avendo saputo realizzare nel “tutto funzionante” la moto italiana più nota nel mondo. Quentin Tarantino esempio di contaminazione, con i suoi film, ben noti agli appassionati, ricchi di citazioni e richiami a film di genere come i western all’italiana di Sergio Leone. Infine, Bernes-Lee, inventore del “www”, oggi simbolo della socialità, della comunicazione per eccellenza. Alcuni dei grandi progetti di IPI sono stati commentati dall’architetto e dirigente IPI SpA Maria Paola Peloso che ha ribadito più volte come sia “importante non radere al suolo ma recuperare richiamando semmai la storia del luogo, valorizzandone la bellezza, i valori sociali e le potenzialità delle nuove opere”. “I cambiamenti delle strutture familiari ci chiedono di cambiare”, ha affermato. Deve cambiare l’approccio alla residenzialità e allo sviluppo della città. Per evitare la segregazione anagrafica e sociale le risorse pubbliche (poche) devono avere un’offerta meno rigida a una domanda che è diventata più elastica. Solo così si potrà rispondere alle nuove strutture familiari: in Italia abbiamo (dati 2012) i giovani tra 18-34 anni che per il 61,2% vivono ancora con i genitori, abbiamo altresì 800.000 studenti fuori sede ma un’offerta di 47.000 alloggi in dotazione. Inoltre, il potere d’acquisto delle famiglie è diminuito frenando drasticamente la fluidità del mercato immobiliare italiano, di cui Nomisma prevede una ripartenza solo nel 2016. Altri progetti mostrati nell’intervento dell’architetto Benedetto Camerana, dello studio Camerana & Partners, che opera in collaborazione con IPI SpA. Anche in questo caso l’invito è a saper cogliere nella dismissione non tanto un evento tragico (come comunque può essere la chiusura di un’azienda) ma l’opportunità e la volontà di creare nuovo valore. Tra i tanti progetti citiamo l’Environment Park, Parco tecnologico immerso nel verde e l’Olimpic Village entrambi a Torino, il waterfront di Messina con il suo milione di metri quadrati devastati dal maremoto del 1910 e mai recuperati. guarda tutti gli interventi integrali 16 Valorizzazioni: chi le fa e perché Il patrimonio dello Stato a EIRE: i soggetti pubblici e le opportunità di investimento di Pietro Zara Perché per la valorizzazione del patrimonio immobiliare pubblico è stata creata Invimit SGR? Non esisteva già CDP Investimenti SGR? Ed entrambe non duplicano forse ruoli già svolti dall’Agenzia del Demanio? Queste le domande che molti operatori del real estate italiano si sono posti e che si potevano sentire anche tra gli stand di EIRE 2014. “Invimit è una SGR e non è un duplicato dell’Agenzia del Demanio”, ha chiarito Stefano Mantella della stessa Agenzia, durante uno dei convegni della manifestazione milanese. “L’Agenzia ha un ruolo di promotore delle operazioni di valorizzazione, Invimit fa da collante con il mercato e CDP Investimenti SGR si occupa della valorizzazione asset by asset, fa da market maker”. Il tema del patrimonio pubblico da valorizzare è stato al centro di due convegni nella cornice di EIRE: “I fondi di CDP Investimenti SGR dedicati alla valorizzazione e alla dismissione degli immobili pubblici”, organizzato dalla SGR stessa, e “Valore Paese”, promosso da Demanio, Invitalia e Fpc ANCI. Sul ruolo ricoperto dai soggetti pubblici nella valorizzazione è intervenuto anche Marco Sangiorgio, DG di CDP Investimenti SGR, illustrando il ruolo di “cerniera” ri- Valorizzazioni: chi le fa e perché 1 17 coperto dalla società. Sono diverse le operazioni di acquisto compiute da CDP su immobili del Demanio, ultime in ordine di tempo quelle sulla caserma Guido Reni di Roma e sugli ex Ospedali Riuniti di Bergamo. Comunque, ha spiegato Sangiorgio, “CDP Investimenti non vuole diventare un accumulatore seriale di immobili”: l’obiettivo è di portare a compimento sul patrimonio pubblico vere operazioni di mercato. “In fase di acquisizione degli immobili pubblici – ha spiegato – tra Demanio e CDP Investimenti c’è stata una vera e propria negoziazione”: la SGR vuole fare da collante tra pubblico e privato nel più breve tempo possibile. Il problema è che gran parte del patrimonio pubblico, per come si presenta, non riscuote alcun interesse da parte degli investitori. Per questo la Cassa cerca invece di sviluppare i beni attraverso partnership con soggetti privati. Come sta avvenendo con Hines Italia SGR sull’ex Ospedale al Mare di Venezia. “Data la dimensione del portafoglio pubblico – ha commentato Manfredi Catella di Hines – non si può pensare di fare cento partnership per cento asset diversi. Bisogna puntare su alcuni progetti pilota”. “Valorizzazione” non significa quindi vendere un bene pubblico per far cassa, ma realizzare su di esso un progetto che lo renda appetibile per il mercato. In questo modo gli asset pubblici divengono fattori di primo piano per la riqualificazione delle aree urbane. Ma chi è realmente disposto a investire su questo tipo di asset? E a quali condizioni? Oggi i mercati di capitali provengono per forza di cose dall’estero. Si tratta spesso di investitori opportunistici che cercano immobili con redditività del 7-9%. Ci sono anche fondi che puntano a redditività più basse, ma si rivolgono principalmente al core. Esiste inoltre la “nuova” categoria degli investitori dell’Est, che però devono ancora capire le dinamiche del Valorizzazioni: chi le fa e perché CDP Investimenti SGR investe per fini pubblici, ma rimane comunque un soggetto privato in quanto gestore del risparmio postale; quest’ultimo è però soggetto a garanzie dello Stato e, pertanto, riposiziona la Cassa ancora verso il pubblico. Con questo duplice orientamento fa da “ponte” tra il bene pubblico e il mercato privato. 18 mercato italiano. In un contesto del genere, chi può investire su una valorizzazione pubblica? “Io non mi sognerei mai di acquistare una caserma”, ha affermato Catella. “Servono progetti credibili dal lato della crescita”. Ma nell’attuale situazione economica, da dove può arrivare questa crescita? “Bisogna ‘comprare’ crescita dagli altri – ha spiegato ancora il numero uno di Hines Italia – per esempio attraverso il turismo: se fai arrivare gente da Paesi in crescita come la Cina, stai importando crescita”. Inoltre, bisogna tener conto di quanto incerto possa apparire a uno straniero il sistema normativo italiano. Antonio Sanchez Fraga di Assoimmobiliare ha sottolineato come l’associazione prema per avere una legge quadro urbanistica a livello nazionale: “Se ci sono investitori esteri che vogliono partecipare a progetti di sviluppo pubblici, vogliono anche capire perché le norme variano di città in città”. Un punto toccato anche da Giovanni Portaluri di Invitalia, soggetto incaricato di attrarre sul territorio investimenti dall’estero e la cui attività si concentra sul rendere chiaro agli stranieri i termini di investimento su un asset pubblico italiano. “La scelta dell’operatore avrà sempre a che fare con il parametro di rischio/rendimento”, ha aggiunto il DG di Sorgente Group, Stefano Cervone. Anche nelle operazioni di valorizzazione rimane fondamentale l’incontro tra domanda e offerta: “Agli occhi dell’investitore, certi asset costano troppo per ciò che offrono”. Infine, secondo l’AD Seci Real Estate, Giuliano Montagnini, le dimensioni delle valorizzazioni pubbliche stonano con l’attuale situazione di mercato. A incidere sulla vendibilità di un bene rimane sempre la possibilità di assorbimento dello stesso. Date le condizioni attuali del Sistema Paese, gli esteri non sviluppano in Italia: si orientano soltanto sull’immobiliare a reddito, segmento che esclude le valorizzazioni. Per portare a compimento la vendita di un bene pubblico, esso deve essere prima reso appetibile. Valorizzazioni: chi le fa e perché CDPI ha acquistato dal Demanio a Bologna le caserme Masini, Mazzoni e Sani. Su quest’ultima in particolare, Sangiorgio vorrebbe vedere uno sviluppo rilevante, come potrebbe essere la realizzazione di un grande parco pubblico che si innesti e si leghi al tessuto urbano circostante. 1 19 hotel: voglia di cambiamento Hotel: voglia di cambiamento A EIRE le proposte di istituzionali e operatori, classe politica unica assente di Elena Curnis “Il patrimonio immobiliare è la nostra miniera e la prima voce da sviluppare è quella dell'ospitalità e del turismo. Mi auguro che le istituzioni pubbliche abbiano la volontà di seguire e assecondare le volontà di cambiamento degli operatori”. Con queste parole Antonio Intiglietta, presidente di Ge.Fi., ha portato il suo saluto al convegno ‘Il new deal del turismo italiano’ organizzato da Colliers International Italia in collaborazione con AICA, Federturismo Confindustria ed EIRE. Un messaggio chiaro, che ben riassume i propositi emersi dagli interventi dei relatori. Un incontro che ha offerto spunti interessanti, indicando quali siano le strade da percorrere per attuare il ‘nuovo corso’ del turismo italiano, ma che ha messo in luce anche i gap che l’Italia deve colmare per essere davvero competitiva. Il comparto turistico lo scorso anno ha mostrato indicatori positivi, come ha dichiarato Emilio Valdameri, Colliers International Italia: “il turismo nel 2013 è aumentato del 2,9% per quanto riguarda gli arrivi e del 7% per le entrate valutarie”. EVOLUZIONE DEL MERCATO In Italia sono aumentati in maniera esponenziale gli alberghi a 4 e 5 stelle, passati da poco più di 1.500 unità nel 1990 a oltre 5.700 nel 2012 (+280%), mentre sono diminuiti quelli di qualità inferiore, 1 e 2 stelle, passati da quasi 25.000 degli anni ’90 a poco meno di 10.000 di oggi (-150%). hotel: voglia di cambiamento Merito soprattutto degli stranieri, che sono riusciti a far fronte a un calo del 50% (in cinque anni) dei pernottamenti italiani. Il fatto che l’Italia sia in testa alle mete turistiche desiderate è confermato anche dai dati di un’indagine di Res Hospitality Business Developers, illustrata da Marco Malacrida. Anche l’offerta alberghiera è in miglioramento “cala il numero degli hotel e aumenta il numero delle camere, ciò significa che diminuiscono le strutture a 1 e 2 stelle”, conclude Valdameri. La tavola rotonda, moderata da Alessandro Cecchi Paone, che ha richiesto a gran voce un Ministero specifico per il turismo, attrezzato e con portafoglio, ha visto il confronto tra istituzionali e professionisti del settore. Il primo a prender la parola per i rappresentanti delle Istituzioni è stato Domenico Arcuri di Invitalia, l’Agenzia nazionale per l'attrazione degli investimenti e lo sviluppo d’impresa, in prima fila per il sostegno dei piccoli investimenti turistici, soprattutto legati ai servizi. Armando Peres, presidente del Comitato Turismo dell’OCSE, dalla dalla sua posizione internazionale ha sottolineato i problemi che l’Italia ha e che non le consentono di essere a livello dei competitor europei: c'è un gap culturale e infrastrutturale, c’è la mancanza di un piano strategico, di una giusta formazione e progettazione, di una legge stimolo e, soprattutto, la lentezza burocratica ‘spaventa’ gli investitori. “La domanda vuole cose diverse – ha sottolineato Peres, che ha puntato il dito contro la classe politica nazionale – Cosa ha fatto la politica? Una fusione a freddo tra cultura e turismo perché l'Italia è cultura nell'immaginario collettivo internazionale. Ma la cultura è un mondo pubblico, mentre il turismo è un settore privato. Ci vorrebbe un esperto, un tecnico per dare maggiore importanza al settore e parlare in modo serio”. Anche l’intervento di Nicola Pianon, Boston Consulting Group, si è focalizzato sui problemi del Bel Paese: “La Sicilia fa un fatturato turistico ridicolo, quando avrebbe l'opportunità di es- Lentezza burocratica Hilton ha in progetto un hotel 3 stelle a Roma che in 5 anni non è ancora stato approvato per problemi con gli iter urbanistici. Antoitalia ha acquistato un’area nel 2007, ottenuto il cambio di destinazione d’uso in 5 anni e in 1 anno e mezzo ha realizzato l’albergo. 2 21 sere la Miami italiana; inoltre, ha gli stessi chilometri di coste delle Baleari ma registra un undicesimo di notti”. Pianon accusa soprattutto le regioni del Sud (Puglia esclusa), che non sono in grado di valorizzarsi a causa delle lenta burocrazia e della malavita: “Non c’è certezza, non c'è un sistema che funziona”. Decisamente più positivo e propositivo l’intervento di Aldo Patruno, Agenzia del Demanio, che ha portato il progetto ‘Valore Paese Dimore’ all’attenzione della platea. Il Demanio ha selezionato gli immobili che hanno caratteristiche utili e funzionali per diventare strutture turistiche tramite un processo di riqualificazione. “Sono 200 immobili nelle località più belle d'Italia messi a disposizione degli investitori nazionali e internazionali per essere trasformati in resort. Questi immobili messi in rete possono rappresentare il rilancio della riqualificazione immobiliare”. Fortunatamente, gli operatori all’altro angolo del ring, hanno riportato in sala un po’ di ottimismo e di concreta speranza che in un convegno denominato ‘new deal’ non può di certo mancare. “Noi crediamo nel new deal e crediamo negli investimenti”, ha esordito Giorgio Palmucci, presidente Associazione Italiana Confindustria Alberghi. “A noi interessa la semplificazione amministrativa e il nostro spirito di ottimismo ci porta a dire che occorre crederci e occorre che gli investitori stranieri continuino a investire in Italia”. Investitori stranieri ben rappresentati da due delle principali catene alberghiere internazionali: Starwood Hotels & Resorts e Hilton Worldwide. Robert Koren, di Starwood, ha sottolineato come il suo gruppo creda molto nel brand Italia e come abbia continuato a investire, anche negli anni peggiori della crisi. Anche Alan Mantin, Hilton, ha evidenziato come la catena sia presente nel nostro Paese da più di 50 anni, perché è una destinazione desiderata, nonostante le difficoltà burocratiche: “Per accelerare gli investimenti stranieri è fondamentale lo snellimento e hotel: voglia di cambiamento valore paese dimore Due immobili del progetto Valore Paese Dimore, sono già diventati strutture turistiche: Villa Tolomei è un resort 5 stelle, mentre un Faro in Sardegna è diventato un resort super lusso con sei suite. Nei prossimi mesi saranno messi sul mercato altri immobili tra cui la rete di fari, torri e edifici costieri. hotel: voglia di cambiamento la riduzione dei tempi delle procedure burocratiche. Accelerare e fare”. Non sono solo le grandi compagnie internazionali a credere all’Italia, AllegroItalia Hotels è una piccola realtà che ha investito nel settore alberghiero italiano, focalizzandosi sul segmento lusso e offrendo soluzioni innovative come i serviced apartments, e ottenendo dei risultati importanti: “Oggi il mercato risponde, gli investitori ci sono e aumenteranno sempre di più perché l'Italia è ricca di opportunità” afferma Fabio Tonello. Il turista è cambiato quindi sono cambiate le richieste e il bravo operatore deve saper assecondare le esigenze del consumatore. L’ultima parola spetta a Simone Micheli, che avendo progettato la bellissima area ‘Tourism for Italy’, non può che sottolineare come gli hotel italiani per avere successo debbano diventare luoghi esperienziali, trasformarsi in luoghi iconici, maggiormente apprezzabili e caratterizzati da forte riconoscibilità. “Va qualificato il sistema, non bastano le parole bisogna passare ai fatti. Gli alberghi di domani devono essere opere”, conclude l’architetto. L’unica nota stonata del convegno è stata la non presenza della parte politica: il sottosegretario al MIBACT, Ilaria Borletti Buitoni ha fatto i saluti iniziali e lasciato subito la sala per ‘impegni improrogabili’, senza ascoltare nessun intervento. Ma come è possibile organizzare un dibattito tra operatori e istituzionali senza la presenza di un rappresentante del Governo italiano? Come è possibile dare al turismo la rilevanza che merita nell’economia italiana, se il Governo non ha nemmeno il tempo di stare ad ascoltare le proposte di importanti operatori del settore? Siamo stati in molti a porci queste domande, anche i relatori stessi del convegno, che comunque hanno portato all’attenzione tematiche e proposte valide che non possono non essere sottoposte all’attenzione dell’amministrazione pubblica se davvero si vuole attuare il new deal del turismo italiano. clicca qui per vedere l'intervista a emilio valdameri clicca qui per vedere l'intervista a robert koren 2 23 alta velocità: nuova vita alle città Alta velocità: nuova vita alle città A EIRE la riqualificazione urbana legata alla ‘metropolitana d’Italia’ di Pietro Zara L’alta velocità è tra i fattori che più influenzano i processi di rigenerazione urbana. Su questo tema si è tenuto a EIRE 2014 un convegno, organizzato da FS Sistemi Urbani, dal titolo “Istituzione città metropolitana: la funzione connettiva dell’alta velocità, nodi di interscambio urbano”. Il rifacimento delle stazioni che hanno accolto (e accoglieranno) la rete ferroviaria ad alta velocità genera infatti possibilità di sviluppo immobiliare notevoli: ammontano a 4 milioni i metri quadrati di aree riqualificabili legate agli snodi ferroviari, superfici circostanti alle stazioni che possono trarre grande giovamento da questo tipo di operazioni. alta velocità: nuova vita alle città Ma qual è la portata dell’alta velocità in Italia? La rete – ha spiegato l’amministratore delegato di Ferrovie dello Stato Italiane, Michele Mario Elia – si inserisce nel sistema dei corridoi europei, di cui quattro interessano anche il nostro Paese. Oggi in Italia si contano in tutto poco meno di 1.000 km di alta velocità, uno strumento che in pochi anni è diventato un vero e proprio servizio metropolitano, usato quotidianamente dai pendolari. Sui principali snodi sono previsti interventi massicci finalizzati a incrementare la qualità e la quantità dei servizi, non solo tra stazioni ad alta velocità, ma anche tra i punti d’ingresso delle aree metropolitane e il sistema di distribuzione interno alle città. Infatti – ha aggiunto l’assessore alle Infrastrutture e Mobilità della Regione Lombardia, Alberto Cavalli – il problema è che spesso le due reti risultano poco interconnesse e il viaggiatore rischia di trovarsi spaesato nel passaggio dall’una all’altra. Grazie alle necessità di efficientamento della rete e dei nodi di scambio, l’alta velocità si fa propulsore della rigenerazione metropolitana e dona nuova vita e nuovo slancio economico ad aree altrimenti morte. Basti pensare – ha ricordato l’amministratore delegato di FS Sistemi Urbani, Carlo De Vito – al caso di Roma Tiburtina, con il progetto che si estende sulle aree circostanti e che ha spinto BNP a sviluppare in prossimità della stazione il suo nuovo headquarter italiano. A illustrare nel dettaglio la rigenerazione di Roma Tiburtina è intervenuto Paolo Desideri, professore presso l’Università degli Studi di Roma Tre e progettista dell’opera. Un caso emblematico di stazione che si apre alla città: non si tratta solo del rifacimento del luogo dove i viaggiatori salgono e scendono dai treni, ma dell’intera area edificabile circostante. La stazione diventa così “un gioiello in un castone”, ha spiegato In Europa le nazioni dotate di Alta Velocità contano in media 1.300 km di tracciato. In Italia questa infrastruttura non raggiunge i 1.000 km, cifra inferiore ai circa 2.000 km di Francia e Spagna e ai 1.300 km della Germania (in linea con la media europea). Nel Regno Unito ci sono meno di 500 km di Alta Velocità. alta velocità: nuova vita alle città il professore, un castone costituito da un’area molto estesa della Capitale. Non solo: grazie al ponte pedonale sopra gli assi ferroviari, la stazione stessa diviene un nuovo collegamento tra due centralità urbane prima separate. Con 300.000 persone che transitano ogni giorno per la stazione Tiburtina, questa diventa il più grande spazio pubblico di Roma, la più battuta piazza della città e la sua maggiore galleria commerciale. Un’opera di dimensioni monumentali. Questo tipo di operazioni rivitalizza intere aree urbane che, come nel caso di BNP a Roma, finiscono per polarizzare i principali headquarter dei grandi gruppi bancari e finanziari, con grandi benefici per il terziario avanzato nel suo complesso. Oggi – ha ribadito Ennio Cascetta, professore presso l’Università degli Studi di Napoli – l’alta velocità è veramente diventata la metropolitana d’Italia. Ma, secondo Stefano Lo Russo dell’ANCI, se ne è fatta ancora troppo poca: ci sono importantissimi assi ancora non serviti da questo tipo di infrastruttura, necessaria allo sviluppo del Paese. Oggi sono in tutto sette le città metropolitane già collegate all’alta velocità, a cui se ne aggiungeranno altre tre tra il 2025 e il 2030. Un traguardo importante visto che, come mostra un recente studio del Censis, tra i fattori che determinano una scarsa qualità di vita nei sistemi urbani vi è la carenza infrastrutturale. Alla buona volontà si contrappongono però situazioni molto complesse sul piano della pianificazione territoriale. È il caso – ha affermato Oliviero Baccelli, professore presso il Certet Bocconi – del Nord Est italiano. La riqualificazione richiede pertanto un’impostazione ben ponderata: quel che serve, ha spiegato ancora Lo Russo, è una semplificazione del piano regolativo e normativo. Semplificazione che è ben diversa dalla deregulation: si tratta non di tagliare le regole, ma di renderle chiare e semplici. Il problema, infatti, è la persistente concorrenza di competenze e la sovrapposizione delle autorità decisionali. Serve un ragionamento sovracomunale in grado di superare i campanilismi, nonché risorse certe da parte del Governo per lo sviluppo della rete. clicca qui per vedere l'intervista a carlo de vito albergo diffuso, modello di ospitalità e riqualifica urbana Albergo diffuso, modello di ospitalità e riqualifica urbana Una spinta all’economia locale tra pubblico e privato di Marina Bettoni “La strada verso il futuro passa dal comparto ospitalità e in particolare dall’esperienza dell’albergo diffuso. Chi ha intrapreso questo cammino è quasi un profeta poiché si tratta di valorizzare a 360° un patrimonio, quello dei borghi, spesso dimenticato o abbandonato, della penisola più bella del mondo”. È con queste parole che Antonio Intiglietta è intervenuto in apertura del convegno Alberghi diffusi nei borghi italiani: esperienze e prospettive organizzato da SEXTANTIO, Comune di Brienza e Borghi delle Marche. “Il nostro Paese può vantare 10 tipologie di strutture ricettive diverse che vanno dall’ostello, all’hotel, al rifugio, al campeggio, ecc. Tuttavia oggi il turista è cambiato e cerca esperienze diverse, più personali, emotive, sensoriali. Del resto anche il mondo è cambiato a causa della globalizzazione”, ha introdotto Emilio Valdameri, Head of Hotels & Leisure di Colliers International Italia. Negli ultimi 20 anni i turisti sono stati un po’ più ‘nomadi’, anche grazie all’hi-tech e al low cost. La rivoluzione del turismo ha toccato anche l’Italia e, dall’epoca delle grandi trasformazioni tecnologiche a quella della crisi si è rivoluzionato il modo di viaggiare e di organizzare una vacanza. “Oggi però assistiamo al ritorno del desiderio di “sentirsi a casa”, tra amici, non più solo ospiti ma partecipi della vita locale”, ha proseguito. L’albergo diffuso offre tutto ciò: un modello di ospitalità diverso, più a misura d’uomo, e l’opportunità di sviluppo turistico ed economico del territorio. In estrema sintesi l’albergo diffuso propone agli ospiti la possibilità di sperimentare un’esperienza di vita vera nel centro 2 27 albergo diffuso, modello di ospitalità e riqualifica urbana storico di un paese o lo stile di vita di un borgo, con la comodità dei consueti servizi che comprendono: accoglienza, ristorazione, alloggi, pur rimanendo a poca distanza o addirittura nel “cuore” del borgo dove sono collocati la reception, gli ambienti comuni. Ma l’albergo diffuso non è solo questo. È anche un modello di sviluppo socioeconomico del territorio, senza impatti sull’ambiente circostante. Ed anche in questo caso si può parlare di rigenerazione poiché nulla di nuovo viene creato o edificato ma, semmai, si ridà vita, si recupera, ristruttura quanto esiste già da decenni. “Si pensi alle esperienze più note come quelle di Alberobello dove il turista vive nei trulli, accanto ai ‘locali’, le persone del posto”, ha affermato ancora Valdameri. Nei casi presentati entra in gioco un tuttavia un ulteriore aspetto: il rapporto tra pubblico e privato. Daniele Kihlgren, 45 anni, di chiare origine nordiche ma cresciuto a Milano dice di avere trascorso una giovinezza “inquieta” da giramondo. Nel 1999 ha fondato la società Sextantio, ed oggi va a caccia, acquista, restaura borghi abbandonati riconvertendoli in alberghi diffusi o immobili per la vendita. “Il network è importante per valorizzare il borgo – racconta Kihlgren – è importante recuperare ma dare anche poi visibilità e creare attrattività”. L’attenzione è senz’altro verso la tutela di questo patrimonio unico dell’Italia, l’albergo diffuso offre 4 opportunità in questo senso: la tutela del paesaggio, il restauro e recupero di aree abbandonate, la tutela degli interni (arredi, manufatti, ecc), la valorizzazione dell’artigianato locale e delle tradizioni culinarie e di folclore. “L’Appennino italiano è semi abbandonato e se da un lato gli inglesi e i tedeschi se ne sono accorti dando risonanza mediatica alla bellezza di questi luoghi attraverso la voce dei propri turisti, ciò non basta. L’albergo diffuso deve diventare un servizio vero e proprio al privato. Il turista cerca il ‘vero’, l’esperienza diretta di contatto con la gente del posto”. Questo tipo d’impresa ridona vita non solo al borgo ma anche a tutta l’economia locale che vi gira intorno. Come ci ha spiegato Antonio Lia, ex sindaco di Specchia, piccolo paese in provincia di Lecce, 28 albergo diffuso, modello di ospitalità e riqualifica urbana “l’albergo diffuso non è solo ‘stanze belle e accoglienti’, ma un intero contesto ristrutturato: strade nuove, corti rifatte, illuminazione stradale rinnovata”, continua. “Lo stato però non sempre aiuta. ‘Noi’ dobbiamo creare impresa ed economia”. A Specchia il comune ha acquistato il centro storico del paesino abbandonato dai residenti emigrati per cercare lavoro a Nord o all’estero. “Nel 1985 siamo ricorsi alla Cassa del Mezzogiorno per acquistare un’azienda dismessa e una parte del centro storico. Abbiamo iniziato a lavorare con il programma LEADER PLUS con l’obiettivo di trasferire ‘rapporto umano’ ai turisti che arrivavano a visitare il paese e non trovavano dove mangiare o dove alloggiare”. “Nel 2000 non avevamo 1 posto letto, Specchia oggi ha circa 4.900 abitanti, 500 posti letto per accogliere i turisti, 13 ristoranti (150 persone addette alla ristorazione). Dal nulla si è creata impresa. Si guadagna giusto quello che si spende per ora, ma facciamo girare l’economia e cerchiamo di tenere i giovani nel paese”. Il privato ha capito bene come trarre beneficio da ciò. Ma allora, perché non può farlo il pubblico coi suoi abitanti? I sindaci per primi dovrebbero creare società con i cittadini, sostiene l’ex sindaco Lia. Questo è il messaggio lanciato con forza durante il convengo. Anche in questo caso la strategia di promozione e comunicazione è importante. Il progetto di Specchia ha, infatti, ricevuto riconoscimenti anche a livello europeo come il premio EDEN per le destinazioni europee di eccellenza, un progetto che promuove modelli di sviluppo sostenibile nel settore turistico in tutta l’Unione europea. Ma “il piccolo paese è conosciuto anche attraverso la TV”, dice Lia, “poiché vi sono stati girati film e fiction televisive rendendolo noto al pubblico”. Mentre i relatori parlano scorrono immagini evocative dalle quali traspare la modesta bellezza di vecchi locali riportata in vita e resa evocativa di luoghi che promettono stile, calma, tempi senza stress, buon cibo. L’esperienza illustrata dall’architetto Anna Antonella Cosentino, del Comune di Cosenza rimarca ancor di più l’importanza dell’impegno contro la cementificazione. A Brienza, territorio borghidellemarche.it Analisi del sistema dei borghi storici rurali minori dell’entroterra marchigiano per il riuso e la valorizzazione vai al sito 2 29 albergo diffuso, modello di ospitalità e riqualifica urbana italy devastato dal terremoto del 1980, si può scoprire un esempio di matrice tutta lucana dove il turista può ritrovare la dimensione umana che cerca. Arte e architettura moderna si sposano in un progetto che ha tenuto conto di dimore storiche e un castello. “Un borgo abbandonato non può accogliere. Anzi, l’abbandono ne decreta la sua fine”, afferma l’architetto. “Va innescato un flusso turistico che faccia da volano all’economia locale”. L’albergo diffuso deve integrarsi nel borgo e far rientrare la gente che si allontana, come i giovani, che da questi luoghi abbandonati fuggono. “Bisogna fare bandi e poi aprire ad acquisti calmierati. Può esserci spazio anche per l’housing sociale, consentendo ai residenti di compartecipare alla ristrutturazione, Sono previsti 6mln di euro di finanziamento provenienti dal ATER e Regione”. Luca Piermattei, Borghi delle Marche, presenta un progetto di cooperazione nell’ambito delle politiche di sviluppo rurale. Le Marche sono ricche di patrimonio ma con un alto rischio di abbandono. Le ricerche fatte hanno evidenziato la realtà esistente (circa 2000 borghi) e hanno permesso di fare una scelta su 184 borghi. Si cercano investitori e nel frattempo si sta iniziando a intervenire per riqualificare spazi pubblici, strade, ecc. “Cerchiamo investitori interessati a creare un effetto catalizzatore”. “Anche noi riteniamo che la rete deve aiutare a inserirci nel mercato. I flussi del turismo rurale non riescono a sfociare nelle Marche, stiamo cercando di capire perché, ma è chiaro che non esiste un’offerta strutturata. Dobbiamo unire pubblico e privato con l’obiettivo di perfezionare il modello fin qui esposto. Il sistema di esproprio può essere una soluzione per evitare che i borghi decadano”, ha affermato Piermattei subito incalzato da Lia che sottolinea come “il comune deve diventare impresa ma senza svendersi. L’Italia non ha speso ben il 51% dei fondi comunitari. Per esempio per il bando ‘6000 campanili’, del Ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti, non ci sono comuni che presentano progetti. I sindaci sfruttino i fondi comunitari”. I soldi ci sono. Servono progetti. borghiditalia.it I Borghi più belli d’Italia. Il fascino dell’Italia nascosta. vai al sito 3 31 venezia ha vega nel suo futuro Venezia ha VEGA nel suo futuro Il Parco Scientifico e Tecnologico sarà la leva di crescita a cura di Guglielmo Pelliccioli Tommaso Santini ha legato le sue fortune manageriali allo sviluppo del Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia, iniziativa mista pubblico-privata che dopo la partenza sprint di 10 anni fa si è progressivamente arenata a causa delle difficoltà finanziarie che tutte le operazioni di sviluppo richiedono. L’uscita dalla crisi è questione di soldi ma soprattutto di idee innovative e di ricerca di partner credibili investitori. Con l’ingegner Santini facciamo il punto della situazione presentando ai lettori de Il Settimanale il progetto e le diverse fasi di sviluppo. venezia ha vega nel suo futuro Ing. Santini il Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia è l'asset principale della società VEGA di cui lei è amministratore delegato. Ci spiega in sintesi la genesi dell'iniziativa e come è pervenuta a lei? VEGA - Parco Scientifico Tecnologico di Venezia è una società consortile a responsabilità limitata senza fini di lucro, costituita nel 1993 per lo sviluppo dell’area industriale di Porto Marghera attraverso la creazione di centri, attività e servizi che promuovono l’innovazione tecnologica delle imprese. Nel corso dei primi 10 anni di vita la società ha promosso la trasformazione urbana di un ambito urbanistico di oltre 26 ettari di aree industriali dismesse all’interno della Macroisola Nord di Porto Marghera, un brownfield strategico alle porte di Venezia, cerniera tra città d’acqua e terraferma, sviluppando oltre 35.000 mq di edifici destinati alle attività di Parco Scientifico e attivando iniziative imprenditoriali nel campo della ricerca e innovazione in sinergia con le università, le principali istituzioni ed aziende locali. Dopo questa prima fase di espansione, sostenuta grazie al conferimento delle aree da parte dei soci e all’accesso ai fondi strutturali europei, la Società cominciò a fronteggiare situazioni di tensione finanziaria che vennero sempre risolte nel corso degli anni ricorrendo a dismissioni immobiliari che consentirono di ottenere la necessaria liquidità per ripianare l’indebitamento e proseguire l’attività. Ecco come nel 2001 la successiva fase di sviluppo fu realizzata mediante un investimento privato di Nova Marghera S.p.A., co-developer per la promozione, la realizzazione e la gestione di ulteriori 40.000 PERSONA tommaso santini SOCIETà vega 3 33 mq di edifici. E ancora nel 2007 con l’acquisizione da parte del Gruppo Condotte delle aree VEGA 2 sulle quali è in corso di realizzazione un complesso immobiliare di 52.000 mq a destinazione terziaria, espositiva, commerciale e ricettiva. Oggi VEGA rappresenta un business district che si sviluppa su 80.000 mq di edifici: luogo ‘fisico e in rete’ dell’innovazione per l’intera area metropolitana dotata di banda larga a 300 MB/secondo con oltre 200 imprese insediate e 2000 addetti che quotidianamente la frequentano. Nonostante le dismissioni, nel corso degli ultimi anni VEGA si trova comunque a dover far fronte ad una crisi strutturale, organizzativa e finanziaria che si è manifestata in tutta la sua gravità nel corso del 2013 e che non appare reversibile attraverso un’ordinaria gestione. Ed è a questo punto che mi viene proposto dal Comune di Venezia, principale azionista di VEGA, l’incarico di risanare la società e di rilanciarla partendo proprio dal processo di trasformazione urbana. Quali sono le dimensioni del progetto di trasformazione urbana che prende il nome di VEGA Waterfront e quali sono gli obiettivi che vi ponete per il rilancio dell'area e i tempi in cui intendete operare? VEGA Waterfront è il nome di un ambizioso progetto di trasformazione urbana che riguarda lo sviluppo di un quadrante strategico della città di Venezia per i prossimi 20 anni: il waterfront della terraferma lagunare che si estende a partire dal Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia. Si tratta di un progetto di ampio respiro e di lungo periodo, che presenta un elevato grado di complessità in ragione delle quantità poste in gioco, della molteplicità di attori coinvolti e delle attuali condizioni di mercato ma che nasce dalla necessità di adattarsi ai ritmi veloci del cambiamento. Ecco che allora, a distanza di 20 anni dalla sua nascita, VEGA si propone ancora una volta come laboratorio di un nuovo modello di sviluppo urbano mi- venezia ha vega nel suo futuro vega waterfront è il nome di un ambizioso progetto di trasformazione urbana che riguarda lo sviluppo di un quadrante strategico della città di Venezia per i prossimi 20 anni: il waterfront della terraferma lagunare che si estende a nord di Porto Marghera attorno al VEGA, il Parco Scientifico e Tecnologico di Venezia. venezia ha vega nel suo futuro rato a presentare sul mercato nazionale ed internazionale del real estate un progetto innovativo con un approccio ‘finanziarizzato’ e sostenibile in grado di far cogliere in modo chiaro e trasparente ai potenziali investitori i rischi e le opportunità che lo caratterizzano. Un primo ambito urbanistico di oltre 20 ettari di terreni edificabili, con una capacità edificatoria di oltre 130 mila mq, a proprietà mista pubblico-privata parte di un più ampio quadrante strategico della città, la cui trasformazione dovrà essere guidata da un Masterplan in grado di adattarsi ai cambiamenti di un arco temporale dilatato e coerente con il piano industriale dell’iniziativa. Partendo dalla connessione con il Parco Scientifico e Tecnologico, infatti, già lo strumento urbanistico vigente prevede la ‘messa a sistema’ con le adiacenti sedi universitarie, l’area del mercato ortofrutticolo e il Forte di Marghera per creare un nucleo di polarità urbana improntato sullo sviluppo del sistema dei servizi e del tempo libero. L'iter della società VEGA è passato anche attraverso un provvedimento del Tribunale di Venezia. Esattamente di cosa si tratta? A luglio dello scorso, in concomitanza al mio ingresso, la società ha fatto richiesta di essere ammessa alla procedura di concordato in continuità aziendale avendo un patrimonio capiente per soddisfare integralmente i creditori e la prospettiva di poter proseguire nella missione per cui era nata. Nel corso del 2014 la società è stata ammessa dal tribunale in via definitiva alla procedura di concordato senza alcuna opposi- la compagine azionaria Comune di Venezia con una quota del 64% (di cui il 21% rilevato lo scorso aprile da ENI), Regione Veneto (17%), Provincia di Venezia (4,4%), Camera di Commercio di Venezia (3,5%) oltre alle più importanti istituzioni pubbliche e private locali, l’Università IUAV, due istituti bancari e piccole e medie imprese. VENEZIA è COME UN ALBERO venezia ha vega nel suo futuro zione da parte dei creditori; il prossimo 10 luglio è fissata la data dell’udienza che dovrebbe ragionevolmente omologare il concordato. Di fatto la società dovrà implementare il piano industriale che è stato approvato e che prevede da una parte la dismissione di alcuni immobili a reddito e aree da sviluppare e dall’altra le attività “in continuità” aziendale: il ruolo di pivot nel processo di trasformazione urbana, la valorizzazione degli asset di proprietà, il property management, l’ICT provider, l’incubatore d’impresa. Il tessuto urbano di Venezia è estremamente delicato e intimamente legato alla città lagunare. Qual è il progetto che interesserà i 26 ettari di terreni che appartengono all’ambito urbanistico del Parco Scientifico e Tecnologico? Il progetto VEGA rappresenta uno dei punti chiave di un ampio processo di trasformazione territoriale che coinvolge l’intero waterfront veneziano con l’obiettivo di creare un sistema urbano in grado di valorizzare aree che gravitano attorno al polo attrattore di Venezia. La domanda da porsi è: come può Venezia e la sua area ‘vasta’, al pari di Berlino, Copenaghen e altre città europee e del mondo attrarre le nuove generazioni? Semplice: è necessario dare a questi nuovi utenti le stesse condizioni in termini di attrattività e dinamicità che hanno le altre città di successo. La terraferma sta a Venezia come la periferia sta a Berlino: i giovani possono stare in terraferma con la residenza e i servizi, l'importante è che mantengano l'idea di stare nell’‘isola'. Risiedere in terraferma e lavorare o passare il tempo libero a Venezia in un ambiente lagunare che offre mille diversivi (cultura, formazione, leasure, green, food, acqua). Accessibilità, alloggi e facilities a basso costo con in più la possibilità di avere una finestra su una città unica, fatta non solo di offerta statica (il patrimonio artistico) ma anche di proposte dinamiche (formazione, innovazione, opportunità di business). E come si può convincere queste nuove generazioni a scegliere Venezia come loro meta? Evitando ciò che è scontato e correndo incontro alle tendenze che le nuove generazioni rincorrono. La ricerca di ambienti atipici. Chi più dei giovani può essere pioniere di una nuova periferia? Solo così da una la riqualificazione dell'area vega PDF SCARICA la brochure venezia ha vega nel suo futuro miniera nasce un pensatoio, che poi diventa una start up e che si trasforma in una nuova impresa. E il ciclo continua. Il progetto a cui stiamo lavorando mette assieme il campus dell’Innovazione, destinazioni terziarie e commerciali che si affiancano alle funzioni espositive (è in corso di costruzione il padiglione espositivo di 10.000 mq a firma dell’architetto Michele De Lucchi che verrà inaugurato con Expo 2015), ricettive e congressuali. Le vicende del comune di Venezia con le recenti dimissioni del sindaco rischiano di interferire con lo sviluppo del Parco? Il Comune ha pienamente supportato VEGA fino ad ora nel risanamento e rilancio della società nonché nel progetto di rigenerazione urbana di questo ‘pezzo’ di città e non ho dubbi che lo farà anche in futuro. Chiaro che, venendo meno la regia politica, in regime commissariale non si potranno affrontare nei prossimi mesi che ci dividono dalle elezioni (marzo 2015?) decisioni straordinarie quali approvazioni di piani degli interventi. Nulla vieta però che si possa predisporre tutto ciò che serve affinché questo progetto diventi ‘ready to start’ in tempi rapidi. Quali tipi di investitori state cercando, con quale disponibilità finanziaria e con quali prospettive di ritorno sui capitali apportati? Ce n’è per tutti i gusti. Si parte dal coinvolgimento della finanza pubblica (CDP, Invimit) e di operatori istituzionali interessati a partecipare, anche con un ruolo di regia, al processo di trasformazione urbana, per passare a soggetti finanziari e imprenditoriali interessati a singoli asset, a reddito o da sviluppare, in dismissione. I rendimenti? Li fa il mercato. Sono certo però che la cornice di Venezia saprà regalare sorprese positive per chi saprà cogliere questa opportunità. Come attivare la rigenerazione di Porto Marghera? “Attraverso un radicale cambio di paradigma secondo il quale la rigenerazione della città parte innanzitutto dal ripensamento dello spazio non costruito, del ‘vuoto’, dello spazio pubblico. Il paesaggio diventa allora il catalizzatore della trasformazione, attraverso l’attivazione di un processo culturale articolato e in continuo divenire, occasione per ripensare il rapporto tra Uomo, Natura e Città.” Andreas Kipar Landscape architect LAND Milano. venezia ha vega nel suo futuro aspesi sostiene il progetto Il progetto VEGA, portato avanti con estrema determinazione da Tommaso Santini, AD del Consorzio Vega, presenta due profili di massimo interesse che vanno oltre la pur grande rilevanza locale: il District Park come strumento moderno in espansione nel mondo per la job creation - ossia il recupero produttivo-occupazionale delle aree in declino - e Venezia come area metropolitana patrimonio dell’Umanità, ma in forte declino insediativo. L’intera iniziativa nasce, infatti, dal VEGA che è un parco tecnologico con 85 imprese innovative con oltre 1.500 occupati, ma Santini ha opportunamente ritenuto di rilanciarlo uscendo dai confini aziendali per far diventare il parco un tassello del recupero generale di una vasta area come Marghera sottoutilizzata, ma strategica. Venezia, poi, ha assoluto bisogno di disporre di un’area di rispetto che possa offrire il retroterra funzionale alla realtà urbana più bella del mondo ma, proprio per questo, intoccabile e non dotabile di infrastrutture moderne. Poiché Mestre è più lontana e separata, mentre il Lido ha anch’esso un pregio ambientale - diverso ma importante - non esiste altro territorio al di fuori di Marghera da poter mettere a disposizione di Venezia. Il profilo immobiliare del progetto è evidente e anche per questo VEGA, Condotte e i soggetti istituzionali del megaprogetto hanno chiesto la partecipazione attiva all’iniziativa di Aspesi, associazione nazionale delle società immobiliari, come garante e consulente tecnico dello stesso. PERSONA federico filippo oriana SOCIETà aspesi il Quotidiano Immobiliare ® presenta il nuovo modo di fare pubblicità MAIL ALL DAY e sei protagonista per un giorno Banner + Minisito in esclusiva per te! Tu scegli il messaggio, al resto ci pensiamo noi. BANNER + In esclusiva un solo banner, il TUO. Locandina Alert TG de ilQI Inviata ogni mattina a tutti i lettori. Le breaking news inviate in giornata. Le video notizie inviate ogni sera. MINISITO Pagina web dedicata, per 1 anno Come funziona? Mail Click Web I lettori ricevono via email la Locandina, gli Alert e il TG. Cliccano sul tuo banner. Atterrano sul minisito. web tv Riflessioni sulla 10A Edizione di EIRE Ospiti d'eccezione al Forum di chiusura della fiera organizzato da ilQI Clicca qui per vedere il Forum Nel Forum di chiusura organizzato presso lo studio TV de ilQI in EIRE, Guglielmo Pelliccioli ospita le riflessioni di Antonio Intiglietta, Presidente di Ge.Fi. e di EIRE, Emanuele Caniggia, AD di IDeA FIMIT SGR e Sergio Iasi, AD di Prelios. Un bilancio della manifestazione giunta alla sua decima edizione ed un tratto previsionale di quello che attende il mercato nel prossimo futuro. Considerazioni agrodolci cercando di dare le risposte fondamentali alle questioni più importanti che riguardano il comparto immobiliare e la sua destinazione. Benchè il mood generale sia cambiato ancora manca il sistema di certezze che possa dare garanzie agli investimenti nel settore immobiiare. Un settore che pecca ancora di buon senso come ha detto Caniggia, per legare veramente l'attività del real estate alla realtà della società, e creare operazioni che abbiano utilità palese per tutta la comunità e si portino dietro il consenso in modo naturale. Buona visione. LA LISTA COMPLETA CLICCABILE Martedì 24 Giugno Le prospettive di crescita dell’industria immobiliare e nuove opportunità di business L'innovazione nel real estate e le possibilità di business sono i temi affrontati nel corso del primo Forum di MQI che si è tenuto a EIRE. Gli ospiti della puntata sono Luca Dondi di Nomisma, Leo Civelli di REAG e Roberto Boscolo Moretto di SIIS. La nuova 'era' dell'immobiliare punta sulla riqualificazione, l'efficientamento e sull'innovazione: dalla crisi sono sopravvissute le società che hanno saputo innovarsi adattandosi al cambiamento delle opportunità di business. La tecnologia a supporto della qualità abitativa: analisi della domanda e proposte innovative L'impiantistica è molto cambiata negli ultimi anni e si è impegnata per offrire servizi sempre più innovativi agli utenti, sia per quanto riguarda soluzioni per il residenziale sia per gli immobili produttivi; la nuova industria deve mettere al centro l'uomo e rendergli la vita il più confortevole possibile. Ne hanno parlato,al Forum di MQI, Marzia Morena del Politecnico di Milano, Aldo Bigatti di Gewiss e Luciano Manfredi di Assoimmobiliare. Il digitale come fattore di sviluppo del mercato immobiliare "Il digitale facilita l'incontro tra la domanda e l'offerta in maniera più efficiente; tutti i servizi legati al mondo immobiliare saranno 'stravolti' grazie all'utilizzo delle opportunità offerte dal digitale", afferma Daniele Mancini Amministratore Delegato di Casa.it. Tra gli agenti immobiliari, conferma Enzo Albanese Amministratore Unico di Sigest, l'utilizzo delle tecnologie digitali risulta fondamentale ormai per la propria professione. Thomas Miorin Direttore di Habitech sottolinea come anche nel settore in cui opera la sua società, la componente tecnologica e digitale è ormai indispensabile: senza questi elementi non è possibile realizzare prodotti innovativi. Progettare, costruire e vivere ecosostenibile Agostino Ghirardelli dello Studio Libeskind, Giuseppe Dibari di Deerns Italia e Karl Oberhollenzer di Zumtobel sono i protagonisti della nuova puntata del Forum di MQI che si è svolta nel corso della prima giornata di Eire. L'integrazione tra architetti, ingegneri, imprese manifatturiere e il mondo della finanza è indispensabile oggi per poter sviluppare prodotti immobiliari di valore e che corrispondano alle esigenze del mercato. Mercoledì 25 Giugno L'ecosostenibilità nelle tipologie immobiliari evolute Caterina Frazzoni, ISG, spiega come le certificazioni oggi tendono a monitorare parametri particolari dell'intero ciclo di vita dell'edificio, dalla fase di costruzione in avanti. Roberto Cereda di Lombardini22 spiega cosa significhi costruire un immobile terziario, evoluto ed ecosostenibile nel settore uffici, operazione complessa che esige elevata efficienza impiantistica integrata in modo completo dal punto di vista architettonico. Vincenzo Cozzi, Settimo Sviluppo, ci parla invece dell'applicabilità di tutto ciò che è ecosotenibile nel settore commerciale. Il ruolo degli advisor come facilitatori del mercato In questo Forum si è voluto approfondire il ruolo ricoperto dagli advisor in questo delicato passaggio: a loro spetta infatti il dovere di facilitare gli investimenti esteri sul real estate del Bel Paese. A questa puntata hanno partecipato tre rappresentanti delle tre maggiori società di advisory immobiliare internazionale: Davide Dalmiglio di JLL, Carlo Vanini di Cushman & Wakefield e Paolo Bellacosa di CBRE. Opportunità e criticità delle aree dismesse Purtroppo la debolezza della domanda e le ristrettezze economiche non permettono né al sistema pubblico né a quello privato di intervenire con una progettazione di recupero. Sono allo studio a cura dell'Audis iniziative di semplificazione urbanista e di facilitazione fiscale per chi intendesse operare su questi insediementi. A questo Forum di MetropolisQI registrato a Eire 2014 hanno partecipato Dionisio Vianello di Audis, Marco Marcatili di Nomisma, Tommaso Dal Bosco dell'ANCI e Alberto Iori di CBRE. Come intervenire nel recupero delle aree dismesse L'intervento di recupero di uno spazio dismesso comporta una serie di rilevazioni e studi che devono individuare e valutare tutte le possibilità operative che si possono insediare su quell'area, ma servono anche aiuti e sostegni per gli investitori che hanno il coraggio di afforntare queste iniziative. A questo Forum di MetropolisQI hanno partecipato Francesco Ambrosino di Beni Stabili Property Service, Giovanni D'Onofrio di CDPI SGR e Filippo Carbonari di Praga Holding. I parametri della qualità nell’edificio moderno ilQI propone un approfondimento sui parametri della qualità nell'edificio moderno e dei quartieri con un Forum di MetropolisQI a cui hanno partecipato Marco Mari, Green Building Council Italia, PierFrancesco Pozzetto, CEG Facility, Jacopo Della Fontana, Design to Users D2U, Alberto Lodi, ICMQ. Il protocollo per la certificazione dei quartieri, presentato recentemente da GBC, solleva una riflessione sulla qualità della progettazione delle città e delle infrastrutture. Può un edificio, o un quartire, farsi carico di aspetti di gestione sistemica (ambientali e sociali)? Può in qualche modo dichiararlo a mercato? Logistica tra modelli tradizionali e strutture innovative Quali sono le caratteristiche che deve avere un immobile logistico per rispondere alle attuali esigenze del mercato? Ruota attorno a questo questito il Forum organizzato a seguito dell'interessante convegno tenuto da World Capital 'La logistica applicata alla grande distribuzione: nuovi modelli e soluzioni'. La trasmissione ha visto la presenza di Marco Clerici di World Capital, di Paolo Bisogni di Ailog, di Alessandro Ricci dell'Associazione Interporti e di Stefano Bellintani del Politecnico di Milano. Marco Clerici ha presentato le importanti anticipazioni del mercato emerse dal Borsino della Logistica - I semestre 2014. Italia, un milione di condominii da recuperare Uno dei problemi più importanti del real estate italiano e una delle possibilità di lavoro che questo settore può dare: il milione di condominii da recuperare. Ne parlano al Forum di MQI alcuni importanti ospiti: Roberto Busso di Abaco Team, Alessio Casonato di MCS SpA (gruppo Finanziaria Internazionale), Alessandro De Biasio di Domotecnica, Enrico Guarnerio di Strategica Group. Giovedì 26 Giugno Nuovi parametri costruttivi per i building Marco Tamino di Ingenium Real Estate, Federica Saccani di CBRE e Francesco Allegretta di Celtic Italy sono i protagonisti del Forum dedicato ai nuovi parametri descrittivi per gli edifici. Le difficoltà di vendere un numero elevato di building è dovuto al fatto che in Italia, da oltre 20 anni, non ci sono evoluzioni nel campo dell’edilizia e quindi gli immobili non rispondono alle esigenze del mercato. I nuovi immobili non possono non avere parametri di qualità, orientati al comfort ambientale e all’efficienza, sia che si tratti di uffici o di spazi logistici. Rigenerazione del Paese Serve una visione moderna e di rispetto per dare al Paese una nuova qualità dell'abitare e in generale del costruire. Ma serve anche flessibilità da parte del fronte pubblico per consentire un riuso di asset che hanno esaurito il loro ciclo di vita e vengono ripensati per nuove funzioni. A questo Forum di MetropolisQI registrato a Eire 2014 hanno partecipato Antonio Sanchez Fraga di Rinascimento RE e Edith Forte di Fortebis. Nuovi scenari per i gestori di fondi immobiliari Ivano Ilardo di BNP Paribas REIM ha spiegato quale sarà il lavoro delle SGR nei prossimi anni, concentrato in primis sull’implementazione della direttiva europea sui veicoli d’investimento alternativi. Sempre sul piano dell'internazionalità è intervenuto anche Alexei Dal Pastro di Prelios SGR secondo il quale gli operatori italiani hanno già fatto molto in questi anni, allineandosi alle best practice internazionali a livello di governance e di procedure interne. Mario Pellò di TH Real Estate ha poi confermato un grande ritorno di interesse sul mercato italiano da parte degli investitori istituzionali stranieri. La liquidità è molta, ha aggiunto Paolo Berlanda di Polis Fondi SGR, ma il problema rimane la qualità del prodotto offerto. L'innovazione Urbana Luciano Galimberti di Adi (Associazione per il disegno industriale) insiste sulla necessità di pensare alla vita che poi si svolgerà all'interno di una realizzazione architettonica: non basta creare un oggetto bello, bisogna pensarlo in funzione di chi lo vivrà. Un esempio pratico di innovazione applicata alla progettazione è illustrato da Andrea Maffei di Andrea Maffei Architects, che proprio in questo momento sta realizzando la Torre Citylife progettata da Arata Isozaki e da Andrea Maffei. Sulla necessità di idee nuove ha insistito, infine, anche Davide Albertini Petroni di Risanamento, soprattutto di fronte alla scarsità d'innovazione che si può ravvisare negli sviluppi immobiliari degli ultimi periodi. www.ilqi.it www.ilqi.it il settimanale de il quotidiano immobiliare Testata Giornalistica Registrata presso il Tribunale di Arezzo. Registrazione nr.1/13 del 03/01/2013 Direttore responsabile Marco Luraschi Editore DAILY REAL ESTATE S.R.L. 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